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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 543 di martedì 20 luglio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 15.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 giugno 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Angiola, Ascani, Battelli, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Corda, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Dal Moro, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Mandelli, Marattin, Melilli, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Muroni, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Speranza, Tabacci, Tasso, Trano, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 95, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 16 luglio 2021, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la senatrice Vanna Iori, in sostituzione della senatrice Caterina Bini, entrata a far parte del Governo.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori e per un richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. È emerso nelle ultime ore che un'applicazione israeliana di nome Pegasus è stata usata in tutto il mondo per spiare tutta una serie di dissidenti politici e giornalisti in tanti Paesi dittatoriali, ma anche in Paesi appartenenti all'Unione europea, come l'Ungheria del Governo Orbán. Si tratta dell'ulteriore violazione di diritti fondamentali della nostra Unione, come il diritto alla libertà di stampa e il diritto di opposizione.

Chiedo quindi al Governo non soltanto di invocare l'applicazione dell'articolo 7 per sanzionare il Governo ungherese, ma soprattutto di chiarire se questo spyware è stato usato anche contro soggetti situati in Italia, contro giornalisti o politici italiani.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ungaro. Senz'altro, la sua richiesta verrà trasmessa anche al Governo.

Ha chiesto di parlare il collega Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per segnalare che il nostro Paese è vittima dell'ennesimo evento alluvionale che, a causa di diversi fattori, ha provocato danni ingentissimi.

Per riscontri personali mi riferisco al territorio di mia provenienza, quindi al Gargano e alla provincia di Foggia, ma notizie ufficiali registrano che in tutta la Puglia, nel Molise, in Campania ed in altri luoghi, la furia dei rovesci idrici e dei forti venti ha causato frane, smottamenti, allagamenti, danni alle strutture ed alle infrastrutture; addirittura tante aziende hanno visto azzerati oltre quarant'anni di lavoro a causa di questi allagamenti copiosi. È doveroso ricordare che questi danni sono anche consequenziali ad altri eventi perniciosi: qualche giorno fa, vasti incendi sul Gargano hanno provocato la distruzione della vegetazione (diversi ettari, sia di bosco che di foreste) e occorre sottolineare l'assenza o la scarsa manutenzione dei corsi d'acqua e dei principali impluvi, la mancata manutenzione delle infrastrutture, quali strade, acquedotti e fognature - che spesso diventano elementi di amplificazione oppure di innesco talvolta dei fenomeni di frane - e l'inefficiente azione di controllo sulla geomorfologia e l'idraulica di tutto il territorio, a cui faccio riferimento. Ma è facile che ci si debba riferire a tutti gli episodi di questo genere.

Come rappresentanti istituzionali dei territori veniamo spesso interpellati per fornire risposte e speranze: noi possiamo esercitare la nostra attività volta ad “attenzionare” gli organi preposti (sia gli organi centrali che quelli periferici). Questo è il motivo per cui chiedo che il Governo venga a comunicarci cosa è possibile fare nell'immediato, nel medio e nel non troppo lungo periodo. Avanzo questa richiesta, Presidente - e lei lo sa - senza alcuna polemica, ma veramente per avere elementi da fornire sul territorio, risposte che diano sollievo ai cittadini che sono provati da un'emergenza pandemica e adesso debbono sopportare anche l'incuria arrogante dell'uomo che ha scatenato …

PRESIDENTE. La ringrazio, collega Tasso.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori per chiedere che il Governo venga a riferire il più in fretta possibile, signor Presidente, a seguito della diffusione di una serie di notizie provenienti da autorevoli fonti giornalistiche, in particolare da diciassette testate di diverse Nazioni, secondo le quali alcuni Governi stranieri (rispetto all'Italia naturalmente) avrebbero utilizzato un software di spionaggio per il controllo illegale di una serie di figure appartenenti alle classi dirigenti di quei Paesi: giornalisti, magistrati, dirigenti, politici e quant'altro. Secondo queste fonti giornalistiche, sembrerebbe che anche un Paese appartenente all'Unione europea, l'Ungheria, avrebbe utilizzato questo tipo di operazioni.

Vorrei ricordare che queste attività, oltre ovviamente a minare alla radice la concezione dello Stato di diritto in termini liberali, è impedito dall'articolo 2 del Trattato istitutivo dell'Unione europea. Per questa ragione, signor Presidente, chiediamo che il Governo venga a riferire nel più breve tempo possibile per rassicurarci rispetto al fatto che questa vicenda innanzitutto non coinvolge in alcun modo le istituzioni del nostro Paese, ça va sans dire, ma soprattutto per spiegarci quale tipo di iniziativa si intenda assumere in sede europea, qualora venga confermato che un Paese membro dell'Unione europea abbia attivato modalità contro il Trattato istitutivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Borghi: anche la sua richiesta avrà senz'altro l'attenzione che merita.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Ieri, nella provincia di Foggia, si è abbattuto un violento nubifragio che ha coinvolto in particolar modo i comuni di San Giovanni Rotondo, San Marco in Lamis e Rignano Garganico.

In meno di otto ore sono caduti 250 millimetri di acqua e, proprio nel comune di Rignano Garganico, vi sono stati i danni più ingenti: strade spazzate via dalla violenza dell'acqua ma, oltre alle strade, molte aziende nella frazione di Villanova di Rignano Garganico hanno avuto ingenti danni, addirittura un'intera azienda agricola è stata spazzata via.

Per fortuna, non ci sono state vittime, ma il prezzo più alto lo hanno pagato i nostri agricoltori. La mia vicinanza va ai sindaci del Gargano e alla popolazione tutta. Quindi, Presidente, suo tramite sono a richiedere al Governo un aiuto economico per quei comuni e per quelle aziende agricole che hanno visto i sacrifici di una vita andare in fumo. Bisogna intervenire subito.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lovecchio. Come ho anche detto al collega Tasso, sono certo che il Governo interverrà con gli strumenti a sua disposizione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sugli articoli 129 e seguenti del Regolamento di questa Camera, perché, come ho fatto qualche settimana fa - e io ringrazio sempre la Presidenza e gli uffici della Presidenza, perché vedo che sollecitano il Governo -, io avevo sollevato un problema poiché non era stata data risposta a un'interrogazione di almeno due anni, sollecitata poi dalla Presidenza, in cui il Ministro Franceschini poi parlava di questo tema sui giornali ed è addirittura venuto in Sardegna, nel sito di Mont'e Prama, a realizzare anche alcuni punti contenuti nella mia interrogazione e anche in quelle di colleghi di diversi gruppi. Ecco, io trovo veramente scorretto che, nonostante i richiami della Presidenza e i richiami dei singoli parlamentari, un Ministro della Repubblica venga nel territorio dove c'è un problema, prenda le proposte dei gruppi parlamentari e le faccia sue, senza neanche citare il lavoro di questo Parlamento. Io trovo che sia di una scortesia istituzionale grave, nonostante in questa Camera anche il sottosegretario Bergamini - e la ringrazio - l'avesse sollecitato a dare una risposta prima di questo evento. Ma, nonostante tutto, se ne sono fregati altamente di questo Parlamento, di questa Camera dei deputati, del sottoscritto e dei colleghi del mio gruppo di Fratelli d'Italia e hanno fatto quello che volevano. Siccome io porto sempre molto rispetto, devono chiedere scusa quei Ministri che prendono le nostre interrogazioni, le fanno proprie e non ci citano neanche, non dico Salvatore Deidda ma il lavoro di questa Camera dei deputati, di tutti noi colleghi. Noi portiamo le proposte e portiamo gli atti; loro qui non vengono mai a rispondere, non rispondono mai neanche in maniera scritta e poi vanno sui giornali a farsi belli, dicendo: “Noi abbiamo fatto”. No, non è “noi”; i parlamentari hanno fatto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,20 con le votazioni connesse.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,20.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

ELIO VITO (FI). Grazie, Presidente. Tutti noi, nello svolgere il nostro compito, siamo tenuti ad adempierlo con decoro, con onore e con rispetto. Non è ammissibile che, da parte di un parlamentare, giungano affermazioni pubbliche, in questo caso attraverso i social, che sono offensive o discriminatorie nei confronti di una parte della popolazione, di alcune persone.

Per questo, vorrei richiamare la sua attenzione, per fare in modo con l'onorevole Claudio Borghi, della Lega, possa scusarsi, non con me, ma dinanzi all'Assemblea, per le cose che ha scritto poco fa. Non mi interessa la prima parte del tweet, sono cose personali sue, dice: “Terzo giornalista che chiama per sapere se sono vaccinato. Finora sono stato gentile, al prossimo parte il “vaffa” e la cancellazione dalla lista dei contatti”. Ma la cosa grave viene adesso, che, tra l'altro, non c'entra nulla con la vaccinazione, per cui, già paragonarlo al COVID…: “Perché questi eroi la prossima volta che intervistano un LGBT non gli chiedono se è sieropositivo e se fa profilassi?”.

Io credo, Presidente, che mettere nei confronti della comunità LGBT e dell'omosessualità, di nuovo, lo stigma della sieropositività, dopo quarant'anni, sia una cosa ignobile. Lo ha dimostrato la scienza che è inesatto. Non c'entra nulla con la vaccinazione, se lo vuole rendere pubblico o meno l'onorevole Borghi, ma paragonare di nuovo omosessualità e sieropositività è un gravissimo gesto di discriminazione nei confronti di queste persone (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Facciano ostruzionismo al DDL Zan, non lo approvino, ma non occorre il DDL Zan: basta un minimo di buonsenso, che un parlamentare dovrebbe avere, per non dire queste scempiaggini. Non c'entra nulla la sieropositività con l'omosessualità. Lui si vaccini, non si vaccini, lo dica, ma l'onorevole Borghi, mi faccia la cortesia, davvero, prima che succeda, come sta già succedendo, giustamente, una indegna polemica per le sue indegne dichiarazioni, chieda scusa a me, alla comunità, al Paese che dovrebbe rappresentare con onore e decoro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vito. Sono certo che anche i colleghi dell'onorevole Borghi sapranno come trasmettere il suo messaggio e sono certo che il richiamo di tutta l'Aula ad evitare qualsiasi tipo di discriminazione, qualsiasi tipo di offesa, sia personale che a chiunque, sia recepito e sia condiviso da tutti i colleghi.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Gelmini e Aprea; Invidia; Bucalo e Frassinetti; Toccafondi; Colmellere ed altri; Soverini ed altri: Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (A.C. 544​-2387​-2692​-2868​-2946​-3014-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 544-2387-2692-2868-2946-3014-A: Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ricordo che nella seduta del 28 giugno si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli – Testo unificato – A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

In particolare, il parere della V Commissione (Bilancio) reca nove condizioni, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi del Regolamento, nonché due condizioni riferite agli emendamenti 5.201 e 2.701 della Commissione.

Al fine di recepire tali ultime due condizioni, la Commissione ha presentato i subemendamenti relativi.

Avverto che, fuori dalla seduta, sono stati ritirati gli emendamenti Vietina 3.105 e 10.105, Vacca 5.103, gli identici emendamenti Vacca 10.103 e Di Giorgi 10.104, nonché l'emendamento della

Commissione 11.200.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso riferita (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

GABRIELE TOCCAFONDI, Relatore. Sull'emendamento 1.200 della Commissione, parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Grazie alla sottosegretaria, che si alzerà dalla prossima volta.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Stiamo votando un articolo, colleghi, chiederei a tutti di accomodarsi e di consentire le votazioni, che saranno numerose.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 2.100 Vacca.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Parere favorevole

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Vacca, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 3 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Parere favorevole sull'emendamento 3.100 Di Giorgi, parere favorevole sugli emendamenti 3.200, 3.201 e 3.202 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Di Giorgi, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

(Esame dell'articolo 4 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Parere favorevole sugli emendamenti della Commissione 4.200, 4.201, 4.210 e 4.202. Sugli emendamenti 4.104 Vacca e 4.103 Di Giorgi, il parere è favorevole con una riformulazione: al comma 2, lettera d), sostituire le parole: “o privato operante” con le seguenti: “o privato o un ente pubblico di ricerca, di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 218, operanti”

PRESIDENTE. Scusi, questa riformulazione vale per tutti e due gli emendamenti?

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sì. Parere favorevole sugli emendamenti della Commissione 4.203, 4.204, 4.205 e 4.211.

Sull'emendamento 4.109 Fornaro, invito al ritiro. Parere favorevole sull'emendamento 4.207 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Ritiriamo l'emendamento 4.109.

PRESIDENTE. Va bene. Siamo sull'emendamento 4.200 della Commissione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.210 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo agli emendamenti 4.104 Vacca e 4.103 Di Giorgi.

Chiedo ai colleghi Vacca e Di Giorgi se accettano la riformulazione. Collega Vacca? Va bene. Collega Di Giorgi? Va bene. Quindi, voteremo entrambi i testi come riformulati dal relatore.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli emendamenti 4.104 Vacca e 4.103 Di Giorgi, riformulati in un identico testo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.203 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.204 della Commissione, con il parere favorevole del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.205 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.211 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.207 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

(Esame dell'articolo 5 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI, Relatore. Signor Presidente, il parere è favorevole sugli emendamenti 5.200 e 5.201 della Commissione, sul subemendamento 0.5.202.200 della Commissione nonché sull'emendamento 5.202 della Commissione. Il parere è altresì favorevole sull'emendamento 5.300 da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento nonché sull'emendamento 5.205 della Commissione.

Sull'emendamento 5.106 Frassinetti il parere è favorevole, con una riformulazione. Al comma 5, lettera a) aggiungere, in fine, le seguenti parole: “nonché tra esperti che operano nel settore dell'arte, dello spettacolo e dei mestieri artigianali, ferma restando la necessità di accertarne la maturata esperienza nel settore.”

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Il parere è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.5.202.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.205 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 26).

Passiamo all'emendamento 5.106 Frassinetti. L'onorevole Frassinetti ne accoglie la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.106 Frassinetti, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 28).

(Esame dell'articolo 6 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, il parere è favorevole. La Commissione esprime parere favorevole anche sull'emendamento 6.200 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Il parere è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.200 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 31).

(Esame dell'articolo 7 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sull'emendamento 7.200 della Commissione, sul subemendamento 0.7.201.200 della Commissione, sull'emendamento 7.201 della Commissione e sull'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.200 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.7.201.200 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.201 della Commissione, nel testo subemendato, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

(Esame dell'articolo 8 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sull'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

(Esame dell'articolo 9 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sugli emendamenti 9.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, e 9.200 della Commissione, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.200 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

(Esame dell'articolo 10 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sull'emendamento 10.200 della Commissione, il parere è favorevole. Sull'emendamento 10.105 Vietina c'è un invito al ritiro…

PRESIDENTE. Sì, è ritirato.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sugli emendamenti 10.201 e 10.202 della Commissione e sull'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.200 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.201 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.202 della Commissione, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46).

(Esame dell'articolo 11 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. Sull'emendamento 11.100 Fornaro, il parere è favorevole, con una riformulazione: al comma 2, sostituire le parole: “delle associazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale” con le seguenti: “delle associazioni dei datori di lavoro e delle parti sociali comparativamente più rappresentative a livello nazionale”.

Sugli emendamenti 11.201 e 11.202 della Commissione, 11.103 e 11.104 Ciaburro, 11.203 e 11.204 della Commissione, e 11.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del Regolamento, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 11.100 Fornaro. Il presentatore accetta la riformulazione.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.100 Fornaro, nel testo riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.103 Ciaburro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.104 Ciaburro, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.203 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.204 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 11.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 55).

(Esame dell'articolo 12 - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 12.100 Soverini e 12.200, 12.201, 12.202 e 12.203 della Commissione.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.100 Soverini, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 59).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 12.203 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 60).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 61).

(Esame dell'articolo 13 – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 13.200, 13.201 e 13.202 della Commissione e sull'emendamento 13.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 62).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 63).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.202 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 64).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

(Esame dell'articolo 14 – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

GABRIELE TOCCAFONDI , Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sugli emendamenti 14.210, 14.200 e 14.201 della Commissione e sull'emendamento 14.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Parere conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.210 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 67).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.200 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 68).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 69).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.300, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 70).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 71).

(Esame dell'articolo 15 – Testo unificato - A.C. 544-A​)

Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A).

Invito l'onorevole Toccafondi ad esprimere il parere sull'emendamento 15.201 della Commissione.

GABRIELE TOCCAFONDI, Relatore. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 15.201 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 72).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 73).

(Esame dell'articolo 16 – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative. Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 74).

(Esame degli ordini del giorno – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo agli ordini del giorno.

Se nessuno chiede di intervenire per l'illustrazione, invito la rappresentante del Governo a esprimere i pareri.

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Sugli ordini del giorno n. 9/544-A/1 Giarrizzo e n. 9/544-A/2 Alaimo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/3 Spena, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di incrementare, di intesa con le regioni, nell'ambito del sistema (…)”. Analogamente, sull'ordine del giorno n. 9/544-A/4 Saccani Jotti, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità, di intesa con le regioni (…)”. Anche sull'ordine del giorno n. 9/544-A/5 Vacca, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Il parere è favorevole, altresì, sull'ordine del giorno n. 9/544-A/6 Siracusano, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e, successivamente, espungere il testo dopo “comunicazione” e, quindi, da “prevedendo”. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/7 Caretta, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/8 Ciaburro, il parere è favorevole, a condizione che si espunga dall'impegno, dopo “PNRR.”, la parte finale da “Elaborando”. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/9 Frate, il parere è contrario, perché non è attinente al provvedimento.

PRESIDENTE. Questo dipende dalla Presidenza, se sia attinente o no. Il Governo dà il parere.

BARBARA FLORIDIA, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Allora, sull'ordine del giorno n. 9/544-A/9 Frate il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/10 Frassinetti, il parere è favorevole, con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Infine, sugli ordini del giorno n. 9/544-A/11 Albano e n. 9/544-A/12 Mollicone, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Sugli ordini del giorno n. 9/544-A/1 Giarrizzo e n. 9/544-A/2 Alaimo, il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/544-A/3 Spena, n. 9/544-A/4 Saccani Jotti, n. 9/544-A/5 Vacca e n. 9/544-A/6 Siracusano, i presentatori accettano la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/7 Caretta, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/8 Ciaburro, la presentatrice accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/9 Frate, il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Frate.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente. Non capisco perché non mi sia stato chiesto di poterlo ritirare, visto che mi sembra più coerente così, piuttosto che metterlo in votazione, perché io non ho chiesto di metterlo in votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Frate, è sempre una facoltà quella di ritirarlo. Se lo vuole ritirare, lo ritiri e non lo mettiamo in votazione.

FLORA FRATE (MISTO). Avrei apprezzato che magari mi si chiedesse.

PRESIDENTE. Me lo ricorderò. La ringrazio.

Il parere del Governo era un parere contrario, di conseguenza abbiamo operato. Sull'ordine del giorno n. 9/544-A/10 Frassinetti, la presentatrice accetta la riformulazione. Sugli ordini del giorno n. 9/544-A/11 Albano e n. 9/544-A/12, Mollicone il parere è favorevole.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo al voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

Mi raccomando il silenzio in aula durante le dichiarazioni di voto.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Volevo anzitutto ringraziare il relatore e i colleghi, perché il risultato che abbiamo visto, oggi, di un voto sostanzialmente all'unanimità su tutto testimonia l'attenzione verso questo tema degli ITS e l'attenzione che, come Commissione e come Parlamento, stiamo mettendo sull'incrocio fra la formazione, le nuove competenze, i nuovi mestieri e il mondo del lavoro. Abbiamo un miliardo e mezzo a disposizione che è stato stanziato dal Governo, che ringrazio nella persona della sottosegretaria qui presente, per partire con un piede diverso sugli ITS. Stiamo parlando di formazione post diploma legata alle aree tecnologiche che ormai intersecano tutti gli ambiti e tutti i mestieri. L'idea che ci siano queste risorse e, adesso, una nuova legge - speriamo diventi presto legge dello Stato, dopo il passaggio al Senato - che permette una nuova governance e di alzare il livello, di alzare l'asticella, come si dice, dell'ambizione rispetto a quello che va fatto, credo sia un'occasione unica. Stiamo esaminando diversi provvedimenti in Commissione - lo dico ai colleghi e, ovviamente, lo dico al Governo - che riguardano tutto quello che può permettere di offrire nuove opportunità ai giovani, di formarsi e di capire in che direzione sta andando il mondo. Spero che, dopo questo bel provvedimento che portiamo oggi in Aula, presto ne possiamo portare un altro su cui siamo estremamente avanzati, che è quello che riguarda l'abolizione del divieto di contemporanea iscrizione a due corsi di laurea. Il provvedimento è pronto, aspetta di venire qui, in Aula. Spero, Presidente, che, nelle prossime settimane, si riesca a calendarizzarlo. Infatti, stiamo costruendo più tasselli di uno stesso percorso, che permetteranno, mi auguro dal prossimo autunno, di dare più occasioni a tante ragazze e a tanti ragazzi del nostro Paese di guardare con più speranza e più fiducia al loro futuro e di impegnarsi, ingaggiarsi, perché stiamo costruendo le condizioni di un Paese che non solo vuole ripartire, ma vuole veramente scommettere su alcune linee strategiche, su alcuni assi strategici e che ha bisogno di capire quali siano i nuovi mestieri del futuro, per poterli intercettare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spessotto. Ne ha facoltà.

ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Oggi siamo qui perché questa maggioranza, che voi rappresentate, ha ritenuto importante mettere in votazione la proposta di legge Gelmini-Aprea sulla ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore, in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Capiamo da soli che, in queste parole appena pronunciate, ci sono tantissime cose che non vanno. La prima è l'accostamento Gelmini-istruzione, un binomio che avremmo voluto non sentire più, se non per infausti riferimenti al passato. Noi, infatti, non dimentichiamo il Governo Berlusconi del 2008, le riforme disastrose riguardanti scuola e università, le manifestazioni. Parte delle nostre proteste originarie, come MoVimento 5 Stelle, erano legate a questo. Ora, continuiamo, come alternativa a tutti voi, anche sul tema dell'istruzione.

La seconda cosa che non va è il richiamo al PNRR. Ovviamente, un Recovery Plan come quello non poteva che essere accompagnato da riforme inadeguate, privatizzanti e svilenti nei confronti dell'istruzione pubblica, ma a voi tutti sembra piacere. Non avevamo dubbi su Italia Viva e altri, eppure anche il MoVimento voterà a favore: bravi, fate riformare l'istruzione da Berlusconi e Renzi! Ne verrà fuori un capolavoro, con il beneplacito di Confindustria. Da sempre, esiste all'interno del sistema politico italiano una presunzione, o meglio un pregiudizio, si tratta della convinzione che gli operatori economici abbiano un interesse generale diffuso per il bene collettivo, si tratta di un pregiudizio perché, sebbene vi siano degnissime persone che svolgono svariate attività imprenditoriali, l'origine di tali attività non ha quasi mai un senso filantropico, bensì rappresenta il perseguimento di un concreto e personale interesse. Può sembrare assurdo cominciare una riflessione sull'istruzione tecnica superiore con queste premesse, ma - visto che il progetto in discussione si pone a cavallo tra una vulgata deamicisiana e un più prosaico e concreto aziendalismo - forse vale la pena di ribadire che il privato può avere interesse a fare formazione all'interno delle proprie strutture produttive, ma non ha, in genere, interesse a promuovere forme diffuse di formazione. Il problema in oggetto di questa proposta di legge è che questa nuova realtà di Smart Academy dovrebbe funzionare anche come procacciatore di personale con formazione adeguata, in collegamento con le realtà produttive, che tuttavia, pur partecipando all'Academy, sembrano non contribuire in nessun modo al loro funzionamento. Riassumiamo i punti salienti della proposta: la natura di fondazioni private garantisce ampia elasticità e opacità sui flussi di entrata e di uscita dei bilanci; il finanziamento principale è fornito dal Ministero dell'Istruzione e dalle regioni, due enti notoriamente in deficit di risorse. Per fare un paragone, l'ammontare di spesa stanziato inizialmente dalla legge equivale a circa 1.200 ricercatori universitari. Gli enti deputati alla direzione e al controllo sono talmente tanti, tra Ministeri, regioni, prefetti, eccetera, da garantire che nessuno in realtà sia in grado di capire cosa succederà nelle fondazioni, fatta eccezione - viene il sospetto - per quelle che il testo definisce pudicamente “le associazioni dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative a livello nazionale”. Il corpo docente sarà composto, per almeno il 60 per cento, da soggetti provenienti dal mondo del lavoro - leggi “da chiunque” - e, per almeno il 20 per cento, da docenti di scuola e università, comandati dalle loro istituzioni, che già hanno notevoli carenze di personale. Senza scendere nei dettagli, la norma anticipa che, a conclusione dei loro studi, gli studenti saranno in grado di spendere i loro titoli sul mercato dei crediti universitari, incentivando una competizione al ribasso tra gli atenei, per attrarre nominativi da far figurare nel loro elenco matricole. Alla fine, però, ciò che lascia più perplessi è il paradigma di fondo ricordato all'inizio: mentre i profitti restano privati, le spese della formazione per le attività economiche private vengono scaricate sul pubblico, dando nel contempo al privato il potere di controllare risorse e modalità che non sono ad esso riconducibili. Il fatto che il percorso nasca dalla Gelmini, e da quel filone di aziendalismo politico, così prolifico e così ottusamente accettato da tutti - destra e sinistra insieme e ora anche dal MoVimento 5 Stelle -, rende questa proposta abbastanza imbarazzante. Sarebbe stato il caso di parlarne prima con tutti quelli che di formazione si occupano a vari livelli, invece di farsi venire una sorta di eccitazione parossistica per tanti bei termini alti che vengono usati. La formazione tecnico-scientifica non è certo una formazione di tipo speculativo, ma, visto che Gelmini e Aprea citano, nella relazione del 2018, che accompagna il progetto di legge, un punto di vista di Adamo Smith - proprio così, di “Adamo”, con il nome inglese italianizzato come ai tempi del fascismo -, forse sarebbe il caso di ricordare a lor signore che Adam Smith pose al centro di tutta la sua trattazione l'indipendenza del privato rispetto al pubblico e viceversa, un principio che la destra nostrana, la sinistra, il centro, il centrosinistra e il centrodestra e i qualunquisti di ogni risma non hanno ancora capito. L'Alternativa c'è - a quanto pare l'unica in questo emiciclo - è a favore dell'istruzione pubblica e contraria alle fondazioni aziendalistiche in tale settore. Pertanto, annunzio che la componente politica de L'Alternativa c'è voterà contro questa proposta di legge in tutti i suoi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, Presidente. Il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore costituisce uno dei settori più rilevanti della scuola italiana, non a caso il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha affidato agli ITS un ruolo fondamentale, prevedendo uno stanziamento di 1,5 milioni di euro a fondo perduto dal 2022 al 2026, con l'obiettivo di potenziarne le strutture e aumentare il numero degli iscritti. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare costituisce un intervento normativo indispensabile per ripartire da quello che c'è e che funziona e farlo crescere, evitando di cadere nell'errore ideologico di creare modelli ideali, che si rivelano nei fatti irrealizzabili. Si tratta di un provvedimento che nasce dalla sintesi di distinte proposte parlamentari, presentate nel corso della legislatura, ricondotte ad un testo unificato, in grado di rispondere agli obiettivi indicati nel PNRR, che ha previsto esplicitamente la riforma del sistema degli ITS e il loro rafforzamento come leva per lo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. È stato lo stesso Presidente del Consiglio Draghi, lo scorso 17 febbraio, al Senato, ad avere evidenziato la necessità di rivedere il disegno del percorso scolastico, con particolare attenzione agli ITS, che in Paesi come la Francia e la Germania sono un pilastro importante del sistema educativo e dell'economia, con una previsione di incremento del fabbisogno di diplomati degli istituti tecnici nell'area digitale ed ambientale. Dal monitoraggio nazionale 2021 dei percorsi ITS emerge chiaramente che, nel 92 per cento dei casi, i giovani con diploma di istruzione tecnica superiore trovano un'occupazione in un'area che è coerente con il percorso di studi. Si tratta di un monitoraggio assolutamente interessante, che ha riguardato i diplomati degli ITS nell'anno 2019. A dieci anni dunque dalla sua nascita, il Sistema degli istituti tecnici superiori ha dimostrato la sua piena efficacia in termini di occupazione e le modifiche intervenute con il provvedimento in votazione hanno appunto l'obiettivo di potenziare il Sistema per uscire definitivamente da una fase sperimentale e creare una rete nazionale capace di valorizzare le specificità territoriali. Il rilancio degli ITS rappresenta dunque un punto qualificante della strategia del Paese per uscire dalla stagnazione e dalla bassa crescita e innalzare il livello di studio, favorendo la costruzione di quel necessario ponte tra la scuola e il mondo del lavoro. Un'offerta formativa strettamente integrata con il mondo economico e produttivo del nostro Paese, per un sistema integrato, che non ha particolarmente sofferto gli effetti della pandemia sul piano dell'occupabilità, grazie ad un modello dinamico, caratterizzato da flessibilità organizzativa e didattica, da una rete di governance costruita insieme alle imprese e dalla capacità di intercettare l'innovazione, in particolare sul fronte dell'uso delle tecnologie abilitanti. Il futuro degli ITS è quello di diventare dunque il cuore del sistema di formazione professionale terziaria, strettamente collegato, da un lato, alla scuola secondaria di secondo grado e, dall'altro, all'università, così da formare quelle competenze che oggi le aziende non riescono a reperire sul mercato del lavoro.

L'obiettivo è anche quello di costruire un dialogo più saldo col mondo produttivo e accademico, potenziando il modello organizzativo, allo scopo di intercettare la domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese, e velocizzando, per i giovani, l'accesso al mondo del lavoro. È attraverso questo sistema integrato che sarà favorito il matching tra il sistema di istruzione e formazione e il mercato del lavoro, allo scopo di rimettere in moto quell'ascensore sociale che per molti giovani si è fermato e ha alimentato nuove povertà. È obiettivo fondante, infatti, ridurre il numero dei NEET. Per questo è necessario un cambio di passo che renda il percorso formativo uno snodo territoriale tra imprese, persone, istituzioni e attori sociali del territorio, affinché le persone possano sentirsi parte di un sistema di apprendimento lungo tutto l'arco della vita, al di là dell'età anagrafica, perché l'invecchiamento della forza lavoro non può trascinare con sé l'invecchiamento delle competenze. È solo attraverso una nuova vocazione della formazione professionale che sappia inserirsi nel contesto europeo che anche i meno giovani potranno beneficiare di questi percorsi in futuro, in cui non esisterà più un tempo per la formazione distinto e separato in modo netto dal tempo del lavoro. Di buone prassi e modelli applicativi frutto della pluriennale esperienza sul campo dell'apprendistato e del matching tra formazione e mondo del lavoro ha bisogno il nostro Paese, nel rispetto del dettato costituzionale che pone l'istruzione sotto l'egida esclusiva dello Stato, contrastando ogni tentativo di privatizzazione del sistema formativo nazionale. Nessuna riforma, infatti, può portare un segmento del sistema formativo nazionale fuori dal perimetro pubblico, che, invece, va rafforzato della dimensione nazionale della governance pubblica, interagendo con le politiche di ricerca, sviluppo e innovazione del Paese, per favorire, appunto, la realizzazione di quei piani di intervento che sono previsti nel PNRR.

La ripartenza dell'Italia ha dunque bisogno di vincere la sfida delle competenze e l'investimento del PNRR sugli ITS rappresenta una variabile strategica per raggiungere questo obiettivo. Si tratta di un sistema che, nel corso di questi 10 anni, ha dimostrato la sua efficacia, un sistema integrato con le imprese, flessibile, capace di innovazione didattica, orientato alla qualità. Ma l'incremento del numero degli allievi richiede investimenti infrastrutturali per dotare quel sistema di sedi, di laboratori, di studentati. Con gli 1,5 miliardi messi a disposizione dal PNRR si ambisce, appunto, ad aumentare il numero di iscritti a questi percorsi, a potenziare i laboratori con le tecnologie 4.0, a formare i docenti perché siano in grado di adattare i programmi formativi ai fabbisogni delle aziende locali. In ballo non c'è, quindi, solo l'eterno tema del mismatch formativo, ma l'intero impianto di un sistema che sceglie di investire sul dialogo, sull'osmosi tra due mondi, scuola e impresa, a beneficio dei singoli, della collettività e del progresso. È questa la sfida che attende il nuovo sistema di istruzione superiore, capace di intercettare l'innovazione e favorire l'accesso alle nuove professioni più richieste sul mercato del lavoro.

Per queste ragioni, a nome del mio gruppo, esprimo parere favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (CI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la proposta di legge al nostro esame ha la finalità precipua di riorganizzare il sistema degli istituti tecnici superiori, per meglio raccordare i percorsi di studio con il mondo produttivo e del lavoro, facendo fare agli ITS quel salto di qualità che permette di diffondere la cultura tecnico-scientifica attraverso una didattica che integri lezioni ed esperienza, una teoria e pratica on the job, per superare modelli educativi basati sulla rigidità e sull'uniformità organizzativa, che mal si conciliano con i tempi e le modalità dei cambiamenti rapidi che accompagnano il nostro tempo.

Il programma Next Generation EU stanzia 2 miliardi per istruzione professionalizzante e ITS, a dimostrazione del fatto che la politica sta iniziando a comprendere che l'istruzione è sempre un investimento, è una risposta ai problemi, problemi che, comunque, preesistevano, in questo settore, alla pandemia, che però li ha acutizzati, problemi legati a un mondo del lavoro e a una società in continuo divenire, che rendono necessaria un'intera revisione, a tutto tondo, del sistema di istruzione. Questo è, comunque, un primo passo che vuole risolvere un paradosso, cioè la coesistenza, da un lato, della disoccupazione giovanile e, dall'altro, la carenza di tecnici specializzati lamentata dalle imprese. Lo si vuole fare partendo dalla riflessione sul fatto che l'aver spostato tutta l'istruzione sull'università può aver comportato due svantaggi: il primo riguarda il progressivo distanziamento tra teoria e pratica, tra cultura, ricerca scientifica ed esercizio professionale; il secondo concerne il principio in base al quale sarebbe impossibile formare in maniera superiore profili professionali molto specifici richiesti dalla rapida evoluzione del mondo del lavoro.

Nel tempo, lo sviluppo del lavoro e della produzione si è caratterizzato per una crescente divisione tra i ruoli: quelli occupati dai professionisti di un certo livello, con una formazione universitaria, e gli altri, per i quali era sufficiente una formazione di base, al più di carattere tecnico-professionale conseguita con un diploma di scuola secondaria di secondo grado, con quest'ultima fortemente impoverita - lasciatemelo dire - dal taglio delle ore tecnico-pratiche che la caratterizzavano e la qualificavano e particolarmente depauperata dal taglio delle diverse specializzazioni degli istituti di istruzione secondaria di secondo grado, che corrispondevano proprio alle specializzazioni richieste dalle imprese del territorio ed erano anche molto diverse nei diversi territori, proprio perché legate capillarmente allo sviluppo economico e produttivo di ogni zona. Si sono così creati, nel tempo, solo dirigenti e subalterni genericamente preparati, non adatti alle richieste del mondo del lavoro. Questo scenario, devo dire creato da una politica lontana dal territorio, si è aggravato quando l'evolversi del mondo del lavoro, del contesto sociale e della tecnologia, che ha preso il sopravvento, hanno trasformato il lavoro, i mezzi di produzione e la distribuzione di prodotti e servizi e, di conseguenza, si è iniziata a sviluppare la consapevolezza che una società fondata su due rigide categorie, dirigenti e subalterni, è una società che si condanna a non progredire, né sul piano culturale né su quello economico, una società che non sfrutta appieno la grande manualità e lo strepitoso ingegno proprio degli italiani.

La trasformazione del mondo del lavoro in una società continuamente in evoluzione richiede, ogni giorno di più, che ognuno possa offrire nel proprio campo d'eccellenza il meglio, che ogni singolo individuo sappia costruirsi per diventare imprenditore di sé stesso, per riorganizzare le competenze acquisite e potersi sempre riposizionare nel mondo del lavoro, per non rimanere mai inoccupato. Appare, quindi, necessario affiancare all'istruzione universitaria una formazione tecnica superiore che sappia concretamente preparare al lavoro, capace di integrare formazione teorica e tecnico-pratica, di creare reti di collegamento tra studio, imprese e territorio.

Devo dire che la capacità di fare rete, di essere flessibile, sia nell'organizzazione che nella didattica crea le condizioni per cui gli ITS si collocano, nel panorama delle organizzazioni, come reti inter-organizzative per lo sviluppo dei nuovi ruoli, delle nuove professioni e come parte integrante per la connessione con l'industria. Infatti, gli ITS sono corsi pratici di specializzazione tecnologica, ma, soprattutto, si svolgono, per il 30 per cento del monte ore, lavorando in azienda con un contratto di apprendistato e la loro ragione d'essere si posiziona proprio nel sanare una preoccupante situazione che vede, nel nostro Paese, un forte divario tra ciò che si studia e ciò che serve al mondo produttivo.

Il titolo che si ottiene al termine del corso è il diploma di tecnico superiore, che ha permesso finora di trovare occupazione in tempi brevi: infatti, l'80 per cento dei diplomati ITS trova immediatamente lavoro e quasi sempre in un ambito coerente con il percorso svolto. Nonostante questo, unitamente al fatto che l'Italia è il secondo Paese manifatturiero in Europa, non sono molti i giovani che scelgono dopo il diploma un percorso ITS: forse perché ignorano il vero punto di forza, che è proprio il raccordo con il mondo del lavoro. Ma affinché questo raccordo sia reale e concreto, sono necessari una riforma del sistema, uno stretto legame con il tessuto produttivo del territorio, una forte connessione con gli enti territoriali e, infine, una strutturazione che tenga conto delle nuove necessità dettate anche dalle problematiche acutizzate dalla pandemia.

Coraggio Italia è convinta che la ripartenza passi anche attraverso l'istruzione e la creazione di competenze adeguate anche a superare la trasformazione digitale e tecnologica che molte imprese dovranno affrontare. Questo provvedimento è da considerarsi un passo in avanti in questa direzione, ma, se siamo sulla buona strada per una riforma organica e di lungo respiro, non manca l'assoluta necessità di diversi miglioramenti.

Il nostro auspicio è che si possa, nel più breve tempo possibile, anche con aggiustamenti al Senato, accordi con gli enti territoriali, coinvolgendo sempre le imprese, però, che devono rimanere il cuore pulsante degli ITS, affinare le criticità che, comunque, ancora devono essere superate, soprattutto, in merito all'orientamento, al reclutamento dei docenti, che necessita di regole chiare e trasparenti che assicurino la qualità degli insegnamenti, ed anche relativamente alla logica del bando annuale, che deve essere superata per dare prospettive di medio-lungo termine che permettano maggiore e migliore programmazione.

E, infine, è necessaria una particolare attenzione inerente alla differenza esistente tra le lauree professionalizzanti e il modello ITS, perché, se è vero che le lauree professionalizzanti sono corsi di laurea veri e propri, che durano tre anni, non consentono l'accesso diretto ai corsi magistrali, se non con esami integrativi, e formano percorsi di studi ordinistici e gli ITS sono prevalentemente tecnologici, siamo certi che, comunque, dovremmo riflettere su queste due figure, che possono considerarsi similari, possono creare confusione e che, comunque, mirano entrambe a formare una capacità professionale pratica.

Termino sottolineando che per questo provvedimento, volto a rendere l'istruzione tecnica superiore più moderna, più funzionale all'ambito della filiera professionalizzante, in un'ottica di avvicinamento della formazione a quanto effettivamente richiesto dai vari mercati locali del lavoro, annuncio il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Questo è un provvedimento di iniziativa parlamentare che mette insieme sei diverse proposte di legge, tra cui quella del collega Toccafondi, e che ha l'obiettivo di riorganizzare e di rilanciare l'istruzione tecnica superiore. I cosiddetti ITS sono percorsi biennali o triennali paralleli all'università che gli studenti affrontano dopo il diploma, totalmente autonomi dal sistema universitario. Una misura di fondamentale importanza per il mio gruppo, di fondamentale importanza per il Paese. Francamente, avremmo apprezzato la presenza del Ministro dell'Istruzione in Aula, ed è un peccato non averlo qui con noi, ma confidiamo in occasioni future.

Si tratta di una formazione tecnico-professionale di alto livello gestita da fondazioni che coinvolgono cinque diversi tipi di attori di un determinato territorio - scuole, imprese, agenzie formative accreditate, enti di ricerca -, che vede gli studenti cimentarsi con tirocini formativi e lezioni di teoria impartita in laboratorio, nel 70 per cento dei casi, da docenti provenienti dal mondo del lavoro.

Gli studenti, alla fine del percorso, ottengono il diploma di tecnico superiore e, in quanto lavoratori altamente qualificati, sono estremamente competitivi per il mercato del lavoro. Noi questo lo sappiamo, perché, infatti, l'indice di occupabilità degli ITS supera l'80 per cento, molto superiore all'indice di occupabilità dei laureati. Lo sappiamo perché in Italia ci sono, già oggi, 109 ITS, creati con la riforma del 2008, dove si diplomano ogni anno soltanto 8 mila studenti. Sono davvero troppo pochi 8 mila, ma è un sistema che funziona, funziona bene e che permette ai ragazzi giovani di formarsi e di trovare lavoro, perché rispondono alle richieste delle imprese di personale tecnico altamente qualificato, che sa attivare e sa cimentarsi con le tecnologie abilitanti di “Industria 4.0”.

Già oggi gli iscritti agli ITS si specializzano in diversi settori, li voglio solo dire ai colleghi che mi stanno seguendo… Scusi, Presidente, io ho difficoltà a continuare, perché sento molto brusio dietro di me. Finisco velocemente, ma non riesco a procedere…

PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Ungaro. Chiederei anche, con l'occasione, di rispettare le norme anti-COVID, lo dico a qualche gruppetto in Aula che ne è consapevole. Prego, onorevole Ungaro.

MASSIMO UNGARO (IV). Ci tengo a citare le materie, perché sono sconosciute alla maggior parte dei colleghi. Parliamo di professioni legate alla meccanica, alla moda, alla mobilità sostenibile, alla tecnologia dell'informazione, alle biotecnologie, al settore dell'efficienza energetica, alle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali e del turismo, al sistema agroalimentare e al settore dei servizi delle imprese per la casa.

È un sistema formativo che scommette sui settori che, nella fase pre-COVID, ci hanno maggiormente trainato fuori dalla crisi e che hanno generato crescita; un sistema che, dunque, occorre replicare e potenziare in modo da avere decine di migliaia di diplomati ogni anno - non solo 8 mila - come fanno altre potenze industriali europee, come la Germania e la Francia. È per questo motivo che sono stati stanziati 1,5 miliardi di euro nel PNRR per il potenziamento degli ITS, con l'obiettivo di arrivare ad almeno 50 mila diplomati nel 2026.

L'unica via per rilanciare l'occupazione giovanile passa dall'investimento sulle competenze e sulla formazione, ma per questo non esistono soltanto le università. Sia ben chiaro, l'Italia ha troppo pochi laureati – soltanto il 29 per cento di coloro che hanno tra i 18 e i 35 anni ha una laurea: siamo i penultimi in Europa dopo la Romania, contro una media europea del 41 per cento - e ancora troppo poche sono le risorse per il sistema universitario, per la ricerca e per il diritto allo studio.

Ma l'università non è l'unica strada per consentire ai giovani di emanciparsi, di rendersi autonomi e di uscire dalla precarietà: esiste anche l'alta formazione tecnico-professionale, che il nostro Paese ha ignorato per troppo tempo. Infatti, questo provvedimento ci consente di recuperare terreno su un problema grave nel nostro Paese, quello, appunto, dell'occupazione e dell'autonomia giovanile.

Una ricerca commissionata dal Consiglio nazionale dei giovani al centro EURES riporta, infatti, che oltre il 50 per cento dei ragazzi e delle ragazze under 35 del nostro Paese ancora vivono a casa con i genitori. Prova di questo ritardo è il grande paradosso che abbiamo sotto gli occhi di tutti: da una parte, un numero molto basso di laureati, ma, dall'altra, quei pochi laureati non guadagnano così tanto di più dei loro coetanei non laureati. E questo è un paradosso: l'incentivo a studiare e a laurearsi in Italia è veramente troppo basso.

Questo non significa assolutamente che non bisogna studiare, anzi, il contrario, ma, forse, questi dati ci dicono che la domanda del nostro sistema produttivo e delle nostre imprese è altrove per certi settori, che richiedono figure diverse da quelle sfornate dal sistema universitario. Questo paradosso tra basso numero di laureati e bassa retribuzione dei giovani lavoratori, soprattutto, all'ingresso nel mondo del lavoro - poi non ci stupiamo se decine di migliaia, se non centinaia di migliaia, “votano con i loro piedi” e vanno all'estero perché retribuiti, a parità di competenze, due volte di più - è, forse, l'argomento più forte a favore di questo provvedimento.

Un altro sintomo importante è il cosiddetto skill mismatch: scusate l'anglicismo, ma è l'asimmetria tra domanda e offerta di competenze nel mondo del lavoro del nostro Paese. Da un lato, siamo il Paese dell'UE con il più alto numero di giovani inattivi - sono 2 milioni i famigerati NEET - ma, dall'altro, le aziende lamentano in molti settori di non riuscire a trovare quei lavoratori con le competenze richieste e, guarda caso, molti di questi settori sono proprio quelli in cui si specializzano gli ITS. Infatti, gli ITS formano i giovani per rispondere direttamente alle richieste di nuove competenze delle imprese. Il 40 per cento del tempo gli iscritti agli ITS dovranno dedicarlo in tirocini formativi presso le aziende e, nel 90 per cento dei casi, si tratta di luoghi dove gli studenti si cimentano con la digitalizzazione dei processi produttivi delle imprese.

Il provvedimento, tra l'altro, prevede un sistema di accreditamento degli ITS quale condizione per l'accesso al finanziamento pubblico. Il diploma avrà piena riconoscibilità in ambito nazionale e di Unione europea; tra l'altro, quello del riconoscimento dei titoli di studio è anche un altro collo di bottiglia che, in questo momento, impedisce la piena mobilità delle esperienze e dei talenti, ma ne parleremo un'altra volta. Il provvedimento porterà anche al pieno riconoscimento di crediti universitari ai diplomati ITS, una disposizione che è stato importante applicare anche per i percorsi ITS biennali, non solo quelli triennali.

La proposta di legge, inoltre, introduce alcuni meccanismi meritocratici, per garantire la qualità della formazione ITS. A quelle accademie che non ricevono un giudizio positivo sui propri corsi di formazione per tre anni di fila verrà revocato l'accreditamento. Però, stavolta, assicuriamoci che questo avvenga davvero, soprattutto adesso che questa misura diventa legge dello Stato. Una quota pari al 30 per cento del finanziamento pubblico continuerà ad essere aggiudicata, a titolo premiale, a quegli ITS che hanno riportato una valutazione positiva. Un peccato: noi avremmo voluto di più. Proponevamo, appunto, nella proposta di legge del collega Toccafondi, il 50 per cento; ma, forse, su questo fronte, sarà possibile qualche miglioramento al Senato. Le risorse verranno assegnate direttamente alle fondazioni ITS e non più alle regioni per il trasferimento. Sia chiaro, la formazione professionale rimane una prerogativa regionale, ma questa misura permetterà di evitare ritardi, di assicurare la stessa qualità formativa su tutto il territorio nazionale, evitando possibili effetti distorsivi del cosiddetto centralismo regionale, che, come abbiamo visto, con la lotta alla pandemia e con il Servizio sanitario nazionale, ha creato non pochi problemi.

Prima di concludere, un appello al Governo, alla persona del sottosegretario qui presente: gli studenti ITS non sono figli di un dio minore. Per favore, identificate nel Ministero dell'Istruzione un dirigente preposto solo agli ITS; oggi è assente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Vi chiediamo questo, di mettere un dirigente, perché anche la formazione tecnico-professionale ha una sua dignità, non c'è solo l'università. Il potenziamento del sistema dell'istruzione tecnica superiore permetterà al nostro Paese di mettere in campo misure per superare il disallineamento tra le competenze tecnico-professionali dei giovani e le richieste del mondo del lavoro, ma soprattutto daranno a tanti giovani gli strumenti per trovare lavoro, lavoro di qualità, e, quindi, rendersi autonomi, lasciandosi alle spalle la precarietà. Uno degli impegni inclusi nella mozione per l'occupazione giovanile, approvata da questa Camera senza voti contrari a metà aprile, è un impegno incluso nel documento congiunto dell'intergruppo parlamentare Next Generation Italia per l'equità intergenerazionale, ma soprattutto è un tema ripreso nel Recovery Plan, presentato dal nostro Paese all'Unione europea. Si tratta di misure urgenti e necessarie per contrastare la grave crisi giovanile che sta attraversando il nostro Paese, un fronte sul quale questo ramo del Parlamento è stato particolarmente attivo negli ultimi mesi. Penso alla Commissione cultura, che ha approvato tutta una serie di riforme importanti per accompagnare il PNRR in tema di formazione. Oltre agli ITS, penso all'introduzione delle lauree abilitanti, alla riforma del sistema di reclutamento dei docenti universitari per contrastare la precarietà del pre-ruolo. In Italia, prima della riforma, in media, tra dottorato e docenza, passavano 17 anni, una condizione di vera precarietà. Penso alle misure per potenziare i mutui agevolati per gli under 36 e le accademie dei mestieri introdotte con il “decreto Sostegni-bis”. Per tutti questi motivi, dichiaro il voto favorevole a nome del gruppo Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, il provvedimento di oggi è il frutto di un lavoro unificato di sei proposte di legge di iniziativa parlamentare, che ha lo scopo di riorganizzare il Sistema di istruzione e formazione tecnica superiore, anche alla luce degli obiettivi previsti dal PNRR, che ha destinato a questo sistema la cifra considerevole di 1,5 miliardi di euro. Gli ITS esistono da più di dieci anni, rappresentano la formazione ad alta specializzazione tecnologica e sono strettamente integrati con il mondo economico e produttivo, nati per valorizzare tanto il capitale umano quanto il sistema produttivo dei territori e per sopperire alla mancanza di tecnici specializzati su alcuni settori. Purtroppo, in Italia, però, questo sistema di istruzione e formazione tecnica superiore è rimasto per lo più sconosciuto, come anche la sua potenzialità di diventare invece uno strumento per affrontare più facilmente l'ingresso nel mondo del lavoro. Se analizziamo i dati europei, è facile cogliere i ritardi del nostro sistema formativo terziario e la scarsa attrazione verso esso, considerato solo che lo 0,01 dei giovani tra i 18 e i 25 anni scelgono gli istituti tecnici superiori per la prosecuzione della loro formazione. Spesso questa è poco conosciuta dagli studenti, dalle famiglie e dagli stessi docenti che sono proprio preposti all'orientamento. Tutto ciò è paradossale, visto che in Italia la disoccupazione giovanile è alta e questo tipo di indirizzo è da considerarsi, invece, una vera risorsa fondamentale. È un'occasione importante, al fine di far interagire la comunità scolastica con il sistema delle imprese, in quanto in grado di fornire, attraverso percorsi ben calibrati e una didattica esperienziale, incentrata sull'azione diretta e sulla sperimentazione di compiti e ruoli funzionali a quelli della realtà lavorativa, conoscenze, competenze e strategie, per affrontare le sfide future in un mondo globalizzato e in continuo cambiamento. Inoltre, secondo l'ultimo dato, chi ha scelto questo percorso, l'80 per cento dei diplomati, ha trovato un'occupazione e, di questi, il 90 per cento proprio in un'area coerente con il proprio percorso di studi. Pertanto, fondamentale è l'informazione e l'orientamento dei giovani e la comunicazione alle famiglie sulla natura e sulla potenzialità di questo canale formativo, che non va considerato una seconda scelta rispetto all'università. Altra disfunzione che questo sistema ha mostrato è legata alla visione che questi istituti devono adeguarsi a profili professionali già definiti. Non vi è l'idea, invece, che possano crearne nuovi: nuovi ruoli, nuovi mestieri, nuove professioni di elevata qualità, grazie all'ampliamento di ulteriori indirizzi, tenendo conto della specificità e vocazione dei nostri territori. In questo senso di ampliamento degli indirizzi per la valorizzazione del made in Italy va la proposta di Fratelli d'Italia, per inserire nei percorsi ITS anche l'alto artigianato artistico, il quale è fortemente intrinseco al territorio italiano e ne caratterizza le diverse specificità. Esso è espressione del grande patrimonio di bellezza, sviluppatosi già nelle botteghe rinascimentali, e comprende in sé tradizione, tecnica, arte e cultura. Da Nord a Sud del nostro Paese, isole comprese, rappresenta il fiore all'occhiello della maestria italiana, dalla ceramica alla gioielleria, ai tessuti, agli argenti, agli accessori, dagli strumenti musicali ai presepi, dal vetro al mosaico e al ferro battuto. Un settore che è una grande risorsa e può contribuire in maniera determinante al rilancio del nostro Paese, anche a livello internazionale. Inoltre, sono sempre più richieste figure professionali italiane con specifiche competenze nel settore tecnico dell'alto artigianato artistico. L'obiettivo della nostra proposta di legge è proprio quello di consentire l'istituzione di una figura specializzata, attraverso la quale promuovere e commercializzare le creazioni uniche e personalizzate realizzate da questi maestri d'arte, svelando così la grande tradizione che viene tramandata di generazione in generazione (abilità, saperi, simboli dell'eccellenza), che rende l'Italia uno dei maggiori punti di riferimento, anche attraverso l'individuazione delle esistenti o possibili relazioni sinergiche tra alto artigianato e turismo. Fratelli d'Italia ha sempre ritenuto che la ricchezza rappresentata dalle opere dell'alto artigianato è un valore unico artistico e culturale, oltre che produttivo, soprattutto in quanto fondamento del nostro miglior made in Italy.

Quello che il mondo intero riconosce, ammira e desidera, quello che rappresenta al meglio il nostro Paese nel mondo deve essere valorizzato anche e soprattutto nei contesti nazionali e internazionali. Mi avvio alla conclusione con un'ultima considerazione. Gli ITS devono prioritariamente preparare i giovani all'ingresso nel difficile mondo del mercato del lavoro, per esercitare professioni qualificate. Quindi, è fondamentale recepire nel provvedimento le esigenze delle regioni, che devono mantenere il contatto con il territorio e con i settori della produzione locale, affinché creino le condizioni per il raggiungimento di tali obiettivi. Solo così questa tipologia di istituti potrà realmente dare maggiori opportunità lavorative ai nostri giovani. Confidando che, nel passaggio al Senato, si possano risolvere i contrasti e le criticità che sono emersi in questo provvedimento, quindi, bisognerà essere in grado di tutelare il carattere terziario di questi istituti, contemperando le esigenze di regioni, università e mondo del lavoro, per questi motivi, annuncio il voto favorevole di Fratelli d'Italia sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Presidente, Ministra Gelmini, sottosegretario Floridia, colleghe e colleghi, i cambiamenti intervenuti nella fase emergenziale determinati dalla pandemia hanno comportato e comportano un'accelerazione verso un futuro che potrà essere ricco di nuove opportunità di vivere, lavorare e studiare, soprattutto se si saprà fare un uso più ricorrente, decisivo e organizzato, innanzitutto, delle tecnologie, come il PNRR mette in evidenza rispetto alle riforme da realizzare entro il 2026. La legge che stiamo per approvare va in questa direzione e colma un gap di sistema relativo ad una filiera dell'istruzione terziaria professionalizzante di carattere nazionale che affianchi l'offerta accademica dell'AFAM, proprio come già avviene nello scenario europeo. Si pensi alla Germania, alla Francia, alla Spagna, alla Finlandia che, da tempo, destinano a questa filiera fondi stabili e dedicati, con una presenza negli organismi direttivi e consultivi del mondo dell'impresa. Finora, in Italia abbiamo sperimentato percorsi di specializzazione terziaria, quali gli IFTS di durata annuale ed erogati prevalentemente dal livello regionale e percorsi ITS prevalentemente biennali di specializzazione nelle tecnologie più avanzate. Ma l'higher VET italiano ancora non c'è, anche se, dal 2010, è possibile intraprendere questi percorsi ad alta specializzazione tecnologica, grazie anche all'impulso dato in quegli anni dalla Ministra Gelmini, che allora ricopriva l'incarico del Ministro dell'Istruzione.

La prima criticità che emerge dai dati delle performance degli ITS tuttora funzionanti è legata alle differenze piuttosto forti tra le diverse regioni rispetto all'implementazione dell'istruzione tecnica superiore: ben il 64,2 per cento degli iscritti appartiene agli istituti situati nel Nord Italia, solo il 19,1 per cento al Centro e il 16,7 per cento nel Sud e nelle Isole. Occorre un vero e proprio colpo d'ala, finalizzato a ridefinire, proprio come recita il titolo della legge che stiamo per approvare, la missione e l'organizzazione del sistema di istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del PNRR, dando nuovi assetti più efficaci e persino più ambiziosi, ma avendo attenzione, prima di tutto, al superamento di tutte le criticità che sono emerse in questi anni, anche perché nel post-COVID la ripartenza deve riguardare tutti, sia chi si è dovuto fermare, pur avendo, negli anni scorsi, accumulato vantaggi a livello organizzativo e formativo con riferimento agli ITS, sia chi non è mai partito verso forme alternative di formazione e di specializzazione terziaria per i tecnici 4.0.

Ecco perché noi di Forza Italia siamo fieri di aver depositato la proposta di legge n. 544 a firma Gelmini e mia già nel 2018, per indicare al Parlamento la necessità e l'urgenza di intervenire nelle direzioni appena indicate, proprio come recentemente ha poi fatto il PNRR, prevedendo la trasformazione degli ITS in un vero e proprio sistema terziario nazionale, ma, allo stesso tempo, fortemente ancorato alle competenze regionali in materia di formazione e istruzione professionale. Veniamo alla proposta di riforma che ha visto un lungo e proficuo lavoro in Commissione cultura, portato avanti dal relatore Toccafondi, che ringrazio per la tenacia e la competenza e da tutti i colleghi firmatari delle proposte di legge abbinate e dal Comitato dei nove. Abbiamo fatto un ottimo lavoro, credo; avete visto, non ci siamo mai divisi neppure in Aula, quindi, credo che meritiamo un applauso (Applausi) come Commissione, Presidente, e come Comitato dei nove.

Abbiamo operato, innanzitutto, sulla attrattività di questi istituti terziari, un rebranding, proponendo di denominare gli ITS come accademie per l'istruzione tecnica superiore - ovvero ITS Academy -, in modo da comunicare immediatamente ai giovani e alle loro famiglie che si tratta di percorsi del terzo millennio dove tutte le forme di tecnologie, fino all'intelligenza artificiale, sono ricomprese e svolte in luoghi dedicati oggi mancanti, che dovranno diventare centri tecnologici avanzati per il conseguimento di qualifiche professionali 4.0, per il made in Italy, secondo gli standard europei, per sviluppare, su binari paralleli, i temi dell'innovazione e della formazione.

L'acronimo ITS Academy vuole richiamarsi, innanzitutto, alla consapevolezza che, dalla prima metà del secolo scorso, alcune grandi aziende hanno maturato sulla centralità del ruolo della formazione non solo per competere sul mercato, ma anche per lo sviluppo sociale ed economico dei territori. Le prime Academy aziendali furono fondate da General Motors nel 1927, da General Electric nel 1955 a New York, per effetto della rapida e pervasiva diffusione delle tecnologie, che stanno trasformando, Presidente, sempre più il mondo, in una serie di connessioni in cui la conoscenza è disponibile velocemente e a costi bassi. A partire dagli ultimi due decenni del secolo scorso, si è registrata una crescita esponenziale del numero delle Academy. In Italia, la prima Academy è stata fondata da ENI, nel 2001.

Oggi, un gran numero di aziende considerano la conoscenza e la formazione sempre più strategiche e concepiscono proprio questa organizzazione come un'organizzazione di apprendimento. Le Academy stanno mostrando - come stanno dimostrando alcuni studi del settore pubblicati anche recentemente, anche in questi giorni - tutto il loro potenziale come luogo fisico e virtuale finalizzato alla produzione e alla condivisione continua di conoscenza, che contribuisce a raggiungere gli obiettivi di business dell'azienda, ma a creare valore e occupabilità, che è quello che, in questo momento, deve interessarci, che deve interessare noi, decisori di parte pubblica.

Ecco perché, tenuto conto delle finalità del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in Commissione cultura abbiamo deciso, a seguito di un serrato confronto - e non è un eufemismo - interno ed esterno, di assumere per la legge di riforma degli ITS, che stiamo per approvare, la vision e il concept delle Academy sviluppatesi sino ad oggi, soprattutto nelle imprese di grandi dimensioni, per soddisfare prioritariamente i propri bisogni formativi, ma con l'obiettivo di sostenere, attraverso un'ossatura nazionale di carattere formativo, le piccole e medie imprese nella trasformazione digitale ed organizzativa propria del nostro tempo e, insieme, con l'intento di fornire a centinaia di migliaia di giovani un lavoro qualificato attraverso il conseguimento di competenze sempre più elevate richieste ai tecnici 4.0. La scelta dell'acronimo ITS Academy, quindi, non è casuale. Con questa legge, il Paese si doterà di un sistema pubblico integrato di istruzione e formazione professionalizzante a livello terziario, che intende, innanzitutto, valorizzare le migliori esperienze degli ITS già funzionanti, che ringraziamo, ma anche ispirarsi alle Academy di derivazione aziendale, affinché le imprese abbiano luoghi organizzati, dotati di una propria soggettività giuridica autonoma e di risorse dedicate, per interagire con le scuole, le università i centri di ricerca e colmare il vuoto di competenze che mina il futuro dei giovani e lo sviluppo del nostro Paese. Anche gli organi di governo delle fondazioni ITS Academy e gli standard minimi di organizzazione sono stati semplificati e innovati per dare più spazio all'interazione con le imprese e, più in generale, con il mondo del lavoro, per rendere stabilmente integrati i loro rapporti con le scuole, le università e i centri di ricerca.

La partecipazione del sistema delle regioni è stata resa molto più organica nelle realizzazione del nuovo disegno organizzativo del complessivo sistema IFTS, quindi ITS Academy e percorsi brevi di specializzazione tecnica superiore IFTS, per dare risposte più efficaci rispetto alle diverse esigenze dei territori, rafforzando, nel contempo, la collaborazione multiregionale per ripianare soprattutto i gap territoriali.

Anche le parti sociali avranno un ruolo molto più incisivo nello sviluppo degli ITS Academy nell'ambito del coordinamento nazionale previsto dalla legge oltre che in ambito regionale e locale, non solo nell'individuazione dei fabbisogni formativi, ma anche per consolidare e riequilibrare l'offerta formativa sul territorio in una logica di lifelong learning per interventi di upskill and reskill. Il raccordo tra i due assi dell'innovazione dell'education produrrà, così, un vero e proprio vivaio per lo sviluppo delle professionalità per il manifatturiero avanzato e caratterizzerà i centri come ITS Academy 4.0.

Inoltre, i centri tecnologici dovranno costituire anche luoghi di placement per i giovani in uscita da questi percorsi. La legge punta, proprio per questo, ad esasperare e stressare quasi il coinvolgimento delle imprese, per dare molto più spazio e potere vocazionale alle aziende. Insomma, gli ITS Academy saranno quel luogo in cui non saranno definiti una volta e per sempre i percorsi di formazione, ma dove sarà l'innovazione a suggerirne di nuovi: meno burocrazia, più innovazione, più occupazione, più occupabilità, soprattutto più laboratori didattici, innovativi STEM per il raccordo con le imprese e per appassionare i giovani a quella che sarà la tecnologia di oggi e di domani, e quindi arrivare a formare le competenze per la fabbrica intelligente. In questo senso, gli ITS Academy devono diventare dei veri e propri luoghi di open innovation, dove le imprese e i centri di ricerca mirano a generare nuove idee di impresa, partendo dai contesti formativi.

Gli ITS Academy saranno, inoltre, connotati visibilmente dalle filiere tecnologiche di appartenenza: quelle che sono già attive e quelle che saranno individuate con apposito decreto del Ministro dell'Istruzione - che speravamo di vedere almeno oggi pomeriggio, ma ringraziamo la sottosegretaria che è presente - di concerto con il Ministro dell'Università e della ricerca, dello Sviluppo economico, del Lavoro e delle politiche sociali, e dell'Economia e delle finanze, d'intesa con la Conferenza delle regioni, per soddisfare i bisogni formativi indotti dalla realizzazione dei Piani di intervento previsti dal PNRR, con particolare riferimento alla transizione digitale, anche ai fini dell'espansione dei servizi digitali negli ambiti dell'identità, dell'autenticazione, della sanità e della giustizia, con riferimento all'innovazione, alla competitività e alla cultura, alla rivoluzione verde e transizione ecologica. Tutte queste cose, Presidente, per capire, per confermare che, se si introduce un accreditamento nazionale degli ITS Academy, noi contiamo soprattutto sul ruolo delle regioni, che dovranno ancora una volta riorganizzare, nei territori, questi centri - e mi avvio alla conclusione -, ma soprattutto esprimere l'intesa sul decreto con il quale il Ministro dell'Istruzione adotterà le linee guida per la gestione della fase transitoria, che dovrà essere rispettosa di tutto.

Per questo motivo, auguro al Governo, alle regioni e alle imprese italiane, e a tutti gli attori sociali che, a diverso titolo, sono coinvolti nella creazione di questo segmento terziario, un buon lavoro per arrivare, in tempi brevi, ad attuare questa legge, e buona fortuna alle nuove generazioni di tecnici 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Sì, grazie Presidente, voglio innanzitutto ringraziare i colleghi dell'Aula, che hanno, tutti, votato gli emendamenti di questa legge, che hanno appoggiato questa legge fin dall'inizio, i colleghi della Commissione per il lavoro svolto insieme, il relatore Toccafondi per un difficile lavoro di coordinamento, perché questo è un segnale importante verso tutti coloro che lavorano nelle fondazioni ITS e che hanno lavorato, in questi 11-12 anni, faticosamente, creando un sistema ITS in Italia, piccolo, ma di qualità.

E ringrazio anche i colleghi per aver dato un bel segnale a tutti quei genitori che mandano i figli negli ITS, che credono in questo sistema formativo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che credono alla possibilità di costruire professioni serie e che realizzano la persona, perché di questo stiamo parlando. È ora di riconoscere questo sistema formativo. È ora di dargli il ruolo che gli spetta, che in questo Paese finora è rimasto oscuro, dimenticato. Diciamolo, sono stati 10 anni importanti, di grande lavoro, ma sono stati 10 anni di grande debolezza istituzionale nei confronti degli ITS, di incertezza nei finanziamenti, di mancanza di regia, di mancanza anche di coordinamento. Noi abbiamo molte fondazioni che lavorano nell'incertezza, pianificano a loro rischio, mettono soldi a loro rischio, aspettando che escano i bandi. Questa cosa, insomma, non fa giustizia della rilevanza che questo sistema ha per il futuro del Paese. Diciamolo, una volta per tutte, in quest'Aula: basta parlare degli ITS come un contenitore dove dentro mettiamo tutto, tutto il lavoro manuale, tutta la confusione che vige in questo Paese sul tema dell'innovazione dell'impresa. Noi stiamo parlando di un settore rilevantissimo, e questi richiami ci vengono dalla Commissione europea da decenni e ci dicono: fate un sistema di formazione terziaria, perché ha a che fare con la vostra peggior malattia relativa alla crescita, cioè la bassissima produttività di lavoro che da 20 anni contraddistingue questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, qui, in gioco non ci sono i ragazzi di serie B, che non possiamo mandare all'università: non è vero, non è affatto vero. Qui in gioco c'è il futuro dell'impresa, della piccola-media impresa. E quando guardiamo a questo Paese, dobbiamo imparare, colleghi, e vi ringrazio per averlo fatto oggi, a guardare in faccia questo Paese, a guardare la struttura produttiva del nostro Paese, che è fatta di PMI, piccole, che non si possono permettere i costi di formazione di tecnici specialistici come quelli che escono e sono formati negli ITS.

Qui parliamo di crescita, di futuro. Io leggo sul sito ufficiale del Ministero, del MIUR, la definizione di sistema ITS, che dice: “Gli ITS sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica post diploma che permettono di conseguire il titolo di tecnico superiore. Sono espressione di una strategia fondata sulla connessione delle politiche d'istruzione, formazione e lavoro con le politiche industriali”. Sono scuole di eccellenza ad alta specializzazione tecnologica: questa definizione, che è importante, che riconosce quanto viene detto dall'Europa, è rimasta finora carta morta, carta vuota, non c'è stato un seguito, non ha preso corpo. Con questa legge, adesso, proviamo - proviamo - a mettere in campo una strada nuova, una legge che ridefinisce la missione degli ITS: sì, perché lo dobbiamo fare, perché abbiamo preso coscienza in Commissione, tutti, che esiste il PNRR, che è un cambio di passo, che è un altro mondo. E questo provvedimento ha in sé qualcosa di esemplare, perché, se vogliamo cambiare questo Paese, e siamo costretti a farlo, non ci saranno stradine o scorciatoie per spendere i soldi del PNRR: o li spenderemo bene o non ce li daranno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Lo vogliamo dire o no, in quest'Aula?

E vogliamo dire anche che, se spendiamo soldi a debito sulle prossime generazioni, lo possiamo fare tutti insieme, una volta per tutte, in questo Paese? Possiamo fare politiche di sistema Paese? Questo è successo in Commissione, su questo abbiamo lavorato e abbiamo anche deciso di riorganizzare il sistema, rafforzandolo nelle funzioni ordinarie, mantenendo al centro di questo sistema l'impresa. Io non voglio sentire discorsi ideologici sull'impresa, quando, su 2.000 ore, 800 le fai dentro le imprese. Non posso sentire qualcuno che dice: eh, ma perché le imprese nelle fondazioni ITS? Perché se no, non riusciamo a fare i percorsi ITS È. banale questo, ma va detto. Dopodiché, abbiamo insistito - e questo, lo devo dire, è il nostro apporto come Partito Democratico -, noi abbiamo scritto l'articolo 11, perché vogliamo che gli ITS diventino un sistema nazionale, strategico, legato alle politiche di innovazione del Paese. Faccio un esempio per tutti, per essere concreto, siccome parliamo di ITS, non possiamo fare il 110 e accorgerci, dopo, che non abbiamo i tecnici specialistici per fare quel mestiere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Allo stesso modo, dobbiamo prendere la formazione specialistica, come questa, e la dobbiamo far diventare parte integrante delle linee di innovazione del Paese. Noi dovremo affrontare una spesa del PNRR di un miliardo e mezzo - e devo dire grazie a tutto il lavoro che è stato fatto per portare a casa questo miliardo e mezzo, che non era scontato - e lo dovremo spendere sotto la voce digitalizzazione, sostenibilità; e aggiungo un'altra cosa, perché noi abbiamo messa: politiche di genere! Bisogna portare le ragazze dentro questi percorsi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Basta, non voglio più sentire le ragazze lasciate a casa come una volta, non lo voglio più sentire in questo Paese. E sono tutti elementi trasversali: non esiste il corso per la digitalizzazione, non esiste il corso per la sostenibilità, ma esistono le aree tecnologiche che dovranno essere digitalizzate e rese sostenibili. Per cui abbiamo bisogno di una strategia di insieme, abbiamo bisogno che l'efficienza degli ITS sia uguale al Nord come al Sud, abbiamo bisogno di un sistema nazionale - lo dico al Ministro e mi spiace che non sia qua - che sia in grado di interloquire con la Commissione europea, di avere una strategia europea. Siamo dentro al mercato europeo: basta, non esiste un sovranismo economico e industriale, esiste un mercato integrato, un'innovazione continentale. Stiamo facendo una scommessa enorme di diventare il continente della sostenibilità; l'impresa italiana dentro può fare una partita importantissima, ma la facciamo se abbiamo le competenze.

Aggiungo questa cosa e chi ha lavorato in impresa lo sa benissimo: smettiamola di parlare di alta formazione e basta. Non c'è ingegnere che riesca a fare innovazione senza una squadra di tecnici all'altezza di fianco. Smettiamo di parlare di questa distinzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), smettiamola, perché è segno di incompetenza. Parliamo di un sistema integrato, di livelli di competenze. Se un ragazzo che abbandona l'università vuol fare l'ITS e tornare all'università, apriamo le porte della scuola e del sapere; non chiudiamole, non mettiamo i ragazzi, in un Paese con il più alto abbandono scolastico, in condizioni di essere fuori dalla scuola. Questo è un reato, e quindi, da questo punto di vista, lo dobbiamo fare. Noi stiamo parlando di un sistema importantissimo, stiamo parlando di piccole e medie imprese che devono avere la possibilità di aumentare la loro capacità di produzione, di innovazione. Questi tecnici sono importantissimi per loro.

Voglio ringraziare tutti, ma voglio mandare un messaggio alle giovani generazioni: non è vero che parliamo di voi solo quando siete un problema, non è vero che i giovani appartengono alla categoria del disagio giovanile o del disagio sociale. Oggi pensiamo a voi come un'opportunità, come un grande strumento per il futuro del nostro Paese. Questa legge è dedicata a voi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belotti. Ne ha facoltà.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Vogliamo questa standing ovation per il collega Soverini, prendiamo atto e mettiamo a verbale. Questa legge è il risultato di un grosso lavoro della VII Commissione, iniziato nel 2018, a cui hanno contribuito tutte le forze politiche; anche la Lega, in particolare con la collega Colmellere, che oggi sostituisco indegnamente in questa dichiarazione di voto perché è assente per indisposizione.

L'inclusione della riforma del settore di istruzione e formazione tecnica superiore fra le misure cardine del PNRR ha accelerato la prosecuzione dei lavori e si è giunti all'adozione di un testo che costituisce la sintesi del lavoro precedente, ma, al tempo stesso, un forte miglioramento dello stesso perché si contemperano esigenze diverse, prime fra tutte quelle delle regioni. Si è così riusciti a fare un lavoro importante, e di questo mi congratulo con tutti i colleghi che hanno seguito in prima persona il testo della legge, in primis con il relatore Toccafondi, il fiorentino Toccafondi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Abbiamo tutti compreso che il Paese ha estremo bisogno di innovazione e che questo processo non poteva che partire dalla valorizzazione della formazione professionalizzante. I dati parlano chiaro: il possesso di un diploma di laurea non riduce il rischio di disoccupazione, i nuovi modelli di occupazione richiedono competenze sempre più elevate. Infatti nel 2019, come è stato sottolineato prima in un intervento - e ci teniamo a ribadirlo - l'80 per cento dei diplomati ITS ha trovato lavoro e, di questi, il 90 per cento in un'area coerente con il percorso concluso.

Gli ITS sono un segmento formativo che, seppur introdotto di recente nel nostro sistema educativo, assicura un modello didattico che mira all'individuazione e all'analisi di esperienze didattiche e organizzative innovative, funzionali allo sviluppo di competenze didattiche trasversali abilitanti per il mondo del lavoro ad alto impatto occupazionale e formativo.

Proprio per questo e soprattutto in questo momento in cui l'Italia deve superare gli effetti pesanti, pesantissimi, della pandemia e vincere la scommessa della ripresa economica, è giusto potenziarli.

L'obiettivo è di passare dall'attuale 2 per cento di studenti in uscita dalle scuole secondarie che scelgono la formazione terziaria professionalizzante ad un aumento di oltre il 100 per cento degli iscritti. Questa legge è infatti pensata per valorizzare gli istituti che già esistono e lavorano in maniera eccellente, per permettere loro di acquisire strumentazioni d'avanguardia, strutture dedicate e i docenti più adatti per ciascuna disciplina proposta, per garantire un maggior coordinamento fra gli istituti già attivi e i nuovi che potranno avviare la propria attività in base alle esigenze e alle peculiarità di ciascun territorio. Ci potrà finalmente essere una contaminazione delle idee per innovare, condividendo le prassi migliori, perché la trasformazione è linfa vitale per essere competitivi. Solo così potremo garantire una piena sinergia fra mondo della formazione e mondo del lavoro.

Le imprese sono fra i soggetti costitutivi di queste fondazioni proprio per assicurare che la formazione sia mirata a soddisfare il mercato. Questi istituti immetteranno sul mercato tecnici altamente specializzati, giovani che avranno acquisito delle competenze specifiche assai complesse. Non frequenterà certo corsi chi cerca una facile scorciatoia per raggiungere un titolo di studio più elevato senza fare fatica perché il sistema delineato non permette di fare sconti a nessuno. Invece, delineando un modello di formazione professionale di eccellenza, si garantisce l'equiparazione dei titoli di studio a livello europeo, in modo che i nostri giovani possano spendere le proprie competenze ovunque e lasciarsi contaminare positivamente da esperienze di studio o tirocini all'estero; e si prevede, con i patti federativi fra ITS e università, la possibilità di realizzare percorsi flessibili e modulari per il conseguimento, anche in alto apprendistato, di lauree a orientamento professionale per incrementare le opportunità di formazione e ulteriore qualificazione professionalizzante dei giovani.

Ci teniamo, però, a sottolineare l'importante rapporto che esiste fra queste scuole e il territorio in cui ognuna di esse opera. Un corretto modello di sviluppo del sistema Paese non può prescindere da un'approfondita analisi dei bisogni e delle risorse a disposizione di ciascun territorio, e di conseguenza l'offerta formativa professionalizzante per garantire, da un lato, eccellenza didattica e, dall'altro, adeguata occupazione al termine del percorso di studi, deve essere ad esso connessa.

Spiace che prima si sia sentito parlare ancora di centralismo regionale, cosa che noi contestiamo nel modo più assoluto. Le regioni hanno un ruolo importantissimo per quanto riguarda la formazione professionale perché garantiscono un prezioso nesso; per questo è stato importante integrare nel testo di legge il loro punto di vista e la valorizzazione del loro ruolo.

Ancora ci teniamo a richiamare il valore della formazione professionale che si esplica in diversi ambiti, come politica educativa, per l'occupazione, per lo sviluppo e per l'integrazione sociale. Questi ambiti di valore non sono tra loro esclusivi, ma sono, anzi, tutti compresenti, seppure in maniera diversa, in ciascuno dei segmenti in cui si articola la formazione professionale.

Per questo il lavoro svolto con questa legge è ancora più nobile, tanto più che queste misure renderanno i nuovi percorsi attrattivi per un numero sempre maggiore di giovani e si concorrerà a far diminuire il numero dei giovani che non studiano e non lavorano, di cui oggi l'Italia detiene un triste primato in Europa.

Questa riforma ha voluto, dunque, cogliere anche la spinta della riscoperta delle professioni e dei mestieri che prevedono lavoro manuale a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. Questo fenomeno sembrerebbe in contraddizione con l'idea di un mondo del lavoro in cui gli uomini progettano le loro competenze e le macchine eseguono con la loro straordinaria precisione, ma nessuna intelligenza artificiale è in grado di impadronirsi di capacità umane primordiali come le competenze motorie di percezione, come le capacità di riconoscere e gestire eccezionali emergenze.

Inoltre, i consumatori del terzo millennio, consapevoli del dominio dell'automazione e della robotica, riconoscono un valore distintivo a ciò che è fatto a mano, a ciò che richiede il tocco sensibile dell'artigiano, a ciò che la mano dell'uomo può realizzare meglio di qualsiasi macchina, perché l'artigianato italiano è anche arte e passione. Siamo certi che i percorsi degli IFTS e degli ITS formeranno i nostri giovani adeguatamente e li metteranno in condizione di trovare un lavoro di qualità. La misura di questa qualità prescinde dalla distinzione fra lavoro intellettuale e lavoro manuale, ma si trova nelle possibilità di creare soluzioni, di relazionarsi con gli altri e di prendere decisioni. Potremo tornare a essere orgogliosi della formazione professionalizzante italiana ma, prima, va fatto anche un cambio culturale. Le scuole tecniche e quelle professionali non devono essere considerate di serie B. Ho sentito prima il collega Soverini. Mi permetta, però, una battuta: le scuole tecniche, le scuole professionali negli ambienti radical chic sono considerate svilenti e vengono viste, come ho detto prima, di serie B; come, del resto, anche il lavoro manuale e la formazione professionale. Il cambio di passo va fatto prima a livello culturale e questa legge è un primo passo verso la dignità che meritano tutti gli studenti, non solo quelli di alcune scuole. Per questo il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io, ovviamente, mi unisco ai ringraziamenti al relatore, per il lavoro che è stato fatto, agli uffici e ai colleghi, perché questo è il terzo provvedimento che arriva in Aula, nelle ultime settimane, di competenza della Commissione VII. Ricordo che abbiamo da poco licenziato un testo sulle lauree abilitanti e sulla riforma dei ricercatori e, adesso, la riforma del sistema di formazione professionalizzante post diploma, ovvero del sistema degli ITS. Questo è testimonianza, evidentemente, di una grande attenzione da parte del Parlamento e, in particolare, di questa Camera per il futuro di questo Paese e per argomenti che non avranno l'ambizione di avere le prime pagine dei giornali ma che sono centrali per indicare la direzione che il Paese deve prendere, per raggiungere un benessere socio-economico sempre più forte, condiviso e qualificante. Oggi, in particolare, ci accingiamo a votare un testo di legge che nasce da sei proposte parlamentari di quasi tutte le forze politiche, un testo direttamente connesso a quel documento strategico per la rinascita dell'Italia qual è il PNRR. Parliamo di riorganizzazione del sistema di istruzione tecnica superiore, gli ITS, ora ridenominati accademie per l'istruzione tecnica superiore, ITS Academy, e dell'istruzione e formazione tecnica superiore, i percorsi IFTS. Come è stato già specificato più volte da chi mi ha preceduto, parliamo dunque di una formazione altamente professionalizzante post diploma dopo le scuole secondarie, di formazione iniziale ma anche continua. L'obiettivo principale di questa proposta è rafforzare un segmento del nostro sistema formativo per troppo tempo relegato a cenerentola di tutti i percorsi di studio; questo bisogna ammetterlo. Per molti anni, infatti, nel nostro Paese la formazione professionalizzante è stata considerata l'ultima ruota del carro, secondo una visione gerarchica e piramidale dei saperi e dei percorsi di studio, ma così non è. Così non era prima e, a maggior ragione, così non deve essere oggi perché, se il fine ultimo di ogni tipo di formazione è quello di creare cittadini consapevoli del mondo che li circonda, e di questo siamo sempre più convinti, migliorare anche la formazione professionalizzante innalzandone la qualità e rendendola organica alle evoluzioni socio-economiche sempre più rapide vuol dire fornire ai nostri ragazzi ancora maggiori strumenti e prospettive per vivere nel mondo in maniera autonoma e consapevole, e non il contrario. Vuol dire anche colmare il gap che ci divide dagli altri Paesi europei che negli ultimi anni, invece, sono stati più lungimiranti e hanno sviluppato un sistema di formazione professionalizzante secondario e terziario forte e appetibile per gli stessi studenti e che si è rilevato l'elemento qualificante per strutturare sistemi produttivi resilienti, capaci di affrontare l'evoluzione di un mondo sempre più globale senza soccombere, ma adeguandosi e puntando su qualità e innovazione. Il PNRR che l'Italia ha inviato alla Commissione europea prevede la riforma - lo abbiamo già detto - del sistema ITS, un suo rafforzamento attraverso il potenziamento del modello organizzativo e didattico, un'integrazione dei percorsi ITS con il sistema universitario delle lauree professionalizzanti, la semplificazione della governance soprattutto al fine di aumentare il numero di iscritti, e non tanto di fondazioni, misure per sviluppare e rafforzare le competenze STEM con l'obiettivo di incentivare le iscrizioni ai curricula scientifici terziari, in particolare per le donne. È stato sottolineato come il gap riguardo quest'ultimo punto sia ancora troppo grande. Ingente è inoltre lo stanziamento di risorse previsto: un miliardo e mezzo di risorse dal 2022 al 2026. Il tutto per raggiungere l'obiettivo primario di aumentare il numero degli attuali iscritti ai percorsi ITS di almeno il 100 per cento, un obiettivo ambizioso che colmerebbe, almeno in parte, il divario con gli altri Paesi europei. I principali interventi della proposta che ci accingiamo a votare sono organici al quadro delineato dal PNRR e sono frutto - come dicevamo - della convinzione comune a tutte le forze politiche che il sistema ITS debba essere rinforzato, migliorato e consolidato, forte oltretutto di un dato confortante in termini di sbocchi lavorativi per gli studenti. Oltre l'80 per cento, infatti, trova lavoro nel settore per il quale si è formato - questo è importante - a un anno dalla conclusione dei percorsi formativi e, in alcuni casi, le percentuali arrivano oltre il 90 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È un dato un dato importante che giustifica lo sforzo politico per aumentare, invece, il dato esiguo di studenti che frequentano questi percorsi, meno del 2 per cento.

Sono stati già illustrati i punti salienti di questa proposta, non mi ripeterò. Cito però solamente l'introduzione di un sistema di accreditamento iniziale e periodico degli ITS Academy anche quale condizione per l'accesso al finanziamento pubblico. Credo che su questo si sia trovato un equilibrio tra le esigenze dei territori, rappresentati dalle competenze regionali, e la programmazione strategica nazionale, che non può prescindere da un elevato standard formativo degli ITS e da una necessaria sottrazione alle logiche campanilistiche, talvolta ancora persistenti in alcuni territori, nella gestione degli istituti e delle fondazioni. Poi, la previsione di definizione di nuove aree tecnologiche alle quali faranno riferimento gli ITS Academy, la strutturazione di percorsi degli ITS Academy in due livelli, la definizione di una nuova governance degli ITS, la previsione esplicita che gli ITS possano giocare un ruolo importante anche nella formazione continua di figure professionali altamente specializzate. Anche in questo campo, su cui c'è molto da lavorare considerando che il sistema attuale in Italia presenta ancora delle lacune, nonostante la formazione continua sia già oggi fondamentale e lo sarà sempre di più, gli ITS potranno giocare un ruolo importante innalzando il livello formativo grazie alla loro duttilità e peculiarità. Siamo consapevoli che a questa proposta di legge - alla quale il MoVimento 5 Stelle ha partecipato sia con il testo a prima firma del collega Invidia, uno dei testi di partenza, sia con il lavoro svolto in Commissione e poi in Aula - debbano essere apportati alcuni correttivi, anche a causa dell'accelerazione impressa ai lavori nelle ultime settimane e ai tempi record con cui tutte le forze politiche hanno lavorato in Commissione. Siamo tuttavia fermamente consapevoli che la posta in palio richiede rapidità di azione politica e soprattutto continuità. D'altronde la riforma e il potenziamento degli ITS sono stati indicati dal Presidente del Consiglio Draghi come priorità in quest'Aula, già in occasione delle dichiarazioni programmatiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Perciò, l'augurio adesso è che questo testo continui il suo iter parlamentare speditamente e che si arrivi presto alla sua approvazione. Anche per questo motivo, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI, Relatore. Grazie, Presidente. Solo alcuni istanti per ringraziare gli uffici del lavoro fatto, gli uffici della Camera, della Commissione bilancio ma soprattutto della Commissione cultura, lavoro non semplice. Mi lasci anche ringraziare tutti i miei colleghi di maggioranza e di opposizione perché siamo riusciti, partendo da sei proposte di legge, ad arrivare a un testo di iniziativa parlamentare votato sostanzialmente all'unanimità.

E tutto questo è successo, nonostante alcune discussioni, anche accese, tra di noi e visioni anche opposte di partenza, ma, parlando dei ragazzi e del loro futuro, siamo riusciti a trovare una via di mezzo, che è quella che oggi abbiamo votato (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – Testo unificato - A.C. 544-A​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Sottolineo, in maniera irrituale - ma irrituale è stata anche questa discussione -, che raramente tutti gli emendamenti vengono approvati con un consenso così largo da tutto il Parlamento, quindi si evince un lavoro di Commissione che ha consentito questo (Applausi).

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 544-2387-2692-2868-2946-3014-A:

"Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 75) (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Monica Faenzi, deputata all'epoca dei fatti, è rinviato alla prossima settimana.

Dovremmo ora passare al seguito dell'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 522-A, recante: “Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 11 aprile 2006, n. 198, e altre disposizioni in materia di pari opportunità tra uomo e donna in ambito lavorativo”. Poiché, tuttavia, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il prescritto parere, l'esame del provvedimento si intende pertanto rinviato alla prossima settimana.

Seguito della discussione delle mozioni Fornaro ed altri n. 1-00499 e Lollobrigida ed altri n. 1-00501 concernenti iniziative volte al rilancio del sito produttivo Whirlpool di Napoli e alla salvaguardia dei relativi livelli occupazionali (ore 17,45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Fornaro ed altri n. 1-00499 e Lollobrigida ed altri n. 1-00501 concernenti iniziative volte al rilancio del sito produttivo Whirlpool di Napoli e alla salvaguardia dei relativi livelli occupazionali (Vedi l'allegato A).

Avverto che, dopo la conclusione della discussione delle sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di mercoledì 7 luglio, è stata presentata la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00501, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Fornaro ed altri n. 1-00499, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Terzoni, Galli, De Luca, Paolo Russo e Vitiello che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano rispettivamente il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e il sesto firmatario (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni presentate.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. In merito alla mozione in discussione, che riguarda le vicende dello stabilimento Whirlpool di Napoli, come è noto, la Whirlpool Corporation è un gruppo mondiale nel campo degli elettrodomestici, con diverse sedi nel mondo e la proprietà è formata da un azionariato diffuso. La società che interessa quest'oggi è la Whirlpool Emea, con 15 stabilimenti in 8 Paesi. Come è stato ricostruito dagli onorevoli proponenti, a seguito della decisione dell'azienda di cessare la produzione nel sito di Napoli, anche venendo meno ai precedenti accordi con le istituzioni, presso il Ministero dello Sviluppo economico è stato attivato un tavolo di confronto con tutte le parti interessate, per garantire il rilancio del sito Whirlpool di Napoli e tutelare i lavoratori coinvolti. In tale direzione, si ricorda che il Governo ha previsto una proroga del divieto di licenziamento, volta a tutelare i lavoratori dipendenti dei settori che più stanno soffrendo il perdurare delle restrizioni dovute all'emergenza da COVID-19, nonché la possibilità di utilizzare altre 13 settimane di cassa integrazione nel 2021. Devo esprimere il parere anche sulla mozione Lollobrigida, vero?

PRESIDENTE. Sì, stiamo trattando delle mozioni, su cui deve darci il parere.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Relativamente alla mozione a prima firma Lollobrigida n. 1-00501, sempre in materia di sostegno al reddito dei lavoratori Whirlpool, occorre evidenziare che - riguardo a quanto riferito al terzo capoverso della mozione, e alla volontà di ricorrere alla cassa integrazione, con causale COVID-19, per fronteggiare le conseguenze derivanti dall'impatto dell'emergenza sanitaria - la società ha fatto già ricorso alla CIG con causale COVID per i dipendenti dello stabilimento di Napoli, con decorrenza 1° gennaio 2021, fino al 31 marzo 2021 e che, successivamente, la stessa è stata prorogata al 30 giugno 2021. Circa la possibilità, da parte della Whirlpool, di utilizzare quanto previsto dal “decreto Sostegni-bis” sempre per la tutela del lavoro…

PRESIDENTE. Signor Vice Ministro, io sono per l'irritualità di tutte le situazioni, quindi non mi spavento, però lei dovrebbe darci il parere sulle mozioni. Poi capisco che ci sia anche una parte discorsiva, però bisogna focalizzare su quello la nostra attenzione.

GILBERTO PICHETTO FRATIN, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Sì, grazie Presidente. Voglio solo citare il fatto che è stato sospeso il tavolo in attesa di avere l'approvazione del “Sostegni 2”. In conclusione, si ritiene quindi che la mozione n. 1-00499 a prima firma Fornaro, così come testé ricevuta, nella nuova formulazione, è accolta, senza riformulazione del dispositivo (del primo e del secondo impegno). Circa la mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00501 si propone solo una riformulazione del primo impegno che inizia: “nell'ambito di un tavolo di concertazione, ad individuare con la società un accordo in sintonia con gli obiettivi previsti (…)”. La riformulazione è la seguente: “a continuare, per quanto di competenza, a porre in essere iniziative idonee che consentano una adeguata gestione delle crisi industriali, con l'obiettivo di svolgere efficaci trattative e valorizzare gli accordi negoziali con le imprese, a tutela dei lavoratori coinvolti per garantire la continuità produttiva”. Ciò in virtù del fatto che il tavolo è aperto. Il secondo impegno è accolto.

PRESIDENTE. Il gruppo di Fratelli d'Italia ci farà sapere se accoglie la riformulazione del primo impegno del dispositivo della mozione n. 1-00501.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ringrazio il Governo. Dal momento in cui mi pare evidente che il Governo abbia dato parere favorevole su entrambe le mozioni con una riformulazione per quel che riguarda il primo impegno della mozione a prima firma del collega Lollobrigida, come è già stato fatto altre volte, chiederei dieci minuti o un quarto d'ora di sospensione dei nostri lavori, per verificare la possibilità di arrivare a una stesura unitaria, in modo tale da poter avere un'unica mozione da porre in votazione, se questo è possibile.

PRESIDENTE. Assolutamente sì, mi sembra molto opportuno. Quindi, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 18.

La seduta, sospesa alle 17,50, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Saremmo arrivati a un'intesa, riformulando il punto n. 5 della mozione a mia prima firma, che rimane identico fino alle parole: “più attrattivi gli investimenti in Italia”; inoltre - e questa parte, invece, è totalmente aggiunta -, viene tolto: “(…) contrastando il fenomeno delle delocalizzazioni”, e sostituito con: “(…) e a rafforzare misure di contrasto alle delocalizzazioni, anche con eventuali nuovi interventi normativi che disincentivino questi comportamenti, che speculano sulle differenze normative, fiscali e del costo del lavoro”. Con questa soluzione il collega Rizzetto, che penso confermerà, sottoscrive la mozione e ritira la propria.

PRESIDENTE. Diciamo che questa è una riformulazione che presenterà il Governo. Nella ritualità è una riformulazione che ci propone il Governo, come mediazione tra gli interventi dei gruppi politici, che verrà accolta da tutti i gruppi. Se è così e non ci sono osservazioni da parte di nessuno, diamo per acquisito il risultato che, sempre in maniera molto garbata e qualificata, il collega Fornaro ha proposto all'Aula. Il Governo conferma, vero, signor Vice Ministro? La ringrazio della conferma.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare la collega Costanzo. Ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Immaginate di essere nel pieno di un'operazione a cuore aperto in sala operatoria e il paziente sul tavolo operatorio è il lavoro in Italia. Sgombriamo il campo: il paziente lo stiamo perdendo non a causa della malattia ma a colpi di liberalizzazione e di precarietà. Responsabile della morte del paziente è il chirurgo, Mario Draghi, e il suo staff, che, come un anestesista, addormentano il paziente lasciando fare. Il farmaco finale e letale è lo sblocco dei licenziamenti, da prendere subito per bocca. Whirlpool ha preso al balzo la palla dello sblocco dei licenziamenti e licenzia questi 340 operai, ma sappiamo che insieme all'indotto significa più di 1.000 famiglie, oltretutto in un territorio della nostra penisola dove è spesso difficile trovare un nuovo lavoro. Lo stabilimento di Napoli è anche stato il primo stabilimento dei 6 dove Whirlpool si è inserita nel nostro Paese, grazie anche ai finanziamenti europei derivanti dalle regioni del Sud. Whirlpool ha 6 stabilimenti e aveva - e devo usare il verbo al passato - 6.000 dipendenti, ma i dipendenti della Whirlpool di Napoli, dopo 7 anni di sacrifici, di riduzione dei salari e degli orari di lavoro e, nonostante 3 anni fa, sia stato definito come lo stabilimento più produttivo del mondo, oggi si trovano a un bivio: o accettano 85.000 euro di buonuscita e stop oppure devono accettare un trasferimento a Varese, nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno. Il caso Whirlpool, dopo Gianetti, Caffarel, GKN e Conte of Florence, rimarrà nella storia del lavoro in Italia come una delle vittime illustri anche dello sblocco dei licenziamenti approvato dal Governo Draghi.

“Siamo consapevoli della nostra scelta, siamo il più grande investitore e produttore di elettrodomestici in Italia”. Sono le parole dell'amministratore delegato Whirlpool Luigi La Morgia. Noi della componente L'Alternativa c'è siamo consapevoli, invece, che Whirlpool ha appena lanciato sul mercato italiano un nuovo elettrodomestico, il “trita operai”. Lo studio di design che ha progettato il “trita operai” si trova a pochi passi da qui: è lo studio di Mario Draghi, chirurgo e da oggi anche designer. Draghi multitasking inizia a somigliare molto a un certo Presidente operaio, che conosciamo molto bene purtroppo. Su Whirpool, a nome della componente L'Alternativa c'è, vorrei concludere con dei ringraziamenti, dei ringraziamenti dovuti innanzitutto al gruppo parlamentare LeU, a Federico Fornaro e alla collega Rina Valeria De Lorenzo, soprattutto perché nella mozione hanno sollevato il problema e l'indirizzo politico centra i problemi annosi di questo Paese legati a tre aspetti principali: la delocalizzazione, il dumping fiscale e il dumping contrattuale.

Però, poi, non possiamo ringraziare tutto il resto dello staff e tutto il resto del Governo, perché, purtroppo, dobbiamo riconoscere - e questo lo possiamo fare con franchezza, perché non governiamo insieme a questo Governo Draghi in nessuna regione - che Giancarlo Giorgetti purtroppo è il “Ministro del Sottosviluppo economico” e non ha mantenuto nessuna promessa. Un altro ringraziamento - si fa così per dire - va a Mario Draghi, Premier multitasking che spesso è definito “Mister Wolf”, colui che risolve i problemi. Dal suo insediamento al Governo il tavolo di crisi su Whirpool si è trasformato in un tavolo operatorio e oggi l'obitorio è già stato avvisato di un nuovo arrivo. Presidente Draghi, ascolti gli operai napoletani e si faccia rispettare da Whirlpool. Risolvesse il problema, anche fuori tempo massimo, gliene saremmo tutti grati. Poi, però, aderisca alla campagna della componente politica L'Alternativa c'è “blocca lo sblocco” e faccia marcia indietro sullo sblocco dei licenziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Vice Ministro, intanto mi si consenta di iniziare esprimendo una solidarietà vera e non formale nei confronti dei lavoratori della Whirlpool e dei lavoratori della Whirlpool di Napoli, in particolare, che da mesi e mesi stanno lottando per difendere non un privilegio ma un diritto, il diritto a un lavoro, a una retribuzione onesta, il diritto a proseguire in un'esperienza industriale importante in una zona soggetta a desertificazione industriale da troppo tempo. In secondo luogo, vorrei ringraziare i colleghi, i colleghi degli altri gruppi che hanno sottoscritto questa nostra mozione, e da ultimo il collega Rizzetto del gruppo di Fratelli d'Italia. È stato un lavoro di riscrittura che ha cercato di tenere conto di tutte le osservazioni e mi pare che si sia giunti a un testo che prova a mettere in campo alcuni elementi fondamentali in una vicenda lunga e complessa, in cui tutto possiamo fare meno che prendere in giro i lavoratori. Da questo punto di vista non si può non iniziare proprio dal ricordare che al tavolo convocato alcuni giorni fa dal Ministero dello Sviluppo economico i vertici della multinazionale Whirlpool hanno annunciato di rifiutare la cassa integrazione aggiuntiva di 13 settimane, avviando la procedura di licenziamento collettivo per i lavoratori del sito industriale Whirlpool di Napoli. Un comportamento, un atteggiamento - è giusto dirlo in questa sede, nella sede in cui si esprime la volontà popolare - inaccettabile; non c'era ragione imprenditoriale nel rifiutare una cassa integrazione aggiuntiva che, lo ricordo per chi ci ascolta, era totalmente a carico dello Stato. C'è, in qualche modo, la volontà di piegare quei lavoratori, di lanciare un messaggio negativo nei confronti del nostro Paese, in qualche modo uno schiaffo anche al Governo. È un comportamento che lo stesso Presidente del Consiglio ha definito come inaccettabile. Per cui, nella mozione noi chiediamo di proseguire l'interlocuzione con la Whirlpool Corporation già avviata al MiSE per scongiurare il rischio di desertificazione industriale. Detto in altri termini: non ci arrendiamo, come non si arrendono i lavoratori napoletani della Whirlpool! Chiediamo di adottare tutte le iniziative opportune per ridefinire un progetto di organizzazione già avviato col precedente piano industriale, perché - ed è giusto ricordarlo - non c'è soltanto Whirlpool Napoli. Infatti, Whirlpool ha numerosi stabilimenti in diverse regioni d'Italia e molti di loro stanno soffrendo, stanno soffrendo con la cassa integrazione, e quando qualcuno, alimentando una brutta guerra tra garantiti e non garantiti, disegna come garanzia, come grande risultato, come privilegio la cassa integrazione, non ci si deve mai dimenticare che la cassa integrazione è un importante ammortizzatore sociale ma significa, nella realtà, una perdita di reddito su redditi già medio-bassi.

E poi, certamente, dobbiamo anche lavorare affinché, con un'azione incisiva del Ministero dello Sviluppo economico e di tutti i Ministeri che possono lavorare in questa direzione, il Governo cerchi di valutare, sostenere e ricercare comunque, per quanto di sua competenza, ogni ulteriore progetto industriale per la rigenerazione economica e produttiva dello stabilimento industriale di Napoli. Questa è un'altra condizione. È fondamentale che quell'esperienza, che quel know-how, che quelle professionalità possano continuare a dare il contributo che hanno dato alla crescita nazionale e alla coesione territoriale - lo ricordo - di una zona che ha i problemi che tutti noi conosciamo.

Occorre inoltre assicurare adeguate forme di sostegno al reddito anche per i dipendenti con qualifica impiegatizia degli stabilimenti Whirlpool nonché garantire specifici percorsi di riqualificazione professionale e ricollocazione atti a salvaguardare i livelli occupazionali, coinvolgendo, ovviamente, anche le istituzioni regionali e locali interessate.

Infine, è evidente che la vicenda Whirlpool riporta - lo ha accennato la collega Costanzo - a un tema di crisi complessiva della nostra economia e, in particolare, di una competizione selvaggia, spesso sleale, nei confronti della nostra manifattura. Occorre compiere tutti insieme uno sforzo di sistema per riporre al centro della politica industriale italiana proprio l'industria manifatturiera e questo va fatto, soprattutto, in relazione ai partner europei, al fine di costruire strategie di lungo periodo che possano comportare un effettivo rilancio dell'economia, rendendo più attrattivi gli investimenti in Italia.

Alla mozione originale abbiamo convintamente aggiunto, dietro indicazione, suggerimento e sollecitazione dei colleghi di Fratelli d'Italia, un altro tema che io credo, superando logiche ideologiche, possa e debba vederci insieme. Occorre, cioè, che l'Italia rafforzi le misure di contrasto alle delocalizzazioni anche con eventuali nuovi interventi normativi che devono disincentivare questi comportamenti che spesso - e mi assumo la responsabilità di quello che dico - hanno una fattispecie di tipo predatorio e non imprenditoriale. L'Italia non può e non deve essere terra di conquista di prenditori, di multinazionali, di fondi senza scrupoli. Per l'Italia c'è ampio spazio per fondi seri, per imprenditori seri, per multinazionali serie. Nessun pregiudizio anti-imprenditoriale, però nel rispetto delle regole, della dignità del lavoro, della dignità dei lavoratori. Quindi, crediamo che occorra disincentivare questi comportamenti che, come è noto, speculano sulle differenze normative, fiscali, di costo del lavoro, sulle differenti normative, ad esempio, sulla sicurezza del lavoro. Insomma, noi siamo, rimaniamo e vogliamo rimanere un grande Paese industriale e quello stabilimento, la Whirlpool di Napoli, ne è una delle tante testimonianze. Occorre perciò fare uno sforzo comune, non di contrapposizione. Occorre attivarsi - e chiudo, signor Presidente - in sede comunitaria al fine di promuovere e rilanciare iniziative volte a contrastare le politiche di dumping salariale e ogni altra pratica di concorrenza sleale, al fine di attrarre investimenti. Mi si lasci concludere ringraziando tutti i gruppi. Credo che possa essere un auspicio che si realizzerà un voto unanime di questo Parlamento: sarebbe un modo per scrivere una bella pagina di sostegno e solidarietà, con una visione di politica industriale, e, se mi è consentito, sarebbe anche una bella pagina per ricordare Guglielmo Epifani, che sarebbe qui, lui, a fare questa dichiarazione di voto (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Fornaro, ha proprio ragione, anche nel ricordo del collega Epifani.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (CI). Grazie, Presidente. Grazie, Vice Ministro. Ho seguito con attenzione, attraverso incontri, social e giornali, da cui ho preso spunto riconoscendomi in parte, per questo mio intervento relativo ad una situazione occupazionale certamente molto preoccupante per la zona del Sud, non soltanto della Campania, e per tutto il territorio nazionale.

Tre Governi e una decina di tavoli al Ministero dello Sviluppo economico, senza contare gli incontri informali tra le parti, un'infinità di mobilitazioni dei lavoratori, tra scioperi, cortei, presidi, sit-in stradali, iniziative di sensibilizzazione di ogni tipo, da Napoli a Roma e anche oltre, e un coinvolgimento senza precedenti dell'opinione pubblica ad ogni livello; ma sono passati due anni e la vertenza della Whirlpool di Napoli è rimasta ferma al punto di partenza. È rimasta alla decisione, cioè, della multinazionale USA di lasciare il sito di via Argine, per ragioni che non sono sembrate mai così nette e indubitabili ai sindacati di categoria, e, successivamente, anche a quelli confederali, ma che l'azienda non ha voluto rimettere in discussione in nessun momento, anche quando a sollecitarla sono stati i Ministri e, addirittura, il Presidente del Consiglio. Siccome in Italia non c'è una legge che possa bloccare o impedire del tutto decisioni del genere da parte di aziende straniere, si è capito ben presto che quella scelta aveva il carattere definitivo. Niente e nessuno sono riusciti a trovare il bandolo di una matassa che, peraltro, nella sua amara e discutibile linearità, è apparsa chiara sin dall'inizio.

La politica tentò di contrastarla inizialmente quella decisione, prima con l'ottimismo esagerato dei populisti e, poi, con i muscoli sempre della stessa provenienza. Era il 30 ottobre 2018, quando l'allora Ministro dello Sviluppo economico del Governo giallo-verde Luigi Di Maio annunciava: “Whirlpool non licenzierà nessuno e, anzi, riporterà in Italia parte della sua produzione che aveva spostato in Polonia”. E continuava: “Questo è il frutto di una lunga contrattazione che siamo riusciti a chiudere al Ministero dello Sviluppo economico”. Affermava, infine: “Sono orgoglioso di dire che ce l'abbiamo fatta e stiamo riportando il lavoro in Italia”. Forse, da parte del Ministro il giusto amore per la sua terra ma credo che sarebbe dovuto essere molto più cauto. Su che cosa poggiasse questa certezza è difficile dirlo ma era la stagione della fine della povertà, della polemica a tinte forti tra l'ex Ministro Calenda e lo stesso Di Maio, a proposito dei tempi della prima comunicazione di Whirlpool sull'addio a Napoli. Soprattutto, era una sorta di mantra la convinzione della nuova maggioranza in Parlamento che anche i casi più spinosi di politica industriale si potessero risolvere con grinta e determinazione. Di sicuro, le cose sono andate ben diversamente e, anche quando sul tavolo della trattativa sono arrivate disponibilità concrete a dare una mano, come i 20 milioni garantiti dalla regione Campania per sostenere i lavoratori, la trattativa non ha fatto un solo passo in avanti.

Il Governo giallo-rosso ha provato, poi, a mostrare i muscoli. Il Presidente del Consiglio Conte è sceso in campo a fianco del nuovo Ministro dello Sviluppo economico, Patuanelli, chiedendo in prima persona alla multinazionale di ripensarci; c'è stata anche una telefonata di Palazzo Chigi al board USA, ma anche questa non ha sortito alcun effetto. Lentamente, ma in maniera inesorabile, si è capito che i Governi non avevano armi e, forse, nemmeno una strategia per convincere Whirlpool a lasciare la produzione e lo stabilimento delle lavatrici di Napoli.

Si è pensato che dare alla vertenza il massimo dell'attenzione politica e mediatica sarebbe riuscito a smuovere veti e, forse, pregiudizi, se di questo si è trattato; non a caso, si sono sentite minacce di ritorsioni alla multinazionale impegnata in Italia anche in altre regioni, con la consapevolezza, in realtà, che niente di tutto questo si sarebbe mai potuto attuare.

Tappe importanti, certo, nel percorso di una vertenza ma ancora oggi parziali rispetto all'obiettivo irrinunciabile, posto dai sindacati, di riavviare la produzione o, in alternativa, garantire la continuità produttiva con una reale e seria alternativa. Qui, finora, c'è stato il deserto per pressoché totale. Nessuno può negare alla sottosegretaria del MiSE, Todde, di essersi impegnata a fondo nei mesi in cui è toccato a lei occuparsi della vertenza ma il bilancio dei tentativi di ricerca di un nuovo investitore affidati ad Invitalia, sono risultati vani.

Nessuno vuole mettersi a produrre elettrodomestici per fare concorrenza alla Whirlpool di Napoli, evidentemente. E anche la riconversione dell'impianto, garantendo occupazione alla stragrande maggioranza almeno dei 350 dipendenti rimasti, è rimasta un' enorme incognita. Ed è questo l'aspetto più deprimente della vicenda. Se si dovesse leggere il futuro industriale del Sud dal caso Whirlpool, nei giorni del Piano nazionale di rilancio, sarebbe impensabile e impossibile non essere pessimisti. Siamo ottimisti perché, se rimane vero che nel 2021 avremo un aumento del PIL del 5 per cento e nel 2022 del 7 per cento, possiamo passare questo pessimismo ad un ottimismo. È positivo l'incontro che i sindacati hanno avuto con le confederazioni sindacali. Mi ha fatto molto piacere leggere sulla stampa l'intervista del segretario confederale della CISL, che chiede che “si attivi il tavolo di monitoraggio previsto dall'accordo” per fronteggiare le situazioni di emergenza che ormai si susseguono. Analisi certamente giusta, però ricordo l'Embraco di Moncalieri, ricordo la Gianetti, ricordo la GKN, ricordo la Whirlpool, ricordo di ieri la Timken di Brescia e, con questo, ricordo anche al Mise il tavolo di decine e decine di vertenze, che devono essere ancora oggi sottoposte ad un'analisi.

E permettete anche, per chi come me è di Torino, come il Vice Ministro, il problema di questi giorni della Stellantis. Ecco, escono 800 persone con incentivi d'accordo con i sindacati, ma la preoccupazione del futuro della Stellantis - per dire della FIAT - è certamente un punto interrogativo.

Qui non è in gioco un principio, perché, come si sa, quando si mettono in gioco i principi, si finisce spesso in un vicolo cieco. Più concretamente, sono in gioco alcuni elementi essenziali della politica industriale dell'Italia. Mi riferisco alla necessità, non solo per la vicenda Whirlpool, ma per tutte le crisi industriali, grandi o piccole che siano, di collocare ogni crisi all'interno di un contesto di riferimento territoriale. Mi spiego meglio: nello stabilimento Whirlpool di Napoli ci sono competenze professionali di ottimo livello e l'idea che esse possano essere disperse sul territorio o costrette ad una riqualificazione in seguito alla chiusura dello stabilimento rappresenta un'ipotesi pesante sulla politica industriale del Governo. Ebbene, io credo che certamente in questo caso saremmo in presenza di una prevalenza - ed ecco qui il punto - della finanza, nell'impossibilità di ricondurre la vicenda sul piano della logica industriale e produttiva. Questo è l'aspetto, a giudizio di Coraggio Italia, che va chiarito in modo preliminare con la multinazionale statunitense.

Io termino sulla base di queste considerazioni ed esprimo, a nome di Coraggio Italia, un voto favorevole alla mozione presentata, pur con qualche distinguo che ho detto in precedenza. Sul voto siamo certamente sicuri che il Governo ricomincerà, in una maniera molto chiara, a guardare il futuro industriale del Paese, produttivo, in maniera tale che si possa ricominciare a crescere, come meritano gli italiani e merita tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Vice Ministro, onorevoli colleghi, stamattina l'ennesima mobilitazione da parte degli operai della Whirlpool: bloccano i binari della stazione di Napoli. È soltanto l'ultima delle manifestazioni che gli operai ritengono, in maniera doverosa, di dover compiere, per dimostrare quello che dovrebbe essere un diritto costituzionalmente tutelato, la dignità del lavoro. Questo mi impone di ringraziare innanzitutto la parte politica che in questa assise ha ritenuto di porre il problema; ringrazio l'onorevole Fornaro e gli amici di LeU, che poi hanno contribuito al coinvolgimento di tutte le parti politiche. Oggi abbiamo una mozione unica, per sollecitare l'impegno di questo Governo, affinché si riesca a trovare una soluzione condivisa con la multinazionale Whirlpool.

È un Governo, questo, Presidente, che gode dell'autorevolezza necessaria per conseguire un risultato certamente utile, un risultato vitale per quel territorio e per quei lavoratori, che non rappresentano numeri, statistiche, ma nomi, cognomi, famiglie e problemi reali. Infatti, come è stato più volte anche detto - e vorrei comunque che fosse chiaro a tutti coloro che prendono parte a questa discussione, in qualsiasi contesto avvenga -, quella dei lavoratori del sito di via Argine, a Napoli, è una battaglia di civiltà e dignità, prima di qualsiasi altra cosa. Quel sito è un presidio di legalità, lavoro, competenza e fatica, dove prima, Presidente, c'era il nulla.

Allora, evitiamo qualsiasi demagogia; facciamo quello che ha già fatto Renzi, nel 2015, perché è lui che ha bloccato la chiusura delle fabbriche ed è lui che ha dato la stura a quegli accordi, che poi vengono ribaditi - si badi - nel 2018 (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Occorre un intervento energico da parte di questo Governo e deve avere il sostegno di tutto il Parlamento, non soltanto di una parte: maggioranza e opposizione sempre insieme quando si tratta dei temi del lavoro! Non rendiamo questo impegno una bandierina politica, ma trasformiamolo in un'occasione per coinvolgere tutti, stando al fianco dei lavoratori. Quello che è accaduto oggi a Napoli e che è accaduto la settimana scorsa, ancora, all'aeroporto di Capodichino, accadrà anche il 22, qui, a Montecitorio. Io andrò: venite tutti a fare fronte comune assieme ai lavoratori della Whirlpool.

Non basta garantire altro tempo, in attesa che le emergenze si risolvano da sole. Politiche emergenziali come il blocco dei licenziamenti non possono tradursi nel tappeto sotto il quale nascondere problemi che nulla hanno a che vedere con l'emergenza sanitaria. La decisione della multinazionale americana di chiudere lo stabilimento di Napoli risale - e lo sappiamo tutti, in quest'Aula - a maggio 2019: con l'emergenza sanitaria non c'entra nulla. E quello che sta accadendo per la Whirlpool è già accaduto per altre realtà. Potrei citare la chiusura dello stabilimento di Castellammare di Stabia della MeridBulloni, un'operazione che si radica ben prima dell'emergenza pandemica. Allora, non possiamo pensare che affrontare problemi strutturali con soluzioni speciali, emergenziali e, quindi, transitorie per definizione, possa coprire, a 360 gradi, il problema, perché altrimenti fra uno o due settimane - ma anche sei mesi, perché no? -, quando ci metteremo definitivamente alle spalle la pandemia, ci ritroveremo di nuovo ad affrontare il problema, il caso e la vertenza di un'altra azienda, con gli stessi problemi.

E poi, ancora, quando parliamo di Whirlpool non stiamo parlando di un mercato in crisi, Presidente. Anzi, al contrario, i dati dei primi mesi del 2021 indicano un aumento delle vendite del 30 per cento. Parliamo di un trend positivo: nessuna crisi di settore, nessuna crisi aziendale. Siccome la logica economica non giustifica dunque la volontà di chiudere lo stabilimento, evidentemente il problema va ricercato altrove. Sottolineo, inoltre, che questo Governo si è impegnato a garantire una copertura per la cassa integrazione guadagni straordinaria per 13 settimane, quindi fino al 31 dicembre 2021 e, anche rispetto a questo, l'atteggiamento di Whirlpool è assolutamente inaccettabile. La settimana scorsa, quando facevamo la discussione generale in quest'Aula, nello stesso momento leggevamo, dalle agenzie, che Whirlpool stava avvisando dell'avvio della procedura di licenziamento. Come dissi allora, in un intervento sull'ordine dei lavori, non credo alle coincidenze, Presidente. È un atteggiamento inaccettabile, a cui questo Parlamento, il Consiglio dei Ministri e il Mise devono dare risposte chiare e veloci. Certamente c'è stata già la replica del Ministro Giorgetti e della sottosegretaria Todde, perché hanno ritenuto immediatamente il comportamento dell'azienda inaccettabile; ma, attenzione, Presidente, noi abbiamo la necessità che poi ci sia un'assunzione di responsabilità e il coinvolgimento anche del Ministro Orlando, tutti dalla stessa parte, quella dei lavoratori. Cominciamo col dire subito: pacta sunt servanda. La Whirlpool deve necessariamente accettare le 13 settimane di cassa integrazione previste. Deve sedersi al tavolo, Presidente. E deve farlo perché l'azienda va posta di fronte alla responsabilità che ha, sociale prima che economica, ma anche nei confronti del Governo, di questo Parlamento, dello Stato generalmente inteso.

Si tratta di un impegno che, più di una volta, è stato disatteso, venendo meno alla parola data pur godendo, in questi anni, di ingenti contributi economici. Questo è il punto di partenza della mozione, ma non dimentichiamo che si tratta di un'azienda che ha fatto delle promesse perché aveva un'intenzione ben precisa. Quindi, occorre, come d'altronde si evince, l'impegno di tutte le forze politiche, di tutti i soggetti coinvolti a vario titolo per affrontare questo caso specifico, ultimo di una lunga serie cui abbiamo assistito in questi anni.

Vengo al secondo punto, quello forse più importante, quello che guarda ad una politica e ad una visione politica di futuro. Accantonato e risolto, come spero accadrà, questo problema, bisogna poi avere il coraggio di dire che qualcosa non va nella politica industriale del nostro Paese; non va perché, nonostante gli interventi fiscali di questi anni - penso ad esempio all'istituzione delle zone economiche speciali - non riusciamo ancora ad essere attrattivi per gli investitori stranieri; vuol dire, allora, che anche quel sistema va implementato e migliorato per evitare che resti lettera morta.

Il collega D'Alessandro ed io abbiamo presentato un emendamento su cui abbiamo ricevuto il parere positivo del Ministro del Sud ma non del MEF; ancora non abbiamo capito bene perché, visto che introduceva nel “decreto Sostegni-bis” la possibilità di cessione del credito d'imposta per gli investimenti previsti nelle ZES, sulla scorta del modello del bonus 110; senza quell'emendamento, infatti, le ZES restano una finzione, nata per attrarre investimenti, ma che non incentivano gli imprenditori ad investire in quelle zone perché, ad esempio, attraverso i meccanismi dell'Industria 4.0 - e anche su questo punto la prima formulazione dell'emendamento prevedeva il cumulo addirittura in quelle zone - hanno più o meno gli stessi benefici fiscali in territori non ricompresi nelle zone economiche speciali. Quella cessione del credito agli istituti finanziari per investimenti privati avrebbe rappresentato un incentivo importante senza conseguenze sul bilancio dello Stato. Si tratta naturalmente di un esempio; occorre avere un'impostazione che porti le future discussioni sull'idea di Paese che noi abbiamo per i prossimi dieci, venti, trent'anni e non domani, perché quello che riguarda Whirlpool riguarderà tutti prima o poi in questo Paese. Allora, se non possiamo godere di un perimetro fiscale europeo in quanto tale, comune a tutti gli Stati membri, dobbiamo essere in grado di elaborare politiche fiscali che rendano il nostro Paese competitivo per scongiurare il rischio che gli investimenti stranieri si dirigano verso Paesi a noi vicinissimi territorialmente ma lontanissimi, se guardati attraverso la lente del carico fiscale e, quindi, del costo del lavoro e della produzione. Abbiamo un'opportunità enorme, rappresentata dal PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che, come ribadito dalla Ministra Carfagna, che ringrazio qui pubblicamente per tutto il lavoro che sta svolgendo per garantire il monitoraggio ai fini del rispetto della destinazione territoriale, prevede una percentuale altissima di fondi per il Mezzogiorno d'Italia ad ennesima riprova, se mai ce ne fosse bisogno, del fatto che è dal Sud che la nostra meravigliosa penisola dovrà ripartire.

La ripartenza del Sud è una sfida che riguarda tutti, nessuno escluso, che va alimentata e sostenuta perché è esattamente da quel pezzo di terra che dipende il futuro del nostro Paese. Allora, Presidente - e concludo - nell'esprimere il voto favorevole del gruppo di Italia Viva sulla mozione unica presentata da tutti i gruppi parlamentari, lascio al dibattito futuro l'auspicio che queste situazioni, che abbiamo l'onere di dover affrontare e risolvere, non si ripresenteranno più con la stessa frequenza perché allora significherà che siamo stati in grado di immaginare soluzioni complessive adeguate in cui i lavoratori non debbano più vedersi riconosciuti i sussidi o misure emergenziali e abbiamo finalmente trasformato un territorio, rendendolo davvero competitivo e attrattivo per gli investitori che dovranno arrivare e sperabilmente restare nel nostro sistema, nel nostro Paese, assicurando a quelle famiglie ciò che garantisce libertà e dignità: il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto, a cui chiedo anche la cortesia di dirci se formalmente la mozione è ritirata perché contenuta all'interno dell'accordo come ci ha raccontato il collega Fornaro.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. La mozione di Fratelli d'Italia è formalmente ritirata. Apponiamo, quindi, la firma alla mozione che tutto il Parlamento oggi va a esprimere, ringraziando i colleghi per l'accuratezza con cui alcune nostre posizioni sono state riportate. Ringraziamo anche il Governo perché alcune nostre osservazioni ed impegni sono stati riportati negli impegni della suddetta.

Presidente, ho ascoltato con molta attenzione quanto hanno appena detto tutti i colleghi; posso essere indicativamente d'accordo con il collega Vitiello, che è appena intervenuto, e, con dei distinguo, con i colleghi Fornaro e Napoli. Presidente, se il sottosegretario avesse l'accortezza di ascoltare semplicemente l'unica opposizione che, in questo momento, sta citando e sta parlando di un caso emblematico per il nostro Paese, ma vedo che anche le scampanellate non…

PRESIDENTE. Il Vice Ministro Pichetto Fratin la sta ascoltando senz'altro.

WALTER RIZZETTO (FDI). Sta ascoltando il telefonino, comunque va bene. Mi sembra evidente, comunque sia, al netto delle battute, Presidente, Vice Ministro, se passa il concetto che Whirlpool se ne va dal nostro Paese, se ne va dalla Campania, da Napoli…Sentiamo dopo il telefono perché questa cosa è emblematica…

PRESIDENTE. Onorevole Rizzetto, però lei…

WALTER RIZZETTO (FDI). Ho capito ma…

PRESIDENTE. Ha tutta l'attenzione del Vice Ministro.

WALTER RIZZETTO (FDI). Mi permetta, con tutto l'affetto che posso provare nei confronti del Vice Ministro, è l'unica opposizione che parla in Aula: ritengo che, per qualche minuto, possa e debba essere ascoltata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Al netto dei ringraziamenti che abbiamo fatto, perché le nostre posizioni sono state inserite nella mozione, Presidente, se continuano così le cose, non va bene per niente.

Whirlpool, dicevo, è un simbolo del nostro Paese; se Whirlpool se ne va, nessuna multinazionale verrà trattenuta in Italia, perché ci stanno prendendo per il naso, Vice Ministro. Il problema è che questa gente, questa multinazionale d'oltreoceano, come altre evidentemente, ha preso contributi pubblici per far restare il lavoro in Italia; ha promesso un piano di reindustrializzazione e questa mattina, dalle pagine di un giornale - vado a citare - dicono: “non si torna più indietro”.

Allora, lei oggi Vice Ministro ha il mandato, con una mozione unitaria di tutto il Parlamento italiano, per andare a dire, per esempio, a questi signori che non si torna più indietro ma che, intanto, dovrebbero ritornare i soldi che la collettività ha dato loro per far restare il lavoro in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Lei oggi ha questo mandato e, al netto delle posizioni più o meno morbide che oggi ho ascoltato, non serve più la morbidezza nei confronti di questi signori, ma serve la forza politica. Quindi, il Governo, lei, il sottosegretario Todde, il Ministro del Lavoro, il Ministro Giorgetti avete il mandato di tutto il Parlamento per andare a riconvocare urgentemente un altro tavolo. Le dico, inoltre, che dovrebbe essere presente anche il Primo Ministro Draghi che, 48 ore fa, ha detto ai disoccupati Whirlpool, purtroppo perché oramai sono disoccupati, che si sarebbe occupato di loro. Quindi, il Primo Ministro Draghi deve assolutamente presentarsi ad un tavolo con la multinazionale e cercare di far valere le ragioni non di un partito politico ma di tutto il Parlamento.

Quando il collega Napoli prima ha parlato - e l'ho ascoltato volentieri e molto attentamente - ha detto: attenzione, noi con la ripresa, con il PNRR, con cifre di ripresa importanti, dobbiamo avere fiducia. Vice Ministro, noi abbiamo un po' meno fiducia rispetto alla ripresa, se accadono avvenimenti come quello che sta accadendo a Napoli, a Whirlpool e non soltanto a Whirlpool.

Vorrei citare due dati. Il primo è evidentemente politico: lei oggi è qui in Aula e la ringraziamo, ci sta ascoltando, ci ha aiutato ad amalgamare la mozione di tutto il Parlamento, ma qui tra i colleghi in Aula dovrebbe esserci, neanche forse seduto lì tra i banchi del Governo, l'ex Ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, che aveva dato per risolta due o tre anni fa la vertenza di Whirlpool, spingendosi a dire che addirittura i lavoratori sarebbero ritornati in Italia dalla Polonia.

Così non è stato. Quindi, secondo noi, politicamente, avrebbe dovuto prendersi questa responsabilità, venire oggi in Aula e, quantomeno, ascoltare quanto il Parlamento avrebbe da dire nei suoi confronti, oggi.

Poi c'è il secondo problema, che è un problema economico, finanziario, di un'Europa, Vice Ministro, che sta stringendo attorno al nostro Paese un cappio sempre più stretto. Infatti, è del tutto evidente che, se, oggi, in Polonia e in Romania un lavoratore costa il 40, 50, 60 per cento in meno, se, oggi, il costo del lavoro è del 70 per cento inferiore ad altri Paesi come l'Italia, è altrettanto chiaro che oramai si delocalizza non più dall'altra parte del mondo, ma ad un'ora e un quarto di aereo dal nostro Paese. Ed è qui che il nostro impegno, di Fratelli d'Italia, deve farsi sentire in seno a questa mozione, forte ed importante, in termini di mandato al Governo.

In estrema sintesi, dovete andare in Europa e battere i pugni sul tavolo rispetto ad una tassazione europea che sia omogenea in tutta l'Europa! Vede, Vice Ministro - lo ricordavo in discussione generale -, io vengo dal Friuli-Venezia Giulia; se faccio 25 minuti di auto, in Slovenia la tassazione unica sui redditi delle imprese è al 19 per cento, in Italia è 3-4 volte tanto. Allora, questa non è un'Europa giusta, non è un'Europa solidale nei confronti dei nostri imprenditori e, soprattutto, inizia ad essere un'Europa complice di multinazionali, che, più che guardare quello che i loro lavoratori, i loro dipendenti hanno fatto anche in termini di crescita in seno alle proprie aziende, guarda, più che altro, agli investitori internazionali, mandando per strada e a casa migliaia di persone. Dietro ad ogni posto di lavoro ci sono un padre, una madre, una nonna, un nonno e figli. Quindi, questo è un indotto che, evidentemente, va a moltiplicarsi per 3 o per 4.

Dopodiché, permettetemi, colleghi, io capisco la gioia - condivisa dal nostro gruppo - di fare una mozione unica, però ricordo che alcuni passaggi parlamentari hanno, come firma, un nome ed un cognome: i licenziamenti collettivi li ha votati Matteo Renzi con il suo Governo! Non li ha votati, sicuramente, questa parte dell'Aula! E, chiaramente, con i licenziamenti collettivi, andiamo a dare una sponda a queste multinazionali, per poter mandare a casa, in una notte, migliaia di persone.

I lavoratori di Whirlpool, Vice Ministro, sono prigionieri di proposte, sono prigionieri di promesse, sono prigionieri di intenti della politica. Però, oggi, la politica - lo rinnovo - deve mostrare i muscoli nei confronti di una multinazionale, che, dopo aver preso contributi pubblici, se ne va e, anzi, bellamente, ci dice che non si torna più indietro. Non decidono loro, rispetto ai soldi che la collettività ha dato loro, per mantenere il lavoro in Italia, se se ne vanno o non se vanno; decide la collettività. Quindi, decide la politica, quindi, decide il Parlamento e, quindi, in questo caso, decide e dovrebbe decidere il Governo.

Anche perché qui dentro ci facciamo sempre grandi chiacchierate - l'abbiamo fatto la scorsa settimana - anche, ad esempio, Presidente, sulla parità salariale tra uomo e donna. Ricordiamoci che oltre il 60 per cento delle lavoratrici di Whirlpool è di sesso femminile. Cosa andranno a fare queste persone? E ricordiamo non soltanto la Whirlpool; ricordiamo anche la Gkn di Firenze, la Gianetti Ruote, l'Embraco, che, guarda caso, stanno utilizzandolo stesso modus operandi di Whirlpool.

Allora, è ora di smetterla, è ora di finirla. Dovete cambiare il pessimo “decreto Dignità”, che va a chiedere i soldi indietro soltanto alle aziende che vanno a delocalizzare in India (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ebbene, queste persone, che si sono un po' svegliate, non vanno più a delocalizzare in India! Vanno a delocalizzare in Polonia, là dove noi non possiamo chiedere più nulla indietro. Cambiate questa norma. Penso sia una norma di assoluto buon senso.

Allora, servirebbe stare vicino, tra l'altro - e lo prendo come spunto, l'ho letto stamattina -, anche ai nostri sindaci, anche ai sindaci di qualsiasi bandiera, di qualsiasi colore politico facciano parte. Oggi, un sindaco, che, mi pare, risiede e decide nel territorio dove ci sarà una probabile delocalizzazione, ha fatto una cosa molto semplice: ha fatto un'ordinanza per cui, da quella fabbrica e in quella fabbrica, non si muove e non si sposta più niente. Quindi, onore a questo sindaco, che ha preservato, evidentemente, il lavoro.

Concludo. Vice Ministro, l'azienda Whirlpool, nel 2020, ha fatturato 19,5 miliardi: il margine operativo di questa azienda è del 9,1 per cento, con un margine operativo previsionale rispetto a quest'anno del 10,7 per cento; probabilmente, il 99 per cento dei nostri imprenditori in Italia si bacerebbe i gomiti per avere la metà di questo margine operativo.

Dietro ogni posto di lavoro c'è una famiglia. Noi siamo sempre stati - e chiudo - dalla stessa parte. Serve investire in formazione, serve investire sui dipendenti, serve investire in tutto quello che, finora, purtroppo, non abbiamo fatto, serve a preservare Whirlpool, perché Whirlpool, oramai, ad oggi, è il simbolo di un'Italia che se ne sta andando. E una volta che se ne va, Vice Ministro, lei lo sa meglio di me, non ritornerà più a creare benessere e lavoro nel nostro Paese. Lei, oggi, ha un mandato forte, lo utilizzi e lo utilizzi bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Whirlpool è una vicenda emblematica, oserei dire plasticamente rappresentativa della criticità, della debolezza del nostro Paese sul fronte delle politiche industriali. Proviamo a vedere cosa è accaduto, in questi anni, negli ultimi anni; e lo dico perché capire cosa sia accaduto proprio in quella vicenda, può servire a fare tutt'altro, a fare l'esatto contrario.

Ancora fino a pochi mesi fa, oscillavamo tra posizioni iperstataliste - ho sentito riecheggiare anche: ma no, facciamo in modo che sia lo Stato a produrre lavatrici -, disattenzioni e menefreghismo. Ma a qualcuno è capitato di occuparsi di questa vicenda, quando questa vicenda era in nuce, quando questa criticità appena si appalesava, quando questa difficoltà ai tecnici appariva, ma era lontana dalle ribalte della comunicazione? Possiamo mai credere che il lavoro si garantisca con proclami talvolta e minacce talaltra? Peggio: statalizzazione da una parte e sospensione delle regole e dei principi giuridici dall'altra. Non è questo il modo per rendere il nostro Paese più accogliente ad imprenditori ed imprese capaci di generare ed alimentare il lavoro sui nostri territori. Registro una incline avversione al mercato, anche a quel mercato che noi auspichiamo sia solidale e produttivo. Le regole prima di ogni altra cosa, e queste, quelle che noi vogliamo provare a disegnare.

Vorrei ricordare in quest'Aula che la regione prima, ma anche il Governo negli anni scorsi, hanno dato vita ad una rincorsa continua, in un caravanserraglio di annunci: annunci sempre straordinariamente roboanti, rassicuranti, dimentichi che, dietro ogni promessa, vi erano i sacrifici, vi erano le competenze di lavoratori e lavoratrici, troppo facilmente illusi dalle passerelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) del pansindacalismo peloso e controproducente: certo, quello del Ministero dello Sviluppo economico e dei tavoli convocati senza un lavoro propedeutico, senza un'azione coordinata, senza la tessitura silenziosa, operosa e proficua di un management istituzionale adeguato. Abbiamo assistito a questo nel passato. Insomma, centinaia di famiglie rovesciate d'un colpo, nel disagio, in una realtà dalle scarse alternative legali; una regione pronta a dichiarazioni di principio, convinta che l'appetibilità di un territorio, di un'area, si misuri con qualche spicciolo in più. Spieghiamo alla regione Campania - e proviamo a farlo anche da questa ribalta - che le politiche industriali servono a prevenire queste drammatiche criticità e a costruire percorsi condivisi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) di reindustrializzazione, di formazione e di accompagnamento verso la meritata pensione per quei lavoratori più anziani.

Non dobbiamo provare forse a sostenere a prescindere la tutela di ogni esistenza; piuttosto dobbiamo provare a sostenere e ad alimentare il lavoro. Alimentare il lavoro, non il parassitismo: è la stessa differenza che corre tra il reddito di cittadinanza e le politiche attive per il lavoro. Il Governo, con la sua autorevolezza, oggi finalmente può mettere in campo credibilità per costruire condizioni capaci di generare lavoro, lavoro quello vero, prosperità, ricchezza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi vogliamo tutelare la dignità di ogni lavoratrice e di ogni lavoratore, ma tutelare quella dignità perché in grado di esprimere le proprie competenze, le proprie capacità, il proprio ingegno. Questo è il lavoro che ci va di difendere. Regole chiare per chi investe nel nostro Paese, ma evitiamo anche di alimentare l'idea che siamo un Paese dove prevale l'assistenzialismo, dove prevale il solidarismo e basta. A pochi chilometri dallo stabilimento della Whirlpool c'è un luogo di accademia e di ricerca dove le nostre ragazze, i nostri giovani ingegneri hanno dato vita ad un'esperienza di ricerca, di formazione, di accademia, di ricerca, di lavoro, di lavoro unico nel suo genere. Parlo di San Giovanni e dell'Academy universitaria. Questo è il lavoro che ci piace difendere ed alimentare: giovani che mettono a frutto conoscenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), fantasia, capacità. Altro che divano e popcorn, altro che bamboccioni e figli di mamma! Finalmente, però, c'è un Governo che rimette al centro dell'iniziativa politica il merito, lo studio; questo è il modo migliore per attrarre nuovi investimenti, e quindi difendere quelli in difficoltà. Non servono 20 milioni della regione messi sul piatto in chiave mercantile; serve prospettiva industriale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), serve mercato e, soprattutto, un ambiente capace di rassicurare investitori e investimenti. Whirlpool diventi una bandiera del riscatto e delle attenzioni, si inverta la declinazione stantia del lavoro che non c'è, delle proteste conseguenti e dei cortei, per passare alle attenzioni delle istituzioni; ed il Governo nazionale indichi con chiarezza la strada anche alle incerte amministrazioni regionali e comunali. Sentano, sentano davvero le lavoratrici e i lavoratori della Whirlpool che noi di Forza Italia ci siamo, che lo Stato c'è. Siamo a fianco di ognuna di quelle famiglie per sostenere l'impegno, ma, ancor di più, a quanti il lavoro lo alimentano con il coraggio di investire nel Mezzogiorno e a Napoli, terra difficile e meravigliosa. Per questa ragione abbiamo aderito ad una mozione unitaria che ci pone tutti insieme dalla stessa parte, dalla parte della modernità e, soprattutto, dalla parte del lavoro vero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Whirlpool Corporation è una multinazionale statunitense leader mondiale nella produzione e commercializzazione di grandi elettrodomestici, con un fatturato di circa 20 miliardi di dollari nel 2020 e 80 mila persone occupate. In Italia questa multinazionale ha sei stabilimenti. Nell'ottobre 2018, con la presentazione del piano industriale per il triennio 2019-2021, Whirlpool aveva preso l'impegno - lo ricordiamo anche a chi è intervenuto prima - non con le amministrazioni locali, ma con l'allora Governo Conte per il mantenimento degli stabilimenti e del personale impiegato in Italia. Il piano prevedeva la centralità del nostro Paese, la conferma del mantenimento di tutte le fabbriche in Italia, seguendo la logica della specializzazione dei siti, anche attraverso il reshoring di produzioni dall'estero. Gli investimenti previsti erano pari a 250 milioni di euro circa, di cui 17 milioni per investimenti proprio nel sito di Napoli, con la missione di produrre lavatrici di alta gamma. Nonostante questi impegni, però, il 31 maggio 2019 l'azienda ha comunicato alle organizzazioni sindacali e al Governo la volontà di dismettere il sito di Napoli e il conseguente avvio del licenziamento di circa 350 lavoratori. Pochi giorni fa abbiamo appreso la volontà di andare avanti lungo questa strada e l'avvio della procedura di licenziamento per i lavoratori di Napoli. Per quanto ci riguarda - lo ribadiamo ancora una volta oggi - tale decisione appare per noi del tutto ingiustificata e irragionevole e lo diciamo con chiarezza e con forza. Dai dati globali, il settore dell'industria di Whirlpool è tra i più favorevoli perché il mercato degli elettrodomestici è in forte miglioramento e ha generato un aumento dei volumi produttivi dell'azienda che, in alcuni stabilimenti, ha dovuto anche assumere numerosi interinali per soddisfare la domanda di mercato. Ma questa decisione appare grave, gravissima anche e soprattutto per le modalità con le quali è intervenuta. Come sistema Paese, dobbiamo sentirci e ci sentiamo tutti traditi, ci sentiamo tutti toccati e presi in giro da Whirlpool, perché Whirlpool ha beneficiato, dal 2014 ad oggi, di ben 27 milioni di fondi pubblici. Whirlpool aveva assunto un impegno col Governo italiano e noi pretendiamo che gli impegni e gli accordi assunti con il Governo italiano e con lo Stato italiano vengano onorati e rispettati. Chiediamo rispetto per l'intero Paese. Questo è quello che stiamo chiedendo oggi, presentando e firmando, insieme agli altri colleghi, questa mozione. Siamo indignati per il comportamento dell'azienda e siamo anche profondamente preoccupati. La dismissione del sito industriale di Napoli ha un impatto fortissimo per l'intero Mezzogiorno, non solo per l'intera città che è già attraversata, come il resto del Paese, da una grave crisi economica e sociale legata alla pandemia. La chiusura dello stabilimento di Napoli porta con sé, come conseguenza, la cancellazione di quasi mille occupati, tra lavoratori diretti e indiretti, e aumenta inoltre il rischio concreto di un disimpegno del gruppo in tutta l'Italia. Lo scorso 30 giugno, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto-legge per introdurre misure urgenti in materia fiscale, di tutela del lavoro e di sostegno alle imprese. Questo decreto stabilisce - come è stato ricordato - che le imprese che non possano più fruire della cassa integrazione guadagni straordinaria possano farlo comunque in deroga per 13 settimane, fino al 31 dicembre di quest'anno, senza contributo addizionale e, qualora se ne avvalgano, con conseguente divieto di licenziamento. La prima richiesta che facciamo al Governo è questa: porti avanti e ottenga la trasformazione delle lettere di licenziamento in proroga della cassa integrazione per 13 settimane, così da avere il tempo di individuare una soluzione necessaria al rilancio e al mantenimento dei livelli occupazionali del sito di Napoli, favorendo la ricerca di una soluzione industriale che metta in sicurezza il futuro lavorativo di centinaia di famiglie. Il licenziamento dei 355 lavoratori dell'azienda avrebbe un impatto sociale devastante per Napoli, per la Campania e per tutto il Mezzogiorno, oltre che ripercussioni evidenti per l'intero Paese. Noi ricordiamo che nel PNRR abbiamo lottato, come democratici, perché fosse riservato almeno il 40 per cento delle risorse a programmi di investimento e sviluppo nel Mezzogiorno d'Italia, dagli investimenti nelle infrastrutture di trasporto a quelle digitali, dalla scuola alle strutture mediche, dai progetti di cura del territorio a quelli rivolti alla sostenibilità ambientale delle nostre comunità. L'obiettivo che abbiamo in testa è quello di garantire pari opportunità, diritti e tutele a chi nasce, vive e lavora in ogni area del Paese. Questo è il lavoro che abbiamo fatto, lavorando alla presentazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e in questa prospettiva proprio nelle scorse ore - lo ricordiamo anche qui, con un pizzico di orgoglio, e rivendichiamo questo lavoro - abbiamo salvato 4,6 miliardi di euro per le infrastrutture nel Sud, nelle aree interne e nelle aree montane, facendo approvare un emendamento, a prima firma PD, che mantiene il principio sacrosanto della perequazione infrastrutturale in Italia, così come previsto dalla scorsa legge di bilancio. Siamo riusciti a salvare la previsione di un fondo decennale aggiuntivo, appunto pari a 4,6 miliardi di euro, destinato al Mezzogiorno, alle aree interne e alle aree montane, una soluzione indispensabile ad evitare che si aggravino squilibri già esistenti e necessaria perché si lavori invece concretamente per eliminare divari e distanze territoriali, riducendo i gap infrastrutturali ancora esistenti nel Paese. Questo risultato si affianca, inoltre, a quello che abbiamo ottenuto, proprio nella scorsa legge di bilancio, sulla defiscalizzazione delle nuove attività economiche in area ZES, nelle Zone economiche speciali. Dal 1° gennaio di quest'anno - lo ricordiamo - ogni nuova attività industriale, commerciale e direzionale beneficia di una fiscalità di vantaggio tra le più attrattive d'Europa: Ires dimezzata per i 6 successivi periodi di imposta, a condizione che le aziende che creano nuove attività mantengano inalterati i livelli occupazionali e non delocalizzino la sede nei dieci anni seguenti. I democratici, noi democratici siamo dunque in prima linea, da tempo, nelle battaglie per il rilancio del Mezzogiorno del Paese, consapevoli che se non riparte il Sud non riparte l'Italia.

È evidente però che la ripartenza del Sud e dell'Italia non può avvenire con il licenziamento di centinaia di lavoratori, che alimenterebbero invece gravemente l'emergenza sociale, in un contesto caratterizzato da un tessuto produttivo già estremamente fragile. Il caso in esame risulta però emblematico anche da un altro punto di vista, troppo spesso eluso: l'Italia deve rafforzare necessariamente il suo carattere attrattivo per gli investimenti delle imprese che, anche nei settori di ripresa e aumento dei profitti, preferiscono purtroppo chiudere o delocalizzare le proprie produzioni. È chiaro quindi che il problema non può considerarsi circoscritto al solo sito della Whirlpool di Napoli, ma impone la messa in campo di una strategia industriale più ampia, a lungo termine, in tutto il Paese, che punti a rimettere al centro soprattutto il settore manifatturiero. Noi, come Democratici, manifestiamo la nostra piena e completa vicinanza a tutti i lavoratori delle tante aziende che, in queste ore, hanno inviato purtroppo lettere di licenziamento a centinaia e centinaia di lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali): sono 1.500 dal Nord al Sud del Paese, colpiti da licenziamenti improvvisi, ingiustificati e irragionevoli nel nostro Paese. Siamo al fianco di quelle donne e di quegli uomini che meritano di veder rispettato il diritto al lavoro: sono la Gianetti Ruote di Ceriano Laghetto, la Timken, la GKN, l'Electrolux, la Bekaert, l'ABB di Marostica, tutte multinazionali che stanno chiudendo i battenti, mettendo a rischio il destino di circa 1.500 lavoratori da Nord a Sud del Paese. A tutte queste aziende chiediamo di fermarsi e di scommettere invece sull'Italia: scommettete sul nostro Paese! In questo contesto, allora, così difficile, invitiamo il Governo a uno sforzo chiaro e ulteriore anche sul caso Whirlpool in esame, così come su tutti gli altri casi e le altre vicende che, in queste ore, sono all'attenzione del Governo. Anzitutto, è indispensabile proseguire l'interlocuzione diretta con la Whirlpool, adottando tutte le iniziative opportune per ridefinire il progetto di organizzazione già avviato con il precedente piano industriale, confermando la centralità dell'Italia per il settore elettrodomestici. Poi è necessario fare ogni tentativo per la salvaguardia del perimetro dei livelli occupazionali, scongiurando il rischio di una desertificazione industriale e occupazionale di questo sito, di Napoli, della Campania e di tutto il Mezzogiorno. In questa prospettiva - è giusto -, invitiamo l'Esecutivo a impegnarsi a ricercare, a valutare e a sostenere ogni ulteriore progetto industriale per la rigenerazione economica e produttiva dello stabilimento di Napoli e chiediamo ovviamente, nel frattempo, al Governo che si attivi anche per assicurare adeguate forme di sostegno al reddito di tutti i dipendenti dello stesso stabilimento, garantendo anche, nel caso, percorsi di riqualificazione professionale e ricollocazione.

Dopodiché, crediamo sia doveroso aprire una grande riflessione del Paese su quali strumenti sia più giusto mettere in campo per attrarre investimenti in Italia e per contrastare con forza le delocalizzazioni selvagge, soprattutto con riferimento alle multinazionali che hanno beneficiato e beneficiano di milioni di fondi pubblici nel nostro Paese. Dobbiamo attivare strumenti forti ed efficaci, misure concrete per evitare la fuga delle aziende e la chiusura improvvisa, irragionevole e immotivata, sempre più frequente, di stabilimenti industriali nei nostri territori, valutando anche azioni volte a rivedere le scelte strategiche di rilancio della politica industriale italiana e comunitaria. Sarà decisivo, sul punto, attivarsi con determinazione, anzitutto in sede europea, per adottare misure volte a contrastare le politiche di dumping sociale, salariale e fiscale. Non sono più tollerabili pratiche di concorrenza sleale all'interno dei confini europei. Questa è una battaglia che invitiamo il Governo a fare, con forza, nelle prossime ore; è una battaglia decisiva perché dobbiamo porre fine al far west industriale e occupazionale in Europa. Questa è la sfida decisiva da affrontare insieme e da affrontare ora.

Facciamo di Whirlpool una grande questione nazionale! Facciamo tutto quanto necessario per far rispettare il nostro Paese ed evitare una chiusura simbolica, che avrebbe un impatto sociale davvero disastroso non solo nel Mezzogiorno, ma in tutto il territorio nazionale! Il Governo si attivi subito, si attivi ora e si attivi con forza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, ovviamente esprimiamo, all'inizio di questo intervento, la massima solidarietà a tutti i lavoratori diretti della Whirlpool, a tutti i lavoratori dell'indotto, a tutte le famiglie e a tutte le persone che, in questo momento, sono in una situazione di grave sofferenza. Ovviamente concordo con i colleghi, ribadisco e non ripeto le cose che i colleghi hanno già anticipato nei loro interventi, dicendo che ovviamente, in questo momento, la priorità è quella di risolvere l'emergenza, o in modo industriale, o comunque assistendo in maniera adeguata le famiglie dei lavoratori coinvolti. In questo senso, sappiamo che il Ministero competente e il Ministro Giorgetti si stanno comunque attivando, da tempo. La Lega sulla questione Whirpool ha già fatto in passato, nel recente passato, molti interventi, interrogazioni e mozioni, e, quindi, è ben presente rispetto al problema.

Ricordo peraltro, come qualcuno ha fatto, che già nel 2018 in realtà al Mise, con l'allora Ministro Di Maio, la questione sembrava avviata sulla buona strada. Poi, c'è stato sostanzialmente un nulla di fatto e il Ministro stesso non ha dato seguito alle cose che aveva detto in quel periodo ed è intervenuto forse in altro modo. Oggi la regione Campania ha più redditi di cittadinanza di tutte le regioni del Nord messe insieme, pur avendo queste regioni 5 volte più abitanti. Capiamo, da una parte, la necessità di intervenire in queste situazioni, però è evidente che la strada dell'assistenzialismo non è la strada da perseguire in questi casi.

Ovviamente, bisogna chiedere all'azienda un piano industriale adeguato, come il Ministro Giorgetti sta facendo. Sicuramente bisogna che le imprese che arrivano da altri Paesi e che nel nostro Paese hanno sussidi di livello sicuramente adeguato, rispettino poi i patti e, nel caso in cui non dovessero farlo, ovviamente rispondano di questo comportamento. Queste sono cose di principio assolutamente giuste, che non ripeto, siccome sono già state dette, ma che non risolvono il problema. Non è questo il modo di affrontare le situazioni, ossia solo quando arriva il momento dell'emergenza e solo lamentandoci del cattivo comportamento di altri. Forse dovremmo chiederci, noi, che cosa stiamo facendo in questo momento per rendere attrattivo il Paese e per fare in modo che non ci sia la necessità di aziende che arrivano da altri Paesi a sostituire quello che invece dovremmo fare noi e che banalmente, per tanti decenni, abbiamo assolutamente fatto.

Dunque questa, devo dire, è un'occasione quasi irripetibile. Paradossalmente, la pandemia, con tutti i problemi di carattere sanitario che ha comportato, con le moltissime famiglie che, purtroppo, hanno avuto persone scomparse in questa situazione e con i danni economici enormi che ha creato nel nostro Paese e in tutto il resto del mondo, in questo momento, invece, è una grande opportunità, da una parte per quella ripresa che c'è e che è inevitabile, dopo un periodo così lungo di blocco e, dall'altra, per alcune questioni che invece a molte aziende, che forse fino ad oggi avevano visto le cose con occhi diversi, ha fatto capire. In particolare, mi riferisco alla questione generale della catena logistica del valore, ossia a tutte quelle imprese che, solo per qualche centesimo in meno al pezzo, hanno delocalizzato, che sono andate soprattutto nei Paesi del Sud-Est asiatico pensando di trovare chissà quali vantaggi, che effettivamente per un po' di tempo hanno di fatto trovato, ma che in questo momento stanno pagando duramente, con aumenti improvvisi dei prezzi, con forniture di materie prime, semilavorati e componenti che non arrivano, con tutti i problemi logistici che, comunque, una catena produttiva così lunga - con tutti i problemi in mezzo: i trasporti navali, di cui abbiamo visto i problemi relativi al Canale di Suez, e tutto quello che può succedere - ha comportato. Quindi, è un momento, paradossalmente, di grande possibilità di ripensamento su tutte queste questioni.

Pensiamo anche alle altre situazioni che sono state richiamate in quest'Aula, che parallelamente a Whirlpool, si stanno presentando in questo Paese. Ci siamo riferiti alla GKN, alla Gianetti, ad altre aziende soprattutto nel settore dell'automotive. Ecco, qui ricordiamo una cosa molto semplice: in questo momento l'automotive non ha alcun motivo di avere meno necessità di componentistica o di semilavorati in questo caso italiani, perché le auto comunque si sono vendute un po' meno l'anno scorso e il mercato si sta riprendendo adesso. Comunque, le auto elettriche, della transizione ecologica hanno componenti, banalmente come le ruote o altre componenti, che vengono realizzate in Italia e che auto a combustione interna o elettriche continuano comunque ad usare. La differenza è data da altre situazioni. Noi in questo momento, per le note vicende che, dagli anni Settanta a oggi, hanno avuto i maggiori gruppi automobilistici italiani, abbiamo una produzione nazionale che dai quasi 2 milioni degli anni migliori è calata a poco più di mezzo milione, mentre la Germania continua a fare 4-5 milioni di auto l'anno. È evidente che se un'azienda di proprietà tedesca ha qualche problema e decide di trasferire una fabbrica non in Vietnam o in Cambogia - con tutto il rispetto per queste Nazioni e per le loro popolazioni -, ma nella Germania stessa, perché è più vicina a dove le ruote o le componenti dell'automotive vengono utilizzate, dal nostro punto di vista è una cosa scorretta, ma dal loro punto di vista è una scelta industriale assolutamente giustificata.

Quindi, anche in questo senso, facciamo qualche riflessione su come, negli ultimi anni, abbiamo trattato tutto quello che era inerente alle attività industriali. Allo stesso modo, chiediamoci perché moltissime delle nostre aziende sono finite in mani straniere che sono, qualche volta, multinazionali industriali che, però, fanno i ragionamenti che ho appena citato per quanto riguarda quella tedesca e che, altre volte, sono semplicemente fondi di investimento che vanno a vedere quanto spendono e quanto guadagnano e, quando il guadagno non è più adeguato a quanto spendono, come ritorno rispetto al capitale investito, semplicemente chiudono da una parte e vanno da un'altra. Questo è sbagliato? Certo che è sbagliato, è sbagliato dal nostro punto di vista. Tuttavia, dobbiamo anche chiederci perché ci siamo messi in queste condizioni, perché possiamo essere ricattati da queste aziende che vengono nel nostro Paese, prendono il meglio del Paese stesso e, quando non serve più, se ne vanno.

Nella mozione, nell'introduzione, è citata la Whirlpool nata nel 1950. Ecco, cinque o sei anni prima, in provincia di Varese, da una famiglia di milanesi sfollati durante il periodo di guerra nasceva, invece, l'Ignis, nel 1945-1946, che è stata, poi, l'azienda che, passando attraverso altre acquisizioni, è la Whirlpool di oggi. Quella piccola azienda, nata in provincia di Varese, ha fatto stabilimenti a Varese, ha fatto stabilimenti a Siena, ha fatto stabilimenti a Trento, ha fatto stabilimenti a Napoli perché c'era l'imprenditore italiano, c'era la famiglia italiana che, oltre ad avere la passione del lavoro e dell'industria, aveva, comunque, anche la volontà di fare queste cose nel proprio Paese, con tutto quello che questo comporta. Quando abbiamo finito quell'era di imprenditori italiani, di famiglie italiane, di aziende, comunque, “baricentrate” nel nostro territorio sono iniziati i problemi che oggi cominciamo a vedere.

L'altra questione è quella relativa al PNRR, da tutti citato. Anche questa è una grande occasione ma stiamo attenti a non sprecare anche questa. Uno dei cavalli di battaglia è quello della transizione energetica, per esempio - una delle cose più evidenti - il discorso dell'installazione di 70 gigawatt di energia solare da qui al 2026. A parte che bisognerebbe, forse, spiegare a chi non ha mai fatto il consigliere comunale che il 2026 è dopodomani e, se si deve fare qualcosa di nuovo veramente importante, sarà difficile avere l'inizio della VAS per il 2026. Quindi, se non si fanno parallelamente riforme nella giustizia e nelle altre cose, ma anche nell'amministrazione pubblica, tutte ciò di cui parliamo sono semplicemente sogni nel cassetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Detto questo, 70 gigawatt - faccio cifre tonde così ci intendiamo subito – vogliono dire 70 milioni di chilowattora. Siccome ci vogliono, più o meno, 10 metri quadri per chilowattora, vuol dire 700 milioni di metri quadri di pannelli solari installati. Sapete, in Italia, quanti ne facciamo? Praticamente zero. Dove andremo a prenderli? Dove li fanno: in Cina, se ce li daranno e se ce li daranno al prezzo che abbiamo visto negli ultimi anni. Al prezzo odierno, sarebbero 70 miliardi che noi dovremo restituire, che andranno a finire nelle casse dello Stato cinese o delle industrie statali cinesi. Se pensiamo di portarci a casa 200 miliardi da regalare, per due terzi, a economie terze e che, poi, noi e i nostri figli dovranno - dovremo - restituire, qualche riflessione facciamola. Queste sono le nuove filiere industriali che dobbiamo perseguire.

Chiaramente, bisogna cercare di mantenere tutto quello che abbiamo di buono e, sicuramente, tra questo, l'industria del bianco e quella dell'elettrodomestico sono tradizionalmente settori in cui siamo stati e siamo ancora molto bravi. Però, c'è una serie di altre cose da fare. Le gigafactory che serviranno per la transizione energetica - quindi, quelle che faranno i pannelli fotovoltaici, quelle che dovranno realizzare le batterie - sono, al momento, previste in Germania, forse in Francia, sicuramente nel nostro Paese. Quindi, massima solidarietà a chi sta perdendo il posto di lavoro ma noi, come legislatori, come rappresentanti del popolo dovremmo, quantomeno, indirizzare nella direzione giusta l'industria del futuro perché possa sfruttare queste nuove opportunità che, semplicemente, si possono aggiungere a quelle che abbiamo.

Ci sono molte altre cose su cui bisognerebbe fare considerazioni particolarmente rilevanti riguardo al discorso della tassazione. Per uno straniero è difficile capire che, in Italia, ci sono tasse che si pagano su utili che non esistono, che ci sono doppi bilanci, perché bisogna farli uno in un modo e uno in un altro, che abbiamo introdotto, da due anni e mezzo, la fatturazione elettronica con costi e disagi per gli imprenditori e, dopo due anni, facciamo ancora i bilanci di carta e tutto quello che lo Stato conosce già ogni impresa, trimestralmente, lo deve riportare allo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, va bene tutto, però… Chiudo annunciando, ovviamente, il nostro voto favorevole come Lega-Salvini Premier alla mozione e la solidarietà a tutti i lavoratori e alle loro famiglie. Però, diamoci veramente una mossa, altrimenti di casi Whirlpool nel prossimo futuro ne avremo, questi sì, in quantità industriale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA TERZONI (M5S). Grazie, Presidente. Grazie a tutti i gruppi parlamentari che si sono uniti nel presentare una mozione unica; questo è un segnale molto importante, che il Governo deve prendere in considerazione.

La prima volta che ho parlato del caso Whirlpool è stato nel luglio del 2014, proprio in quest'Aula; è stato sette anni fa. Il caso Whirlpool, infatti, è iniziato, purtroppo, nella mia città, a Fabriano, a seguito dell'acquisizione della Indesit da parte di questa multinazionale americana. Ricordo ancora oggi i motti di trionfo dell'allora Premier Renzi, che si vantò che la cessione dalla Indesit alla Whirlpool era proprio avvenuta grazie al suo immenso lavoro. E dichiarò: la considero un'operazione fantastica, ho parlato personalmente con gli americani a Palazzo Chigi. Ma, per chi conosce il settore e il mondo industriale, principalmente, i campanelli di allarme, in realtà, si sono accesi immediatamente perché questa azienda già aveva altre sedi in Italia e sappiamo benissimo tutti che i doppioni non piacciono alle multinazionali. Di fatto, da Nord a Sud dello Stivale sono iniziati i problemi degli stabilimenti ex Indesit e non solo: dal Piemonte alle Marche, passando per la Toscana, fino alla Campania dove, ancora oggi, a Napoli, ci sono enormi problemi. Sette anni fa parlavamo di 1.350 esuberi; oggi abbiamo ancora 355 lavoratori nel polo di Napoli che sono sull'orlo del licenziamento. I numeri, logicamente, da sette anni ad oggi si sono ridotti, tra buonuscite, pensionamenti, stabilimenti chiusi, piani industriali ed accordi ministeriali - lo sottolineo - non rispettati. Multinazionali che puntano solo al profitto, al massimo profitto, senza considerare che hanno invece in mano la vita di intere famiglie.

Ora faccio un piccolo focus sul sito di Napoli, perché in questo momento è quello che ha in mano la situazione più tragica. Il 1° novembre scorso, la multinazionale americana ha cessato la produzione del sito di Napoli, decidendo di erogare gli stipendi fino al 31 dicembre per tutti i 355 lavoratori. La chiusura del sito produttivo era stata già annunciata precedentemente e così la multinazionale ha disatteso gli impegni assunti il 25 ottobre 2018, nell'ambito dell'accordo tra i sindacati e l'Esecutivo. In questo caso, cioè, ha disatteso il piano industriale che prevedeva anche investimenti pari a 250 milioni di euro e, tra l'altro, anche il rientro di alcune linee produttive in Italia. Siamo arrivati ad oggi senza licenziamenti grazie alle misure prese, un anno fa, dal Governo Conte sul blocco dei licenziamenti, da evitare durante la pandemia di COVID-19, una pandemia che, quindi, grazie a questo blocco, ha evitato una crisi sociale. Una misura che, però, a marzo del 2021, è stata, sì, prolungata al 30 giugno dal nuovo Esecutivo Draghi ma, appunto, solo fino al 30 giugno, purtroppo. Per noi, una proroga che avrebbe dovuto essere ancora estesa. Per fortuna, c'è stata una modifica al “decreto Sostegni-bis” che ha previsto la possibilità di ottenere ulteriori 13 settimane di cassa integrazione, 13 settimane che, in realtà, sono importantissime in questa fase, proprio per avviare una più profonda interlocuzione tra il Ministero e l'azienda. Purtroppo, la Whirlpool, come già sappiamo tutti, ha dichiarato che non vuole beneficiare di queste ulteriori 13 settimane e vuole proseguire con i licenziamenti. Bisogna fermare assolutamente questa volontà da parte dell'azienda: il profitto di pochi non deve pregiudicare la vita di molti. Lo sappiamo che spesso la politica, in questi casi, ha le mani legate e, di fronte a questi colossi, è ancora più difficile. Ma a queste multinazionali senza scrupoli, in qualche modo, bisogna mettere un freno. Come MoVimento 5 Stelle, crediamo, come abbiamo già fatto in passato, di mettere, di dotarsi degli strumenti per impedire che tutto questo avvenga, perché la Whirpool non è la prima ma non sarà neanche l'ultima fra le aziende, fra le grandi multinazionali, che vengono in Italia e poi se ne vanno lasciando il deserto dietro di loro. Sappiamo anche che non basta la cassa integrazione.

Occorre che il Governo metta a disposizione tutti gli strumenti a sua disposizione, affinché l'azienda faccia un passo indietro per garantire che quelle persone non perdano il lavoro incalzando e sollecitando l'azienda affinché si impegni anche a una diversificazione produttiva, soprattutto alle risorse stanziate per il potenziamento della cosiddetta economia green digitale, anche con il coinvolgimento delle istituzioni regionali e locali, in modo da ricercare e sostenere ogni ulteriore progetto industriale che possa offrire delle prospettive ai lavoratori e a tutte le famiglie.

Per questi motivi, sono condivisibili gli obiettivi della mozione finalizzata nel continuare il confronto con l'azienda, ma anche a valutare e sostenere, comunque, ogni altro progetto industriale per l'eventuale rigenerazione economica e produttiva dello stabilimento, che abbia come obiettivo prioritario la salvaguardia del sito produttivo di Napoli e il mantenimento degli attuali livelli occupazionali. Ricordo che, però, in ballo, purtroppo, non c'è solo Napoli. Il piano industriale di Whirlpool scade quest' anno, nel 2021; visto i precedenti, gli accordi e i piani che non ha rispettato bisogna, comunque, mantenere l'attenzione alta. Anche tutti gli altri lavoratori nei diversi siti in Italia sono, quindi, oggettivamente preoccupati della situazione che potrà di nuovo ritornare sul tavolo.

Ci sono stabilimenti in cui non sono state messe in campo le misure per dare lavoro ai dipendenti con ridotte capacità lavorative; ci sono circa 60 lavoratori che sono in queste condizioni, che sono in cassa integrazione e non hanno mai lavorato, ma anche qui la cassa integrazione sta finendo; ci sono stabilimenti e specialmente il settore impiegatizio che hanno già terminato gli ammortizzatori sociali e, pertanto, sono senza copertura di cassa integrazione. Per questo chiediamo di adottare tutte le iniziative opportune al fine di favorire la definizione di un nuovo progetto industriale, ma che questa volta sia rispettato e che confermi la centralità dell'Italia nel settore degli elettrodomestici nell'area Emea, che prevede investimenti e sviluppo per tutti i siti produttivi sul territorio nazionale a partire da quello di Napoli, con l'obiettivo di salvaguardare e incrementare i livelli occupazionali e le competenze di tutti i territori dove Whirlpool è presente, nell'interesse della stessa multinazionale, ma di tutto l'intero Paese. Servono adeguate forme di sostegno al reddito; garantire specifici percorsi di politica attiva del lavoro volte alla riqualificazione e al ricollocamento del personale.

Voglio ricordare al Governo qui presente che questi lavoratori non sono numeri, sono persone, sono famiglie, sono sogni che ancora non si sono realizzati; ricordate questo quando andrete ai tavoli di contrattazione. Concludo Presidente, dichiarando il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Solo per approfittare della presenza del Vice Ministro dello Sviluppo economico perché questa mozione è importante. Però, lo si diceva anche nell'ultimo intervento e in quelli che mi hanno preceduto, la tradizione italiana nel bianco non può essere dimenticata. Un po' di tempo fa abbiamo sentito parlare di ItalComp, una sorta di nucleo di produzione di compressori sia in Piemonte che in Veneto: è andato tutto per aria. Allora, quello che chiedo al Vice Ministro è - non so se sarà un'altra mozione - impegniamoci a difendere la produzione italiana perché non vorremmo dipendere dalla Cina (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) non solo per le mascherine, ma anche per i motori. È ora di finirla.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fornaro, Terzoni, Galli, De Luca, Paolo Russo, Rizzetto, Vitiello ed altri n. 1-00499 (Nuova formulazione), come da ultimo riformulata, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 76) (Applausi).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse fra tutti i gruppi, gli ulteriori punti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna si intendono rinviati alla prossima settimana.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di proposte di legge.

PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, delle seguenti proposte di legge, delle quali la sotto indicata Commissione, cui erano state assegnate in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:

alla III Commissione (Affari esteri):

Longo: “Istituzione della Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sull'emigrazione italiana nel mondo” (802);

Carè ed altri: “Istituzione di una Commissione parlamentare sull'emigrazione e sulla mobilità degli italiani nel mondo” (925);

Fitzgerald Nissoli ed altri: “Istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all'estero” (1129);

Ungaro: “Istituzione di una Commissione parlamentare sull'emigrazione e sulla mobilità degli italiani nel mondo” (2159);

Schirò ed altri: “Istituzione di una Commissione parlamentare sull'emigrazione e sulla mobilità degli italiani nel mondo” (2239);

Siragusa ed altri: “Istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all'estero” (2270);

Formentini ed altri: “Istituzione della Commissione parlamentare per la protezione e la valorizzazione geoeconomica dell'emigrazione italiana nel mondo” (2570).

(La Commissione ha elaborato un testo unificato).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (LEGA). Grazie, Presidente. Pochi giorni fa, le Sezioni Unite della Cassazione hanno emanato una pronuncia in cui hanno detto che il reato di stalking e il reato di omicidio aggravato dall'aggravante 5.1 dell'articolo 576 del Codice penale non possono essere messi in concorso, ma sono considerati un reato complesso. Cosa significa di fatto? Che se c'è un omicidio aggravato da 5.1, viene assorbito il reato di stalking. Ora, con tutto il rispetto per questa pronuncia, Presidente, io voglio che rimanga agli atti che questa non era esattamente la volontà del legislatore, perché quando noi scrivemmo la norma, nel 2009, creammo l'articolo 612-bis, cioè gli atti persecutori, e creammo anche l'aggravante del 5.1, non pensando, però, questa aggravante come assorbente della fattispecie del reato, ma come un'aggravante applicata a colui che commette l'atto. Cioè, in pratica, noi pensammo questa aggravante come applicata automaticamente solo per il fatto che la vittima è in una condizione di particolare fragilità. L'intento del legislatore, secondo la mia opinione, era di poter far andare in concorso il reato di stalking, il reato di omicidio e anche aggiungere l'aggravante. Con la pronuncia delle Sezioni unite, di fatto, le vittime saranno meno tutelate, perché è chiaro che l'aggravante da 5.1 verrà bilanciata con le attenuanti. Allora, dopo anni di conquiste da parte di noi donne – anche in questa sede parlamentare - di una tutela rafforzata, io credo che gli sforzi non vadano vanificati. Non la penso così solo io, ma molti giuristi, anche il procuratore generale in Cassazione, che è molto preoccupato anche per il reato di lesioni. Aspettiamo le motivazioni delle Sezioni riunite, ma, eventualmente, proponiamo nell'ordinamento un'aggravante per lo stalking che non sia bilanciabile. Io credo che, tra vittime e carnefici, il legislatore debba stare con le vittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

Pregherei i colleghi vicino alla collega Boldrini, cortesemente… Colleghi, colleghi!

Prego, onorevole Boldrini.

LAURA BOLDRINI (PD). Presidente, sostituisco la collega Quartapelle che avrebbe voluto fare questo intervento, ma purtroppo non è riuscita a venire in quest'Aula.

Vent'anni fa moriva Carlo Giuliani. Io penso che noi dovremmo riflettere su quanto accaduto in quell'occasione a Genova, su quello che ha significato per la nostra storia repubblicana. Purtroppo, Presidente, la chiarezza è stata fatta fino a un certo punto su quegli avvenimenti. Noi facciamo Commissione d'inchiesta per tante cose in questa Camera, a volte magari non ce n'è neanche bisogno, invece nulla abbiamo fatto per fare chiarezza su quell'evento.

Poi le cronache ce lo hanno raccontato, i film ci hanno documentato quei momenti, la scuola Diaz, quello che è accaduto. Ecco, scene non degne di un Paese democratico, una grande macchia sul nostro Paese. E anche in questo momento di bilancio dovremmo dircelo che ci sono delle ombre nella gestione di quell'evento; e non è mai tardi, signor Presidente, per andare fino in fondo e per capirci meglio.

Quindi, mi auguro che non ci sia una chiusura ideologica di questo Parlamento perché non è mai troppo tardi per conoscere la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. C'è un luogo che, pur rientrando nel perimetro dei confini nazionali, pare voglia diventare una repubblica a parte e voglia sospendere la legalità e finanche la civiltà. Difatti, nel cuore di Lamezia Terme, la seconda città più importante per estensione territoriale della Calabria, esiste uno dei campi rom più grandi, forse, del nostro continente; un luogo dove pare che la Costituzione repubblicana non abbia alcun valore. In questa sede si bruciano rifiuti altamente tossici, che vanno a ledere la vita dei cittadini che vivono intorno a quel campo. Questo campo rom, denominato Scordovillo, è un campo nel quale si perpetuano costantemente reati che mettono a repentaglio la salute dei cittadini lametini, e la cosa peggiore è che tutto ciò avviene a poche decine di metri di distanza da uno degli ospedali più importanti della provincia di Catanzaro, un ospedale che dovrebbe servire oltre 150 mila utenti.

Allora, signor Presidente, su questo ho presentato un'interrogazione parlamentare, alla quale auspico si possa dare una risposta nel più breve tempo possibile; giovedì ci sarà una riunione presso la prefettura di Catanzaro grazie al presidente Spirlì.

Auspico che il Governo, per la prima volta, possa smettere di fare letteratura, di fare filosofia, di fare demagogia su quel campo rom e possa intervenire perché ci sono dati, prove oggettive di reati che possono indurre solo e soltanto ad una cosa: lo sgombero immediato di quell'area. Il Governo intervenga e lo faccia nel più breve tempo possibile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 21 luglio 2021 - Ore 9:

1. Informativa urgente del Governo sui gravi fatti occorsi nella casa circondariale di Santa Maria Capua Vetere.

(ore 11, con votazioni non prima delle ore 14 e ore 16)

2. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. (C. 3146-A​)

Relatori: CALABRIA per la I Commissione; MORASSUT, per la VIII Commissione.

3. Assegnazione a Commissione in sede legislativa delle proposte di legge nn. 802, 925, 1129, 2159, 2239, 2270 e 2570 .

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,35.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 9 e 75 il deputato Morrone ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 21 e 22 il deputato Benamati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 30 e 32 il deputato Enrico Borghi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 45 il deputato Deidda ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 55 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale TU pdl 544 e abb.-A - em. 1.200 378 375 3 188 375 0 82 Appr.
2 Nominale articolo 1 381 380 1 191 375 5 82 Appr.
3 Nominale em. 2.100 390 388 2 195 388 0 82 Appr.
4 Nominale articolo 2 393 390 3 196 384 6 82 Appr.
5 Nominale em. 3.100 400 396 4 199 395 1 82 Appr.
6 Nominale em. 3.200 392 388 4 195 382 6 82 Appr.
7 Nominale em. 3.201 394 390 4 196 386 4 82 Appr.
8 Nominale em. 3.202 401 393 8 197 392 1 82 Appr.
9 Nominale articolo 3 396 394 2 198 386 8 82 Appr.
10 Nominale em. 4.200 410 400 10 201 400 0 81 Appr.
11 Nominale em. 4.201 409 401 8 201 401 0 81 Appr.
12 Nominale em. 4.210 413 408 5 205 402 6 81 Appr.
13 Nominale em. 4.202 409 400 9 201 399 1 81 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 4.104 rif. e 4.103 rif. 415 409 6 205 409 0 81 Appr.
15 Nominale em. 4.203 407 406 1 204 406 0 81 Appr.
16 Nominale em. 4.204 413 410 3 206 409 1 80 Appr.
17 Nominale em. 4.205 407 401 6 201 401 0 80 Appr.
18 Nominale em. 4.211 416 408 8 205 408 0 79 Appr.
19 Nominale em. 4.207 421 411 10 206 411 0 79 Appr.
20 Nominale articolo 4 417 415 2 208 407 8 79 Appr.
21 Nominale em. 5.200 427 415 12 208 415 0 79 Appr.
22 Nominale em. 5.201 424 413 11 207 413 0 79 Appr.
23 Nominale subem. 0.5.202.200 427 416 11 209 415 1 79 Appr.
24 Nominale em. 5.202 423 420 3 211 420 0 79 Appr.
25 Nominale em. 5.300 423 421 2 211 421 0 79 Appr.
26 Nominale em. 5.205 424 417 7 209 417 0 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 5.106 rif. 419 414 5 208 409 5 79 Appr.
28 Nominale articolo 5 426 423 3 212 415 8 79 Appr.
29 Nominale em. 6.300 423 411 12 206 411 0 79 Appr.
30 Nominale em. 6.200 418 406 12 204 406 0 79 Appr.
31 Nominale articolo 6 434 431 3 216 422 9 79 Appr.
32 Nominale em. 7.200 425 422 3 212 421 1 79 Appr.
33 Nominale subem. 0.7.201.200 427 423 4 212 422 1 79 Appr.
34 Nominale em. 7.201 417 407 10 204 406 1 79 Appr.
35 Nominale em. 7.300 424 413 11 207 411 2 79 Appr.
36 Nominale articolo 7 414 409 5 205 405 4 79 Appr.
37 Nominale em. 8.300 428 424 4 213 422 2 79 Appr.
38 Nominale articolo 8 425 424 1 213 415 9 79 Appr.
39 Nominale em. 9.300 429 418 11 210 416 2 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale em. 9.200 424 412 12 207 411 1 79 Appr.
41 Nominale articolo 9 436 431 5 216 423 8 79 Appr.
42 Nominale em. 10.200 425 413 12 207 411 2 79 Appr.
43 Nominale em. 10.201 421 410 11 206 408 2 79 Appr.
44 Nominale em. 10.202 416 406 10 204 405 1 79 Appr.
45 Nominale em. 10.300 425 417 8 209 415 2 79 Appr.
46 Nominale articolo 10 419 410 9 206 406 4 79 Appr.
47 Nominale em. 11.100 rif. 430 422 8 212 421 1 79 Appr.
48 Nominale em. 11.201 429 420 9 211 419 1 79 Appr.
49 Nominale em. 11.202 430 420 10 211 419 1 79 Appr.
50 Nominale em. 11.103 433 424 9 213 423 1 79 Appr.
51 Nominale em. 11.104 421 413 8 207 409 4 79 Appr.
52 Nominale em. 11.203 417 409 8 205 408 1 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale em. 11.204 419 410 9 206 409 1 79 Appr.
54 Nominale em. 11.300 432 424 8 213 423 1 79 Appr.
55 Nominale articolo 11 426 419 7 210 414 5 79 Appr.
56 Nominale em. 12.100 430 420 10 211 419 1 79 Appr.
57 Nominale em. 12.200 427 418 9 210 415 3 79 Appr.
58 Nominale em. 12.201 422 412 10 207 411 1 79 Appr.
59 Nominale em. 12.202 418 408 10 205 407 1 79 Appr.
60 Nominale em. 12.203 423 413 10 207 412 1 79 Appr.
61 Nominale articolo 12 422 420 2 211 413 7 79 Appr.
62 Nominale em. 13.200 433 424 9 213 421 3 79 Appr.
63 Nominale em. 13.201 411 402 9 202 401 1 79 Appr.
64 Nominale em. 13.202 428 418 10 210 416 2 79 Appr.
65 Nominale em. 13.300 419 409 10 205 407 2 79 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 76)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale articolo 13 432 425 7 213 420 5 79 Appr.
67 Nominale em. 14.210 436 426 10 214 423 3 79 Appr.
68 Nominale em. 14.200 426 415 11 208 414 1 79 Appr.
69 Nominale em. 14.201 422 410 12 206 409 1 79 Appr.
70 Nominale em. 14.300 423 412 11 207 411 1 79 Appr.
71 Nominale articolo 14 428 420 8 211 416 4 79 Appr.
72 Nominale em. 15.201 433 421 12 211 420 1 79 Appr.
73 Nominale articolo 15 428 421 7 211 414 7 79 Appr.
74 Nominale articolo 16 426 422 4 212 414 8 79 Appr.
75 Nominale TU pdl 544 e abb.-A - voto finale 420 416 4 209 409 7 77 Appr.
76 Nominale Moz. Fornaro e a. n.1-499 n.f. rif. 376 376 0 189 376 0 77 Appr.