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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 493 di venerdì 23 aprile 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Bergamini, Berlinghieri, Boschi, Brescia, Brunetta, Castelli, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, Fassino, Gregorio Fontana, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Giachetti, Giacomoni, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Melilli, Molinari, Mura, Nardi, Occhiuto, Paita, Perantoni, Ribolla, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 22 aprile, il deputato Fabio Massimo Boniardi è stato chiamato a far parte del Comitato consultivo sulla condotta dei deputati, di cui al paragrafo VI del codice di condotta, in sostituzione del deputato Rossano Sasso, entrato a far parte del Governo.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a promuovere la filiera nazionale di produzione di autobus a basso impatto ambientale, anche al fine del rilancio dell'azienda Industria italiana autobus - n. 2-01182)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Maraia ed altri n. 2-01182 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Generoso Maraia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Questa mattina ho deciso di interpellare il Governo, e, in particolare, il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, il Ministro dell'Economia e delle finanze e il Ministro della Transizione ecologica per parlare di Industria italiana autobus. È un'interpellanza urgente perché attualmente sono urgenti le difficoltà dell'azienda e delle 500 maestranze e operai impiegati nei due stabilimenti, in Valle Ufita, in provincia di Avellino, e a Bologna. Si tratta di una storia ricca di paradossi, con la decisione di FIAT, di più di dieci anni fa, di cedere il suo ramo d'azienda, l'Irisbus, a un imprenditore romano per un importo ridicolo. Si parla di uno stabilimento in Valle Ufita del valore di oltre 20 milioni di euro, dato a Stefano Del Rosso per un valore di 1.000 euro, una partita di 1.000 euro, con 6 milioni di utili nel bilancio e 6 milioni di crediti in quello di Bologna. Un paradosso perché appunto, da una parte, FIAT decide di abbandonare l'Italia, dall'altra, continua la propria produzione in Francia, attraverso due stabilimenti, e continua a vendere i propri autobus all'Italia. FCA ha ricevuto numerose sovvenzioni da parte del Governo, proprio a partire dal 1973, quando nasce questa azienda, grazie a un contributo straordinario dello Stato, che realizza con proprie risorse quello stabilimento, quindi quello stabilimento nasce come uno stabilimento pubblico, gestito da una società privata che dieci anni fa decide di andar via dall'Italia. Decide di andar via dall'Italia - Marchionne diede una precisa motivazione - perché mancavano gli ordini, perché mancava un piano industriale strategico e mancava soprattutto un piano strategico nazionale della mobilità sostenibile. Quest'ultimo è arrivato dieci anni dopo, quando noi siamo entrati al Governo, grazie all'opera dell'ex Ministro Danilo Toninelli, che si è prodigato per scrivere tale piano, approvato con un DPCM nel 2019, per un valore di 3,7 miliardi. Quindi, un'importante risposta verso un asset strategico dell'industria, quella della produzione di autobus, che si lega con un servizio essenziale per le nostre comunità, per i nostri cittadini, che è il TPL, il trasporto pubblico locale. Stiamo parlando, quindi, di risorse pubbliche, che vengono impiegate dall'Europa e dallo Stato italiano per garantire l'ammodernamento del parco autobus.

Perché si fa questo? Per due ordini di ragioni: uno, in relazione agli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030 e la neutralità al 2050; è di ieri la proposta della Commissione di scrivere degli obiettivi precisi nero su bianco su quali sono le riduzioni che bisogna fare dei gas climalteranti. Ricordo che una delle maggiori fonti di inquinamento è proprio il trasporto pubblico locale, vetusto, con autobus vecchi di vent'anni, che hanno bisogno di essere sostituiti con degli autobus nuovi. Ebbene, la storia di IIA nasce nel 2015 con questa cessione di ramo d'azienda a Del Rosso, che va subito in difficoltà perché non è un imprenditore capace di produrre autobus. Quindi, cosa decide di fare questo imprenditore? Di delocalizzare - così come ha fatto FIAT - la produzione in Turchia, andando a produrre gli autobus ordinati in Italia. Del Rosso, lo ricordiamo, ha vinto numerose gare di appalto e numerose commesse per questo stabilimento, tuttavia non riuscendo a produrre. Ricordo l'immagine di quando sono entrato in quello stabilimento poco prima della mia elezione ed era una piscina, ci pioveva dentro, non c'era nulla, era il deserto, era un capannone vuoto. Quindi gli ordini venivano acquisiti in Italia, i finanziamenti pubblici erano italiani, ma la realizzazione di questi autobus avveniva praticamente in Turchia. Dalla lettura del DPCM approvato nel 2019 e dalla lettura del Piano strategico della mobilità sostenibile, ci accorgiamo che in Italia si produce poco più del 26 per cento degli autobus ordinati. Questo cosa significa? Significa che l'Italia si prodiga per raggiungere gli obiettivi relativi all'ambiente, quindi per la riduzione dell'inquinamento di questi autobus, però non si preoccupa di garantire l'occupazione e, quindi, un asset strategico. Tale asset strategico che è stato, però, valorizzato - l'abbiamo preso per i capelli - grazie anche al grande lavoro fatto da Luigi Di Maio quando era Ministro al MiSE, il quale è riuscito a convincere sia Leonardo Spa a rimanere all'interno della compagine societaria (Leonardo Spa, di fronte alla massa debitoria che aveva prodotto Del Rosso, voleva andar via), sia Invitalia a investire in questa azienda: lo hanno fatto nel 2019, attraverso un investimento e una ricapitalizzazione pari a 30 milioni di euro. Da quel punto in poi la storia è cambiata. Oggi se entrate in quello stabilimento, troverete degli utensili, troverete una linea produttiva moderna, adeguata alla produzione di autobus moderni, perché quest'azienda, nel giro di poco più di un anno, è riuscita a mettere sul mercato un autobus fortemente competitivo dal punto di vista ambientale, che è un autobus a GNL - gas naturale liquefatto - ed è unico produttore in Europa di questo modello. Questo lo sottolineo perché nel corso dell'interpellanza capirete l'importanza di questo modello; inoltre, l'azienda fa poi un passo notevole in avanti verso la transizione, perché oggi è vero che stiamo parlando di una crisi industriale, ma stiamo parlando di quel concetto fumoso, spesso molto fumoso, che è la transizione ecologica. Ebbene, questa azienda è la prima che in Italia produrrà - e già sta producendo - una batteria per l'alimentazione elettrica degli autobus. In Italia abbiamo scoperto di non avere un'industria sanitaria adeguata dal punto di vista della produzione dei DPI e quindi anche delle mascherine, così attraverso la pandemia molti cittadini hanno scoperto di non avere un trasporto pubblico locale adeguato. Non abbiamo autobus sufficienti per far fronte a quelle che sono le nuove disposizioni di riduzione degli utenti all'interno degli autobus. Ebbene, un problema come l'aumento del numero di autobus non può essere risolto in una settimana o durante una pandemia, quando, purtroppo, c'è stata una storia dietro di mal gestione, di malgoverno di questa azienda, lasciata a se stessa, senza andare a valutare tutti gli altri aspetti che sono annessi e connessi con la produzione di autobus. Infatti, accanto alla produzione di autobus, noi abbiamo il Piano nazionale strategico ma abbiamo anche il ruolo di Consip, abbiamo anche il ruolo delle regioni, abbiamo il ruolo dei comuni sopra i 100 mila abitanti, che risultano i comuni più inquinati in Italia. Perché dico questo? Perché sono questi enti pubblici che fanno gli ordini, quindi è un mercato particolare, quello degli autobus. Non stiamo parlando di un'economia di mercato pura; stiamo parlando di finanziamenti pubblici che vanno a finanziare un settore pubblico, che è il TPL. Quindi, il paradosso più grande qual è? È che, da una parte, lo Stato ha fatto un grande lavoro - e ringrazio anche il Vice Ministro Todde, che oggi è in Aula e che ha seguito le vicende di questa azienda e ha seguito la sofferenza degli operai - e abbiamo dato una risposta adeguata, perché anche quegli operai riconoscono il grande lavoro che ha fatto il MoVimento 5 Stelle per questo ramo d'azienda. Tuttavia, è inconcepibile che ad oggi abbiamo un'altra parte dello Stato, nella fattispecie Consip, che non si prodiga per sostenere questo ramo d'azienda, anzi, andando a leggere i capitolati dell'ultima gara Consip, si leggono dei modelli di autobus che vengono prodotti esclusivamente in Germania. Allora, noi cosa vogliamo fare con questi 3,7 miliardi? Vogliamo sostenere la transizione in Italia? È questo il mio quesito. Vogliamo sostenere la transizione ecologica, tutelando l'occupazione e, quindi, una transizione solidale, sostenibile, o vogliamo, con questi soldi, alimentare la transizione ecologica nelle altre nazioni, quelle che sono pronte, quelle che producono per tradizione e sono leader nell'ambito dell'automotive? Lo chiedo anche rispetto alle recenti vicende che coinvolgono Iveco in trattativa con Faw, con i cinesi. Abbiamo appreso con gioia sia le parole di Draghi, sia l'attenzione del Ministro Giorgetti, che hanno rivolto l'attenzione a quel ramo di azienda, cioè Iveco, produttore di track, di mezzi pesanti e di autobus (produttore di autobus purtroppo non in Italia ma in Francia e in altri Paesi dell'Unione Europea). Ebbene, questa attenzione si deve trasformare in fatti concreti: quali sono questi fatti concreti? Innanzitutto, bisogna dire a FIAT che non può riproporre il modello di dieci anni fa, fatto con Irisbus, cioè non può prendere dei soldi, come ha fatto ultimamente - e lo ha fatto il 21 giugno 2020 - quando ha aperto una linea di credito di oltre 6,3 miliardi, con l'impegno di investire ulteriori 5,2 miliardi e di non effettuare la delocalizzazione e raggiungere l'obiettivo della piena occupazione entro il 2023. Invece, apprendiamo che la volontà è un'altra: quella di vendere, di delocalizzare, di dare ai cinesi un ramo d'azienda molto importante. Ecco perché, all'interno della mia interpellanza, chiedo ai Ministeri competenti di interloquire anche con Leonardo Spa, perché Leonardo Spa è presente nella compagine societaria con il 28 per cento, insieme a Invitalia, che ha l'altro 47 per cento mentre l'altro 28 per cento lo ha Karsan. Leonardo fa questo di mestiere: realizza tecnologie anche per l'automotive, è impegnata nell'industria pesante e potrebbe implementare le sue attività all'interno dell'automotive acquisendo Iveco.

Non stiamo dicendo nulla di strano, se lo stesso Ministro Giorgetti ha annunciato di voler esercitare la golden power rispetto a un progetto che vedeva i cinesi affacciarsi sul mercato europeo. Quindi, noi abbiamo un'industria che produce autobus, attualmente, attraverso due stabilimenti - uno al Nord e uno al Sud - e abbiamo 500 maestranze. Ricordo che questo è un lavoro artigianale, è un lavoro che richiede grosse competenze, è come fare un abito sartoriale, l'autobus. L'autobus è un prodotto che è il frutto di anni e di una tradizione che, in Italia, si è sviluppata da Officine Padane in poi. Questa tradizione non può essere dispersa e, quindi, io chiedo ai Ministri competenti di attivarsi e attivare un tavolo. So che in questi giorni c'è il decreto attuativo del piano strategico da 3,7 miliardi ormai fermo, e anche questo è un ritardo inconcepibile, ingiustificabile. Da Toninelli in poi, abbiamo dovuto attendere due anni affinché il decreto attuativo arrivasse in Conferenza unificata. Oggi è fermo in Conferenza unificata. Ebbene, questo è il momento per dire alle regioni che riceveranno la prima tranche di 2,2 miliardi, che esiste un'azienda sui propri territori, è il momento che anche il comune di Bologna, anche la regione Emilia-Romagna sappiano che sui propri territori c'è un'industria, ci sono dei lavoratori e ci sono delle famiglie che mettono il piatto a tavola anche grazie a questa attività. Bisogna farsi carico di questo, bisogna dire alle regioni che è il momento di valorizzare le eccellenze italiane, smetterla di fare solo propaganda sull'occupazione, perché queste eccellenze ci sono, abbiamo un'azienda che produce la prima batteria in Italia, e va sostenuta.

PRESIDENTE. La Vice Ministra dello Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Vice Ministra dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. La situazione della società Industria Italiana Autobus SpA, nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e l'Irisbus di Avellino, è all'attenzione del Ministero dello Sviluppo economico da diversi anni.

In proposito, si osserva che gli onorevoli interpellanti hanno ricostruito in maniera puntuale gli eventi che hanno interessato la società in parola.

Com'è noto, presso il Ministero dello Sviluppo economico si sono svolti numerosi tavoli di coordinamento relativi alla citata azienda, a cui hanno partecipato tutte le parti interessate, tra cui le regioni, le organizzazioni sindacali e i vertici aziendali. Come ricorderete e come peraltro pubblicato, l'ultimo incontro si è tenuto lo scorso 15 gennaio 2021.

In tale sede sono stati illustrati lo stato di attuazione e gli obiettivi del piano industriale da parte dell'azienda. Come emerso, nel 2020, c'era stata, infatti, un'accelerazione nel riavvio e nel reshoring delle attività dalla Turchia; la maggior parte della produzione dell'Industria Italiana Autobus era stata fatta in Italia; l'incremento della produzione aveva avuto un impatto notevole sull'occupazione, portando al reintegro di circa 250 addetti dalla cassa integrazione e ad assunzioni di nuovo personale per circa 100 unità, creando in totale, con l'indotto, circa un migliaio di posti di lavoro.

Tra le attività previste nel contratto di sviluppo - che, nel frattempo, è stato rimodulato e che prevede un investimento per 31 milioni di euro - sono state avviate, contestualmente, le attività di prototipazione dei nuovi modelli più rispondenti alle nuove esigenze di mercato, nonché le attività di ammodernamento delle linee di montaggio. Si stavano sviluppando nuovi progetti di ricerca e innovazione per la produzione di veicoli ecocompatibili e tecnologicamente avanzati, anche in collaborazione con i centri di ricerca universitari. È stato, inoltre, riavviato un impianto di cataforesi tra i più grandi e avanzati in Europa. Inoltre, l'azienda informava che era in corso una riorganizzazione delle attività commerciali e il rafforzamento dei sistemi informativi e dei servizi post vendita.

Quanto all'aspetto finanziario, erano state avviate delle linee di credito ed è stato ottenuto un prestito di 20 milioni, coperto da garanzia SACE.

L'azienda ha, inoltre, richiesto un supporto delle istituzioni centrali e locali per accompagnare e tutelare lo sviluppo dell'azienda e di tutta la filiera del settore, in questo periodo di transizione, decisivo per la conversione delle produzioni e della domanda.

Invitalia, in quell'occasione, ha precisato, altresì, che le attività previste nel contratto di sviluppo stavano proseguendo.

Le organizzazioni sindacali esprimevano, pertanto, soddisfazione per gli sviluppi positivi della reindustrializzazione, con il concorso del Mise e di Invitalia. Hanno, inoltre, chiesto all'azienda di illustrare le problematiche che hanno finora impedito all'azienda di sviluppare modelli di prodotto più rispondenti alle richieste del mercato e alle tipologie di prodotto oggetto delle gare per il rinnovo dei veicoli per i servizi pubblici locali, nonché hanno richiesto di conoscere l'assetto azionario attuale e i relativi sviluppi futuri al riguardo, suggerendo una partnership industriale per il consolidamento del mercato interno e internazionale.

Le regioni coinvolte hanno espresso soddisfazione per i risultati raggiunti, il reshoring delle produzioni in Italia e hanno dato la piena disponibilità ad offrire il proprio supporto per il rilancio aziendale.

Con riferimento all'attuale situazione dell'azienda, sentito anche il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si informa che quest'ultimo ha dato la sua disponibilità a sostenere questa importante realtà produttiva, anche per il tramite dei nuovi strumenti come il Fondo nuove competenze, di cui al “decreto Rilancio” (articolo 88 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, modificato dall'articolo 4 del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104).

La prosecuzione degli incontri del tavolo ministeriale preposto al monitoraggio dello stato di attuazione e degli obiettivi del piano industriale sono la concreta dimostrazione dell'impegno costante del Governo a tutelare e potenziare la produttività della società in parola, in sinergia con le altre istituzioni centrali coinvolte e con quelle territoriali, garantendo l'effettivo utilizzo delle risorse assegnate attraverso il piano strategico e operando a favore del consolidamento e della reindustrializzazione. Nell'ambito del monitoraggio del tavolo di confronto e coordinamento del Ministero dello Sviluppo economico, saranno individuate tutte le soluzioni più idonee a garantire la continuità produttiva dell'azienda. In proposito, informo che, a breve, sarà riconvocato un nuovo incontro del tavolo, previsto per il 29 aprile prossimo venturo.

Per quanto concerne la filiera nazionale legata alla produzione di autobus a basso impatto ambientale e lo sviluppo del settore degli autobus elettrici, si rimanda alle valutazioni sul tema da parte degli organi competenti (specificatamente, al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministero dell'Economia e delle finanze, nonché per i profili di competenza e, in via residuale, anche al Ministero della Transizione ecologica).

Per completezza, con riferimento ai restanti quesiti sollevati e come, peraltro, ribadito dal Ministro Giorgetti in recenti occasioni, confermiamo che “la produzione di mezzi pesanti su gomma è di interesse strategico nazionale” e il Ministero dello Sviluppo economico si impegna, nelle sedi istituzionali preposte, a preservare la continuità produttiva in Italia e a tutelare i lavoratori.

In conclusione, ribadisco l'attenzione del Governo verso questa importante realtà produttiva, considerata senz'altro strategica per il sistema Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Maraia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente. Mi ritengo soddisfatto della risposta e, soprattutto, dell'impegno del Vice Ministro Todde, meno soddisfatto del coordinamento che c'è con gli altri Ministri, con il MIMS, con il MEF, per quanto riguarda la questione Consip, e con il MiTE, con il recente MiTE. È importante questo coordinamento tra i Ministeri, così come è importante il coordinamento tra i presidenti di regione, ascoltare i presidenti di regione che riceveranno questo importante finanziamento, per evitare di danneggiare il libero mercato, la libera concorrenza.

Noi non stiamo chiedendo un aiuto di Stato, non stiamo chiedendo al Governo italiano di aiutare un'azienda a discapito delle altre presenti sul mercato europeo. Noi chiediamo semplicemente di mettere quest'azienda nelle condizioni di partecipare alle gare, così come c'è questa sensibilità verso i produttori esteri. Mi spiego. Il Vice Ministro ha citato il “decreto Rilancio” del marzo 2020. Bene, ci ho lavorato anch'io, con l'ex Ministro Costa abbiamo fatto un ottimo lavoro anche per sbloccare una commessa Consip, l'autobus “Consip 3”: una commessa da oltre 500 milioni di euro, per mille autobus, vinta per metà, da Iveco e, per l'altra metà, da Industria Italiana Autobus.

Bene, a distanza di tre anni da quella commessa, noi abbiamo ancora 200 autobus fermi all'interno di questa commessa, completamente finanziati dall'Europa e dallo Stato italiano. Perché completamente finanziati? Perché proprio lì interviene il “decreto Rilancio”, cioè va a togliere quella quota di compartecipazione prevista per tutti i finanziamenti europei. L'abbiamo tolta, prevedendo un fondo di 150 milioni che andava a coprire quella somma.

Per quale motivo? Proprio per dire alle regioni: bene, avete degli autobus a disposizione, con una gara già espletata da Consip, gratis, da dover solo ordinare. Cosa avviene? Il caso emblematico è il caso Campania, dove vivo io e dove è collocata questa azienda: la regione Campania, invece di andare a ordinare degli autobus presso una commessa della Consip, fa un'altra gara. È qui che noi dobbiamo razionalizzare il sistema: non è possibile, non possiamo permettere alle articolazioni periferiche dello Stato di andare contro gli indirizzi del Governo, perché quello si sta facendo. Si permette a una regione di fare una gara per la stessa tipologia di autobus. La regione Campania ha acquistato recentemente 70 autobus a gasolio, dieci metri e mezzo di lunghezza, da Mercedes, facendo una propria gara, quando aveva a disposizione la gara Consip, autobus 3, con un finanziamento al 100 per cento; cioè, questo equivale a dire che doveva fare solo l'ordine e, guarda caso, questi 200 mezzi sono lunghi 10 metri e mezzo.

Credo che qui si possa ravvedere anche un danno erariale rispetto a uno Stato, a un Governo che si impegna per rinnovare il trasporto pubblico locale e invece vede le regioni che anziché accelerare (perché utilizzare la commessa Consip 3 significa anche accelerare le procedure in un periodo di pandemia dove c'è necessità di nuovi autobus), invece no, si decide di bandire una nuova gara, di perdere tempo, per poi arrivare a ordinare 70 autobus Mercedes. Questo, io l'ho scritto tempo fa, è un pugno nello stomaco, soprattutto per quegli operai che vivono in quelle aree e devono prendere un autobus tedesco per andare al lavoro e produrre un autobus italiano che non venderanno mai (che non venderanno mai), e qui nasce la crisi. Dal 19 di questo mese, Presidente, ci sono 200 famiglie che sono in tribolazione perché in cassa integrazione, perché questa azienda non ha più ordini, non ha più ordini dalle regioni, dalle città metropolitane, e qui va il mio ringraziamento al sindaco Raggi, che è stata l'unica a dare ossigeno a quell'azienda attraverso un ordine di oltre 600 autobus, ben visibili a Roma. Bene, gran parte di quegli autobus sono stati prodotti in Italia. Per dare un futuro a questa azienda, quindi, c'è bisogno di intervenire su vari livelli: c'è bisogno di intervenire sulle regioni, sui comuni, coordinare gli altri Ministeri. Quindi chiedo con forza l'attivazione di un tavolo tecnico di confronto con le amministrazioni e con gli altri Ministeri, ma c'è bisogno di parlare chiaro anche con Leonardo, con la missione di Leonardo all'interno di questa azienda. Con riguardo alla questione FCA-Industrial - e quindi la volontà di FCA di vendere e cedere questo ramo d'azienda ai cinesi -, ebbene, la trattativa c'era: è fallita non perché il gruppo Exor non vuole vendere FCA a Industrial, ma semplicemente perché non si è accontentata della proposta economica fatta dai cinesi; questo è il motivo. Allora, a questo punto, se il Ministro Giorgetti ha annunciato la golden power, se Draghi ha ribadito che quello dei truck, dei motori e dei bus è un settore strategico dell'industria italiana, allora perché prima di far vendere questo importante ramo di azienda, non acquisirlo attraverso Leonardo, che è l'industria più grande che abbiamo in Italia, che è già presente nell'assetto societario di IIA e che potrebbe portare così in dote quel famoso quarto socio che aspettiamo da due anni? Era compito di Invitalia trovare il quarto socio; il quarto socio attualmente non è stato trovato, il quarto socio industriale; abbiamo solo Invitalia, abbiamo Leonardo e abbiamo Karsan. Il contratto di sviluppo - come sa bene il Vice Ministro - da 31 milioni è vincolato alla ricerca del quarto socio: bene, il quarto socio è sul mercato, si chiama IVECO.

Cerchiamo di evitare il disastro avvenuto nel 2010, quando IVECO ha abbandonato l'Italia ed è andata in Francia, perché ci sono importanti investimenti in questi siti industriali di Melfi e anche al Nord, ed è importante tutelare anche quella occupazione (lì si parla di migliaia di posti di lavoro). Quindi, le due vicende si intrecciano e potrebbero essere incluse in un ragionamento complessivo sull'automotive e, come hanno detto Draghi e Giorgetti, sulla strategicità di questo settore. Il mio dubbio e la mia paura è che si interrompa quella continuità che c'è stata finora, quell'attenzione che hanno avuto prima il Ministro Di Maio e poi il Ministro Patuanelli, consentendo a questa azienda di rinascere, di resuscitare. Era un'azienda morta, i cui libri erano in tribunale. Quello che mi preoccupa è che con il cambio alla guida del Ministero, con una guida che è da parte di un partito a forte trazione nordista, si perda quell'attenzione verso uno stabilimento che ha il suo cuore pulsante al Sud.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a garantire adeguati livelli qualitativi e l'utilizzo di appropriate figure professionali nell'ambito delle strutture socio-sanitarie per anziani, alla luce di una recente delibera della giunta regionale del Veneto - n. 2-01184)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Boschi ed altri n. 2-01184 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Moretto se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Utilizzerò pochissimo tempo per illustrare perché sono più interessata, ovviamente, a conoscere la risposta del sottosegretario. La questione è piuttosto semplice. Durante l'epidemia COVID è emerso con ancora più urgenza il problema della carenza di personale infermieristico in Veneto, ma non solo, in particolare nelle strutture sociosanitarie e socioassistenziali. La regione Veneto ha ritenuto di affrontare la questione con la delibera n. 305 del 16 marzo del 2021, con la quale istituisce un percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell'operatore sociosanitario. Lo scopo è di inserire questi operatori, gli operatori sociosanitari, in sostituzione del personale infermieristico nelle strutture sociosanitarie per anziani del Veneto.

Ovviamente, la questione lascia alcune problematiche evidenti, diversi ordini di problemi, ma desta anche preoccupazione in altre regioni perché questa soluzione potrebbe essere da esempio per altri territori. Quindi, chiedo al Governo se la questione è nota al Ministero della Salute e quali siano le iniziative che intende adottare per far sì che ci sia un'omogeneità e, soprattutto, una sicurezza dei servizi di assistenza, in particolare per l'assistenza degli anziani nelle strutture sociosanitarie del Veneto, ma in questo caso di tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Pierpaolo Sileri, ha facoltà di rispondere.

PIERPAOLO SILERI, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Ringrazio ovviamente gli interpellanti. Nel merito della questione in esame, il presidente della regione Veneto, per chiarire la posizione assunta con il provvedimento regionale del 2021, n. 305, ha, tra le altre indicazioni rese, precisato che con l'inserimento dell'operatore sociosanitario con formazione complementare in assistenza sanitaria “la regione del Veneto non ha inteso trasferire competenze proprie dell'infermiere, bensì ha posto quest'ultimo al centro del percorso decisionale proprio della professione, ed al contempo ha perseguito l'interesse collettivo di garantire gli operatori di supporto necessari ed adeguatamente formati, necessari per l'erogazione dei servizi assistenziali, a tutela della salute dei pazienti”. Sulla questione in esame il Ministero della Salute osserva che la figura dell'operatore sociosanitario, OSS, è stata individuata e disciplinata con un accordo tra il Ministero della Salute, il Ministro per la solidarietà sociale e le regioni, e le province autonome il 22 febbraio 2001.

In particolare, l'operatore sociosanitario è l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di una specifica formazione professionale regionale, svolge attività indirizzata a soddisfare bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale, sia sanitario. Tale accordo, oltre alle attività e alle specifiche competenze dell'operatore sociosanitario, individua anche gli obiettivi del relativo percorso formativo attraverso corsi di mille ore, la cui organizzazione viene interamente demandata alle regioni e alle province autonome. La figura professionale è nata in risposta all'esigenza del Servizio sanitario nazionale di poter contemplare operatori in grado di collaborare con le professioni sanitarie e sociali, anche a seguito dell'evoluzione formativa e ordinamentale di tali professioni, a fronte di una crescente evoluzione dei servizi alla persona.

In particolare, l'articolo 5 del menzionato accordo, tra le attività di competenza dell'OSS, prevede espressamente: assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero, intervento igienico-sanitario di carattere sociale, supporto gestionale, organizzativo e formativo. Pertanto, per la tipologia di formazione e le competenze attribuite, l'OSS, a seguito delle riforme legislative delle professioni sanitarie, è oggi annoverato nell'ambito della categoria dell'operatore di interesse sanitario. Le disposizioni vigenti consentono all'operatore sociosanitario di collaborare con l'infermiere o con l'ostetrica e di svolgere alcune attività assistenziali in base all'organizzazione dell'unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive dell'assistenza infermieristica ed ostetrica e sotto la loro supervisione. In attuazione di tali previsioni normative, si è reso necessario completare il profilo dell'OSS con una formazione complementare in assistenza sanitaria, disciplinata grazie a un accordo siglato nel gennaio del 2003 tra il Ministro della Salute, il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali e le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano. L'operatore sociosanitario specializzato consegue, al termine di detta formazione complementare, un attestato che gli consente di collaborare con l'infermiere e con l'ostetrica nello svolgimento di alcune attività assistenziali nell'ambito, comunque, dei limiti ben individuati dell'accordo medesimo. Pertanto l'operatore sociosanitario e l'operatore sociosanitario specializzato, quali operatori di interesse sanitario, ai sensi delle vigenti disposizioni, sono sprovvisti delle caratteristiche della professione sanitaria in senso proprio, per la mancanza di autonomia professionale, e con funzioni accessorie e strumentali alle professioni sanitarie a seguito di una formazione conseguente a corsi regionali, e non attraverso un percorso universitario. Per tali operatori, inoltre, non è prevista l'iscrizione ad uno specifico albo professionale, che, invece, è obbligatoria per le professioni sanitarie al fine del relativo esercizio professionale.

Pertanto, tenuto conto dei contenuti della delibera in esame, con specifico riferimento ai percorsi per la formazione complementare dell'operatore sociosanitario, pare effettivamente che la stessa ampli le competenze ascrivibili all'operatore sociosanitario specializzato oltre i limiti previsti dall'accordo Stato-regioni del 2003, determinando il rischio di sovrapposizioni con le competenze infermieristiche. Si precisa che la Federazione nazionale degli ordini e delle professioni infermieristiche e il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche del Veneto e il coordinamento degli ordini delle professioni infermieristiche della Lombardia, hanno manifestato la propria contrarietà al contenuto della delibera regionale in esame, denunciando l'avvenuto trasferimento indebito agli OSS di competenze ascrivibili all'assistenza clinica del paziente proprie, invece, del medico e dell'infermiere.

Al riguardo il Ministero della Salute è consapevole degli sviluppi e degli aggiornamenti che, in questi venti anni, hanno interessato le competenze e le attività degli operatori sociosanitari, ma non solo, e quanto gli operatori sociosanitari svolgono all'interno delle strutture sanitarie e sociosanitarie, nonché il ruolo di supporto ai pazienti anziani ricoverati, ad esempio, nelle RSA, e soprattutto del loro valore in questi mesi che abbiamo vissuto durante la pandemia.

Ora, sulla base delle valutazioni svolte e in considerazione del nuovo quadro di attività prestate, è evidente che è necessario, fin da subito, un confronto con le regioni e con le federazioni nazionali degli ordini delle professioni infermieristiche e delle associazioni di categoria per verificare - e credo che sia arrivato il tempo - l'opportunità di una revisione dell'accordo siglato nel 2003 sulle competenze dell'operatore sanitario specializzato. Questo al fine di dare una uniformità professionale su tutto il territorio nazionale che veda, innanzitutto, la possibilità di istituire dei registri regionali, che, poi, vengano riuniti in uno nazionale, che possa esserci una formazione omogenea in termini di ore e di contenuti, che possa esserci la possibilità anche di aggiornamenti continui, vista l'evoluzione di tutto il comparto sanitario. Questo per dare maggior sicurezza ai pazienti, maggiore sicurezza agli operatori stessi e, soprattutto, per evitare quella sovrapposizione di competenze che, magari, è propria di altre professioni sanitarie. Ora, avendo io la delega per le professioni sanitarie, nella mia agenda di cose da fare, questo rappresenta una priorità, quindi, spero, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi di addivenire ad un percorso, ad una roadmap per rinnovare ciò che è stato fatto nel 2003.

PRESIDENTE. La deputata Sara Moretto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario, per la precisa e puntuale risposta, che mi soddisfa, ma anche, e soprattutto per l'impegno con il quale ha concluso il suo intervento.

è evidente, ma lo ha ben delineato anche lui, che non si tratta, in questo caso, di partecipare ad una sterile e assolutamente assurda contrapposizione tra diversi professionisti, ma, anzi, di riconoscere, soprattutto, come si diceva poc'anzi, il ruolo degli OSS e quello del personale sanitario, che sono stati così preziosi durante questi mesi così difficili, soprattutto nelle strutture di assistenza alle persone anziane e più fragili.

La questione, però, come si evince chiaramente dal testo della interpellanza, ma anche dalla risposta del sottosegretario, è proprio quella di fare chiarezza, perché la delibera della regione Veneto ha dato l'accelerazione ad un percorso che pone, come dicevo anche prima, alcune questioni. La prima è di ordine sanitario, e riguarda la salute e la sicurezza degli assistiti. Si tenga, oltretutto, conto che in Veneto interventi di riorganizzazione e di riforma sul fronte sociosanitario sono rinviati da troppo tempo. La regione Veneto è una delle poche, se non l'unica, o una delle due, mi pare, che non ha ancora attuato la riforma delle IPAB. Restando nell'argomento di oggi, è evidente che c'è bisogno di una chiarezza e di una maggiore sicurezza rispetto ai servizi di assistenza alle persone, quindi, per garantire prima di tutto l'ospite assistito, ma anche il personale che interviene.

La seconda questione che nasce da questa delibera è di ordine professionale, ribadisco non in una contrapposizione, ma in una chiarezza, evitando sovrapposizioni tra competenze. è evidente anche che, nel rispetto delle qualifiche tra i diversi operatori, non può essere un breve corso di formazione regionale a sostituire anni di studio e di tirocinio, quindi, gli anni di chi assume poi la qualifica della professione sanitaria. Dunque, è evidente: c'è una questione di sicurezza della salute, c'è una questione di ordine professionale relativa alle qualifiche e c'è una questione, appunto, come quella che evidenziavo nell'illustrazione del quesito, rispetto al fatto che questa delibera preoccupa anche fuori dal Veneto, perché potrebbe costituire un precedente da esempio per altre regioni.

Il sottosegretario, nella risposta, ha fatto un excursus anche cronologico, ha chiarito con evidenza che, quindi, la delibera sembra andare oltre gli accordi che oggi regolano le competenze degli OSS. Apprezzo e riconosco l'impegno con il quale ha concluso, mi auguro che - come è stato detto - inizi il suo lavoro al più presto, perché è necessario dare un'omogeneità, sia di formazione sia di servizi erogati e fare chiarezza rispetto a questa che non è una questione di difesa di corporazione, ma, invece, è proprio una questione che riguarda la salute, la sicurezza degli assistiti e anche la responsabilità e la serenità di chi lavora in un settore così importante e così delicato, in questa fase storica.

Quindi, ringrazio il sottosegretario, monitoreremo, ovviamente, come è giusto che faccia il Parlamento, il lavoro del Governo su questo fronte, e mi auguro, quindi, che ci sia già un'iniziativa nei confronti della giunta regionale del Veneto per rallentare, stoppare l'applicazione di questa delibera, in vista degli interventi che si faranno a livello nazionale. Mi risulta che le federazioni abbiano non solo lamentato l'incostituzionalità di questa delibera, ma che abbiano già avviato i procedimenti per un ricorso. Credo che anche alla regione Veneto convenga non intraprendere strade di tipo giudiziario o di contrapposizione, ma che sia molto più utile, come lei proponeva, sedersi intorno ad un tavolo, tra regioni, professionisti e Governo, per trovare una strada che faccia chiarezza e che dia riconoscenza a tutti i ruoli coinvolti in questa questione.

La ringrazio e mi auguro che ci si possa aggiornare con dei risultati raggiunti.

(Iniziative di competenza in relazione alla decisione del Giappone di rilasciare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima - n. 2-01179)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Lucaselli n. 2-01179 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Lucaselli se intenda illustrare la sua interpellanza.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie Presidente, l'11 marzo del 2011 la centrale nucleare di Fukushima fu investita da uno tsunami. Questo comportò, ovviamente, una serie di esplosioni e dal 2011 ad oggi si è continuato nelle procedure di dismissione di questa centrale nucleare.

E' di pochi giorni fa la comunicazione da parte del Governo nipponico di aver preso una decisione circa le acque contaminate e la loro immissione nell'Oceano Pacifico.

Il Giappone ha sostanzialmente deciso di rilasciare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima. Stiamo parlando di 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata, immagazzinata in mille cisterne che sono oramai arrivate al 90 per cento della loro capienza. Ogni giorno, tra l'altro, continuano ad essere prodotte oltre 140 tonnellate prevalentemente dall'attività di raffreddamento del combustibile. In particolare, quello che preoccupa sono i volumi che saranno immessi nell'oceano. Ci sono state levate di scudi da parte di moltissime associazioni, di quasi tutte le associazioni ambientaliste; ci sono state contestazioni da parte dei Governi vicini, ma l'Italia su questo punto è rimasta silente; eppure le scorie, una volta in mare, saranno un problema per l'intero pianeta e non soltanto per le acque attorno al Giappone.

Secondo quanto emerge dall'analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Istat relativi al 2020, oltre 21 milioni di chilogrammi di pesci, crostacei e molluschi arrivano in Italia dalle acque del Giappone, ai quali bisogna aggiungere i 18 milioni di chilogrammi di pesce dalla Cina e i 3,3 milioni di chilogrammi dalla Corea.

Come denunciato dalla stessa Coldiretti, questa scelta nipponica avrà effetti devastanti sotto moltissimi punti di vista, da quello ambientale a quello economico a quello sanitario, e questo non soltanto per il Giappone e per gli Stati confinanti, ma per il globo. Quindi, ovviamente è fondamentale che l'Italia prenda una posizione. Nonostante ci siano state delle rassicurazioni da parte di Tokyo per cercare di sminuire i rischi per la salute, le perplessità sugli effetti a breve e a lungo termine rimangono tantissime; non si parla, infatti, di poche centinaia di litri d'acqua, ma di 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva e contaminata.

Crediamo che ci debba essere da parte del Governo italiano una presa di posizione forte e determinata su questo punto, proprio perché si fa un gran parlare di temi ambientali e, ovviamente, questo ci pare il momento di dimostrare l'effettiva volontà del Governo di prendere parte alla decisione degli Stati di andare verso una ambientalizzazione vera e seria, che sia soprattutto a tutela della salute e degli interessi delle persone.

Questa decisione è sicuramente una decisione che va contro i diritti umani e gli interessi delle persone e la campagna che è stata lanciata dal Governo nipponico, attraverso la quale si diffondono notizie non scientificamente provate, è la riprova del fatto che questo sia un tema importantissimo del quale dovremo occuparci. C'è, in questo momento, da parte del Governo giapponese, con questa decisione, una gravissima minaccia per l'ambiente marino e ovviamente le ripercussioni saranno anche per la nostra nazione. Infatti, questa, lo ricordiamo, è acqua contaminata, contenuta nei serbatoi della centrale e utilizzata nei lavori di smantellamento di una struttura dopo un incidente nucleare.

Noi chiediamo, allora, quali siano gli intendimenti del Governo e quali siano le iniziative di competenza che il Governo intenda assumere, per prendere posizione su questa vicenda di cui in premessa, che potrebbe avere effetti dannosi per la salute, per l'ambiente, per la sicurezza pubblica anche nazionale.

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Marina Sereni, ha facoltà di rispondere.

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie Presidente, come è già stato ricordato, il 13 aprile scorso il Primo Ministro giapponese, Suga, ha ufficializzato la decisione di riversare in mare le acque radioattive della centrale nucleare di Fukushima danneggiata dallo tsunami del 2011.

Lo stesso giorno, il direttore generale dell'AIEA, Rafael Mariano Grossi, ha dichiarato che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica sostiene la decisione del Giappone e - inizia la citazione - lavorerà a stretto contatto con il Giappone prima, durante e dopo lo scarico dell'acqua contaminata, inviando i propri esperti, e sarà presente durante l'operazione di monitoraggio ambientale. La presenza dell'AIEA contribuirà a rafforzare la fiducia sia in Giappone che nella comunità internazionale sullo smaltimento di queste acque, che verrà condotto senza impatto sulla salute umana e l'ambiente. Fine della citazione.

Secondo la stessa Agenzia, il metodo di smaltimento dell'acqua scelto dal Giappone è tecnicamente praticabile e in linea con gli standard e le pratiche internazionali, sebbene la grande quantità di acqua stoccata nello stabilimento di Fukushima renda questo un caso unico e complesso. Gli scarichi idrici controllati in mare sono, infatti, il metodo abitualmente utilizzato dalle centrali nucleari che operano nel mondo e nella regione, a seguito di specifiche autorizzazioni normative basate su valutazioni di sicurezza e di impatto ambientale.

Il riversamento in mare, nelle valutazioni del Governo giapponese, sarebbe inevitabile, in quanto la grandissima quantità di acqua necessaria per continuare a raffreddare i residui del combustibile nucleare generati dalle esplosioni ancora presenti all'interno dei reattori di Fukushima non può continuare ad essere stoccata in cisterne. La capacità di immagazzinamento dei serbatoi si esaurirà nel 2022 senza la possibilità di installarne di nuovi nell'area del sito. Infatti, la prosecuzione delle attività di smantellamento degli impianti, con l'operazione prioritaria di rimozione e messa in sicurezza del combustibile nucleare e dei suoi detriti, richiede la disponibilità di idonei spazi per la realizzazione di nuove infrastrutture per il trattamento e lo stoccaggio dei rifiuti prodotti. Inoltre, il mantenimento a lungo termine di acqua stoccata in cisterne, come attualmente fatto a Fukushima, risulterebbe più rischioso per le potenziali perdite e l'evaporazione di tali contenitori nell'ambiente circostante, specie in caso di future, nuove calamità ambientali, come tsunami o terremoti.

Ricordo che l'acqua contaminata prima di essere stoccata viene trattata con un sistema in grado di rimuovere tutti i radionuclidi, escluso il trizio, che è l'isotopo radioattivo dell'elemento idrogeno. A tale proposito, il Ministero della Transizione ecologica segnala che, attualmente, non esiste un metodo industriale in grado di purificare gli scarichi liquidi contaminati dal trizio, a differenza di quanto avviene per gli altri radionuclidi prodotti nei reattori nucleari o in altre installazioni del ciclo del combustibile nucleare. Tuttavia, il trizio presenta una bassa radio tossicità che, sotto controllo e nel rigoroso rispetto di prescrizioni autorizzative, ne consente il rilascio senza impatti significativi sull'uomo o sull'ambiente.

Per individuare e valutare le possibili soluzioni per lo smaltimento dell'acqua contaminata stoccata, il Governo giapponese ha costituito una Commissione ad hoc, chiamata, appunto, task force per l'acqua triziata. Le soluzioni vagliate dalla Commissione sono state cinque: iniezione dell'acqua nel sottosuolo a profondità notevoli; rilascio nell'atmosfera sotto forma di vapore; rilascio in mare dopo ulteriore diluizione; separazione dell'idrogeno attraverso un processo di elettrolisi e il successivo rilascio nell'atmosfera; solidificazione e successivo stoccaggio nel suolo in strutture ingegneristiche profonde.

Tra le varie opzioni la scelta della Commissione si è orientata per lo scarico in mare sulla base di un'analisi che ha preso in considerazione vari fattori, tra cui la fattibilità tecnica, la realizzazione nei tempi richiesti, la disponibilità di standard regolatori già esistenti, l'impatto biologico del trizio, l'esposizione radiologica dei lavoratori, la produzione di rifiuti secondari contenuti o nulli e i relativi costi. Ulteriori indagini per valutare l'impatto radiologico, condotte sulla base dei modelli sviluppati a livello internazionale dal Comitato scientifico delle Nazioni Unite per lo studio degli effetti delle radiazioni ionizzanti, hanno ugualmente identificato nello scarico in mare la soluzione preferibile. Inoltre, come rivela il nostro Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (ISIN), il rilascio in mare consentirebbe di prevedere meglio il comportamento della diluizione e della diffusione della contaminazione, consentendo, quindi, la realizzazione di un sistema di supervisione delle attività di scarico e di un efficace monitoraggio dell'impatto radiologico sull'ecosistema marino.

Il Governo giapponese ha annunciato l'intenzione di iniziare lo sversamento fra circa due anni. Le acque, oltre ad essere trattate per l'eliminazione di tutti i radionuclidi, escluso il trizio, saranno scaricate nel mare dopo averle diluite di circa 100 volte per portare la radioattività a valori molto più bassi di quelli ammissibili per le norme giapponesi e internazionali. Nei piani delle autorità giapponesi, il rilascio dell'acqua triziata avverrebbe, all'inizio, scaricando modeste quantità, per consentire di valutare l'impatto sull'ecosistema circostante. La previsione è quella di realizzare lo smaltimento dell'intero inventario di acqua contaminata su un periodo molto lungo, di 30 anni.

Le autorità giapponesi hanno assicurato che le procedure seguiranno tutti gli standard internazionali e che saranno improntate alla massima trasparenza, monitorata da enti internazionali a partire dall'Agenzia internazionale per l'energia atomica, a garanzia della correttezza dei dati pubblicati e delle procedure seguite.

L'annuncio del Giappone ha dato adito a dichiarazioni di sostegno, da parte degli Stati Uniti, ma anche a critiche, sia a livello interno che internazionale, specie da parte di vicini, quali Corea del Sud, Cina e Taiwan. Alcuni di questi hanno, peraltro, reattori di tipo “CANDU” che regolarmente scaricano in mare acqua triziata, secondo procedure considerate non nocive e accettate a livello internazionale. I quantitativi di trizio contenuti nell'acqua accumulata a Fukushima sono comparabili con la quantità di trizio che annualmente viene rilasciata da alcuni impianti in esercizio nel mondo.

Il caso di Fukushima rappresenta, tuttavia, una situazione eccezionale per la quale bisogna tener conto della pressione radiologica che l'area circostante l'impianto ha subito a partire dal 2011, in conseguenza del maremoto e dell'incidente. Mi riferisco, in particolare, all'habitat marino, in cui è stato stimato si sia riversata la maggior parte dei rilasci sia durante la fase incidentale che durante la fase di ripristino e messa in sicurezza del sito. A tale proposito, si fa comunque presente che, secondo gli ultimi dati giapponesi pubblicati, su oltre 20 mila controlli effettuati su derrate alimentari negli anni 2019 e 2020, sono risultati affetti da contaminazione solo quattro campioni di pescato, non proveniente dal mare, ma dalle acque interne.

Alla luce di queste considerazioni, lo voglio ribadire, sarà necessario un controllo continuo sulle attività di scarico per garantire l'assenza di impatti negativi sull'ambiente e sulla salute della popolazione, come sottolineato anche dall'AIEA. L'eccezionalità della vicenda richiede la massima disponibilità del Giappone ad approfondire, in ambito nazionale e internazionale, in modo trasparente e aperto, la soluzione e le modalità di attuazione che garantiscano le esigenze di tutela dell'uomo e dell'ambiente.

Il Governo italiano continuerà, pertanto, a seguire la questione con la massima attenzione, sia bilateralmente che in ambito di Unione europea, adoperandosi affinché siano rispettate le più elevate norme di sicurezza e trasparenza. In questa direzione vanno anche le rassicurazioni ricevute dall'ambasciatore del Giappone in Italia, in merito all'impegno di Tokyo a gestire la questione nel pieno rispetto degli standard internazionali, sotto il monitoraggio dell'AIEA e in spirito di massima trasparenza.

PRESIDENTE. La deputata Ylenja Lucaselli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. No, Vice Ministro, non sono assolutamente soddisfatta della risposta del Governo. Ponzio Pilato non si sarebbe probabilmente neanche lavato le mani con quell'acqua e mi pare che, invece, il Governo faccia proprio questo: si lava le mani rispetto ad un problema che, invece, rischia di impattare sulla nostra economia, ma soprattutto sulla salute e gli interessi degli italiani. La lettura della risposta racconta la via che questo Governo ormai utilizza sempre e in maniera univoca: prende la decisione più semplice, non quella preferibile o quella che tuteli maggiormente gli interessi. Proprio l'Agenzia internazionale, lei lo ha citato, dice che il problema non è la quantità di trizio presente nell'acqua, nei reflui dell'acqua ma sono i volumi che saranno immessi nell'oceano che rendono questa questione, questo caso unico e complesso.

Allora, continuo a chiedermi quali sono le iniziative che il Governo italiano intende intraprendere per partecipare alla verifica di quello che accade in Giappone e di quello che accadrà, perché, come lei ben sa, le rassicurazioni lasciano il tempo che trovano se poi non vengono guidate da un processo di controllo reale sulle attività che vengono fatte anche all'estero. Sono a rischio gli ecosistemi, è a rischio anche il nostro ecosistema e il Governo italiano rimane sordo rispetto ad un problema che dice, invece, di voler tutelare: quello dell'ambiente. Ricordo che il Presidente sudcoreano ha già ordinato ai funzionari governativi di impugnare al Tribunale internazionale del diritto del mare la decisione del Giappone, portando il caso al tribunale di Amburgo. Si mira a sospendere l'iniziativa annunciata dal Governo di Tokio e l'ipotesi più accreditata sarebbe quella di una richiesta formale sull'adozione di una prima e urgente misura provvisoria, simile ad una sorta di ingiunzione da parte del tribunale per il blocco di ogni piano.

Mentre la Corea si attiva, affinché possa comunque partecipare a questa decisione che ha un riflesso diretto anche per la sua economia, sappiamo, per certo, che questo sarà anche un problema italiano e del nostro ecosistema e continuiamo, invece, come Governo, a rimanere assolutamente inermi e silenti. Quindi, no, la ringrazio per la risposta, ma non posso ritenermi soddisfatta.

(Iniziative di competenza volte ad assicurare una sede appropriata per la celebrazione dei processi che vedono coinvolti ex amministratori e dirigenti della Banca popolare di Bari - n. 2-01138)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ruggiero ed altri n. 2-01138 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Francesca Anna Ruggiero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Buongiorno, sottosegretaria Macina; a gennaio 2020, sono stati contestati a vario titolo i reati di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza a Marco e Gianluca Jacobini; da giugno 2020 si sono susseguiti diversi rinvii sia per la cospicua costituzione di parte civile di numerosi risparmiatori truffati dalla banca sia perché era necessario trovare una sede idonea per svolgere le udienze, rispettando le misure di sicurezza, vista l'emergenza COVID in corso. C'è, però, anche un secondo processo che riguarda 14 imputati per i reati di bancarotta fraudolenta e auto riciclaggio relativi al crac delle due società del gruppo imprenditoriale Fusillo. È stata disposta, nel secondo processo, anche la citazione della banca come responsabile civile per aver dissipato beni aziendali con cessioni di quote e mobili per almeno 93 milioni di euro, fino all'anno 2019, e accumulato debiti per 430 milioni di euro. Il rinvio a giudizio è stato chiesto ad ottobre 2020; a gennaio 2021 è stata fissata l'udienza, rinviata a marzo 2021, e rinviata successivamente a maggio 2021.

È necessario che almeno la giustizia dia una risposta ai risparmiatori truffati e, quindi, quello che le chiedo è se il Ministero della Giustizia si sia impegnato, abbia individuato una sede per il primo processo e se stia attenzionando anche il secondo processo penale, al quale risulta che si sta costituendo parte civile la stessa quantità di risparmiatori che si sono costituiti già al primo. È, quindi, necessario garantire le misure di sicurezza, visto che siamo in piena emergenza, affinché i due processi possano proseguire senza soluzioni di continuità.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per la Giustizia, Anna Macina, ha facoltà di rispondere.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Con l'atto di sindacato ispettivo innanzi illustrato, i succitati deputati chiedono al Ministero della Giustizia, con riferimento al processo penale pendente al tribunale di Bari nei confronti di Marco e Gianluca Jacobini, rispettivamente ex presidente ed ex condirettore della Banca Popolare di Bari, caratterizzato dalla presenza di un rilevantissimo numero di parti civili, e al processo penale pendente nei confronti di “(…) tre ex amministratori e dirigenti della Banca Popolare di Bari, tra i quali l'ex condirettore Gianluca Jacobini, e per lo stesso istituto di credito per i reati di ostacolo alla vigilanza e di false comunicazioni sociali (…)” e “(…) quali iniziative (…) intenda adottare affinché sia comunque assicurata una sede appropriata per la celebrazione dei processi, rispettando le misure di sicurezza per garantire giustizia a migliaia di risparmiatori traditi (…)”.

Al riguardo deve essere posto in risalto, con riferimento al primo dei due processi sopra menzionati, che, al fine di assicurare una definizione dello stesso quanto più possibile celere (compatibilmente con la estrema complessità degli accertamenti da compiere), in data 22 febbraio 2021 si è autorizzata la stipula del contratto di locazione dei locali - reperiti dopo molte difficoltà e unici compatibili con le disposizioni dettate per l'emergenza sanitaria in corso - della Fiera del Levante di Bari, all'uopo delegando il presidente facente funzioni del tribunale di Bari, che lo ha sottoscritto subito dopo. Tale contratto di locazione dei locali della Fiera del Levante di Bari concerne la sala n. 8, avente una capienza di 266 posti - numero determinato nel doveroso rispetto delle norme relative al COVID-19 - e include anche l'amplificazione sonora, l'assistenza da parte degli elettricisti, la pulizia giornaliera, il service audio con assistenza tecnica e il parcheggio di n. 71 per 200 posti auto. Al momento, il contratto di locazione dei locali della Fiera del Levante di Bari è stato stipulato per 57 udienze - ciascuna con orario dalle ore 8,30 alle ore 17,30 - ma, ai sensi del punto 10 dell'accordo, il numero delle udienze potrà essere aumentato, ove necessario, per giungere alla definizione del processo.

Per quanto riguarda poi il secondo dei ricordati processi, deve essere segnalato che lo stesso pende ancora nella fase dell'udienza preliminare. Allo stato, è stata celebrata una sola udienza nell'aula bunker di Bitonto e non è risultato necessario impiegare un'aula di grandi dimensioni. Questa amministrazione ha comunque già evidenziato al presidente facente funzioni del tribunale di Bari la possibilità di servirsi, all'uopo, della sala n. 8 della Fiera del Levante, nell'ipotesi in cui il numero dei difensori delle parti fosse tale da suggerire l'impiego di un'aula dotata di maggiori spazi, previa specifica autorizzazione o anche in assenza della stessa, ove l'utilizzo dell'aula avvenga per una delle 57 udienze, ciascuna con orario dalle 8,30 alle 17,30, ricomprese nel contratto di locazione già stipulato.

Sulla scorta di tutto quanto sopra rimarcato nel dettaglio, confido di aver rappresentato, in maniera che mi auguro esaustiva, l'impegno che il Dicastero ha profuso e sta profondendo per far sì che i citati processi in corso a Bari possano celebrarsi in sicurezza in strutture idonee e in tempi quanto più celeri e certi.

PRESIDENTE. La deputata Francesca Anna Ruggiero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretaria Macina, per aver posto l'attenzione sulla questione Popolare di Bari e aver fatto in modo che il Ministero della Giustizia mettesse a disposizione dei risparmiatori una sede idonea. Finalmente possiamo dire che si potrà iniziare - per la città di Bari e per i risparmiatori - ad avere giustizia, ad avere giustizia perché gli sono stati bruciati i risparmi di una vita. Sono delle azioni che sino al 2015 valevano 9,53 euro e che oggi valgono 6 centesimi di euro, con una perdita del 100 per cento in un mercato che ancora adesso mantiene la sospensione delle negoziazioni delle medesime azioni: non si possono vendere e non si possono acquistare. L'unico spiraglio, purtroppo, resta confidare nel lavoro della magistratura e che sia fatta giustizia, perché, come MoVimento 5 Stelle, già dal 30 ottobre 2018 portammo in Aula la questione dei risparmiatori truffati, di quello che era avvenuto negli anni precedenti e del silenzio tombale che c'era stato in quest'Aula su quelle vicende. Proprio qualche giorno fa il tribunale di Bari ha accolto la domanda di un azionista della banca e ha condannato la banca alla restituzione integrale delle somme investite nell'acquisto di azioni - e parliamo di 129 mila euro, oltre che agli interessi e alle spese legali - perché aveva già ottenuto una decisione favorevole dall'arbitro per le controversie finanziarie e la banca, pur avendo formalmente aderito al Regolamento Consob che istituisce questo collegio arbitrale, era rimasta sempre inadempiente.

Allora, mi viene da sorridere perché, come MoVimento 5 Stelle, dal 2018 abbiamo sempre presentato un emendamento a ogni provvedimento utile per fare in modo che le decisioni dell'ACF fossero vincolanti per la banca. Allora, siamo soddisfatti perché il tribunale di Bari, con quella decisione, va esattamente nella stessa direzione che abbiamo sempre suggerito qui e che è evidente, e in questi tre anni non abbiamo mai trovato in nessuna altra forza politica il sostegno. È necessario che lo Stato si faccia carico di questa problematica, perché bisogna tutelare l'articolo 47 della Costituzione, bisogna tutelare il risparmio, con una banca che ha falsificato i bilanci, ostacolato la vigilanza e messo a punto operazioni di bancarotta fraudolenta. Poi c'è il filone della procura anche sulle operazioni baciate, quindi persone - normali lavoratori - che dovevano per forza acquistare delle azioni per avere un mutuo o un prestito o, addirittura, persone che non potevano assolutamente accollarsi quel rischio. Allora, è necessario che lo Stato - e quando noi veniamo eletti qui, siamo dei cittadini che rappresentano lo Stato; noi siamo cittadini che si fanno Stato - si prenda questa responsabilità e capisca che è arrivato il momento di o creare un fondo ad hoc per restituire le quote integrali ai risparmiatori che hanno presentato segnalazioni all'ACF e che hanno avuto una decisione favorevole oppure modifichi la norma del Fondo indennizzo risparmiatori, perché le norme si modificano in quest'Aula e non è possibile dichiarare che una legge non può essere modificata, perché altrimenti si dichiara che noi qui non possiamo modificare le norme, che è una cosa assurda perché questo è il compito del parlamentare: scrivere le norme affinché portino benefici ai cittadini più deboli, perché altrimenti quello che mi fa intendere è che le norme devono essere modificate solo quando dobbiamo tutelare i poteri forti. Non è questo il motivo per cui il MoVimento 5 Stelle è in quest'Aula e ci batteremo affinché non solo la decisione presa dal tribunale di Bari diventi norma dello Stato, non solo la banca istituisca il fondo ad hoc per il pagamento integrale, ma si possa rivedere anche il Fondo indennizzo risparmiatori nel momento in cui gli enti che dovevano vigilare e tutelare il risparmio non l'hanno fatto.

Quindi, sottosegretario, io la ringrazio per la risposta e le chiedo di seguire attentamente tutto il caso Popolare di Bari e fare in modo che il Ministero della Giustizia sia sempre a disposizione affinché i processi possano essere svolti seguendo le misure di sicurezza e quanto più celermente possibile, perché ci sono migliaia di lavoratori, di operai e di padri di famiglia che hanno bisogno di avere giustizia da questa situazione veramente paradossale e alquanto surreale che sta avvenendo su Bari.

(Elementi e iniziative di competenza in relazione ai fenomeni franosi che interessano il Monte Saresano e le montagne che circondano il Lago di Iseo in Lombardia - n. 2-01181)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carnevali ed altri n. 2-01181 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Elena Carnevali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, signor Presidente, Governo, sottosegretaria. L'interpellanza di oggi verte su una situazione che sta davvero molto preoccupando sindaci, cittadini e autorità, che riguarda appunto un versante del lago d'Iseo in agro di Tavernola Bergamasca, provincia di Bergamo. Stiamo parlando di un evento di una massa franosa, dove le stime - quindi stiamo parlando di stime - si aggirano a 2 milioni di metri cubi e, peraltro, spiegherò nel testo e nella narrazione di questa interpellanza, quali sono le preoccupazioni degli studi che sono stati condotti fino adesso. È chiaro che questa pericolosità varia a seconda dell'evoluzione e della velocità degli spostamenti, tra cui - questo è stato ipotizzato - anche di un'eventuale un'onda anomala, che potrebbe poi mettere a rischio anche i centri abitati. La frana è monitorata da ormai più di quindici anni dalla società Italsacci e ha subito una significativa attività e riattivazione a partire dalla seconda metà di febbraio. La cosa particolare è che questa fase si è realizzata in condizioni di sostanziale tempo sereno - ed è un'attività che ancora si sta svolgendo - e ha comportato delle nuove fessurazioni superficiali e un incremento repentino delle velocità che sono state rilevate attraverso una strumentazione geotecnica, che dai valori precedenti, che erano inferiori a un millimetro al giorno, ha superato tale soglia con valori molto superiori a un centimetro al giorno. Il 27 febbraio 2021, il professor Nicola Casagli, che è presidente dell'Istituto nazionale di geofisica sperimentale ha effettuato, con il Centro per la protezione civile dell'Università degli studi di Firenze, un sopralluogo proprio lungo la frana situata sul versante sud-orientale del Monte Saresano. Tenuto conto anche della relazione che è stata pubblicata il 4 marzo del 2021, l'Università di Milano-Bicocca ha eseguito uno studio sui possibili scenari di rischio che potrebbero verificarsi in virtù dell'espandimento della frana del monte Saresano. Gli scenari di rischi di collasso della frana sono molteplici, in un'ipotesi quindi - che ancora naturalmente è allo studio - essa si propagherebbe fino al lago d'Iseo, generando, quindi, questa onda anomala, che potrebbe raggiungere anche le aree limitrofe e quindi investire anche la costa orientale di Monte Isola.

In generale, il lago d'Iseo è soggetto a rischio di frane lungo tutto il periodo - lo sanno bene -, peraltro quel luogo è condizionato da un'attività estrattiva per la produzione di calcio. Cito brevemente poche date per cercare di far comprendere come sia difficile e complicato vivere in una condizione come questa: nel 1906, abbiamo avuto già una frana costiera; ne avvenne un'altra nel cantiere Ognoli nel 1970; un'altra nel 1986 e un'altra nel 2010 sulla strada di collegamento tra Tavernola Bergamasca e Parzanica. Questo fenomeno franoso è controllato dal 2004 e, a partire quindi dal 22 febbraio del 2021, in concomitanza con l'inizio di questa recente fase di intensiva riattivazione, l'attività di monitoraggio è stata fortemente intensificata. Successivamente, questa frana sembra essersi impostata su una tendenza debolmente regressiva e parrebbe che si sia rallentata anche per la presenza di uno strato roccioso profondo, che funge da ancoraggio alla messa in movimento. Nella relazione del citato sopralluogo del 4 marzo si legge, inoltre, che in caso di collasso catastrofico, la frana potrebbe raggiungere lo stabilimento Italsacci, le strade che lo attraversano e anche la strada litoranea e il lago d'Iseo, con tutte le conseguenze di questa eventuale onda. Nella medesima relazione, si dice anche che tuttavia è presumibile che un evento di tale portata sia preceduto da sensibile accelerazione dei movimenti, ben rilevabili con una strumentazione di monitoraggio che è già stata attivata - devo dire anche con solerzia da parte della provincia e degli enti che sono stati coinvolti -, garantendo così un efficace preavviso per l'attuazione delle necessarie azioni e procedure di protezione civile. Però rimane, quindi, nell'ambito della classificazione riportante le fasi operative e i rispettivi criteri di attivazione su cui basare la predisposizione di un piano speditivo di protezione civile, una situazione di attenzione che corrisponde a significativi movimenti della frana con una velocità costante. Il 19 marzo, anche per una titolarità che sta in capo a regione Lombardia, in una videoconferenza, insieme ai tecnici e alle comunità montane del basso Sebino, dei laghi bergamaschi, dei sindaci, si sta coordinando la pianificazione di emergenza di protezione civile per gli abitati interessati alla protezione della frana del Monte Saresano. Devo dire che l'assessore regionale alla protezione civile di regione Lombardia, Pietro Foroni, ha anche dichiarato che il quadro complessivo emerso dalle simulazioni di maremoto, che è ancora da validare e da approfondire, è comunque decisamente più rassicurante rispetto alle preoccupazioni che sono emerse anche per voce della stampa; tuttavia il pericolo non è scongiurato e, anche se costantemente monitorato, deve essere garantita, in termini di mezzi, in termini di risorse, in termini di una adeguata pianificazione dell'emergenza, la pronta messa in sicurezza per gli abitanti nei casi in cui dovesse verificarsi l'improbabile, ma possibile, scenario peggiore. Noi che cosa le chiediamo? Cosa chiediamo al Governo attraverso questa interpellanza? Innanzitutto, quali sono le iniziative. Oggi sarà un giorno importante e tra poche ore ci sarà l'audizione dei sindaci, delle comunità montane interessate. Abbiamo voluto portare la situazione all'attenzione del Governo e ovviamente ci sono riflessi che riguardano la sicurezza dei cittadini, la sicurezza di quel territorio, l'esigenza di garantire, comunque, anche - di conseguenza - le ragioni di sicurezza, l'attività turistica, insomma, anche la vitalità di un territorio, che ci sta particolarmente a cuore. Quindi che cosa le chiediamo? Le chiediamo che cosa intenda adottare il Governo per garantire, per quanto di sua competenza, in collaborazione naturalmente con regione Lombardia, un costante e approfondito studio e monitoraggio dei fenomeni franosi in atto, sia per quanto riguarda il Monte Saresano, sia, in generale, le montagne che circondano il lago d'Iseo, anche in relazione alla predisposizione dei diversi scenari di rischio. Le chiediamo se abbia verificato, sempre per competenza, se siano stati adottati i piani di emergenza e se gli stessi siano pienamente idonei in relazione ai diversi scenari di rischio, in termini sempre di risorse e di mezzi, a garantire la messa in sicurezza della popolazione nel caso di un evento disastroso e se siano state collocate in loco idonee risorse per migliorare la tempestiva attuazione della pianificazione di emergenza (credo che tutti conosciamo qual è la condizione dei bilanci degli enti locali). La fase di preallarme, secondo quanto è stato riportato, si raggiunge con una velocità di scendimento della frana - lì viene definito allarme - tra i 2,25 centimetri fino ai 3,35 centimetri, ma soprattutto ci sta particolarmente a cuore - ed è questo che le chiediamo - quali sono le iniziative che il Governo intende adottare per la messa in sicurezza, soprattutto per il contenimento, per la mitigazione e per la stabilizzazione del rischio di frana. Non è possibile vivere - è una condizione che riguarda molto il territorio italiano - e le posso assicurare che è difficile vivere in una condizione in cui non sai mai come e quando l'evento franoso si può realizzare.

Quindi, chiediamo anche di verificare anche se è stato avviato uno studio da parte degli enti di competenza di dettaglio del movimento franoso da parte di regione Lombardia, affinché sia possibile la messa a punto di un progetto di intervento, che credo non possa non vedere il Governo anche non solo nel seguire questa attività, ma anche nella disposizione di risorse, di uomini, di capitale umano e di responsabilità, per dare una risposta, speriamo davvero definitiva, ad un territorio comunque fragile.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica, Ilaria Fontana, ha facoltà di rispondere.

ILARIA FONTANA, Sottosegretaria di Stato per la Transizione ecologica. Grazie Presidente, ringrazio gli onorevoli interpellanti. L'interpellanza si riferisce agli accadimenti verificatosi lo scorso mese di febbraio, riguardanti la riattivazione di un movimento franoso localizzato sul versante sovrastante la miniera “Ognoli”; in particolare la frana ricade al confine tra i comuni di Tavernola Bergamasca e Vigolo, e interessa, sia pur marginalmente, il comune di Parzanica. Si tratta di una frana di imponenti dimensioni, come lei stessa, onorevole, ha illustrato.

La regione Lombardia riferisce che il fenomeno è noto almeno dagli anni Settanta ed è monitorato in continuo, attraverso un articolato sistema strumentale gestito dalla ItalSacci, società del gruppo Italcementi, subentrata nell'assegnazione della concessione mineraria “Ognoli” alla Cementir Sacci a partire dal 2018 e il cui stabilimento industriale (cementificio) è ubicato ai piedi del versante in frana.

La regione rende noto, altresì, che nel 2016 aveva già richiesto alla Cementir Sacci, la presentazione del progetto di chiusura e sistemazione finale della miniera “Ognoli” e uno studio circa la messa in sicurezza del relativo versante, a seguito del quale la società, nel 2017, aveva dichiarato che nessun intervento può stabilizzare una frana con volumi così elevati, né si può prevedere dove possano innescarsi fenomeni locali di piccole e medie dimensioni correlati all'evoluzione del corpo di frana principale.

Nell'ambito dei lavori della Conferenza di servizi tenutasi nell'ottobre 2017, avente ad oggetto la “sistemazione finale concessione Ognoli”, si è stabilito di implementare il sistema di monitoraggio in essere e di avviare un'analisi degli scenari di rischio necessari per elaborare dei piani di emergenza.

Ad oggi, la frana è monitorata da tre sistemi complementari. Il primo è stato installato a cura della società ItalSacci, a seguito delle attività istruttorie svolte dagli uffici statali e poi regionali competenti, ai sensi della normativa di settore. Un secondo è stato installato dalla provincia di Bergamo a partire dal 26 febbraio 2021 e consta di una sofisticata tecnologia radar, che consente di registrare e fornire in continuo i dati sui movimenti della frana con accuratezza millimetrica. Un terzo sistema è stato attivato dal comune di Tavernola e consiste nelle verifiche periodiche sul terreno per la misurazione delle aperture delle fratture recentemente formatesi in seguito all'accelerazione dei movimenti registrati a partire dalla fine del mese di febbraio sulla SP 78.

Tutte le informazioni vengono elaborate dai gestori delle singole reti, che validano i dati e li trasmettono sotto forma di un bollettino alla sala operativa regionale di Protezione civile, che, a sua volta, li fa pervenire a tutti i soggetti istituzionali coinvolti.

Sempre da informazioni fornite dalla regione, si è appreso altresì che, a partire dal 19 febbraio 2021, i dati strumentali hanno evidenziato l'accelerazione degli spostamenti della massa franosa, con incremento costante sino al 25 febbraio, quando i valori, dopo aver superato il picco massimo di 25 millimetri al giorno, hanno iniziato gradualmente a decrescere.

Sono state prontamente attivate le strutture territoriali competenti in materia di Protezione civile, quindi: comuni, regione, prefettura, provincia e comunità montana. A seguito di diversi incontri operativi, sono scaturiti i primi provvedimenti urgenti di rispettiva competenza, inclusi l'incremento del monitoraggio della zona interessata dal dissesto in atto e l'avvio della predisposizione di uno specifico Piano di emergenza speditivo di Protezione civile.

La direzione territoriale della Protezione civile della regione, in collaborazione e a supporto delle prefetture, si è resa disponibile ad effettuare il coordinamento tecnico tra tutti gli enti coinvolti, mettendo a disposizione risorse finanziarie come contributo alle amministrazioni più direttamente coinvolte e finanziando un pronto intervento in somma urgenza per togliere dall'isolamento il comune di Parzanica, coordinando un tavolo tecnico-scientifico per la definizione delle attività emergenziali e gli approfondimenti sugli scenari di franamento.

Ad oggi, permane lo stato di attenzione; in caso di ulteriori accelerazioni oltre predeterminati valori di soglia è previsto il passaggio alla fase operativa di “preallarme” ed, eventualmente, di allarme, con l'adozione delle corrispondenti misure.

Per quanto di stretta competenza del Ministero che rappresento, con particolare riguardo alle risorse destinate al dissesto idrogeologico, va osservato che sulla banca dati ReNDiS (Repertorio nazionale per la difesa del suolo), non compaiano progetti di intervento riguardanti il dissesto in argomento. A tal proposito, nel corso delle recenti interlocuzioni con la regione Lombardia, si è suggerito di predisporre uno studio di fattibilità tecnico-economica, finalizzato ad individuare adeguate soluzioni tecniche per la mitigazione del rischio idrogeologico e a quantificare i relativi costi.

Solo a valle di questa attività, nella futura programmazione, sarà possibile valutare l'eventuale inserimento di interventi mirati a risolvere le criticità in argomento, e ciò a prescindere dalle iniziative che nel frattempo verranno intraprese dalla regione, in raccordo con gli altri organi di Protezione civile, finalizzate alla gestione e alla risoluzione della situazione emergenziale.

Prima di concludere, si ritiene opportuno sottolineare che, sebbene non competa al MiTE la verifica della idoneità e adeguatezza dei piani di emergenza relativi a situazioni di rischio idrogeologico, si è, a tutt'oggi, in attesa di proposte operative, da parte della regione Lombardia, riguardanti interventi sulla frana di Monte Saresano.

PRESIDENTE. La deputata Graziella Leyla Ciagà ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza di cui è cofirmataria.

GRAZIELLA LEYLA CIAGA' (PD). Grazie Presidente, ringrazio innanzitutto la sottosegretaria Ilaria Fontana, per la risposta e per l'impegno del Ministero della Transizione ecologica a finanziare la messa in sicurezza e il ripristino ambientale del Monte Saresano, naturalmente quando questo studio di fattibilità tecnico-economica sarà predisposto da regione Lombardia e, quindi, poi inserito nel repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo. Ricordo che il Recovery Plan prevede una linea di finanziamento importante in materia di dissesto idrogeologico e, quindi, chiediamo che a questo impegno del Governo seguano dei fatti concreti, in modo tale da tutelare il territorio del lago d'Iseo. Ricordo che il cementificio, che opera da oltre un secolo, non è mai stato sottoposto a valutazione d'impatto ambientale, e questa è una grave carenza che i sindaci hanno sempre lamentato. A questo si aggiunge il fatto che gli ambiti delle miniere “Ognoli” (in corrispondenza della quale è localizzata l'attuale frana) e “Ca' Bianca” (che ha un'attività estrattiva ancora in corso) si trovano in una zona di vincolo idrogeologico. Questo a sottolineare, ancora una volta, la delicatezza proprio della situazione geologica del sito.

Sottolineo tre questioni che destano preoccupazione ai sindaci e alle popolazioni del lago d'Iseo. La prima: la questione dei rifiuti e materiali pericolosi che sono stoccati nello stabilimento. La seconda: la presenza, appunto, di una miniera ancora attiva, “Ca' Bianca”, a solo 500 metri in linea d'aria dalla frana. La terza: la questione del futuro dello stabilimento, che evidentemente ha un orizzonte temporale più lungo.

Per quanto riguarda il primo punto, i cosiddetti “rifiuti”: si tratta di combustibili, additivi, materie secondarie, a cui è necessario provvedere e per cui è necessario attivare misure preventive, perché, nel malaugurato caso in cui la frana scivolasse verso il lago, questo materiale entrerebbe in acqua e provocherebbe un grave danno ambientale sotto il profilo dell'inquinamento delle acque. Ma di quali rifiuti si tratta, giusto per entrare nel merito di questioni proprio concrete? Dunque, in loco si trova una cisterna con una soluzione ammoniacale al 24 per cento, con un quantitativo di 56 tonnellate; ci sono poi 30 tonnellate in tre serbatoi contenenti appunto additivi, 10 tonnellate di gasolio e mezza tonnellata di olio esausto. Questo in base alle dichiarazioni fornite dalla stessa ItalSacci su istanza del comune e della provincia.

Sottosegretario, si tratta di materiali estremamente inquinanti: non oso pensare cosa potrebbe succedere se fossero riversati nel lago. Ricordo che l'acqua del lago è utilizzata per l'irrigazione e, quindi, questi inquinanti potrebbero entrare anche nella catena alimentare, oltre che come riserva per l'acquedotto del comune di Tavernola, per non parlare poi della pesca e della balneazione. Al danno ambientale si sommerebbero, quindi, preoccupazioni per la salute delle popolazioni e, naturalmente, un danno anche al turismo e all'economia locale. Capite bene che si tratta di una questione di grande rilevanza. Sottolineo anche il fatto che, sempre all'interno dello stabilimento, sono presenti quantitativi di marna superiori a quelli autorizzati.

Secondo problema: verificare, attraverso uno specifico studio - questa è la richiesta dei comuni -, che non vi siano interferenze tra la miniera Ca' Bianca, nella quale vengono utilizzati esplosivi, e l'evoluzione della frana, come richiesto lo scorso 29 marzo dal sindaco di Tavernola. Ricordo, inoltre, che la concessione mineraria, che è stata rinnovata nel 2017 dalla regione Lombardia, prevede, a titolo di compensazione ambientale, una prescrizione specifica, cioè la demolizione e/o il riutilizzo degli edifici e dei volumi tecnici in disuso. E non si tratta di poca cosa, perché questi volumi corrispondono quasi al 50 per cento della superficie dell'intero stabilimento che, ricordo, ha un'estensione di ben 50 mila metri quadrati, quindi di notevoli dimensioni.

Per quanto riguarda, poi, la questione del futuro del cementificio, l'intera comunità lacustre bergamasca e bresciana chiede la riconversione dell'impianto verso attività a minor impatto ambientale e paesaggistico. È stato anche svolto un referendum popolare, nel 2018, con esito nettamente favorevole a questa ipotesi. Una riconversione che dovrebbe avvenire per tappe successive: la prima è la più importante, l'abbiamo già ricordato, la messa in sicurezza del versante con operazioni di consolidamento e di alleggerimento e, quindi, la riconversione dello stabilimento con altri usi che siano compatibili con l'ambiente, il paesaggio e la vocazione turistica del comune di Tavernola e, più in generale, dei comuni del lago d'Iseo.

Per concludere, il dissesto idrogeologico in atto sul monte Saresano, che è stato in quest'Aula ricostruito, evidenziando tutti i passaggi e le competenze dei diversi livelli istituzionali, è un problema molto complesso; non è certamente un caso isolato in Italia, tutt'altro, e dimostra la necessità, dal nostro punto di vista, non più procrastinabile di rafforzare i corpi tecnici e, in particolare, il sistema delle Agenzie regionali di protezione ambientale che, ricordo, fanno parte del Sistema nazionale di protezione ambientale, istituito dalla legge n. 132 del 2016 che ha attivato il SNPA il 14 gennaio del 2017.

Quando al rischio industriale si somma il rischio ambientale con possibili ripercussioni sulla salute pubblica, come nel caso specifico di Tavernola, è necessario un approccio integrato. Sono necessarie risorse adeguate per mettere in campo progetti di riqualificazione ambientale e non ci si può affidare solo alla buona volontà dei comuni. Non lasciamo soli i sindaci del lago d'Iseo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi in merito agli effetti delle disposizioni relative alla decontribuzione per i lavoratori impiegati nelle regioni del Sud - n. 2-01183)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-01183 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Galizia se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Se non si parte dal Sud, non riparte l'Italia: sono queste le parole che sono state ripetute tante volte, in quest'Aula, in questi ultimi giorni, lavorando sul PNRR e anche sullo stesso DEF. Io vorrei che queste non rimanessero solo parole, vorrei che davvero ci fosse un impatto reale di queste risorse sui nostri territori del Sud, però comprendo anche che le aspettative sono tante; bisogna cercare di individuare le missioni migliori e gli elementi su cui intervenire per realizzare davvero uno sviluppo del Sud. Ricordo, soltanto così, tanto per fare una citazione, che, nel discorso di fine anno agli italiani, era il 1982, Pertini definiva il problema del Mezzogiorno come qualcosa che non poteva essere considerato soltanto un problema di quella regione, ma doveva essere considerato come un problema nazionale, se lo si voleva risolvere. Sono passati quarant'anni e siamo ancora qui a discutere della questione del Mezzogiorno. E, allora, bisogna comprendere come investirli: sicuramente, un intervento importante è intervenire sulla tematica del lavoro. Misure e provvedimenti tesi a favorire attività lavorative nel Mezzogiorno già esistono e mi riferisco a quelle misure che sono state prese dal nostro Governo attraverso la fiscalità di vantaggio nel Mezzogiorno, ossia la decontribuzione del 30 per cento per i lavoratori impiegati nelle regioni del Sud.

Questo intervento è stato realizzato con il “decreto Agosto” che aveva previsto un periodo di tre mesi, dal 1° ottobre al 31 dicembre, ma, poi, è diventato strutturale e lo abbiamo fatto attraverso la legge di bilancio che ha esteso fino al 31 dicembre del 2029, con un'intensità decrescente che va dal 30 per cento fino al 31 dicembre del 2025, al 20 per cento nel biennio 2026-2027, al 10 per cento negli anni 2028-2029.

L'agevolazione contributiva, come abbiamo detto, si applica a tutte le regioni del Sud - l'Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Molise, la Puglia, la Sardegna e la Sicilia - dove il PIL regionale è inferiore al 90 per cento della media dell'Unione europea e dove il tasso di occupazione è inferiore alla media nazionale.

Del regime potranno beneficiare tutte le imprese attive in vari settori, ad eccezione del settore finanziario, del settore agricolo e del lavoro domestico. L'obiettivo di questo provvedimento è chiaro: è quello di ridurre il costo del lavoro a carico dei beneficiari, aiutandoli, in questo momento così delicato, a soddisfare il fabbisogno di liquidità, a proseguire le attività e a mantenere i livelli occupazionali.

In totale, il Governo ha stimato, per la fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno, un fabbisogno di oltre 40 miliardi di euro, da coprire anche sfruttando i fondi strutturali europei del 2021-2027 e le risorse del React-EU, per una quota pari a 4 miliardi di euro. Qui viene la nostra domanda, sottosegretario. Le chiedo, sulla base dei dati a propria disposizione, di fornire aggiornamenti in merito agli effetti, in termini di platea dei beneficiari raggiunti dallo sgravio contributivo, della misura relativa alla decontribuzione del 30 per cento per i lavoratori impiegati nelle regioni del Sud di recente introduzione e fin qui realizzati in termini di competitività delle imprese e di promozione della stabilità occupazionale nelle regioni del Sud Italia, per rilanciare il tessuto produttivo del Mezzogiorno.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dalila Nesci, ha facoltà di rispondere.

DALILA NESCI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente. La misura dell'agevolazione contributiva per l'occupazione in aree svantaggiate è considerata dal Governo un essenziale strumento di sostegno per l'occupazione in territori dove la crisi pandemica ha ulteriormente aggravato la percentuale di disoccupazione già molto elevata rispetto alle regioni del Nord, soprattutto a carico di donne e giovani: essa, come è noto, allevia in modo considerevole, nella misura del 30 per cento, il costo del lavoro per i datori di lavoro che operano nel Mezzogiorno e in regioni svantaggiate.

Molto di recente, lo scorso 18 febbraio, come pure riferito dagli interpellanti, la Commissione europea ha autorizzato questo intervento e l'INPS ha diffuso immediatamente dopo la circolare 22 febbraio 2021, n. 33, con le indicazioni e le istruzioni per la gestione degli adempimenti previdenziali.

Indubbiamente, il lasso temporale di operatività della misura è, ad oggi, molto limitato per valutarne l'impatto. Ciononostante, il Ministero per il Sud e la coesione territoriale sta costantemente monitorando l'andamento della misura, pur nell'arco di pochi mesi, attraverso le interlocuzioni con l'INPS.

I dati emersi, di cui, poi, consegnerò le tabelle, da ottobre 2020 a febbraio 2021, sono i seguenti, ne cito alcuni: per ottobre 2020, abbiamo aziende beneficiarie 272.378, per un importo decontribuito di circa 218 milioni di euro; il numero di lavoratori per i quali è stato fruito l'esonero è di circa un milione e 700.

A novembre 2020, per esempio, le aziende beneficiarie sono 287.270, per un importo decontribuito di 235 milioni e 320 mila, ed oltre, e il numero dei lavoratori invece è di oltre un milione e 800 mila. Vado avanti, perché poi depositerò le tabelle con tutti i dati puntuali. A febbraio 2021 abbiamo 226.334 aziende beneficiarie, per un importo decontribuito di oltre 261 milioni e 969 mila; il numero dei lavoratori, sempre a febbraio 2021, è di oltre un milione e 400 mila. Quindi sono numeri, come potete capire, evidentemente molto significativi, che fanno sin d'ora ritenere questa misura efficace e di ampio successo. A tempo debito potranno sicuramente essere acquisiti ulteriori elementi conoscitivi, come richiesto, e output di ricaduta sostanziale sull'economia del territorio con riguardo agli effetti riscontrati in termini di stabilità occupazionale e rafforzamento del tessuto produttivo al Sud.

Da notare il calo di adesioni nel mese di gennaio dell'anno scorso, secondo le valutazioni dell'INPS, che è ricollegabile alla grave crisi economica che il Paese sta vivendo in conseguenza dell'emergenza sanitaria, perché in quel mese le aziende hanno fatto massivo accesso agli ammortizzatori sociali, a discapito, quindi, di questa misura. In ogni caso, già nel mese di febbraio i numeri sono in netta risalita, ciò che ci fa essere ottimisti su un crescente interesse dei datori di lavoro delle regioni svantaggiate per questa azione di sostegno all'occupazione.

Voglio aggiungere, per completezza e per far comprendere l'attenzione per la misura della decontribuzione di cui parliamo, che il nostro Ministero, proprio il mese scorso, al fine di assicurare che tutte le risorse siano effettivamente territorializzate a vantaggio dei datori di lavoro del Mezzogiorno, ha assunto un'iniziativa finalizzata a ottenere una modifica della circolare INPS n. 33 del 2021, per chiarire che, in caso di somministrazione di lavoratori, si debba avere riguardo alla sede dell'utilizzatore e non dell'agenzia di somministrazione, evitando in questo modo il rischio, che si era purtroppo già concretizzato, che un'agenzia con sede al Sud potesse fruire della decontribuzione inviando lavoratori in regioni non svantaggiate. Il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e l'INPS hanno accolto favorevolmente questa istanza, e ciò si è tradotto in una circolare integrativa, del 31 marzo 2021, che fornisce sul punto i chiarimenti necessari a garantire che non vi siano dispersioni delle risorse destinate a questa misura in ambiti territoriali diversi dal Sud.

PRESIDENTE. La deputata Galizia ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Mi dichiaro soddisfatta della risposta che ci ha portato oggi qui il sottosegretario Dalila Nesci. Certo, sono emerse le problematiche legate ai tempi di valutazione, che sono ancora brevi, ma i numeri ci fanno ben sperare che questa sia sicuramente una di quelle misure che ha un'efficacia sulla questione del lavoro al Sud. Bene anche gli interventi volti a fare chiarezza sulla questione della territorializzazione e, quindi, anche la circolare dell'INPS è stata sicuramente uno strumento molto utile. Tuttavia, mi preme sottolineare in quest'Aula che le agevolazioni contributive da sole non bastano. Siamo davanti ad una sfida sicuramente molto grande, quale quella di dover risolvere le problematiche legate al Mezzogiorno. Ci tengo a chiarire che il dibattito, che oggi si sta spostando molto sulla questione delle percentuali, cioè quanti fondi andranno al Sud, se il 40 per cento, il 34 per cento o altro, dovrebbe in realtà spostarsi di più sui contenuti di quelli che devono essere gli interventi.

Ci tengo a ribadirlo perché tanto il Sud quanto la questione delle donne e la questione giovanile sono obiettivi trasversali, ma non per questo minoritari. Credo che un intervento importante che si debba fare nel Sud è proprio quello di lavorare su questi tre obiettivi trasversali, perché donne e giovani sono la risorsa che noi abbiamo al Sud e vengono sicuramente poco sfruttati e poco utilizzati. Noi al Sud abbiamo tassi di disoccupazione giovanile e femminile imbarazzanti, che non hanno alcuna comparazione con le altre regioni italiane. Su questo dobbiamo sicuramente lavorare moltissimo. Lo si deve fare su tanti frangenti, sicuramente su tutti i progetti che vedono l'incremento di fondi per la realizzazione di asili nido, per liberare così l'occupazione femminile, ma anche sugli interventi volti alla formazione dei giovani. Penso, per esempio, agli investimenti sulle facoltà STEM, le facoltà scientifiche che possono essere utilissime in questo momento di riconversione dei nostri territori, ma anche agli investimenti legati, per esempio, agli ITS, che sono scuole di specializzazione settoriali di cui abbiamo alcune presenze sul nostro territorio e che devono essere elementi chiave. Quindi cerchiamo di guardare al Sud con occhi diversi, perché il Sud in se stesso ha le risposte per reagire, per risollevarsi e per crescere, certo con una mano. Non bastano semplicemente i fondi perché, se parliamo solo di fondi, il Sud non si riprenderà mai. Dobbiamo guardare alle competenze e investire nei settori giusti perché il Sud in sé ha già le risposte per uno sviluppo reale.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Comunico che il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, con lettera in data 22 aprile 2021, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla XII Commissione (Affari sociali):

“Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19” (3045) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI, VII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), IX, X (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Organizzazione dei tempi di esame di una mozione.

PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00469, concernente iniziative per il rilancio economico e produttivo della Nazione (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 26 aprile 2021 - Ore 10:

(ore 10 e al termine del punto 5)

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2120 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 marzo 2021, n. 25, recante disposizioni urgenti per il differimento di consultazioni elettorali per l'anno 2021. (Approvato dal Senato). (C. 3002​)

Relatrice: SABRINA DE CARLO

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 42, recante misure urgenti sulla disciplina sanzionatoria in materia di sicurezza alimentare. (C. 2972-A​)

Relatori: CONTE, per la II Commissione; RUGGIERO, per la XII Commissione.

3. Discussione sulle linee generali della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00469 concernente iniziative per il rilancio economico e produttivo della Nazione .

4. Discussione sulle linee generali della mozione Novelli ed altri n. 1-00212 concernente iniziative volte al superamento delle barriere architettoniche .

(ore 16)

5. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ai sensi dell'articolo 18 del regolamento RRF (UE) 2021/241 (per lo svolgimento dell'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri e il dibattito generale).

La seduta termina alle 11,30.