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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 542 di venerdì 16 luglio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Bergamini, Claudio Borghi, Brescia, Castelli, Cavandoli, Cirielli, D'Uva, Fassino, Gregorio Fontana, Frusone, Giachetti, Iovino, Losacco, Maggioni, Mulè, Mura, Nardi, Occhiuto, Perantoni e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazione di determinazioni del Collegio dei deputati Questori.

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che, su decisione del Collegio dei deputati Questori, a decorrere dalla prossima settimana e sino alla conclusione dell'emergenza pandemica, sarà disattivato nel Transatlantico - in considerazione del suo impiego come parte integrante dell'Aula - il segnale sonoro utilizzato in prossimità delle votazioni dell'Assemblea, lasciando operante quello visivo. Saranno invece attivi nel Cortile d'onore sia il segnale sonoro sia quello visivo.

Discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Formentini ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di COVID-19 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus SARS-CoV-2 per evitarne la propagazione nel mondo (Doc. XXII, n. 42-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 42-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di COVID-19 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus SARS-CoV-2 per evitarne la propagazione nel mondo.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione generale è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 luglio 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 luglio 2021).

(Discussione sulle linee generali - Doc. XXII, n. 42-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni III (Affari esteri) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione affari esteri, deputato Paolo Formentini.

PAOLO FORMENTINI, Relatore per la III Commissione. Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, la proposta al nostro esame, di cui ho l'onore di essere il primo firmatario, cerca di dare risposte agli interrogativi e alle aspettative di vasti settori dell'opinione pubblica nazionale e internazionale, che, pur basandosi sul largo consenso scientifico circa il carattere naturale del virus COVID-19, valuta sia necessario indagare sull'eventuale apporto umano alla genesi dell'infezione, ipotizzando un incidente di laboratorio. In questa direzione, si sono espressi pubblicamente autorevoli scienziati. Penso, in particolare, a Luc Montagnier, premio Nobel per la medicina nel 2008, che ad avvio della pandemia non ha escluso la possibilità che abbia avuto luogo una manipolazione umana per via della presenza di sequenze genetiche del virus dell'HIV-1 nel genoma del SARS-CoV-2. Penso anche al professor Palù, presidente dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che nell'audizione svolta il 1° luglio scorso, dunque a più di un anno dall'avvio della pandemia, si è autorevolmente espresso su tale terreno, non escludendo dal campo l'ipotesi dell'errore di laboratorio.

Voglio anche citare qui le dichiarazioni della virologa cinese Li-Meng Yan, che nel suo Yan Report di metà settembre 2020 ha sostenuto l'opzione della produzione del virus in laboratorio, partendo da due Coronavirus di pipistrello identificati come i parenti più vicini del SARS-CoV-2. L'esigenza di fare chiarezza sulle origini della pandemia che tanto ha gravato sul nostro Paese in termini di vite umane, di sofferenze, di stress per il sistema sanitario e di pesantissime ripercussioni sul piano economico ed umano, con conseguenze di medio e lungo termine non del tutto prevedibili né quantificabili, è ormai diffusamente avvertita. Riteniamo che lo scenario internazionale renda oggi possibile esplorare vie di indagine prima precluse. Ci preme, in particolare, fare luce sulla condotta tenuta, nelle fasi iniziali della pandemia, da Paesi - e qui non si può fare a meno di evocare la Repubblica popolare cinese - in cui l'infezione si è inizialmente manifestata, poiché sussiste il ragionevole dubbio che non sia stato fatto subito quanto necessario, per permettere all'intera comunità internazionale di difendersi al meglio, adottando tempestivamente le misure indispensabili per scongiurare il contagio.

Tanti sono i dubbi, molti i fatti avvolti dall'incertezza e dall'opacità. Allo stato attuale, non sappiamo con certezza quanto le informazioni trasmesse all'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) siano state tempestive ed esaustive; non è noto neanche se i vertici dell'Organizzazione mondiale della sanità abbiano potuto svolgere il proprio ruolo al riparo da condizionamenti. Più recentemente, tra gennaio e febbraio 2021, un team di scienziati, coordinato dall'OMS, ha trascorso quattro settimane a Wuhan. Nel presentare i risultati della missione, il leader del team, Peter Ben Embarek, ha precisato che è assolutamente possibile che il virus stesse circolando già nel mese di ottobre o novembre 2019 nella zona di Wuhan e che quindi si sia potenzialmente diffuso all'estero prima di quanto documentato finora.

Lo stesso Embarek ha denunciato le difficoltà incontrate dagli esperti OMS nella raccolta dei dati grezzi sui primi casi di COVID-19, e ciò ha complicato il lavoro per risalire all'origine della pandemia, a conferma della scarsa collaborazione della controparte cinese. Nel rapporto finale della missione, scritto insieme a scienziati cinesi, si afferma, peraltro, che il virus è stato probabilmente trasmesso dai pipistrelli agli esseri umani attraverso un altro animale, il cosiddetto animale ponte, e che la fuga accidentale dell'agente virale da un laboratorio è estremamente improbabile. Tale tesi, peraltro, è stata confermata anche da due autorevoli scienziati auditi nel corso di un breve ciclo di approfondimento condotto dalle Commissioni affari esteri e affari sociali, il professor Massimo Galli, ordinario di malattie infettive presso l'Università Statale di Milano, e il professor Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia e statistica medica presso l'Università Campus Bio-Medico di Roma. Per altro verso, da un lato, il professor Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma, ha evidenziato che nel corso di quest'anno su questo argomento si è accumulata una grande quantità di documenti, inducendo illustri scienziati a cambiare idea, e ha anche ricordato che in passato ci sono stati casi di batteri, come antrace e brucella, scappati dai laboratori. Dall'altro, ancora più netto è stato il professor Giorgio Palù, presidente dell'Aifa, secondo il quale, se non abbiamo collaborazione e trasparenza da parte della Cina, le due ipotesi che il virus sia di origine naturale o che sia il frutto di un incidente di laboratorio restano aperte al 50 per cento.

Lo stesso professor Palù, ricordando come il SARS-CoV-2 presenti una serie di anomalie rispetto agli altri Coronavirus, in primis alcune sequenze strane, uniche, che potrebbero essere state acquisite dal virus mediante replicazione in coltura umana, ha sottolineato che interrogarsi sulle origini di questa pandemia è un compito non solo degli scienziati, ma soprattutto della politica, che, esercitando una pressione convergente, può davvero indurre la Cina ad assicurare la necessaria, piena collaborazione per arrivare alla verità. L'Unione europea ha ripetutamente denunciato che la ricerca sull'origine del virus sia iniziata troppo tardi, che gli esperti siano stati tenuti fuori dalla Cina per troppo tempo e che l'accesso ai primi dati sia stato insufficiente. In particolare, il Parlamento europeo, in una risoluzione approvata a larga maggioranza il 25 novembre 2020, ha espresso preoccupazione per una serie di errori e per la mancanza di trasparenza connessi alla reazione iniziale della Cina nei confronti dello scoppio dell'epidemia, che riguardano l'occultamento dell'entità del problema, i tentativi di manipolare e trattenere le informazioni, la scarsa comunicazione con l'OMS, la censura, la repressione, la minaccia, la persecuzione e la sparizione forzata di informatori, attivisti per i diritti umani e cittadini giornalisti, nonché la creazione di dubbi circa il numero ufficiale di vittime del COVID-19.

Tutti elementi che hanno avuto un impatto negativo sulla capacità dell'Unione europea di anticipare la crisi di COVID-19, di prepararsi ad essa e di affrontarla, il che ha avuto un termine in costi di vite umane.

Sulla base di queste premesse, il Parlamento europeo ha esortato il Governo cinese a cooperare pienamente con un'indagine internazionale indipendente sulle origini del COVID-19. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, il 26 maggio scorso il Presidente Biden ha chiesto alla United States Intelligence Community, l'ente federale che racchiude tutte le agenzie di intelligence statunitensi, di raddoppiare gli sforzi per stabilire con certezza le origini del virus, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a collaborare con like-minded partners per spingere la Cina a partecipare a un'indagine internazionale completa, trasparente e basata su prove per fornire l'accesso a tutti i dati e prove pertinenti. Per tutta risposta, le autorità di Pechino, che per inciso continuano a conculcare i diritti fondamentali dei propri concittadini, a opprimere e perseguitare la minoranza uigura e a minacciare le libertà democratiche di Hong Kong, continuano a manifestare una inaccettabile refrattarietà a collaborare sul piano multilaterale per concorrere a fare chiarezza sulle origini del virus.

In generale, l'esperienza maturata con la pandemia pone, in modo ancora più stringente, l'urgenza di una riflessione sul nesso tra sicurezza, anche sul piano sanitario, e democrazia, e sulla reale capacità che hanno attori emergenti e ambiziosi, come la Cina, di agire in modo appropriato sulla scena internazionale, cooperando con la comunità internazionale nella gestione delle grandi questioni globali, dalla sanità al clima ai diritti umani, nell'assenza di standard minimi di trasparenza e di interazione aperta con gli altri Stati.

In conclusione, prima di lasciare la parola al collega Stumpo, che ringrazio, per l'illustrazione sintetica dei contenuti dell'articolato, consentitemi di esprimere l'apprezzamento per il lavoro svolto dalle Commissioni affari esteri e affari sociali che ha permesso di giungere all'approvazione pressoché unanime della proposta di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta, consentendo al nostro Parlamento di assumere un ruolo di guida e di impulso nel processo di accertamento della verità sulle origini del virus, lontani da ogni complottismo. Siamo, infatti, convinti che questa indagine parlamentare sia un atto dovuto nei confronti dei quasi 130 mila morti italiani e anche la prova provata che il Parlamento italiano è ancora libero da condizionamenti esteri ma orgogliosamente parte di una comunità di valori, quella occidentale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la XII Commissione, deputato Nicola Stumpo.

NICOLA STUMPO, Relatore per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Sarò sintetico, rimettendomi a ciò che ha già anticipato il relatore Formentini sul contenuto del provvedimento che l'Assemblea avvia nella seduta odierna. Quindi, mi limiterò ad aggiungere qualche breve considerazione. Innanzitutto, la calendarizzazione in Aula della proposta di istituzione di una Commissione monocamerale d'inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia di COVID-19 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati di origine del virus per evitarne la diffusione nel mondo è stata richiesta, come ora ha detto giustamente il relatore, soprattutto dal gruppo della Lega, presente qui in Parlamento, sull'idea politica di trovare le origini dell'infezione, il punto di partenza.

Nel corso dell'esame della proposta presso le Commissioni riunite affari esteri e affari sociali, sono state apportate modifiche che hanno definito con più precisione l'oggetto dell'inchiesta. La Commissione, una volta istituita, dovrebbe quindi esaminare le eventuali responsabilità relative all'origine della pandemia di COVID-19 e la congruità del comportamento tenuto dalle autorità degli Stati di origine dell'infezione.

Il periodo di riferimento è quello antecedente alla dichiarazione dell'emergenza sanitaria pubblica di rilevanza internazionale da parte dell'OMS, avvenuta il 30 gennaio 2020. Al riguardo, faccio presente che, dalle audizioni che abbiamo svolto nelle Commissioni, è emerso l'orientamento prevalente per cui all'origine del virus vi sarebbero cause naturali (questo è quello che ci è stato riferito dalla maggioranza degli auditi e qui lo ha ricordato il relatore). Tuttavia, non ci si vuole sottrarre, anzi credo sia giusto, ad accertare eventuali comportamenti rispetto all'obiettivo di prevenire la diffusione internazionale del contagio e di assicurare la pronta trasmissione delle informazioni rilevanti ai fini del contrasto della propagazione della pandemia. Penso che questo sia il comune punto di impegno che tutto il Parlamento, tutta la Camera debba provare a mettere in campo.

Come relatore sul provvedimento per la XII Commissione ritengo, quindi, che si debba evitare di assumere posizioni preconcette e che occorra, invece, approcciarsi all'argomento con il massimo rigore. Non si può trascurare il fatto che la pandemia è tuttora in corso e che, anche a livello internazionale, è aperto il dibattito sulle cause all'origine della pandemia stessa e sulle azioni compiute dagli Stati in cui il virus si è manifestato inizialmente al fine di impedirne la propagazione.

Sono queste le ragioni per le quali credo che abbiamo fatto un buon lavoro, anche accelerando rispetto ai tempi di discussione che ci sono stati.

Per queste ragioni mi auguro che nella giornata di oggi e poi nel prosieguo si possa celermente andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

È iscritto a parlare il deputato Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (CI). Grazie, Presidente. Presidente: 127.831 morti in Italia. Certamente siamo favorevoli ad una Commissione d'inchiesta. Purtroppo, è necessaria di fronte a quello che è accaduto in questa pandemia, che non è ancora terminata. Sembra incredibile che, di fronte a un'emergenza sanitaria, qualcuno non abbia agito per il bene comune. Questa Commissione sarà molto complessa, proprio per le mille sfaccettature che il tema richiede e, soprattutto, sarà fondamentale capire i tempi e le modalità di intervento.

La pandemia ci ha colto davvero all'improvviso? Sono mancati solo presìdi o è mancata la capacità di prendere decisioni rapide e concrete di fronte ad un'emergenza? Sono stati ascoltati coloro che da sempre sono in prima linea in campo sanitario, cioè medici e infermieri? 359 sono i medici deceduti in Italia. Sono quesiti semplici ma di fondamentale importanza per capire non solo di chi è la colpa ma soprattutto come interagire sul nostro sistema sanitario che ha mostrato tante debolezze. È proprio questo il punto fondamentale da capire da questa Commissione d'inchiesta. Capire significa poter mettere in atto future modalità di intervento sicuramente necessarie e fondamentali per uscire definitivamente da questa pandemia.

Oggi occorrono fatti, occorre il coraggio di dire le cose come stanno, occorre la determinazione di coloro che ancora credono che la salute sia il bene più prezioso che abbiamo - e lo so bene - e che credono che la scienza e la medicina siano un bene che lo Stato deve proteggere e non usare a fini politici. Lo Stato deve essere il garante della salute di tutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi, forti e deboli: un popolo sano è un popolo libero che saprà affrontare con più forza le problematiche della vita. Sono sempre stato dalla parte dei più fragili e noi di Coraggio Italia abbiamo la forza di dire quello che probabilmente altri hanno avuto anche paura di raccontare, lasciando il passato come un brutto ricordo.

Presidente in questo caso no, non possiamo lasciar perdere! C'è la vita di un numero incredibile di persone, 127.831, e di persone che abbiamo visto morire sul loro posto di lavoro, 352 medici e 36 operatori sanitari che non avevano presìdi sanitari e che nessuno aveva preparato. Abbiamo visto morire un numero pazzesco di persone, di anziani nelle RSA, luoghi che diventavano come camere a gas.

Non voglio vergognarmi della mia Italia. La gente non merita questo; la gente merita chiarezza, la rassicurazione che tutto quello che è accaduto non succederà più o che, comunque, verrà affrontato diversamente. Per capire chi ha sbagliato e chi ha agito senza capacità e, soprattutto, per interessi, è necessaria una Commissione d'inchiesta che è fondamentale per tutti e per tutto. Il tempo dei chiaramenti si sta avvicinando perché, grazie alla scienza, il virus è sempre meno diffuso. La battaglia non l'abbiamo ancora vinta, la sfida è mondiale, ma oggi siamo qui a dire che l'Italia ha grandi medici, grandi ricercatori, grandi operatori sanitari e persone che amano conoscere la verità per dare il loro contributo reale di fronte ad una pandemia che sembra dirci di non dimenticare mai i veri valori della nostra vita. Qui in Aula ci dicevano, Presidente: “Qui si fa politica, non si fa scienza”. Noi di Coraggio Italia, prima ancora che nascessimo, abbiamo ascoltato la scienza per fare politica. Coraggio Italia è portatrice di questi valori, spesso dimenticati o annullati da politiche irresponsabili. Noi di Coraggio Italia abbiamo sempre ascoltato la scienza, che non può essere considerata antagonista alla politica, come spesso si sente ancora dire (pensiamo ai no-Vax, a quelli che negano l'esistenza del virus, a quelli che hanno ancora difficoltà a considerare la mascherina il presidio di protezione fondamentale per controllare la diffusione del virus). Proprio per questo, non abbiamo paura di conoscere sempre la verità e crediamo sia sempre più importante responsabilizzare coloro che, con le loro affermazioni, sostengono provvedimenti contrari alla scienza e che spesso determinano problemi per la salute collettiva.

Proprio su questo tema, una Commissione di inchiesta è indispensabile perché troppe cose non hanno funzionato. Mi auguro che la Commissione di inchiesta sia severa, quando si parla di persone decedute cui è mancata la prevenzione. Quanti anziani, quanti fragili dimenticati nelle case di riposo in balia del virus, senza protezione e provvedimenti adeguati? I responsabili hanno un nome e un cognome, omissioni che riguardano il codice penale. Il grande problema è la responsabilità penale. Sono morte migliaia di persone: “responsabile” significa dover rispondere penalmente nel caso specifico. Questo deve essere esempio e monito per eventuali future situazioni. Presidente, gli eserciti si stanno girando, molti eroi sono morti, ora vogliamo la verità (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Costa, buongiorno. Lo scopo di questa Commissione di inchiesta sulle cause dello scoppio della pandemia e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall'Organizzazione mondiale della sanità è stato già chiarito all'articolo 1 che prevede che essa indaghi, con particolare riguardo, all'obiettivo di prevenire la diffusione internazionale del contagio e di assicurare la pronta trasmissione delle informazioni più rilevanti, con il fine di contrastare la propagazione.

Noi abbiamo il dovere di accertare questa verità, perché non è solo salutare per la democrazia, ma è un modo per contribuire ad evitare che, in futuro, sciagure del genere possano ripetersi. Ed è bene evidenziare gli effetti catastrofici della pandemia da COVID-19 a livello globale, in particolare, oggi, che l'Italia piange 130 mila morti. Occorre, quindi, fare luce sulle vicende e, soprattutto, sugli errori, visto che, come dice lo stesso proponente nella premessa della proposta di legge, sulle cause dello scoppio della pandemia di SARS-CoV-2 grava un fitto mistero. Non è per fare il complottista, ma penso che sia doveroso da parte nostra, da parte di tutto il Parlamento, indagare per dare risposte certe ai dubbi legittimi che affliggono tutti i cittadini italiani.

Ormai su questa vicenda si è aperto un dibattito internazionale e, nonostante l'autorevole ruolo dell'Organizzazione mondiale della sanità, della quale ci tengo a sottolineare gli indubbi meriti storici, credo che occorra prendere questa proposta come una grande opportunità, soprattutto, perché la Commissione potrà indagare su come vengono utilizzati gli ingenti finanziamenti del nostro Paese, che figura tra i primi contributori dell'OMS, tanto più alla luce degli inconfutabili errori che sono stati commessi nelle attività di prevenzione e di contenimento dell'epidemia da COVID-19.

Noi oggi non siamo a conoscenza della veridicità delle informazioni che sono state trasmesse all'Organizzazione; non sappiamo se siano state tempestive, se siano state esaustive; non sappiamo se i vertici dell'OMS abbiano potuto svolgere il loro ruolo senza condizionamenti esterni. Voi stessi dite, da più parti, che si sospetta il contrario; pertanto, ritengo doveroso mettersi alla ricerca della verità, il Paese ne ha bisogno, i cittadini ne hanno bisogno, per comprendere che cosa sia accaduto e che cosa potevamo fare per evitare le conseguenze che tutti conosciamo, che hanno portato alla demolizione della nostra economia, delle nostre imprese e - ripeto - hanno portato alla morte di 130 mila persone innocenti.

Di solito, le istituzioni delle Commissioni di inchiesta vengono approvate all'unanimità, proprio come segno di apertura e disponibilità di tutte le forze politiche presenti in Parlamento, in rispetto alle legittime richieste di attività di controllo da parte dei singoli, che non dispongono degli strumenti di indagine conoscitiva che ha, invece, l'Esecutivo. Concludo, quindi, esprimendo, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, la piena disponibilità ad appoggiare, con un approccio rispettoso e liberale dei diritti dell'opposizione, questa proposta in esame (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Doc. XXII, n. 42-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari esteri, il deputato Paolo Formentini, che si riserva di farlo.

Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari sociali, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che lo farà in un altro momento.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia (A.C. 2561-A​) (ore 10,06).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2561-A: Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 luglio 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 luglio 2021).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Vito De Filippo. Cortesemente, dovrebbe spostarsi nel banco riservato al Comitato dei nove e, quindi, anche a lei. Grazie, l'aspettiamo. Prego, a lei la parola, deputato De Filippo.

VITO DE FILIPPO, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Ministra, l'Assemblea avvia oggi l'esame di un disegno di legge importante e molto atteso, che reca deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione delle famiglie, entrato nella comunicazione pubblica con il nome di Family Act. Come emergerà dall'illustrazione del contenuto, esso è volto ad incidere su materie e ambiti diversi, con l'obiettivo unitario di valorizzare e di sostenere le famiglie nel nostro Paese.

Il provvedimento si compone di nove articoli. Preciso subito che l'articolo 2 del testo originario, concernente l'istituzione dell'assegno universale e il riordino e la semplificazione delle misure di sostegno economico per i figli a carico, è stato soppresso, in quanto, successivamente - come sa bene quest'Aula - alla presentazione alla Camera del provvedimento in esame, è stata approvata una legge, anche quella molto importante, la n. 46 del 2021, con la quale è stato introdotto nel nostro ordinamento l'istituto dell'assegno unico universale, novità assoluta nella storia e anche della legislazione italiana. Questo strumento rappresenta il primo fondamentale tassello di una riforma complessiva, che sarà completata con l'introduzione delle misure di sostegno e dei servizi in favore delle famiglie attraverso proprio l'approvazione del Family Act.

L'esame del provvedimento presso la XII Commissione si è articolato in più fasi approfondite, ampi dibattiti, partendo anche dallo svolgimento di una ricca attività istruttoria, in cui si è avuto modo di approfondire i vari temi connessi alla delega in oggetto attraverso moltissime audizioni di soggetti istituzionali, di associazioni, di esperti della materia. Rilevo l'atteggiamento anche molto collaborativo e propositivo dei deputati di opposizione, sia nel corso del dibattito scaturito dalle audizioni, che nella fase della presentazione e dell'esame delle proposte emendative presentate. In qualità di relatore, sinceramente, ho cercato, devo dire insieme alla Ministra Bonetti, di recepire diverse proposte emendative di tutti i gruppi parlamentari, molte delle quali, peraltro, intervenivano proprio su temi comuni.

Per quanto concerne il testo risultante dalle proposte emendative approvate che avete a disposizione, faccio presente che l'articolo 1 reca l'oggetto della delega, che consiste nell'adozione, il riordino e il potenziamento di norme dirette a sostenere la genitorialità e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, per contrastare la denatalità - il famoso “inverno demografico” segnalato, da più parti e, soprattutto, dall'Istat negli ultimi anni -, per valorizzare la crescita armoniosa e inclusiva dei bambini e dei giovani, per sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei giovani, nonché per favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e per sostenere, in particolare, quello femminile. L'articolo 1 reca anche i principi e i criteri direttivi generali.

Non mi soffermerò su tutti i criteri individuati, ma ne richiamerò alcuni tra cui: la promozione della genitorialità e della parità tra i sessi all'interno dei nuclei familiari, favorendo l'occupazione femminile; l'armonizzazione dei tempi familiari e di lavoro e l'equa condivisione dei carichi di cura tra i genitori; l'affermazione del valore sociale delle attività educative e di apprendimento anche non formale dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali o di esenzioni in relazione alle spese sostenute dalle famiglie; la previsione dell'introduzione di misure che favoriscano l'individuazione dei servizi offerti e l'accesso delle famiglie medesime, anche con riguardo ai servizi offerti da enti del Terzo settore.

Mi sembra importante aver introdotto il principio per cui le misure previste debbano essere attuate, tenendo conto sempre dell'eventuale condizione di disabilità delle persone presenti all'interno del nucleo familiare, nonché il criterio per cui sono assicurati il monitoraggio e la verifica dell'impatto degli interventi previsti dalla presente legge da parte anche dall'organismo aperto alla partecipazione delle associazioni familiari maggiormente rappresentative.

Il nuovo articolo 2 reca una delega al Governo per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli e, conseguentemente, contiene ulteriori principi e criteri direttivi specifici. Tra questi ultimi, a seguito delle modifiche apportate proprio nel lungo lavoro della Commissione in sede referente, evidenzio: il rafforzamento dei servizi socioeducativi per l'infanzia e per l'adolescenza; l'attenzione verso le misure di contrasto della povertà educativa minorile; la previsione di misure di sostegno alle famiglie mediante contributi volti a coprire il costo delle rette relative alla frequenza di servizi educativi per l'infanzia, che possono essere erogati anche con modelli gestionali e strutturali flessibili in grado di considerare le varie esigenze dei genitori, ottimizzare i costi e coinvolgere attivamente i fruitori e le comunità locali; la previsione di contributi vincolanti alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilità con patologie fisiche e psichiche invalidanti (abbiamo aggiunto e inclusi i disturbi del comportamento alimentare) ovvero con disturbi specifici dell'apprendimento o con bisogni educativi speciali; la razionalizzazione delle misure di sostegno alle famiglie per le spese sostenute per i figli in relazione all'acquisto di libri, di biglietti di ingresso a rappresentazioni teatrali, cinematografiche e altri spettacoli dal vivo, musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali, anche in raccordo con altre misure di sostegno alla diffusione della cultura già adottate.

L'articolo 3, invece, reca una delega al Governo per la disciplina dei congedi parentali di paternità e di maternità, prevedendo di conseguenza ulteriori principi e criteri direttivi specifici.

Tra questi ultimi sono stati inseriti, nel corso dell'esame in sede referente: la possibilità di usufruire dei congedi parentali fino al compimento del quattordicesimo anno di età del figlio; il riferimento alle famiglie monogenitoriali, di cui tenere conto nell'ambito dell'introduzione di modalità flessibili nella gestione dei congedi parentali; la previsione di permessi per il coniuge, il convivente o il parente che accompagni la donna in occasione delle visite specialistiche durante la maternità; la previsione di misure che favoriscano l'estensione della disciplina relativa ai congedi parentali anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti; la previsione del congedo obbligatorio per il padre lavoratore - vera novità questa nella legislazione del nostro Paese - nei primi mesi della nascita del figlio di durata superiore rispetto a quanto disposto dall'attuale legislazione, prevedendone nel tempo il progressivo incremento fino a 90 giorni lavorativi; la previsione dell'aumento progressivo dell'indennità di maternità fino al raggiungimento della copertura totale da parte dello Stato. Un quadro, nell'articolo 3, che sicuramente è una novità importante per la legislazione del nostro Paese.

L'articolo 4 reca una delega al Governo per incentivare il lavoro femminile, la condivisione delle cure e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro. Anche in questo caso si prevedono ulteriori principi e criteri direttivi che si aggiungono a quelli generali, tra cui: l'aumento della percentuale di detraibilità delle spese sostenute dal contribuente per dipendenti assunti con contratto di lavoro subordinato, addetti, per esempio, ai servizi domestici e all'assistenza di familiari, tenendo conto ovviamente dell'ISEE, del nucleo familiare, della presenza di figli minorenni e della condizione di disabilità di uno o più membri del nucleo familiare; la possibilità di corrispondere la predetta agevolazione anche sotto forma di incentivo diretto, mediante l'erogazione di una somma di denaro allo scopo vincolata; la previsione di un'indennità integrativa per le madri lavoratrici erogata dall'INPS per il periodo in cui rientrano a lavoro dopo il congedo obbligatorio; la previsione di strumenti agevolati per la disciplina di lavoro accessorio riferita ad attività di supporto alle famiglie in ambito domestico e di cura e di assistenza alla persona; la previsione, ancora, di forme di decontribuzione per le imprese per le sostituzioni di maternità, per gli incentivi volti al rientro al lavoro delle donne e per le attività di formazione delle stesse; la previsione per cui una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese sia riservata all'avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attività per i primi due anni; la previsione, ancora, di specifiche agevolazioni fiscali per le lavoratrici residenti nei territori con minore capacità fiscale e di ulteriori incentivi per favorire l'emersione del lavoro sommerso in ambito domestico, con particolare riferimento alla condizione delle lavoratrici del settore, nonché di misure di sostegno alla formazione delle imprenditrici e alla digitalizzazione delle imprese.

L'articolo 5 reca una delega per sostenere le spese delle famiglie per la formazione dei figli e l'autonomia finanziaria dei giovani, sulla base di una serie di specifici principi e criteri direttivi, che prevedono detrazioni fiscali per le spese documentate sostenute dalle famiglie ovvero misure di sostegno diretto, anche in forma di bonus direttamente spendibili, per l'acquisto di libri di testo universitari, anche su supporto digitale, per i figli maggiorenni a carico iscritti a corsi universitari; detrazioni fiscali per le spese documentate sostenute dalle famiglie relativamente al contratto di locazione di abitazione per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede; agevolazioni fiscali per la locazione dell'immobile adibito ad abitazione principale o per l'acquisto della prima casa in favore delle giovani coppie; agevolazioni fiscali e incentivi per l'attuazione del diritto alla vita indipendente e all'autonomia abitativa per persone con disabilità senza limiti di età; misure di sostegno per le spese documentate sostenute dalle famiglie per la frequenza di corsi di studi universitari, di corsi di specializzazione e di altri percorsi formativi anche volti all'inclusione lavorativa dei figli con disabilità, incluse le spese necessarie per accompagnatori, assistenti personali o altri operatori; interventi di rafforzamento, infine, delle misure volte a promuovere l'autonomia anche abitativa dei figli maggiorenni dalla famiglia di origine.

L'articolo 6, inserito nel corso dell'esame da parte della Commissione referente, introduce una delega al fine di sostenere e promuovere anche le responsabilità familiari. Si tratta di un'integrazione importante e del tutto in linea con le finalità e il contenuto del provvedimento in oggetto. Gli ulteriori principi e criteri direttivi prevedono la promozione della diffusione di attività informative e formative, volte a fornire la conoscenza dei diritti e dei doveri dei genitori, nonché la diffusione di centri e servizi di supporto nelle diverse fasi della vita familiare e di sostegno delle scelte dei genitori, anche tramite attività di mediazione familiare, come quelle svolte proprio dai consultori familiari.

L'articolo 7 disciplina il provvedimento per l'adozione dei decreti legislativi che saranno emanati dopo l'approvazione del disegno di legge delega.

L'articolo 8 individua le risorse finanziarie da impiegare per l'attuazione delle deleghe, corrispondenti a risorse già stanziate e attualmente destinate ad una serie di benefici che, nel corso dell'attuazione della delega, si intende ovviamente abolire e modificare proprio per farli rientrare nel quadro organico di questa delega. In prima istanza, si provvede nei limiti delle risorse dell'autorizzazione di spesa, di cui al Fondo assegno unico universale e servizi alla famiglia.

Inoltre, concorrono al finanziamento degli interventi previsti dalle deleghe le risorse rivenienti dalla modificazione o dall'abolizione delle seguenti misure: l'assegno del nucleo familiare con almeno tre figli minori, l'assegno di natalità (il cosiddetto bonus bebè), il premio alla nascita, il buono per il pagamento delle rette relative alla frequenza di asili nido e altri servizi per l'infanzia (il cosiddetto bonus asili nido), il fondo di sostegno alla natalità, le risorse provenienti dalla modificazione o dall'abolizione, nel quadro di una più ampia riforma del sistema fiscale, di misure quali le detrazioni fiscali per minori e gli assegni per il nucleo familiare, la detrazione delle spese documentabili per i contratti di locazione stipulati dagli studenti universitari fuori sede, prevista già dal testo unico delle imposte sui redditi. Si prevede, inoltre, che i decreti delegati che determinano nuovi e maggiori oneri privi di compensazione al loro interno, o mediante l'utilizzo delle risorse sopra esposte, possano essere adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi recanti, ovviamente, le necessarie coperture finanziarie. Dopo l'impianto organico di questa norma, sicuramente, come ha più volte annunciato anche il Governo e la Ministra, ci sarà da fare un lavoro importante di ricomposizione, di ricostruzione e di ricerca di nuove risorse finanziarie, per coprire questa importante e sistemica riforma, che sosterrà le famiglie nel nostro Paese. L'articolo 9, inserito nel corso dell'esame referente, reca la rituale clausola di salvaguardia.

In conclusione, auspico che, anche in Assemblea, il provvedimento possa essere sostenuto in maniera ampia, come lo è stato, in un rapporto di serietà e di collaborazione diligente tra maggioranza e opposizione. Quindi, spero che possa essere sostenuto trasversalmente da tutti i gruppi parlamentari e che sia approvato nei tempi rapidi che questo provvedimento merita, in modo da consentire l'approdo presso l'altro ramo del Parlamento, nell'ottica della realizzazione di una riforma finalmente complessiva delle misure volte a sostenere le famiglie nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

È iscritto a parlare il deputato Massimiliano Panizzut. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, in Italia si assiste, ormai da anni, a un costante calo demografico, con rilevanti conseguenze a livello sociale, economico e territoriale. La denatalità è un problema che ha assunto dimensioni tali da richiedere una rapida risposta da parte del Governo. Come gruppo Lega, siamo convinti che l'azione politica deve essere orientata al contrasto dei fattori che ne hanno determinato l'origine. Il superamento del nostro inverno demografico è una questione di interesse nazionale di prioritaria rilevanza, anche tenuto conto delle gravi conseguenze demografiche per gli effetti dell'epidemia di COVID sulla natalità. Per queste ragioni, gli interventi del Governo devono essere diretti a sostenere la natalità con un apporto economico continuativo a tutte le famiglie, fino a quando i figli avranno acquisito l'indipendenza economica dalla famiglia d'origine. Come già rilevato, un'alta percentuale di donne abbandona il posto di lavoro dopo la nascita di un figlio. Essere impegnati in un'attività lavorativa e, al tempo stesso, doversi occupare di figli piccoli o di parenti non autosufficienti, comporta una modulazione dei tempi da dedicare al lavoro e alla famiglia che può riflettersi sulla partecipazione dei cittadini al mercato del lavoro.

Il Governo, quindi, ha il dovere di sostenere le madri lavoratrici con politiche di conciliazione tra la vita familiare e quella lavorativa, con servizi di sostegno all'assistenza, all'infanzia e alla cura delle persone malate o disabili, ai congedi e alle misure di organizzazione flessibile del lavoro, affinché sia incentivato il rientro del lavoro delle donne dopo la maternità. Un criterio di delega prevede che, in fase di attuazione, si proceda alla modifica o all'abrogazione di tutte le misure vigenti a sostegno della famiglia e della genitorialità, al fine di destinare le risorse al finanziamento delle nuove misure. Il presente disegno di legge reca, appunto, la delega al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, pone al centro la bambina e il bambino, quali poli attorno ai quali costruire tutte le misure previste per le famiglie con i figli; deleghe per l'adozione di misure volte a sostenere la genitorialità e la funzione educativa e sociale della famiglia, per contrastare la denatalità, per valorizzare la crescita armoniosa dei bambini e dei giovani, nonché per favorire la conciliazione tra vita familiare con il lavoro.

L'idea di partenza è che un figlio o figlia è un valore e deve essere considerato un arricchimento, sia per la famiglia in cui nasce, sia per la società che lo accoglie e che condivide con i suoi genitori l'oneroso compito di accudirli e di proteggerli sin dalla nascita. L'assegno universale, che il presente disegno di legge istituisce in favore delle famiglie con figli, consente, alle medesime, di svolgere, nel miglior modo possibile, la loro funzione educativa, in quanto considerati soggetti fondamentali per garantire la crescita e la formazione dei figli. L'assegno deve essere, appunto, universale, trattandosi di una misura cardine delle politiche per la famiglia, da non confondere con le politiche per il contrasto della povertà. Se lo Stato non si fa carico degli impegni citati, sostenendo debitamente le famiglie con i figli, si corre il rischio che, anche coloro che potenzialmente sarebbero nelle condizioni di diventare genitori, optino, inevitabilmente, per la rinuncia alla procreazione. Il problema è anche culturale. La famiglia deve essere sostenuta da una serie di misure che aiutino a fronteggiare le situazioni di difficoltà che si possono incontrare nella quotidianità, favorendo la conciliazione tra vita familiare e lavorativa. La coppie giovani risentono maggiormente le difficoltà derivanti dall'attuale organizzazione sociale; con la nascita di un figlio, esse sono investite di nuove e importanti responsabilità. Le strutture operanti sul territorio possono non essere sufficienti o risultare poco accessibili a causa dei costi troppo alti. Inoltre, il divario occupazionale tra sessi aumenta notevolmente dopo la nascita dei figli: le madri tendono a essere meno presenti nel mercato del lavoro rispetto alle donne senza figli, indipendentemente dal livello di istruzione e il divario si accentua nel caso delle lavoratrici poco qualificate o delle donne sole. Innanzitutto, è necessario incentivare un cambiamento nella divisione delle responsabilità di cura, anche attraverso strumenti come i congedi parentali che devono mirare a introdurre una maggiore uguaglianza tra i sessi all'interno della famiglia, a migliorare le relazioni affettive dei padri con i figli, a far sì che i ruoli familiari non siano più subordinati l'una all'altro, ma complementari.

La bassa partecipazione delle donne, in particolare delle madri, al mercato del lavoro ha, inoltre, gravi conseguenze anche sul piano pensionistico, poiché questa condizione non consente di alimentare, in modo continuo, le posizioni previdenziali utili all'accesso alla pensione di vecchiaia. Ciò premesso, è essenziale che l'aiuto economico sia accompagnato, in modo integrato e complementare, da servizi adeguati, che sollevino, in parte, la madre lavoratrice dipendente o autonoma da oneri connessi alla cura dei figli e che, al contempo, le consentano di realizzare pienamente le proprie potenzialità, anche sul piano professionale. È compito dello Stato, quindi, intervenire, prevedendo servizi che possano aiutare i genitori ad affrontare la fase successiva alla nascita di un figlio. Nello specifico, si dispone che il Governo calendarizzi le deleghe con scadenze temporali diverse a seconda dell'oggetto, che le misure siano applicate, in modo universale, ai nuclei familiari con figli, secondo i criteri di progressività, basati sull'applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente. Faccio presente, se mi permettete, che, come Lega, avremmo preferito che non ci fosse stata questa distinzione, perché, essendo una misura che differisce dal sostegno del reddito, avrebbe dovuto essere garantita a tutti, senza distinzione. Comunque, si è promossa la parità dei sessi nel nucleo familiare, favorendo l'occupazione femminile con modelli di lavoro agile o flessibile. Si è prevista l'introduzione di misure che favoriscano l'accesso delle famiglie ai servizi offerti (quindi, organizzazione, comunicazione e semplificazione). Si conferisce al Governo la delega ad adottare, entro 12 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, uno o più decreti legislativi per il riordino delle misure di sostegno all'educazione dei figli a carico e l'introduzione di nuove provvidenze, quali la concessione di contributi che possono coprire anche l'intero importo delle rette di asili nido, dei micronidi, delle sezioni primavera e delle scuole d'infanzia, nonché l'attivazione di servizi di supporto a domicilio per le famiglie con figli di età inferiore ai 6 anni. Sono previste misure di sostegno per le famiglie in relazione, sia alle spese sostenute per i figli affetti da patologie fisiche e non, compresi i disturbi specifici dell'apprendimento, sia le spese documentabili per l'acquisto dei libri di testo della scuola secondaria di primo e secondo grado, sia le spese sostenute per i viaggi di istruzione, per l'iscrizione e l'abbonamento alle società sportive, la frequenza a corsi di lingua straniera e di musica.

Tutte le predette misure di sostegno sono corrisposte mediante la concessione di agevolazioni fiscali, ovvero la corresponsione di una somma di denaro allo scopo vincolata e nell'ambito di limiti di spesa programmati, permessi retribuiti per i colloqui con gli insegnanti, modalità flessibile nella gestione dei congedi, compatibilmente con le esigenze del datore di lavoro. In sede di attuazione, si dovranno prevedere misure specifiche per estendere, anche al lavoratore autonomo, le discipline sui congedi parentali, tenendo conto della specificità delle singole professioni.

Sul riordino e sul rafforzamento delle misure volte ad incentivare il lavoro femminile i decreti dovranno introdurre la detraibilità o la deducibilità di una percentuale delle spese sostenute per gli addetti ai servizi domestici o di assistenza ai familiari con deficit di autonomia assunti con contratto di lavoro subordinato.

Sono, altresì, previste misure alla modulazione graduale della retribuzione del lavoratore nei giorni di astensione per la malattia dei figli, nonché misure premiali per i datori di lavoro che realizzino politiche atte a promuovere una piena armonizzazione tra la vita privata e il lavoro, quali, ad esempio, come detto, il lavoro flessibile, agile, o telelavoro. Sul riordino e il rafforzamento delle misure volte a sostenere la famiglia nella formazione dei figli, affinché acquisiscano autonomia sul piano finanziario, si dovranno prevedere detrazioni fiscali per le spese documentate sostenute dalle famiglie per acquistare libri universitari e per i figli maggiorenni a carico.

Come Lega, siamo convinti che la famiglia sia una, come sancito dalla Costituzione e che tutte queste misure servano a rafforzare concretamente l'idea che le politiche familiari non sono politiche di costo, ma di investimento.

PRESIDENTE. È iscritta parlare la deputata Lorena Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO (FI). Grazie, Presidente. Il disegno di legge oggi in esame, come già detto, è noto anche come Family Act ed è stato presentato in Parlamento nel giugno 2020. Prevede numerose deleghe al Governo per il sostegno alla natalità e per la valorizzazione della famiglia, che si concretizzeranno quando saranno emanati e approvati i futuri decreti legislativi volti all'adozione, al riordino e al potenziamento della legislazione a sostegno della genitorialità e della funzione sociale ed educativa delle famiglie, ma soprattutto per cercare di contrastare il grande problema del nostro Paese, che è quello della denatalità.

Un ulteriore obiettivo del provvedimento è quello di sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei figli e di favorire, quindi, la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori, in particolare per il lavoro femminile; questo si otterrà con i decreti delegati, che interverranno anche con un potenziamento della disciplina sui congedi con incentivi ai lavori femminili, nonché con specifiche misure di sostegno per la formazione dei figli.

Purtroppo - e questo sicuramente è il problema di questo provvedimento - i tempi previsti per l'emanazione dei medesimi decreti delegati, ossia i decreti che attueranno concretamente queste previsioni, sono troppo lunghi, anche di due anni; un tempo certamente non breve e che si sarebbe potuto ridurre sensibilmente. Per questo, Forza Italia, aveva proposto, in Commissione, la riduzione dei tempi, ma purtroppo senza risultato.

Durante l'esame in Commissione del testo iniziale è stato espunto l'articolo 2, che riguardava l'istituzione dell'assegno universale, il riordino e la semplificazione delle misure di sostegno economico per i figli a carico. Questa soppressione si è resa necessaria in quanto, come è noto, nel marzo 2021, il Parlamento ha approvato definitivamente la legge delega che istituisce proprio l'assegno unico per i figli, la legge n. 46; una legge molto importante, che quando è passata all'esame in Parlamento - lo ricordo - è stata votata all'unanimità da tutti i gruppi.

Mi fa piacere, peraltro, ricordare che durante l'esame in Commissione affari sociali, a questa legge delega era stata abbinata anche la nostra proposta di legge, proprio riguardante la concessione di un assegno mensile per ogni figlio a carico e per il sostegno della famiglia e della natalità.

Il provvedimento oggi all'esame va certamente nella giusta direzione e tocca temi decisivi che Forza Italia ha sempre sostenuto, anche con specifiche proposte, in particolare presentate appunto dal nostro gruppo e dalle nostre Ministre, Carfagna e Gelmini, per favorire l'accesso delle donne nel mondo del lavoro. Diciamo che questa legge delega va a integrare la legge delega n. 46 del 2021, proprio con l'obiettivo di dare compiutezza e organicità alle misure di sostegno alla famiglia e per la genitorialità. Se, infatti, con la legge n. 46 del 2021 si è introdotto l'assegno unico per i figli a carico e, quindi, un intervento diretto di tipo monetario alle famiglie con figli, con questa legge delega si interviene non solo sulle misure di sostegno alla genitorialità di tipo monetario, ma soprattutto attraverso quelle iniziative normative finalizzate, anche indirettamente, a sostenere le famiglie e la genitorialità, come il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli, il riordino della disciplina relativa al congedo parentale, l'incentivazione del lavoro femminile, l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro.

Approvando la legge n. 46 del 2021 sull'assegno unico e universale e discutendo ora del Family Act, il Parlamento e il Governo danno un importantissimo impulso alle politiche nazionali di sostegno alle famiglie con figli, contribuendo a spingere verso l'alto la natalità nel nostro Paese. Ricordo che, in Italia, il numero dei nati è sceso dalle 577 mila unità nel 2008, alle 404 mila dello scorso anno; parallelamente, i decessi sono aumentati, per il progressivo invecchiamento della popolazione; il risultato è stato un saldo naturale che dal 2008 è diventato sempre più negativo. Intervenire, quindi, sulle politiche familiari attraverso il sostegno alla natalità è dunque indispensabile e non più rinviabile. La questione demografica rappresenta, infatti, uno dei grandi temi che il nostro Paese deve affrontare; sotto questo aspetto, mettere in atto, come fa questo provvedimento, interventi stabili e strutturali nel tempo, su cui coppie e famiglie possano contare nel tempo, è decisivo. Tra l'altro, la denatalità va progressivamente ad erodere la componente attiva che produce ricchezza, finanzia e fa funzionare il sistema sociale. Anche per questo motivo ci auguriamo che questo disegno di legge venga approvato in tempi rapidi dal Parlamento; noi, nei prossimi giorni, lo approveremo e mi auguro che il Senato gli dedichi una corsia preferenziale.

Rapidamente, voglio ricordare le misure principali contenute in questo provvedimento. Innanzitutto, si prevede una delega, da adottare entro un anno, per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno dell'educazione dei figli; benefici e prestazioni che saranno corrisposte nella forma di agevolazioni fiscali, ovvero mediante l'erogazione di una somma di denaro allo scopo vincolata. Parliamo di agevolazioni legate alle spese per il mantenimento e l'educazione dei figli, per il potenziamento dei servizi socioeducativi per l'infanzia e l'adolescenza e per il contrasto alla povertà educativa minorile; di benefici fiscali per le spese per la scuola e i figli, il tutto con una particolare e forte attenzione alle famiglie nelle quali siano presenti figli o persone in condizione di disabilità.

Entro due anni si prevede, inoltre, l'emanazione di decreti legislativi per il riordino della disciplina relativa al congedo parentale e a quello di paternità. Si darà la possibilità di usufruire dei congedi parentali fino al compimento del quattordicesimo anno di età del figlio, così come prevede l'estensione della disciplina relativa ai congedi parentali anche ai lavoratori autonomi. Accanto a queste misure, i decreti delegati interverranno anche per riordinare e potenziare le misure di incentivazione del lavoro femminile e la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.

Insomma, è un pacchetto consistente di norme, certamente ambizioso, la cui realizzazione piena impone però dei tempi che, come ho già detto, avremmo voluto più brevi; così come per garantire la piena attuazione di quanto previsto da questa legge delega bisognerà rendere disponibili tutte le necessarie risorse finanziarie, altrimenti questa legge nascerà zoppa e molte previsioni rischieranno di rimanere solo sulla carta. Su questo Forza Italia si impegnerà affinché tutte le risorse vengano reperite, per garantire la piena attuazione di questa legge, a favore delle famiglie con figli e per il sostegno della natalità e della genitorialità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Chiara Gadda. Ne ha facoltà.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra, la pandemia è stata un acceleratore di fragilità, ma non è stato soltanto questo, perché se osserviamo i mesi passati la pandemia è stata anche incertezza, paura, con cittadini che non sapevano come affrontare non soltanto il domani, ma soprattutto il presente. Per noi, per chi fa politica, è stata anche, nei mesi scorsi, talvolta una grande rincorsa perché i divari che ci apprestiamo ad affrontare con il Piano nazionale di ripresa e resilienza - divari regionali, divari geografici, appunto generazionali e di genere - sono frutto di tante scelte mancate nel nostro Paese.

Questo non significa - e lo dico soprattutto a chi ci sta ascoltando al di fuori di quest'Aula - che la politica, nel corso del tempo, non abbia assunto scelte importanti, mirate e puntuali rispetto ai nostri diversi ambiti del vivere.

Il punto vero, però - credo che la pandemia ce lo abbia dimostrato -, è che, per affrontare, in modo organico, le diverse questioni che riguardano non solo la nostra vita quotidiana, ma anche lo sviluppo e la competitività di questo Paese, abbiamo bisogno di avere una visione d'insieme, una programmazione all'interno della quale declinare le misure puntuali. E, oggi, ci troviamo in un momento positivo, favorevole, perché la delega di riordino delle politiche familiari e di valorizzazione della famiglia, che ci apprestiamo a votare in quest'Aula, entra in un momento in cui dovremmo ridisegnare il Paese, attraverso scelte importanti, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Questo credo sia un grande messaggio di speranza ai cittadini, che guardano con incertezza al loro futuro, perché l'incertezza è il peso più grande che un Paese può avere, perché l'incertezza ti porta a non fare scelte. E chi ha fatto la scelta di costruire una famiglia, di avviarla, di avere dei figli, ha fatto una scelta di futuro, una scelta di possibilità, una scelta di opportunità, e la politica, questa scelta positiva, deve valorizzarla.

Il Family Act, con i suoi diversi pilastri, rientra davvero in questo percorso, cambia il paradigma, perché dà misure puntuali e spesso interpretate in termini di costo, di spesa; siamo davvero a un'inversione di tendenza, a un vero cambio di passo rispetto a politiche di investimento. Investire significa stanziare risorse e le risorse stanziate da questo Governo sono importanti, a partire dalle norme e dalla misura ponte sull'assegno unico universale, che poi entrerà a regime dal prossimo anno e che sarà davvero una pietra miliare per la costruzione del futuro di questo Paese. Però, “politiche di investimento” significa anche provare a governare. Infatti, spesso in quest'Aula si usano alcuni termini, alcuni verbi. Abbiamo assistito alla denatalità in questo Paese; credo che, certe volte, alla politica spetti il ruolo non soltanto di assistere a quello che pare ineluttabile. In questo momento storico, abbiamo la grandissima possibilità di farlo tutti insieme, di invertire la tendenza: non soltanto assistere, ma mettere un punto e ripartire, perché il Family Act interviene proprio sulle politiche per favorire la natalità, insieme a un paniere molto ampio di misure che riguardano anche il contrasto alla povertà. Ma spesso, queste due politiche si sono sovrapposte, hanno sovrapposizioni, ma non hanno sempre gli stessi indirizzi e le stesse finalità. Quindi, il pregio del Family Act è di aver trovato un equilibrio tra queste due questioni importanti: da un lato, le misure di contrasto alla povertà, che spesso influiscono sulle scelte delle famiglie stesse, e, dall'altro lato, le politiche di investimento.

E le parole nel testo che ci apprestiamo a votare hanno un senso fin dal titolo, perché noi parliamo di delega: delega non è disimpegno. In questo caso, questa delega è un'assunzione di responsabilità. Finalmente, la politica si assume la responsabilità delle sue scelte, si assume la responsabilità della programmazione e si assume la responsabilità di entrare nella vita quotidiana delle persone, perché i princìpi di delega che abbiamo inserito, le parole che abbiamo inserito anche nel dibattito parlamentare e nel lavoro importante in Commissione, hanno tutte un senso e trovano un senso all'interno della vita quotidiana delle persone. Le politiche per la famiglia riguardano tanti ambiti, tanti aspetti del vivere, che non sono soltanto di natura economica. L'ho detto poco fa: l'assegno unico universale è un primo passo, concreto, importante di sostegno di tipo economico. Ma il Family Act contiene altre misure importanti che completano il quadro, che portano ad un quadro d'insieme di programmazione e di risposta ai bisogni quotidiani delle persone, ai bisogni che c'erano prima della pandemia e a quelli nuovi che sono emersi . Mi riferisco al tema dell'educazione dei figli e della crescita; da questo punto di vista, oltre alle misure di tipo economico, che spesso, all'interno del testo, usano una leva importantissima, che è la leva fiscale, dandone organicità, le altre misure danno un messaggio culturale al Paese, ossia che la crescita del singolo, della persona, a partire dai bambini e dalle bambine, avviene all'interno della famiglia che sta in una comunità. E questo rapporto tra famiglia e comunità è un rapporto bidirezionale, perché comunità significa terzo settore, comunità significa rapporto con le istituzioni nelle loro diverse accezioni, dalla comunità locale fino alle scelte che, in quest'Aula, facciamo e che continueremo a fare rispetto a queste tematiche; significa assumersi una responsabilità collettiva rispetto al percorso di crescita nelle diverse attività di interesse generale.

E io, in questo testo, in questa delega, vedo la chiusura del cerchio rispetto a tanti provvedimenti che, in maniera molto positiva, sono nati in questi ultimi anni. Non è un caso che questo testo abbia una coerenza, un'uniformità e un indirizzo comune, ad esempio, con la riforma del terzo settore, un indirizzo comune rispetto a leggi puntuali, pensiamo alla legge “Sul durante e dopo di noi”, che parla dell'autonomia di vita, che parla del tema della casa, che, nella delega, entra a pieno titolo, perché, quando parliamo di famiglia, dobbiamo pensare sicuramente, come ho detto, al tema di tipo economico, che la pandemia ha messo in luce, al fatto che, per costruire una famiglia e per avere fiducia e speranza nel futuro, si deve pensare al lavoro, al benessere, alla conciliazione dei tempi della vita e del lavoro, al percorso di formazione, alla costruzione del sé attraverso le diverse attività di educazione formale e non formale che ci sono all'interno delle nostre comunità. E poi, il tema della casa perché, se vogliamo parlare di famiglia, di autonomia, di benessere e di autonomia delle giovani coppie, la casa, l'accesso ai mutui, sono temi importanti. E, quindi, in quest'Aula, il relatore ha evidenziato, in modo molto puntuale, gli oggetti della delega e vorrei provare ad unirli, cercando di immaginare, insieme a chi ci sta ascoltando, la vita quotidiana delle persone. Io credo che, anche grazie all'impegno di tutti i gruppi parlamentari e grazie alla determinazione della Ministra Bonetti e di Italia Viva, che ha voluto portare questo testo, presentandolo per la prima volta, insieme abbiamo costruito un testo che ci fa fare un passo in avanti. Infatti, aver messo assieme tutte queste tematiche, significa che abbiamo compreso la complessità della famiglia, la complessità dei temi con cui la famiglia si trova a confrontarsi nella vita quotidiana.

Il lavoro è e sarà la nostra priorità nei prossimi mesi e conciliare i tempi di vita e di lavoro significa anche occuparsi e preoccuparsi di quello che avviene all'interno delle mura domestiche, rispetto non soltanto alla cura e alla presa in carico dei bambini, delle persone anziane, dei nostri nonni presenti all'interno delle mura domestiche, delle persone con disabilità. Poi c'è l'altro tema che, grazie anche ad alcuni emendamenti di Italia Viva, è stato posto all'interno del testo perché, per conciliare vita e lavoro, bisogna con concretezza e con coraggio mettere un punto a tutto quello che riguarda il lavoro domestico, la gestione della casa. Sono cose che soprattutto le donne conoscono molto bene nella loro quotidianità. E questo ci serve anche per risolvere tante fragilità, tante zone grigie,che, per troppi anni, non abbiamo osservato nel nostro Paese, anche rispetto al tema dell'emersione del lavoro nero, che riguarda un bisogno quotidiano delle famiglie rispetto alla cura dei bambini e della casa.

Tornando al tema dell'educazione, credo davvero sia un cambio di passo culturale il fatto di averlo scritto nero su bianco all'interno di un testo, riprendendo anche un principio costituzionale, l'articolo 118 della Costituzione che assegna alla sussidiarietà un valore importantissimo anche nella risposta ai bisogni sociali e nella costruzione dell'individuo all'interno della comunità. Mi riferisco, quindi, al percorso formativo che passa attraverso le tante iniziative che, dal punto di vista fiscale, nel corso del tempo, negli anni passati, questo Parlamento ha votato (per esempio, incentivare il teatro, il cinema, lo sport). Queste misure, però, devono trovare un senso all'interno di una programmazione condivisa.

Il vero nodo che noi, non soltanto rispetto a questo testo, ci troviamo oggi ad affrontare rispetto alla delega, che lei dovrà concretizzare in tempi rapidi - e questo deve essere un nostro impegno, anche un impegno del Parlamento -,la vera sfida che la politica oggi ha da affrontare è quella dell'attuazione: mostrare che queste cose, che queste parole trovano un senso nelle risposte che si danno alle persone. Il primo passo lo abbiamo fatto: l'assegno unico universale è già una realtà,dal 1° luglio di quest'anno,e credo che sia davvero uno sprone importante a dare immediata concretezza a questi elementi di delega.

L'ultimo aspetto che vorrei rilevare in quest'Aula riguarda non soltanto la gestione della vita quotidiana ma anche l'aspetto legato a dove si svolge la vita quotidiana. Se ne parla poco, ci si sofferma spesso sulle misure di carattere fiscale, sulle misure legate alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, alla presenza delle donne nel mondo del lavoro. Insomma, non è un caso che questo sia il Paese dove molte donne, alla nascita del primo figlio, non rientrano sul posto di lavoro e questo è un problema che con questa delega si vuole provare ad affrontare, attraverso un'assunzione condivisa di responsabilità genitoriale con le mamme e i papà.

L'altro aspetto riguarda l'autonomia dei giovani. In un Paese dove la media degli affitti è la più alta d'Europa, dove è difficile trovare casa, dove abbiamo aree intere destinate all'abbandono, perché non ci sono servizi, perché non ci sono opportunità di lavoro, noi dobbiamo recuperare questo, perché la casa è il luogo dove si svolge la vita. Quindi, uno di questi articoli, l'ultimo elemento della delega, riguarda l'autonomia finanziaria dei giovani. Penso agli studenti fuorisede, agli universitari, alle giovani coppie che si apprestano ad avviare la loro vita, alle persone con disabilità che, mantenendo quel filo rosso importante, con la legge sul “durante e dopo di noi” approvata nella scorsa legislatura, hanno il diritto di poter immaginare e pensare una vita autonoma attraverso una casa dove si svolge la vita quotidiana, dove si svolge l'amicizia, dove si svolgono le relazioni umane. Da questo punto di vista, credo che sia davvero importante dare un segnale alle persone, al Paese, ai cittadini rispetto al fatto che la politica ha compreso quali sono i problemi quotidiani che le persone devono affrontare; tutte le persone. Lo abbiamo visto in questi mesi di provvedimenti emergenziali, dove abbiamo rincorso troppe volte misure che spesso avevano escluso, nel corso del tempo, gli autonomi, i professionisti, le tante forme contrattuali e di lavoro che, di fatto, sono l'immagine e lo specchio del nostro Paese.

Quindi, finalmente, grazie anche al dibattito parlamentare, al dibattito in Commissione serio ed approfondito, e grazie al testo che lei, Ministra Bonetti, ha presentato, finalmente siamo entrati in questa complessità, nella complessità della vita quotidiana. Osservo questo testo con la fiducia e con la speranza che la politica possa cambiare le cose. Noi abbiamo smesso, con questo testo, di osservare. Ieri sera, immaginando le parole da ripetere in quest'Aula, ho provato a chiedere ad una mamma che ha un po' di figli e che affronta le difficoltà della quotidianità, con il lavoro, i figli che vanno all'università o che si apprestano a fare le loro scelte di vita: che cosa vorresti sentirti dire nell'Aula del Parlamento rispetto alle politiche per la famiglia? Mi ha detto: vorrei un cambio culturale ma vorrei che queste cose, che queste parole diventassero davvero realtà. Vorrei dire a questa mamma, a questi genitori che noi questa responsabilità, in questa legislatura, ce la siamo assunta in modo positivo perché credo che Italia Viva - e lei, Ministra Bonetti - abbia avuto l'intelligenza di presentare e di volere fortemente questo testo. Ma la vera conquista oggi è quella di vedere tutti i gruppi parlamentari, di maggioranza e opposizione, condividere un percorso comune. Davvero credo che dobbiamo soltanto auspicare concretezza e, soprattutto, visione e speranza nel domani.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ministra Bonetti, abbiamo trascorso questi mesi affrontando quella che ci siamo detti più volte essere una reale emergenza sociale, legata alla famiglia, legata alla natalità, con cui ci troviamo a fare i conti in Italia. Ne siamo assolutamente consapevoli, non è, purtroppo e drammaticamente, una novità. Sono anni che vediamo sempre di più diminuire le nascite in Italia. Sappiamo la gravosità di tutto ciò soltanto leggendo le statistiche. I numeri spesso ci aiutano, perché è vero che sono dati freddi ma sono dati oggettivi. E allora non è una libera interpretazione che può portarci distante dal dare il giusto significato e il giusto peso quando noi ci si confronta con i numeri. Lei poi sa bene, a fronte, comunque, della sua formazione, della sua professione come docente universitario, quanto i numeri siano una cartina al tornasole determinante.

Allora, proprio a partire dai numeri, noi vediamo ancora una volta, lo scorso anno, una diminuzione di nascite assolutamente significativa: raggiungiamo il minimo storico dall'Unità d'Italia, oltre 16 mila bambini in meno che nascono nella nostra Nazione. Purtroppo, a causa della pandemia, anche il numero di morti si innalza vertiginosamente e raggiungiamo un altro record, un record di morti dalla seconda guerra mondiale: oltre 700 mila morti e poco più di 400 mila nascite. Il che, facendo una semplice sottrazione tra morti e nati, ci fa arrivare ad una dinamica negativa, cioè nella nostra Italia diminuisce la presenza della popolazione residente di oltre 320 mila persone. Possiamo dire che è quasi come se una città italiana scomparisse, quasi come se la città di Firenze scomparisse. Questo, purtroppo, non è soltanto caratteristico della pandemia, non è solo caratteristico dello scorso anno: sono 12 anni che c'è questa costante diminuzione di nati in Italia e questa sorte così infausta noi la condividiamo con l'Europa tutta.

Purtroppo, il continente europeo è il fanalino di coda per numero di nati e si tratta di una questione che ci deve richiamare ad una priorità, alla priorità. Come Fratelli d'Italia l'abbiamo detto sin dall'inizio: la questione della denatalità in Italia è la priorità. Giorgia Meloni l'ha messa nel primo punto del proprio programma quando si è proposta agli elettori nelle ultime elezioni politiche. Abbiamo tante necessità sicuramente, ma se non nascono italiani, se non nascono figli, questa non è soltanto una problematica di carattere etico, ma è anche una problematica di carattere sociale, economico e di sostenibilità, oltre al fatto che scompare e rischia di scomparire nei prossimi cento anni l'Italia stessa, l'Europa stessa. A fronte di questo, noi ci siamo stati fin dall'inizio, Ministro Bonetti.

Mi rivolgo anche al relatore, Vito De Filippo, che ci ha accompagnato in queste settimane con esperienza, con equilibrio, con la capacità di riconoscere all'opposizione - oggi l'unica opposizione è Fratelli d'Italia - un diritto di parola, di cittadinanza, di rappresentatività; mi permetto di dire ciò perché in queste settimane è davvero cosa rara vedere ciò in questa situazione dell'attuale maggioranza e dell'attuale Governo. L'opposizione viene compressa e conculcata a tal punto, come abbiamo visto per esempio con le nomine Rai, che ci si sorprende drammaticamente quando, invece, le viene riconosciuta la rappresentatività del popolo italiano che l'ha fatta entrare in Parlamento. Quindi, devo dire che sia il Ministro Bonetti, sia il relatore De Filippo hanno avuto questa sensibilità, questa saggezza, questo rispetto della democrazia e del confronto democratico e siccome è cosa rara, gliene rendo ancora più merito e, ovviamente, auspicherei che sempre e comunque la dialettica tra maggioranza e opposizione fosse caratterizzata da questo confronto. Per questo, mi auguro anche che i lavori che ci attenderanno in Aula, dopo quelli che abbiamo concluso in Commissione, possano essere così proficui per il confronto democratico fra le forze di maggioranza e di opposizione, rappresentata da Fratelli d'Italia. Questo perché lo sottolineo? Perché alcuni passi migliorativi li abbiamo fatti sicuramente all'interno dei lavori della Commissione, ma molti altri no. Quindi, mi auguro che il maggiore tempo che avremo durante il confronto in Aula possa portare a ulteriori recepimenti da parte del Governo e della maggioranza e che, quindi, ci possa essere la possibilità di vedere le proposte di Fratelli d'Italia inserite, a tutto vantaggio della famiglia, a tutto vantaggio di quegli italiani che vorrebbero tanto mettere al mondo un figlio, o un altro figlio, e a tutto vantaggio della nostra situazione sociale ed economica.

Noi oggi, come Italia, siamo anche fanalino di coda in Europa perché, in realtà, l'Europa ha una media di figli per donna, cioè un tasso di fertilità, dell'1,53: l'Italia arriva all'1,27 ed è uno degli ultimi Paesi. Abbiamo situazioni di eccellenza, come quella della Francia che supera la media europea e arriva a 1,86 figli per donna. Come fa la Francia? Perché sembra quasi impossibile aiutare le coppie a fare figli, dal momento che in questi 12 anni c'è stata una costante diminuzione di bambini nati in Italia, ma in realtà la ricetta c'è, basta osservare le nazioni che hanno un tasso migliore del nostro. La ricetta qual è? L'abbiamo detto in più occasioni: la ricetta è quella del trasferimento di soldi per i figli a carico delle famiglie; la ricetta è quella degli asili nido, dei servizi educativi gratuiti; la ricetta è quella di incentivare i congedi parentali e riconoscerli con un supporto economico maggiore; la ricetta è una tassazione agevolata per la famiglia. Questa è una nazione a misura di famiglia: questa è una nazione che riconosce nella famiglia un valore sociale e non, invece, un luogo e un contesto nel quale scaricare le responsabilità di mancanze istituzionali.

Allora, se queste sono le ricette - io lo dico sin dall'inizio -, un problema che certamente abbiamo sottolineato più volte è quello per cui, in questa delega, per sostenere e valorizzare la famiglia, viene condizionato il riconoscimento del supporto economico all'ISEE. Si tratta di quella disposizione che viene immaginata per misurare le condizioni economiche della famiglia in virtù delle quali, poi, verranno dati più o meno soldi, più o meno incentivi, più o meno supporto, con un dispositivo che ha sancito la sua iniquità, tanto che è stato oggetto di notevoli riforme e cambiamenti, a volte in meglio, a volte in peggio. Non funziona! L'ISEE non è un indice che offre la possibilità di capire quali sono le reali condizioni economiche di una famiglia, perché? Anche qui andiamo nel punto e nel merito. È iniquo perché è costruito male, dal momento che da una parte si occupa di vecchi redditi. È vero che è stato introdotto l'ISEE corrente, proprio perché la problematica era che si riferiva a redditi di anni precedenti, ma anche l'ISEE corrente funziona male, perché calcola le ritenute fiscali, cioè nell'ISEE noi non troviamo la valutazione del reddito netto, ovvero di quello che rimane a una famiglia. Le mie disponibilità economiche sono i soldi che io ho in tasca, quelli che mi rimangono successivamente al pagamento di tutta la tassazione e di tutta la fiscalità. Se io incasso 50mila euro l'anno, non ho 50 mila euro nelle mie tasche, perché il mio fatturato poi mi porterà a pagare le tasse (e l'Italia è anche la Nazione con il più alto livello di tassazione, con oltre il 64 per cento). Questo significa che non avrò 50 mila euro nelle mie tasche, Ministro Bonetti: ne avrò meno di 20 mila! Allora, non si può pensare che l'ISEE affronti il suo calcolo includendo le ritenute fiscali. Non va bene, perché viene conteggiato il patrimonio immobiliare anche della prima casa. Sì è vero che c'è una soglia che pressoché la esclude, ma questa soglia è di poco più di 52 mila euro per il valore della prima casa. A Roma, persone che abitano in 60 metri quadri pagano una casa oltre 200 mila euro. Pensate a una famiglia che vive in 60 metri quadri e non dico al centro storico! Con 200 mila euro non prendi la casa di 60 metri quadri a piazza Navona, ma ti allontani dal centro, anzi ti allontani molto dal centro: per una casa di 100 metri quadri, non al centro, a Roma, devi pagare 300 mila euro! Una famiglia di 4 persone ha bisogno anche di spazi di vita.

La prima casa non può essere considerata in alcun modo nell'ISEE, perché è un diritto che lo Stato, le istituzioni devono sostenere, è un valore. Ad un uomo e ad una donna, per renderli liberi, devi dare un terreno, su cui costruire la propria casa o una casa, il lavoro, la possibilità di autodeterminarsi e di autodeterminare la propria famiglia. Se hai dato loro tutto ciò, li hai resi liberi; se, invece, non ne riconosci il valore, li rendi schiavi. Quindi, certo che l'ISEE non è lo strumento giusto, non è l'indice giusto per calcolare le condizioni economiche di una famiglia.

Per non parlare del fatto che il patrimonio mobiliare e immobiliare viene considerato rispetto a due anni prima. Voi, immaginate che, nella condizione di pandemia in cui ci troviamo, in cui le persone hanno perso tanto, molto, a volte tutto - ci sono persone che si sono tolte la vita, disperate, perché vedevano fallire la propria impresa -, utilizziamo un indice economico di equivalenza che si basa anche su alcuni indicatori, come il patrimonio immobiliare e mobiliare, riferito a due anni fa? Ma due anni fa è una distanza cosmica e, quindi, non va bene.

Per non parlare, inoltre, del fatto che l'ISEE può considerare povero chi povero non è, per esempio, chi lavora in nero o chi vive di illegalità. Ne abbiamo di esempi di questo tipo: persone che vanno in giro con il Mercedes che, apparentemente, non hanno nulla di intestato, dal punto di vista immobiliare e mobiliare e che, quindi, per lo Stato, vengono considerati poveri, ma che poveri non sono in alcun modo e, quindi, accedono in via privilegiata agli asili nido, alle mense scolastiche e a tutti quei servizi di carattere sociale ed educativo; mentre l'ISEE stesso considera invece benestante o, comunque, con una condizione media o sufficiente chi vive del proprio lavoro con fatica e che, invece, assolutamente, oggi ricco o, comunque, con una situazione economica sufficientemente sostenibile, non lo è.

È per questo che, per l'ennesima volta, come Fratelli d'Italia, sottolineiamo che l'ISEE debba essere abbandonato. Se si vuole sostenere e riconoscere la famiglia, se si vuole sostenere la natalità, bisogna abbandonare l'ISEE. D'altronde, l'ISEE è presente solo in Italia: ma ci sarà un motivo? Dal momento che tanto parliamo d'Europa e sembra che anche questa maggioranza, in particolare una parte della stessa, caratterizzata soprattutto dal PD, si riferisce spesso ad altri Paesi oltre il confine nazionale come modello di buone pratiche ad ogni piè sospinto, sarebbe il caso che si interrogasse sulla continua esistenza dell'ISEE, poiché, in realtà, lo usiamo solo noi. Ci sarà un motivo per cui gli altri Paesi non lo usano e hanno anche un tasso di natalità più alto del nostro? Ci sarà un motivo, posto il fatto che quegli Stati, quelle Nazioni, che hanno un tasso di natalità maggiore, sono le stesse Nazioni che, per esempio, nel trasferimento di soldi per figli, non considerano il reddito familiare o non lo considerano in maniera così stringente.

Fratelli d'Italia ha avanzato proposte in tal senso? Sì, perché cerchiamo di unire alle nostre critiche sempre delle proposte e, infatti, negli emendamenti che abbiamo posto all'esame del Governo e della maggioranza c'era l'abolizione, la soppressione dell'ISEE e la sostituzione con il reddito familiare oppure con il fattore famiglia. Quindi, c'è un problema? Sì, ma c'è anche una soluzione. Problema-soluzione. Purtroppo, abbiamo visto bocciare questi emendamenti e questo - lo diciamo chiaramente - non lo troviamo in alcun modo utile in una delega al Governo che voglia effettivamente valorizzare e sostenere la famiglia.

Se questo è l'intendimento, deve essere dimostrato con i fatti.

E, allora, per una delega che dovrebbe rivoluzionare la fiscalità in Italia e renderla a misura della famiglia, rivoluzionare i congedi parentali e renderli a misura della famiglia, rivoluzionare l'erogazione dei servizi educativi e scolastici e renderli a misura della famiglia, oltre che di tutti i servizi sociali, rivoluzionare i sostegni economici, abbandonando i diversi bonus e assegni familiari con una misura semplice, facile, efficace, universale e a disposizione per tutti, ossia i lavoratori dipendenti, ma anche quelli che, per decenni, sono stati esclusi, come i lavoratori autonomi e le partite IVA, ebbene, per una misura che ha un obiettivo così alto e nobile - e Fratelli d'Italia, quindi, ci sarà per sostenere un obiettivo così alto e nobile -, ci aspettiamo una delega che abbia contenuti alti, nobili e di cambiamento reale.

In fondo, siamo a disposizione per aiutarvi; in noi troverete un'opposizione leale, leale ai valori che difendiamo, ve l'abbiamo dimostrato. Abbiamo già votato a favore nel momento in cui avete portato alcuni provvedimenti in Aula, abbiamo dimostrato come non ci devono essere ombre di dubbio; non ci asteniamo, ma votiamo a favore. Abbiamo scelto di non essere parte di questa maggioranza, per motivi che abbiamo spiegato puntualmente, perché riteniamo che visioni del mondo troppo diverse non riescano a fare sintesi e a dare reale risposta agli italiani. Infatti, lo stiamo vedendo nei provvedimenti che arrivano in Aula: le difficoltà, i ritardi e anche le incertezze nel trovare equilibri sono una costante di questo “Governo arcobaleno”.

Ma, nel momento in cui ci sono provvedimenti che aderiscono alla nostra visione del mondo e dei valori e che abbiamo proposto nei nostri programmi, noi ci siamo e ci saremo: l'abbiamo già dimostrato, lo continueremo a fare, l'abbiamo detto in Commissione, l'abbiamo detto in Aula più volte. Quindi, usateci in questo - e lo dico in particolare alla maggioranza, ai gruppi di maggioranza presenti in Aula -, perché saremo al vostro fianco, se farete reali politiche di cambiamento e di rivoluzione della politica di sostegno della famiglia e della natalità.

Non faremo mancare il nostro voto: lo abbiamo dimostrato nei fatti e non lo abbiamo fatto mancare fino ad oggi, laddove il valore della famiglia e della natalità viene supportato realmente.

Allora, davvero mi taccio, perché gli aspetti sarebbero anche molti altri, Ministro Bonetti, relatore De Filippo, l'abbiamo visto davvero nei lavori puntuali svolti in Commissione.

Ci approcceremo ai lavori d'Aula con la stessa coerenza, la stessa concretezza, lo stesso desiderio di servire gli italiani. Quindi, porteremo quelle misure che riteniamo indispensabili e ci auguriamo che il maggiore, ulteriore, tempo a disposizione e anche la riflessione di tutti quei colleghi che non sono presenti in Commissione, ma sono presenti qui in Aula e hanno una grandissima responsabilità, l'onere e l'onore di rappresentare gli italiani, possano essere - anche essi - un contributo importante al confronto e al dialogo. Questo ci auguriamo, nei giorni che ci aspettano, quando il provvedimento arriverà in Aula, e questo è quello che faremo.

Siamo stati, quindi, anche in questa discussione generale chiari; vi abbiamo proposto quello che è il nostro intendimento; sapete che lo porteremo avanti con coerenza, perché per noi la coerenza è un valore da rinnovare e da difendere ogni giorno. Ci ha ripagato fino ad oggi, è quello che ci ha reso sempre più credibili agli occhi degli italiani e, quindi, non abbandoneremo mai questa strada, fatta di coerenza, di competenza e di coraggio.

Per questo ci rivedremo qui in Aula, per la trattazione del provvedimento e la votazione degli emendamenti, auspicando che questo lavoro e questa delega possano essere ulteriormente migliorati, per il bene degli italiani e per la nascita di nuovi figli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi, il disegno di legge delega sulla valorizzazione del sostegno alla famiglia è un provvedimento che arriva in quest'Aula ed è di un'importanza incredibile. Lo hanno sottolineato tutti i colleghi che mi hanno preceduto in questa discussione e, quindi, non posso sicuramente far altro che sottolineare ulteriormente questa importanza che non si vive solo all'interno di quest'Aula, perché anche all'esterno c'è grande attesa per questi provvedimenti.

Qualche settimana fa sono stato relatore in un convegno, organizzato dall'Ambito territoriale sociale della città di Campobasso, la mia città, cui hanno partecipato, oltre a operatori del Terzo settore e assistenti sociali, anche amministratori e sindaci dei comuni dell'Ambito, comuni molto piccoli, che sono i primi che subiscono gli effetti negativi dello spopolamento e che caratterizzano gran parte del territorio italiano, le cosiddette aree interne, di cui spesso parliamo e su cui spesso cerchiamo di tenere alta l'attenzione, nei vari provvedimenti che quest'Aula porta avanti e realizza. Questa attenzione è importante perché, quando parliamo di spopolamento e di crisi demografica, gli elementi che dobbiamo considerare sono veramente tanti. Ci sono elementi che riguardano i gap infrastrutturali o possono riguardare gli assetti geografici e geomorfologici, perché ci sono realtà che possono avere più difficoltà ad accedere ai servizi. E, quindi, quando ci sono più difficoltà ad accedere ai servizi, che cosa si deve fare? Si devono incrementare questi servizi, si devono mettere in condizioni le famiglie di potere avere certezza di un sostegno per sé e per i propri figli, perché, quando si fa la scelta, coraggiosa, di mettere su famiglia e fare dei figli, questa scelta deve essere supportata dallo Stato e supportata dalla politica. In questo caso il Parlamento si sta dimostrando sicuramente compatto e coeso rispetto a questo obiettivo. Lo ha dimostrato già l'anno scorso, perché ricordo che, quando abbiamo portato in Aula la riforma dell'assegno unico è stato caratterizzato da questi concetti di universalità e di proporzionalità, che sono previsti all'interno della nostra Costituzione e che devono essere vanto e orgoglio del nostro Paese, come principi fondanti dell'idea di solidarietà e di responsabilità che uno Stato deve avere nei confronti dei propri cittadini, così che i cittadini stessi tra di loro, con il contributo che danno con il pagamento delle tasse mettono in condizioni tutti di poter avere diritto a servizi che siano quanto più sostenibili, efficaci e sicuri sul territorio, indipendentemente da dove si nasce e indipendentemente da dove si pensa di far crescere la propria famiglia. Insomma, la responsabilità, l'importanza, di questo provvedimento è molto alta e così l'attesa, quindi, che deriva, da chi sta aspettando – famiglie, amministratori e operatori del Terzo settore - questo genere di riforme, questo genere di risposta da parte del Parlamento che delega appunto, non con una delega in bianco, come è stato già sottolineato anche da altri colleghi, ma con indicazioni ben precise sui vari aspetti che devono andare a supportare, integrare e rafforzare quella che è stata una piccola rivoluzione dell'assegno unico universale, di cui già si è parlato, che è operativo dal 1° luglio, che sta dando risposte molto importanti e che ha avuto già un'adesione molto importante da parte dei cittadini, intervenendo su una delle categorie che fino a qualche tempo fa era sempre esclusa da questo genere di interventi, gli autonomi e le partite IVA. Ma anche chi è senza lavoro ha la possibilità di poter avere concesso questo assegno, anche se percettore del reddito di cittadinanza, perché non si cumulano le cose. Queste sono attenzioni che, secondo me e secondo il gruppo MoVimento 5 Stelle, sono sicuramente importanti e danno la misura della necessità di essere precisi e premurosi su questo tipo di iniziative. Ma, a fianco quindi all'assegno universale che è già operativo, come detto, quello che viene integrato sono gli interventi sull'educazione dei figli, sia per quanto riguarda agevolazioni fiscali, contribuzioni, decontribuzioni e quant'altro, sia per quanto riguarda l'educazione formale che non formale. Quindi, si apre tutto quello che riguarda i libri di testo, l'accesso alla scuola, la didattica, ma anche quello che riguarda gli aspetti non formali della formazione dei figli, ai quali si è fatto cenno prima, lo sport, l'educazione musicale, l'educazione culturale, quindi, la possibilità di accedere a teatri, cinema, musei, parchi archeologici, in maniera tale che si possa anche dare la possibilità a tutti di poter dare queste occasioni di crescita ai propri figli.

Anche sulla materia dei congedi parentali e sul concetto di paternità si è intervenuti in maniera puntuale e si danno indicazioni puntuali al Governo.

Un altro tema fondamentale è il lavoro femminile, quindi la conciliazione dei tempi della famiglia e la conciliazione degli impegni di una famiglia. Soprattutto, una madre lavoratrice deve avere a disposizione i tempi necessari per non trovarsi nella scelta di dovere immaginare di fare e crescere dei figli, metter su famiglia oppure scegliere la sua carriera. Questa conciliazione può essere rafforzata e deve essere tenuta in debita considerazione anche nei decreti legislativi, che poi il Governo dovrà andare a realizzare.

Un altro aspetto fondamentale è che poi dopo, a valle dell'assegno unico - quindi dopo la maggiore età - non è che possiamo pensare di abbandonare i nostri figli e non dare ulteriore supporto. Questa era un'altra attenzione, una preoccupazione, che era emersa anche nell'ambito di quel convegno. È l'importanza di intervenire sull'autonomia finanziaria dei giovani cioè di dare supporto per la casa. Quindi, le giovani coppie, che vogliono poter accedere a un mutuo, che vogliono poter avere agevolazioni per affittare una casa e, quindi, poter iniziare ad avere una vita indipendente, anche da questo punto di vista, vedono in questa legge delega un'attenzione importante. Così come per quei figli, che restano a casa e che portano avanti, invece, un percorso di formazione universitario, sono previste una serie di iniziative che il Governo deve tenere in considerazione per supportare l'aspetto della formazione universitaria dei figli, in maniera tale da poter avere, anche da questo punto di vista, un supporto certo.

Aggiungo, in conclusione, che alcuni emendamenti, anche durante la fase dei lavori della Commissione, sono stati approvati, si tratta di emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle, che riguardano le varie sfaccettature del provvedimento. Giusto a titolo esemplificativo, vi sono quelli che riguardano gli aspetti legati alla gravidanza e, quindi, tutti quelli che possono essere gli esami che una neomamma deve sostenere, con la necessità di avere un supporto anche dei familiari che possano seguire la donna in questa fase, per dare un aiuto anche psicologico, in questo senso.

Un altro elemento importante, per quanto riguarda la didattica, è quello che riguarda l'aiuto per l'educazione dei figli, per l'acquisto di libri, non solo in formato cartaceo ma anche in formato digitale; è una puntualizzazione che abbiamo voluto inserire. Ci sono state ancora alcune attenzioni per quanto riguarda il lavoro femminile. Infine, ricordo un altro emendamento a prima firma del collega Stumpo, che è stato sottoscritto e condiviso dal gruppo del MoVimento 5 Stelle, per un'attenzione particolare del Governo per quei ragazzi che decidono di fare il loro corso di studi fuori sede. Questi sono, quindi, i provvedimenti che sono attesi all'esterno e che chiamano noi, come Parlamento e, in questa fase, alla Camera dei deputati, a essere attenti e ad essere rigorosi anche nelle indicazioni da dare al Governo. Questo provvedimento andrà poi al Senato e poi ci sarà un tempo, che speriamo sia ragionevolmente breve, affinché il Governo possa fare la sua parte con la formazione, la preparazione e l'emanazione dei decreti legislativi, affinché quello di cui stiamo parlando oggi possa, il prima possibile, diventare certezza per le famiglie.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Stefania Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi. L'Italia, come ci ricordano numerosi studi, è uno dei Paesi, purtroppo, meno fecondi al mondo. Oltre a non essersi risollevata dai bassi livelli raggiunti in questi anni, ha subito anche un drastico peggioramento durante questa crisi economica, sociale e pandemica. Adesso, dopo l'uscita dagli anni più acuti della recessione, fatichiamo, però, verso il recupero perché la denatalità passata si sta ulteriormente riducendo nelle donne, che entrano in età riproduttiva più tardi. L'arrivo di un figlio ha, infatti, sempre di più un impatto sul tempo di vita delle madri e sui costi delle famiglie, mentre deve coinvolgere, come benessere relazionale tutta la coppia e deve essere riconosciuto come valore sociale che aiuta e riesce a rendere più solido un futuro comune. Quando parliamo di famiglie - famiglie e non famiglia - dobbiamo tenere presente che si interconnettono diversi aspetti: dalla natalità all'occupazione femminile, dallo sviluppo economico del Paese alla tenuta del nostro sistema pensionistico. La scarsa occupazione femminile incide fortemente e condiziona il desiderio di maternità ma anche di paternità. La scelta di fare figli è senza dubbio una scelta privata e personale ma è un dovere della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto questa libertà e limitano l'eguaglianza dei cittadini ed impediscono il pieno sviluppo della persona umana.

Proviamo ad analizzare le ragioni per cui non si fanno figli. Innanzitutto, direi che c'è questa prospettiva di lavori esclusivamente precari e salari non adeguati alle aspettative e ai costi della vita. Aggiungerei la difficoltà delle donne di accedere al mondo del lavoro e avere prospettive serie di carriera. Aggiungerei anche le politiche insufficienti di sostegno alla famiglia o per la casa. Si tratta, insomma, di elementi materiali che si incrociano però con quelli culturali, perché le donne sono ancora imprigionate in ruoli di genere, in stereotipi purtroppo impermeabili al cambiamento, che vedono ancora di loro esclusiva pertinenza la cura e la crescita dei figli. La vera scommessa culturale e sociale da vincere è quella di creare le condizioni affinché ci sia una reale condivisione dei tempi di vita e di lavoro tra uomini e donne. Stabilizzarsi nel mondo del lavoro, avere un reddito dignitoso, avere servizi continuativi è sempre una condizione sine qua non per poter desiderare di avere un figlio o una figlia. Ecco perché sono sempre più numerose le donne tra i 35 e i 39 anni che decidono di avere figli, rispetto alle donne tra i 25 e 29 anni. I genitori, insomma, aspettano una situazione economica e lavorativa più serena prima di decidere di avere figli. Questi sono alcuni dati da cui dobbiamo prendere spunto e che evidenziano l'urgenza a cui siamo chiamati, oggi, nell'esaminare questo provvedimento e nell'augurarci che ce ne siano, così come indicato nella delega, altri a breve.

Questo provvedimento è stato varato durante il Governo Conte-bis il 25 giugno 2020, dall'allora, ed attuale, Ministro per le Pari opportunità e la famiglia, Bonetti, insieme all'allora Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Catalfo, e al Ministro dell'Economia e delle finanze, Gualtieri. Si tratta, quindi, di un percorso complesso che ci porta, oggi, finalmente all'approvazione. Si tratta di una legge delega volta all'adozione - e noi diciamo anche al riordino e al potenziamento, visto che molte misure erano già presenti nel nostro ordinamento - di una serie di interventi volti a sostenere la genitorialità, sostenere la funzione sociale ed educativa delle famiglie, intervenire sulla conciliazione e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro all'interno della famiglia, valorizzare la crescita armoniosa ed inclusiva di bambine e bambini, sostenere l'indipendenza e l'autonomia dei giovani, sostenere il lavoro femminile, promuovere la parità dei sessi, affermare il valore sociale delle attività educative e di apprendimento, prevedere contributi per la frequenza dei servizi educativi dell'infanzia o per la frequenza di corsi sportivi, linguistici, eccetera, oppure per comprare libri scolastici e universitari. Il Partito Democratico ha anticipato un pezzo importante di questa delega con la proposta, ora legge, a prima firma Graziano Delrio, dell'assegno unico per i figli. Vediamo, quindi, in questo decreto un completamento, un avanzamento delle politiche per la famiglia da noi fortemente volute.

Ringrazio, quindi, il relatore, così come naturalmente il Ministro, per il contributo che è stato dato in queste settimane di lavoro importante, così come tutti i colleghi, in particolare la capogruppo Carnevali, che si sono adoperati all'interno del lavoro complesso della Commissione. Il Partito Democratico ha presentato numerose proposte emendative, volte a migliorare il testo, che possono essere così sintetizzate. Prima di tutto incentivare e rafforzare la equa condivisione dei tempi di cura e di lavoro di ambo i genitori, con particolare attenzione a non addossare solo alla donna il compito di dover conciliare il suo lavoro con i compiti di cura ma, appunto, condividere, che è la parola forte che per noi caratterizza questo decreto. Il secondo aspetto è rafforzare la parità dei sessi all'interno della famiglia, sostenendo il lavoro di entrambi i genitori. Il testo originale del Family Act, con un'impostazione, a nostro giudizio, non condivisibile su quel punto, promuoveva la parità dei sessi favorendo l'occupazione femminile con forme di lavoro agile e flessibile; noi abbiamo tentato con gli emendamenti di superare questo aspetto e ne siamo ovviamente soddisfatti.

Un altro punto fondamentale della nostra iniziativa emendativa è stato quello di prevedere l'introduzione di strumenti fiscali per favorire il rientro della donna nel mondo del lavoro, in particolare dopo la maternità. Inoltre, abbiamo lavorato per prevedere che tutte le misure siano configurate tenendo conto dell'eventuale condizione di disabilità delle persone presenti all'interno del nucleo familiare; anche questo non era presente nel testo originale. In più, prevedere un rafforzamento dei servizi educativi e di quelli dell'infanzia attraverso misure di sostegno alle famiglie. Si tratta di prevedere, quindi, attraverso appositi emendamenti che abbiamo proposto, specifici benefici fiscali aggiuntivi per forme di welfare aziendali aventi ad oggetto misure di sostegno all'educazione e alla formazione dei figli.

Un discorso a parte, però, merita la normativa sui congedi, il punto dell'articolo 4 che per noi è stato un punto importante, su cui abbiamo speso numerose e concrete energie. Il testo del Family Act prevede, nella riorganizzazione delle misure sui congedi, che i criteri di delega tengano conto dei seguenti principi. Per prima cosa, modalità flessibili nella gestione dei congedi parentali, compatibilmente con le esigenze del datore di lavoro. Inoltre, il permesso retribuito di cinque ore per colloqui con gli insegnanti e per la partecipazione attiva al concorso di crescita dei figli. Altra cosa, un minimo di due mesi di congedo parentale non cedibile per ciascun figlio.

Inoltre, prevede congedi parentali anche agli autonomi, un minimo di dieci giorni di congedo di paternità, l'estensione del congedo di paternità anche ai lavoratori pubblici.

La normativa sui congedi è già presente nel nostro ordinamento fin dal 2001; è, quindi, opportuno, in questo caso, parlare di un grande, importante salto di qualità e di potenziamento di tali istituti, piuttosto che di riordino.

Il PD, con la sua azione emendativa, ha inteso rafforzare molto tale istituto e le previsioni del testo base attraverso la possibilità di usufruire dei congedi fino al compimento del quattordicesimo anno di età del figlio, questo è un punto molto importante e quindi ringrazio la complessità della Commissione e il relatore, che si è molto speso per questo obiettivo.

Inoltre, abbiamo lavorato affinché l'utilizzo dei congedi da parte del lavoratore non dipenda dalle esigenze del datore di lavoro, ma dipenda dalle esigenze della famiglia. Abbiamo poi lavorato affinché i permessi per colloquio scolastico siano riferiti a ciascun figlio, e affinché ci sia un progressivo incremento della copertura retributiva; cosa fondamentale, sempre sul congedo di paternità, è che progressivamente si è aumentato, fino ad arrivare a tre mesi e oltre; su questo ci siamo molto spesi e siamo soddisfatte e soddisfatti del risultato raggiunto.

Analogo discorso vale per quanto riguarda i princìpi volti a incentivare il lavoro femminile e l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, l'articolo 5. In particolare, gli emendamenti del Partito Democratico sono volti a prevedere a carico dell'INPS, l'erogazione di un'indennità mensile integrativa della retribuzione a beneficio della donna lavoratrice per un periodo non superiore a tre mesi dopo la cessazione del congedo obbligatorio; prevedere l'incremento dell'indennità obbligatoria di maternità fino alla totale copertura; prevedere una disciplina del trattamento economico e previdenziale dell'astensione per malattia del figlio, al fine di favorire un'equiparazione tra dipendente privato e pubblico; prevedere che sia l'INPS a provvedere direttamente al pagamento delle prestazioni di maternità alle lavoratrici di imprese con meno di - o pari a - 9 dipendenti; prevedere, infine, incentivi per l'emersione del lavoro sommerso in ambito domestico.

Abbiamo il dovere di uscire da questo inverno demografico e dobbiamo farlo anche molto in fretta; per riprendere l'andamento procreativo e riportarlo a livelli che ci facciano uscire dall'attuale criticità occorrono interventi strutturali, duraturi ma, a mio avviso, l'elemento reale di svolta sta proprio nella capacità di incrementare l'occupazione femminile perché, contrariamente allo stereotipo, quanto più le donne lavorano, hanno soddisfazione, ritengono la loro vita realizzata e hanno quindi indipendenza, tanto più hanno disponibilità a procreare; basta guardare al nostro Paese, agli ultimi dati Istat: al Nord, dove è più alta l'occupazione, si registra – paradossalmente, per alcuni, invece convintamente, per quello che ho detto poco fa - un numero maggiore di nascite. Le donne con maggiori difficoltà economiche spesso devono scegliere tra lavoro e figli. Nel fare quanto detto, bisogna tenere insieme la dimensione economica con quella relazionale, la corresponsabilità del ruolo con la dignità sociale, la presenza di servizi educativi e le politiche di incremento delle relazioni dentro una comunità e dentro un territorio. La denatalità è il segno di una grande mancanza di fiducia, di uno spaesamento, di una mancanza di prospettiva, e per restituire tutto ciò servono progetti strutturati e organici. Senza questa visione, senza questa prospettiva, il Paese, purtroppo, è destinato a una lenta agonia, perché un Paese dove non ci sono figli, dove non c'è una natalità, dove le famiglie rinunciano alla loro possibilità di procreazione, è un Paese che vive una crisi culturale ed economica troppo grave e profonda. La pandemia del COVID-19 ha, inoltre, amplificato timori, incertezze e preoccupazioni per il proprio futuro.

Il nostro compito, non solo come legislatori, ma soprattutto come cittadini, è quello di impegnarci per aiutare il nostro Paese a ripartire, e crediamo che le politiche per le famiglie siano politiche giuste, importanti e quindi ringraziamo la Ministra per il lavoro importante fatto; confermo il ringraziamento già esplicitato, ma che voglio ribadire, per il relatore, per tutta la Commissione e per il Partito Democratico che tanto si è speso in questo decreto e che ha anche raggiunto risultati che ci inorgogliscono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2561-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Vito De Filippo, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la Ministra Bonetti.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Un grazie davvero sentito agli onorevoli deputate e deputati che sono intervenuti. Lasciatemi, però, ulteriormente sottolineare una profonda gratitudine per il lavoro che è stato svolto anche in Commissione, grazie al relatore, l'onorevole De Filippo, alla presidente, a tutti i gruppi parlamentari, che hanno - come è stato anche dimostrato da questo dibattito - fortemente contribuito alla valorizzazione e al miglioramento del testo. Quando parlo di tutti i gruppi parlamentari parlo e mi rivolgo anche, vista la sollecitazione, alla minoranza, a cui riconosco non solo una capacità di contribuzione, una maturità di dialogo della politica - cosa che è stata ovviamente portata avanti grazie anche al lavoro del relatore -, ma anche un'incisività negli interventi che sono stati proposti e io credo che ciò sia il segno davvero di una democrazia matura, di una democrazia che dia compimento alla necessità di una partecipazione delle diverse prospettive, nella costruzione di un provvedimento che rappresenta, per il nostro Paese, la prima riforma integrata delle politiche familiari. Quindi, non è stato certamente un atteggiamento di concessione la volontà di ricomporre le posizioni, ma la necessità di costruire un provvedimento che dovesse ricomprendere tutte le posizioni, per dare seguito a una risposta concreta che l'Italia chiede, e chiede da tanto tempo.

È una riforma integrata che, per la prima volta, riassume tutte le componenti che agiscono nella vita delle donne e degli uomini delle nostre famiglie e che, da queste componenti, crea una visione organica. Questa, in realtà, è una sollecitazione che più volte questo Parlamento ha rivolto al Governo: politiche integrate, con un approccio multidimensionale, strutturali non estemporanee; ce lo avete chiesto, questa proposta di riforma va e vuole andare in questa direzione. È una proposta di riforma che struttura le politiche familiari come politiche di investimento; nasce certamente come risposta alla grave situazione sulla denatalità del nostro Paese, ma nasce anche come risposta alla mancanza di prospettiva e di visione che purtroppo attanaglia le nostre famiglie. Laddove i desideri personali non trovano, nella dimensione comunitaria, una prospettiva per diventare scelta, un Paese muore a se stesso, perché non è in grado di scegliere, di fare scelte sul futuro. Ecco perché le politiche familiari devono essere politiche di attivazione, di investimento, non di costo, non di semplice assistenza; devono attivare e accompagnare queste scelte, personali e collettive, del futuro. Per fare questo abbiamo scelto di operare, come dicevo, con un approccio integrato, che aumenta le risorse finanziarie delle famiglie; avete ricordato l'assegno unico universale, che ha avuto un percorso anticipato e che già è concretezza, nel nostro Paese; con l'investimento, la centralità di una responsabilità educativa che viene riconosciuta alle famiglie ma, nello stesso tempo che insiste anche in una scelta e una corresponsabilità comunitaria, attraverso i servizi educativi territoriali per tutte le fasce di età e per tutte le diverse situazioni che si devono affrontare. Famiglie finalmente paritarie, nelle quali la condivisione tra le donne e gli uomini diventa corresponsabilità e viene riconosciuta come una responsabilità esercitata a nome di tutti; i congedi parentali sono una responsabilità che risponde al diritto non del lavoratore o della lavoratrice, ma al diritto dei minori, il cui bene primario ha costantemente indirizzato l'azione legislativa nell'ambito di questo provvedimento e, finalmente, una centralità sul ruolo della donna. Per troppo tempo, per troppo tempo, nel nostro Paese, le politiche sulle pari opportunità, di empowerment femminile sono state tenute distanti dalle politiche familiari, laddove purtroppo, sempre nel nostro Paese, spesso le prime disuguaglianze nascono proprio nell'ambito familiare.

La libertà di una donna, che oggi viene riconosciuta finalmente nel Family Act, è di poter contribuire, come lavoratrice, come donna, come madre, come moglie, come figlia, come sorella, all'interno della nostra società, non dovendo scegliere di essere una parte di se stessa, ma potendo esprimere le proprie scelte nel pieno compimento della propria dimensione e della propria dimensione di cittadinanza, che così con grande chiarezza le madri costituenti ci hanno consegnato. Infine, è un investimento sui giovani, sul loro futuro, sulle scelte che oggi noi dobbiamo fare per e con loro, per il loro futuro, per renderlo possibile: università, formazione, scuola, casa, autonomia, protagonismo.

È il tempo per la politica di riaccendere la speranza nel nostro Paese e per farlo dobbiamo investire il nostro oggi nel futuro, che è il destino, la destinazione della nostra speranza. È il segno di una democrazia matura, questa capacità di rimettere al centro delle scelte pubbliche tutte le persone, riconoscendole tutte - tutte! - necessarie per il compimento della democrazia stessa; bisogna anche valorizzare il contributo di ciascuno per il compimento di questa democrazia, che richiede, quindi, davvero pari opportunità: una nuova alleanza tra i generi e tra le generazioni.

Il Family Act vuole fare questo: rimettere al centro delle nostre scelte la persona, il bene e il valore delle nuove generazioni, delle bambine, dei bambini, dei giovani, delle donne e degli uomini insieme, in una corresponsabilità; dare prospettiva di futuro alle scelte di ciascuno, per dare corpo ad una comunità, finalmente, nella quale i desideri, le ambizioni, la libertà di ciascuno possano diventare e diventino l'impegno concreto e una responsabilità per tutte e per tutti. Questo - che è stato descritto anche dal dibattito di quest'Aula - è un bene possibile per il nostro Paese. Oggi la nostra responsabilità è far sì che questo bene possibile diventi vero e concreto, a partire da qui. Grazie, quindi, per la discussione e per il seguito del lavoro che seguirà nell'Aula.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 19 luglio 2021 - Ore 9,30:

(ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 14)

1. Discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, recante governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure. (C. 3146​)

La seduta termina alle 11,50.