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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 511 di mercoledì 19 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 17 maggio 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Bergamini,   Boschi, Brescia, Brunetta, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gebhard, Giachetti, Giacomoni, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Maggioni, Magi, Marattin, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Parolo, Perantoni, Rizzo, Rosato, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli e Vignaroli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 87 come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19 (Approvato dal Senato) (A.C. 3099​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3099: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19.

Ricordo che, nella seduta di ieri, l'Assemblea ha approvato l'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia, si sono, quindi, svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso i prescritti pareri. Ricordo che è stato convenuto di concludere l'esame degli ordini del giorno entro le ore 13.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/1 Rotta, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione. Chiedo alla presentatrice se intenda accettare la riformulazione proposta dal Governo: è accettata.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/2 Morassut, sul quale c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che è accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/3 Trizzino, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/4 Trano, c'è una proposta di riformulazione: c'è qualcuno del gruppo Misto-L'Alternativa c'è? Vallascas? Va bene. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/5 Lombardo, n. 9/3099/6 Cardinale e n. 9/3099/7 Rostan il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/8 Fitzgerald Nissoli, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo: è accolta? Colleghi deputati, in particolare coloro i quali all'interno dei gruppi hanno dei ruoli, delle funzioni di responsabilità… Allora, va bene la riformulazione del Governo sull'ordine del giorno n. 9/3099/8 Fitzgerald Nissoli. Ordine del giorno n. 9/3099/9 Angiola, proposta di riformulazione: è accolta? Va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/10 Vallascas: va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/11 Fioramonti è accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/12 Rizzetto, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Deputato Rizzetto? Va bene? Ordine del giorno n. 9/3099/13 Fragomeli, c'è una proposta di riformulazione, che è accolta. Ordini del giorno n. 9/3099/14 Carnevali e n. 9/3099/15 Ciampi, parere favorevole da parte del Governo. Ordine del giorno n. 9/3099/16 Cenni, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/17 Conte, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che è accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/18 Battilocchio, c'è una proposta di riformulazione, che è accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/19 Paolo Russo, c'è una proposta di riformulazione, che è accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/20 Novelli, c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Mi scusi, solo se è possibile ascoltare la riformulazione, che ieri l'ho persa.

PRESIDENTE. Vice Ministro Castelli, parliamo dell'ordine del giorno n. 9/3099/20 Novelli.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Sì, è semplicemente con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Va bene? Ordine del giorno n. 9/3099/21 Sozzani, parere favorevole del Governo. Ordine del giorno n. 9/3099/22 Trancassini, c'è una proposta di riformulazione. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Non possiamo accettare questa riformulazione semplicemente perché non l'accetterebbero i diretti interessati, perché io penso che se, in questo momento, noi avessimo la possibilità, così come auspicato dal MoVimento 5 Stelle secoli fa e, cioè, il palazzo trasparente, di vetro, se noi oggi avessimo la possibilità di parlare direttamente alle imprese e, soprattutto, a quei lavoratori che sono a casa e che chiamano il datore di lavoro per fare due domande, quando riapriremo e quando riapriremo se il mio lavoro ci sarà ancora, ecco, se noi oggi avessimo la possibilità di parlare direttamente a loro, io credo che si indignerebbero gravemente che la maggioranza e il Governo devono ancora “valutare l'opportunità se”.

Questo non è il momento delle valutazioni e delle opportunità rispetto a temi che sono evidenti ed importanti. È sicuro, è matematico che, nel momento in cui verrà meno il blocco dei licenziamenti, in una serie innumerevole di imprese, soprattutto, quelle legate al mondo del turismo, alla filiera degli eventi, al mondo della cultura, dello sport, gli occupati, nella migliore delle ipotesi, saranno dimezzati. Vi abbiamo posto il tema ora per domani, perché una politica seria costruisce e previene, una politica seria si confronta sui temi, anche quelli che vengono dall'opposizione, e cerca di costruire il percorso migliore per dare speranza, certezze alle imprese che sono in difficoltà oggi, ma, ancora di più, lo saranno domani. Un tema estremamente serio, sul quale ci saremmo aspettati totale condivisione da parte della maggioranza e, invece, arriva l'ennesimo approccio superficiale. E, quindi, non possiamo, Presidente, accettare di valutare l'opportunità di occuparci della problematica del costo del lavoro. Vi abbiamo proposto di ridurre il costo del lavoro e dare anche delle premialità alle imprese che manterranno la stessa forza lavoro, lo abbiamo già cominciato a condividere con le associazioni di categoria questo percorso virtuoso, che deve cercare in tutti i modi di dare risposte oggi per evitare la tragedia, domani, dei licenziamenti. E questo Governo invece, rispetto a questa proposta sensata, anziché rispondere “noi ci stiamo, cominciamo domani, facciamo un tavolo immediatamente per ragionare di queste cose”, si gira dall'altra parte e, con superficialità, prende l'impegno a valutare l'opportunità. Ho fatto una ricerca io su che cosa significa valutare l'opportunità: valutare l'opportunità significa che ancora non mi è ben chiaro quale è il problema, vuol dire che non è all'ordine del giorno, non è tra le cose più importanti. Allora, vede, Vice Ministro Castelli, io capisco che voi siete un po' orfani di un modo diverso di fare opposizione: Fratelli d'Italia non assalta i banchi della maggioranza, Fratelli d'Italia non sale sui tetti, Fratelli d'Italia propone e lo fa in tutti i modi possibili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci abbiamo provato in Commissione, ci proviamo qui con gli emendamenti, ci proviamo con gli ordini del giorno e non accettiamo nemmeno una correzione come quella che lei ha fatto per non svilire il nostro ruolo, convinti, oggi e sempre, che il ruolo di un partito politico serio sia quello di affrontare i problemi di un territorio o di una categoria come stiamo facendo in questo momento. Io chiedo a tutte le forze presenti in Parlamento di leggere l'ordine del giorno n. 9/3099/22 e farsi una opinione personale. E chiedo che venga accantonato, perché sono sicuro che, mettendoci un po' di buonsenso e semplicemente anche cercando di ricordarsi quello che la gente dice qui fuori, questo ordine del giorno passa e diventa l'inizio di un percorso virtuoso per prevenire il problema dei licenziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. È di pochi giorni fa - e questo per dimostrare la validità di questo ordine del giorno -, che la catena tedesca delle profumerie Douglas, nonostante in questi mesi, a gennaio, abbia dichiarato, in emergenza pandemica, di aver avuto più 4,8 per cento di ricavi, nonostante abbia annunciato trionfalmente che il settore dell'e-commerce è stato veramente proficuo, ha annunciato che chiuderà delle sedi, diminuirà il proprio personale perché è giusto puntare sulla e-commerce, ma deve chiudere tutte quei punti vendita che non ritiene più essenziali.

Ma è ovvio che, in questi periodi, l'e-commerce è “volato” ed i negozi presenti nei quartieri hanno faticato: non circolavano persone, a causa delle misure imposte dal Governo, le quali - è ovvio - dovevano acquistare su Internet; ma invece di premiare i propri dipendenti, che hanno fatto pubblicità e chiesto di comprare, nonostante tutto, attraverso la catena e-commerce, essi vengono licenziati o, altrimenti, obbligati a recarsi in una sede a centinaia di chilometri da casa. Di qui, l'ordine del giorno con il quale il collega Trancassini e il gruppo di Fratelli d'Italia chiedono di premiare quelle aziende che, nonostante tutto, mantengono la forza lavoro; nonostante tutto, nonostante la crisi, nonostante le misure e nonostante la mancanza di aiuti, chiedono semplicemente di abbassare il costo del lavoro, per sopravvivere; sono quelle misure che sono necessarie, nei piccoli comuni come nelle città, per far sopravvivere il vero commercio, l'economia reale, rispetto a chi si nutre di multinazionali e di e-commerce. Ecco perché non accettiamo la dicitura “a valutare l'opportunità (…)”. Cari colleghi, ieri abbiamo assistito al Vice Ministro che elencava gli ordini del giorno: è possibile che dobbiamo accettare ancora, tre anni dopo, tutti gli ordini del giorno, riformulati con la dicitura: “a valutare l'opportunità (…)”? Riguarda anche molti dei vostri, che siete in maggioranza. Ma come è possibile ancora? Un ordine del giorno non è vincolante, l'ordine del giorno è già di per sé un impegno a valutare l'opportunità che, ed è per questo che è difficile accettare ciò, ancora una volta, su un intero provvedimento, abbastanza importante, che tocca tutti noi che dobbiamo dare risposte, fuori di qui, a tutte le categorie che ci contattano, agli amici, a tutti quei lavoratori che hanno timore dei licenziamenti, visto che vengono licenziati anche col blocco dei licenziamenti, perché sono tante le categorie per le quali ci sono cavilli che permettono di mandare a casa i lavoratori.

Ed è per questo che chiediamo misure, senza neanche entrare nello specifico; si chiede un impegno del Governo, in questo senso, a diminuire il costo del lavoro. Ed è per questo che ci stiamo impegnando ad insistere su questo ordine del giorno preciso del collega Trancassini: ci è impedito di presentare emendamenti, ci è impedito di portare avanti la discussione, ci rimangono questi ordini del giorno che vengono anche sempre modificati e vengono riformulati da un Esecutivo, come accadeva nel primo Governo Conte, come accadeva nel secondo Governo Conte; e ditemi voi se avete mai visto un ordine del giorno tramutato in fatti reali o vi sia arrivata la comunicazione del Ministero che dice: abbiamo preso il vostro ordine del giorno e lo stiamo portando avanti. Dobbiamo impegnarci in questo senso, non è una battaglia solo di Fratelli d'Italia, ma è una battaglia di ogni singolo parlamentare, maggioranza e opposizione, ottenere delle risposte da dare ai propri elettori, è la politica. Perché poi, ai lavoratori che vengono licenziati, ai lavoratori di un'azienda, come le profumerie Douglas, che ottiene ricavi dall'e-commerce perché l'aumento dell'e-commerce è dovuto alla pandemia e al fatto che i cittadini non circolano, dobbiamo dare delle risposte. Io vi chiedo di appoggiare l'accantonamento di questo ordine del giorno, di riflettere e approvarlo così com'è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno del collega Trancassini e magari riportare un po' a tutta l'Aula l'impegno che noi chiedevamo su questo ordine del giorno, che è quello di realizzare con urgenza le riforme necessarie per una riduzione generalizzata e sensibile del costo del lavoro, con particolare riguardo a quelle impegnate nei settori di cui in premessa, anche attraverso l'introduzione di meccanismi di premialità per le imprese e i datori di lavoro che mantengono la stessa forza lavoro. Ecco, vede, Presidente, sottosegretario, la richiesta dell'impegno, dopotutto, non è altro che quello che poi state cercando di realizzare, mi sembra, perché rimandate ogni qualvolta qualsiasi decisione. Però, dovete realizzarlo, perché effettivamente la criticità è innegabile. Noi lo abbiamo detto, ormai a gran voce, da mesi e mesi, che, comunque, la questione economica è, soprattutto, ovviamente legata al turismo e, quindi, alla filiera del turismo e, di conseguenza, alla ristorazione, oppure agli eventi; non ultimo, in questi giorni sappiamo della criticità di tutto il settore che riguarda i matrimoni e le cerimonie.

Quindi, la difficoltà della forza lavoro è semplicemente quella di poter avere una prospettiva di lavoro e, al riguardo, chiediamo premialità: non andiamo ad inficiare il lavoro, anzi andiamo a dire bravo a quel datore di lavoro che è disposto - e in questi mesi l'ha dovuto fare di tasca sua - a portare avanti il proprio lavoro con i propri dipendenti. Chiediamo semplicemente, in un ordine del giorno - come diceva il mio collega Deidda poco fa -, di impegnare il Governo e, ripeto, è un impegno che state mettendo in campo voi, del resto; lo state dicendo a gran voce - fate post, comunicati - che il prossimo decreto sarà sicuramente impegnativo. Sentiamo parlare del lavoro, dei miliardi messi sul lavoro, bene, impegnateli con questo ordine del giorno. Per quale motivo un ordine del giorno che chiede semplicemente di salvaguardare il lavoro di queste persone, non può essere preso in considerazione? E quindi appoggio la richiesta dell'onorevole Trancassini dell'accantonamento e vi invito effettivamente a rileggere quest'ordine del giorno con attenzione, perché l'impegno è un impegno che, del resto, mi sembra che - a parole - stiate ripetendo, da mesi, tutti quanti voi. Quindi, per quale motivo non accettare un ordine del giorno di una semplicità estrema, che impegna a dare un respiro a quei lavoratori, ma anche a quei datori di lavoro, che in tutti questi mesi sono stati messi in difficoltà da vari Governi? Adesso questo Governo, il Governo dei migliori, deve effettivamente dimostrare di esserlo, ma se non accetta un impegno del genere su un ordine del giorno, qual è il migliore che fa parte di questo Governo? Non lo capisco.

Perciò io penso che la risposta non è a noi; voi state dicendo “no” a tutte queste persone, che non siete disposti ad impegnarvi; poi, magari, oggi mi smentirete e ci smentirete con un bellissimo post in cui sarà cura vostra dover dare risposte a un settore in difficoltà: il settore in difficoltà ce l'avete messo voi, non sono stati loro; hanno fatto tutto quello che è stato richiesto.

Quindi, forse, sottosegretario, se le va di ascoltarmi io… Non c'è problema, se no mi fermo… posso andare avanti?

PRESIDENTE. Prego, prosegua. Si avvii a concludere.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Io dico semplicemente che l'appello che faccio non solo personalmente, ma insieme a tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, è di impegnarvi, voi, a fare qualcosa di concreto, partendo da questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carolina Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo, percependo una certa disattenzione rispetto ad un tema che pure ha affollato i comunicati e le pagine social di tanti parlamentari di maggioranza, un tema che riguarda interi comparti, che, per svolgere al meglio il proprio lavoro, necessitano di una possibilità, che l'azione di questo Governo e, per la verità, anche di quello che l'ha preceduto, gli ha fortemente precluso, ossia la programmazione. Ed infatti il turismo, la ristorazione, la filiera degli eventi, senza programmazione non sono nelle condizioni di esprimere al meglio le loro capacità imprenditoriali e hanno scontato finora, in questa fase, la volontà pilatesca, dei Governi che si sono succeduti nell'affrontare la pandemia da COVID-19, di non affrontare i problemi, rimandando, nella convinzione forse di poter arrivare, magari, non so, alla fine della legislatura, prorogando di semestre in semestre le scadenze, come quella di cui si è occupato il collega Trancassini in questo ordine del giorno, che è il blocco dei licenziamenti.

Sappiamo tutti e lo sanno o lo dovrebbero sapere i colleghi - che, della bandiera della difesa dei lavoratori pretendono di essere gli unici portatori - quanto il costo del lavoro incida oggi in Italia sull'andamento di un'impresa.

Allora, questo ordine del giorno chiede semplicemente di prendere atto della situazione e avviare con urgenza delle riforme finalizzate a ridurre il costo del lavoro, da un lato, e introdurre dei meccanismi di premialità per quegli imprenditori che riusciranno, al termine di questo tunnel in fondo al quale si comincia a intravedere qualche barlume, a salvaguardare il livello occupazionale della propria azienda. Sono due meccanismi semplicissimi, a nostro avviso un Governo dovrebbe porsi il problema oggi di cosa accadrà quando il blocco dei licenziamenti terminerà, a meno che non vogliate spiegare agli imprenditori italiani che per voi i lavoratori e il costo del lavoro sono un problema che deve gravare esclusivamente sulle loro spalle. E allora ditelo con grande chiarezza ed evitate questa ipocrisia del blocco dei licenziamenti prorogato di decreto in decreto. Credo che il Governo, se avesse fatto lo sforzo non di leggere l'ordine del giorno del collega Trancassini, perché ci rendiamo conto che ai colleghi di opposizione viene destinata ben poca attenzione, ma sarebbe bastato ascoltare chi sta fuori da questi palazzi, sarebbe bastato ascoltare gli imprenditori, sarebbe bastato ascoltare i lavoratori preoccupati per la loro sorte quando questo blocco dei licenziamenti terminerà. Evidentemente noi dobbiamo prendere atto che il Governo né legge gli ordini del giorno dell'unico partito di opposizione né tantomeno ascolta le categorie. Rivolgo, quindi, un ultimo invito al Governo a modificare il parere e chiedo all'Aula di leggere questo ordine del giorno ed esprimere un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, sottosegretario, sulla scorta di quanto ho ascoltato da parte dei miei colleghi rispetto a questo ordine del giorno, devo dire che sono poco d'accordo con quanto ricordato dal collega Trancassini, nel senso che il collega Trancassini parla di approccio rispetto e dinnanzi a questo ordine del giorno, e il collega Trancassini parla di un approccio fondamentalmente politico. Per suo tramite, vorrei comunicare al collega Trancassini e ai colleghi che hanno la cortesia di ascoltarci qui, oggi, in Aula, che l'approccio in questo caso non è politico. L'approccio della maggioranza rispetto a questi temi, di una maggioranza di fatto di centrosinistra, è un approccio ideologico nei confronti del mercato e del mondo del lavoro della nostra impresa, è quello il problema di questo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Indro Montanelli ricordava che la sinistra ama talmente tanto i poveri che ogni volta che sta al potere li aumenta di numero. Ed è il tema, l'alveo, l'humus sul quale evidentemente si andranno anche a formare le prossime cosiddette riforme, perché l'opposizione di Fratelli d'Italia, che oggi alcuni reputano inutile - noi rimandiamo al mittente, chiaramente, questa sorta di terminologia -, non parla di un approccio ideologico in questo senso, ma parla semplicemente di quanto evidentemente tutte le prossime manovre del Governo saranno completamente insufficienti rispetto a quanto si potrebbe andare a normare non tanto con un ordine del giorno, bensì con una proposta di legge o con un emendamento. Quanto, sottosegretario, si andrà a fare rispetto al cosiddetto “Sostegni-bis”, ovvero la decontribuzione, ad esempio, per circa 6 mila euro in fase contributiva rispetto ai nuovi assunti, è, sì, un piccolo passo avanti, ma evidentemente fa il paio sul dramma che molto probabilmente noi andremo a vivere dopo la fine di ottobre di quest'anno, ovvero quando, Presidente, ci sarà uno sblocco dei licenziamenti, e tutti noi ricordiamo che già con il blocco dei licenziamenti in corso l'Italia ha subito in un anno la perdita di un milione di posti di lavoro. E quindi, piuttosto che studiare questi ordini del giorno e non valutare alcuna opportunità rispetto ai meccanismi di premialità che dovrebbero essere riversati su aziende, che invece mantengono i posti di lavoro, al netto del fatto che le aziende che, invece, non mantengono i posti di lavoro e si affidano legittimamente, anche in modo virtuoso, sicuramente e purtroppo, oggi alla Cassa integrazione - strumento importante, e guai a chi lo tocca al giorno d'oggi, ma ci chiediamo se la Cassa integrazione oggi, Presidente, sia ancora uno strumento valido e moderno per andare incontro alle crisi aziendali -, questo Governo, ad esempio, piuttosto che tagliare ed abrogare una delle principali difficoltà rispetto ad aziende e rispetto a lavoratori oggi, che si chiama “decreto Dignità”, non fa nulla in questo senso. Anche, sottosegretario, per i contratti di espansione, che sono un'idea degli ultimi mesi dell'Esecutivo e che andranno fondamentalmente a far beneficiare aziende che hanno molti dipendenti, nel prossimo “decreto Sostegni-bis” si andrà a mutare il termine numerico, per cui le aziende che andranno a usufruire dei cosiddetti contratti di espansione saranno aziende che da mille potrebbero andare effettivamente ad essere basate sui 100 dipendenti. Ma parliamo di aziende grandi, perché oggi, in Italia, aziende che hanno 300, 400, 500, 1.500 dipendenti sono grandi aziende. Più dell'87 per cento della colonna vertebrale, sociale ed economica del nostro Paese è fatta di piccole e medie imprese sotto i 15 dipendenti. Quindi, è chiaro che non volete, non politicamente, ma ideologicamente, andare a basarvi su quella che fondamentalmente è la base della nostra economia, ovvero le piccole e medie imprese, le quali, se non falliscono e non saranno oggetto di speculazione anche da parte di qualche investitore estero, che verrà a comprarsi tutte le nostre attività con la valigetta di soldi in mano, trovano una porta chiusa da parte dell'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che guarda più alle multinazionali, a non tassare le multinazionali piuttosto che preservare posti di lavoro, famiglie e indotto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi deputati, sono costretto a fare un primo richiamo perché la situazione nell'Aula è, di fatto, poco governata. Colleghi deputati, ricordo che va mantenuto il distanziamento fisico; lo ricordo ai capannelli che vedo praticamente organizzati nell'intero emiciclo. Colleghi, bisogna mantenere il distanziamento fisico! Prendete posizione nei vostri banchi. Chi non è interessato ad ascoltare e seguire questo dibattito può accomodarsi fuori dall'Aula senza disturbare chi, invece, vuole comunque compiere il proprio lavoro. Ha chiesto di parlare la deputata Albano. Ne ha facoltà. Colleghi, non mi fate interrompere ancora, né fare l'appello delle persone che stanno in piedi, che stanno parlando e che stanno disturbando. Deputato Ferrari, prenda posto, per favore. Prego, deputata Albano, a lei la parola.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei intervenire su questo ordine del giorno, che intendo sottoscrivere e ringrazio il collega Trancassini di averlo presentato quest'oggi, perché, quando finirà il blocco dei licenziamenti, le aziende saranno costrette a diminuire il proprio personale e ci troveremo di fronte a situazioni complesse e difficili.

Presidente, abbiamo atteso a lungo il “decreto Sostegni”: ad oltre un anno dalle chiusure e dalle limitazioni delle nostre libertà e dopo tutte le restrizioni ulteriori che il Governo ha imposto, abbiamo perso fatturato, abbiamo fatto sì che l'economia fosse ferma, abbiamo perso posti di lavoro e, quindi, abbiamo atteso con interesse le azioni che il “Governo dei migliori” doveva porre in essere per il sostegno alle imprese, ai professionisti e alle famiglie. Abbiamo atteso molto, ma siamo qui a discutere solo degli ordini del giorno. Non abbiamo potuto difendere le nostre posizioni durante i lavori in Commissione bilancio. Abbiamo presentato solo 20 emendamenti ma, nonostante ciò, abbiamo assistito alla posizione della fiducia che, di fatto, ha silenziato l'opposizione di Fratelli d'Italia in quest'Aula ma, di certo, questa opposizione non può essere silenziata, questa voce non può essere silenziata nella nostra Nazione. Ebbene, abbiamo atteso e ci saremmo aspettati interventi di tutt'altro tenore, per chi? Per le famiglie, gli imprenditori, i lavoratori autonomi, le categorie che hanno pagato a caro prezzo le conseguenze dell'emergenza sanitaria. Il Governo ha, invece, messo in campo un intervento enfaticamente annunciato, rilevato non adeguato alle necessità dell'Italia e ridotto nella dimensione quantitativa e fattiva. Devo dire che è una delusione questo intervento e, quel che è peggio, manca una visione. Sono necessari interventi da mettere in campo per far resistere il nostro Paese di fronte a questa emergenza, ponendo i presupposti del rilancio, perché dobbiamo sottolineare che, ad oggi, i reali effetti economici della crisi non si sono ancora manifestati, sottosegretario, e, in futuro, finiranno con il penalizzare chi? Coloro che sono riusciti a gestire le proprie attività, ma che potrebbero entrare ancora in crisi nel momento in cui verrà smantellato il blocco dei licenziamenti, nel momento in cui si dovrà affrontare una ripresa. Poi ci sono settori, lo vediamo in questo ordine del giorno, come il turismo, la ristorazione, la filiera degli eventi, le cui attività sono state chiuse per oltre un anno e si stima che questi settori impiegheranno ancora un anno per tornare a livelli di fatturato pre-COVID. Quindi, è necessario innescare nei nostri territori, nei piccoli comuni, nelle periferie, nelle piccole province, nelle grandi città, un percorso virtuoso che deve definire un intervento, oggi, per scongiurare, domani, situazioni drammatiche per la nostra Nazione, perché i dati che emergono per i sostegni alle imprese sono assolutamente non in linea con le reali esigenze del Paese; nell'ottica della continuità aziendale; ci sarà una discontinuità aziendale se le situazioni continueranno ad essere tali e gli interventi continueranno ad essere così poco incisivi. Se per una perdita di fatturato di 40 mila euro ci sono solo 2 mila euro di ristori, sicuramente abbiamo un problema, perché gli interventi, da quanto vediamo, sono non di prospettiva, ma di micro-assistenzialismo, in linea con il Governo Conte. Allora, se le imprese sono in estrema difficoltà, Fratelli d'Italia, anche in merito ad una riforma complessiva del fisco, reputa una priorità la riduzione della tassazione sul lavoro che grava sulle imprese, ancora di più alla luce della situazione che la Nazione sta affrontando. Quindi, la nostra proposta è stata sempre quella: più assumi, meno paghi, pertanto incentiviamo le assunzioni perché, poi, dobbiamo premiare le imprese ad alta intensità di lavoro rispetto a quelle ad alta redditività…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCIA ALBANO…ma che non favoriscono la ripresa occupazionale, e concludo. Chiedo al “Governo dei migliori” di accantonare l'ordine del giorno, di ripensare al parere ed accoglierlo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi, prendete posto e mantenete il distanziamento fisico. A lei la parola, deputato Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, grazie, interverrei sul mio ordine del giorno n. 53, non sull'ordine del giorno n. 22.

PRESIDENTE. Allora, deve pazientare.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Allora acceleriamo, semplicemente per dire che il mio ordine del giorno n. 53 riguarda la fondazione…

PRESIDENTE. Non abbiamo chiamato l'ordine del giorno n. 53, non può parlare su un altro ordine del giorno.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Era per dire che accettavo.

PRESIDENTE. Se vuole fare un intervento sull'ordine del giorno n. 9/3099/22 Trancassini ha la parola, altrimenti deve pazientare e riprenderla successivamente, anche per dire soltanto che accetta la riformulazione del suo ordine del giorno.

Ha chiesto di parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, colleghi dell'Aula, vi chiederei cortesemente due minuti di attenzione perché, forse, non tutti i colleghi hanno capito il tema di cui stiamo discutendo. Questo è un tema che voi adesso non ascoltate, ma domani i vostri elettori vi chiederanno come mai avete votato contro; mi rivolgo soprattutto ai colleghi del centrodestra: come farete a giustificare ai vostri elettori di aver votato contro un ordine del giorno che chiede la riduzione del costo del personale. Se non è ancora chiaro, infatti, questo ordine del giorno tratta il problema del costo del lavoro, ma, soprattutto, ci dice qual è l'orientamento di questo Governo rispetto al costo del lavoro. Noi abbiamo chiesto un impegno alla riduzione del costo del lavoro, la risposta è stata “no”. Quindi, diceva bene il collega Rizzetto, questo è un problema ideologico. Con questa risposta, il Governo ci sta dicendo qual è la propria posizione rispetto al costo del lavoro. Allora, il costo del lavoro è un problema atavico di questo Paese; ne parliamo da anni, dobbiamo ridurre il costo del lavoro. Sappiamo tutti che, per ogni euro speso, l'azienda paga 2,4 euro. Nel corso degli anni, ci siamo impegnati, tutti, a proclamare la necessità di ridurre il costo del lavoro per aumentare il livello di competitività delle nostre aziende. Bene, questa situazione già drammatica, con l'introduzione del “decreto Dignità”, che, a mio modo di vedere non doveva chiamarsi “Dignità”, ma doveva chiamarsi “decreto Ipocrisia”, perché era solamente un decreto pieno di ipocrisia che aboliva anche quel minimo di flessibilità che c'era nel mondo del lavoro, vale a dire i voucher, ha reso ancora più disastrosa questa situazione. Noi abbiamo fatto delle proposte, anche una proposta di legge a mia firma per la reintroduzione dei voucher, soprattutto in alcuni settori, per ridare quel minimo di elasticità che serve agli imprenditori per fronteggiare le richieste occasionali di lavoro. Sono richieste inascoltate. Allora, su questa situazione, già drammatica per i datori di lavoro, è arrivato il COVID ed è arrivata la crisi che il COVID ha portato. Questa crisi ha colpito particolarmente alcune filiere e alcuni settori: il settore del turismo, il settore della ristorazione, il settore degli eventi. Rispetto a questo, il Governo ha risposto con la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti. Bene, Vice Ministro, ad oggi possiamo dire, con certezza, che, se i datori di lavoro avessero saputo un anno fa che questa crisi e gestione ideologica della crisi si sarebbero protratte, con conseguenze sul mondo produttivo, forse molti non avrebbero utilizzato la cassa integrazione, perché è bene che si sappia che la cassa integrazione non copre tutti i costi del lavoro che un'azienda deve sostenere, perché ci sono premi di assicurazione, quote contributive, trattamento di fine rapporto che continuano a maturare; queste aziende, per un anno, hanno continuato a sostenere questi costi sotto il ricatto del blocco dei licenziamenti.

Allora, noi che cosa stiamo dicendo? Che quando ripartiremo è evidente che questi settori, pensiamo al turismo, non possono ripartire con i livelli di fatturato ante-COVID, perché mancano gli stranieri, perché mancano i flussi turistici, perché ci vorrà almeno un anno o due anni per tornare ai livelli di fatturato e, quindi, occupazionali, perché un determinato livello di fatturato porta ad un determinato livello occupazionale. Allora, che cosa stiamo dicendo?

Stiamo dicendo due cose: aiutiamo le aziende per evitare che, all'arrivo della data in cui finisce il blocco dei licenziamenti, ci sia un crollo occupazionale, aiutiamole, riducendo il costo del lavoro e soprattutto introduciamo un criterio che non conoscete per niente: la premialità. A chi non licenzia diamo delle premialità perché continui a mantenere i livelli occupazionali. Colleghi, pensate bene a ciò che votate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. A questo punto, Vice Ministro Castelli, chiedo anche la sua collaborazione. C'è una richiesta di accantonamento, che è propedeutica ad un eventuale ripensamento da parte del Governo. Non c'è, quindi pongo in votazione l'ordine del giorno n. 9/3099/22 Trancassini.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Chiedo di parlare sulla richiesta di accantonamento.

PRESIDENTE. Su cosa, deputato Trancassini? Se il Governo non è favorevole sugli ordini del giorno, si va direttamente al voto. Lei ha svolto la sua dichiarazione. Bene, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/22 Trancassini, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/23 Silvestroni. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, Vice Ministro, il mio ordine del giorno era semplicissimo, anzi è semplicissimo, perché chiede di rifinanziare per l'anno 2021 il capitolo 1324 denominato “Fondo destinato ai comuni interessati per ristorare le imprese esercenti i servizi di trasporto scolastico delle perdite di fatturato subite a causa dell'emergenza sanitaria”…

PRESIDENTE. Deputato Silvestroni, le chiedo scusa, se può fermarsi un attimo, il tempo nel frattempo l'abbiamo comunque congelato. Aspettiamo che l'Aula faccia silenzio. Colleghi deputati, questo è il terzo richiamo che faccio, non mi costringete a sospendere i lavori. Non si può passeggiare nell'Aula e fermarsi a chiacchierare, come se si stesse in un dopolavoro! Occorre mantenere un contegno e ascoltare gli interventi. Chi non è tenuto a farlo, si allontana cortesemente dall'Aula e fa le sue conversazioni fuori da qui! Prego, deputato Silvestroni.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Stavo parlando di questo fondo, destinato ai comuni interessati per ristorare le imprese esercenti i servizi di trasporto scolastico delle perdite di fatturato subito a causa dell'emergenza sanitaria. Quindi, si tratta di rifinanziare con 20 milioni di euro di competenza e di cassa, per quanto riguarda il trasporto scolastico, per tutte quelle amministrazioni comunali che durante il periodo di pandemia non hanno potuto finanziare questo capitolo. Ora, voi riformulate un ordine del giorno così semplice. Io prima ho sentito l'intervento di non mi ricordo quale collega, che parlava di problema ideologico. Io non credo sia un problema ideologico: qui è un problema psicologico! O si dice che si accetta oppure si dice che si boccia per altre motivazioni, ma che senso ha la riformulazione di un ordine del giorno? Ma quale ideologia? Lei deve avere un problema psichiatrico! Quindi, sottosegretario, lei o lo boccia oppure lo ammette, perché è un ordine del giorno positivo nei confronti delle amministrazioni comunali che hanno avuto un problema - ripeto - in questo periodo di pandemia, così come ho spiegato. Chiedo di metterlo al voto, perché le responsabilità di chi si riempie la bocca di essere vicino ai cittadini, al popolo italiano, ma soprattutto alle amministrazioni, si vede poi con i voti di questi ordini del giorno. Come abbiamo detto mille volte, questi sono l'unica maniera che abbiamo, come opposizione, di far sentire la nostra voce e di essere presenti in un Parlamento dove, per l'ennesima volta, anche sotto la guida Draghi - e non dovrebbe averne certo bisogno, con questa grande maggioranza vasta che ha - si mette vergognosamente la fiducia. Allora, se anche Draghi, il Governo più largo della storia italiana, mette la fiducia, almeno gli ordini del giorno che sono obiettivi potrebbero essere accettati e non riformulati, perché la riformulazione non ha nessun senso. Quindi, io chiedo di mettere al voto il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Dunque, la proposta di riformulazione avanzata dal Governo non è accolta. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/23 Silvestroni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/3099/24 Osnato, parere favorevole del Governo. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/25 Meloni, su cui c'è un invito al ritiro o parere contrario. Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Signor Presidente, noi abbiamo voluto far notare, con questo ordine del giorno, la vostra mancanza di senso dell'orientamento in generale. In questo decreto si stabilisce, all'articolo 26, la creazione di un fondo per il sostegno alle attività economiche colpite dal Coronavirus. Bene, questo fondo consta di 200 milioni. Ricordiamoci la cifra: 200 milioni per sostenere le imprese. Naturalmente il fondo è destinato e mirato a una certa tipologia di imprese, quelle dei centri storici, e non potrebbe essere altrimenti, perché le risorse mancano completamente. Ricordiamo ancora nell'ordine del giorno - ed esortiamo eventualmente a disapplicarla, per un periodo perlomeno - che la misura del cashback costa di risorse più di 5 miliardi. Quindi, noi continuiamo ad applicare una misura che è stata criticata sotto molti profili, perché agevola le banche e non azzera le commissioni. È destinata a una platea di cittadini non in base al loro reddito e alla loro situazione patrimoniale, ma a tutti, per cui noi alla fine continuiamo a dare dei soldi anche a chi di questi soldi non ha bisogno; cioè ci sono persone ricche che spendono, è per quello che usano molto la carta di credito e non finiranno mai, perché noi parte dei soldi glieli restituiamo. Quindi, è una misura assolutamente ingiusta. Tra l'altro, aver affidato alla PagoPa Spa la gestione dell'applicazione IO evidentemente ha creato e crea molte critiche, anche dal punto di vista del trattamento dei dati personali. Avete aggiunto in questo “decreto Sostegni”, ulteriormente, 1 miliardo per le risorse del reddito di cittadinanza. Quindi, complessivamente sono 6 miliardi che non vengono destinati al sostegno delle imprese, ma vengono destinati a misure ideologiche, assolutamente contrarie all'interesse degli italiani e dei lavoratori. Allora noi impegniamo, con questo ordine del giorno, a destinare i 5 miliardi stanziati per il cashback proprio al fondo per il sostegno delle attività economiche particolarmente colpite dall'emergenza epidemiologica, per sostenere il tessuto produttivo e tutelare milioni di posti di lavoro.

È una grande assunzione di responsabilità: non avete voluto far marcia indietro nemmeno quest'anno, in cui le aziende e lavoratori sono stati colpiti, e il vostro parere contrario è un'ulteriore assunzione di responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/25 Meloni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

L'ordine del giorno n. 9/3099/26 Mantovani ha parere favorevole da parte del Governo.

L'ordine del giorno n. 9/3099/27 Lollobrigida è accolto come raccomandazione, che non viene accettata.

Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Non accettiamo la raccomandazione su questo ordine del giorno, che sostanzialmente è una richiesta di andare incontro alle esigenze del mondo dello sport, trascurato nei mesi passati e che continua a essere trascurato in questa fase. Non sono nuove le voci che denunciano come il Governo non abbia intrapreso iniziative forti per sostenere il mondo dello sport e per le riaperture, le riaperture necessarie rispetto a quella che è una condizione, che Fratelli d'Italia non smette di sottolineare, nella quale ci deve essere una diretta correlazione tra il contagio e qualsiasi provvedimento di chiusura. Noi, come Fratelli d'Italia, abbiamo chiesto che dove si dimostri che il Governo abbia sbagliato nelle valutazioni, come noi denunciamo da tempo, quindi dove non c'è una correlazione diretta tra il contagio e le chiusure, sia poi lo stesso Stato a rimborsare totalmente il danno che sta arrecando a questi mondi. In questo ordine del giorno noi chiedevamo una cosa banale, semplice: di intervenire sulla fiscalità per aiutare il mondo dello sport, in particolare le palestre e le piscine. Non credo sia rimasta nel vuoto la dichiarazione, molto forte, del presidente Barelli, che, pur facendo parte, come collega autorevole, della maggioranza, ha denunciato la vergognosa questione legata alla chiusura delle piscine al chiuso, che continuano, nonostante non ci sia alcuna correlazione con il contagio, a dover essere penalizzate, e con queste anche il mondo delle palestre.

Quindi, questa richiesta era una richiesta di esenzione del 100 per cento estesa a tutte le fasce d'età per coloro che ricominceranno a fare sport, per dare la possibilità agli italiani, anche sofferenti in termini economici, di dare una mano al mondo dello sport e di dare una mano a se stessi nella lotta a quelle che sono le tante vicende legate alla sindemia, perché, una volta superata la pandemia da COVID, invece ce le ritroveremo tutte addosso, dall'obesità alle criticità legate al sistema alimentare e a tutte quelle altre criticità che emergono quando non si fa sport (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Solo un minuto, per sottolineare - oltre che sottoscrivere questo ordine del giorno del capogruppo - l'importanza della battaglia che Fratelli d'Italia sta facendo in Commissione sport sulle riaperture, fin dall'inizio della pandemia. Abbiamo addirittura le strutture e gli impianti sportivi che si sono offerti dall'inizio per essere centri di vaccinazione, abbiamo tutte le palestre che, come è stato detto, avevano seguito le linee guida per ottemperare alle osservazioni del sedicente Comitato tecnico-scientifico, abbiamo partecipato a tutte le manifestazioni, a piazza del Popolo, a piazza Montecitorio, sui vari forum online, per sostenere la rabbia, l'esasperazione, la frustrazione di tutte le categorie, di tutti gli sportivi, di tutti gli atleti e di tutte le persone normali - che sono 15 milioni - che fanno sport in Italia.

Nonostante questo, siamo ancora in questa situazione paradossale, per cui avete dato l'ordine di apertura delle palestre al 1° giugno. Io penso che dobbiate rispondere, come Governo ,di questa ottusità nei confronti del mondo dello sport, ma soprattutto dovrete rispondere dei danni arrecati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io vorrei sottoscrivere questo ordine del giorno e spendere ancora una parola riferita soprattutto all'importanza cruciale che lo sport ha per i giovani e il danno incalcolabile che, in questo anno, abbiamo fatto soprattutto ai tanti giovanissimi che avevano intrapreso, da anni, una carriera semiprofessionistica nel mondo dello sport; penso, per esempio, in maniera particolare ai giovani della pallanuoto. A volte ci vogliono 5-6 anni di duro allenamento, tutti i giorni, tutte le sere, per poi poter aspirare, sui 16-17 anni, a quel passo in avanti. Quell'intera generazione di giovani, che anziché bighellonare e fare cose che poco si addicono alla mente sana e al corpo sano si è dedicata allo sport, ha visto, per un assurdo comportamento, senza alcuna base scientifica, chiudere, per esempio, le piscine e, di fatto, rendere impossibili le attività sportive, che sono per lo più - e per antonomasia - più sane proprio per la presenza del cloro nell'acqua, e ha visto frustrati interi anni di fatica.

Quindi, credo che il Governo almeno un impegno su un ordine del giorno lo potrebbe prendere, che significa affrontare in maniera intelligente, ma anche con larghe possibilità, un elemento e una vicenda che sono divenuti drammatici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Anche il sottoscritto, con il collega Borghese, desidera, se ci è concesso, sottoscrivere questo emendamento (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È un argomento che abbiamo affrontato tante altre volte in quest'Aula e, oltre all'aspetto economico dei gestori delle palestre, delle piscine, degli impianti sportivi e di tutte le strutture che ospitano qualsiasi attività di questo settore, si va ad aggiungere anche il grande problema della socialità, dell'aggregazione dei cittadini, giovani e meno giovani, che ormai da diverso tempo non riescono a dare sfogo alla loro voglia di sport e di benessere fisico, perché ricordiamo che la cosa è direttamente collegata. Io mi permetto di intervenire spesso su questo tema, essendo parte integrante, per la mia qualifica di dirigente sportivo, di questo ambito, di questo settore, che - è stato ribadito da tanti altri colleghi - in questo periodo ha sofferto moltissimo e tante associazioni e tante società che lavorano in quest'ambito rischiano la chiusura, per sempre.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/27 Lollobrigida, con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/28 Galantino, su cui il Governo chiede la parola.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Sì, Presidente. Il Governo modifica il parere: il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Perfetto. Dunque è accolto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/29 Frassinetti, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Paola Frassinetti

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, con questo ordine del giorno si chiedono risorse anche per le scuole paritarie. Le scuole paritarie sono state escluse completamente da questo decreto, che stanzia invece 300 milioni per le scuole statali. Mi sembra una discriminazione veramente grave. Deve essere chiaro a tutti che il sistema scolastico va preso in considerazione nella sua interezza e non devono esserci scuole di serie A e scuole di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo lo dice la Costituzione. La libertà di scelta educativa dei genitori di poter mandare i figli nelle scuole paritarie è un punto fondamentale che Fratelli d'Italia ha sempre difeso. Ora, dopo la crisi pandemica che ha costretto molte scuole paritarie, come tutti sanno, a chiudere i battenti, perché non sono riusciti ad arginare questa crisi e molte scuole sono in difficoltà - e Fratelli d'Italia, con molti emendamenti in tutti i provvedimenti, ha cercato di supportarle -, vediamo che in questo decreto vengono escluse dal finanziamento. Mi rivolgo ai tanti colleghi della maggioranza che sono intervenuti, anche in un articolo sull'Avvenire, dicendo che bisogna dare soldi alle paritarie, ma allora mi chiedo: che senso ha questo atteggiamento schizofrenico e irresponsabile? Se bisogna dare un segnale, lo si dia qui e ora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), senza procrastinarlo nel tempo! Quindi, se il Ministro pare essere d'accordo, se il sottosegretario pare essere d'accordo e così anche i colleghi della maggioranza, questo ordine del giorno, a mio avviso, deve essere accolto. Mi aspetto che i colleghi della maggioranza che sono intervenuti in questo senso diano un voto favorevole a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie Presidente, vorrei chiedere l'attenzione del Vice Ministro, perché questo ordine del giorno n. 9/3099/29 è simile all'ordine del giorno n. 99 da noi presentato e affronta, come ha detto, giustamente, la collega Frassinetti, il tema delle scuole paritarie, su cui sa bene la Vice Ministra - perché ha seguito la discussione anche al Senato - ci si è confrontati con il Governo. Già nello scorso anno è stato dato un contributo straordinario anche alle scuole paritarie nell'affrontare la sfida della pandemia e nell'atto di investire nell'educazione, ovvero nella scuola pubblica, che è scuola statale, e nella scuola paritaria; il segnale è stato dato ed è stato dato in modo forte, con 300 milioni. Chiedo, quindi, visto anche il confronto che abbiamo avuto ieri con il Ministro Franco e le dichiarazioni che sono state fatte, per cui nel prossimo “decreto-legge Sostegni 2” sarà dato correttamente spazio alle scuole paritarie proprio per affrontare la riapertura del nuovo anno scolastico, di dare un parere favorevole a questo ordine del giorno: lo si riformuli; mettiamo insieme gli ordini del giorno. Mi sembra un segnale importante che tutto il Parlamento deve dare su un tema fondamentale, ossia investire in educazione, investire nel rilancio della scuola e ribadire che la scuola pubblica è scuola statale e scuola paritaria. Non ci sono studenti di serie A e di serie B, ma c'è la volontà comune di permettere che l'educazione torni ad essere il pilastro della crescita. Quindi, ringrazio il Vice Ministro e credo che sia utile, da questo punto di vista, un segnale comune.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Vice Ministro, Laura Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Ringrazio il collega Lupi perché sul suo ordine del giorno c'è una richiesta di riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Quindi, chiedo alla collega se, nella stessa formulazione, con questa premessa, voglia accettare la riformulazione.

PRESIDENTE. La deputata Frassinetti fa cenno di accogliere la proposta del Governo.

Quindi passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/30 Foti, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, molto brevemente. Già nel corso di altri provvedimenti, vi sono stati ordini del giorno che chiedevano al Parlamento e al Governo di intervenire, una volta per tutte, per evitare il blocco degli sfratti, per evitare di continuare a ricorrere ad una proroga che, di fatto, rappresenta un abuso in alcuni casi come quelli che sono in parte oggetto delle modifiche al decreto. Ma ciò che più stupisce è che, a fronte dell'ordine del giorno a prima firma mia, come quello a prima firma dell'onorevole Fregolent, come a quello di prima firma dell'onorevole Bianchi, si utilizzi la formula “a valutare l'opportunità di”. Dopo aver scaricato sui privati l'onere che il Governo non fa proprio nel mettere a disposizione degli immobili di edilizia residenziale e pubblica, tali da soddisfare la domanda che vi è, neppure si arriva a concepire la possibilità di dare un equo indennizzo ai proprietari di casa che sono colpiti dalla vicenda del blocco degli sfratti! Allora, la formula “a valutare l'opportunità di” non può essere accolta, signor rappresentante del Governo. Noi chiediamo che venga accolto l'ordine del giorno nella sua naturale esposizione, cioè che il Governo si impegni a stabilire un equo indennizzo - valuterà poi il Governo in quale misura dovrà essere stabilito - per dare un segnale vero, autentico, legittimo al fatto che il Governo non è contro i proprietari di immobili, ma si ricorda dei proprietari di immobili che hanno subito la vicenda giudiziaria di un immobile che, ancorché soggetto a rilascio, non è poi stato rilasciato e, conseguentemente, meritano di essere adeguatamente risarciti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Credo che l'invito al Governo del collega Foti sia del tutto logico. Sulla vicenda riguardante l'espressione “a valutare”, credo che nel testo dell'ordine del giorno le valutazioni che si lasciano al Governo siano già amplissime: non si certifica quale provvedimento debba andare incontro a questa vicenda e non si certifica nemmeno quale debba essere il compenso. Si traduce nella parola “equo” una valutazione che si lascia all'ampia discrezionalità del Governo, ma qual è il principio - se il Governo volesse accogliere, come il collega Foti chiede, questo ordine del giorno - che si salvaguarda? La necessità di evitare che si traduca in esproprio un provvedimento che, in questi mesi, è stato attuato a danno dei proprietari immobiliari. Quindi, l'invito al Governo è a leggere con attenzione il testo degli impegni e a comprendere che le valutazioni vengono tutte lasciate al Governo, senza un'accezione che, invece, metterebbe in discussione la stessa ragione per la quale un ordine del giorno di questa natura viene presentato. Chiedo alla collega Castelli di valutare con attenzione questo ordine del giorno, che mi sembra totalmente in linea anche con il suo intendimento e che può essere tradotto in un pieno accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Mi pare che la Vice Ministra non intenda recedere dalle sue convinzioni.

Passiamo, quindi, ai voti perché la proposta di riformulazione del Governo non viene accettata.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/30 Foti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/31 Deidda. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, il Governo modifica il parere, esprimendo parere favorevole.

PRESIDENTE. Molto bene; quindi l'ordine del giorno n. 9/3099/31 Deidda è accolto.

Passiamo dunque all'ordine del giorno n. 9/3099/32 Bucalo; anche su questo il parere del Governo è favorevole.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/33 Albano. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. No, Presidente, sul successivo.

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/33 Albano 'è una proposta di accoglimento come raccomandazione, che viene accolta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/34 Pagani. Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, sugli ordini del giorno n. 9/3099/34 Pagani e n. 9/3099/54 Rampelli abbiamo una proposta di riformulazione. Per l'ordine del giorno n. 9/3099/34 Pagani l'impegno cambia in questi termini: “ad adottare ulteriori iniziative normative volte, in deroga alle disposizioni in materia di alloggi di servizio del Ministero della Difesa, contenute nel codice dell'ordinamento militare di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010 n. 66, a sospendere, fino al 30 giugno 2021, tutti gli atti di recupero forzoso di alloggi di servizio nei confronti dei conduttori ai sensi dell'articolo 306 del codice dell'ordinamento militare, ancorché conduttori in situazioni di concessione scaduta, ivi compresi gli utenti di alloggi caratterizzati da situazioni eccezionali certificate dall'amministrazione della difesa, per i quali può essere estesa l'applicazione dell'articolo 331 del decreto del Presidente della Repubblica n. 90 del 2010.”

Analoga riformulazione con riferimento all'ordine del giorno n. 9/3099/54 Rampelli. Così riformulati, sia l'ordine del giorno n. 9/3099/34 Pagani sia il n. 9/3099/54 Rampelli hanno parere favorevole e si conformano a quello che succede sul civile, così come chiesto dall'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Pagani accetta questa proposta di riformulazione da parte del Governo.

All'ordine del giorno n. 9/3099/54 Rampelli poi ci arriveremo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/35 Rachele Silvestri, sul quale c'è una proposta di riformulazione, che non viene accolta.

Ha chiesto di parlare la deputata Rachele Silvestri. Ne ha facoltà.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione perché è inaccettabile, in tutti i sensi. La riformulazione prevedeva: “a valutare l'opportunità di estendere il beneficio fiscale del credito d'imposta” relativo agli investimenti per le aree del cratere sismico del Centro Italia per adeguarle a quelle del Mezzogiorno, che sono state prorogate al 2021. Per questo dico che è inaccettabile. Se dopo cinque anni ancora dobbiamo “valutare l'opportunità” di prorogare un aiuto a territori terremotati, Presidente, sono senza parole. Le aree terremotate del cratere sismico del 2016, quindi Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo, già vivono in uno stato di abbandono, dopo aver subito un terremoto a causa del quale le persone si sono dovute arrangiare per ripartire, soprattutto le imprese, e piano piano hanno dovuto fare tanti, tanti sacrifici per poter ripartire, hanno subito una pandemia e attualmente ricevono questo ennesimo schiaffo in faccia. Quindi, non è accettabile una riformulazione con “a valutare l'opportunità di” soprattutto perché è un'ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo voglio spiegare a quest'Aula: è un'ingiustizia! Se andiamo a vedere che nel Mezzogiorno, fortunatamente, la regione Abruzzo può usufruire di questa misura, non è accettabile che altre tre regioni, Lazio, Umbria e Marche, non ne usufruiscano: non valgono meno dell'Abruzzo queste regioni, il Centro Italia non vale meno del Sud e non vale meno del Nord, l'Italia è una (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Quindi io chiedo questa misura, come abbiamo fatto nella legge di bilancio, nel “Milleproroghe” e nel “decreto Sostegni”, e continueremo a chiedere questa misura per il Centro Italia, perché è giusto non dimenticare quelle popolazioni. È inutile andare, il 24 agosto, ad Amatrice e ad Arquata del Tronto a fare passerelle per ricordare i morti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), dobbiamo aiutare quei territori a sopravvivere. Forse non sapete quello che succede, come è successo nel mio territorio, cioè che dai territori limitrofi che stanno lì, vicino a quella linea che va a definire il Mezzogiorno, gli imprenditori si spostano, giustamente, si spostano da un territorio a un altro dove hanno i benefici, e quei territori vanno a morire. Chiedo, quindi, al Governo di ripensarci e di ascoltare quei territori che stanno soffrendo ancor di più dopo un terremoto e, lo ribadisco, dopo la pandemia e di cercare di aiutare quei territori a rinascere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/35 Rachele Silvestri, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Ancora un po' di pazienza, anche in Aula abbiamo difficoltà di attivazione delle apparecchiature elettroniche.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/36 Rotelli.

Ha chiesto di parlare la rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Anche su questo ordine del giorno cambiamo il parere in favorevole.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/37 Donzelli. C'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che non viene accolta dal presentatore.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/37 Donzelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

L'ordine del giorno n. 9/3099/38 Tarantino è accolto dal Governo. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/39 Vanessa Cattoi c'è una proposta di formulazione.

Ha chiesto di parlare la deputata Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e chiedo anche se è possibile aggiungere le firme dei colleghi Binelli, Loss e Sutto all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Le firme, come lei sa, devono essere apposte dagli interessati, che possono anche recarsi qui, senza prendere la parola, e comunicarlo agli uffici.

Dunque, è accolta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/3099/39 Vanessa Cattoi, proposta dal Governo.

Sugli ordini del giorno n. 9/3099/40 Fiorini, n. 9/3099/41 Galli e n. 9/3099/42 Zanella il parere è favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/43 Matteo Luigi Bianchi e n. 9/3099/44 Foscolo ci sono proposte di riformulazione da parte del Governo, che vengono accolte. Ordine del giorno n. 9/3099/45 Biancofiore, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/46 Caretta c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. L'ordine del giorno n. 9/3099/47 Bignami è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/48 Butti c'è una proposta di riformulazione. Il Governo chiede di parlare. Prego.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Anche su questo ordine del giorno, Presidente, modifichiamo il parere in favorevole.

PRESIDENTE. Perfetto. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/49 Ciaburro. Ha chiesto di parlare la deputata Monica Ciaburro. Prego.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Per chiedere al Governo qui rappresentato dal Vice Ministro se può rivedere il parere, in quanto l'oggetto che va a determinarsi negli impegni è relativo a tutto il territorio montano, per quello che riguarda le attività economiche; quindi si chiede un incremento, negli ulteriori provvedimenti, di risorse per cercare di mantenere e salvare ciò che ancora purtroppo oggi esiste, dopo tutte le difficoltà della pandemia, ma anche per quelle che c'erano prima della pandemia, ed evitare una desertificazione. Il secondo impegno invece riguarda i tempi, proprio in virtù di un territorio che ha delle condizioni climatiche molto differenti da tutto il resto del territorio italiano, per la realizzazione delle opere del superbonus, oltre che per le difficoltà degli uffici comunali: seppur negli articoli 69 e 70 della legge di bilancio il Governo ha messo a disposizione sulla carta la possibilità di avere dei tecnici in aggiunta, a supplemento e complemento degli uffici, ancora oggi non ci sono le modalità su come accedervi. Quindi, chiedevo se, rispetto a questo tema, ci fosse anche l'Aula che condividesse tutta questa problematica relativa a questi territori e il parere potesse essere trasformato in favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Vice Ministra Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Siccome l'ordine del giorno era accolto come raccomandazione, se riformulato, il Governo può accettare la riformulazione con la clausola: “a valutare l'opportunità di (…)” riguardo ad entrambi gli impegni, fermo restando la modifica del secondo impegno, sostituendo le parole: “prevedere almeno nell'ambito delle aree montane”, con le parole: “valutare di prevedere anche per le aree montane”. Così il parere può essere considerato favorevole, con la locuzione “a valutare l'opportunità di (…)”.

PRESIDENTE. Con queste precisazioni, accoglie la riformulazione del suo ordine del giorno, deputato Ciaburro?

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente, grazie Vice Ministro Castelli. Io la accoglierei però chiederei all'Aula di votare convintamente e unitamente a favore dell'ordine del giorno, per dare più forza al Governo, anche per valutare le strade da percorrere.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/49 Ciaburro, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

L'ordine del giorno n. 9/3099/50 De Toma è stato ritirato. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/51 Zordan e n. 9/3099/52 Capitanio il parere del Governo è favorevole. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/53 Mollicone, su cui il parere è favorevole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, soltanto qualche secondo per dire che accetterò questo parere favorevole, perché l'ordine del giorno riguarda la creazione di un Fondo “Museo Italia”, con Cassa depositi e prestiti e l'estensione dell'Art bonus, che domani porteremo come segnale importante del Parlamento agli stati generali del patrimonio.

PRESIDENTE. Va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/54 Rampelli, il Vice Ministro mi pare abbia già parlato prima: si accoglie. Ordine del giorno n. 9/3099/55 Maschio, accolto come raccomandazione, che non viene accolta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/55 Maschio, con il parere contrario del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno n. 9/3099/56 Prisco: parere contrario del Governo. Ha chiesto di parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Io credo sia veramente strano questo parere negativo rispetto a questo ordine del giorno, che chiede di dare esecuzione a dei passaggi di legge ed amministrativi già fatti dal Governo. Questo decreto stanzia sostanzialmente circa 4,7 milioni di euro per il lavoro straordinario della Polizia penitenziaria e, per carità, va bene, ma fa rappresentare, ancora una volta, che il vero problema è la mancanza di organico che c'è negli istituti penitenziari. Questo è apparso più forte in termini di evoluzione, durante la pandemia, dei casi di sovraffollamento, ma anche nei casi successivi alla chiusura degli ospedali psichiatrici e della mancata apertura delle REMS, che hanno portato, con maggiore evidenza durante l'emergenza COVID, anche a forti, ripetute e violente aggressioni nei confronti delle donne e degli uomini della Polizia penitenziaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ed emerge quel taglio, quella falcidia dell'organico, che oggi conta 41.595 unità e un gap di 4.000 unità, un gap che si è determinato con il decreto ministeriale 2 ottobre 2017, in esecuzione della cosiddetta legge Madia e che è continuato con ulteriori provvedimenti, con una sostanziale falcidia dell'organico della Polizia penitenziaria. Quando il DAP ha istituito al proprio interno un gruppo di lavoro, ha condiviso con le organizzazioni sindacali la necessità di rimpinguare l'organico della Polizia penitenziaria. Io credo che dare esecuzione alla rideterminazione delle piante organiche, consentendo così le assunzioni nella Polizia penitenziaria, sia la miglior risposta agli uomini e alle donne in divisa che, dentro le carceri, fanno rispettare la legalità e garantiscono la civile convivenza tra i detenuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io capisco che, per alcune forze politiche, non sia la risposta da dare all'interno delle carceri, aumentando la sorveglianza degli uomini e delle donne della Polizia penitenziaria, ma preferiscano gli “Svuota carceri”, che li hanno contraddistinti in questi anni; comprendo e capisco che non sia la priorità per tutti in questo Parlamento, quella di dare più certezze e più rinforzi a chi serve lo Stato, che però lo è diventata, non solo per la sinistra, ma anche per questo Governo. Lo è, però, per Fratelli d'Italia, che ha continuato a fare una battaglia seria, di coerenza in questo campo, chiedendo più assunzioni, più tutela e soprattutto la costruzione di nuove carceri, perché noi non crediamo che l'alternativa sia quella di far uscire i delinquenti dalle carceri. Lo abbiamo fatto, anche in sede di Recovery Fund, ma le nostre richieste sono state abbattute dalla sinistra.

Concludo, Presidente. Quindi, continuiamo a rappresentare l'esigenza, senza “se” e senza “ma”, di restituire dignità al lavoro di quelle donne e di quegli uomini che in carcere servono lo Stato. Io capisco che qui dentro c'è anche chi ha dovuto modificare le competenze del Garante dei detenuti, estendendole alla tutela delle torture, come a dire che in carcere l'altra parte di chi ci sta, cioè le Forze dell'ordine, possa mai avventurarsi in determinati atti. Io capisco che non si è spesa una parola - e, concludo, Presidente -, come avvenne nei fatti di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti di chi nelle carceri stava lì a fare il proprio lavoro, ma, per fortuna, almeno c'è Fratelli d'Italia con la sua opposizione libera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che continua a raccontare che in carcere bisogna dare forza e dignità anche a chi sta lì non perché ha commesso un reato, ma perché ha scelto, in libertà, di servire lo Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/56 Prisco, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/3099/57 Lucaselli, prima firmataria: c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare la collega Lucaselli, che è qui davanti a noi. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Questa riformulazione non può essere accolta e, nel non accoglierla, in realtà, facciamo un favore al Governo, che probabilmente non ha letto in modo preciso quello che c'è scritto all'interno di questi impegni e di questa richiesta; infatti, nel caso in cui questo ordine del giorno non dovesse essere accolto così come è, vorrebbe dire che il Governo mente quando parla a un'intera categoria, cioè quella dei professionisti. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo portato avanti una battaglia sin dai primissimi provvedimenti che sono stati presi in tema economico nei confronti dei professionisti che erano stati dimenticati. Mi rivolgo ai tantissimi professionisti che ci sono in quest'Aula, perché l'apertura che c'è stata in questo momento da parte del Governo in questo decreto, in realtà non è comunque sufficiente a ristorare le perdite economiche dei tantissimi studi professionali. Ricordo che quando parliamo dei professionisti italiani, parliamo di una platea di un milione e 400 mila unità e parliamo di una forza lavoro pari al 6 per cento.

Siamo assolutamente consapevoli che il passo fatto attraverso l'emendamento accolto di Fratelli d'Italia, che prevede la sospensione degli obblighi nei confronti della pubblica amministrazione da parte dei professionisti a causa del COVID, è semplicemente un primo passo, ma siamo assolutamente consapevoli che a questo ne dovrebbero essere aggiunti altri affinché si arrivi a un vero e proprio percorso. Sappiamo benissimo tutti che le realtà delle nostre attività sono medio-piccole, spesso sono svolte in forma individuale, ci sono pochissimi o addirittura nessun dipendente e quindi la cassa integrazione in deroga non è sufficiente. Se si vogliono salvaguardare le attività lavorative dei titolari di studio e dei loro collaboratori, è assolutamente indispensabile intervenire con dei veri sostegni al reddito dei lavoratori autonomi e non soltanto a quelli iscritti alla gestione separata INPS e, ovviamente, anche nei confronti di tutti coloro i quali sono iscritti alle casse di previdenza ordinistiche. Noi riteniamo che dimenticare questa intera platea di lavoratori italiani, che aiutano a mantenere il nostro tessuto economico, sia un danno gravissimo e irreparabile che si fa all'intera società italiana.

Invito il Governo a rivedere la riformulazione. Questo ordine del giorno va accolto per quello che è, altrimenti vorrebbe dire che il Governo, quando racconta ai milioni di professionisti italiani di volergli andare incontro, di volerli aiutare e di volerli sostenere, in realtà, mente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/57 Lucaselli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/58 Zucconi, c'è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Proposta che non è accettata, signor Presidente, anche perché direi che, anche rispetto ai pareri sugli ordini del giorno, sarebbe meglio attenersi al precetto: “Sia il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno”. In effetti, questo è un parere abbastanza mefistofelico, visto che nell'ordine del giorno non è che si chiedano cose particolari, regalie o privilegi. Si chiede soltanto di sostenere, con dei finanziamenti garantiti dallo Stato, quindi non regalati dallo Stato, per le imprese turistico-recettive, degli interventi normativi per finanziare, rifinanziare e irrobustire le nostre catene alberghiere, per esempio, che corrono il rischio di essere oggetto di scalate ostili da parte di soggetti stranieri, per non vedere, quindi, depredato questo nostro patrimonio, così come è successo per le filiere della moda, per quelle della gastronomia. Difendiamo e tuteliamo questo settore, non con regali ma con intelligenti opere normative. Non è messo nell'ordine del giorno ma voglio ricordare l'interesse pervasivo e micidiale delle mafie rispetto alle tante aziende in crisi. Dunque, sottosegretario, io direi che questo ordine del giorno doveva essere accolto, anche perché, in questo modo, il Governo avrebbe dato un indirizzo preciso, finalmente, alla sua azione in merito. Mentre voi chiedete di valutare, di prendere in considerazione l'opportunità, l'economia va avanti e queste imprese sono sempre più in difficoltà. Servono finanziamenti garantiti dallo Stato per riqualificare, mettere a norma, affrontare il futuro anche per la filiera del turismo. L'interesse vedo che non è molto, più o meno è pari a quello che avete dimostrato fino ad oggi alla filiera stessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/58 Zucconi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine giorno n. 9/3099/59 Ferro, che è la prima firmataria: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta.

Ordine giorno n. 9/3099/60 Bellucci: c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta, mi pare. Ha chiesto di parlare? Prego, a lei la parola.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Accolgo la riformulazione, ma chiedo di mettere al voto dell'Aula l'ordine del giorno così da poter rafforzare l'impegno del Governo, avendo anche deciso di inserire la formula “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/60 Bellucci, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/61 Varchi.

Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Le sono rimasti cinquantacinque secondi, quindi le do la parola e le comunico che il Governo aveva accolto come raccomandazione il suo ordine del giorno. Prego, ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Cercherò di avere il dono della sintesi, Presidente. Io non posso, ovviamente, accettare e quindi chiedo che venga posto in votazione, semplicemente perché dietro questo ordine del giorno ci sono decine di migliaia di professionisti che attendono il pagamento, da parte dello Stato, di crediti per lavori e prestazioni professionali già svolti. A fronte di proclami da parte di tanti parlamentari anche di questa maggioranza, io chiedo un impegno formale a questo Governo, pur sapendo che solo di impegno si tratta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/61 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Il parere del Governo, come già detto, è contrario. Lo preciso, pur avendolo già detto, però ci si può distrarre: la collega Varchi non ha accettato l'accoglimento da parte del Governo con la formula della raccomandazione e, quindi, ha rifiutato la proposta del Governo. Lo stiamo votando, per questo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/62 Vinci, su cui vi è una proposta di riformulazione.

Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie Presidente, chiedo di poter riascoltare la riformulazione.

PRESIDENTE. Vice Ministra Castelli, prego.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

GIANLUCA VINCI (FDI). Chiedo al Governo se ha letto questo ordine del giorno e, quindi, chiedo di prendere atto che il mio ordine del giorno già impegna il Governo a valutare “la possibilità”, mi sono dimenticato il “di”. Non so se si può accogliere direttamente, senza quel “di”, oppure no.

PRESIDENTE. Prego, Vice Ministra Castelli.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, possiamo leggerlo insieme: “(…) a prevedere, in uno dei prossimi provvedimenti, la possibilità che il calo di fatturato (…)”; non dice “a valutare l'opportunità di”, la possibilità è sul calo di fatturato; quindi per noi bisogna inserire la premessa “a valutare l'opportunità di” fare questa azione.

PRESIDENTE. Deputato Vinci, ci dica se accetta questa proposta di riformulazione.

GIANLUCA VINCI (FDI). Sì, la accetto, ma chiedo che venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Dunque, l'onorevole Vinci accetta la riformulazione del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/62 Vinci, come riformulato dal Governo, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/63 Morrone il parere del Governo è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/64 Viviani c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata, su cui il parere del Governo è contrario.

Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Sì, come Fratelli d'Italia siamo francamente stupefatti per la ostinata e caparbia sordità di questo Governo nei confronti delle esigenze della occupazione, del lavoro, della reindustrializzazione.

Con quest'ordine del giorno impegnavamo il Governo ad anticipare quanto è previsto dall'articolo 37 per il Fondo a sostegno delle grandi imprese, laddove vi fossero crisi industriali che prevedessero tempi decisamente più ristretti di quelli dei successivi decreti attuativi. E faccio un esempio che il Vice Ministro Castelli dovrebbe conoscere, sia per funzione, che per territorialità: Acc di Belluno ed Embraco di Torino, che necessitano immediatamente di un'immissione di 8 milioni di liquidità per sostenere il progetto ItalComp, un progetto audace, temerario, ma fondato su analisi di bilanci seri, che consentirebbero di prendere due aziende ormai decotte e vicine alla liquidazione, come Acc di Belluno (300 lavoratori) ed ex-Embraco di Riva di Chieri (400 lavoratori), e costruire il Polo italiano del compressore, con la concreta ambizione di diventare il Polo europeo del compressore e far impallidire i concorrenti Nidec austriaci, che, non a caso, in Europa stanno ritardando la procedura di erogazione da parte del MiSE.

E allora volevamo, come Fratelli d'Italia, porre il tema dell'occupazione, del lavoro, della difesa dell'industria, di quell'Italia migliore che si alza in piedi a schiena dritta e ce la fa nella guerra industriale, di quell'Italia che è allibita nel vedere un Governo che mette 1 miliardo in più sul reddito di cittadinanza e non trova 8 milioni per 700 famiglie e un sogno industriale; un Governo che è disinteressato al fatto che i lavoratori di Embraco hanno già ricevuto le lettere di licenziamento, che si consumeranno il 22 di luglio; un Governo che è disinteressato al fatto che, se non eroga immediatamente questi 8 milioni per far ripartire questo grande sogno industriale, ne dovrà erogare 13 di ammortizzatori sociali, e preferisce stancamente erogare 13 milioni di ammortizzatori sociali che porteranno alla decozione questo comparto industriale, alla scomparsa del manufatturiero, alla dispersione dei saperi lavorativi del Piemonte e del Veneto, e che non ha il coraggio di dire, con un ordine del giorno, che troverà il modo di anticipare le risorse che il Governo stesso ha già previsto per salvare questo sogno di un'Italia che rimane centrale nel manufatturiero europeo, che crede nello sviluppo industriale, che non ha come unico orizzonte il reddito di cittadinanza!

Siamo increduli, ma soprattutto siamo increduli per la stanchezza con cui l'emiciclo si arrende al fatto che solo Fratelli d'Italia alza il vessillo della produzione nazionale, alza il vessillo dell'industrializzazione dell'Italia, alza il vessillo della difesa dei posti occupazionali e dei lavoratori: quei 400 lavoratori di Embraco che hanno già la lettera di licenziamento datata 22 luglio e per i quali il Vice Ministro del MiSE, di Torino, non ha neanche girato la testa dalla parte di Fratelli d'Italia per ascoltare le loro ragioni, di cui siamo rimasti orgogliosamente gli unici vessilliferi all'interno di questo emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

JESSICA COSTANZO (MISTO). Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno perché una delle due aziende è un'azienda storica del mio territorio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Vice Ministra Castelli. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Chiedevo solo al Presidente se lo possiamo accantonare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Allora l'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata è accantonato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/66 Gemmato, su cui c'è un accoglimento con la formula della raccomandazione. Viene accolta? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/66 Gemmato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Torniamo all'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata, su cui il Governo ha qualcosa da dirci. Prego, Vice Ministra Castelli.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, avevo chiesto l'accantonamento perché, in queste ore, si sta chiudendo la scrittura del “decreto Sostegni” e mi ricordavo che c'era un intervento. Quindi, confermo che l'ordine del giorno può avere un parere favorevole e comunico all'Aula che questo intervento sarà contenuto dentro il “decreto Sostegni-bis”.

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove, vuole precisare? Ha ancora qualche minuto a disposizione.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). L'ordine del giorno n. 9/3099/64 ha parere favorevole?

PRESIDENTE. No, il n. 9/3099/65. Siamo tornati all'ordine del giorno n. 9/3099/65, su cui lei ha svolto l'intervento poco fa. Il Governo ci comunica che la materia è presente all'interno del “decreto Sostegni” in lavorazione, diciamo così. Quindi c'è un parere sostanzialmente favorevole (Commenti)… No, all'ordine del giorno n. 9/3099/67 Delmastro Delle Vedove ancora dobbiamo arrivare. Allora, cerchiamo di fare chiarezza: abbiamo richiamato l'ordine del giorno che era stato accantonato, perché così ci era stato comunicato da parte del Governo. In realtà, se non ho capito male, il parere favorevole (Commenti)… Comunque, non abbiamo votato niente e quindi facciamo in tempo a recuperare la situazione, senza particolari colpi di scena.

Quindi, lasciamo accantonato l'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata e passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/67 Delmastro Delle Vedove. Il deputato Delmastro Delle Vedove, di fatto, aveva svolto il suo intervento sul n. 9/3099/67 e non (Commenti)… No, sono due cose diverse, però comunque sull'ordine del giorno n. 9/3099/67 il Governo esprime parere favorevole, va bene?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Perfetto, era solo per spiegare. Ha ragione il Vice Ministro, il n. 9/3099/65 è l'altra faccia della medaglia del n. 9/3099/67, perché riguarda il finanziamento di Acc Belluno, mentre il n. 9/3099/67 è la proroga della cassa integrazione per Embraco. Quindi si tengono insieme, accolgo favorevolmente l'accoglimento del n. 9/3099/67 e attendo con riferimento al n. 9/3099/65 Caiata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. D'accordo, quindi il parere è favorevole sul n. 9/3099/67 Delmastro Delle Vedove.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/68 Anna Lisa Baroni, su cui il parere è favorevole, quindi è accolto. Sul n. 9/3099/69 Nevi c'è una proposta di riformulazione, una raccomandazione: viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/70 Colaninno parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/71 Boschi, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/72 Fregolent c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/73 Moretto, n. 9/3099/74 Nobili, n. 9/3099/75 Toccafondi e n. 9/3099/76 Ungaro parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/77 Mor c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accettata. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/78 Pentangelo e n. 9/3099/79 Testamento vi è parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/80 Migliore c'è un invito al ritiro o parere contrario. Il Governo chiede l'accantonamento, quindi lo mettiamo da parte. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/81 Romaniello, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Viene accolta? Immagino di sì. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/82 Ripani c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/83 Bond vi è parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/84 Giacometto c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che immagino sia accolta. Chiedo al gruppo di Forza Italia delle indicazioni: è accolta.

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/85 Cassinelli parere favorevole, e quindi accolto. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/86 Mazzetti c'è un invito al ritiro o parere contrario: viene ritirato. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/87 Bologna c'è un parere favorevole con riformulazione, che viene accettata. L'ordine del giorno n. 9/3099/88 Benigni è accolto come raccomandazione: va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/89 Ruffino c'è un parere favorevole con riformulazione, che viene accettata. L'ordine del giorno n. 9/3099/90 Gagliardi è accolto come raccomandazione: viene accettata. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/91 Pedrazzini, n. 9/3099/92 Napoli, n. 9/3099/93 Rospi e n. 9/3099/94 Silli vi è parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/95 Sorte c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta.

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/96 Porchietto vi è parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/3099/97 Squeri c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/98 Suriano vi è parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/99 Lupi vi è parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/100 Colucci vi è parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/101 Tondo vi è parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/102 Gubitosa, n. 9/3099/103 Torto e n. 9/3099/104 Flati vi è parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/105 Donno vi è parere favorevole con riformulazione, che viene accolta.

Sugli ordini del giorno n. 9/3099/106 Cirielli, n. 9/3099/107 Manzo, n. 9/3099/108 Gallo, n. 9/3099/109 Elisa Tripodi, n. 9/3099/110 Brescia e n. 9/3099/111 Alaimo, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/112 Maurizio Cattoi, c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo. Viene accolta? Affermativo. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/113 Ascari, n. 9/3099/114 Perantoni e n. 9/3099/115 Di Sarno, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/116 Ferraresi, c'è una proposta di riformulazione, che viene accolta. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/117 Grande, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/118 Casa, n. 9/3099/119 Cimino e n. 9/3099/120 Carbonaro, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/121 Valente, vi è una riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/122 Villani, parere favorevole. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/123 Deiana, n. 9/3099/124 Maraia e n. 9/3099/125 Terzoni, parere favorevole con riformulazione, che sono accolte. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/126 Buompane c'è un parere favorevole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buompane. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo di porre in votazione comunque il mio ordine del giorno. Ringrazio il Governo per il parere favorevole, ma credo che il tema valga una manifestazione di volontà chiara da parte di quest'Aula e vado a spiegare brevemente il perché. Parliamo delle ricadute che la recente sentenza della Corte costituzionale, la n. 80 del 2021, avrà su centinaia di comuni italiani, parliamo di 1.400 enti, signor Presidente. La Consulta, in sostanza, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 39-ter, commi 2 e 3, del decreto-legge n. 162 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 8 del 2020 che, senza commistione tra anticipazione di liquidità e fondo crediti di dubbia esigibilità, determinava un più ordinato ed efficace dispositivo di gestione dell'appostamento in bilancio della liquidità residua a suo tempo acquisita e delle restituzioni annuali a CDP, fermo restando il periodo di restituzione trentennale dell'anticipazione. La Corte costituzionale, nella citata sentenza, richiama il patto tra generazioni, sancendo che il disavanzo debba essere ripianato secondo le regole che presiedono i ripiani previsti ordinariamente dalle norme vigenti, ossia per le generalità degli enti in un triennio e, comunque, in un arco temporale non eccedente la durata residua del mandato del sindaco. In questo contesto si inserisce, quindi, il mio ordine del giorno condiviso da altre forze politiche di maggioranza, ma anche di opposizione che, sinceramente, ringrazio, e che impegna il Governo a rivedere in maniera strutturale l'intera disciplina, naturalmente in conformità con i rilievi espressi dalla Corte costituzionale, afferente il ripiano del maggior disavanzo derivante dall'accertamento straordinario dei residui, andando anche verso una revisione della disciplina delle crisi finanziarie, con un'attenzione particolare alle procedure di riequilibrio finanziario pluriennale. Occorrerà sicuramente una norma ponte per permettere ai comuni oggi di chiudere il bilancio previsionale 2021-2023 e il rendiconto di gestione relativo all'anno 2020, ma occorre anche un lavoro corale di questo emiciclo per definire, con chiarezza e una volta per tutte, le regole contabili degli enti locali, fra cui i comuni. Una fase costituente, mi si permetta di dire, che non deve essere portata avanti a colpi di maggioranza, ma con un coinvolgimento di tutte le forze politiche. Non stiamo parlando, signor Presidente, di salvare questo o quel comune, o questo o quel sindaco di questa forza politica o dell'altra, o di deresponsabilizzare gli amministratori locali. Stiamo parlando del salvataggio e dell'efficientamento dell'istituzione comunale, colonna portante della nostra Repubblica. In questo modo garantiremo i servizi essenziali dei cittadini e su questo terreno sfidante la politica non deve dividersi, ma confrontarsi perché il confronto, nel perimetro naturalmente dei valori e dei principi della nostra Carta costituzionale, sulle scelte politiche che hanno ricadute sulla vita dei cittadini, è terreno proprio di quest'Aula e quest'Aula non può e non deve abdicare a questa responsabilità.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/126 Buompane, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/127 Federico c'è una riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/128 Amitrano, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/129 Barbuto, c'è una riformulazione da parte del Governo, che viene accolta. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/130 Grippa e n. 9/3099/131 Bella, il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/132 Licatini, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/133 Mammì, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/134 Baldino, parere favorevole. Ha chiesto di parlare il deputato Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente, per sottoscrivere questo ordine del giorno della collega Baldino e anche per rimarcare la grave situazione dello Spoke Corigliano-Rossano dove è impossibile garantire servizi senza anestesisti-rianimatori. È una situazione, quella di Corigliano-Rossano, incredibile, ma è incredibile anche in tutta la Calabria. Va modificato, al più presto, il secondo “decreto Calabria”. Non è possibile sancire bilanci in 90 giorni. Un'ultima cosa, Presidente, vanno sbloccati i fondi, perché senza risorse e senza personale non si riesce a garantire i servizi sanitari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Forciniti per la sottoscrizione dell'ordine del giorno n. 9/3099/134 Baldino. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Anch'io voglio manifestare sostegno rispetto all'iniziativa della collega Baldino e sottoscrivere questo ordine del giorno. Però, allo stesso tempo, voglio dire che qui c'è molto poco da “valutare l'opportunità di”. A Corigliano-Rossano mancano anestesisti-rianimatori; non bisogna “valutare l'opportunità di”, bisogna agire, bisogna, ovviamente, rimpolpare le fila di quello Spoke che vive una situazione di grave disagio, così come un po' tutta la Calabria. Quindi, auspico che il Governo possa dare maggiore attenzione al nostro territorio perché davvero c'è ben poco da valutare, c'è solo da agire e basta, rimboccandosi le maniche.

PRESIDENTE. Dunque, l'ordine del giorno n. 9/3099/134 Baldino, con l'aggiunta delle firme di Sapia e Forciniti, è archiviato in senso positivo. Ordini del giorno n. 9/3099/135 Gallinella, n. 9/3099/136 Parentela e n. 9/3099/137 Alberto Manca, parere favorevole con riformulazione, che sono accolte. Ordine del giorno n. 9/3099/138 Cillis accolto come raccomandazione, viene accettato. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/139 Papiro, n. 9/3099/140 Invidia, n. 9/3099/141 Barzotti e n. 9/3099/142 Ciprini, il parere è favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/143 Marino e n. 9/3099/144 Corneli, parere favorevole con riformulazione, che sono accolte. Ordine del giorno n. 9/3099/145 Davide Aiello, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/146 Baldini accolto come raccomandazione, va bene, la collega Baldini accoglie. Sugli ordini del giorno n. 9/3099/147 Scanu, n. 9/3099/148 Palmisano e n. 9/3099/149 Masi, il parere è favorevole.

Ordini del giorno n. 9/3099/150 Giarrizzo parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/151 Sut, parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/152 Martinciglio, accolto come raccomandazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/3099/153 Carabetta, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/154 Cancelleri, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/155 Alemanno, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/156 Nappi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/157 D'Orso, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/158 Rizzo, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/159 D'Uva, favorevole.

Ordini del giorno n. 9/3099/160 Giacomoni, favorevole con riformulazione. Viene accolta? Sì. Chiedo al gruppo di Forza Italia, cortesemente, di dare cenni più celeri.

Ordine del giorno n. 9/3099/161 Fusacchia, favorevole con la riformulazione: viene accolta? Affermativo. Ordine del giorno n. 9/3099/162, Ferrari, invito al ritiro.

Ha chiesto di parlare il deputato Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie Presidente. Su questo ordine del giorno chiederei al Governo un supplemento di riflessione, anche attraverso l'aggiunta di eventuali formule di riformulazione, in merito al tema degli straordinari dei nostri militari impegnati in “Strade sicure”.

PRESIDENTE. La parola al Governo, prego.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, possiamo riformularlo con parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Accoglie, Roberto Ferrari, la riformulazione? Bene. Ordine del giorno n. 9/3099/162 Ferrari, favorevole con riformulazione: accolta.

Ordine del giorno n. 9/3099/163 Murelli, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/164 Donina, parere favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/165 Tombolato, favorevole. Ordine del giorno n. 9/3099/166 Panizzut, accolto come raccomandazione: va bene. Ordini del giorno n. 9/3099/167 Turri, n. 9/3099/168 Cavandoli e n. 9/3099/169 De Carlo, favorevole. Ordini del giorno n. 9/3099/170 Patassini, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/171 Zennaro, favorevole con riformulazione, che viene accolta. Ordine del giorno n. 9/3099/172 Perego di Cremnago, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/3099/173 Montaruli, favorevole.

Ricordo che gli ordini del giorno n. 9/3099/65 Caiata e n. 9/3099/80 Migliore sono accantonati. Invito, quindi, la Vice Ministra Laura Castelli a esprimere il parere su tali ordini del giorno.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata, purtroppo, il parere resta contrario; pur capendo le necessità e le motivazioni, dobbiamo trovare una strada insieme.

Sull'ordine del giorno n. 9/3099/80 Migliore c'è una proposta di riformulazione, che impegna il Governo ad avviare quanto prima un'interlocuzione anche con i competenti uffici della Commissione europea al fine di verificare, in considerazione della grave crisi in atto per effetto della pandemia, la possibilità di rimuovere, anche solo temporaneamente, l'ostacolo all'applicazione delle garanzie pubbliche, così come disposte dal comma 1-ter dell'articolo 64 della legge n. 126 del 2020, rappresentato dal capoverso di chiusura del medesimo comma.

PRESIDENTE. Allora, procediamo per gradi. Cominciamo dall'ordine del giorno n. 9/3099/65, primo firmatario il deputato Caiata.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3099/65 Caiata, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3099/80 Migliore, su cui c'è una proposta di riformulazione da parte del Governo, che viene accolta.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sospendiamo, quindi, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 19 per lo svolgimento, con ripresa televisiva diretta, delle dichiarazioni di voto finale; seguirà poi la votazione finale.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

Colleghi, un attimo di attenzione, per favore. Colleghi! Prego.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio Presidente. Cinque anni fa, il 19 maggio del 2016, moriva Marco Pannella (Applausi – Deputati si levano in piedi). Sono passati cinque anni. Ieri erano 33 anni dalla morte di Enzo Tortora e si incrocia tutto questo con la morte di Franco Battiato. Sembra che siano cose distinte, ma in realtà sono anche un pezzo della storia, culturale e politica, di questo Paese.

Marco, negli ultimi giorni di vita, diceva sempre che il ricordo delle azioni che si sono compiute, da parte di chi ci lascia, vivono nel tempo e lo rendono vivo a coloro che lo ricordano e che cercano di portarli avanti nel tempo: un modo di tenere vive le persone. Ora è un po' singolare e ovviamente non ho il tempo di ricordare la figura di Marco Pannella e, forse, non sono neanche titolato a farlo, però, per esprimere la particolarità di questo Paese, Marco Pannella, con tutta la sua storia, con quello che ha fatto per questo Paese, ha avuto come riconoscimento istituzionale aver fatto il presidente della circoscrizione di Ostia per cento giorni. Questo è stato il massimo incarico istituzionale che ha avuto Marco Pannella. Lo dico perché oggi il segretario del Partito radicale e i militanti radicali ricorderanno, proprio a Ostia, Marco Pannella per quell'occasione. Il resto del tempo, la gran parte del tempo, l'ha passato per strada, a raccogliere le firme sul referendum, o l'ha passato nelle carceri. Penso che oggi probabilmente si sarebbe alzato per spiegare - con tutto il rispetto al collega di Fratelli d'Italia che ha parlato del tema carceri - che le carceri sono un mondo molto più complesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), a cominciare dal fatto che in carcere non ci stanno soltanto i delinquenti. Un terzo di coloro che sono in carcere sono persone in attesa di giudizio e che la storia di questo Paese ci ha insegnato non sarebbero mai dovute andare in carcere! È un fenomeno complesso, che gli stessi agenti di custodia spiegherebbero. Ma non voglio fare assolutamente polemica, perché è importante questo, e vorrei dire, però, contemporaneamente che a Teramo - proprio perché la vita nelle carceri di Pannella è la vita dei radicali - altri radicali lo ricordano dentro le carceri.

Ho concluso, signor Presidente. Vorrei dire semplicemente che ricordare, oggi, Marco Pannella vuol dire ricordare sicuramente anche la storia passata del Paese, ma anche quella futura, per molte delle questioni nelle quali ci troviamo oggi a dover decidere. Penso semplicemente al grande dibattito che è stato sollevato sulla libertà, in un momento di pandemia, e sulla necessità di restringere le regole democratiche. Mi fa ripensare al dibattito durante il terrorismo, quando Pannella e i radicali erano contro le leggi speciali e le leggi anti-terrorismo. E le cose non sono così lontane rispetto ad oggi. Mi viene da pensare, rispetto alle grandi battaglie per l'ecologia che oggi ci troviamo a fare, che Pannella, con gli Amici della Terra, rappresentò una avanguardia di lotta, in questo senso. Poi potrei parlare della giustizia e dei referendum, che, con tutto il rispetto per il segretario del Partito Democratico, non possono mai essere considerati “buttare la palla in calcio d'angolo”, perché nei referendum si esprime il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e, comunque, andranno sempre rispettati, a prescindere da chi raccoglie le firme. Ecco, Pannella è tutto questo. Si sarebbe alzato, probabilmente, nel dibattito politico per parlare su tante cose e non si sarebbe mai preso, perché non sarebbe mai stato catalogato a una filosofia di pensiero politica settaria, ma avrebbe ragionato nella sua libertà di pensiero, posizionandosi di volta in volta dove riteneva che ci fosse giustezza. Bene, io penso che questo sia un giorno importante, perché è un'occasione per ricordare un grande uomo, un grande personaggio politico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. È sulla stessa materia, deputato Rizzetto? Perché sennò…

WALTER RIZZETTO (FDI). No, Presidente, in parte. Però, posso attendere, se vuole.

PRESIDENTE. Allora, ha chiesto di parlare, sulla stessa materia, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rampelli, e grazie anche al collega Giachetti che, per primo, ha voluto porre in quest'Assemblea il tema del ricordo della figura storica e del portato politico di una figura come quella di Marco Pannella.

Marco Pannella si è battuto su moltissimi fronti, come diceva giustamente il collega Giachetti, molti dei quali di agghiacciante attualità: pensiamo alla giustizia giusta, pensiamo a tutta una quantità di temi che Pannella ha affrontato non solo in relazione all'ambiente ma al diritto del Parlamento di esistere, di autodisciplinarsi, la forza del Parlamento, le battaglie radicali trasversali sui diritti civili, contro le leggi speciali, per una giustizia vissuta come servizio ai cittadini e tante altre questioni ancora, a partire dal diritto dello Stato di Israele ad esistere. Tanti argomenti per i quali la figura storica di Pannella ancora oggi rappresenta stimolo e spunto, e in questo mi permettevo anche di ricordare il ruolo importante con diversi amici, alcuni dei quali molto autorevoli: proprio qualche giorno fa qui a Montecitorio si presentava l'archivio storico di Radio Radicale e l'archivio personale di Bordin. Quante battaglie, quante questioni politiche, quanti temi, quanta intelligenza nell'approccio, quanta originalità, quanta passione politica, quanta militanza, quanto servizio al Paese nella storia radicale e nella storia di Marco Pannella, semmai si possano immaginare in qualche misura separabili queste storie.

Oggi, a 5 anni dalla scomparsa di Marco Pannella, si sente drammaticamente il vuoto di quel genere di levatura politica e forse per questo, dalle carceri ai diritti civili, dalla fame nel mondo alla politica estera, dal senso delle istituzioni alle questioni anche di tattica e di collocazione del mondo radicale, della pattuglia radicale che in questo Parlamento per prima si è contrapposta a quella che Pannella chiamava “la partitocrazia”, il regime partitocratico, l'occupazione dei partiti della TV pubblica e tante, tante altre cose, Pannella ha testimoniato qualcosa per cui al giorno d'oggi probabilmente lo stesso Pannella non solo andrebbe ricordato ma forse un po' studiato e anche capito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà. Su questo argomento?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, è su questo argomento. Grazie, Presidente. Soltanto per unirci nella differenza, definizione che sarebbe piaciuta a Marco Pannella, nel ricordo di Marco Pannella, un protagonista indiscutibile e indiscusso della Prima e della Seconda Repubblica, delle battaglie per le garanzie e per il giusto processo, delle libertà di espressione comprese quelle dell'allora Movimento Sociale, che era escluso dall'arco costituzionale di molte forze politiche che hanno qui oggi anche i loro epigoni.

Ebbene, una battaglia di libertà, la libertà che forse era l'elemento che ci univa e che ci unisce nel ricordo di Marco Pannella, è quella che vogliamo ricordare in quest'Aula. Poi, sicuramente la battaglia contro la pena di morte, la battaglia per l'indulto politico, perché si chiudesse la stagione della guerra civile, e su questo anche all'epoca ci fu un confronto con gli allora giovani dirigenti del Fronte della Gioventù e rispetto anche a posizioni più retrive del nostro ambiente.

Poi, certo, ci sono le grandi questioni, i valori non negoziabili che ci dividono da quello che Marco Pannella ha rappresentato, ma crediamo che quello che ciascuno di noi fa, realizza e per cui si batte in vita riecheggi per l'eternità.

Quindi, anche nelle differenze, che ci sono e che non sono negoziabili, ma nel grande apprezzamento, nella grande stima nel riconoscere in lui comunque un combattente per la libertà, Fratelli d'Italia ricorda Marco Pannella, non fosse altro per la battaglia di libertà condotta attraverso i microfoni di Radio Radicale, che qualcuno, anche in questa legislatura, voleva chiudere.

Ebbene, Fratelli d'Italia è per la libertà sempre e comunque, perché le radio e i giornali si aprono e non si chiudono, perché solo i regimi totalitari lo fanno. Per cui, concludiamo questo breve ricordo, ricordando, appunto, anche la sensazione, la gioiosa voglia di confronto e di dialogo. Ecco, il dialogo tra diversi e tra differenti è il vero sale della democrazia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Io voglio ringraziare il collega e compagno Roberto Giachetti per aver aperto questa serie di interventi di ricordo di Marco Pannella. Il mio ricordo è anche un ricordo preciso e puntuale di come Marco sapesse di ogni occasione, anche quelle di commemorazione, farne un'occasione militante di lotta politica, addirittura a volte occasioni di commemorazione all'interno di campagne elettorali, sempre con grande rispetto e grande pertinenza.

Allora, il mio invito, nel ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti, è un invito rivolto anche all'esterno di quest'Aula, di cui Marco aveva un'enorme rispetto nel suo grande senso delle istituzioni, ed è un invito non solo a provare, in questi giorni e in queste settimane, ad accostarsi e in alcuni casi - e non è certamente questo - ad appropriarsi della figura di Marco Pannella, ma magari a dedicare un po' di tempo in più nei nostri dibattiti a quelle questioni che sono state al centro di decenni di lotte politiche. Penso - per venire ai nostri giorni - a Israele, penso alla battaglia per la giustizia giusta, ed è stato ricordato Enzo Tortora, penso al fine vita (in questo Parlamento e in quest'Aula non si riesce ad affrontare un dibattito sul fine vita), penso alle politiche sulle droghe, all'analisi, senza pregiudizi e senza ideologia, dei risultati delle politiche; penso a tutto questo, cioè penso a come, al di là delle commemorazioni, si debba far vivere il confronto democratico e lo si debba far vivere, soprattutto, in un dibattito all'interno del Parlamento.

Questa è la cosa principale che mi viene in mente, avendo ascoltato i colleghi oggi, e questi sono l'invito e l'augurio che rivolgo a tutti noi, al di là delle commemorazioni, che sono sempre belle, piene di affetto e di amore, a far vivere queste istituzioni e a onorare il mandato che abbiamo ricevuto. Questi sono la più grande indicazione e il più grande insegnamento che Marco ci ha dato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Io davvero non credo di poter aggiungere neanche solo un fiato a quello che ha detto in quest'Aula Roberto Giachetti, ma il caso vuole che pochi istanti prima dell'intervento appassionato dell'onorevole Giachetti mi sia caduto lo sguardo su una pagina di questo libro di Filippo Facci sul 1993, una madeleine di Pannella, nel giorno delle famose monetine di Craxi, che volevo condividere con voi e nella quale non c'è tutto Pannella, assolutamente, ma forse c'è qualcosa di lui e, chissà, forse anche di noi.

Leggo, Presidente: “Poi, dalle transenne che impediscono l'accesso verso il Parlamento, d'un tratto spunta la chioma bianca del radicale Marco Pannella, che sta andando a un colloquio con il Capo dello Stato. Subito dopo, frotte di giovani missini” - mi consentirà, Presidente - “lo circondano e qui le cronache divergono: sicuramente Pannella viene spintonato, gli sputano, gli tirano monetine e gridano ogni cosa” (evito). “Scoppia un tafferuglio che attira curiosi e fotografi e cronisti. Dopodiché, è probabile che l'atteggiamento poco remissivo di Pannella non abbia migliorato le cose. «Sei un infame socialista», gli grida un tizio. «E tu” - chiedo scusa, Presidente - “un coglione universale», replica lui, che si accapiglia anche con un poliziotto: «Mi tolga le mani di dosso» e si becca uno schiaffo (non è chiaro da chi), mentre nella baraonda tutti spingono tutti e scivola a terra anche un vicequestore, che sbatte la testa.

C'è la presunta “madre di un drogato” che urla a Pannella “buffone prezzolato” e lui che risponde “ora che la vedo, capisco suo figlio”. Poi un altro tizio che grida “elezioni subito!” e Pannella che risponde “ve lo sognate”. Infine, raccoglie una moneta che gli avevano tirato e se la mette in tasca. I poliziotti lo accompagnano a un taxi, mentre lui fa un sonoro pernacchio, prima che l'auto si involi”.

Sembrerà, forse, Presidente un episodio colorito di cronaca, per me è un pezzo della nostra storia, è un pezzo del coraggio che, forse, la politica dovrebbe sempre saper trovare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie Presidente, non volevo usare parole e concetti retorici nel ricordare Marco Pannella, perché, come direbbero a Napoli, s'adda fa'. Io voglio parlare della mia esperienza personale che si è conclusa con un sentimento di profonda ammirazione nei confronti di Marco Pannella. Provengo dalla categoria delle Forze dell'ordine e, nonostante su tantissimi temi la mia organizzazione sindacale non fosse in linea con il pensiero, a volte radicale, di Marco Pannella su alcune questioni, Marco Pannella non è mai mancato ad un nostro congresso dal 1984; ci teneva a essere presente e ci teneva, soprattutto quando vi era dissenso sulle posizioni, ad aprire i microfoni di Radio Radicale e fare in modo che il nostro pensiero, comunque, potesse raggiungere l'opinione pubblica per essere valutato. Questo era lo spirito, il sentimento profondo di Marco Pannella. Era nato un rapporto di collaborazione molto serrato; molte volte si discuteva, perché non si conveniva sulle tesi, ma era una grande persona e lo ricordo spesso, soprattutto nel metodo, nella tenacia, nella generosità con il quale serviva il suo pensiero e cercava di farlo valere. Ho sentito il collega che ha letto quel passaggio: Marco Pannella aborriva questi comportamenti prevaricatori e ha reagito nella giusta maniera, perché era un profondo democratico. Era una persona che ha dato un contributo notevole, non perché le idee fossero giuste, ma perché le ha portate a confronto con gli altri; a volte, quando erano giuste, hanno prevalso, qualche volta non le ho condivise, anche se hanno prevalso, tante volte no. Ma questa è la democrazia ed è quello che lui ha cercato di incarnare nella maniera più piena e forse dovrebbe essere proprio da monito, da insegnamento a questa classe dirigente che, molte volte, in questa strada, in questa direzione, dimostra di difettare alquanto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ci uniamo anche noi al ricordo di Marco Pannella, con il quale, nella nostra storia politica, abbiamo condiviso poco temporalmente. La morte è avvenuta cinque anni fa e, chiaramente, non ci ha fatto condividere un percorso lungo con questo personaggio che tutti abbiamo visto come straordinario nella politica italiana. Il ricordo di Pannella - questo credo sia uno dei suoi più grandi meriti, oltre alla personalità così forte, così dirompente - va sempre sui temi di cui poi ha parlato Pannella. Pannella ha sempre messo al centro della politica le tematiche, le grandi battaglie, assecondando, vedendo, percependo un cambiamento della società, stando sempre un passo avanti rispetto alla politica istituzionale del tempo, nelle grandi battaglie referendarie degli anni settanta, in tutte le battaglie che sono arrivate fino agli anni ottanta e novanta.

Abbiamo sempre visto una persona che metteva al centro i temi e credeva nella qualità, nella capacità delle persone, della popolazione, di saper scegliere. Credeva nel dibattito pubblico, perché credere nel referendum e nelle consultazioni dei cittadini non è delegare una scelta, ma è accrescere il dibattito pubblico su un tema; e per la politica e per la società avere una collettività che sia maggiormente consapevole di un tema - che si parli di aborto, di divorzio, di mille tematiche che possiamo elencare - è sempre un bene. Questo credo sia stato uno dei grandi lasciti che ci ha lasciato in eredità un personaggio straordinario come Marco Pannella (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Abbiamo esaurito la fase degli interventi che abbiamo inaugurato con l'intervento del deputato Giachetti.

Ha chiesto di parlare sempre sull'ordine dei lavori il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Sì, la ringrazio Presidente, intervengo per qualche minuto, per ricordare, qui in Aula, Alessandro Talotti, che è stato ed è sicuramente il più grande saltatore italiano, olimpionico ad Atene 2004, olimpionico a Pechino 2008. Nel 2005, a Glasgow, entrò nella storia e nella leggenda del nostro sport, stabilendo il record di salto in alto, 2,32, record italiano che resistette per molto tempo. Alessandro Talotti, friulano, è morto, Presidente, a Udine, qualche giorno fa. È morto a 40 anni, vittima, purtroppo, di una malattia, di un tumore raro. Lascia Silvia, campionessa di pattinaggio, e lascia, anche e soprattutto, oltre alla sua famiglia, il figlio Elio, nato da qualche mese (se non ricordo male, il figlio ha poco meno o poco più di un anno di vita). Ecco, Presidente, ritengo sia giusto ricordare, in quest'Aula, un grandissimo campione che ha portato lustro a tutto lo sport italiano, ma soprattutto, Presidente, un campione nella vita: non si è mai vista una fotografia, anche purtroppo recente, di Alessandro Tolotti che non fosse una fotografia con il sorriso. Ha affrontato la sua malattia, ha affrontato l'asticella più importante e più difficile della sua vita con il sorriso e con la consapevolezza di aver fatto tutto nelle sue possibilità per vivere bene, per far vivere bene la sua famiglia, per recare onore eterno allo sport italiano. Ci uniamo chiaramente come gruppo politico, ma sicuramente anche come Aula della Camera dei deputati al cordoglio della famiglia, al cordoglio della moglie e auguriamo al figlio Elio - e sicuramente lo farà - di ricordare, nei prossimi anni, il papà come un grande campione di sport e un grande campione della vita (Applausi).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 18 maggio 2021, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali): “Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2021, n. 65, recante misure urgenti relativi all'emergenza epidemiologica da COVID-19” (3119) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Salute, la Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, la Ministra della Giustizia e il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per la predisposizione di un piano di vaccinazione dei minori contro il virus COVID-19 – n. 3-02278)

PRESIDENTE. Il deputato Provenza ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02278 (Vedi l'allegato A).

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, l'Agenzia europea del farmaco, a breve, dovrebbe esprimersi sulle vaccinazioni anche per i minori nella fascia di età tra i 12 e i 15 anni. In quel caso, tutti gli Stati europei potranno attivarsi per l'estensione del piano vaccinale anche per i più giovani. Il tema è molto complesso e richiede, dal nostro punto di vista, una programmazione attenta, un'informazione corretta. Per questo motivo le chiediamo, Ministro, quali siano le azioni che intende intraprendere proprio per assicurare un piano vaccinale che sia il più possibile adeguato alla vaccinazione sui minori, con delle tutele specifiche, in particolare, per i più fragili, anche per garantire un avvio ordinato del nuovo anno scolastico, mettendo a disposizione dei genitori tutte le informazioni possibili per arrivare a un consenso che sia consapevole e informato.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti per aver posto all'attenzione dell'Aula un tema che è di particolare attenzione e molto delicato, ovvero l'estensione delle vaccinazioni e della campagna di vaccinazione alle fasce più giovani. Come è noto, i vaccini oggi approvati da EMA e da AIFA hanno una limitazione anagrafica; solo il vaccino Pfizer è utilizzabile dai 16 anni, mentre tutti gli altri vaccini sono invece utilizzabili soltanto a partire dai 18 anni. Ad oggi, come è noto, a quasi un terzo degli italiani è stata somministrata una prima dose e questo è un dato importante, positivo e incoraggiante; in tutto, siamo arrivati a 28 milioni e mezzo circa di dosi somministrate. Come è altresì noto, nel nostro piano abbiamo protetto, in primis, le fasce più deboli, i fragili, gli anziani, ovvero le persone che incontrando il virus potevano avere un rischio più alto. Oggi si pone, io penso con grande attualità, il tema di andare anche alle altre generazioni. Nella fase che arriva abbiamo circa 20 milioni di dosi che saranno a disposizione del nostro Paese per il mese di giugno e questo ci può consentire senz'altro di estendere le vaccinazioni ad altre generazioni. Il nostro auspicio e anche le informazioni di cui siamo in possesso ci portano a ritenere che il 28 maggio EMA possa dare l'ok a Pfizer anche per la fascia di età 12-15 anni. Questo sarebbe un fatto molto importante che ci consentirebbe, così come già avvenuto negli Stati Uniti d'America, di allargare ad altre fasce di età la nostra campagna di vaccinazione. Ci sono, tra l'altro, studi in corso anche per fasce generazionali ancora più giovani. Come la vostra interrogazione evidenzia, la vaccinazione per le fasce più giovani è altamente strategica e noi la riteniamo essenziale, soprattutto in vista della ripresa del prossimo anno scolastico. Il Governo è al lavoro con il commissario straordinario per costruire un adeguamento del piano a questa disposizione, che ci aspettiamo per la fine del mese da EMA, che ci metta anche nelle condizioni di costruire un'informazione e una comunicazione che renda consapevoli le persone di un elemento che, ormai, penso sia di dominio comune nel nostro Paese, cioè che la campagna di vaccinazione è l'arma più rilevante di cui disponiamo per chiudere definitivamente questa stagione così difficile.

PRESIDENTE. Il deputato Provenza ha facoltà di replicare.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, dalle sue parole mi sento di confermare che c'è proprio questa necessità che ci sia un'informazione puntuale, corretta e molto attenta su questi temi, per evitare situazioni di confusione, come per esempio nel caso della sospensione del vaccino AstraZeneca; probabilmente, queste condizioni rischiano infatti di compromettere irrimediabilmente la campagna vaccinale. Anche sulle evidenze scientifiche bisogna usare una parola chiara, bisogna evitare informazioni che siano confuse, che siano contrastanti, che addirittura possono ingenerare ulteriormente sfiducia o disorientamento tra i cittadini. Quindi, è indispensabile, come lei ha confermato, anche citando altri Paesi, che i dati scientifici siano validati - gli enti regolatori esistono per questo - e, soprattutto in questo caso, i profili di sicurezza, i profili di efficacia, in particolar modo in questa fascia di età, è giusto che siano attenzionati anche rispettando i principi di precauzione. Noi sappiamo che il virus è cambiato e non è più lo stesso. Cambiando il genoma c'è un aumento della diversità e questo richiede ancora un livello di attenzione. Da questo punto di vista, come MoVimento 5 Stelle possiamo dire che noi abbiamo mantenuto delle linee guida nell'affrontare questa situazione pandemica, improntate alla ragionevolezza e alla gradualità. Su questi temi - dobbiamo dirlo, Ministro - noi non abbiamo avuto oscillazioni umorali, non abbiamo soffiato sul fuoco del disagio del nostro Paese, non siamo andati alla ricerca ossessiva del consenso ad ogni costo. Questa traiettoria di coerenza e di prudenza la rivendichiamo e pensiamo che dobbiamo continuare, non solo oggi ma anche nei prossimi mesi, con questo atteggiamento. È in questa fase, nella fase pandemica, che si programma la fase endemica, cioè quella rispetto alla quale noi dobbiamo trovarci pronti, in quanto è la fase nella quale il virus, seppure a bassa intensità, continuerà a circolare.

Mi sento di chiudere, Presidente, con un appello alle regioni, ancora una volta, dicendo che non ci si salva da soli. Seguiamo insieme il piano vaccinale perché, in questo modo, saremo nelle condizioni di tutelare soprattutto i più fragili e anche le persone che superano le fasce di età più avanzate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Iniziative, anche in sede di Conferenza Stato-regioni, volte a destinare risorse adeguate per i progetti relativi a Roma Capitale nell'ambito dell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza – n. 3-02279)

PRESIDENTE. La deputata Calabria ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02279 (Vedi l'allegato A).

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e signor ministro, il testo del PNRR, approvato dal Governo, riserva a Roma una attenzione del tutto inadeguata rispetto al ruolo centrale e fondamentale che Roma riveste per la Nazione. Le risorse sono poche e sono per lo più polverizzate in una serie di interventi settoriali: penso ai 300 milioni per raddoppiare gli studios di Cinecittà e ai 500 milioni per il progetto Caput mundi e alle zero risorse nel fondo complementare del PNRR. È chiaro ed evidente che l'assenza di Roma dall'orizzonte del PNRR la escluderebbe dalla più grande opportunità di rilancio mai conosciuta dal secondo dopoguerra. È chiaro altresì che questo è un processo che deve andare di pari passo complementariamente al dibattito, molto importante, che si sta svolgendo in Commissione affari costituzionali - nella quale, tra l'altro, io sono relatore della proposta di legge di riforma costituzionale - per conferire a Roma poteri speciali.

Chiedo dunque al Governo quali iniziative intenda adottare affinché alla capitale d'Italia vengano destinate risorse adeguate, anche tramite l'istituzione di un tavolo tematico-tecnico presso la Conferenza Stato-regioni, per garantire il pieno coinvolgimento della città nella fase di attuazione del Piano.

PRESIDENTE. La Ministra per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

MARIASTELLA GELMINI, Ministra per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. L'onorevole Calabria pone questioni condivisibili sulla centralità dello sviluppo della città di Roma, con riferimento alla riqualificazione urbana, alle periferie, alle infrastrutture, al sistema del turismo e anche della cultura, senza dimenticare l'adeguamento dei servizi di area vasta, come rifiuti e viabilità. Il Governo, quindi, condivide l'urgenza di interventi per Roma a partire dal tema dei finanziamenti, perché è di tutta evidenza che la capitale svolge funzioni di interesse nazionale e rappresenta anche una cartina di tornasole dello stato di salute dello Stato.

Senza considerare le tante specificità e il suo essere un unicum nel panorama mondiale non solo per l'immenso patrimonio storico e culturale, ma anche per il suo essere la culla del cattolicesimo, caratteristica quest'ultima che assume ancora una maggiore rilevanza per l'appuntamento del Giubileo del 2025.

Con riferimento al tema dei finanziamenti e, in particolare, al Piano nazionale di ripresa e resilienza, è necessario precisare che, all'interno del Piano, sono indicate priorità trasversali, missioni e componenti che possono e debbono essere declinate in sede attuativa, in maniera da intercettare le esigenze della città. Le sei Missioni del PNRR - la transizione ecologica, le infrastrutture, la salute, la digitalizzazione, l'istruzione e la formazione, l'equità di genere e territoriale - investiranno anche la capitale e sarà cura del Dipartimento per gli affari regionali, dell'intero Governo, assicurare che i benefici del Piano si riflettano anche su Roma.

Per quanto riguarda il tema della governance non è, anche questo, un tema sottovalutato dal Governo. La città non gode di poteri adeguati al ruolo che deve rivestire. Nei principali Stati europei e, in generale, negli Stati federali e regionali, alla capitale sono attribuiti poteri e condizioni di autonomia speciali; è arrivato il momento di riconoscerli anche a Roma, come avviene a Berlino, a Washington, a Madrid, a Vienna, a Bruxelles. In questa prospettiva, è stata istituita, presso il Ministero per gli Affari regionali, una commissione di studio per analizzare gli scenari di riforma dell'ordinamento di Roma capitale, a partire dall'imponente e qualificata attività svolta dalle Camere. Il lavoro della commissione, coordinata dal professor Francesco Saverio Marini e di cui fanno parte eminenti studiosi, non intende in alcun modo sostituire l'attività parlamentare, anzi, aspira ad affiancarla in uno spirito di leale collaborazione e di velocizzazione e fluidificazione del rapporto con il Governo. Il primo atto della commissione appena istituita sarà quello di stabilire un canale di contatto e di interlocuzione con il Parlamento, con la regione Lazio e con il comune di Roma. Questo disegno riformatore potrà dispiegare i suoi effetti ed assicurare alla capitale le idonee risorse, grazie anche alla natura di questo Esecutivo e alla sua determinazione nel perseguire la massima collaborazione e concordia con tutti i livelli istituzionali, anche attraverso quella commissione che lei auspica. Da parte del Governo e mia personale, assicuro la massima disponibilità, anche e, soprattutto, nei confronti del Parlamento e del lavoro che sta sviluppando la I Commissione di questa Camera sul tema.

PRESIDENTE. La deputata Calabria ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, onorevole Ministro, grazie per l'attenzione e la concretezza che ha voluto dedicare al futuro della capitale, con la consapevolezza che, se non riparte la capitale, non riparte l'Italia. Ora o mai più, serve visione, serve ambizione, è una sfida questa che dobbiamo progettare insieme per vincerla insieme. È chiaro che lo Stato tutto ne guadagnerà, perché non è più rinviabile, è improcrastinabile dotare Roma dei poteri, ma, soprattutto, delle risorse necessarie ad allinearla ad un modello di governance che sia davvero adeguato alla sua peculiarità demografica, politica, economica e sociale. Un nuovo inquadramento costituzionale che consenta davvero alla capitale di contare su un'ampia autonomia statutaria, legislativa, finanziaria e organizzativa, conferendole quello status, a cui lei stessa faceva riferimento, delle altre capitali europee ed è una condizione necessaria per conferirle attrattività per gli investimenti e maggiore competitività. Quindi, una capitale con le sue specificità richiede poteri speciali, una vera capitale a servizio della propria Nazione. Investire oggi in urbanistica, in infrastrutture, in un piano serio di gestione dei rifiuti, nel trasporto pubblico locale, nella rigenerazione urbana, in un piano vero di transizione digitale, di transizione ecologica, puntare sull'efficienza energetica, sulle rinnovabili, sull'economia circolare: questi sono degli aspetti indifferibili e quest'anno, che ricorrono i centocinquanta anni della costituzione di Roma Capitale, onorevole Ministro, colleghi, dobbiamo davvero impegnarci di più. Anche lei, Ministro, ha fatto parte di un Governo, il Governo Berlusconi, che con la legge n. 42 del 2009 per primo si è interessato all'ordinamento istituzionale di Roma. Ecco, diamo attuazione a quella legge, diamole finalmente attuazione, anche in ossequio a quell'effigie, simbolo di Roma, che è Senatus Populusque Romanus, che significa un po' quel nodo di sinergia e di fiducia che unisce governanti e governati, cittadini e istituzioni. Quel filo, quel nodo si è spezzato: lavoriamo insieme affinché si ripristini quella fiducia necessaria per una governance, per un'amministrazione futura e degna della capitale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per assicurare il riconoscimento dell'assegno unico di cui alla legge n. 46 del 2021 anche con riferimento ai figli in affidamento – n. 3-02282)

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02282 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ministro, l'istituzione dell'assegno unico universale è avvenuto per legge n. 46 il mese scorso. Nei suoi principi e criteri direttivi di delega non vengono espressamente citati, tra i destinatari, i figli dati in affidamento. La mancanza di questo esplicito riferimento ha suscitato dei timori, anche se noi sappiamo che i minori affidati sono espressamente ricompresi nel nucleo familiare secondo tutta la nostra normativa. Pertanto, io sono qui a chiederle se non ritenga di intervenire al fine di assicurare che venga chiarito espressamente l'inserimento, tra i soggetti destinatari dell'assegno unico, anche i figli dati in affidamento.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, signor Presidente. L'onorevole interrogante pone un quesito in ordine all'ambito applicativo della legge sull'assegno unico familiare e, in particolare, relativamente alla necessità di chiarire che, tra i soggetti destinatari dell'assegno, ci siano anche i figli dati in affidamento. Premesso che la questione involge profili di espressa competenza del Ministero con delega per la famiglia, occorre ribadire, però, l'ormai consolidato orientamento secondo cui il soggetto affidato ad una famiglia debba godere dello stesso trattamento, quanto alle prestazioni assistenziali, di quello che riceverebbe nella famiglia di origine. Presupposto dell'affidamento è la temporanea privazione di un ambiente familiare idoneo e l'istituto pone come azione di sostegno ed aiuto alla famiglia di origine, che trova garanzia nell'articolo 30 della Costituzione, il dovere e il diritto dei genitori a mantenere, istruire ed educare i figli e, nei casi di incapacità dei genitori, la legge, appunto, provvede a che siano assolti i loro compiti.

La legge n. 149 del 2001, che reca la disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori, stabilisce che l'affidatario deve accogliere presso di sé il minore e provvedere al mantenimento e alla sua educazione ed istruzione, tenendo conto delle indicazioni dei genitori e della autorità affidante. Le linee di indirizzo per l'affidamento familiare del 2013 del Ministero del Lavoro evidenziano che: L'affidamento familiare è una forma di intervento ampio e duttile, che consiste nell'aiutare la famiglia ad attraversare un periodo difficile prendendosi cura dei suoi figli attraverso un insieme di accordi collaborativi tra famiglie affidatarie e i diversi soggetti che nel territorio si occupano della cura e della protezione dei bambini e del sostegno alla famiglia. Generalmente, è un intervento di breve e medio periodo rivolto, soprattutto, a famiglie in particolare difficoltà nella cura e nell'educazione dei figli. Si evidenzia così che alle stesse famiglie, nel caso di affido temporaneo, è riconosciuto un contributo mensile a titolo di rimborso spese per il mantenimento del bambino, definito con delibera comunale. Nel caso, invece, di affidamento preadottivo, sono riconosciute le misure economiche di natura strutturale, cioè il bonus natalità, il bonus nido, il bonus babysitting, il premio alla nascita. Date queste premesse, ritengo che il quesito posto dall'onorevole interrogante meriti certamente un approfondimento tecnico, che potrà essere valutato in sede di predisposizione dei decreti delegati, al fine di chiarire eventuali dubbi interpretativi sull'applicazione delle norme e definire, ove necessario, il diritto del minore affidato, in quanto appartenente al nucleo familiare, al beneficio economico dell'assegno unico.

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Rossini ha facoltà di replicare, per due minuti.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Ministro. Diciamo che una delle finalità dell'assegno unico universale è proprio quella di sostenere la genitorialità e l'istituto dell'affido entra in campo, nel nostro Paese, proprio su questo punto. C'è da ricordare che l'affido si auspica che sia un periodo temporaneo, vi sono però molti casi dopo il secondo anno e, dai dati, noi vediamo il numero - sono quasi 16 mila i bambini in affido nel nostro Paese - dato anche da abbandoni spontanei e poi da famiglie che, per vari motivi, non solo di salute, ma per dipendenze, non riescono ad occuparsi del minore. Pertanto, credo che questo tema meriterà un approfondimento, perché è difficile immaginare la provvisorietà di un sostegno alle famiglie affidatarie, che necessitano di un sostegno, sia nella prima parte, quella di preparazione all'accoglienza del minore, ma poi non possono essere lasciate sole. Pertanto, ringrazio e seguiremo la questione.

(Iniziative finalizzate a disciplinare la materia della rappresentatività sindacale - n. 3-02283)

PRESIDENTE. Il deputato Guglielmo Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02283 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi ci rendiamo conto che nelle prossime settimane verranno a scadenza problemi molto complicati, spesso anche drammatici, della condizione sociale del Paese, penso, in modo particolare, alla questione del blocco dei licenziamenti e al modo di superarlo, alla questione degli ammortizzatori sociali in senso universale, oppure, ancora, alla questione della pensione, perché con la fine di “quota 100”, a fine anno, si apre un problema sociale se non si trova una soluzione; oppure, infine, al tema grande degli infortuni sul lavoro, che, come avevamo indicato anche in questi ultimi giorni, continua ad essere un tema importantissimo e centrale. Detto questo, però, la questione di una legge leggera sulla rappresentanza, a nostro avviso, non perde il suo ruolo e la sua centralità ed è uno snodo importante per tante altre cose di cui poi dirò. Per questo vorrei chiedere al Ministro di sapere, intanto, che cosa lui ritiene di questo e a che punto stanno i rapporti con le parti sociali su questo tema.

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Vorrei ringraziare gli onorevoli Epifani e Fornaro per il quesito che è stato sollevato, sul tema della rappresentatività sindacale. Credo che sia una questione di primaria importanza, in particolar modo nel momento attuale. Infatti, la pandemia ha duramente colpito l'economia europea e risulta assolutamente essenziale assicurare salari adeguati e garantire un equilibrato e corretto svolgimento del confronto con le parti sociali, a tutela dei lavoratori e delle imprese, che deve essere in grado di dare certezze non solo riguardo ai soggetti, ai livelli, ai tempi e ai contenuti della contrattazione collettiva, ma anche all'affidabilità e al rispetto delle regole stabilite.

Il tema è ancora più urgente in relazione ai nuovi lavori che emergono dallo sviluppo dell'economia digitale. L'occasione per affrontare il tema posto deriva, in particolare, da un'iniziativa legislativa della Commissione europea: la proposta di direttiva sui salari minimi adeguati, attualmente in discussione in seno al gruppo questioni sociali del Consiglio europeo, stabilisce che vi sia obbligo di introdurre, per via legislativa, un salario minimo in quei Paesi dove la fissazione dei salari venga assicurata dalla contrattazione collettiva. Per questi Paesi il testo sottolinea, con forza, la necessità di rafforzare la contrattazione collettiva e di favorire una negoziazione salariale costruttiva e informata tra le parti sociali. Per raggiungere questi obiettivi, la proposta di direttiva stabilisce che, in quei Paesi dove la copertura della contrattazione collettiva sia inferiore al 70 per cento, si debba introdurre un piano d'azione per promuovere la contrattazione collettiva, che includa un quadro di condizioni abilitanti definito per legge, dopo una consultazione con le parti sociali o in accordo con le stesse. In questa prospettiva, diventa necessario dotarsi di un sistema di misurazione e di monitoraggio della rappresentatività, anche al fine di contrastare il cosiddetto fenomeno dei contratti pirata, accordi penalizzanti per i lavoratori e per le aziende sane, che rischiano di comprimere diritti e tutele per i lavoratori e distorcere la concorrenza tra le aziende. Ci sono, quindi, le condizioni per avviare un percorso che conduca a una definizione di criteri certi e trasparenti per misurare la rappresentatività sindacale e di categoria. Diciamo ancora una cosa in più: c'è la necessità di farlo, anche per non arrivare con il fiatone a questo passaggio.

Lei ha chiesto qual è la posizione delle parti sociali e credo che quella sia abbastanza nota, e anche l'articolazione di queste posizioni, anche nel mondo sindacale; però, a questo punto, questo passaggio è un passaggio che diventa ineludibile. Da questo punto di vista, credo che sia forte questa esigenza e che nei prossimi mesi avremo anche l'occasione, nel confronto naturalmente con le parti sociali, di definire criteri univoci di rappresentatività delle parti della contrattazione e di rafforzare l'efficacia dei contratti, a partire dall'importante lavoro che sta portando avanti il CNEL e che sarà di estrema importanza per il Governo e per il legislatore.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Epifani, per due minuti.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Sì, sono soddisfatto, signor Ministro, della sua risposta, perché lei coglie il tema essenziale. Dicevo che apparentemente sembra un tema di secondo ordine, in realtà non è così, perché, attraverso una contrattazione collettiva fatta dalle parti che rappresentano la maggioranza delle imprese e la maggioranza dei lavoratori, noi diamo certezze a tutti, diamo certezze alla concorrenza tra imprese ed evitiamo, come è stato detto, i contratti pirata; pensate soltanto che i contratti nazionali, attraverso i contratti pirata, sono passati, in qualche anno, da 400 a 700. Noi non possiamo andare avanti con una contrattazione che è fatta a dumping sociale, cioè solo a far scendere le tutele e i diritti. Ed è importante anche perché la questione del salario minimo, quello su cui, a livello europeo, si sta lavorando, si può risolvere o meno se risolviamo questo problema, perché il salario minimo non è tutto il costo del lavoro, perché il diritto all'orario, il diritto alle ferie, il diritto alla formazione, il diritto alla sicurezza, il diritto ai diritti sociali, sono costi e quindi vanno contemperati; e per contemperarli ci vuole una sede regolatoria certa e definita, dove per tutti sono chiare le regole del gioco. In questo modo, semplice, noi facciamo il bene dei lavoratori, il bene delle imprese e mettiamo un mattone alla democrazia sostanziale del Paese.

(Intendimenti del Governo in merito alla revisione della normativa in tema di requisiti per il collocamento in quiescenza, in vista della cessazione del periodo di operatività del regime di accesso anticipato alla pensione noto come «quota 100» - n. 3-02284)

PRESIDENTE. La deputata Carmela Bucalo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02284 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria, per un minuto.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il prossimo 31 dicembre scade il sistema pensionistico anticipato, meglio conosciuto come “quota 100”, che prevede di andare in pensione a 62 anni, con una contribuzione minima di 38 anni. E in vista proprio di questa scadenza, oggi Fratelli d'Italia le chiede come sarà gestito il prossimo sistema pensionistico. In una bozza del PNRR si prevedeva il ritorno alla legge Fornero, quindi l'età pensionabile a 67 anni, mentre il presidente dell'INPS, Tridico, avanza un'ipotesi, cioè quella di liquidare la pensione in due tranche: a 62 anni la quota contributiva e a 67 anni quella retributiva; ipotesi che è stata prontamente rigettata da tutte le organizzazioni sindacali. Inoltre, le ricordo, signor Ministro, la questione, annosa, delle generazioni più giovani, soggette al sistema contributivo; purtroppo, spesso, questi contributi non vengono versati in modo regolare proprio a causa dei cambi di impiego (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti per questo quesito. Le commissioni di studio che sono state istituite presso il Ministero del Lavoro, la commissione sulla classificazione e comparazione a livello europeo e internazionale della spesa pubblica e la commissione sulla gravosità dell'occupazione, all'interno delle quali vi sono i rappresentanti delle parti sociali e anche degli altri Ministeri coinvolti, dopo la riattivazione, stanno proseguendo nell'approfondimento tecnico sulla gestione del passaggio che è stato richiamato.

All'esito di questo imprescindibile lavoro di approfondimento avremo gli elementi per valutare correttamente il peso e la composizione della spesa pensionistica e assistenziale, presente e futura, quindi anche la questione che riguarda le nuove generazioni, per supportare congruamente le politiche pubbliche di sicurezza sociale. L'orizzonte temporale rimane quello di questo mese di maggio per concludere questa fase e poi attivare un confronto con le parti sociali e con gli altri Ministeri interessati e in sede collegiale di Governo, allo scopo di individuare i percorsi più adeguati e con i principi di condivisione per intervenire sul sistema pensionistico. Oggi, dopo avere impostato il lavoro di riforma degli ammortizzatori sociali e quello sulle politiche attive per il lavoro, possiamo dire, quindi, che ci sono le condizioni per aprire un confronto sul tema della previdenza. Credo che le proposte di intervento, che saranno prossimamente individuate e condivise, non possano essere più di carattere sperimentale e transitorio, ma dovranno essere orientate in termini di sostenibilità ed equità e di una prospettiva di lungo periodo; quindi, dovranno avere un carattere strutturale. A mio avviso, una riforma del sistema pensionistico dotata di organicità e di visione prospettica dovrebbe muoversi tra equità intergenerazionale, sostenibilità finanziaria e adeguatezza delle prestazioni e dovrà inevitabilmente misurarsi con i mutamenti socioeconomici che si sono venuti a determinare in ragione della sfida demografica e anche delle conseguenze dell'impatto sul mercato del lavoro della pandemia. Dovremo certamente tener conto di fattori condizionanti: l'andamento demografico, appunto, quello del mercato del lavoro con sempre più lavoratori precari ed anziani, il patto tra le generazioni su cui si fonda il sistema a ripartizione e, nell'immediato, l'incertezza del mercato del lavoro post COVID e la necessità di sostenere la ripresa economica. Intanto i contratti di solidarietà e i contratti di espansione, che saranno con ogni probabilità contenuti nel decreto-legge “Sostegni 2”, possono rappresentare un'importante anticipazione di questo spirito in riferimento a forme di flessibilità sul fronte previdenziale, e sarà anche interessante valutarne gli effetti in riferimento alla loro applicazione. È in questo contesto che, accanto alla necessaria flessibilità per alcune platee di lavoratori svantaggiati nel mercato del lavoro, occorre certamente affrontare la questione delle ricadute previdenziali della precarietà stessa che penalizza oggi le giovani generazioni.

PRESIDENTE. Il deputato Rizzetto ha facoltà di replicare.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente Fico. Buongiorno, Ministro Orlando. Secondo me, Ministro, non ci siamo: non ci siamo perché la sua risposta denota il fatto che questa maggioranza, divisa anche sotto questo punto di vista, non ha evidentemente idea di quello che sarà il dopo ottobre, con lo sblocco dei licenziamenti; non ha idea di quello che sarà dal 1° di gennaio del prossimo anno rispetto alle pensioni. Ministro, Quota 100, seppur non una panacea di tutti i mali, evidentemente, però era una possibilità. Termina la fase sperimentale e, guarda caso, Presidente, dal 1° di gennaio del prossimo anno potremo trovarci, come lei sa, Ministro, anche degli esodati di Quota 100 sulla base dello scalone, come lei ricorda meglio di me. Vogliamo rifare un'altra lotteria delle salvaguardie come quella di quella famosa riforma strutturale che si chiamava legge Fornero, che dopo ha dovuto essere, in via di definizione, evidentemente cambiata con - lo rinnovo - la lotteria delle salvaguardie? Per quanto ci riguarda no, grazie. Fratelli d'Italia ha fatto il suo ruolo, sta svolgendo il suo ruolo anche e soprattutto in Commissione lavoro. Noi, Ministro, saremmo ad esempio per un'opzione donna strutturale ed estesa, saremmo ad esempio per un'Ape sociale che possa essere considerata tale e strutturale nel tempo, però mi pare che la sua maggioranza non sia esattamente granitica rispetto a queste posizioni. Saremmo, Ministro e Presidente, su una Quota 41 che, secondo alcuni della sua maggioranza, è un anticipo pensionistico, e invece noi riteniamo che un lavoratore oggi, dopo 41 anni di lavoro, di contributi e di sudore, debba andare in pensione senza richiedere un anticipo pensionistico. Il contratto di espansione che lei citava - lo ricorderà - riguardava le aziende con almeno 250 dipendenti; oggi, molto probabilmente, con il “Sostegni-bis”, attorno ai 100 dipendenti. E tutti gli altri cosa facciamo, li mandiamo in pensione a 67 anni, creiamo delle fasce di lavoratori diversi da azienda in azienda? Poche idee, ma confuse. Una maggioranza spaccata, purtroppo, anche sotto questo punto di vista, in un momento in cui, Ministro, al contrario, i nostri concittadini avrebbero bisogno di risposte concrete non fra cinque anni, ma già da ottobre/gennaio del prossimo anno. Così non ci siamo, dovrete secondo me darvi una regolata perché entro l'estate esigiamo delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in merito alle iniziative finalizzate alla riforma della magistratura onoraria – n. 3-02280)

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02280 (Vedi l'allegato A).

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie Presidente, grazie Ministro. È nota l'urgenza di una riforma della magistratura onoraria che accolga alcune giustificate, legittime richieste della categoria, che ha mosso critiche condivisibili alla cosiddetta riforma Orlando, che entrerà in vigore il prossimo agosto. Sono professionisti che si fanno carico di amministrare circa il 60 per cento della giustizia di primo grado e sono una componente imprescindibile della riforma più complessiva del sistema giustizia del Paese. La categoria denuncia la totale assenza delle tutele economiche, previdenziali e assistenziali previste dalla Costituzione: parliamo di diritto alle ferie, alla malattia, alla maternità, al TFR, a un trattamento economico equivalente a lavoratori che svolgono funzioni analoghe. Non si può che apprezzare l'istituzione da parte di lei, Ministro, di una commissione con il compito di definire in tempi rapidi proposte che modifichino l'attuale normativa. Chiediamo quali siano le indicazioni impartite, Ministro, alla commissione, inclusa l'ipotesi del regime transitorio, e i tempi previsti per l'emanazione della riforma.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole Morrone e agli altri per questa interrogazione. La questione della magistratura onoraria è uno dei temi al centro della mia attenzione sin dalle linee programmatiche della giustizia esposte qui in Parlamento. È una questione complessa, che ha bisogno, auspicabilmente, di soluzioni durature; per questo è stata istituita la commissione. Ci sono vari elementi di complessità di cui occorre tener conto: da un lato, la reiterata proroga degli incarichi dei magistrati onorari in servizio, diverse fonti normative che fino alla legge Orlando hanno regolato i regimi indennitari di figure diverse, giudici di pace, viceprocuratori onorari, giudici onorari di tribunale, oggi confluiti tutti nel giudice onorario di pace. Più recentemente anche alcuni elementi problematici sollevati da interventi della Corte di giustizia dell'Unione europea e della Corte Costituzionale. Questa è la ragione per cui, tenendo ben presenti le scadenze, che lei ha ricordato, del regime transitorio dettato dal decreto legislativo n. 116 del 2017, ho costituito una commissione presieduta da Claudio Castelli, presidente della corte d'appello di Brescia, e composta da studiosi di diversa estrazione, ma anche dalle diverse categorie della magistratura onoraria, da esponenti dell'avvocatura e della magistratura ordinaria, che dovrà formulare proposte entro il 25 di giugno, proprio per tenere in mente l'orizzonte temporale che lei ricordava. Il compito che è stato affidato a questa commissione è duplice, perché, da un lato, occorre affrontare tutto il tema delle tutele che lei ha ricordato, economiche, previdenziali e assistenziali, espresse dai magistrati onorari di lungo corso, ma c'è anche un altro tema, che è quello di mettere a punto il ruolo, le funzioni e i compiti della magistratura onoraria. Quindi, la commissione dovrà nell'immediato occuparsi del regime transitorio e poi valutare anche delle proposte a regime, ovviamente tutto questo nella cornice dettata, in particolare, da un intervento della Corte di giustizia dell'Unione europea che ha incluso la categoria dei magistrati onorari nella nozione di lavoratori ai sensi della direttiva, e però, allo stesso tempo, ha rimesso all'ordinamento nazionale italiano, ai giudici interni il compito di valutare la possibilità di comparare, equiparandola o distinguendola, la posizione del giudice onorario rispetto al magistrato ordinario, indicando una serie di elementi da valutare: le regole di accesso alla magistratura ordinaria, il ruolo attribuito dalla Costituzione alla magistratura ordinaria e a quella onoraria. Finisco subito: volevo solo dire che si è creato un grande contenzioso che ancora non si è assestato a livello giurisprudenziale, per cui su questo sarà necessario poi l'intervento legislativo.

Ci sono altri elementi da tenere presente su cui sorvolo. C'è da tenere nell'orizzonte anche quell'altra sentenza della Corte costituzionale che delimita le possibilità di intervento dei magistrati onorari soprattutto in sede di appello, perciò vi inviterei ad attendere e a pazientare un attimo. Il tema è all'attenzione del Ministero e di questa commissione. Credo che entro la fine di giugno, come ci siamo ripromessi di fare con la commissione, avremmo già una prima risposta, almeno sulle questioni più urgenti per poi elaborare, appunto, un intervento un pochino più organico per affrontare complessivamente i problemi che riguardano i magistrati onorari. Grazie molte dell'interrogazione.

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di replicare per due minuti.

JACOPO MORRONE (LEGA). Ringrazio il Ministro per la risposta, che apre a prospettive positive e apprezzabili. La giustizia rappresenta uno dei punti cruciali per la ripartenza dell'intero Paese: il giusto processo, la riduzione dei tempi dei processi, la riforma della giustizia penale, civile e del CSM sono tutti temi prioritari, a cui io aggiungo la riforma della magistratura onoraria, sulla cui urgenza crediamo non possono esserci perplessità. Nonostante il riconosciuto oggettivo apporto dei magistrati onorari all'amministrazione della giustizia, con particolare riguardo al contrasto dell'arretrato giudiziario, si sono verificati ritardi inaccettabili sul progetto di riforma. Noi della Lega ci siamo battuti e continueremo a farlo per dare risposte a una categoria di professionisti che ha tenuto in piedi il sistema giustizia pur in una situazione di oggettiva precarietà, senza alcuna tutela. Mi riferisco, come già detto, Ministra, a tutele economiche, previdenziali e assistenziali previste dalla Costituzione che valorizzino la professionalità dei magistrati onorari e superino le attuali disparità di trattamento rispetto ai lavoratori comparabili che svolgono funzioni analoghe. Non si tratta di prevedere concessioni o privilegi: si chiede per loro il riconoscimento della malattia, della maternità, della pensione e delle ferie; diritti che devono essere riconosciuti in quanto professionisti indispensabili per la tenuta del sistema della giustizia. Non servono misure palliative, ma certezze; la riforma deve essere complessiva e condivisa; le mezze misure, dopo anni di discussioni, trattative e sentenze a sostegno delle richieste della categoria, sarebbero una presa in giro. Anche i lunghi mesi di crisi sanitaria hanno fatto emergere in modo evidente le criticità denunciate dalla categoria, comprese le difficoltà economiche subite durante il lockdown, ingiustizie che io stesso ho denunciato. A ciò si aggiunge la sentenza pronunciata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea il 16 luglio 2020, che stabilisce alcuni ineludibili principi a tutela dell'attività della magistratura onoraria. Per chiudere, Ministra, per tutte queste ragioni apprezzo la risposta e confido in risultati finalmente positivi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a dare piena attuazione al Trattato di estradizione tra l'Italia e gli Emirati Arabi Uniti, firmato ad Abu Dhabi il 16 settembre 2015 – n. 3-02281)

PRESIDENTE. Il deputato Bazoli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Verini ed altri n. 3-02281 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministra con la legge n. 125 del 2018 è stato approvato il Trattato di estradizione e quello di cooperazione giudiziaria in materia penale con gli Emirati Arabi Uniti. L'autorizzazione del Parlamento alla ratifica del Trattato rappresenta un passo fondamentale per permettere il rientro in Italia di alcuni latitanti, tra cui alcuni già condannati in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa e altri per i quali in Italia è stato già chiesto il rinvio a giudizio per corruzione o altri gravissimi reati.

Il grande impegno del Governo italiano nei confronti della Francia per ottenere l'arresto e l'avvio della procedura di estradizione dei terroristi italiani condannati per delitti commessi nei cosiddetti “anni di piombo”, ha rappresentato un fondamentale passo nella direzione di una cooperazione giudiziaria evoluta, che ci fa confidare anche nella soluzione di questa grave vicenda che vede coinvolti gli Emirati, dove, a dispetto degli eccellenti rapporti esistenti tra i due Paesi, vivono alla luce del sole condannati e ricercati dalla giustizia italiana. Per questo, le chiediamo quali siano le misure che il Governo ha predisposto per dare completa attuazione al Trattato e quali siano i tempi necessari ad assicurare finalmente alla giustizia latitanti condannati per gravissimi reati, che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al traffico internazionale di stupefacenti, alla frode in danno di lavoratori e famiglie.

PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.

MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole. Come lei ha sottolineato, i due accordi bilaterali di estradizione e di assistenza giudiziaria, firmati ad Abu Dhabi nel 2015, sono entrati in vigore nell'aprile 2019; questo è un passo avanti e lo ha sottolineato anche lei. La cooperazione internazionale è un fattore da sviluppare sempre di più e in molteplici direzioni, sia in consessi multilaterali, sia in relazioni bilaterali. È un passo avanti perché ha consentito la riproposizione di alcune delle domande di estradizione in precedenza respinte dagli Emirati Arabi Uniti; deve tuttavia osservarsi che è davvero un piccolo passo fino adesso. Le domande non hanno ricevuto riscontri da parte delle autorità richieste, nonostante siano stati periodicamente compiuti solleciti da parte del Ministero. Notevoli difficoltà sono state incontrate pure con riferimento alle domande di consegna di latitanti a cui si sono riferiti i fatti di criminalità organizzata. In un caso recente, che potrebbe considerarsi un po' un elemento esemplificativo del tipo di rapporti e delle difficoltà che si incontrano, le autorità degli Emirati Arabi Uniti hanno eccepito una serie di difetti dal punto di vista formale, per esempio: l'incompletezza della traduzione in arabo della documentazione di estradizione, oppure la mancanza, su una parte di questa documentazione, dell'apposizione di timbri in conformità delle copie originali. A tali eccezioni, peraltro, si è tempestivamente replicato; erano delle formalità che, in realtà, erano state adempiute da parte del Ministero e non vi era stato, poi, più nessun riscontro da parte degli Emirati Arabi Uniti. In via generale, a parte questo episodio che riguarda la traduzione e i timbri, non è infrequente la richiesta, che a noi appare spesso pretestuosa, di informazioni supplementari, di approfondimenti, di dati identificativi ulteriori rispetto a quelli già forniti. L'applicazione concreta, quindi, di questo Trattato di estradizione ha, dunque, fatto emergere notevoli difficoltà riconducibili, forse, ad un atteggiamento non del tutto collaborativo della controparte che, per certi versi, ha continuato a comportarsi come se i rapporti fossero ancora regolati dai principi generali della cortesia internazionale e della reciprocità, ma non in una stretta forma di collaborazione. Per cercare di risolvere tutte queste problematiche, in data 18 novembre del 2020 si è tenuta in videoconferenza, anche grazie all'ausilio fornito dall'ambasciata d'Italia ad Abu Dhabi, un incontro tecnico di verifica dell'andamento della cooperazione giudiziaria bilaterale. Si auspica che l'ampia e approfondita discussione avuta in tale sede possa contribuire a superare il persistente atteggiamento ostruzionistico degli Emirati Arabi e un analogo incontro è previsto per le prossime date del 31 maggio e del 1° giugno, a margine di una preliminare discussione per l'avvio del negoziato per la conclusione di un trattato in materia di trasferimento dei detenuti. Per completezza, noto che ci sono stati degli elementi di collaborazione; sono infatti stati consegnati dalle autorità degli Emirati Arabi soggetti in indagine relative al traffico illecito di sostanze stupefacenti e anche altre fattispecie minori, ma quello a cui lei faceva riferimento, che sono casi gravi relativi alla criminalità organizzata, incontrano maggiori difficoltà, onorevole. Grazie molte.

PRESIDENTE. Il deputato Verini ha facoltà di replicare.

WALTER VERINI (PD). La ringraziamo signora Ministra per questa risposta e per le informazioni che ci ha fornito; tuttavia è evidente che lei ha fatto risaltare anche un problema che attiene alla collaborazione bilaterale nel campo della assistenza giudiziaria. Forse, ciò può chiamare in causa anche più in generale - solo per caso vedo qui il Ministro degli Esteri - i rapporti tra i due Paesi non solo in questo campo. Però - mi permetto - occorre intensificare gli sforzi, perché c'è anche un rischio, cioè non solo che non vengano assicurati alla giustizia autori, condannati, latitanti per quei gravissimi reati, anche associativi, che Alfredo Bazoli ha ricordato nella sua introduzione, ma che addirittura possano scattare perfino le impossibilità di esecuzione della pena per alcuni e questa sarebbe una beffa, insomma.

Infine, signora Ministro, questo è un piccolo tassello, però importante, di un contrasto anche transnazionale alle mafie e alle organizzazioni criminali. L'Italia ha la Presidenza del G20. Nell'ottobre scorso, a Vienna, si tenne un'importante assise internazionale, della quale l'Italia fa parte, che ha rilanciato, a livello generale, globale, tutto il ventaglio di interventi e di strumenti per contrastare il crimine a livello transnazionale, con una risoluzione - lei evidentemente lo sa meglio di me - approvata all'unanimità da 190 Paesi. Questa risoluzione, non per caso, si chiama “risoluzione Falcone”. Ecco, io credo che si possa cogliere questa occasione della Presidenza italiana del G20, per tradurre concretamente in atti e in decisioni operative i contenuti di quella risoluzione. Questo caratterizzerebbe ancora di più il nostro Paese, la cui legislazione antimafia è riconosciuta tra le migliori, come una punta avanzata del contrasto alla criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative in relazione alle criticità connesse all'applicazione delle nuove regole in materia di ingresso di cittadini italiani ed europei nel Regno Unito – n. 3-02285)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Di Maio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ungaro ed altri n. 3-02285 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Onorevole Ministro, sono decine i casi di cittadini europei, molti anche italiani, che nelle ultime settimane sono stati fermati al loro arrivo nel Regno Unito, perché sprovvisti del visto lavorativo, di cui peraltro ancora sono non perfettamente chiarite le modalità di rilascio. Comunque - giova ricordarlo - è possibile soggiornare per motivi di turismo per un periodo fino a 6 mesi. Questi cittadini sono stati collocati in un centro di detenzione, con tanto di sbarre alle finestre, impossibilità di avere contatti con l'esterno; sono stati requisiti loro i cellulari e gli effetti personali, con casi di detenzione che sono arrivati fino a 7 giorni. È vero che il Regno Unito ha scelto di uscire dall'Unione europea, ma è pur vero che sono in vigore un Accordo di recesso e un Accordo sugli scambi commerciali e la cooperazione, che non ci sembrano essere regolarmente rispettati, con questi comportamenti.

Pertanto, con questo quesito, chiediamo a lei e al Governo quali iniziative intendano mettere in essere per far sì che vengano rispettati i diritti dei cittadini europei che si trovano nel Regno Unito e far sì che vengano anche rispettati gli accordi di buon vicinato con l'Italia e con il resto dei Paesi europei (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha facoltà di rispondere.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente, grazie al deputato e al gruppo interrogante. Come è noto, dal 31 gennaio 2020 il Regno Unito ha cessato di far parte dell'Unione europea. Dal 1° gennaio 2021, terminato il periodo di transizione, non si applicano più nel Paese le norme europee sulla libera circolazione delle persone. I cittadini dell'Unione devono pertanto ottenere il visto, prima di fare ingresso nel Regno Unito, per motivi di studio e lavoro e per soggiorni superiori a 180 giorni.

Recentemente si sono verificati circa 30 casi di cittadini europei, non solo italiani, cui le autorità di frontiera britanniche hanno negato l'ingresso per mancanza del visto. Gli interessati sono stati trattenuti in appositi centri in attesa del rimpatrio, che, in alcuni casi, è avvenuto dopo alcuni giorni, a causa della scarsità di voli, con conseguente preoccupazione dei familiari, verso cui va tutta la mia comprensione. Tra questi casi, 12 hanno riguardato nostri connazionali. Tutti sono stati prontamente assistiti dal Consolato generale d'Italia a Londra, che ha interloquito con gli interessati, le loro famiglie e le autorità di frontiera britanniche per accertare, caso per caso, la corretta valutazione della situazione. Anche nel caso della signora Marta Lomartire, citata dall'interrogante, il Consolato generale si è subito attivato, su segnalazione, sabato 17 aprile, dello zio, che l'aveva invitata nel Paese, con una sua lettera. La sede ha mantenuto un costante contatto con la famiglia Lomartire fino al momento del rimpatrio, avvenuto nel pomeriggio di domenica 18 aprile. La nostra Ambasciata a Londra è intervenuta formalmente, con nota verbale e con contatti diretti con il Ministero dell'Interno britannico, per chiedere chiarimenti ed esprimere preoccupazione per il trattamento sproporzionato riservato ai nostri connazionali. Abbiamo anche rappresentato alle autorità britanniche l'opportunità di rafforzare le campagne informative sulla normativa migratoria in vigore dal 1° gennaio 2021. Il sottosegretario agli Esteri Della Vedova ha sollevato la questione nel corso di un incontro alla Farnesina con l'Ambasciatore del Regno Unito e si recherà a Londra, la prossima settimana, per affrontare la questione con il sottosegretario all'Interno, responsabile per l'immigrazione. La delegazione dell'Unione europea a Londra, anche su nostro impulso, è intervenuta presso le autorità britanniche per richiedere un più stretto raccordo fra i cittadini europei interessati e i rispettivi uffici consolari, limitare i tempi di trattenimento e garantire un trattamento adeguato ai fermati. Le autorità britanniche si sono impegnate a facilitare l'esercizio dell'assistenza consolare, a favore dei cittadini europei fermati alla frontiera senza visto, e a considerare la possibilità che, in futuri casi analoghi, possano entrare, su cauzione, in territorio britannico fino all'orario del volo di rimpatrio.

La rete diplomatico-consolare italiana nel Regno Unito è impegnata da tempo in una capillare campagna di informazione sulla nuova normativa per l'ingresso nel Paese dopo la Brexit, anche attraverso il sito www.viaggiaresicuri.it. La campagna è stata recentemente intensificata e rilanciata sui social media, in vista della possibile ripresa dei viaggi internazionali a seguito dell'alleggerimento delle restrizioni agli spostamenti.

PRESIDENTE. Il deputato Ungaro ha facoltà di replicare, per due minuti.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, la detenzione e il sequestro degli effetti personali ai nostri cittadini alla frontiera con il Regno Unito è una misura del tutto inaccettabile, assolutamente una reazione sproporzionata da parte di Londra, che cozza con gli accordi di recesso e di cooperazione futura, sanciti tra l'Unione europea e il Regno Unito.

Chiediamo a lei di esprimere il nostro disappunto al Primo Ministro Johnson e di chiedere chiarimenti, affinché questi accadimenti non avvengano più in futuro. Ma soprattutto, Ministro, le voglio attirare l'attenzione sul fatto che non si tratta di un incidente. Questo non è soltanto un accaduto che possiamo derubricare a un tema semplicemente consolare. In realtà, c'è una vera e propria dimensione politica; se noi uniamo questa vicenda con l'invio di navi da guerra, da parte di Londra, all'Isola di Jersey nell'aumentare di tensione con la Francia o anche al pavoneggiarsi del Primo Ministro Johnson sulla campagna vaccinale contro l'Unione europea, quando invece dovremmo ricordare al Primo Ministro Johnson che non un solo vaccino è arrivato dal Regno Unito in Europa, mentre la maggior parte dei vaccini del Regno Unito sono stati prodotti negli stabilimenti sul continente europeo. Osserviamo, quindi, Ministro, uno stile demagogico e nazionalista da brexiter e populista, da parte di Londra, che non fa bene ai rapporti tra Italia e Regno Unito, tra Regno Unito e Unione Europea. È ovvio che la Brexit è stato un divorzio doloroso, ma legittimo; così hanno voluto i nostri amici britannici, ma questo non vuol dire che possiamo far finta di non conoscerci. È fondamentale, quindi fare queste osservazioni. Questi episodi di maltrattamento dei nostri lavoratori permettono a Johnson di poter dire “prima gli inglesi” e di mantenere quelle promesse di lavoro per i britannici, che avevano, appunto, alimentato la campagna referendaria della Brexit. Ma, in realtà, Ministro, sa qual è la verità? È che il dinamismo di quell'Isola, il dinamismo dell'economia e della società britannica, era dovuto grazie al contributo di tanti cittadini, tanti lavoratori, stranieri, europei e italiani. Quindi, Ministro, glielo dica al Primo Ministro Johnson, che la Brexit è una grande illusione. E nel mentre noi aspettiamo che i nostri amici britannici si ravvedano su questa sbagliata decisione, nei decenni a venire, noi dobbiamo assolutamente difendere i diritti dei nostri cittadini e fare in modo che questo non accada mai più, perché noi, Ministro, siamo l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Casa, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Fassino, Gebhard, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lupi, Maggioni, Magi, Occhiuto, Parolo, Perantoni, Silli e Tasso sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 87, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla sicurezza nel Mediterraneo alla luce degli ultimi sviluppi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sulla sicurezza nel Mediterraneo alla luce degli ultimi sviluppi.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per 7 minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio. Colleghi, per favore.

LUIGI DI MAIO, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, grazie deputate e grazie deputati. Vorrei ringraziare tutti voi per questa opportunità di condividere alcune riflessioni sui più recenti sviluppi che mettono a rischio la sicurezza del Mediterraneo, area prioritaria della nostra politica estera.

Mi soffermerò principalmente su due temi, a seguito delle richieste sollevate in quest'Aula: in primo luogo, il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese, per poi passare alle prospettive del processo di stabilizzazione della Libia, affrontando anche la questione della zona di pesca e la vicenda che pochi giorni fa ha coinvolto alcuni pescherecci italiani.

Prima di affrontare gli eventi drammatici di questi ultimi giorni in Terra Santa, vorrei fare una premessa: quanto sta avvenendo riporta prepotentemente alla nostra attenzione l'estrema instabilità di un'area del mondo vitale per la nostra sicurezza, una regione che resta solcata da conflitti regionali e da pericolosi focolai di tensione.

Oltre agli avvenimenti in corso in Israele e nei territori palestinesi, pensiamo alla Siria, allo Yemen, all'Iraq, al faticoso percorso di normalizzazione in Libia o alla drammatica situazione economico-sociale del Libano.

Come Paese che si proietta nel Mediterraneo quale ponte naturale fra l'Europa e il vicinato meridionale, l'Italia sente particolarmente l'esigenza di elevare l'impegno della comunità internazionale in questo quadrante con due obiettivi: contribuire alla soluzione pacifica dei conflitti aperti e soprattutto costruire un'agenda positiva per il Mediterraneo, che ne valorizzi il potenziale quale piattaforma di connettività tra Europa, Africa e Asia e quale luogo di collaborazione e prosperità.

Le dinamiche geopolitiche che si riverberano sugli equilibri regionali attraversano oggi una fase di grande incertezza, con uno dei pochi punti fermi rappresentato dal ruolo degli Stati Uniti in questa regione, a partire dagli Accordi di Abramo e passando adesso alla stagione della nuova amministrazione, che sta intensificando la cooperazione e le sinergie con i propri alleati, anzitutto con l'Europa anche in un'ottica di condivisione delle responsabilità. L'impegno della Farnesina in tal senso è costante e coerente. Proprio ieri ho partecipato - dopo aver incoraggiato l'Alto rappresentante Josep Borrell a convocarla - alla riunione straordinaria del Consiglio affari esteri. Sempre ieri ho avuto, inoltre, una conversazione telefonica con il mio omologo israeliano Ashkenazi e il giorno prima ho sentito il mio collega palestinese Malki. Oltre ad altri incontri con attori di primo piano dell'area, due giorni fa ho anche incontrato - in una visita già programmata da tempo - il Ministro iraniano Zarif, al quale, come agli altri, ho espresso forte preoccupazione per gli attacchi in Israele e in Palestina, condannando come inaccettabili i lanci di razzi da Gaza e auspicando, al contempo, una pronta de-escalation. Da questi colloqui ho ricavato la conferma di uno dei punti saldi che guidano la nostra politica estera. Soprattutto in questa congiuntura, una distensione a livello regionale non può che passare per la rivitalizzazione dei processi politici di soluzione dei conflitti e di partecipazione democratica. Lo scenario che affrontiamo oggi in Medio Oriente è purtroppo drammatico: la spirale di violenza registratasi negli ultimi giorni in Israele e nei Territori palestinesi testimonia la volatilità di un'area frammentata e polarizzata, una volatilità che è il risultato di nodi irrisolti cui si sommano nuovi vettori di instabilità, non ultimo l'inasprimento delle disparità sociali ed economiche indotto dall'impatto della pandemia. Le ultime settimane sono state segnate da un nuovo crescendo di tensioni in Israele e nei Territori palestinesi. Abbiamo visto tutti le immagini degli scontri divampati sulla Spianata delle Moschee/Monte del Tempio e nel quartiere di Sheikh Jarràh a Gerusalemme Est. I disordini sono presto degenerati in una escalation con il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, con la dura risposta militare di quest'ultimo. Le vittime sono numerose, anche tra la popolazione civile. Tumulti e tafferugli sono divenuti endemici tra ebrei e arabi in varie città a convivenza mista.

La comunità internazionale si è immediatamente mobilitata. L'8 maggio, all'intensificarsi degli scontri a Gerusalemme, il Quartetto per il Medio Oriente (composto da Nazioni Unite, Unione europea, Stati Uniti e Federazione Russa) ha rilasciato una dichiarazione in cui si chiamano le parti alla cessazione immediata delle violenze e all'esercizio della massima moderazione. Il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e il suo Coordinatore speciale per il processo di pace in Medio Oriente, Tor Wennesland, hanno lanciato l'appello per un'immediata distensione. L'Unione europea, con varie dichiarazioni dell'Alto rappresentante, Borrell, si è espressa più volte e appelli alla calma sono giunti anche dalla Casa Bianca, da Paesi dell'Unione, tra cui Italia, Francia e Germania, e poi dal Regno Unito, dalla Russia e dai principali attori regionali, tra cui Egitto e Giordania, custode dei luoghi santi di Gerusalemme. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito d'urgenza a porte chiuse il 10 e il 12 maggio e, da ultimo, il 16 maggio in una sessione pubblica alla quale sono intervenuti il Segretario generale, Guterres, e il Coordinatore speciale, Wennesland. Guterres ha assicurato che le Nazioni Unite stanno dialogando con tutti gli attori rilevanti per addivenire a un cessate il fuoco immediato e ha indicato quale unica via per un'uscita dalla crisi la realizzazione di una soluzione a due Stati, negoziata tra le parti e in linea con i parametri internazionali. Il Coordinatore speciale, unendosi all'appello del Segretario generale per una cessazione immediata delle ostilità, ha deplorato l'alto costo in vite umane, soprattutto civili, richiamando tutti al rispetto del diritto internazionale umanitario.

L'Italia ha espresso da subito profonda preoccupazione e i nostri appelli possiamo dire che si sono sintetizzati in sei punti.

Primo: fermare immediatamente il conflitto per prevenire la perdita di ulteriori vite umane. Questa resta la priorità ed esprimo, anche in questa sede, profondo cordoglio per tutte le vittime e vicinanza e solidarietà alle loro famiglie (Applausi). E non posso che ribadire l'imperativo di cessare immediatamente il confronto militare in atto, per restituire agli israeliani e ai palestinesi il diritto di vivere in pace e in sicurezza.

Secondo punto: ferma condanna del lancio di razzi da parte di Hamas, che - lo ricordo - come Unione europea consideriamo un'organizzazione terroristica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Rinnovo il pressante appello affinché gli attacchi missilistici dalla Striscia di Gaza cessino con effetto immediato. Lo ripeto: il lancio indiscriminato di razzi è inaccettabile e ingiustificabile.

Terzo punto: riconoscimento del diritto alla sicurezza di Israele. Riconoscendo il diritto di Israele di proteggere la propria popolazione civile, evidenziamo allo stesso tempo, come ricordato anche dal Segretario generale delle Nazioni Unite e dall'Alto rappresentante dell'Unione europea, Borrell, che l'entità della risposta deve essere proporzionata all'attacco subito e nel pieno rispetto del diritto umanitario internazionale.

Quarto punto: avviare misure di de-escalation. Deve essere compiuto ogni sforzo per evitare un'estensione del conflitto. È, quindi, cruciale che le parti si astengano da ogni atto di violenza, provocazione e incitamento all'odio. Mi riferisco a Gerusalemme, che deve tornare a essere città di pacifica convivenza, non di intolleranza, né di nuovi spargimenti di sangue. È necessario a tal fine che lo status quo dei luoghi santi venga rigorosamente rispettato.

Le ostilità di questi giorni hanno poi confermato l'insostenibilità della situazione umanitaria e socio-economica a Gaza, una situazione che va affrontata con urgenza con la cooperazione allo sviluppo.

Quinto punto: sostenere il Quartetto per il Medio Oriente. Tentativi di mediazione sono stati tempestivamente messi in campo da parte del Quartetto. Incoraggiamo tutte le parti a impegnarsi costruttivamente, assicurando collaborazione a tali sforzi di distensione.

Sei: rilanciare il processo di pace. Gli eventi drammatici di cui siamo testimoni segnano, purtroppo, il riemergere di questioni irrisolte, tra le quali le annessioni, gli sfratti e le demolizioni da parte israeliana, che, insieme all'Unione europea e alle Nazioni Unite, abbiamo sempre condannato. Occorre partire dalle cause profonde del conflitto, che generano un senso di frustrazione che si manifesta sotto forme violente ogni volta che il processo di pace mediorientale conosce uno stallo.

Bisogna riportare la questione israelo-palestinese nell'alveo di un processo politico, nella cornice di negoziati di pace tra le parti interessate e attraverso forme democratiche di partecipazione e di espressione del dissenso.

Come ho già detto, ho trasmesso personalmente questi messaggi al Ministro israeliano Gabi Ashkenazi e al Ministro palestinese Riad al-Maliki, nei colloqui telefonici che ho avuto con loro negli ultimi due giorni. Il tema è stato anche al centro del Consiglio affari esteri straordinario di ieri, convocato per discutere della crisi.

Siamo convinti che l'Unione europea debba prendere una posizione chiara e unitaria e lavorare per riportare la calma e favorire la prospettiva di un ritorno al tavolo negoziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ho sostenuto, a questo fine, l'opportunità che l'Unione sviluppi un'iniziativa diplomatica proattiva, auspicando che il Rappresentante speciale dell'Unione europea per il processo di pace in Medio Oriente, Sven Koopmans, possa recarsi, quanto prima, nella regione per contatti diretti con le parti.

Sul processo di pace mediorientale, la posizione dell'Italia è sempre stata chiara e ferma: siamo convinti che sia uno snodo centrale per portare stabilità in tutta la regione e siamo altrettanto convinti che la sola via per una stabilizzazione duratura sia una soluzione a due Stati, giusta e sostenibile, negoziata direttamente tra le parti, in linea con i parametri stabiliti dal diritto internazionale e dalle rilevanti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Solo così, israeliani e palestinesi potranno sperare di vivere, un giorno, in pace e in sicurezza, gli uni al fianco degli altri, con Gerusalemme capitale di entrambi i popoli. Dobbiamo, quindi, sforzarci di riportare il processo di pace al centro dell'agenda internazionale per realizzare due diritti: quello di Israele a esistere, vivere in pace e in sicurezza, quello del popolo palestinese ad avere una propria patria.

Come accennavo nella mia introduzione, dobbiamo tenere anche conto di linee di tendenza che stanno cambiando, incidendo sullo scenario internazionale: la normalizzazione delle relazioni tra Israele e alcuni Paesi arabi - Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco - è una di queste. Abbiamo accolto gli Accordi di Abramo con grande favore, nella convinzione che, avvicinando Israele al mondo arabo, queste intese potranno contribuire alla pace e alla stabilità in Medio Oriente. Ma questo percorso di normalizzazione non può, in alcun modo, sostituirsi al processo di pace. Siamo certi che il sostegno degli Stati Uniti a una soluzione a due Stati potrà concorrere all'avanzamento di questa visione auspicabilmente sinergica tra i due processi. Quest'ultima ondata di forte violenza rende, purtroppo, ancor più difficile la prospettiva di ripresa di un dialogo anche minimo tra le parti, una condizione di stallo che ho riscontrato già critica durante la mia ultima visita in Israele e Palestina nell'ottobre del 2020. Una volta messe a tacere le armi, sappiamo che la china da risalire sarà molto ripida, ma proprio per questo occorrerà fare ogni possibile sforzo per rilanciare l'attività diplomatica, unica possibile via d'uscita da una situazione fortemente deteriorata. La prospettiva di un processo politico non va, quindi, accantonata, anzi rilanciata.

In questo senso, siamo determinati a proseguire il cammino intrapreso assieme alla Spagna, per contribuire a riportare il processo di pace al centro degli sforzi della comunità internazionale, rinvigorire l'azione del Quartetto e innalzare il profilo, per troppo tempo messo in ombra, dell'Unione europea. L'idea di un'iniziativa congiunta con Madrid nel processo di pace è nata in occasione del vertice italo-spagnolo del 25 novembre scorso, quando, con la Ministra Gonzales, ho concordato di avviare un'azione comune su due direttrici.

La prima è volta a far progredire la riflessione sulle modalità di un intensificato impegno dell'Unione europea, favorendo il raggiungimento di una posizione comune che consenta all'Europa di giocare appieno il proprio ruolo, compito, certo, non facile, alla luce delle diverse sensibilità tra gli Stati membri, ma continueremo, in tal senso, a lavorare con i nostri partner a Bruxelles.

La seconda direttrice è quella di sviluppare una serie di consultazioni trilaterali con i principali attori internazionali interessati al processo di pace. Fino ad oggi abbiamo tenuto consultazioni a livello di alti funzionari con Giordania, Unione europea, Stati Uniti, Federazione Russa e Marocco e intendiamo proseguire, anche innalzando l'esercizio a livello politico. Il nostro scopo non è creare nuovi formati negoziali. Voglio ribadirlo chiaramente: il Quartetto per il Medio Oriente è l'unica piattaforma internazionalmente riconosciuta per la mediazione del conflitto israelo-palestinese. Il nostro obiettivo è, piuttosto, mantenere un dialogo approfondito e regolare con tutti gli interlocutori interessati.

Abbiamo deciso di adottare un approccio realistico e pragmatico, concentrando la nostra azione, quando le condizioni lo permetteranno, su due fronti. Da un lato, vogliamo preservare sul terreno la fattibilità di una soluzione a due Stati, scongiurando ulteriori annessioni di fatto, demolizioni e sfratti da parte di Israele, che sono azioni contrarie al diritto internazionale. In quest'ottica, rimane forte la nostra preoccupazione per il rischio di sfratto al quale restano esposte le famiglie arabe residenti nel quartiere di Sheikh Jarràh e in altre aree di Gerusalemme Est. Vorrei sottolineare che anche la stessa Corte suprema israeliana ha bloccato l'esecuzione degli sfratti per 30 giorni, fino al prossimo 9 giugno. Con l'Unione europea e i partner internazionali, continueremo a portare avanti un'azione che crei progressivamente le condizioni per misure volte a creare un clima di fiducia tra le parti, misure che continueremo a sostenere anche insieme alla Spagna. Dall'altro lato, intendiamo rilanciare il processo elettorale e la riconciliazione palestinese, elementi essenziali per il consolidamento delle istituzioni e per il rafforzamento della loro legittimità e credibilità internazionale, anche in vista di un ritorno al tavolo negoziale con Israele. È ben noto come le profonde divisioni interne tra palestinesi abbiano fortemente indebolito la loro credibilità ai tavoli internazionali. Il rinvio delle elezioni da parte dell'Autorità nazionale palestinese, che avrebbero dovuto svolgersi dal 22 maggio, dopo oltre 15 anni dalle precedenti elezioni nel 2006, ha spinto la popolazione palestinese a mobilitarsi.

Il nostro auspicio è che, non appena le circostanze lo consentano, si definisca un nuovo calendario elettorale e continueremo a sostenere questo processo, affinché si creino tutte le condizioni per lo svolgimento delle consultazioni elettorali anche a Gerusalemme Est.

Passando, signor Presidente, alla Libia, la Libia è uno dei fronti di instabilità su cui resta la massima attenzione dell'Italia. Il nostro impegno a sostegno della stabilizzazione del Paese è stato e rimarrà costante. Tra le priorità di politica estera e sicurezza nazionale c'è quella più urgente e delicata della Libia, per l'Italia. Grazie all'azione della comunità internazionale e delle Nazioni Unite, cui l'Italia ha sempre contribuito attivamente, oggi la Libia, guidata da un'autorità transitoria unificata, è finalmente impegnata in un percorso di transizione istituzionale che troverà compimento nelle elezioni, auspicabilmente entro fine anno.

Dopo anni di conflitto interno che hanno stremato la popolazione civile, abbiamo accolto con favore l'avvio di un processo fondato sul dialogo, sempre sostenuto dall'Italia, il raggiungimento di un accordo sul cessate il fuoco e la designazione di un Governo unificato. Sono passaggi cruciali nel percorso verso la piena stabilizzazione del Paese. Per la prima volta, dal lontano 2014, abbiamo in Libia un interlocutore politico unico, rappresentativo di tutto il Paese: un traguardo impensabile fino a solo un anno fa, mentre era in corso l'offensiva militare contro la capitale. Questi importanti progressi, però, non devono farci abbassare la guardia. La strada verso la pace e la stabilità resta lunga e complessa. Dobbiamo fare un esercizio di realismo e guardare ai molti passi ancora necessari per una completa e duratura stabilizzazione del Paese. La tenuta delle elezioni nella data prevista dalla road map, adottata a Tunisi dal Forum di dialogo politico libico, l'avvio di un effettivo processo di riunificazione delle istituzioni nazionali, la piena attuazione dell'accordo sul cessate il fuoco, a partire dal ritiro di tutti i combattenti e mercenari stranieri dal Paese, la ricostruzione e il rilancio dell'economia, queste sono le sfide più pressanti che il Governo di Unità Nazionale è chiamato ad affrontare.

Dopo anni di instabilità, è essenziale che il popolo libico si esprima finalmente in libere elezioni. Le competenti istituzioni del Paese devono, tuttavia, ancora definire aspetti costituzionali, legislativi e organizzativi per permettere la tenuta delle elezioni, senza posticipi. In particolare, risulta dirimente la scadenza del 1° luglio, individuata dall'Alta commissione elettorale libica come data limite per definire e approvare la legge elettorale, pena l'impossibilità tecnica di assicurare lo svolgimento delle elezioni a dicembre. Prima delle consultazioni, è inoltre essenziale definire il quadro costituzionale che dovrebbe emergere dalle elezioni, la cui definizione spetta alla Camera dei rappresentanti e all'Alto consiglio di Stato.

Molti restano, inoltre, i fattori di disturbo interni ed esterni, attori che ostacolano il processo politico poiché preferiscono il mantenimento dello status quo. Rimane, inoltre, prioritario per il Governo garantire l'erogazione di servizi essenziali alla popolazione, soprattutto elettricità e acqua. In questa prospettiva, l'adozione del bilancio unificato per il 2021, che il Parlamento non ha ancora approvato, rappresenta un ulteriore passaggio cruciale per favorire la ricostruzione e il rilancio dell'economia libica. È, infine, fondamentale avviare un effettivo processo di riunificazione istituzionale e riconciliazione nazionale e, in quest'ottica, apprezziamo l'istituzione, da parte del Consiglio presidenziale, di un'Alta commissione nazionale per la riconciliazione del Paese.

Il quadro di sicurezza rimane fragile, con potenziali rischi di ripresa di forme di conflittualità a livello locale tra i diversi attori, militari o paramilitari, sul terreno. Preoccupano i segnali di instabilità in Cirenaica così come in Tripolitania, in un contesto caratterizzato da una persistente frammentazione dei centri di potere e militari, non solo tra Est e Ovest, ma anche a livello locale, dove rimangono latenti tensioni tra numerose formazioni armate per il controllo del territorio.

In questo scenario, l'accordo sul cessate il fuoco concluso a Ginevra il 23 ottobre 2020 resta un'assoluta priorità ma stenta a trovare concreta attuazione sul terreno. Nonostante la riconosciuta determinazione dei membri della Commissione militare congiunta 5+5 e il completamento delle operazioni di sminamento dell'area, la strada costiera Sirte-Misurata, ad esempio, non è stata ancora riaperta a causa delle resistenze dei gruppi armati che la controllano e non vogliono lasciare la zona. Questo a testimonianza di quanto ancora precaria sia la situazione di sicurezza. Alle dinamiche politiche e militari intra-libiche si somma la perdurante presenza di combattenti e mercenari stranieri sul territorio, dispiegati in entrambi gli schieramenti, che, soprattutto nel caso dei mercenari siriani, pone anche ulteriori preoccupazioni in termini di minaccia terroristica.

Per accompagnare la Libia in questo percorso complesso l'azione dell'Italia si svolge lungo due direttrici. La prima è quella di un perdurante impegno a livello internazionale a sostenere l'azione dell'ONU per la stabilizzazione politica del Paese. La seconda è quella di un'intensa azione di rilancio a tutto tondo del partenariato bilaterale, per rafforzare le istituzioni nazionali, nell'obiettivo ultimo di una Libia sovrana, unita e territorialmente integra. È una prospettiva funzionale ai nostri interessi economici e securitari che, al tempo stesso, risponde alle aspettative libiche di una presenza sempre più consistente dell'Italia nel Paese, in particolare in campo economico. La visita a Tripoli, del 6 aprile, del Presidente Draghi - la prima all'estero quale Presidente del Consiglio - così come le precedenti missioni di preparazione da me svolte, il 21 marzo e, poi, con i Ministri francese e tedesco il 25 marzo, nonché la visita a Roma della Ministra degli Esteri libica, El Mangoush, del 22 aprile, hanno perseguito esattamente questo duplice obiettivo. Nello stesso solco si inserisce la prossima missione in Italia del Primo Ministro libico Dabaiba, prevista per il 31 maggio prossimo, durante la quale si svolgerà anche un business forum che permetterà ai principali attori economici italiani di interloquire con il Primo ministro libico e con diversi membri del suo Governo.

Sul piano bilaterale, molte sono le iniziative che la Farnesina sta portando avanti per consolidare le relazioni politiche ed economiche con la Libia. Abbiamo favorito il rafforzamento della presenza politico-istituzionale italiana in tutte le regioni del Paese attraverso la riattivazione del nostro Consolato generale a Bengasi - è previsto per il prossimo 26 maggio l'insediamento del nostro Console, Carlo Batori - e l'istituzione di un Consolato onorario nel Sud, a Sebha. La Farnesina ha, inoltre, avviato le procedure per riaprire un ufficio dell'Agenzia per il commercio estero a Tripoli e per la progressiva riattivazione dell'Istituto italiano di cultura nella capitale libica.

La nostra azione ha riavviato progetti che erano sospesi a causa dell'instabilità del Paese, con particolare riferimento alla realizzazione dell'autostrada costiera che collega i confini est e ovest del Paese, prevista dal Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione italo-libico del 2008, e alla ripresa dei progetti infrastrutturali aeroportuali per ripristinare e favorire i collegamenti aerei interni e, in prospettiva, con l'Italia. Tra gli altri ambiti in cui si sta sviluppando questa azione segnalo la cooperazione sanitaria, quella culturale universitaria, quella in materia di difesa e in campo energetico. A questo proposito, vorrei ringraziare tutti gli uffici della Farnesina e, in particolare, l'inviato speciale per la Libia, l'Ambasciatore Pasquale Ferrara, per il lavoro che stanno portando avanti.

A livello internazionale sosteniamo con convinzione l'azione delle Nazioni Unite e dell'inviato speciale Jan Kubiš, che ho ricevuto il 12 maggio scorso, nell'ambito del processo di Berlino. Inoltre, abbiamo accolto con favore le risoluzioni sulla Libia del Consiglio di sicurezza, offrendo un importantissimo segnale del rinnovato allineamento internazionale sugli obiettivi chiave per stabilizzare la Libia. L'Italia partecipa attivamente ai meccanismi dei seguiti del processo di Berlino. Anche su nostra richiesta, la Germania ha convocato, il prossimo 23 giugno, una nuova riunione del formato di Berlino a livello ministeriale per rafforzare il coordinamento internazionale. All'azione in ambito multilaterale affianchiamo constanti interazioni bilaterali, continui contatti con Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

Si evince dalla mia esposizione che, nonostante i progressi politici di notevole importanza, la situazione sul terreno resta ancora fortemente incerta sul piano della sicurezza. Ne è testimonianza anche la difficoltà del Primo Ministro Dabaiba nel recarsi a Bengasi, due settimane fa, dal momento che gli è stata negata l'autorizzazione all'atterraggio.

In questo contesto si inseriscono gli eventi del 6 maggio scorso al largo di Misurata, che hanno coinvolto alcuni pescherecci italiani, tra cui l'Aliseo. Questo brutto episodio ha rilanciato in maniera drammatica il tema della progressiva territorializzazione del mar Mediterraneo e delle condizioni di sicurezza. L'incidente è avvenuto a circa 35 miglia dalla costa libica, a nord di Misurata, quando il gruppo di nove imbarcazioni italiane, impegnate nella pesca del gambero rosso, è stato raggiunto da una motovedetta libica in attività di polizia marittima. I pescherecci italiani sono stati tempestivamente avvertiti dell'imminente arrivo dell'unità libica dalla fregata Libeccio, della nostra Marina militare, che si trovava nei pressi e hanno rapidamente assunto una rotta di allontanamento dalla zona. Allo scopo di fermare uno dei pescherecci del gruppo, la motovedetta libica ha aperto il fuoco, con armi portatili, in direzione di Aliseo, colpendone la plancia e alcune sovrastrutture e provocando ferite, fortunatamente leggere, al comandante.

Lo sottolineo con forza, e lo abbiamo chiaramente detto alle autorità libiche: consideriamo inaccettabile che una loro unità abbia sparato contro le imbarcazioni italiane (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico e Fratelli d'Italia) esplodendo numerosi colpi, che avrebbero potuto avere conseguenze ben più drammatiche per i nostri marittimi. L'arrivo sulla scena della fregata Libeccio, il cui comando ha potuto interloquire direttamente con quello della motovedetta libica, ha scongiurato ulteriori azioni di forza. Non solo, i contatti contestuali della nostra ambasciata a Tripoli con le autorità locali hanno evitato il sequestro del peschereccio e del suo equipaggio e il rischio del ripetersi della vicenda, drammaticamente nota, che aveva condotto, lo scorso 2 settembre, 18 marittimi di Mazara del Vallo a una detenzione di oltre tre mesi e al sequestro di due pescherecci. Anche l'episodio del 6 maggio, di estrema gravità, testimonia, ancora una volta, che la zona al largo della Libia in cui operano i nostri pescherecci è molto pericolosa. In almeno altre tre occasioni, negli ultimi due anni e mezzo, vicende analoghe sono state risolte, impedite e prevenute solo grazie a interventi tempestivi dell'Ambasciata d'Italia a Tripoli o di unità della nostra Marina militare, in pattugliamento nell'area. Si tratta di una zona che il Comitato di coordinamento interministeriale per la sicurezza dei trasporti e delle infrastrutture ha definito, già dal 20 maggio 2019, con una misura tuttora in vigore, ad alto rischio per tutte le navi battenti bandiera italiana, senza distinzione di tipologia. A più riprese, tale rischio era stato segnalato dal Ministero degli Affari esteri, da ultimo anche con una lettera del capo dell'Unità di crisi al sindaco di Mazara del Vallo, dal Ministero delle Politiche agricole, dalla Guardia costiera e dalla Marina militare. La pericolosità non discende solo dalla situazione di conflitto che, per diversi anni, ha caratterizzato la Libia. Le aree dove i pescherecci in questione si recano si trovano, infatti, all'interno della zona di pesca protetta proclamata dal Paese, nel febbraio 2005.

La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare riconosce allo Stato costiero la facoltà di dichiarare unilateralmente una Zona economica esclusiva che può estendersi fino a 200 miglia marine dalla linea di base del mare territoriale, prevedendo, tuttavia, che il limite esterno, nel caso di coste opposte adiacenti a quelle di altri Stati, sia definito con accordo, sulla base del diritto internazionale. Nella prassi, molti Stati hanno esercitato questa facoltà in modo parziale mediante l'istituzione di zone di minore ampiezza o di godimento di un numero limitato di diritti sovrani rispetto a quelli garantiti dalla Zona economica esclusiva. Queste più specifiche zone non sono espressamente contemplate dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, ma è pacifico che siano ad essa conformi. È, dunque, di per sé legittima la proclamazione della Zona di pesca protetta da parte della Libia. L'Italia aveva espresso riserve formali sulla proclamazione libica per il tramite delle Presidenze britannica e tedesca dell'Unione europea nel 2006 e nel 2007, che si erano concentrate essenzialmente sulla chiusura del Golfo della Sirte e non sulla legittimità della zona di pesca protetta in sé.

La questione - e concludo - non è tanto quella di sapere se i nostri pescatori possano andare a pescare in quelle acque. Conosciamo già la risposta e la risposta è negativa. La questione principale e più urgente è quella di individuare strumenti alternativi di supporto economico per sostenere le categorie di pescatori e armatori che più direttamente subiscono le conseguenze di questa condizione. Intendiamo avviare un dialogo cooperativo con le autorità libiche, anche nel quadro della delimitazione delle rispettive aree marittime di interesse esclusivo. L'Italia sta lavorando a questa prospettiva già da gennaio, quando abbiamo proposto l'avvio di un negoziato bilaterale sul tema all'allora Governo di accordo nazionale. È evidente, però, che il negoziato, alla luce delle particolarissime condizioni politiche, istituzionali e di sicurezza del Paese, richiederà tempi lunghi e, comunque, incompatibili con l'esigenza di dare una risposta immediata agli operatori economici italiani. In questo contesto e nel rispetto delle prerogative e competenze esclusive dell'Unione europea in materia di politica comune della pesca, i due Paesi potranno esplorare a livello bilaterale, anche attraverso la conclusione di un accordo provvisorio di delimitazione, il modo in cui favorire intese tra operatori privati italiani e libici e facilitare l'eventuale concessione da parte delle competenti autorità libiche di licenze di pesca all'interno della zona di pesca protetta del Paese.

L'approccio della collaborazione tra privati potrà consentire la creazione di joint venture in aree definite tra operatori libici e italiani, anche con la creazione di cooperative a partecipazione mista. L'accordo tra privati, che potrebbe essere inserito nel quadro delle iniziative europee di sviluppo sostenibile dell'economia blu a livello regionale, fornirebbe l'ulteriore valore aggiunto dello sviluppo congiunto dei due Paesi a beneficio della crescita economica e sociale delle comunità costiere in Libia.

Signor Presidente, sono stato chiamato a riferire su due temi che interessano alla nostra opinione pubblica e ai nostri cittadini e su cui i cittadini sono molto sensibili. Su questi due temi io spero, con questo quadro aggiornato, si possa dare a quest'Aula il senso di quanto articolata e intensa sia l'azione dell'Italia, sia sulla crisi israelo-palestinese, che in queste ore rappresenta la nostra principale fonte di apprensione, così come sulla Libia, la cui stabilità riteniamo essere cruciale per la sicurezza nazionale e internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Prima di passare agli interventi dei rappresentanti dei gruppi, comunico che il collega Erasmo Palazzotto è diventato padre del piccolo Emilio. Alla mamma, al neonato e al collega Palazzotto intendo formulare gli auguri della Presidenza e di tutta l'Aula (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare la deputata Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, sono ormai decenni che questo conflitto sanguinoso ed interminabile miete vittime innocenti e devasta la stabilità di tutto il quadrante orientale del Mediterraneo. Da quel fatidico 29 novembre del 1947 e, poi, il 14 novembre del 1948, anno della nascita dello Stato d'Israele, questo lembo di terra non ha conosciuto che pochi sporadici giorni di pace, seguiti da accordi effimeri, accordi spesso disattesi, risoluzioni internazionali violate, che hanno portato decine di migliaia di vittime, spesso, soprattutto civili, migliaia di bombe, milioni di proiettili esplosi. Le immagini che oggi ci giungono in tempo reale ci mostrano cieli notturni su Gaza, così come su Tel Aviv, squarciati dai lampi di luce dei razzi, che, di lì a poco, causeranno cumuli di macerie e sangue nelle strade. È evidente, colleghi, come in questo conflitto ci siano solo vittime e nessun vincitore, una spirale di violenza inaudita dove le prime vittime sono le popolazioni civili; le immagini di bambini morti sono strazianti. È il momento del cessate il fuoco ed è il momento di scrivere una nuova pagina. Lo ribadiamo con forza: poniamo fine alla guerra, ai muri, all'odio, dobbiamo farci promotori di un processo di pace, servono ponti tra palestinesi ed israeliani e dobbiamo lavorare per questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Da sempre, nelle sedi opportune, l'Italia e la comunità internazionale tutta esorta alla pace e ad una soluzione condivisa, attuabile nel rispetto dei dettami del diritto internazionale e della tutela dei diritti umani. Non si può non esprimere sdegno e disappunto per l'atto ostile da parte di Hamas che, dal 2006, controlla stabilmente la Striscia di Gaza, in conflitto aperto e costante con al-Fatah e il suo leader Abu Mazen. Dal 2007, l'Autorità nazionale palestinese ha messo fuorilegge lo stesso Hamas ed è inaccettabile osservare questa continua pioggia di razzi su Israele, Ministro, e noi non possiamo far altro che condannare questi atti. Allo stesso tempo, siamo di fronte ad un'evidente sproporzione nell'ordine di grandezza della risposta armata di Israele. Israele è uno Stato con una capacità militare considerevole e sicuramente più elevata di quella di Hamas: ne risulta morte e distruzione lungo tutto il territorio di Gaza. Ricordiamolo, tra le vittime, oltre 200 persone, di cui la metà sono donne e bambini, e oltre 5 mila feriti, il tutto in una sola settimana. È una situazione inaccettabile e la priorità, ora, è evitare che ci siano ulteriori vittime civili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). A ben vedere, il rischio di sfratti di famiglie palestinesi a Sheikh Jarràh e in altre aree di Gerusalemme est ha contribuito ad accendere le proteste. Dobbiamo continuare ad insistere affinché gli sfratti non vengano eseguiti e dobbiamo anche trovare nuove leve persuasive con Israele, perché azioni di questo genere, colleghi, non sono nel suo interesse e contribuiscono solo ad aggravare le tensioni. In molte occasioni abbiamo lanciato appelli a Israele affinché ponga fine all'annessione de facto, a sfratti e demolizioni, che, guardate, sono illegali ai sensi del diritto internazionale e pregiudicano una soluzione secondo la formula “due popoli, due Stati”, che, per noi del MoVimento 5 Stelle, è l'unica soluzione possibile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma è anche necessaria un'azione europea forte e coesa. Certo, bisogna intraprendere un percorso faticoso, ma che, in passato, ricorda nobili, quanto parzialmente riusciti, tentativi di restituire stabilità. E ce li ricordiamo i tentativi avvenuti a Camp David nel 1978 e a Oslo nel 1993, quella stretta di mano tra Arafat e Rabin: sono passaggi storici che ci dimostrano che il dialogo può funzionare se le parti in causa hanno la volontà di rispettare e mantenere quanto pattuito.

Oggi tutti gli attori in campo riconoscono la possibilità che una terza via in questo conflitto debba essere praticata, procedere verso la determinazione e il riconoscimento di due popoli in due Stati autonomi ed indipendenti. Vedete, lo dobbiamo al mondo, come la più grande organizzazione di Paesi che fa dei propri valori di democrazia, libertà e rispetto dei diritti umani la propria bandiera nel mondo. La stabilità del Medio Oriente è una condizione necessaria perché il processo di stabilizzazione dell'area mediterranea abbia luogo e sublimazione nella cooperazione internazionale e nella convivenza pacifica fra gli Stati della regione.

Signor Ministro, parliamo di un'area mediterranea mai così calda da decenni. L'Italia, con la sua diplomazia politica, culturale ed economica, con le sue Forze armate, che vigilano sul mantenimento della pace, contribuisce quotidianamente al processo di stabilizzazione. Episodi come quello del peschereccio Aliseo non devono ripetersi ed è prioritario mettersi al lavoro per negoziare a tutto campo, nel Mediterraneo centrale, la delimitazione degli spazi marittimi e garantire, grazie al lavoro encomiabile di sorveglianza che la nostra Marina militare svolge quotidianamente, la sicurezza dei nostri pescatori, degli equipaggi e delle relative imbarcazioni. Siamo sempre stati e sempre saremo in prima linea per difendere gli interessi del nostro Paese e dei suoi cittadini. Lo Stato deve essere al servizio del suo popolo ed in quest'ottica il lavoro del Governo e di questo Governo e delle Camere deve essere indirizzato a rimuovere gli ostacoli che possano compromettere i diritti di tutti.

Bene che l'attività diplomatica e di cooperazione si rivolga anche a questi cittadini, vittime delle situazioni di conflitto.

Concludo, Presidente, sostenendo ancora una volta come il nostro Paese abbia il dovere di mobilitarsi nelle sedi opportune, affinché l'Europa diventi l'attore di primo piano nei processi negoziali, volti alla stabilizzazione di tutte le aree di conflitto che colpiscono il Mediterraneo, con un occhio che guardi alle situazioni di disagio prossime alle nostre coste, ma anche, direi, soprattutto a quelle che sono lontane da noi molte centinaia di chilometri.

Il conflitto israelo-palestinese, poi, deve concludersi con una soluzione pacifica, condivisa e duratura, che miri al reciproco riconoscimento. Il nostro Paese deve indirizzare i propri sforzi verso una mobilitazione europea di primo piano nella negoziazione di questi agognati accordi e mettere fine, una volta per tutte, ad un conflitto così tristemente cruento. È l'ora dei negoziati di pace e di costruire ponti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie mille, Presidente. Ho ascoltato con attenzione la duplice informativa del Ministro Di Maio sulla Libia, sul Mediterraneo e, soprattutto, su quello che sta succedendo tra Israele ed Hamas; non voglio dire tra Israele e Palestina perché quello che sta succedendo in Israele è una colpa di Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Voglio però spendere due parole, prima di passare ad analizzare la situazione in Israele, due parole per i nostri pescatori, per quella risorsa che è il gambero rosso, che è la risorsa primaria della marineria di Mazara del Vallo: senza quella pesca, quell'antica marineria, che ha insegnato alle altre marinerie italiane tante tecniche di pesca, non può sopravvivere. Noi, quindi, dobbiamo raccogliere il grido di dolore di quei pescatori, che nel Mediterraneo orientale vengono speronati da pescherecci turchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): anche questo è successo! Dobbiamo ricordare la tragedia, come giustamente ha fatto, di quei 108 giorni di prigionia per 18 pescatori: abbiamo vissuto tutti, noi parlamentari, la tragedia di quelle donne, di quelle madri, di quelle mogli, di quelle sorelle che, accampate qui fuori, in piazza Montecitorio, chiedevano semplicemente di poter rivedere i propri cari. L'abbiamo vissuta e non dovrà mai più succedere; non dovrà mai più succedere perché l'Italia, con il Premier Draghi, dovrà tornare ad essere centrale nel Mediterraneo e dovrà difendere l'interesse nazionale, sia ciò la lotta al traffico di esseri umani, come anche il diritto alla pesca in quelle acque in cui sempre hanno pescato i nostri pescatori di Mazara (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Capiamo che non sia facile e non vogliamo gettarle addosso una responsabilità così, in senso solo retorico, però diciamo: facciamo in fretta; la stagione di pesca al gambero rosso è in corso. Non possiamo con il mero assistenzialismo garantire la sopravvivenza di una marineria storica.

Salutiamo con favore il Governo di unità nazionale in Libia, come anche le ottime iniziative di apertura del consolato a Bengasi e del consolato onorario a Sebha; Sebha - lo ricordiamo - è un'oasi dalla quale transitano proprio quei traffici che poi si riversano sul Mediterraneo; allora, centrale è la difesa di quelle frontiere del sud della Libia che sono strategiche per i due popoli, per il popolo libico e per il popolo italiano. Aiutiamo la Libia, aiutiamo l'Italia e torniamo protagonisti nel Mediterraneo. Questo, però, possiamo farlo solo se saremo chiari, molto chiari. Ci sono due attori che turbano la posizione del nostro Paese nell'area e questi due attori hanno un nome: uno è l'Iran e uno è la Turchia. Non possiamo trascurare né l'uno, né l'altro. Abbiamo detto della Libia, di quella linea tracciata diagonalmente a dichiarare una zona economica esclusiva assai fantasiosa, che dalle coste libiche arriva alla Turchia, toccando quelle acque territoriali più volte violate dalla Turchia stessa al largo di Cipro: ricordiamo il caso della Yavuz, ricordiamo le proteste tanto formali dell'Unione europea. Noi non possiamo farci calpestare dall'assertività di uno Stato come la Turchia, che lede i nostri interessi nazionali: li lede in Libia e in Libia ha importato dei jihadisti, che ancora sono lì. Prima riusciremo a far uscire ogni mercenario dalla Libia, prima potremo garantire un futuro di pace a quel popolo.

Ed ora, Israele, la Palestina: Israele è sotto attacco di un'organizzazione terroristica, Hamas, con più di 3 mila razzi lanciati; Israele, che rivendica con forza il proprio ruolo di democrazia, è l'unica democrazia in quell'area. Abbiamo apprezzato l'appoggio dato ad Israele non solo per quanto riguarda il diritto ad esistere, ma anche per quanto riguarda il diritto a difendersi. Ciò è sacrosanto e non nascondiamoci dietro la retorica della spirale di violenza o dei due Stati, ma intesi in senso, così, ampio e fantasioso: due Stati ci possano essere se c'è una leadership palestinese, cosa che al momento non sembra esserci. Sembra invece esserci un movimento terroristico come Hamas, che continua a far adepti, arruolamenti e continua a indebolire le parti più avanzate di quella leadership: questa è la situazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Hamas ha un obiettivo forte, con questi attacchi, cioè quello di minare alle basi gli accordi di Abramo da lei citati, signor Ministro; quegli accordi costituiscono l'alba di un nuovo Medio Oriente, l'alba di un nuovo Medio Oriente, che è un'opportunità che proprio la leadership palestinese deve saper cogliere. Non si costruisce un futuro per il Medio Oriente con i razzi sparati da Gaza, razzi che, tra l'altro, in molti casi, a centinaia, sono ricaduti per difetti di fabbricazione proprio su quella striscia, uccidendo popolazione civile. Ciò questo andrà studiato: quanta popolazione è stata uccisa proprio da razzi sparati dai palestinesi stessi.

Ancora, abbiamo sentito che, secondo lei, Gerusalemme è la capitale di due popoli, di due Stati. Ebbene, per noi della Lega, Gerusalemme è la capitale dello Stato di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo ha detto con forza Matteo Salvini e noi lo ripetiamo anche in quest'Aula, perché 73 anni di libertà e di democrazia non siano cancellati dalle menzogne, affinché Israele continui a vivere, perché finché vivrà Israele, vivrà l'Occidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono bandiere di Israele).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, levate le bandiere, abbassate le bandiere. Chiedo agli assistenti di intervenire, per favore (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Colleghi! Colleghi, consegnate le bandiere. Deputato Zoffili! Deputato Zoffili, senza avere questi atteggiamenti, per favore. Colleghi, dovete chiudere le bandiere e riporle. Grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli deputati, tutti viviamo questi giorni con angoscia, di fronte a un ennesimo scontro armato tra Hamas e Israele che provoca altri lutti, sofferenze e distruzioni, scavando un solco ancora più profondo di rancore, voglia di vendetta e odio. Per questo, la priorità assoluta è fermare l'escalation militare, chiedere con fermezza ad Hamas di interrompere il lancio dei razzi sulle città israeliane e al Governo israeliano di sospendere l'azione militare, che sta travalicando quella proporzionalità indispensabile perché il diritto all'autodifesa sia legittimo; così come l'espulsione di famiglie arabe dalle loro case, gesto inaccettabile che chiediamo di ritirare, non può giustificare il lancio di 3.500 razzi sulle abitazioni delle famiglie israeliane.

Chiediamo al nostro Governo di sostenere ogni iniziativa in ogni sede utile alla sospensione delle ostilità. Però, ottenuto questo obiettivo, che tutti sappiamo essere l'obiettivo di queste ore, è indispensabile attivare subito un'iniziativa politica, senza la quale il rischio è che i fuochi di oggi, come è accaduto in questi anni, si riaccendano.

Un'iniziativa politica che riapra un percorso negoziale per giungere finalmente alla soluzione “due popoli, due Stati”, definita negli Accordi firmati da Rabin e Arafat a Washington con la garanzia di Clinton. Sono passati 28 anni da quegli Accordi, sfibrati negli anni da continui stop and go, mancate applicazioni, ripensamenti, reciproche recriminazioni; e nella esasperante lentezza di una pace che non arrivava mai sono cresciute, in entrambi i campi, posizioni oltranziste e radicali che hanno messo in discussione il processo di pace. È accaduto in Israele, dove, dopo l'assassinio di Rabin, ricordiamolo, il Premier Netanyahu dichiarò che con Rabin erano morti anche agli Accordi di Oslo e di Washington; ed è accaduto in campo palestinese, dove la lentezza del processo e i tanti ostacoli frapposti all'applicazione degli Accordi hanno via via indebolito Abu Mazen e l'Autorità nazionale palestinese, a vantaggio di una crescita di posizioni radicali, in particolare di Hamas, che, dopo il ritiro unilaterale israeliano da Gaza, vi ha preso il potere, trasformandola nella base logistica e militare dell'aggressione a Israele.

Così è venuto meno il principio su cui erano fondati gli Accordi di Washington, il reciproco riconoscimento dell'esistenza su quella terra di due diritti ugualmente legittimi: il diritto di Israele a esistere nella sicurezza e riconosciuto dai suoi vicini e il diritto del popolo palestinese a vivere in un proprio Stato. Ed è esattamente dal ripristino di quel riconoscimento che deve muovere oggi la riapertura di un percorso negoziale, rimuovendo tutto ciò che ha messo in discussione quel principio. Al Governo di Israele, quale che sia questo Governo, la cui composizione è in corso in queste settimane, si deve chiedere di non proseguire in ulteriori insediamenti di colonie in Cisgiordania (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), di interrompere ogni forma di espulsione della popolazione araba da Gerusalemme, riconoscendo i suoi diritti civili, politici e religiosi, di revocare la decisione, per ora soltanto sospesa, dell'annessione della Valle del Giordano e di non frapporre ostacoli allo svolgimento delle elezioni indette dall'ANP.

E alla parte palestinese si deve chiedere di riconoscere i diritti di Israele: Abu Mazen e l'ANP lo hanno fatto da tempo, come lo hanno fatto i Paesi arabi che hanno sottoscritto gli Accordi di Abramo, creando un contesto favorevole alla ripresa del negoziato; così come da tempo Egitto e Giordania hanno sottoscritto accordi di pace con Israele. Quel riconoscimento, tuttavia, non è venuto fino ad oggi dai settori radicali palestinesi, a partire dalla jihad e da Hamas, nel cui statuto - lo ricordo - è scritto che obiettivo dell'organizzazione è la cancellazione di Israele dal Medio Oriente, terra che appartiene esclusivamente all'Islam. Se nell'opinione pubblica israeliana la diffidenza verso la creazione di uno Stato palestinese è cresciuta negli ultimi anni in misura superiore al passato è perché si teme che, nell'eventualità di una vittoria di Hamas alle elezioni palestinesi, la Cisgiordania diventi un'altra Gaza. Ad Hamas si deve dire con chiarezza che battersi perché i palestinesi abbiano il loro Stato impone l'abbandono di ogni progetto di distruzione di Israele (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e il riconoscimento della sua legittimità e lo si deve dire con altrettanta chiarezza all'Iran, alla Turchia, all'Hezbollah libanese che sostengono jihad e Hamas (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Sono obiettivi che richiamano la responsabilità delle istituzioni internazionali, dell'Unione europea, dei grandi Paesi, tutti, in questi anni, hanno assecondato un passivo trascorrere del tempo, nell'illusione che ciò che avrebbe consentito il superamento dei conflitti. È accaduto il contrario, perché una criticità non risolta con il tempo produce più acuti conflitti. Così come c'è una responsabilità delle opinioni pubbliche, delle organizzazioni politiche e sindacali, del vasto associazionismo di solidarietà, che possono offrire un contributo prezioso a superare contrapposizioni manichee a favore del dialogo e del riconoscimento reciproco tra palestinesi e israeliani. In questa direzione, domani il segretario nazionale del nostro partito incontrerà l'Alto rappresentante europeo per la politica estera Borrell.

Concludendo, ciò che le chiediamo, signor Ministro, è che l'Italia, forte della positiva interlocuzione che da tempo i nostri Governi coltivano sia con Israele che con i palestinesi, sia l'attivo promotore, sulla base dei sei punti da lei indicati, di ogni iniziativa in sede multilaterale e bilaterale che possa riaprire un percorso negoziale, unica strada per dare soluzione alle aspirazioni dei popoli che vivono su quella terra. Una soluzione che può offrire un contributo essenziale a stabilizzare un'intera regione che, come lei ha ricordato, dallo Stretto di Hormuz allo Stretto di Gibilterra è percorsa da conflitti e instabilità che richiedono di essere sedati e ricondotti a soluzioni politiche. Condivido e condividiamo quello che lei ci ha proposto sulle modalità e l'impegno dell'Italia nell'affrontare la crisi libica. Quello che mi pare unisca queste due situazioni così critiche, il Medio Oriente e la Libia, è che ancora una volta si riconferma la giustezza della posizione del nostro Paese: non esistono soluzioni militari, esistono solo soluzioni politiche, e per questo l'Italia deve continuare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro degli Affari esteri, voglio prima di tutto ringraziarla per la sua relazione equilibrata che tiene necessariamente conto delle diverse sensibilità alla base della maggioranza che sostiene questo Governo. Un Governo fortemente voluto da Silvio Berlusconi e da Forza Italia, un Governo che gode di credibilità e di prestigio in Europa e nel mondo. Questo è un capitale da mettere a frutto, facendo valere le nostre ragioni e i nostri interessi in seno all'Unione europea e all'Alleanza atlantica, che rappresentano l'orizzonte e le linee guida imprescindibili della nostra politica estera. Il Mediterraneo è oggi il confine meridionale dell'Europa e dell'Alleanza atlantica, il confine più caldo, quello che ci riguarda più direttamente. Come i colleghi sanno, molti storici - penso, per esempio, a Pirenne - identificano la fine del mondo classico non nella caduta di Roma, ma nel momento in cui si rompe l'unità culturale e religiosa del Mediterraneo.

Da allora il Mediterraneo è il luogo di conflitti irrisolti che si sono alternati a brevi, ma fruttuosi, periodi di pace. Questa è una di quelle stagioni di conflitto; molte delle linee di frattura più complesse del mondo contemporaneo passano proprio da questo piccolo mare che sfiora i luoghi simbolo della nostra civiltà: Roma, Atene, Gerusalemme. E oggi, ancora una volta, è proprio intorno a Gerusalemme che si combatte una sfida drammatica fra due mondi, fra due visioni, fra due concezioni del diritto, della libertà e della civiltà. La crisi in atto non è un conflitto fra ebrei e palestinesi; è un conflitto fra un Paese libero, democratico, amico dell'Italia, parte dell'Occidente, un Paese che rispetta la legalità, interna e internazionale, presidente Fassino, e, dall'altra parte, un'organizzazione terroristica come Hamas, sostenuta e finanziata da un Paese teocratico e aggressivo come l'Iran. Tutto questo, onorevoli colleghi, ha ben poco a vedere con le ragioni dei palestinesi che, anzi, sono vittime due volte: sono vittime dell'incapacità delle loro classi dirigenti di cogliere la straordinaria finestra di opportunità delineata dagli Accordi di Abramo; sono vittime anche del cinismo di miliziani che li usano senza esitare come scudi umani per gettare discredito su Israele, su un Paese aggredito che si tenta di far passare come aggressore.

Un Paese, Israele, che proprio i nostri Governi di centrodestra hanno avvicinato alla prospettiva strategica dell'Italia, fino al punto che fu il Primo Ministro Netanyahu a definire il Governo Berlusconi come il migliore amico di Israele nella storia dei rapporti bilaterali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è un grande valore e un patrimonio che non deve essere disperso, che può essere utilizzato per favorire una giusta pace, una pace che tuteli la sicurezza degli aggrediti e di tutte le popolazioni civili. So bene, signor Ministro, che, di fronte agli orrori della guerra, la nostra coscienza civile, la nostra cultura liberale, la nostra formazione cristiana ci chiedono, anzi, ci impongono di lavorare per la pace, perché tutto questo orrore cessi al più presto, ma questo non può avvenire, e comunque non porterà da nessuna parte, se non sapremo indurre la leadership palestinese a Gaza, ma anche a Ramallah, ad accettare l'idea della convivenza con Israele e di un processo di pace dal quale avrebbero tutti da guadagnare.

Naturalmente abbiamo tutto il diritto di chiedere a Israele moderazione proprio in nome dei principi che condividiamo; una moderazione che, del resto, già Tsahal, l'esercito israeliano, esercita nel tentativo di ridurre, in ogni modo, le vittime civili di un conflitto difensivo. Ma ha tanto più senso chiedere moderazione a Israele quanto più la comunità internazionale saprà esercitare un'azione diplomatica convincente nei confronti delle autorità palestinesi e degli Stati più minacciosi, per garantire la sicurezza del mondo ebraico.

Signor Ministro, il conflitto in Medio Oriente ci riguarda da vicino; nella vicenda libica ci coinvolge, se possibile, ancora di più e non soltanto per i legami storici con quel Paese nordafricano. L'equilibrio in Libia, la tenuta statuale di quel Paese sono venuti meno per responsabilità europee, che non serve oggi rinvangare, ma che non è possibile dimenticare. Il Governo Berlusconi, nella sua visione lungimirante, aveva fatto tutto il possibile per arrivare a una stabilizzazione dei rapporti con la Libia, ai fini degli equilibri mediterranei e della gestione del fenomeno migratorio; un fenomeno, aggiungo per inciso, che, come dimostrano proprio i fatti di Ceuta, in questi giorni, si intreccia in modo inquietante a complesse dinamiche nei rapporti fra gli Stati. Tutto quel lavoro del nostro Governo è stato distrutto. L'Europa, sostenendo le cosiddette primavere arabe, che solo in Tunisia hanno avuto un esito democratico, ha aperto un fronte sud del quale l'Italia è un involontario avamposto. È una responsabilità precisa dell'Europa chiudere quel fronte, dal punto di vista politico e militare. Ancora una volta emerge la necessità di una vera politica estera, di una vera politica militare comune europea, tante volte invocata dal presidente Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), una politica che garantisca tutte le parti libiche nel processo di ricomposizione nazionale faticosamente avviato e che renda superflua e, anzi, scoraggi la presenza di forze straniere in quel territorio. Una politica che non lasci sola l'Italia quando i nostri pescatori vengono aggrediti, mitragliati, arrestati solo perché compiono il loro duro e difficile lavoro. Noi non possiamo tollerare alcuna aggressione contro i lavoratori italiani che, del resto, sono cittadini europei, dei quali anche l'Unione europea, se è il tipo di Europa nel quale noi crediamo, proprio per avere un senso, deve farsi carico con noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Del resto, signor Ministro ella sa bene che non si può parlare di sicurezza del Mediterraneo senza parlare dei nuovi impegnativi player che si affacciano alle dinamiche geostrategiche del vecchio Mare Nostrum. Prima fra tutti la Turchia presente in Libia, presente in Medio Oriente con ambizioni anche legittime di potenza regionale e di leadership nel mondo islamico. La Turchia è un grande Paese amico e alleato, parte con noi dell'Alleanza Atlantica; proprio per questo possiamo chiedere alla Turchia di svolgere il suo ruolo da protagonista in termini cooperativi di stabilità e non in termini conflittuali e destabilizzanti. La funzione destabilizzante della Turchia, per esempio nel conflitto armeno-azero, non corrisponde al ruolo equilibratore che un grande Paese dovrebbe esercitare in un teatro di crisi.

Signor Ministro, nella politica estera naturalmente tutto si tiene e, quindi, dovremmo allargare l'orizzonte al rapporto con la Russia, anch'essa protagonista importante nel Mediterraneo, con la quale è necessario lavorare in modo costruttivo anche sui dissensi e con la Cina, il cui disegno espansionista, per quanto ingentilito dal nome di Via della Seta, ma non per questo meno pericoloso, passa ancora una volta proprio dal nostro mare e dai nostri Paesi. La diplomazia italiana sta lavorando, come sempre, con grande professionalità, è fondamentale abbia alle spalle un Paese unito e compatto nei valori e nei convincimenti strategici. Noi siamo pronti a lavorare per questo, proprio come ci ha insegnato Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Come Fratelli d'Italia, abbiamo ascoltato, con la dovuta attenzione e partecipazione, la relazione del Ministro sul conflitto israelo-palestinese e sulla normalizzazione, come l'ha definita il Ministro, della Libia e il tema della zona esclusiva di pesca. Condividiamo che il percorso non possa che essere quello di condannare, senza se e senza ma, razzi che partono dalla Striscia di Gaza per colpire Israele; condividiamo l'idea che deve essere coinvolta la comunità europea e l'intera comunità internazionale, per immaginare di rinvigorire gli Accordi di Abramo, per tentare una de-escalation della violenza che potenze estranee sia ad Israele che alla Palestina alimentano in quell'area cruciale e sanguinaria; condividiamo l'idea che dobbiamo raggiungere il traguardo di due popoli in due Stati e lo dobbiamo raggiungere con la comunità internazionale.

Condividiamo un po' meno altre analisi, Ministro, e glielo diciamo con franchezza; fra quelli che lei ha definito i più recenti vettori di stabilità ha citato la pandemia, non sapendo, credo, cos'altro bene citare, oppure, dolosamente, volutamente, preordinatamente omettendo di citare l'elemento centrale che perturba tutto il Medio Oriente e il Mediterraneo, ovverosia - fra quelli nuovi, intendiamoci - Erdogan. Quell'Erdogan che ha invocato una lezione forte e deterrente nei confronti di Israele; quell'Erdogan che non solo vuole sabotare gli Accordi di Abramo, perché deve alimentare lo scontro di civiltà, ma quell'Erdogan che vedrebbe come una sciagura la pacificazione per il tramite dell'idea dei due popoli in due Stati; quell'Erdogan che è elemento perturbatore del Mediterraneo nel suo più imbarazzante silenzio, allorquando iniziò a invadere militarmente una Nazione europea, Cipro, avanzando con navi militari - e una da trivellazione - e sloggiava Total ed ENI, legittime concessionarie, nel suo più imbarazzante silenzio; quell'Erdogan che trasforma il porto di Misurata, a proposito di Libia, sloggiando un ospedale da campo militare italiano e trasforma Misurata in una base navale turca, garantita con una concessione per 99 anni; quell'Erdogan per il quale lei dice “finalmente in Libia abbiamo un interlocutore unico”. Me lo chiedo, ce lo chiediamo noi di Fratelli d'Italia, ma è sicuro che lei abbia un interlocutore unico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) o l'interlocutore unico è Erdogan per la Libia, per via della sua inconsistenza?

Lei ci ha raccontato che rafforzerà la rete consolare, certo è importante rafforzare la rete consolare in Libia, ma mentre lei si sforza di rafforzare la rete consolare, Erdogan ha disegnato una nuova ZEE libica-turca e ha ottenuto 7 licenze estrattive. Lei andava a promettere un'autostrada e Erdogan usciva con la base navale a Misurata. Lei conferiva la motovedetta italiana Ubari 660, Erdogan gli addestratori, il risultato è che la motovedetta Ubari 660, al posto di alzare il fuoco verso gli scafisti che fanno tratta di esseri umani, ha alzato il fuoco verso i pescatori italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ha ottenuto un timido applauso dalla sua maggioranza quando ha detto: ho, però, precisato alle autorità libiche che ritengo inaccettabile che ci sparino addosso. Beh, insomma, cosa doveva dire, doveva dichiararlo anche accettabile? E non un paradosso, perché il dubbio ci viene, perché lei, in quest'Aula, ha detto una cosa gravissima, che noi di Fratelli d'Italia non le perdoneremo mai, ha detto: i nostri pescatori non possono andare a pescare in quelle acque (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È gravissimo, è una stupidata giuridica, è un tradimento della Nazione! Quei pescatori stavano a 35 miglia dalla costa libica, erano in acque internazionali. Lei oggi ha dichiarato al mondo intero che si genufletteva di fronte alla autoproclamata, in termini unilaterali, e illegittima zona di pesca libica. Per la prima volta, lei ha detto: l'Italia non l'ha mai contestata fino in fondo. Per la prima volta, oggi noi l'abbiamo accettata, con lei che dà torto ai nostri pescatori a cui sparano! È gravissimo, siamo oltre il tradimento degli interessi nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Noi l'avremmo applaudita non se avesse detto è inaccettabile che ci sparano addosso; noi l'avremmo applaudita se avesse ricordato ai libici che quella motovedetta, che l'Italia ha consegnato, doveva aprire il fuoco agli scafisti, doveva essere girata verso la costa libica per contenere i flussi migratori, non per sparare ai nostri pescatori. Poi, però, illuminato sulla via di Damasco, ha capito che l'aveva detta troppo grossa a dire che avevano quasi fatto bene a sparare ai nostri pescatori perché stavano dove non dovevano stare e ci ha detto una cosa straordinaria: cercheremo degli ammortizzatori sociali, tradotto: dal reddito di cittadinanza al reddito di paranza in Libia, perché non riusciamo a difendere i nostri interessi nazionali e garantire ai pescatori italiani di poter pescare in acque internazionali, sino a prova contraria.

Erdogan esce con una base navale a Misurata, con una flotta supplementare consegnata dall'Italia e che utilizza Erdogan; ne esce con sette zone estrattive petrolifere e ne esce con una nuova ZEE. Lei ne esce avendo regalato un'autostrada e avendo detto che aumenterà la rete consolare.

Possibile che non avverta lei, personalmente, lo squilibrio fra lei ed Erdoğan nella politica estera? Possibile che non provi inadeguatezza? Possibile che non senta urlare tutta l'inconsistenza, l'insostenibile leggerezza di tutta la sua politica nel Mediterraneo, fallimentare, che ha consentito a Erdoğan di giganteggiare e di diventare elemento perturbatore e alimentatore di tensioni sociali anche all'interno del conflitto israelo-palestinese? Però, lei continuerà a aumentare la rete consolare, a regalare qualche autostrada e a promettere il reddito di paranza a quei pescatori che non possono più pescare in acque libere, perché internazionali - non libiche! -che per la prima volta, in quest'Aula, sono state definite libiche da lei, con un gravissimo atto di genuflessione financo nei confronti della Libia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la relazione che ci ha offerto su due elementi, su due punti, di estrema preoccupazione che riguardano il nostro Mediterraneo. Un Mediterraneo che è diventato un'area molto più significativa nel corso di questi ultimi anni, anche probabilmente raggiungendo una centralità che non vedevamo da diversi secoli.

Vorrei parlare di una questione particolare, quella del peschereccio Aliseo, per parlare del particolare ed arrivare poi al generale, perché in quella vicenda si racchiude anche una dimensione di sicurezza e anche di interesse legittimo del nostro Paese, che rappresenta anche la chiave di lettura che dobbiamo utilizzare nell'analisi della nostra politica estera. Una politica estera - lo dico con grande chiarezza - che ha alcuni punti di forza storici, che sono quelli della diplomazia mediatrice - in questa occasione voglio anche complimentarmi con la capacità della Farnesina e anche con chi l'ha diretta fino ad oggi, con i ministri Belloni e Sequi, che hanno rispettivamente raggiunto incarichi molto importanti -, dell'efficacia dei nostri contingenti militari, del dinamismo delle imprese e soprattutto del nostro modello culturale, che non è quello di sventolare le bandiere dell'uno o dell'altro, ma di issare i vessilli della pace.

Per quanto riguarda la vicenda del peschereccio, penso che dobbiamo guardare con attenzione e preoccupazione all'evoluzione della nuova compagine governativa libica. Dobbiamo farlo soprattutto - dico per flash - non solo impedendo che fatti del genere siano ripetuti. Sono d'accordo con lei che a quei pescatori va dato un ristoro, un riconoscimento, perché in questo momento è questo che loro chiedono; ma dobbiamo sapere che, finché in Tripolitania ci sarà la Turchia e in Cirenaica ci sarà la Russia, non avremo un confine stabile e una relazione unitaria con quel territorio.

È da qui che vorrei partire, perché la nostra iniziativa deve soprattutto essere quella di evitare che, nella sponda sud del Mediterraneo, vi siano frammentazione e insicurezza. Vorrei parlare anche della questione, così drammaticamente intrisa tante volte di retorica, del conflitto come quello israelo-palestinese che, nell'ultima fase, è evidentemente un conflitto tra Hamas e il Governo Netanyahu. Stiamo parlando di una vicenda che non si risolve da moltissimi anni. Il collega Fassino ha ricordato gli accordi di Oslo e quelli di Washington: la comunità internazionale non è stata in grado nel corso di questi anni di arrivare ad una soluzione. Sappiamo benissimo che, per avere un'iniziativa politica forte, c'è bisogno del Quartetto, come ha ripetuto anche lei. Sappiamo, però, che la gestione di questo conflitto deve avere delle chiare parole da parte del nostro Governo, all'indirizzo innanzitutto di una condanna senza mezzi termini di chi alimenta la violenza.

Io penso, da questo punto di vista, che ci sia un elemento di responsabilità non solo da parte di Hamas e della jihad, nel lancio dei razzi, ma anche di quei Paesi che stanno alimentando tecnicamente, economicamente e militarmente quest'azione. Lei ha incontrato il Ministro degli Esteri iraniano; sappiamo che l'Iran fornisce le armi ad Hamas, anche migliorando la sua qualità offensiva bellica. Sappiamo e abbiamo visto che la Turchia di Erdoğan ha definito lo Stato di Israele uno Stato terrorista. Noi, che non solo vogliamo siano interrotte tutte le violenze, ma che siamo al fianco di quelle popolazioni civili, anche e soprattutto palestinesi, che nel corso di questi anni hanno subito perdite indicibili, siamo però dalla parte anche di chi si difende, perché il diritto ad esistere di Israele è un diritto che non può essere negato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), né negli statuti di Hamas né nelle dichiarazioni di Governi vicini.

Sappiamo che la risposta militare non è stata proporzionata e noi abbiamo chiesto che invece fosse proporzionata e mirata; ma non lo è stata. In questo senso dobbiamo avere la capacità come comunità internazionale di intervenire, ma dobbiamo sapere che questo conflitto, questa radice di odio, fa comodo a questa guerra ibrida, che si sta determinando all'interno del mondo mediterraneo, in particolare nel Medio Oriente. Fa comodo avere un conflitto permanente e noi dobbiamo dire parole più chiare, Ministro, sul ruolo che in questo momento stanno svolgendo Turchia e Iran, perché questo è l'elemento centrale oggi per riaprire quel processo di pace che ciascuno di noi auspica. Abbiamo bisogno di più diritti, abbiamo bisogno di più iniziativa internazionale, abbiamo bisogno di individuare quali siano le strade perché cessino anche tutte le violenze, che possono mettere in discussione un modello di convivenza, che è stato visto, nel corso di questi anni, come un modello positivo all'interno delle città israeliane. Abbiamo bisogno che l'Italia faccia sentire il suo peso e la sua voce, perché l'idea che ci sia in Terra Santa ancora sangue che scorre non può far altro non solo che scuotere le nostre coscienze, ma preoccupare per la sorte del nostro Paese. La dico così, nel modo più semplice: abbiamo bisogno che ci sia una risposta anche del nostro Paese in sede di comunità internazionale, perché si dica che non è una questione interna di Israele e Palestina, ma che è una questione di quell'area e del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. È difficile in sette minuti affrontare due questioni di tale rilevanza. Proverò quindi, brevemente, a contribuire a questo dibattito, esprimendo un disagio per l'astrazione dal principio di realtà, che spesso il discorso pubblico su queste due vicende, centrali per la politica estera, italiana ed europea, raggiunge.

La Libia è uno Stato fallito, controllato da milizie, da bande di trafficanti e oggi anche con un'egemonia rilevante della Turchia, rispetto anche alle scelte che fanno quelle milizie. Continuare a considerarlo e a discutere in quest'Aula, come se l'interlocuzione con le autorità libiche fosse un'interlocuzione unilaterale con uno Stato compiuto, rischia di non farci capire qual è il vero problema. Avevamo avvertito nel 2018 - unico gruppo, quello di Liberi e Uguali, a votare contro il decreto che cedeva le motovedette alla Libia, in quest'Aula - sul pericolo che trasferire quei mezzi a non precisate autorità poteva rappresentare, anche con riferimento al fatto che potessero essere armate ed utilizzate per altri fini. La Ubari 660, signor Ministro, quella che ha sparato contro i nostri pescherecci, era una delle motovedette che, nel 2018, il Governo italiano ha ceduto alla guardia costiera libica.

La stessa che ha utilizzato quella motovedetta e che era controllata, nella città di Zawiya, da uno dei più noti trafficanti, che era anche capo della Guardia costiera: il noto al-Milad detto “Bija”, condannato dalle Nazioni Unite, financo dai libici e oggi rimesso a capo della guardia costiera di Zawiya col ruolo di maggiore, promosso proprio da quelle autorità libiche, da quel Governo libico con cui noi continuiamo ad avere un'interlocuzione.

Io mi fermerei qui. Basta questo per dire qual è il problema rispetto al rapporto con la Libia e soprattutto il problema che riguarda la nostra cooperazione con la cosiddetta “Guardia costiera libica”, un'organizzazione che è in mano alle milizie e ai trafficanti di esseri umani, che gestisce i fondi e i mezzi che riceve dal Governo italiano e dai Governi europei, e contemporaneamente si arricchisce sulla pelle di migliaia di persone disperate che cercano di fuggire dai campi di concentramento che spesso gestisce, come nella città di Zawiya, il cosiddetto “Bija”. Questo è il contesto in cui noi ci muoviamo. Suggerirei di aprire un'interlocuzione con la Libia per rivedere la questione che riguarda la competenza esclusiva su quelle acque, che sono a meno distanza dalle coste di Lampedusa di quanto non siano dalle coste libiche, e suggerirei anche di dare un segnale politico nel prossimo rifinanziamento delle missioni, sospendendo la missione di supporto alla Guardia costiera libica, anche per evitare il paradosso di trovarci a supportare chi spara sui nostri pescherecci.

La questione palestinese, dal punto di vista della rimozione, è ancora più dolorosa. La prima e la più grande rimozione, che nel dibattito pubblico e che, purtroppo, anche in quest'Aula viene fatta, è la rimozione dei palestinesi, confusi troppe volte con Hamas che - lo dico per fugare ogni ombra di dubbio - non esito a definire un'organizzazione terrorista, perché terrorista è l'atto di lanciare missili indiscriminatamente sulla popolazione civile. Ma attenzione a non rimuovere, insieme ai palestinesi, insieme a questo problema, anche l'esistenza dei palestinesi. Le autorità riconosciute legalmente - leadership debole, è stato detto più volte - hanno riconosciuto lo Stato di Israele e chiedono a gran voce non solo un cessate il fuoco, ma anche il ritorno a un tavolo negoziale, chiedono una soluzione condivisa per due popoli e due Stati, ma quel tavolo negoziale è costantemente rifiutato da Israele. Attenzione a rimuovere le responsabilità politiche del Governo israeliano sulla crisi in atto, su quello che sta accadendo in queste ore e su quello che è accaduto negli ultimi anni. Ho l'impressione - non lo so - di essere solo io in quest'Aula ad aver letto i rapporti di Amnesty International e di Human Rights Watch sulla violazione sistemica dei diritti umani perpetrata dal Governo israeliano a danno dei cittadini palestinesi e anche dei cittadini israeliani di origine araba? Quello che noi non raccontiamo è che questa escalation è partita da un'azione deliberata di provocazione con cui l'esercito israeliano ha caricato i palestinesi, in realtà i cittadini di Gerusalemme musulmani, che si preparavano ad aprire il Ramadan sulla Spianata delle Moschee. Questo è stato l'inizio delle violenze che poi sono scaturite in questa escalation e quello che spesso non viene raccontato è che non c'è solo Gaza in questi giorni. C'è un aperto conflitto dentro lo Stato di Israele anche tra cittadini israeliani, tra i cittadini israeliani di origine araba e i cittadini israeliani di origine ebraica. Noi siamo davanti al rischio che in Israele scoppi una guerra civile e tutto questo avviene anche grazie alla rimozione che la comunità internazionale ha fatto delle responsabilità dei Governi israeliani, che hanno un indirizzo politico. Le scelte che sono state fatte sono state quelle di perpetrare un'occupazione, di colonizzare Gerusalemme Est. La politica degli insediamenti è fatta per cacciare i palestinesi da Gerusalemme Est, dove vivono grazie al diritto internazionale, che prevede, in diverse risoluzioni ONU, che Gerusalemme Est sia parte dello Stato palestinese, che Gerusalemme sia capitale condivisa dei due Stati. Questo sta scritto nelle risoluzioni ONU che vengono calpestate dai Governi israeliani.

Un ex Ministro degli Esteri, Lieberman, un suo ex collega israeliano, arrivò a teorizzare che bisognava cedere una parte dei territori di Israele, abitati in prevalenza da cittadini di origine araba, per annettere la parte dei territori palestinesi occupati dove c'erano gli insediamenti. Human Rights Watch parla chiaramente ed esplicitamente di crimini contro l'umanità perpetrati dallo Stato di Israele nei confronti della popolazione palestinese e della popolazione araba israeliana; parla di apartheid e di segregazione razziale, perché i cittadini arabi israeliani - non i palestinesi, ma i cittadini arabi israeliani - in questo momento, nella linea del Governo israeliano di costruire uno Stato su base etnico-religiosa, subiscono una discriminazione quotidiana. Se noi rimuoviamo questo, noi rimuoviamo le cause di quel conflitto.

Allora - e concludo, Presidente - noi abbiamo la necessità di dire una cosa: due popoli, due Stati, è una formula vuota, che va riempita. Se non si sceglie di far diventare quella formula reale, se entrambe le parti non perseguono quella volontà politica, non ci sarà mai la pace: non c'è pace per chi non cerca pace. Oggi il Governo israeliano - non lo Stato di Israele e i cittadini di Israele -, il Governo israeliano non cerca la pace, così come non la cerca Hamas, perché il loro potere si fonda sulla guerra e questa guerra è anche un modo di risolvere la crisi politica che oggi attanaglia le istituzioni israeliane.

PRESIDENTE. Concluda.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Concludo con un appello, Presidente. Se oggi si vuole la pace, per esempio, un atto che il Governo israeliano potrebbe fare sarebbe quello di liberare Marwān Barghūthī, uno dei leader del popolo palestinese, che potrebbe rappresentarlo e condurlo a un processo negoziale di pace. Ma la verità, anche qui, è che la pace non la vuole nessuno e noi continuiamo a ignorare il grido di dolore che viene da quelle terre (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Finché la Repubblica italiana non farà autocritica sulla sua politica estera, arriverà in ritardo e passivamente su tutti i temi più importanti del Mediterraneo. Cosa aspettiamo a dire che le istituzioni sovranazionali europee, dopo aver causato il caos libico, fanno poco per riparare il danno? Un'area immensa intorno alla Libia raccoglie ogni spinta alla destabilizzazione, alla disgregazione territoriale, alla violenza, mentre servirebbero investimenti immensi per la stabilità; invece si gioca al ribasso, in attesa di una Bruxelles distratta che non arriva; troppe rimozioni, perché in Italia si discute poco e male di politica estera. Prendete la questione israelo-palestinese. La sfera politica e mediatica italiana dà risalto a un solo punto di vista: quello di Benjamin Netanyahu (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è). La cronaca di guerra ripudia ogni contesto storico, qualsiasi bilanciamento o analisi sulle cause che determinano oppressione e resistenza, ingiustizia e lutti. A reti unificate, benedette da partiti che qui dentro hanno smarrito la loro storia, va in onda il rovesciamento di una tradizione italiana che un tempo capiva le ragioni dei palestinesi perché capiva la complessità del Mediterraneo. Siamo stufi di vedere in onda soltanto “Tele Netanyahu”, silente sulle case rubate agli autoctoni, sui bombardamenti che scaricano su Gaza una vera iper-potenza militare. Le redazioni e i partiti hanno scelto di girarsi dall'altra parte e di sventolare la bandiera di uno Stato straniero.

Anche le sue dichiarazioni, Ministro Di Maio, sono deludenti, attendiste e lontane da un dramma che, invece, richiede coraggio, non lingua di legno. Un tempo lei disse che una volta al Governo una delle prime cose sarebbe stato riconoscere lo Stato palestinese: siamo sempre in tempo. Annuncio che abbiamo presentato una mozione per riconoscere pienamente e formalmente lo Stato di Palestina, con effetto immediato entro i confini del 1967 (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è), secondo le rilevanti risoluzioni delle Nazioni Unite. Come vedete, rispetto al silenzio, l'alternativa c'è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C!-PP). Grazie, signor Presidente. Mi viene da dire “bravo, signor Ministro”, perché per una volta ho sentito una posizione chiara.

Il fatto di condannare, senza se e senza ma, i razzi che dall'organizzazione terroristica Hamas - non lo dice la Repubblica italiana, lo dice l'Unione Europea - sono piovuti indiscriminatamente su Israele è una posizione chiara che il Governo italiano doveva prendere, e così ha fatto.

Io credo che in quest'Aula nessuno sia per la guerra, nessuno sia per la sofferenza: tutti soffriamo in maniera paritetica per le morti, e guardate che le morti non sono solamente dalla parte della Palestina, sono da entrambe le parti.

Purtroppo, per partito preso, da molti decenni, nel nostro Paese c'è chi nasce pro-Palestina e chi nasce pro-Israele e abbiamo una grandissima difficoltà nel discernere le cose e, soprattutto, nel valutarle per quelle che sono effettivamente. Ma, vede, signor Presidente, la geopolitica, la politica estera deve basarsi obbligatoriamente sul diritto internazionale, sulle organizzazioni internazionali. Dal dopoguerra abbiamo l'ONU, ho sentito molti fare riferimento alle risoluzioni dell'ONU: ebbene, la prima risoluzione dell'ONU che aveva a che fare con quella terra è stata molto chiara. Quello che è successo dopo - la guerra dei Sei giorni, la guerra dello Yom Kippur, i Paesi arabi contro Israele - sono tutte evoluzioni che hanno aiutato e spinto la confusione fino all'ennesima potenza. Ovviamente, non si può cercare di capire fino in fondo chi, in tutti questi decenni, ha avuto torto o ha avuto ragione, ma una posizione la dobbiamo prendere, perché un conto è la Palestina e il popolo palestinese, un altro conto è Hamas.

Signor Presidente, i razzi lanciati su Israele sono, con molta probabilità, di fabbricazione ex sovietica; si chiamano Kornet e costano tra i 70 e i 100 mila euro l'uno. Ne hanno lanciati 3.500-4.000. Fate il conto voi, con queste centinaia di milioni di euro, che cosa si sarebbe potuto fare per aiutare il popolo palestinese.

E, allora, ci troviamo di fronte a una contrapposizione mondiale tra due blocchi geopolitici - e mi avvio alla conclusione - che vedono nella Terra Santa, che per tutti noi significa molto, un momento di sintesi, un po' come quando ci fu la lotta tra Orazi e Curiazi. Mi sento di dire - e concludo, signor Ministro - che una posizione chiara l'Italia dovrebbe averla veramente nei confronti, non tanto dell'Iran, quanto della Turchia, perché il bullismo geopolitico al quale ci ha abituato la Turchia negli ultimi mesi credo sia tutt'altro che utile a risolvere la gravissima crisi e situazione israelo-palestinese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Signor Ministro, prima di affrontare il nodo del conflitto israelo-palestinese, volevo replicare brevemente sulla questione della pesca e dei recenti fatti di cronaca che hanno coinvolto alcuni pescherecci italiani.

Innanzitutto, ringrazio per le puntualizzazioni e i chiarimenti relativi ad una materia tanto attuale per uno dei nostri settori di eccellenza, quale la pesca. Certo, sarebbe stato preferibile avere una normativa chiara e dirimente che aiutasse ad operare con maggiore serenità. Tuttavia, apprezzo lo sforzo del Governo di tenere sotto la propria egida la possibilità di stilare accordi e joint venture che, sicuramente, saranno svolte a tutela dei nostri pescatori.

Per quanto riguarda, invece, il conflitto tra Israele e il popolo palestinese, credo si possa partire da un dato di fatto ormai assodato: gli approcci adottati finora si sono rivelati fallimentari. Certamente, dobbiamo sforzarci di superare facili schemi ideologici che puntano a individuare il colpevole, che non significa rinunciare a individuare responsabilità precise all'interno di entrambe le parti, parti che non sono blocchi omogenei, presentando infinite sfumature e radicali contrapposizioni.

Abbiamo poi un altro dovere che è quello di analizzare i possibili scenari che potremmo trovarci ad affrontare se la situazione dovesse degenerare. Questo significa tenere presente che Israele e Palestina sono il fulcro di un ingranaggio fragile e complesso, nel quale convergono anche i conflitti fra il mondo sciita e sunnita, compreso il disegno della Fratellanza musulmana. Ne sono parte vari convitati di pietra, tra cui i Paesi del Golfo, con la novità rappresentata dai recenti Accordi di Abramo e la differenziazione con il Qatar, più prossimo alla Turchia di Erdoğan, e Hamas, l'Iran e gli Hezbollah del Libano, dove, ricordo, è presente un contingente italiano, i campi profughi palestinesi in Giordania e, da ultimo, la comunità internazionale, in particolare l'Unione europea, che appare, al momento, troppo defilata.

Il raggiungimento della pace è il sogno, in una situazione di territori intersecati, che vede le popolazioni coinvolte oppresse da una sindrome di accerchiamento, da una parte, e dalla perdita della propria dignità umana, dall'altra. Mi permetto di segnalare, a questo proposito, un breve documento su questo tema che le consegnerò alla fine del mio intervento.

Tutto ciò - è bene ribadirlo - va affrontato, mantenendo una necessaria e impegnativa equidistanza, senza condanne preconcette, sforzandoci, in quanto Paese lambito dallo stesso mare e appartenente a una comunità di Stati in cerca di identità, di elaborare una soluzione equa per entrambi i popoli antichi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fioramonti. Ne ha facoltà.

LORENZO FIORAMONTI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la situazione nel Medio Oriente dimostra, con forza e tragicità, che non c'è pace senza giustizia sociale e dignità umana. La violenza, che va assolutamente condannata in ogni sua forma e che abbiamo visto in questi giorni, però, ci ricorda che il terrorismo e la lotta armata si rafforzano grazie alla disperazione delle persone.

Lei, signor Ministro, ha giustamente sottolineato la necessità per il nostro Paese di impostare un'agenda positiva per il Mediterraneo, però - diciamocela tutta - il nostro Paese, ormai, da troppi decenni, è completamente assente sullo scenario mediterraneo. Siamo assenti dal punto di vista non soltanto strategico, ma anche valoriale. Siamo diventati amici ed amichetti di dittatori temporanei, dittatori ormai pluriennali che ci umiliano costantemente, come accade, per esempio, ormai regolarmente, in Egitto, con la situazione vergognosa relativa al caso Regeni e, ultimamente, al caso Zaki. Dittatori che noi, a volte, definiamo amici, in nome di un non meglio specificato interesse nazionale che non riesco a capire cosa significhi, se non, forse, quello di mantenere gli interessi strategici ed economici di alcune aziende italiane che, in questi Paesi, speculano, come nel caso della Libia, e che garantiscono, in qualche modo, al nostro Paese o a parte del nostro Paese di generare profitti, a scapito di queste popolazioni.

Ecco, se noi vogliamo evitare di essere continuamente in balia degli eventi, che poi generano spostamenti di migliaia e migliaia di persone che arrivano sulle nostre coste alla ricerca di una vita migliore, dobbiamo renderci conto davvero che l'Italia ha tutto l'interesse - questo sì, di tutti i cittadini - ad essere un attore diverso nel Mediterraneo, per trasformare quest'area in un'area di sviluppo sostenibile, di condivisione, che sia di beneficio per tutta la popolazione, anche e soprattutto per i cittadini italiani, e che questo mare torni ad essere il centro, la culla della civiltà e non più un mare di morti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, i due minuti che ho a disposizione sono ovviamente pochi per parlare di temi importanti come il conflitto arabo-israeliano e la questione libica. Cercherò, pertanto, di essere molto sintetico.

Lei, nella sua relazione, dice, giustamente, che dobbiamo, da un lato, garantire la sicurezza di Israele, ovvio, dall'altro lato, il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato. È evidente che, in questo primo conflitto dell'era Biden, non possiamo perdere di vista un punto fondamentale. Per noi il punto fondamentale è che l'alleato principale nel Medio Oriente è Israele (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC). È l'alleato dell'Occidente. E dare sicurezza a Israele - signor Ministro, lei lo sa meglio di me - equivale a dare la sicurezza a tutto l'Occidente. Per cui, come diceva qualcuno, negoziare, negoziare sempre, negoziare con autorevolezza, e per negoziare con autorevolezza ci serve una cosa principale, che è la coerenza.

L'altra considerazione, Presidente, signor Ministro, riguarda la questione libica. E' un tema tutto politico. Mi chiedo: noi addestriamo la Guardia costiera, forniamo le motovedette, con le quali dovremmo occuparci anche di chi, purtroppo, si trova in difficoltà nel mare, e cosa succede? Succede che le motovedette vengono usate per sparare ai nostri pescatori. Non ci sta. C'è qualcosa che non va, signor Ministro. Non possiamo dimenticare che, mentre la gente muore in mare, qualcuno si preoccupa, nelle motovedette, di sparare ai nostri pescatori: 18 pescatori rimasti, per 108 giorni, tra l'altro, sequestrati nelle prigioni di quel Paese.

E poi facciamo un attimo il punto. Lei dovrebbe saperlo bene. Il Presidente Draghi va in Libia quindici giorni fa; pochi giorni dopo, tutto il Governo libico, tredici Ministri, salgono su un aereo e vanno ad Ankara ad onorare il Presidente Erdoğan. È una cosa che, evidentemente, ha un preciso significato politico e vorrei anche capire - non c'entra col tema all'ordine del giorno - che fine hanno fatto le televisioni Samsung che oggi vengono costruite, non più dalla Whirlpool, ma in Turchia. Sarebbe bene che qualche Ministro del Governo ci fornisse queste informazioni rispetto a questo tema.

Concludo con un tema di carattere economico: la pesca. La pesca fornisce alla ricchezza nazionale, al PIL, 700 milioni di euro all'anno, però siamo passati, in questi anni, da 300 a 80 pescherecci.

E' un tema di cui ci occupiamo. Non può essere, come dice lei, solamente un rimborso di risorse, ci deve essere anche sicurezza dei confini marittimi. Quindi, posizioni chiare, un'agenda del Mediterraneo, come ha detto lei, e sull'agenda del Mediterraneo - concludo davvero - vorrei permettermi di dare un suggerimento: noi abbiamo una portaerei, la Cavour, nel porto di Taranto; perché non pensare, Ministro degli Esteri, di poter utilizzare la Cavour anche per una presenza militare che darebbe un significato di autorevolezza all'Italia nel Mediterraneo, se davvero vogliamo averla? Tutto qui, signor Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Ministro Di Maio, brevemente, nei due minuti concessi, tutti abbiamo ben presente le immagini terribili del conflitto che pare ben lungi dall'essere risolto con un accordo di pace, un accordo che viene costantemente allontanato non appena vi siano accenni di avvicinamento e, soprattutto, evidenziato da opposte tifoserie rappresentate da osservatori internazionali che illustrano, dal proprio punto di vista, quello che è un elemento innegabile di questo conflitto e, cioè, la sproporzione tra le parti. Laddove vi è un esercito moderno, preparato e tecnicamente avanzato vi si contrappone una popolazione frazionata, territorialmente separata e impossibilitata agli spostamenti dalle difficoltà dovute alle restrizioni dell'occupazione ma, soprattutto, non adeguatamente rappresentata politicamente da una leadership divisa e delegittimata.

Appare chiaro, dal mio punto di vista, che la decisione di Hamas di attaccare Gerusalemme è stata criminale e strategicamente fallimentare perché ha scatenato, naturalmente, la prevedibile reazione israeliana, che ha spostato l'attenzione degli osservatori sulla striscia di Gaza. Non è la striscia il problema di questa ennesima crisi ma Gerusalemme e, in particolare, il quartiere palestinese di Sheikh Jarràh dove, con il consolidamento di un'occupazione che, secondo me, andrebbe rivista, si rende più anacronistica la soluzione dei due Stati, a cui tutti si riferiscono ma che non vede azioni concrete in questo senso. Ero un ragazzo quando se ne parlava; sono in età avanzata e se ne parla ancora.

In conclusione, sulla questione libica è certo che dobbiamo essere parte attiva nella stabilizzazione dell'area, nella pacificazione delle parti in conflitto, nello sviluppo di uno Stato martoriato. Tuttavia, una cosa deve essere chiara, lei lo ha detto e io lo sottoscrivo: nessuna giustificazione e nessuna tolleranza per chi apre il fuoco contro i nostri pescherecci inermi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 19.

La seduta, sospesa alle 17,45, è ripresa alle 19.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 3099.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3099: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19.

Ricordo che nella parte antimeridiana nella seduta si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha facoltà di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. La componente MAIE-PSI voterà a favore di questo provvedimento che distribuisce i 32 miliardi autorizzati con lo scostamento di bilancio, votato a gennaio dal Governo “Conte-bis” che, a dire il vero, a cominciare da marzo 2020, con il “Cura Italia”, ha predisposto una serie di provvedimenti comprendenti aiuti economici e misure emergenziali indispensabili per fronteggiare l'emergenza dovuta alla pandemia. Ciò che finora è stato fatto costituisce un notevole impegno economico che, però, non risulta ancora risolutivo, sia per il perdurare della tragica situazione sanitaria sia per le complicazioni economiche dovute alle severe normative - che sono spesso necessarie, per carità - a cui l'ambito produttivo ha dovuto sottostare. Il decreto-legge Sostegni ci arriva chiuso ed impacchettato dal Senato, dove pure la componente MAIE-PSI ha tentato, con qualche proposta emendativa, di dare un contributo migliorativo. Quindi, in questo momento di discussione, possiamo solo illustrare i nostri desiderata, i nostri sforzi per dare corso alle richieste di attenzione e alle invocazioni che giungono dai cittadini, dalle categorie produttive, sociali ed economiche del Paese. Ne ho diversi esempi, Presidente. È certo che continueremo a profondere il nostro impegno in fase di esame del “decreto Sostegni-bis” perché la situazione è drammatica e molto frastagliata e di ogni comparto che si va ad aiutare bisogna considerare anche tutti i settori correlati che, alle volte, sfuggono all'attenzione dei tavoli decisori.

In conclusione, ribadisco il voto favorevole al provvedimento della componente MAIE-PSI.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, oggi convertiamo in legge il “decreto Sostegni” il cui obiettivo fondamentale è quello di dare più soldi possibili, nel più breve tempo possibile. Si tratta di un decreto che si sforza di dare una risposta alle povertà e lo fa con i mezzi a disposizione: i 32 miliardi di euro di scostamento di bilancio che erano stati già deliberati da parte del precedente Governo. Si è trattato di un passo molto importante. Un altro decreto è stato già varato, il “Sostegni-bis”, questa volta di 40 miliardi di euro. Noi della componente Azione-+Europa-Radicali italiani guardiamo con una certa attenzione ed anche con una certa apprensione alla crescita importante del debito pubblico. Però questo è l'anno in cui i soldi bisogna darli agli italiani. Apprezziamo il Presidente Draghi quando dice: discuteremo anche delle regole del Patto di stabilità. Il decreto si articola, si snoda lungo tre direttrici: sostegno alle imprese, sostegno al lavoro ma anche lotta alle povertà. Tra tutti i provvedimenti, da parte del Governo, che abbiamo anche contribuito ad approvare, vorrei menzionare due aspetti, su cui ci siamo molto battuti: la velocizzazione dei pagamenti e l'abolizione dei codici Ateco, che avevano escluso dai sostegni tantissime persone, con i Governi precedenti, quando si parlava di “decreti Ristori”.

Tutto ciò premesso, Presidente, dichiaro il voto favorevole alla conversione in legge del “decreto Sostegni” da parte della componente Azione-+Europa-Radicali italiani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente e colleghi, le innovazioni introdotte da questo decreto sono state soprattutto i criteri e i parametri che abbiamo adottato.

L'introduzione di un fondo per i soggetti titolari di partita IVA, senza più alcune limitazioni settoriali o vincoli di classificazioni delle attività economiche, è stato un elemento di innovazione e va veramente apprezzato. Oltre a ciò, e grazie anche ad altre scelte importanti, siamo riusciti a dare una accelerazione negli indennizzi e anche ad avere una individuazione più equa e selettiva dei settori che hanno pagato il costo più alto della crisi economica e sociale. Per noi, come componente minoranze linguistiche, una delle priorità rimane il settore del turismo e le politiche a sostegno della montagna, mentre, sul piano sociale, le misure relative alla famiglia e al Terzo settore. Ora è il momento di iniziare a pensare - dobbiamo dirlo ai nostri cittadini e alle nostre imprese - a tutti i ristori e alle misure necessarie per far ripartire il Paese, coordinati e connessi con scelte strategiche di un programma a lungo termine. Ogni euro speso oggi da ogni amministrazione - comune, regione, Stato - è già piano di rilancio del Paese, è futuro. Ogni “decreto Sostegni” è e sarà programma di Governo. Per questo - e concludo - è essenziale che la maggioranza, oggi, lavori unita nel condividere la straordinarietà delle scelte che ci aspettano, da adottare in questo momento per il Paese e con questo annuncio il voto favorevole della mia componente Minoranze linguistiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Da troppo tempo ormai dobbiamo constatare come i provvedimenti, sia pure tesi a superare la grave crisi economica e sociale del Paese, non vengano esaminati come, invece, meriterebbero. Questa volta è toccato al “decreto Sostegni”, su cui questo ramo del Parlamento non ha potuto lavorare, ma è un decreto indubbiamente positivo, anche sul versante dell'innovazione, della decarbonizzazione e della transizione ecologica.

In evidenza, Presidente, la conferma dei contributi alle imprese costruttrici o importatrici di motoveicoli elettrici, le disposizioni per la riqualificazione elettrica dei mezzi pesanti, le norme in materia di accesso al conto termico per le aziende agricole delle zone montane. È previsto l'arrivo di 10 milioni di euro per le città d'arte ed i borghi, così duramente colpiti dall'emergenza COVID, ed è finalmente presente anche una norma interpretativa sul superbonus 110 per cento per sbloccare i lavori di efficienza energetica nelle case popolari, Presidente, un metodo concreto per coniugare lotta al mutamento climatico e lotta alla povertà.

Positivo anche l'arrivo di un fondo da 10 milioni per il 2021 per la realizzazione di attività culturali. Noi su questo punto, come componente Facciamo Eco, avevamo presentato un ordine del giorno, che è stato accolto, ne siamo lieti, ma lo ripresenteremo sotto forma di emendamento nel prossimo decreto, perché ancora sono molte le caselle da colmare che rimangono vacanti. Ecco, spero che il Piano nazionale di ripresa e resilienza diventi, innanzitutto, per noi un metodo e che i soldi, nel futuro, verranno allocati secondo gli assi che il PNRR ci sta indicando: la transizione ecologica, la digitalizzazione, le politiche dell'inclusione sociale. Solo così potremo superare le debolezze della vecchia normalità per aprirci ad un rinnovato sistema di modelli e pratiche sostenibili per il Paese. E con questo, Presidente, annuncio il voto favorevole di Facciamo Eco-Federazione dei Verdi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Voteremo “sì” a questo primo “decreto Sostegni” del Governo Draghi. Con il secondo decreto, che arriverà, saranno 205 miliardi di euro in 14 mesi, tutti a debito, per affrontare il dramma della pandemia. Siamo arrivati a marzo a 2.650 miliardi di debito pubblico. Questi due dati ci dicono la grande responsabilità che abbiamo. E la prima responsabilità la troviamo nel nome che è stato dato dal nuovo Governo a questo decreto: si è passato dai “ristori” al “sostegno”. Ristoro: risarcimento; sostegno: si inizia a guardare al futuro, ciò che serve per reggere il peso. E, allora, cosa serve per reggere il peso? La prima cosa è che il vero sostegno è rappresentato dalle riaperture. Non è una discussione tra “aperturisti” e “rigoristi”, è questione di buonsenso e un giorno in più, un giorno in meno, un'ora in più o un'ora in meno, per esempio, in un mese, valgono 2,5 miliardi di consumi recuperati. Il vero sostegno è dare certezza e non è che il virus non c'è più, ma, finalmente, con il virus si può convivere, si vince la sfida: 28 milioni e mezzo di dosi somministrate con il vaccino.

Il vero sostegno è dare certezza dei passi verso l'obiettivo; la certezza, come ha detto Draghi, del rischio calcolato, dell'usare la testa, della responsabilità; la certezza della ragionevolezza, spiegando con motivi adeguati ai nostri cittadini le decisioni che prendiamo e le azioni che intraprendiamo, contro i tifosi di una parte e dell'altra, contro i tifosi delle serrate e contro i tifosi del pessimismo. Il vero sostegno è tornare a lavorare, perché c'è bisogno di fiducia e c'è bisogno di tornare a lavorare. Questo è il vero sostegno ed è la fiducia che lo Stato accorda alle imprese, perché le imprese creano lavoro. Il vero sostegno è il debito buono e - concludo - passare da sei anni a dieci anni per la restituzione dei crediti garantiti dallo Stato, così come ci ha detto il Ministro dell'Economia Franco, vuol dire tornare a credere che lo Stato investe nel rilancio delle attività delle imprese. Questo ci sembra un primo grande segnale: vinciamo la sfida tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, il “decreto Sostegni” che stiamo per approvare e che avrà il voto favorevole della nostra componente - Cambiamo! - ha necessità di immediati decreti attuativi, di dare ossigeno ai comuni, che dovranno applicare l'esenzione della prima rata dell'IMU e anche il condono delle cartelle esattoriali. Nel mio intervento non posso non far cenno ai 514 mila posti di lavoro persi nella ristorazione; di questi, 243 mila sono lavoratori subordinati a tempo indeterminato, ma - qui mi rivolgo al Governo - sono in larga parte donne e giovani, che hanno fatto una scelta, avendo preferito la strada delle dimissioni per ottenere il trattamento di fine rapporto alla prospettiva di dover tirare avanti con la cassa integrazione, che ha perennemente ritardi. È per questo motivo che chiediamo al Governo coraggio e un impegno sempre maggiore, con la convinzione che per ogni settore colpito vale di più la piena operatività che non gli indennizzi temporanei. È per questo che, come gruppo, abbiamo perorato le riaperture, ritenendo, quelle sì, un vero sostegno, la cura che non può più essere messa in discussione.

Ancora, parlando di lavoratori, un pensiero ai lavoratori di Embraco, ai 400 lavoratori e alle loro famiglie. Siamo in Piemonte, dove c'è una situazione, una crisi aziendale che dura da troppo tempo e che - sono sicura - con l'impegno di tutti, a breve troverà una soluzione, proprio per questi lavoratori che si vedono privati di un diritto, in questo caso, cioè il lavoro.

Però, lo ribadisco ancora, ora servono tempi brevi per il green pass, per poter viaggiare, per poter ripartire senza restrizioni. Arriveranno - è stato detto - più aiuti alle famiglie disagiate e fragili sul “Sostegni-bis”. Ebbene, sul “decreto Sostegni” il nostro gruppo ha presentato degli emendamenti di merito. Le risorse erano già necessarie ieri: erano necessarie le risorse per i servizi a domanda individuale, per le attività estive per i nostri ragazzi perché il 65 per cento dei piccoli con meno di sei anni e il 71 per cento dei ragazzi da 6 a 18 anni ha problemi di comportamento, di disagio profondo, con episodi di suicidio e di autolesionismo. Abbiamo ascoltato con attenzione e condividiamo le parole del Presidente Mattarella, quando afferma di non avere dubbi sulla capacità degli italiani e della società di impegnarsi per uscire dall'anno nero del COVID. Bene, noi, come gruppo, non abbiamo dubbi sulla capacità del Presidente del Consiglio Mario Draghi, sulla sua capacità di lavorare sui futuri decreti, affinché sempre di più siano rispondenti ai bisogni degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (MISTO-CD). Grazie Presidente, oggi accogliamo misure che da tempo auspicavamo e che più volte, da questi banchi, nelle ultime settimane, abbiamo chiesto: dare ai cittadini e ai lavoratori di questo Paese la possibilità di riprendere ad assaporare una nuova normalità, mettendoli in condizione di lavorare e di riaprire le loro attività. Tuttavia non sfugge l'importante aspetto che questo è il momento in cui la nostra Nazione deve assumersi una grande responsabilità, dimostrando di aver compreso che vi sono tematiche imprescindibili, la cui mancata trattazione all'ordine del giorno dell'agenda politica del Paese rischia di farci perdere una grande occasione. Dobbiamo ricostruire un sistema Paese, che ponga fine ad anni di tagli scellerati e mancati investimenti in sanità, che potenzi la sanità territoriale e investa subito sulla telemedicina, da nord a sud; che sblocchi l'imbuto formativo e agevoli gli studenti all'ingresso delle facoltà di medicina e nelle scuole di quelle specializzazioni di cui hanno fortemente bisogno le regioni. La parola d'ordine deve essere semplificazione. Si agevolino assunzioni dei medici nei territori disagiati, oggi abbandonati da tutti, dove il diritto alla salute è stato depennato dalla Costituzione. Oggi parliamo di rivoluzione tecnologica, Presidente, ma in molti territori del Sud si muore ancora perché non si arriva in tempo in ospedale, per un parto complicato, per un infarto o per un ictus. Oggi la sfida epocale non è la rivoluzione tecnologica, Presidente, ma curare tutti i cittadini, a Sorgono come a Roma, a Isili, a Bosa come a Padova: questa sì che è la sfida da affrontare. Pari dignità sociale significa stessa possibilità di accesso alle cure per tutti. Ben vengano tutte le rivoluzioni che vorrete fare, ma che ci trovino sani e vivi, Presidente. Vogliamo un'Italia che guardi alla tutela dell'ambiente non come a una costrizione, ma come a una necessità ineludibile. Allora, non giriamoci dall'altra parte quando vediamo i nostri territori inquinati dalle mafie e dai potenti di turno: inquinamento uguale tumori. Vogliamo un'Italia che sappia garantire meritocrazia e che non costringa i nostri giovani a dover migrare per il loro futuro. Immaginiamo di dover dare impulso ad un Paese che non viaggi a due velocità, ma che sappia definitivamente colmare quelle eterne differenze tra il Nord, il Sud e le isole. Centro Democratico, che con orgoglio rappresento, darà, pertanto, ancora una volta, il suo contributo: voteremo “sì” e lo faremo ogni volta che questo Parlamento e questo Governo si faranno portatori dei diritti e delle esigenze di ogni singolo cittadino (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie Presidente, di solito quando un Governo ha paura del confronto democratico, che cosa fa? Pone la questione di fiducia, proprio come è avvenuto ieri, e impedisce di fatto il dibattito parlamentare. Se poi nel Parlamento c'è una maggioranza bulgara, composta da forze radicalmente diverse ma pronte a tutto pur di gestire il potere, allora il Governo ha gioco facile e può fare quello che vuole. I nostri senatori, questa notte, hanno dovuto occupare e dormire nell'Aula del Senato per avere il semplice diritto di dissentire pubblicamente in Aula rispetto ai provvedimenti di questo Governo e di questa maggioranza dell'assembramento, che riesce magicamente a mettere insieme gli interessi di parte, sia a destra come a sinistra. Siamo in una situazione drammatica, dobbiamo dare risposte serie, concrete e immediate al Paese, eppure il decreto è arrivato colpevolmente in ritardo, nonostante i soldi da stanziare fossero già pronti ben prima del cambio di Governo:;un'attesa ingiustificata, se non per beghe vostre interne nel piazzare bandierine su ogni articolo del testo.

PRESIDENTE. Deputato Trano, mi scusi. Per favore, con il telefono, si sente fin qui! Per favore, si sente fin qui il video. C'è un collega che sta parlando, grazie. Prego, deputato Trano.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Dicevo, un'attesa ingiustificata, se non per beghe vostre interne nel piazzare bandierine su ogni articolo del testo. Ci aspettavamo almeno che tutto questo tempo fosse servito a tirar fuori una serie di provvedimenti importanti, dei quali però non c'è traccia nel testo.

Ma veniamo ai dati certificati da enti terzi e non dall'opposizione. Secondo la CGIA di Mestre, nel 2020 le nostre imprese hanno subito una perdita di fatturato di circa 350 miliardi complessivi; quindi, anche se i virologi stanno vincendo la guerra contro il COVID, qualcuno dovrebbe preoccuparsi concretamente anche delle macerie che lascerà la pandemia nel nostro Paese. Invece, tra i banchi della maggioranza vedo aleggiare una inopportuna euforia per un decreto che, al massimo, coprirà il 5 per cento delle perdite delle imprese.

Di questo stiamo parlando oggi, non di altro: solo il 5 per cento! Eppure, nella discussione si confondono i piani e al Governo ci si compiace di quanto si è stati bravi a combattere la crisi nera con le mancette, pensando che alle tante famiglie, ancora avvolte dall'incertezza sul futuro, basterà una pacca sulla spalla per riprendersi. Perché vedete, rimborsare il 5 per cento delle perdite significa questo: darti una pacca sulla spalla, mentre la casa brucia, sperando che in futuro arrivi l'Unione Europea a spegnere il fuoco; sempre ammesso che una maggioranza così variegata e agli antipodi riesca a tirare fuori le riforme che chiede Bruxelles per il Recovery Fund. Mi chiedo se Paolo Sisto, che è l'uomo piazzato da Berlusconi al Ministero della Giustizia, riuscirà mai a trovare un accordo con Anna Macina, sua omologa, piazzata dai 5 Stelle, su questi temi. Mi chiedo se il MoVimento 5 Stelle avrà il coraggio di portare ancora avanti, a testa alta, la sua riforma della giustizia o se scenderà a patti con il nemico di sempre, Forza Italia, anche su questo.

Ma qui si continua a festeggiare, alla faccia delle attività economiche che chiuderanno per sempre o, peggio, finiranno nelle mani delle organizzazioni criminali; imprese appese ad un 5 per cento di ristori che voi credete siano inaspettati e risolutivi, come vincere alla lotteria, quando al massimo per i cittadini sono una mancia che serve giusto per pagare l'affitto, le bollette e nient'altro.

Questo entusiasmo, Presidente, è totalmente fuori luogo, è fuori dalla realtà ed è anche irrispettoso dei cittadini, in netto contrasto con chi l'esasperazione la vive al di fuori di questo palazzo, nel Paese reale, perché la gente sta pagando il prezzo delle vostre inefficienze, dei vostri ritardi e del vostro poco coraggio.

Ed è poi inaccettabile che il Ministro dell'Economia dica già che ha intenzione di interrompere gli aiuti entro la fine dell'anno. Per questo L'Alternativa c'è si asterrà su questo provvedimento, per dare comunque supporto alle imprese, ma non di certo a questo Governo di alieni, che festeggia dai palazzi, convinto che le loro mance siano un gesto caritatevole e non una ridicola e ritardataria toppa che non colmerà il silenzio delle tantissime serrande che rimarranno chiuse per sempre nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ribadisco, ancora una volta, che in quest'Aula siamo tutti convinti che il migliore, il più efficace sostegno è il lavoro, è la riapertura: è un convincimento che ci accomuna. Siamo tutti convinti e consapevoli che le misure di restrizione che sono state necessarie hanno un impatto pesante, determinano sofferenza economica e sociale. Siamo tutti convinti che, quando riapri, è fondamentale poi non dover richiudere, come purtroppo è successo nei mesi che abbiamo alle spalle.

Il lavoro è fondamentale, è il miglior sostegno, anche perché nessun sostegno economico, anche quello più consistente, può compensare un dato fondamentale che è associato al lavoro, e cioè la dignità, la partecipazione attiva alla propria comunità. Siamo consapevoli e, tuttavia, i sostegni sono necessari.

Oggi, ci troviamo qua ad approvare un altro tassello: è un tassello, non va visto come un provvedimento in sé, fa parte di una sequenza che abbiamo realizzato nel corso di questa lunga, drammatica pandemia, che ha avuto una dimensione sanitaria e una dimensione economica e sociale. È un tassello: speriamo e vogliamo che sia il penultimo dei tasselli che vanno a soccorso di famiglie, lavoratori e imprese.

In queste ore, speriamo nella giornata di domani - e su questo poi voglio tornare - il Governo approva il “decreto Sostegni-bis”, che integra, completa, estende la portata del decreto che oggi convertiamo in legge. È un decreto che - lo voglio ribadire e lo ribadirò ogni volta, signor Presidente - ancora una volta vede il Parlamento intervenire in modo incompiuto, incompleto. Ancora una lettura monocamerale, frutto dell'emergenza, frutto di un assetto istituzionale che dobbiamo modificare, ma è un dato che non possiamo rimuovere.

È un decreto necessario. Ieri, mi ha colpito il rapporto della Banca centrale europea che chiama zombie una fascia di imprese che sono sopravvissute grazie agli interventi di sostegno che le politiche economiche dei Governi hanno fatto sul versante del credito, sul versante delle tasse, sul versante dei contributi a fondo perduto. Ebbene, attenzione, attenzione: in questi mesi abbiamo molto discusso, anche con una certa enfasi, forse eccessiva, di Piani nazionali di ripresa e resilienza, ma, se non sopravvivono oggi quelle imprese, che forse sono zombie perché sono dentro un quadro che ancora non consente una ripresa adeguata, se non sopravvivono quelle imprese, se non sopravvive quel lavoro, se non sopravvivono quelle attività produttive, non ci può essere nessuna ripresa, nessuna resilienza. Allora, è fondamentale continuare a intervenire.

Certo va fatto in modo diverso rispetto a come lo abbiamo fatto nei mesi scorsi, e questo provvedimento avvia una differenziazione importante. Ci sono misure di carattere generale, certo insufficienti, certo insufficienti. L'intervento che compensa il calo di fatturato sopra il 30 per cento è un intervento insufficiente, e non a caso abbiamo insistito, come abbiamo cominciato a fare durante la sessione di bilancio, affinché vi sia un intervento che abbia a riferimento le perdite effettivamente subite. E nel “decreto Sostegni-bis”, che il Governo approva domani, o comunque nelle prossime ore, è previsto anche un intervento che fa riferimento alle perdite effettivamente subite, non soltanto al calo di fatturato, ed è un passaggio importante.

Dopodiché, ci sono altri interventi che dobbiamo riprodurre, che dobbiamo estendere; il blocco dei licenziamenti delle lavoratrici e dei lavoratori non può essere spazzato via in modo indifferenziato. Ci sono settori, ci sono imprese, ci sono lavoratrici e lavoratori che hanno ancora bisogno di protezione. Non sono zombie, non sono morti: sono imprese, lavoratrici e lavoratori in settori ancora colpiti da restrizioni o comunque dagli effetti della pandemia, e dobbiamo sostenerli, perché non c'è ripresa se non c'è sopravvivenza delle imprese, di quelle lavoratrici e di quei lavoratori.

Poi, anche qua, ci sono ci sono misure specifiche, che riguardano, ad esempio, tutto il comparto sciistico, una misura fondamentale. È stato un settore tra i più colpiti, anche perché la chiusura - vi ricordate - è arrivata senza particolare preavviso. Ci sono misure specifiche che riguardano le bollette elettriche, quei costi fissi che le imprese, i lavoratori autonomi e le partite IVA devono pagare anche se l'attività è ferma. Ci sono misure di esonero dal pagamento dell'IMU, della prima rata dell'IMU, per le attività più colpite dalle restrizioni. Sono misure parziali e che troveranno una continuità nel “decreto Sostegni-bis” che verrà approvato nelle prossime ore.

E allora mi avvio alla conclusione, Presidente, e mi rivolgo al Governo. Faccio un appello al Governo, un appello accorato: fate presto, fate presto! Abbiamo bisogno di fare presto sulla campagna vaccinale, dove registriamo passi avanti molto rilevanti. Abbiamo bisogno di fare presto con le riaperture, abbiamo bisogno di fare presto con gli indennizzi e i sostegni. Abbiamo approvato lo scostamento il 22 aprile: oggi è il 19 maggio e purtroppo il “decreto Sostegni-bis” non è ancora arrivato. Fate presto, intervenite sui punti che abbiamo messo in rilievo come Parlamento, innanzitutto il riferimento agli indennizzi rispetto alle perdite subite. I lavoratori stagionali: c'è bisogno, come è stato scritto in un ordine del giorno approvato all'unanimità al Senato, di continuare a sostenere i redditi di lavoratori e lavoratrici stagionali nel turismo, nell'agricoltura, nello sport. C'è bisogno di estendere per i settori in difficoltà il blocco dei licenziamenti. C'è bisogno di intervenire sul DURC, sul Documento unico di regolarità contributiva delle partite IVA che, nel 2020, hanno sofferto, non hanno potuto pagare i contributi; e senza un intervento sul DURC non possono neanche beneficiare dell'esonero dei contributi per il 2021.

Abbiamo bisogno di completare questi interventi e chiudo, Presidente: attenzione, perché, oltre alle norme che approviamo, ci sono poi i decreti ministeriali; decreti ministeriali che prendono un tempo infinito rispetto all'urgenza delle risposte necessarie. Chiedo pertanto al Governo massima attenzione anche nell'emanazione dei decreti ministeriali.

Con queste nostre valutazioni, con l'appello al Governo, ripeto, a fare presto, esprimo il voto favorevole di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Stasera votiamo qui, alla Camera, in maniera definitiva un decreto che è stato denominato “Sostegni”; un decreto ricco di misure attese da migliaia di imprese, di famiglie, di lavoratori. Ma, diciamo la verità, il sostegno più atteso da parte di queste categorie è arrivato proprio in queste ore, con il decreto che ha stabilito le nuove riaperture, modificato il coprifuoco, ridotto le limitazioni, perché questo chiedono le imprese, questo chiedono le imprese, dalla più grande industria all'attività di vicinato, questo chiedono i professionisti e le partite IVA, tutti coloro che vivono del proprio lavoro e non di sussidi: poter lavorare. E se oggi entrano in vigore le nuove riaperture, lo spostamento del coprifuoco, le ulteriori libertà che ci vengono restituite, non è perché qualche leader politico ha passato le settimane scorse a minacciare politicamente il Governo, il Presidente Draghi, non è per questo. Se abbiamo queste riaperture, se nelle prossime settimane arriveremo all'eliminazione del coprifuoco e ad altre libertà, ma dobbiamo considerare quelle attività che ancora non hanno riaperto, che meritano un'ulteriore attenzione e maggiori ristori nel decreto di prossima emanazione, è solo grazie al cambio di passo nella gestione dell'emergenza e della campagna di vaccinazione impresso dal Presidente del Consiglio Mario Draghi, dal commissario per l'emergenza Francesco Paolo Figliuolo, dal capo della Protezione civile Fabrizio Curcio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ed è grazie al lavoro instancabile dei professionisti della pubblica amministrazione, dei sanitari, del personale tecnico e amministrativo, delle Forze di Polizia, delle Forze armate, della vasta rete del Terzo settore e del volontariato, un patrimonio di passione e di impegno civile che è determinante nel successo di questa campagna vaccinale.

È un cambio di passo che Italia Viva ha voluto, perseguito, promosso, sostenuto, non per un oscuro complotto internazionale, come abbiamo sentito dire, ma perché l'Italia ne aveva bisogno. Il compito della politica non è quello di fare le scelte più popolari in quel momento, ma di compiere ciò che è più giusto per il destino di una comunità. Lo abbiamo fatto perché eravamo convinti, e lo siamo ogni giorno di più, che l'Italia, nel suo momento più difficile dal dopoguerra, avesse bisogno di una guida solida, autorevole, apprezzata a livello europeo e internazionale, e avesse bisogno del coinvolgimento di tutte le forze politiche nella gestione di questa fase. In ballo c'è il futuro del Paese, non il futuro di una forza politica.

Dicevamo, quindi, delle riaperture. Questo decreto, che è stato appena emanato, va nella direzione giusta: ha anticipato la ripartenza per alcuni settori, ha chiesto uno sforzo ulteriore per poche altre categorie che, lo ripeto, necessitano di ulteriori sostegni e ci riferiamo, ad esempio, al settore del wedding, dell'organizzazione di eventi, l'intrattenimento e le fiere, la convegnistica, alcune attività sportive che devono essere messe nelle condizioni non solo di aprire, ma di poterlo fare con tutti gli strumenti necessari. Ci aspettiamo dal prossimo decreto economico un'attenzione aggiuntiva al mondo della piccola e media impresa, dell'artigianato, del piccolo commercio, anche quello collocato dentro i centri commerciali, il cui anticipo della riapertura nei fine settimana non è una vittoria di Italia Viva, che lo ha chiesto incessantemente, ma di tutte quelle attività che hanno sofferto i drastici cali di fatturato nei mesi scorsi e anche, ovviamente, le attività economiche e commerciali dei centri storici e dei nostri quartieri. Difendere il commercio, aiutarlo a vincere le sfide enormi che il mercato pone di fronte significa difendere la vitalità dei nostri quartieri, dei nostri centri urbani, la qualità della vita nelle nostre città (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Servono ulteriori investimenti nell'educazione. Bene, dunque, i finanziamenti previsti in questo decreto che stiamo per approvare e destinati ai centri estivi, all'impegno contro la povertà educativa e, sempre nell'ambito educativo, troviamo molto positivo che questo decreto vada a stanziare circa 300 milioni di euro, a cui dovrebbero aggiungersi ulteriori centinaia di milioni con il “decreto Sostegni-bis” per il mondo dell'istruzione. Riteniamo, però, un errore avere escluso dagli aiuti il sistema delle scuole paritarie che, a tutti gli effetti, fa parte del sistema educativo del nostro Paese, non perché lo diciamo noi, ma perché c'è una legge che porta la firma di Luigi Berlinguer, che è legge dello Stato e che stabilisce, appunto, la parità educativa. È un sistema, quello delle paritarie, che contribuisce in modo determinante a completare l'offerta educativa, con quasi 1 milione di ragazzi che le frequentano e circa 300 mila docenti e spesso servizi che vengono erogati in convenzione con i comuni, laddove i comuni da soli non riuscirebbero a garantirli. Ci auguriamo per questo che il Governo si ricordi delle difficoltà attraversate dal sistema delle paritarie nel decreto di prossima uscita, così come sarà necessario prevedere ulteriori aiuti per il settore della cultura, dello spettacolo dal vivo, gravemente colpiti dall'emergenza pandemica. Certo, vedere musei, teatri, cinema, arene riaprire, rifare calendari, programmazioni, così come veder ripartire le attività sportive fa bene all'anima, fa bene al nostro Paese e fa bene, soprattutto, nel dare un segnale di fiducia agli italiani. Dobbiamo, però considerare che quelle professionalità nel mondo dell'arte, della cultura, della musica, del cinema, dello spettacolo e dello sport sono parti integranti, non solo del nostro sistema economico, ma anche della nostra identità; per questo ci aspettiamo ulteriori interventi a sostegno di queste categorie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Pensiamo, poi, sia opportuno lavorare per superare il limite dei 10 milioni di euro di fatturato 2019 che sono previsti ai fini dell'accesso al contributo a fondo perduto. Questo è importante per dare sollievo sicuramente al sistema delle medie e grandi imprese italiane che, però, in moltissimi casi, sono di vitale importanza per le commesse che generano, per l'indotto che generano, anche a favore delle piccole imprese. In quest'ottica, pensiamo anche sia importante chiedere al Governo un impegno più forte in sede europea, per ottenere una modifica ai limiti imposti dal Temporary Framework, dal quadro temporaneo delle normative europee sugli aiuti di Stato alle imprese in difficoltà: un'esigenza molto sentita dal settore fieristico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma l'esigenza riguarda anche altri settori. È il momento di dare corpo al futuro, di dare corpo all'Italia post-COVID che stiamo disegnando con il Recovery Plan, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finanziato in larga parte da risorse europee, ma non solo. È una mole di denaro enorme che dovremo dimostrare di essere in grado di spendere attraverso le opportune semplificazioni normative che devono riguardare non solo l'apertura dei cantieri, ma anche, ad esempio, la modalità di accesso agli incentivi, ai bonus come, ad esempio, il superbonus del 110 per cento, la cui efficacia, in questo momento, è limitata proprio dalle procedure burocratiche. Il Piano per le opere pubbliche che abbiamo presentato, il cosiddetto Piano Italia Shock sta diventando realtà con la nomina dei commissari, lo sblocco dei cantieri che erano fermi. Il futuro dell'Italia passa anche, ovviamente, per una maggiore rapidità nel realizzare le proprie opere e riteniamo che il provvedimento che il Governo sta elaborando in materia di semplificazioni normative debba dare un ulteriore impulso per spendere tanti miliardi di euro già stanziati, ma che non vengono spesi per le lentezze della burocrazia. I giovani sono il capitale umano più prezioso che abbiamo e su cui dobbiamo investire di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Aiutare i giovani a contrarre, ad esempio, un mutuo per l'acquisto della casa, come ha annunciato anche il Presidente Draghi, è importante e, a questo proposito, proprio nelle ore in cui il Governo sta discutendo un nuovo provvedimento economico, facciamo una proposta: estendere l'accesso al Fondo di garanzia prima casa a tutti gli under 40 che abbiano una posizione lavorativa attiva, a prescindere dalla tipologia del contratto, e innalzare il limite dell'importo del mutuo ipotecario garantibile. Questo per dare una risposta concreta a milioni di giovani e a tantissime famiglie che si aspettano aiuti concreti dal Governo.

Se parliamo di giovani, parliamo anche di tutte le famiglie italiane: quelle con figli, quelle che non possono avere figli, quelle che scelgono di non avere figli. La crisi demografica che vive l'Italia, però, è un problema che va affrontato di petto e con energia, perché rappresenta un'ipoteca sul futuro del Paese e perché ha un impatto molto pesante sulle nostre politiche sociali, sulle nostre politiche previdenziali, sulle nostre politiche economiche; lo ha già oggi e rischia di averlo, ancora più forte, in futuro. Per questo chiediamo che si completi, al più presto, la riforma del cosiddetto Family Act (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) che abbiamo presentato e che è parte integrante non solo del programma e delle proposte di Italia Viva, ma è parte integrante dell'azione di questo Governo; l'abbiamo sentita citata a più riprese ed è, soprattutto, anche citata nel Recovery Plan, nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. È una delle colonne su cui deve poggiare l'azione del Governo nei prossimi mesi.

Un primo pilastro di questo progetto, l'assegno unico universale, approvato all'unanimità, tra l'altro, da questo Parlamento grazie anche al prezioso lavoro di cucitura politica fatta dalla nostra Ministra Elena Bonetti, diventerà realtà dal 1° luglio ed entrerà a pieno regime a partire dal gennaio 2022. Un'altra parte di questi interventi, però, dipenderà dalla celerità con cui il Parlamento approverà la legge di attuazione del Family Act e, successivamente, anche da quella riforma fiscale a cui stiamo lavorando e rispetto alla quale presenteremo delle proposte nelle prossime settimane.

Serve completare il pacchetto di sostegni alle famiglie, lo ribadiamo in maniera molto forte, con determinazione. Ce lo ha ricordato, nei giorni scorsi, anche Papa Francesco quando ha dichiarato che, se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro, ma se le famiglie ripartono, tutto riparte (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, il gruppo di Fratelli d'Italia non ha fatto nulla per boicottare questo decreto. Avevamo presentato alcuni emendamenti in Commissione e abbiamo avuto una Commissione che, come un plotone d'esecuzione, ad un certo punto ha interrotto la discussione.

Abbiamo presentato 20 emendamenti in Aula che avrebbero comportato una discussione di circa 7 ore; in compenso, il Governo ha preferito imporre il voto di fiducia con un ritardo di altre 24 ore.

Vede, signor Presidente, noi capiamo perfettamente che la provocazione della maggioranza era quella di indurci sul terreno dell'ostruzionismo o dello scontro politico. Non l'abbiamo fatto perché abbiamo esperienza, perché, se ce lo consentite, non cadiamo nei vostri tranelli. Sappiamo benissimo perché è stata posta questa fiducia: è stata posta per silenziare la vostra maggioranza che avrebbe approvato gli emendamenti di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, vede signor Presidente, nonostante questo sia un provvedimento raffazzonato, dopo cinque mesi di attesa e dopo che già a gennaio noi avevamo contribuito con il nostro voto allo scostamento di bilancio, nonostante una maggioranza che, essa stessa, ha contestato questo decreto presentando 2.500 emendamenti al Senato della Repubblica, nonostante il Parlamento sia stato esautorato e soprattutto quest'Aula sia stata totalmente esautorata con il suo complice silenzio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nonostante tutto ciò, nonostante il Senato si sia accontentato di poter avere 700 milioni di euro su una manovra che cuba 32 miliardi di euro, nonostante, quindi, che l'altro ramo del Parlamento si sia accontentato di una mancia senza dare un indirizzo politico, di una lusinga senza alcuna condivisione, nonostante tutto ciò, il voto di Fratelli d'Italia sarà un voto di astensione. E sarà un voto di astensione perché, dopo quindici mesi di dura battaglia, finalmente, siamo riusciti a convincere queste Aule a superare l'iniquo parametro del codice Ateco, a prevedere l'estensione di un contributo a fondo perduto per i professionisti, l'esenzione del pagamento dell'Irpef per i canoni d'affitto non percepiti, anche se limitati da voi all'uso abitativo e non anche all'utilizzo commerciale, come avevamo richiesto.

Al riguardo, voglio ricordare, signor rappresentante del Governo, che di qui a poco, dopo questo lockdown, se andate avanti così, nei centri storici non si illumineranno più le vetrine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma nelle tenebre sarà la criminalità ad occupare i centri storici!

Ebbene, dopo quindici mesi siamo lieti, comunque, che qualcosa si sia mosso. E ci ritornano alla mente le parole di un grande uomo che abbiamo conosciuto e che soleva dire: quando vedi la tua verità fiorire sulle labbra del tuo avversario devi gioire, perché questo è il segno della vittoria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma vi dirò di più, cari colleghi. Per noi questa non è una vittoria di Fratelli d'Italia: con noi ha vinto l'Italia, quella di tutti i giorni e, con essa, tutti gli italiani che non si arrendono ai danni della pandemia. Oggi l'Italia ha necessità, ha bisogno, di tornare a correre. E all'Italia per correre non servono i banchi sgangherati con le rotelle costose dell'ex Ministra Azzolina (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). No, servono misure concrete!

E, sotto questo profilo, signor rappresentante del Governo, visto che domani dovrebbe essere assunto un nuovo provvedimento al riguardo, noi ci permettiamo di ribadire le proposte di Fratelli d'Italia: l'esonero dal pagamento della seconda rata dell'IRAP; il rimborso dei costi fissi sostenuti durante la chiusura da chi ha un'attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), così come mirabilmente proposto dal collega onorevole Zucconi in una sua proposta di legge; bisogna mettere la museruola a quella Autorità bancaria europea, che con una maledetta norma sul default bancario vuole costringere aziende e famiglie, se per caso escono dal fido anche di pochi euro, a dover essere considerate inadempienti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, ancora, così come sottolineava oggi un ordine del giorno del collega onorevole Trancassini, occorre la riduzione del costo del lavoro con meccanismi di premialità per le imprese che mantengono la stessa forza lavoro, perché oggi la vera sfida è quella di riuscire a far mantenere la forza lavoro pre-COVID alle stesse imprese che riapriranno dopo l'emergenza sanitaria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, ancora, per ultima ma non la peggiore, estendere l'applicazione della cedolare secca e del canone concordato agli immobili non abitativi, a partire da quelli commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Signor Presidente e signor rappresentante del Governo, l'ozio è il padre di tutti i vizi, ma gli uomini e le donne di Fratelli d'Italia, che siedono su questi banchi, non hanno mai oziato, né in questa legislatura né dalla fondazione di questo partito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Noi siamo stati a fianco degli italiani, che vogliono lavorare e vogliono tornare a vivere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché Fratelli d'Italia è il movimento politico che parla la lingua della Nazione, perché Fratelli d'Italia è il partito politico che parla la lingua degli italiani, in un'Aula dove l'italiano spesso e volentieri, come è accaduto oggi, viene stuprato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché, signor Presidente, noi vogliamo parlare e parliamo la lingua di chi vuole lavorare e che protesta per poter lavorare, non per stare a oziare su qualche divano! E tutto questo noi lo facciamo con coerenza e con coraggio.

I dati di questi mesi sono impietosi: 1 milione di posti di lavoro in meno, 320 mila aziende che hanno chiuso i battenti, il 15 per cento delle partite IVA che hanno cessato l'attività.

E sapete qual è il risultato di tutto ciò? Che, nel frattempo, lo Stato ha speso 170 miliardi di euro senza riuscire minimamente a contrastare questa deriva che rischia di essere una bomba sociale e che mette il Paese in ginocchio. Allora, solo una inopinata supponenza vi può impedire di riconoscere che quanto vi abbiamo detto in questi mesi era cosa vera e giusta. Erano indirizzi che avreste dovuto seguire e che avete ignorato solo per un motivo: perché questa maggioranza è un gigante con i numeri ma è un nano politico nei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questa previsione Giorgia Meloni l'ha individuata con straordinaria lucidità, quando ci ha indicato la strada di non entrare in questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, a questa “maggioranza Arlecchino” contrapponiamo un'opposizione patriottica, l'opposizione che porta qui, in quest'Aula, l'Italia che è fuori di qui, l'Italia che vuole lavorare, l'Italia che protesta per lavorare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un'opposizione, quella di Fratelli d'Italia, che parla la lingua di coloro a cui è stata data un'opportunità solo da noi, perché vi siete limitati a decretare la chiusura delle attività, facendo finta che fosse il tempo a modificare lo stato delle cose. Il tempo è passato, lo stato delle cose non è stato modificato, la povertà dei singoli è aumentata. La lingua della destra è lavoro e sudore, altro che sinistra a caviale e champagne (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Signor Presidente, colleghi - e vado alla conclusione -, in passato si è detto che il potere logora chi non ce l'ha. Noi abbiamo dimostrato nei fatti che l'opposizione logora chi non la fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi l'abbiamo fatta con intelligenza, con attenzione, dalla parte della gente, dalla parte dell'Italia vera, quella che crede e non dispera. Allora, in conclusione, la stella polare del nostro cammino illumina una strada e su quella strada c'è scritto: “Ora, come allora, vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie, Presidente. Ministri, colleghi, siamo arrivati finalmente alla conclusione dell'iter sul “decreto Sostegni 1”. Abbiamo immesso 32 miliardi nel sistema economico a favore di imprese, di lavoratori e di famiglie. Fortunatamente, un iter procedurale che è vero che si chiude oggi, ma con un intervento concreto che è avvenuto già nelle scorse settimane e che poi ha atteso soltanto che si completasse questo iter procedurale. A breve - lo sappiamo - il Consiglio dei Ministri varerà la seconda parte dell'intervento: altri 40 miliardi. Quindi, un Governo che è intervenuto con una forte volontà, quella di sostenere la parte strutturale ed economica del Paese. Dunque, non soltanto intervenire per tutelare e per difendere la salute pubblica ma per tutelare e difendere i posti di lavoro e le tante imprese italiane. Questo Governo è intervenuto prontamente. C'è stato un cambio di passo che Forza Italia ha chiesto e Forza Italia ha ottenuto e noi dobbiamo ringraziare i nostri Ministri che fanno parte della compagine governativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi permetto anche di ringraziare i colleghi di partito e dei gruppi parlamentari che hanno lavorato con serietà e con dedizione al fine di portare contenuti e valore aggiunto a questo Governo, un Governo in cui crediamo e un Governo in cui ci riconosciamo.

Quello che noi oggi approviamo è un intervento necessario per uscire dalla crisi economica. Questa pandemia ci ha trascinato in un contesto difficilissimo. Già uscivamo da anni di grave crisi economica, ci eravamo appena risollevati e questa crisi pandemica mondiale ha visto l'Italia soffrire e soffrire tanto, ma in questo momento stiamo facendo un grande sforzo e stiamo andando, attraverso anche gli interventi individuati con il PNRR, a dare un'impronta economica nuova al Paese. Stiamo rispettando i target dati dal Green Deal europeo, siamo in grado di offrire maggiori opportunità di lavoro, vogliamo offrire maggiori opportunità di lavoro, in particolare alle donne e ai giovani. Vogliamo un Paese che torni ad investire sui giovani, vogliamo un Paese che faccia delle pari opportunità una politica strategica, una politica costruttiva e non soltanto un modo di dire. Ma per poter far questo, abbiamo bisogno di un tessuto, produttivo ed economico, che sia protetto, tutelato e difeso. Ancor prima di altri interventi, dobbiamo capire il valore che hanno le nostre imprese e la ricchezza, perché sono le imprese a generare ricchezza e, successivamente, ci permettono di distribuirla, non viceversa. Senza il patrimonio delle imprese italiane, non possiamo distribuire ricchezza. Credo che questo Governo abbia capito appieno qual è il valore fondante dell'economia interna del nostro Paese. Innanzitutto, dobbiamo dare un sostegno reale e tangibile a quelle attività economiche che, per tutelare la salute dei cittadini, ormai da più di un anno, sono chiuse, e che hanno sacrificato i risultati economici e il loro futuro per permettere all'Italia di uscire da questa crisi pandemica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Lo dobbiamo fare e l'abbiamo fatto con il primo provvedimento e lo faremo, nelle prossime ore, sostenendo il secondo decreto, il “decreto Sostegni-bis” con altri 40 miliardi autorizzati dal Parlamento che verranno destinati ai lavoratori autonomi e alle imprese per rafforzare la resilienza delle aziende più colpite dalla chiusura e per intervenire, in particolare, non soltanto con contributi a fondo perduto, ma sulle disponibilità di credito, sulla patrimonializzazione. Noi dobbiamo sostenere e creare una struttura, uno scheletro forte e portante per le nostre aziende. Fondamentale sarà la celerità degli interventi: a questo dobbiamo puntare. Nel momento in cui, domani, approderà al Consiglio dei Ministri la prossima misura, dovremo intervenire molto velocemente. Questo decreto ha avuto un iter procedurale molto lungo, tant'è che, con grande senso di responsabilità, la nostra Camera ha scelto di non intervenire, di non apportare ulteriori miglioramenti, ma di andare in votazione per permettere di chiudere questo iter procedurale ed aprirne immediatamente un altro. Ma c'è un tema che ci tengo a sottolineare: abbiamo restituito un ruolo e centralità al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Finalmente, non siamo più soltanto spettatori, ma siamo stati attori; abbiamo partecipato, abbiamo contribuito e, nella giornata di ieri, il Ministro Franco e il Ministro D'Incà hanno condiviso, con i capigruppo di Camera e Senato e con i responsabili economici, quello che sarebbe stato il contenuto del decreto che, domani, andrà al Consiglio dei Ministri. Così si lavora, utilizzando tutte le migliore forze, quelle dentro al Governo e quelle sedute negli scranni parlamentari. Abbiamo dato risposte concrete ai cittadini e un forte segnale. Abbiamo messo in sicurezza il Paese dal punto di vista sanitario e adesso il Paese deve ripartire. In questo quadro, il provvedimento, che ha varato, a inizio settimana, il Consiglio dei Ministri, andava là dove Forza Italia voleva che andasse, con un vero piano di riaperture in sicurezza. La necessità di riaprire in sicurezza significa riattrarre investimenti e turismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), rendere appetibile e attenzionabile il nostro Paese dal punto di vista degli operatori finanziari internazionali. Forza Italia, in questi mesi, non ha mai smesso di dare il proprio contributo, anche per migliorare il piano vaccinale. Permettetemi, l'hanno già fatto altri colleghi, ma ci tengo a farlo a nome di Forza Italia: voglio ringraziare il commissario Figliuolo, tutta la struttura e gli operatori sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che, ancora una volta, come hanno fatto in tutto questo anno, hanno dato un forte segnale di professionalità e di operatività e ci hanno permesso, in questi giorni, di raggiungere l'obiettivo che ci eravamo dati, quello delle 500 mila dosi inoculate in un giorno soltanto. Questo è un segnale forte di attenzione nei confronti delle categorie più fragili e di un Paese che anche dell'efficienza vaccinale deve farne assolutamente un vanto. Dobbiamo dare una prospettiva alle imprese, dobbiamo farle uscire celermente da questa crisi, imprese piccole e imprese grandi, ci tengo a sottolinearlo; è vero che l'asse portante del nostro Paese è rappresentato dalle aziende piccole, ma intere filiere dipendono da imprese medio-grandi che vanno tutelate, aiutate e incentivate negli investimenti. Non posso non sottolineare un grande lavoro che è stato fatto; ringrazio il mio partito, Forza Italia, ma anche tutti gli altri gruppi parlamentari che hanno voluto condividere con noi un progetto, quello di sostenere il comparto della montagna. Grazie davvero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dico ai tanti colleghi che hanno voluto lavorare insieme a noi, perché il popolo della montagna, quello meno vicino ai grandi agglomerati urbani, aveva bisogno di un forte segnale in un contesto in cui abbiamo tenuto chiuso - abbiamo, lo dico coinvolgendoci tutti - una parte del turismo della neve che per noi è importante, da Nord a Sud.

Eppure, siamo stati capaci di lavorare tutti insieme e di contribuire a costruire quell'articolo 2 del “decreto Sostegni” che ha appostato 700 milioni di euro e che permetterà alle imprese, alle attività, ai maestri di sci, alle grandi o piccole attività che ci sono in montagna di dare ancora un segnale e di non spopolare queste vallate. Non possiamo non apprezzare il superamento dei codici Ateco. Ricordo quando, qualche mese or sono, coniai la frase “figli di un codice Ateco minore” proprio in quest'Aula. Dissi ciò non provocatoriamente, ma perché veramente avevamo una serie di attività che erano figlie di codici Ateco minori. Non so se per negligenza, ma sicuramente per la velocità con cui si era dovuto strutturare e intervenire, l'anno scorso ci eravamo dimenticati di tante e tante attività. Ebbene, li abbiamo superati, abbiamo voluto superarli e abbiamo introdotto sistemi diversi per ristorare le nostre imprese; perfettibili, sicuramente, ed uno degli obiettivi che noi oggi ci vogliamo dare - perché ancora non siamo contenti di quanto siamo riusciti a fare - è quello di riuscire a ristorare le centinaia, migliaia di imprese che sono rimaste comunque fuori, pur avendo utilizzato un altro sistema. Per casi eccezionali o magari per malattia dell'imprenditore che non ha potuto fatturare nel 2019, noi oggi abbiamo ancora tante, tante imprese che non hanno ottenuto un ristoro perché non fanno parte di questo sistema che poteva comparare fatturati 2019 e fatturati 2020. Sappiamo che il Governo, sollecitato da Forza Italia e sollecitato da altri gruppi parlamentari, sta prendendo in considerazione delle azioni correttive anche sotto questo aspetto.

Mi permetto di ricordare molto velocemente gli interventi che sono stati fatti sommariamente: l'esenzione dalla prima rata IMU 2021 per i titolari di partita Iva; il sostegno agli operatori stagionali di vari settori quali il turismo, agli operatori termali e agli operatori dello spettacolo; il fondo per il sostegno delle città d'arte e dei borghi antichi (sappiamo quanto sia crollato il turismo in quest'ultimo anno); i fondi destinati al wedding, al mondo degli eventi, e il supporto al mondo dello sport; le compensazioni delle cartelle esattoriali notificate a favore delle imprese che vantano crediti con la pubblica amministrazione; infine, la rottamazione di una parte significativa delle cartelle. Sappiamo benissimo che non bastano questi interventi e sappiamo benissimo che ci sono delle attenzioni che dovremmo porre, da qui in avanti, che non sono soltanto contributi a fondo perduto. Una per tutte: noi abbiamo un sistema - la filiera dell'automotive - che dobbiamo sostenere nella fase di transizione verso una mobilità più green; se non lo facciamo, perderemo centinaia di migliaia di posti di lavoro. Questo è un intervento strategico che dobbiamo fare, come lo sono molti altri. Auspico che di tutto questo il Governo possa tenerne conto, a partire da domani per una stabilizzazione, per un sostegno finanziario delle nostre imprese. Di certo, sappiamo che non è soltanto il contributo a fondo perduto lo strumento che salverà le imprese. Noi non vogliamo traccheggiare, non vogliamo galleggiare; vogliamo creare delle politiche industriali che siano veramente di sostegno per le nostre imprese. Sappiamo, però, di essere sulla strada giusta e sappiamo che questo Governo, sostenuto da Forza Italia, sta lavorando come avrebbe dovuto lavorare precedentemente il Governo che si è trovato nella pandemia nel primo tempo.

Per queste ragioni, Presidente, preannuncio il voto favorevole del gruppo Forza Italia a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD). Grazie, Presidente. La crisi si è abbattuta su un Paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tra il 1999 e il 2019, il PIL in Italia è cresciuto in totale del 7,9 per cento. Nello stesso periodo, in Germania, Francia e Spagna l'aumento è stato, rispettivamente, del 30,2, del 32,4 e del 43,6 per cento. Tra il 2005 e il 2019, il numero di persone sotto la soglia di povertà assoluta è salito dal 3,3 al 7,7 per cento della popolazione, prima di aumentare ulteriormente, nel 2020, fino al 9,4 per cento. Con questi dati il Governo apre il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Io li cito - e parto da qui - perché penso che ciò che noi facciamo non possa non essere inquadrato dentro la situazione preoccupante in cui versa il nostro Paese. Del resto, l'Italia, forse unica in Europa, sono diversi anni che tenta anche strade di Governi emergenziali variamente denominati - Governi istituzionali, Governi di larghe intese, Governi di unità nazionale - per cercare di trovare strade condivise per un Paese che fatica a crescere e fatica a diventare moderno. L'attuale Governo, il Governo Draghi, è solo l'ultimo in ordine temporale, ma forse è il più importante, ed è il più importante perché si trova a gestire una pandemia drammatica ed è il più importante perché si trova ad organizzare il più imponente piano di investimenti che ci sia mai stato. Questo avviene con la sospensione del Patto di stabilità e crescita, con l'acquisto di titoli sovrani da parte della Banca centrale europea, quindi con il segno tangibile dell'importanza del progetto europeo. Lo voglio dire e sottolineare in quest'Aula, perché, ancora quindici mesi fa, forze fuori e dentro la maggioranza inneggiavano alla Brexit e all'uscita dell'Italia dall'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Dunque, l'Italia è entrata in questa crisi tra i Paesi europei come un Paese fragile e, come tutte le crisi, anche questa crisi colpisce in modo asimmetrico, perché è vero che siamo tutti nella stessa tempesta, ma non è vero, purtroppo, che siamo tutti nella stessa barca. Questa crisi - è innegabile - ha colpito di più alcune persone e alcuni settori. Quando diciamo che le donne stanno pagando di più, non stiamo dicendo uno slogan, ma una realtà oggettiva. Le donne faticano ancora più di prima a trovare lavoro; quando lavorano, faticano ancora più di prima a conciliare il lavoro con gli impegni familiari, e a pagare di più sono bambini e ragazzi delle zone più disagiate del Paese. Vi è il problema dell'accesso alla scuola: quell'unico pasto giornaliero con le proteine che molti bambini e ragazzi non hanno più potuto avere con le scuole chiuse.

E, poi, altri settori che hanno pagato di più (io ne cito solo alcuni): il turismo, la cultura, la ristorazione, l'organizzazione di eventi, le palestre, le piscine, gli impianti sportivi, il settore automobilistico, il settore della moda, le loro filiere, le attività della montagna e potrei continuare. È per tutto questo che noi oggi votiamo questo decreto, che ha provvedimenti importanti al suo interno. Penso, ad esempio, al blocco dei licenziamenti, che è stato ed è fondamentale per evitare che tante lavoratrici e tanti lavoratori perdano il lavoro; tuttavia, anche dal blocco dei licenziamenti noi dobbiamo fare emergere una verità del nostro Paese, cioè la fragilità del nostro sistema di welfare, perché, Presidente, neanche tutti i lavoratori e le lavoratrici hanno potuto beneficiare di questa misura di tutela per non perdere il lavoro. Ci sono lavoratori con tutele di serie A, lavoratori con tutele di serie B e, ancora, lavoratrici e lavoratori senza alcuna tutela, ed è questa grande complessità che ci ha portato, in questo anno e mezzo, a votare diversi decreti. Siamo, di fatto, in una sessione di bilancio permanente da un anno e mezzo, sempre alla ricerca del tentativo di sostenere coloro che sono più esposti a questa crisi. Quindi, bene questo decreto, bene queste misure, che andavano prese; il gruppo del Partito Democratico le vota convintamente, ma tutto questo non è sufficiente. Dobbiamo dircelo, dobbiamo essere onesti e consapevoli di questo: tutto questo non è sufficiente. Se noi non ci diciamo questa verità, non siamo credibili verso la rabbia che c'è nel Paese; se non ci diciamo questa verità, non centriamo il cuore del problema. Il cuore del problema è, oggi, in Italia, la crisi strutturale del ceto medio; il cuore del problema è l'impoverimento di una fetta sempre più grande di popolazione, che teme per il presente e teme per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

È l'idea stessa di povertà che noi dobbiamo rimettere in discussione, perché oggi, diciamolo, anche una famiglia con due impieghi e due redditi, che magari ha visto, in questa crisi, ridursi drasticamente uno dei due redditi, ha paura anche solo per una spesa imprevista del figlio, per una malattia del nonno, perché si rompe un computer o uno smartphone, necessario per la scuola o per il lavoro, e lo deve ricomprare. Io credo che l'impoverimento della classe media debba essere l'ossessione di questo Parlamento. Però, non c'è una singola misura emergenziale o strutturale per rispondere a questo problema. E forse l'errore culturale dei nostri alleati, dei 5 Stelle, è stato pensare proprio questo: che si potesse dare la risposta finale ed esaustiva al problema del nostro tempo con una singola misura assistenziale. Non è così. Non basta redistribuire, non basta tagliare sempre fette più piccole di una stessa torta. Occorre, questa torta, farla più grande, occorre crescere, occorre uno stimolo eccezionale per favorire la crescita indispensabile nel Paese.

Quindi, ripeto, bene questo decreto, ma noi saremo valutati soprattutto su altro. Noi, la maggioranza, il Governo, il Presidente Draghi, saremo valutati sull'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), su quegli oltre 200 miliardi che rappresentano la vera scommessa per questo Paese. Il Partito Democratico, in quel Piano, ha chiesto e ottenuto una clausola per l'occupazione delle donne e dei giovani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il Partito Democratico ha chiesto e ottenuto, in quel Piano, investimenti in formazione, che è il vero antidoto contro la povertà, ITF, materie STEM, investimenti sulle competenze, che sono investimenti sulle persone, ma anche sulla competitività del Paese. E, allora, io vorrei appellarmi davvero a tutti, alla maggioranza, al Governo, anche all'opposizione, anche a chi ha scelto di rimanere fuori da questa maggioranza: facciamo, a partire dalle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un grande patto per la classe media. Io non so se sono queste le riforme a cui Matteo Salvini si vuole sottrarre, quando dice che non è tempo per le riforme. Io so che tutto questo lo aspettano milioni di famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che non possono più vivere ogni giorno questa età dell'ansia. Lo fece Barack Obama nel 2009, all'indomani della crisi del 2008: una task force per la classe media; dare la percezione a milioni di persone che, malgrado gli sforzi e i tanti investimenti, non si sentono presi in carico, si sentono abbandonate nella loro solitudine, nel loro destino individuale e non in un destino collettivo.

E allora Presidente - e concludo - che l'assegno unico che deve partire sia il primo passo per ulteriori, coraggiose riforme. Se il Governo vorrà cogliere questa opportunità, usando questo periodo eccezionale della storia per cambiare alcuni fondamentali delle politiche e dei pilastri del welfare e del sistema fiscale del nostro Paese, troverà al suo fianco il gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché per noi il faro dei nostri interventi, in questa maggioranza, per questo Governo e fino alla fine della legislatura, è la questione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassini. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi, in quest'Aula votiamo il “decreto Sostegni 1”, decreto che è il primo vero banco di prova di questa nuova maggioranza di Governo guidata dal Premier Draghi; un decreto che eroga 32 miliardi di euro di risorse, frutto di uno scostamento di bilancio che questo Parlamento ha approvato a gennaio. Di questi 32 miliardi di euro, 11 miliardi sono contributi a fondo perduto per le nostre attività economiche. Perché dico questo, Presidente? Dico questo perché ho sentito interventi in cui si diceva che non c'era un cambio di passo: in realtà, questo è un primo cambio di passo, Presidente, perché ricordo a quest'Aula e a qualche collega che l'anno scorso, durante il Governo “Conte 2”, 11 miliardi di euro come contributi a fondo perduto sono stati stanziati in ben cinque decreti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), Presidente, e noi qui li stanziamo in uno!

Poi, Presidente, un altro cambio di passo sta anche nelle cifre, perché oltre 32 miliardi di euro in questo primo decreto, ci saranno ulteriori 40 miliardi di euro nel “decreto Sostegni-bis”. Peraltro, ricordo che si era partiti da un'altra cifra, si stava partendo da 20 miliardi di euro, e grazie anche e soprattutto alla forza della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che si è fatta sentire a gran voce, queste risorse sono oggi 40 miliardi di euro per i cittadini italiani! Quaranta miliardi e 32 miliardi sono 72 miliardi di euro, Presidente, che in pochi mesi questo Governo Draghi sta impiegando per risolvere un'emergenza, che ormai da più di un anno sta avendo i suoi effetti.

Dico questo perché ricordo sempre a quest'Aula che l'anno scorso, ad inizio pandemia, quando la Lega da subito chiedeva che venissero stanziati 100 miliardi di euro, c'era qualcuno che rideva di questa proposta, e, nello specifico, l'ex Ministro Gualtieri, che voleva stanziare semplicemente 3,7 miliardi di euro per affrontare questa pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), Presidente.

Però, Presidente, con molta serietà, noi ovviamente lo diciamo, questo non è un decreto salvifico, non è un decreto soluzione di tutti i mali, lo sappiamo e ne siamo ben consci. Però, questo decreto, come ho sentito anche da qualche collega in precedenza, segna dei piccoli passi. Noi stiamo facendo dei piccoli passi, importanti, mettendoci la faccia, per salvare questo Paese; e lo stiamo facendo in un Governo che, è evidente, ha una maggioranza eterogenea, lo sappiamo bene, però, Presidente, essendo una maggioranza strana, è ovvio che ci siano delle posizioni di diversità. Ma, con grande orgoglio, qui voglio dire che, se non fosse stato per la voce grossa della Lega, che, con grande coerenza, ha sempre detto a questo Governo che era necessario riaprire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), probabilmente le aperture del 26 aprile le avremmo avute a luglio, Presidente, se fosse prevalsa la linea rigorista che prima di quel famoso 26 aprile stava andando per la maggiore!

Oltre a questo, Presidente, ci sono tanti provvedimenti molto positivi, li giudichiamo così, in questo decreto “Sostegni 1”, in particolare nel settore della montagna. Dico questo perché la Lega ha fatto una grande battaglia in legge di bilancio, quando la Lega allora era una forza d'opposizione. In legge di bilancio avevamo presentato un emendamento, che all'epoca era stato bocciato dallo scorso Esecutivo, che destinava dei fondi, dei contributi a fondo perduto per la montagna. Noi avevamo chiesto che si intervenisse in legge di bilancio perché la mancata stagione invernale, Presidente, per cui l'allora Governo non ha fatto praticamente niente, è costata - vi dico i dati - il 70 per cento in meno del fatturato, una perdita secca di quasi 8,5 miliardi di euro. Dico questo perché allora c'era qualcuno dell'allora maggioranza che banalizzava la mancata stagione invernale con “ma tanto è solamente una sciata”. Bene, per chi viene dalla montagna e per chi comunque sa per quel settore cosa vuol dire non riuscire a lavorare nella stagione invernale, quello, Presidente, è stato un insulto ignobile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E, con grande orgoglio, grazie al Ministro Garavaglia, Ministro del Turismo, noi abbiamo dato un cambio di passo evidente anche qui, perché siamo riusciti a stanziare 700 milioni di euro, finalmente, per un settore che è vitale per il nostro Paese; tra l'altro, ci saranno ulteriori 100 milioni nel “decreto Sostegni-bis”. Poi, Presidente, abbiamo voluto, come Lega, abbiamo chiesto al Premier Draghi che venisse istituito anche un Ministero della Disabilità; durante le consultazioni questa era una richiesta della Lega, proprio perché, dal nostro punto di vista, la tutela dei più fragili deve essere tra i primi punti dell'agenda di ogni Esecutivo, nessuno deve essere lasciato per ultimo. Ecco perché, con grande orgoglio, finalmente un emendamento a prima firma Salvini è passato per il riconoscimento della lingua dei segni: questa è una conquista di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), questo finalmente farà sì che l'Italia si allineerà al resto d'Europa in questo tema così dirimente.

Poi, un'altra battaglia conquistata, per noi fondamentale, è stata quella dell'anno bianco contributivo. L'iter era iniziato con un emendamento della Lega approvato in legge di bilancio, quando la Lega era forza d'opposizione. Eravamo riusciti a stanziare per il 2021 un fondo per l'esonero dei contributi previdenziali (1 miliardo di euro); grazie a questo “decreto Sostegni” andiamo ad incrementare questo fondo con ulteriori 1,5 miliardi di euro. Dico questo Presidente, perché anche qui c'è il pragmatismo della Lega, perché anche qui c'è una risposta determinata e chiara (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché lo scorso Esecutivo aveva totalmente dimenticato le partite IVA! Ve lo abbiamo sempre detto e anche in legge di bilancio ci siamo battuti fortemente per questo ed è veramente un grande risultato che rivendichiamo con orgoglio.

Abbiamo anche voluto, Presidente, dare un sostegno anche ai genitori separati. È stato previsto, infatti, in questo “decreto Sostegni”, un fondo di 10 milioni di euro, che potrà aiutare i genitori separati al pagamento dell'assegno di mantenimento dei figli fino a 800 euro. Anche questo è un risultato importante, perché iniziamo finalmente a riconoscere un problema che è veramente molto diffuso.

Poi, Presidente, sempre grazie alla Lega, ci sono state altre misure che noi reputiamo molto importanti, che vanno a dare respiro ai nostri commercianti e ai nostri artigiani. Parlo, ad esempio, dello stop al pagamento della rata IMU di giugno per i beneficiari dei ristori, della sospensione del pagamento di TOSAP e COSAP, e dell'esenzione del pagamento del canone RAI per bar, pub e ristoranti. È ovvio che, come dicevo prima, tutto quello che è contenuto in questo “decreto Sostegni”…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore.

REBECCA FRASSINI (LEGA).…è un primo passo: lo sappiamo bene e lo ribadiamo, però c'è da dire che questo primo passo è un buon inizio per questo Esecutivo. Presidente, io mi avvio alla conclusione di questo mio intervento, però vorrei fare delle riflessioni prima di concludere, se me lo permette e me lo concede. Infatti, ho sentito e ho ascoltato attentamente gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduta e ho ascoltato anche gli interventi dei colleghi, degli amici di Fratelli d'Italia. Noi, ovviamente, rispettiamo la scelta che loro hanno fatto di stare all'opposizione, però, Presidente, noi crediamo di essere un'altra cosa: noi abbiamo fatto una scelta che è stata determinata dallo spirito di servizio per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Abbiamo detto di sì all'appello accorato del Presidente della Repubblica di istituire un Governo di unità nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e questo perché, Presidente? Perché noi crediamo che le critiche siano giuste e legittime, soprattutto se vengono dall'unico partito d'opposizione, però devono essere non solo costruttive, ma devono portare anche ad una soluzione ed è evidente, Presidente, che la soluzione la trovi se stai all'Esecutivo e non se stai all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Poi, Presidente, il dibattito politico ci ha dato l'appellativo di “aperturisti”. È vero, noi abbiamo raccolto la voce dei cittadini italiani, perché noi rappresentiamo loro in questo emiciclo e ne siamo fieri; questo è quello che chiedono le categorie produttive. Tuttavia, al contempo, Presidente, noi crediamo di essere anche rigoristi, anzi vogliamo essere rigoristi per dire un fermo “no” all'immigrazione incontrollata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in un momento come questo, che è uguale ad uno scenario post bellico a tutti gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove tutti insieme abbiamo accettato l'invito del Presidente della Repubblica ad un Governo di unità nazionale, perché tra i primi punti dell'agenda ci deve essere la tutela del nostro Paese e dei cittadini italiani, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Concludo, dicendo che sappiamo, essendo una maggioranza eterogenea, che c'è qualcuno che non vorrebbe la Lega all'interno di questo Governo. Presidente, io qui mi sento di dire che qualcuno non sarà accontentato, perché la Lega non solo c'è - l'ha dimostrato in questo provvedimento - ma la Lega ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Perché noi l'impegno col Presidente della Repubblica e con i nostri cittadini italiani abbiamo tutta l'intenzione di onorarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo e per quello che ho detto fino adesso, Presidente, dichiaro il voto favorevole della Lega-Salvini Premier a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gubitosa. Ne ha facoltà. Per favore, chiedo silenzio. Per favore! Prego.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Presidente, colleghe, colleghi, il “decreto Sostegni” non è importante solo perché vale 32 miliardi, ma anche perché segna un cambiamento decisivo su alcuni temi importantissimi: cosa intendo, Presidente? Intendo che, da un lato, andiamo a confermare una serie di misure irrinunciabili durante una crisi economica: parlo del blocco dei licenziamenti, della cassa integrazione COVID, della NASpI, del reddito di emergenza e - lo dico con particolare soddisfazione - del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi, diciamolo chiaramente, perché la verità è questa: senza questi strumenti l'economia sarebbe sprofondata in un modo pressoché definitivo, con l'esplosione della disoccupazione e la distruzione della domanda interna, che avrebbero causato il fallimento di decine di migliaia di imprese italiane. Quindi è evidente, ancora una volta, che aiutare le famiglie, aiutare i cittadini e le persone più in difficoltà significa anche aiutare le imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, Presidente, non si tratta solo di questo, perché oltre a queste conferme nel decreto c'è anche una grossa novità, che abbiamo fortemente voluto come MoVimento 5 Stelle e che era già stata avviata con il Governo Conte: parliamo del superamento dei codici Ateco. Cosa significa aver superato i codici Ateco? Significa aver coinvolto nei ristori imprese che formalmente potevano rimanere aperte, che quindi non avevano accesso agli aiuti, ma che di fatto soffrivano a causa della chiusura delle aziende per cui lavoravano. Quindi, colleghi, superare i codici Ateco è una delle risposte che le aziende aspettavano in merito a questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, però, Presidente, dobbiamo fare un ulteriore passo avanti. Il metodo che è stato usato per sostenere le aziende che avevano bisogno di aiuti, è stato certamente uno strumento valido quando non avevamo altri dati per determinare lo stato di salute delle aziende. Ora, però, a distanza di un anno, ci sono altri dati disponibili e quindi usiamoli. Se non lo facciamo, rischiamo di lasciare fuori dagli aiuti migliaia di imprese che, pur non avendo avuto un calo del fatturato del 30 per cento, hanno sofferto comunque perdite enormi. Per dare l'idea, faccio l'esempio di un ristoratore che nel 2019 ha deciso, magari, di cambiare la sua vecchia cucina e aumentare finalmente i posti a sedere, sicuramente aumentando anche il personale e così prepararsi a un 2020 con un ristorante molto più bello e molto più grande, che, a causa della pandemia, ha tenuto aperto in parte. Quindi, magari questo imprenditore non ha perso il 30 per cento, ma con i costi più alti ha comunque avuto meno introiti e ha avuto delle perdite enormi. Quindi, se cambiamo il metodo per stabilire l'accesso agli aiuti, magari anche guardando alle perdite di bilancio, possiamo arrivare a molte più aziende che hanno bisogno. È per questo che, come MoVimento 5 Stelle, siamo soddisfatti che, dopo una nostra richiesta di creare un indice che tenga presenti tutti i valori del bilancio (quindi, con parere favorevole del Governo), possiamo ricavare un indice che vada ad accertare se l'azienda abbia diritto o no agli aiuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Questo decreto, come dicevo, è importante sia per le conferme che per le novità. Tra le conferme, voglio ricordare anche i fondi per gli enti locali. Parliamo soprattutto di comuni, ossia quegli enti che garantiscono servizi fondamentali per la vita di milioni di persone, dall'assistenza domiciliare agli asili. Quindi, è evidente che gli enti locali non possono essere costretti, nella maniera più assoluta, a tagliare questi servizi. Per quanto riguarda il trasporto pubblico locale, abbiamo concentrato altri 800 milioni e abbiamo compensato i comuni con 250 milioni di euro. Sul lato fiscale, oltre allo stop delle nuove cartelle e alla rimodulazione delle cartelle nei prossimi due anni, elenco altri interventi di peso. Ritornando sempre all'esempio del ristoratore, ebbene quel ristoratore non dovrà pagare la prima rata dell'IMU e, come lui, non la pagheranno nemmeno i bar; non dovrà pagare il canone Rai per tutto il 2021 e potrà utilizzare gratuitamente il suolo pubblico, per ricevere i suoi clienti. E poi, sempre nel decreto, abbiamo stralciato le cartelle inesigibili sotto i 5 mila euro e va ricordato il miliardo e mezzo del fondo per l'esonero dei contributi previdenziali dovuti ai lavoratori autonomi e ai professionisti che, nel 2020, hanno subito un calo del reddito del 33 per cento rispetto al 2019. Abbiamo fatto il cosiddetto anno bianco e questa era l'ennesima promessa, mantenuta, del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Garantiamo un'indennità una tantum di 2.400 euro ai lavoratori stagionali nei settori del turismo, agli autonomi privi di una partita IVA con contratti occasionali, agli incaricati alle vendite a domicilio, ai lavoratori dello spettacolo. Naturalmente, i fondi per la sanità. Oggi sappiamo quanto ci sono costati i tagli del passato. La scuola e la cultura sono colonne portanti per il futuro del nostro Paese. E per queste validissime ragioni, Presidente, riteniamo che, con questo decreto, sosteniamo l'uscita dall'emergenza sanitaria ed economica. Non è, ovviamente, l'ultima tappa, dato che prestissimo seguirà un nuovo “decreto Sostegni” da 40 miliardi. Presidente, dobbiamo essere tutti consapevoli, in Italia e in Europa: non facciamoci prendere dall'ansia del deficit e del debito (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La crisi del 2008 ci ha dato una lezione durissima, perché quella crisi venne esasperata proprio dal fatto che si ritornò troppo velocemente alla disciplina del bilancio pubblico. Illudersi che le riaperture, da sole, risolveranno i problemi che hanno colpito per oltre un anno le nostre imprese, sarebbe folle. Conciliare crescita economica e solidarietà sociale è la sfida a cui non solo l'Italia, ma l'Europa tutta devono rispondere.

Per tutte queste ragioni, Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

Desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Francesco D'Uva è diventato padre del piccolo Gregorio. Esprimo alla mamma, al neonato e al collega D'Uva gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula (Applausi).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 3099​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3099: S. 2144 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici, di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse, l'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.

Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del testo unificato delle proposte di legge nn. 164-1317- 1666-1907-2272-A, recante disposizioni per la cura delle malattie rare e per il sostegno della ricerca e della produzione dei farmaci orfani (Vedi l'Allegato A).

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 19 maggio 2021, la deputata Leda Volpi, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha chiesto di aderire alla componente politica “L'Alternativa c'è” del gruppo parlamentare Misto.

Il rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà. Colleghi, un po' di silenzio, siamo in seduta e ci sono degli interventi. Uscite in silenzio.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Solo per ricordare un triste avvenimento. Il 9 settembre 2017 moriva una giovane diciannovenne, residente a Castelfiorentino. Si chiamava Sara Scimmi. La sua unica colpa è di aver trascorso una serata con gli amici e le amiche in discoteca. Questa ragazza fu ritrovata morta lungo la vicina strada statale 429, una strada che transita da Certaldo, in provincia di Firenze. Pochi giorni fa ho incontrato il padre di questa ragazza e mi ha rivolto un accorato appello affinché, anche da questo luogo, un'Aula parlamentare, potessimo ricordare questo episodio perché, purtroppo, ad oggi, la magistratura non ha ancora fatto luce sulla morte di questa ragazza, che è stata trovata investita da un camion che, poi, è fuggito. Ma il tribunale di Firenze ha ritenuto che il motivo della sua morte non sia collegato all'investimento da parte di questo camion. La ragazza si trovava già distesa sull'asfalto, alle tre e mezza di notte, e ancora oggi i genitori, gli amici e la comunità di Castelfiorentino non hanno avuto una risposta per la morte di questa giovane. Faccio un appello alle autorità giudiziarie affinché riaprano l'indagine, chiusa e archiviata, per omicidio volontario e facciano luce sulla morte di questa ragazza che, ahimè, non è più tra noi e aspetta giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zennaro. Ne ha facoltà. Colleghi, colleghi, deputati Ravetto e Zoffili, per favore.

ANTONIO ZENNARO (LEGA). È venuto a mancare la scorsa settimana, all'età di 91 anni, Amedeo Di Lodovico, una figura importantissima, non solo un imprenditore della provincia di Teramo ma una figura importantissima per la comunità degli italiani in Venezuela. Dopo il diploma, aveva lasciato Villa Zaccheo e si era trasferito in Venezuela, insieme al fratello. Lì, da imprenditore, ha creato un'importantissima azienda che operava in tutti i Paesi del Sudamerica. Figura importantissima e di riferimento per gli italiani in tutto il Sudamerica; è stato anche editore del più importante e storico giornale del Sudamerica.

Ritornato in Italia, iniziò importanti iniziative imprenditoriali, come la creazione del primo stabilimento sciistico con gli impianti di risalita a Prati di Tivo, oggi la più importante stazione sciistica della provincia di Teramo. Una figura importantissima e di riferimento per il territorio, anche con la creazione delle fondazioni, un ponte tra Sudamerica, Venezuela e Italia. Ricordo che la comunità degli italiani abruzzesi in Venezuela è la più grande nel mondo, in un momento di difficoltà oggi del Venezuela, per via del regime venezuelano, dove tantissimi italiani oggi incontrano tantissime difficoltà, anche lavorative. Va riconosciuta, quindi, questa figura importantissima per il territorio abruzzese, un esempio per tanti abruzzesi che lavorano all'estero e, sicuramente, un apprezzamento da parte di tutta la comunità, un esempio di un Abruzzo forte e gentile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ehm. Ne ha facoltà.

YANA CHIARA EHM (MISTO). Grazie, Presidente. Le violenze del conflitto israelo-palestinese stanno prendendo pieghe drammatiche. Dopo la distruzione del palazzo al-Jala, a Gaza, che occupava numerosi media internazionali, come ulteriore bavaglio contro la diffusione di aggiornamenti, ieri arriva la tragica notizia della distruzione dell'unico laboratorio COVID-19 dell'intera striscia di Gaza, danneggiando altresì un orfanotrofio e un liceo femminile. Presidente, tutto questo è inaccettabile e il bilancio attuale è devastante, con oltre 220 morti, di cui decine di minori, nonché migliaia di feriti.

L'Italia e la comunità internazionale piuttosto che chiudersi in un ingiustificato e assordante silenzio, devono intervenire subito. Non sono più sufficienti le mere richieste di chiarimenti, bisogna esigere un immediato cessate il fuoco, riportare al centro dell'attenzione il diritto umanitario internazionale e fare concreti passi in avanti sul fronte “due popoli, due Stati”. A proposito di questo voglio citare un noto politico italiano, che dichiarò, proprio ad al-Khalil/ Hebron, in Palestina: “Se veramente vogliamo che ci siano due popoli e due Stati, bisogna riconoscere l'altro Stato”. Questa citazione, Presidente, è di Luigi Di Maio, niente di meno del nostro Ministro per gli Affari esteri. Dove sono finite queste promesse? Si passi dalle parole ai fatti, perché Israele ha il diritto di esistere, la Palestina pure (Applausi di deputati del gruppo Misto).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 20 maggio 2021 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione delle mozioni Giarrizzo ed altri n. 1-00424, Lollobrigida ed altri n. 1-00466, Capitanio ed altri 1-00467, Bruno Bossio ed altri 1-00468 e Giuliodori ed altri n. 1-00479 in materia di infrastrutture digitali efficienti e sicure per la conservazione e l'utilizzo dei dati della pubblica amministrazione .

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

CUNIAL ed altri; FORNARO ed altri; CENNI: Disposizioni per la tutela e la valorizzazione dell'agricoltura contadina. (C. 1825​-1968​-2905-A​)

Relatore: PIGNATONE.

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00391 e Liuzzi, Capitanio, Lattanzio, Casciello, Marco Di Maio, Fornaro e Angiola n. 1-00486 concernenti iniziative normative a tutela del pluralismo delle fonti di informazione .

4. Seguito della discussione della proposta di legge costituzionale:

BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ed altri; MELONI ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1511​-1647​-1826​-1873-B​)

Relatori: CECCANTI e CORNELI.

5. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Emanuele Fiano.

(Doc. IV-ter, n. 14-A)

Relatore: VINCI.

La seduta termina alle 20,45.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 il deputato Benamati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 la deputata Lorenzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 16 il deputato Rixi ha segnalato che non è riuscito a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 3099 - odg n. 22 448 444 4 223 46 398 71 Resp.
2 Nominale odg 9/3099/23 434 427 7 214 43 384 70 Resp.
3 Nominale odg 9/3099/25 448 441 7 221 42 399 68 Resp.
4 Nominale odg 9/3099/27 459 455 4 228 47 408 68 Resp.
5 Nominale odg 9/3099/30 458 453 5 227 49 404 68 Resp.
6 Nominale odg 9/3099/35 466 459 7 230 50 409 68 Resp.
7 Nominale odg 9/3099/37 453 449 4 225 36 413 68 Resp.
8 Nominale odg 9/3099/49 rif. 467 462 5 232 437 25 68 Appr.
9 Nominale odg 9/3099/55 465 458 7 230 42 416 68 Resp.
10 Nominale odg 9/3099/56 464 450 14 226 35 415 68 Resp.
11 Nominale odg 9/3099/57 458 452 6 227 34 418 68 Resp.
12 Nominale odg 9/3099/58 465 459 6 230 44 415 68 Resp.
13 Nominale odg 9/3099/60 rif. 472 470 2 236 461 9 68 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/3099/61 472 468 4 235 55 413 68 Resp.
15 Nominale odg 9/3099/62 rif. 470 466 4 234 452 14 68 Appr.
16 Nominale odg 9/3099/66 462 457 5 229 35 422 68 Resp.
17 Nominale odg 9/3099/126 459 456 3 229 444 12 68 Appr.
18 Nominale odg 9/3099/65 440 434 6 218 40 394 68 Resp.
19 Nominale Ddl 3099 - voto finale 420 375 45 188 375 0 63 Appr.