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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 499 di lunedì 3 maggio 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 12,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 30 aprile 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Bergamini, Claudio Borghi, Boschi, Brunetta, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Macina, Marattin, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Parolo, Perantoni, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadoni, Speranza, Tabacci, Vignaroli, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 30 aprile 2021, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali): “Conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2021, n. 56, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi” (3075) - Parere delle Commissioni II, IV, V, VI, VIII, IX, X, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Annunzio della nomina di due Vice Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 30 aprile 2021, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera:

“Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che, con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei Ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, senatrice Teresa Bellanova e onorevole Alessandro Morelli. Firmato: Mario Draghi”.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare (A.C. 2972-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2972-A: Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2972-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la deputata Francesca Anna Ruggiero. A lei la parola.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO, Relatrice per la XII Commissione. Grazie, Presidente. L'assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 42 del 2021, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. Il provvedimento è volto a circoscrivere, prima della sua entrata in vigore, l'ambito di operatività della disciplina di cui all'articolo 18 del decreto legislativo n. 27 del 2021, recante adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625, in materia di controlli ufficiali sugli animali e le merci provenienti dagli altri Stati membri dell'Unione e delle connesse competenze degli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari del Ministero della Salute, che avrebbe comportato, a partire dal 26 marzo, l'abrogazione delle contravvenzioni e dei principali illeciti amministrativi di cui alla legge n. 283 del 1962, in materia di igiene delle sostanze alimentari e delle bevande. Lo scopo del provvedimento, come si evince dal preambolo del decreto-legge, è quindi quello di evitare che rilevanti settori relativi alla produzione e alla vendita delle sostanze alimentari e bevande restino privi di tutela sanzionatoria penale e amministrativa, con pregiudizio della salute dei consumatori.

Il decreto-legge in esame si compone di tre articoli. Nel corso dell'esame in sede referente le Commissioni riunite giustizia e affari sociali hanno approvato emendamenti che hanno ampliato il contenuto del decreto-legge, con due ulteriori articoli. In particolare, l'articolo 1 interviene sul citato decreto legislativo n. 27 del 2021, che dà attuazione all'articolo 12 della legge di delegazione europea 2018, legge n. 117 del 2019, recante delega al Governo all'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del richiamato regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo. In particolare, viene modificato l'articolo 18 di tale decreto legislativo, che reca l'abrogazione di una serie di disposizioni con effetto dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo stesso, ossia dal 26 marzo 2021. L'articolo è volto a dare attuazione all'articolo 12, comma 3, della legge n. 117 del 2019, che, tra i princìpi e i criteri direttivi per l'attuazione della delega contiene, alla lettera a), quello dell'abrogazione espressa delle norme nazionali incompatibili e coordinamento e riordino di quelle residue. Esso, infatti, contiene un elenco molto ampio di disposizioni da abrogare. In particolare, accanto a quelle relative alla disciplina dei controlli nella filiera agroalimentare, le lettere b), c) e d) del comma 1 dell'articolo 18 inseriscono tra le disposizioni da abrogare le norme sanzionatorie in materia di sostanze alimentari contenute nella legge n. 283 del 1962, così come modificata dalla legge n. 441 del 1963, e nel regolamento di esecuzione della stessa. Le uniche disposizioni sottratte all'abrogazione dell'articolo 18 prima del decreto-legge in esame erano quelle di cui agli articoli 7 e 22 della legge n. 283 del 1962, relative ad adempimenti a carico del Ministero della Salute, e dell'articolo 10 della medesima legge, che contiene una fattispecie di illecito amministrativo volto a sanzionare la produzione, la vendita o la messa in commercio di sostanze alimentari o imballaggi colorati con colori non autorizzati. A tale proposito, faccio presente che la Corte di cassazione, Ufficio del massimario, ha sottolineato, nella relazione del 17 marzo 2021, con riferimento all'inserimento delle disposizioni sanzionatorie di cui alla legge n. 283 del 1962 nell'elenco delle disposizioni da abrogare, la configurabilità di eccesso di delega rispetto alle previsioni di cui all'articolo 12, comma 3, lettera a), del decreto legislativo n. 117 del 2019, che prevede soltanto la possibilità di adeguare e raccordare le disposizioni nazionali vigenti alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625, con abrogazione espressa delle norme nazionali incompatibili e mediante coordinamento e riordino di quelle residue e di cui all'articolo 12, comma 3, lettera i), che conferisce al Governo soltanto il potere di ridefinire il sistema sanzionatorio per la violazione delle disposizioni del regolamento (UE) 2017/625 attraverso la previsione di sanzioni amministrative efficaci, dissuasive, proporzionate alla gravità delle violazioni medesime. La Cassazione sottolinea come la legge n. 283 del 1962 non si ponga affatto in posizione di incompatibilità con le norme procedurali del regolamento (UE) 2017/625 e non si rinviene alcuna situazione di oggettiva incertezza nella ricostruzione del coerente significato dei su esposti criteri e principi direttivi tali da giustificare nella fase attuativa qualche forma di discrezionalità spettante al Governo nella fase di attuazione della delega.

Il decreto-legge in esame, infatti, incide sull'elenco di abrogazioni previste dall'articolo 18, per circoscriverne la portata e, in particolare, per impedire l'abrogazione delle sanzioni penali contravvenzionali e dei principali illeciti amministrativi relativi all'impiego, alla vendita o alla somministrazione di sostanze alimentari e bevande, previsti, a corredo della disciplina sull'igiene di sostanze alimentari e delle bevande, contenuta nella legge n. 283 del 1962, così come modificata dalla legge n. 441 del 1963, e nel regolamento di esecuzione di tale legge, decreto del Presidente della Repubblica del 26 marzo 1980, n. 327.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione giustizia, deputato Federico Conte.

FEDERICO CONTE, Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Nel passare ad esaminare nel dettaglio il contenuto dell'articolo 1, rilevo che la lettera a) del comma 1, modificando la lettera b) del comma 1 dell'articolo 18 del citato decreto legislativo n. 27 del 2021, sottrae all'abrogazione: le fattispecie sanzionate penalmente di cui agli articoli 5, 6, 12, 12-bis e 18 della legge n. 283 del 1962; gli illeciti amministrativi di cui agli articoli 8, 9, 11, 13, 17 e 19 della legge medesima; l'esimente speciale di cui all'articolo 19 della legge n. 283 del 1962, in forza della quale le sanzioni non si applicano nei confronti di chi immette in commercio prodotti in confezioni originali quando la non corrispondenza alle prescrizioni riguardi i requisiti intrinseci o la composizione dei prodotti o le condizioni interne dei recipienti, sempre che il commerciante non sia a conoscenza della violazione e che l'involucro originale non presenti segni di alterazione.

Con riferimento alla reintroduzione delle sanzioni penali per le citate fattispecie di cui agli articoli 5, 6, 12, 12-bis e 18, sottolineo che la legge reca la disciplina generale, preventiva e repressiva, sull'igiene degli alimenti, prevedendo, tra l'altro, numerose contravvenzioni di pericolo contro la salute pubblica, articoli 5 e 6, costituendo il primo livello di tutela penale lungo la filiera agroalimentare rispetto ai più gravi delitti previsti nel codice penale di comune pericolo mediante frode - mi riferisco agli articoli 439 e seguenti del codice penale -, applicabili quando gli eventi si sono già verificati. Nel dettaglio, l'articolo 5 della legge n. 283 vieta l'impiego, la vendita o la somministrazione di sostanze alimentari e bevande che siano: private, anche in parte, dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o comunque trattate in modo da variarne la composizione naturale, salvo quanto disposto da leggi e regolamenti speciali; in cattivo stato di conservazione; con cariche microbiche superiori ai limiti stabiliti dal regolamento di esecuzione o da ordinanze ministeriali; con aggiunta di additivi chimici di qualsiasi natura non autorizzati con decreto del Ministro per la Salute o, nel caso che siano stati autorizzati, senza l'osservanza delle norme prescritte per il loro impiego.

Alla violazione di tali precetti l'articolo 6 della medesima legge associa sanzioni penali contravvenzionali, dell'arresto fino a un anno e dell'ammenda da 309 euro a 30.987 euro. Per la violazione del divieto di impiego, di vendita o di somministrazione di sostanze alimentari e bevande insudiciate, invase da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocive, ovvero sottoposte a lavorazioni o trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione - questa è la previsione dell'articolo 5, comma 1, lettera d) - oppure che contengono residui di prodotti usati in agricoltura per la produzione delle piante e a difesa delle sostanze alimentari immagazzinate, tossici per l'uomo - questa è la previsione della lettera h) del medesimo articolo 5 -; l'articolo 6, invece, prevede l'arresto da tre mesi a un anno o il pagamento dell'ammenda da euro 2.582 a euro 46.481, escludendo, in caso di frode tossica o comunque danno per la salute, l'applicazione dei benefici della sospensione condizionale e dell'estinzione della pena per decorso del tempo.

L'articolo 12 della citata legge n. 283 del 1962 vieta l'introduzione nel territorio della Repubblica di qualsiasi sostanza destinata all'alimentazione non rispondente ai requisiti prescritti. L'articolo 12-bis completa il quadro sanzionatorio accessorio, attribuendo al giudice, in caso di particolare gravità e di pericolo per la salute pubblica, ovvero di recidiva specifica, di disporre, in sede di condanna, la chiusura definitiva dello stabilimento o dell'esercizio o la revoca della licenza, dell'autorizzazione o dell'analogo provvedimento amministrativo che consente l'esercizio dell'attività.

L'articolo 18, di seguito, specifica che le disposizioni, di cui agli articoli 5 e 12 della legge n. 283 del 1962 si applicano quando i fatti ivi contemplati non costituiscono reato più grave ai sensi di altre disposizioni.

Con riferimento, invece, alla reintroduzione dei citati illeciti amministrativi, di cui agli articoli 8, 9, 11, 13, 17 e 19, faccio presente che si tratta di una serie di sanzioni amministrative, a corredo delle violazioni meno gravi degli obblighi imposti dalla normativa, frutto peraltro, nella maggior parte dei casi, dell'intervento di depenalizzazione compiuto dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 507 del 1999, in attuazione della delega contenuta nella legge n. 205 del medesimo anno.

In particolare, l'articolo 8 della citata legge n. 283 punisce con la sanzione amministrativa da euro 51 a euro 516 la violazione dell'obbligo di riportare, sulla confezione o su etichette apposte sui prodotti alimentari e sulle bevande confezionate, l'indicazione della denominazione del prodotto, nonché l'indicazione del nome o della ragione sociale o del marchio depositato e l'indicazione della sede dell'impresa produttrice e dello stabilimento di produzione, con la elencazione degli ingredienti in ordine decrescente di quantità presente, riferita a peso o volume, secondo le norme stabilite nello specifico regolamento.

Il successivo articolo 9 disciplina il divieto di detenzione, nei locali di lavorazione, delle sostanze il cui impiego non è consentito nella lavorazione di alimenti e bevande. La violazione è punita con una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 154 a euro 7.746.

L'articolo 11 della legge dispone il pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 154 ad euro 4.648 per chi viola il divieto di produrre, detenere per il commercio, porre in commercio o usare utensili da cucina o da tavola, recipienti o scatole per conservare sostanze alimentari, nonché qualsiasi altro oggetto destinato a venire a contatto diretto con sostanze alimentari, che siano composte da particolari materiali.

L'articolo 13 dispone anche qui il pagamento di una sanzione amministrativa pecuniaria - questa volta da euro 309 a euro 7.746 - per chi viola il divieto di offrire in vendita o propagandare, a mezzo della stampa o in qualsiasi altro modo, sostanze alimentari adottando denominazioni o nomi impropri, frasi pubblicitarie, marchi o attestati di qualità o genuinità da chiunque rilasciati nonché disegni illustrativi tali da sorprendere la buona fede e da indurre in errore gli acquirenti, circa la natura, sostanza qualità o proprietà nutritive delle sostanze alimentari stesse o vantando particolari azioni medicamentose.

L'articolo 17 specifica che le contravvenzioni alle disposizioni contenute nel regolamento generale di esecuzione della legge n. 283 del 1962 e ai vari regolamenti speciali sono soggette al pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria fino a euro 774.

Le lettere b) e c) del comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge, intervenendo sulle lettere c) e d) del citato articolo 18 per sottrarre all'abrogazione alcune disposizioni della legge n. 441 del 1963 - che ha modificato e integrato la legge n. 283 del 1962 - e del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980, recante regolamento di esecuzione della legge, con finalità di coordinamento, essendo le stesse strettamente connesse alle disposizioni sanzionatorie della legge n. 283 sottratte all'abrogazione.

Sottolineo sul punto che la Commissione affari costituzionali e il Comitato per la legislazione hanno invitato, nei rispettivi pareri, a valutare l'opportunità di individuare con precisione quali siano le disposizioni del regolamento di esecuzione della legge n. 283 del 1962, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980, destinate a sopravvivere e quali quelle abrogate. A tal fine, le Commissioni hanno ritenuto necessario, Presidente, un supplemento istruttorio ai fini dell'esame in questa sede.

L'articolo 1-bis, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sulla disciplina della controperizia e della controversia, di cui agli articoli 7 e 8 del decreto legislativo n. 27 del 2021. Si tratta delle disposizioni che disciplinano il prelevamento di campioni da parte delle autorità di controllo al fine del loro esame e, quindi, la garanzia di poter svolgere esami in sede di controperizia da parte degli interessati e la procedura da seguire in caso di contestazione degli esiti del controllo. Nella formulazione attuale, entrambi gli articoli escludono l'applicazione dell'articolo 223 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, relativo alle garanzie dell'interessato nelle attività ispettive e di vigilanza che comportano l'analisi dei campioni. Le modifiche approvate dalle Commissioni sono volte, invece, a ripristinare l'applicabilità del citato articolo 223 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, coerentemente con il ripristino delle sanzioni penali in materia di sicurezza alimentare.

Anche l'articolo 1-ter, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, interviene sull'articolo 1 del decreto-legge n. 91 del 2014, per modificare la disciplina che, nel settore agroalimentare, consente di escludere, in presenza di particolari condizioni, l'applicazione di sanzioni amministrative pecuniarie, a fronte dell'ottemperanza alle prescrizioni impartite dall'autorità di controllo, con quella che si dice diffida. Rispetto alla normativa vigente, la disciplina della diffida, contenuta nel nuovo comma 3 dell'articolo 1 del citato decreto-legge: si applica non più solo per le violazioni delle norme in materia regolamentare, ma anche per gli illeciti amministrativi in materia di sicurezza alimentare; l'applicazione dell'istituto è circoscritta alla prima contestazione dell'illecito; non può essere, dunque, ripetuta; fissa il più stringente termine di trenta giorni per l'adempimento delle prescrizioni, in luogo degli attuali novanta; non prevede un termine per l'elisione delle conseguenze dannose o pericolose dell'illecito, né richiede l'eventuale presentazione di specifici impegni da parte del trasgressore; introduce, nelle more del termine di trenta giorni, una sospensione dei termini del procedimento di applicazione della sanzione; esclude dall'applicazione dell'istituto i prodotti non conformi che siano già stati oggetto, anche in parte, di commercializzazione e, anche per questa ragione, esclude, dunque, la possibilità di eliminare le conseguenze dannose dell'illecito tramite comunicazione al consumatore. La disposizione interviene, inoltre, sul comma 4 dell'articolo 1 del decreto-legge n. 91 del 2014. che, per le violazioni delle norme agroalimentari, consente il pagamento in misura ridotta, quando sia prevista la sola sanzione amministrativa pecuniaria. Il provvedimento elimina la parola “sola”, consentendo dunque l'applicazione del pagamento in misura ridotta in tutti i casi di illecito amministrativo sanzionato con sanzione amministrativa pecuniaria e, dunque, anche a quegli illeciti sanzionati, oltre che con il pagamento di una somma di denaro, anche, ad esempio, con una sanzione interdittiva.

Rammento, infine, che dell'articolo 2 del decreto-legge in esame - nel corso dell'esame del quale, in Commissione, a seguito del recepimento di una osservazione della Commissione bilancio, è stata modificata la rubrica - contiene la clausola di invarianza finanziaria, e che l'articolo 3 reca la norma relativa all'entrata in vigore del decreto stesso.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, sottosegretaria Macina, che si riserva di farlo.

È iscritto a parlare il deputato Alberto Manca. Ne ha facoltà.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente, sottosegretaria, colleghi tutti; oggi giunge in Aula un provvedimento atteso, ossia la conversione del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, il quale reca misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. È un provvedimento che elimina una criticità, un indebolimento dell'impianto sanzionatorio, che non poteva essere autorizzato. Proprio per questo, è motivo di soddisfazione, per il MoVimento 5 Stelle, impedire l'abrogazione delle contravvenzioni dei principali illeciti amministrativi, di cui alla legge n. 283 del 1962, in materia di sicurezza agroalimentare.

Oltre a questo, Presidente, come già ben illustrato dai relatori, mi permetta di approfondire la modifica apportata nelle Commissioni riunite, giustizia e affari sociali - che voglio ringraziare - a seguito dell'emendamento, che abbiamo presentato come Commissione agricoltura, a mia prima firma, con la conseguente introduzione dell'articolo 1-ter, concernente l'istituto della diffida previsto dal decreto-legge n. 91 del 2014. La diffida non è nient'altro che una serie di prescrizioni, che escludono l'applicazione della sanzione amministrativa pecuniaria, a fronte dell'ottemperanza alle prescrizioni impartite dall'autorità di controllo. Quindi, rispetto alla normativa attuale, che noi andremo a modificare, si denota che l'applicazione dell'istituto della diffida è disposta non solo per le violazioni delle norme in materia agroalimentare, ma anche per gli illeciti amministrativi in materia di sicurezza alimentare.

Circoscrive l'applicazione dell'istituto alla prima contestazione dell'illecito, quindi successivamente al primo illecito si applica direttamente la sanzione; risolve, inoltre, il problema, fissando il termine di 30 giorni per l'adempimento delle prescrizioni in luogo degli attuali 90 giorni, che è lo stesso tempo previsto dall'articolo 14 della legge di depenalizzazione, quindi impediva all'organo deputato all'accertamento della violazione amministrativa l'applicazione della sanzione allo scadere dei 90 giorni; inoltre, introduce, nelle more del termine di 30 giorni, una sospensione dei termini del procedimento di applicazione della sanzione ed esclude l'applicazione dell'istituto ai prodotti non conformi che siano stati oggetto, anche in parte, di commercializzazione; esclude, quindi, la possibilità di eliminare le conseguenze dannose dell'illecito anche tramite comunicazione al consumatore e prevediamo la sanzione amministrativa in misura ridotta quando sia prevista la sola sanzione amministrativa pecuniaria. È evidente, quindi, Presidente, la volontà del MoVimento 5 Stelle e di tutti i gruppi di rafforzare l'attività e la capacità di controllo degli organi preposti, in particolare dell'Ispettorato per la tutela della qualità e della repressione frodi nei prodotti agroalimentari, che voglio ringraziare, poiché, sia come sede centrale, sia come strutture territoriali, ogni giorno lavorano senza sosta per contrastare le frodi, la contraffazione e gli illeciti in materia agroalimentare. Auspico che anche altre forze di Polizia, nazionali e regionali, incrementino l'attività in questo campo, che sempre più spesso si ritrova aggredito. Attraverso questi provvedimenti, implementiamo, aumentiamo e rafforziamo le norme a tutela dei produttori, trasformatori e commercianti, ma soprattutto a tutela degli anelli più deboli della filiera agroalimentare, ossia i produttori e i consumatori finali. Solo per fare un esempio, nella mia terra, la Sardegna, abbiamo la produzione esclusiva dell'agnello IGP. Ebbene, nonostante l'attività puntigliosa e stringente del Consorzio di tutela del prodotto, il Contas, attività tesa a tutelare i pastori ma anche a garantire al consumatore un prodotto di eccellenza e rispettoso del disciplinare di produzione, nonostante questo si riscontrano una serie di violazioni nella commercializzazione, addirittura 50 mila violazioni per un valore di oltre 3 milioni di euro: un danno considerevole verso la principale industria sarda, che affronta in maniera ciclica crisi economiche dannose per lo sviluppo del settore, che quindi richiedono con gran forza il sostegno della politica, sostegno non solo economico, ma, come in questo caso, anche sostegno normativo; sostegno verso un settore che, ricordiamo, proprio nel periodo pandemico ha dimostrato la sua essenzialità, fornendo alimenti di qualità a tutta la popolazione, nonostante le enormi difficoltà. Auspico, quindi, Presidente, che tutte le forze politiche si impegnino ancora di più in futuro per trovare e portare avanti soluzioni normative del settore, che si ritrova ad affrontare nuove sfide nei mercati nazionali ed internazionali, dove abbiamo tutte le carte per competere ed imporci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gianluca Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, signor Presidente. Questo disegno di legge per la conversione di questo decreto, a mio avviso, sta passando un po' troppo sotto silenzio, perché cosa stiamo approvando qui oggi? Stiamo discutendo per l'approvazione della correzione di un decreto legislativo, che è entrato in vigore appena nel febbraio di quest'anno, il 27 febbraio 2021. Cosa faceva questo decreto, che, come tutti i decreti, deve essere valutato e studiato dai funzionari e dai dirigenti, e deve essere, quindi, in qualche modo verificato prima della sua entrata in vigore? Qualcuno si deve essere dimenticato, nonostante la delega non lo prevedesse, di verificare che non fossero cancellati ben undici articoli, anzi undici lettere, che riguardano proprio quello che è l'impianto sanzionatorio in materia di sicurezza alimentare, quindi ci sono sanzioni amministrative e sanzioni penali, e come queste vengono applicate. È una semplice dimenticanza che a febbraio ci si sia dimenticati e si sia fatta una forzatura di questo tipo? Perché di forzatura si tratta, perché alcuni di questi articoli, il 7, il 10 e il 22, erano stati tenuti, quindi qualcuno ha guardato, non è bastata una penna che ha cancellato soltanto una parte, e invece ne sono stati tolti altri undici. Qualcuno forse ha provato a fare il furbo, a dare un colpo di spugna. Chiaramente non si poteva credere che una materia così importante per la sicurezza alimentare rimanesse totalmente priva di sanzioni, però sicuramente qualcuno ha provato, diciamo, ad abrogare e fare una sorta di amnistia in materia di sicurezza alimentare. Forse è un caso, ma, fortunatamente, almeno in questo caso, forse solo in questo caso, è cambiato il Governo e qualcuno si è reso conto che quel colpo di spugna su tutti questi articoli era eccessivo, perché non si può pensare, come ho già ripetuto, che sia stata una semplice svista andare ad indicare soltanto tre articoli invece che quattordici, come originariamente previsto, specialmente in una legge che arrivava dall'Europa, che non prevedeva alcun tipo di abrogazione per quello che riguardava gli assetti della sicurezza alimentare in materia di sanzioni. Quindi, qualcuno si è preso qualche libertà che non doveva e, fortunatamente, con questa norma andiamo a ripristinare la legalità in questo settore. Però, mi sembra strano che nessuno si sia occupato di questo, anche la stampa ha taciuto, perché, se noi oggi non approvassimo, se in questi giorni non votassimo questo provvedimento, ci troveremmo con una sicurezza alimentare sicuramente molto ridotta, e questo perché? Perché qualcuno ha pensato bene di dare, con un colpo di penna, la cancellazione di diversi articoli e, quindi, di diverse fattispecie sanzionatorie, sia amministrative che penali. Ci sarebbe da capire a chi faceva comodo questo, se era un semplice alleggerimento di tutto il contenzioso, ma non si fa in questo modo, o se c'era qualcuno che aveva interesse a farlo. Voglio leggere brevemente, perché magari chi ci segue e anche chi segue i lavori fuori da quest'Aula, non sa che questo disegno di legge è composto da appena tre articoli e soltanto il primo, di fatto, va a verificare e reintrodurre, quindi agisce su qualcosa di concreto, sulla norma, mentre gli altri sono assolutamente tecnici. Vado a leggere brevemente la relazione tecnica di questo disegno di legge: l'intervento normativo si rende necessario al fine di evitare l'abrogazione di alcune disposizioni aventi natura sanzionatoria, sia penali che amministrative, inerenti - e anche qui è un altro problema di questa materia della sicurezza alimentare - le leggi del 30 aprile 1962, del 26 febbraio 1963 e altre, che qui non sono elencate, del 1980, del 1999, e quant'altro. Ma quello che più riguarda il tema che stiamo trattando è: si tratta di un intervento normativo resosi necessario per evitare che molti illeciti compiuti a danno della salute dei consumatori, rimangano impuniti per effetto dell'abrogazione sancita dal decreto legislativo n. 27 del febbraio 2021 - quindi di quest'anno, ossia qualcuno ha fatto un decreto legislativo che ha spazzato o almeno ha cercato, poi per fortuna lo stiamo fermando, di spazzare via tutte queste fattispecie, sia amministrative che penali - attuativo del Regolamento (UE) 2017/625, che - dice la relazione tecnica - invece è stato dettato da tutt'altro intento normativo. La disposizione mira a tutelare il rispetto di importanti norme dettate per il benessere della collettività e non è suscettibile di determinare alcun onere per la finanza pubblica, avendo carattere percettivo e ordinamentale, facendo peraltro permanere inalterato il sistema dell'attuale apparato sanzionatorio e del relativo gettito di entrate per le casse dell'erario. Quindi, con questo disegno di legge di conversione andiamo a ripristinare l'intero apparato sanzionatorio.

Ma questo non può essere un motivo per dimenticarci quello che è successo, cioè che il Governo, chi ha agito, o i funzionari, o qualcun altro è riuscito a mettere mani su un decreto e, nelle stanze segrete, senza che questa notizia di una grossa depenalizzazione finisse sulla stampa nazionale, e, almeno momentaneamente, a farlo passare. Se qualcuno non se ne fosse accorto e non ci trovassimo qui, oggi, a convertire questo disegno di legge, dallo scorso 26 di marzo si sarebbe compiuto qualcosa di molto grave, cioè un'amnistia generalizzata, almeno per quello che riguarda la materia penale, su tutti gli illeciti fatti fino a quel momento, dopo anche un decreto successivo non avrebbe potuto avere effetti retroattivi su tutte le persone che oggi, magari, hanno un procedimento avviato, un decreto penale pendente, una sentenza in appello. Questo, a mio avviso, è assolutamente gravissimo, è stato taciuto anche da parte di esponenti della maggioranza che hanno parlato prima di me, ma penso che sia il motivo principale per il quale ci sia da discutere e attentamente verificare anche le responsabilità di chi ha, non tanto fatto questo disegno di legge, ma di chi ha fatto il decreto legislativo del 2 febbraio del 2021. L'altro tema molto importante, anche se, a questo punto, ritengo in ogni caso secondario, è perché ci troviamo ancora oggi, nel 2021, a dover gestire una materia così importante come quella della sicurezza in materia alimentare con delle normative del 1962, del 1963, del 1980, del 1999 e se questo Parlamento non debba, invece, intervenire in una materia così importante e fondamentale, perché incide sia sui singoli cittadini, la loro sicurezza, ma anche sulle attività collegate. Ci sono moltissime imprese dell'agroalimentare che devono sottostare a questi precetti, precetti vecchi e disseminati in normative ormai molto datate e non coordinate tra loro. Mi chiedo se non sarebbe il caso di intervenire, anche con forza, e creare un testo unico, o rivedere l'intera normativa, per andare a creare una normativa che sia, in qualche modo, anche più facile e agile da verificare, da gestire, da controllare e anche per quello che riguarda gli aspetti sanzionatori, con qualche aspetto garantista all'interno, perché oggi ci troviamo di fronte a molte aziende che non sono neanche al corrente di tutti questi piccoli - ma, sicuramente, in alcuni casi, importanti – precetti, contenuti in diverse norme.

Quindi, l'auspicio è che ci sia un intervento normativo che vada a chiarire e rendere più fruibile le norme da parte di tutti, sia da parte del consumatore finale sia da parte delle Forze dell'ordine che devono farle applicare sia da parte di tutte le imprese che oggi si trovano con una normativa assolutamente frazionata e sparpagliata in diversi testi.

Vedo che ci sono alcuni emendamenti presentati che non riguardano fondamentalmente neanche questo disegno di legge, ma riguardano proprio la materia della sicurezza alimentare, però continuare a fare soltanto degli emendamenti che vanno a modificare delle leggi del 1962 e 1963 probabilmente non è la strategia giusta per affrontare un problema e un'opportunità come quello che è l'agroalimentare per tutto il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pierantonio Zanettin . Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Presidente, un primo breve inciso sull'ordine dei lavori. Vedo qui presente, in rappresentanza del Governo, la sottosegretaria Macina. Le ricordo, Presidente, che solo pochi giorni fa, dopo le avventate dichiarazioni della sottosegretaria Macina nei confronti dell'avvocato Giulia Bongiorno, io ero intervenuto in quest'Aula chiedendo un intervento della Ministra Cartabia che potesse sanare quella che avevo definito una grave sgrammaticatura istituzionale. Non posso che rammaricarmi con lei, Presidente che, fino ad oggi, nessun chiarimento abbia avuto luogo in ordine a quello spiacevole episodio, ad esclusione di alcune esitanti e confuse precisazioni della sottosegretaria.

Veniamo, quindi, al merito del provvedimento, Presidente. Quello che avevo programmato per oggi era un intervento di mera routine. In effetti, il decreto-legge che stiamo esaminando ha carattere eminentemente tecnico, ha per oggetto la tracciabilità degli alimenti come garanzia di sicurezza alimentare, e ha lo scopo di evitare che si produca l'abrogazione di tutte le disposizioni sanzionatorie, di carattere penale e amministrativo, previste dalla legge n. 283 del 1962, già citata in diversi interventi che mi hanno preceduto. Questa abrogazione è un effetto non previsto, né voluto, dalla legge di delega in forza della quale è stato adottato il decreto legislativo n. 27 del 2021, del febbraio scorso. E su questo, Presidente, almeno per oggi, non possiamo che essere tutti d'accordo. Ma quanto accaduto, Presidente, nello scorso weekend, in ordine alla nomina dei relatori della proposta di legge sull'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'uso politico della giustizia, non può passare, oggi, sotto silenzio. La scelta dei due relatori, entrambi di sinistra, ed entrambi già dichiaratisi, in ufficio di presidenza, contrari alla nostra proposta di legge, la giudichiamo un sopruso, peraltro del tutto gratuito e immotivato. Pare evidente che l'ostruzionismo che ha caratterizzato la calendarizzazione della proposta di legge, prosegua. Di fronte agli scandali, gravissimi, che si susseguono, l'uno dopo l'altro, dopo il libro Il Sistema, dopo un “corvo” che agisce all'interno del CSM, dopo i dossier giudiziari intrisi di curaro che vengono fatti filtrare dai giornali, PD e 5 Stelle fanno gli struzzi, girano la testa dall'altra parte e cercano di bloccare la nostra iniziativa. Evidentemente per loro tout va bien, madame la marquise. Abbiamo sempre più l'impressione che sui temi della giustizia qualcuno pensi che, nonostante il nuovo Governo e una nuova maggioranza politica, tutto sia rimasto come prima, ai tempi del Governo giallo-rosso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Come può pensare, la Ministra Cartabia, di affrontare riforme complicate e divisive se su tutti i testi ci sono solo relatori di centrosinistra? Sul CSM Bazoli, PD e Saitta, 5 Stelle, sulla delega penale Vazio, PD e Sarti, 5 Stelle, sulla Commissione d'inchiesta Ceccanti, PD e Federico Conte, LeU. Così, Presidente, non si va da nessuna parte. Forza Italia reclama dignità. Avvertiamo fin d'ora che non abbiamo nessuna intenzione di abdicare ai nostri principi garantisti e che abbiamo l'obiettivo di demolire il castello manettaro e giustizialista costruito nei primi tre anni di questa legislatura dall'ex Ministro Bonafede. Per il MoVimento 5 Stelle, oggi in crisi di identità e di consensi, questo castello manettaro sembra essere diventato una sorta di Ridotta della Valtellina, ma la storia, Presidente, ci insegna che fine ha fatto la Ridotta della Valtellina (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Guardi, io la ringrazio per questo intervento, tuttavia la stavo per interrompere, perché era opportuno attenersi alla materia. Divagare si può fare, perché comunque si può contestualizzare l'intervento, però, diciamo che, avendo lei concluso l'intervento, non posso fare altro che stigmatizzare il fatto che non c'è stato grande contributo sul merito del provvedimento.

È iscritto a parlare il deputato Roberto Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io – mi permetta -, prima di iniziare il mio intervento, vista la presenza in Aula, nel banco del Governo, del sottosegretario, onorevole Anna Macina, non posso che rilevare un fatto; anche noi, in Aula, abbiamo evidenziato la necessità che ci fosse un chiarimento, in particolare del Ministro Cartabia, rispetto alle dichiarazioni del sottosegretario, che mi pare non siano state smentite in maniera chiara, e nemmeno il Ministro è intervenuto in su questo argomento.

Il mio gruppo alla Camera - e anche al Senato - ha depositato una mozione di sfiducia al sottosegretario, vista anche la gravità delle dichiarazioni del sottosegretario non solo nei confronti dell'avvocato Bongiorno, ma anche rispetto all'entrare su un argomento qual è un processo in corso. Mi pare poco opportuno che un sottosegretario per la Giustizia possa entrare in considerazioni su un procedimento in corso contro una categoria di avvocati - e non solo Giulia Bongiorno - rispetto a denunciare o ad accusare di aver disatteso il dovere di riservatezza e di segretezza - tutti gli avvocati - senza avere elementi, che non mi pare siano stati circostanziati; da ultimo, giustificando o cercando di giustificare Beppe Grillo, rispetto alle dichiarazioni che ha fatto, ha fatto un attacco a quelle vittime che subiscono violenza, a quelle persone fragili, che possono essere donne ma anche altre persone fragili, quindi un attacco a queste persone che subiscono violenze. Mi aspetto che rispetto a questo argomento si vada in un'unica direzione, altrimenti è inutile che approviamo provvedimenti come quelli anche recenti del codice rosso per contrastare la violenza sulle donne o sulle persone fragili e poi, però, agiamo in maniera così schizofrenica. C'è bisogno di creare una cultura, oltre che norme più stringenti, che possa andare a tutelare queste persone, però soprattutto occorre andare tutti quanti in un'unica direzione, altrimenti, se si fa una cosa ma se ne dice un'altra, rischiamo di non essere efficaci.

PRESIDENTE. La prego di entrare nel merito del provvedimento.

ROBERTO TURRI (LEGA). Passo al provvedimento. Grazie Presidente, e mi scuso ancora per il preambolo. Allora, l'attività di normazione esercitata dal legislatore appare spesso come un delicato lavoro di tessitura, ove la maestria nella costruzione dell'abito normativo deve confrontarsi con la sempre più complessa necessità di orditura necessaria per normare complesse e settoriali fattispecie. Spesso è necessario porre urgente rimedio a una frettolosa esecuzione del lavoro ed è, appunto, il caso della conversione del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42. Nel corso del Consiglio dei Ministri di venerdì 19 marzo 2021 è stato, infatti, approvato il testo del decreto-legge recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. Le norme contenute nel provvedimento - si legge nel comunicato stampa di fine seduta - sono volte a evitare un effetto abrogativo di tutte le disposizioni sanzionatorie di carattere penale e amministrativo di cui alla legge n. 283 del 1962, realizzato con il recente decreto legislativo n. 27 del 2 febbraio 2021, nonché di alcuni articoli del decreto del Presidente della Repubblica n. 327 del 1980 in materia di disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanze alimentari e delle bevande. Il citato decreto legislativo infatti, nell'intervenire con disposizioni per l'adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del Regolamento europeo 2017/625, stabilisce norme comuni per i controlli ufficiali dell'Unione europea volti a garantire che la legislazione riguardante la filiera agroalimentare per la protezione della salute umana, della salute e del benessere degli animali e della sanità delle piante sia correttamente applicata e resa esecutiva. Nel dettaglio, il Regolamento ha introdotto un approccio più armonizzato e coerente ai controlli ufficiali e alle misure esecutive lungo la filiera agroalimentare e ha rafforzato il principio dei controlli basati sul rischio. Il decreto n. 27 del 2021 include norme sui controlli ufficiali, eseguiti su tutte le aziende di alimenti e mangimi, dai produttori primari ai rivenditori al dettaglio e ai ristoratori, ma anche su selezionatori, coltivatori, allevatori e commercianti di animali e piante. Tuttavia, ha inavvedutamente e immotivatamente abrogato, attraverso il suo articolo 18, diversi illeciti a tutela dell'igiene e della salubrità degli alimenti. Un intervento soppressivo che avrebbe fatto venir meno un'impalcatura di contravvenzioni igienico-sanitarie e sanzioni penali volte a tutelare la sicurezza agroalimentare e a proteggere il consumatore. Tra queste soppressioni ricordiamo, solo per mera necessità di chiarezza sugli scopi correttivi dell'odierno testo di conversione, l'impiego, la vendita e la detenzione per vendere di sostanze alimentari private, anche in parte, dei propri elementi nutritivi o mescolate a sostanze di qualità inferiore o trattate in modo da variarne la composizione naturale, ovvero di alimenti in cattivo stato di conservazione e con cariche microbiche superiori ai limiti di legge. Ricordiamo, inoltre, gli alimenti insudiciati, invasi da parassiti, in stato di alterazione o comunque nocivi, ovvero sostanze sottoposte a lavorazioni o a trattamenti diretti a mascherare un preesistente stato di alterazione, nonché la produzione e la vendita di alimenti con aggiunta di additivi chimici di qualsiasi natura non autorizzati ovvero impiegati senza l'osservanza delle norme prescritte.

La depenalizzazione degli illeciti alimentari e delle contravvenzioni in materia di conservazione degli alimenti, di somministrazione degli stessi e di adulterazione attraverso additivi chimici è entrata in vigore il trascorso 26 marzo 2021. Con il nuovo intervento, il Governo ha inteso impedire che il settore della sicurezza alimentare rimanesse privo di tutele. Un intervento doveroso quanto indispensabile per mettere una toppa su un errore che definire pericoloso è poco. In questo senso sono esplicative e chiare le parole del Premier Draghi sull'impegno a promuovere un'agricoltura migliore, filiere produttive sostenibili e stili di vita salutari (parole rese in occasione del pre vertice sui sistemi alimentari del 2021 che si terrà a Roma dal 19 al 21 luglio). È stato posto rimedio ad un errore che rischiava di compromettere le politiche all'avanguardia del nostro Paese negli ultimi decenni in tema di sicurezza alimentare e tutela anche preventiva della salute, come ha dichiarato il sottosegretario per le Politiche agricole alimentari e forestali Gian Marco Centinaio, elogiando la risposta governativa che difende la salute dei consumatori e la qualità del made in Italy agroalimentare. Occorre, infine, precisare come nel corso dell'esame in sede referente del presente disegno di legge le Commissioni riunite, giustizia e affari sociali, hanno approvato alcuni emendamenti utili a superare talune criticità in tema di garanzie difensive e, più in generale, nel rapporto tra procedimento penale e nuove procedure amministrative di campionamento e analisi ufficiali di laboratorio, onde non pregiudicare l'utilizzabilità dibattimentale dei referti di analisi non ripetibili e dei verbali di revisione di analisi come fonti di prova (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Cataldi. Ne ha facoltà.

ROBERTO CATALDI (M5S). Grazie, Presidente. Sappiamo tutti quanto sia importante la sicurezza alimentare, che non è soltanto un diritto a tutela dei consumatori, un diritto formalmente a tutela dei consumatori; è un diritto che vuole garantire a tutti noi un altro diritto fondamentale e costituzionalmente garantito, che è il diritto alla salute. Non sono norme di secondo livello: sono norme fondamentali, perché ogni cittadino ha diritto di sapere cosa sta arrivando sulla propria tavola, ha diritto di sapere se cibi e bevande che consuma sono stati controllati, sono sani, non sono alterati. Se noi riconosciamo l'esistenza di un diritto alla sicurezza alimentare, ogni volta che riconosciamo un diritto dobbiamo anche prevedere che ci sia un contrasto giuridico a qualsiasi illecito che quel diritto va eventualmente a compromettere. Quindi, abbiamo a che fare con una cosa molto semplice: un revirement normativo - chiamiamolo così, in maniera forse impropria - che ha fatto sì che l'effetto di un decreto legislativo, che andava ad abrogare una legge del 1962, non cancellasse il regime sanzionatorio che era proprio a tutela degli interessi dei cittadini. Una di queste norme è l'articolo 5 di questa legge, che, come si è si è detto prima, l'ho sentito dire da alcuni colleghi, è molto datata. Guardate che anche il codice penale contiene norme molto datate e non è il decorso del tempo che fa venir meno la loro validità e la loro attualità. Il legislatore può intervenire quando ritiene sia necessario fare un intervento migliorativo, ma la maggior parte delle norme del nostro ordinamento giuridico sono comunque risalenti nel tempo. Certo, è significativo che questo interesse verso la sicurezza alimentare sia nato nel 1962. Va bene, io avevo due anni, però ricordo che in quegli anni lì il consumatore non era così scaltro o, quantomeno, doveva difendersi un po' da solo. Ricordate che il latte arrivava tramite il lattaio al mattino e ci si difendeva da soli magari contro eventuali contaminazioni perché si faceva bollire il latte. Ricordiamo, per dire, che si aveva la bottega di fiducia, dove si sapeva che i prodotti erano di qualità.

Però, proprio in quel tempo, il legislatore è intervenuto introducendo norme che prevedevano delle fattispecie e delle relative sanzioni che sono rimaste ancora oggi, perché le abbiamo ritenute valide, perché sono state costantemente applicate. Ho sentito che è stato più volte menzionato l'articolo 5, quindi vi risparmio una nuova lettura della stessa norma, però vorrei focalizzare l'attenzione su cosa questa norma prevede e cosa evita che possa succedere sulle nostre tavole. Evita, ad esempio, che arrivino sulle nostre tavole alimenti o bevande che siano stati tenuti in un cattivo stato di conservazione o che siano, ad esempio, adulterati. Io ricordo, proprio in relazione agli anni di cui stiamo parlando, magari poco dopo il 1962, che ci fu, già lì, un primo scandalo dei vini. C'era una pubblicità che promuoveva un brand piuttosto conosciuto e si scoprì - guarda caso, proprio nel territorio da cui provengo - che questi vini erano alterati, perché veniva aggiunta della melassa, arrivavano addirittura treni di melassa, insieme all'acqua presa dal fiume. Questa norma può tutelare anche fattispecie di questo tipo. Fu uno scandalo che, poi, ovviamente, si propagò per tutta Italia, coinvolgendo, addirittura, più di mille imputati; all'epoca, si costituì un collegio difensivo di cui faceva parte anche l'avvocato Vassalli che voi tutti conoscerete.

Come vede, Presidente, io cerco di rimanere nel tema, vorrei, però, evidenziare come norme come queste sono norme di cui nessuno si accorge, noi non ci accorgiamo che il diritto sta penetrando nella nostra vita quotidiana ed è importante che sia così, Presidente. Quando andiamo semplicemente al bar a prendere una tazzina di caffè, in quel momento, scatta una serie di impalcati normativi che regolano quello che noi stiamo facendo nella vita quotidiana. Quindi, non solo la sicurezza alimentare: quando prendiamo la tazzina di caffè, stiamo facendo un contratto, quando facciamo quel contratto c'è una disciplina fiscale, si deve emettere lo scontrino. Quindi, come vede, Presidente, la vita viene regolamentata. Può sembrare brutto, ma, in realtà, noi siamo animali sociali, abbiamo bisogno di stare insieme, ma, se ci avviciniamo troppo, Presidente, cominciano a bisticciare, ed è per questo che l'ordinamento giuridico fa sì che si possa riuscire a vivere insieme, stabilendo le regole di questa nostra convivenza.

Ora, diciamo che il tema della sicurezza alimentare è diventato un tema di interesse europeo ed è per questo che, proprio, nel tentativo di adeguare la normativa italiana a un regolamento dell'Unione, è stata disposta l'abrogazione di questa legge, che risaliva al 1962. Ed è importante, Presidente, che ci sia un'uniformità dei sistemi normativi; non è importante soltanto in relazione al regime alimentare. Lei pensi quanto sarebbe importante, per tutti i cittadini europei, poter sapere che, se c'è un danno alla persona, questo danno non abbia trattamenti diversi in base allo Stato in cui, eventualmente, quel danno si è verificato. Ora, non saremo mai sicuramente tutti uguali, ma se miriamo a un progetto di Europa, io credo che sarà importante che ci sia almeno un confronto tra giuristi e che si possa prendere la direzione di una sempre maggiore uniformità. Il problema è che, in questo tentativo, c'è stata l'abolizione della legge n. 283 - sarebbe quella di cui abbiamo parlato prima, ossia del 1962 -, che aveva portato con sé dietro anche quelle norme che costituivano il regime sanzionatorio. Sarebbe rimasto in piedi il regime sanzionatorio del codice penale, ma lo abbiamo ritenuto insufficiente. Quindi, c'è stato questo decreto, che è intervenuto per perimetrare l'ambito di azione del precedente decreto legislativo, indicando quali norme dovessero essere sottratte all'abrogazione e, tra queste, c'è anche questo articolo 5. Quindi, diciamo che, da questo punto di vista, il legislatore, con una sua coerenza che si evince dalla concatenazione di due diversi provvedimenti, ha dato un suo indirizzo, che è quello di mantenere quel regime sanzionatorio, che, seppur datato, ancora oggi funziona.

Un'ultima considerazione, Presidente, visto che c'è un po' di fermento dottrinale perché ci si chiede, giustamente, come fare per quel periodo che viene chiamato vacatio legis. Anche qui, vede, la vacatio legis è quel periodo che intercorre tra la data della pubblicazione di una legge e la sua entrata in vigore, che, normalmente, è quindici giorni dopo la data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Generalmente, cosa succede? Se c'è un indirizzo del legislatore che vuole, ad esempio, non considerare più punibile una determinata condotta e mantiene ferma questa posizione, nel senso che, poi, la legge entra in vigore, da quel momento in poi, quella condotta non viene più punita, allora abbiamo visto riscontrare una sorta di favor rei da parte della giurisprudenza, perché si dice: perché punire anche i fatti commessi durante il periodo della vacatio legis, se poi, d'ora in avanti, queste fattispecie non saranno più reato? Bene, questa è una considerazione della giurisprudenza, ma, in questo caso, io direi che qualunque percorso ermeneutico deve tenere conto di un fatto: prima parlavo di una concatenazione di provvedimenti e, in questa concatenazione di provvedimenti, c'è una volontà inequivocabile, ossia di mantenere fermo il regime sanzionatorio pregresso. Lasciamolo certamente dire dalla giurisprudenza questo, però sicuramente una parte del criterio da utilizzare deve tenere conto della volontà complessiva espressa dal legislatore. Vorrei però, comunque, rassicurare sul punto, perché, purtroppo, siamo in epoca di COVID. In epoca di COVID, tante attività hanno chiuso, ma non solo, anche gli ispettori dei dipartimenti di prevenzione, in molti casi, sono stati impiegati per l'attività del contact tracing, quindi proprio per evitare la diffusione del contagio. Quindi, anche quello che si sta sollevando nel dibattito, solamente dottrinale per ora, può apparire come una preoccupazione eccessiva, perché, di fatto, i controlli, se ci sono stati, saranno stati pochissimi e stiamo parlando davvero di uno spazio temporale molto limitato.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2972-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione giustizia, deputato Federico Conte, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione affari sociali, deputata Francesca Anna Ruggiero, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00469 concernente iniziative per il rilancio economico e produttivo della Nazione (ore 13,07).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00469 concernente iniziative per il rilancio economico e produttivo della Nazione (Vedi l'allegato A).

Avverto che la nuova articolazione dei tempi, ampliata rispetto a quella precedentemente pubblicata, è in distribuzione e sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Avverto altresì che è stata presentata la mozione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi, Magi e Tasso n. 1-00476 (Vedi l'allegato A), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione.

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

È iscritto a parlare il deputato Riccardo Zucconi, che illustrerà anche la mozione n. 1-00469, di cui è cofirmatario. È sostituito dal deputato De Toma? A lei la parola, prego, deputato De Toma.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Più volte è stato annunciato l'avvento di tempi nuovi. Oggi ci staremmo preparando ad affrontare un'altra svolta, con il Governo dei migliori alla guida del Paese, eppure è evidente a tutti che così non è. L'Italia ha bisogno di gente che sappia fare le cose e che abbia il contatto con la vita reale. Dovreste sapere che queste persone che investono, rischiano e si sacrificano ci sono, ma, per oggettive difficoltà economiche, hanno accumulato in questi anni pendenze con il fisco. Dovreste sapere che intere categorie di lavoratori, ogni giorno, sono ferme, ma continuano a pagare le tasse, e i vostri ristori sono insufficienti e mal gestiti, come prevedono i nostri impegni n. 1 e n. 8 della mozione del gruppo di Fratelli d'Italia.

Ecco vede, signor Presidente, la fotografia attuale del nostro bel Paese, che immortala i clienti mentre consumano il pasto con un ombrello sulla testa, al riparo dalle intemperie; sarebbe quasi divertente, se in ballo non ci fossero migliaia di imprese in difficoltà, molte delle quali non riescono più ad immaginare e a programmare il loro futuro. Queste scelte, per nulla goliardiche, stanno impattando negativamente sul tessuto produttivo dell'intera Nazione, complice questo Governo. Dovreste uscire dal labirinto del dire tutto e non fare niente, accogliendo le nostre proposte.

Il 1° maggio si è celebrata la Festa del lavoro, ma non per tutti. Noi di Fratelli d'Italia siamo da sempre schierati anche dalla parte dei liberi professionisti e delle partite IVA, una forte gamba del mercato del lavoro italiano. Nonostante siano guardate con sospetto dalla sinistra, queste ultime rappresentano la categoria che più ha sofferto la pandemia. Sulla base dei dati emanati da Unioncamere il 28 aprile 2021, c'è un'emergenza nascosta che riguarda le imprese che non hanno ancora chiuso i battenti, ma che si trovano in una situazione economica, finanziaria e comportamentale di forte rischiosità, con la probabilità di cessare l'attività nell'immediato prossimo futuro, per far fronte alla quale è previsto il nostro impegno n. 6.

Le imprese familiari costituiscono una componente molto rilevante del panorama imprenditoriale italiano e questo tipo di aziende ha risentito particolarmente dei riflessi negativi della crisi pandemica nel 2020; il 40 per cento prevede di non riuscire a recuperare le proprie attività produttive entro il 2022, come prevedono i nostri impegni, nn. 2 e 3.

Lo strumento del coprifuoco, contro il quale ci battiamo fermamente, è l'ennesima decisione illegittima e limitativa della libertà personale, oltre ad essere privo di alcun fondamento scientifico. Si tratta di pura ideologia sintetizzabile nel binomio costrizione e irragionevolezza, come previsto dal nostro impegno n. 19.

Lo sport è salute, ma è curioso constatare come sul sito del Ministero della Salute - cito testuali parole - ci sia scritto, alla voce “COVID-19 - Stili di vita corretti”, che per vivere bene e in buona salute occorre adottare alcune semplici, ma sane abitudini, tra cui praticare una regolare attività fisica. Ci spiegate cortesemente come tutto ciò sarebbe possibile, se abbiamo, ancora oggi, piscine e palestre chiuse? Le attività devono riaprire sulla base di protocolli certi; per poter programmare il lavoro non possono continuare a navigare a vista, come indicato nel nostro impegno n. 20.

L'ultimo rapporto della fondazione GIMBE sul monitoraggio epidemiologico inserisce la campagna vaccinale italiana come quartultima fra le fasce 60-79 anni, mentre Berlino è a quota un milione di dosi. Il nostro Piano stenta a decollare e chissà quando si procederà alla vaccinazione delle categorie produttive che tengono su l'economia nazionale: sono i nostri impegni nn. 12 e 14.

Contestualmente, fino a qualche giorno fa sono atterrati sul suolo italiano voli provenienti dall'India, con passeggeri con un'altissima carica virale. Il Governo, come al solito, non corre ai ripari e non previene la pericolosissima nuova variante indiana, i cui segnali erano evidenti. Tuttavia, incentiva i ricongiungimenti familiari, estende erga omnes il diritto di cittadinanza anche ai soggetti che arrivano in Italia spinti da ragioni diverse da quelle di carattere umanitario, favorisce la politica delle porte aperte a favore dei trafficanti di esseri umani oltre a promuovere la cancel culture che umilia il nostro inestimabile patrimonio storico e culturale: è il nostro impegno n. 25.

Il preoccupante calo demografico della popolazione italiana non si contrasta con le formule dello ius soli e dello ius culturae. Per creare una famiglia sono necessarie nuove misure in grado di consentire ai potenziali genitori di conciliare la vita lavorativa e familiare. Bisognerebbe ampliare i sussidi per i genitori, oltre ad incrementare la spesa pubblica a sostegno della famiglia. Per un serio rilancio della natalità le politiche familiari dovrebbero agire su una fascia più ampia della popolazione, e non soltanto sulle famiglie a basso reddito. La famiglia tradizionale è il pilastro sul quale si regge il futuro della nostra comunità, ha bisogno di risposte concrete, e noi la difenderemo: sono i nostri impegni nn. 21, 22 e 24.

Poi c'è il cashback, 5 miliardi gettati nel nulla che hanno favorito la ludopatia. L'ennesimo pasticcio, invece di pensare seriamente a proteggere le aziende e le infrastrutture strategiche: il nostro impegno n. 4. Le banconote sono considerate un vettore di contagio ma verrebbe da chiedersi: sui POS il virus non si poggia? Sarà forse la nuova variante capeggiata dalle sinistre che combatte la presunta evasione fiscale mediante l'uso del contante? La misura del tetto del contante è impopolare in Europa e, tra i Paesi che non la prevedono, spicca proprio la rigorosissima Germania: è il nostro impegno n. 7.

Però, continuiamo a finanziare il reddito di cittadinanza, sul quale è stato duro persino il giudizio della Corte dei conti. Sulle finalità politiche attive per il lavoro i risultati appaiono largamente insoddisfacenti e confermano le perplessità avanzate. Soprattutto non si intravedono segni di un maggiore dinamismo dei centri per l'impiego rispetto al passato, e i dati dell'ANPAL dello scorso anno, infatti, certificano quanto detto. Altro dato allarmante è la fuga dei cervelli, specialmente nel settore medico-sanitario. Le nostre eccellenze italiane emigrano all'estero mettendo al servizio di terzi le loro preziosissime conoscenze. Perché la madrepatria non li protegge ed accompagna nel processo di crescita personale e professionale di cui ci gioveremmo tutti? È il nostro impegno n. 13.

I colossi del web: hanno fatto grandi affari con la pandemia e crescono senza sosta, grazie anche alle pratiche elusive per spostare gli utili a pagare meno tasse. Nei primi sei mesi di un drammatico, per gli altri, 2020 hanno prodotto, in media, 18 milioni di euro di utili al giorno, ricavi di cui il fisco italiano, però, vede solo le briciole. Ebbene, negli USA il Presidente Biden sta vagliando l'istituzione di una tassa minima globale per segnare la fine dei paradisi fiscali e scoraggiare le multinazionali americane a spostare i profitti altrove. Si potrebbe anche pensare all'istituzione di un Fondo di solidarietà a favore di quelle imprese italiane che, durante la pandemia, non hanno potuto o non possono tuttora effettuare le vendite online, in modo da compensare i mancati ricavi. Ma questo Governo tace: è il nostro impegno n. 10.

Sui trasporti servono risposte immediate e adeguate in termini di potenziamento dei mezzi. Da oltre un anno a questa parte non avete imparato nulla, perché le vostre azioni si sono rivelate assolutamente insufficienti per far fronte alle esigenze imposte dalla pandemia. La gente continua a contagiarsi sui mezzi pubblici, perché ammassata al loro interno oltre i limiti consentiti. La scienza, e non solo, ci dà pienamente ragione: è il nostro impegno n. 16.

Non si può fare a meno di citare il grave gap infrastrutturale e l'arretratezza delle grandi reti di trasporto e di logistica presenti nel nostro Paese. Oltre alla realizzazione delle grandi infrastrutture materiali e immateriali, è necessario compiere moltissimi interventi minori, che sono però indispensabili per la messa in sicurezza di tanti cittadini, di moltissime città e di piccoli paesi. Si ricorda che l'88 per cento dei comuni italiani ha almeno un'area classificata a elevato rischio idrogeologico: è il nostro impegno n. 15.

Oltre ai motivi sopra elencati, la nostra mozione, con l'impegno n. 9, chiede ulteriormente al Governo di ribadire la proprietà pubblica delle riserve auree e di riportare in Italia le riserve auree di proprietà dello Stato italiano custodite all'estero.

Con l'impegno n. 11 si chiede di adottare iniziative per introdurre una caparra di 30 mila euro per autorizzare l'apertura di attività commerciali gestite da cittadini extra Unione europea, una vera concorrenza sleale per le piccole e medie imprese italiane.

Con l'impegno n. 17 si chiede di adottare iniziative per definire l'assetto e i poteri di Roma capitale, mortificata da un'amministrazione incompetente, inconcludente e priva di alcuna visione strategica per il futuro. Non dimentichiamo che rappresenta il simbolo dell'Italia nel mondo.

Con l'impegno n. 18 si chiede di completare la ricostruzione delle aree colpite dal sisma e di adottare iniziative per prevedere ulteriori stanziamenti per gli operatori della montagna.

Ultimo, signor Presidente, ma non ultimo è l'impegno n. 23: ad adottare iniziative per prevedere maggiori stanziamenti per le Forze dell'ordine, per un importo ulteriore di un miliardo di euro. Noi di Fratelli d'Italia non smetteremo mai di ringraziare tutti coloro che garantiscono la nostra sicurezza sul suolo italiano ed estero. A tutto il personale che, con fierezza, indossa la divisa, onorandola tutti i giorni, vanno i nostri più sentiti ringraziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, faccio volentieri questo intervento perché ritengo anch'io che il Paese stia attraversando una grande emergenza e che ci sia bisogno di una visione d'insieme, complessiva, che tenga insieme i problemi e le soluzioni e che dia rappresentanza e voce a tutte le parti di questo Paese che stanno soffrendo. Ci tengo a dire che, in quest'Aula, in questo anno di pandemia, tutti - dico tutti - siamo stati profondamente consapevoli della situazione sociale ed economica che il nostro Paese sta vivendo. Siamo consapevoli della condizione che molte fasce dei nostri cittadini stanno vivendo; si tratta di una condizione di povertà economica alla quale si aggiunge, cosa ancora più drammatica, la condizione di incertezza dei giovani, delle donne e delle famiglie sul proprio futuro. Siamo anche consapevoli - e non solo, abbiamo fatto diversi atti - dei fallimenti delle attività, della perdita del lavoro, del lavoro già perso e del lavoro che potremmo perdere nei prossimi mesi.

Siamo, quindi, consapevoli di una crisi senza precedenti che si è sommata alla difficile condizione economica e finanziaria nella quale il Paese versava alla fine del 2019, rendendo più acuti gli effetti di una crisi senza precedenti, come quella del COVID-19, più acuti in Italia che in altri Paesi europei. Da oltre un anno, siamo impegnati - Governo e Parlamento - a rispondere a questa crisi con atti straordinari, senza precedenti in termini di spesa: penso agli scostamenti di bilancio, ai provvedimenti legislativi con i quali siamo stati costretti a regolare la vita quotidiana dei cittadini e l'attività economica di molte imprese. Si tratta di provvedimenti inimmaginabili prima dell'inizio di questa pandemia. Le misure di sostegno a famiglie e imprese, già erogate nell'anno 2020 e all'inizio del 2021 sono state imponenti: provvedimenti di spesa che, paragonati al passato, non hanno precedenti. Tuttavia - ed è questo il vero aspetto drammatico dei molti provvedimenti ai quali abbiamo lavorato - vedevamo superati gli effetti di questi provvedimenti ancora prima che fossero attuati e questa è la velocità di una crisi che si somma in forma esponenziale, che si aggrava di giorno in giorno, così come si è aggravata la condizione di salute dei nostri cittadini. Si è continuato a lavorare in questa condizione con sostegni, con provvedimenti, che fra l'altro, quest'anno, sono resi possibili (in questi mesi, anzi in questi giorni ne stiamo discutendo) con un altro ricorso all'indebitamento di 40 miliardi di euro per l'anno in corso, cartelle fiscali, costi fissi, sui quali si vogliono proporre sostegni, Cassa integrazione. Sono tutti strumenti necessari; tuttavia, ci rendiamo anche conto che hanno avuto sugli imprenditori, sulle diverse fasce di lavoratori e sulle imprese un impatto che possiamo misurare variabile; in alcuni casi è stato un impatto sensibile, in altri meno. Penso anche alla necessità di cambiare alcune regole che ci impedivano di proporre provvedimenti ed i codici Ateco sono un caso per tutti. Tuttavia, nonostante il nostro impegno, questa crisi ha evidenziato per l'ennesima volta la debolezza strutturale del nostro Paese anche in ambito tributario: penso ai numerosi interventi operati negli anni, con leggi che si sono sommate l'una all'altra, dettate dall'urgenza del momento, che hanno tenuto pienamente conto della complessità che lo compongono. Noi abbiamo un sistema tributario complessissimo e difficile che ci ha impedito di incidere come avremmo voluto in questi mesi di crisi. C'è una riforma che va fatta assolutamente, che è il riordino normativo di tutte le incentivazioni alle imprese, che è ancora resa più urgente dalla crisi, e su questo siamo bloccati. La crisi pandemica e la crisi strutturale del nostro Paese - come ho detto prima - si sono sommate e a questo punto è evidente che non bastano i sostegni, non bastano gli interventi, ma che la vera azione a favore delle imprese del nostro Paese è rappresentata dalle riforme. Noi abbiamo elencato alcune riforme nel DEF che non sono poche: il miglioramento dell'efficienza e del funzionamento della pubblica amministrazione, la rinegoziazione del debito per regioni e province, la riduzione dei tempi dei procedimenti giudiziari, la predisposizione di un disegno di legge delega sulla riforma fiscale con il pieno coinvolgimento del Parlamento, il completamento dell'attuazione del Green New Deal (sono altri provvedimenti non di riforma, ma importanti), l'introduzione di misure straordinarie volte a sostenere l'istruzione, l'università e la ricerca, la promozione di un nuovo modello di sviluppo produttivo orientato verso la riconversione e il rilancio dell'industria, soprattutto l'automotive, il superbonus, il rafforzamento dei servizi pubblici per il lavoro e delle politiche attive, l'incremento degli investimenti relativi al rafforzamento del sistema sanitario, lo stanziamento di ulteriori risorse. Oggi c'è anche il PNRR, che abbiamo approvato, all'interno del quale vi sono provvedimenti importanti anche per le situazioni più urgenti. Quindi, dobbiamo affrontare di volta in volta i problemi delle imprese e siamo ben consapevoli che, quando parliamo di imprese in crisi, parliamo in particolare di settori che hanno più di altri subito la crisi. Oggi, i dati sulla produzione italiana sono incoraggianti: abbiamo una forte crescita, le imprese che lavorano sulle filiere globali stanno crescendo, ma sappiamo benissimo che commercio, ristorazione e turismo sono in ginocchio e non siamo insensibili a questo settore che è rilevante e che, più di tutti, ha subito gli effetti delle limitazioni di movimento delle persone. Quindi, da questo punto di vista, siamo pronti a continuare anche con questo ultimo decreto, ricercando una faticosa linea di investimento sulla copertura dei costi fissi; tuttavia abbiamo limiti dettati dalla struttura giuridica di questo Paese, da alcuni provvedimenti che ci limitano l'azione. Per questo, le riforme contenute nel DEF sono molto importanti e i provvedimenti, previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche a favore del turismo e di questi settori, sono decisivi. Io voglio dire alcuni aspetti che ci stanno particolarmente a cuore. Io sono anche d'accordo con chi ha detto che dobbiamo fare provvedimenti per evitare la fuga dei cervelli in questo Paese. Certamente, quando un sistema sanitario straniero paga di più i nostri giovani medici, è difficili trattenerli in Italia - questo è un problema serio -, semmai li premierei di più nell'ambito del sistema educativo: laddove ci sono persone intelligenti o che hanno provato ad avere particolari qualità, sarei per far sì che il sistema pubblico li valorizzi e li faccia crescere. Non possiamo competere con gli stipendi tedeschi dei medici, ma almeno con quelli universitari sì - questo è un dato - e magari anche con riferimento a quelli ospedalieri possiamo migliorare, non c'è dubbio. Ritengo però che, così come non possiamo impedire alle persone dotate di andare all'estero a lavorare, non possiamo nemmeno cercare di impedire a chi vuole aprire un negozio nel nostro Paese, di farlo, con tasse di 30 mila euro, caparre inventate: francamente mi sembra che contraddicano lo spirito del vostro intervento. Se difendiamo il commercio, è veramente un paradosso mettere limiti a chi investe in questo Paese. Guardate che, tra i cittadini extracomunitari, ci sono anche gli americani, ci sono cittadini di altri Paesi, che non riguardano solo le fasce a voi un po' avverse, che sono quelle legate all'immigrazione, quindi questo mi sembra veramente un provvedimento inutile. Ci terrei a dire un'altra cosa: mi sarebbe piaciuto che, nel provvedimento, vi fosse un discorso più sensibile al tema delle competenze, che riguarda il lavoro dei giovani: non abbiamo bisogno solo dei cervelli, di pochi cervelli in fuga, abbiamo bisogno di tante persone competenti, istruite in linea con la richiesta del mercato e per questo siamo impegnati in uno sforzo per quanto riguarda il sistema di istruzione professionalizzante - sto parlando degli istituti tecnici superiori -, tutta quell'istruzione richiesta a gran voce dalle imprese che non trova il sostegno adeguato; quindi, l'impegno a costruire un canale di formazione professionalizzante, tecnico in questo Paese. Non c'è quel sostegno al riguardo. Noi parliamo per titoli: “cervelli in fuga”, ci richiamiamo alla ricerca, e non conosciamo la natura di questo Paese. Dobbiamo difendere il commercio, il turismo e anche l'accoglienza: dobbiamo fare provvedimenti per questo settore, ma pensare anche che la ripresa non parte solo da lì, la ripresa parte dalle competenze dei giovani. Al riguardo mi sarebbe piaciuto sentire qualcosa che non ho visto in questa mozione e su cui siamo impegnati, così come siamo impegnati su tutti i settori. Abbiamo affrontato una crisi senza precedenti, ci portavamo una storia di crisi da vent'anni, queste due cose si sono sommate e ora mi richiamerei a quanto è stato detto dal Presidente del Consiglio nell'intervento in Aula. Abbiamo bisogno di persone anche ingenue, ma che in questo Paese abbiano la fiducia e il coraggio di lavorare insieme e scommettere sul futuro - questa è l'essenza -, senza limiti né di parte, né di razza. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Intanto, prima di iniziare, sull'ordine dei lavori le segnalo che i nostri microfoni sono tutti malridotti e rinnovo l'intervento fatto più volte in quest'Aula all'innovazione di queste postazioni, perché guardate in che condizioni siamo costretti a intervenire, con microfoni obsoleti, storti, che non si riesce neanche a gestire, senza parlare del sistema di voto, che è un sistema ormai superato da almeno dieci anni. Quindi, inizio con questo. A proposito di rilancio, cominciamo a innovare la nostra Aula. Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentante del Governo quando è comodo… rappresentante del Governo quando è comodo.

PRESIDENTE. Deputato Mollicone, lei faccia il suo intervento.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, ma chiedo l'attenzione del rappresentante del Governo, perché, se deve stare qui a chattare, allora può tranquillamente non starci, Presidente!

PRESIDENTE. Il sottosegretario Tabacci la ascolterà. Prego, prosegua.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie. Intanto iniziamo con una replica rispetto a un giudizio molto sprezzante del collega del Partito Democratico che mi ha preceduto: inutile, collega, sarà questo PNRR, che abbiamo visto transitare due ore in quest'Aula. Capisco che i suoi riferimenti magari possano essere quelli della Cina autoritaria, ma noi siamo ancora abituati alla Repubblica italiana, per cui abbiamo votato nelle Commissioni, come sa bene, collega, un PNRR che non è quello poi messo in approvazione in quest'Aula dal Presidente Draghi. Quindi, siccome noi crediamo nella democrazia reale, la pregherei di non utilizzare giudizi sprezzanti perché di inutile, a vostro parere, sembra esserci soltanto la democrazia. Rispetto a questo, la pandemia e la debole risposta del Governo hanno avuto un impatto devastante sull'economia nazionale: avete sostanzialmente sbagliato tutto. La disuguaglianza aumenta, ci sono nuovi poveri, le aziende chiudono, le serrande si abbassano, e basta andare nelle strade qui accanto. Le continue manifestazioni mostrano la sofferenza del popolo italiano. La mozione di Fratelli d'Italia, che tutt'altro è tranne che inutile, è una risposta a questa sofferenza.

Dall'opposizione Fratelli d'Italia raccoglie le istanze più profonde della Nazione. Pochi giorni fa con la Festa del Lavoro è passata questa ulteriore buffonata rappresentata dal concerto del primo maggio, su cui ci sarebbero da scrivere pagine e pagine di inchieste giudiziarie su chi ha gestito cosa, dall'occupazione di suolo pubblico all'evento in generale nel corso degli anni, ma ovviamente ci riferiamo alla buffonata fatta da Fedez, che nulla aveva a che vedere con gli interessi dei lavoratori, oggi allo stremo, così come, ovviamente, la festa dei lavoratori nulla aveva a che vedere con il DDL Zan. Il rilancio della Nazione passa dalla riapertura, dall'abolizione del coprifuoco, che è incostituzionale, dalla riapertura di cinema e teatri in sicurezza, anche se siamo a fine stagione, con almeno i due terzi della capienza o il 100 per cento, seguendo le linee di tutela previste e anche messe a disposizione dagli aderenti alle associazioni di categoria. Passa dalla riapertura degli impianti sportivi e delle palestre. Fratelli d'Italia, colleghi, propone da sempre su ogni atto e ovunque è possibile emendamenti per la cultura e lo sport. In particolare, la detrazione del consumo culturale individuale, proposta storica di Fratelli d'Italia fin dalla sua fondazione e delle categorie culturali. Come avviene per le medicine, pensiamo che in questa fase di riapertura sia significativo dare la possibilità ai cittadini di scaricarsi anche una pizza o uno spettacolo teatrale, uno spettacolo di musica, di danza, come si fa con le medicine, perché la cultura è medicina per l'anima. Il rilancio passa da una vera concorrenza con le piattaforme digitali. Sin dalle prime chiusure delle attività commerciali abbiamo chiesto che venisse applicata una web tax di solidarietà sulle piattaforme digitali, cosiddette Nazioni digitali, come Amazon, e il primo maggio siamo andati davanti all'impianto del Tecnopolo di Amazon per solidarizzare con i lavoratori sfruttati come automi, come robot, e ci chiediamo i sindacati e la sinistra cosa possano dire su questo. Ricordiamo il caso del braccialetto solo brevettato, ma che abbiamo bloccato in Italia e in Europa grazie a una reazione istantanea delle forze politiche e delle categorie a fianco dei lavoratori; un braccialetto elettronico che avrebbe tracciato ogni spostamento, anche quanti secondi andavano al bagno i lavoratori.

Noi proponiamo, per quanto riguarda la web tax, un domicilio fiscale digitale e il rafforzamento della stabile organizzazione virtuale. Il rilancio economico nazionale, colleghi, passa dalla difesa delle nostre infrastrutture strategiche, estendendo e consolidando lo strumento del golden power anche fuori dal contesto emergenziale. La globalizzazione - lo ricordiamo - non è un pranzo di gala. Il rilancio passa dall'infrastrutturazione in banda larga della Nazione; va accelerata la costituzione della società della rete unica, ma sembra che ci abbiate ripensato, e garantito un riequilibrio della fase 2 dei voucher banda larga, così da rendere performante l'attivazione di nuove connessioni. La rinascita nazionale passa da più fondi per la ricerca e l'applicazione dell'intelligenza artificiale, fattore moltiplicatore di imprese e settore pubblico. La sovranità digitale è il tema del nostro tempo e Fratelli d'Italia sarà in prima linea; siamo per l'uso e non l'abuso dell'intelligenza artificiale, come avviene con il sistema del credito sociale nella Cina autoritaria. Colleghi, il futuro della Nazione passa per il rilancio di Roma, perché la capitale è il biglietto da visita del prestigio nazionale. Roma è nei gradini più bassi dell'attrattività turistica, della competitività e della creazione di start up sul proprio territorio. Roma merita più poteri e più fondi e riconoscimento in Costituzione. Va rilanciata poi la nostra compagnia di bandiera, Alitalia, tutelando i livelli occupazionali e garantendo il reintegro delle eccellenze come AMS. Colleghi, questi venticinque punti sono la nostra formula per il rilancio nazionale…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …un programma per le famiglie, le imprese, per chi fa cultura, per i ristoratori e per chi lavora. Nella mozione di maggioranza abbinata si dice che il Parlamento sarà centrale nel monitoraggio dell'attuazione del PNRR, ma ciò non lo è stato nel corso della scrittura. Esprimo ancora una volta la mia vicinanza a tutti gli italiani, in particolar modo a chi ha patito le scelte delle maggioranze che si sono trovate a prendere decisioni liberticide e antidemocratiche.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Prima o poi il popolo tornerà a votare e sarà lì che esprimerà la propria condanna verso chi colpevolmente gli ha voltato le spalle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Flati. Ne ha facoltà.

FRANCESCA FLATI (M5S). Presidente, colleghi e membri del Governo, di nuovo ci troviamo a discutere di come rilanciare l'economia del Paese: un tema decisamente importante, su cui il MoVimento 5 Stelle ha lavorato sempre con grandissima serietà. Quando siamo entrati in Parlamento, nel 2013, erano ancora evidenti gli effetti della crisi economica che era iniziata nel 2008; effetti che erano ancora presenti quando è iniziata questa legislatura nel 2018, e questo significa che la crisi economica che è stata causata dalla pandemia si è inserita in un quadro già fortemente compromesso, stressando profondamente la capacità di resilienza economica e sociale dell'Italia e degli italiani. Presidente, i cittadini italiani fin qui hanno mostrato una grande capacità di abnegazione e anche di resistenza; da un anno ormai conviviamo con una pandemia che ha messo in ginocchio il mondo intero, ed è proprio grazie all'azione del Governo Conte 2 se l'Italia, che, ricordo, è stato il primo Paese ad essere colpito in Europa, nonostante le gravissime perdite, ha potuto fronteggiare la pandemia a testa alta. Presidente, sappiamo che spesso i media vengono utilizzati per attacchi politici scomposti perché sappiamo che il sistema mediatico, sostanzialmente, vive di contrasti, di polemiche, di scontri e di aggressività; ed è proprio con questo sfruttare le dinamiche dei media che i detrattori del Presidente Conte continuano a denigrare gli interventi realizzati dal precedente Governo durante le prime fasi della pandemia.

Ma, allora, vorrei chiedere a chi specula sulle difficoltà economiche e sociali delle persone, a chi è capace di sfruttare anche una pandemia mondiale pur di fare propaganda, a queste persone vorrei chiedere: perché omettono di dire che l'Italia è stato il primo Paese colpito in Europa, quando nessuno sapeva come fronteggiare una pandemia di questo tipo? Perché omettono di dire che buona parte della gestione pandemica è affidata alle regioni e non al Governo e che, quindi, le maggiori responsabilità sono proprio appannaggio delle regioni stesse? Perché continuano ad attaccare l'ex Ministra Lucia Azzolina, che ha fatto tantissimo per permettere ai ragazzi di continuare a studiare, di continuare il proprio percorso scolastico attraverso la didattica a distanza, e anche un'importantissima convenzione con la RAI per portare la scuola in TV? Perché continuano a parlare dei banchi mobili, chiamandoli con disprezzo banchi a rotelle, come se fossero un simbolo di malagestione? Forse, bisognerebbe spiegargli che quel tipo di banco, che era stato elogiato anche in TV, nel 2015, come innovazione del mondo della scuola - ma ovviamente in quel caso nessuno ha avuto da ridire -, è stato richiesto proprio dai dirigenti scolastici. E infatti, quando, nell'estate del 2020, il Comitato tecnico-scientifico aveva indicato la necessità di garantire il distanziamento per un ritorno in classe in sicurezza e, quindi, l'utilizzo dei banchi singoli, l'allora Ministra Lucia Azzolina aveva inviato una circolare ai dirigenti scolastici, proprio per chiedere quale tipo di banco preferissero: quelli tradizionali oppure per le scuole superiori anche quelli di tipo innovativo, che peraltro erano già in uso in diverse scuole italiane ed europee. Questo avveniva a luglio del 2020 e, su quasi 2 milioni e mezzo di banchi, per la precisione 2,4 milioni, i dirigenti scolastici hanno scelto 400 mila banchi mobili. E, allora, come mai si continua a parlare di scandalo, invece di ricordare che, finalmente e grazie al MoVimento 5 Stelle, il sistema scolastico ha visto un ammodernamento delle proprie strutture? Come mai ci si scandalizza per quei 100 milioni di euro utilizzati per rendere le scuole più confortevoli per i nostri figli? Come mai ci si dimentica che il precedente Governo ha previsto ben 3 miliardi di euro per la ripartenza della scuola, 3 miliardi di euro che sono serviti per garantire mascherine, gel, ampliamento delle aule e tutto quanto necessario per ripartire in sicurezza?

Io, Presidente, vorrei chiedere ai colleghi di quest'Aula di alzare un po' il livello, di usare i nostri microfoni, i nostri atti, le nostre azioni, per aiutare davvero i cittadini, per guidarli verso l'uscita da questa difficile pandemia. Vorrei chiedere di smetterla di soffiare sul fuoco, di smetterla di speculare sulla pelle dei cittadini, di smetterla di disinformare per guadagnare qualche punto percentuale sui sondaggi! I nostri cittadini non lo meritano! Vorrei anche chiedere perché vengono snocciolati dei dati che, in effetti, non hanno fondamento. Io ho letto di un calo di PIL tra il 12 e il 18 per cento per il prossimo anno. Ma, a parte il fatto che evidentemente si ignora che sei punti percentuali di PIL non sono proprio un'inezia, evidentemente si ignora anche che il Documento di economia e finanza prevede delle percentuali molto diverse, ossia un più 4,5 per cento per il 2021 e un più 4,8 per cento per il 2022. Quindi, non capisco sinceramente questo meno 18 per cento da dove esca fuori.

Vede, Presidente, io sono un ingegnere e so che i dati non mentono. I dati non possono essere confutati dalle parole e, però, i dati vanno anche letti e capiti. Resto stupita quando leggo che Paesi come Francia e Germania stiano facendo meglio dell'Italia perché hanno ottenuto, rispettivamente, 45 e 35 miliardi di euro di sussidi, quando l'Italia, proprio grazie al Governo “Conte 2” e al Recovery Fund beneficerà di oltre 81 miliardi di euro, che mi sembra sia un po' di più di 45 o di 35 miliardi.

E allora, dobbiamo fare chiarezza, Presidente. Partiamo dal Piano nazionale di ripresa resilienza, che è parte integrante del Documento di economia e finanza del 2021. Si tratta evidentemente di un programma di lungo respiro, pensato per far uscire l'Italia dalla profonda crisi in cui si trova e per rinnovare i settori strategici del Paese. Proprio qualche giorno fa, con una risoluzione di maggioranza, abbiamo impegnato il Governo a prevedere interventi per migliorare la qualità delle nostre vite, guardando però lontano, guardando al futuro. Per esempio, finanziando infrastrutture fisiche e immateriali, completando la rete nazionale di telecomunicazioni in fibra ottica e sviluppando i servizi digitali del Paese, pensando, però, questi interventi in ottica di transizione ecologica e solidale. Quindi, ad esempio, abbiamo chiesto di promuovere modelli come l'economia circolare e di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi. E cosa significa ridurre i sussidi ambientalmente dannosi? Significa semplicemente che, se tu, azienda, adotti dei comportamenti che danneggiano l'ambiente, io, Stato, riduco i sussidi che finora ti ho garantito per poter svolgere le tue attività e, così facendo, smetto di incentivare comportamenti dannosi e promuovo, invece, quelli virtuosi, creando quindi un sistema produttivo che non riverserà più i propri costi sulle generazioni future. Ed è questo l'obiettivo che noi ci dobbiamo porre.

In tema di transizione ecologica, poi, Presidente, c'è una misura che noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo fortemente voluto e, cioè, il superbonus 110 per cento, non perché sia una misura di bandiera, ma perché è una misura che sta cambiando radicalmente la cultura e l'economia del Paese, con effetti davvero di breve, medio e lungo termine. I cittadini risparmieranno sulle bollette e, proprio per questo, saranno portati a preferire case che garantiscano una maggiore efficienza energetica, contribuendo così anche alla riduzione dell'inquinamento atmosferico. E, mentre il valore degli immobili ristrutturati aumenterà, il comparto dell'edilizia si sta rigenerando, e questo determina effetti positivi anche sull'occupazione e sul PIL. I dati ci dicono che siamo già a ben più di 10 mila cantieri aperti, che valgono più di 1 miliardo di euro di lavori. Pensiamo che solo a Roma è prevista la ristrutturazione di ben 10 mila alloggi popolari e solo nel 2020 sono state aperte più di 10 mila imprese nel settore edile, imprese che potenzialmente possono creare fino a 100 mila posti di lavoro. È quindi necessario prorogare questa misura almeno fino al 2023, valutando anche la possibilità di ricomprendere interventi sugli edifici del settore alberghiero, extra-alberghiero e turistico-ricettivo, come, in effetti, si sta facendo. Questa, Presidente, è una grande misura, che coniuga sostegno alle famiglie, attenzione alla sostenibilità e rilancio dell'economia. Questa è la nostra idea di transizione ecologica, questa è l'Italia che vogliamo.

Nel Piano di ripresa e resilienza sono poi previsti investimenti specifici anche per l'occupazione, per azzerare finalmente quel vergognoso gap di genere, che assicura agli uomini percorsi più agevoli e più remunerativi nella vita sociale e professionale, per ridurre i tempi dei procedimenti giudiziari che siano civili, penali o tributari e, quindi, portare avanti anche quella riforma della giustizia che l'Italia aspetta da anni, e investimenti per spingere, finalmente e con forza, la lotta alla corruzione.

Poi c'è un altro grande pilastro previsto dal Piano di ripresa e resilienza e, cioè, investire in una vera rivoluzione digitale. Per migliorare l'efficienza del funzionamento delle pubbliche amministrazioni bisogna anche innovarle e ridurre finalmente i divari territoriali, che peraltro contraddicono palesemente i dettami della nostra Costituzione, secondo cui tutti i cittadini hanno pari dignità sociale. E proprio per questo, con la stessa risoluzione, abbiamo chiesto al Governo di integrare il Documento di economia e finanza con un nuovo allegato e, a partire dal 2022, chiediamo di ricevere un documento che illustri gli impatti degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di digitalizzazione.

Queste misure e le tante altre, contenute nel Piano o che si affiancheranno al Piano, cubano un ammontare complessivo di circa 230 miliardi di euro. E queste misure permetteranno al Paese di crescere, perseguendo una crescita che, però, rispetti l'ambiente, le necessità di donne e uomini, lavoratori, imprenditori, giovani e anche persone fragili.

Proprio per questo, Presidente, non si può non prevedere anche una riforma del fisco. Come MoVimento 5 Stelle, abbiamo sempre sollecitato azioni per un fisco che fosse realmente vicino al cittadino, capace di neutralizzare l'annoso problema dell'evasione fiscale, ma anche di premiare i contribuenti onesti. E mi creda, Presidente, nonostante i racconti che vengono fatti sugli italiani, i contribuenti onesti sono molto più numerosi di quelli disonesti.

Quindi, questo fisco deve poter pensare a tutte le fasce di popolazione quelle più deboli, quelle medie e quelle più fortunate, perché il fisco deve essere equo, così come ci insegna la nostra Costituzione, quella che viene decantata spesso come la più bella del mondo, salvo poi, ogni tanto, qui è lì, provare a modificarla in base alla convenienza del momento. E la nostra Costituzione non solo prevede un fisco equo, ma prevede anche che la società sia solidale. Ecco perché non è più rinviabile una riforma fiscale, però che sia organica, che superi gli slogan di partito e che costruisca davvero un sistema amico del cittadino. E sappiamo anche che i primi tasselli su cui bisogna intervenire sono sicuramente l'imposta a carico delle persone, bisogna continuare ad incidere sul costo del lavoro e bisogna dare risposte anche per le spese a carico dei nuclei familiari. Lo scopo di questa riforma, Presidente, deve essere quello di facilitare finalmente la vita contributiva dei cittadini con interventi di semplificazione e con un miglioramento dei processi di riscossione, anche perché queste misure sono in grado di portare ad una complessiva riduzione della pressione fiscale e, quindi, a diminuire le tasse per tutti. Questo significa una boccata d'ossigeno, che in questo momento soprattutto è quanto mai necessaria per tutti gli italiani. La stessa riforma, quindi, dovrà anche rivedere le modalità con cui lo Stato lavora sui crediti inesigibili, cioè quei crediti che non verranno mai incassati dallo Stato, ma per cui lo Stato continua a sostenere spese e impiegare risorse. E per fortuna, Presidente, questa riforma è ormai in dirittura d'arrivo e arriverà nella seconda metà di quest'anno, quindi fra qualche mese.

Parlando di fisco, poi, non si può non pensare ad una misura che per noi è particolarmente importante, ma è particolarmente importante per il Paese Italia, è stata messa in campo dallo scorso Governo e sto parlando della misura del cashback: questa misura sta garantendo al Paese il raggiungimento di obiettivi che sembravano davvero impossibili. Ecco, a chi vorrebbe abolire il tetto del contante, faccio presente che in tema di pagamenti elettronici siamo ventiquattresimi su ventisette Paesi dell'Unione europea e i nostri pagamenti pro capite sono circa la metà della media europea. E faccio anche presente che il cashback è in grado di riavviare i consumi, che peraltro non hanno mai visto miglioramenti dopo la crisi del 2008. Si stima addirittura che due anni di cashback possano aumentare i consumi di 24 miliardi di euro. Presidente, 24 miliardi di euro sono un'intera manovra di bilancio, una manovra che andrebbe ad alimentare direttamente l'economia reale del nostro Paese. E chi vorrebbe abolire il tetto del contante, dovrebbe ricordare anche che, proprio grazie al cashback e, quindi, all'utilizzo del pagamento elettronico, è previsto nelle casse dello Stato un gettito aggiuntivo di circa 4,4 miliardi di euro ed un recupero del sommerso di 1,2 miliardi di euro, quasi l'intero costo del reddito di cittadinanza. E questi soldi, Presidente, tornano nelle tasche dei cittadini, sotto forma ovviamente di servizi; e in aggiunta all'emersione del sommerso, come sappiamo, ciò permetterà anche una riduzione delle tasse per tutti e, quindi, ulteriori benefici. E giacché l'ho nominato, Presidente, parliamo proprio del reddito di cittadinanza, perché il cashback non è certo l'unica misura che è stata oggetto di speculazione politica. Un'altra misura che, purtroppo, per mesi è stata oggetto di propaganda è proprio quella del reddito di cittadinanza: un provvedimento di civiltà, che ancora oggi qualcuno si ostina ad attaccare. Evidentemente, queste persone non solo non ne conoscono i risultati, ma probabilmente non si sono mai trovati nella situazione di aver bisogno di aiuto o non hanno conosciuto persone che avessero davvero bisogno di aiuto. D'altra parte, chi specula sulle difficoltà dei cittadini solo per fare avida propaganda, di certo dimostra di utilizzare quei cittadini solo per il proprio tornaconto. Il meccanismo è semplice, Presidente: io cittadino, che da decenni ti pago lo stipendio, devo continuare ad essere in difficoltà, perché così tu, che sei un esponente politico navigato, alla vigilia della prossima tornata elettorale potrai ricattarmi con la promessa di risolvere il problema che mi tormenta da anni. Ma sa questa come si chiama, Presidente? Si chiama proprio speculazione e la si fa sulla pelle dei cittadini. E allora voglio cogliere questa occasione per sottolineare, per chi non li conoscesse, i risultati ottenuti dal reddito di cittadinanza, che non solo è una misura di civiltà, come dicevo, ma si è rivelato un presidio irrinunciabile per tutte le famiglie che hanno sperimentato un peggioramento della propria situazione di povertà a causa della pandemia. Grazie al reddito di cittadinanza, infatti, durante la pandemia abbiamo dato un aiuto concreto a oltre un milione di famiglie, di cui 437 mila con minori e altre 213 mila in cui vivono persone con disabilità. E sono persone che prima non riuscivano ad affrontare neanche le spese più elementari e magari avevano difficoltà anche per mangiare. A marzo del 2021, le stime preliminari dell'Istat ci parlano di 2 milioni di famiglie in difficoltà, questo significa 5,6 milioni di persone, che corrispondono al 9,4 per cento della popolazione. Presidente, sono numeri assurdi. E ci dà ragione anche il rapporto Going for Growth 2020-2021, in cui l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico scrive che il sistema di protezione sociale italiano è stato nettamente migliorato grazie al reddito di cittadinanza. Dunque questa è una rete di sicurezza sociale di cui non possiamo più fare a meno. E non solo: l'Istat ci dice anche che molte famiglie, che nel 2020 sono scivolate sotto la soglia di povertà, hanno comunque potuto mantenere la stessa spesa per i consumi. Ed è proprio grazie alle misure messe in campo dal Governo in sostegno dei cittadini che questo è potuto avvenire. Ma sbaglio o sono proprio i consumi quelli che alimentano l'economia reale? E allora pensiamo a cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il reddito di cittadinanza. Certo, dobbiamo continuare a lavorare per rafforzare questa misura, completare il Piano straordinario - previsto dalla riforma - di potenziamento dei centri per l'impiego e anche completare il Piano di riforma delle politiche attive del lavoro, che, peraltro, ancora una volta significa investimenti in capitale umano e in infrastrutture. E torniamo, quindi, agli investimenti necessari per far ripartire il Paese, ovviamente in ottica di sostenibilità sociale; investimenti, quindi, che devono essere pensati per il cittadino, per mettere al centro la persona e il suo benessere sociale. E parlando di benessere sociale, Presidente, purtroppo uno dei settori più colpiti da questa pandemia e troppo spesso dimenticato in realtà anche prima della pandemia, è quello della cultura: ne fanno parte gli spettacoli dal vivo, i teatri, i musei, le mostre, la tutela e la gestione dei beni culturali, ma anche molto altro. Dobbiamo continuare a porre la massima attenzione ai percorsi formativi, così come dobbiamo fare a partire dalle scuole, dalle università, dalla ricerca, dai giovani, perché questo è l'imprescindibile punto di partenza per ogni individuo e anche per la costruzione di una società sana e progredita. Però voglio anche ricordare con grande convinzione, Presidente, che la formazione culturale passa anche per il modo in cui spendiamo il nostro tempo libero, per le attività che scegliamo di svolgere o a cui preferiamo partecipare. La cultura è, quindi, un modo di vivere e il percorso formativo di ognuno di noi prosegue anche nel mondo degli adulti; e anzi, più saremo in grado di investire in cultura, più riusciremo a promuovere una società consapevole, capace di leggere e comprendere il mondo che ci circonda, capace di fare scelte virtuose e, quindi, di contribuire e partecipare allo sviluppo che tutti invochiamo a gran voce per il presente e per il futuro. Per questo, Presidente, trovo corretto che all'interno del piano di riaperture si sia posta la dovuta attenzione anche alle attività culturali. E mi permetta anche una precisazione: sento spesso in quest'Aula e sui media attacchi che oserei definire fantasiosi, come se ci fossero delle forze politiche che vogliono riaprire tutto ed eliminare il coprifuoco, e altre che sadicamente vogliono tenere tutto chiuso e mantenere il coprifuoco ad ogni costo.

E, allora, chiariamolo una volta per tutte: tutti vogliamo tornare ad essere liberi di uscire ad ogni ora del giorno e della notte, ma per poterlo fare in sicurezza bisogna evitare di incitare agli assembramenti, evitare di strizzare l'occhio ai cosiddetti negazionisti, evitare di esortare i cittadini ad operare riaperture sconsiderate, evitare di speculare, ancora una volta, sulle difficoltà di chi sta subendo gli effetti di questa pandemia, sa perché, Presidente? Perché, purtroppo, chi soffre di più è proprio colui che paga il costo maggiore di questi comportamenti deleteri. Allora, io mi aspetto che in quest'Aula ci si confronti sui dati, sui contenuti, sulle soluzioni da proporre, e non sulla propaganda che tanto ha fatto male a questo Paese negli anni passati. È proprio grazie a questa macchina della propaganda che si continua ad accusare il Governo di ritardi che competono ad altri enti pubblici, come le accuse sull'andamento della campagna vaccinale; ma i miei colleghi questo lo sanno benissimo, visto che vivono la politica da anni e, sicuramente, molti più anni di me. Però, lo ribadisco per i cittadini che seguono i nostri lavori: la materia sanitaria è di competenza esclusiva delle regioni, e sono le regioni che hanno la responsabilità operativa di provvedere alla distribuzione delle dosi di vaccino, di definire i luoghi in cui vaccinare, di coordinare il lavoro del personale sanitario.

E allora, ancora una volta, faccio un richiamo all'onestà intellettuale di tutti noi: la politica non ha nulla a che vedere con il confondere i cittadini, magari per delegittimare l'avversario politico, piuttosto la politica, quella con la “P” maiuscola, deve impiegare le proprie energie nel risolvere i problemi dei cittadini, nel portare l'Italia fuori da questa pandemia, nel porre le basi affinché l'occasione unica - ed è unica, Presidente - che si presenta con i fondi del Recovery Fund non venga persa, anche perché, come dicevo prima, i dati non mentono e i cittadini non sono certo sprovveduti come qualcuno si ostina a voler credere.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Signori colleghi, lo stato dell'economia nazionale e il rilancio del nostro sistema produttivo rappresentano temi di grande attualità e, soprattutto, di grande rilevanza, e di questo siamo tutti consapevoli. La pandemia, purtroppo, ha terremotato la nostra economia così come ha avuto effetti devastanti sull'economia globale. Rilevo che, tra marzo e giugno 2020, il fenomeno cosiddetto della globalizzazione si è di fatto interrotto. A livello economico, dal punto di vista della mobilità di persone e merci, Roma, ad esempio, non era più connessa con New York, Londra, Pechino, Parigi, Rio e altre città del pianeta. Ogni Stato è stato costretto, per un determinato periodo, a chiudere le proprie frontiere, sia materialmente che idealmente. In questo senso, l'emblema di questo isolamento è stato rappresentato dal settore aereo, il simbolo dell'interconnessione tra i Paesi di tutto il mondo: aeroporti deserti e compagnie aeree che hanno visto praticamente azzerati i fatturati. Questa situazione globale ha prodotto effetti devastanti sull'economia interna. Il prodotto interno lordo italiano, nel 2020, è precipitato di quasi il 9 per cento, un crollo mai visto prima. Gli indici di consumo di energia elettrica e della produzione hanno toccato livelli, in senso negativo, raggiunti solo in tempo di guerra. Oggi, per fortuna, le cose sono cambiate rispetto allo scorso anno, ma il fatto che io stia parlando in quest'Aula, come anche altri colleghi, con la mascherina sulla bocca, come è giusto e doveroso che sia, dimostra che non siamo ancora fuori dalla pandemia e che il COVID non è ancora stato sconfitto. In questo senso, è sempre utile e importante fare un richiamo alla responsabilità di tutti, perché il comportamento individuale è il comportamento che, poi, può aiutare le istituzioni a ottenere quel risultato, dal quale noi non possiamo prescindere, di tornare a una normalità sanitaria che poi ci farà tornare anche a una normalità per quanto concerne il nostro tessuto produttivo e socio-economico.

Dunque, siamo ancora in guerra, una guerra nella quale, dopo la prima fase di difesa in trincea, siamo ora all'offensiva. Certo, è un'offensiva che ha di fronte un nemico che a volte ci respinge, ma noi dobbiamo far sì, appunto, con le azioni concrete che il Governo e le istituzioni mettono in atto, e con una responsabilità collettiva, di fare in modo che questa sia un'offensiva che abbia un avanzamento definitivo e sconfigga il nemico, che naturalmente sappiamo tutti essere il virus.

All'interno di questo scenario, è giusto porsi il problema dello stato attuale del nostro sistema Paese e, soprattutto, riflettere su quali siano le migliori strategie per rilanciarlo. Il Parlamento non è il luogo dove ci si ritrova esclusivamente per approvare leggi, per schiacciare bottoni a ritmo serrato, come purtroppo molti cittadini pensano, ma è il luogo, o almeno dovrebbe essere, dove ci si confronta, dove svolgere anche lunghe discussioni su tematiche di ampia portata, perché questo è il ruolo della politica. Forse la pandemia, in questo senso, ha aiutato ad andare in una direzione difficile da percorrere, ma che ha aperto un dialogo e ha aperto alla condivisione e sulla volontà di molti di lavorare insieme, spostando, sconnettendoci, almeno per il momento, dalle posizioni partitiche o ideologiche, percorso difficile, ma che necessita per il Paese. Se così non fosse, se la politica si esaurisse semplicemente nel prendere una serie di decisioni, inseguendo i protocolli standardizzati - e questo errore, colleghi l'abbiamo commesso tutti, a fasi alterne allora avrebbe avuto ragione Guglielmo Giannini quando teorizzava, nell'immediato dopoguerra, che non servivano politici, ma semplicemente amministratori di condominio, oppure, in epoca più recente, avrebbe avuto ragione – e, sottolineo, avrebbe avuto ragione, ma non l'ha avuta - Beppe Grillo, quando ha teorizzato che per fare il Ministro dell'Economia ci voleva semplicemente una mamma di famiglia. Per fortuna non è così.

Questo dibattito, che iniziamo oggi sulle linee generali e che avremo modo di proseguire quando l'Aula esprimerà un voto, è estremamente utile perché ci consente di affrontare e approfondire - e magari scontrarci al riguardo - quella che oggi è la questione più urgente che dobbiamo affrontare: far ripartire l'Italia, far ripartire il Paese, ritornare, e capire in quanto tempo, ai livelli economici pre-COVID. In effetti, tornare ai livelli economici pre-COVID, comunque, non metterà in sicurezza il Paese, perché siamo un Paese che ha bisogno di viaggiare al doppio della velocità degli altri. Se guardo allo stato attuale del Paese, svestendomi la casacca del mio partito, se, da cittadino italiano, come milioni di cittadini italiani, non sa più cosa gli può riservare l'immediato futuro, se penso non solo a risollevare questo Paese, ma anche come trasformarlo per renderlo migliore e più efficiente di com'era, la prima cosa che mi viene in mente è un forte investimento nella digitalizzazione: un processo che deve riguardare in primo luogo la pubblica amministrazione, l'abbiamo detto più volte, ma che deve consentire anche l'accesso, in tutto il Paese, a connessioni Internet veloci tramite fibra o 5G a famiglie, imprese e scuole. L'obiettivo è ambizioso e per realizzarlo ci vorrebbero almeno 50 miliardi da utilizzare in più anni.

Altro tema indispensabile per il rilancio del Paese è certamente l'ambiente e la transizione ecologica. Non possiamo continuare a non tener conto dello stato di salute del nostro pianeta; la crescita, per essere tale, deve essere sostenibile. Allora, sarebbe necessaria una strategia ad ampio spettro che investa circa 70 miliardi e coinvolgere più settori come l'agricoltura, la mobilità, l'utilizzo delle risorse energetiche, la tutela del territorio e della risorsa idrica. Perché un paese sia in grado di competere economicamente è strategica la mobilità interna. Per l'Italia, nel suo ruolo di cerniera naturale del Mediterraneo, la mobilità e la logistica integrata diventano ancora più indispensabili. I nostri porti, del Tirreno e dell'Adriatico, hanno potenzialità per svolgere il ruolo di hub naturali nella gestione delle merci di tutto il mondo; quindi, collegare i porti a strade e ferrovie, realizzare la rete ad alta velocità in tutto il territorio nazionale, con un investimento di 30 miliardi, costituisce una partita fondamentale.

C'è poi il tema della cultura, che costituisce una precondizione per il pieno dispiegamento delle potenzialità economiche di un Paese. La cultura significa idee innovative, progetti, capacità di visione e ricerca.

Il COVID ci ha colpito come comunità, mettendo in crisi debolezze strutturali del nostro mondo del lavoro e sottoponendo a forte stress anche tutta la rete di infrastrutture e relazioni sociali; occorre quindi rafforzare le politiche a favore di famiglie e Terzo settore con una visione a 360 gradi, e anche in questo caso servono circa 30 miliardi.

C'è poi il tema del Sud. Il Sud dovrebbe essere al centro di strategie e misure che ho avuto modo di elencare prima, intercettando almeno il 40 per cento del totale delle risorse che saranno impiegate. Gli investimenti e le politiche di lungo periodo sono importanti, ma è oggettivo che vi sia un'urgenza immediata a cui porre mano. Penso a quei settori che, per molti mesi, non hanno potuto svolgere la propria attività: ristorazione, cerimonie, fiere, centri sportivi, cinema, teatri; penso anche al settore dei giochi che, molto spesso, pur lavorando nella legalità, viene criminalizzato da una parte della politica che non ricorda che questi imprenditori stanno giocando con le regole che sono state date dallo Stato e, quindi, lavorano nella piena legalità e che anche questi imprenditori hanno dipendenti e strutture che devono essere mantenuti e che fanno parte di quel percorso economico che deve essere ripreso. Penso ai lavoratori stagionali e al turismo, agli autonomi, ai lavoratori dipendenti e a tempo determinato, a quelli che hanno pagato sulla loro pelle e con le loro tasche la crisi economica. Dunque, nel corso del 2020 c'è stata una serie di ristori che, in questa fase nuova, chiamiamo “sostegni”, ma, al di là dell'aspetto lessicale, non c'è dubbio che servono ulteriori interventi mirati per aiutare chi ne ha bisogno. In questo senso, ci vorrebbero ulteriori risorse da utilizzare anche con scostamenti di bilancio che, almeno per ora, possano toccare i 72 miliardi. Questo è ciò che riterrei e riterremmo opportuno e necessario da cittadino e da italiano, come ho già detto. Se rivesto, invece, i panni del parlamentare e del politico che appartiene a Forza Italia e guardo alla realtà e agli atti concreti, cosa necessaria, devo dire che, con l'ultimo scostamento da 40 miliardi, che abbiamo approvato tutti insieme nel 2021, siamo già a 72 miliardi totali. Questi ulteriori 40 miliardi finanzieranno i nuovi sostegni immediati e costituiranno il fondo di risorse aggiuntive a quelle del PNRR. C'è poi il PNRR, che abbiamo approvato definitivamente a seguito delle comunicazioni forniteci dal Presidente Draghi. Il PNRR in senso stretto e una serie di ulteriori risorse aggiuntive mettono a disposizione complessivamente 235 miliardi, da utilizzare per le missioni e gli obiettivi che ho avuto modo di elencare. Ben venga, dunque, un dibattito come quello attuale, e per questo ringrazio gli amici di Fratelli d'Italia che ce ne hanno dato l'occasione con la loro mozione. Però, il rilancio dell'economia nazionale è già in corso. Forza Italia ha già dato il suo fattivo e concreto contributo con la risoluzione al DEF, con i voti sui due scostamenti già autorizzati, con il lavoro svolto in fase preliminare sulla bozza del PNRR e poi con il voto sulle comunicazioni del Presidente Draghi. Presidente, se serve ribadire tutto questo - ripeto, sono fatti e non indirizzi - siamo felici di farlo anche con una mozione, perché anche questo è il compito della politica. È questa la missione che vogliamo e siamo orgogliosi di svolgerla in rappresentanza del popolo italiano.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Antonio Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (LEGA). Grazie, Presidente. L'oggetto della discussione di oggi è il rilancio economico e produttivo dell'Italia. C'è stato assolutamente un importante cambio di passo con il Governo Draghi, soprattutto per quanto riguarda le politiche di crescita; ahimè, arriviamo da troppi anni di politiche di austerità, quell'austerità che ha prodotto risultati nefasti per l'Italia. Basta ricordare provvedimenti come il Fiscal Compact e il bail-in per le banche.

Una situazione per cui si sono prodotti negli anni tagli nella sanità, tagli agli enti locali, tantissime politiche restrittive, come, ad esempio, in ambito bancario, che hanno prodotto credit crunch. Cosa vuol dire? Una restrizione del credito, con fallimenti, con restrizioni sotto il profilo dei prestiti che le banche davano alle piccole e medie imprese, con il risultato di avere una diminuzione di tantissime attività che hanno chiuso per sempre (botteghe, artigiani). Una situazione che ha prodotto quello stock che tutti chiamano NPL, quindi crediti deteriorati che poi sono stati comprati dai grandi gruppi finanziari per un tozzo di pane e non hanno prodotto che risultati negativi. Quando la Lega proponeva il tema della crescita attraverso l'espansione di bilancio, attraverso gli investimenti, veniva qualche volta presa in giro, qualche volta denigrata, molto spesso non veniva invitata nelle trasmissioni che contavano o, se veniva invitata, veniva presa in giro. Ricordo le posizioni del professor Bagnai, oggi senatore della Lega, ma anche di Claudio Borghi, collega oggi parlamentare. Quando si parlava di espansione di bilancio si diceva che l'Italia doveva fare soprattutto i compiti a casa, che bisognava tenere il bilancio sotto controllo. Ricordo che, nel primo Governo Conte, quando si parlò di un 2,4 per cento, successe il finimondo e si mossero addirittura le cancellerie europee, quando poi oggi arriveremo alla fine di quest'anno con un rapporto dell'indebitamento intorno al 160 per cento del prodotto interno lordo solo perché, in questa fase storica, si sono trovate in difficoltà, a causa, ahimè, del Coronavirus, anche la Germania e la Francia. Allora, tutte quelle regole che prima non potevano essere violate, come fossero un moderno dogma, oggi finalmente cadono di fronte alla realtà, il realismo: bisogna fare investimenti, bisogna fare spesa pubblica buona, perché, se siamo in pandemia mondiale, bisogna riaprire gli ospedali, rafforzare la rete ospedaliera sui territori, bisogna permettere anche ai comuni di spendere, magari facendo quelle piccole opere di manutenzione che permettono di tenere in piedi anche tante piccole attività sui territori. Finalmente, con questo Governo sono cadute le politiche di austerità che, ahimè, provocano anche ritardi a livello europeo, dell'Europa (se pensiamo solo all'aspetto e agli ambiti tecnologici). Oggi l'Europa è indietro anche rispetto agli Stati Uniti ma soprattutto al continente asiatico. Mi viene in mente tutto il settore delle telecomunicazioni e dell'informatica. Ad esempio, si parla molto di transizione energetica green ma, ahimè, il primo produttore di batterie elettriche a livello mondiale oggi è la Cina. Ecco perché bisogna fare investimenti nei settori tradizionali ma anche in settori come quello tecnologico, che permettono un ritorno anche sugli investimenti oggi molto più elevato. Bisogna essere locomotiva e si può fare solo realizzando investimenti attraverso una spesa pubblica buona.

Se vogliamo pensare al rilancio della nostra economia e della nostra produzione, in questo contesto non possiamo non dimenticarci del piano di riaperture. Abbiamo visto che, molto spesso, le chiusure non sono giustificate da motivi scientifici ma, soprattutto in certi casi, avvengono per l'approccio ideologico a colpire determinati settori. Non si capisce, ad esempio, perché, alle 22 di sera, il virus c'è e, alle 23, diventa pericoloso essere fuori al ristorante. Questi sono temi che, laddove è possibile e si può riaprire, permetteranno sicuramente una risposta concreta. Riaprire significa: permettere a tantissime attività di fatturare, permettere un ritorno alla vita, permettere anche una maggiore economia per il Paese. Quindi, parliamo di vita reale e mondo reale.

Lo so che in molti casi, si punta sempre sulle grosse imprese, ma il nostro tessuto economico-produttivo è fatto di piccole attività, anche lo stesso made in Italy è fatto di artigianato, è fatto di tantissime piccole attività che hanno una storia, una tradizione sui territori. Ahimè, il 2020 possiamo definirlo l'anno orribile della pandemia, ma anche della gestione economica della pandemia. Ricordo solo alcuni numeri: 900 mila nuovi disoccupati, hanno chiuso la partita IVA 345 mila piccole e medie imprese. Ecco, questo - l'hanno ricordato un po' tutti - con anche una diminuzione del PIL - non era mai successo da quando c'è la Repubblica italiana - di quasi il 9 per cento, con scelte sbagliate, come, ad esempio, aver buttato i soldi su monopattini, banchi a rotelle, ma anche tante altre scelte che si potevano fare, tutta una serie di incentivi che sono arrivati in ritardo, fuori tempo, come, ad esempio, l'acquisto di quasi 2 miliardi di euro di mascherine cinesi che, poi, non funzionavano, con la Guardia di finanza che sta effettuando sequestri in tutta Italia. Soldi che, magari, potevano essere utilizzati per dare ossigeno, per dare una mano a tante piccole e medie imprese italiane.

Ecco perché bisogna lavorare sul rilancio economico e, sicuramente, un tema centrale è ridurre la burocrazia. In Italia abbiamo un moloch burocratico: solo un esempio, 800 adempimenti fiscali per le piccole e medie imprese. Su questo bisogna fare un cambio di passo importante. Abbiamo inserito nel Piano sicuramente temi importanti, come, ad esempio, una riforma della pubblica amministrazione, che deve essere più incentrata sul merito, ma anche, le notizie di questi giorni non fanno che confermare, sostanzialmente, il tema della giustizia. Sulla giustizia, soprattutto per chi non può pagarsi un avvocato con alte parcelle, soprattutto per chi è in difficoltà, che ci siano dei processi che durino otto, nove, dieci anni, anche in ambito civile, non è da Paese civile, non è da Paese democratico. Su questo, forse, una riforma della giustizia che possa dare una restrizione dei tempi l'abbiamo aspettata per tre anni, abbiamo avuto tantissime interviste, interventi dell'ex Ministro, ma, poi, pochi o nulli risultati. Quello che bisogna fare è una riforma globale di questa burocrazia, dalla pubblica amministrazione alla giustizia, ma anche del fisco, ovviamente. Sull'ambito fiscale potremmo aprire tantissimi interventi. Il tema è che un fisco leggero, un fisco semplificato cosa fa? Lo dice anche la teoria economica: meno tasse, uguale più lavoro, più produzione, più ricchezza. Se, invece, si pensa che bisogna fare le patrimoniali, andare a fare, ad esempio, un aumento dell'IVA, mettere la tassa sulla plastica, mettere tasse, ad esempio, su tutto quelle che oggi sono anche alcune tematiche centrali della nostra produzione del made in Italy, sullo zucchero, veramente sembra di sentire cose fuori dalla realtà. Il modello vincente è: nei Paesi in cui si riduce e si semplifica la pressione fiscale, le cose vanno meglio, si permette di investire e di far muovere l'economia. Lo abbiamo visto anche sul tema della proprietà privata: si vorrebbero fare le patrimoniali, andare a revisionare il catasto. Tutte queste soluzioni cosa comporterebbero? Un aumento della tassazione, che provocherebbe austerità e effetti recessivi. Ad esempio, un tema oggi sempre più centrale è quello delle occupazioni: abbiamo un ritardo sui problemi legati a chi gli viene occupata la casa. Ma vi sembra normale che ci sono, ad esempio, clandestini o anche altri soggetti che vanno ad occupare le case e, per non si sa quale motivo, chi ha comprato una casa, si è fatto il mutuo o vorrebbe andare a vivere, magari, in quella casa non può perché non si possono effettuare gli sfratti? E non sono persone che hanno avuto dei problemi, perché ci può stare in questa fase di pandemia, ma sono situazioni pregresse, parliamo addirittura di anni e anni di occupazione. Su questo, forse, il Governo dovrebbe prestare una maggiore attenzione, perché la proprietà privata, oltre che essere tutelata dalla Costituzione, fa parte di quei principi liberali costituenti dell'Occidente europeo. Sul tema delle tasse pensiamo che, ad esempio, ci vorrebbe una maggiore attenzione, una riduzione, magari, dell'IVA sui beni primari. C'è una spinta sulle materie prime, sembrerebbe esserci un aumento dell'inflazione a livello globale su questi determinati settori merceologici; forse, un azzeramento dell'IVA, una semplificazione dell'IVA, ad esempio per i beni primari, potrebbe essere una soluzione per dare risposte concrete a tante persone che sono in difficoltà - ricordo i 5 milioni di poveri -, ma la soluzione è anche quella di dare politiche assistenziali rivolte al reinserimento nel mondo del lavoro. È inutile buttare i soldi a pioggia per anni, creando un meccanismo perverso per cui le persone non riescono a formarsi e non riescono a ritornare sui posti di lavoro. Per fare questo bisogna dare ossigeno alle imprese, bisogna dare semplificazioni fiscali, ma anche una riduzione delle tasse. Grazie alla Lega si è fatta, tra mille difficoltà, quella mini flat tax che ha permesso di semplificare il sistema tributario per le partite IVA e per tantissimi giovani che hanno aperto una partita IVA. Oggi in tanti vorrebbero cancellare quella semplificazione e vorrebbero portare, attraverso una riforma fiscale, a un aumento delle tasse. Perché? Non si capisce bene, equiparare cosa o per quali motivi bisogna aumentare oggi al settore autonomo le tasse, in un momento di difficoltà, in cui aumentano di chiusure. Ecco perché, se noi vogliamo dare un sostegno alle nostre imprese, lo dobbiamo fare attraverso proprio una semplificazione fiscale. Un tema centrale è anche la tutela del made in Italy. Tutti sanno che c'è un'azione, molto spesso da parte di imprese, ad esempio, cinesi, di contraffazione del nostro made in Italy, un'azione anche predatoria in taluni casi, volta a comprare piccole e medie imprese, ma anche grandi imprese, per, poi, copiare la tecnologia, portare fuori dall'Italia, fuori dall'Europa la tecnologia e, poi, farci concorrenza. Questa modalità sicuramente non aiuta le nostre imprese, non aiuta la produzione industriale e va assolutamente contrastata. Queste politiche creano danni, creano situazioni concorrenziali sleali, fanno perdere posti di lavoro e vanno assolutamente contrastate. Quindi, se vogliamo far ripartire questo Paese, la politica dell'espansione monetaria, la politica del far ripartire l'economia attraverso le riaperture sono fondamentali. Insieme a questo, si sta parlando in questi giorni - sono usciti anche degli articoli - di una possibilità che Banca d'Italia voglia fare una restrizione o gli siano dati poteri per quanto riguarda nuove restrizioni sul credito. Pensiamo la possibilità di dare una garanzia pubblica sul credito sia una buona strada, vanno fatte però le moratorie, bisogna allungare le moratorie sui crediti, perché ancora la pandemia non è sconfitta e, quindi, bisogna mettere in sicurezza tantissime piccole e medie imprese attraverso questi strumenti, permettendo anche una flessibilità del credito. Vedete, se bisogna fare investimenti, il nostro è un sistema in cui la piccola e media impresa non è una multinazionale che può andare sul mercato o in Borsa a finanziarsi e, quindi, è fondamentale permettere un accesso al credito anche alle piccole e medie imprese. Quindi, meno tasse, meno burocrazia. La Lega sarà sempre - lo è stata, lo è e lo sarà - dalla parte dell'Italia che lavora, perché, se noi puntiamo sulla crescita, possiamo avere un futuro per questo Paese in un momento di difficoltà e far ritornare l'Italia protagonista in Europa e nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, vede, quando un popolo si smarrisce, ha bisogno di trovare una guida, serve lucidità, serve coraggio, ma serve anche la capacità di analizzare il contesto. E questo noi di Fratelli d'Italia abbiamo, sin dall'inizio, cercato di farlo nell'unico modo possibile, ascoltando le associazioni di categoria, ascoltando le persone in difficoltà e oggi, con questa mozione, mettiamo in campo l'ennesima proposta costruttiva di Fratelli d'Italia: venticinque punti, venticinque impegni che noi chiediamo al Governo, al Parlamento di prendere con la Nazione. Un modo per misurarsi, da un punto di vista del confronto politico, molto serio, a nostro avviso, molto costruttivo.

Vuol dire che l'unica forza politica che è all'opposizione propone è propositiva e costruttiva. Basta leggere tutti e 25 i punti - così come sono stati benissimo esposti dal nostro collega De Toma -per capire che l'intento di Fratelli d'Italia è quello di farla rialzare questa Nazione. Ho ascoltato gli interventi precedenti, e devo dire che è facile rispondere al collega del Partito Democratico circa l'alibi della velocità della crisi. Certamente, la seconda ondata è arrivata prima della cassa integrazione; quindi, è sicuro che la crisi si è mossa velocemente. Il problema è che quando c'è una grande emergenza la differenza la fa anche la tempestività. Su questo i Governi “Conte 2” e “Draghi 1”sono stati assolutamente intempestivi.

Quanto all'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle che ci invita ad alzare il livello facendo, mi perdoni, Presidente, un atto di presunzione anche molto, molto grande, è facile rispondere con le parole di Esopo, che diceva che l'autopresunzione conduce sempre all'autodistruzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ed è quello che sta avvenendo oggi al MoVimento 5 Stelle che, proprio in virtù di questa grandissima autopresunzione, naufraga ogni giorno di più nei sondaggi, per la sua incapacità di ascoltare la Nazione. Noi non so a quale livello ci dovremmo riferire. Abbiamo fatto le scuole di base, abbiamo fatto gli amministratori locali, siamo abituati soltanto a fare quello, cioè ad ascoltare la gente. Oggi, con questa mozione, chiediamo a voi di maggioranza se c'è spazio, nel futuro della nostra Nazione, per la piccola e media impresa, se c'è spazio, nella Nazione che si sveglierà dopo la pandemia, per le aree interne, per Roma capitale e se ci sarà più attenzione nei confronti del problema dei trasporti, che sappiamo essere centrale all'interno di questa pandemia. Vi abbiamo anche suggerito, in questi nostri 25 inviti a ragionare e a confrontarci, una serie di proposte operative, convincendovi o cercando di convincervi che il problema delle aree interne si risolve avvicinandole con le infrastrutture; vi abbiamo parlato di tutto un mondo che quasi mai trova spazio all'interno del nostro dibattito.

Mi avvio a concludere, Presidente, pensando di essere stato abbondantemente nel poco tempo a mia disposizione. Un dato che molto spesso voi della maggioranza dimenticate è che, ad oggi, avete speso 150 miliardi, che ne avete allocati altri 40 e che vi affrettate a spenderne altri 220. Se non arriva alla Nazione la lucidità di un progetto di rinascita, se non arriva alle nostre aziende la sicurezza e la tranquillità di vivere questo momento, comunque, con un po' di speranza, il problema non è di Fratelli d'Italia; il problema è il vostro che, evidentemente, fino ad oggi le avete sbagliate quasi tutte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Caiata. Ne ha facoltà.

SALVATORE CAIATA (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, sottosegretario. Noi cerchiamo di riflettere, di mettere sul tavolo il nostro punto di vista su quello che la nostra Nazione sta vivendo, sollecitando il dibattito, come stamattina abbiamo ascoltato, per capire in quale direzione stiamo andando. Debbo dire la verità: ascoltare i colleghi che sono intervenuti prima di me, anche delle altre forze politiche, mi mette un po' in soggezione perché fa strano pensare che possano far parte dello stesso Governo. Abbiamo sentito dire, dai banchi di questo Parlamento, cose completamente diverse. Questo è il motivo per cui noi abbiamo presentato questa mozione, proprio per riflettere e per fare emergere quella che è la visione che ognuno di noi ha rispetto al nostro Paese. Che cos'è la visione? La visione è la capacità di immaginare come vorremmo un Paese, è la capacità di chiudere gli occhi e di pensare a un certo tipo di Paese, ed è la capacità di mettere in atto tutti i provvedimenti e le azioni che portino verso quell'idea di Paese. Noi abbiamo visto e abbiamo sentito descrivere idee di Paese molto diverse, stamattina. E quello che noi vogliamo evidenziare, appunto, è come i provvedimenti che vengono adottati da questo Governo non siano organici a un'idea di Paese, ma siano - o sembrano, piuttosto, essere - la negoziazione, all'interno della maggioranza, fra i diversi gruppi, per arrivare a una sorta di compromesso. Quando si viaggia in questa direzione è difficile che poi questi provvedimenti diventino funzionali al bene del Paese stesso. Noi abbiamo assistito a un'evidente gestione fallimentare della pandemia, è inutile nasconderlo. Sono sinceramente allibito quando sento la collega dei 5 Stelle ostentare il vanto di aver deciso di comprare i banchi a rotelle. Io capisco che si possa sbagliare, ma perseverare è molto peggio, è diabolico, come si dice. Questo pone necessariamente un ripensamento. La gestione è fallimentare. È fallimentare perché abbiamo fatto una gestione dell'epidemia ideologica, sottosegretario, che ha prodotto un doppio risultato: siamo la Nazione col più alto numero di morti e con il calo economico di PIL più importante in Europa. Due dati in totale contrapposizione, perché o noi scegliamo di tenere aperto, per non danneggiare la nostra economia, anche a scapito della salute dei nostri cittadini, oppure noi decidiamo di difendere la salute dei nostri cittadini, a scapito della nostra economia. Questo Governo è riuscito nell'imbarazzante risultato di raggiungere tutti e due gli obiettivi: maggior numero di morti e maggior calo del PIL in Europa. E ha conseguito anche un altro risultato, che ci preoccupa molto, ed è quello da cui dovremmo partire: una fortissima spaccatura sociale, forse la più forte che ci sia stata in Italia dal secondo dopoguerra, la spaccatura fra chi vuole aprire e chi vuole chiudere. Ma non sono due fazioni, è la spaccatura fra chi ha un reddito certo su cui contare e chi, invece, questo reddito certo non ce l'ha e, se non se lo procura lavorando, è in grossissima difficoltà. E questo Governo non ha aiutato chi è in difficoltà, non ha fatto sì che i suoi provvedimenti calmierassero questa contrapposizione sociale, anzi, l'ha inasprita; l'ha inasprita perché la gestione ideologica ha portato a creare un alibi. Ho sentito dire, ancora, in alcune trasmissioni televisive, ieri sera: non riapriamo i ristoranti, non riapriamo le palestre perché abbiamo un alto numero di morti. Non sono quelli - e lo dicono ormai evidenze scientifiche - che provocano un alto numero di morti. Allora, in questo frattempo, avete pensato a come fare per i trasporti, alla riapertura? No. Avete pensato a come fare un tracciamento efficiente, quando il numero dei contagi scenderà? Perché l'applicazione Immuni è morta. Allora, tutto questo ci rende estremamente preoccupati. Non abbiamo sentito parlare di pace fiscale e continuiamo a sentir parlare di coprifuoco alle 22: è una decisione imbarazzante, è una decisione ideologica. E, allora, noi abbiamo bisogno di far ripartire la nostra economia, le nostre attività, il mondo dello sport. Questi sono tutti i punti che sono all'interno della nostra mozione. L'Unione europea ha approvato una mozione per la ripartenza dello sport, perché lo sport è benessere fisico e psichico, ed è soprattutto sostentamento per un intero settore che è in ginocchio. Sono già arrivato all'esaurimento del mio tempo, Presidente?

PRESIDENTE. Sì.

SALVATORE CAIATA (FDI). Forse perché qualcuno li ha definiti lavoretti. E, allora, noi siamo preoccupati; siamo preoccupati perché oggi sentiamo Saviano dire che bisogna far venire un milione di immigrati per tamponare il calo demografico del Sud Italia e dar loro la cittadinanza. E, allora, se il partito di opposizione più importante - non mi riferisco al nostro, ma al PD che, sì, è di opposizione perché, pur non avendo vinto, continua a governare e, per me, è di opposizione perché si è di maggioranza solo quando si vincono le elezioni –, se il PD, che ritorna da Parigi, non si è fatto raccontare che le emergenze dell'Italia sono altre, non lo ius soli, non l'immigrazione - certo, se l'ha chiesto a Fedez che viaggia in Lamborghini o in Ferrari o con il Rolex - è chiaro che l'idea della sinistra va in quella direzione. Noi abbiamo bisogno di dare sostegno agli italiani.

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE CAIATA (FDI). Concludo, Presidente. Quando vedi le tue verità - faccio una citazione - fiorire sulle labbra del tuo nemico devi gioire, perché questo è il segno della vittoria. Allora, sentir parlare, adesso, di ristori dei costi fissi, di cui noi parliamo da un anno, non ci può altro che rinfrancare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Questa mozione di Fratelli d'Italia è essenziale per il ruolo di questo Parlamento perché serve a riportare le priorità che il legislatore e il Governo devono adottare per rilanciare la nostra Nazione, per avere un futuro per la nostra Nazione, per confidare nel domani e soprattutto per dire, a chi qui oggi è competente, quali sono le reali priorità degli italiani. Dopo che abbiamo sentito il capo del Partito Democratico, Letta, dire che la priorità deve essere dare lo ius soli, diventa indispensabile questa mozione, dove noi diciamo “no”, perché è impensabile, in un momento peraltro in cui gli italiani sono chiusi in casa, che agli immigrati invece si consenta di sbarcare, alimentando così di fatto un mercato, una tratta degli uomini indecente, che non può assolutamente trovare il consenso in nessuno di noi. La priorità vera deve essere mettere in sicurezza il nostro territorio, deve essere garantire alle famiglie una stabilità. Riassumo in punti come questa stabilità si ottiene facilmente: aumentando i ristori, proteggendo le partite IVA, garantendo la flat tax, garantendo una reale pace fiscale, abolendo il limite al contante, garantendo il credito d'imposta per i canoni di locazione di botteghe, negozi e immobili, permettendo le riaperture in modo immediato, in modo puntuale, senza la misura liberticida del coprifuoco, senza misure che continuino ad ammazzare il nostro tessuto produttivo e la nostra economia migliore. Non possiamo individuare le priorità per questa Nazione se non partiamo dal ristabilire la possibilità di esercitare un diritto fondamentale, quale quello del voto. Da poco ci siamo lasciati alle spalle la festa del 1° maggio: è passata da essere la festa per i diritti dei lavoratori ad essere il momento in cui noi dobbiamo lottare perché lo Stato garantisca il diritto al lavoro, diritto che in questo momento è assolutamente negato. Allora, per immaginare un futuro per la nostra Nazione, dobbiamo partire da lì, ristabilire questo diritto, diritto riconosciuto costituzionalmente, diritto fondamentale: ogni italiano deve essere libero di poter lavorare, ogni italiano deve essere libero di sostentarsi attraverso il proprio lavoro, attraverso la propria fatica. Questa è la Nazione che non chiede il reddito di cittadinanza, ma chiede di poter esercitare il diritto al lavoro e noi lo vogliamo difendere senza tregua, senza tregua perché siamo davanti alla più grande ingiustizia di sempre. In nome del COVID, si è arrivati addirittura a comprimere un diritto così importante, mettendo in ginocchio famiglie e lavoratori, ma soprattutto non mettendole al riparo da una criminalità organizzata che non vede l'ora che le restrizioni continuino per sfregarsi le mani e per andare ad aggredire, aggredire i nostri negozi, aggredire i nostri locali, aggredire le aziende, aggredire un territorio, mangiarselo, specularci, farci soldi. Noi a tutto questo diciamo un secco “no” e questo secco “no” non deve essere solo il “no” di Fratelli d'Italia, deve essere un “no” unanime, forte di questo Parlamento per ridare una credibilità all'Istituzione, allo Stato, dicendo che il nemico è chi specula, non chi vuole lavorare tutti i giorni, che lo Stato non può diventare un ufficio di assistenzialismo, ma deve essere quell'Istituzione a cui tu guardi per vedere la possibilità in te stesso di poter reagire, di poter rialzare la testa. Noi siamo al fianco di tutti gli italiani che vogliono rialzare la testa, che non si arrendono, che continuano a combattere nonostante tutto, di tutti coloro che quest'anno non hanno potuto fatturare: penso al mondo delle cerimonie, penso a quello delle palestre, penso ai ristoratori, penso ai negozianti, alle piccole botteghe, agli artigiani, a tutti quelli piccoli, la cui voce, essendo piccoli, era flebile e che voi, proprio perché la voce era flebile, avete ritenuto che fossero sacrificabili. E invece, mentre voi ritenete i più piccoli coloro che si possono sacrificare, noi, proprio perché sono piccoli, siamo al loro fianco, perché siamo dalla parte dei più deboli, siamo dalla parte di coloro che non possono avere voce, a cui voi avete voluto togliere la voce, ma gli italiani, che sono gente perbene, con la schiena dritta, pacata, ma determinata, la loro voce la fanno sentire e, ancora una volta, noi la interpretiamo con questa mozione. Il nostro “sì” a questa mozione sarà la loro voce. Unitevi ad un momento importante per ridisegnare il futuro della nostra Nazione, non per il tornaconto di qualche partitino che, all'interno di quest'Aula, cerca di stare il più possibile attaccato alla poltrona, ma per il futuro dei nostri figli, dei loro padri e di un'intera generazione che ha vissuto la pandemia, ma che non si arrende alla pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Il Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.

A questo punto, facciamo una pausa di 15 minuti e riprendiamo alle 15,05. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,45, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 78, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione delle mozioni Novelli ed altri n. 1-00212, Noja ed altri n. 1-00471 e Panizzut ed altri n. 1-00473 concernenti iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Novelli ed altri n. 1-00212, Noja ed altri n. 1-00471 e Panizzut ed altri n. 1-00473 concernenti iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche (Vedi l'allegato A).

La ripartizione dei tempi riservata alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

(Discussione sulle linee generali)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.

È iscritto a parlare il deputato Novelli, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00212. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). La ringrazio, signor Presidente. Prima di iniziare ad illustrare la mozione voglio sottolineare che oggi in Aula inizia un passaggio importante, che, lo anticipo, vedrà la condivisione, ampliandola, rendendola più strutturata, di molte componenti di partito di quest'Aula. Inizio la mia relazione, indossando questa mascherina perché, parlando oggi di barriere, barriere architettoniche e non solo, e quindi di accessibilità, in termini simbolici, voglio indossare una mascherina trasparente, che vuole significare l'abbattimento di una delle barriere, la barriera del linguaggio. Sappiamo che in Italia - ho già avuto modo di ricordarlo - vi sono milioni di persone affette da sordità o ipoacusiche che si trovano in difficoltà quando devono percepire ciò che dice l'interlocutore, che naturalmente deve indossare, come è giusto che sia, questi dispositivi di protezione (le mascherine) e non riesce ad avere un tono di voce sufficiente, pertanto, loro non riescono a leggere il labiale. Anche questo pertanto è un passaggio importante.

Lo voglio fare solo a titolo dimostrativo, poiché se vi sono persone che in questo momento ci stanno vedendo e ascoltando, sarà difficile che riescano a leggere il mio labiale, ma non importa. Credo che tutta l'Aula sarà d'accordo su questo tipo di piccola iniziativa, ma simbolica. Allora, signor Presidente, adesso darò alcuni numeri che sono noti a tutti, ma è importante che ci siano e vengano comunque rimarcati. In Italia i disabili sono circa 4 milioni, nell'ultimo rapporto delle Nazioni Unite, l'ONU sostiene che l'Italia non è un Paese a misura di disabile. Tra le ragioni vi sono i fondi scarsi (poi ci torneremo, il PNRR qualcosa assolutamente farà in questo senso), il clima discriminatorio e soprattutto le barriere architettoniche.

La strategia europea sulla disabilità 2010-2020 - superata, se vogliamo - proposta dalla Commissione europea è intervenuta su alcuni settori prioritari: fra i più importanti l'uguaglianza, l'occupazione, la salute e l'accessibilità. Per quest'ultima, in particolare, l'obiettivo primario è rendere beni e servizi accessibili a tutti e promuovere il mercato dei dispositivi assistenziali. Non siamo sempre concentrati sulle attività di questo Parlamento, sull'attività legislativa, sulle iniziative che portiamo avanti, ma guardiamo anche con interesse a cosa fanno gli altri Paesi. Sull'argomento, ad esempio, in Francia la vita dei disabili e delle loro famiglie è probabilmente migliore rispetto a quella italiana; infatti il Dipartimento delle persone disabili lavora in stretta collaborazione con i genitori per l'orientamento e la definizione di un progetto personalizzato di scolarizzazione, passaggio importante e fondamentale che deve diventare strutturale anche in questo Paese, mentre, nel campo professionale, la Commissione dei diritti e dell'autonomia dei disabili permette di usufruire di vantaggi per trovare un lavoro e conservarlo.

Altro aspetto importantissimo, sapendo quanto la disabilità a parole venga inclusa nel mondo del lavoro, ma in realtà c'è un'esclusione di fatto. Anche in Inghilterra il Governo risulta essere efficace nel sostenere le persone con disabilità: infatti, una buona percentuale delle persone diversamente abili è impiegata in attività lavorative e, secondo i dati del programma di supporto, queste percentuali sono in crescita. Allora, andando a guardare cosa dice l'Istat - i dati sono aggiornati a qualche anno fa, ma non è cambiato molto - in Italia solo il 53 per cento dei musei, dei monumenti, delle aree archeologiche e dei parchi statali e non statali ha migliorato le proprie strutture, rimuovendo le barriere fisiche e solo il 12 per cento di loro ha affrontato il tema delle barriere percettive, culturali e cognitive.

Questi dati rispecchiano, in modo chiaro e lapalissiano, la condizione in cui versa il nostro Paese, che ormai si è standardizzata. Abbiamo le norme, abbiamo le regole, ma non abbiamo l'applicazione pratica di queste norme e di queste regole. Finalmente, dopo due anni dalla presentazione, sta arrivando a conclusione l'iter di questa mozione sul superamento delle barriere architettoniche. Confidiamo, naturalmente, nell'approvazione unanime del testo, che nasce da una mozione di Forza Italia a mia prima firma, ma che si è arricchito, si arricchirà delle sollecitazioni provenienti dagli altri gruppi. Lo dico in premessa: quella che noi andremo a votare non sarà la mozione di Forza Italia, sarà la mozione di tutti; sarà una mozione che viene integrata con importanti contributi, con importanti suggerimenti e che avrà uno spettro di azione molto più ampio rispetto alla mozione originaria.

Di questo sono orgoglioso - lo dico ancora in premessa -, perché è un momento che vede il Parlamento unito e compatto per cercare di dire e dare soluzioni che riguardano le persone fragili, le persone che hanno finalmente bisogno di un indirizzo chiaro a cui poter guardare. Sarà un percorso difficile, lungo e impegnativo, ma ciò che uscirà da quest'Aula e che nasce da questa mozione sarà un bel momento, un bel momento per tutti: è quindi significativo che quest'Aula abbia collaborato per giungere ad una mozione condivisa su un argomento così socialmente rilevante. Una collaborazione che, però, non può e non deve fermarsi al voto di questa mozione, perché c'è lavoro da fare e perché gli impegni, che sono tanti, e i contenuti si devono tradurre in fatti e in azioni concrete: è un percorso difficile, ma da fare.

C'è bisogno del contributo di tutte le istituzioni a ogni livello, c'è bisogno di dare ascolto alle sollecitazioni delle associazioni che, quotidianamente, si battono contro il mancato rispetto delle norme e c'è bisogno di finanziamenti perché si faccia quel che stiamo per impegnarci a fare. C'è bisogno, in sostanza, di definire un piano di interventi quinquennale, anche decennale, con una verifica degli stati di avanzamento, un impegno non scritto che dobbiamo assumerci. Nessuno può arrogarsi il pensiero di dire: “noi risolveremo il problema dell'accessibilità strutturale, delle barriere architettoniche, l'accessibilità alla comunicazione, l'accessibilità per le persone disabili che hanno diritto al voto”. Non lo possiamo risolvere subito, ma dobbiamo fare un programma che abbia una visione, che abbia una prospettiva e che impegni tutte le forze politiche presenti ora e in futuro a perseguire questa strada.

Prima di approfondire i contenuti della mozione è necessaria una riflessione generale sul tema e sullo stato dell'arte, che invero è piuttosto deficitario, come emerge anche dalla parte narrativa della mozione, ma voglio cercare di definire meglio il problema.

La più grande barriera architettonica da abbattere, una delle più grandi, è nella testa e nelle mani delle persone, nella testa di chi non comprende quanto sia difficile per le persone con disabilità superare gli ostacoli che quotidianamente incontrano. Voglio ricordare un episodio a me stesso, un episodio di una persona disabile, di una città, nel mio capoluogo di provincia, Udine, che sulla sedia a rotelle da anni si sta battendo come un leone per riuscire ad avere quello che dovrebbe essere un diritto implicito, riuscire a salire su un mezzo pubblico, con i bus senza le pedane funzionanti, con gli scalini troppo alti e con la necessità di mettere in campo azioni eclatanti per riuscire ad attirare l'attenzione, in modo tale che poi le amministrazioni si muovano per cercare di aiutarla a risolvere il problema. Tutto questo non è civile. Non è civile e noi dobbiamo cercare di andare oltre a questo.

Quanto alle barriere architettoniche, chiaramente il primo pensiero va a quelle materiali, che ancora oggi in troppi casi esistono e resistono nonostante le leggi; ma non dimentichiamoci che ce ne sono altre di altra natura, quelle culturali a cui ho accennato, a cui tornerò più tardi, quelle sensoriali e quelle cognitive, tutti ostacoli da rimuovere al più presto. C'è un episodio che si integra bene nel mio ragionamento e in quello che ho appena detto. Riguarda un comune italiano; non dirò di che comune si tratti, non dirò da che forza politica è governato, non dirò assolutamente niente: solo un esempio. Un esempio che lascio così, quasi in astratto, perché non vi do riferimenti certi. Una scuola nuova da un costo importante, 12 milioni di euro, con un'attualità che è dell'oggi – quindi, non possiamo pensare a qualcosa che è stata fatta in tempi dove non c'erano determinate regole -, che viene realizzata ed inaugurata, ma non c'è la rampa per i disabili. La rampa per i disabili viene messa poi, per cercare intanto di sistemare le cose, con una pendenza eccessiva e soprattutto – soprattutto! - isolata rispetto all'ingresso degli altri studenti. Ecco, il disabile può accedere alla scuola, ma è ghettizzato. Guardate, queste cose sono cose che qualunque genitore vive con una sofferenza credo indicibile. Ma anche le tante persone che sono in quest'Aula e che parlano di queste cose credo che provino un senso quasi di fastidio, perché certi accadimenti, purtroppo, sono quotidiani e all'ordine del giorno. Le barriere sono anche nelle mani di chi parcheggia selvaggiamente, impedendo alle persone con disabilità di salire sull'autobus. Lo ho ricordato prima e non voglio ritornare su questo argomento che è puntiforme, se vogliamo. Per raggiungere questi obiettivi servono risorse e ci viene in soccorso il PNRR, perché bisogna anche dire le cose che poi sono messe in campo. Nel PNRR, come è contenuto nell'impegno della mozione, l'abbattimento delle barriere architettoniche è contemplato in più progetti di intervento. Mi riferisco #Amanotesa, riservato alla rimozione delle barriere sensoriali, cognitive e culturali, oltre che ovviamente architettoniche, nei luoghi di cultura di Roma, prevedendo supporti per famiglie e soggetti fragili. Questa è una bella cosa, però, bisognerà attuarla. Ma, se l'offerta culturale e turistica è comune all'Italia, l'Italia non finisce a Roma, quindi, bene il riconoscimento del credito di imposta, riconosciuto a favore delle imprese che investono per rendere accessibili a tutti le loro strutture o, ancora, ai finanziamenti riservati ai piccoli centri storici, che costellano il nostro Paese e che spesso presentano ancora barriere architettoniche, che rendono difficoltosa, se non impossibile, la fruizione delle loro bellezze alle persone con disabilità che intendono visitarli. E, se parliamo di turismo culturale, come non citare, tra le tante, troppe barriere di ogni natura, quelle ancora presenti nei musei, di cui ho detto prima, e siti di cultura nazionali. Il PNRR prevede interventi anche in questa direzione, interventi di rimozione e di formazione del personale, promuovendo la cultura dell'accessibilità. A ciò si aggiunge il superbonus per interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, contenuto nella legge di bilancio 2021. Vedremo che, comunque, nella rivisitazione della mozione, tanti di questi punti saranno compresi, sottolineati e migliorati. Tornando al PNRR, è previsto che, nel corso dell'attuazione del Piano, l'Osservatorio nazionale sulle condizioni delle persone con disabilità sarà coinvolto dalle amministrazioni competenti per monitorare che le riforme proposte (ad esempio, giustizia, pubblica amministrazione, mercato del lavoro) siano adeguatamente inclusive.

Nel dettaglio, le Missioni contenute nel PNRR: la Missione 1, rimuovere le barriere architettoniche e sensoriali di musei, biblioteche e archivi, per promuovere una cultura dell'accessibilità del patrimonio culturale italiano; nelle Missioni 2 e 3, gli interventi per la mobilità e il trasporto pubblico locale e le linee ferroviarie; la Missione 4 prevede una specifica attenzione per le persone con disabilità, nell'ambito degli interventi per ridurre i divari territoriali nella scuola secondaria di secondo grado; la Missione 5, un investimento straordinario sulle infrastrutture sociali, nonché sui servizi sociali e sanitari di comunità e domiciliari, per migliorare l'autonomia delle persone con disabilità; nella Missione 6, il miglioramento dei servizi sanitari, adeguati sul territorio, permette di rispondere ai bisogni di persone con disabilità, favorendo un accesso realmente universale della sanità pubblica. Allora, tutte queste cose che ho detto sono evidentemente non contenute nella mozione, però, questo è lo starter. Quindi, quando si discuterà poi, quando si andrà al voto, voteremo una mozione - lo ripeto - molto strutturata, molto bella e con la collaborazione praticamente di tutti i gruppi. Quello da cui io ero partito era l'idea che noi non possiamo intervenire sulle barriere architettoniche, se non abbiamo contezza di quante e quali e dove siano queste barriere architettoniche. Allora, è importante che con la collaborazione dello Stato, delle regioni e delle amministrazioni comunali si vada a fare una sorta di censimento di tutte queste strutture. È un lavoro enorme e forse utopico, sotto un certo punto di vista; ma, in realtà, se noi sappiamo dove sono le principali barriere architettoniche, possiamo anche indirizzare meglio l'azione e i denari che arriveranno ad esempio dal PNRR; possiamo risolvere le situazioni più critiche, ad esempio, possiamo cercare di risolverle. Insomma, noi dobbiamo puntare l'obiettivo e cercare di colpire il bersaglio. In questo caso, è un bersaglio che tutti quanti noi vorremmo colpire e non certamente affondare.

Vado verso la conclusione. In merito a una completa applicazione delle disposizioni di legge, relative al superamento delle barriere architettoniche in spazi pubblici, nonché quelle relative alla fruizione pedonale di aree urbane, resta ancora moltissimo da fare. È giusto sottolineare quello che ho già detto; quanto sia disatteso l'obbligo di redazione dei Piani di accessibilità urbana, il PAU, ex articolo 24, comma 9, della legge n. 104 del 1992, che estende l'obbligo di accessibilità a tutti gli spazi urbani (strade, piazze, arredo urbano, parcheggi, trasporto pubblico). Questo è importante, ed è importante anche che le amministrazioni comunali incomincino a fare quello che devono fare. Lo dico da amministratore comunale, lo dico da amministratore comunale che guarda alla realtà e capisce che l'amministratore comunale, il sindaco, è concentrato sul problema del quotidiano e certe cose non riesce nemmeno a governarle, non riesce nemmeno a prestarvi la giusta attenzione. Invece, bisogna prestare attenzione su queste cose, perché qui sono diritti assoluti, sono diritti di persone che non chiedono nulla, se non essere trattati come gli altri, in base a quello che loro possono fare o non possono fare. Credo che sia un messaggio di civiltà, che tutti quanti noi stiamo dando e che vogliamo dare.

L'abbattimento delle barriere, difatti, è un modo per migliorare la qualità della vita di tutti; non deve essere pensato esclusivamente per le categorie di estremo disagio, ma anche per le popolazioni anziane, per le persone colpite da infortunio, per le donne in gravidanza, ma anche per i genitori, i nonni alle prese con le carrozzine e passeggini, e per i lavoratori che devono movimentare i carichi. È un mondo forse da scoprire, da scoprire davvero, perché molti di noi pensano che tutto quello che deve essere fatto sia in qualche modo in cantiere, invece non è così.

E, allora, non voglio portare via altro tempo; torno alla mozione di partenza, nella quale venivano chieste alcune cose, credo sacrosante: adottare iniziative per effettuare, in accordo con le regioni e gli enti locali, un censimento degli immobili e degli edifici pubblici non in regola con le norme relative al superamento delle barriere architettoniche; promuovere un analogo censimento sullo stato dell'usufruibilità della viabilità pubblica; promuovere un piano a lungo termine di investimenti pubblici per intervenire a sanare situazioni risultate non in regola con la normativa vigente; adottare iniziative per rifinanziare il Fondo di cui all'articolo 10 della legge 9 gennaio 1989, n. 13, onde favorire l'abbattimento delle barriere architettoniche anche negli edifici privati.

Quindi, mi avvio a concludere con i ringraziamenti, seppur in un'Aula vuota, ma questo non è motivo di polemica, perché sappiamo che importanti provvedimenti sono presentati in discussione generale in buona parte con i parlamentari deputati assenti. Questo non significa, dal mio punto di vista - perché è anche giusto dirlo - che ci sia disattenzione, perché il meccanismo è questo: si parla in discussione generale di un provvedimento, che poi sarà analizzato e votato dall'Aula, in quel momento ci saranno tutti gli interventi; qui ci sono i rappresentanti dei gruppi politici, per cui non ci vedo niente di scandaloso; però bisogna avere il coraggio di dirlo, la forza di dirlo, perché, purtroppo, in un periodo storico dove lo scoop, il sensazionalismo, è quello che funziona sempre, basta una fotografia con l'Aula semivuota e questa fotografia sta a stigmatizzare che i parlamentari sono dei fannulloni, che non vengono in Aula, che non fanno il loro lavoro, che non si interessano dei problemi della gente. Lo voglio dire forte: non è così. Qui ci sono i rappresentanti dei gruppi, che hanno lavorato con serietà, hanno costruito quella che sarà la mozione che andremo a votare e che sarà una bella mozione, non solo per il Parlamento, ma per tutto il Paese, con un percorso accidentato e difficile, non sarà facile, ma intanto partiamo da qui, cercando di guardare avanti con una prospettiva diversa rispetto al passato, perché adesso riceveremo anche i fondi che potranno essere correttamente indirizzati per cercare di migliorare e dare risposte alle persone con disabilità, e questo ce lo auguriamo davvero tutti.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro, che illustrerà anche la mozione Noja n. 1-00471. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, io intervengo a nome della collega Lisa Noja. Noi siamo molto grati all'onorevole Roberto Novelli per aver presentato la mozione a sua prima firma, relativa alla necessità di assicurare alle persone con disabilità la piena garanzia del diritto all'accessibilità. Attraverso il deposito di una ulteriore mozione, noi di Italia Viva intendiamo arricchire ulteriormente il testo del collega Novelli, nell'ottica di addivenire ad un'unica mozione, trasversalmente condivisa dalle diverse forze politiche, e relativa ad una tematica centralissima per la nostra democrazia, nella misura in cui…

PRESIDENTE. Onorevole Ungaro, la interrompo soltanto un attimo, perché, se non ho capito male, lei, all'inizio, ha detto che avrebbe parlato a nome della collega Noja e, invece, questo non è consentito dal nostro Regolamento. Quindi, è il suo intervento quello che stiamo ascoltando.

MASSIMO UNGARO (IV). È il mio intervento, perché abbiamo costruito insieme, mi scusi…

PRESIDENTE. Lei la citi tranquillamente…

MASSIMO UNGARO (IV). Ha ragione, ha ragione, mi scusi, Presidente, volevo dire che lo abbiamo costruito insieme, perché lei non poteva essere qui. Grazie, Presidente.

Il diritto all'accessibilità è un diritto umano riconosciuto dalla Convenzione delle Nazioni Unite, sui diritti delle persone con disabilità, ed è un presupposto imprescindibile per l'esercizio di tutti gli altri diritti, perché la sua garanzia consente alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente, di compiere le proprie scelte e di partecipare, al pari degli altri, a tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica. La stessa Corte costituzionale ha affermato che la mancanza di accessibilità determina una disuguaglianza di fatto, impeditiva dello sviluppo della persona, ledendo, più in generale, il principio personalista che ispira la Carta costituzionale e che pone come fine ultimo dell'organizzazione sociale lo sviluppo di ogni singola persona umana, comportando anche una lesione del fondamentale diritto alla salute, sia fisica che psichica.

La nostra mozione, che ha quale faro la Convenzione delle Nazioni Unite e il principio di eguaglianza di cui all'articolo 3 della nostra Costituzione, evidenzia come non può esistere accessibilità senza garanzia dei diritti alla progettazione universale e all'accomodamento ragionevole, in tutte le politiche e in ciascuna materia affrontata, per garantire a tutte le persone il godimento e l'esercizio, su base di uguaglianza con gli altri e senza discriminazioni, di tutti i diritti e le libertà fondamentali. In altre parole, gli spazi, i tempi, i servizi, gli oggetti, gli edifici e così via, devono essere a misura di tutti i cittadini, con e senza disabilità, qualunque siano le loro caratteristiche e i loro bisogni. Si tratta, cioè, di progettare prodotti, ambienti e servizi utilizzabili da tutte le persone nella misura più ampia possibile, nonché di adattare quelli già esistenti, affinché siano pienamente accessibili anche alle persone con disabilità, senza discriminazioni, appunto.

Purtroppo, in Italia, una platea molto ampia di cittadini - quali le persone con disabilità o con esigenze specifiche, penso ad anziani, donne in gravidanza, persone con deficit sensoriali, motori o intellettivi, persone con disabilità temporanee, e così via - a causa della presenza di barriere di diversa natura, è impossibilitata a vivere la città, ad abitare e a spostarsi liberamente in autonomia e in sicurezza, a fruire degli spazi ricreativi e culturali, a godere dei servizi comunitari e a partecipare alla vita pubblica al pari degli altri cittadini. A noi preme sottolineare con forza come la mancanza di accessibilità non sia soltanto una violazione dei diritti umani, ma anche un pesante deficit per il nostro tessuto economico e produttivo. La mancanza di accessibilità, infatti, non permette a milioni di persone, italiane ma anche straniere, di accedere al lavoro e produrre reddito nel nostro Paese, nonché di fruire dei più svariati servizi e beni di consumo, elemento che è particolarmente significativo in un Paese ad altissima vocazione turistica e culturale, come appunto l'Italia.

Del resto, la necessità di intervenire per colmare tale mancanza è stata fortemente evidenziata anche dall'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, nel secondo Programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, in attuazione della legislazione nazionale ed internazionale, che delinea, tra le altre, le seguenti azioni: revisione e adeguamento della disciplina sull'accessibilità, interventi afferenti all'area mobilità e trasporti, interventi per l'accessibilità dei servizi nella pubblica amministrazione, implementazione del turismo accessibile e dell'accessibilità al patrimonio culturale, azione di monitoraggio e di raccolta dei dati.

Per questo, con la nostra mozione, Presidente, noi chiediamo al Governo una serie di impegni, a partire dall'assumere tutte le iniziative necessarie per assicurare pienamente il diritto all'accessibilità, tenendo conto che lo stesso attiene ai livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m), della nostra Costituzione, come richiamava la sentenza n. 111 del 2014 della Corte costituzionale. Rispetto a questo, occorre innanzitutto assicurare il rifinanziamento periodico e adeguato del Fondo per il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, quello menzionato dall'articolo 10 della legge n. 13 del 1989, e monitorare e garantire il pieno e puntuale rispetto delle leggi già vigenti in materia di accessibilità - sia fisica-materiale, sia all'informazione -, e alla comunicazione, a predisporre i regolamenti protocolli e linee guida efficaci in materia. Mi appello, su questo punto, al sottosegretario, che vedo presente in Aula. Dall'altro lato, è necessario aggiornare la disciplina vigente, predisponendo nuove norme in materia di progettazione universale e accomodamento ragionevole, in linea con la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità. Accanto a questo, per garantire la realizzazione in concreto del diritto all'accessibilità, bisogna assicurare, anche attraverso iniziative di formazione specifica e continua, che tutti i professionisti e il personale della pubblica amministrazione e dei servizi di pubblica utilità, nei diversi ambiti, siano adeguatamente e professionalmente formati in materia di accessibilità, progettazione universale, accomodamenti ragionevoli e vita indipendente.

Al contempo, riteniamo importante sia promuovere e sviluppare la ricerca, l'utilizzazione e la diffusione di beni e servizi, nonché la creazione di spazi, ambienti, ausili e tecnologie progettati universalmente, anche prevedendo meccanismi premiali, come all'interno dei bandi di gara per i progetti che rispondono agli standard di accessibilità e ai princìpi dello Universal design, ma anche, dall'altra parte, assicurare che i tecnici incaricati della progettazione e della direzione lavori di opere pubbliche abbiano competenze adeguate rispetto a tali criteri e principi.

In conclusione, Presidente, la nostra mozione si prefigge l'obiettivo di assicurare che Parlamento e Governo facciano fronte comune per la piena garanzia dei diritti di tutti i cittadini, senza discriminazioni fondate sulla condizione di disabilità. Tale obiettivo può essere conseguito soltanto garantendo pienamente il diritto all'accessibilità, nonché potendo contare su tutte le risorse economiche e umane, soprattutto nel momento attuale di messa a punto e attuazione del Piano nazionale di ricostruzione e resilienza post pandemia; il tutto sempre nel pieno rispetto dell'inderogabile principio “nothing about us without us”, “nulla su di noi senza di noi”, che richiede di consultare le persone con disabilità e le loro organizzazioni rappresentative nella predisposizione delle politiche, ivi incluse quelle relative all'accessibilità, nonché coinvolgendoli attivamente nel loro monitoraggio, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall'Italia, quindi vincolante.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Francesca Anna Ruggiero. Ne ha facoltà.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. La mozione in discussione, con la quale vogliamo impegnare il Governo, si occupa di un tema per tutti noi molto importante: il superamento delle barriere e il riconoscimento di tutti i diritti umani per le persone con disabilità. Quando si tratta il tema del superamento delle barriere non si può non ricordare la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 13 dicembre 1996, ratificata dall'Italia il 3 marzo 2009, con la legge n. 18.

Un articolo molto importante della Convenzione è l'articolo 9, intitolato “Accessibilità”, il quale recita: “Al fine di consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, gli Stati parti adottano misure adeguate a garantire alle persone con disabilità, su base di uguaglianza con gli altri, l'accesso all'ambiente fisico, ai trasporti, all'informazione e alla comunicazione, compresi i sistemi e le tecnologie di informazione e comunicazione, e ad altre attrezzature e servizi aperti o forniti al pubblico, sia nelle aree urbane, che in quelle rurali. Queste misure, che includono l'identificazione e l'eliminazione di ostacoli e barriere all'accessibilità, si applicano, tra l'altro, a edifici, viabilità, trasporti e altre strutture interne ed esterne, come scuole, alloggi, strutture sanitarie e luoghi di lavoro; ai servizi di informazione, comunicazione e altri, compresi i servizi informatici e quelli di emergenza”.

Quindi, quando parliamo di superamento delle barriere architettoniche non possiamo escludere tutti questi ambiti. La persona con disabilità deve essere al centro delle politiche che la riguardano per garantire una vera e propria inclusione nella comunità. Ma per fare tutto ciò è necessario avere una cabina di regia che si faccia carico, partendo dai dati, di studiare soluzioni adeguate in risposta ad ogni condizione di disabilità, perché ognuno ha una sua dimensione con delle proprie caratteristiche e che necessita di interventi e strumenti differenziati, ma il più possibile accessibili a tutti.

E' necessario creare un organo nazionale per l'accessibilità universale che possa fungere anche da raccordo con la pubblica amministrazione, per fornire sostegno nella redazione di tutte quelle progettualità che riguardano l'Universal design, i servizi, i prodotti, le strutture e i programmi, le prestazioni accessibili e utilizzabili da tutte le persone che vivono nel territorio, adottando un'apposita metodologia per la stesura dei piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche - i cosiddetti PEBA - e la mobilità accessibile, non solo per le persone con disabilità, ma anche per gli anziani, dato l'aumento dell'età media della popolazione e delle patologie di carattere degenerativo correlate che inducono ridotte capacità motorie e sensoriali, per le persone che a causa di un infortunio sono costrette, per un certo periodo, a subire delle limitazioni nella loro capacità di movimento, per le donne in gravidanza, per i genitori e i nonni con carrozzine e passeggini, per dare maggiore sicurezza alle generazioni più giovani, garantendo migliori condizioni per la propria mobilità in autonomia e sicurezza.

Allora c'è la necessità di istituire la figura del disability manager, affinché si occupi, nei comuni, di definire le azioni necessarie, perché non è più accettabile una disomogenea applicazione sui territori dei principi definiti dalla Convenzione.

E' necessario stanziare maggiori risorse per il registro dei dati dell'autoveicolo assegnato a ciascuna persona con disabilità, o del suo accompagnatore, per consentirne l'esonero del pagamento per l'ingresso del veicolo in zona a traffico limitato su tutto il territorio nazionale e l'esonero del pagamento della sosta tariffata in assenza o occupazione degli stalli loro riservati.

Bisogna rinnovare la flotta del trasporto pubblico locale per garantire maggiore autonomia di spostamento; diminuire i tempi medi e stabilire tempi certi per il collaudo, da parte degli uffici della motorizzazione civile, degli autoveicoli sottoposti alle modifiche per disabili; prevedere risorse per progetti di riqualificazione urbanistica che riprogettino strade, realizzino l'effettiva moderazione della velocità stradale in coerenza con la segnaletica verticale e attraversamenti pedonali rialzati al piano del marciapiede con segnalazione luminosa e acustica; rendere trasparente il reinvestimento nella sicurezza stradale e nel miglioramento dell'accessibilità dei proventi delle multe, così come previsto dalle norme vigenti.

Tutte le iniziative volte a superare le barriere architettoniche devono essere monitorate e deve essere istituito un tavolo tecnico, al fine di confrontarsi sulle criticità riscontrate e suggerire soluzioni normative e strumenti innovativi per la realizzazione della progettazione universale. Una soluzione potrebbe essere la premialità per progetti, negli ambiti citati dall'articolo 9 della Convenzione, che valorizzino soluzioni progettuali innovative al fine del superamento delle barriere architettoniche.

Colleghi, il superamento delle barriere deve essere un obiettivo comune da perseguire partendo dai dati, con stanziamenti di risorse ad hoc e coordinamento tra gli enti. Il MoVimento 5 Stelle da sempre persegue il riconoscimento dei diritti delle persone con disabilità e auspichiamo una convergenza di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula per il vero superamento delle barriere.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto voglio ringraziare anche tutti gli onorevoli che hanno parlato prima di me e dopo di me per un tema così sentito e importante. Partirei proprio da un punto: come a volte si vede in quest'Aula, la difficoltà o l'inaccessibilità dei banchi del Governo e della Presidenza già dimostrano come l'abbattimento delle barriere architettoniche sia un tema centrale per questo nostro Governo e per il Parlamento.

Questo tema, che mi accingo, quindi, ad illustrare a questa Assemblea, parla sì con la testa, ma soprattutto con il cuore. Il tema in oggetto prescinde dal colore politico perché tocca indistintamente ognuno di noi in qualità di esseri umani. Spesso il concetto di disabilità viene visto come troppo distante, ma è una realtà con la quale potremmo trovarci tutti a fare i conti. Infatti, nella migliore delle ipotesi, tale condizione potrebbe essere anche solo temporanea: si pensi ad un infortunio che, per un certo lasso di tempo, potrebbe metterci nelle condizioni tali da non essere autosufficienti e dover vivere le medesime difficoltà affrontate da chi, purtroppo, quella disabilità la vive per tutta la vita in modo permanente; non persone disabili, ma persone con disabilità.

E' per questo che vi chiedo di prestare la massima attenzione a questo tema tanto inclusivo quanto denso di tutti quei principi democratici su cui si fonda lo stesso Stato italiano. La disabilità, così come tutti i grandi temi sociali, riguarda tutti, non è un privilegio di una piccola parte della popolazione e, trascurando questo argomento, si trascura parte della nostra Costituzione e in particolare gli articoli 2 e 3.

Nella comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 3 marzo 2021, recante la strategia per i diritti delle persone con disabilità 2021-2030, si sancisce quanto segue: l'Unione Europea è ancorata ai valori dell'uguaglianza, dell'equità sociale, della libertà, della democrazia e dei diritti umani. Il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea forniscono le basi per combattere tutte le forme di discriminazione, fissando l'uguaglianza quale pietra angolare delle politiche della UE. L'Italia condivide tale visione nel pieno rispetto dei valori identitari, ma va riconosciuto che il cammino per combattere tutte le forme di discriminazione è ancora lungo e richiede il forte e coeso impegno di tutte le forze politiche per realizzare pienamente quell'uguaglianza tanto decantata, per realizzare un'Italia più equa e più a misura del cittadino, anche con disabilità.

Il corpus normativo e regolamentare italiano posta a tutela dei diritti delle persone con disabilità è complesso, ma per diversi aspetti risulta essere ancora incompleto. Si pensi, ad esempio, alla normativa sul caregiver familiare, riconosciuto nel nostro ordinamento con la legge n. 205 del 2017.

Onorevole Novelli, i dati attuali a disposizione ci dicono che circa 7 milioni e mezzo di italiani sono affetti da disabilità. La quasi totalità di questi vive all'interno di un nucleo familiare. Pertanto, possiamo affermare che un terzo della popolazione nazionale si confronta ogni giorno con problematiche di varia natura legate alla condizione di disabilità del proprio congiunto che assiste anche in via continuativa, sopperendo spesso alla carenza o meno dei servizi pubblici dedicati alle persone fragili e alla famiglia in cui questa convive. Sono numeri che riflettono il grande ruolo della famiglia nell'accudire i propri malati, evidenziando il grande lavoro che svolge. La presenza di barriere architettoniche rende difficoltoso anche l'annoso lavoro di chi, con amore e dedizione, assiste quotidianamente i soggetti più fragili della nostra società. Per barriere architettoniche si intendono: gli ostacoli fisici, che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque e, in particolare, di coloro che per qualsiasi causa hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma permanente o temporanea; gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda o sicura utilizzazione di parti, attrezzature o componenti; la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la riconoscibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti, per gli ipovedenti e per i sordi. Sarebbe necessario provare a immedesimarsi nelle persone affette da disabilità per tentare di comprendere quanto sia difficoltoso svolgere tutte quelle attività che noi diamo per scontate, oltre a rimarcare la diversa concezione dei tempi, considerato che quelli dei disabili, per ovvie ragioni, sono notevolmente dilatati rispetto ai nostri. È proprio per questo che serve la collaborazione di noi tutti, in uno spirito solidaristico, per adoperarci congiuntamente in modo da eliminare ogni ostacolo materiale alla conduzione di una vita serena e dignitosa per tutti i nostri concittadini italiani.

Vi inviterei a riflettere su un altro aspetto: se ciò che non è accessibile a questi individui esiste nel mondo reale ed è accessibile alle persone senza disabilità, questa differenza diviene una grave forma di discriminazione contro la quale noi tutti dovremmo collaborare al fine di adottare quanto previsto nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità del 2006, ratificata convintamente dall'Italia il 3 marzo 2009 con la legge n. 18, al fine di limitare e ridurre il divario tra le persone con disabilità e senza disabilità per realizzare una società giusta, equa, solidale, oltre che fortemente coesa e inclusiva. Si rende necessaria, pertanto, una revisione organica della disciplina generale sulla disabilità, con il fine di armonizzare, riordinare e semplificare, anche innovando, le disposizioni dell'ordinamento vigente in materia, nonché di una successiva codificazione mediante l'adozione di un unico testo normativo al fine di facilitare in ogni ambito il rapporto tra cittadini con disabilità o in condizioni di non autosufficienza, anche attraverso l'imprescindibile confronto con le associazioni nazionali maggiormente rappresentative diffuse sul territorio nazionale. Il PNRR, predisposto dal Governo e trasmesso al Parlamento il 26 aprile 2021 e da questo approvato, riporta nelle premesse quanto segue: “Per l'Italia il programma Next Generation EU non rappresenta solo l'occasione per realizzare una piena transizione ecologica e digitale, ma anche per recuperare i ritardi storici che penalizzano storicamente il Paese e che riguardano le persone con disabilità, i giovani, le donne e il Sud”. Esso pone, quindi, il tema della disabilità non solo in posizione avanzata rispetto agli altri temi, ma ne caratterizza e ne pone in evidenza la trasversalità condizionante tutte le altre misure, le altre azioni e le altre riforme in esso previste. Inoltre, a pagina 41, paragrafo 2, dello stesso documento, si legge quanto segue: Il Governo italiano ha voluto istituire un'autorità politica ad hoc per sottolineare il rilievo delle politiche in favore delle persone con disabilità e per garantire che le azioni delle singole amministrazioni siano guidate da una prospettiva condivisa. Nel corso dell'attuazione del Piano, l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità sarà coinvolto dalle amministrazioni competenti per monitorare che le riforme proposte - ad esempio, scuola, giustizia, pubblica amministrazione, mercato del lavoro - siano adeguatamente inclusive. Nella seduta del 26 aprile il Presidente Draghi, all'atto dell'illustrazione del PNRR alla Camera dei deputati, non ha fatto menzione del Ministro per le Disabilità ma ha citato solo l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità, con finalità di monitoraggio e controllo circa l'adeguata inclusività delle riforme proposte. Sembra quasi che l'Osservatorio assuma una veste politica di controllore, ruolo che, invece, dovrebbe competere all'autorità politica, che effettua il coordinamento e la visione comune delle strategie e delle politiche di azione sulla disabilità. Si reputa, pertanto, necessario garantire e rispettare il ruolo del Parlamento, al fine di favorire una progettazione anche normativa inclusiva, in coerenza con la strategia sui diritti delle persone con disabilità 2021-2030 e del PNRR, assicurando, sulle basi degli obblighi internazionali assunti, il pieno rispetto e la piena esecuzione degli obiettivi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, anche attraverso l'istituzione di una Commissione parlamentare bicamerale sulla disabilità.

Per quanto concerne l'INPS, come è noto, per effetto della legge n. 102 del 2009 ha assunto una funzione centrale nella materia delle prestazioni assistenziali economiche e non, a favore delle persone con disabilità, invalidi civili, ciechi, ipovedenti e sordi. La disabilità si è dunque aggiunta alle materie previdenziali, diventando parte integrante delle funzioni che la legge attribuisce all'INPS. I recenti dati forniti al 31 dicembre 2020 sulle prestazioni a titolo di invalidità civile dicono che i soggetti con disabilità che quotidianamente si confrontano con l'impatto prodotto dalla normativa vigente sono pari a 2.772.238 persone. A questi poi vanno aggiunti anche i titolari di rendita diretta per l'anno 2020 a seguito di infortunio sul lavoro e il totale complessivo in Italia per l'anno 2020 ammonta, quindi, a 3.338.162 persone con invalidità con percentuale tale da determinare un sostegno mensile di natura economica da parte dell'INPS o dell'INAIL. Stando, quindi, al pre-rendiconto sociale 2020, risulta che nel 2020 la spesa per le prestazioni di invalidità civile è stata di poco superiore a 19 miliardi di euro.

Gli attuali sistemi organizzativi per il riconoscimento delle prestazioni di invalidità civile, vale a dire la fase sanitaria in convenzione con l'INPS o in gestione da parte delle regioni, non riescono a far fronte in tempi ragionevoli al flusso delle domande, generando così un consistente arretrato. Si pensi che al 31 dicembre 2019 le persone in attesa di essere convocate in visita erano 1.261.373, mentre alla stessa data del 2020 le persone in attesa di visita sono salite a 1.819.028. Queste cifre pongono in evidenza, oltre a un'allarmante aggravio dell'arretrato a causa della situazione pandemica da COVID-19, la necessità di un efficientamento delle procedure di accertamento dell'invalidità civile, anche mediante una valorizzazione del ruolo dei diversi attori che prendono parte all'intero processo. Si può evincere come altri soggetti, con disabilità di riferimento per l'attuazione e la progettazione di ogni politica pubblica in materia, siano anche coloro che si interfacciano per la prima volta in una fase della loro vita per sopraggiunte condizioni di disabilità, i quali, oltre ai disagi dovuti allo stravolgimento delle proprie abitudini, intraprendono il difficile percorso del riconoscimento della loro condizione di invalidità, i cui ritardi sono spesso causa di contenzioso.

Si reputa necessario valorizzare in seno all'INPS e al CIV-INPS il ruolo istituzionale delle associazioni di rappresentanza e tutela delle persone con invalidità civile, a cui le norme previste dalla legislazione vigente attribuiscono, a ciascuna per il proprio ambito, il ruolo di rappresentare, collettivo o intermediario, difendendone le modalità operative dedicate per garantire il miglioramento dei servizi all'utenza. Bisogna contestualmente avviare una riforma organica della materia attraverso una semplificazione delle procedure di accertamento e di verbalizzazione delle condizioni di invalidità civile. Nel salto di qualità e di prospettiva di vita che vogliamo realizzare in concreto figurano anche le barriere digitali, non meno importanti di quelle architettoniche. Non ci sono barriere di serie A o di serie B e tutte vanno accuratamente evitate. In certi casi le barriere digitali possono persino avere un impatto decisivo nella società di oggi, che si basa prevalentemente sulla comunicazione digitale e sui social network. Progettare in termini di accessibilità digitale è, quindi, un tema che incide fortemente sull'inclusione sociale delle persone con disabilità, interessando vari ambiti quali la vita di relazione, lo studio e il lavoro. L'accessibilità ai sistemi informatici è intesa come capacità, nelle forme e nei limiti consentiti dalle conoscenze tecnologiche, di erogare servizi e fornire informazioni fruibili senza discriminazioni, anche a coloro che, a causa di disabilità, necessitano di tecnologie assistite o configurazioni particolari.

La più volte citata Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità impegna ad adottare misure adeguate per garantire alle persone con disabilità in condizioni di parità con gli altri l'accesso alle tecnologie e ai sistemi di informazione e comunicazione e a elaborare, adottare e monitorare l'attuazione di norme minime e linee guida per l'accessibilità alle strutture e ai servizi aperti o forniti al pubblico, nonché a promuovere l'accesso delle persone con disabilità ai nuovi sistemi e tecnologie di informazione e comunicazione, ad astenersi dall'intraprendere ogni atto o pratica che sia in contrasto con la Convenzione e a garantire che le autorità e le istituzioni pubbliche agiscano in conformità con la medesima. L'emergenza sanitaria affrontata a seguito dell'epidemia da COVID-19 ha mostrato l'importanza della possibilità di accedere e utilizzare liberamente i servizi digitali. Risulta, allora, fondamentale che, senza distinzioni alcune, siano messe nella possibilità di usufruire di tali servizi e attività e che vengano, dunque, rimosse tutte le possibili barriere per l'utilizzo dei siti web e di App. L'accessibilità agli ambienti fisici e virtuali, alle tecnologie, alle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, ai beni e ai servizi è un fattore abilitante di diritti e un pre-requisito per la piena partecipazione delle persone con disabilità alla pari degli altri cittadini.

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Sì, grazie, Presidente. Trasporti: il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativo ai diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus e che modifica il regolamento (CE) 2006/2004, nel settimo considerando, afferma che: “I servizi di trasporto di passeggeri effettuati con autobus dovrebbero essere a beneficio di tutti i cittadini”. Vado oltre, visti i tempi che purtroppo scarseggiano, quindi anche alle aree gioco, ma si sa che l'Italia non è un Paese per disabili; il gioco è un diritto, purtroppo, dimenticato. Ultimo e concludo, con questa occasione, comunico che Fratelli d'Italia depositerà una mozione in tal senso.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, credo che oggi sia una giornata assolutamente positiva per i lavori del nostro Parlamento, fosse nient'altro che, su questa importante mozione, tutte le forze politiche si trovano d'accordo e hanno dato un contributo per cercare di renderla anche molto dettagliata sia nella parte descrittiva sia negli impegni presi. Ciò testimonia come questo sia un tema sentito da tutti, ma ancora di più dimostra la volontà di fare di oggi non semplicemente una giornata di testimonianza del nostro interesse, ma volta a cambiare qualcosa con riferimento alla problematica, possiamo dire, tormentata storia italiana del tema dell'abbattimento delle barriere architettoniche, sia quelle propriamente fisiche, sia quelle digitali o, diciamo, di accesso e fruibilità di altri tipi di spazi, sia per le persone disabili fisiche, sia per chi ha problemi di altra natura. Lo dico perché dobbiamo pensare che la prima legge in questa materia, che riguardava più gli aspetti urbanistici, è la n. 118 del 1971 (sono trascorsi cinquant'anni, alcune delle persone presenti in quest'Aula non erano ancora nate) e già lì c'era tutto, c'era l'obbligatorietà. E' una norma fatta negli anni Settanta e, quindi, non con la maturità e la capacità di prevedere con la sensibilità che abbiamo oggi, ma già lì si prevedeva l'abbattimento delle barriere architettoniche negli edifici pubblici, negli spazi e via dicendo.

Dal 1971 sono accadute molte cose, si è susseguita una serie di norme, decreti del Presidente della Repubblica. Siamo passati dalla n. 104 del 1992, che disciplina il tema dei diritti dei disabili ad altri interventi normativi; possiamo dire che, in ogni legislatura, è passata da queste Aule almeno una, se non più norme - quindi, norme dello Stato - che hanno cercato di implementare le norme riguardanti l'abbattimento delle barriere architettoniche. Mi riferisco anche alla normativa europea, citata dai colleghi. Vorrei capire, però, che cosa è accaduto in cinquant'anni della storia repubblicana; noi oggi siamo qui a dire e a ribadire la necessità di rendere operativa e viva la decisione del legislatore, che è stata accompagnata, negli anni, da stanziamenti notevoli di fondi, sia italiani, sia europei e per fare che cosa? Per far sì che il nostro Paese fosse in primissima linea in termini di avanguardia e, quindi, accogliente per quanto riguarda le persone disabili, permettendo loro di avere una vita più piena possibile.

Nel frattempo abbiamo addirittura cambiato l'approccio: parliamo di Universal design, di progettazione universale, di accessibilità delle nostre città e dei nostri spazi, non solo per le persone disabili, ma in un concetto più ampio che comprende anche, per esempio, le vulnerabilità più ampiamente considerate e la vita pratica di ognuno di noi. Una persona anziana, che cammina sul marciapiede di molte grandi città italiane, quando c'è il marciapiede, si trova in una situazione di vulnerabilità: basti vedere quante sono, purtroppo, le rotture del femore dovute a queste buche, ai marciapiedi sconnessi. Mi riferisco, nella nostra vita quotidiana, anche alla madre, alla nonna o al babbo, con un passeggino con un bambino, che fanno la gincana nelle nostre città, ma anche a chi sta male o alle donne incinte e a chi in macchina deve attraversare la città con le buche. È proprio la vivibilità delle nostre comunità che forse è anche regredita negli ultimi anni.

Sono accadute delle cose, perché se, dopo cinquant'anni, siamo qui, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Sicuramente non hanno funzionato l'applicazione dei livelli essenziali delle prestazioni, la misurazione dei livelli essenziali delle prestazioni nelle nostre regioni, con una disparità di applicazione di queste norme (stiamo parlando di applicazione di leggi dello Stato, non stiamo parlando di cose che devono essere ancora realizzate), così come l'impiego pieno dei fondi o la modalità dell'impiego pieno dei fondi o la misurabilità dei fondi che sono stati stanziati e che verranno stanziati nei prossimi anni su questo tema. E, quindi, è evidente che c'è qualcosa che non funziona.

Proviamo ad avere dei dati, per esempio, sul censimento, ad oggi, delle opere pubbliche italiane: scuole, ospedali, stadi, luoghi dello sport, musei. Se andiamo a vedere i dati sui musei, siamo al 53 per cento per le barriere architettoniche classiche; scendiamo, mi sembra, intorno al 13 per le per le barriere di tipo sensoriale, con riferimento alle persone sorde o cieche che vogliano usufruire di uno spazio culturale nel nostro Paese, che dovrebbe essere la patria del turismo mondiale, oltre che per i nostri cittadini, anche per quelli che vengono da fuori. È evidente che c'è stata e c'è tuttora una sottovalutazione di questo tema, come spesso accade su alcune questioni nel nostro Paese: non si è riusciti a inquadrare la questione, che attiene strettamente ai diritti civili e ai diritti umani sanciti e riconosciuti dalla nostra Costituzione, ma non si è riusciti ad inquadrarla nemmeno in un piano più ampio: il rispetto e l'applicazione di questi obiettivi di tutti rendono le nostre comunità migliori per chi le vive, ma rendono tali anche le nostre economie, perché si sviluppano economie. La stima che è stata fatta in questa mozione condivisa da tutti soltanto della perdita del turismo, di questa branca di turismo, nel nostro Paese è di 400 miliardi. Stiamo parlando, comunque, di cifre enormi.

E quant'è la perdita della vita di ogni persona disabile o della sua famiglia, che ha una vita molto, molto più faticosa e difficile rispetto già all'handicap che deve sopportare? Non è possibile fare una quantificazione economica di questa perdita. Qualsiasi cifra noi indichiamo, non risponderà mai al danno nella vita. Ma quant'è anche la perdita, ad esempio, di mancate realizzazioni di infrastrutturazioni edilizie per un volano economico che vi è intorno? L'economia è fatta di tante cose e, quando si parla, tra l'altro, di questioni socio-sanitarie, in realtà, bisognerebbe sempre uscire dal ragionamento a silos e riuscire, invece, a vederle trasversali alle politiche.

Ecco perché questa mozione cerca di fare il punto, partendo dal censimento delle strutture esistenti, e, quindi, di lavorare sui dati, che, tra l'altro, è la questione principale che dobbiamo affrontare in questi anni, non solo nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma anche nel confronto con la realtà globale. Senza dati, non riusciamo a elaborare politiche attive; senza dati non riusciamo neanche a giustificare la spesa.

Quindi, il tema del dato e del censimento è un tema sicuramente essenziale in questa mozione, così come è importante riuscire a trovare anche modelli diversi di controllo e di monitoraggio nei confronti della Conferenza Stato-regioni, nei confronti dell'applicazione territoriale delle norme che noi decidiamo a livello nazionale. È un tema ancora più vasto quello dei LEP; vale in quasi ogni ambito della nostra attività pubblica, però qui lo tocchiamo con mano. Sicuramente una grande questione è che le spese siano vincolate agli obiettivi dati, perché poi che cosa succede alle risorse che non vengono spese? Le risorse che non vengono spese vengono impiegate in altro o vanno in economia. Ecco perché bisogna avere i dati, il censimento, il monitoraggio di quello che si fa. Sono previste sanzioni in tutte le norme che sono citate in questa mozione. Peccato che poi la sanzione di per sé non ci ha aiutato a cambiare le politiche attive e la realtà della quotidianità dei nostri cittadini, in cinquant'anni. È evidente che noi un altro meccanismo di vincolo per le amministrazioni locali e per i comuni, nella realizzazione dei progetti che sono finanziati, dobbiamo trovarlo. L'Osservatorio e il nuovo Dicastero sicuramente ci possono aiutare in questo, sia nella fluidificazione dei rapporti con la Conferenza sia nell'azione mirata e circoscritta che si può fare all'interno delle amministrazioni comunali. Quello che dobbiamo fare, oggi, con questa mozione, è portare dei risultati concreti. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza sono previsti dei fondi e qui diventa per noi fondamentale farlo perché ricordiamoci che se non li spendiamo li perdiamo.

Poiché il tema della disabilità è un tema del Piano, noi dobbiamo riuscire a trasformarlo in modo operativo e a misurare le opere che mettiamo in campo, per vederle qui. Accanto alla questione di una programmazione urbanistica nuova, dei lavori pubblici, dell'architettura della nostra città e del design del nostro del nostro vivere quotidiano, in cui c'è l'interconnessione digitale e l'accesso alle telecomunicazioni, che, come è stato giustamente detto, sono barriere anche quelle, noi abbiamo la questione di quello che avviene nella nostra vita quotidiana. Nel bonus 110 per cento, nell'ultima versione che noi abbiamo approvato in questo Parlamento, c'è anche il tema dell'adeguamento delle barriere all'interno degli edifici privati. Sappiamo quanta disparità ci sia stata in questi anni su questo tema, quale sia la differenza tra vivere in un condominio che può sopperire a determinate esigenze e il fatto che un singolo debba anticipare le quote e poi aspettare, con tre livelli diversi di decisione, di poter riavere queste risorse. Questo ha creato una biforcazione. Da questo punto di vista, il bonus 110 per cento è uno strumento molto utile perché permette di portare in fattura lo sconto anche per l'adeguamento delle barriere architettoniche all'interno dei condomini. Qui si fa una specifica richiesta, secondo me molto intelligente, e cioè di riuscire a sganciarlo dalle altre misure traino. Questo potrebbe essere veramente uno strumento che farebbe vivere il 110 per cento per tutti, a prescindere dalle possibilità, farebbe vivere sicuramente negli edifici privati la realizzazione dell'abbattimento delle barriere architettoniche. Come è stato già ricordato, infatti, la vita di un disabile è, sì, poter andare all'esterno, ma è anche nell'accessibilità delle nostre case. Ricordo a tutti un fatto eclatante che ha accompagnato, purtroppo, l'edilizia residenziale pubblica: in molte città italiane, per tanti anni, e credo che in alcuni casi non si sia ancora risolto, un fenomeno molto tristemente noto è stato quello che, in luoghi dove gli ascensori erano rotti e nessuno li riparava, le persone anziane che avevano problemi di mobilità e che vivevano – o vivono - ai piani superiori di fatto non uscivano – o non escono - mai di casa. E questo diventava ed è diventato una triste verità per moltissime realtà, per moltissime persone disabili, in edifici di edilizia residenziale e pubblica.

Sono molte le misure, quindi accenno soltanto velocemente ad alcune. Un altro aspetto importante è quello dell'accessibility manager. Il manager dell'accessibilità e il manager della disabilità: molti comuni fanno fare all'uno quello che dovrebbe fare l'altro. Ci si occupa giustamente dell'integrazione del disabile, per esempio, nel mondo del lavoro. Noi speriamo che vengano approvate tutte le norme e rese attuali, anche quelle del Jobs Act e le norme di integrazione lavorativa dei portatori di disabilità, che sappiamo essere, anche queste, molto rallentate nel nostro Paese e a macchia di leopardo. Ma il manager dell'accessibilità fa un'altra cosa, fa una progettazione, non a silos, dell'accessibilità urbana della città e, quindi, deve lavorare in modo orizzontale nelle varie materie che riguardano proprio la parte urbanistica, architettonica e di progettazione.

Ho citato solo questa, Presidente, tra le tante questioni. Certamente, alla luce delle cose che stiamo dicendo in questa mozione, abbiamo anche la necessità di rifare un testo unico sulla materia e, quindi, di rivedere un po' anche la varia stratificazione di norme che c'è stata in questi anni, per rendere questa disciplina sempre più operativa, disancorarla da incagli burocratici e facilitare così la vita non solo dei nostri cittadini, ma anche quella degli operatori che devono applicare queste norme spesso in contraddizione tra di loro o con ampi spazi di vulnerabilità, chiamiamola così, nelle varie amministrazioni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Foscolo. Ne ha facoltà.

SARA FOSCOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, sottosegretario Nisini, oggi parliamo di un tema fondamentale, importantissimo per un Paese che vuole definirsi civile, cioè l'abbattimento delle barriere architettoniche. Che cosa sono le barriere architettoniche? È già stato detto, ma vorrei ribadirlo: una barriera architettonica è qualunque elemento costruttivo che impedisca o limiti gli spostamenti o la fruizione di servizi, in particolar modo a persone disabili o con limitata capacità motoria o sensoriale.

Spesso, chi non conosce per esperienza diretta il tema purtroppo non si rende conto di che cosa possano significare ostacoli come una scala, un gradino o una rampa troppo ripida, elementi spesso insormontabili che rendono la vita assai difficile a chi è disabile. La barriera architettonica, tuttavia, colpisce tutti: bambini, anziani, donne in stato di gravidanza, genitori con passeggino o semplicemente persone che, a causa di un infortunio, si trovano a doversi muovere per un certo periodo con le stampelle. Solo in questi casi anche chi non è disabile si rende conto delle molteplici difficoltà che si possono incontrare quotidianamente per vivere una vita normale, autonoma e autosufficiente. L'abbattimento delle barriere architettoniche è un dovere che il nostro Paese non può più rimandare. Si sente spesso parlare di abbattimento delle barriere architettoniche; quante volte ne abbiamo sentito parlare nei dibattiti pubblici, nelle campagne elettorali, nei programmi politici dei sindaci di tutta Italia. Ma quanto realmente si è fatto in questi anni? La legge principale che riguarda le barriere architettoniche - l'abbiamo già detto - risale al 1989, è la legge n. 13 del 1989, che recava disposizioni per favorire il superamento e l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici privati, oggi confluita nel testo unico in materia edilizia. Stiamo parlando di oltre trent'anni orsono e, purtroppo, troppi edifici non sono ancora accessibili. Ulteriori norme si sono succedute negli anni, come, ad esempio, la legge n. 104 del 1992, che sanciva che le opere realizzate in difformità dalle disposizioni vigenti in materia di accessibilità e di eliminazione delle barriere architettoniche, cioè inutilizzabili da parte delle persone con disabilità, fossero dichiarate inagibili e comportassero sanzioni e responsabilità a carico del progettista, del direttore dei lavori, dei responsabili tecnici e dei collaudatori. La stessa legge, inoltre, interveniva sull'accessibilità degli spazi urbani, con particolare riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti e alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone con disabilità. Con la legge n. 18 del 3 marzo 2009, il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007.

In questa Convenzione viene dedicata un'attenzione particolare al tema dell'accessibilità, quale fattore determinante, per consentire l'esercizio e il pieno godimento dei diritti e delle libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, cioè per consentire alle persone con disabilità di vivere in maniera indipendente e di partecipare attivamente a tutti gli aspetti della vita. La Convenzione riconosce l'importanza dell'accessibilità, non soltanto con riferimento agli edifici e alle strutture fisiche e materiali, ma anche in relazione agli ambiti della salute, dell'istruzione, dell'informazione, della comunicazione e delle nuove tecnologie. Ma io vorrei fare un ulteriore passo indietro: è già stata citata la nostra Costituzione che, all'articolo 3, sancisce che è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana. E già prima del 1989, alcune leggi avevano posto l'attenzione su questo grave problema, cioè sull'accessibilità dei luoghi pubblici, come la legge n. 118 del 1971, che prevedeva che in nessun luogo aperto al pubblico doveva essere vietato l'accesso ai disabili, che i nuovi edifici pubblici e quelli di interesse sociale dovevano essere sprovvisti di barriere architettoniche, che nei luoghi dove si svolgono manifestazioni o spettacoli pubblici dovevano essere previsti e riservati posti per disabili non deambulanti, che gli alloggi di edilizia economica e popolare, posti a pianterreno, dovevano essere assegnati prioritariamente ai disabili non deambulanti che ne facessero richiesta, che dovevano essere rimossi gli ostacoli negli edifici scolastici per consentire l'accesso ai ragazzi disabili.

I numeri di oggi, nel 2021, sono impietosi e dipingono uno scenario preoccupante: sono passati infatti cinquant'anni e in Italia solo il 31,5 per cento delle scuole ha abbattuto le barriere architettoniche, percentuale che si abbassa al 17,5 per cento, se pensiamo alle barriere senso-percettive, e queste sono percentuali imbarazzanti che ci pongono agli ultimi posti in Europa. E la scuola è fondamentale nel processo di crescita dell'individuo, non solo per quanto riguarda l'istruzione o la formazione: gli alunni disabili devono essere messi nelle condizioni di stare insieme agli altri bambini, di socializzare e di giocare con i loro coetanei, perché anche la socialità svolge un ruolo importante nello sviluppo della persona. A tal proposito, credo che sia importante non solo rendere le scuole e le attività connesse ad esse completamente accessibili agli alunni disabili, ma è necessario che in tutti i comuni siano presenti parchi attrezzati affinché tutti i bambini possano giocare insieme. Bisogna invertire questo trend e, anche in questo, serve un cambio di passo. Le barriere architettoniche non sono solo quelle che impediscono una vita normale alle persone con disabilità motoria, ma anche di tipo sensoriale, pensiamo alle persone ipovedenti o non vedenti e alle persone non udenti. La Lega si è sempre dimostrata sensibile al tema della disabilità, chiedendo con forza l'istituzione di un Ministero dedicato e si è da sempre dimostrata sensibile al tema delle barriere, promuovendo anche l'abbattimento delle barriere di comunicazione per persone con disabilità uditiva, tramite la sottotitolatura e il riconoscimento della lingua italiana dei segni, punto che è sempre stato al centro delle linee programmatiche dei Ministri Fontana e Locatelli e che oggi è tra le priorità del Ministro Stefani. Barriera architettonica non è quindi da intendersi solo fisica, ma riguarda anche altri impedimenti, come per esempio comunicazione e informazione, quindi bisogna innanzitutto individuarle e conoscerle per poterle abbattere e superare. Ma guardiamo l'abbattimento delle barriere architettoniche anche da un punto di vista dello sviluppo economico: la persona disabile che viene messa in condizioni di vivere e lavorare al pari delle persone non disabili è una persona, un lavoratore che produce reddito e che può fruire dei più svariati beni di consumo e, anche a livello turistico, si deve pensare che un Paese accessibile è un Paese appetibile: nessuno andrebbe in vacanza in un luogo che presenta ostacoli alla nostra mobilità. Quindi, promuovere un turismo accessibile, e quindi permettere a tutte le persone, anche alle persone con disabilità, di viaggiare vuol dire attirare un maggior numero di turisti e l'Italia, che è da sempre meta turistica tra le più ambite al mondo, non solo deve mettersi in pari con gli altri Paesi che sono più avanti su questo fronte, ma dovrebbe diventare un modello, un esempio da imitare e seguire in Europa e nel mondo. Abbattere le barriere architettoniche, infine, vuol dire anche investire sull'educazione: anche una maggiore educazione e una maggiore consapevolezza da parte di tutti, una diffusa cultura del rispetto può rendere le nostre città più accessibili. In un Paese civile non si deve occupare abusivamente uno stallo riservato alle persone con disabilità, non bisogna intralciare strutture, marciapiedi e passaggi per persone con disabilità motoria o disabilità sensoriali. E non mi rivolgo solo agli automobilisti: girando per strada, ho notato ultimamente come i marciapiedi, che già a volte sono stretti e non agevoli al passaggio di una carrozzina, sono intralciati da biciclette o da questa nuova moda dei monopattini. Dove ciò avviene servono le adeguate contromisure e punizioni perché ciò non avvenga. Non solo è inaccettabile che questi episodi si verifichino, è assurdo che in alcuni casi vengano persino tollerati, giustificati e soprattutto non sanzionati. Anche la Lega ha depositato una sua mozione dove chiede degli impegni concreti al Governo: è necessario intanto promuovere campagne di sensibilizzazione sul tema dell'accessibilità e sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità, proprio al fine di disincentivare comportamenti impropri, che possano creare ostacoli e barriere alla loro mobilità. Occorre un maggiore impegno da parte di tutti e naturalmente a ogni livello, da quello nazionale a quello locale, occorrono fondi mirati da investire in maniera intelligente e ottenere risultati concreti, occorre riordinare, armonizzare e aggiornare la normativa vigente in materia di accessibilità, recependo i principi fondamentali affermati nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Il Governo deve supportare le regioni e gli enti locali nell'aggiornamento dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche e dei piani di accessibilità urbana, mediante la predisposizione di linee-guida, la previsione di meccanismi premiali e la semplificazione della normativa vigente in materia. Bisogna finanziare in maniera consistente il Fondo speciale per l'eliminazione e il superamento delle barriere architettoniche negli edifici privati, occorre adottare iniziative finalizzate ad ammettere la detrazione del 110 per cento e le opzioni per la cessione del credito e per lo sconto in fattura alla totalità degli interventi di eliminazione delle barriere architettoniche, indipendentemente dal fatto che gli stessi siano eseguiti congiuntamente o meno ad altre tipologie di interventi cosiddetti trainanti. Occorre uno sforzo in primis da parte delle istituzioni, ma un impegno da parte di tutti. Solo in questo modo riusciremo veramente a rendere il nostro Paese accogliente, accessibile e vivibile per tutti, dove veramente tutti i cittadini hanno le stesse opportunità e hanno pari diritti.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni. Il Governo si riserva di intervenire successivamente. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 4 maggio 2021 - Ore 12:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. (C. 2972-A​)

Relatori: CONTE, per la II Commissione; RUGGIERO, per la XII Commissione.

2. Seguito della discussione delle mozioni Bitonci, Boccia, Martinciglio, Pettarin, Librandi, Pastorino, Angiola ed altri n. 1-00413, Lollobrigida ed altri n. 1-00463 e Trano ed altri n. 1-00465 concernenti iniziative di competenza in relazione al nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria e crediti deteriorati .

3. Seguito della discussione delle mozioni Giarrizzo ed altri n. 1-00424, Lollobrigida ed altri n. 1-00466, Capitanio ed altri 1-00467 e Bruno Bossio ed altri 1-00468 in materia di infrastrutture digitali efficienti e sicure per la conservazione e l'utilizzo dei dati della pubblica amministrazione .

4. Seguito della discussione delle mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00469 e Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi, Magi e Tasso n. 1-00476 concernenti iniziative per il rilancio economico e produttivo della Nazione .

5. Seguito della discussione delle mozioni Novelli ed altri n. 1-00212, Noja ed altri 1-00471 e Panizzut ed altri n. 1-00473 concernenti iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche .

6. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Fabio Porta (deputato all'epoca dei fatti). (Doc. IV-ter, n. 15-A)

Relatore: PETTAZZI.

7. Seguito della discussione delle mozioni Trizzino ed altri n. 1-00397 e Boldi, Bagnasco, Bellucci, Bologna ed altri n. 1-00419 concernenti iniziative in materia di cure palliative, nel contesto dell'emergenza pandemica da COVID-19 .

La seduta termina alle 16,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MASSIMILIANO DE TOMA (MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE AL SUPERAMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE)

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). (Intervento in discussione sulle linee generali su mozioni concernenti iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche). Tra i principali promotori della cultura della progettazione accessibile e design for all nel nostro Paese figura l'ormai compianto Architetto Vescovo. Esperto di accessibilità urbana ed eliminazione delle barriere architettoniche che ho avuto l'onore di conoscere personalmente, e a cui va il mio personale “grazie” per avermi avvicinato al mondo delle persone con disabilità.

Quando si parla di “utenza ampliata” si fa riferimento ai criteri innovatori del cosiddetto Universal design, riconosciuto nei Paesi evoluti come base per un corretto approccio a una progettazione “inclusiva”. Significa immaginare e sviluppare spazi, prodotti, servizi, sistemi e ambienti di uso generale in modo che possano risultare fruibili dal più vasto numero possibile di utenti e non siano specificamente dedicati alle persone disabili. Il risultato positivo è un notevole contenimento dei costi e un maggior gradimento anche da parte delle persone con necessità particolari, che pertanto non si sentono oggetto di speciali attenzioni.

T rasporti. Il Regolamento (UE) n. 181/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, relativo ai diritti dei passeggeri nel trasporto effettuato con autobus e che modifica il regolamento (CE) n. 2006/2004, nel settimo considerando afferma che: “I servizi di trasporto di passeggeri effettuati con autobus dovrebbero essere a beneficio di tutti i cittadini. Di conseguenza, le persone con disabilità o a mobilità ridotta dovuta a disabilità, all'età o ad altri fattori dovrebbero avere la possibilità di usufruire dei servizi di trasporto effettuato con autobus a condizioni che siano comparabili a quelle godute dagli altri cittadini. Le persone con disabilità o a mobilità ridotta hanno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini in relazione alla libera circolazione, alla libertà di scelta e alla non discriminazione”.

Quindi, quando si parla di trasporto pubblico ci si dovrebbe riferire a un servizio universalmente garantito, specialmente alle fasce più deboli e fragili della popolazione. Purtroppo, ancora oggi, così non è. Quello alla mobilità, che dovrebbe essere un diritto essenziale per un cittadino disabile, spesso viene negato. Così viaggiare con i mezzi pubblici può diventare una vera e propria avventura o, per meglio dire, una disavventura.

In primo luogo le fermate risultano, ancora oggi, troppo spesso inadeguate o addirittura non abilitate alla salita/discesa dei disabili.

In secondo luogo le flotte delle società di trasporto pubblico necessitano di rinnovamenti e ammodernamenti.

Il Governo promuove e incentiva l'uso dei mezzi pubblici ma, allo stato dei fatti, oltre a non essere fruibili in piena pandemia da COVID-19 per via degli assembramenti, escludono una parte dei nostri concittadini, i fragili, i vulnerabili con le loro esigenze personali speciali che necessitano, specialmente in questo momento, di maggiori attenzioni.

A ree giochi. Ma si sa, l'Italia non è un Paese per disabili. Il gioco è un diritto dimenticato, basti pensare che nei parchi comunali spesso è vietato giocare. Bisogna investire in attività promozionali del gioco e dello sport inclusivo, non possono esistere diritti di qualcuno, bisogna rispettare l'unicità di ognuno di noi prima delle proprie disabilità.

Dai bambini affetti da disabilità emerge un vissuto di solitudine, sperimentato sin da piccoli nel giocare da soli e quindi il desiderio di stare insieme agli altri.

L'accessibilità dei luoghi dediti allo sport e al gioco è fondamentale per i più piccoli perché attraverso il gioco conoscono il mondo.

Come ha giustamente sostenuto Antonella Costantino, presidente della SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell'Infanzia e dell'Adolescenza), esiste una differenza fra Nord e Sud del Paese, ma l'intera Italia è arretrata: “c'è una differenza chiara alla risposta al diritto allo sport e al gioco fra disabilità motorie e altre tipi di disabilità. La cultura del gioco come gioco spontaneo lontano dall'obiettivo è un problema trasversale in tutto il Paese, soprattutto al Sud, nella cultura sport va un po' meglio. I parchi giochi inclusivi sono pochissimi, mancano anche altri spazi di gioco, normative, risorse, e le famiglie sono poco coinvolte, manca il monitoraggio e la mappatura di dove sono le strutture e i posti. Ci sono molte buone pratiche, ma serve un'azione massiccia per cambiare cultura”.

Mi avvio alle conclusioni Signor Presidente. Per le ragioni su esposte invitiamo il governo ad individuare, nell'ambito del PNRR, adeguate risorse finanziarie aggiuntive, anche su base pluriennale, da destinare al bilancio degli altri Organi Costituzionali, diversi dal Senato della Repubblica e dalla Camera dei deputati, al fine di garantire la piena accessibilità dei luoghi, degli spazzi alle persone con disabilità fisica o sensoriale.

Infine, cari colleghi, se parliamo di accessibilità in senso lato non possiamo ignorare l'accessibilità al sistema della formazione universitaria. Domani l'ANVUR presenterà i primi risultati del progetto “Disabilità, DSA e accesso alla formazione universitaria” un quadro esaustivo per migliorare sempre più l'accessibilità e i servizi universitari dedicati alle persone con disabilità.

Voglio ringraziare l'impegno del Presidente ANVUR Antonio Uricchio, un progetto fortemente voluto dall'allora Sottosegretario alla disabilità Vincenzo Zoccano e dal suo staff.

Università sempre più accessibili agli oltre trentaseimila studenti con disabilità, annuncio quindi che sarà depositata la nostra mozione di Fratelli d'Italia. Grazie.