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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 554 di mercoledì 4 agosto 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Boschi, Brescia, Casa, Cavandoli, Colletti, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Fassino, Gregorio Fontana, Frusone, Gallinella, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Molinari, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhionero, Occhiuto, Perantoni, Andrea Romano, Schullian, Scoma, Serracchiani, Sisto, Vinci, Viscomi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 96, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Rubo veramente pochi minuti all'Aula e qualche minuto al Governo per un problema che sta attanagliando la pesca italiana: è notizia della settimana scorsa l'imminente chiusura della pesca. Sembra una cosa magari abbastanza di colore o di folclore, ma la chiusura della pesca del gambero di profondità nelle GSA 9, 10 e 11 vuol dire chiudere l'attività per centinaia di famiglie italiane, vuol dire chiudere centinaia di aziende che non potranno avere la sussistenza economica. Solo nella mia Liguria abbiamo flotte che tradizionalmente fanno questa tipologia di pesca; parliamo di Ventimiglia, Sanremo, di Santa Margherita, parliamo di più di 200 famiglie. Ma non solo; parliamo di Ventimiglia fino alla Sicilia, passando dalla Sardegna. Si tratta di un'attività economica importantissima, che viene interrotta in un momento - e questo è molto importante - in cui ci sono richiesta e fabbisogno di prodotto ittico sulle nostre tavole, siamo in piena attività turistica. Non è possibile accettare questo regolamento (EU) 2021/90 che impone giornate di pesca. Avete e abbiamo visto le proteste dei pescatori gli scorsi mesi. È sempre il solito paradigma: gestire lo sforzo di pesca con le giornate, che non ha senso, non ha alcuna risultanza scientifica. Quindi, rischiamo di mettere in difficoltà i nostri produttori e aumentare le importazioni, senza avere neanche riscontri sulla tutela del prodotto; anzi, si va contro quell'opera che sarebbe sacrosanta e giusta - e termino, Presidente - della valorizzazione del prodotto, perché i nostri pescatori non sfruttano tutta la giornata, ma la sfruttano in parte, perché poi valorizzano il prodotto magari tramite la vendita diretta o tramite la commercializzazione o la valorizzazione. Ecco, questo paradigma che va sfatato, e mi faccia dire, e concludo realmente, che non si può lasciare questa problematica in mano solo ai dirigenti del Ministero.

È per questo che rivolgo veramente un appello accorato alla Camera, ma rivolgo un appello accorato al Governo, perché la politica deve prendere le proprie responsabilità, andare in Europa, cambiare questo paradigma, ma soprattutto assumersi la responsabilità di voler traghettare la pesca italiana, di portarla alla sua sostenibilità economica e salvaguardarla da questi regolamenti, che, naturalmente, vanno contro la nostra Nazione e contro la nostra marineria, che è una delle più fiere e più grandi del Mediterraneo.

PRESIDENTE. Collega, non c'è quindi una proposta sull'ordine dei lavori?

LORENZO VIVIANI (LEGA). Sì, era per sensibilizzare il Governo e chiedere o al sottosegretario o al Ministro che possa porre naturalmente massima attenzione a questa problematica. Naturalmente, potrei anche chiedere che venga a riferire in Aula, mi sembra un argomento importante, ma credo che si possa, grazie alla rappresentanza al Governo e alla sua intercessione, anche solamente fare arrivare un messaggio forte su questa problematica.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente, sugli articoli 120 e seguenti, cioè il tema che sollevo sempre relativo alle interrogazioni. Sono rammaricato nel vedere - cito sempre questo esempio - un'interrogazione che ho presentato tre anni fa e a cui chiedo di rispondere tramite la Presidenza che, più volte, ha sollecitato il Ministero; riguarda il sito archeologico di Mont'e Prama; come Fratelli d'Italia, avevo avanzato proposte.

Il Ministro Franceschini è venuto anche a Cabras, ignorando le proposte avanzate da altri colleghi che poi, in parte, sono state realizzate. L'altro giorno, il portavoce del Ministro, il capo staff, ha incontrato il Partito Democratico a Cabras per parlare di quella stessa interrogazione. Per carità, può incontrare chi vuole ma trovo ingiusto che, a distanza di tre anni, nonostante i solleciti della Presidenza, i solleciti in Aula e dei vari colleghi, il Ministro Franceschini, come altri suoi colleghi, non risponda alle interrogazioni. Mi dispiace, perché non costerebbe niente. Ho sempre ringraziato quando il Governo mi rispondeva, pure opposizione, dandogli il merito di portare avanti le istanze che noi chiedevamo e di rispondere alle interrogazioni dei vari gruppi che facevano parte della maggioranza. Io trovo scorretto che ancora oggi le interrogazioni non trovino mai risposta e poi vado a scoprire che, nei territori, si vanno a fare questioni di partito o di classe, quando il Ministro, in teoria, o gli esponenti del Governo rappresentano qui tutte le forze parlamentari.

Quindi, chiederei, per cortesia, alla Presidenza, dopo la pausa estiva, di dire ai Ministeri di rispettare il Regolamento di questa Camera e dare la soddisfazione ad ogni parlamentare, perché quando ci rechiamo nei vari territori ci chiedono: “Ma l'interrogazione? Evidentemente, tu la presenti e la butti”. No, io cerco di seguirla. Ho chiamato anche al Ministero e mi è stato detto: “Ti forniremo le informazioni” e invece, purtroppo, ancora oggi lettera morta.

PRESIDENTE. Sicuramente la Presidenza solleciterà. Comunque, la sottosegretaria per i Rapporti con il Parlamento, Bini, è presente, quindi sono sicura che avrà recepito le sue istanze.

Discussione del disegno di legge S. 2272 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia (Approvato dal Senato) (A.C. 3243​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3243: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3243​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la XI Commissione, deputato Zangrillo.

PAOLO ZANGRILLO, Relatore per la XI Commissione. Grazie, Presidente. L'Assemblea odierna è chiamata a esaminare il disegno di legge da lei appena richiamato, Presidente, che io sintetizzerò con un termine: “decreto Reclutamento”. È un provvedimento legislativo che introduce misure urgenti la cui finalità è rafforzare la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni e l'efficienza dell'amministrazione della giustizia. Tutto questo, evidentemente, al fine di sostenere e garantire una corretta governance per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Volendo inquadrare questo provvedimento in un contesto un po' più ampio delle iniziative che in questi mesi hanno caratterizzato la nostra attività, direi che, in ordine cronologico, il “decreto Reclutamento” è l'ultimo tassello, è l'ultimo passaggio di una serie di misure che sono state introdotte per garantire alle pubbliche amministrazioni la possibilità di affrontare adeguatamente la sfida per lo svolgimento delle attività di propria competenza, sempre in ragione della realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

In questo senso va richiamato, innanzitutto, un primo passo, compiuto nel mese di aprile con il decreto-legge n. 44, che introduce misure volte a semplificare le procedure per i concorsi pubblici al fine di ridurre, di efficientare e di rendere più chiaro il timing del reclutamento del personale, e tutto questo anche per recuperare i ritardi che si sono accumulati nel periodo pandemico. A questa misura ha fatto seguito, la settimana scorsa in Senato, l'approvazione del cosiddetto “decreto Semplificazioni”, un decreto che ha inteso definire un quadro normativo di riferimento per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR e del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima.

Con il decreto in esame, il cosiddetto “decreto Reclutamento”, completiamo una costruzione che, come dicevo, si poggia sostanzialmente su tre pilastri: il primo pilastro è la progettazione della governance del PNRR; il secondo pilastro è quello della semplificazione normativa; infine, quest'ultimo pilastro, il piano di reclutamento, anche se, in realtà, non rendiamo giustizia a questo provvedimento, parlando semplicemente di reclutamento, perché è un provvedimento molto più complesso inteso a garantire anche una corretta valorizzazione del capitale umano impiegato nella pubblica amministrazione. Quindi, si tratta di tre tessere di un medesimo mosaico finalizzate a garantire un quadro normativo appropriato, un modello di gestione smart, un modello di gestione efficace e soprattutto la disponibilità, in tempi corretti e in tempi adeguati, delle competenze, delle esperienze e delle expertise che sono necessarie per garantire una corretta governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Noi sappiamo che questo piano prevede una serie di scadenze, dal punto di vista anche dei tempi, che vanno assolutamente rispettate.

Andando più nello specifico del provvedimento in esame oggi in Assemblea, diciamo che esso richiama il tema più generale della riforma della pubblica amministrazione, prevista, peraltro, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Un provvedimento che costituisce, evidentemente, una milestone fondamentale per il processo di rilancio del nostro Paese nella fase post-pandemica.

Io voglio ricordare che la pubblica amministrazione è il più grande datore di lavoro del nostro Paese: vi sono impiegati 3,2 milioni di dipendenti e, quindi, è chiaro che è strategico garantire alla pubblica amministrazione e soprattutto alle sue persone un adeguato piano inteso intanto a rafforzare il sistema di competenze dei nostri dipendenti pubblici. Voglio ricordare che noi stiamo vivendo, come il resto del mondo, la transizione digitale, quindi una quarta rivoluzione industriale che ha completamente modificato lo scenario organizzativo delle aziende e, quindi, anche dell'organizzazione della pubblica amministrazione. Per cui, dobbiamo preoccuparci, innanzitutto, di restituire ai dipendenti pubblici tutte quelle skill che servono per poter presidiare il nuovo mondo. Poi, al tempo stesso, è necessario garantire l'immissione nella pubblica amministrazione di nuove competenze, di nuove esperienze capaci di accompagnare virtuosamente la realizzazione del Piano.

Ecco, quindi, perché dico che non è soltanto un “decreto Reclutamento”. È un provvedimento che si preoccupa certamente di dotare la pubblica amministrazione di competenze adeguate, ma è un piano anche inteso a restituire alla pubblica amministrazione un modello di gestione e un modello di governance che, in qualche modo, vuole modificare la narrazione che oggi si ha sulla pubblica amministrazione. Oggi spesso ricorre un richiamo alla pubblica amministrazione come una sorta di ripiego, di ammortizzatore sociale. In realtà, noi dobbiamo mirare a un sistema dove la pubblica amministrazione è, invece, il vero motore di sviluppo del Paese. Quindi, questo provvedimento intende, per l'appunto, a restituire alla pubblica amministrazione, al datore di lavoro Stato la qualità di un datore di lavoro attraente, di un datore di lavoro che è capace di offrire un contesto lavorativo idoneo ad accogliere le persone migliori. È questo il motivo per il quale non parliamo soltanto di reclutamento ma parliamo di governance e di gestione del capitale umano, perché l'altro aspetto rilevante, importante di questo decreto, è l'intesa a valorizzare il merito, a definire e a sottolineare il contenuto del merito, quindi la possibilità che i dipendenti della pubblica amministrazione siano consapevoli del fatto che il loro datore di lavoro si preoccupa di valutare le performance e di premiare i migliori. Quindi, una pubblica amministrazione capace di attrarre i talenti.

Presidente, se lei mi autorizza, le chiederei di consegnare la parte rimanente della mia relazione e lascio la parola agli altri.

PRESIDENTE. È autorizzato, relatore.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la I Commissione, deputato Stefano Ceccanti.

STEFANO CECCANTI, Relatore per la I Commissione. Grazie, Presidente. Faccio solo qualche nota istituzionale a margine al testo già ben illustrato dal collega Zangrillo.

Ci muoviamo, su questo testo, in un quadro prevalente di luci, nel senso che la potenzialità innovativa di questo testo, come già era uscito dal Consiglio dei Ministri, e rafforzata dal Senato, è comparabile alla riforma della giustizia che abbiamo votato ieri, anche se, essendoci meno polemica politica, come sempre succede quando c'è meno polemica politica, il potenziale innovativo può essere sottostimato.

Non possiamo, però, tacere anche alcuni elementi di ombra, non sui contenuti, ma sul metodo che ci porta a esaminare questo testo, perché, obiettivamente, il compito che ci siamo assunti era non particolarmente gradevole. Si sono rispecchiate, anche in questo caso, le tendenze classiche dei decreti in periodo di emergenza, a cominciare dal monocameralismo alternato. Noi, per non far decadere questo testo, che scade l'8 agosto, sostanzialmente, non abbiamo potere di emendamento su di esso; non ce l'abbiamo avuto in Commissione, non ce l'abbiamo in Aula.

Questo tema, dell'eccesso di decreti, del monocameralismo alternato, dei “decreti matrioska” che ne assorbono altri - cioè di un modo di fare legislazione che, obiettivamente, non è normale - è stato, peraltro, oggetto di una lettera del Presidente della Repubblica, che quasi equivale a un messaggio presidenziale. Ora, è evidente che noi non possiamo affrontare queste ombre facendo decadere il decreto, perché commetteremmo un atto irresponsabile e, tuttavia, l'esigenza di trovare modalità che superino, per il futuro, queste ombre, alla ripresa, si pone in modo assolutamente urgente e penso che anche la riforma dei Regolamenti, che è nella nostra competenza - perché molte altre cose non sono nella nostra competenza, la riforma dei Regolamenti lo è -, possa essere il punto non per polemizzare sugli effetti, come inevitabilmente faremo anche nel dibattito sulla pregiudiziale, ma per andare alle cause e rimuovere queste ombre.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo in una fase successiva.

È iscritto a parlare il deputato Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghe e colleghi, con il decreto-legge sul quale oggi avviamo l'esame in Aula si chiude un cerchio, un cerchio importantissimo, un primo cerchio, dal quale dipenderà la buona riuscita del Piano nazionale di ripresa e di resilienza e, di conseguenza, il futuro della nostra comunità nazionale. Approvazione del PNRR, approvazione del Piano complementare al PNRR, “decreto Semplificazioni” e, ora, il cosiddetto decreto sul reclutamento nella pubblica amministrazione: questi provvedimenti, insieme, costituiscono questo primo cerchio di cui ho parlato, le prime concrete riforme che, dalle carte e dalle slide, traducono, in realtà, le prime fasi di attuazione del PNRR. La riforma delle procedure amministrative prevista con il “Semplificazioni” e la riforma della pubblica amministrazione prevista con questo decreto costituiscono le fondamenta sulle quali dovranno essere edificate le altre ulteriori riforme.

Ora il PNRR deve provare a entrare nella vita di tutti i giorni, sfida non banale, ma essenziale perché il Piano cominci ad avere effetti reali. Oggi è indispensabile lavorare affinché si realizzi quella che il Ministro Brunetta ha definito l'appropriazione collettiva del Piano. Per dare meglio l'idea della portata di questa riforma faccio un esempio concreto. Non appena questo provvedimento sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale, partirà la sperimentazione del cosiddetto Portale unico del reclutamento. Promesso da tanti anni, da tante riforme della pubblica amministrazione e mai realizzato, a settembre questo Portale unico sarà finalmente realtà e costituirà il canale per candidarsi a lavorare per i molteplici progetti del PNRR.

Gli investimenti e i progetti che le pubbliche amministrazioni dovranno realizzare per attuare il PNRR rappresentano un'occasione di lavoro per i professionisti di numerosi settori, dai rami più tecnici a quelli della contabilità e della rendicontazione e dei controlli, secondo i modelli europei. A questi professionisti saranno offerti contratti di lavoro autonomo, a chiamata, attraverso selezioni dalle quali le pubbliche amministrazioni dovranno individuare una rosa di alcuni profili fra cui scegliere. Per candidarsi basterà inviare i curricula nel formato standard del Portale e le pubbliche amministrazioni si baseranno su di essi per scegliere i collaboratori.

Oltre a questo canale di reclutamento, ne è stato previsto un altro, pensato appositamente per i giovani in possesso di una laurea o di un titolo superiore, come il dottorato, che, spesso, si rivela scarsamente spendibile nel mercato del lavoro. L'offerta per questi giovani consiste in un contratto a termine, con un calendario ancorato alla durata del progetto a cui è collegato, che, però, potrà aprire successivamente le porte della pubblica amministrazione, avendo introdotto una riserva del 40 per cento dei nuovi posti che verranno resi disponibili attraverso il reclutamento.

Siamo consapevoli e, in primo luogo, ne è consapevole il Governo, che con queste nuove misure si affronta, in parte, anche una scommessa: il panorama di stipendi e carriere nella pubblica amministrazione è quello che è, lo conosciamo, e non è particolarmente allettante per i profili professionali più qualificati, ma la grande novità rispetto al passato è che non ci si limita a prendere atto di questa situazione, sperando che la scommessa vada bene. Con spirito di sano riformismo, il Governo ha lavorato e sta lavorando per modificarla, questa situazione. E mi scuso, colleghi, se ho appena utilizzato un termine un po' dimenticato nel linguaggio recente delle politica, ma il riformismo vero, dopo anni, è la filosofia che caratterizza questi provvedimenti ed è la cifra dell'azione di Governo di Forza Italia e del Ministro Brunetta.

La situazione attuale vede una pubblica amministrazione non attrattiva per i profili più qualificati e, per rimediare, si sta costruendo un'area delle alte professionalità, che dovrebbe diventare la casa professionale dei tecnici del PNRR, in un sistema caratterizzato da maggiori possibilità di carriera, scollegate alla sola anzianità. Questo è il riformismo, come lo è stato nel decreto sulla cybersicurezza, prevedere per il personale della futura Agenzia nazionale emolumenti equiparabili a quelli della Banca d'Italia. A differenza del populista, che grida allo scandalo per ogni cosa, perché racconta che si possono fare, sempre ed in ogni occasione, le nozze con i fichi secchi, il riformista è ancorato alla realtà e ti dice che, se vuoi personale preparato ed efficiente, lo devi pagare come lo paga il mercato, a maggior ragione se si tratta, come nel caso dei progetti del PNRR, che vanno fino al 2026, di un impegno a tempo determinato.

Un altro filone chiamato a partire subito per agganciare il treno del Recovery è quello delle amministrazioni locali. I progetti del PNRR investono direttamente regioni, province, città metropolitane, comuni e valgono circa 90 miliardi, ma molti enti locali, lo sappiamo, si presentano a questo appuntamento sfibrati da lunghi anni di vincoli nell'assunzione del personale e mancata sostituzione di esso attraverso il meccanismo del blocco del turnover, meccanismo che ha svuotato, per esempio, in primo luogo, gli organici di tipo tecnico. Per queste amministrazioni questo decreto prevede un supporto di risorse per l'assunzione di 1.000 esperti multidisciplinari. La pubblica amministrazione, a tutti i livelli, aveva bisogno - e per realizzare il PNRR ne ha ancora di più - di un profondo restyling, immettendo nuove professionalità e, aggiungerei, anche personale con una nuova mentalità. Questo lo sappiamo tutti, lo diciamo da anni e sul punto credo ci sia consenso praticamente unanime.

Allo stesso tempo, però, sarebbe imperdonabile non tenere conto delle risorse umane già in essere, che, in molti casi, costituiscono, di minimo, un patrimonio di esperienza. Ed è per questo che, in maniera molto opportuna, questo decreto si occupa anche dei 3,2 milioni di dipendenti pubblici già in servizio, favorendo l'osmosi tra pubblico e privato, la formazione e la fluidità dei percorsi di carriera, come la Commissione europea ci chiede da tempo. Il personale già in organico, ove possibile, deve essere riqualificato, in particolare sul fronte della digitalizzazione e, sotto questo aspetto, sarà giusto pretendere una disponibilità. Allo stesso tempo, però, il personale deve essere valorizzato quando lo merita ed è per questo che viene introdotta maggiore mobilità verticale, che viene favorita la mobilità orizzontale e che ci si impegna per la valorizzazione economica. In questo senso, per i dirigenti di prima fascia saranno riattivati i concorsi per l'accesso alla dirigenza pubblica, previsione introdotta, peraltro, ai tempi della riforma Brunetta del 2009, ma poi disapplicata. Questi concorsi andranno a coprire il 50 per cento dei posti, riservandoli agli interni.

Entro il 31 dicembre di ogni anno, le amministrazioni indicheranno, per il triennio successivo, il numero dei posti che si rendono vacanti per il collocamento in quiescenza e la programmazione relativa a quelli da coprire attraverso concorso. Se è richiesta specifica esperienza, peculiare professionalità e attitudini manageriali, l'attribuzione dell'incarico potrà avvenire attraverso il coinvolgimento di primarie società di selezione del personale dirigenziale e la successiva valutazione delle candidature proposte da una Commissione indipendente, composta anche da componenti esterni.

Per quanto riguarda, invece, i dirigenti di seconda fascia, una quota del 30 per cento sarà riservata agli interni che abbiano maturato almeno cinque anni di servizio nell'area o categoria apicale oppure siano in possesso del titolo di dottore di ricerca. Il personale sarà selezionato attraverso procedure comparative bandite dalla Scuola nazionale dell'amministrazione, che tengano conto della valutazione conseguita nell'attività svolta e che servano a valutare a capacità, attitudini ed anche motivazioni.

Nell'ambito della riqualificazione della pubblica amministrazione e delle attività di sostegno alle amministrazioni nella fase attuativa del PNRR, si iscrivono, poi, le riforme del Formez PA e della Scuola nazionale dell'amministrazione. Il Formez fornirà assistenza tecnica alle amministrazioni per l'attuazione dei progetti e per il reclutamento delle professionalità necessarie e proprio per garantire un maggiore coinvolgimento degli altri enti che sono coinvolti, cioè le regioni, le province, le città metropolitane e i comuni, i rappresentanti di questi enti entreranno a far parte del consiglio di amministrazione del Formez. La Scuola nazionale di pubblica amministrazione, invece, avrà il compito di sostenere la formazione dei dipendenti pubblici, anche attraverso partnership strategiche con altre università ed altri enti di alta formazione e ricerca, sia italiani sia internazionali. Tra le innovazioni di rilievo, che è doveroso mettere in risalto, c'è l'introduzione del piano unico. Si tratta di un documento di programmazione unico che, a partire dagli enti che hanno più di 50 dipendenti, accorperà, tra gli altri, i piani della performance, del lavoro agile, della parità di genere e dell'anticorruzione; si configurerà, insomma, come una sorta di mappatura del cambiamento, che consentirà di realizzare un monitoraggio costante e accurato del percorso di transizione amministrativa con il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Concludendo, colleghe e colleghi, questo decreto rappresenta un'importante riforma della pubblica amministrazione; una riforma attesa da tempo e ora divenuta indispensabile per poter realizzare pienamente e in maniera efficiente il PNRR, per poterlo attuare e per metterlo a terra. È una riforma che affonda le sue radici nel primo “decreto Brunetta”, il decreto legislativo n. 150 del 2009, con il quale era stata affermata la necessità di organizzare la nostra pubblica amministrazione in un'ottica di miglioramento delle prestazioni e dei servizi resi a cittadini e imprese, segnando il passaggio dalla cultura dei mezzi - sarebbe meglio dire degli adempimenti -a quella dei risultati e degli obiettivi misurabili ed è una riforma strutturale, quella odierna, che non si limita a guardare al presente, ma che ci consegna un patrimonio per il futuro. Una riforma che Forza Italia apprezza e condivide pienamente e per la quale sente di dover ringraziare, in maniera sentita e non formale, il Ministro Brunetta, per il grande lavoro svolto in così poco tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. prima di entrare nel merito di questo provvedimento, voglio esprimere un grande rammarico: la mancata possibilità di discutere i pochi, ma importanti, emendamenti presentati in Commissione da Fratelli d'Italia, perché, con serietà, volevamo migliorare questo provvedimento così fondamentale per la realizzazione del PNRR. Tutto ciò non è stato possibile. Infatti, solo dopo aver discusso 9 emendamenti su un numero così ristretto, di 20, la discussione è stata interrotta, per votare il mandato al relatore. Ritengo che tutto questo è antidemocratico, che siamo, purtroppo, ormai su una strada lontana dal rispetto delle regole democratiche.

Comunque, passando al merito del provvedimento in esame, questo prevede una serie di misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni, che è funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficacia e l'efficienza della giustizia. Norme che hanno la finalità di adeguare la capacità proprio della pubblica amministrazione alle esigenze del Recovery Plan. La nostra amministrazione sappiamo tutti che negli ultimi anni, purtroppo, per il blocco del turnover e per le mancate assunzioni e per quella che io chiamo la grande piaga, quella del precariato, era incapace di gestire anche l'ordinaria amministrazione; per cui tutto ciò determinava una ricaduta negativa in termini di servizi da dare ai cittadini e alle imprese, sul nostro territorio. Comunque, all'impostazione di questo provvedimento restano ancora alcune lacune ed era proprio per questo che avevamo presentato questi emendamenti, molto importanti, affinché si potesse migliorare questo provvedimento. Infatti, nel momento in cui si parla di riformare le procedure di reclutamento e di strutturazione del pubblico impiego per attuare il PNRR, l'offerta dei servizi di istruzione risulta monca, anzi, direi che in questo provvedimento non è stata assolutamente considerata. Non mostra, quindi, questo Governo, quella decisa inversione di marcia necessaria a rendere l'istituzione, la scuola funzionale e pronta alle sfide del domani, attraverso procedure immediate che garantiscano la continuità e la funzionalità del sistema per il prossimo anno scolastico. Voglio sottolineare, con grande, grande amarezza, che è rimasta fuori una delle istituzioni più importanti.

Gli emendamenti che avevamo presentato, andavano a sanare e, quindi, a completare la stabilizzazione del precariato storico della scuola, sanare il contenzioso in corso presso i tribunali amministrativi dei ricorrenti avverso i bandi di concorso 2011, 2015 e 2017 per i dirigenti scolastici, o il reclutamento degli attuali facente funzione DSGA. Questioni gravi, questioni che, purtroppo, restano irrisolte, nonostante - come ho già detto - gli emendamenti presentati da Fratelli d'Italia e bocciati.

Infine, mi voglio soffermare su alcuni momenti che destano preoccupazione per Fratelli d'Italia, soprattutto sulla nuova tipologia contrattuale, che sarà applicata, per la prima volta, dalla pubblica amministrazione: contratti a tempo determinato a obiettivo, cioè contratti di lavoro subordinato a tempo determinato di 36 mesi, rinnovabili fino al 31 dicembre 2026, in relazione al raggiungimento degli obiettivi del PNRR. Ebbene, su questo tipo di contratto noi abbiamo diversi dubbi. Primo: chi fissa e chi controlla soprattutto gli obiettivi? Inoltre, chi accetterà un contratto dove, in modo unilaterale, si fissano obiettivi, senza prevedere, invece, una valutazione terza? Questa è la prima volta che questi tipi di contratto vengono previsti per livelli amministrativi e professionali più bassi; noi abbiamo casi a livello di manager dove, se non si fissano gli obiettivi, poi, si interrompe il contratto, ma c'è una liquidazione abbastanza cospicua. L'altro punto che desta preoccupazione, per Fratelli d'Italia, è la durata del contratto: 36 mesi. Troppi contratti a tempo determinato; tutto questo può creare ulteriori elementi di precarizzazione in un settore dove - lasciatemelo dire - il precariato rappresenta ancora una delle principali piaghe della nostra società.

Concludo riflettendo: questo è un provvedimento che era necessario, era un provvedimento atteso e mi dispiace che, nella sua completezza, Fratelli d'Italia non ha avuto l'opportunità di poterlo migliorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianfranco Librandi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO LIBRANDI (IV). Grazie Presidente, sottosegretario, onorevoli deputati, la riforma della pubblica amministrazione è un ulteriore passo da compiere per il rilancio del nostro Paese ed è il punto essenziale per assicurare una spesa efficiente ed efficace delle risorse del PNRR e per incentivare gli investimenti privati, soprattutto nelle aree meno sviluppate.

Partendo da Max Weber, la pubblica amministrazione è lo strumento fondamentale di governo delle politiche pubbliche di uno Stato moderno. Da essa si genera l'indispensabile volano di crescita economica e civile di una comunità, nonché di innovazione sociale e tecnologica. Secondo l'indagine campionaria periodicamente realizzata dalla Commissione europea nei 27 Paesi dell'Unione, la nostra pubblica amministrazione è desolatamente ultima per la qualità percepita dei servizi pubblici. Solo il 22 per cento degli italiani considera abbastanza buona e molto buona l'offerta dei servizi pubblici erogata dalla nostra pubblica amministrazione, sentiment peggiorato dal COVID, visto che prima della pandemia era al 30 per cento. La media europea si è attestata al 46 per cento, mentre in Spagna al 38 per cento, in Francia al 50 per cento e in Germania al 55 per cento.

Il rapporto negativo tra PA e utenza in Italia è spiegato da diversi fattori, che generano ritardi e disservizi: dalla sovrapposizione normativa, dalla complessità delle procedure, dal tema della responsabilità amministrativa e dalla bassa produttività, inadeguatezza e mancanza di competenze del personale impiegato. A ciò si unisce la generale carenza delle piante organiche delle pubbliche amministrazioni a tutti i livelli, nazionale, regionale e locale, nonostante il falso luogo comune che afferma il contrario. Infatti, i dipendenti pubblici in Italia costituiscono meno del 14 per cento degli occupati, contro una media OCSE di circa il 18 per cento e con i Paesi del nord Europa che si attestano sul 25-30 per cento, e la Francia intorno al 20 per cento.

Dal 2007, il settore pubblico ha visto costantemente diminuire il numero di impiegati, a seguito del cosiddetto blocco del turnover. Conseguentemente, l'età media è cresciuta oltre i 50 anni e ormai quasi la metà dei dipendenti pubblici ne ha più di 55, il 16,3 per cento del totale ha più di 60 anni, mentre soltanto il 4,2 per cento ne ha meno di 30. Ciò ha contribuito a determinare un crescente disallineamento tra l'insieme delle competenze disponibili e quelle richieste dal nuovo modello economico e produttivo disegnato per le nuove generazioni, digitale, ecologico, inclusivo. Se da una parte, l'eccessivo numero dei dipendenti pubblici è smentito dai dati, dall'altra, è altrettanto evidente che la performance complessiva della PA, in Italia, non sia soddisfacente soprattutto a causa del mancato ricambio e della carenza di competenze nei ruoli altamente specializzati, quali ingegneri, informatici e manager. Inoltre, nei prossimi anni, la PA dovrà fronteggiare la sfida di sostituire centinaia di migliaia di impiegati. Chi li sostituirà, condizionerà il futuro dell'Italia intera. Come un'azienda, lo Stato ha bisogno di investimenti per migliorare la sua produttività, la qualità dei suoi prodotti e quella dei servizi pubblici erogati. Pertanto, le lacune quantitative e qualitative della pubblica amministrazione costituiscono la base su cui ancorare la discussione della sua riforma, soprattutto alla luce delle sfide imposte dall'implementazione del PNRR e dei dati causati dai pensionamenti anticipati di Quota 100.

La riforma della pubblica amministrazione è, da tempo, una delle principali richieste della Commissione europea nell'ambito delle Country specific recommendations, che rappresentano il punto di partenza per la scrittura del PNRR. Uno dei lasciti più preziosi del Piano dovrà proprio essere l'aumento permanente dell'efficienza della pubblica amministrazione e della sua capacità di decidere e mettere a punto progetti innovativi, dalla selezione e progettazione fino alla realizzazione finale. Sulle persone si gioca il successo di qualsiasi politica pubblica indirizzata a cittadini e imprese. Il miglioramento dei percorsi di selezione e reclutamento è il primo passo per acquisire le migliori competenze ed è determinante ai fini della formazione, della crescita e della valorizzazione del capitale umano.

In Italia, va colmata la scarsa familiarità con le tecnologie digitali, che caratterizza anche il settore pubblico. Prima della pandemia, il 98,9 per cento dei dipendenti dell'amministrazione pubblica in Italia non aveva mai usato il lavoro agile. Anche durante la pandemia, a fronte di un potenziale di tale modalità di lavoro nei servizi pubblici, pari a circa il 53 per cento, l'utilizzo effettivo è stato del 30 per cento, con livelli più bassi di circa 10 punti nel Mezzogiorno. Questi ritardi sono, in parte, legati al calo degli investimenti pubblici e privati, che ha rallentato i necessari processi di modernizzazione della pubblica amministrazione, delle infrastrutture e delle filiere produttive. Nel ventennio 1999-2019, gli investimenti totali in Italia sono cresciuti del 66 per cento, a fronte del 118 per cento della zona euro. In particolare, mentre la quota di investimenti privati è aumentata, quella degli investimenti pubblici è diminuita, passando dal 14,6 degli investimenti totali nel 1999, al 12,7 nel 2019.

Alla luce di queste considerazioni, gli investimenti e le assunzioni previste dal disegno di legge in discussione costituiscono un fattore imprescindibile per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni, funzionale all'attuazione del PNRR e per l'efficienza della giustizia. I percorsi semplificati e straordinari garantiscono celerità delle assunzioni e valorizzazione di merito e competenze, creando nuove opportunità per i giovani. Un'ulteriore sfida dovrà essere la stabilizzazione, nel lungo periodo, delle risorse assunte a tempo determinato, per non disperdere competenze e capitale umano, fondamentali per il buon andamento della PA, anche oltre la riserva del 40 per cento stabilita dal decreto.

Tra le innovazioni più interessanti, si segnalano: il nuovo portale del reclutamento per le figure ad alta specializzazione, l'incremento di risorse per assumere manager e il potenziamento dei servizi formativi a supporto della PA attraverso Formez e SNA. Si tratta di misure importanti per promuovere e valorizzare il talento. Le assunzioni previste nel decreto, tra cui le 16.826 per il Ministero della giustizia, contribuiranno a garantire, innanzitutto, il turnover fisiologico: almeno 500 mila ingressi per 5 anni, 100 mila all'anno, pari al numero di dipendenti pubblici che andranno in pensione, secondo le stime della Ragioneria generale dello Stato. Si ricordi che alla riforma della PA è attribuibile circa il 70 per cento dell'effetto delle riforme strutturali atteso dal PNRR. Bisogna proseguire l'obiettivo di rendere la pubblica amministrazione la migliore alleata di cittadini ed imprese, con un'offerta di servizi sempre più efficienti e facilmente accessibili, guidata da civil servant giovani, preparati e ben pagati. A tal proposito, è utile lavorare per un ulteriore salto di qualità che ha a che fare con il modo stesso di concepire la pubblica amministrazione. Piani di assunzioni e investimenti rischiano di essere inefficaci, se non accompagnati da correttivi per migliorare attrattività e produttività della PA.

Restando sul pubblico impiego, innanzitutto occorrerà aumentare il livello dei salari per attrarre i giovani più qualificati, introdurre incentivi al lavoro, con un reale sistema premiante al raggiungimento di risultati concreti e misurabili. Inoltre, bisognerà stabilizzare e regolare lo smart working e riorganizzare il lavoro sulla base di obiettivi e progetti, anche attraverso la settimana di 4 giorni lavorativi. Tali misure impatterebbero anche su welfare e work-life balance dei lavoratori: è auspicabile che possano trovare una prima applicazione già nei Piani unici della PA, previsti dal decreto.

Infine, i sistemi di selezione delle risorse umane dovranno essere sempre più aggiornati e legati a percorsi di formazione e lavoro, che offrano la possibilità di valutare i candidati sulla base non solo delle loro conoscenze teoriche, ma anche delle capacità pratiche dimostrate, come svolgere funzioni specifiche, raggiungere obiettivi e lavorare in team. Queste sono alcune delle proposte che porteremo avanti nelle discussioni per i prossimi provvedimenti e che riteniamo in grado di aggiungere valore a quanto di buono fatto finora (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lacarra. Ne ha facoltà.

MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la conversione in legge di questo decreto rappresenta un altro, decisivo passo avanti verso la concreta realizzazione dei grandi cambiamenti che ci aspettano. Dopo la definizione della governance del PNRR e l'introduzione di importanti semplificazioni normative, il provvedimento in esame costituisce il terzo importante pilastro per fare del Recovery Plan un'occasione vera di rilancio del nostro Paese. Il fulcro della ripartenza non può che essere la pubblica amministrazione o, meglio, lo Stato, nella sua interezza; lo Stato, al quale non dobbiamo solo dare strumenti e risorse per compiere con efficienza, trasparenza e rapidità le sue funzioni, ma a cui è necessario più che mai dare i mezzi per recuperare quella fiducia che si è affievolita, quando non totalmente smarrita, da parte dei cittadini. Questo rinnovato rapporto deve essere il fulcro della costruzione di una nuova Italia, perché non può esserci un'economia sana e dinamica, né una società energica e prospera, dove la relazione tra pubbliche amministrazioni, cittadini e imprese non è fondata sulla reciproca fiducia e su uno spirito di piena e leale collaborazione.

Con questo decreto raggiungiamo due obiettivi di vitale importanza per riannodare i fili tra Stato e cittadini, una sfida che passa innanzitutto dal rafforzamento delle capacità della pubblica amministrazione di dare risposte agli italiani e di diventare il motore - e non un freno - per la crescita. Da un lato, si definiscono percorsi rapidi, trasparenti e meticolosi per il reclutamento del personale necessario all'attuazione del PNRR; dall'altro, si avvia il percorso di due riforme trasversali, quella della giustizia e della pubblica amministrazione, che rappresentano condizioni imprescindibili per il futuro del Paese.

Il capitale umano è davvero al centro di questo progetto e, con esso, il merito, la trasparenza e le opportunità, sia per chi già lavora per il settore pubblico sia per chi, nei prossimi anni, ne entrerà a far parte. Il Piano di ripresa ci impone di provvedere, nel minor tempo possibile, alla riqualificazione del personale pubblico, all'assunzione di nuove figure, a introdurre nella pubblica amministrazione nuove competenze, per affrontare le grandi sfide del prossimo quinquennio. Per questo, venendo ai contenuti del decreto, garantiamo a tutte le amministrazioni, sia centrali che locali, una vasta scelta di opzioni per reclutare rapidamente i profili necessari a realizzare i progetti in cui saranno impegnate, dalla ristabilita possibilità di assumere i più giovani con contratto di apprendistato, passando per i concorsi, rapidissimi, per assumere il personale tecnico, fino alle speciali modalità che sono previste per le assunzioni a tempo determinato di figure ad alta specializzazione, su cui tutte le amministrazioni potranno contare. Come significative sono le nuove procedure per gli incarichi ai professionisti e agli esperti, aderenti a criteri di massima trasparenza. Al contempo, si consente alle pubbliche amministrazioni di reperire più velocemente manager qualificati e di esperienza per tutto il periodo di attuazione del PNRR e, coerentemente, con i compiti e gli aspetti funzionali alla realizzazione dei singoli progetti. Sebbene gli incarichi di lavoro legati al Piano possano essere esclusivamente a tempo determinato, questo provvedimento fa sì che tutta l'esperienza maturata non vada dispersa dopo il 2026, ma, anzi, rappresenti un valore aggiunto alle capacità di azione della pubblica amministrazione. Per questo il decreto impone che, a tutti coloro che abbiano prestato servizio per almeno 36 mesi ai fini della realizzazione del PNRR, sia riservato il 40 per cento dei posti messi a concorso delle amministrazioni.

Infine, sempre sul tema del nuovo personale, si modifica, giustamente, la norma che consentiva l'assunzione di 2.800 tecnici al Mezzogiorno per la gestione dei fondi europei. Si correggono, dunque, le criticità che hanno impedito al concorso di svolgersi con successo, dando la possibilità a tanti giovani, prima esclusi, di parteciparvi. Come detto in precedenza, il decreto non guarda solo all'esterno del perimetro della pubblica amministrazione nell'ottica di nuove e attese assunzioni. Importantissime misure sono rivolte anche a chi ha già un impiego pubblico; con alcune misure di natura strutturale, infatti, si interviene sulla mobilità, orizzontale e verticale, e sulla valorizzazione economica del capitale umano del settore pubblico; il merito e le competenze trasversali saranno, al pari delle conoscenze tecniche, motivo di valorizzazione del personale e strumenti di crescita del proprio percorso professionale. La disciplina sulla mobilità, infatti, ha subito dei correttivi, affinché, recependo quanto giustamente chiesto dall'ANCI, queste procedure non si trasformino in vere e proprie emorragie di personale, soprattutto per gli enti più piccoli.

In ultimo, è da segnalare un importante intervento per ridurre il precariato nella pubblica amministrazione. Grazie a una modifica introdotta durante il passaggio parlamentare, si estendono al 31 dicembre 2022 i termini della “legge Madia”, in materia di stabilizzazione e concorsi riservati ai lavoratori precari della pubblica amministrazione. Infatti, sebbene siamo convinti che l'ingresso all'impiego pubblico debba avvenire, come sancito nella nostra Costituzione, mediante un concorso pubblico, siamo altrettanto certi che, soprattutto in una fase tanto complessa come quella attuale, nella pubblica amministrazione non possano esistere situazioni di precariato tanto gravi ed estese, come quelle che si sono generate negli ultimi quindici anni a causa delle politiche di spending review.

Vorrei richiamare, infine, signor Presidente, due strumenti che si riveleranno fondamentali nel disegnare una pubblica amministrazione più moderna ed efficiente. Parlo del Piano unico della pubblica amministrazione, che rappresenta una grande semplificazione e dà una visione piena e complessiva dei progressi compiuti dagli enti nel percorso di transizione dei prossimi anni, e del Portale del reclutamento, il mezzo che ci consentirà di riformare in profondità e definitivamente le procedure di reclutamento del personale pubblico, garantendo trasparenza e la massima velocità, grazie alla digitalizzazione.

Per concludere, signor Presidente, con questo decreto mettiamo un altro tassello al posto giusto. Portiamo a termine una riforma fondamentale per consentire al nostro Paese uno sviluppo vivace e duraturo. Ridiamo fiducia agli italiani, che devono ritrovare nella pubblica amministrazione un interlocutore efficiente e leale. La strada che abbiamo davanti è lastricata di grandi entusiasmi e sfide complesse; grazie alla novità di questo decreto, avremo gambe e polmoni più forti per arrivare in fondo a questo percorso e dimostrarci all'altezza delle nostre ambizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Girolamo. Ne ha facoltà.

CARLO UGO DE GIROLAMO (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento, che ci apprestiamo a votare oggi in quest'Aula e approvato in prima lettura al Senato, ha lo scopo di rafforzare le pubbliche amministrazioni e l'efficienza della giustizia, prevedendo la creazione di oltre 24 mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione e oltre 16 mila per garantire una maggiore efficienza del comparto giustizia. Come già il relatore e altri colleghi hanno detto, questo decreto-legge fa seguito ad altri decreti già approvati, relativi alla governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e alla semplificazione, costituendo, in tal modo, il terzo pilastro dell'assetto normativo che consentirà la piena attuazione del Piano. Le norme introdotte, infatti, definiscono percorsi veloci, trasparenti e rigorosi per il reclutamento di profili tecnici e gestionali necessari e pongono le premesse per la realizzazione delle due riforme previste dal PNRR, quella della pubblica amministrazione e della giustizia.

Si tratta di un provvedimento che - direi ingiustamente - da taluni è stato ribattezzato come “decreto Assunzioni” o “decreto Reclutamento”, per via delle molteplici norme che autorizzano assunzioni di personale da destinare alle attività di attuazione, gestione, monitoraggio e controllo, con riferimento proprio agli obiettivi del PNRR. In realtà, si tratta di un giudizio a ben vedere profondamente errato in quanto coglie solo uno degli aspetti di un complesso processo, potremmo dire, di riorganizzazione della pubblica amministrazione; un processo riformatore atteso da anni e che ora il Governo intende portare avanti in modo più spedito in relazione proprio alla necessità di attuare gli obiettivi e i target indicati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Il decreto in esame sul piano funzionale presenta una portata che va oltre il perimetro della materia meramente relativa alle assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, perimetro che, per quanto decisivo, non può considerarsi tuttavia fattore di per sé sufficiente a garantire il raggiungimento degli obiettivi testé dichiarati. Le risorse umane rappresentano solo uno dei fattori che, assieme alle risorse finanziarie e strumentali, assumono rilevanza per qualsiasi attività gestionale. Il valore dell'intero impianto normativo deve invece individuarsi nel concetto di rafforzamento della capacità amministrativa, intesa come scelta strategica per l'attuazione degli obiettivi del PNRR. Un concetto sicuramente complesso, multidisciplinare e che rimanda alla concreta capacità di assolvere e raggiungere i target e gli obiettivi prefissati secondo le proprie funzioni. Sappiamo tutti che la Pubblica amministrazione ha un ruolo centrale per la ripresa del nostro Paese, deve essere motore di sviluppo e lo può essere concretamente soltanto semplificando i processi, soltanto investendo in capitale umano; solo così si potrà ripartire a tutti i livelli dopo lo shock della pandemia e dare quindi risposte efficaci al sistema Paese.

In quest'ottica risulta dunque indispensabile - e dico indispensabile - aumentare l'occupazione e dare il valore professionale al lavoro pubblico. Ecco perché il fine del provvedimento al nostro esame non può che trovare condivisione da parte di tutta quest'Aula, soprattutto in coloro che hanno avuto la fortuna, oltre che l'onere, di essere amministratori locali e di conoscere le vere condizioni nella quale versa la Pubblica amministrazione in Italia, sapendo ogni giorno quanto è difficile ottenere un risultato in particolare quando si è al cospetto di un ambizioso lavoro che necessariamente ricadrà sulla vita della nostra Nazione nei prossimi anni. A tal fine, la classe dirigente di questo Paese deve saper dimostrare in questo momento grande carattere e, direi, anche grande senso di responsabilità: non è certamente un modo di dire, ma è fondamentale. Al futuro degli italiani dobbiamo pensare oggi, ora, adesso, perché le decisioni che stiamo assumendo in questi giorni varranno certamente per i prossimi anni per il nostro Paese. Particolarmente significative in tal senso sono le parole del Presidente del Consiglio, Draghi, che nel suo discorso iniziale al Senato ha riconosciuto quanto nell'emergenza - cito testualmente - l'azione amministrativa, a livello centrale e nelle strutture locali e periferiche, ha dimostrato capacità di resilienza e di adattamento grazie a un impegno diffuso nel lavoro a distanza e un uso intelligente delle tecnologie a sua disposizione, ma la fragilità del sistema delle pubbliche amministrazioni e dei servizi di interesse collettivo rimane una realtà che deve essere rapidamente affrontata.

L'Italia del 2021 si trova, quindi, ad affrontare la triplice emergenza - quella sanitaria, quella economica e sociale - con la consapevolezza di non poter perdere l'opportunità straordinaria del Next Generation EU e di dover perseguire, insieme alla modernizzazione del Paese, l'obiettivo cruciale della coesione sociale e della creazione di buona occupazione. Questi saranno i principali pilastri di ogni riforma affinché lo straordinario impegno finanziario e progettuale cui è chiamato l'intervento pubblico abbia piena e totale efficacia. Sì, è un compito alto, un compito impegnativo che richiede la responsabile cooperazione di tutti gli attori e di tutte le energie disponibili per trasformare la crisi innescata da questa pandemia in un'occasione di vera ripartenza, anche attraverso un cambiamento per combattere vecchie e nuove fragilità e per potenziare la capacità di resilienza del sistema socioeconomico, migliorando i servizi a famiglie e imprese, all'insegna di una sostenibilità non soltanto ambientale ma anche sociale e occupazionale. Le pubbliche amministrazioni, così come le imprese, oggi vivono in un contesto di grande turbolenza, con scenari molto complessi che evolvono rapidamente e spesso risultano ingessate da una burocrazia della quale non riusciamo proprio a liberarci. Occorre, quindi, superare un sistema di regole, in cui si imbattono le pubbliche amministrazioni, soprattutto a livello locale, che stabiliscono tempi lunghissimi per ogni opera e per ogni autorizzazione e occorre superare piante organiche di personale sottodimensionato, unito a rigidità di bilancio che impattano direttamente sui servizi e sulla vita dei cittadini.

La costruzione di una nuova Pubblica amministrazione non può prescindere dunque dall'ingresso di nuove generazioni di lavoratrici e lavoratori, dalla valorizzazione del capitale umano, anche attraverso percorsi di crescita e di aggiornamento professionale. In questo senso, l'urgenza di garantire un modello di gestione efficace e adeguata disponibilità di competenze si affianca proprio alla necessità e all'esigenza di ringiovanire tutta la Pubblica amministrazione e di garantire un organico efficiente.

La pandemia e tutte le difficoltà che ne sono derivate hanno reso ancora più evidenti i problemi presenti nella nostra Pubblica amministrazione. La necessità di renderla attrattiva per convogliare al suo interno risorse umane e competenze di eccellenza trova nel Piano nazionale di ripresa e resilienza nuova linfa vitale, aprendo una stagione di investimenti pubblici ed auspicata rinascita. Dopo anni di tagli e di austerity finalmente ritroviamo risorse e ossigeno per le riforme per poter così scommettere sul capitale umano, per investire sulla valorizzazione del merito e, quindi, attrarre giovani professionisti.

Solo così il nostro Paese riparte, ne siamo consapevoli; riparte dalle persone che lavorano proprio nella Pubblica amministrazione, nello Stato, nelle regioni, negli enti locali, nelle università, nella sanità, in tutte le agenzie pubbliche; riparte dalla capacità di affrontare, con le migliori competenze professionali e le qualità umane, tutte le sfide, sempre a servizio di comunità, cittadini e imprese in momenti di emergenza, di ricostruzione e di rilancio; riparte dalla valorizzazione - diciamolo - dei giovani e delle loro capacità, e questo decreto prevede che per i giovani siano potenziati i canali di accesso qualificati, anche attraverso la possibilità di stipulare contratti di apprendistato nella PA e potenziando le funzioni del Formez PA che dovrà fornire assistenza tecnica alle amministrazioni, insieme al rafforzamento della SNA, la Scuola nazionale dell'amministrazione.

Questo provvedimento va, quindi, nella giusta direzione. Si fa carico di dare nuovi impulsi in favore di una Pubblica amministrazione più efficiente, più snella e con maggiore forza lavoro, giovane e qualificata; certo, avremmo preferito interventi che andassero oltre il dato temporale relativo all'attuazione del PNRR, che le assunzioni non fossero a termine, che si facesse maggiore attenzione al giusto riconoscimento economico, anche in relazione alle maggiori competenze richieste. In tal senso, la Commissione europea chiede che le competenze acquisite dalle pubbliche amministrazioni non vadano dunque disperse dopo il 2026, ma contribuiscano proprio al rafforzamento della capacità amministrativa. Confidiamo in ogni caso in un successivo intervento integrativo di carattere economico per raggiungere maggiori traguardi, anche in vista della prossima manovra finanziaria e di bilancio.

La PA - bisogna dirlo senza troppi infingimenti - dopo i tagli degli ultimi anni ha dovuto reinventarsi, con una gestione delle risorse umane troppo spesso sorrette anche dall'azione generosa del volontariato. Approfitto, quindi, di questo momento per ringraziare tutti i volontari che, sottraendo tempo alle loro famiglie, lo donano alle comunità locali e che, proprio durante il lockdown, durante l'emergenza più dura che ha affrontato il nostro Paese, soprattutto nelle comunità più piccole, hanno svolto una costante assistenza alle persone colpite da questa terribile emergenza da COVID per la consegna di medicinali, per la consegna di beni di prima necessità in zone spesso dimenticate da tutti. Credo di poter parlare a nome di tutta quest'Aula per dire grazie a tutti loro, a tutti i volontari per il loro preziosissimo impegno.

Coraggio Italia è a fianco di tutte le amministrazioni, dei numerosi sindaci e amministratori che, in prima linea, cercano di fare il bene dei loro cittadini; noi vogliamo essere ogni giorno al loro fianco e dare il giusto riconoscimento a chi, con merito, lavora quotidianamente al servizio dello Stato sui territori e nelle articolazioni statali, anche attraverso la definitiva conversione in legge di questo provvedimento; soggetti, questi, che ripongono attese e fiducia nella ripresa del nostro Paese.

In conclusione Presidente, dico che merito, trasparenza, competenza e creazione di nuove opportunità lavorative sono le linee guida di questo decreto e, grazie ad essi, i benefici attesi saranno principalmente due: il primo è rendere la pubblica amministrazione un datore di lavoro attrattivo, ma attrattivo per i giovani e per le eccellenze del nostro Paese di cui, come ho detto, non dobbiamo assolutamente dimenticarci; e il secondo è creare opportunità di crescita, per migliorare prestazioni e servizi offerti ai cittadini dalla pubblica amministrazione.

Queste sono sfide importantissime cui tutti noi non possiamo rinunciare, perché un Paese moderno merita e necessita di un'amministrazione altrettanto moderna, di un'amministrazione attrattiva, di un'amministrazione dinamica (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cubeddu. Ne ha facoltà.

SEBASTIANO CUBEDDU (M5S). Grazie, signor Presidente. Signor Presidente, illustre sottosegretario, onorevoli colleghi, il decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, prevede una serie di misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni, preordinata all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficienza della giustizia.

Questo provvedimento, cari colleghi, interviene con un piano di reclutamento di forza lavoro da impiegare negli uffici pubblici che va, prima di tutto, a rendere concreta la fine del cosiddetto blocco del turnover, già superato grazie all'azione proprio del MoVimento 5 Stelle in questa legislatura, per opera del Ministro Dadone e del Governo Conte, con bandi di concorso che allora non fu possibile portare avanti nelle procedure per via del lockdown imposto dagli effetti devastanti della pandemia in corso.

L'esperienza, fatemi dire, oppressiva del blocco del turnover e di una politica di sangue e lacrime ha, nel corso degli anni, paralizzato i servizi nella pubblica amministrazione, con carenze di personale in organico insostenibili e vuoti di presenza della forza lavoro determinati dall'improvvida assenza di un ricambio generazionale che, nello stesso tempo, ha determinato almeno tre effetti deleteri: ha impedito di trasferire il know-how acquisito dal personale cosiddetto anziano e d'esperienza, ha provocato la dispersione di questo patrimonio, ha generato disfunzioni tali da depotenziare l'azione amministrativa tanto sotto il profilo dell'erogazione dei servizi quanto sotto il profilo della programmazione e, quindi, dell'efficienza.

Oggi voltiamo finalmente pagina. C'è stata la consapevolezza, da parte di tutte le forze politiche, che i progetti previsti dal PNRR passano per il reclutamento di personale qualificato, che possa garantire quella che è stata definita la cosiddetta messa a terra di questo impianto di trasferimento di energia, di ripresa di energia, di resilienza, che ci viene dal Recovery Fund e dal Recovery Plan.

E siamo felici oggi di assistere alla trasformazione, a un cambio di registro da parte del Ministro Brunetta, il quale sembra mostrare un diverso approccio rispetto ad un incarico di governo che in passato l'aveva visto puntare il dito contro il pubblico impiego, il quale rappresenta una vasta realtà di lavoratori qualificati, e non certo di fannulloni, come ebbe a dire, forse colto da un incauto malessere personale, comunque ingiustificato e ingiustificabile ancora oggi. Nella pubblica amministrazione ci sono persone preparate che molto spesso, senza avere le condizioni e senza avere il supporto necessario, portano avanti l'azione amministrativa dello Stato e gli interessi dello Stato, e a loro va onore e riconoscimento.

Certo, avremmo preferito che questo provvedimento contenesse procedure di concorso e di ricorso ad esperti più rispettoso delle modalità di accesso nella pubblica amministrazione previste dalla Costituzione e dalle leggi di riferimento in materia e avremmo preferito che si ponesse maggiore attenzione alla valutazione dei titoli, alla valutazione delle prove d'esame, piuttosto che fare riferimento all'esperienza di lavoro. Perché? Perché una valutazione sull'esperienza di lavoro riteniamo non sia particolarmente rigida, non sia particolarmente imparziale e possa aprirci allo spettro di disparità di trattamento o, peggio, di clientelismo. Come MoVimento 5 Stelle, tuttavia, saremo vigili perché ciò non accada, perché venga assicurata ai cittadini la necessaria trasparenza e il merito nell'accesso al lavoro nella pubblica amministrazione. Le procedure concorsuali e il piano di assunzioni previsto potenzieranno ogni ordine e grado degli uffici pubblici, realizzando forse per la prima volta, in misura così consistente, quell'articolo 97 della Costituzione, laddove l'affermazione della sospirata imparzialità e buon andamento della PA presuppone organici adeguati e un potenziamento sostanziale e qualificato della forza lavoro destinata a risollevare il nostro Paese nella funzione pubblica assolta.

I progetti previsti dal PNRR si realizzeranno avendo tra le fondamenta questo provvedimento di legge che andremo a votare, perché è proprio attraverso questa iniezione di energia lavorativa nuova e qualificata che si potrà far fronte comune per realizzare ogni progetto destinato alle generazioni future, ai giovani.

Votiamo un'operazione di reclutamento del personale mai vista fino a oggi, che cambierà non solo gli uffici pubblici, ma soprattutto la cultura del servizio e la cultura dell'efficienza; cultura che deve essere il nostro faro, nella vita politica così come nelle nostre piccole esistenze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, membri del Governo. Beh, leggendo il dossier che è stato preparato per l'Aula uno si aspetterebbe, anche vedendolo - lo dico per chi ci ascolta e ci vede anche fuori da quest'Aula - un lavoro accurato: ci sono circa 500 grammi di carta che ci sono stati dati e sembravano anche inizialmente utilizzati per qualcosa di utile. In realtà, andando a leggere con accuratezza tutto il provvedimento e il dossier che viene sottoposto a quest'Aula, ci si accorge ben presto che c'è stato un lavoro magari anche importante, ma fatto assolutamente con velocità e poca accuratezza. Se uno va ad analizzare i vari articoli e che cosa questi articoli vanno poi a toccare e a modificare, presto si vede che la qualità del lavoro di questo provvedimento non è sicuramente all'altezza di qualcosa che dovrebbe cambiare il Paese, nei prossimi anni, perché questa conversione fa parte del PNRR, quello che viene venduto a tutti gli italiani come la panacea di tutti i mali, come un qualcosa che farà ripartire l'economia del Paese.

In realtà, su qualcosa tipo 265 pagine di dossier, basta soltanto arrivare a pagina 19, che cito non tanto per l'importanza che ha dal punto di vista legislativo ma per l'importanza che fa capire hanno dato quelli che hanno realizzato questo dossier a questa normativa. Allora, vado a leggere testualmente che servirà la parità di genere nelle commissioni esaminatrici. Chi è andato a redigere questo dossier ha scritto: “fermo restando l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di riservare alle donne, esperte di provata competenza nelle materie di concorso e salvo motivata impossibilità, almeno un terzo dei posti delle commissioni di concorso (…). Leggendo queste poche righe, mi rendo conto che chi ha realizzato questo dossier lo ha fatto su un argomento che è stato venduto da chi mi ha preceduto della maggioranza come qualcosa di assolutamente innovativo: il fatto che si debba specificare che la parità di genere è rivolta alle donne, riservando alle donne, non quindi alla parità di genere; e poi questo genio, che è andato a verbalizzare, a scrivere questo, è andato anche ad inserire che le donne devono però essere esperte, di provata competenza. Mi chiedo se anche degli uomini, che fanno parte delle commissioni esaminatrici, hanno scritto che devono essere esperti e di provata competenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Di cosa stiamo parlando? Noi ci troviamo davanti ad una maggioranza che redige un dossier di questo tipo e mentalmente chi lo redige inserisce la parola “donna” e dice che devono essere di provata competenza ed esperte, cioè una cosa delirante. Questo dà l'idea di quanto chi ha affrontato questi argomenti abbia una mentalità che non è la nostra, ma è quella di una sinistra che apre e dice “sì, parità di genere non solo alle donne”, ma a chissà chi ormai, però, quando va a redigere i provvedimenti, ha una chiusura mentale e indica le donne, però dice che devono essere esperte.

Allora, mettiamoci anche che devono essere riservati anche ad un terzo di uomini e specifichiamo che anche gli uomini devono essere esperti. Questa persona che ha scritto questa cosa non merita di essere all'interno di un Parlamento a redigere questi atti o all'interno di un Ministero. Questo solo per capire a che punto siamo arrivati qui, all'interno, facendo velocemente degli atti che probabilmente nessuno ha pensato di rileggere o di controllare, perché, altrimenti, sarebbe bastato questo a far modificare e magari far rinvenire chi ha scritto queste cose.

Voglio esaminare alcuni punti che per me sono quelli più fondamentali di questa norma, anche se, in realtà, di cose fondamentali ce ne sono parecchie, perché questa norma andrà a modificare in modo assolutamente disorganico molti aspetti della vita del nostro Paese.

Allora, da una parte si introduce, e sembra a mio avviso una “marchetta” da poter vendere ai sindacati, l'ampliamento della mobilità volontaria, riducendo di parecchio il consenso per quanto riguarda la possibilità di spostarsi per i pubblici dipendenti.

In realtà, mentre si va ad inserire questo aumento di possibilità di mobilità, che poi si va in realtà ad incanalare soltanto in alcuni settori, quindi il titolo c'è e anche bello grosso, aiutiamo i dipendenti a muoversi, i pubblici dipendenti potranno chiedere più agevolmente la mobilità; poi, in realtà, quando si va a vedere, si viene comunque incanalati in vincoli abbastanza stretti. Quindi, è un titolo, ma poi in concreto questo si potrà fare molto meno. Dall'altra parte, si va a dire che, nell'amministrazione della giustizia, si assumeranno 16.500 dipendenti che però saranno assolutamente vincolati, per tutta la durata del loro lavoro a tempo determinato, a rimanere in quella sede, senza possibilità di mobilità. Allora, a chi è abituato a girare nelle pubbliche amministrazioni e anche nei tribunali viene un dubbio: ma se noi, da una parte, aumentiamo la mobilità di tutti i dipendenti che già oggi sono all'interno della pubblica amministrazione e, dall'altra parte, annunciamo anche in questo caso che, invece, ci sono 16.500 dipendenti che vengono assunti e sono bloccati per la durata del loro contratto in quelle amministrazioni, quello che succederà - e prevedibilmente succederà - è che i dipendenti, che oggi ci sono e ai quali si aumenta la mobilità, se ne andranno da quei posti. Quindi, non ci sarà un incremento di 16.500 unità dove queste unità serviranno, ma queste 16.500 unità verranno prese a tempo determinato e andranno ad occupare dei posti che saranno liberati dai dipendenti a tempo indeterminato che, con una mobilità aumentata, se ne andranno da quei posti. Quindi, il problema giustizia rimarrà assolutamente invariato perché chi già c'è se ne potrà andare più agilmente e chi arriva andrà soltanto, con meno esperienza, a coprire quei posti, e peraltro a tempo determinato, quindi con una situazione che, fra pochi anni, si ripresenterà, a questo punto, più grave di prima.

Poi, non si capisce esattamente per quale motivo, ma si dà a questi nuovi assunti tutta una serie di incentivi in quanto ad accesso facilitato al concorso per il notariato, all'avvocatura, all'ingresso in magistratura. Sì, tutte cose molto utili, ma non si capisce perché esattamente con il PNRR, con questo documento, si debbano dare tutti questi benefici se, negli anni scorsi, per tutti gli altri concorsi questa serie di agevolazioni non è stata data. Non sembra neanche che c'entri molto con l'arrivo di denaro che arriva dall'Europa per il rilancio dell'economia. Cosa c'entra l'accesso facilitato al notariato da parte di uno che ha svolto attività in tribunale? Qualcuno, per qualche motivo, qualche funzionario probabilmente, a pensar male, magari con qualche nipote che vuole essere assunto temporaneamente e accedere più velocemente ad alcune categorie, come la magistratura, il notariato o l'avvocatura, ha pensato bene di inserirci dentro questo tipo di agevolazione che poco però ha a che vedere con questa norma.

Poi mi ha colpito, a pagina 136 del dossier, l'articolo 7-bis, che riguarda il reclutamento del personale del Ministero dell'Economia e delle finanze, e l'articolo 8 sul reclutamento di personale per le attività di controllo, audit, anticorruzione e trasparenza. Allora, andando a vedere esattamente cos'è questo aumento dei dipendenti e del controllo, quando si è saputo che sul nostro territorio sarebbero arrivati 250 miliardi di euro, questo ha interessato sicuramente le imprese, che però, quando hanno visto dove andavano di preciso questi denari, cioè in digitalizzazione e innovazione, magari alcune sono state interessate e altre meno, ma di sicuro ha interessato la malavita. A quel punto uno dice: con un flusso di denaro così importante sicuramente lo Stato avrà pensato di effettuare controlli efficaci, perché stiamo parlando già oggi - quello delle truffe ai danni dello Stato, l'evasione fiscale - di un settore che vede sempre più processi importanti che arrivano nei nostri tribunali. Nei prossimi anni butteremo all'interno dell'economia 250 miliardi, e quindi ci si aspettava un incremento importante. Infatti, questo dossier non poteva non trattare questo argomento. Allora, con curiosità sono andato a vedere di quanto aumentavano questi controlli perché l'Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza saranno sicuramente interessate da questo fenomeno per controllare eventi ed elementi distorsivi del sistema anche dal punto di vista illegale, magari della malavita.

Allora si vede che, grazie all'articolo 7-bis sul reclutamento di personale per il Ministero dell'Economia e delle finanze, presso il Dipartimento del Tesoro si istituiscono sei posizioni di funzione dirigenziale di livello non generale e una posizione funzionale dirigenziale di livello generale di consulenza, studio e ricerca. Quindi, sette posti ben retribuiti li abbiamo messi: sette posti sul territorio nazionale.

Poi arrivano la bellezza di 145 posti, di cui 50 unità da assegnare al Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, 30 unità al Dipartimento del tesoro, 30 unità al Dipartimento delle finanze, 35 unità al Dipartimento dell'amministrazione generale del personale e dei servizi e 75 unità da inquadrare nell'area II, posizione economica F2, comparto funzioni centrali, da assegnare al Dipartimento RGS, più 1 posto di funzione dirigenziale di livello generale di consulenza, 3 incarichi a livello dirigenziale e 3 incarichi da conferire nella facoltà di Dipartimento, 1 posizione di funzione dirigenziale di livello generale di consulenza e praticamente - udite, udite - abbiamo finito con l'aumento di personale.

Allora, voi ben capite che in uno Stato come il nostro, dove ci sono 107 province, si tratta di una goccia nell'oceano, perché inserire qualcosa tipo 230-240 persone, delle quali una buona parte ha funzioni dirigenziali - ed è lì probabilmente per verificare che qualcosa che magari fino a oggi non è stato verificato funzioni correttamente, con un lauto stipendio - e, chiaramente, con indicazione diretta da parte del Ministero, perché per queste funzioni non è indicato che si proceda per concorso, lascia capire che sembra più un'occasione per sistemare e creare una ventina di posti interessanti e 145 posti che servono giusto, giusto a far funzionare qualcosa da qualche parte, quando invece la mole di lavoro e di controlli che ci dovrebbero essere per l'arrivo di questo denaro sul territorio dovrebbe essere molto più tangibile e visibile anche negli uffici territoriali periferici, che sono quelli che dovranno affrontare le emergenze.

Io ricordo che vengo dall'Emilia, da Reggio Emilia, che è la terza provincia in Italia per riciclaggio (questi sono i dati che sono stati forniti poche settimane fa). Io mi chiedo, in una provincia come questa, ma ce ne sono anche molte altre, come si potrà fare con un'assunzione di così poche persone e, quindi, forse arriverà una persona - non so - o probabilmente non arriverà nessuna di queste 200 persone che vengono assunte per gestire 250 miliardi che arrivano sul nostro territorio. È una facile profezia quella di dire che fra un po' ci si accorgerà che l'organico attuale non è sufficiente per verificare e controllare che l'arrivo di quel denaro e la gestione di quel denaro è fatta in maniera lecita sul nostro territorio. Mi aspettavo ben altro da questo provvedimento, che parlava anche di giustizia, e inserisce una piccola appendice anche per quello che riguarda l'Agenzia delle entrate.

Un ultimo appunto su questo. Se qualcuno si fosse degnato di andare a vedere durante il periodo della pandemia - ci siamo ancora in mezzo e, quindi, si tratta solo di pochi mesi fa - il funzionamento degli uffici periferici dell'Agenzia delle entrate, dove vi è stato un potenziamento dello smart working, si sarebbe accorto che in molti casi si parla di smart working - e anche qui questa parola, in questo dossier, viene ripetuta più volte - ma vi è un'anomalia, nel senso che l'Agenzia delle entrate non fornisce i dispositivi per accedere da casa al lavoro in smart working e non vi è nessun obbligo da parte del dipendente di munirsi di un computer da casa. Questo, chiaramente, è da verificare e non soltanto perché l'ho visto con i miei occhi e mi è stato riferito, ma ci sarebbe da andare a verificare quanti dipendenti in realtà si sono muniti o sono stati in grado di munirsi perché lo stipendio gli è comunque arrivato.

Di tutto questo, però, non si è mai sentito parlare né sui giornali né in quest'Aula e soprattutto si va ad affrontare un tema come lo smart working, senza pensare alle strumentazioni da dare ai dipendenti che devono lavorare da casa, alla linea Internet, alla linea dati che va fornita ai dipendenti. Quindi, diciamo che l'attività andrà svolta prevalentemente in smart working e lo stipendio sicuramente viene dato, ma per il computer e la linea dati qui non si parla di dispositivi o di altro. Questa è una gravissima carenza, perché una cosa è pensare le norme qui all'interno e un'altra cose è verificare la corretta esecuzione di questi dispositivi quando poi si arriva nel caso concreto.

Vi era, poi, la soddisfazione di aver visto l'assunzione di 16.500 nuovi dipendenti per l'amministrazione della giustizia; intanto, probabilmente, entreranno non solo per lo stipendio, ma per avere tutte quelle agevolazioni che poc'anzi ricordavo, cioè l'accesso facilitato alla professione forense, al notariato, alla magistratura o a una futura dipendenza presso il Ministero. Però, vi è anche la consapevolezza che fra pochi anni questi 16.500 dipendenti verranno meno, perché il contratto è assolutamente a termine. Allora, ci si chiede se e quanto tutto ciò abbia senso. Se è una manovra quella di scrivere che sono a tempo determinato, perché siamo in Italia e poi fra qualche anno verranno stabilizzati, allora il problema magari verrà anche risolto, ma viene risolto in un modo sbagliato, cioè non chiarendo esattamente quello che si vuole fare; se, invece, si pensa, fra 3 o 4 anni o magari dopo qualche proroga, di interrompere veramente il rapporto di lavoro con questi soggetti e, quindi, fare risprofondare, a questo punto all'improvviso, tutto il sistema giudiziario italiano nel caos, togliendo tutti questi dipendenti in un unico colpo, a questo punto la soluzione probabilmente è peggiore del male, perché, se oggi il sistema giudiziario barcolla ma regge, inserire 16.500 dipendenti per toglierli di colpo potrebbe non essere la soluzione ideale.

Quindi, o c'è una riserva mentale che fa capire che questo dossier è fatto per venircela a raccontare, ma poi ci sarà qualcosa di diverso, oppure ci sarà un danno concreto che si andrà a manifestare fra qualche anno, quando queste persone usciranno dal sistema giustizia.

Anche per questo motivo non si capisce - o meglio, sì, ufficialmente si capisce - l'utilità che ha la formazione di questi soggetti, cioè introdurre dei soggetti nel sistema giudiziario, formarli, formarli con dei corsi, formarli anche accuratamente, ma poi cosa succederà? Se ne andranno veramente, dopo tutto questo denaro speso per la formazione? Denaro e tempo, perché quando si inseriscono delle persone nuove non partirà il sistema da domani facendo funzionare correttamente tutti questi dipendenti, perché la formazione porterà via del tempo, del tempo sia come orario lavorato sia del tempo dal tempo complessivo che questi contratti a termine hanno. Allora, non si capisce tutta questa volontà di fare formazione a questi soggetti, che poi non la utilizzeranno o la utilizzeranno successivamente per fini privati, accedendo ad altre professioni. Quindi, è bellissimo sempre parlare di formazione ma in realtà, quando poi si parla di formazione da un punto di vista concreto, bisogna che questa formazione dopo o la si sfrutta o altrimenti ha avuto soltanto un costo.

Vedete io divago un attimo. Fin da quando ero ragazzo, sentivo parlare dell'importanza della scuola sul territorio nazionale. Quindi, studiate, studiate; servono diplomi e soprattutto lauree per mandare avanti il Paese, ma ci troviamo in un Paese dove 200.000 laureati escono ogni anno e, fino a pochi anni fa, entravano 180.000 clandestini, di cui un quarto era analfabeta. Tutta questa politica di “studiamo, studiamo” la faceva la sinistra e la politica dei porti aperti continua a farla la sinistra. Quindi, c'è qualcuno che deve mettere razionalità nelle scelte che fa. Se serve lo studio e se serve la formazione, poi questa formazione e questo studio devono servire un po' anche nel mondo del lavoro in Italia e in questo caso nel settore giudiziario, senza poi far fuggire in altri comparti o magari addirittura all'estero questa formazione che andiamo a fare.

Per quello che riguarda, invece, sempre la parità di genere, che viene richiamata più volte - si vede che chi ha scritto questo dossier e anche questa normativa ci teneva, come già esaminato prima, veramente tanto, almeno a parole - si va ad inserire un articolo specifico, il 17-quater, per l'assunzione dei dipendenti della pubblica amministrazione. Si va ad inserire qualcosa di abbastanza particolare anche in questo caso, oltre ai fantastici termini inglesi che mai mancano, specialmente, in questo Governo. Scusatemi se non leggerò correttamente, ma “empowerment delle donne”: anche in questo caso, chi ha scritto non si è dimenticato che il potenziamento va fatto per le donne, invece, che, magari, per tutte le categorie, inserendo una dicitura del tipo “nell'ambito dei programmi di investimento nella formazione dei dipendenti pubblici, di inserire moduli obbligatori su empowerment delle donne”. Anche qui, si capisce - e lo dico da uomo - che qualcosa non funziona, perché si cita in modo compulsivo il fatto che siano le donne a dover essere aiutate e potenziate - quando, ormai, anche la sinistra più moderna ha capito che ci sono oltre 27 generi, almeno così sostengono - e si continua a dire che c'è un problema di questo tipo, per, poi, andare, anche in questo caso, a sottolineare che, per quello che riguarda l'assunzione a tempo determinato, vi deve essere sì una percentuale di donne sulle assunzioni, ma soltanto nel caso in cui non vi sia il concorso, cioè, se vi è il concorso, deve vincere il migliore. Questo è assolutamente giusto, però ricorda questa disomogeneità, perché, quando si parla di concorso e che deve vincere il migliore e, negli altri casi, ci devono essere delle quote riservate, direi anche quote protette (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però queste quote vengono sempre indirizzate in un unico senso, perché chi ha scritto questo dossier e questa norma, probabilmente, è più sessista di molti italiani che stanno ascoltando in questo momento e che capiscono che, da sempre, deve vincere il migliore nelle competizioni. Questo è quanto si può capire da questo dossier.

Poi vorrei toccare un ultimo tema che mi è molto caro, perché molti di quelli che hanno analizzato anche il PNRR ritengono che sia stato realizzato per un'economia europea. Io avevo anche qualche dubbio che chi l'ha realizzato esattamente con l'indicazione di quei fondi e di quelle destinazioni l'abbia fatto per il bene dell'Italia. Mi è stato spiegato che, probabilmente, era soltanto un incapace, che vede l'Italia come un'economia media europea, perché il PNRR fatto in questo modo andrà bene sicuramente per la Germania, per la Francia e per altre grosse economie europee, ma per l'Italia, che si fonda su un sistema di produzione anche di dimensione più piccola, che ha una piccola e media impresa molto più viva e, soprattutto, un sistema della cultura e un patrimonio culturale come il nostro, probabilmente andavano fatti investimenti e potenziamenti di altro tipo. Allora, si va a leggere che, anche in questo dossier, in questa normativa, non ci si è dimenticati di citare la cultura, la cultura non viene tralasciata, almeno così ci si aspettava, andando a leggere tutto questo. A pagina 36, con riferimento all'articolo 1-bis, viene detto “Misure urgenti per l'attuazione del PNRR da parte del Ministero della Cultura”. Allora, con tanta curiosità e anche molte aspettative, sono andato a leggere cosa dice l'articolo 1-bis. L'articolo 1-bis, a un certo punto, dice che assumiamo 270 dipendenti. Perfetto. Su 107 province, diciamo che, in un Paese come l'Italia, abbiamo assunto due persone per provincia. Immaginiamo il fortissimo sviluppo che questo consentirà al nostro Paese in materia di cultura, quando, invece, gli investimenti dovrebbero essere ben altri, in personale qualificato e anche in numero superiore, perché, se si vuole veramente potenziare qualcosa, non si assumono 270 dipendenti su tutto il territorio nazionale. Come è stato ricordato, abbiamo 3,2 milioni di dipendenti pubblici: direi che 270 sono quelli che, magari, escono ogni giorno, ogni due giorni, per pensionamento nel nostro Paese. Quindi, ci ritroviamo ad assumere, di facciata, 270 dipendenti, per avere personale non dirigenziale ad elevata specializzazione tecnica, da inquadrare nell'area 3, posizione economica F1, nel comparto funzioni centrali. Io mi chiedo come faremo a valorizzare tutto il patrimonio artistico che abbiamo sul territorio con 270 unità da inserire nel comparto funzioni centrali. Chiaramente, anche in questo caso, si tratta di tempo determinato, quindi, anche in questo caso, vi è la possibilità di non rinnovare, non sarà - non sembra almeno per il momento - un aumento fisso, anche se si tratta di poche unità.

Ma quello che lascia più sconcertato, almeno chi legge, è che anche in questo articolo, a fronte di poche unità assunte, che, probabilmente, non avranno favoritismi, ma andranno a cercare di migliorare il nostro Paese e la cultura, per quel poco che potranno - magari, qualcuno di più, qualcuno di meno -, il comma 7 dispone che la misura massima del 15 per cento, di cui all'articolo 24, comma 3, primo periodo, del decreto-legge n. 104 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 2020, relativo al conferimento di incarichi di funzioni dirigenziali a personale esterno all'Amministrazione, possa essere incrementata fino a un terzo, tenuto conto della necessità di dare attuazione al PNRR. Cosa significa? Che, se prima si potevano dare affidamenti diretti esterni di funzioni dirigenziali a personale esterno fino al 15 per cento, con questo articolo si potrà incrementare fino a un terzo del 15 per cento, a oltre il 33 per cento. Quindi non voglio aggiungere altro, perché penso di aver già spiegato quanta stima ho io di chi ha redatto questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà. Deve alzarsi in piedi, collega.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, chiedo il leggio.

PRESIDENTE. D'accordo.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentante del Governo, innanzitutto, visto che trattiamo di un provvedimento sul pubblico impiego e su quelli che sono, di fatto, un riconoscimento e anche un una pianificazione del pubblico impiego, mi sembra doveroso iniziare con un ringraziamento agli assistenti parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che sono la rappresentanza più alta e più importante del lavoro di collaborazione con il Parlamento e, molto spesso, mettiamo a dura prova sia la loro pazienza che la loro abnegazione. Credo che sia un lavoro discreto e silenzioso che vada riconosciuto, a cui chiediamo, spesso, anche qualche gesto atletico di troppo, ma mi sembrava un ringraziamento doveroso e sincero.

Presidente, rappresentanti e colleghi, sono tanti gli elementi che emergono da questo provvedimento, i cui dati meritano una lettura approfondita, ma questi pochi tratti, già trattati anche dal collega Vinci in maniera molto dettagliata sull'articolato, possono essere sufficienti per una qualche considerazione di contesto.

La prima: la pandemia, vero e proprio disastro umano e sanitario, rappresenta non di meno una preziosa opportunità di ripensarci come società e la buona notizia sembra essere anche che la politica, con riferimento alla PA, pare aver colto il senso di questa occasione, vista l'attenzione rivolta alle amministrazioni in questa fase, anche grazie alla necessità di implementare il PNRR, per il deciso cambio di marcia su una narrazione pubblica circa la burocrazia. La seconda opportunità, colleghi, accanto alle indispensabili conoscenze amministrativo-contabili, è che è improcrastinabile impostare il reclutamento e formazione continua del personale pubblico in termini di competenze delle persone. È innegabile, da questo punto di vista, la spinta propulsiva data dall'utilizzo massiccio del lavoro agile, pur nella sua forma ibrida e forzatamente casalinga, durante il periodo dell'emergenza sanitaria, che ha posto personale e dirigenza davanti a un aut aut: modificare radicalmente il proprio vecchio modus operandi e adattarsi, orientandosi con mille difficoltà, al risultato e alla consegna dei progetti, o implodere. La terza opportunità: il momento particolarmente vivace che attraversa il dibattito circa il miglioramento della macchina pubblica è certamente utile per una riflessione di prospettiva circa quella che appare essere la retorica della PA dei migliori, che torna à la page nell'era del PNRR. Sembra, infatti, colleghi che finalmente si cominci a porre seriamente una fondamentale domanda: che pubblica amministrazione vogliamo? E per far cosa? È una domanda che non può che collocarci in una prospettiva di sviluppo, che travalica, evidentemente, l'orizzonte di una legislatura o, peggio, di un Esecutivo, che impone alla politica un tema di visione di almeno una generazione e che ci obbliga, allo stesso tempo, ad iniziare a riconsiderare come organizzare la trasformazione e lo stesso funzionamento delle strutture pubbliche, tenendo presente che la digitalizzazione è fondamentale, ma, tuttavia, servente rispetto a ripensare i processi e le dinamiche che sino a ieri hanno governato la macchina amministrativa.

Presidente, se può far fare un po' di attenzione all'Aula, grazie…magari non state di spalle, colleghi. Si parla di retorica perché l'idea di avere una PA popolata di donne e uomini perfettamente performanti, quasi dei robot infallibili, o degli arconti, chiamati a dirigere la polis platonica, va a braccetto col mito del traguardo della riforma finale e definitiva della PA stessa. Non si è sinora colto appieno che la pubblica amministrazione, colleghi, non è altro che un'organizzazione, forse la più complessa, e che, come tale, soffre dei problemi di tutte le organizzazioni: si regge sulle persone, il vero capitale su cui poggia e, ove non curata in modo appropriato e continuativo durante tutto il suo ciclo di vita, rischia di deperire e avvizzire.

Se questo è vero, dunque, ha poco senso immaginare una PA dei migliori quanto lavorare per un'amministrazione pubblica che, in un processo di continua trasformazione, sia capace di reclutare con intelligenza e mettere le persone giuste al posto giusto, valorizzando inclinazioni, vocazioni e dimensioni personali. È il momento, insomma, di uscire dalla caverna platonica, di lasciarsi dietro le spalle le ombre tremule, cui siamo da sempre abituati, e di fare i conti con il sole della realtà. Le evidenze ci dicono che le condizioni ci sono; sta oggi alla politica e alla stessa burocrazia non perdere un'occasione storica e irripetibile. Servono nuovi esperti di trasformazione digitale, di pianificazione e controllo, di progetti europei in un quadro di formazione, che è ancora troppo carente. Certo, colleghi, ci uniamo all'invito e all'appello fatto da colleghi che mi hanno preceduto di altre forze politiche rispetto al riconoscimento dell'eccellenza di molti dirigenti, impiegati e funzionari dello Stato che, in maniera silenziosa, che in maniera assolutamente misconosciuta, fanno il proprio dovere e mandano avanti la macchina tutti i giorni, senza che nessuno lo riconosca. Fratelli d'Italia è sempre stato al loro fianco e lo sarà sempre. Un terzo dei fondi del PNRR sarà dedicato alla digitalizzazione, ma andiamo nello specifico. L'articolo 10, modificato dal Senato, prevede l'assunzione di un contingente fino a 338 unità presso la Presidenza del Consiglio, con contratto a termine fino al 31 dicembre 2026, per fornire sostegno alla trasformazione digitale delle amministrazioni centrali e locali. Autorizza, inoltre, l'Agenzia per l'Italia digitale (AgID) ad assumere un contingente di 67 unità di personale a tempo determinato, con termine massimo al 31 dicembre 2026. Vedete, colleghi, tali reclutamenti sono autorizzati subordinatamente all'approvazione da parte della Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza; il comma 1 prevede, infatti, l'istituzione di un contingente, fino a un massimo di 338 unità di personale, presso la Presidenza del Consiglio nella sua struttura competente per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale; questo fino al 31 dicembre 2026. Al riguardo - e lo dice il dossier della Camera, non certo Fratelli d'Italia - potrebbe valutarsi l'opportunità di un coordinamento con il principio generale stabilito dall'articolo 31, della legge n. 400 del 1988, in base al quale i decreti di conferimento di incarico ad esperti, nonché quelli relativi a dipendenti di amministrazioni pubbliche diverse dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, o di enti pubblici, con qualifica dirigenziale equiparata in posizione di fuori ruolo e di comando, ove non siano confermati entro tre mesi dal giuramento del Governo, cessano di avere effetto, secondo il cosiddetto spoil system. Fin qui la citazione. Questo contingente è allestito per fornire sostegno alla trasformazione digitale delle amministrazioni centrali e locali, onde attuare gli interventi di digitalizzazione, innovazione e sicurezza della pubblica amministrazione, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Sul reclutamento degli esperti sopra ricordati dispone il comma 2. Il testo originario del decreto-legge prevedeva che essi fossero individuati previa procedura selettiva con avviso pubblico. Tale dicitura è stata espunta dal Senato, chissà come mai; rimane, pertanto, che la individuazione degli esperti da reclutare avvenga previa valutazione dei titoli, dell'esperienza professionale richiesta ed un colloquio almeno effettuabile anche in modalità telematica. Le valutazioni - secondo vocabolo introdotto dal Senato in luogo dell'originario “procedure selettive” - o singole loro fasi possono essere effettuate con modalità telematiche, anche automatizzate. Ancora, la modifica introdotta dal Senato novella relativamente all'articolo 8, comma 9, del decreto-legge n. 22 del 2021, il quale ha previsto che, presso la struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri competente per l'innovazione tecnologica e la transizione al digitale, operi un contingente composto da esperti in possesso di specifica ed elevata competenza nello studio, supporto, sviluppo e gestione di processi di trasformazione tecnologica e digitale, nominati ai sensi dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 303 del 1999; disposizione quest'ultima, colleghi, che disciplina l'avvalimento presso la Presidenza del Consiglio di personale per le prestazioni di lavoro di livello non dirigenziale. Ma, ora, vogliamo porre la vostra attenzione, colleghi, su quello che sta accadendo in un comparto della PA che proprio di digitale dovrebbe occuparsi e si sarebbe dovuto occupare in questi anni; facciamo riferimento proprio al tema delle assunzioni in AgID. Già con atto di sindacato ispettivo portammo all'attenzione del Governo il conferimento in ruolo di un dirigente di livello non generale da inserire nella direzione dell'ufficio affari giuridici e contratti, ora attribuito; ma vediamo nello specifico, colleghi, come è stata attribuita questa dirigenza. Tra i requisiti richiesti dall'avviso figurano: la capacità di leadership, problem solving e team building (perché tanto non siamo in Italia, per cui anche i requisiti dalla PA devono essere espressi con frasi idiomatiche ed espressioni anglosassoni); si tratta di requisiti che, a prima lettura, ci sono sembrati abbastanza inusuali. Come è possibile, colleghi, desumere da un curriculum vitae le capacità di leadership? Ci chiediamo, inoltre, come si possa inserire un tale requisito fra quelli necessari. Se l'incarico riguarda “competenze in tema di coordinamento delle attività di elaborazione delle linee guida, gestione della fase sanzionatoria dei provvedimenti di vigilanza, gestione del contenzioso e delle situazioni di precontenzioso dell'Agenzia, coordinamento delle attività del difensore civico”, perché, colleghi, fra questi requisiti non si fa riferimento al possesso di competenze ed esperienze in materia di contratti pubblici e appalti, ma si valorizzano, piuttosto, quelle inerenti al web e alla privacy?

Inoltre, l'avviso – curiosamente, colleghi, perché succedono fatti curiosi nella PA - non è stato pubblicato nell'apposita sezione concorsi, dove ci saremmo aspettati che sarebbe stato pubblicato, relativa al personale dipendente, ma all'interno della sezione trasparenza - trasparenza! - e avvisi, normalmente utilizzata per la selezione di consulenti, senza alcuna altra forma di pubblicità. E quindi chiediamo, colleghi, e chiediamo anche al rappresentante del Governo, appena ha il tempo di alzare lo sguardo dal suo telefonino: si può verificare questa evidenza? Lo stiamo dicendo in Aula, cos'altro dovremmo fare, un esposto all'Anac? Si può valutare con quali requisiti e con quali procedure sia stata fatta, all'AgID, la selezione di questa dirigenza? Perché è tema proprio di questo provvedimento, perché qui, in questo provvedimento, di selezione di dirigenti ce ne sono tantissime nella PA; e sicuramente serviranno e saranno necessarie per la realizzazione del PNRR. Ma se questo è il sistema, se è il modo con cui la PA, anche nelle sue agenzie principali che principalmente si occupano di digitale, fa la propria selezione delle dirigenze, sottosegretario Bini, come mai non c'è un organismo? Credo sia l'Anac, ma penso ci siano anche altre realtà vigilanti, oltre ovviamente al Parlamento, se almeno questa facoltà ce la lasciate ancora, se non dobbiamo stare qui, come notai, soltanto a ratificare, in maniera vergognosa, provvedimenti che fate passare un quarto d'ora in Commissione, tagliando addirittura la possibilità dell'opposizione di presentare emendamenti e di discuterli. Fateci sapere che cosa avviene all'AgID, perché è di interesse pubblico, perché quelli, colleghi, sono soldi pubblici, perché questa dirigente nominata sarà anche bravissima, ma vorremmo sapere perché non è stata data la data la possibilità ad altri dirigenti di partecipare a questo concorso, perché questo concorso è stato nascosto in una sezione non appropriata, non deputata ai concorsi, sottosegretario Bini.

Abbiamo avuto - e abbiamo - il grande sospetto che, come una metaforica sartoria, ci fosse un qualche sarto di intelligenza sopraffina, che, quando si tratta di nominare dirigenti all'interno delle agenzie, riesce in maniera talvolta anche un po' goffa - e quindi i vestiti non vengono proprio benissimo - a fare dei cartamodelli che poi, guarda caso, possono essere indossati da delle persone che hanno esattamente quel modello e quel fisico. Riandatevi a guardare chi ha vinto quel concorso, non lo dirò per rispetto della privacy, per rispetto della persona, perché sono un garantista, non lo dirò in Aula, ma andatevi a vedere chi ha vinto quel concorso, andate a digitare “concorso dirigente AgID” e scoprirete che forse qualcosa non suona, diciamo.

Vedete, parlo dell'AgID perché l'AgID è proprio l'esempio, il paradigma di quello che stiamo discutendo oggi, e cioè: accelerazione, assunzione, potenziamento della PA, per realizzare il PNRR, in particolare per l'innovazione digitale. E quale migliore esempio dell'AgID? Vedete, in AgID mancano i dirigenti, e ne hanno fatto uno in questo modo, manca una pianta organica, che pare essere comparsa solo in questi giorni, ma contestata da tutti i sindacati, che sia coerente con il codice dell'amministrazione digitale e il regolamento di organizzazione, tema posto anche dai sindacati dell'ente.

In questo senso, colleghi, poniamo il tema della formazione dei dirigenti sulla digitalizzazione. Proprio qualche giorno fa, un dirigente di LAZIOcrea ha lasciato un PC acceso, lavorando in smart working, e, come è noto, è avvenuto un attacco hacker di proporzioni enormi: terrorismo informatico - ci ha informato e ha denunciato il presidente Zingaretti - nei confronti della regione Lazio. Dal 1° agosto è finito sotto attacco il servizio di prenotazione dei vaccini - pensate, compreso il mio, ero prenotato per l'8 agosto, quindi chissà dove stanno i miei dati sanitari in questo momento, magari in Germania, magari in Azerbaijan, magari li sta consultando qualche dignitario turco - in cui sono contenuti tutti i dati sanitari dei cittadini del Lazio, 7 milioni di persone. Peggio: non sono stati rubati, sono stati chiusi in una metaforica cassaforte criptata, con tanto di possibile, eventuale, probabile richiesta un riscatto. E quindi che cosa fanno i nostri abilissimi esperti informatici? Non ci piegheremo a pagare un riscatto. Non hanno fatto un doppio backup sotto protezione, no! Ne hanno fatto uno solo e gli hacker hanno criptato anche quello. Quindi, che cosa stiamo facendo? Stiamo provvedendo alla decrittazione, e buona fortuna! Gli esperti informatici sanno che cosa significa: significa che devi estrarre, proprio come se fossero segmenti informatici, uno per uno, ogni dato, ogni banca dati, ogni gruppo di dati, andando a decrittarli singolarmente, 7 milioni di dati, pensate un po', compresi quelli delle più alte cariche dello Stato, che hanno ricevuto le somministrazioni per lo più a Roma. Pensate, forse, allo stesso Zingaretti. Poi, i colleghi del Partito Democratico mi spiegheranno, e forse anche il sottosegretario, come faccia un presidente della regione, per incentivare la campagna di vaccinazione, ad avere sei foto con sei mise diverse: ma quante dosi si è fatto Zingaretti? O forse le foto erano fake? Un problema, questo dei dati e della sicurezza, gigantesco. Un attacco che, secondo gli esperti al lavoro in queste ore, sembra sia certo essere arrivato dall'estero - ma che scoperta! - e causato da un virus ransomware infiltrato nel centro elaborazione dati della sede principale, in via Cristoforo Colombo. Questo c'entra tutto con questo provvedimento, perché stiamo andando ad assumere persone ed esperti proprio per evitare ciò e potenziare le nostre strutture e il coordinamento di tutte le strutture digitali della PA.

Il cyberattacco che ha colpito il portale della regione Lazio rispecchia il mondo nel quale si muovono gli hacker: una realtà ovviamente transnazionale, gestita da vere e proprie organizzazioni criminali, che negli ultimi anni hanno accresciuto il business dei ricatti digitali a dismisura, come è questo. Quindi, non è terrorismo. Come ha riferito anche al Corriere della Sera, Vittorio Gallinella, direttore dei sistemi infrastrutturali LAZIOcrea: di attacchi hacker “ne subiamo centinaia ogni giorno, ma non di questa portata. Stiamo decrittando, è la nostra controffensiva al malware, è l'unico modo per evitare riscatti o simili, ma ci vuole tempo e ci vorranno settimane di lavoro per uscirne, dobbiamo esportare” - come vi raccontavo - “interi database, ma a settori”. Gallinella ha assicurato che “tutti i protocolli di sicurezza sono rispettati sia dai singoli sia come sistema. Non ci sono stati falle o qualche tipo di alleggerimento di cosiddette porte laterali” - in gergo, backdoor - “da cui potrebbe penetrare un hacker. Come sono entrati?” - gli chiede giustamente il giornalista - “Le credenziali o le password si possono violare, ma non posso dire altro, perché questo è parte dell'indagine in corso”. Comprendete, colleghi? I nostri dati sanitari! Quando noi ci siamo battuti per l'Agenzia per la cybersicurezza, siamo stati la prima forza politica - andatevi a guardare l'ordine del giorno di settembre 2020 - a chiedere l'istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza, prima che il presidente Conte ne proponesse una che poi è stata smantellata dal Governo Draghi, appena insediato.

Gli analisti hanno appurato che non ci sono altri backup, quindi 7 milioni di dati sanitari sensibilissimi sulla vaccinazione criptati insieme al backup, e non esistono altri backup. Pertanto, se non si recupera la chiave, non potranno essere ripristinati. Scriveva ieri anche Il Corriere, quindi fonte pubblica. In attesa dell'esito delle indagini penali, l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, ha così ricostruito i fatti: “L'attacco hacker è partito dalla violazione di un'utenza di un dipendente in smart working (…) è stato criptato anche il backup dei dati ed è l'elemento più grave (…), i dati non sono stati violati ma immobilizzati (…) Siamo in guerra, come sotto un bombardamento. Si contano gli edifici che stanno in piedi e quelli che sono crollati”. Ma qual è, dunque, la società deputata a sovrintendere la gestione dei backup? LAZIOcrea la società in house della regione Lazio. Dal 2015 gestisce tutte le attività regionali legate alla progettazione preventiva e allo sviluppo e gestione dei sistemi informatici della regione. Come si legge nella relazione del bilancio 2020, la società nel corso dell'anno, ha continuato ad assicurare la gestione delle piattaforme tecnologiche trasversali - data center, eccetera - e il regolare esercizio dei sistemi basilari per l'operatività dell'amministrazione e dei servizi verticali a LAZIOcrea dalla regione Lazio. In dettaglio, si segnala anche la continuità alla gestione degli eventi e incidenti di sicurezza cibernetica. Dai data center dipendono sia l'erogazione dei servizi applicativi destinati agli utenti regionali e ai cittadini della regione Lazio sia i servizi infrastrutturali comuni, quali la salvaguardia dei dati con le opportune operazioni di backup pianificate.

Lo scorso 21 luglio - colleghi, ascoltate - la Corte dei conti - questo per rispondere a Zingaretti che parlava di attacco terroristico - ha approvato la relazione sulla gestione dei servizi informatici nel sistema sanitario della regione Lazio negli anni 2018-2019. Tuttavia, la Corte ha messo nero su bianco anche alcuni rilievi. “In merito allo stato di attuazione e funzionamento dei programmi - è la Corte che parla - delle infrastrutture informatiche, condivisi tra la regione e gli enti del servizio sanitario regionale, inclusa la partecipazione della società LAZIOcrea si rileva che l'impiego unitario degli stessi non impedisce l'acquisto da parte di ciascuna azienda di moduli sovrapposti a quelli regionali, che risultano però - ascoltate, colleghi - mal programmati e scoordinati, con costi aggiuntivi necessariamente ridondanti”. È necessario in altri termini “implementare e migliorare la fase attuativa della pur presente programmazione regionale in materia, con rafforzamento delle conseguenti fasi di coordinamento e controllo dell'intero settore”. Capite, colleghi? Quale attacco terroristico! Abbiamo un sistema, quello regionale informatico della pubblica amministrazione, che non rispetta i protocolli di sicurezza e che continua ad acquistare programmi software e gestione di servizi che sono incongruenti tra di loro, mettendo a rischio, come si è visto, la sicurezza stessa dei dati sensibili. Presidente Zingaretti, quale attacco informatico? La Corte dei conti, ancora una volta, con la sua precisione e la sua analisi di vigilanza ha, come si dice in gergo, svelato - a Roma direbbero in un altro modo - l'ennesima narrazione del presidente Zingaretti. Quale attacco terroristico! Avete una gestione informatica assurda e che non rispetta i protocolli. I backup non sono ripristinabili, perché crittografati. Dietro il ransomware non si nascondono sparuti adolescenti nelle loro camerette, ma vere organizzazioni criminali, ma non è detto che siano Stati stranieri o terroristi. Si tratta, per la maggior parte, di collettivi transnazionali di hacker, tanto che, come ha detto Ciardi, della Polizia postale - che chiamare “postale” ancora ci sembrano incongruenza -, i professionisti nel campo cyber vengono reclutati a suon di pagamenti in cryptovalute nel dark web, spiegando anche che il ransomware viene avviato inoculando un virus attraverso un'email, che viene poi aperta con superficialità o grazie alla vulnerabilità del sistema, tramite una finestra lasciata aperta sul computer - magari di un dirigente di Frosinone - con minacce gravissime, equiparabile a veri e propri atti di criminali. La formazione digitale dei dirigenti e dei dipendenti, quindi, diventa cruciale, ma quanto è previsto per la formazione digitale in questo provvedimento? Da Zingaretti abbiamo quindi avuto una narrazione che spesso è distaccata dalla realtà: se di attacco terroristico si è trattato, colleghi, dov'è la motivazione politica ideologica, la rivendicazione? Se abbiamo la certezza matematica che l'attacco sia partito dalla Germania, che fanno gli inquirenti? Forse scoppierà la terza guerra mondiale (Commenti del deputato Filippo Sensi)? Zingaretti, ancora una volta, dimostra di essere inadeguato al ruolo di governatore del Lazio.

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di attenersi all'ordine del giorno.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Stiamo parlando di pubblica amministrazione e di un fatto di cronaca che rileva e che attiene (Commenti del deputato Filippo Sensi - Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Lei dovrebbe attenersi all'ordine del giorno, alla tematica dell'ordine del giorno.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Mi sto attenendo al tema e non risponda al richiamo di una collega che rappresenta una forza politica! Perché le ricordo che lei è il Presidente…

PRESIDENTE. Collega, collega, collega! Io non sto rispondendo a nessuno! Io sto applicando il Regolamento…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). No! Appena il collega Sensi, del Partito Democratico, l'ha richiamata, lei è intervenuta!

PRESIDENTE. Le sto dicendo che c'è un ordine del giorno e le chiedo di attenersi, da Regolamento, all'ordine del giorno.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sto parlando della violazione del sistema della PA…

PRESIDENTE. Collega…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …della pubblica amministrazione, di cui tratta questo provvedimento.

PRESIDENTE. Collega, collega, vada avanti e si attenga al tema.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Quindi, stia più attenta, io mi attengo al tema. Il settore sanitario è ormai oggetto e soggetto a continui attacchi cibernetici. Per gli analisti, infatti, è un attacco criminale con intento meramente economico; abbiamo chiesto spiegazioni a Zingaretti e D'Amato. Bisogna istituire al più presto possibile l'istituzione dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, di cui confortava la costituzione, anche questa mattina, il presidente del COPASIR, Adolfo Urso, perché si prevengano attacchi come questo. Di fronte ad attacchi così sofisticati e pervasivi, la risposta adeguata non può essere che quella statale, aumentando i livelli di sicurezza cibernetica, la formazione - di cui si parla in questo provvedimento - e il rafforzamento degli organici di quelle strutture di PA, di cui parla questo provvedimento, che, appunto, attengono a questi temi. Sembra, come detto, che non vi sia stato un backup di questi dati. Questo, purtroppo, colleghi, - andatevi a vedere le audizioni in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni che riguardano provvedimenti come questo - succede in molti CED delle amministrazioni pubbliche, dei comuni. Immaginate che ci sono comuni che hanno il proprio CED totalmente scollegato da qualsiasi cloud di sicurezza e da qualsiasi circuito di sicurezza nel sottoscala del sindaco. Su questo programma - ce lo ha detto Colao, non lo dice Fratelli d'Italia - siamo in ritardo! Il 95 per cento dei sistemi delle PA non sono collegati in cloud.

Con questa operazione, che abbiamo avuto nel Lazio, che non ha precedenti, sono saltate le prenotazioni vaccinali, le visite specialistiche e persino il mantenimento dei livelli essenziali di assistenza. Come ci ha detto il Ministro Colao, il 95 per cento delle strutture informatiche non è collegato a strutture di sicurezza, non è monitorabile e il famoso Piano nazionale strategico non è ancora attuato. Già il COPASIR denunciò la presenza di operatori extra europei, cinesi, connessi allo Stato e al Partito comunista cinese, nelle nostre infrastrutture strategiche della pubblica amministrazione - di cui parla questo provvedimento - e nei gangli principali dell'installazione della fibra e dello sviluppo del 5G. Ne va della nostra sovranità digitale e della sovranità digitale della pubblica amministrazione, tema che, per primi, anche in questo, abbiamo sollevato in Parlamento con un ordine del giorno approvato addirittura a inizio legislatura, anche prima della presentazione delle linee guida europee, a dimostrazione che Fratelli d'Italia anticipa temi di scenario, su cui poi arrivano Parlamenti e addirittura il Consiglio europeo.

Colleghi, penso alla pubblica amministrazione di Roma, altro capitolo assolutamente obsoleto, che non ha i requisiti previsti dagli standard di sicurezza internazionali. Pendo alla mancetta di 500 milioni di euro che l'ex Ministro Gualtieri, oggi candidato sindaco di Roma, ha appostato, pensando forse di finanziarsi la campagna elettorale, con una serie di provvedimenti che di tutto trattano, come percorsi, valorizzazioni di piazzette, valorizzazione dei progetti collegati ovviamente a zone della città, che, per carità, sono sicuramente sostenibili, ma che non è la visione di una capitale e non sono gli stanziamenti di Roma Capitale, di cui tutti si vanno a riempire la bocca. Sicuramente, non c'è il richiamo ai miliardi di euro che necessiterebbero per fare la grande Roma capitale. Di fatto, il Ministro dell'Economia ha dato a Roma questi soldi solo per il turismo: è solo un'elemosina. Come garantiremo la digitalizzazione della PA di Roma, elefantiaca e complessa? Solo poche elemosine nei vari decreti, su una situazione che da sostenere è assolutamente insostenibile. Perché continua a suonare, Presidente?

PRESIDENTE. Perché la sto avvertendo che ha 25 secondi. Prego.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Bene, sono già passati trenta minuti?

PRESIDENTE. Sì.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). In conclusione, colleghi, la pubblica amministrazione ha grandi eccellenze, ma ci vogliono trasparenza e merito, cosa che all'AgID non c'è, perché, come prevedeva Turing, infine, vorrei avanzare qualche congettura sulle ripercussioni che le macchine calcolatrici elettroniche digitali avranno sulla matematica. Ho già accennato al fatto che l'ACE svolgerà il lavoro di circa 10 mila calcolatore umani.

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). C'è da aspettarsi - e ho concluso Presidente - che il calcolo manuale su larga scala scomparirà. Ebbene, colleghi, quel tempo è oggi: l'Italia è pronta alla sfida? Noi crediamo di no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, Devo riconoscere prima di tutto l'onestà intellettuale del relatore, che in premessa ha riconosciuto che siamo davanti veramente a un vergognoso andamento dei lavori, visto che questa settimana sarà la terza fiducia che votiamo: non due, è la terza! Addirittura, ci avete fatto votare due fiducie su un unico provvedimento e oggi votiamo la terza fiducia, nonostante siamo davanti a una maggioranza che non si è mai vista, con numeri impressionanti, laddove l'opposizione cerca di fare il suo lavoro ma viene tacciata e si ha paura di dieci emendamenti dell'opposizione in Commissione, interrompendo anche addirittura la discussione che avrebbe preso 10 o forse 20 minuti.

In questo senso ci fa piacere il riconoscimento così almeno non veniamo tacciati come propagandistici o di opposizione cieca quando diciamo che l'andamento dei lavori così non va bene, continua a non andare bene, con un Governo che continua a mancare di rispetto non solo all'opposizione ma a tutto il Parlamento, continua ad essere autoreferenziale, continua a dire, a raccontare alla stampa di provvedimenti mirabolanti che determineranno una rivoluzione. Non c'è modo di portare avanti un dissenso o cercare di portare avanti argomentazioni costruttive come in questo caso: tutti avremmo voluto partecipare.

I colleghi del Partito Democratico poco fa hanno richiamato la Presidenza: Presidente mi rammarico in quanto non è che i colleghi del Partito Democratico alzano la mano, protestano e lei deve intervenire contro i colleghi dell'opposizione che stanno facendo un ragionamento! Permetteteci almeno la libertà di parola e non dover essere richiamati dal Partito Democratico in ogni occasione, come un arbitro fazioso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Stiamo cercando di fare opposizione in maniera educata, costruttiva; non mi pare che il collega Mollicone abbia mancato di rispetto, ma cercava di fare un ragionamento, rimarcando i bisogni di certe professionalità della Pubblica amministrazione per non commettere errori, come nel caso del presidente Zingaretti, il quale, parlando ai giornali dell'attacco hacker, lo ha definito un complotto mondiale, quando magari è stato semplicemente un errore di un funzionario, una deficienza di un sistema che non dovrebbe accadere nella Pubblica amministrazione, con danni incalcolabili per i cittadini. Noi sottolineiamo la necessità di dare un nostro contributo ad un decreto che tutti ci saremmo aspettati di altro livello. Qui si parla di tante assunzioni, ma sono sempre assunzioni a tempo determinato. Noi abbiamo la fortuna di avere un movimento giovanile e politico che ha esaminato il provvedimento, universitari che hanno esaminato il provvedimento e per questo ringrazio Gioventù Nazionale, anche Gioventù Nazionale Cagliari, che mi ha fornito uno studio dove si esprime preoccupazione. Il Ministro Brunetta parla di titoli, di tanti titoli, mentre l'Europa e le nuove generazioni vanno avanti con un'educazione non formale; si è portata avanti un'educazione non formale; allora, si chiede se questa non sia una discriminazione per le nuove generazioni che poi si troveranno davanti una barriera difficilmente superabile.

Sono questi interrogativi che noi poniamo, in particolare, se verrà superato questo precariato, se saranno preparate le pubbliche amministrazioni. Il collega Vinci prima ha fatto bene a rimarcare come tanti settori della Pubblica amministrazione, soprattutto nelle periferie, stiano chiudendo gli uffici in nome di questa digitalizzazione, di Internet, zone dove però Internet non arriva. Ad esempio, ho incontrato i vertici sardi dell'Agenzia delle entrate, i quali hanno dichiarato che chiuderanno gli uffici perché Internet è il futuro; peccato, però, che la rete veloce in quei comuni non arriva. Allora, cosa vogliamo fare da questo punto di vista? Il PNRR sembra ormai diventato un dogma che dobbiamo usare veramente come la Bibbia, come se fosse la panacea di tutti i mali. Noi avremmo voluto sottolineare come in tutte le pubbliche amministrazioni, non solo nei Ministeri o in alcuni enti locali, ci sia bisogno di interventi risolutori. Mi riferisco mancanza di personale all'INPS e alle Motorizzazioni; è da anni che sottolineo come le Motorizzazioni non hanno personale e si creano file vergognose perché non si riescono a smaltire le pratiche e portare avanti i lavori. L'Agenzia delle entrate l'ho già citata, così come Poste Italiane che chiude gli uffici nei paesi più piccoli. Si sta facendo una grande rivoluzione nella Pubblica amministrazione, ma bisognerebbe dire che non è una rivoluzione in tutta la Pubblica amministrazione. Ancora una volta, noi dovremo mettere mano anche alle funzioni dirigenziali. Sarebbe stata un'occasione per rivedere la “legge Bassanini”, per dare ai politici, ai sindaci, agli amministratori il potere di firma e di decisione e non rimanere schiavi di un dirigente a causa, come è rimarcato in vari dossier, della fuga dalla firma per le responsabilità che si hanno.

Diamo alla politica la responsabilità di alcune scelte, diamo ai sindaci la possibilità di operare le scelte nel proprio territorio. A questo riguardo devo rimarcare, ancora una volta, come i sindaci siano stati esclusi dalla scelta dei progetti del PNRR anche nel territorio, e non si sa bene come andrà a finire perché il PNRR è una parola che nominiamo spesso ma non sappiamo ancora nei territori cosa sarà portato avanti e cosa non sarà portato avanti.

Ieri, in Commissione difesa, abbiamo dovuto esprimere un parere; noi, come Fratelli d'Italia, ci siamo astenuti in maniera costruttiva, peccato che non sapessimo quale fosse effettivamente il testo base perché nella Commissione competente ancora doveva essere esaminato, ancora doveva essere esitato con l'esame degli emendamenti. Un metodo di lavoro, questo, scorretto, perché avremmo voluto parlare del precariato che c'è nelle Forze armate e di quello che c'è nella sanità delle Forze armate. Ricordo le lettere arrivate al Ministro Brunetta, condivise nei territori anche con diversi nostri parlamentari, dove si parla del tanto, troppo precariato che si crea nella sanità pubblica nelle sue varie figure, non solo nell'area medica ma anche nell'area sanitaria non medica, con tante figure destinate alla riabilitazione e altro. Lettere che non trovano risposta, così come non trova mai fine questo precariato che da anni affligge le nuove generazioni. Dovremmo veramente metterci mano e non seguire quelli che dicono che è meglio essere precari e non avere un contratto a tempo indeterminato. Io sono invece convinto che dare una stabilità economia lavorativa, soprattutto alle giovani generazioni, sia un pregio, faccia parte della cultura sociale dell'Italia, senza per forza trasferire. Si tratta di un'occasione persa perché avremmo potuto mettere mano a questa problematica. Apprezzo quando si dice che, quando si viene assunti in un posto, bisogna rimanere in quel posto, ma allora avremmo dovuto mettere mano, con un provvedimento, tante volte annunciato da varie forze politiche a maggioranza, ai ricongiungimenti familiari nelle Forze armate e in altri settori dove si permette alle persone con più anzianità di ritornare verso casa e fare un ricambio con le nuove generazioni che hanno più facilità a volte di spostarsi, per poi consentire a quest'ultime di ritornare nelle sedi più vicine al proprio domicilio. Tutte occasioni mancate che avremmo voluto far rimarcare nel dibattito o con emendamenti nelle competenti Commissioni ma, purtroppo, non c'è stata data l'opportunità di farlo. Il collega Mollicone rimarcava prima il tema delle competenze di settore che è sotto gli occhi di tutti con riferimento alla vicenda della regione Lazio. Quest'ultimo è l'esempio che dovrebbe spingerci ad intervenire nelle varie regioni, considerata la vergogna di quanto successo con l'attacco hacker, finito su tutte le prime pagine degli organi di stampa, sia italiani, sia europei, definendo ciò un attacco, quando invece sarebbe bastata una migliore preparazione e una migliore difesa del sistema.

Presidente, trovo difficoltà a portare avanti un discorso costruttivo, sapendo benissimo che, fra circa mezz'ora, sarà posta la questione di fiducia. Dovremo preparare degli ordini del giorno, ma se la trattazione degli ordini del giorno verrà affrontata come con la riforma Cartabia o come le altre volte, alla fine dibatteremo su impegni che poi magari non avranno seguito. Trovo ciò abbastanza disdicevole.

Spero che, dopo la pausa estiva, le forze di maggioranza, magari quelle anche più vicine a noi, riflettano sulla bontà di questo Governo Draghi, su questa maggioranza, che evidentemente non sta dando risposte agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentante del Governo, parliamo della riforma della pubblica amministrazione, ma non possiamo nascondere il fatto che questa riforma abbia fatto molto discutere. La finalità - che dovrebbe essere quella di semplificare i concorsi, di ridurre i tempi delle procedure - è sicuramente tutta da definire e questo obiettivo non penso che sia stato raggiunto.

Ci sono stati dubbi di costituzionalità, ci sono state critiche sul fatto che saranno penalizzati, in prospettiva, i giovani, ci sono state critiche sul fatto che ci saranno o potrebbero esserci molti ricorsi al TAR relativamente ai bandi di concorso per titoli. Quindi, un decreto che doveva sbloccare l'immobilismo della pubblica amministrazione rischia di bloccarlo ulteriormente proprio per queste criticità che ho appena elencato. Due su tutte: la rettifica dei bandi già pubblicati e la nuova organizzazione delle prove; potrebbero già essere due esempi di come si impantanerà questo sistema. Il rischio è che, in nome dell'emergenza e dell'esigenza di attuare il PNRR, si introducano nella pubblica amministrazione misure che possano pregiudicare in modo permanente il funzionamento, con conseguenze sulla qualità del servizio per i cittadini. È questo che a Fratelli d'Italia interessa: che non venga sicuramente peggiorato il servizio, che in molti casi è già precario, per quanto riguarda i cittadini.

Per andare su tematiche che mi competono, devo rilevare che, all'articolo 3, comma 10-bis, si dispone che il Ministero dell'Istruzione, di concerto con quello dell'Università e della ricerca, entro 90 giorni dall'entrata in vigore di questa legge, dovrà avviare un processo di semplificazione dell'iter, per ottenere il riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero, definendo un elenco di atenei internazionali. Questo è un punto importante, noi non abbiamo trovato, però, l'esplicitazione di questo elenco di atenei internazionali e, quindi, le tipologie di riconoscimento sono ancora poco chiare. Ed è un chiarimento che interessa tantissimi studenti. Nell'ordinamento vigente, le procedure in materia di riconoscimento dei titoli conseguiti all'estero e la relativa competenza, come sappiamo, sono diversificate in base alle finalità del riconoscimento stesso e rimandano, quanto alla competenza, a più amministrazioni statali, oltre che al Ministero dell'Istruzione e dell'Università e della ricerca.

Mi volevo soffermare anche sull'articolo 1-bis, comma 3, dove ci si riferisce alla organizzazione delle soprintendenze archivistiche; penso che, oltre alle soprintendenze archivistiche, bisogna anche prendersi cura di quelle bibliografiche. Noi abbiamo una grande tradizione per quanto riguarda gli archivi bibliografici ed è sicuramente una mancanza non averlo previsto, in questo provvedimento.

Devo soffermarmi anche sulle tematiche che sono state oggetto di emendamenti importantissimi che in Commissione lavoro non sono stati discussi. C'è stata una lesione del diritto dell'opposizione a discutere nel merito emendamenti che riguardano la stabilizzazione, che riguardano i nostri precari. Quindi, è l'ennesimo atto grave, in questo momento. Penso che occorrerà tornare su questo argomento della stabilizzazione: mi riferisco ai docenti di religione. Nel PNRR si poteva migliorare la funzionalità di queste istituzioni scolastiche per attivare delle procedure e garantire la continuità e la funzionalità del sistema per il prossimo anno. I professori di religione, in questo, sono penalizzati da almeno 11 anni – anzi, l'ultimo concorso si è svolto nel 2000 – ed è una generazione che non è riuscita ad accedere alla stabilizzazione. Sottolineo anche, sommessamente, che questo non comporterebbe oneri aggiuntivi, quindi non si capisce come mai non si riesca a mettere mano alla risoluzione di questo problema; così come anche all'istituzione di graduatorie per stabilizzare ben 7 mila insegnanti di religione che hanno già lavorato per 234 mesi come precari. Ecco due temi che sono esclusi dalla mannaia della fiducia dall'attenzione e al dibattito di questo Parlamento. Per non parlare poi delle AFAM, le nostre accademie, i nostri conservatori, dove esiste sicuramente una situazione critica e ingarbugliata da anni, con una convergenza di norme che vanno, molte volte, in contraddizione l'una con l'altra. Occorre evitare nuovi problemi alla continuità didattica, che non è soltanto un termine ma è la realtà degli studenti che non possono avere qualità di insegnamento se non hanno lo stesso docente che li porta avanti nell'apprendimento; le istituzioni AFAM, le nostre accademie, i nostri conservatori, che sono un'eccellenza tutta italiana, si trovano in gravi situazioni di precarietà. Molti docenti sono esclusi dalle graduatorie e tutelare questi docenti significa anche tutelare gli studenti da ulteriori effetti pregiudizievoli derivati da questa emergenza, con l'inserimento nelle graduatorie, per esempio, di chi ha maturato tre anni di insegnamento, anche non continuativi; ma anche questo, che era oggetto di un importantissimo emendamento, non si è potuto discutere. Penso che, anche per rimanere sul tema dell'abilitazione, andrebbero avviati corsi di abilitazione, di specializzazione per il sostegno, per tutto il personale interessato. Questo in considerazione della sospensione di tutte le procedure abilitanti. Risulta essere necessario pianificare, la pianificazione di procedure semplificate, di abilitazione e specializzazione per consentire la valorizzazione del personale e l'accesso alla modalità professionale.

Questo provvedimento quindi, e ho fatto esempi concreti…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento. Colleghi, colleghi del Partito Democratico! Prego, collega.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie. Questo provvedimento, che avrebbe dovuto aprire una breccia nell'immobilismo della pubblica amministrazione, lascia aperti, invece, parecchi dubbi circa lo svolgimento di queste prove di selezione. Gli esempi che ho appena portato sono espliciti di una situazione che non vuole andare a risolvere le problematiche, soprattutto per quanto riguarda i lavoratori del mondo della scuola, i precari del mondo della scuola.

Credo che qualche considerazione politica vada fatta perché su questo provvedimento verrà posta la questione di fiducia; quindi, noi avremo la possibilità di esaminare e di vedere accolto qualche ordine del giorno, ma senza un dibattito politico, senza un dibattito nel merito, che tuttavia doveva esserci rispetto a quello che viene chiamato il terzo pilastro del PNRR. Invece, abbiamo tre fiducie in una settimana. Non avremmo mai pensato che il Governo dei migliori - che noi sapevamo non essere dei migliori - avesse bisogno di continue fiducie per poter sopravvivere, anche in considerazione della maggioranza così estesa che lo sostiene. È una riflessione amara, ma è una riflessione che noi faremo, come Fratelli d'Italia, perché è sicuramente importante farla ed è importante anche per tutelare la voce dell'opposizione che viene continuamente lesa in questo periodo specifico.

Gli insegnanti dei conservatori e delle accademie, gli insegnanti di religione e gli studenti non si meritavano questo trattamento. La loro voce è stata, ancora una volta, soffocata dalla tagliola della posizione della fiducia, ma Fratelli d'Italia continuerà a combattere per loro in tutte le sedi all'interno delle istituzioni e nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il collega Lollobrigida. Prego, collega.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo scusa alla collega Montaruli, che stava per intervenire, però io credo sia necessario segnalare alcune questioni che bisogna tener presente nella gestione dell'Aula, e quindi mi richiamo a lei, Presidente.

Oggi viene violato l'articolo 135 del nostro Regolamento, in maniera inopportuna. Per la prima volta, io credo - non mi risultano precedenti simili a questo - il question time, un atto ispettivo garantito all'Aula, non è stato programmato, per decisione presa a maggioranza nella riunione dei presidenti di gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Una cosa grave, soprattutto alla luce del fatto che, una volta verificato che nella giornata di mercoledì non c'erano Ministri disponibili a venire a fare il question time, grazie all'intervento del Presidente Fico che ha provato a contattare il Governo, abbiamo richiamato quello che c'è scritto nello stesso articolo, ossia che il question time, gli atti ispettivi, la possibilità del Parlamento di interloquire con il Governo in seduta pubblica davanti ai cittadini italiani è di norma il giorno di mercoledì, ma può essere fatto di giovedì, di venerdì, di sabato, di domenica. Evidentemente il Governo se ne strafrega delle Aule parlamentari e non ha trovato la possibilità di venire a interloquire con il Parlamento. Per la prima volta avremo un precedente che potremo imputare al Presidente Fico, il quale, quindi, avrà l'onore di essere richiamato negli anni a venire, perché ha cancellato un atto ispettivo della Camera dei deputati, stabilendo ciò a maggioranza, con la contrarietà da parte nostra, non espressa sul punto, ma sull'intera organizzazione dei lavori nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, con la volontà espressa da noi, ormai 48 ore fa, di richiamare l'Aula, e la Presidenza in particolare, alla necessità dello svolgimento, magari in un giorno diverso, in un orario diverso, perché il question time non è un elemento che serve a fare ostruzionismo. Il question time serve a dare la possibilità ai parlamentari di far conoscere ai cittadini, anche tramite i canali pubblici, quello che accade qui dentro e gli argomenti che si ritiene di dover sollevare.

Altra questione che le voglio sollevare, perché ieri è arrivata un'altra questione che ha posto Fratelli d'Italia in quest'Aula, certo non da sola, e da posizioni diverse. Noi siamo fermamente contrari a questo modello di green pass che porta a penalizzare imprese, sistema democratico, cittadini, dal nostro punto di vista; dall'altro punto di vista, abbiamo avuto anche colleghi, mi pare Giachetti di Italia Viva, che hanno sollevato lo stesso problema. Noi, parlamentari di Fratelli d'Italia, non vogliamo alcun privilegio; quindi, pur essendo contrari al green pass, quello che vale fuori vale anche qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quando dico qui dentro non parlo solo del palazzo della Camera, del ristorante della Camera, ma anche qui dentro, in quest'Aula. Per cui, Presidente, chiedo a lei se una riunione di 400, 500, potenzialmente 630 persone, che si riuniscono in uno spazio così piccolo, possa essere privata di questo strumento, mentre viene imposto magari ad una manifestazione di cittadini, un convegno, un congresso, un'iniziativa magari matrimoniale. Cerchiamo di essere in linea: fuori da qui decidono i Questori, da quella porta lì a qui dentro decide esclusivamente la Presidenza e non si può più fare lo scaricabarile su nessuno. Quindi invitiamo la Presidenza a confermare ai deputati se i deputati che entrano qui dentro valgono come i cittadini di fuori, ed è quello che noi crediamo dal punto di vista dei diritti e dei doveri, avendo una responsabilità però maggiore. Quindi la Presidenza ci confermi che cosa accadrà dal giorno 6. Noi ritenevamo di poter calendarizzare - e insistiamo su questo - la discussione e la conversione del decreto ma ci è stato detto: “se lo discutiamo alla Camera e dovessimo esaurirlo alla Camera, poi quelli del Senato devono andare in vacanza”. Ecco, non sono argomenti che per Fratelli d'Italia hanno un valore; le vacanze, di fronte agli obblighi nei confronti dei cittadini, non le conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), come dimostriamo anche oggi, qui, argomentando, in maniera puntuale, un dibattito che ci è stato impedito in Commissione.

Allora, anche su questo, proprio perché stiamo cercando di organizzare i lavori di quest'Aula, segnalo che lo speech del Presidente Fico per opporsi alla discussione in quest'Aula del green pass è stato motivato con riferimento all'articolo 72 della Costituzione. Sono veramente preoccupato perché vi sono persone che approfondiscono la Costituzione e, ogni tanto, dai banchi del PD fanno anche una certa esposizione della loro capacità di conoscere il testo principale del nostro modello legislativo - Presidente, credo che la delicatezza della discussione di oggi consigli di lasciarmi terminare tutti gli argomenti che vorremmo porre come Fratelli d'Italia -, e poi l'articolo 72 della Costituzione, letto con puntualità, che dice che gli articoli di legge devono essere approfonditi in Commissione, richiamato dalla Presidenza stessa per opporsi all'anticipazione della discussione del green pass, è invece violato puntualmente nelle Commissioni. Ieri su questo “testo Brunetta” la Commissione è durata venti minuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), con un mandato al relatore vergognoso rispetto alla richiesta di Fratelli d'Italia non di discutere per ore e per giorni. La proposta del nostro capogruppo Rizzetto era discutere cinque minuti per 15 emendamenti, un'ora e poco più di discussione, e anche su quello si è incaponita la Commissione, ritenendo che non meritasse una discussione.

Per noi le leggi, quelle che riguardano, come in questo caso, la pubblica amministrazione, richiedono un approfondimento, e quindi è un atto dovuto da parte nostra spiegare anche alla Presidenza per quale motivo passeremo tanto tempo qui a discutere questo argomento, perché non lo abbiamo potuto fare in Commissione. Però vorremmo, e lo chiediamo in maniera chiara, che su questi tre argomenti la Presidenza, entro la giornata di oggi, risponda: green pass in Aula, se imposto ai cittadini.

PRESIDENTE. Chiarissimo, collega.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Noi siamo contrari. Question time: perché non si è fatto mercoledì e perché non si è fatto nei giorni seguenti…

PRESIDENTE. Collega, sono chiarissime le tre questioni.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …nonostante la nostra segnalazione, e in ultimo quale deve essere l'atteggiamento tenuto in Commissione da presidenti che non vedono l'ora di prendere aerei, treni e tornare a casa piuttosto che lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il collega Lollobrigida ha sollevato, come ha ricordato testé, tre questioni. C'è la collega Baldini che immagino vorrà sollevare una questione sempre sull'ordine lavori. Quindi faccio intervenire la collega Baldini e poi rispondo a tutti e due. Prego, collega.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Presidente, volevo fare intanto un appello ai Questori affinché il green pass sia presente, sia obbligatorio proprio per quest'Aula; non vedo perché il green pass debba essere obbligatorio in strutture chiuse in tutt'Italia e noi, come Parlamento, diamo l'esempio che non dovremmo essere vaccinati. Vedo che anche il collega Lollobrigida finalmente capisce l'importanza della vaccinazione, sono nate questione all'inizio: “no mascherina”, “no vaccinazioni”, “no green pass”. Anche in quest'Aula si è visto “no green pass” con tutti i cartelli. Oggi forse si è cambiata idea. Credo che dobbiamo anche riprendere la forza del Parlamento, l'esempio che i deputati devono essere per tutta l'Italia; invece con questo vai e vieni, con queste situazioni che non dovrebbero avere un colore politico, stiamo veramente ridicolizzando il problema delle vaccinazioni, il problema del COVID-19: se non lo risolviamo, è inutile parlare di situazioni “economicide”, come risulta da certe espressioni politiche che riempiono ormai i giornali.

Credo sia un atto di responsabilità e faccio un appello a tutti, ai Questori, affinché questa cosa venga decisa senza se e senza ma, ma soprattutto senza essere ancora una volta oggetto di sceneggiata che non è un esempio sicuramente positivo per tutta l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Allora, colleghi, su queste tre questioni, che sono tutte questioni abbastanza delicate, riferirò al Presidente, che sono sicura avrà cura di rispondere nel dettaglio.

È iscritta a parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Noi ci accingiamo qui a continuare nella discussione generale, già sapendo che questo Governo porrà la fiducia su questo provvedimento. Lo ha già detto il mio collega e capogruppo Lollobrigida nell'intervento che mi ha preceduto, ma vale la pena soffermarsi un attimo sul fatto che a questo provvedimento viene messa la fiducia nonostante sia stato fortemente modificato in Senato. In Senato il testo del decreto-legge originariamente prevedeva 19 articoli; questi 19 articoli poi sono diventati 39, quindi un testo più articolato, dove si è aggiunto sostanzialmente di tutto. Un testo che meritava una seconda lettura da parte di questa Camera compiuta, ragionata, concreta; una seconda lettura perché, come ha già detto il mio capogruppo, non abbiamo avuto neanche il tempo di discutere gli emendamenti che Fratelli d'Italia aveva proposto.

E oggi ci ritroviamo a dover interloquire, usufruendo del tempo della discussione generale. La Camera non può essere il ratificatore di quello che avviene nell'altro ramo del Parlamento; e se questa è la funzione che immaginate per quest'Aula, allora vi sbagliate di grosso e state andando contro il nostro dettame costituzionale. Lo state facendo, peraltro, in una settimana dove, negli ultimi sette giorni, non è la prima questione di fiducia che ponete, ma è bensì la terza. La terza dopo la riforma della giustizia, in cui il provvedimento è stato in Commissione non più di tre ore e ieri abbiamo visto il perché.

Infatti, a voi basta un ordine del giorno per mandarvi in frantumi; figuratevi la lettura, articolo per articolo, di un provvedimento come quello di una riforma della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quello che è grave è che tutti negli anni, negli ultimi anni, ci siamo detti che avremmo dovuto fare una riforma della pubblica amministrazione e oggi, con la scusa del tempo, dicendo che fate un “provvedimento lampo”, in realtà, comprimete il dibattito e i contributi certamente migliorativi che avrebbero potuto rendere questo testo realmente una riforma e che, in assenza dei quali, trasformano, invece, questo testo in un compitino che fa il Governo per rispettare i dettami dell'Europa (tutto qui!).

Adesso arrivo al merito di questo provvedimento, perché in questi 36 articoli - l'ho già detto - c'è di tutto. I miei colleghi hanno, in più interventi, sviscerato, provato a sviscerare non soltanto le norme che avete introdotto ma soprattutto le nostre perplessità rispetto a questo provvedimento. Veniamo da una situazione in cui i Ministeri bandiscono concorsi e non c'è partecipazione. Allora, fatevi una domanda rispetto a questo fatto. Il Ministro Brunetta aveva detto che la causa si doveva rinvenire nell'entità degli stipendi per i quali si andava a partecipare al concorso e alle posizioni disponibili. Invece, credo sia un aspetto che non si possa liquidare in questo modo e che meriti, invece, una riflessione più ampia, riflessione che doveva arrivare con questo provvedimento e che, ovviamente, non ci sarà.

Con questo provvedimento non si sbloccano i fondi europei in maniera completa e avviene, di fatto, un'infornata di dipendenti però a tempo determinato. Mi chiedo: le parti della maggioranza, che avevano tanto insistito perché il contratto a tempo determinato non ci fosse più perché era una forma nuova di precariato, dove sono andate a finire? Chiedo invece, a chi ha sempre richiesto un compiuto e giusto turnover a favore dei giovani, come giustifica il fatto che colui che viene inserito attraverso questo provvedimento dovrà avere una mobilità pressoché pari a zero, mentre, invece, chi è già inserito all'interno della pubblica amministrazione beneficerà del fatto di poter avere diritti di mobilità (ancora una volta ci sarà una penalizzazione dei più giovani). Mi chiedo, soprattutto, come pensate di rendere qualificata la pubblica amministrazione attraverso un inserimento di nuove figure se poi queste nuove figure non avranno - e non hanno, infatti - una prospettiva a lungo respiro. Gli viene chiesto di fare un investimento per la pubblica amministrazione, di un lavoro sulle proprie carriere e, invece, non ci sarà nessuna prospettiva per il futuro alla scadenza dei loro contratti. Non ci sono, quindi, criteri per un turnover giovane e questa è una delle grandissime preoccupazioni che solleviamo.

Inoltre, abbiamo perplessità sul fatto che vi è una rinuncia totale a trovare eccellenze attraverso lo scorrimento delle graduatorie. Come ha detto bene la nostra collega Bucalo, sulla scuola avete saltato a piè pari sostanzialmente l'argomento. Poi, vi sono gli ultimi articoli del provvedimento che meriterebbero veramente un approfondimento e una discussione generale già soltanto per alcuni.

Sull'articolo 8-bis, mi chiedo come possiate pensare di discutere e inserire un intervento anche giusto - come il reclutamento di personale presso l'Ispettorato nazionale del lavoro - senza spendere una parola sul tema della sicurezza del lavoro. Ieri è morta un'altra ragazza sul posto di lavoro, che segue la morte di Luana D'Orazio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi chiedo come facciate a discutere di questa riforma senza soffermarvi un secondo - uno! - per riflettere su come debba essere implementato l'organico anche per effettuare i necessari controlli sui posti di lavoro in termini di sicurezza. Su questo voi fate slogan e poi arrivate in Aula con il vuoto pneumatico e non è più accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, se si parla di sicurezza del lavoro e si piangono le morti, allora si deve venire in Aula a fare proposte e questa era un'occasione che avete perso colpevolmente.

Poi, non ci si può non soffermare sull'articolo 17-quinquies sul Ministero della Transizione ecologica. Qui un'ulteriore infornata di personale, 218 unità, questa volta, però, non a tempo determinato (guardate un po'!). Nel Ministero che è stato creato ad hoc e che, ricordiamolo, è il Ministero che ha permesso al MoVimento 5 Stelle di avere una scusa per entrare in questa maggioranza in cui c'era un po' di tutto, gli alleati di prima e gli alleati di poi - tutto l'arco costituzionale tranne Fratelli d'Italia - ebbene, in questo Ministero magicamente vengono inserite nuove unità, però a tempo indeterminato. Benissimo! Andremo a guardare chi saranno queste professionalità, perché francamente ci sembra qualcosa di anomalo.

Infine, non voglio concludere con una battuta, ma questo articolo, invece, avrebbe meritato un servizio a Striscia la Notizia: l'articolo 17-nonies, con cui istituite l'inviato speciale per il cambiamento climatico. Evviva! Sono 50.000 euro (massimo) di parte fissa, più un ulteriore incremento dello stipendio come parte variabile. Una sorta di Capitan Ventosa a 5 Stelle o, devo dire, un nuovo mostro di questo Governo. In ogni caso, un obbrobrio all'interno di questo provvedimento perché, se raffrontiamo l'istituzione della figura e lo stipendio che andrete ad assegnare risulta, in questo momento, una presa in giro nei confronti degli italiani.

Per concludere, noi ci troviamo, nel giro di sette giorni, davanti ad un'occasione fallita, cioè davanti ad una non riforma che serve più ad accontentare, in realtà, pezzi della vostra maggioranza - e lo dimostra anche l'incremento dei numeri degli articoli in sede di dibattito avvenuto in Senato - e per non frantumare quegli stessi pezzi, che sono stati messi insieme difficilmente e con un equilibrio assai flebile, dovete ricorrere nuovamente alla fiducia.

Siamo in un periodo fortemente critico per la nostra Nazione, complice, ovviamente, anche la pandemia. L'arrivo del PNRR aveva già sollevato le criticità di questa forza di opposizione che è Fratelli d'Italia, perché non ci avevate neanche dato il tempo in quell'occasione di discuterne. Ci avevate detto che le riforme strategiche del PNRR, tra cui anche questa, sarebbero state discusse in maniera sviscerata. Questo non è avvenuto e voi state dimostrando agli italiani, ancora una volta, quello che siete: dei bugiardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie anche ai colleghi. Sottosegretario, lei avrà visto che, in questa serie di interventi che da questa mattina il gruppo di Fratelli d'Italia sta facendo, si stanno muovendo a lei e al Governo, che lei rappresenta oggi in Aula, una serie di critiche sia per quanto riguarda il metodo che per quanto riguarda il merito di questo provvedimento. In maniera particolare, questa vicenda della multipla posizione di fiducia in due giorni a provvedimenti - siamo arrivati al record di tre fiducie in 48 ore, record che, in periodo olimpionico, potrebbe essere anche interpretato in maniera positiva, ma, purtroppo, è esattamente il contrario di ciò che è lo spirito sportivo -, sottende una chiusura ottusa e direi anche spaventata al confronto, al dibattito e, quindi, ipoteticamente e possibilmente al miglioramento di un testo, perché è proprio dal confronto parlamentare, in Commissione e in Aula, che derivano poi i cambiamenti.

Qual è il processo interno della maggioranza, sottosegretario? Il processo è che tutto si discute all'interno della maggioranza e, visto che all'interno della maggioranza c'è tutto il contrario di tutto, fatta la discussione lì, il confronto alla fine non c'è più, il confronto con la vera e reale opposizione parlamentare viene scartato attraverso la posizione della fiducia? Noi pensiamo, come Fratelli d'Italia, che questo aspetto, dal punto di vista democratico, organizzativo dei lavori d'Aula, sia decisamente grave. Nell'intervento, poco fa, sull'ordine dei lavori del capogruppo di Fratelli d'Italia abbiamo sottolineato anche come ormai si fa sfregio di quelli che sono i pochi strumenti che restituiscono centralità alle idee e alla possibilità di interrogare da parte dell'opposizione, cancellando così, d'emblée, per esempio, il question time. È una deriva grave, lo è dal punto di vista democratico e credo lo sia ancora di più perché viene fatta in maniera assolutamente sfacciata, senza porsi il problema.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 12)

MAURO ROTELLI (FDI). Io penso che il Governo eviti il confronto d'Aula, perché le differenze, le distanze interne sono, in alcuni casi, talmente incolmabili che, ogni volta che l'Aula viene sottoposta ad un voto, va automaticamente e inevitabilmente in fibrillazione. Con il semestre bianco questo tipo di meccanismo e di tecnicismo si trasforma, sottosegretario, in bagarre, lo abbiamo visto ieri: siamo stati tutti spettatori di una situazione nella quale l'Aula, plasticamente, ha testimoniato voti incrociati, contrari a ordini del giorno a cui il Governo aveva dato altro tipo di impostazione, addirittura con quasi risse, sicuramente con scambi di carattere verbale all'interno della maggioranza particolarmente accesi, che non danno lustro a quest'Aula, ma che vengono stigmatizzati quando, invece, arrivano da parte dell'opposizione, e questo aggrava ancora di più la situazione.

La cosa ancora più stucchevole e fastidiosa è che questo andazzo - definiamolo così - è assolutamente nascosto dalla scusa di questo Governo di unità nazionale che, tradotto in termini pratici - ma gli italiani hanno cominciato adesso a capirlo in maniera assolutamente concreta e puntuale -, per alcuni, è “salviamo le posizioni”, cioè rimaniamo ancorati alle posizioni, per altri, invece, è “proviamo a far capire che ancora esistiamo”, con accuse reciproche, da parte dei vari ambiti interni al Governo, di essere gli uni all'opposizione degli altri.

Presidente, così non funziona, perché le Aule e i meccanismi parlamentari hanno e devono avere il loro rispetto e, quindi, da questo punto di vista, come precedentemente la Presidente di turno ha sottolineato che alcune questioni particolarmente delicate saranno prestate e portate all'attenzione del Presidente Fico, ritengo che tutta questa gestione continuamente emergenziale e pre-pausa estiva debba essere completamente rivista, anche perché la nostra Nazione, purtroppo, ahinoi, ha vissuto mesi di pausa obbligata e il Parlamento può tranquillamente concedersi un agosto di lavoro, senza attendere momenti ulteriori di pausa che i cittadini, sottosegretaria e Presidente, assolutamente non comprenderebbero.

Nel merito, la posizione di Fratelli d'Italia è stata più di una volta sottolineata e rinnovata dall'inizio di questa discussione e anche dai colleghi che hanno provato ad animare un dibattito, prima, al Senato e, poi, nella Commissione, Commissione evocata più di una volta e durata la bellezza di 2-3 ore, anche qui un altro record molto, molto poco olimpico. È sicuramente per noi interessante che la PA e tutto quello che gira intorno alla pubblica amministrazione venga rinnovato e diventi performante. Questi sono un po' gli obiettivi, naturalmente, del provvedimento; è importante ed è imprescindibile se li mettiamo al centro di un possibile sviluppo, come è decisamente fondamentale che la cosiddetta digitalizzazione venga controllata e monitorata.

Partiamo proprio dalla digitalizzazione, sottosegretario. A cosa serve digitalizzare processi, percorsi? Sicuramente a fare online quello che prima si faceva di persona, a smaterializzare le pratiche, a rendere tutto più comodo, in teoria a semplificare la vita, credo, per lo più, dei cittadini. E invece, spesso e volentieri, quello che ci ritroviamo è che semplifichiamo la vita di chi lavora all'interno della pubblica amministrazione - le farò anche qualche esempio pratico -, ma la vita dei cittadini viene particolarmente complicata. E' una digitalizzazione che prevede che non andiamo più al commissariato perché possiamo fare una pratica online, ma se, poi, la persona, che al commissariato lavorava su queste cose, non viene liberata e, quindi, non va sul territorio a controllare il territorio e a garantire sicurezza, quindi spostando la forza lavoro dall'ufficio al territorio per le necessità che le piccole, medie e, soprattutto, le grandi città hanno di controllo del territorio, è una digitalizzazione che non ha senso.

Come avviene esattamente per il nostro rapporto con gli istituti di credito, nel quale con l'home banking, ormai, da casa riusciamo a fare tutto, vorremmo cercare di capire esattamente, facendo fare ai cittadini quello che prima faceva l'operatore dello sportello della pubblica amministrazione, cosa farà puntualmente e come verrà riconvertito quell'operatore che trovavamo prima allo sportello. Quindi, va bene la digitalizzazione, ma non vorrei che tutto si traduca nel fatto che ciò che faceva la pubblica amministrazione a quel punto ricade sul cittadino e, fondamentalmente, viene fatto da noi.

L'impatto, per quanto riguarda il digital, deve essere sicuramente efficace e, mi permetto di sottolineare, sicuro. Ci sono stati ormai 5-6 interventi che hanno sottolineato come la questione della sicurezza, soprattutto in queste ore, in questi giorni, dopo la vicenda, non so se più tragica o più comica, della questione collegata all'hackeraggio della regione Lazio, all'oggetto e all'attenzione delle cronache nazionali, stia diventando sempre più importante.

Lo Smart working: secondo asset di questo decreto. Sicuramente una modalità per sconfiggere e per provare a limitare le questioni collegate al COVID, ma con effetti collaterali che sono, in alcuni, casi molto importanti, in altri casi, molto, molto pericolosi. Quanti, sottosegretario, sono gli italiani che sinceramente, tecnicamente, praticamente si possono permettere lo smart working in questo momento? Lo smart working è collegato a tante variabili, intanto a quella, per esempio, della connessione, che non è pari, come sappiamo, in tutto il territorio nazionale - anzi, purtroppo, ci sono alcune aree che ne sono ancora completamente sprovviste -, connessione che, magari, può avere anche una copertura del territorio, ma può essere insufficiente nella casa che diventa luogo di lavoro. In quanti metri quadrati una famiglia di quattro persone deve lavorare, con due persone del nucleo familiare adulte che lavorano in smart working e due ragazzi che sono in didattica a distanza? La necessità c'è, ma quali sono le caratteristiche che devono supportare questa necessità? Smart working e didattica a distanza prevedono anche l'utilizzo di mezzi e di sistemi che, alcune volte, le famiglie, gran parte delle famiglie italiane, non possono permettersi. Se oltretutto spingiamo sempre di più in questa direzione, quali sono le conseguenze di tenere centinaia di migliaia di lavoratori della pubblica amministrazione presso le proprie abitazioni nel momento in cui, invece, i centri storici, gli uffici pubblici, tutto quello che gira intorno, come indotto, viene praticamente e completamente desertificato?

E questo riguarda lo schema base del commercio delle nostre città, che viene impattato non soltanto dall'assenza dei lavoratori, che non si recano più presso il proprio posto di lavoro, ma, ancora di più, dal fatto che, stando online, si preferirà, sempre di più, fare acquisti su quelle piattaforme e non andare presso i negozi di vicinato, creando ancora e ulteriore disparità con le grandi aziende tecnologiche, che faranno sempre più utili, verseranno sempre meno tasse, mentre i nostri commercianti, artigiani e ristoratori, invece, farebbero molto di più anche per il sistema Nazione rispetto a quello che queste cosiddette big tech riescono a realizzare. Al centro, sottosegretario, c'è anche la questione della sovranità delle infrastrutture: tutti questi dati, per quanto riguarda sia la digitalizzazione sia lo smart working, passano attraverso infrastrutture. La questione posta da Fratelli d'Italia della sovranità delle infrastrutture nazionali e, quindi, di sottolineare come siano queste strategiche rispetto al controllo e alla sicurezza - ripeto ancora la situazione creatasi nella regione Lazio - non sono un vezzo ideologico da parte di Fratelli d'Italia; noi abbiamo ben chiaro cosa voglia dire avere infrastrutture importanti e fondamentali, come queste, che siano in capo allo Stato e alla Nazione e non a privati. Perché controllare e rendere sicure queste autostrade digitali, su cui passano dati e servizi, è fondamentale non solo per la sicurezza, ma, sottosegretario, soprattutto per una questione di libertà, ripresa da tanti interventi che sono stati fatti prima di me anche da altri colleghi del mio stesso gruppo.

La questione del merito la affronto per ultimo, anche se, forse, sarebbe stata da affrontare prima delle altre. Premiare nella pubblica amministrazione chi è efficiente, chi lavora, chi produce risultati e penalizzare chi, invece, si nasconde, credo sia fondamentale e assolutamente importante. Critichiamo fermamente l'avanzamento di massa delle carriere senza che questo avvenga attraverso filtri, o avulso da filtri, di carattere meritocratico. Sappiamo che, da questo punto di vista, forse, ci sono le differenze più importanti tra le nostre posizioni e quelle della sinistra governativa ed è per questo che le sottolineiamo. La premialità dei dirigenti e dei funzionari deve assolutamente andare di pari passo rispetto a due situazioni che, invece, stanno paralizzando la pubblica amministrazione. Riteniamo che questo provvedimento non riuscirà a dare risposte in questo senso. In maniera particolare, mi riferisco al cosiddetto fenomeno della fuga dalla firma, che è quello che caratterizza, purtroppo, e a cui sono costretti i tantissimi funzionari e dirigenti della pubblica amministrazione, che si vedono atti amministrativi di grande responsabilità, o anche di media responsabilità, per i quali, pur di sfuggire alle ipotetiche conseguenze di un sistema che poi potrebbe perseguitarli negli anni successivi, non firmano gli atti e fuggono dalle loro responsabilità. Devo dire qualche volta a ragione, tante volte anche a torto. Oppure, altra pratica particolarmente diffusa è quella del cosiddetto insabbiamento amministrativo. Non si arriva proprio al momento della firma della pratica, perché la pratica, a un certo punto, non si trova più; non trovandosi più, non c'è più il problema di dover decidere, firmarla e portarla avanti. Riteniamo che, da questo punto di vista, il provvedimento in oggetto sia decisamente molto carente e non dia risposte rispetto alle esigenze quotidiane e pratiche di ogni livello amministrativo della pubblica amministrazione nazionale.

Concludo, dicendo che ci sembra, invece, decisamente interessante e positiva la questione degli aumenti dello stipendio della pubblica amministrazione. È importante, perché, rispetto anche al riferimento dell'articolo 98 della Costituzione, che individua il personale che presta servizio per la pubblica amministrazione come personale al servizio della Nazione tutta, questi aumenti, questi riconoscimenti soprattutto a chi merita, a chi vale, a chi prende decisioni, a chi non insabbia le pratiche, a chi non sfugge dalla firma, sono un riconoscimento e una riqualificazione; ridare dignità a chi della pubblica amministrazione fa la propria bandiera e porta avanti i processi decisionali importanti. Mi permetto però di sottolineare, Presidente e sottosegretario, che, proprio perché stiamo venendo da circa due anni di sofferenze, anche decisamente forti per quanto riguarda gli autonomi, questo tipo di decisione deve essere accompagnato immediatamente da proposte e risorse a sostegno dei lavoratori autonomi e delle partite IVA, che, altrimenti, non potrebbero - come noi - riuscire a capire un intervento di questo tipo, se non accompagnato da un bilanciamento, anche nei confronti di chi, per questi due anni, ha chiuso bottega e ha fatto calare le serrande, per poter difendere loro stessi, ma, soprattutto, anche noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. È davvero surreale intervenire in quest'Aula su questo provvedimento dopo quanto accaduto nella Commissione di merito. Infatti, Presidente, il collega Walter Rizzetto, diffusamente, ha affrontato questo tema nel poco tempo che gli è stato concesso. Noi riteniamo francamente abominevole, in termini di prassi parlamentare, una maggioranza tenuta insieme solo dalla strenua difesa delle proprie poltrone, che, faticosamente, ha raggiunto l'inizio del semestre bianco, che, ovviamente, scatenerà il redde rationem tra i partiti di maggioranza, come già accaduto, ieri, su un banalissimo ordine del giorno; banalissimo non già per il contenuto, assolutamente pregnante, che era quello della responsabilità civile dei magistrati, quanto per il comportamento cui abbiamo dovuto assistere in quest'Aula: ripetuti richiami che sembravano quasi velate minacce alla lealtà all'interno della coalizione di Governo e invocazioni legittime alla libertà di tenere insieme un centrodestra assolutamente maggioritario nel sentimento degli italiani, come dimostra ogni appuntamento elettorale che si sussegue sul territorio. Tutto questo, nell'esame di un provvedimento fondamentale, quale quello della riforma del processo penale, su cui è stata posta la questione di fiducia con una assurda compressione dei tempi del dibattito.

Perché la maggioranza più ampia che la storia repubblicana ricordi ha questa necessità di ricorrere sempre al voto di fiducia? Molto banalmente, perché, all'interno della maggioranza, c'è una maggioranza che detta la linea al Governo ed è prevalente - la maggioranza di sinistra - ed una opposizione interna alla maggioranza, che cerca di sgomitare per affermare quei valori e quelle battaglie che l'hanno portata a sedere qui dentro. Lo abbiamo visto ieri con il MoVimento 5 Stelle che, pur essendo il partito di maggioranza relativa in quest'Aula, si è trovato a dover lottare strenuamente per poter dire che, su un disegno di legge firmato dall'ex Guardasigilli Bonafede, c'era anche qualcosa da poter rivendicare. Quindi, questo è lo stato dell'arte nel momento sicuramente più tragico per la nostra Nazione, ossia questa pandemia che ha stravolto usi, abitudini, vite, lavori, imprese: tutto quello che attiene alla vita degli italiani. Ci ritroviamo con una maggioranza assolutamente raffazzonata, che cerca di tenere il timone di questa meravigliosa barca chiamata Italia. Siamo molto preoccupati perché, Presidente, vorremmo aiutarvi a fare le cose che servono all'Italia, a fare le cose che gli italiani si aspettano che questo Governo faccia. Purtroppo, non ci ascoltate e, quindi, talvolta, copiate malamente le nostre proposte, come già accaduto in tanti provvedimenti, le copiate dopo tempo, le copiate a volte male oppure vi rifiutate, come è successo su questo decreto, di ascoltare le nostre proposte in Commissione.

Presidente, una maggioranza che, sulla carta, dovrebbe avere circa il 90 per cento, o forse più, dei voti di quest'Aula e non riesce in Commissione ad esaminare 15 emendamenti presentati da Fratelli d'Italia, con un capogruppo che propone, come ha fatto il collega Rizzetto, di limitare la discussione a soli 5 minuti per emendamento, quindi una maggioranza che non riesce a reggere un dibattito di un'ora su un provvedimento, come la riforma della pubblica amministrazione, è una maggioranza che deve andare a casa e deve restituire la parola agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E anche in quest'Aula, in cui, come lei potrà vedere, Presidente, perché sono sicura che li vede come li vedo io, ma non capisco perché non li richiami, mentre io intervengo, si contano i minuti che separano da una breve fuga, perché tra qualche minuto, lo sappiamo, lo sanno tutti, voi porrete l'ennesima questione di fiducia sul provvedimento, tra qualche minuto ci sarà la possibilità di allontanarsi per 24 ore da quest'Aula. Ma queste 24 ore dovevano essere dedicate, a nostro avviso, ad un confronto più approfondito, più serrato su questo provvedimento, perché un provvedimento che ha la pretesa di riformare la pubblica amministrazione deve tener presente lo spaccato sociale che questa emergenza sanitaria ed economica ha rassegnato. In Italia, si è creata una forte spaccatura tra i garantiti e i non garantiti, una contrapposizione all'interno della società tra tutti coloro - titolari di partita IVA, lavoratori autonomi, imprenditori - che continuavano ad inseguire i propri ricavi e coloro che, invece, hanno avuto la fortuna di avere ogni mese la possibilità di sostentare senza pensieri la propria famiglia, in assenza, soprattutto nei primi mesi, ma ancora ora, di Casse integrazioni che non arrivano, aiuti che sono sicuramente insufficienti; soprattutto, nei primi mesi, dicevo, questa spaccatura è stata assolutamente plastica.

Allora, una riforma così importante - che incide in modo così penetrante su un settore nevralgico per la pubblica amministrazione, che è necessario rivitalizzare, valorizzando le importanti professionalità, investendo sulla riqualificazione ai fini del raggiungimento dell'obiettivo della digitalizzazione - come può avere gli effetti sperati, se diventa oggetto di mercimonio all'interno di una maggioranza di Governo nella quale ciascun partito dovrà poter dire, dopodomani, ai giornali e a quest'Aula, che sì, tutto sommato, in questa riforma c'è qualcosa che ha voluto? E allora, questo è tutto il problema. Però, Presidente, o l'Aula ascolta…

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12,15)

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento, di indossare correttamente la mascherina, per cortesia, e di abbassare anche il livello della voce in modo che riusciamo a sentire la collega Varchi. Prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Le spalle alla Presidenza!

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Presidente, ci sono colleghi che danno le spalle alla Presidenza, sembra più un bivacco che un'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Capisco che è agosto, capisco che andate avanti a colpi di fiducia, però almeno la forma, Presidente, almeno la forma!

Anche perché, dopo l'intervento del collega Lollobrigida, una esponente del Partito Democratico, la collega Morani, ha avuto finanche da ridire sui social sull'intervento di Lollobrigida, richiamando la nostra manifestazione nell'emiciclo di qualche giorno fa. E allora Presidente, occupare l'emiciclo è spesso l'unica alternativa che lasciate all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo modo becero di condurre i lavori parlamentari non solo non vi fa onore, perché è chiaro che il concetto di democrazia voi lo avete solo nel nome del partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma poi all'atto pratico non sapete cosa sia. Quindi, non solo non garantite i diritti dell'opposizione, non solo non riuscite a reggere nel merito il confronto sui vostri provvedimenti, ma fate anche dell'ironia sui social sulle spalle degli italiani. Dovreste solo vergognarvi di quello che fate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Allora, Presidente, stante la sua incapacità di tenere la conduzione di quest'Aula, proseguo nell'esame del provvedimento…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega… mi scusi…

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). No, no, Presidente… Guardi, Presidente!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ma guardi, le spalle!

PRESIDENTE. Mi scusi, ho fatto i richiami, sto richiamando, anche a livello personale tramite gli assistenti parlamentari, ad indossare la mascherina, mantenere il distanziamento, non dare le spalle alla Presidenza. Chiedo ai colleghi di avere rispetto sia per chi sta parlando che per la Presidenza, attenendosi ovviamente alle indicazioni dei Questori, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza in Aula. Prego, collega.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Desidero adesso entrare nel merito di questo provvedimento, con riferimento agli articoli che riguardano la Commissione giustizia, nella quale sono capogruppo per Fratelli d'Italia.

Come è noto, in Commissione abbiamo dato un parere rispetto al quale poi Fratelli d'Italia si è astenuta. Come dichiarato nel corso dei lavori in sede consultiva dal collega Ciro Maschio, il nostro era un voto di astensione, perché, dovendosi ancora riunire le Commissioni di merito, l'XI e la I, che avevano incardinato questo provvedimento, abbiamo voluto dare fiducia a questa maggioranza e ci siamo astenuti nell'attesa che avessero luogo i lavori della Commissione competente. Quando poi si è riunita la Commissione competente e abbiamo potuto constatare la paura, il terrore negli occhi della maggioranza al solo pensiero che potesse svolgersi un minimo di dibattito su questo provvedimento, abbiamo capito quanto, ancora una volta, la fiducia in questo Governo sia assolutamente mal riposta.

Con riferimento, quindi, agli aspetti di competenza della Commissione giustizia, questa riforma introduce modifiche importanti con riguardo all'ufficio per il processo. Perché, a nostro avviso, è un incauto investimento, quello che l'Italia vuol fare? Perché il Ministro della Giustizia, come ho avuto modo di ricordare anche ieri, ha nominato una commissione di esperti presieduta dal professor Lattanzi che, tra le altre cose, ha evidenziato come l'ufficio per il processo, inaugurato nel 2014 sia, in realtà, una struttura che non solo stenta ad entrare a pieno regime, ma manifesta incredibili lacune.

Allora, ci domandiamo e vi domandiamo: ma ha senso investire larga parte dei fondi del Recovery sulla giustizia, quasi 2,3 miliardi di euro, in un istituto che già dagli stessi esperti nominati dal Ministro viene definito fallimentare? Si creano invece nuovi precari, peraltro nel comparto giustizia, che era uno dei pochi settori che si era salvato all'interno della pubblica amministrazione dal grande problema del precariato. Voi con questa riforma andate a creare un esercito di precari nel mondo della giustizia che, peraltro, non si comprende bene quale apporto dovrebbero dare allo smaltimento dell'arretrato, atteso che è esclusa o dovrebbe essere esclusa la possibilità che essi contribuiscano alla redazione delle sentenze. Allora, in cosa dovrebbero agevolare i magistrati togati che devono smaltire l'arretrato dei ruoli? Fare qualche ricerca sulle banche dati per affrontare gli aspetti in diritto dei singoli provvedimenti?

Francamente, ci sembra molto riduttivo il lavoro che questo ufficio per il processo dovrebbe svolgere a fronte della mole di investimenti che viene ad esso destinata. Dunque è legittimo domandarsi - e chiaramente è l'unico contesto nel quale lo possiamo fare, perché non viene data altra possibilità - qual è la vera sfida che l'Italia vuole combattere e vuole vincere sul Recovery? Quella di approfittare di questa occasione per migliorare lo stato della pubblica amministrazione con specifico riferimento al settore giustizia o soltanto quella di vincere le statistiche, dicendo: abbiamo assunto 10 mila precari, 13 mila precari per migliorare le cose e, quindi, con quel numeretto pensare di superare i rilievi che l'Europa fa in ordine alla carenza di organico dei nostri tribunali?

Perché, vedete, l'Europa non ha detto di assumere dei collaboratori per i magistrati. L'Europa ha detto che in Italia il numero di magistrati è tra gli ultimi in Europa. Quindi, significa: assumete nuovi magistrati, fate i concorsi per i magistrati ordinari, non create questo esercito di aiutanti che, peraltro, non si comprende bene nemmeno come dovrebbero aiutare i magistrati, se non aggravando in termini organizzativi strutture già fortemente deficitarie per la carenza di organico, e talvolta anche per la incapacità organizzativa, come gli uffici giudiziari italiani. È francamente un modo di gestire le risorse del Recovery che lascia più di una perplessità.

Però, va tenuto presente che questa disorganizzazione in materia di giustizia costa molto all'Italia, costa all'Italia in termini di credibilità e costa all'Italia in termini di autorevolezza della propria giurisdizione. La lentezza della giustizia civile è un fortissimo deterrente per tutti gli imprenditori che decidono di investire in Italia e, ovviamente, sono terrorizzati al solo pensiero che un contenzioso venga incardinato in un tribunale civile italiano, perché rischia di rimanervi impantanato per anni prima di poter vedere una sentenza di merito. Quindi, la risposta di questo Governo ai richiami che il commissario europeo della giustizia ha svolto, quando lo abbiamo audito in Commissione, sono assolutamente insufficienti. Peraltro, viene quasi il dubbio che il Governo questa audizione non l'abbia ascoltata, non sappia che si sia svolta. Sarebbe bastata una banale ricerca sul sito della Camera dei deputati per leggere quello che è stato detto, per capire quali sono effettivamente le richieste. Infatti, ogni volta voi agitate come un mantra la frase: “ce lo chiede l'Europa”. Quando c'è una forzatura o uno strappo, una fuga in avanti, la difesa è sempre: “ce lo chiede l'Europa” Ma almeno leggete esattamente che cosa chiede l'Europa! Avete introdotto, ieri, con la riforma del processo penale, l'istituto della improcedibilità processuale, che costituirà la definitiva resa dello Stato alla sua stessa inefficienza, a fronte di una richiesta dell'Europa di garantire tempi ragionevoli, non per un processo poi destinato a finire nel nulla, ma per una decisione nel merito! In questo provvedimento noi non vediamo l'impegno a colmare quel deficit che c'è nel comparto giustizia, non vediamo l'impegno all'assunzione di cancellieri, all'assunzione di magistrati togati, alla stabilizzazione dei giudici onorari che, il 16 agosto, vedranno tragicamente spiegarsi gli effetti della riforma Orlando. Noi tutto questo non lo vediamo, noi vediamo l'inspiegabile volontà di potenziare, con larga parte degli investimenti in materia di giustizia, questo ufficio del processo, che gli stessi esperti nominati dal Governo hanno già dichiarato fallimentare. Nemmeno ci si interroga sulle cause del fallimento e si immettono 2,3 miliardi in un istituto che non funziona. Io mi domando quale sia la volontà di questo Governo, se non quella di sventolare qualche bandierina per nascondere l'impossibilità di reggere, in quest'Aula e nelle Commissioni, un sereno dibattito parlamentare sul merito dei provvedimenti. Lo ricordo perché è bene raccontare da che cosa questa maggioranza è fuggita ieri in Commissione: questa maggioranza è scappata a gambe levate da soli 15 emendamenti presentati da Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! I nostri 15 emendamenti hanno mandato in frantumi la maggioranza più ampia che la storia repubblicana ricordi! Questo è bene dirlo perché lei, sottosegretario, ha avuto la sfortuna di capitare in quest'Aula ad agosto, con i trolley già a motore acceso, mentre i parlamentari di Fratelli d'Italia si ostinano a fare ciò per cui gli italiani li hanno mandati qui, ossia opposizione a questo Governo raffazzonato! Lei, signor sottosegretario, è la portabandiera di un Governo che scappa! È la portabandiera! Altro che Governo dei migliori! È il Governo dei peggiori, un Governo che su nessun provvedimento tiene il dibattito in Aula e in Commissione, a fronte dell'unico partito di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi state polverizzando tutte le prassi parlamentari, state polverizzando ogni pagina del Regolamento della Camera, state creando precedenti che ovviamente non vi saranno mai rinfacciati perché, quando saremo noi al Governo, non ci comporteremo come voi, perché la cifra dell'impegno politico è nettamente differente. Qua, noi siamo alla barbarie, noi abbiamo un provvedimento che è stato ieri in Commissione due ore. Come volete ridurre - perché questo ci aveva raccontato il Ministro della Giustizia quando è venuta in Commissione - del 25 per cento i tempi attuali della giustizia penale e del 40 per cento quelli della giustizia civile? Come? Creando questo ufficio del processo? Che cosa dovrebbe essere? Il club dei piccoli aiutanti di Babbo Natale? Che cosa devono fare questi dell'ufficio del processo? Questo non lo chiarite! Voi vi prendete la responsabilità di investire, di buttare acqua in un secchio già bucato, perché lo ha detto la Commissione Lattanzi: voi buttate acqua, che sono i soldi del Recovery, in un secchio che è già bucato, senza preoccuparvi prima di ripararlo. Ma che modo è di amministrare la giustizia in Italia, con 16.500 assunzioni e la creazione di precariato? Quando finiranno i soldi del Recovery, noi ci troveremo queste 16.500 persone che vorranno essere stabilizzate, nel rispetto della professionalità che, si presume, avranno acquisito. Io mi domando se veramente in questo Governo qualcuno abbia mai trascorso delle giornate all'interno delle aule di giustizia italiane, perché è chiaro che quello che serve alla giustizia italiana sono investimenti massicci in termini di edilizia. Forse lei non sa, signor sottosegretario, che, mentre voi ponevate limiti e restrizioni a tutti gli imprenditori d'Italia, all'interno dei tribunali, dove è lo Stato a dover garantire il rispetto di quei limiti che impone ai privati, nessuna aula di giustizia era nelle condizioni di ospitare i processi secondo le restrizioni che voi stessi avete imposto. Io le segnalo che per importanti processi con imputati detenuti, con contestazioni di associazione per delinquere di stampo mafioso, si è avuta la difficoltà di reperire le aule, perché lo Stato non è in grado di rispettare i limiti che lui stesso vuole imporre ai privati. Noi siamo arrivati alla barzelletta. Mentre cinema e teatri erano chiusi e non potevano svolgere la loro attività, il tribunale di Termini Imerese, Corte d'appello di Palermo, affittava un cinema per celebrare un processo, non avendo le aule per farlo. Allora, il cinema non poteva lavorare la sera per proiettare i film e svolgere attività di impresa, però poteva essere aperto al mattino, per la celebrazione delle udienze! Siete ridicoli! Quello che voi fate è attinto dal ridicolo! E gli italiani ormai l'hanno capito, ormai le vostre restrizioni sono buffonate. Il green pass che si ferma davanti questa porta, ma che senso ha (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma quell'uno vale uno, che avete agitato come una bandiera, dove è finito? Allora, se il green pass deve essere per tutti, che lo sia anche in quest'Aula! Dovete dimostrare di credere nei limiti e nelle restrizioni e nei sacrifici che chiedete ai cittadini, perché altrimenti svelerete la vera essenza di questo Governo e di questa maggioranza, ossia il tentativo - e questo lo avete già raggiunto - di arrivare al semestre bianco.

Il secondo tentativo, che dispiegherà tutta la sua forza da settembre e nel quale voi vi troverete a dover mettere ogni energia residua, è quello di arrivare alla fine della legislatura. Voi sapete benissimo che, se domani, venisse restituita la parola agli italiani, la gran parte di voi non si ritroverebbe in quest'Aula alla fine del voto. Allora, ditelo che è solo questa la vostra paura, la paura del giudizio popolare, la paura del giudizio degli italiani a cui imponete, da un anno e mezzo, sacrifici che voi stessi non siete disponibili a fare. L'esempio del green pass, sicuramente, svela tutta l'ipocrisia di questo Governo e di questa maggioranza.

La scelta di non aumentare il numero di magistrati, ma di potenziare, semplicemente, l'ufficio per il processo nasconde, in realtà, un tentativo ben più pericoloso: quello di svuotare di significato il ruolo della magistratura in Italia, quello di far diventare le aule dei tribunali fabbriche dove fare numeri e statistica, dove ogni sentenza non sarà l'espressione di quei principi di civiltà giuridica che hanno caratterizzato l'Italia, ma semplicemente un numero sotto l'indice della produttività di un ufficio giudiziario. Noi tutto questo crediamo sia profondamente sbagliato. Il giudice non può diventare una sorta di manager, un supervisore dei collaboratori molti dei quali, ovviamente, alla prima esperienza ai quali delegare, parcellizzare, forse, parte della sua attività, anche in spregio, a mio avviso, a quel principio del libero convincimento del giudice, il principio del giudice precostituito per legge, tutti quei principi che consacrano la peculiarità del ruolo giudicante e requirente all'interno del nostro ordinamento. Gli uffici per il processo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono una misura straordinaria che deve servire soltanto a smaltire l'arretrato, e su come smaltire l'arretrato rimangono punti interrogativi non chiariti, anche dall'assenza di totale dibattito su questo provvedimento. Ma, da nessuna parte - e questo forse fareste bene a precisarlo -, in nessuna delle roboanti dichiarazioni, da parte di questo Governo e di questa maggioranza, ho letto che le assunzioni saranno a tempo determinato. L'impegno chiaro soltanto a creare nuovi precari. Da nessuna parte ho letto la volontà di liberare il campo da qualsiasi ipotesi futura di richieste di stabilizzazione.

Diverso, invece, è il caso dei magistrati onorari, che ho affrontato poc'anzi, sia pur rapidamente. Dicevo che c'è la scadenza del 16 agosto, che il Governo dovrebbe avere bene in mente. Noi rischiamo che questa scadenza arrivi nella disattenzione, voluta o causata forse dal caldo agostano, di una maggioranza che, in piazza, alle manifestazioni dei magistrati onorari, dice delle cose e poi, quando arriva in Aula, ne fa delle altre. Su questo, crediamo che gli italiani comincino a vedere quanta ipocrisia vi sia dietro la maschera di questo Governo di unità nazionale, di salvezza nazionale. Siamo rimasti gli unici a potervi raccontare quello che accade fuori da questo Palazzo, ma vi ostinate a non ascoltarci. Bisognerebbe, ad esempio, richiamare tutti i magistrati fuori ruolo, dislocati nei vari Ministeri. Leggo nel dossier relativo al decreto che stiamo esaminando che addirittura si potenzia l'esercito dei magistrati fuori ruolo a Palazzo Chigi. Conseguentemente, le piante organiche, già fortemente deficitarie all'interno dei tribunali, saranno ulteriormente minate da questo esercito di fuori ruolo, che, peraltro, crea un'unica commistione tra il potere esecutivo e il potere giudiziario.

Ieri ho provato a spiegare il rischio di incrociare potere legislativo con potere giudiziario con la scelta dei criteri di priorità da affidare ai capi delle procure. Presidente, tutto questo è soltanto una minima parte, perché è chiaro che, nei pochi minuti che mi sono concessi per svolgere il mio intervento, non posso approfondire per intero il provvedimento, ma, in questi pochi minuti, ho cercato di rappresentare alcune proposte - quelle di competenza della Commissione giustizia - che avremmo voluto fare. Proposte di logica, di buonsenso, come di buonsenso era la proposta sullo svolgimento dei lavori formulata dal collega Walter Rizzetto che, con la collega Bucalo, in Commissione, hanno faticato, purtroppo invano, per spiegare concetti elementari di dibattito parlamentare, concetti elementari di confronto tra forze politiche. Presidente, mi avvio a concludere, rassegnando a questo Governo distratto tutta la nostra preoccupazione per i rischi connessi alle modalità con cui vogliono investire i fondi del Recovery. Questa sarà una grande occasione persa anche grazie alla pervicacia con cui questo Governo e questa maggioranza fuggono dal confronto con l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Mi scusi un attimo collega Ferro. Collega Raduzzi, a che titolo?

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

PRESIDENTE. Prego.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Chiedo al Governo, in particolare al Ministro dei Trasporti, di venire immediatamente in Aula a riferire in merito alla prossima nomina dell'amministratore delegato di ANAS, perché notizie di stampa riportano che questo ruolo potrebbe andare a un uomo che è collegato a triplo filo con i Benetton, che è stato nel consiglio di amministrazione di Edizione, la cassaforte finanziaria dei Benetton, che è stato amministratore delegato di Aeroporti di Roma, dove, tra l'altro, casualmente è riuscito a vendere le azioni dello stesso gruppo, poco prima del declassamento di Fitch e su questo c'è pure al Senato un'interrogazione fatta dal Movimento 5 Stelle l'anno scorso. Credo sia gravissimo fare una nomina ad ANAS, dove potrebbe andare a un uomo dei Benetton, alla faccia delle vittime del ponte Morandi. Penso che il Governo debba arrivare subito in Aula a riferire su questo fatto (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. La sua richiesta è stata recepita. Collega Spessotto, sempre sull'ordine dei lavori? Prego.

ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-L'A.C'È). Sì, Presidente, sullo stesso tema. Anche la componente politica L'Alternativa c'è si associa alla richiesta dei colleghi del Misto, del collega Raduzzi, di avere quantomeno una smentita immediata da parte del Ministro Giovannini - che, ricordo, è un Ministro in quota Movimento 5 Stelle - su questa possibile nomina che sarebbe in fase di discussione nel CdA di Ferrovie dello Stato. È veramente inaccettabile che un uomo collegato ai Benetton, dopo la strage del ponte Morandi, dopo tutti i soldi che sono stati dati in questi decenni alla famiglia Benetton, che questo uomo, assolutamente collegato alla famiglia Benetton, venga nominato ad ANAS. Quindi, chiediamo assolutamente una immediata smentita da parte del Ministro Giovannini e che venga a riferire su questo immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa cè).

PRESIDENTE. D'accordo. È iscritta a parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio la rappresentante del Governo, questo in discussione oggi è un provvedimento fondamentale per l'attuazione dei programmi del Piano nazionale di ripresa e resilienza ma, anche questa volta, il Governo, non cambiando la cattiva abitudine, ha posto la fiducia, chiesta e ottenuta al Senato, cosa che replicherà da qui a qualche ora anche alla Camera.

Ha dimostrato di voler andare per la sua strada, senza tenere assolutamente conto delle proposte del Parlamento e di quelle che noi, come forza di opposizione, abbiamo tentato cercato di fornire, ancora una volta con spirito collaborativo, già con un importante lavoro nella Commissione competente svolto dal capogruppo Walter Rizzetto e dalla collega Bucalo che ringraziamo. Abbiamo presentato emendamenti puntuali volti certamente a migliorare un testo che, seppur prevede qualche aspetto positivo, ha tantissime carenze. In particolare, carenze che sono state sottolineate da chi mi ha preceduto negli interventi, come gruppo di Fratelli d'Italia, non ultimo l'intervento della collega Varchi, se penso alle carenze su temi come quello della giustizia e ancor di più sul tema della sanità.

E non possiamo non evidenziare quanto sia veramente paradossale che, nonostante questo Governo possa contare su quella cosiddetta maggioranza bulgara, sempre ampia, sia costretto a ricorrere sempre più spesso all'istituto della fiducia. Lo dicevamo già ieri con la riforma Cartabia, avendo in qualche modo, in una commedia all'italiana, ridotto il Parlamento a un ruolo di semplice comparsa e non attore protagonista.

Presidente, so che adesso ci vuole il green pass per andare alla buvette, ma molti colleghi magari per chiacchierare e fare salotto potrebbero utilizzare la pausa sia per pranzare che per non disturbare qui in Aula.

Ho parlato dello spirito collaborativo e dell'importante lavoro fatto già in Commissione, che tuttavia non ha dato la possibilità ai colleghi di incidere. È stato detto ampiamente dal capogruppo Lollobrigida come tutto in Commissione si sia svolto, in termini ovviamente non soltanto di ascolto e di qualità nel recepire le nostre proposte, ma anche nei tempi che sono stati dati dalla stessa presidente che presiede quella Commissione competente.

Come dicevo, il Governo ricorre sempre più spesso alla fiducia, riducendo questo Parlamento a un ruolo che in qualche modo sarà l'esito - quando finalmente si potrà ritornare al voto e dare la parola agli italiani - di quello che negli ordini del giorno, che rimangono l'unico strumento che ci viene dato, è la famosa formula “a valutare la possibilità di”.

Io credo che gli elettori sapranno valutare molto bene, da qui a breve, nel senso che, ci troviamo nel semestre bianco e quindi con un po' più di tranquillità, che probabilmente tanti colleghi della maggioranza hanno, in termini di chiusura di questo mandato.

Dicevo che è un'alchimia politica il frutto di questo andazzo, che è stata resa possibile probabilmente proprio da quella paura di ritornare al voto. Possiamo solo immaginare cosa accadrà adesso, con l'avvio del semestre bianco, considerato il pericolo scampato di restituire la parola a quell'unico potere che noi riconosciamo, quello del popolo sovrano. Ma certamente - e questo l'abbiamo già visto ieri con qualche ordine del giorno - le contraddizioni, da qui a seguire, esploderanno come mai prima.

Questo è l'atteggiamento mostrato in Senato, per usare un eufemismo, del tutto grottesco, considerando la larga maggioranza di questo “Governo macedonia”, impegnato più ad attaccarsi l'un l'altro dando spazio e inutili individualismi, che a trovare soluzioni efficaci ed efficienti, per un ambito che necessità ormai da troppi anni di una profonda e organica riforma della pubblica amministrazione.

Tornando quindi al provvedimento che punta a trovare soluzioni efficienti in un ambito - quello della pubblica amministrazione - che necessita ormai di quella riforma organica, dobbiamo evidenziare che nel complesso ci sono delle criticità, secondo noi importantissime, che meriterebbero un ulteriore approfondimento.

Il reparto della pubblica amministrazione - da anni ormai uno dei settori che necessita di una revisione - è un settore arrugginito e soprattutto appesantito da un'eccessiva burocrazia che ha bisogno di un consistente turnover che permetta uno svecchiamento essenziale per il funzionamento della macchina amministrativa e che permetta in qualche modo la possibilità di una risposta immediata alle esigenze di ogni singolo cittadino.

Bisogna segnalare che pericolosamente è poco lungimirante il trattamento che avete riservato come Governo, soprattutto in questa fase, alla sanità. Questo provvedimento in esame vede destinato soltanto l'8 per cento delle risorse. Non comprendiamo come sia possibile che, nell'ambito di provvedimenti che vengono a seguito della pandemia, alla sanità sia destinata una parte veramente marginale. C'è bisogno di assumere un minimo di 7-8 mila unità di personale specializzato sanitario e invece si pensa a metodi nuovi, a metodi innovativi per creare un nuovo bacino di precari.

Possiamo, inoltre, notare come con questo decreto la quota di dirigenti a chiamata sia stata raddoppiata, sintomo per voi di un'abitudine devo dire palese ormai a tutti: quella di non voler mai costruire nulla di stabile e duraturo; anzi, di voler mantenere uno stato di precarietà e di voler mantenere sulla quotidianità un senso di occasione alla prestazione; e questo per la nostra pubblica amministrazione non è consentito e non può permetterselo.

Quanto al comparto della magistratura - lo ha sottolineato devo dire in modo approfondito e dettagliato la collega Carolina Varchi - le richieste dell'Europa sullo smaltimento dell'arretrato nel settore giustizia non hanno certamente avuto alcun seguito significativo.

Bisognava intervenire sui tempi del processo civile per dare certezze e sicurezze anche alla ripartenza dell'economia. Invece si è usato il pretesto dell'Europa, ancora una volta, per massacrare i processi penali, con quella amnistia mascherata rappresentata dalla riforma che ieri avete votato, che manderà certamente al macero migliaia di processi, con buona pace del lavoro degli inquirenti e della possibilità soprattutto di rendere giustizia alle vittime dei reati.

Abbiamo più volte - lo abbiamo fatto anche con grande tenacia - evidenziato, come Fratelli d'Italia, come nulla sia stato fatto sulla magistratura onoraria che rappresenta una parte importante del lavoro nella giustizia. L'obiettivo deve essere quello di valorizzare la pubblica amministrazione che non è solo un costo da tagliare, ma una risorsa su cui investire per rendere efficace, efficiente e competitiva la nostra Nazione.

Bisogna puntare sul merito - è stato detto più volte - ma soprattutto mettere al centro del sistema i cittadini. La macchina amministrativa deve essere al loro servizio, al servizio di chi ha realmente bisogno di un sostegno da parte dello Stato, al servizio del mondo produttivo, che deve essere liberato dalle pastoie e dagli ingranaggi che spesso stritolano l'iniziativa privata. Un'iniziativa di cui c'è fortemente bisogno, un'iniziativa alla quale dobbiamo dare il giusto supporto per la ripartenza.

È forte la necessità di strutture in termini di sburocratizzazione e di assunzione stabile di personale, che sia personale preparato e specializzato nei settori di interesse, per affrontare a pieno regime una grande sfida, che è la sfida del Recovery Fund, anche rispetto ai tempi di realizzazione.

A noi sembra invece che l'unica volontà del Governo sia quella di precarizzare i lavoratori della pubblica amministrazione, così dimostrando in qualche modo di avere, ancora una volta e non per l'ultima volta, una visione a corto raggio, priva di lungimiranza e priva di qualsivoglia impianto programmatico.

Colleghi, io come tanti altri in quest'Aula - devo dire non tantissimi perché soprattutto nei 5 Stelle non mi risulta ce ne siano tantissimi - abbiamo avuto l'onere, l'onore e il privilegio di ricoprire ruoli di amministratore locale e di toccare direttamente con mano le inefficienze e i ritardi della pubblica amministrazione, e soprattutto le necessità della pubblica amministrazione. Come mai, io credo che in questo caso ci sarebbe voluto un intervento più coraggioso, un intervento più concreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Purtroppo, da anni il blocco delle assunzioni ha fatto sì che la pubblica amministrazione non fosse in grado di gestire non la straordinaria, ma l'ordinaria amministrazione, che diventa sempre più carente, così com'è in termini non soltanto di risorse umane ma di risorse strumentali; una situazione aggravata anche - non me ne voglia il collega Delrio - da quella scellerata legge che vide trasformare le amministrazioni provinciali. Ancora una volta, già da lì partì quel progetto volto in qualche modo ad avere amministrazioni che avessero le stesse competenze, in alcuni casi con minori strumenti, ma soprattutto senza deciso quali erano le amministrazioni che andavano bene e quelle che andavano male, mettendo tutti sullo stesso piano. Una riforma che è fallita per quanto riguarda le amministrazioni provinciali, ma che ha aggravato anche la risposta verso il cittadino, perché spesso molto personale è stato trasferito in altri enti, con altre competenze e, quindi, dopo avere per anni svolto, con egregio servizio dei servizi verso la stessa amministrazione, si è ritrovato a fare tutt'altro.

Noi, come Fratelli d'Italia, ancora una volta abbiamo messo sul tavolo le nostre proposte, abbiamo tentato in tutti i modi di portare i contributi migliorativi all'esame, non soltanto che è stato discusso attraverso, ovviamente, ribadisco, la fiducia al Senato, ma anche qui, nelle Commissioni competenti. Concludo dicendo che abbiamo parlato dell'importanza della digitalizzazione, che però in qualche modo può avere degli effetti collaterali, se non viene posta nel miglior modo possibile. Abbiamo parlato degli effetti collaterali, della giustezza, ma anche di tante difficoltà che lo smart working in questo momento potrebbe portare in termini ovviamente di gestione, valutando, per esempio, quanti italiani possono permettersi lo smart working. Sicuramente lavorare da casa è più comodo, ma non solo per chi ha raggiunto la possibilità di avere dei servizi di connettività, molti questi servizi non li hanno, e soprattutto anche rispetto ai metri quadri, ma anche all'indotto economico-sociale che il lavorare a casa in questo momento porta come impatto al nostro Paese.

Soprattutto abbiamo detto che questo impatto, nello stesso tempo, sul sistema sociale ed economico spinge di più sempre i dipendenti pubblici a restare chiusi in casa; questo può essere anche un effetto, dal punto di vista psicologico, alienante, che può determinare una forte spinta verso acquisti tramite le piattaforme di vendita online, che hanno conosciuto un vero e proprio decollo durante la pandemia. Ciò ha portato al famoso Big Tech, che significa moltiplicare le esperienze di volumi d'affari, mentre le attività dell'economia locale stanno pian piano morendo e sono quelle che nei nostri territori danno lavoro, danno possibilità a famiglie di poter andare avanti. Questo è un problema, credo, anche per le casse pubbliche, che andrebbe tenuto in considerazione. Per quanto riguarda la digitalizzazione, si permetterà certamente di sbrigare online un numero sempre più importante, sempre maggiore di pratiche, semplificando così la nostra vita quotidiana. Mentre prima, ad esempio, per ottenere il certificato anagrafico era necessario recarsi presso l'amministrazione comunale e fare la fila, oggi lo si può fare attraverso, lo stesso, collegandosi al portale del comune. Questo processo, però, solleva il dipendente pubblico addetto allo sportello e la stessa cosa può accadere per la parte dei servizi bancari.

Digitalizzare la pubblica amministrazione a ogni livello, per velocizzare e semplificare i procedimenti amministrativi, deve essere un'occasione non soltanto per accorciare le differenze, sempre più ampie, tra la pubblica amministrazione e gli utenti, siano essi cittadini, siano essi imprese, ma anche per ricollocare gli stessi dipendenti pubblici in altre attività. Ad esempio, se è possibile fare un certificato online anziché andare al commissariato, il dipendente allo sportello potrà occuparsi di sicurezza e non di burocrazia. La pubblica amministrazione deve saper concentrarsi sulla trasformazione che serve nell'epoca che stiamo vivendo.

Pensavo proprio ieri, quando in Commissione antimafia, in plenaria, abbiamo deciso di rivedere i termini di una norma di autoregolamentazione che già era presente. Pensate che gli ufficiali di collegamento, quando devono vagliare le liste, lo possono fare dovendo interrogare le singole procure, perché nel millennio in cui l'era digitale consentirebbe con un clic di avere una situazione su base nazionale, ciò non è possibile. Abbiamo parlato di merito; introdurre nella pubblica amministrazione meccanismi di valorizzazione del merito per noi è fondamentale. Noi siamo perfettamente d'accordo a premiare chi è efficiente e a penalizzare i fannulloni, criticando quel movimento di massa delle carriere, avulso da qualunque vero filtro meritocratico, da considerare come uno dei motivi cronici, ovviamente, dell'inefficacia e dell'inefficienza della pubblica amministrazione. Un'impostazione che è stata ferocemente criticata da sindacati che sono accanto al MoVimento 5 Stelle e allo stesso PD, che ora, però, si trovano accanto nello stesso Governo, insieme al Ministro Brunetta. Il sistema di premialità e della penalità va esteso non soltanto a determinate categorie; va esteso ai dirigenti, ai funzionari, che devono prendere le decisioni. Oggi viviamo un paradosso, un po' potremmo definirlo la fuga dalla firma; qualunque dirigente o qualunque funzionario tende in qualche modo a non assumersi la responsabilità della firma, considerato che il giorno dopo si può trovare sotto la scure della Corte dei conti. Occorre, invece, premiare chi lavora bene, chi si assume le responsabilità e occorre invece penalizzare chi ama tenere le pratiche nel cassetto a discapito dei cittadini, spesso anche con quella tecnica di insabbiamento amministrativo. Abbiamo parlato dell'importanza dell'aumento degli stipendi per chi lavora nella pubblica amministrazione, che spesso può aumentare la possibilità di gratificazione, anche in termini equiparati al lavoro che si svolge, ma senza dimenticare quello che avete fatto in tutti i Governi che si sono succeduti, non ultimo nel Governo Draghi, laddove sono stati dimenticati i famosi lavoratori autonomi, che sono stati totalmente falcidiati non soltanto dalla pandemia ma dalla vostra indifferenza, dalla vostra incapacità di comprendere che questo Paese ha dei pilastri.

Uno dei pilastri è fatto da chi in qualche modo rappresenta la quotidianità del lavoro autonomo, da chi in qualche modo deve organizzarsi ad affrontare le tante sfide. Allora, noi di Fratelli d'Italia, ancora una volta, con sensibilità, conoscenza, esperienza della macchina amministrativa, abbiamo messo in campo quelle criticità che auspichiamo il Governo possa ritenere valide in un ripensamento. Avremmo gradito, ovviamente, che almeno su questo non fosse ancora una volta posta la fiducia, perché è un dibattito che spetta al Parlamento, perché ognuno di noi ha da contribuire, ma soprattutto perché ognuno di noi deve rispondere a quei cittadini che fuori da qua ci osservano, ci guardano, ci ascoltano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che non sempre - mi rifaccio al post di cui parlava la collega Varchi - si fidano di ciò che in qualche modo può essere una battuta ironica. Direi alla collega che a quel post, credo riferito all'intervento del capogruppo Lollobrigida, dovremmo rispondere con qualche video rispetto al suo ordine del giorno di ieri e a quel tabellone, con vari colori e mille sfumature, non di grigio ma di bianco, rosso e verde, che purtroppo dovrebbero rappresentare in quest'Italia la consapevolezza di una politica di qualità e di scelta.

Ho notato che troppe volte si cambia idea in base alle poltrone che si occupano: se si è al Governo si dice una cosa, se si è all'opposizione si va nelle piazze, fuori dal proprio territorio e se ne dicono altre, poi si scende sui territori e se ne dicono altre ancora. Credo che attraverso questo importante provvedimento oggi potrete anche rispondere alle tante amministrazioni locali fatte dai sindaci, fatte dagli amministratori, che rappresentano il primo presidio al quale il cittadino si rivolge.

Penso a chi, come noi, da questo punto di vista, ha fatto la gavetta, ha conosciuto l'esperienza dell'amministrazione comunale, poi la circoscrizione, il consiglio, la giunta, poi si è passati a quelle che erano le straordinarie province, che sarebbe importante riportare al vecchio sistema (Applausi). Infatti, quella delle province è stata una forma per dire che ci sono enti utili ed enti inutili. Io ritengo che ci siano amministrazioni e amministratori capaci e amministratori o amministrazioni incapaci. Incapaci di cosa? Incapaci di poter realizzare quello che credo sia il sogno di ognuno di noi, cioè il sogno di trasformare le idee in azioni. Le idee in azioni si possono trasformare, pensando alla qualità di chi rappresenta politicamente l'amministrazione nel mettere in campo idee, ma anche a una burocrazia che le sappia concretizzare attraverso la trasparenza, la capacità e la qualità.

Qualcuno diceva che forse c'è la volontà, anche da parte di qualcuno, di mantenere inefficiente la burocrazia, perché, nel momento in cui la burocrazia è inefficiente, probabilmente, ancora una volta, con un metodo differente, si tiene il cittadino sotto la scure del bisogno. Spesso lo fa la politica in tanti territori, dal Nord al Sud: non dare la possibilità ai cittadini di cambiare il proprio destino, perché, quando si cambia il proprio destino e quando si dà la possibilità, non soltanto di essere uomini liberi, ma anche autonomi, attraverso il lavoro, la gratificazione e i servizi, probabilmente si ha veramente quel voto libero di cui molte volte si ha paura. Allora, noi di Fratelli d'Italia, con le nostre proposte abbiamo cercato di portare contributi e lo abbiamo fatto senza se e senza ma. Lo abbiamo fatto con la consapevolezza di dover rappresentare qui un mondo importante, quel mondo che può cambiare, in qualche modo, tante sfide e tanti destini dei territori. In fondo, auspico che, in questa sede - e ne sono certa -, ci sarà un ripensamento, almeno non ci siamo riusciti ieri, perché avremmo voluto che quella riforma non partorisse, perché è una riforma che pagheranno i cittadini italiani. Altresì, oggi, noi vi chiediamo - e lo chiedo, ringraziando anche per la presenza il Ministro D'Incà, che ci ha raggiunti - di fare un'ulteriore pausa in cui si possa ripensare alle proposte che avevamo messo in campo e che riteniamo che debbano essere accolte, non perché sono proposte targate Fratelli d'Italia, ma perché sono le proposte che servono a questo Paese. Fratelli d'Italia non ne fa una questione ideologica, perché non ci appartengono gabbie; ci appartengono valori, ci appartiene esperienza ma, soprattutto, ci appartiene quello che Giorgia Meloni ha tenuto a ribadire e che per noi è stato, credo, un contributo importante anche in termini di gratificazione, dicendo che siamo il 5 per cento di questo Parlamento, ma è quel 5 per cento che tutte le cose che fa le fa con dedizione, con consapevolezza, con esperienza, con capacità e con studio.

Allora concludo, auspicando che non si ripercorra l'errore del Senato, l'errore di tutti i decreti che arrivano, mortificando, per quanto ci riguarda, ognuno di noi. La cosa che maggiormente mi dispiace è che ci siano forze storiche che accettano la condizione della decretazione d'urgenza, che accettano la condizione di un bavaglio. Alla fine, siamo qui, perché diamo voce ai territori, perché diamo voce alla Nazione, perché diamo voce alla categoria, perché diamo voce a chi voce spesso non ne ha. Quindi, mi auguro che, reprimendo il dibattito, si comprenda che non si va da nessuna parte, che il provvedimento interessa tutti, che interesserà i nostri figli e le generazioni a venire.

Abbiamo detto tante cose su tutti gli aspetti di questo decreto. Non vorrei mai pensare che voi appartenete a quel mondo in cui si ricompensano più spesso le apparenze del merito che il merito stesso. Il merito è quello che ci insegnano gli sportivi. È stato un anno fortunatissimo per l'Italia. C'è su Facebook una battuta molto simpatica, - ovviamente, è una battuta e non vorrei che si prestasse a strane… - che dice che quest'anno, se ce la facessero rifare, vinceremmo anche la Seconda guerra mondiale.

Questo perché è un anno fortunato, dove abbiamo capito che è la regola dello sport, che i bravi scendono in campo, dove abbiamo capito che gli altri rimangono in panchina, dove abbiamo capito che, quando si chiede di poter vincere una sfida, lo si può fare e, come diceva Michael Jordan, con il talento si vince la partita, ma con il gioco di squadra, che, purtroppo, tra di voi non c'è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), si vincono i campionati. Dunque, vi chiediamo di riconoscere a Fratelli d'Italia il lavoro, la serietà, l'impegno e la qualità di una classe dirigente che, sinceramente - ci sentiamo di dire -, non ha nulla da invidiare a nessuno, anche soprattutto per l'esperienza che ognuno di noi ha messo nella pubblica amministrazione.

Allora, Ministro D'Incà, questa volta vorrei, da parte sua, una promessa da mantenere, che non è la promessa, che non credo appartenga a nessuno di noi, del singolo “favoruccio” da portare a casa: è la promessa di ridare dignità al Parlamento, tutto. Lo dovremmo chiedere a ognuno di noi quando, prende il microfono, lasciandoci la possibilità di mettere in campo le nostre idee e di mettere in campo le nostre proposte. Certamente, i numeri non sono dalla nostra parte, ma è questa la sede dove determinate azioni per il nostro Paese si devono espletare.

Chiudo veramente, ringraziando la Presidente, ringraziando, ovviamente, i colleghi di Fratelli d'Italia, che, devo dire, seppure pochi nei numeri, sono straordinari per quello che fanno ogni giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). in ogni Commissione - e lo dico anche da vice capogruppo -, e, pensando al decreto di ieri, dico che è stato per noi una ferita molto forte, perché riteniamo che quel decreto sia un decreto che non parla di giustizia. L'abbiamo visto anche nella implosione che c'è stata tra le forze di maggioranza, parlando di reati ambientali, di abusi sulle donne, su temi che, tra parentesi, sono molto cari alla sinistra e che oggi, probabilmente, in parte, non hanno una condivisione in questa maggioranza. Dunque, pensando al decreto di ieri e a quello di oggi, chiudo dicendo che con voi nel nostro Paese, così come non si premia il merito, c'è un grande rischio: che non si punisca chi trasgredisce. Io mi auguro che, se oggi, questo dibattito proseguirà per come vi abbiamo chiesto, forse, se magari avete deciso col decreto di ieri di non punire chi trasgredisce, almeno in alcuni casi potreste premiare il merito per quanto riguarda la pubblica amministrazione, i cittadini italiani e i tanti amministratori che lo meritano, che meritano il sostegno di uno Stato che non arretri giorno dopo giorno, ma che li sostenga con i fatti e non soltanto con gli slogan o attraverso i social (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Monica Ciaburro. Ne ha facoltà.

Ah, scusate!

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie, Presidente, mi scusi. Dagli organi di stampa abbiamo appreso che il consiglio di amministrazione delle Ferrovie dello Stato avrebbe indicato i nuovi vertici di ANAS. Pare, da quello che emerge dagli organi di stampa, che amministratore delegato della società ANAS SpA sarebbe un manager di lungo corso del gruppo Atlantia, già manager di Aeroporti di Roma e di Edizioni Holding. Ovviamente, se la notizia fosse vera, questo sarebbe un fatto assolutamente inaccettabile, visto quello che è successo e che abbiamo modo di discutere più volte in quest'Aula a seguito della gestione di Autostrade per l'Italia del sistema autostradale e dei fatti drammatici di Genova. Sarebbe un fatto di insulto e irrispettoso per le famiglie delle vittime e per tutti gli italiani.

Chiediamo, pertanto, che il Governo venga prontamente in Aula a riferire, a smentire nel caso questa voce o, sennò, per lo meno a comunicarlo ufficialmente a quest'Aula e, in qualche modo, a motivare e a giustificare una scelta che pare assolutamente incomprensibili a noi, da questi scranni, e sicuramente agli italiani fuori da quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori il collega Rixi, suppongo sulla stessa tematica. Ne ha facoltà.

EDOARDO RIXI (LEGA). Assolutamente sì, Presidente, e la ringrazio della parola. Noi, come Lega, prendiamo assolutamente le distanze da questa nomina e chiediamo che il Governo venga in Aula a chiarire i motivi per cui si è deciso di procedere in questa direzione, se, ripeto, le indiscrezioni giornalistiche sono fondate. È evidente che non si può pensare di mettere la prima azienda che si occupa della sicurezza degli italiani sulle strade in mano a manager che hanno lavorato in un gruppo, su cui professionalmente non c'è nulla da dire, ma che, evidentemente, essendo stati già rimossi da Aeroporti di Roma, hanno avuto una convivenza con un sistema da cui noi abbiamo preso le distanze già nel primo Governo Conte e con cui continuiamo a tenere le distanze. Quindi, credo che in occasione di scelte come queste, prima di fare delle nomine, bisognerebbe ponderare bene su chi si mette ai vertici di certe società.

Da questo punto di vista, credo che il Ministro Giovannini, ma devo dire anche il Ministro Franco - perché il MEF è il primo azionista di FS - vengano a dirci i motivi di ciò che noi abbiamo letto sui giornali e su cui non solo l'Aula è stata completamente tenuta fuori - come è anche giusto, perché devono essere il Governo e i Ministeri a interloquire - ma su cui non c'è stata una minima condivisione, neanche su quali saranno gli obiettivi di una società che è pubblica e che viene messa in mano a un manager privato non condiviso, mi sembra, in questo emiciclo.

Quindi, da questo punto di vista, ripeto, anch'io sono assolutamente disgustato della nomina. Dico così perché, da ligure - scusatemi, ma quel giorno c'ero io sotto il ponte, insieme ai Vigili del fuoco, a tirar fuori la gente dalle macchine - l'ho vissuta sulla mia pelle e ho informato il Governo italiano, che non credeva a quello che era successo. Ripeto, non c'è un minimo di rispetto nei confronti di quello che è accaduto a Genova e su cui, devo dire, si continua a sorvolare. Mi auguro che questo Parlamento abbia la volontà e la dignità di mettere, per una volta, la parola fine a un gruppo di potere che ha già fatto troppi danni in questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, se c'è qualche altro gruppo che vuole intervenire, così chiudiamo gli interventi sull'ordine dei lavori e proseguiamo con la discussione generale.

Ha chiesto di parlare il collega Valente. Ne ha facoltà.

SIMONE VALENTE (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi apprendiamo dagli organi di stampa di questa notizia riguardante i vertici di ANAS e, ovviamente, anche noi chiediamo che il Governo, che il Ministro venga a riferire, perché questa notizia ha una rilevanza notevole non per tutta l'Italia ma, diciamo, per tutti gli italiani che hanno visto e hanno vissuto, soprattutto i liguri, soprattutto le famiglie delle vittime, un fatto tragico come quello del ponte Morandi. Questa cosa per noi è difficile da accettare, è difficile anche da comprendere ed è per questo che chiediamo spiegazioni e chiediamo che il Governo le venga a dare a tutti gli italiani. È strano vedere che alcune persone in questo Paese escano dalla finestra e rientrino dalla porta. Il MoVimento 5 Stelle ha fatto una battaglia precisa su Autostrade, continua a sostenere una direzione molto chiara, che va, in primis, nel rispetto delle vittime e dei parenti delle vittime di ponte Morandi e io, da ligure, non posso che sostenerla e, ancora di più, stigmatizzare alcune decisioni che, a quanto abbiamo appreso dagli organi di stampa, non ci vedono assolutamente d'accordo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Ovviamente ci associamo alle richieste dei colleghi degli altri gruppi rispetto all'intervento dei Ministri competenti per parlare di questa notizia che, sinceramente, appresa da noi che siamo all'opposizione, dalla stampa, ci sembra normale, appresa dalle forze di maggioranza io credo che ribadisca ancora il rispetto che si ha verso il Parlamento, verso tanti eletti dal popolo sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e credo che difficilmente cambierete le cattive abitudini.

Adesso, non per imitare il collega Mollicone perché io sono molto meno tecnologica di lui, ma sono andata a ritrovare una dichiarazione che ha fatto il vice capogruppo vicario, l'onorevole Tommaso Foti, che potete anche trovare, di qualche tempo fa, ribadita, credo, anche stamattina, in cui parla proprio di questa nomina, una nomina che, in qualche modo, lascia sconcerto in ognuno di noi.

Abbiamo parlato del crollo del ponte di Genova, abbiamo parlato di interessi che, spesso, sono stati accentrati nelle mani di pochi ma, ancor di più, abbiamo ascoltato gruppi della maggioranza - che sono nella maggioranza dall'inizio, con il Governo “Conte 1”, il Governo “Conte 2” e il Governo Draghi, penso al MoVimento 5 Stelle - dichiarare il male assoluto rispetto alla gestione della famiglia Benetton di alcune infrastrutture; oggi, ci ritroviamo che, probabilmente, la nomina, se non è già stata fatta, sarà quella di Ugo De Carolis. Scrive proprio Tommaso Foti: “La nomina di Ugo De Carolis ad amministratore delegato di ANAS, ancorché allo stato solo ipotizzata” - quindi, ovviamente, non abbiamo certezza – “sarebbe la conferma che con il Governo Draghi tutto cambia perché nulla cambi. È pur vero che l'unica vera forma di economia circolare praticata dal Governo risulta quella delle nomine dei soliti noti” - oltretutto nomi noti - “ma andare a proporre ai vertici di ANAS un manager che è stato un uomo di punta di Atlantia quando prosperava Castellucci è veramente troppo”. E se è troppo per noi, penso che dovrebbe essere troppo per tutti. E ancora: “Qui non si tratta solo di smentire una voce da parte del Governo ma anche di chiarire, e senza opacità, le ragioni per le quali al suo interno si sia arrivati ad ipotizzare la nomina di De Carolis che, per quanto ci riguarda, non s'ha da fare”.

Aggiungo che, probabilmente, per noi non andava fatta la nomina di Arcuri - 4 milioni di euro - come consulente rientrato al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, per quanto ci riguarda, nel rispetto delle persone, io sottolineo anche la presenza della Fornero.

Ci sembra quasi che stiate riavvolgendo il nastro ma, ancor di più, nel riavvolgere il nastro, stiate puntualmente rinnegando la vostra storia, le vostre battaglie, semmai abbiate ritenuto realmente di farle. Chiudo, dicendo che chiediamo, senza se e senza ma, la presenza del Ministro in Aula al più presto, a darci notizia, non attraverso un piccione viaggiatore, una bottiglia lanciata a mare o un comunicato stampa, ma nelle sedi che sono quelle opportune e le sedi più adatte, come il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Per associarmi alla richiesta di una comunicazione urgente dei Ministri competenti rispetto a questa prospettata nomina ai vertici di ANAS. È talmente evidente - lo dico al Governo presente in Aula - l'inopportunità di una scelta come questa, dopo la vicenda Morandi, dopo tutto il lungo contenzioso con la società Atlantia, che veramente siamo curiosi di ascoltare - uso questo termine - che cosa avrà da dirci il Governo, perché è talmente solare, come dicevo prima, l'inopportunità che, da questo punto di vista, crediamo che su questo sia necessario fare chiarezza e comprendere fino in fondo le ragioni eventuali di una scelta che non ci sentiamo - lo dico già ora per allora - assolutamente di condividere.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione generale.

È iscritto a parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a discutere il decreto-legge n. 80 del 2021, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'efficienza della giustizia. Un altro provvedimento da chiudere in assoluta fretta, se considero che, ad oggi, non è possibile valutare l'esame del provvedimento delle varie Commissioni che, ovviamente, non hanno gli aggiornamenti delle discussioni in tempo reale e, quindi, possiamo limitarci a una discussione di merito nel provvedimento, senza conoscere il parere di tutti i commissari competenti.

Naturalmente, il fine di questo atto non può che trovare la piena condivisione, soprattutto di chi come me ha avuto l'onere di conoscere le condizioni nelle quali versa la pubblica amministrazione in Italia; perché quando si pensa a rafforzare le risorse umane della pubblica amministrazione, magari elevando anche la qualità professionale e abbassando il dato anagrafico, per noi di Fratelli d'Italia si tratta sempre di un momento importante. Questa è un'esigenza che esiste da anni e in quest'ultimo anno e mezzo di pandemia è stata messa a dura prova. La risposta che viene dal decreto in discussione è finalizzata sostanzialmente alla gestione delle politiche legate al PNRR. Dobbiamo considerare che, dopo anni di blocco del turnover e di mancate assunzioni, l'amministrazione pubblica era incapace di gestire anche l'ordinaria amministrazione, con una ricaduta negativa in termini di servizi da dare ai cittadini, alle imprese e a tutto quel tessuto sociale che opera nei territori e che, naturalmente, si aspetta ben altre risposte in termini di efficienza e di rapidità. Sono tante le storie di professionisti che hanno fatto la scelta della missione pubblica, pur potendo lavorare in altri contesti privati, con stipendi decisamente più alti di quelli che ricevono dallo Stato e, nonostante questo, hanno deciso di servire lo Stato italiano. Noi, come sempre, abbiamo cercato di offrire contributi migliorativi per fare in modo che sull'altare dell'efficienza e della contingenza non venisse sacrificata la trasparenza, che deve accompagnare le scelte pubbliche. Ieri in IV Commissione (Difesa) ci siamo soffermati sulle disposizioni che intervenivano sulla disciplina del Comando unità forestali ambientali e agroalimentari dei carabinieri, recate dal citato decreto-legge n. 92, che adesso sono state riprodotte all'articolo 17-septies, comma 3, del decreto-legge in esame.

Voglio ringraziare il collega Deidda che, per conto del gruppo di Fratelli d'Italia, ha espresso pienamente il pensiero comune in Commissione. Tali considerazioni hanno trovato la nostra disponibilità in Commissione difesa nel valutare di prevedere misure volte ad implementare le dotazioni organiche e strumentali dei reparti del Comando carabinieri per la tutela forestale e in considerazione del necessario contributo svolto in relazione alle attività di difesa del territorio e di prevenzione, contrasto e repressione dei reati ambientali. Sulla restante parte del decreto, Presidente, penso che una pubblica amministrazione rinnovata e performante è imprescindibile per la ripresa economica, per lo sviluppo e, in questo senso, è giustissimo anche puntare sulla digitalizzazione, ma i processi di transizione - lo dobbiamo tenere a mente - devono essere molto controllati. La digitalizzazione permetterà di sbrigare online un numero sempre maggiore di pratiche, semplificando così la nostra vita quotidiana. Mentre prima, ad esempio, per ottenere un certificato anagrafico era necessario recarsi in comune, fare la fila e richiedere allo sportello il certificato, oggi, lo stesso certificato si può ottenere tranquillamente online, autenticandosi con l'identità digitale al portale del proprio comune, inserire dati e avere il documento richiesto. Questo processo solleva il dipendente pubblico addetto allo sportello all'inserimento dati perché l'attività di data entry viene svolta direttamente dall'utente. La stessa cosa accade per i servizi bancari: per fare un bonifico prima bisognava andare in banca, oggi lo si fa comodamente da uno smartphone. Quindi, digitalizzare sempre di più la pubblica amministrazione, ad ogni livello, per velocizzare e semplificare i procedimenti amministrativi, deve essere l'occasione non solo per accorciare le distanze tra la pubblica amministrazione e gli utenti, siano essi cittadini o imprese, ma anche per ricollocare i dipendenti pubblici in altre attività. Per esempio, è possibile fare un certificato online anziché andare al commissariato; prima era il dipendente, ora l'impiegato allo sportello potrà occuparsi di sicurezza e sicuramente non di burocrazia. La pubblica amministrazione deve saper concentrarsi sulla trasformazione digitale, ma anche saper investire nelle competenze organizzative, per garantire al processo di digitalizzazione l'efficacia sull'impatto.

Sullo smart working, sebbene possa rappresentare una risposta efficace alla necessità di coniugare il contrasto alla diffusione del COVID-19 con la prosecuzione dell'attività economica, i potenziali effetti collaterali di questa modalità di lavoro non devono essere sottovalutati; pertanto, è opportuno gestire lo smart working valutando una serie di aspetti. Innanzitutto, bisogna chiedersi quanti italiani possano permettersi lo smart working. Sicuramente lavorare da casa è più comodo, ma solo per chi è raggiunto dai servizi di connettività e ha metri quadri sufficienti per organizzare una o più postazioni di lavoro. Oggi potremmo trovare famiglie composte da madre, padre e due figli che vivono in pochi metri quadri e si trovano costrette a condividere smart working e didattica a distanza; in alcuni casi ciò è letteralmente impossibile, ne viene meno la qualità del lavoro e dell'apprendimento scolastico. C'è poi da considerare l'impatto dello smart working sul sistema sociale ed economico. Spingere sempre di più i dipendenti pubblici a restare chiusi in casa può essere alienante e può determinare una forte spinta verso gli acquisti tramite piattaforme di vendita online, che hanno conosciuto un vero e proprio decollo durante la pandemia. Ciò ha portato la Big Tech a moltiplicare esponenzialmente il volume d'affari, mentre le attività dell'economia locale stanno morendo. Questo è un problema anche per le casse pubbliche, visto che molte piattaforme pagano tasse ridicole e avranno sede fiscale in altri Paesi. Con le multinazionali del web, che sono monopoliste delle infrastrutture di e-commerce, il sistema non è più in equilibrio: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri. Quando Fratelli d'Italia si batte per la sovranità sulle infrastrutture strategiche, come la rete di comunicazione, non lo fa per un vezzo ideologico, ma perché controllare le autostrade su cui passano tutti i servizi, tutti i dati personali - questi ultimi proiezioni di ciascuno di noi nello spazio digitale - è fondamentale per la libertà e per la sicurezza di tutti.

Introdurre nella pubblica amministrazione meccanismi di valorizzazione del merito è fondamentale. Siamo perfettamente d'accordo a premiare chi è efficiente e a penalizzare i fannulloni, criticando quel movimento di massa delle carriere, avulso da qualunque vero filtro meritocratico, da considerare come uno dei motivi cronici di inefficienza della pubblica amministrazione. Ma questa impostazione è stata ferocemente criticata anche dai sindacati, dal Partito Democratico, dal MoVimento 5 Stelle, i quali, ora, stranamente, si trovano al Governo proprio con Brunetta. Il sistema della premialità e della penalità va esteso anche e soprattutto ai dirigenti e funzionari, che devono prendere delle decisioni. Oggi viviamo il paradosso per cui un dirigente, appena mette la firma su un atto, il giorno dopo rischia di essere messo sotto inchiesta e magari deve rispondere alla Corte dei conti; per questo, è presente nella nostra pubblica amministrazione quel deprecabile fenomeno chiamato fuga dalla firma e dalla relativa responsabilità, che porta, ovviamente, alla paralisi amministrativa. Occorre premiare chi lavora bene e si prende le proprie responsabilità; occorre, invece, penalizzare chi preferisce tenere le pratiche e i progetti nel cassetto - il comunemente detto insabbiamento amministrativo - per non avere problemi. Esprimiamo viva soddisfazione per il fatto che il Governo presuma di poter aumentare lo stipendio ai dipendenti pubblici, anche perché molti di questi vivono davvero con uno stipendio da fame, dando così maggior dignità e valore a chi, come recita l'articolo 98 della Costituzione, è al servizio esclusivo della Nazione. Ma se ci sono i margini per aumentare lo stipendio al settore pubblico, diamo per scontato che ci siano anche quelli per sostenere i lavoratori autonomi, che da un anno a questa parte sono stati letteralmente falcidiati da una gestione folle e dilettantesca della crisi sanitaria. Per quanto concerne il decreto nella sua completezza, ci riserviamo di esprimere un parere di merito e insieme di esame, approfondimento e dichiarazioni di voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie Presidente. Chiaramente, questa è una discussione che avrei voluto, come tutti i miei colleghi, affrontare in Commissione per poter migliorare questo decreto, apportando tutte le modifiche, oppure discutendo gli emendamenti, cosa che non è stata possibile perché ogni volta che mettete la fiducia chiaramente gli emendamenti decadono.

Presidente, questo è un decreto che certamente avrebbe meritato un Parlamento attivo e non, ancora una volta, un Parlamento pieno di deputati che vengono ridotti a “spingi bottoni” sull'emendamento. E poi i risultati li abbiamo visti. Prima sono stati fatti gli interventi sulla nomina, di cui si è parlato precedentemente, di cui deputati che sono intervenuti, i deputati di maggioranza, non ne erano a conoscenza. E, allora, la domanda sorge spontanea: ma, voi, deputati di maggioranza, siete al Governo per governare oppure per fare solo gli “spingi bottoni”? Perché questo sta emergendo.

In questo decreto ci sono provvedimenti che potevano essere essenziali per la realizzazione del PNRR, ma che nessuno di noi può affrontare nel merito. E questa è l'ennesima fiducia che manca di rispetto non all'opposizione, ma alla democrazia e alla maggioranza, ai deputati di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo ha detto anche il Presidente Mattarella, che ha evidenziato questo abuso della decretazione d'urgenza, che si definisce tale - d'urgenza - proprio perché non è ordinaria, o almeno così dovrebbe essere. Invece, continuiamo a vedere, dentro i provvedimenti d'urgenza, norme, ordinamenti: sono pieni di tutto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 13,45)

MARCO SILVESTRONI (FDI). E per andare al senso della nomina di cui si parlava prima - mi rivolgo a voi, deputati di maggioranza, che, chiaramente, qui, essendo in discussione generale, siete pochi, però vedo presente in Aula un gruppetto del PD -, in questo “decreto Brunetta” sono stati aumentati due posti in più nel CdA di Enea. Ora, io domando: ma perché? Cosa c'entra l'aumento di due posti in più nel CdA di Enea in una riforma della pubblica amministrazione? Se il Governo ritiene di intervenire in questo senso, inserendo una norma in un decreto-legge, io spero ci sia stata una motivazione. E allora, per capirla, sono andato a leggere la relazione introduttiva del decreto, dove, solitamente, il Governo chiarisce la finalità dell'intervento normativo, ma, purtroppo, nella relazione, sul punto, il Governo si è limitato semplicemente a descrivere la norma. Nessun elemento informativo in più, neppure nella relazione tecnica, che è uno strumento che serve a dare conto dell'onerosità finanziaria delle disposizioni e della relativa copertura.

E, allora, almeno per me, rimane la domanda: Ministro Brunetta, o il sottosegretario presente, perché ha ritenuto di ampliare di due posti il CdA di Enea? E perché lo ha inserito nella riforma della pubblica amministrazione?

Tutta questa urgenza per aumentare i posti nei consigli di amministrazione - perché a questo avete ridotto questo “decreto Brunetta” -, ma il 95 per cento dei decreti attuativi previsti dal Governo Draghi è sono ancora stato fatto. Questo vuol dire solo una cosa: correte solo dietro a un'agenda europea, che volete compiacere e null'altro. Qui, per gli italiani, in questa riforma, non c'è assolutamente nulla. Certamente lo volete fare di corsa, con questa fiducia, ad agosto, perché sperate che gli italiani - quelli che possono permettersi di andare in vacanza - non se ne accorgano. Ma ci penseremo noi, unica opposizione in quest'Aula, a fargli sapere che ricorrete al voto di fiducia, per scappare dai problemi di questa maggioranza, variopinta al suo interno, che delega a Draghi e a voi, impassibili Ministri, quando ci siete, la totale autonomia nel decidere le sorti dell'Italia.

Quindi, questa finta presenza, quando sono in Aula, dei deputati di Governo - che, da domenica sono qui per approvare quello che il Governo decide -, spero sia un problema che anche lei, Presidente, qui presente, vorrà affrontare. Perché poi dirlo nel discorso di insediamento e dare la parola, per 60 volte, al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, che annuncia la questione di fiducia, non mi sembra in realtà molto coerente con lo spirito democratico che dovrebbe ispirare quest'Aula.

Comunque, nel merito, avremmo voluto affrontare molti temi, per primo quello delle semplificazioni limitate ai progetti del PNRR e fare in modo che sia più semplice, anche per una regione, per una provincia, oppure per il più piccolo comune, fare un'infrastruttura viaria, come un ponte, un sottopasso, una scuola, un ospedale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): ma nulla! La semplificazione deve essere ordinaria e non straordinaria. Abbiamo bisogno di semplificazioni ovunque, e non solamente nel PNRR. Quindi, altra occasione persa per provare ad andare oltre il compito che l'Europa ha dato all'Italia.

Abbiamo avuto notizie, inoltre, come è già stato detto prima dalla mia collega che è intervenuta, che sta tornando la professoressa Fornero al Governo - bel cambio di passo, Presidente Draghi - e anche Arcuri sta trovando un posto in maggioranza. Forse qui gli unici che non trovano posto in questa maggioranza sono i deputati di maggioranza, a questo punto, e, probabilmente, soprattutto, le istituzioni democratiche.

Comunque, Presidente, credo che sulla digitalizzazione, che sicuramente è cosa buona e giusta, sullo smart working, che è sicuramente cosa buona e giusta, nel merito sono tutti propositi buoni. Probabilmente, si poteva fare molto, molto di più, però noi siamo chiaramente critici con questa riforma voluta dal Ministro Brunetta, soprattutto perché - l'ho detto - al suo interno, se la andiamo a leggere bene, magari troveremo altre marchette, come quella dell'Enea. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, siamo ancora noi, siamo ancora qui e siamo instancabilmente a voler continuare a discutere, a scandagliare, a parlare, a capire, a riflettere su questo provvedimento, che è un altro provvedimento importantissimo, nessuno lo nega. È un provvedimento che aspettavamo, che aspettano gli italiani, che aspettano tanti dipendenti pubblici, che ripongono tanta aspettativa rispetto a questo provvedimento. La ripongono, perché lo stato della nostra pubblica amministrazione è palesemente in difficoltà. Sono intervenute diverse riforme negli ultimi anni, ma sostanzialmente nulla o poco è cambiato. Questo è un provvedimento che porta sicuramente elementi positivi, ma, come diceva il collega Silvestroni che mi ha preceduto, lascia molte lacune. Poi, in realtà, è ridimensionato a una modalità di accesso, nell'ambito della pubblica amministrazione, di moltissime postazioni.

Assumere non vuol dire sempre efficientare, quindi assumere senza inquadrare, assumere senza riorganizzare, assumere senza motivare, assumere senza incentivare, e onestamente, lo dico da imprenditore e da chi ha fatto esperienze di efficienza vera nell'ambito delle aziende private -, se non si danno le mansioni, non si crea lo spirito, non si crea il giusto supporto, non è sempre produttivo. Ma di questo vorrei parlare in seguito. Vorrei, invece, cominciare parlando dell'annoso problema per cui siamo ancora qui, quello di continuare a porre, in quest'Aula, la fiducia, di continuare a disprezzare in realtà, in buona sostanza, il ruolo, la mansione e l'istituzione di quest'Aula. Ieri, paradossalmente, mi sono sentito dire dal sottosegretario Sisto, a un certo punto, rispetto a un ordine del giorno che avevamo presentato, importante, che era un argomento troppo importante per essere trattato con un ordine del giorno. Questo è il paradosso, perché è evidente - e noi è questo quello che diciamo - che questi argomenti meritano, invece, o meriterebbero, un'attenzione, uno spazio e un approfondimento diversi. Quindi, non possono essere discussi con brevissimi tempi, come è successo con il collega Rizzetto in Commissione, dove nell'ordine di pochi minuti si vuole esaurire una discussione su un provvedimento così importante. Non è accettabile e non è accettabile che poi, a queste richieste, ci sentiamo dire che sono argomenti troppo importanti da essere affrontati, analizzati o scandagliati con un ordine del giorno. È l'unico strumento che ci viene lasciato a disposizione. Se le sedi istituzionali, in cui questi approfondimenti dovrebbero essere fatti, che sono le Commissioni, vengono depauperate di questa possibilità, è chiaro che noi dobbiamo utilizzare i pochi strumenti che abbiamo a disposizione, che sono appunto quelli della discussione generale, in cui Fratelli d'Italia sta esponendo quello che pensa rispetto a questo provvedimento, e quello degli ordini del giorno, quando arriva poi la fiducia, per cercare di dare voce a un minimo delle nostre volontà, per cercare di dare voce ai nostri elettori, a quelli che ci hanno designato in quest'Aula e a cui abbiamo promesso cose a cui cerchiamo di tener fede, facendoci portatori di emendamenti - che non vengono discussi, con la posizione della fiducia - e di ordini del giorno che, invece, poi vengono discussi o, paradossalmente, classificati come troppo importanti da trattare in una sede quale questa, individuata, sempre paradossalmente, come non opportuna per poter parlare di tutto questo.

Andiamo incontro alla trentaseiesima fiducia. A questo punto, direi che sono quasi più i provvedimenti che sono stati approvati con la posizione della fiducia di quelli che sono stati approvati senza la fiducia. Eppure, qui siamo in Parlamento. Lo dice la parola stessa, Parlamento: è il luogo, la sede, in cui si dovrebbe parlare, studiare, approfondire, discutere e confrontarsi, perché il sale della democrazia è il confronto. Per cui, una sede istituzionale sacra, come questa, dove hanno seduto i padri costituenti, dove è stata creata la democrazia del nostro Paese, meriterebbe un rispetto diverso. Ed è la sede congeniale per approfondire e discutere, perché tutti i punti di vista meriterebbero di essere ascoltati, valutati, presi in considerazione, anche non approvati, ma quantomeno confrontati. Invece, questo non avviene, come dicevo, perché è paradossale la situazione del collega Rizzetto, che chiede, rispetto a un provvedimento come questo, pochi minuti per approfondire, pochi emendamenti, e gli vengono negati. Questo ci dispiace enormemente, perché non è uno sgarbo che viene fatto al collega Rizzetto o uno sgarbo che viene fatto a Fratelli d'Italia: è uno sgarbo che viene fatto all'istituzione Parlamento; è uno sgarbo che viene fatto alla democrazia e, soprattutto, crea un precedente pericoloso. Per cui non bisogna maltrattare; bisogna avere cura delle istituzioni, perché sono frutto di una conquista, frutto di un percorso, a cui siamo arrivati con sacrifici, con sudore, con sangue. Noi ce ne dobbiamo prendere cura, voi ve ne dovete prendere cura! Perché noi ce ne prendiamo cura con attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), stando in quest'Aula, ad approfondire. Date la giusta attenzione e la giusta considerazione a quest'Aula, a questo Parlamento. Vi ha richiamato anche il Presidente della Repubblica, ha detto che non è una procedura che si può continuare a utilizzare. Ieri, ero in macchina con mio figlio e gli ho detto che venivo a Roma perché si votava la fiducia. Ha dieci anni, mi ha chiesto: che cos'è la fiducia? La fiducia - gli ho detto - è uno strumento con cui il Governo e, quindi, il Parlamento fa approvare una legge senza discuterla. Mio figlio mi ha guardato con aria anche un po' sbalordita e mi ha detto: ma non è democratico! Mio figlio ha dieci anni. Non è democratico, per cui di democratico - lo dico ai colleghi che siedono nei banchi di fronte a noi - oltre al nome dobbiamo cercare di avere anche gli atteggiamenti, perché non è democratico. Quest'Aula deve essere designata per parlare e si chiama Parlamento; se invece non possiamo più parlare e dobbiamo mettere la fiducia, allora io faccio una proposta: chiamiamola “Fiduciario”. Non lo chiamiamo più Parlamento, questo, perché ha poco senso continuare a chiamarlo Parlamento. Chiamiamolo “Fiduciario”, il luogo dove viene posta la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, mi permetto di fare un'altra riflessione. Molti colleghi ci dicono: quando ci mandate a casa? Per noi, vi manderemmo a casa subito, ma per non tornare. Cioè “quando ci mandate a casa” non può essere una domanda. Essere qui è un privilegio, è un onore. Essere qui, sedere in questi banchi per poter discutere di queste cose, del futuro del nostro Paese, della riforma della giustizia, della riforma della pubblica amministrazione, è un onore, è un privilegio. Non può essere disprezzato con una frase “quando ci mandate a casa?”. Cosa ci sarà più importante da fare a casa, piuttosto che sedere qui e prendersi cura di quel che dobbiamo discutere, con attenzione? Perché io, che mi occupo anche di sport e di calcio, ai miei ragazzi, negli spogliatoi dico spesso una frase: la vittoria ama la cura. La vittoria ama la cura. Per cui, per fare bene, per arrivare a risultati importanti, bisogna fare le cose con grande cura. Le cose con grande cura per questo Paese non si possono fare in due pomeriggi, senza approfondire la riforma della pubblica amministrazione e la riforma della giustizia, perché qui cura e attenzione non ce ne sono. Ho detto che siamo ridotti ad essere spettatori pagati o anche un'appendice, cara, del Governo, ma dato che i padri costituenti hanno separato le funzioni dello Stato in maniera chiara (legislativa, di governo, giurisdizionale), noi dobbiamo rispettarla e la nostra funzione non può essere sminuita, non può essere avvilita: deve essere rispettata e le cose vanno fatte con cura per arrivare a un risultato importante.

Allora, detto tutto questo, come dicevo– ripeto, questo ci tengo a sottolinearlo - queste mancanze, come quella dell'atto ispettivo nei confronti del Governo da parte del Parlamento, il question time, sono gravissime. Sono gravissime perché vengono meno le distinzioni e si crea confusione fra i poteri dello Stato. Come dicevo prima, le mansioni devono essere ben distinte, ben individuate. Il Governo deve intervenire per rispondere a quello che il Parlamento gli chiede, per cui è un precedente pericolosissimo, ripeto, non ai danni di Fratelli d'Italia, non ai danni dell'opposizione, ma ai danni dell'istituzione, ai danni della democrazia. Per cui siate rispettosi.

Veniamo, Presidente, a parlare un po' più analiticamente del provvedimento che stiamo analizzando. Confesso che vedere il Ministro Brunetta seduto con i sindacati, nel corso della presentazione di questo provvedimento un po' mi ha fatto sorridere, perché tutti noi sappiamo come il Ministro Brunetta già in passato abbia affrontato queste tematiche.

L'ha fatto anche in una maniera dura, urlando la volontà di mettere da parte i fannulloni, urlando la volontà di premiare il merito. Su quest'ultimo aspetto aprirei una piccola parentesi, perché di merito e di meritocrazia parliamo tutti; poi, in realtà, la predichiamo ma non la perseguiamo. Mi sembra beffardo - quasi da teatro dell'assurdo - ciò a cui ho assistito poco fa; partiti di maggioranza che prendono la parola per chiedere al Governo, di cui fanno parte, di cui sono parte sostanziale, di venire in Aula a riferire perché preoccupati di una nomina che stanno facendo loro stessi all'interno della maggioranza. Questo, onestamente, mi sembra veramente paradossale; ancora di più, oggi, che parliamo di riforma della Pubblica amministrazione e di merito. A proposito di merito, continuo su un filone già iniziato nei giorni scorsi con le consulenze di Arcuri, che con la parola merito non riesco a coniugare in nessun modo: in nessun modo! Nell'ambito della Pubblica amministrazione, quando uno fa male per premiarlo gli diamo un incarico più importante; poi sentiamo dire dell'incarico che arriva all'ANAS.

Su ANAS faccio una riflessione, che poi facciamo tutti quando viaggiamo. Abbiamo fatto un anno e mezzo di pandemia, con strade vuote, commercio inesistente, camion fermi: non c'era un cantiere; adesso, che siamo in ripresa, che iniziamo a muoverci, con strade piene, traffico e per fortuna gente che va in vacanza e ricomincia a vivere, ci sono migliaia di cantieri, con disagi incredibili a danno di tutti. Come si può lavorare in questo modo? In un'azienda privata questo non potrebbe mai succedere: le cose vanno pianificate, vanno fatte perbene. Pertanto, anche noi speriamo che questa nomina non sia l'ennesima beffa a danno dei cittadini, a danno di chi crede che il merito debba essere una bussola inevitabile, forte, dove il merito è il Nord, a cui dobbiamo tendere. Se noi non premiamo il merito, non creiamo nei dipendenti pubblici quello stato d'animo, quella voglia di fare bene, perché la voglia di fare bene viene solamente quando sappiamo che impegnandoci, dando tutto, lavorando al meglio delle nostre possibilità, c'è qualcuno che ci dirà “bravo”, non solo con una pacca sulla spalla, che per molti è già una grande soddisfazione ma è una cosa che non esiste quasi mai, ma ci darà un avanzamento di carriera. Questo non sarà un avanzamento di carriera concepito come vogliono i nostri sindacati - per questo dicevo all'inizio che mi viene da ridere vederli al fianco di Brunetta che ha sempre predicato il merito - per step precostituiti, cioè a prescindere da quello che viene fatto:non esiste! Questo creerebbe uno stato di depressione, uno stato di frustrazione nei confronti di chi lavora che non sarebbe incentivante. Leggo con piacere in questa riforma, quando si parla di incentivazione, misurazione della performance, incentivi, merito, ma tutto questo necessita di un passaggio culturale dove noi diciamo chiaramente che le posizioni di carriera e gli avanzamenti di carriera devono essere fatti e possono essere fatti solamente con questa bussola, cioè quella del merito, dell'incentivo che viene fatto attraverso la misurazione di performance. Dobbiamo, pertanto, riconoscere che anche nell'ambito della pubblica amministrazione i dipendenti pubblici devono essere misurati per quello che fanno, ma non misurati per essere penalizzati, bensì misurati per essere premiati. Quella misurazione deve essere prodromica per arrivare a riconoscergli un premio, per arrivare a riconoscergli un avanzamento di carriera. Questo crea uno spirito per cui la mattina questa gente si alza e va a lavorare con una voglia diversa e, allora, in quell'ufficio ci sarà una persona che quando entrerà un utente sorriderà, lo accoglierà. Così noi non dovremo più ascoltare frasi come quelle a cui troppo spesso assistiamo per cui in ufficio abbiamo trovato una persona gentile, come se avessimo trovato un tesoro: questa deve essere la norma, non può essere l'eccezione! Questa deve essere banalmente la norma, non può essere riportata come un'eccezione.

Presidente, spesso ci sentiamo dire: “Ho trovato una persona gentile”. Io dico: deve essere gentile! Quando leggo, in questo progetto di riforma, la parola formazione - formazione con le università, master e così via -, ciò ben venga! Ma la formazione di base deve essere fatta sullo spirito con cui si approccia l'utenza; lo spirito con cui si approccia l'utenza consiste nel sapere sempre che l'utenza è quella che ci paga lo stipendio, perché sono i cittadini che con le loro tasse, con quello che pagano tutti i giorni, che danno allo Stato le risorse per avere quei dipendenti che devono offrire ai cittadini un servizio.

È chiaro che noi vediamo con favore la digitalizzazione: la predichiamo, la vogliamo, l'auspichiamo. Ho abitato all'estero e so cosa vuol dire accedere a un sito dello Stato per pagare le tasse in maniera univoca con soli due clic, senza il dubbio o senza doversi avvalere di un commercialista per compilare una domanda, non avendo poi mai la certezza di aver fatto bene, col rischio che ci arrivi una multa. Noi dobbiamo arrivare ad assicurare certezza, velocità e snellezza nelle procedure. Noi la digitalizzazione - lo ripeto - la auspichiamo, perché è veramente un grande passo in avanti. Vi chiediamo, però, di fare tutto quello che serve in termini di indotto affinché la digitalizzazione sia efficiente. Cosa vuol dire? Significa che se noi non creiamo le infrastrutture digitali adeguate, la digitalizzazione rimane una parola fine a se stessa. Noi abbiamo ancora tantissime aree del nostro Paese dove il cellulare non prende e quando, a questo riguardo, ricordo la pubblicità in cui si parlava di copertura al 98 per cento del territorio nazionale, mi chiedevo: ma può essere che io sono sempre in quel 2 per cento, dove non prende?

È così, perché in tantissime aree non c'è copertura. Pertanto, se non c'è neanche il segnale del cellulare, come possiamo pensare di arrivare alla digitalizzazione?

È fondamentale investire per creare le infrastrutture digitali affinché poi la digitalizzazione si innesti in maniera efficiente; ma queste infrastrutture - e questo lo chiediamo con gran forza come Fratelli d'Italia da tanto tempo - devono essere strategiche e controllate dallo Stato.

È come un'autostrada che noi stiamo costruendo, dove devono viaggiare queste informazioni e queste informazioni non devono essere monopolio di nessuno: devono essere controllate inevitabilmente dallo Stato. Per cui, ben venga la digitalizzazione, ben venga anche il riutilizzo funzionale di tutti quei dipendenti della pubblica amministrazione che, a seguito della digitalizzazione, saranno inevitabilmente in eccesso. È inutile negarlo, lei me lo insegna: con la digitalizzazione molti utenti provvederanno autonomamente, ad esempio, all'inserimento dei dati, per cui tutte queste mansioni, che facevano capo a dipendenti della pubblica amministrazione, diminuiranno; conseguentemente, dovrete essere bravi a trovare un modo per ricollocare quelle risorse in maniera efficiente.

Si dovrà ridisegnare, quindi, la pianta organica, con spostamenti di personale per coprire le lacune esistenti. Riguardo ai concorsi, faccio notare, anche per chi ha sempre sostenuto l'efficienza del lavoro, che si tratta di concorsi a tempo determinato. Mi viene da sorridere anche su questo aspetto, perché chi si era battuto in maniera sanguigna con il “decreto Dignità” contro il tempo determinato, abolendo anche strumenti snelli per le aziende private, come i voucher, oggi invece sostiene, vota e si fa portatore di contratti a tempo determinato nell'ambito della pubblica amministrazione. Tutto ciò mi sembra quantomeno un paradosso che ci dovrebbe far sorridere.

Lo Smart working, altro tema cruciale di questa riforma.

È un tema centrale rispetto al quale devo esprimere una considerazione: probabilmente, se avessimo parlato di smart working diciotto mesi fa, prima dell'inizio della pandemia, avremmo sorriso perché, culturalmente - e non solo culturalmente, credo anche digitalmente, come dicevo prima, non avendo le infrastrutture minime necessarie - nel nostro Paese lo smart working era impossibile da pensare e da concepire.

Oggi è chiaro che è una realtà, è un dato di fatto inevitabile ed esistente. A seguito della pandemia dobbiamo imparare a convivere nella maniera migliore possibile con lo smart working, ma dobbiamo anche sapere tutto quello che lo smart working comporta per chi lo pratica e per l'economia. Infatti, è inevitabile che lo smart working produca effetti negativi dal punto di vista dell'impatto economico.

Immaginiamo una persona che non esce di casa, non fa colazione, non prende il mezzo pubblico, probabilmente compra meno abiti perché esce di meno e va meno dal parrucchiere: è chiaro che è un'economia che si ferma. E si ferma anche l'economia del commercio vicino a quella persona, perché uscire per andare al lavoro vuole anche dire passare davanti a un negozio, vedere una vetrina, essere allettati a un acquisto e quindi incentivare l'economia di quartiere. Stare in casa vuol dire, invece, probabilmente, navigare esclusivamente su Internet, quindi accedere ai siti di e-commerce e incentivare l'economia che veicola e transita sui colossi del web. Sappiamo questo cosa comporti: diminuisce l'economia nazionale, aumenta l'economia sovranazionale, inevitabilmente a seguito di ciò diminuiscono le entrate dello Stato.

Oggi per questi colossi sentiamo parlare con favore di minimum tax. Noi, anche da questo punto di vista, abbiamo presentato prima degli altri una proposta di legge del nostro collega Zucconi che prevedeva una web tax per i colossi che operano in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo abbiamo detto un anno e mezzo fa, oggi è un problema che pone il Presidente degli Stati Uniti.

Quindi, ci riconosciamo il merito di saper guardare forse prima, lontano e anche meglio, o quantomeno, se non meglio, sicuramente liberi e scevri da qualsiasi precondizionamento, con la possibilità di vedere meglio quello che succederà e quello che servirà ai nostri italiani.

Da ultimo, come dicevo prima, vi è il merito. Sul merito è chiaro che la riforma deve cambiare l'approccio. Torno alla frase che ho citato all'inizio, ossia che mi veniva da sorridere nel vedere insieme il Ministro Brunetta, che è sempre stato fortemente portatore di idee di merito, e i sindacati, che invece sono sempre stati non proprio avvezzi al merito o, quanto meno, avvezzi a un modo di approcciare il problema per cui il dipendente pubblico doveva avere un percorso di carriera preordinato dal suo ingresso alla sua uscita al momento del pensionamento, totalmente scevro da qualsiasi tipo di valutazione, senza che l'andamento della propria carriera lavorativa fosse invece legato a quello che veniva fatto.

Allora, da questo punto di vista, se siamo di fronte a una svolta, cioè se siamo al momento in cui tutti capiscono che questo non può continuare e che, come dicevo prima, c'è assoluta necessità che si arrivi ad avere il merito come bussola, occorrono misurazioni di performance, inquadramento; diamo le competenze, diamo i mansionari, diamo a tutti anche la certezza di sapere quello che devono fare nell'ambito della pubblica amministrazione, per evitare qualsiasi tipo di fraintendimento. Occorre arrivare a fare questo, incentivare le misurazioni di performance; un incentivo sulle misurazioni di performance vuol dire, appunto, prendere il lato buono della misurazione della performance. Noi non vogliamo misurare la performance per penalizzare chi non arriva; noi vogliamo misurare la performance per premiare chi va oltre la sua mansione e il suo ruolo. Ed è un giusto approccio che restituisce, come dicevo all'inizio, lo slancio per andare in ufficio con una voglia diversa, con la possibilità di sapere che quello che si fa influisce su quello che si diventerà, quello che si fa influisce sul proprio percorso, sul proprio destino. Se invece quello che si fa è ininfluente, questo inevitabilmente, come dicevo prima, creerà uno stato di frustrazione per cui la voglia di fare o di continuare a fare o di cercare di fare meglio, inevitabilmente, finisce.

Io da imprenditore dico: semplificateci la vita. La pubblica amministrazione deve diventare uno strumento snello, veloce, agile a disposizione dei cittadini, per quanto riguarda tutto il lato dei servizi, e degli imprenditori, perché possano ricominciare a intraprendere.

Il timore più grande di un imprenditore oggi non è neanche il carico fiscale, che è devastante in Italia, ma è l'incertezza dell'approccio rispetto alla pubblica amministrazione; è l'incertezza di non sapere mai con chi parlare, quando, come, dove e in tempi certi.

Se noi aboliamo e riusciamo a dare una spallata a questo stato delle cose, se riusciamo a dare certezza di risposta, certezza di tempi e procedure snelle, gli imprenditori avranno sempre voglia di ricominciare. Perché l'imprenditore è baciato dalla fortuna, è baciato dalla scintilla del voler fare e, per quanto gli si possano creare condizioni ostili, alla fine quella scintilla emerge sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con la volontà di ricominciare a fare.

I nostri imprenditori italiani hanno il genio, l'estro, la creatività, la conoscenza, la cultura, la competenza che gli permette di intraprendere brillantemente in tutti i settori.

Sottosegretario, c'è un dato che molti ignorano: nell'ambito della classificazione del commercio mondiale, su 1.500 prodotti, per due terzi di questi prodotti l'Italia è tra i primi tre produttori al mondo. Se si considera che noi siamo un Paese piccolissimo e abbiamo questa capacità privata imprenditoriale di mettere in campo questa forza, pensi che cosa potrebbero fare questi imprenditori se aiutati, supportati e non ostacolati dalla macchina burocratica della pubblica amministrazione.

Quindi, lavoriamo perché si vada spediti verso una pubblica amministrazione più snella, più veloce, più agile… Ho finito il tempo, Presidente?

PRESIDENTE. Purtroppo, sì.

SALVATORE CAIATA (FDI). Mi avvio a concludere. Quindi, come Fratelli d'Italia, noi siamo qui, saremo sempre qui disponibili ad approfondire, come abbiamo fatto in questa sede, cercando di dare il nostro contributo di idee; ascoltato o non ascoltato, noi lo facciamo per noi e lo facciamo per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Caiata.

Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, la discussione generale sul disegno di legge n. 3243, di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021, si concluderà entro le ore 15,30 di oggi.

Il disegno di legge sarà quindi rinviato nelle Commissioni al fine di consentire l'esame delle proposte emendative presentate in sede referente e oggetto di votazioni riassuntive nella giornata di ieri.

Dopo la conclusione dei lavori da parte delle Commissioni, a partire dalle ore 17,45, avrà luogo l'esame e la votazione della questione pregiudiziale riferita al disegno di legge in esame.

Secondo quanto preannunciato dal Governo, la questione di fiducia sarà posta alle ore 18,30.

Nella giornata di domani, giovedì 5 agosto, alle ore 16,45 avranno inizio le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia preannunziata dal Governo. Alle ore 18,30 avrà inizio il voto di fiducia. Seguiranno le ulteriori fasi di esame del decreto-legge (esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e voto finale).

Resta confermato, alle ore 9 di domani, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sullo sviluppo di gravi incendi in diverse aree del Paese.

All'ordine del giorno della seduta di domani sarà previsto, alle ore 15, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, paziente sottosegretario Bini, noi oggi discutiamo della conversione in legge del decreto-legge sul rafforzamento della capacità amministrativa della pubblica amministrazione funzionale all'attuazione del PNRR.

Allora, facciamo un passo indietro e ricominciamo dal PNRR, perché alcune cose rispetto a questo strumento bisogna che ce le ricordiamo.

È uno strumento importante, dal quale ci aspettiamo molto, per la verità anche presentato non per quello che è: c'è comunque un progetto di medio termine, che non vedrà i risultati nell'immediato. Ma, al netto di questo, è un Piano importante che, sottosegretario, in tutte le altre Nazioni è stato condiviso, è stato oggetto di discussione, è stata una prova alla quale ogni Nazione ha chiamato la più alta classe dirigente, e cioè il tentativo di mettere in campo il miglior progetto, figlio della massima condivisione e delle migliori menti, quasi in tutte le Nazioni. Perché ce n'è una, la nostra, che ha approvato questo Piano in un modo rocambolesco: dapprima un Piano, quello di Conte, sul quale poi lui, ovviamente, ha visto naufragare tutte le sue velleità future, perché per questo sono stati mandati a casa, lui e Gualtieri. Lo dico perché, visto che quest'ultimo è candidato sindaco di Roma e si vanta di aver fatto cose incredibili quando era al Ministero; è stato licenziato, per la verità insieme a Conte, proprio per la gestione del PNRR. Il Presidente Draghi e il Ministro Franco hanno poi deciso di chiudersi in una stanza e scrivere il PNRR; e noi, poveri commissari della Commissione bilancio, abbiamo dovuto mettere in scena una rappresentazione - mi creda, sottosegretario - ridicola. Noi siamo stati, per un mese e mezzo, a fare audizioni, abbiamo sentito tutti. Credo che non ci sia un'associazione che non è stata ascoltata sul PNRR, tutti hanno dato il loro contributo; poi una bella mattina è arrivato il PNRR e dopo un quarto d'ora - un quarto d'ora - noi stavamo in Aula a votarlo. Capisce che non c'è condivisione, non c'è stata la possibilità di confrontarci e, soprattutto, si è registrata una grave umiliazione della politica, del Parlamento, ma anche delle associazioni di categoria, che non hanno avuto la possibilità di dire una parola, anzi, di dirla, e noi, come tanti bei soldatini, signorsì, abbiamo preso appunti e abbiamo detto che quello che ci veniva proposto era intelligente, era giusto, poi, però, peccato perché non ha trovato ospitalità. Le faccio un esempio, glielo dico perché è di straordinaria attualità: in quell'occasione Fratelli d'Italia chiese anche l'audizione del sindaco di Roma, perché noi pensavamo che una Nazione debba avere nella sua capitale la locomotiva. E la locomotiva è ancora più importante quando la Nazione è impantanata, è in ginocchio; è la locomotiva che traina fuori dal pantano, questo succede in tutto il mondo. Abbiamo presentato una proposta per inserire nel PNRR 1 miliardo l'anno, per 6 anni, per la capitale: un piano per la mobilità, un piano per l'emergenza abitativa, un piano anche per l'abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo fatto una serie di progettualità, presentato una serie di progettualità che permettevano alla capitale d'Italia di avere quei finanziamenti che merita. Avremmo raggiunto 2 obiettivi: quello di far arrivare finanziamenti, ma anche quello di metterli su una corsia preferenziale, quelli del PNRR. Nel 2026 Roma avrebbe avuto queste opere, e la stranezza in tutto questo è che questi fatti sono accaduti qualche mese fa; eppure oggi registriamo, nella campagna elettorale romana, che l'ex Ministro Gualtieri, il collega Gualtieri rivendica di aver fatto cose importanti per Roma e dice che Roma dovrà avere maggiori fondi. La stessa cosa la dice il sindaco Raggi, la stessa cosa la dice l'altro candidato, Calenda. La verità è che c'è stato un solo partito che ha posto il tema, soltanto un partito ha chiesto al Governo di inserire i fondi per Roma Capitale, pensando che quello era un treno che non dovevamo perdere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quel partito, sottosegretario, si chiama Fratelli d'Italia e credo che oggi il rispetto dei cittadini, la decenza della politica dovrebbe far sì che questo argomento almeno i candidati sindaci, e soprattutto l'ex Ministro Gualtieri, dovrebbero astenersi dall'affrontarlo.

Queste le premesse di una discussione che non c'è stata, ma poi vi siete superati, perché, nel mettere a terra le riforme, probabilmente presi da una febbre olimpica, avete messo tre fiducie in una settimana: oro di specialità e record del mondo, perché tre fiducie in una settimana credo non si siano mai viste (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, per la verità, siete anche un po' nervosi, se qualcuno tenta di dirvi qualcosa. Ha ragione il collega Caiata: “ma quando chiudiamo, ma quando ce ne andiamo?”. Perché, poi, alla fine certe cose bisogna pure farle, perché la fiducia ha i suoi tempi. Eppure, vorreste comprimere anche quelli, vorreste toglierci la parola, vi innervosite sugli ordini del giorno e, ovviamente, avete un unico obiettivo, quello di chiudere questo Parlamento, aperto per finta, e andare in vacanza. Però non si fa così, lo dice la storia della nostra Repubblica, lo dice la democrazia. Le riforme vanno condivise, ma soprattutto nell'interesse della maggioranza; una maggioranza intelligente, una maggioranza che guarda al futuro condivide le riforme, perché è il modo migliore per fare un'assicurazione sulla vita futura del proprio Governo e, soprattutto, della messa a terra di quelle riforme.

Qui non abbiamo condiviso nulla; per la verità, rimane il sospetto che non le avete condivise nemmeno voi, ma questa è un'altra storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, Presidente, l'autolesionismo non ha limiti, lo stiamo scoprendo in questi giorni. Voi liberi di farvi dare la linea, noi liberi di ricordarvi che le riforme non si fanno così. Le riforme vanno condivise, c'erano i tempi per farlo, c'era la possibilità di far lavorare di più le Commissioni. Anche su questo siamo arrivati, Presidente, a una forma veramente intollerabile, perché, se mi passa la battuta, è vero che non ci sono più le mezze stagioni, ma non ci sono più nemmeno le maggioranze di una volta, perché voi continuamente vi prendete il ruolo dell'opposizione. Cioè, noi stiamo in Commissione chiusi nella stanza dove è convocata la Commissione ad attendere che in un'altra stanza, per ore, la maggioranza trovi la quadra su questo o su quell'emendamento, in modo da svilire completamente il confronto politico.

Se una riforma, ma anche un decreto, non viene discusso in Commissione, non viene discusso in Aula, noi veramente siamo soltanto attori che recitano una scena, per la verità ridicola e, per certi versi, anche patetica; per non dire, poi, della incapacità… su questo le faccio un breve intervento sull'ordine dei lavori, perché, in questo convocare le Commissioni, io, che sono anche nella delicatissima Commissione Regeni, nella quale ho anche il ruolo di vicepresidente, mi trovo spesso che la Commissione Regeni e la Commissione bilancio sono convocate nello stesso momento. Questo non può essere, lo abbiamo fatto presente diverse volte, ma questo avviene in una gestione così allegra per la quale andare in Commissione, così come venire in Aula, è semplicemente un esercizio di stile, perché, Presidente, la verità è che è quello che ci separa da essere o non essere parlamentari è solo schiacciare il tasto, perché così abbiamo la possibilità di dimostrare che siamo stati qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e non perdiamo i soldi dello stipendio, perché bastano questi banchi vuoti. Le volevo fare i complimenti per come tiene l'Aula, perché non vola una mosca, non c'è una mosca da far volare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Però, questo è tutto molto triste, perché non c'è la possibilità di confrontarci, non c'è la possibilità di discutere, viene svilito il ruolo del parlamentare. Ma, se tutto questo fosse la conseguenza di una maggioranza forte, arrogante, coesa, decisa, sarebbe ugualmente inaccettabile, ma sarebbe comprensibile, glielo dico da cittadino. Cioè, se avessi la percezione che tutto quello che state facendo vi è chiaro, vi è unità, vi è chiarissima qual è la via d'uscita, vi è chiarissima qual è la strada di ogni singola riforma, e su questa procedete come treni, perché non avete tempo da perdere, non volete perdere tempo, perché siete bravi, capaci, presuntuosi, ma bravi e capaci, le dico che, da cittadini, ci potrebbe anche stare.

La verità è un'altra: voi non discutete con noi per non discutere al vostro interno, voi non parlate con noi perché, altrimenti, litigate tra di voi e questo è un paradosso della politica. Io credo che questa maggioranza dovrebbe avere il coraggio di chiudersi in una stanza e decidere che probabilmente ha più senso perdere qualche pezzo che tentare tutti i giorni di ricucire continuamente quello che non sta insieme, perché non si sta insieme quando ci sono temi divisivi e tutti i temi diventano divisivi. Ieri è bastato un ordine del giorno sui reati ambientali, sui disastri ambientali - non voglio parlare del nostro ordine del giorno, perché altrimenti sarei di parte -, però mi pare che una collega avesse presentato un ordine del giorno. Io, Presidente, a casa ho 2 chili di ordini del giorno approvati - 2 chili, perché ormai noi li misuriamo a peso - che stanno lì. È l'impegno del Governo. Io mi auguro che mia figlia ricorderà che magari la quarantesima legislatura li avrà presi in considerazione. Certo è che non mi aspetto che domani - e sarebbe una grande sorpresa - il Governo prenda atto dei miei ordini del giorno approvati. Quindi, un ordine del giorno non si nega a nessuno!

Non si nega a nessuno e non si nega, soprattutto, ad un esponente della maggioranza, ma non si nega a nessuno soprattutto quando parla di inasprire le pene per i disastri ambientali. Stiamo cercando di fare la rivoluzione green. È vero che è sparita dai radar Greta, ma mi pare che il tema sia posto in maniera molto forte anche nel PNRR. Occorre dire, nella riforma della giustizia, che sui disastri ambientali bisogna essere più rigidi, più diretti e non dare sconti anche sul tema dei roghi, sui piromani, come ha fatto ieri il collega Deidda. Sono temi che, se si esce da qui e si incontrano 1.000 persone, 1.000 persone condividono, ed è un ordine del giorno, non un emendamento. Eppure, siete andati fuori strada, vi siete insultati.

Capisce che questa è la prova provata che la democrazia viene compressa per la vostra incapacità di stare insieme e questo non si può fare, perché non posso pagare le vostre debolezze. La democrazia non può pagare questo prezzo perché voi volete a tutti i costi stare insieme e non riuscite a misurarvi nemmeno su un ordine del giorno, perché di tutto questo ne risentono il dibattito parlamentare, la politica e il cittadino. Ma a lei sembra una cosa normale, Presidente? Noi abbiamo fatto una riforma della giustizia - per carità, finta riforma della giustizia e adesso una riforma della pubblica amministrazione che è una finta riforma della pubblica amministrazione - e il cittadino dovrebbe sentire le 2 campane, dovrebbe avere la possibilità di informarsi, di sentire il proprio rappresentante del territorio, l'avversario, discutere, perché la discussione e il confronto rappresentano il sale della politica ma anche uno dei momenti più semplici di crescita, a meno che si sia convinti di essere portatori di verità ma, come dicevo prima, non è questo il caso.

La verità è che Draghi vi impone una linea, vi vengono imposte decisioni e voi siete costretti a portarle in Aula per evitare di dividervi. La prova provata di tutto questo, sottosegretario, è che noi abbiamo provato in tutti i modi a discutere con voi. Questo nostro tentativo, questo nostro esercizio questa mattina è servito - e per questo ringrazio la Presidenza - a riportare in Commissione questo provvedimento per discutere su una decina di emendamenti. Siamo veramente alla follia! Per chiudere un provvedimento in 24-36 ore non avete permesso nemmeno ai colleghi della Commissione di discutere una decina di emendamenti. Ma lo vogliamo dire, a chi sta fuori, che Fratelli d'Italia ha proposto, ieri e oggi, di parlare di 10-20 proposte e ci avete sbattuto la porta in faccia rispetto a 10-20 proposte? Guardate, qui non funzionava così, perché io ricordo quando l'ostruzionismo portava migliaia di emendamenti sui provvedimenti e si stava qui dalla mattina alla sera. Non bisogna avere 100 anni per ricordare quella straordinaria capacità di confronto e di ascolto, la capacità della politica di non indietreggiare rispetto alle proprie idee e a quelle degli altri.

Adesso siamo burattini. Il vero problema è che farete voi e che farò io! Io le dico, Presidente Rosato, che non me l'aspettavo così, perché, nel mio consiglio comunale, in un comune di 3.000 abitanti, non ero abituato così. Nel mio consiglio comunale non ho mai tolto la parola a nessuno. Abbiamo affrontato tutti gli ordini del giorno, mettendoci tutto il tempo possibile. E sa perché l'ho fatto? Perché principalmente mi piaceva e perché quello è il modo migliore per non andare fuori strada, perché questa è la politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Poi, vieni qui, pensando che magari non sei preparato, entri in un palazzo che ti toglie il fiato e in un'Aula che ti toglie il fiato appena entri, e scopri improvvisamente che tutto quello che ti hanno raccontato, tutto quello che hai visto, tutto quello che hai ascoltato nella tua formazione politica, di memorabili interventi in quest'Aula, tutto questo piano, piano, piano, piano finisce e arriviamo a questo rito ridicolo della posizione della fiducia, del silenzio nella Commissione e dell'incapacità della politica a confrontarsi.

Credo che su questo dovremmo fare ampie riflessioni e lo dico a chi mi onora della sua presenza e dell'ascolto, perché questo tema è il tema. Nelle ultime elezioni, Presidente, la metà degli italiani non ha votato. Della metà che ha votato, il 35 per cento circa ha scelto un partito che combatteva la politica. Vuol dire che, nel 2018, quando uscivamo per strada, tra le prime 10 persone che incontravamo 8 non credevano nella politica. Il tema è la credibilità della politica e la politica, mettendo 3 fiducie sulle riforme in una settimana, non è credibile, perché è una politica che si nasconde, è una politica che non ha la capacità del confronto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è un tema di tutti, perché, se la gente non crede nella politica, non crede a destra, non crede a sinistra, non crede al centro, non crede a nessuno, perché il politico che non ha la capacità di confrontarsi sulle sue idee è una negazione, è una contraddizione.

Allora, mi auguro che ci sia una riflessione su questo e ci sia la capacità, sottosegretario, di confrontarsi su una vera riforma della pubblica amministrazione, perché una pubblica amministrazione che vuole davvero rinnovarsi deve avere la capacità di valorizzare il merito, deve avere la capacità di motivare i propri dipendenti, perché la pubblica amministrazione su questo molto spesso è stata deficitaria e ci siamo - mi ci metto anch'io - contrapposti tra chi vede nel dipendente pubblico un fannullone e chi, invece, lo difende a prescindere.

Il tema centrale della pubblica amministrazione è la valorizzazione del materiale umano, ma l'altro tema centrale è quello della semplificazione, perché altrimenti ci prendiamo in giro. Davvero pensiamo di risolvere il problema della pubblica amministrazione con una serie interminabile di assunzioni? Ma dove vivete? Che attività fate? La pubblica amministrazione è inchiodata in una serie di norme, in una burocrazia che si nutre di se stessa e che tiene praticamente bloccato tutto.

Il tema centrale è la “legge Bassanini”, sottosegretario, perché, come amministratore (io ho fatto il sindaco senza la “Bassanini” e poi il sindaco con la “Bassanini”), ho visto dalla sera alla mattina cambiare completamente l'approccio rispetto alla pubblica amministrazione, però con una piccola differenza: che i cittadini rimangono tali e si rapportano con il sindaco, facendo sempre le stesse domande. Nel primo caso, tu a quelle domande puoi rispondere, metterci la faccia e dare le soluzioni; nel secondo caso, non ci puoi mettere la faccia, ma devi semplicemente assumerti le responsabilità. Questo non si può fare e noi lo facciamo da decenni! Dove sta il coraggio della politica ad affrontare questo tema? Qual è il problema? È il nome? Lo cambiamo o lo lasciamo il nome a Bassanini? Ma non è possibile pensare a una riforma della pubblica amministrazione senza affrontare il nodo della “Bassanini” per mettere in condizione i comuni, piccoli e grandi, di poter affrontare i propri problemi con molta più elasticità e con coraggio.

Certo, il tema della semplificazione è un tema sul quale avete dimostrato…e lo dico al plurale anche se dovrei fare attenzione alle maggioranze che sono mutate in questi mesi, perché a volte dobbiamo proprio fare riflessioni temporali per capire chi stava all'opposizione e alla maggioranza, tranne il caso in cui vogliamo sapere da che parte stava Fratelli d'Italia, perché noi siamo rimasti sempre al posto nostro e, quindi, è più semplice nella narrazione ciò che riguarda il nostro partito.

Ma voi siete stati capaci di rendere complicato quello che, per definizione, doveva essere semplice e, cioè, tutti i DPCM, tutte le varie norme urgenti che sono state prese in questa Nazione a causa dell'emergenza sanitaria. Come si fa a credere a una forza politica, a esponenti politici, a una maggioranza, che parla di semplificazioni al futuro, come qualcosa che dovrà avvenire? Ancora oggi noi diciamo che il tema è la semplificazione, che uno dei compiti della maggioranza sarà semplificare. Ma cominciamo da adesso, cominciamo da quello che facciamo. Voi avete costretto la gente a chiamare i commercialisti per farsi spiegare se potevano uscire con il cane, perché i DPCM erano incomprensibili.

Io credo che il tema della semplificazione dovrebbe essere, intanto, un tema attuale, avere la capacità, immediatamente, di affrontare tutti i singoli problemi e cercare di mettere nei singoli provvedimenti norme snelle, norme semplici. Ma se non l'avete fatto e non lo fate nel momento dell'emergenza, mi spiegate quando lo fate? Perché, sull'emergenza sanitaria, si è commesso, Presidente, lo stesso errore che si è commesso nella ricostruzione post-sisma, cioè si è pensato di poter fare con l'ordinario quello che è straordinario. Qui ce lo siamo detti, ovviamente con pochi risultati, sin dall'inizio di questa legislatura. Ho tentato di spiegarvi che tutti noi, quando saliamo su un'ambulanza, non chiediamo all'autista di rispettare i semafori rossi; tra la vita e la morte, molto spesso, la differenza non la fa chi troviamo al pronto soccorso, ma in quanto tempo ci arriviamo. La tempestività fa la differenza. Domanda: quanto siamo tempestivi nella gestione della problematica della pandemia? Sulla tempestività siamo stati scarsissimi, ridicoli, mettendo in campo una burocrazia folle. Un esempio, su tutti: il pagamento della cassa integrazione. Ma come può venire in mente (Gualtieri) di mettere la cassa integrazione sullo stesso binario dove c'è quella che normalmente viene applicata alla grande industria? Ma è chiaro che quello arriverà fra quattro, cinque, sei mesi e, in quella Commissione, noi l'abbiamo detto a Gualtieri che il tema era l'immediatezza del pagamento della cassa integrazione. E, invece no: stava su quel binario morto, sta su quel binario morto, perché la politica non ha la capacità, quel coraggio di prenderla e spostarla su un binario semplice. Allora, se noi non ci vogliamo prendere in giro, dobbiamo, già da oggi, affrontare il tema della semplificazione, che non troviamo, sottosegretario, in questo decreto.

Prima di me, il collega Silvestroni si faceva delle domande, alle quali, ahimè, non ha trovato risposta, sul perché nel decreto ci fossero due nomine nel CdA dell'ENEA. Se mi consente, Presidente, per suo tramite, rispondo io al collega Silvestroni: ci sono due nomine per l'ENEA perché questa è la prassi. E che facciamo un decreto senza una nomina in un CdA? Noi abbiamo una storia da rispettare, una tradizione, Presidente. Questo e il precedente Governo ci hanno dimostrato che in ogni provvedimento bisogna che sistemiamo qualcuno, perché qualcuno è rimasto fuori. E, quindi, questa è la solita storia: si prende il primo carro che passa e si sistemano una, due, tre, quattro persone che, evidentemente, sono rimaste fuori - e questo è l'unico messaggio di speranza - perché, nel frattempo, ci stiamo prendendo tutte le regioni, sono rimaste fuori perché, finalmente, il Partito Democratico comincia a ridimensionarsi sempre di più da un punto di vista territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, capisce, non è che li possiamo mettere tutti nella regione Lazio e nella regione Emilia, bisogna che troviamo qualche cosa e, allora, si ampliano i consigli di amministrazione. Basterebbe questo tema, Presidente, per convincere tutti noi - quando dico noi, dico tutti quelli che hanno un po' a cuore la politica, la democrazia, ma anche la decenza - ad affrontare questi temi. Noi, magari, avremmo presentato un emendamento soppressivo, avremmo preso la parola, vi avremmo spiegato che non si fa, che non è bello, in un momento come questo, ampliare i consigli di amministrazione e, magari, come è successo in Commissione quando parlavamo dei biglietti per il Kuwait, poi ci riusciamo pure, perché la politica, a un certo punto, un minimo di risveglio lo può avere. Perché noi siamo convinti non solo delle nostre idee, ma anche della capacità di convinzione e io sono convinto che se, su un tema come questo, ci mettiamo in una stanza e cominciamo a ragionare, alla fine, riusciamo a convincervi che non c'entra niente con la riforma della pubblica amministrazione. E, magari, se abbiamo due spicci, li mettiamo da un'altra parte, li mettiamo, magari, sui tamponi per coloro che non si fanno i vaccini o per i giovani, che oggi ho visto, in Commissione bilancio, previsti a 15 euro per ragazzo. Significa che chi non ha il green pass perché, magari, ha 14 anni, 15 anni, 16 anni, ha la possibilità di avere gratuito un tampone - uno solo - e il secondo se lo deve pagare, se vuole andare in discoteca. Magari è meglio investire lì che non nei due posti nel CdA di ENEA (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Però, per poter fare questo, Presidente, ci vuole la volontà di confrontarsi, ci vuole il coraggio di confrontarsi, bisogna aprirsi al dialogo, una cosa che voi non fate.

Mi permetta anche di fare una considerazione prima di concludere. Anche questa storia dei decreti attuativi è un paradosso. Voi siete indietro di centinaia di decreti attuativi: questo come viene coniugato? Vuol dire che siamo solo propaganda; come diceva qualcuno, solo chiacchiere e distintivo, cioè facciamo i decreti, facciamo i comunicati stampa, diciamo che interverremo in questo, in quello. Anche qui, le faccio un esempio, sulla problematica dei dipendenti che si occupano della ricostruzione post-sisma: tutto questo è fermo perché mancano i decreti attuativi e, nel frattempo, questi ragazzi vedono scadere il proprio contratto, se ne vanno, magari fanno un altro concorso. Sui decreti attuativi, cosa dice la maggioranza? Quale impegno prende la maggioranza? Quale semplificazione mette in campo la maggioranza? Noi, se potessimo affrontare questi discorsi in un dibattito, ripeto, anche solo in Commissione, certamente, ne uscirebbe migliorato il rapporto tra di noi, ma anche e, soprattutto, la costruzione di provvedimenti più vicini ai cittadini, più consoni a quelle che sono che sono le aspettative. Diceva bene il collega Caiata: oggi c'è un mondo, soprattutto quello dell'impresa, che è fermo, che è in grande difficoltà, che si domanda quale sarà non solo il presente, ma anche il futuro e, noi, sottosegretario, a quel mondo dobbiamo dare dei segnali e i segnali devono essere molto chiari. Non abbiamo detto, ieri, a queste persone che avranno una giustizia giusta, non glielo abbiamo detto: gli abbiamo detto che abbiamo trovato un compromesso al ribasso, un compromesso che serviva a superare un ostacolo, a tenere in piedi la maggioranza e a fare in modo che Bonafede potesse alzarsi e dire “questa riforma l'ho fatta io”, per, poi, non applaudire all'approvazione perché sa perfettamente che non è la sua riforma. Questo è quello che avete fatto ieri e, oggi - e concludo, Presidente - fate la stessa operazione: un'occasione persa di confronto, un'occasione persa per semplificare davvero questa Nazione, e soltanto un decreto che mette insieme tante opportunità di lavoro, che, però, poiché sono in gran parte a tempo determinato, provocheranno un mondo di precari, ai quali, probabilmente, dovremo pensare noi che vinceremo le prossime elezioni e voi, magari, li incontrerete di fuori e gli direte che non è stata colpa vostra, ma, ovviamente, non sarà così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Siamo all'ennesima, surreale discussione generale, in pieno agosto, in un'Aula deserta, su un provvedimento così importante, sul quale, tanto per cambiare, tra pochissimo verrà posta l'ennesima questione di fiducia; quindi, aggiornando il conto fatto nel corso del mio intervento dell'altro giorno sul numero delle questioni di fiducia poste, siamo già a 36 dall'inizio della legislatura. Dispiace che, su questi decreti, che hanno come principale riferimento il Ministro Brunetta - cioè il Ministro che, nel lontano 2008, si era caratterizzato come il Ministro che lanciò la crociata contro i famosi fannulloni, così li chiamò, per contrastare l'assenteismo dei lavoratori nella pubblica amministrazione -, in una discussione così importante, in cui si discute sull'efficienza della pubblica amministrazione, con protagonista il Ministro contro l'assenteismo, il Ministro sia assente. Quindi – uso, ovviamente, un termine improprio -, era latitante nel dibattito sulla giustizia il Ministro della Giustizia, è assente nel dibattito sull'ottimizzazione del lavoro nella pubblica amministrazione il Ministro che si era caratterizzato per la lotta all'assenteismo.

Crediamo che, anziché scappare dal confronto, da una sana e normale discussione in Aula e in Commissione, si poteva lavorare a tempo pieno; anche perché, se si vuole dare l'esempio alla pubblica amministrazione sul senso del dovere, sulla capacità di sostenere i carichi di lavoro con una serie di interventi qualificati, credo che mai come dal Parlamento, oltre che dal Governo, debba provenire questo buon esempio alle pubbliche amministrazioni, che sono destinatarie di questi provvedimenti. Invece, come abbiamo detto, abbiamo assistito all'ennesima, illogica, immotivata, inspiegabile compressione dei lavori della Commissione. Non stiamo parlando di un decreto sul quale chissà quali opposizioni o chissà quali maggioranze avessero annunciato di fare il Vietnam con migliaia di emendamenti ostruzionistici, creati con il famoso algoritmo dell'allora Calderoli, tali da bloccare il Parlamento per mesi e, quindi, impedire al Governo italiano di accedere alle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non stiamo parlando di tutto questo. Stiamo parlando di circa una cinquantina di emendamenti, meno di venti quelli di Fratelli d'Italia - quindi pochi, mirati, qualificati - e meno della metà dei quali hanno avuto la possibilità di essere trattati, discussi e votati in Commissione.

È stata compiuta una ingiustizia tale che, di fronte all'evidenza dei fatti, oltre che delle norme regolamentari, poi, la Presidenza si è sentita indotta a rimettere a posto le cose e, quindi, a prevedere che, alle 15,30, la riconvocazione della Commissione per ripristinare almeno quel livello minimo di decenza, che ci si aspetta e che, in questi casi, si pretende, per completare, almeno con il minimo sindacale, l'iter in Commissione. Quindi, perché imporre la fiducia, scappando dal confronto, quando c'erano tutte le condizioni, con qualche ora, con qualche giornata di lavoro in più, in Aula e in Commissione, di svolgere tranquillamente questo confronto, quando sia ha il 95 per cento circa dei numeri di maggioranza in Parlamento e, quindi, quando non c'è alcun dubbio che questa proposta possa passare? Forse, per comprendere questi inspiegabili meccanismi e contraddizioni, occorre fare un parallelo con quanto abbiamo visto sulla giustizia. Questo ci consente di raccontare qual è il tasso di coesione, coerenza e condivisione che c'è in questo Parlamento, con queste maggioranze, in questa legislatura. Vale per la giustizia e vale anche per la riforma della pubblica amministrazione, di cui la riforma della giustizia è uno degli elementi qualificanti, richiesti e previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Facciamo un passo indietro, dall'inizio di questa legislatura fino ad oggi, per capire qual è lo scenario nel quale ci stiamo muovendo. Parlando di riforma della giustizia, ad inizio legislatura, abbiamo visto i “gialli” assieme ai “verdi” fare la riforma Bonafede della prescrizione e i “rossi”, in quest'Aula, insieme ai “celestini”, hanno fatto le barricate, con la bava alla bocca, gridando alla violazione dello stato di diritto; le norme sulla prescrizione Bonafede erano viste - come in effetti erano - una bestemmia nei confronti dello Stato di diritto e del buon senso giuridico e processuale.

Poi, c'è stato il famoso fatto del Papeete, è caduto il Governo “giallo-verde” ed è arrivato il Governo “giallo-rosso”. Allora, successivamente i “gialli” con i “rossi” hanno smontato il “decreto Sicurezza”, che avevano fatto i “verdi”, mentre sulla riforma della prescrizione i “rossi” non hanno aperto bocca; cioè la stessa riforma della prescrizione, sulla quale hanno fatto le barricate in Aula fino a qualche settimana prima, è scomparsa dal loro tasso di preoccupazione e, quindi, sono andati avanti così. Poi cosa succede? Succede che i “rossi” si scompongono in diverse gradazioni cromatiche e i “fucsia” fanno cadere i “giallo-rossi”. Arriva il Governo “giallo-rosso-fucsia-verde-azzurrino” (quello che comprende il 95 per cento dell'emiciclo), che ha mezzo smontato la prescrizione Bonafede e mezzo no e tutti hanno trionfalmente festeggiato lo straordinario successo al quale abbiamo assistito in Aula l'altro giorno, con tanto di corollario di accuse incrociate di incoerenza sugli ordini del giorno.

In sostanza, in questa legislatura ne abbiamo viste di tutti i colori, in combinazioni continuamente mutevoli. Per quanto ci riguarda, noi siamo sempre rimasti con gli stessi colori, avendo il tricolore come nostro unico riferimento e interesse principale. Riteniamo che la confusione, l'incoerenza e la continua contrapposizione di visioni così contrastanti su qualunque importante proposta di riforma produca normative confuse e compromessi al ribasso. Questo lo abbiamo visto sulla giustizia e questo, in buona parte - anche se, forse, con entità un po' minore -, si vede anche sulla riforma della pubblica amministrazione. Anche qui, questa proposta di riforma va, in parte, a modificare e a ridiscutere, in un Governo del quale fanno parte, sia il Ministro Brunetta, sia, come parlamentare di maggioranza, l'onorevole Madia, le riforme sulla pubblica amministrazione intervenute negli anni scorsi, che hanno avuto, come firmatari, l'allora Ministro Brunetta e l'allora Ministro Madia.

Evidentemente, una parte di queste riforme non ha conseguito i risultati annunciati, altrimenti la riforma della Pubblica amministrazione non sarebbe una necessità così impellente nell'agenda attuale. Se andiamo a scorrere i punti principali di questa proposta di riforma, è evidente che su molte intenzioni e obiettivi di massima non si può non essere d'accordo, anche se poi sui dettagli concreti occorrerà vigilare se le misure attuative di queste buone intenzioni siano effettivamente efficaci, se siano effettivamente monitorate nel tempo e se siano effettivamente corrispondenti alle esigenze sul campo di chi nella pubblica amministrazione opera.

Sicuramente i 4 punti principali su cui si muove questo progetto di riforma, nelle intenzioni di fondo, non possono non essere condivisi: l'accesso alla pubblica amministrazione, la buona amministrazione, il capitale umano e la digitalizzazione. Non c'è dubbio che semplificare le procedure di accesso alla pubblica amministrazione sia da anni una necessità assoluta, sia nelle modalità di accesso sia nel grado di rapidità con cui si vanno a perfezionare le procedure che consentono l'accesso. È evidente che le sfide del nostro tempo impongono, possibilmente, un ricambio, non solo nell'età media, ma soprattutto nelle capacità professionali della nostra pubblica amministrazione, in quanto sono ancora numerose le nicchie di profili amministrativi non adeguatamente preparati alle modalità con cui lavora oggi la pubblica amministrazione; mi riferisco, in particolare, alle competenze tecniche, alle competenze informatiche, alle capacità manageriali, alla capacità di gestire con efficienza le problematiche che devono essere trattate ed evase quotidianamente all'interno della pubblica amministrazione. È, quindi, evidente che ci voglia un ricambio e il fatto che si immagini, nell'arco del prossimo quinquennio, in linea di massima, un pensionamento di circa 400 mila profili fa capire qual è la portata di queste misure.

Sicuramente, la necessità che ci sia una buona amministrazione è non solo un principio costituzionale fondamentale ma è un'esigenza irrinunciabile. Da questo punto di vista, non si può non condividere l'intenzione di fondo di ottimizzare le buone pratiche nella gestione dei servizi digitali, nella rimozione di quei colli di bottiglia burocratici che portano al sovraccarico e all'intasamento delle procedure; ciò sarà ancora più importante quando noi dovremo dare attuazione alle procedure necessarie a utilizzare effettivamente e a sbloccare i fondi che arriveranno all'Italia dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per farlo occorre superare quel gap di efficienza e di capacità di attuazione dei programmi, che ha penalizzato negativamente l'Italia, non solo negli ultimi anni ma negli ultimi 20 anni, se non di più, quanto alla capacità effettiva di utilizzare i fondi europei che venivano messi a disposizione.

Siamo la Nazione, siamo il Paese, soprattutto tra i fondatori dell'Unione europea, che ha il record della minore capacità di utilizzo, di accesso e di attuazione dei fondi europei.

Quindi, non c'è dubbio che la buona amministrazione sia necessaria, non c'è dubbio che la cosiddetta legge concretezza, la legge n. 56 del 2019, anch'essa piena di buone intenzioni, non abbia in realtà ancora realizzato gli obiettivi che si era posta e che, quindi, necessiti di una normativa più efficace. Non c'è dubbio che l'obiettivo di investire sul capitale umano sia sicuramente un obiettivo importante. Vanno riqualificati i dipendenti pubblici ed è sicuramente apprezzabile l'intenzione di potenziare la Scuola nazionale della pubblica amministrazione. Credo che occorra monitorare in modo molto attento se ci sarà la capacità di passare dagli annunci o dalle buone intenzioni normative ai fatti anche sulle capacità effettive, e non solo virtuali, di incrementare la mobilità interna sia tra le amministrazioni centrali e locali, con degli interscambi, sia con una maggiore osmosi con il settore privato. Infatti, non c'è dubbio che le enormi difficoltà che ci sono state negli ultimi anni sulla capacità di sbloccare in modo efficace la mobilità interna hanno ulteriormente appesantito la capacità di riqualificazione del personale di tutte le amministrazioni, sia centrali sia periferiche. Non c'è dubbio che, anche da questo punto di vista, vadano fatti dei passi in avanti, così come debbono essere fatti dei passi in avanti nella valorizzazione dei percorsi di carriera, con delle modalità più flessibili di valutazione delle competenze che vengono dimostrate sul campo, con una innovazione dei meccanismi di valutazione delle performance, e con una organizzazione del lavoro che sia in grado, una volta superata la fase emergenziale, di programmare il lavoro da remoto in modo efficace e sostenibile, senza trasformarlo in una alternativa totale, con una serie di altre conseguenze negative che potrebbero conseguirne, rispetto anche alla necessità del ritorno a un lavoro in presenza nei posti chiave della pubblica amministrazione.

Sicuramente, l'insieme di norme confuso, frutto di contrattazioni stratificate e di compromessi stratificati nei decenni, che noi cerchiamo oggi di iniziare a semplificare, è sicuramente un tema serio. Lo diceva prima il collega Trancassini, anche lui amministratore locale come il sottoscritto e come molti di noi che abbiamo avuto modo di vedere quotidianamente sul campo le difficoltà che incontrano sia gli amministratori locali, sia i funzionari e i dirigenti locali che, a seguito della Bassanini, si vedono conferite delle responsabilità importanti.

A questo aggiungiamo - ed è un tema che abbiamo invano tentato di trattare nelle scorse sedute, quando si trattava di riforma della giustizia, in riferimento al famigerato articolo 323 del Codice penale, cioè l'abuso d'ufficio - quel fenomeno negativo che rallenta e blocca la pubblica amministrazione: diversi dirigenti e amministratori si rifiutano di firmare alcuni provvedimenti che sono assolutamente legittimi, perché temono la spada di Damocle dell'utilizzo della norma, molto flessibile, dell'abuso d'ufficio che, come il grigio, sta bene con tutto e può essere attaccata a qualunque situazione quando non si hanno altri argomenti con cui cercare di denunciare un pubblico amministratore.

La casistica giurisprudenziale e amministrativa è sterminata di situazioni nelle quali sindaci, assessori, dirigenti, funzionari si assumono quotidianamente, senza che questo comporti alcun sostegno o copertura aggiuntiva da parte dello Stato, responsabilità enormi nel firmare documenti che, con norme penali anche molto flessibili e fantasiose, come il più volte novellato abuso d'ufficio, pendono sulla testa di chi firma atti amministrativi. Tutto questo, in un combinato disposto tra la riforma della giustizia di ieri e la riforma della pubblica amministrazione di oggi, dimostra come sia stata un'occasione mancata per razionalizzare anche questo, che è uno dei punti nodali della fuga dalla firma degli atti, della fuga dalle responsabilità, della lentezza della macchina amministrativa. Infatti, su ogni singolo passo della lunga catena amministrativa di atti che formano un iter amministrativo su una qualsiasi questione, una variante urbanistica, un appalto di lavori pubblici, una decisione sul commercio, e quant'altro, la fuga dalla firma o la paura di firmare dei funzionari e, quindi, la lentezza con la quale si sbloccano spesso delle procedure amministrative, è sicuramente uno dei temi che la pubblica amministrazione deve affrontare e che le riforme, della giustizia ieri, e della pubblica amministrazione oggi, non hanno adeguatamente affrontato.

Vado ora nel merito. Ovviamente non mi soffermo, Presidente, in questa sede in lunghe riflessioni sulla digitalizzazione. È evidente che affermare la necessità di una maggiore digitalizzazione della pubblica amministrazione è una ovvietà assoluta. Chi potrebbe affermare il contrario? Quello che conta e che finora è rimasto inascoltato è che, se dobbiamo potenziare la digitalizzazione della pubblica amministrazione e, quindi, anche le capacità dell'amministrazione di utilizzare in modo molto più intenso lo strumento informatico, c'è un tema di fondo che si sarebbe dovuto trattare, che è la cornice nella quale si colloca questa digitalizzazione, che è la sicurezza delle infrastrutture informatiche. L'Italia, in questo momento, è una delle Nazioni, tra quelle più sviluppate, più deboli nella sicurezza informatica, sia delle infrastrutture sia nell'accesso alle utenze e ai server dei singoli cittadini, delle singole imprese e delle singole amministrazioni. Quindi, una digitalizzazione seria non può non accompagnarsi ad un investimento importante nella digitalizzazione delle amministrazioni - cioè mezzi tecnologici e competenze nell'utilizzare questi mezzi per velocizzare le procedure -, non può essere fatta una seria digitalizzazione, se non è accompagnata da un piano importante di messa in sicurezza di queste infrastrutture tecnologiche, informatiche e comunicative. Vedremo, alla prova dei fatti, se vengono stanziate queste risorse e come vengono utilizzate, perché è un tema su cui una buona intenzione può fallire, se non c'è un monitoraggio e una esecuzione attenta.

Come dicevo, quindi, non si può non essere d'accordo sugli obiettivi di fondo. Non c'è il tempo e lo spazio di analizzare in dettaglio tutti gli aspetti dei vari comparti della pubblica amministrazione che sono interessati dal decreto-legge n. 80 del 2021, quindi mi soffermo su quello che ritengo essere uno dei più strategici ed uno di quelli che sono stati seguiti, per quanto possibile, nel poco tempo a disposizione, anche dalla Commissione giustizia, nella propria competenza. Siamo tutti a conoscenza che uno dei temi su cui si gioca la sfida dell'Italia nell'utilizzo del PNRR è la giustizia e che la riforma della pubblica amministrazione si accompagna alla riforma della giustizia. È stata mandata avanti una riforma penale, a nostro avviso, carente, ma il vero nodo, su cui ci si dovrà confrontare, è la riforma del processo civile, che è la principale causa di rallentamento di competitività del sistema Italia a livello internazionale, anche dal punto di vista dell'appetibilità del sistema Italia stesso nei confronti di imprese, anche straniere, in quanto la mancanza di certezza e di celerità nelle procedure civili ha sicuramente comportato una perdita importante; si stima di circa lo 0,5 del PIL l'anno, quindi, miliardi di euro. Non c'è dubbio che la giustizia sia un tema sul quale questa riforma, accompagnata a quella della giustizia non abbiano programmato soluzioni adeguate per raggiungere gli obiettivi che ci pone anche l'Unione europea. Si prevede che il cosiddetto “decreto Reclutamento” possa portare a 24 mila nuovi posti di lavoro, di cui oltre 16 mila nel cosiddetto ufficio del processo, che dovrebbero essere impiegati in due scaglioni nel triennio 2021-2024 e che utilizzano una gran parte dei 2,3 miliardi di euro che il Piano nazionale di ripresa e resilienza destina alla giustizia. Non possiamo non rilevare a questo riguardo, come hanno segnalato anche molti operatori della giustizia, operatori dei tribunali e delle corti d'appello, magistrati e chi vive sul campo e applica sul campo le norme, come la creazione del famoso ufficio del processo - istituito con il decreto-legge n. 90 del 2014, e ancora non entrato in funzione - non sia, ad avviso di chi opera sul campo, la soluzione migliore. Cioè, un giudice un magistrato ha la necessità di seguire il fascicolo di cui si occupa in piena cognizione; non è pensabile un modello nel quale si spezzetta la gestione del singolo fascicolo, delegando singoli aspetti dell'istruttoria a soggetti diversi, peraltro neolaureati e privi di esperienza, che svolgono attività separate tra loro, chiedendo poi al magistrato, che deve decidere e giudicare, di ricomporre questi frammenti spezzettati di istruttorie svolte da soggetti diversi, dei quali lui non ha avuto cognizione diretta. Questo nel processo penale è sicuramente ancora più penalizzante che non nel processo civile, ma vale per entrambi i casi: non ha fatto le audizioni dei testimoni, non ha verificato in contraddittorio o in una acquisizione orale degli elementi probatori, da cui si forma anche la piena conoscenza delle sfumature nelle quali si sviluppa un'attività istruttoria. Riteniamo che spezzare in questo modo e istituire in questa forma l'ufficio del processo non sia la soluzione migliore. Migliore sarebbe stato potenziare semplicemente gli organici dei magistrati, degli assistenti giudiziari, dei cancellieri, di tutto il personale della giustizia, dotandolo di risorse maggiori di quelle che prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che sono solo l'1,5 per cento. Fratelli d'Italia ha più volte chiesto e proposto anche al Ministro Cartabia di battere i pugni sul tavolo, per aumentare le risorse destinate dal PNRR alla giustizia, perché quelle stanziate sono troppo poche. E queste poche sono spese male, perché sono spese quasi totalmente in un ufficio del processo la cui efficacia non è in questo momento immaginabile da nessuno, perché si tratta di un qualcosa di nuovo. Ecco, quindi, anche da questo punto di vista, noi riteniamo e mi avvicino alla conclusione, Presidente…

PRESIDENTE. Diciamo che è alla conclusione.

CIRO MASCHIO (FDI). Noi riteniamo che sia un'occasione sprecata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, concludo, Presidente, dicendo che ci dispiace che non si sia potuto svolgere un confronto vero e costruttivo, anche sui nostri pochi emendamenti, confrontandoci con i diretti interessati, cioè con i Ministri proponenti, con un Governo che ha ridotto, ancora una volta, il Parlamento ad un luogo - è evidente - in cui si devono solo ratificare decisioni confuse e, secondo noi, insufficienti, prese in altri tavoli, con altre logiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanni Russo, per dieci minuti.

GIOVANNI RUSSO (FDI). Grazie, signor Presidente, ringrazio anche i colleghi che fino ad ora sono intervenuti, mi soffermerò, in particolare, sull'articolo 9, comma 1, sul quale ho trovato le maggiori criticità.

Quando ad un imperatore importante fu chiesto quale fosse il segreto del suo potere circa la tenuta del suo impero lui disse che il suo impero si basava su tre eserciti: l'esercito in piedi, rappresentato sostanzialmente dalle Forze armate, l'esercito in ginocchio, ossia i membri del clero che pregavano Dio per lui, ma soprattutto l'esercito seduto, un assetto fondamentale, cioè la pubblica amministrazione. Noi oggi viviamo in un mondo laico, non abbiamo, quindi, bisogno dell'esercito in ginocchio, non viviamo più in un assetto perenne di guerra come poteva essere l'Europa del XIX secolo, anche perché, ricordiamolo, l'articolo 11 della nostra Costituzione fa sì che l'Italia ripudi la guerra, ma, ancora oggi e soprattutto proiettandosi verso il futuro, abbiamo bisogno di un'ottima, di una buona e di una funzionale pubblica amministrazione.

Noi abbiamo visto quale sia stata nei secoli, nei millenni, la funzione della pubblica amministrazione: efficientare le risorse e valorizzare i territori in maniera da renderli più virtuosi e soprattutto più ricchi. Non voglio andare a scomodare la statua dello scriba rosso che sta al Louvre, datata 2620 a. C., oppure le tavolette con la scrittura cuneiforme dei Sumeri, insomma c'è stata tanta pubblica amministrazione nella storia dell'umanità e ancora oggi vogliamo considerare la pubblica amministrazione come un volano, come un elemento che metta il turbo all'economia, soprattutto a quella italiana post pandemica.

Con questo decreto, che noi stiamo affrontando oggi, rileviamo l'ennesima occasione persa, l'ennesima rivoluzione copernicana mancata. Questo decreto non è nient'altro che un topolino partorito dalla montagna di questa grande e vasta maggioranza che, nonostante sia consistente dal punto di vista numerico, non riesce ad incidere poi sugli effettivi bisogni del Paese. Noi ci saremmo aspettati di più.

Entrando nel merito della riforma stessa, va bene il reclutamento di nuovo personale che va a rimpinguare la pubblica amministrazione, soprattutto in ordine alla gestione del PNRR, però vediamo che, in realtà, queste assunzioni fondamentalmente creeranno dei precari.

All'articolo 2, quando si parla di contratti di apprendistato con i progetti di formazione e lavoro nelle pubbliche amministrazioni, attraverso l'utilizzo anche di giovani studenti, diplomati e laureati, non vediamo nient'altro che quella sorta di diffuso precariato - presente molte volte nel settore privato -, la sua materiale trasposizione, riconversione anche nel settore pubblico. In particolare, l'articolo 3, comma 2, reca una disposizione in ordine alle risorse relative al trattamento economico accessorio, soprattutto per quanto riguarda la disciplina dell'inquadramento dei dipendenti pubblici in aree funzionali, la progressione all'interno dell'area e l'accesso alle aree superiori. In realtà, questi fondi, come potremo vedere e lo scopriremo soprattutto dopo, sono soltanto delle buone intenzioni. Alla fine non vediamo una programmazione seria ed articolata.

Anche all'articolo 9, comma 1, come dicevo prima, quando questa articolazione finanziaria viene ad essere descritta, risulta fortemente insufficiente. Sottolineo altri aspetti importanti come, per esempio, all'articolo 4 dove viene proposto un ampliamento degli ambiti e delle finalità di intervento del Formez, cioè di quell'ente che si occupa della formazione degli appartenenti alla pubblica amministrazione.

Altro aspetto fondamentale all'articolo 5 - sarò breve perché il tempo a disposizione è poco - dove si ridisegnano alcuni compiti della Scuola nazionale dell'amministrazione. A questo riguardo, abbiamo in Europa un esempio di eccellenza - L'École nationale d'administration, in Francia - che è una vera e propria centrale di pensiero non soltanto amministrativo ma anche strategico nazionale. Faccio notare a tutti i miei colleghi, i pochi presenti in Aula, che questo centro di alta amministrazione francese ha prodotto negli anni la classe dirigente della Francia, che molte volte vede vincere nelle competizioni politiche e commerciali i nostri cugini transalpini proprio a danno dell'Italia. Questo ci dimostra quanto una buona scuola di alta formazione amministrativa incida sui destini di un singolo Paese.

Veniamo all'articolo 8 con il quale si istituiscono sette posizioni dirigenziali di livello generale che, grosso modo, ricalcano le città metropolitane ma che, quanto a dotazioni finanziarie, risultano assolutamente insufficienti per svolgere appieno le loro funzioni. Questo fa sì che ci sono molte dichiarazioni di principio ma poca applicazione vera – c'est l'argent qui fait la guerre -, cioè di vere e proprie dotazioni finanziarie alla fine ce ne sono poche.

Richiamo, inoltre, il punto focale, al capo 2, che riguarda l'assunzione di addetti all'ufficio per il processo, 16.500 unità all'interno del mondo della giustizia e 326 unità nell'ambito della giustizia amministrativa. Ieri la maggioranza ha approvato la riforma Cartabia - Fratelli d'Italia non ha votato a favore -, però rileviamo quanto sia importante prevedere personale, strutture e mezzi per poter assicurare in maniera efficiente la giustizia in Italia, che soffre di ritardi cronici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Mi avvio alla conclusione, all'articolo 9, comma 1, su cui noi abbiamo ricevuto delle ottime analisi, noi vediamo quanto le risorse previste siano veramente poche; se consideriamo che in Italia ci sono 20 regioni e 107 province scopriamo che la dotazione finanziaria, vale a dire le risorse che vengono poi erogate anche agli enti locali, sono di 38,8 milioni di euro per quanto riguarda il 2021, 106,8 milioni per il 2022-2023 e di appena 67,9 milioni per il 2024, senza specificazione su quale sarà la loro reale destinazione. Da ciò noi capiamo che anche in questo caso si parla di tanti soldi ma poi, quando andiamo a calarli nella realtà, questi sono molto pochi. Se il PNRR doveva essere lo strumento e l'occasione per riequilibrare le gravi e grandi asimmetrie del nostro Paese, a questo punto mi domando: dove sono le risorse per i comuni del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, molte volte, soffrono di carenze enormi di organico, soprattutto dove sono le risorse per i comuni sciolti per mafia e per camorra? Da un'attenta analisi di questi comuni, questi risultano tutti in dissesto, hanno tutti carenze di organico e soprattutto hanno tutti carenze di infrastrutture amministrative e finanziarie.

Proprio questi comuni, in particolare, hanno bisogno di maggiori risorse non perché devono avere i soldi, ma perché devono riuscire ad assicurare ai cittadini quei livelli minimi di servizi, quei livelli minimi di vivibilità che noi, dopo la riforma costituzionale del Titolo V, abbiamo improntato in base al principio della sussidiarietà verticale. Noi vediamo ancora oggi quanto queste risorse siano assolutamente insufficienti.

Vorrei fare anche un piccolo appello al Ministro Brunetta che tra l'altro - come diceva prima un collega - si è battuto tanto contro gli assenteisti e oggi non è qui, oggi è assente; anzi, ringrazio la sottosegretaria Caterina Bini per la sua pazienza e per averci ascoltati tutti. Signor Presidente, vorrei appunto fare questo appello, per il suo tramite, al Ministro Brunetta: noi, in realtà, nel nostro ordinamento abbiamo già delle soluzioni e abbiamo già degli esempi virtuosi che possono essere mutuati nel resto della pubblica amministrazione. Io appartengo alla Commissione difesa - e sono felicissimo di appartenervi - e nella mia attività conoscitiva ho scoperto che noi abbiamo un centro di eccellenza - che è il Centro nazionale amministrativo dell'esercito - che è riuscito in pochissimo tempo a digitalizzare tutti i documenti dell'esercito italiano.

Con riferimento allo smart working, io mi domando, per esempio, in alcuni casi, come si possa parlare di smart working se gli archivi non sono digitalizzati…

PRESIDENTE. La ringrazio…

GIOVANNI RUSSO (FDI). Mi avvio alla conclusione e la ringrazio per avermelo anche fatto notare. Noi vogliamo una buona pubblica amministrazione affinché la strada per l'inferno non venga ad essere tappezzata di carte bollate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare - e ringrazio i colleghi che hanno rinunziato a intervenire – e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3243​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Zangrillo, che rinunzia... Anzi, no. Prego, relatore. Si deve alzare, però.

PAOLO ZANGRILLO, Relatore per la XI Commissione. Mi sto alzando, Presidente. Credo che questa discussione sia stata utile e mi rammarico del fatto che ci sia stato questo episodio nella giornata di ieri in Commissione; però, francamente, io l'ho vissuto direttamente e devo dire che non c'era assolutamente l'intenzione di negare a chicchessia la possibilità di discutere gli emendamenti. C'era un problema di tempi e quindi la discussione si è chiusa perché effettivamente c'era la necessità di dare mandato al relatore entro le ore 19.

Mi sembra che adesso però la situazione si sia recuperata, per cui ringrazio per la discussione che c'è stata questa mattina e vedremo. Mi sembra di capire che adesso avremo un altro momento in Commissione e vedremo di recuperare quello che abbiamo perso nella giornata di ieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La ringrazio, signor relatore. Le chiedo scusa, onorevole Zangrillo, mi avevano detto che non avrebbe replicato, per questo sono stato più rapido. Prendo atto che il relatore Ceccanti e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

Rinvio in Commissione del disegno di legge n. 3243.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la presidente Mura. Ne ha facoltà.

ROMINA MURA, Presidente della XI Commissione. Grazie, signor Presidente. Sulla base delle intese intercorse fra i gruppi, chiedo all'Assemblea di rinviare il provvedimento alle Commissioni, al fine di consentire l'esame delle proposte emendative presentate in sede referente e oggetto di votazioni riassuntive nella giornata di ieri. Resta inteso che il rinvio nelle Commissioni sia limitato al solo esame di tali proposte emendative.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni – e mi sembra che non ci siano - si intende così disposto nei termini precisati dalla presidente.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 17,45 a partire dall'esame della questione pregiudiziale presentata.

La seduta, sospesa alle 15,35 è ripresa alle 17,45.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Enrico Borghi, Maurizio Cattoi, Dieni, Vito e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3243.

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3243.

Avverto che le Commissioni hanno concluso l'esame del provvedimento. Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3243​)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame della questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1 riferita al disegno di legge in esame. Avverto che è in distribuzione una nuova formulazione (Vedi l'allegato A).

Avverto, altresì, che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 17,45).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 20 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3243.

(Ripresa esame di una questione pregiudiziale - A.C. 3243​)

PRESIDENTE. La collega Montaruli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale. Lollobrigida ed altri n. 1 (Nuova formulazione), di cui è cofirmataria. Pregherei silenzio in Aula, in maniera da consentire alla collega Montaruli di svolgere il suo intervento.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, Fratelli d'Italia presenta questa pregiudiziale rispetto al provvedimento in esame, che reca la conversione in legge, con le relative modificazioni, del decreto-legge del 9 giugno 2021. Ripeto: 9 giugno. Perché indico in maniera così sottolineata questa data? Perché non si giustifica la fretta che avete posto su questo provvedimento e che è alla base delle nostre rimostranze rispetto alla compatibilità del procedimento adottato in questa Camera con il Regolamento e la Costituzione. Non si giustifica la fretta che avete imposto a questo ramo del Parlamento.

Il provvedimento, che reca misure per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni - quella che voi chiamate una vera e propria riforma per la pubblica amministrazione - ha iniziato, come sappiamo, il suo percorso in Senato. È stato depositato un testo di 19 articoli. Il testo originario prevedeva 19 articoli: al Senato questi articoli sono lievitati e sono diventati 39, più del doppio di quelli iniziali. E come è avvenuto questo? È avvenuto principalmente con un emendamento proprio del Governo. Ora, o questo Governo pensa che la Camera dei deputati sia un organo ratificatore delle decisioni assunte in Senato, prendendo così una posizione contraria all'assetto istituzionale previsto dalla nostra Costituzione e dal nostro Regolamento, oppure deve darci atto che quanto è avvenuto in questo ramo del Parlamento – e, quindi, alla Camera, prima in Commissione, e poi qui, in Aula - è contro tutte le regole. È contro tutte le regole, perché il provvedimento è arrivato da noi solo nella giornata del 3 agosto, in Commissione; poi, in Assemblea l'esame è iniziato sostanzialmente il 4 e, anche qui, nuovamente il Governo pone la questione di fiducia. Per la terza volta, ripeto, per la terza volta in meno di sette giorni voi ponete la questione di fiducia su un provvedimento che ritenete essere una riforma cruciale per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E quanto è grave questo fatto? Lo è tanto più che questa riforma, come voi la chiamate, si inserisce nel PNRR. Già lì – già lì - notammo uno schiaffo a quest'Aula, quando depositaste il testo del PNRR compreso della citazione di riforme come quella che stiamo discutendo oggi, soltanto a poche ore dal dibattito in Aula, svilendo qualsiasi dibattito, svilendo il ruolo dell'opposizione, svilendo il ruolo di tutti i partiti presenti all'interno di questa compagine istituzionale, svilendo il ruolo di ogni singolo parlamentare, quindi svilendo l'indicazione del popolo, che per voi conta niente, perché lo sappiamo; in questa legislatura abbiamo già avuto dimostrazione di quanto per voi conti la volontà popolare. Avete svilito l'istituzione già allora, alzando le mani e dicendo che avremmo avuto tutto il tempo per sviscerare le riforme che lì indicavate. Invece qui, in questo momento, in queste Aule, provvedimento per provvedimento, dopo una non riforma della giustizia, per cui avete messo due fiducie e avete dato poco più di 3 ore alla Commissione per discutere emendamenti e testo, cioè niente, vi siete anche preoccupati di presentare il provvedimento nuovamente in questa modalità, a meno di sette giorni di distanza, svilendo ulteriormente il nostro ruolo e l'immagine del Parlamento; non soltanto l'immagine, ma la nostra stessa democrazia e il nostro pluralismo.

Avete portato questo provvedimento in Commissione; certamente, non potevate fare altro. Peccato che a pochi minuti dall'inizio della discussione degli emendamenti altra tagliola: si dava mandato al relatore per far iniziare sostanzialmente e continuare i lavori in Aula e andare al vostro scopo, comprimere il più possibile i tempi. Solo grazie alla nostra insistenza e anche al buon senso che l'opposizione ha messo, perché vi ha proposto soltanto pochissimi articoli e si è fatta carico di un tempo congruo, senza andare oltre quel tempo nella discussione dei singoli emendamenti, solo grazie a quello abbiamo potuto minimamente discutere i nostri emendamenti, ma ci sono voluti due giorni per convincervi.

Ora, noi riteniamo che tutto questo iter sia fortemente sintomo di un clima desolante, che – devo dire - condividono anche i presidenti delle Commissioni dei vostri stessi partiti di maggioranza, perché è inutile che mi fate il sorrisino sotto la mascherina. La volevo informare, membro del Governo, visto che la fa tanto sorridere questo discorso, che il presidente della Commissione affari costituzionali ha segnalato le modalità compresse di discussione in Commissione anche di questo provvedimento al Presidente Fico, e questi sono stati anche gli interventi di colleghi autorevoli della maggioranza all'interno della Commissione, in linea con quello che sto dicendo. Questo anche a dimostrazione che non è un parere soltanto di Fratelli d'Italia; è un malessere diffuso, che noi coraggiosamente portiamo alla luce e vi sottoponiamo all'attenzione, sollevando l'incompatibilità con articoli del Regolamento e della Costituzione, e altri invece convergono in Commissione, salvo poi dover assumere le ragioni di partito e venire qui a votare contro la nostra pregiudiziale, ma se fosse stati in Commissione l'altro giorno, avreste potuto constatare che i ragionamenti, come sentimento diffuso, sarebbero stati esattamente quelli esplicitati in questo mio discorso.

Noi riteniamo, ed è su questo che basiamo la nostra pregiudiziale, che ci sia un palese contrasto con l'articolo 72 della Costituzione, che dispone che ogni disegno di legge presentato ad una Camera e, secondo le norme del suo Regolamento, esaminato da una Commissione e poi dalla Camera stessa, che lo approva articolo per articolo e con votazione finale.

Un'incompatibilità, quindi, con l'articolo 72 e con l'articolo 70, perché la funzione legislativa, fino a quando non deciderete di modificare la Costituzione in senso diverso, è esercitata collettivamente dalle due Camere e questo non si cambia; non si può cambiare. Oggi, invece, sostanzialmente avviene che questo articolo viene completamente disatteso. Infine, noi solleviamo una questione rispetto all'articolo 74, primo comma, della Costituzione, che - lo dice un'autorevole dottrina, quindi non soltanto Fratelli d'Italia - ha la precisa intenzione di tutelare le minoranze e le opposizioni - quella che il nostro partito rappresenta - per due ragioni: l'obbligatorietà di un Regolamento sarebbe posta al fine di costringere il Parlamento - le parole sono testuali - ad incanalare la sua politicità in procedure di decisione prestabilite dalla Costituzione e da una particolare fonte a cui la Costituzione stessa fa rinvio, ovvero il Regolamento parlamentare, la cui edizione è finalizzata alla tutela delle posizioni reciproche della maggioranza e delle minoranze, e, in secondo luogo lo speciale quorum richiesto per l'adozione delle norme regolamentari. Ora tutto questo è disatteso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Assistiamo all'abituale rito e consuetudine della questione pregiudiziale, che si trascina, tra l'altro, di provvedimento in provvedimento con argomenti di tipo seriale. Noi rimaniamo questa volta però un po' stupiti dal tentativo di affossare un provvedimento che comunque garantirà, tra le altre cose, assunzioni di qualità nella pubblica amministrazione, di cui tanto ha bisogno il nostro Paese, e annunciamo il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gagliardi. Ne ha facoltà.

MANUELA GAGLIARDI (CI). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto contrario del gruppo di Coraggio Italia e per lasciare agli atti l'intervento (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Grazie, onorevole Gagliardi, ma anche con il suo sforzo dobbiamo prendere atto che abbiamo bisogno ancora di dieci minuti per poter votare. Quindi sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 18,05 con immediate votazioni. Quindi pregherei di restare in Aula.

La seduta, sospesa alle 17,58, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Lollobrigida ed altri n. 1 (Nuova formulazione).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà, secondo le intese intercorse, alle 18,30 per la posizione della questione di fiducia. Non sono previste votazioni.

La seduta, sospesa alle 18,07, è ripresa alle 18,30.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, con il seguito della discussione sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3243.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3243​ )

PRESIDENTE. Essendo stata respinta la questione pregiudiziale, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3243​)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. Ne ha facoltà (Commenti). Colleghi, colleghi!

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3243: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia, nel testo delle Commissioni riunite, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). È un record che non vi invidiamo, questo della posizione della terza fiducia in così breve tempo (pare che contraddistingua anche questo Governo). Vi abbiamo fatto presente, prima con l'intervento su una questione di pregiudizialità che avete bocciato, la violazione costante di articoli anche della Costituzione. Abbiamo citato l'articolo 72, l'articolo 70 e l'articolo 64, ma anche la violazione delle regole. Io direi che una valutazione politica, visto che ora siamo entrati nel semestre bianco, la potreste fare, rilassarvi un attimo e cercare di rispettare un pochino di più le Aule.

La discussione che è avvenuta in merito al “decreto Brunetta”, veramente, non lascia spazio, se non alla constatazione che le Aule parlamentari non vengono prese in considerazione. Ma questo è un vulnus non ai partiti dell'opposizione e ai milioni di cittadini che adesso rappresentano; è un vulnus generale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché queste manovre, in qualche modo, fanno prassi.

La democrazia sarebbe fatta per immaginare che chi è al Governo pensi che un domani al Governo ci saranno altri e, sicuramente, non vorrebbero godere dello stesso trattamento. Questo è il punto fondamentale. Queste continue fiducie a ripetizione erano anche più giustificate - ma forse lo saranno ancora - per dirimere le problematiche che ci sono in una maggioranza, che oggettivamente è tenuta insieme soltanto - e lo dico col massimo rispetto, perché anche questa è una forma di rispetto - da un tecnocrate, che fa le scelte più importanti. Però, la politica deve riprendere una posizione di impulso rispetto alle scelte e alle proposte, in particolare su un provvedimento come questo, dove l'opposizione non ha presentato emendamenti, né ha fatto ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'opposizione ha fatto minime proposte, tenendo conto che il decreto si inserisce in quell'insieme di riforme previste dal PNRR, con la massima disponibilità e responsabilità. Allora, se, a fronte della responsabilità e della proposta dell'opposizione, che, comunque, è rappresentativa dei cittadini italiani - e mi pare che i dati ci dicono che sia piuttosto rappresentativa - il Governo, chi governa non si fa carico di avere altrettanta responsabilità nel consentire un minimo di confronto politico, questo veramente va a minare un rapporto di fiducia e poi va a significare che in Italia, in questo momento, un bisogno c'è, ce ne è uno importante e dovrà arrivare al più presto: quello di ridare la parola agli italiani, perché possano scegliere chi governa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (MISTO). Sull'ordine dei lavori, Presidente. Allora, complimenti per questo record: 3 fiducie in una settimana. Se questo è il senso delle istituzioni che avete, a questo punto quale dimezzamento dei parlamentari? Ma abolitela completamente, questa Camera (Applausi dei deputati del gruppo Misto)! C'è un risparmio enorme. Immaginatevi i risparmi sui biglietti aerei andata e ritorno dei deputati, oppure i costi di gestione della Camera stessa. Oppure, ho anche pensato così - questo è un calcolo un po'… che, visto che siamo in 630 per 4 giorni che siamo stati qui a non fare nulla, anche i soldi dei vari alberghi, dunque, potevano essere destinati a fondi, magari per i lavoratori che adesso si ritrovano disoccupati da quando avete annullato il blocco dei licenziamenti. Cioè, se una Camera non deve funzionare, allora sospendetela. Noi abbiamo passato una scorsa legislatura, come MoVimento 5 Stelle - adesso, chiaramente, noi non lo siamo più, perché un po' di coerenza l'abbiamo mantenuta, perdonateci (Applausi dei deputati del gruppo Misto) - a condannare un uso smodato delle fiducie. Adesso abbiamo il Ministro D'Incà, del MoVimento 5 Stelle, che pone 3 fiducie in una settimana su provvedimenti anche importanti. Allora, vale per oggi, con un decreto che scade sicuramente, ma ricordiamoci anche della gravissima fiducia data domenica scorsa su una legge delega della riforma del processo penale, una legge delega che non scadeva, ma che questa maggioranza ha voluto chiudere subito, in estate, mentre la gente è in vacanza, perché non se ne parlasse nei telegiornali, perché tutti fossero distratti. È questo il senso delle istituzioni che avete? È tremendo!

E perché, invece di festeggiare nei vostri social le vittorie delle Olimpiadi dei nostri straordinari sportivi a Tokyo, invece di fare quei post celebrativi su meriti che non sono vostri, non informate la gente e dite che questa settimana avete messo 3 fiducie, non facendo lavorare questo Parlamento, snaturato (Applausi dei deputati del gruppo Misto)? È questo un intervento sull'ordine dei lavori, perché, magari, è cambiato l'assetto del nostro Paese, magari è successo qualcosa che noi qui, deputati, che non ci siamo mai allontanati un momento da domenica all'ora di pranzo, non sappiamo. Se è cambiato qualcosa nell'ordine del nostro Parlamento, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ci informi, ci faccia capire questa “fiducite” da dove arriva, perché si ha paura di parlare all'interno della maggioranza, perché si ha paura di fare intervenire sul merito i deputati. Perché è una situazione tragica: state completamente svilendo il senso delle istituzioni, con uno spreco di denaro incredibile, perché, quando i parlamentari sono qui, dovrebbero, quanto meno, lavorare. Questa possibilità ce la negate. I soldi dei costi di gestione della Camera, tutti i soldi che sono necessari per accendere le luci in questo Palazzo, a questo punto, li risparmiamo e veramente diamoli a chi è in difficoltà, piuttosto che continuare a darli a chi, pur di rimanere seduto in queste poltrone, sta facendo carte false per mantenere il proprio becero potere. Vi rimarrà il potere, non la dignità (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, mi consenta, per il suo tramite, di conferire una medaglia d'oro al Ministro D'Incà, perché ha messo il record di fiducie in una sola settimana (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). Ed è davvero notevole quello che sta avvenendo in questi giorni, perché ormai abbiamo perso il conto, anzi, io credo che la fiducia sia un atto ostile nei confronti del Parlamento, perché - lo ricordo a lei, ma anche a me stesso - si tratta di un atto politicamente molto, ma molto forte e, di fatto, state rendendo questo Parlamento improcedibile nel suo funzionamento, improcedibile nell'esercizio delle prerogative parlamentari, improcedibile la stessa democrazia parlamentare.

Io credo che tutto questo sia davvero inaccettabile, perché state continuando a umiliare le istituzioni e i cittadini italiani. Mi fa specie, ormai, che ci sia questa sorta di assuefazione, ci sia questa consuetudine, questa normalità, questa abnorme normalità di venire qui a porre la questione di fiducia, perché significa che ormai il Governo non è in grado di applicare la dialettica, di avere il confronto, di avere la funzione legislativa, cioè il miglioramento delle norme qualora ci siano decreti-legge. Questi sono decreti-legge a senso unico, che funzionano all'interno di un ramo del Parlamento, ma neanche benissimo, perché l'abbiamo vissuto che, all'interno delle Commissioni parlamentari, ormai, si mettono le ghigliottine, alle 2 di notte si stoppano i lavori e si dà il mandato al relatore e si arriva qui, forse, soltanto per rinviare il provvedimento in Commissione, come è avvenuto oggi, perché si sono fatti degli errori, errori dovuti anche a questa inusitata velocità, a questa mancanza di rispetto del Parlamento, ma, soprattutto, delle opposizioni.

E vede, Presidente, la cosa che a me davvero preoccupa, ma preoccupa molto e dovrebbe preoccupare anche i cittadini italiani, è questa deriva autoritaria con cui il Parlamento ha iniziato a procedere a ritmi sostenuti da quando si è materializzato il Governo dei migliori. Noi dobbiamo stare molto attenti a quello che sta avvenendo, perché capisco che c'è questa improbabile, raffazzonata accozzaglia maggioranza - ieri abbiamo avuto le prove su quanto siano uniti; hanno litigato, addirittura, con colleghi che stavano venendo alle mani, per non parlare degli improperi che sono volati, tra l'altro, dallo stesso lato dell'emiciclo -, però, Presidente, davvero dobbiamo iniziare a smetterla e, magari, Presidente, se, magari, il Ministro D'Incà… Presidente, se magari il Ministro D'Incà ci ascolta, perché non è che sto parlando a vanvera…

PRESIDENTE. Collega Trano… Collega Trano, lei ha finito il suo tempo.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Ho finito il tempo, ma…

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,40, è ripresa alle 20,20.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo e secondo le intese intercorse tra tutti i Gruppi e già comunicate all'Assemblea, è stato convenuto che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3243 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia (approvato dal Senato - scadenza: 8 agosto 2021), avranno luogo nella seduta di domani, giovedì 5 agosto, a partire dalle ore 16.45.

L'appello nominale, che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome, avrà luogo a partire dalle ore 18.30.

Seguiranno, nella giornata di domani, con eventuale prosecuzione nella giornata di venerdì 6 agosto, le ulteriori fasi dell'esame (esame degli ordini del giorno, dichiarazioni di voto finale e votazione finale del decreto-legge).

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani.

Resta infine confermato, alle ore 9 di domani, lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sullo sviluppo di gravi incendi in diverse aree del Paese e, alle ore 15, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Estraggo quindi a sorte il nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.

(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dalla deputata Bisa.

Articolazione dei lavori dell'Assemblea per il periodo 6-17 settembre.

PRESIDENTE. Comunico che è stata altresì stabilita la seguente articolazione dei lavori per il periodo 6-17 settembre:

Lunedì 6 settembre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 3223 - Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche (da inviare al Senato - scadenza 21 settembre 2021).

Martedì 7 (ore 12 e pomeridiana, con prosecuzione notturna), mercoledì 8 (ore 9.30 – 13.30, 16 – 20 e 21.30 - 24), giovedì 9 (ore 9.30 – 13.30, 15 – 20 e 21.30 - 24 e nella giornata di venerdì 10 settembre).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 3223 - Conversione in legge del decreto-legge 23 luglio 2021, n. 105, recante misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per l'esercizio in sicurezza di attività sociali ed economiche (da inviare al Senato - scadenza 21 settembre 2021).

Mercoledì 8 settembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 10 settembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 13 settembre (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 2329 - Conversione in legge del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, recante misure urgenti per la tutela delle vie d'acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia, nonché disposizioni urgenti per la tutela del lavoro (ove trasmesso dal Senato - scadenza 18 settembre 2021).

Martedì 14 (ore 9.30) Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 14 (ore 12 e pomeridiana con prosecuzione notturna), mercoledì 15 (ore 9.30 – 13.30, 16 – 20 e 21.30 - 24), giovedì 16 (ore 9.30 – 13.30, 15 – 20 e 21.30 - 24 e nella giornata di venerdì 17 settembre)

Seguito dell'esame del disegno di legge S. 2329 - Conversione in legge del decreto-legge 20 luglio 2021, n. 103, recante misure urgenti per la tutela delle vie d'acqua di interesse culturale e per la salvaguardia di Venezia, nonché disposizioni urgenti per la tutela del lavoro (ove trasmesso dal Senato - scadenza 18 settembre 2021).

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 3179 A/R e abbinate - Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali (ove concluso dalla Commissione).

Mercoledì 15 settembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 17 settembre (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

L'organizzazione dei tempi per l'esame del progetto di legge n. 3179 A/R e abbinate sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

Nel corso della settimana 13-17 settembre sarà convocata una riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo per la predisposizione del calendario dei lavori per la restante parte del mese di settembre.

In morte del deputato Raffaele Rubino.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Raffaele Rubino, già membro della Camera dei deputati nella VIII e IX legislatura.

La Presidenza della Camera ha già formulato ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). La ringrazio, Presidente. Intervengo in fine seduta per portare alla sua attenzione e a quella dell'Ufficio di presidenza la presenza, oggi, davanti a Montecitorio di alcune mamme che potremmo definire mamme coraggio, che stanno chiedendo aiuto rispetto all'allontanamento dei propri piccoli, dei propri figli che sono stati collocati, a seguito dell'allontanamento dai propri genitori e dalla propria famiglia, in una casa famiglia.

Le storie di quelle mamme, che ho avuto modo di ascoltare oggi pomeriggio, testimoniano di mamme disperate; sono mamme in preda davvero a una sofferenza che è illimitata, perché non c'è niente di più difficile nella propria vita di vedere strappati i propri piccoli, a volte anche in maniera violenta e, soprattutto, ancor più il dolore è caratterizzato da allontanamenti che sono stati svolti dalle istituzioni, dai servizi sociali e dalle Forze dell'ordine. Quelle mamme trovano che gli allontanamenti sono avvenuti ingiustamente, in modo illecito. È anche vero che le motivazioni che vengono addotte sono contro legge, perché si parla di PAS, cioè di sindrome di alienazione parentale, oppure del rapporto simbiotico con la propria mamma. La Corte di cassazione stessa si è pronunciata più volte per dire che mai un bambino deve essere allontanato a causa della PAS, della alienazione parentale. Queste mamme chiedono soltanto di parlare con i Ministri competenti, quindi con il Ministro della Giustizia, Cartabia, con il Ministro del lavoro e delle Politiche sociali, Orlando, con il Ministro della Famiglia, Bonetti. Chiedono questo e di poter avere uno spazio di ascolto e attenzione. Io mi unisco alla loro richiesta e la presento anche a lei, Presidente, perché possa fare tutto ciò che le è possibile per chiedere ai Ministri di poterle ascoltare, di dedicare a queste mamme del tempo e per capire se effettivamente quegli illeciti sono avvenuti, perché se fosse così, se effettivamente ci fosse un illecito a danno di quei piccoli, non c'è trauma più grande che uno Stato possa cagionare, non c'è ferita più sanguinosa che possa essere poi, invece, riparata da uno Stato che è attento e che ascolta. Quindi, le chiedo di intervenire e fare il possibile per permettere a quelle mamme di ricevere ascolto e spazio da parte delle istituzioni.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellucci, senz'altro la Presidenza si attiverà come da sua richiesta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 5 agosto 2021 - Ore 9:

1. Informativa urgente del Governo sullo sviluppo di gravi incendi in diverse aree del Paese.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16,45)

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2272 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, recante misure urgenti per il rafforzamento della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni funzionale all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per l'efficienza della giustizia (Approvato dal Senato). (C. 3243​)

Relatori: CECCANTI, per la I Commissione; ZANGRILLO, per la XI Commissione.

La seduta termina alle 20,30.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: PAOLO ZANGRILLO E MANUELA GAGLIARDI (A.C. 3243​)

PAOLO ZANGRILLO, Relatore per la XI Commissione. (Relazione – A.C. 3243​). L'Assemblea è oggi chiamata ad esaminare il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 80 del 2021, che introduce misure urgenti volte a rafforzare la capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni e l'efficienza dell'amministrazione della giustizia, al fine di sostenere l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il provvedimento costituisce, in ordine cronologico, l'ultimo tassello delle misure introdotte per fare in modo che le amministrazioni pubbliche si facciano trovare pronte alla sfida di garantire lo svolgimento delle attività di propria competenza in modo efficace ed efficiente, assicurando tempi certi per il completamento dei procedimenti, specialmente di quelli più direttamente connessi con l'attuazione del PNRR, in quanto – come sappiamo – per l'effettiva erogazione delle risorse previste dovranno essere rispettati precise scadenze e obiettivi anche di carattere temporale.

In questo senso, un primo passo è stato compiuto nel decreto-legge n. 44 del 1° aprile scorso, con l'introduzione di misure volte a semplificare le procedure per i concorsi pubblici al fine di ridurre i tempi di reclutamento del personale, anche per colmare i ritardi accumulati in ragione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Tali misure rappresentano uno strumento importante anche nell'ottica dell'attuazione del PNRR.

A queste misure hanno fatto seguito quelle del decreto-legge n. 77 del 2021, il cosiddetto decreto “semplificazioni”, approvato la scorsa settimana in via definitiva dal Senato, che ha inteso definire il quadro normativo di riferimento per la realizzazione del PNRR, del Piano nazionale degli investimenti complementari al PNRR e del Piano nazionale Integrato per l'Energia e il Clima 2030. In particolare, in quella sede si è definita la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e sono state introdotte misure volte a semplificare e ad agevolare sul piano amministrativo la realizzazione degli interventi di questi tre piani, in modo da assicurarne il completamento in tempi rapidi e certi.

Con il decreto-legge in esame si completa il quadro delle misure di supporto amministrativo al PNRR con un ampio ventaglio di misure per consentire alle amministrazioni pubbliche di assumere il personale con i profili e le competenze necessari alla realizzazione e alla gestione dei relativi progetti. Il provvedimento, però, guarda anche al di là dell'attuazione del Piano, con disposizioni che recano semplificazioni e innovazioni a regime, che puntano a rendere l'amministrazione pubblica sempre più moderna e flessibile. Una particolare attenzione è rivolta al settore della giustizia, la cui riforma rappresenta una priorità nell'ambito del PNRR, specialmente per quanto riguarda i tempi dei processi: in tale ambito, quindi, si interviene soprattutto per supportare le linee di progetto ricomprese nel PNRR e per favorire la piena operatività del cosiddetto ufficio del processo.

Nel decreto-legge è, poi, confluito il contenuto del decreto-legge n. 92 del 2021, recante misure urgenti per il rafforzamento del Ministero della transizione ecologica e in materia di sport. L'articolo 1, comma 2, del disegno di legge di conversione del decreto in esame, quindi, dispone l'abrogazione del decreto-legge n. 92, facendo salvi gli effetti prodotti e i rapporti giuridici sorti sulla base del decreto abrogato.

Anche a seguito di questo inserimento, il decreto – che inizialmente era composto di diciannove articoli – si compone di trentanove articoli, suddivisi in tre Titoli.

Trattandosi di un provvedimento estremamente complesso, che definisce in modo puntuale le procedure amministrative per il reclutamento di personale nei diversi settori interessati dall'attuazione del PNRR, nella relazione cercherò di soffermarmi soprattutto sui profili di carattere generale del decreto, specialmente per quanto riguarda gli aspetti relativi alla disciplina del pubblico impiego.

In primo luogo, il decreto – all'articolo 1 - reca modalità speciali volte ad accelerare le procedure selettive che possono essere utilizzate per il reclutamento di personale a tempo determinato e il conferimento di incarichi di collaborazione da parte delle amministrazioni pubbliche titolari di progetti previsti nel PNRR o, limitatamente agli incarichi di collaborazione necessari all'assistenza tecnica, finanziati esclusivamente a carico del Piano nazionale per gli investimenti complementari al PNRR. Le assunzioni devono riguardare il personale destinato a realizzare i progetti, anche se le modalità speciali per le assunzioni a tempo determinato potranno essere utilizzate anche da parte delle pubbliche amministrazioni non interessate dall'attuazione del PNRR. I relativi contratti di lavoro a tempo determinato e autonomo per il conferimento di incarichi di collaborazione possono essere stipulati per un periodo complessivo anche superiore a trentasei mesi, ma non eccedente la durata di attuazione dei progetti di competenza delle singole amministrazioni e comunque non possono superare la data del 31 dicembre 2026. Al personale che ha prestato servizio per almeno trentasei mesi sulla base di tali contratti a tempo determinato le amministrazioni possono riservare una quota fino al 40 per cento di posti nei bandi di concorso per il reclutamento di personale a tempo indeterminato.

Sempre per l'attuazione dei progetti del PNRR, il comma 5 prevede la predisposizione, da parte del Dipartimento della funzione pubblica, attraverso il portale del reclutamento, di uno o più elenchi di professionisti, anche non organizzati in ordini o collegi, ed esperti per il conferimento incarichi di collaborazione con contratto di lavoro autonomo e di personale in possesso di un'alta specializzazione per l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato.

Particolare rilievo assume, poi, la previsione di carattere più generale introdotta nel corso dell'esame presso il Senato, secondo la quale i bandi per le procedure per il reclutamento e di mobilità del personale pubblico sono pubblicati sul portale unico del reclutamento e della mobilità secondo uno schema predisposto dal Dipartimento della funzione pubblica.

Per la realizzazione delle attività di coordinamento istituzionale, gestione, attuazione, monitoraggio e controllo del PNRR, poi, l'articolo 7 prevede un concorso pubblico per il reclutamento di cinquecento unità di personale non dirigenziale a tempo determinato per un periodo anche superiore a trentasei mesi, ma non eccedente la durata di completamento del PNRR e comunque non eccedente il 31 dicembre 2026, con profili professionali economico, giuridico, informatico, statistico-matematico, ingegneristico, ingegneristico gestionale. Ottanta unità saranno assegnate al Ministero dell'economia e delle finanze-Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, che provvederà anche alla formazione di tutto il personale assunto, mentre le restanti unità saranno ripartite tra le amministrazioni centrali deputate allo svolgimento delle richiamate attività legate all'attuazione del PNRR. Le graduatorie avranno efficacia per la durata di attuazione del PNRR e sarà possibile il loro scorrimento, per motivate esigenze, fino a ulteriori trecento unità.

L'articolo 3-bis prevede la possibilità per gli enti locali, anche in forma aggregata, di organizzare e gestire selezioni uniche per la formazione di elenchi di idonei all'assunzione nei ruoli dell'amministrazione, sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato, per vari profili professionali e categorie, compresa la dirigenza, da cui attingere per la copertura delle posizioni programmate nei rispettivi piani dei fabbisogni di personale.

L'articolo 9 rinvia ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la ripartizione delle risorse finanziarie, pari a complessivi 320,3 milioni di euro per gli anni dal 2021-2024, destinate al conferimento, da parte di regioni ed enti locali, di incarichi di collaborazione a professionisti ed esperti, nel numero massimo di mille unità, per il supporto nella gestione delle procedure complesse, tenendo conto del relativo livello di coinvolgimento nei procedimenti amministrativi connessi all'attuazione del PNRR.

Nel decreto, anche a seguito dell'esame svolto presso l'altro ramo del Parlamento, numerose disposizioni riguardano le assunzioni presso specifiche amministrazioni, anche in relazione all'attuazione dei procedimenti relativi al PNRR.

L'articolo 1-bis prevede varie disposizioni in materia di assunzioni presso il Ministero della cultura. Tra l'altro, segnalo che si autorizza l'assunzione, con le procedure semplificate di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 44 del 2021, di un contingente di duecentosettanta unità di personale non dirigenziale ad elevata specializzazione tecnica, al fine di assicurare il funzionamento degli Archivi di Stato e delle Soprintendenze archivistiche, anche nell'ambito degli interventi previsti nel PNRR.

L'articolo 7-bis autorizza il Ministero dell'economia e delle finanze ad assumere, con le modalità semplificate di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 44 del 2021, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato un contingente di personale pari a 145 unità da inquadrare nei diversi Dipartimenti del Ministero, nonché prevede l'istituzione di posti di funzione dirigenziale generale.

Per la gestione delle attività di controllo, audit, anticorruzione e trasparenza relative alla realizzazione del PNRR, l'articolo 8 dispone l'istituzione, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato del Ministero dell'economia e delle finanze, di sette posizioni dirigenziali di livello generale, destinate alla direzione di Ragionerie territoriali, nonché, sempre in connessione con l'attuazione del PNRR, l'istituzione di ulteriori posizioni di funzione dirigenziale di livello non generale.

Affrontando un tema di particolare interesse per la XI Commissione, l'articolo 8-bis autorizza l'Ispettorato nazionale del lavoro a bandire nel 2021, in aggiunta alle facoltà assunzionali vigenti, una procedura concorsuale, da espletare con le modalità semplificate di cui al decreto-legge n. 44 del 2021, per assumere a tempo indeterminato un contingente di 184 unità di personale ispettivo e amministrativo.

Ulteriori assunzioni mirate sono previste per supportare le strutture amministrative più direttamente coinvolte nei processi di transizione digitale ed ecologica.

Ai sensi dell'articolo 10 la Presidenza del Consiglio potrà avvalersi fino al 31 dicembre 2026 di un contingente massimo di 338 unità, composto da esperti in possesso di specifica ed elevata competenza almeno triennale nello sviluppo e gestione di processi complessi di trasformazione tecnologica e digitale, nonché di significativa esperienza almeno triennale in tali materie, individuati attraverso una procedura selettiva con avviso pubblico. Analogamente, la norma autorizza l'Agenzia per l'Italia digitale (AgiD) ad assumere un contingente di 67 unità di personale a tempo determinato.

Riprendendo il contenuto del decreto-legge n. 92 del 2021, l'articolo 17-quinquies autorizza il Ministero della transizione ecologica (MITE), per il biennio 2021-2022, ad assumere a tempo indeterminato 218 unità di personale non dirigenziale ad elevata specializzazione tecnica, in possesso di laurea specialistica o magistrale, con una riserva di posti del 50 per cento per soggetti che abbiano svolto attività di supporto tecnico-specialistico e operativo in materia ambientale presso l'ex Ministero dell'ambiente ovvero presso il MITE. Viene anche disciplinata la struttura di missione per l'attuazione del PNRR costituita presso tale Ministero. L'articolo 17-septies disciplina le modalità di avvalimento, da parte del medesimo Ministero della transizione ecologica, di un contingente di personale dell'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile (ENEA) e dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), per l'espletamento delle attività tecniche e scientifiche correlate all'attuazione del PNRR.

Come anticipato, particolare rilievo assumono le disposizioni relative all'amministrazione della giustizia. In particolare, gli articoli 11, 12 e 13 del decreto-legge sono volti a realizzare la piena operatività delle strutture organizzative dell'ufficio del processo, secondo quanto previsto nel PNRR. A tal fine, si autorizza l'assunzione con contratto di lavoro a tempo determinato di addetti all'ufficio per il processo, per complessive 16.500 unità nell'ambito della giustizia ordinaria e per 326 unità nell'ambito della giustizia amministrativa. Le assunzioni, nell'ambito dell'ufficio del processo, riguarderanno anche personale di formazione tecnica, chiamato a supportare gli obiettivi del Ministero individuati dal PNRR anche con riferimento all'edilizia giudiziaria e alla digitalizzazione.

Segnalo, inoltre, che – con una disposizione di carattere trasversale - l'articolo 17-quater ha precisato che il piano di reclutamento di personale a tempo determinato, il conferimento di incarichi di collaborazione da parte delle amministrazioni pubbliche, le assunzioni mediante contratto di apprendistato, le mobilità e le progressioni di carriera, nonché tutte le altre forme di assunzione previste dal decreto-legge, escluse quelle per concorso, siano attuati assicurando criteri orientati al raggiungimento di un'effettiva parità di genere. Si tratta di una norma di grande rilievo considerando anche l'importanza di perseguire l'obiettivo di assicurare la parità di genere nell'attuazione del PNRR.

Con riferimento alle misure di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni meno direttamente collegate all'attuazione del PNRR, segnalo in primo luogo che l'articolo 2 prevede l'istituzione di un fondo per il finanziamento di progetti di formazione e lavoro per l'acquisizione, attraverso contratti di apprendistato disciplinati dai rispettivi contratti collettivi nazionali di lavoro, di competenze di base e trasversali, anche nelle more della disciplina dei rispettivi contratti collettivi di lavoro, nonché per l'orientamento professionale da parte di diplomati e di studenti universitari. Si tratta di una misura importante, che testimonia in modo efficace la volontà di aprire la pubblica amministrazione alle generazioni più giovani, in modo da creare sia un canale di crescita per i giovani studenti sia un arricchimento delle competenze di cui le amministrazioni potranno avvalersi.

Per quanto concerne l'inquadramento dei dipendenti pubblici, l'articolo 3 prevede, in primo luogo, l'introduzione di una ulteriore area funzionale per l'inquadramento del personale pubblico di elevata qualificazione, rinviando alla contrattazione collettiva la sua istituzione, nonché le modalità di progressione interna, per le quali non si applicano più le previsioni che richiedono di considerare la valutazione positiva per almeno tre anni consecutivi e la valorizzazione di specifici titoli di studio. La disposizione modifica i meccanismi di progressione per il 50 per cento delle posizioni disponibili – il restante 50 per cento è riservato all'accesso dall'esterno tramite concorso – con l'introduzione di una procedura comparativa basata sulla valutazione positiva conseguita dal dipendente negli ultimi tre anni di servizio, sull'assenza di provvedimenti disciplinari, sul possesso di titoli professionali e di studio ulteriori rispetto a quelli previsti per l'accesso all'area, nonché sul numero e sulla tipologia degli incarichi rivestiti.

Si prevede, inoltre, la possibilità, per i contratti collettivi nazionali di lavoro dei comparti per il periodo 2019-2021, in sede di revisione degli ordinamenti professionali, di definire tabelle di corrispondenza tra vecchi e nuovi inquadramenti, sulla base di requisiti di esperienza e professionalità maturate ed effettivamente utilizzate dall'amministrazione di appartenenza per almeno cinque anni, anche in deroga al possesso del titolo di studio richiesto per l'accesso all'area dall'esterno.

In materia di mobilità volontaria il provvedimento limita i casi in cui tale forma di mobilità è subordinata all'assenso dell'amministrazione di appartenenza.

Per quanto concerne i limiti di spesa per il trattamento economico accessorio dei pubblici dipendenti, si prevede che con successivi interventi normativi si individuino le risorse in base alle quali i contratti collettivi nazionali di lavoro definiscano i criteri e le modalità di superamento del limite della spesa annua destinata ai suddetti trattamenti del personale, anche di livello dirigenziale, di ciascuna delle amministrazioni pubbliche.

Con riferimento alla disciplina dell'accesso alla dirigenza di seconda fascia nelle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e negli enti pubblici non economici nazionali, si introducono nuove procedure che, da un lato, intendono assicurare anche la valutazione delle capacità, attitudini e motivazioni individuali e, dall'altro, ferma restando la copertura di almeno il 50 per cento dei posti da ricoprire attraverso il corso-concorso selettivo di formazione bandito dalla Scuola nazionale dell'amministrazione, prevedono forme di valorizzazione dell'esperienza professionale pregressa.

Si introduce, infatti, un'ulteriore procedura di accesso, riservando una quota non superiore al 30 per cento dei posti residui disponibili sulla base delle facoltà assunzionali autorizzate al personale in servizio a tempo indeterminato, in possesso dei titoli di studio previsti a legislazione vigente e che abbia maturato almeno cinque anni di servizio nell'area o categoria apicale. Un'ulteriore quota non superiore al 15 per cento è riservata al medesimo personale in servizio a tempo indeterminato, che abbia ricoperto o ricopra incarichi dirigenziali, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001. In relazione a tali previsioni, si sopprimono i limiti massimi percentuali, previsti dall'articolo 19, comma 5-bis, del decreto legislativo n. 165 del 2001, per l'attribuzione di incarichi dirigenziali a dirigenti non appartenenti ai ruoli.

Per quanto riguarda la formazione, l'articolo 4 amplia gli ambiti e le finalità di intervento dell'Associazione Formez PA, della quale viene riformata la governance. In particolare, all'Associazione è attribuita la funzione di supporto per le attività di coordinamento, sviluppo e attuazione del PNRR ai soggetti associati e al Dipartimento della funzione pubblica e sono implementati i suoi compiti nel settore della formazione, riferendoli anche al settore del reclutamento.

Analogamente, l'articolo 5 modifica la disciplina della Scuola nazionale dell'amministrazione (SNA), attribuendole la funzione di qualificare, riqualificare e aggiornare anche il personale degli uffici di diretta collaborazione dei Ministri, nonché quella di ricerca e studio di specifiche tipologie di formazione per il personale delle pubbliche amministrazioni preposto allo sviluppo ed attuazione delle azioni contenute nel PNRR. Anche in questo caso è prevista una nuova definizione della governance della Scuola.

L'articolo 6 prevede l'adozione, da parte delle pubbliche amministrazioni con più di cinquanta dipendenti, con esclusione delle scuole e delle istituzioni educative, di un Piano integrato di attività e organizzazione, di durata triennale, che semplifica numerosi strumenti di pianificazione previsti dalla normativa vigente. Il documento, tra l'altro, dovrà fissare gli obiettivi della performance, le strategie di gestione del capitale umano e di sviluppo organizzativo, gli obiettivi formativi, gli obiettivi del reclutamento e di valorizzazione delle risorse interne, le misure per la trasparenza e l'anticorruzione, in conformità agli indirizzi stabiliti dall'ANAC, e le azioni per la parità di genere. Con successivi regolamenti saranno individuati e abrogati gli adempimenti previsti dai piani assorbiti dal nuovo Piano integrato, che definisce anche le modalità di monitoraggio degli esiti procedimentali e degli impatti sugli utenti. Il Dipartimento della funzione pubblica è incaricato della redazione di un Piano tipo per fornire uno strumento di supporto alle amministrazioni interessate.

MANUELA GAGLIARDI (CI). (Dichiarazione di voto sulla questione pregiudiziale n. 1 – A.C. 3243​). Il nostro Paese, così come il resto del mondo, si è trovato, e tutt'oggi si trova, ad affrontare situazioni eccezionali e straordinarie, mai conosciute prima nel mondo moderno perché purtroppo ci siamo trovati nel bel mezzo di un'emergenza pandemica.

Pandemia da COVID-19, che per sua stessa definizione non conosce confini e ha causato anche nel nostro paese una grave emergenza sanitaria, sociale ed economica.

Per questo l'Europa e i singoli Paesi che la compongono hanno dovuto trovare soluzioni e risposte differenziate ma concrete per tutti gli Stati membri che li tenessero uniti pur nelle diversità e li aiutassero a superare le difficoltà.

Uno dei grandi meriti del Premier Draghi è stato proprio quello di rendere reale il Recovery Fund, attraverso la elaborazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ottenendo quindi gli oltre 200 miliardi messi a disposizione dell'Italia ma che stavano per svanire a causa delle inefficienze del Governo precedente.

Risorse vitali che devono servire al paese:

- a sostenere e rilanciare la nostra economia,

- a migliorare la vita dei cittadini,

- a rendere più veloce ed efficiente la nostra giustizia,

- a riformare il fisco,

- a migliorare l'ambiente,

- a innovare la pubblica amministrazione (che è l'obiettivo che si pone il decreto in esame oggi) e

- a snellire la burocrazia che troppo spesso grava sulle spalle di cittadini e imprese, rallentando e a volte purtroppo addirittura impedendo di completare gli iter amministrativi.

È quindi indispensabile dare vita alle riforme, tra cui una delle prime e delle più necessarie è proprio quella che abbiamo all'esame dell'Aula.

Le forze politiche che hanno deciso di sostenere il Governo Draghi, stando insieme nonostante rappresentino idee e valori anche antitetici, facendo quindi spesso un passo indietro nelle loro individualità, lo hanno fatto e lo fanno con senso di responsabilità sacrificando qualcosa di proprio pur di far fare tre passi in avanti all'Italia, un balzo in avanti che consenta una reale ripresa.

Questo obiettivo è quello che ci siamo posti anche noi di Coraggio Italia che, pur non essendo presenti con nostri rappresentanti nel Governo, sosteniamo convintamente il Premier Draghi e le sue riforme e l'eccezionalità del momento comporta anche che queste stesse riforme non sempre possano essere integralmente condivise, in ogni loro singolo particolare, dalle forze politiche che compongono la maggioranza, ma che per il bene del Paese, a volte con difficoltà, trovano una mediazione che consenta di dare il via alle riforme a cui mi riferivo prima e che l'Europa ci impone non solo negli obiettivi ma anche attraverso il rispetto di tempi certi.

Per le stesse ragioni, dall'inizio della pandemia, si è ricorsi quasi sempre ai decreti d'urgenza, provvedimenti esaminati da una sola Camera e poi approvati dall'altra attraverso l'apposizione della questione di fiducia, comprimendo i tempi dell'esame.

Questo a noi non piace, e lo abbiamo detto più volte in passato; noi crediamo nel bicameralismo e crediamo nell'importanza del lavoro che il Parlamento svolge e nell'equilibrio delle sue due Camere, senza limitazioni.

Ma siccome, come evidente e noto a tutti, pur comprendendo il senso della pregiudiziale, ci troviamo in una emergenza e il nostro Paese non può essere rallentato, anzi deve correre veloce e quindi anche il lavoro che, in questo momento storico, il Parlamento è chiamato a svolgere è proprio quello di dare il proprio contributo per uscire dalle difficoltà, accelerando e sostenendo le riforme proposte dal Presidente Draghi,

A nome di Coraggio Italia esprimo il voto contrario sulla pregiudiziale.

Diamo il via oggi a un'altra riforma, dopo quella del processo penale per dare credibilità al nostro Paese e agli impegni che ci siamo assunti con l'Europa ma soprattutto che ci siamo assunti con i cittadini.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Boldrini e Vitiello hanno segnalato che non sono riusciti a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3243 - quest. preg. n. 1 409 408 1 205 46 362 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.