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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 559 di martedì 7 settembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 12.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Frusone, Gebhard, Grande, Lapia, Lupi, Magi, Melilli, Parolo, Pastorino, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,04).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie, Presidente. Ho chiesto più volte, nonostante la nostra forza politica - ed io, personalmente - riteniamo il green pass uno strumento inutile - avremo modo di discuterne e, quindi, non entro nel merito -, che le regole applicate ai cittadini italiani fossero applicate pedissequamente ai parlamentari della Repubblica, che sono rappresentanti del popolo, hanno guarentigie, ma non devono avere privilegi. Siccome mi sembra scontato - lo ripeto, scontato - che in quest'Aula, quando in questi metri quadri vi sono centinaia di parlamentari che risultano presenti, debba applicarsi la stessa norma che vale per gli assembramenti fuori da quest'Aula, vorrei sapere, formalmente e pregiudizialmente all'inizio dei lavori, se la Presidenza abbia ritenuto opportuno chiedere ai parlamentari per l'ingresso in Aula il green pass o ritenga invece che il privilegio di essere esentati da uno strumento imposto alla nostra gente sia una cosa corretta. Quindi, siccome ho letto le parole del Presidente Fico, che dice che i parlamentari seguono le regole degli altri cittadini, vorrei capire se qui dentro stiamo seguendo le regole degli altri cittadini oppure abbiamo uno specifico privilegio che noi di Fratelli d'Italia non riteniamo sia corretto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Presidente Lollobrigida, credo che questa sia una questione…

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente…

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, ci mancherebbe, prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Siccome è sullo stesso argomento, così, magari, risponde ad entrambi, Presidente; è solo per questo che mi sono permesso di interromperla.

PRESIDENTE. Assolutamente, prego, onorevole.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Presidente, faccio un richiamo all'articolo 8 del Regolamento, nel quale si dice che il Presidente rappresenta la Camera, assicura il buon andamento dei suoi lavori e, peraltro, sovraintende alle decisioni del Collegio dei questori.

Signor Presidente, la risposta l'onorevole Lollobrigida già ce l'ha, nel senso che, nelle parole che ho letto ieri, nelle dichiarazioni fatte dal Questore Fontana e, anche, dall'ordine che è arrivato dai Questori, si precisa che, sostanzialmente, il green pass in Aula non esiste, non è richiesto: non è richiesto neanche per l'accesso alla Camera, è richiesto soltanto e limitatamente ad alcune occasioni.

Ora, ho grande stima del collega Fontana e, Presidente, ovviamente lei potrà dare tutte le risposte che vuole, però, questa è una richiesta che faccio per una risposta del Presidente Fico, che ha una responsabilità all'interno di quest'Aula: le motivazioni che sono state date dal Questore Fontana sono che, per l'Aula, il green pass non è previsto, perché significherebbe limitare un diritto costituzionale. Signor Presidente, la premessa è che io, invece, sono assolutamente favorevole al green pass, io sono per il green pass tout court, sono addirittura per il vaccino obbligatorio; quindi, chiarito questo, vorrei spiegare, però, che il green pass non è che limita le libertà costituzionali dei cittadini, anzi, il green pass è fatto - diciamo - per impedire ai cittadini che non fanno il green pass, non fanno il vaccino o il tampone, di poter fare determinate cose. È una limitazione della libertà anche rispetto all'articolo 16 della Costituzione che dice, per esempio, che ognuno può circolare liberamente, salve le limitazioni previste dalla legge e il green pass è previsto da una legge. Ora, signor Presidente, non è che la nostra funzione qui dentro sarebbe limitata soltanto dal green pass; ci sono già dei limiti per la funzione e l'esercizio del mandato parlamentare: se io ho regolarmente un porto d'armi e giro con l'arma per cui ho il porto d'armi in qualunque posto, non ho limiti; è noto che io in quest'Aula non possa entrare con un'arma, è una limitazione dell'esercizio della mia funzione? No, sono delle regole che sono stabilite e alle quali ci atteniamo.

Vorrei aggiungere un'altra cosa, signor Presidente; non vorrei spingermi a farlo per dimostrarglielo ma noi, qui dentro, se non abbiamo la giacca - e stiamo parlando di un tema leggermente più leggero rispetto al green pass -, non perché è scritto nel Regolamento, ma per una consuetudine alla quale siamo tenuti, gli assistenti di Aula ci impediscono di entrare in Aula, ed è questo un limite all'esercizio della nostra funzione? Sì, è un limite all'esercizio della funzione, perché, se io sono stato eletto dal popolo e voglio entrare in quest'Aula in camicia e non in giacca, teoricamente ci potrei entrare, in base al ragionamento che sottende alle spiegazioni che ci ha dato il Questore.

Presidente, non c'è una motivazione razionale in base alla quale nell'Aula non si applica il green pass perché sarebbe una limitazione di un diritto costituzionale, perché questo vale per noi per altre questioni e vale per tutti i cittadini rispetto alle decisioni che prendiamo.

Aggiungo che, nell'esclusione dell'Aula da tutti i posti della Camera per cui occorre il green pass, siamo a qualcosa di stravagante, perché se c'è un posto che non è arieggiato, dove siamo qui in centinaia, spesso molti di più di quanti non ci dovremmo stare, per ore, è esattamente l'Aula di Montecitorio. Non si capisce neanche perché nella biblioteca è chiesto il green pass, al ristorante è chiesto il green pass e, per esempio, per entrare e andare in giro, andare ai gruppi e via dicendo, invece, il green pass non serve.

Insomma, signor Presidente, mi sembrano decisioni che non solo non rispondono alle teorie del Presidente Fico, quando non era Presidente della Camera o anche, addirittura, quando è diventato Presidente della Camera, ma sono questioni assolutamente, a mio avviso, ingiustificabili, se non, ma mi auguro che non sia così, per stabilire un privilegio, qui dentro, atteso anche che il green pass, come è noto, lo dico per i colleghi no-Vax qui dentro, non dà l'obbligo di fare il vaccino; dà l'obbligo di fare il vaccino oppure di fare il tampone.Insomma, per quale motivo, quando si entra in quest'Aula, come accade fuori, noi non dobbiamo garantire che le persone siano o vaccinate o abbiano fatto un tampone? Me lo deve spiegare il Presidente Fico (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e di Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldini sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Grazie, Presidente. Io credo che l'onorevole Giachetti abbia perfettamente ragione. Qui non si tratta nemmeno di un obbligo costituzionale, come si è detto, ma di un obbligo etico. Cioè, noi chiediamo all'Italia di usare il green pass in determinate zone e in determinate situazioni. Reputiamo il green pass uno stimolo alla vaccinazione: se vogliamo uscire da questa situazione, dobbiamo combattere questa pandemia con tutte le forze che abbiamo. Sappiamo che il vaccino non è sufficiente, ma è una cosa. Sappiamo che questo virus viene trasportato da persona a persona. Credo dovrebbe essere un'etica dei parlamentari presentarsi alla Camera con il green pass. Comunque, se non vogliono vaccinarsi o seguire le norme, le regole per la prevenzione…perché anche il vaccino è una prevenzione, ma non ci esenta dallo sviluppo della malattia; infatti, sappiamo che anche una persona vaccinata può trasmettere il virus, come può infettarsi dallo stesso virus.

Credo che questo dovrebbe far riflettere, ma soprattutto dovremmo essere noi l'esempio per l'Italia, perché, quando facciamo alle persone la richiesta di usare il green pass in determinate situazioni, io credo che il parlamentare dovrebbe spiegare che cosa ci sia di diverso in quest'Aula, che poi è un teatro, per cui non possono essere rispettate le distanze (comunque, non possono essere rispettate come in altre situazioni che si verificano in tutta Italia), e perché si debba fare diversamente; quindi, i parlamentari si assumano la responsabilità di dire “no” al green pass senza troppi ragionamenti, che poi di scientifico e di etico non hanno niente a che vedere (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, credo sul medesimo argomento, il Questore Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, visto che è stato anche chiamato indirettamente in causa il Collegio. Premetto che personalmente ho espresso, anche ai miei colleghi, l'opinione che i parlamentari non debbano avere favoritismi rispetto a nessun altro e, quindi, il green pass, se viene imposto ai cittadini, deve essere imposto anche ai parlamentari, nel caso specifico ai deputati. Dico anche, così come ho espresso, che ritengo sia un errore il green pass nazionale, perché non è questa la causa della mancata vaccinazione di molti: la causa della mancata vaccinazione di molti è l'aspetto contraddittorio con cui viene portato avanti il progetto e anche l'opacità rispetto a tante cose. Per esempio, non si è fatto un accertamento, non si dice con chiarezza se ci sono partiti politici, esponenti del Governo o parlamentari che hanno preso contributi da case farmaceutiche che producono o commercializzano i vaccini (ma questo è un altro discorso).

Tornando, invece, al ragionamento sul Collegio dei questori, i Questori non hanno la competenza sull'Aula per imporre alla stessa un certo comportamento, mentre, invece, ce l'hanno all'esterno dell'Aula e lo abbiamo fatto, nel senso che, all'esterno dell'Aula, per tutti i servizi, in tutto ciò dove per i cittadini c'è l'obbligo del green pass, l'obbligo vale anche per i parlamentari. Nell'Aula, l'Assemblea è sovrana. Quindi, non soltanto è il Presidente della Camera in primis - ci mancherebbe -, ma sono il Presidente della Camera e la Conferenza dei presidenti di gruppo che possono decidere questa cosa. Siccome mi sembra che ci sia un'ampia maggioranza governativa e anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo, penso sia molto facile da parte delle forze di maggioranza fare una cosa coerente. Visto che imponete ai cittadini italiani il green pass, imponetelo giustamente anche ai deputati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lorenzin sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Devo dire che ho trovato l'intervento che mi ha preceduto alquanto confuso e approssimativo. Tra l'altro, se l'onorevole Cirielli ha notizie di reato, le porti alle autorità competenti, piuttosto che fare azioni in quest'Aula.

Detto questo, noi stiamo parlando della sicurezza del Parlamento e dell'Aula in cui ci troviamo tutti quanti.

Allora, dal punto di vista logico - non dal punto di vista del nostro lavoro, ma dal punto di vista logico - questo è un luogo in cui c'è un assembramento di fatto. Prima della chiusura estiva. abbiamo avuto un'occupazione dell'emiciclo da parte dei colleghi di Fratelli d'Italia, con i cartelli “No green pass”. Certamente, non era quello un comportamento che limita la veicolazione di un virus, di una variante. Noi siamo qui, in un bunker, di fatto, non areato. Quindi, non avere il green pass non è un privilegio, forse qualcuno lo sente come tale. Io personalmente lo vivo come un elemento che mette a rischio la mia posizione nel luogo in cui devo esercitare il mio diritto e il mio dovere rispetto agli elettori. Quindi, voglio poter stare in quest'Aula e nelle Commissioni in cui lavoro in piena sicurezza. Poiché l'unico elemento che ci garantisce almeno un check, un controllo standardizzato, è il green pass, che vuol dire o avere il vaccino o fare il tampone - e questo ci permette di stare insieme, per molte ore, in uno stesso luogo e ridurre il rischio di essere contagiati o reinfettati dalla Delta o, addirittura, la possibilità che ci siano nuove varianti -, io non comprendo per quale motivo non si voglia garantire un diritto costituzionalmente garantito, cioè quello alla salute dei singoli parlamentari che frequentano quest'Aula, e perché, invece, una minoranza debba mettere a rischio il diritto di tutti quanti.

Tra l'altro, in quest'Aula ci sono persone che hanno malattie, che certamente non sono lì con il manifesto che viene pubblicato, che possono avere problemi di immunodepressione e che possono avere un'età che li espone a un rischio. Quindi, queste scelte che si stanno prendendo hanno tutto il sapore di scelte politiche e non, invece, di scelte assunte evidence-based anche in coerenza con quello che avviene fuori da questo Parlamento e con le scelte che prendiamo e cerchiamo di spiegare ogni giorno, faticosamente, nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Ovviamente, si tratta di un tema complesso quanto lo è l'intero tema del green pass e credo che una discussione, peraltro nei 20 minuti che ci separano dall'inizio delle votazioni, che riassume le posizioni, le divergenze e le differenze che saranno anche rappresentate all'interno della discussione sul “decreto Green pass”, sulla questione relativa all'Assemblea credo che abbia poco senso, perché non siamo in una sede deliberativa su questo specifico punto.

Credo che alcune delle osservazioni che sono state sollevate siano fondate e che sia giusto porre tale questione, ma non credo che possa essere risolta tout court da una deliberazione del Collegio dei questori, che, in quanto tale, non può essere risolutiva del comportamento e del diritto di accesso in Aula dell'intero Parlamento. Credo che ci si debba porre anche il problema di chi fa della posizione contraria al green pass una questione politica e dell'accesso di quelle persone all'Aula e ai lavori parlamentari. Tuttavia, credo che la Presidenza abbia tutti gli strumenti per dare risposte, con le migliori garanzie sanitarie e in termini di rispetto dei diritti costituzionali, ai componenti di questa Assemblea, attraverso non dichiarazioni estemporanee, ma un lavoro istruttorio che, tra Ufficio di Presidenza e Giunta per il Regolamento, possa stabilire effettivamente quale disciplina questa Assemblea debba seguire in relazione alle questioni che sono state poste.

Quindi, io credo che questa questione vada affrontata, ma vada affrontata nelle sedi opportune, con equilibrio, con buonsenso e cercando di garantire i diritti di tutti alla partecipazione attiva ed effettiva ai lavori di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Io rispondo ai colleghi che sicuramente la questione sollevata è di estrema importanza e, ovviamente, sarà mia premura riferire al Presidente Fico immediatamente.

Credo che il tema potrà essere affrontato in maniera più completa ed esaustiva e anche con più giustezza della scelta dei tempi e del luogo, dall'Ufficio di Presidenza. Quindi, io riferirò sicuramente al Presidente Fico del dibattito che è stato sollevato dal presidente Lollobrigida per le determinazioni che vorrà prendere in seguito.

Ha chiesto di parlare il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, scusi, intervengo per un richiamo al Regolamento, ai sensi dell'articolo 8 e seguenti. Nella sostanza, Presidente, lei ha dato una risposta elusiva. Lei, da uomo di sanità, poteva dare una risposta di diverso profilo probabilmente in altre circostanze. Come hanno confermato tanti colleghi, addirittura l'ex Ministro Lorenzin, giudicando un po' sconclusionato l'intervento di chi l'ha preceduta - nel caso il Questore Cirielli - ha fatto affermazioni che cozzano nettamente con quello che dicono i virologi, ma è evidente che lei – l'onorevole Lorenzin - come Ministro della Sanità avrà approfondito il caso in maniera tecnica. Lei dice che è in pericolo all'interno di quest'Aula per una decisione distonica rispetto ai suoi convincimenti perché dotandosi dell'amuleto del green pass ed entrando in quest'Aula con quello strumento si sentirebbe più tranquilla. Io credo che la Presidenza, in coerenza con quanto affermato dalla collega Lorenzin, dovrebbe riunire l'Ufficio di Presidenza preventivamente all'inizio dei lavori perché io non voglio che la collega Lorenzin - che, per fortuna, è uscita, come me, dal COVID e, quindi, come me, è più protetta di tutti gli altri messi insieme - non possa sentirsi, anche psicologicamente, sicura, perché una persona insicura, all'interno di un'Aula, lavora male. Se io fossi insicuro, all'interno di quest'Aula, avrei la preoccupazione di quello che sta per avvenire.

Quindi, Presidente, io credo che lei, da uomo di sanità, di fronte al denunciato pericolo della collega e di quello che hanno confermato, nei loro interventi, anche altri, prima di iniziare i lavori di quest'Aula, dovrebbe chiedere che l'Ufficio di Presidenza si riunisca, perché io non do peso a quello che si legge sui giornali, io do peso a quello che avviene in quest'Aula.

È intervenuto un solo Questore, non so se gli altri Questori sono presenti; ne vedo uno del MoVimento 5 Stelle, non so se vuole esprimere un parere divergente rispetto a quello del collega Cirielli, ma la responsabilità di questa scelta, addossata ai Questori, è in capo alla Presidenza e la Presidenza, visto che questo problema è stato già sollevato da me, in altre sedute, non può rinviare di nuovo la scelta. Noi dobbiamo sapere se quello che viene detto - per noi è un privilegio, per la collega un pericolo - ossia stare qui dentro senza green pass, possa sussistere. Lei ci deve dire se qui dentro possiamo stare o non possiamo stare, non rinviare ad altri luoghi o ad altri momenti. Quindi, io le chiedo di far riunire l'Ufficio di Presidenza e dare una risposta pregiudizialmente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Presidente Lollobrigida, io non ho il potere di convocare l'Ufficio di Presidenza, come lei sa benissimo, perché conosce i Regolamenti meglio di me. Quello che io posso fare è riferire immediatamente al Presidente Fico, che avrà modo e maniera di decidere se convocare l'Ufficio di Presidenza e assumere le determinazioni che sicuramente sono di competenza anche dei signori Questori. Quindi, io ho ribadito quello che posso dirle. In questo momento, io devo prendere atto di quello che i Questori hanno scritto, dopodiché la sua richiesta e la richiesta dei colleghi, che ritengo una questione sicuramente importante, sarà posta alla persona che può convocare l'Ufficio di Presidenza, che è il Presidente Fico.

In morte dell'onorevole Nadir Tedeschi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Nadir Tedeschi, già membro della Camera dei deputati nella VII e IX Legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Volevo richiamare l'attenzione dell'Aula sui risultati ottenuti dai nostri atleti paralimpici (Applausi) appena rientrati da Tokio; risultati strepitosi e, in alcuni casi, storici che lo sport italiano ci ha regalato in quest'estate, davvero magica. Giochi olimpici e paralimpici che hanno suggellato un'edizione già di per sé straordinaria per le modalità con cui si è svolta: oltre 100 medaglie conquistate, tra CONI e CIP. Scusate se sarò di parte, ma l'atletica si è fatta finalmente sentire in entrambi i mondi, con storici risultati che fanno venire i brividi ancora oggi. Forse la fotografia più bella di queste paralimpiadi è il podio tutto italiano nei 100 metri femminili amputate (Applausi) categoria T63, un podio che non ha precedenti e che porta il nome di Sabatini, Caironi, Contrafatto (Applausi): tutte e tre amputate per via di un incidente.

Le storie di tutti gli atleti diventano stimolo per altri e meritano tutte di essere raccontate, ma, senza far torto agli altri, vi voglio raccontare brevemente e rapidamente quella di Monica Contrafatto. Vi invito a leggere il suo libro, un racconto di dedizione, paura e coraggio. Non sai quanto sei forte, sì perché nessuno di noi sa davvero quanto può essere forte finché la vita non ti mette a dura prova. Io ho dovuto perdere due gambe per impararlo, fidatevi. Monica Contrafatto, caporal maggiore, capo ruolo d'onore dell'Esercito, bersagliere, la prima donna soldato dell'Esercito italiano a ricevere un'onorificenza: la medaglia d'onore al valore, per il comportamento tenuto nel 2012, durante un attacco contro la base italiana in Afghanistan. In quell'azione di guerra subita ci fu un morto, il sergente del Genio guastatori Michele Silvestri, e cinque feriti, di cui due gravi, tra cui Monica, che perse la gamba destra. Qualche mese dopo, di quello stesso anno, Monica guardava alla TV, dal suo letto, la finale dei 100 metri femminili alle paralimpiadi di Londra e vide trionfare Martina Caironi, amputata a una gamba sopra il ginocchio, proprio come lei. Fu in quel momento che decise di allenarsi e di rappresentare il suo Paese in modo diverso. Quattro anni dopo Monica era a Rio, mia compagna di stanza. Io ero lì; ho vissuto e condiviso ansie e sudori, paure, brividi e poi le lacrime di gioia nel vederle insieme alla finale dei 100 metri categoria T63 e poi, insieme, sul podio. Un abbraccio liberatorio e di riscatto quello di Monica e Martina, rispettivamente bronzo e oro.

Come si può rimanere indifferenti davanti a così tanta voglia di vivere? Lo sport non è solo importante volano per l'economia e per il turismo, è un prezioso strumento educativo e di inclusione sociale, un diritto riconosciuto universalmente, anche dalla Convenzione ONU del 2006, che allo sport ha dedicato un intero articolo e che oggi, più che mai, ricorda che anche la nostra Costituzione deve garantire e tutelare questo diritto, tant'è che al riguardo ho depositato una proposta di legge, che invito tutti a sottoscrivere.

Le paralimpiadi di Tokyo ci hanno visto partecipare con una delegazione, la più numerosa di sempre: 115 atleti, 115 storie che ci hanno appassionato, anche grazie ai racconti di giornalisti attenti come Lorenzo Roata, Claudio Arrigoni, Luca Corsolini, solo per citarne alcuni che seguono e conoscono il mondo paralimpico più dei paralimpici stessi, e che testimoniano che le medaglie si costruiscono non si improvvisano, come ha anche saggiamente ricordato Carlotta Gilli, campionessa ipovedente di nuoto, ben 5 medaglie a Tokyo, trionfi per nulla scontati, frutto di sudore e pianificazione. Grazie Carlotta, per averlo ricordato a tutti noi.

Gli atleti paralimpici si allenano e fanno sacrifici tanto quanto gli altri cosiddetti normodotati, a volte anche di più, perché non sempre ci sono i soldi per una carrozzina d'agonismo o una protesi da corsa, che attualmente lo Stato non copre, né hanno gruppi sportivi alle spalle che provvedono a finanziarli adeguatamente, cosa che oggi, finalmente, sarà possibile anche grazie ad una proposta di legge a mia prima firma, supportata da molti colleghi presenti e la cui trasversalità ha fatto sì che l'ex Ministro Spadafora inserisse nella riforma dello sport, una riforma certamente non perfetta, ma all'interno della quale c'è una misura che io, il mio gruppo di Forza Italia e tanti colleghi presenti hanno fortemente voluto, di questo sono fiera.

Lo sport ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c'era solo disperazione e credo, Presidente, che non serva aggiungere altro. Quindi, mi avvio alla conclusione, per ricordare che è necessario che lo Stato continui a sostenere sempre di più lo sport e il mondo paralimpico in modo concreto e costante, anche quando i riflettori si spegneranno; sì, perché si spegneranno, ma ci sarà qualcuno che, in silenzio, continuerà a fare sacrifici e a lavorare per regalare nuove emozioni e lustro al nostro Paese.

Le paralimpiadi hanno dimostrato che la disabilità sta negli occhi di chi guarda, questo ce lo insegna anche il grande assente di questa edizione dei Giochi, l'amico Alex Zanardi (Applausi), che ogni giorno ci ricorda che vince chi resiste di più, e a lui va il nostro abbraccio più grande.

Ringrazio e mi complimento con tutti gli atleti che ci hanno creduto, le famiglie, le associazioni sportive, i gruppi sportivi, i tecnici, i fisioterapisti, federazioni, i Comitati olimpico e paralimpico e i rispettivi presidenti, Giovanni Malagò e Luca Pancalli, a tutti loro la promessa che, per quanto è in mio potere, non saranno mai soli. A tutti loro il mio grazie e per tutti loro chiedo l'applauso dell'Aula (Applausi).

PRESIDENTE. Capisco che è la prima seduta dopo la pausa estiva, però, colleghi, se magari siamo un po' anche moderati nel tono, così da consentire ai colleghi di fare gli interventi in maniera più concentrata. Ha chiesto di parlare il presidente Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Grazie alla collega Versace (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per aver voluto, con passione e anche con cognizione, sollevare il tema, che ci inorgoglisce, della vittoria dei nostri atleti e delle nostre atlete alle Paralimpiadi. Però, Presidente, in quest'Aula e in presenza del Governo, non posso non evidenziare una grande ingiustizia, che, vede, va in conflitto con l'articolo 3 della nostra Costituzione. E per questo, collega Versace e tutti, colleghi e colleghe, io ho presentato oggi un'interrogazione proprio su questo tema. Perché? Vi dico solo due cifre: io ritengo che sia veramente scandalosa la differenza di premi che esiste tra gli atleti e le atlete delle Olimpiadi e quelli delle Paralimpiadi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), è qualcosa di indegno. E allora vi dico che, per i campioni azzurri delle Paralimpiadi, il premio è stato pari a 75 mila euro per la medaglia d'oro, 40 mila euro per quella d'argento e 25 mila euro per quella di bronzo, mentre per quelli delle medaglie olimpiche più del doppio: chi ha vinto l'oro si è visto attribuire ben 180 mila euro, Presidente, 90 mila per l'argento e 60 mila euro per il bronzo. Io trovo che questo sia inconcepibile, è inaccettabile! Quindi, invito i colleghi e le colleghe a sottoscrivere questa interrogazione, ma anche il Governo a trovare una soluzione che vada a colmare questa enorme diseguaglianza che non fa onore al Paese. Confido nel Governo e spero che, da qui a breve, si possa avere una risposta all'interrogazione, che dia un risultato concreto a questa disparità che viola un principio costituzionale. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza, sempre sullo stesso argomento immagino. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente, sulla scia di quello che è stato anticipato dai miei colleghi, volevo ricordare davvero che in tutto ciò che abbiamo visto nei giochi Paralimpici c'è stata una bellezza, una bellezza non solo metaforica, nelle gesta degli atleti e delle atlete italiane, che, con le loro performance, con le loro prestazioni, ma anche, direi, con la qualità dei gesti tecnici, sono riusciti a portare un messaggio davvero straordinario, che dobbiamo però essere in grado di tramutare in azioni, perché ci siamo emozionati, ci siamo commossi, seguendo sui media queste performance, ma io penso che il coraggio, l'abnegazione, il legame profondo col senso dell'esistenza che hanno manifestato anche in questa competizione sportiva, devono portare il nostro Paese a far riemergere determinati valori. Penso che noi dovremmo, come istituzione, accogliere questi atleti, accoglierli nella maniera più calorosa possibile, ma anche più produttiva possibile, facendo in modo che loro possano testimoniare all'interno degli istituti scolastici la loro esperienza e fare in modo che arrivi finalmente un messaggio importante nel racconto delle loro storie ai coetanei, ai ragazzi più giovani, storie che possono raccontare una lezione, la migliore lezione possibile, quella di guardare al futuro con ottimismo, con sensibilità, con umanità. Io penso che l'istituzione in questo momento debba prendersi il carico delle azioni e cioè passare da una politica dei post e degli annunci, a una politica concreta delle azioni che queste atlete hanno posto al centro non solo del dibattito sportivo, ma anche del dibattito pubblico e valoriale che in questo Paese deve assolutamente prendere il centro della scena (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ovviamente anche la Presidenza si associa ai complimenti che sono stati espressi ai nostri valorosi atleti.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche (A.C. 3223-A​) (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 3223-A: Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche.

Ricordo che nella seduta del 6 settembre si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3223-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'emendamento 4.4, collocato a pagina 11 del fascicolo, deve intendersi soltanto a firma dell'onorevole Suriano e che dal successivo identico emendamento 4.26 dell'onorevole Massimo Enrico Baroni deve intendersi espunta la sottoscrizione della deputata Suriano.

Avverto che, fuori della seduta, sono state ritirate dai presentatori le seguenti proposte emendative: 3.500, 3.501, 3.331, 3.502, 3.0500, 3.0501, 4.501, 5.0500 e 9.100 Panizzut; 3.354 Alemanno; 4.11, 4.10, 4.130, 9.5 e 9.4 Noja; 4.502 Boldi;   4.500 e 4.149 Ianaro; 5.11 Ungaro; 5.90 Sportiello; 9.22 D'Arrando; 9.04 Iezzi.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per princìpi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, i deputati Sarli, Cunial, Sodano, Raduzzi, Menga, Ehm, Suriano e Trizzino sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati per la votazione.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Grazie, Presidente. Sull'emendamento 1.70 Giannone, parere contrario; sugli emendamenti 2.500 Giannone, 2.4 Gemmato, nonché sugli identici emendamenti 3.48 Leda Volpi, 3.404 Meloni e 3.504 Giannone e sugli identici emendamenti 3.49 Massimo Enrico Baroni, 3.405 Meloni e 3.505 Giannone, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 3.506 Giannone mi risulta ritirato.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Sugli emendamenti 3.50, 3.51, 3.53 e 3.52 Massimo Enrico Baroni, invito al ritiro o parere contrario, così come sull'emendamento 3.47 Vallascas, invito al ritiro o parere contrario.

Sull'emendamento 3.417 Lollobrigida c'è un invito al ritiro o parere contrario, così come sugli identici emendamenti 3.8 Menga e 3.54 Baroni e sui successivi emendamenti 3.1 Sodano e 3.11 Giuliodori.

Ugualmente, sugli identici emendamenti 4.8 Cunial e 4.503 Giannone e sui successivi emendamenti 4.504 Giannone e 4.27 Spessotto c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 4.505 Giannone è stato ritirato. Andiamo all'emendamento 4.23 Leda Volpi.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Sull'emendamento 4.23 Leda Volpi, invito al ritiro o parere contrario, così come sui successivi emendamenti 4.24 Massimo Enrico Baroni, 4.2 Raduzzi e 4.25 Leda Volpi e sugli identici emendamenti 4.4 Suriano e 4.26 Massimo Enrico Baroni.

Ugualmente, sui successivi emendamenti 5.3 Sarli e 5.8 Ehm c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 5.500 Giannone è stato ritirato. Emendamento 6.503 Giannone?

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Sull'emendamento 6.503 Giannone, c'è un invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Io avevo sottoscritto l'emendamento 5.500 Giannone e avevo chiesto di farlo mio nel caso in cui ci fosse stato un ritiro…

PRESIDENTE. Può chiederlo in questo momento.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Esatto.

PRESIDENTE. Va bene. Quindi, sull'emendamento 5.500 Zucconi?

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Il parere è invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Sull'emendamento 6.503 Giannone, abbiamo detto parere contrario, giusto?

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Sì, Presidente. Sull'emendamento 6.501 Lollobrigida, invito al ritiro o parere contrario, così come sull'emendamento 6.500 Meloni.

PRESIDENTE. L'emendamento 11.3 Trizzino è stato ritirato.

Il parere del Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Abbia pazienza, Presidente, non so se è stato un refuso: l'emendamento 4.505, che io avevo sottoscritto, vedo e mi dicono - a me era sfuggito, probabilmente - che è stato ritirato. Io vorrei segnalare che anche questo avevo chiesto di farlo mio, nel caso di ritiro. Quindi, per cortesia, pregherei, se fosse possibile, Presidente…

PRESIDENTE. La sua dichiarazione fa fede nel fatto che l'emendamento 4.505 diventa dell'onorevole Zucconi e chiedo, ovviamente, al relatore e al Governo di esprimere il parere sull'emendamento 4.505 dell'onorevole Zucconi.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Grazie, Presidente. Il parere è invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.70 Giannone.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Soltanto per una precisazione: il gruppo di Forza Italia non ha presentato emendamenti per l'Aula e quindi, per quanto ci concerne, gli emendamenti dell'onorevole Giannone sono presentati a titolo personale e sin da ora dichiariamo il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. Volevo intervenire un'unica volta, perché gli emendamenti che ho presentato sono tutti soppressivi per tutto l'impianto che riguarda il green pass. Pertanto, volevo spiegare la motivazione per la quale richiedo di sopprimere ogni articolo riguardante il green pass.

È passato ormai un anno e mezzo dall'inizio della pandemia, ci sono stati chiesti e abbiamo fatto molti sacrifici di libertà, alcuni molto pesanti, e abbiamo accettato l'introduzione di diverse misure discriminatorie, confidando in quello che ci è stato ripetuto fino alla nausea, ossia che per sconfiggere il COVID avremmo dovuto sempre seguire le indicazioni della scienza. Ed io, proprio perché mi fido della scienza, non posso che dire un secco “no” all'obbligo del green pass e alle ingiuste restrizioni che sono state stabilite senza la benché minima evidenza scientifica che le giustifichi ma spacciate come utile strumento di prevenzione della diffusione del contagio.

Vorrei fare qualche esempio. Tra le FAQ dell'Istituto superiore di sanità relative al vaccino troviamo questa affermazione, che reputo importante: “Una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l'uso delle mascherine e l'igiene delle mani, poiché, come sopra riportato, non è ancora noto se la vaccinazione sia efficace anche nella prevenzione dell'acquisizione dell'infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone. Questo ancor più alla luce dell'attuale situazione epidemiologica che vede la comparsa e la circolazione di nuove varianti virali, che appaiono più diffuse rispetto al virus circolante nella prima fase della pandemia e per le quali la protezione vaccinale potrebbe essere inferiore a quella esercitata rispetto al ceppo virale originario”.

Questa informazione, Presidente, io la reputo fondamentale proprio perché viene anche taciuta nella campagna vaccinale del Governo. Infatti, la maggior parte di coloro che sono vaccinati e hanno, quindi, il green pass si sente, purtroppo, immune a causa principalmente dell'informazione fuorviante fatta dai media e anche da alcuni colleghi politici, che continuano a parlare di immunità di gregge da vaccino che, però, purtroppo non esiste, come dimostrano gli Stati che hanno superato la soglia indicata dell'80 per cento di vaccinati - prendiamo Israele, come primo - i cui dati sul contagio sono da record rispetto perfino ai tempi antecedenti la vaccinazione di massa. La maggior parte, poi, sempre di coloro che hanno il green pass perché hanno il vaccino, è convinta di non dover usare la mascherina, di non dover rispettare il distanziamento, tutte le regole di prevenzione; sono convinti addirittura che non si ammaleranno. Basta andare a parlare con le persone fuori per rendersi conto che la situazione reale è questa. Questo è stato fatto credere loro per incentivare la campagna vaccinale.

Quindi, la politica ha vinto sull'informazione scientifica e sull'evidenza. Imporre il green pass ovunque è una scelta, imporlo di fatto ai bambini è un'altra, imporlo ai lavoratori è un'altra ancora, ed è una scelta politica, perché nessuna autorità sanitaria al mondo, men che meno nessuna casa farmaceutica, ha mai documentato che il vaccinato non sia contagioso. Scelta politica, dunque, non imperativa, sanitaria o scientifica, quella stessa politica che scrive delle frasi terribili incolpando tutti quanti come fossero dei no-Vax. Non è che tutti quanti siamo nello stesso gruppo, non esistono due tipologie di persone, questo va specificato; e, soprattutto, non è che chi non ha il vaccino è solo ed esclusivamente l'untore. È sbagliato definire questo ed è un altro problema che mi porta sempre a richiedere la soppressione di tutti gli articoli di questo green pass perché, a mio parere, non dovrebbe proprio esserci.

A dir la verità, se proprio dobbiamo vedere, paradossalmente, chi è più coperto è chi fa il tampone ogni 48 ore, perché effettivamente può vedere se è contagioso meno, se ha il virus o meno, a differenza di chi ha il green pass, ha il vaccino, ma gira comunque e non ha sicurezza di avere il virus con sé (Applausi della deputata Sara Cunial).

Una campagna vaccinale governativa seria andrebbe fatta in modo serio, senza slogan, divieti di accesso a luoghi pubblici, divisione di buoni e cattivi, parlando alle persone in modo serio, soprattutto dopo un anno e mezzo dalla pandemia. Concludo: vorrei sapere quale senso scientifico ha la proroga della validità del green pass a 12 mesi, quando è dimostrato che la protezione vaccinale dura meno, forse sei mesi. Bisognerebbe dire la verità, dicendo alle persone che - sì - si può fare il vaccino, ma non per questo tornerete a casa non contagiosi o non contagiati, forse sarebbe più corretto anziché avere il certificato verde, perché non dà alcuna sicurezza, e questo va detto. , tutto l'impianto del green pass a mio parere è inutile ed è il motivo ulteriore per il quale ho depositato - ripeto - gli emendamenti di soppressione di tutto l'impianto del green pass.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente, perché questo emendamento, soprattutto nella parte in cui richiede di sopprimere l'articolo 6, non può non vederci d'accordo. Ricordo che l'articolo 6 riguarda la proroga dei termini correlati con lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e, fra le varie misure, fra i vari provvedimenti presenti in questo decreto che non ci convincono, che reputiamo incongrui, c'è appunto anche questa proroga. La proroga dello stato di emergenza nazionale la prima volta è stata adottata nel gennaio 2020, quindi agli albori del COVID; dopo sei mesi, in luglio, si è deciso di prorogarlo fino al 15 di ottobre; quindi da lì a gennaio 2021 e da gennaio 2021 ad aprile 2021; infine al 31 luglio e, ora, al 31 dicembre, sempre del 2021.

L'articolo 24, comma 3, del codice della Protezione civile - decreto legislativo del 2 gennaio 2018, afferma come la condizione dello stato di emergenza possa durare 12 mesi e sia prorogabile al massimo per altri e ulteriori 12 mesi. Pertanto, signor Presidente, ci troviamo oggettivamente quasi al massimo nell'utilizzo di questo strumento e, al di là della tempistica, fatta di continue riapplicazioni dello stato di emergenza, questo non può dimostrare che una cosa: che noi non siamo riusciti fino ad oggi ad uscire dallo stato di emergenza! Questo ci sembra grave.

Abbiamo perso l'occasione dell'estate scorsa per operare tutta una serie di misure e, quindi, siamo a riproporci ad ottobre in uno stato emergenziale, ma abbiamo perso anche questa estate, cioè i mesi in cui, oggettivamente, sui trasporti, sulla scuola si poteva, a bocce ferme - mi si perdoni il termine - cominciare a programmare immediatamente per la ripresa autunnale. Mi riferisco a una ripresa autunnale che coincide anche con un uso dei trasporti pubblici, con la riapertura delle scuole, per trovare delle soluzioni alternative che non facessero ricadere sempre o comunque il tema sulla dichiarazione dello stato di emergenza, che poi comporta tutta una serie di conseguenze che vanno a incidere, come è abbastanza chiaro, anche sulle libertà dei cittadini. Noi non abbiamo…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Zucconi. Se fate un po' di silenzio, magari riusciamo…

RICCARDO ZUCCONI (FDI). No, ma me non danno noia, anzi, mi fanno compagnia...

PRESIDENTE. No. onorevole, mi pare corretto che lei possa svolgere il suo intervento nel migliore dei modi; non l'ideale, ma il migliore dei modi, mi accontenterei, quindi, se i colleghi magari si siedono, possiamo aiutare l'onorevole Zucconi a concludere il suo intervento. Se prendete posto, grazie. Proviamo, onorevole Zucconi? Le pare un po' meglio?

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sì. Si parlava di riapertura della scuola, abbiamo sentito giustamente la campanella e i richiami. E come a scuola, purtroppo qui siamo in un'Aula parlamentare…

PRESIDENTE. Come tutti gli studenti indisciplinati, il primo giorno di scuola…

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Francamente sì, ma questa mancanza di programmazione è evidenziata da questo articolo, e quindi noi non possiamo che essere aderenti alla richiesta di soppressione dell'articolo 6 in questione, ricordando, per esempio, che anche l'Europa, muovendosi su tematiche analoghe - richiamo la risoluzione 2361 del Consiglio d'Europa - aveva dato già invece delle indicazioni generali (non vincolanti ma generali sì) che tutti i Governi europei avrebbero dovuto secondo noi raccogliere. Quindi, in sostanza, questa dichiarazione di voto è per esprimere un voto favorevole da parte del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Per sottoscrivere tutti gli emendamenti della collega Giannone.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.70 Giannone, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.500 Giannone, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'emendamento 2.4 Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi riapriamo i lavori della Camera con un dibattito che negli ultimi mesi ha infiammato… Non funziona. Ricomincio, Presidente?

PRESIDENTE. Non funziona?

YLENJA LUCASELLI (FDI). A tratti.

PRESIDENTE. Cambiamo il microfono, magari, onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Proviamo, vediamo se riusciamo a proseguire.

PRESIDENTE. Se fate anche un po' di silenzio, riusciamo a sentire l'onorevole Lucaselli, grazie.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Come dicevo, Presidente, oggi riapriamo i lavori della Camera con la discussione su un provvedimento che ha infiammato negli ultimi mesi il dibattito, politico e non, degli italiani. Questo lo dico perché credo sia importante spiegare le motivazioni per le quali Fratelli d'Italia ha presentato un gruppo di emendamenti che abbiamo discusso in Commissione, per modificare il testo sul green pass, partendo dal presupposto che il nostro primo emendamento chiede la soppressione del green pass. Però, ai temi del green pass arriveremo nel prosieguo della discussione dei nostri emendamenti in maniera più diffusa, perché l'emendamento 2.4 Gemmato, di cui invece discutiamo in questo momento, prende in considerazione un aspetto tecnico-pratico.

In questo ultimo anno e mezzo noi abbiamo vissuto una pandemia che ha reso palese a tutti quanto il nostro sistema sanitario dovesse essere re-immaginato, rivisto ed eventualmente - anzi sicuramente - corretto in alcune parti.

Siamo tutti assolutamente consapevoli di come moltissime delle difficoltà incontrate dalle regioni nel corso del periodo pandemico siano state determinate proprio dall'impossibilità di gestire al meglio e in maniera concreta le ospedalizzazioni. Sappiamo anche come il CTS, in un susseguirsi di provvedimenti e di comunicazioni - che potremmo definire bulimiche, tradotte poi dal Ministro della Salute in atti che si sono succeduti velocemente e senza una vera logica e una visione d'insieme - abbia dato una serie di indicazioni, affinché in qualche modo si potesse limitare l'accesso negli ospedali.

Noi di Fratelli d'Italia dall'inizio avevamo chiesto e proposto, ad esempio - anche questo è uno dei temi oggetto degli emendamenti di Fratelli d'Italia - che venissero intensificate le cure domiciliari. Abbiamo in realtà incontrato un muro rispetto a questa nostra proposta, nonostante fossimo tutti consapevoli di quanto le nostre strutture ospedaliere fossero subissate e fossero incapaci (non per propria responsabilità ovviamente) di gestire l'arrivo dei pazienti COVID, con i numeri che abbiamo avuto soprattutto all'inizio della pandemia.

Allora, questo emendamento chiede che venga rivisto un principio generale. Infatti, Presidente, oggi le regioni italiane continuano ad essere divise e distinte nei vari colori e sappiamo bene quanto, sino a questo momento, quelle distinzioni siano state determinate semplicemente da un calcolo matematico, che però non sempre riesce a rispondere alle vere esigenze della regione. Ciò perché i dati arrivano in ritardo e vengono calcolati non solo sulla base delle ospedalizzazioni, ma anche sulla base dei contagi e sappiamo quanto, in realtà, il dato numerico relativo ai contagi non voglia necessariamente dire necessità di cure mediche all'interno delle strutture ospedaliere.

Quindi, con questo emendamento chiediamo che le zone bianche vengano indicate non attraverso il calcolo generale e il dato numerico relativo ai contagiati, ma che invece questo calcolo faccia riferimento alle ospedalizzazioni, cioè al numero di pazienti che sono all'interno degli ospedali.

Sappiamo che il vero problema, uno dei grandi problemi che abbiamo avuto nella gestione del COVID, è stato determinato proprio dalla impossibilità di molte strutture ospedaliere di accogliere tutti i pazienti e di dare le giuste cure ad ognuno di loro.

Crediamo che, per poter riportare un principio di base coerente e concreto rispetto a quello che stiamo vivendo, sia importante che i colori dati alle regioni vengano considerati in base al numero di ospedalizzati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Giovanni Russo. Ne ha facoltà. Poi, c'è l'onorevole Butti.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, intervengo per sottoscrivere il presente emendamento, nel ringraziare anche i proponenti.

Per quanto riguarda la ratio dell'emendamento in oggetto, noi abbiamo proposto come Fratelli d'Italia di elaborare la descrizione di quelle che sono le diverse zone, in particolare la zona bianca, non più con i diversi parametri prospettati all'interno dell'articolo in questione, ma esclusivamente sulla base di un unico parametro. Infatti, crediamo fortemente che il dato più importante sia quello delle ospedalizzazioni, cioè dei casi gravi che possono in qualche modo andare ad incidere in maniera reale su quelli che sono i casi di COVID. Io sono stato…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Russo. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Butti. Ne ha facoltà. Poi c'è l'onorevole Frassinetti.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. In buona sostanza il gruppo di Fratelli d'Italia, attraverso i colleghi Gemmato e Bellucci, chiede di stabilire dei criteri che siano chiari e, quindi, di rivedere sostanzialmente la normativa in vigore, cioè quella del decreto-legge n. 33 del 2020.

Noi chiediamo che siano definite regioni bianche quelle in cui il tasso di occupazione delle terapie intensive per malati COVID sia inferiore al 10 per cento del totale. In effetti, è un salto in avanti di qualità, per cui ringrazio i colleghi, rispetto al citato decreto-legge n. 33 del 2020 - vado alla conclusione - per determinare il colore delle regioni.

Colleghi, in passato, sulla colorazione delle regioni, sono stati commessi errori pesantissimi, perché siamo andati a decidere della salute e dell'economia della gente con eccessiva leggerezza. Occorre evidentemente porre rimedio e, quindi, chiediamo che l'Aula voti questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà. Poi c'è l'onorevole Trancassini. Sempre un minuto, a titolo personale.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento Gemmato 2.4 che sicuramente ha una sua ratio, in quanto con l'inizio della campagna vaccinale è evidente che vanno anche modificati i parametri. Una cosa è calcolare dei parametri numerici che spesso sono errati, diverso è considerare il numero di ospedalizzazioni e, in primis, di terapie intensive. Anche da un punto di vista psicologico, è evidente che sapere che gli ospedali non sono pieni e che c'è posto nelle terapie intensive è sicuramente legato al colore più lieve, il bianco, che è il primo colore, dove c'è libertà di circolazione e meno gravità del contagio. È molto importante che questo emendamento venga accolto, perché è razionale e, quindi, è giusto approvarlo.

PRESIDENTE. Richiamo i colleghi a indossare in maniera corretta la mascherina sul naso e sulla bocca. Grazie, onorevole D'Ettore, che mi è stato ad ascoltare. La ringrazio molto, perché ha seguito il mio invito.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini, un minuto, a titolo personale. Ne ha facoltà. Poi abbiamo l'onorevole Caretta.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto intervengo per sottoscrivere l'emendamento e stupirmi del fatto che non venga accolto. La colorazione delle regioni in passato ha creato più di qualche problema. Abbiamo assistito a colori sbagliati, proprio perché l'alchimia e la lettura di questi complessi dati non sempre rispecchiavano la realtà. Ma quella colorazione era figlia di un'epoca storica nella quale non c'era il vaccino, quindi un mondo rispetto ad oggi decisamente cambiato.

Per questo il collega Gemmato, che ringrazio, ha proposto un emendamento per legare la colorazione, soprattutto quella del bianco, al vero problema del COVID, che è appunto l'ospedalizzazione.

È un emendamento di buonsenso, che avrebbe permesso calcoli più semplici, più immediati e più diretti; rimane inspiegabile il fatto che la maggioranza non lo voglia accogliere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io su questo emendamento, per chiarire che la buona riuscita della campagna vaccinale e l'esperienza empirica derivante dagli altri Paesi europei hanno reso ormai evidente che la diffusione pandemica non può essere né seguita, né trattata con gli stessi strumenti cognitivi che abbiamo utilizzato l'anno scorso. Le vaccinazioni hanno ridotto le ricadute del COVID-19 sui cittadini, al punto che la positività non è più un indice credibile e attendibile per seguire l'andamento della pandemia, in quanto è venuto meno il legame tra positività e incidenza dal punto di vista dei ricoveri. Per questo motivo, invito l'Aula ad accogliere l'emendamento del collega Gemmato, che sottoscrivo: è un emendamento di assoluto buonsenso, che intende definire la “zona bianca” esclusivamente in base al tasso di occupazione dei posti di terapia intensiva degli ospedali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io intendo sottoscrivere questo emendamento, che porta il dibattito su un criterio oggettivo e di buonsenso. L'imponente campagna vaccinale ci consente di prevedere e di operare scelte estreme, come quelle previste nelle chiusure, solo se vi è un rischio fortissimo di salute pubblica, che viene evidenziato dal sovraccarico di ospedalizzazione o dal sovraccarico delle terapie intensive e lo abbiamo visto, purtroppo, nel recente passato. Invertire questo criterio, avrebbe consentito, in altre occasioni, di non chiudere, non dando - e concludo Presidente - un colpo feroce all'economia e alle famiglie e consentirà, in futuro - con un criterio oggettivo e prevedibile, di buonsenso appunto -, di non fare ulteriori ed inutili chiusure.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente. L'emendamento dei colleghi Gemmato e Bellucci, ovviamente, pone un problema concreto, vale a dire: tutti ormai abbiamo capito che il parametro per decidere le zone, legato ai contagi, è un parametro che deve essere preso con le molle, perché potrebbe avere un effetto disincentivante sulle regioni con riguardo ai test, perché, quanto più una regione è diligente e fa test sulla sua popolazione, quanto più è probabile che venga trovato un contagiato, anche asintomatico, che quindi non è pericoloso - diciamo così - per la tenuta del sistema sanitario nazionale, ma è molto utile, invece, per evitare il contagio all'interno della popolazione. Quindi, le regioni dovrebbero essere incentivate a fare quanti più test possibile, per cui c'è un fondo di correttezza in questo emendamento. Noi, però, voteremo contro per un motivo semplice: la decisione sulle zone e sui colori delle zone è giusto che sia affidata alla Conferenza Stato-regioni; sono i governatori che hanno il polso del loro territorio e che, con un dialogo che fino adesso c'è sempre stato con il Governo, possono decidere qual è il livello dei parametri o le percentuali di ospedalizzazione, piuttosto che di ricovero nelle terapie intensive, che possono essere utilizzate per il cambio di colore. È evidente che, grazie a questo intervento, che noi e i nostri governatori abbiamo portato avanti sin dal primo momento, adesso le regioni sono tutte aperte, perché ricordate che il parametro delle ospedalizzazioni era fuori dalla prima ed originaria formulazione e dal sistema dei colori. Ecco, noi pensiamo che non si possa sottrarre tout court alle regioni questo dialogo e quindi, pur riconoscendo un intento assolutamente valido e positivo nell'emendamento dei colleghi, però noi votiamo contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Io ringrazio i colleghi Gemmato e Bellucci per la presentazione di questo importante emendamento, che chiedo di sottoscrivere. Come è stato ribadito dai colleghi che mi hanno preceduto, l'importanza è legata al discorso delle terapie intensive. Io però vorrei sottolineare un altro elemento, che è la fiducia, la fiducia delle imprese, la fiducia che i cittadini devono ricominciare ad avere nei confronti dello Stato. Infatti, il problema che, l'anno scorso, si è venuto a creare con le zone bianche, gialle e rosse, la fiducia non c'era e, purtroppo, le aziende non potevano fare programmazione per lavorare e non potevano programmare i turni di lavoro. Quindi, è fondamentale dare criteri stabili, come quello del livello di occupazione delle terapie intensive, non quello dei contagi, con un bollettino che ogni sera arrivava alle persone che non sapevano se il lunedì si sarebbero trovate in zona gialla o in zona rossa. Quindi, chiediamo al Governo di cambiare il parere su questo emendamento che, oltre che essere di buonsenso, è anche di aiuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi Gemmato e Bellucci per aver presentato questo emendamento, che intendo sottoscrivere con questo mio intervento, perché, con l'avanzare della campagna vaccinale, anche a seguito dei risultati empirici e dell'esperienza degli altri Paesi europei ed extraeuropei, certamente è necessario rivedere - come prima i colleghi hanno brillantemente illustrato - i parametri per l'attribuzione dei colori alle varie zone. Si tratta, quindi, di criteri che devono essere rivisti, perché la positività dell'incidenza del virus dal punto di vista dei ricoveri, sicuramente, è totalmente diversa da quella dello scorso anno. Pertanto, chiedo che si possa rivedere il parere e approvare l'emendamento in questione che, come parametro, prevede la definizione e il conteggio dei posti letto in terapia intensiva.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Quando abbiamo scoperto che, in seguito alla variante Delta, il vaccino non bloccava, ma limitava il contagio e che era opportuno vaccinarsi tutti, perché, grazie al vaccino, chi veniva colpito dal virus non finiva in terapia intensiva e, quindi, se ci vaccinavamo tutti, potevamo stare più aperti, ci abbiamo creduto. Ma, allora, se grazie al vaccino non si finisce in terapia intensiva e, grazie al vaccino, si può rimanere più aperti - così ci avete raccontato -, diventa necessario modificare i parametri con cui si decide se una zona è bianca o non lo è, perché altrimenti vaccinarsi non impedisce le chiusure. E, allora, state raccontando un sacco di frottole, perché anche con la vaccinazione ci saranno le chiusure, perché i contagi, con la variante Delta, ci saranno lo stesso e, quindi, troveremo le chiusure in Italia, nonostante il green pass e nonostante le vaccinazioni, perché non avete modificato i parametri rispetto a quello che era necessario fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento, a firma dell'onorevole Gemmato e mia, c'è la dimostrazione di come Fratelli d'Italia cerchi di dare indicazioni sul punto, sul merito. Fra l'altro, proprio nella conversione di questo decreto-legge, finalmente, seppure in maniera tardiva, avete recepito la nostra sottolineatura su basi scientifiche e cioè che fosse fondamentale andare a verificare l'occupazione dei posti letto delle terapie intensive e che ci fosse in questo la necessità di dare maggiore spazio e maggior rilievo. L'avete fatto con questa conversione del decreto-legge, quando noi l'abbiamo chiesto nei decreti passati, con i quali, invece, questa lungimiranza da parte vostra non c'era stata, anzi in maniera - possiamo dirlo - ottusa, avete voluto vedere le proposte di Fratelli d'Italia come sbagliate a prescindere.

Oggi vi ravvedete e noi, allora, vi indichiamo di farlo ancora meglio, prevedendo l'occupazione del 10 per cento dei posti letto in terapia intensiva.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellucci. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantovani. Poi ho iscritto l'onorevole Mollicone. Prego, onorevole Mantovani.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento a prima firma del collega Gemmato intende intervenire ponendo un parametro nuovo rispetto a quanto descritto nel provvedimento. Noi riteniamo necessario iniziare a mettere davvero ordine nelle modalità su cui poggia il criterio delle zone. I continui cambi di colore hanno avuto delle conseguenze pesantissime per le aziende e anche per la popolazione e, quindi, io credo che un criterio per essere realmente oggettivo necessiti di parametri misurabili con certezza e questo emendamento va appunto in questa direzione. Quindi, chiedo di sottoscrivere questa proposta presentata dai colleghi Gemmato e Bellucci.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà. Poi è iscritta l'onorevole Ciaburro.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Oltre a sottoscrivere l'emendamento, vorrei ribadire quello che, ieri, in discussione generale, in quest'Aula assolutamente vuota, rappresentata soltanto dall'opposizione, Fratelli d'Italia, e da pochi e sparuti rappresentanti della maggioranza, abbiamo detto, e cioè che i parametri e la narrazione con cui si è gestita la pandemia sono stati assolutamente esasperati e, come hanno detto autorevoli statistici, anche statisticamente non credibili dal punto di vista scientifico. Quella in esame è una proposta tecnica di buonsenso, perché, vista anche l'avanzata campagna di vaccinazione, l'unico criterio valido che può creare allarme sociale, che deve creare allarme sociale, è quello delle terapie intensive e non quello dei posti letto. Quindi, è un emendamento tecnico di buonsenso e vorremmo sapere anche quante terapie intensive nuove avete fatto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà. Poi l'onorevole Zucconi che è l'ultimo iscritto.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto, vorrei sottoscrivere l'emendamento che, come tutte le proposte di Fratelli d'Italia dall'inizio di questa pandemia, cerca di far notare e considerare le migliorie rispetto a questo provvedimento. Quando parliamo, come con questo emendamento, di ridefinire i criteri per determinare la zona bianca, parliamo di criteri oggettivi e misurati rispetto a quella che è la situazione oggi, perché continuare, ostinandosi, a valutarli, rispetto ai contagi, con elementi totalmente differenti da quelli prima dell'arrivo del vaccino, vuol dire proprio un accanimento rispetto ai territori e all'economia di questo Paese, oltre a non considerare le situazioni che sono cambiate, grazie anche al vaccino. Credo che davvero si debba ragionare su questo emendamento per cercare di fare meglio per tutti gli italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà. Poi, non ho altri iscritti.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Vorrei ribadire, Presidente, che con questo emendamento si chiede in pratica che la zona bianca venga definita in base a un solo parametro, quello dell'occupazione delle terapie intensive, per pazienti affetti da COVID, inferiore al 10 per cento, mentre nel decreto, incredibilmente, si continua a prevedere la possibilità di indicare la zona bianca in base all'incidenza settimanale dei contagi, al tasso di occupazione dei posti letto in area medica e, infine e per ultimo, anche a questo concetto che noi, addirittura, crediamo avrebbe potuto essere indicato anche come percentuale inferiore, ma ci siamo tenuti su un prudenziale 10 per cento in base proprio alla considerazione che, se pensiamo che la campagna vaccinale, e ne siamo convinti anche noi, riduca l'effetto dei danni che si provocano sulle persone evidentemente, di conseguenza, anche i parametri per stabilire i criteri di libertà in zona bianca devono essere coordinati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Signor Presidente, l'emendamento di Fratelli d'Italia è volto a includere quale unico parametro per mantenere la zona bianca quello del tasso di occupazione dei posti di terapia intensiva. La mancata approvazione di questo emendamento da parte della maggioranza - spiace dirlo - smaschera tutta l'ipocrisia che gravita attorno alla campagna vaccinale come unico strumento per affrontare la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se fosse vero, come dite voi, che il vaccino lo dobbiamo fare - salva dall'infezione? No. Salva dalla trasmissione? No, ma salva dalle terapie intensive ed è ciò che ci permette di ripartire - allora dobbiamo avere il coraggio di dire che si chiude solo ed esclusivamente per il parametro delle terapie intensive. Perché, Presidente, gli italiani hanno compreso che dietro a questo parametro c'è il ritorno alla normalità e i vaccini o l'obbligatorietà degli stessi surrettiziamente introdotta per il tramite del green pass sono tollerabili solo se ci consegnate un Paese normale e, se non avete il coraggio di dire che solo il tasso di occupazione della terapia intensiva comporterà le chiusure, continuate a dirci che non ci consegnate un Paese normale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Gemmato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

È stata avanzata da parte del gruppo Fratelli d'Italia la richiesta di voto segreto, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, sull'emendamento 3.404 Meloni e, conseguentemente, sugli identici emendamenti 3.48 Leda Volpi e 3.504 Giannone, sull'emendamento 3.405 Meloni e, conseguentemente, sugli identici emendamenti 3.49 Massimo Enrico Baroni e 3.505 Giannone e sull'emendamento 3.417 Lollobrigida.

Tale richiesta può essere accolta in quanto le proposte emendative incidono nel senso chiarito dalla Giunta per il Regolamento nelle sedute del 7 febbraio e del marzo 2002 sulla libertà di circolazione di cui all'articolo 16 della Costituzione, richiamato dall'articolo 49 del Regolamento tra quelli in relazione ai quali è ammesso il voto segreto. Passiamo, quindi, agli identici emendamenti 3.48 Leda Volpi, 3.404 Meloni e 3.504 Giannone. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà, per 5 minuti.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Quello del green pass è avvertito in quest'Aula come un dibattito importante, un dibattito serio e, se lo è quello sul green pass, a maggior ragione lo è quello rispetto ai principi della libertà individuale e della democrazia in un mondo che sembra aver perso sul punto le nozioni di base. Presidente, non appena è sorto il dibattito sull'utilizzo tutto italiano del green pass, che ricordiamo essere assolutamente avulso da quelli che sono invece i principi europei del green pass, si è scatenata, contro tutti coloro i quali manifestavano delle perplessità su questa misura, una vera e propria mistificazione mediatica.

Pur essendo vaccinati, ci siamo sentiti dire che eravamo dei no-Vax; pur essendo stato l'unico gruppo, quello di Fratelli d'Italia, ad avere presentato dall'inizio della fase pandemica proposte concrete per cercare di limitare la diffusione del virus, ci siamo sentiti dire che le nostre posizioni erano volte soltanto a recuperare dei voti in campagna elettorale.

Vede, Presidente, nulla di tutto questo è vero. La verità è che noi siamo fermamente convinti che la democrazia ha un valore e il valore della democrazia è quello di tutelare le minoranze, è quello di tutelare il pensiero di chi la pensa diversamente dalla maggioranza e non per questo deve essere tacciato di qualunque mistificazione in ambito politico.

Noi siamo fermamente convinti che il green pass non serva per limitare la diffusione del virus, e questo ce lo dice l'esperienza che c'è al di fuori dei nostri confini. Basterebbe banalmente guardare Israele, basterebbe banalmente guardare gli Stati Uniti d'America, dove è in corso la terza dose nonostante la popolazione abbia superato il 70 per cento della vaccinazione globale.

E, allora, il tema è un altro: il tema è che il green pass è una questione di libertà, è una questione di democrazia, perché applicare il green pass limita principi costituzionali. Lo abbiamo già sentito in quest'Aula: parliamo dell'articolo 16 della Costituzione, ma parliamo, più banalmente, della possibilità di chi non la pensa come noi di esprimere il proprio pensiero e non per questo dover essere discriminato.

Il green pass crea enormi disagi e una distinzione all'interno della popolazione, come se in Italia ci fossero cittadini di serie A e cittadini di serie B, e noi questo non possiamo permetterlo. Non è questa l'Italia nella quale siamo cresciuti, non è questa l'Italia nella quale dovremmo far crescere i nostri figli. Deve essere un'Italia, invece, che tutela le minoranze, che lascia la possibilità a chi la pensa in modo diverso di esprimere serenamente il proprio pensiero, perché esprimere il proprio pensiero è innanzitutto un diritto.

Allora, attraverso questo emendamento noi chiediamo che venga eliminata una misura che per noi è assolutamente fuori dalla concretezza e dalla logica di quello che invece bisognerebbe fare per eliminare davvero la circolazione del virus e che bisognerebbe fare per dare serenità agli italiani, anche rispetto alla volontà di fare le vaccinazioni.

Non è attraverso un obbligo surrettizio che si può convincere la popolazione a prendere e ad assumere delle decisioni su se stessi.

Allora, se questo è, noi chiediamo che il green pass venga eliminato, un green pass che prevede, per esempio, un controllo sui treni ad alta velocità ma contemporaneamente non prevede alcun controllo sui treni regionali, che sono frequentati quotidianamente da milioni di pendolari. Un green pass che, ancora una volta, dà a carico dei ristoratori, dei bar e degli imprenditori la responsabilità che, invece, dovrebbe essere del Governo e di uno Stato capace di esercitarla, così come un buon padre di famiglia dovrebbe fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sapia. Ne ha facoltà, per 3 minuti.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Non ci si può nascondere dietro a un dito: col “decreto Green pass” il Governo e la sua maggioranza proseguono nel ricatto. Lo dico da vaccinato e, quindi, non posso essere accusato di essere un no-Vax. Questo ricatto è subdolo: state spingendo le persone a vaccinarsi e scaricate su di loro ogni responsabilità. Nel frattempo sono di fatto sospese le prime libertà costituzionali, perché chi non ha il cosiddetto green pass è bloccato, non può circolare liberamente e non è uguale ai possessori del certificato verde, che sa tanto di tessera d'altri tempi.

La Costituzione prevede che la salute sia tutelata come un diritto fondamentale e che nessuno possa essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. In pratica, il Governo non si assume la responsabilità di imporre per legge l'obbligo vaccinale e questa scelta scellerata ha una sola ragione, che dirò subito, Presidente.

Al netto della memoria piuttosto debole del senatore Matteo Salvini, l'articolo 1 della legge n. 210 del 1992 stabilisce l'indennizzo di Stato a chi sia stato danneggiato da vaccinazioni obbligatorie. Ripeto: non sono un no-Vax; sono un vaccinato consapevole.

La verità è che il Governo teme l'esplosione delle richieste di indennizzo, perché con un elevato numero di vaccinazioni è ben probabile un alto numero di azioni volte a ottenere l'indennizzo dello Stato. Alla fine è, come sempre, una questione di soldi. A questo si riduce tutta la pantomima sul green pass. Non potete pretendere la comprensione e la fiducia del popolo italiano se continuerete a nascondere questa verità così vera, che nessuno può coprire con il teatro politico dell'assurdo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà. Poi ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Come avevamo paventato, con l'articolo 3 si introduce surrettiziamente l'obbligo vaccinale senza che il Governo se ne assuma la piena responsabilità. Ed è proprio questo problema di comunicazione ai cittadini - senza volersene assumere nessuna responsabilità - che sta creando lo scompiglio nel Paese, che, ovviamente, è responsabilità unicamente del Governo.

Per questo noi di Fratelli d'Italia abbiamo chiesto l'assoluta abrogazione dell'articolo 3, perché noi non crediamo che sia questo il modo di gestire la situazione pandemica. Fino a qualche mese fa, grazie all'uso delle mascherine e grazie al distanziamento sociale, noi potevamo accedere in tutti i luoghi, agli spettacoli, ai musei, alle piscine, alle sagre e fiere, ai centri termali. Adesso non lo potremo fare, perché il Governo non sa gestire questa fase pandemica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Forciniti. Ne ha facoltà. Poi ha chiesto di parlare l'onorevole Claudio Borghi.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Io penso che in uno Stato di diritto le cose siano due: o il legislatore, se ha gli elementi e vuole assumersi la responsabilità, dispone un obbligo vaccinale, oppure quello stesso legislatore, lo Stato, non ha il diritto di vessare e discriminare quei cittadini che non fanno altro che esercitare liberamente un diritto di scelta che quello stesso Stato gli riconosce.

Dunque, è un atteggiamento abbastanza ipocrita. Evidentemente, se noi avessimo le condizioni e gli elementi per disporre un obbligo saremmo già qui a farlo. Se non lo facciamo noi, se nessun altro Paese al mondo lo sta facendo, se ancora c'è un farmaco in regime di autorizzazione provvisoria, se tutto il mondo è ancora in attesa di dati più efficaci e chiari anche su effetti collaterali, su efficacia nel tempo e quant'altro, è evidente che in questo momento non si può procedere attraverso quest'obbligo surrettizio, che si traduce in una discriminazione veramente illegittima e incostituzionale di quelli che sono i diritti dei cittadini, perché si divide la popolazione in cittadini buoni e cattivi…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Forciniti.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). …attraverso questo green pass e si esclude dalla socialità elementare, come quella di mangiare una pizza con gli amici, anche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. L'emendamento soppressivo dell'intero articolo 3 era stato votato in Commissione dalla Lega. È stato votato in Commissione perché? Perché c'è stato un ampio lavoro di richiesta di miglioramento del decreto sul green pass portato avanti in modo lodevole dai componenti della Commissione affari sociali, in primis dall'onorevole Boldi e dal capogruppo Panizzut.

In un primo momento c'era stato un rifiuto totale da parte del Governo di tutte le nostre istanze. Allora, a seguito di questo rifiuto e di questa chiusura totale, era stata votata la soppressione. Noi vogliamo cercare di procedere in un clima costruttivo. A seguito anche di quell'atto politico forte, sono stati ottenuti già dei miglioramenti, per quanto riguarda, per esempio, il riconoscimento dei tamponi salivari, e altri suppongo che siano in via di ottenimento anche grazie a ordini del giorno mirati.

Ma soprattutto vorrei far notare che, rispetto all'impostazione iniziale, che era quella di chiudere un provvedimento di tale importanza e di tale rilevanza per il nostro Parlamento e per tutti i cittadini con un voto di fiducia, di fatto esautorando quest'Aula da questo sacrosanto dibattito che - mi sembra - correttamente noi in questo momento stiamo impostando, forse il fatto di arrivare a un dialogo e il fatto di arrivare a un compromesso o a compromessi reciproci è esattamente quello che un Parlamento dovrebbe fare, invece di arrivare a posizioni ideologiche, muro contro muro, per far sì che in questa Aula si discuta e, possibilmente, si possa anche cambiare idea su determinati punti. Io non voglio pensare che il parere iniziale da parte del Governo diventi intoccabile su alcuni punti fondamentali, altrimenti non ci sarebbe senso in questo dibattito. Noi siamo qui per portare degli argomenti e ci auguriamo che il Governo, che ha consentito questo dibattito senza arrivare all'arma del voto di fiducia, possa cambiare idea. L'articolo 3 è composto di molti punti; ci sono alcuni punti condivisibili e alcuni non condivisibili; ci sono punti importanti, che riguardano l'età, i minorenni; ci sono punti che riguardano i ristoranti e che riguardano aspetti della vita di tutti i giorni di tanta gente. Il fatto che se ne discuta, dal nostro punto di vista, è fondamentale per la dignità di questa Assemblea. Pertanto, sarebbe offensivo da parte nostra, in questo clima, chiudere la porta prima di vedere l'esito della discussione. Quindi, noi confidiamo che il Governo accoglierà alcune modifiche di buonsenso che vengono presentate con gli emendamenti dei colleghi in questa discussione. Nell'attesa di vedere se ciò avverrà, la Lega su questo emendamento soppressivo si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Claudio Borghi. La prossima volta teniamo conto del fatto che il suo microfono è un po' difettoso e magari lo cambiamo, così si sentirà meglio. Presidente Lollobrigida, sull'ordine dei lavori vuole intervenire?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). È una richiesta specifica sull'ordine dei lavori, ovviamente, perché io accolgo favorevolmente l'intervento del collega Claudio Borghi; per tutti noi ciò che il collega Borghi ha sostenuto è uno spunto di grande interesse. Tutti noi siamo pronti ad accogliere modifiche che rendano questa pantomima del green pass più utile o più credibile, se è possibile; mai dire mai. Allora, io credo che, in conseguenza di quello che ha detto il collega Borghi, la mia proposta non debba che essere quella dell'accantonamento di questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), in attesa di conoscere l'esito delle proposte che il collega Borghi, come egli dice, muterebbero la scelta anche di un partito di maggioranza importante, come quello della Lega.

PRESIDENTE. Relatore, il presidente Lollobrigida ha chiesto l'accantonamento. Volevo sapere quale sia il vostro parere.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Presidente, grazie. Si mantiene il parere precedentemente espresso.

PRESIDENTE. Vuole porre in votazione la sua proposta, presidente Lollobrigida? C'è qualcuno che si esprime in maniera contraria? No. Qualcuno a favore? Presidente Lollobrigida, prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Intervengo sempre io sulla vicenda della richiesta di accantonamento, perché è corretta l'impostazione che alcuni colleghi, anche di maggioranza, hanno dato al dibattito. Noi abbiamo presentato solo 6 emendamenti al decreto, non perché abbiamo solo 6 obiezioni; abbiamo tante obiezioni, ma ritenevamo di dover fare ogni sforzo utile a riportare il dibattito in quest'Aula su questa vicenda del green pass.

Il green pass è uno strumento che a nostro avviso non serve e che, così com'è costruito, fa danni, oltre che a non servire. Non serve nemmeno - lo dico con chiarezza - a raggiungere quegli obiettivi che vengono ormai da tutti indicati come gli obiettivi del green pass. Il green pass non nasce come il 22 luglio sosteneva in maniera mendace il Presidente Draghi - io immagino solo sbagliando - perché anche lui forse era diventato virologo e, quindi, aveva fatto un'affermazione che, evidentemente, poi, nel tempo, i virologi veri hanno smentito in maniera categorica, cioè che il green pass serviva ad avere persone che in un luogo potessero essere sicure dal contagio per loro e dal contagiare gli altri: falso! Draghi ha detto in conferenza stampa una cosa falsa, ma in quei giorni veniva varato questo decreto. Dopo qualche giorno - è stato varato il 6 agosto - abbiamo indotto il Parlamento a presentarlo con tutte le contraddizioni del caso. Abbiamo fatto notare che il green pass, per esempio, danneggiava il mondo del turismo. Questo era un fatto oggettivo perché, per esempio, non poteva essere rilasciato a tutti quelli che non potevano essere sottoposti ai vaccini approvati dall'EMA, quindi, per esempio, ai turisti russi, ai turisti cinesi, ai turisti che provengono dall'Est, ai cittadini italiani che si sono vaccinati fuori dai nostri confini perché nessuno gli ha detto che non potevano adottare l'uno o l'altro vaccino. Facevamo l'esempio dell'ambasciatore in Russia, Terracciano, il quale, tornando in Italia, paradossalmente non potrà avere il green pass. Allora, la domanda era: questo green pass che utilità ha? Ha un'utilità come induzione alla vaccinazione: come induzione alla vaccinazione. Allora, uno potrebbe dire: vediamo i risultati di questa induzione alla vaccinazione.

Preso atto che il vaccino non serve a non contagiare e a non essere contagiati, ma ad abbattere significativamente le terapie intensive e la mortalità, capiamo se ha influito su quelle categorie che sono veramente a rischio di finire in rianimazione o di morire. Ebbene: 6 - 27 agosto, cioè il periodo nel quale abbiamo misurato, per esempio, l'aumento di vaccinati nella popolazione ultra ottantenne; qui abbiamo meno dell'1 per cento di crescita; dai 70 ai 79, poi abbiamo l'1 per cento di crescita; dai 60 ai 69, abbiamo il 2 per cento di crescita; stesse analoghe cifre si hanno anche per coloro che hanno fatto la prima dose.

Dov'è, allora, che si riesce ad indurre alla vaccinazione in maniera molto pesante? Andiamo ad indurre alla vaccinazione quelli che non rischiano di finire in terapia intensiva, almeno dai dati statistici in maniera significativa, cioè i giovani tra i 18 e i 24 anni: + 30 per cento; così come le persone tra i 25 e i 49 anni, dove abbiamo un valore pari a + 14 per cento.

Quindi, il green pass ha indotto alla vaccinazione, ma non è nemmeno stato utile a indurre alla vaccinazione quei milioni di cittadini italiani che, invece, non hanno alcuna intenzione evidentemente di vaccinarsi, nonostante le costrizioni e la contrazione delle loro libertà. Allora, è evidente questo green pass dà effetti negativi e non dà effetti positivi.

Allora, il buon senso porterebbe a ragionare sul fatto che lo strumento, così come impostato secondo alcune certezze, per esempio del Presidente Draghi, non sia utile e non influisca in maniera significativa sul contenimento del virus, quindi, il Parlamento potrebbe ripensarlo. Per questo, Fratelli d'Italia, pronto al dibattito, ha proposto una serie di emendamenti (pochi). Fortunatamente, grazie al nostro atteggiamento responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) si è arrivati a non votare la fiducia. Pure le forze di maggioranza avevano presentato alcuni emendamenti; per esempio, c'era un emendamento molto interessante e molto importante del collega Panizzut, della Lega, che avremmo votato e avremmo, per la verità, anche sottoscritto in Aula se non fosse stato ritirato. Proprio perché io credo che l'ottimo lavoro fatto, come dicevate prima, in Commissione dovesse essere però reso effettivo proprio da quell'emendamento, noi presenteremo un ordine del giorno in quel senso, sperando che poi il Governo sia conseguente. Allora, io ripropongo l'accantonamento, perché se è vero quello che dice il collega Borghi, l'accantonamento servirà a verificare se la maggioranza, resasi conto del fatto che l'applicazione del green pass non ha portato quegli effetti, magari è disponibile a migliorare questo decreto senza posizioni ideologiche pregiudiziali come quelle che hanno condotto alla sua emanazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta di accantonamento degli identici emendamenti 3.48 Leda, 3.404 Meloni, 3.504 Giannone.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge per 153 voti di differenza.

Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà per 5 minuti.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Con riguardo all'emendamento in questione e ai successivi, sull'impiego di certificazioni verdi da COVID-19, ho sentito alcune affermazioni e, visto che siamo in Parlamento e che le stesse hanno un'alta diffusività esterna, vi è la necessità di chiarire alcune elementi. La maggioranza, in questi casi, attende giustamente di conoscere le posizioni dell'opposizione, comprende le posizioni in merito anche a questioni come quelle relative alle certificazioni verdi, però alcune affermazioni sono fuori dal contesto normativo e costituzionale italiano.

La Corte costituzionale ha ricordato più volte una questione: mi piace ricordarla, anche perché, visto che spesso si cita la Costituzione, si presume che i parlamentari ne abbiano una buona conoscenza, non una fallace conoscenza o una totale ignoranza del testo costituzionale; si presume, inoltre, che i parlamentari si studino ogni tanto anche ciò che afferma la giurisprudenza in merito, perché non è che il Governo è completamente in balia di provvedimenti anticostituzionali. Ho visto che alcuni colleghi, in particolare di Fratelli d'Italia, hanno posto argomentazioni concrete, ragionevoli, in merito all'impiego delle certificazioni verdi, dando una posizione che io non condivido; altri colleghi, invece, di altri gruppi hanno fatto citazioni che sono completamente fuori anche dal dibattito attuale, costituzionale e normativo. Quindi, posso comprendere che ci possano essere forzature, ma non comprendo che, in alcuni casi e da parte di alcuni gruppi, vengano dette cose che non esistono non solo nel dibattito costituzionale e in materia, ma proprio in rerum natura: non esistono!

La Corte costituzionale ha ribadito più volte - l'ultima sentenza, una delle più significative, è la n. 2065 del 2017, è importante citarla perché siamo ascoltati dai cittadini - che: “la Costituzione non riconosce un'incondizionata e assoluta libertà di non curarsi o di non essere sottoposti a trattamenti sanitari obbligatori (anche in relazione a terapie preventive quali sono i vaccini), per la semplice ragione che, soprattutto nelle patologie ad alta diffusività, una cura sbagliata o la decisione individuale di non curarsi può danneggiare la salute di molti altri esseri umani e, in particolare, la salute dei più deboli”. Questi sono i principi che la Corte ha stabilito e sui quali il Governo e la maggioranza si stanno muovendo (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia), ferma la necessità del dibattito, ma non c'è un obbligo vaccinale, perché la norma dell'articolo 3 non è una norma che surrettiziamente inserisce un obbligo vaccinale; è una norma che specifica i casi concreti, come la legge prevede e la Costituzione prevede; stabilisce in quali casi la risposta normativa deve essere tale da consentire che ci sia la tutela della salute pubblica.

Io posso comprendere il dibattito con Fratelli d'Italia sull'applicazione normativa e sui confini di questa norma, su cui è giusto dialogare e discutere, ma non posso accettare che da altri gruppi, anche da qualche rappresentante di maggioranza, si dica che siamo fuori dal contesto normativo ordinario. Non è possibile perché, se nella stessa maggioranza si fanno ragionamenti di questo tipo, siamo fuori dal contesto normativo e dall'appartenenza ad una maggioranza che sta varando provvedimenti sulla base del quadro costituzionale. Non può essere messo in dubbio questo.

Si può discutere, ripeto, come si fa con i colleghi di Fratelli d'Italia, sulla ragionevolezza della norma, sui confini, su quali possono essere i casi concreti - ci mancherebbe! - ma non possiamo mettere in dubbio, parlamentari della Repubblica, in particolare della maggioranza, che il Governo non si muova nel quadro costituzionale e dei princìpi costituzionali, perché questo sarebbe gravissimo e questo non avviene: non lo fa né il Presidente Draghi, né il Governo, né questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Voglio ribadire qui ancora, se ce ne fosse bisogno, la contrarietà a questo emendamento, una contrarietà che abbiamo espresso in modo fermo, in modo duro, in Commissione. Voglio anche qui, in questa occasione, ringraziare il Presidente Mattarella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), per la stessa fermezza, per gli appelli reiterati, anche di questi giorni, ai doveri di solidarietà sociale evocati dalla Carta all'articolo 2, rammentando che la stessa Costituzione definisce la salute come interesse della collettività. C'è una bella differenza tra dire che vogliamo migliorare, come abbiamo fatto, per quel che abbiamo potuto, con gli emendamenti anche del Partito Democratico all'interno della Commissione, e scegliere, invece, la deregulation totale con l'abrogazione dell'articolo 3 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). C'è una differenza tra questo e scegliere, sempre con gli emendamenti, di smantellare pezzetto per pezzetto sempre l'articolo 3 con l'introduzione del green pass.

C'è un tema politico: questa scelta non è stata un abbaglio in Consiglio dei Ministri, è stata una decisione assunta dal Governo, presa all'interno e sentita la Conferenza Stato-regioni, in cui vi sono 15 regioni governate dal centrodestra, compresi i rappresentanti di Fratelli d'Italia. Bene, di fronte a questa doppiezza, a questa distinzione credo che, in questo momento, niente possiamo fare per indebolire la forza del raggiungimento dell'immunità di gregge e di comunità, per fare in modo che tutti, tutte le persone siano protette, ricordandoci che, accanto ai principi e alla libertà individuali, esiste una responsabilità collettiva come dovere di chi è cittadino di questa Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Butti. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, in realtà, noi più che sopprimere il green pass intendiamo sopprimere le contraddizioni che gravitano attorno a questo green pass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e va chiarito. Faccio tre esempi semplicissimi: io credo, vado in chiesa e se il prete, anziché celebrare la liturgia della domenica, decide, nello stesso posto, con le stesse persone, di organizzare l'ascolto di un concerto di musica sacra, deve richiedere il green pass, mentre per la messa non è richiesto. Avete stabilito che i ristoranti sono tutti assolutamente pericolosi, ma che invece quelli che sono all'interno delle strutture alberghiere lo sono un po' meno. Voi capite che, con queste contraddizioni, non potete pensare di istituire un green pass, proprio perché, altrimenti, la gente sarebbe ulteriormente confusa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà, sempre per 1 minuto.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Brevissimamente vorrei rilevare la scorrettezza con cui è stato calendarizzato questo provvedimento, prima della pausa estiva, quindi lasciando in vigore il decreto-legge, per poi riprenderlo da pochi giorni, prima in Commissione e poi in Parlamento. Quindi, questo Governo, che si definisce dei migliori, per l'ennesima volta ha dimostrato di non esserlo; qui, le parole chiave sono discriminazioni e nuovo status di cittadini; ha creato diverse categorie di “serie A” e di “serie B”, ma addirittura è andato anche oltre, creando imprese di “serie A” e imprese di “serie B”. Faccio un esempio pratico: i ristoranti, per esempio. Nel piccolo ristorante che si trova qui dietro, il cliente deve esibire il green pass, mentre nel ristorante che si trova all'interno di un villaggio turistico o di una grande struttura ricettiva, tranquillamente non deve esibire niente e possono stare tranquillamente 200-300 persone a fare colazione, pranzo e cena, con buona pace del Coronavirus che circola. Quindi questo è davvero ridicolo…

PRESIDENTE. Grazie.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Mi consenta di concludere rapidissimamente. Ma che fine hanno fatto le cure domiciliari? Ma che fine hanno fatto le cure domiciliari e si punta soltanto sul vaccino? Dove sono gli anticorpi monoclonali che sono stati comprati? Che fine ha fatto l'App Immuni, che è costata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Diceva prima giustamente il mio collega Butti che qui più che altro si tratta di sopprimere le contraddizioni di questa misura. Ed è per questo che intervengo: a sostegno di tantissimi altri interventi, ma soprattutto a sostegno di tante persone, di tanti cittadini che si sono trovati in difficoltà.

Contraddizioni date dal fatto che non c'è una ratio in questa misura, una misura che, in alcuni casi, viene esibita, anche in luoghi all'aperto, in altri, al chiuso, non va esibita, così come anche in campo scolastico vediamo grandi contraddizioni: personale scolastico che deve usare il green pass pena il licenziamento e, invece, altri volontari che entrano nelle scuole, che non hanno bisogno di questo documento. Quindi, questa è la dimostrazione che c'è tanta confusione e che l'emendamento è giusto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Per sottoscrivere questo emendamento soppressivo che, in queste circostanze, mi sembra la soluzione migliore rispetto a un decreto che imposta un lavoro totalmente diverso sulla gestione della pandemia rispetto alla maggior parte dei Paesi che hanno ottenuto risultati migliori dei nostri. Bisogna riconoscerlo, bisogna affrontare le cose in modo scientifico. Confrontiamoci con gli altri Paesi, vediamo quello che è successo. Non c'è alcuna ragione per stabilire un regime di segregazione come quello che viene intrapreso su basi irrazionali, con fratture che vengono create nelle famiglie, nei gruppi, nella società, nella scuola e nell'università senza senso alcuno, nel momento in cui i vaccinati possono tranquillamente essere soggetti al contagio e essere passibili di contagiare gli altri.

PRESIDENTE. Grazie.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Cos'è che non si capisce di una parola molto semplice come “tamponi salivari, molecolari”?...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cabras.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. È indubbio che la storia del green pass è una storia ricca di contraddizioni, poi ne parleremo soprattutto nel prossimo emendamento, ma vede, Presidente, la fotografia, la sintesi di questa brutta storia credo sia quella del virologo Burioni che, all'indomani dell'approvazione del green pass, scrisse che chi non aveva il green pass doveva rimanere chiuso in casa come sorci. È una bruttissima semplificazione, ma questo è. Lui, probabilmente, l'ha raccontata d'impeto, ma certo è che questo è quello che è andato in scena, questa è la semplificazione che ha scelto questa maggioranza per costringere gli italiani a vaccinarsi. Io credo che non ci facciano una bella figura il Governo e la maggioranza, nel momento in cui non hanno la capacità di affrontare un tema complesso e, invece, scelgono la scorciatoia dell'applicazione del green pass.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raduzzi. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Grazie, Presidente. Chiedo anche io di poter sottoscrivere l'emendamento della collega Leda Volpi, che va a eliminare un provvedimento liberticida, pasticciato, pieno di incongruenze, che arriva addirittura a discriminare tra le tipologie di vaccino, perché dovete sapere che chi, ad esempio, si è fatto un vaccino che non è tra quelli americani o europei, quindi Sputnik, ma addirittura il vaccino italiano, su cui il nostro Stato aveva investito, parlo di ReiThera, ecco queste persone sono escluse dal green pass. Mi sembra veramente una grande follia e, quindi, voterò convintamente questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento è volto all'eliminazione dell'obbligo del green pass. Io vorrei provare a riportare il ragionamento sul buonsenso. Essere contrari al green pass - e, quindi, a una carta che consente di accedere alla vita sociale - non significa essere contro la vaccinazione. Anzi, la vaccinazione sta dimostrando i suoi effetti a tutela delle persone in modo positivo. Siamo contrari al green pass, perché, oltre a coloro che non vogliono vaccinarsi, ci sono coloro che non possono vaccinarsi, che non devono essere costretti a mettere in piazza eventuali problematiche della propria vita. Siamo contrari alla obbligatorietà del green pass, perché viola il Regolamento (UE) 2021/953 nella sua premessa n. 36, che prevede appositamente che non vi siano discriminazioni tra coloro che hanno aderito alla campagna vaccinale e coloro che, invece, non hanno aderito, e in questo caso, questa si determina.

Concludo, Presidente, facendo un'ultima considerazione. Con la scelta del green pass, si sta dividendo il popolo italiano, mettendo uno contro l'altro. In un momento di difficoltà, l'obbligo prioritario della politica è quello di unire la Nazione che rappresenta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Mi ricollego al discorso che stava portando avanti il mio collega Prisco, in cui diceva che con questo green pass si sta cercando di dividere gli italiani - questo è quello che si è cercato di fare - tra vaccinati e non vaccinati, andare ad etichettare persone che hanno dubbi legittimi, perché sono dubbi legittimi. Ognuno sul proprio corpo ha il diritto di scegliere cosa fare, quindi può avere dubbi. Quindi, questa divisione sta creando problemi al Paese, le persone hanno paura. Però anche il green pass non dà tutte queste certezze, come voi state dicendo, perché, sui giornali locali si legge, è successo in Sardegna, Presidente, che un ristorante, dove è stato chiesto il green pass, dove sono state mantenute tutte le misure, ha dovuto chiudere, perché ci sono stati clienti positivi. Hanno dovuto chiudere il locale e nessuno gli ha rimborsato niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, queste sono anche le conseguenze del green pass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarli. Ne ha facoltà.

DORIANA SARLI (MISTO). Grazie, Presidente. Il green pass ottenuto grazie alla profilassi vaccinale può risultare culturalmente dannoso, perché non è una misura sanitaria. Il rischio che persone vaccinate in possesso di green pass abbassino la guardia è alto, perché legittimate. Il rischio è non bloccare la diffusione del contagio. Non sono negazionista del virus né contraria alle vaccinazioni, con i dovuti distinguo, ma contraria all'autorizzazione indiscriminata ai vaccinati di godere di privilegi neanche supportati da una valida base scientifica (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo visto che, con l'articolo 3, si introduce un obbligo vaccinale surrettizio, senza che lo Stato si assuma le conseguenti e relative responsabilità. Ebbene, noi di Fratelli d'Italia siamo pienamente consapevoli che quella sul green pass è una discussione centrale in questo dibattito politico odierno e grazie anche alla responsabilità nostra quale opposizione costruttiva oggi è possibile dibattere in quest'Aula e anche nell'intera Nazione su questo tema. Essere contrari al green pass - lo abbiamo ribadito - non vuol dire essere contrari alla vaccinazione, che certamente sta dimostrando di tutelare la salute e di ridurre l'incidenza nelle terapie intensive; ma devo intervenire a sostegno di tutti i cittadini che, in questo modo, attraverso le contraddizioni di questo strumento, subiscono importanti e rilevanti discriminazioni, sono state illustrate prima dai colleghi.

PRESIDENTE. Grazie.

LUCIA ALBANO (FDI). Ci sono persone che si sono trovate in difficoltà a vario titolo e, quindi, riteniamo che sia fondamentale poter abolire…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Albano.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Lo strumento del certificato verde, come, peraltro, attestato da tutte le fonti normative europee, doveva essere impiegato come presidio per garantire e accompagnare il ritorno alla normalità e alla libertà, non a sopprimerla e a creare odio e contrasto tra vaccinati e non vaccinati, quello che sta accadendo, oggi, nella nostra Italia. Lo strumento del green pass, così come congegnato nel testo in esame, arriva a censurare la possibilità dei cittadini di frequentare numerosi posti ed esercizi dove il distanziamento sociale e le prescrizioni di sicurezza sono già garantite.

PRESIDENTE. Grazie.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Ecco, con questo emendamento intendiamo porre fine a queste inaccettabili ipocrisie, eliminando l'obbligo del green pass e recuperando quella natura e razionalità originarie….

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Caretta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà, per 5 minuti.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. La tristezza di questo continuo dire che chi è contrario all'uso del green pass, in realtà, non è contrario al vaccino è un'ipocrisia intollerabile perché il green pass è il metodo con il quale si decide di lasciare liberi i cittadini se si vogliono o non vogliono vaccinare ma facendo una giusta differenza tra chi ha avuto rispetto delle regole e si è vaccinato per la tutela della collettività, come molti ragazzi oggi stanno facendo per tutelare i loro nonni e per poter avere una vita sociale normale, e chi invece, preso dai propri egoismi, decide di pensare a se stesso invece che alla collettività e a queste persone non devono essere dati gli stessi diritti. Sì, non devono essere dati gli stessi diritti delle persone generose che hanno capito che cosa ha voluto dire per questo Paese un anno di pandemia da un punto di vista economico, se non vogliamo parlare e speculare sulle vittime, perché questo Paese è stato tra i Paesi europei che hanno avuto il più alto numero di vittime e già questo basterebbe per togliere ogni discussione sull'utilità del green pass.

Sono molto rispettosa della scienza e degli scienziati che dicono che bisogna utilizzare la carta verde, come Matteo Bassetti, virologo osannato quando diceva di non fare le chiusure e praticamente dimenticato dal centrodestra, oggi, e che viene minacciato e seguito dai no-Vax sotto casa. A lui come a tutti quelli che dicono cosa fare in questi casi, e di fidarsi in particolare della scienza, va la solidarietà di Italia Viva, così come - ne approfitto qui, oggi, in Aula, per dichiararlo pubblicamente, visto che l'ho fatto personalmente qualche giorno fa - vorrei fare un abbraccio personale a Beatrice Lorenzin (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali), che ha subito le minacce dei no-Vax, ha visto la propria privacy violata e oggi vede la sua vita familiare e personale sconvolta. Ecco, prendere la parola in quest'Aula e fare i distinguo, dopo tutto quello che è successo in questo Paese, è intollerabile, è intollerabile (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico)! È intollerabile perché si liscia il pelo a quei no-Vax che stanno facendo schifezze in giro per il Paese e stanno dando delle aberrazioni nella rete, perché poi non c'è mai un controllo di quello che si scrive e bastano tre like e la scienza viene messa in soffitta e la rete diventa scienza.

Concludo ringraziando per il lavoro fatto Lisa Noja, che oggi non può essere in quest'Aula, e per avere difeso il green pass. Anzi, spero che il Governo riveda il green pass, non concedendolo a chi fa il tampone ma concedendolo solo a chi ha avuto il vaccino e a chi ha avuto…

JARI COLLA (LEGA). Vergognati!

SILVIA FREGOLENT (IV). Non mi vergogno, perché lo penso. Visto che avete detto tutte scientificità non condivise, prendo spunto (Commenti del deputato Colla)

PRESIDENTE. Onorevole Colla, onorevole Colla, chieda la parola e dica la sua.

SILVIA FREGOLENT (IV). …dal virologo Matteo Bassetti, il vostro virologo, quello che, insomma, apparteneva al centrodestra e adesso probabilmente è orfano anche del centrodestra, e condivido la sua ipotesi nel non concederlo ai tamponati, ma soltanto ai vaccinati e a chi ha fatto veramente il COVID (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto per sottoscrivere l'emendamento Meloni. Credo che quanto abbiamo appena sentito sia qualcosa di allucinante, posso dire, perché, se è vero che il green pass doveva avere delle finalità e, quindi, essere uno strumento, un metodo giusto e quant'altro, sappiamo invece oggi, con certezza, che non ha assolutamente quel fine di garantire il non contagio e il non essere contagiati. Quindi, metterlo in paragone addirittura con un tampone che, invece, queste garanzie le darebbe e considerarlo un lasciapassare trovo che sia veramente, quella, una posizione ipocrita e soprattutto fa capire chiaramente che questo strumento non è tanto un metodo buono, di buon senso, per raggiungere una finalità di tutelare la salute degli italiani, ma è uno strumento di ricatto, quindi, per perseguire forse il fine dei vaccini e non quello di fermare la pandemia, di fermare il contagio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Lollobrigida. Ne ha facoltà. Ma sull'emendamento o sull'ordine dei lavori?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). No, sull'emendamento.

PRESIDENTE. Allora, se mi permette, ho altri colleghi iscritti.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). No, parlo al posto dell'iscritto che c'era adesso, se è del mio gruppo.

PRESIDENTE. Perfetto, allora al posto dell'onorevole Cirielli. Prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sì, se va bene all'onorevole Cirielli.

È solo per una precisazione perché la collega Fregolent è intervenuta e ha detto alcune cose che non commento, in questo mio intervento. Però, una curiosità me la voglio levare perché non è presente qui e non posso rappresentarlo. Come si fanno a distinguere i virologi di centrodestra da quelli di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ricordo Gaber distinguere bene la mortadella dal prosciutto e declinare con affermazioni ben più confacenti al vero rispetto a quelle che lei ha enumerato in quest'Aula, ma si può tentare di evitare di ergersi a giudici anche dell'appartenenza e della libera espressione dei cittadini italiani, cercando di tollerare in maniera maggiore chi dissente dal pensiero che questo Governo, anche in maniera contraddittoria, esprime?

Adesso abbiamo Ricciardi che dice che la mascherina serve in aula per evitare il contagio. Il Ministro Bianchi dice che gli studenti possessori del green pass possono andare in aula senza mascherina. Vedete le contraddizioni che emergono, il ridicolo al quale vi esponete a sostenere un Governo che dice tutto e di più? E fate anche i paladini, distinguendo anche nel mondo della scienza quelli che possono e quelli che non possono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lollobrigida.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Con l'articolo 3, riguardante l'impiego del green pass, avete fatto passare il messaggio che il certificato verde adottato dall'Italia è una volontà dell'Europa, ma anche l'Unione europea ha specificato nel regolamento che è necessario evitare la discriminazione delle persone che non sono vaccinate, non solo per questioni mediche ma magari perché hanno scelto di non essere vaccinate. Con il voto favorevole a questo emendamento, che prevede la cancellazione del green pass, avete oggi la possibilità di sopprimere questa vergogna. Il vaccino non è il siero della libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. L'intervento agghiacciante proveniente da Italia Viva conferma e conforta la posizione di Fratelli d'Italia per l'abolizione del green pass. Bisognava arrivare a una sorta di più o meno velata dittatura sanitaria per sentirsi dire che il green pass è lo strumento per decidere se lasciare liberi o non liberi i cittadini. Noi vi diciamo che la libertà dei cittadini non è vostro appannaggio, non avete il diritto di decidere sulla libertà dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Dopo quasi ormai due anni dallo scoppio della pandemia ci aspettavamo strumenti per far ripartire il Paese, non per ricattare il Paese (Commenti). Il green pass, che è già di per sé una misura “economicida” secondo una felice definizione di Giorgia Meloni, corroborata dai dati di Confesercenti, che ci dice che costerà un miliardo e mezzo di minori introiti, è uno strumento di segregazione sociale…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Delmastro.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ricordo sommessamente alla collega Fregolent che attualmente chi non si vaccina non viola alcuna regola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non ci sono regole che avete introdotto che fanno sì che chi non si vaccina contravviene alle regole. Voi avete proposto un green pass facendo sì che da una parte le persone si dovessero vaccinare oppure avessero una falsa alternativa, quella di fare un tampone. Perché è una falsa alternativa? Perché il vaccino è gratuito mentre il tampone è a pagamento. Ma bisogna essere chiari con le persone, altrimenti voi continuate ad essere confusi e confusivi, ed è questo che fa sì che alcuni italiani poi non propongano nella propria vita l'adesione al vaccino. Quindi siete voi per primi che dovete essere responsabili. Come Fratelli d'Italia, dall'inizio abbiamo detto sì ai vaccini, ma dando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Da normalmente vaccinato convinto esprimo enormi dubbi su come viene utilizzato il green pass. Di fatto, è stato introdotto un obbligo vaccinale senza avere il coraggio di dirlo esplicitamente e quello che sta dicendo ultimamente il Governo lo conferma.

Noi riteniamo che si debba dare una corretta informazione ai cittadini, che molte volte da parte del Governo è mancata, per incentivarli alla vaccinazione, ma senza illudere i cittadini che il green pass e il vaccino, così come sono organizzati oggi, siano l'amuleto magico che consente di abbassare le difese su tutto il resto, come sta avvenendo da parte del Governo nei mezzi di trasporto, nelle scuole e nelle infinite contraddizioni delle norme, tipo - e concludo - treni regionali senza green pass e Frecce, treni veloci, con il green pass (Commenti). È una delle tante contraddizioni che dimostra come questo impianto normativo non stia in piedi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie Presidente. Con molta tranquillità dico che è evidente e non si può negare la gestione caotica del green pass. Un esempio fra tutti: la gestione del green pass nelle scuole sta creando forte discriminazione, ha lasciato le scuole nel pieno caos. E voi mi parlate ancora di gestione perfetta? Benissimo! Stiamo attenti perché, da solo, il green pass non tutela i nostri figli e non può essere che il Ministro Bianchi faccia la dichiarazione: leviamo le mascherine. È pericoloso! È pericoloso per i nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bucalo. Se evitiamo di commentare gli interventi dei colleghi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Sì, evitiamo di commentare, però, nell'ambito di questo emendamento, vogliamo chiarire che le continue sovrapposizioni che vengono fatte da parte di alcuni partiti della maggioranza fra vaccinazione e green pass, fra no-green pass e no-Vax, vanno denunciate, perché anche per le persone deve essere chiaro, anche al di fuori di qui, che green pass non vuol dire vaccinazione. Gli strumenti per acquisire il green pass sono multipli e non è un caso se lo sono. Rilevare le criticità di uno strumento, quale quello del certificato verde, ed essere a favore della vaccinazione non è assolutamente contraddittorio, è la nostra posizione invece. Quindi, la mistificazione che tende a far passare le nostre posizioni e i miglioramenti, che chiediamo a tutti gli strumenti normativi, per posizioni terrapiattiste, sarebbe l'ora anche di farla finita di farla passare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente. “Ce lo chiede l'Europa”. Basterebbero queste poche parole per cancellare questo obbrobrio. Infatti, nel regolamento (UE) 2021/953, che è stato più volte citato anche in quest'Aula, si scrive espressamente che il green pass non può essere usato per discriminare vaccinati o non vaccinati (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-L'Alternativa c'è e Fratelli d'Italia). “Ce lo chiede l'Europa”, qua dentro è stato ripetuto moltissime volte. È stato ripetuto nei decenni scorsi, è stato ripetuto quando si tagliavano i servizi sociali, si tagliava la sanità, si tagliava la ricerca, si tagliava la scienza. Adesso invochiamo la scienza, ma è la scienza stessa che ci dice che i vaccinati possono contagiarsi e contagiare. Allora, mettiamo a questo punto un green pass con il tampone e senza vaccino. Questa potrebbe essere una soluzione scientifica; tutto il resto sono parole al vento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto cercherò di essere più chiaro, anche se penso che è sempre meglio essere confuso, piuttosto che opaco. Con il green pass si vuole indurre la popolazione a vaccinarsi, non avendo il coraggio di obbligarla e non avendo la capacità di avere la trasparenza e la coerenza giusta per spingere una giusta campagna di vaccinazione, ma, soprattutto, si cerca di scaricare le responsabilità. È la teoria del capro espiatorio: prima la colpa dei morti e delle epidemie era di chi non metteva la mascherina, di chi andava all'estero, di chi faceva le feste; adesso è di chi non si vaccina Ma, allora, se non avete nulla da nascondere, perché nella Commissione d'inchiesta sul COVID non volete che si accertino le responsabilità di chi ha guidato l'epidemia in questo Paese, ma andate a cercare solo la Cina? Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Corda. Ne ha facoltà.

EMANUELA CORDA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei sostenere questo emendamento, perché ritengo che questa sia una misura irrazionale. Lo è nei fatti, perché anche una parte della comunità scientifica l'ha definita come tale, perché ci sono delle evidenti incongruenze. Le faccio un esempio molto pratico. In Sardegna, quest'estate ho assistito a delle scene veramente incredibili nei resort e negli alberghi: una marea di gente a cenare al chiuso, tutti ammassati, e non si chiedeva nessun tipo di documento. Non si chiedeva, tra l'altro, il green pass all'ingresso in Sardegna ai turisti che arrivavano – quindi, tanta gente che andava a fare i tamponi – e non si sono controllate le varianti. Adesso cosa si fa? Si fa una discriminazione tra cittadini di serie A e di serie B soltanto per introdurre l'obbligo vaccinale. Ecco, questa è una vergogna e questo Governo dovrebbe assumersi la responsabilità delle cose che fa, invece che nascondersi dietro dei provvedimenti che sono degli obblighi surrettizi scandalosi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Io vorrei con molta tranquillità provare a capire le ragioni dell'emendamento, semplice da leggere: sopprimere il green pass in Italia. Ma non riesco a capirne le ragioni successive. Non le riesco a capire - lo dico con molta franchezza -, perché quelle che sono state portate fin qui mi sono sembrate, almeno a me - mi scuserete se lo dirò così -, abbastanza confuse e tali anche da farmi dire che, per fortuna, chi ha usato queste argomentazioni non ha avuto la responsabilità di guidare il Paese in fasi così complicate. Però, vorrei che su alcuni punti provassimo ad essere tutti d'accordo. È utile o no vaccinare tutte le persone in tutti i Paesi del mondo? Ci sono quelli che dicono di no, ce ne sono anche qui dentro alcuni. Quelli vengono definiti no-Vax. Io vorrei che tutti quelli che fin qui hanno detto “non ci accomunate con i no-Vax!” dicessero che bisogna vaccinare tutte le persone che sono nelle condizioni di poterlo fare, non solo in Italia, ma, come è stato detto ieri al G20 sulla salute, in tutto il mondo, perché, se questo è stato un problema di dimensioni mondiali, va affrontato a quel livello e va anche fatto con la responsabilità che un grande Paese come l'Italia dovrebbe avere. Possiamo essere d'accordo tutti che chi è vaccinato ha, sì, la possibilità di essere contagiato, ma ne ha meno di un non vaccinato? Possiamo essere d'accordo tutti che un vaccinato rischia meno, dal punto di vista della salute personale, rispetto a un non vaccinato? Possiamo essere d'accordo tutti su questo oppure, nascondendoci dietro a un dito, dobbiamo dire che lo siamo, ma in realtà dobbiamo solleticare l'istinto di qualcuno per qualche voto tra qualche settimana? Possiamo dirlo tutti con franchezza?

Ho sentito dire che dobbiamo semplificare la vita dei cittadini italiani e quindi dovremmo abolire il green pass. Però, se dovesse passare questo emendamento, da domani, un cittadino italiano per andare in Francia, in Germania, in Spagna, in giro per il mondo, l'avrebbe semplificata o peggiorata la sua vita? Diteglielo agli italiani: aboliamo il green pass e restate chiusi in Italia, non avete il diritto a viaggiare! E, quando parlate del rapporto con le imprese, ditegli anche questo (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Avete chiesto ai rappresentanti della ristorazione se sono contrari o favorevoli al green pass? Avete chiesto se i ristoranti sono rimasti vuoti per colpa del green pass? Lo avete chiesto? Perché io ho sentito anche che bisognerebbe remunerare i proprietari dei ristoranti perché controllano il green pass; sono convinto che lo fanno volontariamente, con interesse, perché si sentono più tranquilli e danno più tranquillità alle persone che frequentano quei luoghi. Insomma, per capirci, si può e si deve essere diversi.

Io non mi scandalizzo che ci sia qualcuno che abbia presentato questo emendamento e della diversità di vedute - ci mancherebbe -, la capisco meno con riguardo ad altre persone, ma non sono intervenuto per questo, volevo soltanto togliere il dubbio - a me stesso, in primis - e ribadire che sulle cose serie non ci si nasconde dietro un dito. Io non condivido, ma apprezzo, chi è fieramente no-Vax - non lo condivido, non lo capisco, penso che sia, e mi avvio a concludere, Presidente, fuori dalla storia e fuori dalla logica -; non apprezzo chi prova a lisciare il pelo dei no-Vax per altri interessi e poi fa altri tipi di ragionamento.

E, infine, una cosa, Presidente: vale per tutti, in quest'Aula, lo dico al Questore, che è intervenuto prima dicendo: “Vergogna!” all'Aula (Commenti) - se l'ha detto anche solo alla maggioranza è la stessa cosa, perché la stessa è abbastanza ampia da identificarsi con quasi tutta l'Aula, non è quello il problema, è l'istituzione -: quando si ricoprono alcuni ruoli bisogna avere il doppio – il doppio – della serietà e dell'impegno che hanno gli altri per rendere più civile il nostro rapporto (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ed è l'ultimo intervento, l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Io volevo commentare alcune assurdità antiscientifiche, ai limiti della superstizione, che ho sentito dire, oggi, in Aula, ma dopo l'intervento della collega Fregolent, mi trovo in dovere di evidenziare una cosa gravissima che è stata detta in quest'Aula, che rappresenta un punto di non ritorno dialettico: “I diritti umani dipendono dalla generosità”. Allora, io mi auguro che lei si voglia correggere, ma, nel dubbio, vorrei spiegare che i diritti umani sono quei diritti che vengono riconosciuti ad un essere umano in quanto essere umano; non dipendono né dalle idee politiche, né dalla razza, né dalla religione e nemmeno dalla generosità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). A sinistra siete tanto buoni a parlare di diritti umani, ma venire a sancire, in quest'Aula, che i diritti umani dipendono dalla generosità - parole testuali - è l'inizio dell'abisso della disumanità, che porta ai peggiori crimini possibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.48 Leda Volpi, 3.404 Meloni e 3.504 Giannone.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Su cosa vuole intervenire?

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Vorrei solo che rimanesse a verbale che, prima di essere Questore, sono un parlamentare e ho il diritto e il dovere di dire quello che penso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti).

PRESIDENTE. Per consentire la sanificazione dell'Aula, sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà al termine dell'informativa urgente del Governo prevista per le ore 16. La seduta è quindi sospesa e riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 14,35, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bergamini, Brescia, Casa, Cavandoli, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lupi, Magi, Molinari, Mura, Nardi, Perantoni, Rosato, Rotta, Schullian, Serracchiani e Spadoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 93, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Afghanistan.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Afghanistan.

Dopo l'intervento dei rappresentanti del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi - per 10 minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per un tempo aggiuntivo - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Interventi del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministro della Difesa)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente. Care deputate e cari deputati, dopo avere aggiornato il Senato, il Copasir e le Commissioni esteri e difesa, ritengo fondamentale continuare un intenso e proficuo dialogo anche con la Camera dei deputati.

Prima ancora che come parlamentari o membri del Governo, quanto sta accadendo in Afghanistan ci chiama in causa come donne e uomini. Le immagini strazianti dei profughi e le aspettative di pace e sviluppo di un intero popolo ribaltate in pochi giorni non possono lasciarci indifferenti. Non ci lascia certo indifferenti la prospettiva che i progressi faticosamente raggiunti in 20 anni, soprattutto per le donne, possano essere cancellati. Lavoriamo perché ciò non avvenga. Vogliamo rimanere al fianco del popolo afgano. Questa crisi ripropone l'esigenza di un multilateralismo più efficace e inclusivo e, al tempo stesso, la necessità di una forte coesione europea e di autonomia strategica e operativa dell'Unione, nell'alveo delle nostre consolidate alleanze e in piena sinergia con i nostri partner. La risposta agli eventi delle ultime settimane in Afghanistan ha richiesto, sin da subito, uno sforzo di coordinamento internazionale senza precedenti. Sicurezza, gestione dei flussi migratori, contrasto al terrorismo e al narcotraffico, assistenza umanitaria, tutela dei diritti universali sono sfide che possono essere affrontate solo con un approccio a più dimensioni. Da settimane siamo in costante contatto con i principali interlocutori internazionali, utilizzando tutti i formati disponibili, dall'Unione Europea al G7, dalla NATO alle Nazioni Unite. È prevista domani una nuova riunione a livello ministeriale, con un formato ampiamente inclusivo, copresieduta dal Segretario di Stato Blinken.

Anche a livello bilaterale i contatti sono continui, del Presidente Draghi e miei. Oltre che con i colleghi europei, ho avuto nelle ultime settimane colloqui telefonici e incontri dal vivo anche con i miei omologhi di Stati Uniti, Russia, Cina, Canada e India. Poche ore fa, sono rientrato da una missione nella regione che mi ha portato in Uzbekistan, Tagikistan, Qatar e Pakistan. Con i vari interlocutori ho discusso di stabilità regionale, contrasto al terrorismo e lotta al traffico di droga. Abbiamo deciso di sviluppare una collaborazione su due fronti: maggiore sinergia tra le nostre intelligence e assistenza umanitaria ai rifugiati, con l'obiettivo di costruire un percorso comune per proteggere la popolazione civile e i soggetti più vulnerabili. Nei prossimi giorni avvieremo sul piano bilaterale i necessari contatti operativi. Crediamo nella necessità di coinvolgere tutti gli attori internazionali che possano contribuire alla definizione di una strategia sostenibile nei confronti dell'Afghanistan. Come Presidenza di turno, abbiamo proposto la piattaforma del G20, più ampia e inclusiva, per affrontare le principali sfide del dossier afgano. Stiamo verificando condizioni, modalità e tempistiche per un vertice straordinario dedicato all'Afghanistan che potrebbe essere preceduto da riunioni preparatorie dei Ministri degli Esteri. L'importanza di un coinvolgimento del G20 è stata riconosciuta anche nella riunione informale dei Ministri degli Esteri dell'Unione, cui ho partecipato la settimana scorsa in Slovenia. Una settimana fa si è chiusa la prima fase, quella emergenziale, in risposta ad un succedersi degli eventi ben più rapido di quanto l'intera comunità internazionale avesse previsto. La priorità sono state le evacuazioni. Nel giro di pochi giorni abbiamo messo in salvo e trasferito in Italia 5.011 persone, di cui 4.890 afgani, più della metà donne e bambini, tra quanti hanno collaborato con le istituzioni italiane e appartengono a categorie vulnerabili. Il ponte aereo ininterrotto realizzato grazie alla sinergia fra tutti gli alleati ha consentito di far uscire dall'Afghanistan complessivamente oltre 120.000 persone, compresi interi nuclei familiari. L'Italia, tra i Paesi europei, ha evacuato il maggior numero di cittadini afgani. Ringrazio il Ministro Guerini per lo straordinario lavoro svolto e lascio a lui fornire maggiori dettagli (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Consentitemi di ribadire la profonda gratitudine di noi tutti alle Forze armate, al corpo diplomatico e all'intelligence italiani (Applausi – I deputati si levano in piedi). Il successo di un'operazione condotta contro il tempo e in condizioni estreme è frutto di uno stretto coordinamento tra i comparti Esteri, Difesa e intelligence, dell'impegno instancabile e coraggioso dei nostri diplomatici e militari, della collaborazione con le organizzazioni della società civile, ma anche del sostegno dei nostri partner regionali e internazionali, in primo luogo, Stati Uniti, Qatar, Kuwait e Pakistan, che non hanno esitato ad attivare procedure straordinarie per aiutarci. A questi Paesi e a questi Governi esprimiamo sincera riconoscenza.

Conclusa l'emergenza, abbiamo ora avviato una fase nuova di pianificazione e gestione della crisi. L'Italia continuerà ad aiutare gli afgani che intendano lasciare il Paese e ne abbiano titolo. Le operazioni dovranno naturalmente essere condotte in modo diverso, data la partenza definitiva dei contingenti militari e la chiusura, allo stato attuale, della nostra ambasciata a Kabul.

Ci stiamo muovendo su più fronti. Da un lato, lavoriamo con i Paesi che collaboreranno per la futura gestione dell'aeroporto di Kabul, in particolare Qatar e Turchia. Il Ministro degli Esteri qatarino mi ha aggiornato sull'assistenza tecnica fornita per il ripristino dell'operatività dello scalo. Già da qualche giorno sono stati riavviati i voli interni. Il Ministro si è anche mostrato fiducioso sul ripristino delle condizioni di sicurezza dell'aeroporto. Dall'altro lato, stiamo interagendo con i Paesi limitrofi, per l'individuazione di percorsi umanitari che consentano l'espatrio per quanti arrivano dall'Afghanistan via terra.

Oltre al tema delle evacuazioni, il confronto multilaterale procede su base quotidiana, con riunioni a livello politico e tecnico, su altri fondamentali profili. In primo luogo, sulla presenza diplomatica a Kabul, dopo la chiusura temporanea della maggior parte delle ambasciate. Ora abbiamo deciso di trasferire la nostra ambasciata a Doha come ufficio diplomatico, in linea con quanto stanno facendo altri Paesi come Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Canada e, in prospettiva, Olanda e Spagna. Ho avuto modo di parlarne con il mio omologo qatarino che ha confermato massima collaborazione. Ci sembra un'opzione efficace, perché consente contatti con potenziali interlocutori, con i Paesi dell'area e con i nostri partner che hanno già dislocato in Qatar i propri punti di rappresentanza competenti per l'Afghanistan. Stiamo anche riflettendo sulla creazione di una presenza congiunta in Afghanistan, un nucleo formato da funzionari di più Paesi, sotto l'ombrello dell'Unione europea o, eventualmente, delle Nazioni Unite, con funzioni prevalentemente consolari e che serva da punto di contatto immediato. Si tratterebbe di una soluzione innovativa, per la quale sarà necessario un efficace coordinamento preventivo sia per gli aspetti di sicurezza sia per la necessità di definire un mandato chiaro. Qualunque modalità prescelta dovrà in ogni caso essere inclusiva e condivisa con tutti i Paesi potenzialmente interessati a contribuire.

Il secondo tema al centro del coordinamento internazionale riguarda l'atteggiamento da mantenere nei confronti dei talebani e, più in generale, della futura dirigenza afgana. L'approccio dell'Italia si inserisce, anzitutto, nel solco di un'impostazione condivisa a livello europeo. Ne abbiamo discusso la scorsa settimana nella riunione informale dei Ministri degli Esteri dell'Unione in Slovenia. Per poter proseguire nel nostro sostegno al popolo afgano, abbiamo convenuto che giudicheremo i talebani sulla base delle loro azioni e non delle loro dichiarazioni.

Azioni che intendiamo misurare rispetto a cinque parametri. Uno: il ripudio del terrorismo e la cooperazione nel contrasto al narcotraffico. Due: il rispetto dei diritti umani, in particolare di donne e minoranze; il rispetto dello Stato di diritto e della libertà dei media. Tre: l'istituzione di un Governo inclusivo e rappresentativo. Quattro: la garanzia di incondizionato e sicuro accesso umanitario per le organizzazioni internazionali, in particolare delle Nazioni Unite. Cinque: il rispetto dell'impegno assunto ad assicurare il libero passaggio a coloro che intendano lasciare il Paese, in linea con la Risoluzione n. 2593 approvata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, lo scorso 30 agosto; sono concetti che trovano ampia condivisione anche nei Paesi che ho visitato in questi giorni; certo, ciò che stiamo vedendo in Afghanistan non è affatto incoraggiante.

Sulla base di queste condizioni fondamentali, il nostro approccio deve unire al pragmatismo sul piano operativo la fermezza sui princìpi. Vigilare sul rispetto di queste condizioni e calibrare di conseguenza il nostro comune atteggiamento nei confronti delle nuove autorità afgane, ci consentirà anche di utilizzare efficacemente le leve di cui disponiamo nei loro confronti. Una delle leve più importanti a disposizione è l'assistenza economico-finanziaria. Non dobbiamo dimenticare, infatti, che l'Unione europea è il primo erogatore di aiuti allo sviluppo e, per questo, un'azione concertata, prima di tutto a livello europeo, è particolarmente cruciale.

Il terzo punto su cui è imprescindibile un'azione coordinata è quello della stabilità regionale e della sicurezza internazionale. Il Ministro degli Esteri tagiko, ad esempio, mi ha trasmesso la preoccupazione del grave senso di vulnerabilità del suo Paese lungo il confine con l'Afghanistan. Per sorvegliare questa frontiera, in Tagikistan hanno richiamato in servizio attivo nell'esercito oltre 20 mila riservisti. Dobbiamo prevenire il rischio che la crisi afgana abbia un impatto negativo, destabilizzante, sui Paesi limitrofi, con implicazioni che potrebbero andare ben oltre la dimensione regionale; mi riferisco, anzitutto, al contrasto al terrorismo. Gli attacchi del 26 agosto all'aeroporto internazionale di Kabul, con il loro pesante bilancio di vittime e feriti, testimoniano come il terrorismo rappresenti una minaccia concreta immediata. Oltre all'ISIS Khorasan, che ha rivendicato gli attacchi, nel Paese operano gruppi estremisti affiliati ad Al Qaeda, con cui i talebani mantengono talvolta un approccio ambiguo.

Abbiamo contrastato il terrorismo in Afghanistan per vent'anni e siamo riusciti a raggiungere importanti risultati, anche al costo della vita di 54 militari italiani, a cui vanno il nostro ricordo e la nostra gratitudine (Applausi - I deputati si levano in piedi). Il Paese non può e non deve tornare ad essere un rifugio sicuro per i terroristi. Dobbiamo stringere alleanze e coinvolgere tutti gli attori, specie quelli della regione che condividono questa stessa preoccupazione, oltre a Russia e Cina.

Altrettanto importante sotto il profilo della sicurezza è la lotta al traffico di stupefacenti. Il narcotraffico è un'importante fonte di finanziamento dei talebani. La produzione afgana di oppio, da cui si ricava l'eroina, rappresenta circa l'85 per cento di quella mondiale. Stiamo valutando iniziative nel settore della lotta al narcotraffico in raccordo con le competenti agenzie delle Nazioni Unite, a partire dall'ufficio contro la droga e la criminalità.

L'Italia intende contribuire alla gestione internazionale della crisi afgana con proposte concrete, articolate in un piano di azione nazionale a sostegno del popolo afgano. Si tratta di uno sforzo corale di tutte le nostre amministrazioni dello Stato che dovrà coinvolgere anche la società civile e gli enti territoriali, il cui contributo è indispensabile. La sua realizzazione si gioverà ovviamente anche di risorse e strumenti internazionali, ad esempio dell'Unione europea e delle Nazioni Unite. Il piano - che ho già condiviso nelle sue linee fondamentali nell'ultimo Consiglio dei Ministri - è per sua natura in evoluzione; dovrà essere progressivamente adattato agli sviluppi sul terreno e alle esigenze che dovessero manifestarsi. La prima riunione tra amministrazioni per la definizione del piano, coordinata dalla Farnesina, si è tenuta una settimana fa e ha consentito di individuare i cinque pilastri su cui poggia questa strategia nazionale; il primo riguarda l'assistenza umanitaria. Il Segretario generale Guterres ha convocato per lunedì prossimo una conferenza internazionale per discutere dell'emergenza Afghanistan. L'attuale crisi si è aggiunta alle conseguenze di un conflitto protratto, agli effetti della siccità e della carestia e all'impatto della pandemia. Un afgano su tre ha problemi per mangiare, una situazione che riguarda metà dei bambini sotto i cinque anni, mentre gli sfollati interni sono oltre 550 mila dall'inizio dell'anno; dobbiamo fare ogni sforzo per evitare una catastrofe umanitaria.

Giovedì scorso, su mia proposta, il Consiglio dei Ministri ha destinato 120 milioni di euro a iniziative di resilienza a favore della popolazione afgana, all'assistenza ai rifugiati nei Paesi limitrofi nonché alla partecipazione italiana all'attuazione di programmi internazionali di risposta alla crisi in Afghanistan. Si tratta di fondi originariamente destinati alla formazione delle forze di sicurezza afgane nell'ambito della delibera missioni. Auspico di nuovo il sostegno del Parlamento per autorizzare quanto prima l'attribuzione di queste risorse da utilizzare entro fine anno. Stiamo rivedendo la programmazione della cooperazione allo sviluppo per riorientare i fondi previsti per l'Afghanistan, anche in questo caso verso interventi a carattere umanitario. Le risorse per il 2021 verranno portate da 21 a 31 milioni di euro complessivi, destinandole a iniziative per l'assistenza alimentare, per servizi di salute materna e infantile, per la lotta alla malnutrizione infantile e, in generale, per la tutela delle fasce più vulnerabili della popolazione, come donne, minori e sfollati interni. Gli interventi potranno aver luogo sul canale multilaterale, tenendo conto dell'effettiva possibilità per le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite o della famiglia della Croce rossa e Mezzaluna rossa di operare in sicurezza in Afghanistan e nei Paesi limitrofi. Ci stiamo adoperando perché alle organizzazioni internazionali sia assicurato l'accesso umanitario pieno, sicuro e senza ostacoli al Paese e a garantire che gli aiuti arrivino ai diretti ed effettivi destinatari. Ne ho discusso, nei miei contatti in questi giorni, con il Segretario generale delle Nazioni Unite e l'Alto commissario per i rifugiati, Filippo Grandi: la presenza e operatività in Afghanistan delle agenzie specializzate ONU è la nostra priorità.

Continuiamo a lavorare anche nell'ambito del programma COVAX, perché prosegua con sempre maggiore efficacia l'azione di risposta alla pandemia in Afghanistan, dove sono già state consegnate 2,5 milioni di dosi. Tra le categorie più bisognose di assistenza umanitaria vi sono sfollati e rifugiati.

Il secondo pilastro del piano nazionale è, dunque, la messa a punto di una risposta strutturale al flusso di rifugiati dall'Afghanistan verso i Paesi vicini e potenzialmente verso l'Europa. Per gli afgani in condizioni di particolare vulnerabilità, soprattutto donne e minori, stiamo lavorando per verificare la possibilità di attivare percorsi sicuri in direzione dei Paesi limitrofi, anche con l'ausilio dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni. In Tagikistan ho incontrato i rappresentanti di UNHCR per constatare direttamente la situazione sul terreno. In Qatar ho visitato una delle strutture di prima accoglienza e transito di civili dall'Afghanistan, toccando con mano l'importante sforzo messo in campo dal Paese, in coordinamento con gli Stati Uniti, per facilitare le operazioni umanitarie. In Pakistan, dove abbiamo istituito in ambasciata una situation room per la gestione dei profughi afgani, ho tenuto a visitare la frontiera con l'Afghanistan, a Torkham. Dai sopralluoghi che ho svolto e come mi hanno confermato gli interlocutori della cooperazione allo sviluppo sul campo, almeno per il momento, dal punto di vista dei flussi migratori la situazione rimane sotto controllo, ma il rischio è che la crisi economica e alimentare, anche in vista dell'inverno, possa innescare flussi più ampi.

Tutti i rappresentanti dei Governi che ho incontrato mi hanno manifestato maggiore preoccupazione per il rischio di proliferazione della minaccia terroristica. Nei giorni scorsi si sono verificati alcuni attentati proprio al confine tra Afghanistan e Pakistan. Proprio per questo abbiamo deciso di rafforzare il coordinamento tra le nostre intelligence. Ho istituito un tavolo di coordinamento con le organizzazioni della società civile sull'accoglienza in Italia e l'assistenza umanitaria ai rifugiati afgani nei Paesi dell'area. Il tavolo, che tornerà a riunirsi il 9 settembre, presieduto dalla Vice Ministra Marina Sereni, potrà fornire un importante valore aggiunto per la messa a sistema di proposte e capacità. Mobiliteremo il Fondo della Farnesina per le migrazioni al fine di sviluppare attività mirate a rafforzare le capacità dei Paesi vicini di gestione dei flussi migratori e accoglienze di migranti e rifugiati. Le priorità sono l'assistenza alle donne, la formazione in materia di diritti umani, la lotta ai trafficanti di esseri umani. L'obiettivo è quello di sostenere istituzioni e comunità locali, ma va inserito nell'ambito di una più ampia strategia di gestione dei flussi migratori che l'Europa è chiamata a mettere in campo. Intendiamo, infatti, utilizzare il più possibile strumenti di portata europea. Chiederemo l'inserimento dell'Afghanistan come Paese prioritario nel programma di reinsediamento dei rifugiati, finanziato tramite il Fondo asilo migrazione e integrazione dell'Unione europea.

Su mia iniziativa, l'Alto commissario per i rifugiati, Grandi, è stato invitato al Consiglio esteri informale dell'Unione europea, riunitosi, come ricordavo, la settimana scorsa per riflettere su una strategia d'azione complessiva per fronteggiare la crisi afgana nei suoi diversi aspetti politici, securitari, umanitari e migratori.

Leggere la crisi afgana solo attraverso la lente del rischio migratorio è riduttivo. Sarebbe un errore, anzitutto politico. Tuttavia, alla luce delle conseguenze che la situazione umanitaria potrebbe avere a breve-medio termine, è necessario garantire la massima condivisione europea dell'impatto migratorio. A fronte delle esitazioni di alcuni Stati membri, riteniamo necessaria una visione più ambiziosa e coraggiosa del ruolo che l'Unione europea può giocare, anche assumendo su di sé costi più elevati.

Il terzo pilastro del piano d'azione italiano include le iniziative formative. Mi riferisco, ad esempio, alle borse di studio o all'accoglienza presso università italiane di studentesse e studenti afgani. Il Ministero dell'Università e della ricerca ha già avviato una ricognizione capillare presso tutti gli atenei a tal riguardo. Stiamo, inoltre, lavorando per estendere agli studenti afgani il Progetto UNICORE, che prevede la creazione di corridoi universitari di studio e integrazione per studenti rifugiati. La Farnesina assicurerà massima collaborazione nella predisposizione di tali percorsi, valorizzando il diritto allo studio come strumento di accoglienza e integrazione, mettendo a frutto quanto sperimentato con successo negli ultimi anni. Numerose sono le manifestazioni di solidarietà della società civile italiana nei confronti delle studentesse e degli studenti afgani. La Farnesina, in raccordo con le amministrazioni, ha intrapreso un'azione di razionalizzazione e coordinamento dei diversi tipi di offerte da università, fondazioni, organizzazioni non governative e privati, per canalizzare verso progetti concreti per l'accoglienza in Italia gli studenti afgani. A livello scolastico, il Ministero dell'Istruzione ha già messo allo studio le modalità più opportune per assicurare l'erogazione di servizi formativi a favore dei minori afgani giunti in Italia, molti dei quali non conoscono la nostra lingua.

Il quarto pilastro riguarda le iniziative per i diritti umani, con particolare attenzione alle donne. Intendiamo promuovere nei fora internazionali, a cominciare dalle Nazioni Unite, iniziative appropriate a tutela dei diritti umani e delle libertà fondamentali degli afgani. Lavoreremo per cercare di costruire un consenso in ambito Consiglio diritti umani, per l'istituzione di un meccanismo di monitoraggio, anche attraverso la promozione di una dichiarazione congiunta nel corso dell'imminente quarantottesima sessione del Consiglio, che comincerà lunedì prossimo. Stiamo anche lavorando all'organizzazione di un evento sulla condizione e sui diritti delle donne in Afghanistan, in occasione della prossima settimana ministeriale dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Vogliamo, inoltre, mobilitare le risorse assegnate al quarto piano dell'azione nazionale per l'attuazione dell'agenda “Donne, Pace e Sicurezza” delle Nazioni Unite, includendovi iniziative per l'Afghanistan.

Il quinto pilastro, relativo alle iniziative politico-diplomatiche, è l'elemento centrale, perché consente la progressiva messa a punto di una strategia condivisa con i partner internazionali e crea i presupposti per facilitarne la realizzazione. Ho già riferito sull'azione che, come Italia, stiamo portando avanti, a cominciare dal Presidente del Consiglio Draghi, nei diversi fora internazionali e nei contatti bilaterali. Più in generale e in prospettiva, l'esperienza afgana deve farci riflettere soprattutto in quanto Paesi membri dell'Unione europea e della NATO. Appare oggi ancora più evidente la necessità di potenziare e mettere a frutto gli strumenti della politica di sicurezza e difesa comune dell'Unione europea. L'Unione europea ha dimostrato, di fronte alla pandemia e alle sue conseguenze sul piano economico e sociale, una capacità di reazione efficace e tempestiva. Le azioni intraprese, sia sul terreno delle campagne di vaccinazione, sia sul terreno del sostegno alle crisi sociali e alla ripresa economica, confermano la bontà delle scelte effettuate in direzione di una sovranità condivisa a livello continentale. “Analogo impegno deve riguardare ora il contributo dell'Unione alla causa della pace, della sicurezza e della stabilità internazionale”. Queste sono le parole del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Come emerso anche dal dibattito al Senato, è chiaro che non può esistere una difesa europea senza una forte politica estera europea (non a caso, entrambe le deleghe sono nelle mani dell'Alto rappresentante dell'Unione europea). Sono convinto che, come europei, dobbiamo poter disporre di capacità operative per fronteggiare le situazioni critiche che minacciano i nostri interessi e la nostra stabilità. A questo obiettivo stiamo lavorando attraverso la messa a punto di una bussola strategica. Voglio dirlo con chiarezza: crediamo nella necessità dell'autonomia strategica europea, ma anche nella complementarità tra politica di sicurezza e difesa comune e Alleanza atlantica. Tra i due aspetti non c'è contraddizione, ma sinergia.

Anche in ambito NATO, abbiamo deciso di condurre un'analisi onesta e approfondita sulle lezioni apprese con la conclusione della missione Resolute Support. Avevamo già lanciato una riflessione di ampio raggio sul futuro della NATO, chiamata “NATO 2030”, che include anche una revisione del cosiddetto concetto strategico. Una riflessione e revisione rese ancor più necessarie e urgenti dopo i tragici fatti in Afghanistan e a cui l'Italia intende contribuire in maniera sostanziale.

Presidente, gentili deputate e deputati, tutti gli sforzi nazionali e internazionali convergono, in questo momento, su un obiettivo comune e prioritario: preservare i progressi in termini di diritti umani e libertà civili che la società afgana ha compiuto nell'ultimo ventennio, un patrimonio di valori e capitale umano costruito con grandi sacrifici e investimenti che non possiamo permettere che vada disperso. Abbiamo sostenuto lo sviluppo della rete infrastrutturale con la costruzione di strade che collegano Kabul all'interno del Paese; abbiamo riabilitato ospedali e costruito pozzi e i sistemi idrici. Nel 2005, appena il 23 per cento della popolazione aveva accesso all'elettricità, nel 2017, il 98 per cento.

Le infrastrutture sono cruciali per lo sviluppo, ma quanto si è andato formando nelle menti e nei cuori degli afgani lo è ancor di più ed è più difficile da smantellare. La società afgana ha oggi raggiunto un livello di connessione che rende impensabile tornare a una situazione di chiusura e isolamento analoga a quella di un ventennio fa. Attraverso l'Unesco, abbiamo ripristinato la Educational Radio and Television che ha fornito al Ministero dell'Educazione uno strumento per condurre programmi di formazione ed educazione a distanza. Grazie al nostro impegno e a quello dei nostri partner e alleati, il tasso di alfabetizzazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni nel 2018 ha raggiunto il 65 per cento, secondo i dati UNICEF. La stessa Organizzazione internazionale ci dice che, in vent'anni, il numero dei bambini a scuola è passato da 1 a 9 milioni. La mortalità sotto i 5 anni si è più che dimezzata: da 128 bambini ogni 1.000 del 2000 a 60 nel 2019, così come si è più che dimezzato il tasso di mortalità materna, passando dalle 1.450 donne decedute nel 2000 ogni 100 mila bambini nati vivi, alle 638 del 2017. Tra il 2001 e il 2018, il tasso di iscrizione femminile nella scuola primaria è balzato da un valore prossimo allo zero a oltre l'80 per cento. Le donne sono diventate una parte importante della forza lavoro afgana, arrivando, tra l'altro, ad occupare oltre un quarto dei seggi in Parlamento. Anche l'aiuto dato ad alcune calciatrici di Herat ad arrivare in Italia - per cui ringrazio gli enti e le organizzazioni che hanno collaborato - ci ricorda degli spazi che le donne afgane hanno saputo conquistarsi in questi anni. La libertà di fare sport è tra i semi che abbiamo piantato e che dobbiamo continuare a coltivare. In vent'anni, abbiamo contribuito a formare una generazione con una diversa visione della società basata sui diritti fondamentali di ciascun individuo. Sono quella visione e quella forza che spingono ora donne coraggiose a manifestare ad Herat e a Kabul (Applausi). Non abbandonare il popolo afgano è un nostro interesse e, soprattutto, deve essere un nostro dovere morale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini. Prego a lei la parola, Ministro.

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Presidente, onorevoli colleghi, mi permetterete di rivolgere, fin da subito, un pensiero riconoscente alle nostre Forze armate (Applausi – I deputati si levano in piedi) per lo straordinario impegno, la grande professionalità e la profonda umanità che, ancora una volta, hanno dimostrato nell'affrontare anche questa crisi afgana. Sono certo di interpretare, in questo doveroso omaggio, anche il vostro sentimento. Nell'accogliere a Ciampino il rientro dell'ultimo volo, insieme ai sottosegretari e ai presidenti delle Commissioni difesa, ho detto loro che gli italiani sono orgogliosi della straordinaria impresa umanitaria che hanno condotto e che ha reso onore al nostro Paese.

Dopo il collega Di Maio, che voglio ringraziare per l'intenso lavoro e la proficua collaborazione di queste settimane, articolerò il mio intervento sugli sviluppi della crisi afgana con l'obiettivo di illustrare le azioni messe in campo dalla Difesa e di condividere una chiave di lettura per quanto avvenuto e una interpretativa rispetto ai possibili sviluppi della situazione e delle sue ripercussioni sul futuro della politica di difesa e di sicurezza, nel contesto dello scenario geopolitico attuale.

Nel ripercorrere brevemente le azioni attuate dalla Difesa, all'indomani dell'annuncio della conclusione della missione della NATO, vi riporto oggi il consuntivo finale dell'operazione di evacuazione dei cittadini afgani, rimandando per i dettagli alle mie comunicazioni dello scorso 24 agosto alle Commissioni congiunte, esteri e difesa. L'operazione “Aquila Omnia” ha portato in Italia 5.011 persone, comprensive del personale della nostra ambasciata e altri cittadini italiani, di cui 4.890 afgani. Siamo di fronte ad un numero decisamente superiore a quello dei collaboratori diretti dei nostri contingenti e della nostra missione diplomatica e dei loro familiari dal momento che le attività di trasporto hanno riguardato anche attivisti dei diritti umani e dei diritti delle donne, giornalisti, membri delle istituzioni e collaboratori delle organizzazioni non governative italiane presenti sul territorio in questi anni, individuati con criteri analoghi e condivisi con gli altri Paesi alleati. Un'operazione prettamente militare che ha comportato un notevole sforzo organizzativo ed operativo sotto la guida del Comando operativo di vertice interforze, in uno scenario difficile e a tratti non permissivo. Un'operazione complessa. Sono stati eseguiti 90 voli attraverso un consistente spiegamento di mezzi aerei: 5 velivoli C-130 e 3 aerei KC-767. La presenza a Kabul di una Joint evacuation task force, composta da 119 militari, ha assicurato la cornice di sicurezza e il supporto sanitario e le funzioni di comando, controllo e di comunicazione strategica, in stretto ed efficace coordinamento con il personale diplomatico e militare della nostra ambasciata.

La Difesa, all'interno di una cornice organizzativa distribuita in Italia e in teatro operativo, ha visto impegnato un dispositivo di oltre 1.500 unità per attività di trasporto, logistiche e di supporto all'accoglienza e gestione dei rifugiati. Per quest'ultima esigenza sono state messe a disposizione anche strutture militari. Permettetemi di dire che si è trattato di un'impresa straordinaria, merito innanzitutto delle donne e degli uomini in divisa, che hanno operato con dedizione e professionalità. Non mi appassionano le classifiche, tuttavia credo che sia giusto registrare che l'Italia è risultata il Paese dell'Unione europea che ha evacuato il maggior numero di cittadini afgani (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva e di deputati del gruppo Misto), grazie al lavoro dei nostri militari e all'impegno congiunto delle diverse articolazioni dello Stato coinvolte, ad iniziare dalla componente diplomatica. Tutte queste attività sono state svolte, inoltre, in stretto coordinamento con gli alleati, attraverso un'efficace reciproco supporto.

Voglio evidenziare principalmente la collaborazione con Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Germania, insieme ai quali siamo stati in grado di far fronte anche alle ulteriori richieste di trasporto presentate dall'Unione europea e da altri Paesi. A loro intendo rivolgere, anche in questa sede, il mio più sincero ringraziamento.

Come ha già sottolineato il collega Di Maio, altrettanto fondamentali sono stati i contributi dei nostri partner regionali: Qatar, Kuwait ed anche Pakistan. Questa disponibilità è il frutto di solidi rapporti bilaterali particolarmente significativi anche sul piano tecnico-militare. Su richiesta di Washington abbiamo poi reso disponibili le basi di Aviano e Sigonella per il transito dei civili afgani verso gli Stati Uniti. Infine, nell'ambito dell'Alleanza atlantica, abbiamo offerto assetti di Polizia militare, sanità e team specializzati nella cooperazione civile e militare e nel controllo dello spazio aereo, per contribuire alle attività che la NATO potrà decidere di condurre sul proprio territorio per supportare ulteriori attività di accoglienza e supporto umanitario.

Le immagini drammatiche dell'aeroporto di Kabul sono ancora davanti ai nostri occhi. Alla soddisfazione dell'impresa portata a termine si affianca il rammarico e la costernazione per le persone che non sono riuscite a partire e che aspirano a costruirsi un futuro fuori dall'Afghanistan. Anche per questo, la Difesa assicurerà la piena disponibilità per la condotta di eventuali ulteriori attività di evacuazione, secondo modalità e tempistiche che necessariamente dovranno essere ponderate e coordinate nel quadro delle iniziative politico-diplomatiche illustrate dal Ministro Di Maio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L'evoluzione della situazione in Afghanistan ha colto di sorpresa l'intera comunità internazionale per la rapidità con cui è mutato il contesto politico-militare e per i conseguenti drammatici risvolti umanitari. Esisteva la consapevolezza comune del rischio di una offensiva talebana nella fase immediatamente successiva al ritiro, ma, allo stesso tempo, la NATO e la maggior parte degli analisti stimavano che l'efficacia delle forze di sicurezza afgane sarebbe stata perlomeno sufficiente a contenerla: una stima basata sulla larga superiorità numerica della forza afgana, sulla disponibilità adeguata di equipaggiamenti e sulle valutazioni positive in merito all'operato e alla preparazione dei militari locali, che negli anni più recenti avevano dimostrato una capacità operativa autonoma, frutto soprattutto dell'impegno nelle attività di addestramento svolte dalle forze NATO, anche in situazioni complesse. È tuttavia evidente come le cose non siano andate secondo le attese. I talebani si sono mossi per acquisire rapidamente obiettivi di elevata valenza operativa e tattica, quali i varchi di confine, i principali centri abitati e le vie di comunicazione verso la capitale: un risultato che è stato decisamente agevolato dalla quasi inesistente resistenza delle forze di difesa e sicurezza afgane, che, in molti casi, non hanno impegnato in combattimento gli avversari, con una condotta non prevedibile e inaspettata per le sue modalità e per le forze in campo. Ci si deve chiedere, dunque, che cosa sia successo, cosa non abbia funzionato e quali errori siano stati commessi. Stiamo parlando, in riferimento alle Forze armate afgane, di reparti militari ben addestrati e ben equipaggiati, che, nel corso degli anni, si erano distinti combattendo coraggiosamente, con grandi sacrifici e numerose perdite, contro talebani, Al Qaeda e Isis. Se gli accordi di Doha e la conclusione della missione Resolute support possono avere avuto un impatto da un punto di vista motivazionale, le ragioni dello sfaldamento delle forze di sicurezza sono da ricercare innanzitutto nella diretta conseguenza di una evidente mancanza di coesione e in uno scarso senso d'identità, ascrivibile soprattutto all'atteggiamento della leadership repubblicana, che, per diversi motivi, non è stata in grado di svolgere quel ruolo di guida politica, autorevole e rappresentativa, che la situazione richiedeva. E questa è una delle prime e più importanti lezioni che, secondo me, dobbiamo assumere ed approfondire dopo l'esperienza condotta in Afghanistan. La decisione della conclusione della missione Resolute support è stata condivisa in ambito NATO, naturalmente all'interno di un confronto che ha visto accenti diversi tra gli alleati, ma anche la volontà di essere coerenti con il valore della coesione dell'Alleanza. Ho già avuto modo di ricordare che, durante la ministeriale NATO dello scorso febbraio, avevo rappresentato la necessità di valutare la conferma della presenza delle forze dell'Alleanza anche oltre la scadenza del 1° maggio, prevista dagli accordi stipulati dalla precedente amministrazione americana. Già allora, il raggiungimento delle condizioni politiche di sicurezza previste dall'accordo appariva lontano dall'essere soddisfatto, visto lo stallo dei colloqui di pace, l'aumento significativo degli attacchi alle forze di sicurezza afgane e gli assassinii mirati di rappresentanti delle istituzioni, dei media e della società civile.

Abbiamo sempre ritenuto che il dialogo intra-afgano e il mantenimento delle istituzioni repubblicane fossero le condizioni indispensabili per il futuro del Paese, ribadendo il nostro orientamento, condiviso anche da altri Paesi europei, circa l'esigenza di correlare le decisioni sulla conclusione definitiva della missione e la sua tempistica a progressi tangibili di queste condizioni. La difficoltà oggettiva a raggiungerle ha fatto prevalere, nelle valutazioni dell'amministrazione americana, la scelta di associare il rientro ad un approccio temporale, time-based, fissando la conclusione della missione Resolute support al 1° maggio e articolando il rientro delle forze entro la data fortemente simbolica dell'11 settembre. Chiaramente, questo cambio di impostazione, a causa del venir meno delle capacità operative, critiche e funzionali al mantenimento del quadro di sicurezza generale dell'intera missione di addestramento e supporto, ha determinato condizioni tali per cui nessun altro Paese alleato poteva rimanere in Afghanistan. Si è arrivati, di conseguenza, al meeting straordinario NATO dello scorso 15 aprile, nel quale - come ho detto - pur nella diversità degli accenti tra gli alleati, abbiamo assunto assieme questa decisione, appunto in coerenza con il valore fondante, irrinunciabile e da preservare, della coesione dell'Alleanza.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, la cronaca di questi giorni non può e non deve far dimenticare l'impegno nazionale di questi 20 anni nella più grande operazione militare che il nostro Paese ha conosciuto dal termine della Seconda guerra mondiale. Naturalmente, siamo ben consapevoli che i fatti accaduti hanno reso palesi alcuni significativi punti critici, sui quali tornerò, ma non possiamo avviare alcuna riflessione su quanto avvenuto senza ricordare le ragioni della missione e i risultati conseguiti.

All'indomani del tragico attacco alle Torri gemelle nel 2001, a seguito dell'invocazione dell'articolo 5 del Trattato Nord Atlantico, siamo intervenuti con i nostri alleati per combattere il terrorismo globale, che aveva trovato, proprio in Afghanistan, un rifugio sicuro. E l'aver scelto di agire, di dare il nostro contributo concreto nella lotta contro una minaccia imminente, diretta a tutto l'Occidente e ai suoi valori, è stata una scelta non solo doverosa, ma soprattutto giusta.

La presenza di Al Qaeda nel Paese è stata resa inefficace; di questo dobbiamo riconoscere il merito, senza alcun dubbio, alla NATO e ai nostri 50 mila militari, che si sono avvicendati in questi 20 anni. Prima di tutto per loro dobbiamo ricordare sempre le ragioni della nostra partecipazione, in particolare per i nostri 54 caduti e per gli oltre 700 feriti, a cui va il nostro grato e deferente pensiero (Applausi - I deputati si levano in piedi).

Ricorderemo sempre - e con noi tutti gli italiani - il loro tributo alla sicurezza delle nostre comunità e alla difesa dei valori che incarnano la nostra Repubblica.

Se, tuttavia, abbiamo garantito che per 20 anni l'Afghanistan non tornasse ad essere un luogo sicuro per il terrorismo internazionale, non possiamo nasconderci il fallimento nell'attività di costruzione di istituzioni solide e realmente rappresentative. Su questo punto, quello cioè dell'institution building, siamo chiamati a riflessioni, che dovremo condurre sia nei contesti internazionali che a livello nazionale, relativamente ai nostri modelli di intervento e alla necessità di un approccio più multidimensionale, coerente, efficace e condiviso, di cui la dimensione militare è solo una delle componenti.

L'esperienza afgana ci interroga, però, anche su quali conseguenze possono scaturire dalla crisi in atto e sugli impatti che questa potrà avere in un'area già di per sé fragile e che gioca un ruolo centrale negli equilibri geopolitici globali.

In una prospettiva più generale, dobbiamo evitare che l'Afghanistan torni ad essere un luogo sicuro per la jihad mondiale e i recenti attentati a Kabul, con il connesso significato propagandistico, possono essere strumentalmente presentati come una vittoria e come una rinnovata affermazione delle capacità operative della galassia jihadista.

Vi è il rischio, quindi, che il deterioramento del quadro di sicurezza si estenda ad altre regioni di elevato interesse strategico nazionale in cui siamo impegnati, come il Sahel e l'Iraq. Chiaramente le condizioni di riferimento sono profondamente diverse: in Iraq, ad esempio, sta crescendo in maniera significativa la forza delle istituzioni e la NATO ha l'occasione di rilanciare le proprie capacità di institution building, mettendo immediatamente a sistema le criticità emerse nello scenario afgano.

E sarà con questa visione di insieme, in particolare, che l'Italia, a valle di una ponderata ed approfondita valutazione di quanto avvenuto oggi in Afghanistan, assumerà nel prossimo anno il comando della missione NATO in quel Paese.

Nell'indicare le aree di interesse nazionale che potrebbero essere interessate dalle ricadute della crisi afgana, ho prima citato il Sahel, regione che è sempre più centrale negli interessi di sicurezza europei ed italiani, e nella quale il nostro impegno è significativamente cresciuto. Anche qui dovremo portare le lezioni apprese dalla vicenda afgana in termini di modelli di intervento ed approccio a 360 gradi rispetto alle problematiche e alle situazioni locali.

È evidente che il nostro Paese, così come anche l'Alleanza atlantica, deve trarre numerosi insegnamenti dall'esperienza afgana, per meglio identificare quali sono i suoi punti di forza, ma anche le sue debolezze, quale appunto la difficoltà a supportare un processo multinazionale di nation building, come quello che pretendeva lo scenario operativo afgano.

L'epilogo afgano ha rilanciato la discussione in merito al ruolo della NATO e dell'Unione europea nello scenario globale. La NATO è stata e resta l'organizzazione di riferimento per la nostra sicurezza, che garantisce protezione e deterrenza rispetto all'evoluzione del quadro geostrategico mondiale e che, prima di essere alleanza militare, è innanzitutto alleanza di valori.

Le democrazie liberali e il loro patrimonio di valori e diritti sono un modello da difendere, che, pur a valle dell'indispensabile processo di riflessione ed analisi sugli esiti dell'esperienza afgana, dovrà continuare ad essere l'archetipo di riferimento del nostro peculiare apporto allo scenario di cooperazione e insieme di competizione del nuovo contesto globale.

Il processo di revisione strategica NATO 2030, prima citato dal Ministro Di Maio, attualmente in corso, dovrà tenere in assoluta considerazione quanto è avvenuto dal 2001 ad oggi nello sviluppare il nuovo concetto strategico di una NATO bilanciata, ma soprattutto l'idea di alleanza del futuro e delle sue relazioni con le altre grandi organizzazioni internazionali, prima tra tutte, l'Unione europea.

L'Unione è chiamata ancora di più a definire coraggiosamente la propria autonomia strategica, in complementarietà con la NATO, ma valorizzando al massimo le peculiarità e gli strumenti che le sono propri, essendo l'organizzazione che più di tutte ha le capacità di intervenire con efficacia nella realizzazione di azioni proiettate allo sviluppo economico, sociale e culturale dei Paesi in cui siamo chiamati ad operare.

Il tema della difesa comune, oggetto della recentissima e autorevole sollecitazione del Presidente della Repubblica, è tornato centrale nella discussione politica europea, anche grazie all'azione propulsiva di parte italiana.

Iniziative concrete sono state avviate per promuovere una più forte integrazione nel settore, attraverso l'irrobustimento delle capacità, lo sviluppo di una più solida base industriale e l'adattamento dell'architettura istituzionale dell'Unione europea in materia, ma non basta: è necessario un salto di qualità, innanzitutto politico. Credo sia infatti ormai chiaro a tutti - e la crisi afgana ce lo dimostra plasticamente - che siamo chiamati ad assumerci responsabilità sempre maggiori, nel quadro di quella che già oggi si chiama, non a caso, Politica di sicurezza e difesa comune e che, attraverso la definizione della bussola strategica, dovrà trovare finalmente una sua direzione, insieme concreta e coraggiosa, per la quale la difesa europea non vada perciò vista esclusivamente come la risposta ad un'esigenza operativa, quanto piuttosto come un tassello fondamentale necessario alla costruzione di un'Europa più pienamente politica, indispensabile per poter competere ed agire sulla scena mondiale.

Si tratta, quindi, di promuovere una maggiore assunzione di responsabilità da parte dell'Unione nel campo della difesa e della sicurezza, non in contrapposizione, ma, anzi, in piena sinergia con la NATO.

Come in più occasioni ho sostenuto, la convinta promozione dello sviluppo e dell'acquisizione di capacità militari europee deve essere infatti assolutamente interpretata quale naturale e coerente azione di rafforzamento del pilastro europeo dell'Alleanza atlantica, a conferma dell'indissolubile e solido rapporto transatlantico e con l'obiettivo di consentire all'Europa di contribuire in maniera sostanziale, efficace e responsabile alla sicurezza e alla stabilità globale. Per fare ciò è necessario e urgente un orizzonte politico e una visione comune: analisi delle minacce, definizione di un'agenda politica condivisa - cioè una politica estera comune -, costruzione di capacità militari comuni e, soprattutto, volontà di utilizzarle come Unione.

Durante la riunione ministeriale UE di Lubiana della scorsa settimana abbiamo affrontato proprio il tema del ruolo che l'Unione vuole giocare nel contesto globale, partendo dalla lezione afgana, che deve essere di stimolo per rafforzarne il coraggio e il livello di ambizione.

È evidente che, per entrambe le organizzazioni, una delle sfide riguarderà anche e soprattutto i processi decisionali. La nuova competizione globale richiede certamente rapidità ed efficienza, se non vogliamo che diventi confronto asimmetrico: dovremo essere capaci tutti noi di rispondere a questa esigenza continuando a tutelare i principi e le forme delle democrazie liberali. Una sfida certamente difficile, ma credo ineludibile dentro i processi di revisione strategica delle organizzazioni internazionali di riferimento.

Presidente, onorevoli colleghi, l'operato dei nostri militari, silenzioso e instancabile, merita il plauso e la gratitudine da parte della Nazione per l'impegno al servizio dei valori della libertà e della democrazia in diverse regioni del pianeta, agendo con riconosciute professionalità e sacrificio.

L'evacuazione appena conclusasi, il quotidiano impegno in Patria e all'estero, il supporto nella lotta alla pandemia sono mirabili esempi di uno straordinario patrimonio umano di competenze e di conoscenze, sostenuto da irrinunciabili capacità tecnologiche che dobbiamo preservare e sviluppare. L'esperienza afgana ci richiama alla responsabilità di plasmare una nuova architettura di difesa e sicurezza, incentrata sull'evoluzione e la fattiva cooperazione tra una NATO più moderna e più bilanciata e un'Unione europea più forte, che consideri, in tutta la loro portata, le sfide emergenti e il ruolo degli attori globali. L'Italia, anche attraverso un dibattito che sia all'altezza di questa sfida, deve continuare responsabilmente a fare la propria parte, come sempre ha fatto. Vi ringrazio per l'attenzione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Coraggio Italia, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ministri, colleghi deputati, la crisi afgana e l'escalation di violenza nel Paese non solo obbligano l'Occidente a una riflessione profonda sulle ragioni che hanno portato al collasso ma devono farci capire l'importanza, soprattutto in questa fase storica, di dotare l'Europa di una difesa comune. La questione si pone ormai dal 1953, non è più rimandabile: serve quanto prima uno strumento europeo capace di rispondere alle nuove sfide globali, a partire, adesso, dalla gestione dei flussi migratori e dalla minaccia del terrorismo internazionale. Senza mettere in discussione l'appartenenza al Patto atlantico e alla NATO, è necessario che l'Unione europea acquisisca una maggiore integrazione e coesione politica sul grande tema della sicurezza e della difesa e abbia finalmente una politica estera comune e condivisa. Siamo convinti che, grazie all'impegno dell'Italia, la discussione tornerà centrale nella politica europea. In questo senso, il MoVimento 5 Stelle sposa in pieno l'idea, lanciata dal Ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio, di lavorare per la convocazione di un G20 straordinario dedicato interamente alla questione afgana. L'Italia, da Paese presidente di turno del G20, può giocare in questo senso un ruolo centrale e fondamentale. Sarebbe un'occasione utile, oltre che necessaria, per mettere attorno a un tavolo le grandi potenze mondiali affinché si assumano le decisioni e gli impegni comuni che consentano di aiutare veramente il popolo afgano, a cominciare dai cittadini più deboli e quelli più vulnerabili.

A proposito del ruolo dell'Italia, voglio approfittare di questo momento per esprimere l'orgoglio dell'intero gruppo che rappresento per le Forze armate italiane e per tutto il corpo diplomatico per la straordinaria operazione di evacuazione e rimpatrio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha consentito il trasferimento nel nostro Paese di più di 5.000 persone, il numero più alto tra tutti i Paesi europei. Un grande lavoro che dimostra ancora una volta come l'Italia sia un Paese non solo di straordinarie eccellenze da un punto di vista professionale ma anche di persone di grandissima umanità.

Detto ciò, siamo tutti consapevoli di come ora si stia aprendo una fase critica e importante: la crisi afgana, infatti, rischia di far riemergere, a livelli drammatici e preoccupanti, il terrorismo fondamentalista. La lotta al terrorismo deve, quindi, rimanere un punto fermo. C'è in ballo non solo la sicurezza dell'Afghanistan, ma anche di tutta l'Unione europea e non possiamo permetterci di abbassare la guardia, anche perché gli attentati dei giorni scorsi hanno dimostrato che il pericolo esiste ed è realmente presente. In tal senso dobbiamo lavorare insieme ai grandi attori internazionali e garantire che i talebani rispettino l'impegno di impedire a qualsiasi gruppo terroristico di operare nel Paese. Dobbiamo impedire, insomma, che l'Afghanistan diventi la base operativa per il terrorismo. Per farlo dobbiamo pretendere che i talebani accettino alcuni punti per noi imprescindibili. È la linea, tra l'altro, tracciata dall'Unione europea, che ha ragionato su una strategia comune da intraprendere, aprendo fino anche all'ipotesi di un impegno operativo - per dirlo con le parole dell'Alto rappresentante Borrell - con i talebani, a fronte di alcune condizioni.

Dai talebani ci aspettiamo risposte sui temi che la comunità internazionale ha considerato imprescindibili e sono stati ricordati poco fa da entrambi i Ministri. Intanto, il rispetto dei diritti delle donne acquisiti in questi vent'anni. Un'intera generazione di donne, nel nuovo millennio, ha avuto la possibilità, come dicevano i dati che sono stati citati poc'anzi, di studiare e ricoprire ruoli importanti, dal mondo dei media a quello delle professioni. Dobbiamo lavorare al fine di preservare queste conquiste, non possiamo lasciare sole le donne afgane. Bisognerà poi lavorare affinché si giunga alla formazione di un Governo inclusivo che sia rappresentante di tutte le fazioni oggi in campo, in Afghanistan. Il nuovo Governo dovrà poi dimostrare la volontà di ripudiare il terrorismo e di combatterlo insieme al narcotraffico. Necessario sarà poi garantire il libero accesso per gli aiuti umanitari.

La comunità internazionale deve fornire il massimo sostegno alle organizzazioni umanitarie sul posto anche da un punto di vista economico. Infine, va assicurata la partenza degli stranieri e degli afgani a rischio che vogliono lasciare il Paese. Apprezziamo quanto illustrato poco fa dal Ministro, che ringraziamo per il lavoro diplomatico di questi ultimi giorni, sulla necessità di sostenere i Paesi di quella regione che già fronteggiano la pressione migratoria afgana. È evidente infatti che, se non aiutiamo il popolo afgano a fronteggiare una verosimile crisi alimentare ed economica, ci troveremo di fronte a un picco dei flussi migratori. Dobbiamo lavorare, quindi, per evitare una crisi umanitaria senza precedenti. L'accoglienza è fondamentale e rappresenta la salvezza per molti civili afgani che vogliono andare via. Per ottenere il rispetto di queste condizioni, colleghi, che ci piaccia o no, sarà necessario avere a che fare con i talebani. È questa la realtà e bisogna prenderne atto. Non sarà un percorso semplice, e forse nemmeno piacevole, ma è l'unico che oggi esiste e, forse, adesso lo stanno capendo anche quegli esponenti politici che, nei giorni scorsi, ci hanno attaccato per un ragionamento di buon senso che va nella direzione di un necessario contatto operativo e che, non a caso, proprio in questi giorni è stato ribadito da diverse cancellerie europee, da Angela Merkel e anche dal Pentagono.

Questo canale di confronto - lo ripetiamo una volta per tutte - non rappresenta una legittimazione politica dei talebani. La comunità internazionale, anzi, non potrà limitarsi a osservare e vigilare ma dovrà adeguare il proprio atteggiamento sulla base di ciò che avverrà realmente in Afghanistan e, come ha detto il Ministro, non mancano gli strumenti per farsi sentire. Lo ribadiamo, infatti: servirà da parte dei vari attori una forte richiesta ai talebani di garanzie a più livelli, garanzie che la comunità internazionale deve assumersi l'onere, non solo di pretendere, ma anche di verificare attentamente, strada facendo, senza arretrare. Si tratta di equilibri delicatissimi, fili scoperti. Mi auguro che almeno su fatti così drammatici, così devastanti e così tragici per migliaia e migliaia di persone si mettano da parte uscite strumentali, rozze interpretazioni sugli equilibri internazionali, facili letture buone solo per la propaganda di partito, quella più becera. Almeno su fatti come questi sarebbe utile e serio abbandonare certi atteggiamenti, anche perché sono in discussione le vite di migliaia di persone.

Presidente, siamo davanti a un'emergenza umanitaria su scala globale su cui negli ultimi venti anni sono innegabili anche le responsabilità dirette dell'Italia, senza contare i più di 50 caduti già ricordati e i circa 700 feriti fra le nostre Forze armate impegnate nella missione in Afghanistan. A loro va il nostro ricordo commosso e la nostra riconoscenza. Non possiamo voltarci, però, dall'altra parte. È indelebile l'immagine dei genitori afgani che consegnano i propri figli nelle mani dei militari sconosciuti. Non sono un tentativo disperato per garantire loro un futuro migliore ma, forse, perfino per dare a questi bambini semplicemente la possibilità di continuare a vivere. Anche per questo non è il momento delle polemiche da campagna elettorale ed è necessario lavorare tutti insieme al fine di garantire una transizione pacifica che possa mantenere i diritti conquistati dal popolo afgano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Volpi. Ne ha facoltà.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Presidente, onorevoli Ministri, stimatissime colleghe e colleghi, oggi ho già sentito un calore che vorrei ripetere: prima di tutto, onore ai nostri caduti (Applausi), perché sono persone che hanno rappresentato con forza e determinazione uno spirito di democrazia e di libertà che non è così comune. La ricerca spesso in tanti teatri degli italiani viene anche da questo. Ovviamente è un riconoscimento che va forte anche a chi in quella missione ha avuto danni fisici, ai nostri feriti. Questo è il ringraziamento in principio che intendevo fare e intendo farlo nell'attualità: grazie alle nostre Forze armate, grazie alla Difesa, grazie agli Stati maggiori, grazie al generale Portolano, che ha coordinato operazioni non facili, determinate dai tempi e purtroppo non dalle contingenze che avremmo voluto (Applausi). Ringrazio anche il corpo diplomatico. Ministro, mi scusi, una piccola differenziazione: non ho apprezzato molto la “sindrome di Saigon”; questo glielo dico con grande chiarezza. A me gli elicotteri che partono da sopra le ambasciate non piacciono: non mi piacciono, perché secondo me vi sono momenti in cui la forza di un Paese si vede anche dai suoi primi rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ringrazio tutti gli altri che sono rimasti, quelli che hanno fatto un lavoro difficile. Ringrazio anche l'intelligence, che immagino continuerà a dare il suo contributo in quello che voi avete delineato; sono situazioni non facili all'interno del territorio afgano. Mi permetto una piccola riflessione. Noi abbiamo da poco ragionato su quelle che sono le nuove minacce. Penso che senza il fattore umano e la componente umana, le reti restano reti ma, se non vengono interpretate, se qualcuno non rischia la vita anche in quegli scenari difficili, l'intelligence non c'è. Quindi, un riconoscimento forte va alle donne e agli uomini che rischiano ogni giorno la vita, facendo un lavoro complicato e difficile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Afghanistan: io mi ascrivo a una categoria; io sono stupito di quelli che si sono stupiti; chissà come mai, chissà come mai. Ma la cosa che mi dispiace è che questo stupore arrivi dalle cancellerie d'Europa, dalle presidenze dei consigli: oddio, che cosa è successo? È successo quello che sapevamo sarebbe successo, forse con la differenza di qualche settimana, oltre a quello che è stato delineato secondo me in maniera molto chiara (e ringrazio i Ministri). Scusate, se mi permetto qualche tono critico, ma sono stati molto chiari. Noi abbiamo di fronte un grande lavoro da fare. È un lavoro che guarda con necessità a situazioni di monitoraggio delle componenti interne della situazione talebana, alla chiarezza che bisognerà fare su certe ambiguità del Pakistan, al fatto che noi diciamo di no a qualsiasi riconoscimento del regime talebano, ma c'è un altro aspetto. Il lavoro che è stato fatto dalle nostre forze di sicurezza e dall'intelligence è anche relativo ai flussi migratori che potrebbero esserci; è una grande forma di screening. Domando: ma sbaglio o oggi inizia un G7 dei ministeri degli interni a Londra, proprio dove si parlerà di Afghanistan e si parlerà di sicurezza? Possibile che questo Parlamento non abbia mai l'opportunità di dare un mandato che sia un mandato chiaro? Non è un attacco al Ministro, è una considerazione che mi permetto di fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quello stupore ci ha colpito molto perché non avevamo visto qualcosa prima: il disimpegno americano - statunitense scusate - non arriva da oggi; noi abbiamo vissuto meno la crisi della Siria, ma la Siria ha vissuto la stessa dinamica due anni fa, con un disimpegno americano che ha concesso alla Russia di aprire per la prima volta nella storia i porti nel Mediterraneo! Si è aperto il Bosforo: la Russia ha i porti nel Mediterraneo e la politica estera dell'Europa dov'era? Anche lì, assente! Noi non ci siamo stati in Siria (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Allora, Presidente, mi permetterà anche una considerazione più generale. In questo Parlamento - e mi rivolgo a tutti i colleghi - sono decenni che non si fa un dibattito approfondito e serio sulla politica estera. Anche oggi, Presidente, siamo con i nostri dieci minuti e l'unico mandato vero che viene dato è quello sulle missioni. Parlavo prima con un collega con il quale c'è un'assoluta, totale distanza per quanto riguarda la nostra idea di difesa; però ha ragione anche lui, perché se noi non inquadriamo l'ipotesi dell'azione politica insieme alla politica della difesa, con un vero dibattito sulla politica estera, sicuramente vi saranno sempre delle ambiguità. Poi, uno può aver ragione o può avere torto, ma la democrazia è fatta in Parlamento.

La difesa è sicuramente lo strumento importante: è democrazia portata in maniera attenta, mai facile, mai banale; è diplomazia parallela. C'è un paradigma che è cambiato e voi lo sapete tutti, onorevoli colleghi. È cambiato un dato geografico, che fino allo scorso secolo l'interesse nazionale era legato a dei confini quasi statuali. Oggi l'interesse nazionale è quello dove dobbiamo fare delle scelte, perché l'interesse di un Paese ormai è in un contesto globale e in questo contesto globale abbiamo l'obbligo di dire quali sono le priorità di un grande Paese come l'Italia. Parimenti all'interesse nazionale, va la sicurezza nazionale, va la proiezione della difesa. Io penso che noi questo dibattito dovremmo ripeterlo, senza i dieci minuti. Voglio ringraziare - mi sia permesso - i presidenti che si sono succeduti alle Commissioni affari esteri e difesa, nonché i colleghi delle Commissioni affari esteri e difesa. Ma ciò non basta: ciò è limitativo ed è chiuso all'interno di quel contesto. Mi permetto di dire una cosa e non è una critica: Ministri - il plurale non so se ci sta bene ma, insomma, il mio italiano è sempre un po' così - voi state facendo un grande lavoro, ma lo state facendo senza un mandato politico del Paese. Non vuol dire che non lo condividiamo, però la forza di un Governo viene anche dal fatto che queste Aule dicano: andate e rappresentate insieme tutti gli italiani! Questo è quello su cui dobbiamo porci delle domande. Sul sistema multilaterale, sull'approccio da tenere: sì, certo, ma io penso che il sistema dell'approccio multilaterale non possa diventare qualunquismo geopolitico. Dobbiamo scegliere con chi stare, dove andare, cosa fare e come andarci. Dobbiamo essere, non dico egoisti, perché sarebbe una brutta cosa, ma all'interno del contesto della geografia dei nostri rapporti internazionali dobbiamo scegliere: quali sono le priorità rispetto a quell'interesse nazionale di cui parlavamo prima? Io penso al Mediterraneo, che è naturalmente casa nostra. Penso alla penisola balcanica: quanto tempo è che non parliamo della penisola balcanica, dove di fatto ci sono situazioni preoccupanti? Vogliamo parlare di interesse nazionale sulle prospezioni di petrolio a Cipro? Vogliamo parlare anche di una cosa più ampia, la nostra partecipazione alla NATO, nel difendere, per esempio, la nuova rotta artica, che diventa strategica all'interno di un'economia globale? Allora, io credo che non si possa più regalare terreno. Adesso, parlando non da un punto di vista - che io condivido assolutamente - dei diritti, se dovessimo essere cinici, diremmo che abbiamo regalato alla Cina qualcosa come 3.500 miliardi di terre rare, regalando alla Cina praticamente il monopolio di quello che saranno i materiali per le tecnologie. Non ci interessa? Non lo so.

PRESIDENTE. Deve avviarsi alla conclusione.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Abbiamo già finito, Presidente? Un minuto? Allora, vede che non si può parlare di politica estera così….

PRESIDENTE. È un preavviso, così si prepara con più tranquillità.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Finirò con una cosa, allora, Ministro, ma avrei tante cose da dire. Il gruppo strategico di ragionamento sulla NATO, è un'altra delle cose importanti. Sulla Francia, che ci ha sollecitato - lo dico al Ministro degli Affari esteri -, io penso che la gerarchia sia politica estera europea, difesa europea, esercito europeo.

Perché gli amici francesi non mettono a disposizione dell'Europa il loro seggio nel Consiglio di sicurezza dell'ONU? Sarebbe un bel segnale anche per gli altri alleati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Finisco con un aneddoto, abbia pazienza, Presidente. Parlerò di una cosa che mi è venuta in mente ieri e che, quindi, sono andato a ricercare: Gaio Popilio Lenate, 158 avanti Cristo; approfittando della confusione delle famiglie tolemaiche, il re di Siria si presenta davanti ad Alessandria d'Egitto.

Alessandria d'Egitto chiede all'alleato romano un appoggio militare e una presenza. Roma in quel momento - vedete, vi sono molte analogie - ritiene di non doversi impegnare; manda un consolare, ovvero un vecchio senatore che aveva fatto due volte il console, con dodici littori vestiti di rosso. Questo console si presenta davanti al re di Siria…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE VOLPI (LEGA). Quello lo guarda e dice: “Scusa, cosa dovrei fare?” Lui dice: “Devi tornare indietro”. E quello: “Ma l'esercito di Roma?” Il console segnò con un bastone la sabbia del deserto e disse: “Io sono Roma!”

Io vorrei che tornassimo ad essere, prima di tutto, orgogliosamente italiani e poi, forse, nella speranza, orgogliosamente europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD). Signor Presidente, ministri, colleghe e colleghi, il drammatico epilogo della missione internazionale in Afghanistan, avviata per sconfiggere il terrorismo e stroncare Al Qaeda all'indomani dell'efferato attacco al World Trade Center di New York, che provocò più di 3.000 vittime, resterà nei nostri occhi e nei nostri cuori, con quelle immagini strazianti di migliaia e migliaia di persone accalcate ai cancelli dell'aeroporto di Kabul, di uomini che precipitano dai carrelli degli aerei in decollo, di mamme che lanciano i propri figli oltre le barriere, chiedendo di portare in salvo almeno loro.

Desidero esprimere il nostro apprezzamento al Presidente del Consiglio e al Governo, per gli sforzi messi in campo da subito per convocare anche in via straordinaria una riunione del G20, perché solo un'azione congiunta e coordinata dei più grandi Paesi del globo può evitare una catastrofe umanitaria. Da parlamentare della Repubblica e da cittadina italiana, voglio anche manifestare la gratitudine e il plauso per i nostri militari, per il personale della difesa e degli esteri e per quanti hanno collaborato con essi ad Aquila Omnia, il piano di evacuazione dei nostri connazionali e degli afgani che in questi anni ci hanno assistito e che, per questo, rischiavano la persecuzione e la morte. È stato un esempio eccezionale, come osservato dal Ministro Guerini, non solo di professionalità e di efficienza, che ha consentito di portare in salvo oltre 5.000 persone, il maggior numero tra i Paesi europei, ma anche di coraggio, di umanità, di abnegazione. A tutte e a tutti loro va la nostra riconoscenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), come va ai nostri 54 caduti e ai più di 700 feriti nel corso dei venti anni di presenza in Afghanistan. Non dimenticheremo mai il loro sacrificio. Rinnovo qui la vicinanza, a nome del Partito Democratico, ai loro cari e ai familiari.

Condividiamo senza incertezze il piano di accoglienza e di integrazione, predisposto dal Governo per i rifugiati afgani nel nostro Paese, e l'iniziativa per favorire corridoi umanitari. Siamo grati a quei sindaci e a tutti coloro che, mostrando il volto migliore dell'Italia, hanno dato disponibilità ad aiutare le famiglie giunte con il ponte aereo. Allo stesso modo, siamo convinti che quella società civile e coraggiosa - le donne afgane che protestano a Herat, a Kabul a Balkh - non possa essere lasciata sola, così come non possono essere lasciate sole le organizzazioni non governative e le associazioni che sono rimaste in Afghanistan, come la Croce Rossa, Intersos ed Emergency, solo per citarne alcune.

L'Europa si è vista poco. Non c'è stata quando, ad inizio giugno, Italia e Gran Bretagna hanno provato a convincere gli Stati Uniti che il ritiro andava basato sulle condizioni per il futuro assetto e non sulle date oppure quando, nei giorni scorsi, Francia e Gran Bretagna hanno proposto senza fortuna, in sede di Consiglio di sicurezza ONU, la creazione di una safe zone internazionale a Kabul. E non c'è un'Europa unita nemmeno oggi, visto che alcuni Paesi dichiarano solidarietà al popolo afgano e, poi, voltano le spalle all'accoglienza. Giustamente, il Capo dello Stato, celebrando gli ottant'anni del manifesto di Ventotene, ha ricordato con forza che questo comportamento non è all'altezza dei valori dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

La tragedia afgana rappresenta un punto di svolta per l'Unione. Essa chiama in causa l'assenza di una politica di difesa e di pronta reazione comune e mette ancora una volta al centro la questione delle decisioni assunte all'unanimità. Se sul primo versante si può sperare nell'adozione a novembre dello Strategic compass, la bussola strategica per orientare l'azione esterna dell'Unione nella direzione di un'autonoma capacità di difesa europea che non può comunque, come ricordava il Ministro Guerini, non essere in sinergia e nel quadro della NATO, sul secondo versante è del tutto evidente che occorra una robusta iniziativa per il superamento del diritto di veto e della regola dell'unanimità.

Del resto, i Trattati dell'Unione europea prevedono le cosiddette cooperazioni rafforzate fra gli Stati che intendono agire insieme: basta quindi paralisi! La miopia e l'egoismo di alcuni Governi non devono fermare chi vuole aiutare davvero coloro che sono costretti a fuggire dal Paese. La crisi dei profughi rischiò, nel 2015, di far saltare l'Unione europea. L'Italia e gli altri Paesi, come la Francia e la Germania, facciano quello che devono fare, senza aspettare l'unanimità. Non possiamo fare come nel 2015 e nel 2016 - così tuonano varie Cancellerie - ma dopo l'incontro fra i Ministri dell'Interno dell'Unione europea è evidente che l'orientamento di gran parte dei Governi europei è proprio quello di rifare tutto come nel 2015, con l'aggravante di aver già sperimentato che il modello dei muri e dell'aiutiamoli a casa loro non funziona. Austria, Ungheria, Slovenia, Grecia e Olanda si illudono che basti costruire un muro e fare qualche dichiarazione bellicosa per fermare le persone che non sono riuscite a lasciare Kabul e che si stanno ammassando al confine con il Pakistan e con l'Iran.

L'Europa dunque, prima di tutto, deve dotarsi di una strategia di politica estera - come ricordava anche il Ministro Di Maio - perché quanto successo in Afghanistan è un problema di politica estera. Esiste il nodo di quale tipo di relazioni avere con i talebani e di come rispondere alla repressione interna ed ai possibili tentativi di destabilizzazione che verranno dall'Afghanistan. Si devono rafforzare i legami con i Paesi delle regioni limitrofe e cercare soluzioni all'instabilità dell'Afghanistan, quello che il Presidente Draghi sta cercando di fare con il G20. A me pare, su questo terreno, un segnale importante anche la decisione di mantenere nell'area, a Doha, la nostra rappresentanza diplomatica afgana, così come è importante e cruciale il lavoro diplomatico in queste ore del Ministro Di Maio. Occorre capire se c'è un modo per costringere i talebani a mantenere nei fatti quanto dicono a parole e - mi sia consentito - guardando alla formazione del Governo che si sta facendo proprio in questi minuti, onestamente, nutriamo molte perplessità che questo possa essere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Evitare che tutti gli afgani scappino dal proprio Paese: questa è la priorità. Purtroppo, finora, però, solo dall'Italia si chiede che le decisioni sulla politica estera siano prese a maggioranza e non all'unanimità, di fatto rendendo la politica estera dell'Europa ostaggio di Orbán, oppure di Kurz.

L'Europa, dunque, è di fronte ad un tornante, ancora una volta: a meno di due anni dall'esplosione della crisi sanitaria, sociale ed economica, causata dall'emergenza COVID, siamo – Governi, Parlamenti, opinioni pubbliche - interpellati sul tipo di risposta da dare alla domanda che la storia ci pone. Vogliamo dare alla casa comune fondamenta e mura più solide, intraprendendo la strada della solidarietà, della condivisione, dell'unità vera, e non solo declamata, come abbiamo fatto dopo l'emergenza COVID, cancellando le ricette dell'austerity, del rigore finanziario, della ceca sudditanza agli interessi nazionali, oppure vogliamo restare fermi sulle gambe, pensando che quello che accade lontano dai nostri confini non ci riguarda? Scegliendo questa seconda via non solo commetteremmo un grande errore strategico, consegnandoci ad un destino di “nano politico”, ma soprattutto verremmo meno ai valori ispiratori dell'Unione europea. Nella lectio magistralis dedicata ad Alcide De Gasperi, qualche anno fa, il Presidente Mattarella ricordava che “l'unità europea, in un certo senso, è sempre un'impresa in salita, dove alle difficoltà ed alle visioni anguste si devono contrapporre fattori ideali e politici”. E ancora: “Sprovvista delle sue autentiche ambizioni, l'Europa non può esistere. Non sono le banche o le transazioni commerciali che hanno determinato l'Unione Europea, ma uomini politici e Parlamenti lungimiranti”. La lungimiranza, quindi, oggi, è quanto mai necessaria nei Governi e nei Parlamenti dell'Unione. La lezione afgana ha a che vedere anche con i rapporti tra l'Europa e gli Stati Uniti. Noi - come affermato anche dal Presidente Draghi - non crediamo al ritiro generalizzato, all'abbandono e all'isolazionismo ma - come detto dal Presidente del Consiglio - ci sono linee guida diverse dal passato. Questa situazione interpella, prima di tutto, l'Europa e le sue scelte strategiche per il futuro, che non possono essere di competizione, ma di cooperazione, cooperazione che trova ovviamente ragione nella visione strategica che ci accomuna ma, direi, principalmente nella fratellanza e nella comunanza di valori su cui si fondano le nostre società, nella medesima visione di una società fondata su libertà, uguaglianza, giustizia, tutela dei diritti di tutti e ognuno.

Signor Presidente, Ministri, ci sono momenti nella storia che impongono riflessioni e cambiamenti di straordinaria rilevanza: questo è uno di quelli. Credo, anzi, sono sicura che, così come è accaduto in queste settimane, il Governo continuerà a mantenere uno stretto rapporto con le Camere, informando e ascoltando gli orientamenti del Parlamento.

Un'ultima considerazione che riguarda noi, riguarda l'Italia: penso che l'eccezionale opera svolta dai nostri militari e diplomatici nell'inferno dell'aeroporto di Kabul sia una conferma che, come abbiamo visto anche nella mobilitazione dell'intera comunità nazionale contro il COVID, il nostro Paese ha le energie, le competenze e le risorse per combattere e vincere le sfide, anche quelle più difficili. Di questo dobbiamo essere orgogliosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Perego di Cremnago. Ne ha facoltà.

MATTEO PEREGO DI CREMNAGO (FI). Grazie, Presidente. Mi permetta di esprimere, a nome del gruppo di Forza Italia, un profondo senso di gratitudine verso 50 mila donne e uomini che, in questi vent'anni, con onore e con dignità, hanno servito il nostro Paese in Afghanistan e un omaggio e un pensiero ai 54 caduti, alle loro famiglie, ai 723 feriti, che non hanno riportato soltanto ferite fisiche ma ferite psichiche che porteranno per tutta la vita, e al generale Portolano, comandante del COVI, per la straordinaria operazione di evacuazione dei 5 mila cittadini dall'Afghanistan, fatta con un manipolo di uomini coraggiosi, in quell'aeroporto di Kabul dove le immagini drammatiche apparse nei media sono state anche capaci di portare i riflettori sulla missione in Afghanistan e sull'impegno dell'Occidente in Afghanistan. Lì non abbiamo vinto la guerra, ma sicuramente abbiamo perso la pace e per tre ragioni fondamentali, partendo dall'ultima condizione: il ritiro. Come ha detto bene, prima, il Ministro Guerini, i generali americani, in particolare il generale Miller suggeriva un ritiro condition based cioè al verificarsi di determinate condizioni di sicurezza, ma, poi, questa ondata per certi versi populista in America ha spinto il Presidente, invece, a questo ritiro time based.

Il secondo errore, forse quello più significativo, è pensare di poter esportare la democrazia in un Paese come l'Afghanistan, dove il cittadino afgano, prima di tutto, riconosce non lo Stato centrale, ma i vecchi del villaggio, poi l'etnia, poi la religione e, solo per ultimo, lo Stato centrale; quindi, pensare di esportare in questo Paese la democrazia con un Governo che l'establishment americano ha definito con l'acronimo VICE, vertically integreted criminal enterprise, un Governo corrotto che non ha saputo rappresentare gli interessi del popolo afgano. Poi, ricordo gli accordi di Doha che, di fatto, hanno delegittimato il Governo stesso, invitato soltanto parzialmente in quella sintesi, in quel dialogo fra amministrazione americana e talebani.

Lei, Ministro Di Maio, ha citato cinque punti che voglio riprendere per una sorta di, non dico, riconoscimento, ma condivisione e dialogo con i talebani: punto uno, ripudio del terrorismo e del narcotraffico. È notizia di adesso che il Ministro dell'Interno afgano Haqqani, appartenente al network più vicino all'ISI, i servizi segreti pachistani, l'ala dura militare che si contrappone all'ala di Baradar, è ricercato dall'FBI, con una taglia di 5 milioni per la sua affiliazione ad Al Qaeda e per aver supportato il terrorismo e continuare a farlo, oltre ad Al Qaeda, anche l'ISIS per Khorasan Province.

I diritti delle donne: proprio ieri è stata uccisa una poliziotta, freddata in casa sua, incinta all'ottavo mese. L'accesso all'assistenza umanitaria: ebbene, questo è facile, i talebani si stanno mostrando moderati per poter avere ancora risorse, risorse internazionali che sono un principio minimo per pagare banalmente gli stipendi e mantenere lo Stato in piedi.

Ecco, io ricordo che i talebani sono l'organizzazione che ha ospitato Al Qaeda; fra cinque giorni si celebra il ventesimo anniversario dell'11 settembre. Io ricordo che gli attentatori dell'11 settembre si addestravano nel Tarnak camp, nella provincia di Kandahar, sotto la guida di Bin Laden e sotto la gentile ospitalità del regime talebano.

Ora, la Realpolitik ci impone di riconoscere che ci sia una forza predominante nel Paese, i talebani, ma, allo stesso tempo, non dobbiamo dimenticarci delle origini di questo movimento e di cosa questo movimento ha perpetrato negli anni. Quello che però più emerge e che voglio sottolineare è che l'Afghanistan rappresenta ancora una volta la sconfitta dell'Europa o, meglio, il fatto di non aver giocato la partita da parte dell'Europa; l'ha detto bene prima il collega Volpi; non nasce dall'Afghanistan questo atteggiamento degli Stati Uniti di disengagement e dell'Europa di non capacità di riempire il vuoto dell'amministrazione americana; nasce dalla Siria. C'è stato mezzo milione di morti, sei milioni di profughi e l'Europa non ha battuto ciglio se non ammiccando, attraverso i media occidentali, alla nascita delle primavere arabe che, poi, forse, non si sono rivelate così tanto democratiche e portatrici di così tanta innovazione come l'Occidente aveva sperato.

Quindi, l'Europa, oggi risvegliata dal torpore, con le immagini drammatiche di Kabul, ha la grande occasione di poter esercitare una visione strategica, una politica estera unica. Io sposo le parole del Presidente Berlusconi che almeno da un decennio parla di Esercito europeo della difesa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); magari si fosse ascoltata questa invocazione del Presidente anni fa, forse adesso avremmo potuto esercitare una forza e un'influenza maggiore nel territorio afgano e, non solo, ricordo la Siria, la Libia, il Nagorno Karabakh, il Corno d'Africa, tutti luoghi di prossimità del nostro interesse nazionale di cui si parla troppo poco, tutti luoghi dove l'Europa ha ceduto, ha abdicato, dopo che lo hanno fatto anche gli Stati Uniti che, però, stanno riorientando i propri interessi sull'Indo-Pacifico per contenere l'avanzata cinese. Ecco, l'Europa, lì dove ha degli interessi specifici, ha abdicato a questo ruolo di stabilizzatore, alla Turchia, alla Cina, alla Russia, perché questa è la domanda che dobbiamo porci: voi credete, noi crediamo che confinarci nei confini europei sia sufficiente a garantire il nostro standard di vita, l'affermazione dei nostri interessi, la tutela dei diritti internazionali? Invece no, bisogna avere il senso di responsabilità di inviare i propri soldati nel mondo. Anche qui voglio esprimere un ringraziamento ai 9 mila soldati italiani, i quali, mentre oggi noi discutiamo “vaccino sì, vaccino no”, “green pass sì, green pass no”, sono nei posti più complessi del mondo a difendere la libertà, a portare i nostri valori, a generare benessere per le popolazioni con cui entrano in contatto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non dimentichiamoci e non ricordiamoci di questi uomini e di queste donne soltanto quando si apre una crisi, perché loro lavorano 365 giorni l'anno, nel silenzio e con sacrificio, senza che tante persone e l'opinione pubblica se ne ricordino.

Allora, abbiamo una straordinaria occasione, partendo dalle ceneri dell'Afghanistan, di poter costruire una politica estera europea; abbiamo un nostro uomo a L'Avana, lasciatemi dire, il generale Graziano, presidente del Comitato europeo della difesa; investiamolo di maggiore supporto, di maggiore responsabilità, non ripetiamo gli errori del passato. Non consegniamo il Paese e l'Afghanistan. Ho sentito parlare anche di lotta al narcotraffico: su questo non avrei molte aspettative, la DEA, per vent'anni, ha cercato di eradicare questo fenomeno del traffico di eroina e di oppio; l'85 per cento di quello mondiale nasce lì, come ha detto bene il Ministro Di Maio, e non c'è riuscita, perché è impensabile sostituire un'economia fondamentale, rurale, per i cittadini afgani dei villaggi e impiantare, non so, granoturco o altre risorse. Quindi, bisogna avere un approccio realistico.

Conosciamo gli interessi del Pakistan e dell'India verso l'Afghanistan, della Russia e della Cina per l'exploit, per esportare quelle importanti risorse minerarie, come il litio; vi sono miniere intere a cielo aperto, un miliardo, anzi, un trillion di risorse minerarie in quel Paese e in vent'anni non abbiamo saputo far crescere un'industria nazionale per favorire le esportazioni. Questa, forse, è anche la nostra colpa; c'era anche un progetto di crescita dell'aeroporto di Herat importante, portato avanti dal presidente Berlusconi, che poteva essere un crocevia anche per il turismo in Afghanistan ma, poi, non è accaduto nulla nei Governi successivi a quelli presieduti dal presidente Berlusconi. Tutto questo per dire che possiamo raccontare tutto quello che vogliamo, invocare il dialogo, la diplomazia, pensare di risolvere alla maniera europea le crisi mondiali, ma, signori, fuori il mondo si comporta in maniera molto diversa. Quando noi ci appelliamo agli organismi internazionali, i nostri competitor alleati impiegano i contractor, come hanno fatto in Libia, in Siria. Hanno una postura decisamente diversa dalla nostra: è questo il messaggio che vorrei passare.

Non possiamo pensare di utilizzare gli strumenti tradizionali e limitarci alla diplomazia tradizionale per risolvere dei conflitti, così come sta accadendo in tutto il mondo e così come sta accadendo anche contro un nemico subdolo - e concludo, Presidente - che 20 anni fa a New York ha fatto 3.000 vittime, cioè il terrorismo, che è tutt'altro che sopito. Se siete stati in Africa, come hanno fatto i due Ministri e come ho fatto io, in Niger, poche settimane fa, potrete constatare come ci sia una grande stagione di espansionismo del jihadismo islamista e se pensiamo che i talebani non siano gli stessi che daranno l'ospitalità alle organizzazioni terroristiche internazionali facciamo un grande errore. Non sottovalutiamo il fatto che grazie alla nostra intelligence, grazie alle nostre Forze dell'ordine, alle Forze di Polizia e alla magistratura non siamo stati colpiti da un attentato questo Paese sia indenne. Assolutamente no! Noi dobbiamo tenere la guardia sempre alta, dobbiamo rivendicare il nostro ruolo e soprattutto, come europei, dobbiamo assumerci la responsabilità di essere l'unica organizzazione internazionale che può vantare la tutela dei diritti civili e dei diritti delle donne, che per 20 anni, grazie ai nostri soldati, hanno potuto rivedere la luce e che adesso sono tornate nel buio. Non c'è una donna in giro per Kabul: sono tutte nascoste. Non possiamo voltarci dall'altra parte e dobbiamo rivendicare un ruolo.

Per cui vi chiedo, signor Ministro Di Maio e signor Ministro Guerini, di fare la vostra parte per arrivare a costruire. Ci sono dei battlegroup, come li ha definiti il generale Graziano, ma serve un Esercito di difesa europeo perché serve esercitare una forza, un'interferenza militare in quei teatri dove non si può arrivare soltanto con la diplomazia. Noi di Forza Italia per la tutela della libertà e per la tutela dei diritti ci siamo sempre stati in passato e ci saremo in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Andrea Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Ministri, onorevoli colleghi, il drammatico epilogo della missione in Afghanistan deve aprire necessariamente, forzatamente una discussione seria, aperta e profonda sull'ideologia del disarmo, sull'ideologia del disimpegno che ha condotto a quel quadro disonorevole. Diciamocelo con franchezza: le radici più prossime certamente sono la maldestra e rovinosa operazione di ritiro gestita da Biden; le radici più antiche e più remote risiedono nell'ideologia del disarmo, del disimpegno, del ritiro senza se e senza ma, senza chiedersi mai cosa sarebbe arrivato dopo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ministro Guerini, desidero che lei voglia portare i sensi della gratitudine, del ringraziamento di Fratelli d'Italia a quei 50.000 uomini e donne in divisa che hanno salvato il nostro onore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), alcuni dei quali caduti - 54 - e altri - 723 - feriti, al generale Portolano, che ha titanicamente resistito in piedi, a schiena dritta, mentre tutto precipitava, per salvare almeno l'onore delle Forze armate, l'onore dell'Italia, perché anche la fuga è stata precipitosa. Non dimentichiamo che nottetempo la nostra Ambasciata veniva trasferita nell'aeroporto internazionale di Kabul, come se noi non avessimo potuto prevedere nulla fino al giorno prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non dimentichiamo che davamo ordine di bruciare documenti segreti e sensibili della nostra Ambasciata. Era una ritirata rovinosa, per la quale abbiamo salvato l'onore solo grazie a quei militari che, a schiena dritta, raccoglievano figli da madri che gettavano i loro figli in mano a sconosciuti perché sapevano quale inferno c'era dietro il ritiro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, ci uniamo a lei, Ministro Di Maio, quando, ricordando le immagini strazianti, dice: “Vogliamo rimanere al fianco del popolo afgano”. Ci uniamo a lei quando dice - me lo sono segnato - che “non abbandonare il popolo afgano è un nostro interesse, ma soprattutto un nostro dovere morale”, e ha ragione. Ma glielo dico con sincerità, perché non suoni retorico: dobbiamo aprire una fase di profonda revisione critica di tutti i nostri ragionamenti fino a qui. Non è per spirito di polemica che io ricordo a lei che il MoVimento 5 Stelle si beava di essere il primo firmatario di una mozione del ritiro dall'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre noi raccontavamo che le fragili conquiste democratiche che avevamo se ci fossimo ritirati avrebbero aperto la voragine infernale e oscurantista del mondo talebano, a cui avremmo consegnato una inerme popolazione, fatta di donne prive di diritti, fatta di bambini privi di futuro, fatta di uomini terrorizzati perché non avrebbero più potuto garantire un'esistenza dignitosa alle loro famiglie.

Lo dico perché, Ministro, ho fatto riferimento alla mozione della scorsa legislatura, ma il 16 aprile 2021 il sottosegretario Manlio Di Stefano tuonava urbi et orbi, fiero di sé stesso: “Ci sono voluti 8 anni, 8 lunghissimi anni di pressioni continue a tutti i livelli istituzionali possibili, nazionali e internazionali, ma alla fine questo momento storico è arrivato: come NATO abbiamo deciso di lasciare l'Afghanistan. È una vittoria del MoVimento 5 Stelle”. Quell'inferno è la vittoria del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E lo dico non per spirito di polemica. Qui dobbiamo costruire ponti, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che le radici più remote, ma anche più profonde di quello che sta accadendo sono nell'ideologia del disarmo, del disimpegno, del ritiro senza se e senza ma, di coloro che non volevano ascoltare chi, come Fratelli d'Italia, raccontava cosa ci sarebbe stato sotto alle conquiste democratiche se ci fossimo ritirati precipitosamente: l'inferno oscurantista talebano.

E allora lei ha detto anche: “Misureremo i talebani per le loro azioni”. Ora, se non è retorica la frase, glielo dico già io: li ha già misurati, perché quando si fucilano agenti della Polizia da parte delle Forze armate talebane, in diretta, quando si uccidono donne poliziotto colpevoli solo di essere poliziotte (e una incinta di 8 mesi), quando Mujahid, in conferenza stampa, spiega all'Occidente che tutelerà e onorerà i diritti delle donne nell'ambito della legge della sharia e, nel corso della conferenza stampa, poiché vengono tutelate nell'ambito della legge della sharia le donne, una donna viene uccisa dai talebani perché è uscita di casa senza il burqa, quando ancora su tutte le immagini pubblicitarie vengono cancellate le facce delle donne, quando oggi, poche ore fa, si spara sulla folla di donne che protestano pacificamente e le si uccide, beh, non ha più nulla da misurare dei talebani; li ha già misurati, se non è retorico. Se invece fosse retorico il concetto di “misureremo i talebani per le loro azioni”, allora noi temiamo che si voglia aprire a un riconoscimento alle autorità talebane per il quale, senza se e senza ma, noi diciamo “no”, perché abbiamo perso la guerra, abbiamo perso la pace, non possiamo perdere l'onore e il nostro onore è non dialogare con quelle bestie feroci, che vengono da un medioevo che non ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nulla ci ha detto, purtroppo, del Panjshir (corridoi umanitari e non li vogliamo fare nel Panjshir, lì dove la popolazione resiste, lì dove manca tutto). Lei, l'altro giorno, era su un elicottero, quello sbagliato - glielo dico con sincerità -, quello dei pachistani che la portavano a vedere le zone di confine dell'Afghanistan. Nei medesimi momenti sempre gli elicotteri pachistani, dell'esercito pachistano, facevano alzare in volo droni, secondo Massud e la gente del Panjshir, che aiutavano i bombardamenti sul Panjshir. Allora, lei non può venire qui a ricordare che l'altro giorno era su questo elicottero dell'esercito pachistano a sorvolare le zone dell'Afghanistan, mentre, nel medesimo momento, i droni dell'esercito pachistano bombardavano la resistenza democratica del Panjshir, e non dirci cosa vuole fare in termini di aiuti concreti al Panjshir, a chi resiste a schiena dritta, a chi vuole dare al suo popolo un futuro di libertà, di dignità, di libertà religiosa e di vita nella prosperità.

Ancora, ci ha parlato della cooperazione. Certo, se è quella che hanno ipotizzato Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia fin da subito, per aiutare lì, per aprire dei corridoi umanitari nei Paesi limitrofi. Vi ricordate? Tutti si stracciavano le vesti: “Sono i soliti sovranisti: non vogliono accogliere; vogliono aiutare lì”. Poi, la doccia fredda vi è arrivata tra capo e collo, perché il Consiglio europeo ha adottato esattamente la medesima identica posizione. Allora, “sì” alla cooperazione internazionale, purché sia a favore della popolazione, purché sia a favore dei rifugiati, purché non un solo euro transiti dalle autorità afgane, perché in quel caso noi saremmo complici del terrorismo internazionale, complici dell'integralismo islamico, complici di quell'inferno talebano che questi vogliono imporre.

Ancora, lei ci ha ricordato che dobbiamo essere fermi sui princìpi, sui rispetti dei diritti umani e che dobbiamo anche fare attenzione - l'ha liquidato così - su uno dei temi che pure c'è, che è quello migratorio. Lei ha detto che è riduttivo leggere la crisi afgana solo sotto la lente migratoria. È vero, è corretto, condividiamo. Però non è che il tema migratorio può essere affrontato con questa frase retorica, perché lei sa meglio di me che il generale Caravelli, direttore dell'AISE, ha testualmente detto che esiste il concreto rischio che dietro ai profughi si possano nascondere dei terroristi. Allora, è vero che la crisi afgana non evoca solo il problema migratorio, ma è altrettanto vero che risposte in termini di sicurezza, di come fronteggiare il terrorismo che si può nascondere dietro i profughi, noi le volevamo sentire, ma noi non le abbiamo sentite. Ancora, noi riteniamo che l'approccio debba essere, certo, la cooperazione, ma vogliamo anche immaginare che l'Italia comprenda più investimenti sulla difesa, più investimenti anche sulla difesa europea, ma soprattutto rimeditare una volta per tutte a quell'ideologia del disarmo, del ritiro unilaterale, del ritiro senza se e senza ma, di quelle mozioni che aleggiavano nella scorsa legislatura in quest'Aula per cui ci si doveva ritrarre dall'Afghanistan, di quei comunicati stampa improvvidi del sottosegretario del MoVimento 5 Stelle, Manlio Di Stefano, che festeggiava il ritiro dall'Afghanistan, perché tutti, di fronte a quello che abbiamo visto, dovremmo un po' cospargerci il capo di cenere e sapere che, quando ci ritiriamo unilateralmente, lo facciamo a detrimento di quelle popolazioni che consegniamo nelle grinfie dell'integralismo islamico. È una lezione per tutti noi: mai più ideologia del disarmo, mai più ideologia del ritiro senza se e senza ma, mai più ideologia del disimpegno unilaterale, perché dietro quelle ireniche favolette si nasconde a volte un inferno; in questo caso, l'inferno talebano che noi, ahimè, con quell'approccio culturale abbiamo contribuito a costruire a detrimento di quella popolazione che oggi giuriamo che non abbandoneremo mai dopo averla già abbandonata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Signori Ministri, le notizie che ad agosto arrivavano dall'Afghanistan ci hanno riempito tutti di sconcerto e di dolore; dolore per le vittime, sicuramente, dolore per le madri, che vedevamo passare i propri figli sopra il filo spinato a mani sconosciute; novelli Mosè salvati dalla morte, come li ha definiti in un bel pezzo su La Stampa Viola Ardone; dolore per il popolo afgano, tutto, un popolo bellissimo ma martoriato ormai da anni di sofferenze e di guerre terribili, e dolore anche per noi italiani, per le 54 vittime italiane (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) che oggi sono al centro dei pensieri e del ricordo commosso di tutti noi. Un pensiero affettuoso va oggi alle loro famiglie, ma io vorrei dire grazie a quelle famiglie anche per la dignità e la forza che hanno dimostrato anche in questi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Penso, per esempio, fra tante, alla signora Vita Maria Biasco, la moglie del sottotenente Gigli; ha perso il marito, il padre dei suoi figli in Afghanistan, eppure, ancora oggi, ci dice che ne è valsa la pena. Io credo che quelle parole abbiano dato a noi la forza e l'aiuto anche in un momento difficile.

Il nostro grazie va, ovviamente, a tutte le donne e agli uomini che si sono alternati in questi anni nella missione italiana in Afghanistan, alle centinaia di feriti. Tra queste voglio ricordare la bersagliera Monica Contrafatto: in Afghanistan ha perso una gamba, ma non ha perso la voglia di vivere e di vincere (Applausi), perché ce la ricordiamo tutti domenica scorsa sul podio delle Paralimpiadi insieme alle sue compagne, Martina Caironi e Ambra Sabatini. Per me quella è la pagina più bella di un'estate sicuramente strepitosa per lo sport italiano. Il dolore, però, è il dolore anche della mia generazione.

Io avevo vent'anni quando, nel 2001, dai banchi dell'università, vedevo le mie coetanee in Afghanistan togliersi il burqa dopo anni di regime talebano e tornare a votare. Oggi mi chiedo che fine abbiano fatto quelle mie coetanee in Afghanistan, quale futuro possa esserci per loro in Afghanistan e me lo chiedo anche oggi che qualcuno sostiene che i talebani abbiano un atteggiamento distensivo mentre vietano la musica, vietano le classi miste, mentre cercano casa per casa e uccidono barbaramente chi ha aiutato in questi anni gli occidentali in Afghanistan. Me lo chiedo per quelle ragazze, mie coetanee e per le ragazze che oggi protestano, manifestano in Afghanistan e vengono portate via dai talebani. Le abbiamo viste nelle immagini di queste ore nelle jeep dei talebani e non sappiamo quale sarà il loro destino. Allora, il loro destino, il destino di tutte le donne afgane ci interroga e ci preoccupa.

Ho molto apprezzato che la Ministra Bonetti abbia voluto dedicare il G20 sulle pari opportunità alle donne afgane, segno di una sua sensibilità, di una sua attenzione personale, ma anche di una scelta intelligente del Governo italiano di scegliere il G20 come luogo del confronto sull'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e, nel confronto sull'Afghanistan, non può, ovviamente, mancare la questione dei diritti delle donne che, in quel Paese, cinquant'anni fa, potevano indossare la minigonna e oggi sono imprigionate sotto un burqa che non hanno scelto, in casa senza poter lavorare, in matrimoni forzati. Abbiamo visto tutti con sollievo le immagini delle ragazze di Herat essere accolte a Firenze e ringraziamo, ovviamente, coloro che hanno reso possibile salvare quelle ragazze. Però, accanto al sollievo, c'è anche un senso profondo di sconfitta. Allora, è questo senso di sconfitta e questo dolore che devono portarci ad una reazione, innanzitutto a livello europeo, perché il fallimento della strategia della NATO ci porta oggi, lo abbiamo sentito anche dai Ministri, a rilanciare con più forza l'idea di una difesa comune europea, di una politica estera, anche su questi temi, condivisa e comune. Una reazione a livello culturale e noi parlavamo già anni fa - e ne siamo convinti ancora oggi - di un messaggio molto forte: un euro in sicurezza e un euro in cultura, perché è fondamentale la difesa contro il terrorismo estremista attraverso le Forze armate, attraverso il lavoro dell'intelligence, ma è fondamentale anche una gigantesca operazione educativa e culturale che parta innanzitutto dalle nostre periferie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché il vero rischio oggi non è la migrazione ma il terrorismo, e, purtroppo, il vero rischio oggi non è solo nelle grotte in Afghanistan, ma nelle periferie di Parigi, di Bruxelles, delle nostre città, come ci ha insegnato anche la storia di questi anni. Abbiamo bisogno di una reazione politica. La strada individuata dal Presidente Draghi del G20 è sicuramente la via maestra, ma noi pensiamo che serva un salto di qualità anche nel dibattito politico, nel confronto tra i partiti politici, perché non si può parlare di atteggiamenti distensivi dei talebani (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e non si può pensare che l'unico problema sia quello della migrazione quando ci sono persone che rischiano la vita per fuggire dall'Afghanistan e sembriamo esserci dimenticati le immagini di persone appesa agli aerei in decollo, che hanno perso la vita cercando la salvezza e che sono solo di qualche giorno fa, non di secoli fa. Una speranza però c'è, una speranza che è data dalle nuove generazioni, dagli uomini e dalle donne del nostro Paese che hanno dimostrato, anche in questa situazione, di sapersi far valere; lo hanno ricordato i Ministri nella loro relazione e li ringrazio. Però, mi sia consentito, signori Ministri, citare anche due nomi. So che sono persone in carne e ossa, ma quello di cui parliamo non è solo geopolitica, non è solo storia dei Governi, ma è storia di persone in carne e ossa. Sono due persone che, però, sono anche due simboli. Noi sappiamo benissimo che la Farnesina - lo ha detto il Ministro Di Maio e condivido - fa un lavoro straordinario e che il livello della nostra diplomazia è altissimo. Nel nostro corpo diplomatico, che ringraziamo, vorrei ricordare la figura del console Tommaso Claudi, il console di Kabul (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché vederlo sul muro a cercare di portare in salvo dei bambini da una parte all'altra della barriera, credo ci abbia reso tutti orgogliosi.

Ed è l'immagine forse più bella della diplomazia italiana che, oltre che con le parole, sa agire nei fatti, sa sporcarsi le mani quando serve.

Vorrei ricordare il lavoro straordinario, Ministro Guerini, anche della nostra maggiore Tribuna, che era al comando dell'aereo C130 (Applausi), che è riuscita a portare in salvo, nonostante il fuoco diciamo nemico, le persone a bordo. Ovviamente, è il lavoro di una persona addestrata, di esperienza, di competenza ma anche frutto del coraggio di una donna determinata, che è il coraggio delle nostre Forze armate, e per questo li vogliamo ringraziare.

Io credo che Tommaso Claudi, il console Claudi, e la maggiore Tribuna siano, in qualche modo, il segno dell'orgoglio del nostro Paese per le nuove generazioni, per questa nuova generazione di servitori dello Stato. Il loro lavoro e il loro esempio, insieme a quello degli uomini e delle donne della diplomazia, delle Forze armate e dell'intelligence del nostro Paese, devono essere per noi, oggi, uno stimolo, sia a livello politico sia a livello militare, a non abbandonare la guerra contro il terrorismo e contro l'estremismo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Michaela Biancofiore. Ne ha facoltà.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, non è questa la sede per rivangare l'onta, che l'Occidente avrà difficoltà a lavare, per quanto accaduto in Afghanistan a cavallo del Ferragosto, che ha vanificato il sacrificio di vite umane, miliardi di denari pubblici, credibilità delle democrazie liberali, le fatiche delle nostre Forze armate alleate, della diplomazia e dell'intelligence sul campo, che abbiamo giustamente onorato, l'institutional building da lei ampiamente evocato, Ministro Di Maio.

Significative e condivisibili, un pugno allo stomaco per chi ha umanità, sono le parole della scrittrice afgana Zahra Ahmadi, tra i fortunati, ma certo non meno critici, che siamo riusciti a trarre in salvo: “La presenza degli occidentali ci ha portato la possibilità di intraprendere un cammino verso l'emancipazione e poi in pochi giorni è stato rovinato tutto. Poi ad una velocità esponenziale siamo stati abbandonati e siamo rimasti soli. Tutti gli sforzi compiuti sono morti. Avete ucciso la speranza”. Direi in coscienza - pensando di trovare anche la condivisione del Governo italiano, in quanto critica costruttiva - che sono state decisamente fuori luogo le manifestazioni di successo per la ritirata che abbiamo ascoltato dal Presidente Biden. Lo dico da americanista convinta e sorpresa, dopo aver visto l'illusione di un popolo seppellita nelle immagini di un abbandono rocambolesco, di bambini neonati gettati oltre il filo spinato, della calca all'aeroporto per la fuga verso la libertà e del sangue dell'attentato.

Con l'evacuazione - quella sì, sicuramente riuscita, - abbiamo però fatto, Ministri, solo il minimo del nostro dovere. Per enumerare la tragedia della quale siamo corresponsabili, è bene sottolineare che sono stati tratti in salvo lo 0,4 per cento degli afgani su 35 milioni lasciati in balia di violenze, terrore, jihad, neo-oscurantismo fattosi Governo.

Non oso pensare cosa avrebbe potuto scrivere la compianta e veggente Oriana Fallaci innanzi a questa diserzione dell'Occidente, che ha abdicato a tutti i suoi valori, mettendo a rischio la sua stessa sopravvivenza. Sappiamo tutti di certo che si indignerebbe per l'idea, che aleggia anche qui nel nostro Parlamento democratico, che qualcuno possa trattare con i talebani e addirittura riconoscerne il Governo. E chissà cosa direbbe del fatto che è stata issata la bandiera nera sui costosissimi armamenti militari USA, abbandonati nonostante la ritirata fosse ampiamente prevista e quindi i mezzi recuperabili. Da alcuni ho sentito persino parlare di una presa del potere in qualche modo legittima, perché in fondo di affermazione nazionale. Peccato che non solo la leadership ai talebani è stata regalata con accordi sottobanco che ci sono estranei, ma, esattamente al contrario, avverso la volontà del popolo afgano.

Io sono una fervente sostenitrice del principio di autodeterminazione dei popoli, sancito dalla Carta delle Nazioni Unite, ma il popolo afgano non coincide affatto con i talebani e le loro ideologie, talebani che hanno imparato a usare i media per offrire un'immagine diversa, ma sono gli stessi di 20 anni fa, quelli che trucidavano bambini appena nati o anziani di 80 anni, che torturavano il loro popolo, che distruggevano i Buddha di Bamiyan, nonostante il Corano stabilisca che i musulmani non dovrebbero distruggere gli dei delle altre religioni - e una fonte di entrata turistica per il loro popolo - e nessuna fede che possa definirsi tale richiede spargimento di sangue o bastonate, come quelle inferte alle donne coraggiose, scese in piazza per difendere i propri diritti acquisiti, rastrellamenti, sgozzamenti o decapitazioni. Chi pratica violenze atroci come l'uccisione di una donna incinta, perché indossava la divisa militare, o di un'altra, perché indossava i jeans, non è credente in alcun Dio ma solo nel male. Poi magari, certo, innanzi alla catastrofe umanitaria che si sta per verificare per l'arrivo dell'inverno, la siccità, la pandemia, l'esaurimento delle scorte di generi alimentari, come ha detto lei, giustamente, Ministro Di Maio, la realpolitik consiglierà ai talebani un comportamento formalmente civile per ottenere aiuti e donazioni, paradossalmente, da noi infedeli.

Ma venendo a noi, al blocco dell'Occidente annichilito che spera ingenuamente nei “tale-buoni”, con la fine della disastrosa missione militare in Afghanistan, come è stato detto, si sono aperti scenari inediti nello scacchiere internazionale, con nuovi posizionamenti geopolitici che incideranno su fronti cruciali, in primis per la sicurezza globale, per i diritti umanitari, per le politiche migratorie, per l'approvvigionamento delle materie prime, per i princìpi di libertà e uguaglianza, per la sopravvivenza stessa dell'identità democratica e per il concetto - da nessuno evocato finora - cristiano del culto della vita contrapposto a quello della morte.

Ora, le priorità sono: come possono l'Occidente e, in particolare, l'Europa e l'Italia dare vera risposta a domande inquietanti che rimbombano nella testa di popoli e Governi democratici? Come evitare il rischio concreto che l'Afghanistan, dopo la vittoria a tavolino dei talebani e la rifondazione dell'Emirato islamico che ha rivitalizzato la jihad globale, torni ad essere base del terrorismo mondiale? Con il bluff dei nostri soldi, peraltro, Ministro: mi preoccupano i 150 milioni da lei gentilmente destinati, ma bisogna veramente vigilare su chi ne usufruirà. Come arginare l'opportunità che si apre per la Cina e la Russia di modificare a proprio favore gli equilibri di potere in Asia e nel Pacifico? Un'area strategica per gli USA in chiave anti-cinese, nella quale essi rischiano addirittura di ridurre al minimo la loro influenza. Gli effetti del ritiro e della fine della missione, con il nuovo paradigma americano dell'America first di rinunciare al proprio ruolo di protettore mondiale nelle aree di crisi del mondo, con una sorta di neo-isolazionismo militare, a partire dagli accordi di Doha, hanno avuto conseguenze negative anche in campo NATO, organizzazione partecipata da quella Turchia, ricordiamolo, sempre più forte, che si muove con un filo conduttore che ricorda la riedizione dell'Impero ottomano. Da ciò la necessità che l'America riconquisti in fretta il ruolo forte, il prestigio, la credibilità e l'autorevolezza a livello globale che sono sempre stati garanzia di stabilità e libertà, soprattutto in questi giorni nei quali ricorre il ventennale dell'attentato alle torri gemelle, cioè attentato alla nostra civiltà. Come fronteggiare il rafforzamento di altri attori, in particolare di Qatar, Pakistan e Turchia, appunto, con effetti diretti sul mondo musulmano e sul prossimo Governo afgano, accrescendo il timore di tutti i Paesi arabi (Egitto, Emirati, Marocco, Arabia Saudita, Bahrain, Giordania) che vedono il fondamentalismo armato come la più seria minaccia agli Stati nazionali arabi post coloniali? Come si pone un'Europa, che è stata solo spettatrice di decisioni e accordi sottobanco, innanzi all'urgenza di affrontare l'ondata di profughi e del terrorismo? La nostra Europa deve riflettere molto sul messaggio di debolezza, disimpegno, dipendenza e irrilevanza che ha dato al mondo, a partire dall'esclusione dai trattati di Doha e dalle parole del Segretario generale della NATO, che ha affermato che l'Europa in fondo paga solo il 20 per cento del bilancio, il che autorizza gli USA, secondo lui, a fare da soli e a non informarci.

Come ha detto il Presidente Mattarella negli scorsi giorni, la risposta sta nel fare: basta con l'Europa delle parole, dei burocrati, dei distinguo, si deve passare in fretta al decisionismo operativo. Ma Coraggio Italia, nomen omen, va oltre gli auspici del Presidente di un nuovo Trattato di Lisbona. Noi chiediamo al Presidente Draghi, oggi vero unico leader d'Europa, un passo più ambizioso: che l'Italia si faccia promotrice di un nuovo percorso costituzionale europeo, ricordando che proprio a Roma, città simbolo del diritto e della civiltà occidentale, nel 2004, sotto la Presidenza di turno dell'Italia, guidata da Silvio Berlusconi e dal Ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, fu firmata la Costituzione europea, che non entrò in vigore per l'assurda bocciatura ai referendum di Francia e Olanda; un errore che oggi non si ripeterebbe, visto l'asse per la sopravvivenza che il Presidente Draghi sta creando con la Francia e la Germania.

Non bastano le ridondanti parole sulla necessità di una politica estera e di difesa comune, serve realizzare il sogno degli Stati Uniti d'Europa, come ha ricordato l'ex Presidente del Consiglio Berlusconi, una nazione europea fedele e sovrana.

Federalismo viene dal verbo latino foedero, amici, che significa “unire”. Ma non può esistere una Nazione senza la Costituzione, ovvero, per dirla con Carl Schmitt, senza la decisione politica fondamentale di attuare l'«e pluribus unum» - non a caso un motto latino -, dall'insieme un unico, che, come in ogni democrazia, decide a maggioranza della volontà popolare. E, ancora, una Nazione costituzionale che, tra i suoi principi fondamentali, deve inserire le radici giudaico-cristiane, a partire dalle Costituzioni dei propri Stati membri, far proprio l'assunto che la libertà dell'Occidente si difende sotto le mura di Gerusalemme; radici che sono la culla della nostra identità, che, se per primi non difendiamo, come possiamo pretendere venga riconosciuta da altre culture che vorremmo integrate?

In un grande Stato costituzionale, Ministro Di Maio, sarebbe scontato il necessario coordinamento fra polizia e intelligence contro il ritorno del terrorismo jihadista su scala globale. I confini d'Italia sarebbero vissuti realmente come quelli dell'intera Europa, con la possibilità di un flusso consistente di profughi afgani, di corridoi umani europei e tutela dei diritti umani fondamentali condivisi da regole comuni senza più veti dei Paesi del gruppo Visegrád.

Anche la sfida asiatica fra USA e i rivali di Mosca e Pechino, che si annuncia particolarmente aspra - ma, forse, anche complementare visti i problemi degli uiguri in Cina e del terrorismo ceceno in Russia -, porta alla necessità di una politica estera e di difesa comune di un'Unione europea come soggetto politico attivo, pur rimanendo un pilastro delle relazioni transatlantiche e della NATO, ma titolare di forze di intervento rapido UE e di un esercito europeo con capacità militare.

PRESIDENTE. Concluda.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). Concludo, un minuto, Presidente. Il Presidente Draghi ha inorgoglito l'Italia convocando immediatamente, in via straordinaria, un G20 sull'Afghanistan, con la partecipazione di tutti gli attori globali e regionali coinvolti, compresa l'India. Con il suo proverbiale pragmatismo e la sua autorevolezza, può certamente accrescere il contributo e il peso dell'Italia, con un ritrovato ruolo di attore protagonista nelle strategie…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MICHAELA BIANCOFIORE (CI). …che attendono su scala globale. Ma oggi i popoli europei hanno bisogno soprattutto di una tensione ideale e valoriale, di una speranza, di un nuovo sogno, che dia attuazione al Manifesto di Ventotene, per una Europa libera e unita, dotata di un Parlamento e di un Governo democratico con poteri reali e perciò forte. Un Manifesto - e concludo veramente - che, dobbiamo ricordare, nacque in risposta alla crisi della civiltà moderna e alla necessità di riformare la società nel dopoguerra. Corsi e ricorsi storici. Noi esprimiamo il nostro convinto sostegno al Presidente, nella convinzione che possa materializzare la visione di Spinelli e Rossi, trasformando questa crisi nell'opportunità di dar vita alla nuova Costituzione europea e, quindi, finalmente, allo Stato d'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Signori Ministri, colleghi deputati, prima si salva, poi si discute: a questo principio bisognerebbe attenersi sempre davanti a un'emergenza umanitaria, così in mare così in terra. Per questo mi unisco oggi al ringraziamento non solo formale alle nostre Forze armate, al Corpo diplomatico e ai nostri servizi di intelligence, per lo straordinario lavoro svolto nel prestare soccorso umanitario alle persone che assediavano l'aeroporto di Kabul.

Ora, però, è arrivato anche il momento della discussione e mi permetta, signor Presidente, nel ringraziare i Ministri - il Ministro Di Maio e il Ministro Guerini -, per il lavoro svolto e per la sinergia che, in tutto questo periodo, hanno dimostrato con il Parlamento, di sottolineare come, davanti a una questione politica di tale rilevanza, anche per il ruolo che il nostro Paese ha in questo momento, di guida, di Presidenza del G20, sarebbe auspicabile un confronto del Parlamento con il Presidente del Consiglio. Davanti a noi, oggi che si apre la discussione, si pongono diverse questioni che la vicenda afgana ci obbliga ad affrontare in una discussione. Io sono d'accordo con chi ha detto in questo dibattito che troppo poco spesso in questo Parlamento si è discusso della politica estera di un Paese come l'Italia, di cosa significano e hanno significato una serie di scelte, di investimenti strategici del nostro Paese, anche in sede multilaterale.

La prima questione che io voglio porre oggi, dopo vent'anni dall'inizio del conflitto in Afghanistan, è una: 500 mila morti tra i civili, 54 tra le nostre Forze armate, oltre 7 miliardi di spesa pubblica investiti dal nostro Paese. Dati, causa, pretesto e attuali conclusioni: sono sufficienti ad insegnarci che non è con interventi militari che si trovano soluzioni a problemi complessi come quelli della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Misto)? O, forse, abbiamo bisogno di ulteriori lezioni? Ricordo perfettamente, si chiamava Enduring Freedom la prima missione in Afghanistan. Dopo quella in Afghanistan, abbiamo addirittura coniato il concetto di guerra preventiva al terrorismo e, nel 2003, abbiamo iniziato una campagna militare in Iraq che ha raso al suolo un intero Paese perché l'Iraq possedeva le armi di distruzioni di massa che avrebbero messo in pericolo l'Occidente da un attacco di uno Stato che non era finanziatore o fiancheggiatore del terrorismo, ma era avversario degli Stati Uniti d'America.

La domanda è: dopo vent'anni di guerra al terrorismo, di guerra preventiva al terrorismo, dopo vent'anni di interventi militari scellerati, che hanno visto in mezzo quello in Libia, di cui ancora oggi paghiamo i danni, il mondo è un luogo più sicuro? Dopo vent'anni dall'inizio del conflitto in Afghanistan, vi sembra, oggi, che l'Afghanistan sia un luogo più sicuro? E, allora, un bilancio della partecipazione del nostro Paese all'intervento in Afghanistan e ad altre esperienze militari disastrose deve partire da questa discussione. Hanno prodotto risultati le scelte che abbiamo fatto in termini di politica estera, dal punto di vista della sicurezza? Io penso di no. La proliferazione delle organizzazioni terroristiche su scala globale ci dice che lo strumento militare per contrastare il terrorismo non è uno strumento efficace, perché, nel momento in cui radi al suolo interi Paesi, costruisci le condizioni vitali su cui il terrorismo affonda le proprie radici. Non è un caso che l'ISIS, la minaccia più grande, dal punto di vista del terrorismo, che i nostri Paesi abbiano conosciuto, ha affondato le sue radici proprio in quell'Iraq che era stato devastato e raso al suolo, proprio tra quelle generazioni di iracheni che non avevano conosciuto una sola giornata di scuola, perché le scuole erano state rase al suolo.

Ecco, questo è il tema di un bilancio politico che noi dobbiamo fare in quest'Aula, perché, altrimenti, la nostra discussione rischia di rimanere pura retorica sull'impegno fondamentale delle nostre Forze armate per salvare qualche centinaio di bambini afgani, dimenticandoci dei 10 milioni di bambini afgani che sono rimasti lì, in quelle condizioni. Questo è il problema: che il nostro dibattito rischia di diventare ipocrita, rischia di diventare pura retorica. Lo dico, perché il richiamo, per esempio, alla condizione delle donne in Afghanistan è stato un punto cardine di questa discussione e, però, lo dico anche con molto rispetto: io sono felice che abbiamo salvato la squadra di calcio femminile di Herat, però non mi pare che ci siamo mai posti il tema della squadra femminile di calcio di Riyadh. Perché non esiste, perché in Arabia Saudita alle donne non è permesso fare neanche ginnastica a scuola, perché la segregazione delle donne in Arabia Saudita, in realtà, è esattamente come in Afghanistan, ma con la monarchia saudita l'Occidente ha un altro tipo di rapporto rispetto a quello che ha con Paesi come l'Afghanistan e con i talebani. E, allora, questo è un tema che ci riguarda, perché i diritti umani, i valori fondamentali su cui si basano le nostre democrazie non possono essere utilizzati con due pesi e con due misure: o l'Occidente ha il coraggio di battersi per quei valori sempre e comunque, e non solo sul piano militare, per difenderli, ma anche sul terreno delle scelte di politica economica, oppure il rischio che correremo è quello di risultare poco credibili. Ed è quello che è successo: quello dall'Afghanistan non è stato un ritiro, quella dall'Afghanistan è stata una fuga, irresponsabile e ve lo dice chi, in quest'Aula, ha chiesto per diversi anni di programmare un ritiro dall'Afghanistan, ma lo abbiamo chiesto e abbiamo votato in quest'Aula contro il rifinanziamento della missione in Afghanistan, chiedendo che quel ritiro fosse programmato dentro una conferenza di pace che coinvolgesse i diversi attori della società afgana. E, invece, questa fuga è stata programmata con un accordo segreto, costruito negli anni, prima che a Doha, già sul campo, in Pakistan e in Afghanistan, dagli Stati Uniti con i talebani, senza alcuna condizione rispetto a un processo di transizione. Ecco cosa è successo.

Non a caso oggi i talebani godono di un folto arsenale militare, che è quello che gli Stati Uniti hanno lasciato sul terreno. Non sappiamo, perché non è di nostra competenza sapere, se questo faceva parte o meno degli Accordi di Doha. Noi dobbiamo partire da ciò, dobbiamo partire dal valore simbolico di questa sconfitta, da quello che rappresenta, perché forse è davvero stato sottovalutato. E guardate, non basterà raccontare la storia dell'Occidente magnanimo che ha salvato le persone all'aeroporto di Kabul per coprire il valore di questa sconfitta dal punto di vista culturale e politico anche su scala globale. Penso che siamo davanti alla fine dell'egemonia culturale dell'Occidente o, quantomeno, all'inizio della fine, e di questo dovremmo cominciare a discutere, perché il messaggio che è passato dall'altra parte della barricata, se così la vogliamo chiamare, è che la difesa dei valori occidentali, delle democrazie liberali da parte degli Stati occidentali ha comunque un limite, è comunque qualcosa che si può opzionare.

Penso alle parole che il Presidente Draghi ha pronunciato alla prima riunione del G7 a cui ha partecipato: la sfida oggi è tra la democrazia e le autocrazie. Se questa è la sfida in campo, e io sono d'accordo con il Presidente Draghi, oggi segniamo la prima grande sconfitta. È dentro questa riflessione che bisogna ragionare seriamente, signor Presidente, del ruolo della NATO e del ruolo dell'Unione europea. Lo dico senza infingimenti: è da tempo che serve una discussione seria sulla funzione e sul ruolo della NATO. Mi chiedo qual è la funzione della NATO se in sede NATO non si è mai affrontata e non si può affrontare una discussione seria, per esempio, sul ruolo che la Turchia ha avuto rispetto al fiancheggiamento del terrorismo, perché noi abbiamo raso al suolo l'Afghanistan, ma un Paese membro della NATO ha evidentemente, nel corso degli anni, lasciato aperto un salvacondotto per i terroristi dell'ISIS dalla Siria. E alcuni giornalisti che hanno raccontato questa storia in Turchia sono finiti in carcere e sono ancora in carcere proprio perché hanno raccontato la verità di come gli ospedali turchi curavano i combattenti dell'ISIS. Ecco che il fiancheggiamento del terrorismo diventa, a fasi alterne, un problema da risolvere.

Sul ruolo dell'Unione europea, anche qui, in una parola, non può esistere una politica di difesa senza una politica estera unitaria. E allora vi prego, smettiamola di discutere di come si costruisce un Esercito europeo se non c'è la capacità di avere una visione unitaria di politica estera e se non c'è la capacità di rafforzare il processo di integrazione europea anche con una vera e sostanziale democrazia.

In ultimo, Presidente, mi perdoni, e concludo, le conseguenze di questo ritiro vanno affrontate seriamente. Non possiamo pensare che l'impresa afgana non abbia conseguenze e il tema dei flussi migratori, vi prego, non è un tema da affrontare velocemente su accoglienza “sì” e accoglienza “no”. Noi vedremo gli effetti sui flussi migratori della fine, così rocambolesca, del conflitto afgano fra due o tre anni; è in quel momento che si misurerà la capacità dell'Unione europea di essere ancora un faro di civiltà.

Concludo, Presidente, rispetto a un appello: abbiamo scoperto oggi che con la guerra non si costruisce democrazia. La pace, signor Presidente, si costruisce con la pace, la democrazia si costruisce con i diritti, la libertà si costruisce con la cultura (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà, per 4 minuti.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Quella che abbiamo visto oggi è un'assenza totale di autocritica da parte dei due Ministri e, devo dire, anche da parte di molti colleghi negli interventi che si sono succeduti. Apprezzo, invece, molto l'analisi dell'intervento di chi mi ha preceduto, del collega Palazzotto. Perché c'è questa mancanza di autocritica di fronte a una disfatta storica, a un disastro, a una vicenda che ha bruciato nella fornace della storia 8,5 miliardi di euro italiani…

PRESIDENTE. Chiedo scusa se la interrompo. Pregherei il deputato D'Ettore di indossare la mascherina e possibilmente di farlo con continuità. Prego, prosegua.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, riprendo. Ricordavo gli 8,5 miliardi spesi dall'Italia, bruciati nel nulla, dell'avere ottenuto nulla, i 2,5 trilioni spesi dagli Stati Uniti, le centinaia di migliaia di morti, i milioni di profughi – milioni di profughi - i milioni di persone che hanno perso la casa, tutte le relazioni. Non è stata un'operazione umanitaria, come ha detto il Ministro Guerini: è stato un intervento militare, sconfitto da una insorgenza nazionale. Ci piacciano o non ci piacciano, i talebani, sono stati un'insorgenza nazionale che ha vinto una guerra in cui l'Occidente ha avuto una storica disfatta, un disastro. E allora ci dobbiamo chiedere da dove nasce il disastro. Nasce dalle analisi sbagliate che sono state fatte all'inizio, dalle analisi sbagliate nasce una catastrofe. Chi ha fatto le analisi giuste, come, ad esempio, Julian Assange, è finito in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). A proposito, la vogliamo discutere questa famosa mozione in cui si cerca di dare libertà a un propugnatore della verità?

Ecco, la verità è importante perché è inutile nascondere con la retorica del “ci siamo impegnati per fare qualche pozzo, qualche attività per migliorare le condizioni di una piccola porzione della popolazione di quel Paese”, quando c'è un totale fallimento, un dissolvimento anche delle forze militari che venivano addestrate, in modo costoso. Vi spiegate perché si sono dissolte in 10 giorni le forze armate dell'Afghanistan, 300 mila persone in 10 giorni? Il Ministro Guerini si chiede: era una cosa imprevedibile, come facevamo a prevederlo? Bastava leggere Machiavelli 500 anni fa, che spiegava che un certo tipo di milizie non possono funzionare così demotivate. Infatti, lo abbiamo visto, sono state dissolte perché non rappresentavano qualcosa di utile per la difesa dell'assetto nazionale di un Paese invaso.

Siamo di fronte, quindi, a una serie di fallimenti in questi 20 anni, sono 20 anni e possiamo fare un bilancio: Libia, uno Stato fallito; la Siria, uno Stato devastato, con decine di milioni di senzatetto; l'Afghanistan o le sanzioni a Iran e Russia, le metto nel conto degli errori strategici e tragici della NATO. Ci conviene non discutere la NATO così come è oggi, questo è il convitato di pietra che non viene affrontato. La NATO di oggi è un cumulo di errori e un cumulo di macerie che possiamo misurare nell'Afghanistan. Come far rimediare a questo cumulo di errori un soggetto che non discute, dove si obbedisce semplicemente, si è vassalli delle decisioni del maggiore azionista? Credo che questo sia il punto, ritornare ai nostri veri interessi. L'alternativa c'è a un'idea di partecipazione subalterna, vassalla nelle relazioni internazionali; bisogna costruire una nuova gerarchia degli interessi nazionali. L'esperienza adesso ci sarà maestra, è un'esperienza che non si deve ripetere; bisogna riorientare le spese e anche gli impegni militari nazionali verso quello che può dare un equilibrio al Mediterraneo e all'Italia. Questo credo sia il punto: tornare alla verità, tornare a un'analisi seria e autocritica, che purtroppo, devo dire, oggi è mancata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Intanto pregherei anche i deputati Baratto e Mugnai di tirarsi su la mascherina. Sì, cari colleghi, finché la regola è questa tutti la devono rispettare, non ci sono possibilità di deroghe.

Ha chiesto di parlare il deputato Fioramonti. Ne ha facoltà.

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. La guerra in Afghanistan rimarrà nella storia come la più grande disfatta dell'arroganza occidentale. È stata la guerra più lunga del XX secolo, una delle guerre più lunghe della storia. Abbiamo ricordato quanto è costata, quasi 3 mila miliardi di dollari, al nostro Paese è costata oltre 7 miliardi di euro. Ha fatto tante vittime, tantissime tra i civili, molte di queste neppure conteggiate. Soltanto la missione di assistenza delle Nazioni Unite conta che, nell'ultimo decennio, sono morti 30 mila bambini in Afghanistan, proprio nel periodo in cui c'erano le forze occidentali.

Ecco, credo che la prima cosa che dovremmo fare oggi è chiedere scusa. Chiedere scusa per avere voluto una guerra sbagliata: non è con la guerra che si risolvono le dispute internazionali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco), non è con la guerra che si costruisce la democrazia. Lo dico soprattutto a quel 92 per cento di parlamentari che, nel novembre del 2001, votarono a favore di quella missione: molti di loro sono ancora seduti qui. E a coloro che, in quel momento, protestavano fuori nelle strade, insieme a Gino Strada e ad Alex Zanotelli - io c'ero, non so quanti di voi c'erano -, si diceva che eravamo gli amici dei terroristi, che eravamo antipatriottici! Ora, vent'anni dopo, tanti morti dopo, miliardi e miliardi di euro dopo, cosa è cambiato? I talebani sono quegli stessi talebani che l'Occidente ha finanziato ed addestrato in chiave antisovietica negli anni Ottanta per fare la guerra a quel Governo che consentiva alle donne di andare a studiare e di mettere la minigonna; gli abbiamo mandato contro gli islamisti in chiave antisovietica e noi oggi questi islamisti ce li ritroviamo al potere nuovamente. E stiamo scoprendo, per esempio, in questi giorni che c'è una resistenza in Panjshir. Ma in questi vent'anni cosa abbiamo fatto per sostenere quella resistenza? Ci siamo accorti che esisteva qualcuno che poteva essere usato in chiave anti-talebana e in chiave legittima rispetto alle forze esterne soltanto nel momento in cui scappavamo dall'Afghanistan! Questa fuga dall'Afghanistan - e lo ricordo ai colleghi della destra di questo Parlamento - è stata concordata nel febbraio del 2020 con gli accordi di Doha, voluti dal vostro amico Donald Trump! Ed è proprio grazie a questo accordo scellerato che, dopo vent'anni di inutile campagna militare, noi siamo scappati dall'Afghanistan con la coda tra le gambe, inseguiti da un esercito di studiosi islamici, studenti islamici, barbuti e armati, di fatto, di pale e pietre. Il più grande esercito del mondo è scappato con la coda tra le gambe. Questo deve diventare un insegnamento per il futuro: se è fallita questa guerra, falliranno tutte le guerre. Non è possibile che un gruppo di auto-organizzati abbia fatto scappare il più grande esercito del mondo, nella guerra che è costata più soldi di tutte e che ha rimpinguato le casse - quelle sì - e il business dei grandi gruppi industriali di armi del mondo, le grandi lobby degli armamenti. Noi dobbiamo chiedere scusa agli afgani, dobbiamo chiedere scusa anche alle famiglie di tutti i militari morti…

PRESIDENTE. Concluda.

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). …dobbiamo chiedere scusa e dire che abbiamo imparato e stiamo imparando e non lo faremo mai più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. La ringrazio.

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). Ed oggi - e finisco Presidente - dobbiamo fare di tutto per salvaguardare i diritti di quegli afgani che continuiamo a dimenticare. E questo non si può fare con l'isolamento! L'isolamento significa consegnare il Paese…

PRESIDENTE. Concluda.

LORENZO FIORAMONTI (M-MAIE-PSI-FE). …a un Governo scellerato, nella totale assenza di scrutinio internazionale. Assolutamente non dobbiamo permetterci di isolare questo Paese in un momento così delicato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie Presidente. Signori Ministri, gentili colleghi, l'informativa di oggi rappresenta un momento atteso da quest'Aula, che già, in parte, lo scorso 24 agosto, ha mostrato interesse e apprensione per gli sviluppi in Afghanistan. Molti colleghi hanno espresso posizioni politiche di attenzione, soprattutto nei confronti delle fasce più a rischio, dai collaboratori ai civili afgani, donne e bambini in particolare. Ma la questione della tutela dei diritti umani e soprattutto dell'accoglienza degli afgani in fuga non può essere considerato un problema circoscritto al nostro Paese. Infatti, oltre al doveroso coordinamento della gestione a livello nazionale, è importante che l'Europa si esprima all'interno della comunità internazionale, in maniera chiara, univoca e più agile. Questo aspetto sarà fondamentale per la costituzione dei corridoi umanitari e questo, non solo per l'Afghanistan, ma per addivenire alla strutturazione di uno strumento utile anche per gli ulteriori flussi, provenienti dalle numerose aree di crisi nel Mediterraneo e in Medio Oriente.

L'Italia ha dimostrato in Afghanistan, e non solo, di essere competitiva a livello globale sul fronte della formazione delle forze locali e della cooperazione, punti di forza che contano sulla scena internazionale, ma anche oneri che abbiamo il dovere di rispettare. Nelle ultime ore si è fatto un gran parlare di difesa europea e di politica estera comune, un'idea che sembra godere di ampio consenso e che appare come l'unico orizzonte possibile per poter rivendicare un ruolo nello scacchiere geopolitico, finora, ahimè, abbastanza impalpabile, se possiamo dirlo con molta franchezza. Allo stato attuale, però, oltre ogni infingimento, questo orizzonte non è così vicino. È perciò ineludibile, da parte del Governo, una puntuale definizione dei nostri obiettivi e interessi in Afghanistan, oltre che della regione.

Ora che qualunque considerazione sul bilancio della guerra e sulle responsabilità per l'esito a cui abbiamo assistito, per quanto legittima, sarebbe tutto sommato inutile…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). … c'è bisogno - e concludo, Presidente - di intensificare il dialogo fra Governo e Parlamento sul fronte della politica estera, partendo, ad esempio, dalle Commissioni competenti in materia. Vanno bene i documenti di analisi sugli aspetti di geopolitica, come anche le dichiarazioni pubbliche, ma questi stimoli devono essere discussi e interpretati all'interno di una chiave politica più ampia, maggiormente rappresentativa del Paese…

PRESIDENTE. La ringrazio.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Il Parlamento dovrebbe essere nevralgico per la costruzione di un'Italia che propone idee strategiche...

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). …in Europa - concludo, Presidente - e nella comunità internazionale e non è solo un timido spettatore (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Anche da parte di Noi con l'Italia, la solidarietà e l'ammirazione ai nostri militari e la preoccupazione per i collaboratori che hanno collaborato con le nostre milizie e con le nostre truppe, che sono rimasti lì e sono probabilmente soggetti a elementi di grande preoccupazione, per la loro vita e per le loro famiglie. Il prestigio delle Forze armate italiane è fuori discussione. Comunque, al di là di un'operazione che è sbagliata, è stata sbagliata dall'inizio - dobbiamo ammetterlo, anche chi, come me, era invece d'accordo -, però niente di inutile vi è nella vita. Credo, comunque, che vent'anni di situazione migliore in Afghanistan ci siano stati per tante famiglie e mi piace pensare, signori Ministri, i ventenni di allora sono i quarantenni di oggi, che siano stati vent'anni di speranza nel corso dei quali hanno conosciuto un mondo migliore rispetto a quello da cui sono provenuti e in cui probabilmente stanno ricadendo.

L'Italia, ancora una volta, ha dato il suo contributo, un contributo disinteressato, e non ha portato a casa nulla da questa vicenda, a differenza di altri. Io credo invece sia stata sbagliata la modalità della scelta, perché l'abbiamo subita. Il rapporto con gli Stati Uniti non può essere a lealtà unilaterale. Io credo che questa esperienza ci debba essere utile per i ritiri che prima o poi ci saranno, signor Ministro, perché penso che dal Libano e dai Balcani prima o poi bisognerà immaginare il ritiro e, quindi, cerchiamo di non fare in modo che si ripetano queste esperienze. Uno degli elementi di confronti con gli USA è la strategia complessiva. Non è in discussione, per quanto ci riguarda, l'Alleanza atlantica, ma credo che Craxi a Sigonella abbia insegnato qualcosa: a mostrare il petto e ad alzare la fronte rispetto ad un alleato, certamente forte, ma dal quale non dobbiamo accettare l'imposizione. Io credo che da parte degli Stati Uniti la demonizzazione dell'avversario sia un errore. L'avversario va comunque aperto al dialogo, la guerra è l'ultimo degli elementi.

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Sto per dire una cosa che forse non è condivisa, ma con il Governo talebano bisognerà comunque rapportarsi, piaccia o non piaccia. Anche se questi sono scellerati, persone con cui non ci si può ovviamente confrontare, ci sarà la necessità di convivere e, se vogliamo evitare un disastro umanitario, qualche cosa bisognerà pur fare con questo schieramento che si sta creando da quella parte. Ecco, io credo che le azioni di diplomazia…

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). …che il Ministro Di Maio ha fatto e che anche il Presidente Draghi sta facendo, rispetto al G20 sull'Afghanistan, siano assolutamente necessarie. È necessario aprire comunque un dialogo europeo: non possiamo presentarci da soli. Credo che sarà una stagione complessa per tutta l'Europa. Questa vicenda dell'Afghanistan sarà sicuramente un banco di prova importante (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC)…

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Per due minuti, ne ha facoltà. Mi dispiace togliere la parola, ma io ho un margine di tolleranza e non si può oltrepassare ed esagerare, perché non sarebbe giusto nei confronti degli altri colleghi. Prego, a lei la parola, deputata Rossini.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Gentile Presidente, gentili Ministri e colleghi, i processi di democratizzazione sono lunghi, dolorosi e passano varie fasi. Certo non bastano vent'anni, soprattutto in un Paese come l'Afghanistan, che non è mai stato uno Stato unitario, ma un insieme di minoranze religiose ed etniche. In un Paese così, che non ha mai conosciuto un minimo di pluralità democratica dentro istituzioni e su base giuridica, i vent'anni di influenza e di presenza occidentale hanno innestato un germe nuovo, conoscenza di regole, Stato di diritto, il tutto spinto molto non sulla costruzione di istituzioni, ma sulla strada dell'istruzione e della conoscenza. Questo almeno nelle città, perché sappiamo che le valli sono rimaste più chiuse. Ecco, l'eredità che abbiamo lasciato ha cambiato la storia di quel Paese, perché quel seme è piantato nelle persone, nelle giovani generazioni, nelle donne che hanno studiato e hanno visto le loro madri lavorare, che hanno visto donne in Parlamento.

È un seme che va protetto e coltivato con politiche di sostegno, quindi anche prevedendo presidi permanenti ONU sanitari, diplomatici e culturali. Quello che noi chiediamo come componente, Ministro, è di non abbandonare quel Paese, di sostenere le donne e gli afgani che hanno collaborato con la comunità internazionale, di portare avanti i corridori umanitari, oltre che fornire protezione internazionale ai richiedenti costretti a fuggire, per evitare possibili violenze e persecuzioni. I talebani non sono uniti tra di loro, non tutto è bianco e nero: c'è una zona grigia che ancora può essere coltivata. I tentativi di dialogo vanno fatti, anche solo per porre le condizioni che avete posto come Governo e che sosteniamo, condizioni che devono portare a un coinvolgimento di tutta l'Europa e anche del G20 per mantenere una stabilità di tutta l'area. Grazie del lavoro e buon lavoro a tutti noi insieme, perché anche i Parlamenti nazionali, rafforzando le nostre relazioni, possono e devono contribuire a portare avanti insieme questa politica (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 18,45. È una sospensione tecnica.

La seduta, sospesa alle 18,35, è ripresa alle 18,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Prima di passare all'esame degli emendamenti, desidero informare l'Assemblea che, lo scorso 5 agosto, il nostro collega Edmondo Cirielli è divenuto papà della piccola Olga (Applausi). Esprimo al collega Cirielli, alla neonata e alla mamma gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3223-A.

(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 3223-A​)

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 3223-A: Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono stati, da ultimo, respinti gli identici emendamenti Leda Volpi 3.48, Meloni 3.404 e Giannone 3.504.

Passiamo all'esame degli identici emendamenti Massimo Enrico Baroni 3.49, Meloni 3.405 e Giannone 3.505, su cui ricordo è stata avanzata, e accolta dalla Presidenza, la richiesta di scrutinio segreto.

Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Bergamini - di cui vorrei richiamare l'attenzione, perché con questo emendamento soppressivo chiediamo di togliere l'obbligo del green pass dai ristoranti -, ci troviamo di fronte a un accanimento nei confronti delle attività di ristorazione che sfiora la malafede. Oggi, ho la presunzione di tentare di dimostrarglielo con argomenti che, normalmente, utilizzate voi. C'è un primo aspetto da sottolineare, sottosegretario Bergamini: se, per davvero, il green pass è una sorta di lasciapassare che mette al riparo i cittadini dalla possibilità del contagio, non si spiega perché, all'interno dei ristoranti, lasciate il distanziamento che c'era prima. Questa è una prima evidente contraddizione. Delle due, l'una: o il green pass è efficace, e allora dovete restituire ai ristoranti e ai ristoratori gli spazi che gli sono stati vietati in precedenza, oppure il green pass, secondo il vostro pensiero, non aiuta in questa direzione. Questo è il primo aspetto che sottolinea una incongruità, una irrazionalità rispetto a questa situazione. L'altro è una contraddizione evidente, che si fa fatica a spiegare ai cittadini, ma soprattutto ai ristoratori, a tutto quel comparto, ossia che ha un senso chiedere il green pass all'interno dei ristoranti, mentre, invece, non viene chiesto il green pass a chi sale in metropolitana e sull'autobus. È una contraddizione evidente. Ed è una contraddizione che, come le dicevo prima, mette questo comparto nella condizione di pensare che dietro ci sia un disegno rispetto a scelte di questo tipo. Quello che è ancora più grave è che questo ripetuto argomentare nei confronti dei ristoranti fa passare un messaggio. Il messaggio è che noi, forse, siamo al riparo dal contagio con il vaccino - sicuramente, se ci distanziano, possiamo vivere degnamente una vita di relazione -, ma fate sempre attenzione ai ristoranti, perché il tema centrale di tutte queste discussioni è, e rimane, sempre il ristorante. Se questa mattina siete stati attenti, c'è stata la discussione sul nuovo privilegio dato alla casta: ci voleva un Presidente a 5 Stelle per ridare, dopo tanti anni, un privilegio alla casta dei Parlamentari, perché qui, noi, oggi, sediamo all'interno non solo di quest'Aula, ma in ristrette aule di Commissione, a volte, anche in un numero eccessivo rispetto ai posti, senza avere ed esibire il green pass. Eppure, questo privilegio trova all'interno della Camera il limite della ristorazione; è un atto ipocrita. Cioè noi possiamo stare qui dentro e respirarci addosso per ore senza esibire il green pass, lo possiamo fare all'interno delle Commissioni, in modo identico, ma non possiamo andare al ristorante. Io credo che sia difficile spiegare tutto questo. Alla luce anche di quello che ho ascoltato questa mattina, perché ho ascoltato interventi anche molto accorati a difesa, generalmente, del green pass, ebbene, con questa narrazione si fa veramente fatica a capire dove stia il nesso, dove stia la finalità e, soprattutto, dove stia l'utilità. La verità è che in questo modo voi colpite un comparto già in difficoltà, lo colpite senza un vero e proprio motivo e, soprattutto, dimostrate che sul green pass in generale non avete minimamente le idee chiare.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Allora, la domanda che mi sono posto - e vado a concludere, Presidente - è che il reale motivo per cui non chiedete il green pass all'interno di questa Aula è semplicemente quello per cui i ristoratori si lamentano: perché è complicato, lo ripeto, è complicato; voi non chiedete il green pass sull'autobus e non lo chiedete sulla metropolitana non perché pensiate che non serva, ma perché sapete che applicare tale misura è difficile, è complicato, perché significa fermare le persone e chiedere loro di esibire un documento senza avere gli strumenti per farlo. Quindi, con una ipocrisia devastante, in Parlamento vi girate dall'altra parte, sull'autobus e sulla metro, dove comunque in qualche modo è impegnata la pubblica amministrazione, vi girate dall'altra parte, ma poi chiedete ai camerieri e ai ristoratori di fare un mestiere che non è il loro.

PRESIDENTE. Deve concludere.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Allora, e concludo, Presidente, alla luce anche di quelle che sono state le disponibilità avanzate stamattina dalla Lega, chiedo che questo emendamento venga approvato o comunque venga accantonato, perché se vogliamo cambiare le cose non possiamo farlo soltanto a parole, come abbiamo ascoltato stamattina. Mettiamo da parte questo emendamento e cerchiamo di trovare una soluzione per dare per la prima volta da questa pandemia un segnale positivo al mondo della ristorazione e non continuare a dare segnali negativi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Vorrei approfittare di questo emendamento per lanciare un appello ai sedicenti liberali, ai democratici e ai socialdemocratici che popolano quest'Aula e che si ammantano sempre di garantismo quando, per esempio, c'è da smantellare il processo penale e, poi, invece, votano così, con disinvoltura, senza farsi scrupoli, una misura di segregazionismo totale che condanna, in questo caso veramente “condanna”, dei cittadini che hanno la sola colpa di esercitare un diritto di scelta che quello stesso Stato gli riconosce. Dov'è finito il garantismo, come riuscite a fare una cosa del genere e a sentirvi nel giusto?

Allora, noi stiamo condannando alla morte civile delle persone, non solo persone che decidono peraltro legittimamente di non vaccinarsi, ma anche persone che sono vaccinate; io vi farei l'esempio, per esempio, di un padre di famiglia che ho conosciuto personalmente che ha due bambini di 13 e 15 anni che legittimamente non vuole vaccinare, perché ovviamente la questione dei rischi e benefici nelle fasce di età più basse è molto più controversa che non nelle fasce più alte; ebbene questo povero papà non potrà mandare i figli al calcetto, non potrà mandarli al cinema con gli amici, non potrà mandarli a mangiare una pizza, non potrà neanche portare la sua famiglia a mangiare una pizza - è la morte sociale di una famiglia - perché volete costringere tutti a vaccinarsi, anche i ragazzini, anche i minorenni.

Nessuno può escludere che ci sia un'utilità, che questo vaccino possa essere uno strumento, ma uno strumento per proteggere le fasce deboli, non per una vaccinazione di massa, che non ha alcun senso, neanche scientifico, perché, del resto, l'EMA ci dice che ha ancora bisogno di più di due anni di studi per darci una risposta chiara sull'autorizzazione e nessun Paese al mondo, nessuno, a parte il Turkmenistan, ha deciso di rendere obbligatorio questo vaccino; voi lo state facendo, ma nella maniera più subdola e vile, perché state obbligando i cittadini italiani a vaccinarsi senza obbligarli, ed è una cosa veramente vergognosa per chi, invece, si ammanta di questo garantismo, per chi invoca lo Stato di diritto e la Costituzione un giorno sì e l'altro invece no, evidentemente.

Poco fa ho sentito il collega D'Ettore difendere il green pass, citando una sentenza della Corte costituzionale che parlava di TSO; cioè praticamente il collega ha detto che pensa che il green pass sia equiparabile a un TSO, ma qui veramente ci vorrebbe un TSO colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), se non adesso non so quando.

Allora, è evidente che siamo in presenza di una sproporzione clamorosa fra l'obiettivo che si vuole raggiungere, che è quello di ridurre i contagi, obiettivo nobile, peraltro, e le misure che si mettono in campo, con la privazione delle libertà fondamentali. È infatti evidente che il modello del green pass ha fallito nei Paesi in cui è stato testato, perché ci dice che anche un vaccinato può contagiarsi e contagiare. Allora, non ha senso privare e condannare alla morte sociale famiglie e cittadini senza neanche, tra l'altro, raggiungere l'obiettivo prefissato, quello di mettere più in sicurezza i nostri spostamenti e la nostra vita sociale. È un fallimento ed è un nonsenso da tutti i punti di vista. Vi prego, non arrivate a tanto, rinsavite che ancora fate in tempo, vi prego (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Grazie, Presidente. Questo emendamento si propone di eliminare l'obbligo di applicazione del green pass nei ristoranti ed è un emendamento che noi sosterremo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si propone di eliminare l'obbligo, innanzitutto, perché pensare che quei ristoranti possano essere un luogo dove il contagio si propaga in modo diverso rispetto agli altri luoghi non ha assolutamente alcun tipo di fondamento. A tutta questa riflessione ci viene in enorme soccorso, in enorme aiuto e in enorme supporto quello che sta accadendo nei ristoranti degli alberghi dove, per poter accedere, non sono necessari l'utilizzo e l'esibizione da parte del cliente del green pass e non è nemmeno necessario il green pass per accedere agli alberghi stessi.

Parliamo di una categoria che è stata penalizzata fortemente negli ultimi diciotto mesi: ai ristoratori noi abbiamo chiesto, prima, di ridurre le capienze, poi di mantenere le distanze di sicurezza, poi abbiamo chiesto loro di mettere dei distanziatori e dei separatori tra gli avventori dei locali e, infine, abbiamo chiesto loro di fare un lavoro che non è quello che il ristoratore deve fare cioè sostituirsi allo Stato nei controlli che, in realtà, dovrebbe fare lo Stato, per verificare se le persone che entrano abbiano o non abbiano il green pass.

Le contraddizioni di questo provvedimento, sull'utilizzo del green pass, sono le più ampie; mi è capitato recentemente di passare davanti a una chiesa, di volerla visitare e di non poterci entrare perché serviva il green pass, green pass che io ho perché sono un guarito ma che non intendo scaricare perché non ne condivido assolutamente l'impianto così come è stato costruito. Però, se ci fossi entrato due ore dopo, durante la funzione, non ci sarebbe stato alcun problema. Ho preso dei piccoli autobus la settimana scorsa in una località turistica del Sud Italia, di circa 14 o 15 metri quadri, dove facevano entrare 25 persone e lì l'obbligo del green pass non c'era. O cominciamo a ragionare in maniera corretta o altrimenti tanto vale che su questo provvedimento cominciamo a fare delle riflessioni assolutamente serie.

Per quanto riguarda l'emendamento in questione, stiamo parlando di ristoratori, stiamo parlando di gente che contribuisce, col proprio lavoro, in maniera significativa al gettito fiscale di questo Paese, stiamo parlando di una categoria che è stata ampiamente penalizzata. Facciamo un gesto di responsabilità e lasciamoli lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Presidente, onorevoli colleghi, questo emendamento - che, vedo con dispiacere, la Lega voterà con favore - mi dà l'occasione di intervenire su un tema che credo sia l'oggetto del dibattito ormai da mesi e cioè sul green pass e i ristoranti. Ma dovremmo essere tutti un pochino più precisi e parlare dell'utilizzo del green pass nei luoghi chiusi, aperti al pubblico ma chiusi. L'onorevole Trancassini, prima, nel suo ragionamento, diceva: ecco, voi ce l'avete con i ristoratori, perché sin dall'inizio dell'epidemia c'è stato un accanimento sui luoghi della ristorazione, ma potremmo dire anche sulle palestre, su tutti i luoghi in cui, in realtà, le persone si incontrano, stanno insieme e si tolgono la mascherina. Sembra che, qui, dobbiamo fare sempre divulgazione scientifica. Avremmo dovuto superarla questa fase. Con riferimento alla richiesta del green pass, ricordo che quest'ultimo è un compromesso, un meccanismo di controllo di chi entra e accede a un luogo chiuso per verificare se quella persona è vaccinata o ha fatto un tampone nelle ultime 48 ore e, in questo modo, ridurre notevolmente il rischio di infezioni all'interno di un luogo chiuso o, addirittura, il rischio che possa circolare una nuova variante. I luoghi chiusi, ahimè, sono questi qui. Quindi, sono i ristoranti dove ci sono le sale al chiuso, sono le palestre, sono i luoghi in cui noi andiamo a fare sport, in cui ci troviamo in condizioni in cui dobbiamo toglierci la mascherina. Questa è anche la differenza riguardo alla ristorazione, cioè il luogo dove ci togliamo la mascherina. Guardate che al virus non interessa se questo luogo è un albergo, un luogo di lavoro, una mensa o un ristorante privato. Il virus non guarda a questo. Il virus ha una modalità di contagio e di trasmissione che ormai conosciamo abbastanza bene. Quindi, il motivo per cui c'è il green pass non è per penalizzare i ristoratori, ma per permettere ai ristoranti, agli alberghi e a tutti i luoghi chiusi in cui noi togliamo la mascherina di essere in sicurezza e, quindi, di rimanere aperti; non di chiudere ma di rimanere aperti! Quindi, tutti coloro che hanno sostenuto il movimento “Io Apro” durante l'inverno, mentre stavamo in piena pandemia, con le persone ricoverate in ospedale, dovrebbero mettere “sì green pass” e non, invece “no green pass(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questo vostro emendamento è contro i ristoratori, è contro i commercianti, è contro le persone che lavorano nella ristorazione, è contro chi fa attività produttiva in questo Paese. È esattamente il contrario di quello che voi state sostenendo. Tant'è vero che la prova provata c'è stata quest'estate. I grandi ristoranti con le sale al chiuso sono stati pieni. Le persone andavano, esibivano il green pass, c'era l'aria condizionata perché faceva caldo e non hanno avuto questo genere di problemi. Il tema che viene sollevato non deve essere il ristoratore che prende e controlla il green pass mentre devono farlo le forze dell'ordine. Ma stiamo scherzando? Ma vogliamo mettere i poliziotti e i carabinieri dentro le sale dei ristoranti? Ma che tipo di logica è questa? Questo è un modo per sabotare questo intervento, che è a tutela della collettività e non contrario.

Poi, permettetemi, io non sono ancora riuscita a capire qual è la vostra alternativa, perché qui siamo tutti chiamati, in modo diverso e con senso di responsabilità, a contrastare un'epidemia per tornare a garantire una vita normale. Siete contro l'obbligatorietà vaccinale - siete contro, non la volete - e siete contro il green pass, cioè siete contro un modello di controllo che garantisce di frenare il virus. Allora, qual è la vostra proposta? Non mi venite a dire che la vostra proposta è il rafforzamento delle cure domiciliari, perché è un altro argomento: si tratta delle terapie, dei trattamenti, della gestione del sistema sanitario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non si possono raccontare queste cose a milioni di persone ogni giorno! Allora, se noi non riusciamo neanche di fronte a questo provvedimento - e lo dico soprattutto a chi sta in maggioranza - ad assumerci fino in fondo l'onere della maggioranza, che significa responsabilità, e non riusciamo a farlo durante un'epidemia e non riusciamo a farlo in pieno stato di emergenza, ma quando lo facciamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Questo è più un interrogativo esistenziale, scusatemi, ma vorrei lasciarlo a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà per tre minuti.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Mi fa piacere avere sentito le nobili considerazioni della onorevole Lorenzin, evidentemente accesa razionalista, perché indica una necessità di attenzione sanitaria che il nostro Paese avrebbe con maggiore empito di qualunque altro Paese europeo. Sono 30 anni che sento parlare di Europa. Siamo davanti a un'epidemia che non è nazionale, non è locale, non è mondiale soltanto, ma è europea: l'epidemia c'è in Francia, c'è in Spagna, c'è in Inghilterra, c'è in Polonia, c'è in Ungheria, c'è nei Paesi Bassi, c'è in Svezia.

Il Parlamento in cui siamo è un luogo chiuso, come quelli per cui si pretende il green pass. Certo che noi siamo privilegiati e certamente dovremmo stabilire un vulnus fra sanità e democrazia se qualcuno di noi volesse eccepire, rispondendo ai suoi elettori - cosa lecita in democrazia anche per i piccoli gruppi -, di non volere una cosa che è anticostituzionale e che è stata dichiarata tale dalla Spagna, dalla Germania e dai Paesi Bassi. Ora, o siamo in Europa o siamo in una piccola provincia in cui l'Italia della Lorenzin è il Paese pilota della difesa della salute degli italiani. Ma io sono europeo: perché devo essere difeso in un diverso modo se vado in Galizia, in Andalusia o se vado in Svizzera? Se vado in Svizzera non ho il green pass per i ristoranti. Com'è possibile che noi diventiamo Italia solo quando pensiamo che la scienza e la sanità valgano più qui di quanto non valgono in Spagna? Sono scemi gli spagnoli? La Costituzione spagnola è folle? Eppure c'è un Governo socialista, del partito a cui appartiene oggi l'onorevole Lorenzin. È un pazzo il Presidente del Consiglio che non impone quello che impone Draghi, che non è un socialista? La Corte costituzionale, che in Galizia e in Andalusia ha detto “no” al green pass, ha fatto qualcosa di fuori logica?

Allora, o vogliamo essere in Europa - e siamo da 30 anni in Europa e abbiamo pure l'euro - oppure siamo in Italia e abbiamo delle monetine e delle “sanitatine” per cui ci salviamo da soli, mentre in Svezia muoiono, in Spagna muoiono, in Germania muoiono, in Inghilterra muoiono, nei Paesi Bassi muoiono, in Polonia muoiono (Applausi della deputata Cunial). Ebbene, non muoiono perché sono curati come noi. Ma se io ho il vaccino, come lei onorevole Lorenzin, che paura ho di un non vaccinato (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia e della deputata Cunial)? Saranno cazzi suoi? Sarà un problema suo? Sarà un problema dei no-Vax (Commenti)

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, la prego di utilizzare un linguaggio adeguato al luogo dove ci troviamo…

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Ebbene, è la lingua italiana e il Machiavelli, c'è “cazzus”! C'è, c'è, c'è!

PRESIDENTE. …e che rappresentiamo.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Studi la lingua italiana!

PRESIDENTE. Comunque, ha finito il suo tempo.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). È finito! E anche il suo!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (CI). Grazie, Presidente. Con riguardo alla questione di questi emendamenti, che hanno tutti la loro dignità e il loro contenuto di significato normativo, sia quelli soppressivi sia quelli, invece, che hanno diverso indirizzo, anche modificativo, io ho sentito dire e parlare, però, di citazioni di giurisprudenza costituzionale e amministrativa. Oltre a questa, ricordo a Forciniti che tra quelle che ho citato c'è la n. 307 del 1990, la n. 218 del 1994 e la n. 268 del 2017. Ci siamo permessi rispetto al confronto di ricordare che esiste una giurisprudenza costituzionale e amministrativa che ha detto alcune cose con riguardo alla necessità di tutela della salute pubblica e all'ipotesi di obbligo vaccinale, che poi qui non è oggetto del provvedimento perché non c'è una norma sull'obbligo vaccinale.

Tutto questo lo abbiamo fatto ricordando che i principi che fissa la Corte sono di carattere generale. Non fa casistica la Corte costituzionale. Se si è occupata in un caso del TSO, non vuol dire che ciò non possa rilevare dal punto di vista del principio che si fissa. Poi, ripeto, io ho competenze giuridiche; in materia di TSO e in materia psichiatrica non ho competenze, però ritengo che in certi momenti si rischi di sfiorare nel nostro dibattito anche questo tema. Penso, invece, che il tema debba essere ricondotto alla realtà giuridica del provvedimento, sulla quale ci possono essere posizioni diverse. Ci possono essere, come dicevo oggi, gli emendamenti di Fratelli d'Italia, che hanno richiesto, prima in Commissione, che vi fossero limiti rispetto alla norma e, quindi, che fossero fissati chiaramente questi limiti rispetto all'ipotesi soppressiva. È una discussione aperta - ci mancherebbe! - su cui tutte le opinioni sono legittime, ma non si può pensare di definire coloro i quali sostengono la necessità di una più ampia tutela della salute pubblica quali soggetti da sottoporre a chissà quale valutazione.

Inoltre, c'è un mondo, questo dei no-Vax, che non dovrebbe essere fomentato dal dibattito parlamentare - dibattito che, in questi giorni, si sta creando, con tutto il rispetto delle posizioni e, nonostante la legittima posizione che tutti possono avere - anche quando ci si permette di citare la giurisprudenza costituzionale in materia - italiana, perché siamo in Italia - o provvedimenti di carattere europeo; non ci si permetta di dire che si tratta di valutazioni assurde o sbagliate o quasi da ignoranti o da gente che non sa quello che dice. Ci premuriamo, ciascuno di noi, di dare il contributo più onesto possibile al dibattito parlamentare ma, soprattutto, non possiamo non ricordare che la maggioranza e il Governo non stanno ponendo norme liberticide; non stanno ponendo norme in totale contrasto con la disciplina costituzionale; non è vero e, quindi, è compito anche dei parlamentari ricordarlo, perché il dibattito è ascoltato.

Ferma la piena legittimità di tutte le opinioni diverse, ferme tutte le posizioni e fermi gli emendamenti che si vogliono e che si ritengono - come diceva prima il collega Sgarbi, altri Paesi europei possono avere posizioni diverse, ci mancherebbe, il dibattito a questo serve - non si può mettere in dubbio, su ogni argomento e su ogni questione, da un lato, la piena legittimità costituzionale dei provvedimenti che stiamo ponendo in essere e il quadro normativo del contesto italiano ed europeo nel quale ci muoviamo e, dall'altro, mettere anche in dubbio l'onestà non solo intellettuale, ma anche personale del Governo e dei membri del Governo. Io penso che questo non faccia parte di un dibattito ordinario. Se fuori da quest'Aula avviene, dare voce a questo dentro le Aule penso non sia il modo migliore per rispondere in maniera efficace alla crisi pandemica e a ciò che il Governo vuole fare, cioè semplicemente rispondere a questa situazione in modo efficace, ordinato per la tutela della salute pubblica, nel pieno rispetto della Costituzione e delle norme di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà, per un minuto.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ovviamente, Presidente, io credo che si sta inscenando in quest'Aula la fiera delle ipocrisie. Lo ha detto sul green pass Barbero, lo hanno detto 600 autorevoli esponenti del mondo universitario: il green pass è un'ipocrisia, ammettiamolo. Il Governo non sa che pesci prendere e non sa come affrontare il problema dei 4 milioni non vaccinati che sono nelle fasce di rischio e, quindi, ci si rincorre nella giustificazione del green pass che, nelle metropolitane, nei treni non serve perché non si possono controllare. Ma dove serve? Nei ristoranti.

Io non so la Lorenzin in che mondo ha vissuto quest'estate, ma la informo che esistono le stagioni, quindi, d'estate si può stare fuori, d'inverno, tendenzialmente, in molte regioni si può stare solo dentro. Io non li ho incontrati i ristoranti strapieni nelle sale chiuse e credo che, grazie al green pass, ci sarà il rischio di non incontrarli nemmeno in inverno, salvo si parta dal presupposto che il green pass è un indirizzo di carattere generale che se poi non controlla nessuno, meglio così, così si risolve il problema. È un'ipocrisia quella che si porta avanti ormai da tempo su queste dinamiche, sarebbe oggettivamente giusto parlare di come riuscire ad affrontare il virus. La stagione che si sta aprendo, dal punto di vista statistico, è comunque ancora a rischio, come nella scorsa stagione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. La vera ipocrisia in quest'Aula è chi dice “no” al green pass. La più grande delle ipocrisie in quest'Aula per un parlamentare, per un gruppo parlamentare, è quello di non dire qual è l'alternativa. Perché questa è la grande domanda che riecheggia in Italia in quest'Aula: qual è l'alternativa al green pass? Stiamo discutendo da ore, non avete (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) fatto una proposta sull'alternativa al green pass che tiene conto di un diritto che io considero... (Commenti). Non cominciate perché non impressionate e abituatevi ad ascoltare ad ascoltarci. C'è un grande tema che non dovete alimentare in Italia, a mio giudizio chiaramente, che non si dovrebbe alimentare in Italia che è la paura, perché la paura poi anima anche degli scappati di casa che cercano di bloccare le ferrovie del Paese e creare disagi di fronte ad una grande questione che è il diritto alla salute e anche il diritto a non vaccinarsi. Se noi stabiliamo che c'è un diritto a non vaccinarsi, c'è un altrettanto diritto costituzionalmente garantito, che è quello di non farsi infettare.

Per cui voi dovete dirlo come si riapre (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se passassero i vostri emendamenti dovete dirlo. Come si riapre la scuola? Domani? Dopodomani? Non lo avete detto in tutte queste ore, come si riapre una fabbrica. Domani? Non l'avete detto in tutte queste ore. Sapete perché non lo avete detto? Perché è una grande ipocrisia e siccome noi mai usiamo la memoria, anche per ricordare fatti di qualche giorno fa, ma da chi dovremmo prendere le lezioni? Vi ricordate, allo scoppio della pandemia, che poi ha generato tutti quei morti, dove si iniziava a chiudere anche le frontiere, c'è stato un deputato della Repubblica, la vostra leader, che si è fatta un video davanti al Colosseo (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) invitando il mondo a venire in Italia? Perché vi siete dimenticati. Se il mondo avesse ascoltato quella lezione di venire in Italia per il turismo? Solo giorni dopo (Commenti dei deputati Cirielli e Lollobrigida) è scoppiata la pandemia, in tutta la sua evidenza. Vi da fastidio? Presidente…

PRESIDENTE. Dentro quest'Aula ognuno è libero di esprimere le proprie idee, quindi, fate parlare il depurato D'Alessandro.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Ve lo ricordate o no? Io me lo ricordo. Mi ricordo questa deputata zelante, che diceva questi sono scellerati stanno chiudendo l'Italia. Venite in Italia perché non c'è la pandemia. Poi cosa è successo (Commenti del deputato Cirielli)? Poi cosa è successo in quei giorni, in quelle settimane, in quei giorni immediatamente dopo? Presidente, Presidente il Questore di quest'Aula oggi è particolarmente agitato. Presidente, posso continuare?

PRESIDENTE. Prego.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Ultima delle questioni. Ritorno al punto iniziale. Qual è l'alternativa? Se l'obbligo vaccinale no, ci deve essere uno strumento che mette insieme due diritti. Tra l'altro, la maggioranza degli italiani ha già risposto a voi, perché stiamo arrivando all'80 per cento degli italiani che hanno fatto due dosi. Però, c'è una minoranza che urla, che grida e che vota, rispetto alla quale la politica tutta dovrebbe distinguersi, rispetto alla quale ci dovrebbe essere almeno un momento della storia, di stare tutti dalla parte giusta, ma siamo stati abituati dalla storia che non sempre tutti si è stati dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Russo. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente. Ribadisco quanto ho già detto prima. Per quanto riguarda questa introduzione surrettizia dell'obbligo vaccinale, noi stiamo parlando di un emendamento che serve ad abrogare una differenziazione che noi di Fratelli d'Italia riteniamo assolutamente ingiusta; perché non è possibile che i servizi di ristorazione possano essere gestiti in maniera differente per cui alcuni servizi di ristorazione vanno bene ed altri invece non vanno bene. Per cui non è possibile scaricare poi su quelle che sono le imprese e gli esercizi commerciali, in questo caso i servizi di ristorazione come anche gli alberghi, l'onere e l'obbligo di controllare non soltanto il green pass, ma anche l'identità, poi, dei soggetti, degli avventori. Per cui noi riteniamo fondamentalmente che questa disposizione sia totalmente da abrogare perché va contro non soltanto il dettato costituzionale ma, soprattutto, il buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Partiamo dalle soluzioni alternative. Sono giorni che vi parliamo, ad esempio, di tamponi gratuiti; sono giorni che vi parliamo, ad esempio, di rispetto del distanziamento. Il collega D'Alessandro ha parlato di soluzioni per le scuole. Ad esempio per la scuola si riapre intervenendo in sicurezza, intervenendo sull'edilizia scolastica, sugli impianti di areazione, sullo scaglionamento degli ingressi, intervenendo sui trasporti pubblici, intervenendo sulle classi pollaio. Sono cose chi vi chiediamo da mesi. Relativamente, invece, ai dubbi e agli interrogativi esistenziali della collega Lorenzin sui luoghi chiusi, su questa agorafobia, allora forse la collega Lorenzin va a far la spesa in affollati supermercati all'aperto, forse gira per altrettanto affollati centri commerciali all'aperto, forse viaggia su metro, su treni regionali, su pullman scoperti, come la Nazionale di calcio che ha vinto gli Europei, forse cena in ristoranti all'aperto all'interno degli alberghi. Queste sono contraddizioni che vanno risolte e vanno risolte il più presto possibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento, come è già stato enunciato da chi mi ha preceduto, riguarda la ristorazione. Quindi voglio attenermi strettamente a questo tema e rilevare come ci sia stato un filo conduttore, in questi mesi, in questo anno, sulle chiusure dei ristoranti e dei bar, quindi una categoria in ginocchio, una categoria che ora si trova in imbarazzo nel dover gestire un controllo che non dovrebbe gestire, che ha difficoltà oggettive a gestire, basta andare a interloquire, a parlare con i ristoratori per poterlo capire, non ci vuole molto. Una conoscenza del territorio sicuramente dà delle risposte immediate su questo.

Ci sono discrasie: come mai, per esempio, nei ristoranti all'interno degli alberghi non c'è bisogno del green pass?

PRESIDENTE. Deve concludere, deputata Frassinetti.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Forse il virus, quando vede gli alberghi, se ne va. Ecco, questa è una contraddizione, ma ce ne sono altre mille.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Trano. Ne ha facoltà, per un minuto. Magari, quando ci si prenota, cerchiamo di rimanere alla propria postazione.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Eccomi, Presidente, grazie. Presidente, io sono contento, invece, di vivere in un Paese in cui è consentito protestare liberamente, che siano scappati di casa o meno, perché fortunatamente qui non siamo in una dittatura. E se pensiamo anche alle parole che sono state dette dal Primo Ministro Draghi, di inserire l'obbligo vaccinale, sappiate che ci sono solo 3 Paesi al mondo che hanno inserito l'obbligo vaccinale: Turkmenistan, Micronesia e Indonesia, che, tra l'altro, guardate un po', sono proprio anche dittature. Quindi, dovremmo stare molto attenti a quello che si dice, soprattutto in questo emiciclo.

Ma passando al merito della disposizione in questione, io non ho capito bene se noi siamo usciti da una logica sanitario-scientifica e abbiamo abbracciato una logica di compromesso, perché la disposizione in questione dice che il green pass non lo devono esibire gli utenti, gli ospiti di strutture alberghiere, strutture ricettive e quindi esclusivamente i clienti che possono utilizzare la ristorazione…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). …a discapito di tutti gli altri. Quindi, questo è illogico e irrazionale e lo vorrei segnalare, perché è chiaramente…

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Prisco. Ne ha facoltà, per un minuto.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto, tenevo in premessa a ricordare che qualche collega della sinistra probabilmente ha confuso gli esponenti di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con il segretario del Partito Democratico, che proponeva le manifestazioni “abbracciamo un cinese” ai Navigli a Milano, o gli aperitivi ai Navigli, o il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, che proponeva manifestazioni di avvicinamento sociale come quelle degli abbracci.

Ma restando al tema, credo che per una volta che non ce lo dice l'Europa… perché l'Europa, nel Regolamento (UE) 2017/953 sul green pass, specifica proprio che non bisogna porre in essere comportamenti discriminatori, e così hanno fatto quasi tutte le nazioni europee. Non è il green pass che ferma il virus: il virus lo ferma una campagna di vaccinazione efficace, lo ferma il potenziamento del servizio sanitario, lo ferma il potenziamento del tracciamento, lo ferma il potenziamento dei trasporti e la reazione nelle scuole, tutto quello che si poteva fare in due anni…

PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo.

EMANUELE PRISCO (FDI). …e - concludo, Presidente - non si è fatto fino ad ora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà, per un minuto.

STEFANO CECCANTI (PD). Io vorrei limitarmi a segnalare una cosa: dagli interventi fatti citando la giurisprudenza costituzionale e amministrativa, sembra che siamo inondati di sentenze che attaccano le norme perché troppo restrittive.

Fin qui, la Corte costituzionale italiana è intervenuta fondamentalmente in una sentenza contro una legge della Val d'Aosta che era illegittima per ragioni di competenze e che stabiliva aperture troppo improvvise. Quindi, casomai, fin qui il ragionamento dovrebbe essere esattamente opposto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà, per un minuto.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. L'onorevole Lorenzin, prima, nel suo intervento, ha dichiarato che il green pass è un meccanismo di controllo in luogo chiuso per evitare il contagio ed è un meccanismo per permettere ai luoghi chiusi, quindi anche ai ristoranti, di lavorare in sicurezza e rimanere aperti. Presidente, io nell'intervento che ho fatto stamattina, che probabilmente non si è capito per il poco tempo che ho a disposizione, ho riportato una notizia su una testata locale dove si diceva che un ristorante, che aveva comunque mantenuto tutti quanti i protocolli contro il COVID, quindi distanziamento e green pass, ha dovuto chiudere a causa di clienti positivi. Quindi, questa affermazione che con il green pass si sta aperti non è vera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non è che stiamo dicendo che i vaccini sono sbagliati, è il green pass che non funziona, è questo il discorso. Perché, se anche i vaccinati, compresi i green pass, diventano positivi, i ristoranti dovranno chiudere e queste sono perdite per le aziende, perché c'è programmazione, quei ristoranti fanno spesa e se chiudono, quelle cose le devono buttare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Sapia. Ne ha facoltà, per 1 minuto.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. In Commissione abbiamo cercato di modificare il decreto-legge n. 105, decreto che fa acqua da tutte le parti, l'abbiamo chiesto al relatore, l'abbiamo chiesto al sottosegretario Costa, cercando di far capire a volte la contraddizione fra un emendamento e l'altro. Noi, come L'Alternativa c'è, siamo contro il green pass. Adesso il green pass lo si chiede per andare nei ristoranti al chiuso ma, andando avanti negli emendamenti, il decreto chiede il green pass anche per le sagre all'aperto. C'è contraddizione, Presidente! Non c'è logicità in questo decreto che afferma come il green pass, uno strumento nato male e concepito peggio, sia una panacea di tutti i mali. Il COVID non si sconfigge con misure burocratiche ma magari con una campagna di vaccinazione trasparente.

Come facciamo a dimenticare le 8 volte che il Ministro Speranza ha cambiato parere su AstraZeneca?

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Prima “sì”, poi “no”, poi “forse”. Questo dice una cosa sola: molta leggerezza nell'affrontare i problemi, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Lucia Albano. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. È un emendamento soppressivo volto ad eliminare l'obbligo del green pass nei ristoranti. E mi attengo al tema, appunto, dei ristoranti e degli avventori dei ristoranti. Quali ristoranti? Quelli che non sono situati a servizio di strutture alberghiere. E allora coglievo, insomma, una qualche contraddizione anche nell'intervento della collega, onorevole Lorenzin, che giustamente diceva che il COVID non riconosce se sono ristoranti di alberghi o ristoranti per avventori esterni. Ci sono stati casi - cogliamo un'altra contraddizione - in cui lo stesso ristorante veniva posto al servizio di un albergo, e quindi in tal caso il green pass non era e non è necessario; qualora, invece, il ristorante faccia servizio per avventori esterni, ecco che il green pass diventa immediatamente necessario. È una contraddizione evidente, è semplicemente un esercizio di logica che sto effettuando.

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA ALBANO (FDI). E quindi questa discriminazione che l'Europa non ci chiede, anzi che ci vieta, vediamo che, invece, attraverso il green pass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Sì, è vero, l'Europa non ci sta chiedendo di rendere obbligatorio il green pass però l'Europa si aspetta che tutti i Paesi ripartano, tutti. E il nostro Paese è quello che ha preso più sovvenzioni a fondo perduto: 82 miliardi. La Germania ne ha presi 26. Quindi, noi abbiamo una grande responsabilità, anche rispetto ai nostri partner europei, di avviare inequivocabilmente una ripresa senza rischiare di rientrare in un lockdown e senza spendere altri fondi su trasporti, su tamponi. Il green pass è un patto con il Paese, è un patto con tutti gli operatori che sono stati aiutati e adesso, uniti, noi dobbiamo avviare una ripresa economica e sociale inequivocabile. Quindi, veramente, c'è il momento anche del dovere e la responsabilità è anche rispetto all'Europa: non ci sono altri fondi e sovvenzioni a fondo perduto e il nostro Paese non se lo può permettere di mancare alla ripresa economica dell'autunno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Caretta. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Questo decreto-legge presenta troppe incongruenze del tutto incomprensibili. All'interno del ristorante il green pass è richiesto unicamente per il consumo al tavolo, che avviene tra persone che, peraltro, si conoscono e fanno parte di nuclei sociali simili, ma non serve per il consumo al banco. I nostri protocolli igienici garantiscono la seduta in sicurezza di clienti e commensali all'interno ma occorre comunque dotarsi di certificazione verde. Queste follie non aiutano nessuno, men che meno i nostri ristoratori. Questo emendamento chiede semplicemente di eliminare l'obbligo di green pass per i ristoranti, consentendo di poter mettere in sicurezza i locali con i giusti protocolli igienici. E mi permetto di fare una considerazione, perché è da questa mattina…

PRESIDENTE. La ringrazio.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Mi permetta, Presidente, perché è una cosa importante. Da questa mattina, nei treni ad alta velocità è obbligatorio salire con il green pass e faccio presente a tutti i miei colleghi deputati che comunque è stato tolto il distanziamento. Quindi abbiamo obbligato tutti i passeggeri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. La ringrazio, deve chiudere.

Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà, per un minuto.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Questo ennesimo emendamento suggerisce di mettere in chiaro quella che è stata un'immissione forzata rispetto all'esigenza del green pass per entrare al ristorante come fruitore esterno, ma in altri utilizzi dello stesso ristorante il green pass non è obbligatorio. Io credo che quegli italiani che non si vaccinano non sono dei no-Vax in termini assoluti, sono delle persone che, rispetto a una comunicazione e a una campagna vaccinale confusa, con degli strumenti messi in campo di questa natura, è chiaro che hanno dei dubbi e delle perplessità, perché, laddove ci fossero degli strumenti chiari, corretti, equilibrati, di giudizio, di buonsenso, non ci sarebbero tutte queste paure da parte di molti italiani.

PRESIDENTE. Concluda.

MONICA CIABURRO (FDI). Io credo che le misure alternative non solo le abbiamo proposte adesso, ma Giorgia Meloni dall'anno scorso sta dicendo aerazione meccanica forzata, il nostro stesso Presidente l'ha già attuata. Sono quelle le misure (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo, la ringrazio.

Intanto approfitto per chiedere cortesemente alla deputata Pezzopane di mettere la mascherina.

Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, a proposito di chi dice fandonie e chi dice sciocchezze agli italiani, sembrerebbe, a proposito del green pass, che l'epidemia sia nata qualche giorno fa rispetto a che cosa si può fare. A parte il fatto che in tutta Europa basta vedere come si stanno regolando, ma come ci siamo regolati noi finora? Finora, anche i momenti più gravi dell'epidemia, quando pure c'era in campo una campagna vaccinale molto avanzata, abbiamo fatto a meno del green pass. Quindi non c'era il rischio, non c'era il pericolo? Quest'estate non c'era pericolo? Quindi io credo che ci sia una grande confusione, si dica tutto e il contrario di tutto, si cambi idea in maniera incredibile. Ecco perché poi le persone sono scettiche. La cosa grave - questa è una cosa che qualcuno si porterà sulla coscienza - è che anche persone delle fasce a rischio, che dovrebbero essere persuase del fatto che il vaccino salvi la loro vita, sono così confuse dalle sciocchezze che dite che hanno paura di fare il vaccino e questa campagna del green pass renderà le persone ancora più scettiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bellucci. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Io rimango sorpresa, perché la maggioranza o, meglio, il centrosinistra ci sta chiedendo da ore quali sono le soluzioni di Fratelli d'Italia. Fratelli d'Italia ha proposto le proprie soluzioni, prima al Governo Conte e, poi, al Governo Draghi e le soluzioni sono: il potenziamento della campagna vaccinale attraverso un'informazione che convinca, un'informazione autorevole, un'informazione seria, un'informazione responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Di certo noi non pensiamo che sia responsabile mandare dei droni sul litorale romano per misurare e rilevare la temperatura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché le risorse non dovrebbero essere destinate così: dovrebbero essere destinate per far arrivare i vaccini anche nei comuni più lontani, quelli in cima al cucuzzolo della montagna, per arrivare a quelle persone che si vorrebbero vaccinare, ma che ancora non sono vaccinate perché i Governi hanno speso tempo a fare le “primule” e a organizzare male la campagna vaccinale. Queste sono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Maschio. Ne ha facoltà, per un minuto.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Mi associo in pieno a quanto detto dalla collega Bellucci prima di me. La misura del green pass sulla ristorazione serve solo a vessare ulteriormente di complicazioni una categoria che è stata massacrata fin dall'inizio della pandemia, senza per questo dare una risposta chiara e seria ad un piano vaccinale ben organizzato e a una campagna informativa. Quindi occorre ribadire “sì ai vaccini” con un'informazione corretta che non destabilizzi la cittadinanza, come purtroppo è stato fatto in alcuni casi con infinite contraddizioni, no alle vessazioni di categorie che sono state massacrate. Si deve introdurre un buonsenso e una maggiore logica nei provvedimenti. Molti cittadini credono, avendo il green pass, di essere immuni da tutto e vengono indotti ad abbassare le difese. Si dica la verità: che si usa il green pass per introdurre surrettiziamente un obbligo vaccinale, che non c'è in quasi nessun Paese al mondo, che non si ha il coraggio di adottare in modo esplicito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà, per un minuto.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono particolarmente stupito oggi dalla sicumera, dall'arroganza di chi interviene e ritiene di avere la verità scientifica in tasca. Da cosa deriva questa vostra certezza? Deriva dal fatto che dicevate che l'unico virus era il razzismo? Deriva dal fatto che facevate gli appelli ad abbracciare un cinese e facevate le foto con gli involtini primavera? O, forse, questa vostra sicurezza scientifica deriva dal fatto che avete raccontato che le mascherine non servivano, anche in quest'Aula, o dal fatto che avete massacrato il presidente della regione Lombardia perché si faceva un video in cui metteva la mascherina e, invece, era un razzista per questo? O la vostra verità scientifica deriva dal fatto, per esempio, che avete inviato le mascherine in Cina, mentre medici infermieri si contagiavano nelle corsie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) o, forse, dal fatto che avete comprato, come ha fatto Zingaretti, delle mascherine in Cina che non sono mai arrivate, sprecando milioni di euro? O, forse, dal fatto che Benotti, il vostro amico Benotti, ha preso delle commesse milionarie per comprare le mascherine? Questa è la vostra sicurezza scientifica. E, allora, prima di fare le paternali, abbiate la decenza di dire che non ci avete capito niente, come in tutto il mondo (Commenti). Un po' di umiltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà, per un minuto.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Credo di poter aggiungere a questo dibattito un'altra considerazione, cioè che questo è un provvedimento fatto a legislazione vigente, cioè, sostanzialmente, privo di dotazioni finanziarie. E, allora, mentre il Governo non si assume la responsabilità economica di aiutare i cittadini, ai quali, invece, impone una serie di obblighi, fra i quali, per esempio, quello preso oggetto dal collega Trancassini, cioè i ristoratori, che dovranno farsi carico delle spese affinché vengano effettuati questi controlli, mentre si chiede ai cittadini di intervenire attraverso spese e risorse personali, contemporaneamente il Governo decide che questo debba essere un provvedimento senza dotazione finanziaria. Noi crediamo che questa sia un'altra di quelle incongruenze di questo provvedimento: non si può chiedere ai cittadini che lavorano di farsi carico di spese che, invece, dovrebbero essere ad esclusivo carico del Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Mollicone. Ne ha facoltà, per un minuto.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, soltanto per invitare la collega Lorenzin e i colleghi di maggioranza, in particolare il collega che sta ora al telefono, che ci attaccava, di guardare agli esempi positivi. Guardate alla Danimarca, non è un pericoloso partito d'opposizione, guardate alla Danimarca: sta togliendo il green pass, che lì viene chiamato Corona pass, e addirittura nei luoghi come i musei e alcuni luoghi di cultura e i luoghi al chiuso è stato già tolto da agosto. Hanno il 71 per cento di vaccinati. Detto questo, e concludo, il green pass non dà l'immunità, non dà la certezza dell'immunità, e le proposte che abbiamo fatto fino allo sfinimento anche ieri in discussione generale, dove non c'era nessuno ai banchi vostri del PD e di Italia Viva, tranne il collega Sensi e pochi altri, c'erano e le abbiamo fatte per ore. Tra queste quelle che abbiamo fatto anche oggi con il Ministro Bianchi. Abbiamo proposto i tamponi salivari rapidi gratuiti che danno…

PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo.

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Si parlava di contraddizioni: vorrei ricordare al collega D'Alessandro, che prima ha fatto un intervento piuttosto scomposto, che noi siamo sempre contenti quando vediamo le nostre verità fiorire sulle labbra dei nostri avversari politici, ma pare che non sia la stessa cosa per loro, perché già in Commissione due eccezioni rilevanti sono state fatte sul green pass, sull'obbligo: quella delle strutture ricettive per i servizi di ristorazione, ma anche quella dei centri termali per lo svolgimento di attività riabilitative o terapeutiche. Quindi ci sono già delle eccezioni. Quello che noi vogliamo far rilevare in questo momento è che le nostre proposte di buon senso, coerenti e affatto contraddittorie non devono poi suscitare questo nervosismo sui banchi della sinistra.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.49 Massimo Enrico Baroni, 3.405 Meloni e 3.505 Giannone, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Luca Migliorino è diventato papà della piccola Caterina. Esprimo al collega, alla neonata e alla mamma gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula (Applausi). Auguri!

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Volevo fare notare che il risultato del voto che lei ha appena letto, che va ovviamente ben al di là della consistenza numerica dell'opposizione a questo Governo nell'Aula, corrisponde all'affermazione che il segretario Salvini ha appena fatto alle agenzie, e cioè che la Lega voterà alcuni emendamenti - leggo, Presidente - di Fratelli d'Italia al decreto sul green pass in discussione alla Camera. Io - lo dico, per il suo tramite, al capogruppo Molinari - ho molto rispetto e non sono intervenuto su molte opinioni con le quali la mia opinione contrastava fortemente. Su questioni così complesse e così sensibili per la salute degli italian, ho rispetto di opinioni molto differenti dalla mia. Il segretario Salvini ha aggiunto che il Governo non deve temere, perché non rischia. Però c'è qualcosa che rischia qui e si chiama coerenza (Commenti), e per me, in politica, conta esattamente come i numeri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Se c'è un partito che fa parte della maggioranza e in Consiglio dei Ministri nessuno dei suoi Ministri, al momento in cui viene approvato, all'unanimità, il decreto che stiamo convertendo, alza la mano per segnalare che non in assoluto, ma magari su alcuni aspetti, oppure, come poche ore fa, sulla totale soppressione, la Lega non condivide - siamo in democrazia, le opinioni sono legittime - quel passaggio, dico non su delle virgole, sulla soppressione dell'istituzione del green pass come poco fa, c'è un problema di coerenza. Non perché il Parlamento, Presidente, come lei sa bene e difende sempre con autorevolezza, non sia il luogo dove i parlamentari, espressione del popolo, possono modificare anche provvedimenti che giungono dal Governo, ma non su un passaggio così decisivo come la scelta di istituire il green pass.

Noi siamo qui - gli altri, non la Lega, gli altri membri della maggioranza - a difendere ciò che abbiamo approvato insieme ai nostri Ministri nel Consiglio dei Ministri e altri colleghi - li rispetto, ma non rispetto l'incoerenza - vengono qui a dirci che allora si prenderanno la libertà di votare qualche volta con l'opposizione, ma il Governo non rischia. Ma fuori di qui gli italiani, i ristoratori di cui parlavamo poco fa, gli operatori sanitari, coloro sui quali si discute se servirà il green pass nelle fabbriche o no, gli impiegati statali, vogliono sapere se c'è una maggioranza di Governo coerente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che gli chiede di istituire dei provvedimenti e di dotarsi di un green pass, perché tutta la maggioranza li approva oppure no! Stare in maggioranza non è un gioco, Presidente: non è che, un giorno, si ha una scarpa nell'opposizione della Meloni e, l'altro giorno, si ha una scarpa nella maggioranza di Draghi; o da una parte – dico, per il suo tramite, al collega Molinari - o dall'altra. Io, perlomeno, ho imparato che la politica è questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà. Sullo stesso argomento, deputato Sgarbi?

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Per una sola battuta. Vorrei ricordare al collega Fiano che nella Costituzione esiste, per i parlamentari, l'assenza di vincolo di mandato (Applausi di deputati del gruppo Misto). La democrazia stabilisce che nel voto di coscienza non ci debbano essere maggioranze e opposizioni. Non abbiamo vincolo di mandato. Se ti piace l'Unione Sovietica o la Cina, vai là (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Sulla stessa materia, immagino. Prego, a lei la parola.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Ovviamente sulla stessa materia, perché mi sfugge il senso delle parole del collega Fiano, in nome della coerenza. Noi abbiamo assistito a una campagna elettorale, nella quale il collega Fiano insieme al Partito Democratico è stato alternativo alle forze che oggi compongono questo Governo. Questo Governo nasce da una sintesi e da un'emergenza, che ha impedito ai cittadini italiani di tornare al voto. Certo, possono tornare al voto per far eleggere o provare a fare eleggere Enrico Letta nel collegio di Siena, ma non a determinare un nuovo Parlamento che possa, in coerenza, formare un Governo di sua emanazione diretta, con una maggioranza organica e coerente. Che il Partito Democratico parli di coerenza fa sorridere, forse, quelli che hanno seguito le dinamiche che si sono svolte in quest'Aula. Ma, lo ricordava il collega Sgarbi, poc'anzi, la nostra Costituzione parla di Repubblica parlamentare, in cui il Governo ha una funzione: ha proposto un decreto, ne abbiamo discusso in Commissione, alcune modifiche sono state fatte ed è legittimo che i parlamentari oggi, qui, attraverso la forma emendativa, prevista dal nostro Regolamento e dal nostro modo di legiferare, possano tentare di correggere delle aberranti posizioni, che il Governo, in nome della sua insipienza, ha immesso all'interno di un decreto, non giustificandole da effettività, da efficacia delle proposte che fa, ma per la possibilità di applicarle perché i danneggiati sono imprenditori privati, in questo caso, in maniera chiara.

Quindi, io ringrazio i colleghi che hanno scelto di sostenere l'emendamento di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché è un atto di libertà – un atto di libertà -, quella libertà che il Partito Democratico ovviamente richiama esclusivamente dai banchi dell'opposizione, per poi, ogni volta che si trova al Governo, tentare di imporre delle direttive, che, come ricordava sempre il collega Sgarbi, fanno parte di ben altre dimensioni politiche, che, per fortuna, la storia ha già condannato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sempre sul medesimo argomento, perché credo che, per la prima volta, rispetto a questa composizione di questa maggioranza, oggi si sia palesato in Aula un voto, non di astensione, ma un voto di appoggio diretto a un emendamento presentato dalla minoranza. Io sono convintissimo che all'interno di queste Aule ci sia, e ci debba essere, totalmente libertà di espressione di voto, da parte di tutti i deputati qui presenti. Quella che viene lamentata è una questione di coerenza, rispetto a un appoggio della maggioranza, rispetto al fatto di aver portato un provvedimento in Consiglio dei Ministri, approvandolo con i propri Ministri all'interno dello stesso Consiglio, arrivando nel Parlamento italiano, alla Camera dei deputati, a presentare un emendamento, per di più, votandolo prima in Commissione. Ma non uno qualsiasi: uno che prevede la cancellazione del green pass come strumento. Uno strumento che, di fatto, viene concordato in Consiglio dei Ministri, dove siedono – lo ribadisco - rappresentanti della Lega all'interno delle istituzioni; in quel caso viene votato. Arriviamo qui e si presenta un emendamento soppressivo. Arriviamo in Aula e la situazione, per la prima volta, si presenta diversa. Allora, dovete chiarire agli italiani da che parte state (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Perché non è possibile fare, un giorno, quelli che cercano di arrivare a più consensi possibili, per becero tornaconto elettorale, legato anche alle amministrative, e poi, dall'altro lato, invece, raccontare anche che il green pass è da migliorare.

No, oggi voi avete votato un soppressivo dell'intero sistema green pass, non un miglioramento dello stesso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non il fatto che questo strumento debba rimanere in piedi o no. Voi rappresentate agli italiani il fatto che la Lega oggi dice il green pass non è uno strumento che per noi deve essere attivato e portato avanti, di fatto disconoscendo la linea che questo Governo ha portato in Consiglio dei Ministri e che gli stessi Ministri della Lega hanno votato. È la Lega di Salvini o è la Lega di Giorgetti? Qualcuno ce lo può spiegare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Questa è proprio la sindrome di Stoccolma, quando il prigioniero si affeziona così tanto al suo carceriere, al punto da avere anche quasi paura della libertà. Siamo così totalmente disabituati ormai a discutere gli emendamenti senza la fiducia che, quando succede finalmente, una volta ogni mille anni, che il Parlamento almeno in minima parte ritorna a essere centrale e, vivaddio, qualche volta può anche spaccarsi su un emendamento, addirittura abbiamo paura della libertà. E il Partito Democratico, che si chiama Partito Democratico, si scandalizza se c'è democrazia in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è - Commenti)! Di cosa stiamo parlando? Veramente io non ho più punti di riferimento ormai, non so più veramente in cosa credere. Io posso soltanto dire che queste situazioni stanno veramente prendendo una brutta piega e noi dovremmo tutti fare molta attenzione, perché qui stiamo veramente prendendo una china e, poi, una volta che le cose vanno verso in una certa direzione, non è facile tornare indietro e riabituarsi anche a una ginnastica di libero pensiero, che purtroppo qui, ormai, si è persa e non è più di casa in quest'Aula, da mesi, mesi e mesi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 3.50, primo firmatario Massimo Enrico Baroni, con parere contrario…

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa vuole parlare? Siamo all'emendamento, può parlare soltanto sull'emendamento 3.50. Ci sono già le prenotazioni, il primo intervento è della deputata Bellucci: emendamento 3.50 Enrico Massimo Baroni, parere contrario del Governo e della Commissione. Prego, deputata Bellucci.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ritorniamo all'esame di questo provvedimento e anche delle proposte che sono state fatte per migliorare la conversione di questo decreto-legge. In questo caso viene proposta proprio una soluzione. Con questo emendamento, il collega Massimo Enrico Baroni dice di utilizzare quelle modalità che erano state previste per garantire le aperture al settore della ristorazione, le modalità che vanno nella direzione del distanziamento, nella direzione anche del contingentamento della capienza, cioè quelle modalità che avevate inserito e alle quali i ristoratori si sono adeguati, spendendo delle risorse economiche anche ingenti. Gli avete detto che, se avessero rispettato quelle regole, avrebbero potuto continuare a lavorare. Certo, gliel'avete detto anche dopo del tempo, in maniera in alcuni casi tardiva. Avete fatto sì che sia stata propria la richiesta di Fratelli d'Italia, successivamente al totale lockdown, a incentivarvi a proporre delle regole, per permettere di continuare all'Italia di lavorare e, in particolare, di operare al settore della ristorazione di cui stiamo parlando. Queste sono le soluzioni tra quelle che Fratelli d'Italia propone. Certo, noi rimaniamo un po' basiti, quando però voi, da una parte, proponete il green pass - e proponete il green pass per accedere ai ristoranti – e, dall'altra, invece, permettete la realizzazione di rave, come quello nel comune di Valentano, nella provincia di Viterbo, che ha visto migliaia di persone assembrarsi e affollarsi nella totale illegalità. Quelle persone non soltanto erano un pericolo per loro stesse e per gli altri, ma avevano annunciato tutto ciò. E oltre a sentire musica - e non c'è niente di male a sentire musica - quello che facevano era utilizzare una serie di sostanze stupefacenti e illegali. Quel rave era stato annunciato giorni prima, tanto è vero che sembrerebbe anche che la verità abbia svelato che le Forze dell'ordine avevano chiesto di bloccare l'incolonnamento di auto che si stava recando verso il luogo del rave; sembrerebbe che, nonostante le richieste delle Forze dell'ordine, non sia arrivato alcun blocco da parte degli esponenti delle istituzioni competenti e, quindi, anche del Governo. La Lamorgese non ha proferito parola; neanche la Dadone, che è il Ministro delegato alle Politiche antidroga, si è minimamente interessata della questione, sicché anche quella è protezione della salute. In quel rave, cari colleghi, è morto un ragazzo, in quel rave ci sono stati malori, in quel rave ci sono state violenze fisiche, in quel rave, certamente, si è violato il diritto alla salute. E allora, quando chiedete a Fratelli d'Italia che cosa farebbe, certamente non permetterebbe la realizzazione di un rave illegale sul territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E non dite che i rave avvengono all'oscuro, senza che nessuno lo sappia! C'erano dichiarazioni e comunicati stampa, come quello del CNCA, che diceva che sarebbe andato nei luoghi del rave per fare riduzione del danno e riduzione del rischio. Quei comunicati vi dovevano allertare! Dovevate intervenire, perché, di certo, il Governo non sta dimostrando capacità, quando permette il rave oppure permette a esponenti, come il Presidente Zingaretti, di finanziare droni per rilevare la temperatura nel litorale laziale, perché sembrerebbe che, allora, il problema, per voi, è altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non è andare a verificare chi commette reati e propone illecitamente l'uso di droghe, per voi il problema è un libero cittadino che sta sulla spiaggia o magari al mare a farsi il bagno. E, allora, siete voi che continuate a proporre confusione e soprattutto ad essere non credibili e anche irresponsabili. Quindi, questo emendamento lo firmiamo come Fratelli d'Italia e ne riconosciamo l'utilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Prima era per intervenire sull'emendamento del collega Baroni, non per altro, Presidente.

PRESIDENTE. E, infatti, è su questo che lei ha la parola.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Sì, non ci siamo capiti. Con l'emendamento 3.50, Presidente, noi abbiamo cercato, anche in Commissione, di modificare il decreto n. 105, ma il Governo sordo non ha fatto modificare assolutamente nulla. Abbiamo proposto emendamenti di buonsenso, abbiamo proposto emendamenti nel merito della questione, ma evidentemente non sono stati capiti dalle forze di maggioranza, che, come stiamo vedendo, sono spaccate sul green pass; ma questi sono affari loro, siamo in Parlamento e ognuno giudica gli emendamenti come meglio crede. Però una cosa va detta: questo decreto fa acqua da tutte le parti, perché non è attraverso il green pass che si sconfigge il COVID, non è attraverso il green pass che il Governo può cercare la retta via, dopo che, da 18 mesi, non ci ha capito assolutamente nulla. Ma io credo che non è con misure coercitive, che vanno a ledere la libertà individuale, che si sconfigge il COVID. Magari con la trasparenza nella campagna vaccinale, facendo capire ai cittadini che non è che se si ha il green pass si è immuni dal COVID, oppure utilizzando misure di distanziamento, la mascherina, lavarsi bene le mani, non proibendo ai cittadini di recarsi in un ristorante o in una sagra all'aperto, cose queste in netto conflitto fra di loro. Non c'è logicità, sottosegretario Costa, in questo provvedimento del Governo! C'è tutto tranne la logicità. Voi state privando i cittadini italiani della loro libertà e li state costringendo a vaccinarsi con la scusa del ricatto del green pass che non va a risolvere i problemi.

E allora diciamolo apertamente: il Governo dei migliori, dove stanno tutti assemblati e fieri in cerca di poltrone anche nella XIX legislatura, del COVID, della campagna vaccinale ancora non ci ha capito nulla! Questa è la pura e semplice verità. Allora noi, de L'Alternativa c'è, che siamo contrari al green pass, e lo diciamo da vaccinati, per non far gridare a nessuno “al lupo al lupo”, diciamo apertamente che, con questo provvedimento, andate ad alimentare il caos e chiudete ancora gli italiani fuori dalla vita sociale o dalla ripresa economica. Anche perché a voi interessano soltanto le poltrone, è bene rimarcarlo ed evidenziarlo. Quindi, chiedo, Presidente, che venga rivisto dal relatore il parere su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Caiata. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, prima un collega diceva che non facciamo proposte costruttive; beh, siamo qui solamente per aiutare a capire meglio. Questo emendamento è di buonsenso, perché pone l'accento su una contraddizione, una contraddizione semplice. Questo emendamento si riferisce agli spettacoli all'aperto, aperti al pubblico, e alle competizioni sportive. Questi eventi sono stati riaperti in regime di contingentamento e con le prescrizioni della mascherina e del distanziamento. Non si capisce perché siano state mantenute valide queste prescrizioni, vale a dire il contingentamento e il distanziamento, ma si imponga anche l'obbligo del green pass. Allora, poniamo l'accento sul fatto che c'è una contraddizione. Se il green pass ci tutela, allora togliamo il distanziamento e il contingentamento, o, viceversa, togliamo il green pass e manteniamo il contingentamento…

PRESIDENTE. La ringrazio.

SALVATORE CAIATA (FDI). …anche perché, Presidente, si parla di spettacoli all'aperto, non al chiuso, quindi all'aperto…

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Lucia Albano. Ne ha facoltà, per un minuto.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Vogliamo fare proposte che possano essere migliorative del provvedimento e che, quindi, diano possibili soluzioni. E, allora - ce lo ricordava il collega Caiata -, utilizzare modalità per garantire queste aperture, anche per gli eventi sportivi, che avvengono all'aperto, per gli spettacoli che avvengono all'aperto o al chiuso, non solo attraverso il green pass, ma utilizzando i protocolli che sono stati utilizzati sempre, anche precedentemente, che sono i protocolli di distanziamento, di riduzione dei posti, di riduzione della capienza. Quindi, soluzioni attraverso protocolli che possano tutelare le situazioni…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA ALBANO (FDI). Anche perché ci sono situazioni ambigue, nelle quali questi protocolli non sono stati utilizzati e non sono stati applicati. E di questo bisogna che qualcuno si assuma le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, la deputata Bucalo. Ne ha facoltà, per un minuto.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Come ho già detto, anche questa è una contraddizione della gestione del green pass. Spettacoli all'aperto. Vediamo che tutti, con grandi sacrifici, si sono adeguati alle norme sul distanziamento, anche riguardo alla capienza massima. Allora, se all'aperto non è richiesto il green pass, perché andare a colpire un settore che già è stato messo in ginocchio? Anche qui c'è una contraddizione: è una gestione schizofrenica di questo green pass che colpisce settori della nostra Nazione!

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELA BUCALO (FDI). E basta dire che il green pass è semplicemente una possibilità per avere uno screening: non è assolutamente vero! Voi state mettendo in ginocchio l'economia della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Giovanni Russo. Ne ha facoltà per un minuto.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Signor Presidente, questo emendamento si inquadra all'interno del dispositivo emendativo che Fratelli d'Italia ha già spiegato prima. Noi sappiamo benissimo che soprattutto negli stadi, con una disposizione disciplinata delle sedute, era possibile aumentare anche la capienza rispetto alle restrizioni precedenti e noi avremmo voluto che la stessa disposizione delle sedute potesse essere applicata anche a quelli che erano gli spettacoli aperti al pubblico. Noi, infatti, abbiamo visto come, soprattutto quest'estate, molte volte, anche all'interno di spazi aperti come le Terme di Caracalla, lo Sferisterio di Macerata, si potessero accogliere molti più membri del pubblico e, quindi, poter far godere più persone rispetto agli spettacoli…

PRESIDENTE. Concluda.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Tuttavia, noi vediamo come l'invito al ritiro, altrimenti c'è la bocciatura, di questo emendamento vada completamente in controtendenza con questa cosa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Siccome questo emendamento riguarda anche la concretezza della nostra vita quotidiana, quando, domenica scorsa, sono stata a San Siro a vedere il Milan, che ha vinto 4 a 1, mi sono trovata il controllo del green pass, poi, successivamente, pur essendo in un luogo aperto, tutti avevano la mascherina e c'era anche il distanziamento. Quindi, veramente quello che diceva prima il mio collega Caiata è giusto, è vero: non è possibile avere tutti questi controlli. In effetti gli spettatori erano molto sconcertati; nessuno, per esempio, pensava e si aspettava di dover avere la mascherina. Quindi, questo emendamento andrebbe a regolamentare un aspetto della vita quotidiana che riguarda tantissime persone, migliorandolo e mettendo un po' di ordine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà, per un minuto.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Sono rimasto molto sorpreso dall'intervento della collega Lorenzin in precedenza, perché noi abbiamo detto una cosa che è ovvia e cioè che avendo lasciato tutte le norme sul distanziamento e in più quella sul green pass, avete penalizzato ingiustamente i ristoratori; ma questa è una cosa ovvia, perché l'introduzione del vaccino ha finito per penalizzarli. Sembra una assurdità, ma questo è. Ieri c'erano norme stringenti all'interno dei ristoranti, quelle norme sono rimaste e, in più, avete messo il green pass. Delle due l'una, se funziona il green pass levate il distanziamento e consentite tutti i posti che i ristoranti avevano prima, oppure lasciate il distanziamento e non mettete il green pass, perché è assurdo continuare a dire che con il green pass e con il vaccino avete risolto i problemi all'interno di attività come le nostre e, poi, in realtà, siamo ulteriormente penalizzati, perché ieri dovevamo fare una cosa, oggi, ne dobbiamo fare altre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Prisco, a titolo personale. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Non sentivo la voce nel microfono…

Ebbene, come sostanzialmente dicevano poc'anzi anche i colleghi di Fratelli d'Italia, questo emendamento cerca di riportare al buonsenso le misure che si adottano, cercando di far tornare, nel rispetto della tutela della salute, i cittadini a vivere una vita il più possibile normale. Forse anche la coerenza degli strumenti che andiamo ad individuare va in questo senso, e questo emendamento prova a rimettere ordine. Noi chiediamo, come poi qualche Ministro si è anche espresso per esempio sulle aule scolastiche, che la stessa identica cosa possa valere anche per le manifestazioni sportive, per esempio. Ossia, se si introducono strumenti e si dice che quegli strumenti servono a superare quelle altre indicazioni che abbiamo già avuto …

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE PRISCO (FDI). Concludo, Presidente. Cioè quelle del distanziamento, delle mascherine, del contingentamento, eccetera, delle due, l'una: o scegliamo una strada o scegliamo l'altra, il rischio è quello di aggravare, invece, le misure già in essere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà, per un minuto.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente.

Con questo emendamento del collega Baroni, come è stato già esposto dai miei colleghi di Fratelli d'Italia, noi chiediamo l'ovvio; nel caso in cui, come è stato detto da molte parti della maggioranza, con il green pass i cittadini potranno tornare a una vita normale, allora, non capiamo perché per gli spettacoli all'aperto e al pubblico, eventi e competizioni sportive si debbano continuare a mantenere le norme sul distanziamento sociale. È per questo che viene posto questo emendamento.

Quindi, qualora l'apertura non sia già disciplinata dalle precedenti norme sul distanziamento sociale e sul contingentamento delle capienza massima, noi siamo ancora qui a parlare e a chiedere, sperando che il Governo ci ascolti, ma vediamo che non è così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta, per un minuto. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Come abbiamo avuto modo di evidenziare durante il dibattito di questo provvedimento, l'estensione del green pass del tutto indiscriminata a quasi la totalità dei contesti della vita pubblica e privata dei cittadini è una vera e propria follia. E, allora, occorre capire perché e come si intenda ulteriormente complicare la vita ai cittadini, richiedendo il green pass per l'accesso a spettacoli ed eventi sportivi. Questi per primi si sono adeguati al contesto pandemico con l'adozione di protocolli di sicurezza e per questo serve ed occorre l'onestà intellettuale di riconoscere, come superfluo, l'uso del green pass, qualora siano già presenti efficaci norme di distanziamento sociale e contingentamento massimo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro per un minuto. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Signor Presidente, questo emendamento del collega Baroni prova a dare un suggerimento e a non creare una sovrapposizione di misure che consentano o che comunque permettano la non veicolazione del virus. Quindi, propone, laddove ci siano già queste misure di contingentamento, distanziamento, mascherina, igienizzazione all'ingresso, misurazione della temperatura, di non andare anche a vessare questo tipo di attività con la richiesta del green pass

PRESIDENTE. Concluda.

MONICA CIABURRO (FDI). …proprio perché questi operatori economici hanno già affrontato tantissimi costi, oltre a quelli che devono sobbarcarsi per contingentare le persone; di conseguenza gli ingressi sono inferiori. Quindi, è un sistema per trovare quelle soluzioni di cui si parlava poc'anzi, come soluzioni alternative al green pass (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli per un minuto. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente, per confermare la stranezza del comportamento che il Governo, con la sua maggioranza, mette in campo nell'affermare, come fatto acclarato, una cosa che, di fatto, non è. Comportamenti contraddittori che convincono sempre di più l'opinione pubblica che chi ci governa agisce non per affrontare in maniera seria l'epidemia, ma per nascondere le proprie responsabilità, per cercare capri espiatori o, addirittura, per sviare eventuali responsabilità giudiziarie rispetto a mancanze messe in campo, come semplicemente il modo di approvare una pratica. L'altra cosa è che sembra che si voglia portare avanti la campagna del vaccino, perché bisogna consumare i vaccini, ma non contrastare l'epidemia e non pensare alla salute dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento propone di aggiungere all'articolo 9-bis, comma primo, la dicitura: qualora l'apertura non sia già disciplinata dalle precedenti norme sul distanziamento sociale e di contingentamento della capienza massima. Faccio un esempio concreto: uno dei più grandi teatri antichi all'aperto del mondo, l'Arena di Verona, nella mia città, inizialmente, era stato incredibilmente limitato a mille spettatori di capienza (è un anfiteatro che, abitualmente, ne contiene fino a 13.000-15.000). Poi, con un confronto con il Ministero, è stata concessa una capienza di 6.000 spettatori, con distanziamento, mascherine e tutte le precauzioni necessarie. In un caso come questo, andare ad aggiungere, con complicazioni, anche gestionali, notevoli, questo ulteriore vincolo, pone un doppio limite su una situazione che già era organizzata. Allora, delle due l'una: se si accoglie questo emendamento, non si pongono…

PRESIDENTE. Concluda.

CIRO MASCHIO (FDI). …due vincoli su una stessa situazione, se non si accoglie questo emendamento - e concludo, Presidente -, a questo punto, abolite la limitazione alla capienza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento presentato dal collega Baroni pone l'accento su una mancanza evidentemente del decreto in conversione ed evidenzia come lo stesso ponga limiti strutturali all'applicabilità della norma in conversione. In sostanza, il collega Baroni che dice? Che laddove esistono già protocolli validati, che, in realtà, nelle ultime settimane hanno portato a risultati - infatti, ricordo che il decreto che analizziamo è di fine luglio; quindi, nelle settimane precedenti noi avevamo contagi zero ed evidentemente le misure prese stavano avendo un risultato tangibile -, ebbene, lasciamoli in campo. È inutile introdurre in questo caso il green pass, perché non si può fare meglio di prima in quanto prima già eravamo a contagi zero. È una cosa chiara e di buonsenso che raccoglie il favore del gruppo di Fratelli d'Italia, che voterà questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Oltre a sottoscrivere questo emendamento, concordo con quanto detto dai colleghi e ricordo anche quando inutilmente noi ci chiedevamo di una stranezza, dato che per i ristoranti il green pass è entrato in vigore a inizio estate mentre per i trasporti e per i voli dal 1° settembre. E poi stranamente mi ricorderò sempre del Ministro Boccia, quando noi chiedevamo per volare semplicemente l'esibizione del certificato di negatività di un tampone, il quale ci prese e ci insultò a noi sardi, dicendo che ci eravamo inventati il passaporto sanitario che non c'era in nessuna parte del mondo e soprattutto a fine estate ricorderò sempre l'assessore della giunta - e l'ha fatto anche quest'anno - che ha ribadito che la Sardegna era terra di untori. Quindi, ricordatevi, quando parlate della destra, che i vostri esponenti prima hanno negato i controlli dovuti alla Sardegna per il certificato del tampone…

PRESIDENTE. Grazie…

SALVATORE DEIDDA (FDI). …addirittura dicendo che non esisteva, e poi hanno accusato gli altri di essere untori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà, per un minuto.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, sottoscrivo questo emendamento, perché, come ha detto il collega Gemmato, è di buonsenso. Inoltre, dico al collega del PD, che è intervenuto molto, molto tempo prima, dicendo che dai banchi dell'opposizione non arrivavano proposte, che, invece, questa è una proposta, per esempio, ed è una proposta seria, perché delle due, l'una: se è all'aperto e ci sono i protocolli di sicurezza, non serve il green pass. Quindi, sostengo la votazione di questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Buonasera, sottosegretario Costa. Continuamente, abbiamo questi esempi di discrezionalità, da una parte, e contraddizioni continue e il collega Gemmato lo ha spiegato abbastanza bene. Distanziamento e contingentamento hanno dato risultati assolutamente straordinari. In più, ci sono l'igienizzazione e le mascherine. Che tipo di necessità c'è di mettere il green pass anche per gli spettacoli e gli eventi sportivi all'aperto, Presidente? È come se noi non facessimo caso o non prestassimo attenzione alle iniziative di carattere sportivo o spettacolare che si tengono nel resto d'Europa (non del resto del mondo). Ognuno di noi ha visto, insomma, i campionati europei. Stiamo guardando anche adesso attività di carattere sportivo dei singoli campionati nazionali nei quali, con la presenza del certificato verde, il contingentamento e il distanziamento sociale sono stati eliminati, esattamente come nei treni ad alta velocità. Quindi, o si continua con questo tipo di iniziative oppure si continua solo con il green pass, ma non si possono mettere entrambe insieme, perché non sono comprensibili e io credo che non portino neanche a risultati, a quelli sperati, perché già i risultati sperati con alcune di queste iniziative sono stati anche raccolti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Massimo Enrico Baroni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Accantoniamo l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Migliorino. Ne ha facoltà, per un minuto e trenta.

LUCA MIGLIORINO (M5S). Grazie, Presidente. Mi sento di dire che siamo in attesa, questo è un Paese in attesa. Il 5 settembre 2010, a Pollica, veniva ucciso il sindaco pescatore Angelo Vassallo. Sono trascorsi 11 anni e fino a quando non verranno scoperti gli esecutori e i mandanti, finché non si farà chiarezza, questa Italia resterà in attesa. Oggi mi sento di dire che vi sono state persone che non si sono mai fermate nella ricerca della verità, due di queste sono sicuramente i fratelli Dario e Massimo. E, poi, vi sono coloro che hanno mentito, coloro che non hanno detto, coloro che sanno. A questi io mi rivolgo e dico: cambiate il percorso di una storia già scritta. Chi sa, parli.

Signor Presidente, cosa bisogna fare per avere giustizia? Per la procura di Salerno, per il procuratore Borrelli è una questione prioritaria. Confidiamo nella magistratura. E Presidente, per concludere, non voglio ritrovarmi in quest'Aula a fare lo stesso discorso, parlando di 12 anni senza chiarezza dei fatti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alemanno. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Il violento nubifragio che ieri si è abbattuto sul Salento e su Nardò in particolare, che è la mia città, ha causato allagamenti e disagi nel centro storico e nelle marine; allagate anche vastissime aree delle campagne dove le colture purtroppo hanno subito ingenti danni. Esprimo, dunque, la mia vicinanza a tutti coloro che hanno subito questi danni. Secondo la Protezione civile si tratta di una situazione eccezionale, dal momento che gli accumuli di pioggia hanno superato i 73 millimetri in un'ora, che corrispondono a circa 73 litri al metro quadro.

Purtroppo, però, queste eccezionalità stanno sempre più diventando la normalità nel nostro territorio. Il cambiamento climatico in atto è sotto i nostri occhi ormai quotidianamente e, se vogliamo salvarci, dobbiamo necessariamente cambiare le nostre abitudini, prenderci cura del territorio in modo più costante e mirato.

I Governi che si sono succeduti in questa legislatura hanno stanziato fondi e contributi specifici per la copertura delle spese di progettazione e la realizzazione di interventi di messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico. Visto quello che avviene in tutta Italia dopo forti temporali, è stata una nostra precisa preoccupazione dotare le amministrazioni dei fondi necessari per mettere il territorio in sicurezza. Un'occasione preziosa, che i comuni e le amministrazioni devono saper cogliere per contrastare il dissesto idrogeologico. Capisco che gli interventi di manutenzione ordinaria delle condotte fognarie, magari, non conquistano like sui social e non rendono visibilmente ed immediatamente belle le nostre città, ma sono indispensabili e fanno la differenza in caso di eventi atmosferici violenti che, purtroppo, si presentano con regolarità nei nostri territori. Per evitare disastri, un bravo amministratore deve prevederli regolarmente e considerarli prioritari, altrimenti questi intensi rovesci rischieranno di provocare ulteriori danni incalcolabili con i quali i cittadini si troveranno a dover fare i conti mettendo le mani nelle proprie tasche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Casa. Ne ha facoltà, per un minuto e trenta.

VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. In questi giorni sono partite ufficialmente le nomine per l'attribuzione delle supplenze annuali e le nomine necessarie per garantire lo svolgimento delle attività didattiche fino al termine dell'anno scolastico, avvenute per la prima volta tramite una piattaforma informatica nazionale. Al riguardo mi permetto, però, di sottolineare che sono emerse numerose criticità in diverse regioni italiane, fra le quali anche la regione Sicilia. L'algoritmo adottato dal Ministero dell'Istruzione, messo a punto per l'assegnazione delle supplenze sulla base delle preferenze degli interessati, sta provocando, infatti, numerose difficoltà, generando errori molto evidenti. Tra le numerose segnalazioni di docenti, sindacati, uffici scolastici, vi sono, per esempio, il blocco della piattaforma, errori nel calcolo del punteggio per l'assegnazione, docenti che non risultano presenti nelle graduatorie, presenze di cattedre non comunicate agli uffici scolastici regionali. Signor Presidente, tutte queste problematiche hanno generato non poco sconcerto e ritengo sia di estrema urgenza la necessità di rivedere il sistema informatizzato per le supplenze, correggendo gli errori riscontrati e garantendo il diritto della posizione di graduatorie, nonché la trasparenza delle operazioni per un sereno avvio dell'anno scolastico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà, per due minuti.

MATTEO DALL'OSSO (CI). Grazie, Presidente. Intervengo a fine seduta con un po' di rammarico. Vede, Presidente, questa mattina l'ex Presidente Boldrini ha fatto un intervento sulla possibilità di cofirmare la propria interrogazione riguardante le Paralimpiadi. Prima di cofirmare questa interrogazione, la vorrei leggere, perché probabilmente l'onorevole Boldrini l'ha depositata oggi. Però, faccio questo intervento perché le vorrei segnalare, invece, che lei può già cofirmare quelle che io già ho scritto e depositato. In particolare, vorrei segnalare all'onorevole Boldrini queste due interrogazioni che riguardano le Paralimpiadi: la n. 4-10100, che tratta della possibilità di effettuare le due olimpiadi contemporaneamente per evitare discriminazioni e la seconda, invece, la n. 4-10141, che chiede di rimuovere le discriminazioni sui premi tra le Olimpiadi e le Paralimpiadi, il problema che l'onorevole Boldrini ha segnalato questa mattina. Vede, Presidente, le Paralimpiadi sono veramente una grande cosa, hanno un grandissimo valore e gratificano in modo particolare chi vi partecipa. Questo è il grande miracolo che ci regala lo sport. Tanto, Presidente, alla fine io lo so che, se avete visto entrambe le manifestazioni, vi hanno emozionato di più le seconde (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà, per due minuti.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Con questo intervento vorrei sollecitare una risposta del Governo, in particolar modo del Ministro della Salute, su un'interrogazione che ho presentato il 29 luglio, relativa alle gravi difficoltà per la vaccinazione di coloro che sono presenti sul territorio nazionale ma che non dispongo di documenti come tessera sanitaria, documento d'identità o codice fiscale. Queste difficoltà, dopo che io ho presentato l'interrogazione, sono state ulteriormente esposte, con dovizia di particolari e suggerimenti, in data 11 agosto paradossalmente da una struttura collegata al Governo ossia dall'ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica della Presidenza del Consiglio dei Ministri con una lettera del suo direttore al Commissario Figliuolo.

Per questo chiederei, anche in nome di questi ulteriori approfondimenti, al Ministro della Salute di rispondere quanto prima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Presidente, grazie. Volevo manifestare la mia vicinanza alle popolazioni di Capalbio, della provincia di Grosseto, per quanto è accaduto in questi giorni: un incendio davvero intenso, pericoloso. Volevo, quindi, esprimere la mia vicinanza non solo in particolare alle famiglie che sono state evacuate e che erano in un villaggio turistico, ma anche a quelle nelle vicinanze e a tutti gli abitanti: tanta paura, tanta preoccupazione.

Vorrei anche, però, dire grazie ai tanti volontari, agli agenti forestali, antincendio, quelli specializzati nell'antincendio, al volontariato, alle Forze dell'ordine, ai Vigili del fuoco, che sono intervenuti tempestivamente, con professionalità, come sempre, evitando che ci fosse una vera e propria tragedia.

La macchia mediterranea è stata investita da questo incendio; si parla di quasi 18 ettari, quindi un incendio che si è sviluppato purtroppo velocemente.

Il nostro sistema di intervento funziona, però dobbiamo lavorare molto di più sulla prevenzione e cercare di investire risorse in uomini e donne, ma anche nei mezzi per consentire a queste aree così esposte di avere interventi immediati.

Quindi, esprimo la mia vicinanza e un ringraziamento a chi è intervenuto e a chi ha evitato che l'incendio si protraesse ancora di più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rotelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Presidente, nella notte tra il 13 e il 14 agosto, nelle campagne del comune di Valentano, in provincia di Viterbo, le campagne stesse di proprietà private sono state letteralmente invase da centinaia di mezzi, con, a loro seguito, migliaia di persone. Questa invasione nella notte, nelle prime ore delle luci dell'alba del 14 di agosto, è diventata, poco dopo, un grande rave, una grande festa non autorizzata, che ha riguardato migliaia di persone: in alcuni momenti di picco di presenza si è parlato di 6 mila, 8 mila e anche 12 mila persone presenti. Già al secondo giorno c'è stata una vittima, purtroppo, di questa festa non autorizzata, nella quale - lo dico proprio nella giornata nella quale stiamo parlando del regolamento del pass verde - non veniva naturalmente rispettato alcun tipo di protocollo COVID.

Ancora più inquietante è una ricostruzione che il quotidiano La Verità oggi ripropone in prima pagina rispetto alle ore assolutamente precedenti all'inizio di questa grande kermesse di carattere musicale.

Ebbene, Presidente, noi riteniamo che sia assolutamente inimmaginabile e impossibile che questo possa avvenire sul suolo italiano. Purtroppo, questo invece avviene: non è la prima volta. Non è possibile che movimenti come questi non vengano monitorati dalle Forze dell'ordine, che il Ministero dell'Interno non abbia contezza di quello che succede sul territorio nazionale e, soprattutto, che non prenda immediatamente provvedimenti, perché questo rave è durato, Presidente, addirittura 5 giorni.

È per questo motivo che preannuncio che Fratelli d'Italia presenterà una richiesta di informativa urgente al Ministro Lamorgese, per sapere se tutto quello che è stato riportato dalle cronache anche in queste ore è vero, e per chiedere a questo punto al Ministro di rimettere le proprie dimissioni e il proprio mandato al Presidente del Consiglio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 8 settembre 2021 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. (C. 3223-A​)

Relatore: RIZZO NERVO.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 20,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3223-A - em. 1.70 368 363 5 182 35 328 69 Resp.
2 Nominale em. 2.500 372 364 8 183 30 334 69 Resp.
3 Nominale em. 2.4 385 374 11 188 28 346 67 Resp.
4 Segreta em. 3.48, 3.404, 3.504 401 319 82 160 59 260 66 Resp.
5 Segreta em. 3.49, 3.405, 3.505 408 404 4 203 134 270 74 Resp.
6 Nominale em. 3.50 395 391 4 196 40 351 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.