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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 478 di mercoledì 31 marzo 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANDREA DE MARIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 26 marzo 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Cancelleri, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Lorenzo Fontana, Gebhard, Giachetti, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Macina, Maggioni, Magi, Molinari, Muroni, Perantoni, Ruocco, Schullian, Silli, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 91, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Giunta per le autorizzazioni.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 30 marzo 2021, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta per le autorizzazioni la deputata Eva Lorenzoni, in sostituzione del deputato Francesco Paolo Sisto, dimissionario.

Discussione della Relazione della V Commissione sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della V Commissione sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18-A).

Avverto che lo schema recante la nuova ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 30 marzo 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 30 marzo 2021).

Ricordo che, dopo l'intervento dei relatori, avrà luogo la discussione, entro la quale dovranno essere presentate le risoluzioni riferite al documento in esame. Interverrà, quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo che dovrà esprimere il parere sulle risoluzioni presentate. L'esame del provvedimento sarà sospeso quindi fino alle ore 16. A partire da tale ora avranno luogo le dichiarazioni di voto, al termine delle quali verranno poste in votazione le risoluzioni.

(Discussione - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di intervenire il presidente della Commissione bilancio, nonché relatore, deputato Fabio Melilli.

FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, trasmessa dal Governo al Parlamento il 15 gennaio rappresenta - com'è noto - un passo ulteriore verso la compiuta definizione del Piano che dovrà essere predisposto dal nostro Paese entro il 30 aprile per accedere ai fondi Next Generation EU. Il Parlamento ha già definito le linee di indirizzo il 15 settembre del 2020, quando il Governo ha trasmesso alle Camere la propria proposta di linee guida. L'attività parlamentare di indirizzo si è conclusa il 13 ottobre del 2020 con l'approvazione di due distinte risoluzioni da parte delle Assemblee della Camera e del Senato. Credo sia utile ricordare i principali contenuti approvati dall'Assemblea lo scorso ottobre sulla base della Relazione predisposta dalla Commissione bilancio. Un primo fondamentale rilievo era la necessità di individuare i criteri di selezione degli interventi, che fossero idonei a massimizzare l'impatto sulla crescita, con l'obiettivo di colmare i divari strutturali che il nostro Paese - come è noto - registra rispetto alla media dell'Unione europea, in relazione alla produttività ed agli investimenti. Nella Relazione veniva altresì evidenziato come fosse necessario investire in infrastrutture e la necessità che le risorse del programma dovessero essere rivolte a coniugare l'obiettivo della crescita con quello della riduzione dei divari territoriali. Il Parlamento ha inoltre posto l'accento sulla trasparenza e sul controllo delle decisioni di spesa, perché è cruciale garantire un impegno efficiente delle risorse, che possa contribuire a rilanciare le prospettive di crescita dell'economia e, in questo modo, a ridurre il peso del debito sul prodotto e il rischio di tensioni sui titoli di Stato. Inoltre, per quanto riguarda le riforme che dovranno accompagnare i programmi di spesa, è stato evidenziato come riforme e spesa debbano essere considerate come due facce della stessa medaglia, in quanto le riforme strutturali rendono più produttiva la spesa, mentre la spesa è spesso necessaria per sbloccare i processi di riforma e accompagnarne l'attuazione. Infine, nella Relazione veniva delineato il coinvolgimento del Parlamento, sia nella fase di predisposizione del PNRR, sia in quella della sua successiva attuazione. Dopo l'invio delle linee guida, il Governo ha fatto pervenire al Parlamento un documento nel quale si definiscono i grandi settori di intervento del Piano. La proposta, pervenuta il 15 gennaio, concentra il Piano su tre assi di intervento condivisi a livello europeo: la digitalizzazione e l'innovazione, la transizione ecologica, l'inclusione sociale e territoriale. In questo quadro, il Governo individua i seguenti nodi da risolvere per rilanciare lo sviluppo nazionale e l'insoddisfacente crescita italiana: le disparità di reddito di genere, generazionali e territoriali, le calamità naturali, la debole capacità amministrativa del settore pubblico. Nell'ambito degli interventi riconducibili al programma RRF, il documento effettua una distinzione tra interventi nuovi e interventi in essere. Poiché non sono del tutto esplicitati i criteri adottati ai fini di tale classificazione, sembra dedursi che per interventi in essere debbano intendersi le misure disposte dai provvedimenti riconducibili alle finalità del programma RRF, già emanati nel corso del 2020, a partire da febbraio, ad esclusione degli interventi previsti nella legge di bilancio. L'importo degli interventi in essere è indicato in 65,7 miliardi. Tali interventi, benché già adottati e quindi inclusi negli andamenti tendenziali di finanza pubblica, sono finanziati a valere sulla componente prestiti, in funzione sostitutiva quale forma alternativa e più economica di indebitamento rispetto ai titoli del debito pubblico, scontati nei tendenziali per la copertura del fabbisogno finanziario associato agli interventi adottati. Gli interventi nuovi contenuti nel Piano ammonterebbero complessivamente a 158,22 miliardi, di cui 145,22 relativi al programma RRF e 13 concernenti il programma React-EU. Concorrerebbero a formare tale aggregato sia gli interventi individuati con la legge di bilancio, a valere sulle risorse europee, sia ulteriori misure ancora da individuare, per un ammontare complessivo di circa 120 miliardi. La ragione delle differenze che ci sono nei calcoli, che sono evidenti nella lettura del Piano, è motivata dal Governo sulla base di due considerazioni: la possibilità che una parte degli interventi sia finanziato da risorse private, generando un effetto leva che ridurrebbe l'impatto sui saldi della pubblica amministrazione e l'opportunità di sottoporre al vaglio di ammissibilità della Commissione europea un portafoglio di progetti più ampio di quello finanziabile, che garantisca come margine di sicurezza il pieno utilizzo delle risorse europee, anche nell'eventualità che alcuni progetti presentati non vengano approvati (la previsione complessiva di spesa, comprensiva naturalmente della quota del React-EU, ammonta a 223,9 miliardi, ripartiti tra le sei missioni). Scendendo più nel dettaglio nella struttura del Piano, si evidenzia che le sei missioni raggruppano 16 componenti, funzionali a realizzare gli obiettivi economico-sociali definiti nella strategia del Governo. Le componenti, a loro volta, si articolano in 48 linee di intervento o linee progettuali per progetti omogenei e coerenti. In numerosi casi, tali linee di intervento sono poi ulteriormente ripartite in progetti specifici. Per ciascuno di tali raggruppamenti sono indicate le relative previsioni di spesa, distinte tra progetti in essere e nuovi progetti finanziati dal dispositivo per la ripresa e resilienza, a cui si aggiungono le risorse del programma React-EU. Per ogni missione sono indicate inoltre le riforme di settore, necessarie ad una più efficace realizzazione degli interventi, nonché i profili più rilevanti ai fini del perseguimento delle tre priorità trasversali del Piano, individuate nella parità di genere, nei giovani, nel Sud e nel riequilibrio territoriale. Tale quadro informativo è stato arricchito dalle schede tecniche progettuali sottostanti la proposta del PNRR, che il Ministro dell'Economia e delle finanze del nuovo Governo ha trasmesso a seguito dell'audizione dell'8 marzo scorso al Parlamento. In linea con i contenuti dei piani nazionali definiti a livello europeo, il documento fornisce una valutazione dell'impatto macroeconomico sul PIL degli investimenti e delle riforme strutturali previste, pur riconoscendo che si tratta di un esercizio preliminare rispetto a quello che si potrà realizzare una volta che tutti i dettagli dei progetti e delle riforme saranno pienamente definiti. L'ipotesi di fondo, sottostante a tale valutazione, è che il PNRR possa avere un impatto positivo sul PIL italiano, in virtù sia dell'effetto diretto dei maggiori investimenti, sia di quello indiretto delle innovazioni tecnologiche che introdurrà e stimolerà, entrambi amplificati dalle riforme di contesto e da quelle più settoriali che accompagnano gli investimenti. La stima si limita a considerare soltanto l'effetto della spesa per investimenti e incentivi, addizionale rispetto a quella già inclusa nello scenario tendenziale di finanza pubblica, e si basa sull'ipotesi che oltre il 70 per cento dei fondi addizionali sarà destinato al finanziamento di investimenti pubblici ad elevata efficienza e che la gran parte del restante 30 per cento sarà destinato ad incentivi agli investimenti delle imprese e a ridurre i contributi fiscali sul lavoro e, infine, che le amministrazioni pubbliche siano progressivamente più efficienti nell'attuazione di progetti. Rispetto allo scenario base, ossia in assenza di investimenti e degli incentivi del Piano, il Governo stima un effetto positivo sul PIL con un andamento crescente, quasi lineare nel tempo, a partire da circa 0,5 punti percentuali nell'anno 2021, fino a circa 3 punti percentuali nell'anno 2026, per un effetto complessivo nel periodo di oltre 10 punti.

Per quanto riguarda il Sud, sulla base di un esercizio di simulazione effettuato in relazione all'insieme degli interventi che riguarderanno le regioni del Mezzogiorno nel periodo 2021- 2026 con un modello multiregionale, il Governo stima, già alla fine del primo triennio del Piano, un incremento del PIL delle regioni del Mezzogiorno compreso tra quasi 4 punti percentuali e quasi 6 punti percentuali, associato ad un impatto occupazionale positivo e compreso nell'intervallo tra 3 e 4 punti percentuali.

Per quanto riguarda la valutazione dell'impatto delle misure trasversali del PNRR, volte a contrastare la diseguaglianza di genere, a favorire le nuove generazioni e l'occupazione giovanile, il Governo evidenzia che il pieno coinvolgimento delle donne e dei giovani negli obiettivi del Piano potrà contribuire a migliorare significativamente il sentiero di crescita del PIL nel medio periodo.

Ai fini dell'esame della proposta, la Commissione bilancio ha svolto una significativa attività conoscitiva, anche congiuntamente ad altre Commissioni della Camera e del Senato; da essa sono emersi molteplici elementi di valutazione utili alla Commissione per evidenziare sia le opportunità dell'attuazione del Piano, sia le criticità dello stesso. Innanzitutto, appare necessario sottolineare come il Next Generation EU non deve essere inteso come uno strumento volto a trasferire risorse finanziarie agli Stati membri, ma come strumento fondamentale per migliorare il funzionamento complessivo degli stessi attraverso il superamento delle criticità che ne limitano oggettivamente la crescita. In questo senso, esso rappresenta un'occasione storica per il nostro Paese per superare problemi strutturali che lo caratterizzano da numerosissimi anni, a partire dalla qualità dell'azione amministrativa, dall'evoluzione demografica e dal modello di sviluppo in termini di capitale umano, di dimensione d'impresa, di specializzazione tecnica e produttiva.

E' indubbio che l'efficacia delle risorse, nel garantire la ripresa e la resilienza delle economie europee, nonché la riduzione dei divari di sviluppo tra diverse aree interne a ciascun Paese, sarà condizionata dalla capacità amministrativa e di gestione degli Stati membri, dalla disponibilità di personale pubblico in quantità sufficiente e professionalmente preparato. Si tratta di una sfida particolarmente impegnativa per l'Italia, posto che il nostro Paese registra un deficit tra i più elevati a livello europeo, come dimostra il basso tasso di assorbimento delle risorse ad esso assegnate nell'ambito della politica di coesione.

Lo scenario che viene definito, molto concentrato sugli investimenti pubblici, risulta molto impegnativo in termini di capacità di progettazione e di esecuzione, tuttavia, gli effetti moltiplicativi degli interventi, valutati fino a 2 punti percentuali di PIL entro il biennio 2023-2024, saranno tanto maggiori quanto più efficiente sarà l'impiego delle risorse che richiederà una netta discontinuità con il passato e una struttura di governo degli interventi adeguata alla complessità del lavoro da svolgere.

Al fine di evitare i ritardi di programmazione e di spesa, che hanno caratterizzato i fondi strutturali europei, è necessario un decisivo rafforzamento delle strutture tecniche ed operative deputate all'attuazione degli interventi. In questo quadro, il Governo, come ha comunicato il Ministro dell'Economia e delle finanze, ha incardinato la governance del PNRR presso il Ministero dell'Economia, che si coordina con le amministrazioni di settore a cui competono le scelte sui singoli progetti. La responsabilità primaria sui progetti rimane quindi dei singoli Ministeri, che debbono lavorare congiuntamente dove la trasversalità degli obiettivi e degli interventi lo richieda.

Il Ministero dell'Economia e delle finanze è chiamato a svolgere un ruolo di coordinamento e a dare pieno supporto nella stesura dei progetti, per assicurare che la definizione delle misure avvenga nel rispetto dei requisiti e delle linee guida europee e che ci sia, naturalmente, un'effettiva realizzabilità dei progetti entro la scadenza tassativa del 2026.

E' previsto, poi, attraverso l'interlocuzione diretta con le autonomie, il coinvolgimento dei territori e la possibilità di assicurare supporto specialistico e tecnico alle amministrazioni che dovranno realizzare gli interventi anche a livello locale.

Ad oggi, meno del 30 per cento delle 48 linee di intervento in cui si articola il Piano definisce un obiettivo quantificato precisamente, come ad esempio il numero dei beneficiari da raggiungere, di edifici da ristrutturare, di impianti da installare e solo il 20 per cento delle linee di intervento delinea le tempistiche entro cui si intende raggiungere gli obiettivi, e solo in 6 casi su 48 vengono posti obiettivi intermedi con relative tempistiche. È quindi necessario individuare per ciascuna missione e per ciascuna componente, e definire obiettivi quantificabili ad essa riferiti, inserendo una chiara indicazione dei traguardi che si intendono raggiungere entro il 31 agosto del 2026, attraverso indicatori di risultato che non si limitino alla dimensione finanziaria ma guardino anche all'impatto sociale ed ambientale degli interventi.

Il documento non presenta ancora un'accurata esplicitazione di investimenti e riforme identificate in sintonia con le raccomandazioni specifiche al Paese da parte dell'Unione europea, posto che, nello svolgimento di questo binomio, le indicazioni contenute risultano poco articolate, anche in relazione agli eventuali costi che sono associati inevitabilmente alla realizzazione delle riforme stesse.

Sempre in tema di riforme, va approfondito il profilo relativo alla riduzione degli ostacoli burocratici all'attività delle imprese, che determinano ogni anno oneri a carico delle piccole e medie imprese stimate in 30, 35 miliardi. In ogni caso, si rileva la necessità che l'attuazione del processo riformatore delineato nel Piano sia affidata principalmente all'iniziativa legislativa del Parlamento, anche attraverso leggi di delega organiche, come sottolinea la I Commissione, caratterizzate sia da termini stringenti e principi di delega sufficientemente dettagliati, sia da un forte coinvolgimento parlamentare in sede di attuazione, evitando il ricorso a decreti-legge.

Per quanto riguarda invece le risorse, il Piano avrà bisogno di una specificazione della loro distribuzione temporale, con informazioni più dettagliate rispetto a quanto già contenuto nel documento in esame. E' necessario comprendere, con riferimento alla composizione della spesa, quanta parte del previsto incremento di spesa avrà natura in conto capitale e quanta parte invece avrà natura corrente; la possibilità che la quota del 30 per cento, ipotizzata nelle valutazioni di impatto macroeconomico presentate nel Piano, possa risultare superiore alle previsioni, non appare remota.

Occorrerebbe quindi dotare il PNRR di un dettagliato piano operativo, che prenda le mosse da una stima del fabbisogno di capacità amministrativa necessario al perseguimento degli obiettivi fissati; tra questi obiettivi appare quello della riduzione dei divari nei livelli di servizi essenziali, posto che tale riduzione viene considerata dal Piano non solo necessaria, ma anche un fattore determinante per favorire la crescita economica, consentendo a giovani e donne di esprimere il proprio potenziale in tutti i territori.

Tra le varie urgenze a cui devono provvedere le azioni del PNRR vi è, quindi, quella di contribuire al raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni e sarebbe necessario, come del resto già evidenziato in linea di principio nella relazione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund presentata dalla Commissione bilancio lo scorso 13 ottobre, applicare con eventuali aggiustamenti il criterio di riparto tra Paesi previsto per le sovvenzioni dal dispositivo di ripresa e residenza - popolazione, PIL pro-capite, tasso di disoccupazione - anche all'interno del nostro Paese tra regioni e macroaree, superando in maniera significativa la quota del 34 per cento di investimenti al Mezzogiorno, senza considerare in tale computo le risorse per gli interventi in essere.

Sempre con riguardo alle risorse destinate al Mezzogiorno, sebbene appaia condivisibile la prevista anticipazione di risorse del Fondo di sviluppo e coesione, l'inserimento della leva nazionale della politica di coesione all'interno del PNRR richiederà grande chiarezza nella definizione dei profili temporali di reintegro delle risorse del FSC anticipate nel PNRR. Ove ciò non dovesse accadere l'FSC finirebbe per svolgere un ruolo sostitutivo, venendo meno al principio dell'aggiuntività e contraddicendo la finalità della coesione territoriale, che è uno dei pilastri del Next Generation EU.

Più in generale, nel caso in cui, al fine di inserire nel PNRR interventi immediatamente cantierabili, si sostituisca una fonte di finanziamento già esistente con quelle previste dall'RRF, appare necessario riprogrammare le eventuali risorse rinvenienti, garantendo il rispetto del vincolo territoriale originario. Inoltre, gli interventi richiedono un'azione coordinata tra più livelli di governo e considerato che gli enti locali, in particolar modo i comuni, rappresentano i principali investitori pubblici, nonché i principali destinatari delle politiche di efficientamento, rigenerazione, coesione sociale e territoriale, si rileva la necessità di una semplificazione degli adempimenti burocratici indispensabili per l'assegnazione delle risorse, anche attraverso la previsione di forme dirette di negoziazione con gli enti locali.

Per quanto riguarda, infine, il coordinamento tra i progetti di investimento e i meccanismi di finanziamento della spesa corrente, il problema che si pone è quello di calibrare gli interventi in funzione della possibilità di individuare la copertura degli oneri permanenti con un orizzonte che vada oltre il PNRR.

Dall'altro, si pone il problema di prevedere i necessari aggiustamenti nell'ambito dell'architettura del sistema della finanza locale. Una volta potenziati i servizi con l'intervento straordinario del PNRR, la copertura dei fabbisogni relativi al normale esercizio delle funzioni dovrà essere affidata alle fonti di finanziamento ordinarie, previste dall'articolo 119 della nostra Costituzione, compresi i fondi perequativi. Infine, appare opportuno che il rafforzamento dei servizi pubblici nelle funzioni fondamentali sia accompagnato, come ho già detto, da una definizione organica dei LEP, che dovrebbe essere inserita tra le riforme di contesto. Da un lato, l'attività di monitoraggio richiesta dal PNRR richiederà l'identificazione di indicatori che potrebbero fornire un riferimento utile per l'individuazione dei LEP. Dall'altro, i LEP fornirebbero un riferimento chiaro per coordinare l'intervento straordinario del PNRR e il finanziamento ordinario delle amministrazioni locali.

Un'ultima annotazione in tema di squilibri territoriali va effettuata con riguardo a quelle aree del territorio nazionale investite dalla crisi determinata dalla pandemia e già duramente colpite dagli eventi sismici del 2016. A questo riguardo, è opportuno sottolineare che gli interventi relativi alle aree terremotate, previsti dal PNRR, non possono che essere considerati aggiuntivi e complementari, sia rispetto a quelli relativi alla ricostruzione privata e pubblica, che rispetto alle misure di carattere generale del Piano, perché in caso contrario le risorse previste risulterebbero chiaramente insufficienti. Allo stesso modo, non possono rivestire un ruolo marginale nella stesura del Piano gli investimenti relativi alle aree interne del Paese.

In conclusione, nell'esprimere una valutazione complessivamente positiva sulla proposta di Piano in esame, ritengo che la sua stesura definitiva debba comunque essere arricchita attraverso un adeguato corredo informativo, per superare le criticità dianzi evidenziate, giacché la completezza e la trasparenza degli elementi metodologici e quantitativi è una precondizione per informare il Parlamento e consentire al mondo della ricerca di effettuare valutazioni d'impatto che siano indipendenti. In particolare, per quanto riguarda i profili di carattere generale, ferme restando le valutazioni di ordine settoriale, che sono state espresse in modo molto compiuto da tutte le Commissioni - e ringrazio naturalmente le Commissioni, a partire dal lavoro della XIV Commissione - e che abbiamo allegato in maniera organica nella presente relazione, appare necessario integrare la versione definitiva del Piano nei seguenti termini: dovrebbero essere fornite maggiori informazioni in merito al modello di governance, rispetto a quelle già comunicate dal Ministero dell'Economia; dovrebbero essere indicati espressamente obiettivi qualitativi e quantitativi, misurabili per ciascuna missione e per ciascuna componente; dovrebbero essere indicati gli obiettivi intermedi e gli obiettivi finali, misurabili in termini qualitativi e quantitativi; dovrebbero essere precisate la natura, la tempistica e le modalità di realizzazione delle riforme strutturali prefigurate nel PNRR; dovrebbero essere fornite informazioni in merito alla tempistica di realizzazione degli interventi programmati e anche alla ripartizione della spesa tra spesa in conto capitale e spesa di parte corrente, sia al fine dell'effettivo conseguimento delle risorse europee sia al fine della valutazione dell'effettivo ritorno macroeconomico del Piano, specie in termini di crescita del prodotto e dell'occupazione; dovrebbe essere effettuata una ricognizione degli effettivi fabbisogni di nuovo personale connessi all'attuazione del Piano; dovrebbe essere fornito, in relazione a ciascuna delle tre priorità trasversali - giovani, parità di genere, Sud e riequilibrio territoriale -, un riepilogo informativo, che ne indichi gli obiettivi di breve periodo e medio periodo; si dovrebbe tener conto, nell'assegnazione dei fondi previsti dal Piano, delle azioni concrete per la parità di genere previste dalle aziende beneficiarie, applicando i principi del gender procurement; dovrebbe essere fornita una puntuale informazione in merito al reintegro delle risorse del FSC; nel caso in cui, al fine di inserire nel PNRR interventi cantierabili, si sostituisca una fonte di finanziamento già esistente, bisogna rispettare il vincolo; infine, una serie di valutazioni che rimetto alla lettura, da parte dei colleghi, della Relazione che abbiamo presentato al Parlamento.

PRESIDENTE. Concluda.

FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Ho terminato, Presidente. C'è bisogno di un po' di coraggio. Io credo che il lavoro delle Commissioni possa essere utile al Governo. C'è bisogno di sconfiggere soprattutto il fatalismo e la rassegnazione, che troppo spesso hanno prevalso sulla necessità di intraprendere strade nuove e inesplorate. Lo dobbiamo a noi stessi e, ancora di più, alle giovani generazioni, perché possano vivere in un Paese migliore.

PRESIDENTE. Presidente Melilli, se ritiene, può allegare il suo intervento. Onorevole Raduzzi, che cosa succede?

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego.

RAPHAEL RADUZZI (MISTO). Noi oggi siamo chiamati a discutere e poi votare le risoluzioni sul famigerato Recovery Plan, però penso che quest'Aula non possa ignorare quello che è successo anche nel weekend in Germania, dove la Corte costituzionale tedesca ha sostanzialmente sospeso l'iter di ratifica delle risorse proprie, su cui si basa l'intera impalcatura del Recovery Plan e, soprattutto, in molti altri Paesi europei, questo iter di ratifica sembra molto rallentato. Quindi, io propongo ai gruppi che il Governo venga in Aula a riferire di questa situazione, che può inficiare o quantomeno ritardare l'effettiva erogazione dei fondi del Recovery Fund, perché mi pare molto pertinente quanto è successo. Chiedo al Presidente Draghi, che tra l'altro mantiene le deleghe agli Affari europei, di venire a riferire all'Aula di quanto successo, per capire se questo potrà avere dei ritardi ulteriori di un fondo che, dopo quattordici mesi, non ha ancora erogato un euro.

PRESIDENTE. La ringrazio collega, senz'altro la sua richiesta verrà portata all'attenzione del Governo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano, su cosa?

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Sempre sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Per condividere quanto appena detto dal collega Raduzzi. Pertanto, invitiamo il Ministro dell'Economia a riferire su questa vicenda.

PRESIDENTE. Quindi, Presidente del Consiglio e Ministro dell'Economia. Ha facoltà di intervenire la collega Lucaselli, come relatrice di minoranza, che prende il posto - concordando il passaggio con la Commissione - dell'onorevole Trancassini. Prego, onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. Quello che va oggi in discussione in Parlamento è il Piano che decide il futuro economico e sociale del nostro Paese. Prima di entrare nel merito del testo di cui stiamo discutendo, mi permetterà di lasciare a questa assise alcune considerazioni di carattere politico, prima ancora che di carattere tecnico, perché credo che la politica debba ricordare. La politica deve avere la capacità di ricordare, per vivere meglio l'attualità, nella quale si innesta. Presidente, signor Ministro, questo Governo nasce dall'esigenza, paventata da una forza politica che nel precedente Governo sosteneva il Premier Conte, di condividere le decisioni che ci sarebbero state all'interno del Piano, cioè di condividere l'impostazione di questo Piano, modificando quanto sino a quel momento stava accadendo e cioè che il Presidente Conte scriveva questo Piano nelle segrete delle sale dei Ministeri. Ebbene, però, oggi noi ci ritroviamo a discutere esattamente lo stesso PNRR. Lo vedete dagli atti della Camera: proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, presentata dal Presidente del Consiglio dei Ministri Conte. Cosa significa questo? Significa che in realtà noi avremmo voluto - gli italiani avrebbero voluto e anche noi come forza di opposizione avremmo voluto - ritrovare all'interno di questo Piano davvero dei momenti significativi di discontinuità con quanto era stato già scritto ed era stato già impostato. Invece, la delicatezza dei temi, la delicatezza di quello che stiamo affrontando, sembra essersi piegata alla logica della mera prosecuzione di quanto già avevamo letto e avevamo analizzato, nonostante nel frattempo ci siano state delle discussioni all'interno della Commissione, dalle quali è emerso chiaramente come tutti i mondi, tutte le associazioni di categoria, avessero qualcosa da lamentare, rispetto a un Piano che aveva un'impostazione titolata straordinariamente bella, ma poi non riusciva a concretizzare quelle idee in un Piano fattuale e fattivo. Partendo da questo e da una delle richieste di Fratelli d'Italia, cioè che tutto ciò che avverrà da questo momento in poi passi dal Parlamento e venga gestito nella sua governance dal Parlamento, credo di poter passare ad alcune valutazioni di merito, rispetto a quello che abbiamo letto. Noi abbiamo valutato questo Piano in base ad alcuni criteri: l'adeguatezza della strategia di crescita, che dovrebbe essere realizzata attraverso questo Piano; il grado di specificità e dettaglio, nella definizione delle azioni da intraprendere, compreso ovviamente in termini di target e milestone che devono essere raggiunti per consentire l'erogazione dei finanziamenti; la definizione della governance; il legame a livello macroeconomico tra il quadro NADEF e il PNRR. Ebbene, occorre chiarire sin da subito che la crescita richiede capitale fisico, cioè investimenti pubblici e privati, capitale umano e riforme.

Affinché questo capitale fisico e umano sia utilizzato in modo efficiente, aumentando la produttività dei fattori, servono anche delle concretezze che in questo Piano, in questo momento, mancano. Nella sua forma attuale, il PNRR è molto concentrato sull'investimento pubblico e molto meno sul creare le condizioni perché gli investimenti privati si allochino in Italia invece che all'estero e sulla individuazione delle riforme per l'utilizzo efficiente di tale capitale.

Riguardo alle riforme per facilitare l'investimento privato, è per me essenziale la riduzione degli ostacoli burocratici dell'attività di impresa. L'eccesso di burocrazia, da decenni, ostacola le nostre aziende e, come sappiamo proprio da uno studio della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio, oltre 30 miliardi vengono spesi dalle nostre aziende soltanto per compilare moduli. Risolvere il problema richiede, quindi, uno sfoltimento dell'apparato normativo e una semplificazione dei processi decisionali, che non abbiamo ritrovato all'interno del Piano.

Per quanto riguarda il capitale umano, riteniamo che ci sia troppa poca enfasi nella parte strategica del documento sull'importanza del capitale umano, che è il vero motore di sviluppo in ogni Paese. La questione non viene neppure menzionata quando si parla, all'interno del PNRR - credo pagina 12 e 13, ma vado a memoria -, dei nodi da risolvere. Ecco, quello del capitale umano, per questo PNRR, rimane un nodo da risolvere, ma non viene spiegato come debba essere risolto.

Ovviamente, a tutto questo aggiungiamo le aree di riforma. Le riforme sono cruciali per la crescita, ma sono mancanti o non adeguatamente sviluppate nel Piano di cui discutiamo. Quando parliamo di concorrenza, essenziale per evitare la formazione di poteri monopolistici e rendite di posizione, per accrescere l'efficienza economica e la produttività, si parla soltanto in sette righe e, prevalentemente, in termini di digitalizzazione. Ovviamente, ritroviamo anche nel tema giustizia una genericità e un rimando a futuri decreti-legge che ci preoccupa, atteso quanto, invece, vediamo quotidianamente anche in quell'ambito.

Dunque, riteniamo che i miglioramenti che ci aspettavamo, i miglioramenti che avremmo voluto vedere all'interno di questo Piano, di fatto, non ci sono, tanto che non vengono indicate, per esempio, le stime di impatto. A posteriori, non possiamo valutare se il cambiamento è in meglio o in peggio rispetto ai dati di partenza, proprio perché i dati di partenza mancano, gli elementi contraffattuali non ci sono, non viene fornita alcuna indicazione sui dati di partenza e sulla metodologia eseguita e neanche su quella che verrà seguita successivamente.

Ebbene, il gruppo di Fratelli d'Italia ha chiesto formalmente e su tutto solo una cosa, cioè la garanzia che questi soldi vengano spesi con efficienza. Questo è il nostro unico obiettivo, perché, anche all'interno di questo Piano, noi abbiamo ritrovato grandi intenzioni che, però, sono sempre uguali a se stesse da circa quarant'anni. Abbiamo ritrovato all'interno di questo Piano la mancanza di alcuni momenti fondamentali, invece, per lo sviluppo della nostra Nazione, ma soprattutto per il vero rilancio economico. È un bellissimo libro dei sogni, ma, più che i sogni, vorremmo avere la certezza che, anche se meno di quello che c'è scritto sul Piano, si riuscisse a realizzare qualcosa che abbia un vero impatto economico e sociale sul nostro Paese, non solo per la sua modernizzazione ma perché abbiamo la necessità di mettere questa Nazione al passo con tutte le altre nazioni europee e mondiali.

Abbiamo fatto una serie di richieste come Fratelli d'Italia. Abbiamo, per esempio, chiesto che venisse dedicata una importante fetta al made in Italy, che è il marchio per eccellenza che la nostra Nazione può vantare e dal quale dipendono migliaia di aziende, piccole, medie e grandi, che rappresentano l'Italia nel mondo. Ancora oggi c'è, purtroppo, il tema irrisolto dell'italian sounding e noi crediamo che una parte del PNRR possa essere dedicata alla tutela del made in Italy e quindi alla possibilità di concorrere ad armi pari, per le nostre aziende, con le aziende europee, perché riteniamo che di lì possa partire un bacino economico veramente molto, molto importante.

Abbiamo chiesto che ci fossero più risorse da dedicare e destinare ad agricoltura e turismo. Abbiamo parlato di digitalizzazione, ma lo abbiamo fatto partendo dalla realtà che viviamo e la realtà che viviamo ci dice che questa Italia è ancora troppo divisa fra le grandi città e i piccoli centri dell'entroterra. Da nord a sud, ci sono parti d'Italia che non sono ancora connesse e che, quindi, vengono abbandonate anche per questo motivo.

Io concludo, Presidente, con una frase di Eisenhower, il quale diceva che i piani sono tutto prima della battaglia, ma del tutto inutili quando questa è cominciata. Ora, io mi auguro che non sia questo il caso dell'Italia. Io mi auguro che questo Piano possa, nella sua fase successiva e di realizzazione, dare all'Italia e agli italiani quelle risposte che meritano da circa quarant'anni. Ribadisco, quello che a noi interessa è la garanzia che questi soldi vengano spesi con efficienza e, per poterlo fare, le decisioni devono essere prese da tutti, in maniera condivisa e, soprattutto, all'interno di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente. Gentili componenti del Governo, come è stato ricordato, noi di Italia Viva non credevamo molto nel Recovery Plan che ci era stato presentato e lo abbiamo manifestato con tutta la nostra forza. Ci siamo sentiti dire che eravamo irresponsabili; ci eravamo sentiti dire che andava tutto bene. Poi sono cominciate le audizioni e, evidentemente, è un intero Paese ad essere irresponsabile, perché, dalla Banca d'Italia alle associazioni dei lavoratori, alle associazioni di categoria, agli stakeholder, hanno tutti incominciato a presentare le stesse osservazioni che dicevamo noi di Italia Viva, ossia che questo Piano non aveva una prospettiva per il Paese, che questo Piano era, più o meno, una legge di stabilità, un taglia e incolla di proposte che venivano da varie categorie, ma che non c'era una visione di Paese; un vero peccato, perché 290 miliardi - cioè, più di quanto il Piano Marshall ha dato all'epoca della Seconda guerra mondiale - non arriveranno più. Ora, 280 pagine di osservazioni stanno a dimostrare che avevamo ragione: punto! Adesso c'è da riscrivere, insieme, un nuovo Recovery Plan per far svoltare veramente il nostro Paese con le risorse che stanno per arrivare dall'Europa.

Io toccherò soltanto alcuni punti, poi ci saranno altri interventi della collega Moretto, del collega D'Alessandro su altri argomenti. A me premono soltanto, veramente, pochi flash. Il 37 per cento delle risorse, per quanto riguarda la transizione energetica, la transizione ecologica, significa che noi possiamo veramente modificare il modo di produrre di questo Paese, svoltando e dando un senso green al nostro modo di produrre.

Questi 290 miliardi, sui trasporti, sulle infrastrutture, sono una rivoluzione che non si ripeterà più. È un modo per collegare l'intero Paese e far arrivare l'alta velocità al di là di Salerno in modo serio. È un modo per connettere le varie infrastrutture - ancora adesso, in Italia, quando si costruisce un'autostrada, lo si fa indipendentemente dalla ferrovia - e, finalmente, farle dialogare. È un modo per potenziare i nostri porti, farli diventare verdi, investire sulla retroportualità, investire su quello che dovrebbe essere il nostro principale motore, cioè quello di attrarre le merci.

Ancora adesso - lo abbiamo scoperto in questi giorni, con il canale di Suez bloccato - le merci preferiscono andare a Rotterdam e, poi, andare nel resto d'Europa, perché noi abbiamo un'infrastruttura tecnologica che non funziona. E poi la digitalizzazione del Paese: lo abbiamo scoperto con lo smart working, con la DAD che questo Paese non è digitale. Oggi abbiamo la possibilità di fare una rivoluzione digitale con i soldi dell'Europa. Per questo - e concludo, signor Presidente - siamo molto fiduciosi e orgogliosi che questo Governo potrà riscrivere, insieme al Parlamento e sicuramente insieme alle proposte di Italia Viva, il PNRR e renderlo fattivo e orgoglioso, e far vedere ancora una volta che l'Italia sa fare l'Italia anche in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Tra le raccomandazioni e note contenute nella Relazione sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, a cui come Commissione abbiamo dato un grande contributo anche attraverso audizioni puntuali, vorrei segnalarne tre in particolare, tre temi importanti. Il primo riguarda la dimensione degli investimenti addizionali al Piano, dal momento che le quote maggiori, le più consistenti, dei fondi confermeranno la prosecuzione di interventi già in essere, previsti nel passato, diventa importante la raccomandazione, che facciamo al Governo, di prevedere una rimodulazione del Documento di economia e finanza, proprio per prevedere tutti quegli investimenti di finanza pubblica che rilancino l'occupazione e che facciano fare un salto al sistema, e questo indipendentemente dalla collocazione di questi investimenti dentro il PNRR. Questo è molto importante per scongiurare il rischio di una riduzione di visione strategica nell'impegno delle risorse. Il secondo tema è quello legato alla riduzione della sperequazione territoriale, che mi sta molto a cuore perché è una delle tre priorità trasversali al Piano. Sperequazione territoriale, quindi divari che non sono solo quelli tra Nord e Sud, ma stanno nello scarto tra aree urbane e aree montane, e che le risorse dell'Unione europea più quelle statali dovranno colmare. Voglio ricordarlo, è molto importante e tocca quasi tutte le nostre regioni: generare la crescita dei territori montani e rurali va a vantaggio di tutti. E la richiesta che facciamo con questo documento è quella di considerare l'esigenza di un intervento strutturale in favore delle aree montane sull'intero territorio nazionale, individuando una precisa riserva per questi territori in tutte le missioni e componenti del Piano. Questo per evitare fenomeni di spopolamento, ma anche concretizzare comunità intelligenti e verdi, valorizzare borghi e villaggi dove vivere e fare impresa, oltre che renderli destinazione turistica, orientare all'innovazione filiere agricole moderne, andando a valorizzare quei dodici milioni di ettari di bosco, per dare un senso anche produttivo e protettivo al bacino green del Paese. Terzo ed ultimo importante tema è quello che concretizza alcune misure a favore di giovani e donne: sono le due priorità trasversali del Piano. Chiediamo al Governo di fornire il quadro riepilogativo delle risorse ad esse destinate, definendo obiettivi misurabili in termini di linee politiche che abbiamo individuato e che stanno nella Relazione. Perché questo Piano non diventi e non sia un libro dei sogni, ma un Piano vero di ripresa, è necessario che si cominci, già da domani, a trainare tutti i territori, a discuterne con imprese, con istituzioni pubbliche, con i cittadini. E questo perché, già nel vederli insieme, questi progetti e questo orizzonte, noi già abbiamo il primo passo per crearli. Pertanto, è un lavoro che spetta anche a noi parlamentari, a noi donne; ricordo il tema della parità di genere, che è molto importante, che è ben articolato all'interno della Relazione, a cui abbiamo contribuito anche come intergruppo deputate, trasversale alle forze politiche.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, oggi in quest'Aula dibattiamo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, un Piano che, come tutti noi sappiamo, è importantissimo per quanto riguarda l'uscita del nostro Paese, finalmente, dalla crisi economica. Ma non solo, Presidente. È un'occasione storica, perché potremo finalmente superare le ataviche problematiche del nostro Paese: penso, ad esempio, agli investimenti, penso alla scarsa produttività del nostro Paese. Però, Presidente, questo Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato trasmesso al Parlamento in data 15 gennaio dal precedente Governo. Faccio questo passaggio, Presidente, per chiarezza, voglio essere estremamente chiara fin da subito: noi ci siamo trovati con questo nuovo Governo a dover apportare modifiche a quello che era un Piano estremamente e totalmente lacunoso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), con risorse estremamente frammentate, senza nessuna visione politica e strategica per il nostro Paese. Non è solo la Lega, il mio gruppo, che dice questo, ma anche tutte le associazioni di categoria le quali hanno espresso molte perplessità sul Piano del precedente Governo; anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, nella sua relazione come sempre molto puntuale e precisa, ha parlato del fatto che le iniziative che emergono dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono molto frammentate; anche la Corte dei conti ha lamentato una mancanza di governance, di audit, oltre alla mancanza di chiarezza sugli effetti sul debito e sul deficit pubblico.

Presidente, io colgo l'occasione di questo mio intervento anche per ringraziare i colleghi della Lega, che hanno fatto un lavoro meticoloso nelle Commissioni di loro competenza per apportare modifiche importanti al testo, che, come ho detto, era molto deficitario. Tante sono le proposte della Lega che sono state prese in considerazione, io, ovviamente, per ragioni di tempo non potrò citarle tutte, ma mi soffermerò solo su alcune di esse. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, Presidente, lo sappiamo tutti, ammonta a 223,9 miliardi, ripartiti in sei missioni. Io parto subito dalla prima missione e parto da una proposta della Lega, riguardante il turismo. Perché? Perché la Lega ha chiesto a gran voce, lo chiedevamo anche quando c'era il Governo Conte 2 che sul turismo bisognava fare di più, perché il turismo è il biglietto da visita principale per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): da solo, il turismo, Presidente, è un settore che vale il 13 per cento del PIL nazionale. Ecco perché, nella missione 1, la Lega ha portato comunque delle grandi proposte, come, ad esempio, ha ottenuto che fosse inserito il potenziamento degli strumenti di sostegno agli interventi di riqualificazione delle strutture turistiche, come ad esempio il tax credit; ha chiesto di sviluppare un modello di turismo accessibile, quindi dando un'offerta turistica in grado di rispondere alle esigenze specifiche di tutte quelle categorie che hanno bisogno di maggiore tutela, penso ad esempio ai disabili, ai nostri giovani. E questo, Presidente, non ha solo una valenza umana, ha anche una valenza economica, perché, secondo uno studio di Eurostat, la domanda potenziale di turismo accessibile è stimata in circa 127,5 milioni di persone, quindi capite bene che l'impatto è importante. Per quanto riguarda invece la missione 2, denominata “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, siamo riusciti ad ottenere come Lega l'estensione del cosiddetto superbonus al 110 per cento all'intero 2023. Questo perché? Al fine di moltiplicare gli effetti positivi in termini di risparmio energetico, generato dagli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio edilizio privato. Nella missione 4, “Istruzione e ricerca”, ci siamo battuti come Lega affinché ci fossero delle proposte; tante di queste erano delle grandi battaglie della Lega, come ad esempio lo stop alle “classi pollaio”, oppure la digitalizzazione degli istituti, i libri gratuiti per le famiglie, gli impianti sportivi nuovi nelle scuole. Questo perché? Perché noi crediamo che il futuro del Paese si basi anche sul futuro dei nostri ragazzi, quindi parte dalla scuola; è, pertanto, importante ritornare il prima possibile e in condizioni di sicurezza a far frequentare gli istituti ai nostri ragazzi.

Nella Missione 5, invece, Presidente, “Inclusione e coesione”, ci siamo battuti come Lega al sostegno dell'empowerment femminile: questo perché? Perché i dati sono drammatici sull'occupazione femminile! Nel solo mese di dicembre 2020, su 101 mila posti di lavoro persi, 99 mila erano quelli di donne. Questo, Presidente, è un dato molto allarmante, anche perché si aggiunge a un altro dato veramente drammatico; infatti, secondo il Global Gender Gap Index, sui temi dell'equità di genere, il nostro Paese figura al settantaseiesimo posto, tra i 153 censiti, e al diciassettesimo posto sui 20 dell'Europa occidentale. Quindi, è chiaro a tutti che bisogna e si deve fare di più per questo tema molto importante, oltre al fatto, Presidente, che siamo riusciti appunto ad inserire nelle osservazioni di questo Piano anche altri importanti punti riguardanti l'occupazione femminile. Penso, ad esempio, alla diminuzione del divario, del gap salariale, oppure ad aumentare il sistema di welfare per garantire equa competitività tra generi all'accesso, appunto, al mondo del lavoro.

Presidente, mi avvio verso la conclusione di questo mio intervento, però vorrei fare una piccola riflessione. Ormai l'esperienza ci insegna che qui in Italia per far partire un cantiere servono quattro anni, per realizzare un'opera pubblica sopra i 100 milioni di euro servono 15 anni: perché dico questo, Presidente? Mi rivolgo, ovviamente tramite lei, ad alcuni colleghi che compongono questa maggioranza che hanno ancora dei dubbi sul superamento del codice degli appalti: cari colleghi, se noi non superiamo il codice degli appalti finalmente, un codice che ha un groviglio di norme che ha da sempre bloccato le nostre opere pubbliche, se non cogliamo questa opportunità, noi rischiamo - stiamo parlando di risorse poderose, in questo Piano - di sprecare un'opportunità storica, un'opportunità che non ritornerà mai più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Concludo, Presidente. Questo è il momento del coraggio, questo è il momento in cui tutti insieme dobbiamo lavorare per portare il nostro Paese fuori dalla crisi, ma dobbiamo anche lavorare perché l'Italia torni ad essere quella grande potenza, Presidente, e per far questo bisogna gettare il cuore oltre l'ostacolo. La Lega l'ha fatto, ha dato la fiducia a questo Governo, ha dato la fiducia a questo Governo perché abbiamo accolto l'appello del Presidente della Repubblica, che è stato accorato, appunto, per un Governo di unità nazionale che traini il nostro Paese fuori dalla crisi. Quindi, Presidente, come dicevo, è il momento del coraggio. Da parte mia, vanno tutti gli auguri al Premier Draghi, e la fiducia della Lega al suo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, una considerazione brevissima di metodo, all'inizio di questo breve intervento nel merito sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, nella quale vorrei sottolineare solo un dato a riprova del ruolo che il Parlamento riveste oggi nel programma di rilancio della nostra Nazione. Per un provvedimento così strategico, che impegna il nostro Paese per oltre 200 miliardi, la discussione viene delimitata a una mattinata di lavori d'Aula. Nell'ottica, poi, della realizzazione di un cambiamento strutturale e, quindi, di riforme, il nostro apporto - il mio apporto - viene definito nell'ambito dell'aspetto relativo alla gestione dell'amministrazione finanziaria. Il contributo che vorrei dare questa mattina si può configurare come semplificazione, revisione e riforma nel rapporto tra fisco e contribuente. Il primo punto che mi sembra importante sottolineare è: semplificare per innovare. Una complessiva semplificazione e razionalizzazione della fisionomia normativa dell'attuale sistema con la possibilità di addivenire a un unico codice tributario sembra, ormai, assolutamente imprescindibile. Oggi è talmente complessa la normativa da far perdere di vista il disegno complessivo non solo al contribuente, ma anche ai professionisti, creando rilevanti costi nei rapporti tra il fisco e il contribuente stesso, con grande ritardo e trappole interpretative che creano forti contenziosi.

Di qui, il secondo punto: riformare per rinnovare una riforma anche della giustizia tributaria, che appare anch'essa ormai imprescindibile, con l'introduzione di sezioni specializzate, giudici professionisti, investimenti importanti in questo riequilibrio. Ma il punto al quale vorrei dedicare i pochi secondi che rimangono è il sostegno alla natalità. Fratelli d'Italia ritiene prioritario intervenire per contrastare la crisi demografica che da troppi anni affligge l'Italia. Gli ultimi dati Istat sono stati: 404 mila nascite e 746 mila decessi nell'ultimo anno, aggravati drammaticamente dalla pandemia, ma, comunque, riteniamo che debba essere una battaglia anche europea. Quindi, occorre la valutazione anche nell'ambito fiscale dell'opportunità di introdurre il metodo, o di valutare l'opportunità di introdurre il metodo, del quoziente familiare e comunque la centralità della famiglia come unità impositiva, elevando, comunque, parallelamente, servizi e tutele per i genitori lavoratori, il sostegno alla maternità e il reddito d'infanzia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, discutiamo oggi - ricordiamolo per amore della verità - la proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza presentato alle Camere dal Governo Conte nel gennaio dell'anno scorso; un Piano che ha recepito la discussione svoltasi in queste Aule e al Senato nell'ottobre del 2020 e quella svoltasi durante la sessione di bilancio. È un Piano particolarmente strutturato, su tre assi strategici che conosciamo bene tutti: digitalizzazione e innovazione tecnologica, transizione ecologica e inclusione sociale; sei Missioni, 16 componenti e quarantotto interventi di progetto specifici. È un Piano che il Governo Draghi - ha già detto - vuole salvaguardare nella sua struttura portante, al netto e salvo la necessità di rimodulazione di interventi di precisazione e di accorpamento di alcuni suoi elementi e di alcuni suoi componenti.

La discussione che oggi facciamo qui è sulla relazione della V Commissione che individua, raccogliendo le sollecitazioni delle altre Commissioni, gli elementi sui quali questo cambiamento dovrebbe svolgersi. Però questo Piano individua - e questa è sicuramente la parte che verrà salvaguardata dal nuovo Governo e sulla quale merita di trattenersi questo dibattito - tre priorità trasversali: donne, giovani e Sud (Sud e inclusione sociale). È su quest'ultimo aspetto che io vorrò concentrare il mio sforzo di intervento, provando a dare una lettura del Piano che non sia narrativa o strumentale alla rivendicazione di una parte o dell'altra, ma che possa fornire aspetti di sollecitazione, soprattutto al Ministro presente che dovrà curarne il coordinamento.

Il Mezzogiorno - e questo è un merito, io lo considero un elemento positivo - non viene più trattato in questo Piano semplicemente con riferimento a delle poste finanziarie; non si fa riferimento, se non con riguardo ai fondi del React-EU, a delle somme e, questo, nella mia interpretazione, corrisponde a una logica di sistema valida, perché il Mezzogiorno non è un progetto, non è una posta, non è un finanziamento. Questa è un'impostazione tradizionale che ha prodotto l'allargamento del divario e scelte di politica finanziaria che hanno risentito dei tempi, anche quanto alla contrazione della spesa in conto capitale, che - lo ricordo - nel 2018, è scesa addirittura a 6,5 miliardi per il Mezzogiorno (22 per cento, altro che 34 per cento!).

Il Mezzogiorno deve attraversare tutte le Missioni, perché il Mezzogiorno - il Sud - esso stesso, deve essere una Missione di Piano, bisogna cioè raggiungere un obiettivo.

Qual è nella nostra prospettazione questo obiettivo? Il Mezzogiorno d'Italia si affaccia sul Mediterraneo. Il Mediterraneo è popolato da 400 milioni di abitanti, dove si svolge il 20 per cento dei traffici commerciali del mondo e la cui importanza è testimoniata dall'incidente di questi giorni che sta occorrendo alla percorribilità del canale di Suez: come ci può arrivare l'Italia su questo grande mercato mondiale? Attraverso una piattaforma naturale, che è il Sud dell'Italia: come la deve infrastrutturare? Pensando, evidentemente, al trasporto delle persone e delle merci, facendole correre dall'alto verso il basso, realizzando il completamento del corridoio Helsinki-La Valletta, l'unico - si badi - dei nove corridoi (basterà guardare l'immagine di queste nove linee che attraversano il continente europeo) che lo attraversa dall'alto verso il basso; le altre sono tutte linee orizzontali, perché risentono di un'impostazione di politica comunitaria che guardava all'Est. Basti dire che il corridoio Mediterraneo, quello che si chiama “Mediterraneo”, va dalla Spagna alla Francia, tocca la Lombardia, il Veneto e poi va verso l'Ungheria; è quindi “Mediterraneo” nella misura in cui è sulla parte alta dell'Italia, ma col Mediterraneo nulla ha a che fare.

Questo è lo spazio di un intervento di politica che renda chiaro all'Europa e non solo agli italiani, che dovrebbero saperlo da soli, che andare nel Mediterraneo è una necessità per il continente, per nuove prospettive economiche. il trasporto delle persone e delle merci con l'alta velocità e l'alta capacità, che dev'essere completata fino a Bari e a Reggio Calabria; la portualità, il famoso quadrilatero della portualità e della logistica, Napoli, Gioia Tauro, Taranto, Bari, da est a interconnettersi in maniera anche stretta dal punto di vista orizzontale per garantire alle ZES, che ormai sono solo un argomento di letteratura politica, di realizzarsi effettivamente, perché la retroportualità, la politica della logistica, è intimamente connessa a quella della portualità e alla capacità di garantire la interconnessione dei trasporti, delle persone e delle merci. Vi è, poi, il tema del trasporto dei dati e, quindi, l'infrastruttura immateriale per eccellenza, la banda ultra larga, che deve consentire ai servizi e alle intelligenze del Sud di viaggiare velocemente nel resto del mondo. Vi sono, poi, le infrastrutture naturali, che possono garantire la transizione ecologica: la catena appenninica dei parchi, che attraversa il Mezzogiorno, che è un tirante naturale verso il Mediterraneo, sul quale svolgere tutta l'azione della transizione ecologica, sfruttando lo straordinario patrimonio di biodiversità che essi esprimono. La via della terra, che percorrevano i romani, e anche la via del mare, dei greci. Il trasporto delle persone e delle merci può avvenire anche attraverso il mare, con modalità ecologiche. C'è, evidentemente, la grande rete dei comuni e dei borghi per il turismo lento e sostenibile. C'è da fare una grande operazione di rafforzamento della burocrazia amministrativa degli enti locali: la pubblica amministrazione è l'infrastruttura delle infrastrutture. Se questo è l'obiettivo condiviso, l'operazione Italia mediterranea evidentemente è un progetto che ha bisogno di uno sforzo il più ampio possibile, che non si può ridurre, Ministro, alla rivendicazione, che viene fatta nella Relazione e che io non condivido, del rispetto della clausola del 34 per cento, perché quel parametro fotografa una situazione così com'è. Recuperare il divario significa, innanzitutto, fare quello che serve per dare al Sud le stesse chance competitive del Nord e dopo, semmai, applicare una clausola che riguarda semplicemente la popolazione demografica. Quella sarebbe una clausola leonina se applicata ad esso, limitativa della capacità di espansione dello sviluppo del Mezzogiorno, che, ci dicono da sempre gli studiosi della Svimez, anche quanto a generosità è molto, molto, molto forte, perché ogni 100 euro speso al Sud ritorna per 40 al Nord, nell'acquisto di beni e servizi, e per 20 euro al Centro, in termini di fiscalità. Questo moltiplicatore dev'essere potenziato. La mia preoccupazione è che questo Piano, che sicuramente rappresenta un esercizio qualificato di pianificazione, dev'essere poi completato con altri momenti altrettanto significativi: quello della progettazione, quello dell'attuazione e quello del controllo. La progettazione è un dato che non vedo trattato in maniera adeguata. Sappiamo che utilizzeremo 64,9 miliardi per i progetti esistenti. Mi pare corretto che per fare questo si utilizzino i prestiti e non le sovvenzioni, i loans e non i grants, perché il fondo perduto è giusto che si utilizzi per il Sud, visto che l'attribuzione della quota europea è avvenuta su parametri tipo il tasso di disoccupazione, il reddito pro capite e i livelli di diseguaglianze, che sono tutti parametri concentrati al Sud (ha meritato l'Italia questa quota per la difficoltà del Sud). Ma 65 miliardi per progetti già esistenti significa 65 miliardi destinati a funzioni sostitutive; e per i progetti nuovi, quale sarà lo sforzo di elaborazione? Chi farà questi progetti ai livelli nazionali, regionali e comunali? Ci siamo posti il problema del soggetto che organizzerà questa progettazione? Perché quel soggetto, Ministro, dovrà avere un altro importante compito, cioè pensare a quale pubblica amministrazione dovrà curare questa progettazione. Una riforma della pubblica amministrazione è un addendo collegato e necessario di ogni azione di intervento. Se non immagino quale pubblica amministrazione dovrà curare la progettazione, non saprò neanche dire quale pubblica amministrazione dovrà curarne l'attuazione. Se questo piano serve ad avviare la trasformazione del Paese, dobbiamo immaginare quale pubblica amministrazione vogliamo per quel Paese che stiamo immaginando. I due filoni devono scorrere in maniera parallela e contemporanea. È un'azione che il Governo deve fare coordinando ogni capacità di spesa europea e nazionale, come ha fatto a proposito del PNRR. C'è poi un tema ancora più delicato che è quello dell'attuazione, perché se è facile immaginare che per progetti di rilevanza nazionale, asset strategici - citiamo l'alta velocità e l'alta capacità -, ci sia un soggetto attuatore predestinato, RFI, capace di farlo, noi abbiamo una serie di interventi che, invece, riguardano i livelli territoriali e i livelli locali. Pensiamo alla Missione 1, che prevede la digitalizzazione della filiera agroalimentare, o alla Missione 2, ancora più significativa in termini di riconversione ecologica, che prevede la realizzazione nei centri metropolitani del Sud di impianti di valorizzazione dei rifiuti. Chi progetterà quegli impianti e chi li gestirà? È un tema significativo. Chi avrà la responsabilità della progettazione e della gestione? Perché quel soggetto dovrà avere - e su questo il Governo ha il dovere di compiere uno sforzo - una responsabilità non solo per stabilire le priorità, cioè cosa fare, ma anche su chi lo fa e su chi controlla. Rispondo alla collega della Lega che invoca, in maniera indiscriminata, il superamento del codice degli appalti, dicendo che è un errore sul piano culturale e metodologico contrapporre l'efficienza della spesa con la trasparenza della stessa perché nel Sud Italia c'è un agente corrosivo di ogni possibilità di svolgere questo grande sforzo di rilancio che è la malavita organizzata, che è la corruzione; sono due nemici che vanno valutati preventivamente per approntare le risposte alla loro sicura azione di contrasto. C'è, dunque, da compiere, Ministro, uno sforzo per pensare al livello nazionale e al livello regionale; è su quel livello che noi abbiamo un dato di tipo storico molto negativo, che riguarda la capacità di impiego dei fondi strutturali. Quindi, non abbiamo bisogno di verificarlo: sappiamo già che il livello regionale non è in grado di affrontare quella sfida e, men che meno, lo è il livello comunale. Bene i 2.800 assunti che abbiamo previsto, tra l'altro, nella legge di stabilità dello scorso anno, ma è ben poca cosa se si vuole affrontare questa sfida cogliendo l'invito del Presidente Draghi. Il Presidente Draghi ha detto che la politica deve recuperare il gusto del futuro e per recuperare questo gusto bisogna innanzitutto conoscere il futuro, studiarlo. Per quello che mi riguarda, il futuro dell'Italia ha un gusto molto forte, molto bello, di grande passione, e sono i sapori mediterranei (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maraia. Ne ha facoltà.

GENEROSO MARAIA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi stiamo discutendo del Piano nazionale di ripresa e resilienza; non è retorico affermare che si tratti di uno strumento storico per il rilancio dell'economia della nostra Nazione, per realizzare una rivoluzione verde e la transizione ecologica. Dobbiamo chiederci, però, in che cosa consiste questa transizione verde ed ecologica. Non è un qualcosa che abbiamo inventato noi; è un processo storico, economico e sociale nato nel 2008, con la crisi economica, ed è un processo che quindi, come tutti i processi storici, economici e sociali, va governato e noi abbiamo il dovere di governarlo e di farlo bene attraverso delle scelte limpide e trasparenti come, ad esempio, quando andiamo a parlare dei sussidi ambientalmente dannosi o dei sussidi ambientalmente favorevoli. Su questo la politica deve fare una scelta, deve scegliere di incentivare e sostenere tutte le aziende che hanno una produzione green, una produzione con un'impronta ecologica, che hanno una sensibilità verso l'ambiente, oltre che per i propri profitti. Lo possiamo fare perché abbiamo un obiettivo in comune con tutta l'Europa e con tutto il mondo: l'azzeramento nel 2050 dell'utilizzo del petrolio e delle fonti fossili, ma abbiamo anche un altro obiettivo che è quello di azzerare la dicotomia, la distanza, l'opposizione tra ambiente e lavoro. Lo possiamo fare, appunto, governando bene questo processo e lo abbiamo già fatto con il precedente Governo. Il precedente Governo ha fatto tanto per la transizione ecologica e per la rivoluzione verde. In primis, partendo dalla fine, l'abbiamo fatto conquistando questo finanziamento notevole, che è alla base del Piano nazionale di ripresa e resilienza, e lo abbiamo fatto grazie al nostro Presidente Conte, che in Europa è riuscito a portare i bisogni dell'Italia e a conquistare questo importante strumento.

Lo abbiamo fatto anche grazie al lavoro dei miei colleghi in Commissione, attraverso l'approvazione del “salva mare”, del “decreto Clima”, che è il primo vero decreto ecologista. Lo abbiamo fatto attraverso l'obbligo di installare colonnine per la ricarica elettrica anche sulle autostrade, nella recente legge di bilancio. Lo abbiamo fatto attraverso gli incentivi ai punti di ricarica nelle abitazioni private grazie al superbonus. E proprio il superbonus è la misura voluta dal MoVimento 5 Stelle e che governa bene la transizione, perché con il superbonus si dà una mano all'ambiente attraverso l'efficientamento energetico delle nostre abitazioni, ma, dall'altra parte, diamo una mano anche all'occupazione. Siamo stati in grado di far ripartire il motore dell'Italia, che è l'edilizia, ferma da troppo tempo. Però c'è ancora tanto da fare, e noi ci siamo, il MoVimento 5 Stelle c'è, con i propri principi, con i propri ideali, con la propria visione, per farlo insieme a voi, per farlo insieme alle altre forze politiche, nonostante sappiamo che ci sono temi molto divisivi, come, ad esempio, i criteri di ripartizione. Ebbene, posso solo congratularmi con il lavoro svolto anche dalle altre forze politiche in Commissione perché abbiamo trovato un punto di caduta su questo, individuando un criterio di ripartizione che è lo stesso che utilizza l'Europa per ripartire i fondi tra i diversi stati d'azione. Quindi, anche noi condividiamo quello che è stato detto in quest'Aula dagli altri colleghi, e cioè che non è la quota del 34 per cento che risolve i problemi del Sud. Così come abbiamo trovato un punto di caduta sul vincolo territoriale, perché noi sappiamo che attualmente i progetti partiranno grazie a un anticipo economico che proviene dai fondi di coesione e sviluppo; fondi di coesione e sviluppo che, dobbiamo ricordare, sono destinati per l'80 per cento al Sud. Quindi, in questo momento, il Sud sta dando una grande mano a tutta la nazione, ma questo non dobbiamo dimenticarlo.

Ecco perché è importante che sia stato ribadito il vincolo territoriale. C'è bisogno di fare di più sui trasporti, sul trasporto sostenibile, elettrico, intermodale, sul ferro, sull'alta velocità, che deve arrivare fino a Palermo. C'è bisogno di fare di più sulla portualità, un punto forte della nostra economia, sia per adeguare i porti sia per rinnovare le flotte, ma, soprattutto, per collegare i porti alle aree ZES, alle aree retroportuali, e quindi realizzare la famosa intermodalità. C'è bisogno di fare di più anche in agricoltura, attraverso un sostegno della misura sull'agricoltura sostenibile, incrementando le misure previste nella Missione 2. Incentivi all'economia circolare, al rinnovo del parco mezzi, comprese le imbarcazioni per la pesca, e c'è bisogno di fare di più sul rimboschimento, che attualmente è finanziato solo dal FESR. Così come è importante fare di più sulle attività produttive, per accelerare la semplificazione delle autorizzazioni di nuovi impianti, senza dimenticare che siamo in un Paese in cui la mafia è viva e vegeta. È importante investire nelle infrastrutture per l'idrogeno, che deve essere però un idrogeno verde. Ritorniamo al discorso che facevo prima: c'è bisogno di scelte chiare. Vogliamo un idrogeno verde o vogliamo un idrogeno prodotto con il petrolio?

Di sicuro il buon senso prevarrà, e insieme riusciremo a fare un buon lavoro. Questo è il mio auspicio, questo è il mio augurio per la nostra Nazione e per i nostri cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministri, intendo parlare della scuola del futuro. Il post COVID comporterà un'accelerazione verso un futuro ricco di nuove opportunità di vivere, lavorare e studiare attraverso un uso più ricorrente, decisivo e organizzato delle tecnologie. Ma le tecnologie, come sa bene il Ministro Franco, richiedono competenze e costano; al contrario, il modello educativo italiano risale a modelli superati, basati sull'uniformità e sulla rigidità organizzativa. È poco rispettoso del pluralismo educativo, che richiederebbe l'introduzione di un costo standard di sostenibilità per scuole statali e paritarie, per dare attuazione alla libertà di scelta educativa. Va avviata per questo, con questo Piano, con il Recovery, una trasformazione dei luoghi, dei modi, dei tempi e perfino delle forme di finanziamento dell'apprendimento per tutte le età, lifelong learning, per far fronte ai vecchi e nuovi analfabetismi.

Il Piano non dovrà, insomma, limitarsi ad immettere risorse in un sistema superato, che si dimostra inadeguato ai nuovi bisogni formativi, inefficiente nella competizione globale, ma deve puntare piuttosto sulla modernizzazione di tutto il sistema. Fare presto per andare a scuola di futuro e per superare l'emergenza educativa, aggravatasi con la fase pandemica, deve comportare innanzitutto un investimento straordinario in edilizia scolastica. Devono, allora, cambiare le quantificazioni di investimenti previsti nella Missione 3, Ministro, aumentando di molto i finanziamenti previsti per le nuove scuole; non più soltanto gli 800 milioni rispetto ai 6,42 miliardi per il risanamento strutturale degli edifici scolastici. Dobbiamo fare l'opposto, investire sulle nuove scuole, non sul risanamento delle scuole vecchie, che risalgono al Novecento e che sono inadeguate completamente alla scuola del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Abbiamo bisogno di costruire scuole innovative, prive di barriere architettoniche, con laboratori al posto delle classi, con strumentazioni tecnologiche, dalle LIM ai tablet, alle stampanti 3D, ai computer, ai visori per la realtà aumentata e virtuale, per l'apprendimento del coding, delle STEM, per fare esperienza di intelligenza artificiale già nelle aule scolastiche. Non è questione di centri di ricerca, è questione di istruzione del terzo millennio l'intelligenza artificiale. I giovani vanno formati ora, quando sono a scuola, non se e quando finiranno in qualche centro di ricerca nazionale. Un piano così ambizioso per le nuove generazioni deve poter prevedere anche la creazione, distribuita a rete sul territorio, di centri sportivi per l'attività motoria agonistica, con palestre, piscine e spazi - non ne abbiamo, Ministro, non ne abbiamo - a disposizione degli studenti e della popolazione, nonché di centri per la musica, la danza e il teatro, per sviluppare i talenti in campi artistici, la nostra grande valenza artistica.

Insomma, nella scuola del 2030, frequentata dai nativi digitali, dobbiamo considerare che anche il ruolo dell'insegnante risulterà modificato: si passa dalla trasmissione dei saperi alla guida dello studente nell'apprendimento attivo e nella realizzazione di compiti complessi. Un docente sempre più tutor, sempre più coach. Il Piano, per questo, deve poter assicurare l'ingresso nella funzione docente ordinaria non più, in media, a 43 anni, come adesso, ma a 24 anni al massimo, come avviene dappertutto, attraverso due interventi di sistema: l'istituzione delle lauree magistrali per l'insegnamento, regolamentate tra università e scuole attive e l'introduzione della figura del docente tutor/coach per piccoli gruppi di studenti. La selezione dei docenti fondata su criteri generali, stabiliti dal centro, ma affidati alle autonomie delle scuole, nel rispetto dei diversi bisogni del territorio. E poi predisporre le condizioni per una vera carriera dei docenti, così da flessibilizzare una funzione pensata in modo rigido e fordista, in un tempo che non esiste più, e soprattutto prevedere massicci piani di formazione in servizio per il superamento del gap di competenza digitale dei nostri docenti, il digital divide, vera piaga della scuola italiana, abilitando tutti i docenti all'utilizzo delle strumentazioni e delle tecnologie digitali. Il Recovery Plan deve, infine, dare risposta soprattutto all'emergenza formativa ed occupazionale nei settori tecnologici più avanzati, investendo sull'higher VET. Solo l'1 per cento degli iscritti nel livello terziario di istruzione si diploma nei nostri istituti tecnici superiori.

Per raggiungere i modelli delle realtà europee già ben rodate della Francia, della Spagna e soprattutto della Germania, occorre, con i finanziamenti previsti dal Piano, un miliardo e mezzo, dare stabilità e continuità all'offerta, che oggi si basa su fondi statali e regionali, prevalentemente dell'Unione europea, ma soprattutto, Ministro, occorre impegnarsi a riconfigurare gli attuali ITS, istituti tecnici superiori, e a trasformarli in vere e proprie accademie per le tecnologie applicate, smart academy, con una particolare attenzione a quelle delle nuove tecnologie della vita, che possono diventare player nazionali di riferimento per interventi strategici prioritari di sviluppo attraverso campus di filiera, promozione e realizzazione delle discipline STEM, sviluppo di nuove figure professionali che tanto ci mancano. Insomma, le smart academy dovranno caratterizzarsi, nei prossimi anni, sempre più come veri e propri luoghi di open innovation, dove le imprese e i centri di ricerca tecnologica mirano a generare nuove idee d'impresa, partendo da contesti formativi e di ricerca. Devono essere provviste di laboratori per il processo di trasformazione tecnologico-digitale e per la formazione di lavoratori competenti e smart. Presidente, mi avvio alla fine: le smart academy devono, insomma, diventare luoghi di placement, fare ricorso anche a contratti di apprendistato formativo e apprendistato della ricerca.

Solo operando queste trasformazioni in tutti i luoghi della conoscenza potremo lasciarci alle spalle il Novecento e garantire ai nativi digitali, che sono già nelle nostre scuole, di andare a scuola e di futuro ed affrontare a testa alta le sfide del terzo millennio. Buon lavoro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (PD). Grazie, Presidente. Desidero porre l'attenzione su alcuni temi che afferiscono in particolare al segmento della cultura e della formazione, con le Missioni 1 e 4. Come sappiamo, l'impatto della pandemia sulla cultura, sull'arte e sulle istituzioni educative e formative è stato molto violento e per questo non possiamo che leggere positivamente il significativo rafforzamento di risorse per la componente turismo e cultura dai 3 miliardi e mezzo iniziali agli 8 miliardi. Si tratta di un quantum considerevole che può ragionevolmente determinare una piena e strategica ripartenza di questi settori. C'è ancora chi lamenta un sottodimensionamento di queste risorse ma, come sappiamo, la vastità e l'imponenza del nostro patrimonio materiale e immateriale rendono difficile, se non impossibile, operare soddisfacendo pienamente le necessità legate alla tutela e alla valorizzazione del nostro patrimonio. Ciò che è utile ribadire, invece, è la dimensione trasversale, l'orizzontalità. Il Piano, infatti, suggerisce una strategia globale che galvanizzi gli interventi settoriali e delinei politiche coordinate ed integrate di più amministrazioni centrali. Questo Piano credo che abbia permesso a tutti noi di fare anche alcune riflessioni. Penso a quella sui rapporti fra turismo e cultura, due ambiti che hanno una forte interazione, che però rischia di trasformarsi da opportunità in problema. Senza voler negare la fortissima capacità attrattiva che la cultura esercita sul turismo, credo però sia necessario superare quella dimensione ancillare, quel rango di subalternità di una cultura ridotta a mero fattore turistico, senza che ci si preoccupi di incrementare le risorse cognitive delle comunità e gli elementi di coesione e di crescita sociale. È necessario inoltre superare quel dualismo, talvolta conflittuale, confliggente, fra il concetto di bene e quello di attività culturale. Nel Piano ci sono importanti investimenti sugli asset patrimoniali, dall'antisismica ai luoghi di culto e alle dimore private, ma la tutela del patrimonio va coniugata con la promozione del capitale umano, con la necessità di riattivare, dopo oltre un anno di fermo, sia le dinamiche sociali, sia le ricadute occupazionali. C'è una legittima preoccupazione anche per il fatto che lo spettacolo dal vivo non venga mai citato in modo esplicito, proprio per quella concezione patrimoniale del patrimonio con interventi pubblici quasi esclusivamente immateriali. La risposta, come dicevo, può venire sia dall'orizzontalità del Piano, sia dal potenziamento del patrimonio immateriale, che porta con sé grandi benefici anche per la sua funzione socioeducativa. Il Piano, inoltre, introduce un altro grande argomento di dibattito - parlo di cultura 4.0 - ponendo due grandi questioni: da un lato, il riconoscimento delle nuove professioni richieste dall'evoluzione tecnologica e digitale e, dall'altro, la necessità di un'integrazione potenziata fra scuola, università e luoghi della cultura. La vita culturale, infatti, è intimamente connessa all'istruzione e alla formazione; è opportuno che si parli di ecosistemi della cultura. Il contrasto alla povertà educativa e la promozione dell'interesse per la cultura e per la conoscenza passano, anzitutto, per la scuola e per l'università. Le risposte del Piano su questi temi sono molto importanti; penso al potenziamento degli ITS e, in generale, al rafforzamento della formazione professionalizzante e al maggior raccordo tra mondo della scuola e mondo del lavoro. Di grande rilievo appaiono anche le iniziative previste per il potenziamento delle scuole dell'infanzia e delle sezioni primavera. Sono fasi essenziali del processo di apprendimento cognitivo oltre che di acquisizione di capacità relazionali ed emozionali. In questo contesto dovrebbe essere dedicata grande attenzione agli interventi in materia di infanzia e adolescenza, in un quadro di politiche volte alla tutela e alla valorizzazione dei minori. Credo meriti di essere citato anche l'obiettivo dell'aumento del numero di laureati e quello della centralità strategica attribuita sia alla ricerca di base, sia a quella applicata. Università, scuola e alta formazione sono, inoltre, ambiti profondamente connessi anche al tema dello sviluppo del pubblico nei luoghi della cultura e dello spettacolo. Bisogna tornare a parlare, adesso più che mai, anche di sostegno alla domanda, pensando a quei tre grandi punti dirimenti: i 17 obiettivi dell'Agenda 2030, l'equità di genere e il divario Nord-Sud. Su quest'ultimo punto concludo, dicendo che, per molti anni, la distribuzione delle risorse in diversi ambiti culturali, ma anche in altri ambiti sociali, ha evidenziato tratti marcatamente sperequativi ai danni di alcune regioni, in particolare del Centro-Sud (penso anche alla distribuzione del FUS, il Fondo unico dello spettacolo).

È molto importante, quindi, che si continui a perseguire, anche con questo grande Piano di ripresa, con la Missione 5.3, la strada della riduzione di questa forbice, di questo divario.

Sono questi gli elementi che ho ritenuto opportuno richiamare all'interno di quel complesso processo di valorizzazione del patrimonio culturale e formativo, proprio con l'obiettivo di potenziare le ricadute occupazionali e sociali a beneficio delle comunità, dei territori e, quindi, dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Per discutere del Piano nazionale di ripresa e resilienza è però necessario partire dalle premesse. In realtà, tra le grandi premesse c'è anche un'analisi critica della vulgata degli ultimi mesi sugli oltre 200 miliardi di euro che sono a disposizione per l'Italia. Parafrasando una canzone pop inglese, in cui si diceva: “It's raining, men”, in questi mesi sembrava piuttosto che it's raining money in Italia e, forse, anche questa vulgata ha portato alla redazione di un Piano di questo tipo; un Piano che, per bocca dello stesso relatore di maggioranza, rischia di essere totalmente fumoso. Ma quali sono questi oltre 200 miliardi di euro? In realtà, dobbiamo dividere i grants e i loans, al netto degli anglicismi, le sovvenzioni e i prestiti. Le sovvenzioni, che ovviamente sono la parte che dovrebbe interessare di più l'Italia, al netto della contribuzione italiana al bilancio UE, queste sono pari a 46 miliardi di euro; mentre la larga parte dei fondi messi a disposizione - ancora non si sa quando - è costituita dai prestiti, che, ovviamente, lo dice la parola stessa, l'Italia dovrà restituire, perché i prestiti sono debito pubblico. Presidente, un Governo ed un Parlamento serio avrebbero dovuto fare un vero ragionamento, avremmo potuto utilizzare questi mesi, in cui l'attività legislativa è stata completo appannaggio del Governo, per fare un ragionamento su questi prestiti e su come noi ci interfacciamo con questi prestiti: servono davvero questi prestiti al Paese Italia, con queste condizionalità e con questo sistema di rendicontazione? Potremmo ragionare serenamente sul perché la maggior parte dei Paesi europei non è interessata ai prestiti ma è interessata solo alle sovvenzioni? Non viene in mente a questo Parlamento che, allora, c'è qualcosa che non va, se la maggior parte dei Paesi europei, anche molto simili a noi, come Spagna e Francia, per ora ragionano esclusivamente in termini di progetti sulle sovvenzioni e non sui prestiti? Presidente, questa smania di spendere soldi con progetti molto fumosi, mi ricorda molto - pur essendo giovane e avendo studiato sulle carte il passato politico - la smania del debito pubblico degli anni Settanta e Ottanta, nei quali si buttavano soldi spesso con mancette elettorali (mi ricordo i baby-pensionamenti degli anni Ottanta), che però non hanno portato a una vera crescita nel lungo periodo del Paese Italia, anzi, ci hanno portato a quello che siamo oggi, ovvero al pagamento di interessi sul debito che vanno contro le capacità di bilancio e di spesa del sistema Italia in questi anni, con l'avvento di Governi tecnici, in primis il Governo Monti e oggi il Governo Draghi. In realtà, il vero problema è che stiamo parlando di progetti sulla carta, che però rischiano di non portare la crescita economica che ci si aspetterebbe da questi progetti. Di questo parla lo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, nel quale si discute di una crescita intorno al 2 per cento annuo; crescita che è solo sulla carta, che non è ancora reale e scopriremo ciò solo fra qualche anno e magari ci sveglieremo anche da questo brutto sogno. Qual è il vero grande obiettivo per il quale noi andiamo ad indebitarci e andiamo a indebitare i nostri figli e nipoti?

Perché il debito, sia chiaro, può essere un ottimo volano di investimento. Il debito, di per sé, non è cattivo. Il problema è l'utilizzo di questo debito. E questo Piano, in realtà, dimostra, nella sua fumosità, un cattivo utilizzo di questo debito, perché i progetti sulla carta sembrano bellissimi - si parla di transizione ecologica, transizione di qua, transizione digitale -; sulla carta sembrano tutti progetti fantasmagorici, ma andando a togliere i brillantini da questa carta, poco ci rimane. Per non parlare delle riforme. Sono tre anni di legislatura, in questi tre anni si è fatto poco o nulla in merito alle riforme che l'Europa ci dice che sono necessarie e ora noi dovremmo correre, in questi due anni, per fare le riforme che non abbiamo fatto? E il rischio di correre è che noi faremo le riforme non necessarie per il Paese, ma necessarie perché, come nel caso del Governo Monti, ce lo chiede l'Europa.

Ma quali sono queste riforme? Sulla pubblica amministrazione, dalle parole del Ministro Brunetta, la grande riforma è quella che i dirigenti pubblici potranno essere scelti senza concorso, ovvero a chiamata. Quindi, avremo persone chiamate da politici, che risponderanno a politici e che non risponderanno al Paese. È questa la grande riforma della pubblica amministrazione, piuttosto che andare verso un sistema meritocratico, che può essere fatto solo mediante concorsi pubblici? E questo non riguarda ovviamente solo, in senso lato, la pubblica amministrazione, ma anche settorialmente il sistema della scuola e il sistema della giustizia.

Ma anche questo Piano dimostra l'inadeguatezza del Parlamento italiano. Il Parlamento dimostra, con queste relazioni, con questi pareri, con questi voti, di contare pochissimo e di contare sempre meno, perché questi progetti verranno portati avanti, ma verranno anche scelti dai burocrati ministeriali. Sugli investimenti, ad esempio - parlo brevemente sugli investimenti sul verde -, un Paese che vuole avere una visione del futuro, dovrebbe ragionare, ad esempio, su un progetto ambizioso, che dovrebbe essere quello dell'indipendenza energetica, indipendenza che si può attuare sia sul lato della domanda di energia, che sul lato dell'offerta. Noi agiamo sempre sul lato dell'offerta, e questo va contro, in realtà, l'indipendenza, perché ci associamo a paesi che richiedono che noi dobbiamo essere energivori. Poco o nulla viene fatto sul lato della domanda, e tanto potrebbe essere fatto sul lato della domanda. Ma, ad esempio, anche su un bene pubblico, qual è quello dell'acqua, viene detto poco o nulla. In realtà, la maggior parte degli studiosi ci dice che, fra qualche anno, fra una ventina d'anni, le vere guerre non saranno più sull'energia, ma saranno su questo bene, che è l'acqua pubblica e qui…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Colletti.

ANDREA COLLETTI (MISTO-L'A.C'È). …si dimostra che il dibattito su questo piano, Presidente, è veramente annacquato, ed è per questo che questo Piano non risolverà i problemi, ma rischierà di portarci ancora indietro nel tempo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è).

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 31 marzo 2021, la deputata Debora Serracchiani ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare Partito Democratico ha proceduto, in data 30 marzo 2021, alla sua elezione a presidente del gruppo medesimo. Le nostre congratulazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ne diamo notizia adesso, per consentire che partecipi alla Conferenza dei capigruppo convocata dopo l'Aula.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. è iscritto a parlare l'onorevole Cecconi. Ne ha facoltà.

ANDREA CECCONI (MISTO-FE-FDV). Grazie, Presidente. Ministro, quello che il Parlamento si sta accingendo a fare oggi è ciò che porterà nel Paese uno sviluppo economico sociale ed ecologico senza pari. è il cammino che porterà a un cambiamento importante nel nostro Paese, e la cosa paradossale è che, in questi mesi, in queste settimane, il Parlamento ha lavorato su un Piano, su un progetto presentato e depositato da un precedente Governo, da precedenti Ministri, che sostanzialmente, in alcune parti, è già cambiato, perché le esternazioni che il Premier e i Ministri stessi hanno fatto in Commissione ne cambiano proprio i connotati, ma non è tanto questo il problema. Quello che a noi preme di più è l'avere una visione, cioè comprendere dal Governo dove si vuole portare il Paese, dove si vogliono investire i soldi e soprattutto come si vogliono investire i soldi per compiere questa transizione ecologica, questo sviluppo economico e sociale del nostro Paese che tanto ci manca, e non soltanto per la questione del COVID e della crisi sanitaria; ci mancava già da prima, eravamo indietro già anni rispetto a questo nuovo sviluppo verde del Paese Italia. E questo momento diventa il trampolino di lancio, consapevoli del fatto che duecento miliardi in cinque anni non sono la panacea di tutti i mali, non saranno solo questi miliardi che permetteranno un cambiamento radicale nelle abitudini, nel come facciamo le cose, nel come ci spostiamo nel Paese e nel come vogliamo sviluppare la nuova società. Però, sono questi i giorni, questi i mesi in cui noi poniamo le fondamenta di quello che poi vogliamo costruire. Le dico questo perché, quando io, personalmente, con i colleghi della mia componente -, e anche, immagino, molti altri colleghi qui, in Parlamento - abbiamo deciso di dare la fiducia a questo nuovo Governo, non l'abbiamo fatto soltanto per una questione di crisi sanitaria e di crisi economica, ma l'abbiamo anche fatto perché le parole del Presidente del Consiglio, Draghi, e le intenzioni che sono state manifestate pubblicamente qui in Aula hanno costituito proprio il primo punto che ha messo di fronte a tutti i cittadini, ossia quello di attuare una transizione ecologica del Paese, cosa a cui noi crediamo tanto.

Tornando alla visione, io credo che, in questo momento, è proprio quello che a noi manca, come rappresentanti del popolo, ossia comprendere dove il Governo voglia intraprendere la strada. Nella relazione che ci apprestiamo a votare, e che è stata presentata dal collega a inizio mattinata, ci sono tante cose che non vanno. Parliamo ancora di ponte sullo Stretto di Messina e questo è un problema di noi colleghi che, dopo aver buttato un miliardo di euro di soldi dei cittadini, parliamo ancora di ponte sullo Stretto di Messina. Ci sono troppi pochi soldi per la mobilità; addirittura diciamo che vogliamo mettere soldi per costruire stadi, soldi a debito, soldi dei cittadini che dovranno essere ripagati in futuro per costruire stadi nel nostro Paese.

Manca troppo sulla ricerca; un buon lavoro è stato fatto dal Parlamento in merito all'assunzione degli insegnanti, ma mancano troppi soldi per la ricerca. I vaccini non sono stati creati così, dal nulla, ma da ricercatori, anche italiani, che si sono adoperati e, in brevissimo tempo, sono riusciti a sviluppare un vaccino nel nostro Paese.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANDREA CECCONI (MISTO-FE-FDV). C'è tanto che è sbagliato in questa relazione, che a noi non piace, ma abbiamo una grande aspettativa da parte vostra. Abbiamo l'aspettativa di avere dal Governo un documento, che ci ritornerà, in cui ci descriverà cosa effettivamente vuole fare in questo Paese.

PRESIDENTE. è iscritto a parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente, Signor Ministro. Signor Presidente, intanto le chiedo, sin d'ora, l'autorizzazione a depositare il nostro contributo, integrale, di Noi con l'Italia-USEI agli atti di questo ramo del Parlamento, sperando che possa essere un contributo propositivo nella concretezza anche per il Governo.

Mi fa molto piacere, signor Ministro, che sia lei qui, perché conosco, non solo la sua storia, conosco la sua esperienza, e quindi potrà ben capire le prime osservazioni che vorrei farle, per il tempo che ho a disposizione, molto generali e non specifiche, perché questo - lo diciamo sin da subito, glielo ho detto anche quando c'è stata l'audizione - non è il Piano presentato da questo Governo, cioè non è il piano presentato da un Governo che è nato con la coscienza che bisogna unirsi tutti insieme, mediando, portando i contributi, portando la ricchezza, per sconfiggere la pandemia e rilanciare la crescita di questo Paese. Questa non è una premessa formale, è sostanziale, perché il giudizio che adesso le darò su questo Piano può permettere, al Parlamento e al Governo, di individuare le correzioni e le strade giuste da percorrere.

Il precedente Piano, cioè il Piano presentato dal Governo Conte che è all'esame del Parlamento con piccole integrazioni che lei ovviamente, giustamente e correttamente ha fatto, ha un elemento negativo di fondo che bisogna immediatamente correggere: è un Piano scritto male, è un Piano che non ha un'idea di fondo che lo tiene insieme, è un Piano che manca di visione.

Le faccio un esempio: sappiamo tutti che oggi la sfida più grande è aiutare i più fragili, quelli che più stanno pagando in termini sociali - povertà educativa, culturale, economica -, ebbene, come li aiutiamo? Come questo Piano, cioè le risorse che lo Stato può mettere a disposizione, possono aiutare tutti? Attraverso una visione pauperistica e assistenzialistica? Noi sappiamo tutti che bisogna aiutare chi è più debole nell'immediatezza, ma se lo si continua a far rimanere più debole non lo si è aiutato; è solo con la crescita e con lo sviluppo che si aiuta chi è più debole, e ciò è quello che manca con questa visione. È un collage - glielo dice chi ha fatto parte di un Governo e di un Ministero - di richieste, che giustamente i Ministeri hanno tirato fuori dal cassetto e che hanno messo lì a disposizione, ma una serie di proposte, una sommatoria di proposte non fa un piano. Non c'è una visione da cui partire: sembra più che sia la visione dei singoli Ministeri, che il progetto per l'intero Paese e poi le farò un esempio. Mancano due aspetti essenziali, uno lo ha colto lei e lo ha integrato. Il primo, nel momento in cui noi mettiamo a disposizione, a prestito o a fondo perduto, una enormità di risorse (200 miliardi di euro), a cui si aggiungono tutti i soldi che abbiamo già speso, la prima questione è: le strategie e gli obiettivi che risultati porteranno e come faremo a controllare questi risultati? Si chiama “rendicontazione”: strategia, obiettivi e risultati. Secondo, quello che più manca è il soggetto attuatore, se noi non individuiamo il soggetto, non andiamo da nessuna parte. Le faccio un esempio storico, che lei conosce bene, che noi conosciamo bene: il “Piano Marshall” per ricostruire l'Italia, senza l'IRI e l'IMI, non si sarebbe mai attuato; il “Piano casa Fanfani” senza l'INA-Casa, con tutti i limiti che ci sono stati, non si sarebbe mai attuato; il rilancio del Mezzogiorno - e finisco, signor Presidente - senza la Cassa per il Mezzogiorno, con tutti i limiti, non si sarebbe mai attuato. Quali sono i soggetti che attueranno questo Piano, chi saranno i protagonisti? Concludo, veramente, dicendo che ci sono due criteri sempre generali, che io le affido e che Noi con l'Italia-USEI le affida: il primo, è il moltiplicatore - lei sa bene, ha combattuto da ragioniere capo dello Stato -, un euro pubblico quanta risorsa moltiplica, quanta ricchezza moltiplica? Secondo, oggi più che mai le imprese hanno bisogno di finanziamenti, non di soldi a pioggia…

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI…ma di un finanziamento reale. La battaglia in Europa è quella di aiutare la struttura delle piccole e medie imprese, finanziandole con mutui che restituiscono a medio e lungo termine, non a breve termine. Questo è l'aiuto più importante che noi potremmo dare alle imprese, perché 20 mila euro alla piccola e media impresa non servono a niente, ma 200 mila euro di prestito reale, che è un finanziamento che restituiscono in vent'anni, costa meno allo Stato e aiuta di più l'impresa. L'impresa ha voglia di lavorare, non di assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (MISTO-C!-PP). Grazie, signor Presidente, Governo e colleghi. Valuto positivamente la decisione del Governo di discutere in Aula il Piano. È un percorso fondamentale che denota la ricerca di dialogo e di un collegamento tra Parlamento ed enti locali, dialogo che deve essere molto diretto. Mi soffermo brevemente sul tema delle infrastrutture. Arrivo dalle valli segnate dalla lotta alla TAV, opera definita in ogni contesto “strategica”: tempi lunghi per la realizzazione e, in parallelo, per le compensazioni. Mi rivolgo al Governo: queste compensazioni non arrivano mai, c'è una burocrazia sfiancante e non c'è più tempo da perdere. Molti di questi problemi li abbiamo vissuti perché ci sono stati degli stop and go: ogni Governo ha costruito una sua strategia sulle compensazioni, sono state illuse le popolazioni, è stato illuso il sindaco, i sindaci e sicuramente, in un periodo difficile di povertà, la lotta si è fatta aspra; sono stati spesi molti soldi in sicurezza che sarebbero potuti essere investiti in un altro tipo di attività e la situazione ovviamente è complessa. Chiedo che in questo contesto ci sia davvero attenzione per valli che attendono delle risposte, perché io sono certa che, con la riduzione dei tempi della burocrazia, cesseranno i cortei, le proteste e le manifestazioni e, molto probabilmente, con la ripresa, l'avvio dei lavori, con la chiarezza su questo progetto arriverà un elemento importantissimo, che è il lavoro.

Il dialogo; lo abbiamo appreso quanto sia stato importante, soprattutto in questi mesi di pandemia e anche qui faccio un appello: ci sia il dialogo tra gli enti, è sempre stato complesso, forse visto in passato anche come una perdita di tempo, ma non è assolutamente così. E poi l'inclusione, la coesione, la digitalizzazione per questa nostra Italia, straordinaria e diversa, per aree, deve assolutamente essere colmata, a partire dalla scuola. Ho seguito i precedenti interventi e questo è un tema che deve essere affrontato: mi piace parlare di piccoli comuni e di aree che vengono definite marginali. Che cosa sta succedendo in questi anni? Che cosa sta succedendo oggi? Stiamo parlando di soppressione di classi, di tagli, in un periodo in cui ci diciamo che i trasporti sono un problema per la diffusione del virus. E per una scuola che perde qualche bambino quest'anno - il prossimo anno lo avrà -, riusciamo a tagliare le classi, riusciamo a imporre alle famiglie di utilizzare servizi che non ci sono per spostarsi su altri comuni su un tema importantissimo, che poi viene poi portato in Aula e in Aula si dice che bisogna lottare contro la desertificazione. Ed allora, se noi vogliamo cercare di cambiare e di invertire la tendenza, dobbiamo porci questi obiettivi: non si chiudono più le classi per un bambino in meno, ma si ragiona diversamente, perché ci sono stati comuni che hanno investito nell'edilizia scolastica, ci sono edifici sicuri e ci sono comuni che lavorano bene. Guardate vi dico una stranezza - forse molti la sanno, ma molti no - in quei comuni c'è ancora la mensa fresca e questa non è cosa da poco. Concludo, dicendo che sono sicura che manderemo in Europa un Piano completo, come solo il nostro Paese è in grado di fare, ma già ora dobbiamo occuparci dello sviluppo di questo perché la vera sfida non è soltanto mandare in tempo il Piano all'Europa, ma portare a compimento tutte queste riforme, che sono necessarie per il cambiamento stesso, che si richiederà nel corso dei prossimi anni. Però pensiamo ai dettagli, pensiamo a quello che vi ho detto, pensiamo ai grandi progetti e pensiamo ai piccoli progetti, pensiamo a quanto è importante l'Italia dei piccoli comuni, a quanta popolazione abita nei piccoli comuni e a quanti diritti hanno quegli abitanti, hanno quei bambini, quelle famiglie e quei sindaci.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente, colleghi. Fatta salva la valutazione complessivamente positiva che ha espresso la Commissione sulle linee guida del Governo, ritengo che, per dare un senso a questa discussione, sia più produttivo evidenziare le criticità sulle quali i colleghi che hanno prodotto la Relazione si sono soffermati. Prima però c'è una questione, solo apparentemente di forma, su cui vale la pena fare una puntualizzazione. Da donna, trovo singolare che la parità di genere, piuttosto che rappresentare un obiettivo autonomo, sia inserita come sottocategoria della Missione 5: “Inclusione e coesione sociale”. Fosse anche solo per l'ecatombe del lavoro femminile generato dalla pandemia - ricordo che su 110.000 posti di lavoro perduti a dicembre, 99.000, secondo l'Istat, erano ricoperti da donne -, è una stortura interpretativa che, a mio avviso, la definizione delle tre priorità trasversali, tra le quali rientra appunto anche la parità di genere, riesce solo parzialmente a correggere. Per ciò che concerne la sostanza di questo particolare comparto, invece faccio mie le parole dell'economista Fiorella Kostoris: La linea progettuale può contare su 4,52 miliardi, pari a solo il 2,3 per cento del totale delle risorse del Piano - ha scritto su Il Sole 24 Ore - e non si focalizza affatto sull'imprenditorialità femminile e le corrispondenti debolezze del sostegno (cui sono offerti solo 400 milioni di euro), né sull'occupazione delle dipendenti, sulle loro difficoltà di accesso e di carriera, sulla forzata inattività, i differenziali retributivi, la segregazione e la discriminazione, vere piaghe di inefficienza e di iniquità.

È chiaro, dunque, che non posso che condividere le urgenze messe a fuoco dai miei colleghi e, tra queste, in particolare quella di provvedere ad un attento monitoraggio, in via preliminare nonché a posteriori, degli effetti delle scelte politiche in materia di parità di genere, le quali dovranno essere dettagliatamente indicate nella versione definitiva del PNRR. Insomma, se questa priorità trasversale, la parità di genere, non verrà posta con visione a lungo termine su cui costruire la ripresa, il che implica un cambiamento anche paradigmatico delle politiche attive del lavoro, non avremo speranze di concretizzare questa grande opportunità che ci offre oggi il Recovery Plan.

Al di là della questione femminile, più in generale a destare preoccupazione è la possibilità o meno di prevedere meccanismi di valutazione preventiva dei progetti e sistemi di monitoraggio della loro attuazione. Come ha ben spiegato Carlo Cottarelli ieri, la condizionalità che funziona bene riguarda cose facilmente quantificabili come mantenere, ad esempio, il deficit sotto un certo livello; mentre quando riguarda la riforma della giustizia civile, più difficile è verificare se le cose fatte sono quelle giuste. A parte l'esempio specifico, questo resta, quindi, il possibile tallone d'Achille dell'intero impianto del Piano presentato, senza contare, inoltre, i numerosi allarmi che vengono dal mondo anche dell'antimafia, di chi, ad oggi, già punta gli occhi sui fondi in arrivo e che sono la piaga di questo Paese.

Quindi governance e controllo a lungo termine, ma anche visione, pensiero lungo, perché, altrimenti, persino un sistema di monitoraggio efficace rischierebbe di perdere valore. Ad esempio quando parliamo di politiche industriali green, argomento a me molto caro perché vengo dalla provincia di Taranto, non possiamo confondere l'evoluzione verso la sostenibilità con il sostegno alla sopravvivenza; dobbiamo imporci di guardare ad un'Italia verde da qui ai prossimi cinquant'anni e questo, colleghi, esclude progetti tampone e misure spot, perché non ha senso riempire, ad esempio, una città inquinata di monopattini elettrici se la sua economia continua a basarsi su impianti industriali, vetusti e dannosi, definiti dal processo Ambiente svenduto - questo per ricordarlo a me stessa prima di ogni altro collega qui dentro - che producono eventi di malattia e morte. Non possiamo immaginare ponti sullo stretto di Messina senza riorganizzare la mobilità interregionale verso il Sud e, in particolare, verso le aree interne; se anche Taranto diventasse green o smart domani mattina, continuerebbe ad essere difficile da raggiungere senza una progettualità interconnessa dell'intero sistema dei trasporti del Paese.

C'è poi un ultimo punto. Un'Italia green, un'Italia verde, un'Italia sempre più donna ha bisogno di persone capaci di attuare questi progetti, secondo la visione di cui parlavo, e al nostro Paese non mancano certo le risorse umane straordinarie per portare a termine questo compito. Ma forse sarà bene stabilire una strategia di pubblicizzazione dei progetti e un dialogo serrato, soprattutto a livello locale, che sia il più efficace ed ampio possibile, che consenta veramente i progetti dal basso di emergere; solo così potremo assicurare l'accesso ai fondi alle migliori energie imprenditoriali, associative e professionali del Paese e sperare, finalmente, di vedere le risorse europee, che spesso non siamo neanche riusciti a spendere, trasformarsi in progetti intelligenti, duraturi e salvifici per l'economia e per la società. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie Presidente, Ministri. In questi mesi il Parlamento ha svolto un importante lavoro per redigere indirizzi che esprimeremo oggi al Governo. Le Camere hanno davvero ascoltato il Paese con centinaia di audizioni, con un lavoro profondo di riflessione ed elaborazione. Sappiamo infatti che il PNRR, analizzato insieme ai VAS, è importante negli obiettivi e nelle intenzioni, ma sappiamo altrettanto bene che a calare queste linee di indirizzo nella realtà italiana, redigere i progetti e farli eseguire dalla Pubblica Amministrazione, sarà una sfida che coinvolgerà tutte le energie dello Stato. Per vincerla c'è bisogno di estrema trasparenza e di estrema chiarezza.

Proprio per questo ritengo sia imprescindibile, per garantire una buona spesa dei fondi del Next Generation UE, che il Governo accolga e faccia proprie le osservazioni del Parlamento. Voglio soffermarmi su alcuni obiettivi indicati come trasversali nel Piano e sui quali chiediamo oggi maggiore incisività, maggiore precisione, maggiori risorse: sto parlando di giovani e donne. La pandemia ha colpito soprattutto loro, perché chi ha un contratto precario non ha avuto nessun beneficio dal blocco dei licenziamenti, mentre chi stava entrando nel mondo del lavoro con un tirocinio è rimasto letteralmente travolto, chi, invece, stava terminando gli studi è rimasto sospeso nel limbo in cui ci troviamo ancora oggi.

La disoccupazione giovanile è tornata al 30 per cento alla quale dobbiamo sommare una quota importante di giovani NEET, che non studiano e non lavorano, i quali sono tornati a essere oltre 3 milioni in Italia. Ho avuto invece occasione di recente di ricordare in quest'Aula i dati tremendi sull'occupazione femminile che Bankitalia ha riportato anche pochi giorni fa. Le restrizioni e le difficoltà lavorative hanno provocato un disagio profondo, anche psicologico che non deve essere sottovalutato e dovrebbe essere affrontato insieme al malessere sociale provocato dalla chiusura delle scuole e dalla didattica a distanza.

Nel Piano si è scelto di non avere un pilastro esplicitamente dedicato ai giovani e sono state dedicate loro solo il 7 per cento delle risorse a differenza di ciò che hanno fatto altri Paesi europei, rispetto ai quali siamo noi quelli con le peggiori prospettive occupazionali. Anche gli interventi dedicati alle donne sono sparsi fra le Missioni 1, 4 e 5 e vengono affrontati soprattutto con riferimento all'istruzione e ai servizi all'infanzia. Tutto questo non è abbastanza e io credo che la Relazione che votiamo oggi lo dica chiaramente. Le risorse dedicate a donne e giovani devono essere potenziate, i progetti devono essere esplicitati, così come devono essere indicati chiaramente gli obiettivi qualitativi e quantitativi, perché non possiamo permetterci che i programmi per queste categorie finiscano nel calderone delle politiche attive, delle politiche per la famiglia o in quelle di sostegno all'occupazione e senza andare poi a finanziare davvero misure che hanno un reale impatto sulle nuove generazioni.

Abbiamo bisogno di un piano straordinario per l'occupazione dei giovani disoccupati e inattivi, di misure forti per potenziare il diritto allo studio e le nuove competenze, di riforme sull'ingresso del mondo del lavoro che coinvolgano le norme su stage e apprendistato, servizio civile e percorsi per l'imprenditoria giovanile. Allo stesso tempo sono stati ben elencati nella Relazione, grazie all'eccellente lavoro dell'Intergruppo parlamentare per le Donne, i Diritti e le Pari opportunità, la necessità di programmare interventi per arrivare alla parità salariale, assicurare la parità di accesso alla formazione, garantire un sostegno all'occupazione e all'imprenditoria femminile e intervenire sul lavoro di cura, potenziando gli asili nido e arrivando finalmente a un congedo di paternità uguale a quello di maternità, per una vera condivisione, e non conciliazione delle responsabilità genitoriali. Non possiamo permetterci, Presidente, di sprecare questa occasione. I dati demografici e di natalità ci dicono che questo Paese, se non riuscirà ad offrire opportunità e speranza alle nuove generazioni, è un Paese senza futuro; questa democrazia, se non mette le donne in condizioni di partecipare pienamente alla vita sociale, politica ed economica dell'Italia, è una democrazia limitata.

I fondi del Next Generation EU e il Piano nazionale di ripresa e resilienza sono l'ultima carta che abbiamo come comunità nazionale per costruire un futuro all'altezza delle aspirazioni di coloro che oggi vivono in una condizione di precarietà esistenziale. Attendiamo, allora, una revisione che permetta ai giovani di non essere costretti a pensare di emigrare per uscire da una nuova lunga crisi e consenta, invece, a tutte e a tutti di rimboccarsi le maniche per dedicarsi con fiducia alla ricerca della felicità e della ricostruzione di un Paese ferito dal COVID ma, soprattutto, ferito da troppe disuguaglianze. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. Se potessi iscrivermi, direi che sono tra gli entusiasti per questa straordinaria occasione, ma tra i realisti per la sua attuazione. È una straordinaria occasione, ma credo però che dovremmo concentrarci - cercherò di farlo nei minuti a mia disposizione - sull'attuazione, su ciò che si rischia, sulle potenzialità, su ciò che dobbiamo evitare, su quello che ci aspetta.

La grande questione, secondo me, più della programmazione, è l'attuazione di questa straordinaria occasione. Mi soffermerò su due punti. Il primo: qualunque tipo di transazione, quella digitale piuttosto che quella verde, pone in sé una grande questione di cambiamento e il cambiamento mette in campo sul tappeto dei prezzi da pagare. Allora, noi dobbiamo cercare di capire come questo Paese, il Governo, pensando al cambiamento, riesce ad organizzare una rete, da un lato di tutela, ma dall'altro di capacità di accompagnamento al cambiamento, altrimenti rischiamo, anche qui, la retorica delle parole. Primo focus: il trasferimento tecnologico. Ministro, è la grande questione che dovrà attuare, che consentirà di attuare, le politiche di transizione, il trasferimento tecnologico, dall'università alla ricerca, agli istituti privati, fino ad arrivare alle imprese e alla sua industrializzazione. Io non so quanti brevetti sono depositati a Via Molise a Roma, ma credo che quello sia e rappresenti un grande bacino potenziale per andare a verificare che cosa c'è della innovazione e della invenzione italiana per poter essere accompagnata a diventare trasferimento tecnologico e impresa, nuova impresa o trasformazione delle imprese che ci sono.

Come cambia, però, Ministro, il lavoro dentro questa trasformazione? C'è una grande questione: i processi produttivi attuali e quelli che saranno, e quelli che saranno, saranno sempre più automatizzati, digitalizzati, attraversati dall'intelligenza artificiale, che cambierà il rapporto produzione-lavoro. C'è stato già nelle grandi epoche di trasformazione - la macchina e l'uomo - e adesso ancora di più si pone il tema della trasformazione e dell'uomo. Questo significa - lo vorrei dire con chiarezza - che ci saranno morti e feriti in campo: mentre l'innovazione produrrà nuova occupazione, lascerà dietro tutto ciò che non è riformabile. Anche qui, l'appello è alla formazione e alla riqualificazione, a cui noi affidiamo tutte le nostre speranze. Dobbiamo sempre sapere che ci saranno settori, soprattutto quelli più tradizionali, quelli difficilmente transitabili in altro, soprattutto per le piccole e medie imprese, che avranno un problema di impatto enorme su una produzione che non sarà più all'altezza dei tempi in termini tecnologici e innovativi, che l'innovazione difficilmente la faranno e lasceranno in campo diverse migliaia, milioni, di lavoratori.

I lavoratori vanno coinvolti in questo processo. Con il collega Librandi abbiamo lanciato una proposta di legge, Ministro, e la ribadiamo qui: questa è l'occasione per far partecipare i lavoratori, non solo agli utili di impresa, ma all'impresa. La sfida del cambiamento deve coinvolgere i lavoratori: ripartiamo da qui. Questo è il momento per attuare pienamente la Costituzione, che prevede la partecipazione dei lavoratori all'impresa, non solo agli utili, ma anche al cambiamento e alla formazione.

L'ultima questione, Ministro, riguarda gli stanziamenti. Noi, come Italia Viva, abbiamo fatto una battaglia sul MES. Ci è stato detto ripetutamente di no, sia per motivi ideologici, sia per motivi poi pratici, ultimi, sul tema dei tassi e dei rendimenti. Però, sul Piano che noi stiamo discutendo ci sono 19 miliardi, che sono straordinari rispetto agli stanziamenti passati, ma il MES ne avrebbe garantiti 36.

Concludo, Presidente, lanciando questa proposta. Tutte le risorse - tutte le risorse! - che andranno in gara, in appalto, in procedura di evidenza economica, produrranno delle economie, Ministro. Queste economie non le lasciamo alle stazione appaltanti! Facciamole tornare alla programmazione dei Ministeri e andiamo, con queste, a finanziare ciò che manca della sanità.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, in questo mio breve intervento, cercherò di far capire come, per quanto riguarda gli stanziamenti sulla scuola e sull'università, siamo ancora purtroppo lontani dal riuscire a colmare quelle che sono le gravi criticità della scuola.

La scuola è diventata improvvisamente, in questi ultimi anni, un argomento diffuso, cosa che, purtroppo, invece, per tanto tempo non è stato. Noi pensiamo che questi 28 miliardi, investiti sulla scuola, debbano essere investiti con cognizione di causa. Noi pensiamo che bisogna subito ridurre il numero degli alunni per classe. Ci sono ancora le classi pollaio, abbiamo le scuole chiuse (siamo la Nazione che le ha tenute più chiuse) e, quindi, l'individuazione degli spazi e la riduzione del numero di alunni per classe sono sicuramente delle priorità.

Poi, che dire sul reclutamento degli insegnanti? In questi giorni si sta parlando molto di assunzione e di stabilizzazione dei precari, ma a queste parole devono seguire i fatti. Il precariato, ormai, da anni è una piaga sociale. Nel mondo della scuola incide poi all'inizio dell'anno sui vuoti di organico, che fanno sì che la scuola inizi sempre con tantissime assenze e con tantissimi supplenti, quindi questo è un altro punto dove gli investimenti sono fondamentali.

Così come nella formazione degli insegnanti. Ci sono stati tanti investimenti sull'innovazione tecnologica e digitale, molto importante sicuramente, ma io penso che le scelte della didattica non debbano mai essere subordinate alla tecnica digitale. Quindi, la formazione è importante: è stato fatto molto nelle scuole primarie, ma bisogna anche investire nelle scuole superiori.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza si è occupato anche di università, ma qui, in questo campo, la ricerca lancia il suo grido di allarme, perché troppi cervelli vanno all'estero, troppi progetti, che potrebbero portare finanziamenti all'Italia, come gli ERC, vanno invece a portare fuori dalla nostra Nazione questi tesoretti. Quindi, sull'università, bisogna sicuramente riformare il sistema di reclutamento, reintroducendo la figura del ricercatore a tempo indeterminato e andando ad abbassare sicuramente le tasse, per far sì che non ci sia l'abbandono e il calo delle immatricolazioni.

Concludo dicendo che su scuola e università ci auguriamo di poter vedere queste correzioni effettuate nel più breve tempo possibile, non sapendo, purtroppo, se questo Piano sia quello definitivo - quello del Governo Conte - o sarà modificato. Ci auguriamo che, se verrà modificato, questo Parlamento debba e dovrà avere un ruolo essenziale.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, membri del Governo, oggi è una giornata importante, perché finalmente diamo un seguito e votazione a un documento che, come si diceva prima, arriva dal precedente Governo. È un documento importante, quindi, secondo me, è anche doveroso capire e far capire da dove siamo partiti. Siamo partiti da una situazione disastrosa, circa tredici mesi fa, per cui dalla Cina è arrivato direttamente in Italia uno tsunami sanitario; una gravissima pandemia, che poi si è trasformata in pandemia sanitaria e che ha portato nel giro di pochissime settimane una situazione disastrosa - mai successa prima fortunatamente -, che ha trasformato l'Italia in un Paese assolutamente colpito da una pandemia economica; quindi, una pandemia sanitaria che poi è sfociata in una pandemia economica. Questa situazione economica e sanitaria disastrosa la stiamo vedendo ancora oggi, a distanza di tredici mesi. Sono successe tantissime cose e l'Italia è riuscita, grazie anche all'aiuto dell'Europa, a investire qualcosa come 150 miliardi di euro per sostenere l'economia, per sostenere l'occupazione, per chi aveva perso e chi ha perso il posto di lavoro, per sostenere tutte quelle attività - e sono veramente tantissime - che sono state chiuse e sono ancora chiuse, e per cercare di dare un po' di slancio e di rilancio alle nostre partite IVA, che sono in grave difficoltà sia sul piano della produzione industriale e del commercio interno, ma anche del commercio internazionale, perché questa crisi tocca tutti a livello mondiale.

Ebbene, a fronte di questi 150 miliardi di investimento, dati da più sforamenti di bilancio, si è aggiunta, poi, l'iniziativa, da parte dell'Unione europea, di questo Next Generation, 750 miliardi di aiuti che, da ora ai prossimi anni, pochissimi anni, dovranno - questo è l'auspicio di tutti - rilanciare l'economia del Vecchio continente. Sono tantissimi soldi, lo sappiamo bene, tanti per l'Italia: oltre 130 miliardi di prestiti da restituire in qualche decennio, 80 miliardi circa come sovvenzioni a fondo perduto.

Bene fino a questo punto, direi, perché, comunque, sono soldi benedetti, che serviranno per rilanciare la nostra economia, però c'è qualche tarlo che mi preoccupa. Perché l'Italia - ho guardato i dati proprio questa mattina - è uno dei Paesi, anzi è il Paese che, in assoluto, sta attingendo ai prestiti in maniera molto generosa? Perché se l'Italia ha deciso di prendere circa 127 miliardi di prestiti, la Spagna 90, la Polonia 38, la Romania, la Repubblica Ceca qualcosa come 10-15 miliardi, io mi chiedo: perché, signor Presidente, la Francia, per esempio, l'Austria, la Germania, la Svezia, la Danimarca e il Belgio hanno attinto e hanno aderito per prendere meno di un miliardo di euro di questi prestiti? L'Italia 127 miliardi, Francia e Germania meno di un miliardo: qui non è che ci sia qualche condizione capestro che fa sì che questi prestiti dovranno essere restituiti con tassi, magari, molto onerosi e con condizioni molto stringenti per l'Italia e, magari, era più opportuno cercare di fare ulteriore debito pubblico e, magari, non avere condizioni pesanti per il nostro Paese e, magari, tassi più competitivi? Io spero che questo non sia, perché, se fosse così, veramente ci sarebbe una colpa gravissima, determinata da decisioni non positive per il nostro sistema Paese, fatte, naturalmente, dal Governo precedente, che non era quello che la Lega sostiene ora.

Detto questo, il Piano che stiamo oggi per approvare, è vero, è un quadro importante che dovrebbe dare quel rilancio positivo al nostro Paese. Io l'ho letto molto attentamente, è un Piano che, se venisse attuato, non basterebbero questi 209 miliardi che ci vengono attribuiti, ne servirebbero non dico dieci volte tanto, ma, probabilmente, ne servirebbero molti di più, perché tocca tutti i settori, tocca tutti i punti dolenti della nostra economia, e non solo quelli che sono stati devastati dalla pandemia del Coronavirus, ma quei punti dolenti della nostra economia che soffrono, da decenni, di malagestione solo e, soprattutto, del pubblico. E qui vado a un po' citare queste problematiche, perché io ho visto che ci sono tantissimi interventi per quanto riguarda le infrastrutture.

L'Italia è carente di infrastrutture, questo noi lo sappiamo bene, però infrastrutture vuol dire anche interventi sui lavori pubblici, interventi che a volte sono molto urgenti: abbiamo visto anche la problematica, banale, di una nave importante che si incaglia nel Canale di Suez e blocca, praticamente, tutto il traffico del commercio mondiale. Allora, il problema delle infrastrutture in Italia è assolutamente urgente, pesante e non più procrastinabile. Noi, però, quando dobbiamo fare un intervento pubblico, un'opera pubblica, sapete bene che la burocrazia la fa da padrona. Vi do un esempio: se noi oggi dovessimo fare anche un minimo campo eolico in Italia, ci sono anni e anni di scartoffie, anche quattro, cinque, sei anni di scartoffie, per poi trasformarsi in pochissimi mesi per realizzare l'infrastruttura pubblica. Ecco, se noi vogliamo che il Piano che oggi andiamo a votare sia efficace, è chiaro che, come diceva la mia collega, bisogna completamente stravolgere il sistema degli appalti pubblici, perché non è possibile che per fare un'opera pubblica in Italia ci vogliano decine di anni - non solo per deciderla, ma anche per attuarla -, mentre negli altri Paesi europei in pochissimo tempo questo si realizza. Non è più sostenibile una cosa del genere, anche perché, a fronte di questi miliardi che, in parte, ci vengono dati a titolo di fondo perduto e, in gran parte, di prestiti, queste opere pubbliche devono essere realizzate in pochissimi anni. E, allora, se noi pensiamo che oggi investiamo qualcosa come 209 miliardi sul sistema Paese e, in cinque anni, questi 209 miliardi devono essere investiti e, quindi, le opere pubbliche coinvolte terminate - la digitalizzazione, le infrastrutture, tutto quello che prevede il Piano -, io penso che veramente il Piano che oggi andiamo ad approvare sia solamente un libro dei sogni, e questo lo dico mio malgrado, perché a questo Piano io, personalmente, credo molto.

È un Piano di rilancio importantissimo come mai l'Italia ha avuto e se questo Piano dovrà essere efficace sulla nostra economia, che ne ha maledettamente bisogno, bisogna che cominciamo già da oggi, già da domani, quando questo Piano sarà approvato, a ragionare con gli enti locali, con i comuni, con le province e con le regioni, per cercare di metterlo immediatamente in funzione. Sarà fondamentale il rapporto tra il Parlamento, che lo vota, il Governo, che lo mette in atto, e gli enti locali: e sul punto ci vogliono, signor Presidente, idee chiare e progetti pronti. Noi non possiamo permetterci di perdere solamente un mese, anche solo un mese, prima di individuare quell'opera pubblica, che magari è fondamentale per la nostra economia, per cercare di fare questi lavori, questi progetti, questa serie di iniziative che, appunto, sono contenute all'interno del Piano.

Io, signor Presidente, ho sentito parlare, questa mattina, tanto dei lavori, degli investimenti che vengono fatti al Sud. Bene, io sono molto favorevole a questo perché, chiaramente, uno sviluppo del Sud Italia può trainare anche lo sviluppo del Centro e del Nord Italia. Su questo non ci sono dubbi e, quindi, bene i fondi del React-EU, 14 miliardi di euro, soldi a fondo perduto, che verranno investiti principalmente al Sud. Ma non c'è solo questo, perché io parlo da una regione, il Veneto, dove ci sono moltissime problematiche a livello locale di comuni, anche comuni montani, comuni lacustri, piccoli comuni - l'Italia è fatta di piccoli comuni -, che soffrono lo spopolamento, soffrono la mancanza di infrastrutture stradali, soffrono la mancanza di tutte quelle opere, che, appunto, favoriscono lo spopolamento, ma favoriscono anche la mancanza di economia. Allora, bene che all'interno del Piano ci siano investimenti per quanto riguarda lo sviluppo delle reti idriche, lo sviluppo delle reti fognarie, lo sviluppo delle infrastrutture nei paesi montani, questa è una cosa principale.

Chiudo, signor Presidente, dicendo: bene questo Piano, bene gli investimenti che il Governo vuole fare, bene la centralità del Parlamento, cosa che fino adesso non c'è stata, ma dialoghiamo con gli enti locali, che sono quelli presenti sul nostro territorio. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Alaimo. Ne ha facoltà.

ROBERTA ALAIMO (M5S). Grazie, Presidente. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è il programma italiano di riforme e investimenti da 750 miliardi di euro, un'opportunità per lo sviluppo italiano del prossimo decennio, che ci permetterà di ridurre i divari e le disuguaglianze. L'azione di rilancio del Paese si fonda su tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale, e si articola in sei Missioni.

Mi soffermo sulla prima Missione, signor Presidente, che ha, come area tematica, digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura. Il punto di partenza è la pubblica amministrazione, la cui qualità determina il benessere del Paese e le amministrazioni pubbliche - parlo di sanità, scuola, pubblica sicurezza, servizi essenziali - devono essere oggi in grado di adattarsi ai cambiamenti veloci della società e dell'economia. Ma quali sono i punti sui quali dobbiamo investire? Innanzitutto, la valorizzazione del capitale umano. A gennaio 2020, l'età media dei dipendenti pubblici italiani era di 50 anni, il 16,9 per cento sopra i 60 e appena il 2,9 per cento sotto i 30. E, allora, dopo anni di blocco del turnover, carenza di personale in alcuni settori specifici e un'età media molto elevata, è necessario avviare una nuova fase di reclutamento.

A tal proposito, Presidente, mi permetta di ringraziare i precedenti Ministri, Dadone, della Pubblica amministrazione, e Provenzano, del Sud, che hanno programmato un ingente piano assunzionale di ben 10 mila tecnici: personale altamente qualificato che sarà assegnato al Mezzogiorno e che andrà ad arricchire le regioni, le città metropolitane, gli enti locali. Questo personale darà sicuramente una linfa vitale alle nostre amministrazioni e proprio il primo bando per l'assunzione dei 2.800 tecnici uscirà il 2 aprile.

Ma, dicevo, il reclutamento di nuovo personale è un tassello fondamentale per il ricambio generazionale e questo deve avvenire con concorsi pubblici, certo snelli, così come già era stato previsto dal precedente Governo. Non possiamo più permettere che un concorso pubblico duri tre anni. Così come è stato fatto, per esempio, per l'ultimo concorso della scuola, si deve procedere con sedi dislocate territorialmente e con procedure digitalizzate, non dirigenti e funzionari scelti dalla politica, ma concorsi pubblici meritocratici.

La valorizzazione del capitale umano comprende anche la formazione continua del personale per rafforzarne le competenze. Occorre investire su nuovi modelli organizzativi e di gestione del pubblico impiego, come il lavoro agile e il telelavoro, e valorizzare la dimensione di genere anche nelle progressioni di carriera ed economiche.

A proposito di questo, signor Presidente, poiché con questi interventi non dobbiamo solo garantire l'attuazione dei progetti, ma mettere a regime alcune riforme che garantiscano un cambio di passo e una trasformazione strutturale del sistema pubblico, occorre individuare nuove e più efficaci forme di valorizzazione del personale con elevata capacità professionale. Occorre intervenire con un nuovo sistema motivante e premiante, con progressioni di carriera basate su percorsi di sviluppo e crescita non automatici.

Pertanto, occorre rivedere il sistema di valutazione della performance, il sistema di programmazione degli obiettivi da raggiungere e il sistema di valutazione degli obiettivi raggiunti.

E ancora, occorre investire sulla semplificazione amministrativa e sulla digitalizzazione. La pubblica amministrazione deve essere semplice, snella, e connessa. Occorre rendere interoperabili le basi dati, perché le pubbliche amministrazioni non devono chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite loro in precedenza.

E ancora, mi soffermo, Presidente, per esempio, sul nativo digitale. Perché un cittadino deve stampare un documento, firmarlo, scansionarlo e inviarlo anche tramite fax? Esistono delle applicazioni che permettono già di elaborare i documenti in formato digitale.

E, ancora, per accelerare i processi di informatizzazione della pubblica amministrazione occorre definire un sistema pubblico autonomo di sviluppo e impiego di tecnologie, in grado di gestire la vasta mole di dati che le pubbliche amministrazioni detengono, spesso, come dicevo prima, in formato non digitale. Questo patrimonio informativo pubblico va gestito con un sistema di cloud computing di proprietà e gestione pubblica.

Investire sulla pubblica amministrazione e sul capitale umano comprende azioni decisive per migliorare radicalmente la competitività dell'economia, la qualità del lavoro, ma soprattutto la vita delle persone. Abbiamo finalmente la possibilità di ridurre non solo il divario tra l'Italia e gli altri Paesi europei, ma anche all'interno del nostro Paese tra le diverse aree geografiche. Investire sulla pubblica amministrazione permetterà di attrarre le migliori professionalità e competenze, di rilanciare il Meridione e di ridurre lo spopolamento. Solo così l'Italia potrà diventare protagonista della competizione tecnologica globale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Illustri membri del Governo, colleghi, intervengo in discussione generale, ma mi soffermerò su un punto specifico, che è stato ampiamente discusso in Commissione trasporti, relativo al ponte sullo Stretto di Messina, Ministro. E' un'opera strategica, ritenuta più strategica dall'Europa che l'ha inserita nel Corridoio europeo Helsinki-La Valletta, che dall'Italia, che si rifiuta persino di realizzarla con le risorse che l'Europa stessa mette a disposizione, per una serie di obiettivi tra cui quello di superare il divario tra le regioni del Paese.

In Commissione trasporti, dopo un lungo lavoro di mediazione, siamo giunti a una formulazione condivisa, che però è piuttosto timida, tiepida, cioè che timidamente suggerisce la possibilità di realizzare l'infrastruttura di collegamento stabile e veloce sullo stretto, a seguito di questa famigerata, famosa, misteriosa relazione, che dovrebbe pervenire dal Ministero dei Trasporti, della commissione istituita dall'ex Ministro dei Trasporti, Paola De Micheli. Però, il mistero è che questa relazione non riesce ancora a varcare la soglia del Parlamento.

Sulla formulazione che abbiamo condiviso in Commissione trasporti, vi è questa indicazione, che naturalmente non è chiara ed inequivocabile rispetto alla necessità di realizzare finalmente, con le risorse del Recovery, il ponte sullo Stretto di Messina.

L'obiezione che si pone rispetto a questo, Ministro, è che il ponte non si può inserire nel Recovery perché non potrebbe essere completato entro il 2026, ma il gruppo di Forza Italia ha fornito una soluzione a questo criterio vincolante, che è quello di finanziare con i fondi del Recovery le opere a terra, le opere compensative o quelle relative alla riqualificazione delle sponde del reggino e del messinese, e poi di completare l'attraversamento con il Fondo di sviluppo e coesione e i fondi strutturali europei. Questa è una soluzione ottimale, applicabile.

Ma io vado anche oltre, Ministro, e le dico che l'affermazione secondo la quale il ponte non potrebbe essere completato entro il 2026 è da rivedere, perché, in virtù di esperienze di altri Paesi - come ad esempio la Turchia, che è già al quarto ponte tra la parte europea e la parte asiatica, che ha realizzato il ponte sul Bosforo in tre anni, e adesso c'è il ponte sui Dardanelli, che dovrebbe essere completato in cinque anni e si tratta di una campata di due chilometri - in virtù di questo e in virtù anche del fatto che il progetto del ponte sullo Stretto è uno dei pochi progetti definitivi esistenti per il Mezzogiorno, risale al 2011, è quindi nella fase esecutiva, alla luce dei progressi tecnologici è possibile che questo arco temporale possa ridursi certamente. Quindi, questa è anche una valutazione da effettuare.

La terza questione che pongo, Ministro, sottosegretario Bergamini, è che noi riteniamo, io personalmente ritengo, proprio in relazione al ponte sullo Stretto di Messina - che, ribadisco, è un'opera strategica, non stiamo parlando di una piccola opera, che l'Europa ritiene più strategica dell'Italia – che chiedere una deroga in riferimento solo al 5 per cento delle risorse, rispetto a questo limite vincolante che è quello del 2026, sarebbe assolutamente plausibile da parte dell'Italia. Io non credo che l'Europa potrebbe rinunciare a questa opportunità straordinaria per il rilancio dell'economia del Mezzogiorno e per il vero superamento del divario infrastrutturale che vi è tra queste due parti del Paese, Ministro.

Inoltre, aggiungo che, nel progetto di transizione ecologica, che è tanto caro a questo Governo, il ponte si inserisce perfettamente, perché lei, Ministro, saprà bene che il ponte sullo Stretto offrirebbe, come modalità primaria di trasporto, l'alta velocità, consentendo quindi la riduzione dell'80 per cento delle emissioni di CO2 prodotte da navi traghetto e da aeroplani.

E, infine, aggiungo che c'è sempre questo pregiudizio - che ha ostacolato, che ha viziato questo dibattito - del benaltrismo, che serve fare altro, strade, autostrade, prima del ponte. Ebbene, noi abbiamo l'opportunità di fare entrambe le cose. Io ritengo che il ponte sarebbe da stimolo proprio per realizzare tutte le altre opere necessarie alla Sicilia e alla Calabria; e, inoltre, anche se fosse una cattedrale nel deserto, andrebbe realizzato lo stesso, in quanto permetterebbe di intercettare le merci, il traffico di merci, che proviene dal Canale di Suez, navi che si spingono fino a Rotterdam, creando complicazioni anche dal punto di vista ambientale per l'inquinamento del Mediterraneo.

Quindi, per tutti questi fattori, io ritengo, Ministro, che questo sia un alibi che non regge, che in realtà ci sarà una colpa, una colpa grave di questo Governo nei confronti del Mezzogiorno qualora il ponte non sarà realizzato con le risorse del Recovery; una colpa grave che è un assecondare, un piegarsi a un pregiudizio ideologico di una parte minoritaria di questa maggioranza che sostiene il Governo, che è il MoVimento 5 Stelle, che è ideologicamente contrario alle grandi opere e, soprattutto, al ponte sullo Stretto di Messina. Quindi, io chiedo scusa al sottosegretario Bergamini e chiederò scusa al mio gruppo parlamentare, perché questa non potrà essere la mia colpa, perché per me sarebbe un grande tradimento consumato ai danni dei siciliani e, soprattutto, dei miei concittadini messinesi. Qualora il Governo non darà un'indicazione diversa, io voterò in dissenso rispetto al mio gruppo; quindi, lo preannuncio, chiedendo scusa al mio gruppo parlamentare e al sottosegretario Bergamini.

Ma auspico che il Governo faccia un supplemento di riflessione rispetto a questa opportunità straordinaria per il Mezzogiorno e per il Paese (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente, è superfluo, obiettivamente, sottolineare quanta attesa ci sia per il futuro che può aprire il Recovery, il Next Generation EU all'Italia, ma anche all'Europa. È un impegno, questo, che ha visto il Governo precedente, ma anche questo Parlamento, attivarsi molto con le personalità che rappresentano l'Italia ai vertici europei per questo obiettivo e, quindi, noi dobbiamo onorare le attese, senza creare illusioni alle quali potrebbero seguire pericolose disillusioni, però è una grande e obiettiva occasione di futuro. Vorrei sottolineare alcuni punti, rapidamente; dopo la drammatica crisi della pandemia, delle sue ricadute sanitarie, sociali, economiche, ma anche sociologiche e psicologiche, il Paese ha bisogno di visione, ma anche di concretezza. Allora, è giusto, è stato detto, fare sistema con le istituzioni regionali e locali, con le forze sociali e accompagnare i progetti e le Missioni del Piano che sarà inviato all'Europa con interventi immediati ed efficaci per fare in modo che il sistema Italia, la pubblica amministrazione, nei suoi diversi gangli, sia non un elemento di freno farraginoso, ma un elemento propulsivo dei progetti. Occorrono - sono un po' in atto, ma vorremmo ribadire questa necessità - interventi urgenti sia per valorizzare le tante energie che ci sono dentro la pubblica amministrazione, ma anche per inserire da subito pratiche virtuose, modalità e modelli che velocizzino le procedure. Attenzione, secondo noi, però, velocità deve andare di pari passo con trasparenza e legalità. Fari accesi ci vogliono sui rischi di penetrazione delle mafie e delle organizzazioni criminali sui piani del Recovery; già, emergono fatti, fatti, non rischi, di attività e affari mafiosi sulle partite legate alle forniture sanitarie; qualcuno ha già calcolato in 5 miliardi questo criminale giro d'affari. Dobbiamo, allora, vigilare, prevenire e contrastare ogni giorno questo rischio, per tutelare l'efficacia delle scelte, la loro concreta e rapida attuazione e le tantissime imprese che stanno sul mercato rispettando le regole, e tutelare il lavoro e i lavoratori. Insomma, la sfida di tutti noi deve essere tenere insieme velocità delle procedure e trasparenza. Non sono cose che debbono per forza divaricarsi, guai. Anche in questo modo il debito che si contrae potrà essere debito buono. Allora, fare sistema con regioni e autonomie locali significa, però, parlare anche il linguaggio della verità. Diverse regioni, non tutte allo stesso modo, in questa fase, hanno raccolto progetti su progetti, iniziative locali le più diverse; si tratta di tante iniziative certamente di valore, ma che solo in parte rientrano nelle linee guida e nelle Missioni del Piano e solo in minima parte, inevitabilmente, entreranno nelle proposte che saranno inviate a Bruxelles. Solo nella mia regione, l'Umbria, per dire, sono state mandate al Governo quasi 500 proposte sulle infrastrutture. Occorre - e sto per concludere -, quindi, che sia a livello locale che nazionale Parlamento e Governo parlino secondo noi il linguaggio della verità e del realismo, assumendo, sì, lo spirito positivo e propositivo di un localismo progettuale, ma contribuendo, però, a selezionare progetti che siano in grado di essere realisticamente finanziati, per evitare polverizzazioni progettuali e attese a cui non potranno corrispondere risposte.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

WALTER VERINI (PD). Questo, naturalmente, e davvero ho concluso, Presidente, deve essere accompagnato da uno sforzo congiunto, perché tanto di questa proposta progettuale non venga frustrato o accantonato, ma magari possa trovare risposta in altri strumenti finanziari, come le politiche di bilancio. Ultimissima cosa, c'è anche un problema di lessico e di linguaggio: l'atterraggio concreto di questo Piano potrà significare cambiare in meglio la vita vera degli italiani, se è così - e credo che sia così - spetta allora, a tutti noi, compiere uno sforzo collettivo non solo per approvare un Piano, ma per comunicarlo nella sua visione e, anche, nella sua possibile concretezza per le persone in carne ed ossa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Dopo un anno di sacrifici, di perdite e di decisioni dolorose, il Parlamento affronta la più grande e storica opportunità di finanziamento della crescita del Paese. L'Europa ci affida oltre 200 miliardi di euro per portare l'Italia fuori dalla crisi sanitaria, economica e sociale e per strutturare la nostra economia affinché possa affrontare solidamente eventi estremi. Ci indica anche la strada per strutturare un Paese che paga, oggi, la scarsa crescita, forti disuguaglianze e una debole efficienza del settore pubblico. Questa strada, lungo la quale vanno spese queste risorse, si basa sulla digitalizzazione e innovazione, sulla transizione ecologica e sull'inclusione sociale. Oltre 200 miliardi, tra contributi e prestiti, possono rappresentare l'occasione vera di riforma dell'Italia o c'è chi pensa che il nostro Paese, la politica e le istituzioni non saranno mai capaci di mettere in campo qualcosa di serio? Sono queste le domande che mi pongo e ci dovremmo porre in questi giorni: siamo all'altezza della sfida che abbiamo di fronte? È bene chiarire che il rischio che vincessero quelli che scommettevano ancora sul nostro fallimento è stato elevato; il Piano nazionale di ripresa e resilienza redatto dal precedente Governo non aveva le carte in regola per essere il Piano della svolta; lo abbiamo sostenuto come Italia Viva nel momento in cui ciò era impopolare, lo sostengono tutti ora che le Commissioni parlamentari portano in Aula una Relazione di oltre cento pagine, contenente proposte e correzioni di rotta necessarie ed urgenti. Il Governo guidato da Mario Draghi riceve, oggi, l'esito di un preziosissimo lavoro, forse un po' troppo corposo, come è nostro stile, ma che potrà utilizzare per la riscrittura delle misure e delle riforme sulle quali investire questi 200 miliardi di risorse europee. Quali sono le condizioni affinché questa occasione sia davvero la svolta? Provo a metterle in fila da un punto di vista maturato in queste settimane di lavoro in Commissione attività produttive. La prima, sicuramente, è quella della governance; dobbiamo dirci che imprese, terzo settore ed enti locali non hanno ancora capito come queste risorse ricadranno nei territori e come sarà gestita l'assegnazione, la realizzazione e il monitoraggio dei progetti coerenti con le Missioni individuate. Il Piano resta, agli occhi dei più, un documento astratto e l'altisonante cifra dei sostegni europei pare qualcosa di lontano. La priorità, quindi, è una governance chiara, decidente e trasparente. La seconda condizione è un sano pragmatismo; i grandi ideali e gli ambiziosi obiettivi, soprattutto in ambito energetico e climatico, vanno posti come traguardo di un percorso che parta dalla fotografia del reale punto di partenza. A quei traguardi dobbiamo arrivare insieme alle nostre imprese, accompagnandole in una transizione, se necessario, ma stimolando e sostenendo il cambiamento senza imporre, oggi, ideologici quanto insostenibili obblighi. La strada della svolta di cui questo Paese ha bisogno non si imbocca senza l'investimento privato, non si percorre senza una condivisione della direzione. La terza condizione è il coraggio delle scelte; non è più tempo di frammentazione, timidezza e provvisorietà nell'uso delle risorse pubbliche, non è con “un po' a tutti” che si affronta il futuro. C'è una sola strada, quella di tradurre il tanto citato made in Italy, la decantata ingegnosità italiana in una mappa delle filiere strategiche per la crescita economica interna e in campo internazionale del nostro Paese. Dal turismo alla moda, dall'artigianato alla siderurgia, dall'agroalimentare al commercio, questi settori hanno bisogno di ritrovare in questo Piano la loro rotta per il futuro. Va incentivato il consolidamento patrimoniale del nostro tessuto produttivo che non deve necessariamente tradursi in crescita dimensionale e che richiede nuovi strumenti finanziari, nuovi soggetti e un mercato del credito solido, accessibile e competitivo. Va pianificato, oggi, lo scenario post garanzie pubbliche, che tanto sono state necessarie, ma che hanno condizionato il mercato e non potranno durare per sempre. È chiaro che rispetto a queste tre condizioni ci sono delle specificazioni. Il pragmatismo, come dicevo, deve essere prima di tutto in campo energetico, rimediando al caos di questi ultimi mesi, con un PNIEC che punta, per quanto riguarda la mobilità, all'elettrico, con un PNRR che parla solo di idrogeno e, tra l'altro, solo di idrogeno verde, quando il fabbisogno energetico del settore dei trasporti in Italia si basa ancora, per il 92 per cento, su prodotti petroliferi, ignorando tra l'altro il principio della neutralità tecnologica e campi, come quello del biometano, in cui il nostro Paese è assolutamente leader.

Pragmatismo significa anche attuare il principio think small first, non come tutela ma come approccio realistico. Ripropongo, quindi, oggi in Aula, cosa che ho già fatto, che si istituisca al Mise una figura che monitori stabilmente l'impatto delle misure delle norme sulle microimprese, che rappresentano oltre il 90 per cento del nostro tessuto produttivo. Su turismo e industria automotive è necessario parlare sempre, in ogni situazione di filiera, partendo dalle microimprese a valle, fino all'industria a monte.

In conclusione, la domanda che ci dobbiamo porre è se ci sono queste condizioni. Il Parlamento, con il voto sulla Relazione di oggi, indica al Governo una direzione, correttivi e integrazioni. Gli ingredienti di una buona governance, del pragmatismo e del coraggio non sono oggi rinviabili (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, l'attuale impostazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza si discosta rispetto all'indirizzo dato dal Parlamento al precedente Governo. Non ci sono interventi per lo spettacolo dal vivo, solo 3 miliardi per l'innovazione della pubblica amministrazione, pochi incisi per l'editoria e l'informazione nazionale. Le audizioni sono state un'elencazione dei documenti già arrivati. Addirittura, per la cultura sappiamo che sono stati tolti 2 miliardi, per la scissione col turismo - ovviamente siamo favorevoli; era una nostra proposta l'istituzione del Ministero del Turismo -, ma questo ha abbattuto la quota, dallo 0,3 allo 0,2 per cento sul PNRR, a favore della cultura. Solo grazie a Fratelli d'Italia, nel parere della VII Commissione e nella Relazione - che vedete qui - della V Commissione, di Fratelli d'Italia come Relazione di minoranza, sono presenti indicazioni in questo senso e rappresentate tutte le categorie che difendiamo.

La cultura, l'editoria e l'innovazione sono chiavi del tessuto economico, che non possono essere lasciate ai margini nel principale Documento di politica economica di questo decennio, che stiamo discutendo qui, in Parlamento, per qualche manciata di minuti. Non sappiamo ancora chi farà che cosa, il cronoprogramma, l'impatto atteso degli interventi, mentre il Governo ancora assegna consulenze a bassissimo costo e ad altissimo rendimento per società straniere.

Il PNRR potrà essere occasione per rilanciare l'economia, certo, sostenere le imprese e la pubblica amministrazione nella transizione digitale, tutelare la qualità dell'informazione e le aziende editoriali e introdurre una leva innovativa nell'economia della Nazione, ma dovrà essere riscritto da cima a fondo, con nuove basi e nuove fondamenta e avendo come centro il Parlamento e non, colleghi, le tecnostrutture dei Ministeri.

Colleghi, uno studio di Stanford ci dice che la velocità del contagio non cambia fra le Nazioni che hanno chiuso e quelle, come la Svezia e la Corea del Sud, che hanno mantenuto le proprie libertà. Le chiusure, quindi, sono inutili. Con la pandemia stiamo dimenticando chi muore di cancro, di diabete, di disfunzioni respiratorie o cardiovascolari. La Nazione deve riaprire e ripartire. Lo chiedono i ristoratori, gli albergatori, chi fa cultura, chi fa impresa, lo sport, chi fa teatro e spettacolo dal vivo, e nessun Piano nazionale di ripresa e resilienza potrà bastare se non si rimetterà in moto e si farà rinascere l'economia della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il Ministro Franco, che è qui oggi presente ad ascoltarci. È una bella novità, perché non vedevamo il Ministro precedente nelle dichiarazioni di voto ad ascoltarci, figuriamoci in discussione generale, e di questo la ringrazio veramente, Ministro.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza praticamente ci permetterà di usufruire di circa 200 miliardi, una parte a contributo e una parte a prestito - quella a prestito sarà circa i due terzi dell'intero ammontare - e proprio per questo sarà importantissimo fare bene, perché effettivamente è una cosa fondamentale per la nostra ripresa.

Quindi, bisognerà, in modo particolare, porre l'attenzione sui tempi e soprattutto sul fatto che i progetti vengano realizzati, proprio per far ripartire la nostra economia. E perché è fondamentale far ripartire la nostra economia? Perché occorre proprio ricordare che noi abbiamo questa parte di miliardi che sono a prestito, che, quindi, dovremo restituire, e la stessa cosa - come anche quello che abbiamo speso dovuto alla pandemia, eccetera - per il nostro già pregresso debito pubblico, ed è proprio per questo che oggi siamo qui. Siamo qui perché noi stiamo analizzando il Piano predisposto dal Governo precedente - occorre ricordare che l'ha predisposto il Governo precedente, quindi il Governo Conte - dove, però, si erano evidenziati notevoli problemi e dove, su questo Piano, il Governo stesso è caduto. È caduto perché era un programma vago, i progetti non erano ben definiti, non si sapeva dove si voleva arrivare, non c'era un cronoprogramma, chi realizzava i vari progetti eccetera. Praticamente era molto confusionario, e lo dimostra il fatto che la nostra Relazione è fatta di numerose integrazioni al piano. Ringrazio il nuovo Governo, che ha già presentato un programma dettagliato delle varie Missioni e l'ha rafforzato notevolmente. Gli stessi Ministri del nuovo Governo auditi, Giorgetti, Garavaglia, Colao, Cingolani, hanno già esplicato tutta una serie di integrazioni che devono essere fatte a questo Piano e, proprio per dirla con le stesse parole di Gentiloni, che, appunto, evidenziava la necessità di rafforzare questo Piano, tutti gli auditi che abbiamo sentito in Commissione hanno definito le criticità; la stessa Confindustria lo aveva giudicato insufficiente.

Ora, però, sappiamo e siamo coscienti che il nuovo Governo ha un tempo ristrettissimo per riscriverlo e soprattutto per far sì che venga attuato bene. Però, da come già, appunto, ha impostato la sua nuova azione, le aspettative sono migliori sul fatto di poterlo realizzare, perché occorre ricordare che questi fondi europei dovranno essere impegnati per il 70 per cento entro il 2022 e per il 100 per cento entro il 2023, ma, soprattutto, che i progetti dovranno essere conclusi entro il 2026. Purtroppo, conosciamo tutti la nostra storia, le difficoltà che abbiamo nel realizzare i progetti, i tempi mastodontici per arrivare al compimento delle varie opere che facciamo; dunque, fattore essenziale per far sì che noi riusciremo a concludere nel 2026 sono le riforme, riforme su cui, purtroppo, anche da questo punto di vista, la bozza predisposta dal Governo Conte era lacunosa, vi accennava vagamente, senza capire che cosa è fondamentale fare. E cosa è fondamentale fare? La riforma delle riforme è quella della pubblica amministrazione. Su questo punto siamo carentissimi. È stato fatto uno studio dalla CGIA di Mestre dove si dimostra che il peso e la mancanza di efficienza della pubblica amministrazione costano, a tutto il nostro sistema Paese, 200 miliardi. Se pensate che l'evasione fiscale è stata stimata attorno ai 110 miliardi, capite il problema serio di questa riforma. Da vari enti, come Banca d'Italia, Commissione europea, Studio Ambrosetti, ISPI, è stato stimato dettagliatamente quanto ci costano alcune criticità. Per esempio, la burocrazia in Italia ci costa 57 miliardi. Stiamo parlando del codice degli appalti, del fatto che i vari enti non comunicano fra loro e, quindi, le varie imprese e i cittadini devono comunicare la stessa cosa alla pubblica amministrazione 4 o 5 volte.

Pensiamo solo alla seguente questione: quando arrivano le imprese, devono aspettare anni per aprire l'attività e, molte volte, perdiamo anche investitori esteri che vogliono realizzare la loro attività qui in Italia, poiché, quando incappano nella burocrazia, nei tempi lunghi, dicono: “vabbè, vado altrove ad aprire la mia azienda”. Pensiamo ai debiti commerciali della pubblica amministrazione, ai ritardi che ha nei confronti dei suoi fornitori: anche qui è stimato un costo di 53 miliardi. Il deficit logistico-infrastrutturale: 40 miliardi. La giustizia civile: se avessimo gli stessi tempi che ha la Germania, risparmieremmo 40 miliardi. Sulla riforma della giustizia civile, Ministro, io è da tanti anni che sono qui, in questo Parlamento e tutti gli anni vedo fra le raccomandazioni e fra le riforme che si vogliono fare la riforma della giustizia civile. Non entro nel merito della riforma penale, perché non so, però sicuramente la riforma della giustizia civile per i nostri imprenditori, per avere riconosciuto un loro diritto a essere pagati, aspettano anni, anni, questo non è tollerabile, se vogliamo veramente che il nostro Paese abbia una crescita vera. Non è tollerabile.

C'è la questione della riforma del fisco: anche qui non solo però diminuire la pressione fiscale, ma soprattutto far sì che le nostre aziende diventino concorrenziali in un mondo che ormai è globale; le nostre aziende ormai hanno rapporti con l'estero, eppure subiscono la concorrenza. Pensiamo quindi non solo a una diminuzione del prelievo, ma anche a tutti i numerosi adempimenti che devono fare, che, oltre a essere troppi, molte volte sono complicati. Qui in Italia, senza un commercialista, non si riesce a fare il 730 o la dichiarazione, si fa fatica.

Un'altra riforma importante - so che sto esaurendo, ho quasi finito, il mio tempo, Presidente - è la questione dei fragili, uno Stato non si può definire Stato civile se non ha attenzione a questi soggetti; così come dare il futuro ai nostri giovani, che è prioritario. Ho molta fiducia nel nuovo Governo: l'obiettivo è rafforzare il Piano, ma soprattutto deve avere un Piano con una visione non nel breve, ma nel lungo periodo; mettere le basi per far sì che effettivamente il nostro Paese cresca e sia veramente al top, come deve essere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Franco, colleghi, la pandemia da COVID-19 ha drammaticamente amplificato le fragilità del nostro Servizio sanitario nazionale, mettendolo a dura prova, per carenza di strutture, di personale, per disomogeneità regionali, per l'impreparazione di fronte ad una situazione così emergenziale come quella che stiamo vivendo, ma soprattutto perché, dopo anni di politica di sprechi e tagli, lo ha trovato ulteriormente depotenziato. In questo ultimo anno sono stati adottati una serie di provvedimenti per rafforzarlo, sono stati implementati gli organici di personale, fino ad assumere, tra personale sanitario, infermieristico e sociosanitario, più di 36 mila unità. L'ultima legge di bilancio ha investito dei fondi per l'edilizia e l'attrezzatura sanitaria, ma tutto questo non basta. Da questa esperienza abbiamo individuato le fragilità sanitarie e specialmente quelle della medicina territoriale, e abbiamo capito la necessità di una riorganizzazione in linea con i nuovi scenari. Adesso è il momento di scelte giuste e consapevoli.

Dopo un ampio ciclo di audizioni presso la XII Commissione, si è giunti alla conclusione di quali siano le necessità prioritarie da affrontare con le risorse e l'arrivo dei fondi del Recovery, con i quali si potranno apportare le giuste riforme sui punti deboli del nostro sistema sanitario. È un treno che non possiamo perdere. Le linee di intervento e i progetti in cui si articola la Mission 6 riguardano il potenziamento della rete di assistenza territoriale, sanitaria e sociosanitaria; elemento imprescindibile al fine di garantire una risposta assistenziale appropriata ed efficace, in grado di demandare agli ospedali le attività di maggiore complessità, concentrando a livello territoriale le prestazioni meno complesse attraverso lo sviluppo della casa di comunità, l'assistenza domiciliare integrata, la telemedicina, nonché implementando la presenza sul territorio di ospedali di comunità, con la funzione di assistenza intermedia tra il domicilio e il modello ospedaliero.

La vera innovazione è proprio la casa di comunità, che dovrebbe garantire assistenza di prossimità e territoriale, con la presenza di una casa ogni 20-25 mila persone, senza penalizzare però i territori montani e le aree interne a bassa densità abitativa. Deve assicurare la presenza dei servizi volti alla prevenzione e promozione della salute, svolgere le cure primarie attraverso i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, la continuità assistenziale e attraverso le aggregazioni funzionali territoriali e le unità complesse di cure primarie, infermieri di famiglia e di comunità. Ciò avverrà attraverso interventi interdisciplinari e multidisciplinari che operino secondo percorsi integrati tra servizi sanitari e sociali. Trattandosi di un'impostazione innovativa, è necessario individuare un layout e indicatori utili a verificare se gli obiettivi previsti vengono raggiunti e in quale misura, non solo sotto l'aspetto della sostenibilità economica, ma soprattutto in base ai risultati in termini di miglioramento di quello che è lo stato di salute della comunità, nonché della sua coesione sociale.

Verranno rafforzati gli accessi domiciliari integrati, attraverso prestazioni professionali del personale sanitario e sociosanitario, oltre che mediante il potenziamento dei supporti tecnologici e digitali, per una sanità che utilizzi la telemedicina per le cure a distanza. La presa in carico sarà personalizzata e globale nei confronti di ogni fragilità; sarà tale da consentire risposte adeguate, prevedendo sia la presenza di operatori sia l'affiancamento e il sostegno dedicati ai caregiver e alle badanti. Il successo che abbiamo avuto in questo periodo e che va messo in evidenza è stato il mercato dei kit di diagnostica rapida per individuare i COVID-positivi. Questo ha fatto capire che va valorizzata e potenziata la ricerca biomedica e che, inoltre, vanno supportati i centri di eccellenza nella ricerca IRCCS, che andrebbero distribuiti in maniera più equilibrata su tutto il territorio. Vanno anche, sì, potenziati i centri di virologia e microbiologia, affinché si arrivi ad un sistema sanitario a livello nazionale ed europeo più resiliente soprattutto rispetto alla problematica legata all'antimicrobico-resistenza, per la quale sono previsti nel 2050 più decessi di quanti ne abbia determinato il COVID, in assenza di interventi mirati e incisivi. All'interno del progetto, inoltre, vanno previsti ammodernamento delle tecnologie ospedaliere, il completamento e la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico. C'è anche la Mission 5 che ci ha interessato, quella sui servizi e sulle politiche sociali, che prevede di incrementare infrastrutture per le persone con disabilità e non autosufficienti, al fine di sostenere percorsi di vita indipendenti e favorire la socializzazione. Bisogna, ovviamente, rafforzare i servizi sociali dedicati alla persona con disabilità, con il supporto dell'assistenza domiciliare, ma soprattutto con percorsi di accompagnamento verso l'autonomia, ricorrendo al budget di salute e all'aiuto del Terzo settore, che andrebbe riformato.

Concludendo, da questa amara esperienza dobbiamo trarre grande insegnamento e rivalutare tutte le possibilità che si pongono davanti a noi ai fini degli investimenti da fare nel prossimo futuro per la sanità, mettendo la salute al primo posto e creando una responsabilità assistenziale che ponga di nuovo al centro la persona nella sua unicità. Per questo, l'approccio One health prevede il rafforzamento della visione della salute come risultato di uno sviluppo armonico e sostenibile dell'essere umano, in armonia con la natura e l'ambiente, con l'istituzione della rete Sistema nazionale di prevenzione salute, ambiente e clima.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor Ministro, Fratelli d'Italia non si fa illudere dai numeri, non si fa illudere dai numeri perché in questa fase ne sono stati dati tanti, anche di sbagliati. Una cosa è certa ed è abbastanza curiosa: è caduto un Governo perché si diceva che si doveva fare un nuovo PNRR; siamo in Aula, 45 giorni dopo la fiducia a quel Governo, per discutere il PNRR del Governo che non c'è più. Questo, signor Ministro, qualcosa vuol dire sul piano politico, quanto meno che si sono persi 50 giorni. Molti colleghi hanno fatto riferimento alla mole di spese che avremo di fronte nei prossimi anni: 196,5 miliardi, a cui si dovranno aggiungere i 13 miliardi del React-EU. Tuttavia, questa mole di spesa dovrebbe far riflettere in ordine a due dati: il primo è che solo una parte di questa mole di risorse sarà in sovvenzioni e, quindi, a fondo perduto; i due terzi verranno presi a debito. Allora, la qualità della spesa, la trasparenza della spesa e il controllo sulla spesa sono elementi che non possono mancare in un Piano di questo tipo. Non possiamo pensare ad una buona spesa senza aver fissato le regole per le quali la spesa si può manifestare come buona. Così, pure, non si può pensare che vi sia una buona spesa se non vi sono state quelle riforme strutturali che consentono di uscire dal pantano, soprattutto in materia di opere pubbliche, in cui da anni questo Paese galleggia. Abbiamo sentito anche qualcosa che ci preoccupa, cioè che qualcuno starebbe pensando, per accelerare lo sviluppo del Piano, a dare una manleva, un salvacondotto, a tutti coloro che di questo Piano si dovranno occupare: se così fosse, saremmo alla fine di uno Stato di diritto. Signor Ministro, quello che preoccupa è anche che molti - anche nella relazione che ci ha mandato la Commissione V - si siano preoccupati della spesa e, soprattutto, della spesa corrente. Sotto questo profilo vorrei anche essere tranquillizzato in una cosa, cioè che nessuno pensi di andare a fare debiti per finanziare spesa corrente, perché è una delle negazioni dei principi della buona economia. Soprattutto, se questa spesa corrente è una spesa una tantum, deve essere finalizzata, qualificata e redditizia; ancora peggio sarebbe se questa spesa corrente dovesse essere una spesa che si stabilizza nel tempo, perché vorrebbe dire che produce effetti anche oltre il 2026 sui bilanci dello Stato. Fratelli d'Italia una battaglia l'ha vinta in questa prima fase. Numerosi emendamenti che abbiamo proposto nelle Commissioni di merito ma anche nella Commissione V sono stati accolti. Io voglio sottolineare soprattutto quella richiesta pressante che noi abbiamo fatto affinché vi sia un coinvolgimento del capitale privato per il migliore esito di questo Piano. Questo può essere realizzato soprattutto se ci chiarite che cosa volete fare del codice degli appalti, cioè: lo volete smontare? Lo volete cambiare? Lo volete sospendere? Volete approvare una norma transitoria solo per queste opere? Che cosa volete fare? Dove volete andare? Io un consiglio glielo do, signor Ministro: la legge obiettivo, tanto vituperata in quest'Aula, tanto “cecchinata” dalla sinistra, è stata l'unica che ha dimostrato di essere una strada per realizzare le opere pubbliche in Italia.

In conclusione, ad un'unica cosa si badi, signor Ministro: a tenersi in piedi in un mondo di rovine. Noi abbiamo visto, da questo Piano, che è cambiato il protagonista del film ma non il titolo: siamo passati da Villaggio a Draghi, ma “Io speriamo che me la cavo” è rimasto lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole De Menech. Ne ha facoltà.

ROGER DE MENECH (PD). Grazie, Presidente, grazie al Ministro e al sottosegretario. Credo che il momento sia importante anche - lo voglio sottolineare - per la presenza costante, qui in mezzo a noi, del Ministro Dell'economia, che ringrazio. Occasione unica, straordinaria, forse irripetibile per due cose: da una parte, per uscire dalla grave crisi pandemica (ovvio, scontato), ma io credo, dall'altra, per rendere il nostro Paese più moderno, più competitivo e soprattutto più giusto. Sono 6 le Missioni - lo abbiamo detto - e tre sono le grandi priorità trasversali: i giovani, il genere, la questione femminile; ne ha parlato bene la collega Gribaudo. Io parlerò della terza: il riequilibrio territoriale, per colmare le diseguaglianze dei territori. A quella classica fra il Nord e il Sud del Paese - ne parliamo da tanti, troppi anni - io ne aggiungo altre, altrettanto importanti: ci sono diseguaglianze fra il centro e la periferia, fra le metropoli e le province, fra la pianura e le montagne, fra le aree densamente abitate e le aree interne del nostro Paese. Riconoscere queste difficoltà e queste differenze vuol dire mettere in atto, nel Piano di ripresa e resilienza nazionale, quelle condizioni per una Italia e un Paese più giusto. Vivere in quota, vivere in pendenza non è la stessa cosa che vivere in pianura e dobbiamo riconoscerlo. La montagna - ringrazio per questo il relatore - entra in maniera importante anche nella relazione della Commissione bilancio, vi entra perché è un pezzo del motore di sviluppo del Paese. In montagna abbiamo un grande problema, oggi, cioè quello dell'abbandono, dello spopolamento. È un tema italiano, la denatalità, ma nelle valli, nelle valli appenniniche e nelle valli alpine, il tema diventa ancora più drammatico, perché da un lato c'è la denatalità e dall'altro c'è il cosiddetto scivolamento a valle. Le persone naturalmente si spostano e vanno a vivere in pianura: una montagna disabitata è una montagna che muore. Il Piano può essere una straordinaria occasione di sviluppo. Il 55 per cento del territorio italiano, lo sappiamo, è morfologicamente fatto così in Italia. Dobbiamo assolutamente mettere al centro questo tema, come sta facendo l'Europa, strutturando dei progetti pilota perché, l'ho già detto, la montagna è un tema trasversale rispetto alle azioni del PNRR. Ne citerò alcune, per flash ovviamente. Innanzitutto, l'Agenda digitale per la montagna: fondamentale è l'aspetto della connettività nei territori delle aree più interne del Paese. C'è poi tutto il tema della sostenibilità e della rivoluzione verde: la lotta al dissesto, le filiere turistiche sostenibili, la filiera del legno e delle foreste. Sono solo dei titoli ma sono molto importanti e possono mettere insieme la sostenibilità ambientale e la crescita economica di quei territori. Bisogna riqualificare i borghi, l'agriturismo, l'agricoltura sostenibile e di qualità, proprio perché tutto il nostro territorio deve essere sostenuto. Conoscendo la sua sensibilità e le sue origini, Ministro, io le lancio una sfida. Abbiamo fatto una grande operazione per il Sud, che si chiama “Io resto al Sud”. Nel Piano europeo e nel Piano nazionale lanciamo una grande sfida: “Io resto in montagna”, perché solo la montagna abitata è la montagna che vive (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ed è una montagna che sta dentro l'interesse dell'intera Nazione.

Se noi perdiamo la sfida dell'abitare in montagna, questa sfida non viene persa solo dai montanari e dalle persone che abitano nelle zone interne del Paese, ma è una sfida che perde tutto il Paese. E' una sfida che ha all'interno anche una grande possibilità di rilancio economico del nostro Paese. Pensiamo solo a un grande comparto: il turismo sostenibile. Ecco, in questa sfida c'è un pezzo del rilancio del nostro Paese, ma sono sicuro che insieme, Parlamento e Governo, possiamo assolutamente vincerla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA (M5S). Presidente, ringrazio anche il Ministro che è qui ad ascoltare il dibattito parlamentare, ennesima, ulteriore testimonianza di un'attenzione che il Governo sta mostrando nei confronti del dibattito parlamentare sul Piano nazionale di ripresa e resilienza. Francamente, Presidente, non riesco a comprendere alcuni colleghi quando dicono che sono pochi i minuti dedicati al dibattito sul PNRR, quando sono esattamente due mesi e mezzo che il Parlamento sta lavorando sulla bozza di Piano depositata dal precedente Governo. Quindi, sono due mesi e mezzo in cui tutti i parlamentari hanno avuto modo di lavorare nelle Commissioni di competenza e adesso in Aula su questa bozza di Piano. E francamente, Presidente, non riesco neanche a comprendere alcune critiche che sono state rivolte: un Piano fatto male, manca di una visione di insieme, tutto è migliorabile, ovviamente; il nostro contributo, qui, il nostro lavoro è volto proprio a dare degli indirizzi al Governo per migliorare ulteriormente questo Piano. Come anche lo stesso Governo attuale ha testimoniato e ha confermato, il Piano sostanzialmente manterrà questo impianto e questa impostazione. Anche alcuni Ministri in audizione hanno più volte ribadito come quello fatto dal precedente Governo sia stato un ottimo lavoro. Pertanto, non comprendo queste critiche, anzi credo che quello svolto, che è stato poi sintetizzato in questa bozza, sia stato un lavoro eccellente, ovviamente, lo ripeto, migliorabile e noi siamo qui per questo.

C'è una considerazione da fare - e l'abbiamo riportato anche noi, in VII Commissione, nel parere che abbiamo elaborato –, vale a dire che questo è un Piano la cui impostazione è iniziata molti mesi fa, questo è un dato di fatto. Quindi, se dei limiti ci sono in questo Piano, sono anche per questo motivo. E' un piano che necessariamente, per forza di cose, dovrà essere aggiornato, alla luce dell'evoluzione della pandemia e delle misure di contrasto della stessa. Entreremo poi ancora di più nel dettaglio su alcune tematiche. Ricordo che questo è il secondo passaggio parlamentare e che la VII Commissione della Camera ha elaborato un parere molto articolato, di cui sono stato relatore, che analizza le questioni che competono alla Commissione: formazione, cultura, editoria, sport, insomma tutto quello che attiene alle competenze della VII Commissione. Io vorrei partire da un dato inconfutabile che testimonia ulteriormente l'attenzione che il Governo, sia questo che il precedente, e, in generale, questa maggioranza, ha nei confronti dei temi di cui ci stiamo occupando. Lo stanziamento complessivo delle risorse di Next Generation EU per il comparto formazione, cultura e affini è di circa 50 miliardi di euro, cioè quasi un quarto dell'intero ammontare delle risorse di Next Generation EU - c'è anche il turismo, è vero, che adesso sarà scorporato anche per la configurazione dell'attuale Governo - è destinato alla formazione e alla cultura. E questo è un dato innegabile, un dato che testimonia l'attenzione per quelle che devono essere due leve fondamentali per il rilancio del nostro Paese.

Illustro molto brevemente le parti in cui si articola il Piano, i temi di cui ci stiamo occupando adesso. Sappiamo che, in generale, il Piano è articolato in 6 Missioni e in 16 componenti articolati in 48 linee di intervento. I temi di cui mi occupo adesso sono contenuti nella prima Missione (sezione turismo e cultura); poi vi è la terza componente della Missione 2, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici (risorse per la riqualificazione, per l'edilizia scolastica) e la quarta Missione che invece riguarda la formazione e la ricerca. La prima Missione, quindi, lo dicevamo prima, riguarda il turismo e la cultura, a cui sono destinati 8 miliardi; tale Missione è articolata in tre grandi aree di intervento: patrimonio culturale per la Next Generation EU, siti minori e aree rurali e periferie e turismo e cultura 4.0. Si prevede anche il piano di potenziamento per i grandi attrattori, per il digitale, per l'eliminazione delle barriere architettoniche, per Roma, in vista del Giubileo 2025, nel progetto “Caput Mundi”, per potenziare due infrastrutture del cinema molto importanti, come Cinecittà e il Centro sperimentale di cinematografia. Abbiamo, come detto, una linea di intervento alla quale teniamo particolarmente, ovvero quella dei siti minori, delle aree rurali e di periferia, per la riqualificazione del nostro straordinario patrimonio. Noi sappiamo benissimo che l'Italia è un Paese con un patrimonio culturale diffuso in tantissimi siti, in tantissimi luoghi e, quindi, ciò rappresenta una linea di intervento molto importante, proprio per recuperare i piccoli centri che sono spesso quelli di cui si parlava prima, cioè delle aree interne, delle aree che soffrono maggiormente. Poi c'è….

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA VACCA (M5S). Vado a concludere. Poi c'è il tema della formazione, il tema dell'edilizia scolastica, il tema della ricerca. Al riguardo, un accenno breve alla governance della ricerca: dovrà essere una governance rafforzata proprio per coordinare meglio gli interventi. Sono certo che il Governo terrà conto degli articolati per aree che sono stati redatti dalle Commissioni di competenza e che quindi la versione definitiva tenga conto degli aggiornamenti e degli indirizzi che il Parlamento ha manifestato in questo immane e importante lavoro.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Presidente, Ministro Franco, il PNRR certamente è una grande opportunità per il nostro Paese. Potremmo definirlo l'ultimo treno, perché, è vero che la pandemia ha messo molto in difficoltà la nostra Nazione, come tutto il mondo, ma certamente era già in crisi prima, soprattutto per quello che riguarda le aree interne, le alte terre, i piccoli comuni che rappresentano un'eccellenza, una tradizione, una cultura del nostro Paese e che non solo va salvaguardata, per evitare quello spopolamento, ma stiamo rischiando davvero la desertificazione. E' vero che c'è il divario tra Nord e Sud per il quale vi siete impegnati, ma certamente non possiamo dimenticarci di quel divario che invece c'è tra l'area urbana, la città urbana, e quelle che sono le alte terre, piuttosto che le aree interne. Noi abbiamo chiesto, come Fratelli d'Italia, di inserire più fondi e più visione rispetto a questo, perché, oltre all'agenda digitale, oltre a valorizzare le filiere turistiche o agricole di sistema - per quello che riguarda il legno, la forestazione, il dissesto idrogeologico -, sicuramente vanno semplificate tutte le procedure. Vanno semplificate soprattutto dando degli strumenti ai piccoli comuni che sono capillari sul nostro territorio e che per poter operare hanno bisogno banalmente di personale in servizio, di segretari comunali, che sono i certificatori di tutta l'attività dell'ente, e mai, come oggi, sono assolutamente in difficoltà rispetto a queste tematiche. C'è una misura, che abbiamo ereditato dal Governo precedente e che aveva e poteva avere una certa visione, anche molto versatile, su tutte le categorie, che è il superbonus, ma, per poterlo attuare, servono degli strumenti, in primis per i piccoli comuni. In finanziaria è stata prevista, ad esempio, la norma di dare, in deroga, la facoltà a questi comuni di prendere un tecnico per l'anno 2021.

Peccato che, sul MiSE non sia ancora emerso nulla, come anche denunciato da ANCI e UNCEM. Ecco, quindi io credo che questo Piano nazionale, se vuole davvero essere un piano di sviluppo e di ripresa del nostro Paese, debba avere una visione armonica, concertata, andare a semplificare tutto ciò che è semplificabile, in modo strutturale, non solo per utilizzare queste risorse, perché potremmo avere anche mille miliardi da spendere, ma, se non li spendiamo bene, si diversificano sul territorio senza avere quella ricaduta che abbiamo immaginato.

Quindi, ci vuole più attenzione per mettere insieme tutto in modo organico, puntuale e che possa avere quelle ricadute che davvero hanno creato molte aspettative, ma tutto ciò deve essere organizzato in modo puntuale, immaginando anche gli strumenti che servono necessariamente a tal fine, a cominciare dal codice degli appalti (che comunque è antecedente a questa crisi pandemica), ma anche tutte quelle semplificazioni, che sono necessarie per avere regole chiare, poche, che possono essere anche controllate; lì si fa allora buona spesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-EUR-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. Noi parliamo oggi di una eccezionale occasione, cioè di investire una notevole mole di fondi che l'Europa ci mette a disposizione. Io, di passaggio e in maniera molto sommessa, mi permetto di ricordare che si tratta di risorse negoziate e ottenute dal Governo Conte, fondi che dovranno essere spesi in maniera intelligente, efficiente, equa e che servano - e pongo un primo tema - a ridurre il divario fra il Nord e il Sud del nostro Paese, perché, solo realizzando questa fondamentale operazione, si può far ripartire la nostra economia.

La Commissione trasporti, di cui sono membro, oltre che capogruppo del gruppo Misto, ha approvato un parere su questo Piano, che va nella direzione di suggellare l'impegno del Parlamento nella promozione di uno sviluppo omogeneo del Paese e nel superamento di quei divari territoriali ed infrastrutturali, che costituiscono il grande ostacolo alla crescita del Mezzogiorno e dell'Italia. Infatti, non va dimenticato che, solo in questo modo, è possibile raggiungere un auspicabile rafforzamento delle relazioni con l'Europa e il rilancio del ruolo italiano nello scenario, sia euromediterraneo, che mondiale.

Come ho sempre sostenuto, questa pandemia, col suo fardello di tragedie che si porta dietro, ha portato anche la possibilità di sfruttare delle occasioni senza precedenti per la risistemazione e il rilancio di tanti settori, che disegnino per il nostro Paese un ruolo di assoluto protagonista nell'Europa del prossimo futuro. Risulta evidente che in questa sfida il ruolo del Mezzogiorno è centrale ed è indispensabile, a mio parere, un cambio di prospettiva rispetto alle tendenze in atto ormai da oltre trent'anni, che hanno visto un declino continuo, ad esempio, della spesa infrastrutturale nel Mezzogiorno, con - immagino ed è così - impatti drammatici sulla competitività dell'economia nazionale, il che comporta un ulteriore allargamento dei divari di cittadinanza tra Nord e Sud e sui livelli essenziali delle prestazioni in vari settori, dal trasporto, ad esempio, alla sanità.

E su questo punto - che è previsto anche nella Missione 6 – vorrei, ancora una volta, lanciare l'invito ad agire nella direzione del potenziamento delle strutture sanitarie periferiche. L'andamento della fase pandemica dovrebbe averci insegnato che c'è il bisogno di riaprire tutte le strutture sanitarie chiuse in questo momento e ripotenziare e mettere a regime quei presidi ospedalieri che hanno un gran potenziale da esprimere, ma non vengono messi in condizioni di farlo, o perché si inaugurano reparti in occasione di scadenze elettorali per pura propaganda e non diventano mai operativi, o perché non vengono destinate risorse umane. Sul mio territorio, in Capitanata, vi assicuro che vi sono tanti esempi che potrei portare a supporto di quanto affermo.

In conclusione, io ribadisco che, oltre alla grande operazione vaccinale in atto, con tutte le difficoltà di somministrazione che stiamo vivendo, è vitale la capillarizzazione dei nostri presidi sanitari e che ritornino ad essere il baluardo principale al contrasto di eventi pandemici, Dio non voglia, similari. Io mi fermo qui, Presidente, e in dichiarazione di voto farò riferimento ad altri aspetti di questo Piano di ripresa per il nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buompane. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, per quanto riguarda gli aspetti più strettamente economico-finanziari, di competenza della Commissione bilancio di cui faccio parte, tengo a sottolineare un tema decisivo e di grande interesse pubblico, che è quello dell'allocazione delle risorse del PNRR.

Come è noto, a fianco alle sei Missioni che compongono il Piano, sono previste tre priorità trasversali, riguardanti la parità di genere, i giovani e la riduzione dei divari territoriali. Con particolare riferimento a quest'ultima, si chiede al Governo di superare, nella destinazione dei fondi, l'ormai famosa “quota 34”, che prevede di indirizzare nel Sud Italia una quota di investimenti ordinari almeno pari alla percentuale di popolazione sul totale nazionale.

Ebbene, le Commissioni parlamentari hanno chiesto di superare questo criterio e tenere in considerazione, oltre alla popolazione, il PIL pro capite e il tasso di disoccupazione. In caso contrario, signor Presidente, le disuguaglianze fra territori, più che ridursi, finirebbero per essere cristallizzate, se non aumentate.

Al Sud Italia serve urgentemente un piano di investimenti infrastrutturali, dotare il Mezzogiorno di strade, autostrade e linee ferroviarie con un occhio di riguardo alla mobilità sostenibile e intelligente, all'intermodalità, che consentirebbe di incentivare le imprese a radicarsi sui territori e i giovani laureati, formati in quelle zone, a non fuggire appena possibile. Non parliamo di opere faraoniche, signor Presidente, parliamo di normalità, normalità per il Sud, quella normalità negatagli da ormai troppo tempo.

A chi oggi ci accusa di nasconderci dietro steccati ideologici sugli investimenti pubblici, ricordiamo solo alcuni dati: nel 2020, in piena pandemia - con il Governo Conte 2, quindi - gli investimenti pubblici hanno registrato un più 9,9 per cento, trainati soprattutto da RFI, con un non trascurabile 186,4 per cento in più, quindi mi sa che gli steccati ideologici sono altrove.

Il sistema portuale, signor Presidente: bisogna investire e valorizzare i porti del Mezzogiorno, il famoso quadrilatero Napoli-Bari-Gioia Tauro-Taranto. Il Sud Italia può diventare e deve diventare l'hub logistico del Mediterraneo da e per il continente africano e quello asiatico.

Da un punto di vista macroeconomico, va tenuto conto dell'impatto consistente che gli investimenti nel Sud possono avere sulla crescita dell'intero Paese. I modelli su base regionale evidenziano, infatti, un elevato valore del moltiplicatore degli investimenti pubblici nelle regioni meno sviluppate e lo stesso Governo stima, già nel primo triennio del Piano, un incremento del PIL delle regioni del Mezzogiorno, compreso fra i 4 e i 6 punti percentuali, associato ad un impatto occupazionale positivo intorno ai 3 o 4 punti percentuali.

I numeri testimoniano, insomma, signor Presidente, quanto il MoVimento 5 Stelle ha da sempre sostenuto: il Paese può tornare a crescere a livelli soddisfacenti, solo a patto che il Sud non venga lasciato indietro. L'impostazione del Piano, da questo punto di vista, è soddisfacente ma ancora troppo generica. È vero - come detto - che la riduzione dei divari territoriali figura tra le priorità trasversali, le quali dovrebbero interessare ognuna delle sei Missioni di cui è composto il Piano, ma, d'altra parte, non si indica con precisione quante risorse saranno destinate al Sud nel complesso. È questa una lacuna che dovrà essere necessariamente colmata dal Governo prima della presentazione ufficiale del Piano in sede europea e, in tal senso, accolgo favorevolmente quanto dichiarato dalla Ministra Carfagna in sede di audizioni in Commissione bilancio, la quale ha anticipato che, nel Piano definitivo, ci sarà un capitolo ricognitivo delle risorse effettivamente stanziate per il Mezzogiorno.

Per chiudere il discorso, va fatta menzione anche ad un altro nodo da sciogliere a ogni costo: la carenza di efficacia della pubblica amministrazione, che è particolarmente grave nel Mezzogiorno del Paese. Sarebbe paradossale, infatti, signor Presidente, riservare ai territori meno sviluppati la maggioranza delle risorse, per poi scoprire che non hanno la capacità di tradurle rapidamente in progetti e in investimenti produttivi, sia per la mancanza di personale, che per la scarsa qualificazione dello stesso.

Ecco, perché il tema delle assunzioni nella pubblica amministrazione è decisivo per evitare che i fondi del Next Generation EU vadano incontro agli stessi colli di bottiglia dei fondi europei per la coesione. Dobbiamo osservare, con onestà, come l'inefficacia del settore pubblico sia dovuta in buona parte alle politiche di austerità dello scorso decennio e, nel contesto delle suddette, al blocco del turnover, un parametro chiaro per valutare l'efficacia dei dipendenti pubblici e la loro età media, che in Italia ha ormai raggiunto livelli inaccettabili. Siamo convinti, anche da precedenti dichiarazioni, che questo Governo ha bene in mente il problema e si impegnerà a risolverlo. Un segnale importante, in questo senso, è di certo l'attuazione, proprio in questi giorni, di quanto statuito dall'ultima legge di bilancio, varata sotto il Governo “Conte 2”. In quella sede, infatti, abbiamo impegnato 126 milioni di euro all'anno fino al 2023, per assumere 2 mila 800 tecnici nelle regioni del Sud proprio per iniziare a potenziare la capacità di spesa di amministrazioni pubbliche storicamente deficitarie su questo aspetto.

Altro tema chiave, naturalmente, è il lavoro trattato nella Missione 4 del Piano. Il Parlamento suggerisce al Governo alcuni ambiti d'intervento prioritario. Ne ricordo solo tre: costo del lavoro, occupazione femminile e salario minimo. Sui primi due, si sta andando avanti con determinazione. Sul salario minimo, occorre riportare alla luce un sano dibattito politico per arrivare finalmente ad un intervento normativo all'altezza.

Infine, lasciatemi concludere con una menzione al settore aerospaziale che anche al Sud può vantare delle eccellenze. Settore decisivo, non solo dal punto di vista dell'innovazione, dell'economia, dell'occupazione, ma anche in ottica strategica e di geopolitica. L'indicazione del Parlamento al Governo è chiara ed è quella di investire convintamente sulla ricerca scientifica e tecnologica integrata, tra Ministero della Difesa, altri Ministeri, università, centri pubblici di ricerca e start up, ed identificare la filiera spaziale tra quelle prioritarie. Oggi è vitale, signor Presidente, che nell'attuazione del Piano si ritrovi, come stella polare, quella visione nazionale dello sviluppo del Sud, come parte integrante del Paese. In sintesi, serviranno visione e capacità realizzativa. Il Mezzogiorno non può rimanere relegato nell'alveo delle questioni eterne ed irrisolte. Il Sud è un'opportunità di rilancio del Paese e non possiamo sprecare un'occasione, anzi, l'occasione, più unica che rara, di programmare e progettare iniziative per creare sviluppo, innovazione e occupazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente, signor Ministro, signori del Governo, io non entrerò, come hanno fatto altri colleghi, nello specifico - perché i tre minuti a disposizione non me lo consentono - dei tanti, molti interventi che vi sono e che vi dovrebbero essere all'interno di questo Piano. Anche se alcuni temi, che mi stanno molto a cuore, di cui mi sono occupato anche nella Commissione di competenza, meriterebbero di essere sottoposti all'attenzione di quest'Aula, perché poco, ben poco, c'è nella gestione dell'impatto dell'immigrazione e della sicurezza. Abbiamo portato delle schede precise, anche in termini di proposte, sulla costituzione dei nuovi centri di permanenza e rimpatrio, sulla costruzione di nuovi carceri piuttosto che su provvedimenti “Svuotacarceri” che sono l'alternativa, che non condividiamo, di reazione al sovraffollamento delle carceri. Così come poco c'è sulle dotazioni, anche moderne, per le Forze dell'ordine sul controllo delle città, nonostante molte proposte di Fratelli d'Italia sulla cybersicurezza, per esempio, sulla digitalizzazione degli archivi, dell'anagrafe e via dicendo, siano state anche recepite nei pareri di specie.

Ciò che mi preme molto, invece, è il metodo con il quale si gestisce questo strategico tema, ma soprattutto queste strategiche risorse del Recovery Fund, ossia la necessità della centralità del Parlamento. Questo è il tema vero con cui andremo a gestire queste risorse, perché il Parlamento è scelto dagli italiani.

Il Piano è niente di più di quello che era al tempo del Governo Conte. Lo ricordo ai colleghi d'Italia Viva soprattutto e del MoVimento 5 Stelle, perché ricordo che quel Governo cadde proprio perché questo Piano, a detta di alcuni, anche di noi, non aveva una visione strategica e uno scenario prospettico per il futuro del Paese. Io vi chiedo e mi chiedo se è cambiato qualcosa, ed in modo così netto, da giustificare i tanti entusiasmi che ho sentito anche oggi. Ma non infliggo - tranquillo, Presidente - su questo tema.

Invece, chiedo a quest'Aula che la stesura del Piano, il monitoraggio sull'andamento dei progetti e le riforme passino dal Parlamento, perché questa è la casa degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), quella che gli italiani - e concludo, Presidente - hanno scelto per farsi rappresentare e non passi con deleghe in bianco al Governo, come è indicato nella proposta del parere della Commissione, per scriverci quello che gli pare.

Ecco, noi con pacatezza, ma con fermezza diciamo - concludo, Presidente, mi perdonerà, ma il tema era ovviamente importante -, che, se sarà questo il metodo, Fratelli d'Italia ci sarà. Ci sarà con le sue proposte, come ha fatto fino ad oggi. Se invece si pensa a chiudersi nei palazzi per regolare i conti di una variegata maggioranza eterogenea, allora saremo qui dentro e fuori dal Palazzo per ricordarvi che quelle risorse vanno spese, ricongiungendosi alle categorie, ai cittadini, alle imprese e al futuro di questa Nazione, motivo per il quale siamo stati eletti, motivo per il quale Fratelli d'Italia è nata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pezzopane. Ne ha facoltà.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. Rispondo all'appello del relatore Melilli, che ringrazio per il prezioso lavoro, il quale ci diceva di giocarci questa sfida. Dobbiamo viverla davvero fino in fondo, per costruire un'Italia più verde, sostenibile, più vivibile, più innovativa. Potremo farlo, se sapremo utilizzare bene le opportunità del Next Generation EU. Dobbiamo, quindi, sentirci proiettati verso gli obiettivi del 2030, mentre ci preoccupiamo di uscire dal dramma quotidiano della pandemia.

Nel PNRR la transizione ecologica è la grande scommessa per un nuovo e - permettetemi - etico miracolo italiano che faccia leva sul protagonismo dei giovani e delle donne, come bene ricordava Chiara Gribaudo. Abbiamo ascoltato in Commissione bisogni ed emergenze e le abbiamo trasformate in proposte per il Governo. Il 37 per cento del PNRR deve riguardare la transizione ecologica. Sulle Missioni 1, 2, 3, 5 e 6 il Partito Democratico ha fatto puntuali proposte, calate poi nel parere del relatore, che ringrazio di nuovo.

Nella Missione 2, insistiamo sul ciclo dei rifiuti e per i “decreti End of waste” e per opportune e puntuali iniziative per la riduzione dell'inquinamento dell'aria.

Nella Missione 3, indichiamo come prioritaria l'estensione del superbonus 110 per cento, almeno per tutto il 2023, con procedure semplificate anche sulla verifica della conformità urbanistica, che, per inezia, a volte, limita il miglioramento sismico e delle classi energetiche. Necessaria è la proroga al potenziamento del bonus verde e la tutela di ogni risorsa idrica. L'Italia, infatti, ha bisogno di un piano di contrasto al dissesto idrogeologico ed un programma nazionale di salvaguardia dell'erosione della costa. Se non ora, quando?

La semplificazione e la legalità, come ricordava Verini, vanno coniugate e, quindi, il punto non è certo il Codice dei contratti, quanto semmai verificare e rafforzare le stazioni appaltanti e l'apparato amministrativo degli enti territoriali.

Su intermodalità e logistica, nella Missione 3, indichiamo la necessità di più investimenti nella mobilità sostenibile, con infrastrutture ciclabili, interventi per l'intermodalità del trasporto pubblico a sempre minore impatto ambientale, ma altrettanto importante per il nostro Partito è l'efficientamento di scuole, asili, edifici pubblici, edilizia residenziale e popolare. Non vogliamo e non possiamo perdere questa storica occasione di affrontare in modo risolutivo l'emergenza climatica.

Infine, la Missione 5, con gli interventi speciali di coesione territoriale, su cui già il collega De Menech ha fatto un preciso riferimento. Per gli interventi per le aree del terremoto, la proposta portata in Commissione e qui in Aula è di aumentare di un miliardo, per arrivare a 2 miliardi e 780 milioni, le risorse a sostegno delle aree terremotate, dove, alla tragica emergenza della pesante e mancata ricostruzione, si è aggiunta la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, grazie per la sua presenza, colleghi deputati, solitamente, quando noi parliamo di economia, da parte del centrodestra in genere, cerchiamo sempre di fissare un obiettivo strategico e, quindi, avere chiaro un punto di caduta. E il punto di caduta, per quello che ci riguarda, rimane sempre lo stesso, e ci avrebbe fatto particolarmente piacere che fosse presente anche in questa prima stesura del PNRR, un acronimo; diciamo che, in altre epoche storiche, vi siete inventati di meglio.

Qual è l'incipit? È la produzione di ricchezza, è la crescita, è lo sviluppo. Più c'è sviluppo, più occupazione; più c'è crescita, più aumenta il PIL e, automaticamente, si contiene quella sorta di mito incapacitante del debito pubblico e gli interessi passivi sul debito pubblico. A noi pare - in questo siamo abbastanza d'accordo con quello che abbiamo letto dalla relazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio - che, invece, questa prima stesura del Piano sia, in buona sostanza, l'ennesima nebulizzazione, questa volta addirittura di 209 miliardi, di cui una buona parte a fondo perduto. Quindi, diciamo che voi state esautorando il Parlamento per futili motivi, perché entro il 30 aprile bisognerà tornare su questo Piano e, quindi, evidentemente, speriamo anche fare delle correzioni, ma lo state facendo in perfetta continuità con i peggiori Governi della Prima e della Seconda Repubblica, ovviamente terminando con il “Conte 1” e con il “Conte 2”. Dove è e quale è l'obiettivo strategico? Non c'è.

Io qualche appunto me lo sono preso, cominciamo dalla digitalizzazione. Chi è che è contro la digitalizzazione? Non si può essere contro la digitalizzazione. Oltretutto, nel caso in cui qualche anticonformista incallito volesse esserlo, sarebbe immediatamente espulso dai salotti radical chic e, quindi, insomma è bene fare una buona figura, e non starnutire quando si consuma una macedonia di frutta. E noi, quindi, stiamo al gioco; va bene, ma la digitalizzazione è necessaria e indispensabile per accelerare i processi autorizzativi, per semplificare, per eliminare quella burocrazia farraginosa che, di fatto, rappresenta una sorta di palla al piede autentica per il sistema produttivo, per le imprese.

La digitalizzazione - vi abbiamo chiesto di farlo presente, di tenerlo presente nella Relazione e non c'è, fin qui non c'è - deve e può avvenire solo e soltanto a tre condizioni. Prima condizione: zero divario territoriale. La digitalizzazione deve arrivare in Sicilia e in Sardegna, cioè nelle nostre due grandi isole e nelle altre isole, deve arrivare al Sud, deve arrivare nei comuni montani, deve esserci lo strumento utile a tutti per poter concorrere in questa fase. Seconda condizione: la digitalizzazione deve essere a saldo sociale zero! Non ci si può far venire in mente che, per accelerare questi processi, si sacrificano posti di lavoro e si mettono in ginocchio famiglie. Noi non saremo d'accordo, e vi chiediamo di scriverlo nella correzione del vostro documento. E la struttura della società - quella è la terza condizione - non si può modificare. Noi siamo figli della civiltà occidentale, al centro della nostra esistenza c'è l'umanesimo del lavoro: non vi venga in mente di trasformare l'Italia, come stanno facendo altri Paesi, ormai, diciamo così, rimbambiti letteralmente dalla globalizzazione, e gli italiani in una sorta di popolo di salariati, meritevoli di una sorta di diritto di cittadinanza globale e, in buona sostanza, ripuliti dal lavoro, perché il lavoro rende autonomi, il lavoro rende liberi e la libertà è un concetto per noi inemendabile, non sacrificabile, non negoziabile.

Parliamo di Roma. Noi abbiamo chiesto che vengano stanziati 6 miliardi di euro, per i prossimi sei anni, per Roma: non per Roma città, per Roma capitale universale e per dare la possibilità a Roma capitale universale di tornare a essere elemento fondamentale e insostituibile di traino per l'intera Nazione e, soprattutto, per quelle zone, da un punto di vista territoriale, della nostra Nazione che non ce la fanno e che hanno sempre visto - e goduto - nella capitale un punto di riferimento per potersi aggregare e poter rilanciare la propria economia e il proprio assetto socio-produttivo. Dunque, non c'è nulla su Roma capitale e, allora, voi dovete fare pace col cervello, come si dice dalle mie parti, cioè non è possibile che la mano destra della maggioranza che sostiene Draghi non sappia quello che fa la mano sinistra. Non è possibile che voi, da un lato, cerchiate di accelerare i processi nella Commissione affari costituzionali per approvare le proposte di legge e dare poteri speciali a Roma e, poi, prescindete dal fatto, elementare, banale, che, per avere poteri speciali, bisogna avere risorse speciali, esattamente quelle che la Francia dà a Parigi, che la Gran Bretagna dà a Londra, che la Germania dà a Berlino, che il Belgio dà a Bruxelles. Niente di meno che questo per consentire all'Italia di avere una capitale che abbia gli stessi standard di servizi e qualità delle altre capitali europee e occidentali.

Infrastrutture. Anche qui, se è chiaro l'obiettivo strategico, come si fa a essere non esattamente precisi per quello che attiene al collegamento tra la Sicilia e il continente europeo? Non l'Italia, l'Europa. Allora, voi dovete dirci che cosa volete fare della Sicilia. Noi, teoricamente, dovremmo essere maestri in tutta Europa del sistema di cosiddetta coesione territoriale. Penso che voi sappiate bene - lo sa sicuramente il sottosegretario Durigon - che la Francia, attraverso la sua compagnia di bandiera Air France, considera Paese all'interno del proprio sistema di coesione territoriale, la Martinica, che sta nelle Antille, davanti al Venezuela. Noi non riusciamo a materializzare un concetto dignitoso di coesione territoriale neanche realizzando il collegamento tra Messina e Reggio Calabria. E questo che significa conseguentemente? Che, se c'è la visione e se un Piano non è la polverizzazione e la nebulizzazione dei 209 miliardi, ma individua l'obiettivo, se c'è la visione, non si può non capire che oggi la ricchezza sta lì, sta a sud della Sicilia, sta tra l'Asia minore e in Nordafrica. Ha, di fatto, imposto il raddoppio del canale di Suez e noi di quella montagna di cargo mercantili che abbiamo visto arrampicati sulla nave che si è incagliata, giorni fa, nel canale di Suez, di quella roba lì non intercettiamo nulla – nulla -, perché non siamo attrezzati, perché non c'è la logistica, perché non c'è niente, perché, nel caso in cui qualcuno volesse portare i propri container lì, a Palermo, poi dovrebbe metterli a bordo dei traghetti. Questo è il momento giusto non solo per dire che le infrastrutture devono essere infrastrutture sovrane, non solo per dire che noi dobbiamo investirci sopra, per metterle nel calderone degli strumenti necessari e indispensabili per creare ricchezza, sviluppo, crescita, ma anche per dire che, quando si cerca di rispondere in modo evanescente agli intellettualismi di una certa sinistra sulla economia verde, bisogna essere consequenziali. Questi traghetti che fanno Messina Reggio-Calabria non inquinano? Ritengo di sì. Inquinano anche molto, troppo, dunque, nella transizione ecologica, noi, comunque, dobbiamo collocare anche qui e per questo il ponte sullo Stretto di Messina. E, poi, dobbiamo realizzare le linee del ferro, dobbiamo portare l'alta velocità, a meno che non si voglia trasformare - concludo, Presidente - la Sicilia in una sorta di atollo maldiviano e, quindi, depotenziarla dal punto di vista delle capacità economiche e produttive. E, allora, dovremmo chiudere anche il mercato ortofrutticolo di Vittoria, perché, comunque, un prodotto tipico e di eccellenza italiano deve poter arrivare a Lione nel giro di otto, dieci ore e, senza questa infrastruttura, non sarà possibile.

Questa è la ragione per la quale siamo sufficientemente critici, ma non disperati, perché, nella seconda stesura del Piano, noi daremo battaglia affinché questo ed altri argomenti possano essere contenuti nel Piano per dare sostegno all'Italia e farla davvero rinascere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cattaneo. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio gli autorevoli membri del Governo qui presenti. Parliamo oggi del Recovery Fund, della grande occasione che l'Italia ha di cambiare se stessa in meglio, per affrontare di più e meglio le sfide del cambiamento che abbiamo davanti per uscire da questa crisi pandemica meglio di come ci siamo entrati. Questa non è retorica, perché gli italiani aspettano questo momento come ultima chiamata e non c'è nulla di peggio che disattendere delle attese, usare male questa occasione, usare male questi denari. Le nostre proposte, le abbiamo avanzate il giorno in cui il Premier, allora incaricato, Mario Draghi, proprio qui alla Camera, incontrava la delegazione di Forza Italia, guidata dal presidente Silvio Berlusconi. Noi siamo andati a quell'incontro portando il nostro pacchetto di proposte proprio sul Recovery Fund, a testimonianza di quanto il nostro Partito, da un lato, ci tenga e metta questo come elemento cardine dell'azione politica dei prossimi anni, e, dall'altro, anche del nostro atteggiamento, come forza che ha nel DNA essere una forza di Governo che si prende le proprie responsabilità; abbiamo subito messo sul tavolo le nostre idee, una visione, dei concetti, delle proposte. Una visione, dicevo, perché è proprio questo che è mancato nella precedente stesura del Piano. Oggi, invece, abbiamo accettato questa sfida di Governo soprattutto per condividere un'idea di Paese, che, attraverso l'occasione del PNRR, deve trovare il fatto compiuto.

Mi lasci sottolineare anche un aspetto: noi siamo saldamente nel centrodestra, lo abbiamo fondato, ci crediamo come presente e come prospettiva. Nel centrodestra, noi, però, abbiamo sempre tenuto alta la bandiera dell'europeismo, l'europeismo buono e non l'europeismo peloso dei grandi interessi sovranazionali. E l'europeismo buono, con il nostro lavoro anche all'interno del PPE in sede europea, ha permesso che l'Italia cogliesse l'occasione che abbiamo davanti. E quindi, oggi come allora, stare nel centrodestra portando la bandiera dell'europeismo è un'identità a cui noi teniamo, e continueremo a batterci per costruirla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dicevo, quindi, che il PNRR deve soprattutto porre un tema di visione, di idee. Qualcuno l'aveva scambiato all'inizio come un grande elenco di opere da fare, l'elenco della spesa, una visione che portava un errore, una dimensione clientelare, una lista della spesa che faceva deragliare dal reale tema che il PNRR porta con sé, che è la stagione di riformismo. E allora, anche qui, noi siamo una forza che è scesa in campo, fa politica per fare delle riforme utili a questo Paese. Quindi, in primis, bisogna identificare quali sono le riforme utili per l'Italia, metterle in fila, dimensionare gli investimenti necessari per quelle riforme e, quindi, dare il via al Piano. Da questo punto di vista, noi, le idee, le abbiamo chiare. Sono tre i capisaldi su cui queste riforme devono correre: la burocrazia, ormai opprimente, asfissiante, che non ci permette nemmeno di spendere i denari quando i denari li abbiamo. Ministro Franco, lei si ricorderà, ci siamo incontrati, in anni passati, con la delegazione dell'ANCI, i sindaci, quante volte, vivevamo il paradosso per cui avevamo i denari in cassa, ma non si trasformavano in cantieri reali nel nostro Paese, perché, in mezzo, il grande mostro della burocrazia che abbiamo costruito in questi anni stravolgeva tutto e non rendeva possibile la messa a terra e la realizzazione di progettualità. Ecco, una grande riforma della burocrazia è al primo posto.

E poi noi chiediamo a gran voce una riforma del fisco: sulla riforma del fisco, anche nella Commissione in cui siedo, la Commissione finanze, ci stiamo lavorando. E a monte, la prima domanda a cui rispondere è: ma quale fisco vogliamo, una volta riformato? Un fisco che risponda alla necessità di redistribuzione del reddito o la creazione di valore? Guardate, noi crediamo che una cosa non sia svincolata dall'altra, però abbiamo anche una certezza: al primo posto, in questa Italia che dobbiamo ricostruire, ci sta la creazione del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), la creazione delle opportunità, e poi penseremo a distribuirle, ma prima dobbiamo ricreare una cultura del lavoro e permettere a chi ha voglia di lavorare, a chi ha un talento, di esprimerlo qui, nel nostro Paese. E, quindi, la riforma del fisco per noi dovrà poggiare su questo tema: finalmente dare fiato al Paese che vuole correre.

Al terzo punto per noi c'è la riforma della giustizia: troppi anni hanno lacerato lo scontro politico anche in quest'Aula, allontanandoci dall'idea che ci fosse una maggioranza e un'opposizione, che sul tema giustizia facesse il cuore del proprio scontro. Ebbene, quel tempo, io credo, lo possiamo vedere anche con una riabilitazione storica, nel senso che oggi credo che nessuno neghi che la riforma della giustizia è quanto mai urgente. In questi giorni abbiamo incontrato tante realtà economiche, le associazioni di categoria, e parrebbe quasi sorprendente che loro…

PRESIDENTE. Collega…

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Presidente, sta richiamando me, o i colleghi al silenzio? Non ho capito.

PRESIDENTE. Sto richiamando lei al tempo.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Avevo otto minuti, mi sembra. Sono a cinque, di solito all'ultimo minuto mi richiama.

PRESIDENTE. Sì, ha ragione. Mi scusi.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie. Dicevo, la giustizia oggi non è più solo un'esigenza per il cittadino che incappa in un problema penale, ma è soprattutto anche il problema di competitività in ambito economico. Noi abbiamo incontrato le associazioni di categoria ed è apparso quasi sorprendente che le categorie economiche, tra le primissime priorità, chiedono una giustizia più certa, più veloce, più rapida e più efficiente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Capite bene che quindi, ormai, questo non è un tema più rimandabile, che per avere fondi di investimento che decidono se investire in Italia o in un'altra parte dell'Europa e del mondo è inaccettabile che in Italia ci sia una giustizia che per dare risposte ci mette dieci anni, ci mette fuori mercato? Allora, identifichiamo una riforma vera dell'ordinamento giudiziario, cogliamo l'occasione del PNRR per finanziarla con investimenti robusti e, a quel punto, diamo risposte al Paese reale che soffre.

E infine, anche sulla transizione ecologica; noi ci stiamo, accettiamo la sfida, con una premessa: che non sia l'occasione di permeare il nostro Paese di un approccio ideologico di ambientalismo anni Settanta-Ottanta. Noi, oggi, chiediamo che la transizione ecologica venga effettuata a fianco delle grandi imprese del Paese. La transizione ecologica come riconversione industriale, fatta con i nostri campioni nazionali dell'industria, ma che riesca a coinvolgere e ad attivare anche il grande mercato fatto di piccole e medie imprese, che devono trovare un accompagnamento al cambiamento verso una stagione ecologica che coniughi sviluppo e rispetto ambientale. Questo è l'ecologismo di centrodestra che ci piace, che ci convince (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non altri approcci ideologici di politiche solo del “no”.

E quindi concludo, Presidente. Per noi il PNRR non è una lista della spesa di soldi pubblici da buttare via, può essere l'occasione di fare riforme vere, di attrarre investimento privato, di mobilitare le migliori capacità ed eccellenze del nostro Paese. La sfida che abbiamo davanti è la sfida del cambiamento, lo abbiamo capito in questa crisi pandemica: a fine febbraio dell'anno scorso ci siamo scoperti fragili, un cambiamento che non avremmo mai immaginato di dover affrontare; quel cambiamento ha fatto vedere le grandi eccellenze, ma ci ha anche fatto trovare fragili. Un Paese, evidentemente, che nel futuro dovrà affrontare altri cambiamenti inaspettati e sarà in grado di affrontarli se sarà attrezzato a farlo; oggi, senza riforme, non lo siamo più, attrezzati. E il cambiamento dovrà essere colto come un'opportunità dai cittadini, ma lo sarà solo se, da quest'Aula, dalle decisioni che il Governo prenderà, i cittadini coglieranno che dietro un cambiamento può esserci un'opportunità e non, invece, la generazione di paure; perché, attenzione, al contrario, in quel caso, torneremo alla sensazione del cittadino di essere lontano dalle élite, si allargherà la forbice di distanza tra chi ha accesso agli strumenti per avere un cambiamento come opportunità e a chi, invece, ne rimane fuori, e allora avremo anche una tenuta sociale che verrà meno. Per noi il cambiamento è una sfida non più rimandabile e dentro a questo PNRR vogliamo trovare le nostre risposte.

Forza Italia ha le idee chiare, ha dato le proposte e continuerà a farlo: lavoriamo insieme, perché non possiamo sbagliare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00179, Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, Meloni ed altri n. 6-00181 e Lollobrigida ed altri n. 6-00182 (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Intervento e parere del Governo - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro dell'Economia e delle finanze, Daniele Franco.

DANIELE FRANCO, Ministro dell'Economia e delle finanze. Signor Presidente, onorevoli deputati, innanzitutto, vi ringrazio per l'invito a replicare in Aula alla discussione sulle linee generali e all'esame della relazione della V Commissione sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza, in merito alle risoluzioni parlamentari proposte. Vi ringrazio anche per le molteplici indicazioni fornite questa mattina, davvero molto costruttive e molto preziose.

Come ho già sottolineato nella mia audizione presso le Commissioni congiunte, l'8 marzo scorso, il PNRR è una grande occasione per avviare un processo di crescita duratura per il Paese. La sua buona riuscita richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo; richiede una strategia del Paese, una visione per il Paese, nel 2026, nel 2030 e, possibilmente, anche per i decenni successivi.

La trasmissione delle note tecniche relative alle Missioni e componenti della prima bozza del PNRR, predisposta dal precedente Esecutivo e da cui è partito il nostro lavoro, è stata guidata dalla volontà di facilitare un dialogo stretto tra Parlamento e Governo, nell'ottica della più completa trasparenza. La bozza del Piano su cui stiamo lavorando ha un contenuto informativo che, via, via, diviene più ricco, questo in coerenza con i requisiti europei, ma anche e soprattutto per consentire da parte delle istituzioni e dell'opinione pubblica una valutazione approfondita.

Il tema della rendicontazione è stato, questa mattina, più volte menzionato e ogni euro speso dovrà essere rendicontato, sia esso un euro a debito, sia esso un euro non a debito; tenete conto che l'Italia contribuirà, comunque, al finanziamento del bilancio comunitario, per cui nessun euro è veramente regalato al nostro Paese e ai nostri contribuenti.

Il Parlamento, in questi mesi, ha svolto un prezioso lavoro di interlocuzione con le istituzioni e le parti sociali. Il lavoro svolto dalle Commissioni nei diversi ambiti di competenza è stato serrato e impegnativo; sono state raccolte le osservazioni e le istanze di numerosissimi enti, di associazioni di categoria e di esperti. Il lavoro di sintesi del Parlamento, che confluisce nelle relazioni sul PNRR delle Commissioni e nelle risoluzioni votate dalla Camera e dal Senato, oggi e domani, contribuirà decisamente alla fase finale di definizione del Pano, di qui alla fine del mese. È un lavoro ricognitivo molto approfondito che va assolutamente, pienamente utilizzato.

L'impegno del Governo di avvalersi delle indicazioni contenute nelle risoluzioni e nelle relative relazioni nella redazione finale del nuovo Piano e a coinvolgere il Parlamento prima della sua trasmissione alla Commissione europea, non discende solo del mero obbligo di ottemperanza nei confronti delle risoluzioni, ma dal convincimento che una condivisione strategica del Piano sia possibile solo attraverso il pieno coinvolgimento di tutte le istituzioni, in primo luogo del Parlamento. Questo, ovviamente, non riguarda soltanto la fase di predisposizione attuale, ma anche tutta la successiva fase attuativa.

Alla luce delle osservazioni, della relazione e degli interventi di oggi in Aula, permettetemi di condividere con voi qualche considerazione in merito all'attività che stiamo svolgendo in queste settimane, il cui coordinamento è incardinato nel Ministero dell'Economia e delle finanze ma - ci tengo a ricordarlo - tutto il Governo è coinvolto nella redazione del Piano.

Come sapete, la Commissione europea ha definito, attraverso le sue linee guida, i piani di ripresa e resilienza come piani di riforma e investimento. L'accento sulle riforme è fondamentale, non solo per garantire l'efficacia e la rapida attuazione degli stessi investimenti, ma anche per superare quei nodi strutturali che hanno per lungo tempo determinato nel nostro Paese una crescita insoddisfacente e livelli occupazionali inadeguati, soprattutto per i giovani e per le donne. Molti di questi nostri punti deboli sono stati ricordati questa mattina, nei vostri interventi. La dotazione di risorse per l'Italia del Fondo di ripresa e resilienza è stimata pari, complessivamente, a 191,5 miliardi; di questa, circa il 60 per cento dovrà essere destinata a obiettivi di modernizzazione digitale del Paese e di transizione ecologica, con particolare riferimento alla lotta al cambiamento climatico. Sono criteri precisi, rilevanti e impegnativi. Non sono solo la chiave per costruire un'Italia più moderna e più verde, ma sono anche obiettivi indispensabili per rimanere al passo con lo sviluppo europeo, creando un ampio mercato per prodotti, servizi e nuove competenze, dal quale le nostre imprese e i nostri giovani potranno trarre pieno vantaggio. Dobbiamo far sì che i giovani e le imprese siano al centro del nostro sforzo di ripresa.

Tengo a ribadire, come ho già evidenziato in altre occasioni, che il Piano è un'occasione di sviluppo molto importante per il nostro Paese, ma non è l'unico strumento di politica economica per raggiungere obiettivi di crescita, inclusione ed efficienza. La strategia di politica economica deve includere i fondi strutturali europei, il Fondo sviluppo e coesione, oltre che, naturalmente, la legislazione ordinaria. Ricordo che i cinque fondi di durata quindicennale che sono stati introdotti nelle ultime 5 leggi di bilancio prevedono stanziamenti per investimenti per circa 200 miliardi, un importo analogo, sia pure distribuito diversamente nel tempo, di quello previsto dal PNRR.

Questo mi induce a due osservazioni: la prima è che il Piano è uno strumento aggiuntivo prezioso e, a questo proposito, vorrei ribadire che una parte significativa dei progetti finanziati col PNRR riguarderà iniziative nuove; inoltre, preciso che l'individuazione e la definizione sia dei progetti in essere, sia dei nuovi progetti si basa su criteri volti a concentrare le risorse sugli interventi più innovativi, a maggiore impatto sull'economia e sul lavoro. Occorrerà evitare che la spesa aggiuntiva per investimenti, prevista dal Piano, sia compensata da una minore spesa ordinaria, come è accaduto in passato. Per questo, dobbiamo migliorare la nostra capacità di gestione dei progetti di investimento e questo implica operare sia sulle procedure, che devono diventare più efficaci e semplici, sia sulle strutture tecniche delle amministrazioni, che devono diventare più solide; stiamo cercando di calare questi aspetti dentro il Piano.

È pure importante rammentare che i progetti che non fossero inclusi nel Piano non saranno necessariamente accantonati. Non solo esistono gli altri strumenti nazionali ed europei ai quali facevo cenno precedentemente, ma stiamo anche valutando se costituire una linea di finanziamento ad hoc, complementare al PNRR, che includa i progetti che, pur meritevoli di essere inclusi nel Piano per spirito e finalità, ne siano esclusi perché non soddisfano alcuni criteri più stringenti.

Vorrei anche soffermarmi su come la predisposizione del Piano, che ci vede impegnati in questi giorni, stia incorporando i tre temi trasversali riguardanti l'inclusione che il Piano si prefigge di affrontare: la parità di genere, i giovani e gli squilibri territoriali. L'intero Piano è improntato a una prospettiva di riequilibrio dei differenziali di genere e include misure volte a garantire una parità sostanziale nei diversi ambiti, non solo lavorativo ma anche sociale e culturale. In tale quadro, il Piano prevede azioni a sostegno dell'occupazione e dell'imprenditorialità femminile, e l'attuazione di diversi interventi abilitanti, a partire da un deciso rafforzamento dei servizi sociali, quali, in particolare, gli asili nido.

L'obiettivo di garantire la piena partecipazione dei giovani alla vita culturale, economica e sociale del Paese, investendo in istruzione e ricerca e intervenendo con politiche per incrementare il livello di occupazione giovanile, nel breve e nel lungo periodo, è trasversale a tutto il Piano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Al di là degli effetti indiretti a favore dei giovani derivanti dallo sviluppo dei nuovi settori perseguito dal Piano, si prevedono impatti diretti sulle nuove generazioni, in particolare nella Missione “Istruzione e ricerca”, con progetti dedicati al contrasto dell'abbandono scolastico, alla digitalizzazione della didattica, al potenziamento della ricerca, e nella Missione “Inclusione e coesione”, con gli interventi sulle politiche attive del lavoro e il potenziamento del servizio civile universale.

La scuola, l'università, il capitale umano sono aspetti cruciali del Piano.

Dobbiamo anche, nei prossimi anni, in qualche modo, affrontare le cicatrici che la pandemia ha determinato per i processi di apprendimento che sono stati danneggiati nell'arco di due anni scolastici.

Uno degli elementi cruciali del Piano nazionale di ripresa e resilienza, cioè la decisa trasformazione dell'economia verso un paradigma di crescita inclusiva e sostenibile, costituisce di per sé un contributo al benessere e alla qualità della vita delle giovani generazioni.

Senza una riduzione delle emissioni la qualità della vita nei prossimi decenni sarebbe decisamente peggiore e ricordo che questa è una delle priorità della Presidenza italiana del G20.

Infine, il Piano nazionale di ripresa e resilienza contribuirà a ridurre gli squilibri territoriali. Anche in questo caso, opererà con due modalità: una diretta, attraverso il finanziamento di interventi localizzati nel Mezzogiorno, e una indiretta, attraverso azioni di carattere trasversale che hanno un forte impatto sulle aree del Sud e delle Isole.

Nel complesso, le risorse destinate alle aree territoriali del Mezzogiorno supereranno significativamente la quota del 34 per cento. Le risorse sono, ovviamente, un aspetto importante, ma altrettanto importante è la questione dell'organicità dell'intervento. Si interviene sulle infrastrutture, la scuola, gli asili nido, l'agricoltura, le pubbliche amministrazioni, la sanità. La debolezza economica delle regioni del Sud Italia riflette una complessità di fattori che vanno affrontati con interventi su più fronti.

Un ultimo aspetto su cui vorrei soffermarmi riguarda la governance, in particolare relativamente all'interlocuzione tra Governo centrale ed enti territoriali. Come giustamente sottolineato nella Relazione, la definizione di una governance snella e ben definita a livello centrale e delle autonomie territoriali è un nodo cruciale. Nel raccogliere la sollecitazione del Parlamento su questo punto, vi anticipo che la proposta finale di Piano conterrà la descrizione di un modello organizzativo basato su una struttura di coordinamento centrale collegata a specifici presidi settoriali presso tutte le amministrazioni coinvolte, unitamente a strumenti e strutture di valutazione, sorveglianza e attuazione degli interventi. La questione dell'individuazione dei soggetti responsabili dell'attuazione è ovviamente qui cruciale. Questa cornice assicurerà una sana gestione finanziaria, rispetto delle regole europee e nazionali e il rispetto degli obiettivi quantitativi e dei traguardi intermedi.

Inoltre, al fine di facilitare un'efficace e tempestiva attuazione del PNRR, è prevista la definizione di un pacchetto di norme di semplificazione procedurale che agevoli la concreta messa in opera degli interventi, anche nel caso di interventi la cui realizzazione sarà responsabilità degli enti territoriali. Quella delle procedure, come è stato spesso ricordato questa mattina, è forse la sfida più importante che abbiamo davanti. Su questo punto, come su quello delle riforme, che è fondamentale nella costruzione di un piano efficace, il Parlamento avrà un ruolo centrale nell'assicurare un contributo significativo a un dibattito ampio ma anche una concreta capacità di individuare in tempi rapidi le soluzioni più opportune nei vari passaggi parlamentari che saranno richiesti nei prossimi mesi e anni per la realizzazione delle riforme.

Infine, la governance prevista assicurerà adeguate modalità di aggiornamento del Parlamento sullo stato di attuazione degli interventi e sul raggiungimento degli obiettivi. In particolare, sarà resa disponibile una piattaforma digitale pubblica centralizzata con i dati relativi all'attuazione dei progetti del PNRR.

In conclusione, il Piano rappresenta una sfida organizzativa complessa, una sfida organizzativa complessa soprattutto, come è stato ricordato da molti di voi, nella fase di attuazione. Esige una visione strategica, esige una capacità progettuale. È una sfida che, come Governo, stiamo cercando di affrontare e della quale vi daremo conto. Dobbiamo completare il Piano nelle prossime settimane e farne uno strumento di sviluppo e di ridisegno del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Lega-Salvini Premier, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro.

Invito il sottosegretario Vincenzo Amendola ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate. Prego, signor sottosegretario.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, signor Presidente. Allora, il parere è favorevole sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00179, mentre è contrario su tutte le altre.

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto l'esame della Relazione, che riprenderà alle ore 16 con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto.

La seduta è sospesa e riprenderà alle 15 con il question time.

La seduta, sospesa alle 13,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra per le Disabilità, la Ministra dell'Università e della ricerca, il Ministro per l'Innovazione tecnologia e la transizione digitale e il Ministro dell'Istruzione. Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza al fine di promuovere il riconoscimento ufficiale della lingua dei segni italiana (LIS) e della lingua dei segni italiana tattile (LIS tattile) – n. 3-02148)

PRESIDENTE. La deputata Lazzarini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Panizzut ed altri n. 3-02148 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come è noto, la Lega pone grande attenzione al tema delle disabilità e con questa interrogazione le chiediamo quali iniziative intende adottare per promuovere il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile. In Italia, purtroppo, sono ancora molte le barriere nella comunicazione e nell'accesso all'informazione che impediscono alle persone affette da sordità, sordocecità ed altre disabilità uditive la piena integrazione nel tessuto sociale.

PRESIDENTE. La Ministra per le Disabilità, Erika Stefani, ha facoltà di rispondere.

ERIKA STEFANI, Ministra per le Disabilità. Ringrazio gli onorevoli interroganti per il quesito posto, che mi consente di affrontare un tema caro, quale quello dell'abbattimento delle barriere della comunicazione nell'accesso all'informazione per le persone con disabilità uditive. Come ho avuto modo di esporre durante l'audizione in Commissione per le linee programmatiche, sin dalle prime settimane successive alla mia nomina in qualità di Ministro per le Disabilità ho incontrato le associazioni maggiormente rappresentative delle persone sorde, sordocieche e con disabilità uditive, e ho raccolto le istanze che le stesse hanno avanzato in tema di inclusione e partecipazione alla vita sociale, culturale, economica e politica del Paese. Il tema dell'accessibilità ai contenuti da parte delle persone sorde o con ipoacusie, infatti, è fortemente sentito dalle associazioni. A tal proposito, sono consapevole che sarà fondamentale adottare una strategia articolata sulla prevenzione e identificazione precoce del deficit sensoriale, la riduzione e il superamento dello stesso, l'acquisizione della lingua orale e scritta, la diffusione di ogni tecnologia o strumento, tra cui non va trascurato il riconoscimento della LIS, atto a favorire l'accessibilità di luoghi, mezzi e servizi. Il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile pertanto costituisce anch'esso un obiettivo nell'azione di Governo. Con i miei uffici sto lavorando alla predisposizione di un disegno di legge che recepisca le molteplici sensibilità in tema di abbattimento delle barriere alla comunicazione e nel quale possa trovare spazio anche il riconoscimento della lingua dei segni italiana e della lingua dei segni italiana tattile, atteso che, come ricordato, in molti Paesi europei la LIS ha già trovato riconoscimento ed occorre mettersi anche al passo.

Il diretto corollario, comunque, di tutto l'intervento sull'abbattimento sarà la sottotitolazione e ogni altra modalità idonea a favorire la comprensione della lingua verbale, nonché la definizione dei requisiti e delle modalità per l'accesso e lo svolgimento della professione di interprete LIS e LIST e dei servizi di interpretariato. Parimenti è necessario intervenire per il rafforzamento delle attività di prevenzione e identificazione precoce del deficit sensoriale, con specifico riguardo alle indagini preventive in gravidanza, allo screening neonatale universale, alla diagnosi audiologica e oculistica pediatrica e ogni altro intervento diagnostico precoce, abilitativo e riabilitativo, per tutti i bambini nati o divenuti sordi o sordociechi. Tutto ciò per garantire gli appropriati interventi di protesizzazione uditiva e oculare precoce e di implantologia cocleare e logopedica. Tali ambiti di intervento non sono e non devono essere considerati fra di essi alternativi, ma costituiscono l'essenza del diritto di libera scelta delle persone con disabilità e delle loro famiglie in merito alle modalità di comunicazione e agli ausili utilizzati per il raggiungimento del pieno sviluppo della persona e della sua inclusione sociale.

PRESIDENTE. La deputata Lazzarini ha facoltà di replicare.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie onorevole Ministro. Che dire? Siamo assolutamente soddisfatti della sua risposta e, conoscendo il suo impegno e la sua determinazione, non vi era alcun dubbio. Vedete, cari colleghi, il ripristino di un Ministero dedicato specificamente alla disabilità, e fortemente voluto da Matteo Salvini e dalla Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), rappresenta concretamente una fondamentale garanzia per le persone con disabilità e per le rispettive famiglie, assicurando quindi centralità, tempestività e prontezza di intervento assolutamente necessari anche e soprattutto nell'attuale contesto epidemiologico. La famiglia da sempre è il principale perno della società, motore sociale ed economico, e va necessariamente tutelata. Ed in poche settimane lei, signor Ministro, ha già ottenuto i primi importanti risultati concreti, quali: priorità nelle vaccinazioni per le persone con disabilità grave, nuove tutele per i lavoratori fragili, scuole aperte per gli alunni con disabilità. E su questo punto, come sindaco di un comune attualmente in zona rossa, ho veramente toccato con mano l'avvio immediato di questo aiuto, fondamentale per le famiglie con figli disabili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); e, tra pochi giorni, l'istituzione di un fondo pari a 100 milioni di euro, che sarà dedicato a progetti concreti per migliorare, semplificare la vita e garantire i diritti di chi ha disabilità, e di ogni età.

Quindi grazie, signor Ministro, per il lavoro fino ad oggi fatto e in così breve tempo. Grazie al suo operato, l'inclusione delle persone con disabilità è al centro dell'attenzione del Governo. Occorre allinearsi, come da lei sottolineato, agli altri Stati europei che già l'hanno riconosciuta, poiché l'abbattimento delle barriere di comunicazione per le persone con disabilità sensoriali è assolutamente fondamentale per la loro inclusione. Noi saremo sempre al suo fianco, signor Ministro, chiamati tutti, cari colleghi deputati, a dimostrare un grande senso di responsabilità anche e soprattutto in questa battaglia comune contro la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Elementi in ordine all'incremento delle immatricolazioni nell'anno accademico 2020/2021 e alla relativa distribuzione sul territorio nazionale – n. 3-02149)

PRESIDENTE. La deputata Di Giorgi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Piccoli Nardelli ed altri n. 3-02149 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministra, i dati anticipati dal Ministero all'inizio dell'anno accademico 2020/2021 evidenziano come l'emergenza COVID abbia generato nelle università un incremento delle immatricolazioni, con una redistribuzione in tutto il territorio nazionale. Sebbene il trend negli ultimi quindici anni abbia fatto registrare complessivamente una perdita di 37 mila nuovi iscritti, per l'anno accademico 2020/2021 gli atenei italiani sembrerebbero aver registrato un aumento del 7 per cento delle nuove iscrizioni rispetto all'anno precedente. Scorrendo la classifica degli atenei con i maggiori incrementi percentuali di immatricolazione è possibile ipotizzare che molti studenti abbiano scelto di iscriversi negli atenei più vicini alla propria città di residenza, e questo è un altro tema che le pongo. Un'ipotesi che potrebbe trovare sostegno nella messa in atto della didattica mista, con la conseguente scelta di non spostarsi troppo dalla propria città. Le voglio chiedere, a fronte di queste considerazioni, se questo le risulta e se questo incremento del 7 per cento, che sarebbe interessante, è reale.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha facoltà di rispondere.

MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'Università e della ricerca. Intanto ringrazio gli onorevoli interroganti perché con il loro quesito mi consentono di evidenziare come comincino ad emergere segnali positivi che danno fiducia per il nostro futuro. Fin dall'inizio della pandemia il sistema universitario e dell'alta formazione ha saputo meritarsi la fiducia degli studenti, dimostrando di potersi convertire praticamente in tempo reale in forme avanzate di didattica a distanza e blended. Inoltre, non appena le misure di contenimento della pandemia lo hanno permesso, si sono subito riattivate anche in presenza le attività laboratoriali, di ricerca e di didattica a piccoli gruppi. A partire da settembre, poi, il sistema dell'alta formazione ha garantito una graduale ripresa in presenza delle attività didattiche, senza registrare né nell'università né nelle altre istituzioni di alta formazione episodi tale da mettere in discussione il sistema organizzativo adottato. La piena continuità, quindi, dell'attività didattica delle università risulta confermata dalla circostanza per la quale nel secondo semestre dello scorso anno accademico il numero di esami e di laureati è risultato addirittura superiore rispetto all'anno precedente.

Quindi, in questo clima di generale fiducia sulle potenzialità del sistema dell'alta formazione si sono innestate le importanti misure del Governo nel campo del diritto allo studio, sia attraverso un ampio allargamento della platea dei beneficiari della no tax area sia grazie a un deciso investimento sulle borse di studio per gli studenti meritevoli ancorché privi di mezzi. L'insieme di queste condizioni, quindi, ha determinato lo straordinario risultato di una vera e propria inversione di tendenza sul dato delle immatricolazioni nelle università. Mi fa allora davvero piacere confermare che i dati esposti dagli interroganti corrispondono al vero, visto che al trend indubbiamente negativo degli ultimi anni si è risposto, nell'anno della pandemia, con 312 mila nuove immatricolazioni, che vuol dire nuovi ingressi all'università con un aumento pari al 5 per cento, a cui si devono aggiungere oltre 140 mila iscrizioni in più al primo anno delle lauree magistrali biennali, numeri che consentono così di arrivare ad un incremento complessivo di circa il 7 per cento totale delle iscrizioni. Anche grazie alla forza di questi dati, si impone dunque la validità delle misure sul diritto allo studio che - voglio rassicurare gli onorevoli interroganti - faranno certamente parte delle nostre misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza, a testimonianza della volontà di considerarle quali investimenti seri e duraturi per il futuro delle nostre generazioni e lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese.

PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di replicare.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, signora Ministro. Le sue informazioni, quindi, ci descrivono un quadro positivo pur nella permanente difficoltà che il nostro Paese si trova a dover affrontare in merito al numero dei laureati, ancora insufficienti, purtroppo. Noi sappiamo che - come lei ben ha ricordato - lo sviluppo di una nazione è determinato dall'investimento in capitale umano, in formazione, nell'alta formazione e nella ricerca scientifica. Questa sfida che lei ha citato oggi, e che col suo collega, che vedo seduto accanto, stiamo affrontando e affrontate come Governo, fa sì che debbano essere raccolte tutte le energie del Governo e del Parlamento perché vengano impiegate per superare questo gap che ancora non ci consente una reale competizione a livello internazionale, nonostante l'altissimo livello dei nostri ricercatori e l'orgoglio che noi abbiamo rispetto a loro. Gli investimenti in legge di bilancio, voglio aggiungere anche quelli, e le risorse già previste nel Next Generation EU ci fanno ben sperare in una svolta. Ecco, questa svolta noi vogliamo che ci sia. Vi seguiremo, faremo in modo di supportarvi su questo perché credo che sia davvero l'unica nostra opportunità per uno sviluppo del nostro Paese. Quindi, l'università e la ricerca al centro, e i nostri ragazzi si devono iscrivere sempre di più, perché è la cosa che serve. La cultura è la cosa più importante, la cultura e la conoscenza. Attraverso questo penso proprio che l'Italia potrà andare avanti. Grazie, Ministro, per il suo impegno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative di competenza volte a garantire parità di trattamento tra i dottorandi di ricerca in ordine alle proroghe disposte in relazione alla situazione pandemica – n. 3-02150)

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02150 (Vedi l'allegato A).

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signora Presidente. Signora Ministra, i danni della pandemia hanno avuto effetti molto pesanti su tutti i cicli di dottorato in corso, per ragioni molto semplici. Infatti, sono stati interdetti, per i più, quasi per la totalità, alcuni elementi fondamentali per svolgere quel tipo di ricerca, cioè la ricerca sul campo, le missioni all'estero, la consultazione delle fonti di archivio, lo spoglio delle pubblicazioni non recenti non digitalizzate nelle biblioteche, nonché la partecipazione a convegni, seminari e workshop; tutte cose che fanno parte attivamente di quel tipo di percorso dottorale. Il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 ha stabilito una prima proroga di due mesi per i dottorandi del XXXIII ciclo. Con il decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, è stata prorogata ulteriormente la scadenza del ciclo dottorale di altri tre mesi, per chi ne avesse già fatto richiesta, per un totale di 5 mesi. La proroga non è sufficiente complessivamente, neanche per quel ciclo, ma c'è un problema: gli altri cicli attualmente in corso, il XXXIV, il XXXV e il XXXVI, che è appena iniziato, sono esclusi. Dunque, noi crediamo che sia opportuno, per ragioni di eguaglianza ma, soprattutto, per ragioni di ristoro concreto a un percorso molto importante nella formazione universitaria, intervenire in questa direzione. Siamo qui a chiederle se avete immaginato strumenti per farlo.

PRESIDENTE. LA Ministra dell'Università e della ricerca, Maria Cristina Messa, ha facoltà di rispondere.

MARIA CRISTINA MESSA, Ministra dell'Università e della ricerca. Il tema del disagio patito dai dottorandi nell'ambito dei propri percorsi di ricerca al tempo della pandemia è stato affrontato dal Governo che, come lei ha riferito, ha disposto, nel “decreto Rilancio”, una prima proroga di due mesi e, successivamente, una seconda proroga di tre mesi.

Va detto subito che questa proroga ha interessato esclusivamente, come ha detto, i dottorandi impegnati nell'ultimo anno dei rispettivi cicli ed è stata configurata anche come facoltativa, e questo in ragione della circostanza, da un lato, che i disagi all'attività dei dottorandi risultassero particolarmente significativi nell'imminenza della conclusione del loro percorso e, dall'altro, che forse non tutti i dottorandi, a fronte dell'ampia diversità dei percorsi di ricerca, avessero interesse a una proroga automatica. A conferma di ciò, va detto che ha beneficiato delle proroghe in parola un numero non superiore al 60 per cento degli aventi diritto potenziali, tra i quali un'ampia maggioranza è rappresentata dai dottorandi di quei settori scientifici che hanno una particolare vocazione alla ricerca sul campo o, comunque, comprendente un periodo presso istituzioni estere, per esempio. Occorre precisare, inoltre, che, sulla base di specifici indirizzi dell'Unione europea, essendo ovviamente i disagi comuni a tutti i sistemi dell'alta formazione europei, gli Stati membri sono stati invitati a rispondere a questa crisi sanitaria assicurando un supplemento eccezionale di flessibilità delle regole, preordinato allo svolgimento dei dottorati. A tal fine, da una parte sono state valorizzate le attività di ricerca svolte a distanza e, dall'altra, si è ritenuto di poter prescindere, laddove richiesti, dai periodi minimi di permanenza all'estero. Anche in ragione di ciò, il Ministero, a fronte di taluni quesiti simili a quello formulato dall'onorevole interrogante, ha già dimostrato ampia flessibilità nelle indicazioni da dare agli atenei ai fini della applicazione della normativa vigente. In questo quadro di particolare flessibilità, una eventuale ulteriore proroga, soprattutto se estesa, a differenza di quanto avvenuto finora, già dal primo anno dei cicli, costituisce senza dubbio una misura di forte impatto che andrà valutata attentamente, insieme alle forze parlamentari, soprattutto nelle ipotesi in cui le attuali misure restrittive dovessero protrarsi al punto tale da impattare nuovamente sui cicli di dottorato in corso, tenendo conto, in tale valutazione, anche del principale interesse dei dottorandi a concludere quanto prima il loro percorso di ricerca per poter raggiungere ulteriori traguardi accademici e professionali.

PRESIDENTE. Il deputato Fratoianni ha facoltà di replicare.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). La ringrazio, signora Ministra, per la risposta che mi ha dato. Alcuni degli elementi che ha ricordato sono conosciuti e sono importanti. Ci sono, però, alcune cose che non mi consentono di essere completamente soddisfatto ma che mi consentono, invece, di continuare a porre la questione in un'interlocuzione, com'è giusto che sia, tra Parlamento e Governo. Infatti, una delle ragioni che a suo tempo spinsero il Governo di allora, e lo stesso Parlamento, a limitare la proroga soltanto a quella porzione di dottorandi era legata alla condizione specifica di quei dottorandi - l'ultimo anno, il XXXIII ciclo - ma anche, come è del tutto evidente, a ragioni diciamo meno nobili e più legate alla dimensione dei problemi economici che interventi di questo tipo, come la miriade di interventi di cui è necessario occuparsi in questo momento, richiedono.

È del tutto evidente - lei lo sa benissimo e credo che l'impatto a cui si riferisce abbia a che fare anche con questo - che un intervento come quello che io sono qui a chiedere, e che continuo a considerare giusto, nelle forme con cui è stato determinato, cioè forme che consentano, per esempio, ai dottorandi di poter scegliere se usufruire o meno della proroga, rispetto alle loro priorità e alle condizioni specifiche del loro percorso, avrebbe dei costi. Dunque, io penso che è di questo che dobbiamo discutere. Questo è il motivo per cui non posso dirmi interamente soddisfatto, nonostante la gentilezza della sua risposta, perché io credo che sia giusto nominare le cose con il loro nome. C'è una questione che riguarda, in questo settore come in altri settori, la priorità nell'indirizzo della spesa. Penso che su questo fronte, quello della formazione, della ricerca e, in questo caso, della formazione superiore, o addirittura di un livello ulteriore rispetto alla formazione superiore universitaria, sia opportuno fare un ulteriore salto di qualità, anche nella capacità di investimento rispetto ai ristori, che non sono quelli che classicamente occupano la nostra discussione ma che sono molto importanti rispetto al futuro di una generazione di questo Paese.

(Iniziative di competenza in merito agli obiettivi di digitalizzazione del Paese, con particolare riferimento ai processi di infrastrutturazione e ad ulteriori interventi di semplificazione normativa – n. 3-02151)

PRESIDENTE. Il deputato Mor ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nobili n. 3-02151 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MATTIA MOR (IV). Buongiorno, Ministro Colao, grazie.

Noi vorremmo sapere quanto segue, premesso che l'utilizzo delle risorse del programma Next Generation EU, riguardo alle quali l'Italia presenterà in Unione Europea il proprio Piano di ripresa e di resilienza, la cui prima versione è oggi all'esame del Parlamento, questo Piano rappresenta senza dubbio una chiave di volta per realizzare una trasformazione digitale nel nostro sistema Paese in diversi ambiti: dalla realizzazione delle infrastrutture materiali di connessione, alla competenze digitali, alla trasformazione della pubblica amministrazione, allo sviluppo del nostro sistema produttivo.

Come ha segnalato il Ministro interrogato, la transizione digitale registra al momento nel nostro Paese un forte ritardo: il 60 per cento delle famiglie non usufruisce dei servizi Internet su rete fissa e non ha accesso a una connessione di almeno 30 megabit al secondo solo per il 42 per cento degli italiani tra i 16 e i 74 anni, il presupposto di questa trasformazione, che senza dubbio è rappresentato dalla veloce realizzazione delle infrastrutture digitali.

Per cui, con riferimento a questo aspetto, interessanti spunti possono essere anche tratti dalla segnalazione, inviata il 23 marzo dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri…

PRESIDENTE. Concluda.

MATTIA MOR (IV). …che contiene - vado a concludere - le proposte della stessa Autorità per la concorrenza.

Vorremmo sapere, quindi, quali siano le iniziative che il Ministro abbia assunto o intenda assumere in questo contesto per garantire il conseguimento degli obiettivi di digitalizzazione del nostro Paese, in particolare con riferimento all'accelerazione dei processi di infrastrutturazione e alla individuazione degli ulteriori interventi di semplificazione.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO COLAO, Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Grazie, Presidente. Onorevoli deputate e deputati, con riferimento al quesito postomi, mi preme sottolineare che l'ambizione del Governo è di portare connessioni a 1 gigabit per secondo su tutto il territorio nazionale entro il 2026.

Per fare questo è necessario agire sul fronte dell'offerta, e, quindi, dell'infrastrutturazione, e su quello della domanda, cioè sull'effettivo utilizzo dei servizi. Come ho già avuto modo di dire, c'è un forte e non più tollerabile ritardo nel processo di infrastrutturazione del Paese. Per velocizzare la copertura con reti a banda ultra larga, va, quindi, rivisto il modello seguito fino ad oggi, facendo della neutralità tecnologica il principio guida nella definizione di politiche e strategie per lo sviluppo della banda ultra larga.

Con riferimento alle attività in corso, ricordo che è in corso la consultazione pubblica Infratel sul piano di investimenti infrastrutturali per la banda ultra larga nelle 18 isole minori, che, nell'ambito del progetto “Wi-Fi Italia”, son stati attivati 120 ospedali su 159, e che si è conclusa la gara da parte di Infratel per connettere 12 mila scuole.

Si deve ora procedere all'individuazione delle cosiddette aree grigie. Per fare questo, Infratel avvierà una consultazione con gli operatori sui piani di sviluppo delle reti ad altissima velocità VHCN ma anche 5G per procedere poi con le gare, lasciando gli operatori liberi di competere sulla tecnologia, a fibra o radio, incluso il 5G.

Stiamo inoltre verificando la dimensione economica degli investimenti necessari all'interno del PNRR. Gli interventi per lo sviluppo delle reti devono essere accompagnati, anche in coerenza con quanto indicato dall'AGCM nella sua segnalazione del 23 marzo scorso, da misure che rendano più rapida e agevole la realizzazione di tutte le infrastrutture. Stiamo, quindi, anche considerando ulteriori misure di semplificazione e revisione del quadro regolatorio che proporremo appena possibile.

Dal lato della domanda, stiamo monitorando il procedimento di approvazione da parte della Commissione europea delle misure relative alla “fase 2” dei cosiddetti voucher per liberare quanto prima i fondi a disposizione di imprese e cittadini. Abbiamo sollecitato la Commissione Europea a fare presto.

Per quanto riguarda, infine, l'incidenza delle misure dei voucher alle famiglie a basso reddito, partita a novembre 2020, sono, ad oggi, oltre 114 mila i beneficiari che hanno aderito alla misura, con circa il 36 per cento delle risorse impegnate, di cui il 30 per cento già con servizi attivati.

Il raggiungimento e l'attuazione di azioni sopra delineate, che stiamo definendo assieme al MiSE e di Infratel e con la collaborazione di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, confluiranno in un piano di azione che verrà portato al Comitato interministeriale per la transizione al digitale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Signor Presidente, grazie Ministro, anche per le sue parole e per l'approccio con cui ha affrontato e affronta questa sfida fondamentale per il Paese.

Come sa, la pandemia, questo anno terribile, ha cambiato il nostro approccio rispetto all'uso degli strumenti digitali e anche il peso politico - fortunatamente in questo caso - che la digitalizzazione del Paese ha tra le priorità ed è anche al centro del PNRR dove ha una quota rilevante di risorse a disposizione.

Ogni volta che un'azienda fa fatica con la smart working, ogni volta che una famiglia ha problemi con la didattica a distanza, ma anche, banalmente, ogni volta che nelle Commissioni parlamentari, fatichiamo con audizioni a distanza, ci rendiamo conto delle carenze nel nostro Paese. Da questo punto di vista, abbiamo fatto passi importanti sul 5G e siamo indietro sulla banda ultra larga. Da questo punto di vista, per noi - che siamo, come Italia Viva, quelli che hanno lanciato il Piano Shock per sbloccare i cantieri e per sbloccare infrastrutture - questa infrastrutturazione digitale del Paese è importante e cruciale quanto quella fisica. I dati li conosciamo. Conosciamo l'indice DESI e nell'indice DESI - che ci vede in fondo -, quello sulla digitalizzazione degli Stati membri dell'Unione - in particolare, mi fa piacere che lei ne abbia parlato, ministro -, c'è anche quello sulle competenze digitali. Perché noi abbiamo un problema di infrastrutturazione, abbiamo un problema enorme di competenze, siamo all'ultimo posto, in Europa, da questo punto di vista. Quindi, una volta che abbiamo la rete, dobbiamo saperla usare.

Troppi italiani non hanno accesso alla rete, non sono mai entrati nella rete Internet: questo è un grande problema. Poi abbiamo un altro enorme tema da affrontare, che è quello che riguarda come ci organizziamo: garantire la concorrenza nelle aree nere, garantire un intervento pubblico efficace nelle aree bianche e grigie, che non sono solo le aree interne o montane, ma sono anche quelle delle nostre città. E' la rivoluzione industriale del nostro secolo, non possiamo perdere altro tempo. Benissimo la sfida che ha lanciato, il 2026: anticipiamo, facciamola coincidere con lo sviluppo del Recovery Plan. Noi siamo al suo fianco in questo, ministro, per agevolare e finalmente dare a questo Paese la struttura e l'infrastruttura digitale che merita (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative di competenza volte a favorire la creazione di una rete pubblica di telecomunicazioni, nonché in materia di raccolta, conservazione e scambio dei dati della pubblica amministrazione – n. 3-02152)

PRESIDENTE. La deputata Mirella Liuzzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giarrizzo ed altri n. 3-02152 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MIRELLA LIUZZI (M5S). Signor Presidente, Ministro Colao, dotare gli italiani di una rete efficiente, veloce e moderna non è più un'opzione rinviabile. Conosciamo gli errori del passato: le privatizzazioni hanno causato la vendita di un asset strategico costruito con i soldi degli italiani, i soldi di tutti noi. Attualmente, i lavori per la stesura della fibra ottica procedono a rilento e, come lei ha ricordato, sei famiglie su dieci non usufruiscono di servizi Internet o non hanno una connessione a banda ultra larga.

La transizione digitale è un'occasione che l'Italia non può perdere. Una rete di proprietà pubblica, un cloud della PA pubblico, possono velocizzare il grande processo di digitalizzazione del Paese? Noi crediamo di sì.

E il Governo ha un ruolo centrale, di indirizzo verso le partecipate. Per questo, Ministro, le chiediamo come intenda portare avanti il dossier della rete unica, se sia d'accordo o meno su una società delle reti a controllo pubblico e cosa intenda fare per lo sviluppo di infrastrutture di cloud di unica proprietà dello Stato.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO COLAO, Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Presidente, la tutela del patrimonio informativo pubblico al servizio dei cittadini e delle politiche pubbliche, l'offerta di servizi digitali sicuri e facilmente accessibili per i cittadini e lo sviluppo delle competenze e degli investimenti digitali costituiranno il cuore della nostra azione di Governo.

Questi obiettivi così ambiziosi, tuttavia, poggiano su un presupposto essenziale: lo sviluppo delle infrastrutture digitali e di rete in piena sicurezza. E' necessario pertanto giungere nel più breve tempo possibile a una soluzione idonea a consentire una rapida e completa copertura di rete a beneficio dei cittadini e imprese. L'obiettivo di fondo degli interventi previsti è quello di garantire la massima efficienza degli investimenti nello sviluppo di tutte le infrastrutture di rete beneficiarie, nel rispetto delle regole del mercato e della promozione della concorrenza. Parallelamente allo sviluppo delle infrastrutture di rete, è necessario mettere in sicurezza le infrastrutture digitali delle varie articolazioni della pubblica amministrazione deputate alla gestione del patrimonio informativo pubblico, al fine di garantirne sicurezza, efficienza e continuità operativa. E' fondamentale far sì che i dati in possesso della pubblica amministrazione siano inviolabili. Il comparto cybersecurity e il comparto sicurezza nel loro complesso assumono in questa prospettiva fondamentale importanza per i cittadini e anche sul piano geostrategico. L'ultimo censimento del patrimonio delle infrastrutture di elaborazione dati della pubblica amministrazione ha rilevato che circa il 95 per cento delle infrastrutture dati della pubblica amministrazione è privo dei requisiti minimi di sicurezza e affidabilità necessari per fornire i servizi e gestire i dati. Il “decreto Semplificazioni” 2020 ha posto le basi per la messa in sicurezza delle infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, prevedendo lo sviluppo di un'infrastruttura ad alta affidabilità, collocata nel territorio nazionale, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e destinata ad accogliere i dati delle pubbliche amministrazioni oggi dispersi in centri per l'elaborazione dati e sistemi informatici proprietari spesso privi dei livelli minimi di sicurezza con limitata capacità elaborativa, inefficienti in campo energetico e quindi maggiormente vulnerabili.

È necessario, quindi, ripartire da questo intervento per dare attuazione al cosiddetto principio cloud first, sia a livello centrale sia a livello locale. A tal fine l'infrastruttura promossa dalla Presidenza del Consiglio prevederà la possibilità per le amministrazioni di usufruire di efficienti servizi cloud esclusivamente accessibili alla PA o di servizi ibridi, economici e scalabili facilmente, a fronte di una rigorosa e omogenea classificazione delle tipologie dei dati da conservare e delle caratteristiche di sicurezza e protezione richieste ai fornitori. Questi data center saranno collegati in Italia e a controllo italiano. A garanzia della sicurezza dei dati connessi all'esercizio di funzioni essenziali dello Stato, le soluzioni cloud consentite alle amministrazioni pubbliche dovranno essere in ogni caso sviluppate nel rispetto del perimetro di sicurezza nazionale cibernetica e dei requisiti di qualità, sicurezza, performance, scalabilità e portabilità, definiti da AgID. In tal modo il nostro Paese potrà fruire dei servizi delle infrastrutture cloud descritte, in linea con le iniziative avviate dall'Unione europea sotto la direzione pubblica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Emanuele Scagliusi per due minuti. Prego.

EMANUELE SCAGLIUSI (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, la ringrazio per la risposta. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione unica, per accelerare la trasformazione digitale del nostro Paese. Basti pensare che alla sola voce legata alla digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura vengono stanziati ben 59 miliardi. Con il Governo Conte la questione della rete unica aveva avuto un importante slancio, ora non possiamo più attendere. Da sempre sosteniamo la necessità di portare nelle case degli italiani una rete ad alta capacità, che, insieme all'attenzione sulle competenze digitali, assicuri ai cittadini italiani il pieno esercizio della cittadinanza digitale. Ma cosa significa questo di concreto per i nostri cittadini che ci seguono? Un accesso ai servizi digitali sanitari - e proprio in questo periodo, abbiamo compreso quanto sia urgente fare questo tipo di trasformazione -, un accesso alla formazione digitale per i nostri figli, ma un rapporto anche più snello ed efficace con la pubblica amministrazione, garantendo naturalmente la sicurezza e la riservatezza dei dati. Quindi, cosa serve adesso al nostro Paese? Serve una rete a prova di futuro. Occorrerà, dunque, mettere mano ai ritardi del piano aree bianche, che nel corso del 2020 ha avuto una decisiva accelerazione, con 1.733 comuni in commercializzazione e 2.677 cantieri aperti, che arriveranno a ulteriori 1.900 comuni nel 2021. È necessario vigilare sull'attuazione di questo piano e serve una rete neutrale, al servizio del Paese e degli operatori, una rete pubblica a controllo pubblico, che garantisca i diritti di tutti i cittadini e pari condizioni di accesso. Ma serve anche una pubblica amministrazione a prova di futuro. Per questo crediamo che un'infrastruttura essenziale sia il cloud computing pubblico…

PRESIDENTE. Concluda.

EMANUELE SCAGLIUSI (M5S).…per la gestione dei dati della PA e che eviti inutili duplicazioni e che garantisca un rapporto con la PA al passo con i tempi. Concludendo, Ministro, il Piano nazionale di ripresa e di resilienza è un'occasione per ricongiungere il nostro Paese da Nord a Sud…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

EMANUELE SCAGLIUSI (M5S). …e su questo fronte troverà sempre la leale collaborazione del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Intendimenti in ordine alla rete unica di telecomunicazioni, nell'ottica di salvaguardare la concorrenza nel settore, gli investimenti, l'innovazione e la tutela dei consumatori – n. 3-02153)

PRESIDENTE. Il deputato Mollicone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02153 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Ministro Colao, prima di tutto vorrei ricordare al MoVimento 5 Stelle che, se ci sono questi ritardi nella digitalizzazione della Nazione, probabilmente, visto che sono al Governo da tre anni, è anche demerito loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per quanto riguarda il piano banda ultra larga, infatti, abbiamo gravi ritardi nella copertura delle aree bianche, con solo il 17 per cento di copertura. Lei citava il gigabit al secondo entro il 2026, ma sappiamo che è già in realtà irraggiungibile. Ritardi certificati dalle penali contrattuali, applicate da Infratel a Open Fiber, con quasi 7 milioni di euro complessivi di sanzioni. Sappiamo della cessione delle quote di Open Fiber a Macquarie, su cui andrebbe applicata la golden power. La sovranità digitale, tema introdotto in Parlamento da Fratelli d'Italia, passa dalla infrastrutturazione della Nazione, da Nord a Sud, senza più aree bianche, nere o grigie, e dalla proprietà pubblica della rete. Le chiediamo se l'eventuale rimonopolizzazione sotto un unico operatore della rete unica…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …non possa avere un impatto negativo sulla concorrenza e sui consumatori e come intende dare attuazione alla mozione di Fratelli d'Italia approvata in Parlamento per una rete unica di proprietà pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO COLAO, Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Grazie, Presidente. Lo sviluppo delle infrastrutture di rete, la tutela e la valorizzazione del patrimonio informativo pubblico al servizio dei cittadini e delle politiche pubbliche, il tema delle competenze digitali e della messa in sicurezza delle infrastrutture digitali costituiranno i punti cardine dell'azione del Governo. La Commissione europea, nella visione Digital Compass, annunciata pochi giorni fa, ha posto come obiettivo quello di raggiungere una digitalizzazione pressoché piena entro il 2030 e, nello specifico, giungere a quella data a garantire un gigabit per tutte le famiglie e copertura 5G in tutte le aree popolate. Noi vogliamo essere ambiziosi e, grazie anche alle risorse del Next Generation EU, assicurare questi obiettivi entro i prossimi cinque anni. Per arrivarci, stiamo innanzitutto verificando la dimensione degli investimenti effettivamente necessari, per soddisfare l'obiettivo della gigabit society all'interno del PNRR, incrementando sensibilmente gli investimenti originariamente previsti. Allo stesso tempo, stiamo esaminando il programma di implementazione, per garantire che gli interventi siano realizzati nei tempi e nei modi previsti, cercando di recuperare il ritardo accumulato. Al riguardo siamo convinti che due siano i principi da applicare: quello della piena neutralità tecnologica, in grado di garantire la massima copertura possibile, indipendentemente dalla tecnologia utilizzata, fissa o mobile, e quello del mantenimento del rispetto delle regole di mercato e dei principi che tutelano la concorrenza. Dalla cosiddetta operazione rete unica, cui si riferiscono gli interroganti, scaturirebbero effetti che possono incidere sui tempi e sulle modalità di sviluppo degli interventi relativi alla banda ultra larga. Poiché si tratta di interventi cruciali per assicurare la modernizzazione del Paese e la coesione sociale e l'inclusione, è necessario giungere nel più breve tempo possibile a una definizione del contesto competitivo, in grado di garantire allo stesso tempo una rapida copertura delle zone interessate e il rispetto degli enunciati principi di concorrenza. Non possiamo permetterci di rimanere, quindi, in una situazione di lunga attesa, che rischia di condizionare i piani e, quindi, i tempi delle copertura delle reti a banda ultra larga, finanziata anche con le risorse del PNRR. Coerentemente con l'impegno assunto verso quest'Aula lo scorso 20 luglio, si sta quindi procedendo alla valutazione della situazione in essere, con riferimento alla cosiddetta rete unica, che permetta di avviare i piani di investimento, per recuperare i ritardi accumulati e traguardare gli obiettivi europei.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Alessio Butti. Prego.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, per disastro, confusione e ritardo, che lei ha ereditato, ha tutta la nostra solidarietà. In questo quadro confuso, però, desideriamo ribadirle le nostre certezze, ossia la rete pubblica, perché è strategico che l'Italia possa custodire nel modo migliore i propri dati sensibili. Rete unica, per evitare confusione e per evitare spreco energetico e ovviamente finanziario. Rete non verticalmente integrata, per agevolare la concorrenza, il mercato e soprattutto i consumatori, perché, se c'è mercato, c'è qualità dei servizi e, se c'è qualità di servizi, le tariffe sono anche contenute. Il Governo ci sembra di capire che non sia in grado di attuare quanto già deciso, peraltro, dal Parlamento nell'autunno del 2018. Avete probabilmente cambiato idea. Allora, si rafforzi la competizione infrastrutturale, come dice anche l'Europa e l'Antitrust, ma l'Italia non rinunci ad avere un operatore di rete pubblico, che garantisca la concorrenza e soprattutto il consumatore. Si blocchi l'uscita del colosso ENEL, pubblico peraltro, dalla pubblica Open Fiber, anziché cedere quote di mercato a investitori stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Basta con il piede dello Stato in due scarpe, in competizione peraltro tra loro. Cassa depositi e prestiti è il braccio finanziario: decidete strategicamente dove posizionarla! E, soprattutto - l'ha detto prima, la ringraziamo - le aree grigie vadano a gara. E, allora, concludo. Fate presto, perché gli italiani hanno perso tanto tempo e tanto denaro. L'accelerazione digitale, come la intende Fratelli d'Italia, porterà a un incremento del PIL in Europa e in Italia, addirittura in Italia a due cifre, e, soprattutto, ci saranno ottanta occupati in più…

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSIO BUTTI (FDI). … ogni mille utenti nuovi di banda ultra larga. Gli italiani vi chiedono di fare due conti, ma fateli velocemente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte ad accelerare il processo di transizione digitale con riguardo ai rapporti tra cittadini e pubblica amministrazione – n. 3-02154)

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02154 (Vedi l'allegato A).

LUCA SQUERI (FI). Grazie, Presidente. Buonasera, signor Ministro, in un recente studio del Censis, abbiamo letto che otto italiani su dieci hanno aumentato la loro competenza digitale, il 75 per cento della popolazione utilizza regolarmente Internet e quasi nove italiani su dieci hanno potuto andare avanti nella loro attività, a distanza tramite Internet. Eppure, la Commissione europea, nella misurazione dei rapporti online e telematici tra società, economia e pubblica amministrazione, ci mette, su ventotto Paesi, al venticinquesimo posto, cioè quartultimi. Sembra proprio che il problema non siano i cittadini, ma la pubblica amministrazione.

Per cui, chiediamo cosa intenda adottare il Governo per accelerare la transizione digitale e, soprattutto, come allocare le risorse.

PRESIDENTE. Il Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale, Vittorio Colao, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO COLAO, Ministro per l'Innovazione tecnologica e la transizione digitale. Grazie, Presidente. La trasformazione digitale della pubblica amministrazione è una delle priorità dell'azione di Governo. Crediamo che una pubblica amministrazione efficace debba supportare cittadini, residenti e imprese con infrastrutture e servizi digitali facilmente accessibili. Questo è ancora più vero alla luce della transizione forzata dal distanziamento sociale imposto dalla pandemia, che ha fortemente accelerato la digitalizzazione di numerose sfere della vita economica e sociale, evidenziando i ritardi accumulati su questo fronte della nostra PA.

Per realizzare la trasformazione digitale, stiamo definendo una serie di azioni che vadano, da un lato, a facilitare l'accesso ai servizi e, dall'altro, a rafforzare le competenze digitali dei cittadini. Attraverso il PNRR puntiamo ad agire su entrambi questi aspetti. Per facilitare l'accesso ai servizi vogliamo seguire il principio once only e, cioè, far sì che le informazioni sui cittadini siano a disposizione, una volta per tutte, per le amministrazioni, in modo immediato, semplice ed efficace, alleggerendo tempi e costi legati alle richieste di informazioni oggi frammentate tra molteplici enti. Quindi, prevediamo investimenti significativi per rendere i dati delle amministrazioni pienamente interoperabili. Solo attraverso questa piena interoperabilità fra enti della PA si riusciranno a fornire servizi pienamente digitali, evitando inutili adempimenti, duplicazioni di certificati e code agli sportelli.

Questo sforzo dietro alle quinte sarà accompagnato da altri investimenti, mirati a rimigliorare i servizi digitali offerti ai cittadini, estendendo e rafforzando i servizi già introdotti, per esempio i pagamenti con PagoPA, e introducendo nuovi servizi, per esempio attivando un sistema di notifiche digitali. Lavoreremo, inoltre, sull'identità digitale, facendo gradualmente convergere SPID e carta d'identità elettronica. Questi servizi saranno pensati partendo dal punto di vista dell'utente: infatti stiamo prevedendo un intervento dedicato al miglioramento e alla omogeneizzazione dell'esperienza degli utilizzatori dei servizi pubblici digitali offerti dalle amministrazioni.

Per quanto riguarda le competenze digitali dei cittadini, il PNRR prevedrà diverse linee di azioni sinergiche. Il Ministero dell'Istruzione e il Ministero dell'Università e della ricerca, anche con la collaborazione del Dipartimento per la trasformazione digitale, stanno definendo una serie di interventi mirati a rafforzare le competenze digitali in tutti gli snodi del percorso educativo. Come Dipartimento per la trasformazione digitale, stiamo elaborando un piano di investimento per supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di subire le conseguenze del digital divide, in qualche modo l'ultimo miglio delle competenze digitali. Ad esempio, vogliamo rafforzare i servizi di facilitazione digitale, facendo leva su esperienze regionali di successo, aiutandole ad espandere il loro bacino di utenza. Abbiamo anche l'ambizione di rafforzare, in collaborazione con il Ministro per le Politiche giovanili, il servizio civile digitale attraverso il reclutamento di diverse migliaia di giovani che aiutino circa un milione di utenti ad acquisire competenze digitali di base.

Ovviamente, queste iniziative poggiano su una serie di interventi infrastrutturali abilitanti. In primo luogo vogliamo chiudere il gap di connettività, assicurando connessione veloce in tutto il Paese. In secondo luogo, rafforzeremo gli abilitatori sottostanti alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, supportando la migrazione al cloud delle amministrazioni, creando un'infrastruttura nazionale di eccellenza che consolidi molti dei data center oggi distribuiti in modo inefficiente sul territorio. In ultimo, investiremo per rafforzare la cybersicurezza del Paese.

Alla luce di quanto discusso, puntiamo ad aumentare gli investimenti inizialmente previsti dal PNRR sugli ambiti di intervento illustrati. L'ambizione, infatti, come ho avuto occasione di argomentare il 18 marzo, è quella di raggiungere gli obiettivi europei di trasformazione digitale ben in anticipo sui tempi, riducendo significativamente la quota della popolazione a rischio di esclusione sociale.

PRESIDENTE. Il deputato Squeri ha facoltà di replicare.

LUCA SQUERI (FI). Grazie, signor Ministro. Intanto, premetto che Forza Italia le darà il massimo appoggio affinché questo ambizioso progetto possa trovare compimento. Forza Italia ha sempre avuto la massima attenzione su questo argomento; lei ha già avuto un predecessore: infatti, fu il Governo Berlusconi del 2001 a volere che per la prima volta, novità assoluta, il Ministro all'Innovazione e alla transizione digitale, Lucio Stanca. Sempre il Governo Berlusconi, con i Ministri Stanca e l'attuale Ministro, già allora Ministro per la pubblica amministrazione, fu il primo a volere la novità del codice dell'amministrazione digitale, in modo da mettere nero su bianco, finalmente, i diritti dei cittadini nei confronti dell'amministrazione, e, adesso, bisogna far sì che questo codice, da carta, si trasformi in realtà. Sempre il Governo Berlusconi approvò la legge sull'accessibilità digitale per i disabili ai siti Internet della pubblica amministrazione; questo è stato un unicum in Europa, ci ha messo all'avanguardia nella tutela delle persone svantaggiate, perché sappiamo che queste persone più hanno a che fare con una pubblica amministrazione efficiente e funzionale, più la loro vita è dignitosa e più libera. Però, accendiamo i riflettori su un dato di fatto: attualmente, sono stanziati 5,7 miliardi sulla tecnologia digitale, purtroppo quattro quinti di questi 5,7 miliardi sono dedicati al cashback, un'iniziativa assolutamente non prioritaria, in questo momento. Per cui chiediamo la possibilità di valutare che questa importante risorsa sia allocata diversamente per far sì che si acceleri davvero la transizione digitale e si compia un passo concreto verso un rapporto cittadini e pubblica amministrazione più efficace e più funzionale.

(Iniziative per destinare maggiori risorse al sistema di istruzione, al fine di risolvere la questione della chiusura dei plessi scolastici nei piccoli comuni – n. 3-02155)

PRESIDENTE. La deputata Ruffino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02155 (Vedi l'allegato A).

DANIELA RUFFINO (MISTO-C!-PP). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, la tagliola della soppressione delle classi e dei plessi colpisce le famiglie che vivono in piccoli comuni e aree marginali, frequentate anche da bambini con disabilità e bisogni educativi speciali. Un alunno in meno pregiudica la classe, che non verrà mai più riaperta. In quei territori, signor Ministro, è in gioco il futuro delle comunità, spesso non esiste il servizio di trasporto alunni che, peraltro, è a pagamento, è un servizio a domanda individuale, ennesimo disagio per le famiglie. Ed allora sono a dirle che, se è vero che siamo in guerra, allora vale anche per questi territori e per queste famiglie.

Alla luce di tutto questo, chiedo un intervento straordinario per superare un disagio di chi vive in territori difficili, con una legge dello Stato. Poi, non potremo arrivare in Aula e parlare di desertificazione dei territori, perché è proprio da lì che parte lo spopolamento.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha facoltà di rispondere.

PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'Istruzione. Grazie. Grazie, onorevole Ruffino, per aver richiamato l'attenzione del Governo su un tema che mi è molto caro. Per ottimare l'impiego delle risorse professionali e strumentali, gli istituti scolastici acquisiscono o mantengono la personalità giuridica se hanno, di norma, una popolazione consolidata e prevedibilmente stabile. Questa previsione rese necessaria la riforma che introdusse, alla fine degli anni Novanta, l'autonomia scolastica; lei ricorda l'articolo 21 della legge n. 59 del 1997. Il numero degli alunni, secondo il decreto-legge n. 98 del 2011, venne fissato in un minimo di 600 e ridotto a 400 nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree caratterizzate da specificità linguistiche.

Quanto al rapporto tra il livello statale e quello regionale da lei giustamente richiamato, ricordo che il dimensionamento scolastico è materia di competenza concorrente, così come ribadito dalla Corte costituzionale. Nondimeno, io sono totalmente d'accordo con lei che bisogna investire sulla qualità degli ambienti di apprendimento e sulla loro apertura al territorio, rivedendo, da subito e in forma permanente, il tema del dimensionamento delle scuole e della rete scolastica territoriale, specialmente nelle aree più fragili e a rischio, come quelle da lei richiamate nella sua interrogazione.

Ricordo come il tema del dimensionamento scolastico sia all'attenzione del Ministro e del Ministero e abbia trovato una prima risposta nella legge di bilancio per l'anno 2021, che ha ridotto, per l'anno scolastico 2021-2022, da 600 a 500 il numero minimo di alunni necessario perché le scuole possano essere autonome e ha ridotto questo livello a 300 per le aree montane e le piccole isole.

Per fronteggiare la straordinaria conseguenza della pandemia, come pure il progressivo calo demografico, che raggiunge, come ha detto lei, punte nelle zone montane assolutamente insostenibili, se vogliamo evitare la desertificazione dobbiamo trovare un modo organico per ridefinire la disciplina sul dimensionamento, cosa su cui stiamo ragionando. Personalmente, le devo dire che io affrontai già questo tema l'anno scorso, quando presiedevo il Comitato degli esperti. In quel documento, che oggi è disponibile, io ricordo che i parametri da assumersi per individuare le istituzioni scolastiche autonome debbano fare riferimento alla popolazione scolastica del territorio regionale, non della singola scuola, così da consentire alle regioni di valutare, in relazione alle specifiche esigenze territoriali, la possibilità di mantenere le istituzioni scolastiche anche con criteri numerici di popolazione scolastica ridotta.

Quanto alla regione Piemonte, l'impegno dell'ufficio scolastico regionale è massimo, glielo posso garantire, per assicurare il servizio scolastico anche nelle piccole realtà, autorizzando classi in deroga ai parametri dimensionali e promuovendo collaborazioni con tutti gli attori territoriali. Per quanto riguarda il modo, noi abbiamo già assegnato all'ufficio scolastico della regione un milione per fare i Patti educativi di comunità, però, sono d'accordo con lei, va affrontato, partendo di lì.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Daniela Ruffino.

DANIELA RUFFINO (MISTO-C!-PP). Grazie, Ministro. Devo dirle che, purtroppo, ci sono alcuni uffici scolastici regionali che non parlano di soppressione; semplicemente la classe su SIRI non compare e si demanda poi ai dirigenti di attingere alle loro risorse. Si parla anche di danno erariale se si autorizzano le classi e, dall'altro lato, si combattono le “classi pollaio”. Lei sa bene, signor Ministro, quanti interventi siano stati fatti per le nostre scuole. Ha parlato del Piemonte, arrivo dal Piemonte e sono stata sindaco: oggi in Piemonte abbiamo 512 pluriclassi, 7.109 studenti che le frequentano. Non possiamo fare un conto sulla regione. Torino, sempre parlando del Piemonte, è una città molto popolata. I territori, i piccoli comuni, non possono assolutamente parametrarsi alla popolazione di Torino. Debbono essere fatte delle scelte diverse e, mai come oggi, dobbiamo essere attenti a queste scelte. Abbiamo chiesto ai comuni di investire sugli edifici scolastici, sulla sicurezza degli edifici scolastici. I sindaci lo hanno fatto, hanno utilizzato le risorse dei loro concittadini, dello Stato, di noi tutti per fare questi interventi. Ora, tenendo conto delle difficoltà di chi va a vivere in quei territori, dobbiamo riuscire a dare delle risposte immediate. Le chiedo, signor Ministro, di non perdere questo importante anno scolastico 2021-2022. Anche la perdita di una sola classe è pesantissima, mettiamo in difficoltà l'intera comunità. Io sono a disposizione per collaborare, ma questo è un appello che le lancio. Sono ancora oggi consigliere comunale, insieme ai tantissimi sindaci d'Italia, preoccupati per questo ennesimo disagio.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendiamo questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Melilli è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza.

PRESIDENTE. Comunico che in data 31 marzo 2021 il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza la deputata Federica Zanella, in sostituzione della deputata Laura Cavandoli, dimissionaria.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione della Relazione della V Commissione sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18-A).

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione della Relazione della V Commissione sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (Doc. XXVII, n. 18-A).

(Dichiarazioni di voto - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-EUR-MAIE-PSI). Grazie, Presidente. È stato ampiamente detto in discussione generale che questo Piano di ripresa e resilienza è la più grande occasione che ha il nostro Paese per risistemare e rilanciare tanti settori, che contribuiscono a rendere centrale la posizione dell'Italia in uno scacchiere euromediterraneo e mondiale. Oltre ai settori trasporti e sanità, accennati in discussione generale, vorrei porre l'attenzione anche su qualche altro tema fondamentale per la nostra economia. Il turismo, ad esempio, è un settore che ho a cuore, essendo residente ai piedi del Gargano, che, da alcuni anni, è tra le mete più gettonate l'Italia. Ebbene, il turismo, che dovrebbe essere la voce più importante del nostro bilancio, potrà avere una consacrazione se le azioni di sistema previste vengono integrate in un quadro più generale di infrastrutturazione dei territori, la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e del sistema produttivo ed il Green Deal. Insomma, il rilancio in grande stile del turismo è possibile a patto che vengano attuate tutte le azioni che possono concorrere a questo obiettivo.

Un breve passaggio, in conclusione, vorrei farlo per l'attività zootecnica, che è un notevole settore del made in Italy, che ha bisogno di semplificazione e investimenti, ha bisogno naturalmente delle infrastrutture, come tutti gli aspetti del nostro Piano di rilancio. Allora, il settore zootecnico, gli allevatori, gli agricoltori, sono una grande risorsa del made in Italy. Bisogna cercare di lavorare, dal momento che sono stati dimenticati in questa crisi pandemica, cercare di rilanciare quel settore e ne beneficerà tutta l'economia nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Oggi il Parlamento si appresta a votare le Risoluzioni sulla Relazione della Commissione bilancio sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza. Il Piano rappresenta un'occasione unica per il nostro Paese di affrontare, insieme alle conseguenze immediate della crisi pandemica, anche i nodi strutturali dell'economia e della società, che hanno contribuito a porre il Paese su un sentiero declinante già a partire dall'inizio degli anni Novanta. Occorre, dunque, avviare quei processi che consentano alla struttura economica italiana di affrontare eventi estremi, anche attraverso l'adozione di riforme coraggiose, in linea con le raccomandazioni specifiche per l'Italia della Commissione europea e con i Piani nazionali di riforma adottati dal Governo negli ultimi anni. Il Piano, che si muove sugli assi della digitalizzazione, della transizione ecologica e dell'inclusione sociale, mobilita 224 miliardi di euro: basta questa cifra a spiegare perché si tratta di un'occasione che non può essere sprecata.

Azione, guidata da Carlo Calenda, ha elaborato il suo Next Generation Italia, con proposte concrete, dettagliate, rivolte in primis ai bambini, ai giovani e alle donne, ossia alle categorie sociali che più sono state trascurate negli ultimi trent'anni, che più hanno sofferto negli ultimi trent'anni. Raddoppio dei posti negli asili nido, investimento straordinario sui NEET, con un sostegno al reddito che favorisca la loro autonomia e la loro formazione, defiscalizzazione per i giovani, piattaforma unica per i processi telematici: sono queste solo alcune delle proposte che abbiamo portato in Parlamento e che siamo riusciti a far includere nei pareri delle Commissioni giustizia, finanze, lavoro e affari sociali.

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Apprezziamo il deciso cambio di passo rispetto alla prima bozza di Piano, della quale abbiamo denunciato da subito l'incompletezza e l'inconsistenza. Mi riferisco, in particolare, all'individuazione delle priorità e al grado di dettaglio degli interventi in esso previsti.

PRESIDENTE. Deve concludere, collega.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Per questo, annuncio il voto favorevole di Azione-+Europa alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Albrecht Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signora Presidente. Il Next Generation EU rappresenta un'occasione storica per il nostro Paese per superare i problemi strutturali che lo caratterizzano. Pubblica amministrazione, giustizia, transizione verde, trasformazione digitale, crescita sostenibile, coesione sociale e territoriale, parità di genere, politiche per i giovani, riduzione delle diseguaglianze economiche, ammodernamento del sistema produttivo, valorizzazione e sviluppo dei territori, in particolare delle aree interne e montane, sono gli obiettivi strategici indicati dalla Commissione europea per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza e delle missioni individuate dal Piano nazionale.

Nell'esprimere una valutazione complessivamente positiva sulla proposta del Piano in esame, riteniamo che il punto più importante ed urgente, ancora da chiarire, è il ruolo delle regioni e dei comuni, il loro coinvolgimento nel quadro delle competenze primarie statali e delle competenze concorrenti o primarie delle regioni. Occorre un accordo chiaro sui contenuti del Piano e un sistematico coinvolgimento, innanzitutto, delle regioni, nonché il coordinamento fra i diversi livelli di governo, perché gli enti territoriali, regioni e comuni, sono i principali destinatari delle politiche di efficientamento e rigenerazione, coesione sociale e territoriale individuate dal Piano.

Si rileva, inoltre, la urgente necessità di una semplificazione degli adempimenti burocratici indispensabili per l'assegnazione delle risorse, anche attraverso la previsione di forme dirette di negoziazione con gli enti locali e una urgente preassegnazione delle risorse finanziarie alle regioni, che noi proponiamo nella misura minima del 40 per cento.

PRESIDENTE. Concluda.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). La componente dell'SVP-Minoranze linguistiche, voterà a favore del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (MISTO-FE-FDV). Presidente, noi oggi votiamo una relazione parlamentare che è il risultato del lavoro della Commissione bilancio e della sommatoria dei pareri di tutte le Commissioni, un patchwork, nonostante i contributi positivi giunti, ad esempio, dalla Commissione cultura, di difficile comprensione, ma, soprattutto, di dubbia utilità, Presidente, visto che riguarda un Piano di ripresa e resilienza vecchio. Noi sappiamo che il Governo sta lavorando a migliorare il PNRR che dobbiamo portare in Europa e il contributo che noi parlamentari possiamo dare non è la collezione dei desiderata di parte, l'elenco dei progetti nei cassetti, i bisogni del proprio collegio elettorale; noi abbiamo il compito di aiutare il Governo a scrivere un PNRR che ascolti il Paese e investa in maniera innovativa sul fronte sociale, ambientale e digitale. Non ci sembra che la relazione che voteremo vada in questo senso e noi di Facciamo Eco ci asterremo.

Rispunta il ponte, anche se sappiamo che l'Europa non lo finanzierà, mai; non lo farà, perché ci ha già detto di “no” in passato, e non lo farà perché ha già dato linee guida precise sul fronte della fattibilità dei progetti. Qualcuno ha ben pensato di togliere l'aggettivo “verde” dopo la parola “idrogeno”, nonostante su questo punti l'Europa.

Grandi assenti le città e i loro bisogni. Leggendo le oltre cento pagine della Relazione sembra che pochi sappiano che l'Unione europea, cioè, noi, ha stabilito che i progetti finanziati dovranno dimostrare di essere utili all'abbattimento delle emissioni e coerenti con il Green New Deal.

L'Italia sconta un gap nel trasporto pubblico, nel trasporto su ferro e nel trasporto sostenibile urbano e per i pendolari e noi sappiamo che su questo il Ministro Giovannini si vuole concentrare, così come siamo lieti che i Ministri Cingolani e Patuanelli abbiano colto il valore della nostra proposta di inserire nel PNRR l'istituzione di un servizio civile ambientale, un progetto che parla di lotta al dissesto idrogeologico, di giovani, di partecipazione e di nuovo lavoro.

Noi speriamo che il nuovo PNRR, assolutamente positivo, che torna in Aula, abbia questo spirito trasformativo e visionario. Lo aspettiamo, Presidente.

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSELLA MURONI (MISTO-FE-FDV). Un minuto. Abbiamo grandi aspettative e almeno una certezza: l'Italia del 2030, fatta di nuovo lavoro, di imprese innovative, di cultura, di territorio sicuro, di città libere dal traffico e dallo smog ha bisogno di una politica all'altezza della sfida e che abbia la voglia e l'ambizione di rappresentare gli interessi di quella next generation a cui stiamo sottraendo le risorse economiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, stamattina l'onorevole Lupi, a nome del gruppo di Noi con l'Italia-USEI, ha prodotto una sua proposta di modifica ed integrazione al Piano nazionale di ripresa e resilienza. A proposito, la parola “resilienza” compare da poco tempo così soventemente nel vocabolario degli italiani, noi preferiamo usare la parola “ripresa”, ripresa mentale, prima ancora che ripresa economica, ripresa morale prima ancora che ripresa fisica, ripresa della voglia di vivere, ripresa della voglia di relazionarsi, ripresa della voglia di lavorare, di faticare, di divertirsi, di produrre, ripresa anche della voglia di soffrire e della voglia di vivere e di portare avanti in modo attivo la nostra comunità e la nostra esistenza. Il Paese, signor Ministro, ha bisogno di uno scossone, non ne può più di telegiornali interamente dedicati al COVID, non ne può più di stare chiuso, ripiegato su se stesso, in attesa della fine di un incubo, non ne può più di un indefinito ed evanescente “deserto dei tartari” che ci sta di fronte e dal quale non si sa che cosa aspettare. È il momento, non più rinviabile, signor Ministro, della politica che deve riappropriarsi del proprio ruolo e assumere le sue proprie responsabilità. Il Paese ha bisogno di un messaggio forte di fiducia e ciò che chiediamo al nuovo Governo è di aprire una via nuova rispetto a quella tracciata dal Governo precedente; non vogliamo fare con questo polemiche, però riteniamo opportuno chiedere che ci sia un cambiamento. Usando una metafora calcistica, mi verrebbe da dire: basta con il catenaccio, è ora di passare all'attacco, anche perché si è visto che le misure finora adottate non hanno sortito gli effetti che abbiamo sperato. Il Governo Conte e la politica dei bonus hanno sostanzialmente fatto flop, molti dei fondi sono rimasti fermi e inutilizzati, c'è bisogno di riprendere l'iniziativa.

PRESIDENTE. Concluda.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Sosteniamo la voglia di fare degli italiani, la voglia che abbiamo avuto dopo la Seconda guerra mondiale, la voglia che il Friuli ha avuto dopo la ricostruzione del terremoto. Eurispes diceva - e non è certamente un organismo di centrodestra - che la crisi di Lehman Brothers è stata superata grazie all'impegno degli italiani e grazie al sommerso; ai talebani che dicono sempre “prima di tutto la salute” dico: c'è anche la salute mentale, pensiamo anche a questa e diamoci un cambio di rotta, perché diversamente il Paese non ne uscirà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (MISTO-C!-PP). Signor Presidente. Il Paese e tutti gli addetti ai lavori aspettano questo Piano come se fosse una sorta di manna dal cielo, una sorta di panacea di tutti i mali, nell'opera di Donizetti si sarebbe chiamato una sorta di elisir d'amore che risolve tutti i problemi a priori, ma, vede, questo Piano non va da sé, questo Piano è come se fosse un'automobile di grande cilindrata che, però, ha necessità di un pilota abile che la guidi per poter vincere una gara. Questo è un po', come dire, il primo punto di un percorso di cui abbiamo parlato tantissimo e mi viene da dire che questa è un po' la nostra last call, direbbero gli inglesi, la nostra ultima chiamata. L'Italia per come è ridotta, da un punto di vista economico, produttivo e manifatturiero, non può più permettersi di sbagliare; l'Italia viene da decenni di sprechi che, incrociati con questo momento, dove il mondo tutto a un tratto è diventato globalizzato, fanno di noi un Paese tremendamente vulnerabile, un Paese che non aveva le spalle così larghe per affrontare uno tsunami come è stata la pandemia. Noi - lo ribadisco - non possiamo permetterci di sbagliare. Questi soldi dovranno essere investiti nel migliore dei modi. Primo, perché a un certo punto dovranno essere resi, perché nessuno ce li ha regalati, e, secondo, perché l'economia politica, pur non essendo una scienza esatta, ha delle regole ben precise: soldi da iniettare nel sistema produttivo attraverso la cosa pubblica e attraverso la cosa privata che dovranno fungere da innesco, da catalizzatore per una reazione a catena, perché se questi soldi venissero distribuiti a pioggia, sarebbero una sorta di marchetta fine a se stessa; esiste un cosiddetto moltiplicatore in economia politica, questo noi ci auspichiamo che il Presidente del Consiglio abbia l'intenzione di intraprendere nel vero senso della parola. Lo ripeto, affinché sia ben chiaro: questi soldi non ce li regala nessuno. Dovranno essere restituiti e, soprattutto, dovranno essere non spesi; dovranno essere investiti e investire ha un senso molto, molto chiaro. Signor Presidente, la mia è più una raccomandazione che non un'analisi di tutto il provvedimento. Noi, ovviamente, voteremo a favore della nostra risoluzione, rimarcando nuovamente…

PRESIDENTE. Concluda.

GIORGIO SILLI (MISTO-C!-PP). …e riponendo nelle mani del Presidente del Consiglio la fiducia che già precedentemente gli abbiamo dato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Rizzone. Ne ha facoltà.

MARCO RIZZONE (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Approvare il Piano nazionale di ripresa e resilienza significa decidere quale futuro vogliamo costruire per i nostri figli, significa definire come vogliamo rilanciare il Paese ed è proprio per questo che è fondamentale che il Parlamento continui a rivestire un ruolo centrale e dedichi ad esso la massima attenzione, non solo in questa fase di definizione delle linee guida e di progettazione ma anche in quella successiva, monitorando e assicurando costantemente l'esecuzione concreta dei progetti. Sono belli gli slogan con una prospettiva al 2050, ma ricordiamoci che dobbiamo raggiungere risultati concreti già entro il 2026, anno in cui ci verrà chiesto di rendere conto dei 200 miliardi del Recovery Plan, anche perché, come diceva il collega, sono 200 miliardi di investimenti, non di soldi a pioggia per dare bonus e marchette elettorali, e l'opportunità che ci si presenta oggi di far ripartire il Paese è unica e non possiamo assolutamente permetterci di sprecarla. Centro Democratico preferisce il pragmatismo e la concretezza all'inseguire a parole i nuovi mantra comunicativi del green e della transizione ecologica, argomenti sacrosanti ma che devono tradursi quanto prima in opportunità di lavoro perché oggi manca il lavoro. È bene parlare di digitalizzazione della pubblica amministrazione, ma questo non deve essere il fine bensì il mezzo per semplificare le procedure amministrative e migliorare il rapporto tra Stato e cittadino. Così come l'intelligenza artificiale non deve rimanere una parola magica per far sembrare i progetti innovativi: occorre sviluppare una vera e propria industria nazionale capace di competere seriamente a livello globale. E, ancora, non ha senso dire che è strategica l'emancipazione femminile senza che seguano fatti concreti e tangibili che diano alle donne reali pari opportunità. Noi di Centro Democratico nel nostro piccolo il mese scorso abbiamo eletto una donna come capogruppo e la stessa cosa ha fatto ieri il PD con Debora Serracchiani, a cui vanno i nostri migliori auguri. Sono piccoli ma importanti segnali di un cambiamento concreto che sta avvenendo. Ma, oltre alle donne, è il momento di pensare seriamente ai giovani, perché sono loro che stanno maggiormente subendo la crisi e che meritano un futuro migliore. I giovani sono energia, i giovani hanno visione e poi, diciamocelo, sono i giovani che vi pagheranno le pensioni. È, quindi, quanto mai fondamentale oggi dare fiducia e spazio alle nuove generazioni in tutti i campi della società, inclusa la politica. Nell'annunciare il voto favorevole di Centro Democratico, invito tutti, Parlamento, Governo, enti locali, partiti di centrodestra e partiti di centrosinistra, a continuare a lavorare insieme nell'interesse esclusivo del Paese, anche perché i cittadini sono stufi delle nostre polemiche mediatiche. A loro non importa se il PNRR l'ha scritto Conte, l'ha scritto Draghi o, come è più probabile, qualche funzionario ministeriale. A loro importa solo che il Piano sia un ottimo Piano…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO RIZZONE (MISTO-CD). …e che i cantieri non rimangano aperti per vent'anni. Dimostriamo, attraverso fatti concreti, che questo Paese può non solo riprendersi ma tornare a correre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. Colleghi, quest'Aula a breve approverà il Piano nazionale di ripresa e resilienza, un documento pieno di buoni propositi nel quale dovrebbero essere specificati, nei minimi dettagli e nei tempi, tutte le misure che il Governo intende adottare per il rilancio del Paese. Dico “dovrebbero”, perché allo stato attuale questa mole di dettagli fondamentali per la riuscita del progetto nel testo non ci sono. Nonostante la maggioranza schiacciante di cui gode questo Governo in Parlamento, la Commissione bilancio è riuscita a produrre soltanto una lista di buoni propositi, fumosa e accattivante senza dubbio ma lontana anni luce da un progetto organico, esaustivo e coerente con le regole imposte dall'Europa per riuscire ad accedere a tutti i 209 miliardi sul piatto. Ebbene, permettetemi di dire che ho i miei dubbi. Al di là della genericità complessiva del documento, rimangono, però, delle grandi questioni di merito che non sono chiarite: quali saranno i soggetti attuatori di questo Piano? La cabina di regia sarà data a Palazzo Chigi? Ai commissari, sul modello ponte di Genova? Ai Ministeri competenti? Agli enti locali?

E qual è il cronoprogramma (perché Bruxelles ci chiede di essere dettagliati anche nei tempi e sempre sui tempi delle riforme fondamentali, come quelle della giustizia, del fisco o quella della pubblica amministrazione)? Ma, soprattutto, sulla parte di soldi non a fondo perduto, siamo davvero sicuri che convenga indebitarsi con prestiti europei così vincolanti e con le condizionalità piuttosto che reperire risorse sul mercato dei capitali da investire con criteri scelti dal Paese per il Paese fin dall'inizio? Vi ricordo che a oggi siamo l'unico Paese a chiedere i prestiti. E a tutta questa mole di domande si aggiungono i dubbi di enti terzi e imparziali che gettano ombra sul Recovery. O vogliamo ignorare che, secondo le stime dell'Ufficio parlamentare di bilancio, il piano produrrebbe solo un aumento del PIL italiano modesto e addirittura lo fa supponendo ottimisticamente che tutta la spesa sia concentrata in investimenti ad alta crescita? Un bel sogno! Attenzione, però, che lo dice l'Ufficio parlamentare di bilancio, non l'opposizione. Oppure vogliamo anche ignorare, come ha sottolineato Isabel Schnabel, membro della BCE, che il Piano a livello europeo rischia di essere insufficiente perché già superato dagli eventi e dalla terza ondata di COVID? Dubbi che, evidentemente, non scuotono la maggioranza, perché ormai la macchina retorica è stata accesa e corre su un'autostrada di parole vuote e affascinanti, sempre uguali nell'intento di convincerci, però che ricalcano discorsi già sentiti da anni.

Ripeto: il Piano nazionale di ripresa e resilienza non può essere solo un documento di buoni propositi o di idee Paese. Non è la tesina da presentare in DAD al professore, sperando che chiuda un occhio perché quest'anno è stato difficile studiare senza essere in presenza. Stiamo parlando di un documento integrato con un programma nazionale di riforme nel quale devono essere specificati dettagliatamente e motivati le misure, le riforme da adottare, i traguardi da conseguire, i costi da sostenere, l'impatto delle misure e il calendario da rispettare. Avete capito bene: il calendario da rispettare! Qui in Italia per riuscire a fare una sola autostrada, una strada, l'ANAS, che è pubblica, ci mette in media cinque anni solo per avviare i lavori. E tutto questo impone anche un ragionamento serio sulla possibilità di infiltrazioni mafiose negli appalti. Quali precauzioni intende adottare il Governo per evitare che, nella fretta di snellire le procedure d'appalto, la criminalità organizzata non si infili nei progetti di ricostruzione? Anche perché l'Unione europea controllerà i progetti passo a passo e, se un'inchiesta blocca qualcosa, che si fa? Vedremo!

Qui è mancato il coraggio, colleghi. Rischiamo in questo modo di innescare un meccanismo che indebiterà le future generazioni senza, però, fare ottenere al Paese i risultati sperati di crescita. Purtroppo, la narrazione che sta passando è falsata. Questo non è un Piano Marshall per l'Italia e non è neanche un Piano Beveridge, come piuttosto dovrebbe essere per affrontare l'enorme crisi economica e sociale che sta per arrivare. Gli Stati Uniti e la Germania stanno rispondendo con interventi di portata molto più significativa. E noi? Noi interveniamo con proposte vecchie, mal dettagliate, senza una visione…

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). …e senza una proposta chiara, anzi spesso dannosa come su molte tematiche, dall'ambiente al lavoro, dalla ricerca alla giustizia.

Si poteva e si doveva fare di più! L'abbiamo messo in evidenza con la nostra risoluzione e mi permetta, Presidente, sulla risoluzione che abbiamo presentato, siamo restati molto stupiti dal fatto che il Governo…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). …abbia espresso parere negativo a due nostre richieste di impegno, in particolare quelle sul sostentamento della piccola e media impresa e le risorse destinate per l'ammodernamento dell'infrastruttura idrica.

PRESIDENTE. Grazie…

RAFFAELE TRANO (MISTO-L'A.C'È). Presidente, concludo davvero. Questi erano punti che una volta erano una stella; adesso sono diventati un buco nero. Pertanto, L'Alternativa c'è voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-L'Alternativa c'è)

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio innanzitutto il presidente Melilli per il coordinamento politico e metodologico di un lavoro complesso. Ringrazio gli uffici, in particolare della Commissione bilancio, che hanno svolto un'attività istruttoria davvero preziosa e ringrazio tutti i colleghi della maggioranza e dell'opposizione, con i quali abbiamo fatto, ancora una volta, un lavoro proficuo e siamo stati in grado di ascoltarci, nonostante il periodo turbolento che ha fatto da contesto alla preparazione della relazione.

Vorrei qui concentrarmi, prima di fare due sottolineature di merito, sulle condizioni di contesto che sono necessarie al fine di cogliere fino in fondo le potenzialità del PNRR. Nella nostra discussione, non solo oggi, non solo in quest'Aula, non è mancato il riconoscimento, a volte anche troppo enfatico, della portata del Piano che è stato predisposto. Vorrei qui rilevare i fattori di contesto che sono necessari a coglierne fino in fondo la potenzialità. Il primo: per riprendersi e per sviluppare capacità di resilienza è necessario sopravvivere. Oggi c'è una questione urgente, drammatica che riguarda la sopravvivenza di decine e decine di migliaia di imprese di varie dimensioni. In queste ore al Senato è avviata la discussione del cosiddetto decreto Sostegni che, nonostante abbia 32 miliardi impegnati, è tuttavia insufficiente a soccorrere in misura adeguata quelle decine di migliaia di imprese, quelle centinaia di migliaia di lavoratori autonomi e di professionisti che rischiano di non farcela a ricevere gli effetti positivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Allora, la prima condizione di contesto è quella di avere rapidamente nel Documento di economia e finanza, che deve arrivare qui tra due settimane, un ulteriore scostamento di bilancio dal deficit programmato, al fine di fare immediatamente dopo un decreto che compia quell'operazione di soccorso e la leghi alle perdite effettive invece che ad una misura standard di fatturato, che rischia addirittura di accentuare le differenze. La seconda condizione di contesto riguarda alcune deroghe necessarie che vanno introdotte nella regolamentazione europea. Mi riferisco innanzitutto alle regole sul sistema bancario: insistere nel tenere in applicazione il cosiddetto calendar provisioning, ossia quel meccanismo, quella regolazione che determina, con un meccanismo spietato, la qualifica di capitale deteriorato; e ciò ha dei riflessi sui capitali delle banche e sulla capacità di prestito; si tratta di un'operazione che aggrava le condizioni in cui ci troviamo, rendendo la sfida per la sopravvivenza impossibile.

C'è la questione che riguarda le regole di bilancio: non è imminente, ma dobbiamo prepararci affinché venga affrontata nella misura adeguata, perché è chiaro che, se tu in prospettiva hai le stesse regole per quanto riguarda le politiche di bilancio, determini delle aspettative drammaticamente negative ai fini della possibilità di ripresa.

C'è la politica monetaria, troppo sottovalutata nella nostra discussione. Se oggi nell'Unione europea, anzi, nell'Eurozona, si compie davvero un salto di qualità politica, lo si fa con la politica monetaria: la Banca centrale europea, attraverso la Banca d'Italia, lo scorso anno ha comprato 206 miliardi di nostri titoli di debito, in un anno. Quest'anno, la Banca d'Italia, per conto della Banca centrale europea, compra 230 miliardi di titoli di debito, cioè in ciascun anno, più di quella che è la portata dei cinque anni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quella politica monetaria e il trattamento che faremo di quel debito è cruciale ai fini della ripresa e della resilienza. Ci sono, poi, delle condizioni politiche; non è questa la sede per affrontarle, lo faremo. La Corte costituzionale tedesca, la settimana scorsa, ha ritenuto fondato un ricorso presentato da alcuni cittadini tedeschi a proposito della coerenza costituzionale del Piano di ripresa e resilienza, che è stato approvato dalla Commissione europea.

C'è un punto interrogativo che ritarderà l'attuazione di quel Piano, e lo dobbiamo prendere in considerazione, come dobbiamo prendere in considerazione un aspetto che abbiamo totalmente rimosso dalla nostra discussione: le risorse del PNRR vengono con condizionalità. Su queste condizionalità, su quali condizionalità, su come negoziamo queste condizionalità noi dobbiamo riflettere, perché quelle condizionalità non sono acqua fresca. Possono essere misure che non necessariamente condividiamo, è un altro capitolo che dobbiamo affrontare. Chiudo questa parte e vengo a due punti qualificanti del nostro lavoro, che stamattina ha già ricordato il presidente Melilli, ma che voglio sottolineare. Il primo, per quanto mi riguarda fondamentale nel momento in cui vogliamo affrontare seriamente il capitolo disuguaglianze, disuguaglianze sociali, disuguaglianze territoriali: nel nostro Paese abbiamo fatto una cosiddetta riforma federalista, ma ne abbiamo dimenticato un pezzo fondamentale: la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Anche prima, nella sua replica, il Ministro Franco ha fatto riferimento al 34 per cento di risorse che vengono allocate nel Mezzogiorno e della possibilità di superarle. Ebbene, è un numero astratto: se fossimo in una condizione normale, logica, noi avremmo dovuto avere prima i livelli essenziali delle prestazioni, avere una quantificazione dei fabbisogni finanziari, e poi arrivare a definire il quantum a livello macroeconomico. Purtroppo non siamo in questa condizione, ma tra le riforme strutturali che abbiamo indicato da perseguire nell'ambito del PNRR abbiamo inserito, con la condivisione da parte della Ministra Carfagna, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni.

Secondo e ultimo punto di merito: abbiamo fatto un gran parlare della capacità amministrativa, della necessità di semplificare le procedure. Stamattina ne ha parlato il Ministro Franco. Ebbene, anche qua rimuoviamo un punto fondamentale: gli uomini e le donne delle pubbliche amministrazioni. Guardate, i dati sono impietosi, c'è stato un taglio drammatico del personale nelle pubbliche amministrazioni; noi non faremo mai efficienza nelle pubbliche amministrazioni, mai avremo una capacità amministrativa adeguata soltanto intervenendo sulle procedure. Abbiamo bisogno di donne e di uomini di qualità, e ne abbiamo bisogno soprattutto nelle amministrazioni delle realtà territoriali più in difficoltà, in particolare nei comuni e ancora più in particolare nel Mezzogiorno, perché, senza quelle risorse, i comuni, che devono attuare una larga parte degli interventi del Piano, non riescono a farlo; e, siccome quelle risorse le dobbiamo spendere, per il meccanismo che abbiamo definito quelle risorse vengono riallocate. Quindi noi potremmo avere un quadro in cui le risorse del PNRR, invece che ridurre le diseguaglianze territoriali, le aggravano. Noi - finisco, Presidente - saremo, come Parlamento, molto attenti. Il PNRR, prima di essere inviato a Bruxelles, passerà nel Parlamento; lo valuteremo, come valuteremo gli stati d'avanzamento. C'è bisogno di un coinvolgimento largo, attento, consapevole, poco politicizzato, ma molto sui risultati. E con questo approccio esprimo il voto favorevole di Liberi e Uguali alla risoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV). Signora Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, oggi per il Paese in quest'Aula avviene un passaggio molto importante, uno di quelli che ci avvicina ad alcune scelte che concorreranno fortemente a definirne il suo futuro e, senza eccessi di enfasi, incideranno sui destini personali di tanti nostri giovani che vivono sulla propria pelle ogni giorno il dramma di un avvenire che non gli mostra prospettive. È vero, il momento sembra nascondere e negare la solennità di queste parole, vuoi perché di fronte a noi abbiamo ancora un mese decisivo, vuoi, soprattutto, perché il traguardo odierno si è consumato nel confronto politico degli ultimi due mesi, che sono stati densi di avvenimenti che proprio da questo Piano nazionale di ripresa e resilienza hanno preso le mosse. La scorsa estate salutammo come una grande notizia la scelta dell'Europa di rispondere alla pandemia con le imponenti risorse del Piano Next Generation EU e restammo in attesa di poterci confrontare, fino a quando, improvvisamente, il 7 dicembre, alle 2 e mezza di notte, piombò in Consiglio dei Ministri la bozza di Piano, del tutto ignota fino a quel momento, su cui Italia Viva si produsse in vigorosi interventi che portarono a ritirare la cabina di regia e a modificare sostanzialmente la macro allocazione delle risorse oltre che a consegnare numerose proposte di contenuti, seguiti da altre iniziative partitiche. Non fu facile per nessuno, colleghi, assumersi la responsabilità di intervenire su una road map così delicata e importante e se oggi una maggioranza tanto larga può concordare su alcuni di quei risultati penso sia un bene per l'intero Paese. Abbiamo cominciato questo lavoro parlamentare, a fine gennaio, con un ciclo di 67 audizioni che hanno mostrato le ampie e diversificate aspettative delle rappresentanze, delle associazioni, delle istituzioni, dei mondi della cultura e del lavoro e della società civile. Durante questa fase di ascolto abbiamo cambiato Governo e maggioranza, passando attraverso la scelta di una discontinuità, allora additata come irresponsabile, piuttosto che di una continuità, che presto si autoetichettò dei responsabili, per giungere alla scelta finale della responsabilità, quella del nuovo Governo Draghi di cui oggi in molti iniziano a comprendere le ricadute positive. Ricordo tutto questo, cari colleghi, non per inutili rivendicazioni ma per ribadire a noi stessi che, se oggi derubrichiamo questa risoluzione frettolosamente tra gli adempimenti pre-pasquali, le ragioni della solennità del momento le abbiamo tutte consumate con grande fatica ed esercizio di sovranità nelle settimane precedenti. A ragione di tutto ciò, ancora oggi, dopo tutti questi avvenimenti, la prima sottolineatura che ci preme ripetere è quella che attiene al ruolo del Parlamento, alla sua centralità nelle scelte di indirizzo e controllo, al mantenimento di questa centralità per tutta la durata del Piano. A chi, anche oggi, lamenta l'assenza di questo ruolo ricordo, non tanto il lavoro delle ultime settimane che termina oggi, ma l'ovvia considerazione per cui il primo modo con cui il Parlamento ha ripreso questa centralità è stato proprio il cambio di maggioranza e di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) sul tema del Recovery Plan affiancato a quello dei vaccini. Al Governo diciamo con forza e con fiducia che ci aspettiamo quel cambio di passo per cui questa scelta è stata compiuta e di cui abbiamo visto, da subito, importanti e significativi segnali. Chiediamo, sì, di metterci la faccia ma dopo averci messo la testa! In altre parole, usando l'inglese che si addice al Next Generation EU chiediamo e siamo certi di ottenere un forte esercizio di accountability e non di visibility. Con la risoluzione di oggi restituiamo al nuovo Governo un lunghissimo elenco di correttivi e bisogni che rappresentano già una scelta di indirizzo del Parlamento e che ancora necessita, e non potrebbe che essere così, di individuazione di priorità e di essere interpretata, direi quasi impersonata, in strategie nazionali ed europee. Accanto ai bisogni, priorità e progetti rimangono alcuni nodi fondamentali da sciogliere, su cui questi mesi non sono stati spesi invano: le riforme, quelle della pubblica amministrazione, del fisco e della giustizia su tutte, la cabina di regia, i temi dei giovani e delle donne che, più che trasversali, devono diventare centrali (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). L'Italia è il Paese in Europa con il più alto numero di NEET senza disporre di un piano per la loro occupazione: si chiama Next Generation EU. La cabina di regia che ci era stata presentata rappresentava una costruzione articolata, complessa, costruita al di fuori del perimetro dell'attuale pubblica amministrazione che, di fatto, veniva esautorata sia nella sua parte tecnico-burocratica sia in quella politica. Se questa impostazione segnalava una preoccupazione sulla estrema fragilità del nostro attuale assetto, era e rimane per noi decisivo il modo in cui questa preoccupazione veniva e verrà affrontata.

Non è certo il ricorso a competenze private, utili e addirittura necessarie, ad essere stato messo in discussione dalle tante critiche che si sono unite a quella mossa da Italia Viva: il tema è squisitamente politico. Se è vero che il Piano prevede pochi anni per essere realizzato, il che ci fa temere rispetto agli usuali tempi di risposta della nostra PA, la scelta è e dovrebbe essere quella di potenziare, ammodernare, efficientare l'attuale amministrazione, piuttosto che costruirne una parallela, temporanea, che costituirebbe - è facile prevederlo - un deciso peggioramento di quella ufficiale, con un'ovvia compromissione degli obiettivi di lungo termine del Piano. Ma la gravità di quella scelta sarebbe stata ancora più devastante, colleghi, per i suoi riflessi sull'antipolitica che si alimenta di sfiducia nel Parlamento, in generale di sfiducia nel meccanismo della rappresentanza, ma anche e soprattutto di sfiducia nelle istituzioni e nei suoi organi tecnico-burocratici. Non potremo conoscere alcun successo del Recovery Plan - almeno questa è la nostra convinzione - se non sarà contemporaneamente un successo della politica, della democrazia, delle istituzioni. È chiaro che i destinatari dei benefici di quanto stiamo progettando dovranno essere famiglie e imprese, ma è altrettanto chiaro che in una democrazia liberale moderna tutto questo avviene pienamente quando lo Stato fa la sua parte, non solo in termini di investimenti e realizzazione di infrastrutture, ma anche nella semplificazione e nell'efficientamento dei servizi pubblici della PA tutta. A questo riguardo, sicuramente nel settore pubblico ci sarà bisogno di digitalizzazione, di assumere e di inserire forze giovani, come in tanti giustamente sottolineano, ma soprattutto servirà un cambio di mentalità, di cultura prima ancora che di passo. Non possiamo più permetterci regole farraginose e nemmeno, come conseguenza, funzionari preoccupati più di non sbagliare che di aiutare a fare. Pertanto - e chiudo su questo tema - la delicata questione della governance e del coinvolgimento di tutti i livelli politico-amministrativi è una questione di efficacia delle scelte, ma è una questione dirimente per la democrazia, per le ragioni di cui sopra. Il Recovery Plan è la risposta dell'Europa alla pandemia ma è anche la risposta dell'Europa ai populismi e, se è vero che qualora facessimo nuovo debito senza consentire la crescita economica, morale e sociale del Paese compiremmo un'azione scellerata per il futuro dei nostri giovani, è altrettanto vero che mineremmo le loro opportunità anche laddove lasciassimo crescere questo malessere diffuso verso le istituzioni e la democrazia stessa. Chiediamo al Governo di farsi interprete di questo, di avere le capacità tecniche, che tutti gli riconoscono, per dipanare una matassa complicata, ma soprattutto di restituire alla politica la centralità che le compete. Per questo, non abbiamo dubbi a ribadire, ancora una volta, che il Parlamento dovrà mantenere il suo ruolo di controllo e indirizzo. Non possiamo permetterci di produrre un grande Piano e poi farlo sparire, inghiottito dalla macchina tecnocratica. I cittadini, non solo dovranno godere dei benefici prodotti dai progetti del Recovery Plan, ma dovranno anche, attraverso il ruolo di controllo del Parlamento, riappropriarsi - e concludo, Presidente - del gusto di esercitare la propria sovranità e della fiducia nei processi di condivisione e costruzione comune. La tecnica potrà forse progettare la ripartenza, ma solo la politica, la buona politica, può garantire la resilienza. In questo modo, anche i temi che come Italia Viva abbiamo voluto ribadire come centrali nella relazione, su tutti quelli delle donne e dei giovani, della semplificazione per le imprese, dello shock per le opere pubbliche, troveranno il loro posto e forniranno i benefici attesi nel Piano. Per tutte queste ragioni annuncio il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza da parte di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, tra gennaio e febbraio voi, non soltanto noi, vi esprimevate nei confronti del Piano di Conte nei termini di un Piano senz'anima, senza visione, senza prospettiva e qualcuno di voi - autorevole - arrivava a dire che se non si ha la capacità di spendere bene, ci si strangola con questo Piano. Una critica forte, quasi violenta da un punto di vista verbale, che ha costretto, poi, come tutti noi sappiamo, il premier Conte a dimettersi e la maggioranza a voltare pagina. Eppure, nonostante queste critiche, nonostante un cambio di maggioranza così evidente, oggi noi siamo qui e, come faceva una nota presentatrice, dovremmo mostrare questo “Carràmba! Che sorpresa”, perché il piano di Conte, nonostante lui sia sparito dalle prime serate, è qui, viene distribuito e stiamo parlando di questo. Nonostante tutto quello che viene raccontato dalla propaganda, noi ancora oggi stiamo parlando del piano di Conte.

E per rispondere a chi mi ha preceduto, è talmente centrale il Parlamento, che noi veniamo chiamati a un esercizio di stile sterile, perché sappiamo tutti benissimo che mentre noi proponiamo, scriviamo, ci affanniamo e pretendiamo quel confronto che non c'è stato - noi di Fratelli d'Italia -, nei palazzi del Ministero, soprattutto nei palazzi del Ministro Franco, ci sono 50 persone - questo lui ci ha detto in audizione - che stanno sostanzialmente scrivendo un altro Piano nazionale di ripresa e di resilienza. Questa è la dimostrazione che il Parlamento è stato, ancora una volta, esautorato da un piano che investe quasi 200 miliardi e per questo, Presidente, Fratelli d'Italia, con una prassi insolita, deposita due risoluzioni. Una è centrale - non possiamo permetterci il lusso di dare alibi a nessuno -, una è soltanto per prendere l'impegno che il Piano passerà per il Parlamento e passerà sempre per il Parlamento, passerà nella versione definitiva, passerà ogni qualvolta che dovrà essere rimodulato, passerà per essere controllato con cadenza quadrimestrale. Insomma, la centralità del Parlamento noi la faremo passare per una risoluzione, nella speranza che sia un modo per stanare tutti coloro che oggi parlano della centralità del Parlamento, ma che sanno perfettamente che è da un'altra parte che viene scritto questo Piano.

Allora, nonostante tutto questo, noi di Fratelli d'Italia abbiamo continuato a fare il nostro lavoro in Commissione. Per questo, mi permetta di ringraziare tutto il gruppo di Fratelli d'Italia, tutti i nostri deputati che nelle Commissioni hanno svolto un lavoro incredibile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) per rappresentare le istanze della Nazione, ma anche le istanze dei territori, le istanze delle associazioni, le istanze delle categorie, senza dimenticare nessuno che è rimasto indietro in questa pandemia.

Abbiamo provato a parlare di altro con voi, abbiamo tentato di spiegarvi che un asse come quello del turismo non può avere due miliardi su 200. Non è possibile pensare di far ripartire l'Italia senza investire in quella eccellenza, che è il settore del turismo. Vi abbiamo anche portato a ragionare sulla effettiva situazione, che forse a molti sfugge, per fare un'analisi oggi, per ripartire domani attraverso investimenti mirati, che abbiamo provato a suggerirvi ma rispetto ai quali vi siete girati dall'altra parte. Così abbiamo fatto la stessa cosa con il comparto dell'agricoltura. Al comparto dell'agricoltura, questo Piano, in realtà, toglie addirittura risorse, perché l'Unione europea, nella rimodulazione del piano pluriennale, per trovare i 750 miliardi per il piano europeo, taglia quel fondo sull'agricoltura che vedrà negli anni a seguire minori fondi per il nostro sistema agricolo.

Allora, bisognava allocare risorse per favorire lo sviluppo, ma le risorse non ci sono, ce ne sono pochissime e, per la verità, intestiamo all'agricoltura investimenti come quelli della riforestazione che con l'agricoltura non c'entrano niente.

Abbiamo provato a farvi ragionare sulla giustizia, sul made in Italy, sulla scuola, sulla natalità. Vi abbiamo portato a ragionare con esempi concreti, con strategie concrete che sono contenute nella nostra seconda risoluzione. Abbiamo anche cercato di farvi ragionare insieme sulla problematica delle aree interne. Vede, Presidente, le aree interne non sono quelle che sono lontane dal mare: le aree interne sono quelle che sono lontane dai servizi, quelle che sono lontane dalle scuole, quelle che sono lontane dagli ospedali, quelle che sono lontane anche dalle piscine, dai campi sportivi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E allora alle aree interne bisogna dare i collegamenti; bisogna affrontare in maniera seria il tema delle aree interne, così come ha tentato di fare fino all'ultimo - e mi permetta questo ricordo, nella speranza che il Parlamento gli vorrà tributare un applauso - Antonio Fontanella, sindaco di Amatrice, che è morto la scorsa settimana nell'esercizio del suo lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), prima di andare all'ennesima riunione sulla ricostruzione, nella speranza di veder ripartito il progetto di rifacimento del centro storico di Amatrice.

Antonio Fontanella sapeva benissimo quali sono i problemi delle aree interne. Le aree interne hanno bisogno anche di regole diverse, perché non ha senso costruire le scuole e poi, se non si hanno i numeri a sufficienza, chiuderle. Abbiamo provato a farvi ragionare su questo ed io penso che ci avremmo guadagnato tutti, se avessimo ragionato su questo e su altri temi.

Vi abbiamo anche richiamato alla distrazione per aver cancellato la capitale d'Italia dal Recovery. Avete cancellato Roma da un patto che avevate fatto proprio con noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Vi avevamo chiesto di inserirla nella prima stesura; vi abbiamo detto che una Nazione, qualunque Nazione del mondo, ha una locomotiva che è la sua capitale. Abbiamo la fortuna di avere una locomotiva straordinaria, perché di Roma ce ne è solo una. Ce l'avete messa la scorsa volta, perché serviva per tenerci buoni; l'avete cancellata in questo Piano.

Una Roma ingannata, come direbbe Barbarossa, dai suoi tanti amori, finti, gli amori ipocriti, amori che sbocciano per la campagna elettorale imminente. Io faccio appello a tutti i romani che sono qui in Aula, a tutti coloro che hanno depositato una proposta di legge; lo faccio anche al candidato in pectore del Partito Democratico, il neo collega Gualtieri: uno slancio di orgoglio. Approvate la nostra risoluzione proprio lì dove diciamo che è adesso il momento di mettere i soldi su Roma, adesso, non domani. E richiamati dalla nostra polemica, avete messo una toppa che è peggiore del buco, perché nella toppa c'è scritto praticamente che domani penseremo a Roma, cioè non è ancora venuto il tempo di Roma. E vi abbiamo fatto ragionare anche con la nostra risoluzione sul tema che non ha senso, per la verità è anche pericoloso: investire nella digitalizzazione, non sapendo che la digitalizzazione cammina su una infrastruttura in mano alla Francia. Non è pensabile di non avere in mano nostra le reti di comunicazione. Su questo vi abbiamo chiesto un impegno, su questo continueremo a chiedervi un impegno, su questo, certamente, non indietreggeremo mai.

Abbiamo cercato di farvi fare una serie di ragionamenti per dare quella visione, Presidente, che mancava ieri e che manca oggi, così come abbiamo cercato di sapere oggi, come ieri, dove si pensa di portare questa Nazione e invece, per tutta risposta, abbiamo ricevuto mezza giornata in Commissione bilancio e una discussione di mezza giornata in Parlamento.

Allora, io chiedo a lei, Presidente, se un Piano di 200 miliardi non meriti una discussione, un confronto serrato, o se, al contrario, questo confronto serrato non c'è stato perché i partiti politici devono essere silenziati, perché una maggioranza numericamente importante, Presidente, porta anche a questo, porta all'assenza di dibattito. Ma, vivaddio, c'è Fratelli d'Italia che ha continuato a portare i temi che ho elencato, seppur velocemente, perché diventa impossibile raccontare qui quanto lavoro è stato prodotto dal nostro gruppo.

E allora mi auguro che la maggioranza non la voglia perdere questa occasione, perché, più noi non discutiamo in Parlamento, meno discutiamo in Parlamento, più forse ci facciamo casta davvero, perché diventiamo inutili, diventa un esercizio sterile quello che abbiamo fatto e che, in realtà, vorremmo continuare a fare

Presidente, nell'esprimere il voto favorevole di Fratelli d'Italia alle nostre due risoluzioni, e facendo appello a tutto il Parlamento di leggerle attentamente, perché chiederemo il voto separato, mi permetta di dire che Leonardo diceva che saper ascoltare significa possedere anche il cervello degli altri. Il cervello di Fratelli d'Italia, la passione di Fratelli d'Italia, la storia di Fratelli d'Italia è a disposizione, in questo importantissimo momento della Nazione, a due condizioni: di essere ascoltati e di farlo in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giacomoni. Ne ha facoltà.

SESTINO GIACOMONI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il voto, che quest'Aula si appresta ad esprimere oggi sul Piano nazionale di ripresa e resilienza, non rappresenta soltanto un importante passaggio parlamentare, ma è una tappa fondamentale per il futuro del nostro Paese. Si tratta di un'occasione storica che non possiamo perdere: in gioco c'è il futuro delle prossime generazioni. Tutti insieme siamo chiamati a disegnare l'Italia dei prossimi decenni e credo che tutti siamo consapevoli della responsabilità storica che Governo e Parlamento hanno di fronte. La pandemia si è rivelata una tragedia sanitaria, ma anche e soprattutto una tragedia economica e sociale. La speranza di uscirne presto è legata alla campagna vaccinale che ci auguriamo finalmente riesca a decollare. Ma, anche quando il vaccino ci avrà liberato dall'incubo del COVID, in che tempi potranno realmente riaprire le aziende, i negozi, gli uffici e, soprattutto, quanti riapriranno davvero? Quanti posti di lavoro andranno perduti, quando si esauriranno i provvedimenti di emergenza di questo periodo? Quante persone non avranno più il lavoro, la casa, la possibilità di garantire un avvenire ai propri figli? Tutto questo dipenderà, per larga misura, dalle decisioni che la politica è chiamata a prendere in queste settimane.

Grazie all'Europa, grazie a quell'Europa, che spesso è stata disprezzata e osteggiata, oggi abbiamo le risorse per salvarci. È anche grazie al grande lavoro svolto lo scorso anno, all'interno del Partito Popolare Europeo, dal presidente Berlusconi e, con lui, da Antonio Tajani, che l'Europa con noi è stata generosa, come lo era stata l'America nel dopoguerra, all'epoca del Piano Marshall. Come allora, abbiamo una grande responsabilità verso le nuove generazioni. Ma ne saremo all'altezza? Dal Piano Marshall in poi mai abbiamo avuto la possibilità di utilizzare un volume così ampio di risorse. I 209 miliardi complessivi costituiscono il bazooka - per usare una terminologia cara al Presidente Draghi - con il quale l'Italia ha la possibilità di debellare la crisi economica prodotta dal COVID e di realizzare finalmente alcune riforme strutturali attese da molto tempo. Un'occasione unica, che però impone l'obbligo di non sbagliare, perché non ci sarà una seconda possibilità.

Già prima della formazione del Governo Draghi, Forza Italia ha presentato, unico partito a farlo, una proposta organica di Recovery Plan per l'Italia, incentrata sulle grandi riforme che aspettiamo da decenni: la riforma della pubblica amministrazione, la riforma della giustizia, la riforma del fisco. Oggi, però, tutti noi dobbiamo fare i conti con la realtà. Il Recovery Plan partirà a pandemia ancora in corso. Dunque, occorre flessibilità, serve la possibilità di rimodularlo in corso d'opera, sia in termini di misure che di tempistica di esecuzione, soprattutto nel caso di nuove chiusure. Adattarlo ai nuovi rischi è il modo migliore per renderlo più efficiente. Per questo chiediamo al Governo di impegnarsi in tutte le sedi opportune per una gestione flessibile del Recovery, perché non possiamo e non dobbiamo sprecare l'occasione di utilizzare al meglio queste risorse.

Il lavoro svolto in questi giorni nelle Commissioni parlamentari e riassunto nella relazione della Commissione Bilancio riveste un'importanza fondamentale. La relazione finale rappresenta, a mio avviso, una bella pagina parlamentare, perché è il risultato di un lungo lavoro, in cui ogni forza politica, non solo di maggioranza, ha fornito il proprio contributo di idee con grande responsabilità. Anche per questo ritengo opportuno tributare un riconoscimento al non facile lavoro di sintesi, svolto con grande equilibrio dal presidente della Commissione Bilancio, l'onorevole Fabio Melilli, ed anche ai presidenti e ai relatori delle altre Commissioni, che hanno svolto lo stesso ruolo in sede di espressione dei rilievi di competenza. Rilievi, che - è bene sottolinearlo - costituiscono parte sostanziale di questa relazione, in cui si prevede tra l'altro anche un secondo passaggio parlamentare, dopo che il nuovo Piano sarà scritto.

Forza Italia oggi, in quest'Aula, esprime soddisfazione per il risultato raggiunto. Per quanto ci riguarda, riteniamo di aver fornito un contributo concreto su aspetti di primaria importanza. Siamo stati promotori dell'introduzione della richiesta di una disciplina semplificata in materia di appalti, da applicare ai progetti del Piano. L'immediata cantierabilità e la conclusione entro il 2026 sono i criteri fondamentali cui debbono rispondere le opere infrastrutturali da ammettere al finanziamento. Con la giungla normativa rappresentata dal nostro Codice degli appalti, saranno pochi i casi in cui, soprattutto al Sud, potranno essere rispettati i criteri previsti. Ecco perché il Recovery Plan rappresenta un'occasione unica per sburocratizzare, per tagliare i fili di questa matassa e compiere scelte di natura strutturale per velocizzare gli iter. Snellire, sburocratizzare, investire in un sistema amministrativo più semplice e alla portata di tutti: così si costruisce l'Italia di domani.

Onorevoli colleghi, il rilancio del Sud costituisce una linea di intervento trasversale alle 6 Missioni del Piano. Per garantire il pieno raggiungimento di questo obiettivo, Forza Italia ha rivolto gran parte delle sue proposte, accolte nella Relazione finale, proprio al Sud: dall'ulteriore sviluppo delle misure di fiscalità di vantaggio a quelle relative alla decontribuzione in favore dei datori di lavoro.

Un altro tema, che è doveroso ricordare, è quello che riguarda la nostra storica battaglia per il ponte sullo Stretto di Messina. Si tratta di un'opera che è ormai ritenuta indispensabile dalla maggior parte delle forze politiche, per il semplice fatto che ci si è resi conto, finalmente, che la realizzazione di tale opera è il completamento logico del Corridoio 1, indispensabile per unire, non la Sicilia all'Italia, ma l'Italia all'Europa. C'è poi un ulteriore aspetto, che vorrei rivendicare con forza, tra i rilievi approvati, che è quello di istituire un fondo sovrano italiano pubblico-privato e fondo dei fondi, volto a favorire la patrimonializzazione delle imprese, fondo in cui possano confluire parte delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza, oltre alle risorse di patrimonio, rilancio e risparmio privato fiscalmente incentivato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'istituzione di un fondo strategico nazionale potrà giocare un ruolo di grande importanza, al fine di favorire la capitalizzazione delle nostre imprese, soprattutto per rafforzare le nostre piccole e medie imprese, quelle più produttive, più creative, più innovative, che rappresentano l'ossatura della nostra economia. Vedete, onorevoli colleghi, tutti noi sappiamo che l'impresa Italia è l'unica nel suo genere. L'impresa Italia è il made in Italy, lo stile di vita, il cibo, l'agroalimentare, il turismo: è un patrimonio architettonico, artistico e culturale ineguagliabile. L'impresa Italia è migliaia di piccole medie e grandi imprese, capace di affermarsi sulla scena internazionale per inventiva, creatività, qualità dei prodotti. Il nostro petrolio è il made in Italy e l'impresa Italia è alimentata dal risparmio delle famiglie, anche per questo siamo un Paese unico al mondo. Non abbiamo bisogno di altro, ma solo di un Governo solido e di un'ampia maggioranza parlamentare, capace di orientare correttamente le scelte dei cittadini, di alimentarne la ricchezza e non di distruggerla. Tutti noi sappiamo che le imprese chiedono liquidità. I sussidi, gli indennizzi, i prestiti sono indispensabili, ma non bastano. Il paradosso è che c'è una marea di liquidità sui conti correnti delle famiglie, oltre 1.800 miliardi. Dobbiamo fare in modo che, grazie alla leva fiscale, questa liquidità fluisca volontariamente, attraverso il fondo sovrano, dai conti correnti alle imprese, sul modello dei PIR, dei piani individuali di risparmio, che anche per questo abbiamo chiesto di potenziare all'interno del Piano. Vedete, i PIR hanno funzionato ovunque, in tutto il mondo: in Francia, hanno raccolto 120 miliardi di euro; in Canada, 150 miliardi di dollari; in Inghilterra 518 miliardi di sterline. Signor Ministro dell'Economia, anche se lei non è in Aula, con lei sarò franco: noi abbiamo fiducia in questo Governo, l'unico Governo possibile, nelle condizioni date, e in grado di predisporre un progetto di alto livello. Rivendichiamo di essere stati i primi a proporre questa soluzione. Come sempre, il Presidente Berlusconi ha saputo guardare al futuro, nell'interesse non di una parte, ma dell'intero Paese. Forza Italia sta dando un contributo importante all'attività di questo Governo con i suoi Ministri, Renato Brunetta, Mara Carfagna, Mariastella Gelmini, che ringrazio a nome di tutti per il loro impegno. Così come stiamo dando in Parlamento, attraverso il nostro gruppo parlamentare, un contributo costruttivo in termini di idee e di contenuti, che oggi vengono ripresi in questa Relazione. Per il lavoro del gruppo ringrazio il presidente Roberto Occhiuto e tutti gli altri deputati di Forza Italia, componenti della Commissione bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che hanno lavorato al testo di questa Relazione. Onorevoli colleghi, sappiamo bene che il percorso è ancora lungo e difficile, ma siamo partiti con il piede giusto. Gli italiani lo aspettavano e lo meritano, anche per la responsabilità, la disciplina e lo spirito di sacrificio, con il quale la stragrande maggioranza ha vissuto e tuttora sta vivendo una stagione così difficile. Sono sicuro che tutti insieme ce la faremo. Ancora una volta nelle emergenze abbiamo dimostrato di essere un grande Paese, uno dei più grandi. Per questo sono sicuro che l'Italia ce la farà e noi - ve lo assicuro - faremo tutto il necessario, perché questo possa accadere davvero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.

UBALDO PAGANO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sebbene di giorno in giorno la fine di quest'incubo sembra avvicinarsi sempre di più, il COVID-19 non è ancora stato battuto. Sono ad oggi quasi 110 mila i connazionali deceduti e molti di più quelli che, dentro e fuori quest'Aula, hanno toccato con mano la sofferenza di una persona cara. Nel tempo delle connessioni ultraveloci e dell'intelligenza artificiale, il mondo intero ha dovuto arrestare la sua corsa per difendersi da un virus. L'Europa e l'Italia hanno vissuto momenti durissimi. Il nostro Paese, in particolare, ha affrontato per primo il dramma del contagio, della saturazione dei posti negli ospedali, dell'insufficienza del personale sanitario e delle strumentazioni mediche, del ritrovarsi inermi a combattere un nemico sconosciuto e letale. E proprio nel momento più drammatico per il nostro Paese, sul finire dello scorso marzo, molti di noi, europeisti dalla nascita, hanno pensato, almeno una volta, che il progetto europeo sarebbe finito lì. L'Europa invece, proprio nel momento più buio, ha saputo rialzare la testa, ha saputo, anche grazie all'immenso lavoro portato avanti dal nostro Governo, riprendere in mano le redini del proprio destino e reagire con forza alle avversità del tempo. Il Piano di ripresa e resilienza nasce lì, in quel momento di paura e disperazione, di sguardi bassi e cupa incertezza. Gli inglesi usano riferirsi ad eventi come questo con l'espressione sliding doors, le porte scorrevoli, che cambiano di colpo e certe volte, per caso o per fortuna, il prosieguo di una storia. Non è stato però né il caso e nemmeno la fortuna a ridare vita al progetto europeo, ma il cuore dell'Unione, le sue istituzioni forti e i popoli che lo formano. Quando l'emergenza sanitaria sarà alle spalle, sperando che ciò accada quanto prima, ci imbatteremo però in un'altra crisi, non meno allarmante, quella economica e sociale. Davanti a questa crisi, davanti al pericolo di vedere milioni di persone ripiombare nel dramma della miseria, il Piano di ripresa e residenza ci offre un'opportunità, una via di uscita per un futuro migliore. Oggi completiamo, quindi, un'altra importante tappa in vista della compiuta definizione del nostro Piano nazionale. Nelle ultime settimane, tutte le Commissioni permanenti hanno avuto la possibilità di audire soggetti pubblici e privati, associazioni, organizzazioni, enti, centri studio e di ricerca. Abbiamo ascoltato con interesse le loro osservazioni e raccolto spunti e idee utili a rivedere il Piano e a rimettere in moto l'Italia. E proprio negli ultimi giorni, anche grazie al grande lavoro di tutti i presidenti di Commissione e, in particolar modo, del presidente Melilli, che è anche il relatore di questo provvedimento, che ne ha coordinato le attività, questa Camera ha riconquistato un ruolo e una centralità, riconsegnando al Governo un esame dettagliato di integrazioni e criticità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come detto, se saremo capaci di accelerare ancora la campagna vaccinale, saremo fuori dal pericolo sanitario, ma non da quello economico e sociale. Le conseguenze di questa esperienza devastante hanno già aggravato i seri problemi strutturali che, da tempo, inibivano la crescita dell'economia, provocando un crescente allargamento dei divari tra le persone e tra i territori. Ripartire dagli ultimi, ripartire da chi è rimasto indietro, ripartire ricucendo gli squilibri di genere, generazionali e territoriali; la parità di diritti e opportunità per le donne, il futuro dei giovani, la coesione dei territori lasciati per decenni ai margini della vita sociale ed economica del Paese. Sono questi gli obiettivi di fondo, il filo conduttore della strategia di rilancio che vogliamo adottare, priorità trasversali che ritroviamo in ciascuna delle Missioni in cui si articola il PNRR e a cui siamo certi che il Governo, accogliendo quanto esplicitamente chiesto da questo Parlamento, saprà dare forma e contorni maggiormente definiti nella versione finale del Piano. Ripartire dal Mezzogiorno, mi permetto di sottolineare, come hanno già fatto tutte le Commissioni nei loro pareri e questa maggioranza, mettendolo nero su bianco nel testo della Relazione. Puntare sul Sud e sul suo sviluppo, sulle potenzialità finora inespresse, aumentando le risorse per gli investimenti pubblici ben oltre il 34 per cento per vedere crescere il Mezzogiorno d'Italia e, con esso, tutto il Paese. Perché solo se sapremo coniugare crescita e riduzione dei divari potremo massimizzare i buoni frutti del Recovery e beneficiarne tutti. Ripartire dalle aree interne svantaggiate, le aree montane, cercando di colmare il divario di diritti e servizi pubblici che oggi le vede terribilmente indietro. Investire di più nelle infrastrutture e nei trasporti, rafforzare la fiscalità di vantaggio esistente per sostenere l'occupazione e incoraggiare l'innovatività e l'internazionalizzazione delle imprese, ma anche prendere atto di un ritardo dello Stato nell'offrire servizi pubblici all'altezza di un Paese della nostra importanza e storia, a cominciare dagli asili nido e dalle scuole dell'infanzia, che non sono soltanto un essenziale occasione di crescita e socialità per i più piccoli, ma un fattore abilitante per il lavoro e l'autonomia familiare.

Per questo e per tanti altri diritti di cittadinanza ancora negati in molte parti d'Italia sarà fondamentale arrivare alla compiuta definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, senza cui, lo ripeto nuovamente, non possiamo vantare una cultura di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Al contempo, sarà importante rafforzare gli interventi che il Piano già prevede, sia per investire nelle infrastrutture sociali, sia per ridare alle generazioni future, attraverso percorsi e modelli nuovi di istruzione e formazione, le capacità e gli strumenti per affrontare e vincere le sfide del futuro, tecnologiche e ambientali: ITS, università, lauree STEM, ricerca e la sua integrazione con il mondo delle imprese per creare, finalmente, le competenze che servono all'economia del Paese.

In ultimo, anche se trattasi dei due principali pilastri del Next Generation EU, la grande trasformazione ecologica e digitale che ci attende. Il mondo di domani deve essere equo, sostenibile e digitale e, quindi, l'Italia di domani deve essere equa, sostenibile e digitale, a partire dalla scuola e dalle modalità didattiche rese disponibili dalla tecnologia, dalle grandi occasioni che il digitale apre alle imprese piccole e grandi, alla vera e propria rivoluzione culturale che è necessario imprimere nell'organizzazione e nell'azione della pubblica amministrazione. Dobbiamo, quindi, riacquistare credibilità e fiducia dei cittadini e delle imprese, oltre che imprimere una svolta di efficacia ed efficienza. E, poi, i grandi investimenti nella transizione ecologica, efficienza energetica, tutela e valorizzazione del territorio, economia circolare, idrogeno e fonti rinnovabili: sono le parole d'ordine di un mondo nuovo, di cui, con questo Piano, è necessario porre le fondamenta.

Per concludere, signor Presidente, quella del Piano nazionale è una sfida molto impegnativa per l'Italia. Il nostro Paese nei prossimi mesi dovrà dimostrare di essere in grado di superare i suoi nodi strutturali e dare ottima prova di sé in termini di capacità di progettazione e di esecuzione degli interventi, usando correttamente fino all'ultimo centesimo le risorse spettanti. Per far sì che tutto ciò accada, non si può prescindere dal soddisfare tre condizioni: in primo luogo, consegnare alla Commissione europea, alla fine di aprile, il migliore dei Piani possibili; in secondo luogo, dare risposte agli interrogativi ancora aperti sulla governance. Gestire 200 miliardi e farlo con efficacia e trasparenza è un compito arduo. Siamo certi che il Governo accoglierà il nostro invito a mantenere, comunque, il saldo il rapporto con questo Parlamento, a conferirgli una funzione di controllo e monitoraggio costante, anche nella fase discendente del Piano, garantendo il necessario ruolo alle autonomie locali e territoriali previsto dalla Carta costituzionale, ma con le relative responsabilità in termini di obblighi di risultato. Bisogna tenere bene a mente che all'Europa poco importa del se e del come, se ciò è nella cornice già definita. Per l'Unione europea è imprescindibile che gli interventi siano realizzati nei tempi previsti e che ci sia un'autorità dotata del potere, in caso di insorgenza di problemi o questioni giurisdizionali, di avocare a sé la responsabilità dell'opera e portarla a compimento. Fare, quindi, è l'imperativo, ed è per questo che sarà decisivo l'apporto della nostra pubblica amministrazione largamente intesa, delle strutture centrali e di quelle periferiche. Il settore pubblico deve dimostrarsi all'altezza dell'enorme missione che ha dinanzi a sé. Ecco perché occorre mettere la PA nelle condizioni di poter operare attraverso l'assunzione di nuovo personale specializzato e di una vasta opera di semplificazione e riduzione della burocrazia.

L'Italia è un grande Paese ma, troppo spesso, tende a dimenticarsene e, dimenticandosene, alimenta pregiudizi e luoghi comuni. Nell'annunciare il voto favorevole del PD alla risoluzione di maggioranza, mi permetterete di aggiungere che questa sfida non è solo l'opportunità per riordinare la nostra economia e dare una prospettiva di crescita all'Italia, ma anche e soprattutto l'occasione storica di dimostrare quanto siamo grandi, quanto questo Paese sia capace di essere da esempio per l'Europa intera di guidare, invece che rincorrere, il processo di sviluppo e progresso dell'Unione, quello a cui noi teniamo con tutte le nostre forze, da amanti del nostro Paese e sostenitori dell'unione dei popoli europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bitonci. Ne ha facoltà.

MASSIMO BITONCI (LEGA). Signora Presidente, colleghi, membri del Governo, oggi discutiamo la relazione della Commissione bilancio e le risoluzioni sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza; entro un mese, il 30 aprile, dovrà essere perfezionato per accedere ai fondi del Next Generation. Qui si parla solo di criteri, importanti, sì; è un lavoro sicuramente positivo, ma rendiamoci conto che sono osservazioni, enunciazioni, proposte e non progetti reali ed impieghi di risorse. Ora il Governo ha solo un mese di tempo per selezionare puntualmente gli interventi con l'obiettivo della crescita, perché - penso che sia chiaro a tutti - solo con la crescita economica, solo con un aumento del prodotto interno lordo…

PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Colleghi, la mascherina non è un'opzione. Prego.

MASSIMO BITONCI (LEGA). …solo con importanti investimenti infrastrutturali, solo con una politica keynesiana, si esce da questa grave crisi economica. Le risorse destinate all'Italia - e vedremo da quando, visti i notevoli ritardi accumulati dal Governo Conte - sono 209 miliardi di euro, 82 a fondo perduto e 127 di prestiti. La realtà, signor Presidente, è che bisogna correre. Sono stati accumulati troppi ritardi e intanto la paralisi del Paese ha portato a una crisi economica che non si vedeva dal dopoguerra. La contrazione del PIL è stata, nel 2020, dell'8,9 per cento; in Germania e Francia, rispettivamente, del 5 e dell'8,35; la parte più importante dei fondi del Recovery sono prestiti, sono cioè nuovo debito, e senza poter valutare altre fonti di finanziamento, come ha chiesto la Lega, e senza tener conto che il debito pubblico è già aumentato di 160 miliardi nel 2020 (mezzo miliardo al giorno), raggiungendo il record, a gennaio, di 2.603 miliardi di euro, viaggiando spedito verso il 160 per cento del PIL.

Le prospettive di crescita per il 2021, grazie alla seconda e terza ondata di pandemia, peggiorano le previsioni del Governo: nel DEF si dovrà tenere conto di un livello di rimbalzo del PIL al 4 per cento e poco più nel 2022. Per tornare ai livelli pre-crisi ci vorranno tre anni e questa è la realtà. Le nostre imprese, motore propulsivo dell'economia reale, sono state costrette a lunghissimi mesi di misure restrittive e hanno visto annullare fatturato, patrimonio, attività e fonti di reddito e sostentamento per le famiglie. La domanda interna sprofonda almeno al 9 per cento, con un 13 per cento in meno delle esportazioni. Si deve capire cosa sta succedendo ad imprenditori, artigiani, commercianti e professionisti, e quanto sia urgente e necessario un ulteriore scostamento di bilancio, signor Presidente; uno scostamento che deve essere sostanzioso, non di alcuni miliardi, ma di almeno 50 miliardi per salvare il nostro sistema produttivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le perdite di fatturato registrate l'anno scorso dalle imprese italiane sfiorano i 423 miliardi di euro e circa 200 di questi miliardi di perdite sono in capo a chi ha chiuso le saracinesche. Le perdite maggiori sono: nel turismo (agenzie di viaggio, tour operator), con meno 73 per cento; attività artistiche, palestre, piscine, cinema, teatri, con meno 70 per cento; alberghi e alloggi, con meno 53 per cento; bar e ristoranti, con meno 34 per cento. Secondo l'Istat, 292 mila aziende si trovano in situazione di difficoltà, attività che danno lavoro a 1,9 milioni di addetti e producono valore aggiunto che sfiora i 63 miliardi di euro; stiamo parlando di micro attività pesantemente colpite l'emergenza sanitaria, corrono il pericolo di abbassare definitivamente le saracinesche. Questo dato diventa ancora più pesante, signor Presidente, per quanto riguarda le città d'arte: ogni settimana di ritardo nelle riaperture equivale a 2 miliardi di euro di perdite.

Calo record anche nei consumi, che ritornano indietro di vent'anni, a meno 9 per cento, con un aumento della povertà assoluta certificata dall'Istat: un milione in più i poveri nel 2019, arrivando a un dato complessivo di 2 milioni di famiglie, dato che coinvolge circa 5,6 milioni di italiani: questi sono i dati della crisi, signor Presidente. Ancora: disoccupazione 9,2 per cento, tasso di inattività, 36 per cento. I più colpiti chi sono? Come sempre, donne e giovani. Con la pandemia si è allargata la forbice uomo-donna: in un anno i posti di lavoro occupati dagli uomini sono aumentati di 44 mila unità, mentre quelli delle donne sono diminuiti di 76 mila unità, portando il divario di genere a 120 mila posizioni, con una disoccupazione giovanile che sfiora il 33 per cento. Questi sono i temi su cui dobbiamo interrogarci e non banchi a rotelle o bonus, che si sono rivelati dei fallimenti demagogici senza precedenti.

Trecentomila posti di lavoro in meno in un anno e quando finirà il blocco dei licenziamenti almeno un milione di italiani perderanno il posto di lavoro; 4 miliardi le ore di cassa integrazione che l'INPS ha approvato nel 2020 (una cifra enorme se si confronta con quella del 2019); tra i comparti che hanno fatto ricorso - non avevamo dubbi viste le chiusure e le restrizioni - spiccano quello alberghiero e della ristorazione. Oltre a tutto questo, le notifiche delle cartelle: 50 milioni di atti di avviso di accertamento che prima o poi arriveranno ai cittadini. I versamenti delle imposte che sono sospesi e i contributi che dovranno essere pagati al 31 maggio: una mazzata definitiva per le 5,6 milioni di partite IVA. C'è bisogno di prendere coscienza, signor Presidente, c'è bisogno di ripartire. Siamo sinceri, una volta per tutte: i “decreti Ristori” e anche il “decreto Sostegni” sono insufficienti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e quello shock paventato da Conte non c'è stato. Ma manca solo un mese alla presentazione degli uffici europei del nostro Recovery e il Governo sta lavorando sui contenuti, contenuti che diventano fondamentali e indispensabili all'ultimo appello per superare questa gravissima crisi economica. Per mesi si è esultato: finalmente l'Europa agisce, finalmente l'Europa c'è, poi la dura realtà: piano vaccini fallimentare, ritardi insopportabili negli aiuti ai Paesi. Adesso è l'ora della verità: abbiamo deciso di appoggiare il Governo Draghi per senso di responsabilità, signor Presidente, per le nostre famiglie, per le nostre imprese e per il futuro dei nostri giovani. Saranno in grado i nostri Ministri di attuare un piano così ambizioso, visto come è andata in questi anni con i contributi europei? Ottimi obiettivi del PNRR, tutto ottimo: ma vogliamo renderci conto che se non vogliamo guardare al futuro e pensare a una rivoluzione positiva, tutto ciò può avvenire solo attraverso le riforme? Una vera riforma e la sburocratizzazione della pubblica amministrazione, anche nei confronti dei cittadini e delle imprese, che passano il loro tempo tra adempimenti fiscali e amministrativi! Una vera riforma e semplificazione del Codice degli appalti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): in Italia, signor Presidente, ci vogliono in media 4,4 anni per poter portare ad esecuzione un'opera pubblica con 80 miliardi di opere già finanziate e bloccate. Allora, perché non seguire quello che dicono la Lega e Matteo Salvini? Sospensione dell'attuale Codice, modello Genova per le opere strategiche.

La riforma dei tempi del processo civile: 514 giorni per il primo grado, 993 per il secondo, 1442 per i giorni di appello; sono otto anni, signor Presidente! Riforma della giustizia: bisognerebbe mettere un allegato, allegando il libro di Palamara a questo Piano del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Forse, per questo basterebbe il processo tributario, con il 50 per cento del contenzioso che finisce in Cassazione. La riforma del sistema di riscossione: sanzioni e interessi che fanno lievitare le cartelle al 200 per cento. La riforma fiscale che abbassi la tassazione, tra le più alte al mondo, con un total tax rate del 34 per cento. Presidente, riempiamo di contenuti questo Piano: voteremo convintamente a favore. Signor Presidente, lo facciamo oggi, che parliamo di buoni propositi e lo faremo domani, se metteremo al centro il sistema produttivo, le nostre partite IVA, i lavoratori, le famiglie, i giovani, la sanità, la scuola e la dispersione scolastica, le infrastrutture, ma soprattutto le grandi riforme, che non sono più prorogabili. Riaprire, Presidente, riaprire in sicurezza, riaprire per ricominciare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, Governo, colleghi, non è esagerato affermare che quello di oggi è, a tutti gli effetti, il giorno in cui il Parlamento si esprime su quale debba essere l'Italia dei prossimi cinque anni. Certo, siamo perfettamente a conoscenza dei dati ancora terribili che riguardano COVID e siamo consapevoli delle storie di sofferenza che arrivano da ogni città del nostro Paese. Ci fa però ben sperare il superamento della soglia dei 10 milioni di vaccini raggiunta in Italia in queste ore. Oggi, però, ci assumiamo la responsabilità di guardare al futuro, quando inizierà la vera ripartenza, la rinascita del nostro Paese. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza va esattamente in questa direzione: è il primo passo verso un domani in cui l'Italia dovrà impegnarsi per rimettersi in piedi e cominciare a correre più veloce di prima.

L'Italia, grazie al grande lavoro portato avanti dal precedente Governo guidato da Giuseppe Conte, ha portato a casa, come hanno detto in tanti, la maggiore fetta di finanziamenti tra tutti i Paesi dell'Unione europea: oltre 200 miliardi, una cifra mai vista prima. Questo Piano, voglio ricordarlo, è in sostanza quello a cui ha lavorato il Governo Conte, mentre alleati e forze di opposizione, oggi in maggioranza o persino al Governo, lanciavano accuse e attacchi.

Nei mesi scorsi abbiamo dovuto registrare sparate di ogni tipo. Qualcuno protestava, e cito virgolettato: “Il Recovery non è cosa vostra, è cosa di tutti”, e ora si appresta a votare lo stesso testo che sembrava proprio non piacergli qualche mese addietro. Qualche altra forza politica in Consiglio dei Ministri decideva addirittura di astenersi, quindi di non apporre la propria firma al Piano, ma oggi si prepara a votare praticamente lo stesso documento. Abbiamo sentito parlare di collage raffazzonato, di misure inutili. Vi era chi lo definiva addirittura una fregatura e chi si lanciava in profezie di sventura: “i fondi sono a rischio”, oppure “questa bozza non sarà quella buona”, dicevano ancora; ma ora tutti costoro sono pronti a sostenerla praticamente immutata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Insomma, gli attacchi al Governo precedente in molti casi erano solo strumentali. La realtà dimostra che sul Piano, come ad esempio sul MES, sulla scuola, sulle misure anti-COVID, avevamo ragione fin dall'inizio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Torniamo al Piano. I miei colleghi prima di me nei loro interventi hanno fatto un focus su alcuni temi molto importanti, che sono contenuti nel Piano stesso. Voglio comunque sottolineare come il Piano riguardi ogni aspetto della nostra vita sociale, del nostro apparato produttivo, del nostro comparto industriale, della nostra cultura. Voglio rimarcare come la filosofia alla base del Piano sia pienamente in sintonia col DNA del Movimento 5 Stelle, cosa dimostrata anche dal nostro costante contributo in quasi la totalità di tutte le tematiche in esso contenute. Lo ricordo, sono tre gli assi strategici su cui si articola l'azione di rilancio: la digitalizzazione e l'innovazione, la transizione ecologica e l'inclusione sociale. Questi non vanno visti come indipendenti, ma intimamente connessi tra di loro; la digitalizzazione e l'innovazione sono poi decisive per migliorare la competitività dell'economia, la qualità del lavoro e la vita dei cittadini italiani. Non c'è transizione ecologica che non passi dall'innovazione, non ci può essere una reale transizione ecologica che non sia anche realmente solidale.

Per avviare la transizione ecologica sarà necessario in primo luogo ridurre drasticamente le emissioni gas (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) climalteranti, in linea con gli obiettivi dell'accordo di Parigi, in linea con il Green New Deal: altre scorciatoie non ce ne sono! Serviranno grandi investimenti per indirizzare le filiere industriali dell'energia, dei trasporti, della siderurgia, della meccanica, della manifattura in generale verso processi produttivi più efficienti, riducendo gli impatti ambientali degli stessi. Tutto ciò in linea con i più alti, ambiziosi, traguardi a livello internazionale e le migliori tecnologie disponibili. Sono necessari investimenti nell'agricoltura sostenibile e di precisione, e nell'economia circolare. Cito, a titolo di esempio, il superbonus del 110 per cento, che su forte impulso del Movimento 5 Stelle e d'accordo con tutte le altre forze politiche, dovrà - dovrà! -essere prorogato fino al 2023 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

E' sotto gli occhi di tutti il fatto che, con questa misura, il Paese si sia rimesso in moto; c'è chi lamenta che sono ancora troppo pochi i cantieri. Certo, ci sono procedure che dobbiamo semplificare; allora nei prossimi provvedimenti, nei prossimi decreti ci saranno misure per semplificare le procedure di attuazione del 110 per cento, perché quelli che sono oggi dei progetti, noi vogliamo che dopodomani siano immediatamente dei cantieri aperti. Una misura di evidente successo che, insieme ai temi puramente ambientali i cui effetti nella vita di tutti i giorni sono sempre più evidenti a tutti, si associa a quel lavoro per le imprese italiane e quei benefici economici per il cittadino utente.

Se queste sono le direttrici, tre poi sono le priorità del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Si tratta di temi che hanno fatto la storia del nostro movimento e sui quali noi continueremo a porre la nostra attenzione. Mi riferisco al Sud Italia, alla parità di genere e alla scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Presidente, proprio partendo dal Sud d'Italia sarà necessario un profondo cambiamento di ottica e di visione. Per questo, grazie al lavoro del nostro gruppo, destiniamo una quota significativamente superiore al 34 per cento delle somme previste al Sud del Paese, al fine di consentire un reale e concreto sostegno alla riduzione del divario territoriale, perché sappiamo bene che, se riparte il Sud, tutta l'Italia va a traino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ho poi citato il tema dei diritti. Questa è un'occasione importantissima per superare la disparità salariale, nonché per garantire la parità di accesso ai ruoli apicali in aziende, enti e istituzioni. Sarà, inoltre, centrale promuovere gli strumenti dediti a rafforzare la partecipazione femminile al mercato del lavoro, a contrastare il gap retributivo di genere, a promuovere con ogni mezzo tutti gli strumenti utili a conciliare vita e lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Proprio in questo senso va la realizzazione di nuovi asili nido, infrastrutture sociali, al fine di garantire la stessa offerta su tutto il territorio nazionale, specie considerando che, con l'emergenza sanitaria, la scuola è diventata, se possibile, addirittura ancora più un tema centrale. Ciò potrà generare anche nuove opportunità di lavoro, soprattutto per giovani e per le donne, sia direttamente, in quanto le donne potranno dedicarsi al lavoro, avendo strutture di educazione e cura a cui affidare i figli, sia indirettamente, creando così un virtuoso circuito di sostegno e di supporto.

L'obiettivo dell'investimento è superare il target del Consiglio europeo relativo al raggiungimento di un'offerta minima al 33 per cento per i servizi per la prima infanzia entro il 2026 e, con gli investimenti previsti dal Piano, potremmo riuscire a raggiungere addirittura il 35 per cento, superando, quindi, la media europea.

Colleghi, spero sia chiaro a tutti: il voto di oggi è solo un primo passo, non basterà. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrà essere messo a terra, dovrà passare dalla carta alle nostre città, ai nostri settori produttivi, alle nostre famiglie, non sarà un percorso facile, non sarà un percorso breve, ma è uno degli obiettivi legati alla nascita di questo Governo. Per questo motivo spero sia chiaro a tutti, oggi, che esiste un solo modo perché questa grande occasione non venga sprecata: quello di remare tutti quanti nella stessa direzione, con le stesse forze, dando il massimo, non risparmiandosi.

Noi del Movimento, come abbiamo dimostrato ormai tante volte, ci siamo. Ci auguriamo che su questa barca nessuno pensi di lasciare però i remi o, peggio, di remare in direzione opposta per fini elettorali: sarebbe un tradimento nei confronti degli italiani, un danno, un duro colpo alle nostre speranze e alle speranze di tutti i cittadini.

Un grande lavoro è stato già fatto prima della nascita di questo Governo, che si voglia riconoscere o meno; sarebbe intellettualmente onesto ammettere che questo ci sta, però oggettivamente non ha importanza, sta tutto ormai nei fatti. Ripartiamo da lì, proviamo a ridisegnare l'Italia dei prossimi cinque anni e, nello stesso tempo, l'Italia del futuro. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare il mio voto di astensione a nome di Sinistra Italiana sulle risoluzioni che discutiamo oggi, per una ragione su cui vorrei provare a richiamare l'attenzione di quest'Aula che, comprensibilmente, alla fine del dibattito, è un po' più rumorosa del solito.

Cari colleghi e care colleghe, ma voi non sentite un po' di disagio per la discussione che si fa oggi, qua? Parliamo del PNRR, cioè della cosa più importante per i prossimi decenni. Dovrebbe essere la giornata delle grandi occasioni, con la tribuna stampa piena, invece, è desolatamente vuota, con i titoli dei giornali che aprono nell'attesa trepidante delle decisioni del Parlamento… nulla di tutto questo e sapete perché? Perché da oltre due mesi, il Parlamento della Repubblica, le Commissioni parlamentari e, oggi, quest'Aula, discutono di un oggetto misterioso. Lo ha ricordato il collega Crippa, ha ragione: oggi, discutiamo del PNRR del Governo Conte 2, quello che è stato abbattuto perché non era in grado di fare il PNRR.

Allora, colleghi e colleghe, la questione è semplice e le opzioni sono soltanto due: o il PNRR resta questo e, allora, qualcuno dovrà spiegare al Paese perché il Governo Conte è stato abbattuto, perché c'è stato bisogno del Governo dei migliori per scrivere il futuro del Paese…

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Oppure - ho finito - il PNRR cambia e, allora, qualcuno dovrà spiegare al Paese e, soprattutto, al Parlamento perché per due mesi il Parlamento della Repubblica è stato preso in giro, è stato chiamato a discutere di qualcosa che altrove andava modificandosi. Credo che in entrambi i casi, la figura che vien fuori da questo passaggio non sia delle migliori. Per questo mi astengo, perché mi rifiuto di partecipare a quella che, in questa forma, non è altro che una farsa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, suppongo per un breve ringraziamento, il presidente della Commissione bilancio, nonché relatore, deputato Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Signora Presidente, mi permetta di ringraziare i colleghi della Commissione bilancio e di tutte le Commissioni che hanno svolto un lavoro intenso e produttivo in queste ultime settimane, anche superando le oggettive difficoltà nate dall'avvicendarsi della compagine di Governo. Un ringraziamento sincero va al dottor Somma, ai funzionari della Commissione bilancio e a tutto il personale della Camera; senza la loro professionalità e la loro dedizione, il nostro lavoro sarebbe davvero molto più difficile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. XXVII, n. 18-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Molinari, Serracchiani, Occhiuto, Boschi, Fornaro, Schullian, Silli, Lapia, Lupi e Magi n. 6-00179, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione della risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare: dapprima ciascuna lettera dei singoli capoversi del dispositivo; a seguire, solo ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 1), lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Collega Morassut, deve indossare la mascherina!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 1), lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 1), lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 1), lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 1), lettera e) del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera f), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera g), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera h), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera i), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera l), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 2, lettera m), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 3, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 3, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 3, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 3, lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 3, lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4, lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4, lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4, lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4), lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4), lettera e), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4), lettera f), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 4), lettera g), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 5), lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 5), lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 5), lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 5), lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 6), lettera a), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 6), lettera b), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 6), lettera c), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, limitatamente al capoverso n. 6), lettera d), del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Colletti, Costanzo ed altri n. 6-00180, non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Meloni ed altri n. 6-00181, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo quindi alla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182.

Avverto che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le seguenti partizioni del dispositivo: il capoverso n. 1; il capoverso n. 2; i capoversi nn. 3, 4, 5 e 6; il capoverso n. 7; i capoversi nn. 8 e 9; il capoverso n. 10; il capoverso n. 11; i capoversi nn. 12 e 13; il capoverso n. 14; il capoverso n. 15; il capoverso n. 16; il capoverso “Missione 1”, limitatamente alla componente 1; il capoverso “Missione 1”, limitatamente alla componente 2; il capoverso “Missione 1”, limitatamente alla componente 3; il capoverso “Missione 2”; il capoverso “Missione 3”; il capoverso “Missione 4”; il capoverso “Missione 5”; il capoverso “Missione 6”.

A seguire, solo ove il dispositivo sia in tutto o in parte approvato, la premessa.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 1 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 2 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente ai capoversi nn. 3, 4, 5 e 6 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 7 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente ai capoversi nn. 8 e 9 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 10 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 11 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente ai capoversi nn. 12 e 13 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 14 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 15 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso n. 16 del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 1, componente 1”, del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 1, componente 2”, del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 1, componente 3”, del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 2” del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 3” del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 4” del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 5” del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla -risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182, limitatamente al capoverso “Missione 6” del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00182 non si procederà alla votazione della relativa premessa. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento il collega Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Signor Presidente, ormai è tardi rispetto alla questione che si poneva in quel momento. Nel momento in cui si fanno le votazioni per parti separate, non è un esercizio per rendere più difficile il lavoro parlamentare, al contrario è un modo di rimarcare che ci devono essere dei pareri motivati per le posizioni su singoli aspetti distinti che non sono stati rimarcati abbastanza e volevamo richiamare che, ad esempio, si è votato su questo punto “destinare risorse rilevanti…

PRESIDENTE. Collega mi scusi, però questo non è un richiamo al Regolamento.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). È un richiamo al Regolamento per dire che non c'è stata una sufficiente motivazione nel parere espresso, che è stato espresso in blocco: destinare risorse rilevanti per l'ammodernamento dell'infrastruttura idrica …

PRESIDENTE. Collega, il richiamo al Regolamento viene fatto se c'è stata un'infrazione al Regolamento.

PINO CABRAS…al fine di evitare lo sperpero di risorse di un bene pubblico fondamentale come l'acqua (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1721 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (Approvato dal Senato) (A.C. 2757​) (ore 18,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2757: Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2757​)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che l'ordine del giorno De Luca n. 36 è stato ritirato dal presentatore. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati. Sottosegretario Amendola, se vuole glieli chiamo io o preferisce lei?

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. No, ce li ho. Me ne mancano due. Ordine del giorno n. 9/2757/1 Battilocchio, invito al ritiro o non accolto. Ordine del giorno Rossello n. 9/2757/2, accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/3 Pettarin, accolto. Ordine del giorno Marrocco n. 9/2757/4, accolto con la seguente riformulazione. “Compatibilmente con le esigenze di sostenibilità finanziaria e nel rispetto ai saldi di finanza pubblica (considerato che gli eventuali effetti di natura finanziaria potranno essere stimati in occasione della redazione da parte del Governo dei decreti attuativi ad esso delegati dal Parlamento)”, e poi: “specifiche misure in tema di gestione delle materie plastiche e di tutti gli imballaggi, volta ad accompagnare con misure incentivanti i comparti produttivi che necessitano di processi di riconversione verso una transizione ecologica, valutando altresì un riordino del sistema fiscale e degli oneri amministrativi in una logica di sostenibilità ambientale”. Ordine del giorno n. 9/2757/5 Elvira Savino, accolto con la seguente riformulazione: “A valutare la possibilità di garantire (…)” e “verso un'economia circolare basata su prodotti e materiali innovativi (…)”. Ordine del giorno n. 9/2757/6 Palmieri, accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/7 Plangger, accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/8 De Giorgi, accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/9 Carnevali, accolto con la seguente riformulazione: “Impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di: rimandare l'applicazione della lettera h) fino al momento in cui non siano stati determinati gli oneri derivanti dai decreti attuativi, come previsto dall'articolo 17 della legge n. 196 del 2009; intervenire con appositi provvedimenti normativi per migliorare e rendere più competitivo il mercato italiano per le aziende che operano nel settore dei dispositivi medici”. Ordine del giorno n. 9/2757/10 Casciello, accolto primo e secondo impegno con riformulazione: premettere “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno Gadda n. 9/2757/11 accolto con la seguente riformulazione: “(…) nella risposta all'interrogazione citata in premessa, a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Noja n. 9/2757/12 accolto con la seguente riformulazione: “Impegna il Governo, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a valutare l'opportunità di: 1) rimandare l'applicazione della lettera h) fino al momento in cui non siano stati determinati gli oneri derivanti dai decreti attuativi come previsto dall'articolo…

PRESIDENTE. Mi scusi sottosegretario mi scusi…Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce, dato che ci sono alcune riformulazioni all'ordine del giorno e, sottosegretario, le chiedo se può anche dire il cognome del presentatore, di modo che i colleghi riescano a seguire meglio grazie.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Certo. …come previsto dall'articolo 17 della legge n. 196 del 2009; 2) intervenire con appositi provvedimenti normativi per migliorare e rendere più competitivo il mercato italiano per le aziende che operano nel settore dei dispositivi medici.

Ordine del giorno Moretto n. 9/2757/13 accolto. Ordine del giorno Paita n. 9/2757/14 accolto con riformulazione: premettere all'impegno “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Lattanzio n. 9/2757/15 accolto. Ordine del giorno Fusacchia n. 9/2757/16 accolto con riformulazione: premettere all'impegno “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno Silli n. 9/2757/17 accolto con riformulazione: premettere all'impegno “a valutare l'opportunità, in un'ottica di compatibilità con la disciplina euro-unitaria, di consentire una proroga dell'entrata in vigore del divieto di immissione sul mercato degli agitatori per bevande”.

Ordine del giorno Quartapelle n. 9/2757/18, accolto con la precisazione che la relazione alle Camere deve essere presentata dopo quella alla Commissione europea. Ordine del giorno Belotti n. 9/2757/19 accolto con la seguente riformulazione: “A valutare la possibilità di richiedere alla Commissione europea la sospensione delle procedure d'infrazione legate all'inquinamento da PM10, sino alla cessazione dell'emergenza sanitaria”. Ordine del giorno Bazzaro n. 9/2757/20 accolto. Ordine del giorno Centemero n. 9/2757/21 accolto. Ordine del girono Bianchi n. 9/2757/22 accolto con la seguente riformulazione: “A valutare l'opportunità di monitorare gli effetti applicativi della norma in premessa, verificandone la coerenza con le finalità della Direttiva RED II e del PNIEC”. Ordine del giorno Giglio Vigna n. 9/2757/23, accolto. Ordine del giorno Lucchini n. 9/2757/24, accolto con la seguente riformulazione: premettere ai due impegni: “compatibilmente con le esigenze di sostenibilità finanziaria e nel rispetto dei saldi di finanza pubblica (considerato che gli eventuali effetti di natura finanziaria potranno essere stimati in occasione della redazione da parte del Governo dei decreti attuativi ad esso delegati dal Parlamento)”. Quanto al primo impegno, riformulare come segue: “a valutare la possibilità di consentire, in un'ottica di economia circolare di compatibilità con la disciplina euro-unitaria, l'immissione in commercio di piatti monouso in plastica, assoggettandoli a un regime di riciclo a circuito chiuso, come per le bottiglie in polietilentereftalato, così come ha già fatto con la plastica biodegradabile e compostabile, ai sensi dell'articolo 22, comma 1, lettera c) del provvedimento in esame”.

Ordine del giorno Benvenuto n. 9/2757/25, accolto con la seguente riformulazione: premettere ai tre impegni: “compatibilmente con le esigenze di sostenibilità finanziaria, nel rispetto dei saldi di finanza pubblica”.

Ordine del giorno Valbusa n. 9/2757/26, accolto con la seguente riformulazione: “A valutare la possibilità, in un'ottica di compatibilità con la disciplina euro-unitaria, di consentire una proroga dell'entrata in vigore del divieto di immissione sul mercato di palette in plastica per le bevande calde, per i distributori automatici, per almeno un anno, ossia al 3 luglio 2022, in modo da concedere un tempo congruo alle aziende per poter testare e sviluppare nuovi materiali, compatibili con i nuovi standard europei, rispettando il principio di transizione ecologica e sviluppo sostenibile”.

Ordine del giorno Patassini n. 9/2757/27, accolto con la seguente riformulazione: “A valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche di carattere normativo, utili a rivedere o a semplificare la disposizione sul vincolo dello scorporo della quota energia dalla bolletta elettronica, di cui al comma 1 lettera h) dell'articolo 5 del provvedimento in esame, in modo da favorire il pieno sviluppo dell'autoconsumo e delle comunità energetiche rinnovabili”.

Ordine del giorno Colla n. 9/2757/28, accolto con la seguente riformulazione: “A valutare la possibilità, in un'ottica di compatibilità con la disciplina euro-unitaria, di tenere conto in sede di attuazione della direttiva (UE) 2019/904 dei meccanismi di valutazione del ciclo di vita, in modo da costruire un sistema che non penalizzi per principio quei materiali monouso che per le loro caratteristiche intrinseche risultano pienamente sostenibili se paragonati ad altri materiali riutilizzabili”. Ordine del giorno Maggioni n. 9/2757/29, invito al ritiro o, in subordine, non accolto

Ordine del giorno Foscolo n. 9/2757/30

PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario mi scusi, colleghi…

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Grazie, Presidente. Ordine del giorno n. 9/2757/30 Foscolo, accolto con la seguente riformulazione: “(…) all'interrogazione citata in premessa, a valutare l'opportunità di assicurare”.

Ordine del giorno n. 9/2757/31 Dara, accolto con riformulazione. Premettere ai quattro impegni: “a valutare l'opportunità di”. Sono accolti gli ordini del giorno n. 9/2757/32 Benamati, n. 9/2757/33 Sensi, n. 9/2757/34 Berlinghieri, n. 9/2757/35 De Maria. Ordini del giorno n. 9/2757/36 De Luca, credo che sia stato ritirato, se non sbaglio.

PRESIDENTE. Confermo, sottosegretario.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie.

Ordini del giorno n. 9/2757/37 Campana e n. 9/2757/38 Vazio, sono accolti.

Ordine del giorno n. 9/2757/39 Ermellino, invito al ritiro o, in subordine, non accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/40 Invidia, accolto con la seguente riformulazione: “(…) a valutare l'opportunità di assicurare il rispetto del richiamato principio delle libertà (…)”.

Ordine del giorno n. 9/2757/41 Spadoni, accolto, Presidente.

Ordine del giorno n. 9/2757/42 Cestari, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare la possibilità, in un'ottica di compatibilità con la disciplina euro-unitaria, di introdurre in sede di attuazione della direttiva (UE) 2019/904, meccanismi di valutazione del ciclo di vita, in modo da costruire un sistema che non penalizzi per principio quei materiali monouso che, per le loro caratteristiche intrinseche, risultano pienamente sostenibili, se paragonate ad altri materiali riutilizzabili”.

Ordine del giorno n. 9/2757/43 Ianaro, accolto.

Ordine del giorno n. 9/2757/44 Vacca, accolto con la seguente riformulazione: “ (…) a valutare l'opportunità di apportare le necessarie modifiche al decreto legislativo (…)”.

Ordine del giorno n. 9/2757/45 De Lorenzis, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità, qualora ne ricorrano le condizioni, di intervenire, anche con futuri provvedimenti normativi, per estendere la massa massima dei velivoli da diporto sportivo da 472,5 chilogrammi a 600 chilogrammi, nel rispetto della normativa europea: lasciando la competenza alla vigilanza all'Aeroclub d'Italia e dotando lo stesso di adeguate risorse umane, finanziarie e strumentali; senza precludere l'opzione aggiuntiva che i costruttori che lo desiderano possano chiedere a ENAC l'omologazione e la gestione e il pilotaggio dei loro aeromobili, in accordo ai regolamenti ENAC semplificati”.

Ordine del giorno n. 9/2757/46 Grippa, è accolto.

Ordine del giorno n. 9/2757/47 Perantoni, accolto con la seguente riformulazione dell'impegno: “a predisporre ogni utile iniziativa finalizzata alla tempestiva conclusione delle procedure di approvazione dei piani di gestione degli spazi marittimi individuati dal Comitato di gestione degli spazi marittimi, di cui al decreto legislativo n. 201 del 2016, recante attuazione della direttiva 2014/89/UE”.

Ordine del giorno n. 9/2757/48 Serritella, accolto con la seguente riformulazione: “(…) prevedere, nel quadro dei provvedimenti normativi di prossima adozione ovvero di recepimento di direttive europee, la modifica delle procedure per la realizzazione di reti ad alta velocità, al fine di consentire anche una maggiore efficacia delle medesime in sede applicativa da parte dei comuni interessati”.

Ordine del giorno n. 9/2757/49 Cassese, accolto con la seguente riformulazione. Dopo le parole: “produzione di biogas” aggiungere le seguenti: “in particolare da residui agricoli e agroindustriali verso la produzione di biometano, da utilizzare nei settore trasporti e altri usi, nonché a valutare l'opportunità di promuovere una disciplina che, nel rispetto dei vincoli derivanti dall'integrazione del mercato europeo e dal sistema degli scambi internazionali, introduca l'obbligo di impiego (…)”.

Ordine del giorno n. 9/2757/50 Maraia, accolto.

Ordine del giorno n. 9/2757/51 Cadeddu, invito al ritiro o, in subordine, non accolto.

Ordine del giorno n. 9/2757/52 Mollicone, accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/53 Ciaburro, invito al ritiro o, in subordine, non accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/54 Caretta, invito al ritiro o, in subordine, non accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/55 Bignami, accolto come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/2757/56 Rizzetto e n. 9/2757/57 Bellucci, invito al ritiro o, non accolti. Ordine del giorno n. 9/2757/58 Prisco, accolto come raccomandazione.

Ordine del giorno n. 9/2757/59 Silvestroni, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di istituire presso il Ministero dello Sviluppo economico un fondo destinato a sostenere gli oneri per lo svolgimento delle funzioni attribuite al Mise, in attuazione del regolamento (UE) 2019/881”.

Ordine del giorno n. 9/2757/60 Osnato, invito al ritiro o, in subordine, non accolto.

Ordine del giorno n. 9/2757/61 Mantovani, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di concedere, mediante iniziative normative compatibili con la disciplina euro-unitaria (…)”.

Ordine del giorno n. 9/2757/62 Meloni, invito al ritiro o non…

PRESIDENTE. È inammissibile, sottosegretario.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Inammissibile, grazie. Ordini del giorno n. 9/2757/63 Montaruli e n. 9/2757/64 Lollobrigida, accolti.

Ordine del giorno n. 9/2757/65 Frassinetti, accolto con riformulazione, premettendo all'impegno: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2757/66 Zucconi, invito al ritiro o, in subordine, non accolto. Ordine del giorno n. 9/2757/67 Rotelli, accolto come raccomandazione.

Ordini del giorno n. 9/2757/68 Delmastro Delle Vedove e n. 9/2757/69 Donzelli, invito al ritiro o non accolti. Ordine del giorno n. 9/2757/70 Battelli, accolto con riformulazione, premettendo all'impegno: “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Grazie sottosegretario.

Ordine del giorno n. 9/2757/1 Battilocchio, invito al ritiro o parere contrario: viene ritirato.

Ordini del giorno n. 9/2757/2 Rossello e n. 9/2757/3 Pettarin, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2757/4 Marrocco, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2757/5 Savino Elvira, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordini del giorno n. 9/2757/6 Palmieri, n. 9/2757/7 Plangger e n. 9/2757/8 De Giorgi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2757/9 Carnevali, favorevole con riformulazione: viene accettata la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2757/10 Casciello, favorevole con riformulazione: viene accettata la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2757/11 Gadda, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2757/12, Noja, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/13 Moretto, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/14 Paita, favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/2757/15 Lattanzio, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/16 Fusacchia, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2757/17 Silli, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/18 Quartapelle Procopio, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/19 Belotti, favorevole con riformulazione: viene accettata? Belotti, accetta la riformulazione? Sì, d'accordo.

Ordini del giorno n. 9/2757/20 Bazzaro e n. 9/2757/21 Centemero, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/22 Bianchi, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2757/24 Lucchini, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì Ordine del giorno n. 9/2757/25 Benvenuto, favorevole con riformulazione: viene accettata Ordine del giorno n. 9/2757/26 Valbusa, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/27 Patassini, favorevole con riformulazione: accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/28 Colla, favorevole con riformulazione: accettata.

L'ordine del giorno n. 9/2757/29 risulta ritirato. Ordine del giorno n. 9/2757/30 Foscolo, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/31 Dara, favorevole con riformulazione: accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/32 Benamati, favorevole con riformulazione: viene accettata.

Ordini del giorno n. 9/2757/33 Sensi, n. 9/2757/34 Berlinghieri, n. 9/2757/35 De Maria, n. 9/2757/37 Campana e n. 9/2757/38 Vazio, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2757/39 Ermellino, invito al ritiro o parere contrario. Viene messo in votazione o viene ritirato, collega? Ritirato, d'accordo.

Ordine del giorno n. 9/2757/40 Invidia, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/41 Spadoni, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/42 Cestari, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2757/43 Ianaro, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2757/44 Vacca, il parere risulta contrario. Mi scusi, sottosegretario, ordine del giorno n. 9/2757/44 Vacca, il parere è favorevole con una riformulazione, mi stava dicendo? Va bene. Collega, accetta la riformulazione? Sì, benissimo.

Ordine del giorno n. 9/2757/45 De Lorenzis, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/46 Grippa, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/ 47 Perantoni, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/48 Serritella, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/49 Cassese, favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2757/50 Maraia, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2757/51 Cadeddu, c'è un invito al ritiro o parere contrario: viene ritirato? D'accordo. Ordine del giorno n. 9/2757/52 Mollicone, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2757/53 Ciaburro, invito al ritiro o parere contrario: chiede di metterlo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/53 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2757/54 Caretta: invito al ritiro o parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/54 Caretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

Ordine del giorno n. 9/2757/55 Bignami, favorevole come raccomandazione: viene accettata la raccomandazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2757/56 Rizzetto: invito al ritiro o parere contrario.

Ha chiesto di parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Solo pochi secondi, Presidente, ringraziandola, per cercare di capire da parte del Governo, allora, quale è la vostra idea in termini di transazione energetica, nel senso che questo è un ordine del giorno che riguarda le coperture fotovoltaiche mediante l'installazione di impianti fotovoltaici, laddove diciamo che, di concerto con tutte le sovrintendenze, si cerca di andare a fare dei lavori decenti, unendoli a contributi di natura fiscale o contributi economici, così come, Presidente - e mi rivolgo ulteriormente al Governo -, quando c'era il conto energia, piuttosto che quando c'era una fioritura di impianti solari fotovoltaici ben installati e non sicuramente i campi fotovoltaici, tanto per essere chiari.

Ma mi chiedo, sottosegretario, allora, quale è la vostra intenzione sulla cosiddetta transizione energetica, se, da una parte, dite che volete andare avanti a passi da gigante rispetto alla stessa, ma andate a bocciare un ordine del giorno, di fatto, da parte di Fratelli d'Italia, che ritengo unici in quest'Aula a parlare di questo tema, di questo argomento. Quindi io, sottosegretario, la invito veramente a rivalutare questa posizione, perché va in netto contrasto rispetto a quanto voi avete affermato sino a qualche minuto fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Collega Rizzetto, suppongo che lei non abbia nessuna intenzione di ritirare l'ordine del giorno.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/56 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

Ordine del giorno n. 9/2757/57 Bellucci: invito al ritiro o parere contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno noi volevamo dare attenzione a un fatto drammatico, che riguarda la morte di alcuni minori di nove, dieci anni attraverso quelle sfide che si propagano nel web con dei video e che appartengono oggi al mondo social. Ebbene, quei minori non vengono adeguatamente tutelati. Allora, noi coglievamo l'occasione dell'ordine del giorno per richiedere l'introduzione di un osservatorio che potesse, insieme all'Agcom, insieme anche agli enti che si occupano dei social, dare maggiore attenzione, importanza e strumenti di protezione a quei minori.

È una realtà italiana, quei bambini hanno nome e cognome, quelle famiglie sono lasciate sole: vi chiedevamo di introdurre uno strumento, che non costa nulla, ma difende il superiore interesse del bambino a poter essere protetto dalle istituzioni. Ci sorprendiamo davvero di questa richiesta di ritiro, perché è assurda. Ovviamente, non ritireremo l'ordine del giorno, non saremo complici del vostro disinteresse e, quindi, del danno che procreate e create alle famiglie e ai minori. Quindi, chiediamo di metterlo in votazione, quindi chiediamo a tutti i membri del Parlamento e dei gruppi parlamentari di votare a favore, perché questo è un ordine del giorno giusto, opportuno, necessario. Ne va della vita dei più piccoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sì, cambio parere: accolto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Bene, andiamo avanti.

Ordine del giorno n. 9/2757/58 Prisco, accolto come raccomandazione: viene accettata la raccomandazione? Viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/2757/59 Silvestroni, parere favorevole con riformulazione: viene accettata la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2757/60 Osnato.

Ha chiesto di parlare la collega Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Fratelli d'Italia non ritirerà questo ordine del giorno, chiediamo che venga votato…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, non ho inteso su che ordine del giorno sta intervenendo. Sull'ordine del giorno n. 9/2757/59 o sull'ordine del giorno n. 9/2757/60?

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Sull'ordine del giorno n. 9/2757/60 Osnato.

PRESIDENTE. Prego.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). …chiediamo che quest'ordine del giorno venga votato e mi chiedo, sottosegretario Amendola, se il Premier Mario Draghi sappia del parere negativo del Governo, perché questo ordine del giorno richiama, intanto, una relazione della Commissione europea del 2018 e, in secondo luogo, una lettera del 13 dicembre 2019 della BCE, una lettera nella quale si richiamava proprio l'Italia circa la posizione e la riforma sul limite del contante, evidenziando come gli Stati membri possano eventualmente introdurre il principio del limite del contante soltanto in presenza di determinati requisiti, tra cui il principio di proporzionalità, e faceva riferimento a un caso speculare rispetto a quello dell'Italia, bocciandolo. Ora, se tanto mi dà tanto, evidentemente la stessa osservazione vale per quel decreto con cui l'Italia modificò il limite del contante e verso il quale la BCE non fu consultata, motivo per cui scrissero, appunto, i Presidenti Fico e Casellati.

Allora, io chiedo al Governo di riflettere molto bene su questo ordine del giorno, perché è evidente che, non accogliendolo, non solo andate contro le indicazioni della BCE, ma vi ponete in una situazione di contrasto con i principi dell'Unione europea, tanto a voi cari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e del deputato Baldelli).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/60 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

Sull'ordine del giorno n. 9/2757/61 Mantovani, parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Sugli ordini del giorno n. 9/2757/63 Montaruli e n. 9/2757/64 Lollobrigida, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2757/65 Frassinetti, parere favorevole con riformulazione: viene accettata.

Sull'ordine del giorno n. 9/2757/66 Zucconi, invito al ritiro o parere contrario; lo poniamo in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/66 Zucconi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

L'ordine del giorno n. 9/2757/67 Rotelli è accettato come raccomandazione, va bene? Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/2757/68 Delmastro Delle Vedove, invito al ritiro o parere contrario. Ha chiesto di parlare il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Siamo stupefatti, come gruppo, per il fatto che il Governo si ostini, anche nonostante la nuova formulazione di questa maggioranza, a respingere ogni richiesta di stabilizzazione per i 5 mila magistrati onorari che oggi amministrano il 50 per cento della giustizia italiana; l'amministrano privi di qualsivoglia tutela giuslavoristica, con un trattamento economico a cottimo, senza indennità di ferie, malattia, senza pensione. E questo Governo, che si fregia di essere il più europeista dei Governi, finge di non sapere che sul punto la giurisprudenza europea è stata chiara, a caratteri cubitali, definendo in termini certi la vertenza. La famosa sentenza UX del 16 luglio 2020 ha dichiarato che i magistrati onorari sono a tutti gli effetti dei lavoratori dipendenti subordinati e, come tali, meritevoli di quelle garanzie giuslavoristiche che voi continuate a negare. Fra quelle ve ne indico alcune, proviamo ad elencarle soprattutto alla sinistra, qualora volesse ritrovare la via delle sue origini, che erano quelle di difendere chi non aveva diritti, come i magistrati onorari.

Proviamo ad elencarle, alla sinistra: non hanno malattia, non hanno equa retribuzione, non hanno diritto alla pensione, non hanno la stabilizzazione, non hanno alcun trattamento previdenziale e assistenziale; eppure, questa sinistra non apre bocca e questo Governo di europeisti si dimentica che la sentenza UX ci ha già detto che sono lavoratori dipendenti e, come tali, meritevoli di tutela. Sono 5 mila nobili servitori dello Stato a cui voi continuate a precarizzare l'esistenza, negando financo un ordine del giorno che vi impegna, prima o poi, a stabilizzarli: anche questo ordine del giorno viene respinto. Sono nobili servitori dello Stato che voi vorreste deportare nell'ufficio unico del processo, facendolo diventare l'ufficio unico del paggetto, in relazione ai magistrati onorari. Credo che questo Governo, sotto questo profilo, rappresenti per l'ennesima volta una incredibile continuità con il Governo precedente. Ricordo che il Ministro Bonafede, in maniera sciagurata, aveva risposto a un'interrogazione del sottoscritto, sul fatto che i magistrati onorari non potessero essere stabilizzati - lo leggo - perché: “la magistratura onoraria serve per contenere il numero dei togati, pena la perdita di prestigio e la riduzione delle retribuzioni della magistratura onoraria”. Il retropensiero vostro è il medesimo. Siete un po' meno improvvidi del Ministro Bonafede, perché almeno non lo dite soverchiamente, ma il principio è lo stesso, perché per voi non si può prevedere la stabilizzazione della magistratura onoraria neanche come impegno dell'emiciclo. Invece per noi, i magistrati onorari non servono per garantire il privilegio dei magistrati togati, ma servono per garantire l'amministrazione della giustizia, come vi hanno scritto 101 procuratori d'Italia, che hanno precisato abbondantemente che se venisse meno l'apporto della magistratura onoraria, la giustizia italiana imploderebbe: trattano il 50 per cento delle sentenze italiane, trattano il 90 per cento delle udienze monocratiche penali italiane. Voi oggi continuate a negare loro ogni diritto, in spregio alla sentenza UX, ma in spregio anche alle sentenze - ne cito alcune - dei tribunali italiani: Vicenza, Roma, Napoli, per tutti gli altri tribunali. Noi continueremo al loro fianco, nella consapevolezza che chi è dalla parte dei diritti che si affermano, anche per via giurisprudenziale, prima o poi vincerà e si affermerà rispetto a chi, invece, è dalla parte di coloro che negano i diritti per garantire i privilegi. Avete una maggioranza - e termino - tracotante, sorda ai diritti della magistratura onoraria, ma questa maggioranza si schianterà contro il diritto europeo e italiano, che rivendica e urla i diritti per i magistrati onorari, assieme a noi di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/68 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

Sull'ordine del giorno n. 9/2757/69 Donzelli, invito al ritiro o parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2757/69 Donzelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

Ordine del giorno 9/2757/70 Battelli, favorevole con riformulazione, viene accettata.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Colleghi, siamo giunti quasi alle ore 19. Ricordo che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi, si era giunti ad un'intesa, che prevedeva di concludere l'esame della legge di delegazione europea e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea entro la seduta odierna. Poiché il vigente calendario prevede che i lavori si concludano alle ore 19, chiedo ai gruppi se intendano, al fine di concludere l'esame di tali provvedimenti, contenere i tempi per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale sulla legge di delegazione europea, tenuto conto che tutti i gruppi hanno già comunicato di voler rinunciare a quelle sulla Relazione, oppure se rinviare tale fase alla seduta di domani.

Chiedo ai gruppi se c'è un accordo. Fratelli d'Italia è d'accordo; Lega è d'accordo ad andare avanti; Forza Italia è d'accordo; Partito Democratico è d'accordo; MoVimento 5 Stelle mi sembra di aver capito che sia d'accordo; Italia Viva è d'accordo; LeU è d'accordo. Va bene, quindi, essendo concordi i gruppi, andiamo avanti.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2757​)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Enrico Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie Presidente. L'intervento sarà breve, come concordato. Voto favorevole dalla componente Azione-+Europa-Radicali Italiani, con un apporto significativo, e ci tengo a rimarcarlo, da parte dei nostri emendamenti, perché l'emendamento che è stato accolto, di recepimento della direttiva europea n. 343 del 2016, è un atto molto significativo. Non è, come qualcuno ha cercato di farlo passare, un atto insignificante, ma è un atto di civiltà giuridica, un segnale molto importante al quale il Governo - ne siamo certi - darà una risposta in termini di esercizio della delega. Quindi, affermiamo, ciò con grande considerazione per la Ministra Cartabia posto che, forse per la prima volta in quest'Aula, si è avuta sulla giustizia praticamente l'unanimità, quindi è un primo passo importante verso le garanzie, verso la tutela delle garanzie, verso il rispetto del cittadino sottoposto a procedimento penale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

Collega Rossini vuole intervenire in dichiarazione di voto?

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Favorevole, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alessandra Ermellino. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO-CD). Grazie, Presidente. Nell'esprimere il parere favorevole da parte della componente Centro Democratico, assieme agli apprezzabili spunti offerti dai lavori che hanno accompagnato l'iter della presente legge di delegazione, sento il dovere di esprimere un certo rammarico per l'occasione persa che questa discussione ha determinato. Una circostanza sulla quale non ho mancato, a più riprese, di rappresentare la mia personale posizione, in particolare con i colleghi della Commissione difesa. Parlo della possibilità di ripristinare la facoltà di scambio di informazioni fra le Forze di polizia e l'ufficio di informazione finanziaria presso la Banca d'Italia; facoltà rimodulata in senso restrittivo nel 2019 con il recepimento della V direttiva.

Si tratta di una questione decisamente sottovalutata, ma più spesso, purtroppo, del tutto ignorata, comprensibilmente se parliamo dei cittadini e dell'opinione pubblica, ma colpevolmente dal mio punto di vista rispetto al lavoro che il nostro mandato ci impone. Vedete colleghi, dell'Ufficio informazioni finanziarie presso la Banca d'Italia si sa molto poco e ancor meno se ne discute; eppure si tratta di una struttura determinante per la tutela della sicurezza nazionale, grazie alle cui segnalazioni sono state avviate numerose e rilevanti indagini. Questo non è solo il mio parere, che certo può non essere dirimente rispetto ad una materia tanto complessa, ma si tratta di una preoccupazione che l'Arma dei carabinieri stessa ha espresso più volte attraverso il suo comandante generale Teo Luzi e, ancora prima, con il suo predecessore, il generale Nistri. Per farla breve, colleghi, basti pensare che l'accesso a informazioni finanziarie potenzialmente sensibili, come movimenti sospetti di denaro, intestazioni fittizie di carte di credito, se non richiesto dall'autorità giudiziaria nell'ambito di indagini già avviate, è consentito soltanto alla DIA o al nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza. In termini di prevenzione, quindi, è facile rendersi conto di quanto questa situazione non agevoli il lavoro delle Forze dell'ordine, che ogni giorno impegnano mezzi e risorse per la nostra tutela. Voglio riportare qui le parole del generale Luzi che, spero, aiuteranno a rendere più evidente la necessità che questo problema venga affrontato e risolto. Si tratta di un intervento che consentirebbe agli assetti antiterrorismo nazionali di ottenere tempestivamente informazioni per l'efficace conduzione di indagini complesse e che ne costituiscono segmento operativo essenziale. La loro cesura priva oggi tali assetti di rispettivi patrimoni informativi che potrebbero consentire di adottare le necessarie e immediate iniziative sul piano preventivo e repressivo. Mi chiedo come sia stato possibile, quindi, lasciare cadere nel vuoto una simile considerazione. È l'Arma stessa, colleghi, a chiedere alla politica di essere messa in condizione di lavorare al meglio, non credo abbiamo bisogno di ulteriori sollecitazioni. Solo per fare un esempio, non credo sia temerario ritenere che un assetto differente avrebbe, forse, consentito di intercettare e neutralizzare la cellula terroristica che da Bari, non più di un anno fa, in realtà da novembre 2020, si preparava a colpire la Francia, senza contare la possibilità di garantire maggiore tutela ai nostri uomini impegnati in operazioni di indagine sul territorio nazionale e, soprattutto, all'estero. Un singolo emendamento alla legge di delegazione, insomma, ci avrebbe garantito un sistema di protezione più efficiente. Spero che questa mia sollecitazione diventi ora motivo di riflessione per tutti noi, nella certezza che nessuno di noi voglia sentirsi responsabile di fronte a possibili future minacce alla sicurezza della Repubblica.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Signor Presidente, siamo giunti qui alla Camera ad un passaggio significativo del disegno di legge di delegazione europea e di questo vorrei ringraziare il sottosegretario alla Presidenza, Amendola e tutti i colleghi della XIV Commissione. Vorrei concentrare il mio intervento su un tema assai significativo per il gruppo di Italia Viva ed è il passaggio in tema di giustizia. Con il recepimento della direttiva (UE) 2016/343, del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016, si rafforza la presunzione di innocenza, pietra angolare del giusto processo penale e principio garantito sia a livello costituzionale, che nelle convenzioni internazionali e nel diritto europeo. Per il mio gruppo parlamentare, per Italia Viva, si trattava di un obiettivo fondamentale e non più procrastinabile, tanto che la nostra capogruppo in commissione Giustizia, Lucia Annibali, oltre ad aver presentato l'emendamento alla legge di delegazione votato ieri, sempre sul tema, Lucia Annibali si era fatta promotrice di una proposta di legge in Commissione; non era infatti più accettabile il ritardo che il nostro Paese continuava ad accumulare rispetto all'attuazione della direttiva il cui termine di recepimento era fissato addirittura per il 1° aprile 2018, esponendosi così all'ennesima procedura di infrazione e continuando inopinatamente a compromettere la salvaguardia di un principio di tutela fondamentale. Bene, dunque, che si sia accelerato e che si sia ottenuto questo importante risultato su cui Italia Viva, da sempre, ha posto il proprio impegno e vorrei qui citare il mio collega di Commissione, Roberto Giachetti, che proprio nei primi interventi, nella giornata di ieri, ha parlato di invertire l'approccio culturale con cui molti anche in quest'Aula hanno considerato il tema, addirittura, della non presunzione di innocenza, su cui noi, invece, abbiamo lavorato in senso contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Un'altra tematica - e vado a concludere - riguarda un tema di carattere industriale e, in particolare, il comparto dell'energia prodotta da biocarburanti che, a nostro avviso, è destinato a recitare un ruolo di primissimo piano nel contesto della decarbonizzazione imposta dal Green Deal. Per questo motivo, il gruppo di Italia Viva ha presentato un ordine del giorno a prima firma Moretto, con cui chiede al Governo, e ringraziamo il Governo per averlo accolto, l'impegno a valutare l'opportunità di riallineare la legislazione nazionale a quella europea. Riteniamo, infatti, che escludere dagli obblighi di miscelazione al combustibile diesel e dalla produzione elettrica rinnovabile l'olio di palma, di soia e derivati, reso possibile da un emendamento approvato al Senato, possa determinare non soltanto un inadeguato recepimento della direttiva, ma anche un impatto negativo sull'intera filiera nazionale dei biocarburanti, le cui attività e i cui investimenti devono invece essere salvaguardati. Con questo nostro ordine del giorno si riequilibra la legislazione nazionale a quella europea. Annuncio, quindi, il voto favorevole del gruppo Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rina De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, siamo chiamati oggi ad approvare la legge di delegazione europea per il 2019, l'ultima della fase pre-COVID. Sembrano lontanissime nel tempo, tanto sono lontane dalla vita di ciascuno di noi, sconvolta negli usi e nelle abitudini dalla pandemia, molte di quelle direttive; alcune di esse dovranno essere riviste, molte sono state modificate proprio alla luce di quanto è accaduto nell'ultimo anno. Come consuetudine, il Governo ha la delega per l'attuazione di ben 38 direttive e non a caso un emendamento approvato al Senato contiene un preciso confine: tener conto nelle norme di attuazione delle eccezionali conseguenze economiche e sociali derivanti dalla pandemia. Pur tuttavia è chiaro che non si può non tener conto della contestualizzazione temporale della scrittura di quelle norme, avvenuta prima del COVID. Per questo, su alcune questioni, un'accelerazione è necessaria e auspicabile; penso, per esempio, alla riduzione dell'effetto serra, i cui obiettivi possono essere sicuramente più ambiziosi di quelli definiti dall'Accordo di Parigi del 2015 sui cambiamenti climatici e dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile. Così come mi chiedo se non sia possibile un'accelerazione sulla riduzione dell'utilizzo della plastica su cui questo Governo e questo Parlamento si stanno già muovendo. Tanto per restare sui temi ambientali legati alla green economy e alla salvaguardia del pianeta, alcune norme hanno riguardato un più efficace funzionamento del quadro normativo, al fine di continuare il percorso della decarbonizzazione e incentivare il ruolo dell'autoconsumo. Anche su questo, bisogna accelerare, ma la strada intrapresa è quella giusta. Restando ancora nel merito dei provvedimenti, negli ultimi anni una grande attenzione da parte dell'Europa è stata posta alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, in particolare, del comparto giustizia.

Potrei soffermarmi su molti altri punti affrontati dall'Unione nel corso del 2019, penso, per esempio, alla lotta alle discriminazioni, alle politiche in favore delle donne e dei giovani, così come sarebbe interessante affrontare il nodo della scuola e della cultura, su cui mi sembra che l'Europa e l'Italia rischino di perdere un'occasione importante per una riforma complessiva dell'intero sistema. In realtà, noi dobbiamo porci una domanda: vogliamo questa Europa? Allora, io dico a chiare lettere che l'Europa del 2019 e degli anni precedenti, quella del libero mercato e della compressione dei diritti, è un'Europa che va cambiata. Non mi piacevano i Governi che, in precedenza, sul solco neoliberista europeo, avevano costruito le proprie fortune; oggi, per fortuna, quel tempo sta cambiando, non per una scelta politica dell'Unione, ma perché i gravi fatti legati alla pandemia hanno costretto tutti gli Esecutivi, non solo nel Vecchio Continente, a politiche economiche e sociali di segno diverso: gli scostamenti ai vincoli di bilancio inevitabili, per esempio.

Le economie devono, dunque, ripartire per provare a recuperare il terreno perso e questa volta un Governo italiano forte, come è stato quello che ha trattato sul Recovery, può imprimere, in maniera ancora incisiva, una svolta nelle politiche economiche e sociali europee in senso sociale e non liberista, provando a esercitare una giusta pressione, affinché le conseguenze delle scelte economiche non vadano a penalizzare classi sociali che usciranno devastate dalla crisi. Abbiamo la necessità di superare questo percorso di sofferenza nella pandemia e avremo, poi, la necessità di affrontare il post COVID e su questo terreno il peso dei contributi messi in campo dall'Europa nelle nostre scelte sarà determinante. Tutto questo lo dobbiamo ai nostri giovani, a cui siamo chiamati, dopo questi mesi di sofferenza, a dare un futuro più sicuro e più giusto. Per questo, il gruppo di Liberi e Uguali voterà favorevolmente al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia voterà contro la legge di delegazione europea e probabilmente saremo l'unica forza ad avere questo coraggio. Questo perché non accettiamo che questo Parlamento diventi un semplice esecutore di decisioni prese a Bruxelles. Con un nostro emendamento, noi avevamo chiesto di dare la possibilità alle Camere di valutare l'impatto delle direttive europee sulla nostra economia, sulle ricadute occupazionali, su quella che è la nostra condizione, una condizione fortemente mutata, soprattutto dopo la pandemia. Perché non dobbiamo dimenticare che le direttive che stiamo recependo sono direttive precedenti alla pandemia e nessuno si è posto il problema, tranne noi, se queste direttive siano ancora attuali e rispondenti alle necessità, non solo dell'Italia, ma di tutti gli Stati membri.

Siamo dei semplici esecutori, avete scelto di essere dei semplici esecutori, e l'avete fatto anche su temi nevralgici come quello della giustizia. Sì, è vero, abbiamo iniziato a chiedere al Governo di recepire la direttiva sulla presunzione di innocenza, ma quando si è trattato - e mi stupisce pertanto il parere favorevole del collega Costa - di andare un po' più nel dettaglio questa maggioranza si è spaccata e sono venuti al pettine i nodi di una divisione su temi nevralgici, come quelli della giustizia, delle libertà personali e dei diritti. È qualcosa di veramente aberrante, perché su determinati temi forse bisognerebbe incentivare il dibattito, anziché incentivare il ritiro degli emendamenti, ma sono scelte, sono scelte che, poi, gli elettori nel momento in cui ci guardano hanno la possibilità di valutare.

Va bene, allora, valutiamo; valutiamo questo provvedimento per quello che è, l'ho già detto, ma valutiamolo anche nel complesso degli atti che si presentano, perché, per i lavori parlamentari, abbiamo deciso di non discutere la Relazione consultiva del 2019, ma io non mi voglio sottrarre da una valutazione che qui voglio fare, e richiamare quelle forze di questa maggioranza che, soprattutto in passato, non erano compiacenti con il Governo Conte.

Colleghi, mi rivolgo a tutti voi: ma avete letto, per esempio, l'articolo 25 della Relazione, laddove si legge che il Governo, all'epoca, ha comunque contribuito a un dialogo più strutturato e che ha prodotto un positivo risultato durante il Vertice di Malta? Ma come si fa a votare positivamente, a dare un giudizio positivo, su tutto questo, soprattutto sulle politiche dell'immigrazione, su questo mi voglio concentrare? Perché negli ultimi dieci giorni abbiamo assistito ad oltre 600 sbarchi, ripeto, negli ultimi dieci giorni. Peccato che questi sbarchi avvengano con porti aperti per gli immigrati, mentre le porte sono chiuse per gli italiani, per gli italiani che ci guardano. Gli italiani sono chiusi in casa mentre sulle nostre coste arriva la chiunque. E sì che avete avuto ben da dire sulle organizzazioni non governative, anche in relazione agli ordini del giorno e a questo provvedimento. Certo, i buoni propositi sono stati tanti, i controlli, ma non ci dimentichiamo le passerelle sulle ONG. E perché lo dico oggi? Perché francamente viene fuori, finalmente in questi giorni, tutta l'ipocrisia di una sinistra che ha utilizzato l'immigrazione in senso buonista, cercando di dare una difesa, richiamando i diritti umani, e oggi, invece, scopriamo che è fatta di disobbedienti con lo champagne che fanno “cin cin” sulla pelle di disperati, alimentando il business degli immigrati, nel silenzio di questo Parlamento, perché nessuno ha avuto il coraggio, fino a oggi, di tirare fuori questa argomentazione qui, e lo dico soprattutto nel contesto del provvedimento che è legato all'Unione europea, perché di responsabilità questo Governo, nel richiamare anche i doveri dell'Unione europea, ne ha avute tante, e ne ha avute anche il Governo passato. Dov'è finita la politica del “se batti bandiera di uno Stato straniero devi prenderti gli immigrati che vengono da quello Stato”? Ebbene, su questo questa Relazione è totalmente silente e, anzi, dà un orientamento che certamente non può trovare l'approvazione di Fratelli d'Italia.

Il combinato disposto della legge di delegazione europea, quindi, con la Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea del 2019 - perché di questo stiamo parlando, di quello che è avvenuto nel 2019 - è semplicemente fallimentare. Fratelli d'Italia non sarà complice e partecipe di un simile atteggiamento supino nei confronti dell'Europa e, pertanto, ribadisce il suo netto “no” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cristina Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, Presidente Spadoni. Il provvedimento di passaggio che c'è stato con questo cavallo di due Governi è stato determinante per capire che sta cambiando un assetto non solo di maggioranza, ma un assetto culturale, in particolare di grande portata giuridica, per noi di Forza Italia sicuramente epocale, perché, dopo le lotte che abbiamo fatto, il recepimento di un concetto europeo che si basava sulla presunzione di innocenza, già contenuta a livello costituzionale, è stato finalmente riconosciuto, mentre questo provvedimento è iniziato con un ostacolo insuperabile. E devo dire che, oltre ai ringraziamenti al relatore e al Governo, vogliamo ringraziare la Ministro Cartabia, che in Commissione giustizia, proprio nell'intervento di domenica 28 marzo, è stata determinante, con la sua opera di mediazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

È importante sottolineare questa svolta e la condivisione di principi giuridici sui quali Forza Italia da anni ha lavorato. Noi abbiamo raccolto il testimone di colleghi che ci hanno preceduto nel lavoro della Commissione giustizia e della Commissione politiche dell'Unione europea, che ringrazio, perché hanno fatto un lavoro corale di sostegno all'emendamento Zanettin, che ringraziamo, perché è stato un momento importante dove la maggioranza ha condiviso i criteri ispirati da Forza Italia. Speriamo soltanto che questo discorso scongiuri un rischio di ritorno in Senato senza causare troppi danni. Valeva la pena di aver lavorato tanto e ringraziamo anche il Ministro D'Incà e il sottosegretario Amendola, che si è adoperato già in sede di politiche europee al riguardo. Grazie, siamo favorevoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Oggi approviamo alla Camera la relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione e la legge di delegazione europea. Quest'ultimo provvedimento è uno strumento decisivo per adeguare l'ordinamento italiano alla disciplina dell'Unione, consentendo il recepimento di direttive o di altri atti europei che necessitano di intervento nazionale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 19,22)

PIERO DE LUCA (PD). La sua approvazione, dunque, è fondamentale per vari motivi. In primo luogo, è indispensabile per scongiurare il rischio di condanne legate a procedure di infrazione che comportano spesso costi enormi e lunghi contenziosi al nostro Paese. Ricordiamo che il disegno di legge in oggetto, come emendato in Aula, prevede il recepimento di ben 39 direttive e per la mancata attuazione di sei di queste sono già aperte delle procedure di infrazione. Per cui, sul punto mi sento, allora, anche nella qualità di relatore, anzitutto di rivolgere un sentito ringraziamento alle colleghe e ai colleghi democratici e delle altre forze politiche di maggioranza, così al presidente Battelli e al sottosegretario Amendola per l'attenzione e lo spirito di collaborazione mostrato nel corso dell'esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che ha consentito di assicurare un iter rapido e spedito, ma non superficiale al provvedimento alla Camera; spirito unitario che ha caratterizzato anche il confronto e l'approvazione, come veniva ricordato prima, dell'emendamento relativo al recepimento della direttiva 2016/343 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza nei procedimenti giudiziari. Credo sia giusto e doveroso ricordarlo: con il supporto decisivo della Ministra Cartabia, che salutiamo e ringraziamo, siamo riusciti a raggiungere un risultato straordinario, unendo le sensibilità di tutte le forze politiche su un tema delicato e sensibile. Siamo soddisfatti e orgogliosi di questo, perché con il recepimento della direttiva in oggetto il nostro Paese fa un passo avanti deciso verso l'affermazione di principi europei di civiltà e garanzia giuridica, di cui la presunzione di innocenza costituisce un cardine essenziale e imprescindibile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ma l'esigenza di approvare tempestivamente la legge di delegazione è legata anche a due ulteriori obiettivi - che ricorderò sinteticamente - per noi essenziali. Il primo è quello di assicurare maggiori tutele, diritti e garanzie ai nostri cittadini. Vale la pena ricordare in quest'Aula che le norme europee non impongono solo…

PRESIDENTE. Scusi, deputato De Luca, porti pazienza. Anche per onorare il suo intervento, chiedo ai colleghi di allontanarsi dal banco del Governo. Prego, prosegua.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, Presidente. Dicevo che vale la pena ricordare in quest'Aula che le norme europee non impongono solo vincoli, limiti o restrizioni, come troppo spesso si rappresenta nella retorica sovranista o nazionalista. Le regole dell'Unione assicurano anche e soprattutto diritti, libertà e opportunità per i nostri cittadini. Non rispettare queste regole o non recepirle correttamente non vuol dire recuperare sovranità o fare un dispetto all'Europa; vuol dire fare un dispetto e penalizzare i nostri cittadini, le nostre aziende e i nostri lavoratori; significa indebolire il nostro Paese rispetto ad altri Stati e questo è un messaggio che dobbiamo tenere a mente. In questa prospettiva chiariamo che il provvedimento di oggi non ha un semplice carattere tecnico o burocratico, come potrebbe sembrare, ma si occupa di temi concreti ed estremamente importanti. Apriamo, in primo luogo, la strada a nuove forme di protezione per artisti, editori, autori e giornalisti, grazie alla “direttiva Copyright”, e cogliamo l'occasione per esprimere la nostra vicinanza e attenzione ai tanti operatori del mondo della cultura, dell'arte e dello spettacolo che hanno subìto sulla loro pelle in modo particolare le conseguenze della pandemia e a cui lo stesso Ministro Franceschini, che ringraziamo, ha dato un contributo e una vicinanza importante, da ultimo nel “decreto Sostegni” con un miliardo di euro stanziato per l'intero comparto. Lo stesso vale per la stampa: editori, giornalisti e tutti coloro i quali lavorano nel mondo dell'informazione, grazie a questo provvedimento avranno un sostegno maggiore mai ottenuto finora per svolgere il proprio lavoro in modo autonomo, con una giusta, equa e adeguata remunerazione e protezione dell'impegno svolto. Ci occupiamo, poi, della filiera agroalimentare, della sostenibilità ambientale. Infine - lasciatemi ricordare - interveniamo sulla disciplina dei servizi di media audiovisivi. Con questo provvedimento, cioè, avviamo il percorso verso una protezione sempre maggiore, soprattutto dei minori, dai contenuti che possono arrecare danno al loro sviluppo fisico, mentale o morale, e si spiana il terreno per regole sempre più severe e aggiornate sull'utilizzo dei servizi digitali, in particolare i social network. Gli ultimi episodi drammatici di giovani ragazze e ragazzi vittime di giochi, di sfide o di competizioni folli sui social network non possono lasciarci indifferenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo il dovere di dare risposte forti alle nostre famiglie e alle nostre comunità, assicurando che ci impegneremo affinché simili episodi non possano ripetersi mai più.

Lo stesso dovremmo fare per intensificare l'impegno contro le fake news, contro gli hate speeches, l'odio e la violenza sul web, soprattutto nei confronti dei più fragili e delle donne. Offese e attacchi che hanno riguardato di recente anche tante nostre colleghe, a cui rivolgiamo la nostra piena solidarietà e vicinanza per gli attacchi vergognosi che abbiamo riscontrato ancora una volta, purtroppo, a mezzo web (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). Insomma, sembrava dovessimo approvare una legge contenente norme e regole burocratiche, oscure e incomprensibili, invece ci rendiamo conto che grazie a questa norma, grazie all'Europa, stiamo rafforzando i livelli di protezione dei nostri cittadini. Chiudo dicendo che l'approvazione di questa legge ha un ulteriore significato, anche di carattere simbolico, soprattutto in questo momento storico: rappresenta un segnale forte di attenzione al rispetto delle regole europee ed esprime la capacità dell'Italia di approvare in modo puntuale ed efficace i provvedimenti necessari al nostro Paese, consolidando la credibilità acquisita in questi mesi in Europa.

Come sappiamo, grazie al lavoro dei Democratici, l'Italia ha trasformato l'Europa, indirizzandola sulla via della solidarietà in questa fase difficile di emergenza sanitaria. Abbiamo sostituito la logica delle sedie vuote con quella dell'impegno, della presenza, della proposta e del dialogo, adottando e facendo adottare strumenti rivoluzionari che hanno avuto un ruolo decisivo nel contrasto alla pandemia. Ora tocca a noi fare la nostra parte, tocca a noi dimostrare, a partire dall'approvazione del provvedimento in esame fino all'elaborazione del Recovery Plan nazionale, di essere all'altezza delle sfide che abbiamo davanti. Tocca a noi far vedere che il nostro Paese è in grado di unirsi, di rimboccarsi le maniche e di costruire una comunità migliore, più forte, più equa e più competitiva. Il destino dell'Italia è nelle nostre mani, dobbiamo fare presto e dobbiamo fare bene (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, finalmente giunge in Aula la legge di delegazione europea, un atto che avrebbe dovuto arrivare al voto della Camera proprio nelle ore che hanno visto la fine del Governo Conte-bis. Tante cose sono cambiate da allora: c'è una nuova maggioranza, c'è un nuovo Presidente del Consiglio, ed abbiamo anche scoperto che quelle frasi che venivano tacciate di antieuropeismo e di isolazionismo, quando a dirle erano Matteo Salvini e la Lega, oggi, che a pronunciarle è il Presidente del Consiglio Draghi, non solo sono accettabili, ma addirittura condivisibili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Noi ne siamo lieti e ora come allora continuiamo a voler essere un pungolo per il miglioramento delle condizioni del nostro Paese all'interno del sistema dell'Unione europea. Proprio per questo, non possiamo esimerci dalla necessità che questo nuovo Esecutivo ribadisca un concetto semplice: l'Europa deve fare poche cose e farle bene; deve essere coordinatrice sui macro temi, lasciando agli Stati e ancora di più agli enti locali un perimetro di azione per adeguare i regolamenti di Bruxelles alle specificità del nostro territorio. Lo abbiamo ribadito per anni, ma proprio in questo contesto credo sia utile rimarcare come regioni e comuni debbano diventare interlocutori privilegiati nell'adesione ai criteri di Bruxelles, ma senza vincoli assoluti, in ottemperanza a quel principio di sussidiarietà già previsto nel Trattato di Lisbona. Non ci interessano una Ue intenta a decidere a tavolino le dimensioni delle vongole o delle zucchine; vogliamo una legislazione europea che metta dei perimetri, ascoltando e confrontandosi con i territori e con i lavoratori. Se in Europa porteremo la voce dei nostri agricoltori e dei nostri pescatori, assieme a quella dei nostri sindaci, riusciremo da un lato a venire incontro alle normative Ue e, dall'altro, a non far più percepire agli italiani le decisioni prese dalla Commissione come capestri inutili o addirittura limitativi delle loro vite.

È ovvio che questa legge europea, signor Presidente, che nasce nel 2019 e sconta il passaggio del 2020, sia intenta a parlare a un mondo che, seppur lontano nel tempo solo pochi mesi, non esiste più.

Nonostante questo, grazie al lavoro dei colleghi della Lega e alla sensibilità di tutti i colleghi dell'attuale maggioranza e quella del Ministro Cartabia si è tornati finalmente a parlare di giustizia e soprattutto della direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio del 9 marzo 2016 sul rafforzamento della presunzione di innocenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un tema su cui, a nostro avviso, è stato fatto un passaggio importante, un seme piantato magari per una riforma futura da portare in quest'Aula, ribadendo che non possiamo definirci europeisti a giorni alterni a seconda dell'argomento e che certi atteggiamenti giacobini e giustizialisti non sono a favore dei cittadini, ma rischiano di indebolire i loro diritti civili e servono forse più come atto politico a certi movimenti presenti in quest'Aula. Dicevo, Presidente, luci ed ombre in questa legge di delegazione. Mi riferisco, ad esempio, all'articolo 5 in merito alla tutela ambientale, in particolare alla qualità dell'aria, dopo anni in cui, grazie ai media compiacenti, si è portata avanti una crociata contro il settore automobilistico, colpevolizzando i cittadini e sacrificandoli sull'altare dell'ambientalismo militante.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 19,33)

ALEX BAZZARO (LEGA). L'emergenza pandemica, i lunghi periodi di lockdown e il divieto di spostamenti hanno messo in luce le tante inesattezze e le tante bugie di questi interventi, perché il tema della qualità dell'aria interessa tutti ed è fondamentale, ma i dati ci hanno dimostrato come in Italia lo scorso anno, con un traffico su gomma pari a zero, le emissioni di PM10 siano addirittura aumentate. Quindi, evidentemente, il problema non sono gli automobilisti, ma altro tipo di emissioni.

Oggi volere che questi accordi diventino immediatamente operativi è impresentabile e grazie all'intervento delle regioni del Nord c'è già stato un rinvio; eppure continuiamo ad attaccare i cittadini meno abbienti, come se non possedere un'auto nuova fosse una colpa o andando a presentare le auto elettriche, peraltro con incentivi ridicoli, come panacea di tutti i mali. Pensare, come troppi sindaci della Pianura padana, che bastino sporadici blocchi del traffico e limitazioni ai mezzi più vecchi è la risposta sbagliata a un problema vero e sentito.

Come Lega, abbiamo chiesto e chiederemo di aumentare i fondi per il teleriscaldamento, perché, se qualcuno pensa di tutelare la salute dei cittadini e l'ambiente penalizzando le fasce a basso reddito, mi spiace, ma non è il genere di Green New Deal che noi abbiamo in mente.

È altresì ovvio che anche sul comparto alimentare, signor Presidente, non posso che far mie le parole del Ministro Patuanelli in audizione alla Camera, quando si è riferito al Nutri-Score giudicandolo un sistema inconcepibile, ingiustificato e inaccettabile. E lo ribadiamo con forza, come gruppo della Lega, che non ci possono essere tecnici del nostro Governo, come il professor Ricciardi, che firmano un appello in francese che andrebbe a danneggiare la nostra economia: se qualcuno, non votato e non eletto dai cittadini, tifa contro i prodotti IGP e i prodotti DOP italiani, è evidente che non possa farlo e non debba farlo per conto e per bocca del nostro Esecutivo.

Concludo, Presidente, andando a ribadire che la Lega voterà favorevolmente a questo progetto di legge. Come ho detto, è una legge di delegazione che arriva già vecchia, in un mondo e in un'Unione radicalmente cambiati. Voteremo a favore non perché ogni azione intrapresa per adeguare i nostri sistemi normativi stia già andando nella direzione da noi auspicata, ma perché siamo certi che con le donne e con gli uomini della Lega all'interno dell'Esecutivo Draghi avremo l'opportunità di migliorare in futuro la nostra partecipazione nella UE, certi, come siamo, di avere finalmente un Premier e una maggioranza parlamentare non più disposti ad accettare supinamente diktat o norme penalizzanti fatte da altri Paesi che sono nostri concorrenti diretti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, ottantadue le procedure di infrazione aperte a carico dell'Italia, di cui sessantatré per violazioni del diritto dell'Unione e diciannove per mancato recepimento di direttive, tra le quali sedici procedure aperte in tema di ambiente, undici su trasporti, nove su fiscalità e dogane, sette in tema di energia, sei in concorrenza e aiuti di Stato e cinque ciascuna per affari interni, giustizia e libera prestazione di servizi e stabilimento. Sa, Presidente, quanto ci costa tutto questo? Settecentocinquanta milioni circa dal 2012 ad oggi, questo è il costo per la finanza pubblica a causa del mancato recepimento. Oggi, Presidente, voglio partire dai numeri perché, quando si parla di legge europea e di legge di delegazione europea, si pensa a delle leggi omnibus, cioè leggi che toccano tanti temi, ma non se ne coglie l'importanza.

Ecco, Presidente, che i numeri aiutano a comprendere quanto importanti siano questi interventi volti a recepire nel nostro ordinamento interno le norme giuridiche prodotte dall'Unione europea. La legge di delegazione europea e la legge europea, come hanno ricordato i miei colleghi, sono lo strumento per poter recepire queste norme all'interno del nostro ordinamento e al momento le abbiamo entrambe in Aula, perché solo lunedì scorso abbiamo discusso la legge europea, Questo ovviamente è un chiaro ritardo legato a quella che è stata l'emergenza pandemica, che ci ha costretti a dover rivedere quelli che sono i tempi parlamentari e che hanno, in realtà, una cadenza annuale. Ecco quindi che oggi siamo qui a discutere e a chiudere la legge di delegazione europea. Dobbiamo riconoscere però che, se la pandemia ci ha portato a cambiare i normali schemi nei lavori parlamentari e a recepire queste norme in modo tardivo, è vero anche che l'Europa ha fatto enormi passi in avanti. Basti vedere la risposta europea a questo momento di pandemia e di emergenza, sebbene alle nostre spalle ci siano stati anni di austerity, di braccio di ferro con i Governi meno virtuosi. L'Europa sta riuscendo a cambiare e lo sta facendo in meglio. Non ci può essere futuro, Presidente, senza avere il coraggio di cambiare. L'Europa lo ha compreso scegliendo di adottare approcci e scelte più costruttive e inclusive e riuscendo a dialogare, finalmente, di condivisione di rischi, di nuove politiche espansive e di solidarietà.

L'Unione europea, Presidente, va quindi rafforzata e vanno rafforzati tutti i Paesi membri, come sta già avvenendo attraverso lo strumento del Next Generation EU. Certo, però, dobbiamo ammettere che le sfide europee sono ancora molte e occorrerà lavorare sul Patto di stabilità e crescita, che va riformato, sulla politica estera e di sicurezza comune, bisognerà lavorare sul tema delle migrazioni e su una politica fiscale più equa all'interno dell'area europea. Ma tanti passi in avanti si sono fatti in questo ultimo anno. Non dimentichiamoci, però, che ho che una tra le sfide più importanti che verranno affrontate sui tavoli europei riguarda anche quella dell'idrogeno verde, a cui dobbiamo puntare con tutte le nostre forze, dobbiamo proteggerla dagli appetiti voraci di chi vorrebbe ancorare questa rivoluzione energetica alle fossili, e non alle rinnovabili. Dobbiamo provare a trasformare lo spirito di rabbia e frustrazione per quanto avvenuto in questo 2020, che ci ha tolto tutta quell'energia positiva che avevamo; dobbiamo incanalarle e cambiarle, dobbiamo avere quella voglia di fare e di fare bene, animati da un unico spirito, lo spirito europeo; ma per fare bene l'Italia deve rimanere protagonista. Io vorrei che il nostro Paese arrivasse a intervenire velocemente non solo per sanare le procedure di infrazione, ma anche per recepire le direttive, come fa questo provvedimento, su tematiche che vanno dalle fonti rinnovabili alla tutela del diritto d'autore fino alle pratiche commerciali sleali nella filiera agroalimentare.

L'Italia, Presidente, deve continuare ad essere parte del cambiamento in modo attivo e concreto. Per questo, anche disegni di legge come quello che stiamo discutendo oggi in Aula non devono vederci come soggetti passivi, ma come attori protagonisti.

Con l'auspicio che il lavoro della Commissione politiche dell'Unione europea possa essere proficuo in questo Parlamento, chiudo, ringraziando tutte le Commissioni che hanno lavorato al provvedimento. Ringrazio anche il sottosegretario Amendola e il Ministro Cartabia, che ci hanno supportato, e annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla legge di delegazione europea e alla risoluzione sulla relazione consuntiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 2757​)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2757​)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2757: S. 1721 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi ricordo inoltre che dopo questo voto ci sarà un ulteriore voto sulla Relazione consuntiva, previo parere del Governo. Quindi, i nostri lavori non finiscono dopo questo voto.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 65).

Seguito della discussione del documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2019) (Doc. LXXXVII, n. 3) (ore 19,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del seguente documento: Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2019) (Doc. LXXXVII, n. 3).

Ricordo che sono state presentate le risoluzioni Galizia, De Luca, Emanuela Rossini e De Lorenzo n. 6-00172 e Rossello ed altri n. 6-00171 e che questa ultima è stata ritirata dai presentatori.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito dunque il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla risoluzione Galizia, De Luca, Emanuela Rossini e De Lorenzo n. 6-00172, specificando se intenda accettarla.

VINCENZO AMENDOLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Grazie, Presidente, il parere è favorevole; intendo accettarla.

(Votazione)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Galizia, De Luca, Emanuela Rossini e De Lorenzo n. 6-00172, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 66).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla II Commissione (Giustizia):

S. 2133 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 marzo 2021, n. 31, recante misure urgenti in materia di svolgimento dell'esame di Stato per l'abilitazione all'esercizio della professione di avvocato durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19" (Approvato dal Senato) (2989) – Parere delle Commissioni I, V, VII e XII.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto al comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 31 marzo 2021, il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha provveduto in data 30 marzo 2021 ad eleggere vicepresidenti i deputati: Raffaele Nevi, Roberto Rosso, Paolo Russo, Claudia Porchietto, Annaelsa Tartaglione e Matteo Perego di Cremnago.

Al deputato Mauro D'Attis è stato inoltre affidato, in sostituzione del deputato Elio Vito, l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.

Il presidente del gruppo ha altresì comunicato che il deputato Giorgio Mulè non è più portavoce del gruppo, avendo assunto la carica di sottosegretario di Stato.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che, nella seduta di domani, giovedì 1° aprile, dalle ore 9 alle ore 12, avrà luogo il seguito dell'esame del disegno di legge n. 2670 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020, con rinvio alla prossima settimana delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00414, Fregolent ed altri n. 1-00417, Prestigiacomo ed altri n. 1-00418, Fornaro ed altri n. 1-00429, Muroni ed altri n. 1-00440, Vianello ed altri n. 1-00441, Pezzopane ed altri n. 1-00442 e Vallascas ed altri n. 1-00450 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi e degli altri argomenti previsti dal calendario dei lavori per tale giornata.

È stata inoltre convenuta la seguente organizzazione dei lavori per la prima settimana del mese di aprile:

Martedì 6 aprile (ore 11 e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2915 - Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (da inviare al Senato – scadenza: 30 aprile 2021)

Discussione sulle linee generali della mozione 1-00449 concernente iniziative volte alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado

Mercoledì 7 (ore 9.30 – 13, 16 - 19 e con prosecuzione notturna dalle 20.30 alle 23.30) e giovedì 8 (ore 9.30 – 13, 15 - 18 e con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23 e nella giornata di venerdì 9 aprile)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2915 - Conversione in legge del decreto-legge 1° marzo 2021, n. 22, recante disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni dei Ministeri (da inviare al Senato – scadenza: 30 aprile 2021)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2670 - Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020 (ove non concluso nella giornata del 1° aprile)

Seguito dell'esame delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00414, Fregolent ed altri n. 1-00417, Prestigiacomo ed altri n. 1-00418, Fornaro ed altri n. 1-00429, Muroni ed altri n. 1-00440, Vianello ed altri n. 1-00441, Pezzopane ed altri n. 1-00442 e Vallascas ed altri n. 1-00450 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi

Seguito dell'esame della mozione n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori

Seguito delle mozioni Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382, Zanichelli, Fragomeli, Mor, Pastorino ed altri n. 1-00409 e Centemero ed altri n. 1-00443 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana

Seguito dell'esame delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392, Zangrillo ed altri n. 1-00396 e Lollobrigida ed altri n. 1-00398 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile

Seguito dell'esame della mozione 1-00449 concernente iniziative volte alla riapertura in sicurezza degli istituti scolastici di ogni ordine e grado

Mercoledì 7 aprile (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 9 aprile (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

L'organizzazione dei tempi per la discussione della mozione n. 1-00449 sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente, sull'ordine dei lavori. È evidente che oggi è accaduto un fatto di una eccezionale gravità, ovverosia l'Italia torna, come venti, trent'anni fa, ad essere un terreno di guerra, di spionaggio fra contrapposte potenze. Oggi abbiamo avuto certezza che siamo terreno di spionaggio, abbiamo espulso due funzionari russi, abbiamo convocato l'ambasciatore russo al Ministero degli Affari esteri per chiedere chiarimenti, abbiamo scoperto che il Governo italiano si augura che quanto accaduto non abbia ripercussioni sulle relazioni bilaterali. Tanto basta per dire che è evidente che bisogna portare in Parlamento quanto accaduto. Il Presidente Draghi deve venire a relazionare su quanto accaduto, comprendere quale sia la vastità di questa attività di spionaggio, quale sia la reazione proporzionata e adeguata dell'Italia rispetto a un fatto gravissimo, per il quale non è assolutamente accettabile che l'unica risposta sia espellere due funzionari, salvo “auspicare” che le relazioni bilaterali rimangano inalterate. Noi auspichiamo che le relazioni bilaterali rimangano inalterate qualora l'attività di spionaggio ai danni dell'Italia e, quindi, della NATO intera non fossero estese, non fossero gravi, non coinvolgessero l'establishment russo. Dobbiamo sapere se siamo un Paese spiato, lo dobbiamo sapere per la sicurezza nazionale, per la sicurezza internazionale, lo dobbiamo sapere per la sicurezza della NATO; non possiamo essere l'elemento debole della NATO.

Il Presidente Draghi deve avvertire la gravità di quanto accaduto e se sei europeista e atlantista, non tergiversi: vieni in Aula, relazioni con l'Aula e fai scegliere ai rappresentanti del popolo italiano quale sia la reazione adeguata ad uno spionaggio, per il quale, ad oggi, non sappiamo ancora la magnitudine, la vastità, la profondità, la diramazione. È un fatto gravissimo: Fratelli d'Italia chiede che il Presidente Draghi venga a relazionare quanto prima, perché non è possibile fare finta di nulla e risolvere questa vicenda con la convocazione dell'ambasciatore e l'espulsione di due funzionari. Ciò coinvolge la sicurezza nazionale e internazionale, l'Italia, la NATO: non possiamo fare finta che nulla sia accaduto. La prego, quindi, di avanzare al Presidente Draghi la richiesta di Fratelli d'Italia di venire immediatamente a riferire su quanto accaduto, perché qui, in quest'Aula, si scelga come difendere l'Italia e la sua collocazione atlantista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Questa richiesta era già stata sostenuta dal presidente del suo gruppo in fase di Capigruppo. È chiaro che la Presidenza prende atto dell'ulteriore richiesta per un'informativa da parte del Presidente Draghi.

Ha chiesto di parlare il collega Cabras, sempre sullo stesso argomento suppongo. Sull'ordine dei lavori, è corretto? Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). Sull'ordine dei lavori, ma l'argomento è un altro, è quello relativo a una questione che è stata sollevata anche nell'altro ramo del Parlamento e che ha una rilevanza per la difesa dell'articolo 21 della Costituzione, per la libertà di parola, che è prodromica a tutta l'attività che svolgiamo in questa sede in rappresentanza del popolo italiano.

Mi riferisco alla censura gravissima che ha operato la piattaforma YouTube nei confronti della Rete Byoblu, che è un canale che rappresenta una testata giornalistica regolarmente iscritta, che rappresenta delle posizioni che, a prescindere dal fatto che siano apprezzate o disprezzate, devono essere liberamente espresse. E questo è un problema che si sta accumulando, in questo momento, nella democrazia italiana e di cui non si discute abbastanza, per cui è opportuno che si discuta invece in Parlamento, perché sono numerosissimi gli episodi di censure da parte delle piattaforme FANG, cioè Facebook, Apple, Netflix e Google.

PRESIDENTE. Collega, mi scusi. Sull'ordine dei lavori ci deve essere una richiesta. Se lei sta facendo una richiesta, altrimenti questo è più un intervento di fine seduta…

PINO CABRAS (MISTO-L'A.C'È). È una richiesta affinché si convochi il Governo per discutere di questo argomento, per trovare delle misure a livello internazionale, per una convenzione internazionale nei confronti delle piattaforme che hanno assunto un potere di mercato predominante, in grado di condizionare pesantemente il dibattito e impedire la libera espressione di testate giornalistiche, proprio in virtù di quel potere di mercato. Questo è un tema che deve essere iniziato a discutere in questa sede.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di intervenire la deputata Simona Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (MISTO). Presidente, in questi giorni la Sicilia è di nuovo balzata agli onori della cronaca, anzi ai disonori della cronaca. Ancora una volta, purtroppo, non si parla delle meraviglie e della ricchezza di capitale umano di una regione bellissima, ma dell'ennesima inchiesta che fa vergognare. Nelle carte dell'inchiesta di Trapani si legge che vi era in piedi, secondo le parole del GIP, un disegno più generale di natura politica. Si è cercato di dare un'immagine della tenuta e dell'efficienza del Servizio sanitario regionale e della classe politica che amministra migliore di quella reale e di evitare il passaggio dell'intera regione o di alcune sue aree in zona arancione o rossa, con tutto quel che ne discende, anche in termini di perdita di consenso elettorale per chi amministra. Una rete che, a quanto sembra, coinvolgeva la dirigenza del Dipartimento regionale attività sanitarie e osservatorio epidemiologico, e altri due assessori della regione Siciliana volti a mistificare i dati sulla reale diffusione della pandemia in corso.

Qui non si tratta di alterare, come risulta dall'intercettazione, il numero dei rapporti tra tamponi e positivi, in modo da non mettere in luce l'inefficienza della politica sanitaria della regione, ma di giocare con le vite umane. La dobbiamo smettere di pensare che la sanità siciliana non possa e non debba essere migliorata, o gestita e rappresentata da uomini e donne capaci.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SIMONA SURIANO (MISTO). Le dimissioni dell'assessore Razza sono un atto dovuto, ma non bastano. Chiediamo quindi - e sono sicura che il Governo nazionale, questa volta, ci metterà la faccia - che si vada finalmente verso un commissariamento della sanità della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Cattoi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO CATTOI (M5S). Signor Presidente, colleghi e colleghe voglio rendere l'onore e la memoria del Parlamento al consigliere di Stato prefetto Carlo Mosca, ad un grande servitore dello Stato scomparso ieri, all'età di 75 anni, e con ciò partecipare al dolore dei familiari e dei colleghi e degli amici del Ministero dell'interno anche a nome del MoVimento 5 Stelle.

Se n'è andato giusto all'alba di questo 1° aprile, esattamente a quarant'anni dalla promulgazione della legge 1° aprile 1981, n. 121 “Nuovo ordinamento dell'Amministrazione della pubblica sicurezza ”, la cosiddetta legge di smilitarizzazione della polizia, in realtà la norma madre dell'attuale sistema di sicurezza, della cui architettura e dottrina del coordinamento tra le Forze di polizia nel Dipartimento di Pubblica sicurezza fu uno degli ispiratori ed uno dei più fedeli esegeti e custodi, istruendo e guidando tre generazioni di funzionari del Ministero dell'Interno, di prefetture e Polizia di Stato, così come di funzionari ufficiali di tutte le Forze di polizia, attraverso la scuola di perfezionamento interforze, così come me ed i miei colleghi del Corpo forestale dello Stato, di cui, con grande rammarico, riconosceva la perdita di specificità, dopo lo smembramento del 2016.

Non si può, in un minuto, riuscire a raccontare il prefetto Mosca per gli incarichi di grandissimo spessore da lui rivestiti nelle istituzioni del Paese. Posso però, con grande commozione, rendere memoria ad un grande modello di umanità e di eleganza morale e rendere altresì onore ad un eccelso cultore dei valori della democrazia, declinata attraverso le funzioni delle organizzazioni preposte a coniugare la sicurezza con la libertà, anzi, con le sue parole, alla sicurezza come diritto alla libertà, valore costituzionale, da vivere, non solo nella dimensione individuale, ma da esercitare preliminarmente nella caratterizzazione collettiva propria dei diritti sociali che vanno garantiti a tutti.

Con Carlo Mosca, per le grandi sfide che ancora in questi tempi ci pongono le emergenze sanitarie economiche e sociali, perdiamo una guida insostituibile per il rafforzamento dei valori della governance democratica, per la sicurezza del Paese nella libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Venticinque associazioni pugliesi, tra cui l'Associazione malattie rare dell'Alta Murgia, guidata da Vincenzo Pallotta, il 5 marzo lanciarono un appello a favore della priorità vaccinale per le persone affette da malattie rare e i loro caregiver. Oggi tornano a scrivere alle istituzioni e tornano a chiedere sei cose: di includere nella priorità vaccinale tutte le persone con malattia rara e ad alta complessità di cura e i loro caregiver o nucleo familiare convivente, individuati dai medici di famiglia, dando le dovute priorità di fragilità e vulnerabilità fra malattie rare, fra cui vi sono anche coloro che non sono identificati in ADI, ADP e 104, occorre fare riferimento ai codici presenti anche in Orphanet, in Italia; secondo, chiedono di coinvolgere, ove presenti, i centri di riferimento delle malattie rare…

PRESIDENTE. Concluda.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). …per la convocazione e somministrazione dei vaccini. Le venticinque associazioni chiedono, infine, massima trasparenza da parte delle istituzioni, chiedono di poter prendere visione del documento redatto dal tavolo…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Ho completato. … interregionale malattie rare sulle priorità vaccinali, per avere contezza delle proposte fatte da tale tavolo tecnico, da cui scaturiscono decisioni governative.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Testamento. Ne ha facoltà.

ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente. È ormai chiaramente emerso che il rapporto tra lo Stato e alcune regioni, in quest'anno di emergenza sanitaria, non si è certo contraddistinto per spirito collaborativo, trasparenza e verità. Basti pensare a quanto è emerso nelle ultime ore in Sicilia, come ha appena esposto la mia collega, Simona Suriano. Anche in Molise, però, si sono evidenziate delle situazioni poco chiare, ad esempio sul numero di posti di terapia intensiva effettivamente disponibili in ottica anti-COVID, numero che ha sempre suscitato molti dubbi; oppure i dati sulla trasmissibilità del numero dei contagi, che poi va a determinare la colorazione delle regioni, su cui sono stati anche depositati degli esposti. Ma non c'è chiarezza neanche sulla reale destinazione ed effettivo funzionamento delle tre strutture mobili inviate dall'ex commissario all'emergenza Arcuri…

PRESIDENTE. Concluda.

ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-L'A.C'È). …e non sono neanche stati attivati i posti di terapia intensiva aggiuntivi, previsti nel “decreto Rilancio”. Segnalo che stamattina si è tenuta una manifestazione in piazza Montecitorio, con il Comitato “Qui si muore-SOS Molise”, in difesa della sanità pubblica di qualità della mia regione.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

ROSA ALBA TESTAMENTO (MISTO-L'A.C'È). E, prendendo spunto dalla richiesta avanzata ieri in quest'Aula, chiedo anch'io al Ministro Speranza di venire in Aula a riferire anche sui problemi della sanità pubblica molisana…

PRESIDENTE. Grazie, collega.

Ha chiesto di parlare la deputata Enrica Segneri. Ne ha facoltà.

ENRICA SEGNERI (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe e gentili colleghi, la caduta del Governo, come sappiamo, ha purtroppo comportato diverse conseguenze, ma tra le tante quella è più grave è senz'altro stato il rallentamento, anzi direi proprio un vero e proprio blocco, dell'attività legislativa. Sono, infatti, tantissimi i decreti attuativi attualmente bloccati. E questo ha portato gravi ripercussioni sulle vite dei cittadini e dei lavoratori. Apprendo senz'altro con piacere che ieri finalmente è stato firmato il decreto di riparto dei 180 milioni di euro per l'anno 2021 per le aree di crisi complessa, di cui 28 milioni per le aree di crisi complessa del Lazio, precisamente di Frosinone e Rieti. Una notizia certamente positiva, però bisogna evidenziare in questa sede che ancora manca il decreto attuativo di riparto sul fondo da 10 milioni utili a coprire situazioni pregresse del 2020; un fondo che è stato creato grazie ad un mio emendamento in legge di bilancio e per il quale mi sono fortemente battuta, in supporto di migliaia di famiglie in difficoltà. Se non si dà seguito a quel fondo, si rischia che diverse aree di crisi complessa, come quelle del Lazio, di Frosinone e Rieti, ma anche quelle presenti nel Molise e nelle Marche, non possano accedere alle risorse del 2021. Sollecito, dunque, in questa sede, in quest'Aula, i Ministri Orlando e Franco alla firma del decreto attuativo, perché non bisogna perdere altro tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, il nuovo attacco ad Asmae Dachan è di oggi. Antonella Napoli, Graziella Di Mambro, Angela Caponnetto, Sara Lucaroni, Riccardo Cristiano, Shady Hamadi sono invece altri nomi di giornalisti e scrittori che, da tempo, sono ogni giorno, Presidente, oggetto, sulla Rete, di vere e proprie campagne di odio, di insulti, intimidazioni, minacce da parte di un soggetto che si chiama Totolo e che scrive su Primato Nazionale. Sono campagne deliranti, un vero e proprio squadrismo, che potrebbe produrre conseguenze e pericoli concreti per le persone coinvolte. Sono tutte giornaliste che scrivono quello che vedono; ci sono state querele però inspiegabilmente tutte senza alcun esito. Allora io le chiedo, Presidente, di farsi subito interprete di quanto, anche noi oggi in sede di Comitato antimafia, per i giornalisti minacciati abbiamo detto che faremo, ma anche la Presidenza della Camera dovrebbe coinvolgere il Viminale, in particolare l'Osservatorio per la difesa e il monitoraggio delle minacce ai giornalisti, perché è impossibile che tutti i giorni, da quella azienda che fabbrica odio, vengano queste cose, perché non è possibile che, in un Paese come il nostro, i giornalisti che lavorano siano così minacciati e così esposti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Luigi Iovino. Ne ha facoltà.

LUIGI IOVINO (M5S). Grazie, Presidente. è di questa mattina la notizia degli arresti di due dipendenti dell'Università di Salerno, che avrebbero manipolato le graduatorie dei test di ingresso a Medicina e registrato esami, mai sostenuti, ad alcuni studenti. è gravissimo quanto scoperto a seguito delle denunce della stessa Università, che ha fatto emergere e messo in luce un vero e proprio sistema volto a calpestare il merito e mortificare l'impegno e il sacrificio di quanti, con le loro forze, portano avanti gli studi. Vede, Presidente, il diritto allo studio si garantisce anche impedendo giri di favori ai pochi disonesti. E ci tenevo a fare il mio plauso al rettore, che ha contribuito, collaborando con l'autorità giudiziaria, a far venire a galla questi fenomeni di corruzione. Questi sono gli esempi delle istituzioni da seguire. Esprimo anche il vivo apprezzamento per il lavoro della Guardia di finanza e dei magistrati che hanno coordinato le indagini. In conclusione, Presidente, mi permetta di ribadire una cosa: che l'università non è questa, l'università sono tutte le migliaia di studenti che ogni giorno si impegnano, studiano e portano avanti i loro progetti di vita, mettendo in campo tutto quello che c'è da fare per diventare la futura classe dirigente di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Il 31 marzo del 1995 viene ucciso, con due colpi di pistola, Francesco Marcone, direttore dell'Ufficio del registro di Foggia. Pochi giorni prima Marcone aveva presentato un esposto alla Procura della Repubblica per denunciare una rete di attività criminali basate su commistioni pericolose tra pubblica amministrazione e criminalità organizzata. A ventisei anni da quell'omicidio, ancora senza colpevoli, Marcone è un simbolo di integrità morale, di coraggio, di dedizione al lavoro ed è un punto di riferimento per tutta la parte sana della nostra comunità, che non può e non deve arrendersi alla morsa della criminalità organizzata, una morsa che ora è conosciuta come quarta mafia, una mafia violenta e pericolosa, in riferimento alla quale il Procuratore nazionale antimafia, Cafiero De Raho, ha affermato che la mafia foggiana è il pericolo numero uno dello Stato. E, allora, come deputata del territorio, lancio un appello in Aula e al Governo intero affinché metta in campo tutti i nuovi strumenti e gli strumenti più efficaci per rafforzare, nel mio territorio, la lotta alla criminalità organizzata. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Michele Sodano. Collega, lei ha trenta secondi.

MICHELE SODANO (MISTO). Grazie, Presidente. Da quest'Aula del Parlamento italiano voglio fare le congratulazioni allo Stato di New York che oggi ha regolamentato la cannabis integralmente e lo ha fatto per avere più posti di lavoro, per fare entrare nelle casse dello Stato più soldi e, mentre l'America legalizza la cannabis, lo Stato di New York è il sedicesimo Stato a procedere in questa direzione, in Italia si fa finta di non vedere, ci si tappa gli occhi e nel frattempo il business della cannabis arricchisce le mafie. Adesso, banalmente, se noi regolamentassimo la cannabis in Italia avremo 10 miliardi di euro nelle nostre casse dello Stato che potremmo dare per i ristori a tutte le imprese che in questo momento sono in fallimento. Io ho depositato un manifesto collettivo, una legge importante che ci aiuterebbe a superare questo problema, per vincere questa grande battaglia di civiltà. Quindi, mi auguro che si apra un dibattito, lo dico alle forze politiche, al MoVimento 5 Stelle e al PD: si parli di cannabis.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 1 aprile 2021 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020. (C. 2670-A​)

Relatrice: IANARO.

La seduta termina alle 20,05.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MAURIZIO LUPI (Doc. XXVII, n. 18-A)

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). (Intervento in discussione - Doc. XXVII, n. 18-A). Onorevoli colleghi, siamo quest'oggi chiamati a dare il nostro contributo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, piano che francamente avremmo preferito fosse sostanzialmente modificato, e con maggiore coraggio, rispetto alla prima versione.

Per onestà intellettuale, sono oggi tenuto a dire che il Piano è scritto male, ma soprattutto senza un'idea che lo tenga insieme. Manca una visione. È orientato da una logica pauperistica, soldi ai più fragili, e non alla crescita e allo sviluppo. Appare piuttosto come un collage di richieste di ogni singolo Ministero, richieste certamente degne di nota, ma non integrate in un progetto Paese, unitario.

È sbagliato l'approccio, che punta ad una sommatoria di progetti perdendo di vista due aspetti essenziali:

- occorre darne conto al paese e all'Europa sia in termini di strategie che di risultati ottenuti; i meccanismi a pioggia come bonus o crediti d'imposta, su questo fronte non funzionano e si rischia di spendere male o non spendere affatto;

- il punto focale non sono i progetti, ma i “soggetti”, ovverossia l'articolazione dei ruoli, delle responsabilità, della capacità progettuali e attuative (pensiamo a IRI e IMI per il Piano Marshall, a INA per piano Fanfani su edilizia residenziale…); non a caso l'attuale versione rinvia a un momento futuro l'indicazione del modello di governance, che è la chiave di tutto!

Ciò premesso, purtuttavia, siamo qui oggi a confermare il nostro sostegno al Governo; è un momento delicato che richiede particolare serietà e unità. Chiedo che il presente documento, di Noi con l'Italia, frutto di un lavoro di riscontro con le tante associazioni di categoria e non solo, possa correggere e/o migliorare alcuni punti e quindi trovare accoglimento.

Missione 1:

- M1C1, in merito alla libertà di iniziativa occorre una pubblica amministrazione competente, snella e sussidiaria: sarebbe un completamento delle riforme previste nella prima Missione quella di aggiungere nella valutazione dei dirigenti il giudizio dei cittadini che utilizzano il servizio, coraggio. Aggiungere, inoltre, nella formazione dei medesimi dirigenti, una specifica formazione sugli impatti economici sul territorio;

- M1C1, la digitalizzazione della PA è un percorso necessario ma strumentale: quello che serve realmente al paese e alle imprese è la semplificazione della normativa e dei procedimenti amministrativi. Invece la semplificazione burocratica viene messa all'ultimo posto;

- M1C1, in merito alla migrazione in cloud della PA abbiamo alcune domande: Esiste qualche analisi seria che dimostri i “notevoli risparmi” della migrazione in cloud delle PA locali? Chi farà i servizi di migrazione e successivamente di gestione sistemistica/applicativa? Che impatto sulla concorrenza? (PMI ICT italiane.). C'è un'analisi dei costi a regime?

- M1C1, siamo d'accordo che l'investimento miri a ridurre i tempi dei procedimenti giudiziari (civili e penali) agendo sia su fattori interni, ossia la riprogettazione e la digitalizzazione del processo, che su fattori esterni, ossia il rafforzamento organizzativo e l'aumento della capacità del capitale umano, ma ci auguriamo che quanto prima, in separata sede, occorra una necessaria revisione di norme e procedure processuali;

- M1C1, in merito alla giustizia di prossimità si richiede un potenziamento del sistema informatico a vantaggio dei giudici onorari, anche e soprattutto in riferimento al recente cumulo di lavoro cui sono stati investiti;

- M1C2, si richiede la possibilità di rimandare la norma relativa all'utilizzo del denaro contante che prevede la soglia massima a € 1.000 a decorrere dal 1° gennaio 2022;

- M1C2, in merito a Reti e Infrastrutture di comunicazione a banda ultralarga, non ha molto senso elencare migliaia di siti da connettere e definire un costo unitario di connessione a seconda della tipologia. Ha più senso potenziare i progetti esistenti (es. Open Fiber) vincolando i finanziamenti alla copertura delle aree a scarso/nullo interesse di mercato;

- M1C3, in merito alla linea progettuale Turismo e Cultura, il piano pone principalmente la sua attenzione su borghi, giardini, parchi, turismo rurale, ferrovie storiche ecc., intendendoli come mercati innovativi. Tale impostazione è ancora condizionata dal Piano del Turismo vecchio (pre-COVID). Ora c'è bisogno di un nuovo Piano Strategico del Turismo 2021/25 che possa urgentemente rispondere al bisogno di rialzarsi e rinnovarsi soprattutto dei prodotti più maturi ma più significativi del mercato italiano: le città d'arte (che maggiormente hanno sofferto in questa pandemia e non solo Roma che viene citata nel piano con progetti ad hoc), il turismo balneare, montano, congressuale e delle terme. Occorre ripartire in primis da loro;

- M1C3, in merito al prolungamento della stagionalità (Turismo), si potrebbe pensare di promuovere sinergie territoriali con Tour operator e compagnie aeree internazionali (pag. 57);

- M1C3, turismo, il fabbisogno finanziario e l'allungamento dei tempi dei mutui è in questo momento la priorità per le imprese. C'è quindi bisogno di un maggior coinvolgimento anche dei fondi di investimento in questo settore, ma soprattutto di finanziamenti bancari a lungo termine per permettere di ammortizzare le perdite di questo periodo di pandemia e per fare nuovi investimenti e ristrutturazioni;

- M1C3, le norme fiscali e quelle di riqualificazione energetica degli edifici siano applicate in toto anche al settore ricettivo turistico (110%, bonus, superammortamenti, incentivi alle assunzioni di giovani, scivoli verso la pensione per gli ultrasessantenni).

Missione 2:

- M2C3, in merito alle agevolazioni fiscali al 110 per cento per riqualificazione energetica fino al 2023, estendere il Bonus anche a RSA, al non profit, alle scuole paritarie e alle imprese;

- M2C4, occorre investire parte dei circa 36 milioni di euro previsti per la Missione 2, Rivoluzione verde e transizione ecologica, con l'obiettivo anche di integrare la prevenzione della perdita e dello spreco di cibo; prevenire gli sprechi attraverso un miglioramento dei cicli produttivi, la diminuzione dei rifiuti, il recupero delle eccedenze alimentari a scopo sociale sono azioni a favore dell'economia circolare (Food system circolare). Inoltre, gli imballaggi per uso alimentare rappresentano un grave problema di rifiuti, ma al tempo stesso sono un prezioso aiuto per la conservabilità degli alimenti. Anche in questo caso occorre investire in ricerca per trovare le migliori soluzioni possibili nel di prolungare la shelf-life dei prodotti alimentari ma allo stesso tempo trovare materiali idonei ad attivare processi di economia circolare. Valorizzare maggiormente la filiera corta, per la riduzione degli impatti ambientali.

Missione 3:

- M3C3, si inserisca nella Missione 3 una specifica componente: evidenziare gli anelli mancanti che mettono in crisi l'intero quadro infrastrutturale e, soprattutto, tutte le interdipendenze funzionali tra le reti ed i nodi urbani e logistici (porti, aeroporti ed interporti), al fine di sviluppare una risposta fattuale;

- M3C2, logistica, incentivazione per l'acquisto di Servizi innovativi digitalizzati integrati in materia di Environmental Protection, Safety e Security funzionali a supportare la transizione ecosostenibile e resiliente della filiera logistica italiana per il periodo 2021-2024: tale incentivazione alla logistica riguarda principalmente la missione relativa al Ministero dei trasporti, ma naturalmente riguarda anche i settori digitalizzazione e transizione ecologica, innovazione, competitività̀ e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, istruzione, ricerca e salute. Le incentivazioni riguarderanno sia i mezzi di trasporto sia gli insediamenti logistici, funzionali a supportare la transizione ecosostenibile e resiliente della filiera stessa, accompagnando la crescita prestazionale agli standard europei e globali. In tal senso dovrebbe essere inserita in ogni missione una componente dedicata al settore della logistica: una linea progettuale dedicata all'incentivazione all'uso di servizi innovativi digitalizzati a supportare la transizione e ecosostenibile e resiliente di tutte filiere produttive del Paese;

- in tutte le componenti della Missione, si valorizzi la straordinaria occasione per l'interno Mezzogiorno, nella sua articolazione non solo geografica, geo economica ed istituzionale, ma anche nella sua unica caratteristica di realtà ricca di potenzialità e priva delle condizioni strutturali ed infrastrutturali capaci di produrre crescita, ad essere attore chiave e vincente. È forse la prima volta che si disegna una proposta organica concreta per l'intero Mezzogiorno.

Missione 4:

- M4C1, con riferimento alla linea progettuale “ITS” (pag. 85), aggiungere alle indicazioni già riportate: “avendo come obiettivo quello di triplicare (300 per cento) i beneficiari degli ITS, proponendo uno stanziamento di un miliardo di Euro suddiviso in 5 anni, valorizzando, inoltre, le 100 Fondazioni già esistenti”;

- M4C1, la principale esigenza è un investimento sulla scuola non solo in termini di risorse economiche, ma di un profondo rinnovamento basato su autonomia, libertà e flessibilità: solo superando il centralismo, le rigidità amministrative e gestionali, le scuole e le reti di scuole saranno in grado di proporre percorsi di studio e di apprendimento innovativi, efficaci, capaci di rispondere alle esigenze dei giovani;

- M4C1, sostenere le scuole di contesti disagiati con misure che innalzino la qualità degli insegnamenti: incentivi economici ad insegnanti migliori che decidano di lavorare in contesti difficili, abbassamento rispetto alla media nazionale del rapporto docenti/studenti specie nelle classi iniziali di istituti tecnici e professionali, nonché nelle scuole secondarie di I grado, promozione di progetti di innovazione didattica pluriennali e non legati a finanziamenti annuali/occasionali;

- M4C1, relativamente alla qualità degli apprendimenti e al contrasto all'abbandono alle scuole superiori di secondo grado: creazione nelle regioni del centro-sud di una filiera efficace di IeFP (Percorsi Istruzione e formazione professionale), che in Lombardia e Emilia Romagna contrastano effettivamente gli abbandoni, trovando vie più motivanti. Collegarle con le esigenze e le vocazioni del territorio e le filiere specifiche presenti, come l'industrializzazione dell'agricoltura e dell'allevamento, l'agro-alimentare, il turismo, la difesa di ambiente e territorio, lo sviluppo di manifatturiero, ecc. che non vanno sacrificate all'idea astratta di un sapere generalista per tutti. Altrimenti è impossibile creare ecosistemi dell'innovazione al Sud;

- M4C1, urgente revisione degli istituti tecnici e professionali, con miglioramento della qualità degli apprendimenti, potenziamento delle attività laboratoriali, flessibilità e semplificazione dei curricoli, reale valorizzazione delle esperienze di alternanza scuola lavoro (crediti e certificazioni riconosciuti da Università ordini professionali, incentivi a start up che vedono coinvolte le scuole, ecc.);

- M4C1, in merito allo stato giuridico, reclutamento, progressione di carriera e formazione in servizio degli insegnanti, occorre notare che la qualità delle scuole dipende dalla qualità del personale docente (e dirigente); per questo sono ineludibili scelte politiche che favoriscano l'accesso all'insegnamento dei giovani migliori, assicurando loro un trattamento economico e un riconoscimento giuridico adeguati. Merito e valutazione devono essere i riferimenti delle politiche per quanto riguarda l'accesso e la carriera dei docenti. Per quanto riguarda il reclutamento degli insegnanti, occorre chiudere l'annosa questione delle graduatorie e procedere solo per concorso alle nuove assunzioni al fine di favorire un ingresso di insegnanti giovani e qualificati.

Vanno definite procedure corrette di assunzione accompagnate da opportuni controlli sulla qualità dei docenti assunti.

Un unico ciclo abilitante per gli aspiranti all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e nelle scuole primarie.

Un percorso di laurea magistrale/specialistica seguito da un anno di praticantato (o tirocinio attivo) da svolgere a scuola con contratto di formazione-lavoro per gli aspiranti all'insegnamento nella scuola secondaria di I e II grado.

Un Esame di Stato per l'abilitazione all'insegnamento, conclusivo del percorso di formazione, che dovrà tenere conto, paritariamente, sia della preparazione disciplinare, sia delle esperienze di praticantato (o tirocinio attivo).

Per accedere liberamente a tutte le forme di assunzione previste dalla norma, il docente, così abilitato, deve poter far valere i titoli culturali ed il proprio portfolio professionale, comprendente le competenze certificate a livello pedagogico-didattico acquisite in esperienze di studio e lavoro (anche nella scuola paritaria).

Le scuole autonome devono essere libere di assumere docenti professionisti abilitati: una prima forma potrebbe essere una percentuale nel cosiddetto “organico del potenziamento”.

La formazione permanente ed obbligatoria deve costituire un punto qualificante per il docente come professionista dell'insegnamento.

- M4C2, in merito alla previsione di finanziamento di 7 centri di eccellenza, con riferimento al progetto “Potenziamento strutture di ricerca e creazione di “campioni nazionali di R&S” su alcune Key Enabling Technologies”, sarebbe auspicabile che questi centri di fossero in diretto rapporto anche con le scuole superiori per trasferire non solo modelli di sviluppo della ricerca, ma anche in funzione orientativa per gli studenti.

Missione 5:

- M5C2, con riferimento alla linea progettuale “Rigenerazione urbana e housing sociale”, aggiungere la seguente indicazione: “potenziamento contesto culturale” delle zone con bassi rendimenti, attraverso biblioteche, iniziative di lettura, cineforum, percorsi museali anche on line, occasioni di incontro e scambio con realtà culturali e del terzo settore, anche con apertura pomeridiana della scuola; potenziamento dei trasporti in zone poco servite, banda larga internet e accessi facilitati;

- M5C1, le politiche attive del lavoro dovrebbero favorire il virtuoso networking tra pubblico e privato e tra tutti gli operatori questo in quanto: le strutture pubbliche hanno particolari competenze (e riserve di legge) nella gestione dei disoccupati in cerca di lavoro; le strutture private (APL) hanno particolare competenza nella gestione delle richieste di lavoratori da parte delle aziende. Occorrerebbe pertanto creare uno stabile collegamento tra di loro (ispirandosi al Job Center Plus inglese, ma anche al tentativo partito con la riforma Biagi), valorizzando le peculiari competenze degli uni e degli altri (ed eliminando la finta concorrenza attuale) con il risultato di rendere il mercato del lavoro molto più efficiente. Creare, inoltre, una infrastruttura digitale di scambio domanda e offerta di lavoro;

- M5C1, favorire il turn over giovani-anziani con strumenti come il Contratto di Espansione e percorsi di isopensione (cfr L 92/12) agevolati, anche per le PMI così da favorire l'uscita dei più anziani e l'ingresso dei giovani in azienda che portano con sé sia minori costi, sia migliori e più avanzate competenze tecnologiche e quindi facilitano il processo di digitalizzazione delle imprese.

Missione 6:

- M6C1, in merito alla componente progettuale “Assistenza di prossimità”, inserire il tema della povertà sanitaria, attraverso una proposta (Unicatt, CEI, Banco Farmaceutico, Forum Terzo Settore) che mira a costruire un quadro di governance territoriale che renda agevole la definizione di partenariati tra sistemi socio sanitari territoriali e organizzazioni comunitarie e di prossimità attive nell'ambito della risposta al bisogno di povertà sanitaria. È ormai ben documentato anche il fenomeno della “rinuncia alle cure”; oltre il doppio delle famiglie povere rispetto a quelle non povere (31% vs 14,7%) dichiara di aver rinunciato a visite mediche e accertamenti periodici di controllo preventivo, con un picco del 63% per le famiglie povere nelle aree metropolitane del Mezzogiorno, dove invece la rinuncia riguarda il 38% di quelle non povere. Le conseguenze di tali rinunce peseranno a lungo in termini di morbosità e mortalità e produrranno ulteriori disuguaglianze nella popolazione (ISTAT, 2019).

Osservazioni di carattere generale:

in sintesi per la parte relativa al sistema produttivo, il Piano prevede di sostenere la transizione digitale con investimenti in: Tecnologia 4.0, Cybersecurity, Reti ultraveloci, Filiere produttive.

Partiamo dai problemi reali delle PMI, ovvero della gran parte del sistema produttivo italiano (in particolare piccole e micro):

- forte imprenditorialità abbinata a basse capacità di management;

- dimensione spesso inadeguata a competere e fare investimenti;

- limitata capacità di comunicazione;

- scarsa capacità/propensione all'aggregazione.

Osservazioni:

- limitarsi al criterio 4.0 è un limite: va incentivato l'investimento innovativo o almeno migliorativo, non l'area tecnologica (I principi fondanti del Piano dovrebbero sintetizzarsi in una logica di neutralità tecnologica e nella scelta di intervenire con azioni orizzontali e automatiche);

- politiche di filiera: sembrano limitate a finanziare fondi di investimento. In linea generale il VC (in tutte le sue forme) si muove già autonomamente quando intravede opportunità. Vanno invece incentivate almeno fiscalmente le situazioni non adatte/appetibili rispetto al VC;

- OK a supportare investimenti patrimoniali nelle aziende strategiche di livello almeno nazionale (es le azioni della CDP).

Proposte:

- incentivare l'investimento innovativo/migliorativo in generale, a prescindere dalla tecnologia;

- incentivare l'investimento in comunicazione digitale;

- incentivare le aggregazioni (di filiera o di settore) per superare il problema dimensionale;

- incentivare l'espansione all'estero;

- incentivare l'inserimento di figure con competenze manageriali.

Strumenti di incentivazione:

- principalmente il credito d'imposta (azioni orizzontali e automatiche). In questo modo viene incentivata l'azienda che effettivamente sa stare sul mercato nella misura in cui effettivamente opera.

- maggior detraibilità di alcune categorie di costo.

- in subordine il fondo perduto.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 39 la deputata Benedetti ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 62 il deputato Cosimo Sibilia ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto astenersi dal voto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc. XXVII, n. 18-A - ris. 6-179 467 423 44 212 412 11 64 Appr.
2 Nominale Ris. Colletti e a. 6-180 - 1 p. 468 462 6 232 23 439 64 Resp.
3 Nominale Ris. 6-180 - 2 p. 468 435 33 218 19 416 64 Resp.
4 Nominale Ris. 6-180 - 3 p. 467 431 36 216 18 413 64 Resp.
5 Nominale Ris. 6-180 - 4 p. 467 435 32 218 21 414 63 Resp.
6 Nominale Ris. 6-180 - 5 p. 465 431 34 216 19 412 63 Resp.
7 Nominale Ris. 6-180 - 6 p. 469 464 5 233 48 416 63 Resp.
8 Nominale Ris. 6-180 - 7 p. 462 458 4 230 21 437 63 Resp.
9 Nominale Ris. 6-180 - 8 p. 466 462 4 232 50 412 63 Resp.
10 Nominale Ris. 6-180 - 9 p. 463 430 33 216 20 410 62 Resp.
11 Nominale Ris. 6-180 - 10 p. 464 431 33 216 18 413 62 Resp.
12 Nominale Ris. 6-180 - 11 p. 463 430 33 216 20 410 62 Resp.
13 Nominale Ris. 6-180 - 12 p. 463 454 9 228 19 435 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ris. 6-180 - 13 p. 470 466 4 234 49 417 62 Resp.
15 Nominale Ris. 6-180 - 14 p. 461 458 3 230 22 436 62 Resp.
16 Nominale Ris. 6-180 - 15 p. 466 435 31 218 22 413 62 Resp.
17 Nominale Ris. 6-180 - 16 p. 468 464 4 233 49 415 62 Resp.
18 Nominale Ris. 6-180 - 17 p. 462 458 4 230 50 408 62 Resp.
19 Nominale Ris. 6-180 - 18 p. 463 459 4 230 20 439 62 Resp.
20 Nominale Ris. 6-180 - 19 p. 466 459 7 230 19 440 62 Resp.
21 Nominale Ris. 6-180 - 20 p. 464 455 9 228 44 411 62 Resp.
22 Nominale Ris. 6-180 - 21 p. 464 433 31 217 19 414 62 Resp.
23 Nominale Ris. 6-180 - 22 p. 470 466 4 234 48 418 62 Resp.
24 Nominale Ris. 6-180 - 23 p. 464 430 34 216 18 412 62 Resp.
25 Nominale Ris. 6-180 - 24 p. 471 464 7 233 18 446 62 Resp.
26 Nominale Ris. 6-180 - 25 p. 467 460 7 231 46 414 62 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ris. 6-180 - 26 p. 458 426 32 214 21 405 62 Resp.
28 Nominale Ris. 6-180 - 27 p. 466 460 6 231 46 414 62 Resp.
29 Nominale Ris. 6-180 - 28 p. 463 458 5 230 49 409 62 Resp.
30 Nominale Ris. 6-180 - 29 p. 461 455 6 228 47 408 62 Resp.
31 Nominale Ris. 6-180 - 30 p. 466 461 5 231 49 412 62 Resp.
32 Nominale Ris. 6-180 - 31 p. 464 460 4 231 48 412 62 Resp.
33 Nominale Ris. 6-180 - 32 p. 464 460 4 231 49 411 62 Resp.
34 Nominale Ris. 6-180 - 33 p. 469 436 33 219 21 415 62 Resp.
35 Nominale Ris. 6-180 - 34 p. 466 458 8 230 50 408 62 Resp.
36 Nominale Ris. 6-180 - 35 p. 466 461 5 231 22 439 62 Resp.
37 Nominale Ris. 6-180 - 36 p. 460 428 32 215 20 408 62 Resp.
38 Nominale Ris. Meloni e a. 6-181 466 457 9 229 41 416 62 Resp.
39 Nominale Ris. Lollobrigida e a. 6-182 - 1 p. 470 459 11 230 37 422 62 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale Ris. 6-182 - 2 p. 466 455 11 228 37 418 62 Resp.
41 Nominale Ris. 6-182 - 3 p. 470 458 12 230 37 421 62 Resp.
42 Nominale Ris. 6-182 - 4 p. 463 457 6 229 37 420 62 Resp.
43 Nominale Ris. 6-182 - 5 p. 459 452 7 227 37 415 62 Resp.
44 Nominale Ris. 6-182 - 6 p. 461 451 10 226 37 414 62 Resp.
45 Nominale Ris. 6-182 - 7 p. 467 459 8 230 40 419 62 Resp.
46 Nominale Ris. 6-182 - 8 p. 461 452 9 227 37 415 62 Resp.
47 Nominale Ris. 6-182 - 9 p. 467 455 12 228 34 421 62 Resp.
48 Nominale Ris. 6-182 - 10 p. 468 453 15 227 29 424 62 Resp.
49 Nominale Ris. 6-182 - 11 p. 470 455 15 228 30 425 62 Resp.
50 Nominale Ris. 6-182 - 12 p. 465 452 13 227 30 422 62 Resp.
51 Nominale Ris. 6-182 - 13 p. 467 453 14 227 29 424 62 Resp.
52 Nominale Ris. 6-182 - 14 p. 467 457 10 229 36 421 62 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale Ris. 6-182 - 15 p. 469 456 13 229 30 426 62 Resp.
54 Nominale Ris. 6-182 - 16 p. 468 454 14 228 29 425 62 Resp.
55 Nominale Ris. 6-182 - 17 p. 462 449 13 225 31 418 62 Resp.
56 Nominale Ris. 6-182 - 18 p. 462 448 14 225 30 418 62 Resp.
57 Nominale Ris. 6-182 - 19 p. 462 447 15 224 29 418 62 Resp.
58 Nominale Ddl 2757 - odg 9/53 424 411 13 206 29 382 63 Resp.
59 Nominale odg 9/2757/54 436 425 11 213 29 396 63 Resp.
60 Nominale odg 9/2757/56 426 424 2 213 45 379 63 Resp.
61 Nominale odg 9/2757/60 430 422 8 212 29 393 63 Resp.
62 Nominale odg 9/2757/66 426 269 157 135 28 241 63 Resp.
63 Nominale odg 9/2757/68 425 278 147 140 29 249 63 Resp.
64 Nominale odg 9/2757/69 424 419 5 210 28 391 63 Resp.
65 Nominale Ddl 2757 - voto finale 406 403 3 202 370 33 62 Appr.


INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 66)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nominale Doc. LXXXVII, n. 3 - ris. 6-172 399 394 5 198 362 32 63 Appr.