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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 503 di venerdì 7 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Casa, Cirielli, Comaroli, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Frusone, Giachetti, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Molinari, Occhiuto, Tabacci e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 74, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Intendimenti in ordine al rinnovo delle concessioni autostradali, anche in considerazione delle più recenti procedure di affidamento, nonché delle criticità rilevate dall'Autorità di regolazione dei trasporti in ordine all'aggiornamento del piano economico-finanziario relativo alla convenzione unica tra ANAS e AspI - n. 2-01192)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Maraia ed altri n. 2-01192 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Maraia se intenda illustrare l'interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Intende intervenire? A lei, onorevole.

CARMELA GRIPPA (M5S). Grazie, Presidente, sottosegretario. A distanza di quasi tre anni dal crollo del ponte Morandi, è noto a tutti che è stato avviato un confronto in merito alla revoca, o quanto meno, alla revisione delle concessioni alla società Autostrade per l'Italia SpA, che fa parte del gruppo Atlantia e fa riferimento, come principale azionista, alla famiglia Benetton. Le ultime notizie che giungono dalla chiusura delle indagini preliminari sul cedimento degli stralli del viadotto e la conseguente caduta dello stesso, evidenziano elementi che sono di una gravità sconvolgente. Infatti, le indagini avviate dalla magistratura hanno evidenziato una serie di gravi mancanze da parte del concessionario in merito ai controlli sull'efficienza strutturale e agli investimenti finalizzati a una corretta manutenzione del tratto autostradale interessato. Non solo, durante le indagini è stato dimostrato che la concessionaria, o soggetti riconducibili a essa, si è resa responsabile di interferenze, a volte anche ad ostacolare il proseguimento delle indagini stesse. A tal proposito, vorrei ricordare a lei, sottosegretario, e in quest'Aula, che le strutture del MIMS svolgono le seguenti funzioni: selezione dei concessionari autostradali e relativa aggiudicazione, vigilanza e controllo sui concessionari autostradali, inclusa la vigilanza sull'esecuzione dei lavori di costruzione delle opere date in concessione e controllo della gestione delle autostrade, il cui esercizio è dato in concessione. Inoltre, vi rientra la proposta di programmazione del progressivo miglioramento e adeguamento delle autostrade in concessione. La gestione di AspI delle reti autostradali, anche alla luce di innumerevoli inchieste è apparsa negligente, in particolare per quanto concerne il monitoraggio e la sicurezza delle infrastrutture, così come è stato dimostrato poi con il crollo del ponte Morandi, il 14 agosto del 2018, che è costato la vita a 43 nostri concittadini. Da ultimo, in base a fonti giornalistiche, si è venuto a sapere di una lettera anonima dell'8 ottobre 2014, che segnava già allora la grave e pericolosa situazione in cui verteva il ponte. Questa lettera fu inviata all'allora ex amministratore delegato, Giovanni Castellucci, e all'allora Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi. Secondo i magistrati della procura di Genova che hanno chiuso le indagini, in cui risultano ad oggi indagate 61 persone e le due società, AspI e SPEA, ci sono accuse che vanno dall'attentato alla sicurezza dei trasporti, al crollo colposo, all'omicidio colposo e stradale e alla rimozione dei dispositivi per la sicurezza dei posti di lavoro.

Allora la procura ha affermato, chiudendo le indagini, che la situazione del ponte già allora avrebbe dovuto essere segnalata agli organi pubblici di sorveglianza e resa pubblica e, pertanto, interdetta al traffico veicolare. Sempre la procura di Genova rileva come, tra l'inaugurazione avvenuta nel 1967 e il crollo, per ben 51 anni, non è stato eseguito il benché minimo intervento manutentivo di rinforzo sugli stralli della pila 9. I pubblici ministeri, pertanto, hanno ripercorso l'intera esistenza dell'infrastruttura, sia nella prima fase, in cui il ponte era affidato a un concessionario pubblico, sia nella seconda fase, in cui fu affidato ad Autostrade del gruppo Benetton. La magistratura evidenzia che nei 36 anni e 8 mesi dal 1982 al crollo, gli interventi complessivi eseguiti sul viadotto Polcevera hanno avuto un costo complessivo di 24.578.604 euro, di questi 24.090.476, cioè il 98,01 per cento, spesi quando il concessionario era pubblico, e solo 488.128, cioè l'1,99 per cento, dal concessionario privato; la spesa media annua del concessionario pubblico era stata di circa 3.665 al giorno, quella del privato di 71 al giorno. Questi numeri e percentuali dimostrano le negligenze che ci sono state su questo viadotto e un'incuria che, sempre, la magistratura non ha giustificato con l'insufficienza delle risorse finanziarie necessarie: questo perché? Perché sia Autostrade che AspI in questi anni hanno chiuso tutti con bilanci in forte attivo. Le faccio un esempio: Autostrade aveva chiuso i bilanci dal 1999 al 2005 con utili compresi tra 220 e 528 milioni di euro; tra il 2006 e per il 2017, l'ammontare degli utili conseguiti da AspI è variato da un minimo di 586 a un massimo di 969, distribuiti agli azionisti con una percentuale che va dall'80 al 100 per cento. Queste recenti informazioni, assieme a tutte quelle rinvenute in questi anni, minano il rapporto fiduciario con i suddetti concessionari e richiedono un deciso e serio cambio di passo nella politica nelle concessioni. Tutto ciò non è assolutamente degno di un Paese civile ed è per questo che crediamo sia necessario rivalutare le concessioni di AspI e spero che il Governo, con le trattative che sono in corso, tenga conto di tutte queste situazioni. A settembre del 2020, l'allora Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha trasmesso all'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) la proposta di aggiornamento del piano economico finanziario relativo alla convenzione tra Anas SpA e Autostrade; il mese successivo, a ottobre, l'ART ha reso il parere del MIT, sollevando numerose criticità. Alla luce di quanto esposto sinora, chiedo se il Ministro interpellato intenta, per quanto di sua competenza, adottare gli opportuni provvedimenti e se abbia a tal fine individuato un termine decorso il quale non intenda valutare soluzioni alternative che assicurino un servizio efficiente e sicuro in un settore strategico per la ripresa del Paese; se intenda chiarire quali novità di rilievo siano state introdotte nelle più recenti procedure ad evidenza pubblica per l'affidamento in concessione delle attività di gestione delle tratte autostradali, quali l' A12 Sestri Levante-Livorno, A11/A12 Viareggio-Lucca, al fine di garantire una gestione che salvaguardi gli investimenti della manutenzione delle infrastrutture e tuteli gli utenti anche in termini tariffari, prevedendo un accurato sistema di monitoraggio circa l'attuazione degli impegni assunti dal concessionario; se, per quanto di competenza, disponga di ulteriori elementi conoscitivi aggiornati sullo stato dell'iter della transazione con AspI in merito al rinnovo della compagine sociale; e, per ultimo, se disponga di ulteriori elementi informativi in merito ai tempi di approvazione del PEF e al recepimento delle osservazioni dell'ART in ordine alle criticità e difformità applicative riscontrate, ai fini della trasmissione del relativo parere al Cipess.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Grippa. Ci avevano comunicato che avrebbe illustrato l'onorevole Maraia, Poi ci dite esattamente come intendete procedere, perché il gruppo aveva dato questo ordine dei lavori, che è stato da voi sovvertito.

Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Giovanni Cancelleri, ha facoltà di rispondere.

GIANCARLO CANCELLERI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. In via generale ricordo che la rete autostradale in concessione è gestita da operatori pubblici e privati sulla base di appositi atti convenzionali. Gli schemi di convenzione unica attualmente vigenti sono stati elaborati secondo quanto previsto dalla legge n. 296 del 2006 di riforma del settore autostradale e i relativi aggiornamenti sono sottoposti alle disposizioni introdotte dal decreto-legge n. 109 del 2018. In applicazione di tale ultima disposizione, anche le società concessionarie con rapporti in corso sono tenuti ad applicare il regime tariffario predisposto dall'Autorità di regolazione dei trasporti (ART) improntato al principio del price cap, che assicura un livello tariffario correlato al costo del servizio. L'efficacia degli atti convenzionali è subordinata al perfezionamento di un'articolata procedura nell'ambito della quale sono acquisite le valutazioni tecnico-istruttorio rese oltre che al MIMS anche da parte del MEF e del NARS (Nucleo di consulenza per l'attuazione delle linee guida per la regolazione dei servizi di pubblica utilità). Relativamente ai profili tariffari, la proposta del Piano economico finanziario (PEF) ed il correlato atto aggiuntivo sono sottoposti al preventivo parere dell'ART. All'esito della sopra citata attività istruttoria, gli atti convenzionali sono sottoposte alla valutazione del CIPE ed approvati con decreto interministeriale MIMS-MEF, soggetto a registrazione da parte della Corte dei conti. Con specifico riguardo al programma di investimenti e di manutenzione che compone la proposta di PEF ed i successivi aggiornamenti, ricordo che gli stessi sono sviluppati sulla base delle linee guida e della regolamentazione emanata dagli organi di vigilanza. In particolare, nel mese di maggio del 2019, la competente direzione generale del MIMS ha emanato apposite linee guida per la redazione di programmi annuali di manutenzione ordinaria sulla rete autostradale in concessione; successivamente, il consiglio superiore dei lavori pubblici ha emesso le linee guida inerenti la sicurezza di ponti e viadotti; infine, con la circolare MIMS del 9 aprile ultimo scorso, relativamente agli interventi sulle gallerie, è stato predisposto un piano di sorveglianza da applicare a ciascuna opera. Quanto alla tematica dell'affidamento delle concessioni autostradali, rappresento che lo stesso avviene secondo le regole previste dall'ordinamento eurounitario: gara pubblica, ovvero affidamento diretto in house, laddove ne ricorrano i presupposti e le condizioni. Con riferimento alle nuove procedure di gara in corso, richiamate nell'atto di sindacato, evidenzio che le stesse sono state avviate nel mese di dicembre 2019 e prevedono l'affidamento in concessione della tratta autostradale dell'A10 (Savona-Ventimiglia) congiuntamente alla tratta A12 (Livorno-La Spezia), al fine di conseguire una maggiore efficacia gestionale secondo le raccomandazioni espresse dall'ART. Tra gli elementi qualificanti dei nuovi schemi convenzionali richiamo l'adozione di un sistema tariffario orientato ai costi effettivi e coerente con la metodologia del price cap, e una chiara articolazione dei rischi a carico del concessionario, l'assunzione integrale del rischio connesso alla domanda di traffico e il riconoscimento di tariffe a fronte di investimenti effettivamente realizzati. Quanto alla procedura avviata nei confronti di AspI a seguito del tragico evento dal crollo del ponte Morandi di Genova, ricordo che detta procedura è stata sospesa nel mese di luglio 2019 a seguito della richiesta della stessa società di avviare una fase finalizzata alla definizione di un accordo transattivo e alla modifica della convenzione, depurata da pattuizioni sbilanciate a favore del concessionario. Il Ministero, come è noto, ha portato avanti un confronto con il concessionario al fine di verificare, nel rispetto del principio costituzionale del buon andamento dell'azione amministrativa e al fine esclusivo di perseguire l'interesse pubblico, la sussistenza delle condizioni per una definizione consensuale della procedura di contestazione da sottoporre alla valutazione del Governo.

Il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 14 luglio del 2020, esaminate le due nuove proposte transattive trasmesse da parte di AspI, ha ritenuto di avviare l'iter per la formale definizione della transazione. Ciò, sulla base della considerazione che detta soluzione consente la gestione della infrastruttura autostradale con una più rigorosa determinazione degli obblighi in capo al concessionario e dei controlli del suo operato, garantisce la tutela dei risparmiatori, salvaguarda gli attuali livelli occupazionali e prevede un'accelerazione degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, senza che siano pagati dall'utenza, elevando gli standard di sicurezza, nonché l'effettuazione di nuovi e consistenti investimenti e ristabilisce, attraverso le previsioni della complessiva riscrittura dell'attuazione convenzionale, il giusto equilibrio tra l'interesse pubblico del concedente e quello privato del concessionario, evitando qualunque forma di ingiustificato vantaggio o privilegio in favore di quest'ultimo. In quest'ottica deve essere considerato il PEF presentato da AspI. Il Ministero, con il MEF e la Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno costantemente rappresentato alla società la necessità di sviluppare la proposta di PEF, recependo puntualmente la nuova regolazione tariffaria introdotta dall'ART ai sensi dell'articolo 16 del citato decreto-legge n. 109 del 2018.

Le osservazioni sulla proposta di PEF di AspI, formulate dalla predetta Autorità con il parere n. 8 del 2020, assicurano l'orientamento al costo del servizio e sono volte ad escludere la possibilità di conseguire profitti al di fuori delle regole convenzionali. Tali osservazioni sono state sottoposte al concessionario al fine del loro recepimento e sono oggetto di specifici approfondimenti, che riguardano anche ulteriori modifiche delle clausole contrattuali funzionali ad assicurare un diverso equilibrio tra il MIMS concedente e il concessionario, ferma restando la prevalenza dell'interesse pubblico. Nelle more della definizione del PEF, gli incrementi tariffari relativi all'anno 2021 sono stati congelati con una specifica disposizione - relativa a tutti i concessionari autostradali - inserita nel decreto-legge n. 183 del 2020, il cosiddetto “decreto-legge Proroga Termini”. Il descritto snodo procedurale in corso risponde unicamente a regole tecniche di carattere economico-finanziario e trasportistico e non influenza la trattativa gestita da Cassa depositi e prestiti circa il futuro assetto societario del concessionario.

Sugli aspetti riguardanti gli impegni di AspI e di Atlantia relativi al futuro assetto societario del concessionario, che non sono gestiti dal MIMS, posso soltanto precisare che Cassa depositi e prestiti ha confermato che tutte le interlocuzioni si sono svolte sulla base di criteri competitivi e di prassi correnti di mercato. Io consiglio anche agli onorevoli interpellanti, per tutte le risposte che non avete trovato qui alla vostre domande, di interpellare anche il Ministero dell'Economia e delle finanze, perché credo che sia parte integrante di questa vicenda, il soggetto che deve dare chiaramente delle risposte anche al Parlamento, e mi sento di sottolineare, ancora una volta, come questo Governo sia dalla parte della ricerca della giustizia, costantemente e ogni giorno, rispetto a quella tragedia e soprattutto sia sempre e costantemente vicino, con un abbraccio molto forte, ai familiari delle 43 vittime.

PRESIDENTE. L'onorevole Maraia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente e grazie al sottosegretario Cancelleri. Lo ringrazio soprattutto per il ricordo delle vittime, così come ha fatto la mia collega, l'onorevole Grippa, in quanto pochi giorni fa, il 4 marzo, abbiamo avuto qui in audizione, nelle Commissioni riunite, trasporti e ambiente, proprio il Comitato delle vittime del ponte Morandi. I membri del Comitato hanno dato una grande lezione di vita alle istituzioni perché, nonostante abbiano sottolineato di sentirsi soli, la loro presenza, in audizione, è la testimonianza del fatto che c'è ed è ancora viva la speranza di ritrovare una fiducia nelle istituzioni. È compito nostro, di noi parlamentari, del Parlamento intero e del Governo, lavorare affinché si costruisca una nuova fiducia nelle istituzioni, una fiducia persa a causa della negligenza non solo di Autostrade per l'Italia, non solo della famiglia Benetton, ma anche delle stesse istituzioni che non hanno vigilato su quella concessione nata male, perché è lì che c'è il problema originario di questa tragedia. Nasce proprio all'interno di una concessione di 3 mila chilometri. Non esiste al mondo una concessione di 3 mila chilometri. Ecco perché abbiamo chiesto chiarimenti sul PEF, perché l'ART ci dice in una direttiva, la n. 70 del 2016, che è insostenibile l'equilibrio economico-finanziario su una tratta di 3 mila chilometri. Ce lo dice attraverso uno studio scientifico che dimostra che è sostenibile da parte di un privato gestire un bene pubblico - stiamo parlando di un bene pubblico, come l'acqua pubblica, come i vaccini, in questo caso, delle strade - solo nel momento in cui queste strade sono lunghe al massimo 200-350 chilometri, in un range molto limitato. Questo ha consigliato l'ART ai Ministri e alle istituzioni, cioè di dividere i 3 mila chilometri in dieci tratte mettendole a gara e garantendo quella concorrenza, quella libertà a concorrere che viene richiamata più volte dall'Europa e viene richiamata su tanti beni pubblici, come, ad esempio, per le spiagge. Il modello delle spiagge in Italia - e ci avviciniamo alla stagione estiva - ci fa capire come gestire i beni pubblici, perché lo Stato continua a regalare questi beni chiedendo poco in cambio. Quindi, è qui che va invertita la tendenza. Bisogna, sì, concedere i beni pubblici, ma bisogna evitare che questi beni pubblici siano utilizzati come strumento di lucro, esclusivamente di lucro, perché, come ha ricordato l'onorevole Grippa, se in 51 anni non è stata fatta la minima opera di ammodernamento e di manutenzione, né ordinaria né straordinaria, del ponte Morandi, vuol dire che gli introiti - e sono tanti gli introiti dei pedaggi - sono stati utilizzati come dividendi per gli azionisti e non per garantire la sicurezza, ed oggi stiamo parlando di sicurezza. La fiducia dei cittadini è venuta a mancare proprio il 14 agosto. In maniera palese è crollato un sistema in cui tutti i Governi, di centrodestra e di centrosinistra, hanno fatto dei regali a una famiglia e ad alcuni imprenditori. Mi riferisco al rischio di traffico contemplato, come dice l'ART. Noi abbiamo uno di questi regali - e lo leggo nella risposta - quando il sottosegretario afferma che la convenzione deve essere depurata da pattuizioni sbilanciate a favore del concessionario. Tradotto: ci sono dei regali e uno di questi regali è il rischio di traffico contemplato al 2 per cento. Cosa vuol dire? Vuol dire che nel momento in cui non c'è un introito per mancati pedaggi, lo Stato cosa fa? Può restituire e può compensare questo mancato introito fino al 98 per cento. Questo è un regalo, così come è un regalo dare 3 mila chilometri di autostrade quando si sa che così facendo non si può garantire la sicurezza. Quindi, io apprezzo il riferimento alla questione tariffaria e alla regolazione tariffaria introdotta dall'ART ai sensi dell'articolo 6, ma ci tengo a precisare che l'ART, appunto, richiama la direttiva n. 70 e dice di mettere a gara, attraverso questa direttiva, i tratti di autostrada. Quindi, dobbiamo affermare un principio e dobbiamo assumere un impegno rispetto a quelle famiglie: va riformato l'istituto della concessione in Italia. Non possiamo dare in concessione dei beni pubblici senza avere nessun controllo su questi beni, senza preoccuparci della loro tutela e, quindi, della tutela dei nostri cittadini. Quindi, io spero che sia chiusa quella brutta pagina, in cui è venuta fuori tutta la negligenza di Autostrade per l'Italia e delle istituzioni.

Noi chiediamo oggi, con forza, che le istituzioni facciano la loro parte per ridare fiducia ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi ed iniziative in ordine all'accesso al credito d'imposta, per la sessione 2021, delle aziende del comparto cinematografico - n. 2-01206)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-01206 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Galizia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Il comparto cinematografico costituisce uno dei settori che maggiormente ha risentito della crisi dovuta alla pandemia da Coronavirus. Stando ai dati raccolti dalla Cinetel, a seguito della prolungata chiusura delle sale per la maggior parte dell'anno passato, il mercato italiano nel 2020 ha registrato il 93 per cento circa in meno di incassi e di presenze rispetto al 2019, per una differenza negativa di più di 460 milioni. In precedenza, alla fine del mese di febbraio, prima dell'inizio dell'emergenza e della pandemia, il mercato cresceva in termini di incasso di più del 20 per cento rispetto al 2019, del 7 per cento circa sul 2018 e del 3 per cento rispetto al 2017; insomma, si parla di grandi perdite. A fronte di questi numeri, così drammatici, in risposta alle difficoltà derivanti dall'emergenza sanitaria legate al Coronavirus, sono state adottate diverse misure volte a sostenere gli operatori del settore del cinema e dell'audiovisivo, tra cui, come lei ben sa, l'innalzamento delle aliquote massime di alcuni crediti di imposta destinati alle imprese del settore.

In particolare, con il decreto direttoriale del 19 aprile 2021 del Ministero della Cultura (Direzione generale cinema e audiovisivo), sono state rese note, ai fini dell'ammissibilità al beneficio fiscale, le disposizioni applicative in merito alla presentazione delle richieste in base alle diverse linee di intervento del credito d'imposta per la sessione 2021, la cosiddetta tax-credit. Nel dettaglio, è stata aperta la sessione di presentazione delle istanze per i bonus riguardanti lo sviluppo di opere audiovisive, la produzione di opere di ricerca e formazione, la produzione di videoclip, la produzione cinematografica, la produzione di opere TV e la produzione di opere web. Dopo poche ore, però, dall'apertura della sessione tax-credit, con avviso del 26 aprile 2021, la direzione generale cinema e audiovisivo ha quindi comunicato la sospensione della possibilità di inviare domande per la linea di intervento di credito di imposta per la produzione cinematografica in relazione all'esaurimento delle risorse disponibili e a fronte delle richieste pervenute.

Le imprese del comparto cinematografico, quindi, già duramente colpite dalla crisi economica scatenata dalla pandemia e dalle relative restrizioni, hanno lamentato difficoltà nell'accesso alla piattaforma informatica DGCOL, tanto che molti, anche dopo aver inserito, non senza problemi, i dati e la documentazione richiesta, non hanno potuto ultimare il caricamento della domanda. Per quanto di conoscenza, risulterebbero così escluse dal beneficio fiscale proprio quelle piccole e medie imprese che sono state maggiormente danneggiate dalla pandemia o che, purtroppo, hanno avuto la sfortuna di uscire con i propri prodotti cinematografici nell'imminenza della chiusura delle sale. Le chiedo, pertanto, sottosegretaria Borgonzoni, se il Ministero sia in possesso di dati aggiornati relativi al numero delle aziende che hanno potuto beneficiare del tax-credit per la produzione cinematografica e per quale ammontare; se sulla base di quanto illustrato in premessa ritenga opportuno prevedere una riapertura in tempi molto brevi della finestra di accesso alla richiamata linea di intervento per la presentazione delle richieste di credito d'imposta per la sessione 2021, consentendo, in tal modo, il recupero di quelle domande completate ma non finalizzate per ragioni dipendenti dalla piattaforma, al fine di rendere maggiormente accessibile anche ai produttori indipendenti e alle piccole imprese del comparto cinematografico l'ammissione al beneficio fiscale della tax-credit.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Cultura, Lucia Borgonzoni, ha facoltà di rispondere.

LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Galizia soprattutto perché questo è un tema a cui sono molto sensibile, su cui ho investito tanto quando ero sottosegretario nel “Conte 1” e, anche se ora non è nelle mie deleghe, sto continuando a cercare di seguire il più possibile, perché lo ritengo uno di quei punti fondamentali e uno di quei grandi attrattori sia di capitali stranieri verso il nostro Paese sia di moltiplicatore di investimento. Le risorse previste dal decreto ministeriale 3 febbraio 2021, recante “Riparto del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo per l'anno 2021”, erano pari a 215 milioni di euro per le richieste di tax-credit per le opere destinate a TV e web, 85 milioni di euro per le richieste di tax-credit per le opere destinate a cinema e 13 milioni di euro per le richieste di tax-credit per le opere di ricerca e formazione, destinate a quelle imprese con requisiti ridotti di capitalizzazione. La sessione per la presentazione di domande per il credito di imposta per l'anno 2021 è stata aperta il 26 aprile di quest'anno, sulla base di un preciso calendario di invio delle richieste. In relazione alle produzioni cinematografiche, per cui sono stati stanziati 85 milioni di euro, nel corso del primo giorno di apertura, per cui il 26 aprile, in cui era previsto l'invio delle domande relative alle opere completate o di cui erano state effettuate almeno quattro settimane di riprese (ovvero il 50 per cento delle giornate di riprese o, per le opere di animazione, di lavorazione) entro la data dell'invio della domanda, sono pervenute 166 domande, che hanno determinato l'esaurimento, come lei giustamente ha detto durante lo svolgimento della sua domanda, delle risorse destinate per la specifica linea di intervento.

Tale circostanza ha comportato l'impossibilità di aprire il secondo slot di invio di domande, atteso per il 29 aprile, in cui era invece previsto l'invio delle richieste per le opere che non avevano effettuato almeno quattro settimane di riprese (oppure il 50 per cento delle giornate di ripresa o, per le opere di animazione, il 50 per cento delle giornate di lavorazione) entro la data dell'invio della domanda e che avrebbero avviato tale attività entro sessanta giorni dall'invio della richiesta pervenuta. In relazione alle produzioni destinate alla TV e al web e alle opere di ricerca e formazione, le richieste sono pervenute dal 26 al 29 aprile, permettendo quindi la regolare apertura sia del primo che del secondo slot di invio delle domande. In particolare, sono state ricevute 195 domande per le produzioni di opere destinate alla TV e al web, 148 domande per le opere di ricerca e formazione, che hanno determinato l'esaurimento delle risorse disponibili per le rispettive linee di intervento (pari a 215 milioni di euro per le opere destinate alla TV e al web e 13 milioni di euro per le opere di ricerca e formazione).

Calcolando anche le nove richieste di sviluppo presentate, che rientrano nel plafond cinema o TV/web, a seconda della destinazione dell'opera da sviluppare, risultano pervenute in tutto 518 domande di credito d'imposta dal 26 al 29 aprile. Oltre alle 518 domande inviate, sulla piattaforma DGCOL ne risultano attualmente da completare - e quindi non inviate - ancora 143, per un totale di 80,5 milioni di euro di credito di imposta, così suddivise: 58 domande di produzione cinematografica, 44 domande di produzione TV/web, 34 domande di opere di ricerca e formazione, sette domande di sviluppo. Il Ministero è consapevole della rilevanza della misura di tax-credit per il settore e della importanza di reperire ulteriori risorse. In quest'ottica, con il decreto ministeriale 9 aprile del 2021, recante “Ulteriore riparto del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo per l'anno 2021”, registrato proprio il 5 maggio dalla Corte dei conti, sono stati destinati ulteriori 24 milioni di euro per le opere TV e web e ulteriori 9 milioni di euro per le opere cinematografiche, così da rendere possibile la presentazione di nuove istanze.

Condivido quello che lei ha detto. Questo è un settore che è stato fortemente colpito, soprattutto per quanto riguarda la questione delle sale che lei ha citato. Ho fatto già nel “Conte 1” una grande battaglia per aumentare proprio il tax-credit. Credo che dovrebbe essere destinato a questo settore un fondo più cospicuo, ma non solo dal MiC, che non riesce a trovare le risorse.

Io ho fatto veramente una battaglia enorme, perché penso, come le ho detto prima, che vi sia un moltiplicatore di lavoro. Basti pensare al fatto che, con una coproduzione o un investimento, ad esempio dall'estero, per un audiovisivo o per il cinema sul nostro territorio, per ogni euro che il pubblico investe c'è un ritorno di 2,74 euro. Proprio per questo, al tavolo di attrazione degli investimenti stranieri, ho fatto mettere il punto dell'audiovisivo proprio una settimana fa. Io credo che quest'Aula, se fosse condiviso da tutti, dovrebbe fare l'atto che io da singolo, come sottosegretario, non ero riuscita a fare, di presentare un emendamento per chiedere al MEF ulteriori fondi, perché i fondi che vengono investiti sono fondi che ritornano. Questo è un settore - il tax credit come sappiamo - che quando chiede soldi lo fa perché è un settore sano, altrimenti non li chiederebbe. A differenza di altre situazioni, questi sono soldi in più che vanno a moltiplicarsi e non soldi spesi che non producono niente sul nostro territorio. Per cui la ringrazio e, se presenterete un emendamento su questo, sarò il primo alleato che avrete in quest'Aula, per cercare di portarlo a casa.

PRESIDENTE. L'onorevole Galizia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Sì, io sono molto soddisfatta della sensibilità che il sottosegretario ha dimostrato su questa tematica, perché condivido ogni sua singola parola, sul fatto che effettivamente investire in questo settore può diventare davvero strategico per il nostro Paese, perché il cinema, come sappiamo, tocca tantissimi aspetti. È un settore che sta crescendo tantissimo e sicuramente ha delle potenzialità enormi e, quindi, è un settore in cui occorrerà investire tante risorse, perché fa parte anche di un aspetto di cui poco si sta dibattendo anche nell'ottica parlamentare e a livello anche, diciamo così, un po' giornalistico. Le dico che sul PNRR tanta discussione si sta facendo, per esempio, sui fondi al Sud, ma poco si è parlato di cultura, che invece è un asset strategico, in cui occorrerà puntare davvero per la crescita del nostro Paese. Io credo che il Ministero abbia già dimostrato una grande sensibilità su questa tematica e occorrerà lavorare ancora tanto, perché, se davvero esiste una cultura di ripresa e resilienza nella nostra Europa, è proprio legata a una questione culturale, che è la nostra forza. Ora io, purtroppo, rimango dispiaciuta, per tutte quelle piccole e medie aziende che si occupano di questo settore che non sono riuscite a completare la domanda, come lei sa, per questa questione del tax credit, a cui il decreto interministeriale di febbraio dava anche seguito a quello che era un articolo inserito già nella legge di bilancio, che vedeva aumentare già le risorse, sebbene non in maniera molto consistente, ma già passavano da 400 a 640 milioni di euro annui, quindi, si andavano ad investire in questo settore e si aumentava questo plafond. Tra l'altro, un altro intervento importante è stato anche quello di incrementare la percentuale, passata da una percentuale più bassa del 30 per cento, di poter richiedere questo tax credit, dal 15 al 40 per cento. Insomma, anche questo è stato significativo e dimostra una sensibilità del Ministero su questa tematica. Tuttavia, ovviamente, questo sistema però ha presentato delle forti limitazioni, come ci siamo già detti, perché, anche se si sono fatti dei passi in avanti, molte imprese hanno segnalato, come le avevo già detto, la difficoltà di poter presentare questa domanda. È bene, anche se si aumenta questa percentuale, che poi sia possibile l'accesso a tutti, perché questa doveva essere una forma di sostegno strutturale; invece, qua ci è sembrata per qualche piccola azienda una forma di lotteria, perché poi alla fine non è riuscita ad accedere. Quindi, al netto del malfunzionamento della piattaforma, l'istantaneo esaurimento delle risorse ha reso problematico quello che è stato il meccanismo scelto per la divisione di questi fondi. Quindi, hanno lasciato escluse molte di queste piccole aziende, che ovviamente sono andate a lamentarsi alle proprie associazioni di categoria, che quindi hanno poi sollevato la problematica. Ecco, su questa tematica, io mi proporrò ovviamente di portare avanti un emendamento, volto ad aumentare le risorse, ma le volevo chiedere di avviare una riflessione, se magari, oltre a riaprire quanto prima questa finestra, si potesse pensare a quelli che sono i meccanismi di riparto delle risorse disponibili, in modo da assicurare una quota maggioritaria di riserva, nei confronti di quelle micro, piccole e medie imprese di produzione cinematografica ed audiovisiva e se, eventualmente, si volesse rivedere i massimali stabiliti dal decreto n. 70 e se si intende garantire un più equo e imparziale controllo di accesso alla piattaforma per il caricamento delle domande. Io rimango, come lei, dell'idea che il tema principale siano le risorse. Quindi, dovremmo lavorare molto su quello. Da parte nostra, ha il massimo sostegno e la ringrazio ancora, perché davvero il tema della cultura per me rimane centrale in questo momento così difficile e diventa un settore in cui occorrerà sicuramente investire per la ripresa del nostro Paese, perché è la nostra ricchezza e la nostra forza.

(Iniziative per la realizzazione di una piattaforma di raccolta firme digitali ai fini della promozione del referendum di cui alla legge n. 352 del 1970, anche a seguito di decisioni del Comitato dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite e della situazione pandemica- n. 2-01208)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Magi e Schullian n. 2-01208 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Magi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Intende illustrare. Prego, onorevole Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio, Presidente. Sottosegretario, colleghi, il diritto dei cittadini a partecipare direttamente attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare alla conduzione degli affari pubblici è garantito dalla Costituzione della Repubblica e dal Patto internazionale sui diritti civili e politici. Il 29 novembre 2019 il Comitato dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite, nella decisione relativa al caso Staderini-De Lucia contro l'Italia, ha dichiarato che l'Italia ha violato il diritto politico a promuovere i referendum, ai sensi dell'articolo 25 del Patto summenzionato, a causa di restrizioni irragionevoli al diritto dei cittadini, che sono contenute nella legge n. 352 del 1970. In particolare, ha osservato il Comitato che la raccolta firme è impedita dalle previsioni di un obbligo dei promotori di far autenticare le sottoscrizioni da un pubblico ufficiale, presente al momento in cui i cittadini firmano, senza però che la legge garantisca ai promotori stessi la disponibilità di quei pubblici ufficiali. Nella stessa decisione, il Comitato dei diritti umani dell'ONU ha chiarito l'obbligo di risarcire integralmente le vittime e i denuncianti e ha dichiarato anche che il nostro Paese ha l'obbligo di evitare il ripetersi di simili violazioni e, quindi, evidentemente, di rimuovere quelle restrizioni irragionevoli. In particolare, testualmente, si dice, in questa pronuncia, che lo Stato dovrebbe prevedere dei percorsi per i promotori di iniziative referendarie, per fare autenticare le firme, per raccogliere le firme in spazi dove i cittadini possano essere raggiunti e per garantire che la popolazione sia sufficientemente informata su tali processi e sulla possibilità di parteciparvi. Relativamente all'obbligo di risarcire le vittime denuncianti, nessuna azione è stata posta in essere dal Governo italiano nei confronti, appunto, di Staderini e De Lucia. Il Comitato dei diritti umani dell'ONU, nel follow up del 24 marzo 2021, ha valutato le azioni poste in essere dal nostro Stato non ancora sufficienti e, quindi, il nostro Paese è ancora in uno stato, diciamo così, di osservato speciale, rispetto a questa procedura. Ora, venendo a questa fase delicata per la pandemia che sta vivendo il nostro Paese, fase di vita pubblica, dobbiamo riconoscere che con lo scoppio dell'emergenza sanitaria raccogliere sottoscrizioni autenticate su moduli cartacei, da vidimare preventivamente e certificare successivamente, oltre a essere, come già riconosciuto dal Comitato dell'ONU, un'irragionevole restrizione, è diventato nei fatti impossibile, a causa delle misure di prevenzione e di distanziamento interpersonale, che tutti noi ben conosciamo. In questi mesi e in queste settimane sono state depositate proposte di legge d'iniziativa popolare e richieste di referendum e i promotori di queste proposte hanno dovuto ripetutamente sospendere la campagna di raccolta firme, in ragione di queste restrizioni preesistenti e della attuale condizione di particolare difficoltà, legata appunto all'emergenza sanitaria. Ora, nell'ultima legge di bilancio, il comma 343 dell'articolo 1 prevede che la Presidenza del Consiglio debba porre in essere, entro il 31 dicembre 2021, una piattaforma di raccolta delle firme digitali, da utilizzare, appunto, per le leggi di iniziativa popolare e per i referendum, mentre il successivo comma prevede che, a partire dal 1° gennaio 2022, le firme possano essere raccolte, senza necessità di autenticatore, in forma digitale con la piattaforma della Presidenza del Consiglio oppure con le modalità già previste dal codice dell'amministrazione digitale.

Ricordiamo, in questa sede, che esiste già una piattaforma online del Governo, dedicata ai processi di partecipazione pubblica, la ParteciPA (all'indirizzo https://partecipa.gov.it/), che consentirebbe di sottoscrivere da subito proposte e iniziative formali a livello nazionale.

Peraltro, la Commissione europea da tempo ha introdotto un sistema universale di raccolta delle firme online dal quale si potrebbe prendere spunto, se ci fosse la volontà.

Infine, con riferimento alla raccolta delle firme sui moduli cartacei, è stata approvata in questo ramo del Parlamento, ed è attualmente all'esame del Senato, una norma che consentirebbe di allargare la platea degli autenticatori, favorendo così il superamento di quegli ostacoli che abbiamo descritto, dando cioè al Comitato promotore la possibilità di indicare cittadini aventi i requisiti per fare il presidente di seggio e renderli così, in questo modo, autenticatori.

Tutto ciò premesso, chiediamo quali iniziative la Presidenza del Consiglio abbia sinora posto in essere per realizzare la suddetta piattaforma di raccolta delle firme digitali, ricordiamo che il termine era il 31 dicembre di quest'anno; ma, soprattutto, se il Governo, alla luce della situazione pandemica, intenda adottare iniziative per anticipare al 1° giugno 2021, anziché attendere gennaio del 2022, la facoltà per i promotori di raccogliere le firme per via telematica; quali iniziative si intendano adottare, da parte dell'Esecutivo, per rimuovere gli ostacoli all'autenticazione in forma cartacea; e infine, se il Presidente del Consiglio intenda presentare scuse formali alle vittime della violazione accertata dal Comitato dei diritti umani.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Ivan Scalfarotto, ha facoltà di rispondere.

IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati, gli onorevoli interpellanti fanno riferimento agli obblighi internazionali dell'Italia, scaturenti dall'articolo 25 della Patto internazionale sui diritti civili e politici, ed in particolare lamentano la farraginosità della procedura per l'autenticazione delle firme richieste ai fini della presentazione di un referendum.

Come noto, la Carta costituzionale, tra gli strumenti di partecipazione, prevede gli istituti del referendum e l'iniziativa popolare nella formazione delle leggi.

La disciplina dei referendum e dell'iniziativa popolare è contenuta nella legge n. 352 del 1970 e, più in particolare, nell'articolo 8, ove viene previsto che la richiesta di referendum debba essere effettuata mediante la raccolta delle firme degli elettori su appositi fogli recanti: l'oggetto del referendum, le generalità del sottoscrittore e il comune nelle cui liste elettorali questi è iscritto.

In merito al requisito dell'autenticazione della firma dei sottoscrittori, va rilevato che, in tema di consultazioni popolari, l'adempimento richiesto costituisce un elemento essenziale del procedimento, che è previsto a tutela della regolarità delle consultazioni. In questo senso, l'autenticazione non costituisce un semplice mezzo di prova, ma un requisito prescritto ad substantiam actus per garantire la certezza della firma apposta e l'identità del sottoscrittore, la cui mancanza determina non già un'irregolarità sanabile, ma la nullità della sottoscrizione, con conseguente, possibile riflesso sulla legittimità della richiesta della consultazione ove non sia raggiunto il numero prescritto di firme valide.

Tanto chiarito in via preliminare, soggiungo che l'atto di autentica richiede la presenza del pubblico ufficiale autenticante al momento della raccolta della firma, in quanto tale circostanza attribuisce pubblica fede rispetto a quanto verificatosi davanti allo stesso ufficiale autenticante. Ne consegue, quindi, che la mancata presenza del pubblico ufficiale al momento della firma dell'elettore renderebbe incerte le sottoscrizioni, che, quindi, potrebbero non essere rappresentative di quella quota parte di corpo elettorale individuata dalla Costituzione come legittimata a richiedere i referendum abrogativi.

E proprio per facilitare l'indispensabile autenticazione, il legislatore ha ampliato nel tempo le categorie dei soggetti abilitati all'autenticazione delle sottoscrizioni. Ricordo che tra i soggetti abilitati vi sono: i notai, i giudici di pace, i cancellieri e collaboratori delle cancellerie delle Corti di appello e dei tribunali, i segretari delle procure della Repubblica, i presidenti delle province, i sindaci, gli assessori e i consiglieri degli enti locali, nonché i funzionari incaricati dal sindaco e dal presidente della provincia.

Quanto alla pronuncia del Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite nel caso Staderini-De Lucia contro Italia, a cui si fa riferimento nell'interpellanza, ricordo che detto organismo aveva rilevato una violazione dell'articolo 25 del Patto internazionale sui diritti civili e politici con riferimento alla presenza nella legge italiana vigente, che disciplina la procedura referendaria, di “restrizioni irragionevoli” al diritto dei cittadini, tra le quali la previsione di un obbligo per i promotori di autentica delle firme da parte di pubblici ufficiali presenti al momento della sottoscrizione senza garantirne la disponibilità.

A tale riguardo, il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha riferito che, il 7 agosto 2020, il Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU) ha provveduto ad inviare, nella cornice del dialogo costruttivo con il citato Comitato onusiano, la risposta nazionale relativa alle valutazioni da quest'ultimo espresse, illustrando una serie di misure di settore, in primis l'ampliamento della lista dei pubblici ufficiali certificatori per le liste dei cittadini che sostengono le iniziative referendarie, così da agevolare la raccolta delle firme. Inoltre, è stato precisato l'avvio di un percorso che ha, come obiettivo finale, quello di favorire la raccolta di firme anche in modalità digitale, con il ricorso al sistema pubblico di identità digitale, cioè lo SPID.

Con il rapporto di follow up del 24 marzo 2021, stilato dal citato organismo internazionale, è stata formulata una view sui rimedi adottati dall'Italia in ottemperanza alle osservazioni del Comitato, in cui sono state ritenute “largamente soddisfacenti” le misure di cui alla lettera A, relative alla revisione della normativa nazionale in materia, e “parzialmente soddisfacenti” quelle di cui alla lettera B, inerenti alla non ripetizione in futuro delle criticità riscontrate. Tuttavia, la edited view, cioè la valutazione finale circa la risposta nazionale alle indicazioni formulate dal Comitato onusiano, lungi dall'essersi conclusa, è tuttora in via di svolgimento.

A tale proposito, lo scorso aprile, a seguito di un coordinamento interministeriale, il CIDU ha trasmesso specifica risposta di aggiornamento, sulla base dei contributi ricevuti dal Ministero dell'Interno e dal Dipartimento per la trasformazione digitale, offrendo una panoramica, anche di tipo storico, sull'istituto referendario e un approfondimento sull'accessibilità dello SPID. Con questa stessa risposta, il CIDU ha poi ricordato come la pubblicità delle view del Comitato onusiano, anche in italiano, sia garantita mediante puntuale pubblicazione sul sito del Ministero degli Affari esteri e consueta condivisione con il Parlamento tramite il Rapporto annuale del CIDU.

Quanto all'attivazione della piattaforma per la raccolta delle firme digitali, a cui pure si fa riferimento nell'interpellanza, occorre preliminarmente ricordare che, con la legge di bilancio per il 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), il legislatore ha previsto l'istituzione, a cura della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di una piattaforma di raccolta delle firme digitali da utilizzare per gli adempimenti di cui all'articolo 8 della legge n. 352 del 1970.

Inoltre, in aggiunta a tale modalità, la medesima legge ha previsto, altresì, che, a decorrere dal 1° gennaio 2022, le sottoscrizioni possano essere raccolte anche tramite strumentazione elettronica con le modalità previste dall'articolo 20, comma 1-bis, del Codice dell'amministrazione digitale.

Al riguardo, nel premettere che la normativa vigente prevede l'entrata in funzione della piattaforma entro il 31 dicembre 2021, il Dipartimento per la trasformazione digitale ha rappresentato che sono in corso di definizione gli aspetti tecnici e le tempistiche di realizzazione, di concerto con il Ministero dell'Interno, attesa la centralità dell'Anagrafe nazionale della popolazione residente (ANPR), in considerazione della stretta correlazione tra procedura di raccolta firme e i dati anagrafici dei sottoscrittori dell'iniziativa referendaria. Si sta, infatti, ipotizzando che la citata piattaforma possa integrare un servizio del nuovo portale dell'ANPR e che, quindi, essa sia collegabile direttamente a quella base dati per gli adempimenti conseguenti, consentendo l'accesso agli utenti attraverso l'area riservata del portale.

Infine, per quel che concerne la possibilità che le firme raccolte con le modalità attualmente vigenti vengano autenticate anche da cittadini indicati dal Comitato promotore dell'iniziativa referendaria, essa è effettivamente prevista dall'articolo 2, comma 2, lettera b), del disegno di legge n. 543, approvato dalla Camera dei deputati nella seduta dell'11 ottobre 2018 ed attualmente all'esame del Senato.

Si tratta di disposizioni inserite all'interno di un articolato disegno di legge in materia elettorale che, proprio per gli aspetti di delicatezza che presenta, richiede un approfondito dibattito parlamentare rispetto al quale il Governo non mancherà di fornire ogni utile contributo.

PRESIDENTE. L'onorevole Magi facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Scalfarotto e, per suo tramite, il Governo, perché la risposta ha toccato tutti quanti i vari aspetti, anche complessi, che erano contenuti nella interpellanza. Però, nel merito mi dichiaro solo in piccola parte soddisfatto e spiego il perché in maniera molto netta. Ci stiamo interrogando, in questo momento, su quali siano le ricadute della pandemia su tutti gli aspetti della vita economica, sociale e della vita democratica in tutti i nostri sistemi istituzionali, in tutte le nostre democrazie. In queste settimane, i vari comuni d'Italia ai cittadini che stanno tentando di promuovere delle iniziative referendarie rispondono che non è possibile mettere un banchetto per raccogliere le firme. Mi arrivano, in queste ore, le risposte di diverse amministrazioni comunali d'Italia, che evidentemente agiscono anche in collegamento con le prefetture, che dicono che fino al 31 luglio non sono rilasciati i permessi. Contemporaneamente, noi abbiamo il nostro Presidente del Consiglio, il Presidente Draghi che invita tutti quanti a prenotare le vacanze nel nostro Paese, giustamente e opportunamente; contemporaneamente, noi abbiamo dei protocolli, ad esempio, che sono stati adottati ormai molti mesi fa, per consentire a tutti i cittadini di partecipare alle cerimonie religiose e alle messe, io dico giustamente e opportunamente. Però, quando si opera un bilanciamento su diritti così delicati, ad esempio i diritti politici dei cittadini, questo deve essere un bilanciamento e non può trasformarsi in un arbitrio. Faccio questa premessa perché questa è questione che investe direttamente il Governo proprio per la condizione di pandemia che noi viviamo. Non si può tradurre la situazione che viviamo in una negazione dei diritti politici fondamentali. Purtroppo, mi rendo conto che la sensibilità su questo punto nel nostro Paese è ormai sopita, se non completamente, come dire, negata dalla maggior parte delle forze politiche e anche dalla maggior parte degli esponenti politici. È una vecchia storia, è una storia di cinquant'anni, di sessant'anni la negazione dell'effettivo esercizio dei diritti di partecipazione attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare. Ma oggi ci sono gli strumenti e gli strumenti sono quelli che abbiamo indicato. Allora, io auspico, e faremo di tutto anche in sede legislativa, che questo lavoro della Presidenza del Consiglio, che il sottosegretario ci ha illustrato, per attivare la piattaforma digitale collegata in rete con l'anagrafe dei cittadini, con l'anagrafe in rete, sia un lavoro che abbia la massima urgenza proprio tenendo conto di quello che noi viviamo, tenendo conto del fatto che non è ammissibile che fra tutte le attività umane, fra tutte le attività dei cittadini quelle per cui si abbia meno riguardo siano quelle di attivazione diretta degli strumenti di democrazia. Le democrazie vanno avanti perché in questo momento i cittadini riprendono le loro attività. Allora, gli strumenti digitali devono consentire di attivare queste forme di partecipazione diretta. La risposta che oggi abbiamo ascoltato qui è una risposta in buona parte classica, mi viene da dire, la classica risposta che viene dal Viminale; e il Viminale, tradizionalmente, ha un atteggiamento conservativo rispetto al fatto che il codice dell'amministrazione digitale si applichi a tutta la materia elettorale. Poiché la materia della raccolta delle sottoscrizioni per i referendum è accostata, in qualche modo, è assimilata a quella elettorale - perché anche in quel caso si devono raccogliere le firme per presentare le liste - inevitabilmente ne viene fuori una risposta di conservazione. Nello stesso tempo, i nostri cittadini utilizzano gli strumenti digitali e telematici per fare atti giudiziari, atti fiscali, anche di grande importanza; come è possibile che noi non consentiamo loro di andare su una piattaforma pubblica e di sottoscrivere una proposta di referendum? È qualcosa di inconcepibile nella nostra società, a maggior ragione in un momento di pandemia. Quindi, da una parte, cercheremo un'interlocuzione, una collaborazione, uno stimolo nei confronti del Governo su questo e, dall'altra parte, proveremo a utilizzare i prossimi veicoli, i provvedimenti normativi che ci sono emendandoli nel senso di allargare la platea degli autenticatori. Il provvedimento che anche il sottosegretario ha citato - e concludo - attualmente è fermo al Senato per altri problemi che ci sono, su altre misure contenute in quel provvedimento. Proveremo a replicare, a reintrodurre quella misura in successivi provvedimenti legati, magari, proprio alla ripartenza delle attività economiche e sociali. Non possiamo avere attenzione solo per la ripartenza, più che opportuna, necessaria, delle attività economiche; ma quelle sociali e politiche devono avere la stessa dignità e anche su questo cercheremo ovviamente il confronto, il sostegno e la condivisione con l'Esecutivo.

(Iniziative di competenza in ordine all'attuazione sull'intero territorio nazionale della disciplina volta alla mitigazione e sterilizzazione dell'epidemia da COVID-19, con particolare riferimento alla realizzazione della campagna vaccinale - n. 2-01204)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Sapia n. 2-01204 (Vedi l'allegato A). Chiedo all'onorevole Sapia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). La illustro, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor sottosegretario Sileri, nessuno poteva prevedere che il mondo dovesse fare i conti con una pandemia tanto rapida e violenta. Tuttavia, i segnali degli anni scorsi erano abbastanza chiari: alludo anche alla SARS, alla MERS e ai veloci cambiamenti climatici che hanno trasformato gli equilibri naturali. In sostanza, il capitalismo più avanzato ha illuso la ragione e la coscienza. Il mito della produzione, del consumo e del profitto ha annebbiato la mente dei decisori pubblici e privati che ne hanno ignorato le conseguenze. Inoltre, questo mito ha generato una moltitudine di malati da sfruttamento lavorativo, con difese immunitarie e vite a terra, tra l'altro con un servizio sanitario carente di medici, infermieri, OSS e assistenza territoriale. È una realtà tanto evidente quanto ignorata, nascosta dalla distrazione di massa. Però, funziona così: leviamo lo sguardo dalle questioni più gravi e urgenti perché ci appassionano lo spettacolo, il teatro, l'evasione, la fuga dalla responsabilità e dal dovere di provvedere e risolvere. Il confine tra il vero e il finto è sempre più sottile. Intanto, ci sfugge il quotidiano, l'essenziale, il volto del dolore, l'odore del bisogno. Stiamo dietro ai like, da cui dipendiamo come dall'aria, viviamo sospesi tra il virtuale e l'affanno quotidiano. Così rinviamo ad oltranza l'analisi di merito e la comprensione delle cause strutturali dei problemi del presente e del futuro. Ci siamo quindi ritrovati a subire l'avanzata e gli effetti di un virus sconosciuto, aggressivo e subdolo, un virus che ha prodotto caos, tragedie umane, economiche, sociali psicologiche e culturali. Abbiamo dovuto affrontare la pandemia con strumenti inadeguati, con fretta, disordine e impreparazione. Una riprova evidente ne è la storia del mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale, che ha mostrato tre aspetti: il primato dei rapporti politici sulla realtà, il grande silenzio del palazzo e l'obbligo del mainstream. Sottosegretario Sileri, questa interpellanza nasce dall'esigenza di capire se oggi il Governo consideri adeguate le norme e l'organizzazione degli interventi di contrasto alla pandemia. In particolare, ci riferiamo alla campagna vaccinale già penalizzata dalla forza contrattuale dei produttori dei vaccini. Ci sono regioni che hanno fatto molta più fatica per le vaccinazioni, che comunque sono ancora poche. Forse questo dovrebbe suggerirci semplificazioni e aggiustamenti normativi; forse questo dovrebbe spingerci ad accelerare verso una riforma sanitaria che diventa sempre più urgente. Del virus e dei suoi effetti non ci libereremo a breve. Ciò vuol dire che dobbiamo intervenire oggi per non subire domani, che dobbiamo imparare dagli errori e non ripeterli, che dobbiamo avere grandi disponibilità di vaccini e vaccinatori. C'è dunque la necessità di avere risposte chiare e di fissare dei paletti. Ciò perché nei prossimi mesi potrebbe essere indispensabile avere nuove armi contro il COVID, magari vaccini aggiornati.

Non dimentichiamo, inoltre, che i contagi hanno ritardato e perfino bloccato l'assistenza sanitaria di milioni di persone, con gravi conseguenze soprattutto in Calabria, dove la prevenzione, la specialistica e la medicina del territorio sono in condizioni di estrema difficoltà, per non dire di impotenza. Sottosegretario Sileri, lei conosce molto bene la situazione della Calabria; è venuto molte volte in Calabria e la ringrazio per questo; sappiamo anche che il commissario Longo da solo non ce la può fare. Ci sono ASP indietro, come quella di Cosenza, e ASP all'avanguardia, come quella di Reggio Calabria, grazie al dottor Scaffidi e alla dottoressa Pantosi, però sappiamo anche che alcuni ospedali devono riaprire e che c'è bisogno di personale; anche perché lì, nella terra della Calabria, di Renato Dulbecco e di Nicolino Grande Aracri, i minori trasferimenti dello Stato, per oltre due miliardi e mezzo dal 1999 ad oggi, continuano a mantenere in piedi il regime commissariale. È un Bengodi senza precedenti, di cui approfittano la 'ndrangheta, un'informazione da circo equestre e dirigenti asserviti al potere, così come appurato dalla magistratura. Chiediamo, allora, se alla luce di tutti i problemi normativi e organizzativi riassunti nell'interpellanza odierna, il Ministro non ritenga necessario assumere iniziative atte ad uniformare l'azione di Governo ai princìpi legislativi ivi richiamati, al fine di tutelare i superiori interessi della collettività; ciò, tanto per la disponibilità e la somministrazione dei vaccini, quanto per la gestione complessiva della pandemia da nuovo Coronavirus e successive varianti.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. In merito alla questione in esame, la struttura del commissario straordinario all'emergenza COVID ha inteso segnalare quanto segue. L'ordinanza del commissario straordinario n. 6 del 9 aprile 2021 è stata ispirata al principio di solidarietà nei riguardi dei soggetti più fragili e più deboli, ed è tesa in modo specifico a ribadire l'ordine prioritario della vaccinazione anti-COVID secondo le fasce di età e lo stato di salute dei soggetti, così come previsto dal piano vaccinale nazionale; in particolare, si è proceduto per quelle fasce d'età e per quelle persone che, dall'evidenza scientifica, risultano più vulnerabili. A tal riguardo, proprio per garantire sull'intero territorio nazionale il pieno rispetto di tutti i principi di omogeneità di azione sottesi all'ordinanza n. 6 del 2021, il 20 aprile 2021 il commissario ha provveduto ad indirizzare una specifica nota a tutti i presidenti di regioni e delle province autonome, richiamando la loro attenzione sulla necessità del puntuale rispetto delle varie prescrizioni riportate proprio dal piano vaccinale nazionale e dalle ordinanze emanate dalla stessa struttura commissariale. Questo proprio per assicurare un'omogeneità di intervento che potesse quindi essere efficace al contrasto all'emergenza COVID. Il piano vaccinale messo a punto dalla struttura commissariale scaturisce dal piano strategico nazionale del nostro Ministero della Salute, di cui al decreto ministeriale del 12 marzo 2021, e vengono identificate tre linee operative da seguire per completare al più presto l'attuale campagna vaccinale. La terza linea operativa è costituita dalla capillarizzazione della somministrazione, la cui relazione è subordinata anche all'incremento dei punti vaccinali, della platea dei vaccinatori e delle dosi di vaccino che arrivano all'Italia. A tal proposito, la struttura commissariale ha posto in evidenza che: la rete vaccinale esistente, oltre alle strutture sanitarie già operanti, è stata incrementata dalle caserme del comparto difesa e sicurezza, dai centri vaccinali attivati, dai siti produttivi, dai locali presso la grande distribuzione, dalle palestre, dalle scuole e da varie strutture messe a disposizione da associazioni, in linea con le priorità poc'anzi elencate. L'articolo 20 del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41- “Sostegni” - in fase di conversione, come è noto, prevede l'ampliamento delle categorie sanitarie impiegabili per accelerare la campagna nazionale di vaccinazione al fine di assicurare un servizio rapido e capillare nelle attività di profilassi vaccinale della popolazione. Già la legge 30 dicembre 2020, n. 178, ha previsto la manifestazione di interesse dei medici, infermieri e assistenti sanitari disponibili a partecipare al piano di somministrazione dei vaccini. Grazie all'ampliamento delle categorie dei soggetti da destinare all'attività di vaccinazione, si è provveduto, ad oggi, ad immettere oltre 2.650 persone, fra medici, infermieri e assistenti sanitari, nelle strutture vaccinali operanti su tutto il territorio nazionale. Con riferimento alla piattaforma nazionale, si rappresenta che essa opera, ai sensi dell'articolo 3 del decreto-legge n. 2 del 2021, solo nell'eventualità in cui il sistema informativo vaccinale di una regione non risulti adeguato a gestire i volumi di dati relativi alle vaccinazioni, su richiesta della medesima regione, eseguendo in sussidiarietà le operazioni di prenotazione, di registrazione delle somministrazioni e di certificazione delle stesse, nonché, quindi, di trasmissione dei dati al Ministero della Salute. Attualmente, si avvalgono di questi servizi, attraverso la piattaforma che è gestita da Poste Italiane, sei regioni, fra cui anche la Calabria, oltre alla Lombardia, alle Marche, all'Abruzzo, alla Basilicata, alla Sicilia e alla Sardegna.

PRESIDENTE. L'onorevole Sapia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario Sileri, valuto la sua risposta in termini positivi, ma occorre agire al più presto e su più fronti. I numeri ci danno il quadro oggettivo delle vaccinazioni. I dati della campagna vaccinale indicano che sulle prime dosi superiamo appena il 25 per cento della popolazione; le persone che hanno completato il ciclo di vaccinazione arrivano invece intorno all'11 per cento; per il personale scolastico siamo ancora sotto l'80 per cento; per le Forze armate siamo a poco più del 60 per cento. Circa le dosi somministrate ogni giorno in Italia, l'ultima media mobile, a sette giorni, è di 428.674, almeno sino allo scorso 5 maggio. Con questo ritmo, ci vorrebbe fine settembre per coprire il 70 per cento della popolazione, ma credo che si potrà migliorare, almeno stando alle intenzioni del Governo. Il rapporto tra i vaccini consegnati e quelli somministrati ci dice che servono molte più dosi per proteggere la popolazione, tutelare la salute e favorire così la ripresa dell'economia. Per quanto riguarda le dosi per 100 abitanti, il Regno Unito ne ha più del doppio di noi, cioè il 74,09 contro il 35,73. Se poi guardiamo ai corrispondenti dati di Francia, Germania e Spagna, in linea con quelli dell'Italia, rileviamo una palese criticità sulla gestione dell'Unione europea: il problema è l'insufficiente disponibilità dei vaccini e questo è un problema mondiale. Dobbiamo dunque evitare che ciò si riproponga nei prossimi mesi e nei prossimi anni. La sospensione dei brevetti ha occupato la politica e l'informazione. Gli USA hanno spinto un pezzo dell'Europa a cambiare idea, almeno così pare. Il Presidente Draghi ha parlato di vaccini come beni comuni e questo lascia ben sperare; la Germania ha alzato gli scudi, ma era prevedibile dati gli interessi economici che ha da tutelare e i cali di Borsa che doveva evitare. C'è allora il bisogno di una forte azione politica, se l'obiettivo è quello di premere per liberalizzare la produzione dei vaccini. È chiaro che i tempi non saranno brevi, ma dobbiamo compiere questo sforzo, assolutamente in sinergia: Governo e Parlamento, senza divisioni, muri o ostilità. Noi e gli altri Paesi del globo avremo bisogno di certezze sulla produzione dei vaccini. La verità è che questi antidoti ci serviranno per lungo tempo e che quindi dovremo essere attrezzati per produrli. Davanti all'emergenza globale non si possono sollevare questioni di proprietà intellettuale e di profitto: c'è da salvare vite umane, oggi, domani e dopodomani. Sottosegretario Sileri, lei è un medico e sa bene quanto i vaccini siano indispensabili, sa bene, poi, che del COVID non ci libereremo tra qualche mese; questo è quindi il momento di riunire le forze ed intervenire in Europa per trovare presto una convergenza con gli altri Stati, che è la base delle future iniziative per raggiungere lo scopo. Il tema dei temi è uno: o si garantiscono i vaccini e le migliori cure anti-COVID a tutti, oppure non ne usciamo. Per far ciò, occorre compiere ogni sforzo possibile, perché sul diritto alla salute, al lavoro e alla vita non possono prevalere le leggi disumane del mercato e gli interessi miliardari dei produttori. Mi aspetto, quindi, che il Presidente Draghi, il Ministro Speranza, tutto il Governo e l'intero Parlamento si attivino subito, senza divisioni, tentennamenti e rinvii.

(Iniziative per la predisposizione del Piano oncologico nazionale ed il ripristino dei livelli di assistenza oncologica pre-pandemia, alla luce del Piano europeo di lotta contro il cancro e delle risorse previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 2-01207)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carnevali ed altri n. 2-01207 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Carnevali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, signor Presidente, la illustro. Grazie della presenza del sottosegretario.

Ci tengo molto, ci teniamo molto a presentarle l'interpellanza perché questa nasce dopo aver approvato all'unanimità in Commissione affari sociali una risoluzione che è stata condivisa da tutte le forze politiche; portava la data del novembre 2020 quando la pandemia aveva già manifestato i suoi effetti sia sui pazienti COVID che sui pazienti non COVID, in particolare su quelli oncologici. Abbiamo raccolto questo grido di allarme per voce della Federazione italiana delle Associazioni di Volontariato in Oncologia (FAVO) che richiedeva un impegno vigoroso, decisivo, perché ogni ritardo di una visita, uno screening mancato, una diagnosi tardiva, ogni intervento chirurgico rimandato incidono sulla vita, sulla prognosi, sulla cura e sulla speranza di molti pazienti. Si è patito molto in quel periodo e si sta patendo ancora molto, perché non vogliamo che questi pazienti finiscano all'interno di percorsi non virtuosi che possano portarli a trattamenti non adeguati. Si sono evidenziate grandi sofferenze sotto il profilo degli screening e delle chirurgie, però sappiamo che molti pazienti non sono mai stati privati delle cure; nella consapevolezza che allora (ma anche attuale) fu una scelta obbligata, dovuta all'urto dell'epidemia; i dati sono comunque davvero preoccupanti e spaventosi. Mi permetto di ricordarne solo alcuni perché credo che il tema che dobbiamo affrontare riguardi ciò che dobbiamo mettere in atto. Vorrei ricordare, per esempio, la revisione sistematica di 52 studi che è stata pubblicata sull'European Journal of Cancer, quelli pubblicati dall'Università Cattolica Altems o tanti altri studi delle comunità scientifiche. Nei pazienti neoplastici il decorso dell'infezione risulta molto più sfavorevole sia sotto il profilo del fabbisogno di ricovero in terapia intensiva che nell'incidenza dei decessi. Sotto il profilo della prevenzione, della possibilità anche di ottenere una diagnosi precoce, bisogna tener conto che, a causa dell'impatto da COVID-19, le biopsie sono diminuite del 52 per cento, le visite presso i reparti di oncologia del 57 per cento e si sono registrati ritardi per il 64 per cento degli interventi chirurgici. Concretamente però, in Italia, nei cinque mesi del 2020, sono stati eseguiti un milione 400 mila esami di screening in meno rispetto allo stesso periodo (sono i dati dell'AIOM e dell'ESMO) del 2019. Ovviamente ciò ha comportato una netta riduzione delle nuove diagnosi di tumore della mammella (oltre 2 mila in meno) e del colon-retto (600 in meno). A ciò si aggiunge anche la tardività della diagnosi, fatta a volte quando la patologia era in stadio già avanzato, quindi meno curabile: l'individuazione di tali neoplasie in fase avanzata determina minore possibilità di guarigione e costi delle cure molto più elevate.

Voglio riportare l'ultimo dato che, però, merita, a mio giudizio, davvero attenzione. L'ultima indagine di IQVIA sui dati reali di prescrizione aggiornati al dicembre del 2020, quindi parliamo di cinque mesi fa, registra il 17 per cento in meno delle mammografie, il 13 per cento in meno delle TAC polmonare, il 13 per cento in meno delle colonscopie. Per tutti questi pazienti, in particolare per i pazienti oncologici, persiste anche una grave e inaccettabile disuguaglianza territoriale, strutturalmente contraria ai principi fondanti del Servizio sanitario nazionale, che sta generando ulteriori disparità rispetto alla disponibilità dell'innovazione. Abbiamo faticosamente lavorato e cercato di creare tumor board caratterizzati da competenze avanzate e integrate sotto il profilo multiculturale ed interprofessionale. Oggi, appare evidente che, se non si dà vita a un molecolar tumor board fortemente integrato con competenze scientifiche di alta qualità, sarà impossibile rendere operativo il piano per l'innovazione del sistema sanitario, basato sulle scienze omiche che puntano all'inserimento di una medicina personalizzata (parliamo di medicina di precisione) nell'ambito delle attività di prevenzione, di diagnosi e di cura, che permette di garantire anche lo sviluppo di nuove terapie. Pensiamo alle cellule ingegnerizzate che sono indispensabili per la cura e per dare vita alla medicina personalizzata. Mi permetta sottosegretario - lei lo sa bene - che anche la strumentazione diagnostica risulta molto obsoleta. Abbiamo 865 mammografi ancora analogici, dei quali solo 18 hanno un'età inferiore ai 5 anni, 121 hanno un'età compresa tra i 5 e i 10 anni. Al riguardo ci verranno in soccorso, per fortuna, le risorse messe all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. So benissimo che questo tema è, in particolare, all'attenzione del Ministro Speranza, che ha ricordato più volte, anche in quest'Aula, l'esigenza di far fronte all'emergenza oncologica. Consapevolezza che è talmente chiara, forte e tangibile da parte del Partito Democratico che chiede - ed è per questa ragione che siamo qui - che ci si faccia carico di quella che viene considerata la cosiddetta sanità sospesa, che venga riconosciuta come urgente e necessaria e che non rimanga più orfana.

Un'ultima considerazione nelle premesse, e poi vado al punto. Abbiamo un Piano oncologico nazionale, un documento di indirizzo scaduto nel 2016. Sappiamo che, per arrivare ad un piano oncologico, questo viene elaborato almeno cinque anni prima; così accadde, infatti fu pubblicato nel 2013. È chiaro che dobbiamo anche ricordarci che c'è stato un ultimo accordo, quell'accordo Stato-regioni del 17 aprile del 2019, che ha indicato la rete quale miglior modello organizzativo per la presa in carico del paziente oncologico, nella prospettiva di garantire un adeguato livello di accoglienza, di integrazione tra l'assistenza territoriale e quella ospedaliera, di armonizzazione dei percorsi, anche in funzione dell'appropriatezza e dell'equità di accesso su tutto il territorio nazionale. I pazienti oncologici non possono più attendere: il cancro è diventato un'emergenza nell'emergenza e allora qual è il punto su cui vogliamo oggi porre l'attenzione, di nuovo? Abbiamo bisogno di un nuovo piano nazionale oncologico in linea con il piano europeo di lotta contro il cancro per tutelare la vita delle persone malate di cancro. Il piano europeo di lotta contro il cancro, che riconosce la necessità di un rinnovato impegno nel decorso della malattia, è stato approvato il 3 febbraio. Però, voglio ricordare che quel documento ha dei pilastri che devono essere fatti propri: il pilastro della prevenzione, l'individuazione precoce della malattia, la diagnosi del trattamento, la qualità della vita dei pazienti oncologici e delle persone che sono guarite dal cancro. Questi obiettivi strategici, a loro volta, sono sostenuti da dieci iniziative faro e da molteplici azioni di sostegno. Le azioni previste dal piano europeo di lotta contro il cancro saranno poi finanziate attraverso strumenti a disposizione della Commissione europea: stiamo parlando di 4 miliardi che sono destinati agli Stati membri che recepiranno i principi del piano e realizzeranno le diverse progettualità ivi comprese, rispettando la tempistica indicata.

Con particolare riferimento all'assistenza farmaceutica, il piano intende migliorare l'accesso a tutti i medicinali, compresi quelli innovativi, garantendo la sostenibilità delle cure, anche attraverso la modifica della direttiva europea EMA entro il 2022. Sappiamo anche che, per le dimensioni che ha assunto questo fenomeno, alla lotta al cancro è stata dedicata una delle 5 Missioni nell'ambito del nuovo programma quadro per la ricerca e l'innovazione della Commissione europea Horizon Europe, finanziato con 100 miliardi di euro. Mi riferisco anche alle altre sfide da affrontare: l'adattamento al cambiamento climatico, la protezione dei mari, degli oceani, il raggiungimento della neutralità climatica, la promozione della salute, del cibo e del suolo.

La Mission Board for Cancer guidata dal professor Ricciardi comprende, quindi, azioni interdisciplinari, anche di natura regolatoria e legislativa, che devono essere realizzate dagli Stati membri, al fine di raggiungere, nell'ambito delle linee principali di intervento del programma ed entro un periodo prestabilito, l'obiettivo ambizioso di salvare ben 3 milioni di vita nell'arco di dieci anni.

Quindi, noi sappiamo che abbiamo l'urgenza di un piano oncologico e per questo siamo qui e vogliamo che questo piano oncologico italiano sia coerente, sia corrispondente, sia in linea con il piano europeo, perché quel piano durerà cinque anni. La domanda che noi le poniamo è se siano state messe in campo le azioni per fare fronte all'emergenza oncologica in questo contesto e quali iniziative si pensa di intraprendere, anche con urgenza, rispetto all'assistenza pre-pandemica. Sappiamo della costituzione di un tavolo di lavoro per la predisposizione del Piano oncologico nazionale che noi vogliamo e che credo il Paese debba seguire sul metodo e sulle linee che sono adottate dal Piano europeo. Esso rappresenta, quindi, lo strumento per la definizione delle progettualità complessive per consentire il superamento dell'emergenza, il potenziamento delle infrastrutture, l'adeguamento dell'innovazione tecnologica e di processo, oltrepassando le disparità regionali.

Da ultimo, due questioni le chiediamo in questa interpellanza. Se pensiamo di realizzare progetti mirati e di promuoverli, in modo da accedere ai finanziamenti nell'ambito dei tre pilastri della Mission on cancer: prevenire tutto ciò che è prevedibile, ottimizzare la diagnosi e i trattamenti e promuovere la qualità della vita. Alla fine, l'ultima domanda è se non ritengono - e a nostro giudizio è importante che questo accada, anche se abbiamo già consegnato il piano a livello europeo - che il Piano nazionale di ripresa e resilienza faccia suo, in particolare nella Missione 6, quanto deve essere attuato all'interno del Piano oncologico nazionale. La ringrazio. Io credo che non possiamo perdere questa occasione non solo per rispondere a una necessità, ma soprattutto per offrire davvero un piano di qualità, un piano europeo, un piano che consenta all'Italia nei prossimi anni di fare della lotta contro il cancro una lotta che è vincibile.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie Presidente. Ringrazio l'onorevole Carnevali e tutti i cofirmatari di questa interpellanza, poiché mi dà l'opportunità, per la seconda volta in due settimane, di poter aggiornarvi su ciò che è stato fatto e su ciò che verrà fatto, dopo una mozione, peraltro, presentata al Senato della Repubblica due settimane fa proprio sull'argomento. La ringrazio, inoltre, proprio perché è coincisa, questa interpellanza, con la data di oggi - a dire il vero sarà domani - che è la Giornata mondiale per la lotta al cancro ovarico, che in Italia interessa un numero importante di donne che, peraltro, hanno una sopravvivenza a 5 anni che, sebbene in miglioramento, deve essere ulteriormente migliorata e che rientra proprio nell'analisi che lei ha fatto sul danno da pandemia. Insieme alle altre patologie oncologiche, proprio il cancro dell'ovaio ne rappresenta una, perché lei ha citato il cancro della mammella, ha citato il cancro del colon, con un numero di diagnosi inferiori, e pensiamo anche a un 10 per cento di tumori del polmone in meno diagnosticati nell'anno 2020. Io le cito oggi il cancro dell'ovaio, in cui, così come con il cancro della mammella, il ruolo della prevenzione - o, meglio, della diagnosi precoce - ha un ruolo fondamentale per migliorare drasticamente quella percentuale di sopravvivenza a cinque e a dieci anni, peraltro, è un tumore estremamente subdolo, la cui diagnosi è spesso tardiva e soprattutto se i controlli mancano è ulteriormente ritardata.

Ora farò un excursus un po' più generale, praticamente rispondendo alle domande che lei ha fatto e senza leggere completamente quello che è scritto qui, partendo proprio dal piano nazionale oncologico che, è vero, era del 2011-2013, prorogato fino al 2016 e poi il Ministero ha lavorato a un altro piano che, ovviamente, dev'essere ulteriormente aggiornato. È rimasto un po' indietro; è inutile negarlo, è inutile girarci intorno, ma è pur vero che l'oncologia corre e, quindi, ogni anno cambiano anche le necessità. In più, lei ha giustamente fatto presente l'impegno europeo e il perimetro che l'Europa ha dato e nel quale è giusto considerare quei pilastri e, quindi, fare il nostro piano sulle linee guida europee, chiamiamole così. Quello che le dico che innanzitutto con la Conferenza Stato-regioni del 6 agosto è stato adottato il nuovo piano nazionale della prevenzione per il quinquennio 2020-2025, che ha sottolineato l'approccio interdisciplinare e transdisciplinare tra ricercatori e professionisti, di provenienza sia tecnica sia medica, e all'interno - è un documento molto ampio - è previsto anche questo. Gli obiettivi di questo piano nazionale di prevenzione 2020-2025 sono, ovviamente, la prevenzione e tutte quelle azioni intersettoriali di promozione della salute, quindi la sana alimentazione e tutto ciò che riguarda la prevenzione primaria, fino poi al miglioramento degli screening oncologici e di tutti quei percorsi che devono tendere a rendere più omogenea l'adesione allo screening per tutti i tipi di tumori fra le varie regioni; purtroppo, sappiamo perfettamente che vi è una differenza tra regione e regione e spesso anche nell'ambito della stessa regione. Per quanto riguarda il piano nazionale oncologico, quindi quel documento di pianificazione per la prevenzione oncologica, è stato fatto un decreto dei direttori generali coinvolti - che sono quello della prevenzione sanitaria e quello della programmazione sanitaria - il 27 aprile 2021. Ho incontrato i responsabili e ho chiesto loro di cambiare una parte di quella bozza di decreto, che ora è già decreto, riducendo il tempo per la consegna del nuovo piano: da un anno ho chiesto di ridurlo a tre mesi. Quindi, entro 90 giorni questa commissione, questo tavolo che si è istituito, provvederà a creare questo nuovo documento. Quindi, è anticipato di nove mesi rispetto a quello che era in origine, perché credo che dobbiamo recuperare del tempo. Ovviamente, cercare di anticipare significa recuperare questo tempo e avere, quindi, un documento pronto che poi potrà andare in Conferenza Stato-regioni. Io ho detto tre mesi, ma è chiaro che poi servirà sempre un po' più di tempo perché andrà migliorato e quant'altro, ma spero che per la fine dell'estate questo potrà andare in Conferenza Stato-regioni. Questo tavolo si riunirà per la prima volta il 13 maggio 2021 e terrà in considerazione tutte le cose che lei ha elencato, partendo proprio dal piano europeo. Quindi, io spero, su questa parte, di averle dato una risposta esaustiva. Io ho chiesto poi che questo tavolo possa riunirsi con una frequenza di due o tre settimane: va preso il piano vecchio, aggiornato, migliorato con le nuove informazioni, adattato a quella che è l'esigenza europea e ripresentato. Spero che per il futuro tutto questo potrà essere fatto in maniera molto più agevole e molto più veloce, magari facendo sì che il tavolo rimanga permanente all'interno del Ministero. È un tavolo che vede scienziati e vede associazioni, alcune che lei già ha citato. Per quanto riguarda, invece, cosa fare per il futuro, come cercare di recuperare questa mole impressionante di indagini diagnostiche, sia per la prevenzione sia per il follow-up dei pazienti oncologici, o questa mole impressionante di interventi chirurgici saltati o di azioni più o meno invasive nel trattamento dei tumori, già con gli ultimi decreti-legge abbiamo cercato di investire più risorse, ad esempio per l'abbattimento delle liste. Non è ancora sufficiente e il Ministero della Salute sta continuamente interloquendo con il MEF per trovare altre risorse e altre possibilità, perché se abbiamo diversi milioni di interventi chirurgici saltati e oltre 20 milioni di indagini diagnostiche più o meno invasive rinviate è chiaro che dobbiamo concentrare queste indagini in un periodo ristretto di tempo e potenziare quello che può essere potenziato, adesso che il COVID iniziamo a vederlo alle nostre spalle. È chiaro che, il pubblico per primo, ma probabilmente - e questa è la mia personale opinione - servirà anche un aiuto del privato alle regole del pubblico, in modo da mettere in rete tutto ciò che abbiamo in un periodo ristretto di tempo. Non so, devi fare due milioni di TAC, due milioni di risonanze magnetiche? Vanno divise. Regole del pubblico; si fanno queste risonanze e si recupera il tempo, tempo che abbiamo cercato di recuperare anche prima del COVID, quando le liste d'attesa, innegabilmente, sono state un problema annoso.

Il Ministro Lorenzin, il Ministro Grillo, il Ministro Speranza, cioè chiunque si è avvicendato ha avuto il problema della gestione delle liste. È arrivato poi il COVID, e certo questo non ha aiutato.

Aggiornamento tecnologico: sapete perfettamente quanto il Ministero abbia a cuore questo, un processo iniziato diversi anni fa, potenziato recentemente.

Qualità della vita: pienamente d'accordo, tu puoi avere più vita, ma devi vedere anche la qualità di quella vita e, a questo punto, anche le cure palliative, quindi tutto il percorso delle cure palliative, con quelle differenze fra regione e regione, ma, ancor peggio, con le differenze fra età di persona colpita dal tumore. Sapete quanto siamo, purtroppo, ancora indietro e stiamo recuperando per le cure palliative e l'aiuto, ad esempio, alla popolazione pediatrica affetta da tumore.

Il PNRR, ovviamente, valuta, nel suo interno, tutti questi percorsi, diviso chiaramente per le varie linee, e poi ovviamente le varie direzioni generali saranno in grado di procedere in questa direzione, quindi dalla prevenzione alla programmazione e l'aggiornamento tecnologico, agli investimenti per poter recuperare e migliorare.

Ci tengo a dire, però, una cosa - e concludo, così non vi tedio -, che per il futuro una parte degli investimenti dovranno essere destinati all'aggiornamento tecnologico; sì, mammografi vecchi, TAC vecchie, tutto deve essere aggiornato, giusto aggiornare anche la scatola, ma c'è un contenuto all'interno della scatola ospedaliera che dovrà essere aggiornato ancor meglio, che è la formazione, la formazione del personale, perché nell'oncologia è quell'approccio multidisciplinare, ben formato dei professionisti che esercitano e che ruotano intorno al paziente che ha fatto la differenza negli anni passati, nonostante tecnologia magari vetusta o assenza di mezzi, ma è quel personale formato che, con il cuore e con la sua formazione, ha garantito quei risultati che noi oggi abbiamo per i tumori, cioè la migliore sopravvivenza, a 5 anni, per ogni tipo di tumore rispetto a tutti i Paesi europei. Questo dobbiamo dirlo ed è un grazie ai nostri operatori. Se a questi operatori manteniamo quella formazione, gliela miglioriamo e aggiungiamo ciò che lei ha appena detto, quindi scatola - intendo dire ospedale - e tecnologia all'interno di questa scatola, credo che saremo, come lo siamo stati, leader in Europa nel trattamento dei tumori.

È mia garanzia cercare di dare questo Piano: spero, entro tre mesi, che la Commissione possa finire ed entro la fine dell'estate o, magari, all'inizio dell'autunno poter avere il Piano approvato in sede di Conferenza Stato-regioni.

PRESIDENTE. L'onorevole Lorenzin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

BEATRICE LORENZIN (PD). Sono sicuramente soddisfatta per l'impegno e anche il calendario che ci ha rappresentato il Vice Ministro Sileri, però vorrei anche rappresentare qualche preoccupazione o forse anche qualche indicazione per avere noi, qui in Parlamento, una certezza in una tabella di marcia, in una road map nell'affrontare la grande questione del cancro da parte del Governo.

Ci troviamo di fronte a un'emergenza nell'emergenza, che è quella delle malattie croniche non trasmissibili, cancro, diabete, problemi legati alle malattie cardiovascolari, che sappiamo già, almeno tra addetti ai lavori, esploderanno. Abbiamo un tappo che verrà tolto con il COVID, dove tutto quello che è rimasto fermo nell'ultimo anno e mezzo purtroppo ce lo ritroveremo con gli interessi e, soprattutto, se lo ritroveranno con gli interessi i nostri pazienti.

Allora, noi chiediamo che il Parlamento venga coinvolto per poter sapere e conoscere i meccanismi di azione che il Governo vuole mettere in campo, in particolare il Ministero della Salute, in particolare in questa mission che è quella del cancro.

Quattro miliardi abbiamo a disposizione dall'Europa, più gli altri che vengono da Horizon, più le risorse nel PNRR. A differenza del passato, ci sono risorse per trasformare il sistema delle malattie croniche non trasmissibili, in particolare sui tumori, per rimanere quello che eravamo, che ha citato lei, Vice Ministro, ossia un Paese che ha dato l'agenda politica sanitaria sul cancro, sulla ricerca e sui meccanismi della prevenzione. Quindici anni fa siamo stati all'avanguardia; oggi, se non corriamo come fanno i nostri partner europei, rischiamo di lasciare i nostri pazienti indietro, non soltanto il nostro sistema sanitario.

Quindi, bene un libro bianco per il cancro che tenga insieme tutti i meccanismi dell'innovazione e gli obiettivi che il Governo si dà nell'attuazione del Piano europeo, nella formazione, ma anche in alcuni pilastri che sono quelli della ricerca traslazionale e dell'attività che noi possiamo fare utilizzando il PNRR. Penso, ad esempio, a utilizzare l'intelligenza artificiale in una grande piattaforma sui dati che vengono dai nostri IRCCS e dai centri di ricerca, il tema della diagnosi molecolare per poter applicare la medicina personalizzata, e quindi avere la possibilità di fare e indirizzare ai nostri pazienti farmaci target, targettizzati, cosa su cui oggi rischiamo di essere in ritardo rispetto ad altri partner internazionali, penso alla Francia, al Centro di Lione. Cioè, riuscire ad accompagnare un piano che si basa su prevenzione, su health technology assessment, su formazione, su prestazioni e presa in carico del paziente anche con quei filoni della ricerca e della tecnologia che oggi sono indispensabili per permettere l'accesso ai nostri pazienti e ai nostri operatori del massimo dell'innovazione, sia nella diagnostica sia nella prestazione.

E, a questo proposito, credo che sia anche indispensabile immaginarsi un sistema di finanziamento del tema del cancro che tenga conto anche di nuovi modelli regolatori, perché poi noi parliamo qui di prestazioni innovative, di medicina personalizzata, che significa regalare anni di vita a chi altrimenti non ce l'avrebbe, e troviamo spesso delle barriere proprio nei sistemi regolatori, nei processi di accessibilità ai farmaci, nei sistemi autorizzatori dei farmaci. Noi dobbiamo modernizzare anche il nostro sistema regolatorio rispetto alla ricerca e all'innovazione e sviluppo, e questo è un compito complesso, che deve coinvolgere il Parlamento, perché spesso le regioni hanno altri obiettivi, che sono più obiettivi di budget, di tenersi dentro il budget, soprattutto quando si tratta di spendere in prevenzione, mentre il Parlamento e il Governo hanno obiettivi più complessi.

Dobbiamo, quindi, aiutare le regioni nel raggiungere insieme questi obiettivi e per farlo ci vuole sicuramente una politica non a silos, ma più ampia, che riguardi questa patologia e quello che le è collegato, così come, ribadisco, tutto il mondo delle malattie croniche non trasmissibili, di cui presto, purtroppo, ci troveremo a parlare molto spesso in queste Aule.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iovino. Ne ha facoltà, per due minuti.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. Circa 24 ore fa abbiamo assistito e abbiamo dovuto fare i conti con un nuovo delitto, che ha tutti i contorni di un barbaro femminicidio. Ylenia era una giovane mamma di 33 anni ed è stata ritrovata assassinata a coltellate nella sua abitazione a San Paolo Belsito, un piccolo comune della provincia di Napoli, e poi addirittura semicarbonizzata: terribile. I nostri sforzi davanti a queste notizie devono solo moltiplicarsi, per potenziare tutti gli strumenti che consentono di denunciare e soprattutto attivare ogni misura il prima possibile, al primo allarme. Bisogna incrementare i punti di ascolto, i centri antiviolenza, fare rete con le associazioni, con i comitati, con il mondo della chiesa, degli enti pubblici. Insomma, Presidente, tutto quello che è stato fatto ancora non basta per contrastare questi fenomeni. Ci stringiamo, io mi stringo calorosamente attorno al dolore della famiglia e, soprattutto, rivolgo un riposa in pace alla cara Ylenia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo questo spazio per sollecitare la risposta all'interrogazione n. 5-04734 al Ministro della Salute, e ringrazio anche il sottosegretario Sileri, che è qui presente in Aula. Questa interrogazione riguarda l'attuazione della legge 22 marzo 2019, n. 29; riguarda l'istituzione del referto epidemiologico della popolazione, che prevede il monitoraggio sanitario, in particolare dell'insorgenza di malattie infettive, della loro diffusione e della loro introduzione o reintroduzione.

Potrebbe sembrare quasi una “legge Cassandra”, perché, un anno prima della pandemia, esattamente un anno prima della diffusione così grave, chiedeva appunto di monitorare le malattie infettive e anche tutte le altre malattie. Però, sono passati più di due anni da quella legge e non è stata ancora attuata. C'erano dodici mesi, dal 22 marzo 2019, per attuarla e si sarebbe potuto capire che stava succedendo qualcosa in Lombardia e nelle altre regioni, dove la pandemia ha toccato di più e ha ucciso di più; è chiaro che bisogna attuarla al più presto.

Questa legge, oltretutto, prevede anche la rete dei registri tumori. Avere registri tumori di buona qualità, con omogenea raccolta dati, è una cosa che potrà aiutare ad avere risultati ancora maggiori nella prevenzione, nella cura, nel monitoraggio della patologia oncologica e che potrà servire anche in questa fase post-pandemica. Per questo, spero che il Ministro della Salute ci dica come stanno le attuazioni di questa legge, sia il decreto che istituisce il referto epidemiologico, che tutto quello che riguarda la rete dei registri tumori.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 10 maggio 2021 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2168 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1° aprile 2021, n. 45, recante misure urgenti in materia di trasporti e per la disciplina del traffico crocieristico e del trasporto marittimo delle merci nella laguna di Venezia (Approvato dal Senato). (C. 3072​)

Relatore: GARIGLIO.

2. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di inchiesta parlamentare:

ANDREA ROMANO ED ALTRI; POTENTI ED ALTRI; BERTI ED ALTRI: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave "Moby Prince". (Doc. XXII, nn. 47-49-51-A)

Relatori: POTENTI E ANDREA ROMANO.

3. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

S. 1379 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di modifica della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, firmata a Quito il 23 maggio 1984, fatto a Quito il 13 dicembre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2575​)

Relatore: OLGIATI.

S. 1403 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi di trasporto aereo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Quito il 25 novembre 2015 (Approvato dal Senato). (C. 2576​)

Relatore: OLGIATI.

S. 1588 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Trattati: a) Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica dominicana, fatto a Roma il 13 febbraio 2019; b) Trattato tra la Repubblica italiana e la Repubblica dominicana di assistenza giudiziaria reciproca in materia penale, fatto a Roma il 13 febbraio 2019 (Approvato dal Senato). (C. 2577​)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Ruanda, con Allegati, fatto a Kigali il 20 agosto 2018. (C. 2413-A​)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica delle Filippine, con Allegati, fatto a Roma il 30 ottobre 2017. (C. 2414-A​)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Seychelles, con Allegati, fatto a Victoria il 1° aprile 2016. (C. 2416-A​)

Relatore: OLGIATI.

La seduta termina alle 11,20.