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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 526 di venerdì 18 giugno 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 16 giugno 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bianchi, Casa, Comaroli, D'Uva, Del Barba, Giachetti, Iovino, Maggioni, Montaruli, Pastorino, Ribolla, Scoma, Scutellà e Zanettin sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” e annunzio della sua convocazione.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince” i deputati Berti Francesco, Castiello Giuseppina, Ciagà Graziella Leyla, Cristina Mirella, De Martini Guido, Deidda Salvatore, Frailis Andrea, Fratoianni Nicola, Fregolent Silvia, Gallo Luigi, Gubitosa Michele, Lapia Mara, Legnaioli Donatella, Marino Bernardo, Pittalis Pietro, Potenti Manfredi, Ripani Elisabetta, Romano Andrea, Traversi Roberto, Vallascas Andrea.

Comunico, inoltre, che la Commissione è convocata per mercoledì 23 giugno 2021, alle ore 20, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti in ordine all'opportunità della nomina dell'ambasciatore Andrea Mario Vattani come rappresentante della Repubblica italiana presso la sede diplomatica di Singapore - n. 2-01244)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Quartapelle Procopio ed altri n. 2-01244 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Roberto Morassut se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente. Il 29 aprile 2021 il Consiglio dei Ministri ha deliberato diverse nomine per le nuove sedi diplomatiche, in particolare all'ambasciatore Andrea Mario Vattani, che è stato designato a ricoprire il ruolo di ambasciatore presso la sede diplomatica di Singapore. La vicenda all'ambasciatore Vattani è stata già, in qualche maniera, sottoposta all'esame del Parlamento in una interrogazione, tra l'altro fatta dal sottoscritto circa 10 anni fa, credo fosse il 2012, quando lo stesso Vattani fu nominato console ad Osaka. Perché ci fu questa interrogazione? Perché l'ambasciatore Andrea Mario Vattani era noto già all'epoca, anche prima e ancora questa notorietà perdura, come il «console fascio-rock», passato alle cronache con questa definizione nelle vesti di Katanga: questo era il suo nome d'arte, non saprei definirlo diversamente, avendo partecipato più volte alla testa di un gruppo rock musicale, Sottofasciasemplice, sul palco di diverse kermesse organizzate da CasaPound, ricambiando più volte il saluto romano del pubblico, quindi con una chiara dichiarazione di appartenenza politico-ideologica, ma soprattutto valoriale, evidentemente in netto contrasto con i fondamenti costituzionali della nostra Repubblica.

Per quell'episodio del 2012, l'ambasciatore Vattani subì il richiamo con effetto immediato a Roma, un ammonimento disciplinare e una sospensione di 4 mesi dal servizio senza stipendio. Però poi, lui, giustamente, dal suo punto di vista, impugnò al TAR del Lazio sia il richiamo in patria che la sospensione del servizio.

Nel ricorso sul rimpatrio il Ministero, poi, si è costituito in giudizio, ma la I sezione (con una sentenza del 2012, che è citata qui nell'interpellanza e che si può recuperare) dichiarò improcedibile il ricorso per sopravvenuta “carenza di interesse”, condannando il Ministero stesso al pagamento delle spese di giudizio in favore del ricorrente. Dopo aver proposto appello al Consiglio di Stato, il Ministero inviò poi una nota di rinuncia, con compensazione delle spese. La sezione IV del Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, quindi, non poté che dichiarare quel ricorso “improcedibile per sopravvenuta carenza di interesse”. Questa è un po' la storia - che ho ricostruito - dei ricorsi successivi al provvedimento che era stato assunto nei confronti dell'attuale ambasciatore Vattani. Poi anche il ricorso relativo alla sospensione dal servizio e dallo stipendio si risolse definitivamente nel 2019, con un decreto della terza sezione del TAR del Lazio, che lo dichiarò estinto per “perenzione”, cioè per essere trascorsi più di 5 anni senza che un'esplicita richiesta di decisione fosse stata avanzata da nessuna delle due parti. Questa è la ricostruzione della vicenda da un punto di vista strettamente legato ai ricorsi, ma la sostanza dell'interrogazione e della vicenda in sé è una sostanza ben più profonda e che assume un valore ben più ampio del semplice aspetto di contenzioso, perché la funzione di ambasciatore - almeno questa è la nostra opinione, Vice Ministro - presso uno Stato estero racchiude in sé, nel suo carattere di rappresentanza dello Stato, nell'esercizio delle funzioni diplomatiche, il senso completo delle basi giuridiche e morali della Repubblica, che sono raccolte nella Costituzione italiana, che, ricordo, è incompatibile con qualsiasi professione di fede fascista.

Ora, il caso presta la necessità ad una riflessione e ad una valutazione, perché la nomina di un ambasciatore - seppur professionalmente meritevole, non è questo in una certa misura in discussione - e di una rappresentanza presso uno Stato estero implica, nella componente di discrezionalità che un Ministro ha nel momento di proporre una nomina al Consiglio dei Ministri, un elemento di valutazione anche sulla, mi permetto di dire, dignità della funzione che viene svolta in sede di rappresentanza estera; e una valutazione se quella persona, che rappresenta il nostro popolo, la nostra comunità, i suoi valori di fondo scritti nella Costituzione, merita di rappresentare quei valori, merita di essere elemento di interfaccia con comunità estere, con Stati esteri, con popoli esteri, che ospitano le sedi diplomatiche, dei valori morali, politici, fondamentali, democratici, che sono scritti nella Costituzione, che non ripeto qui e che tutti conosciamo benissimo. Quindi, la vicenda ha un valore che va al di là degli aspetti legati ai contenziosi, alle valutazioni anche di merito: nessuno dice che l'ambasciatore Vattani non debba svolgere le sue funzioni, essendo un membro dell'organizzazione dello Stato di alto livello, ma si discute l'opportunità di inviarlo proprio in una sede di ambasciata estera, soprattutto perché nel frattempo non sono sopravvenute dichiarazioni contrastanti con le sue professioni di fede dichiaratamente fasciste e dichiaratamente contrastanti con le basi, ripeto, morali e giuridiche della Costituzione italiana. Quindi, la nostra interpellanza è rivolta al Ministro, in primo luogo per sapere se sia a conoscenza di quanto rappresentato e se non ritenga idoneo valutare l'opportunità che l'ambasciatore possa rappresentare la Repubblica italiana nella sede di un Corpo diplomatico estero.

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha facoltà di rispondere.

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente. Nel rispondere, menzionerò alcuni aspetti oggettivi - i termini del procedimento disciplinare, le qualifiche professionali del funzionario - e un criterio generale (il rispetto delle regole) sulla base dei quali il Consiglio dei Ministri ha deciso la nomina del Ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani quale ambasciatore a Singapore. Comincio dagli aspetti giuridici. A seguito della deprecabile vicenda che lo vide protagonista nel 2011, il Ministro plenipotenziario Mario Andrea Vattani venne sottoposto a procedimento disciplinare nel 2012. Il procedimento si concluse con la sospensione dal servizio per 4 mesi, secondo quanto previsto dall'articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica n. 3 del 1957 (lo Statuto per gli impiegati civili dello Stato), e con il richiamo da Osaka, in Giappone, dove era console generale. La sanzione fu adottata dopo un attento esame dei fatti, nel rispetto della normativa e dell'inderogabile principio di proporzionalità. Su queste basi, le responsabilità del Ministro Vattani non integravano ipotesi di sanzioni espulsive, consentendo quindi la prosecuzione del rapporto di servizio.

Nel marzo 2019, il ricorso al TAR promosso dal ministro Vattani contro la sanzione disciplinare è stato dichiarato decaduto, o “perento” per usare il termine più propriamente giuridico, poiché il funzionario ha desistito dal perseguirlo. Per quanto riguarda, invece, la sentenza sul provvedimento di richiamo, sulla scorta del parere favorevole dell'Avvocatura generale dello Stato, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha rinunciato all'appello, considerando congrua la proposta transattiva dei legali della controparte: la doppia rinuncia alle spese di lite e a far valere i diritti risarcitori conseguenti alla pronuncia del TAR.

Dopo aver scontato la sanzione disciplinare, il Ministro plenipotenziario Vattani è rientrato alla Farnesina dove ha, sin da allora, ricoperto l'incarico di “Coordinatore per i rapporti tra l'Unione europea e i Paesi dell'Asia Pacifico sia sul piano bilaterale che multilaterale” alla Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali. In questi anni il funzionario diplomatico ha prestato un servizio valutato di eccellente qualità e oggetto di apprezzamento da parte dei suoi superiori e degli interlocutori istituzionali, come ampiamente documentato. Il suo comportamento non ha dato adito ad ulteriori rilievi. Occorre inoltre ricordare che il Ministro Vattani è uno dei funzionari diplomatici più preparati sulle tematiche dell'Estremo Oriente in ragione della sua formazione professionale e delle specifiche esperienze di carriera. La sua nomina da parte del Consiglio dei ministri ad ambasciatore a Singapore si basa dunque sulla valutazione di questi aspetti oggettivi. Fin qui appunto i fatti. Vengo ora ad una considerazione più generale. Comprendo naturalmente la sensibilità che anima gli interroganti. Sentiamo forte il fermo ancoraggio dell'Italia ai valori di democrazia, libertà e antifascismo ma sono propri i valori posti a fondamento della Repubblica, in particolare quello stato di diritto che la barbarie fascista aveva calpestato, a ricordarci che la tutela dell'interesse pubblico è assicurata dal rispetto della legge e il rispetto della legge, in questo caso specifico, è rappresentato appunto da una sanzione debitamente scontata e da un incarico conferito sulla base dell'impegno dimostrato e della preparazione professionale.

Rinunciare ad una rigorosa tutela e applicazione delle regole e dello stato di diritto sarebbe un errore, rappresenterebbe un tradimento di quegli stessi valori. Non lo abbiamo mai fatto nemmeno negli anni più difficili e bui della nostra storia repubblicana. Gli ambasciatori vengono nominati dal Consiglio dei Ministri nella sua collegialità. L'alto ruolo istituzionale che ricoprono impone loro una stretta aderenza ai valori della nostra Costituzione: è ad essi che gli ambasciatori sono vincolati e, sulla base di quei valori, sono chiamati a servire e rappresentare l'Italia all'estero.

PRESIDENTE. Il deputato Roberto Morassut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie Presidente, grazie Vice Ministro, ma purtroppo devo dichiararmi non soddisfatto perché, proprio nell'ultima parte della sua risposta, si richiama la necessità che i nostri rappresentanti all'estero restino strettamente e rigorosamente aderenti ai valori della Costituzione: quest'ultima parte della risposta mi induce a dichiarare la mia non soddisfazione perché, per quanto riguarda una delle due componenti nella nomina di un ambasciatore, la competenza professionale, noi non abbiamo chiesto il licenziamento dell'ambasciatore Vattani; non abbiamo chiesto di espellerlo dai ranghi e dai quadri dello Stato - ce ne guardiamo bene - perché questa è una Repubblica tollerante e democratica, a prescindere anche dalla discriminante antifascista, per quanto riguarda il diritto di ogni persona di esercitare la propria funzione professionale in piena libertà, nel pieno rispetto anche delle proprie idee politiche e posizioni ideologiche. Abbiamo posto un altro problema che ribadisco: quello dell'opportunità, della nomina di una persona che, ad oggi, non risulta aver fatto alcun passo indietro: non c'è notizia di un ravvedimento rispetto alla sua professione di fede negli anni in cui militava in un gruppo politico di un certo tipo, nel quale vi era una struttura nella quale militava, un gruppo musicale che girava l'Italia con canzoni con questi titoli: “Bandiera nera”, “Presente!”, “Squadristi”, “Avanguardia”. Non c'è notizia di un ravvedimento rispetto a quel tipo di orientamento. Quindi, la domanda che abbiamo posto fa riferimento alla componente discrezionale che un ministro ha di nominare un ambasciatore, valutando il suo curriculum professionale, il suo percorso, le sue capacità ma anche l'opportunità che quella persona possa degnamente e completamente rappresentare i valori della Repubblica e della Costituzione. Noi ci permettiamo di vedere in questa componente discrezionale una valutazione sbagliata da parte del Ministero per aver operato una scelta che va in contraddizione con i valori della Repubblica.

Quindi, per questi motivi, mi dispiace ma devo ritenermi non soddisfatto, a meno che non vi sia prova di un ravvedimento e di un'esplicita adesione ai valori della Costituzione dell'ambasciatore Vattani ma, ad oggi, questo non è possibile testimoniarlo, quindi resta completa la nostra insoddisfazione.

(Iniziative relative alla presentazione del progetto del ponte sullo Stretto di Messina presso le competenti sedi europee, ai fini di un suo possibile finanziamento con fondi europei - n. 2-01242)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Germanà ed altri n. 2-01242 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Germanà se intenda illustrare l'interpellanza: non intende farlo. Il Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Alessandro Morelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO MORELLI, Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie Presidente, grazie agli interroganti. Gli onorevoli interroganti chiedono di conoscere la volontà del Governo in ordine alla presentazione del progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina all'Unione europea ai fini del relativo contributo finanziario, trattandosi di un collegamento chiave non solo per la Calabria e la Sicilia ma per l'intero Paese e l'Europa. In premessa, ricordo che il PNRR, in coerenza strategica con il Piano Sud 2030, persegue il riequilibrio territoriale e il rilancio dello sviluppo del Sud come priorità trasversale a tutte le missioni. In quest'ottica si è proceduto a integrare gli interventi del PNRR con le risorse per le politiche di coesione europee e nazionali in corso di programmazione, al fine di massimizzare l'impegno aggiuntivo per la coesione territoriale e favorendo sinergie e complementarietà tra le diverse fonti di finanziamento disponibili. Quanto alla realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, il Governo ha già avuto modo di evidenziare come la complessità dell'opera non risulta compatibile purtroppo con la tempistica di realizzazione degli interventi ammissibili a finanziamento con le risorse del PNRR. Ad ogni modo, al fine di ridurre i tempi per l'attraversamento dello stretto di Messina, come è noto, è stata istituita presso il Ministero apposita Commissione ministeriale per gli approfondimenti necessari sulle migliori soluzioni praticabili. La Commissione ha concluso i suoi lavori con l'elaborazione di una relazione che analizza il contesto socio-economico e trasportistico, il contesto fisico e ambientale, il processo decisionale per la scelta delle infrastrutture di trasporto, le alternative progettuali e il sistema dei collegamenti alle reti stradali e ferroviarie, le valutazioni preliminari e gli approfondimenti necessari per i sistemi di attraversamento stabile dello Stretto di Messina. Il 7 maggio scorso tale documento è stato trasmesso ai Presidenti di Camera e Senato per aprire un dibattito pubblico efficace e proficuo, avendo la Commissione europea rilevato che sussistono profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del potenziamento e della riqualificazione previsti dei collegamenti marittimi. Il confronto con il Parlamento e con le altre istituzioni, anche locali, è sicuramente lo strumento mediante il quale verrà individuata la soluzione maggiormente condivisa per rispondere alla domanda di mobilità da e per la Sicilia con infrastrutture e mezzi di trasporto adeguati e sostenibili sotto il profilo economico, sociale, ambientale e - mi permetto di aggiungere - umano. Sicuramente avere un'infrastruttura tanto importante valorizzerà gli importanti investimenti che questo Governo sta compiendo per le regioni Sicilia e Calabria in primis ma che ricordo saranno un dono per l'Italia e l'Europa tutta.

PRESIDENTE. Il deputato Antonio Germanà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONINO GERMANA' (LEGA). Grazie Presidente, grazie signor Ministro, sì, sono soddisfatto per l'enfasi del Vice Ministro nella fase finale del suo intervento; sarei stato più soddisfatto se oggi si fosse parlato della posa della prima pietra ma, purtroppo, non è così. Ho ascoltato con attenzione il suo intervento e lei ha detto cose molto importanti: sono convinto di aver fatto la cosa giusta nel presentare l'interpellanza in oggetto perché, come lei ha detto, questo è un momento in cui bisogna aprire un pubblico dibattito - e il Parlamento è titolato per questo - affinché il Governo si possa determinare per mandare alla Commissione europea il progetto, l'idea, la proposta progettuale migliore.

Del ponte sullo Stretto di Messina, vi sono fiumi di parole, che sono state scritte; se ne è parlato tanto, nel corso di convegni, di dibattiti, da anni e anni…

PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Germanà, ma dovrebbe parlare, anche da lì, con la mascherina.

ANTONINO GERMANA' (LEGA). Mi scusi, pensavo che il distanziamento fosse sufficiente.

PRESIDENTE. Le regole prevedono che lei debba parlare anche da lì con la mascherina; speriamo ancora per poco; prosegua.

ANTONINO GERMANA' (LEGA). Siamo sempre stati noi del centrodestra ad avere spinto sul ponte, ad avere voluto fortemente la realizzazione del ponte, salvo poi qualche singola posizione di qualche collega che, in maniera coraggiosa, ha preso anche posizioni diverse dal proprio partito; però, ad avere sostenuto convintamente sempre il ponte siamo stati, tanto è vero che nel 2008 venne fatta la gara per il general contractor che poi si aggiudicò Impregilo; quindi, allora non era più né un sogno, né una promessa elettorale, ma era qualcosa che si stava realizzando. Negli ultimi mesi, poi, si riapre il dibattito, in maniera importante, sul ponte perché si sono palesate le opportunità economiche – Recovery Fund, PNRR -, quindi, dal punto di vista economico ci siamo sentiti tutti quanti più confortati sul fatto che era il momento in cui si poteva fare qualche passo avanti. Però, come ha ben detto il Vice Ministro - io condivido - non era il PNRR, cioè il Piano nazionale di ripresa e resilienza, lo strumento giusto perché la complessità dell'opera, come ha detto, non è compatibile con la tempistica di realizzazione degli interventi ammessi a finanziamento. Ha detto anche un'altra cosa, però, che è molto importante, che la Commissione europea ha rilevato che sussistono profonde motivazioni per realizzare un attraversamento stabile dello Stretto, e sono parole molto importanti. Proprio per questo io credo che, mai come in questo momento, sia utile tenere vivo e caldo il dibattito, cercando di dare un contributo al dibattito stesso affinché, appunto, il Governo possa presentare una proposta migliore.

Io sono ritornato sul tema prendendo spunto dalle interpellanze delle nostre colleghe della Lega, Annalisa Tardino e Cinzia Bonfrisco, che al Parlamento europeo hanno presentato una interrogazione parlamentare circa un mese fa, ed è interessante anche leggere la risposta per dare un contributo al dibattito. Io la sintetizzo quanto più possibile. La Commissaria europea per i trasporti risponde alle nostre colleghe dicendo che il collegamento tra la Sicilia e l'Italia continentale fa già parte della rete transeuropea dei trasporti e del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo e, in quanto tale, fa parte della rete considerata di massima importanza e valore aggiunto della UE. Garantire la connettività e l'accessibilità di tutte le regioni europee è al centro della politica in materia di reti transeuropee di trasporto. Nel 2021 la Commissione proporrà una revisione del regolamento delle reti, al fine di aumentare l'efficienza della rete multimodale. Per quanto riguarda il collegamento, quindi, tra la Sicilia e il continente italiano, la valutazione di un progetto sulla rete di trasporto può essere effettuata solo sulla base di una proposta concreta che deve venire dallo Stato membro e che dimostri, in particolare, il valore aggiunto dell'UE per la rete. Questo è anche - dice la commissaria europea - un prerequisito per un eventuale contributo finanziario da parte della UE, quindi è una cosa che io ritengo molto importante.

Signor Ministro, lo ha evidenziato lei e l'ho voluto ribadire io: l'Unione europea è assolutamente favorevole a un attraversamento stabile dello Stretto. Il Ministro De Micheli, come ha ricordato lei, nel precedente Governo, nel Governo Conte, aveva messo in piedi questa commissione che, in soltanto novanta giorni, doveva esprimersi; è passato quasi un anno, comunque, poi, la relazione è arrivata. Nelle tante pagine della relazione che si leggono, la sintesi è che viene cassata quella folle idea del tunnel e restano in piedi due idee progettuali, anzi, un progetto cantierabile: il nostro, che è quello che riteniamo essere valido, cioè del ponte a campata unica, e poi un'idea progettuale, una ipotetica, eventuale soluzione di un ponte a più campate.

Francamente, ci sono tante cose che ci hanno lasciati perplessi, tutti quanti noi del centrodestra, ma anche - io sono orgogliosamente messinese – tanti messinesi, tanti reggini, tanti siciliani e tanti calabresi che hanno seguito per anni fiumi di parole e dibattiti; per cui sappiamo bene che l'unica vera soluzione è quella del ponte a campata unica. Però, detto questo, c'è anche da dire che il ponte a più campate ha un chiaro significato: il chiaro significato è quello di voler perdere tempo a tutti i costi, perché un ponte a più campate nello Stretto di Messina non è realizzabile. Non è realizzabile perché, gli altri due ponti a tre campate che già esistono in Turchia e in Giappone sono costruiti a una profondità che va dai 40 ai 50 metri al massimo, con un substrato geologico comunque più tranquillo rispetto allo Stretto di Messina. Inoltre, le torri centrali di un eventuale ponte a tre campate sullo Stretto andrebbero a poggiare in un fondale superiore ai 100 metri di profondità e non ci esistono al mondo tecnologie per cui si possano agganciare due torri con un diametro così importante. Si potrebbe, però, pensare alle tecniche petrolifere, per cui si vanno a fare perforazioni anche a profondità di 400 o 500 metri, ma un conto è fare un buco di 35, 40 o 80 centimetri, un conto è andare a fare, a quelle profondità, un buco per agganciare una torre che ha un diametro di 80 metri per 80 metri. Vogliamo anche parlare dei milioni di metri cubi di materiale che, per spianare questa parte, andrebbero a cadere sulle parti adiacenti alla zona di aggancio della torre stessa? Un disastro ambientale senza precedenti. Questi aspetti, dunque, sono da considerare: il disastro ambientale, i costi esorbitanti, i grandissimi problemi alla navigazione, e lo dico da messinese, appunto, posto che la navigazione nello Stretto per noi è fondamentale, essendo ancora isolati, oltre ad essere isolani.

Allora, signor Vice Ministro, approfitto di questa occasione intanto per ringraziarla pubblicamente, perché lei è già venuto a Messina a incontrare il presidente della regione Sicilia e il presidente della regione Calabria, Musumeci e Spirlì, e a raccogliere la volontà ferma, la volontà politica delle due regioni alla realizzazione del ponte. Approfitto anche per ringraziare la Lega, il mio partito, il partito che mi sostiene, il nostro leader, Matteo Salvini, che è profondamente convinto di portare avanti questa battaglia; i colleghi che hanno firmato insieme a me questa interpellanza, il collega Molinari, il nostro segretario regionale, l'onorevole Minardo.

Concludo questo mio intervento con una considerazione banale e anche scontata: la realizzazione del ponte non è legata né a questioni tecniche, né a questioni economiche; sono soltanto questioni ideologiche. L'unico progetto che l'Italia, il nostro Governo, deve mandare alla Commissione europea è quel progetto che già esiste, un progetto cantierabile, validato a tutti i livelli, realizzato con decenni di studi, con 1820 elaborati. Mi fa sorridere – sorridere, ma non so se ci sarebbe anche da piangere - un confronto al quale ho visto che ha partecipato anche lei, con la nostra collega Serracchiani; quando quest'ultima dice che siamo entrati nel merito e abbiamo fatto anche un seminario. Quindi, dopo decenni di studi, 1820 elaborati, la collega Serracchiani dice che hanno fatto un seminario e quindi sono convinti che il ponte a più campate sia l'infrastruttura da realizzare. Allora, diciamocelo chiaro: le sinistre non vogliono il ponte sullo Stretto, il MoVimento 5 Stelle non vuole il ponte sullo Stretto; il centrodestra vuole il ponte sullo Stretto, la Lega, il mio partito, vuole il ponte sullo Stretto.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare il buon andamento e la regolarità della gestione del Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma - n. 2-01248)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina e Fornaro n. 2-01248 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente, la illustro. Ringrazio anche il Vice Ministro Morelli che tuttavia - non è una sua colpa, ovviamente, e lo ringrazio per essere qui - è Vice Ministro delle Infrastrutture, mentre l'interpellanza urgente è rivolta alla Ministra dell'Università. So che il Ministero dell'Università non ha, almeno per ora, un sottosegretario o una sottosegretaria; tuttavia, credo che il rispetto per il Parlamento vorrebbe che, nel momento in cui vi sono atti di sindacato ispettivo di una qualche rilevanza, la Ministra si rendesse disponibile per interloquire con il Parlamento. È una delle nostre prerogative costituzionali quella di interpellare e interrogare il Governo; quindi, ovviamente pur con il massimo rispetto per il Vice Ministro Morelli, tuttavia egli non è l'interlocutore al quale noi abbiamo puntato a rivolgerci. Ovviamente, verificheremo che cosa si può fare ma, intanto, non voglio sprecare questa occasione per capire qual è l'orientamento del Governo su un punto per noi molto importante, che è la gestione amministrativa e didattica del Conservatorio di Santa Cecilia, una delle istituzioni più prestigiose, per storia, per qualità, per meriti, del nostro panorama culturale, romano e nazionale, anche in ragione del suo collegamento con la nota Accademia. Oggi, affrontiamo il problema della direzione del Conservatorio.

Dal 2016, si sono registrati crescenti problemi nella vita del Conservatorio, si sono sistematicamente verificati – questo è il punto, e non è un giudizio fazioso, ripercorro rapidamente fatti e atti pubblici di tribunali e di ispezioni ministeriali – comportamenti anomali, per usare un eufemismo. È come se il Conservatorio fosse una sorta di territorio extra legem - mi si permetta questa espressione - e il direttore si considerasse legibus solutus, perché si è verificata una serie di atti che sono stati puntualmente illustrati in atti di sindacato ispettivo, sia nella scorsa legislatura sia in questa legislatura, e ai quali purtroppo, fino ad oggi, non è stata data risposta. Mi riferisco alle 13 soccombenze giudiziarie che la direzione del Conservatorio ha subìto in relazione alla violazione dei diritti dei lavoratori; lo ripeto, 13 soccombenze giudiziarie in relazione alla violazione dei diritti dei lavoratori. Ricordo, innanzitutto, le dimissioni della responsabile della sicurezza sul lavoro. Quindi, stiamo parlando, non di un qualunque impiegato, il quale ovviamente merita tutto il nostro rispetto, ma delle dimissioni della responsabile della sicurezza sul lavoro, perché non poteva avallare atti che riteneva in violazione delle norme della sicurezza sul lavoro. Ricordo, inoltre, una irregolarità, grave, nella firma digitale di un componente del consiglio di amministrazione nominato dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca; allora si chiamava ancora così. Poi, da ultimo, un fatto grave di cui ho potuto anche avere un racconto diretto: la direzione, venuta in possesso delle registrazioni di un'assemblea degli studenti avvenuta su piattaforma, sanzionava le critiche, legittime, ricevute da uno studente. Potevano essere fondate, quelle critiche, o infondate ma fanno parte della libertà di espressione che si deve rispettare in una democrazia, anche dentro le mura del Conservatorio. Quello studente, Dario, al quale rinnovo tutta la mia solidarietà, veniva sospeso per due mesi dalla frequenza del Conservatorio perché si era permesso di criticare la direzione e non si era pentito, pubblicamente, delle affermazioni che aveva fatto. Ancora: le mancate elezioni per il rinnovo delle componenti studentesche nel consiglio di amministrazione. Anche qui, non si tratta di un fatto formale, riguarda la democrazia dentro un'istituzione così rilevante, certo per la formazione musicale, ma anche per la formazione complessiva della persona, e riguarda la permanenza, nel consiglio di amministrazione, di una persona che non era più studentessa ma evidentemente era, come dire, più sensibile alle posizioni del direttore.

Potrei andare avanti ancora, ma mi fermo qui. Gli atti di sindacato ispettivo, della scorsa legislatura e di questa legislatura, documentano tutto questo e lo documentano le ispezioni ministeriali che hanno rilevato sistematiche e significative criticità.

Il quesito che poniamo al Governo, l'oggetto della nostra interpellanza è semplice: di fronte alla serie documentata – lo ripeto, non un attacco strumentale per ragioni politiche o per ragioni di altro tipo – di sistematico comportamento irregolare, sancito anche dal tribunale amministrativo e riscontrato nelle ispezioni ministeriali, chiediamo al Governo il commissariamento del Conservatorio Santa Cecilia. Non è un atto eversivo, è stato adottato a più riprese nel corso degli ultimi anni: ricordo il commissariamento, avvenuto a giugno 2016, dell'Accademia di Belle arti di Reggio Calabria; nel febbraio 2013, il Conservatorio Piccinini di Bari; il 16 aprile 2012, l'Accademia albertina di Torino; nel 2010, il Conservatorio Scontrino di Trapani. Su questo vorremmo parole chiare, dopo tanti anni di atti ispettivi rispetto ai quali i parlamentari non hanno avuto risposta; vorremmo parole chiare. Nonostante ho piena consapevolezza che lei non è espressione del Ministero competente, ma in questo momento lei rappresenta il Governo e, quindi, rappresenta anche quel Ministero, la prego: parole chiare. Sarebbe per noi davvero incomprensibile se ci fosse ulteriore melina di fronte a una sequela di atti così circostanziati e così rilevanti.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Alessandro Morelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO MORELLI, Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente, e grazie agli interpellanti. Gli onorevoli interpellanti fanno riferimento a precedenti interrogazioni e interpellanze presentate in ordine alla situazione del Conservatorio Santa Cecilia e all'ispezione disposta dal Dicastero nel mese di novembre 2019. Al riguardo, preme sottolineare che il Ministero ha provveduto a svolgere una complessa attività ispettiva presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma, al fine di verificare la portata di alcune segnalazioni aventi ad oggetto diversi profili della gestione dello stesso, nonché al fine di accertare la sussistenza di problematiche di natura amministrativo-contabile e di gestione del personale. La complessità della suddetta ispezione, anche in ragione della pluralità dei profili di indagine rilevati, ha comportato la necessità di prevedere un periodo di proroga della stessa, fissando il termine ultimo per la produzione della relazione conclusiva dell'indagine alla data del 30 novembre 2020. Gli atti ispettivi cui il Ministero non ha dato risposte si riferiscono dunque al periodo nel quale la citata ispezione era ancora in corso, senza che il citato Ministero avesse un quadro compiuto delle informazioni richieste.

Al termine del loro incarico, infatti, gli ispettori hanno trasmesso una corposa documentazione dalla quale sono emerse significative criticità in merito a diversi ambiti relativi alla gestione. Solo a partire da questo momento, dunque, il Ministero ha potuto valutare la gravità dei rilievi prospettati dalla commissione ispettiva. E così, in data 20 gennaio 2021, il Ministero ha trasmesso al presidente e al direttore del Conservatorio le proprie osservazioni in ordine alle criticità riscontrate invitando, peraltro, i medesimi organi ad assumere ogni opportuna iniziativa nell'interesse pubblico al buon andamento dell'istituzione, oltre che a fornire le opportune delucidazioni in merito.

Il Conservatorio, in data 24 febbraio 2021, ha fornito i riscontri richiesti, integrati con successiva comunicazione del 16 marzo 2021, i quali, tuttavia, non sono stati reputati del tutto esaustivi.

A seguito di ulteriore contraddittorio con l'istituzione, il Ministero, con nota del 20 maggio 2021, nel rilevare ancora la sussistenza di svariate disfunzioni gestionali che hanno determinato, inevitabilmente, una compromissione del buon andamento del Conservatorio, si è riservato di adottare ogni provvedimento che sarà ritenuto opportuno per assicurare il corretto funzionamento dell'istituzione.

Con nota del 28 maggio, approvata e sottoscritta all'unanimità dall'intero consiglio d'amministrazione, il Conservatorio ha fornito ulteriori documentati chiarimenti con riferimento alle diverse criticità riscontrate, assicurando, al contempo, la loro graduale risoluzione grazie all'insediamento e all'impegno del nuovo consiglio di amministrazione e al rinnovato spirito di collaborazione del personale amministrativo e a riprova della volontà di addivenire ad una compiuta di risoluzione delle problematiche accertata.

A fronte dei fatti, cui si è fatto rapidamente cenno, dai quali è emersa una situazione di disordine amministrativo presso l'istituzione, il Ministero ha dovuto, altresì, valutare attentamente il quadro ordinamentale di riferimento, per individuare gli strumenti giuridici da poter utilizzare con pieno affidamento, senza correre il rischio che possibili impugnative degli stessi conducessero l'ente in una situazione di ancora più grave impasse amministrativa.

Si deve rammentare infatti che, al fine di porre rimedio al cattivo funzionamento degli organi di un ente pubblico dotato di particolare autonomia, quale il Conservatorio in questione, l'Avvocatura generale dello Stato aveva avuto modo di chiarire in un caso molto simile, l'insussistenza, nel quadro normativo di riferimento, dell'attribuzione in capo al Ministero di potere di commissariamento che venisse esercitato, non già per ipotesi di impossibilità di costituzione o funzionamento dell'organo, bensì per mere deficienze amministrative dello stesso. In tale contesto, tuttavia, vista la complessità della vicenda, il Ministero ha, pertanto, ritenuto di formulare una nuova richiesta di parere, chiedendo, in particolare, se l'esercizio del potere di commissariamento possa trovare una propria fonte di legittimazione nella teoria dei cosiddetti poteri impliciti, che l'ordinamento attribuisce alla pubblica amministrazione, in considerazione della stretta connessione degli stessi all'esercizio stesso della funzione di vigilanza, al fine di assicurare la continuità di gestione e il regolare funzionamento dell'ente vigilato.

Tanto premesso, si rappresenta che, in attesa dell'opportuno riscontro da parte dell'Avvocatura generale dello Stato, in ordine alla definizione dei presupposti legittimanti l'esercizio dei poteri di commissariamento e dei limiti cui tali poteri sono eventualmente assoggettati, sarà cura del Ministero avviare un'attenta attività di monitoraggio e di verifica delle iniziative poste in essere dagli organi dell'istituzione, per risolvere le evidenziate criticità riscontrate, anche mediante l'attivazione di processi di interlocuzione e di confronto con i responsabili del Conservatorio Santa Cecilia di Roma.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente, ringrazio anche il sottosegretario Morelli, anche per il complicato compito di assolvere a una funzione che non è strettamente di sua competenza ministeriale.

In sintesi, non sono soddisfatto della risposta che è stata prodotta. Non sono soddisfatto, perché capisco la delicatezza della questione, anche sul piano normativo. Tuttavia, nella nostra interpellanza citiamo una serie di casi dove il Ministero è intervenuto ad esercitare il suo potere di ripristino di una corretta gestione del Conservatorio (ho fatto l'elenco prima, non voglio farvi perdere tempo e rifarlo). Che si sia sentita la necessità di ricorrere alla Avvocatura per verificare l'esistenza delle condizioni normative del potere di commissariamento in capo al Ministero, lo trovo singolare, lo dico con grande franchezza.

Nell'interpellanza citiamo anche la giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale ha affermato che il potere di nomina del commissario straordinario costituisce - sto leggendo le parole della Corte Costituzionale - attuazione del principio generale applicabile a tutti gli enti pubblici, del superiore interesse pubblico a sopperire con tale rimedio, cioè con il commissariamento degli organi di ordinaria amministrazione, in caso di mancato o cattivo funzionamento di chi ne svolge le funzioni e ne ha la titolarità.

Allora, chiedo al Governo, alla Ministra Messa, di accelerare, con la massima urgenza, la verifica che l'Avvocatura sta portando avanti ed eventualmente, qualora vi fossero dubbi - noi non riteniamo che sia così, i casi che ho citato prima, i numerosi casi di commissariamento di enti della stessa tipologia del Conservatorio Santa Cecilia lo evidenziano, lo ripeto, noi non riteniamo che sia così -, ci rendiamo disponibili anche ad intervenire sul piano normativo per chiarire le divergenti interpretazioni. Ma, lo ripeto, a nostro avviso, sulla base della sentenza della Corte costituzionale e degli atti di commissariamento già compiuti, vi sono tutte le condizioni per poter arrivare al commissariamento. Io voglio riprendere alla lettera le valutazioni molto rilevanti che lei ha espresso a proposito della direzione del Conservatorio di Santa Cecilia. Lei le ha qualificate come “disfunzioni gestionali”, ha sottolineato “disordine amministrativo”. Ecco, di fronte a dati oggettivi, di fronte all'assenza di risposte credibili, perché gli atti ispettivi fatti dal Ministero, come lei ha ricordato, hanno avuto una serie di risposte da parte della direzione del Conservatorio che lo stesso Ministero non ha ritenuto soddisfacenti, di fronte a un quadro di questo tipo, ritengo che il Governo si assuma una responsabilità molto seria a lasciare una continuità che ha le caratteristiche che il Ministero stesso ha sottolineato. E mi chiedo anche come il diretto interessato, di fronte alle valutazioni di merito pronunciate, oggi, in quest'Aula dal Governo, possa continuare a svolgere la sua funzione. A me pare evidente che, se le parole hanno un senso, “disfunzioni gestionali” e “disordine amministrativo” implicano che colui che esercita ancora oggi quelle funzioni dovrebbe prendere atto che non vi sono più le condizioni per continuare a svolgerle. Chiudo Presidente. So che su questo c'è accordo tra di noi, c'è accordo anche col sottosegretario Morelli: è ora che la politica la smetta di delegare ai giudici amministrativi ordinari le sue competenze. Non se ne può più! Non è possibile che i diritti dei lavoratori, in un contesto in cui è stato esplicitamente riconosciuto che vengono violati, debbano essere sistematicamente tutelati dai tribunali.

Nel momento in cui noi, legislatori, e voi, potere esecutivo, avete la consapevolezza delle disfunzioni gestionali, del disordine amministrativo, è compito di chi ha la responsabilità politica di intervenire e non delegare i tribunali. Quindi, faccio appello alla Ministra Messa di assumere nel più breve tempo possibile l'unico provvedimento che è coerente con il quadro analitico documentario che è stato prodotto: il commissariamento del Conservatorio “Santa Cecilia”.

(Chiarimenti circa i presupposti di modalità di somministrazione dei vaccini anti SARS-CoV-2 da parte delle regioni che prescindono dalle indicazioni precauzionali fornite dalle autorità nazionali competenti, con particolare riferimento ai cosiddetti open day vaccinali- n. 2-01249)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Provenza ed altri n. 2-01249 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Nicola Provenza se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Un saluto al sottosegretario Costa, anche per la disponibilità che ha sempre mostrato rispetto alle questioni che, come quella di oggi, rappresentano un tema di grande attualità, per cui è forse l'occasione giusta per fare chiarezza rispetto a determinati temi, per ristabilire degli equilibri, anche ai vari livelli istituzionali, e soprattutto rassicurare i cittadini rispetto a un percorso che deve vedere sempre il Ministero della Salute, l'EMA e l'Aifa come soggetti principali in questo percorso delicato che, ovviamente, vede i cittadini a volte disorientati rispetto a comunicazioni che non provengono necessariamente da tutti i livelli istituzionali e, quindi, qualche volta possono ingenerare dubbi e confusione, cosa che in questo momento noi non possiamo permetterci. Ecco perché in questa interpellanza abbiamo provato a recuperare tutta una serie di passaggi per poi arrivare a un quesito che non è soltanto per l'esigenza di chiarezza ma è l'esigenza di provare a ragionare rispetto al futuro. Siamo ancora nel corso di una situazione emergenziale e, quindi, fare il focus sul tema delle vaccinazioni e su tutto quello che è il dibattito attuale, rispetto al mix vaccinale, all'interpretazione che viene data alle singole indicazioni delle istituzioni, è, secondo il mio punto di vista, assolutamente doveroso, sempre nel rispetto dei ruoli e, quindi, del ruolo parlamentare e del ruolo dell'Esecutivo, che in questo momento deve prendersi carico, ancora una volta, di pronunciare una parola chiara.

La ricostruzione la sintetizzo brevemente. Parte da una circolare del 22 febbraio 2021, dove il Ministero della Salute, proprio a seguito del parere del CTS e dell'Aifa, rappresentava la possibilità proprio di utilizzo dell'AstraZeneca nella fascia di età compresa tra i 18 e i 65 anni, a eccezione dei soggetti estremamente vulnerabili. Vi è poi, l'8 marzo 2021, una successiva circolare in merito all'utilizzo del vaccino AstraZeneca, sempre nei soggetti di età superiore ai 65 anni, rappresentando che vi erano ulteriori evidenze scientifiche, che si erano rese disponibili, che non solo confermavano il profilo di sicurezza favorevole relativo al vaccino in oggetto ma indicavano, anche nei soggetti di età superiore ai 65 anni, che la somministrazione del vaccino AstraZeneca era in grado di indurre una significativa protezione, sia dello sviluppo di patologia indotta da SARS-CoV-2 sia delle forme gravi o addirittura fatali. Vi è, poi, una successiva circolare del 19 marzo 2021, dove il Ministero della Salute ha trasmesso la nota Aifa del 19 marzo recante la revoca del divieto d'uso del vaccino COVID-19 AstraZeneca precedentemente adottata a seguito di diverse segnalazioni, nazionali ed europee, circa gravi eventi avversi nonché il documento informativo rilasciato al riguardo dall'EMA, più in particolare, la nota dell'Aifa nel prendere atto della valutazione espressa dalla stessa agenzia europea dei medicinali. Quindi, arriviamo al documento informativo e alla nota dell'EMA, per cui vengono riprese, seppure in maniera differente nei vari Stati europei, le vaccinazioni con AstraZeneca, e, infine, al 7 aprile 2021, quando il Ministero della Salute, a seguito del parere del Comitato tecnico-scientifico di Aifa e sentito il presidente del Consiglio superiore di sanità, ribadisce che il vaccino AstraZeneca è approvato a partire dai 18 anni di età sulla base delle attuali evidenze e tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico e a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate. Quindi, continua a rappresentare questo, che è un passaggio importante, perché vi è una raccomandazione a un uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni, precisando altresì che, in virtù dei dati a oggi disponibili, chi ha già ricevuto una prima dose del vaccino AstraZeneca può completare il ciclo vaccinale col medesimo vaccino.

Allora, tutti questi documenti che ho citato, seppure rapidamente e sinteticamente, forniscono delle indicazioni puntuali alle regioni e alle province autonome, ribadendo e considerando che Aifa è l'autorità competente in Italia per il monitoraggio della sicurezza dei vaccini durante l'intero ciclo vitale di ogni singolo prodotto e per essere commercializzato e distribuito in Italia un medicinale deve proprio aver ottenuto il rilascio dell'autorizzazione alla immissione in commercio, che è un po' la carta d'identità del farmaco se vogliamo. Questa citata circolare del 7 aprile 2021 del Ministero della Salute ha raccomandato - lo ricordo - un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca nelle persone di età superiore ai 60 anni.

Allora, nonostante le comunicazioni si siano incrociate, come dicevo in apertura, tra i vari livelli istituzionali, tra la struttura commissariale e, direi, anche con un'informazione mediatica pressante, a volte ossessiva e non sempre indirizzata a un criterio di trasparenza, è chiaro che viene spontaneo chiedersi - ed è questo il quesito che poniamo al Ministero - in base a quali presupposti giuridici le regioni abbiano assunto decisioni circa le modalità di somministrazione dei vaccini, indipendentemente da quelle che erano le indicazioni precauzionali fornite dalle autorità (ricordo: Aifa, EMA e Ministero della Salute). Perché? Perché sono quelle che nel nostro ordinamento sono preposte alla governance farmaceutica. Indicazioni precauzionali - lo ricordo - che, nel raccomandare la somministrazione del vaccino AstraZeneca alle persone di età superiore ai 60 anni, sono incompatibili con la modalità di somministrazione cosiddetta “open day”, la quale, come è noto, ha avuto il precipuo scopo di consentire la vaccinazione AstraZeneca a prescindere da qualsiasi precauzione legata all'età del paziente. Io penso che oggi in quest'Aula noi possiamo esprimere una parola di chiarezza (è doveroso per tutte le forze politiche). In questo momento, rappresentando il MoVimento 5 Stelle, penso che la traiettoria di coerenza che noi abbiamo osservato rispetto al percorso tragico della pandemia sia fuori discussione e, quindi, sia rintracciabile in tutti i nostri interventi, in tutti i nostri atti parlamentari. Dunque, in questo momento noi sentiamo il dovere di rappresentare un'istanza che viene dai cittadini e che viene anche dai vari livelli istituzionali proprio per fare una chiarezza assoluta e finalmente passare a un'invocata coesione istituzionale, che purtroppo, in alcuni momenti e soprattutto nelle fasi più critiche di questa pandemia, è sembrata venir meno.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per aver posto l'attenzione su un tema importante in quest'Aula, anche riferito al triste episodio relativo alla scomparsa della giovane Camilla, che certamente ha scosso gli animi di tutto il Paese.

Sulla vicenda è doveroso fare chiarezza, nel rispetto delle attribuzioni della magistratura e anche al fine di rassicurare i cittadini sulla sicurezza ed efficacia dei vaccini, come ha detto poc'anzi anche l'onorevole Provenza, che ringrazio anche per i toni e la pacatezza con cui ha affrontato un tema certamente delicato.

Il tema dell'insorgenza del segnale di sicurezza sulla sindrome trombotica, a seguito di somministrazione dei vaccini a vettore adenovirale, in particolare con il vaccino AstraZeneca, è stato fin da subito attivamente “attenzionato” dall'Aifa, in stretta collaborazione con l'EMA. Il Comitato per la valutazione del rischio in farmacovigilanza dell'EMA ha rilevato un primo segnale relativo ad eventi tromboembolici a seguito di vaccinazione con AstraZeneca nel mese di marzo 2021, concludendo che i benefici del vaccino restassero complessivamente superiori ai rischi e che gli eventi trombotici venosi in sedi inusuali, soprattutto a livello delle vene cerebrali e addominali, associati a bassi livelli di piastrine, dovessero essere elencati come effetti indesiderati molto rari della somministrazione di AstraZeneca. L'EMA ha inoltre raccomandato che l'uso di AstraZeneca durante le campagne di vaccinazione a livello nazionale tenesse conto della situazione pandemica e della disponibilità di vaccini nelle singole Nazioni.

Il Ministero della Salute, con la circolare del 7 aprile 2021, facendo proprio il parere espresso dalla Commissione tecnico-scientifica dell'Aifa, adottato nella medesima data, ha raccomandato un uso preferenziale del vaccino AstraZeneca nelle persone di età superiore ai 60 anni, sulla base delle attuali evidenze, tenuto conto del basso rischio di reazioni avverse di tipo tromboembolico, a fronte della elevata mortalità da COVID-19 nelle fasce di età più avanzate. Occorre precisare, come ha detto anche l'onorevole nel suo intervento, che dal punto di vista delle autorizzazioni il vaccino AstraZeneca resta comunque approvato a partire dai 18 anni di età. Successivamente, a fine aprile, su richiesta della Commissione europea, l'EMA ha concluso un'ulteriore valutazione, analizzando i benefici del vaccino e il rischio di eventi tromboembolici nelle diverse fasce di età e in diversi scenari epidemiologici, alla luce dei tassi di infezione mensili. Nell'analisi è stata presa in considerazione la prevenzione di ricoveri ospedalieri, ricoveri in terapia intensiva e decessi dovuti a COVID-19, sulla base di diverse ipotesi di efficacia del vaccino per contestualizzare l'insorgenza di questi coaguli di sangue insoliti. L'esito ha dimostrato che i benefici della vaccinazione aumentano con l'aumento dell'età e del tasso di infezione. Tali dati sono stati ulteriormente valutati dall'Aifa e dalla sua CTS ed è stato ripetutamente ribadito che il profilo beneficio/rischio dei vaccini a vettore virale risulta progressivamente più favorevole all'aumentare dell'età. L'effetto è tanto più marcato in una condizione di diminuita incidenza dell'infezione in quanto vengono a ridursi i rischi di malattia grave da COVID-19, ma anche tenuto conto della prevalente disponibilità di vaccini a mRNA, per i quali non è stato descritto un rischio di sindrome trombotica. Sulla base di queste valutazioni, l'Aifa ha rafforzato la raccomandazione ad un uso preferenziale di AstraZeneca nei soggetti di età uguale o superiore ai 60 anni nel corso dell'incontro in Commissione salute del 1° giugno 2021 e con il parere poi espresso il 9 giugno 2021.

Con la circolare n. 26246, in data 11 giugno 2021, il Ministero della Salute ha diramato l'aggiornamento del parere del Comitato tecnico-scientifico del Dipartimento di protezione civile concernente i vaccini AstraZeneca e Johnson. Alla luce di tali considerazioni, il vaccino AstraZeneca viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni. Detto comitato ha ritenuto di attualizzare, in senso più stringente, il proprio orientamento relativo all'utilizzo del vaccino AstraZeneca, già oggi preferenzialmente raccomandato per soggetti di età uguale o superiore ai 60 anni, rafforzando ulteriormente la raccomandazione per l'uso della prima dose del vaccino AstraZeneca nei soggetti di età superiore ai 60 anni. Il razionale risiede nel mutamento in senso favorevole dello scenario epidemiologico e tiene conto di alcuni recenti eventi avversi, cronologicamente e, verosimilmente, anche eziologicamente collegati alla somministrazione di questo tipo di vaccino. È dunque la mutata situazione epidemiologica ad aver determinato nel tempo una progressiva rivalutazione del rapporto tra i benefici e i rischi nella somministrazione dei vaccini a vettore adenovirale per le fasce di età meno a rischio di forme gravi della patologia da COVID-19.

Venendo al quesito posto dagli onorevoli interpellanti, in data 12 maggio 2021 il Comitato tecnico-scientifico del Dipartimento di protezione civile, richiamati gli orientamenti delle autorità sanitarie nazionali e dell'EMA, valutato che, in quella fase, la circolazione virale in Italia era connotata come circolazione virale media con un'incidenza di 400 su 100 mila persone e all'esito di una valutazione complessiva dei dati riferibili ai vaccini a vettore adenovirale, ha ritenuto, tenuto conto del rapporto tra la percentuale di casi di rischio trombotico e quella riferita alla mortalità causata dal COVID, la insussistenza di motivi ostativi alla organizzazione di iniziative in sede locale per la somministrazione di vaccini a vettore adenovirale a tutti i soggetti di età superiore ai 18 anni. Il predetto parere è stato quindi comunicato, in data 17 maggio 2021, dalla struttura commissariale alle regioni, che si sono conseguentemente conformate nell'organizzazione delle iniziative relative alla campagna vaccinale.

PRESIDENTE. Il deputato Provenza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Costa per la risposta, che ho seguito con attenzione nel dettaglio, soprattutto nella parte finale. Ringrazio soprattutto perché, in questa fase, dobbiamo auspicare per tutti i soggetti coinvolti, in primo luogo le regioni, che sia fatta, come dicevo in apertura, un'operazione di chiarezza, il più possibile trasparente, perché c'è un obiettivo comune di tutti noi, cioè mettere in sicurezza i cittadini, ma, devo dire, lo stiamo ripetendo da tempo, soprattutto le categorie a rischio. Questa operazione perché si rende necessaria in queste ore, in questi giorni? Perché effettivamente intorno a questa tematica, ed è fuor di dubbio, si è generata una confusione non da poco, direi. E quindi precisare tutti i passaggi, comprendere, ancora una volta, che Ministero della Salute, EMA e Aifa fanno testo, rispetto a queste dinamiche, vale la pena di sottolinearlo. E allora vorrei cogliere l'occasione, a questo punto, per sottolineare cosa non è e cosa non deve essere la campagna vaccinale. La campagna vaccinale non è una gara, magari per farsi propaganda, per dire che si è più bravi. Soltanto sei giorni fa, ho ascoltato un presidente di regione vantarsi poiché, nelle proiezioni di avanzamento nelle vaccinazioni, la sua regione - letterale - “era avanti nella corsa”. Ma quale corsa? Quale gara? Addirittura dichiarando - sempre letterale - “prima raggiungiamo l'immunità e prima la nostra regione riparte completamente”. La nostra regione, come se questo mondo fosse legato a un pezzettino della nostra Nazione e non stessimo vivendo una pandemia globale. E allora, ripeto, quale corsa, se la campagna vaccinale si fa per immunizzare soprattutto le persone a rischio? D'altra parte, devo segnalare che, qualche giorno fa, dopo queste dichiarazioni che ho riferito, il coordinatore della Commissione salute della Conferenza delle regioni, cioè Raffaele Donini, assessore alla sanità in Emilia-Romagna, si è espresso in maniera chiara ed inequivocabile nei confronti, in particolare, del presidente della regione Campania. Anche qui riporto il virgolettato: “Ho il massimo rispetto per De Luca, ma siamo di fronte ad un pronunciamento del Ministero, suffragato dal parere del Comitato tecnico-scientifico e da quello di Aifa, e le regioni non hanno gli strumenti per contraddire queste indicazioni”. Allora, se parliamo di dati, vi sono ancora 3 milioni circa - ad oggi mi pare che fossero 2 milioni e 660 mila, aggiornatissimi - non vaccinati, ai quali non è stata somministrata nemmeno una dose. Quasi 4 milioni di over 60 devono ancora sottoporsi alla seconda dose. E allora completare la vaccinazione degli over 60 dovrebbe continuare a rappresentare la priorità attuale della campagna vaccinale, visto che, proprio in quella fascia di popolazione, c'è il rischio di avere gravi conseguenze, dal ricovero fino al decesso.

Constatare, invece, che nella fascia tra i 70 e i 79 anni è appena il 41,2 per cento ad aver completato il ciclo vaccinale, e tra i 60 e i 69 anni la percentuale scende addirittura al 34,1 per cento, è un dato che va messo all'attenzione. Dunque, dinanzi a quelle che dovrebbero essere le priorità, appare inaccettabile la voce dissonante di vari presidenti di regione e l'esistenza di protocolli non uniformi nelle diverse regioni. Magari è la stessa voce dissonante di chi aveva pensato come fossero stati bravi i russi con due vettori virali diversi, poi, però, avendo fallito in altri ambiti, hanno scoperto che il loro vaccino non andava bene. Ma cosa comporta questo nel dibattito pubblico? Questa dissonanza, questa comunicazione distorta che la accompagna, determina delle conseguenze che inficiano la campagna vaccinale e, conseguentemente, consentitemi, anche la salute dei cittadini. Allora, invece di sbandierare quelli che io definisco degli infondati assolutismi, o, peggio ancora, di fare una corsa assurda di propaganda e di consenso, bisogna agire con un'informazione corretta, non strumentale, che comporti una parola di trasparenza; una trasparenza relativa al rischio che si corre - e nelle sue parole, sottosegretario, questo è stato abbastanza evidente -, ma anche al grande risultato di risparmiare migliaia di vittime. Questa dovrebbe essere la traiettoria da rispettare, però, mi consenta, tenere in conto questi concetti è compito degli organi preposti, quelli che abbiamo sottolineato, con le dovute indicazioni, e non di altri, altrimenti si ingenererà ancora una volta confusione. Lo voglio dire con una parola chiara in quest'Aula, che resti agli atti: la scienza non può essere esatta, onnipotente, definitiva. Manca forse nel nostro Paese la base culturale per comunicare cosa è la scienza: la scienza non è un dogma, la scienza non significa certezza. Io mi auguro e auspico che sia proprio nella responsabilità della politica gestire l'incertezza; tra l'altro, quella stessa politica - e di questo bisogna che ce ne facciamo carico un po' tutti - che ha umiliato, a volte vilipeso, la ricerca e che oggi invoca a gran voce - ma probabilmente solo per un esercizio retorico - l'implementazione delle risorse per la ricerca scientifica. Noi abbiamo un panorama dove si procede per acquisizioni successive, dove deve essere rispettato il principio di precauzione, dove - lo ribadisco - la forte raccomandazione relativa all'utilizzo di AstraZeneca poteva essere messa in secondo piano solo in assenza di alternative, cioè laddove gli altri vaccini fossero stati numericamente carenti. Invece lo scenario, diciamolo, era rappresentato da alternative disponibili e, pertanto, non si è compreso l'utilizzo di AstraZeneca in talune fasce di età. Questo clima di vaccinare tutti, di vaccinare subito, ha nociuto, dal mio punto di vista; ha nociuto più di ogni cosa rispetto a una campagna vaccinale responsabile, che tenesse conto dei mutamenti della curva del contagio, oltre alla disponibilità dei vari vaccini. Nella sua risposta c'è stato un passaggio nel quale ha fatto riferimento - l'ho annotato - al periodo della comunicazione del 12 maggio 2021 - però, della struttura commissariale e non di Ministero, EMA o AIFA – in merito al fatto che vi fosse una circolazione virale media. Quindi, su questo tema potremmo provare a ragionare e a farci delle domande: a quale principio si sono ispirati alcuni presidenti di regione, peraltro qualche volta gli stessi che hanno minato costantemente un clima di coesione istituzionale durante la vicenda pandemica, alimentando dei contrasti in maniera strumentale? Al principio fallimentare che bisognava correre, correre per far ripartire l'economia senza prestare attenzione al primato della salute, rispetto a un modello economico-finanziario che noi possiamo dichiarare apertamente che ha fallito, e la pandemia lo ha svelato. Dobbiamo immaginare di proseguire verso il miraggio della medicalizzazione della società, dell'idolatria del benessere del corpo? O vogliamo orientare i nostri ragionamenti verso il benessere della psiche, dell'anima, del discorso di una condivisione sociale, della relazione, quella che è mancata in questo periodo? O vogliamo procedere attraverso l'illusione del rischio zero, della rimozione del concetto di morte?

Io penso che abbiamo, in questo momento, un grande dovere, che è quello di evitare queste strumentalizzazioni, perché come affermava Voltaire: il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Allora, in questa fase storica, noi dovremmo per necessità, proprio perché abbiamo affrettato i tempi con i quali abbiamo dovuto utilizzare e approvare i vaccini…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA PROVENZA (M5S). Chiudo Presidente, grazie. Questo margine di incertezza - lo dico chiaramente - governiamolo con una parola chiara, comunichiamolo con onestà intellettuale, tutto questo contenuto nei termini di ragionevolezza e di precauzione; cioè, penso a una gestione del rischio relativamente ad effetti negativi sulla salute dei cittadini, senza che vi siano dati definitivi per una valutazione completa del rischio.

(Iniziative volte a promuovere la candidatura dell'Italia come sede della costituenda Autorità europea antiriciclaggio - n. 2-01250)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-01250 (Vedi l'allegato A). Chiedo deputata Francesca Galizia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie Presidente. Per conseguire la realizzazione di uno spazio di libertà, giustizia e sicurezza, ricompreso tra gli obiettivi dell'Unione europea, il diritto dell'Unione europea prevede, tra l'altro, all'articolo 75 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'adozione di misure concernenti i movimenti di capitali e i pagamenti, volte alla prevenzione e alla lotta contro il terrorismo e le attività ad esso connesse. Nell'arco degli ultimi tre decenni, i legislatori dell'Unione europea hanno elaborato un solido quadro normativo, intervenendo ed integrandolo a più riprese e in vari modi, con il solo fine di chiarire e rafforzare l'importante interconnessione tra lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo, nonché le problematiche concernenti la vigilanza prudenziale, pervenendo così ad un corpus normativo unico più armonizzato ed efficace in materia di lotta al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. Più recentemente, nell'ambito della presentazione avvenuta il 7 maggio 2020 del Piano d'azione per una politica integrata dell'Unione europea in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, la Commissione europea ha illustrato le misure che verranno adottate nei prossimi mesi per migliorare l'applicazione, la vigilanza e il coordinamento delle norme dell'Unione europea in materia di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, delineando le prossime tappe e le proposte legislative dell'Unione europea con riferimento a 6 diverse aree di intervento, che riguardano: l'applicazione efficace delle regole dell'Unione europea esistenti; l'adozione di un corpus normativo mediante l'approvazione di un regolamento dell'Unione volto a superare la frammentazione normativa determinata dalle misure nazionali che applicano in modo eterogeneo le direttive europee nei diversi Stati; l'istituzione di un'Autorità di vigilanza a livello europeo; un meccanismo di supporto e cooperazione per le unità di intelligence finanziaria; l'attuazione delle disposizioni di diritto penale e lo scambio di informazioni a livello di Unione europea; l'intensificazione degli sforzi dell'Unione europea su scala mondiale, in particolare riguardo l'approccio dell'Unione europea rispetto ai Paesi terzi che evidenziano carenze nei rispettivi regimi di lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, tali da mettere a repentaglio lo stesso mercato unico, che, come sa, per l'Unione europea è fondamentale. La Commissione europea ritiene, infatti, che per superare i limiti dell'attuale assetto della sorveglianza, sia necessario realizzare un sistema integrato, a livello europeo, di vigilanza; ciò prevedrebbe, accanto alle Autorità nazionali responsabili per la maggior parte delle funzioni di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo, l'istituzione di una architettura centrale a livello europeo, basata su una Autorità di vigilanza europea e su un meccanismo di sostegno e coordinamento dell'Unione europea per le unità di informazione finanziaria.

Si consideri che l'incremento dei reati correlati al COVID-19, quali frodi, crimini informatici, cattivo incanalamento e sfruttamento dei fondi pubblici dell'assistenza finanziaria internazionale, stanno generando nuove fonti di proventi per i crimini e che l'Autorità bancaria europea ha specificamente raccomandato alle competenti autorità nazionali di collaborare con i soggetti obbligati, al fine di individuare e attenuare gli specifici rischi in materia di antiriciclaggio e finanziamento al terrorismo, derivanti dalla diffusione di COVID-19 e di adeguare i loro strumenti di vigilanza. Inoltre, da questo punto di vista, la creazione di un'autorità unica di vigilanza permetterebbe di rafforzare gli strumenti a disposizione dell'Unione europea per combattere il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo, adeguandoli ai rischi, alle minacce e alle vulnerabilità specifiche con cui l'Unione è chiamata a confrontarsi, in modo tale da rendere possibile un'evoluzione efficace di tali strumenti che tengano conto dell'innovazione. Vorrei far presente, inoltre, sottosegretario, che, nel più ampio ambito delle autorità e delle agenzie decentrate negli Stati membri dell'Unione europea, l'Italia ospita, ahimè, attualmente solo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, che, come sa, ha sede a Parma, e la Fondazione europea per la formazione, con sede a Torino, mentre si riscontra un livello generale di sotto rappresentanza in merito all'assenza, sul suolo italiano, di agenzie europee di carattere giuridico e finanziario, nonostante operino nel nostro Paese comunità finanziarie e di alti studi giuridici ed economici di grande rilevanza, perché noi abbiamo davvero delle menti brillanti nel nostro Paese e delle agenzie di grande livello. D'altra parte, l'Italia si presenta oggi come uno Stato membro all'avanguardia, nel contesto europeo, nell'ambito del contrasto ai traffici illeciti di denaro e al riciclaggio, fenomeni in costante crescita e molto allarmanti per le dimensioni e le caratteristiche assunte, oltre ad aver acquisto una consolidata esperienza di investigazione e analisi in questo campo. In un simile contesto, si inquadra la lettera del 10 giugno 2021, del Presidente dell'ABI, Antonio Patuelli, e del direttore generale, Giovanni Sabatini, indirizzata al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, al Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco, e al Ministro per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, per chiedere un intervento del Governo italiano volto all'istituzione, nel nostro Paese, della sede dell'Autorità europea antiriciclaggio. Pertanto, sottosegretario, le chiedo se intenda sostenere, nelle opportune sedi istituzionali, nazionali ed europee, la designazione dell'Italia quale Paese candidato a sede ospitante dell'istituenda Autorità europea antiriciclaggio e, in caso affermativo, quali specifiche iniziative di competenza intenda assumere presso l'Unione europea per promuoverne la candidatura.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie Presidente. Nell'ambito del progetto di riforma della Commissione europea per l'armonizzazione delle regole di prevenzione AML/CFT, sarà presentato, nel prossimo mese di luglio, un pacchetto legislativo che prevede l'armonizzazione delle regole sull'antiriciclaggio, da realizzare con l'adozione di un regolamento, in parziale sostituzione dell'attuale direttiva, l'istituzione di un meccanismo europeo di coordinamento e di supporto, Financial Intelligence Unit e l'istituzione di un sistema europeo di supervisione antiriciclaggio sul settore finanziario, in parte esercitato in forma diretta da una nuova autorità dedicata, che opererà in coordinamento con le autorità nazionali, così come indicato dall'interpellante. Il Consiglio Ecofin, nelle conclusioni approvate il 4 novembre 2020, ha di fatto delineato i principali interventi per l'attuazione del Piano d'azione per una politica integrata dell'Unione europea in materia di prevenzione del riciclaggio di denaro e del finanziamento del terrorismo, pubblicato dalla Commissione europea il 7 maggio 2020, ovvero un progetto di riforma sistematica in materia di prevenzione antiriciclaggio. La Commissione europea, nel fare propri gli indirizzi dell'Ecofin, sta attualmente predisponendo una serie di riforme legislative che verranno negoziate, nel corso della prossima presidenza slovena, con il Consiglio e con il Parlamento europeo. Da indicazioni della stessa Commissione, il pacchetto dovrà prevedere: un regolamento europeo di diretta applicazione, che avrà come oggetto quelle attività più ampiamente armonizzate che facilmente potranno essere escluse dalla discrezionalità nazionale circa la loro attuazione; una nuova direttiva che disciplini altri settori della normativa, per i quali ancora è importante preservare l'intervento nazionale; l'integrazione del regolamento (UE) 2015/847; infine, l'istituzione dell'Agenzia europea antiriciclaggio. Per quanto attiene al primo aspetto, la Banca d'Italia, con la quale il Ministero dell'Economia e delle finanze si è subito coordinato, al fine di predisporre i vari interventi, che si sono succeduti in questi ultimi anni in sede Ecofin, appoggia in pieno le iniziative in corso per il rafforzamento dell'assetto di vigilanza europeo e per l'armonizzazione delle regole attraverso la trasformazione di parte dell'attuale direttiva in materia in un regolamento europeo, direttamente applicabile.

Per quanto attiene al meccanismo di coordinamento, inserito nel secondo punto, l'Italia ha promosso un'iniziativa ampiamente condivisa da tutti i partner europei, con la quale, lo scorso dicembre, sono state avanzate alcune proposte alla Commissione europea rispetto al tema del rafforzamento della Financial Intelligence Unit nell'analisi finanziaria e nella collaborazione amministrativa. Il ruolo attivo dell'Italia su questo punto ha potuto beneficiare delle riconosciute qualità ed efficacia del Sistema nazionale di prevenzione del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo ed, in particolare, dell'esperienza e dell'autorevolezza dell'Unità di informazione finanziaria, riconosciuta a livello internazionale. Per quanto riguarda la costituzione dell'Agenzia per la supervisione europea, il Ministero dell'Economia e delle finanze ha sostenuto, insieme alla Banca d'Italia, la necessità di istituire un supervisore europeo in grado di apportare un valore aggiunto all'attività delle autorità nazionali, riconoscendo che gli scandali che avevano coinvolto numerose banche europee nel corso del 2020 dovessero far prevedere una reazione forte delle istituzioni europee stesse. Tale agenzia dovrà nel contempo collaborare con le autorità nazionali competenti, principali referenti nel contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo.

Ciò premesso, per quanto riguarda la candidatura italiana per ospitare la nuova sede dell'agenzia europea, è notizia di questi giorni che alcuni Paesi europei, in modo informale, stanno cominciando a proporsi per la nuova sede dell'Agenzia europea antiriciclaggio, tra i quali la Francia, la Germania e la Polonia. La confederazione delle banche tedesche ha proposto al suo Governo la sede di Francoforte. La lettera dell'ABI, alla quale l'onorevole interrogante fa riferimento, interviene appunto proprio in questo contesto. In proposito, è di tutta evidenza che l'Italia ha pieno titolo per avanzare la propria candidatura ad ospitare la sede della nuova agenzia, la cui collocazione sarà decisa entro il 2024, con probabile partenza effettiva ed operativa dal 2025. Sarebbe un definitivo e non solo simbolico riconoscimento internazionale della buona qualità del coordinamento nazionale e dell'efficacia delle attività delle singole autorità competenti in materia di antiriciclaggio. Questo per l'esperienza maturata nella lotta alla criminalità organizzata, al terrorismo domestico ed internazionale, nonché per la qualità delle nostre autorità di vigilanza, Banca d'Italia, Consob, IVASS e dell'Unità di informazione finanziaria, considerata, quest'ultima, una delle migliori tra i Paesi dell'Unione europea.

La legislazione italiana in materia di prevenzione del riciclaggio è stata sempre molto avanzata. La prima legge antiriciclaggio è del 1991, anticipando molti elementi poi recepiti a livello europeo. Inoltre, va sottolineata l'esperienza unica sviluppata dalla nostra Guardia di finanza come corpo specializzato nelle investigazioni finanziarie, la cui eccellenza è riconosciuta in ambito europeo ed internazionale. Conclusivamente, poiché la proposta di regolamento dovrebbe essere presentata entro luglio e da tale presentazione decorrerà circa un anno e mezzo di negoziato, il Governo valuterà in quella sede, impegnandosi in tal senso, di assumere ogni iniziativa utile affinché possa essere raggiunto l'obiettivo indicato nella interpellanza.

PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretaria Sartore. La deputata Francesca Galizia ha facoltà di dichiarare se si senta soddisfatta per la risposta ottenuta.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie Presidente, io sono soddisfatta dell'intervento del sottosegretario, che ci ha portato oggi qui una risposta molto esaustiva e che ha voluto condividere con tutti noi su una tematica molto importante, che ci è sempre stata a cuore, cioè quella dell'antiriciclaggio ma anche contro il finanziamento al terrorismo. Per noi questi sono temi importanti anche in vista del momento che stiamo vivendo e perché massima dovrebbe essere l'attenzione verso la gestione e la trasparenza delle risorse che ora arriveranno nel nostro Paese attraverso il Recovery Fund, rispetto al quale, purtroppo, c'è il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata e delle mafie. Il rischio che purtroppo i fondi europei possano finire nelle mani di associazioni criminali c'è tutto e per impedirlo è necessario potenziare l'azione di controllo e monitoraggio dando più potere alle mani di esperti che si occupano, appunto, dell'antiriciclaggio e anche dell'anticorruzione (un altro tema molto importante, che è a noi caro). Per questo, siamo contenti che il Governo si stia già attivando per promuovere iniziative nelle sedi istituzionali preposte proprio su questo tema e perché l'Italia si candidi ad avere qui questa sede che può essere strategica, a fronte di una evidente sotto rappresentanza nel nostro Paese di agenzie europee di carattere giuridico e finanziario rispetto ad altri Paesi europei. Come lei ha detto ci sono già delle candidature informali, ma io vorrei ricordare in quest'Aula che, per esempio, la Germania e la Francia, che lei stessa ha citato, sono due dei maggiori Paesi europei in cui ci sono già la BCE, la SSM, l'EBA, l'ESMA, e quindi diventerebbe particolarmente importante la collocazione in territorio italiano della sede dell'Autorità europea antiriciclaggio, magari pensando a una città come Roma, per esempio. Pensiamo dunque che l'Italia possa essere un valido candidato, specie per le sue note competenze, come lei stessa ha riconosciuto, altamente qualificate e specializzate nel settore dell'antiriciclaggio. L'Italia, poi, si presenta, come già abbiamo ribadito, come uno Stato membro all'avanguardia nel contesto europeo in tema di contrasto alla corruzione, sebbene il fenomeno - ahimè - continui a crescere. Purtroppo questo dobbiamo riconoscerlo anche leggendo i report che ci vengono presentati annualmente; faccio per esempio riferimento al report diffuso da Transparency International, in cui purtroppo abbiamo perso qualche posizione rispetto agli anni precedenti, perché se dal 2012 al 2019 Italia aveva un certo ruolo, nel 2020 abbiamo perso una posizione con l'indice di percezione della corruzione e in questa classifica siamo slittati. La classifica, fatta da questa organizzazione che va a monitorare e a classificare ben 180 Paesi, raccoglie le misurazioni di opinioni di esperti e di dirigenti di azienda. All'Italia è stato attribuito nel 2020 lo stesso punteggio del report dell'anno precedente, 53 punti, ma siamo scalati di un posto, ponendoci accanto a Grenada, Malta, Mauritius e Arabia Saudita; insomma non è una bella posizione. Quindi, l'Italia si trova in un momento complicato, anche per questioni legate alla pandemia. Sui territori arrivano ancora gravi notizie, che minano quei principi di legalità e trasparenza sui quali dovrebbe fondarsi il ruolo delle pubbliche amministrazioni, che sono espressioni del potere esecutivo dello Stato italiano, le cui attività devono perseguire finalità di esclusivo interesse pubblico dello Stato italiano. Noi come Movimento 5 Stelle - lo sappiamo bene - abbiamo sempre passato le nostre battaglie su valori come l'onestà e la legalità, requisiti fondamentali che devono avere tutti coloro che si apprestano ad amministrare e le nostre istituzioni dovrebbero essere rappresentate da uomini e donne in possesso di un adeguato spessore morale, oltre che culturale. Non è più tollerabile che ancora oggi si rilevino cifre troppo sostenute di politici indagati e arrestati, tra i quali anche alcuni particolarmente vicini ai territori e ai cittadini. Il quadro che emerge dall'ultimo dossier sulla corruzione in Italia non è, tra l'altro, tra i più confortevoli. Infatti, negli ultimi anni, il 70 per cento delle vicende ha riguardato l'assegnazione di appalti pubblici, a conferma della rilevanza del settore rispetto ad interessi illeciti, ad esso legati per via dell'ingente volume economico. La restante percentuale, invece, ha riguardato altri ambiti, come procedure concorsuali o procedimenti amministrativi. In un momento storico nel quale gli italiani fanno fatica a rimettersi in piedi, non è umanamente accettabile che si possano registrare ancora questi casi. Questo è il momento, insomma, di fare un punto della situazione, perché la corruzione è una tassa occulta. Quando si sottraggono soldi ai cittadini sembra che non si faccia nessun danno, invece sottrarre i soldi ai cittadini è uno dei reati più gravi che si possa commettere, quindi è bene che su questo settore si lavori tanto, sia nel settore dell'antiriciclaggio che nell'anticorruzione. A tal proposito, come sa, stiamo lavorando sul “decreto Sostegni-bis”, ma la Camera sta lavorando anche sulla “decreto Semplificazioni”. Stiamo facendo audizioni che hanno coinvolto anche l'Anac: ecco, per noi l'Anac deve essere un'agenzia che va supportata in tutto, proprio perché è sempre stato un ente indipendente, che ha lavorato molto bene nella prevenzione della corruzione. L'attività dell'Anac si rivolge in questo settore e noi riteniamo che debba mantenere appieno la sua autonomia, dunque con tecnici scelti tra esperti di elevata professionalità, anche estranei all'amministrazione, con comprovate competenze in Italia e all'estero, sia nel settore pubblico, sia in quello privato. L'Anac è, come ho già detto, di notoria indipendenza e comprovata esperienza in materia di contrasto alla corruzione; va dunque dato loro maggior potere e questo lo dobbiamo fare con il “decreto Semplificazioni”. Solo in questo modo riusciremo a garantire un veloce, corretto e proficuo utilizzo dei fondi europei, tanto attesi e così fondamentali per la ripartenza del nostro Paese, che sta uscendo ora da questa pandemia. In tal senso, insomma, auspico grazie anche al suo intervento, visto che ha mostrato questa grande disponibilità su questa tematica, che l'Europa possa essere davvero la sede ospitante dell'Autorità europea per l'antiriciclaggio, così da riuscire ad accentrare e potenziare qualsiasi buona azione che vada a limitare il più possibile il fenomeno della corruzione, del riciclaggio di denaro, che inficerebbe il nostro processo di crescita, che tutti attendiamo con grande speranza.

(Iniziative di competenza in merito a recenti pubblicazioni sui social media di commenti relativi alla vicenda di Saman Abbas da parte della presidente della commissione pari opportunità della provincia di Arezzo, attualmente dimissionaria - n. 2-01253)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Verini ed altri n. 2-01253 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Verini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

WALTER VERINI (PD). Grazie Presidente, brevemente per illustrare le motivazioni che hanno portato non solo il sottoscritto ma anche altri 33 parlamentari, deputati del Partito Democratico, a presentare questa interpellanza al Ministro della pubblica istruzione. È accaduto ad Arezzo un fatto che è stato per noi, sulle prime, incredibile. Una signora, come dire, non così sprovveduta per il suo percorso - è un avvocato e un'insegnante, in quel momento era presidente della Commissione per le pari opportunità della provincia di Arezzo, ha svolto per sei anni il ruolo di assessore ai servizi educativi di quella città ed è stata anche candidata sindaco, non eletta, di Arezzo stessa - davanti alla tragedia della povera Saman e alla terribile vicenda di Novellara, ha detto un falso.

Ha detto, infatti, che le donne di sinistra non avrebbero condannato quell'orrendo crimine - orrendo nel senso che tutti sappiamo che la ragazza probabilmente è stata uccisa dai propri familiari -, che non c'erano state condanne e, dicendo un falso, nel merito, ha apostrofato con parole, che non si possono ripetere in questa sede, evidentemente, ma così scurrili, così volgari e così offensive nei confronti delle donne di sinistra, che hanno ovviamente suscitato sdegno, incredulità e reazioni, e non solo reazioni per il livello così basso, incredibile di queste espressioni, ma anche reazioni di condivisione. Nei social ci sono state, infatti, persone che hanno applaudito e hanno rincarato la dose, hanno di nuovo sparso odio volgare e offese nei confronti delle donne e, lo dico qui, anche di donne come Laura Boldrini che, come sempre, è oggetto di questi vergognosi attacchi in rete e a cui va la nostra doppia solidarietà per queste cose. Insomma, un fatto grave.

Davanti a queste reazioni - e chiudo - questa signora si è dimessa dal ruolo di presidente della commissione pari opportunità della provincia di Arezzo, ma lo ha fatto con una motivazione di questo tipo: mi dimetto perché riconosco che quel linguaggio non è consono a un ruolo istituzionale come quello che ricopro. Ma di che cosa parliamo? Quel linguaggio non è non consono a un ruolo istituzionale, non è consono a una normale convivenza civile, ai valori del rispetto, ai valori democratici, ai valori del confronto e del libero dibattito, altro che non consono solo a un ruolo istituzionale. Ora lei si è dimessa, ma noi vogliamo chiedere, e abbiamo chiesto, quali siano gli eventuali provvedimenti e se il Ministro ritenga compatibile il suo ruolo di insegnamento con questa pratica di insulto così volgare e gratuito di una donna, tra l'altro, nei confronti di altre donne.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Alessandra Sartore, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA SARTORE, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Onorevole Verini, in merito all'episodio da lei rappresentato, che coinvolge una docente dell'istituto secondario di secondo grado “Margaritone” di Arezzo, riferisco, sulla base degli elementi forniti dal Ministero dell'Istruzione, quanto relazionato dal competente ufficio scolastico regionale per la Toscana. L'ufficio territoriale di Arezzo, presso cui è incardinato l'ufficio procedimenti disciplinari, venuto a conoscenza dell'accaduto si è prontamente adoperato per acquisire utili elementi sulla vicenda. Tale attività di indagine è tuttora in corso. Gli accertamenti sono finalizzati ad acquisire tutti gli elementi utili all'adozione di eventuali provvedimenti disciplinari. A prescindere da tale aspetto, è evidente che il linguaggio adottato, seppur in un contesto social, è del tutto inaccettabile e lesivo della dignità delle donne e certamente non consono sotto il profilo civile e democratico.

Posto ciò, l'episodio richiamato con il suo quesito mi offre l'occasione per ribadire la ferma condanna verso ogni condotta discriminatoria e violenta rivolta nei confronti delle donne, verso ogni violazione dei diritti di pari dignità e non discriminazione, costituzionalmente tutelati. Al tempo stesso, mi offre l'opportunità di rimarcare l'impegno profuso sul tema da parte del Ministero dell'Istruzione e il suo ruolo cruciale nel promuovere l'educazione alla non discriminazione e al contrasto alla violenza contro le donne e nel sensibilizzare i giovani in età scolare al principio di pari dignità tra uomo e donna. Difatti, il contrasto a questa grave problematica socioculturale passa anche attraverso la diffusione di nuovi modelli culturali. In tal senso, figure di prossimità di grande importanza, come gli insegnanti, possono non solo stimolare le nuove generazioni a una cultura del rispetto reciproco, ma soprattutto possono favorire il manifestarsi della violenza subita e assistita, riconoscendo i segnali di disagio e attivando i percorsi di sostegno e di aiuto. Riferisco in questa materia, sinteticamente, solo alcune delle misure che il Ministro dell'Istruzione ha avviato sul tema della prevenzione e del contrasto al fenomeno della violenza contro le donne. La “Campagna di comunicazione #rispettaledifferenze” che, a partire dall'articolo 3 della Costituzione, sensibilizza studentesse e studenti sul tema della parità. L'iniziativa “Il mese delle STEM”, nata con l'obiettivo di promuovere le discipline STEM nelle istituzioni scolastiche, per superare lo stereotipo sulla scarsa attitudine delle studentesse verso queste materie. Il concorso “STEM: femminile plurale”, promosso in occasione della Giornata internazionale della donna e rivolto alle istituzioni scolastiche, per favorire una riflessione sul ruolo delle donne nell'ambito delle discipline STEM, nonché per incoraggiare le studentesse allo studio delle materie scientifiche. In occasione di tale ricorrenza e della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Ministero dell'Istruzione è solito invitare le istituzioni scolastiche, nell'ambito della loro autonomia, ad effettuare approfondimenti su temi correlati al contrasto alla violenza contro le donne. Cito, per concludere, anche il portale nazionale www.noisiamopari.it, dedicato a raccogliere le buone pratiche realizzate dalle istituzioni scolastiche nonché materiali informativi utili per stimolare gli studenti al rispetto e alla reciproca comprensione e, in attuazione degli impegni contenuti nel Piano nazionale per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo a scuola, abbiamo istituito un progetto per sensibilizzare al rispetto e all'inclusione.

PRESIDENTE. Il deputato Verini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

WALTER VERINI (PD). Presidente, io esprimo soddisfazione, a nome dei firmatari, tra i quali il collega Sensi che è qui, e a titolo personale, per quanto la sottosegretaria Sartore adesso ha illustrato. Esprimiamo soddisfazione sia per la prima parte, relativa proprio al caso di Arezzo, per la parte nella quale si dava conto dell'iniziativa immediata dell'ufficio scolastico regionale tesa ad accertare davvero tutto quello che è accaduto, per eventuali conseguenti provvedimenti, sia per le parole, in ogni caso, al di là di questo primo aspetto, di condanna netta per le parole che comunque sono state usate nel post su Facebook da questa signora, la quale, secondo noi, dopo essersi rimessa non ha avuto minimamente l'intenzione di pronunciare due parole, semplici. Avrebbe dovuto dire: provo vergogna per quello che ho fatto, magari in maniera irruenta, e chiedo scusa. Né vergogna, né scusa: due parole che le avrebbero in qualche modo reso onore, riconoscendo il gravissimo errore compiuto. Non lo ha fatto, probabilmente non ha intenzione di farlo, né lo farà. Anche per questo, le parole che abbiamo ascoltato dalla sottosegretaria ci fanno dichiarare soddisfatti.

Allo stesso modo, siamo soddisfatti per il resto della risposta, quando si è dato conto di tutte le iniziative che questo Ministero sta intraprendendo nelle scuole a difesa e a tutela della parità di genere, del rispetto di genere, del rispetto delle diversità, del rispetto della identità delle donne davanti alla diffusione di atti, atteggiamenti e parole sessiste. Insomma, tutto un lavoro di educazione, di cui questo Paese ha bisogno. Quando lei, sottosegretaria, citava “Il mese delle STEM”, mi veniva in mente una dichiarazione dell'altro giorno di un senatore, che è noto per posizioni, diciamo così, non troppo progressiste, il senatore Pillon, che ha ribadito come le donne non abbiano attitudine a svolgere certe professioni perché sono meno portate verso certe materie; mi pare citasse la matematica; stereotipi quasi medievali, pure il Medioevo ha avuto degli aspetti davvero rilevanti per lo sviluppo della civiltà; questa era la parte più oscura di quel periodo, evidentemente.

Chiudo, Presidente, dicendo che ci auguriamo, lo diciamo davvero, che anche in quella comunità di Arezzo che è stata ferita - le donne di quella città si sono sentite ferite - questo fatto possa far crescere un dibattito collettivo, dal quale vengano depurati odio, insulti, espressioni di quel tipo, perché ciò non fa bene alla crescita e al confronto civile.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di un disegno di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge n. 2751-A, recante disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti (Vedi l'allegato A).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Come già comunicato ai gruppi per le vie brevi, la votazione per l'elezione di un segretario di Presidenza, prevista per la seduta di mercoledì 23 giugno, avrà luogo alle ore 16,30, al fine di consentire l'installazione delle cabine di voto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 21 giugno 2021 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Disposizioni in materia di titoli universitari abilitanti. (C. 2751-A​)

Relatori: ANNIBALI, per la II Commissione; Tuzi, per la VII Commissione.

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

ZUCCONI ed altri: Disposizioni concernenti la rinegoziazione dei contratti di locazione di immobili destinati ad attività commerciali, artigianali e ricettive per l'anno 2021 in conseguenza dell'epidemia di COVID-19. (C. 2763-A​)

Relatori: MASI, per la maggioranza; ZUCCONI, di minoranza.

La seduta termina alle 11,30.