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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 558 di lunedì 6 settembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 26 agosto 2021.  

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri,  Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Arrando, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Carlo, Di Stefano, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Macina, Maggioni, Marattin, Migliore, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Perantoni, Ribolla, Rizzo, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Speranza, Tabacci, Tripiedi, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 75, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge:

Annuncio di petizioni: Rosario Melissa, da Giarre (Catania), e numerosi altri cittadini chiedono interventi urgenti a sostegno dei cittadini e dei comuni per la rimozione delle ceneri e dei lapilli prodotti dall'attività eruttiva dell'Etna (813) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Francesco Di Pasquale, da Cancello e Arnone (Caserta), chiede:

misure per rafforzare il ruolo di indirizzo e controllo politico-amministrativo dei consigli comunali (814) - alla I Commissione (Affari costituzionali);

interventi urgenti per contrastare e prevenire il fenomeno degli incendi boschivi in Sardegna (815) - alla VIII Commissione (Ambiente);

Renato Lelli, da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona), chiede:

nuove norme in materia di diritto d'autore (816) - alla VII Commissione (Cultura);

nuove norme in materia di prescrizione dei reati (817) - alla II Commissione (Giustizia);

Caterina Falanga, da Cosenza, e numerosi altri cittadini chiedono la cessazione della gestione commissariale della sanità calabrese (818) - alla XII Commissione (Affari sociali);

Ugo Quinzi, da Roma, chiede nuove norme in materia di diritto condominiale per favorire la transizione ecologica (819) - alla II Commissione (Giustizia);

Daniele Granara, da Genova, e numerosissimi altri cittadini chiedono che non sia convertito in legge il decreto-legge 6 agosto 2021, n. 111, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti, e in particolare l'abolizione dell'obbligatorietà del certificato verde COVID-19 ai fini dell'accesso ai locali degli istituti scolastici e universitari (820) - alla XII Commissione (Affari sociali).

Annunzio delle dimissioni di un sottosegretario.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 2 settembre 2021, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dall'onorevole Claudio Durigon dalla carica di sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Firmato: Mario Draghi”.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 1° settembre 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario il deputato Umberto Buratti, in sostituzione del deputato Claudio Mancini, dimissionario.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche (A.C. 3223-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 3223-A: Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche.

Ricordo che nella seduta del 29 luglio 2021 è stata respinta la questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3223-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, l'onorevole Luca Rizzo Nervo.

LUCA RIZZO NERVO , Relatore. Grazie, Presidente e colleghi. Il provvedimento, di cui l'Assemblea avvia l'esame nella seduta odierna, è il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 105 del 23 luglio 2021, con il quale sono state introdotte misure volte a fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e a consentire l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche.

Il provvedimento si compone di 17 articoli, oltre alla disposizione concernente l'entrata in vigore, e di un allegato. In particolare, l'articolo 1 proroga fino al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza nazionale, già prorogato al 31 luglio 2021, in considerazione del rischio sanitario connesso al protrarsi della diffusione dell'epidemia da COVID-19. Tale proroga è collegata a quella disposta dal successivo articolo 2 che, al comma 1, estende al 31 dicembre 2021 la possibilità di adottare provvedimenti di contenimento dell'emergenza all'interno della cornice normativa fissata dai decreti-legge n. 19 e n. 33 del 2020, con riferimento alla tipizzazione delle misure restrittive.

Il comma 2 del medesimo articolo 2 dispone una serie di modifiche all'articolo 1 del richiamato decreto-legge n. 33 del 2020 al fine di aggiornare i parametri in base ai quali si determina il colore delle regioni, con l'applicazione di misure differenziate rispetto a quelle valide per la generalità del territorio nazionale, tenendo conto - anche questa volta, ma con percentuali modificate rispetto alla normativa previgente - del parametro dell'incidenza dei contagi rispetto alla popolazione complessiva e soprattutto del tasso di occupazione dei posti letto in area medica ed in terapia intensiva.

Norma centrale del decreto in esame è l'articolo 3 che, introducendo l'articolo 9-bis nel decreto-legge n. 52 del 2021, opera, con efficacia dal 6 agosto 2021, una revisione degli ambiti per i quali è richiesta la certificazione verde COVID-19.

Viene quindi subordinato al possesso di una certificazione verde COVID-19 in corso di validità l'accesso ai seguenti servizi e ambiti: servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo, se al chiuso, ad eccezione dei servizi di ristorazione all'interno di alberghi e di altre strutture ricettive, riservati esclusivamente ai clienti ivi alloggiati (come specificato attraverso un emendamento approvato in Commissione affari sociali); spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportive; musei, altri istituti e luoghi della cultura (biblioteche, archivi, aree e parchi archeologici, complessi monumentali e mostre); piscine, centri natatori, palestre, sport di squadra, centri benessere, limitatamente alle attività al chiuso; sagre, fiere, convegni e congressi; centri termali, salvo che per gli accessi necessari all'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e allo svolgimento di attività riabilitative o terapeutiche (come precisato anche in questo caso dall'approvazione di un emendamento in Commissione).

Ancora: parchi tematici e di divertimento, centri culturali e centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso, con esclusione dei centri educativi per l'infanzia, compresi i centri estivi e le relative attività di ristorazione, feste conseguenti alle cerimonie civili e religiose, attività di sale gioco e sale scommesse, sale bingo e casinò e, infine, i concorsi pubblici.

Dalle nuove disposizioni sono esclusi i soggetti che, in ragione dell'età, non rientrino nella campagna vaccinale contro il COVID-19 e quelli per i quali un'idonea certificazione medica attesti l'incompatibilità della vaccinazione in oggetto con il proprio stato di salute. È demandata a un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri l'individuazione delle specifiche tecniche per la gestione in modalità digitale delle certificazioni verdi rilasciate ai soggetti esenti i quali, nelle more dell'emanazione di tale decreto, possono utilizzare le certificazioni in formato cartaceo. È posto a carico dei titolari e dei gestori dei suddetti servizi e attività l'obbligo di verificare che l'accesso ai medesimi servizi e attività avvenga nel rispetto delle nuove disposizioni. La verifica delle certificazioni verdi COVID-19 deve essere effettuata secondo le modalità stabilite dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri adottato il 17 giugno 2021.

Per quanto riguarda i controlli, con un emendamento approvato in sede referente, è stato stabilito che nel caso di sagre e fiere locali che si svolgano all'aperto, in spazi privi di varchi di accesso, gli organizzatori informino il pubblico con apposita segnaletica dell'obbligo del possesso della certificazione verde COVID-19 per l'accesso all'evento. In caso di controlli a campione, le sanzioni si applicano al solo soggetto privo di certificazione e non anche agli organizzatori che abbiano rispettato tali obblighi informativi.

Il comma 2 dell'articolo 3 del decreto-legge estende l'utilizzo delle certificazioni verdi COVID-19 ai fini della partecipazione agli spettacoli aperti al pubblico e agli eventi sportivi nonché all'accesso dei visitatori a strutture residenziali, socio-assistenziali, socio-sanitarie e hospice.

Come è stato precisato a seguito dell'approvazione di una proposta emendativa in Commissione, ogni diverso e nuovo utilizzo delle certificazioni verdi COVID-19 deve essere disposto esclusivamente con legge dello Stato.

L'articolo 4 dispone una serie di modifiche al citato decreto-legge n. 52 del 2021. Tra le novità di maggior rilievo vi è l'inclusione delle sale d'attesa dei reparti delle strutture ospedaliere tra le strutture sanitarie nelle quali è consentito l'accesso agli accompagnatori dei pazienti non affetti da COVID-19 se muniti di certificazioni verdi e agli accompagnatori dei pazienti in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità, ai sensi della normativa di cui alla legge n. 104 del 1992.

Con un emendamento approvato in sede referente sono stati altresì inclusi i centri di diagnostica ed i poliambulatori specialistici, precisando che, salvi i casi di oggettiva impossibilità dovuti evidentemente all'urgenza, valutati necessariamente dal personale sanitario, per l'accesso alle prestazioni di pronto soccorso è sempre necessario sottoporsi al test antigienico rapido o molecolare.

Si prevede anche la modifica della disciplina relativa allo svolgimento nelle zone bianche e gialle di spettacoli aperti al pubblico in sale teatrali, sale da concerto, sale cinematografiche, locali di intrattenimento e musica dal vivo, per gli ingressi a musei e mostre nonché per l'accesso del pubblico agli eventi sportivi, prevedendo limiti al numero massimo di spettatori, oltre all'accesso con la certificazione verde. Restano comunque sospese le attività che si svolgono in sale da ballo, discoteche e locali assimilati.

Ancora, fra le novità di maggior rilievo, ricordo l'introduzione di alcune modifiche alla disciplina della certificazione verde. Si specifica che, ai fini in esame, il test molecolare può essere eseguito su un campione salivare, nel rispetto dei criteri stabiliti con circolare del Ministero della Salute. La durata della validità della certificazione verde inerente alla vaccinazione contro il COVID-19, inoltre, viene elevata da nove a dodici mesi a seguito dell'approvazione di alcune identiche proposte emendative in questa direzione da parte della Commissione affari sociali. Cambia la decorrenza della validità del certificato inerente alla vaccinazione per i soggetti che in passato abbiano contratto un'infezione relativa al SARS-CoV-2 a partire dal quindicesimo giorno successivo alla somministrazione.

Di rilievo è l'articolo 4-bis, inserito in sede referente, che aggiunge una disposizione all'articolo 1-bis del decreto-legge n. 44 del 2021, con cui si chiarisce che la possibilità di visita da parte dei familiari e degli ospiti di strutture di ospitalità e di lungodegenza, residenze sanitarie assistite, hospice e altre strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali è consentita mediante certificazione verde COVID-19 con cadenza giornaliera e che gli stessi sono ammessi anche a prestare assistenza quotidiana nel caso di ospiti non autosufficienti, a condizione che siano assicurate idonee misure di protezione individuale nel rispetto delle misure di prevenzione e sicurezza definite con le linee guida di cui all'ordinanza del Ministro della Salute dell'8 maggio 2021.

La Commissione affari sociali su questo tema - il diritto d'accesso alle strutture sanitarie e socio-sanitarie - ha posto una grande attenzione nel corso della discussione in sede referente.

L'articolo 5 è diretto ad assicurare fino al 30 novembre 2021 - il termine è stato modificato in sede referente - la somministrazione presso le farmacie e le altre strutture sanitarie di test antigenici rapidi a prezzi contenuti. A tal fine si prevede che il commissario straordinario per l'emergenza epidemiologica, definisca, d'intesa con il Ministro della Salute, un protocollo con le farmacie e con le altre strutture sanitarie. L'articolo in oggetto è stato integrato nel corso dell'esame in sede referente con l'aggiunta di un comma che prevede la definizione da parte del Ministero della Salute di un apposito protocollo, stipulato d'intesa con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative delle farmacie, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, con cui vengano disciplinate le procedure e le condizioni nel rispetto delle quali i farmacisti, a seguito del superamento di specifico corso organizzato dall'Istituto superiore di sanità, concorrano alla campagna vaccinale antinfluenzale per la prossima stagione 2021-2022, nei confronti dei soggetti di età non inferiore a diciotto anni. Ciò al fine di rafforzare la prossimità e la tempestività dei servizi di vaccinazione antinfluenzale per la prossima stagione e di assicurare il coordinamento con la campagna vaccinale contro il SARS-CoV-2.

L'articolo 6, invece, proroga fino al 31 dicembre 2021 i termini delle disposizioni legislative di cui all'allegato del decreto-legge in esame correlati con lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. Si prevede che all'attuazione delle disposizioni legislative oggetto di proroga si provveda con le risorse disponibili autorizzate a legislazione vigente. Nel corso dell'esame in sede referente l'allegato è stato integrato con la proroga di disposizioni concernenti il trasporto pubblico locale.

L'articolo 6-bis, inserito durante l'esame in sede referente, allo scopo di far fronte alla grave carenza di personale sanitario e socio-sanitario sul territorio nazionale, dispone la proroga al 31 dicembre 2022 del regime di deroga già previsto dalla normativa vigente per le qualifiche professionali sanitarie e degli operatori socio-sanitari provenienti dall'estero.

L'articolo 7 del decreto-legge in discussione è volto a prorogare dal 31 luglio 2021 al 31 dicembre 2021 l'efficacia delle disposizioni speciali che disciplinano l'esercizio dell'attività giurisdizionale durante l'emergenza sanitaria. Si tratta di previsioni relative allo svolgimento dei processi civili e penali nonché dei procedimenti relativi agli arbitrati rituali e alla magistratura militare.

Durante l'esame in sede referente è stato introdotto nel testo del provvedimento l'articolo 7-bis volto a consentire nell'ambito del processo amministrativo, fino al 31 dicembre 2021, la trattazione da remoto delle cause per cui non è possibile la presenza fisica in udienza dei singoli difensori o, in casi del tutto eccezionali, anche di singoli magistrati, limitatamente a situazioni eccezionali correlate a provvedimenti assunti dalla pubblica autorità per contrastare la pandemia da COVID-19.

L'articolo 8 interviene, invece, sul comma 6 dell'articolo 85 del decreto-legge n. 18 del 2020, il cosiddetto Cura Italia, al fine di ricondurre a pieno regime, in caso di deferimento, la collegialità della sezione centrale di controllo di legittimità su atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato della Corte dei conti.

L'articolo 9 stabilisce l'estensione fino al 31 ottobre 2021 della disciplina temporanea relativa ai lavoratori fragili, che ha trovato già applicazione per il periodo 16 ottobre 2020 - 31 dicembre 2020 e per il periodo 1° gennaio 2021 - 30 giugno 2021. In particolare, si prevede la proroga della misura del lavoro agile per i lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità e per i lavoratori in possesso di una certificazione attestante una condizione di rischio in caso di contagio da virus SARS-CoV-2, anche attraverso l'attribuzione di diverse mansioni e lo svolgimento di specifiche attività di formazione professionale anche da remoto.

L'articolo 10 prevede l'esonero, fino al 31 marzo 2022, delle guardie giurate da impiegare in servizi antipirateria dalla frequentazione dei corsi teorico-pratici individuati dal Ministero dell'Interno.

L'articolo 11 dispone, invece, che una quota della dotazione del Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse istituito con il “decreto Sostegni-bis”, pari a 20 milioni di euro, sia destinata, in via prioritaria, alle attività che, alla data di entrata in vigore del decreto-legge in esame, risultino ancora chiuse in conseguenza delle misure di prevenzione della diffusione dell'epidemia da COVID-19.

L'articolo 12, con una disposizione di coordinamento, stabilisce che, per quanto non diversamente disposto dal decreto in oggetto, continuano a trovare applicazione le disposizioni di cui al decreto-legge n. 19 del 2020, al decreto-legge n. 33 del 2020 e al decreto-legge n. 52 del 2021. Il comma 2 dell'articolo 12 prevede, per il periodo dal 1° agosto al 31 dicembre 2021, l'estensione dell'applicazione delle misure di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19 già adottate con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 marzo 2021, fatto salvo quanto diversamente disposto dal decreto in esame. Si dispone, inoltre, che la struttura per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri assicuri il servizio di assistenza tecnica mediante risposta telefonica o di posta elettronica per l'acquisizione delle certificazioni verdi da COVID-19.

L'articolo 13, ai fini dell'immediata attuazione delle disposizioni del decreto-legge in esame, autorizza il Ministro dell'Economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio. Infine, nel corso dell'esame in sede referente, è stata introdotta la clausola di salvaguardia (articolo 13-bis), prescrivendo che le disposizioni del decreto in esame siano applicabili anche alle regioni a statuto speciale e alle province autonome di Trento e di Bolzano, compatibilmente con i rispettivi statuti e le relative norme di attuazione.

Questi, dunque, sono i contenuti principali, Presidente, del decreto-legge in fase di conversione. Come è emerso dall'illustrazione in sede di esame presso la XII Commissione, si è cercato di apportare alcuni miglioramenti al testo approvato dal Governo, in particolare introducendo alcune specifiche con riferimento ai settori e agli ambiti di applicazione del cosiddetto green pass, estendendo la durata di quest'ultimo, riconoscendo la validità dei test salivari al fine dell'ottenimento del green pass, estendendo l'arco temporale per la somministrazione dei test antigenici a prezzi calmierati presso le farmacie e applicando la possibilità di visite e di assistenza da parte dei familiari agli ospiti delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali. Al di là di queste e di altre modifiche apportate, si è mantenuto sostanzialmente l'impianto originario del provvedimento, nella convinzione che l'utilizzo della certificazione verde, congiuntamente all'intensificarsi e all'accelerazione della campagna vaccinale anti COVID-19, sia l'unico modo per assicurare la ripresa delle attività sociali ed economiche, come l'esperienza di questo primo mese di applicazione della nuova normativa sta evidentemente dimostrando. Si tratta, ancora una volta, così come è accaduto per altri provvedimenti adottati negli scorsi mesi per fronteggiare l'emergenza epidemiologica in corso, di contemperare le esigenze di svolgimento ordinario di tutte le attività con il rischio sanitario connesso al protrarsi della diffusione degli agenti virali del COVID-19. L'auspicio, naturalmente, è quello di allentare progressivamente le misure restrittive in considerazione dell'evoluzione dell'epidemia.

Un'ultima considerazione riguarda alcune questioni, condivise da tutti i gruppi parlamentari rappresentati presso la Commissione affari sociali, che sono rimaste irrisolte a causa della mancanza, in particolare, di adeguate risorse finanziarie. Si tratta, in particolare, della questione concernente l'estensione fino alla conclusione dello stato di emergenza della disciplina relativa ai lavoratori fragili, ora estesa al 31 ottobre 2021, che prevede la possibilità, di norma, di svolgimento del lavoro in modalità agile.

Un altro tema che si pone è quello per cui la quarantena da contatto con soggetti positivi al COVID-19 non è più riconosciuta come malattia, con conseguenze negative per i lavoratori (tema su cui sarà necessario intervenire nei prossimi atti normativi).

Ancora, c'è il tema della gratuita dei test salivari, soprattutto per i minorenni. Sono questioni rimaste aperte, che ci si augura possano trovare soluzione in tutto, o almeno in parte, nei prossimi provvedimenti che saranno esaminati da questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che credo si riservi. È iscritto a parlare il deputato Giuseppe Paolin. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, sottosegretario Costa, il decreto-legge del quale discutiamo la conversione non ha bisogno di presentazioni. Ha focalizzato totalmente l'attenzione dei media nel corso dell'ultimo mese. Ne conosciamo ormai il contenuto nei minimi dettagli: green pass per ristoranti al chiuso, musei, luoghi della cultura, parchi divertimento, piscine, palestre e concorsi pubblici. Questo prevede, in particolare, l'articolo 3 del decreto-legge, che modifica, sul punto, il precedente provvedimento sulle riaperture.

Nel corso dell'esame in Commissione, come Lega, abbiamo presentato e selezionato 40 proposte emendative che si proponevano di migliorare l'impianto del provvedimento, correggere alcune storture e, soprattutto, far sì che il green pass non divenisse l'ennesimo strumento di divisione e marginalizzazione delle fasce più deboli della popolazione. Il faro della nostra azione politica, in Governo come in Parlamento, era, è e rimarrà sempre questo: tutelare cittadini, famiglie, lavoratori e imprenditori italiani, che si trovano in difficoltà dopo quasi 2 anni di durissimi sacrifici.

Colleghi, a differenza del messaggio che sta passando, la Lega non sta creando problemi al Governo sull'applicazione del green pass, ma sta dando voce alle perplessità di una parte di cittadini che chiedono che non vi sia l'obbligo di vaccinarsi. Questo - sottolineo - non vuol dire giustificare in alcun modo episodi di minacce e di violenze, che condanniamo fermamente. Noi ci assumiamo la responsabilità di porre la questione “vaccino obbligatorio o no” nelle sedi opportune, e il Parlamento è la sede più opportuna. Noi siamo e resteremo sempre leali a questo Governo, ma questo non vuol dire essere disponibili a nascondere la polvere sotto il tappeto e non porre, all'interno della maggioranza, questioni e problematiche che quotidianamente vivono i nostri cittadini. L'obiettivo è della stessa natura di quando al Governo abbiamo chiesto, e ottenuto, che il green pass non entrasse immediatamente in vigore per i trasporti dal mese di agosto. Sarebbe stata, in quel momento, una mazzata tremenda per il turismo, ma anche per gli italiani che non avevano ancora ricevuto la dose di vaccino non per scelta o per convinzioni ideologiche, ma per impossibilità, perché stavano ancora attendendo il loro turno nella campagna di vaccinazione. Sembrava per molti una richiesta azzardata, sembrava che il green pass dovesse partire necessariamente oggi per domani per tutti i settori, trasporti inclusi, perché altrimenti si sarebbe verificata una catastrofe di contagi. Invece, consentitemelo, abbiamo avuto ragione noi. Non c'è stata alcuna catastrofe, ma solo l'ennesima conferma che gli scenari apocalittici che incutono terrore alla popolazione e che vengono sciorinati con troppa leggerezza in diretta televisiva - quelli sì - erano sbagliati.

Ho detto “ennesima conferma”, perché la stessa situazione si è verificata ad aprile, quando la Lega spingeva, in Governo e in Parlamento, per le riaperture. Secondo alcuni virologi, le nostre richieste erano frutto di calcoli sbagliati, secondo altri, una stupidaggine epocale e secondo altri ancora, avremmo finito per giocarci l'estate. Non mi pare, invece, che le cose siano andate così. Eppure, non c'è stato uno di questi esperti che abbia fatto mea culpa, marcia indietro: nessuno. A mio avviso avrebbero dovuto farlo, perché una restrizione ingiustificata non è solamente dannosa dal punto di vista economico, come troppo spesso ho sentito dire; lo è anche dal punto di vista sociale, lavorativo e persino dal punto di vista della tutela della salute, perché non esiste solamente il rischio di prendersi il COVID. Abbiamo visto, quando abbiamo trattato le mozioni sulla salute mentale, quali e quante sono le conseguenze dei lockdown sui bambini e sui ragazzi, che vengono privati della possibilità di socializzazione.

Tornando al provvedimento in esame, mi soffermerei rapidamente sulle proposte emendative che abbiamo presentato, anche queste da più parti fraintese e male interpretate. Alcune di queste sono già passate nel corso dell'esame in Commissione, e di questo siamo soddisfatti. È merito nostro, ad esempio, se si è arrivati alla proroga dei termini che consentono le assunzioni di personale sanitario e sociosanitario con qualifica ottenuta nei Paesi extra Unione europea.

Avevamo chiesto, per la verità, due anni di proroga con un emendamento a mia prima firma, e ce ne è stato concesso solo uno. Ma è un primo risultato e guardiamo al bicchiere mezzo pieno, altrimenti, sarebbe stata una catastrofe, quella sì, per moltissime strutture: mi riferisco, soprattutto, alle RSA e ai centri per disabili che si trovano in grandissima difficoltà nel reperire infermieri, dato che gli stessi sono stati assunti massicciamente dalle strutture ospedaliere, e che, altrimenti, avrebbero potuto erogare prestazioni essenziali in favore di anziani e persone fragili. Siamo naturalmente a fianco di queste strutture e dei loro ospiti e ci auspichiamo che, nel frattempo, il Governo faccia altrettanto, adottando tempestivamente provvedimenti di lungo periodo che risolvano, in maniera strutturale, la carenza di infermieri, ma - non dimentichiamocelo - anche di medici. Confidiamo, in particolare, nell'aumento dei posti per l'accesso al corso di laurea in infermieristica, perché mancano all'appello 63 mila infermieri (stime della Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche); non dobbiamo dimenticarlo, quando parliamo di provvedimenti che hanno a che fare con la tutela della salute. È grazie alla Lega e all'emendamento della collega Boldi che si è, poi, arrivati all'estensione della validità del green pass da 9 a 12 mesi; anche questa era una proroga fondamentale, perché le prime vaccinazioni sono iniziate circa 9 mesi fa, proprio del personale medico e sanitario, e, considerando l'obbligatorietà per il servizio, la loro posizione sarebbe scivolata in un limbo inaccettabile che avrebbe causato non pochi problemi operativi; non potevamo permettercelo. E' un bene che, con l'approvazione dei nostri emendamenti dei colleghi Sutto, Snider, Di Muro, Boldi e Andreuzza, siano state ammorbidite le modalità di applicazione del green pass per le sagre e le fiere locali che si svolgono all'aperto. Un primo e importante passo lo registriamo anche sul fronte dei test salivari che, finalmente, vengono riconosciuti per il rilascio del green pass. Abbiamo, quindi, un nuovo strumento che faciliterà il controllo della pandemia e il ritorno a una vita normale, in particolare, per i bambini, per le persone fragili e per le persone con disabilità per le quali l'invasività del tampone classico costituisce un problema di assoluto rilievo, troppo spesso sottovalutato. Ci auspichiamo poi che, sulla diffusione dei test salivari, l'azione del Governo, nelle prossime ore, si faccia ancora più decisa con lo stanziamento di risorse che li rendano effettivamente gratuiti per talune categorie, come si chiedeva con l'originaria formulazione dell'emendamento Lucchini.

Concludo, Presidente, con l'auspicio che, nel corso dell'esame in Aula, il decreto possa essere ulteriormente migliorato con l'accoglimento delle proposte emendative che abbiamo selezionato e ritenuto di ripresentare, proposte che vogliono semplificare la vita degli italiani, agevolando il ritorno alla normalità di cui il nostro Paese ha assoluto bisogno.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi riapriamo i lavori della Camera con una discussione generale su un tema che ha infiammato il dibattito, politico e non, degli italiani in questi ultimi mesi: quello sul green pass e sulla sua applicazione. Questo argomento è tanto serio quanto lo è parlare dei principi di libertà individuale e di democrazia in un mondo che, sul punto, sembra aver perso le nozioni di base. Presidente, non appena è sorto il dibattito sull'utilizzo del green pass, si è scatenata una vera e propria mistificazione mediatica contro tutti coloro che mostravano perplessità sull'utilizzo di questa forma di controllo. Io parlo dai banchi di Fratelli d'Italia, come parlamentare di Fratelli d'Italia; noi, ed altri colleghi di altre forze politiche, ci siamo sentiti dire che eravamo no-Vax, pur essendo tutti assolutamente vaccinati; e pur essendo stati gli unici ad aver proposto, per mesi, ipotesi di contenimento che avessero una razionalità nella propria applicazione, ci siamo sentiti dire che strizzavamo l'occhio ai negazionisti per motivi squisitamente elettorali. Tutto questo semplicemente perché, da persone libere e pensanti, ci siamo posti domande. Partiamo proprio da qui, dalle nostre domande, che, ancora oggi, non sono riuscite a trovare una risposta compiuta, neanche attraverso i lavori in Commissione. Presidente, sottosegretario, sappiamo tutti che il COVID – ciò è tristemente certificato da numerosi indicatori e studi fra i quali, non ultimo, quello effettuato dall'European Council on Foreign Relations - ha allargato i solchi e creato divisioni tra garantiti e non garantiti nella propria dimensione occupazionale (ad esempio, nella disponibilità di strumenti di ammortizzazione sociale), tra famiglie che potevano contare su connessioni web solide, che potevano garantire l'effettuazione della DaD ai propri figli e famiglie che, invece, non avevano questa opportunità, tra fasce di età, tra malati COVID e ammalati di altre patologie, tristemente abbandonati, in questo ultimo anno e mezzo, come se, anche all'interno dei problemi sanitari, ci fossero cittadini di serie A e cittadini di serie B. Ebbene, questi dualismi - e ne ho citati soltanto alcuni, ma ce ne sarebbero tanti altri - si apprestano a divenire ancora più forti attraverso l'utilizzo del green pass all'italiana, e parleremo anche di questo. Ci sono differenze molto difficili da colmare in tutti i settori, che sono sorte a causa della pandemia e del COVID alle quali oggi aggiungiamo un'altra dicotomia, che è appunto quella dei vaccinati e dei non vaccinati. Vedete colleghi, io sono fermamente convinta che non esistano italiani di serie A e italiani di serie B e sono davvero rimasta basita e perplessa quando, in Commissione, ho dovuto ascoltare una collega dire che chi non si vaccina non dovrebbe aver diritto, per esempio, ai tamponi gratuiti, che è una delle proposte che ha fatto Fratelli d'Italia. Resto ancora più basita quando, poi, il dibattito politico si concentra addirittura sulla necessità di togliere chi non vuole vaccinarsi dalle cure mediche obbligatorie, dal Sistema sanitario nazionale.

Ecco, per me non è questa l'Italia in cui sono cresciuta e non è questa l'Italia nella quale voglio che crescano i miei figli. Vorrei, invece, un'Italia di valori e di giustizia sociale in cui esprimere la propria opinione, anche se diversa dalla maggioranza del pensiero, sia un diritto e non un peccato mortale, in cui il dubbio e l'incertezza rispetto, per esempio, al vaccino vengano chiariti e fugati con parole chiare e non attraverso una discriminazione di fatto. Ovviamente, sarebbe bello ritornare al principio della democrazia che vuol dire sostanzialmente difendere e tutelare le minoranze e non semplicemente assecondare il volere della maggioranza. Allora, proprio per questo motivo, il gruppo di Fratelli d'Italia, sin dall'inizio, quando si è iniziato a parlare di green pass, ha espresso le proprie perplessità, ma non ha mai voluto dire che il vaccino non debba essere fatto o che il vaccino non sia importante. Abbiamo cercato però di capire, perché è importante la vaccinazione, abbiamo cercato di spiegare ai nostri elettori, perché è importante vaccinarsi, ma contemporaneamente abbiamo cercato di spiegare perché il green pass non va in quella direzione e non è la soluzione a tutti i problemi che abbiamo vissuto, che stiamo vivendo e che continueremo a vivere. Vede, a volte fare esperienza attraverso quello che capita anche al di fuori dei nostri confini (basta guardare Israele: è di stamattina la notizia che probabilmente si avviano alla quarta dose di vaccino), vivere e fare tesoro delle esperienze degli altri potrebbe aiutarci a migliorare quello che vogliamo fare qui in Italia. Allora, che cos'è il green pass? Non mi dilungo e non entrerò nel dato medico, ma credo che ormai sia assolutamente chiaro e palese a tutti che la vaccinazione serva ad evitare su se stessi i rischi gravi, gravissimi e, quindi, l'ospedalizzazione e i rischi mortali.

Non impedisce la circolazione del virus, non impedisce di trasmetterlo e non impedisce di prenderlo a propria volta. E allora, se questo è, noi dobbiamo cercare di capire, invece, il motivo per cui il green pass viene raccontato come la misura che impedirà la circolazione del virus, perché questo racconto non va a favore degli italiani, non aiuta gli italiani a capire.

Noi siamo fermamente convinti che l'utilizzo del green pass sia una sorta di obbligatorietà sottesa, per la quale si convincono i cittadini a fare il vaccino non per una vera e seria convinzione personale sulla validità o meno, ma semplicemente perché si dà loro lo spauracchio della impossibilità di vivere una vita sociale a 360 gradi.

E allora, vede, il tema delle libertà c'è. C'è il tema della libertà, c'è il tema della autodeterminazione, e noi non possiamo impedire ad una parte della popolazione di pensarla in modo diverso da come la pensano quelli che, come me, per esempio, si sono vaccinati.

Io - e lo dico davvero con serenità - non ho paura di andare in un locale e di avere rapporti sociali con una persona che non è vaccinata. Ho convintamente fatto le due dosi di vaccino perché so che questo mi aiuterebbe, nel caso di contrazione del virus, a non avere effetti gravissimi. Ma quella è una scelta personale e, fino a quando è una scelta personale, noi dobbiamo garantire a tutti i cittadini di vivere nello stesso identico modo e con gli stessi identici diritti.

E questo è semplicemente per chiarire, a tutti coloro i quali ci hanno additato per mesi di essere no-Vax, di essere contro i vaccini, di voler raccontare storie diverse da quelle che raccontava il Governo, che noi non siamo assolutamente dei no-Vax, ma siamo per la ragionevolezza dei provvedimenti.

In quest'Aula noi siamo legislatori e la politica ha la responsabilità di indirizzare i cittadini verso delle scelte e spiegare quello che è necessario contro quello che non lo è. Mi pare che il Governo sia stato assolutamente manchevole da questo punto di vista: il dibattito si è incentrato esclusivamente sul green pass, ma non si è mai continuato a spiegare in maniera efficace e reale perché è importante vaccinarsi.

Noi, sottosegretario, siamo contro il green pass all'italiana perché quando se ne è iniziato a parlare in Europa, il green pass serviva per dare la possibilità ai cittadini europei di circolare con più serenità all'interno delle nazioni europee. E mai nessuno ha pensato di utilizzare quel green pass, che serviva per la circolazione di uomini e che serviva per far sì che l'economia non si bloccasse in un momento di assoluto stallo, in questo modo: quel green pass non ha nulla a che vedere con quello di cui discutiamo oggi. Lo dico davvero con convinzione, perché ho partecipato ai lavori della Commissione e, rispetto ad alcune proposte di Fratelli d'Italia, che vanno proprio nel senso di dare una maggiore ragionevolezza a quel provvedimento, ci siamo invece ritrovati di fronte a uno sbarramento molto alto, anche quando da parte di tutti - e lo dico con contezza – vi era sostanzialmente un'approvazione rispetto al contenuto dell'emendamento; ma poi abbiamo trovato uno sbarramento. Ecco, quello sbarramento rappresenta la cecità del Governo, perché quando ci sono delle proposte come quelle che Fratelli d'Italia fa, anche se provengono dall'opposizione, bisognerebbe saper ascoltare, bisognerebbe saper unire le diverse posizioni. E devo dire che mi è molto dispiaciuto che, in più occasioni, sia stato ricordato come questo provvedimento non abbia a disposizione le risorse economiche necessarie perché ci potessero essere dei cambiamenti migliorativi rispetto ad alcune decisioni. E mi dispiace anche che troppo spesso si sia citato il CTS come se fosse la panacea di tutte le soluzioni.

La scienza è sicuramente un punto di riferimento, ma la politica non può abdicare a quello che dice esclusivamente la scienza o esclusivamente il CTS, perché abbiamo visto, anche e proprio in questi mesi, come anche il mondo scientifico sia diviso su alcuni temi e come il mondo scientifico affronti in maniera diversa alcune questioni. Me ne viene in mente subito una: la durata della validità dei tamponi. Nel resto d'Europa la validità del tampone è di 72 ore, in Italia invece il CTS ha deciso che la validità è di 48 ore. Non può essere una scelta fatta su basi scientifiche, non è possibile che tutto il resto d'Europa decida in maniera ponderata che la validità dei tamponi sia di 72 ore e soltanto in Italia il CTS ci dica che sia, invece, di 48.

Questo è soltanto uno dei punti che mette in evidenza una serie di incongruenze che noi abbiamo ritrovato all'interno di questo provvedimento, per il quale, secondo noi, si scarica ancora una volta la responsabilità sui cittadini, senza assumersi, invece, la responsabilità del buon padre di famiglia, che è quella che dovrebbe avere il Governo in uno Stato democratico serio.

E veniamo ai punti che abbiamo trattato. Presidente, Fratelli d'Italia non ha mai fatto mancare spunti di riflessione, non abbiamo mai cercato di impedire che ci fosse un dibattito, semmai è stato il contrario; e avremmo avuto piacere ad avere delle risposte concrete rispetto ad alcune domande, quelle che dicevo prima. Però, ancora una volta c'è stato il silenzio. A questo silenzio noi continueremo a rispondere con le nostre proposte e con l'esposizione del nostro punto di vista, perché siamo assolutamente certi che tutto ciò che proviene dall'opposizione possa essere uno spunto per migliorare e non necessariamente una critica. Proprio per questo vorremmo che, anche nell'applicazione di un concetto generale, quello del green pass, che noi non condividiamo nella maniera più assoluta, ci sia però poi, nell'applicazione pratica, della ragionevolezza, ci sia una coerenza di utilizzo del green pass, perché e affinché anche questa misura possa esplicare la propria autorevolezza e non soltanto l'autorità.

E allora, vede, la prima domanda - che ho già avuto modo di rivolgere al sottosegretario in Commissione e che ribadisco anche in quest'Aula - riguarda, per esempio, la riduzione del numero dei partecipanti ad eventi sportivi o ad eventi di spettacolo nei luoghi all'aperto. Ora, il principio deve essere uniformato per tutti, se proprio dobbiamo applicare il green pass, e quindi dovremmo iniziare ad applicare la logica e la coerenza; e la logica e la coerenza ci dicono, oggi, con gli strumenti scientifici che abbiamo a disposizione, che, se chiediamo il green pass per poter accedere a quei luoghi e se all'interno di quei luoghi vengono mantenute le prescrizioni, e quindi la mascherina, il distanziamento, il lavaggio delle mani, se all'interno di quelle strutture si mantengono le regole di base che abbiamo imparato in questo ultimo anno e mezzo, e a questo aggiungiamo il green pass, non c'è motivo per il quale si debba impedire l'accesso ai luoghi all'aperto, non c'è motivo per il quale si debba, ancora una volta, gravare su un settore che è stato già fortemente penalizzato in questo ultimo anno e mezzo. Soprattutto, non si può creare una discriminazione fra quei luoghi, che sono luoghi all'aperto - e davvero ci tengo a ribadirlo - e, per esempio, i ristoranti all'aperto, che invece non hanno più un numero massimo di persone che possono accedere e che possono sedersi.

E non c'è logica in questa distinzione perché, proprio per quello che dicevo prima, paradossalmente ci potremmo trovare con un vaccinato positivo al COVID che entra in una struttura al chiuso senza sapere di essere stato colpito dal virus e, contemporaneamente, essere accanto a una persona che magari non è vaccinata, ma che per accedere in quel luogo al chiuso ha effettuato un tampone, quindi ha la certezza di non essere contagiato e quindi il vaccinato potrebbe contagiare il non vaccinato. Questa è la regola di base e questo è il principio dal quale dobbiamo partire per capire se queste regole hanno un minimo di fondamento o meno. Proprio per questo motivo Fratelli d'Italia aveva chiesto, ad esempio, di dare la possibilità di effettuare i tamponi in modo gratuito. L'ho già detto in sede di discussione quando abbiamo parlato di questi emendamenti in Commissione e lo ribadisco oggi: è chiaro che ci vuole un criterio.

Mi rendo perfettamente conto che è economicamente difficile sostenere una misura del genere, anche se, contemporaneamente, mi viene qualche riflessione su dove poter recuperare i fondi necessari affinché questo accada, ma possiamo, per esempio, pensare di poterlo fare attraverso una distinzione reddituale. I tamponi sono fondamentali: continuare a fare i tamponi è fondamentale; il vaccino non basta. Il Governo, quindi, deve farsi carico di questa responsabilità e garantire che tutti i cittadini siano nella possibilità economica di effettuare i tamponi. In questo, però, devo dire, purtroppo, il Governo è stato sordo e, obiettivamente, avrebbe probabilmente dovuto pensare in via preventiva che questo era un provvedimento sul quale valeva la pena spendere risorse economiche e non limitarsi a fare un provvedimento a legislazione vigente. La stessa cosa vale per ristoratori, per bar e per coloro i quali devono controllare. Anche da questo punto di vista il Governo ha scaricato sui titolari e sui piccoli imprenditori la responsabilità di effettuare dei controlli; tuttavia, nel disporre questa norma, contemporaneamente abbandona quegli stessi ristoratori al proprio destino.

Noi abbiamo chiesto che ci fosse la possibilità che il controllo avvenga, per esempio, attraverso strumenti tecnici, attraverso strumenti meccanici, attraverso la scannerizzazione dei codici; è quello che si fa già oggi in tutti gli aeroporti. Soprattutto, abbiamo chiesto che gli imprenditori, che i titolari dei ristoranti, dei bar e delle attività commerciali non fossero direttamente responsabili, sia in sede civile che in sede penale, per il mancato controllo o magari nel controllo e nella verifica di documenti che non siano alla fine risultati veri e legittimi.

Abbiamo chiesto che ci fosse la possibilità da parte di questi imprenditori di vedere accanto a loro il Governo con misure forti, con misure capaci di sostenerli e di aiutarli in un momento che rischia di diventare un ulteriore blocco all'economia circolare, un ulteriore blocco ai consumi. Oggi ancora questa percezione non l'abbiamo perché siamo ancora a cavallo dei mesi estivi, perché abbiamo ancora delle temperature che permettono di poter essere all'esterno, ma quando ricominceremo ad avere gli accessi nei luoghi al chiuso, il tema dei controlli diventerà per tutti gli imprenditori un tema fondamentale e soprattutto diventerà un tema di caos. Abbiamo chiesto, poi, che venisse chiarito il motivo per il quale il green pass viene richiesto sui treni ad alta velocità, che non sono treni particolarmente affollati quotidianamente, che hanno già applicato da mesi le regole del distanziamento. Ebbene, sui treni ad alta velocità esiste la regola del green pass e poi questa manca sui treni regionali. Allora, anche qui, l'incoerenza, il mancato bilanciamento della logica è assolutamente evidente, non perché non si debba effettuare all'interno dei treni ad alta velocità, ma perché se metto un controllo sui treni ad alta velocità, a maggior ragione lo devo prevedere per i treni regionali, perché sono i treni regionali quelli più affollati; sono i treni regionali quelli dove la possibilità di circolazione del contagio è più forte ed è più evidente; sono i treni regionali quelli che vengono presi da milioni di pendolari ogni giorno per recarsi nei luoghi di lavoro e poi per tornare nelle proprie case.

Allora, se vogliamo dare un senso e uno spirito di ragionevolezza nell'applicazione concreta e pratica delle misure, dovremmo fare in modo che ci sia una logica diffusa e che quella logica diffusa venga applicata in linea di principio a tutti i settori. Abbiamo chiesto che ci fosse - questo è un tema al quale tengo particolarmente - la possibilità anche di aiutare quei cittadini italiani che hanno adempiuto alla sollecitazione del Governo sul vaccino, che hanno effettuato il vaccino all'estero, che hanno effettuato all'estero vaccini non riconosciuti dalla comunità scientifica europea e che vogliono tornare in Italia.

Credo che questo sia un tema che non può essere lasciato nel cassetto ed è un tema che non può essere assolutamente abbandonato. Vede, sottosegretario, noi abbiamo dei cittadini italiani che si sono vaccinati; lo hanno fatto nel rispetto delle norme del Paese in cui si trovavano e nel rispetto delle norme italiane; lo hanno fatto rispondendo a una sollecitazione del Governo.

In Italia non c'è ancora l'obbligo vaccinale, quindi, evidentemente, è stata una scelta personale. Essi fanno il vaccino, ma quel vaccino non è riconosciuto in Italia, per cui tornano in Italia, non hanno diritto al green pass, pur essendo vaccinati, e, soprattutto, pur essendo vaccinati e proprio perché sono vaccinati, non possono procedere a una nuova vaccinazione con i vaccini riconosciuti dall'EMA.

Faccio, per esempio, il caso di Sputnik, che è il vaccino russo. Il problema del vaccino russo non è la validità scientifica o meno, ma è che la Russia non ha mai fatto la domanda affinché quel vaccino fosse riconosciuto dall'Europa; quindi, in realtà, nessuno può sapere oggi se sia un vaccino valido o meno. Sappiamo semplicemente che la Russia ha scelto, per motivi politici interni, evidentemente, di non richiedere all'EMA il riconoscimento. Quindi, posto che non si può dire se sia valido o non sia valido, quindi non c'è nessuna base scientifica, un problema ce lo dobbiamo porre. Ci dobbiamo porre il problema anche, per esempio, di chi ha contratto il COVID e perde contemporaneamente, a lungo andare e nel tempo, la carica di tutela del virus. Abbiamo chiesto, inoltre, che ci fosse la possibilità di sopprimere in parte le prerogative del Ministro della Salute.

Noi crediamo - anzi, siamo assolutamente convinti - che la gran parte della confusione che si è creata sia stata creata da un atteggiamento comunicativo bulimico da parte del Ministero della Salute, che è riuscito a dire sempre, costantemente, nell'ultimo anno e mezzo, anche a distanza di pochi giorni e di poche ore, tutto e il contrario di tutto, e che è riuscito a confondere gli italiani ancora di più di quanto già non fossero. Noi crediamo che la possibilità troppo estesa e troppo ampia che ha attualmente il Ministro della Salute di emanare ordinanze che definiscano le misure necessarie in fase di attuazione e dell'impiego del green pass, sia spropositata rispetto invece al potere che dovrebbero avere il Parlamento e la Commissione referente su questo punto.

Continuo nelle proposte di Fratelli d'Italia e lo faccio non solo perché, probabilmente, anche questo inizio di sessione, dopo la pausa estiva dei lavori della Camera, ci vedrà bloccati nella possibilità di espressione attraverso l'apposizione della fiducia, come vorrei ricordare è successo nelle ultime tre settimane prima della sospensione. Ma faccio ciò perché voglio che sia assolutamente chiaro che il green pass, per noi, è una misura che non ha valore, in quanto non è stata disposta con logica e con coerenza, non solo perché blocca sicuramente e inevitabilmente la possibilità di esercitare il proprio diritto alla diversa opinione e il proprio diritto di esprimere la propria personale libertà nelle scelte e nella vita sociale, ma anche perché, quando è stato scritto il provvedimento, ci siamo resi conto che questo provvedimento ha tantissime incongruenze nell'aspetto pratico. Questo è il motivo per cui continuo a raccontare i contenuti degli emendamenti di Fratelli d'Italia.

Abbiamo chiesto che all'interno delle scuole - mi avvio alla conclusione - ci fosse un'attenzione particolare per la responsabilità dei dirigenti scolastici. È lo stesso problema che abbiamo raccontato poco fa rispetto agli imprenditori e ai titolari delle attività di ristorazione e delle attività commerciali: lo stesso problema lo trovano i dirigenti scolastici, lo stesso problema lo hanno i datori di lavoro. Noi abbiamo la necessità - davvero mi avvio alla conclusione - di riportare al centro del dibattito, innanzitutto, il principio democratico del rispetto dei diritti di tutti e del rispetto delle opinioni diverse dalle nostre. Fino a quando non riporteremo la discussione politica e il dibattito politico a questo livello, noi, tutti insieme - maggioranza e opposizione - non riusciremo mai a spiegare che la politica ha in sé un valore importantissimo, quello della tutela e della difesa della democrazia. Democrazia vuol dire tutela e difesa delle minoranze, di chi la pensa diversamente da noi. Il green pass non serve per costringere gli italiani a vaccinarsi, non deve servire a costringere gli italiani a vaccinarsi. Noi dobbiamo spiegare agli italiani perché è importante farlo, ma senza costrizioni e senza che venga imposto, a chi comunque non si convince, di doverlo fare necessariamente.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie Presidente. Sottosegretario, il disegno di legge che stiamo discutendo, presentato dal Governo prima della pausa estiva, contiene ulteriori importanti misure necessarie per minimizzare il rischio di ripresa dei contagi e per ridurre, conseguentemente, l'impatto pesantissimo che questa pandemia sta determinando sulla salute pubblica e sulla nostra economia.

Durante l'esame in Commissione affari sociali sono stati introdotti quattro nuovi articoli e approvati numerosissimi emendamenti.

Voglio rapidamente ricordare i sei emendamenti del mio gruppo, approvati insieme ad altri, che hanno consentito di migliorare il testo iniziale. È stata introdotta una deroga dell'obbligo del green pass per la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive, limitatamente ai propri clienti. Prevediamo che l'obbligo di green pass per accedere ai centri termali non si applichi agli accessi ai medesimi centri termali qualora siano necessari all'erogazione delle prestazioni rientrati nei LEA e per le attività riabilitative o terapeutiche.

Viene chiarito che, nel caso di sagre e fiere locali che si svolgano all'aperto, in spazi privi di varchi di accesso, gli organizzatori siano tenuti a informare il pubblico sull'obbligo della certificazione verde; in caso di controlli a campione la sanzione si applica unicamente al soggetto privo di certificazione e non agli organizzatori.

Non sarà più richiesto il green pass ai minori di dodici anni che parteciperanno a matrimoni e comunioni. Questa misura fa chiarezza definitiva su una questione che aveva creato problemi agli operatori economici nel settore wedding.

Si sposta al 30 novembre il termine di validità della somministrazione a prezzi ridotti di test antigenici rapidi. Si prevede che, al fine di rafforzare i servizi di vaccinazione antinfluenzale per la stagione 2021-2022, in coordinamento con la campagna vaccinale contro il COVID, il Ministro della Salute, sentita anche la Federazione degli ordini dei farmacisti, dovrà definire le procedure e le condizioni rispetto alla prossima campagna vaccinale antinfluenzale.

Ma questo decreto contiene molto di più. Intanto, si interviene con una proroga dello stato di emergenza fino alla fine di quest'anno. Ciò consente di poter gestire al meglio questa fase della pandemia, che sta vedendo un, seppur controllato, lieve aumento dei soggetti così positivi, in conseguenza della maggiore diffusione della variante delta, variante molto più contagiosa e più resistente alla dose singola del vaccino.

Si prevede di prolungare la durata del certificato verde, che ora avrà una validità di dodici mesi, superando l'attuale scadenza di nove mesi. Il certificato verde si potrà ottenere anche con test salivari, ora equiparati ad altri tamponi. In conseguenza del cambio di andamento dei contagi e della loro graduale riduzione, vengono modificati i parametri per i cambi di colore dei diversi territori. L'incidenza dei contagi resta in vigore, ma con questo decreto non è più il criterio guida per la scelta della colorazione delle regioni; i due parametri principali ora sono il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti COVID e il tasso di occupazione di posti letto in terapia intensiva per i soggetti colpiti dal virus.

Vengono stanziate risorse finanziarie per consentire fino al 30 novembre prossimo la somministrazione a prezzi ridotti di test antigenici rapidi. Per questa finalità e per la sua attuazione, il commissario straordinario e il Ministero della Salute devono definire uno specifico protocollo d'intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie. Il testo originario del disegno di legge prevedeva che questa somministrazione a prezzi contenuti di test antigenici dovesse valere fino al 30 settembre; grazie all'approvazione di alcuni emendamenti in Commissione, tra cui un emendamento di Forza Italia, questo termine è stato positivamente spostato al 30 novembre. Va detto che la nostra richiesta di modifica proponeva la data al 31 dicembre, ossia quella coincidente perlomeno con la fine dell'emergenza sanitaria, ma alla fine è stato approvato il termine del 30 novembre; si poteva fare di più, ma è comunque migliorativo del termine originario.

Un'ulteriore disposizione contenuta in questo provvedimento prevede che una quota, pari a 20 milioni di euro dalle risorse del vigente Fondo per il sostegno delle attività economiche chiuse, istituito con il “decreto Sostegni”, venga assegnata prioritariamente a quelle attività che risultano ancora chiuse in conseguenza delle misure di prevenzione alla diffusione dell'epidemia da COVID (parliamo principalmente di discoteche e sale da ballo).

L'importante è anche la previsione contenuta nell'articolo 9. È infatti prorogata fino al 31 ottobre la disciplina che consente il lavoro agile, anche attraverso la destinazione a diversa mansione, per quei lavoratori fragili in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazioni di gravità e per i lavoratori immunodepressi. Una disciplina temporanea che, comunque, è in vigore dall'ottobre del 2020 e che è stata più volte prorogata. Purtroppo, su questo tema non è stata prevista un'altra importante proroga, che vede interessati gli stessi lavoratori dipendenti fragili che non possono aderire al lavoro in modalità agile o essere destinati ad un'altra mansione.

Mi riferisco alla norma transitoria che è stata più volte prorogata, in vigore fino allo scorso 30 giugno, che riconosceva, ai fini del trattamento giuridico ed economico, a determinate condizioni, l'equiparazione al ricovero ospedaliero del periodo di assenza dal servizio prescritto dalle precedenti competenti autorità sanitarie. Con quella norma transitoria, il suddetto periodo di assenza non era computato ai fini del termine massimo previsto per il comporto. Senza questa deroga, dal 1° luglio l'assenza dal lavoro viene considerata ai fini del calcolo del periodo di comporto, aumentando quindi l'esposizione al rischio di licenziamento proprio per le categorie dei lavoratori più fragili. In Commissione sono stati presentati diversi emendamenti e Forza Italia ne ha presentati due, a prima firma Giusy Versace, che hanno proposto la proroga della norma di equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero ma non sono stati approvati per mancanza di copertura finanziaria. Il confronto che c'è stato in Commissione referente non ha purtroppo consentito di modificare il testo iniziale e mi auguro che il Governo provveda ad individuare, in un prossimo provvedimento, le necessarie risorse finanziarie per poter finanziare questa importante equiparazione.

La disposizione che comunque più caratterizza questo provvedimento è quella prevista all'articolo 3, che introduce l'obbligo del green pass, del certificato necessario per poter accedere e beneficiare di servizi, luoghi e attività e che certifica l'avvenuta vaccinazione, la guarigione o un tampone negativo. Gran parte dei cittadini già lo possiede e comunque lo ha imparato a conoscere dal 6 agosto, data dalla quale è diventato operativo per poter accedere ai servizi di ristorazione, ad eventi sportivi, a programmazioni all'aperto, a centri termali, a cinema, a concerti o a concorsi pubblici. Voglio ricordare, ancora una volta, che l'introduzione del green pass ha prodotto una positiva e forte accelerazione della campagna vaccinale e questo aumento delle vaccinazioni non solo sta producendo un costante calo dei ricoveri e dei decessi ma sta anche mettendo in sicurezza la gran parte delle classi vulnerabili e della fascia anziana della popolazione, ossia coloro che hanno, più degli altri, un'altissima possibilità di finire in ospedale o, peggio, nelle terapie intensive dei nostri ospedali. Tutto questo ha effetti positivi indiscutibili per la tutela della salute dei nostri concittadini, per la nostra stessa economia e per la ripresa produttiva di tutto il Paese. Il green pass introdotto da questo decreto sta quindi svolgendo un ruolo decisivo per convincere la popolazione a immunizzarsi ed è uno strumento decisivo e indispensabile per scongiurare nuovi lockdown e nuove chiusure di attività. Bisogna estendere il green pass e convincere la minoranza rumorosa che chi rifiuta il green pass, e quindi la vaccinazione, mette a rischio la salute altrui e la propria. Ci dobbiamo affidare alla comunità scientifica, non al primo delirio del tizio che parla sui social: vaccinarsi è un dovere civico e morale. Per tutti questi motivi, noi sosteniamo convintamente questo provvedimento.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario e gentili colleghi, il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 105 reca una serie di misure al fine di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 volte, in particolare, a consentire l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. La Commissione affari sociali è stata impegnata la scorsa settimana nella discussione degli emendamenti, una discussione molto complessa ed articolata che ha portato, anche grazie agli emendamenti del gruppo Coraggio Italia, miglioramenti del testo, a cui conseguirà un miglioramento nella gestione della nuova stagione autunnale e invernale in corso di pandemia COVID. La gestione stessa potrà ulteriormente evolversi e consolidarsi nei decreti che saranno esaminati nel proseguimento dei lavori parlamentari, tenendo conto del quadro epidemiologico e complessivo. Mi rendo conto - come medico, prima che come parlamentare - che le parole della scienza possono essere poco comprensibili ai più e spesso strumentalizzate ed utilizzate in maniera impropria e abbiamo visto in questi mesi come sia facile creare confusione. La soluzione miracolosa, l'idea del COVID zero - eliminare le regole e tornare a una vita normale subito - è molto allettante anche se sappiamo non realizzabile. Questa utopia comunicativa permette a molti detrattori di mettere sotto la lente di ingrandimento ogni decisione presa dal Presidente Draghi e approvata dal Parlamento e di metterla in discussione. In realtà, sappiamo che dallo scorso anno le cose sono cambiate: abbiamo la variante Delta, che ha una grande trasmissibilità e rende più difficile la mitigazione del rischio, anche utilizzando tutte le armi che abbiamo a disposizione (dai vaccini, al green pass, alla mascherina, alle regole di igiene e distanziamento), e sappiamo che il vaccino previene i contagi in modo sostanziale e riduce l'ospedalizzazione e i morti da COVID ed è il più efficace sistema di mitigazione del rischio, ma il miracolo, il rischio zero non esiste. I Governi hanno adottato delle scelte, dopo aver ridotto, grazie alla ricerca scientifica ed ai vaccini, la letalità da COVID e dopo aver imparato a gestire meglio questo tipo di malati a livello ospedaliero: hanno scelto di aprire a una quasi normale quotidianità, anche con strumenti come il green pass, per salvaguardare la tenuta sociale ed economica dei Paesi, accettando il fatto che il virus continuerà anche a provocare delle morti, per un certo periodo di tempo, ma senza più raggiungere i numeri drammatici del 2020 e di inizio 2021 e senza rischiare di mettere in difficoltà i servizi sanitari nazionali. Nella trappola informativa e strumentale sono cadute anche le affermazioni di Anthony Fauci, uno degli immunologici più autorevoli del mondo e consigliere della Presidenza degli Stati Uniti sull'emergenza COVID. Le affermazioni di Fauci - che ha detto, come direbbe qualsiasi virologo al mondo, che anche se vaccinati, in rari casi, ci si può infettare ed infettare gli altri ma che, se siamo tutti vaccinati, rischiamo tutti meno - erano affermazioni legate al contesto degli Stati Uniti, dove voleva proprio sollecitare a utilizzare tutte le armi contro il virus, i vaccini, come la mascherina. Infatti, negli Stati Uniti è tornata la raccomandazione dell'uso della mascherina nei luoghi chiusi, vista l'alta circolazione della variante Delta e visto che si registrano ancora fino a 1.500 morti al giorno, legati proprio alle aree a bassa percentuale di vaccinati.

Dunque, il rischio zero non esiste, il nemico è - ricordiamolo ancora una volta - il virus. Dobbiamo accettare una certa dose di rischio, ma, proprio per questo, dobbiamo prendere tutte le precauzioni per ridurre la possibilità di infettarsi e, in particolare, dobbiamo vaccinarci e seguire le regole: la mascherina, l'igiene, il distanziamento e il green pass. Questa è l'unica strada realistica per superare questo tragico periodo storico. Sappiamo che, per ottenere il green pass, bisogna aver fatto la vaccinazione anti COVID-19 oppure essere negativi al test molecolare o antigenico rapido nelle ultime 48 ore o essere guariti dal COVID-19 negli ultimi sei mesi. Sottolineiamo, ancora una volta, che sono esonerati dal green pass i soggetti che, in ragione dell'età, non rientrano nella campagna vaccinale e quelli per i quali un'idonea certificazione medica attesti l'incompatibilità della vaccinazione in oggetto con il proprio stato di salute. Nella discussione in Commissione abbiamo approvato l'estensione della durata del green pass da 9 a 12 mesi per i vaccinati con due dosi e per i guariti che hanno effettuato una dose di vaccino. Per ottenere il green pass saranno validi anche i test salivari molecolari. Si prevede, inoltre, il mantenimento dei tamponi a prezzi calmierati fino al prossimo 30 novembre e l'equiparazione dei test salivari ai tamponi. Abbiamo ulteriormente semplificato l'accesso dei familiari con green pass alle strutture sanitarie, nell'ottica di evitare ulteriori condizioni di isolamento dei malati e per assicurare sicurezza e umanizzazione delle cure. Il Consiglio di Stato, massimo giudice speciale amministrativo, con la sentenza n. 3.568 del 30 giugno 2021, aveva respinto il ricorso contro l'obbligo del green pass, argomentando che il green pass rientra in un ambito di misure concordate e definite a livello europeo e dunque non eludibili, anche per ciò che attiene alla loro decorrenza temporale, che mirano a preservare la salute pubblica in ambito sovranazionale, per consentire la fruizione delle opportunità di spostamenti e viaggi in sicurezza, riducendo i controlli. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha respinto un ricorso, presentato da centinaia di vigili del fuoco francesi, e ha dichiarato legittima la legge approvata a Parigi che prevede la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per chi non fa il vaccino e non ha il green pass. La legge francese è praticamente la stessa approvata dal Governo Draghi e, pertanto, anche da noi la sospensione dal lavoro e dalla retribuzione per chi rifiuta il vaccino e il green pass è assolutamente legittima. Secondo la Corte di Strasburgo, né il green pass né l'obbligo vaccinale nuocciono ai diritti fondamentali delle persone. Il punto è che la sentenza della Corte europea è definitiva e inappellabile, cioè non esiste un altro organo a cui rivolgersi per smontare il principio espresso dalla Corte.

Resta dunque fuori discussione l'obbligo di esibire la certificazione verde laddove richiesta, pena la sospensione dal lavoro e dallo stipendio o il divieto di entrare nei locali in cui il green pass deve essere richiesto. Queste restrizioni, spiega ancora la Corte, non fanno correre agli interessati alcun rischio di danno irreparabile ai loro diritti fondamentali e la Corte, inoltre, non manca di ricordare che la tutela della salute prevale su tutti gli altri contrapposti interessi, concetto che acquista particolare spessore durante la pandemia.

Il gruppo Coraggio Italia, in tutto questo percorso, faticoso, ma sicuramente produttivo, conferma la sua coerenza nel voler tutelare la maggioranza dei cittadini italiani che rispettano le regole, che si sono vaccinati, che hanno il green pass e che ci chiedono sicurezza sui luoghi di lavoro, a scuola, sui trasporti e nei locali pubblici. Dobbiamo tutelare gli insegnanti che si sono vaccinati e sono pronti a utilizzare il green pass, le famiglie che vogliono mandare a scuola in sicurezza i loro figli.

A pochi giorni dall'avvio del nuovo anno scolastico abbiamo raggiunto il 92 per cento del personale scolastico e universitario che ha ricevuto la prima dose di vaccino o la dose unica; il 60 per cento degli under 19 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, si tratta di oltre 2.700.000 ragazzi. Il TAR del Lazio ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato contro l'obbligo del certificato verde per l'accesso alle scuole; il 2 settembre 2021 il TAR Lazio ha depositato due sentenze sui ricorsi presentati da molti docenti no-Vax e in tali occasioni sono state respinte le istanze di chi chiedeva la sospensione dell'obbligo.

Più nel dettaglio, i giudici amministrativi hanno precisato che in merito al diritto del personale scolastico a non vaccinarsi, in disparte la questione della dubbia configurazione come diritto alla salute, questo non ha valenza assoluta né può essere inteso come diritto intangibile, posto che per il personale scolastico non in possesso del green pass, continuano i giudici, l'automatica sospensione dal lavoro e dalla retribuzione e la mancata adibizione ad altre diverse mansioni, è correttamente e razionalmente giustificabile alla luce della tipicità delle mansioni, specie di quelle di docente. Invero, il personale scolastico che sceglie di non vaccinarsi, ben potrebbe ricorrere a test antigenici rapidi o molecolari per avere il green pass.

Quindi, supportati anche da questi atti, continuiamo a difendere i settori strategici del nostro Paese, la sanità, la scuola, il lavoro, l'economia, con tutte le armi che la scienza e le istituzioni mettono a disposizione per il bene della comunità.

Durante la discussione in Commissione è emersa l'estensione delle vaccinazioni per la campagna antinfluenzale alle farmacie per la stagione 2021-2022. Se da una parte questo può essere legato al momento di emergenza, come gruppo Coraggio Italia ho ritenuto opportuno richiamare l'attenzione sulla necessità di un confronto tra medici e altre professioni sanitarie e tra i rappresentanti dei medici e delle professioni sanitarie e delle istituzioni per stabilire una gestione condivisa delle attività, sia ora nella fase emergenziale, ma anche in prospettiva nel PNRR, in particolare nel campo della prevenzione e della cronicità, evitando, se possibile, invasioni nel campo medico e attenendosi alle competenze specifiche delle diverse professioni sanitarie secondo la formazione universitaria, l'abilitazione all'esercizio della professione, per garantire qualità e sicurezza nell'assistenza dei cittadini.

Per questo ho chiesto proprio al sottosegretario Costa, come rappresentante del Ministero della Salute e del Governo, l'apertura di un tavolo ministeriale di confronto tra i medici e le professioni sanitarie per trovarci preparati alla sfida dei progetti del PNRR che riguardano una sanità con processi sempre più multidisciplinari e coordinati.

Dobbiamo evitare tensioni tra i professionisti del settore sanitario che da più di un anno sono sotto pressione e hanno mostrato grande dedizione e responsabilità.

Infine, come gruppo Coraggio Italia abbiamo sottolineato la necessità di una proroga per i lavoratori fragili fino al termine dello stato di emergenza anche delle disposizioni che prevedono l'equiparazione al periodo di ricovero ospedaliero del periodo di assenza dal servizio per persone con disabilità o immunodepresse che non possono svolgere smart working, in particolare, se non possono effettuare la vaccinazione a causa di patologie ostative certificate, riscontrando tra l'altro una disponibilità del Governo a una riflessione che spero possa trovare una soluzione anche economica nei prossimi provvedimenti.

Concludo dicendo che sono sicura che da questo virus ne usciremo, perché la maggior parte dei cittadini non dimentica i 130 mila morti, i nostri cittadini, i nostri concittadini che non ci sono più, vittime del COVID prima che arrivasse il vaccino, e non dimentichiamo neanche le vittime quotidiane che ancora abbiamo per il COVID.

Dobbiamo renderci conto in questo Parlamento che prima della ricerca del facile consenso viene la responsabilità di una politica che deve tutelare senza ambiguità quei cittadini che si sono vaccinati per se stessi e per la comunità, che seguono le regole e che comprendono l'importanza di tutti gli strumenti in campo, compreso il green pass.

Ricordiamoci sempre che grazie a questi cittadini - e solo grazie a questi cittadini - noi usciremo dalla pandemia e tuteleremo la salute pubblica di tutto il Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Romano. Ne ha facoltà.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie, Presidente. Credo che, nel corso dei 18 mesi di questa pandemia, noi tutti, a un certo punto di questa vicenda, abbiamo commesso qualche errore; da tante parti ci sono state sottovalutazioni, confusioni comunicative, decisioni contraddittorie. D'altra parte nessuno, in totale buona fede, poteva disporre di un piano preventivo e dettagliato per una pandemia che, non solo, ha colto di sorpresa il mondo, ma ha messo in discussione gran parte degli strumenti di cui disponevano le nostre democrazie per pianificare e modificare le politiche pubbliche.

Tuttavia, accanto a chi ha commesso errori e sottovalutazioni in totale buonafede, correggendosi, tra l'altro, strada facendo, in base ad un criterio insieme pragmatico e responsabile, insieme, lo ripeto, a chi ha commesso errori in buona fede, c'è stato, invece, chi ha perseguito una precisa strategia politica e comunicativa di segno completamente opposto, perché c'è stato chi ha pianificato, promosso e realizzato una campagna incentrata sulla disinformazione, con l'obiettivo di soffiare sul fuoco della paura degli italiani e puntando a ricavarne un tornaconto elettorale.

Io credo, Presidente, che questo sia un punto politico che non può essere eluso, nel momento in cui ci accingiamo a discutere un provvedimento come quello sul green pass che si colloca, come poi argomenterò in seguito, in totale continuità con i provvedimenti che sono stati presi in questi diciotto mesi per contenere, arginare e risolvere la pandemia. Infatti, Presidente, c'è stato chi, proprio per questi obiettivi, ha amplificato la disinformazione, dando ospitalità a falsità palesi, alimentando mitologie di complotti inesistenti, ma funzionali, questi complotti, a raccontare agli italiani che dietro alla lotta al COVID ci fosse una macchinazione oscura mossa da interessi privati e da poteri misteriosi con finalità inconfessabili.

Per questo io credo, Presidente, che la pandemia e la gestione della pandemia siano state anche un grande test sull'affidabilità della politica rispetto alla sfida del governo della cosa pubblica o, meglio, un grande test sul diverso grado di affidabilità di diverse forze politiche. Infatti, ci sono state forze politiche diverse che hanno dato risposte diverse alla pandemia; c'è stato chi ha seguito il criterio, appunto, della responsabilità, che ha coinciso, in questo caso, con il criterio della verità, e chi, invece, ha scelto politicamente di sfruttare la pandemia per tentare di indebolire le fondamenta della nostra democrazia. Chi ha scelto di soffiare sul fuoco della paura degli italiani ha, di fatto, legittimato e amplificato teorie del complotto, ricostruzioni dietrologiche prive di qualsiasi fondamento e lo ha fatto, come dicevo poco fa, per ottenere un tornaconto elettorale (poi vedremo se questo tornaconto elettorale esiste), ma, soprattutto, lo ha fatto per incrinare, io credo, la fiducia degli italiani nelle istituzioni democratiche e nella capacità di queste istituzioni democratiche di governare l'emergenza con razionalità e serietà.

Dispiace dirlo, Presidente, ma è accaduto anche in quest'Aula; è accaduto anche in quest'Aula, per esempio, colleghi, di ascoltare autorevoli esponenti di Fratelli d'Italia e di altre forze politiche parlare di “dittatura sanitaria” - voglio ripeterlo: “dittatura sanitaria” - per etichettare in modo falso provvedimenti che avevano e che hanno l'unico obiettivo di tutelare la salute degli italiani, di ridurre i danni della pandemia e di permettere - e questo è un punto fondamentale - la più rapida ripresa della normale attività economica e sociale del nostro Paese.

Abbiamo anche ascoltato, voglio citarle per onestà intellettuale, in quest'Aula, le carnevalate di un Vittorio Sgarbi, diciamoci la verità, che sono state piazzate indegne per qualsiasi parlamentare della Repubblica, ma che forse sono state funzionali al suo ruolo di ospite a pagamento di trasmissioni televisive; anzi, bisogna sperare che siano state funzionali a questo, perché almeno hanno avuto il senso di un…

PRESIDENTE. Mi raccomando, stiamo sempre nei termini giusti…

ANDREA ROMANO (PD). Assolutamente, certamente, siamo nei termini giusti e io spero che siano state funzionali al suo tornaconto economico.

Abbiamo assistito per molti mesi, Presidente, a questo spettacolo che si svolgeva in quest'Aula, accompagnato fuori dall'Aula dalla grancassa di giornali e opinionisti che hanno alimentato e legittimato il negazionismo più indecente sul COVID, quel negazionismo che, appunto, prima negava che ci fosse un'emergenza COVID e che le mascherine fossero indispensabili, Presidente. Abbiamo avuto, in questo Paese, anche la discussione se le mascherine fossero utili o non utili a contenere il COVID. Quel negazionismo ieri negava che il distanziamento sociale fosse utile e oggi questo stesso negazionismo nega l'utilità dei vaccini e nega la funzionalità del green pass. E questo negazionismo, Presidente, ha rappresentato il vero brodo di coltura dentro al quale sono cresciute le manifestazioni di inaccettabile e vigliacca violenza che hanno colpito in queste settimane operatori dell'informazione e scienziati, colpevoli soltanto di avere difeso l'approccio scientifico alla campagna vaccinale, e anche esponenti delle istituzioni. Li hanno colpiti fisicamente, in alcuni casi, e li hanno colpiti spesso con minacce inaccettabili, perché se è vero, Presidente, che esiste la responsabilità diretta per le violenze e le minacce - quella responsabilità è diretta e personale -, esiste anche una responsabilità morale e politica per tutti coloro che hanno contribuito a creare e a legittimare le falsità a cui si sono abbeverati gli autori delle violenze.

Io colgo l'occasione, Presidente, per sottolineare che mi sarebbe molto piaciuto ascoltare dalla collega di Fratelli d'Italia, che è intervenuta poco fa, anche una sola parola di solidarietà - una sola parola di solidarietà - nei confronti degli operatori dell'informazione, nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni, nei confronti di quegli scienziati che sono stati colpiti fisicamente o minacciati proprio perché fatti oggetto della campagna di disinformazione dei no-Vax.

Poi gli italiani, come sempre, sono più saggi di chi vuole prenderli in giro e gli italiani hanno scelto ieri di utilizzare la mascherina, hanno scelto ieri di seguire il distanziamento sociale, così come oggi hanno scelto, nella loro stragrande maggioranza, di utilizzare il green pass e di vaccinarsi. Gli italiani lo hanno fatto e lo fanno, non tanto nonostante i sacrifici a cui la Nazione è stata costretta dalla pandemia, ma proprio per rendere onore a quegli enormi sacrifici, sacrifici economici, sacrifici affettivi, sacrifici in termini di vite umane, sacrifici che la pandemia ha imposto all'Italia. Davvero è un onore - posso dirlo con franchezza - rilevare come gli italiani ancora una volta si siano mostrati seri, ragionevoli e concreti e abbiano smentito le caricature a cui troppo spesso indulgiamo anche noi, in quest'Aula.

Allora, Presidente, è su questo sfondo che va collocato il decreto che oggi iniziamo a discutere in quest'Aula. È un provvedimento - lo dicevo poco fa e lo voglio dire anche adesso - che è totalmente in continuità con quanto è stato fatto fin dal marzo 2020 per il contenimento della pandemia e, dunque, in continuità con gli atti di Governo, con le iniziative parlamentari da cui quegli atti sono stati modificati e integrati, con i decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri che hanno attuato le disposizioni di legge, tutti modulati, questi atti, in relazione all'andamento epidemiologico, tutti ispirati questi atti, pur negli errori, nelle incomprensioni e nelle confusioni comunicative che ci sono state, da un criterio pragmatico concreto e razionale, quello di contenere la pandemia e di riportare il prima possibile il Paese alla normalità. Penso, nello specifico, considerando il decreto che oggi discutiamo, ai decreti-legge n. 19 del 2020 e n. 33 del 2020. Questo provvedimento che oggi discutiamo, Presidente, ha lo scopo fondamentale di accelerare il pieno ritorno alla normalità della nostra comunità civile, sociale ed economica, perché è solo la certificazione formale della vaccinazione o dell'assenza di positività che può permettere a un'attività economica di riprendere normalmente, così come può permetterlo a un'attività sociale o culturale.

Esiste un'alternativa al green pass? Certo che esiste e quell'alternativa si chiama ritorno alle chiusure, si chiama coprifuoco, si chiama vittoria, alla fine, del COVID, e chi davvero, in buona fede, si batte perché l'Italia superi definitivamente l'emergenza COVID non può che accogliere positivamente l'utilizzo del green pass, così come non può che auspicare che la campagna vaccinale proceda speditamente e senza ostacoli. D'altra parte, c'è una prova empirica dell'esistenza di un'alternativa al green pass nel ritorno alle chiusure, per esempio quella che sta avvenendo in Sicilia in questi giorni, dove 11 comuni siciliani sono tornati alla zona arancione e, quindi, sono tornati al coprifuoco, sono tornati alle chiusure, sono tornati alla limitazione dell'attività economica e sociale. Lo sanno; questa verità è conosciuta bene dagli operatori economici, di qualunque settore. Questi operatori economici sanno cosa significherebbe tornare alla politica di chiusure, cosa significherebbe tornare a quei danni economici che l'emergenza COVID ha imposto, e quegli operatori economici vogliono fortissimamente che non vi siano più chiusure, che non vi siano più quelle limitazioni che hanno imposto tanti dolorosi sacrifici.

Un passaggio, Presidente, va fatto anche sull'uso della parola libertà, che ancora oggi abbiamo ascoltato e che credo ascolteremo ancora una volta dagli esponenti, per esempio, di Fratelli d'Italia. Libertà è una parola sacra, forse la più sacra tra le parole che animano la vita pubblica e, dunque, anche la nostra stessa funzione di parlamentari. Per questo usare la parola libertà, io credo per legittimare quello che, di fatto, è un attentato alla libertà di tutti, ritengo che davvero sia l'equivalente di una bestemmia politica. Lo ha detto, con molta più chiarezza e autorevolezza di me, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ieri, quando, in un intervento che io considero di valore storico, ha affermato - lo voglio citare alla lettera - “Non si invochi la libertà per sottrarsi alla vaccinazione, perché quella invocazione corrisponde a mettere a rischio la salute altrui”.

Così come, Presidente, un'altra parola deve essere spesa rispetto all'argomentazione, davvero infondata, a mio parere, secondo la quale esiste la libertà di non vaccinarsi come libertà di opinione, come libertà di opinione di una minoranza che, in quanto tale, andrebbe tutelata. Lo ha affermato, poco fa, l'esponente di Fratelli d'Italia, la collega Lucaselli. Anche qui io credo, Presidente, che vada fatta chiarezza, almeno tra di noi, perché un conto è la diffusione o la persistenza, del tutto legittima, di timori, di diffidenze sull'uso del vaccino che esistono tra la popolazione, timori e diffidenze che sono legittimi, che sono, io credo, relativi a qualunque vaccino - possiamo dire a qualunque farmaco ed è anche normale averli -, diffidenze e timori a cui naturalmente la politica, le istituzioni e chi ha un ruolo pubblico deve rispondere con informazioni, con chiarezza e con chiarimenti, altra cosa è la tesi di coloro che sostengono che il vaccino non funzioni, che sostengono - queste persone - che nessun vaccino funzioni, perché oggi parlano di COVID e in passato parlavano degli altri vaccini che, per esempio, usiamo per i nostri bambini, per i nostri nipoti, per permettergli, come è giusto e doveroso e come impongono le nostre leggi, di fargli frequentare la scuola. Questa non è un'opinione, Presidente. Non è un'opinione sostenere che i vaccini non funzionano, non è un'opinione sostenere che nessun vaccino funziona. Non è un'opinione: è una bufala pericolosa. È una bufala pericolosa che ha in sé, appunto, il valore di un attentato alla libertà e alla salute di tutti. È una bufala pericolosa per il vaccino sul COVID così com'è una bufala pericolosa per qualunque vaccino, perché chi sostiene - e ve ne sono ancora di persone che lo sostengono - che i vaccini contro la pertosse, per esempio, o i vaccini che devono fare i nostri bambini non sono utili attenta alla salute dei nostri figli. Per questo io credo, Presidente, che dare legittimità non alla diffidenza e ai timori in buona fede di alcuni cittadini, a cui dobbiamo rispondere con informazioni e con chiarezza, ma a queste bufale pericolose, trattandole come opinioni, trattandole come espressioni di minoranze che devono essere tutelate, avere questo comportamento da parte di esponenti della politica, di esponenti di questo Parlamento, di esponenti delle istituzioni, io credo che sia un gravissimo atto di irresponsabilità, perché i no-Vax non sono una nobile minoranza di opinione che deve essere tutelata, ma sono una realtà pericolosa per la nostra salute e una realtà tendenzialmente violenta, come dimostrano, purtroppo, i fatti di queste settimane.

Torno al provvedimento, Presidente, per sottolineare come, d'altra parte, questo provvedimento, così come i provvedimenti precedenti con cui questo è in continuità, non è mai stato un provvedimento ideologico o da trattare a scatola chiusa. Al contrario, si è trattato, e si tratta, di un provvedimento ispirato a un criterio di pragmatismo e, come tale, aperto a qualunque tipo di miglioramento che non sia mosso – tale miglioramento - da un intento di cancellazione o di stravolgimento. Lo sanno bene i colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione, perché in fase di conversione - quindi, durante la discussione in Commissione affari sociali - sono state presentate circa 1.500 proposte emendative, tra tutti i gruppi parlamentari (il PD, per esempio, ne ha presentate 37). Di queste ne sono state segnalate 250 e su queste poi si sono concentrati i lavori della Commissione.

Come ha detto, molto bene, prima di me il collega, relatore Rizzo Nervo, alcune di queste modifiche sono state accolte proprio nello spirito di migliorare questo provvedimento: l'esclusione dell'uso del green pass nei servizi di ristorazione all'interno degli alberghi; l'estensione a 12 mesi della validità del green pass per chi ha completato il ciclo vaccinale; una disciplina più razionale e consona al controllo del green pass per le sagre e per le fiere locali; l'obbligo di sottoporsi al test antigienico rapido o molecolare per l'accesso alle prestazioni di pronto soccorso; l'esenzione ai minori di 12 anni che parteciperanno a matrimoni e comunioni; il mantenimento dei tamponi a prezzi calmierati in farmacia per le categorie escluse dalle campagne vaccinali fino al prossimo 30 novembre. Anche sui tamponi gratuiti, dobbiamo intenderci, Presidente. Infatti, il tampone non può essere considerato un'alternativa al vaccino. La richiesta della gratuità dei tamponi per tutti aveva un senso quando i vaccini non erano disponibili per la totalità della popolazione, ma oggi che, finalmente, i vaccini sono disponibili per la totalità della popolazione, non si può contrapporre il tampone al vaccino, se non volendo mettere in discussione l'utilità e l'efficacia del vaccino. D'altra parte, non si capisce come un italiano che paga le tasse dovrebbe finanziare di tasca propria la gratuità universale del tampone per coloro che non vogliono vaccinarsi: è una pretesa davvero ingiusta, oltre che infondata. Infatti, la gratuità del vaccino è la garanzia più chiara del fatto che lo Stato mette a disposizione della salute di tutti noi lo strumento più utile per combattere la pandemia, ossia il vaccino, non il tampone. Concludo, Presidente, sottolineando che, in Commissione affari sociali, è stato fatto un ottimo lavoro, pur nella esistenza - ne parlava molto bene poco fa il relatore Rizzo Nervo - di altri temi sui quali naturalmente l'attività legislativa dovrà ulteriormente intervenire nello stesso spirito di pragmatismo che ha animato l'iniziativa pubblica in questi mesi di pandemia. Il nostro è un lavoro pragmatico, aperto a modifiche e a miglioramenti che, però, non possono essere confusi - voglio ripeterlo - con la messa in discussione della ragione di fondo di questo provvedimento e dei provvedimenti che lo hanno preceduto, perché quella ragione di fondo è la definizione di un percorso che ci faccia uscire definitivamente dall'emergenza sanitaria, economica e sociale e che, quindi, impedisca il ritorno a chiusure e a sacrifici economici.

Per questi motivi, colleghi - mi rivolgo, in particolare, ai colleghi della Lega - non è tollerabile che vi siano state quelle manifestazioni di ambiguità e doppio gioco - chiamiamoleo col suo nome: doppio gioco - sui criteri che hanno ispirato l'introduzione del green pass che abbiamo visto in Commissione. In Commissione, vi sono stati esponenti del partito della Lega che sono apparsi, io credo, come gravi cedimenti all'irresponsabilità, proprio mentre il Paese chiede a tutti noi il massimo della responsabilità e della verità. Poi, è ovvio che ci siano il gioco e la dinamica delle alleanze e delle coalizioni, l'obiettivo di costruire coalizioni ampie e competitive, ci mancherebbe! Ce lo abbiamo tutti. Però, cari colleghi della Lega, mi rivolgo a voi, attraverso il Presidente, con franchezza: la pratica dell'ambiguità è molto scivolosa, sia nelle Commissioni, sia fuori dalle istituzioni, e pretendere di dire tutto e il contrario di tutto allo stesso tempo, è, quasi sempre, una scommessa destinata ad essere pagata sulla pelle del Paese.

Per questo, vedere un Partito come la Lega, che partecipa, con i suoi parlamentari, con i suoi Ministri, ad un Governo che ha fatto, giustamente, della certificazione verde e della campagna vaccinale l'architrave della strategia per uscire dal COVID, andare a braccetto (e giurarsi amore eterno, perdonatemi l'ironia) con un partito come Fratelli d'Italia, che, invece, sostiene l'esatto opposto, ovvero, contesta - e lo abbiamo sentito anche oggi -, alla radice, l'utilità della certificazione verde, e contesta, alla radice, l'utilità dei vaccini, vedere questa scena di amore politico, basata sull'ambiguità, può, forse, alimentare i legittimi entusiasmi del senatore Salvini e dell'onorevole Meloni, ma fornisce agli italiani una fotografia di totale e gravissima ambiguità, una fotografia dove bianco e nero si confondono, dove verità e menzogna vengono messi sullo stesso livello, dove responsabilità e irresponsabilità diventano la stessa cosa (Commenti del deputato Mollicone). Perché alla fine - e con questo concludo, ripetendo un punto che ho già citato poco fa -, gli italiani sanno bene come stanno le cose; ce lo dimostrano ogni giorno, ce lo dimostrano, in particolare, i giovani che, proprio in questi giorni, stanno dando una straordinaria prova di responsabilità rispetto anche a tutte le caricature di cui sono stati oggetto. I giovani stanno accorrendo in massa alla campagna vaccinale, perché sanno che solo la campagna vaccinale è la migliore tutela della libertà di tutti, anche della loro libertà. Gli italiani si stanno vaccinano, dopo aver usato, con grande senso di responsabilità, le misure di distanziamento sociale e dopo aver aderito in massa alla strategia della certificazione green pass. Nel far questo, io credo, Presidente, e concludo, che gli italiani indichino anche a noi la strada da seguire; la strada non è quella dell'ambiguità, del dire tutto e il contrario di tutto, di andare a braccetto con chi sostiene la tesi esattamente contraria a quella che sostengo io, ma la strada è, appunto, quella della responsabilità, della serietà e della verità ed è la strada, lo dico con orgoglio, che abbiamo deciso di seguire noi del Partito Democratico, rifiutando qualunque ambiguità, rifiutando qualunque furbizia, anche quando, magari, avrebbe fatto comodo sostenere il contrario di quello che abbiamo sempre sostenuto in questi mesi. Lo abbiamo fatto, non perché ci sia un eroismo politico nelle nostre posizioni, ma perché crediamo che sostenere queste tesi e lavorare in Parlamento e al Governo per il green pass e per la campagna vaccinale, sia la strada più veloce per uscire dalla pandemia e sia la strada che corrisponde con maggiore precisione agli interessi della Nazione e della nostra Italia; quindi, la strada che testimonia - lo dico ai colleghi di Fratelli d'Italia - quel patriottismo e quell'amore per l'Italia che, forse, dovrebbe ispirare anche un'opposizione che, a parole, ma, secondo me, non nei fatti, si ispira alla difesa dell'interesse degli italiani.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giuliodori. Ne ha facoltà.

PAOLO GIULIODORI (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente. Io vorrei portare un po' di raziocinio e verità all'interno di quest'Aula. Stiamo discutendo sul decreto-legge n. 105 che, sostanzialmente, introduce il green pass in tutta una serie di attività: dalla ristorazione alle sagre, dagli eventi, alle palestre e a tutti gli sport al chiuso, eccetera, eccetera. Però, devo far notare alcune incongruenze. Secondo me, abbiamo perso un po' la bussola. In questo anno e mezzo circa, siamo stati travolti da una situazione assolutamente nuova, che nessuno poteva prevedere e non si sapeva nemmeno come gestirla; ma, ormai, dopo un anno e mezzo, abbiamo capito quanto sia importante leggere i dati, leggere quello che succede nella società, quello che succede all'interno degli ospedali; è importante, perché in una situazione così nuova, non possiamo non leggere i dati, studiare, fare analisi e capire cosa stia succedendo; non possiamo aggrapparci solo al mantra del vaccino che ci porterà fuori da questa crisi, perché non è assolutamente vero; non è assolutamente vero che il vaccino ci permetterà di uscire da questa crisi COVID, semplicemente perché, appunto, basterebbe leggere i dati su quello che stiamo vivendo in questi mesi.

Da un lato, il vaccino sembra avere ottimi risultati per quanto riguarda i sintomi gravi, quindi, abbiamo meno ospedalizzazioni, meno morti, eccetera, eccetera. Dall'altro, stiamo vedendo come il vaccinato possa, comunque, contagiare. E allora, perché dare questo green pass, questo lascia passare, che, di conseguenza, toglie i diritti a chi non ha questo lascia passare, ai vaccinati? Anzi, in Commissione è stato esteso addirittura a 12 mesi. Basta leggere i dati, per vedere come l'efficienza stessa dei vaccini non sia per nulla certa. Inizialmente, le case produttrici davano una efficacia di circa 6 mesi. Stiamo vedendo, in questi giorni, in questi mesi, in queste settimane, che questo non è vero: l'efficacia sta scendendo costantemente in base alla data del vaccino. Oltre a questo, non si capisce bene se l'efficacia, quel famoso 90, 95 per cento, sbandierato dalle case farmaceutiche, sia confermato, anzi, ci sono molti esperti che, attraverso vari studi, hanno verificato che questa non è una cifra raggiungibile, bensì stiamo ben al di sotto. Abbiamo visto anche come molte persone - purtroppo ospedalizzate e finite in terapia intensiva - erano vaccinate.

Allora, mi chiedo: che senso ha continuare con la solita retorica del dire ‘il vaccino ci salverà', che poteva avere un suo senso, poteva avere un suo raziocinio qualche mese fa, quando eravamo comunque ancora molto spaventati da quello che era successo, anche a livello mondiale, che senso ha continuare a dire che il vaccino è l'unica speranza, quando poi i dati e la realtà, che noi possiamo leggere attraverso i dati stessi e attraverso quello che succede, ci dicono esattamente l'opposto?

Faccio una premessa: metto le mani avanti, perché adesso siamo in un periodo molto tranquillo, siamo in un periodo estivo, quindi il COVID ha contagiato poche persone, siamo stati tutti molto all'aperto, quindi il contagio è stato molto limitato; vorrei vedere cosa succederà in autunno, se il vaccino sarà perlomeno efficace come lo è stato ora, che comunque non ha rispettato quello che si diceva inizialmente, ossia la famosa cifra del 95, circa, per cento; e vorrei vedere, appunto, cosa succederà. Il vaccino sembra aver avuto, come dicevo prima, risultati su una certa fascia d'età, su una certa porzione di popolazione a rischio, ma che senso ha somministrarlo a tutta la popolazione? Mi sembra che sia assolutamente un rischio; è un rischio, che, tra l'altro, è in capo al cittadino: è in capo al cittadino perché si è introdotto questo green pass, che va praticamente a limitare le libertà e la vita dei cittadini stessi. Quindi, si è venuto a creare questo pensiero, questo dilemma del ‘o ti vaccini, o non vivi'. E questo va a limitare le libertà e induce il cittadino a vaccinarsi senza convinzione, a vaccinarsi pieno di dubbi, a vaccinarsi con tanti interrogativi - a cui il Governo, la maggioranza e le varie autorità, anche sanitarie, non sanno rispondere - e per questo deve firmare anche un consenso informato. Nello stesso consenso informato, poi, troviamo tutta una serie di informazioni o, forse, direi, non informazioni, perché si si aprono molte possibilità: c'è scritto espressamente che il vaccinato può contagiarsi e contagiare; è scritto espressamente che non si può sapere, da ora a vari anni, quindi a lungo termine, cosa potrebbe succedere; e questo perché stiamo parlando di una tecnologia nuova; prima si parlava di vaccini, ma questo non è un classico vaccino, forse qualche esperto direbbe che questa è una terapia genica e non è un classico vaccino. E quindi dobbiamo utilizzare questo strumento che è potente, in un certo senso, perché comunque rappresenta un'innovazione dal punto di vista tecnologico, ma ha tutta una serie di problemi e di punti interrogativi che non sono per nulla scontati, anzi, andrebbero presi molto con le pinze.

Ma ritornando alla questione del green pass, ci sono tante storture: per esempio, non si capisce perché non vengano utilizzati i tamponi salivari, tamponi che sono utilizzati, ad esempio, in Austria ormai da parecchio tempo e, secondo alcuni studi, sono quei tamponi che sono più economici, hanno una affidabilità maggiore rispetto a quelli che stiamo effettuando ora e sono anche più veloci. Quindi, non si capisce esattamente perché questi tamponi non debbano essere considerati per il green pass.

Poi un'altra stortura, un'altra follia che troviamo all'interno del green pass, è quella per la quale, per esempio, gli asintomatici, quelli che hanno contratto il COVID in maniera asintomatica, quindi non hanno avuto sintomi, non possono avere questo green pass, questo lasciapassare, pur avendo un livello di anticorpi magari elevatissimo, quindi con il test anticorpale. E questa è un'assurdità del tutto italiana, che non si capisce perché non possa essere risolta. Immaginatevi voi, quelli che hanno avuto il COVID in maniera asintomatica, hanno tantissimi anticorpi, eppure sono costretti a farsi il vaccino.

Oppure abbiamo, per esempio, il fatto che i nostri vicini di San Marino hanno fatto una campagna vaccinale con un vaccino che non è tra quelli americani. Ebbene, questi cittadini, che poi spesso si ritrovano anche a poter usufruire di servizi che non si trovano all'interno allo Stato di San Marino, e quindi a necessitare del green pass, non possono averlo perché non sono considerati vaccinati, perché appunto hanno fatto un altro vaccino, che è, comunque, in termini di dati, molto similare a quelli autorizzati all'interno del territorio italiano, e, ciononostante devono farsi il tampone ogni 48 ore. E questa è un'altra assurdità.

Un'altra assurdità che viene detta è quella di dire: chi non si vuole fare il vaccino, si fa il tampone. Però, scusatemi, questa mi sembra una ipocrisia bella e buona. Io voglio vedere chi è che ogni 48 ore riesce a trovare soldi, tempo e anche ad organizzarsi la vita per poter fare un tampone ogni 48 ore appunto; senza contare il fatto che, magari, gli esce anche un risultato falso positivo, perché può accadere di avere falsi positivi e, quindi, di dover rinunciare del tutto a quello che si aveva in programma. Quindi, sinceramente, non le vedo come due possibilità che sono alla pari.

Questa storia del green pass è chiaramente un obbligo vaccinale indiretto. Preferirei sinceramente che almeno il Governo e la maggioranza si prendessero la loro responsabilità di dire: mettiamo l'obbligo vaccinale. Draghi è stato anche fin troppo chiaro in una recente intervista, in una recente uscita di qualche giorno fa, e ha aperto a questa possibilità, dell'obbligo vaccinale. Benissimo, mettetelo, ma evitate almeno di prendere in giro il popolo italiano con questa storia del green pass, dicendo: chi non vuole vaccinarsi può fare il tampone, perché sapete benissimo che non è applicabile, non è fattibile fare il tampone ogni 48 ore per qualsiasi attività. Tra l'altro, ormai, le attività sociali sono tutte coperte dal green pass, per lo più. In un contesto in cui l'uomo è un animale sociale e per questo ha bisogno di stare in mezzo agli altri suoi simili, ha bisogno di fare gruppo, non può farlo se non è vaccinato.

Prima si parlava dei giovani, qualcuno diceva che i giovani hanno capito l'importanza del vaccino, sono corsi a vaccinarsi perché solo con il vaccino possiamo uscire da questa crisi, eccetera, eccetera. I giovani sono corsi a vaccinarsi perché altrimenti non possono andare in palestra, non possono uscire con gli amici, non possono andare a scuola, non possono andare all'università, non possono studiare. Ma di cosa stiamo parlando? I giovani non hanno bisogno di vaccino, tutte quelle categorie che non sono a rischio non hanno bisogno di vaccino. Il vaccino ha senso se una persona è a rischio, se una persona ha varie patologie, eccetera, e quindi è considerata a rischio, in tal caso ha senso il vaccino, perché impedirebbe il verificarsi degli effetti più gravi di questo COVID.

Per non parlare, poi, delle varianti. Ormai è assolutamente prevalente la variante inglese in Italia, la cosiddetta variante Delta, e si sta già parlando della variante Mu: sono tutte varianti che vanno sempre più a ridurre l'efficacia del vaccino, perché chiaramente un virus che si trova di fronte a una persona vaccinata, tende a mutarsi e a essere resistente al vaccino. E quindi, fino a dove vogliamo arrivare? In Israele si stanno già preparando alla terza dose, hanno già detto che dal 1° settembre i vaccinati con due dosi non sono più considerati immuni. Vogliamo arrivare alla terza, alla quarta, alla quinta e così via, e stare in questo stato perenne?

Abbiamo capito benissimo che il COVID non si ferma in questo modo, non si ferma solo con il vaccino, ma con tutta una serie di strumenti: uno di questi può essere assolutamente il vaccino, però, ripeto, deve essere limitato ad una categoria e non può essere usato per discriminare le persone, non può essere usato per limitare l'attività delle persone. Ebbene, abbiamo capito, credo, che il green pass non ha una valenza scientifica, non è basato solidamente su evidenze scientifiche, ma è una questione prettamente politica.

Abbiamo diviso i cittadini italiani in cittadini di serie A e di serie B, e devo ammettere che i media, i governanti, i politicanti in genere, ma anche gli esperti che vediamo H24 ormai all'interno delle TV - che sinceramente non so quanto siano poi così esperti perché una volta dicono una cosa e la volta dopo dicono l'esatto contrario - sono stati bravi perché sono riusciti a creare questo clima divisivo tra i cosiddetti no-Vax e i cosiddetti pro-Vax. Si fa sempre e costantemente di tutta l'erba un fascio: se provi a sollevare delle obiezioni, allora vieni subito etichettato come no-Vax. Ho avuto varie discussioni con amici, parenti, eccetera e la prima cosa che mi veniva risposta è: allora sei un no-Vax. Sono stati bravi perché sono riusciti a dividere la popolazione e, in questo modo, i governanti possono fare quel che vogliono. Non si parla più, per esempio, di ospedali; non si parla più di medicina territoriale. Si parla praticamente zero, praticamente pochissimo, delle terapie domiciliari che intere associazioni, intere categorie di medici di base hanno dimostrato essere assolutamente efficaci e andrebbero studiate perché possono veramente essere armi fondamentali contro questa crisi: non se ne parla.

Abbiamo tagliato negli ultimi anni, grazie all'Europa, la sanità; abbiamo tagliato tutte le politiche sociali; abbiamo tagliato l'istruzione e abbiamo tagliato, guarda caso, anche la ricerca, e ora ne stiamo pagando anche le conseguenze.

Quindi, nel complimentarmi di questo clima che si è creato, vorrei far notare - per fortuna ho la possibilità di farlo - a tutti i cittadini come debbano uscire da questa narrazione, come debbano uscire dallo scontro pro-Vax o no-Vax. Questa è una di quelle sfide che possiamo risolvere solo se siamo comunità, ma per essere comunità bisogna anche accettare i punti di vista che non sono i nostri, in quanto ognuno ha il suo punto di vista. L'importante è avere la mente aperta, saper leggere cosa sta succedendo e questo lo possiamo fare solo se analizziamo i dati. Guarda caso, i dati sono sempre incompleti, non sono mai sufficienti, vengono raccolti in modo assolutamente raffazzonato e non completo; guarda caso, possiamo anche pensare a tutte le reazioni avverse che poi vanno anche ad alimentare discorsi chiaramente di paura, però noi dobbiamo sapere quali e quante reazioni avverse questi vaccini hanno perché questo è veramente importante.

Però, come dicevo prima, non voglio neanche chiamarli più vaccini, ma voglio chiamarle terapie geniche, perché questo è il loro nome: non possono essere considerati vaccini come tutti gli altri. Ci sono tante questioni che andrebbero sottoposte. Non è esattamente il tema di questo decreto n. 105, ma lo sarà nel prossimo decreto n. 111, che arriverà presto anche qua alla Camera. Parlo di tutto il tema della scuola. La scuola rappresenta un'altra assurdità di questo periodo e di questa crisi. Rappresenta un'assurdità perché paradossalmente la scuola - lo abbiamo visto nello scorso anno scolastico - è stata uno degli ambienti più sicuri; eppure è stato introdotto il green pass anche là ed è stato introdotto il green pass non per gli studenti, ma per il personale ATA e tutti gli insegnanti. Questa è un'assurdità perché, guarda caso, il 90 per cento circa di personale ATA e degli insegnanti è già vaccinato. Allora, mi chiedo: ma che senso ha fare la caccia alle streghe, fare la caccia a questo 10 per cento che non è vaccinato? Qual è il senso di questa norma? Tra l'altro, questa norma porta ancora più responsabilità ai presidi, ai dirigenti scolastici, che si ritroveranno a comportarsi come veri e propri sceriffi all'interno delle scuole, impedendo, quindi, a quelle persone che non hanno il green pass, a quegli insegnanti che non hanno il green pass, di lavorare e di poter portare a termine la propria missione, ossia quella dell'istruzione. Questo andrà a danno ovviamente degli insegnanti, andrà a danno degli stessi dirigenti scolastici, che si troveranno in difficoltà ad attuare questo folle green pass, ma andrà anche a scapito degli studenti. Gli studenti che si stanno formando, che si stanno facendo un'opinione, che pensiero possono avere di noi che dovremmo decidere della loro sorte e gli stiamo impedendo perfino di studiare e di fare addirittura agli esami?

È stato emblematico il caso di Trieste, per quanto riguarda l'Università di Trieste, dove chi non aveva il green pass non poteva chiedere di fare l'esame da remoto. Qual è l'evidenza scientifica che mi porta a dire che se non hai il green pass non puoi chiedere di fare l'esame da remoto? Poi, per fortuna, questa questione è rientrata grazie alla circolare del Ministero, ma dà evidenza e fa capire bene in che stato stiamo, di cosa stiamo parlando.

C'è un discorso, poi, anche giuridico nel green pass, perché qualcuno direbbe che “ce lo chiede l'Europa”. Ebbene, nel regolamento n. 953 del 2021 si parla proprio chiaramente di come strumenti come il green pass non possano essere utilizzati per fare discriminazioni, non possano essere utilizzati per introdurre una sorta di obbligo indiretto. È curioso perché adesso non si sente più dire “ce lo chiede l'Europa”; questo è un regolamento che è subito attuativo ed è anche più forte, in termini di legge, di quanto possa essere un decreto, eppure non si ha cura di questo. Forse il “ce lo chiede l'Europa” andava bene solamente quando si doveva tagliare la sanità. Lo ripeto e non mi stancherò mai di dire che i tagli alla sanità degli ultimi venti o trent'anni sono i corresponsabili di tutta questa situazione. L'Italia ha avuto i morti che ha avuto anche per questo, anche perché sono stati tagliati ospedali, è stato tagliato personale, sono state tagliate strutture territoriali che in un territorio come quello italiano, ossia caratterizzato anche da zone montane, erano fondamentali. Eppure è stato tagliato di tutto: è stato tagliato anche tutto il welfare sociale. Ma allora perché nessuno dice “ce lo chiede l'Europa”, nessuno dice cambiamo questo green pass perché “ce lo chiede l'Europa” con il regolamento n. 953 del 2021? È curioso, no? Vado a concludere e vorrei citare anche parte di una lettera che è arrivata a tutti noi. Però, prima di farlo, devo fare una precisazione. Sono rimasto un po' rammaricato delle dichiarazioni anche del Presidente Mattarella riguardo ai vaccini, sostenendo che il vaccino sia un dovere civico. Ho grande rispetto per la figura del Presidente della Repubblica; se sono qui è anche perché ritengo che le istituzioni siano assolutamente fondamentali per uno Stato di diritto, per una nazione civile. Però non posso non sottolineare, per le ragioni che ho spiegato anche precedentemente, che questo è un pensiero sbagliato: il vaccino non è un dovere civico, il vaccino è una scelta personale. Questa terapia genica ha dei pro e dei contro che vanno valutati ed ognuno deve valutarli personalmente. Non può essere fatto un discorso sul vaccino in quanto dovere, quindi dicendo che devi vaccinarti a prescindere dal tuo stato di salute, dal tuo stato anche mentale, da tutto quello che rappresenta la tua persona. L'unico che può decidere liberamente se vaccinarsi o meno è l'interessato stesso.

Faccio questa premessa e vorrei leggere la parte finale della lettera degli studenti della Sapienza che hanno inviato a tutti noi, a tutti noi deputati.

In questa lettera, non proprio breve ma comunque molto ben fatta e molto precisa, vengono spiegate molte delle ragioni che quest'oggi ho descritto. Quindi, parliamo del lato scientifico, parliamo del lato giuridico, parliamo anche di un lato etico di questa crisi. Concludono facendo un appello a tutti noi i deputati, un appello riguardante proprio questo decreto-legge n. 105 che andremo a votare questa settimana. Questi ragazzi concludono dicendo: capiamo che quella del 6 settembre non sarà una decisione presa a cuor leggero, avrà grandi e gravi ripercussioni sul Paese e sulla sua tenuta sociale, ed è per questo che ci appelliamo alla vostra etica, vi invitiamo a riflettere bene in vista della discussione. Citando il discorso del nostro Presidente della Repubblica Mattarella del 25 aprile 2019, la storia insegna che, quando i popoli barattano la propria libertà in cambio di promesse di ordine e di tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva. Guardate dentro di voi e saprete qual è la scelta giusta.

È un appello che mi sento di sottoscrivere e invito tutti i colleghi che sono qua - anche se non siamo tantissimi, anzi - a valutare bene il loro voto all'interno di questo decreto, perché sarà veramente uno di quei decreti che potrà cambiare in peggio - temo - la vita degli italiani e tutto quello che ne conseguirà. Quindi, valutate bene.

Il voto di L'Alternativa c'è sarà assolutamente contrario a questo decreto, che è stato forse addirittura peggiorato in Commissione e, quindi, non vedo possibilità che venga migliorato in Aula; anzi, si metterà probabilmente la fiducia, tanto per ribadire che questo Parlamento non conta assolutamente nulla ma bastano cinque o sei persone per decidere della sorte degli italiani, in barba a tutto quello che la Costituzione dice. Quindi, L'Alternativa c'è è assolutamente contraria a questo provvedimento. Ringrazio il Presidente e concludo qui il mio intervento.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Grazie, Presidente. In considerazione del rischio sanitario connesso al protrarsi della diffusione del virus COVID-19, il provvedimento all'esame proroga al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza nazionale e detta una serie di misure urgenti, allo scopo di fronteggiare l'attuale fase di emergenza epidemiologica nonché di consentire l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. È dunque in questo quadro di perdurante emergenza che le disposizioni che si vogliono introdurre devono essere lette e comprese.

Elemento centrale di questo provvedimento è dunque il green pass, ovvero la certificazione verde COVID-19, che attesta una delle seguenti condizioni: avvenuta vaccinazione, del prescritto ciclo, avvenuta guarigione, effettuazione del test antigienico rapido molecolare con esito negativo al virus SARS. Con questo provvedimento tale certificazione sarà necessaria per l'accesso a taluni servizi e attività, come ad esempio la ristorazione, gli spettacoli aperti al pubblico, gli eventi sportivi, i luoghi culturali e le attività sportive, i centri di benessere, le sagre, i convegni, i centri termali e i centri sociali.

Innanzitutto, mi preme sottolineare che, nel corso dell'esame in sede referente, la Commissione XII non ha modificato l'impianto complessivo del decreto-legge del Governo, condividendone la strategia complessiva, ivi inclusa quella dell'utilizzo del green pass per accedere a taluni servizi e attività. Tuttavia, sono state approvate alcune migliorie al provvedimento, alcune di queste - mi preme ricordare fin d'ora - anche per il rilevante contributo del MoVimento 5 Stelle.

In primis ricordo la proroga della validità del green pass fino a dodici mesi per coloro che effettuano la vaccinazione, proroga che sarà valida anche per i guariti che hanno effettuato un'unica dose di vaccino. Al riguardo sottolineo che sarebbe auspicabile chiarire anche la discrasia esistente con i guariti COVID-19, per i quali permane la validità del green pass a sei mesi; in tal senso chiederemo al Governo anche qui in Aula, nel corso dell'esame del provvedimento, di risolverla quanto prima.

Una svolta decisiva è stata quella di ottenere, grazie ad un nostro emendamento, il green pass a seguito dell'effettuazione dei test salivari molecolari. Vorrei sottolineare come questa è una vittoria, non già e non solo del MoVimento 5 Stelle, che ha presentato l'emendamento, ma della scienza.

Altra importante modifica apportata in sede referente è quella relativa all'accesso giornaliero di familiari e parenti nelle strutture sanitarie, nelle RSA nonché nei centri di diagnostica e nei poliambulatori specialistici. Con la modifica apportata si va in direzione di garantire le visite dei familiari e di limitare la discrezionalità delle direzioni sanitarie, consentendo ai familiari anche di prestare assistenza quotidiana nel caso che la persona ospitata non sia autosufficiente.

Abbiamo inoltre salvaguardato gli accessi alle cure termali necessari all'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e allo svolgimento di attività riabilitative o terapeutiche.

Da ultimo, evidenzio la precisazione, anch'essa ottenuta grazie al MoVimento 5 Stelle, che ogni diverso nuovo utilizzo delle certificazioni verdi COVID-19 sia disposto esclusivamente con legge dello Stato, precisazione finalizzata a circoscrivere eventuali derive localistiche nell'utilizzo del green pass. Al riguardo ricordo che proprio il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio, adottato il 14 giugno 2021, prevede che l'EU digital COVID certificate possa essere utilizzato dagli Stati membri anche per finalità diverse da quelle previste dal predetto regolamento (cosiddetto uso domestico delle certificazioni), che devono però essere espressamente previste da una norma di legge nazionale, conforme alla normativa dell'Unione in materia di protezione dei dati e ai principi di efficacia, necessità e proporzionalità, che deve individuare in modo chiaro l'ambito e la portata del trattamento, le finalità, le categorie di soggetti che possono verificare il certificato, nonché le pertinenti garanzie per prevenire discriminazioni e abusi, tenendo conto dei rischi per i diritti e le libertà degli interessati.

In merito alla misura relativa al protocollo d'intesa con le farmacie e con altre strutture sanitarie finalizzato ad assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di tamponi a prezzi calmierati, tenendo conto dell'esigenza di agevolare, in particolare, i minori tra i 12 e i 18 anni il MoVimento 5 Stelle, come noto, ne sostiene da tempo la gratuità, tanto da aver già fatto istituire, nel corso dell'esame del “decreto Riaperture”, un fondo per la gratuità dei tamponi per i soggetti fragili. Abbiamo provato ad estendere tale gratuità anche ai minori tra i 12 e i 18 anni e ne auspichiamo una fattiva estensione nella prossima misura di finanza pubblica.

Altra questione affrontata e dibattuta in sede referente è quella concernente i lavoratori fragili. È importante che il Governo e la maggioranza intera si facciano carico di risolvere quanto prima la questione relativa alla proroga dell'equiparazione dell'assenza dal lavoro al ricovero ospedaliero per coloro che non possono svolgere il lavoro agile, quantomeno per quei lavoratori fragili e immunodepressi che non possono fare la vaccinazione. Ugualmente rimane aperta la necessità di remunerare il periodo di malattia trascorso in quarantena o in permanenza domiciliare fiduciaria dei lavoratori dipendenti, rispetto al quale, come è noto, l'INPS ha rappresentato la carenza di risorse per l'anno in corso.

Sul green pass è stato detto tutto e il contrario di tutto. Si dice che sia un obbligo strisciante, che lede i diritti individuali, che discrimina tra chi lo ha e non lo ha. Ma, forse, quando si usano tali argomenti, andrebbero valutate altre cose. Primo: come ci si difende da una epidemia e, ancor di più, da una pandemia? Nei duri secoli che precedono l'era attuale, le società umane hanno fronteggiato varie epidemie e, per tutte, pur nella povertà della medicina di allora, il rimedio era distanziamento e quarantena. Anzi, il termine “quarantena” fu coniato proprio in quei secoli, quando le navi, arrivate nel porto da una città alle prese con un evento epidemico, venivano fatte sostare al largo per 40 giorni. Solo dopo milioni di morti e dopo aver subìto profondi sconvolgimenti economici si iniziò a reagire alle epidemie aggiungendo ai due rimedi precedenti il vaccino, chiamato così perché il primo vaccino fu ricavato dal pus delle vacche ammalate di vaiolo e usato per curare il vaiolo umano. Proprio per il vaiolo fu inaugurata la prima e duratura vaccinazione obbligatoria di massa, che ha condotto, dopo oltre un secolo, alla caduta dell'obbligo vaccinale e alla cancellazione del vaiolo dall'elenco delle malattie epidemiche.

Coloro che dubitano sull'uso e sull'estensione del green pass dovrebbero rispondere a una semplice domanda: come consentire durante un'epidemia la ripresa delle normali attività economiche e della vita sociale, senza che queste pratiche aumentino i contagi e i morti?

Visto che nessuno ha bacchette magiche o miracolose ricette, ci si deve affidare alla plurisecolare esperienza in tema di diffusione epidemica, che non sfugge al triplice ed efficace rimedio: distanziamento, circoscrizione dei potenziali focolai epidemici e vaccini. Ora il green pass, o meglio il freedom pass, accoglie tutte e tre queste raccomandazioni: fa incontrare tendenzialmente solo i soggetti immuni, limita la nascita dei potenziali focolai e spinge verso una vaccinazione diffusa, che produrrà come effetto la ripresa delle attività economiche e di quella vita sociale la cui forte limitazione, in assenza del vaccino, è stata l'unico rimedio possibile. Anzi, occorre superare le asimmetrie presenti, per cui ad esempio, per accedere a certe attività, come la ristorazione, le palestre, i cinema o i teatri è richiesto il green pass e tuttavia vi è l'assenza di obbligo per gli operatori che erogano quei servizi, verificandosi di fatto una violazione dello stesso obbligo.

Quindi, l'estensione del green pass potrebbe rivelarsi come lo strumento più idoneo per uscire dal tunnel epidemico e sarebbe più utile, al riguardo, meno ipocrisia da parte di chi, con una mano, approva e, con l'altra, dissente sulla sua estensione o cerca di vanificarlo con emendamenti fantasiosi.

Sul COVID-19 si è detto molto e, ancora adesso, qualche settore complottista vuole attribuirlo alla responsabilità cinese e, poiché le relazioni umane a volte si ripetono drammaticamente, anche a questo proposito ci soccorre la storia, ricordandoci che, durante l'epidemia di sifilide, gli italiani chiamarono questa malattia “il mal francese”, i francesi la chiamarono “il mal di Napoli”, gli spagnoli “il mal portoghese” e così via.

Comunque si sia originata, l'epidemia, o meglio la pandemia, va fronteggiata e vanno limitati gli effetti terribili che, al suo insorgere, si sono verificati. In tale direzione, il green pass e la sua prossima auspicabile estensione appare essere una strategia inevitabile, come peraltro hanno fatto tutti gli Stati dell'Unione europea: in Portogallo ed in Irlanda, il green pass è obbligatorio per soggiornare negli alberghi e per mangiare nei ristoranti, così come in Austria, dove però è necessario anche per entrare nei musei e nelle strutture sportive; in Grecia, serve soltanto per andare nei ristoranti, mentre in Lettonia, Estonia e Lituania chi non ha la certificazione può cenare solo all'aperto; in Croazia serve per partecipare ai matrimoni e in Olanda per partecipare ai grandi eventi pubblici; la Danimarca invece lo richiede per qualsiasi cosa e anche per andare dal parrucchiere.

Infine, per chiudere, per chi frequenta Orbán e in Italia si oppone al green pass ricordiamo che, dal 1° luglio, in Ungheria è entrato in vigore il certificato di vaccinazione europeo, che consente di viaggiare liberamente tra gli Stati.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. In premessa, io vorrei precisare che sono vaccinato - come tutta la mia famiglia - e in possesso di green pass. Faccio questa dichiarazione preventiva perché, di questi tempi, osservazioni che non siano espressioni fideistiche a favore dei vaccini portano spesso ad etichettature sbagliate. Quindi, sono vaccinato e in possesso di green pass, però, non essendo medico e non avendo cultura scientifica, non posso far altro naturalmente che affidarmi agli studi medici e agli studi scientifici seguendo le indicazioni che vengono via, via diramate.

Questo comportamento, Presidente, però, non mi esime dal desiderio di informarmi e di formare delle mie valutazioni, ma soprattutto prestare ascolto ai numerosi cittadini che si rivolgono anche alla figura istituzionale del territorio per esprimere le proprie riflessioni, che poi possano giungere ai livelli più alti delle istituzioni, affinché si sentano in qualche modo partecipi di un sistema democratico che consideri tutti gli elementi a disposizione durante il processo decisionale, in questo caso in tema di salute pubblica.

In questi giorni, molto convulsi per la verità, si parla di estensione del green pass, di obbligatorietà vaccinale e addirittura di una terza dose: sono argomenti che - mi permetto di dirlo - preoccupano la collettività perché non si sente, la collettività stessa, pienamente supportata da una adeguata e chiara informazione.

Noi stiamo assistendo - e lo vediamo tutti i giorni - allo scontro sempre più aspro tra i sostenitori tout court dei vaccini e coloro che non vogliono neanche sentirli nominare, trascurando una larghissima fascia intermedia che non è schierata contro i vaccini, ma che vorrebbe capirne un po' di più, trattandosi della propria salute, e ricevere informazioni più chiare e non solo imposizioni per poter svolgere normalmente la propria vita.

Adesso arrivo anche alle riflessioni, relata refero. Sappiamo, dalle dichiarazioni di medici e scienziati, che tutti i vari vaccini anti COVID-19 in circolazione non immunizzano dalla malattia, ma stimolano le difese immunitarie del nostro corpo a sviluppare anticorpi capaci di combattere il virus, fornendo protezione dai sintomi della malattia, evitando naturalmente conseguenze gravi; quindi, ritengo che sia corretto dire che chi si vaccina potrebbe comunque contrarre e trasmettere il virus.

Ora, fatta questa precisazione, una prima considerazione è la seguente: come mai non si introduce l'obbligatorietà di un esame sierologico, che allo stato è lasciato alla discrezionalità delle persone più prudenti, prima dell'inoculazione del vaccino, in modo da sapere se un individuo ha già sviluppato degli anticorpi, avendo potuto contrarre il COVID-19 in modo asintomatico? Sul termine “asintomatico” si apre una pletora di discussioni, che ho sentito anche poc'anzi; discussioni e osservazioni inerenti all'ottenimento del green pass. Ora, il green pass - io mi permetto di segnalarlo - non è un certificato di immunità, ma è un documento per indicare che un soggetto ha ricevuto il vaccino nelle dosi previste, oppure che un soggetto è guarito dalla malattia - dimostrata con certificazione medica - dopo aver comunicato la propria iniziale positività. Dal momento che, in questo secondo caso, la condizione per ottenere il certificato verde non è l'aver contratto la malattia ed esserne guarito, ma la presenza a mio avviso degli anticorpi conseguentemente sviluppati, perché gli asintomatici - che hanno contratto l'infezione e non hanno ricevuto una diagnosi proprio perché non se ne sono accorti -, qualora un test sierologico riscontrasse la presenza di anticorpi, non debbono poter ottenere il green pass?

A mio parere - vede - non può esserci una risposta scientifica a questa domanda, anche perché autorevoli studi hanno rilevato che, nella maggioranza dei casi, i guariti asintomatici presentano valori di anticorpi più stabili ed elevati dei vaccinati e ciò porta gli esperti ad affermare che essi sono molto più difesi di chi è stato vaccinato. Pertanto, risulta necessario dare il green pass e vaccinare, non su indicazioni burocratiche legate alle date dei vaccini o delle guarigioni, ma sulla base oggettiva di un esame sierologico. I guariti quindi, anche se non registrati, dovrebbero usufruire del green pass.

Inoltre, l'effettuazione di test sierologici costanti potrebbe essere un elemento utile per monitorare la malattia e ottenere un quadro diagnostico più attendibile, stante la valutazione sull'efficacia vaccinale assolutamente fluida, cioè - tradotto - con il passare del tempo impariamo sempre qualche cosa di più sui vaccini.

Bisogna sempre considerare anche che la guardia non va abbassata e mai considerare la vaccinazione come il raggiungimento della totale protezione ed immunità. Vi è una serie di comportamenti da continuare ad osservare.

Ogni luogo chiuso può dirsi effettivamente sicuro solo se frequentato non già da persone vaccinate o da possessori di green pass, ma da persone che hanno effettuato un tampone e siano risultate negative. Non per nulla - e questo l'ho constatato anche personalmente, partecipando anche a trasmissioni televisive - in diverse situazioni di accesso a determinati luoghi oltre al green pass è richiesto anche l'esito del tampone. Ecco perché, volendo traslare questo ragionamento anche in ambito scolastico, tema attualissimo, il controllo deve essere concreto e non affidato al solo possesso della carta verde. In questo e in altri casi è auspicabile l'introduzione del tampone salivare che, ormai, ha raggiunto un elevato grado di efficacia e che potrebbe rivelarsi estremamente utile in chiave di screening; altrimenti, saremo sempre nella possibilità che un insegnante, quantunque vaccinato e in possesso di green pass, possa contrarre il virus e contagiare gli alunni non vaccinati e viceversa.

È per questo che è importante sottolineare quanto ho ascoltato anche da colleghi molto autorevoli e cioè che la nostra priorità è fermare il contagio e non pensare che il solo vaccino basti a risolvere magicamente la situazione e che, anzi, proprio la sua somministrazione - ed il numero di dosi, soprattutto adesso che, come ho già detto prima, si parla di una terza dose - vada effettuata dopo tutte le valutazioni soggettive del caso: presenza di anticorpi e altre controindicazioni evidenti.

In questo grave momento di grande sofferenza per tutti, si leva una forte richiesta di aiuto; è l'ennesima, purtroppo, che spero non rimanga inascoltata, perché riguarda la categoria dei lavoratori fragili. È una questione, a mio parere, di equità sociale che desidero portare all'attenzione di quest'Aula, prima, e, poi, a quella degli uffici ministeriali preposti, come faccio sempre in occasione di questi miei interventi. Anche in questo caso sono diverse le segnalazioni che mi arrivano da cittadini che si trovano in questa ed in altre condizioni disagiate; un primo caso di specie è quello dei lavoratori fragili incompatibili con lo smart working per mansione, cioè parliamo di soggetti immunodepressi, oncologici, trapiantati, dializzati, soggetti in chemioterapia, soggetti in condizioni di gravi disabilità, come previsto dall'articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992 e altri casi. Tali soggetti sono rimasti privi di tutela dal 30 giugno, in quanto si è solo prorogata la possibilità di svolgere il lavoro agile fino al 31 ottobre, per chi naturalmente può svolgerlo, mentre non si è prevista affatto la proroga della tutela dell'assenza comparata al ricovero ospedaliero. Naturalmente questo è per tutti i restanti lavoratori fragili, impossibilitati a svolgere il lavoro agile che è una fattispecie prevista dal comma 2 dell'articolo 26 del “Cura Italia”. Questa, potrei dire, dimenticanza, provoca, a mio avviso, una grave discriminazione tra i fragili, in quanto costringe una parte di tali lavoratori ad operare in presenza, con notevoli rischi di contagio, perché, a causa delle loro gravi patologie, alcuni non hanno potuto vaccinarsi, altri lo hanno fatto, ma non hanno sviluppato anticorpi, altri, pur avendoli sviluppati, non sono efficacemente protetti dalle varianti. In aggiunta a tutto questo, c'è chi, pur volendo, non è potuto rientrare al lavoro, perché il medico competente - e vorrei dire, anche, coscienziosamente - non ne ha autorizzato il rientro al lavoro dichiarandolo inidoneo; con ciò ne consegue la posizione di malattia ordinaria obbligata che va tutta nel comporto. Giova ricordare che il comporto è il numero massimo dei giorni di assenza consentiti che provoca tagli sempre più consistenti allo stipendio fino al licenziamento.

Alla luce di questo, auguro e auspico che si prenda in seria considerazione la situazione di questi lavoratori fragili e anche di quelli che sono impiegati nel mondo della scuola che hanno le loro giuste rivendicazioni e che sono parte integrante della documentazione che invierò agli uffici ministeriali preposti e, in questo caso, al Ministro Bianchi.

Infine, vorrei ancora una volta puntare l'attenzione sulla situazione delle strutture sanitarie. È noto che la colorazione delle regioni, quindi, l'agibilità operativa e perciò l'economia di una regione è condizionata dalla percentuale dei ricoverati COVID nelle terapie intensive e nelle aree mediche. Difatti, i due parametri principali sono il tasso di occupazione dei posti letto in area medica per pazienti affetti da COVID-19 e il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva per i pazienti affetti da COVID-19. Pertanto, mi risulta incomprensibile per quale motivo non si intervenga in maniera decisa sul potenziamento non solo delle strutture sanitarie centrali, ma anche su quelle periferiche e sul servizio di medicina territoriale e domiciliare che ritengo sarebbero un validissimo argine al diffondersi dei contagi ed anche un efficace modo per decongestionare le strutture principalmente impegnate in questa battaglia. Ebbene, quello che mi sconforta - porto l'esempio del mio territorio di provenienza, che è la Capitanata - è che costantemente in vari presidi ospedalieri vengono depotenziati o addirittura chiusi reparti e depauperato il potenziale medico ed infermieristico. Si arriva addirittura al paradosso, di cui sono testimone nella mia città, che si inaugurano nuovi reparti in occasione di appuntamenti elettorali che poi non vengono mai messi in funzione, con notevole spreco di investimenti per macchinari che rimarranno per lungo tempo incellofanati; naturalmente, segnalerò per l'ennesima volta tutto questo al Ministero, affinché faccia pressione sugli organi regionali che sono competenti per le questioni sanitarie.

L'ultima riflessione - e concludo - la rivolgo al fabbisogno di personale sanitario. Se c'è una lezione che va tratta dalla tragica esperienza del COVID è che, nel nostro Paese, non ci si può più permettere una carenza di medici specialistici, carenza che ha causato, durante l'emergenza, le assunzioni straordinarie anche tra i medici già andati in pensione. Dal momento che dall'Unione Europea arrivano fondi straordinari, cosa si aspetta ad abrogare il numero chiuso per l'accesso alla facoltà di Medicina? Presidente, la pandemia ci sta chiedendo decisioni epocali che, però, stentiamo ad assumere. Con questo la ringrazio e ho concluso.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

Le stanno portando il supporto, onorevole. Prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, abbiamo vissuto un'estate sotto sorveglianza, stretta e pervasiva. La misura della libertà è ormai cambiata in favore di una società che riconosce solo la legittimità della vaccinazione come accesso alla vita, fuori dalla legittimità costituzionale e dalla prassi politica delle Nazioni europee. In questo modo si vitupera un paventato tentativo di introdurre un obbligo vaccinale.

Colleghi, la nostra libertà è determinata da un pass; per l'Organizzazione mondiale della sanità, non per Fratelli d'Italia, lo sottolineiamo, la vaccinazione contro il COVID-19 non dovrebbe essere resa obbligatoria se non in circostanze professionali specifiche.

Va, come fatto persino da Travaglio, portato avanti un ragionamento (ebbene sì, siamo costretti a citare Travaglio e dispiace che i colleghi del 5 Stelle non siano presenti e non seguano i lavori). Dunque, aperte virgolette: “Se all'inizio della campagna vaccinale, quando non si sapeva quanti italiani avrebbero aderito (…), ora che il generalissimo Figliuolo e i suoi trombettieri giurano che è stato un trionfo e siamo all'ultimo miglio, che senso ha”, dice Travaglio, “una forzatura che - ripetiamo - nessun Governo europeo e non solo si è sognato di varare per il COVID? Rimane un mistero”. Speranza lancia nuove chiusure e minacce contro gli italiani. La campagna di vaccinazione sta andando bene nella narrazione del Governo; ciononostante, questo regime di terrore voluto dalla sinistra di Governo deve continuare così. Dopo la misura discriminatoria del green pass, si passa alla minaccia di nuove chiusure. Gli italiani stanno facendo il proprio dovere e la continua mortificazione che stanno subendo ormai da inizio pandemia deve cessare, soprattutto perché i risultati, nonostante si siano seguite le regole (coprifuoco, lockdown, DAD), non stanno dando, colleghi, i risultati aspettati. Il Governo pensi a impegnarsi per intensificare il trasporto pubblico locale e a investire nelle terapie domiciliari precoci.

Sull'obbligo vaccinale: che si fa con una massa così numerosa di contrari o perplessi? Si mandano i carabinieri armati di siringa a domicilio? E con quale sanzione per chi non li fa entrare? Draghi ha annunciato l'obbligo vaccinale, smentendo in questo modo i trionfalismi sulla campagna vaccinale. Se davvero siamo i migliori d'Europa, come ripete il suo Governo e i suoi corifei, che motivo c'è di imboccare una scorciatoia esclusa da tutti i suoi colleghi europei? Vedete, colleghi, The Wall Street Journal ha affermato, lo scorso anno, che il contratto sociale digitale tra singoli individui, giganti del web e Governi sta cambiando sotto i nostri occhi. Ciò che ora viene accettato in virtù di una condizione emergenziale, potrebbe diventare la prassi anche un domani a causa del furbo e diabolico trade-off che segue lo schema seguente: rinuncia a un pochino della tua privacy e avrai un servizio migliore; ad esempio, la tua salute sarà meglio vigilata e tutelata.

La delicata questione in ordine al bilanciamento dei principi costituzionali e dei diritti delle persone coinvolte è stata portata incidentalmente al giudizio della Corte costituzionale, che ha affermato, con la sentenza n. 438 del 2008 - che il Ministro Cartabia dovrebbe conoscere bene - che la libertà personale è inviolabile e che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. Se, infatti, la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, così come disposto dall'articolo 32 della Costituzione, la domanda sorge spontanea: chi intende tutelare lo Stato attraverso l'introduzione di limiti e obblighi sulle libertà personali? Il diritto dell'individuo, l'interesse della collettività o entrambi? La risposta più accreditata sembra privilegiare la tesi secondo cui l'imposizione dell'obbligo vaccinale è costituzionalmente legittima solo se finalizzata alla tutela della salute, non solo del soggetto a esso sottoposto ma dell'intera collettività o, comunque, dei terzi potenzialmente a rischio infettivo. Ma, colleghi, il nodo problematico è proprio l'obbligatorietà per vaccini ancora in fase sperimentale, di cui, per ovvie ragioni, non si possono conoscere gli effetti a medio e a lungo termine; e non c'è nessuna ospitata televisiva di virologi o sedicenti tali che possa rassicurare al riguardo (lo sapremo soltanto con il passare del tempo).

Il provvedimento in esame, quindi, subordina al possesso di una certificazione verde COVID-19 in corso di validità l'accesso ai seguenti servizi e ambiti: servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio per il consumo al tavolo se al chiuso; spettacoli aperti al pubblico, eventi e competizioni sportive, musei e altri istituti e luoghi della cultura costituiti, oltre che dai musei, dalle biblioteche, dagli archivi, dalle aree e parchi archeologici, dai complessi monumentali, dalle mostre; poi, le piscine, i centri natatori, le palestre, lo sport di squadra, i centri benessere, anche se ubicati all'interno di strutture ricettive (altra aporia, perché ciò non vale per i ristoranti all'interno delle strutture alberghiere - e noi ne siamo ben lieti -, ma vale per i centri estetici, quindi non se ne capisce il motivo) e in ogni caso limitatamente alle attività al chiuso. Inoltre, sagre, fiere, convegni e congressi, centri termali, parchi tematici e di divertimento, centri culturali, centri sociali e ricreativi, limitatamente alle attività al chiuso e con esclusione dei centri educativi per l'infanzia; quest'ultima esclusione, colleghi, comprende anche i centri estivi e le attività di ristorazione inerenti ai medesimi centri educativi. Poi, ci sono le attività di sale da gioco, sale scommesse, sale Bingo e casinò, attività che - va riconosciuto - sono state le più colpite dalle chiusure. Ebbene, colleghi, che cos'è questo se non un lockdown digitale individuale? Tu, cittadino, puoi non farti il green pass; peccato, però, che poi ti viene sottratta la vita sociale, sportiva, culturale e relazionale, nonché professionale. Come ha detto Giorgia Meloni, il green pass è un lasciapassare che lede la libertà dei cittadini, che devasta ulteriormente la nostra economia e che di fatto impone l'obbligo vaccinale per poter accedere a molte attività della nostra società.

Vedete, la strada della discriminazione e del conflitto fra cittadini è una strada molto pericolosa, in completa controtendenza con quanto stabilito dall'Ue, che chiedeva proprio di evitare discriminazioni (e cito): “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate”. È incredibile che la sinistra sia europeista solo quando da Bruxelles impongono misure di lacrime e sangue per gli italiani e non lo sia quando prevale, in maniera rara e rarefatta, il buonsenso.

Vedete, colleghi, Fratelli d'Italia è, infatti, favorevole alle misure così come circostanziate dall'Ue. Il certificato COVID digitale - lo abbiamo detto subito - è stato introdotto dall'Unione europea per garantire il diritto alla libera circolazione dei cittadini europei, nonché l'uniformità dei diversi certificati richiesti da Paese a Paese. Non è una contraddizione affermare di essere favorevoli al green pass europeo e non essere favorevoli a quello italiano, poiché l'utilizzo che ne viene fatto è molto lontano dalle previsioni dell'Unione europea: è quasi a livello totalitario e autoritario. Leggiamo insieme alcune parti fondamentali del regolamento (UE) 2021/953 per comprendere l'uso distorto che ne viene proposto in Italia: “Ogni cittadino dell'Unione ha il diritto fondamentale di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, fatte salve le limitazioni e le condizioni previste dai trattati e dalle disposizioni adottate in applicazione degli stessi”. Ancora: “Per facilitare l'esercizio del diritto di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri, è opportuno stabilire un quadro comune per il rilascio, la verifica e l'accettazione di certificati interoperabili relativi alla vaccinazione, ai test e alla guarigione dalla COVID-19 (certificato COVID digitale dell'Ue)”.

E poi: “Il presente regolamento è inteso a facilitare l'applicazione dei principi di proporzionalità e di non discriminazione per quanto riguarda le restrizioni alla libera circolazione durante la pandemia di COVID-19, perseguendo nel contempo un livello elevato di protezione della salute pubblica. Esso non dovrebbe essere inteso come un'agevolazione o un incentivo all'adozione di restrizioni alla libera circolazione o di restrizioni ad altri diritti fondamentali, in risposta alla pandemia di COVID-19, visti i loro effetti negativi sui cittadini e le imprese dell'Unione”. Cruciale: “È necessario evitare la discriminazione diretta o indiretta di persone che non sono vaccinate, per esempio per motivi medici, perché non rientrano nel gruppo di destinatari per cui il vaccino anti COVID-19 è attualmente somministrato o consentito, come i bambini, o perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate o hanno scelto di non essere vaccinate.

Pertanto, il possesso di un certificato di vaccinazione che attesti l'uso di uno specifico vaccino anti-COVID-19 non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l'esercizio di libera circolazione o per l'utilizzo di servizi di trasporto passeggeri transfrontalieri, quali linee aeree, treni, pullman, traghetti, o qualsiasi altro mezzo di trasporto. Colleghi, rappresentanti del Governo, ce lo chiede l'Europa di non discriminare i cittadini, anche coloro i quali non vogliono vaccinarsi o per motivi medici o per scelta individuale. Chi vi parla era iperimmune, dopo aver avuto un COVID forte ha donato il plasma e, nonostante questo, non gli è stata riconosciuta l'immunità se non per qualche mese, pur avendo ancora gli anticorpi e come me migliaia di italiani. Ho dovuto fare un altro vaccino la cui copertura è assolutamente aleatoria, anche se solo di una dose. Queste sono, come citate anche dal collega Tasso, solo alcune delle contraddizioni. Invece, è tutto il contrario. È notizia, infatti, di questi giorni l'ampliamento ai mezzi pubblici, con tutte le criticità del caso; mentre, ad esempio, dove sarebbe necessario il controllo, come sui treni regionali, non è previsto. È un anno e mezzo che a pagare sono sempre gli stessi: bar, ristoranti, discoteche, il settore dello sport, della cultura e dello spettacolo. Sottolineare l'incapacità nella gestione della pandemia non significa essere no-Vax, noi non lo siamo. Ditelo al collega Romano, che ci ha accusato delle infamie più gravi e, poi, non è rimasto a sentire la replica; prego il collega Sensi, che è sempre presente, di riferirlo. Noi non siamo no-Vax, noi non incentiviamo a non vaccinarsi, anche se abbiamo tutti i dubbi legittimi che ha la scienza, non Fratelli d'Italia, sulla effettiva copertura, sulla capacità di proteggere, in forma grave o meno grave, dal COVID. Riteniamo sia fondamentale, se è fatta con trasparenza e serietà, la campagna vaccinale, ma non è accettabile che l'obbligatorietà del foglio verde, di fatto, costringa subdolamente i cittadini a vaccinarsi, pena l'esclusione dalla vita sociale. È la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) di una distopia letteraria o cinematografica come la serie tv Black Mirror ha già anticipato. Qualche giorno fa, colleghi, a Roma è stata vagliata una sperimentazione a Ostia per la rilevazione della temperatura: l'applicazione dei droni per controlli di temperatura è inaccettabile! Il MoVimento 5 Stelle conferma la propria adesione fideistica al modello cinese tanto da adottare gli stessi strumenti, tutto fuorché democratici e garanti dei diritti dei cittadini. Nelle scuole cinesi, pensate colleghi, si studierà il pensiero di Xi: la dottrina del Presidente cinese. Sembra che la Raggi abbia preso lezioni di credito sociale, il modello di tecnologia sociale usato in Cina; l'utilizzo di questi droni non deve avvenire; sia richiesto l'immediato parere del Garante della privacy, sia bloccata la sperimentazione. Contro il green pass, voglio sottolinearlo, è stato lanciato un appello di 150 professori universitari, che certo non sono iscritti a Fratelli d'Italia. Nello specifico, sempre citando delle realtà universitarie, i docenti sottoscrittori di questo pubblico appello ritengono che si debba preservare la libertà di scelta e favorire l'inclusione paritaria in ogni sua forma. Nella situazione attuale o si subisce il green pass, oppure si viene esclusi dalla possibilità di frequentare le aule universitarie e, nel caso dei docenti, si è sospesi dall'insegnamento senza stipendio. Tutto questo viola quei diritti di studio e formazione che sono garantiti dalla Costituzione e rappresenta un pericoloso precedente. Centocinquanta docenti universitari, non stiamo parlando di pericolosi agitatori di Fratelli d'Italia che, pur sempre, è diventato il primo partito italiano. Colleghi, il percorso di formazione dell'atto è stato, ormai come di consueto, strangolato sul nascere del dibattito parlamentare. Ma come? Eravate la maggioranza, quella geometrica potenza, il 95 per cento della maggioranza, che adesso si incrina sul green pass, sulle libertà individuali e ricorrete, anche alla ripresa, anche sul primo provvedimento, alla fiducia perché avete paura dell'Aula, perché avete paura del dibattito, perché avete paura della democrazia. Ormai siamo costretti a poter agire a livello parlamentare solo con meri atti di indirizzo, ordini del giorno o con l'ostruzionismo che faremo, perché ve lo meritate, perché gli italiani ci chiedono di contrastare questa violenza parlamentare. Abbiamo presentato emendamenti per le categorie, per evitare che fossero vessate dai provvedimenti del Governo. Limitare gli accessi significa limitare la domanda. Penso alla cultura: la ricchezza prodotta dalla filiera, infatti, si è ridotta del meno 8 per cento, contro il meno 7 per cento medio nazionale. Anche l'occupazione è scesa notevolmente, stante una variazione del meno 3,5 per cento. Meno 2,1 per cento per l'intera economia italiana. In entrambi i casi, colleghi, le attività hanno sofferto maggiormente con una contrazione che, rispettivamente, si è attestata al meno 9,3 per cento e meno 4,8 per cento. Il comparto del patrimonio storico e artistico ha registrato una contrazione del meno 19 per cento relativamente alla ricchezza prodotta e del meno 11,2 per cento in termini occupazionali; persone che non lavorano più, colleghi, se si è capito. Peggio ancora per le arti performative, rispettivamente scese del meno 26 per cento e del meno 11,9 per cento. Limitare significa non avere contezza della realtà e delle conseguenze che ha sulla realtà. Dovremmo, piuttosto, riportare le persone in sala sia al cinema che a teatro e allo spettacolo dal vivo con interventi sulla domanda come l'abbassamento dell'IVA al 4 per cento sui prodotti culturali; l'introduzione della detrazione per il consumo culturale, il meccanismo di shock fiscale che proponiamo da sempre, verso il quale il Partito Democratico spende sempre parole di grande sostegno, salvo poi votare l'emendamento quando puntualmente ogni volta Fratelli d'Italia lo presenta in Aula, così da poter detrarre dalle tasse, al pari dei medicinali, le spese per i biglietti del cinema, del teatro, della danza, di uno spettacolo dal vivo. Abbiamo presentato emendamenti in questo senso bocciati in Commissione, sempre dalla maggioranza. Ora, con gli obblighi scolastici è necessario avere tamponi gratuiti e iniziare ad applicare i tamponi salivari più economici. Colleghi, ragioniamo su questo: sull'applicazione di misure di introduzione, di fatto, di obblighi surrettizi alla vaccinazione va fatta grande attenzione; si tratta di vaccini fatti a tempi record per ovvi motivi e che, dunque, non hanno passato l'iter di approvazione consueto di vaccini e cure mediche. Questo dovrebbe spingere a grande prudenza. Mentre per anziani e persone a rischio la valutazione rischi-benefici pende a favore del vaccino, non si può dire altrettanto sulla vaccinazione di massa di bambini e ragazzi verso la quale, colleghi, non c'è alcuna sperimentazione e studio scientifico. La scelta dell'obbligatorietà può essere fatta dal Governo; tuttavia, sarebbe singolare che un farmaco che non abbia concluso tutte le fasi di sperimentazione e il cui quadro di sicurezza non è stato completato diventi obbligatorio, come sta di fatto succedendo. Se ciò avvenisse almeno la responsabilità su eventuali effetti collaterali non dovrà più ricadere sull'utente finale, ma deve essere ovviamente della casa farmaceutica o del produttore del vaccino stesso o, in ultima istanza, dello Stato, come già una sentenza della Cassazione ha stabilito. Lo Stato dovrebbe essere il primo a tutelare la salute dei propri cittadini, assumendosene il rischio. La normativa italiana prevede, infatti, l'indennizzo per i danni causati dalle vaccinazioni obbligatorie e fortemente raccomandate, come prescritto dall'articolo 1, della legge n. 210 del 1992, sulle vaccinazioni obbligatorie. Esiste già la legge, non si capisce, quindi, perché continuate a far firmare a tutti quella manleva di responsabilità rispetto ai danni conseguenti al vaccino; evidentemente non siete sicuri, né voi, né i produttori, delle conseguenze che questi danno. Perché il Governo non è chiaro nell'affermare che eventuali danni derivanti dal vaccino anti-COVID sono indennizzabili? Perché chi si vaccina oggi sottoscrive, appunto, un consenso informato in cui sembra farsi carico di ogni conseguenza? Il green pass si dovrebbe basare molto di più sui tamponi, che sono la vera e unica via per avere la certezza. Colleghi, io sono immune, vaccinato, ho il green pass per nove mesi, ma nessuno esclude che io possa essere ora contagioso, che possa aver subito la variante delta o beta di cui già si parla e, magari, possa contagiare la collega Bergamini o il sottosegretario, i colleghi qui in Aula o gli assistenti parlamentari. Chi lo assicura? Nessuno lo assicura, se non il tampone per permettere il giusto tracciamento dei casi. Ma, invece, viviamo una situazione in cui il tampone è a pagamento e il vaccino è gratuito. Tutto ciò ovviamente per spingere le persone a fare il vaccino e sempre meno il tampone.

Ma se il lasciapassare verde, che - come è stato detto anche da altri colleghi -non garantisce assolutamente l'immunità e la mancanza di possibilità di contagio, servirà per ogni tipo di attività sociale, come, banalmente, mangiare una pizza, è del tutto evidente che richiedere un tampone ogni due giorni, con tutti i costi che ne derivano, sostanzialmente è obbligare al vaccino. E ingenuamente lo avete anche dichiarato per voce di alcuni esponenti di Governo.

Il Regolamento (UE) 2021/953 del 14 giugno 2021, introduttivo del green pass, stabilisce espressamente che possono essere imposte alcune limitazioni per motivi di sanità pubblica, posto che ogni cittadino dell'Unione ha il diritto fondamentale di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri. Il Regolamento poi specifica che tutte le restrizioni alla libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione, attuate per limitare la diffusione del COVID, dovrebbero basarsi su motivi specifici e limitati di interesse pubblico ed essere informate ai princìpi di proporzionalità e non discriminazione.

Il Regolamento espressamente riporta - e qui in Italia è stato, tuttavia, taciuto - che è necessario evitare la discriminazione di coloro che non sono vaccinati. Pertanto, sempre a detta del Regolamento, il possesso di un certificato di vaccinazione o di un certificato di guarigione non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione. Inoltre, l'Europa - sempre l'Europa, colleghi - afferma esplicitamente che “il Regolamento non può essere interpretato nel senso che istituisce un diritto o un obbligo a essere vaccinati”, chiuse virgolette. Peccato che il recepimento che ne sta facendo l'Italia obliteri tutte queste raccomandazioni, rendendo la vita impossibile a chi lasciapassare non ne ha.

Colleghi, poter partecipare alla vita sociale solo trasformando la propria vita in una cartella clinica è raggelante; è la vittoria della biopolitica. Chi di noi ha letto La fattoria degli animali di Orwell? Certo, siamo tutti uguali, ma qualcuno, se ha il green pass, è più uguale degli altri. E ci dispiace per il Partito Democratico e, ripeto, per il deputato Romano, ma state costruendo, di fatto, un modello di totalitarismo sanitario digitale verso il quale noi ci opporremo, perché riteniamo che un conto è combattere la pandemia, un conto è limitare le libertà assolute e irriducibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Il decreto che andiamo ad affrontare oggi e le norme che vi sono inserite, evidenziano, ancora una volta, la totale assenza di chiarezza che il Governo ha nei confronti di questa pandemia, con vari errori compiuti fin dall'inizio. Ancora una volta, Fratelli d'Italia dimostra l'importanza di avere un'opposizione critica e coerente all'interno del Parlamento italiano.

Sono diverse, troppe, le misure presenti in questo decreto che reputiamo deleterie, come la proroga dello stato di emergenza nazionale. La prima volta, lo stato di emergenza è stato adottato nel gennaio 2020, agli albori del COVID; dopo sei mesi, in luglio, si è deciso di prolungarlo fino al 15 ottobre; quindi, da lì, a gennaio 2021 e da gennaio ad aprile 2021, poi al 31 luglio e ora al 31 dicembre, sempre del 2021.

L'articolo 24, comma 3, del Codice della Protezione civile afferma come la condizione dello stato di emergenza possa durare 12 mesi e sia prorogabile, al massimo, per ulteriori 12 mesi. Pertanto, signor Presidente, ci troviamo quasi al limite massimo nell'utilizzo di questo strumento.

Noi di Fratelli d'Italia reputiamo assurdo rapportarci a questa situazione ancora con stati emergenziali. Non esistono più, secondo noi, le condizioni. Non viviamo più all'interno di un'emergenza, ma, purtroppo, viviamo all'interno di una situazione divenuta ormai endemica; pertanto, ci dovrebbe essere un diverso tipo di programmazione che esca dalla logica emergenziale e che sia di lungo periodo, anche in campo economico.

Parlavo, dunque, di programmazione, che è un qualcosa che, a nostro avviso, è mancata e continua a mancare a questo Governo. Lo dimostrano i fatti e la carenza di congrue risposte a grandi tematiche: i trasporti, la scuola, questa applicazione effimera e a macchia di leopardo anche del green pass.

Io vorrei ricordare, fra le categorie nelle quali è prevista l'obbligatorietà del green pass per poter accedere, i servizi di ristorazione svolti da qualsiasi esercizio al chiuso, con eccezione dei servizi di ristorazione all'interno di alberghi e di altre strutture ricettive riservate esclusivamente ai clienti ivi alloggiati. Noi siamo stati fra i primi a perorare questa eccezione, però, nel momento in cui la si applica, effettivamente si riconosce che alcune eccezioni possono essere fatte. E ancora: i parchi tematici, di divertimento e i centri termali. Ma sui centri termali si dice: salvo che per gli accessi necessari all'erogazione delle prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza e allo svolgimento di attività riabilitative e terapeutiche. Quindi, anche qui operiamo un'altra distinzione.

Quanto alla scuola, ci chiediamo cosa abbia fatto questo Governo per garantire la riapertura in sicurezza delle scuole, il tempo c'era. Più volte, Fratelli d'Italia ha provato a proporre a questo Governo di fare proprio l'esempio virtuoso della regione Marche, guidata da un esponente di Fratelli d'Italia, Francesco Acquaroli, e di installare strumenti di ventilazione meccanica in modo da rendere più salubre l'aria e ridurre le contaminazioni da COVID. E, invece, poco o niente è stato fatto in questo senso o in altre direzioni, nelle risposte scientificamente studiate.

Ci troviamo, però, a vivere nelle surreali conferenze stampa, come quella della scorsa settimana del Presidente Draghi, durante la quale il Ministro Bianchi ha rilasciato dichiarazioni piuttosto fuorvianti e pericolose, come quella che, se in una classe saranno tutti vaccinati, allora non ci sarà l'obbligo della mascherina. Qual è la ratio di questa scelta priva di giustificazione scientifica, visto che i vaccinati possono contagiare ed essere contagiati?

Tra l'altro, su questa questione dovremmo aprire una ulteriore riflessione, che riguarda proprio i bambini, i quali non possono essere soggetti a discriminazioni fra loro, atteso che alcuni di loro non potranno essere vaccinati per motivi personali, ma atteso anche il fatto che non si vuole capire che le rilevanze scientifiche ci dicono che, al di sotto di una certa età, i bambini non sono assolutamente soggetti ad essere contagiati da COVID e, nei rarissimi casi in cui ciò succede, non hanno conseguenze rilevanti sulla propria salute. Ma, oltretutto - e mi richiamo all'intervento del collega Mollicone precedentemente -, con rifermento ad un vaccino che oggettivamente è un modo sicuro per sconfiggere la pandemia, ma che presenta ancora caratteristiche di novità e, quindi, di una sperimentazione molto limitata, i bambini, che notoriamente non frequentano le discoteche, i bambini che, di solito, non prendono la metropolitana per andare a scuola, sono anche i meno soggetti a questi contagi.

E qui mi riallaccio a quello che, secondo me, è stato un errore, cioè quello del ‘libera tutti' che si è avuto, relegando l'uso delle mascherine e degli altri presidi sanitari a cose ormai non più assolutamente necessarie. Io ricordo che, comunque, l'uso della mascherina è servito a limitare per il 70 per cento i contagi; quindi, secondo me, nelle scuole, invece di procedere a discriminazioni di questo tipo, l'uso delle mascherine e di una ventilazione corretta nelle aule sarebbe stata sicuramente una scelta migliore.

È una ratio, un concetto po' sconosciuto, anche per quanto riguarda le scelte di questo Governo effettuate nel settore dei trasporti: è stato previsto, infatti, l'obbligo, a partire dal 1° settembre, del green pass per i trasporti a lunga percorrenza, come i treni, ma nulla, ad esempio, per i treni regionali: in pratica, i treni e la metropolitana, su cui serviva più controllo, perché più frequentati e spesso stracolmi, sono gli unici in cui non serve il certificato verde.

Ma l'apoteosi dell'assurdità di questo Governo, si ritrova all'interno di questo decreto anche nella effimera declinazione del green pass.

Noi, lo ricordava il collega Mollicone, siamo stati favorevoli al green pass europeo, per così dire, perché era lo strumento che uniformava e omogeneizzava le varie normative nazionali nel consentire un diritto di spostamento, di circolazione libera dei cittadini europei, ma era uno strumento preso in questa forma, senza discriminare nessuno, ed è una cosa ben diversa da quella che, invece, stiamo attuando in Italia. L'attuale declinazione del green pass risulta anche essere una misura economicida, inutile nel combattere il contagio, ma che introduce un obbligo vaccinale surrettizio. Anche a tal proposito, leggere i dati esatti dell'economia, che sono abbastanza positivi per certi settori, non può farci scordare i danni subiti da tanti altri settori, segnatamente da quello turistico e della ristorazione, per esempio, che difficilmente potranno, in breve tempo, riprendere a lavorare in modo serio.

Le risposte sicuramente stanno anche nella capacità di mettere in atto una campagna di tamponi - che devono essere gratuiti, chiaramente, perché altrimenti molte famiglie avranno difficoltà anche ad affrontare questa spesa - che ci certifichi che una persona, in quel momento e per un periodo ragionevole, di 48 ore, non è contagiosa, non è ammalata. Lo abbiamo detto e lo abbiamo ricordato più volte: Fratelli d'Italia non è assolutamente contraria alla vaccinazione, ci mancherebbe altro. Non siamo no-Vax, lo abbiamo detto fin dall'inizio, ricordando che ci atteniamo alle evidenze scientifiche. Sappiamo, però, che chi è vaccinato si può contagiare, e, anzi, il modo in cui il vaccino è somministrato, cioè per via intramuscolare, fa sì che gli anticorpi in grado di riconoscere il SARS circolino nel sangue, ma non si trovino in sufficiente quantità nelle mucose delle vie respiratorie. Questo significa che chi è vaccinato oggettivamente può contrarre comunque il virus, che poi riesce a compiere alcuni cicli di replicazione nelle vie alte respiratorie prima di venire intercettato dagli anticorpi; questo, come dimostrano le percentuali di efficacia, avviene quasi sempre senza alcun sintomo nel vaccinato. Quindi, il vaccino certamente è un presidio importante, essenziale e, ribadiamolo anche a favore di chi vuole etichettare la posizione di Fratelli d'Italia come la posizione no-Vax, noi ci siamo sempre mossi e abbiamo sempre ragionato in termini di evidenze scientifiche. Non abbiamo fatto mai una questione, però, ideologica dell'uso o meno e, soprattutto, siamo stati coerenti e chiari, come hanno ricordato i miei colleghi, nell'andare ad avere un approccio concreto, pratico, logico nei confronti della vaccinazione e a dare indicazioni precise, comprese le considerazioni che venivano fatte prima su un obbligo vaccinale che, a tutt'oggi e per qualche ragione, evidentemente non c'è.

Quindi, signor Presidente, non sono un no-Vax, Fratelli d'Italia non è composto da persone che impostano la questione in questo modo. Noi siamo un gruppo parlamentare composto da uomini e donne coscienziose, che cercano di interrogarsi su quello che può essere il meglio per uscire dalla pandemia, senza che l'economia ne soffra in modo così sostanzioso, tutelando le categorie dei più fragili, tutelando anche i bambini, che, essendo in un momento di sviluppo, certamente hanno bisogno di una tutela anche maggiore degli adulti.

Quindi, noi ci poniamo in modo contrario a questo decreto e alla conversione di questo decreto, e su queste basi, con questa coerenza, ma anche con questa logica, continueremo a batterci (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, sono passati 20 lunghi mesi dall'inizio di questa pandemia e questo Governo continua a varare decreti d'urgenza, al punto di ingolfare totalmente quest'Aula rispetto alle normali attività che un Parlamento, quale organo rappresentativo degli italiani, dovrebbe portare avanti.

Ancora affrontiamo come emergenza una situazione che, al di là della sua drammaticità, dovrebbe essere gestita ormai come la normalità, visto che ne è passato di tempo dai brindisi alla salute con lo spritz al grido di “abbracciamoci”, mentre il virus si stava diffondendo in tutto il mondo. Ed è necessario porre l'attenzione sugli aspetti fondamentali di questo decreto, un provvedimento che avete chiamato banalmente green pass. Ricordiamo che non si tratta del green pass europeo, perché voi lo avete chiamato green pass, facendo passare il messaggio che è una cosa voluta dall'Europa. Ma su quel provvedimento, quello voluto dall'Europa, è ben specificato che è necessario evitare la discriminazione, diretta o indiretta, di persone che non sono vaccinate per motivi medici, perché non hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate o semplicemente perché hanno scelto di non essere vaccinate. Pertanto il possesso di un certificato non dovrebbe costituire una condizione preliminare per l'esercizio del diritto di libera circolazione o per l'utilizzo di servizi di trasporto. Inoltre, quel regolamento non può essere interpretato come un obbligo a essere vaccinati perché, per come lo state intendendo voi, crea un'enorme disparità tra i cittadini, perché ad alcuni garantisce un accesso alla vita sociale libero e ad altri no, ma soprattutto crea disparità tra lavoratori. Lo abbiamo visto tutti nelle immagini delle nostre Forze dell'ordine costrette a pranzare fuori dalla mensa rispetto ai colleghi possessori del certificato, magari dopo aver pattugliato insieme le strade per ore. E, allora, non stiamo parlando di un provvedimento che rende obbligatorio il vaccino, perché, se voi volete l'obbligatorietà e avete elementi scientifici per farlo, dovete trovare il coraggio, dovete portare in Aula l'obbligatorietà sul vaccino per fare in modo che sia il Parlamento sovrano a deciderne.

Noi abbiamo presentato diversi emendamenti, che mirano ad esprimere la nostra contrarietà al decreto in discussione, perché abbiamo anche avuto il mese di agosto per constatare che induce gli italiani alla non applicazione delle misure di prevenzione, come il mantenimento delle distanze o l'uso della mascherina, che lo scorso anno hanno avuto anche risvolti positivi rispetto al contagio. Allora, abbiamo constatato che le vaccinazioni non mettono al sicuro dalla possibilità di un contagio, perché le disposizioni relative al green pass inducono gli italiani a credere che le vaccinazioni siano una garanzia per uscire dalla pandemia, e quindi dalle restrizioni e dalle limitazioni delle libertà. Per questo, con i nostri emendamenti, bocciati nella quasi totalità, avremmo voluto correggere il tiro e migliorare l'effetto di questo decreto sulla vita delle persone. Per quanto riguarda i minorenni, per esempio, non è assolutamente opportuno obbligare i genitori a prendersi una responsabilità così grande, non si può scaricare sui genitori la responsabilità di eventuali effetti collaterali, anche perché i minori registrano un tasso di letalità inferiore allo 0,1 per cento sul totale dei decessi da COVID-19 e senza comunque determinare conseguenze negative in termini di ospedalizzazione e ricoveri in terapia intensiva. E non state tenendo in considerazione il conto delle morti causate da altri fattori perché ormai esiste solo il COVID; e se l'obiettivo di questo Governo fosse salvare vite, se l'obiettivo del Governo, come quello di tutti noi rappresentanti eletti dal popolo, fosse il benessere del popolo stesso, dovremmo concentrarci anche su altro. Invece, da oltre venti mesi a questa parte, tenete gli italiani incollati al televisore o sulle dirette social per parlare di una pandemia che già dall'inizio avreste dovuto affrontare in modo diverso. E dopo 20 mesi continuate a proporre soluzioni incomprensibili, incoerenti e in alcuni casi ad alto contenuto discriminatorio, se penso alle varie dichiarazioni anche di autorevoli esponenti, degni passerellisti da red carpet. Vorrei esporne alcune, Presidente, a conferma di ciò che sto dicendo sulla discriminazione nei confronti di chi, per scelta, per salute o anche solo per terrore, ha deciso di non vaccinarsi. E attenzione, non sono tutti no-Vax: tra loro ci sono persone che semplicemente si fanno, come noi, delle domande, ma che questo Governo, grazie all'informazione abilmente pilotata, ha catalogato per comodità come no-Vax. Qualcuno dice che vanno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa, come dei sorci. Una collega ha detto che sono pericolosi, che non vuole essere infettata da loro. Una giornalista li ha definiti ricettacolo di casi psichiatrici, mentre un altro giornalista si divertirebbe a vederli morire come mosche, lo ha dichiarato lui. C'è addirittura chi dice che vanno perseguiti come si fa con i mafiosi, questo lo ha detto un noto virologo. Allora, capite la gravità di quanto sta accadendo, e ovviamente io, Presidente, mi sono limitato nell'esposizione, perché ho letto dichiarazioni talmente gravi che, se le riportassi in quest'Aula, potrei anche essere richiamato all'ordine, e noi siamo qui per confrontarci.

Però, occorre ammettere che si è superato il limite. Allora, ci si chiede: dov'è la Commissione contro l'odio? Dove è quella Commissione speciale che doveva osservare, che doveva vigilare, che doveva studiare e proporre iniziative per contrastare l'istigazione all'odio e alla violenza nei confronti delle persone? Faccio notare che certe dichiarazioni non provengono da falsi profili, quelli che normalmente troviamo sui social a pilotare le discussioni; queste sono dichiarazioni di medici, infermieri, virologi, politici, giornalisti. Ormai si è spaccato il rapporto tra giornalisti e lettori, tra medici e pazienti, tra politici ed elettori, una guerra tra poveri servita su un piatto d'argento. Si è causato tutto questo e c'è chi diceva che ne saremmo usciti addirittura migliori. Allora, come dice anche il nostro presidente Giorgia Meloni, la strada della discriminazione del conflitto tra cittadini è una strada molto pericolosa, in completa controtendenza con quanto stabilito dall'Unione europea che chiedeva proprio di evitare discriminazioni. E' incredibile che la sinistra sia europeista solo quando da Bruxelles impongono misure di lacrime e sangue per gli italiani! Un'ennesima vergogna che noi di Fratelli d'Italia cercheremo di contrastare con tutte le nostre forze, almeno fino a quando avremo questa possibilità, questo onore di rappresentare i cittadini italiani.

Il green pass, però, è diventato il nuovo mantra da imporre: il resto ormai non conta più. A tal proposito ci chiediamo se i Paesi europei, che sconsigliano il vaccino a bambini e adolescenti, stanno, quindi, magari, invitando la popolazione a morire. Ci chiediamo se il Premier Draghi sia sicuro, quando afferma che i possessori del green pass avranno la garanzia di non ritrovarsi tra persone contagiose, perché ad oggi nessuno ci ha fornito dati scientifici a sostegno di questa tesi. Ci chiediamo perché, se ad oggi i contagi sono aumentati nonostante un obbligo vaccinale di fatto, per il trasporto pubblico e per la scuola non è ancora stato fatto nulla. E, quindi, con chi se la dovranno prendere gli italiani, gli imprenditori e i lavoratori che hanno pagato queste misure totalmente inefficaci? Sono venti mesi che a pagare sono sempre gli stessi: bar, ristoranti, discoteche, il settore dello sport, della cultura e dello spettacolo. Voglio far notare che sottolineare questa incapacità nella gestione di questa crisi nazionale non significa essere no-Vax, come non significa andare contro la campagna vaccinale. Io stesso in quest'Aula, Presidente, leggendo gli straordinari risultati conseguiti dal generale Figliuolo, a differenza della scandalosa gestione Arcuri, ho esultato. Solo che, ad un certo punto, la macchina si è inceppata, perché qualcuno ha cominciato a porsi dubbi sull'efficacia dei vaccini. Allora, avete messo in moto la macchina della discriminazione nei confronti di chi non la pensa come voi. Io penso anche agli studenti, se sarà fatto come ha detto il Ministro Bianchi, se verrà data la possibilità di togliere la mascherina nelle classi dove sono tutti vaccinati. Immagino cosa accadrà quando si chiederà davanti a tutta la classe di alzare la mano per confermare di essersi inoculati il siero della libertà. Provate a immaginare vostro figlio - che non potrà confermare come gli altri compagni di classe - quando verrà trattato come un impestato. Perché questo è il clima creato dal Governo: bullizza chi non si vaccina. Non è accettabile che l'obbligatorietà del foglio verde, di fatto, costringa in maniera subdola i cittadini a vaccinarsi, pena esclusione dalla vita sociale. Questa non è libertà. Si è ormai diffusa la convinzione che si possa fare a meno di molte libertà costituzionalmente garantite. La grande comunicazione dei media, il Governo stanno facendo passare il messaggio che l'unica soluzione al COVID sia la vaccinazione a tappeto di tutta la popolazione, bambini compresi, e chiunque si permette di fare domande viene immediatamente additato come un terrapiattista nemico della scienza.

Sin dall'inizio di questa pandemia è accaduta una cosa anormale, cioè che i Governi hanno stabilito quali tesi scientifiche fossero vere e hanno posto il marchio dell'infamia su chiunque sostenesse tesi diverse, facendo abbattere su questi la censura sui media, sui social, il divieto di fare domande, di esprimere tesi non vidimate dal Governo. Esempio lampante è il caso del virus fuggito dal laboratorio di Wuhan, quando per un anno e mezzo chiunque si azzardasse a parlare di questa possibilità era annoverato come un complottista, compreso il premio Nobel per la medicina Montagnier, colui che ha scoperto il virus dell'HIV. Montagnier è stato subito marchiato come un rimbambito da giornalisti, presunti esperti che, in tema di virus, ne sanno un centesimo di quanto ne sappia Montagnier. Eppure, i dati sulle vaccinazioni ci dicono che dovremmo avere una situazione migliore rispetto a un anno fa, quando i vaccini non c'erano, visto che il “V-day” è iniziato il 27 dicembre 2020. Perché si continua, per esempio, a parlare così poco della cura del Coronavirus e delle cure domiciliari?

Infatti, così come la medicina ha fatto opere straordinarie, riuscendo a realizzare un vaccino in tempi record, dovremmo essere in grado di dire qual è la cura domiciliare e quali sono le medicine che possono contrastare il COVID-19. Le abbiamo per l'influenza e per altre malattie: come è possibile che non ci sia una cura al Coronavirus, visto che l'intero pianeta sta studiando da un anno e mezzo? Ancora oggi in Italia un giovane che si prende il COVID non sa quali medicine usare per curarsi. La sensazione è che la campagna vaccinale sia un mezzo per nascondere il pessimo lavoro che è stato svolto dal Governo sotto il punto di vista del Servizio sanitario nazionale.

Bisogna dire anche che l'enorme confusione che si è creata su tutti i vaccini non ha aiutato a rassicurare gli italiani. Ad esempio, AstraZeneca prima era indicata per i giovani, poi per gli anziani, infine per nessuno. Allora, per quale motivo oggi i cittadini, quando decidono di vaccinarsi, sono costretti a sottoscrivere un modulo di consenso informato che sostanzialmente libera le case farmaceutiche dall'assunzione di ogni responsabilità in caso di danni? Perché si introduce il green pass per limitare la vita sociale dei cittadini che non sposano l'obbligo vaccinale, senza avere il coraggio e la chiarezza di dire che si tratta di un obbligo? Forse, per non garantire ai cittadini, in caso di eventuali danni, il diritto al risarcimento o all'indennizzo? Come abbiamo visto, ad oggi, è limitato alle vaccinazioni obbligatorie. Ancora: perché il tampone salivare - che costa solo un euro ed è attendibile al 98 per cento, oltre a non essere invasivo - non è stato incentivato dal Governo per prevenire i contagi, piuttosto che accanirsi sui cittadini e imprese e creando forti discriminazioni con il green pass? Vogliamo combattere il COVID o cosa? Noi ci facciamo solo delle domande, ma voi fate guerra a chi si fa domande. Non fate guerra ai trafficanti di droga, agli importatori di prostitute, ai terroristi, agli organizzatori di rave abusivi, ai mafiosi. No! Voi fate guerra a chi si fa domande. È bastato poco per creare dei terroristi agli occhi di un'intera Nazione: i no-Vax. Alla faccia della democrazia, della tutela delle minoranze, del confronto!

Concludo, Presidente, condividendo un episodio che si è verificato nella mia città, Bisceglie. Il 2 settembre, come in tante città in Italia, si sarebbe dovuta tenere una manifestazione di protesta contro il green pass. Qualche giorno prima, nello stesso territorio, sono evasi due detenuti pericolosi, di cui un omicida. Ho visto con i miei occhi più uomini delle Forze dell'ordine dispiegate per una manifestazione flop, piuttosto che per l'omicida che girava libero nelle strade della mia regione. Io non so voi, ma lo trovo assurdo e trovo assurdo che un Ministro responsabile della sicurezza interna dichiari guerra a manifestanti, piuttosto che ad evasi, ad abusivi, a stupratori e a spacciatori di morte. Non si tratta di difendere una categoria di persone, anche perché parliamo di una minoranza. Non si può far passare l'idea che una posizione sia populista, perché chi esprime quell'idea stia cercando voti. L'Italia è spaccata ed esprimere un ideale di libertà potrebbe servire ad acquisire consensi, da una parte, ma, allo stesso tempo, perderne, dall'altra. Allora, non è una questione di voti: è una questione di buon senso. Questo Parlamento nelle prossime ore convertirà il decreto sull'obbligo del green pass, ledendo, di fatto, la libertà dei cittadini e con questa approvazione voi state togliendo ogni possibilità di scelta, perché, di fatto, imponete l'obbligo vaccinale. La discriminazione, il conflitto tra cittadini, l'ipocrisia sono la vera malattia di questo Paese e voi siete corresponsabili. Mi auguro che i cittadini, presto o tardi, se ne renderanno conto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e, pertanto, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3223-A​)

PRESIDENTE. Il relatore e il Governo si riservano di intervenire successivamente.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà, per due minuti.

FILIPPO SENSI (PD). La ringrazio, Presidente. Questa mattina, dopo un lungo processo tenuto rigorosamente a porte chiuse, Maria Kolesnikova e Maksim Znak, due leader dell'opposizione bielorussa, sono stati condannati rispettivamente a 11 e 10 anni di carcere. L'ultimo atto di un regime che, in un anno, dopo aver sovvertito il risultato delle elezioni e soffocato l'opposizione nella violenza e nel silenzio della prigione, oggi si illude di sigillare le voci dissidenti, seppellendole sotto sentenze assurde di procedimenti oscuri.

Una farsa lugubre, che richiede da parte di ognuno di noi, a sostegno dell'opposizione e della diaspora bielorussa, dei giornalisti e delle ONG, un di più di mobilitazione e pressione ad ogni livello, qui, in quest'Aula, Presidente, al Governo, in Europa, per ribadire che non si possono rinchiudere i diritti e fare fioca la voce della libertà nel cuore del nostro continente e che si faccia più esigente la nostra denuncia del regime di Lukašėnka e che non manchi mai la speranza che il coraggio di Maria Kolesnikova, che ha ballato e mostrato il cuore sorridendo fra le sbarre, fino all'ultimo, stamattina non sia lasciato solo in quelle buie segrete. La ringrazio.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ricordo che, come stabilito in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, nella seduta di domani, alle ore 16, avrà luogo un'informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e del Ministro della Difesa, sugli sviluppi della situazione in Afghanistan.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 settembre 2021 - Ore 12:

(ore 12 e al termine del punto 2)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche. (C. 3223-A​)

Relatore: RIZZO NERVO.

(ore 16)

2. Informativa urgente del Governo sugli sviluppi della situazione in Afghanistan.

La seduta termina alle 13,30.