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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 492 di giovedì 22 aprile 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Berlinghieri, Brescia, Casa, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, Dara, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Magi, Montaruli, Mura, Occhiuto, Paolini, Perantoni, Pittalis, Silli e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 103, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 21 aprile 2021, il deputato Felice Mariani, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Discussione del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 16 aprile 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 16 aprile 2021). A tale riguardo, preciso che i tempi assegnati ai relatori sono complessivamente pari a 40 minuti e sono così ripartiti: 15 minuti per ciascuno dei relatori per la maggioranza e 10 minuti per la relatrice di minoranza.

Avverto, inoltre, che al Documento di economia e finanza è annessa una Relazione al Parlamento, predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012. A tale proposito, ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di medio periodo deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

Pertanto, l'esame del Documento di economia e finanza si concluderà con la votazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione, di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento degli obiettivi programmatici di finanza pubblica e del piano di rientro verso l'obiettivo di medio periodo, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo al Documento di economia e finanza, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, dopo l'intervento dei relatori e del rappresentante del Governo, avrà luogo la discussione, entro la quale dovranno essere presentate le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative al Documento di economia e finanza.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo che dovrà dichiarare quale risoluzione intenda accettare sia con riferimento alla Relazione sia con riferimento al Documento di economia e finanza.

Avranno quindi luogo le dichiarazioni di voto e le votazioni.

In entrambi i casi, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

(Discussione – Doc. LVII, n. 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Ubaldo Pagano.

UBALDO PAGANO, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza costituisce il principale documento di programmazione della politica economica e di bilancio e si colloca al centro del semestre europeo che tuttavia quest'anno avrà natura particolare ed eccezionale, in virtù delle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19 e della risposta dell'UE alla crisi. In primo luogo, anche per il 2021 la Commissione europea ha deciso l'applicazione della cosiddetta clausola generale di salvaguardia, al fine di assicurare agli Stati membri il necessario spazio di manovra per il sostenimento delle spese sanitarie necessarie ad affrontare le emergenze e delle misure per contrastare gli effetti recessivi sull'economia. Inoltre, le scadenze del semestre europeo saranno adattate a fini di coordinamento con il dispositivo di ripresa e resilienza e i piani nazionali. Data la natura politica complessiva dei PNRR, la Commissione ha preannunciato la propria intenzione di non proporre nel 2021 raccomandazioni specifiche. Gli Stati membri sono invitati a sottoporre i rispettivi piani entro il 30 aprile e le valutazioni della Commissione sul contenuto dei piani sostituiranno le relazioni per Paese del semestre europeo. Per tali ragioni, rispetto ai precedenti DEF, il DEF 2021 è stato trasmesso privo del Programma nazionale di riforma poiché le riforme occupano già un ruolo centrale nel PNRR, sperando che questo costituisca un unicum dettato dalla eccezionalità del momento. Unitamente al DEF, il Governo ha trasmesso al Parlamento la Relazione che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica, ai fini dell'autorizzazione parlamentare allo scostamento di bilancio, necessario al finanziamento degli ulteriori interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza. Con tale Relazione, il Governo richiede in particolare l'autorizzazione al ricorso all'indebitamento per 40 miliardi di euro nell'anno 2021 e per 6 miliardi di euro annui per il periodo 2022-2033, finalizzati a finanziare un nuovo provvedimento di sostegno all'economia e alle imprese, in particolare per sostenere i lavoratori autonomi e le imprese più colpite dalle restrizioni adottate per contenere il contagio. Il DEF espone poi l'analisi del quadro macroeconomico italiano, relativo all'anno 2020 e le previsioni tendenziali per il 2021 e per il 2022 che continuano ad essere condizionate dall'epidemia da COVID-19 sull'economia italiana e internazionale. Richiamando le stime ufficiali dell'Istat, il Documento evidenzia come il PIL abbia registrato nel 2020 una caduta pari all'8,9 per cento in termini reali: si tratta di una contrazione dell'attività economica senza precedenti in tempo di pace. Il risultato è in linea con quanto previsto a settembre 2020 nella Nota di aggiornamento del DEF, che aveva rivisto al ribasso le stime della caduta del PIL. Per quanto concerne le prospettive dell'economia italiana per il 2021 e per il 2022, il DEF 2021 presenta due scenari di previsioni macroeconomiche, uno tendenziale e l'altro programmatico. Lo scenario a legislazione vigente esposto nel DEF riflette un quadro economico ancora profondamente condizionato dall'andamento della pandemia e dalle conseguenti misure sanitarie e di chiusura di molteplici attività economiche. Nel complesso, le prospettive per il 2021 appaiono più favorevoli in relazione alla ripresa dell'attività economica e del commercio mondiale. La previsione di crescita del PIL in termini reali per il 2021 infatti è rivista al 4,1 per cento, al ribasso di 1,9 punti percentuali rispetto alla crescita del 6 per cento prospettata nello scenario programmatico della NADEF del settembre scorso ma, comunque, in tenuta rispetto a ulteriori considerazioni più nefaste che ne erano state prospettate. Considerando anche le importanti misure di stimolo fiscale introdotte con il “decreto Sostegni”, nonché la forte spinta che verrà dal Piano di ripresa e resilienza, il DEF prospetta a livello tendenziale una crescita del PIL che, dopo il recupero nell'anno in corso, più 4,1 per cento, salirebbe del 4,3 per cento nel 2022, del 2,5 per cento del 2023 e del 2 per cento nel 2024.

Al riguardo, nel DEF si stima che l'insieme degli interventi di politica fiscale adottati a supporto di famiglie e imprese con il “decreto Sostegni” produca un effetto espansivo sull'economia italiana nell'anno in corso di circa 0,7 punti percentuali. La piena ripresa dell'attività economica viene quindi posticipata, rispetto a quanto previsto nella NADEF 2020, con una revisione al rialzo delle prospettive di crescita per il 2022, anche per il pieno esplicarsi degli effetti positivi legati all'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ciononostante, il DEF stima il recupero dei livelli pre-crisi dell'attività economica solo nell'ultimo trimestre del 2022, con un ritardo di un trimestre rispetto a quanto atteso nella NADEF 2020.

Venendo al quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2021 e successivi, il DEF tiene conto delle misure che saranno presentate a fine aprile con il prossimo “decreto Sostegni” e della versione finale del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che prevede un ammontare complessivo di 237 miliardi, comprensivo degli ulteriori canali nazionali di finanziamento per circa 30,5 miliardi, il cosiddetto fondo complementare, che sarà istituito e alimentato con uno stanziamento di 6 miliardi di euro l'anno. La manovra prevista con il nuovo “decreto Sostegni”, grazie al nuovo scostamento, avrà una dimensione di circa 40 miliardi di euro in termini di impatto sull'indebitamento netto del 2021. L'impatto sul deficit degli anni successivi, al netto della spesa per interessi, varierà fra 4 e 6,5 miliardi all'anno, principalmente finalizzati a finanziare investimenti pubblici con risorse aggiuntive rispetto a quelle previste con il PNRR. Oltre metà delle risorse stanziate dal 2021 saranno destinate a sostenere i titolari di partite IVA e le imprese impattate dalla crisi. Saranno inoltre adottate misure per aiutare le imprese a coprire parte dei costi fissi. Per sostenere l'erogazione del credito delle piccole e medie imprese la scadenza del regime di garanzia dello Stato sui prestiti sarà prorogata dal 30 giugno a fine anno. Anche la moratoria sui crediti alle piccole e medie imprese sarà estesa nel tempo. Saranno inoltre reintrodotti rinvii ed esenzioni d'imposta, già attuati con precedenti provvedimenti nel corso del 2020. Il decreto inoltre prorogherà le indennità a favore dei lavoratori stagionali e introdurrà nuove misure a favore dei giovani. Risorse aggiuntive saranno destinate agli enti territoriali per sostenere le fasce più deboli e i trasporti locali e mantenere gli sgravi fiscali che già erano stati attuati nello scorso anno.

Per quanto concerne la versione definitiva del PNRR, il DEF evidenzia che potrà contare su un ammontare di circa 237 miliardi. A differenza di quanto prefigurato dalla NADEF 2020, le risorse del dispositivo di ripresa e resilienza sono state rimodulate in 191,5 miliardi di euro, come da decisione della Commissione europea al seguito di una valutazione attenta degli indicatori. Le sovvenzioni salgono da 65,4 miliardi a 68,9 miliardi, mentre la stima dei prestiti si riduce da 127,6 a 122,6 miliardi; quindi aumentano le cosiddette donazioni e diminuiscono i prestiti al nostro Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Oltre alle risorse previste dai programmi complementari, come React-EU, che ammontano a circa 14,5 miliardi, il Governo ha previsto, come dicevo prima, di utilizzare ulteriori finanziamenti, pari a circa 30,5 miliardi, tramite il Fondo di sviluppo e coesione e il nuovo Fondo di investimento complementare.

Per quanto afferisce al Fondo di sviluppo e coesione, l'Ufficio parlamentare di bilancio chiarisce che trattasi semplicemente di uno scenario sostitutivo di medio periodo, che sarà implementato successivamente. Nello scenario programmatico la crescita del PIL reale è prevista pari al 4,5 per cento nel 2021, al 4,8 per cento nel 2022, al 2,6 per cento nel 2023 e all'1,8 per cento nel 2024. Rispetto allo scenario tendenziale si profila, quindi, un incremento complessivo del tasso di crescita del PIL di 0,4 punti nel 2021, 0,5 nel 2022, 0,1 nel 2023 e una riduzione dello 0,2 nel 2024, a causa ovviamente del più elevato incremento negli anni precedenti e per un consolidamento della finanza pubblica. Grazie a tale dinamica il PIL, nello scenario programmatico, recupererebbe i livelli pre-crisi nel terzo trimestre del prossimo anno, per poi mantenersi sui livelli superiori per tutto l'orizzonte di previsione.

Il DEF ricorda inoltre che nelle suddette valutazioni non si è tenuto conto degli effetti sulla crescita dell'impatto delle riforme previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza che, non di meno, a quanto dicono tutti gli osservatori e tutti gli analisti, dovrebbero esercitare un notevole effetto propulsivo sulla crescita del PIL.

Passo, quindi, la parola al collega Pella, per l'illustrazione della parte del DEF relativa agli andamenti di finanza pubblica, non prima di aver rassegnato i miei sentiti auguri alla collega Lucaselli (Applausi), relatrice di minoranza, per il suo compleanno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Roberto Pella.

ROBERTO PELLA, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Venendo alla sezione del DEF dedicata agli andamenti di finanza pubblica, con riferimento ai dati del consuntivo 2020 si segnala, innanzitutto, che l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è stato, nel 2020, pari in valore assoluto a 156,9 miliardi, corrispondenti al 9,5 per cento del PIL, a fronte di una previsione del NADEF 2020 pari al 10,8 per cento. Il dato evidenzia un peggioramento rispetto all'anno 2019, esercizio nel quale l'indebitamento netto è infatti risultato pari a 27,9 miliardi, corrispondenti all'1,6 per cento del PIL. L'incremento del deficit per 129 miliardi è ascrivibile, in misura quasi totale, al peggioramento del saldo primario per 132 miliardi, pure in presenza di un miglioramento della spesa per interessi per 3 miliardi.

Per quanto riguarda il versante delle entrate, il DEF evidenzia che le entrate totali delle amministrazioni pubbliche registrano nel 2020 valori significativamente inferiori a quelli del 2019, a causa del forte rallentamento dell'economia legata all'emergenza pandemica. Infatti, rispetto al 2019 le entrate totali delle amministrazioni pubbliche registrano una contrazione in valore assoluto di circa 53,7 miliardi di euro (dagli 843,1 miliardi nel 2019 ai 789,4 nel 2020).

In rapporto al PIL, invece, per effetto di una più accentuata flessione annuale del PIL nominale, le entrate totali registrano un incremento, attestandosi al 47,8 per cento rispetto al 47,1 del 2019. In particolare, le entrate tributarie si riducono in valore assoluto di circa 34,7 miliardi di euro (dai 517,1 miliardi nel 2019 ai 482,4 miliardi nel 2020), attestandosi in rapporto al PIL al 29,2 per cento rispetto al 28,9 del 2019.

Un andamento negativo viene riscontrato anche rispetto alle entrate per contributi sociali che registrano, nel 2020, una contrazione del 5,6 per cento rispetto al 2019 (228.643 milioni di euro, rispetto ai 242.230 del 2019).

La pressione fiscale si attesta nel 2020 al 43,1 per cento rispetto al 42,4 dell'anno precedente (più 0,7 punti percentuali). Considerato il beneficio del bonus dei 100 euro mensili, introdotto con decorrenza 1° luglio 2020 e rimasto in vigore fino al 30 giugno 2020, il documento segnala che la pressione fiscale nel 2020 scenderebbe al 42,4 per cento.

Per quanto riguarda invece il versante delle spese, le spese finali si attestano, nel 2020, a 946.219 milioni, in aumento dell'8,6 rispetto al 2019, allorché l'analogo valore era stato di 871.003 milioni.

Nel complesso, le spese finali aumentano anche in termini relativi, dal momento che la loro incidenza rispetto al PIL passa dal 48,6 per cento nel 2019 al 57,3 nel 2020. La variazione complessiva è dovuta sia alla spesa in conto capitale sia alla spesa corrente primaria, che hanno registrato incrementi rispetto al PIL, rispettivamente, del 2 per cento (dal 3,5 del 2019 al 5,5 del 2020) e del 6,6 per cento (dal 41,8 del 2019 al 48,4 del 2020) mentre la spesa per interessi registra un incremento dello 0,1 per cento (dal 3,4 del 2019 al 3,5 del 2020).

Venendo alle previsioni tendenziali per il periodo 2021-2024, il conto economico esposto dal DEF evidenzia per il 2021 un dimezzamento netto, pari al 9,5 per cento del PIL (165.143 milioni).

Rispetto al 2020, nel 2021 il saldo rimane costante in termini di PIL, in quanto ad un peggioramento del saldo primario (meno 0,2 per cento) corrisponde un analogo miglioramento della spesa per interessi (più 0,2 per cento). Per gli anni successivi, si stima un decremento del rendimento netto rispetto al 2021, sia in valore assoluto, sia in rapporto al PIL con riduzioni costanti in ciascun esercizio: 2022: meno 100 miliardi (meno 5,8 per cento del PIL); 2023: meno 69,6 miliardi (meno 3,7 del PIL); 2024: meno 67,1 miliardi (meno 3,4 per cento del PIL).

In base al DEF, l'indicata evoluzione del saldo è determinata principalmente dalla crescita del saldo primario, che - pur risultando negativo in tutti gli esercizi - diminuisce la propria incidenza rispetto al PIL dal 2,5 per cento nel 2022 allo 0,8 per cento negli anni 2023 e 2024, a cui si accompagna una costante riduzione della spesa per interessi, che, sempre in rapporto al PIL, passa dal 3 per cento del 2022 al 2,8 per cento del 2023 e, infine, al 2,6 per cento nel successivo.

Il DEF stima un andamento crescente delle entrate totali, per tutto il periodo di previsione 2021-2024: da 823,6 miliardi nel 2021 a 910,4 nel 2024. In termini di incidenza sul PIL, le stime relative alle entrate totali della pubblica amministrazione registrano incrementi nel 2022 e nel 2023, rispettivamente, 47,5 e 47,8 punti percentuali, rispetto al 47,4 nel 2021. In particolare, le entrate tributarie registrano, in valore assoluto, un andamento crescente per tutto il periodo di previsione 2021-2024: da 503,4 miliardi nel 2021 a 559,3 nel 2024. Ove si considerino anche i valori 2020, particolarmente significativo appare l'incremento delle stime indicato per il 2021, più 21 miliardi, rispetto al quale il DEF evidenzia la coerenza con l'evoluzione della congiuntura economica, che produce effetti positivi sulle entrate anche negli anni successivi.

Con riferimento ai contributi sociali, le previsioni indicano nel 2021, rispetto al 2020, un decremento dello 0,4 per cento - 227,6 miliardi rispetto ai 228,6 del 2020 - e, nel periodo 2021-2024, si stima un andamento crescente che raggiunge 258,7 miliardi nel 2024. Il DEF evidenzia che la dinamica prevista sconta la sospensione degli adempimenti 2020 disposta per fronteggiare l'emergenza epidemiologica, con differimento dei termini di versamento negli anni 2021-2022. La pressione fiscale scende al 42,1 per cento nel 2021, rispetto al 43,1 nel 2020, continuando a ridursi, in misura più accentuata, negli anni successivi, fino a raggiungere il valore di 41,6 nel 2024. Il Documento segnala che, al netto della misura riguardante l'erogazione del beneficio di 100 euro mensili, la pressione fiscale passerebbe dal 41,3 del 2021 al 40,9 del 2024.

Per quanto concerne le spese, in valore assoluto, i dati stimati per gli anni dal 2021 al 2024 sono, rispettivamente, pari a 988.718 milioni, 971.047 milioni, 979.592 milioni e 977.495 milioni; il valore annuo stimato aumenta del 4,5 per cento nel 2021 (più 42,5 miliardi), si riduce dell'1,8 per cento nel 2022 (meno 17,7 miliardi), per poi incrementarsi dello 0,9 per cento nel 2023 (più 8,5 miliardi) e, infine, ridursi nuovamente dello 0,2 per cento nel 2024 (meno 2,1 miliardi). L'incidenza delle spese rispetto al PIL si riduce di 0,4 punti percentuali nel 2021 rispetto al precedente esercizio, raggiungendo il 56,9 per cento, per poi contrarsi ulteriormente di 4 punti percentuali nel 2022, di 1,5 nel 2023 e di 1,7 nel 2024, anno in cui l'incidenza di tale voce di spesa rispetto al PIL si assesta al 49,7 per cento. La riduzione del rapporto che si registra nel triennio 2021-2023 è da porre in relazione, soprattutto, con l'incremento della previsione relativa al PIL (più 313,8 miliardi nel triennio) e solo in misura minore con l'andamento della spesa in valore assoluto. In generale, l'evoluzione delle principali componenti di spesa rispetto al PIL è fortemente influenzata dalla dinamica del denominatore; il PIL stimato per gli anni 2021-2022-2023-2024, infatti, cresce, rispettivamente, del 5,2, del 5,6, del 3,8 e del 3,2 per cento rispetto all'anno precedente. L'incidenza della spesa in conto capitale rispetto al PIL è prevista in crescita di circa 0,6 punti percentuali nel 2021, arrivando al 6,1 per cento, per ridursi al 5 per cento nel 2022 e al 4,9 nel 2023.

Per quanto riguarda, infine, la dinamica dell'indebitamento netto e del rapporto debito-PIL nello scenario programmatico, considerando la nuova richiesta di autorizzazione all'indebitamento trasmessa unitamente al DEF e gli scostamenti di bilancio già autorizzati in Parlamento, il nuovo livello di indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche è stimato all'11,8 per cento nel 2021, un livello dovuto alle misure di sostegno all'economia e alla caduta del PIL. Il rapporto deficit-PIL scenderà al 5,9 per cento nel 2022, al 4,3 nel 2023 e al 3,4 nel 2024. Il nuovo livello di debito pubblico è stimato al 159 per cento del PIL nel 2021, per poi diminuire al 156,3 per cento nel 2022, al 155 per cento nel 2023 e al 152,7 per cento nel 2024.

Il Governo ritiene necessario che al forte stimolo al rilancio dell'economia, che sarà fornito, nel medio termine, dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), si accompagnino interventi immediati di sostegno e rilancio che anticipino l'avvio della ripresa. Il rischio di danni permanenti al tessuto produttivo, così come lo sforzo richiesto ad alcune categorie sociali e produttive, devono essere limitati al fine di scongiurare il rischio di non riuscire a recuperare i livelli di prodotto precedenti alla crisi. Appare, quindi, necessario fornire alle imprese più colpite dalla crisi ulteriori sostegni, sia attraverso la copertura di alcuni costi fissi, sia favorendo l'accesso alla liquidità e potenziando gli incentivi alla ricapitalizzazione.

A giudizio del Governo è questa la fase in cui è necessario impartire la spinta più decisiva all'economia e sostenere con più vigore le fasce maggiormente colpite della popolazione, quali i giovani e le donne, e per far sì che tutte le energie del Paese siano destinate alla ripartenza e alla valorizzazione degli investimenti, della ricerca, della formazione, che saranno finanziati con il PNRR. Infine, in considerazione della probabile sospensione del Patto di stabilità e crescita nel 2022, il DEF e l'allegata Relazione prefigurano, pertanto, una modifica al sentiero di rientro dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione. A seguito delle nuove ondate dell'epidemia e delle conseguenti necessità di sostegno all'economia, nonché della raccomandazione di rafforzare il PNRR da parte delle Camere, il nuovo Governo, infatti, rinvia il traguardo del 3 per cento del deficit al 2025, rispetto al 2023 previsto dalla NADEF 2020, al fine di sostenere lo sforzo di investimento e rigenerazione del Paese. Il successivo sentiero di avvicinamento all'OMT prevede di riportare il rapporto fra debito pubblico e PIL verso il livello pre-crisi (134,6 per cento), per la fine del decennio. A tale riguardo, il Governo chiarisce tuttavia che, sebbene condivida l'opinione che le regole fiscali europee debbano essere riviste allo scopo di promuovere maggiormente la crescita e la spesa per investimenti pubblici, la riduzione del rapporto debito-PIL rimarrà la bussola della sua politica finanziaria.

Il percorso di riduzione del debito rifletterà il progressivo miglioramento dei saldi di bilancio e beneficerà della maggiore crescita economica indotta dall'attuazione del Piano di ripresa e resilienza incentrato sulle riforme e sugli investimenti, nonché dal programma di investimenti aggiuntivi che il Governo ha deciso di finanziare fino al 2033, avendo contezza che, a tempo debito, i frutti della maggiore crescita dovranno contribuire al rafforzamento della finanza pubblica, dalla cui solidità dipenderà la capacità di rispondere a future crisi inattese e a far fronte ai costi dell'invecchiamento della popolazione. Per questa ragione, abbiamo formulato una proposta di risoluzione che, ovviamente, sarà a posta, poi, all'attenzione del Parlamento con il voto di oggi pomeriggio, dove, in qualche modo, abbiamo evidenziato, con valenza e importanza, quelle che sono determinate richieste che sicuramente sono importanti per quella che è la ripresa del nostro Paese in funzione di questo momento storico, che dobbiamo vivere con grande attenzione, ma dobbiamo concentrarci tutti insieme per quello che è il bene del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, l'esame e l'approvazione da parte del Parlamento del bilancio, che già ha subito un iter travagliato per il succedersi di molteplici eventi politici, a cominciare dalla stessa crisi di Governo, si collocano, peraltro, in una fase delicatissima della vita economica e sociale del Paese, in un momento nel quale diventano sempre più decisive le scelte da operare e le iniziative da intraprendere. Questo diceva l'onorevole Aiardi nella seduta del 19 aprile del 1978. Questo è per dire che, nella sostanza, ancora oggi, noi ci troviamo di fronte a un Documento di economia e finanza che non ha nessun elemento di novità: i problemi che c'erano nel 1978 sono arrivati al 2021 e nel 2021, anno nel quale si vive un momento tragico per la nostra economia, un momento assolutamente unico, imprevedibile, ma con il quale dobbiamo confrontarci, in realtà si presenta nuovamente un Documento di economia e finanza che ripresenta le stesse soluzioni che il collega Aiardi chiedeva nel 1978. Allora, vede, Presidente, oggi il Parlamento esprimerà la propria posizione su due momenti fondamentali per la vita del Paese: il Documento di economia e finanza, per l'appunto, e lo scostamento e, benché sembri che le due cose siano inscindibili e che vadano di pari passo, per noi non è così e Fratelli d'Italia, mantenendo fede alla propria onestà intellettuale, ha fatto una valutazione separata sui due provvedimenti. Partiamo dal DEF. Noi crediamo che, normalmente, si giunga al dibattito sul Documento di economia e finanza con un po' di noia e con noncuranza, quasi l'approvazione di questo Documento fosse una cosa dovuta e scontata e, quindi, un atto dovuto nella sua forma e scontato nel merito. Evidentemente così però non è, perché tutti coloro i quali sono qui in quest'Aula oggi ben comprendono che il DEF è l'atto principale del Parlamento perché è in esso che la politica può manifestarsi e il Governo in carica può prospettare al Paese le proprie idee per la ricostruzione del futuro.

Presidente, vorrei tirarmi fuori dalla sterile polemica politica sugli ultimi cinque, dieci, quindici o vent'anni, perché stiamo vivendo un momento storico ed economico completamente diverso, un momento inaspettato, come dicevo prima, che non necessita del cambio di passo, permettetemelo: necessita di una nuova visione e di nuove prospettive. Ed è questa la sfida di questo Governo, la sfida di questo Parlamento: iniziare ad avere un nuovo punto di vista per dare nuove soluzioni a problemi nuovi. Non possiamo ritrovarci, nel 2021, con un Documento di economia e finanza che, paragonato a quello del 1978, del 1979 o del 1980, sia assolutamente identico nella forma e nella sostanza. A fronte delle grandissime aspettative, ci siamo ritrovati a confrontarci con un documento molto timido e ne abbiamo certamente apprezzato la consistente correzione al ribasso delle attese sulle attività economiche; abbiamo certamente condiviso l'indicazione di un indebitamento decisamente più elevato del tendenziale dell'anno scorso. Detto questo, però, ci attendevamo anche un documento più coraggioso e invece ci siamo trovati ad esaminare un testo, il cui unico dato certo è l'incertezza del punto di partenza in base al quale sono state effettuate le stime di crescita, ossia la progressione della campagna vaccinale. Nel 2020 il PIL dell'Italia si è ridotto di circa 9 punti percentuali e, soprattutto nella parte finale dell'anno scorso, si è registrata una diminuzione del PIL maggiore di quella registrata negli altri Paesi dell'area euro; la spesa è crollata al 12,3 per cento, meno 40 per cento sull'acquisto di beni. Il 2020 è stato l'anno record della povertà assoluta: il 7,7 per cento del totale, vale a dire 2 milioni di famiglie in più nella fascia dell'indigenza. In tutto questo, il Governo sceglie di fondare la struttura economica italiana semplicemente su due scommesse, lo abbiamo letto proprio all'interno di questo documento: la campagna vaccinale, da un lato, e lo scostamento e le anticipazioni del Recovery, dall'altro. Si tratta, quindi, di valutare se un Governo possa basare il futuro economico della propria Nazione semplicemente su una scommessa che, di per sé, è un atto aleatorio, neppure assistiti, tra l'altro, dai calcoli di rischio. Vice Ministro, legare le stime di crescita all'evoluzione della pandemia vuol dire che, se quelle stesse previsioni fossero smentite, si imporrebbe un ritorno indietro che sarebbe pesantissimo. Tutti i soggetti previsori, a partire dalla Banca d'Italia, hanno legato la favorevole evoluzione della crescita dell'economia italiana ad un positivo sviluppo delle vaccinazioni e siamo consapevoli che da questo non si possa prescindere, ma manca il piano B. Qual è il piano B? Cosa accadrebbe nell'eventualità dell'insorgenza di problemi sulla crescita e, per connessione, sul debito? Nel Documento di economia e finanza non c'è visione e non c'è risposta su questo. In un articolo scritto per il Financial Time dal Presidente Draghi, quando non era ancora investito di responsabilità di Governo, sosteneva che, persistendo le difficoltà per la prosecuzione della pandemia e le chiusure, l'unica strada percorribile sarebbe quella dell'intervento dei Governi, cioè, nella sostanza: o i Governi compensano i debitori per le conseguenze subite oppure i debitori falliscono e la garanzia bancaria, quando ricorre, sarà pagata comunque dal Governo in un modo o nell'altro. Tutto questo, però, non fa i conti con ciò che sta avvenendo con la disciplina europea e con il ruolo dell'Autorità bancaria EBA e della vigilanza unica in materia di moratoria sui prestiti e di garanzie pubbliche, mentre vige la norma rigoristica sulla configurazione del default che non sarebbe accettabile neppure in una condizione normale. In questo documento, manca la visione complessiva del futuro; ci sono tutte le debolezze dei documenti precedenti e, come sempre, ritroviamo troppi investimenti pubblici e poca attenzione a quelli privati. Le risorse messe a disposizione per l'annunciata riforma fiscale sono troppo poche perché si possa arrivare veramente alla rinnovazione del sistema. E quando si parla di riforma fiscale, non si può avere una riforma parziale, una visione parziale, la riforma fiscale deve necessariamente coinvolgere impresa e famiglia: non si possono fare le due cose in modo separato.

Mancano le semplificazioni del circuito finanziario, mancano le misure di stimolo al consumo. Su questo vorrei soffermarmi brevemente, perché, colleghi, un altro assente di questo documento è la strategia con la quale si intende affrontare il deficit di crescita rispetto agli altri Paesi. Gli anticipi del Recovery sono stati posti al centro di questo documento; nella nuova versione il PNRR punta a moltiplicare la propria spinta alla crescita che, a fine periodo, abbia un effetto del 3,65 per cento contro il 2,3 ipotizzato dal primo Piano giallo-rosso, e il 3 per cento della versione di gennaio. In termini numerici, l'Italia risvegliata dal Recovery, secondo questo documento, produrrebbe quasi 70 miliardi di PIL in più rispetto allo scenario senza il meccanismo europeo, una spinta del 56 per cento, superiore rispetto anche a quella attribuita alla prima ipotesi che arrivava al 20, quella di gennaio. E' chiaro a tutti, però, che il deficit dell'anno prossimo si basa soprattutto su quel che accadrà alla massa di spesa congiunturale per gli aiuti anticrisi. Il 2026 è lontano e tutte le previsioni effettuate in questo documento si basano su questo, dimenticando il vero motore di una economia sana, cioè il consumo interno. L'incremento del PIL rispetto al quadro macroeconomico tendenziale deriva dalla domanda interna; la massa di deposito a risparmio a gennaio era di un milione e 700 miliardi, liquidità che giace ancora nelle banche.

Ci sarebbe molto altro da dire, ma credo che il tempo a mia disposizione stia per terminare e allora solo due considerazioni: il gruppo di Fratelli d'Italia voterà contro il Documento di economia e finanza, perché riteniamo che questa sia l'indicazione politica di un Governo e dal documento non appaiono chiare le linee economiche che il Governo vuole intraprendere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); allo stesso modo e per stessa coerenza ed onestà intellettuale, voteremo invece a favore dello scostamento che per noi è un atto separato e lo facciamo nell'esclusivo interesse degli italiani, sperando ovviamente che il Governo Draghi e che il Presidente del Consiglio mantengano la promessa che è stata fatta all'opposizione, ossia quella di considerare il modo migliore affinché le risorse di questo scostamento siano veramente date a favore delle famiglie, veramente date a favore delle imprese, delle partite IVA, degli autonomi, di tutte quelle persone che hanno passato un anno di sofferenza, dal quale ancora non riescono ad uscire. Ed è per questo che sullo scostamento voteremo a favore, perché speriamo che le promesse che ci sono state fatte dal Governo verranno mantenute. Noi speriamo davvero che questo Governo non voglia tradire la nostra buona fede. Il futuro appartiene alle prossime generazioni, facciamoci carico di questa responsabilità, perché - e concludo, Presidente - come diceva Churchill, “il politico diventa uomo di Stato quando inizia a pensare alle prossime generazioni, invece che alle prossime elezioni” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, che si riserva di intervenire successivamente.

È iscritta a parlare la deputata Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo qui oggi riuniti in quest'Aula per discutere il Documento di economia e finanza 2021, un documento programmatico che, come già detto anche dai relatori, è uno degli strumenti di programmazione fondamentali per il nostro Stato. Ma come arriviamo alla definizione di questo DEF 2021? Ci arriviamo con una situazione veramente catastrofica che si è chiusa a consuntivo sul 2020. Purtroppo, nel 2020 il prodotto interno lordo del nostro Paese, come già hanno detto prima i miei colleghi, ha subito una caduta pari all'8,9 per cento in termini reali; si registra una caduta soprattutto per la domanda interna, come già hanno rilevato, e questa, purtroppo, ha trascinato anche una minore domanda soprattutto da parte delle esportazioni nette. Ebbene, in questo quadro del nostro Paese e soprattutto della nostra economia, a consuntivo del 2020, c'è bisogno di programmare, di avere il coraggio di programmare una ricrescita e una ripartenza di questo nostro Paese. E come dobbiamo farlo? Innanzitutto dobbiamo abbandonare il rigorismo che ha contraddistinto, purtroppo, in passato soprattutto le politiche europee.

E anche da questo punto di vista, l'Italia deve avere il coraggio di osare e di abbandonare il rigorismo e l'assistenzialismo, per puntare, soprattutto, su due fattori: la crescita e la produttività. Sono questi i due fattori necessari per riuscire a determinare quello sbalzo del nostro prodotto interno lordo che è una scommessa per tutti noi e, mai come ora, dobbiamo unirci tutti quanti per raggiungere questo importante obiettivo. Non dobbiamo farlo solo per un egoismo personale ma dobbiamo farlo, soprattutto, per dare una garanzia ed un futuro ai nostri figli e alle future generazioni. Mai come adesso la politica deve avere il coraggio di osare e per farlo dobbiamo cercare di programmare, come è stato fatto all'interno di questo documento, la fase delle riaperture. Non devono essere riaperture timide, non devono essere riaperture guidate da un'ideologia troppo rigorista. Dobbiamo ricordarci che, se vogliamo far ripartire questo nostro Paese, dobbiamo puntare sulla crescita e sulla produttività e per poterlo fare dobbiamo generare PIL, prodotto interno lordo, ma per questo dobbiamo fare in modo che le nostre attività produttive tornino finalmente ad accelerare il loro processo produttivo e tornino finalmente a poter esercitare liberamente la propria attività di impresa.

Presidente, noi riteniamo che il nostro Ministro, Daniele Franco, abbia avuto un approccio pragmatico che si è contraddistinto rispetto a quello del suo predecessore, l'ex ministro Gualtieri. Lo abbiamo riscontrato subito, visto che il gruppo della Lega, anche lo scorso autunno, a settembre 2020, quando si parlava della NADEF 2020, aveva rilevato, proprio all'interno della Commissione bilancio, come soprattutto i previsionali del PIL sul 2021 fossero troppo sovrastimati. Purtroppo, l'ex ministro Gualtieri non ha voluto ascoltare quanto dicevamo, non solo noi, ma quanto dicevano le principali stime, i principali tendenziali che venivano prospettati sulla crescita del nostro Paese.

Questo è stato fondamentale e determinante per un fattore, per non essere riusciti a fare una programmazione coerente con la realtà. Noi dobbiamo impegnarci, soprattutto in questo periodo, ad evitare di scrivere e di andare ad allocare risorse previsionali che poi non corrispondono al vero, perché questo, purtroppo, determina che non si faccia una corretta programmazione, che è quello che viene richiesto proprio all'interno del Documento programmatico più importante che andiamo a votare oggi. Questo lo si rileva soprattutto per il fatto che, come dicevo prima, la NADEF 2020 prevedeva un PIL sul 2021 pari al 6 per cento; purtroppo, con l'andamento attuale, con i dati che abbiamo registrato nel primo trimestre, la previsione si attesta invece al 4,1, quella che andavamo chiedendo anche noi e, soprattutto, che prospettavano tutti i principali indicatori previsionali per l'anno 2021.

Sapere fare una buona programmazione vuol dire cercare di fare in modo che il previsionale, rispetto al consuntivo, si discosti il meno possibile. Questo perché bisogna imparare a fare un'attenta programmazione per il futuro; questo perché stiamo giocando soprattutto con il futuro dei nostri figli e, quindi, dobbiamo cercare di essere sempre più aderenti alla nostra realtà e alla nostra capacità di agire e determinare questi fattori di crescita all'interno soprattutto dell'economia reale.

Bisogna puntare sulla crescita, sulla produttività e abbandonare il rigorismo. E come l'abbiamo fatto all'interno del DEF? Innanzitutto, riuscendo ad inserire uno scostamento di bilancio, che andremo a votare nel pomeriggio, pari a 40 miliardi. Ebbene, si era partiti da numeri molto più bassi e, grazie all'azione della Lega ma anche di altri partiti, partendo da una base di scostamento di 20 miliardi siamo arrivati a 40 miliardi e più della metà di queste risorse serviranno proprio e sono indirizzate proprio ad aiutare e sostenere il tessuto economico del nostro Paese che, mai come ora, ha bisogno di tutto il nostro sostegno. Mai come ora, l'economia reale del nostro Paese deve ripartire. Infatti. più della metà di questi 40 miliardi sarà destinata proprio a questo: ad aiutare le partite IVA e i liberi professionisti e a sostenere anche gli enti locali nella erogazione dei servizi principali per i nostri cittadini. Però dobbiamo ricordarci che questo fattore, legato allo scostamento di bilancio, sarà ancora più positivo e andrà ad incidere ed impattare in modo decisivo sull'economia reale se verrà affiancato da una riforma fiscale che è imminente ed è necessaria, proprio per far ripartire e programmare la crescita di questo nostro Paese.

Altro punto molto importante, definito all'interno di questo Documento di economia e finanza, è la linea del finanziamento complementare al Recovery che ammonta ad oltre 30 miliardi di euro e che servirà a cercare di sostenere ed incrementare gli investimenti, che sono stati aumentati anche all'interno del PNRR; rispetto alla programmazione del DEF dell'anno scorso e soprattutto della NADEF 2020, che partiva da un importo complessivo per il PNRR pari a 193 miliardi, siamo arrivati oggi ad avere un PNRR per un totale complessivo di 237 miliardi di euro. Ma anche in questo caso dobbiamo fare delle attente considerazioni perché, ovviamente, oltre all'allocazione delle maggiori risorse, soprattutto in termini di investimenti, contemporaneamente e parallelamente dobbiamo agire su alcune riforme fondamentali. Tre sono le principali: le riforme nella pubblica amministrazione, la riforma del Codice degli appalti e la riforma della giustizia. Bisogna cercare di fare in modo che finalmente si attuino tutti questi intendimenti che, per troppo tempo, sono rimasti solo sulla carta. Adesso è il momento di agire, adesso è il momento di attivare e attuare tutte queste riforme necessarie per la ripresa e la ripartenza del nostro Paese. Dobbiamo imparare che soprattutto nella pubblica amministrazione bisogna iniziare a ragionare come se fosse una grande azienda privata e serve il coraggio di puntare soprattutto sulla riqualificazione del personale. Non l'abbiamo detto solo noi ma lo ha detto anche, durante le audizioni, il professor Pisauro, presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Dobbiamo puntare soprattutto su questo. È inutile continuare ad allocare risorse, miliardi, sugli investimenti quando siamo bravissimi a programmare e a progettare, in Italia, ma non siamo in grado di mettere a terra questi investimenti. Purtroppo, parte di questi vincoli sono dettati dal fatto che c'è bisogno urgente di questa riqualificazione del personale interno alla pubblica amministrazione, che deve trovare una risoluzione definitiva all'interno della riforma della pubblica amministrazione, sulla quale lo Stato deve puntare molto.

Altro punto è: chi vince questa importante sfida? Ovviamente, chi riesce a superare e ad arrivare prima, a mettere in attuazione la completa fase di vaccinazione. Ma come è partita l'Italia? Anche in questo, purtroppo, siamo partiti da una campagna vaccinale che è stata gestita malissimo. L'incompetenza dell'Europa è testimoniata anche dal fatto che lo stesso nostro Presidente Draghi ha dichiarato che, laddove l'Europa non arrivi a gestire in modo funzionale e bene la questione, la partita delle vaccinazioni, l'Italia sui vaccini potrebbe fare da sola, anzi, farà da sola. Comunque, anche con il nostro Ministro Giorgetti abbiamo previsto la possibilità e stiamo realizzando la produzione all'interno del nostro Paese. Abbiamo dimostrato, anche in questo, un cambio di passo, grazie al Presidente Draghi. Abbiamo finalmente messo in atto una sorta di sano sovranismo vaccinale che non solo tutela la salute dei nostri cittadini ma permetterà di avvicinarci prima a una ripresa economica, perché questa passa necessariamente dal fatto che si riesca a vincere e si arrivi al completamento della campagna vaccinale.

Quindi, tre sono le principali aree di intervento su cui è basato il quadro programmatico soprattutto di questo Documento di economia e finanza. Vorrei ricordarle velocemente: un pacchetto di misure, come dicevo prima, a sostegno del rilancio di prossima approvazione e di immediata attuazione; la versione finale del PNRR che amplia le risorse complessive previste rispetto alla NADEF 2020 e la legge di bilancio per il 2021; le modifiche al rientro dell'indebitamento netto della pubblica amministrazione, che permetteranno il raggiungimento degli obiettivi che sono stati posti anche all'interno del DEF.

Vedete colleghi, ci troviamo oggi a giocare un'importante partita. Non è una partita di calcio ma è l'importante partita del nostro Paese per la vita, è una partita per il futuro delle nostre generazioni, è una partita fondamentale per il futuro dei nostri figli. Cerchiamo di avere un approccio pragmatico, cerchiamo di abbandonare l'ideologia, cerchiamo di unirci per raggiungere questi importanti obiettivi perché, se questa volta falliremo, sarà non solo un fallimento per il nostro Paese ma sarà un fallimento per tutte le future generazioni (Applausi Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, gentili colleghi, con la seduta di oggi, il Governo Draghi entra nel pieno del suo triduo pasquale. L'esame del DEF, posto oggi dal Governo all'attenzione dell'Aula, non può infatti prescindere dalla discussione della mozione sul nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria né le previsioni del DEF avrebbero senso senza guardare al PNRR che sembra, lo ripeto, sembra, sarà presentato in questa sede martedì prossimo, con l'ulteriore appendice della creazione di un ulteriore fondo dedicato agli investimenti tutto italiano. Nel frattempo, il quadro economico che si va delineando è sempre più preoccupante e la linea politica che lo dovrebbe governare, quella che sta emergendo un pezzo alla volta, rischia di nascere già con tutta una serie di criticità e di incertezze, ma, soprattutto, di convinzioni che hanno ben poco a che fare con la tanto sbandierata voglia di discontinuità. Stiamo tornando indietro nel tempo, forse di qualche legislatura, come accadeva in quei film americani della nostra adolescenza; certo una spallata decisiva agli indicatori economici, come purtroppo emerge dai dati che il Governo ci ha sottoposto, l'hanno data le nuove ondate della pandemia: rispetto al quadro macroeconomico della NADEF 2020, si registra una consistente correzione al ribasso delle attese sull'attività economica del 2021, per 1,9 decimi di punto nel quadro macroeconomico tendenziale.

Com'è evidente guardando al di là delle Alpi, non per tutti i Paesi europei è stata la stessa cosa; siamo diventati il fanalino di coda nell'uscita dalla pandemia e le implicazioni economiche si sono riversate impietosamente su intere categorie. È la stessa strada di uscita che è diventata un tunnel; avete emanato regole, costrizioni, avete chiesto agli esercenti di fare investimenti che, oggi, alla luce delle nuove prescrizioni, sono completamente inutili. Eccola l'incertezza che è stata creata, quella che ha spinto molti ad abbassare la serranda per sempre. In queste ore si sta discutendo molto sul livello del debito pubblico elevato e sulle pressioni a cui l'intero sistema Paese potrebbe essere sottoposto in termini di sostenibilità finanziaria. L'UPB, ad esempio, concentra la sua attenzione su un differenziale del 3 per cento nel rapporto debito-PIL per il 2024 rispetto a quanto previsto dal DEF. Si tratta di un dato rilevante che, però, va integrato, per comprendere pienamente il suo significato, con gli obiettivi che il Governo si è posto per il deficit pubblico. In sede di NADEF, il rapporto deficit-PIL del 2020 era stimato al 10,8 ed il Governo Conte 2 aveva deciso di riportarlo al 3 per cento in soli tre anni; poi, a consuntivo, il dato è stato del 9,5. Questa velocità nel rientro faceva già discutere, ma i nuovi dati suscitano una perplessità ancora maggiore. Questo Governo vuole, infatti, stringere i cordoni della borsa ancora di più, non rendendosi conto della situazione di difficoltà che attraversano tante categorie. L'abbattimento del deficit nel prossimo triennio potrebbe diventare, per tante categorie, un vero e proprio pugno nello stomaco. Il rientro nel rapporto deficit-PIL passa dall'11,8 del 2021 al 3,4 nel 2024; c'è una discesa di 8,4 punti percentuali in tre anni, superiore a quella di Conte che era 7,8 e, se si guarda al deficit strutturale, si passa dal 9,3 al 3,8; c'è, quindi, un taglio pari di 5,5 punti percentuali che rappresentano all'incirca 60 miliardi; gran parte di questa riduzione avviene nel 2022. È previsto, infatti, che per il rapporto deficit-PIL si passi dall'11,8 al 5,9 in un solo anno; in termini di deficit strutturale la diminuzione è di quasi quattro punti percentuali. Ora, se il Patto di stabilità è sospeso, il Presidente Draghi e il Ministro Franco ci possono spiegare il perché di questa fretta; perché, consentitemi, agli italiani qualche dubbio sicuramente arriverà. Negli anni della grande crisi dei mutui subprime, la Spagna ha sforato per ben dieci volte il rapporto del 3 per cento e gli effetti sulla crescita di quel Paese si sono visti; nel 2010 l'Irlanda, per salvare le proprie banche dal fallimento, fece segnare il record del 32,1 per cento, il Portogallo dell'11,2, il Regno Unito del 9,4, la Spagna del 9,4 e l'anno precedente dell'11, sforando abbondantemente anche Germania e Francia, quest'ultima nove volte. Durante la scorsa crisi, quella dei mutui subprime, l'Europa mostrò una certa elasticità che fu compensata anche dalla crescita dei Paesi membri, ma non di tutti, come la storia greca insegna. Il livello del nostro debito pubblico non ha invece consentito grosse distrazioni e l'Italia si è incamminata per il sentiero dell'austerity, di cui tutti conosciamo le conseguenze. Sappiamo che i soldi del Recovery Fund avranno comunque un impatto limitato sul PIL, stimato nello 0,6 per quest'anno e che la prima tranche di anticipo potrebbe arrivare a fine anno. Qualche punto percentuale in più di deficit avrebbe contribuito a una ripresa diversa; lo dico perché il Fondo integrativo, nel quale dovrebbero trovare posto i progetti non completabili nel medio periodo, potrebbe rivelarsi insufficiente a dare una spinta propulsiva, in quanto si parla di progetti di lungo periodo che saranno inclusi in quel fondo proprio perché si immagina che la loro realizzazione sforerà i tempi assegnati da Bruxelles. La nostra subalternità come Italia sta tutta qui e quanto sta succedendo adesso in Spagna, con un tira e molla che dura ormai da quattro mesi, non è certo un buon presagio; non volete chiamarle condizionalità? Chiamatele raccomandazioni Paese per Paese, ma la sostanza è che l'Italia sarà obbligata a rientrare dal debito pubblico velocemente e a ridurre la spesa pubblica, sperando, senza troppi danni a imprese e famiglie.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Mi avvio alle conclusioni; questo DEF rappresenta una sostanziale novità, perché è la smentita categorica della narrazione sul deficit fuori controllo e l'insostenibilità del debito. Negli anni passati si sarebbe potuto spendere di più per uscire dai vent'anni di stagnazione. Concludo con una frase del Cicerone britannico, Edmund Burke: “La mera parsimonia non è economia. La spesa, o una grande spesa, potrebbe essere una parte essenziale della vera economia” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Il provvedimento contenente il Documento di economia e finanza è, a tutti gli effetti, il primo robusto intervento a sostegno delle imprese e del lavoro autonomo, fino ad oggi solo marginalmente interessati dalle misure di sostegno del Governo per fronteggiare le gravi conseguenze della crisi pandemica. Già solo questo aspetto segnala un notevole cambio di passo di questo Esecutivo rispetto al precedente. La preoccupazione, richiamata dal Ministro Franco, è di limitare il rischio di danni permanenti al tessuto economico, così come lo sforzo richiesto ad alcune categorie sociali e produttive. Limitare i danni e ridurre gli sforzi a queste categorie sono due presupposti indispensabili per puntare al recupero dei livelli di prodotto precedenti alla crisi. Mi piace rilevare come agli impegni del Governo si sono affiancate forme di sostegno indiretto, vedi il ruolo decisivo svolto dal Mediocredito Centrale. Tanti sforzi, tuttavia, non dissolvono di colpo le molte incognite che ancora gravano sulla ripresa economica, incognite, è il caso di ricordare, legate soprattutto all'andamento della curva pandemica e alla celerità della campagna di vaccinazione. Nel giudizio del Governo, questa è la fase in cui è necessario impartire la spinta più decisa all'economia e sostenere con più vigore le fasce maggiormente colpite della popolazione, quali i giovani e le donne. Sotto questo profilo voglio richiamare la necessità di irrobustire, mi permetta, Presidente, il cosiddetto paracadute sociale, una volta cessato il blocco dei licenziamenti. Potenziare i centri per l'impiego è una misura giusta e, direi, scontata; preoccupano, invece, i ritardi nel definire politiche di reinserimento e qualificazione professionale per quei lavoratori che rischiano di uscire, per un periodo non breve, se non definitivamente, dal mondo del lavoro. Sotto questo aspetto, permangono le perplessità sulla lotteria degli scontrini e sugli incentivi per i monopattini, fatti per colpire l'immaginario collettivo, ma con scarsi o nulli effetti sulla creazione di lavoro, drenando, inoltre, risorse importanti da destinare con più profitto verso altri settori. So bene di affrontare una questione che va oltre il provvedimento in questione, sappiamo anche, come sa il Ministro Franco, quanto sia determinante la questione del lavoro sul ciclo della finanza pubblica, soprattutto nella fase post pandemica, e quanto essa possa influenzare il percorso di uscita dalla crisi e di ripresa economica. Occorre, infine, condizionare le conseguenti politiche fiscali.

Concludo, la ridefinizione del livello di indebitamento ci restituisce la dimensione dello sforzo gigantesco al quale sono chiamati il Paese e le sue finanze pubbliche, uno sforzo che rischia di pesare per molti anni e condizionare la vita economica e sociale, se non troveranno una giusta allocazione le risorse rese disponibili dal Recovery Plan. Bene l'aumento di quest'oggi, di 46 miliardi, per un totale di 216 miliardi da utilizzare dal 2021 al 2026. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va considerato, a tutti gli effetti, una sorta di circolazione extracorporea indispensabile per la salvezza del paziente. Sta a noi, Presidente, cogliere fino in fondo questa opportunità, evitando di perdere un'occasione unica e irripetibile nella nostra storia sociale. La pandemia ci è caduta addosso, ma errori nella gestione del Recovery Plan non ci verrebbero mai perdonati dalle future generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Data la brevità dell'intervento, solo una breve sottolineatura di metodo relativa alla tempistica ristretta concessa per l'analisi del DEF - il più importante Documento di programmazione economica e finanziaria dell'anno - e all'assenza del Piano nazionale di riforma all'interno del Documento che non verrà discusso in questo Parlamento; il che dimostra, ancora una volta, l'esautorazione del Parlamento stesso in un momento tanto cruciale della nostra storia. Ma veniamo alle considerazioni di merito che verteranno particolarmente sul tema fiscale. Il quadro programmatico illustrato dal DEF si basa su diverse aree di intervento: un pacchetto di misure di sostegno e rilancio, la versione finale del PNRR e il sentiero di rientro del debito della pubblica amministrazione. Si esprime una certa soddisfazione, in quanto battaglia importante di Fratelli d'Italia, per quanto annunciato dal Governo di voler intervenire in modo decisivo a sostegno dei titolari di partita IVA e delle imprese.

Guardiamo con favore questo cambiamento di paradigma di intervento, basato non più su codice Ateco-fatturato, ma su uno dei criteri fortemente richiesti sin dall'inizio della pandemia da Fratelli d'Italia, quello dei costi fissi e dei canoni di locazione, anche attraverso i crediti di imposta. Una nostra altra richiesta è il rinvio ed esenzioni d'imposta, alcuni attuati con precedenti provvedimenti; si auspicano interventi sostanziali per evitare l'accavallarsi di versamenti di imposte, tra prorogati ed ordinari, e poter porre attenzione ai soggetti che hanno stipulato mediazioni e conciliazioni. Bene, inoltre, l'innalzamento del limite delle compensazioni d'imposta, richiesto da Fratelli d'Italia più volte, bocciato dal precedente Governo. Molto meno bene, invece, la modalità di intervento di recupero del gettito attraverso l'introduzione degli ISA, di cui avevamo chiesto la sospensione per gli anni 2020 e 2021, e politiche di contrasto all'evasione attraverso la lotta al contante.

Riteniamo, inoltre, fondamentale, quale unica forza politica a sottolinearlo, porre l'attenzione sul tema del nuovo regolamento europeo EBA, che, tra le altre cose, ha cambiato i termini per essere definiti cattivi pagatori. Se non ci saranno interventi sostanziali, arretrati anche modesti creeranno enormi problemi di liquidità a famiglie e imprese. Da ultimo, il tema della riforma fiscale: in estrema sintesi, crediamo che debba avere come temi centrali semplificazione e razionalizzazione del quadro normativo e delle procedure. Il tema dell'equità non solo verticale, ma anche orizzontale: redditi uguali devono avere pari trattamento. Una riforma della giustizia tributaria, con specializzazione e professionalità, e teniamo molto a interventi a tutela della natalità e della famiglia, anche attraverso l'introduzione di meccanismi quali il quoziente familiare. Anche, quindi, dai banchi dell'opposizione, Fratelli d'Italia è al lavoro con proposte e contributi per il bene dell'Italia e degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Allora, il Documento di economia e finanza 2021 dipinge un quadro macroeconomico estremamente difficile per il nostro Paese. In termini di crescita reale, quest'anno cresceremo di quattro punti e mezzo, ben lontano dai sei punti che avevamo previsto all'inizio del 2020 per quest'anno. Il rapporto debito/PIL crescerà ancora dal 155 per cento praticamente al 160 per cento, riportandoci ai livelli del primo dopoguerra, di cento anni fa. Il nostro deficit, l'indebitamento netto: anche quello nettamente più alto delle prime previsioni per quest'anno dell'anno scorso, ma anche dell'inizio di quest'anno. Nella NADEF di ottobre prevedevamo un indebitamento netto del 7 per cento per quest'anno; adesso, nel DEF, lo prevediamo di quasi 12 punti: un balzo. È vero che sembra che questa sia una stima conservativa anche dovuta al rallentamento della campagna vaccinale e dei lockdown più profondi che abbiamo subito in questi ultimi mesi, ma rimane il deficit più alto di tutta l'Unione europea.

La disoccupazione dovrebbe rimanere sotto il 10 per cento quest'anno, ma in realtà ancora non abbiamo fatto i conti con la fine del blocco dei licenziamenti ed è preoccupante e drammatica la disoccupazione giovanile, balzata di altri cinque punti che adesso ormai è oltre i 30 punti percentuali, mettendoci in linea, sulla traiettoria - speriamo di no - di arrivare ai livelli dell'ultima crisi, quando la disoccupazione giovanile toccò il massimo storico del 43 per cento. Scompare l'avanzo primario; il tanto famoso nostro punto d'onore, l'occhiello dell'avanzo primario della finanza pubblica italiana scompare. Tornerà non più nel 2023, ma nemmeno nel 2025, ma almeno su questo c'è una buona notizia: con queste previsioni di crescita reale e nominale, secondo alcune stime, sarà possibile stabilizzare il rapporto debito/PIL nel breve e medio termine, se la spesa per interessi continuerà a calare, come sembra anche dai numeri e dalle stime riportate dal DEF, anche senza un avanzo primario, anche con un avanzo primario pari allo zero, anche con un deficit di uno o due punti. Questo vuol dire che, a questi livelli di crescita, sarà possibile stabilizzare il rapporto debito/PIL anche facendo deficit. Questo è un altro motivo per chiedere un'ulteriore proroga della sospensione del Patto di stabilità e crescita almeno fino al 2023 incluso, perché l'applicazione del Patto rischierebbe di far deragliare la ripresa e, paradossalmente, il limite del 3 per cento per il deficit rischia di causare un aumento del rapporto debito/PIL, invece di una sua diminuzione, in quanto rischia di pregiudicare le misure a favore della crescita. Le regole fiscali europee devono essere riviste e comunque reintrodotte con prudenza.

Ovviamente, una volta che la crisi sarà conclusa, sarà opportuno creare le condizioni per ricostruire il nostro avanzo primario, non soltanto per cominciare ad abbattere il nostro ingente debito pubblico in maniera più rapida, ma anche perché è una fonte di credibilità importante che sostiene la sostenibilità della nostra finanza pubblica, anche attraverso esercizi di razionalizzazione della spesa e di lotta all'evasione fiscale; non perché ce lo chiede l'Europa, ma per una questione di equità intergenerazionale. Nel DEF, come dicevo prima, notiamo anche un netto calo della spesa per interessi: è lento, perché sappiamo che la durata media del nostro debito pubblico è molto elevata a livello mondiale, è di sette anni la durata ponderata del nostro debito pubblico, ma è una discesa costante. Siamo a 3,5 punti di PIL in termini di spesa per interessi nel 2020 e scenderanno fino al 2,6 per cento nel 2024, quasi un punto di PIL. Questo è un risparmio gigantesco, enorme, mentre i vecchi BTP con cedole alte vengono trasformati, sostituiti da nuovi BTP, con cedole molto più basse o bassissime.

E infatti oggi il tasso medio ponderato pagato è di circa il 2,4 per cento e scenderà fino all'1,7 per cento nel 2025. In questo contesto, Presidente, non possiamo non notare come l'evoluzione della spesa per interessi della nostra Repubblica sia sempre meno connessa al livello di debito: la prima continua a calare, mentre il secondo cresce a livelli che non vedevamo, come dicevo prima, da cento anni. Questo è reso possibile soltanto da una cosa, dalla nostra appartenenza all'Unione europea, dalle politiche accomodative della Banca centrale europea, dalla politica monetaria di una Banca centrale che acquista ogni giorno 700 milioni di euro del nostro debito pubblico. Quindi è fondamentale notare che, dal punto di vista politico, l'Italia senza l'Unione europea si sarebbe trovata in una grave crisi finanziaria e in una recessione ancora più acuta. Il costo delle misure economiche avrebbe comportato un aumento della spesa per interessi, con un indubbio effetto recessivo, e quindi un boomerang in termini di crescita. È quindi evidente che la tenuta delle nostre finanze pubbliche dipende in maniera determinante dal rapporto politico saldo e forte che l'Italia ha con l'Unione europea; un rapporto oggi più saldo che mai grazie al cambio di Governo di pochi mesi fa, in quanto Mario Draghi, l'uomo che salvò l'euro, è sicuramente tra gli italiani più europeisti, causando non solo la compressione immediata dello spread, ma, anche dal punto di vista nominale, il BTP a 10 anni ha toccato i 60 punti base poche settimane fa, e ricordo a tutti che, intorno alla metà degli anni Novanta, il BTP era al 16 per cento. Soprattutto, ha portato anche la conversione di altre forze politiche euro-scettiche o euro-timide che sono diventate più euro-entusiaste; che poi si tratti di una conversione duratura, questo è tutto da vedere, soprattutto alla luce di quello che è successo ieri sera in Consiglio dei Ministri, ma ci ha dato delle immagini senza prezzo. Lo dico con simpatia, sono sicuro che il collega Claudio Borghi non si offenderà, ma vedere l'immagine di Claudio Borghi che spegne nel Po la torcia dell'euroscetticismo sovranista per poter votare convintamente la fiducia al Governo di Mario Draghi, è un'immagine che avrei pagato pur di vederla solo tre anni fa.

Quindi, Presidente ritengo che, se le forze una volta definite sovraniste o populiste nel nostro Paese si convertono e si normalizzano, è uno sviluppo positivo per tutto il Paese: siete benvenuti. Ma, se i costi di finanziamento sono contenuti grazie all'Unione europea, i dati del DEF dipingono un quadro economico drammatico che richiede misure di spesa intelligente per sostenere imprese, piccole e medie imprese, professionisti, lavoratori e famiglie. Le misure anti-COVID del 2020, tutte insieme, hanno rappresentato 108 miliardi di euro, 6,5 punti di PIL; sarà difficile uscire dalle misure e sarà importante trovare un equilibrio tra la proroga delle misure di emergenza per evitare che la ripresa venga soffocata, ma anche evitare di mantenere le misure troppo a lungo per evitare di rischiare di sprecare risorse e mantenere in vita aziende che forse non hanno un futuro, quando, invece, dovremmo concentrare quelle risorse sui settori che hanno un futuro e un potenziale di crescita importante.

Al DEF viene allegato uno scostamento da 40 miliardi, dopo i 32 miliardi di gennaio. Sarà fondamentale attuare misure con debito buono, ovvero spese in investimenti che aumentino il potenziale di crescita con misure ad alto moltiplicatore. Tra l'altro, la relazione dello scostamento chiede risorse per sostenere aziende ed evitare danni permanenti al tessuto produttivo, interventi a favore della copertura dei costi fissi, l'accesso alle liquidità e anche, ovviamente, incentivi per la ricapitalizzazione.

Vado a concludere, Presidente, citando due problemi giganteschi che noi abbiamo davanti, e invito il Viceministro Castelli e il Governo a fare attenzione. Da una parte, noi abbiamo la grande occasione storica, ovviamente del Next Generation EU e del PNRR, ma purtroppo il nostro Paese ha un triste record nella capacità di spesa dei fondi europei. Siamo i penultimi d'Europa, dopo la Croazia: su 100 euro che ci manda Bruxelles, noi non riusciamo a spenderne nemmeno 40, e questo è qualcosa su cui dovremmo fare attenzione. Ovviamente, sarà importante accompagnare il Next Generation EU con le tre grandi riforme strutturali: fisco, giustizia, pubblica amministrazione, e chiedo al Governo, appunto, di seguire un po' il grande lavoro che è stato fatto nelle Commissioni finanze di Camera e Senato sul tema della riforma dell'IRPEF. Infine, un ultimo punto: la relazione dello scostamento insiste sulle misure a favore delle fasce più colpite dalla crisi, donne e giovani. Ecco, io credo che sui giovani si possa fare di più. Negli ultimi dodici mesi credo che l'unica misura a favore dei lavoratori under 35 sia stata, appunto, la decontribuzione under 35 - misura giustissima- ma io ricordo che l'Italia è il Paese con la più grande emergenza giovanile d'Europa. Abbiamo il 30 per cento di disoccupazione giovanile, abbiamo 2 milioni di ragazzi che non stanno né studiando né lavorando e 2 milioni di giovani inattivi. Quindi, il Paese con la più alta emergenza giovanile non può non avere una strategia adeguata proprio per i giovani.

PRESIDENTE. Concluda.

MASSIMO UNGARO (IV). Chiederemo, appunto, al Governo di investire ancora più risorse in formazione e politiche attive del lavoro rivolte ai giovani (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Ormai a dettare la linea del quadro economico presente e futuro è la pandemia, che persiste da oltre un anno. C'è indubbiamente necessità di nuove risorse e, pertanto, la redazione e la presentazione del Documento di economia e finanza sono state l'occasione per richiedere al Parlamento un'ulteriore, ennesimo scostamento di bilancio, pari a 40 miliardi di euro, per adottare un nuovo provvedimento emergenziale che si concretizzerà e avrà la sua attuazione nel “Sostegni bis”. Quindi, c'è la forte consapevolezza che il rischio di danni permanenti al tessuto produttivo sia grande e che gli enormi sforzi richiesti da alcune categorie sociali e produttive debbano essere necessariamente limitati, per poter scongiurare la sciagura di non riuscire a recuperare i livelli di prodotto interno lordo precedenti alla crisi, a causa dell'emergenza sanitaria.

Pertanto, sostanzialmente, il Documento di economia e finanza corre ancora su due binari: il sostegno e il rilancio. Sostegno perché l'extra deficit è considerato fondamentale per imprese e famiglie e, infatti, la gran parte di tali risorse a fondo perduto va a supporto delle imprese che più hanno sofferto in questa crisi. Nei dibattiti in quest'Aula abbiamo sentito e abbiamo riscontrato che nessun settore in pratica, se non quello, forse, del commercio alimentare, possa dirsi poco colpito. Interi comparti chiusi da oltre un anno non hanno più la forza di rilanciarsi con i mezzi propri, e qui la fase di rilancio entra in gioco, come detto, e guarda alle fasce più colpite, tra cui certamente i giovani e le donne, per far sì che tutte le energie del Paese siano pronte ad agire nella ripartenza e nella valorizzazione degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, concludo, Presidente: debito utile per puntare sulla crescita del nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angiola. È assente: s'intende che vi abbia rinunciato.

È iscritto a parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Recupererò, quindi, tutti i tempi dei deputati che mi hanno preceduto. È una battuta, e la ringrazio sempre della sua cortesia…

PRESIDENTE. E, infatti, non è previsto così.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …e della sua disponibilità, come sempre. Utilizzerò velocissimamente l'ampio tempo che ci è affidato, ma non volevamo, in un'occasione così importante, non dare un contributo, anche se molto schematico, al DEF che stiamo approvando, anche perché questo è il primo DEF del nuovo Governo e ciò avviene in una situazione diversa da quella di un anno fa o di sei mesi fa. Questo semplicemente perché i dati sono sotto gli occhi di tutti: un milione di posti di lavoro persi nel solo 2020, nonostante il blocco dei licenziamenti, e una tensione sociale crescente. Siamo arrivati a 200 miliardi con lo scostamento, che Noi con l'Italia voterà ovviamente convintamente, con questi 40 miliardi. Quindi, è un DEF che deve avere il coraggio di guardare al futuro, nella coscienza di un Governo di unità di tutti, per affrontare la pandemia e per affrontare il rilancio economico. Allora, da dove ripartire? Quali sono i pilastri di questo guardare al futuro? Il primo è che si vince la sfida della pandemia con uno strumento che prima non c'era: si chiama piano vaccinazioni. Siamo arrivati a quasi 16,5 milioni di vaccinazioni e 5 milioni sono i vaccinati con i due richiami. Tutte le regioni si stanno attrezzando. Entro il 30 giugno - così ci dice il Governo - potremo avere più del 50/60 per cento della popolazione italiana vaccinata. È un fatto indifferente o no? Non possiamo affrontare allo stesso modo di un anno fa o di sei mesi fa l'idea del rilancio.

Il secondo elemento è che proprio mentre abbiamo l'arma per combattere e per convivere contro questi drammi che sono stati la pandemia e il virus, sappiamo che il miglior rilancio per l'economia non sono i sussidi, non è l'assistenzialismo; sono le riaperture. Per questo l'insistenza sulla programmazione delle riaperture nel tornare a dare certezza, per questo l'idea di dire che c'è bisogno di segnali concreti.

PRESIDENTE. Concluda, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Correggiamo le cose incomprensibili che non si capiscono. Perché se per sei mesi in zona gialla abbiamo tenuto i ristoranti aperti e si poteva mangiare al chiuso, adesso, che abbiamo uno strumento nuovo, facciamo mangiare all'aperto ma al chiuso no (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Le tensioni sociali aumentano in questo modo e non si ridà fiducia.

Concludo. Il terzo elemento, che è il pilastro del DEF, è la visione strategica. Bisogna spendere bene i soldi e sapere che pubblico e privato, cioè le risorse pubbliche e la risorsa vera dello Stato, che sono i privati, insieme vinceranno la sfida della fiducia. La liquidità immediata, l'allungare i tempi di restituzione dei debiti: la battaglia in Europa la faccia l'autorevolezza di Draghi, insieme al Ministro Franco, per cui 6 anni non hanno senso per le restituzioni - garantite dallo Stato - dei soldi da parte delle imprese, ma occorrono almeno 15 anni. Infine, anche un appello alle imprese: il coraggio, il coraggio di ritornare insieme ad affrontare la sfida. Abbiamo bisogno di simboli. È una pessima notizia il fatto che il simbolo dei simboli, che poteva essere la riapertura del Salone del mobile, che si doveva svolgere a settembre, non si farà. Dobbiamo farla, dobbiamo farla tutti insieme…

PRESIDENTE. Grazie, deputato Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). …e dobbiamo aiutare imprese e istituzioni a capire che solo con alcuni segni si può riguardare con fiducia al futuro. Le riaperture sono questo segno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giacometto. Ne ha facoltà.

CARLO GIACOMETTO (FI). Grazie, Presidente. Intanto, non citerò tutti i numeri che i relatori hanno espresso in maniera molto chiara nella relazione iniziale, perché annoierei quest'Aula. Però, ci sono alcuni temi che vanno puntualizzati in premessa, ovvero dove si colloca questo Documento di economia e finanza 2021, il primo atto - è stato ricordato - così importante da parte del Governo Draghi, dal punto di vista temporale. Si colloca dopo un anno, il 2020, che ha visto dei risultati mai registrati nel corso della storia della nostra Repubblica. È stato detto: meno 8,9 per cento dal punto di vista del PIL rispetto al 2019, che, in numeri, fa circa 160 miliardi in meno di ricchezza prodotta (anzi, non prodotta). A questo si è aggiunto un significativo deterioramento di tutti gli indicatori di finanza pubblica. Il deficit annuale è stato stimato intorno al 9,5 per cento rispetto all'1,6 per cento del 2019, peraltro per effetto sostanzialmente - anzi, per gran parte - degli scostamenti che tutto questo Parlamento ha votato - 108 miliardi nel 2020 -, che abbiamo votato perché evidentemente anche noi, che allora eravamo parte della minoranza al Governo giallo-rosso, lo abbiamo fatto perché ritenevamo e riteniamo che dinanzi a una situazione eccezionale ci volessero soluzioni eccezionali e, quindi, lo abbiamo fatto con grande convinzione. Questo evidentemente ha comunque deteriorato il quadro di finanza pubblica anche in termini di debito complessivo.

Il nostro Paese, che non ha mai brillato per questo indicatore, ha continuato ad accumulare debito. Stiamo sfiorando, lo ricordava prima il collega Ungaro, il 160 per cento di stock di debito e l'obiettivo di medio termine, che ci deve portare ad una riduzione progressiva nel corso degli anni, evidentemente ha posto un traguardo diverso rispetto a quello che conoscevamo solo un anno fa. Questi sono i cardini su cui stiamo innestando oggi un documento che, come è stato ricordato, è costituito da un quadro tendenziale, cioè la legislazione vigente, sostanzialmente dagli interventi previsti dal Governo giallo-rosso, cui si aggiunge lo scostamento da 32 miliardi - che pure noi abbiamo di nuovo votato - e un quadro programmatico, invece, che è frutto del lavoro sul PNRR di questo Governo e del Fondo complementare che andrà ad aggiungersi, per un totale complessivo di intervento pubblico di circa 237 miliardi. Questo nuovo scostamento, che voteremo oggi, da 40 miliardi - noi lo votiamo soprattutto per questa finalità - dovrà necessariamente andare non solo a ristorare ma a consentire a tanti lavoratori autonomi, partite IVA e aziende, che in questi mesi, in questo anno hanno dovuto ridurre drasticamente la loro attività economica, di ripartire e di farlo secondo le loro capacità e le loro aspettative.

Noi riteniamo che il tessuto produttivo di questo nostro Paese abbia nelle corde la possibilità di farlo, ce lo insegna quello che è successo l'anno scorso con il rimbalzo del terzo trimestre, cui è succeduto un rimbalzo molto negativo nel quarto trimestre dovuto, evidentemente, alle nuove restrizioni che, nel frattempo, sono state introdotte dal Governo giallo-rosso. Noi riteniamo che possa riprodursi nel terzo trimestre di quest'anno se, evidentemente, ci sarà, attraverso l'aumento della capacità della campagna vaccinale, un aumento di produttività delle nostre aziende dovuta all'allentamento, anzi, all'eliminazione, come è stato detto, delle restrizioni. Solo così, attraverso la scommessa della crescita, si può invertire una tendenza che ci ha visti, non solo in questo anno 2020 e parte del 2021 ma anche in tutti gli anni precedenti, fanalino di coda dell'Unione europea in termini di crescita complessiva.

Torna la crescita, dicevamo. I numeri sono stati detti, sono stati citati in termini programmatici: più 4,5 per cento nel 2021 per il PIL, più 4,8 nel 2022, più 2,6 nel 2023, più 1,8 nel 2024. Quanto al rapporto tra deficit e PIL: 11,8 per cento, 5,9 per cento, 4,3 per cento e 3,4 per cento; quindi, in diminuzione. Indicatori che ci fanno ragionare, per la prima volta dopo tanti anni, in termini di crescita. Per tornare ai livelli del 2019, secondo questa proiezione, perché comunque stiamo parlando di stime, ci vorranno almeno tre anni. Però è un fatto importante dal punto di vista sostanziale e psicologico, perché ci consente, quantomeno dal punto di vista psicologico, di tentare di archiviare la pandemia e iniziare un percorso di ripresa e di rilancio, che deve essere il faro della nostra attività.

Per quanto riguarda la politica di bilancio, il Governo ritiene opportuno - è scritto - che l'impostazione rimanga espansiva nel prossimo biennio tramite un forte impulso agli investimenti. Questo passaggio del Documento di economia e finanza riveste una grande importanza politica e sostanziale, perché si afferma la volontà del Governo di continuare una politica volta a immettere risorse nel sistema, per puntare ad un effetto volano che incentivi la crescita, anziché tornare all'interno del sentiero rigorista e indirizzato all'austerità che aveva caratterizzato le misure di finanza pubblica precedenti a questa pandemia. Questa scelta, evidentemente, porta ad una soglia - l'ho detto prima - di rapporto tra debito e PIL intorno al 160 per cento, ma, in questo momento, riteniamo che non sia possibile individuare un'altra strada.

Alla luce dell'esplosione del nostro debito pubblico si impone quindi una duplice scelta. La prima è quella di spendere bene le risorse - è stato detto anche questo - che via via arriveranno a disposizione del nostro Paese e puntare su veri investimenti, anziché sulla spesa corrente. Questo deve essere anche il segno della nostra presenza in questo Governo, perché è chiaro che la spesa pubblica che metteremo in campo in questi anni sarà certamente una spesa che deve essere indirizzata ad una crescita futura e duratura; non può essere sviluppata solo la spesa corrente, e abbiamo visto i risultati di questa scelta che in qualche modo ha caratterizzato i Governi precedenti. Allo stesso tempo, di fianco ad un investimento pubblico molto ingente, noi riteniamo che si debba anche valorizzare l'apporto dei privati. Non possiamo pensare che i 237 miliardi di spesa siano sufficienti, dobbiamo pensare ad un modo per aggiungere al fianco di questi 237 miliardi altre risorse, valorizzando l'apporto del capitale privato. Noi abbiamo detto che ci potrebbe essere - e sono contento che nella risoluzione che la Commissione finanze ha allegato a questo documento ci sia - un esplicito richiamo ad un taglio drastico delle tasse e ad una semplificazione complessiva del sistema di tassazione nel nostro Paese, perché questo è l'elemento che si va ad aggiungere e a qualificare tutto l'impianto di questo intervento.

La presenza di Forza Italia e di una parte del centrodestra in questo Governo è indirizzata verso questi obiettivi. Noi vogliamo che, di fianco ad una grande spesa pubblica, che poi sarà ripagata dalle generazioni future e, quindi, noi abbiamo il dovere anche di impiegarla nel miglior modo possibile, ci sia essere un intervento del capitale privato, degli investitori privati, perché questo ci consentirà di ricostituire un futuro di crescita per il nostro Paese indirizzato alle nuove generazioni e di far aumentare anche quell'indicatore che per noi è il più importante, che è il tasso di occupazione delle persone nel mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Dobbiamo fare qualche considerazione anche noi su questo documento che è complicato e inedito per tanti aspetti. Anche noi crediamo che la presenza del privato occorra ma, ora più che mai, crediamo che la regia del comparto pubblico in certi settori sia quanto mai fondamentale. Vedete, lo dico in riferimento, in particolar modo, alla sanità. Abbiamo visto che già con l'inizio di questa legislatura, dall'inizio del mandato del Ministro Speranza, si era invertita una tendenza che segnava una deriva verso sistemi privatistici di assistenza alla persona che è stata ricondotta, già prima della pandemia, ad una logica di interesse squisitamente pubblico. Poi, la pandemia ci ha fatto capire quanto sia importante la possibilità per tutti di essere curati senza distinzione di altezza, di peso, di dimensioni umane. Quindi l'intervento dello Stato, in questo complicatissimo momento, deve essere sempre al centro di ogni politica e di ogni Governo. Lo dicono i numeri e lo dice la storia recente. Sono numeri che sono anche sconvolgenti per l'esperienza che abbiamo avuto in questi anni, laddove - lo diceva qualcuno - politiche di maggiore indebitamento erano negate da norme europee, da criteri assolutamente restrittivi da questo punto di vista. Qualche collega prima diceva che forse, in passato, avremmo potuto ovviare a questa sudditanza all'Unione europea cercando di fare manovre più espansive in questi termini, ma questa è una valutazione che lascio ad altra sede. Sicuramente, non avremmo potuto ovviare ad un quadro di intervento come quello straordinario che è ben conosciuto dal 2020 ad oggi, laddove, in effetti, il rapporto tra debito e PIL passa dal 134 al 159 per cento del 2021 e il 3 per cento viene traguardato nel 2025 e non nel 2023. Sono tutti numeri che, fino a poco tempo fa, non avremmo neanche pensato di immaginare. Poi ci sono state valutazioni anche sull'attenzione che deve essere posta nel percorso di rientro su percentuali ante pandemia, ovvero il 134 per cento nel rapporto tra debito e PIL, per esempio. Insomma voglio essere anche fiducioso nel percorso che questo Governo - che poi è un Governo di salvezza nazionale, diciamo così - ha messo in campo, perché si rientra intanto con la previsione del PIL reale, che è al denominatore di questo rapporto, che sale in un modo, abbiamo visto dalle tabelle, più elevato e con un contenimento delle spese, che in questa fase ci sono ci sono state ma che poi a regime andranno contenute.

È chiaro che l'attenzione va messa, affinché non rientrino percorsi, anche vessatori, nei confronti di alcune categorie, finalizzati alla riduzione del rapporto debito-PIL, ma è chiaro che questa è una situazione che evolve e che prevede che tanti pezzi di questo puzzle vadano messi in fila. Primo fra tutti quello dei vaccini - l'hanno detto in tanti - perché uscire dalla pandemia nel più breve tempo possibile è la base, il denominatore comune di tutti gli interventi o proiezioni contenuti in questo Documento. Quindi, ritorno anche alla necessità di sottolineare la centralità di una sanità pubblica efficiente, non soltanto in questa fase pandemica, ma anche in futuro, e quindi alla necessità di garantire un livello di spesa sanitaria pubblica nel tempo. E poi tanti pezzi che fanno parte anche di indicatori quali il PIL, i consumi, le voci, che abbiamo visto, che partono banalmente anche da dati quali quello dell'occupazione, del sostegno, non solo alle partite IVA o alle imprese, ma anche all'occupazione in generale. Vi è poi per noi una questione molto importante, perché fa parte di un discorso che si articola in una soluzione complicata: quella della proroga del blocco dei licenziamenti. E' un tema centrale anche nella discussione che stiamo avendo in queste ore, perché, diversamente, se non c'è la possibilità di garantire reddito ai cittadini e ai lavoratori, capite bene che anche quel pezzo di PIL, che è fondamentale e traina consumi e quant'altro, quindi i numeri descritti all'interno del Documento perdono il primo dei tanti pezzi da mettere in fila, quindi per noi è un tema importante. È un Documento orientato alla crescita: certamente sì, ne siamo convinti anche noi, ma, come parliamo di blocco dei licenziamenti, siamo anche convinti che la fascia di disoccupazione in difficoltà vada aiutata - come è stato fatto - attraverso sostegni diretti ai redditi che oggi oggettivamente mancano: sono fondamentali in un quadro complessivo di aiuti. Noi abbiamo sempre censurato espressioni un po' superficiali che derubricano come assistenzialismo certe forme di intervento sulla persona e sui nuclei familiari, ma non è così perché sono tutti interventi strutturali, fanno parte di quei pezzi - come dicevo prima - funzionali ad uscire da questo periodo complicato. Ci sono tante questioni di cui potremmo parlare. Io mi soffermerei anche sulla questione della liquidità alle imprese, perché è un tema fondamentale. Ricordo l'anno scorso, quando approvammo il primo “decreto Liquidità”: ci fu una grande polemica sulle misure che approvammo all'epoca, nel senso che la discussione, allora, era relativa al fatto che occorreva intervenire presto e subito con contributi a fondo perduto, che era anche vero, ma, all'epoca, all'inizio di una pandemia - che comunque era un fenomeno di cui non conoscevamo bene le proporzioni e nemmeno la durata, tant'è vero che siamo ancora qui a distanza di un anno - le leve che avevamo per intervenire erano sicuramente quella fiscale, sicuramente quella dei contributi a fondo perduto, ma anche sicuramente quella di dare liquidità e sostegno alle imprese e al mondo produttivo. Quindi, quella è stata una misura subito derubricata come una misura che non serviva a niente, anzi si lamentava il fatto che andavamo a far indebitare le piccole imprese. La storia di questo anno ci dimostra che, anche oggi, questo è uno strumento fondamentale per far ripartire le imprese e il sistema produttivo. Certo, nella sua prima estensione, aveva strumenti che dovevano essere affinati; sicuramente erano strumenti innovativi che hanno avuto una grande capacità di penetrazione e di attrazione e i numeri lo dimostrano. Sicuramente bisogna fare ancora di più; a nostro modo di vedere, bisogna estendere la garanzia sui prestiti fino a quindici anni: questo è un tema di cui si occupa la Commissione finanze ma è un tema che deve riguardare il Governo. C'è la questione dell'Autorità bancaria europea, con le nuove norme relative alle esposizioni deteriorate, alle classificazioni degli NPL, che va aggredita in questa fase per le sue rigidità e per i vincoli, che mette, i quali sono oggettivamente antistorici per il clima che viviamo, per la situazione che viviamo e, comunque, nel momento in cui vi sia qualsiasi ostacolo all'accesso a forme di liquidità o qualunque ipotesi di percorso che, nei limiti di una sana e prudente gestione di un sistema, possa ostacolare l'accesso al credito, è una cosa assolutamente deleteria che dobbiamo contrastare.

Collegati al DEF, quindi al nuovo scostamento di 40 miliardi e a tutte le cose che abbiamo sentito questa mattina: è chiaro che c'è la previsione di una riforma fiscale - ne abbiam parlato -, riforma fiscale, riforma della giustizia tributaria ed altre riforme previste a margine di questa grandissima manovra orientata alla crescita. Tanto per cominciare mi permetto di fare un'osservazione: la riforma fiscale andrà pensata sulla base anche del lavoro che stiamo facendo nelle Commissioni finanze di Camera e Senato, ovvero l'indagine conoscitiva sull'Irpef. Io spero che saremo in grado di produrre un documento che - non so se farà tutta questa sintesi tra le varie parti che compongono questa maggioranza oggettivamente molto varia - ma spero possa traguardare quantomeno l'osservazione di modelli - non 2.000, ma almeno due o tre - in grado di offrire una prospettiva al Governo di poter varare una riforma fiscale. Però, al di là di questo - e quindi vedremo poi il prosieguo dei lavori - è chiaro che sarà una riforma fiscale che oggi, quest'anno sicuramente, conoscerà ancora misure e interventi temporanei, di facilitazione, agevolazione di questo o quell'altro settore - l'abbiamo visto -, come lo stralcio della seconda rata dell'Ires, il rinvio di certi tributi; quindi, è chiaro che ci vorrà anche un'attenzione nel breve termine, proprio in ragione del fatto che il sostegno alla crescita prevede interventi di breve termine ora e quindi sostegni a più livelli e quindi ci vogliono misure puntuali e temporanee. Poi - lo ricordava il collega Giacometto che mi ha preceduto - nel parere al DEF espresso dalla Commissione finanze c'è un orientamento alla semplificazione, denominatore comune di osservazione da parte di tutte le forze politiche, e anche alla riduzione complessiva della pressione fiscale. È chiaro che questo è un traguardo: osserviamo il fatto che, prime fra tutte, devono essere tutelate e assistite le attività produttive - questo è indubbio - e poi quel ceto medio, il ceto più debole che è stato tartassato negli anni. Dopodiché i conti si fanno con i numeri che il Documento di economia e finanza ci ha esposto perché anche la fiscalità, quindi le entrate che vanno a determinare la spesa dedicata alla collettività, quindi al funzionamento dello Stato e dei servizi per la persona, ha bisogno di un contorno, di un perimetro che va gestito, mantenendo sacri, a nostro avviso, il principio della progressività, delle agevolazioni temporanee e di tutto quello che potremmo osservare. Però non si può prescindere dal fatto che oggi bisogna aiutare le imprese, bisogna aiutare i ceti medi, i ceti più bassi, fare delle valutazioni anche sui vari sistemi, dando le soluzioni che l'indagine conoscitiva mi auguro potrà portare avanti. Quindi, dal punto di vista del sostegno alle imprese, gli interventi sono tanti: abbiamo citato anche quello della proroga della moratoria sui prestiti bancari e delle garanzie pubbliche alla concessione di credito, il potenziamento all'accesso al mercato dei capitali da parte delle imprese, anche le più piccole. Storicamente sappiamo che per il nostro sistema produttivo l'accesso alla liquidità si ha attraverso il sistema bancario; quindi è in una posizione di subalternità e anche di numeri più bassi rispetto ad altre realtà europee, come Francia e Germania. Pertanto, questo è il momento in cui magari potremmo studiare ed affinare strumenti, in modo tale da poter facilitare l'accesso ai mercati dei capitali anche delle piccole e medie imprese. E poi, in ultimo, mi piace sottolineare un punto che è quello finalizzato alla promozione di politiche a livello comunitario volte a rafforzare - come si diceva - la struttura patrimoniale delle imprese non finanziarie e il consolidamento dei debiti del settore privato…

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

LUCA PASTORINO….determinati in pandemia e questo è un punto molto importante. A nostro avviso, questi debiti possono essere anche sostenuti dalle emissioni di titoli europei volti all'assorbimento delle perdite del settore privato. Questo è un pezzo importante, nuovo e innovativo che va studiato, ma va nella direzione del sostegno al nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, il Documento di economia e finanza 2021 di quest'anno è importante per varie ragioni.

Prima fra tutte, ovviamente, l'emergenza sanitaria che stiamo affrontando, l'emergenza pandemica che affrontiamo da ormai oltre un anno. Infatti, le enormi difficoltà economiche e le difficoltà sociali, seguite anche alle restrizioni, hanno avuto la loro ripercussione e la loro caduta diretta proprio sul bilancio pubblico, che tengo però a ricordare che già da tempo non godeva di ottima salute. Mi riferisco, in particolare, all'esplosione del deficit e anche del debito pubblico, che, come tutti sappiamo, è stata necessaria per venire incontro alle necessità delle nostre imprese, delle famiglie e di tutto il Servizio sanitario nazionale.

Vorrei subito citare un dato, Presidente. Secondo le proiezioni programmatiche del Documento di economia e finanza, il rapporto debito-PIL tornerà su un sentiero discendente dal 2022, ma nel 2024 sarà comunque al 152,7 per cento. Questo che cosa sta a significare? Significa che nel 2024 la soglia sarà ancora ben superiore rispetto a quelli che erano i livelli prima della crisi pandemica. Vede, Presidente, un discorso simile può essere fatto anche per il deficit, perché si avvicinerà ad una quota del 12 per cento nel corso di questo anno, e dal 2022 inizierà a scendere, ma nel 2024 sarà ancora ben oltre il 3 per cento, quindi un valore che sappiamo contraddistingue le regole europee sulla finanza pubblica, a partire dal Patto di stabilità e crescita, che per ora è sospeso. Ed è chiaro, Presidente, che su queste regole dovrà aprirsi un serio dibattito, un confronto su scala europea, per evitare che Paesi come l'Italia debbano poi scaricare nei prossimi anni, sulle tasche dei propri cittadini, sacrifici insostenibili sotto qualunque tipo di profilo, in maniera particolare sotto il profilo della crescita economica. Mi sembra, dunque, evidente che davanti a una pandemia non si poteva che reagire, così come è stato fatto, vale a dire dando fiato al bilancio pubblico senza intervenire sui cittadini, magari appesantendoli con nuove tasse.

Di questo bisognerà tenere conto, bisognerà puntare sulla riduzione del rapporto debito-PIL, facendo leva soprattutto sulla crescita. A questo proposito, vorrei ribadire, colleghi, che, come forza politica, il MoVimento 5 Stelle ha sempre accolto con favore i richiami a tagliare la spesa pubblica cattiva, quella dannosa, purché, però, non si vadano poi a intaccare quelli che sono i servizi pubblici, quelli che sono gli investimenti produttivi. Vorrei soffermarmi su questo tema, perché è proprio su questo tema che, in effetti, ci troviamo ad un punto di svolta. Dopo i tagli - tagli assolutamente irragionevoli -, che sono stati portati avanti in questi dieci anni dopo la crisi globale del 2008, c'è stata una parziale inversione di tendenza proprio in questi ultimi anni. Però, ora, Presidente, è il momento di rilanciare definitivamente e magari di farlo anche in grande stile.

È questa la seconda ragione per cui il Documento di economia e finanza del 2021 ha una particolare importanza, come dicevo all'inizio di questa discussione generale. A differenza degli anni precedenti, quest'anno la parte terza, la sezione n. 3 del DEF, non è presente. Non è presente perché il Governo presenterà, al suo posto, un nuovo Piano, che non è un Piano semplicemente di riforme, ma è un Piano che lega le riforme agli investimenti. Mi riferisco naturalmente al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il PNRR, che è proprio la nostra grande occasione. Un'occasione che si lega - lo voglio ricordare - alle maggiori risorse che abbiamo messo a disposizione con il nuovo scostamento di 40 miliardi, una risorsa alla quale si aggiunge anche il Fondo complementare, che il Governo dovrebbe mettere a disposizione per ulteriori investimenti nel prossimo decennio.

Le risorse, dunque, ci sono, Presidente, colleghi, mai come prima. Però, deve esserci la volontà - perché qui si tratta proprio di volontà politica - di usarle tutte e di usarle bene, soprattutto per centrare quelle che sono le linee programmatiche dettate dalle istituzioni europee e soprattutto per iniziare poi a risolvere quelli che sono i nostri problemi strutturali. Voglio elencarli brevemente questa mattina, partendo, ad esempio, dai divari territoriali tra Nord e Sud, ma non solo, passando per la carenza di infrastrutture, la sicurezza delle nostre infrastrutture, la scarsa efficienza della pubblica amministrazione, i tempi eccessivi della giustizia, la pressione fiscale insostenibile, il definanziamento dei servizi pubblici fondamentali e, inoltre, non dimenticando la scarsa propensione che dimostriamo rispetto all'innovazione tecnologica.

Su alcuni di questi punti il Governo Conte era già intervenuto, però ora è il momento di continuare ad agire, perché possiamo unire ai fondi nazionali quelli europei, per proporre poi un unico Piano di rilancio del nostro Paese. In tutto ciò, Presidente, non va dimenticato lo sforzo immenso fatto per affrontare l'emergenza sanitaria, così come l'emergenza economica e sociale. Vede, i vari “decreti Ristori” e i “decreti Sostegni” sono stati decisivi e dovremo continuare a sostenere le nostre imprese, così come dovremo continuare a sostenere gli autonomi, le partite IVA, anche quando le loro attività riapriranno appieno. Che cosa intendo dire con questo? Che siamo di fronte a una fase storica in cui lo Stato non può fare alcun passo indietro, perché l'emergenza non finisce quando calano i contagi. Vede, se è vero - ed è vero - che molte attività hanno avuto un gravissimo calo di fatturato, bene, avranno bisogno di un aiuto prolungato per potersi realizzare definitivamente.

In conclusione, Presidente, questo Documento di economia e finanza 2021 va a reggersi su tre pilastri importanti, tutti e tre ugualmente decisivi. Voglio riassumerli in questo modo: punto primo, le misure di sostegno all'economia, sulla falsariga di quello che è stato lo sforzo fiscale già fatto nel 2020; punto secondo, la definizione e la messa a punto, quanto prima, di quello che è il PNRR e di quelli che sono gli investimenti in esso contenuti; terzo punto, l'equilibrio dei conti pubblici, che però va raggiunto e ottenuto sul medio periodo, stimolando la crescita, e non riducendo quello che è il perimetro pubblico.

Su questi tre pilastri potrà fondarsi quella crescita economica stabile, quella crescita economica duratura che noi cerchiamo da anni, quella crescita anche che porta ad una occupazione di qualità, all'innovazione tecnologica, alla competitività sui mercati internazionali e ad altri spazi fiscali per completare quel processo di transizione ecologica che è proprio della nostra società.

Presidente, ora il mio auspicio, in quest'Aula, è che si raccolgano le osservazioni che fino ad oggi sono state avanzate in questo momento di confronto e dibattito, ma anche durante le audizioni, durante i lavori in Commissione e, soprattutto, che si lavori ad un unico obiettivo, che è quello che tutte le forze politiche professano ogni giorno, e sto parlando del bene collettivo, del bene delle nostre imprese, del bene delle nostre famiglie, dei nostri cittadini. Dunque, io mi auguro ci sia la volontà di tutti per fare uno sforzo ulteriore, un passo in più, piuttosto che un passo in meno, e mi auguro sia questo un tassello che vada ad aggiungersi all'interno di un ampio programma, un ampio progetto di ripresa dell'Italia e degli italiani. E con questo colgo l'occasione anche per ringraziare la presenza del nostro Viceministro Castelli, questa mattina (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Benamati. Ne ha facoltà.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Grazie, Presidente. In questa discussione credo che un dato sia assodato: il DEF è un documento doverosamente sfidante. Il recupero dei 13,7 punti di PIL nel quadriennio, che vanno a compensare la forte caduta dell'anno scorso, possono essere, da un lato, visti come ambiziosi e, dall'altro, come cautelativi, ma sono, a nostro avviso, credibili e necessari per far uscire il Paese dalla crisi e per rendere - questa è stata una discussione che la Commissione ha fatto - sostenibile il debito che stiamo accumulando per sostenere le famiglie e gli italiani e il sistema delle imprese. Dobbiamo, quindi, per questo, scommettere sulla crescita, che vuol dire scommettere sull'uso razionale delle risorse che abbiamo di fronte.

Certo, non tutte le variabili sono in mano nostra - la situazione dell'epidemia, la situazione epidemiologica, la situazione del piano vaccinale -, certo, dobbiamo riaprire, ma farlo in maniera seria e controllata, per evitare ricadute con danni alla salute e all'economia, ma, al netto di questo, il sistema è sulla strada giusta. Perché il Paese non è crollato in questa congiuntura è una domanda che ci dovremmo fare. Fra le molte risposte io ne trovo una, e la trovo nelle prime pagine del DEF, nella figura n. 1, laddove vediamo una completa sovrapposizione fra l'andamento del PIL in questi trimestri e l'andamento della produzione industriale. Questo significa che, ancora una volta, una volta di più, la manifattura, l'industria italiana, le piccole e medie aziende, le medie aziende, le grandi aziende, il sistema dell'artigianato sono stati il banco di tenuta del nostro Paese. La Bank of America dice che l'Italia è un Paese su cui si può scommettere, e credo che lo dica non solo per il Governo guidato da Mario Draghi, ma per la solidità che il tessuto economico sta mostrando.

Non mi voglio nascondere dietro un dito, non ci vogliamo nascondere sul fatto che una nuova grande frattura sociale sta attraversando il nostro Paese: più poveri in questa crisi, nuove povertà, nuovi disoccupati, un welfare che sarà posto sotto tensione per fare fronte a queste necessità. Però, a fronte di queste ombre, vi sono anche luci: un Paese dal forte risparmio, un risparmio che potrebbe essere convogliato nell'economia, un Paese in cui è tornata la fiducia delle aziende sul futuro. Quindi, scommettere sulla crescita si deve e si può e serve, per questo, puntare sulla manifattura e sulle imprese, serve una visione industriale strategica per il futuro. In questo faccio due osservazioni e mi avvio a concludere.

Per quanto riguarda la congiuntura più prossima, cioè lo scostamento di bilancio e il nuovo “decreto Imprese” o “Sostegni-bis”, noi siamo assolutamente d'accordo che un tema centrale debba essere la liquidità, l'estensione dei tempi di restituzione, misure di accesso facilitate e anche, eventualmente, una rivisitazione del temporary framework.

I ristori si muovono verso il reintegro dei costi fissi e le scadenze fiscali- lo abbiamo ascoltato - prolungate, ma credo anche che la sospensione di un anno del codice fallimentare delle imprese possa evitare i fallimenti ancora fuori controllo. La riforma dell'amministrazione straordinaria come elemento di politica industriale, che è in trattazione in questa Camera, può essere un altro argomento importante. La semplificazione del “110 per cento”, nel processo di conversione di questo decreto, dovrà essere un tema affrontato, per rilanciare anche questa attività. Una riflessione sui bonus rottamazione auto, che hanno dato un grande risultato, nell'applicazione di questi mesi, in termini di svecchiamento del parco auto (300 mila rottamazioni), di miglioramento dell'ambiente e di aiuto alle fasce sociali più deboli.

Da questo punto di vista, noi ci aspettiamo questo dal nuovo “decreto Imprese”, ma ci aspettiamo anche - e qui vorrei accendere un focus particolare - interventi strutturali previsti dal PNRR, di cui non abbiamo ancora visto l'ultima versione, che vadano ad affrontare le incrostazioni storiche del nostro Paese: la competitività, che non è solo un problema di costo del lavoro, ma è un problema di costo Paese e le tante altre incrostazioni e le tante altre difficoltà strutturali che abbiamo accumulato negli anni.

Voglio mettere a fuoco solo una delle questioni che sulla nuova politica industriale vorrei che il Governo affrontasse: quella delle filiere. Le filiere industriali italiane sono state quelle che hanno consentito al Paese di resistere in questa crisi, hanno anche supplito al nanismo del nostro tessuto industriale. Le piccole aziende, unite in grande filiera, hanno tenuto - come si dice dalle mie parti - botta in questo sistema. Serve consolidarle queste filiere, patrimonializzare le aziende, favorire la loro crescita, favorire la formazione di reti, aiutare la loro transizione verso prodotti più sostenibili e metodologie di produzioni più razionali e rispettose dell'ambiente.

E invito anche il Governo a pensare che, in questa pandemia, alcune riflessioni devono essere fatte: le grandi catene del valore mondiale globale si sono interrotte, non perché si è intraversato un cargo nel canale di Suez, ma perché la pandemia ha interrotto le comunicazioni. Allora, oggi dobbiamo riflettere anche sul riportare a casa, sul reshoring di alcune delle produzioni importanti per le nostre industrie, reso questo più importante in questa fase, in cui l'esplosione dei costi delle materie prime, la loro scarsità, la carenza di prodotti intermedi possono mettere in discussione la ripresa e vanificarne i benefici.

Da questo punto di vista, sulle filiere bisogna anche ragionare, quindi, di filiere strategiche. Non possiamo pensare che l'acciaio sia abbandonato: un Paese che ha bisogno di acciaio per ricostruire la sua economia, per l'automotive, per le costruzioni, per i trasporti, non può, un Paese tradizionalmente esportatore, ridursi nella condizione per cui, nel 2020, a fronte di 27 milioni di tonnellate di consumo, ne abbiamo prodotte solo 20. Quindi, Taranto deve ripartire con la nuova azienda pubblico-privata, il ciclo integrale deve funzionare in maniera rispettosa dell'ambiente e della salute dei cittadini; Piombino deve uscire dall'incertezza, con i grandi investimenti sui trasporti ferroviari che lì sono localizzati per le forniture; Terni deve trovare la sua dimensione: gli acciai speciali non possono essere abbandonati, anche se escono dal gruppo Thyssen; l'elettrosiderurgia del nord Italia, con i forni e il rottame, sono una ricchezza nazionale ed europea. Serve un piano strategico. Così come, mi permetta, Presidente, serve un piano strategico per l'auto, non possiamo produrre mezzo milione di veicoli in una delle patrie europee dell'automobile. Dobbiamo mettere in campo un piano in cui ci sia sostegno alle nuove tecnologie, ci sia sostegno alla formazione di settore, un sostegno alla riconversione della filiera, alla componentistica, che vale 50 miliardi e sostiene la nostra bilancia commerciale.

Ma potrei parlare di altre filiere. Non possiamo scoprire le biotecnologie quando vediamo che non produciamo i vaccini; non possiamo pensare all'aerospazio solo perché, quest'anno, raggiungiamo la cifra record di 2,3 miliardi conferiti all'ESA da parte dell'Italia per le attività, per i grandi satelliti, per l'esplorazione dello spazio, per l'osservazione della Terra, per i grandi vettori. Dobbiamo mettere tutto a sistema.

Ma potrei parlare di agroalimentare, di moda e di altre cose, non lo faccio per il tempo. Richiamo due filiere che sono a scavalco fra l'industria e i servizi: il turismo e il commercio.

Il turismo è una delle industrie più forti in Italia e che ha sofferto di più in questa fase, dobbiamo migliorare l'offerta turistica destagionalizzandola, dobbiamo considerare che l'Italia non è solo mare, montagna e città d'arte, ma può essere un insieme di molti turismi: cammini storici, turismo sostenibile e dolce, il turismo di ritorno, turismo della salute, le crociere, il turismo estero. Molti non sanno che il turismo mette in funzione una filiera industriale molto forte. Fincantieri è Fincantieri anche perché è leader nella produzione delle navi da crociera. Qui servono interventi e il PNRR è debole sulla digitalizzazione, sulla formazione di settore, sul miglioramento dell'accoglienza ricettiva. Il commercio: il commercio è stato dimenticato nel PNRR, chiediamo che si faccia ammenda nel prossimo Documento; sta affrontando svolte epocali: il commercio elettronico, un nuovo rapporto fra il commercio e le città, una fiscalità dedicata che non può limitarsi solo al tema degli affitti, anche se riguarda questo tema. Ora, io credo che serva, in questa fase, avere una chiara visione del futuro e strumenti dedicati. Invitalia, ma anche strumenti come quelli della Cassa depositi e prestiti, patrimonio destinato, che debbono intervenire nella salvaguardia dell'emergenza, potrebbero trovare un loro sviluppo nel futuro come strumenti di intervento nella politica industriale, non per uno Stato padrone, ma per uno Stato capace di aiutare il sistema e delimitare e delineare le linee di azione.

In questo io credo che - e concludo, Presidente, perché credo di avere dato un quadro chiaro su quella che è la nostra idea - questa scommessa della crescita può essere vinta. Fra i tanti fattori, la manifattura, l'industria e il loro progresso, sono uno dei principali per ricreare benessere e lavoro, per risanare quella frattura sociale che si sta ampliando nel nostro Paese. Ciò di cui dobbiamo avere paura, la sola cosa di cui dobbiamo avere paura, in un momento in cui le risorse ci sono, anche se a debito, è quella di non avere una visione coerente e la capacità di affrontare il futuro. Io credo che questo Governo, per la sua base parlamentare, per la sua composizione, per l'esperienza del Presidente del Consiglio, possa vincere anche questa sfida. Noi saremo con il Governo su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cestari. Ne ha facoltà.

EMANUELE CESTARI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, viviamo un momento estremamente difficile. Da oltre un anno siamo confinati a causa della pandemia, che ci ha privato di ogni libertà, anche quella di lavorare. Gli effetti sono sotto i nostri occhi, sia da un punto di vista sanitario, ridotto al collasso in ragione dei numerosi ricoveri, e quindi economico, determinato dalla necessità di arginare i contagi. La sfida del Governo appare difficile, sicuramente difficile, ma ritengo non impossibile. Occorreva un cambio di passo, che il nuovo Governo ci ha offerto con il celere cambio della catena di comando: abbiamo finalmente un piano vaccini, non sono sbocciate le “primule”, ma sono sbocciati hub vaccinali in ogni territorio; abbiamo anche un Documento di economia e finanza che fa proprie le richieste del Paese, rispondendo alle sue necessità.

Vede, Presidente, è indubbio che siamo in una nuova fase. Il precedente DEF, Documento di economia e finanza, aveva dato risposte deboli, poiché poche erano le risorse allocate, per rispondere alla grave crisi economica che si stava affacciando, confusa, quindi si trattava di una risposta anche confusa, poiché priva di un indirizzo politico-economico e conseguentemente divisiva, creando il famoso dibattito tra i garantiti e i non garantiti. L'Esecutivo precedente non si era nemmeno reso conto della portata della crisi, che ha avuto un impatto economico pari a 9 punti persi di PIL nell'anno 2020: parliamo di una crisi due volte più grave rispetto a quella del 2009.

Questo nuovo Documento di economia e finanza ha intrapreso l'unica strada possibile, che ci permetterà di ridurre l'impatto e successivamente garantire la ripresa economica: una politica economica e una politica di bilancio espansiva, che dovrà essere garantita anche per il prossimo anno. Lo scostamento chiesto dal Governo, da 40 miliardi previsto, andrà a finanziare le imprese, i lavoratori autonomi, più in generale, tutto quanto il popolo delle partite IVA. Si tratta di un'operazione di chirurgia economica, tesa ad aiutare le aziende più impattate dalle chiusure, offrendo loro disponibilità di credito e patrimonializzazione. Oltre a ciò, saranno adottate misure per coprire parte dei costi fissi. L'obiettivo è, e deve essere, difendere la base imponibile, unica strada percorribile per uscire da questa crisi, la più grave dal dopoguerra. Importante anche la creazione del fondo complementare extra Recovery, di circa 6 miliardi annui, 2022-2033, quindi durata decennale, per finanziare gli investimenti pubblici. Parallelamente a ciò, mi permetta di suggerire la necessità di modificare il codice degli appalti, che da anni ingessa il Paese; ed è curioso come, proprio in questi giorni, in questa settimana, pure la stessa Anac, con una propria nota, chiede di facilitare le gare di appalto, troppo lunghe e farraginose. Nell'immediatezza, visto che abbiamo anche proposte, data la situazione di emergenza, si potrebbe pensare di riproporre quanto deliberato con il cosiddetto Governo giallo-verde: aumentare la soglia dell'affidamento diretto, assegnando ai sindaci le risorse per la realizzazione di investimenti pubblici; ha funzionato e sono sicuro potrebbe funzionare ancora.

Tuttavia, colleghi, queste misure non saranno sufficienti se contestualmente non si programmerà un piano per le riaperture. Siamo consapevoli che occorra contemperare la tutela della salute con quella del lavoro, e, poiché i dati dei contagi sono in miglioramento, occorre un piano più audace rispetto a quello che arriverà in discussione in Parlamento. Sarebbe un imperdonabile errore aspettare confinati, a braccia conserte, la sconfitta del virus. Nel rispetto, ovviamente, dei protocolli sanitari, con prudenza, si deve tornare a vivere e a lavorare. Quindi, occorre favorire il più possibile le riaperture. Del resto, nello stesso DEF in discussione, vi è correlazione di aumento del prodotto interno lordo con l'allentamento delle restrizioni e il riferimento è nel terzo trimestre 2020.

Concludendo, Presidente, pur critico sulle riaperture, questo dispositivo è un buon passo in avanti, in quanto finalmente si adottano politiche di bilancio economiche espansive, l'unica politica in grado di accompagnare il Paese fuori da questa grave crisi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie Presidente, il DEF, come tutti noi sappiamo, è un Documento complesso, un Documento che delinea scenari sul futuro dell'Italia, che studia, programma, immagina la crescita economica di questa Nazione e, quindi, il DEF in piena pandemia è un DEF rafforzato, un DEF che vale due volte, un DEF due volte significativo. In questo DEF, come dire, ci sono gli elementi della guerra pandemica; tra questi, meno 8,9 per cento di prodotto interno lordo e 300 mila imprese chiuse. Noi pensiamo che di queste 300 mila imprese chiuse, molte, se non si fosse adottata la folle e ideologica linea chiusurista, forse non avrebbero chiuso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ancora, 76,3 per cento in meno le agenzie di viaggio; 60,5 per cento in meno la filiera del trasporto aereo; 42,5 per cento in meno il fatturato della filiera della ristorazione; il 49 per cento delle imprese legate al turismo sono a rischio di chiusura, secondo le vostre stesse analisi; meno 11 per cento l'industria. Allora, nell'ambito del DEF, che delinea scenari che hanno un respiro lungo, e, quindi, non dell'immediato dopodomani, si affronta il grande tema, uno dei grandi temi, che è l'inverno demografico, un tema che ha una rilevanza strategica per l'Italia ma vorrei dire per l'Europa e per l'Occidente. Vi è un peggioramento. Vi è un crollo verticale delle nascite, un conseguente invecchiamento della popolazione, la riduzione e la contrazione della forza lavoro, l'aumento della spesa pensionistica e sanitaria. Fotografate un Paese che invecchia, un Paese che guarda al futuro con incertezza, un Paese che non scommette su se stesso. Debbo dire che noi di Fratelli d'Italia, a proposito delle risposte forti evocate, siamo scandalizzati, Presidente, perché, se questa è la fotografia onesta, la risposta non può essere quella che voi avete scritto a pagina 148 del DEF: l'incremento del flusso netto migratorio di un terzo rispetto al previsto permetterebbe di diminuire il rapporto debito-PIL. Cioè, a dire: come usciamo dalla crisi? Difendendo il prodotto italiano? Riaprendo domani le filiere chiuse per decreto? Riducendo la pressione fiscale? Come usciamo dalla crisi demografica? Stando al fianco delle famiglie, erogando servizi alle famiglie? No! Aumentando di un terzo il flusso dei migranti per abbattere il rapporto debito-PIL (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! È un Governo che dice: siamo stremati, non abbiamo idea del futuro, ci stiamo arrendendo, esiste solo la sostituzione etnica come via di uscita alla nostra incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Colleghi, Governo, il Governo Draghi si è insediato qualche settimana, nove per la precisione. Il Presidente del Consiglio ha assunto la guida di un Paese alle prese con la terza ondata della pandemia, un piano vaccini inesistente e un Piano nazionale di ripresa e resilienza da riscrivere. Con il suo avvento finisce la fase delle dirette Facebook del sabato sera e inizia la fase della ragionevolezza e del pragmatismo. Questo Documento di economia e finanza rappresenta appieno il cambio di passo. Lo affermo alla luce di una considerazione. La revisione delle stime di questo documento, rispetto alla nota di aggiornamento dello scorso autunno, sono effetto sostanzialmente di due fattori: il primo, è l'avanzamento della campagna vaccinale, non solo in Italia, ma anche nei Paesi con cui l'Italia ha scambi, che, al termine del 2021, sarà quasi completata; l'altro, è l'autorevolezza che l'Italia ha assunto ora in un contesto internazionale ancora molto incerto, ma che si avvia al superamento della pandemia e nel quale essere un partner affidabile gioca un ruolo strategico, soprattutto in campo economico. Il programma di finanza pubblica, costruito dal Governo Draghi, scommette sulla crescita e lo fa sulla base di un percorso chiaro e definito. Certo, come hanno evidenziato anche alcuni colleghi, la scommessa ha, per definizione, una componente di rischio, ma la differenza la fa conoscere quali sono i possibili rischi e metterli già sul tavolo. Ci sono le possibili varianti che incideranno sull'evoluzione della pandemia e l'avanzare della campagna vaccinale, che potrà infondere più o meno fiducia nelle famiglie, nella loro propensione al risparmio. Il percorso di riassestamento dei vari Paesi nel contesto europeo, dopo le politiche espansive, potrà essere disallineato ma in questo DEF non si gioca al buio, non si avanza alla cieca, vi è equilibrio e pianificazione. Lo dice, in primis, la previsione sulla crescita del PIL. Il PIL italiano nel 2020, come è già stato detto, è calato di quasi 9 punti percentuali, mai è stato così negativo il dato. La pandemia ha penalizzato la domanda e ha colpito l'offerta, soprattutto nel terziario, e la seconda ondata ha prodotto in Italia effetti peggiori che in altri Paesi. Nel 2021, la stima del PIL passa dal 6 per cento, che era inserito nella nota di aggiornamento dell'autunno, a un più contenuto e ragionevole 4,5 per cento, anche tenendo conto delle progressive riaperture in sicurezza. Sale poi, come sappiamo, negli anni successivi.

A spingere l'economia, nei prossimi anni, sarà soprattutto il Piano di ripresa e resilienza, quello nuovo, integrato anche da risorse nazionali, ma anche il nuovo scostamento che servirà, per più di metà, quindi per oltre 20 miliardi, a sostenere partite IVA e imprese. La crescita, quindi, sarà sostenuta da una politica economica espansiva fino al 2022, con l'obiettivo di recuperare il PIL pre-crisi nel terzo trimestre del prossimo anno. Ciò, ovviamente, non sarà indolore e comporterà un aumento del deficit, che passerà all'11,8, e il debito sul PIL sfiorerà livelli decisamente alti.

Ecco, quindi, che diventa strategico procedere, con celerità e pragmatismo, nella pianificazione della ripresa attraverso l'impiego di 238 miliardi di risorse, da qui al 2026, di cui 31,5 nazionali, nuove rispetto alla precedente programmazione e aggiuntive rispetto al perimetro del PNRR. Gli investimenti pubblici aumentano nel DEF, fino a raggiungere, nel 2022, il livello del 2009: 60 miliardi di euro. Si punta, quindi, a sostenere quella domanda interna che è drasticamente calata durante la crisi. In questo contesto, non possiamo ripetere ciò che, da mesi, Italia Viva sostiene: acceleriamo la realizzazione delle infrastrutture del nostro Paese, rendiamolo più moderno e collegato, dando, al contempo, linfa vitale alle nostre imprese. La strada della ripresa passa attraverso diversi fattori che per noi sono evidenti: una ragionata riapertura in sicurezza, sulla quale - diciamolo - appare oggi ridicolo assistere a tattiche di veti politici; un'ulteriore iniezione di sostegno alle attività economiche, sostegni corretti, più equi, legati anche ai costi fissi; chiare politiche di sostegno alle filiere strategiche del Paese. Non è più tempo della frammentazione, delle politiche timide e delle ricette già viste. Bene che si pensi ad una revisione organica degli incentivi alle imprese, che dovrebbe essere in un DDL collegato alla legge di bilancio sul quale il Governo troverà il nostro appoggio se saprà, da un lato, razionalizzare gli interventi, che non significa ridurli ma dar loro maggiore efficacia, e, dall'altro, cogliere la necessità di disegnare tali misure sulla taglia delle nostre imprese, con l'obiettivo di un pieno utilizzo delle risorse. Troppo spesso, le misure non vengono utilizzate e sfruttate e troppo spesso esse non sono accessibili alle nostre micro e piccole imprese. Sviluppare le filiere e sostenere il consolidamento patrimoniale delle nostre imprese non significa rincorrere obiettivi dimensionali, come ho sentito anche in quest'Aula, ma, al contrario, valorizzare il saper fare i talenti del nostro sistema produttivo, rafforzandone le prospettive per il futuro. Occupiamoci di strumenti per la capitalizzazione, di passaggio generazionale, di ricerca applicata e rapporto stretto tra università e imprese. Tra le filiere strategiche fortemente colpite c'è sicuramente quella del turismo: quasi la metà, il 49,2 per cento delle aziende dei comparti legati al turismo prevede seri rischi di chiusura dell'attività nel primo semestre del 2021, con picchi nei settori delle agenzie di viaggio e tour operator, del trasporto aereo e della ristorazione. Serve una strategia di reazione che la politica deve mettere in campo con chiarezza e velocità, per sostenere la filiera che rappresenta più del 10 per cento del PIL. Un'ultima considerazione, Presidente, la riservo al tema della liquidità. In questi mesi di emergenza, lo stock delle garanzie pubbliche al credito è passato da 85,8 miliardi nel 2019 a 215,5 miliardi nel 2020: sono 117 miliardi di interventi per l'emergenza COVID. Anche durante le audizioni è emersa chiaramente, anche dall'Ufficio parlamentare di bilancio, la necessità di monitorare questo dato. Il mercato del credito e quello delle garanzie in particolare è stato stravolto. Dobbiamo pensare oggi a come costruire un contesto solido e autosufficiente, che si basi su un nuovo protagonismo degli strumenti privati, quelli, sì, del sistema bancario, ma anche, in via complementare, quelli di consorzi di imprese e di nuovi soggetti. Non possiamo pensare di ricorrere alla sostituzione delle garanzie pubbliche, quando queste saranno già fuori dalla porta.

In conclusione, Presidente, il disegno di crescita di questo DEF punta sulla capacità delle istituzioni di mettere in campo visione ed equilibrio, coraggio e pragmatismo. Il Presidente Draghi ha individuato la ricetta corretta e lo sosterremo in questo percorso che guarda, prima di tutto, alla crescita delle nostre imprese e alla crescita dell'occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cannizzaro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Vice Ministro Castelli, il Documento di economia e finanza per il 2021, che pone le basi sulle quali verrà costruita la legge di bilancio per il 2022, è un documento di grande importanza per due ordini di ragioni. Il primo riguarda il fatto che, dopo il DEF del 2020, che annunciava numeri drammaticamente negativi, quello attuale torna a parlare di crescita. Certamente ci vorrà tempo, ne siamo assolutamente consapevoli, almeno due anni per tornare ai livelli del 2019, ma il 4,1 per cento per il 2021 e il 4,3 per cento per il 2022 di PIL rappresentano sicuramente e finalmente una luce in fondo al tunnel, un tunnel, quello del COVID, lungo e buio. Il secondo motivo sta nel fatto che protagonista di questa decisione di bilancio e di quella evidentemente dei prossimi anni sarà il Piano nazionale di ripresa e resilienza, del quale, a breve, conosceremo finalmente la versione definitiva.

È con il PNRR che si gioca la partita del rilancio del nostro Paese ed è dal PNRR che dipende soprattutto il rilancio del Sud, del Meridione. È proprio al Sud che vorrei dedicare i minuti a disposizione attraverso questo mio intervento. Se dovessi sintetizzare con uno slogan il ruolo previsto nel PNRR per il Sud potrei dire: incluso, per non essere eluso. Nella prima versione del Piano - lo sa lei, Presidente Fico, lo sa l'onorevole Vice Ministro Castelli, che saluto e ringrazio per l'impegno profuso in queste settimane e per la sua presenza, oggi, in Aula; lo sanno tutti, è notorio - non era per nulla considerato, non era presente un capitolo specifico sul Meridione; il tema del Sud veniva considerato e viene considerato, da tutte le forze politiche presenti in Parlamento e dai membri del Governo, in maniera assolutamente trasversale, ma non vi era - lo ribadisco - nessun capitolo specifico indicato. Benissimo ha fatto il Ministro Carfagna, che ringrazio anche in questa occasione per la sua caparbietà e per la sua determinazione, a pretendere che nella versione definitiva fosse inserito uno specifico capitolo del Sud, al quale sarà destinato almeno il 40 per cento delle risorse disponibili del Recovery Plan. Si tratta di una vittoria epocale, una vittoria non del Ministro Carfagna, non di Forza Italia, che comunque avrebbe potuto evidenziare ed esaltare questo risultato, ma ritengo che sia una risultato soprattutto dell'Italia del sud e di tutti i suoi cittadini. Si tratta di una vittoria che dobbiamo, tutti quanti, valorizzare, insieme a tutte le forze politiche, e tradurre chiaramente in atti concreti.

Allora, vediamo velocemente quali sono i singoli aspetti nei quali il Sud può essere protagonista: l'alta velocità ferroviaria è, come specifica il DEF, uno dei capisaldi sui quali verranno concentrati gli investimenti, perché il trasporto su ferro è pienamente compatibile con gli obiettivi di transizione ecologica e, fino ad oggi, l'alta velocità ferroviaria era qualcosa che riguardava solo una parte del Paese, evidentemente il Nord, perché, come Cristo si è fermato ad Eboli, l'alta velocità si è fermata a Salerno. Finalmente non sarà più così, perché tra i progetti da finanziare vi saranno le due grandi direttrici: Salerno-Reggio Calabria - lo dico con enfasi perché è anche la mia città - e la Napoli-Bari. Altro tema strategico sul quale il Governo ha deciso di puntare è quello dell'intermodalità e della logistica integrata per connettere i porti con le ferrovie e con le strade; quindi, valorizzare strategicamente i porti italiani, consentendogli di dispiegare appieno le loro potenzialità commerciali, significa valorizzare il Meridione nella sua totale funzione di porta d'accesso del Mediterraneo. È proprio qui, in questa occasione, che saluto con viva soddisfazione la nomina, per la prima volta, del presidente dell'Autorità portuale del Porto di Gioia Tauro, un fatto importante che dà certamente continuità alla crescita di un porto strategico, che negli anni ha avuto una crescita notevole, ma che non basta e che deve avere ancora maggiore attenzione e ciò lo si dovrà fare anche attraverso l'infrastrutturazione della zona economica speciale. È proprio in questa direzione che il Ministro del Sud ha inteso impegnare 600 milioni per attivare e attuare in maniera concreta le zone economiche speciali. Allora, sarà fondamentale immaginare un impegno forte per quanto concerne le imprese. Chiaramente, per rilanciare le imprese, dopo che purtroppo la pandemia e il COVID hanno inciso profondamente sul sistema economico produttivo, dobbiamo immaginare di passare dall'assistenza al rilancio, dal ristoro all'incentivo, ad investire e a fare impresa. In questa direzione, credo che lo scostamento che tra poche ore ci accingiamo a sostenere, ancora una volta con grande convinzione e con grande fermezza, possa dare linfa e possa dare in maniera concreta un avvio ad un'economia reale per il nostro Paese e, in questo caso, nello specifico, anche per la nostra Italia del sud.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI (ore 11,25)

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Allora, concludo, Presidente, parlando di un tema molto caldo e molto sentito, soprattutto in questa parte del Paese, cioè il tema della sanità, che purtroppo rappresenta una delle note più dolenti per il Sud. Solo una settimana fa, Forza Italia, attraverso alcuni colleghi, durante la discussione in un question time, ha parlato della situazione e delle condizioni drammatiche della sanità in Puglia ed in Calabria. Quest'ultima credo che abbia la necessità di avere una maggiore attenzione, un maggiore impegno da parte di questo Governo. Chiaramente - lo abbiamo detto a gran voce - puntiamo a quella che è l'unica via d'uscita per una sanità efficiente, cioè l'azzeramento del debito pubblico della sanità calabrese. Immagino che la prossima legge di bilancio dovrà pensare di poter intervenire rispetto a questa direzione; lo chiediamo oggi in quest'Aula, lo abbiamo già fatto abbondantemente precedentemente e continueremo a farlo nelle sedi opportune. Questa pandemia dalla quale non siamo ancora usciti ha mostrato a tutti noi quanto sia importante avere un sistema sanitario efficiente e anche diffuso. Allora, io credo che per il Sud, per le regioni del Meridione, serva - lo ribadisco - un'attenzione maggiore, per dare la possibilità a tutte quelle strutture che hanno subito dei tagli, dei tagli dei posti letto, dei tagli sul personale, di avviare processi virtuosi. Abbiamo capito quanto sono importanti le strutture ospedaliere periferiche nelle varie province, dove, oggi, grazie ai tagli dei Governi che si sono susseguiti, si è creato praticamente una sorta di imbuto in quelli che sono gli hub principali, nelle città capoluogo di provincia, nelle città che comunque, poi, devono necessariamente ospitare la sanità ordinaria, quindi, figuriamoci rispetto a quella che è l'emergenza che stiamo attraversando. Concludo, Presidente, dicendo che non possiamo assolutamente pensare a un rilancio del nostro Paese e a un rilancio del Meridione d'Italia se non partiamo da questi elementi e la sanità è un punto cardine per un rilancio definitivo. Allora, io mi auguro che questo Documento di economia e finanza, che comunque evidenzia l'importanza rispetto alle prospettive del Piano nazionale di ripresa e resilienza, possa essere sicuramente un grande segnale di ripartenza definitiva per sentirci tutti quanti, poi, orgogliosi, da Nord a Sud, orgogliosi di poter dire che siamo orgogliosamente italiani, che ce l'abbiamo fatta e che siamo usciti tutti insieme da questa grande guerra. Allora, se immaginiamo di continuare a lavorare tutti quanti insieme in questa direzione, io sono convinto che da quest'Aula ai territori possiamo, tra qualche tempo - spero presto - poter dire: siamo orgogliosamente italiani, perché l'Italia si è unita in un Governo di unità nazionale per affrontare la guerra, ma soprattutto per segnare una pagina di storia che è quella di un rilancio definitivo del Paese e, chiaramente, del Sud Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, onorevole Viceministro e colleghi, la Banca mondiale stima che la pandemia da COVID-19 ha dato vita a una delle peggiori recessioni economiche dal 1870, portando con sé un drammatico aumento dei livelli di povertà. Mentre nel 2019 il commercio internazionale era cresciuto dell'1,1 per cento, il 2020 ha registrato, in linea con le previsioni di vari istituti internazionali, una riduzione di circa 11 punti percentuali. Ciò ha portato i Governi dei principali Paesi, nonché le istituzioni internazionali, ad approvare ingenti misure di sostegno al reddito di famiglie e imprese, che tuttavia non hanno impedito di avere delle conseguenze devastanti in termini di disoccupazione e contrazione dei mercati.

La perdita accumulata per l'economia mondiale rispetto alle previsioni di crescita, se non ci fosse stata la pandemia, ammonta a 11 mila miliardi di dollari nel biennio 2020-2021. Nei primi mesi del 2021 ci troviamo, tuttavia, di fronte a un quadro macroeconomico globale in miglioramento. Allo stesso tempo, però, esso è caratterizzato da elevata incertezza connessa con le nuove ondate pandemiche. La disponibilità di vaccini e lo stimolo fornito dalle politiche economiche hanno indotto il Fondo monetario internazionale a rivedere al rialzo le stime di crescita a livello internazionale, portate per quest'anno al 6 per cento. Gli andamenti di breve periodo restano però condizionati dal persistere dei contagi e dal ritmo diseguale delle campagne vaccinali, due elementi di forte incertezza sul quadro macroeconomico generale.

Nel 2020 il PIL dell'Italia è diminuito di circa 9 punti percentuali, come mai accaduto in tempi di pace. Il quadro macroeconomico tendenziale del Documento di economia e finanza è stato elaborato sulla base delle variabili esogene internazionali e di un quadro di finanza pubblica che incorpora il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza nella versione recepita dalla legge di bilancio per il 2021 e il decreto-legge n. 41 del 2021, il “decreto Sostegni”.

Secondo le valutazioni contenute nel DEF, che sono state validate in settimana dall'Ufficio parlamentare di bilancio, si prospetta un ritorno alla crescita quest'anno al 4,1 per cento, dopo il crollo dell'attività dovuto alla pandemia nel 2020. L'anno prossimo si registrerebbe un'ulteriore accelerazione al 4,3 per cento, mentre nel biennio successivo la dinamica produttiva rallenterebbe, avvicinandosi ai ritmi più prossimi alla media storica precedente all'esplosione della pandemia da COVID-19.

Le previsioni descritte dallo scenario macroeconomico dell'economia italiana restano soggette, tuttavia, a diversi fattori di incertezza. Esse presuppongono il consolidamento del miglioramento della situazione dei contagi e il successo delle campagne vaccinali. A questo proposito, mentre il Governo intraprende la strada delle riaperture in modo doverosamente graduale e attento, per tutelare insieme la salute dei cittadini e la ripresa economica, sarebbe utile e prudente che nessuno, specie all'interno della maggioranza, si abbandonasse a scelte e comportamenti poco responsabili, mossi da interessi elettoralistici e di partito.

Le previsioni del DEF, inoltre, rimangono ancora dipendenti per questa prima parte dell'anno in corso dal mantenimento delle misure di sostegno economico che si riflettono sul reddito disponibile e sui consumi. Nello scenario programmatico il Governo prospetta una crescita più elevata della nostra economia: raggiungerebbe il 4,5 per cento nell'anno in corso e il 4,8 per cento nel prossimo anno. La differenza rispetto al quadro tendenziale è dovuta agli effetti del nuovo pacchetto di misure di sostegno alle imprese e alle famiglie che sarà varato nelle prossime settimane e al potenziamento degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Per quanto attiene alle previsioni tendenziali di finanza pubblica, esse mostrano un disavanzo pubblico che nel 2021 si mantiene sul livello dello scorso anno, intorno al 9,5 per cento del prodotto interno lordo, ma che però si muove in successiva riduzione dal 2022, sino ad attestarsi al 3,4 per cento del PIL nel 2024. Il miglioramento atteso del quadro di finanza pubblica nel quadriennio è da attribuire a una serie di fattori: le aspettative sul superamento dell'emergenza sanitaria, il carattere straordinario della gran parte delle misure sin qui disposte per contrastare l'impatto del COVID-19 sull'economia e gli effetti positivi sulle entrate dovuti alla retroazione fiscale connessa all'impatto espansivo degli interventi del Piano di ripresa e di resilienza sulle basi imponibili. Rispetto al tendenziale, il percorso programmatico di finanza pubblica delineato dal DEF prevede un peggioramento dei saldi di finanza pubblica per il triennio 2021-2023, con un indebitamento che sale all'11,8 per cento, al 5,9 e al 4,3 per cento rispettivamente negli anni 2021, 2022 e 2023, per poi confermare nel 2024 il valore tendenziale.

Il quadro della finanza pubblica programmatica aggiornato nel DEF evidenzia anche una revisione degli obiettivi rispetto a quelli stabiliti nell'autunno scorso. Il rientro del deficit al 3 per cento del prodotto interno lordo slitta, infatti, dal 2023 al 2025 e viene ricalibrato il sentiero di avvicinamento all'obiettivo di medio termine in modo tale da riportare il rapporto tra debito pubblico e PIL verso il livello pre-crisi - era al 134,6 per cento - entro la fine del decennio.

L'aspetto più significativo contenuto nel DEF è rappresentato da un aumento considerevole di risorse destinate agli investimenti pubblici in un contesto in cui il profilo tendenziale prevede già una loro rapida espansione, anche e soprattutto grazie al Piano di ripresa e resilienza finanziato da risorse europee. Il tasso di crescita medio annuo degli investimenti pubblici previsti è di oltre il 10 per cento dal 2021 al 2024. Se queste previsioni dovessero essere mantenute, non solo si verificherebbe il recupero del livello di investimenti in valore assoluto - infatti si raggiungerebbe nel 2022 la quota registrata nel 2009, che si attestava intorno ai 60 miliardi, anno dopo il quale si è assistito a un ridimensionamento della spesa in conto capitale -, ma le previsioni andrebbero anche oltre questo risultato nel biennio 2023-2024, fino a raggiungere circa 70 miliardi di investimenti pubblici.

A questo proposito, è da mesi in atto nel Paese un acceso dibattito sulla capacità di spendere le risorse europee e nazionali nei tempi previsti. Ciò pone alle amministrazioni interessate un problema di Governo basato su un'efficiente ed efficace gestione e monitoraggio dei programmi di spesa, da cui nasce la necessità di adeguare le proprie strutture alle esigenze richieste dall'attuazione di un progetto così ambizioso. Certamente, va fatto un lavoro di attenta semplificazione delle procedure, ma, come è stato puntualmente affermato dall'onorevole Melilli recentemente, un tema che va risolto con soluzioni chiare è quello della responsabilità. Egli afferma l'esigenza di costruire un sistema che preveda, per ogni amministrazione destinataria di risorse del Piano, l'individuazione di uno o più responsabili a capo di un pool di risorse umane dedicate alla loro attuazione. Sarebbe utile inserire queste informazioni in una grande banca dati pubblica e trasparente, così che siano chiare le responsabilità dell'attuazione dei singoli progetti nei diversi tempi di attuazione previsti. Altrettanto utile sarebbe riconoscere ai dipendenti che saranno chiamati a dare attuazione al Piano adeguati incentivi economici.

Se è vero che gli investimenti previsti dal PNRR rappresentano un'occasione irripetibile per il nostro Paese, condivido con il collega Melilli che, intorno ad essi, si debba creare una comunità di attuatori ai quali attribuire premi e responsabilità ai diversi livelli di governo del programma. Sarebbe un errore pensare che l'architettura della governance del Piano si debba limitare alle responsabilità e alle forme organizzative soltanto a livello centrale.

Nel DEF, quindi, sono principalmente gli investimenti pubblici a spingere il Paese verso la crescita; tuttavia, affinché la crescita possa essere strutturale e di lungo periodo, gli investimenti pubblici devono essere accompagnati da investimenti privati e dall'aumento della produttività. Ricordo che il nostro Paese, nell'ultimo trentennio, si è caratterizzato per una scarsa crescita e una bassa produttività. Negli ultimi trent'anni, infatti, l'economia italiana ha perso 32 punti percentuali di PIL, quasi 500 miliardi di euro, nei confronti con la zona euro, pari al PIL di Grecia e Portogallo sommati insieme, e ben il 61 per cento di PIL nei confronti degli Stati Uniti, pari a 990 miliardi di euro, un valore di PIL tra quello della Turchia e quello della Spagna.

L'Italia ha, inoltre, un secondo grave problema irrisolto, che si chiama produttività. Stando alle statistiche recentemente pubblicate dall'Istat, infatti, l'indice della produttività dei fattori produttivi, capitale e lavoro, fa segnare una variazione dello zero per cento, cioè nulla, per il periodo 1995-2019.

Perché è importante la produttività? Perché è un indice che misura il rapporto tra il volume di prodotto realizzato e il volume di uno o più fattori impiegati nella sua produzione, cioè gli effetti del progresso tecnologico e degli altri fattori propulsivi della crescita, tra cui le innovazioni del processo produttivo, i miglioramenti nell'organizzazione del lavoro e delle tecniche manageriali, i miglioramenti nell'esperienza e nel livello di istruzione raggiunto dalla forza lavoro. Un indice di produttività fermo al 1995 ci dice che, per produrre un bullone oggi, occorre esattamente lo stesso sforzo produttivo, in termini di ore di lavoro e investimenti di capitale che serviva nel 1995. Affrontare le difficoltà create in tutto il mondo dalla pandemia è chiaramente la questione al momento più urgente. Il sostegno dato dalle politiche di bilancio e monetarie alla domanda aggregata proseguirà necessariamente nel prossimo futuro, ma per l'Italia è altrettanto importante affrontare i problemi che da circa trent'anni ne frenano la crescita e la produttività. Serve un cambio radicale di paradigma fondato su due pilastri principali: è essenziale attuare riforme volte a creare un ambiente più favorevole alle imprese, aumentando la qualità e l'efficienza dei servizi pubblici, migliorando la giustizia civile, riducendo gli oneri amministrativi e burocratici che ostacolano gli investimenti pubblici e privati, abbattendo il peso dell'evasione fiscale e della corruzione. Tuttavia, tali riforme da sole non sarebbero ancora sufficienti per un Paese avanzato come il nostro. Quando un Paese si avvicina alla frontiera tecnologica, infatti, il suo reddito e i suoi salari non consentono più una strategia di sviluppo basata unicamente sulla concorrenza in termini di costi e di prezzi. In tale contesto, la crescita economica dipende dalla capacità di integrare e di promuovere l'innovazione. Ecco, quindi, il secondo pilastro sul quale scommettere per il futuro della nostra economia: innovazione tecnologica e capitale umano. I gravi ritardi accumulati nell'innovazione e nell'istruzione e la loro interrelazione con la struttura del sistema produttivo sono una delle principali cause della debole crescita economica dell'Italia.

Infine, un'ultima annotazione. Secondo quanto dispone la normativa di contabilità e finanza pubblica, il DEF dev'essere presentato al Parlamento, per le conseguenti deliberazioni, al fine di consentire alle Camere di esprimersi sugli obiettivi programmatici di politica economica in tempo utile per l'invio del Programma di stabilità e del Programma nazionale di riforma al Consiglio dell'Unione europea e alla Commissione europea. Il DEF 2021, in esame, è stato trasmesso privo del Programma nazionale di riforma perché il Governo ha ritenuto che il Programma nazionale di ripresa e resilienza possa integrarlo, visto che le riforme occupano un ruolo centrale nel PNRR e in forza del regolamento dell'Unione europea che istituisce il Dispositivo per la ripresa e la resilienza. Tuttavia, il regolamento citato riguarda il rapporto tra Stati membri e istituzioni europee e non riguarda i rapporti tra Governo e Parlamento. Pertanto, onorevole signor Viceministro, nell'interesse e nel rispetto della centralità del Parlamento desidero affermare che la deroga della normativa relativa alla trattazione degli obiettivi programmatici di politica economica da parte delle Camere non deve costituire un precedente da ripetere in futuro, comprendendo gli importanti sforzi del Governo in un momento del tutto eccezionale di grandissima emergenza economica, sociale e sanitaria senza precedenti nella storia recente, come quella che stiamo vivendo, che sta vivendo il nostro Paese e che ci auguriamo presto di superare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Patassini. Ne ha facoltà.

TULLIO PATASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il Documento di economia e finanza 2021 è il documento principale di programmazione di questo Paese. È un documento particolarmente importante perché si inserisce in un momento della storia italiana e mondiale molto particolare. Siamo stati investiti dalla tempesta COVID, dalla quale speriamo di uscire il prima possibile ma dalla quale dobbiamo trovare la forza e il coraggio per andare avanti. Una vera e propria tempesta che ha portato, solo nel 2020, un calo del PIL italiano di quasi il 9 per cento: meno 7,8 per cento di consumi, meno 9 per cento di investimenti e meno quasi 14 per cento di export. Una vera e propria guerra combattuta con nuove armi, con armi sanitarie e con un nuovo esercito: ossia i nostri medici e i nostri operatori sanitari, a cui va ancora oggi il nostro plauso e il nostro ringraziamento. Un momento fondamentale: addirittura un calo del PIL così non si vedeva, infatti, dalla Seconda guerra mondiale. Questa tempesta ha coinvolto tutto il mondo e non solo l'Italia: il PIL mondiale è calato di oltre il 3 per cento, con un commercio mondiale che è calato del 5. Sono stati interrotte intere catene di produzione e i costi di logistica si sono incrementati. Un momento di riflessione dovremmo portare non solo in quest'Aula ma anche in tutti i consessi internazionali: se sia il caso di ripensare il modello economico mondiale in cui, negli anni scorsi, i Paesi si erano divisi tra Paesi produttori e consumatori. Probabilmente il COVID - anzi certamente - ci ha insegnato che il mondo sarà fatto sempre di più da produzioni più contenute, magari nazionali con un respiro internazionale. Ma dobbiamo ripensare anche a questo, al nostro modello italiano di produzione, perché, in realtà, questa flessione, che c'è stata in tutti i Paesi, guarda caso è stata proprio più marcata nei Paesi occidentali, nei Paesi più industrializzati. Addirittura - e questo è un altro punto di riflessione - la Cina sta ripartendo prima di altri Paesi. Quindi, il Paese, che è stato il portatore del COVID nel mondo, è il Paese che ripartirà prima e questa è una domanda che tutti dovremmo porci. Auspichiamo che la ripresa sia mondiale e che derivi da una forte campagna di vaccinazione e dall'applicazione di politiche espansive a sostegno di famiglie e di imprese, chiaramente con una serie di aperture progressive: aperture di attività commerciali, aperture di negozi e aperture di ristoranti. Come sottolineato durante l'audizione sul DEF da Banca d'Italia, il nostro Paese è stato più resiliente di altri. Ha resistito meglio alla crisi e di questo va dato merito ai nostri operatori sia sul piano delle scelte produttive e organizzative sia su quello dei comportamenti sociali. Quindi, noi italiani dobbiamo essere orgogliosi per come abbiamo gestito e stiamo affrontando l'emergenza COVID. Un ringraziamento a ciascun lavoratore ma addirittura a tutti i nostri imprenditori, a tutti i nostri artigiani, a tutti i nostri commercianti, a tutti coloro che in questo anno hanno resistito duramente. Per il 2021 si prevede, invece, una ripartenza, una vera ripartenza del nostro Paese e del mondo. I dati teorici danno una crescita del PIL di oltre il 4 per cento nel 2021 e nel 2022, in media con l'Europa. Chiaramente, abbiamo Paesi che corrono più di noi e questo deve farci riflettere sulla capacità dell'Italia di essere ancora più reattiva in questo momento di passaggio da una crisi mondiale. Questa è la vera sfida. È chiaro: non stiamo a dire che nel 2020 la NADEF aveva previsto addirittura una stima ben più ottimistica del 4 per cento (oltre il 6). Chiaramente, è un dato che non si è rivelato, ma su questo 4 per cento dobbiamo credere e puntare, anche perché il nuovo Governo, il Governo Draghi, ha portato importanti elementi di innovazione, a partire dall'arrivo del generale Figliuolo e, quindi, l'avvio di un piano vaccinale serio che sta dando i frutti sperati, partito prima dalle categorie più fragili e più deboli di questo Paese, cioè gli anziani e coloro che hanno disabilità, ma che tende ad allargarsi a tutti. Quindi, siamo passati dalle “primule” al fare i vaccini, dal creare strutture per le vaccinazioni al fare i vaccini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è la grande novità del generale Figliuolo; tra l'altro, il Ministro Giorgetti, il neo-Ministro dello Sviluppo economico, ha avviato un'interessante interlocuzione con le multinazionali farmaceutiche per far partire finalmente in Italia una filiera di produzione dei vaccini che serva per oggi e auspichiamo non per domani (ma per il domani dobbiamo essere pronti). Abbiamo avuto un grande impegno da parte delle regioni, dei nostri governatori sempre in prima linea sull'emergenza sanitaria, e con il miglioramento dei protocolli di cura è diminuita l'ospedalizzazione di coloro che erano stati colpiti dal COVID. Siamo di fronte ad una grande sfida, in cui nel 2021-2022 il commercio mondiale vedrà una crescita di oltre 8-9 punti.

Noi, come italiani, dobbiamo essere pronti, perché in quest'anno di crisi l'export italiano - e questo grazie alla capacità di resistenza e di resilienza dei nostri imprenditori - ha mantenuto la quota di mercato invariata al 2,8 per cento, poiché il prodotto italiano, anche in periodo di crisi, si riesce a distinguere per qualità e per capacità di competere in modo efficace ed efficiente sui mercati internazionali. Questo è importante, noi dobbiamo cogliere questa occasione, dobbiamo cogliere questa sfida, perché questo recupero che noi avremo del PIL, ci auspichiamo in due anni e mezzo, tre anni, debba essere anche l'occasione per ripensare il nostro modello di sviluppo italiano. L'Italia sono vent'anni che soffre una minore capacità di crescere rispetto ad altri Paesi, per mancanza di produttività. L'obiettivo è veramente migliorare almeno dell'1 per cento la produttività del nostro Paese, come Confindustria ha dichiarato più volte, anche nel corso dell'audizione, così non solo da raggiungere i livelli del 2018-2019, ma di superarli, perché, ricordo a quest'Aula, stiamo ancora, purtroppo, sotto i livelli del 2007, quindi, il sistema Italia sta ancora assorbendo la precedente crisi internazionale finanziaria che c'era stata. Abbiamo una grandissima opportunità di essere forti e capaci come Paese esportatore. Nei nostri settori più forti abbiamo bisogno che lo Stato intervenga, come vorremmo fare, sostenendo l'internazionalizzazione e il supporto alle fiere, che sono veramente un'insostituibile occasione di business per tante nostre aziende nei settori in cui siamo più forti: agroalimentare e moda. La moda, per la necessità di operare su stagionalità, e non in maniera omogenea durante l'anno, è quella che ha più sofferto la crisi. Penso al settore dell'abbigliamento e, in particolare, al settore della calzatura, che va sostenuto in maniera appropriata e ancora più decisa rispetto a prima. Il nostro sviluppo internazionale non parte solo dai nostri cavalli di battaglia, ma va anche su settori sia tradizionali che innovativi. È proprio la capacità del nostro Paese di potersi approcciare in modo nuovo e in modo ancora più forte sui mercati internazionali, valorizzando, in quest'ottica sinergica tutta nostra nazionale, anche la conoscenza del made in Italy in tutto il mondo, che poi diventa anche veicolo promozionale per i nostri prodotti. L'Italia ha necessità - e il Ministro Garavaglia lo ha sollecitato più volte - di ripartire con una vera e propria politica sul turismo, che preveda riaperture programmate, ma un rilancio, perché il nostro turismo è mare, è città d'arte, è montagna, è veramente un sistema Italia che può partire dal turismo per evidenziare una grande capacità. Noi abbiamo bisogno veramente di far sì che, con questo DEF, a cui si collega uno scostamento di bilancio di 40 miliardi, oltre 32 miliardi già approvati, sia lo strumento efficace per poter far ripartire l'Italia, oltre ai 6 miliardi che verranno chiesti per investimenti nel periodo 2022-2023. Abbiamo la consapevolezza che ogni scostamento presuppone un indebitamento a carico delle generazioni future, per questo dobbiamo fare in modo che questo investimento sia un investimento produttivo, per non gravare i nostri figli di ulteriori imposte. Quindi, qualunque investimento che faremo con il PNRR e con gli scostamenti sia un investimento che vada per iniziative produttive, che sostenga il nostro sistema imprenditoriale - e concludo, Presidente, grazie - con misure più appropriate, e concludo evidenziando un aspetto: col “decreto Sostegni” abbiamo superato l'annosa questione dei codici Ateco, ma, come dichiara il Ministro Giorgetti, vorremmo andare oltre, vorremmo conciliare equità e tempestività, quindi, intervenire, non solo sul calo del fatturato, ma sulla questione dei costi, sul margine operativo lordo delle imprese, perché i sostegni siano efficaci, forti, per poter far ripartire ancora più forte la nostra Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, vede, un Documento di economia e finanza, un DEF, una programmazione economica importante, in un momento così delicato e drammatico, non possono non essere accostati al lavoro, alla produzione di PIL, alla produzione di ricchezza. La mia fotografia stamattina non è una fotografia positiva, perché noi abbiamo un 10 e oltre per cento di disoccupazione. Quando il blocco dei licenziamenti - e dovremo, in questo caso, metterci attorno a un tavolo e dibattere su questo punto - sarà eliminato, ci sarà ancora più disoccupazione, ma, soprattutto, abbiamo 2 milioni di giovani ragazzi che non lavorano e non studiano. E questo è il futuro, e se il futuro è negativo è difficile vedere un'economia positiva.

Ha ragione il collega che, alcuni interventi fa, ha detto: il sistema Italia si è salvato perché il manifatturiero, le aziende e le filiere, piccole o grandi, hanno tenuto. Ha ragione. C'è, però, un 34 per cento dell'economia che fondamentalmente è in grandissima crisi, ed è l'economia dei servizi, delle agenzie turistiche, del turismo, dei servizi in senso generale, dove - lì sì - c'è la possibilità di occuparsi anche da parte dei giovani, e lì la situazione è veramente difficile. Allora, la parte negativa del mio intervento riguarda proprio questo aspetto. Non è possibile, in una prospettiva di vaccinazioni, dove si dice che oltre il 50 per cento della popolazione verrà vaccinata a giugno, cambiare metodo di valutazione per le aperture. Non è possibile, è una bestemmia, cioè non è possibile prevedere che un agriturismo, o un ristorante in montagna, possa fornire pasti solo all'aperto, magari con 6, 7 gradi di temperatura. È una follia. E non è possibile che nelle nostre spiagge dell'Adriatico, dell'Emilia Romagna, del Sud Italia si possa fare un coprifuoco alle ore 22 fino al 31 luglio, perché è chiaro che tu non puoi programmare la stagione turistica, ed è chiaro che l'ambasciata americana ti dice: americani non venite in Italia perché in Italia c'è una quantità di COVID elevata, poi c'è anche il rischio turismo, poi c'è… c'è… c'è… e si blocca tutto il sistema dell'economia; è un 34 per cento del PIL italiano, questo. Guardi, Viceministro, so in questo momento sto dicendo una cosa che molti non vogliono sentire e non vogliono ascoltare, però c'è un altro settore che grida vendetta, è il settore del gioco: 11,5 miliardi di introiti mancati da parte dello Stato nel 2020, 60 mila addetti a casa, 12 mila aziende che rischiano di chiudere. Ma, attenzione, c'è un altro settore, quello non consentito, quello del gioco d'azzardo, quello del gioco dei delinquenti, quello gestito dalla criminalità che nel 2020, da 8 miliardi, è arrivato a 22 miliardi di fatturato; 22 miliardi di droga, di prostituzione, di malaffare, e cosa facciamo? Nell'ultimo “decreto Riaperture” non prevediamo assolutamente alcuna apertura per il gioco, quello consentito, quello legale. Anche qui è una bestemmia, perché, in qualche maniera, dobbiamo dire a questi signori: aprite o non aprite? Non ci volete più o non mi volete più? Anche qui dobbiamo riflettere. Su queste considerazioni io sono pessimista e penso che molti italiani lo siano, come me (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barelli. Ne ha facoltà.

PAOLO BARELLI (FI). Grazie, signor Presidente. L'intervento del mio collega Bond, molto franco, molto pratico, molto diretto, che non si è, quindi, abbandonato a dati statistici e numeri, che sono stati già oggetto di interventi di coloro i quali hanno anticipato l'intervento di Bond e il mio, credo che sia la fotografia di una situazione. Certamente, noi dobbiamo essere ottimisti, non possiamo cadere nel pessimismo. Sappiamo che le previsioni del DEF per il 2021 sono basate sull'obiettivo di vaccinare l'80 per cento della popolazione entro il 2021, speriamo che ci si riesca.

Ad oggi, ci sono significativi passi in avanti, ma ancora le 500 mila vaccinazioni giornaliere non sono state raggiunte: speriamo di poterle fare quanto prima.

Come è stato detto nell'intervento che mi ha preceduto, non possiamo abbandonarci solo a previsioni e a ottimismo, bisogna essere anche realisti e concreti. Io voglio sottolineare ulteriormente il fatto che uno dei punti fondamentali che vengono indicati dalla Comunità Europea nell'ambito anche del PNRR - noi stiamo approvando un DEF, stiamo discutendo un DEF, parleremo dello scostamento da qui a qualche giorno, tenendo ancora non presente nei nostri documenti quello che sarà indicato in maniera precisa nell'ambito del PNRR - è proprio l'investimento sul turismo, l'investimento sui giovani, l'investimento sull'innovazione.

Partiamo dal turismo, voglio ancora sottolinearlo: come è pensabile uscire quest'estate dal dramma del calo pauroso, vertiginoso delle entrate, del gettito fiscale, delle entrate alle aziende legate al turismo, la grande filiera del turismo, cui noi facciamo riferimento per il nostro PIL, nel momento in cui lanciamo dei segnali così negativi, addirittura parlando di “coprifuoco”? Il coprifuoco è in tempo di guerra. Come possiamo pensare di combattere la competizione sul turismo di quest'estate con altri Paesi, che sono appetibili dal punto di vista del turismo quanto il nostro - seppure il nostro è meraviglioso e unico - e sono appetibili quanto il nostro dal punto di vista della qualità e dal punto di vista del prezzo, se noi diamo questi messaggi?

È stato detto da chi mi ha preceduto anche dei tempi delle aperture: ha ragione perfettamente chi dice che non è possibile dare un'unica indicazione, in una località del turismo balneare dell'Adriatico, ad esempio, e avere gli stessi parametri di un luogo di montagna. Non è pensabile ritenere che sia positivo per l'economia del nostro Paese, su cui ci misureremo con riguardo ai risultati dei prossimi mesi, immaginare che possano essere aperte le scuole, che possano essere disponibili i mezzi pubblici, le metropolitane e poi andare a imporre delle chiusure che non hanno nessun senso in paragone a quelle che ho citato precedentemente e che, invece, sono aperte e disponibili ai cittadini.

Io l'ho detto anche ieri mattina, nel mio intervento in apertura d'Aula: dal Governo, da questo Governo, dal Governo Draghi noi ci aspettavamo delle indicazioni precise, che potessero far sì che gli imprenditori, che i cittadini potessero sapere la cadenza delle aperture, la cadenza delle possibilità di sviluppare le proprie attività di carattere economico.

Noi, come Forza Italia, abbiamo sempre detto che le aperture, che sono il volano per far riprendere l'economia - qui non si tratta di apertura solo per il piacere di dire “sono aperte”, ma significa che è il volano per fare riprendere l'attività economica del nostro Paese, delle nostre aziende e dei consumi - dovevano ovviamente, e il Presidente che sta dirigendo oggi l'Aula lo sa perfettamente, andare di pari passo con la situazione pandemica del Paese: non possiamo correre, diciamo, avventure. Ebbene, nel momento in cui, però, i segnali sono positivi e la decisione del Governo, a cui spetta ovviamente il compito di decidere, è quella di cominciare a riaprire, a dare la possibilità che l'economia e lo sviluppo possano riprendere, servono decisioni chiare che lo dimostrino (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché altrimenti, da una parte, si predica una cosa, dall'altra parte, invece il segnale è opposto. È stato fatto riferimento precedentemente all'ambasciata americana, all'ambasciatore americano che dice: attenti, l'Italia è uno dei Paesi dove è meglio non andare. Questo è già tagliarci le gambe. Ma su che cosa basa questa affermazione drammatica?

Non solo evidentemente sui dati, che la scienza ha disposizione, ma sulla base proprio delle dichiarazioni stesse che il Governo fa: quindi, coprifuoco a partire dalle 22, lite giusta e corretta per chi lo vuole far iniziare alle 23.

Ieri, ho avuto modo anche di parlare - e termino - dell'ambito sportivo: qui non è soltanto un fatto di carattere economico - seppure oltre il 3 per cento del PIL è dato in Italia dall'attività sportiva - ma come è possibile prevedere che alcune attività così delicate - scuola, trasporto pubblico, teatri, cinema, importantissime, sulla cui riapertura sono perfettamente d'accordo - riaprano e, invece, nel mondo sportivo vi è questa penalizzazione incredibile? Dobbiamo ricordare che lo sport e l'attività motoria non è soltanto un qualcosa da valutare sul piano economico, ma sul piano fisico, etico, morale e della salute (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Quindi, termino per dire che noi dobbiamo essere ottimisti e dobbiamo assolutamente fare del tutto affinché l'economia riparta, affinché questi dati vengano diciamo controvertiti con la possibilità di vivere in maniera più serena la vicenda pandemica e lasciarla alle spalle; ovviamente qui serve adesso che il Governo si prenda le proprie responsabilità, non dia le chiavi al CTS per poter prevedere quelli che sono i passi successivi su cui quindi adempiere alla volontà della ripresa e della riapertura, ma che si assuma delle responsabilità molto precise, altrimenti tutte le dichiarazioni che noi stiamo facendo, tutta la buona volontà e gli scostamenti saranno ininfluenti in rapporto a una crisi economica che procederà in maniera inesorabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il Presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente Mandelli. Cari colleghi, rappresentante del Governo, ci troviamo, ancora una volta, a ragionare - si fa per dire - sul Documento di economia e finanza che, per definizione, è una sorta di relazione, lo dico anche a chi ci ascolta attraverso i mezzi e gli strumenti di cui siamo dotati per mandare in onda in diretta (anche Radio Radicale fa questo lavoro con precisione millimetrica) la nostra discussione. Si tratta di un documento - non è la legge di bilancio che praticamente fa i conti: entrate, uscite, previsioni - che traccia delle prospettive.

Io penso che, al di là dell'analisi che è abbastanza grama - perché i dati comunque vengono riportati in questo documento e sono, in quanto tali, difficilmente oppugnabili - si fa fatica a capire dov'è che il Governo italiano vuole portare l'Italia, a maggior ragione perché questo Documento di economia e finanza risente di questa crisi congiunturale rappresentata dal COVID-19.

Se noi avessimo potuto fare un nostro Documento di economia e finanza, avremmo cominciato dalla madre di tutte le battaglie e cioè le modalità per far crescere l'Italia, perché il deficit di sviluppo ce lo trasciniamo avanti nel tempo da decenni e non riusciamo a trovare la chiave di volta per comprendere come aumentare la nostra capacità produttiva, quasi inconsapevoli del fatto che i parametri europei esistono anche nella misura in cui noi non siamo stati capaci di farli declinare dall'Europa in maniera diversa. Per cui, le nostre prestazioni, cari colleghi, che pure esistono (la ricchezza privata, il debito privato, il debito implicito) o i deficit altrui, il debito atomico non vengono contemplati dall'Unione europea e quindi il fatto stesso che l'Europa ci faccia i conti esclusivamente guardando al nostro (attualmente si tratta del 155,8 per cento di debito pubblico rispetto al PIL) è, diciamo così, una incapacità congenita che impedisce comunque all'Italia anche di affrontare più serenamente le proprie previsioni e poi, con altrettanta maggiore serenità, le leggi di bilancio che si prospettano di fronte a noi.

Quindi, io vorrei capire se, da parte del Capo del Governo, Mario Draghi, esiste non dico la capacità - perché quella lo scopriremo pian piano nel tempo - ma almeno la volontà di porre tali questioni a Bruxelles. È ovvio che una nazione che ha un debito pubblico pari alla metà del nostro, ma ha una ricchezza privata pari a un decimo o addirittura un centesimo della nostra, abbia delle prestazioni inferiori rispetto all'Italia; mentre, al contrario, se noi valutiamo solo e soltanto gli effetti del debito pubblico, il nostro 155,8 per cento ci fa precipitare nella classifica delle nazioni virtuose; conseguentemente, stiamo permanentemente sotto schiaffo di Bruxelles rispetto a quei parametri. La coperta è corta, gli spazi sono risicati: non si riesce, non si può riuscire, a collocare una proposta seria di crescita e sviluppo, e non riuscirvi significa avere anche da un punto di vista economico degli effetti devastanti di tipo pratico e puntuale!

Io l'ho citato in mille interventi senza avere, ahimè - e non c'è nel Documento di economia e finanza -, alcuna risposta. Come intendiamo relazionarci, non dico col debito pubblico, perché quando hai di fronte a 2.500 miliardi di euro da restituire a qualcuno, non so che cosa si possa fare: forse rinegoziare, ristrutturare il debito, o forse lasciar correre le cose, perché altrimenti andrebbero ancora peggio? Ma gli interessi passivi sul debito, che sono una cedola, un tagliando fisso stagionale, noi li dobbiamo comunque aggredire, perché quelli si cumulano sul debito e trasformeranno, di qui a dieci anni, il nostro attuale debito in 3 mila miliardi; sono cifre che diventano astronomiche e non gestibili, soprattutto se non si trova, come dicevo prima, la chiave di volta, la soluzione, per far crescere la ricchezza, per far crescere la produzione. Ma chi è che crea questa ricchezza? La creano le aziende, la creano prevalentemente i privati. Certo, la crea anche lo Stato attraverso adeguate politiche di investimento che, ahimè, negli ultimi anni non è che si sono proprio fatte vedere e sentire. Qui, tra i parametri che sono stati citati anche da altri colleghi, io intanto ricordo che stiamo a meno 8,9 per cento di produzione rispetto al 2019, ma avevamo già un meno 4,8 per cento nel 2019, quindi, comunque, siamo sul precipizio. Abbiamo un debito che aumenta del 9,5 per cento, il debito complessivo l'ho già citato, ma la cifra scandalosa è l'aumento dello 0,7 per cento della pressione fiscale: siamo arrivati al 43,1 per cento! Come si fa ad aumentare la pressione fiscale o comunque, di fatto, a trovarcela maggiorata, perché non si sono fatte politiche adeguate per ridurla? Quindi, significa che non si sta facendo nulla - oltretutto in una fase catastrofica per le nostre attività produttive - per mettere i soggetti attuatori dei nostri piani nelle condizioni di contribuire a creare ricchezza, ad aumentare il PIL, ad azzerare gli interessi passivi sul debito e, quindi, a bloccare il debito stesso e, quindi, magari proiettando nel tempo, attraverso un meccanismo virtuoso, finalmente a veder scendere questo debito pubblico.

Non riusciamo neanche a capire che cosa sta accadendo nella società reale: non riusciamo a capire che il manifatturiero sta a meno 12 per cento; non riusciamo a capire che la moda e il made in Italy totalizzano un meno 22 per cento; non riusciamo a capire che l'export ha circa 15 miliardi in meno di traffico rispetto all'annualità precedente; il turismo sta a meno 40 per cento, compresi i circuiti della ristorazione; spettacolo ed eventi a meno 25 per cento. La lettura non si può non fare in maniera comparata rispetto, invece, a chi ci sta guadagnando. Che cosa stiamo chiedendo noi all'e-commerce, ad Amazon, al commercio elettronico, detto nella nostra lingua? Che cosa stiamo facendo nei confronti dei giganti del web che hanno fatto extraprofitti in questo anno approfittando delle disgrazie dei popoli e, quindi, delle famiglie e dei lavoratori? Ma anche le telecomunicazioni stanno in attivo! È in attivo il settore digitale: che cosa chiediamo? Noi aumentiamo la pressione fiscale, colpiamo le piccole realtà produttive, i professionisti, le aziende, l'artigianato e tutta la filiera della produzione italiana, il made in Italy, l'agricoltura di qualità e quant'altro, ma non mettiamo in campo nessuna reazione rispetto, per esempio, ad Amazon, ben consapevoli dei fatti. Il vostro Ministro si è svegliato e finalmente ha convocato i vertici italiani di Amazon. Io spero che arrivi qualche soluzione perché non è possibile che un soggetto faccia due operazioni scorrette, anzi, mi correggo: vergognose! Amazon si deve vergognare, perché l'extraprofitto lo fa per due ragioni: primo, lo sfruttamento del lavoratore precario, cioè i cosiddetti cartellini verdi; secondo, approfitta della fase di difficoltà e fa concorrenza sleale nei confronti dei soggetti che simmetricamente svolgono il suo stesso lavoro e erogano gli stessi servizi, ma lo fanno su strada, lo fanno con una contrattualistica vincolante da cui non si possono sottrarre, lo fanno pagando tasse qui a casa nostra, mentre Amazon le tasse non le paga qui a casa nostra, laddove invece incassa i soldi di tutti i cittadini che utilizzano i servizi che propone. Quindi, c'è questa situazione tragicomica, perché c'è chi se ne approfitta e straguadagna e c'è chi, invece, è in difficoltà e viene penalizzato attraverso anche un aumento della pressione fiscale. L'FMI ci dà un altro dato che ci deve far riflettere e che, anche qui, non è trattato in questa relazione, una relazione paradossalmente persino ottimistica, perché si prevede, in questa relazione, già la messa a frutto dei 40 miliardi dello scostamento del “Sostegni 2” e, addirittura, si mettono dentro pure gli effetti del PNRR, cioè dei 200 e passa miliardi che ci dovrebbe mettere a disposizione l'Europa, se Dio vorrà! Noi siamo tra i Paesi industrializzati penultimi in classifica - ci batte soltanto la Francia - per gli investimenti e le risorse messe in campo rispetto al nostro PIL: sono pari all'8,5 per cento del PIL. Basti pensare che gli Stati Uniti impegnano il 25,5 per cento, la Gran Bretagna il 16,2, il Giappone il 16, il Canada il 14,6 e la Germania l'11. Quindi, noi, per quanti sforzi siano stati fatti prima da Conte e poi da Draghi, restiamo comunque in fondo alla classifica, spendiamo un sacco di soldi, non li sappiamo neanche far fruttare e, comunque, i soldi che mettiamo in campo non sono minimamente sufficienti a reggere la competizione internazionale in questa fase di crisi.

Voglio dire, sottosegretaria - e mi avvio a concludere -, che sarebbe più che opportuno capire quali sono stati gli errori fatti in questo periodo e poi, conseguentemente, agire. Rispetto alle aziende, se lo Stato in maniera unilaterale dice “tu non puoi più lavorare”, in quel momento, quando azzera gli incassi e per tutto il periodo in cui gli incassi sono azzerati, si deve far carico delle uscite: ma che roba è? Tu non mi fai lavorare e poi mi costringi a pagare il telefono, la luce, la Tari, l'affitto? Ma dove li prendo io i soldi, se tu mi hai imposto di non lavorare? Quindi, ci deve essere una moratoria, ci deve essere una sorta di reset tale da far dire allo Stato, facendolo scendere in campo: “i costi fissi li pago io, se e quando, e per il periodo in cui questa legge vale, io non ti faccio lavorare”. Oppure - e questa è davvero l'ultima battuta, Presidente, e la ringrazio - rispetto alla Costituzione italiana, la quale Costituzione non dice che ci sono dei cittadini più uguali degli altri o delle categorie sociali più uguali delle altre: dice che siamo tutti uguali. Quindi, tutti sanno e sono testimoni che Fratelli d'Italia ha sempre chiesto il ricorso alla cassa integrazione per i lavoratori dipendenti, ma, simmetricamente, se non si riconoscono i costi fissi e lo Stato non rimborsa i costi fissi alle aziende, occorre dare il 70 per cento del fatturato del periodo ante COVID alle aziende che sono state interdette, in un meccanismo di pari dignità e pari trattamento tra lavoratori autonomi, imprenditori, commercianti, artigiani, agricoltori e lavoratori dipendenti.

Per i lavoratori dipendenti ce l'abbiamo fatta, quest'altro segmento, a cui è affidata la rinascita italiana non solo non viene trattato alla stessa maniera, ma si ritrova, persino, l'aumento dello 0,7 per cento della pressione fiscale. Siamo alle comiche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si è così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni – Doc. LVII, n. 4)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Lollobrigida ed altri n. 6-00184 e Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00185, riferite alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012 (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che sono state altresì presentate le risoluzioni Lollobrigida ed altri n. 6-00183, Manzo Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Fassina e Rizzone n. 6-00186 e Fratoianni n. 6-00187, riferite al Documento di economia e finanza 2021 (Vedi l'allegato A), che sono anch'esse in distribuzione.

(Replica e parere del Governo – Doc. LVII, n. 4)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, che invito anche a dichiarare quale risoluzione intenda accettare sia con riferimento alla Relazione, sia con riferimento al Documento di economia e finanza. A lei, senatrice Guerra.

MARIA CECILIA GUERRA, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Accetto la risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00185, riferita alla Relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012. Accetto, inoltre, la risoluzione Manzo, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Fassina e Rizzone n. 6-00186, riferita al Documento di economia e finanza 2021.

Per quanto riguarda la facoltà di replica, mi limito ad una osservazione riferita all'ultimo intervento che ho potuto ascoltare e, cioè, che bisogna fare molta attenzione, nel leggere i dati relativi alla pressione fiscale, non solo perché il dato, in sé, non implica una distribuzione di peso su un certo settore, piuttosto che su un altro - va, ovviamente, disaggregato e compreso -, ma anche perché il dato della pressione fiscale risulta difficilmente confrontabile con quello degli anni precedenti, in relazione a una modificazione contabile introdotta dall'Istat sulla base di accordi europei, per cui si passa da un principio di cassa, fondamentalmente, a un principio di competenza. Quindi, un insieme rilevante di imposte e contributi (circa 15 miliardi), che sono stati spostati, quindi non sono stati prelevati, nel 2020, ma sono spostati al 2021 - poi, vedremo con i prossimi provvedimenti che tipo di sorte avranno -, vengono, invece, contabilizzati come oneri per i contribuenti nel 2020. Se si toglie questa somma, si vede che il risultato sulla pressione fiscale non è di un aumento, ma di una situazione, fondamentalmente, inalterata, pure a fronte di una diminuzione del PIL del 9 per cento.

PRESIDENTE. Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà alle ore 14,30, per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto, cui seguiranno le votazioni sulle risoluzioni riferite alla Relazione e al Documento di economia e finanza. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 14,35.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Del Barba e Melilli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,37).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Flavio Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo sull'ordine dei lavori, ma direi anche sull'ordinamento costituzionale, ahimè, perché sono recenti le parole del sottosegretario Macina, del MoVimento 5 Stelle, che ha addirittura insinuato un uso politico degli atti di un processo che vede coinvolto il figlio del suo “elevato”, l'“elevato” leader politico, Beppe Grillo, tanto da attaccare l'avvocato difensore di una donna che ha denunciato una violenza sessuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: Vergogna!).

Il sottosegretario alla Giustizia, Macina, ha accusato l'avvocato Giulia Bongiorno di diffondere una prova processuale. Tutto questo, vede Presidente, oltre ad essere goffo e ridicolo, è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva e Fratelli d'Italia). Ma è normale, dico io, che un esponente di Governo, in un momento così delicato, anziché occuparsi delle priorità del Paese, si dedichi alle teorie complottistiche? Ma è normale, dico io, che un sottosegretario alla Giustizia - ripeto, sottosegretario alla Giustizia - prenda una posizione pubblica in un processo ancora in corso? Ma i colleghi del MoVimento 5 Stelle, quando hanno votato, su proposta della Lega e anche dell'allora Ministro Bongiorno, la riforma del Codice rosso, hanno letto quel testo prima di votarlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)? Lo avete letto, colleghi?

Presidente, qui la situazione è grave e noi chiediamo, come Lega, un intervento del Ministro della Giustizia, perché evidentemente il sottosegretario Macina non avrà il buongusto di lasciare con le sue gambe il Ministero, il comodo Ministero, le comode poltrone di via Arenula. E quindi, dato che non ci saranno queste dimissioni, perché non avrà il coraggio di darle, che venga immediatamente in quest'Aula il Ministro della Giustizia, Cartabia, e la licenzi (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Il Governo è presente e, quindi, immagino che riferirà alla Ministra competente l'oggetto delle sue rimostranze.

Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento il deputato Foti. Chiedo scusa, deputato Foti, anche il deputato Zanettin era prenotato sullo stesso argomento, pensavo fosse, invece, un altro genere di richiamo all'ordine dei lavori, per cui gli do subito la parola. Prego, deputato Zanettin.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente, per la parola. Anche noi siamo rimasti turbati e basiti, stamattina, quando abbiamo letto l'intervista al sottosegretario Anna Macina. Quelle considerazioni che lei ha espresso sono assolutamente improprie, inaccettabili e da parte nostra vogliamo immediatamente esprimere la nostra solidarietà alla collega, senatrice, Giulia Bongiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), alla quale vogliamo esprimere la solidarietà, non solo come parlamentari, ma personalmente io le voglio rivolgere anche la solidarietà come avvocato.

Vede, Presidente, chi non ha l'onore di indossare la toga, non sa che la toga non è solo onore, ma è soprattutto oneri, rispetto di regole; e da avvocati seri - quali siamo la gran parte di tutti noi, che siamo qui in Parlamento - ci teniamo molto a rispettare non solo le regole stabilite dalla legge, ma anche le regole deontologiche (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Il sottosegretario Anna Macina accusa l'avvocato Giulia Bongiorno di aver violato il suo mandato professionale: lei è un patrono di parte civile, se fosse vero, sarebbe una cosa gravissima; e, giustamente, la senatrice Bongiorno ha detto che ha querelato la sottosegretaria Macina (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier) per queste sue affermazioni, e già questo è gravissimo.

Ma dal punto di vista istituzionale, è ancor più grave che queste accuse, lanciate nei confronti di un avvocato, promanino da un esponente del Governo, da un sottosegretario alla Giustizia, che rappresenta tutta la maggioranza.

Noi, lo diciamo subito, signor Presidente, non ci sentiamo rappresentati da questo sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi invochiamo un intervento della Ministra Cartabia. Abbiamo molto apprezzato lo stile molto sobrio, molto riservato, molto istituzionale, con il quale la Ministra Cartabia ha assunto il suo ruolo di Ministro della Giustizia. Noi ci affidiamo alla sua sensibilità, trovi il modo per sanare questa sgrammaticatura istituzionale, perché la cosa non può finire così (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, innanzitutto volevo rassicurare l'Aula che il gruppo di Fratelli d'Italia è ancora l'unico gruppo parlamentare all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché penso che, con le affermazioni che sono state qui rese, qualche problema nell'attuale maggioranza, e serio, ci sia.

Aggiungo che il problema è ancora più serio non solo per quanto correttamente denunciato dai colleghi della Lega e di Forza Italia, ma anche perché chi è investito di una carica di Governo deve avere un surplus di senso di responsabilità rispetto ad ogni altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e mi pare che, qui, qualcuno abbia macinato poco di diritto e molto di strumentalizzazione politica o, addirittura, di un'invadenza anche nell'attività professionale altrui, che stupisce anche sotto il profilo professionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Infatti, non si è mai visto che, in una vicenda non ancora conclusasi - tra parentesi - con un rinvio a giudizio, vi sia qualcuno che interviene a gamba tesa quasi a voler condizionare decisioni che devono essere assunte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ipotizzando quelli che non sono soltanto comportamenti scorretti deontologicamente ma che, diversamente, si trasformerebbero in veri e propri reati.

Allora, se il senso di responsabilità di un esponente del Governo - che, attenzione, è stato nominato dal Presidente del Consiglio, perché i sottosegretari sono nominati dal Presidente del Consiglio dei Ministri successivamente al voto di fiducia - dimostra così poca abitudine al rispetto delle regole istituzionali, oltre che professionali, ebbene, io penso che, se non si dimette motu proprio, dovrà essere questa Camera o l'altro ramo del Parlamento, attraverso una mozione di invito al Presidente del Consiglio, a fare in modo che la sottosegretaria Macina lasci immediatamente quell'incarico che, con poco senso dell'onore, ha ricoperto fino ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Riteniamo molto grave quello che è successo oggi con l'intervista della sottosegretaria Macina, perché il fatto che un membro di Governo prenda posizione su un'inchiesta giudiziaria, su una vicenda giudiziaria processuale ancora in corso, e tanto più che lo faccia dal pulpito del Ministero della Giustizia, lo riteniamo gravissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Fratelli d'Italia), un fatto di gravità inaudita, tanto più se viene utilizzata, in questo caso, sì, a fini politici, una vicenda processuale per svolgere un attacco politico al difensore di quella ragazza che si trova coinvolta in un processo per un reato orribile. Se, anziché scagliarsi contro chi svolge legittimamente, a prescindere dall'incarico istituzionale che ricopre, il proprio mestiere di difensore, di avvocato difensore di quella ragazza, avesse preso le distanze in maniera netta e inequivocabile dalle parole vergognose pronunciate dal leader del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), avrebbe fatto un servizio migliore a se stessa e all'istituzione che rappresenta.

Noi riteniamo che questo modo di interpretare gli incarichi istituzionali sia incompatibile con la permanenza in quel ruolo, tanto più in un Ministero guidato da una Ministra di grande autorevolezza, già Presidente della Corte costituzionale, stimata trasversalmente dentro e fuori le Aule parlamentari, per cui riteniamo che sia necessario, da parte della sottosegretaria, un ripensamento del proprio ruolo e ci aspettiamo che anche la sua forza politica sappia prendere le distanze da parole che non rendono onore, lo ripeto, a chi ricopre un incarico istituzionale così importante (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Penso che noi siamo, qui, convocati su un altro tema all'ordine del giorno; se uno o più gruppi vogliono dire qualcosa per segnalare problemi, è un conto, se si vuole fare un dibattito, si calendarizza un dibattito con un tema, si dà il tempo a tutti di prepararsi, di intervenire e di esporre posizioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), altrimenti siamo all'assemblearismo e non alla forma parlamentare.

PRESIDENTE. Deputato Ceccanti, lei è sempre, solitamente, molto attento; mi corre l'obbligo di ricordarle che nel primo intervento che vi è stato, quello del deputato Di Muro, è stata chiesta un'informativa da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). In particolare, è stata chiamata alla presenza parlamentare la Ministra Cartabia.

Ha chiesto di parlare il deputato Colucci, sempre sullo stesso argomento. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, credo che ciò che è accaduto nell'intervista al sottosegretario di Stato Macina sia una vicenda di una gravità che credo non si sia mai presentata nella storia repubblicana del nostro Paese; un sottosegretario alla Giustizia che interviene su un caso giudiziario ancora in corso credo sia la dimostrazione della totale inadeguatezza di alcune figure che, oggi, purtroppo, sono al Governo. Credo che la gravità del fatto sia proprio legata anche all'appartenenza del sottosegretario. Cosa avrebbe fatto il MoVimento 5 Stelle, che professava la necessità di aprire le istituzioni come una scatola di tonno, se ciò fosse avvenuto in una posizione di opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Lega-Salvini Premier)? Ci sarebbe stata l'occupazione dell'Aula, Presidente, avremmo assistito alle scene più aberranti, come nel passato abbiamo potuto, purtroppo, verificare.

Allora, credo che vi sia una totale assenza di stile, di esperienza, di adeguatezza; sarebbe opportuno che tutti i gruppi parlamentari in quest'Aula esprimessero solidarietà alla collega Bongiorno e che il sottosegretario prendesse coscienza della sua inadeguatezza, rassegnando le dimissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Da quando il MoVimento 5 Stelle è in questo Parlamento, sono saltate completamente le regole istituzionali. È permesso loro fare quello che desiderano, ma la stessa cosa non è permessa agli altri. Il collega Colucci ha detto una cosa perfetta e la dico anch'io, pur essendo tra questi banchi: voi pensate a cosa avete detto a Berlusconi e a chi per esso perché affermava che c'era la politica nella giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Avete portato in giro centinaia di persone, soltanto perché si diceva che la politica era nella magistratura; voi fate la stessa cosa, ma a voi è permesso, agli altri no.

Aggiungo, e mi rivolgo al collega del Partito Democratico, che il suo intervento mi è sembrato un modo per non prendere posizione insieme a quelli che sono i loro alleati in termine politico e potrebbero essere i loro alleati nelle future elezioni amministrative (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, non si è entrati nel vero problema che invece esiste.

Ebbene, io termino; devo dire che è una situazione molto imbarazzante, Presidente. Mi auguro che il MoVimento 5 Stelle cominci a capire dove si trova, abbia rispetto per gli altri e abbia rispetto per le istituzioni. Questo, da un po' di tempo a questa parte, non c'è.

Aggiungo ai colleghi ed anche ai molti amici del Partito Democratico: abbiate la forza, di nuovo, di ritornare quello che siete stati nella vostra storia politica e di sapervi differenziare da questi personaggi che hanno questi tipi di atteggiamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo solo ed esclusivamente per chiarire che, qui, non c'è stato nessun atto d'accusa nei confronti dell'avvocato Giulia Bongiorno, semmai, magari, un travisamento di quelle che sono le domande e di quello che è un legittimo dubbio che è stato posto dalla nostra sottosegretaria Anna Macina. È un dubbio legittimo che può nascere, dal momento che una persona, una qualunque persona può leggere, può ascoltare le dichiarazioni del leader della Lega, Matteo Salvini, dichiarazioni che sono state rese in televisione e riportate in un virgolettato del giornale Il Tempo, che riporto: qualcosina su come siano andate le cose mi ha detto il mio avvocato, dato che è lo stesso della ragazza che denuncia lo stupro, ovvero Giulia Bongiorno.

Di fronte a queste dichiarazioni, è legittimo avere un dubbio sul perché la senatrice della Lega Giulia Bongiorno, nonché avvocato della ragazza, nonché avvocato del leader della Lega abbia riferito alcuni elementi di un altro procedimento in cui lo stesso leader della Lega non era coinvolto.

Su questo, su questa domanda legittima, che non mi sembra peregrina, si è incentrata questa intervista, che oggi è oggetto di questo dibattito, alla stampa. Non mi sembrano dubbi infondati; su questo sicuramente ci saranno chiarimenti e chiarimenti ci aspettiamo ed è in questo senso e in questi limiti che intendo intervenire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). La ringrazio, Presidente. Prendo la parola sull'ordine dei lavori perché vorrei richiamare l'attenzione di tutti i colleghi e anche dell'Ufficio di Presidenza rispetto ad un fatto gravissimo che sto denunciando da mesi: sono trascorsi 267 giorni dall'approvazione della legge sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sulle case famiglia e gli affidi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sono stati 267 giorni di attesa sulla pelle dei bambini. Ho richiamato l'attenzione più volte perché tutto il Parlamento ha deciso di approvare l'istituzione di quella Commissione, ritenendola necessaria per tutelare i bambini più fragili, quelli che sono stati allontanati dalle famiglie, rendendosi conto che c'è in Italia un problema rispetto alla legittimità di quegli allontanamenti e rispetto anche alla capacità di alcune case famiglia di prendersi cura di quei piccoli.

Sono trascorsi nove mesi e ancora non è stato dato avvio a quello che è stato immaginato come uno strumento utile e necessario per tutelare il supremo interesse dei minori. Chiedo a lei, per l'ennesima volta, Presidente Rampelli, di sollecitare il Presidente Fico che mi aveva assicurato, sin dal mese di dicembre, che sarebbe intervenuto in prima persona. Allora, facciamo chiarezza: le motivazioni iniziali del Presidente Fico nell'avvio della Commissione d'inchiesta erano legate al fatto che non tutti i gruppi avessero indicato i membri che dovevano essere i componenti della Commissione d'inchiesta. E allora mi sono presa personalmente cura di verificare che i membri fossero stati nominati da tutti i gruppi parlamentari, sia di Camera che di Senato, e questo è avvenuto. Quindi, mi chiedo, di grazia, ma come è possibile, se sono stati nominati tutti i membri da parte dei gruppi parlamentari, che, ancora oggi, non sia stato dato avvio alla Commissione d'inchiesta sugli affidi illeciti e le case famiglia? Come è possibile?

Si tratta di una legge dello Stato e il Parlamento per primo deve dare l'esempio che le leggi si rispettano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Già stiamo vedendo pagine tristissime rispetto al Copasir, perché in quel caso vi è l'esempio di come il Parlamento sia incapace di far rispettare le leggi, di rispettare lui stesso le leggi. E quindi, in questa occasione, per l'ennesima volta, oltre alla vicenda tristissima del Copasir e quindi dell'applicazione della legge rispetto alla presidenza data all'opposizione - che, per legge, deve vedere la presidenza assegnata all'opposizione e quindi a Fratelli d'Italia, che è il gruppo di opposizione - continuiamo a vedere l'incapacità di questo Parlamento di rispettare le leggi anche sulla pelle dei bambini. E allora è per questo che rinnovo la richiesta di convocare e dare avvio subito, immediatamente, ai lavori della Commissione d'inchiesta sugli affidi illeciti e le case famiglia. Non si può più aspettare, anzi, si è già aspettato troppo. C'è veramente da vergognarsi (La deputata Bellucci espone un cartello recante la scritta: “267 giorni di attesa sulla pelle dei bambini – Subito avvio Commissione inchiesta affidi e case famiglia”)!

PRESIDENTE. Tiri giù il cartello! L'ho anticipata stavolta. Tiri giù il cartello, lo posi. Posi il cartello. La richiamo all'ordine! Deputata Bellucci, abbiamo ascoltato la sua reprimenda: a noi non risulta che tutti i gruppi abbiano provveduto a indicare i nominativi, diversamente da quello che ha detto, almeno stando alle informazioni raccolte fino a poche decine di minuti fa. Se non ci sono state novità, le cose sono… Comunque, insomma, approfondiremo ulteriormente e comunque riferirò la questione da lei denunciata al Presidente.

Si riprende la discussione del Documento di economia e finanza 2021 (Doc. LVII, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del Documento di economia e finanza 2021.

Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica, accettando la risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00185, riferita alla relazione di cui all'articolo 6 della legge n. 243 del 2012, e la risoluzione Manzo, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Fassina e Rizzone n. 6-00186, riferita al Documento di economia e finanza 2021.

Avverto che la risoluzione Fratoianni n. 6-00187 è stata sottoscritta dalla deputata Doriana Sarli.

(Dichiarazioni di voto – Doc. LVII, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo, a questo punto, alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Sasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Tasso, Presidente, con la “T”, per quanto sono onorato di essere stato accomunato…

PRESIDENTE. No, le chiedo scusa.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). …al collega sottosegretario.

PRESIDENTE. Refuso della Presidenza.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Certo, ma assolutamente.

PRESIDENTE. Poi la conosco bene, oltretutto.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). È una battuta per sdrammatizzare, data la tensione che si era creata in Aula. Allora, Presidente, quando si sostiene che questa emergenza sanitaria è una guerra, non si sbaglia, anche perché gli effetti di questa situazione in termini di rapporto debito/PIL di fatto sono paragonabili a quelli di un secolo fa; e mi riferisco, come ho ascoltato anche in quest'Aula precedentemente, al primo periodo post bellico, con una recessione economica che, se non è la peggiore da quando è stato possibile quantificarle, poco ci manca. I livelli di povertà raggiunti sono purtroppo drammatici, così come quelli della disoccupazione, soprattutto quella che interessa i giovani. Quindi, questa è la difficile situazione a cui il Documento di economia e finanza, unitamente all'extra deficit di 40 miliardi di euro, dovrà cercare di dare una prospettiva, che dovrà concretizzarsi tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Ma, per essere ottimisti, in questo quadro a tinte fosche, bisogna contare su alcuni elementi più positivi o magari meno negativi, che si basano sul successo del piano vaccinale; un successo tutto da conseguire, per carità, ma cos'altro abbiamo per vincere questa guerra? Il ripristino dei ritmi della nostra vita quotidiana, dal lavoro agli hobby, passa dalla normalizzazione epidemiologica; dopodiché le armi sono state messe in campo, bisognerà affinare gli obiettivi, dalle strutture sanitarie al rilancio economico, attraverso appunto i sostegni previsti a supporto di un preciso piano di sviluppo. I nodi da sciogliere sugli interventi sono tanti perché tante sono le segnalazioni che arrivano dai territori, che comunicano come i meccanismi di aiuto siano spesso inceppati; e su questo si dovrà lavorare non solo con impegno, ma anche con un'individuazione capillare delle criticità. Il voto del MAIE, Presidente, sarà favorevole alle risoluzioni presentate e allo scostamento in oggetto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente, signori sottosegretari, lo scenario macroeconomico presenta, in prospettiva, una rischiosità molto elevata, prevalentemente orientata al ribasso. Nel breve termine, lo scenario macroeconomico è fortemente condizionato dalla pandemia, e, in particolare, dalla possibile registrazione di nuove varianti. Molta fiducia viene riposta sul progressivo svolgimento della campagna vaccinale, i cui tempi dovranno essere ristretti al massimo, in quanto il ritorno alla normalità è collegato alla riduzione drastica del livello dei contagi. Altri motivi di preoccupazione sono da collegarsi alla necessità di ulteriori, consistenti misure di sostegno a imprese e famiglie. Nel medio termine, dobbiamo prendere atto del fatto che nel 2020 la propensione al risparmio delle famiglie è letteralmente esplosa. Ragion per cui, se la campagna vaccinale prosegue speditamente e diventa possibile un'ampia e duratura riapertura delle attività, la fiducia delle famiglie potrebbe risalire, con effetti molto positivi sul livello dei consumi. La spinta inflazionistica potrebbe essere forte, con un effetto cumulativo dovuto a fattori esterni connessi alla dinamica dei prezzi delle materie prime e all'impulso derivante dalla spesa in deficit statunitense. Elementi di rischio sono da collegarsi a possibili ritardi o inadeguatezze, Presidente, nella gestione del PNRR.

Concludo dicendo che al termine della pandemia il nostro Paese risulterà molto più indebitato che in passato. Per tutti questi motivi, il Governo dovrà gestire la campagna vaccinale in modo molto attento, evitando gli errori commessi finora, e dovrà prediligere aggressive politiche di crescita, facendo affidamento sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ogni disattenzione al riguardo…

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). …unitamente a politiche inadeguate o poco coordinate con gli altri Paesi dell'Unione europea, potrebbe tradursi in richieste di maggiori spread sul debito pubblico…

PRESIDENTE. La ringrazio…

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). …con conseguente peggioramento della fiducia dei consumatori e delle imprese. Tutto ciò premesso, annuncio il voto favorevole di Azione-+Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Gli obiettivi e le linee guida indicate dal Documento economico-finanziario, che oggi votiamo, sono contestuali e coerenti con la fase di riapertura del Paese. Propone tre linee di azione che sono ambiziose, anche ardite, e di grande responsabilità: nuove misure di sostegno e rilancio alle imprese; un prolungamento del debito pubblico; un'aggiunta ai fondi del PNRR. Tutte queste linee d'azione mirano a scongiurare il rischio che la nostra economia perda lo slancio iniziale proprio ora che sta per ripartire e fatichi a raggiungere quei livelli necessari per stare sul mercato, anche globale, perché non basta decollare; bisogna, poi, restare in quota. A questo mirano le scelte contenute nel Documento, con due garanzie, che desidero sottolineare: la prima è che il monitoraggio sull'attuazione e l'avanzamento di tutti gli investimenti pubblici sarà pubblico, trasparente e continuo, come ha detto il Presidente Draghi nei giorni scorsi, con grande apprezzamento, anche mio. Proprio perché il monitoraggio sarà pubblico, trasparente e continuo, noi potremo attuare quelle riforme di semplificazione e snellimento per rafforzare la capacità e l'incisività di lavoro delle pubbliche amministrazioni, riforme che hanno chiesto i nostri enti territoriali tutti, anche quelli del mio territorio, e che sono contenute nelle raccomandazioni del parere al DEF della Commissione affari regionali.

È, quindi, con la lucida consapevolezza che i tempi e le scelte che stiamo facendo oggi sono difficili, ma che stiamo mettendo in campo misure e metodi senza precedenti, che devono unire il Paese a fare un salto di sistema e culturale anche, che annuncio oggi il voto favorevole della mia componente Minoranze Linguistiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Noi di Facciamo Eco-Federazione dei Verdi voteremo a favore di questo Documento economico-finanziario e dello scostamento di bilancio, anche se il Governo meriterebbe un voto a metà. A metà, sì, come a metà è questo DEF, a cui mancano allegati fondamentali per reggerne i reali orientamenti. Penso all'Allegato Kyoto sulle emissioni, a quello importantissimo sul benessere equo e sostenibile, con i suoi 12 indicatori, a quello dirimente sulle infrastrutture. Un DEF a metà, su cui ieri, in Commissione ambiente, mi sono astenuta per ricordare che gli strumenti legislativi che ci diamo, il lavoro delle Commissioni, il ruolo del Parlamento non sono gentili concessioni, ma momenti fondamentali di una politica democratica. Soprattutto, a questo DEF sarebbero stati utili quegli allegati, perché abbiamo il Governo della transizione ecologica e vogliamo vedere quanto e come le risorse economiche del Paese verranno davvero puntate sul futuro sostenibile. Allegati tanto più necessari con un DEF che allarga ulteriormente il debito e i tempi del rientro. Un DEF che avrebbe bisogno di visione proprio per compiere quelle scelte necessarie, ma gravi, una visione difficile, però, da intuire senza gli allegati che ti raccontano che tipo di economia stai costruendo, con quali ricadute sociali e ambientali. Una visione che l'Europa ci chiede con il Green New Deal e il programma Next Generation EU e rispetto alla quale noi dobbiamo essere coerenti, anche e soprattutto quando scriviamo il DEF, non solo il PNRR.

E questo Documento economico e finanziario ha davvero bisogno di più Europa, perché stiamo compiendo scelte importanti e gravi sul fronte dell'indebitamento, e non possiamo solo affidarci all'ottimismo della crescita che verrà. Dobbiamo poter contare su un'Europa solidale e leale, che, passata la pandemia, non torni sui suoi passi all'era dell'austerità, allontanando così per sempre la possibilità, ad esempio, di avere una politica fiscale comune. Mai come ora dobbiamo sapere che quello che decideremo sarà dirimente per le future generazioni, a cui stiamo sottraendo non più solo le risorse ambientali, ma anche, qui e ora, quelle economiche. Il minimo che possiamo fare è investirle con una visione di benessere equo e sostenibile, appunto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Voteremo a favore delle risoluzioni sul Documento di economia e finanza e sullo scostamento di bilancio da 40 miliardi. L'indirizzo che diamo è che gli ulteriori 40 miliardi di scostamento siano dedicati alle imprese e al lavoro (non ci dispiacerebbe chiamare il prossimo decreto “decreto Imprese”). Ora la crescita auspicata si deve materializzare. Quindi, è importante accelerare la campagna vaccinale e arrivare alle 500 mila dosi giornaliere, garantire risarcimenti adeguati alle perdite, prevedere prestiti garantiti dallo Stato con una restituzione in 15/20 anni e una programmazione graduale e credibile sulle ripartenze, che sia prudente, ma realizzabile e con date certe. Vanno, quindi, superate le incertezze, le incongruenze e le situazioni a metà, un po' sì e un po' no. Quindi, ad esempio, se un ristorante poteva aprire in zona gialla anche nelle sue parti al chiuso, perché, nel momento in cui ripartiamo, possono aprire solo all'aperto? Oppure il Salone del mobile: con tutta la prudenza e le precauzioni, deve partire, perché è un segnale per il Paese importante che la fiera più importante d'Europa riesca ad aprire le sue porte.

Poi, il tema dei giudizi dei Paesi all'estero. Recentemente abbiamo letto che un Paese amico come gli Stati Uniti scoraggia la visita in Italia. Io credo che su questo la diplomazia del nostro Governo dovrebbe attivarsi, per far comprendere che il nostro Paese è sicuro se si è prudenti e se si rispettano le procedure.

Quindi, è certamente necessario fare come è successo nel Regno Unito: dare tempi certi, riuscire a dare iniezioni di fiducia e di speranza, e consentire programmazioni e l'organizzazione, quindi, a ristoratori, albergatori e a chi fa fiere e congressi. Siamo in una situazione in cui dobbiamo convivere col virus. Ai cittadini si richiede disciplina. Lo Stato deve fornire strumenti e creare le condizioni per convivere col virus. Quindi concludo, Presidente. Su questi indirizzi votiamo a favore della risoluzione e sosteniamo il lavoro del Governo Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Il Documento di economia e finanza, unitamente allo scostamento di 40 miliardi per sostenere le imprese e il lavoro autonomo, sono due facce di una stessa medaglia: riassorbire le tensioni del presente e proiettare il Paese sulla via della futura ripresa. Entrambi gli atti del Governo sono destinati in modo diverso a implementare il Piano nazionale, perché è nel Piano nazionale di ripresa e resilienza che il Governo è atteso alla sua prova decisiva. La tempistica delle riforme, la loro capacità di incidere sui ritardi strutturali accumulati nel corso degli anni e, aggiungo, la capacità di incidere sulla semplificazione delle norme per favorire gli investimenti pubblici sono tutte tessere di un mosaico, e ciascuna deve trovare il proprio posto. Guai a sbagliare una sola scelta, Presidente, guai ad attardarci in polemiche sterili su quanto di diverso o di meglio può essere fatto.

Mi sia consentito, però, di fare alcune raccomandazioni. La stagione del post pandemia deve impegnare l'Esecutivo ad adottare misure più incisive per fronteggiare la disoccupazione, quella che c'è e quella che probabilmente ci sarà, mettendo in campo nuove politiche attive del lavoro. Le dichiarazioni di oggi del Ministro Orlando, che afferma che a luglio l'impatto traumatico sull'occupazione ci sarà, è un termine da meditare profondamente. Ci sarà mettendo capo, però, a nuove politiche attive del lavoro, dando importanti impulsi ai processi di riqualificazione professionale di chi perde il lavoro e di formazione per chi lo sta cercando. Meno assistenza, meno sussidi, questi ultimi hanno effetto limitato per la sopravvivenza a medio e lungo termine, ma poi servono investimenti per creare lavoro. Congelare il codice degli appalti, in attesa di riscriverlo più snello e con meno paletti, come il codice europeo. Il metodo Liguria sia di esempio. La crescita, quella buona e non effimera, si fonda, oggi come ieri, sulla capacità di un Paese di aumentare l'occupazione e di creare lavoro. È necessaria la riforma strutturale della giustizia civile e penale e la riforma per la sburocratizzazione della pubblica amministrazione. Abbiamo oggi, Presidente, un milione di poveri in più e, con chiarezza, dobbiamo dire che questa pandemia ha creato il ricco sempre più ricco e il povero sempre più povero. Vado al termine Presidente. Cosa succederà in futuro? Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è uomo assolutamente degno di fede, comunica quando ci sono fatti da comunicare, chiusa la stagione delle parole al vento, speriamo che duri a lungo la stagione dei fatti. Impegniamoci tutti a far durare il più a lungo possibile la stagione dei fatti. Questo significa evitare da tutta la politica la tentazione della propaganda elettorale per le future amministrative…

PRESIDENTE. Concluda.

OSVALDO NAPOLI (MISTO-C!-PP). … significa anche - e ho finito - trasmettere al Paese un messaggio di serietà e compostezza. Con questo auspicio, Presidente, Cambiamo! annuncia il proprio voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alvise Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Questo Documento programmatico manifesta un po' l'apparato di muscolatura economica che vuole essere messo in campo da questo Governo per affrontare la crisi e consentire al nostro Paese di uscirne. Quando iniziamo a esaminare il contenuto di questo apparato, beh, assistiamo a delle crudeli rivelazioni. La prima di queste è il numero, quindi, il rapporto deficit/PIL per quest'anno l'11,8. La prima rivelazione è che, improvvisamente, si può fare qualcosa che non sia all'interno di quelle asfittiche regole europee che emergenzialmente si sono autosospese, per non sprofondare tutto il Continente in un disastro evidente. Quelle regole sono insostenibili, non sono necessarie alla crescita e il Patto di stabilità e crescita si è dimostrato destabilizzante e deprimente dal punto di vista economico.

La seconda cosa è che arrivati qui potremmo dire che abbiamo imparato la lezione e stiamo spendendo quello che serve, anche se in questi 25 anni, non abbiamo speso quello che serviva per evitare tagli all'istruzione e tagli allo Stato sociale, tagli ai comuni e alla sanità, visto che in apertura di questa crisi siamo arrivati con un quarto dei posti letto di rianimazione per mille persone, rispetto, per esempio alla Germania, non so quanti morti ci sia costata questa cosa, non lo voglio sapere. Ma non abbiamo imparato neanche questo perché, al di là del numero eclatante, andiamo a vedere il contenuto di quel deficit/PIL: è un numero che è inflazionato dal fattore al denominatore perché il PIL è crollato e la dimensione dell'intervento reale… Guardate, al di là del fatto che prevediamo in questo DEF nei prossimi tre anni qualcosa come centinaia di miliardi di intervento in meno a decrescere, sempre per avvicinarci, verso il 2025, al rientro e non si sa bene quale parametro da concordare con col resto dell'Europa, ma quel numero lo presentiamo in un contesto in cui il Fondo monetario internazionale, non un oscuro congresso marxista-leninista o un club di spendaccioni, pubblica, in questi giorni, dei dati che sono impietosi, che mostrano il nostro Paese, come altri in Europa, dispiegare metà dello sforzo fiscale che stanno impiegando altre economie sviluppate: la Nuova Zelanda, l'Australia, il Giappone, il Regno Unito e altre. Non facciamo il paragone con gli Stati Uniti, sempre in proporzione al PIL, quindi, a parità di PIL, diciamo, perché è ancora più impietoso, non facciamo neanche un terzo rispetto a loro, e questo, con la strada da cui veniamo, in cui ancora non avevamo recuperato gli effetti pre crisi del 2008-2010. Ora, in questo contesto non è che manchino le idee. Nel 2019 un membro di questa componente, L'Alternativa c'è, aveva già depositato una proposta sulla moneta fiscale, è uno dei mille modi in cui si può affrontare la cosa. Altre forze politiche iniziano a parlarne: il bonus 110 è stata un'ottima idea, venga portata avanti. Ovvio che non basta, ma è la prova che si può procedere. Serve più coraggio, non serve la vecchia storia, serve un'alternativa.

Quando abbiamo il Fondo monetario internazionale, una delle tre teste della Troika, che ci dice che non stiamo spendendo abbastanza e implora l'area euro di spendere 3 punti di PIL in più per rilanciare domanda e offerta, scusate, noi abbiamo un Ebenezer Scrooge genovese che ci implora di smetterla con braccino corto e non possiamo non ascoltarlo. Scusate sono stato vernacolare per farmi capire, ma questo serve anche a dire che non è necessario replicare gli errori del passato: serve un cambio di passo. Le alternative ci sono, l'alternativa c'è ed è questo il motivo per cui voteremo contro questa proposta di DEF (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Il gruppo di Liberi e Uguali condivide le linee generali indicate dal DEF e l'ulteriore richiesta di scostamento del deficit di bilancio dall'obiettivo programmato e riprogrammato poi a gennaio scorso. Gli interventi, in particolare relativi al 2021 previsti dal DEF, i suoi obiettivi e la richiesta di ulteriore scostamento sono necessari per affrontare un quadro macroeconomico di economia reale particolarmente inciso dal virus. Probabilmente non sono sufficienti, è vero quanto ora ricordava il collega Maniero, rispetto all'analisi comparata fatta dal Fondo monetario internazionale sugli interventi di bilancio, nonché all'analisi comparata fatta dall'Unione europea, dai principali Paesi del G7. Tuttavia, sono interventi consistenti. Anche a proposito di affermazioni propagandistiche che si continuano ad ascoltare sul fatto che non si è fatto niente, in particolare per le imprese e per le partite IVA, voglio ricordare una cosa a chi ha voglia di mettere insieme e fare qualche addizione delle tavole nel DEF: potrà vedere che, tra gli interventi del 2020 e quelli fatti, definiti non al netto di 40 miliardi che autorizzeremo oggi, sono stati dedicati alle imprese 87 miliardi, considerando complessivamente gli interventi già attuati; 41 miliardi sono stati dedicati al lavoro, 16 miliardi sono stati dedicati alla sanità. E' evidente che siamo ancora di fronte ad interventi insufficienti, non a caso oggi autorizziamo un ulteriore scostamento. Tuttavia, sono interventi consistenti che hanno avuto come conseguenza la riduzione dell'impatto devastante del COVID e delle misure conseguenti che sono state necessarie sul PIL. L'Istat stamattina ci dice che si è contratto, nonostante la dimensione degli interventi, come ricordato, di 140 miliardi. Il primo punto di fronte ad interventi così rilevanti e ad altri, che probabilmente dovremo ancora fare per arrivare a garantire ossigeno e sopravvivenza al tessuto produttivo italiano, è il fatto che gli stessi hanno poi come riflesso evidentemente il debito pubblico. Il debito pubblico è la questione fondamentale che dobbiamo prepararci ad affrontare e voglio sottolineare un punto che, a mio avviso, non è abbastanza discusso nel DEF. Certo la crescita è una variabile decisiva ai fini della stabilizzazione e della riduzione del debito, ma la crescita non basta quando hai un debito del 160 per cento del PIL e quando l'inflazione rimane inchiodata nelle previsioni, anche della Banca centrale europea, poco sopra l'1 per cento. Allora, l'altra questione fondamentale, che dobbiamo cominciare a discutere insieme alla revisione delle regole di bilancio, è cosa fare del debito accumulato durante la fase COVID dalle banche centrali nazionali, su indicazione della Banca centrale europea. Quei 30 punti percentuali di debito in più, quei 20 punti percentuali di debito in più per altri Paesi. La soluzione è soltanto una: se ne deve prevedere il riacquisto sistematico da parte delle medesime banche centrali, quella quota di debito aggiuntivo va sottratta al mercato altrimenti non ci sono avanzi primari che possano consentire di recuperare, di stabilizzare e di ridurre il debito pubblico.

L'altra questione fondamentale, sulla quale la programmazione e le previsioni del DEF devono tornare, riguarda il rapporto tra gli investimenti aggiuntivi, che faremo grazie al PNRR, e la connessa e conseguente spesa corrente. Oggi, i quadri programmatici non riflettono adeguatamente il cambio di scenario e non riflettono le priorità di policy che ci siamo dati. Ci ha colpito una tabella in cui la spesa per la sanità, che tutti consideriamo una spesa da incrementare alla luce anche di quanto abbiamo visto in quest'ultimo anno, nel 2024 è prevista al 6,3 per cento del PIL, cioè ad un livello inferiore al 2017. È chiaro che così non può essere: quella priorità deve avere adeguata copertura in termini di risorse pubbliche.

Quanto al punto sugli importanti investimenti in arrivo con il PNRR, ha fatto bene il Governo a prevedere 30 miliardi di euro di risorse aggiuntive per coprire interventi infrastrutturali rilevanti. Discuteremo nei prossimi giorni le priorità che sono state indicate. Tuttavia, voglio ricordare un altro punto - anche su questo c'è un grafico molto chiaro nel DEF - cioè che, nell'anno in cui avremo la massima intensità di spesa, arriveremo ad una quota di investimenti sul PIL che è quella che avevamo nel 2007 e nel 2008. Con questo non voglio sottovalutare nulla, voglio però sottolineare che la nostra strategia di investimenti pubblici non si conclude con il PNRR, con il quale recuperiamo una parte di quello che abbiamo tagliato nel corso dell'ultimo decennio. Quindi, quella strategia di investimenti pubblici va portata avanti in misura adeguata.

Infine, voglio sottolineare alcune priorità. Noi oggi autorizziamo uno scostamento di 40 miliardi e verrà approvato a breve un decreto. Ebbene, questo decreto deve concentrarsi su lavoratori autonomi, professionisti e imprese in straordinaria e insostenibile difficoltà. Devono essere presi come riferimento non semplicemente i cali di fatturato ma i costi effettivamente sopportati e le perdite effettivamente subite. Questo è un punto decisivo sul quale il Governo deve prestare la massima attenzione: vanno evitati i crediti di imposta perché, quando non hai imposte da pagare perché non hai maturato redditi, non sono particolarmente utili.

Voglio anche sottolineare un punto che mi ha colpito e che ho posto ripetutamente nelle audizioni ma sul quale, confesso, non ho trovato risposte soddisfacenti: riguarda il moltiplicatore, ossia l'effetto di quei 40 miliardi in termini di economia reale. È singolare che, con 40 miliardi di risorse in più, l'economia reale cresca e ne benefici soltanto nella misura di 6 o 7 miliardi. Il timore è che quei 40 miliardi vadano ad alimentare crediti d'imposta che poi hanno effetti negli anni successivi, nei modelli econometrici utilizzati per fare le previsioni. Nella realtà, quei modelli econometrici sono piuttosto inadeguati. L'appello che rivolgo al Governo è di concentrare le risorse aggiuntive per compensare ed eliminare imposte come la Tari, la Tosap e la Cosap e i costi fissi che riguardano l'energia.

Soltanto così noi possiamo dare ossigeno alle nostre imprese e fare in modo che poi quella ricostruzione trovi un terreno fertile per potersi realizzare.

Un ultimo punto: serve intervenire sulle moratorie sui prestiti alle imprese e serve intervenire per allungare il periodo di restituzione dei prestiti garantiti dallo Stato, che non può essere di sei anni. Il temporary framework va ridiscusso per fare in modo che quei prestiti possano essere restituiti in un periodo più lungo, di almeno 15 anni, come scriviamo nella risoluzione di maggioranza. Poi, c'è bisogno di sostenere gli enti locali e, in particolare, il trasporto pubblico locale. In questi giorni, le scuole non hanno potuto ricevere quell'attenzione in termini di presenza fisica che avrebbero dovuto avere perché il TPL, in tantissime realtà, non è adeguato. Ecco, il trasporto pubblico locale va finanziato in modo realistico al fine di sostenere gli interventi.

PRESIDENTE. Concluda, ha finito il suo tempo.

STEFANO FASSINA (LEU). Concludo, Presidente. Siamo oggi ad un'altra tappa importante. È una tappa, non siamo arrivati all'obiettivo. Il gruppo di Liberi e Uguali voterà ovviamente a favore sia della risoluzione riferita al DEF sia della risoluzione che autorizza l'ulteriore scostamento, e rinnovo la richiesta al Governo di prestare massima attenzione alle indicazioni del Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Non c'è mai stato un anno per la finanza pubblica come il 2020. Qualunque analisi oggi vogliamo confrontare rispetto ad un necessario dibattito che sia orientato alla verità dei numeri, alla verità del nostro confronto e, innanzitutto, alla verità nei confronti del Paese, non si può non fare i conti con ciò che è accaduto nel 2020, l'anno in cui tutto è accaduto e tutto si è consumato. Il deficit è salito dall'1,6 per cento al 9,5 per cento, otto punti in più; il debito è passato da 134,6 punti percentuali a 155,8 punti, cioè 20 punti in più, in percentuale, rispetto allo scorso anno. Abbiamo avuto una riduzione della crescita dell'8,9 per cento; per capirci, è il dato peggiore della storia dell'Italia repubblicana dal dopoguerra ad oggi. Un milione di posti di lavoro persi. Questa è la fotografia sulla quale agiscono e si inseriscono il DEF e la nostra discussione.

Il DEF descrive con serietà qual è l'azione del Paese per tentare di vincere la partita della storia, partendo innanzitutto dalla massa di stimolo fiscale che viene introdotto nell'economia italiana, a partire dal PNRR, dai 40 miliardi di nuovo scostamento a cui si aggiungono gli ulteriori 32 dello scostamento di gennaio. Aggiungerei, rivolgendomi al Governo, i 181 miliardi di incremento di depositi bancari rispetto allo scorso anno, pronti ad essere convocati dalla credibilità di un Paese che si rialza. Ricordo che, in Europa, solo la Germania ha un indice elaborato dell'Eurozona PMI superiore a quello italiano: 57,3 contro il 51,9.

Un altro dato che voglio indicare alla vostra attenzione testimonia la capacità e le potenzialità ancora inespresse del nostro Paese, che vanno prese per mano e accompagnate: è cresciuta del 3 per cento la domanda dei brevetti italiani all'European patent office, a fronte di una contrazione, invece, a livello di scenario internazionale dello 0,7 per cento. In quell'aumento del 3 per cento italiano c'è una grande potenzialità di investimento e di innovazione che il Paese può accompagnare orientando le risorse alla capacità dell'idea di diventare progetto, accadimento, impresa, lavoro, occupazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

L'obiettivo è la crescita che viene indicata subito del 4,5 per cento, per quest'anno, e del 4,8 per il prossimo anno. Si tratta, cioè, di recuperare in due anni quanto perso a causa della pandemia in un solo anno, nel 2020. È esattamente qui, non nei numeri, ma nella portata della sfida storica, che dovremmo interrogarci fino in fondo come si attui e come si metta a terra la massa finanziaria disponibile del Recovery e degli scostamenti, affinché si traduca in crescita, sviluppo e occupazione.

Ora - diciamoci la verità - la crescita è possibile se decidiamo veramente di riformare il Paese, nei gangli dai quali dipende la ripartenza, dalle infrastrutture alla pubblica amministrazione, al fisco, alla giustizia, alla scuola, alla sanità, al Sud.

Sulle infrastrutture da tempo avevamo posto all'attenzione del Parlamento e dei Governi, e di questo Governo, la necessità di cambiare passo, per fare in modo che la risorsa finanziaria diventi cantiere, anche passando attraverso la revisione del codice degli appalti. Vanno in questo senso le ultime decisioni del Governo. Sul fisco è in corso un lavoro importante delle Commissioni finanza di Senato e Camera. Sulla pubblica amministrazione stiamo discutendo verso la semplificazione e verso la digitalizzazione. Però, attenzione, noi abbiamo un caso pratico, che deve farci interrogare tra la distanza che esiste dal proposito del legislatore all'attuazione della norma che il legislatore ci dà. Voglio fare un esempio, il “bonus 110”, un bazooka potenziale, che a volte manca del grilletto per poter esplodere la sua potenzialità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). La ragione sta nel fatto che pezzi dell'amministrazione dello Stato, invece di accompagnare lo sforzo storico del legislatore, anche in termini finanziari, a volte si sostituiscono al legislatore, a volte complicano il lavoro di cittadini e imprese ad utilizzare questo strumento. Andiamo a vedere, facciamo un monitoraggio e capiremo che queste enormi risorse finanziarie non partono, come dovrebbero partire, in ragione del fatto che c'è un pezzo di pubblica amministrazione che tende a sostituirsi.

Sulla sanità - diciamocelo con chiarezza una volta per tutte e come accennava anche il collega Fassina - le risorse straordinarie, ancorché emesse, del PNRR non bastano. E non bastano perché, se vogliamo immaginare una sanità che non sia solo autoprotettiva dell'oggi, ma che sia proiettata, una sanità del domani, se vogliamo la sanità sul territorio, se vogliamo la telemedicina, se vogliamo i medici di famiglia in un altro ruolo, se vogliamo questo, dobbiamo mettere le risorse adeguate. La partita su come si finanzia la sanità non è finita, non è accantonata. La crescita, dunque, senza le riforme semplicemente non esiste.

Ma esiste un'altra questione, che parallelamente si sviluppa, affianco del mutarsi delle dinamiche economiche e della capacità di ripresa del Paese ed è il costo del debito, straordinariamente basso oggi, nonostante l'andamento internazionale, che tende invece al suo contrario, cioè a una crescita del costo del servizio del debito. Ora la sfida nella sfida è mantenere esattamente questo livello del costo, che si chiama credibilità, che si chiama autorevolezza, che si chiama certezza dell'azione e della guida del Governo. Esattamente questo rappresenta l'arrivo di Draghi a Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E, guardate, non è un modo di esprimere un favore nei confronti dell'indirizzo di questo Governo, ma ce lo sta riconoscendo il mondo e, forse, non siamo consapevoli della stagione e delle potenzialità che potremmo vivere e far vivere ai nostri cittadini, di oggi e di domani.

Ebbene, il mondo ci guarda. Ci guarda come sorpresa su cui scommettere addirittura in Europa. Anche rispetto alle leadership europee che stanno cambiando si staglia la figura del nostro Presidente del Consiglio. L'ha detto il CEO di BlackRock, queste le sue parole: Mario Draghi può riaccendere l'orgoglio italiano. L'ha detto soprattutto il report di Bank of America, invitando ad investire nel nostro Paese. Si chiama effetto Draghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Si chiama assunzione di responsabilità!

Si chiama il fatto che le forze politiche, distinte e distanti, si prendono e si fanno carico di un pezzo del peso del Paese! Altro che patrioti! Questo significa patriottismo! La ripresa delle economie nazionali sarà uguale ad identici tassi di crescita o, presumibilmente, assisteremo tra continenti e tra Paesi ad una ripresa asimmetrica, che conseguentemente genererà un asimmetrico costo del servizio del debito? Se noi vogliamo mantenere questi costi bassi e la potenzialità delle risorse di diventare da potenzialità potenza che si sprigiona nell'economia italiana, noi dobbiamo rappresentare e rappresentarci, anche nei confronti del Paese, dell'Europa e del mondo, come il Governo autorevole, solidale e capace, che non sta lasciando dietro nessuno. Se lo facciamo con la consapevolezza di questo momento storico, Presidente, se lo facciamo, non solo la storia ci giudicherà, ma ci giudicherà l'immediato presente, ci giudicheranno quelle sofferenze, alle quali non si risponde esaltando la sofferenza, ma si risponde risolvendo il problema di quella sofferenza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)! Per queste ragioni, con orgoglio, Italia Viva vota a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Sì, signor Presidente, posso assicurare il collega che mi ha preceduto che, quanto a patrioti, non abbiamo lezioni da prendere da nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E dirò di più, questi dati che sono contenuti nel DEF sono dati più da un'economia di guerra in tempo di pace che dati normali. Proprio per questo - dirò poi quali sono i dati - noi ci aspettavamo un Documento che non fosse la riproposizione di numeri di qualsiasi centro studi, ma un atto di indirizzo di politica economica, che rappresentasse una svolta rispetto al passato e una proiezione rispetto al futuro. E ciò non è capitato.

Oggi abbiamo un calo del PIL, rispetto all'anno precedente, di circa 9 punti, una crescita dell'indebitamento della pubblica amministrazione che va al 9,5 per cento, con una previsione per l'anno in corso di oltre il 10 per cento, con un rapporto debito-prodotto interno lordo del 155,8 per cento, ma, soprattutto, con due dati che devono far riflettere: un calo del fatturato del turismo dell'80 per cento e già 900 mila persone che hanno perso il posto di lavoro, quando vi è, da ottobre di quest'anno, un altro milione di persone che sono a rischio del posto di lavoro.

Allora, che cosa ci aspettavamo da questo Documento? Noi ci aspettavamo un colpo d'ala, che non c'è stato. Noi ci aspettavamo un Documento che volasse alto e non c'è stato!

Vedete, noi sappiamo bene come è nata questa maggioranza. Ci è stato detto che volevate stare tutti insieme appassionatamente; ebbene, oggi rileviamo soltanto poca passione, tante eclatanti divisioni, nessuna comune coerenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! L'unico Oscar che sta vincendo questo film, replicato in modo ignominioso, è l'Oscar del galleggiare, perché questo Governo sta galleggiando, al pari di quelli che l'hanno preceduto.

Allora, io colgo l'occasione per ringraziare qui la collega Lucaselli, relatrice di minoranza, ma anche gli onorevoli Albano, Delmastro Delle Vedove e Rampelli, che, con i loro interventi oggi per il gruppo di Fratelli d'Italia, hanno puntualmente evidenziato i limiti di un atto alla nostra attenzione, che ha anche alcune sfaccettature che sicuramente offendono questo Parlamento.

Vedete, nel passato vi fu chi disse che il Parlamento era un parco buoi. Non vorremmo che fossimo tornati a quel punto di partenza, perché per noi il Parlamento è la casa del confronto e delle decisioni politiche e legislative e, invece, in questo DEF noi abbiamo avvertito la supponenza, da parte di qualcuno, di uscire dalla crisi con le poche, ma confuse, idee che si hanno, l'arroganza di schiaffeggiare il Parlamento. E, sotto questo profilo, l'imbarazzo che si è registrato nelle Commissioni ne è la testimonianza più netta. Nella VIII Commissione, ieri, è stato approvato un parere, nel quale l'unica cosa che si rileva è la carenza di quegli allegati fondamentali, a partire dall'allegato alle infrastrutture, che costituiscono il sale di questo documento di programmazione di politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Ma non solo. Andatevi a vedere il parere della Commissione affari costituzionali, laddove, giustamente, si mette il dito nella piaga dei ventidue collegati a questo disegno di legge che vuole occuparsi di tutto lo scibile umano. La delega in materia di riforma fiscale, lo “Spazzacorrotti”, gli elementi necessari per dare attuazione a quel federalismo marcato, che pure è stato introdotto nella Costituzione, insomma, un insieme di norme eterogenee, che creeranno difficoltà nell'esame da parte del Parlamento, che, soprattutto, denotano una volontà ben precisa: quella di scrivere in agenda alcuni temi, ma soltanto il titolo, non lo svolgimento, che è l'unica cosa che serve per comprendere esattamente da che parte si vuole andare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, allora, sul piano politico, ci sia consentito di porre qualche domanda. Ma siamo di fronte al “Conte-ter” o al Governo Draghi? Ma siamo di fronte al Governo dei migliori o di qualche personaggio in cerca d'autore? Vogliamo davvero credere che la più vasta maggioranza parlamentare che si è mai registrata voglia vincere davvero il Nobel per avere esautorato il Parlamento delle sue funzioni? Ebbene, dopo queste critiche, che sono critiche di merito e di metodo, noi, da patrioti, diciamo ancora una volta che, non per voi, non per chi sta sui banchi del Governo, ma per quegli italiani che soffrono, che patiscono, noi voteremo a favore dello scostamento di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché noi pensiamo ai milioni di italiani che gestiscono imprese, ai commercianti, ai liberi professionisti, agli artigiani, che sono stati messi a sedere da questa pandemia sanitaria e che rischiano di sparire dal mercato a causa dell'ignavia di chi non è in grado di prendere seri provvedimenti al riguardo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi stiamo vicino a coloro i quali non vogliono l'elemosina o sussidi, non vogliono mance, ma hanno il diritto sacrosanto di avere il rimborso delle spese fisse che, in questi mesi, hanno sostenuto. Noi siamo vicino a coloro i quali non chiedono redditi di cittadinanza, ma chiedono soltanto di poter fare ciò che hanno fatto e che sempre faranno e, cioè, di poter lavorare!

E allora, vedete, colleghi, io penso che un partito di opposizione, Fratelli d'Italia che all'opposizione c'è, ma c'è con una volontà patriottica, beh questo partito di opposizione di Fratelli d'Italia abbia il dovere di dire “no” alla pesca delle occasioni e degli sprechi. E allora, noi vi sfidiamo, una volta per tutti, a dire: togliete il cashback, basta con la lotteria degli scontrini, utilizziamo questi soldi in modo produttivo, a partire dal mondo del commercio, che ha bisogno oggi di estendere la cedolare secca alle locazioni commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che ha bisogno, oggi, della proroga, per il 2021, del credito di imposta e del canone di locazione degli immobili ad uso non abitativo, che ha bisogno, soprattutto per gli immobili non ad uso abitativo, che non vi sia alcuna tassazione sui redditi non percepiti. Perché, se noi non introduciamo queste misure, state tranquilli che nessuno più affitterà un immobile, nessuno più darà credito a coloro i quali avranno ancora voglia di mettersi in gioco.

E, allora, è anche il momento, io penso, sul piano politico ed economico, che si torni a parlare di una riduzione dell'oppressione fiscale, perché questa non è pressione, questa è oppressione e lo dimostra il fatto che la flessione delle entrate tributarie nel 2020 è in aumento ancora, se rapportata al prodotto interno lordo. E, allora, Fratelli d'Italia dice: meno tasse, meno sprechi, meno ruberie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è la ricetta che ci permettiamo di indicare, accompagnandola anche da una ricetta concreta: subito una tregua fiscale per salvaguardare le casse dello Stato e per consentire ai contribuenti di saldare il proprio debito con il fisco e, quindi, “no” a sanzioni, “no” a interessi, pagamenti diluiti al massimo in 120 mesi. Noi diciamo quindi “sì” allo scostamento di bilancio e “no” al DEF, e lo diciamo perché siamo un'opposizione ferma che svolge il suo ruolo con stile di maggioranza, quello stile, tuttavia, che, come dimostra il caso Macina, come dimostra il caso COPASIR, manca a questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Grazie, Presidente. Rilevo da subito un aspetto oggettivamente positivo che va al di là della tecnicalità: finalmente, torna la crescita, torniamo a leggere indicatori positivi, torna anche la voglia e la propensione alla crescita. Tutti ricordiamo il Documento di economia e finanza dell'anno passato, scritto e depositato in Parlamento quando la pandemia stava iniziando a dispiegare i suoi effetti devastanti sia sulla salute e sulla vita delle persone, sia sull'economia del Paese.

In quel Documento, campeggiava un dato mai visto prima in termini di caduta del prodotto interno lordo: un crollo oscillante tra l'8 e il 9 per cento. Lo scenario stimato per quell'anno infausto, che era ancora nella sua fase iniziale, era quello di un'economia di guerra. Non a caso, i dati sul consumo di energia elettrica, sulla produzione ed altri indicatori si attestavano esattamente sul livello di quelli registrati in tempi di guerra. A distanza di un anno esatto, la situazione sembra, finalmente, diversa e questo DEF segna l'inizio della fine ed apre la via alla ricostruzione. Certamente, il più 4,1 per cento che si ipotizza per il 2021, tecnicamente, può anche essere considerato un rimbalzo inevitabile dopo il crollo del 2020. Non c'è dubbio che, per tornare ai livelli di crescita del 2019, dovremo attendere il 2023, qualora siano rispettate le stime del 4,3 e del 2,5 per gli anni 2022 e 2023. Il DEF su questo aspetto è molto chiaro, con prudenza, senza inutili catastrofismi e superficiali ottimismi.

Il piano vaccinale sta procedendo e, mai come in questo caso, una misura sanitaria costituisce una variabile fondamentale, vorrei utilizzare il termine “pilastro”, dello scenario di finanza pubblica elaborato. Anche in questo caso il DEF è estremamente chiaro: gli obiettivi fissati in termini economici si basano sull'ipotesi che, entro settembre, l'80 per cento della popolazione italiana sia stata vaccinata e che non insorgano nuove varianti in grado di ridurre l'effetto immunità prodotto dai vaccini. Doverosamente, è stato ipotizzato anche un piano B, uno scenario estremamente sfavorevole in cui si verifichino tutti gli eventi avversi. In questo scenario, la crescita si dimezzerebbe, ma sempre di crescita torniamo a parlare e, anche da un punto di vista psicologico, non è poco. L'ottica che abbiamo davanti è quella, dunque, della ricostruzione, una ricostruzione che deve essere, in primo luogo, economica e produttiva, ma che non può sottacere il profilo sociale. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il nuovo Piano Marshall, un nuovo paradigma di un'Europa che finalmente si riscopre solidale e moderna. La novità di questo DEF e della successiva decisione di bilancio riguarda proprio la stretta connessione con il pilastro del PNRR che, anche per quest'anno, integrerà la sezione fondamentale del Documento di economia e finanza, che riguarda il Programma nazionale di riforma. La valutazione del disegno economico proposto dal Governo per il 2021 deve tener conto di tre aspetti, tra loro integrati: il Documento di economia e finanza, il PNRR e l'autorizzazione allo scostamento dall'obiettivo di medio termine per 40 miliardi. Il PNRR e ulteriore scostamento sono già ricompresi, da parte del DEF, nel quadro economico tendenziale delineato. Uno dei passaggi più positivi del DEF si ritrova nella valutazione del Governo relativa alla necessità di proseguire con una politica di bilancio espansiva. Tale decisione poggia sulla sospensione dei meccanismi del Patto di stabilità a livello europeo, che si ritiene possa perdurare fino al 2023 e dei quali pur bisogna ragionare, senza preclusivi convincimenti ideologici, ma con la prudenza ed il pragmatismo necessari. Se si guarda al rapporto debito-PIL, che potrebbe arrivare a sfiorare la soglia del 160 per cento rispetto al 134 del 2019, potrebbero legittimamente tremare le vene ai polsi. Allo stesso tempo, però, se guardiamo alla situazione attuale ed alla depressione economica prodotta dalle conseguenze della pandemia, è più che mai necessario continuare con una politica di bilancio espansiva, perché ci troviamo nella stessa situazione del medico che deve scegliere se applicare una terapia che potrebbe creare dei danni al paziente una volta guarito, o se non applicarla, rischiando subito la morte del paziente. Ricordo bene le parole profetiche del Presidente Draghi, quando, lo scorso anno, ai primi segni della crisi pandemica, invitava i Governi europei ad allargare i cordoni della Borsa per sostenere le imprese, evitare che si accascino e poter così essere vive e pronte nella fase della ripartenza. L'obiettivo, che sarà fondamentale, è spendere bene le risorse. Non c'è mai stato un momento più propizio per promuovere in sede comunitaria una revisione sostanziale e possibilmente strutturale del Patto di stabilità e crescita. Il Presidente Mario Draghi, anche in questo senso, è una risorsa per l'Italia e un'assoluta garanzia per l'Unione europea e per i nostri partner. Abbiamo davanti tre match fondamentali per il nostro Paese, queste partite sono individuate in: digitalizzazione, tenuta e rilancio delle attività produttive, Mezzogiorno. La digitalizzazione, in tutte le sue sfaccettature, rappresenta il caso di scuola di quegli investimenti che creano un effetto moltiplicatore a livello economico. Forse, considerato il ritardo che sconta il nostro Paese, non siamo più nella fase di valutare un investimento, ma di dover attuare una riforma senza la quale rischiamo di rimanere esclusi, non solo dalla crescita economica, ma dal futuro stesso. Il piano sulla banda ultralarga, che purtroppo sconta ancora un clamoroso ritardo per la infrastrutturazione delle aree bianche, deve essere assolutamente realizzato nel termine fissato al 2023. In questo senso, ben vengano le risorse aggiuntive individuate, che portano il totale di quelle disponibili a circa 7 miliardi, e ben vengano le misure annunciate di recente dal Ministro Colao. Ma di più: servono misure di semplificazione amministrativa per rendere più celeri tutte le attività inerenti le opere di infrastrutturazione della fibra e degli altri investimenti connessi. Dalla fase dell'assistenza, che è stata rappresentata dai ristori, oggi bisogna passare a quella della ripresa che dovrà consistere in misure che agevolino le nostre imprese a tornare ad essere competitive e in piena attività sia all'interno dei nostri confini che nei mercati internazionali.

Sarà strategico intervenire con misure mirate dal punto di vista fiscale, scongiurando aumenti di imposizione fiscale, a partire dalla sugar tax e dalla plastic tax, consentendo l'immediata deducibilità della base imponibile IRAP e degli oneri finanziari, valutando anche l'adozione di incentivi a favore degli aumenti di capitale e così garantendo la necessaria liquidità. Ma la partita del rilancio del settore produttivo si vince solo se, in contemporanea, si interviene anche sul settore del lavoro. Fino ad oggi, ed è stato giusto seguire questa strada, si è cercato di tutelare il più possibile i lavoratori: lo si è fatto pompando miliardi su una Cassa integrazione universale e applicando il blocco dei licenziamenti; una strategia che, come detto, non aveva alternative, ma ha tutelato solo una parte del lavoro, quello dipendente e a tempo indeterminato. È arrivato il momento, utilizzando anche le risorse messe a disposizione dal PNRR, di fare in modo che le politiche attive per il lavoro siano effettivamente attive, mettendo in contatto domanda ed offerta; interventi che possono finalmente colmare quel gap che da troppo tempo persiste con il resto del Paese e garantire eguali diritti, indipendentemente dal certificato di nascita. Sotto questo aspetto, bene ha fatto il Ministro Carfagna ad introdurre un capitolo specifico sul Sud, prima assente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), nella versione definitiva del PNRR che assicurerà un volume di risorse mai viste in precedenza. Su questo aspetto abbiamo piena fiducia nel Governo, sia nell'opera di coordinamento che saprà svolgere in particolare nella fase iniziale, sia nelle misure ulteriori che ha già annunciato di voler adottare e che intenderà adottare in seguito. In questo senso, le misure di semplificazione amministrativa alle quali sta lavorando il Ministro Brunetta, di concerto con gli altri Ministri, saranno fondamentali al fine di evitare quei colli di bottiglia che da sempre rallentano le opere pubbliche in Italia. Anche un intervento mirato a dotare le pubbliche amministrazioni del meridione d'Italia di quelle competenze specifiche, soprattutto in ambito tecnico e tecnologico, sarebbe estremamente importante, proprio al fine di garantire quell'efficienza, che, in alcuni casi, è mancata al meridione d'Italia.

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO RUSSO (FI). Concludo. Il coinvolgimento delle regioni e degli enti locali in un rapporto costituzionalmente corretto e dialogico…

PRESIDENTE. Deve chiudere perché sta trenta secondi oltre.

PAOLO RUSSO (FI). …è strategicamente necessario; e meno male che il Ministro Gelmini ha rappresentato al meglio questa prospettiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La maggioranza di sostanziale unità nazionale che sostiene il Governo rappresenta una condizione ideale in questo momento per avviare una fase così complessa e strategica ed approvare la futura decisione di bilancio.

PRESIDENTE. La ringrazio.

PAOLO RUSSO (FI). Alla luce di tutto questo e in attesa delle integrazioni che il Parlamento proporrà con la risoluzione di maggioranza…

PRESIDENTE. Deve chiudere.

PAOLO RUSSO (FI). …la valutazione del gruppo di Forza Italia non può che essere positiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gian Pietro Dal Moro. Ne ha facoltà.

GIAN PIETRO DAL MORO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, quando un anno fa abbiamo preso in esame il Documento di economia e finanza per il 2020, credevamo tutti, o almeno speravamo, che fosse il primo e l'ultimo provvedimento di questo tipo a vedere la luce in tempi di pandemia. Purtroppo, non è stato così, non è così, anche se iniziamo a scorgere in lontananza una luce che ci consente di non perdere la fiducia e la convinzione di farcela. Siamo ancora dentro, però, la tempesta che da mesi ci costringe a far fronte ad una crisi durissima che incide pesantemente sulla vita economica e sociale del nostro Paese e del mondo intero. E gli stessi aspetti positivi a livello globale, come la forte ripartenza dell'economia negli Stati Uniti e nel sud-est asiatico, nascondono insidie, a cominciare dalla possibilità di una ripresa inflazionistica e dall'aumento dei prezzi delle materie prime, rispetto ai quali c'è da fare molta attenzione. Siamo sospesi tra difficoltà e speranze. Siamo chiamati a fare i conti con una realtà complessa che richiede un grande sforzo comune, mettendo in disparte ogni interesse di parte, continuando sulla strada giusta della responsabilità; così come dobbiamo avere la consapevolezza che non c'è un tempo dell'uscita e un altro della ripartenza: le due fasi si incrociano, stanno insieme e si sovrappongono e gli strumenti devono convivere in un tempo solo e presente. Per questo il quadro e le misure che il DEF delinea vanno, a nostro avviso, nella giusta direzione, tenendo insieme i due piani che non possono essere separati, che devono far dispiegare energie e risorse nel modo più attento e coraggioso possibile. La prima esigenza è quella di continuare a sostenere i lavoratori e le imprese che hanno più risentito delle misure sanitarie e che si sono dovuti fermare o rallentare per frenare la diffusione dei contagi e tutelare la salute pubblica. Lo ha fatto il precedente Esecutivo con i “decreti Ristori” e tutti i provvedimenti che hanno permesso di evitare il peggio e il nuovo Governo lo ha continuato a fare con i 32 miliardi che, a marzo, il “decreto Sostegni” ha destinato ad ampie misure di supporto a imprese e lavoratori nei settori più colpiti dalla crisi.

Dobbiamo però prestare decisamente attenzione ai settori più colpiti, aiutando quelle imprese che hanno avuto le maggiori perdite con interventi più mirati, interventi con il cacciavite, perché non è equo, caro Presidente, fare parti uguali fra disuguali. Ora c'è l'occasione di utilizzare risorse aggiuntive pari ad altri 40 miliardi di euro per un nuovo provvedimento che sostenga, in particolare, i lavori autonomi e le imprese, ad esempio, con la copertura di alcuni costi fissi, favorendo l'accesso alla liquidità e intervenendo sulle perdite. Dobbiamo, inoltre, intervenire sulle filiere strategiche del Paese per aiutare e sostenere la ripartenza, così come l'intervento a sostegno delle fiere, spine dorsali delle nostre piccole e medie aziende italiane, con il superamento del limite del regime de minimis, come fatto già dalla Germania, perché la tenuta del sistema delle imprese è fondamentale per la ripresa del Paese. A tal proposito, suggeriamo di concentrarsi sin d'ora su tre grandi rischi sistemici per le nostre imprese italiane: crisi di liquidità, erosione del patrimonio, carenza di cash flow. Per questo è necessario prolungare il termine di restituzione dei finanziamenti garantiti dallo Stato almeno fino a 15 anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, soprattutto, raddoppiare a ventiquattro mesi le attuali dodici rate di preammortamento. Le imprese non ce la fanno, visto anche il prolungarsi della pandemia; gli attuali tempi di restituzione dei finanziamenti sono troppo ravvicinati e rigidi, vista la lunga durata della crisi. Tutto questo sta comportando, per le imprese, meno spazi finanziari per gli investimenti, perché allungare i tempi di restituzione del debito, Presidente, significa liberare oltre 7 miliardi per gli investimenti privati. Occorre, quindi, agevolare tutti i provvedimenti legislativi che possono portare al rafforzamento del patrimonio delle imprese, consentendo loro di risultare bancabili, altrimenti il sistema creditizio andrà in tensione, come già lo è con il sistema delle imprese. Su questo suggeriamo un impegno per allentare ulteriormente le regole del Temporary framework agreement, regole diventate, sì, più flessibili ad aprile del 2020, ma è passato un anno e il mondo è cambiato e non poco, per questo serve una nuova flessibilità, uno strumento normativo europeo che, seppur sospeso fino al 2023, va ora ripensato.

Detto tutto ciò e fermo restando l'impegno a sostenere l'economia per tutto il periodo che sarà necessario, come auspica il Governo stesso, c'è da augurarsi che questo sia l'ultimo intervento. Ci auguriamo ci possano essere molto presto, con il procedere spedito della campagna vaccinale e con le progressive ripartenze, misure di sostegno, ma, soprattutto, riforme radicali che ci consentano finalmente di superare i ritardi storici e strutturali che affliggono da anni l'Italia, perché - ha ragione il Presidente Draghi - uscire dalla pandemia non sarà semplice, non sarà come riaccendere la luce, perché non c'è nulla a cui far ritorno, nulla che dobbiamo rimpiangere: l'orizzonte è ampio e la strada è lunga, ma non possiamo guardare indietro, anche perché guardare indietro per tornare a cosa? All'Italia prima del COVID che, tra i Paesi europei avanzati, era quello con il più basso tasso di crescita medio del PIL?

Dovremmo tornare indietro per mantenere così come sono le zavorre rappresentate dai cantieri fermi, da una giustizia troppo lenta, da una burocrazia che soffoca cittadini e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? No, anche no. C'è, invece, moltissimo da cambiare e da costruire in un mondo nuovo e in modo nuovo. È la seconda gigantesca esigenza che abbiamo di fronte a noi, un'esigenza che, poi, è una straordinaria opportunità. Dobbiamo puntare a un nuovo paradigma, a un nuovo modello di sviluppo che abbia al centro una politica industriale nuova, green economy e transazione ecologica, innovazione tecnologica e ricerca, infrastrutture materiali e immateriali, rilancio del Mezzogiorno e riduzione degli squilibri territoriali, investimenti su scuola e sanità, ammodernamento della pubblica amministrazione, riforma del fisco e della giustizia ed efficaci canali di ingresso nel mercato del lavoro di donne e giovani. Il nuovo paradigma, tra le altre cose, poggia la propria ambizione sulla possibilità data alle imprese di avere un programma normativo certo e un quadro normativo sicuro. La certezza di tale quadro, così come la velocità e il funzionamento della giustizia civile sono, infatti, i capisaldi del sano e buon funzionamento di qualsiasi impresa.

Per questo, signor Presidente, alla luce delle indicazioni contenute nelle linee guida approvate dai due rami del Parlamento per la riduzione del PNRR sui bonus edilizi, chiediamo una definitiva proroga del superbonus del 110 per cento a tutto il 2023 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Pensiamo sia giunto il momento di porre la parola fine a questa incertezza che, fin dalla sua nascita, ha accompagnato questo provvedimento, sostenuto sempre e convintamente dal Partito Democratico che lo ha rilanciato, anche nell'allargamento alle altre attività d'impresa. Signor Presidente, se ne faccia una ragione, c'è chi lavora per un suo ridimensionamento; saremo vigili e determinati.

Signor Presidente, avremmo preferito che il Parlamento fosse coinvolto più tempestivamente nell'esame del DEF, con maggior tempo a disposizione per l'esame, così come credo che vadano riportati a un quadro di normalità l'esame e l'approvazione dei decreti-legge nei due rami del Parlamento. Questa anomalia, che esaurisce di fatto l'esame approfondito e le modifiche in una sola Camera, se era comprensibile nell'emergenza del 2020, ora va superata. Ma, al netto di queste considerazioni che coinvolgono sia il Governo che le Presidenze di Camera e Senato, vogliamo dire, con altrettanta chiarezza, che apprezziamo e condividiamo l'impronta espansiva che contraddistingue questo DEF e la Relazione sugli obiettivi di finanza pubblica e dunque non mancherà il nostro voto favorevole. Questo è davvero il momento del debito buono, senza perdere di vista l'orizzonte della riduzione del rapporto debito-PIL e prestando molta attenzione ai rischi che con un debito così alto si correrebbero in caso di turbolenze finanziarie o di nuova crisi. Ma ora è il tempo di un grande programma di investimenti pubblici e di incentivare quelli privati. È tempo di dimostrare di avere una visione di ampio respiro, di progetti ambiziosi e concreti, capaci di cambiare l'Italia; perché, una cosa è certa, di fronte a noi non c'è nulla di ordinario, nulla che si possa affrontare con le vecchie ricette, tradiremmo il nostro ruolo e noi stessi e, soprattutto, non faremmo gli interessi degli italiani.

PRESIDENTE. Concluda… deve chiudere perché ha superato il tempo, di molto.

GIAN PIETRO DAL MORO (PD). Dobbiamo trovare una nuova via - ho terminato, Presidente – che assicuri, insieme alle grandi riforme di sistema, crescita del PIL, sostegno, sviluppo del mercato e delle imprese e difesa dell'occupazione. Il Partito Democratico è, e sarà, il partito della ripartenza, il partito della ripresa, dentro un grande patto per la Costituzione e per questo ribadisco con convinzione il nostro voto favorevole al Documento di programmazione economica e finanziaria e allo scostamento di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, è il quarto Documento di economia e finanza che mi trovo a votare e, ancora una, volta il mio partito mi fa l'onore di dover commentare questa votazione. Altre volte, negli anni scorsi, ho sempre presentato un concetto, e lo ripeto anche quest'anno con un'eccezione: il concetto che ho sempre rappresentato anche gli anni scorsi, sia che fossi in maggioranza sia che fossi all'opposizione, è che il Documento sostanzialmente è inutile, perché, ovviamente, parlando strutturalmente di… Signor Presidente, scusi, c'è un certo rumore di fondo, se è possibile… Scusi, può cortesemente richiamare l'Aula, perché c'è un certo brusio, grazie.

PRESIDENTE. Colleghi!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, stavo dicendo che l'inaffidabilità delle previsioni economiche di lungo termine, di cui vi ho fatto cenno anche negli anni scorsi, ormai è conclamata: non si riusciva a prevedere che cosa sarebbe successo in anni normali, vi risparmio che cosa c'è stato scritto o cosa c'era scritto nei DEF passati riguardo a questi, di anni, perché ovviamente non si poteva prevedere la pandemia, non si potevano prevedere tante cose, ma è normale, non si può prevedere a lungo termine che cosa succederà. Quindi, buona parte del Documento, imposto dall'Unione europea per cercare di fare dei piani di spesa congruenti a quello che loro pensano che sia la cosa giusta per un Paese, è purtroppo inutile, perché, in realtà, poi il destino vede e provvede, e i dati sono molto diversi.

Ma il Documento di economia e finanza di quest'anno è prezioso, invece, al contrario di quello degli altri anni; ed è prezioso perché segna la fine di molte, troppe, moltissime bugie. Vedete, mi ricordo che il primo anno di legislatura, perché ci sembrava il minimo indispensabile per poter dare un po' di sostegno al nostro tessuto economico, il Governo dell'epoca aveva chiesto un deficit pari al 2,4 per cento. Era stata festeggiata, se vogliamo, in maniera un po' becera quella decisione - vi ricordate il balcone e cose di questo tipo? - ma il concetto rimaneva: era un 2,4 per cento che serviva per dare il minimo indispensabile a un Paese che non cresceva da vent'anni. Beh, forse ci ricordiamo cosa arrivava dall'emiciclo dell'allora opposizione: sfasciate i conti, state sfasciando i conti. Adesso abbiamo due anni di fila con il deficit al 10 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e forse non si sfasciano più i conti, anzi, ottimo. Quindi, forse la bugia che un Paese che era vent'anni che non cresceva, che un Paese a cui venivano imposti i tagli alla sanità, venivano imposti i tagli agli enti locali, che costringeva i sindaci a togliere i servizi essenziali, tutto nell'ottica dell'austerità espansiva, perché, se tagli, poi magari crescerai in futuro, si rivelava, e si rivela adesso, alla luce di questo DEF, essere una solenne bugia. Ricordiamocelo per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Non si sfasciavano i conti con il 2,4 per cento, non si sfasciano i conti, adesso, con il 10 per cento di deficit; anzi, probabilmente sarebbe opportuno spendere ancora di più, per riuscire a rimettere in moto l'economia. Altra bugia: il debito, il fardello del debito pubblico, il fardello sulle future generazioni, non si può far salire il debito. Il debito in due anni è passato dal 130 per cento del PIL al 160 per cento del PIL.

Vorrei che ricordassimo, qui, in questo momento, con la mano sul cuore, cosa ha monopolizzato il dibattito economico in quest'Aula per vent'anni relativamente al debito, relativamente al fatto che non si poteva fare niente perché c'era il debito. Il debito non può salire perché fa salire il tasso d'interesse.

Guarda caso, siamo al 160 per cento e i tassi di interesse sono ai minimi storici, negativi addirittura. Quindi, la storia che se saliva il debito saliva il tasso di interesse era una bugia e siamo stati qui per vent'anni inchiodati a non fare quello che dovevamo fare sulla base di quella bugia. Altra cosa: il debito fa salire lo spread, quindi non si potevano fare debiti perché altrimenti saliva lo spread; ecco, lo spread è ai minimi, nonostante si stia facendo il debito al 160 per cento, quindi anche quella era una bugia; era un'arma manovrata dall'esterno per cercare di far fare quello che evidentemente qualcun altro voleva. Altra cosa: il deficit fa salire lo spread, quindi non si poteva fare manovra in deficit perché altrimenti chissà cosa sarebbe successo; anche qui, deficit al 10 per cento per due anni e lo spread ai minimi. Ma adesso ci si dice - l'ho sentito dal collega Pagano in Commissione - che è diverso, perché prima eravamo solo noi in difficoltà, mentre adesso tutti sono in difficoltà e quindi è possibile cambiare le regole; ma a me questo sistema non va troppo bene. Io ero rimasto che l'uomo in mare si aiuta, ero rimasto che se qualcuno cade dalla nave, la nave si ferma e lo salva. Che sistema è quello dove, se siamo solo noi in difficoltà, allora il nostro ospedale non deve aprire, i nostri comuni devono tagliare, mentre invece quando si sporcano i candidi manti di tutti gli altri, allora sì, allora si possono fare le cose che si dovevano fare? Bene, io sono molto contento di aver sentito il Ministro Franco dire che una delle nostre priorità sarà cambiare definitivamente il Patto di stabilità e crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché questo è quello che dovevamo fare da tempo e che non è mai stato fatto, perché evidentemente a qualcuno interessava più fare gli interessi di altri Paesi rispetto al nostro.

È ora che cominciamo a fare gli interessi dell'Italia e menomale che con questo DEF capiamo cosa sono i limiti e cos'erano le bugie. Un'altra bugia, che fortunatamente cade con questo DEF e con la risoluzione che tutti voi andrete a votare, è il dogma dei 209 miliardi dall'Europa. Il Recovery Fund, l'Europa ci dà 209 miliardi: fortunatamente, con una certa qual fatica, siamo riusciti a concordare con il Ministro Franco che i miliardi in prestito dall'Europa sono una delle possibili fonti di finanziamento. Nella risoluzione c'è scritto che se ci converrà avremo a prestito i soldi dall'Europa, mentre se non ci converrà potremo prendere altre fonti di finanziamento. Sono lieto che il Parlamento adesso vada a votare e approvare questa cosa su una risoluzione, perché è la base: prima era solo propaganda per dire che qualcuno era arrivato con una fila di miliardi dall'Europa. Non sono 209 miliardi dall'Europa, ma sono 209 miliardi di investimenti, di cui il Paese ha molto bisogno e sono molto lieto che ciò sia finalmente chiaro.

Cosa fare per migliorare? Anche qui, io mi baserei su una scritta su questo DEF, vale a dire il saldo delle partite correnti. Signori, il nostro Paese in questo momento, pure in un momento disastroso come l'attuale, è in attivo del saldo delle partite correnti: cosa significa? Significa che entrano capitali in Italia, significa che le nostre imprese, nonostante tutto, nonostante si faccia il possibile per tenerle in piedi, già da loro sono così brave e così capaci che i nostri prodotti vengono venduti ancora all'estero; ciò nonostante, noi importiamo poco perché non stiamo spendendo. Il risultato è che siamo in positivo sul saldo delle partite correnti. Si può spendere di più fino a che quel saldo è in positivo, perché abbiamo la possibilità di farlo, quindi possiamo mettere in circolazione denaro, ed essendo la disoccupazione al 10 per cento - e secondo me questo dato è largamente sottostimato - direi che possiamo e dobbiamo farlo.

Però, Presidente - e concludo -, noi questa crescita, che tutti vogliamo (il debito, come ha detto il Presidente Draghi, si cancella o si riduce con la crescita), possiamo farla solo se siamo aperti, solo se funziona la nostra economia. Il saldo delle partite correnti migliora se arrivano i turisti……

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Migliora se arrivano dall'estero per sfruttare le nostre bellezze e i nostri servizi, per cui non si cresce con il coprifuoco: non si può crescere con il coprifuoco alle dieci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Non si può dare questo messaggio, perché quello che ci servirà è far venire qui persone dall'estero, far venire qui i nostri turisti per poter crescere di più…

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Borghi.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …per poter avere - chiudo, Presidente - la possibilità di mettere in circolazione più aiuti. Per cui, il messaggio è questo: la Lega approva questo DEF. Questo DEF è il DEF della fine delle bugie, ma si cresce solo rimanendo aperti e non certo con il coprifuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Approfitto per ricordare a tutti i deputati di mantenere un contegno, perché mi pare che ci sia un po' di confusione in Aula, per utilizzare un eufemismo. Vi è un capannello di deputati che sta davanti a me, i quali, peraltro, stanno facendo anche assembramento. Vi ricordo la regola del distanziamento fisico e vi ricordo anche di non dare le spalle alla Presidenza. Prego.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, il Documento di economia e finanza 2021 si inserisce in un contesto straordinario sotto tutti i punti di vista. Straordinario, Presidente, perché da un lato abbiamo, ovviamente, una gravissima emergenza sanitaria che ha costretto il Governo e il Parlamento a intervenire con decisione nel settore sanitario. Che cosa è stato fatto? Sono state finalmente archiviate definitivamente le politiche di austerità del decennio precedente. Dall'altro lato e, di conseguenza, abbiamo avuto, come tutti sappiamo, una terribile recessione, con una caduta del PIL che si è attestata nel 2020 all'8,9 per cento. Ora, di fronte a una crisi di queste dimensioni, il bilancio pubblico ha dovuto fare necessariamente la sua parte. Il deficit e il debito sono saliti a livelli senza precedenti. Le cito solo due dati, Presidente: il deficit ha sfiorato il 10 per cento nel 2020, portando il rapporto debito-PIL sopra il 155 per cento, e nel 2021, Presidente, entrambi i parametri continueranno a salire proprio per le ondate epidemiche ripetute che ci hanno costretto a chiusure e a restrizioni ripetute. Quest'anno il rapporto debito-PIL crescerà, secondo le previsioni programmatiche dell'Esecutivo, fino al 159,8 per cento, mentre il deficit raggiungerà l'11,8 per cento: un numero veramente impressionante, Presidente. Sono numeri a cui non siamo abituati, ma deve essere chiara una cosa; deve essere chiaro che senza un'espansione del bilancio pubblico, l'emergenza economica e sociale sarebbe stata ingestibile e, sotto molti aspetti, sarebbe stata persino irreversibile. Quindi, lo Stato ha risposto “presente” e ha stanziato - lo voglio ricordare a tutti coloro che ci seguono - in poco più di un anno, prima con il Governo Conte e adesso con il Governo Draghi, 180 miliardi di euro di interventi aggiuntivi. Sono 180 miliardi di euro di interventi aggiuntivi per lavoro, famiglie, imprese, partite IVA, autonomi, sanità, scuola, turismo, trasporti e cultura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il sostegno pubblico è dovuto arrivare a tutti i settori decisivi per l'economia e il vivere civile.

Veniamo al DEF, Presidente. Il DEF 2021 nella sua declinazione programmatica contribuisce a questo sforzo con 72 miliardi di euro, di cui 32 miliardi già sono stati stanziati attraverso il primo “decreto Sostegni” nel mese di marzo e altri 40 verranno stanziati e utilizzati nel prossimo decreto. A proposito di quest'ultimo, Presidente, voglio sottolineare che il MoVimento 5 Stelle sta lavorando insieme alle altre forze politiche della maggioranza per migliorare e ampliare le misure che nei mesi scorsi sono state collaudate durante il Governo Conte. Mi soffermo su due dei temi più importanti per i cittadini. Sicuramente il più importante, oltre al tema sanitario, sono i ristori. La priorità, Presidente, è affiancare al parametro della perdita di fatturato un calcolo fondato sulla dinamica costi-ricavi, perché solo in questo modo potremo aiutare meglio i nostri cittadini e i nostri imprenditori.

E c'è un altro tema fondamentale, che è quello dei costi fissi. Vede, ora sui costi fissi serve un salto di qualità. A cosa mi riferisco? Innanzitutto, alla conferma e al potenziamento di alcuni interventi, quali il rinvio della TOSAP e della COSAP nel settore ristorazione, il bonus affitti per gli esercenti, gli aiuti in bolletta e lo sconto sulla Tari, che deve essere parametrato, Presidente, ai giorni di chiusura dell'attività. Il concetto che deve guidarci nella prossima fase, che ci auguriamo sia più clemente sotto il profilo dei contagi, è che le nostre attività produttive andranno sostenute sia se rimangono chiuse sia se riaprono i battenti, perché, vede, Presidente, non dobbiamo illuderci che con le riaperture graduali, a cui stiamo andando incontro, si possa risolvere da sé l'emergenza economica e sociale. Lo Stato dovrà continuare a fare la sua parte fino a che il nostro tessuto vitale di piccole e medie imprese, di autonomi e di partite IVA riuscirà a stare sul mercato con le proprie gambe. Oltre alle misure che ho appena elencato, sarà fondamentale confermare il sostegno alla liquidità attraverso quello schema pubblico di garanzie che tanto ha contribuito a contenere la recessione fino a oggi.

Poi, c'è il grande tema del PNRR, che contiene sia investimenti che riforme. A questo proposito, Presidente, consentitemi una breve parentesi. Nel DEF 2021 non è presente il Programma nazionale di riforma, che a norma di legge dovrebbe, invece, completare il Documento seguendo la prima parte, il programma di stabilità, e la seconda, analisi e tendenze della finanza pubblica. Si giustifica questa assenza con la formulazione delle riforme strutturali nel PNRR, che verrà inviato entro il 30 aprile alla Commissione europea. Segnalo, tuttavia, un problema di metodo e di forma. Le riforme che intende portare avanti il Governo devono essere sottoposte innanzitutto al vaglio parlamentare, ed è la ragione per cui ci aspettiamo quanto meno che il Presidente del Consiglio Draghi, lunedì in occasione delle comunicazioni al Parlamento sul PNRR, indichi a quest'Aula le linee generali del Programma nazionale di riforma.

Ma torniamo al PNRR, Presidente. 191 miliardi, a cui si aggiungono altri 13 del Next Generation EU e a cui il Governo affiancherà ulteriori 30 miliardi nel prossimo decennio, per un totale di oltre 230 miliardi di risorse aggiuntive che dovranno finanziare infrastrutture fisiche e immateriali, transizione ecologica, occupazione, parità di genere, digitalizzazione e riduzione dei divari territoriali. Permettetemi un passaggio proprio su quest'ultimo punto, quello del divario territoriale. Io spero che sia ormai chiaro a tutti, Presidente, che se non riparte il Sud non riparte l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È veramente quasi superfluo ricordare quanto siano intense le relazioni commerciali tra Nord e Sud, ma forse non è ancora ben chiaro quanto il nostro Sud e quanto il Mediterraneo siano centrali negli scenari di politica internazionale che si stanno configurando. Vede, Presidente, se qualcuno pensa di lasciare il Sud al suo destino a pagare dazio sarebbe tutta l'Italia. È proprio questo il motivo per cui il MoVimento 5 Stelle si è speso senza sosta a far sì che una buona parte delle risorse del Recovery Plan fosse indirizzata alle infrastrutture e al tessuto imprenditoriale del Sud. Mentre siamo in attesa della versione definitiva del Piano nazionale di ripresa e resilienza, versione che dovrà indicare con precisione la portata e la destinazione delle risorse europee, non dobbiamo dimenticare che al Sud - e all'Italia, in generale - serve un intervento urgente sull'efficienza e sull'efficacia della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Su questo punto si sta già muovendo qualcosa, ma occorre accelerare, perché conosciamo bene l'eterna disputa sull'incapacità italiana – e, nello specifico, meridionale - di non saper spendere i fondi europei, e sappiamo bene che deriva in gran parte da una carenza di personale qualificato e anche dall'età media avanzata del personale che attualmente è operativo.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Non posso non parlare di un tema presente nel DEF, che è decisivo per rilanciare la crescita di oggi e di domani. Parlo, naturalmente, della riforma fiscale, una riforma che dovrà essere organica e calibrata sull'Italia sostenibile di domani. Pensiamo al superbonus 110 per cento. Presidente, io credo, anzi noi del Movimento 5 Stelle crediamo che sia solo attraverso misure di quella portata e di quell'ambizione che potremo rilanciare filiere economiche di peso, posti di lavoro, consumi delle famiglie. Tengo a ribadire, in questa sede, la necessità di finanziare la proroga di una misura così importante come il superbonus 110 per cento almeno fino a fine 2023 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), attraverso il fondo da 30 miliardi di euro complementare al PNRR.

Più in generale, la riforma fiscale dovrà intervenire anche sull'imposizione a carico delle persone fisiche, sul costo del lavoro e sui nuclei familiari. Il percorso l'abbiamo già iniziato; l'abbiamo iniziato con l'assegno unico familiare, che abbiamo finanziato nell'ultima legge di bilancio e con la decontribuzione Irpef in busta paga - chiudo Presidente - per 16 milioni di lavoratori dipendenti. Non possiamo e non dobbiamo fermarci a metà strada. Se avremo la capacità di tradurre questi progetti in realtà, raggiungeremo gli obiettivi di crescita indicati dal Governo Draghi nel DEF, pari al 4,5 per cento nel 2021 e al 4,8 per cento nel 2022 o, addirittura, riusciremo a superarli e riusciremo a recuperare, quanto prima, la ricchezza che è stata persa durante il 2020. Le premesse ci sono tutte, Presidente, tocca a noi dare un contributo perché possa crescere un'Italia veramente moderna e resiliente.

Per questo motivo, Presidente, annuncio il voto favorevole al Documento di economia e finanza da parte del gruppo MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, ho simpatia per il collega Lovecchio, ma io non so cosa sia una Italia moderna e resiliente (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Moderna non è, perché la sua gloria è tutta nella storia.

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, porti pazienza. Vedo che qui c'è un po' di confusione. Deputato De Luca, deputato Occhiuto, rappresentanti del Governo, penso che tutti abbiano il diritto di essere ascoltati dai Ministri presenti e di non essere disturbati. Prego, a lei la parola, deputato Sgarbi.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Grandi Ministri. Dicevo che moderna non è per ragioni infrastrutturali, come vediamo dalla quantità di luoghi, dal ponte di Genova in avanti, che indicano una condizione di difficile manutenzione. Resiliente non so cosa voglia dire. Qualcuno ha inventato questa orrenda parola, che vale per il linoleum, e viene ripetuta, in modo idiota, da persone che non usano evidentemente la lingua italiana nell'anno di Dante. Proprio di lingua voglio dire, perché ci sono parole inconciliabili; non resiliente, moderno o altre puttanate create per violentare la lingua (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). …ma la parola ripresa e la parola coprifuoco. Ripresa è una parola che indica rinascere. L'anno scorso, in giugno, noi eravamo liberi. Coprifuoco è una parola…

PRESIDENTE. La ringrazio, ha esaurito il suo tempo, chiuda se no sono costretto a toglierle la parola.

VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). …da comunisti balordi!

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà, per un minuto.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo Documento di economia e finanza finalmente introduce il nuovo scostamento di bilancio. Noi lo chiedevamo da mesi, perché è necessario per dare nuovi aiuti alle imprese. Però sono molto preoccupato perché è una cifra ridicola. Basti pensare che l'anno scorso, per lo stesso periodo, anzi da marzo a maggio, abbiamo dato 80 miliardi di euro e questo scostamento di bilancio, invece, ne prevede solamente 40, meno della metà. A questo punto, mi chiedo quali saranno le categorie ad essere svantaggiate; mi chiedo quale tasse riusciremo a non far pagare e, onestamente, mi meraviglio anche un po' del centrodestra che diceva che, entrando in questo Governo, avrebbe cambiato tutto, ma a me le cose sembrano solo essere peggiorate. Io ho molti dubbi e rappresento i dubbi della popolazione italiana. E per questi dubbi il mio voto a questo Documento di economia e finanza è contrario (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Avverto che, nella risoluzione Manzo, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Fassina, Rizzone n. 6-00186, al numero 6 dell'impegno, alla seconda riga, per un refuso, le parole “dell'articolo 30”, devono intendersi come “dell'articolo 39”.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00185, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, della legge n. 243 del 2012, accettata dal Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e dell'articolo 6, comma 3, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Ricordo, inoltre, che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del nostro Regolamento, risulterà preclusa l'altra risoluzione riferita alla medesima Relazione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Allora, per precisare meglio si tratta della votazione relativa allo scostamento.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

E' così preclusa la risoluzione Lollobrigida e altri n. 6-00184 riferita sempre alla Relazione.

Indico ora la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Manzo, Bitonci, Ubaldo Pagano, Pella, Del Barba, Fassina, Rizzone n. 6-00186, riferita al Documento di economia e finanza 2021, accettata dal Governo.

Ricordo che, in caso di approvazione della risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Sono così precluse le risoluzioni Lollobrigida e altri n. 6-00183 e Fratoianni e Sarli n. 6-00187 riferite al Documento di economia e finanza.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena (A.C. 2945-A​) (ore 16,43).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2945-A: Conversione in legge del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, recante misure urgenti per fronteggiare la diffusione del COVID-19 e interventi di sostegno per lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena.

Colleghi deputati, chi ha intenzione di allontanarsi o di conversare è pregato di accomodarsi altrove perché l'Aula prosegue i propri lavori e lo deve poter fare nell'ordine e nel silenzio. Aspettiamo, prima di riprendere, che i deputati defluiscano.

Ricordo che nella seduta ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2945-A​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che è in distribuzione l'ordine del giorno Galantino n. 9/2945-A/101.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto recanti contenuto estraneo alle materie oggetto del provvedimento…Colleghi, non si può lavorare in questa maniera. Mi costringete a sospendere la seduta. I colleghi che sono rimasti nelle loro postazioni e che stanno confabulando tra loro - peraltro, senza rispettare il distanziamento fisico - sono pregati o di riprendere posizione o di uscire dall'Aula.

I deputati del Movimento 5 Stelle che sono qui, proprio di fronte a me, in alto sulla scalinata, tra cui Colletti: dovete uscire; se volete parlare, non potete stare così, oltretutto, senza rispettare i nostri protocolli. E che diamine!

Dunque, il primo ordine del giorno dichiarato estraneo alle materie oggetto del provvedimento è quello di Alaimo n. 9/2945-A/23, volto ad attivare procedure concorsuali per il reclutamento di alte professionalità destinate al Mezzogiorno; l'altro è Furgiuele n. 9/2945-A/51, volto a prevedere la rimozione dei commissari dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, nonché l'adozione di un intervento correttivo sull'azione dei commissari ad acta.

Il deputato Zangrillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/5.

PAOLO ZANGRILLO (FI). Grazie Presidente, l'ordine del giorno a mia firma si riferisce all'articolo 90 del decreto-legge n. 19 maggio 2020, n. 34, un provvedimento che disciplina il lavoro agile, lo smart working. Questo provvedimento fu concepito nel maggio del 2020 per garantire un accesso facilitato al ricorso al lavoro agile, quindi la possibilità da parte dell'azienda e del lavoratore di ricorrere allo smart working senza l'accordo tra le parti.

Questo provvedimento è stato già prorogato tre volte. Avevo presentato un emendamento che prevedeva un'ulteriore proroga fino a settembre del 2021, in ragione del fatto che mi sembra che non ci siano ancora le condizioni per pensare di tornare ad un regime ordinario, per l'accesso al lavoro agile. Il Governo mi ha chiesto il ritiro dell'emendamento e si è impegnato ad approvare questo ordine del giorno. Il senso di questo ordine del giorno è molto chiaro: la pandemia ci ha consentito di far emergere una nuova modalità di prestazione di lavoro, quella del lavoro agile, una modalità che, fino a poco tempo fa, era appannaggio di poche aziende. E' una modalità che consente alle aziende di continuare a ricevere la prestazione del lavoratore e consente al lavoratore la continuità della sua attività lavorativa.

È chiaro che, guardando al futuro, questo Parlamento dovrà porsi il problema di disciplinare in modo chiaro il lavoro agile, lo smart working. Oggi la disciplina è assolutamente carente. Però credo sia assolutamente importante, in una fase come questa in cui la pandemia ancora sta sconquassando i programmi e regimi di attività delle imprese, garantire l'accesso a questa modalità di lavoro in maniera semplificata. Per cui credo sia importante prevedere l'ulteriore proroga dell'articolo 90 del decreto-legge 34 del 2020 almeno fino al mese di settembre.

PRESIDENTE. Il deputato Butti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n 9/2945-A/85.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine, del giorno impegniamo il Governo a valutare l'opportunità di assicurare, nei provvedimenti di prossima emanazione, la possibilità di accesso alla pratica sportiva in tutti i luoghi, sia privati che pubblici, eliminando le restrizioni previste per gli operatori sportivi.

In effetti, sappiamo che, in Italia, ci sono venti milioni di persone che praticano l'attività sportiva e sappiamo che lo sport, in Italia, è suddiviso tra sport professionistico e sport dilettantistico. In questi due minuti vorrei illustrare la sostanziale differenza che esiste tra questi due mondi. Le società professionistiche hanno modificato sostanzialmente il loro modello di business e il loro modello di gestione in funzione dell'emergenza sanitaria, della crisi, del marketing e anche di quel famigerato “decreto Dignità”, dove, all'articolo 9, si andavano a cassare le sponsorizzazioni legate alle scommesse volute tanto da Di Maio e che ha messo in ginocchio tutto il sistema sportivo. Le società dilettantistiche, invece, e mi avvio alla conclusione, combattono per la sopravvivenza, a fronte di una crisi del mondo dilettantistico che è anche pregressa, perché lo Stato e le istituzioni non lo sorreggono o non lo aiutano. Le associazioni e le società sportive dilettantistiche hanno seri problemi di sopravvivenza anche nelle loro realtà locali, perché non tutte le amministrazioni comunali sono sensibili al tema.

Per di più - e concludo - ci sono anche gli impianti sportivi, come le piscine, i club, le associazioni che, nel lockdown, hanno subito la forzata cessazione delle attività e non hanno potuto iscrivere i soci e, quindi, provvedere con gli incassi al mantenimento della società. Chiedono, quindi, agli enti locali, che non possono, a loro volta, soddisfare le esigenze, la riduzione dei contratti d'affitto. Qui il problema è molto serio, e io spero nell'accoglimento dell'ordine del giorno da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Tasso ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Utilizzerò il tempo a mia disposizione, naturalmente col suo permesso, per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/98, a mia prima firma e sottoscritto dal collega Borghese, e il n. 9/2945-A/99, a firme invertite.

Dunque, l'ordine del giorno n. 9/2945-A/98 riguarda il mondo della cultura e dello spettacolo, un mondo variegato, che presenta diversi comparti in un ambito più generale che, dall'inizio della pandemia, è rimasto al palo, senza poter svolgere attività e naturalmente ricevendo un grosso nocumento. Sicuramente, il Governo precedente - e anche questo lo vedremo - ha mostrato - parlo soprattutto del Governo precedente - una certa sensibilità verso il settore, però le misure che sono state emanate, a nostro parere, non hanno preso in considerazione tutti i settori di questo comparto; mi riferisco, ad esempio, alle figure tecniche che non sono state coinvolte; di fatto, sono state create delle sperequazioni di trattamento all'interno del settore che stiamo prendendo in considerazione.

Io ritengo che ci sia bisogno di creare una comunità della cultura, dello spettacolo che si abbracci intorno a una causa comune. La nostra richiesta, per cui chiedo l'accoglimento di questo ordine del giorno, è che si arrivi a realizzare un censimento capillare di tutte le realtà del comparto culturale e dello spettacolo sul territorio in modo che, agendo anche con gli enti locali, si riescano ad individuare gli opportuni sostegni economici che soddisfino effettivamente tutti gli attori in campo.

Per quanto riguarda, invece, l'ordine del giorno n. 9/2945-A/99, passiamo nell'ambito sportivo: anche in questo caso il mondo dello sport e dell'associazionismo dilettantistico, le società sportive e le imprese che gestiscono strutture sportive vivono in uno stato deprimente da un punto di vista economico, anche perché non riescono a svolgere la funzione per cui sono nate. È necessario che lo Stato si renda conto che queste realtà dello sport, che hanno una funzione sociale e una funzione, se vogliamo, sanitaria - l'ho richiamata anche in un mio passaggio - e aggregativa, oltre che agonistica, hanno bisogno di essere sostenute e hanno bisogno di essere corroborate. È per questo che, con l'ordine del giorno a firma Borghese e mia chiediamo che si preveda la possibilità di erogare dei contributi a fondo perduto. Parliamo di associazioni che svolgono tanto per la comunità, ma poco ricevono in termini economici. Chiedo, quindi, che il Governo possa accogliere entrambi gli ordini del giorno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto, per illustrare il suo ordine del giorno numero n. 9/2945-A/42. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Buongiorno, sottosegretari, a questo punto; molto brevemente, questo è un ordine del giorno che, di fatto, impegna il Governo ad investire risorse per il contrasto della cosiddetta povertà educativa. Tutti i nostri studenti e la scuola, soprattutto pubblica, dovrebbero essere qualcosa che parta sempre dalla stessa linea di partenza, qualcosa di assolutamente democratico, qualcosa di assolutamente meritorio. Però, rispetto al merito, molte famiglie e molti studenti non sono riusciti, purtroppo, anche per difficoltà economiche o per restrizioni economiche, a dotarsi di almeno uno strumento, un device per ogni figlio, che è effettivamente quanto si dovrebbe fare in un periodo di didattica a distanza.

Noi chiediamo, quindi, con questo ordine del giorno, che il Governo si impegni, eventualmente anche nei prossimi anni, nei prossimi tempi, ad istituire un fondo che dia la possibilità alle famiglie di dotare ogni studente, ogni ragazzo e ragazza che studiano, di uno strumento proprio per poterlo fare. Accompagniamo a questa anche la richiesta, al Ministero di pertinenza, affinché una infrastruttura Internet importante nel nostro Paese sia portata avanti. Vede, sottosegretario, è, infatti, inconcepibile che in alcune zone del nostro Paese non arrivi una linea Internet ad alta velocità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che i nostri studenti non riescano a studiare. È impossibile concepire il fatto che al centro di una città ci sia la fibra e se vai a 600 metri sul livello del mare, quindi in collina, già non si riesca ad avere un collegamento Internet ad alta velocità. Sotto questo punto di vista, ritengo che non ci siano bandiere e sotto questo punto di vista ritengo che il Governo debba impegnarsi, sia per quanto riguarda gli strumenti per le famiglie che non possono sia per quanto riguarda la linea Internet, a fare qualcosa di ampiamente democratico in seno alla scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. La pandemia ha creato una condizione mai vista in Italia dal punto di vista dell'ambito scolastico, ovvero quella dell'introduzione in modo massivo della didattica a distanza. Una situazione, appunto, completamente innovativa. C'è stato un grandissimo sforzo da parte di tutto il mondo della scuola, docenti, operatori, studenti stessi e anche genitori, per andare incontro a questa esigenza, molto particolare.

A questo sforzo non sempre ci è sembrato corrispondere altrettanto sforzo da parte del Governo, sia in termini di risorse strumentali, sia in termini di possibilità normative e di supporto per cercare di andare incontro a una buona ed efficace didattica a distanza. In questo caso noi chiediamo l'impegno al Governo di poter garantire una maggiore e più efficace integrazione e inclusione degli studenti con disabilità, anche nei casi in cui sia prevista una didattica integrata o una didattica a distanza, che bisogna cercare di rendere il più complementare possibile con la didattica in presenza e bisogna cercare di dare tutti quegli strumenti alle famiglie affinché possano supportare studenti con disabilità in questo percorso. Chiediamo questo impegno al Governo e siamo sicuri che troveremo accoglimento di questa nostra volontà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Flavio Di Muro ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/52.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, in queste ore c'è un estenuante dibattito sul nuovo decreto che accompagna le riaperture nel nostro Paese. Sicuramente ci sono tanti pro, il ritorno della zona gialla, la riapertura dei ristoranti per la cena e la mobilità tra le regioni, e ci sono anche dei contro, che Matteo Salvini, puntualmente, e la Lega hanno rilevato, come il coprifuoco che resta alle 22 o le mancate risposte a talune categorie di imprese e di lavoratori. Io pongo un'ulteriore questione, che magari alla politica nazionale interessa poco ma che ci tengo che sia messa nell'agenda di Governo. Riguarda quei territori di confine, cioè quelle realtà territoriali poste sulla fascia di confine dell'Italia, che vivono una situazione particolare perché ci sono ulteriori normative che non sono state, al momento, modificate dal Governo, vuoi per dati scientifici, vuoi per ragioni politiche; non lo so. Io pongo qui la questione perché se riapriamo per dare una speranza di sviluppo economico alle imprese delle zone di confine, dobbiamo ben tener presente - parlo, ad esempio, della mia realtà, del Ponente ligure - che i clienti francesi, il turismo di prossimità dei francesi è un indotto, un valore per queste imprese, per i ristoranti, per i bar e per i negozi. Con questo decreto, però, non si mette mano alle restrizioni che chi arriva da un Paese estero, come la Francia, si trova a sostenere per entrare nel nostro territorio. Potrei lanciare diverse idee, vedendo anche che cosa fanno gli altri Paesi: ad esempio, i 20 chilometri all'interno dei quali ci si può muovere per fare acquisti e la revisione della normativa in materia di tamponi molecolari. Voglio fare un esempio per essere molto chiaro e sintetico: che cosa succede se dalla prossima settimana la Liguria verrà posta in zona gialla e anche la vicina Francia, la regione francese confinante, viene parallelamente e analogamente posta in zona gialla? Permane l'obbligo dei tamponi, anche se il virus è a livello di aria e non è a livello di confine fisico. Bisogna, a mio avviso, mettere mano a questa situazione perché sennò le riaperture, per il Ponente ligure, rischiano di essere molto limitative in termini di beneficio per gli attori economici del territorio. Confido molto nel sottosegretario Costa, che mi sta ascoltando perché come me proviene dalla Liguria; lui arriva da Levante ed io da Ponente, ma so benissimo che conosce il mio territorio e ci siamo già confrontati in merito. Sono certo che il Governo mi ascolterà e, questa volta, con particolare attenzione perché chi vive nelle zone di frontiera - e concludo Presidente - nell'ultimo periodo vive male, purtroppo. Le zone di frontiera sono diventate un problema per la gestione dell'immigrazione, per code e disagi che riguardano i nostri lavoratori frontalieri, per i problemi sulle targhe estere e sulle relative sanzioni. Una volta vivere in una zona di frontiera era piacevole, per questioni di sviluppo economico, di interscambio commerciale e di turismo. Lavoriamo tutti insieme affinché si possa tornare a vivere quei bei momenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Manuela Gagliardi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/32.

MANUELA GAGLIARDI (MISTO-C!-PP). Grazie, Presidente. Intanto chiedo, visto che è ancora presente il collega Di Muro, di poter sottoscrivere il suo ordine del giorno perché anch'io sono ligure, anch'io vengo dal Levante, però, ovviamente, sostengo tutte le iniziative che riguardano la nostra regione; quindi spero di poter dare un po' più di forza anche con la mia sottoscrizione.

Dunque, con questo ordine del giorno n. 9/2945-A/32, chiediamo al Governo un impegno, che credo che possa essere più che condiviso; lo chiediamo perché pensiamo che ci sia stata soltanto una distrazione in questa tematica. In particolare, infatti, mi riferisco al fatto che nel “decreto Sostegni” è stata introdotta una esenzione del canone unico del suolo pubblico per quanto riguarda tutto quello che sono le tasse per chi occupa il suolo, relative alle attività di ristorazione e alle insegne o, comunque, in questo momento di pandemia, per chi ha bisogno di occupare spazi esterni per poter svolgere la propria attività. Riteniamo che questi settori siano stati particolarmente colpiti, sia dall'emergenza sanitaria ma anche dalle chiusure, soprattutto quelle che sono derivate per evitare che il virus sì diffondesse in modo ancora più eccessivo. Ci siamo accorti, quindi, sollecitati ovviamente dagli imprenditori, che in questa esenzione non erano stati inclusi coloro che occupavano suolo pubblico, non di riferimento ai comuni e alle province, bensì al demanio. Pertanto, ovviamente, si crea una situazione di discriminazione perché chi avrà, chi ha e può chiedere in concessione il suolo pubblico di competenza del comune o della provincia avrà l'esenzione, anche relativamente agli eventuali metri aggiuntivi, che verranno dati proprio in relazione all'apertura sull'esterno, mentre chi occupa il suolo demaniale no. Questo lo riteniamo, naturalmente, inaccettabile e quindi ci tenevamo ad evidenziarlo. Confidiamo che il Governo accolga la nostra proposta, nel senso di un impegno per poter esentare anche coloro che occupano spazi demaniali, perché - in particolare nelle località turistiche di mare - spesso accade che le passeggiate o le banchine che fronteggiano il mare, dove sono le attività imprenditoriali, siano di competenza del demanio. Pertanto, chiediamo che ci sia un'estensione dell'esenzione anche alle aree demaniali e non soltanto a quelle comunali e provinciali. Sono sicura che ci sarà l'attenzione del Governo e chiedo la stessa attenzione anche in relazione all'ordine del giorno n. 9/2945-A/90, a prima firma Pedrazzini, che riguarda le attività che operano nell'ambito delle cerimonie - il settore wedding nello specifico - perché ancora oggi non ci sono linee guida che consentano a questi operatori di conoscere quali saranno le modalità con cui potranno riaprire o svolgere le loro legittime attività - che siano di cerimonie, intese come matrimoni, eccetera, ma anche di feste – rispetto a tutto il settore, che è stato altamente colpito; penso anche alle attività di ristorazione e somministrazione di bevande, che oggi non possiamo trascurare ulteriormente e a cui credo che questo Governo doverosamente debba delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Il deputato Bianchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/87.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Il mio ordine del giorno è analogo a quello del collega Di Muro e, in un quadro di riaperture, come tutti quanti noi ci auguriamo, vorrei porre all'attenzione del Governo la tematica dei territori di confine. Il caso raccontato dall'ordine del giorno, a mia prima firma, è il caso specifico tra la Lombardia e la Svizzera, anche se la tematica, ovviamente, è riconducibile a tutti i territori di confine dell'Arco alpino della nostra penisola.

Tra il Canton Ticino e la Lombardia c'è sempre stata un'interazione di natura economica e culturale, il cosiddetto territorio insubrico, separato da un confine lieve. Attualmente, un cittadino - svizzero o italiano che sia - se deve rientrare in Lombardia dalla Confederazione elvetica, deve sottoporsi ad un tampone o alla quarantena. Questo chiaramente va a rafforzare quel confine che i cittadini nei nostri territori avevano imparato a superare senza troppi problemi, laddove lo superavano con una serie di obiettivi per cercare di dar manforte a quella che era una stretta relazione, di natura soprattutto economica e sociale, dei nostri territori. Quindi, in questo quadro, credo sia giunto il momento di ragionare per tentare di andare oltre queste limitazioni. Appare quindi necessario - laddove i dati ovviamente lo consentano e se la Lombardia venisse confermata “zona gialla” - rivedere le limitazioni almeno per i residenti nei comuni classificati “comuni di confine”, quindi quelli a 20 chilometri dal confine con la Confederazione elvetica, creando una sorta di zona franca di 40 chilometri, al di qua e al di là del confine, dove ci possa essere una mobilità e, quindi, un reciproco vantaggio per i nostri territori, sia ticinesi che lombardi. Credo sia un ulteriore segnale di attenzione che il Governo deve tenere presente per consentire ai nostri territori di guardare di nuovo in maniera attenta e opportuna ad una ripartenza adeguata e vigorosa, così come tutti quanti noi ci attendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Galantino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/101.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, siamo all'ennesimo provvedimento volto a contenere e a contrastare la diffusione del virus SARS-CoV-2, poiché la pandemia da COVID-19 che, da oltre un anno affligge la nostra Nazione e il mondo intero, sta causando un impoverimento di larghe fasce della popolazione e, al contempo, una generale sensazione di insicurezza sociale ed economica che determineranno probabilmente un ulteriore calo delle nascite.

Secondo l'Istituto nazionale di statistica, nel 2019, in Italia sono nati meno di 500 mila bambini, quasi 20 mila in meno rispetto all'anno precedente. Il tasso di natalità ha raggiunto, invece, il record negativo di 1,27, nella media relativa alla fecondità, per il complesso delle donne residenti, un dato ben al di sotto del valore di 2,1 figli, necessario per mantenere l'equilibrio demografico. E, infatti, il nostro Paese è fra quelli con il numero più basso di nuovi nati. A diminuire sono soprattutto i nati da genitori entrambi italiani, poco più di 300 mila nel 2019, oltre 150 mila in meno rispetto al 2008.

La denatalità, Presidente, è stata confermata anche nel 2020. Infatti, secondo i dati provvisori, riferiti al periodo gennaio-agosto 2020, le nascite sono già oltre 6.400 in meno, rispetto allo stesso periodo del 2019.

In questo quadro occorre più che mai un deciso intervento di sostegno ai nuclei familiari con figli, perché la preoccupazione sulle prospettive di crescita futura del nostro Paese è troppo forte, Presidente. La nascita di ogni nuovo figlio ha un impatto rilevante, benefico e salutare sull'economia del nostro Paese, proprio per la capacità di stimolare la produzione di una vasta gamma di beni e servizi, destinati alla cura e alla crescita del bambino, al futuro cittadino. Si stima, infatti, che ogni nuovo nato incida positivamente sul prodotto interno lordo per circa 35 mila euro annui. E un Paese in cui l'età media cresce, un Paese che invecchia è un Paese con una minore propensione all'innovazione ed in cui il sistema previdenziale rischia di implodere.

Tra le cause del calo delle nascite vi è indubbiamente la prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine e le difficoltà che incontrano i giovani nell'ingresso del mondo del lavoro, oltre alla problematicità di acquisto della prima casa. L'effetto di questi fattori è stato amplificato negli ultimi anni da una forte instabilità economica e da persistenti difficoltà di carattere occupazionale e reddituale che hanno spinto sempre più giovani a ritardare il passaggio verso la vita adulta rispetto alle generazioni precedenti. Anche senza tener conto degli effetti della pandemia da COVID-19, si può ipotizzare che ci sarà una riduzione ulteriore delle nascite di oltre 10 mila unità. Abbiamo presentato, infatti, molti emendamenti su questo tema per mettere nelle mani del Governo uno strumento scelto dal Parlamento, quindi da chi rappresenta il popolo, perché noi, Presidente, non guardiamo soltanto i numeri. Gli italiani non sono numeri: dietro ogni singolo abitante di questo Paese, ci sono storie che ci vengono raccontate e che noi abbiamo il dovere di ascoltare. Le numerose difficoltà che affrontano le famiglie non le troviamo scritte sulle statistiche. Noi ci confrontiamo continuamente con le persone per questo e non è stato fatto nulla a livello di sostegno e di salute mentale, da parte del Governo, per sostenere psicologicamente tanti nuclei familiari in grande difficoltà.

Ed è necessario superare una situazione di complessa vicenda sanitaria, tenendo presente che alle famiglie, in questo momento, è venuto a mancare anche l'appoggio naturale, che erano i nonni, le nonne, ai quali è stato vietato per legge di stare lontani dai propri nuclei familiari proprio perché soggetti più deboli e più esposti alla pandemia. Questa pandemia ha colpito in particolare i più fragili, ne ha compromesso l'esistenza da un punto di vista sociale, da un punto di vista affettivo, ma anche lavorativo.

E, allora, anche per questo, il gruppo di Fratelli d'Italia continua a chiedere al Governo di poter introdurre misure che garantiscano la tutela delle famiglie, soprattutto, per quelle persone con fragilità. E concludo, Presidente, affermando che non avremmo dovuto neanche scriverlo un emendamento, un ordine del giorno di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché la priorità di uno Stato deve essere sempre quella di prendersi cura delle famiglie, dei più fragili, dei nostri figli, cioè di coloro che non hanno nessuna possibilità di difendersi da soli e per questo meritano la nostra totale attenzione. Nel testo dell'ordine del giorno è scritto che sia fatta una valutazione su questo tema, ma qui non c'è niente da valutare, c'è solo da agire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Montaruli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/83.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, Fratelli d'Italia chiede che si provveda al più presto ad assicurare la riapertura, nel rispetto dei protocolli di sicurezza, alle attività economiche soggette a restrizioni. Li avete chiamati “lavoretti”, li avete chiamati “evasori”, li avete chiamati “sfigatissimi”: coloro che stanno soffrendo la fame a causa di politiche restrittive scellerate, senza risposte, senza sostegni, senza adeguati ristori. Li avete chiamati in questo modo, nonostante siano lavoratori; li avete chiamati in questo modo, dandogli oggi il peggio del peggio, cioè l'illusione di poter ripartire. Perché non ci sfugge che la votazione di queste ore, di questi giorni, si colloca nello stesso periodo in cui andate ad approvare, in Consiglio dei Ministri, un decreto che richiamate “Riaperture”, ma che di vere riaperture non ha niente, perché ha soltanto misure ancor più restrittive rispetto a quelle precedenti che erano state varate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Faccio un esempio per tutti: quello dei ristoratori. I ristoratori, prima, in “zona gialla”, a pranzo, potevano servire in sala; oggi con voi possono servire soltanto sotto la pioggia, sotto la grandine, sotto la neve, sotto il sole, ma non sotto la luce elettrica del loro beato ristorante che, probabilmente, andando avanti così, dovrà chiudere, perché quelle che avete dato loro sono mancette, sono elemosinette, di cui non si fanno assolutamente nulla. E, oggi, qualunque aiuto voi possiate dare loro di tipo economico è assolutamente insufficiente a livello di proporzione: è sproporzionato rispetto alle perdite e ai costi che hanno accumulato. E non parlo soltanto dei ristoratori, parlo giustamente, come è stato già detto, del mondo del wedding: chiuso, completamente ignorato. Addirittura, vi chiedono di fare dei protocolli e voi avete dimenticato pure quelli. Non gli date nulla per poter ripartire. Ma quale “decreto Ripartenze”? Il decreto che state varando in queste ore è il decreto della presa in giro.

E, francamente, la misura del coprifuoco, di chiedere a tutta l'Italia di stare a casa alle 22: come voi, è riuscito a fare solo Badoglio nel 1943, solo Badoglio è riuscito a farlo.

Avete compresso, state comprimendo la libertà e i diritti dell'intera Italia – dell'intera Italia - quando, addirittura, il vostro mostro sacro, il CTS, persino lui, dice di non essere stato consultato e che, anzi - testuali parole -, è stata fatta una scelta politica. Voi state facendo la scelta politica di far rimanere chiusa l'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ed è una vergogna perché siete i responsabili di una crisi economica che si aggiunge alla crisi sanitaria e di una crisi di nervi che è, di fatto, rappresentata dalla salute mentale dilagante in questo Paese, che sarà il problema delle prossime generazioni, che si aggiunge alla crisi sanitaria. Quindi, non bastava il COVID, siete arrivati anche voi e la vostra gestione a condannare l'Italia al COVID, alla crisi economica e alla crisi di nervi.

Ripensate bene a quello che state facendo, perché questo Governo, nei vostri proclami, non è iniziato per fare le chiusure, ma per permettere all'Italia di ripartire, e di ripartenze non c'è nulla. E la cosa ancora più grave, è che queste ripartenze non ci sono, a fronte di una campagna vaccinale fallimentare - per cui torniamo a chiedere le dimissioni del Ministro Speranza - e, a fronte di oltre dodici mesi passati, in cui state reiterando gli errori del Governo precedente. Vogliamo le riaperture, vogliamo le riaperture per fare in modo che l'Italia si risollevi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. La deputata Bellucci ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/89.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, questo è l'ultimo tentativo che abbiamo, quello di proporre degli ordini del giorno che possano, in qualche modo, sollecitarvi a prendere degli impegni. Sappiamo che un ordine del giorno è poca cosa, qualcuno diceva che non si nega a nessuno e, tristemente, abbiamo visto in questi mesi, ma anche in questi anni, che gli ordini del giorno accolti non si sono tramutati, poi, in fatti concludenti. Ma, nonostante questo, continuiamo a credere fermamente nella democrazia, nel confronto parlamentare e negli strumenti che sono stati inseriti e messi a disposizione di noi deputati. Li utilizzeremo tutti, tutti, fino all'ultimo, perché non ci arrenderemo mai a non tentare di incidere e di fare delle proposte, le nostre proposte, le proposte di Fratelli d'Italia. Perché, l'avete visto, noi ci proponiamo con delle critiche nel merito, puntuali, serie, ma non facciamo mai mancare le nostre proposte su come i problemi si devono affrontare e risolvere e anche in questo caso l'abbiamo fatto.

E vengo all'ordine del giorno n. 9/2945-A/89 che ho presentato. Di cosa si occupa? Dei più fragili, di coloro i quali, in questa pandemia da Coronavirus, hanno piegato la loro vita e hanno visto compromessa ancora di più la propria esistenza. Parliamo di persone disabili, di immunodepressi, di persone che hanno patologie croniche, come chi ha la sclerosi multipla, come chi sta attraversando la drammaticità di una malattia oncologica, come le persone con disturbi del neuromotore o neurologici, come persone con il diabete, tante e tante sono le malattie e le problematiche che affliggono milioni di persone nella nostra Italia.

Venendo ai vaccini, quelle sono state le persone più discriminate e che hanno vissuto e stanno vivendo dei ritardi incredibili. Abbiamo tutti osservato le prime raccomandazioni del Ministro della Salute, Speranza, un Ministro che veramente ha reso ancora più difficile ciò che era drammatico, raccomandazioni che hanno escluso tanti, troppi dalle vaccinazioni e che poi hanno visto il Ministro stesso mettere rimedio, attraverso, però, le sollecitazioni di un'opposizione che è sempre seria. E anche qui abbiamo tenuto in Aula, fermo, il Parlamento, nel voler richiedere delle vaccinazioni puntuali, e poi a quel punto il Ministro Speranza ha posto rimedio con delle seconde raccomandazioni, che vedevano includere tutti quegli esclusi, come anche i caregiver familiari.

In questa occasione, con l'ordine del giorno che sto illustrando, noi vi chiediamo di poter promuovere e realizzare un'anagrafe nazionale delle gravi fragilità e disabilità, che è totalmente assente nella nostra Italia. Sapete, i ritardi sono stati legati anche a questo: gli esclusi sono ancora esclusi oggi perché le procedure, che sono a macchia di leopardo a livello nazionale e regionale, non vedono la possibilità di inserire coloro i quali devono avere una priorità nella calendarizzazione delle vaccinazioni. Da una parte, sembra incredibile che lo Stato non conosca il nome e il cognome di quei più fragili tra i fragili, che devono essere attenzionati con delle vaccinazioni puntuali, ma in ogni momento di emergenza. E, allora, noi vi sollecitiamo a ciò che sembrerebbe quasi scontato, cioè che lo Stato abbia quell'anagrafe, vi sollecitiamo e vi chiediamo di realizzarla. Non c'è più tempo da aspettare, questo serve in questa pandemia, ma servirà anche, purtroppo, in altre tragedie ed emergenze che ci troveremo ad affrontare; e dovremo essere, a quel punto pronti, perché non va ripetuta la vergogna del Piano pandemico nazionale, mai aggiornato e addirittura vergognosamente ritirato, nelle osservazioni fatte dall'OMS, perché sanciva il fallimento di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Vinci ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/96.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Da questo Governo ci si aspettava un cambio di passo, si era partiti dicendo: ci saranno delle aperture, con il Governo Draghi si cambierà rispetto al Governo Conte perché finalmente si tornerà a vivere. Beh, la cronaca di questi giorni dice il contrario, ma non soltanto di questi giorni. Questo emendamento va, cerca e chiede al Governo di ripristinare la possibilità, nei comuni fino a 5 mila abitanti, quindi i piccoli comuni, di muoversi, anche in zona rossa, fino a 30 chilometri per poter raggiungere i centri principali, per poter fare acquisti, per poter vivere la propria vita, perché fino al 15 marzo questa possibilità c'era, poi, invece che riaprire, si è fatta marcia indietro, si è tolta questa possibilità e si è ribloccata buona parte dei cittadini italiani, che vivono anche nei piccoli comuni, li si è isolati ancora, nuovamente, bloccandoli e non consentendo loro la possibilità di uscire dal proprio comune, quindi dalle proprie case e di avere anche servizi, di fatto, essenziali.

Quindi, è un ordine del giorno che cerca di ripristinare un po' di libertà, che c'era, che è stata tolta, da parte di un Governo - o almeno parte del Governo - che aveva promesso di togliere il coprifuoco, di ritardarlo, di far riaprire le attività. Ricordo anche un appoggio alle iniziative di “Io apro” da parte di una maggioranza di questo Governo, poi è stato tutto spazzato via, si è passati a una chiusura che continua a bloccare le attività. Noi, poco fa, abbiamo votato il DEF, era previsto uno scostamento di 40 miliardi, c'è stata una riduzione del PIL dell'8,9 per cento, e ricordo che questa diminuzione non è stata dovuta soltanto al COVID, è stata dovuta alle misure per contenere il COVID o, ancora meglio, alle misure che, teoricamente, con tanti “se” e tanti “ma” avrebbero dovuto contenerlo.

Quindi, noi ci troviamo davanti a dei cittadini bloccati in casa, ma questo non comporta soltanto la limitazione di alcuni diritti allo spostamento; comporta anche che, bloccando i cittadini in casa, imponendo il coprifuoco, impedendo loro di uscire fuori dalle proprie zone, imponendo dei pass per poter accedere da una parte all'altra - e chi più ne ha più ne metta perché questo Governo si sta inventando di tutto - si va a bloccare anche la libertà di lavorare e quindi di produrre. Quindi, non veniteci a dire che da quest'anno il PIL aumenterà del 4.1, come abbiamo letto poco fa, perché se continuate con queste chiusure, ancora peggiori rispetto a quelle che avevamo fino al 15 di marzo e molto peggiori rispetto a quelle dell'anno scorso, ci troveremo in un Paese sempre più chiuso, in un Paese che può produrre sempre meno. I ristoranti, l'anno scorso, il 18 maggio, avevano potuto avere una boccata di ossigeno, cercando di riaprire; è cronaca di queste ore che, invece, tutto quest'anno, dopo un anno, per mancanza di programmazione, si sposterà più avanti e ci saranno nuovamente dei problemi per le attività e per i cittadini. Da ultimo, ciliegina sulla torta, per l'incapacità di questo Governo, l'ambasciata degli Stati Uniti ha pubblicato che l'Italia è un Paese ad alto rischio per il COVID. Mi chiedo: questo Governo può lasciar passare un messaggio di questo tipo? L'Italia che, dopo essere stata considerata il Paese più contagiato, dopo un anno, viene ancora etichettata in questo modo? Questo è uno dei provvedimenti, con questo emendamento, che potrebbe far capire che qualcosa sta cambiando e che stiamo cercando di riaprire il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/41.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Con questo ordine del giorno si vorrebbe dare la possibilità alle regioni di instaurare delle zone migliorative in base al pericolo effettivamente presente in questa o quella provincia. L'attuale normativa consente soltanto alle regioni di intervenire in senso restrittivo; noi chiediamo che invece possa farlo anche in senso migliorativo. D'altra parte, questo ordine del giorno, come tanti altri di Fratelli d'Italia, sono piccoli grandi segnali a fronte di quello che ci pare essere stato, in quest'anno di pandemia, un atteggiamento del Governo precedente - ci auguriamo non di questo - che ha peggiorato a volte le cose; la pandemia era un problema veramente grosso da affrontare, ma le azioni del Governo, a volte, hanno peggiorato veramente le cose. Gli esempi sono molti e ne vorrei ricordare qualcuno, perché non vorremmo che la storia si ripetesse anche con questo Governo. Ad esempio, la mancata individuazione, attualmente, di iniziative che ci consentano di rapportarci col turismo estero; c'è un sostanziale immobilismo e questo immobilismo è dannoso. Spagna e Grecia, che sono i nostri competitori, si sono già portate avanti in questo senso, mentre l'Italia ancora no. È già stato ricordato, ma siccome è un fatto talmente strano e grave, lo ricordiamo ancora: le chiusure che vengono previste con il coprifuoco alle ore 22, non sembrano provenire da un'attestazione scientifica; le rilevanze scientifiche vanno sempre rispettate, ma c'è un po' uno scarica barile fra Governo e CTS nell'andare a indicare questa misura, che sarà sicuramente grave e dannosa per molti pubblici esercizi. Poi, le aperture soltanto all'aperto: anche qui, si ledono un po' i diritti di impresa per tante aziende; sembra quasi che si sia voluto spaccare il fronte di una protesta, cominciando a selezionare quei pubblici esercizi che, magari, potendo usufruire di spazi esterni, cominceranno a essere già un po' più tranquilli rispetto a quelli che invece saranno totalmente penalizzati.

Il collega Vinci, prima, ricordava l'allarme esposto dal dipartimento di Stato USA per quanto riguarda il COVID in Italia, ma all'interno di questo stesso comunicato c'era anche l'allarme terrorismo, addirittura. Ora, che il terrorismo esista è un dato di fatto, ma l'Italia, nei recenti anni passati, è stata proprio una di quelle nazioni che, grazie a Dio, ne è rimasta esente; quindi, anche di fronte a queste prese di posizione - che sono importanti, perché poi il turismo straniero va incentivato e non demoralizzato a venire in Italia - ci saremmo aspettati una rapida reazione del nostro Governo, che non c'è stata. Segnaliamo, ancora, l'azione dell'Antitrust. Ora, si tratta di un'Autorità garante, quindi non è certamente sotto le dipendenze - anzi, tutto il contrario - dello Stato e del Governo, però, insomma, ricordo quello che sta accadendo nell'aggressione ai concessionari balneari e anche agli usufruenti delle aree pubbliche. L'esempio è proprio Roma, disconoscendo, anzi chiedendo la disapplicazione della normativa in merito del decreto legislativo n. 59 del 2010, così come della legge n. 145 del 2018, ai commi 683 e seguenti, che riguardavano la direttiva Bolkestein. Vi è un certo immobilismo anche nei confronti dell'Europa perché se lo Stato fa delle leggi, poi deve essere disposto a difenderle. La legge n. 145 del 2018 instaurava una proroga fino al 2033: ebbene, l'Antitrust, con una serie di ricorsi al TAR e con una serie di pareri espressi a fronte di richieste magari di qualche comune che non vuole applicare la legge n. 145, sta andando in senso completamente opposto. Ricordo che ci piacerebbe che l'Antitrust si occupasse, magari in modo più concreto e più soddisfacente, di tante violazioni del mercato e della concorrenza che avvengono in Italia attraverso, per esempio, le piattaforme di e-commerce. Noi siamo in balia, ormai, di un monopolio di fatto, rispetto al quale l'Antitrust ci sembra che sia abbastanza inerme. Potrei citare - anzi, volevo citare - la lucida analisi compiuta dal collega Fassina su questo DEF, per esempio, che abbiamo votato da poco, laddove evidenziava la mancanza di un moltiplicatore contenuto all'interno della manovra. Potremmo andare avanti per molto tempo…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Concludo soltanto ricordando - vorrei farlo per il collega Lo Vecchio, che però non è più in Aula - che è inutile che ci intrattenga per cinque minuti sulle dinamiche dei costi fissi; basta che magari intervenga in X Commissione e faccia uscire la nostra proposta, che è di ottobre, con un voto favorevole, così viene in Aula, l'approviamo e lo accontentiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Albano per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/82. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Presidente, sottosegretario, una reale ripresa dovrà partire dalla più importante resilienza a cui abbiamo assistito nella prima fase pandemica: quella della famiglia. Le famiglie hanno vissuto momenti di grande difficoltà: difficoltà di organizzazione, legate al mantenimento del lavoro e alla cura dei figli, ed enormi difficoltà economiche, legate al protrarsi della crisi, ma anche alle restrizioni governative e alle ultime politiche a cui abbiamo assistito. Lo abbiamo visto nel periodo della massima emergenza: chiuse le scuole, chiusi i centri socio-assistenziali, chiuse le strutture diurne. La famiglia si è dovuta prendere cura dei più fragili, sostituendosi sia ai servizi essenziali che in quel momento le erano negati, sia alle attività che erano svolte in maniera normale. Se c'è una convinzione che - ne sono certa - abbiamo maturato in questo periodo di pandemia, è che per rafforzare la rete di protezione sociale dobbiamo necessariamente rafforzare la rete di protezione familiare e rafforzarla vuol dire anche inserire misure economiche che mettano al primo posto i temi della famiglia, della genitorialità e della natalità. Si tratta di valori che noi di Fratelli d'Italia da sempre poniamo al primo posto e che, da ultimo, Giorgia Meloni ha posto come prioritari anche nel recente confronto con il Presidente Draghi. Non esiste futuro per la nostra Nazione e per l'Europa tutta - noi crediamo - se non attraverso questa consapevolezza, attraverso questa volontà e attraverso delle conseguenti ed incisive azioni politiche.

Entriamo nel merito dell'ordine del giorno. Prendersi cura in tempi di pandemia, in tempi di DAD, vuol dire scegliere spesso lavoro o famiglia, e questa scelta è ancor più stringente nelle famiglie con minori diversamente abili, i più fragili tra i fragili; oppure nelle famiglie monogenitoriali, che in Italia sono circa il 10 per cento del totale e quasi tutte a rischio povertà. Si tratta di mamme, di papà, a volte, che devono districarsi abilmente tra cura dei figli e attività lavorative, tra DAD e lavoro agile, che poi agile, il lavoro, non pare proprio essere. Agili, in realtà, devono essere loro. È così, lo sappiamo bene: i bambini non possono essere parcheggiati davanti a uno schermo, mentre il genitore lavora; devono essere seguiti, tutelati e accompagnati.

In Italia, come dicevo, le famiglie monogenitoriali sono circa il 10 per cento del totale; di queste, più dell'80 per cento poggia su figure femminili e il 5 per cento ha almeno tre figli a carico. Tanto per essere chiari, genitore solo significa senza la presenza dell'altro genitore, ovviamente, e, spesso, senza il suo sostegno, sia economico che emotivo. Questa connotazione chiaramente è diventata più complessa in pandemia, quando molte famiglie con genitori separati e divorziati hanno dovuto rinunciare anche a quell'appoggio economico. Quindi, è un dato di fatto, i genitori soli fanno esattamente il doppio della fatica del genitore affiancato dall'altro genitore.

Poi, veniamo alle famiglie con minori in difficoltà; recenti studi hanno riscontrato nei bambini di tutte le età un incremento significativo di comportamenti problematici, indice di una maggiore difficoltà di regolazione delle emozioni; in un terzo dei bambini sono mediamente aumentati i comportamenti di ritiro, i comportamenti ansioso-depressivi, i problemi di attenzione e i comportamenti aggressivi. Solo il Bambino Gesù ha visto aumentare del 30 per cento, durante i mesi di pandemia, i ricoveri per atti di autolesionismo e tentati suicidi nel reparto di neuropsichiatria infantile. C'è, quindi, un fatto che dobbiamo prendere seriamente in considerazione, sottosegretario: anche se responsabili, anche se resilienti, queste famiglie hanno bisogno di aiuto, nessuno deve restare indietro, si era detto, questo avevamo sentito, invece, così non è stato.

Per questi e per altri motivi, che ora non ho modo di illustrare, chiedo pertanto di approvare l'ordine del giorno a mia firma, nel quale si impegna il Governo, nei casi in cui sia presente un solo genitore o nei casi in cui ci siano genitori separati o divorziati o famiglie con figli con grave disabilità, a valutare la possibilità di riconoscere al genitore, per i periodi di astensione dal lavoro a causa del COVID, il diritto all'intera retribuzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Carmela Bucalo ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/54.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente, sottosegretario, abbiamo avuto mesi difficili, mesi tragici, questa pandemia ha sconvolto la vita delle famiglie e, soprattutto, i suoi effetti si sono sentiti su una delle più grandi istituzioni, la scuola. La chiusura della scuola ha inciso tantissimo sulla vita del genitori e anche dei nostri ragazzi e, purtroppo, questo provvedimento, che aveva una grande finalità, che era proprio quella di dare un sostegno alla famiglia e soprattutto ai lavoratori con figli in DAD, ha riconosciuto un bonus, un sussidio, un aiuto a molte categorie, lasciando fuori, illegittimamente, le categorie che più di tutte, oltre quelle sanitarie, hanno contribuito a far andare avanti questo Stato, sono state sempre presenti e lo sono ancora nelle zone rosse a tenere aperte le scuole, eppure, sono state escluse. È stato escluso tutto il comparto della scuola, dai docenti al personale ATA e, in modo particolare, i collaboratori scolastici, perché, vede, sottosegretario, proprio i collaboratori scolastici, per la loro funzione, per il servizio che devono fare che, quindi, richiede la presenza effettiva nelle scuole, non sono mai venuti meno, anzi, direi che non solo hanno garantito l'apertura delle scuole, ma sono soggetti a orari estenuanti, proprio perché c'è carenza di questo personale, eppure, sono sempre stati presenti, hanno rischiato, e rischiano, la propria salute e quella dei propri familiari. E questi operatori scolastici, costretti, comunque, a causa del proprio servizio, a lasciare i propri figli a degli estranei, se non hanno la possibilità di avere dei nonni, e facendolo con i propri soldi, parliamo di stipendi bassissimi, di circa 1.000 euro, sono stati esclusi, sono stati abbandonati dallo Stato e non se ne capisce il perché. Io sono la loro voce, questo ordine del giorno è la loro voce, che chiede il perché non sono stati presenti per voi, non sono stati dei lavoratori degni di essere considerati in questo provvedimento. Così come i docenti di sostegno che nelle zone rosse in questo momento sono presenti in aula, sono presenti per garantire quella che è l'integrazione degli alunni con disabilità, anche questi chiedono al Governo perché sono stati abbandonati. Il perché dovete dirlo, accettando questo ordine del giorno, che è il minimo. Avevo presentato un emendamento, che ho ritirato, ma il minimo che un Governo può dare e fare è quello di accettarlo, di dare, restituire la dignità a questo personale che è stato escluso da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Silvestri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/55.

RACHELE SILVESTRI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, è una settimana che lei è qui, sui banchi del Governo, che ascolta le nostre proposte su questo decreto, che va a intervenire a sostegno per i lavoratori con figli minori in didattica a distanza o in quarantena. Prima di me, la mia collega le ha illustrato uno dei vari emendamenti che era stato presentato e poi trasformato in ordine del giorno, ma sono state fatte altre proposte, soprattutto inerenti al bonus babysitting. Abbiamo fatto una proposta per aumentare il valore del prezzo del babysitting, però, vede, il mio ordine del giorno va in una direzione un po' diversa, perché l'anno scorso, durante il “decreto Rilancio”, quindi all'inizio della pandemia, quando è stato introdotto il babysitting è stata messa una misura in più rispetto a quest'anno. L'anno scorso il bonus babysitting era stato, comunque sia, rivolto anche ai familiari, in particolare ai nonni, e lo vediamo dai dati che comunque ci sono stati forniti dall'INPS. L'anno scorso è stato richiesto da circa 720 mila persone, 621.654 nel settore privato autonomo, il doppio rispetto ai 310.142 richiedenti il congedo COVID. Nel set bonus babysitting le domande sono state 99.657, però, vede, c'è un dato che è molto importante: per il 61 per cento delle persone che hanno richiesto questo bonus sono persone con oltre sessant'anni. Che cosa ci fa capire questo? Che molte famiglie hanno avuto bisogno di questo bonus babysitting anche per l'aiuto dei nonni; e i nonni sono fondamentali, lo abbiamo visto, lo erano da prima della pandemia. Prima della pandemia i nonni erano, comunque sia, sempre stati una vera e propria risorsa per le famiglie. In Italia l'Istat ci ha detto che comunque 7,4 milioni di famiglie, circa una su tre, vivono di pensione, quindi vivono con le pensioni dei nonni perché non riescono ad arrivare alla fine del mese. Però, se andiamo a vedere bene i dati dell'Istat, possiamo anche vedere che un pensionato su tre, il 36,3 per cento, prende meno di mille euro lordi, mentre il 12,2 per cento non supera i 500 euro. E questi nonni sono quelli che comunque sono andati incontro ai propri figli, sono andati incontro a quelle famiglie che non avevano la possibilità di rinunciare a lavorare; sono andati in aiuto ai loro figli, quindi mantenendo i loro nipoti, accudendo i loro nipoti. Questo è un costo, comunque sia, perché noi non possiamo vederlo come… Sì, è vero che un nonno lo fa con tutto l'amore di questo mondo, però i nostri figli, come abbiamo ricordato in Aula anche durante questa settimana, hanno, comunque sia, delle esigenze, hanno delle esigenze che comunque anche i nonni, con delle pensioni, come vi ho appena mostrato, debbono comunque sia esprimere e cercare di esaudire, ma proprio in generale.

Quindi, dal mio e dal nostro punto di vista, approvare questo ordine del giorno va nella direzione giusta soprattutto perché la cosa che sinceramente non riesco a capire è che nella circolare dell'INPS dello scorso anno, a seguito del “decreto Rilancio, fatta nel 17 giugno 2020, la circolare n. 73, in via ulteriore si chiarisce la non applicabilità del principio di carattere generale della presunzione di gratuità delle prestazioni di lavoro rese in ambito familiare, salvo si tratti di familiari conviventi con il richiedente. Quindi, c'era la clausola per la quale, essendo conviventi, il bonus non spettava. Però nella circolare, che è uscita la settimana scorsa, la n. 58, c'è una precisazione dell'Inps, che afferma: in via ulteriore, si precisa che il bonus non può essere utilizzato per remunerare le prestazioni rese dai familiari. Pertanto, i familiari non devono svolgere prestazioni di lavoro come babysitter. A tal fine, rilevano i rapporti di parentela o affinità entro il terzo grado.

Quindi, siamo passati dal primo Governo, che dava un aiuto, un sostentamento a queste famiglie, dando un bonus, ad un altro provvedimento con riferimento al quale, invece, non si può arrivare fino al terzo grado. Concludo, Presidente, chiedendo al sottosegretario di prendere in considerazione e valutare l'opportunità di approvare questo ordine del giorno e correggere questo errore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Gemmato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/88.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, sottosegretario, illustro, come ricordato, l'ordine del giorno n. 9/2945-A/88 e l'occasione è opportuna per sottolineare, in fase di conversione del decreto con l'Atto Camera 2945, che convertiamo in questo momento, le lacune del nostro sistema che il gruppo di Fratelli d'Italia, durante l'ampio dibattito, in realtà animato esclusivamente o quasi esclusivamente dal nostro gruppo, ha cercato di colmare. La prima evidenza è che è assente, purtroppo, nelle politiche sociali della nostra Nazione il concetto di famiglia, e questo si è evidenziato soprattutto durante l'emergenza da Coronavirus, nel momento in cui la condizione di didattica a distanza, la cosiddetta DAD, ha costretto diverse mamme a dover operare una scelta, ovvero quella di continuare a seguire i propri figli oppure lavorare.

Già questo la dice lunga e purtroppo questa condizione si è estrinsecata nella perdita di lavoro di 227 mila donne l'anno scorso, nel 2020, con un picco che si fa difficoltà a credere, cioè, su 100 mila disoccupati del solo mese di dicembre, 99 mila sono donne. Una condizione di disparità che grida giustizia, ma soprattutto che ulteriormente fa porre il tema e l'accento rispetto al tema della famiglia globalmente inserita e riconosciuta; purtroppo, oggi il Coronavirus, quindi l'emergenza e la pandemia da Coronavirus fanno emergere ulteriormente questa discrasia. Il gruppo di Fratelli d'Italia, durante il dibattito d'Aula, con numerosi emendamenti ha cercato di evidenziare questo aspetto.

Con questo mio ordine del giorno intendo fare proprio questo: porre l'accento su questa tematica e cercare di porre rimedio ad un aspetto. Oggi l'articolo 2 del decreto-legge che è in conversione assicura il 50 per cento dell'indennità ad un genitore che non è in smart working, che non ha il coniuge in smart working, che ha un figlio al di sotto dei 14 anni; può accedere al 50 per cento della propria indennità. Tutte le altre fattispecie, ovvero se si hanno ragazzi al di sopra dei 14 anni, se il coniuge lavora in smart working, se si hanno figli più grandi, fanno venir meno la condizione di indennità al 50 per cento.

Noi che cosa chiediamo in questo nostro ordine del giorno? Innanzitutto, chiediamo che questa indennità venga portata all'80 per cento, e ci sembra una misura importante perché molte volte si parla del 50 per cento di stipendi medi di 1.200, 1.300, 1.400 euro. Ora invito chiunque in un Paese reale a poter vivere con 600 euro al mese, magari dovendo pagare un fitto, magari dovendo pagare un mutuo, magari dovendo anche rispondere a condizioni particolari che vengono, peraltro, compendiate nel nostro ordine del giorno, che sono quelle della disabilità. Noi chiediamo, peraltro sempre nello stesso ordine del giorno, di poter dare un bonus di 1.000 euro al mese per ogni figlio disabile proprio per fare in modo di rispondere a questa esigenza. Mi accingo alla conclusione, Presidente. Quindi, concedere anche a chi ha un figlio di 16 anni la possibilità di chiedere un'indennità anche se l'altro coniuge è in smart working e, infine, concedere anche la possibilità, a chi ha entrambi i genitori in smart working, di accedere all'indennità. Lo diciamo perché va salvaguardata la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), va salvaguardata in maniera importante la famiglia e queste misure economiche possono consentire di farlo. Abbiamo votato uno sforamento di bilancio importante; orientiamo questi quattrini verso un giusto indirizzo che noi riteniamo sia la famiglia, la famiglia come unica rete reale sociale che sta facendo tenere in piedi la nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Ciro Maschio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/37.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Abbiamo denunciato in tanti modi il clima di dittatura sanitaria che si è instaurato nel nostro Paese a mezzo dell'abuso dei DPCM che ha limitato, spesso in modo ingiustificato, le libertà personali costituzionalmente garantite dei cittadini. Abbiamo denunciato la mancanza di trasparenza del Ministro Speranza che ha imposto queste misure fortemente coercitive e restrittive senza nemmeno coinvolgere il Parlamento neanche nella conoscenza dei verbali del CTS e dei criteri realmente utilizzati e applicati per imporre queste limitazioni. Abbiamo denunciato il metodo degli annunci all'ultimo momento che hanno lasciato nell'incertezza molte attività, milioni di attività impossibilitate anche a un minimo di programmazione del proprio immediato futuro. Abbiamo denunciato l'assurdità di misure senza senso e totalmente contraddittorie, come la chiusura dei ristoranti e dei pub, quando circolavano, invece, mal gestiti e affollati tutti i mezzi del trasporto pubblico. Poi, la misura demenziale del coprifuoco alle 22 che ostinatamente continuate a riproporre: del tutto inutile, dannosa, senza senso, che sta mettendo in difficoltà moltissime attività e che sembra più una misura punitiva nei confronti degli italiani e di alcune categorie economiche in particolare che non una misura utile a risolvere i problemi. Abbiamo chiesto, anche in questo dibattito, buonsenso e chiarezza, chiedendo di poter differenziare le misure all'interno delle regioni, tra province con tassi di contagio alto e province con indici di contagio molto più basso e non è stato consentito. Abbiamo chiesto di tutelare le categorie fragili. Abbiamo chiesto di consentire l'apertura di palestre per tutte le attività motorie in genere, considerato che sono attività che fanno bene alla salute (oltre che a far sopravvivere un comparto economico molto importante). Abbiamo chiesto la tutela delle famiglie in smart working, delle famiglie con figli minori, con soggetti deboli o con persone fragili a carico per semplificare loro le difficoltà in questo momento che per tutti è difficile e per loro ancora di più. Abbiamo chiesto tante cose, finora quasi tutte inascoltate.

Tra le tante categorie colpite, con l'ordine del giorno che ho presentato chiediamo di consentire la ripresa delle attività in modo pieno e ben organizzato di un comparto, quello dei servizi alla persona, che svolge una funzione fondamentale e che è stato ingiustificatamente penalizzato e colpito nelle settimane scorse dai vostri decreti. Pensando solo al Veneto, secondo i dati di Confartigianato, oltre 12 mila imprese artigiane, che danno lavoro a quasi 25 mila addetti, sono state costrette a rimanere chiuse, favorendo così la proliferazione di un'offerta irregolare di queste attività, svolte abusivamente a domicilio e con un tasso di pericolosità molto più alto anche nella diffusione del contagio. Solo nella provincia di Verona, nel comparto del benessere e della cura della persona ci sono circa 2.500 imprese, di cui 1.700 di acconciatura e oltre 800 di estetica che occupano un totale di oltre 4.700 lavoratori; imprese che sono state invitate a investire per adottare i protocolli e per avere le precauzioni necessarie per poter svolgere la propria attività nel rispetto delle norme di distanziamento e di igienizzazione…

PRESIDENTE. Si avvii a concludere.

CIRO MASCHIO (FDI). …e poi sono rimaste chiuse. Concludo, Presidente. Noi chiediamo che si consenta in modo pieno di riaprire tutte le attività dei servizi alla persona previste dall'articolo 1 del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/75.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentante del Governo, colleghi, questo ordine del giorno va ad affrontare un tema che ci avete già sentito affrontare più volte, in maniera reiterata e anche molto appassionata in quest'Aula, che è quello della filiera culturale; filiera culturale che in questi tempi ha sofferto moltissimo e sta soffrendo tuttora moltissimo. Vede, rappresentante del Governo, la cultura rappresenta un settore fondamentale per l'Italia, non solo per l'importanza sociale ma anche per il valore economico generato, che molto spesso viene sottaciuto. Ne fanno parte teatri, cinema, musei, concerti, scuole di danza, siti archeologici, fiere, festival, circhi, spettacoli viaggianti. Il settore riguarda oltre 416.080 imprese, che sono il 6,8 per cento del totale. Pensate che si dividono fra due tipologie di imprese: le imprese tipiche del settore culturale, che sono 291 mila, e quelle creative, che sono 125 mila, ovvero quelle che non fanno parte della filiera direttamente ma utilizzano contenuti e competenze culturali e creative generate da altri. Nell'insieme, colleghi, queste imprese impiegano 1,55 milioni di persone, pari al 6,1 per cento del totale degli occupati. La spesa pubblica italiana in attività culturali ammontava nel 2018 a circa 5 miliardi di euro. Ugualmente, il peso della spesa in attività culturali sul PIL è rimasto invariato negli ultimi anni a circa lo 0,3 per cento. L'Italia si colloca, quindi, al di sotto della media dell'Unione europea - 0,4 per cento del PIL - e comunque al di sotto di altri Paesi, come la Spagna e la Germania, con lo 0,4 per cento, e la Francia, con lo 0,6 per cento.

Il rapporto “Io sono cultura” di Unioncamere, pubblicato nell'aprile 2021, ha messo in luce le divergenze fra il periodo precedente alla pandemia e quello attuale. Nel 2019 il sistema produttivo culturale e creativo era in crescita e rappresentava il 5,7 per cento del valore aggiunto italiano: oltre 90 miliardi di euro, cioè l'1 per cento in più dell'anno precedente. Oltre il 44 per cento di questa ricchezza era generato da settori non culturali, manifatturieri e dei servizi, nei quali lavoravano oltre 630 mila professionisti della cultura. Il sistema produttivo culturale e creativo dava lavoro a più di un milione e mezzo di persone, vale a dire il 5,9 per cento dei lavoratori italiani, dato in crescita su base annuale rispetto al 2018 (più 1,4 per cento), con una performance nettamente migliore rispetto al complesso dell'economia (più 0,6 per cento), che segna un contributo crescente della filiera all'occupazione nazionale. Un'altra foto è quella dell'indagine condotta nel 2020, in cui il 44 per cento degli operatori della filiera stima perdite di ricavi per il 2020 superiori al 15 per cento del proprio bilancio; il 15 per cento prospetta perdite che superano addirittura il 50 per cento. Nel rapporto 2020 della SIAE - quindi, tutte fonti tecniche e istituzionali - si è sottolineato che, nello scorso anno, gli eventi sono diminuiti del 69,29 per cento, con gli ingressi in calo del 72,90 per cento; una spesa al botteghino calata del 77,58 per cento e una spesa del pubblico ridotta dell'82,24 per cento. Il teatro ha perso il 70 per cento degli ingressi rispetto al precedente anno, con una riduzione del 78,45 per cento della spesa al botteghino.

Il 6 aprile 2021 è stata pubblicata anche l'inchiesta “Mi riconosci”, per comprendere i danni generati dalla pandemia nella filiera culturale; hanno risposto circa 1.800 persone, tra cui più di 1.000 lavoratrici. Tra chi ha mantenuto il lavoro, svolgendolo in parte o del tutto in smart working, il 56 per cento ha dichiarato di aver lavorato di più rispetto al compenso orario percepito; tra chi ha perso il lavoro, invece, su un campione di 282 risposte, il 47 per cento non ne ha trovato un altro e non ha percepito alcun sussidio; il 73 per cento ha stimato le perdite di guadagno nel 2020 tra l'80 e il 100 per cento; sia chi ha mantenuto il lavoro, sia chi l'ha perso, si è dichiarato insoddisfatto dei sussidi statali.

Tra i responsabili di attività culturali, il 52 per cento non riuscirà a ricominciare regolarmente le proprie attività a causa delle perdite subite nell'anno in corso.

Noi siamo qui, con questo ordine del giorno, per chiedere che almeno su una cosa possiamo aiutare l'impresa culturale, ovvero abbattere la burocrazia. Chiediamo, pertanto, che il DURC - il benemerito DURC - che garantisce la legalità, la trasparenza ma che impedisce anche l'erogazione dei ristori, venga procrastinato fino alla fine dell'emergenza e che quelli già emessi abbiano lo stesso valore. Almeno su una cosa, almeno su questo, date la dimostrazione di essere a fianco dell'impresa culturale, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Donzelli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/95, per 5 minuti.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie Presidente, mi dispiace evidenziare che anche questo Governo sulla scuola ha sbagliato tutto. Ha sbagliato tutto perché nelle dichiarazioni abbiamo sentito dire troppe volte che la scuola deve ripartire o “riapriamo le scuole”. Abbiamo sentito tremila dichiarazioni, ma mentre dichiaravate, cari componenti ed esponenti del Governo, cosa avete fatto per riaprire la scuola in sicurezza? Questo è il tema. Troppo semplice andare in televisione e dire: “crediamo che la scuola debba riaprire”, ma poi non avete fatto niente. Termoscanner agli ingressi? Qualcosa per mettere in sicurezza il trasporto pubblico locale, magari con convenzioni con i privati? Interventi seri per poter fare tamponi veri, per poter entrare in sicurezza? Niente! Poi uno dice che la scuola deve riaprire, quando non si è fatto niente per permettere di rapirla in sicurezza.

Allora, si riapre la scuola - prima si dice al 100 per cento, poi al 75, poi al 60, poi vedremo “quanto” questa scuola riaprirà davvero -, ma, nel frattempo, non si capisce cosa è cambiato rispetto a quando è stata chiusa. Quindi, o avete sbagliato quando la scuola l'avete chiusa, perché non si dovevano chiudere le scuole; o sbagliate adesso, che le riaprite, perché, nel frattempo, non è cambiato niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I morti quotidiani sono gli stessi e nel frattempo le condizioni della salute della scuola sono le stesse.

Non venite a raccontarci che avete risolto perché avete vaccinato i professori e i docenti. Utilissimo e importantissimo: è stato un intervento, per carità, che nessuno mette in discussione, ma è stato utile per la sicurezza dei docenti, perché non è che se c'è un rischio - ed è da dimostrare che ci sia - per il contagio nelle scuole, ciò avvenga tra docenti e alunni. Se c'è un rischio di contagio nelle scuole è per la normale e, grazie a Dio, umana voglia di stare in contatto tra i ragazzi. Il rischio del contagio non è certamente tra il docente, che sta alla cattedra, e lo studente al banco: ciò avviene tra i ragazzi, a cui, giustamente e normalmente, piace chiacchierare, scambiarsi messaggi, parlarsi, abbracciarsi; è normale che sia così.

Non sappiamo se c'è un rischio contagio nella scuola, perché si può stare in sicurezza ma voi non avete fatto niente per poter stare a scuola in sicurezza. Perché ho fatto questa introduzione rispetto a questo ordine del giorno? Perché poi quando si tengono i ragazzi a casa, non è che si possa pensare che, per colpa delle vostre inefficienze, della vostra incapacità di mettere la scuola in sicurezza, a pagare siano i genitori di questi ragazzi!

Perché uno dice: se un genitore non può lavorare a distanza, perché il tipo di lavoro non consente lo smart working, e il ragazzo sta a casa, allora ovviamente il genitore ha il congedo parentale, però lo stipendio è al 50 per cento. Ma che colpa ha il genitore, se il ragazzo non può andare a scuola ed è costretto a stare a casa, perché voi non avete messo in sicurezza le scuole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Per quale motivo dobbiamo decurtare del 50 per cento lo stipendio dei genitori? Ma qualcuno del Governo - perché poi si arriva alla demagogia - si è decurtato il proprio stipendio del 50 per cento, perché ha tenuto bloccate le scuole? No. E invece si bloccano i genitori? Non ha alcun criterio tutto questo, perché non c'è un risparmio per i genitori in questa situazione. Anzi, hanno avuto pure dei costi, perché hanno dovuto adeguare la struttura in casa per avere la connessione, hanno dovuto trovarsi gli strumenti per poter fare scuola a distanza. Non è che si dice: vabbè al genitore gli decurtiamo lo stipendio, perché, grazie a questa situazione, c'è un vantaggio economico. No. Il genitore ha un disagio, ha una difficoltà, ha un problema e, in più, gli si decurta lo stipendio. Qual è la logica dello stipendio al 50 per cento? Non c'è, è solo punitiva, come sono punitive tutte le scelte che state facendo nei confronti degli italiani. Queste sono le scelte del Governo! Il coprifuoco: qual è la logica del coprifuoco, tenendo aperti i ristoranti? Non c'è. E' una logica punitiva, è la stessa logica punitiva, per cui il Ministero dell'Interno si vantava che, a Pasquetta, aveva fatto la multa a chi prendeva la tintarella. Non c'è una logica. State procedendo con logiche punitive nei confronti dei cittadini. Siccome non siete riusciti a mettere in sicurezza l'Italia, l'unica soluzione che avete è quella di criminalizzare la popolazione italiana e di dire: la colpa del virus è degli italiani che vanno a passeggio, dei ragazzi che vogliono andare a scuola, dei negozianti che vogliono stare aperti. No, la colpa è vostra, perché non siete riusciti a tutelare gli anziani, a mettere in sicurezza le scuole, a fare il trasporto pubblico locale in sicurezza, e il virus c'è, nonostante sia passato un anno; anche oggi siamo oltre 300 morti, e non è che uno possa dire che è una cosa imprevista. Il virus c'è da un anno e dobbiamo imparare a conviverci, mettendo in sicurezza le persone fragili, e permettendo agli altri italiani di vivere dignitosamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Deidda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/93.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, sottosegretario, lo scorso primo agosto avrei avuto l'onore di essere testimone di un mio caro amico che si stava sposando con un'altra grande mia amica. Il matrimonio è stato rinviato di un anno, così come loro, altri 100 mila sposi - dicono le statistiche - hanno dovuto rinviare le nozze. Le varie associazioni, la Federmep e la Confesercenti, hanno stimato che sono 50 mila le imprese, le partite IVA e 300 mila i lavoratori del settore che quest'anno stanno subendo una crisi che li sta mettendo in ginocchio. La cosa drammatica è che, in un anno, non sono stati mai convocati dal Governo precedente. Non solo, la loro categoria era inclusa in quella dei grandi eventi, quindi con un ruolo marginale, così come hanno avuto un ruolo marginale in quelli che sono stati gli aiuti. Quello dei matrimoni è un mondo così complesso, dove ci sono, non solo gli abiti da sposa, non solo gli organizzatori dell'evento, ma anche i vivai, i ristoratori, gli albergatori, c'è tuta una serie di professionisti che, purtroppo, ha risentito di questa crisi. Non è che noi chiediamo la luna, chiediamo da tempo che vengano convocati per il loro settore specifico, per raccontare qual è stato il loro dramma, quali sono le loro soluzioni, qual è il modo di ripartire, perché, soprattutto in determinate regioni, soprattutto in determinati mesi, si può e si deve ripartire a un anno di distanza dal momento in cui il virus, se prima era sconosciuto, ora non è più sconosciuto. Questo virus può essere fermato, questo virus può essere controllato, quando si celebra all'aperto, quando ci sono le condizioni di sicurezza. Quello che non capiamo è perché non c'è stato un dialogo con questi professionisti. Perché ancora oggi sono state anche eliminate quelle misure, perché non si è tenuto conto, quando si sono decisi gli aiuti, che si prendeva come riferimento il mese di aprile, quando si sa che i matrimoni vengono svolti in altri mesi? È ovvio che determinate categorie avevano un reddito, in determinati mesi, insignificante. Che cosa dovevano fare? Che aiuti hanno ricevuto? Non hanno ricevuto alcun aiuto. Con questo ordine del giorno non chiediamo, lo ripeto, mari e monti, non vi indichiamo la strada, non vi chiediamo cifre da capogiro, vi chiediamo di convocarli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiediamo che il Governo li convochi per farsi raccontare quello che sta accadendo e quali sono le capacità per ripartire, perché loro ce le hanno le capacità, hanno i professionisti, hanno studiato. Spero che questo ordine del giorno sia approvato integralmente perché la convocazione di un tavolo deve avvenire prontamente e non si può aspettare oltre.

Lo studio che hanno effettuato ha sancito, purtroppo, che qualcuna delle coppie che intendevano sposarsi, con la crisi, si è sciolta, qualcuna ha rinviato le nozze, con la preoccupazione del lavoro, qualcuna si è chiesta come poter affrontare la spesa e in che modo sposarsi, qualche coppia aveva già versato i soldi e le imprese si sono ritrovate a dover restituire queste somme e in alcuni casi a non poterle restituire perché la spesa l'avevano fatta: ho comprato i fiori da Trancassini, ho comprato gli addobbi da Monica Ciaburro, ho comprato tutto quello che serve da Augusta Montaruli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questi si sentono abbandonati dalle istituzioni, hanno fatto manifestazioni in piazza. Nel segno della discontinuità, il primo segno di discontinuità col Governo Conte, che è stato deficitario in questo ed è responsabile della crisi economica dovuta alla pandemia, voi la settimana prossima, approvando anche questo ordine del giorno, convocate immediatamente le associazioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/59.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, la presenza di tutti i parlamentari di Fratelli d'Italia qui, ancora oggi, a parlare sostanzialmente a lei, in un'Aula vuota, le dovrebbe far comprendere quanto questo provvedimento ci ha coinvolto e quanto quello che abbiamo cercato di fare negli ultimi due giorni sia stato porre all'attenzione del Governo fatti che noi riteniamo veramente importanti. Sono temi ai quali teniamo particolarmente. Quando qualcuno dice che noi abbiamo fatto ostruzionismo, cosa che comunque sarebbe anche nelle corde, nella facoltà dell'opposizione, dovrebbe però prendere atto che noi siamo ancora qui a discutere gli ordini del giorno, sapendo che probabilmente sarà molto difficile che i nostri ordini del giorno vengano accolti ma con l'assoluta certezza, voglia e consapevolezza che i temi che in essi vengono trattati, che sono poi i temi già affrontati anche attraverso gli emendamenti, sono veramente sentiti. Ricordo e le ricordo quello che è successo in Commissione, lo scambio che c'è stato fra il Governo e il gruppo di Fratelli d'Italia in Commissione, perché credo davvero che su alcuni temi non si possa far mancare la parola, che su alcuni temi non si possano reprimere le nostre giuste e legittime aspettative. Uno di questi temi è quello affrontato da questo ordine del giorno. Sappiamo che in questo provvedimento si affronta, con interventi specifici, il sostegno ai lavoratori con figli minori durante il periodo di sospensione dell'attività didattica in presenza, quando i bambini sono in DAD, nonché per la durata della quarantena del figlio. Non ripeto quello che il provvedimento prevede, perché lo conosce sicuramente meglio di me, però le spiego che cosa chiede Fratelli d'Italia attraverso questo ordine del giorno: noi chiediamo che ci sia una valutazione complessiva del disagio delle famiglie che hanno figli in DAD e che hanno figli in quarantena.

Glielo chiedo soprattutto per quelle donne lavoratrici che hanno dovuto rinunciare ed i numeri sono impressionanti: soltanto nel 2019 hanno rinunciato a lavorare 37 mila neo mamme con figli sotto i tre anni e oltre 40 mila mamme con i figli sopra i 3 anni sono state costrette a lasciare il proprio impiego. Questo riguarda soltanto il 2019; aspettiamo i dati del 2020 ma, ovviamente, è facile immaginare che non saranno dati migliori ma che, anzi, la situazione sarà peggiorata. Allora, attraverso questo ordine del giorno abbiamo chiesto, considerato che il voucher, che in questo momento è riconosciuto nel limite massimo complessivo di 100 euro settimanali senza alcuna forma di flessibilità rispetto al numero dei figli minori a carico, con buona pace delle famiglie più numerose o di quelle con redditi bassi o monoreddito, che il bonus per l'acquisto dei servizi di babysitting o comunque di servizi integrativi per l'infanzia sia potenziato e venga calcolato sulla base del numero dei figli. Quando i ragazzi di qualunque età sono in DAD, l'aiuto che serve non può essere calcolato soltanto su uno di questi. Quando si fanno i calcoli con i redditi medio bassi dobbiamo considerare che ogni aiuto mancato è una persona in meno al lavoro. Abbiamo anche chiesto - concludo, Presidente - che venga escluso il requisito dell'età per il riconoscimento dei bonus alle famiglie con figli disabili a carico. Io credo che non sfuggirà alla Signoria Vostra l'importanza di questo ordine del giorno, soprattutto quando si parla di disabilità, quando si parla di ragazzi con disagi molto forti. Ovviamente l'età, in quel caso, non può avere un rilievo e non può essere una discriminante.

PRESIDENTE. Il deputato Rotelli ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno n. 9/2945-A/86.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, durante questi due giorni nei quali abbiamo affrontato o, almeno, abbiamo provato ad affrontare una serie di temi, di necessità, di esigenze da parte della popolazione, e non solo, di intere categorie che ci hanno chiesto di intervenire, di presentare emendamenti, di sottolineare alcuni delicati passaggi che anche questo decreto non ha preso in considerazione, quello che a me e al gruppo di Fratelli d'Italia non è assolutamente piaciuto è stato, alcune volte, l'atteggiamento che il Parlamento e anche il Governo hanno avuto nei confronti dell'opposizione. Un ruolo, alcune volte, le devo dire sinceramente, sbeffeggiato, altre volte trattato con una certa sufficienza. Il dato è che poi fondamentalmente nessuno degli emendamenti che sono stati presentati dal gruppo sono stati presi in considerazione. Quindi, arriviamo all'elenco degli ordini del giorno che, spesso e volentieri, risultano un po', Presidente, come una pacca sulle spalle. Quando riceviamo l'approvazione, difficilmente troviamo e vediamo concretizzarsi alcune delle cose che sono state proposte in quest'Aula attraverso questo strumento. Eppure, di temi, sottosegretario, abbiamo provato a sollevarne tanti e a cercare delle risposte. Abbiamo parlato del fatto che, con i ristoranti che apriranno soltanto all'aperto, quelli che non hanno spazi all'aperto vengono doppiamente penalizzati, perché non hanno tali spazi e perché prima si potevano reggere con l'asporto e la consegna che, molto realisticamente non potranno più fare perché tutti quanti, da lunedì, nelle “zone gialle”, preferiremo andare direttamente a mangiare all'aperto, dove il meteo ce lo consentirà. Abbiamo parlato in più di un'occasione, l'abbiamo fatto anche poco fa, di tutta la filiera dei matrimoni e delle cerimonie che non hanno data, non hanno un punto di riferimento. Invece, per esempio, dal 21 gennaio le crociere solcano i nostri mari e sulla nave si possono fare tranquillamente intrattenimenti, eventi e cerimonie. Abbiamo parlato più di una volta del coprifuoco e siamo un po' gli unici che portano questa tematica, l'abbiamo portata in più di un'occasione, l'abbiamo sottolineata e, anche all'interno di questo elenco di ordini del giorno è nuovamente sollevata la vicenda del coprifuoco che rende anche un po' grottesca questa apertura serale all'aperto dei ristoranti, soprattutto in questo periodo.

In maniera particolare, questo ordine del giorno punta a riaprire tutte le attività produttive e economiche, purché nel rispetto delle disposizioni, anche in “zona arancione”. Perché, sottosegretario, ritengo sia importante e con questo vado a concludere? Perché ci siamo sgolati nel dirvi che molto probabilmente anche il sistema delle regioni dei colori non era più attuale, perché ormai, dopo un anno di questa vicenda della pandemia e dopo settanta giorni di Governo Draghi - mi sembra che il Presidente abbia giurato intorno alla metà di febbraio, stiamo a una settantina di giorni -, si sperava e ci attendevamo cambiamenti, differenze che invece sinceramente non ritroviamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vi faccio un esempio concreto velocissimo. Il mio collegio è quello della provincia di Viterbo, oltretutto, molto simile alla sua situazione, a quella dalla quale lei proviene, che credo sia quella della provincia di Arezzo, quindi, due realtà provinciali. I dati ASL della provincia di Viterbo, il 14 marzo, l'ultimo giorno di “zona gialla” prima dell'arrivo del lockdown ultimo, parlavano di cinque terapie intensive - cinque, in una realtà di 320 mila abitanti - e cinquantacinque ricoverati nei reparti COVID. Consideri che, nei 20, 21 parametri che ci sono per definire i colori delle zone, mai la provincia ha superato il 30 per cento dei ricoverati in terapia intensiva e né tantomeno il 40 per cento dei ricoveri ordinari. Ebbene, ci facciamo 45 giorni di chiusura, penalizzando tutto quello che c'è in mezzo, che conosciamo bene, che va in sofferenza, che ci chiede di intervenire in Aula, che chiede risposte diverse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), rispetto a quello che è stato fatto fino adesso. Concludo, Presidente. Oggi i dati dell'ora di pranzo parlano di quattro terapie intensive e sessantacinque ricoverati ordinari. Lei capisce che questo mina completamente la credibilità di determinate misure e fa in modo che un partito come il nostro, un gruppo come il nostro, quotidianamente provi a dare indicazioni nuove, diverse, di cambiamento, perché ce n'è veramente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Mantovani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2945-A/39.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, l'ordine del giorno che ho presentato n. 9/2945-A/39 intende estendere quanto è stato più volte prorogato da un anno a questa parte: l'esenzione del contributo relativo all'occupazione di spazi e di aree pubbliche. Il Governo dice di essere attento al lavoro, a chi fa impresa. Ebbene, è il momento di prendere coraggio e mettere la parola “fine” alle continue proroghe che creano incertezze a settori già duramente colpiti. Parlo della ristorazione e di tutte quelle attività che hanno visto crollare i fatturati, poiché impossibilitate ad operare. Il destino della ristorazione è incerto e il futuro si presenta ancora indefinito, a causa di riaperture pressoché fittizie, gravate dalla permanenza del coprifuoco e dall'obbligatorietà di usufruire solo dei tavoli all'aperto. Tutti noi possiamo immaginare quali siano le difficoltà che deve affrontare, ad esempio, un ristorante in area montana, in questa stagione primaverile che stenta a decollare. Insomma, anche questo Governo attua una linea dura, quasi peggiore rispetto a quella che abbiamo incontrato lo scorso maggio, con la differenza, però, che in quel periodo uscivamo dalla terribile e improvvisa prima ondata pandemica e i vaccini erano ancora una chimera.

Prima della pandemia, l'utilizzo dello spazio all'aperto rappresentava un plusvalore per le attività economiche maggiormente interessate. Non è pensabile che tali superfici, nella maggior parte dei casi anche modeste, possano consentire un sostentamento sufficiente per la sopravvivenza delle imprese. Oggi portiamo a compimento la discussione sul “decreto Pasqua”, il che potrebbe far quasi sorridere, visto e considerato che sono passate tre settimane dalla festività che dà il nome, appunto, a questo provvedimento.

Un provvedimento, Presidente, sul quale abbiamo visto un passo indietro, con una sorta di lockdown generalizzato, a causa dell'indiscriminata abolizione delle zone gialle. Una strategia poco comprensibile, frutto delle incertezze, anche politiche, che porta a cambiare le regole in modo frequente, quanto preoccupante. La ripresa, che auspichiamo possa giungere a breve, non sarà immediata, soprattutto per quei settori che vivono di stagionalità. Dovremmo accompagnare intere categorie fuori da questo vortice: lasciarle sole o caricarle di oneri significherebbe davvero condannarle.

Proprio per queste ragioni intendo chiedere l'impegno del Governo, nel prorogare l'esenzione del pagamento delle tasse sull'occupazione di suolo pubblico, per un periodo di sei mesi a partire dalla dichiarazione di cessazione dello stato di emergenza pandemica. Quindi, davvero io auspico che questo ordine del giorno venga accolto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ordini del giorno n. 9/2945-A/1 Bologna e n. 9/2945-A/2 Plangger, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/3 Epifani, favorevole con la seguente riformulazione. Sostituire nell'impegno la parola: “soppressione” con: “revisione”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/4 Stumpo, favorevole con la seguente riformulazione. Dopo le parole: “in un successivo provvedimento”, inserire le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili”. Ordini del giorno n. 9/2945-A/5 Zangrillo, n. 9/2945-A/6 Palmieri e n. 9/2945-A/7 Lattanzio, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/8 Maraia, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori provvedimenti finalizzati a prevenire e colmare le disparità sociali e territoriali nell'ambito della famiglia, proseguendo con le misure d'incentivo”.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/9 Davide Crippa e n. 9/2945-A/10 D'Uva, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/11 Perantoni, favorevole con riformulazione: sopprimere gli ultimi due capoversi delle premesse. Parere favorevole sul dispositivo.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/12 Noja, n. 9/2945-A/13 Barzotti, n. 9/2945-A/14 Gallinella, n. 9/2945-A/15 Casa e n. 9/2945-A/16 Tripiedi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/17 Ascari, favorevole con la seguente riformulazione. Sostituire le parole: “estendere fino al 31 dicembre 2021”, con le parole: “estendere per il periodo emergenziale”. E, ancora, sostituire le parole: “di usufruire della modalità agile nonché” con le seguenti: “anche quando si lavora in modalità agile di usufruire”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/18 Segneri, favorevole con la seguente riformulazione. Dopo le parole: “a valutare l'opportunità di adottare”, inserire le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/19 Amitrano, favorevole con riformulazione. Sostituire la sigla: “FFP2”, con la parola: “previsti”.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/20 Ianaro e n. 9/2945-A/21 Mammì, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/22 Corneli, favorevole con riformulazione. Dopo le parole: “a valutare l'opportunità di prevedere”, inserire le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2945-A/23 Alaimo è inammissibile.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ordini del giorno n. 9/2945-A/24 Martinciglio, n. 9/2945-A/25 Grillo e n. 9/2945-A/26, Bruno, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/27 D'Ippolito, invito al ritiro, altrimenti contrario.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/28 Zolezzi, favorevole con riformulazione. Aggiungere in fine: “qualora ricorra una situazione di danno grave e irreparabile”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/29 Benigni, contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/30 Silli, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/31 Ruffino, favorevole in relazione alle lettere a) e b); contrario in ordine alla lettera c).

Ordine del giorno n. 9/2945-A/32 Gagliardi, accolto con la seguente riformulazione: “impegna il Governo ad adoperarsi immediatamente per disporre, nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato, la esenzione dal pagamento del canone di concessione delle aree demaniali utilizzate dalle attività di somministrazione di alimenti e bevande per lo svolgimento del proprio servizio all'esterno dei locali, ivi compresi i tributi dovuti per gli ampliamenti di suolo pubblico che verranno concessi per garantire il rispetto del distanziamento sociale”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/33 Foti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/34 Caretta, favorevole, con riformulazione: alla lettera a), eliminare l'inciso: “con effetto immediato”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/35 Ciaburro, favorevole, con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità che l'erogazione dei meccanismi di sostegno al reddito delle famiglie sia collegata anche a criteri di godimento legati al nucleo familiare”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/36 (Nuova formulazione) Ferro, favorevole, con riformulazione: introdurre, alla fine dell'impegno, l'espresso riferimento: “limitatamente alle zone gialle, con la gradualità richiesta dal quadro epidemiologico”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/37 Maschio, contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/38 Varchi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/39 Mantovani, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/40 Silvestroni, favorevole, con la seguente riformulazione: “a valutare le iniziative opportune affinché l'offerta del TPL tenga conto delle esigenze connesse alla situazione emergenziale in atto”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/41 (Nuova formulazione) Zucconi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/42 Rizzetto, favorevole, con riformulazione: “a valutare l'eventuale necessità di ulteriori risorse per il contrasto alla povertà educativa e per dotare gli studenti meno abbienti, che non abbiano già ottenuto risorse, di dispositivi digitali individuali e della connessione ad Internet”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/43 Giachetti, contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/44 Bond, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/45 (Versione corretta) Fregolent, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/46 Moretto, favorevole, con riformulazione: dopo le parole: “al fine di adottare”, aggiungere le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/47 Capitanio, favorevole, con riformulazione: “valutare la possibilità di adottare il certificato verde digitale che contiene il codice QR, in conformità alla proposta di regolamento presentata dal Consiglio dell'Unione europea”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/48 Tiramani, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/49 Paolin, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/50 Murelli, contrario.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2945-A/51 Furgiuele è inammissibile.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Ordine del giorno n. 9/2945-A/52 Di Muro, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/53 Gastaldi, favorevole, con riformulazione: alla fine dell'impegno, aggiungere le parole: “limitatamente alle zone gialle”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/54 Bucalo, favorevole, con riformulazione: premettere all'impegno: “a valutare l'opportunità di estendere” e sostituire le parole: “personale, collaboratori scolastici e docenti di sostegno”, con le seguenti: “personale scolastico”.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/55 Rachele Silvestri e n. 9/2945-A/56 D'Alessandro, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/57 Fiorini, favorevole, con riformulazione: alla fine dell'impegno, aggiungere le parole: “fermo restando le vigenti disposizioni”.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/58 Frassinetti, n. 9/2945-A/59 Lucaselli, n. 9/2945-A/60 Menga, n. 9/2945-A/61 Bignami, n. 9/2945-A/62 Musella, n. 9/2945-A/63 Carla Cantone, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/64 Lepri, favorevole, con la seguente riformulazione: dopo le parole: “provvedimento d'urgenza”, aggiungere le seguenti: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili”.

Ordini del giorno n. 9/2945-A/65 Viscomi, n. 9/2945-A/66 Lacarra, n. 9/2945-A/67 Gribaudo, n. 9/2945-A/68 Siani e n. 9/2945-A/69 Rizzo Nervo, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/70 De Filippo, favorevole, con riformulazione: sostituire le parole: “di poter ricorrere alla modalità agile o al”, con le seguenti: “anche quando si lavora in modalità agile, di usufruire del”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/71 Pini, favorevole, con riformulazione: dopo le parole: “valutare l'opportunità di riconoscere”, inserire le seguenti: “compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica”.

Ordine del giorno n. 9/2945-A/72 Massimo Enrico Baroni, favorevole, con riformulazione: espungere, nel terzo impegno, le parole da “rimasto colpevolmente fermo al 2018 e pubblicato solo due anni più tardi”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/73 Toccafondi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/74 Carnevali, favorevole, con riformulazione: premettere all'impegno le parole: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/75 Mollicone, invito al ritiro o contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/76 Baldini, favorevole, con riformulazione: inserire nell'impegno le parole: “a valutare l'opportunità di” e “nel rispetto dei vincoli della finanza pubblica”. Ordini del giorno n. 9/2945-A/77 Delmastro Della Vedove, n. 9/2945-A/78 Meloni e n. 9/2945-A/79 Lollobrigida, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/80 Trancassini, favorevole, con l'inserimento della formula: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/81 Cavandoli, favorevole, con riformulazione: “a valutare l'opportunità di incrementare il Fondo unico per l'edilizia scolastica per la realizzazione di impianti di ventilazione e climatizzazione per gli ambienti scolastici”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/82 Albano, favorevole, con la seguente riformulazione: dopo le parole: “a valutare l'opportunità”, inserire le parole: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/83 Montaruli, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/84 Siragusa, contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/85 Butti, favorevole, inserendo, dopo la parola: “accesso”, le parole: “graduali, compatibilmente con il quadro epidemiologico e limitatamente alle zone gialle”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/86 (Nuova formulazione) Rotelli, contrario. Ordine del giorno n. 9/2945-A/87 Bianchi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/88 Gemmato, favorevole, con riformulazione del primo periodo: “impegna il Governo a valutare gli effetti applicativi della disposizione in esame, al fine di prevedere, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, congedi parentali retribuiti all'80 per cento per un periodo corrispondente, in tutto o in parte, alla durata dell'infezione del figlio, nonché alla durata della quarantena del figlio minore fino a 16 anni di età”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/89 Bellucci, favorevole, con riformulazione: dopo le parole: “impegna il Governo”, inserire: “a valutare l'opportunità di promuovere ed istituire, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, l'Anagrafe nazionale delle gravi fragilità e disabilità attraverso un'indagine dei cittadini considerati più a rischio, così da garantire efficaci, efficienti e tempestivi interventi sanitari e sociali, con particolare riguardo a situazioni emergenziali e pandemiche nazionali”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/90 Pedrazzini, favorevole, a condizione che, alla fine, sia aggiunta la seguente frase: “non appena il quadro epidemiologico lo renderà possibile”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/91 (Nuova formulazione) Osnato, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/92 De Toma, favorevole, con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire, in uno dei prossimi provvedimenti utili e compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, un'indennità anche a tutti i lavoratori autonomi per il periodo corrispondente alla durata della quarantena del figlio convivente fino a 14 anni”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/93 Deidda, favorevole, con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile al sostegno e alla ripartenza del comparto matrimoni, al fine di favorire la ripresa dell'attività”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/94 Prisco favorevole, con riformulazione, aggiungendo, alla fine dell'impegno, le parole: “limitatamente a quelle all'aperto e in zona gialla”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/95 Donzelli, favorevole, con riformulazione: dopo la parola: “emanazione”, inserire: “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/96 Vinci, favorevole, con riformulazione, inserendo le parole: “valutare l'opportunità di” e “compatibilmente con il quadro epidemiologico”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/97 Occhiuto, favorevole, con la seguente riformulazione: dopo la parola: “circoscrivere”, inserire: “ove possibile”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/98 Tasso, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2945-A/99 Borghese, favorevole, con la seguente riformulazione: alla fine siano aggiunte le seguenti parole: “compatibili con gli impegni di finanza pubblica” e inoltre sostituire: “Ministro dello Sport”, con “autorità delegata in materia di sport”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/100 Rampelli, favorevole, con riformulazione: “impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili, l'opportunità di destinare uno specifico contributo di sostegno ai lavoratori autonomi per il periodo corrispondente alla fine dell'emergenza epidemiologica e dell'attività didattica ed educativa a distanza dei figli minori di 14 anni conviventi”. Ordine del giorno n. 9/2945-A/101 Galantino favorevole, con riformulazione: “impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di modifiche”.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Ha chiesto di parlare il deputato Emanuele Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie Presidente. Nonostante l'impegno di Fratelli d'Italia per portare delle proposte di buon senso, correttive all'ennesimo “decreto COVID”, proposte che non sono state prese in considerazione, come quelle che attenzionavano la situazione delle persone, dei soggetti fragili, sul posto di lavoro, a difesa di se stessi, dell'intera comunità; come quelle sui ristoranti, presi in giro dagli orari proposti nelle ultime finte riaperture serali; come quelli sulla riapertura delle palestre, perché lo sport è salute, e lo sport difende dal virus perché fa innalzare le difese immunitarie e non aumenta il rischio, se lo si fa con rigidi protocolli sanitari di distanziamento. Per non parlare di quelle proposte atte, per esempio, a omogeneizzare l'apertura delle attività per la cura degli animali, diversificate oggi da regione a regione, creando una discriminazione non solo per i nostri amici animali da affezione, ma anche per i proprietari. Le riproponiamo con una serie di ordini del giorno, perché vengano e possano far parte di altri provvedimenti, in fondo Fratelli d'Italia si è assunta, dall'inizio di questa pandemia, la responsabilità di provare a far ragionare anche chi non voleva ragionare. Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, per mesi hanno ripetuto che la politica di contrasto al virus doveva indirizzarsi, prima di tutto e prioritariamente nel mettere in sicurezza gli anziani e i più fragili. Ci si è arrivati, come per molte altre proposte di Fratelli d'Italia, con gravissimo e colpevole ritardo; menomale che qualche governatore, come quello delle Marche, Francesco Acquaroli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), di Fratelli d'Italia, è riuscito per primo a vaccinare tutti gli over 80 e anche ad attivare delle politiche di areazione nelle scuole. Provvedimenti banali che forse andavano con incentivo e con forza messi in atto dal Governo. Tante proposte, accanto alle critiche ad alcuni provvedimenti che sembrano irragionevoli: come le finte riaperture dei ristoranti, come il coprifuoco alle 22; un provvedimento assurdo e liberticida, senza alcuna motivazione. Lo stesso dicasi sull'uso dei DPCM: è stato il principale motivo di contrasto e il principale errore compiuto dal Governo Conte, ma che resta ancora la principale critica che deve essere mossa anche a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nonostante qualche piccolo sussulto di qualche amico del centrodestra, ma che purtroppo non ha potuto portare agli esiti auspicati, perché, l'abbiamo detto e ripetuto, in questa maggioranza, in questo Governo, comandano e guidano le scelte, non Draghi, non il centrodestra, ma il PD, il MoVimento 5 Stelle, LeU, cioè la sinistra, la stessa sinistra che ha insistito con la linea di chiusura delle attività del Ministro Speranza, la stessa sinistra che segue le linee del Ministro Lamorgese, che ha annunciato controlli e rigidità, non nei confronti della criminalità nelle nostre periferie, non nei confronti dell'immigrazione clandestina, che anzi continua a pervadere nelle nostre coste, ma contro quegli esercenti, che erano già in ginocchio dalle chiusure per decreto e che, per scelta dello Stato sono stati chiusi - e chiudo, Presidente - e che hanno avuto dei ristori irrisori e ridicoli, che hanno avuto l'ennesima presa in giro delle finte riaperture.

Ci saremmo aspettati - sì - di fronte a uno Stato che chiude le attività, di fronte a quelle attività, di fronte a quegli italiani che hanno rispettato le regole, che hanno obbedito inserendo i protocolli sanitari, che hanno speso dei soldi per le misure di sicurezza, non solo un aiuto ma almeno il rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il rispetto non c'è stato, ma almeno se ne parla…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE PRISCO (FDI). …come si è parlato dei fragili - concludo, Presidente - delle famiglie, dei cittadini, delle attività, grazie all'opposizione patriottica di Fratelli d'Italia che, nonostante tutto, continua a rappresentare le istanze di un'Italia reale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Paola Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, sottosegretario, questo complesso degli ordini del giorno mette in evidenza le argomentazioni che abbiamo sostenuto con passione anche nella presentazione, nel dibattito sugli emendamenti. Devo riconoscere che qualche ordine del giorno è stato accolto e, a questo punto, chiediamo un impegno vero e concreto al Governo. Penso, per esempio, a quello a mia prima firma, che parla dell'equilibrio tra cura e lavoro, rispetto all'obiettivo di garantire ai figli le adeguate cure, quindi un passaggio molto importante; abbiamo parlato molto di ragazzi che hanno dovuto seguire le lezioni in didattica a distanza e questo ordine del giorno parla proprio del fatto che anche i genitori che lavorano da remoto possano avere e ottenere il congedo parentale. Quindi, io penso e spero che si dia un seguito, visto il parere favorevole, a questo punto, un punto che è molto importante e che solleverebbe le famiglie da tanti disagi. Questi ordini del giorno hanno tutti una finalità, un filo rosso che li conduce: dai congedi parentali all'istituzione dell'anagrafe nazionale per le gravi fragilità, un istituto molto importante perché può far ottenere ai diversamente abili degli interventi urgenti proprio in casi pandemici come quello che stiamo attraversando; oppure la volontà di integrare e di includere gli studenti con disabilità nelle lezioni in presenza, perché sicuramente la didattica a distanza ha penalizzato questi studenti diversamente abili, che sono stati costretti a stare a casa e a perdere quel contatto umano con i loro compagni di classe, quel contatto che li rende vivi, che li rende partecipi alle lezioni e che forma e contribuisce alla loro crescita. Quindi, è importantissimo che questo ordine del giorno venga preso in considerazione, così come penso ai lavoratori autonomi, alla loro esigenza di dover stare con i figli, con un bonus che noi proponiamo di almeno 100 euro a figlio, e questo fino ai sedici anni. Abbiamo convenuto e dibattuto sul fatto che l'età critica sia proprio quella dell'adolescenza, sia quella, cioè, l'età nella quale sono più facili le depressioni, nella quale sono più facili i disturbi alimentari, così come è stato verificato nel 30 per cento dei casi in questa ultima fase della pandemia.

Abbiamo poi, sicuramente, dei momenti e delle situazioni di crisi dovute ai genitori separati, ai genitori divorziati; nelle famiglie questa pandemia ha aggravato sicuramente questa situazione, con coppie che magari già attraversavano momenti critici, esasperati da questa pandemia. Quindi, quando un genitore è solo a dover far fronte alla cura del figlio nella famiglia, le cose si complicano e lo Stato ha il compito di supportarle. Arriviamo, poi, ad un ordine del giorno attualissimo, quello del nostro capogruppo, dove si parla dell'inutilità del coprifuoco, che - lo abbiamo ribadito - non si capisce come possa fronteggiare e impedire al virus di circolare nell'orario dalle 22 alle 23. Io penso e credo che ormai è troppo tempo che le libertà personali sono compresse e, quindi, questo coprifuoco diventa veramente insostenibile e va pertanto eliminato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il coprifuoco non serve assolutamente a contenere la pandemia: è veramente una misura di compressione ulteriore della libertà a una nazione stanca che non ce la fa più. Fratelli d'Italia ha effettuato una battaglia giusta e l'ha fatto per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, vi chiedo un po' di attenzione, perché parleremo, adesso, proprio di voi. Fratelli d'Italia è da giorni che sta facendo ostruzionismo a questo provvedimento; lo abbiamo fatto con gli emendamenti, lo abbiamo fatto con gli ordini del giorno, ma sempre nel merito, sempre per settori, sempre per categorie, sempre per andare a difendere l'unico potere da cui vogliamo essere condizionati, cioè quello del popolo italiano, a differenza vostra. Il Governo ha licenziato il “decreto Riaperture”, mantenendo le misure di coprifuoco alle 22, senza nessun presupposto scientifico; addirittura, senza nemmeno che il CTS ne fosse informato, come peraltro dichiarato ufficialmente, mettendo, come si dice, il cerino in mano al Governo e denunciando il fatto che questa è una scelta politica. Dispiace per le forze di maggioranza che, in buona fede, quelle vicine al centrodestra e del centrodestra, erano entrate in maggioranza per condizionare questo Esecutivo, ma dobbiamo riscontrare quello che è nelle cose: non solo non si è spostato l'orario, ma è stato ribadito il coprifuoco, che non ha nessun criterio scientifico - lo ribadiamo - per essere applicato, se non quello di conculcare le libertà individuali dei cittadini, delle categorie, dei ristoratori, di chi lavora con le attività di eventi, di spettacoli dal vivo, la notte, e così via. È una scelta deliberata dal Governo, è una scelta politica, quindi tutta la maggioranza se ne deve assumere la responsabilità.

Il coprifuoco, come ci ha ricordato anche Cassese, che certo non è un iscritto di Fratelli d'Italia, è incostituzionale. L'articolo 13 della Costituzione recita: “La libertà personale è inviolabile. Non è ammessa forma alcuna di detenzione, di ispezione o perquisizione personale, né qualsiasi altra restrizione della libertà personale, se non per atto motivato dell'autorità giudiziaria e nei soli casi e modi previsti dalla legge”. Il coprifuoco non serve assolutamente a niente rispetto al contenimento del virus. Fratelli d'Italia è da giorni in Aula per cercare di migliorare questo provvedimento: abbiamo trovato un muro sugli emendamenti e abbiamo sperato nelle aperture sugli ordini del giorno; anche su questi, rappresentanti del Governo, vi chiedo un attimo di attenzione. Sull'ordine del giorno del DURC, quello che avevamo fatto per la filiera culturale, ma che valeva per tutte le imprese, abbiamo appreso che ci è stato fatto addirittura un invito al ritiro. Ebbene, informate il Ministro Orlando - che evidentemente è risentito e ha querelato un esponente di Fratelli d'Italia perché ha ricordato cosa faceva con Palamara e cosa è ricordato nel libro di Palamara rispetto alla sua interazione con Palamara stesso, al sistema della magistratura e a come venivano decisi i magistrati e dove e, quindi, ha querelato un nostro esponente a cui va tutta la nostra solidarietà - che già nel Conte-bis, un analogo ordine del giorno, proprio sulla proroga del DURC, era stato accolto con parere favorevole pieno. Questa è la dimostrazione che questo Governo è peggiore del precedente e ne dà la continuità, nonostante appunto le dichiarazioni di intenti, su questi atti, anzi, li peggiora, quindi ve ne dovete assumere la responsabilità.

E tutti devono sapere, anche gli amici che ci ascoltano tramite Radio Radicale, che, ringrazio, o che ci seguono sulla diretta della Camera, che su questo ordine del giorno - che sarebbe stato utile come indirizzo per tutta la filiera culturale e che serviva a prorogare ulteriormente e a chiedere al Ministero della Cultura, ma anche a quello delle imprese in generale, di prorogare il DURC - invece, è stato espresso un parere contrario per decisa volontà del Ministro del Lavoro Orlando: andate a chiedergliene conto.

Chiediamo, quindi, al Governo risposte sul piano vaccinale, sulle riaperture, sulle attività culturali, sul perché siano state mantenute le numerose misure di contenimento. E soprattutto una cosa chiediamo, ci chiediamo e se lo chiede il popolo italiano, e concludo: la ragione per cui è stato mandato a casa il Comitato tecnico-scientifico nominato dal Ministro Speranza; è stato mandato a casa il commissario Arcuri, anche su richiesta di Fratelli d'Italia, per la sua manifesta incapacità e mancanza di trasparenza, e l'indagine lo conferma. Ci chiediamo, e se lo chiedono anche migliaia di italiani che stanno firmando la petizione online (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), per quale motivo non sia ancora andato a casa il Ministro Speranza. E quindi siamo qui, e concludo davvero, a reiterare la richiesta che il Ministro Speranza se ne vada a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Grazie ai due sottosegretari pazienti, che almeno su questo ci daranno atto che, se non fosse per il gruppo di Fratelli d'Italia, in quest'Aula ci sarebbero più commessi che deputati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, insomma, il colpo d'occhio è abbastanza evidente. Nell'intervenire sul complesso degli emendamenti, chiedo ai due sottosegretari che i nostri pareri, quelli positivi, vengano trasformati in ordini del giorno vincolanti, perché abbiamo scoperto questa grandissima novità, che non trova traccia nei regolamenti parlamentari, ma che probabilmente accompagna la grande novità del MoVimento 5 Stelle, che ha atteso e ha proposto un ordine del giorno vincolante. Lo ha fatto il collega Crippa per mascherare una brutta pagina: la presentazione di un emendamento, poi ritirato, che poi, per la verità, non hanno votato né il MoVimento 5 Stelle né lui stesso.

Una brutta pagina perché è una pagina di disonestà intellettuale, perché non esiste solo la disonestà, esiste anche la disonestà intellettuale: presentare un emendamento, metterlo all'attenzione del Parlamento, per poi ritirarlo per ragion di Stato, e poi comunque non sottoscriverlo, è una grave forma di disonestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che va denunciata, perché Longanesi diceva che molto spesso ci si conserva onesti solo il tempo necessario che serve per accusare gli avversari e prenderne il posto. Esattamente quello che ha fatto il MoVimento 5 Stelle! Abbiamo provato, con una serie di emendamenti, a farvi ragionare su quello che avviene fuori da quest'Aula, ascoltando la gente. Abbiamo portato i problemi dei genitori a casa con i ragazzi e con i ragazzi disabili, abbiamo parlato delle imprese; per la verità non siamo stati molto ascoltati e ci rimane questo residuale strumento dell'ordine del giorno, che, però, stante i vostri pareri, ci preoccupa ancora di più, perché, se vado a mettere insieme due ordini del giorno, quello a prima firma della nostra presidente Meloni e il mio, quello n. 80, c'è veramente da essere preoccupati rispetto ai vostri pareri.

Infatti la presidente Meloni dice semplicemente che il Governo deve valutare l'opportunità nei prossimi provvedimenti di tenere aperti i ristoranti fino alle ore 24 nella zona gialla. Ma mi sembra di aver letto fiumi, ieri e oggi, di agenzie sul fatto che parte della maggioranza ha preso impegno in questa direzione con gli italiani, che il coprifuoco verrà spostato, che non sarà più alle ore 22, ma sarà alle ore 24, che non è vero che tutto questo avverrà a luglio, avverrà molto prima. Lo ha detto e vi ha chiesto l'impegno la presidente Meloni e voi avete dato parere contrario. Non se ne parla, da qui ai prossimi provvedimenti, di spostare il coprifuoco alle ore 24, non se ne parla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è un fatto politico serio, perché, se un'approvazione di un ordine del giorno non vuol dire niente, la sua contrarietà ha un forte significato politico. Per quello che riguarda il mio ordine del giorno, scopro questa grandissima novità: vi ho chiesto semplicemente di prendere l'impegno, chiaro, deciso, di far lavorare i ristoranti anche all'interno, rispettando le norme di sicurezza e igienico-sanitarie rispetto soprattutto alla pandemia. Voi ci avete aggiunto “a valutare l'opportunità di”. Cioè, non è nemmeno così scontato che, da qui a qualche mese, noi potremo tornare a lavorare all'interno del ristorante. È una cautela imbarazzante e preoccupante che le chiedo, sottosegretario Costa, di cancellare, per fare chiarezza e dare a noi - e quando dico “noi” dico “a noi ristoratori” - la certezza che c'è comunque un impegno a permetterci di tornare a lavorare all'interno dei nostri ristoranti.

Per ultimo, rappresentanti di Governo, permettetemi di farvi un appello. Lo dico da imprenditore, lo dico da ristoratore. Quello che non è più tollerabile è questo balbettio, è ascoltare la maggioranza che dice una cosa e poi non la fa, che prende un impegno e poi non lo fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'imprenditore, quello serio che è abituato solo a lavorare, ha bisogno di certezze, anche le peggiori. L'importante è che si abbia finalmente il coraggio, la schiettezza, la serietà, la coerenza di parlare chiaro al popolo italiano e, soprattutto, al popolo italiano che ancora produce (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Diciamo che una cosa positiva in questa giornata che si conclude per i sottosegretari è la postura, la postura verso destra: sono tre giorni che vi teniamo inchiodati e guardate, ovviamente, alla vostra destra. Continueremo a farlo anche per i prossimi provvedimenti, perché, vede, la cosa simpatica di tutta questa storia è che il detto “Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi” ormai non vale più, perché anche Pasqua la si fa in famiglia.

Vede, il grave problema di questa maggioranza è l'incapacità di farsi interprete dei problemi della quotidianità. La colpa è quella di non ascoltare - e continuate a non ascoltare - il disperato grido di allarme da parte dei cittadini, che implorano le riaperture e che vorrebbero solo tornare a fare il proprio lavoro con dignità. Noi di Fratelli d'Italia abbiamo dimostrato di essere sempre dalla parte del popolo, proponendo misure e risposte concrete, mostrandovi la nostra disponibilità alla collaborazione, ma i risultati, purtroppo, ancora non corrispondono a quello che ci aspettiamo. L'egemonia sinistroide che alberga in questa maggioranza lo dimostra ampiamente. La politica si fa fra la gente e sul territorio, ma continuate a eclissarvi dietro ai soliti slogan e a proclami fallimentari. State conducendo una vera e propria crociata - non capisco il perché - contro ristoratori, albergatori e imprenditori del comparto turistico e su tutta una filiera di fornitori a essi collegati. State letteralmente massacrando un comparto decisivo per l'Italia. Purtroppo, ne pagheremo amaramente il conto. Il coprifuoco, poi esteso fino al 31 luglio, è l'ennesimo disperato tentativo di chi non vuole ammettere di aver messo in ginocchio l'Italia e di aver fallito sin dall'inizio. Che vacanze si potrebbero mai fare con il coprifuoco alle 20? Certo, la logica della sinistra 2.0 è quella di riaprire i teatri al chiuso e non consentire ai ristoratori di poter usufruire dei locali interni. Quindi, al virus piace andare a mangiare nei ristoranti e disdegna l'opera. Come dargli torto! D'altronde, la cucina italiana è votata come la migliore al mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vede, tutte queste chiusure pesano sulla salute mentale degli italiani, ormai ai domiciliari da oltre un anno senza aver commesso alcun reato (se non quello di avere questo Governo). Se pensate di poter fermare così chi non vuole rispettare le regole commettete un grosso errore. La gente, anziché vedersi in luoghi aperti ove il rischio di contagio è ormai appurato essere quasi nullo, tenderà a riunirsi nelle case private ed è accertato che la maggior parte dei contagi sono avvenuti e continuano ad avvenire in un ambiente domestico: non a scuola, non nei locali, ma a casa. Proponiamo di vaccinare nell'immediato le fasce di età produttive per la messa in sicurezza degli operatori e per consentire le riaperture, tutelando i soggetti più deboli non ancora vaccinati o non vaccinabili con maggiori presidi sul territorio. Oltre a rimettere in moto l'economia, eviteremo di ipotecare ancora di più il futuro delle prossime generazioni. Le proposte e le soluzioni sono sotto gli occhi di tutti tranne che da parte di voi del Governo, che continuate a bocciare qualsiasi iniziativa sensata per inutili giochi di un potere politico. Vede, questi impegni, che chiediamo, li facciamo non tanto per noi ma per i nostri cittadini. Viva l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, innanzitutto il ringraziamento va anche a lei per lo sforzo di ascoltare quella che non è una maratona oratoria, ma è l'esposizione di tesi che abbiamo rappresentato durante l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge, con proposte emendative puntuali, con osservazioni che ritengo abbiano fondamento, quanto meno quanto il silenzio di altri che non hanno saputo controbattere al riguardo.

Presidente, signor rappresentante del Governo, se me lo consente farei una riflessione. Voi avete trovato nel coprifuoco la stella polare della vostra politica di questi mesi. Io penso che, in realtà, facendo così, si rischia anche il ridicolo. Ho provato a pensare, venendo da una zona che è stata martoriata dal COVID, cosa voglia dire esattamente questa idea secondo la quale fino alle 22 il COVID non circola, mentre dalle 22 suona la campanella e inizia ad attaccare qualsiasi persona che circola.

Così come ho provato a pensare cosa accada esattamente, ad esempio, nelle palestre, che devono essere chiuse per forza nonostante siano state condizionate con una serie di prescrizioni che le rendono oggi quasi come delle sale operatorie. Vedete, anche sotto questo profilo, in materia di spazi - penso che qualcuno di voi abbia frequentato qualche palestra -, pensate che ci siano meno spazi a disposizione in una palestra che su un autobus o su una metropolitana? Voi impedite alla gente di fare sport, in ambiti dove ci sono 1.000 metri quadrati a disposizione, e fate salire su un vagone della metropolitana o su un autobus decine e decine di persone che sono l'una attaccata all'altra: altro che le distanze di un metro e di due metri; non c'è la distanza dei dieci centimetri!

Allora, proprio per queste ragioni, penso che l'irrazionalità di certi provvedimenti dovrebbe suggerire, almeno al Governo, di cambiare pagina, di voltare pagina. Il coprifuoco oggi è diventato solo un elemento per sequestrare le persone nelle proprie abitazioni oltre un certo orario, quasi un elemento di separazione fisica, oltre che un elemento, di fatto, di separazione sotto il profilo della convivialità.

Allora, sotto questo profilo, mi sia consentito di dire una cosa. Non è un giudizio mio, è un giudizio che ha dato un giornalista che sicuramente ha molto più atout, ha molta più audience di quanta non possa averne io, ma che è perfettamente in linea col pensiero di Fratelli d'Italia, quando ha definito il coprifuoco, oltre che una follia, una dittatura del pensiero, del buonsenso, della ragionevolezza.

Quando si vuole abbattere il buonsenso, quando si vuole abbattere la ragionevolezza, quando ogni elemento che potrebbe, di fatto, suggerire almeno un atto di resipiscenza, trova invece nella opinione pubblica un sostanziale dissenso e rigetto, e, quasi in modo testardo, il Governo seguita a riproporre la stessa ricetta, ben conscio che questa ricetta non è stata determinante per sconfiggere la pandemia, allora delle due l'una: o vi è arroganza o vi è ignoranza. Scegliete voi quale sia la strada, delle due (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Costa, per una rettifica ai pareri.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente, per modificare il parere sull'ordine del giorno Meloni n. 9/2945-A/78 da contrario in favorevole, con la seguente riformulazione: alla fine dell'ordine del giorno aggiungere “compatibilmente con la curva epidemiologica” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi pare che questo vada nella direzione che veniva richiesta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare anche la sottosegretaria Nisini.

TIZIANA NISINI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Vorrei proporre un'altra formulazione per l'ordine del giorno n. 9/2945-A/54 Bucalo, anche perché aveva ritirato l'emendamento, quindi questa è stata una mia svista e me ne scuso. Allora: aggiungere “compatibilmente con le risorse finanziarie disponibili” e sostituire le parole “personale, collaboratori scolastici e docenti di sostegno” con “personale scolastico”(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Perfetto. Quindi, possiamo tornare alle dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni, che però non è presente, quindi si intende decaduto.

Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Silvestroni era in Transatlantico. Intanto comunque prosegua, deputata Ferro, lo recuperiamo dopo.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Guardando quest'Aula verrebbe voglia di rinunciare ma, nel ricambiare l'attenzione negli interventi dei sottosegretari, è doveroso da parte mia e da parte di Fratelli d'Italia esprimere quella che è stata una importante presenza, prima in termini di emendamenti, che sono stati tutti bocciati, e oggi siamo arrivati agli ordini del giorno. Auspichiamo, anche rispetto agli ultimi due che sono stati rivisti, quello della collega Bucalo e quello della presidente Meloni, che ci sia un'inversione di tendenza rispetto al passato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché quando si arrivava agli ordini del giorno era fondamentalmente l'ultima spiaggia, ma una spiaggia che poi non ci ha consentito di onorare l'impegno con chi ci aveva sottoposto dei problemi; invece sono convinta che questa volta non sarà così. Gli ordini del giorno, nel complesso, hanno parlato di scuola, hanno parlato di centri sportivi, hanno parlato di servizi alla persona, hanno parlato di animali, hanno parlato di ristoratori e, in qualche modo, hanno guardato a trecentosessanta gradi a quel mondo reale che stiamo vivendo e che voi state vivendo, probabilmente con una visione differente anche rispetto a quello che è stato stabilito, non soltanto rispetto all'ora in più o in meno. Come è stato detto dal collega Foti, che cosa cambia in un'ora in termini di contagio? Ma, ancor di più, arrivare al 31 luglio significa mettere in ginocchio il turismo in questa nostra Nazione, un turismo già di per sé messo in difficoltà. Allora, io parto dal presupposto, anche rispetto a quello che avevamo chiesto, non soltanto sugli eventi matrimoniali ma mi riferisco, per esempio, all'apertura dei centri commerciali e dei parchi commerciali dove ruotano oltre 80 mila aziende, che avere rivisto un ordine del giorno, seppur rimodulato, in qualche modo lascia ben sperare. Parto da una convinzione, che gli emendamenti ieri e gli ordini del giorno oggi, sono non soltanto di buonsenso ma sono finalizzati a dare una mano in qualche modo agli italiani e a dare una mano ad un Governo verso il quale, forse, c'era qualche fiducia in più da parte degli italiani e anche nostra, unica opposizione costruttiva. In fondo, siamo in tanti a parlare e a dire di essere contrari rispetto alla chiusura alle 22 però, poi, alla fine, in Parlamento ne chiediamo soltanto noi di Fratelli d'Italia l'abolizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Così come chiediamo la rimozione e la sfiducia del Ministro Speranza che ha siglato un fallimento dietro l'altro. Io mi sento altresì di gridare un allarme molto forte, sottosegretario, che è quello che oggi ha lanciato l'Assoturismo, ma non soltanto, come anche grandi e importanti agenzie, per esempio, Demoskopika, rispetto a 4 mila 500 aziende che molto facilmente cadranno nelle mani dell'usura e del racket.

Questo dovrebbe essere un principio, per far capire che si rialza l'Italia, che consentiamo agli italiani di lavorare. Forse, la pagina più triste è segnata in questo Parlamento, non dai banchi vuoti oggi di LeU, di PD, dei 5 Stelle e di quella maggioranza - con la quale noi non avremmo mai potuto condividere un percorso per visioni differenti -, ma da una sinistra che è sempre più lontana dai bisogni, che è sempre più lontana dal mondo del lavoro. Credo che questo non potrà passare inosservato, non soltanto a chi come noi fa politica, ma soprattutto a quelle piazze che si sono riempite di lavoratori e di scioperi di continuo, condannando ovviamente ogni forma di violenza. Io voglio soltanto dire che gli italiani sono stanchi. Ho sempre pensato che governare, che le scelte, a qualunque livello - io non sono, e sono felice di non esserlo, il nuovo della politica -, devono essere il riflesso delle speranze, dei sogni, delle ambizioni, dei progetti e non della paura (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io sono convinta che questo Governo basi le azioni più su un senso e un sentimento di paura, che di coraggio. Quindi, mi sento di chiudere, ringraziando ovviamente il Governo per questo paziente, ma soprattutto attento ascolto. Chiedo scusa, Presidente, veramente un secondo solo. Spesso nel mondo si rinuncia e, quando si rinuncia, però c'è sempre qualcosa che ci dice di riprovare l'indomani, un sussurro di speranza. E noi di Fratelli d'Italia continueremo a sussurrare speranza e a cercare di realizzare i nostri sogni e quelli degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà. Però, dobbiamo recuperare il deputato Marco Silvestroni. Allora, Silvestroni al posto di Deidda. A lei la parola.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, sottosegretario Nisini, non solo Fratelli d'Italia, ma tutte le regioni, tutte, anche quelle di sinistra, chiedevano di rivedere queste norme del decreto esaminato in questi giorni. Ad esempio, spostare l'orario del coprifuoco; gli orari delle attività dei bar e dei ristoranti, ed ancora la riapertura in sicurezza di piscine e centri sportivi. Ciò è stato proposto in questi giorni attraverso i nostri emendamenti ed anche con gli ordini del giorno. Chiedevamo, quindi, di modificare queste norme, ma invece hanno prevalso criteri ideologici e non scientifici. Presidente, sottosegretario Nisini, queste disposizioni sono illogiche e tutto il centrodestra ha chiesto basi scientifiche e protocolli di sicurezza chiari, ma invece ha prevalso la linea del Ministro Speranza, che ha ben raccontato nel suo libro di ridisegnare una società di sinistra. Ha prevalso la linea, quindi, del Ministro Speranza. La maggioranza in quest'Aula è una maggioranza miope e inconcludente, che ci ha portato fino alla situazione che stiamo vivendo oggi. Mentre la comunità scientifica ci dice che il contagio all'aperto è praticamente inesistente, si rinuncia a riaprire immediatamente le attività all'aperto, senza risolvere il problema del trasporto pubblico e senza la volontà di potenziarlo. Presidente, se si può prendere la metropolitana e scendere a Termini, adesso che le scuole sono riaperte, allora sarebbe anche normale riaprire, ad esempio, bar e ristoranti senza limitazioni. Ma il PD e il MoVimento 5 Stelle hanno messo in questo decreto del sarcasmo, e non è giusto, perché questo non è democratico, ed è anticostituzionale. Presidente, gli italiani hanno rispettato le regole per più di un anno in maniera impeccabile, ma così li state portando all'esasperazione. Ancora una volta, la sinistra e il MoVimento 5 Stelle dettano la linea in questo Governo, continuando a bloccare l'Italia. Da giorni, in quest'Aula, chiediamo al Governo e alla maggioranza se si può ragionevolmente sostenere che sui mezzi pubblici, pieni di gente, il COVID non corra. Non ci avete mai dato risposta, perché la risposta, chiaramente, sarebbe stata negativa. Vi abbiamo chiesto se è più rischioso prendersi il COVID su un autobus o in una metropolitana affollata o in un ristorante che rispetti le distanze e i protocolli di sicurezza. Siete tutti d'accordo, anche in quest'Aula, che è più facile in un mezzo pubblico affollato, ma poi nessun emendamento e nessun ordine del giorno al vaglio del Governo cambierà la situazione in cui Speranza ci ha e vi ha indirizzato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, credo che dobbiamo ringraziarla per l'attenzione che ha dimostrato nei confronti del gruppo di Fratelli d'Italia, di ogni singolo deputato, di ogni ordine del giorno. Avete avuto, con il suo collega, la capacità anche di tornare indietro, capendo che, magari, un'analisi frettolosa, magari un'analisi con il pregiudizio di pensare che l'opposizione vi voglia per forza mettere in difficoltà o ci sia qualche trappola nascosta, no, non è così. Obiettivamente, noi, se fosse per oggi, diremmo “bravi, sottosegretari”, ma, purtroppo, devo dire che, se noi non siamo entrati nel Governo, è perché poi, oltre a voi, ci sono altre componenti che, anche in passato, si sono dimostrate nei nostri confronti manchevoli di rispetto soprattutto durante i lavori parlamentari: non siamo mai stati ascoltati, ci promettevano mari e monti, in particolare, nelle trattative e nelle votazioni per gli scostamenti di bilancio, per le manovre; per rompere l'ostruzionismo, per accelerare i lavori dell'Aula ci promettevano impegno, ci promettevano attenzione ma, in due anni, anche con diversi Governi, soprattutto nell'ultimo, non c'è mai stata e non è mai stata mantenuta una promessa. Fuori dal Palazzo si tende a dire che la politica è impegnata, che siamo tutti uguali nell'affrontare la pandemia, che dobbiamo stare uniti, non dobbiamo dividerci. Ma come si fa a non dividerci quando una parte di questo Parlamento vi suggerisce e vi indica una strada, dicendo che voi state andando nella direzione sbagliata e state andando a schiantarvi e con voi state portando tutto il popolo italiano? Come si fa a dire che la politica è tutta uguale? Come si fa a dire che i partiti sono tutti uguali, che i parlamentari sono tutti uguali, quando noi proviamo a recitare una parte anche scomoda? Non è bello sentirsi tacciare, poi, di essere irresponsabili, che noi non temiamo il COVID, che non temiamo la pandemia. Quando torniamo a casa vediamo gli effetti della pandemia, certo che lo temiamo il COVID, ma siamo sicuri che, dopo un anno di lockdown, non può essere la stessa ricetta utilizzata a marzo scorso quando il COVID, in teoria, era sconosciuto. Non può essere applicata anche a questo marzo, non può essere applicata a questo aprile, perché le persone non ce la fanno più - non solo i ristoratori, non solo chi ha un'attività economica, non solo i ragazzi con la DAD -, sono stanche, sono stanche di sentire e non vedere uno spiraglio di luce.

Con la campagna vaccinale si erano promessi i vaccini: prima si è detto che AstraZeneca era solo per i giovani, abbiamo incominciato a vaccinare tutti i giovani delle Forze armate e delle Forze di polizia; poi, con la stessa naturalezza con cui si è detto che il vaccino era sicuro per i giovani, si è detto che, invece, non era più sicuro per i giovani, ma era consigliabile per gli over 60. Per questo chiediamo le dimissioni del Ministro Speranza, perché quando uno non ha certezza di quello che deve dire, è meglio che stia zitto. A noi hanno insegnato fin da piccoli, nelle nostre sezioni, che, quando uno non ha la capacità di gestire un impegno più grosso forse di lui, deve avere l'umiltà di abbandonare e lasciare a qualcuno che, forse, è più capace; non per forza bisogna occupare una poltrona, non per forza bisogna raccontare delle frottole per dimostrare di sapere qualcosa. Purtroppo, abbiamo visto in tanti casi che si è nascosta la verità. Un ultimo appello che faccio a lei, sottosegretaria, che si è mostrata così gentile: dica ai suoi colleghi che, secondo il Regolamento della Camera, le interrogazioni devono avere risposta entro 14 giorni, sennò poi bisogna aprire una procedura e devono avere risposta scritta o venire anche qui in Aula. Io, qui, faccio appello anche, di nuovo, al Presidente della Camera, per ricordare al Presidente Fico che anche questo Governo, purtroppo, non sta rispettando il Regolamento di questa Camera, perché ci sono decine, troppe interrogazioni, a cui i vari Ministri non stanno rispondendo, mancando di rispetto a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Deidda, rappresenterò la sua rimostranza al Presidente Fico, che comunque ha già fatto altri interventi per sollecitare il Governo a rispondere alle interrogazioni.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Monica Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente e sottosegretaria Nisini, con questo siamo all'ultimo intervento, che chiude la possibilità di parlare in quest'Aula del disegno di legge, una possibilità che ci è stata anche tacciata, come se occupassimo del tempo e complicatissimo i lavori d'Aula. Ecco, questo tempo e i lavori dell'Aula li abbiamo dedicati esclusivamente ai bisogni e agli interessi dei nostri italiani. Io ho visto in questi giorni, sottosegretario, come con attenzione ha seguito le nostre proposte, che sono state, sì, molto critiche rispetto ai vostri provvedimenti, ma a fianco di ogni proposta critica che abbiamo mostrato, c'era una soluzione per andare a correggere anche misure importanti in questo disegno di legge per le famiglie; misure che, in qualche modo, hanno avuto un punto di ricaduta che non sempre corrispondeva a quelli che erano i bisogni. Quindi, attraverso l'attività emendativa, abbiamo chiesto di correggere moltissimi aspetti, a cominciare dall'erogazione dei bonus e delle misure a sostegno delle famiglie, quando sono obbligate a non poter andare al lavoro per seguire i figli o addirittura a dover fare una scelta tra curare i propri figli o andare a lavorare, proprio perché c'erano delle misure che non andavano perfettamente a coprire le esigenze.

Nell'ordine del giorno a mia prima firma andavo a sottolineare un altro aspetto: purtroppo, anche con riferimento a queste misure, ci sono state moltissime famiglie che non hanno potuto usufruirne. Perché? Perché fanno riferimento alla residenza anagrafica dei genitori e non al nucleo familiare, che di fatto è costituito. Questo cosa ha portato? Nel danno anche la beffa, perché, per risolvere questo problema bastava un chiarimento, in modo che l'INPS potesse erogare le misure anche a queste famiglie. Invece, quando un padre o una madre hanno una residenza diversa, perché hanno fatto questa scelta ma vivono nella stessa casa e si occupano entrambi del figlio, non hanno potuto accedere a queste misure. Sono contenta che questo ordine del giorno abbia avuto un parere favorevole, ma mi auguro e sono sicura, vedendo il suo interesse, soprattutto anche dopo la modifica che avete apportato al primo parere contrario all'ordine del giorno della nostra presidente Meloni, che questo potrà avvenire perché entrate nel merito. Mi auguro soprattutto che questi ordini del giorno, che hanno avuto anche un parere favorevole, possano avere un seguito, che non restino di nuovo una cattedrale nel deserto o un'illusione, come peraltro, purtroppo, sta avvenendo con le ripartenze.

Perché vede, io vengo da una provincia, quella di Cuneo, dove ci sono tantissimi piccoli comuni e già fino ad oggi la possibilità di tenere aperti degli esercizi in questi comuni montani piccoli che, magari, sono nelle nostre vallate alpine, dove la distanza di 30 chilometri, piuttosto che potersi spostare solo in un'unica direzione, perché da una parte magari abbiamo i confini con un'altra nazione, portava a raggiungere di fatto un condominio di Roma e, quindi, chiaramente non c'era la possibilità di avere clienti, per cui, sì, potevano aprire, ma non avevano i clienti per poter aprire.

Quindi, io credo che vada fatto un ripensamento, anche dando la facoltà ai presidenti di regione di poter intervenire, non solo con misure più restrittive, come peraltro abbiamo proposto sia con gli emendamenti che con l'ordine del giorno, ma anche per entrare in modo più puntuale e circoscrivere quelle zone che hanno un contagio alto, ma lasciando libere di lavorare quelle altre zone che, se no, sono penalizzate con un accanimento che sinceramente non trova giustificazione. Il coprifuoco ne è un esempio clamoroso, perché di fatto comprime ancora di più i tempi per poter andare al ristorante piuttosto che al bar e questo crea sicuramente più possibilità di assembramento, quando, invece, uno spazio temporale più ampio può creare la dispersione delle persone.

Colgo l'occasione per ringraziarla ancora per l'attenzione e, soprattutto, mi auguro che possa dare seguito a una veridicità rispetto ai pareri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Mi dolgo dell'assenza del sottosegretario Costa che era qui tra noi fino a pochi minuti prima, perché, in realtà, io dall'opposizione, e intendo dire da un'opposizione che non farà alcuno sconto - anche forte di un'esperienza di oltre otto anni in questo Parlamento - volevo fare dei sinceri, sinceri ringraziamenti per l'accoglimento totale di questo ordine del giorno.

Presidente, parliamo della salute mentale, parliamo della salute mentale dei nostri figli, delle nostre compagne, delle parti più fragili delle nostre costellazioni familiari, quelle che a volte, nonostante noi non vorremmo, dobbiamo lasciare sole a casa, soprattutto quando sono i nostri figli, persone comunque che riteniamo più fragili, più vulnerabili e che vorremmo sempre difendere. Ebbene, l'accoglimento di questo ordine del giorno è importantissimo, strategico dal punto di vista delle politiche sanitarie che il Ministero della Salute ha operato fino a questo momento sul territorio italiano, in quanto, in data 27 aprile, venne attivato il numero verde 800833833, su iniziativa del Ministero, per cui prestarono servizio gratuitamente duemila professionisti, tra psicologi, psicoterapeuti e psicanalisti di tutt'Italia, gestendo per due mesi 50 mila chiamate di cittadini in difficoltà, segno inconfutabile dell'evidente stato di disagio mentale della cittadinanza e dell'assoluta utilità di servizio. Il numero era stato scelto anche rendendo omaggio alla legge del 23 dicembre 1978, la legge n. 833, appunto, che ha istituito il Servizio sanitario nazionale; parliamo, quindi, di quasi mille chiamate al giorno, in soli due mesi. Dopo soli due mesi è stato destituito e non è stato più attivo, suonava a vuoto, “tu-tu, tu-tu”… Che cosa è successo? Ovviamente il Parlamento si è attivato per cercare di ripristinarlo; questi operatori della salute mentale - grazie alla loro professionalità, nell'utilizzo del verbo, delle parole, dei silenzi e dell'ascolto, di un ascolto attivo - sono stati impediti di fornire un servizio gratuito alla nazione a disposizione di 60 milioni di italiani. Ebbene, nonostante numerose interpellanze al Conte 2, impegni al Governo nel Conte 2, adesso ritroviamo in questo momento la speranza che la prima Direzione generale della Prevenzione del Ministero della Salute si svegli, perché non è possibile che, avendo messo un vaccinista, il dottor Rezza, in una Direzione generale che prevede, tra gli atti di prevenzione, la tutela della salute mentale, si siano completamente dimenticati di questo aspetto. Non solo li avete fatti lavorare gratuitamente, ma gli avete impedito di lavorare attraverso un numero verde di cui il Ministero si è anche fatto forza.

Parliamo anche di alcuni dati; per quale ragione è così importante e per quale ragione voi avete fatto un'operazione grandiosa oggi nell'accoglimento di questo ordine del giorno che prevede di ripristinare con la massima urgenza e prevede di pubblicare in maniera trasparente ed eventualmente anonimizzata i verbali di discussione del tavolo tecnico della salute mentale al fine di coinvolgere circa 40 mila operatori dipendenti del sistema sanitario nazionale che vogliono leggere cosa si scrive in quel tavolo tecnico. Con la risoluzione sulla salute mentale di due anni fa era stato dato parere contrario, a causa della privacy, alla pubblicazione dei verbali del tavolo tecnico della salute mentale. Un'intera comunità di operatori non aveva la possibilità di sapere quali erano le politiche sanitarie dei tecnici che avrebbero suggerito ai politici come operare.

Abbiamo un altro grandissimo problema di cui vorrei che il sottosegretario Costa e il Ministro della Salute avessero contezza (e lo stesso direttore Rezza, di cui non ha contezza): il sistema SISM, il sistema informativo rileva che i dati rilevati dal sistema informatico per le patologie ICD9, che vengono trasmessi al Ministero della Salute da parte di tutte le regioni, rilevano i soli assistiti maggiorenni. Noi, nel nostro sistema SISM informatizzato alla salute, non abbiamo dati relativi ai nostri ragazzi. Non possiamo intervenire epidemiologicamente perché siamo ciechi!

PRESIDENTE. La ringrazio.

MASSIMO ENRICO BARONI (MISTO-L'A.C'È). La ringrazio, Presidente, e sa bene che questo è un tema che è a cuore di tutti e lo riprenderemo. Grazie comunque e grazie al Governo per questo preziosissimo impegno.

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per dichiarazione di voto sul complesso degli ordini del giorno. Come convenuto, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di martedì 27 aprile, a partire dalle ore 15,30, per la votazione degli ordini del giorno, lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale entro le ore 18,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà, per due minuti.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi qui, oggi, in quest'Aula, dove il 10 aprile 2019 è stato finalmente riconosciuto il genocidio armeno, vogliamo ricordarlo. Fra due giorni, il 24 aprile, l'Italia intera commemorerà quei fatti tragici, quell'immane sterminio di un popolo; un popolo che va onorato ogni giorno, e dobbiamo ogni giorno smentire quanto Hitler affermò nel 1939, quando disse “chi si ricorderà del genocidio degli Armeni?”. Noi ricordiamo, l'Italia intera ricorda; lo ha fatto approvando la mozione della Lega in quest'Aula che lo riconosceva. Le sabbie di Deir el-Zor non hanno inghiottito per sempre quei martiri cristiani. Noi continuiamo a ricordarli, nelle nostre scuole si continuerà a insegnare che quel male assoluto non va ripetuto. Solo con la conoscenza riusciremo a combattere il Grande Male, il Metz Yeghern, però dobbiamo in questo momento anche essere vicini alla giovane democrazia armena, che dopo la tragedia del Nagorno Karabakh, dove terre cristiane hanno visto distrutte le chiese, hanno visto per sempre privata dell'identità profonda quella zona, ora altre terre armene, della giovane democrazia armena, sono minacciate in un approccio panturanico per unire Turchia e Azerbaijan. Vicini ora e sempre al popolo armeno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Devis Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (M5S). Grazie, Presidente. Ieri abbiamo avuto notizia di un nuovo grave episodio di violenza su animali ad opera di minorenni; nel caso specifico, si tratta addirittura di bambini di soli 9 e 10 anni di età. Purtroppo, come spesso avviene, tali episodi sono anche accompagnati da tentativi, da parte degli adulti di riferimento, di sminuire i fatti, definendoli un gioco, uno scherzo o una ragazzata. La violenza, invece, si può manifestare in modi diversi, ma è pur sempre violenza. È inoltre ormai scientificamente dimostrata la correlazione tra gli atti di violenza commessi sin dalla tenera età su animali e gli atti di violenza sulla persona commessi in età adulta, come indice di mancanza di empatia. La violenza su animali, quindi, come primo campanello di allarme di un disagio che poi potrebbe diventare sempre più grave, in un'escalation progressiva di violenza.

Quest'Aula, il 29 gennaio 2020, ha approvato una proposta di legge, a mia prima firma, per la prevenzione e il contrasto del bullismo, e in quel testo, approvato quindi alla Camera quindici mesi fa, si pone proprio l'attenzione su questo specifico aspetto, la violenza sugli animali, oltre a prevedere il possibile coinvolgimento dei familiari in un progetto di intervento educativo per il minore. Purtroppo, però, quel testo di legge, trasmesso al Senato il 31 gennaio 2020, è fermo da tempo nelle due Commissioni congiunte affari costituzionali e giustizia. Dopo due sessioni di audizioni, a luglio e a novembre 2020, infatti da molti mesi, non è più in calendario. Al DDL n. 1690 sono state abbinate anche altre cinque proposte di legge - quasi tutti i gruppi parlamentari ne hanno presentata una - a dimostrazione che si tratta di un tema trasversale.

Presidente, mi rivolgo quindi, suo tramite, anche alla Presidente del Senato e ai presidenti delle due Commissioni perché possa riprendere presto, tornare al centro, quindi, della discussione parlamentare, un tema importante come il bullismo.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nella seduta di martedì 27 aprile, a partire dalle ore 11, la replica del Presidente del Consiglio dei Ministri e le dichiarazioni di voto sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio stesso in vista della trasmissione alla Commissione europea del Piano nazionale di ripresa e resilienza si svolgeranno con ripresa televisiva diretta.

Avverto altresì che sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna una nuova organizzazione dei tempi per lo svolgimento di tali comunicazioni (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 23 aprile 2021 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 19,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. Crippa D. e a. n. 6-185 494 493 1 315 492 1 49 Appr.
2 Nominale Ris. Manzo e a. n. 6-186 492 488 4 245 438 50 49 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.