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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 483 di venerdì 9 aprile 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Cirielli, Davide Crippa, D'Incà, Delmastro Delle Vedove, Giachetti, Lollobrigida, Molinari, Occhiuto, Perantoni, Ruocco, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 86, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare Misto, in rappresentanza della componente politica Europeisti-MAIE-PSI, con lettera pervenuta in data 8 aprile 2021, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: “MAIE-PSI”.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative normative in ordine alla costituzione delle cosiddette start up innovative, alla luce di una recente sentenza del Consiglio di Stato - n. 2-01164)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Frate ed altri n. 2-01164 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Flora Frate se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FLORA FRATE (MISTO-A-+E-RI). Sì, grazie Presidente, illustro l'interpellanza. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo economico, oggi in Italia si contano oltre 11 mila start up, di cui quasi il 20 per cento fondate da under 30, e con 65 mila persone impiegate in totale. Il decreto ministeriale 17 febbraio 2016 ha definito le modalità di redazione degli atti costitutivi di società a responsabilità limitata (start up innovative), successivamente corrette dal decreto ministeriale 7 luglio 2016. Questa normativa prevedeva, a decorrere dal 20 luglio 2016, la possibilità per le start up di costituirsi in breve tempo e in forma totalmente gratuita e online tramite un modello standard attraverso la piattaforma startup.registroimprese.it. Questa opzione era predisposta in via alternativa all'ordinaria costituzione tramite atto pubblico notarile, con controlli attribuiti agli uffici del Registro delle imprese. Questo assetto è stato negli anni contestato dal Notariato ma, con la sentenza n. 1004/2017, il TAR Lazio aveva rigettato il ricorso del Consiglio Nazionale del Notariato contro il decreto in questione. Tuttavia il Consiglio di Stato, con sentenza 29 marzo 2021, n. 2643, ha ribaltato la sentenza del TAR, annullando di fatto gli effetti voluti dal decreto ministeriale, determinando quindi una situazione di vera urgenza normativa. Questo vuoto legislativo crea una situazione di assoluta incertezza per quelle attività che hanno usufruito di questo meccanismo in forma digitale e gratuita, con il rischio che avvenga ora un ingiusto dispendio di risorse economiche, durante una già difficilissima congiuntura economica dovuta all'emergenza epidemiologica. Nell'ovvia prospettiva di un intervento legislativo urgente, si richiama peraltro la necessità di recepire, entro il 1° agosto 2021, la direttiva dell'Unione europea (UE) 2019/1151 per quanto concerne l'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario, la quale prevede che tutte le società a responsabilità limitata - e non solamente le start up innovative - potranno essere costituite online sulla base di modelli predefiniti e in forma alternativa alla via ordinaria, che invece resterà necessaria per le società per azioni. L'articolo 29 della legge di delegazione europea, attualmente all'esame del Senato, recante principi e criteri direttivi per l'attuazione della direttiva citata, va nella direzione opposta a quella indicata a livello europeo, abolendo implicitamente la forma dello statuto pre-approvato, che rappresentava il pilastro della semplificazione, riconoscendo al notaio il ruolo unico di soggetto certificatore. Tutto ciò premesso sono qui a chiedere al Governo se intenda affrontare nell'immediato il vuoto normativo venutosi a creare a seguito della recente sentenza del Consiglio di Stato e come intenda predisporre al più presto la normativa di recepimento della direttiva comunitaria per semplificare la creazione delle Srl, riducendo al tempo stesso costi, tempistiche e oneri amministrativi ed infine quale posizione intenda assumere in merito a tutte quelle start up innovative che, da luglio 2016, hanno usufruito di questo meccanismo alternativo.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Anna Ascani, ha facoltà di rispondere.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interpellanti per aver sollevato una questione che mi sta anche personalmente molto a cuore. Come è noto, con la pronuncia del Consiglio di Stato n. 2643 del 29 marzo 2021, è stato annullato il decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 17 febbraio 2016, recante le modalità di redazione degli atti costitutivi di società a responsabilità limitata start up innovative, in attuazione del decreto-legge 24 gennaio 2015, n. 3.

In particolare, l'articolo 4, comma 10-bis, del citato decreto, prevede che “l'atto costitutivo e le successive modificazioni di start up innovative sono redatti per atto pubblico ovvero per atto sottoscritto con le modalità previste dall'articolo 24 del codice dell'amministrazione digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82”, e ha rimesso ad un decreto del Ministero dello Sviluppo economico la predisposizione del modello uniforme per la citata iscrizione, ossia la disciplina sulle modalità pratiche di redazione dell'atto costitutivo.

Orbene, secondo quanto osservato dai giudici di Palazzo Spada, il decreto ministeriale non si sarebbe limitato a determinare le modalità pratiche di redazione dell'atto costitutivo, approvando un modello standard di atto costitutivo/statuto, ma ha previsto, invece, tra l'altro, che “l'atto costitutivo e lo statuto, ove disgiunto, sono redatti in modalità esclusivamente informatica”. In tal modo, dunque, il decreto ministeriale non si sarebbe limitato a recepire le indicazioni del legislatore ma si sarebbe spinto oltre, ponendosi in contrasto con la norma di rango primario.

Inoltre, la disciplina nazionale (articolo 11, del DPR n. 581 del 1995), attribuisce agli uffici del registro delle imprese la competenza a un controllo di tipo eminentemente formale, basato sull'esame della documentazione presentata dal notaio, per cui, a parere del Consiglio di Stato, sono illegittime le disposizioni del decreto ministeriale che prevedono controlli demandati agli uffici del registro inerenti verifiche sul possesso dei requisiti necessari per il riconoscimento dello status di start up innovativa, così ampliando l'ambito dei controlli senza un'adeguata copertura normativa.

Alla luce di quanto detto, si rappresenta che il Ministero dello Sviluppo economico ha preso atto, come doveroso, della pronuncia di annullamento del Consiglio di Stato e, in proposito, si informa che sono in corso i necessari e gli ulteriori approfondimenti diretti a superare le criticità riscontrate con l'atto in discussione, al fine di delineare un chiaro quadro di operatività per tutte le imprese interessate.

Per quanto concerne i profili che, sempre in base alla citata sentenza, non costituiscono elementi di criticità superabili a legislazione vigente, ogni valutazione non può che essere rimessa alla fase di recepimento della direttiva (UE) 2019/1151 che dovrà avvenire nei prossimi mesi e nel rispetto dei criteri di delega di cui al disegno di legge di delegazione europea, atto Senato n. 1721, attualmente in corso di approvazione, nel cui quadro sarà possibile delineare le misure di semplificazione consentite dalla normativa europea di riferimento e dalla volontà del legislatore espressa in sede parlamentare.

PRESIDENTE. La deputata Flora Frate ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

FLORA FRATE (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per le indicazioni fornite; è chiaro che c'è una sensibilità sul tema, però, io mi dichiaro parzialmente soddisfatta perché, innanzitutto, per noi è importante sburocratizzare, per dare opportunità ai giovani che intendono industriarsi e, quindi, è importante dare la libertà di scegliere le modalità meno onerose se non addirittura gratuite - in questo momento storico così difficile di crisi economica - per costituire una start up. Ma, poi, è chiaro che potrò dichiararmi completamente soddisfatta solo quando il Governo avrà predisposto un'idonea normativa di recepimento della direttiva sull'uso di strumenti e processi digitali nel diritto societario.

Tale normativa, Presidente, dovrà prevedere la possibilità per tutti i tipi di società a responsabilità limitata di costituirsi, oltre che con atto pubblico, mediante scrittura privata, in modalità elettronica, anche attraverso appositi modelli standard approvati con decreto ministeriale e mediante utilizzo della firma o dell'identità digitale delle parti interessate. Occorrerà, inoltre, apportare integrazioni alla disciplina del sistema societario al fine di assicurare la legittimità degli atti costitutivi della società e la conformità alla normativa europea in materia di controlli, tramite soggetti diversi dai pubblici ufficiali quali sono, appunto, i notai.

Presidente, e mi rivolgo tramite lei al sottosegretario, è chiaro che la normativa censurata dal Consiglio di Stato presentava delle problematiche, ma è altrettanto chiaro che il mancato erroneo recepimento della normativa europea esporrebbe l'Italia al rischio di una procedura di infrazione, oltre a costituire un preoccupante passo indietro nella digitalizzazione del Paese e nel percorso di riduzione degli oneri e di promozione di misure che facilitino la creazione di una nuova impresa, sulla scorta, appunto, di quello che avviene negli altri Paesi europei.

Oltre che al futuro, infine, bisogna guardare al pregresso: le start up innovative che si sono costituite per via digitale sono ora in una situazione di enorme incertezza che ostacola il loro lavoro e rischia di vanificare progetti ed investimenti. Per questo è essenziale che l'intervento chiarificatore del Governo, al fine di fare salvi gli effetti prodotti dalla precedente normativa, sia quanto mai tempestivo.

(Iniziative di competenza circa la sussistenza dei presupposti per l'esercizio dei poteri di cui agli articoli 141 e seguenti del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali in relazione a recenti vicende afferenti il comune di Reggio Calabria - n. 2-01165)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cannizzaro ed altri n. 2-01165 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Felice Maurizio D'Ettore se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. Illustro. La questione che proponiamo al Governo per un immediato intervento riguarda fatti che hanno avuto molto clamore con riguardo alle elezioni comunali di Reggio Calabria del 20 e 21 settembre dello scorso anno. Per essere preciso, cito esattamente i passaggi che riguardano anche lo svolgimento attuale del procedimento giurisdizionale: con ordinanza del 9 dicembre 2020, il tribunale di Reggio Calabria, sezione GIP, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Antonino Castorina e Carmelo Giustra, nell'ambito di un'indagine che ha rivelato - ripeto testualmente - elementi inquietanti relativi alle elezioni comunali svoltesi il 20 e il 21 settembre scorso.

Nella richiesta del pubblico ministero, accolta dal giudice, si trovano contestati diversi capi d'incolpazione a carico dei due soggetti per una serie di reati elettorali e numerose fattispecie di falso in atti pubblici.

In particolare, gli indagati avrebbero messo in opera un articolato disegno, molto pervasivo, di alterazione del procedimento elettorale, cosa che risulta oggettivamente ormai accertata, e parrebbero anche esserci situazioni nelle quali i presidenti dei seggi nominati avrebbero registrato dei voti falsi, espressi, fra l'altro, a nome di soggetti ultraottantenni ricoverati in case di cura o, addirittura, di elettori deceduti. Negli atti del procedimento elettorale emerge una serie di altre irregolarità e il procedimento penale pone particolari ombre anche sull'operato del sindaco Giuseppe Falcomatà, che è stato riconfermato in quella elezione.

Senza voler dare giudizi, perché, qui, siamo in una fase diversa, ma comunque in una fase in cui, all'interno dell'Aula del Parlamento, si evidenziano fatti rilevanti con riguardo al procedimento elettorale, relativamente a responsabilità specificamente sottoposte al vaglio dell'autorità giudiziaria, mi pare comunque evidente che ci siano elementi di gravità estrema con riguardo alla genuinità dell'espressione del voto e del risultato elettorale.

Nel dettaglio va considerato che la posizione del primo cittadino, in ordine all'applicazione dell'articolo 20 del DPR n. 570 del 1960, cioè il testo unico delle elezioni comunali, è del tutto evidente che richieda un accertamento, posto che tale norma stabilisce che, in caso di impedimento del presidente di seggio, il quale sopraggiunga in condizioni tali da non consentire la surrogazione normale, assume la presidenza il sindaco stesso, ovvero un suo delegato. Sennonché, nella vicenda considerata, si sarebbero, invece, verificate situazioni del tutto diverse, almeno stando alle risultanze del procedimento penale, e diverse e gravi anomalie: l'individuazione come delegato del consigliere comunale Castorina, soggetto candidato alla tornata del 20 e 21 settembre e, dunque, in conflitto di interesse rispetto al ruolo.

In altre parole, il delegato sarebbe il soggetto che era nelle liste elettorali, che poi è stato eletto, e che determinava la composizione dei seggi riguardo ai presidenti, su delega del sindaco. La ratifica finale di questo operato è stata compiuta dal sindaco, che sembrerebbe essersi avveduto dell'irregolarità del procedimento seguito per la sostituzione dei presidenti di seggio e sarebbe stato avvertito dalle stesse segreterie del comune circa le anomalie sin da subito riscontrate e contestate; nondimeno, il primo cittadino ha fatto proprie e confermato le designazioni operate dal Castorina, che poi hanno determinato gli esiti ai fini del procedimento penale in corso.

L'allarmante quadro investigativo si è purtroppo ulteriormente arricchito e aggravato in queste settimane e anche da ultimo. Già il 3 marzo 2021, infatti, sono stati disposti dal GIP cinque arresti domiciliari e una sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio. Le misure sono state disposte a carico di soggetti dell'entourage di Castorina, indagati a vario titolo per alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico e abuso d'ufficio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti - e qui sto sottolineando “secondo la ricostruzione degli inquirenti”: non sto ponendo giudizi, ma mi riferisco a ciò che sta emergendo dal procedimento penale - questi avrebbero aiutato il consigliere in parola a reperire le copie delle tessere elettorali utilizzate per far risultare voti in favore dello stesso Castorina da parte di anziani in realtà mai andati alle urne o, addirittura, come dicevo prima, di persone defunte.

Ulteriori riscontri sono poi intervenuti dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di Giustra, che ha ammesso come consapevolmente, in violazione a norme vigenti, Castorina lo avesse nominato presidente di seggio. Quindi, era consapevole della nomina non conforme al procedimento elettorale.

Nel complesso dalla vicenda, al di là dell'accertamento delle responsabilità, che avverrà in sede penale e che noi abbiamo solo riportato in maniera precisa e puntuale, per quanto è possibile sapere in questo momento emergono, ad avviso degli interpellanti, profili di illegittimità di rilevanza tale da inficiare, ove confermati, l'intero procedimento elettorale e i suoi esiti. L'interpellanza è stata presentata a prima firma dell'onorevole Cannizzaro, che più volte è intervenuto in merito, anche insieme all'onorevole D'Attis, che è altro firmatario insieme a me.

Il numero e la specie delle irregolarità e dei vizi dedotti - almeno secondo la nostra prospettazione, ma anche secondo quella che mi pare emergere dalle indagini in corso - potrebbero aver alterato in misura decisiva l'espressione della volontà popolare e la stessa genuinità del voto. Ciò anche considerando che il Castorina è risultato il candidato più votato di tutto il centrosinistra, con oltre 1.500 preferenze - ed è il soggetto che ha determinato tutte le anomalie, irregolarità e illeciti nell'ambito del procedimento elettorale - e tali preferenze sono state decisive per consentire alla coalizione di superare la soglia necessaria a ottenere il premio di maggioranza, che è decisivo nei comuni sopra i 15 mila abitanti, come ben sa il rappresentante del Governo.

Deve aggiungersi che, comunque, la designazione di molti presidenti di seggio in forza di deleghe irregolari configura una forma di illegittimità originaria, suscettibile di riverberarsi, in via derivata, sugli atti successivi, cioè una illegittimità riflessa che è determinata, per giurisprudenza ormai costante del Consiglio di Stato, come elemento rilevante ai fini della valutazione del procedimento e del suo esito.

In ogni caso, quelli riportati sin da subito costituiscono sicuramente fatti di gravità estrema, che danneggiano la stessa legittimazione democratica e il prestigio delle principali istituzioni comunali coinvolte in questa triste vicenda impedendo anche di chiarire ai cittadini reggini cosa è avvenuto, e perché, nell'ambito dello svolgimento del procedimento elettorale e dell'elezione diretta del sindaco.

Per tali ragioni, chiediamo di quali elementi disponga il Ministro interpellato, il Ministro dell'Interno, in relazione a quanto esposto nella nostra interpellanza e a quanto oggi richiamato nell'illustrazione e se intenda valutare se sussistano i presupposti per adottare iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, che prevedono le attività che riguardano l'intervento urgente dello Stato in situazioni di questo tipo; e la norma dell'articolo 141 è chiarissima in materia. Quindi, ci aspettiamo da parte del Governo un intervento perché, indipendentemente dalle parti politiche, questa vicenda mina profondamente e sostanzialmente, anche per il clamore che ha avuto e per l'oggettività dei fatti, indipendentemente dagli accertamenti giudiziali, la genuinità e la legittimità del voto democratico e la stessa fiducia dei cittadini nelle istituzioni pubbliche.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno Carlo Sibilia, ha facoltà di rispondere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Gentili deputati, come segnalato nell'interpellanza all'ordine del giorno, lo scorso 14 dicembre 2020 agenti della DIGOS della questura di Reggio Calabria hanno eseguito un'ordinanza di applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, emessa dal GIP presso il tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di Antonino Castorina, consigliere comunale in carica del comune di Reggio Calabria, e di Carmelo Giustra, in qualità di presidente di seggio elettorale alle ultime elezioni amministrative. Lo stesso giorno, il prefetto di Reggio Calabria ha disposto la sospensione di diritto del citato consigliere.

Ai predetti venivano contestati reati di falsità in atto pubblico e reati elettorali in corso, attuati tramite un meccanismo elettorale fraudolento volto a condizionare l'espressione del voto popolare a favore del Castorina, mediante l'incetta di un considerevole numero di duplicati di tessere elettorali di soggetti generalmente ultra ottantenni o addirittura deceduti. All'interno del seggio sarebbe stata attestata come avvenuta la votazione dell'elettore - del quale ci si era procurati il duplicato della tessera elettorale - all'insaputa del medesimo.

Successivamente, lo scorso 3 marzo lo sviluppo delle indagini ha portato all'ulteriore esecuzione dell'ordinanza applicativa della misura degli arresti domiciliari nei confronti di cinque persone, tra le quali il predetto Castorina, e della misura interdittiva della sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un funzionario all'epoca dei fatti responsabile del servizio elettorale del comune di Reggio Calabria, indagato per concorso in abuso d'ufficio e falsità ideologica in atto pubblico.

La prefettura di Reggio Calabria, nell'immediatezza dei fatti, ha disposto un'ispezione presso l'ufficio elettorale comunale, che ha evidenziato una serie di anomalie. L'attività ispettiva, estesa anche all'anagrafe e allo stato civile, ha riscontrato problemi anche in ordine alla funzionalità del sistema informatizzato in uso all'ufficio elettorale comunale. Sono state altresì approfondite le tematiche attinenti la tenuta e l'aggiornamento delle liste elettorali, tenuto conto che, come emerso nel corso delle indagini, risultavano iscritte persone in realtà decedute. Quanto al rilascio dei duplicati di tessere elettorali, si sono riscontrate anomalie nelle procedure. Nel complesso, l'attività ispettiva ha evidenziato criticità in ordine alle quali sono stati svolti i necessari interventi presso il comune di Reggio Calabria, che ha posto in essere specifici interventi che a loro volta saranno oggetto di ulteriore puntuale verifica ispettiva da parte della locale prefettura.

Relativamente alle richieste di adozione delle misure dissolutorie, previste dal Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, di cui all'articolo 141, rappresento che tale strumento è limitato a fattispecie tipiche, tassativamente indicate dalla legge, la cui concretizzazione soltanto legittima l'adozione dello scioglimento. Assicuro comunque - e lo sottolineo - che la situazione, proprio per la sua delicatezza, è seguita con la massima attenzione e che, quindi, nei limiti consentiti dall'ordinamento, laddove se ne configurino i presupposti saranno attuati tutti i dovuti interventi.

PRESIDENTE. Il deputato Felice Maurizio D'Ettore ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, sottosegretario. Posso dichiararmi solo parzialmente soddisfatto, perché comprendo l'impegno che c'è stato da parte del Ministero dell'Interno e della prefettura - sul quale non ci sono mai stati dubbi - negli interventi ispettivi tuttora in corso, come lei ha ribadito, sulle criticità molto gravi che sono state considerate e che sono in corso di ulteriore valutazione da parte del Governo.

Questo è già molto importante, perché la sua risposta dimostra che quanto è contenuto nell'interpellanza, al di là degli accertamenti di natura giudiziaria, è già rilevante sotto il profilo amministrativo e della valutazione delle norme del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. Per quanto riguarda, però, il richiamo all'articolo 141, mi permetto di far presente, con tutto il rispetto dovuto agli organi ispettivi e al Ministero, che, quando vi siano gravi e persistenti violazioni di legge o gravi motivi, anche di ordine pubblico, si può intervenire. Gravi e persistenti violazioni di legge mi sembra che ci siano state. La persistenza va valutata anche con riguardo al procedimento elettorale, a quel momento, a quanti fatti e accadimenti sono avvenuti, con riguardo, poi, all'esito elettorale, con riferimento allo stesso soggetto che, poi, è stato sottoposto a misure e provvedimenti anche restrittivi, come il signor Castorina.

È del tutto evidente che vi è stata un'incidenza di questi comportamenti illeciti sul risultato elettorale e sul premio di maggioranza e quindi, all'articolo 141, nella interpretazione, ancorché rigorosa, ancorché necessariamente prudenziale, da parte del Ministero, ciò non può non essere considerato e ho capito la risposta del Governo che viene considerata ed è messa sul tavolo delle opzioni, sulla base di una specifica valutazione tecnica. Questo lo apprezzo, ma mi permetto di rappresentare: cosa c'è di più grave di una violazione che riguarda il procedimento elettorale, reiterata con più soggetti, organizzata in un medesimo disegno, che l'autorità giudiziaria può definire criminoso e che io mi permetto solo di definire disegno illecito, al fine di alterare il voto, fino al punto di utilizzare persone e certificati elettorali di persone che non erano presenti al momento del voto e che non hanno votato, addirittura di persone decedute? È talmente forte il vulnus, l'impatto sul corpo elettorale, sulla fiducia nelle istituzioni, che lo Stato non può non intervenire con gli strumenti e con tutte le cautele, giustamente, come ha detto il sottosegretario, sul tema.

Ho fiducia che questo avverrà dalla risposta che lei mi ha dato, nello stesso tempo, però, mi permetto di rappresentare che, in quest'Aula parlamentare, nel momento in cui si solleva un problema di questa rilevanza, credo che il Governo debba ulteriormente approfondire e istruire la questione, perché quel vulnus non è sanato e quel vulnus non riguarda solo Reggio Calabria e i cittadini di Reggio Calabria, riguarda la stessa fiducia e la stessa considerazione della stabilità delle istituzioni democratiche del nostro Paese. In nessun caso è ammissibile che il procedimento elettorale venga così stravolto per fini illeciti personali e siccome questo è appurato e, come lei ha detto, già nelle ispezioni della prefettura questo è stato dimostrato - altrimenti, non venivano sottoposti a provvedimenti anche di natura cautelare e sospensiva, no? -, lo scioglimento del consiglio comunale è l'unico esito possibile in una situazione del genere, in mancanza delle dimissioni del sindaco.

Nessuno di noi, in particolare di Forza Italia, vuole non considerare le garanzie costituzionali che hanno tutti gli indagati e gli imputati, e ci mancherebbe, e il sindaco non lo è almeno dai dati, ma ha una responsabilità politica. E noi parliamo di responsabilità politica e non di attività giudiziaria. Abbiamo utilizzato gli spunti dell'attività giudiziaria e gli esiti delle attività di accertamento delle prefetture e del Ministero dell'Interno per rappresentare la situazione, ma lo facciamo in un'Aula parlamentare e questo è un dato importante. Il Parlamento si occupa della libertà di espressione del voto in un'elezione comunale in una città importante, metropolitana, come quella di Reggio Calabria. Non può essere lasciato tutto questo solo alle valutazioni televisive, dei mass media, dei servizi. No, lo Stato deve dimostrare di avere la serietà, la forza di una risposta immediata.

Mi rivolgo a lei sottosegretario, quindi, con tutta la fiducia e apprezzando la sua risposta, ma non mi posso che ritenere parzialmente soddisfatto di un intervento molto rapido in materia, anche con riferimento ad accertamenti sempre più stringenti, perché, anche gli ultimi provvedimenti, quelli del 3 marzo 2021 disposti dal GIP, con cinque arresti domiciliari e una sospensione dell'esercizio del pubblico ufficio, mi sembra abbiano già determinato un quadro sufficientemente nutrito sul piano istruttorio per poter valutare i provvedimenti dell'articolo 141 nell'ambito dell'applicazione prevista e di tutte le cautele, prudenze e garanzie dei soggetti coinvolti. Su questo non c'è ombra di dubbio, saremo i primi a chiederlo, però, al di là del clamore mediatico, il clamore oggettivo degli illeciti commessi e l'impossibilità di accettare comportamenti di questo tipo nell'ambito del procedimento elettorale dovrebbero determinare qualche diversa considerazione politica da parte del sindaco; ma, in mancanza di una considerazione politica da parte del sindaco, lo Stato deve intervenire immediatamente.

Mi appello a lei, sottosegretario, perché so della sua sensibilità - lei, spesso, viene anche in Commissione affari costituzionali, è sempre molto preciso e dettagliato e si è visto anche nella risposta con cui lei ha voluto ancor più rappresentare la vicenda e la ringrazio -, ma le chiediamo e chiediamo al Governo e al Ministero dell'Interno di procedere rapidamente, perché è una situazione insostenibile, perché lei capisce quale può essere il rapporto fiduciario che si ha con un'amministrazione che ha determinato, in alcuni suoi elementi, un procedimento elettorale così falsato, un procedimento elettorale assolutamente inaccettabile, con soggetti che hanno fatto quello che hanno voluto: uno che si è fatto delegare era consigliere comunale, prendeva i voti, ne ha presi più di tutti, votavano i deceduti, votava gente che non è mai andata al seggio. Non è possibile, non può uno Stato centrale consentire una cosa del genere. In mancanza di una presa di coscienza e di consapevolezza politica da parte del sindaco, non può che esserci un intervento dello Stato. E, quindi - e lo dico perché è importante, soprattutto in questo momento, dimostrare ai cittadini che lo Stato interviene in maniera decisa -, ferme tutte le garanzie, ci vuole un intervento immediato e chiediamo che ci sia una considerazione ulteriore di carattere istruttorio e ulteriori, se necessari, ispezioni e accertamenti che portino agli atti di cui all'articolo 141 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali.

(Iniziative di competenza in ordine alla gestione dell'emergenza epidemiologica in Sicilia, con particolare riferimento al sistema di trasmissione dei dati correlati al rischio pandemico - n. 2-01157)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Miceli ed altri n. 2-01157 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Miceli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

CARMELO MICELI (PD). Grazie, signor Presidente, la illustro. Onorevole Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghi, credo che se c'è una cosa che ci lascerà l'esperienza COVID, al di là dello stravolgimento delle nostre abitudini quotidiane, è l'esaltazione della funzione delle istituzioni, è l'esaltazione del senso delle istituzioni. Un evento come quello pandemico ha sicuramente messo in evidenza tutti i pregi e i difetti degli uomini chiamati a ricoprire le istituzioni. Esempio positivo: il nostro Presidente della Repubblica o il nostro Presidente del Consiglio dei Ministri in fila ad attendere il loro turno per la somministrazione del vaccino; esempio negativo, ahinoi - ed entro subito nel vivo, perché ci saranno tante cose da dire, onorevole sottosegretario - è il presidente della regione siciliana, Nello Musumeci. Un uomo che ha approfittato della pandemia per una gestione mediatica del dramma e per provare ad ottenere consenso su un dramma vissuto da tutti gli italiani e anche, soprattutto, dai cittadini siciliani.

Un uomo che ha operato e continua ad operare, nonostante tutto, non in forza della curva dei contagi, ma di quella dei sondaggi. E di quello che le dico e che dico in quest'Aula mi assumo chiaramente la responsabilità, forte anche di quelli che sono dei dati statistici che possono essere agevolmente presi dallo stesso sito della regione siciliana.

Inviterò il Governo a fare una verifica, se del caso, su questo, e il Governo avrà modo di riscontrare come l'atteggiamento del presidente della regione sia stato assolutamente ondivago, sia stato un atteggiamento assunto in forza degli umori della popolazione e sia stato alternato da una prima fase a un approccio muscolare, ad una fase poi demagogica e quasi negazionista, per poi tornare ad una fase nuovamente muscolare e poi ritornare, ancora una volta, dopo gli scandali degli ultimi giorni e quelli del recente passato di novembre, ad una fase muscolare.

Entro nel dettaglio, per offrire al Governo gli elementi di cui disponiamo e di cui agevolmente potrà disporre anche il Governo.

Non è un mistero che nella prima fase della pandemia il governo siciliano, chiamato a collaborare nello spirito della doverosa collaborazione istituzionale, che è dovuta tra istituzioni periferiche e centrali, senza ancora avere il ruolo di commissario straordinario per l'emergenza e per l'attuazione della strategia emergenziale in regione, abbia approcciato la pandemia con una strategia muscolare. Ricorderà, ricorderanno tutti, come il nostro presidente della regione - sono siciliano, dico nostro per questo - ebbe a fare le scelte forse più dure in Italia, scelte che sembravano assolutamente precauzionali.

Ebbe a chiudere la Sicilia, ebbe a chiedere la riduzione dei voli, ebbe a stimolare anche altre autorità amministrative locali, come il sindaco di Messina, a mettere in scena episodi altamente discutibili, come il bloccaggio dei cittadini siciliani di rientro per le festività pasquali sullo Stretto di Messina, in particolare prima dell'approdo a Messina stessa. Ebbe ad avere un atteggiamento muscolare che, comunque, appariva giustificato da un dato: i dati del contagio in Sicilia parevano dare ragione al presidente della regione perché comunque quello che si verificava era un'assenza di contagi rilevanti nella nostra isola. E quelli che soprattutto davano ragione al presidente della regione in quel momento erano i dati dei sondaggi, perché altissimo era il gradimento popolare del presidente della regione, che, proprio perché conscio di questo gradimento, non esitava a continuare ad adottare questa linea dura. Salvo poi scoprire, di lì a poco, che quella linea dura veniva giustificata in forza di dati che riportavano - udite, udite - anche un raddoppio dei casi dei contagi.

Non è un mistero, e il Governo immagino lo saprà bene, che sia emersa un'enorme anomalia nei dati siciliani imputabile a un caricamento doppio, per un periodo anche lungo, dei dati dei contagiati, in forza del quale quello che risultava veramente incomprensibile era la permanenza alta del dato dei non guariti, quindi dei soggetti ancora affetti dall'infezione da virus. Ecco, questo primo allarme fu da noi comunque giustificato in forza di quella che era una fase iniziale, la comprensione dovuta a chi si trova a dover collaborare con le altre istituzioni in una fase iniziale, in una fase in cui tutto è nuovo, in una fase in cui c'è un nemico che non ha divisa, un nemico che non conosciamo, un nemico che non si può riconoscere, una fase sperimentale per tutti. Quello che invece diviene grave, ed è diventato gravissimo e poi insostenibile, è che, al mutare del sentimento popolare rispetto al COVID e rispetto alle misure del COVID, immediatamente il presidente Musumeci ha mutato il suo atteggiamento.

Perché quello che è stato gravissimo è che, da quell'atteggiamento duro, signor sottosegretario, si è passati ad una fase nella quale, prima, quando via via la speranza che tutto sarebbe finito di lì a poco, e che quindi i danni anche all'economia siciliana non sarebbero stati gravissimi, lasciava il campo alla realtà, cioè a una pandemia che comunque perdurava nel tempo, ai danni economici che arrivavano, alla cassa integrazione che non arrivava, il presidente della regione siciliana decideva di fare un'operazione squisitamente mediatica: da un lato, si metteva a capo della protesta contro il Governo centrale, consapevole che fosse molto più semplice guidare la protesta che spiegare le ragioni reali del ritardo nella cassa integrazione, tutte esclusivamente imputabili al malfunzionamento del sistema regionale, chiedeva con insistenza che non vi fossero più chiusure, che vi fossero immediatamente laute ricompense e risarcimenti, dovuti, agli esercenti, salvo però mettere mano al portafoglio della regione, e quindi rendere attuali ed efficaci le misure che annunciava; dall'altro lato, una cosa assolutamente vergognosa, individuava anche il possibile potenziale veicolo del virus negli extracomunitari.

Non è un mistero che sia stata una vergogna per il nostro Paese, nei mesi estivi, l'azione attraverso la quale il presidente della regione siciliana abbia volutamente tentato di individuare nei migranti sbarcati il veicolo del virus, salvo poi noi siciliani riscontrare sulla nostra pelle che la realtà era esattamente quella che diceva il Governo, anche attraverso il sottosegretario Sileri, Vice Ministro Sileri allora, che contagiava molto di più un ritornato dalle vacanze che un extracomunitario sbarcato.

Anzi, paradossalmente talvolta si verificava anche il contrario: l'immigrato era contagiato dall'esterno, quindi da un ingresso del virus negli hotspot o nei centri di accoglienza. Ecco, questa fase vergognosa, che cominciava a mostrare tutti i limiti di una gestione, raggiunge il suo apice nella fase post-estiva, nella fase in cui, con senso di responsabilità e di condivisione della distribuzione delle responsabilità, lo Stato operava una scelta coraggiosa: quella di nominare i singoli presidenti della regione come commissari delegati all'emergenza COVID. Cioè, lo Stato, il Governo, pur essendo retto da una maggioranza politica, decideva di distribuire le sue responsabilità e chiamare al senso di responsabilità tutti, a prescindere dalle appartenenze politiche. È così che tutte le forze politiche che avevano avuto l'onore e che avevano l'onore di guidare una regione erano chiamate insieme al Governo centrale, alla struttura commissariale centrale, ad uno sforzo comune di contrasto del COVID e di realizzazione ed efficientamento delle reti sanitarie.

Paradossalmente, quella che era stata una chiamata alla responsabilità, sovente sollecitata anche dal nostro Presidente della Repubblica, veniva utilizzata ancora una volta in maniera strumentale e demagogica da parte del presidente della regione siciliana, il quale, lungi dallo spiegare - nella fase di settembre-ottobre, i primi giorni di ottobre, quando il contagio cominciava a tornare ad essere una realtà, quando la curva tornava a salire - ai cittadini siciliani quale fosse la condizione reale delle strutture siciliane, quali fossero i tempi reali di realizzazione dei necessari e dovuti miglioramenti della struttura, quali fossero i tempi di elargizione della cassa integrazione e le possibili misure da adottare, preferiva usare una strategia quasi negazionista e mettersi a capo delle proteste degli esercenti commerciali.

I mesi di settembre ed ottobre sono contraddistinti da dichiarazioni del presidente della regione siciliana che, a capo delle proteste, anche giuste, degli esercenti commerciali, lungi dall'assumersi la sua responsabilità, lungi dall'ottemperare alle esigenze e alle richieste degli esercenti commerciali, ingaggiava uno scontro costante, continuo, mediatico con il Governo centrale, adducendo la responsabilità di ogni ritardo e di ogni inefficienza solo ed esclusivamente al Governo centrale, dimenticando e bypassando del tutto la realtà, ossia che lui era una parte integrante di quel sistema per la duplice responsabilità che gli gravava: da un lato, quella di presidente della regione, quindi la responsabilità politica ad essere istituzione al di là della provenienza, e, dall'altro, anche e soprattutto quella di commissario.

Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, noi nel mese di ottobre vivevamo sulla nostra pelle quella che era la realtà, vedevamo tornare il contagio, sentivamo nelle nostre famiglie la presenza del virus, perché ogni nostro amico cominciava ad avere in casa o in famiglia un contagiato; e, ciò nonostante, ci veniva negata la possibilità di avere i dati. I dati del DASOE venivano bloccati a maggio, mai più accessibili; i dati delle aziende sanitarie locali venivano vietati.

Avrete modo di accedere alle notizie di stampa: la stessa stampa allora ebbe a manifestare un enorme dissenso nei confronti del presidente della regione e del suo factotum, l'assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, i quali ebbero addirittura a negare, a vietare all'azienda sanitaria locale la pubblicazione dei dati. In tutto questo, non solo si negavano ai cittadini l'evidenza, il diritto all'informazione e il diritto alla trasparenza, ma si attuavano anche delle scelte pericolosissime. Signor sottosegretario, chieda, indaghi, verifichi con il Governo se è vero o meno che, per un lunghissimo periodo, il presidente della regione, nella qualità di commissario regionale, ha voluto sistematicamente non riunire il CTS, il Comitato tecnico-scientifico. Abbiamo avuto lunghi giorni di mancate riunioni del Comitato tecnico-scientifico, lunghi giorni nei quali venivamo presi per pazzi quando parlavamo del ritorno del contagio, lunghi giorni nei quali, addirittura, il Comitato tecnico-scientifico, per poter essere riunito, dovette far circolare una lettera inviata direttamente al presidente della regione siciliana, con la quale lo si invitava a convocare immediatamente il CTS per adottare immediatamente dei provvedimenti confacenti alla realtà; questo dice la lettera del CTS. Non è normale che un commissario straordinario non tenesse in continuazione quei dati. Ma c'è di più. Evidentemente, in forza dei dati che le ASL comunicavano direttamente - ed entreremo sulla discrasia dei dati comunicati dalla ASL e di quelli della regione, per cui vi è lo scandalo di questi ultimi giorni - il Governo adottava i provvedimenti restrittivi ma trovava nel presidente della regione siciliana, il quale, da commissario attuatore di quei provvedimenti, da soggetto che aveva contribuito, nella doppia veste di commissario e di presidente, alla creazione dei parametri che avevano consentito l'individuazione dei criteri per addivenire alla classificazione di una determinata zona, di una determinata regione, non l'appoggio e la sponda ma la contestazione di quei provvedimenti, tanto che lo stesso presidente della regione emanava negli stessi giorni, addirittura il 18 ottobre, un'ordinanza in assoluta antitesi rispetto ai contenuti restrittivi. In quei giorni - e concludo, signor Presidente - quello che si verificava era che il presidente metteva in assoluta evidenza un dato: la volontà di ingaggiare mediaticamente. Quei dati non solo venivano contestati, veniva adottato un disegno di legge per la specialità, approvato dalla Giunta, affinché la Sicilia potesse autodeterminare, in Giunta, in quale tipologia di zona rientrare. Veniva, per di più, negata l'esistenza di uno scandalo. Il 4 novembre, infatti, scoppiava uno scandalo perché cominciava a circolare un audio-messaggio di un dirigente generale che intimava ai responsabili delle ASL territoriali di caricare sul Servizio sanitario nazionale dati diversi dalla realtà e falsificati, ossia caricare i dati dei realizzandi posti letto in terapia intensiva e subintensiva in luogo di quelli che si sarebbero dovuti realizzare, fino ad arrivare allo scandalo di questi giorni - e chiudo - che è quello dei dati falsificati, ovverosia dati raccolti a mezzo telefono da un dirigente generale che si è concesso il lusso di spalmare i morti, contrarre il numero dei contagiati e aumentare il numero dei tamponi eseguiti.

PRESIDENTE. Concluda.

CARMELO MICELI (PD). Questa è l'emergenza per cui che vi chiediamo di intervenire oggi. La regione comunica solo 240 dati ogni 100 mila abitanti sulla città di Palermo e nella città di Palermo l'ufficio statistico regionale, invece, comunica per l'esattezza ben 290 contagiati a settimana. Ecco, tutte queste ragioni ci portano a dire una cosa - e chiudo davvero, e chiedo perdono per avere oltrepassato abbondantemente i miei tempi ma capirà il trasporto, anche da siciliano - e cioè: l'articolo 97 impone alla pubblica amministrazione di essere imparziale e di garantire il buon andamento. Io non chiedo di certificare le responsabilità politiche del presidente della regione siciliana, Nello Musumeci, quello lo chiederemo ai siciliani.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

CARMELO MICELI (PD). Quello che chiedo a questo Governo, invece, è di garantire a noi siciliani che un suo delegato, nella veste di commissario, garantisca a noi cittadini il diritto alla salute. Questo chiediamo ed è per questo che vi invitiamo a verificare l'opportunità della permanenza di Nello Musumeci nella funzione di commissario straordinario.

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie Presidente. Gentili onorevoli, come è noto, le regioni e le province autonome, sulla base della modifica del Titolo V della parte seconda della Costituzione, a seguito della legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre 2001, hanno autonomia organizzativa e finanziaria in materia dei servizi sanitari e dei servizi sociali, nell'ambito territoriale di loro competenza.

La fase iniziale della sorveglianza dell'evento pandemico da COVID-19 da parte del Ministero della Salute risale alla circolare ministeriale n. 1997 del 22 gennaio 2020, denominata “Polmonite da nuovo Coronavirus (2019-nCoV) in Cina”, che conteneva i primi criteri e le modalità di segnalazione dei casi di infezione da SARS-CoV-2, condivisi con il dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità.

Successivamente, con l'evolversi della situazione epidemiologica, questo Ministero ha provveduto a diramare numerose circolari ministeriali contenenti integrazioni e aggiornamenti.

Il 27 febbraio 2020, il dipartimento della Protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso l'ordinanza n. 640, ha affidato la sorveglianza epidemiologica e microbiologica per COVID-19 all'Istituto superiore di sanità.

Si tratta di uno strumento di osservazione necessario e utile, sia per informare i cittadini sull'impatto e sull'evoluzione dell'epidemia, sia per offrire supporto decisionale per le risposte di sanità pubbliche delle autorità sanitarie.

Il sistema di sorveglianza è in grado di “catturare” i casi individuali di infezione confermata da virus a prescindere dalla presentazione clinica ed è coordinato dall'Istituto superiore della sanità, con una produzione giornaliera di dati nella forma di dashboard ed open data, con produzione di approfondimenti settimanali.

La compilazione dei casi da riportare alla sorveglianza epidemiologica del COVID-19 avviene attraverso la Piattaforma web della sorveglianza integrata dei casi di COVID-19 che, nel sito web dedicato, presenta un Manuale utente della piattaforma web della sorveglianza integrata dei casi di COVID-19, in cui sono dettagliate le indicazioni sulla compilazione dei dati di sorveglianza. A livello locale, ogni regione e provincia autonoma ha identificato uno o più referenti. Il dipartimento di malattie infettive dell'Istituto superiore di sanità processa e analizza i dati della piattaforma e li rende disponibili per consentire l'analisi dell'epidemia in tutto il nostro Paese. Si sottolinea che la situazione pandemica in atto appare mutevole, sia dal punto di vista epidemiologico-sanitario sia da quello legislativo e, pertanto, può richiedere che la sorveglianza integrata COVID-19 subisca modifiche e/o adeguamenti.

Un'ulteriore fonte di informazioni sull'epidemia da COVID-19 è rappresentata dal flusso relativo ai dati aggregati del Ministero della Salute e della Protezione civile, che raccolgono quotidianamente informazioni sul numero di test diagnostici, decessi, ricoveri in ospedale e ricoveri in terapia intensiva, in ogni provincia d'Italia. I dati aggregati hanno il vantaggio di essere più rapidi e facili da raccogliere, mentre i dati individuali richiedono più tempo ma permettono un'analisi più dettagliata, puntuale e accurata.

Sono stati, inoltre, definiti percorsi di monitoraggio della circolazione del SARS-COV-2 e di implementazione e rafforzamento del sistema di accertamento diagnostico, per intercettare tempestivamente eventuali focolai di trasmissione del virus e per ridurne progressivamente l'impatto sui servizi sanitari, economici e sociali.

In data 26 aprile 2020, nell'allegato 10 al DPCM n. 108, veniva riportato un dettagliato algoritmo decisionale dedicato alle modalità di passaggio di fase, dalla fase 1 (lockdown) alla fase 2 (iniziale transizione), finalizzato a modulare gli interventi in un'ottica di miglioramento ovvero di peggioramento epidemico. Tale strumento ha trovato la sua applicazione concreta nel sistema di monitoraggio di fase 2, formalizzato con il decreto del Ministero della Salute del 30 aprile 2020. Con tale decreto, infatti, è stato istituito il sistema di monitoraggio del rischio di un'epidemia non controllata e non gestibile a livello regionale in Italia. Più in particolare, ricordo che, per l'elaborazione del calcolo del rischio, sono stati definiti 21 indicatori, di cui 16 obbligatori e 5 opzionali, che permettono di valutare tre aspetti di interesse per la valutazione del rischio: probabilità di diffusione dell'epidemia, impatto sui sistemi sanitari e resilienza territoriale. Il loro elenco completo è riportato nel decreto del 30 aprile 2020. Tra gli indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, di indagine e di gestione dei contatti è presente la percentuale di tamponi positivi, escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il re-testing degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting per mese.

Si è scelto di utilizzare più indicatori da più flussi informativi perché, soprattutto nelle emergenze, è più alto il rischio che i dati risentano del sovraccarico dei sistemi sanitari e abbiano, quindi, una completezza e tempestività non ottimale. Nell'ambito dell'epidemiologia, si considera maggiore la solidità di un'analisi quando più fonti di informazione confermano una stessa tendenza. I dati vengono inviati dagli enti territoriali delle regioni, che a loro volta li trasmettono al Ministero della Salute e all'Istituto superiore di sanità. Sulla base di questi dati vengono applicati degli algoritmi che, combinati, permettono di valutare settimanalmente il rischio per ogni regione. Il sistema di monitoraggio prevede meccanismi di consultazione regolare con i referenti tecnici dei sistemi sanitari regionali e con un comitato di coordinamento nazionale istituito ai sensi dello stesso decreto 30 aprile 2020, denominato “Cabina di regia”. I report relativi alla classificazione del rischio vengono pubblicati settimanalmente nel sito istituzionale del Ministero della Salute e sono consultabili online. A ciascun livello di rischio corrisponde un'indicazione di risposta sul territorio regolata dal documento “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale”, diramato con la circolare del Ministero della Salute del 12 ottobre 2020, n. 32732, condiviso con la Conferenza Stato-regioni e province autonome, disponibile anch'esso online.

Con il DPCM 3 novembre 2020 sono state introdotte ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID. Tale DPCM definisce, infatti, tre aree, “gialla”, “arancione” e “rossa”, corrispondenti a differenti livelli di criticità nelle regioni e nelle province autonome del nostro Paese, per le quali sono previste misure specifiche. La distinzione viene effettuata sulla base della classificazione in rischio alto/molto alto ai sensi del decreto 30 aprile 2020 e verbalizzazione della Cabina di regia, nonché sulla base della stima della trasmissibilità (Rt) per data inizio dei sintomi, calcolata sui casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 riportati ogni giorno dalle regioni e dalle province autonome al sistema di sorveglianza integrato. In particolare, vengono definiti quattro scenari di trasmissibilità sulla base del valore più basso della stima puntuale di Rt. Tale distinzione è tratta dal documento citato “Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-inverno”. La classificazione del rischio realizzata ai sensi del decreto 30 aprile 2020, la definizione di misure di contenimento/mitigazione in base al livello di rischio e allo scenario di trasmissione e la distinzione in zone ai sensi del DPCM 3 novembre 2020 sono state definite previa relazione con il territorio. Infatti, queste procedure sono state definite in collaborazione con le regioni in piena condivisione e i dati elaborati in base a tali procedure si aggiornano settimanalmente tramite un continuo scambio con i referenti degli stessi enti territoriali. In effetti, sono state realizzate norme che identificano misure di risposta sempre più modulari all'epidemia in atto, basate sull'evidenza e che hanno dimostrato una chiara efficacia, pur essendo, al contempo, soggette a continua revisione in base alle nuove evidenze scientifiche e all'evoluzione dell'epidemia.

Per la parte di diretta competenza, l'assessorato per la salute della regione Sicilia ha precisato che il competente Dipartimento regionale “ha proceduto ad una immediata attivazione di tutti gli idonei procedimenti amministrativi tesi sia alla verifica della puntuale trasmissione dei dati che dei processi di acquisizione degli stessi da parte delle strutture periferiche”. Inoltre, proprio “al fine di accertare la correttezza dell'attività fino ad ora posta in essere dal Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, nonché all'operato di tutti gli attori del sistema a vario titolo coinvolti” il presidente della regione, che ha assunto ad interim l'ufficio di vertice dell'assessorato per la salute, “ha chiesto l'istituzione di un'apposita commissione d'indagine sui dati comunicati al Ministero della Salute, per il tramite del portale dell'Istituto superiore di sanità”.

Concludo rappresentando, inoltre, che, sui fatti in esame, sono in corso accertamenti da parte dell'autorità giudiziaria, nei confronti della quale rinnovo la mia totale fiducia e concludo con una riflessione. È chiaro che raccolgo le sollecitazioni dell'onorevole, sulle quali credo sia opportuno e doveroso procedere con ulteriori approfondimenti. Quindi, da parte mia la massima disponibilità ovviamente a verificare e ad approfondire ulteriormente.

PRESIDENTE. Il deputato Fausto Raciti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente, e grazie gentile sottosegretario. Io sono parzialmente soddisfatto della risposta che è stata data alla nostra interpellanza, nutrendo la speranza che gli approfondimenti, a cui ha fatto riferimento il sottosegretario nella parte finale del suo intervento, possano vedere impegnato direttamente il Ministero e non una commissione d'inchiesta dell'assemblea regionale siciliana, perché la materia di cui stiamo parlando investe il diritto costituzionale alla salute dei siciliani, che deve essere garantito dallo Stato e non esclusivamente dalla regione siciliana. Il sottosegretario ci ha esposto il meccanismo di funzionamento del dispositivo di sorveglianza che determina la zonazione e la determinazione delle fasce di rischio di ciascuna regione. Non abbiamo sollevato un dubbio sull'hardware che è stato predisposto; abbiamo sollevato un dubbio sulla qualità e l'attendibilità dei dati che sono stati inseriti in quell'hardware, non con riferimento esclusivamente ad una vicenda giudiziaria, che farà il suo corso, e non è questa la sede nella quale occuparsene, ma con riferimento ad una gestione dell'emergenza pandemica, da parte della regione siciliana e del commissario all'emergenza COVID, presidente Nello Musumeci, che è stata marcatamente politica, dichiaratamente politica e temiamo abbia potuto implicare - e su questo invitiamo il Ministero ad un di più di sorveglianza e di attenzione - un certo grado di approssimazione nella gestione del flusso dei dati che non è possibile dentro ad un'emergenza con queste caratteristiche.

Noi abbiamo imparato il significato delle parole “crescita esponenziale”: tale espressione significa che la crescita del contagio, della curva di contagio, non segue una logica di somma, ma segue una logica di moltiplicazione. Questo implica che ciascun giorno perso nella gestione dell'approntamento di misure di sicurezza e di eventuali restrizioni implica una moltiplicazione per un fattore che può essere 1, 1,1, 1,3, 1,8 - a seconda delle fasi - del numero dei contagiati. Se questo sistema non funziona e non è chiara la qualità dei dati, l'affidabilità e l'attendibilità dei dati che sono messi a disposizione di questo sistema, il prezzo che si paga si misura in termini di contagiati e probabilmente, temo, anche in termini di vite umane. Non dico al sottosegretario nulla di nuovo, ma il tema che noi poniamo è il seguente: il diritto alla salute dei siciliani è un bene che il Governo ha il dovere di garantire. Noi temiamo che il rapporto tra Stato e regione siciliana dentro questa vicenda sia stato ulteriormente compromesso. Non è un tema che ci preoccupa in virtù del colore politico dell'amministrazione regionale e del Governo nazionale, ma è un tema che noi avremo probabilmente posto comunque. Ora è arrivato il momento, dopo una serie di fatti che hanno sollevato più di un punto interrogativo, tra cui un'ispezione ministeriale seguita al famoso audiomessaggio del direttore generale dell'assessorato alla salute, dottor Mario La Rocca, ai dirigenti delle aziende sanitarie locali, in cui invitava a caricare i dati di posti letto in terapia intensiva e non abbiamo mai capito se fossero effettivamente disponibili oppure no, approntati oppure no.

Dopo quell'ispezione ministeriale non abbiamo ancora avuto un esito. Siamo qui di nuovo, diciamo, di fronte a una vicenda che richiama quanto meno una approssimazione grave da parte degli uffici regionali e vedremo, sarà la magistratura a chiarirlo, anche se questo implica, ha implicato una responsabilità politica oppure no. Siamo di fronte ad un'inefficienza di sistema rispetto alla quale noi chiediamo e continuiamo a chiedere al Governo di intervenire, sollevando il presidente della regione siciliana dalla funzione di commissario COVID, funzione che evidentemente, lo dicono i numeri, fino a questo momento, non è stato in condizione di svolgere adeguatamente e che, in secondo luogo, se non svolta bene, rischia di compromettere quella campagna vaccinale, su cui ieri il Presidente del Consiglio, nella sua conferenza stampa, ha insistito con moltissima forza, come la carta fondamentale per uscire da questo clima di emergenza permanente, che si è fatto oggettivamente insostenibile per tutti noi. Arrivare a quel passaggio in questa condizione noi pensiamo che rischi di compromettere l'esito di una campagna a cui molto è stato affidato dal Presidente del Consiglio, per cui invitiamo il Governo a dare esito alle ispezioni, dare risultati, offrirci le risultanze delle ispezioni che si sono svolte fino a questo momento e aumentare l'intensità dell'attenzione su una regione che, per quanto a statuto speciale, vede i propri cittadini essere prima cittadini italiani, che cittadini della regione siciliana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Elementi e iniziative di competenza in materia di valori limite per gli scarichi contenenti sostanze Pfas, anche in relazione all'attività della società Solvay in provincia di Alessandria - n. 2-01166)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zolezzi ed altri n. 2-01166 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Zolezzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Grazie, sottosegretario Costa. Lo stop alla produzione di Pfas nel 2018 alla Miteni di Trissino è avvenuto grazie all'impegno del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa. La Miteni è stato l'orco per tutti i bambini del Veneto, in particolare per i bambini che non sono mai nati a causa dei Pfas.

I Pfas sono sostanze fluoroalchiliche cancerogene, interferiscono con il sistema endocrino, riducono la fertilità, favoriscono l'endometriosi, patologie cerebro e cardiovascolari. Oggi in particolare l'Italia produce Pfas per esportarli quindi, ci teniamo l'inquinamento e li esportiamo. Ci sono alternative, ormai, per quasi tutti i prodotti da essi derivati. Oggi, una fabbrica, la Solvay a Spinetta Marengo e ad Alessandria, vuole, però, replicare la Miteni di Trissino. Replicare questo orco prevede l'aumento della produzione di un Pfas che si chiama ciclo cC604 da 40 a 60 tonnellate e, prevede di cambiare il ciclo, producendo proprio come faceva la Miteni. Oggi questa fabbrica filtra circa l'88 per cento dei Pfas e dice: bene ne produco di più, però filtrerò fino al 97 per cento, e vengono scaricati nel fiume Bormida nel fiume Tanaro e poi vanno a finire nel Po. Oggi ci vanno a finire a circa 5 tonnellate di Pfas. Il problema di queste 5 tonnellate è che sono dell'ordine di grandezza di un milione di miliardi di volte più di quella che è la tossicità dei Pfas; è stato trovato il cC604 in provincia di Rovigo, a Castelmassa, lungo il Po con 85 nanogrammi/litro e questo Pfas qui è esclusivo della Solvay, quindi era una firma precisa. Quindi, la Solvay, con questa produzione, inquinerebbe oltre 6 miliardi di metri cubi di acqua, 6 miliardi di metri cubi di acqua. Poi dice che farà un metodo, che si chiama osmosi inversa vibrazionale, per filtrare ancora di più: passare dal 97 al 99,9 per cento di filtrazione, ma questo metodo è sperimentale negli scarichi, non si sa assolutamente se a livello industriale potrà funzionare. L'ISPRA assimila al ciclo cC604 le sostanze persistenti bioaccumulabili e molto tossiche e molto persistenti. È stata rinvenuta anche a valle della barriera idraulica della stessa Solvay a Spinetta. I dirigenti di questa azienda sono stati condannati in Cassazione nel dicembre 2019 per disastro ambientale colposo, sversamento di cromo, solventi clorurati e altre sostanze tossiche e cancerogene.

Dall'11 febbraio 2021 di quest'anno, è nota una nuova indagine dei carabinieri del NOE, proprio per conto della procura di Alessandria, sulla stessa azienda. Nonostante questa sentenza, quindi, la Solvay chiede alla provincia di Alessandria di aumentare da 40 a 60 tonnellate la produzione e di eseguire il ciclo produttivo completo, e questa produzione è il ciclo cC604, prodotto anche prima, ma a livello sperimentale, ma si è scoperto che erano esperimenti da 40 tonnellate e produce anche ADV7800, che praticamente è un Pfas a catena lunga, però non essendo classificato prima, non era normato. L'Unione europea, nel dicembre 2020, ha emanato una direttiva sull'acqua potabile che dice che i Pfas vanno normati anche agli scarichi, normativa nazionale che in Italia manca. Se siamo europeisti la normativa degli scarichi deve essere fatta molto presto.

Poi dobbiamo pensare che siamo in pandemia, parlavate prima di pandemia. Ci sono studi sulla risposta alle vaccinazioni: l'EFSA, nel 2018, dice che si riduce del 50 per cento la risposta anticorpale alle vaccinazioni del tetano, difterite e influenza se c'è un'esposizione a oltre 10 nanogrammi/litro di Pfas.

Quindi, che succederà con la vaccinazione per il nuovo Coronavirus? Il bacino padano, con questa fabbrica, sarebbe messo a rischio di avere… Cioè, in pratica, si vaccina e poi si anti-vaccina con i Pfas. Io penso che sia un tema di estrema gravità. Grandjean e altri, in uno studio, documentano la gravità del Coronavirus aumentata nell'azione a concentrazione dei Pfas per pochi nanogrammi in più. Questo passaggio di Pfas dalla Miteni di Trissino alla Solvay è documentato, perché prima era la Solvay che mandava i Pfas a Trissino per processali, adesso la Miteni è anche fallita, il suo sito produttivo purtroppo non è ancora bonificato, e si sono trovate dieci tonnellate di Pfas nei depositi di Tortona; c'è questo passaggio importante. Alcune aziende stanno giocando, secondo me, sulle sostanze perché quando ne viene normata una, ne inventano un'altra simile, che non è normata, ci vogliono anni per normarla. Ma l'inquinamento è sempre forte, bisogna pensare a una logica di famiglia: se sono Pfas, devono essere inseriti in un conteggio cumulativo, non si può inventarlo. La Commissione ecomafie, di cui faccio parte, ha fatto già due relazioni nella scorsa legislatura e, adesso, ne ha in corso una terza; quindi, proprio su queste sostanze, questi Pfas nuovi a catena corta, ricordo che dal 2013 la Miteni produceva appunto questi Pfas nuovi, la regione Veneto l'ha autorizzata a lavorare le GEN X nel 2014 e praticamente ha autorizzato anche un'azienda olandese che si chiama Chemours a portare 300 tonnellate di Pfas dall'Olanda alla Miteni di Trissino, ricordo un milione di miliardi di volte di tossicità in più rispetto alla dose tossica, appunto. Adesso, la Conferenza di servizi provinciale, terminata nell'ottobre 2020 ad Alessandria, rischia di autorizzare questa modifica dell'autorizzazione dell'AIA, sull'aumento e la variazione della produzione dei Pfas. In questo momento, mi risulta che solo ARPA Piemonte possa opporsi, in base alla valutazione dell'efficacia dei lavori proposti da Solvay - saluto il direttore di ARPA Robotto - lui può salvare il futuro di Alessandria, può salvare il futuro dei bambini di Alessandria, dei bambini del bacino del Po, 24 milioni di persone ci vivono. Le acque di irrigazione si riempiranno di Pfas, se viene rilasciata questa autorizzazione e anche alcune acque potabili, perché ci sono le captazioni anche potabili.

Siamo in un momento di transizione, sono necessarie scelte dolorose in merito alla politica industriale ormai fuori dal tempo. Bisogna riconvertire il polo Solvay di Spinetta. I dati epidemiologici sulla popolazione sono preoccupanti. Con la Commissione ecomafie, abbiamo chiesto i dati relativi ai lavoratori, non ce li hanno dati in prefettura, a Vercelli, nell'ottobre-novembre scorso. Però, mi risulta questo: che i lavoratori abbiano 15 mila nanogrammi di Pfoa nel sangue. Abbiamo detto prima tossicità, effetti sui vaccini per dieci, trenta nanogrammi, questi ne hanno 15 mila di Pfoa, che è un vecchio Pfas a catena lunga, 2.000 nanogrammi/litro di ciclo cC604, i lavoratori Solvay, nel 2020, alla faccia del fatto che non è bioaccumulabile.

Bastano, ripeto, 20 nanogrammi per influire sulla risposta ai vaccini e nessuno si è preoccupato finora di intervenire su questi lavoratori, anche sulla popolazione lì vicino.

Nell'audizione in Commissione Ecomafie del luglio 2020, il professor Foresta del Consiglio superiore di sanità aveva anticipato che gli studi preliminari sui nuovi Pfas a catena corta mostrano danni peggiori rispetto a quelli dei vecchi Pfas e si è visto anche sui lavoratori: aumento del TSH, squilibri ormonali, squilibri del metabolismo.

E poi c'è il problema delle emissioni in aria - probabilmente i lavoratori sono esposti alle emissioni in aria dei Pfas - oltre ai limiti agli scarichi idrici, che devono assolutamente essere normati. In Italia c'è solo una legge regionale veneta - perché le regioni possono assolutamente normare, chiaramente se hanno il problema - ma la legge veneta non prevede limiti per il ciclo cC604, che è quello che purtroppo sta continuando a percolare dalla Miteni, che deve stare attenta al totale dei Pfas. Era stata fatta una bozza nel Collegato ambientale, che spero poi ritorni, che prevedeva 7 microgrammi su litro, poi 3,5 per i successivi e 0,5 dopo 48 mesi, ma il problema è questo: che l'Istituto superiore di sanità, a cui giustamente faceva riferimento, in un parere sulla valutazione dei rischi da GEN X e cC604, consiglia 0,1 microgrammi su litro per singolo composto, quindi 100 nanogrammi e un valore di 0,5 microgrammi su litro per la sommatoria; quindi, se faccio 7, faccio oltre 15 volte di più. Oltretutto, bisogna tener conto anche degli altri: l'Istituto superiore di sanità mi dice una cosa e io faccio sette volte di più.

Si tratta di valori che sono, quindi, troppo superiori alla realtà e alla tutela della salute, anche perché ricordo che l'omicidio è ancora vietato in Italia, così come il disastro ambientale e i reati ambientali, grazie alla legge n. 68.

Poi, va differenziato lo scarico storico da un'attività produttiva attuale, che deve essere ulteriormente ridotta e non è necessario che esista l'attività produttiva attuale per un'attività preminentemente di esportazione; esistono le alternative per ognuno dei 5.000 Pfas esistenti.

Sugli scarichi storici deve essere fatta una caratterizzazione adeguata: alla Miteni non è stata fatta, continua a perdere proprio perché probabilmente c'è un deposito sotterraneo che non è stato individuato.

La citata direttiva europea consente di normare gli scarichi, per cui chiedo appunto se i Ministri vogliano adeguare i valori consentiti riferiti agli scarichi, relativamente ai Pfas, relativamente a quanto proposto dall'Istituto superiore di sanità anche per i Pfas a catena corta (ciclo cC604) e l'ADV7800, che è a catena lunga, chiarendo se è lecito produrre ancora questo Pfas a catena lunga e chiarendo appunto se si voglia ragionare sulla famiglia di tutti i Pfas.

Chiedo se si possano prendere iniziative in merito all'autorizzazione integrata ambientale, se si possa aiutare il direttore Robotto di ARPA Piemonte, che può salvare i bambini di tutto il bacino del Po – però, probabilmente bisogna aiutarlo e io lo sto aiutando parlando di questa faccenda - e aiutare un terzo dei cittadini italiani che verrebbero esposti a queste schifezze in relazione anche all'emergenza COVID, perché poi i rifiuti da Pfas viaggiano. I percolati, i rifiuti solidi sono già stati trovati in Sicilia, in Toscana e in Campania, rischiano di risalire i valori in tutta Italia e immunodeprimere tutta l'Italia in un periodo di pandemia.

Chiedo anche se risultano esiti dello studio di coorte osservazionale, che era stato predisposto in Veneto nel 2016 (era stato segnalato un ritardo durante l'ultima audizione dell'ISS in Commissione Ecomafie, nel luglio 2019) e se si ritenga di programmare ed eseguire uno studio di coorte osservazionale o uno studio epidemiologico comunque adeguato per la popolazione di Alessandria e per le altre popolazioni esposte.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Salute, Andrea Costa, ha facoltà di rispondere.

ANDREA COSTA, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Gentili onorevoli, in merito alla problematica segnalata nell'interpellanza in esame, l'Istituto superiore di sanità ha precisato che, nel corso dei lavori per aggiornare la direttiva dell'Unione europea 98/83/CE sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, l'Italia ha coordinato azioni specifiche indirizzate, tra l'altro, a una regolazione delle sostanze Pfas nelle acque, finalizzata alla virtuale assenza delle sostanze di origine sintetica nelle acque, in base ai requisiti di pulizia delle acque, di approccio conservativo anche rispetto alla sicurezza d'uso sanitaria. Il successo di tale azione nell'ambito dei lavori ha avuto come esito la regolazione dei Pfas contenuta nella recente direttiva dell'Unione europea 2020/2184 sull'acqua potabile, entrata in vigore il 12 gennaio 2021.

In tale normativa, sono definiti i valori di parametro per “Pfas totali” e “somma di Pfas”. La stessa direttiva prevede che, entro tre anni dall'entrata in vigore, la Commissione europea stabilisca linee-guida e tecniche sui metodi analitici per quanto riguarda il monitoraggio dei parametri Pfas totali e somma di Pfas, compresi i limiti di rilevazione, i valori di parametro e la frequenza di campionamento.

In anticipo rispetto alla definizione dei protocolli attesi dalla Comunità europea per il 2024, a cura dell'Istituto superiore di sanità, sono già stati diffusi metodi analitici per il controllo dei Pfas, incluse le molecole di ultima generazione nelle acque. L'Istituto ha coadiuvato il Ministero dell'Ambiente nella definizione della proposta di collegato ambientale, articolo 15, Titolo II, Capo I: l'introduzione nella normativa di modifica dell'articolo 101 del decreto legislativo n. 152 del 2006, circa i valori limite di emissione per sostanze poli e perfluoro-alchiliche, risponde a obiettivi di prevenzione sanitaria collettiva, al fine di ridurre - e se possibile annullare - l'emissione nell'ambiente attraverso gli scarichi di tale sostanza. Viene in tal modo affrontato il problema dell'inquinamento da Pfas nel suo complesso, tenuto conto che la qualità ambientale delle risorse idriche è il principale determinante della qualità delle acque destinate al consumo umano e quindi della tutela della salute collettiva.

Tenendo conto delle caratteristiche di persistenza e/o bioaccumulabilità o tossicità, da considerare unitamente alla rilevante mobilità ambientale che favorisce la diffusione delle sostanze nei corpi idrici, l'obiettivo di limitazione allo scarico in ambiente delle suddette sostanze appare primario ai fini della tutela della salute. Ciò si evidenzia nelle stesse disposizioni della nuova norma, che prevedono la possibilità di valori limite più restrittivi di quelli indicati in tabella, come ad esempio nel caso delle acque destinate all'uso potabile, all'uso irriguo, all'industria alimentare e alle acque per l'abbeveramento del bestiame.

Questo concetto va applicato ai composti Pfas che, in base alle loro caratteristiche, sono sottoposti a restrizioni d'uso a livello europeo e anche a quei composti (a catena corta-C4) per i quali non esistono restrizioni, ma proprio per questo vengono utilizzati come alternative e quindi sono prodotti e utilizzati in grandi quantità.

Questi composti, pur possedendo una minore emivita negli organismi e profili tossicologici diversi e, allo stato delle attuali conoscenze, più favorevoli, sono caratterizzati da una paragonabile persistenza nell'ambiente e ad una maggiore mobilità soprattutto in ambiente acquoso, tali da favorire l'estensiva contaminazione dei corpi idrici, anche da destinare ad uso umano.

In tale contesto, si è segnalata l'opportunità di considerare, ai fini della definizione dei valori limite di emissione, la nuova regolamentazione dei Pfas nelle acque destinate ad uso umano, dove, proprio su proposta italiana, sono stati definiti i valori somma per questa categoria di sostanze, in modo da tenere sotto controllo emissioni di miscele e di composti Pfas e di annoverare nella regolamentazione anche i composti di nuova generazione, considerando i gruppi di Pfas totali e somma di Pfas.

Relativamente allo stato valutativo e al profilo tossicologico della sostanza C604, attualmente la sostanza ha una registrazione attiva, ai sensi del regolamento REACH, sulla base di studi sperimentali o di altri tipi di studi riportati nel sito Echa, relativamente al profilo tossicologico, in seguito a una esposizione ripetuta, la sostanza viene classificata come STOT RE 2, con un livello di tossicità subcronica di 1-3 milligrammi per chilo e non sembra essere caratterizzata da potenziale di bioaccumulo.

A tale riguardo, nella risposta alla richiesta di parere sulla possibile capacità di bioaccumulo del composto perfluorurato C604, nel 2019, l'Istituto superiore di sanità, sulla base dei risultati forniti dalla regione del Veneto, su concentrazioni seriche di composto nei laboratori della ditta Miteni, ravvisava come la presenza di C604 fosse dovuta essenzialmente all'esposizione continua e giornaliera al composto in esame e in funzione dell'attività svolta dal personale della ditta stessa. Tali dati non fornivano evidenze chiare e nette di un potenziale bioaccumulo nell'uomo.

Per quanto riguarda l'assenza di proprietà genotossiche, queste possono essere desunte dal pacchetto di dati derivanti da studi in vitro e in vivo sperimentali o altri tipi di studi richiesti per sostanze fabbricate e/o importate in Europa e per sostanze utilizzate nei siti industriali e nella produzione.

Relativamente all'associazione tra esposizione a Pfas e una ridotta risposta anticorpale alla vaccinazione, presa in considerazione per la derivazione del valore di riferimento recentemente dall'EFSA, così come anche riportato nella stessa opinione, ricordo che essa, evidenziata in alcuni studi epidemiologici con composti, non sembrerebbe così evidente per altri Pfas, considerando parametri quali i diversi comportamenti cinetici dei vari composti all'interno dell'organismo e un limitato numero di studi.

La sostanza denominata ADV7800 è stata valutata per il potenziale genotossico dall'EFSA nel 2010, in accordo con le linee guida per la richiesta di autorizzazione di sostanze da utilizzare in materiali a contatto con alimenti. Sulla base del pacchetto di dati richiesto, la sostanza è stata considerata non genotossica; è stata proposta, tuttavia, una restrizione d'uso, per limitare la possibile migrazione dal materiale a contatto con gli alimenti. Inoltre, l'Istituto ha precisato che non è a conoscenza di uno studio osservazionale in corso nell'area del Veneto contaminata da Pfas. Inoltre, l'Istituto non ha avviato con la regione Veneto la realizzazione di studi di epidemiologia ambientale nella stessa area. Si coglie l'occasione per comunicare che l'Istituto ha garantito la propria disponibilità a verificare l'opportunità e l'eventuale fattibilità di uno studio di coorte residenziale nell'area del comune di Alessandria.

Da ultimo, lo stesso Istituto ha comunicato di essere coinvolto nelle attività relative all'implementazione della direttiva quadro sulle acque che, in un'ottica di prevenzione per la salute umana, ha il fondamentale obiettivo di perseguire ed accertare un buono stato chimico ed ecologico di tutti i corpi idrici superficiali e sotterranei, garantendo la salubrità degli ecosistemi acquatici europei. In tale contesto, al fine della revisione della direttiva 2013/39/UE, è in corso un'attività relativa alla selezione di future sostanze prioritarie ed alla definizione di standard di qualità ambientali per diverse sostanze chimiche, tra cui l'intero gruppo dei Pfas.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Zolezzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Ringrazio il sottosegretario. L'argomento chiaramente si comprende nella sua complessità. Parto dall'ultima cosa, cioè il fatto che l'ISS dice che non ha avviato studi epidemiologici sull'area del Veneto. Sinceramente - a parte che ci sono gli stenografici delle audizioni del 2019, quindi c'è da capire come sia andata davvero - se non lo ha fatto, dovrebbe farlo, anche perché i dati ci sono e sono chiari: è dal 2011 che è stato registrato il cC604 e probabilmente, purtroppo, c'è una popolazione che può consentire di capire cosa succede alla salute con l'esposizione a queste sostanze. Se non si fa lo studio di coorte osservazionale, uno studio epidemiologico adeguato, è un problema. Bene che si valuti di fare uno studio di coorte ad Alessandria però, forse, andrebbe fatto prima di autorizzare adesso tutto questo aumento di produzione. Io ricordo, appunto, che prima si diceva: sono sostanze innovative, non c'è nemmeno lo standard commerciale; così il commissario dell'acqua nel 2019 per quanto riguarda il Veneto. Eppure era la stessa regione che aveva autorizzato questa produzione, aveva autorizzato la Chemours a trattare e a sversare nelle falde 300 tonnellate di rifiuti contenenti GEN X. Già l'avvocato Roberto Billò nel 2017 disse che il pericolo era il GEN X, il sostituto del PFOA. Quindi, la regione lo sapeva. Non lo ha cercato, lo ha cercato solamente dopo che lo stesso Ministero dell'Ambiente olandese scrisse per chiedere se c'erano problemi per tutti questi Pfas che arrivavano dall'Olanda. Se manca uno standard ci si fa dare un campione dell'azienda e in qualche caso lo standard si può creare da solo, per i laboratori. Qui, si è perso troppo tempo. Se poi la sostanza non era controllabile, la Miteni non doveva essere autorizzata a produrlo e, adesso, il discorso vale chiaramente per la Solvay.

Abbiamo parlato di interferenza endocrina e ricordo che lo spermatozoo umano è grande circa 5 micron; con trenta nanogrammi di Pfoa nel siero, 10 vanno negli spermatozoi, c'è ridotta fluidità di membrana, minor motilità, minore vitalità degli spermatozoi; è come avere un micro preservativo su ogni spermatozoo. Riempire il bacino idrico del Po, l'acqua di 20 milioni di persone, con questa sostanza, secondo me, non è il massimo, anche perché ci sono stati 746 mila morti in Italia nel 2020, non solo per la pandemia, e poche nascite, sotto a 400 mila, 340 mila italiani in meno, e io rischio di ridurre ulteriormente la fecondità in zona rossa, un aumento delle malattie cerebrovascolari del 22 per cento e anche della morte per ictus, danni neuronali. Ci sono oggi articoli di stampa: i Pfas si accumulano sulle cellule e sui neuroni, provocano alterazione della dopamina, aumento dei suicidi, aumento delle demenze, riduzione dello sviluppo cognitivo, piastrine che si aggregano di più e rischio di trombi, ne parliamo per i vaccini AstraZeneca. Noi stiamo immettendo nell'ambiente altre decine di tonnellate di Pfas che favoriscono i trombi. Inoltre, aumento del diabete, resistenza insulinica ed endometriosi. Ci sono le mamme no-Pfas, ma ci sono anche donne che non sono riuscite a diventare mamme, in qualche caso perché i Pfas lo hanno impedito. Oggi, la signora Silvia farà un ciclo di procreazione medicalmente assistita, e la saluto. L'endometriosi è stata collegata ai Pfas da un punto di vista eziopatogenetico, ma si potevano evitare interventi chirurgici e sofferenze varie. Parafrasando Celentano, i Pfas uccidono l'amore. Troppe donne non sono diventate mamme o hanno perso i figli per i Pfas; bisogna avere dati più certi, prima di dare certe autorizzazioni.

Ricordo che fu la dottoressa Dogliotti dell'ISS, nel luglio 2019, a dire che era in corso lo studio di coorte osservazionale che era stato deliberato, ma la regione Veneto non fornì i dati. I Pfas vanno ovunque; io nel mio territorio a Mantova ho fatto cessare l'esportazione dei Pfas alla discarica di Mariana Mantovana, gestita da TEA SpA; arrivavano i fanghi del depuratore di Trissino, lo stesso depuratore che verrebbe totalmente distrutto per far passare il cantiere del TAV Brescia-Padova, una cosa assolutamente assurda; arrivava la Indecast di Castiglione e il percolato delle discariche Venete. Questo è cessato, però, purtroppo, per esempio, continuano ad arrivare negli impianti a biogas; a Curtatone arrivano gli idrolizzati proteici animali che contengono anche gli scarti della concia delle pelli del Veneto, e lo stesso a Viadana, senza alcun controllo.

Ricordo quello che ha scritto l'ISS: 500 nanogrammi totali. Adesso, in questa bozza di collegato si parlava di 19 mila nanogrammi totali, per cui bisogna un attimo capire cosa vogliamo fare. Sarebbe utile una normativa per tutta la famiglia e cercare bene tutte le sostanze, anche quelle nuove e prevenire che un'azienda produca o brevetti una nuova sostanza e che questa per anni non sia normata.

Adesso, che cosa è successo? Il Consiglio superiore di sanità ha iniziato a fare gli studi sui nuovi Pfas. Ha preso queste sostanze, ha preso il cC604 da un laboratorio, il Wellington Lab, come standard, e cosa è successo? La Solvay ha denunciato questo laboratorio, perché concedeva la sostanza per studiarla. In questo momento c'è una causa e gli studi sui nuovi Pfas sono interrotti perché la Solvay ha denunciato il laboratorio che dava questa sostanza, quindi la Solvay impedisce che si facciano questi studi. Lo Stato italiano non sa bene cosa succede. Sono stati comprati, appunto, per avere il materiale puro. C'è uno studio ambientale ed ecologico sulle cozze di Venezia dove si è verificata, al momento, un'espressione genica alterata, l'apoptosi, le cellule che si suicidano. Ci sono progetti su cui è stato chiesto un finanziamento proprio sul Coronavirus e sul vaccino; è stato sottoposto a livello ministeriale, mi risulta, questo studio, per capire la risposta anticorpale delle persone esposte. Ci sono studi sulla vitamina D e i nuovi Pfas e c'è uno studio che vede che nella zona rossa dei Pfas in Veneto, uno studio di Canova ed altri, c'è una maggiore mortalità per le persone rispetto ad altre zone. Gli studi di coorte osservazionale devono essere fatti in Piemonte, ma devono essere fatti anche in Veneto.

Io penso che siamo di fronte a un'emergenza e a qualcosa che è difficile da capire, ma soprattutto non è possibile non sapere neanche quanti Pfas siano prodotti in Europa, quanti Pfas l'Italia produce e quanti ne esporta; non è possibile che questa logica aziendale prevalga sulla salute. Io, umilmente, chiedo al sottosegretario di riferire al Ministro Speranza. Penso che sia una questione di cui debba essere interessato lo stesso Capo del Governo, Draghi, ma anche lo stesso Presidente della Repubblica, Mattarella, perché stiamo buttando un anti vaccino nel Po e non abbiamo dati certi che non sia così.

Ho visto i lavoratori della Miteni in audizione e sembravano degli zombi; però, voglio ricordare che il loro milione di nanogrammi per litro di Pfas, di Pfoa nel 2016 è analogo a quello trovato nei lavoratori della Solvay. Siamo di fronte alle stesse cose. Questi erano zombie, io non ho ancora visto i lavoratori della Solvay, ma si tratta di lavoratori esposti e, poiché esce anche nell'aria, tutta la popolazione viene esposta. Ricordiamoci le esternalità, ormai vengono calcolate a livello scientifico. Il Nordic Council of Ministers ha stimato dai 50 agli 84 miliardi in Unione europea le esternalità dalla produzione dei Pfas, 84 miliardi all'anno: è molto maggiore del fatturato noto per le industrie dei Pfas. In Italia abbiamo 80 miliardi di costo per l'inquinamento atmosferico, secondo l'European Public Health Alliance. Se vogliamo avere acqua nel 2050, non è mai troppo tardi, per smettere di produrre Pfas non è mai troppo tardi, per smettere di fare guerra all'acqua, inquinandola con queste sostanze. Adesso Greenpeace otterrà i risultati sugli alimenti - è notizia di ieri - e mi chiedo se ci sarà per caso il vino “Pfasecco” forse, da quelle parti, con tutti i Pfas che sono stati emessi in Veneto. Ma anche in Piemonte ci sono dei vini e ci sono dei prodotti di qualità che vanno tutelati. Per cui chiediamo di terminare gli studi al Consiglio superiore di sanità o ad altri enti competenti. Dobbiamo obbligare la Solvay e le altre industrie a lasciar fare ricerca su questo tema. Come si fa a fare causa a chi li sta studiando? “Male non fare, i Pfas non produrre”. Consideriamo i Pfas come un'unica famiglia, smettiamola di produrli e iniziamo a normarli come sommatoria. Questa è la base della transizione: lo Stato deve fare lo Stato.

(Iniziative di competenza volte al contrasto della situazione di degrado diffusamente riscontrabile nelle aree adiacenti stazioni ferroviarie e viadotti, con particolare riferimento all'area della stazione Tuscolana di Roma - n. 2-01167)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Rampelli e Lollobrigida n. 2-01167 (Vedi l'allegato A). Chiedo al Presidente Rampelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente Mandelli, illustro, e quindi proseguo. La ringrazio, sottosegretario Morelli, e le faccio presente, anche se lei si è insediato da poco, però le chiedo la cortesia di mettere la testa su questa vicenda. Immagino che lei abbia già una risposta alla mia interpellanza, protocollare, stilata dagli uffici in pochi minuti, come capita in queste circostanze, e che sarà - non voglio fare cattive previsioni, lo vedremo tra breve ovviamente e mi riservo di replicare alla sua risposta - insoddisfacente. Perché faccio questa previsione? La faccio perché la situazione ormai si è stratificata, quella di cui sto per parlare. È una responsabilità evidente, sia da parte delle Ferrovie dello Stato e delle sue articolazioni - RFI tra queste - ma complessivamente - l'interpellanza è ampia come raggio d'azione - da parte di tutti coloro i quali hanno delle concessioni da parte dello Stato.

Il meccanismo della concessione prevede che lo Stato italiano, quindi, noi tutti, tutti i cittadini, consentano, a delle realtà imprenditoriali economiche partecipate dallo Stato o addirittura di intera proprietà dello Stato, di gestire a proprio vantaggio dei beni. Possiamo parlare della società Autostrade, possiamo parlare dell'ANAS, possiamo parlare delle concessioni aeroportuali, possiamo parlare, appunto, delle Ferrovie dello Stato e delle stazioni ferroviarie. Ora spesso ci capita di vedere - non è in questo momento il caso di alcuni dei soggetti che ho citato - che i bilanci di queste società sono gonfi di quattrini e non è che gli si possa imputare di non essere stati capaci di fare economia di scala e, quindi, anche di proiettarsi in scenari più importanti. Abbiamo parlato prevalentemente di trasportistica, quindi, trasporti che possano persino travalicare i confini della nostra penisola e interagire, da un punto di vista economico-finanziario, con altre Nazioni o altre società espressione di altre Nazioni. Ebbene, io penso che ci sia una - tra molte virgolette - lieve distrazione in ordine alla tutela dei bisogni e delle aspettative dei cittadini utenti, che sono quelli che di fatto contribuiscono all'esistenza in vita, direttamente o indirettamente, di questi soggetti. Nel caso di taluni parliamo di totale proprietà pubblica; nel caso di talaltri parliamo di concessioni a soggetti privati e non partecipati dal pubblico. Ma è la stessa cosa: sempre i soldi escono dalle tasche dei cittadini italiani, che hanno una loro dignità e vanno rispettati! Quindi, non è più tollerabile su questi beni concessi, che appartengono ai cittadini. Questo evidentemente gli amministratori delegati di queste società non ce l'hanno chiaro. E se non ce l'hanno chiaro è perché il Governo non glielo fa capire, non li chiama, non li convoca e non gli dice che cosa devono fare! Al di là del fatto che debbano perseguire il proprio business e offrire un servizio limitato in questa circostanza alle loro prerogative e alle loro funzioni.

Entrare nelle grandi città: stiamo parlando dell'Italia, quindi è inutile che ogni volta ciascuno di noi si periti di andare nelle trasmissioni televisive maggiormente ascoltate per dire che siamo la Nazione più bella del mondo, che qui sono concentrati i beni culturali in misura straordinariamente efficace e distesa rispetto a qualunque altra Nazione del pianeta, è inutile stare qui a specificare che siamo la terra del turismo, è inutile stare a dire che dobbiamo comunque essere più concentrati e attenti rispetto al sistema della ricezione alberghiera, che dobbiamo aiutare con un profilo industriale, come Stato e come amministrazione pubblica, queste realtà a svilupparsi di più, a creare più ricchezza, a passare magari il turismo dal 13 al 15, al 20, al 30 per cento del PIL e, quindi, della capacità di produzione rispetto all'intera capacità della nostra comunità nazionale. È inutile stare a dirlo in lungo e in largo, se, quando si entra a Torino, a Milano, a Napoli, a Roma, a Palermo, a Bologna, a Firenze sembra di entrare, una volta avremmo potuto dirlo, nel Bronx; oggi non possiamo più dire così, perché il Bronx si è riqualificato ed è diventato uno dei quartieri migliori. Quindi, non ci sono termini di paragone. Tuttavia la metafora serve per far capire che sembra di entrare in un Paese del Terzo mondo, dove il degrado imperversa. Le stazioni sono invivibili! Le stazioni ferroviarie, spesso quelle aeroportuali, anche magari nelle zone più periferiche della nostra Nazione, per non parlare dei valli ferroviari: sono delle discariche a cielo aperto. Spesso non sono soltanto brutte a vedersi, ma sono invivibili e malsane e ecco anche il coinvolgimento del Ministero della Salute. Come nel caso che ho citato, parliamo del vallo ferroviario che attraversa Roma, che entra nel centro storico di Roma, che, a pochi chilometri dal centro storico di Roma, viaggia sulla percorrenza della Via della Stazione Tuscolana. Lì ci sono beni delle Ferrovie dello Stato. Intanto c'è il vallo ferroviario, che è una discarica, è terra di nessuno. Poi ci sono le aree demaniali; nelle aree demaniali, ci sono dei manufatti edilizi; questi manufatti edilizi, non lo so, sembrano la Bosnia all'epoca dei bombardamenti o Beirut, sembra che c'è stata una guerra, anzi c'è, una guerra, costante e quotidiana. Sono beni appartenenti alle Ferrovie dello Stato, che li custodiscono e gestiscono in nome e per conto dello Stato italiano. Ovviamente che cosa può accadere, quando comunque ci sono queste situazioni di degrado e abbandono assoluto? Non ci sono soltanto le scritte sui muri, fino al secondo e terzo piano dei palazzi e non – ripeto, meriterebbero analogo rispetto - nelle più disparate periferie di chissà quale città: parliamo della capitale d'Italia e di una zona che sta praticamente a ridosso del centro storico. Scritte e graffiti sui muri fino al secondo e terzo piano dei palazzi - transeat -, occupazioni abusive da parte anche di centri sociali o presunti tali, perché svolgono attività commerciali, facendo concorrenza sleale a chi paga l'affitto, paga le tasse, ha le licenze per poter vendere o per potere esercitare delle funzioni. Lì ce n'è uno, diciamo non particolarmente significativo. Ma tanto, anche se ci mettiamo d'accordo in quindici qui e andiamo a occupare uno stabile e ci scriviamo centro sociale, tutto è consentito.

Faccio riferimento sia alle attività illecite, come la vendita di sostanze stupefacenti, si a quelle che sarebbero lecite se uno si attrezzarsi per renderle tali: vendita di sostanze alcoliche, sostituzione sostanziale delle funzioni attribuite a un esercizio pubblico in quanto tale, ristorazione, attività ludiche e quant'altro. Ma non ci sono solo occupazioni, che sono, comunque, una minoranza, fatte, diciamo così, ispirate a presunte logiche politiche, molto presunte per chi le vuole cavalcare - oggi sappiamo chi sono -, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, parliamo di abbandono assoluto. Si parla di occupazioni da parte di clan che non danno alcun disturbo, nel senso che loro sanno che, se non creano problemi, non avranno problemi e, quindi, c'è una specie di patto non scritto, di qui la responsabilità anche del Ministero dell'Interno, e siamo a tre. Per cui, se ci si mette la benda, potrebbe, forse, andare tutto bene, ma lì, comunque, ci sono delle attività illecite, conclamate, che vengono fatte all'interno di beni appartenenti allo Stato italiano, ridotti nella maniera che io ho descritto, con le coperture in eternit, non curate, e questo quando ci sono le coperture, perché, spesso, neanche ci sono e, di qui, la metafora, appunto, dei bombardamenti di Beirut, Mostar e Sarajevo. Questo è il quadro. Quindi, lì dentro ci sono attività di prostituzione, c'è attività di spaccio, c'è attività di consumo di droga, c'è attività di ricettazione, c'è attività di immagazzinamento di beni sottratti in maniera illecita alle famiglie del quartiere, che sono sempre prese d'assalto da furti in appartamento, ci sono vere e proprie catene di smontaggio di autovetture rubate. Questo è quello che accade - ripeto e sottolineo - non in una landa desolata, abbandonata da Dio e dagli uomini chissà ove collocata, ma nelle competenze dello Stato e nella gestione delle società concessionarie dello Stato. Io ho fatto già delle interrogazioni in passato: c'è stato anche un intervento da parte delle Ferrovie dello Stato per questo caso specifico, non per tutti quelli che ho citato, che sono altrettanto scandalosi; c'è stato un intervento, dopo anni di insistenze e di pressioni, e sono state prese alcune coperture in eternit e sono state cellofanate. Saranno passati dieci anni, quindi vi lascio immaginare in che condizioni siano le presunte protezioni, quindi non c'è stato neanche il buongusto di andare a bonificare la cosa minima, proprio il minimo sindacale, che erano le coperture in eternit tossiche e pericolose, perché sono lì da anni. Sappiamo tutti che l'eternit è pericoloso non in quanto tale, ma in quanto si polverizza e, quindi, le polveri inalate dalle persone possono generare malattie importanti, in particolare leucemie. Quindi, non c'è stato neanche il buongusto, una volta fatto l'intervento, di risolvere definitivamente e asportare queste coperture in eternit, che sono state, comunque, trattate in parte, al 10-15 per cento del totale, la maggior parte sono ancora lì e, anche quelle che sono state trattate, vanno ritrattate daccapo. Ora, sottosegretario Morelli, porti pazienza, siccome la conosco e so che lei è di una precisione millimetrica, è anche abbastanza grintoso, è anche abbastanza severo e rigoroso, mi dispiace che sia capitato proprio lei adesso, qui, a farmi da interfaccia, però, per certi aspetti, invece, io mi sento rassicurato, perché questa descrizione, apparentemente catastrofista, la colpirà e, quindi, magari, la prossima volta io saprò con chi prendermela, nel senso che lei ha un Ministro di riferimento e sarà nelle condizioni di dire al signor Ministro: signor Ministro, mi perdoni, a queste società concessionarie, glielo vogliamo dire, convocandole in pompa magna, che devono rispondere ai cittadini che pagano le tasse e che non possono permettersi di trasformare tutte le porte d'accesso alle città d'arte, alle città maggiormente visitate in tutto il pianeta, in delle latrine? La prima responsabilità che hanno, dice: ma, come? Qui dentro si parla di cose così apparentemente banali, adesso non parliamo di massimi sistemi, della geopolitica nel suo rapporto con la trasportistica internazionale, non parliamo di come salvare l'Alitalia. Certo, parliamo anche di questo, salveremo l'Alitalia, mi auguro che lo farete - senza l'«ita», però, “Alitalia”, tutto insieme -, ma questo è un altro problema. Noi dobbiamo anche parlare di prospettive, di orizzonti e, quindi, mettere le nostre aziende nella possibilità di competere da un punto di vista internazionale, però non possiamo accettare perché questo è accaduto. Fino all'ante-COVID, ci sono stati anche degli extra-incassi e non c'è stata la restituzione ai cittadini di nulla, basti vedere in che condizioni erano - sempre per parlare di Ferrovie dello Stato - i treni regionali, le condizioni in cui viaggiavano i pendolari per recarsi al posto di lavoro: neanche le bestie, gli animali venivano trattati così! Eppure l'extra-business c'era, perché sulle linee business, appunto, ci si viaggiava comodi e le Ferrovie dello Stato facevano i loro giusti affari. Allora, una parte di questi guadagni devono andare, innanzitutto, a coloro i quali ti consentono di avere quello. Ma a lei sembra una cosa normale che Roma, Milano, le città più importanti, Napoli, sono paradossalmente - io, se fossi sindaco, questo farei - la maggiore fonte di incasso di queste società? Di fronte a questa imperizia, a questa incuria, a questa mancanza assoluta di rispetto nei confronti dei territori che attraverso, o attraverso il sorvolo aereo o attraverso le autostrade o le strade statali o le ferrovie, faccio i maggiori incassi e che cosa succede? Succede, appunto, che la manutenzione ordinaria, che dà decoro e migliora la qualità della vita e non ti fa intendere di stare, appunto, in una landa desolata del centro dell'Africa, ma in una Nazione a democrazia avanzata, civile, queste robe qui non vengono prese minimamente in considerazione. Io farei, né tanto né quanto, mi piazzerei sopra i binari delle ferrovie: adesso, qui, gli incassi non li fai più se non mi metti a posto il vallo ferroviario, se non mi togli le lavatrici, i frigoriferi, le lavastoviglie, i balordi, i delinquenti, le occupazioni abusive, se non metti a posto i beni di tua proprietà. Concludo, perché ho esaurito il tempo, facendole presente che, quando c'è stato un ulteriore sollecito da parte mia - ringrazio gli interlocutori di RFI per avermi almeno concesso la possibilità di fare queste osservazioni -, è stato risposto: tutto a posto, c'è un accordo di programma con il sindaco di Roma, Virginia Raggi, per fare una trasformazione urbanistica e realizzare qui, alla stazione Tuscolana, un bellissimo quartiere ad alta densità abitativa, con uffici, eccetera. Benissimo, a me non mi interessa, questa è una responsabilità in capo alle Ferrovie e in capo al Campidoglio, sono affari loro e, veramente, se non lo condivido, mi metto di traverso e farò la mia battaglia sociale e politica, ma non è questo il punto. Loro potranno fare con l'accordo di programma quello che gli pare, ma domani, domani mattina, - domani - devono pulire tutta quella vergogna che sta lì, perché le Ferrovie si disinteressano di ciò che lo Stato gli ha concesso in uso e in cura. Non si può fare che tu lasci tutto in stato d'abbandono, salvo farci un extraprofitto tra dieci anni, quando realizzi, al posto delle misere cubature che ci sono oggi, palazzoni che, comunque, trasformerai in incassi. No, non è quello il metodo, non è quello che è stabilito dal contratto di concessione. Voi dovete garantire - e concludo davvero, Presidente, le chiedo scusa, magari, rinuncio a un pezzo della replica - che i contratti con queste società siano rispettati, non che siano oggetto di negoziato continuo per cui, domani, se mi fai realizzare, d'accordo con il comune, un milione di metri cubi di cemento, io interverrò, risanerò e riqualificherò.

I cittadini - oggi! - hanno il diritto di camminare su quella strada senza essere aggrediti o senza vedere il degrado, la sporcizia e tutto ciò che di immondo c'è intorno a tutte le stazioni ferroviarie, a tutte le stazioni aeroportuali e, purtroppo, anche in tutti gli accessi delle autostrade e delle strade statali. Quindi, le chiedo attenzione, da questo punto di vista; ascolterò volentieri la sua replica e poi, magari, ci torniamo sopra tra breve.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili, Alessandro Morelli, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRO MORELLI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e la mobilità sostenibili. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Rampelli, la sorprenderò, perché non leggerò solo la risposta scritta dagli uffici, ma aggiungerò chiaramente qualcosa di mio.

Con riferimento ai quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo e sulla base delle informazioni fornite da RFI, si segnala che, per la riqualificazione e rigenerazione ambientale dell'intera area della stazione Tuscolana, che prevede anche la bonifica e/o la messa in sicurezza del terreno da eventuali elementi inquinanti, nonché la realizzazione di opere di mitigazione acustica e visuale legate alla presenza dell'infrastruttura ferroviaria, è stata indetta apposita procedura nell'ambito concorsuale internazionale C40-Reinventing Cities. Nel mese di agosto 2020 si è conclusa la prima fase di manifestazione di interesse, all'esito della quale sono stati selezionati 5 team finalisti. La seconda fase, che prevede la presentazione del masterplan del perimetro di progetto e l'offerta economica per l'acquisto delle aree, terminerà il 10 maggio 2021. Per l'attuazione degli interventi urbanistici è stata presentata una variante al Piano Regolatore Generale, adottata con delibera dell'Assemblea capitolina n. 19 del 2020, in corso di definitiva approvazione da parte di Roma Capitale. Quanto alle azioni intraprese, nelle more, dal Gruppo FS, sulla base delle informazioni dallo stesso trasmesse, si rappresenta che il Gruppo ha provveduto ad intraprendere specifiche azioni di riqualificazione ambientale e di liberazione delle aree occupate, in coerenza con il percorso di rigenerazione urbana. Le azioni più recenti hanno riguardato le aree e i fabbricati occupati abusivamente, con accesso da via della Stazione Tuscolana, che sono stati liberati, così come è stato liberato, in data 16 marzo ultimo scorso, il sottopasso ferroviario in via Adria. Entro la fine del corrente mese è prevista la presa in consegna delle aree attualmente impegnate dai distributori di benzina ubicati in via Mestre e in via Adria. Al contempo, è stato potenziato il servizio di vigilanza aziendale, a tutela degli asset e delle proprietà del gruppo.

Quanto alla segnalazione della possibile presenza di amianto nella copertura di un fabbricato sito nell'area della stazione di Roma Tuscolana, il gruppo FS ha comunicato di aver attivato le necessarie verifiche, propedeutiche agli interventi di bonifica.

Con specifico riguardo agli aspetti inerenti la tutela della sicurezza e dell'ordine pubblico, il Ministero dell'Interno ha segnalato che la situazione dell'area della stazione Tuscolana è costantemente seguita mediante servizi di vigilanza e controllo, per contrastare le attività illecite, e viene monitorata attraverso servizi di ispezione effettuati dalle Forze di polizia unitamente al personale delle Ferrovie dello Stato, al fine di prevenire e contrastare il fenomeno delle occupazioni abusive.

Nel corso dell'ultimo triennio, oltre ai sistematici servizi di vigilanza, sono stati effettuati numerosi interventi, a seguito di segnalazioni per problematiche legate anche alla presenza di persone con disagi sociali e psicologici.

Al fine di garantire un sempre più efficace contrasto del fenomeno in argomento, il Ministero dell'Interno ha comunicato l'intensificazione dell'attività di vigilanza e controllo di tutto il territorio.

Mi preme evidenziare, infine, come il contrasto del degrado, così come la tutela della sicurezza delle aree urbane, a maggior ragione se attigue alle stazioni ferroviarie, sono all'attenzione mia, e prova ne è la soluzione, in corso d'opera, della grave situazione di degrado che riguardava la stazione di Milano Rogoredo, il famoso “boschetto della droga”. A seguito del lavoro svolto in sede parlamentare, quella situazione è in fase di risoluzione, ma le assicuro, onorevole Presidente Rampelli, che c'è stato un lavoro che non ha riguardato solo un Ministero - come lei sottolineava, sono interessati almeno tre Ministeri per il caso in specie -; sottolineo l'importanza anche del ruolo della regione e del comune. Proprio dagli appunti che, come lei segnalava, sono stati redatti dagli uffici, mi viene segnalato, e lo leggo oggi, che sono presenti numerose persone con disagi sociali e psicologici. Come lei sa perfettamente, in questo caso sono i servizi sociali del comune e l'opera della regione, che, come lei sa, si occupa di sanità e di controllo delle crisi per quanto riguarda problemi psichiatrici e psicologici, che sicuramente potranno contribuire alla buona riuscita dell'impegno che avremo su questo caso.

Quindi, l'attenzione sarà alta, da parte mia e del Ministero, in specie per quanto concerne la bonifica e la riqualificazione delle aree suddette. In più, onorevole Rampelli, se desidera, con mia grande cura, verrò a visitare quelle aree, in maniera tale che potremo darci anche una speranza ragionevole, posto che mi sembra che, nell'ottica futura, quell'area potrà diventare veramente una grande risorsa per la città.

PRESIDENTE. Il Presidente Rampelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente Mandelli. Sottosegretario Morelli, sono, diciamo così, soddisfatto, avevo previsto una dimostrazione della sua sensibilità relativamente alla sua risposta personale, e, in modo particolare, alla sua disponibilità anche a effettuare un sopralluogo. Lo avessero fatto i rappresentanti delle Ferrovie dello Stato, all'epoca, non sarebbe stata solo una notizia, ma probabilmente non sarebbero trascorsi altri quindici anni, più o meno, da quando i fatti si sono manifestati.

Sono meno soddisfatto rispetto appunto alla risposta protocollare che è stata data, perché, guarda caso, lo avevo detto nell'ultima parte del mio intervento, si rimanda alla trasformazione, diciamo così, dell'accordo di programma, e quindi dello strumento urbanistico in strumento attuativo. Quindi, lei sa che una variante al piano regolatore ha bisogno di tempi di un certo tipo, c'è un coinvolgimento della regione, c'è una responsabilità di copianificazione e c'è questa parola, rigenerazione urbana, che non so a lei, ma a me dà l'orticaria. Perché ormai ci sono delle parole simbolo, come filiera, transizione ecologica: se uno non le dice, esce fuori dai salotti e diventa una specie di sfigato. No, guardi, la rigenerazione urbana che cos'è? Lì ci sono delle cose che vanno abbattute, molto semplicemente, perché non stanno in piedi; poi, se le vogliono ristrutturare, le ristrutturassero. La rigenerazione urbana che significa? Significa appunto che c'è un pezzo di terra - lo dico ai cittadini che ci ascoltano, perché comunque andiamo, anche se limitatamente, nel circuito televisivo -, significa che prendo un'area che vale zero, ci faccio un piano sopra, se c'è qualche cubatura, non è che la risistemo, la moltiplico per dieci, e la rigenerazione sarebbe, di fatto, il peggioramento della situazione, sicuramente paesaggistica, attuale. In questo caso, io già l'ho ribadito, e quindi sono qui a confermarlo, facessero la rigenerazione urbana che vogliono, tra dieci anni, quando si metteranno d'accordo, chissà chi sarà il governatore del Lazio al posto il Zingaretti, chissà chi sarà il sindaco al posto della Raggi, se confermeranno le opinioni dei due attuali governatore e sindaco. Facessero, tra dieci anni, ciò che vogliono, ma domani devono risolvere il problema, perché la gente, i cittadini sono oggi, domani, ieri che vivono il dramma della invivibilità di quei tratti. Lei ha citato la stazione di Milano e, se ne avessimo il tempo, ne potremmo citare chissà quanti altri di casi. A Roma, addirittura, ci fu, oltre dieci anni, fa un omicidio, terribile, commesso alla stazione di Tor di Quinto. Le stazioni ferroviarie sono in stato d'abbandono, sono tutti luoghi da dove è meglio comunque tenersi alla larga; arrivare puntuali perché, se arrivi prima, non si sa bene se poi riesci a tornare a casa. C'è un problema di sicurezza serio, c'è un problema di degrado ambientale serio, c'è un problema di rischio per la salute serio. Lì non ci sono risposte, in quel pezzo di carta, sui problemi anche di salute per i cittadini rispetto in particolare alle conclamate presenze… Ho inviato ai responsabili di RFI le fotografie; le ho fatte io personalmente, non è che me le ha mandate qualcun altro. Sono andato, ho verificato, ho fotografato e ho inviato. Sta tutto ancora lì, l'Eternit sta lì, sia quello che è stato trattato, e che andrebbe ritrattato, sia quello che non è mai stato toccato, neanche con un dito.

E, poi, questa storia dei disagi; ma si rende conto che, se lei prende una persona normale, insomma uno che non ha disagi, una persona in buono stato di salute, e la mette lì, quella avrà un disagio? Che cos'è questo lavarsi le mani gli uni con gli altri, per cui la responsabilità sarebbe del sindaco, il quale, siccome ha la competenza sul disagio sociale, dovrebbe prendere le persone che stanno lì?

Se il problema è curare il disagio vanno tolte da lì, tra due minuti, perché lì il disagio si acuisce, non si può vivere nell'immondizia, nel degrado, tra materassi, lavatrici, scritte sui muri, senzatetto. È quello un modo per affrontare e curare un disagio? Ma stiamo scherzando? Quindi, il Ministero della Salute dovrebbe scrivere al comune e dire: abbiamo constatato che ci sono delle persone che occupano abusivamente e che hanno un disagio, curatele immediatamente perché lì si aggravano. Una persona normale, portata lì, se non ha un disagio, lo acquisisce. Quindi, cerchiamo di non nasconderci dietro al classico dito.

E poi, sulle occupazioni, a me non risulta che siano state fatte delle disoccupazioni. A me risulta che la gran parte di queste specie di cubature semidistrutte siano ancora occupate e in alcuni casi siano occupate in maniera stabile; probabilmente, avranno fatto un canone ricognitivo a zero euro, con i soliti noti orbitanti intorno al circuito dell'ex sinistra, protetti dal Partito Democratico e dai partiti che, da sempre, gli hanno fatto la ola. Quindi, a me non risulta, lo andrò a verificare perché sono una persona seria e, quindi, mi recherò sul posto e la terrò informata, perché non mi sta bene che qui si faccia filosofia. La filosofia è una cosa bella, ma va applicata alla giusta speculazione del pensiero, non va scaricata sui disagi dei cittadini, quelli veri. Quindi, qui vanno risolti i problemi.

Dunque, io, pur ringraziandola per l'impegno, per la disponibilità, per la serietà, per il rigore che mi ha manifestato, la terrò aggiornata su questo caso specifico, mentre sugli altri casi mi permetto di farle presente che la risposta non è venuta. Quindi, forse, se ci riuscissimo a mettere un po' la testa, potremmo, a costo zero per lo Stato, ricordare alle società concessionarie che hanno il dovere, pena la cancellazione, la revoca della concessione, di farci transitare nelle stazioni, sulle strade, sulle autostrade, sulle aerostazioni, sui valichi ferroviari, non facendoci vergognare, perché quando si entra dentro le nostre città, si sta a disagio.

E pensi un po', se stiamo a disagio io e lei, quanto possa stare a disagio un cittadino giapponese, che prende l'aereo, spende un sacco di migliaia di euro, magari lo prende fino a Milano, e quando arriva poi va a vedere Roma ed entra dentro la città attraverso la linea del ferro, e guardando il paesaggio che c'è a destra e a sinistra, il vallo ferroviario, con tutta questa immondizia, con questo caos, questo casino (diciamola come meglio possono comprenderla i cittadini), non so, si sentirà anche preoccupato o, forse, sentirà menomati e vanificati i propri impegni di carattere economico e non metterà mai più piede nella nostra Nazione, per quanto bella sia, come si dice in gergo e come la celebriamo noi nei nostri dibattiti televisivi.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 12 aprile 2021 - Ore 12:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

S. 2133. - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 31, recante misure urgenti in materia di svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19 (Approvato dal Senato). (C. 2989​)

Relatore: CASSINELLI.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Bitonci ed altri n. 1-00413 concernente iniziative di competenza in relazione al nuovo quadro normativo in materia di inadempienza bancaria e crediti deteriorati .

3. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

S. 1087 - Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Note per il rinnovo a tempo indeterminato dell'Accordo tra il Ministero della difesa italiano e il Ministero della difesa macedone sulla cooperazione nel campo della difesa del 9 maggio 1997, fatto a Skopje il 3 febbraio e il 23 agosto 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2578​)

Relatrice: DI STASIO.

S. 1384 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo di emendamento alla Convenzione sulla protezione delle persone rispetto al trattamento automatizzato di dati a carattere personale, fatto a Strasburgo il 10 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 2579​)

Relatore: MIGLIORE.

S. 1086 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione nel settore della difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica argentina, fatto a Roma il 12 settembre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2631​)

Relatore: DI STASIO.

S. 1169 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica argentina sulla cooperazione in materia di sicurezza, fatto a Buenos Aires l'8 maggio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2654​)

Relatore: DI STASIO.

S. 1763 - Ratifica ed esecuzione dello Scambio di Lettere tra la Repubblica italiana e la Santa Sede sull'assistenza spirituale alle Forze Armate, fatto a Roma e nella Città del Vaticano il 13 febbraio 2018, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno ad obbligazioni internazionali contratte con la Santa Sede (Approvato dal Senato). (C. 2657​)

Relatori: DI STASIO, per la III Commissione; ARESTA, per la IV Commissione.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla coproduzione cinematografica (rivista), con Allegati, fatta a Rotterdam il 30 gennaio 2017. (C. 1766​)

Relatrice: DI STASIO.

La seduta termina alle 11,45.