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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 530 di venerdì 25 giugno 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 23 giugno 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Battelli, Brescia, Casa, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Gregorio Fontana, Giachetti, Liuni, Lorefice, Losacco, Maggioni, Occhiuto, Parolo, Perantoni, Ruocco e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annuncio dell'elezione del segretario del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Comunico che il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica ha proceduto, in data 22 giugno 2021, all'elezione del segretario. È risultato eletto il senatore Ernesto Magorno.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 23 giugno 2021, la Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” ha proceduto alla propria costituzione.

Sono risultati eletti: presidente, Andrea Romano, vicepresidenti, Manfredi Potenti e Pietro Pittalis, segretarie, Silvia Fregolent e Mara Lapia. Auguri a tutti di buon lavoro.

Sostituzione di un componente della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

PRESIDENTE. Comunico che la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO la senatrice Roberta Pinotti in sostituzione del senatore Alessandro Alfieri, dimissionario.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per consentire la piena ripresa degli spostamenti dalla Russia verso l'Italia, nell'ottica di incrementare i flussi turistici - n. 2-01256)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Baldini ed altri n. 2-01256 (Vedi l'allegato A). La deputata Baldini, che è pronta ad intervenire, ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Grazie, Presidente e grazie sottosegretario. Ci sono molte realtà italiane che si sono preparate all'arrivo di un turismo proveniente dalla Russia e che, ancora oggi, non sanno se e quando potranno arrivare queste persone dalla Russia. L'estate italiana si basa soprattutto sul turismo, come, del resto, gran parte di tutta l'economia italiana. Il turismo russo è un turismo particolare, è un turismo estivo di alto livello, che porta delle entrate economiche e dà incentivo a tutta l'Italia. Con la Russa abbiamo dei rapporti che hanno la loro importanza, rapporti fatti di persone che amano l'Italia, di persone che vengono regolarmente e che richiedono adeguati servizi, da qui l'incentivo all'occupazione del luogo. Certamente, contribuiscono ad arricchire l'economia del territorio ed apprezzano la nostra identità. Apprezzarne l'identità non è un concetto banale e scontato, vuol dire capirne la bellezza, gli usi, le tradizioni, i valori che abbiamo: pensiamo a San Pietroburgo, edificato da tanti architetti italiani, di cui ne condividono il gusto e riconoscono il bello del nostro territorio. Apprezzano l'aspetto artistico e ricercano i prodotti migliori della tavola italiana, dal nostro cibo, al nostro vino. È un turismo importante, un turismo particolare, soprattutto per alcune località, che rischiano di perdere queste persone, in questo anno che sappiamo tutti molto difficile, e che sperano, come speriamo tutti, sia un anno di ripresa economica, in cui si possa finalmente uscire definitivamente da questa terribile pandemia.

Con la chiusura, in termini di rapporti con questo turismo, si rischia di compromettere molto il turismo russo, di non farlo ritornare negli anni successivi, perché, di fatto, i russi conoscono altre realtà, altri lidi, che sicuramente li accoglieranno. Il turismo russo non è un turismo “mordi e fuggi”, è un turismo particolare, che si rinnova automaticamente di anno in anno, con prenotazioni e una programmazione turistica. Persino San Marino si è vaccinato con lo Sputnik. Sappiamo come le vaccinazioni si siano modificate nel tempo, anche in termini di tempistiche e di tipologia di vaccinazione: inizialmente le distanze vaccinali erano in un certo modo, poi si sono modificate; inizialmente era impensabile fare la prima vaccinazione e il richiamo con un altro vaccino, se non dello stesso tipo (a vettore virale o a mRNA). Questo vuol dire che l'immunità e la risposta immunitaria ancora oggi non è ben chiarita in termini di risposte anticorpali individuali. Questo è fondamentale perché, di fatto, il controllo con il tampone è un controllo sierologico di cui oggi disponiamo: disponiamo di test sierologici quantitativi per rilevare la risposta anticorpale al virus SARS-CoV-2 e verificarne l'acquisita immunità a seguito proprio della vaccinazione. Test che seguono la metodica validata dal Ministero della Salute, test certificati con sensibilità del 90 per cento, ovvero con basso rischio di falso negativo e con specificità al 95 per cento, ovvero con basso rischio di falsi positivi. Sono strumenti di cui veramente disponiamo e possiamo utilizzare per controllare nuove persone che entrano in Italia, persone proprio come quelle della comunità russa, che vengono, non per essere curate - come può succedere anche in altre situazioni che si sono verificate in Italia -, ma per fare del turismo, e che stanno aspettando da tempo un chiarimento sulla possibilità di entrare o meno in Italia. Siamo in ritardo: molti russi hanno già scelto altri lidi. Chiedo quindi al Governo di sapere come verrà affrontato questo problema e soprattutto la tempistica, al fine di far capire come possano agire tutti coloro che lavorano in questo settore e soprattutto coloro che, solo nei mesi estivi, possono svolgere la loro attività turistica. Mi riferisco soprattutto alle realtà balneari, che da anni lavorano, programmano e predispongono strutture adatte a questo tipo di turismo, che permette di mantenere qualità e bellezza di molti territori.

Questa è una cosa molto, ma molto importante, è un indotto molto grande, anche perché si tratta di turisti che, per la loro stanzialità, necessitano di personale che mantiene le loro abitazioni o, comunque, le abitazioni dove prendono le locazioni e anche ville molto importanti (quindi, è un indotto grande, da tutti i punti di vista).

Il Governo deve tener conto di questo se vogliamo davvero far ripartire, con coraggio e determinazione, il nostro bellissimo Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Il Ministero del Turismo, in merito alla libera circolazione dei flussi turistici provenienti dalla Russia verso l'Italia, osserva che l'agenda della riapertura dei collegamenti con la Russia dipende da una verifica sui presupposti che impongono o meno un mantenimento della chiusura delle frontiere esterne. Detto Dicastero esprime l'auspicio che possano verificarsi quanto prima le condizioni idonee a consentire e ad agevolare l'afflusso dei turisti russi nel nostro Paese, considerando sia la rinomata attrattività delle nostre attività turistico-ricettive per i turisti nazionali e stranieri e l'importanza del conseguente indotto, sia la necessità di rilanciare al massimo l'intero settore turistico nella imminente stagione estiva.

Anche il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale sostiene una piena ripresa dei flussi turistici da e verso la Russia, che avvenga nel pieno rispetto delle condizioni di sicurezza previste dai protocolli sanitari in Italia e in Russia. Al riguardo, il menzionato Dicastero ritiene opportuno l'avvio di valutazioni circa l'introduzione di voli “COVID-tested”, per intercettare la forte domanda turistica della Federazione Russa nei riguardi del nostro Paese. Infatti, una ripresa dei flussi turistici dalla Russia è caldeggiata dalle associazioni imprenditoriali italiane presenti nella Federazione, tenendo conto dei benefici recati agli scambi commerciali tra i due Paesi da una progressiva facilitazione dei viaggi.

Tuttavia, per quanto riguarda la situazione sanitaria determinata dall'evento pandemico da COVID-19 nella Federazione Russa, è necessario sottolineare che i dati resi noti dall'Organizzazione mondiale della sanità, aggiornati al 22 giugno 2021, riportano, per il territorio della stessa Federazione, 5.350.919 casi confermati e un numero di 130.347 decessi. Inoltre, sulla base dei dati ufficiali provenienti dalla Federazione Russa, si può evincere che, sempre alla data del 22 giugno, le curve epidemiche relative ai casi totali di SARS-CoV-2, ai nuovi casi rilevati, ai decessi e ai casi attivi, sono tutte in incremento rispetto alle precedenti settimane. Anche i dati monitorati nel periodo dal 29 maggio al 12 giugno 2021 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, concernenti i casi confermati in Russia, se posti a confronto con i casi rilevati in Italia nello stesso arco temporale, indicano che il numero di tali casi di COVID-19 in Russia rispetto a quelli rilevati in Italia è pari a 5 volte. Tali riscontri epidemiologici, dal punto di vista sanitario, sconsigliano di ampliare i collegamenti con la Federazione Russa, in quanto si deve tenere assolutamente conto della situazione epidemiologica presente, ad oggi, nel territorio della Federazione. Allo stato, sulla base degli elementi resi, la Federazione Russa è nell'elenco E (non sono consentiti spostamenti per il turismo), ai sensi degli articoli 49, 50 e 51 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 2 marzo 2021.

PRESIDENTE. La deputata Baldini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BALDINI (CI). Ringrazio il sottosegretario, ma, comunque, è stato detto quello che sappiamo. Qui dobbiamo dare una risposta chiara; cioè, come Governo italiano non siamo in grado di dire o di fare dei controlli su delle persone quando abbiamo la disponibilità di questi test sierologici. Ci basiamo su documentazione dell'Organizzazione mondiale della sanità, che sappiamo bene come abbia fallito tante volte, a partire proprio dalla mascherina e a partire dai primi segnali. Quindi, che cosa aspettiamo? Siamo alla fine di giugno e, se sappiamo dare una risposta, vuol dire incrementare questo turismo e dare una risposta all'Italia per questa estate. Se non lo diciamo, aspettiamo ancora e auspichiamo un controllo, credo che non risolveremo il problema e credo che si verificherà questo allontanamento, perché, come ho detto in premessa, la comunità russa è una comunità molto stanziale; si sposta da una parte e dopo ritorna in quel luogo.

Io credo che stiamo perdendo una grandissima opportunità anche di dimostrare che la sanità italiana è una sanità capace, è una sanità che sviluppa ricerca continua. Ci sono tutti questi test molecolari e l'ultimo è questo dell'IRCCS di Torino, che sta dando dei risultati, in termini diagnostici, molto importanti. Quindi, bisogna anche assumersi la responsabilità di sapere, quando una persona entra nel nostro Stato, se è una persona a cui possiamo dire “sì” o “no”, perché altrimenti ci sono persone provenienti da tanti Paesi che possono entrare in Italia, e parlo, ad esempio, di Giappone e di Corea del Sud, e, insomma, forse qualche punto di domanda potremmo anche porcelo.

(Iniziative di competenza volte a garantire, nel contesto dell'emergenza pandemica, adeguati presidi e prestazioni sanitarie per i disturbi del comportamento alimentare - n. 2-01262)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Arrando ed altri n. 2-01262 (Vedi l'allegato A). La deputata D'Arrando, che vedo già pronta, ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario Costa. Ho presentato questa interpellanza urgente per richiamare l'attenzione del Governo sul disagio e sulla sofferenza che stanno provando migliaia di persone, in modo particolare i giovani. Infatti, a causa proprio della pandemia, c'è stato un incremento dei disturbi del comportamento alimentare. L'urgenza di affrontare tale tema nasce in primis dal notevole e preoccupante aumento dei casi, determinato, appunto, dall'emergenza e dalle disastrose conseguenze psicologiche che ne sono derivate. Il lockdown vissuto nel 2020 ha favorito l'isolamento sociale, il distanziamento forzato dai coetanei, la paura del contagio, l'incertezza sul futuro, fattori che hanno scatenato reazioni psicologiche che sono anche legate ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, ma non solo. Una ricerca del King's College di Londra ha evidenziato come la quarantena abbia prodotto effetti psicologici negativi, tra cui sintomi di disturbo post-traumatico da stress, confusione e rabbia, con impatti psicologici particolarmente rischiosi per adolescenti e bambini. Nell'ultimo anno, da febbraio 2020 a febbraio 2021, i casi di disturbi alimentari sono aumentati, in media, del 30 per cento, con un abbassamento della fascia di età compresa tra i 13 e 16 anni e un incremento delle diagnosi di anoressia nervosa.

Il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare necessita di strutture e di personale specializzati e della collaborazione tra diverse figure professionali, quindi con équipe multidisciplinari, per garantire sia la cura sia la presa in carico, anche dal punto di vista clinico-nutrizionale oltre che da quello psicologico.

Il primo accesso alle cure è quello ambulatoriale, durante il quale viene fatta la diagnosi, mentre il secondo livello è quello del day hospital, a cui può seguire un ricovero ospedaliero. Tuttavia, i posti letto in reparti specializzati sono limitati, le liste d'attesa prevedono tempi sempre più lunghi, anche a causa del recente aumento dei casi, con la conseguenza di un peggioramento delle condizioni del paziente e della sua motivazione alle cure. Secondo i dati recenti del Ministero della Salute, in Italia sono circa 3 milioni i giovani che soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione, di cui il 95,9 per cento sono donne. L'incidenza dell'anoressia nervosa è stimata, per il sesso femminile, in almeno 8 nuovi casi per 100.000 persone in un anno. Inoltre, durante il lockdown le sole 146 strutture specializzate presenti in Italia, sono concentrate al Nord e hanno dovuto chiudere gli accessi e sospendere le attività, mentre gli ospedali, impegnati con il COVID, sono stati costretti a escludere dai ricoveri le persone affette da disturbi alimentari.

Per le ragioni che ho esposto, chiedo al Ministro, in questo caso, al sottosegretario Costa, se non ritenga di intraprendere azioni volte a verificare il quadro complessivo degli enti e delle modalità di gestione di tali strutture residenziali e le relative liste di attesa. Inoltre, quali iniziative intenda adottare per garantire il diritto alla salute a tutti i giovani e agli adulti che stanno attraversando un periodo di forte turbamento psicologico e fisico e che sono attualmente privi di qualsiasi supporto clinico e terapeutico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. In relazione alla problematica delineata nell'interpellanza in esame, segnalo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, che traccia gli obiettivi, le riforme e gli investimenti che il nostro Paese intende realizzare con i fondi europei, individua come finalità, nell'ambito della Missione “Salute”: il potenziamento e il riorientamento del Servizio sanitario nazionale verso un modello incentrato sui territori e sulle reti di assistenza sociosanitaria; il superamento della frammentazione e del divario strutturale tra i sistemi sanitari regionali, in modo da garantire omogeneità territoriale nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza; il potenziamento, inoltre, della prevenzione e dell'assistenza territoriale, migliorando la capacità di integrare i servizi ospedalieri, i servizi sanitari locali e i servizi sociali. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha associato alle “Macro Missioni” 3 priorità trasversali, tra le quali una è declinata ai giovani.

Per quanto riguarda le iniziative a sostegno dei giovani e degli adulti che hanno particolarmente risentito dell'evento pandemico da COVID-19, ricordo che, in base a quanto previsto dall'articolo 24 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 gennaio 2017, che ha aggiornato i livelli essenziali di assistenza, il Servizio sanitario nazionale già garantisce, negli ambiti dell'assistenza distrettuale, domiciliare e territoriale ad accesso diretto, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie, le prestazioni, anche domiciliari, mediche, specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, riabilitative mediante l'impiego di metodi e strumenti basati sulle più avanzate evidenze scientifiche.

In particolare, a favore dei minori e degli adolescenti vengono garantite prestazioni di consulenza ed assistenza psicologica, anche in regime di collaborazione con le istituzioni scolastiche, nonché misure di prevenzione e valutazione dei casi di assistenza e supporto psicologico in situazioni di disagio.

L'articolo 25 del medesimo DPCM dispone che, negli ambiti dell'assistenza distrettuale, domiciliare e territoriale ad accesso diretto, il Servizio sanitario nazionale garantisca ai minori con disturbi in ambito neuropsichiatrico e del neurosviluppo, la presa in carico multidisciplinare e lo svolgimento di programmi terapeutici individualizzati, differenziati per la loro intensità, la reale complessità e la effettiva durata.

In tali ambiti di intervento terapeutico, sono incluse le varie prestazioni, anche in regime domiciliare, mediche, specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, riabilitative, attraverso l'impiego di metodi e strumenti fondati sulle più avanzate evidenze scientifiche.

Per quanto riguarda le problematiche legate ai disturbi alimentari, segnalo che i pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare già possono usufruire dei servizi e delle prestazioni garantiti dai livelli essenziali di assistenza.

In particolare l'anoressia nervosa e la bulimia sono inserite nell'elenco delle malattie delle condizioni croniche ed invalidanti che danno diritto all'esenzione dalla partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie correlate, in base all'allegato 8-bis del citato DPCM del 12 gennaio 2017, con il codice di esenzione 005.

Il Sistema sanitario nazionale, pertanto, mette a disposizione dei pazienti con disturbi del comportamento alimentare tutte le prestazioni necessarie alla diagnosi e al monitoraggio della patologia; l'anoressia nervosa e la bulimia sono inserite nell'elenco delle malattie e condizioni croniche ed invalidanti che danno diritto, appunto, all'esenzione dalla partecipazione del costo.

I disturbi del comportamento alimentare sono inclusi tra le patologie alle quali viene garantita l'assistenza sociosanitaria distrettuale, domiciliare, residenziale e semiresidenziale, con l'erogazione delle necessarie prestazioni mediche specialistiche.

In occasione della Giornata mondiale della salute mentale del 2020, inoltre, è stato ulteriormente sottolineato quanto siano indispensabili i servizi territoriali ed i percorsi personalizzati ed integrati per le persone affette da disturbi della nutrizione.

A tal fine, il Ministero della Salute ha aggiornato il documento d'indirizzo “Interventi per l'accoglienza, il triage, la valutazione ed il trattamento del paziente con disturbi della nutrizione”, alla luce delle più recenti evidenze scientifiche, con l'obiettivo di fornire agli operatori sanitari un valido strumento di lavoro per il triage, la valutazione e la presa in cura dei soggetti fragili che soffrono di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione quando si presentino in pronto soccorso in condizioni di urgenza.

Il Ministero della Salute sta aggiornando, insieme al Centro nazionale dipendenze e doping dell'Istituto superiore di sanità, alle regioni e con il contributo di esperti delle principali società scientifiche e delle associazioni del settore, la Mappa dei servizi nell'ambito dell'Azione centrale del Centro per la prevenzione ed il controllo delle malattie denominata: “Disturbi della nutrizione e dell'alimentazione: la mappatura territoriale dei centri dedicati alla cura in supporto alle Azioni centrali del Ministero della Salute”.

Il progetto MANUAL è di fondamentale importanza per la prosecuzione, il consolidamento, l'integrazione e la messa a regime di una mappatura formale nazionale delle strutture pubbliche e convenzionate presenti nel territorio nazionale che si dedicano ai disturbi della nutrizione e dell'alimentazione. Tale progetto prevede anche un aggiornamento costante e periodico delle strutture coinvolte, al fine di garantire alle persone affette da tali patologie, alle loro famiglie e ai vari operatori sanitari a cui tali soggetti afferiscono i migliori livelli di accesso e appropriatezza dell'intervento terapeutico.

Come ultima iniziativa, ricordo che l'articolo 33, comma 1, del decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73, recante “Servizi territoriali e ospedalieri di neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza e reclutamento straordinario psicologi” - in conversione in questi giorni alla Camera dei deputati - dispone che, al fine di potenziare i servizi territoriali ospedalieri di neuropsichiatria infantile e adolescenza, anche in risposta ai bisogni di salute connessi all'emergenza COVID-19, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale: “fino alla decorrenza dell'importo massimo complessivo di 8 milioni di euro, possono, in relazione ai modelli organizzativi regionali, utilizzare forme di lavoro autonomo, anche in collaborazione coordinata e continuativa, fino al 31 dicembre 2021, per il reclutamento dei professionisti sanitari e assistenti sociali”. Il comma 3 dello stesso articolo 33 prevede che, al fine di tutelare la salute e il benessere psicologico individuale e collettivo e tenendo conto delle forme di disagio psicologico dei bambini e degli adolescenti, conseguenti alla pandemia da COVID-19, regioni e province autonome possono autorizzare le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale a conferire: “incarichi di lavoro autonomo, anche in collaborazione coordinata e continuativa, a psicologi, regolarmente iscritti al relativo albo professionale, allo scopo di assicurare le prestazioni psicologiche, anche domiciliari, a cittadini, minori ed operatori sanitari, nonché di garantire le attività previste dai livelli essenziali di assistenza”.

PRESIDENTE. La deputata D'Arrando ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CELESTE D'ARRANDO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario, mi ritengo abbastanza soddisfatta perché sicuramente, come ha già evidenziato nella sua risposta, ci sono delle azioni attualmente in corso affinché si possa effettivamente dare una risposta concreta a un problema che è emerso in maniera preponderante con l'emergenza. Il tema che ritengo io debba sottolineare è che le liste d'attesa sono di otto mesi. Capisco che non è, ovviamente, nelle facoltà del Governo agire in maniera tempestiva, auspico, però, che ci possa essere una collaborazione con le regioni e con tutti gli enti preposti affinché si possano ridurre i tempi, perché il tema del disturbo del comportamento alimentare è un tema che non si può procrastinare: nel momento in cui c'è l'insorgenza del disturbo, è già troppo tardi.

Quindi, io auspico che le azioni che noi stiamo intraprendendo, sia con il PNRR sia con tutto quello che lei ha citato nella sua risposta, possano diventare strutturali per il futuro, ma, oggi, abbiamo un'emergenza a cui non possiamo sottrarci dal dare risposte concrete.

Sottolineo anche quanto l'emergenza sanitaria e sociale che ha attraversato il nostro Paese ha avuto veramente un forte impatto sul benessere psicofisico delle nostre cittadine e dei nostri cittadini, determinando, come anche sottolineato nell'interpellanza, un aumento tra i giovani. I giovani sono le persone e i soggetti che sono stati più esposti e che non hanno gli strumenti, spesso le stesse famiglie non hanno gli strumenti, per poter far fronte a questo tipo di disturbi e noi dobbiamo assolutamente rispondere. Tra l'altro, i disagi sono strettamente collegati anche alla perenne insicurezza in cui le nostre ragazze e i nostri ragazzi vivono, oltre a traumi di cui possono essere vittime all'interno dei contesti di vita, come la famiglia, la scuola e il gruppo dei pari.

Le infinite liste d'attesa, come dicevo precedentemente, che sono oggetto dell'interpellanza, sono proprio il primo degli ostacoli che dobbiamo superare. Il ricovero ospedaliero spesso risulta troppo breve e, quindi, insufficiente a risolvere le reali cause del disturbo e rappresenta, piuttosto, una risposta a una situazione emergenziale. Quindi è importante, se non supportato da un percorso psicoterapeutico di lungo periodo, rischia di tradursi in un mero assistenzialismo, tra l'altro incapace di offrire risposte efficaci ai bisogni delle persone che soffrono di disturbi alimentari.

Un altro aspetto che, secondo me, è necessario sottolineare è che molteplici casi di ricaduta post-ricovero sono presenti nel caso del disturbo del comportamento alimentare. Per questo è fondamentale monitorare e sostenere percorsi post-ospedalieri, avviare percorsi di promozione e prevenzione all'interno dei vari contesti di riferimento per i bambini e gli adolescenti, come, ad esempio, la scuola e la famiglia, proprio per evitare l'insorgenza di disagi che possono essere sia di tipo alimentare, ma anche psicologico.

Oggi voglio anche cogliere l'occasione proprio di questa interpellanza per ribadire l'importanza di intervenire tempestivamente, in modo strutturale e, soprattutto, avendo una visione di insieme - e auspico che il PNRR andrà concretamente in quella direzione - sulla realizzazione di una rete sociosanitaria territoriale, dove sociale e sanitario devono comunicare la stessa lingua, affinché si possa realizzare una piena ed efficace presa in carico della persona, aiutandola e supportandola anche nell'ambito delle sue relazioni, che sono una parte fondamentale per la riuscita del percorso terapeutico.

Occorre, inoltre, rimettere al centro la persona, quello che è mancato negli ultimi anni, adottando un approccio biopsicosociale, in quanto l'individuo è un sistema connesso sia con altri individui - quindi, con altre persone -, ma anche con l'ambiente e che, attraverso le esperienze e le influenze, ne viene anche influenzato. Proprio per questo, è importante investire nel supporto psicologico, nell'agevolare l'accesso ai percorsi di psicoterapia - così come abbiamo anche sottolineato nella mozione approvata qualche settimana fa sulla salute mentale - oltre a prevedere l'introduzione, come abbiamo sentito nella sua risposta, delle figure come lo psicologo di base negli ambulatori dei pediatri di libera scelta e dei medici di medicina generale. Questo consentirebbe di agire in termini di promozione della salute, oltre che di prevenzione primaria.

Inoltre è necessario lavorare per il potenziamento delle strutture specializzate. La mappatura sicuramente andrà nella direzione di darci un quadro chiaro del contesto attuale e, quindi, anche di capire come potenziare quello che già esiste e prevedere, eventualmente, l'apertura di nuovi centri, soprattutto nelle regioni del Centro e del Meridione, con l'obiettivo di evitare ai pazienti di doversi trasferire in altre regioni, specialmente nel caso di minori che dovrebbero anche spostarsi con le loro famiglie affinché venga, appunto, tutelato il diritto alla salute e al benessere.

Questo tema noi lo abbiamo già affrontato in diversi atti: la mozione sulla salute mentale, ma esisteno la mozione sul contrasto all'obesità, le risoluzioni approvate nelle Commissioni affari sociali e sanità e, non ultima, quella che abbiamo depositato con la collega Cancelleri proprio sui disturbi del comportamento alimentare.

Concludendo, io la ringrazio e spero e auspico che si faccia sempre di più per questo tema, perché credo che noi dobbiamo lavorare per i nostri ragazzi e le nostre ragazze.

In merito alla prevenzione e la cura dei disturbi del comportamento alimentare credo anche fortemente nel ruolo cruciale che rivestono strumenti come il progetto di ricerca pilota avviato lo scorso novembre dal Ministero della Salute per far fronte all'aumento di disturbi della nutrizione e dell'alimentazione causati dal COVID che, appunto, è un'azione importante che prevede la realizzazione di un modello di prevenzione sperimentale con specifici interventi di orticoltura pet therapy e mindfulness, per recuperare il rapporto con la natura fortemente destrutturato nel lockdown.

Ancora più importanti - e questo ci tengo a sottolinearlo nuovamente - saranno le azioni politiche messe in campo al fine di investire risorse sia economiche che strumentali e anche al fine di realizzare concretamente una cultura della promozione della salute e sensibilizzando, informando e formando sui corretti stili di vita e l'alimentazione, oltre che stimolare comportamenti anche rispetto all'ambiente sostenibile.

(Iniziative normative volte a rivedere la disciplina dei procedimenti per danno erariale, con particolare riguardo alla definizione di presupposti oggettivi per l'avvio dell'attività istruttoria da parte delle procure della Corte dei conti - n. 2-01255)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Delmastro Delle Vedove n. 2-01255 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Delmastro Delle Vedove se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente, l'interpellanza urgente origina, scaturisce da una vicenda che non esito a definire ignobile: il Procuratore generale della Corte dei Conti del Piemonte ha ritenuto inopinatamente, improvvidamente ed illegittimamente - in questo emiciclo lo dobbiamo ricordare - di avviare una procedura per danno erariale contro il pensiero. Sì perché capita in questa Nazione, no, che Arcuri compri le mascherine per miliardi da società cinesi, costituite 5 giorni prima, e abbia lo scudo penale voluto dal precedente Governo, e che, in Piemonte, l'assessore all'istruzione non abbia, non il diritto di comprare dei libri e distribuirli alle scuole che celebrano la tragedia delle foibe, non abbia il diritto di pensarlo. Perché è la prima volta - e lo dico anche da miserrimo avvocato di provincia - che mi trovo di fronte ad un'azione per responsabilità per danno erariale. Per gli italiani che volessero mai ascoltarci, voglio precisare che il danno erariale è costituito dal fatto che io, nell'esercizio delle mie funzioni pubbliche, distolgono il denaro, utilizzo improvvidamente, impropriamente il denaro pubblico. Bene, qui siamo di fronte ad un'azione per danno erariale attivata nei confronti dell'assessore regionale all'istruzione del Piemonte perché ha osato dire: “Vorrei celebrare e ricordare le foibe, vorrei comprare dei libri, vorrei distribuirli alle scuole piemontesi”. Libro, peraltro, sulla figura di Norma Corsetto, donna italiana stuprata, violentata, uccisa, infoibata dalla violenza comunista dei partigiani titini e, per il tramite di essa, si ricorda la tragedia delle foibe. Tragedia che ha generato 10 mila italiani uccisi e infoibati che avevano una sola colpa: essere italiani. Perché lì si scatenò fra il ‘43 e ‘47 la pulizia etnica della violenza comunista, non ai danni di belligeranti, ma ai danni di italiani che dovevano essere costretti all'esodo, come poi accadde: 350 mila italiani della popolazione istriana, fiumana e giuliano-dalmata scapparono da quelle terre perché sapevano che il loro futuro con i titini comunisti sarebbero state le foibe. Quei 350 mila italiani non vennero accolti dai comunisti italiani con la sensibilità che oggi manifestano verso i richiedenti asilo. Mi sono segnato un mirabile articolo de l'Unità: ma ancora si parla di profughi? Non riusciremo mai a considerare aventi diritto all'asilo coloro che si sono riversati nelle nostre città. Quei 350 mila italiani arrivavano con convogli disperati, con treni. Uno di questi si fermò a Bologna il 17 febbraio del ‘46 e venne accolto con una sassaiola, con sputi in faccia; il latte che la Croce rossa aveva per i bambini disidratati venne rovesciato da gente che sventolava la bandiera rossa perché quegli italiani lì non meritavano che i loro figli venissero accuditi con il latte e dovevano morire disidratati. Quindi, la tragedia non era solo di là, la tragedia era anche di qua. Per 60 anni le foibe furono negate. Nel mio libro di storia di quando facevo il liceo classico, a Biella, dovevo leggere che le foibe erano tristemente per aspiranti suicidi, come se ci fosse stata l'Alpitour del suicidio che accompagnava la gente alle foibe. Altri libri di storia la risolvevano prima: non citavano le foibe. Per 60 anni la destra italiana è stata l'unica a ricordare la tragedia di quelle popolazioni. Non ci siamo fatti intimorire dalla storiografia ufficiale, non ci siamo fatti intimorire dalla violenza comunista di quegli anni, non ci siamo fatti intimorire da nessuno e, finalmente, quella verità è fiorita sulla bocca di tutti gli italiani. Potevamo parlare, almeno in relazione alla tragedia delle foibe, di una pacificazione nazionale, di una memoria condivisa che serve ad un Paese per essere tale.

Il 10 febbraio è il Giorno del ricordo per una proposta voluta dalla destra italiana e nel Giorno del ricordo la legge n. 92 del 2004 dice che, lo leggo e lo leggo al sottosegretario, ma per leggerlo al procuratore regionale della Corte dei conti di Torino, tal oscuro Quirino Lorelli o Lorelli Quirino, per gli amici - io continuerò a chiamarlo Quirino Lorelli, non è un amico, né mio, né della storia italiana, né della memoria patria, né degli italiani – “il Giorno del ricordo è istituito al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”. L'articolo 2 dice - lo leggo, ma non a lei, sottosegretario, che lo saprà di sicuro - che “nella giornata di cui al comma 1, la Giornata del ricordo, sono previste iniziative per diffondere la conoscenza dei tragici eventi presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado”; dice ancora che “è altresì favorita, da parte di istituzioni ed enti, fra cui le regioni, la realizzazione di studi, convegni e dibattiti, in modo da conservare la memoria di quelle tragiche vicende”. Dice il nostro Presidente Mattarella - non la sovranista Meloni, che ha condotto trent'anni di militanza per far ricordare, anche a Mattarella, che le foibe esistevano e che lì trovarono la morte 10 mila italiani, che 350 mila italiani scapparono e che quei 350 mila italiani venivano accolti in patria dai comunisti con sputi e sassaiola - che quella fu una vera e propria pulizia etnica che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole, dice ancora che ne dobbiamo fare preziosa memoria perché non accada mai più. Orbene, queste sono le premesse: un assessore regionale del centrodestra ha osato pensare di celebrare le foibe.

Non ha comprato un solo libro perché poi veniamo travolti tutti dal COVID, le emergenze sono altre, non vi è una sola delibera o determina di acquisto o di distribuzione dei libri. Tiro su il foglio della vergogna: il 16 aprile 2021, il procuratore generale della Corte dei conti per il Piemonte avvia un processo per danno erariale e ha l'indecenza, l'impudicizia, la sfacciataggine di dire che lo avvia sulla base di un'interrogazione di un oscuro consigliere regionale di LeU, come dire: vi dico anche chi è il mandante di questa abnormità giuridica, devo dire, all'interno dell'emiciclo, direi al bar, di questa porcheria giuridica, di questo utilizzo strumentale della giustizia. Ma non solo! Con cipiglio determinato, dice alla regione Piemonte di rispondere entro 7 giorni, perché il danno erariale del pensiero è così grave che bisogna perseguirlo immediatamente. La risposta della regione è stata lapidaria, tombale, ed è stata una pernacchia. Non c'è stata neanche una delibera di acquisto o una determina di acquisto. Cosa vuoi processare, Quirino Lorelli, o altresì detto Lorelli Quirino? Il pensiero? le intenzioni? Cioè, siamo in una Nazione dove possiamo accedere all'idea che il danno erariale sia costituito anche solo dal pensiero? O forse il messaggio è: non puoi pensare le foibe? Può un procuratore generale della Corte dei conti presso la regione Piemonte sostenere che, anche se poi fossero stati acquistati e distribuiti quei libri, è danno erariale - cioè, chiamiamolo così, reato amministrativo, anche se il reato non è il termine esatto, ma per comprenderci, e quindi danno erariale - ciò che la legge impone? Esiste? Lo chiedo a qualunque giurista di questo emiciclo: è mai esistito prima di oggi, prima dell'infausto passaggio del signor Quirino Lorelli, altresì detto Lorelli Quirino? È mai esistita l'idea? Abbiamo mai potuto accedere all'idea del danno erariale per pensiero? E allora, chiediamo se il Governo sia a conoscenza di questi fatti, cosa voglia fare a tutela della efficienza ed efficacia dei procedimenti per danno erariale, per impedire che alcuni soggetti pieghino la giustizia ad avvisi che avvengono ad altre latitudini e longitudini, con grammatiche retoriche criptiche e allusive, tipiche di altre società, non certamente della Corte dei conti. E ancora, che cosa voglia fare a tutela della onorabilità della magistratura contabile, che, secondo l'articolo 53 della giustizia contabile - lo voglio leggere perché si capisca bene come dovrebbe agire la magistratura contabile -, si deve muovere a seguito di, come dire, una precisa e documentata esposizione dei fatti, delle violazioni commesse, con l'indicazione ed eventualmente la quantificazione del danno; cioè, se io ricevo una denuncia documentata precisa, dove mi si dice qual è il danno e quanto è il danno, io procuratore generale della Corte dei conti procedo. In questo caso è una interrogazione ideologica di LeU, dove non si indica danno, dove non si indica voce di spesa, dove non si indica nulla, si dice solo: l'assessore ha osato, ha avuto l'indecenza e l'impudicizia di pensare di celebrare le foibe. Guardi, non ci stiamo noi in questa Italia, non ci stiamo ad accettare questi atteggiamenti di certa magistratura, non accettiamo gli avvisi, perché o il signor Quirino Lorelli ha preso la laurea per accedere alla magistratura con i punti del Dixan, e lo vorrei escludere, o il signor Quirino Lorelli sa che sta agendo fuori da ogni legittimità e lo sta facendo, temo, per lanciare un avviso: destra avvisata, mezza salvata. Le foibe non è che non si celebrano, non si pensano in Italia! Questo è un fatto di una gravità inaudita. E ha avuto l'indecenza di raccontare chi era il mandante di questo avviso: un'interrogazione ideologica di LeU, dove non vi poteva essere alcuna indicazione del danno o della sua quantificazione, per il semplice motivo che non c'era una determina o una delibera di spesa! È soverchia la malafede di questa iniziativa. Io voglio sperare che nessuno pensi che la destra italiana, che ha fatto una battaglia di più di 60 anni contro la storiografia ufficiale negazionista, che ha fatto una battaglia nelle piazze, nelle scuole, nelle università, possa farsi imbavagliare da un tal Quirino Lorelli, dal procuratore generale della Corte dei conti presso la regione Piemonte, da un Carneade giuridico qualunque, che ritiene, forse, di poter lanciare messaggi alla destra, io voglio sperare alla politica italiana, perché le foibe dovrebbero essere patrimonio di tutti noi. Diciamo che noi rivendichiamo con orgoglio di aver ricordato sempre le foibe, la tragedia delle foibe, e quindi diciamo che non accettiamo nessun messaggio. Allora - e termino - la domanda è: quali sono gli elementi a vostra disposizione su questa vicenda penosa; quali iniziative vogliate intraprendere per garantire efficienza ed efficacia dei procedimenti per danno erariale e non lasciarli, come dire, alla autonoma e illegittima iniziativa di taluno; e quali siano le attività a salvaguardia della integrità e della onorabilità dell'intera magistratura contabile, che, sono certo, viene rappresentata per il 99,9 per cento da ben altre persone, direi “n meno 1”, lo avevo studiato al liceo classico, matematica mi sfuggiva, ma ho capito oggi che cosa è “n meno 1”: l'onorabilità della Corte dei conti, “n meno 1”. Speriamo che il Governo ci sappia dare dei ragguagli su questa penosissima vicenda e ci possa dire come intende intervenire per evitare, in futuro, il ripetersi di fatti di questo tipo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. In relazione all'interpellanza in oggetto, che riguarda l'attività istruttoria della procura regionale presso la sezione giurisdizionale della Corte dei conti del Piemonte nei confronti della regione Piemonte, in relazione a iniziative connesse al “Giorno del Ricordo” in memoria delle vittime delle foibe, si rappresenta quanto segue. Si precisa, sulla base degli elementi acquisiti dalla Corte dei conti, che la richiamata procura regionale, ai fini di valutare la fondatezza della notizia di danno pervenuta alla medesima procura, ha formulato - ai sensi dell'articolo 55 del Codice di giustizia contabile - una richiesta istruttoria per verificare la sussistenza dei fatti. A seguito dell'istruttoria, nessun atto di citazione è stato adottato e nessuna azione di responsabilità erariale è stata avviata. Alla richiesta istruttoria non ha fatto, pertanto, seguito l'avvio di un'azione di responsabilità, ma solo un provvedimento di archiviazione.

PRESIDENTE. Il deputato Delmastro Delle Vedove ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Clamorosamente insoddisfatto. Vede, sottosegretario, io capisco, lei è sottosegretario per la Salute, si trova qui a dover disquisire di tutt'altra materia, accade con tutti i Governi, non è che mi voglia lamentare di quello, ma la sua risposta asettica, asciutta, forse nasconde un po' di imbarazzo e, in ogni caso, non è una risposta giuridicamente convincente. Vede, le pare possibile che io, in questo momento, venga indagato dalla procura della Repubblica penale di Roma per il suo omicidio, dato che lei è lì, vivo e presente? Non è che poi mi dicono: però abbiamo archiviato, non si preoccupi, onorevole, dopo 6 mesi abbiamo scoperto che è vivo. Le pare possibile che io, in questo momento, venga indagato per il furto del suo cellulare, in questo preciso momento, che è lì e non è qui? Allora la risposta non può essere: la Corte dei conti ha archiviato tutto, bene, perché, come spiegava il celebre Carnelutti, a volte, anche solo il processo - ed io direi, l'avvio procedimentale - è una pena. Perché se io agisco in splendida correttezza, non ho il piacere che mi si avviino azioni per responsabilità di danno erariale perché ho “pensato”! Il Governo ha eluso il tema, la domanda era: vogliamo porre un argine ad un utilizzo così spregiudicato e strumentale della giustizia?

Vogliamo dire che, in Italia, non deve nascere nessun procedimento per danno erariale per pensiero? E sa - gliela dico proprio tutta -, credo che, se l'assessore regionale avesse pensato di celebrare la giornata LGBT, e quindi di acquistare vestitini da femmina da dare ai maschietti nelle scuole, se lo avesse pensato, non sarebbe nato il processo per danno erariale. Questo assessore regionale, purtroppo, ha pensato di celebrare le foibe ed ecco il novello Torquemada della sinistra giustizialista che interviene immediatamente e lancia un messaggio preciso: io ti processo, apro un procedimento per danno erariale contro di te, poi lo archivio anche, ma hai capito cosa succede in Italia se osi solo pensare di celebrare le foibe? E ciò, nonostante vi sia una legge che mi impone di farlo, perché dobbiamo ribadirlo, almeno qui, a carattere cubitali.

Se poi l'assessore, non travolto dal COVID, avesse comprato i libri su Norma Cossetto e li avesse distribuiti nelle scuole, non avrebbe fatto alcun danno erariale; avrebbe pedissequamente ossequiato una legge che invita gli enti locali a celebrare e ricordare il dramma delle foibe.

Stiamo parlando di 10 mila italiani uccisi che, per 60 anni, si sono visti negare anche la loro uccisione. Stiamo parlando di 350 mila italiani costretti all'esodo che, quando arrivavano in Patria, a proposito di accoglienza della sinistra, trovavano le bandiere rosse a prenderli a sassate, a sputi in faccia, a rovesciare il latte destinato ai bambini disidratati nel convoglio del 16 febbraio 1946 o 1947, ora non ricordo a memoria, che si fermò a Bologna, rovesciando il latte sui binari per non farlo bere ai figli della gente dell'Istria, giuliana, dalmata, perché venivano da quelle terre e perché la violenza comunista si abbatteva su di loro e quindi erano fatalmente dei retrogradi. Per 60 anni queste verità furono infoibate, vi fu la damnatio memoriae, l'oblio della memoria. Ora nessuno può pensare che, avendo la destra vinto la battaglia culturale e storica, avendo fatto riaffiorare questa verità, questa tragedia, che fa sanguinare ancora i nipoti della gente dell'Istria, della Dalmazia, della Venezia Giulia in genere, prima infoibati e poi costretti all'esodo, nessuno può pensare di lanciare dei messaggi del tipo: ti è andata bene che non hai comprato i libri, ti è andata bene che non li hai distribuiti, ti è andata bene che è arrivato il COVID, perché, destra avvisata, destra mezza salvata. Sappi cosa ti succede se osi celebrare le foibe.

Sottosegretario, lei è persona di una squisita eleganza, di bon ton e di grande garbo, e non posso accettare che archivi il tutto dicendo: beh, poi la Corte dei conti ha archiviato. E cosa doveva fare: procedere? Cosa doveva fare: procedere per danno erariale costituito da pensiero? Ma neanche nei peggiori romanzi di Orwell si era mai immaginato che il danno erariale, cioè un danno economico, possa essere costituito dal pensiero! Qui stiamo processando il pensiero e ciò che è vergognoso è che si processa il pensiero a senso unico: non osi mai la destra celebrare le foibe. Allora, lo diciamo con serenità: dopo 60 anni abbiamo vinto la battaglia storica, abbiamo vinto la battaglia culturale, non ci siamo piegati quando tutti dicevano che non esistevano, non ci siamo piegati quando ci dicevano che le foibe erano delle doline carsiche, non ci siamo piegati quando leggevamo sui libri di storia che le foibe erano triste meta per aspiranti suicidi. Non ci piegheremo neanche di fronte all'utilizzo strumentale, vergognosamente strumentale, della giustizia contabile; non ci piegherà Quirino Lorelli, altresì detto Lorelli Quirino. Finché ci sarà un solo esponente di Fratelli d'Italia in questo emiciclo, le foibe verranno celebrate e ricordate. Onoreremo i martiri delle foibe. Onoreremo 10 mila italiani uccisi dalla violenza comunista solo perché italiani; onoreremo 350 mila italiani costretti all'esodo e ad abbandonare tutto, tutti i loro averi, le loro terre, per scappare alla violenza comunista. Onoreremo i figli e i nipoti di quella gente che, per 60 anni, si sono visti il secondo infoibamento, quello storico della storiografia ufficiale, che negava tutto. E racconteremo a quei nipotini che ciò che non ha potuto la violenza storiografica comunista non potrà certamente la violenza giudiziaria di tal Quirino Lorelli, procuratore generale presso la Corte dei conti del Piemonte, che ha improvvidamente, illegittimamente, inopinatamente avviato un procedimento per danno erariale per pensiero. La storia non si processa, il pensiero non si processa, le intenzioni non si processano, l'amor patrio non si processa. Le foibe si onorano, non si processano. In merito al bavaglio alla destra italiana sulle foibe - se lo mettano in testa Quirino Lorelli, la procura generale e tutti i magistrati che intendessero mai lanciare messaggi di questo tenore - la destra italiana non si piegherà mai. Le dico quindi, e termino, che sono insoddisfatto di una risposta così asettica.

Capisco l'imbarazzo, ma a me piacerebbe vivere in una Nazione, in cui la memoria delle foibe fosse veramente condivisa, e avvertire da parte del Governo, di altre forze politiche, qualunque fossero le forze politiche, eguale indignazione, a 60 anni, ormai, da quelle tragedie, dopo che il Presidente della Repubblica Mattarella stesso ha detto che la dittatura comunista scatenò in quelle regioni di confine una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglie per le angherie fasciste, ma che si risolse in una vera e propria pulizia etnica che colpì, in modo feroce e generalizzato, una popolazione inerme e incolpevole; se questa è la verità, ci si deve indignare quando un magistrato prova a lanciare un messaggio del tipo: non pensare di celebrare le foibe, non pensare alle foibe; in Italia puoi pensare ad altro, alle foibe no. Bene, sappiano tutti che noi le penseremo sempre, le celebreremo sempre, le onoreremo sempre, perché, nel nostro sangue, scorre il sangue di quei fratelli italiani massacrati, uccisi, infoibati, a volte, quando erano donne, stuprate e violentate, solo perché erano italiani. E là dove c'è un italiano che soffre, c'è Fratelli d'Italia sia che soffra oggi, sia che abbia sofferto ieri, sia che soffrisse domani.

(Iniziative, nelle competenti sedi europee, per la tutela dei diritti delle donne in Polonia, con particolare riguardo alla disciplina dell'interruzione volontaria di gravidanza - n. 2-01254)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boldrini ed altri n. 2-01254 (Vedi l'allegato A). Mi fa piacere rivedere la Presidente Boldrini in Aula, qui, con noi, veramente tanto, a cui do la parola per illustrare la sua interpellanza.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Ci tenevo anch'io a essere qui con voi questa mattina, il tema merita molta attenzione.

Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il 14 giugno scorso il Comitato permanente per i diritti umani nel mondo, che presiedo ed è istituito presso la III Commissione, ha svolto un'audizione dell'associazione Pro-choice-Rete italiana contraccezione aborto, dello International planned parenthood federation European network e del Comitato SeNonOraQuando? di Torino, incentrata sui diritti delle donne in Polonia.

Colgo l'occasione per ringraziare ancora una volta le rappresentanti di queste associazioni per il prezioso contributo di informazione e anche di analisi che hanno portato alla nostra discussione. Il quadro che è emerso, Presidente, da questa audizione è veramente allarmante perché, in un Paese membro dell'Unione Europea - tale è la Polonia -, le autorità nazionali stanno attaccando i diritti alla salute riproduttiva, il diritto all'aborto delle donne polacche e la loro libertà di manifestare contro questa politica di pesante discriminazione.

Ripeto, stiamo parlando di un Paese dell'Unione Europea, non di un Paese lontano, che non ci riguarda. Ma che cosa sta accadendo in Polonia? È accaduto che il 27 gennaio scorso è entrata in vigore una nuova normativa sull'interruzione di gravidanza che fa seguito a una sentenza del Tribunale costituzionale polacco. Questa nuova normativa vieta l'interruzione volontaria di gravidanza, salvo i casi di incesto, di stupro e di pericolo di vita per la madre. La conseguenza di questa disciplina è che le donne polacche vengono costrette a portare avanti le gravidanze anche in presenza di feti con anomalie congenite o con malformazioni gravissime.

Ma non basta; in Parlamento si stanno discutendo proposte di legge, promosse o sostenute dal partito di Governo, volte a sanzionare penalmente l'educazione sessuale; a uscire, come ha già fatto la Turchia, dalla Convenzione di Istanbul; ad incriminare - sentite questa, che è gravissima - per omicidio aggravato, con pena fino a 25 anni, le donne che abortiscono! Tutto questo ha giustamente suscitato una reazione delle donne e della società civile polacca, che hanno dato vita a imponenti e pacifiche manifestazioni, ma queste manifestazioni - ripeto, pacifiche - sono state violentemente represse dalle Forze dell'ordine - e parliamo sempre di Unione europea - su indicazione del Governo, con brutalità e abusi ampiamente documentati dagli organi di stampa internazionale! In molte città europee, associazioni femministe e movimenti politici hanno organizzato in contemporanea, l'8 marzo scorso, manifestazioni e presidi davanti alle Ambasciate di Polonia per esprimere la loro solidarietà alle donne polacche. Anche qui a Roma, Presidente, quel giorno si è svolto un flash mob di fronte all'Ambasciata polacca, al quale abbiamo partecipato anche come dell'Intergruppo della Camera per le donne, i diritti e le pari opportunità, e diverse di noi erano presenti. Le parlamentari e le eurodeputate aderenti al EPF, ossia lo European Parliamentary Forum for Sexual & Reproductive Rights, hanno sottoscritto un manifesto a sostegno di queste donne polacche e alcune di noi lo hanno chiaramente firmato; lo stesso Parlamento europeo ha preso posizione contro la nuova legislazione di Varsavia sull'aborto.

Ho detto prima che questa nuova normativa è stata varata dal Parlamento polacco a seguito di una sentenza del Tribunale costituzionale, sentenza emessa il 22 ottobre del 2020: ma che cos'è il Tribunale costituzionale polacco? Qual è il suo grado di autonomia dal potere politico? Vi invito su questo a leggere – e, più in generale, sul pugno di ferro delle autorità politiche di Varsavia contro l'autonomia e l'indipendenza della magistratura - l'ultimo rapporto di Amnesty International, dettagliato e documentato come sono sempre i rapporti di Amnesty. D'altronde, proprio sulla minaccia all'indipendenza dei giudici la Commissione europea, come è noto, ha avviato una procedura di infrazione verso la Polonia (questo ai sensi dell'articolo 7 del Trattato che istituisce l'Unione europea), procedura ancora in corso. Io mi chiedo - e in tanti e tanti ci chiediamo e si chiedono -come sia possibile che, all'interno dell'Unione, ci siano Paesi nei quali vengono messi in atto norme e comportamenti che minacciano proprio quei diritti fondamentali dell'Unione e su cui l'Unione è nata: è accettabile tutto questo, Presidente? No, non lo è! Allora, il Consiglio europeo non può più tergiversare! Deve pronunciarsi in modo chiaro, come richiesto dal Parlamento europeo, che ha minacciato addirittura - e non credo che ci siano precedenti, signor sottosegretario - nel caso di ulteriori ritardi, un'azione legale.

Quindi, chiediamo, con questa interpellanza, come intende agire il Governo italiano per fare in modo che in sede europea ci sia una netta presa di posizione a sostegno dei diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini e delle cittadine europee, del diritto delle donne all'autodeterminazione e all'aborto, del principio di parità di genere e a tutela degli standard di protezione dei diritti umani fondamentali richiesti dalla comune appartenenza all'Unione europea, in conformità, appunto, con l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea. Grazie, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. La ringrazio, Presidente Boldrini. Il sottosegretario per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Benedetto Della Vedova, ha facoltà di risponderle.

BENEDETTO DELLA VEDOVA, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Onorevole interpellante, mi consenta, in premessa, di esprimere una consonanza di fondo con le preoccupazioni che lei ha sollevato e di ricordare come, anche al margine dei lavori del Consiglio europeo di questa settimana, temi analoghi siano stati affrontati con determinazione politica.

Il Governo pone al centro della sua azione le questioni relative alla tutela e alla promozione dello Stato di diritto, tra le quali la parità di genere, e lo fa in un solco consolidato. L'Italia, non solo perché Paese fondatore dell'Unione europea, è da sempre impegnata a promuovere e rafforzare lo Stato di diritto, in Europa e nel mondo. Recentemente abbiamo sostenuto con forza il consolidamento di un meccanismo semestrale di verifica del rispetto dello Stato di diritto da parte degli Stati membri dell'Unione. Siamo in attesa dell'esito del primo rapporto annuale sullo Stato di diritto, la cui pubblicazione, da parte della Commissione europea, è in programma a luglio. La Farnesina segue, inoltre, con attenzione le procedure previste dall'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, a cui lei faceva riferimento, volte a determinare la sussistenza di una violazione dello Stato di diritto da parte di uno Stato membro, procedura di cui è oggetto la Polonia. Le procedure previste dall'articolo 7 rappresentano uno strumento importante, ma ve ne sono altre che concorrono, nel loro insieme, a salvaguardare i diritti fondamentali; tra questi, è utile ricordare il proposto sistema di condizionalità tra l'erogazione dei fondi europei e il rispetto dello Stato di diritto, in relazione al quale attendiamo la pronuncia della Corte di giustizia europea sui ricorsi promossi proprio da Polonia e Ungheria.

La promozione della parità di genere e la tutela dei diritti delle donne e delle ragazze, aspetti imprescindibili dello Stato di diritto, rivestono un ruolo centrale nelle nostre attività in ambito Unione europea e Nazioni Unite. Il diritto alla salute sessuale e riproduttiva è, infatti, incluso tra i temi prioritari dal Piano d'azione dell'Unione europea per i diritti umani e la democrazia 2020- 2024.

Per questo, anche a livello nazionale, continuiamo a lavorare affinché sia attribuita la giusta attenzione a questi temi in tutti i consessi multilaterali, a partire dalla Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione femminile. Lo facciamo con un instancabile lavoro quotidiano, aderendo a dichiarazioni congiunte quali la dichiarazione ministeriale del 6 maggio 2020 in ambito Nazioni Unite e promossa dall'ufficio di coordinamento ONU per gli affari umanitari.

Questo testo sulla protezione dei diritti e della salute sessuale e riproduttiva, firmato dall'allora Vice Ministra Del Re, inquadra la promozione delle tematiche di genere nell'ambito della crisi causata dal COVID-19.

Sempre a testimonianza della nostra attenzione in generale ai temi dei diritti civili, proprio ieri il Presidente Draghi ha firmato una lettera indirizzata alle istituzioni europee, con altri 15 Capi di Stato e di Governo dell'Unione, contro odio e intolleranza, a sostegno di diversità e uguaglianza LGBT.

Questo, in linea generale, il nostro sforzo a tutte le promozioni dello Stato di diritto e della parità di genere.

Per quanto riguarda più nello specifico la questione della normativa entrata in vigore in Polonia in materia di interruzione di gravidanza, anche attraverso la nostra Ambasciata a Varsavia, monitoriamo ogni sviluppo da quando, nell'autunno scorso, alla sentenza del Tribunale costituzionale seguirono forti proteste, non solo in Polonia, ma anche in altri Paesi dell'Unione europea; dure proteste, oggetto di una precedente interpellanza, sempre dell'onorevole Boldrini, alla quale il Governo ha risposto con l'impegno a fermare ogni tentativo di ridimensionare i diritti delle donne.

A marzo, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato contrarie al diritto europeo le recenti riforme adottate dalle autorità polacche sulla nomina del Consiglio nazionale della magistratura, cui lei faceva riferimento. A seguito di questa decisione, il Governo di Varsavia ha adito il Tribunale costituzionale, ora chiamato a decidere sul sensibile tema del primato del diritto dell'Unione europea su quello nazionale. Anche in relazione all'esito di questa pronuncia sarà possibile valutare in quale misura il sistema giurisdizionale della Polonia rispetti gli standard europei in materia di Stato di diritto. L'indipendenza del Tribunale costituzionale polacco è stata discussa anche durante l'audizione della Polonia nell'ambito della procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea - recentissima - tenutasi il 22 giugno di questa settimana. In questa occasione l'argomento principale - il livello di indipendenza dell'alta magistratura polacca - si è confermato caratterizzato da numerose implicazioni, tra cui, pure indirettamente, anche la questione della normativa sull'aborto.

Sull'interruzione di gravidanza le posizioni degli Stati membri dell'Unione divergono e non esiste una specifica competenza dell'Unione europea, tuttavia, in caso vengano confermate incongruenze tra il principio di indipendenza della magistratura e l'organizzazione giudiziaria attualmente prevista in Polonia, le evidenti ricadute sulle pronunce da parte dei tribunali polacchi - tra cui quella del tribunale costituzionale del 22 ottobre 2020, in materia di interruzione di gravidanza - saranno oggetto di attento scrutinio a Bruxelles. Su questa procedura, nell'ambito dell'Unione europea, l'Italia vigilerà con attenzione, proseguendo nell'impegno a tutela dei diritti fondamentali dell'individuo e delle donne in particolare. Un impegno convinto che continuerà a svilupparsi anche sul canale bilaterale: già in passato abbiamo espresso alle autorità polacche preoccupazioni in merito all'effettiva tutela dei diritti civili, sottolineando l'importanza che attribuiamo al contrasto ad ogni forma di discriminazione. Abbiamo, allo stesso tempo, sempre proposto azioni positive per garantire un'effettiva parità di genere. A questo proposito, appare fondamentale continuare a sottolineare l'importanza della Convenzione di Istanbul, quale strumento più avanzato, a livello internazionale, in materia di contrasto alla violenza contro le donne. Nelle prossime occasioni di incontro con le autorità di Varsavia, a partire da lunedì prossimo, quando riceverò alla Farnesina il Vice Ministro degli Affari esteri, Marcin Przydacz, sensibilizzeremo nuovamente un Paese, che da sempre riteniamo amico e importante per l'Unione europea, sul rispetto dello Stato di diritto e della parità di genere, insistendo sulla necessità di dare effettiva applicazione ai principi che sono alla base delle nostre società e della stessa Unione europea.

PRESIDENTE. La deputata Laura Boldrini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Acquisisco con piacere la consonanza politica del sottosegretario, di cui peraltro non avevo dubbi, e tuttavia vorrei replicare facendo una considerazione generale, perché ritengo che siamo proprio arrivati a un bivio, signor sottosegretario, a un bivio che riguarda il futuro e la credibilità stessa dell'Unione europea. Provo a spiegarmi. Concludendo la mia illustrazione, ho citato l'articolo 2 del Trattato che istituisce l'Unione europea. Ma cosa dice questo articolo 2? Ricordiamocelo, perché così ci rendiamo conto meglio che abbiamo superato di gran lunga l'articolo 2: l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri - a tutti gli Stati membri – in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.

Allora, se si va a incidere sull'autodeterminazione delle donne, quella libertà non è più rispettata, quindi siamo oltre. Ecco, se un Paese candidato vuole entrare nell'Unione europea, deve dimostrare, mediante una procedura molto scrupolosa, che la sua organizzazione dei poteri, il sistema giudiziario e la sua legislazione corrispondano esattamente ai valori indicati dall'articolo 2. Certamente, al momento del loro ingresso, Paesi come la Polonia, o come l'Ungheria, hanno dovuto e potuto dimostrare la loro concreta adesione a quei valori, altrimenti non sarebbero entrati. Poi accade che, una volta dentro l'Unione europea, si deraglia, si prende un'altra strada. Mi si dirà - come lei mi ha detto - che c'è l'articolo 7 del Trattato, che certo - lo sappiamo - prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione dell'Unione europea, in caso di violazione grave e persistente, da parte di uno Stato membro, dei principi sui quali appunto si si poggia l'Unione, quelli che elencavo prima. Infatti è così, ha ragione, signor sottosegretario, ma - come sappiamo - la procedura è assai farraginosa e quanto mai lenta, molto lenta.

Allora, è come se oggi noi avessimo due Unioni europee, con valori e linguaggi opposti: una è l'Unione di Bruxelles, di Berlino, di Roma, di Madrid e di Parigi e poi abbiamo l'Unione europea di Budapest e di Varsavia, l'Unione della Polonia, con la sua legge sull'aborto e con le sue zone LGBT free, signor Presidente, le persone omosessuali o lesbiche non possono accedere a zone di territorio in un Paese dell'Unione europea. Siamo, o no, andati oltre? E poi c'è l'Unione del Parlamento europeo, che le boccia e le condanna. C'è l'Unione di Orbán, con la sua legge omofoba, e quella di Ursula von der Leyen, che giustamente la definisce vergognosa. C'è l'Unione Europea degli stadi di calcio e degli edifici pubblici tedeschi, illuminati con i colori dell'arcobaleno - perché un segnale bisognerà pur darlo -, colori che campeggiano anche al Parlamento europeo e vorrei, signor Presidente, che campeggiassero anche davanti a Montecitorio (mi auguro che avvenga quanto prima). C'è l'Unione che vuole la redistribuzione e l'integrazione dei migranti e quella che invece costruisce muri fisici e muri normativi. Allora, la convivenza di valori e principi opposti danneggia l'immagine dell'Unione. Dico queste cose perché temo una perdita totale di credibilità dell'Unione sulla scena internazionale. L'Unione europea, nella sua azione esterna, è impegnata perché in tutto il mondo siano rispettati i diritti umani e politici. A Minsk – l'abbiamo visto - siamo stati orgogliosi di essere europei, ad Hong Kong, a Yangon, nello Xinjiang, a Mosca e anche ad Ankara, ad Ankara magari ci vorrebbe un po' più di convinzione. E la mia domanda è: con quale credibilità, con quale autorevolezza possiamo continuare a pretendere il rispetto nel mondo di quei diritti di libertà (articolo 2), se poi consentiamo al nostro interno che permangono Paesi che violano quei diritti continuamente e con sfrontatezza? Allora, penso che i nodi siano venuti al pettine e, visto che tra quei princìpi fondamentali dell'Unione che citavo, c'è anche la parità tra donne e uomini, il caso polacco - che con questa interpellanza io e le colleghe Quartapelle Procopio e Serracchiani abbiamo inteso richiamare - è uno snodo fondamentale per il futuro dell'Unione europea.

(Iniziative di competenza in relazione alle criticità emerse nell'applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro per il settore della vigilanza privata con riferimento ai dipendenti del gruppo Sicuritalia - n. 2-01252)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Costanzo e Schullian n. 2-01252 (Vedi l'allegato A). La deputata Costanzo, che vedo già pronta, ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Con questa interpellanza, voglio presentare un fatto inspiegabile, assurdo e purtroppo anche cronico. Riguarda gli addetti della vigilanza non armata, che hanno retribuzioni fra le più basse d'Italia; a prescindere dai livelli, non arrivano comunque quasi mai a 1.000 euro. Il loro contratto collettivo nazionale del lavoro è quello della vigilanza privata e dei servizi fiduciari: più volte, in questa Assemblea, anche negli anni scorsi, avevo già portato questo problema, perché il contratto, stipulato nel 2013, era valido fino al 31 dicembre 2015 e quindi è scaduto da ben 5 anni e 4 mesi. Ecco, i tribunali del lavoro di Torino e Milano hanno stabilito che si tratta di salari al di sotto della soglia di povertà e sono quindi incompatibili con l'articolo 36 della Costituzione. Chi è che applica questo contratto collettivo? Ebbene, il giornalista Franz Baraggino, con le sue inchieste, ha fatto emergere un caso particolare, uno dei tanti, quello della cooperativa Sicuritalia servizi fiduciari che, con 4.000 soci lavoratori, non solo applica questo contratto collettivo, ma approva anche delle deroghe. Come? Con dei piani di crisi: ci sono delle assemblee, spesso vengono svolte a porte chiuse, e in queste assemblee si sancisce la necessità di approvare un piano di crisi per colpa della congiuntura economica, del dissesto finanziario e del contesto economico. E' successo nel 2013 e nel 2017. Questo piano di crisi sarebbe dovuto terminare nel 2020, ma ecco che, un mese prima della scadenza, quindi ad aprile 2020, di nuovo venne convocata un'assemblea.

A questa assemblea anche i soci lavoratori avrebbero voluto partecipare, magari in via telematica come adesso si fa durante soprattutto la pandemia. Ebbene, la risposta di questa cooperativa è stata negativa. L'assemblea si è tenuta di nuovo a porte chiuse ma, soprattutto, ha concesso, dall'alto, la presenza di un eventuale delegato, che avrebbe forse - forse! - potuto esprimere il voto di questi lavoratori. Ecco, diciamo che questo tipo di atteggiamento infrange sia il trattamento economico dei soci lavoratori, perché è al di sotto, appunto, dei principi costituzionali, sia l'effettivo ruolo decisionale dei soci lavoratori all'interno delle loro scelte, perché ricordiamo bene che l'articolo 45 della Costituzione tutela soprattutto quella che è la funzione sociale della cooperazione, la mutualità senza fini di speculazione privata, per cui un socio lavoratore ha diritto a partecipare al rischio d'impresa, alla gestione e alle scelte strategiche. Ma quando parliamo di deroghe a questi contratti collettivi nazionali, che cosa intendiamo? Cioè, a che cosa rinunciano questi soci lavoratori? Ebbene, facciamo degli esempi. Rispetto al 2013 questi soci lavoratori hanno dovuto rinunciare alla cancellazione dell'integrazione per la malattia. Oppure parliamo dei loro turni e di come vengono pagati gli straordinari: questi straordinari non vengono pagati come si dovrebbe, per dire che non c'è una distinzione tra il turno del lavoro diurno, il turno notturno e il festivo, e su tutto questo si sono già pronunciati più volte dei tribunali. Per esempio, nel 2020 il tribunale del lavoro di Bergamo ha dato ragione a un lavoratore della cooperativa Sicuritalia, che è stata condannata, tra l'altro in contumacia, a risarcirlo per gli straordinari in deroga rispetto al contratto collettivo nazionale. Ma soprattutto si è espressa anche la Cassazione nel 2019 e ha affermato un principio importantissimo, ovvero che il principio costituzionale della sufficienza della retribuzione si soddisfa proprio rispettando i minimi contrattuali previsti dai contratti collettivi nazionali, mentre qui, in questo caso, la cooperativa Sicuritalia ha eluso l'obbligo di applicare questo trattamento economico e, quindi, ha violato una legge (l'articolo 3 della legge n. 142 del 2001). Non ha, quindi, violato solo un accordo legato a una determinata associazione sindacale; e ciò prevale su qualsiasi accordo successivo che la cooperativa possa aver sottoscritto con i singoli soci lavoratori. Quindi, sottosegretario, se la Cassazione deve ribadire e deve risottolineare questi principi fondamentali, evidentemente c'è qualcosa che non funziona a livello normativo. È per questo che io sto interpellando il Governo, il sottosegretario e il Ministro, innanzitutto per verificare se questi fatti siano veritieri, perché se così fosse, come è stato dimostrato, è molto grave quello che sta succedendo. Soprattutto poi, per quanto riguarda il contratto collettivo nazionale di lavoro: non bisogna essere degli esperti o dei tecnici o dei giuslavoristi per sapere che i rinnovi dei contratti collettivi nazionali non spettano certo al Governo o al Ministro. Tuttavia, ogni qualvolta io mi sento di dire, anche in fase di redazione e di elaborazione di questa interpellanza, che non è di competenza del Governo né tanto meno del Parlamento, io penso che ci sia una parte di corresponsabilità, perché questi appalti, che vengono presi da queste cooperative che abbassano il costo del lavoro, riguardano anche contratti pubblici. Questi servizi che vengono resi da questi soci lavoratori sono resi anche nei confronti del pubblico e magari, sottosegretario, sono le stesse persone che troviamo di fronte ai supermercati, di fronte alle banche, di fronte agli ospedali, che ci garantiscono l'ordine pubblico. Ebbene, questi lavoratori non vengono pagati con stipendi dignitosi (ripeto: non arrivano a 1.000 euro). Quindi, io penso che ci sia una responsabilità sociale del Governo e del Ministero, per coordinare e per monitorare che questi contratti collettivi rispettino innanzitutto i principi fondamentali della Costituzione e, soprattutto, anche i diritti fondamentali di questi lavoratori. L'ultima domanda che faccio è se non sia necessario adottare iniziative urgenti anche per rivedere questa normativa nazionale, sia sulle cooperative, sia sugli appalti, sia sulla somministrazione del lavoro.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Tiziana Nisini, ha facoltà di rispondere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. L'onorevole interpellante espone, in premessa, quanto appreso da notizie di stampa in ordine al trattamento dei lavoratori del gruppo Sicuritalia che, oltre a non fruire di taluni istituti contrattuali, percepirebbero salari inadeguati a causa del mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale.

Con riferimento ai controlli specifici, l'Ispettorato nazionale del lavoro ha riferito che, rispetto alle società appartenenti al gruppo Sicuritalia, è già stata oggetto di verifiche ispettive la società Sicuritalia Servizi Fiduciari società cooperativa e, di recente, sono stati avviati accertamenti presso la sede legale di Como, a seguito di segnalazione da parte delle organizzazioni sindacali circa il trattamento economico inferiore a quello contrattualmente previsto. In tal senso, peraltro, conseguentemente alle verifiche avviate negli anni 2015-2020, sono già stati emessi provvedimenti di diffida accertativa a favore di 375 lavoratori su tutto il territorio nazionale; sono ancora in corso gli accertamenti avviati presso la sede legale di Como che hanno ad oggetto anche le questioni evidenziate dagli interpellanti al fine di garantire una tutela sostanziale ai lavoratori interessati. Il Ministero dello Sviluppo economico ha altresì riferito che la cooperativa Sicuritalia Servizi Fiduciari è stata già sottoposta a ispezione straordinaria da parte della competente direzione generale nell'ambito del programma straordinario di vigilanza volto a monitorare le cooperative che evidenzino indici di alert. L'ispezione straordinaria risulta tuttora in corso, essendo stato disposto un supplemento di verifica per meglio chiarire la posizione dell'ente cooperativo di cui trattasi. Questi dati rispecchiano, in larga misura, quelli che sono i risultati dell'attività di vigilanza con particolare riferimento ad alcuni comparti produttivi, dove emergono diversi profili di violazione della normativa sia in materia di orario di lavoro, sia nell'ambito degli appalti illeciti e somministrazione fraudolenta di manodopera, nonché dell'indebito utilizzo dell'istituto cooperativistico. Tali violazioni spesso determinano fenomeni di sfruttamento della manodopera, che in alcuni casi integrano gli estremi del reato di caporalato. In particolare, il mancato godimento del riposo settimanale giornaliero e delle pause, nonché delle ferie determinano condizioni di lavoro che minano alla base l'equilibrio psicofisico dei lavoratori e hanno un impatto diretto sulla salute e sulla sicurezza. I fenomeni di esternalizzazione illecita, specie in riferimento ad appalti labour intensive, vedono frequentemente il coinvolgimento di società di comodo, spesso strutturate in forma di società cooperative, che, in contrasto con la propria eminente funzione sociale mutualistica, viene di fatto utilizzata come mero schema formale a fini elusivi. In tale contesto, secondo quanto emerge dall'attività ispettiva dell'INL, si verifica il fenomeno del dumping contrattuale, basato sull'applicazione di contratti collettivi, sottoscritti da organizzazioni sindacali prive di reale rappresentatività, che consentono una consistente riduzione del costo del lavoro. Si tratta di fenomeni sempre più spesso strutturati e complessi, nei confronti dei quali l'azione di contrasto, per risultare più efficace, non può essere affidata alla sola attività ispettiva e all'applicazione di meccanismi sanzionatori.

È necessario, dunque, affiancare all'azione repressiva e di controllo una politica che favorisca l'evoluzione culturale degli imprenditori, nell'ottica del rispetto della legalità. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali ha promosso l'istituzione di una task force composta dal Ministero del Lavoro, dall'INL, dall'INPS, dall'INAIL, dall'Agenzia delle entrate, dal Ministero dello Sviluppo economico e dai rappresentanti degli altri Ministeri competenti. Parallelamente ai lavori della task force, si svolgerà un confronto costante con le parti sociali per condividere ogni scelta e responsabilizzare al massimo tutti gli attori coinvolti. L'obiettivo è quello di realizzare le opportune sinergie istituzionali, ai fini certamente del coordinamento delle attività di controllo e di repressione che consentano di contrastare più efficacemente gli abusi anche in materia di appalti, di false cooperative e di somministrazione abusiva di manodopera, ma anche per attivare, attraverso strategie incentivanti, percorsi virtuosi di collaborazione con le imprese e con gli operatori di settore. Alla luce di tale interlocuzione e di tale confronto fra tutti i soggetti istituzionali e le parti sociali coinvolti, sarà certamente possibile valutare la percorribilità di opportune iniziative legislative che affrontino le gravi problematiche segnalate dagli interpellanti.

PRESIDENTE. La deputata Jessica Costanzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

JESSICA COSTANZO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Ringrazio la sottosegretaria e vedo che il Governo e il Ministero sono al corrente di questi fenomeni e di come funzionano. Però, sono parzialmente soddisfatta, perché derogare a questi contratti collettivi nazionali con questi stratagemmi dovrebbe essere sanzionato con certezza.

Ad esempio, non ho sentito parlare, in questo caso, del divieto di partecipare ad appalti pubblici, oppure di chiedere contributi pubblici o dell'Unione europea - questa dovrebbe essere una certezza per chi, purtroppo, infrange determinate regole - o prevedere, eventualmente, la perdita di eventuali benefici contributivi che derivano, appunto, dalla normativa sulle cooperative.

Non possiamo parlare solo di cooperative, se non parliamo anche della questione degli appalti e dei subappalti e, difatti, la sottosegretaria, nella risposta, citava anche il grande tema degli appalti e dei subappalti. Ci sarebbero interventi da fare all'interno della normativa, quindi in maniera chirurgica. Questi interventi sono già stati proposti più volte anche da L'Alternativa c'è e da diverse forze politiche in diversi provvedimenti, peccato che, nel momento in cui arrivano sulla scrivania del Ministero del Lavoro, inspiegabilmente, poi, non vengono approvati e questo va a danno di queste realtà. Io, sottosegretario, Presidente, ci terrei proprio a ricordarle queste proposte, che possono essere fatte vostre, come l'introduzione del principio della parità di trattamento anche nel settore degli appalti privati, cioè estendere quello che succede già nel settore pubblico alla parte privata, introducendo la parità di trattamento tra l'appaltatore e il committente, quindi, non solo più rispetto al subappaltatore.

È ovvio che, nei cambi di appalti, dobbiamo sempre tutelare anche la continuità occupazionale e sappiamo che questo è un altro grave problema. Qui ci vorrebbe una modifica dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 2003. Non lo dico io, ma lo dicono i migliori giuslavoristi, che ci tengono e portano avanti cause anche per la tutela dei diritti di questi lavoratori, perché questo articolo di questo decreto ha consentito, ha riaperto la strada, che era stata chiusa in passato, alla mera interposizione del rapporto di lavoro, perché ha reso legittimi quegli appalti di mera fornitura di manodopera, i cosiddetti labour-intensive. Devono essere consentiti solo nel momento in cui si tratta di lavoratori specializzati, che portano veramente un valore aggiunto e, soprattutto, ci deve essere di nuovo una responsabilità, una solidarietà tra appaltatore e committente nei confronti dei dipendenti. I dipendenti dell'appaltatore devono essere considerati tali anche da parte del committente.

Da ultimo, in caso di cambio d'appalto, bisogna prevedere che il passaggio dei dipendenti dal vecchio al nuovo appaltatore non solo venga garantito con la clausola sociale, certo, ma, soprattutto, venga garantito il mantenimento dei livelli retributivi e dello status normativo. Le faccio un esempio: martedì scorso, c'era stato un ennesimo sciopero da parte dei lavoratori indiretti di Amazon, sempre per motivi attigui, perché, nel cambio d'appalto legato al servizio di vigilanza, il nuovo appaltatore applica un contratto collettivo che è peggiorativo rispetto a quello attuale. E, quindi, nel caso in cui ci sia, invece, un nuovo appalto, diverso dal precedente, si applica la clausola sociale in forza della quale i lavoratori hanno diritto, a un'assunzione ex novo, ma senza il peggioramento delle condizioni di lavoro.

L'ultima modifica reintroduce la solidarietà tra committente e appaltatore nell'ipotesi di appalti all'interno di un ciclo produttivo: questa è una misura antispeculativa.

Io penso, Presidente, che occorrerebbe prevedere la perseguibilità d'ufficio di tali condotte che abbiamo citato prima, assicurandosi solamente anche l'intervento della magistratura penale. Così facendo, ci sarebbe anche più certezza della pena e maggiore certezza anche di tutela dei diritti di questi lavoratori. Non dobbiamo scordarci, appunto, la responsabilità sociale che ha anche il Governo, anche il Ministero e tutta la società, nei confronti di questa categoria che, troppo spesso, viene dimenticata e considerata l'ultima, perché è indicibile che, nel 2021, ci sia un contratto collettivo nazionale scaduto da 5 anni e 4 mesi. E, quindi, prego il Presidente, il Ministro e la sottosegretaria di considerare questi emendamenti e queste proposte, perché andrebbero a migliorare l'intero ordinamento italiano, a beneficio dei diritti fondamentali dei lavoratori.

(Elementi in merito ai tempi di adozione dei provvedimenti in materia di politiche attive del lavoro di cui all'articolo 1, commi 324 e 326, della legge n. 178 del 2020 - n. 2-01260)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Segneri ed altri n. 2-01260 (Vedi l'allegato A). La deputata Barzotti, che vedo già pronta, ha facoltà di illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Oggi interpelliamo la sottosegretaria in merito al programma cosiddetto GOL. In particolare, noi facciamo riferimento alla legge di bilancio 2021 che ha disposto che, parte delle risorse del neo istituito Fondo per l'attuazione di misure relative alle politiche attive rientranti tra quelli ammissibili dalla Commissione europea, nell'ambito del programma REACT-EU, che sono pari a 233 milioni di euro per il 2021, siano appunto utilizzate per l'istituzione di questo programma, che è finalizzato all'inserimento occupazionale mediante l'erogazione di servizi specifici di politica attiva del lavoro, nell'ambito del patto di servizio personalizzato, stipulato tra i soggetti disoccupati e i centri per l'impiego, al fine dell'inserimento lavorativo. Le prestazioni connesse al programma nazionale GOL sono determinate da un successivo decreto del Ministero del Lavoro e, nelle more dell'istituzione del programma GOL, e nel limite di 267 milioni di euro per il 2021, è stato previsto, inoltre, che l'assegno di ricollocazione torni ad essere riconosciuto, tra l'altro, ai percettori di NASpI o Dis-Coll da oltre quattro mesi. Il comma 326, dell'articolo 1, della legge di bilancio per il 2021 ha, infine, previsto che, con deliberazione del consiglio di amministrazione dell'ANPAL, siano definiti i tempi, le modalità operative di erogazione e l'ammontare dell'assegno di ricollocazione, nonché le procedure per assicurare il rispetto del limite di spesa, con la presa in carico del beneficiario da parte dei centri per l'impiego e col servizio di accompagnamento all'inserimento lavorativo che può, appunto, essere erogato dai centri per l'impiego o dai soggetti privati accreditati, nel rispetto dei regimi di accreditamento regionale.

Il 2020 ha causato ingenti danni all'economia del Paese provocando sia un aumento della disoccupazione che la chiusura di diverse imprese e, per tali ragioni, l'istituzione del programma GOL è particolarmente importante ai fini di contrastare gli effetti della pandemia e per rilanciare, ovviamente in maniera adeguata, le politiche del lavoro, anche in vista dell'imminente scadenza del blocco dei licenziamenti che è fissato, come sappiamo, al 30 giugno 2021.

Il programma GOL nasce per finalizzare l'inserimento occupazionale dei senza lavoro mediante l'erogazione dei servizi specifici appunto di politica attiva e, quindi, dobbiamo sapere quali sono i tempi per provvedere all'adozione di questo decreto attuativo perché ovviamente c'è una forte urgenza anche di programmare le prossime azioni.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Tiziana Nisini , ha facoltà di rispondere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Come evidenziato dall'interpellante, la legge di bilancio ha previsto, all'articolo 1, comma 324 e seguenti, l'istituzione di un Fondo per le politiche attive nell'ambito del programma REACT-EU da destinare, nel corso del 2021, inizialmente ad un'estensione dell'assegno di ricollocazione e, successivamente, all'istituendo Programma “Garanzia di occupabilità dei lavoratori”. Preliminarmente, deve osservarsi che l'efficacia delle disposizioni in parola, ai sensi del successivo comma 328, è condizionata all'approvazione, da parte delle autorità europee, dell'ammissibilità delle stesse disposizioni al finanziamento nell'ambito del programma REACT-EU.

L'iniziativa racchiusa nell'ambito del programma Next Generation EU assegna fondi supplementari alla politica di coesione per gli anni 2021-2022, stimati in circa 13,5 miliardi. La proposta italiana di inquadramento complessivo sull'utilizzo di tali risorse, che vanno oltre gli interventi oggetto dell'interpellanza, è stata inviata ai Commissari europei competenti dal Ministro Carfagna ad aprile ed ha ricevuto la condivisione dei medesimi nei primi giorni di maggio, fornendo la base per l'avvio del processo di modifica dei programmi operativi coinvolti. La proposta è ora, quindi, oggetto di implementazione mediante la riconsiderazione di tali programmi e, segnatamente per gli interventi sopra richiamati, del Programma “Sistemi di politiche attive per l'occupazione”.

Più nello specifico è stata avviata la fase di interlocuzione preliminare per l'avvio del processo formale di riprogrammazione, che prevede l'impegno della Commissione ad “adoperarsi al massimo per approvare qualsiasi nuovo programma operativo specifico o qualsiasi modifica ad un programma esistente entro 15 giorni lavorativi a decorrere dalla data di presentazione da parte di uno Stato”, rispetto ai tempi medi necessari, pari a 3-4 mesi, ordinariamente previsti. Parallelamente, il programma GOL è stato inserito dal Governo quale principale intervento di politica attiva del lavoro nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, per un finanziamento complessivo di 4,4 miliardi di euro. La cornice in cui valutare gli interventi è, quindi, quella molto più ampia - in termini di risorse e di lasso temporale delle azioni - del Piano citato, nel cui contesto sono stati definiti obiettivi molto ambiziosi per il programma al 2025: in particolare, si richiama la previsione di coinvolgimento di 3 milioni di persone quali beneficiari. In proposito, è stato istituito un gruppo tecnico Stato-regioni per la definizione dei contenuti del Programma. Nell'ambito del PNRR - considerata la maggiore ambizione del Programma - è stata concordata con la Commissione europea, quale passaggio fondamentale, l'adozione del decreto attuativo entro la fine del 2021. In considerazione dell'urgenza di chiarire il quadro complessivo degli interventi di politica attiva del lavoro, nel gruppo tecnico si è, comunque, condiviso - ove ricorrano le condizioni - di anticipare la definizione dello schema di decreto a prima della pausa estiva. Peraltro, considerato il tempo trascorso e alla luce di quanto sopra esposto, non sembra opportuno che la ridefinizione dell'assegno di ricollocazione preceda temporalmente il programma GOL, essendone comunque già prevista dal legislatore una rideterminazione nell'ambito del Programma stesso, ai sensi dell'articolo 1, comma 324, della legge di bilancio. Si potrà, quindi, procedere a quanto previsto per l'assegno di ricollocazione direttamente con il decreto attuativo di GOL, anche al fine di collegarlo più efficacemente alla riforma delle politiche attive e degli ammortizzatori sociali, migliorandone la resa in termini di esiti occupazionali. Il Governo è certamente consapevole della necessità di adottare in tempi rapidi - come sollecitato dagli onorevoli interpellanti - il decreto attuativo richiamato, ma la dilatazione dei tempi è determinata dall'esigenza di adottare dei provvedimenti omogenei ed utilizzare responsabilmente ed efficacemente le risorse dedicate alle politiche attive del lavoro, nella consapevolezza che esse, nella loro portata quantitativa senza precedenti, rappresentano un'occasione ineludibile ed una sfida da non mancare.

PRESIDENTE. La deputata Valentina Barzotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Sì, grazie, Presidente, posso dirmi soddisfatta della risposta che è stata fornita oggi dalla sottosegretaria. Per noi è assolutamente importante adottare quanto prima questo decreto, perché costituisce un tassello essenziale della nostra riforma del lavoro, che era importante prima della pandemia e diventa veramente imprescindibile adesso, post pandemia, per avere una reale ripresa di questo Paese. Come sappiamo, la pandemia ha avuto un forte, un fortissimo impatto sull'economia italiana e nel 2020 il PIL si è ridotto dell'8,9 per cento, a fronte di un calo, invece, dell'Unione europea del 6,2, e la crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, dove i dati che riguardano la povertà assoluta sono allarmanti, perché si è saliti dal 3,3 al 7,7 per cento della popolazione prima della pandemia, per aumentare ulteriormente, nel 2020, fino al 9,4 per cento, e i più colpiti sono le donne e i giovani. Bisogna fare presto. Non posso che cogliere anche questa occasione per ricordare che l'Italia è un Paese che ha un altissimo tasso di ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non sono impegnati in studio, in lavoro o nella formazione, e che la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è solo del 53,8 per cento, molto al di sotto di quella che è la media europea, che, invece, è del 67,3 per cento. In più, i dati del Mezzogiorno sono ancora più allarmanti. Dobbiamo migliorare in termini di coesione territoriale e superare le profonde disuguaglianze che la pandemia ci ha lasciato e che, comunque, serpeggiavano anche prima all'interno del nostro Paese. Ora, noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo posto le basi per nuove politiche del lavoro, durante il Governo “Conte 1” e “Conte 2”, basate appunto sull'inclusione e la coesione sociale. Questi elementi, infatti, li ritroviamo anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, dove l'inclusione sociale è il terzo asse strategico, che è stato approvato a pieni voti dall'Unione europea. Si tratta di una serie di misure che vanno dalla garanzia di occupabilità, di cui oggi parliamo, al Piano nazionale nuove competenze, sino a ridisegnare gli attuali strumenti di sostegno all'avvio e alla realizzazione di progetti aziendali per l'imprenditoria femminile. La Missione 5 del PNRR ha una componente interamente dedicata alle politiche attive del lavoro, a cui sono destinati 6,6 miliardi; il che significa che potremo veramente incidere su queste politiche, aumentando il tasso di occupazione, dando impulso alle transizioni lavorative grazie a una formazione di sostegno adeguata. Dobbiamo puntare su orientamento e formazione, e quindi arrivare alla transizione occupazionale. La prima pietra di questa componente l'abbiamo messa subito, nel 2019, con il Piano straordinario di potenziamento per i centri dell'impiego, la cui riforma si prevede che debba essere conclusa entro il 2021. Questa riforma ha previsto l'assunzione di 11.600 lavoratori nei centri per l'impiego e chiaramente questi centri svolgeranno un ruolo fondamentale. Sapevamo sin dall'inizio di questa legislatura che serviva intervenire nel cuore del problema, cioè da un lato sul sistema di protezione sociale, dall'altro i percorsi di formazione e le politiche attive devono essere a misura di persona. Sicuramente questo è un momento storico drammatico: ieri Tridico, il presidente dell'INPS, ci ha dato i dati relativi alle persone che stanno usufruendo del sostegno al reddito, che non sono mai stati così alti nella storia dell'Istituto. Si parla di oltre 5 milioni di persone che hanno beneficiato di NASpI, di reddito di cittadinanza, di cui 6,7 milioni di cassa integrazione contro i 620 mila del 2019. Quindi, sono dati che ci danno la cifra di quello che è il grande lavoro che dovrà essere fatto e della grande responsabilità che le istituzioni hanno nei confronti di queste persone. Chiudo, Presidente, dicendo solo una cosa: la riforma delle politiche attive deve partire dagli attuali disoccupati e da chi è costretto dalla contingenza al sostegno al reddito. La grande sfida è sempre quella di non lasciare nessuno indietro e predisporre tutte le misure necessarie per rendere occupabili queste persone, che, verosimilmente, hanno solo bisogno di un'opportunità di investire su se stesse; appunto, un'opportunità di inclusione sociale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 giugno 2021, il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico ha reso noto che, in data 22 giugno 2021, l'assemblea del gruppo ha deliberato di nominare tesoriere il deputato Luca Rizzo Nervo, in sostituzione del deputato Andrea De Maria. Buon lavoro.

Organizzazione dei tempi di esame di un testo unificato di proposte di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge n. 544-A, recante ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). La ringrazio, Presidente. Spero di non infrangere regolamenti mostrando qui, in quest'Aula, la prima pagina, l'ultima prima pagina dell'Apple Daily, il quotidiano di Hong Kong schiacciato dalla repressione fisica e finanziaria in forza della legge sulla sicurezza voluta dalla Cina. Ringrazio molto il quotidiano Il Foglio per questa prima pagina, ripeto, l'ultima dell'ultima voce indipendente per la democrazia a Hong Kong. Se ne è parlato qui lo scorso mercoledì, Presidente, a onore del Parlamento italiano. Mi piacerebbe - forse è troppo chiedere - un Governo, il nostro, che mostrasse una riserva, che so, un pudore al riguardo. Non solo in Oriente, come sappiamo e vediamo anche in Europa, perfino da noi - ne ha parlato poco fa, a proposito della Polonia, l'onorevole Boldrini, tornata oggi in Aula, e mi unisco a lei, Presidente, al suo saluto - la libertà di stampa, dicevo, è il primo segnale, il canarino nella miniera di una democrazia che si ammala, si fa più fragile, intollerante, chiusa, si fa altro, il suo rovescio. Per questo, Presidente, e concludo, questa ultima prima pagina non è tanto un souvenir, la madeleine di un mondo di ieri, ma un chiodo, un monito per noi tutti per quello che verrà a Hong Kong, come in Europa e che sta anche a noi di scongiurare.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Sensi, per il suo richiamo.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 giugno 2021 - Ore 13:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2207 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 6 maggio 2021, n. 59, recante misure urgenti relative al Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza e altre misure urgenti per gli investimenti (Approvato dal Senato). (C. 3166​)

Relatori: D'ATTIS, per la maggioranza; LUCASELLI, di minoranza.

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

GELMINI e APREA; INVIDIA; BUCALO e FRASSINETTI; TOCCAFONDI; COLMELLERE ed altri; SOVERINI ed altri: Ridefinizione della missione e dell'organizzazione del Sistema di Istruzione e formazione tecnica superiore in attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. (C. 544​-2387​-2692​-2868​-2946​-3014-A​)

Relatore: TOCCAFONDI.

La seduta termina alle 11,20.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 23 giugno 2021:

  - a pag. III dell'indice, ventiduesima riga, e a pag. 72, prima colonna, ventiquattresima riga: le parole "FEDERICO CONTE (LEU)" si intendono sostituite dalle parole "GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA)."