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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 513 di venerdì 21 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA , Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Berti, Brescia, Gregorio Fontana, Gallinella, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Occhiuto, Perantoni e Segneri sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 79, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti in merito alla Strategia nazionale per le aree interne nel quadro della programmazione dei fondi europei - n. 2-01190)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Incerti ed altri n. 2-01190 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Antonella Incerti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONELLA INCERTI (PD). Sì, la ringrazio, signor Presidente. Buongiorno, signora Ministra, con questa interpellanza vorremmo tornare su una questione, quella dell'attuazione della Strategia nazionale per le aree interne, su cui, peraltro, lei è intervenuta anche nelle recenti settimane, ma può essere utile fare una fotografia dello stato dell'arte. Come sa bene, la strategia delle aree interne è un progetto nazionale, che, dal 2012, si è posto l'obiettivo del rilancio sociale ed economico del nostro Paese, in specifico di quelle aree che sono caratterizzate da una forte diminuzione della popolazione, da un tasso crescente di disoccupazione, in special modo ricordo quella giovanile, con grande carenza di servizi di base per la popolazione.

Una strategia sperimentale è un progetto di grande ambizione, che, pur nelle tante criticità che ha affrontato in questi anni nel tempo, ha sviluppato tuttavia nuove modalità di governance locale multilivello, con un approccio integrato che ha voluto affrontare le grandi sfide del nostro Paese, a partire da quella demografica, dando risposte ai bisogni di quei territori che sono appunto caratterizzati da forti svantaggi di natura geografica. Ricordiamo ancora una volta che sono 72 le aree pilota selezionate, pari a 1.070 comuni, il 13,4 per cento del totale nazionale, con una popolazione complessiva di 2 milioni di abitanti, il 3,3 per cento del totale nazionale, per un complessivo di superficie che rappresenta il 17 per cento del suolo nazionale. Quasi l'80 per cento delle aree interne è rappresentato da comuni montani. Luoghi fragili, dunque, ma, come lei stessa ha ricordato, aree che sono il cuore della nostra società nazionale, un patrimonio ambientale, socioeconomico, culturale e artistico di valore inestimabile.

Ad oggi le risorse messe in campo per l'attuazione sono pari a più di 1.100 miliardi di euro per le strategie approvate, di cui parte di risorse dallo Stato, parte dai programmi finanziati dai fondi europei e parte da altre risorse del pubblico-privato. Fino ad oggi gli ambiti delle 71 aree approvate di intervento sono molteplici: mobilità, salute, scuola, efficienza e trasparenza della pubblica amministrazione, ma anche agricoltura e zootecnia, cultura e turismo, energia, infrastrutture e servizi digitali, lavoro e formazione, sicurezza del territorio. Parte di questi progetti sono in fase di attuazione. Nel corso poi del 2020 sono stati finanziati ulteriori 310 milioni di risorse nazionali, oltre a garantire una premialità a quelle aree pilota che hanno fatto registrare performance e politiche più coerenti con lo sviluppo della Strategia stessa e che consentiranno, nel corso dell'anno 2021, di attivare almeno altre due nuove aree per regione. Nel marzo scorso lei, in un'audizione qui alla Camera, ha annunciato l'intenzione di ridurre da 1,5 miliardi a 900 milioni - peraltro poi lei ha specificato, ritornando esattamente sul tema delle risorse - i fondi destinati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Strategia delle aree interne. Questo naturalmente ha destato qualche preoccupazione, la stessa Federazione nazionale della SNAI, che raggruppa le rappresentanze di otto aree interne, riassumendo peraltro l'esperienza complessiva delle aree, ha ribadito la necessità di garantire la continuità di questo progetto, di rafforzare ulteriormente questa Strategia con disponibilità di ulteriori fondi, anche mettendo in campo tutta una serie di proposte di riforma in un'ottica anche di semplificazione procedurale, perché questo è stato effettivamente uno degli elementi che ha allungato la progettazione. Riforme nei servizi di cittadinanza partendo dalla salute - cito qualche elemento proposto -, riorganizzando la medicina di base, così come i luoghi di lunga degenza, rivedendo i ruoli degli ospedali di comunità e la riapertura in deroga dei punti nascita, insomma predisponendo servizi di base in ogni comune di queste aree, assicurando, ad esempio, un medico e una farmacia in ognuno di questi luoghi, così come sull'istruzione, prevedendo la deroga sul ridimensionamento scolastico - penso alla soglia di dimensionamento dei 300 alunni approvata con il comma 978 della legge di stabilità 2021 -, riqualificando l'edilizia scolastica, incrementando le dotazioni tecnologiche, realizzando, laddove non c'è, il tempo scuola ed incrementando la dotazione dei docenti, rivedendo i quantitativi minimi che oggi determinano la costituzione delle classi o, ancora, sulla viabilità, partendo da un miglioramento del trasporto pubblico locale, attivando anche nuovi servizi innovativi di domanda e, naturalmente, collegamenti diretti con i centri urbani ed industriali. Le problematiche nel corso degli anni sono state numerose, dicevo, a cominciare dalle difficili procedure di finanziamento, e forse c'è la necessità di fare un punto su queste criticità, cominciando proprio dai ritardi con cui si arriva anche alla stipula degli accordi di programma. I processi burocratici hanno penalizzato questa Strategia. Allora, con questa interpellanza, signora Ministra, le chiediamo di fare il punto e quali iniziative di sua competenza intenda intraprendere per avviare un confronto sulle nuove strategie nell'ambito anche della programmazione dei fondi europei.

PRESIDENTE. La Ministra per il Sud e la coesione territoriale, Maria Rosaria Carfagna, ha facoltà di rispondere.

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministra per il Sud e la coesione territoriale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Incerti e gli onorevoli interpellanti per aver sollevato un tema che è oggetto della mia massima attenzione. Credo, infatti, che l'Italia interna sia il cuore della nostra società nazionale. Come ha ricordato lei, onorevole Incerti - cito testuale -, un patrimonio artistico, culturale, ambientale e socioeconomico di valore inestimabile. Intendo, quindi, perseguire l'obiettivo di adottare interventi specifici e mirati che vadano anche oltre rispetto a quanto investito e fatto sinora. In concreto, come Ministro per il Sud e la coesione territoriale, abbiamo messo in campo un piano organico di investimenti che porterà nelle aree interne non meno di 2 miliardi nei prossimi sette anni. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza la Missione 5, Componente 3, stanzia complessivi 830 milioni per la realizzazione di infrastrutture sociali e per la realizzazione di presidi sanitari di prossimità nei piccoli comuni. Altri 300 milioni sono stanziati per interventi su strade provinciali inclusi nelle aree interne a valere sulla programmazione complementare al PNRR. Ci siamo battuti con l'Unione europea affinché questi finanziamenti potessero essere inseriti a valere sui finanziamenti comunitari; non ci siamo riusciti perché l'Unione europea considera inquinante il trasporto su gomma e, visto che la transizione ecologica è un pilastro del PNRR, questo intervento sarebbe stato in contraddizione con l'impianto complessivo del Piano, ma proprio per questo ci siamo battuti per inserire il finanziamento sulle strade provinciali nel Fondo complementare e abbiamo ottenuto il risultato auspicato. Saranno poi finalizzati i 310 milioni di euro stanziati per il 2020 con un'azione specifica sempre orientata alle aree interne, per rafforzare quelle esistenti e costituirne di nuove. Inoltre voglio ricordare che altri 210 milioni sono già stati indirizzati, con il DPCM di settembre 2020, sulle aree interne e con un'azione complementare ulteriori 316 milioni sono stati previsti per una linea di intervento per i comuni marginali. I nostri uffici sono al lavoro per l'adozione dei provvedimenti attuativi, orientati alla massima inclusività, in linea con gli intenti del legislatore. È mia intenzione, poi, individuare ulteriori 900 milioni, ripartiti tra la nuova programmazione europea e il Fondo di sviluppo e coesione 2021-2027 per interventi ulteriori rispetto a quelli del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con l'obiettivo di assicurare un complementare e sinergico utilizzo delle diverse fonti finanziarie. Nelle prossime settimane, infine, sarà completato l'aggiornamento della mappatura delle aree, dopo un ultimo confronto con l'Istat, e sarà convocato il comitato per le aree interne. Questi due passaggi ci consentiranno di dare nuovo impulso alla Strategia delle aree interne anche nell'ambito dell'Accordo di partenariato sull'utilizzo delle risorse europee per il ciclo 2021-2027. Spero di aver così rassicurato gli onorevoli interpellanti e anche chi nutriva preoccupazioni per un eventuale disimpegno del Ministero per il Sud sulla Strategia nazionale per le aree interne.

Le preoccupazioni di un impegno minore non devono sussistere. Piuttosto, riteniamo necessario e urgente, come da lei anche auspicato, semplificare le procedure, e gli uffici hanno elaborato una proposta normativa in tal senso, facendo tesoro dell'esperienza acquisita nel tempo e anche dei suggerimenti preziosi che sono giunti dalla Federazione nazionale delle aree interne all'esito di un incontro molto, molto costruttivo e molto interessante che si è svolto la scorsa settimana. Quindi, nessun disimpegno, nessun arretramento, ma tutt'altro: la volontà di dare linfa a un rilancio della strategia su basi di maggiore efficienza.

PRESIDENTE. La deputata Antonella Incerti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, Presidente. Ringrazio la signora Ministra per la puntuale risposta che ci trova soddisfatti. Questa sua attenzione credo che sia necessaria proprio anche per la visione europea che devono avere le aree interne nel loro complesso. Dunque, attenzione anche alle risorse a cui lei faceva riferimento, quindi, seguiremo i percorsi della Strategia. Questa è anche l'occasione, per me, di ritornare su alcune questioni che riguardano, appunto, le aree interne, anche a seguito del dibattito che si è aperto anche su una revisione nella riattivazione di questa Strategia a seguito della crisi pandemica, perché la crisi sanitaria generata dal COVID-19 ha evidenziato ancora di più quanto la dimensione territoriale, che attiene, appunto, alla logica stessa della Strategia, abbia acquistato importanza. Territorializzare le politiche è una priorità decisiva per il nostro Paese. Altresì, ci ha rivelato come le aree che hanno avuto maggiore resistenza durante la pandemia sono proprio quelle dove buoni gradi di varietà e di interdipendenza delle parti vengono a coniugarsi con specifiche caratteristiche ambientali. Le aree interne hanno, quindi, molto da giocare in questa partita, anche ridefinendo, come si diceva, le policy dedicate a questi territori, che spesso sono state forse incentrate sulla patrimonializzazione delle risorse locali anche secondo una visione, che credo si stia superando, urbanocentrica. Credo che questo ci dia anche occasione per superare quella logica contrapposta delle dicotomie che sempre abbiamo incontrato parlando delle aree interne, vale a dire centro-periferia, urbano-rurale, città-campagna, non in un aut-aut ma piuttosto in un et-et. Quindi, arrivare a un'idea cooperativa della compresenza delle nostre aree territoriali in un'idea che coniuga le aree urbane a quelle interne. Serve un patto nel momento in cui noi definiamo la Strategia sulle aree interne. Sovente la frontiera dell'innovazione è proprio in queste aree linee di margine, dove abbiamo esempi di progetti di rigenerazione e di reinsediamento, penso alle cooperative di comunità. Le aree interne non sono un luogo di consumo urbano ma territori di produzione di nuove culture, di innovazione sociale, di rinnovati modi di fare welfare, di una nuova interazione con l'ambiente. Lo dico velocemente partendo da un esempio che io conosco concretamente. Io vengo da una di queste aree pilota dello SNAI, l'area dell'Appennino emiliano, che è la prima area pilota delle quattro individuate dalla regione Emilia-Romagna, ma potrei citare altri esempi virtuosi, come quello delle Madonie. Con altre aree, la nostra ha condiviso le complessità e la fatica della programmazione in questi anni. Per noi ci sono voluti 3 anni per approvare la Strategia, ma durante questo lungo processo di gestazione quest'area ha potuto raccogliere l'adesione e il contributo di un'altissima platea di operatori, che vanno dalle imprese, dal mondo della scuola e della sanità alla grande rete di volontariato, dalle esperienze delle cooperative di comunità fino, naturalmente, alle istituzioni locali. Un vero processo dal basso che si è attuato, che poi si sta concretizzando in progetti di investimenti, e io cito quello, appunto, del parmigiano reggiano, che è un investimento non solo su filiere produttive ma sul capitale umano, più in generale. Insomma, molte luci e anche ombre ed è necessario, come lei ha ricordato, valutare il funzionamento. C'è da riattivare il coordinamento nazionale, che sicuramente ha provocato ritardi. Come lei ha ricordato, l'auspicio è il lavoro in programmazione, un maggior raccordo tra Governo e regioni, così come diventa importante la comunicazione. Vanno diffusi i contenuti della SNAI, che non sempre le comunità stesse percepiscono anche nel miglioramento dei servizi di base. Occorre adeguare le normative e le regolamentazioni nazionali e regionali con l'obiettivo di rendere sempre più strutturali queste sperimentazioni, soprattutto quelle che hanno avuto successo. Trasformare, quindi, in politica ordinaria i risultati positivi, considerando le specificità di ognuna di queste aree. Credo che solo così avremo un reale vantaggio. Insomma, in conclusione, per usare le parole di uno di questi sindaci, “fare apprezzare il valore di queste aree all'intera collettività nazionale”, che è il compito che le migliori energie di queste aree hanno preso sulle proprie spalle e che necessita di uno sguardo attento e partecipe dell'intera opinione pubblica e dell'intera comunità nazionale. Credo che le sue parole vadano in questa direzione, pertranto la ringrazio.

(Iniziative per fronteggiare l'aumento dei prezzi dei materiali nel settore delle costruzioni - n. 2-01224)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Mazzetti ed altri n. 2-01224 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Erica Mazzetti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie Presidente e grazie colleghi. Tra i settori economico-produttivi che ancora oggi risentono della grave crisi iniziata negli anni 2007-2008 si trova il settore delle costruzioni, ancora alle prese con una situazione di grave difficoltà fortemente intensificata dalla terribile emergenza pandemica iniziata quasi un anno e mezzo fa. Ad aggravare la situazione, come denunciato da ANCE e da tutte le associazioni che riguardano il comparto delle costruzioni, assistiamo a rincari record dei materiali, che rischiano di mettere ancora di più in difficoltà il settore delle costruzioni, negli ultimi giorni accelerato anche da una consegna dei materiale in media di circa 120 giorni. L'attuale elevato aumento dei prezzi dei materiali per il settore delle costruzioni sta mettendo a rischio i cantieri in corso e sta riducendo ulteriormente i margini delle imprese di appalti pubblici e privati, che già vivono, come e più di altri comparti produttivi, una forte crisi, che nel caso del settore delle costruzioni è ormai decennale. Un aumento dei prezzi cominciato a fine 2020 che riguarda soprattutto metalli, materie plastiche derivate dal petrolio, calcestruzzo e bitume. Per fare solo alcuni esempi e proprio con riguardo l'acciaio e il ferro, pensate che il tondo per il cemento armato fa segnare incrementi del 117 per cento fra novembre 2020 e aprile 2021. Una dinamica che l'ultimo rapporto OCSE dello scorso dicembre ha attribuito all'improvviso incremento della domanda nel settore delle costruzioni in Cina. Questo rimbalzo ha innescato un effetto al rialzo del prezzo di tutta la filiera dell'acciaio a livello mondiale. A ciò si aggiungono gli effetti della pandemia, che hanno comportato scarsità di offerte per le continue chiusure delle industrie e del commercio nel mondo, e quelli della ripresa, che hanno generato un forte aumento della domanda. Gli effetti si sono avvertiti in tutta Europa, purtroppo non solo in Italia. Ulteriori forti incrementi si sono registrati anche in altri materiali di primaria importanza per l'edilizia, come, ad esempio, il polietilene, che hanno registrato un più 40 per cento, il rame (più 17 per cento), il petrolio (più 34 per cento) e tutti i suoi derivati, e tutto questo da novembre 2020 a febbraio 2021.

Come sottolinea ANCE, tutti questi rincari eccezionali rischiano di frenare gli investimenti già in corso e di mettere a rischio quelli previsti dal Recovery Plan, qualora non si intervenga tempestivamente. Nella sua analisi, sempre l'ANCE, riconduce questi rincari alle turbolenze internazionali e contesta la tesi secondo cui a generare gli aumenti contribuisca la crescente autorizzazione del superbonus. In primo luogo - argomentano sempre dal mondo delle costruzioni - questa agevolazione ha iniziato a produrre i primi effetti reali sul mercato solo a partire dallo scorso febbraio, come anche confermato da ENEA, quando gli aumenti dei materiali erano già avvenuti; inoltre, gli aumenti di prezzo sono denunciati anche da altri settori industriali come, ad esempio, l'automotive; infine, i fenomeni di rialzo dei prezzi dei materiali coinvolgono anche i mercati internazionali e non sono, quindi, collegati a dinamiche interne al mercato italiano.

L'allarme non è solo del nostro Paese, ma europeo, ed anche il presidente della FIEC, la Federazione europea dei costruttori, ha scritto alla Commissione europea per mettere in guardia dai rischi dei rincari e chiedere misure. Fra i rischi, la minaccia diretta ai piani del Recovery. I costruttori e il presidente dell'ANCE, Gabriele Buia, hanno chiesto al Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili di varare misure straordinarie capaci di fronteggiare lo straordinario aumento dei prezzi dei materiali ed evitare il sostanziale blocco di buona parte dei lavori pubblici e privati in corso. Credo che, ad oggi, non ce lo possiamo certo permettere. Si evidenzia che, in situazione per certi versi analoga, nel 2008 furono emanate delle misure (articolo 1 del decreto-legge n. 162 del 2008) volte proprio a fronteggiare gli aumenti repentini dei prezzi di acquisto di alcuni materiali da costruzione, proprio nel corso dell'anno 2008. Pertanto, chiedo al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, nella persona del Vice Ministro Morelli, quali iniziative si intendano adottare per dare soluzione alle forti criticità esposte in premessa e sostenere, conseguentemente, il settore delle costruzioni; se non ritenga necessario, per le suddette finalità, prevedere l'emanazione di appositi decreti ministeriali al fine di poter rilevare, su base trimestrale, le variazioni percentuali intervenute nel corso del primo quadrimestre dell'anno in corso rispetto ai prezzi medi del 2020, sia in aumento sia in eventuale diminuzione, superiori ad una certa percentuale; se non si intenda introdurre un meccanismo di compensazione urgente e straordinario per i lavori eseguiti nel 2021, attraverso il quale riconoscere alle imprese gli incrementi eccezionali intervenuti, da applicarsi anche in deroga alle disposizioni vigenti a tutti i lavori in corso di esecuzione, sia pubblici sia privati, alla data di entrata in vigore della norma.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Alessandro Morelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO MORELLI, Vice Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. Innanzitutto, ringrazio per la sensibilità l'onorevole Mazzetti e gli altri interpellanti. Con specifico riguardo all'incremento dei prezzi delle materie prime evidenziato dagli onorevoli interpellanti, occorre considerare che le variazioni percentuali vanno interpretate alla luce delle flessioni generate nei mesi precedenti. Pertanto, in una fase anomala, come quella attuale, è necessario avere riguardo non solo alle variazioni ma anche ai livelli rispetto a quanto osservato prima della crisi pandemica. I prezzi del petrolio, ad esempio, sono sì aumentati ma a fronte di una caduta significativa nel 2020, per cui i livelli attuali sono sostanzialmente in linea con quelli osservati prima dell'emergenza pandemica. I prezzi dell'acciaio e di altri materiali non ferrosi, ad esempio, il rame, sono, invece, su livelli elevati, considerati in sede storica.

Tuttavia, è necessario ricordare che, in alcuni casi, i rialzi delle materie prime hanno anche una natura transitoria. Nel caso dell'acciaio, l'incremento dei prezzi appare riconducibile a diversi fattori, che riguardano non solo la domanda e l'offerta del prodotto ma anche l'esistenza, a livello europeo, di misure di salvaguardia che impongono l'applicazione di dazi di entità rilevante quando vengono superati i limiti di importazione da un Paese extra UE ed in relazione alle quali è prevista, entro il 30 giugno, l'adozione di una specifica decisione da parte degli Stati europei. Ad ogni modo, secondo i dati Istat del mese di marzo del 2021, i prezzi della produzione delle costruzioni per edifici, residenziali e non, sono cresciuti del 2,2 per cento su base annua, 5 decimi di punto percentuale in più rispetto alla variazione tendenziale di febbraio; i prezzi di costruzione di strade e autostrade sono cresciuti dello 0,5 per cento, sostanzialmente in linea con la dinamica osservata dall'inizio dell'anno; i prezzi di costruzione di ponti e gallerie, infine, hanno registrato una lieve accelerazione, crescendo del 2,3 per cento su base annua, tre decimi di punto in più rispetto a quanto registrato a febbraio.

Con specifico riguardo agli strumenti previsti dall'ordinamento nazionale per mitigare gli effetti delle variazioni dei prezzi nel settore dei lavori pubblici, si rappresenta che, ai sensi del decreto legislativo n. 50 del 2016, articolo 216, comma 27-ter, ai contratti di lavori affidati prima dell'entrata in vigore del medesimo decreto e in corso di esecuzione continua ad applicarsi l'articolo 133 del previgente Codice degli appalti. In attuazione del citato articolo 133, il Ministero rileva con proprio decreto le variazioni percentuali annuali dei singoli prezzi dei materiali da costruzione più significativi relativamente ai contratti di lavori in corso di esecuzione ed affidati prima dell'entrata in vigore del Codice dei contratti pubblici. Il Ministero si avvale della Commissione consultiva centrale per il rilevamento del costo dei materiali di costruzione, la quale, sulla base dell'attività istruttoria effettuata dalla competente Direzione generale, ha il compito di esprimere un parere in ordine alla sussistenza delle circostanze eccezionali che hanno causato le variazioni dei prezzi dei materiali da costruzione più significativi.

Per i contratti relativi al nuovo Codice, l'articolo 106, comma 1, del medesimo Codice prevede che le modifiche e le varianti dei contratti di appalto in corso di validità devono essere autorizzate dal RUP. In caso di variazioni in aumento o in diminuzione dei prezzi, le stesse possono essere valutati in eccedenza rispetto al 10 per cento rispetto al prezzo originario e, comunque, in misura pari alla metà. La possibilità di aggiornamento dei prezzi, dunque, è rimessa agli accordi tra le parti, ferma restando l'impossibilità di modificare la natura generale del contratto.

Quanto al settore degli appalti privati e, in particolare, di quelli diretti alla realizzazione degli interventi suscettibili di beneficiare del cosiddetto superbonus, si ricorda che, ai fini dell'asseverazione della congruità dei costi, occorre fare riferimento ai prezzi riportati dai prezziari predisposti da regioni e dalle province autonome, ai listini ufficiali o ai listini delle locali camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura ovvero, in difetto, ai prezzi correnti di mercato in base al luogo di effettuazione degli interventi.

Per una doverosa risposta agli interpellanti, però, sono ben consapevole della problematica oggetto dell'interpellanza e tengo ad evidenziare personalmente che mi sono attivato all'interno del Ministero affinché sia valutata l'adozione di misure analoghe a quelle previgenti a quelle finalizzate ad assicurare il giusto equilibrio economico-contrattuale qualora l'attività di monitoraggio, effettuata dalle varie amministrazioni competenti, dovesse evidenziare significative e durature situazioni di criticità.

PRESIDENTE. La deputata Mazzetti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Grazie al Vice Ministro per la risposta che vedo molto interessante e, soprattutto, molto partecipata da parte sua, come da parte del Ministro, perché veramente questo è un problema che sta affliggendo molto, negli ultimi mesi, le nostre imprese italiane, già afflitte da un lungo, lunghissimo periodo di crisi.

Come dicevo in premessa, questo settore è gravato da una forte crisi, che va avanti ormai dal 2007-2008, e siamo arrivati al 2021 affrontando anche, nell'ultimo anno e mezzo, una crisi pandemica che ha ancor di più aggravato questa forte depressione da parte di queste imprese che, negli ultimi periodi, hanno visto anche dei provvedimenti da parte del Governo volti a dare sicurezza e certezza, in un nuovo slancio di sviluppo per loro e per tutta l'economia italiana. Mi riferisco ai vari superbonus - da ultimo il superbonus 110 per cento - ma anche alla prospettiva di tutte queste opere che, grazie al Governo Draghi, sono state inserite in esecuzione del Recovery Fund e che si auspica, a breve, abbiano inizio, per dare ossigeno a queste imprese.

Purtroppo, però, ciò avviene non certo per causa del nostro Governo italiano, ma per via di una situazione internazionale che, come dicevo in premessa, ha aggravato non solo le imprese del nostro Paese, ma anche le imprese che fanno parte dell'Unione europea. Peraltro, sono certa che anche in Europa, come diceva giustamente il Vice Ministro, verrà affrontato questo tema e si dovrà dare una linea per tutti i Paesi europei affinché questo problema non vada nuovamente ad impattare su quelle imprese che, come dicevo prima, sono già molto sacrificate. Purtroppo, oltre a questi repentini aumenti dei prezzi, c'è anche un altro problema che sta affliggendo le imprese, cioè quello relativo ai tempi di consegna materiale, perché ormai si parla di 120 giorni e capiamo bene che, in base a come viaggia veloce il mercato adesso, 120 giorni sono tanti. Ciò non può che incidere, poi, nell'aumento dei prezzi nei confronti dell'utente finale, che sono i cittadini, i quali è nostra premura - cioè di tutto il Parlamento - aiutare e certamente non aggravare in un periodo del genere.

Io chiedo veramente al Vice Ministro, che ringrazio nuovamente per questo suo interessamento, per questa sua risposta, di prendere in forte considerazione questa situazione. Adesso che il motore Italia sta ripartendo e che abbiamo grandi prospettive per l'immediato futuro, non ci possiamo permettere il contrario. Ieri anche il Ministro Giovannini è stato in audizione presso la nostra Commissione e ci ha dato una grande speranza per il futuro di questo Paese, soprattutto per il futuro di tutte quelle opere che, da troppi anni e per troppe cause, sono rimaste in attesa; ricordo prima le riforme, ma non ci scordiamo anche di un codice appalti varato nel 2016 che ha bloccato e creato grande incertezza, grandi problemi che hanno in questi anni limitato, appesantito, burocratizzato e complicato la vita delle imprese, e di conseguenza dei cittadini.

Io credo che la strada che abbiamo imboccato con il Governo Draghi sia quella giusta. Dobbiamo far ciò tutti insieme, le forze di maggioranza si devono mettere insieme, come abbiamo fatto, per un obiettivo che va oltre l'interesse partitico e politico che è quello di far rinascere l'Italia. Sul mondo delle costruzioni, sul mondo delle infrastrutture, sul mondo dell'edilizia riponiamo tanta speranza, poiché, come tutti ben sappiamo, ciò è il motore trainante dell'economia e, come tutti ben sappiamo, non dobbiamo pensare che tutti i soldi che vengono investiti nella l'edilizia, nelle costruzioni o nei lavori pubblici siano dei soldi spesi male - come tanti pensano - o spesi in eccesso, perché sono investimenti buoni, come dice il nostro Presidente Draghi; come tali, vanno quindi incentivati, però non possiamo limitarli mettendo degli ulteriori paletti che aggravano questa situazione.

Sono certa che il Vice Ministro, insieme al Ministero e a tutto il Governo, abbia a cuore questa situazione e ne prenda atto, come già fatto anche in buona parte nella risposta alla mia interpellanza questa mattina. Lavoriamo tutti per l'obiettivo, un obiettivo unico, cioè quello di far uscire l'Italia da questa grave crisi pandemica, sanitaria prima e ora economica e sociale.

(Elementi e iniziative in relazione agli impianti di trattamento delle acque reflue urbane non conformi alla normativa europea, con particolare riferimento a quelli ubicati nelle regioni del Mezzogiorno - n. 2-01223)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-01223 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Galizia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). La illustro, grazie, Presidente. Il 18 marzo 2021, dal Dipartimento delle politiche europee è pervenuto un nuovo aggiornamento sullo stato delle procedure di infrazione nel nostro Paese a seguito delle decisioni adottate dalla Commissione europea. Le procedure di infrazione a carico del nostro Paese salgono a 82, di cui 63 per violazione del diritto dell'Unione europea e 19 per mancato recepimento delle direttive; delle 82 procedure di infrazione aperte, 16 riguardano l'ambiente. La matrice acqua è interessata in ben quattro casi. La direttiva 91/271 CEE, relativa al trattamento delle acque reflue urbane, è infatti oggetto di ben 4 procedure d'infrazione attualmente in essere a carico del nostro Paese: la prima è stata aperta nel 2004 e l'ultima è stata aperta nel 2017. Nel 2004, la Commissione europea dà avvio alla procedura 2004/2034, che si concretizza nel 2012 con la prima sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia per il mancato rispetto, da parte dell'Italia, degli articoli 3 (reti fognarie per le acque reflue urbane) e 4 (trattamento depurativo dei reflui) per agglomerati maggiori di 15 mila abitanti equivalenti, che scaricano in aree non sensibili, e dell'articolo 10 (adeguatezza degli impianti). Nel 2018, la Corte di giustizia europea ritiene che l'Italia non abbia posto in essere tutte le azioni volte a dare esecuzione alla prima sentenza e, per tale motivo, condanna l'Italia al pagamento di una somma forfettaria pari a 25 milioni di euro, oltre ad una penalità giornaliera di 165 mila euro al giorno, pari a poco più di 30 milioni per ciascun semestre di ritardo nell'attuazione delle misure necessarie per ottemperare alla prima sentenza. La Commissione ha constatato il mancato rispetto delle disposizioni in una serie di agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Campania, Calabria, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia e Sicilia. Sullo stesso tema, si aggiunge nel 2009 un'altra infrazione (2009/2034) che si concretizza nel 2014 con una sentenza di condanna della Corte di giustizia europea per il mancato rispetto degli articoli 3 e 4, sempre della direttiva 91/271 CEE, per agglomerati maggiori di 10 mila abitanti equivalenti, che scaricano, però, in aree sensibili, e dell'articolo 10. La sentenza è stata pronunciata in seguito al ricorso presentato dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione 2009/2034. In particolare, la Commissione ha constatato il mancato rispetto delle disposizioni in una serie di agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Val d'Aosta e anche il Veneto. In relazione a tale disposizione, la Corte di giustizia ha accertato l'incompletezza dei dati presentati dalle autorità italiane sul numero di comuni, i cui impianti di trattamento delle acque reflue non risultano conformi a quanto disposto dalla normativa europea e l'esistenza di agglomerati in cui persistevano situazioni di non conformità alla direttiva. Nel 2014, la Commissione dà avvio ad un'altra infrazione (2014/2059) che porta a deferire l'Italia alla Corte di giustizia europea. La Commissione ha constatato il mancato rispetto da parte dell'Italia degli articoli 3, 4, 5 e 10 della citata direttiva in alcuni agglomerati situati nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto; insomma, diverse regioni del nostro territorio italiano. La Commissione ritiene che tale situazione sia estremamente preoccupante, considerando che per alcuni di tali agglomerati la violazione era già stata accertata dalle sopra citate sentenze della Corte di giustizia europea, relative alle procedure di infrazione n. 2004/2034 e n. 2009/2034. Infine, nel 2017, la Commissione apre l'ultima procedura di infrazione (2017/2181) in tema di acque reflue per violazione della direttiva 91/271 CEE, con riferimento agli articoli 3, 4, 5, 10 e 15. Nel 2019, la Commissione invia alle autorità italiane un parere motivato per 237 agglomerati, con oltre 2.000 abitanti equivalenti che non dispongono di adeguati sistemi di raccolta e trattamento delle acque di scarico urbano, distribuiti in 13 regioni italiane, tra cui quelle che ho già citato prima. Nel 2017 è stato nominato un Commissario straordinario unico per il coordinamento e la realizzazione degli interventi funzionali a garantire l'adeguamento, nel minor tempo possibile, alle sentenze di condanna della Corte europea.

Il commissario ha competenza su 151 interventi distribuiti su 91 agglomerati: 123 interventi si riferiscono alla causa 565/10 e 28 interventi sono relativi alla causa 85/13.

Chiediamo, pertanto, sottosegretario, se il Governo sia in possesso di informazioni aggiornate relativamente a quali agglomerati italiani - con particolare riferimento agli agglomerati situati nelle regioni del Mezzogiorno che maggiormente soffrono di questo ritardo nel dare piena attuazione al servizio idrico integrato e ai relativi obblighi normativi - abbiano completato gli interventi necessari di adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione risultati non conformi e oggetto di provvedimento di condanna della Corte di giustizia dell'Unione europea, in ordine all'applicazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane. Chiediamo inoltre quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di garantire, nel minor tempo possibile, l'adeguamento degli agglomerati alle norme nazionali e comunitarie e l'uscita dalle suddette procedure di infrazione.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Vannia Gava, ha facoltà di rispondere.

VANNIA GAVA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie Presidente, con riferimento alle questioni poste, in via preliminare si osserva che le criticità dei sistemi di raccolta e trattamento delle acque reflue, ancora presenti sul territorio nazionale, hanno determinato, a partire dal 2004, l'avvio, da parte della Commissione europea, di 4 procedure di infrazione, e conseguenti contenziosi (Cause C 251/17 e C 85/1 - entrambe oggetto di sentenza di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea - Causa C 668/19 e il parere motivato 2017/2181), relative alla violazione della direttiva 91/271/CEE, che ad oggi interessano, complessivamente, oltre 900 agglomerati relativi ad un carico generato di poco più di 29 milioni di abitanti equivalenti.

La regione maggiormente interessata, per numero di agglomerati e di abitanti equivalenti, è la regione Sicilia (con 251 agglomerati per quasi 7 milioni di abitanti equivalenti).

A seguire, per numero di agglomerati, le regioni Calabria (188 agglomerati per poco più di 3 milioni di abitanti equivalenti), Lombardia (130 agglomerati per oltre 5 milioni di abitanti equivalenti) e Campania (117 agglomerati per quasi 5 milioni di abitanti equivalenti).

Premesso che la normativa di settore (articolo 149, comma 1, del decreto legislativo n. 152 del 2006) assegna agli enti di governo d' ambito - in sede di predisposizione e/o aggiornamento del Piano d'ambito - il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, programmazione degli interventi, redazione piano economico-finanziario, le amministrazioni centrali hanno messo in campo misure di carattere economico (assegnazione delle risorse) e normativo (attivazione dei poteri sostitutivi attraverso la nomina di commissari straordinari) per dare impulso e accelerazione alla progettazione e realizzazione degli interventi.

Dal 2012, attraverso vari strumenti finanziari (delibera CIPE 60/2012 - Legge di stabilità 2014 - Piano operativo Ambiente FSC 2014/2020 – Patti per il Sud) sono state assegnate ingenti risorse - oltre 3 miliardi di euro - che hanno garantito una buona copertura finanziaria degli interventi oggetto delle due procedure d'infrazione già interessate da sentenze di condanna, e l'assegnazione di risorse anche per diversi interventi oggetto delle due restanti procedure.

A questi si aggiungono ulteriori 620 milioni di euro (Legge di bilancio 2019 e 2020) assegnati a complessivi 114 interventi, di cui 101 nella regione Sicilia, 7 nella regione Campania e 6 nella regione Calabria.

Tutti gli interventi sono in capo al Commissario straordinario unico come soggetto attuatore o coordinatore degli stessi.

Entrando nel merito delle singole procedure ed in ordine di gravità, abbiamo la Causa AC 251/17, per la quale la Corte di giustizia dell'Unione europea ha emesso, a maggio 2018, una sentenza di condanna relativamente a 74 agglomerati non conformi, con un carico generato complessivo pari a 5.995.371 abitanti equivalenti, distribuiti su 6 regioni, con l'applicazione di sanzioni pecuniarie, ovvero una penalità semestrale pari a circa 30 milioni di euro.

Ad oggi sono 68 gli agglomerati coinvolti, con un carico generato complessivo pari a 5.641.472 abitanti equivalenti.

Allo stato, la Commissione ha validato in termini di abitanti equivalenti, rispetto agli iniziali 5.995.371 non conformi, la raggiunta conformità ai requisiti della direttiva per complessivi 1.240.057 abitanti equivalenti, riducendo, conseguentemente, il pagamento della sanzione semestrale agli attuali 23.884.159 milioni di euro. La completa conformità dei 68 agglomerati in argomento è prevista progressivamente entro il 2027.

La causa C 85/13 interessa, all'attualità, 14 agglomerati, con un carico generato complessivo pari a 480.207 abitanti equivalenti, distribuiti su 7 regioni. Dall'ultimo aggiornamento di dicembre 2020, si evincono 7 agglomerati conformi per un carico generato complessivo pari a 233.596 abitanti equivalenti, 1 agglomerato con raggiunta conformità strutturale, 6 agglomerati non conformi per un carico generato complessivo pari a 236.359 abitanti equivalenti. Ad oggi, la Commissione non si è ancora espressa sulle valutazioni del Governo italiano inviate da luglio 2018 a luglio 2020. La completa conformità dei 7 agglomerati non conformi è prevista progressivamente entro il 2025.

La causa C 668/19 riguarda 620 agglomerati, situati in 16 regioni italiane, per oltre 14 milioni di abitanti equivalenti. La situazione rappresentata alla Commissione, sulla base delle informazioni acquisite presso le amministrazioni regionali, indica 17 agglomerati non interessati dal contenzioso, 65 agglomerati conformi, 26 agglomerati con raggiunta conformità strutturale, 512 agglomerati non conformi.

Ad aprile 2020, la Comunità europea ha depositato le repliche, riconoscendo la raggiunta conformità per 14 agglomerati (Abruzzo: 2, Lombardia: 1, Marche: 1, Puglia: 2, Sicilia: 5, Umbria: 1, Sardegna: 2). Nelle controrepliche depositate dal Governo italiano a luglio 2020, la Commissione è stata informata circa la raggiunta conformità di ulteriori 22 agglomerati.

Per quanto riguarda la procedura d'infrazione 2017/2181, attualmente sono in contenzioso 237 agglomerati, con un carico generato complessivo di poco superiore a 9 milioni di abitanti equivalenti.

Sulla base delle informazioni acquisite presso le amministrazioni regionali, si segnalano 7 agglomerati non interessati dal contenzioso, 28 conformi, 10 agglomerati con raggiunta conformità strutturale, 192 agglomerati non conformi. Attualmente, nessuna valutazione è stata espressa dalla Commissione europea sul riscontro trasmesso a novembre 2019.

Secondo quanto dichiarato dalle regioni, è previsto, per entrambe le ultime procedure, la raggiunta conformità per la maggior parte degli agglomerati non conformi, il raggiungimento della conformità entro il 2023. È possibile ipotizzare che difficilmente tale tempistica verrà rispettata, vista la ripetuta dilazione dei cronoprogrammi comunicati dalle amministrazioni competenti.

Recentemente, nel mese di maggio, il Ministero ha chiesto alle amministrazioni interessate informazioni di dettaglio per le procedure in argomento, al fine di poter predisporre un aggiornamento da inoltrare alla Commissione europea.

In ultimo, per quel che riguarda lo stato di avanzamento delle attività del Commissario straordinario unico, finalizzate al superamento delle situazioni di infrazione per le quali vi è una condanna da parte della Corte di giustizia, lo stesso commissario ha riferito che sono attualmente aperti 19 cantieri per la realizzazione di sistemi fognari, di collettamento e depurazione: 15 sono in Sicilia, 1 in Calabria e 3 nel Lazio; 16 le gare di lavori in corso, la maggior parte (14) sempre in Sicilia, maggiore destinataria delle infrazioni.

Sono complessivamente 54, invece, i progetti disponibili, tra quelli esecutivi e in corso di definizione. Sono quasi 100, quindi, gli agglomerati in cui la struttura commissariale sta operando contemporaneamente per rimediare in particolare ad un'infrazione - la 2004/2034, con sentenza di condanna C 251/17 - che costa 165 mila euro al giorno di sanzioni comunitarie.

Sono circa 150 i provvedimenti amministrativi presi dalla Struttura nel primo anno di lavoro e pubblicati sul sito, cui si sommano i bandi e gli avvisi delle varie procedure portate avanti nel tempo.

PRESIDENTE. La deputata Galizia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta della risposta del nostro sottosegretario, che ha dimostrato una grande attenzione su questa tematica, una tematica molto delicata. Noi, come XIV Commissione, stiamo avviando adesso un'indagine conoscitiva su tutte le procedure di infrazione che riguardano il nostro Paese, non solo quelle per mancato recepimento delle direttive, su cui possiamo intervenire come Commissione attraverso il lavoro che svolgiamo come parlamentari, ma vorremmo intervenire anche in maniera fattiva sulle violazioni del diritto dell'Unione europea. Quella ambientale è sicuramente una tematica che viene toccata da diverse problematiche legate a procedure di infrazione. Quindi, noi vorremmo sollevare questo tema e tenerlo sempre alto, anche in vista di quella che sarà la ripresa di questo nostro Paese dopo la pandemia, perché, come sappiamo tutti, ben il 40 per cento del nostro PNRR è dedicato alla transizione ecologica, e l'attenzione per le questioni ambientali, come il trattamento anche delle acque reflue, diventa un tema di cruciale importanza per realizzare una crescita sostenibile anche nel futuro. E allora la ringrazio perché è davvero importante continuare a lavorare in questo settore, magari dando una spinta anche alle amministrazioni territoriali e regionali competenti, per dare un impulso e accelerare il cronoprogramma, perché non possiamo permetterci ritardi e, magari, avviare un percorso che sia realizzabile nel minor tempo possibile affinché questa tematica ambientale sia risolta quanto prima.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Rampelli. Oggi è il 21 maggio del 2021: esattamente otto mesi fa, Presidente Rampelli, il 21 settembre del 2020, si è celebrato il referendum sul cosiddetto taglio del numero dei parlamentari. In questo periodo i Presidenti di Camera e Senato hanno consultato le relative Giunte per il Regolamento, hanno assegnato ai relatori il compito di istruire una riforma che tenga conto e adegui il Regolamento all'avvenuto taglio del numero dei parlamentari. Ma, al netto della questione Regolamenti, di competenza dei Presidenti delle Camere e delle Giunte, per tutto quanto il resto, Presidente, c'è un incredibile vuoto nel dibattito politico di questo Paese. Entrambi i fronti, quello del “sì” e quello del “no”, Presidente, con accenti evidentemente molto diversi tra di loro, ritenevano che la riduzione del numero dei parlamentari potesse comportare o comportasse un problema di funzionalità e di rappresentatività del Parlamento stesso. Da otto mesi a questa parte, su queste due questioni, la politica, il Parlamento non ha ancora messo in pista nulla. Quando parlo di rappresentatività, ovviamente, Presidente, non mi riferisco a un'ipotetica apertura di uno scontro o di un confronto o anche semplicemente di un dibattito sulla esclusiva legge elettorale, che troppo spesso viene vista dai partiti, in una chiave utilitaristica, come un abito da cucire su misura per se stessi, e, altrettanto troppo spesso, finisce per essere un abito cucito su misura per gli avversari politici. Mi riferisco, Presidente, a una riflessione alta e nobile, che un Parlamento, credo, abbia il dovere di fare, su se e quali riforme costituzionali mettere in pista per risolvere, appunto, i problemi di funzionalità, da un lato, e di rappresentatività, dall'altro, di un Parlamento che nella prossima legislatura dovrà fare i conti con l'esito di quel referendum e con le conseguenze di quella proposta di riforma costituzionale. Ed è di tutta evidenza, Presidente, che il voto ai diciottenni per il Senato non è una risposta a questa esigenza. Per questo, Presidente, e concludo, mi auguro che in questo ramo dell'Assemblea - almeno per quello che mi compete - e anche nell'altro probabilmente, maturi una consapevolezza dell'esigenza di questo dibattito. Per questo, Presidente, credo sia necessario - e io personalmente lo farò con una costanza e con una tempistica che le circostanze mi permetteranno - che sempre più colleghi in quest'Aula prendano consapevolezza dell'esigenza di un Parlamento sovrano di prendere in mano il proprio destino, perché in una situazione di emergenza come questa non sarà certo il Governo ad occuparsene, che in questo momento è impegnato sul fronte dei vaccini, sul sostegno all'economia, sul rilancio, sui fondi europei da intercettare e da valorizzare, su mille altre questioni. Ecco, almeno, se del Parlamento si interessa il Parlamento certamente faremo un'opera meritoria. La ringrazio, Presidente, per questa possibilità che mi ha dato di intervenire per fare - in questo momento, in quest'Aula, dove sono forse insieme a lei, Presidente, l'unico presente, anzi c'è anche il collega Sensi - questo appello. Ripetere questo appello, in maniera periodica e costante, mi auguro, Presidente, possa essere l'inizio di un cammino, non so quanto facile, ma almeno doveroso, di consapevolezza dell'esigenza di questo Parlamento di darsi una funzionalità e una rappresentatività.

PRESIDENTE. Intanto diciamo che ho considerato il suo non un intervento di fine seduta, ma sull'ordine dei lavori, in modo tale da poterle consentire - ma tecnicamente era propria la scelta - di sviluppare le sue argomentazioni. Vorrei anche dire, visto che ha fatto comunque un passaggio al riguardo, che oggi è il giorno dedicato alle risposte alle interpellanze, pertanto in Aula ci sono i deputati che hanno presentato le interpellanze per ascoltare le risposte del Governo ed eventualmente replicare. Questa è la ragione per la quale sono presenti solo i deputati interessati, per l'appunto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 24 maggio 2021 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2167 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 44, recante misure urgenti per il contenimento dell'epidemia da COVID-19, in materia di vaccinazioni anti SARS-CoV-2, di giustizia e di concorsi pubblici (Approvato dal Senato). (C. 3113​)

Relatrice: BORDONALI.

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

PAOLO RUSSO; BOLOGNA ed altri; DE FILIPPO ed altri; BELLUCCI; PANIZZUT ed altri: Disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani.

(C. 164​-1317​-1666​-1907​-2272-A​)

Relatrice: BOLOGNA.

La seduta termina alle 10,40.