Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 476 di lunedì 29 marzo 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 15,10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 marzo 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Bergamini, Boschi, Brescia, Brunetta, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Coin, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, Currò, D'Incà, D'Uva, Dadone, Deidda, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Durigon, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Frailis, Franceschini, Frusone, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Macina, Maggioni, Mandelli, Marattin, Molinari, Molteni, Morelli, Mulè, Nardi, Nesci, Occhiuto, Orlando, Paita, Palazzotto, Pastorino, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Speranza, Tabacci, Vignaroli, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 76, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Annunzio delle dimissioni di una sottosegretaria di Stato.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 26 marzo 2021, il Presidente del Consiglio dei Ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha accettato le dimissioni rassegnate dalla senatrice Simona Flavia Malpezzi dalla carica di sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

f irmato: Mario Draghi”.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 29 marzo 2021, la presidente del gruppo parlamentare Italia Viva ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha nominato vicepresidente vicario il deputato Marco Di Maio, in sostituzione del deputato Luigi Marattin, e segretario d'Aula il deputato Massimo Ungaro, in sostituzione del deputato Camillo D'Alessandro. Ha reso altresì noto che al deputato Massimo Ungaro è stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera. Sono stati inoltre nominati componenti del Comitato direttivo del medesimo gruppo i deputati Giuseppina Occhionero e Catello Vitiello.

Discussione del disegno di legge: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020 (A.C. 2670-A​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2670-A: Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 24 marzo 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 24 marzo 2021).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2670-A​)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

La XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Angela Ianaro.

ANGELA IANARO, Relatrice. Grazie, Presidente. A nome della XIV Commissione (Politiche dell'Unione europea), nella seduta odierna sono chiamata a riferire sul disegno di legge europea 2019-2020 che - come è noto – rappresenta, insieme al disegno di legge di delegazione europea, uno degli strumenti legislativi che assicurano il periodico adeguamento all'ordinamento dell'Unione europea. Prima di procedere all'illustrazione dei contenuti del disegno di legge, ricordo che lo stesso è stato presentato alla Camera dei Deputati il 21 settembre 2020, prima dell'espressione del parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, avvalendosi della procedura di urgenza prevista dall'articolo 2, comma 5, del decreto legislativo n. 281 del 1997. Segnalo al riguardo che la suddetta Conferenza permanente, convocata in sessione europea nella seduta dell'8 ottobre 2020, ha in quella sede espresso il proprio parere favorevole sul testo senza formulare osservazioni. L'esame in prima lettura in sede referente presso la XIV Commissione è iniziato nella seduta del 27 ottobre 2020 e si è concluso dopo l'acquisizione delle relazioni favorevoli e dei prescritti pareri da parte delle Commissioni di merito e della Commissione bicamerale per le questioni regionali, nella seduta del 24 marzo 2021, nel corso della quale sono stati approvati gli emendamenti ed articoli aggiuntivi sui quali le Commissioni di settore avevano espresso un parere favorevole. In particolare, nel corso dell'esame in sede referente, sono state apportate modifiche agli articoli 1 e 2, volte a recepire le condizioni poste nel parere reso dalla V Commissione (Bilancio), con riferimento alle clausole di copertura finanziaria, nonché agli articoli 3, 4, 8, 24 e 32. Sono stati inoltre soppressi l'articolo 26 del testo originario, recante disposizioni per l'applicazione del regolamento (UE) 2019/1150 del Parlamento europeo e del Consiglio del 20 agosto 2019, che promuove equità e trasparenza per gli utenti commerciali di servizi di intermediazione online, in quanto le relative disposizioni sono state medio tempore inserite nella legge di bilancio 2021, nonché l'articolo 28, recante disposizioni in materia di gestione degli sfalci e delle potature.

Tale ultima soppressione discende dalla chiusura del caso EU-Pilot 9180/17/ENVI, avvenuta in data 5 novembre 2020, alla luce delle modifiche apportate dall'articolo 1, comma 13, lettera a), del decreto legislativo 3 settembre 2020, e accoglie quindi quanto evidenziato nella relazione della VIII Commissione, ove si chiedeva appunto di verificare se la formulazione vigente della lettera f) del comma 1 dell'articolo 185 del codice dell'ambiente - come risultante dalla recente modifica apportata dal decreto legislativo n. 116 del 2020 - fosse idoneo a consentire di superare le censure mosse dalla Commissione europea nell'ambito del citato caso EU-Pilot, prevedendo in tal caso l'espunzione dell'articolo 28 dal disegno di legge. Infine, segnalo che sono stati introdotti tre nuovi articoli (16, 17 e 27), sui quali mi soffermerò in seguito, recanti rispettivamente disposizioni per l'adeguamento alla direttiva 2013/40/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12 agosto 2013, relativa agli attacchi contro i sistemi di informazione; disposizioni per l'adeguamento alla direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile; e disposizioni sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. In esito all'esame in sede referente, il disegno di legge consta ora di 35 articoli, suddivisi in otto Capi, che intervengono nei seguenti settori: libera circolazione di persone, beni, servizi e merci, spazio di libertà, sicurezza e giustizia, fiscalità, dogane e ravvicinamento delle legislazioni, affari economici e monetari, sanità, protezione dei consumatori ed energia. Ulteriori disposizioni contenute nel Capo VIII riguardano il Comitato interministeriale per gli affari europei (articolo 31), il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di regioni o di altri enti pubblici responsabili di violazioni del diritto dell'Unione europea (articolo 32), il rafforzamento delle strutture del MEF preposte alle attività di gestione, monitoraggio e controllo degli interventi UE per il periodo di programmazione 2021-2027 (articolo 33) e il versamento delle risorse proprie dell'Unione europea (articolo 34). Completa il disegno di legge l'articolo 35 che reca la clausola di invarianza finanziaria.

In via generale, ricordo che, con il disegno di legge in esame si intende, in primo luogo, agevolare la chiusura di dodici procedure di infrazione. Rilevo al riguardo che negli ultimi anni sono stati compiuti sforzi notevoli per ridurre l'incidenza del contenzioso con l'Unione europea, le cui ricadute per la finanza pubblica risultano particolarmente gravose per gli oneri addebitati a seguito delle sentenze di condanna al pagamento delle sanzioni. Ciononostante, ad oggi, residuano ancora numerose procedure di precontenzioso e di contenzioso, che impongono la necessità di adottare in tempi brevi norme che consentano di adempiere agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione, compiendo un ulteriore sforzo per ridurre il numero delle procedure aperte per violazione del diritto dell'Unione e per mancato recepimento delle direttive. In particolare, rammento che allo stato le procedure di infrazione aperte a carico dell'Italia risultano pari a 82: 63 per violazione del diritto dell'Unione e 19 per mancato recepimento di direttive. Tra i settori maggiormente interessati vi sono ambiente, trasporti, fiscalità e dogane, energia, concorrenza e aiuti di Stato, affari interni, giustizia e libera prestazione dei servizi e stabilimento.

Prendendo atto di tali circostanze, segnalo peraltro che la XIV Commissione ha recentemente deliberato un'indagine conoscitiva, volta proprio ad acquisire elementi utili di conoscenza e valutazione, in ordine alle criticità che determinano l'insorgere di nuove procedure di infrazione e la mancata positiva conclusione di procedure già avviate, al fine di indagare quali possano essere i rimedi da adottare per superare le difficoltà e offrire un contributo nella definizione di proposte per la prevenzione e la migliore gestione del contenzioso con l'Unione europea, eventualmente anche attraverso la modifica degli strumenti esistenti e l'individuazione di nuove procedure. Ciò premesso, ricordo che il disegno di legge in esame, oltre a mirare a superare procedure d'infrazione, è volto altresì: ad agevolare la chiusura di un caso ARES (2019), avviato per mancata attuazione della direttiva 2014/54/UE, relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione dei lavoratori; ad attuare 11 regolamenti europei; a garantire la corretta attuazione di direttive già recepite nell'ordinamento nazionale; ad assicurare la corretta attuazione di una sentenza pregiudiziale della Corte di giustizia UE in materia di inammissibilità delle domande di protezione internazionale; a recepire la rettifica di una direttiva in materia di etichettatura dei succhi di frutta ed altri prodotti analoghi destinati all'alimentazione umana, nonché agevolare la chiusura del caso EU-Pilot 2018/9373, in materia di lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia infantile.

Passando all'esame dell'articolato, segnalo che l'articolo 1 reca disposizioni volte a contrastare le discriminazioni basate sulla nazionalità dei lavoratori che intendono agevolare la chiusura del caso ARES (2019), nell'ambito del quale nel marzo 2019 la Commissione europea ha chiesto all'Italia informazioni in merito ad alcune specifiche questioni concernenti il recepimento della direttiva 2014/54/UE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa alle misure intese ad agevolare l'esercizio dei diritti conferiti ai lavoratori nel quadro della libera circolazione. L'articolo 2 reca disposizioni relative alle prestazioni sociali accessibili ai cittadini di Paesi terzi titolari di alcune categorie di permessi di soggiorno per lavoro, studio e ricerca, introducendo alcune novelle all'articolo 41, relativo all'assistenza sociale, del Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, nonché su un novero di disposizioni speciali relative a specifiche prestazioni sociali (tra l'altro, assegno di maternità di base, assegno di maternità per lavori atipici e discontinui, assegno di natalità, pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati).

Tale rivisitazione normativa trae impulso da una procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea per non corretto recepimento di una disposizione della direttiva 2011/98/UE del Parlamento europeo e del Consiglio. L'articolo 3 interviene sulla disciplina delle cooperazioni tra gli Stati membri nel settore del riconoscimento delle qualifiche professionali per rispondere alle censure oggetto della procedura di infrazione n. 2018/2175. L'articolo 4 reca disposizioni in materia di libera circolazione dei lavoratori, intervenendo anch'esso sul decreto legislativo n. 206 del 2007 di attuazione della direttiva 2005/36/CE, relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Le modifiche in tal caso si rendono necessarie in seguito alle contestazioni mosse dalla Commissione europea nell'ambito della procedura di infrazione n. 2018/2295.

L'articolo 5 reca disposizioni in materia di professioni ippiche finalizzate ad escludere dall'applicazione della direttiva 2013/55/UE sulle qualifiche professionali quelle di fantino, allenatore e guidatore di cavalli da corsa. Ciò in quanto, in base a un monitoraggio effettuato in merito alla mobilità degli operatori, le qualifiche professionali ippiche risultano già garantite nella loro libera circolazione in Europa da accordi internazionali di settore applicati nei diversi Stati membri.

L'articolo 6 trae origine da una procedura di infrazione, n. 2018/2374, avviata dalla Commissione europea, in cui si eccepisce, tra l'altro, il mancato recepimento di due disposizioni della direttiva 2005/36/CE, relativa alle qualifiche professionali, e, in particolare, della norma che prevede che il punto di contatto unico garantisce l'accesso centralizzato online alle informazioni necessarie per svolgere in Italia una professione regolamentata, nonché della norma secondo la quale le procedure e le formalità relative all'accesso a un'attività di servizio dovrebbero essere espletate con facilità, a distanza e per via elettronica tramite il punto di contatto unico o le autorità competenti.

L'articolo 7 prevede una modifica alle denominazioni di vendita presenti sull'etichetta dei succhi di frutta e di altri prodotti analoghi destinati all'alimentazione umana, consistente nella sostituzione del termine “succo concentrato” con il termine “concentrato”, conforme alla traduzione del termine inglese “concentrate”.

L'articolo 8, modificato nel corso dell'esame in sede referente, novella alcuni articoli del codice dei contratti pubblici, al fine di affrontare alcuni dei profili di incompatibilità con la normativa europea sollevati con la procedura di infrazione n. 2018/2273. In primo luogo, viene modificato l'articolo 80, commi 1 e 5, del codice in materia di motivi di esclusione dalla partecipazione di un operatore economico ad una procedura per l'assegnazione di un appalto pubblico, al fine di eliminare la possibilità che un operatore economico possa essere escluso da una procedura di gara quando la causa di esclusione riguardi non già l'operatore medesimo, bensì un suo subappaltatore. In secondo luogo, con le modifiche all'articolo 105, commi 4 e 6 del codice, il concorrente non è più obbligato ad indicare la terna di subappaltatori in sede di offerta per appalti di lavori, servizi e forniture di importo pari o superiore alla soglia UE o, indipendentemente dall'importo a base di gara, per le attività maggiormente esposte al rischio di infiltrazione mafiosa. Viene inoltre stabilito che a dimostrare l'assenza in capo ai subappaltatori dei motivi di esclusione sia il medesimo subappaltatore, e non già il concorrente che subappalta le attività. Nel corso dell'esame in sede referente è stata introdotta, inoltre, una modifica all'articolo 46 del codice dei contratti pubblici al fine di includere tra i soggetti ammessi a partecipare alle procedure di affidamento dei servizi attinenti all'architettura e all'ingegneria anche altri soggetti abilitati in forza del diritto nazionale a offrire sul mercato i medesimi servizi. L'intervento in commento richiama quanto recentemente deciso dalla Corte di giustizia Ue, che nella sentenza dell'11 giugno 2020 ha stabilito che il diritto nazionale non può vietare ad una fondazione senza scopo di lucro che è abilitata ad offrire taluni servizi sul mercato nazionale di partecipare a procedure di aggiudicazione di appalti pubblici aventi ad oggetto la prestazione dei servizi stessi.

L'articolo 9 chiarisce che l'autorità competente ad applicare le sanzioni in caso di violazione del regolamento del Consiglio n. 2271/96, relativo alla protezione dagli effetti extraterritoriali derivanti dall'applicazione di una normativa adottata da un Paese terzo e dalle azioni su di essa basate o da essa derivanti, cosiddetto regolamento di blocco, è il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale.

L'articolo 10 reca disposizioni relative alle procedure di autorizzazione alle esportazioni di prodotti e di tecnologie a duplice uso, necessarie a garantire attuazione al regolamento (CE) n. 428/2009, trasferendo al Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale le competenze in materia.

L'articolo 11 interviene modificando l'articolo 29 del decreto legislativo n. 25 del 2008 sui casi di inammissibilità della domanda di concessione dello status di protezione internazionale ai cittadini di Paesi terzi.

L'articolo 12, concernente le disposizioni in materia di validità e rinnovo del documento di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, introduce un termine di validità per tale tipologia di documento pari a 10 anni per i cittadini stranieri maggiorenni e a 5 anni per i minorenni, fermo restando l'idoneità di tale documento nel corso della sua validità ad attestare il riconoscimento del relativo status.

L'articolo 13 introduce l'istituto della proroga del visto d'ingresso degli stranieri per soggiorni di breve durata.

A tal fine, si modifica il Testo unico sull'immigrazione, introducendovi una disposizione relativa alla proroga del visto, in attuazione del regolamento (CE) n. 810/2009, istitutivo del codice comunitario dei visti, che ha introdotto l'istituto unionale della proroga della validità del visto di breve durata, fino a un termine massimo di novanta giorni nel semestre.

L'articolo 14 provvede a individuare nel questore l'autorità competente al rilascio del documento di viaggio europeo per il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi, il cui soggiorno è irregolare, ai sensi del regolamento (UE) 2016/1953 del Parlamento europeo e del Consiglio.

L'articolo 15 recepisce nell'ordinamento nazionale le prescrizioni contenute in due distinte direttive di esecuzione europee in materia di armi: la direttiva di esecuzione UE 2019/68 della Commissione, che stabilisce le specifiche tecniche per la marcatura delle armi da fuoco e dei loro componenti essenziali; la direttiva di esecuzione UE 2019/69 della Commissione, che stabilisce le specifiche tecniche relative alle armi d'allarme o da segnalazione.

L'articolo 16, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, modifica alcuni articoli del codice penale in tema di criminalità informatica, per dare seguito alla procedura di infrazione n. 2019/2033, con la quale la Commissione europea contesta all'Italia il non corretto recepimento della direttiva 2013/40/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 12 agosto 2013, relativa agli attacchi contro i sistemi informatici. Ricordo che tale direttiva stabilisce norme minime per la definizione dei reati e delle sanzioni nel settore degli attacchi contro i sistemi di informazione, al fine di facilitare la prevenzione di tali reati e migliorare la cooperazione fra autorità giudiziaria e altre autorità competenti.

PRESIDENTE. Collega, ovviamente la Presidenza autorizza al deposito del testo, se preferisce. Ha cinquanta secondi.

ANGELA IANARO, Relatrice. Sì. Volevo soltanto sottolineare l'importanza dell'articolo 17, anch'esso introdotto nel corso dell'esame in sede referente, che interviene sul codice penale, introducendo nuove fattispecie delittuose e modificando le aggravanti dei delitti di sfruttamento sessuale dei minori e di violenza sessuale in danno dei minori. Il testo è depositato, quindi, concludo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, sottosegretario Amendola, che si riserva di intervenire in una fase successiva.

È iscritta a parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente, membri del Governo e colleghi. Noi, oggi, grazie agli obblighi derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, creiamo nel nostro Paese norme interne più semplici ed efficaci. Nello specifico, mi voglio soffermare sulla norma dettata dall'articolo 8 del disegno di legge in esame, che va a risolvere alcune criticità importanti, che riguardano l'istituto del subappalto, un passo che può sembrare marginale. In realtà, non lo è, visto che risolve una problematica sollevata congiuntamente sia dalle amministrazioni che gestiscono le procedure di gara, che dagli operatori economici che partecipano alle gare stesse. Questa disposizione che andiamo ad adottare diventa importante per due ragioni. La prima, perché è un primo passo per l'adeguamento del codice degli appalti alle indicazioni dell'Unione europea e per superare così il contenzioso in essere con la Commissione. Ma soprattutto per il nostro Paese è importante perché va a snellire il codice dei contratti pubblici, indicando la via per proseguire. Infatti, il passo che facciamo oggi con questa disposizione dimostra come un intervento mirato - si può dire chirurgico - sui singoli istituti disciplinati dal codice dei contratti pubblici porti con sé, sin dalla sua approvazione, la certezza circa l'impatto positivo sul settore, senza generare rallentamenti che certamente deriverebbero da riforme più drastiche o chimeriche, come, per esempio, quella di prevedere, come da alcuni ventilato, la sospensione tout court del codice dei contratti pubblici, che metterebbe a rischio l'operatività del sistema e genererebbe solo un complessivo rallentamento, se non addirittura il blocco dell'attività, anziché accelerarla.

Ecco dunque, occorre che - e concludo - il codice rimanga come dispositivo, ma altresì occorre proseguire, come facciamo oggi, sul percorso di interventi mirati, precisi, puntuali e chirurgici, che individuino tutto ciò che nel codice non è assolutamente necessario o che non ha dato gli esiti sperati in tema di accelerazione e impulso al settore, senza con ciò abbassare la guardia sulla prevenzione della criminalità.

Inoltre, per concludere, questo periodo di pandemia, nella sua drammaticità, ci ha consentito di sperimentare anche approcci innovativi in questo settore, tra cui quello della contrattualistica pubblica. Ecco, questi approcci devono essere analizzati e valorizzati, come passi di un percorso di miglioramento, che non può assolutamente perdersi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, prendo brevemente la parola in Aula per illustrare questo provvedimento, la cosiddetta legge europea, uno dei due, sui quali, come si dice in gergo, tocchiamo palla, noi della XIV Commissione. E non lo dico come rivendicazione di un ruolo malinteso. E ci starebbe, Presidente, perché la Commissione della quale mi onoro di far parte sconta uno strabismo di fondo. A fronte di una dimensione, quella europea - e, più segnatamente, della normativa e delle istituzioni europee - cresciuta in maniera esponenziale, sempre più centrale nel processo legislativo, nella conversazione pubblica, nella grana delle vite di ognuno di noi, la XIV Commissione - so di dire qualcosa di discutibile, disputabile, sicuramente di non condiviso da tutti i parlamentari che ne fanno parte e che ringrazio, come gli uffici, per il lavoro svolto su questo disegno di legge - resta un po' negletta, marginale, “a rimorchio”, come dire (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Berlusconi Presidente), costretta a trovare voce e peso quasi solamente in occasione dell'approvazione di provvedimenti omnibus, come la frittata di maccheroni che discutiamo oggi. E credo sia davvero un peccato, un languore, un mucchio di spese impilate, come scrive il poeta, anche perché, se poi ci si prende la briga di esaminare un po' da vicino la legge in oggetto, come siamo tenuti a fare noi qui, beh, alla faccia dell'omnibus! Perché, nei 35 articoli di cui si compone il provvedimento, ci sono questioni capitali, che, come ha ricordato la relatrice Ianaro, spaziano dalla libera circolazione di persone, beni e servizi, alla fiscalità e agli inevitabili temi sanitario-energetici, con la chiusura di 12 procedure d'infrazione, l'attuazione di 11 regolamenti europei e la corretta attuazione di direttive già recepite, a ricordarci quanto il punto della execution, della messa a terra del lavoro parlamentare, perché viva e penetri nelle giornate di ognuno di noi, sia nodale. E ce ne accorgeremo ben presto, con Next Generation EU, la più colossale prova di maturità - che Dio ci aiuti! -, alla quale siamo chiamati a corrispondere da alcune decine di anni a questa parte. Verranno più effetti - esagero un filo - dall'approvazione di questa legge europea qui - effetti concreti dico, pratici, minuti - che da pile di altri provvedimenti meno “bastardi”, celebrati dalle gazzette, appuntati come distintivi da politici a caccia di elettorato, ridicolmente contesi, per la loro paternità o maternità, da leader e peones che siamo, pigiati di fondi strappati a Ministeri, mai bastevoli ovviamente. Mi permetta, dunque, un orgoglio da robivecchi, la soddisfazione della trouvaille e l'intelligenza della pietra di scarto.

Beninteso, personalmente sono un fanatico della delegificazione. Sogno un Parlamento che, invece di normare e normare, in un horror vacui che, a mio avviso, è causa della paralisi in cui agonizziamo, passi più utilmente il suo tempo in levare, asciugando, semplificando, disboscando, sfrondando, e non ad aggiungere, ad accumulare, a far coincidere l'esistente con il normato, l'irragionevole che insegue l'immangiabile, secondo il fulminante distico che impallinò la caccia alla volpe. Ecco, su questo si apre un dibattito dottrinale giuridico, direi filosofico, fondamentale, dal quale mi ritraggo per manifesta inferiorità, e non per mancanza di tempo, ma che mi permetto di mormorare, perché, come si dice con un sussiegoso truismo, resti agli atti, come se restare agli atti facesse una qualche differenza, che probabilmente fa, chissà. Sogno, Presidente, un Parlamento che lavori, non meno, di più, a togliere leggi, e non ad accatastarne, a razionalizzarle e migliorarle e comunque a rendere le poche approvate funzionanti, subito disponibili e cogenti, approvate e in vigore, non vaghi e interminabili regolamenti attuativi di estenuanti livelli di controllo.

Sogno leggi auto-applicative, senza l'infinita serie di passaggi, che, certo, fa di una democrazia una democrazia, ma anche di una democrazia malfunzionante qualcosa di meno di una democrazia, a meno che non si assuma - può essere - che il malfunzionamento sia parte organica e, magari, senso e missione stessa di una democrazia, secondo una retorica dell'incompiuto, che pure ha una sua nobiltà e i suoi maggiori.

Ma lasciamo da parte i sogni e queste mie fole e concentriamoci su alcuni punti della legge europea, due in particolare, tra i tanti - dai succhi di frutta alla marcatura delle armi da fuoco -, che potrebbero far sorridere i distratti, ma che, in realtà, hanno conseguenze rilevanti su settori produttivi di importanza - com'è che si dice oggi? - strategica per la nostra economia.

E, allora, mi premono quelli sul tema del lavoro e della circolazione dei lavoratori, ma anche sui permessi di soggiorno e sull'ingresso di stranieri, che registrano una visione dell'Unione come un organismo vivente e non come uno shangai di steccati, un dedalo di palizzate, una gabbia di diffidenze. Lontani i tempi del famigerato idraulico polacco - se lo ricorda, signor sottosegretario? -, a riprova del fatto che, pur sotto la coltre oppressiva della pandemia, l'Europa debba pensarsi e rappresentarsi come uno spazio aperto - questa parola che suona così oscena oggi, fuori contesto - e che esattamente questo carattere corrisponde alla sua identità più profonda, all'opposto di quanto affermino, con sicumera fortunatamente declinante, nazionalisti e sovranisti in giro per il mondo e anche da queste parti, all'opposizione, ma anche in maggioranza, ahimè.

Penso, ad esempio, all'articolo che regola le prestazioni sociali accessibili ai cittadini di Paesi terzi, gli assegni di maternità e il bonus bebè, insomma quell'insieme di strumenti che fanno dell'Italia un Paese civile e non una spoglia frontiera, una cupa trincea da presidiare nella speranza che arrivi un comodo nemico a risolvere i nostri problemi, le nostre mancanze, le nostre incoerenze e contraddizioni. O ancora, in materia di subappalto - mi associo alla collega Rossini -, in un difficile bilanciamento tra l'esigenza di viaggiare spediti nella realizzazione delle infrastrutture di cui ha bisogno il nostro Paese e la necessità dei dovuti controlli per evitare di ingrossare la criminalità organizzata, ragion per cui è indispensabile non deflettere dalle attività rigorose di lotta contro la corruzione e le mafie dai cantieri senza, però, che venga penalizzato il sacrosanto diritto dei cittadini di avere finalmente un Paese degno di questo nome dal punto di vista della rete di opere pubbliche, di cui, ri-ahimè, drammaticamente manchiamo; che sia, pertanto, un processo di responsabilizzazione più snello e aperto a provvedere le soluzioni adeguate, secondo quanto indicato dal provvedimento in esame.

Mi fermo qui, Presidente, dopo un discorsetto sul metodo che pareva un paradosso - magari lo era - e la sbrigativa illuminazione di un paio di passaggi, che spero rendano giustizia e merito alla sopracitata frittata di maccheroni della legge europea. Rovine, reliquie, rarità, robaccia, luoghi inabitati e tesori nascosti, come diceva Francesco Orlando quando ero piccolo. Si sarebbe detto, di un omnibus non si butta via niente: chissà che non avessimo capito tutto o niente, appunto, come al solito (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Galizia. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GALIZIA (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, devo ammettere che parlare dopo il collega Sensi è sempre molto complicato, perché tante delle cose che ha detto sono profondamente condivisibili, soprattutto il ruolo della nostra Commissione e spero e mi auguro che presto si possa lavorare anche su questo aspetto.

Ora, però, ci vediamo impegnati tutti su quella che è la discussione generale in tema di legge europea, la quale, come è ben noto, rappresenta, insieme alla legge di delegazione europea, che porteremo domani in Aula, che delega il Governo al recepimento di nuove direttive dell'Unione, uno dei due strumenti di adeguamento dell'ordinamento dell'Unione Europea previsti dalla legge del 24 dicembre 2012, n. 234.

La legge europea la conosciamo tutti ed è una raccolta di norme di diretta attuazione volte a garantire l'adeguamento dell'ordinamento nazionale a quello europeo, con particolare riguardo ai casi di non corretto recepimento della normativa europea, soffermandosi in questa occasione sul disegno di legge recante disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea, la legge europea 2019-2020, che è stato, appunto, presentato, come ha già esposto la relatrice, alla Camera dei Deputati, il 21 settembre del 2020.

Ciò detto, prima di illustrarvi il provvedimento della legge europea 2019-2020 e la sua articolazione in numerosi articoli, vorrei che mi concedesse solo pochi minuti per condividere con lei, Presidente, e con voi tutti, colleghe e colleghi, alcune riflessioni e considerazioni in puro spirito europeista, che, in questo particolare momento storico, deve significare e ragionare su come sia possibile creare una visione positiva per l'Unione, che sia coerente e progressista, ma che, allo stesso tempo, sia in grado di adattarsi ai naturali cambiamenti di prospettive ed opinioni all'interno della società europea.

Per riuscire a costruire questa visione positiva, è necessario che si adotti una visione dualistica, essere pro-europei, pur riconoscendo dei falli nei meccanismi delle istituzioni comunitarie e nella pianificazione delle politiche europee. Non possiamo che riconoscere quanto l'europeizzazione abbia portato tanti benefici, quanto limitazioni, nel senso che alcuni approcci europei hanno, a volte, portato vantaggi ad alcuni Paesi, limitandone altri. Tempo fa leggevo le riflessioni di uno studioso, Anthony Solomon, il quale affermava che un'Europa destinata al successo è quella che, in egual misura, accetta le sue eterogeneità e lavora in direzione di obiettivi condivisi.

Nella sua incarnazione moderna, l'europeismo deve radicarsi in una visione positiva circa il futuro dell'Unione europea, che sappia attrarre il supporto di quanti più cittadini europei possibile. Dobbiamo essere capaci di bilanciare la facoltà di alcuni Stati membri di portarsi avanti, senza aspettare gli altri, con lo sviluppo di certe politiche europee, con il mantenimento di una coesione generale all'interno dell'Unione. Dobbiamo essere cauti nel creare, fondamentalmente, un'Europa a geometria variabile, se questo non risulta essere un obiettivo condiviso e se genera il timore di lasciare indietro alcuni Stati e popoli.

Dobbiamo credere, sebbene alle nostre spalle ci siano anni di austerity e bracci di ferro con i Governi meno virtuosi, che l'Europa sta cambiando, che lo stia facendo in meglio e che l'Italia in tale cambiamento abbia un ruolo da protagonista.

La nostra è un'Italia europea, che ha un potenziale ruolo di cerniera all'interno di tutta l'area mediterranea. Dobbiamo essere più orgogliosi, più giusti e più generosi nei confronti del nostro Paese, al quale va riconosciuto il merito di tanti primati. Quindi, per dirla utilizzando un'espressione del Presidente Draghi: “Senza l'Italia non c'è l'Europa. Ma fuori dall'Europa c'è meno Italia. Non c'è sovranità nella solitudine. C'è solo l'inganno di ciò che siamo, nell'oblio di ciò che siamo stati e nella negazione di quello che potremmo essere”. Credo che tutti possiamo condividere questo punto di vista. La relazione tra integrazione europea e Stati nazionali non è a somma zero: se vince l'una, perdono gli altri o viceversa, bensì è a somma positiva, possono vincere entrambi.

L'Unione Europea va, dunque rafforzata, e vanno rafforzati tutti i Paesi membri, come sta già avvenendo con il programma Next Generation EU. Uno degli obiettivi principali dell'utilizzo del pacchetto del Next Generation EU è che i fondi siano investiti in modo tempestivo e che vengano spesi per riforme strutturali e investimenti a favore della crescita economica. Next Generation EU esprime un'opportunità per rincorrere una vera e propria nascita e rinascita economica ed europea. Esso è l'avvio di un processo di trasformazione senza precedenti nella direzione della transizione verde digitale, che consenta all'Unione di recuperare terreno nella corsa tecnologica globale, di creare lavoro buono, mantenendo e rinnovando il modello sociale europeo, di affermare una leadership globale per lo sviluppo sostenibile, ancor più necessaria dopo gli accordi di Parigi sul clima.

L'Italia deve essere protagonista in questa rinascita europea attraverso il rilancio degli investimenti pubblici e privati e con riforme volte a rafforzare la capacità e l'efficienza delle istituzioni. Next Generation EU è, dunque, una svolta europea ed è un'occasione straordinaria per il nostro Paese. Lo strumento per approfittare di questa occasione, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, può rendere finalmente l'Italia un Paese più sostenibile e inclusivo, con un'economia più avanzata e dinamica. Esso può portare l'Italia al cambiamento, quello giusto, nella programmazione e nell'attuazione degli investimenti che segnino una discontinuità decisiva per lo sviluppo sostenibile, la digitalizzazione, l'innovazione, la riduzione dei divari e delle disuguaglianze.

Bene, adesso, però, vorrei entrare nel vivo del disegno di legge europea per il quale siamo qui riuniti e che contiene 35 articoli, i quali tutti vanno a modificare o integrare disposizioni vigenti dell'ordinamento nazionale per adeguarne i contenuti al diritto europeo. Esso contiene disposizioni aventi natura eterogenea, che intervengono nei seguenti settori: libera circolazione di persone, beni, servizi e merci, spazio di libertà, sicurezza e giustizia, fiscalità, dogane, ravvicinamento delle legislazioni, affari economici e monetari, sanità, protezione dei consumatori, ambiente, energia.

Ulteriori disposizioni sono contenute nel Capo VIII, che riguardano il Comitato interministeriale per gli affari europei, il diritto di rivalsa dello Stato nei confronti di regioni e altri enti pubblici responsabili di violazioni del diritto dell'Unione europea e il rafforzamento delle strutture del Ministero dell'Economia e delle finanze preposte alle attività di gestione, monitoraggio e controllo degli interventi dell'Unione europea per il periodo di programmazione 2021-2027.

Il versamento delle risorse proprie dell'Unione europea completa il disegno di legge fino all'articolo 35, che reca la clausola di invarianza finanziaria. Bene, con questo provvedimento si vanno ad affrontare dodici procedure di infrazione ma, purtroppo, dobbiamo ricordarci che le procedure di infrazione ancora aperte sono diverse - sono 82, come ricordava la mia collega - e che hanno ricadute significative sulla finanza pubblica. Ora, dal momento che i miei colleghi si sono soffermati su diversi articoli, anch'io vorrei parlarvi di alcuni, tra cui tutti quelli legati al lavoro ma anche alla mobilità delle persone e alla libera circolazione, temi sicuramente fondamentali in questo momento storico.

Volevo anche soffermarmi - come ha fatto la collega Rossini - sull'aspetto legato all'articolo 8, in materia di ambiente e affari costituzionali, che reca disposizioni in materia di appalti volte a sanare alcuni dei profili di incompatibilità con la normativa europea. Le modifiche principali concernono la novella di alcuni articoli del codice in materia di motivi di esclusione di un operatore economico dalla partecipazione ad una procedura per l'assegnazione di un appalto pubblico, al fine di eliminare la possibilità che un operatore economico possa essere escluso da una procedura di gara quando la causa di esclusione riguardi non già l'operatore medesimo, bensì un suo subappaltatore, nei casi di obbligo di indicare la terna dei subappaltatori in sede di offerta, o, indipendentemente dall'importo a base di gara, che riguardino le attività maggiormente esposte al rischio di infiltrazione mafiosa. Questo è sicuramente un passo in avanti nel nostro ordinamento.

Volevo, inoltre, segnalare ai colleghi l'articolo 16, che va a modificare alcuni articoli del codice penale in tema di criminalità informatica. Si ricorda che tale direttiva stabilisce norme minime per la definizione dei reati e delle sanzioni nel settore di attacchi contro i sistemi di informazione, al fine di facilitare la prevenzione di tali reati e migliorare la cooperazione fra autorità giudiziaria e altre autorità competenti, compresi la Polizia e i servizi degli Stati membri incaricati dell'applicazione della legge, nonché delle competenti agenzie di organismi specializzati dell'Unione, come Eurojust, Europol e l'Agenzia per la sicurezza delle reti e dell'informazione.

Aggiungo, infine, l'articolo 17, che interviene sul codice penale, introducendo nuove fattispecie delittuose e modificando le aggravanti dei delitti di sfruttamento sessuale dei minori e di violenza sessuale in danno dei minori. Si interviene, dunque, non solo sulla tutela delle vittime dei reati di pedopornografia, ma anche nuovamente sulle aggravanti dei reati di violenza sessuale a danno dei minori.

Ci sono ancora tantissimi articoli estremamente importanti che vanno a modificare il nostro ordinamento ma, Presidente, io mi fermerei qui e direi che diventa prioritario per il nostro Paese dover continuare a lavorare in questa direzione per andare quanto prima a sanare tutte quelle procedure di infrazione che, altrimenti, graverebbero sul nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, come è stato detto ci troviamo oggi a discutere uno dei due provvedimenti che rappresentano degli strumenti per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle norme del diritto europeo; quindi, una cornice che è stata tracciata dalla legge n. 234 del 2012, che vincola il Governo sui tempi e anche sul contenuto. Quest'anno, tra l'altro, ci troviamo sostanzialmente ad una discussione in contemporanea dei due atti, anche se è una sorta di diretta-differita perché concluderemo domani l'esame e l'approvazione della legge di delegazione 2019-2020 e, invece, la legge europea dovrà fare poi un ulteriore passaggio.

Ebbene, io vorrei ribadire ancora una volta una necessità ossia quella di avere una sessione europea nei calendari della nostra Aula. Io credo che in Commissione XIV abbiamo portato avanti un lavoro proficuo, un lavoro congiunto, condiviso e quindi credo che questa possa essere l'occasione per insistere nuovamente, per spingere, per chiedere di fare un passo in avanti.

Il documento che abbiamo elaborato è un documento che nasce da una sinergia trasversale tra tutti i gruppi politici e che avrebbe un triplice obiettivo: da un lato, rendere più efficace il lavoro del Parlamento su queste materie; dall'altro, rendere più completa, più complessiva la discussione relativa al rapporto tra il nostro Paese e le istituzioni comunitarie; e, ultimo punto, ricollegandomi anche allo spirito degli interventi che mi hanno preceduto, quello di dare alla Commissione XIV la centralità che merita nella discussione delle dinamiche a livello comunitario.

Parlando di legge europea, ovviamente, parliamo soprattutto di contenzioso e la situazione attuale, a febbraio, ci dice che abbiamo circa 91 procedure a carico: 69 per violazione del diritto dell'Unione europea, 22 per mancato recepimento delle direttive. Tra l'altro, nel 2021 sono state attivate 165 procedure in ambito comunitario, 5 riguardanti l'Italia che, in questi primissimi mesi, ha fatto meglio anche della Francia, della Germania e della Spagna; c'è anche una procedura che riguarda il Regno Unito per il mancato rispetto degli obblighi relativi ai protocolli sui rapporti con l'Irlanda e l'Irlanda del nord. In generale, dal 2000 - lo ricordava bene la relatrice - abbiamo avuto una media di circa 6 procedure al mese, che hanno portato, per quello che ci dice la Corte dei conti, a sanzioni per circa 655 milioni di euro; veramente troppe. Tra l'altro, sappiamo che solo una parte di queste procedure sarà sanabile con la legge europea. Mi sembra che si vada nella giusta direzione con la decisione della Commissione XIV, che ha avviato, ha promosso questa indagine conoscitiva relativa alle principali criticità che poi portano alle procedure di infrazione.

In questo caso, con la legge europea - è stato ricordato dalla relatrice e anche dagli altri colleghi che mi hanno preceduto - abbiamo una serie di target, di obiettivi che si vogliono raggiungere: chiudere una serie di procedure di infrazione, agevolare la chiusura di alcuni casi specifici come il caso ARES, attuare i regolamenti europei, attuare correttamente una serie di direttive già recepite nell'ordinamento nazionale e la sentenza pregiudiziale della Corte di giustizia in materia di inammissibilità delle domande di protezione internazionale e, infine, recepire la rettifica della direttiva sull'etichettatura dei prodotti destinati all'alimentazione umana. Quindi, è stato detto dai colleghi in precedenza, una sorta di “provvedimento omnibus” perché sono tanti gli ambiti, sono tanti i settori, sono tante le materie che, tuttavia, possono avere potenziali risvolti molto importanti su alcune dinamiche della nostra economia.

In sede referente, questo provvedimento è stato modificato; ora abbiamo 35 articoli, dei quali alcuni sono stati aggiunti, altri sono stati soppressi. Ho visto un proficuo lavoro di collaborazione e di interazione, che sicuramente ora, in questa situazione, è più semplice e più forte. Però, devo dire che, all'interno della XIV Commissione, questo spirito è sempre stato presente.

Il gruppo di Forza Italia ha presentato 11 emendamenti, all'articolo 1, all'articolo 4 e, soprattutto, agli articoli 8, 12, 14 e 18; però è chiaro che, insieme agli altri colleghi di maggioranza, vedremo come sviluppare la discussione, anche avvalendoci magari di alcuni altri strumenti, come gli ordini del giorno.

Infine, vorrei che si avviasse una riflessione, e qui abbiamo il sottosegretario Amendola: credo sia veramente importante avviare insieme una riflessione sulla necessità di potenziare, irrobustire e corroborare la struttura del Dipartimento delle politiche europee, perché, comunque, è la struttura che supporta il Presidente del Consiglio dei Ministri nell'attuazione delle politiche generali e settoriali dell'Unione europea. Io credo sia veramente importante, basilare, in questa contingenza storica, promuovere e farlo in maniera condivisa un rafforzamento del Dipartimento delle politiche europee, anche perché questo è in linea con quello che accade anche nelle strutture omologhe degli altri grandi Stati europei. Sicuramente riusciremmo, in prospettiva, a rendere meno corposa l'annuale legge europea che rappresenta un po' una sorta di punto dolente della nostra capacità di stare in linea con la legislazione comunitaria, ma, con un più forte Dipartimento delle politiche europee, avremmo anche la possibilità di difendere nel contesto comunitario il ruolo centrale dell'Italia che è stato nel passato uno dei sei Paesi fondatori e che deve avere, oggi, l'ambizione di essere ancora, in futuro, protagonista nel tracciare la rotta del progetto europeo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucrezia Maria Benedetta Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Approda in Aula un altro provvedimento che, insieme alla legge di delegazione europea, incide nel nostro ordinamento travasando, passatemi il termine, al suo interno numerose ed eterogenee norme europee. Come è noto a tutti, gli Stati membri dell'Unione europea sono obbligati ad adeguare la propria legislazione nazionale a quella comunitaria, attraverso un processo costante, un processo formalmente necessario per risolvere progressivamente le difformità e, quindi, far venir meno procedure di infrazione che, stando all'ultimo aggiornamento presente sul portale del Dipartimento per le politiche europee, ammontano, oggi, a circa ottanta, un numero che non si discosta troppo dalla nostra consuetudine e che non ci rende comunque maglia nera in Europa. Nelle ultime settimane i dubbi relativi al funzionamento di quest'Unione europea sono tornati lecitamente in auge, a causa soprattutto della malagestione della vicenda sui vaccini. L'Unione europea ha dato l'impressione di essere debole e disarmata di fronte ai capricci e alle condizioni delle case farmaceutiche e di ciò che, traendo spunto dalle teorie economiche dell'inizio del Novecento, è, a tutti gli effetti, un big business sulla pelle dei cittadini. Gli squilibri presenti tra istituzioni europee, entità statali e mondo economico si sono palesati in tutta la loro gravità durante gli ultimi drammatici mesi; il braccio di ferro con le case farmaceutiche, le decisioni unilaterali e una certa resistenza in materia di trasparenza sui contratti hanno messo in luce enormi disparità fra gli interessi sul tavolo, con un'Europa che ha abdicato di fronte al tira e molla fatto da chi non si è fatto scrupoli nel tagliare o procrastinare la consegna dei vaccini, il tutto tramite un misto di meccanismi mercantilisti e strumenti che possono definire un vero quadro da geopolitica sanitaria. L'Europa ha subito lo smacco della Brexit e dell'efficienza del piano vaccinale di Londra verso il quale era stato rivolto uno scetticismo, poi subito smentito dai fatti.

L'auspicio di Fratelli d'Italia è che l'Unione europea si concentri di più sui grandi temi, che riguardano tutti, e meno su direttive e regolamenti di dettaglio che ne confermano la natura tecnocratica, lontana dalla realtà del popolo europeo. Penso che queste riflessioni siano doverose; il quadro europeo, infatti, benché si cerchi di mettere la polvere sotto il tappeto, esaltando il Next Generation EU, non è ottimale rispetto alle necessità di esprimere un peso geopolitico all'altezza del blasone degli Stati che ne fanno parte.

Le inefficienze di questi mesi non fanno che dare insicurezza ed è ancora più difficile comprendere chi sventola la bandiera dell'integrazione europea a tutti i costi, quando è l'Europa stessa a dimostrare la sua debolezza e lo scarso potere contrattuale di cui è dotata a livello globale.

Ebbene, dopo questa riflessione preliminare per inquadrare il contesto generale, vengo ora a ciò che è concretamente all'ordine dei lavori di questa seduta. La legge europea non deve essere un semplice e retorico atto burocratico, da porre in essere con l'unico scopo di sbrigare una pratica e scongiurare contenziosi o sanare qualche irregolarità. Il passaggio in Parlamento non è certo un adempimento d'ufficio, ma un momento di riflessione e di valutazione attenta di quegli equilibri che, ora più che mai, sono precari. L'Europa, tante volte, ci offre indirizzi per migliorare la nostra normativa, ma troppo spesso, invece, interviene senza considerare le specificità del nostro Stato, le nostre caratteristiche, i nostri usi e le nostre tipicità. Gli impatti che questi provvedimenti avranno sulla nostra legislazione possono essere complessi per gli operatori economici, con modifiche cavillose che generano sempre difficoltà e, tanto più, in un momento come questo, risultano difficili da concepire, in particolar modo quando muta l'organizzazione di interi settori o attività.

La nostra Nazione è troppo spesso assente nella fase che rende necessaria questa legge, ovvero nella produzione del diritto europeo; parlo della genesi delle direttive e dei regolamenti che l'Italia va a recepire e che necessitano di una maggiore incisività da parte della nostra Nazione all'interno dei consessi europei; intendo dire che recepire disposizioni che sono contrarie alle esigenze specifiche dell'Italia significa esporre il nostro sistema Paese a concorrenza sleale o, peggio, avere penalizzazioni per il mondo produttivo e imprenditoriale. L'articolo 19 è uno di questi, dove alla fattispecie in esame sarebbe stato auspicabile aggiungere un'ulteriore tipizzazione derivante dalla peculiarità della merce contraffatta che viene introdotta nel territorio dello Stato e che all'interno del testo viene fissata in un quantitativo non sempre aderente alle necessità sanzionatorie. La falsificazione di merci dall'alto valore commerciale implica un guadagno assai rilevante per chi le importa, senza bisogno di dover muovere ingenti carichi. È il caso della gioielleria e dei preziosi, un settore nel quale l'Italia ha aziende e poli di eccellenza che necessitano di essere tutelati dall'industria del falso. Si tratta di un obiettivo coerente con la disposizione che abbiamo voluto perseguire mediante la presentazione di un emendamento attento al valore e al quantitativo di merce in relazione alla sua tipologia.

Proseguendo la breve analisi del testo, ritengo necessario soffermarmi sull'articolo 23 che propone modifiche alla disciplina delle sanzioni penali in caso di abusi di mercato di cui al testo unico in materia di intermediazione finanziaria; ebbene, amareggia non poco la mancata approvazione di un emendamento che prevedeva, sulla falsariga di quanto già prescritto dall'articolo 23, di includere nell'inasprimento delle sanzioni sull'insider trading anche coloro che cedono a Stati esteri o a persone ad essi connessi dati o informazioni sensibili relativi all'infrastruttura digitale di interesse nazionale, oltre che di aziende soggette alla golden power. Si tratta di una precisazione doverosa in un'ottica in cui è sempre più rilevante introdurre il tema della sicurezza cibernetica all'interno del nostro ordinamento. Servono sensibilità e attenzione, in particolare ora dove il mercato è caratterizzato da derive predatorie di cui possono essere oggetto le nostre imprese. Si tratta di un tema sul quale la sinistra non si è mai soffermata, ma che auspichiamo possa essere al centro del dibattito di questa maggioranza, numerosa quanto eterogenea.

Insomma, questa è una legge ampollosa, fatta di sfumature e correttivi, capace di creare effetti diretti sulla quotidianità delle nostre imprese, ma che non manca di stupire nel contenuto.

Tra le varie disposizioni, infatti, ce n'è una che ci ha fatto un po' storcere il naso; parlo di quanto descritto nell'articolo 33 che autorizza il Ministero dell'Economia e delle finanze ad assumere a tempo indeterminato fino a 50 unità di personale, per rafforzare le strutture della Ragioneria generale dello Stato, ai fini delle attività di gestione, di monitoraggio e di controllo degli interventi cofinanziati dall'Unione europea per il periodo di programmazione 2021- 2027. Praticamente, questo articolo rimpolpa gli organici e rappresenta una vera e propria infornata, uno “sblocca assunzioni” per i dirigenti, del valore di oltre 2 milioni di euro l'anno. Naturalmente questo, secondo chi ha scritto la norma, viene fatto per un nobile motivo: rendere più efficiente l'utilizzo dei fondi europei, che, a quanto pare, non potrebbero essere allocati in modo ottimale mediante un efficientamento della macchina amministrativa ministeriale, utilizzando, quindi, le competenze già presenti e spesso mai utilizzate. Questa disposizione è inopportuna. L'articolo 33 è una sorta di politica attiva del lavoro per dirigenti ministeriali celata dietro alla legge europea. Come si può usare il Next Generation EU come pretesto per giustificare questa norma? Una motivazione semplicistica, priva di una valutazione tecnica precisa, basata sulla presunzione di una necessità che non è avvalorata dai dati. Insomma, una presa in giro su cui tutto il centrodestra dovrebbe esprimersi, orientando il Governo a impegnarsi nella riqualificazione professionale di tanti funzionari pubblici sotto valorizzati. Permettetemi una battuta: i 50 nuovi occupati al MEF sono probabilmente un numero di posti di lavoro superiore rispetto a quanto prodotto dai navigator e dalle disposizioni in materia di occupazione promosse dai 5 Stelle.

Mi avvio a concludere, Presidente. Questa legge, per quanto routinaria, è senza dubbio migliorabile e il quantitativo di emendamenti presentati, in particolar modo da Fratelli d'Italia e dagli ex colleghi di opposizione, lo conferma. Questo provvedimento, il cui iter doveva essere scontato, non ha mancato, però, di rivelare l'indole di un Governo nato nei palazzi e per questo basta guardare il sopracitato articolo 33. Chissà cosa pensava chi ha redatto una disposizione che porta un'ulteriore spesa alle casse dello Stato senza un motivo preciso? L'Europa, nel frattempo, non è migliorata: è debole per sua stessa natura, e il problema non sono gli Stati nazionali ma la sua governance. L'impreparazione durante le trattative con le case produttrici di vaccini si è palesata nell'andamento altalenante delle consegne a cui si aggiunge il fatto che buona parte dei vaccini sono nati fuori dall'Unione europea, a dimostrazione di una preoccupante incapacità di reazione e di organizzazione di fronte a una minaccia contro la quale dovevamo essere in grado di reagire in modo rapido, coeso, con un sistema produttivo e di approvvigionamento adeguato alle esigenze del continente. Così non è stato e ci ritroviamo a rincorrere fiale in giro nei magazzini e a vederci sorpassati da quel Boris Johnson parte integrante della Brexit che tanto è stata sbeffeggiata e criticata anche da un'ampia fetta di questo emiciclo. L'Italia deve esprimere una linea, l'Italia non può essere spettatrice e limitarsi ad applaudire a comando. Nulla da eccepire, Presidente, sulla caratura internazionale del Presidente Draghi. Ciò che a noi preoccupa è la natura e la provenienza politica di alcuni suoi compagni di viaggio, che hanno già dimostrato di non saper tenere in mano il timone, rischiando di danneggiare ancora la nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente, e grazie al Governo. Stiamo parlando della legge europea, uno dei due provvedimenti che compongono la cosiddetta sessione europea, volta a recepire gli atti normativi dell'Unione europea nel nostro ordinamento. Il disegno di legge della legge europea 2019-2020 contiene 34 articoli, suddivisi in nove capi, che intendono intervenire in diversi ambiti. Modificano o integrano disposizioni vigenti dell'ordinamento nazionale per adeguarne i contenuti al diritto europeo. La Lega, in XIV Commissione, è riuscita a intervenire facendo approvare emendamenti in materia di contratti pubblici e di protezione degli animali, e la soppressione dell'articolo 28, le disposizioni relative alla gestione degli sfalci e delle potature, l'oramai famoso caso EU-Pilot 9180/17. Consideriamo la soppressione di questo articolo una nostra vittoria politica, ma soprattutto - permettetemi colleghi - la vittoria politica anche di tanti territori, di tante amministrazioni, insomma di tutti coloro che ritengono che la questione doveva andare nella direzione che poi, appunto, si è risolta, cioè con la soppressione di cui dicevo prima.

Gli articoli 1 e 2 parlano della parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, il diritto alla parità di trattamento per i cittadini di Paesi terzi ammessi in uno Stato membro per fini lavorativi o anche per altri fini. La direttiva in proposito riconosce alle suddette categorie di cittadini di Paesi terzi il diritto di ricevere lo stesso trattamento riservato ai cittadini italiani per quanto riguarda le prestazioni di sicurezza sociale, seppur consentendo agli Stati membri alcune limitazioni alla parità di trattamento le quali non valgono tuttavia, a parere della Commissione europea, a legittimare il recepimento quale finora è intervenuto. Anche su questi due articoli vogliamo fare una breve riflessione politica. Come Lega, da sempre siamo contro lo sfruttamento del lavoro. Riteniamo che una delle maggiori cause dell'immigrazione clandestina sia proprio lo sfruttamento del lavoro di chi da Paesi terzi entra nel nostro Paese e, quindi, per noi combattere situazioni, brutte situazioni, che, purtroppo, esistono nel nostro Paese, a tutte le latitudini del nostro Paese, come, ad esempio, il caporalato in agricoltura ma, più in generale, lo sfruttamento del lavoro, del lavoro nero, del lavoro di chi entra all'interno del nostro Paese illegalmente, è qualche cosa che, ovviamente, va contro quella che è la filosofia e l'idea del mio gruppo e del mio partito. Quindi, ben vengano disposizioni per la parità di trattamento, che facciano emergere le situazioni di legalità e le situazioni, invece, di illegalità. Si interviene poi, articolo 3, sulla disciplina della cooperazione fra gli Stati membri nel settore del riconoscimento delle qualifiche professionali. Anche su questo tema siamo sostanzialmente d'accordo con l'articolato della legge, in un'ottica anche di reciprocità rispetto ai Paesi dell'Unione europea. È chiaro che con molti nostri giovani italiani che risiedono e lavorano in tutto il resto d'Europa, avere in Italia una legislazione che vada verso il riconoscimento delle qualifiche professionali degli altri Paesi dell'Unione europea è qualche cosa che ci pone in una posizione virtuosa. Quindi, libera circolazione dei lavoratori. Nell'articolo 4 si interviene al fine di ricomprendere nell'ambito di applicazione della normativa interna sul riconoscimento delle qualifiche professionali anche i tirocini effettuati fuori dal territorio nazionale, non solo dai cittadini italiani ma anche dai cittadini di altri Stati membri dell'Unione europea residenti in Italia.

Quindi, andiamo ovviamente ancora una volta, come dicevo prima per l'articolo precedente, nell'ottica di essere un Paese che accoglie altri cittadini europei che vogliono venire a lavorare, appunto, nel nostro Paese e, attraverso il riconoscimento di questi tirocini effettuati fuori dal territorio nazionale, ci si pone in un'ottica virtuosa verso gli altri Paesi; rimane, tuttavia, la possibilità di effettuare controlli per verifiche di carattere temporaneo ed occasionale dei servizi prestati su tutto il territorio nazionale nei casi in cui sussistano dubbi. Ovviamente, il nostro Paese deve avere la possibilità di fare i controlli e mettere dei paletti, perché è giusto, appunto, il concetto della reciprocità, però è anche importante e necessario cercare di controllare quanto poi avviene in tema di tirocinio, di corsi professionali.

L'articolo 5 reca disposizioni per riconoscere materie relative alle professioni ippiche, quindi il settore di uno sport troppo spesso dimenticato, ma che in Italia trova delle eccellenze; è positivo, insomma, occuparsi anche di questo settore in questi tempi di pandemia, in questi momenti in cui lo sport è sostanzialmente fermo, tranne che, appunto, per l'aspetto agonistico; è giusto riconoscere il giusto merito a uno sport che, appunto, troppo spesso dimentichiamo come l'ippica, anche perché l'Italia ha delle eccellenze anche in tale sport.

Passerei all'analisi dell'articolo 10. L'articolo 10 reca disposizioni relative alle procedure di autorizzazione all'esportazione di prodotti e di tecnologie a duplice uso necessarie a garantire attuazione al regolamento n. 428 del 2009, trasferendo al Ministero degli Affari esteri la competenza in materia. Si tratta di prodotti e di tecnologie che possono essere utilizzati per scopi sia civili che militari come, appunto, l'uranio, che può essere utilizzato sia nella generazione di energia elettrica che nelle armi nucleari. Si dispone, dunque, che sia il Ministero che ho citato prima l'autorità deputata ad individuare i Paesi e i prodotti per i quali attivare lo strumento delle autorizzazioni generali nazionali di esportazioni di prodotto a duplice uso, nonché ad emanare il provvedimento che coordina le attività ispettive di altre amministrazioni relativamente alle operazioni di esportazione, importazione, trasferimento, intermediazione, transito e assistenza della tecnica. Questo è un articolo che in questa discussione non è ancora stato citato; ovviamente riteniamo che la centralità di questo discorso deve risiedere nel Ministero degli Esteri; è un argomento che va sui massimi sistemi, che va a toccare la posizione geopolitica del nostro Paese, e che, con questo articolo, trova una collocazione; viene riconosciuta, appunto, al Ministero la centralità nello stilare delle liste di Paesi con cui l'Italia può e deve trattare in tema di nucleare, o, perlomeno, in tema di tutti quei prodotti che hanno un uso sia civile che militare.

Passerei all'articolo 14, che provvede ad individuare nel questore l'autorità competente al documento di viaggio per il rimpatrio dei cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare, ai sensi del regolamento (UE) 2016/1953 del Parlamento europeo e del Consiglio. Anche in questo caso parliamo di un articolo che va a identificare nella questura l'autorità per il rilascio dei documenti di rimpatrio e quindi, anche con riferimento a questo articolo è giusto mettere ordine per quel che riguarda le leggi del nostro Paese.

L'articolo 17 è molto importante perché va a toccare un tema centrale, ovvero la lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile; ovviamente è importantissimo per noi che siamo legislatori di questo Stato occuparci, ogni volta possibile, di questo tema; è inutile dire che sul tema dello sfruttamento sessuale dei minori, dell'abuso e della pornografia minorile la linea della Lega non può che essere dura, anzi durissima e ogni occasione per stringere le maglie del nostro regolamento, delle nostre leggi su questo tema, è qualcosa che ci trova non d'accordo, ma ancora più che d'accordo e, quindi, convintamente siamo contenti che questo articolo sia inserito all'interno della legge europea.

Passando all'articolo 19, che interviene sulla disciplina sanzionatoria applicabile ai casi di introduzione nel territorio dello Stato di piccoli quantitativi di merce contraffatta; si tratta di un'altra battaglia storica della Lega, una battaglia storica a favore del made in Italy. Ancora troppo spesso, sia nei Paesi del vicinato dell'Unione europea, sia anche da molto, molto più lontano, come, ad esempio, dalla Repubblica popolare cinese, vengono fabbricati dei falsi che entrano poi nel mercato; alcuni sono irriconoscibili rispetto agli originali; come Lega, chiaramente e ovviamente ci schieriamo sempre dalla parte della produzione italiana e, cerchiamo, a livello internazionale, di bloccare la produzione di falsi che vanno, appunto, a inficiare il lavoro dei nostri operatori economici. Ovviamente, se a livello internazionale siamo chiamati, come Paese, come Italia, a combattere contro i falsi che attaccano la nostra economia e la nostra produzione, inevitabilmente non possiamo tollerare infiltrazioni di questo tipo sul nostro territorio nazionale.

Quindi, ottimo, molto bene che, all'interno di questa legge europea, si vada a trattare anche questo argomento.

Gli articoli 24 e 26, in materia di sanità, sono finalizzati a contrastare il fenomeno dell'aumento esponenziale delle pratiche di vendita per via telematica di prodotti non conformi alla normativa; fenomeni che oramai interessano i settori più disparati alla luce del fatto che gli strumenti di contrasto finora utilizzati non sono riusciti a fornire sufficienti garanzie di efficacia. E anche su questi due articoli, inevitabilmente, non possiamo che essere contenti che vengano inseriti dentro questa legge europea. Soprattutto in questo periodo di emergenza sanitaria, andare a contrastare questo fenomeno di vendite, attraverso Internet, di farmaci di dubbia provenienza è una battaglia che ci vede d'accordo; una battaglia di buon senso ed è una battaglia al fianco dei cittadini che, molto spesso, non sanno distinguere che cosa è vero e che cosa è falso sul discorso dei farmaci. E' una battaglia al fianco dei cittadini e per la tutela della salute.

Quindi, signor sottosegretario, Presidente e onorevoli colleghi, in linea generale possiamo dire che esprimiamo soddisfazione verso questa legge: alcune parti si potevano oggettivamente ancora migliorare, altre parti sono meri aspetti tecnici, diversi sono gli emendamenti della Lega che sono stati accolti dal Governo, che ringraziamo. La speranza è che il Governo accolga anche i nostri ordini del giorno. Pur essendo una legge che parte da un Governo non nostro e che quindi trova il mio gruppo in maggioranza solo nella fase parlamentare, possiamo dire che all'interno di questa legge ci sono diversi elementi voluti dalla Lega e che, quindi, trovano il nostro assenso.

Come dicevo prima, signor sottosegretario e onorevoli colleghi, aspettiamo la fase degli ordini del giorno per continuare la discussione.

Come consuetudine nella trattativa e nell'esposizione dei parlamentari nella discussione generale della legge europea, mi permetto anch'io di fare una digressione di carattere generale sul nostro Paese e sull'Unione europea.

E' notizia ANSA di questi giorni - ma è una battaglia storica della Lega e siamo contenti, come gruppo Lega, che oggi sia all'ordine del giorno della discussione italiana - una seria e importante riforma del Patto di stabilità. Come anche siamo soddisfatti, come Lega, del fatto che oggi all'ordine del giorno della discussione nazionale vi sia l'idea di una Europa che vada nel senso degli investimenti e, quindi, nel senso contrario rispetto a quanto è successo fino adesso.

Stesso discorso lo potremmo fare sugli aiuti di Stato. In realtà, onorevoli colleghi, altri Paesi in passato hanno decisamente bypassato le normative europee contro gli aiuti di Stato, mentre l'Italia è sempre stata ligia su questo punto e, quindi, il fatto che oggi in questa fase alcuni aiuti di Stato possono essere concessi in questa fase emergenziale è assolutamente positivo.

Ma per quanto riguarda la battaglia del futuro, che troverà di sicuro la Lega in prima linea, anche da quello che ho capito in questi giorni e in queste settimane di dibattito di Aula e di Commissioni - che di fatto sono stati una sorta della tanto declamata sessione europea di dibattito, a cui noi come membri della XIV Commissione aspiriamo -, speriamo che Patto di stabilità, investimenti e aiuti di Stato saranno elementi che, anche nella fase post emergenziale, diventeranno parte strutturale delle politiche dell'Unione europea verso gli Stati membri.

Fa specie, però, oggi trattare una legge che disciplina gli spostamenti dei lavoratori da un Paese all'altro dell'Unione quando le attuali normative - naturalmente normative emergenziali - prevedono di non poter ancora uscire dal circondario di casa propria in certe regioni, in quelle che vengono chiamate le regioni “rosse”.

Quindi, non posso che concludere con l'appello al Governo qui presente in Aula e alla Commissione europea di vaccinare il più velocemente possibile i nostri cittadini. Oggi, per la prima volta, la municipalità di Londra, in Gran Bretagna, ha zero morti per il COVID: è un dato, non sappiamo se questo dato continuerà per i prossimi giorni, ma di sicuro è un qualcosa che ci fa sperare e che ci fa capire una cosa: dove la vaccinazione ha funzionato veramente, come nel Regno Unito, si può uscire da questa fase di emergenza.

Quindi, l'appello che rivolgiamo al Governo è: vaccinare, vaccinare, vaccinare, vaccinare il più velocemente possibile.

Ma un appello da quest'Aula, che è il centro del dibattito del Paese, lo vogliamo e lo voglio fare anche ai nostri cittadini. Quindi, ai cittadini diciamo di vaccinarsi senza paura, di vincere contro le nefaste pressioni delle fake news che propagandano ignoranza e di chi da questa ignoranza ci guadagna.

Onorevoli colleghi, questa è una sfida storica, è la nostra sfida storica. Ritorniamo al più presto alla piena normalità e riprendiamoci le nostre vite con questa piena e ritrovata normalità che tutti noi auspichiamo. Grazie dell'ascolto, onorevoli colleghi, grazie Governo, grazie Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guido Germano Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Presidente, sottosegretario, colleghe e colleghi, ho articolato tutta una serie di appunti che mi rendono difficile seguire un filo rosso coerente rispetto a ciò che vorrei dire.

Prima cosa, non intendo parlare di articoli. Seconda cosa, sono nato nel 1958: un anno prima - era il 25 marzo del 1957 - i padri fondatori sottoscrivevano i Trattati di Roma; 64 anni fa. Sono contento, perché posso dire di essere totalmente europeo, come sono totalmente europeista, perché faccio parte dei primi figli di coloro che la vita l'hanno passata, transitando attraverso delle guerre. Infatti, sono effettivamente settant'anni che, grazie all'Unione europea nelle sue diverse dinamiche, noi siamo in pace.

Il mio è un territorio particolarmente martoriato. Nelle mie terre, tra la Prima e la Seconda guerra mondiale, sono morti milioni di soldati e siamo stati capaci di passare attraverso cinque nazionalità nel giro di quindici anni.

Quindi, l'Unione europea non è una leggenda, l'Unione europea è un qualcosa che si vede, che si tocca, che ogni giorno ha un portato. Faccio parte di un territorio che nel periodo successivo alla Guerra fredda si è evoluto e la mia città, insieme alla città consorella, è stata indicata come capitale europea della cultura per il 2025, un bel passo avanti rispetto a quando su una siepe - non era un muro, ma una siepe - se qualcheduno vi transitava di sottecchi, i “graniciari”, che erano la Polizia di frontiera, all'epoca jugoslava, li mitragliava uccidendone moltissimi.

Questo è il presupposto, ma io credo che naturalmente l'evoluzione è la storia e la storia non può essere preveduta. Io non credo, per esempio, che i padri fondatori, nel 1957, pensassero all'Unione europea come a una montagna di normativa, ma l'Unione europea oggi è anche una montagna di normativa. E, a questo proposito, anche se è un atto irrituale - Presidente, lo so - a me piacerebbe tanto poter sottoscrivere ciò che il collega Filippo Sensi ha detto, che io condivido in ogni parola, in ogni virgola.

Il nostro compito non dovrebbe essere legificare, il nostro compito dovrebbe essere delegificare, per rendere semplice il nostro sistema, comprensibile, perché la critica più importante che io mi sento di fare oggi all'Unione europea è di aver perso la prossimità. Noi abbiamo l'indispensabile bisogno di recuperare la prossimità al cittadino, l'intuitiva appartenenza del cittadino all'Unione europea, che il cittadino sappia che appunto l'Unione europea non è un'araba fenice, che vola, sparisce e riappare, ma è una realtà. Non è una fola.

Alla luce di questo, quindi, io mi sento di sottolineare anche ciò che alcuni colleghi hanno detto: la XIV Commissione è negletta - povera XIV Commissione – ma, last but not least, c'è qualcheduno, molto più in alto di me, che ha avuto modo di dire che gli ultimi saranno i primi; e su questo noi non molleremo, perché riteniamo che la rilevanza dovuta alla normazione comunitaria, alla normazione europea, con quella che abbiamo chiesto essere una sessione specifica dedicata assolutamente a questo, riteniamo sia non solamente determinante, ma essenziale per quel compito di prossimità che ci dobbiamo porre.

Parlare della legge europea è parlare delle infrazioni, parlare oggi delle infrazioni vuol dire essere tanto ottimisti perché solamente un ottimista può, alla luce di ciò che sappiamo e alla luce di questo momento, guardare al futuro con speranza.

Io sono ottimista, sono convinto che noi siamo ottimisti ed è nostro dovere sottolineare questo afflato sempre, in ogni momento, perché è troppo facile perdere l'ottimismo e finire in una remissività che non ha come obiettivo nulla che non sia il sopportare un qualche cosa che venga poi sentito come insopportabile.

Voi sapete che uno degli aspetti più controversi delle politiche comunitarie è il rispetto delle normative europee e sapete che, quando le normative europee non sono rispettate nelle diverse modalità con cui il mancato rispetto è preveduto, scattano le procedure di infrazione europea. Noi ci stiamo fustigando da anni dicendo che, come sistema Italia, siamo massacrati dalle procedure di infrazione, allora ho avuto la curiosità di andare a vedere se siamo, o meno, in buona compagnia. E sì, siamo veramente in buona compagnia: voi dovete pensare che, dall'inizio dell'anno, anno 2021, sono state complessivamente intentate 165 procedure d'infrazione. Uso la parola “intentate” con dolo perché sono molto convinto che non è proprio così immediato che tutte le procedure di infrazione siano assolutamente fondate, ma l'iter, la ritualità serve proprio a questo.

Sto per dire una cosa di cui mi pentirò: solo cinque di queste sono state intentate nei confronti dell'Italia, quindi solo il 3 per cento. E' un dato che può anche essere guardato con un occhio positivo, perché solo l'Irlanda (una), la Danimarca (due), la Croazia a me vicina, la Lettonia e l'Olanda (quattro) hanno fatto meglio del nostro Paese nel 2021; tutti gli altri peggio - tutti - quindi mi consolo, perché ci si può consolare solamente come si può, potrebbe essere perfino peggio. A febbraio - la rilevazione era del 3 febbraio del 2021 - le procedure di infrazione che facevano riferimento all'Italia erano 91, e sono in diminuzione: infatti, essendone state archiviate dieci - attualmente i colleghi le hanno citate - sono 82. È molto interessante, ma veramente molto interessante perché permette di capire l'atteggiamento della Nazione. Apro una parentesi: ho sentito una trasmissione televisiva, anzi radiofonica, che mi ha fatto pensare al fatto che noi troppo spesso parliamo di Paese e troppo poco parliamo di Nazione. Il nostro non è un Paese ma è una Nazione, noi siamo la Nazione Italia e quindi mi sento in dovere di sottolinearlo ogni piè sospinto. Non siamo un insieme di migliaia di comuni e basta, non siamo un insieme di ventuno, tra regioni e province autonome, e basta: siamo una Nazione. Ma dobbiamo comprendere che, nello stesso modo, andando uno scalino più in alto, non siamo solamente 27 Nazioni, perché siamo un player mondiale - si chiama Unione europea - che deve essere capace di prendere coscienza di se stesso e del fatto che ha una forza tale da essere - come è stato in un passato, sia lontano, sia vicino - la forza di civilizzazione e di cultura del mondo intero. Noi siamo una Nazione, sì, ma “noi” non siamo solamente noi italiani, siamo noi europei: è la Nazione europea la nostra Nazione.

Dicevo che è estremamente interessante vedere la dinamica che ha avuto il numero delle infrazioni, come numero gretto, man mano che vi sono state le evoluzioni dei diversi Governi che si sono succeduti. Vi è un altalenare di infrazioni estremamente interessante: si passa - naturalmente non vi do i dati nel dettaglio, ma all'incirca - da un'ottantina a una sessantina, a un'ottantina, a una novantina, a una ottantina, ma sono sempre tante. E il punto fondamentale è che le infrazioni comportano un iter, alla fine del quale ci può essere una condanna e che le condanne per le infrazioni hanno delle conseguenze importanti, sono delle vere e proprie sanzioni e noi - Nazione Italia - abbiamo pagato 655.312.125 euro per il mancato adeguamento al diritto dell'Unione europea tra il 2012 e il 2019. Quando ho avuto modo di vedere questo numero non sono andato a vedere il prima, perché mi era più che sufficiente.

Naturalmente questo dato si evidenzia anche nella relazione della Corte dei conti e qui apro una parentesi e la chiudo, perché tocca anche uno degli articoli inseriti in questo testo legato alla responsabilità. Ma la responsabilità contabile rispetto a questo dato come si articola? Non mi sono ancora risposto perché è evidente che è un tema estremamente delicato.

Sempre perché bisogna consolarsi con poco, è importante evidenziare quanto dicevo prima, ossia che ci sono Paesi che passano per essere molto più competenti di noi, molto più efficienti di noi, molto più europei - non direi - di noi, che stanno molto, molto peggio di noi, ma non è che per questo noi possiamo essere felici, anzi tutt'altro. Noi dobbiamo riuscire in ogni modo a far sì che la spada, che è una spada fiammeggiante che non si ferma davanti a nulla a ragione, dell'Unione europea, quando colpisce con le procedure di infrazione, sia vibrata il meno possibile. Perché?

Ma il perché è evidente: se sono così tanto numerose le procedure di infrazione, è mai possibile che a nessuno sia venuto in mente che, forse, è sbagliato dall'altra parte? Che, nel momento in cui faccio un nuovo sistema normativo e un sistema normativo tale che, nel momento dell'adeguamento, vengono sviluppate migliaia di procedure di infrazione, forse c'è qualche cosa che sta a testimoniare che non siamo ancora ben dentro, come strutture dell'Unione europea, la natura dei nostri sistemi legislativi e dei nostri Paesi? Se le infrazioni fossero dieci, è evidente; ma se le infrazioni sono migliaia, a nessuno viene in mente che forse è sbagliato dalla testa il procedimento, e non dalla coda? Ritengo che ciò sia un ragionamento che va tenuto in considerazione, perché lo abbiamo purtroppo vissuto anche sulla nostra pelle quando eravamo solo l'Italia.

Quante migliaia di norme abbiamo come sistema Italia e tutti abbiamo detto che c'è qualcosa che non funziona; perché un meccanismo per funzionare deve avere cento mila norme? Moltissimi anni fa, un signore con il dito fiammeggiante su un monte, che si chiamava Sinai, indicò dieci comandamenti; non cento mila, dieci. Tra dieci e cento mila c'è una bella differenza! Siamo soddisfatti perché abbiamo avuto poche infrazioni a nostro carico? No, per niente! Siamo soddisfatti perché la media delle infrazioni ci mette in una posizione di rilievo? No, per niente! Anche perché mi ricorda moltissimo Trilussa. Voi sapete che Trilussa ha evidenziato un dato che è ciò che fa capire quanto la media possa essere ingannevole: in media mangiamo mezzo pollo a testa, ma di fatto c'è chi mangia un pollo e chi mangia cicoria. Non è la stessa cosa!

Quindi noi non possiamo essere soddisfatti dell'iter, ma dobbiamo essere soddisfatti della volontà di riuscire a cancellare le infrazioni, di affrontarle. L'unica cosa che mi dà da pensare nel testo della legge europea che stiamo discutendo è il fatto che ci dedichiamo in prima battuta a cercare di risolvere solo dieci procedure di infrazione, che poi si sommano ai regolamenti, che poi si sommano alle altre procedure specifiche, ma solo dieci infrazioni. Perché non tutte le infrazioni? Anche questo è un dato che mi dà da pensare e che credo faccia pensare tutti quanti noi, e su cui invito il sottosegretario, la cui competenza è nota a tutti e del quale ho grandissima stima, a tenere conto di questo aspetto. Tutte le infrazioni! Abbiamo dovuto anche sopportare, per ragioni evidenti, il fatto che la nostra legge europea non è legge europea 2019 e basta, non è legge europea 2020 e basta: è legge europea 2019-2020.

È un po' imbarazzante che noi facciamo la legge europea su due anni, quando per norma dovrebbe essere uno, ma non importa. L'importante è farla, essere coscienti che c'è questo aspetto, far comprendere a tutti che la sessione comunitaria è indispensabile anche per questi elementi. Mi fermo qui, avrei da dire moltissime altre cose, ma credo che dobbiamo raggiungere alcune conclusioni: dobbiamo fare meglio, certo; dobbiamo puntare a chiudere tutte le procedure di infrazione, certo. Confidiamo, ne sono certo, che questo sia - anzi, so che lo è - uno degli obiettivi di questo Governo e del suo nettissimo, istituzionale, personale europeismo, perché, sottosegretario, noi europei ad ogni costo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2670-A​)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, deputata Ianaro, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sensi. Ne ha facoltà per un minuto.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Eviterò le lunghe elencazioni mutuate da Wikipedia - che squallore - per ricordare qui in Aula Enrico Vaime, la sua scrittura alla striglia, la sua ironia affabile, ma non scevra di una sana cattiveria, quel tratto gentile e garbato così riconoscibile in decenni di teatro, di televisione, di radio, di giornali, nel prediletto formato della coppia, ma anche da solo, con quell'aria di chi passava di lì per caso, con uno sguardo sulle cose della vita malinconico, mai cinico, un'eleganza discreta, un fastidio per l'inutile, gli orpelli, la prosopopea, e un amore artigiano per le cose fatte bene, per una televisione intelligente e curiosa, un discorso pubblico civile. Ci mancherà, temo non il contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 30 marzo 2021 - Ore 16:

1. Seguito della discussione del disegno di legge e del documento:

S. 1721 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (Approvato dal Senato) (C. 2757​)

Relatore: DE LUCA.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2019). (Doc. LXXXVII, n. 3)

Relatrice: IANARO.

2. Seguito della discussione delle mozioni Molinari ed altri n. 1-00414, Fregolent ed altri n. 1-00417, Prestigiacomo ed altri n. 1-00418, Fornaro ed altri n. 1-00429, Muroni ed altri n. 1-00440, Vianello ed altri n. 1-00441 e Pezzopane ed altri n. 1-00442 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi .

3. Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea - Legge europea 2019-2020. (C. 2670-A​)

Relatrice: IANARO.

4. Seguito della discussione della mozione Lattanzio ed altri n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori .

5. Seguito della discussione delle mozioni Meloni, Giacomoni ed altri n. 1-00382, Zanichelli, Fragomeli, Mor, Pastorino ed altri n. 1-00409 e Centemero ed altri n. 1-00443 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana .

6. Seguito della discussione delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392, Zangrillo ed altri n. 1-00396 e Lollobrigida ed altri n. 1-00398 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile .

La seduta termina alle 16,55.