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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 455 di venerdì 22 gennaio 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 20 gennaio 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Cancelleri, Casa, Castelli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Micheli, Del Re, Delrio, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Gualtieri, Guerini, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lorefice, Losacco, Maggioni, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Paita, Perantoni, Rizzo, Rotta, Ruocco, Serracchiani, Carlo Sibilia, Spadafora, Speranza, Tofalo, Traversi, Vignaroli e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 21 gennaio 2021, il deputato Carmelo Lo Monte, iscritto al gruppo parlamentare Misto, e la deputata Renata Polverini, già iscritta al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, hanno chiesto di aderire alla componente politica “Centro Democratico-Italiani in Europa” del gruppo parlamentare Misto.

Il rappresentante di tale componente, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto le richieste.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in ordine ai recenti, ripetuti episodi di risse tra adolescenti, anche in relazione alle limitazioni conseguenti alle misure per il contrasto della pandemia - n. 2-01081)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Bianchi ed altri n. 2-01081 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Matteo Luigi Bianchi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra. Prego, collega.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Con questa interpellanza vorrei tornare su un argomento che ho già avuto modo di illustrare in quest'Aula in un intervento di fine seduta la scorsa settimana; è un argomento che è stato oggetto anche di un'interrogazione del deputato, già Ministro, Alessandra Locatelli. Ed è, purtroppo, un fenomeno che ha avuto parecchio risalto dal punto di vista mediatico perché è accaduto in diverse realtà sul nostro territorio nazionale e sto parlando di appuntamenti che adolescenti si danno tramite canali social e che purtroppo poi sfociano in risse in centri urbani. È accaduto a Roma, sulla Terrazza del Pincio, a Gaeta, a Venezia, a Como e a Gallarate, che è città del mio collegio elettorale.

Purtroppo, questi fenomeni sembrano, agli occhi degli adolescenti, delle semplici bravate ma ovviamente celano un pericolo importante per gli adolescenti stessi, per coloro che vivono i centri cittadini, per coloro che esercitano attività commerciali nelle città oggetto di queste problematiche, oltre, purtroppo, a problemi e ricadute anche rispetto alla propagazione di eventuali contagi da COVID-1. Infatti - lo vediamo tutti quanti - sembra che uno degli elementi di massima trasgressione che gli adolescenti oggi portano avanti, sia quello di non indossare la mascherina o di tenerla abbassata; una volta il massimo della trasgressione poteva essere, per esempio, truccare il motorino, adesso purtroppo c'è questo tipo di fenomeno. Credo che, battute a parte, questo tema nasconda un problema evidente che va fatto emergere, cioè quello di come i ragazzi, oggi, a causa delle note restrizioni, vengono privati di tutta una serie di possibilità proprie del periodo dell'adolescenza. Quindi, sto parlando della possibilità di fare sport, sto parlando della possibilità di aggregazioni tra di essi; aggregazioni anche controllate e coordinate da personale adulto, oltre alla tematica legata agli insegnamenti a distanza, cioè alla cosiddetta DAD.

Sono tutte problematiche che, purtroppo, vanno a privare questi ragazzi anche di elementi importanti dal punto di vista valoriale. Ovviamente, queste considerazioni non sono una giustificazione rispetto agli accadimenti che ci sono stati nelle città che ho poc'anzi menzionato. Ovviamente, le Forze dell'ordine, rispetto a questi fenomeni delinquenziali, non devono attuare procedure di galateo, ma devono essere assolutamente ferme nel tentare di reprimere questi fenomeni. Però, è evidente che lo Stato e le istituzioni debbano porsi degli interrogativi su come intervenire, per far sì che la generazione degli adolescenti di oggi non sia una generazione persa per il futuro del nostro Paese.

Quindi, in questa interpellanza chiedo al Governo se ha preso in carico questo tipo di fenomeno e quali sono le azioni che vorrà portare avanti per cercare di dare dei punti di riferimento a questi ragazzi e far sì che i fenomeni che ho menzionato non si ripetano più nei centri urbani delle nostre città, per una motivazione ovviamente di sicurezza e di incolumità, ma anche di prospettiva - soprattutto di prospettiva - che lo Stato e le istituzioni devono dare ai nostri ragazzi.

PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere. Prego, Ministro.

VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. Ovviamente gli episodi segnalati, soprattutto la gravità degli episodi e l'analisi che è stata fatta, sono assolutamente condivisibili. È evidente che sono anche episodi determinati, come è stato del resto detto, dal contesto eccezionale nel quale ci troviamo a vivere a causa dell'emergenza del Coronavirus. La Polizia postale e delle comunicazioni del Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'Interno svolge, proprio per monitorare e prevenire episodi del genere, un'attività quotidiana di monitoraggio della rete, finalizzata alla prevenzione e alla repressione dei reati informatici, nonché alla segnalazione agli organi competenti di eventi e contesti significativi sotto il profilo dell'ordine pubblico e della sicurezza pubblica.

Come già però abbiamo detto, la situazione di emergenza sanitaria determinata dal COVID ha certamente visto aumentare in modo significativo la presenza online degli utenti della rete, sia minori che adulti, con conseguente incremento anche delle iniziative intraprese a vario titolo della popolazione sui social network, talvolta connotate da finalità illecite. Anche se va ricordato che gli stessi ragazzi, soprattutto nella prima fase dell'emergenza sanitaria, sono stati invece anche protagonisti di azioni estremamente importanti da un punto di vista proprio della sensibilizzazione, nel restare a casa e rispettare le regole. È evidente che, col passare del tempo, col passare anche dei mesi e con l'aggravarsi della situazione sanitaria - quindi, anche essendo costretti a rimanere a casa -, tutta questa attenzione, che aveva visto protagonista dei ragazzi soprattutto nella prima parte, anche promuovendo campagne importanti, è man mano, purtroppo, andata a sfumare.

L'attività di pattugliamento virtuale del web, assicurata sia a livello centrale che a livello periferico dalla Polizia postale, si concentra, per evidenti ragioni, soprattutto sui contenuti aperti, cioè sui contenuti pubblicamente accessibili, che sono gli unici visualizzabili allorché si operi in termini di prevenzione. Oltre al monitoraggio continuo della rete, la Polizia postale e delle comunicazioni, anche utilizzando gli strumenti forniti dalla didattica a distanza, è impegnata costantemente nell'ideazione e nella realizzazione di campagne di sensibilizzazione e di educazione al corretto uso delle tecnologie, nel tentativo di far comprendere agli adolescenti gli effetti nel mondo reale delle condotte che sono tenute online.

Ora, non c'è dubbio che i recenti episodi di risse tra i giovani, richiamati nell'interpellanza, costituiscano una manifestazione attuale delle difficoltà dei ragazzi di comprendere l'effettiva gravità delle azioni digitali. Le esperienze investigative, purtroppo, ci confermano e ancora oggi ci evidenziano come nei ragazzi non sia ancora del tutto matura la consapevolezza, per un verso, della durevolezza della traccia informatica, che, come sappiamo, permette di risalire all'identificazione dei promotori delle illecite iniziative, ma, per altro verso, anche del disvalore e delle conseguenze che discendono dalla partecipazione a simili condotte. Il Dipartimento della pubblica sicurezza ha adottato linee strategiche di intervento a trecentosessanta gradi a tutela delle vittime vulnerabili in genere, nell'intento di dare impulso alle misure di tipo repressivo e investigativo, senza dimenticare i compiti di pubblica sicurezza propri dei questori.

Ovviamente, il tema, noi lo riusciamo ad affrontare e risolvere puntando in modo particolare sulla partecipazione dei ragazzi, ma questa partecipazione è evidente che potrà essere sempre più attiva e consapevole nel momento in cui man mano noi riusciremo a riavviare tutte le attività che vedono protagonisti i giovani. Segnalo che, in aggiunta alle varie attività, sul tema della parte soprattutto investigativa o repressiva affidata al Dipartimento della pubblica sicurezza, il Ministero dell'Istruzione ha stipulato un protocollo d'intesa con il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi, che ha consentito, grazie alle risorse stanziate, di garantire specifici servizi professionali per il supporto e l'assistenza psicologica, da rivolgere in particolar modo agli studenti per la prevenzione e il trattamento dei disagi derivanti dall'emergenza sanitaria in corso, disagi che sicuramente sono anche alla base di queste manifestazioni, alle quali abbiamo assistito in diverse città italiane. Del resto, però, come dicevo prima, il tema vero è riportare i ragazzi a quella partecipazione attiva alla quale sono, diciamo, interessati. Con il DPCM 14 gennaio del 2021, ricordo che abbiamo disposto la graduale ripresa in presenza delle lezioni anche per gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado, a testimonianza proprio dell'attenzione che tutto il Governo rivolge nei confronti delle giovani generazioni, già così fortemente provate da tutte le restrizioni di questi mesi. Inoltre, ovviamente, io sono quotidianamente a contatto con il Comitato tecnico scientifico per poter riprendere gradualmente - questo lo diceva anche l'interpellante - l'attività sportiva, che è una delle attività nelle quali i ragazzi evidentemente sono maggiormente coinvolti e che è venuta meno, con maggiore dolore da parte dei ragazzi stessi rispetto ad altre attività perché era una delle attività, tale è lo sport, non solo per chi la pratica magari a livello agonistico, ma anche e soprattutto per tutti i ragazzi che vivono nelle piccole e medie città del nostro Paese, che proprio attraverso lo sport testimoniano la loro partecipazione civile e sociale all'interno del proprio comune e del proprio territorio. Quindi, io credo che oggi questi fenomeni noi continueremo e dobbiamo continuare a prevenirli attraverso questa azione importante, d'intesa con il Dipartimento della pubblica sicurezza, ma che la cosa più importante sarà riavviare ad una partecipazione forte, consapevole e magari anche rinnovata, i ragazzi alla vita sociale del Paese. Rinnovata perché, sicuramente, dopo tutto quello a cui abbiamo assistito in questi mesi, noi lavoreremo anche con il Dipartimento per le politiche giovanili per una serie di iniziative e di attività che vedano i giovani coinvolti in prima persona nella gestione di progetti per il proprio territorio e che diano anche ai ragazzi la possibilità di esprimere ciò che hanno, purtroppo, ahimè, imparato da questa triste epidemia a loro discapito, ma che può rendere anche, in questa fase di partenza, la loro partecipazione attiva nel tessuto sociale migliore di quanto non fosse in precedenza.

PRESIDENTE. Il deputato Matteo Luigi Bianchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente, e grazie, signor Ministro. Io sono parzialmente soddisfatto rispetto all'illustrazione che è stata appena fatta da lei, Ministro Spadafora. Sono soddisfatto perché la sua presenza, ovviamente, testimonia l'impegno e la buona volontà da parte del Governo a tentare di risolvere un problema e, soprattutto, testimonia anche la consapevolezza, così come lei ha illustrato, di un fenomeno assolutamente preoccupante. Capisco, ovviamente, le difficoltà, il punto di equilibrio da trovare con le esigenze del Comitato tecnico-scientifico e le esigenze di cui abbiamo discusso poc'anzi. Però, vorrei tornare su un tema importante e più puntuale su cui la sua risposta non mi ha trovato completamente soddisfatto ed è la necessità di trovare immediatamente delle possibilità e dei protocolli per tentare di far ripartire tutto il mondo dell'associazionismo sportivo e anche tutto quel mondo di aggregazione che, insieme ai momenti aggregativi, dà delle possibilità ai ragazzi di trovare dei punti valoriali; mi riferisco, per esempio, a tutto il mondo degli oratori che, sicuramente, è un qualche cosa che nei piccoli comuni risulta essere un punto di riferimento importante.

Le cito il caso che è successo a Gallarate, lo scorso 8 gennaio: si sono ritrovati 200 adolescenti, tramite accordi che hanno trovato gli stessi sui social, ma gli stessi non arrivavano dalla città di Gallarate, arrivavano da piccoli paesi limitrofi e, quindi, si sono trovati semplicemente a Gallarate per il fatto che è un centro urbano importante, è uno snodo ferroviario facile da raggiungere. Come dicevo, quindi, è importante, soprattutto nelle piccole realtà, cercare di dare la possibilità a questi ragazzi di poter svolgere quelle attività che sono proprie del mondo dell'adolescenza, ricordandoci che un anno, un anno e mezzo o due anni persi per un adolescente non sono come due anni o un anno passati chiusi in casa per un quarantenne. Ovviamente, un anno, un anno e mezzo o due anni per un adolescente sono qualche cosa di tremendamente importante come periodo perso nella propria formazione, nella propria educazione e nel ritrovare quelli che sono dei punti di riferimento per continuare su un percorso importante di crescita e di inserimento nella società stessa.

Quindi, concludo nella speranza che questa interpellanza possa essere ulteriormente da stimolo, da stimolo ovviamente costruttivo, per cercare di trovare insieme delle possibilità, dei protocolli per consentire, nel breve periodo, a tutto il mondo dello sport amatoriale e dilettantistico di potersi rimettere in moto, ovviamente in sicurezza, e anche a tutto quel mondo delle aggregazioni degli adolescenti, e questo consente anche di dare loro dei punti di riferimento valoriali così importanti per la crescita dei nostri ragazzi.

(Iniziative a sostegno dei centri di riparazione e riuso di beni idonei al riutilizzo, alla luce del recepimento delle norme europee in materia di economia circolare - n. 2-01083)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ilaria Fontana ed altri n. 2-01083 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Ilaria Fontana se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario. Stiamo parlando di diritto alla riparazione; noi sappiamo che il 2021 per l'Europa è un anno importantissimo proprio su questa materia che è il diritto alla riparazione e che si lega, ovviamente, all'economia circolare. La riparazione dei beni è un'attività inquadrata dall'articolo 183 del decreto legislativo n. 152 del 2006, quindi, del Testo unico ambientale (TUA), come “preparazione per il riutilizzo”, quindi, tutte quelle operazioni, come anche il controllo, la pulizia e lo smontaggio, “attraverso cui prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti sono preparati in modo da poter essere reimpiegati senza altro pretrattamento”. La definizione stessa di “preparazione per il riutilizzo” si distingue dalla definizione di “riutilizzo”; quindi, noi stiamo parlando in questo momento di rifiuti che vengono considerati tali, ma che, necessariamente, per fare quel salto di qualità, devono essere considerati beni.

A luglio 2020, questo Parlamento, quindi, la Camera e il Senato, hanno dato il parere ad alcune direttive del pacchetto chiamato “Pacchetto economia circolare”, che poi è diventato il decreto legislativo n. 116 del 2020, e già il decreto legislativo ha modificato il Testo unico ambientale inserendo l'articolo 214-ter, che consente lo svolgimento delle operazioni di preparazione per il riutilizzo in forma semplificata. E questo è già un passo avanti. Inoltre, il decreto n. 116 del 2020, quindi il decreto che, lo ripeto, assorbe le direttive dell'economia circolare, modifica sempre il Testo unico ambientale prevedendo, al fine di promuovere in via prioritaria la prevenzione della produzione dei rifiuti, la possibilità per il Ministero dell'ambiente di adottare - e questa è una cosa importantissima - il Programma nazionale di prevenzione dei rifiuti per fissare idonei indicatori e obiettivi qualitativi e quantitativi per la valutazione dell'attuazione delle misure di prevenzione dei rifiuti in esso stabilite. Nell'articolo 180 dello stesso decreto, quindi, si stabilisce che si incoraggino la progettazione, la fabbricazione e l'uso di prodotti efficienti sotto il profilo delle risorse durevoli, anche in termini di durata di vita e di assenza di obsolescenza programmata. Sappiamo che anche l'Europa si sta muovendo nella stessa identica direzione.

Quindi, quello che noi chiediamo al Governo è quali siano le iniziative, anche logistiche, che si intende assumere a sostegno dei centri di riparazione e di riuso e se, tra le misure atte ad incoraggiare la razionalizzazione della raccolta, della cernita e del riciclaggio dei rifiuti, siano prese in considerazione anche indicazioni volte a semplificare l'accesso dei gestori dei centri di riparazione e riuso nei centri di raccolta comunali, con l'obiettivo di consentire la raccolta di beni da destinare al riutilizzo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. Onorevole Fontana, lei sa che noi abbiamo fatto un lavoro importante a cavallo dell'estate passata per il recepimento del “pacchetto rifiuti”, dell'economia circolare e delle direttive europee sul pacchetto rifiuti, dal quale sono stati poi prodotti, attraverso quel lavoro, in forte rapporto con le Commissioni parlamentari che hanno svolto un'importante azione di integrazione ai testi, dei decreti ministeriali che ci danno le linee di azione sulla conduzione del “pacchetto rifiuti” e delle politiche sul trattamento dei rifiuti nei prossimi anni e che naturalmente sono confluiti, come modifiche, all'interno del Testo unico per l'ambiente.

Per raggiungere questo obiettivo, nel raggiungimento di questo obiettivo di messa a sistema e di definizione normativa più conseguente rispetto agli indirizzi europei del pacchetto rifiuti, sono state introdotte anche delle disposizioni molto importanti che consentono sia di intervenire sulla responsabilità dei produttori che, con l'istituzione del regime di responsabilità estesa, con questa norma, con questo importante passaggio, hanno appunto il compito di gestire l'intero ciclo di vita dei prodotti, dalla progettazione al fine vita, sia, nello stesso tempo, di incoraggiare con misure adeguate anche il riutilizzo dei prodotti. Responsabilità estesa, come dice la parola stessa, significa che nel momento in cui si mette sul mercato un prodotto si deve provvedere anche, nel suo imballaggio, nella sua definizione, nell'uso dei materiali, a definirne l'intero ciclo di vita, fino alla “traduzione” nel campo dei rifiuti o fino al suo riutilizzo; questo passaggio è molto importante.

Per quanto riguarda il riutilizzo, questione che lei pone nell'interpellanza, nel Testo unico ambientale le disposizioni sono diverse ma, soprattutto, c'è l'indicazione che il Ministero adotti le modalità autorizzative semplificate attraverso uno specifico decreto ministeriale - al quale si sta lavorando - con il quale dovranno essere disciplinate le modalità operative, le dotazioni tecniche e strutturali, i requisiti minimi di qualificazione degli operatori, le quantità massime impiegabili, la provenienza, i tipi e le caratteristiche dei rifiuti nonché le condizioni specifiche di utilizzo degli stessi, in base alle quali prodotti o componenti di prodotti diventati rifiuti possono, invece, essere riutilizzati e, quindi, non finire nel trattamento del ciclo dei rifiuti.

A questo scopo, lei ricorderà che, all'incirca nel settembre dello scorso anno, del 2019, non dello scorso anno, noi abbiamo adottato anche un'altra norma europea che è quella dell'end of waste, che, poi, è diventato il 184-ter del testo unico dell'ambiente - per chi conosce la materia è una dicitura, ormai, quasi di scuola -, end of waste che dà una normativa generale, indica la strada del caso per caso, in attesa che, poi, si emanino, su ogni tipo di attività di trattamento delle singole lavorazioni, degli specifici decreti ministeriali, molto complessi, che sono i “decreti end of waste” sui singoli prodotti. In questo caso, in quella norma lì molto importante, che ha sbloccato tante situazioni, anche se è ancora transitoria, il tema del riutilizzo è stato estrapolato, perché, ovviamente, non stiamo parlando di riciclo dei rifiuti, ma di riutilizzo di materiali e questo consente di scrivere quel decreto, a cui ho fatto prima riferimento, in maniera molto più semplificata e libera da tutta una serie di obbligazioni che la norma end of waste nazionale prevede. Con l'adozione di questi decreti - allo stato attuale, questi decreti sull'end of waste sono in fase istruttoria -, tutta l'attività regolamentare sarà completata. Per quanto riguarda lo scambio - perché lei pone sia la questione della normativa sui beni da riutilizzare, ma anche il tema dello scambio dei beni usati, una volta che sono stati destinati ad un riutilizzo debbono poi essere messi a disposizione per essere scambiati da privati -, è consentito di individuare degli spazi presso dei centri di raccolta per l'esposizione temporanea, che è, appunto, finalizzata allo scambio. Qui c'è bisogno di due cose. C'è bisogno di una normativa; quindi, nello stesso decreto citato prima, il Ministero sta lavorando per definire le caratteristiche di questi centri di raccolta, come debbono essere gestiti questi oggetti, questi beni e come possono essere sottoposti ad uno scambio tra privati. Fatto questo, la palla, poi, passa, per le localizzazioni, alle regioni e ai comuni, che debbono adottare provvedimenti per indicare dei piani e fare, nell'ambito delle loro prerogative, i piani di localizzazione. Ai fini della corretta applicazione della disposizione, noi stiamo predisponendo questo decreto ministeriale, che individua il processo produttivo e anche la modalità di gestione dei centri.

Il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, previsto dall'articolo 198-bis del testo unico ambientale ed è un pezzo importante del recepimento della “direttiva rifiuti”, ci dovrebbe consentire, secondo l'ispirazione della norma, di adottare un programma - non un piano, perché i piani dei rifiuti li fanno le regioni - che consenta di coordinare i piani per i rifiuti delle regioni e anche di adottare una politica di equilibrio degli impianti sul territorio nazionale finalizzata alla crescita della raccolta differenziata, al riciclo e alla riduzione dell'impatto della frazione che va, comunque, distrutta - questo è l'obiettivo strategico - in qualche modo.

Questo programma - che è molto importante, ed è stato attivato attraverso l'istituzione di tavoli tecnici specifici, che necessitano del tempo necessario per il coinvolgimento degli stakeholder, unitamente a tutti gli enti istituzionali competenti - ci consentirà di definire tutte le misure e le strategie necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati a livello unionale per l'adozione di questi piani. È un lavoro necessariamente complesso, che necessita di tempo; le cose vanno, comunque, fatte presto e bene. Il lavoro del Ministero è in corso; voglio ricordare che stiamo predisponendo anche un portale, un modo per comunicare più velocemente anche con l'esterno, per fare in modo che questi tavoli con gli stakeholder possano essere temporaneamente e abbastanza continuativamente arricchiti da contributi esterni, per arrivare ad un lavoro definito che possa dare una risposta a questo passaggio importante delle politiche per il trattamento dei rifiuti nel nostro Paese.

PRESIDENTE. La deputata Ilaria Fontana ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, sono molto soddisfatta della risposta; è la strada giusta, ci siamo, la direzione è quella giusta. È ovvio che insieme, in sinergia, quindi come Parlamento e come Governo, dobbiamo fare di più e sempre meglio, però devo dire che i passi che si stanno facendo per fare quella transizione ecologica necessaria, che la pandemia ci ha insegnato essere urgente, si stanno facendo insieme, in maniera programmatica, con una visione e una lungimiranza che va veramente da qui a trent'anni. Di questo non posso che essere felice e felice di lavorare insieme per migliorarci sempre di più, anche perché, veramente, l'economia circolare è l'unica strada che abbiamo, perché l'economia lineare ci ha insegnato essere un'economia miope, che danneggia anche le future generazioni. Le novità che lei ci ha anticipato, come la predisposizione di un apposito decreto ministeriale per la gestione di centri di riuso, sono una bellissima notizia; a noi lo chiedono anche tanti amministratori che, nelle loro città, hanno questi centri di riuso. C'è sempre un vulnus normativo, per cui ci vuole tempo, ma lo stiamo colmando, il percorso è tracciato.

Questi interventi rappresentano l'inizio di ciò che servirà, poi, attuare nella pratica, quello che sarà il diritto alla riparazione, anche grazie al lavoro con l'Europa, con le regioni, come è stato, anche a livello anche di amministrazioni. Ognuno deve fare la sua parte, anche perché, veramente, parlare oggi di rifiuti è come se parlassimo di cento anni fa, perché bisogna parlare di risorse e, quindi, un rifiuto è una risorsa quando non si produce. L'economia circolare va proprio in questa direzione. Condivido, poi, un'altra cosa con lei, sottosegretario, e cioè che, comunque, il percorso che consente la transizione ecologica è un processo di cambiamento culturale e, quindi, anche noi, come istituzioni, dobbiamo portare i cittadini a fare quelle che, poi, noi chiamiamo le buone pratiche. Ricordiamo anche che il Piano nazionale di ripresa e resilienza - quindi, nell'ambito del Next Generation EU - è proprio un piano per le prossime generazioni, ed è a loro che dobbiamo pensare, perché noi oggi stiamo gettando le basi, le nostre scelte, poi, andranno ad influenzare la loro vita ed è, quindi, nostro dovere che l'eredità che lasciamo sia basata su equità sociale, economica e, ovviamente, ambientale.

(Intendimenti in ordine a un eventuale impiego in Italia dell'anticorpo monoclonale prodotto dall'azienda farmaceutica Eli Lilly per la cura dei pazienti affetti da COVID-19 - n. 2-01045)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Colucci ed altri n. 2-01045 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Colucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente, la illustro. Ringrazio il sottosegretario Morassut, gentili colleghi, siamo nel pieno dell'emergenza sanitaria e crediamo sia necessario individuare tutti i possibili strumenti per curare chi è affetto da COVID-19 e fare un'attività di prevenzione per questa terribile pandemia che ha colpito il pianeta. Ci preoccupano a tal proposito le notizie che sono circolate in questi giorni relative a un rallentamento nella consegna e nella distribuzione del vaccino Pfizer. Quindi crediamo, a maggior ragione, che sia importante tener conto di tutto quello che mettono a disposizione il mondo scientifico e le case farmaceutiche in riferimento sia alla cura che alla prevenzione. La nostra interpellanza urgente ha l'obiettivo di comprendere qual è lo stato dell'arte su una delle possibili cure che sono state scoperte e che, in Italia, non ha ancora avuto il via libera all'utilizzo.

Entrando, quindi, nel merito, Presidente, sottosegretario, illustro il tema che poniamo all'attenzione dell'Aula e del Governo. La casa farmaceutica Eli Lilly ha pubblicato i risultati preliminari relativi a uno studio su pazienti con sintomi moderati e severi e riferiti ad un anticorpo monoclonale avanzato chiamato “bamlanivimab”, meglio noto, negli Stati Uniti, come “bam”. Lo studio dimostra una significativa diminuzione dei sintomi e delle complicanze relative a pazienti affetti da SARS-CoV-2 ed una negativizzazione tra i 3 e gli 11 giorni.

È stata chiesta alla Food and Drug Administration (FDA) un'autorizzazione all'uso emergenziale. Questo tipo di autorizzazione non trova un corrispettivo nella legislazione italiana; è però nella facoltà di Aifa regolamentare accordi per farmaci in sperimentazione che abbiano un impatto significativo, prima che possa esprimersi l'EMA.

Il Governo americano ha siglato un accordo con la casa farmaceutica per acquistare 300 mila fiale da subito e per opzionare l'acquisto di altre 650 mila fiale entro metà del 2021, al verificarsi di alcune condizioni che le parti hanno stabilito. Data la limitata capacità produttiva del farmaco - e questo credo che sia veramente un aspetto importante -, la casa farmaceutica ha manifestato la volontà di non procedere ad un contratto di esclusiva con gli Stati Uniti, ma di essere in contatto con regolatori in tutto il mondo per una distribuzione, a seconda delle richieste, quanto più equa possibile. Nel 2020 sono state prodotte un milione di dosi del farmaco; nel novembre del 2020 la FDA ha accolto la richiesta di uso emergenziale di questo farmaco; quindi il Governo degli Stati Uniti ha proceduto all'acquisto e alla dispensazione delle 300 mila dosi ordinate in precedenza.

In Italia l'Aifa ha preso contatti con lo stabilimento produttivo di Firenze della casa farmaceutica Eli Lilly, che ha fornito i dati relativi al farmaco nel novembre scorso. Ci risulta che l'Inghilterra, ma ancora di più la Germania, si siano interessate al farmaco sperimentale, probabilmente anche sottoscrivendo atti formali. Aggiungo una notizia, che posso definire dell'ultimo minuto: proprio ieri sono emersi gli esiti di un altro studio su questo farmaco, fatto tra gli ospiti di case di cura; questo studio evidenzia l'utilità del farmaco sull'aspetto preventivo, perché riduce all'80 per cento la possibilità di contrarre il COVID.

Quindi, per concludere, anche alla luce di quest'ultima informazione, chiedo al Governo di chiarire quali sono i tempi e le procedure che Aifa intende seguire per il farmaco detto “Bam”. Concludendo, Presidente, l'oggetto di questa interpellanza urgente, queta è certamente una delle tante novità che nel mondo si stanno scoprendo rispetto alla lotta al COVID e quindi è anche un'occasione da parte del Governo per - se non in questa occasione, ma in altri momenti - rendere edotto il Parlamento di cosa si sta facendo per intervenire, utilizzando tutti gli strumenti disponibili per veramente un male del nostro secolo, che non ci saremmo mai aspettati avrebbe potuto colpire l'umanità.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. L'Agenzia Italiana del Farmaco ha precisato che “Bamlanivimab” è un anticorpo monoclonale IgG1 neutralizzante, sviluppato dall'azienda farmaceutica Eli Lilly, che viene somministrato tramite infusione endovenosa, la cui durata è di sessanta minuti mediante pompa di infusione. Ad oggi sono stati resi noti i risultati preliminari di due differenti studi di “fase 2” nei pazienti ospedalizzati e nei pazienti non ospedalizzati con recente diagnosi di infezione da SARS-CoV-2.

Nel complesso il farmaco in esame ha mostrato una modesta efficacia nella riduzione della carica virale e ha ridotto la percentuale dei ricoveri in ospedale, anche se i numeri della sperimentazione sono risultati troppo bassi per poter assumere una robusta rilevanza statistica. Per quanto attiene alla sicurezza, circa il 24 per cento dei soggetti trattati presenta eventi avversi, per lo più di grado lieve. Inoltre, nei più di 850 soggetti arruolati negli studi clinici in cui è stato impiegato il farmaco, sono state riportate una reazione anafilattica e una reazione relata all'infusione di grado severo, entrambi con evoluzione favorevole. L'Aifa ha segnalato altresì che è in studio la combinazione di “Bamlanivimab” con un altro anticorpo, “Etesevimab”, sviluppato dalla stessa azienda Eli Lilly; i dati relativi alla combinazione non sono stati ancora pubblicati.

A fronte dei dati tecnici sopra riportati, sotto il profilo del potenziale impatto sul Servizio Nazionale Sanitario, l'Aifa ha inteso precisare che i dati attualmente disponibili per entrambi i prodotti non sono sufficientemente solidi da un punto di vista metodologico, essendo relativi ad analisi preliminari su un numero ridotto di pazienti. Inoltre, in entrambi gli studi sui soggetti non ospedalizzati, l'endpoint primario era rappresentato dalla riduzione della carica virale, che non rappresenta una misura di beneficio clinico rilevante.

L'unico dato clinicamente rilevante è relativo alle ospedalizzazioni o agli accessi in pronto soccorso, che tuttavia hanno riguardato un numero troppo esiguo di soggetti per accettare le stime in termini assoluti o per fare paragoni tra i due farmaci. Se questi dati fossero confermati, a fronte di un valore relativo rilevante (riduzione del 50-80 per cento delle ospedalizzazioni o degli accessi in pronto soccorso nei pazienti che prendono i farmaci), il valore assoluto suggerisce che nella popolazione generale bisognerebbe trattare dai 20 ai 30 individui per ottenere la riduzione di una ospedalizzazione o di un accesso al pronto soccorso. Il rapporto sarebbe ovviamente più vantaggioso qualora il trattamento fosse riservato a categorie di soggetti ad alto rischio. La somministrazione degli anticorpi monoclonali richiede un'infusione endovenosa della durata di un'ora e deve essere allestita in ambienti che prevedono la gestione in urgenza di potenziali eventi avversi immediati. Questo implica che la somministrazione di questi farmaci debba essere prevista in ambienti sanitari quali pronto soccorso, reparti di osservazione breve, day hospital, e non possa essere somministrata al domicilio dal medico di medicina generale. È evidente che le strutture identificate debbano essere deputate alla gestione dei malati affetti da COVID-19.

La statunitense Food and Drug Administration, nell'ambito della Emergency Use Authorization, ha riservato “Bamlanivimab” il 9 novembre del 2020 e, successivamente, anche la combinazione di “Regeneron”, in data 21 novembre, per il trattamento di COVID-19 lieve-moderato in soggetti adulti e pediatrici, in determinate condizioni. Sono stati esclusi i soggetti ricoverati per COVID-19, che ricevono ossigenoterapia per COVID-19 o che necessitano ossigenoterapia incrementale rispetto a quella necessaria per la gestione della comorbilità sottostante non COVID-19 relata. Inoltre, la Food and Drug Administration raccomanda che i farmaci siano somministrati quanto prima dopo la diagnosi certa di COVID-19, e comunque entro i primi dieci giorni dall'inizio dei sintomi.

In Europa al momento attuale l'azienda Eli Lilly non ha ancora presentato domanda di autorizzazione presso l'ente europeo EMA. In Italia, come richiamato dall'interpellanza in esame, il contesto normativo per l'utilizzo dei farmaci non autorizzati è costituito dalle disposizioni della direttiva 2001/83/CE, recepita nell'ordinamento italiano; l'articolo 5 della direttiva europea 2001/83/CE, così come recepito ancora nell'ordinamento italiano (non faccio la novella, ma la troverà sicuramente nel testo). L'applicazione di questa opzione è valutata da ciascun Stato membro e pertanto non è prevista una procedura unica, definita a livello europeo. In caso di applicazione della norma in questione, il medicinale viene acquisito da ciascun Stato membro e la raccolta dei dati avviene a livello nazionale.

In merito all'uso compassionevole del medicinale, l'articolo 83 del Regolamento Ue specifico prevede la possibilità di un uso compassionevole, per motivi umanitari, in pazienti affetti da una malattia cronica o gravemente invalidante, o la cui malattia è considerata potenzialmente letale e che non possono essere curati in modo soddisfacente con un altro farmaco autorizzato, dei medicinali che siano oggetto di una domanda di autorizzazione all'immissione in commercio e che siano sottoposti a sperimentazione clinica. Qualora lo Stato membro si avvalga di tale possibilità, lo notifica all'EMA ed il Comitato dei medicinali per uso umano, sentito il produttore o il richiedente, può adottare pareri sulle condizioni di impiego, sulle condizioni di distribuzione e sui pazienti destinatari. I pareri sono soggetti a revisione periodica; gli Stati membri devono tener conto dei pareri rilasciati dall'EMA.

L'uso compassionevole in Italia è disciplinato altresì dal decreto del Ministro della Salute del 7 settembre 2017, che prevede il ricorso all'uso compassionevole di un medicinale sottoposto a sperimentazione clinica, al di fuori della sperimentazione stessa, in pazienti affetti da malattie gravi o rare o che si trovino in pericolo di vita, quando a giudizio del medico non vi siano ulteriori valide alternative terapeutiche o nel caso in cui il paziente non possa essere incluso in una sperimentazione clinica, ovvero ai fini della continuità terapeutica, per i pazienti già trattati con beneficio clinico nell'ambito di una sperimentazione clinica almeno di “fase 2” conclusa. L'accesso al medicinale sperimentale prevede un parere favorevole da parte del Comitato etico a cui afferisce il centro clinico che presenta la richiesta, previa conferma della disponibilità della fornitura gratuita dei medicinali da parte dell'azienda farmaceutica produttrice del medicinale.

La posizione espressa da Aifa, detto questo, come da comunicato stampa del 22 dicembre 2020, è che la richiesta di approvazione di un medicinale, ai sensi di una disposizione particolare della disciplina farmaceutica, non è applicabile nel contesto di un'epidemia in cui tutti gli Stati dell'Unione europea condividono il medesimo problema e si punta ad una strategia comune europea di contrasto. Alla luce di tutto questo, l'Aifa ha espressamente suggerito all'azienda farmaceutica l'opportunità di presentare una richiesta di autorizzazione direttamente all'EMA o, in alternativa, di voler condurre una sperimentazione clinica al fine di definire il “place in therapy” e il valore del farmaco nel contesto di cura. A fronte della disponibilità di più anticorpi monoclonali e della necessità di dati più solidi, attraverso uno studio di “Fase 3” - che ancora non è disponibile -, l'Aifa ha predisposto un bando di ricerca indipendente, per promuovere e supportare uno studio clinico randomizzato, volto a verificare se gli anticorpi monoclonali possono rappresentare una reale opzione terapeutica nella prevenzione della progressione del COVID-19 in pazienti in fase di precoce malattia.

Peraltro, in sede europea sono in corso discussioni in merito a possibili accordi di acquisto congiunto di anticorpi monoclonali negoziabili da parte della Commissione europea (“joint procurement” ai sensi dell'articolo 5 della Decisione n. 1082/2013/EU del Parlamento europeo e del Consiglio del 22 ottobre 2013), al momento, però, ancora da definire.

PRESIDENTE. Il deputato Colucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario. Mi dichiaro parzialmente soddisfatto e parto dalla parte finale dell'intervento del sottosegretario. La strada del bando, ad esempio, è un passo certamente in avanti ma questa soluzione ha dei limiti. Intanto, la cura non diventa immediatamente disponibile e la subordina alla presentazione di protocolli che richiedono tempo per essere scritti e per essere vagliati e autorizzati. Inoltre, i protocolli, non avendo un'indicazione univoca, sono lasciati ai singoli medici che, inevitabilmente, in assenza di un coordinamento, seguono criteri e tempistiche diverse. L'impressione è che un percorso di questo tipo allunghi le tempistiche e questo si concilia male con la velocità con cui si diffonde il virus e con la rapidità con cui è necessario intervenire sulle categorie a rischio.

Mi riferisco, partendo dal “Bam”, a tutti gli anticorpi monoclonali che si stanno studiando e si sono individuati a livello mondiale. Credo che sia importante che il Governo valuti seriamente la possibilità di lavorare sia sullo studio, sulla ricerca relativa agli anticorpi monoclonali, sia anche alla dispensazione del farmaco nel momento in cui è possibile, appena sarà possibile, di questo come di tutti gli altri, in modo tale da tutelare certamente la scienza, la sicurezza ma la salute. Ci auguriamo che questi temi siano assolutamente prioritari per il Governo. Ringrazio veramente il sottosegretario Morassut; mi rendo conto, però, che non è la materia che quotidianamente lo impegna nel suo ruolo di Governo. Quindi sarebbe importante, in occasioni come queste, che o il Ministro o il Vice Ministro o il sottosegretario siano presenti in questi momenti in cui il Parlamento interpella il Governo, perché sicuramente non solo si conosce di più la materia ma si dimostra la grande tensione che il Governo ha davanti a questa pandemia.

Oramai è diffusa l'opinione che il vero collante del Governo sia l'emergenza sanitaria, ma sappiamo anche che questo non condiziona assolutamente il Governo sulla lotta al virus, sulle cure da trovare e sulla prevenzione da fare. Quindi, vi chiediamo, e lo dico al sottosegretario per tramite del Presidente, e chiedo che venga veramente estesa al Ministro della Salute questa nostra sollecitazione, di essere reattivi, di essere dinamici, di essere rapidi e di essere curiosi, insistendo il più possibile nell'individuare tutto quello che può essere messo a disposizione per la lotta contro la pandemia.

L'Italia, ancora una volta, da questo punto di vista potrebbe essere veramente un riferimento, una locomotiva, perché abbiamo fiducia da parte di tanti interlocutori esteri che, magari, recentemente stanno perdendo un po' di attenzione sul nostro Paese; magari questa è l'occasione, invece, per recuperare il tanto terreno perso. Quindi buon lavoro e soprattutto auspico un coinvolgimento del Parlamento su quello che si sta facendo e su quello che si potrà fare, perché tra tutti i colleghi credo che ci siano spunti, suggerimenti e idee dalle quali con umiltà il Governo può trarre degli spunti interessanti per lavorare nell'interesse degli italiani (Applausi della deputata Baldini).

(Iniziative per un'efficace attività di prevenzione della diffusione della pandemia da COVID-19 con riguardo all'attività di colf e badanti - n. 2-01044)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Baldini ed altri n. 2-01044 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Baldini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Grazie, Presidente. Volevo porgere questa attenzione e richiedere un intervento urgente proprio su una categoria di persone come badanti, colf e babysitter, che sono state dimenticate in questa pandemia, per quanto riguarda proprio la prevenzione del COVID-19. Mi riferisco a persone, in particolare le badanti, per le quali, nella città dove vivo io, a Milano, si sono creati davvero tanti e tanti disagi, che hanno interessato sia una loro infezione sia un'infezione anche delle persone che assistevano ma anche di tutta la famiglia. Sono persone che devono fare dei lavori, fra virgolette, sanitari ma non hanno una preparazione sanitaria. Quindi, a maggior ragione rispetto a quello che può essere un medico o un infermiere o comunque una persona del campo ospedaliero, non hanno la preparazione tale per poter sia difendere loro che difendere le altre persone da una possibile infezione.

Pensate che sono persone che vivono molto spesso a contatto diretto con tutti i familiari nella stessa casa e che, magari, il fine settimana vanno in altre strutture, comunque si ritrovano anche tante volte in appartamenti molto piccoli, dove si ritrovano con altre persone che sono state a loro volta a contatto con tante persone anziane. Mi riferisco a una categoria di persone fragili, poi, perché comunque sono gli anziani, sono tante volte le persone con disabilità che necessitano di una figura così importante e così determinante per loro ma, comunque, in questo caso non protetta. Chiedo davvero al Governo di interessarsi di questa categoria anche per quanto riguarda i tamponi, perché i tamponi comunque molte famiglie li fanno fare a loro spese, privatamente; ma non hanno molto spesso, anche per la loro cultura sanitaria e comunque anche magari a volte per le loro disponibilità, la voglia di fare questi tamponi o, addirittura, non vogliono sapere la loro positività al virus, proprio perché molte volte costerebbe proprio la mancanza di andare a lavorare.

Quindi è importantissimo, è importantissimo anche per quanto riguarda invece la prevenzione diretta, cioè la vaccinazione, dare una priorità a loro, perché è la vaccinazione che potrebbe fare in modo che loro non siano più persone portatrici di virus, loro che agiscono appunto con persone molto fragili (Applausi del deputato Colucci).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare Roberto Morassut ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Da parte del Ministero della Salute c'è la piena consapevolezza delle difficoltà importanti che le famiglie stanno attraversando in questa fase, in particolare le famiglie con anziani, bambini e, in generale, con figli minori impossibilitati a frequentare la scuola, o per misure quarantenarie o perché la situazione epidemiologica territoriale non ne consente l'apertura. Tutte queste persone necessitano di un affidabile personale di supporto per potersi recare al lavoro nei casi in cui la tipologia lavorativa non consenta lo smart working o lo stesso sia limitato ad alcuni giorni della settimana. Tutto questo personale di supporto alla famiglia, costituito da caregiver, babysitter, badanti, rappresenta un'importante parte del mondo del lavoro, indispensabile per le famiglie e per gli anziani soli, autosufficienti o meno.

A fronte di questa importanza strutturale per la tenuta delle famiglie, spesso tali figure non sono adeguatamente tutelate. È accertato che la maggior parte dei contagi, in questa fase pandemica dovuta al COVID-19, si verifica per la trasmissione intrafamiliare; sicuramente, per finalità di screening preventivi, sarebbe utile sottoporre questi lavoratori, che sono a pieno titolo parte integrante delle famiglie dove lavorano, a periodici test anti SARS-CoV-2. Occorre segnalare, tuttavia, che non tutte le figure lavorative in questione, specie se di nazionalità non italiana, sono iscritte al Servizio sanitario nazionale; ciò può rendere difficoltoso l'accesso ai servizi territoriali per l'esecuzione dei test diagnostici. Il testing per la ricerca e la diagnosi del COVID-19, nel rispetto dell'autonomia regionale di afferenza, può presentare aspetti organizzativi differenti; per esempio, alcune Regioni hanno consentito, a vantaggio di particolari fasce di popolazione, di accedere all'esecuzione del tampone senza prescrizione medica, in considerazione del fatto che alcuni soggetti, privi del medico di medicina generale, non avrebbero avuto la possibilità di ottenere tale prescrizione.

Ai fini della tutela del diritto alla salute, non solo del singolo ma dell'intera collettività, si auspicano iniziative dirette a rendere sempre più disponibile l'accesso al testing anche per i soggetti non iscritti al Servizio sanitario nazionale, come necessaria misura di supporto a sostegno delle famiglie presso cui gli stessi svolgono le loro attività.

A questo proposito, l'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro, per il tramite del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, ha precisato che i lavoratori addetti ai servizi domestici e familiari, tra i quali rientrano babysitter e badanti, sono tutelati contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in virtù dell'articolo 1 del DPR del 31 dicembre 1971, n. 1403, secondo cui i lavoratori subordinati che prestano attività lavorativa presso uno o più datori di lavoro, con retribuzione in danaro o in natura, sono soggetti, qualunque sia la durata delle prestazioni svolte, alle assicurazioni sociali, inclusa l'assicurazione pubblica obbligatoria gestita dall'INAIL.

Detto questo, bisogna dire anche che il rapporto di lavoro domestico, sotto l'aspetto della tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, è caratterizzato da una regolamentazione specifica. La disciplina a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, contenuta sia nel decreto legislativo n. 626 del 1994, sia nel decreto legislativo n. 81 del 2008, esclude, dal proprio ambito di applicazione, tale fattispecie lavorativa.

La legge di riferimento per la tutela del rapporto di lavoro domestico attualmente in vigore (la n. 339 del 1958), all'articolo 6, “Diritti e doveri”, prevede che il datore di lavoro è tenuto a tutelare la salute del lavoratore, in particolare qualora vi siano in famiglia fonti di infezione.

Anche l'attuale contratto collettivo nazionale sulla disciplina del rapporto di lavoro domestico, che si applica dal 1° ottobre del 2020, aggiornato ancora con altre integrazioni successive, ai commi 1 e 2 dell'articolo 28, “Tutela delle condizioni di lavoro”, prevede che ogni lavoratore ha diritto ad un ambiente di lavoro sicuro e salubre, sulla base di quanto previsto dalla legislazione vigente, relativamente agli ambienti domestici, e che il datore di lavoro deve informare il lavoratore circa eventuali rischi esistenti nell'ambiente di lavoro, relativi anche all'uso di attrezzature, ivi compresi strumenti telematici e robotici, e all'esposizione a particolari agenti chimici, fisici e biologici.

Nello stesso atto normativo, all'articolo 3, si dispone che la suddetta informativa si realizza all'atto dell'individuazione delle mansioni o del successivo mutamento delle stesse, mediante la consegna dell'apposito documento elaborato dall'Ente bilaterale di settore. L'Ente bilaterale di settore ha realizzato, ad oggi, cinque Quaderni sul tema della sicurezza nel mondo del lavoro domestico.

Per quanto riguarda l'emergenza epidemiologica in corso, si segnala che lo stesso ha reso disponibili sul proprio portale, al pari di altre associazioni di categoria, numerose schede formative, tradotte in diverse lingue, realizzate da Medici senza frontiere e destinate ai lavoratori del settore domestico per insegnare loro come tutelare se stessi dal pericolo del contagio e anche le persone assistite.

Si precisa, inoltre, che nel portale INAIL è disponibile gratuitamente ed in diverse lingue l'opuscolo “Coronavirus - Guida pratica per chi si prende cura degli anziani”, redatto a cura del gruppo di lavoro congiunto ISS, INAIL, CEPSAG. Nell'opuscolo sono indicati i comportamenti da seguire in casa e fuori per tutelare la propria salute e quella della persona assistita.

A parte la previsione della legge n. 339 del 1958, che riguarda la tutela generale della salute del lavoratore, in particolare riferita alle fonti di infezione e attualmente applicata in caso di contagio da COVID-19 sulla base delle disposizioni in tema di isolamento di soggetto positivo, non vi sono altre norme di riferimento riguardanti specificatamente la prevenzione e la protezione dal rischio di infezione e diffusione del contagio dei lavoratori e dei datori di lavoro domestico, nonché dei loro conviventi.

Altre norme sono previste - sono presenti in narrativa nel testo della risposta all'interpellanza - nel decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 gennaio 2021, che prevede ulteriori norme in tal senso.

Da ultimo, per rispondere alle osservazioni degli interroganti, si rassicura che il Ministero della Salute il Ministro - come il Ministero del Lavoro - sta operando per valutare ulteriori iniziative idonee da promuovere per migliorare la tutela della salute dei lavoratori in questione, sia sotto il profilo della prevenzione, che riguardo all'implementazione ed omogeneità delle misure adottate.

PRESIDENTE. La deputata Maria Teresa Baldini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Io volevo dire al sottosegretario che mi aspettavo che il Governo dicesse che cosa fare in questa situazione, perché qui non si tratta di tutelare una parte o l'altra: qui si tratta di non infettare tutti. Il problema è che non si tratta di capire che la badante o, comunque, la persona che svolge quelle attività, è la persona che deve essere salvaguardata dal paziente, perché chi è che porta il virus? Non è che ci sia un portatore. In genere, a portare il virus nella famiglia sono persone che arrivano da fuori; poi, ci sono persone, spesso, che vengono anche da altri Paesi e, quindi, non sappiamo le loro condizioni. Mi aspettavo che il Governo prescrivesse di provvedere immediatamente per rendere obbligatorio il tampone - non so, magari un tampone settimanale, quindicinale, anche senza; se ci sono delle problematiche, di prescrivibilità del tampone, magari attraverso i medici di base - o comunque di intervenire, o comunque una vaccinazione; la vaccinazione rende questo. Noi non possiamo aspettare, perché ci sono troppe famiglie che sono state veramente colpite, anche famiglie con parentele in altri appartamenti, che hanno avuto tutte la stessa problematica; ed è stata la persona che svolgeva l'attività domestica in una casa e poi andava nell'altra casa, quindi c'era un vettore che portava questo. Quindi non possiamo dire ‘mettiamo in atto delle cose', ma dobbiamo fare immediatamente e velocemente qualcosa per proteggere la persona, la famiglia, gli anziani, le persone deboli, che in questo momento sono veramente in pericolo, in una struttura che non è una struttura protetta come le strutture ospedaliere, che comunque sono conosciute.

Sappiamo come fare, cioè il medico, l'infermiere, sanno come proteggere se stessi e gli altri, ma loro non lo sanno; non c'è una formazione professionale in queste persone per quanto riguarda il sanitario; loro sono lì, fanno delle cose, ma non sanno nemmeno che cosa non devono fare, perché non c'è una formazione. In Regione Lombardia noi ci siamo battuti per avere una badante qualificata, che sapesse qualcosa di sanitario. Oggi ci troviamo di fronte ad una problematica importante, con la diffusione di un virus che può uccidere e, in tanti casi, ha ucciso persone proprio per questa trasmissibilità (Applausi del deputato Colucci).

(Iniziative volte a prevedere un servizio di assistenza psicologica in relazione all'emergenza da COVID-19, anche attraverso la riattivazione del numero verde di assistenza da remoto - n. 2-01084)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Lauro ed altri n. 2-01084 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Massimo Enrico Baroni se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MASSIMO ENRICO BARONI (M5S). Grazie, Presidente, la illustro. Gentile sottosegretario, sono qui oggi ad illustrare un'interpellanza non solo urgente in termini pratici di Regolamento della Camera dei deputati, bensì urgente proprio nella sensibilità, nel momento in cui stiamo portando avanti e parliamo di tenuta sociale, di tenuta del tessuto sociale. Uno strumento di resilienza, che era stato istituito dal Ministero della Salute, era proprio un numero verde - l'800.833.833 - che era stato istituito grazie anche alla joint venture tra il Ministero della Salute e la Protezione civile. Ebbene, questo numero verde, il 27 aprile, purtroppo, è stato dismesso a giugno. A fronte di un numero di domande estremamente rilevante - perché c'è stata una sorta di censimento e si parla di oltre 50 mila richieste - avevamo, in tutte le diverse regioni italiane, le cosiddette associazioni di supporto psicologico, che erano iscritte al Registro unico della Protezione civile; proprio in caso di emergenza, c'era una vecchia legge - “decreto Prodi” - che aveva permesso l'utilizzo di queste associazioni di supporto psicologico nelle fasi dell'emergenza; ovviamente, queste erano state pensate per il terremoto, ma sono state utilissime nella situazione pandemica.

Ora, io mi rendo conto che moltissimi - nella comunità dei dipendenti del Sistema sanitario nazionale che si occupano di salute mentale sono circa in 40 mila - già prima della pandemia denunciavano la problematica di avere un carico di lavoro per cui avrebbero dovuto lavorare 80 ore a settimana per garantire la presa in carico di tutti i pazienti da trattare (scusate il bisticcio di parole). La Società italiana di epidemiologia psichiatrica ha illustrato benissimo i dati messi a disposizione dal SISM, dal Ministero della Salute, però cosa è successo? Abbiamo un problema, probabilmente anche a livello tecnico, cioè la politica è più sensibile e maggiormente sensibilizzata su questo tema, cioè sul fatto di poter re-istituire un servizio di supporto psicologico da remoto, rispetto ad alcuni tecnici che sono presenti all'interno del Ministero della Salute.

Faccio presente che la salute mentale è un tema di competenza, tra le dodici direzioni generali del Ministero della Salute, proprio della direzione generale della prevenzione, dove direttore è stato nominato Giovanni Rezza. Ha un curriculum di tutta eccellenza, ha avuto l'endorsement di Burioni, è un esperto di HIV, di Aids, un igienista, uno specialista d'igiene, è uno specialista di influenza H1N1, specialista per quanto riguarda la problematica della Chikungunya, vaccini, e da ultimo un grande esperto dell'emergenza COVID-19. Però, nell'ambito delle sue competenze all'interno della direzione generale vi sono anche il supporto e la promozione della salute mentale. Questo è stato un problema totalmente scotomizzato all'interno, scusate il termine tecnico, cioè non si è voluto vedere un problema di questo tipo per una questione di appartenenza culturale. Ci si è fatti avviluppare da questa situazione e questa problematica non è stata presa in carico dalla direzione generale della prevenzione. Questa cosa è evidente a tutti. Esiste un tavolo tecnico istituito proprio con decreto direttoriale del 17 giugno 2019 e ne fanno parte 26 componenti; non vi sono tracce di riunioni durante l'emergenza COVID-19, ed è in capo proprio alla direzione generale di Giovanni Rezza. Non vi è traccia di promozione, di sostegno attraverso questo tavolo tecnico. L'ultima traccia in tema di salute mentale - il rapporto sulla salute mentale nel sito del Ministero della Salute è aggiornato al 2017, ci sono quelli del 2015, del 2016 e del 2017 - è relativa al 16 dicembre: La salute e il benessere mentale dell'infanzia e dell'adolescenza.

Proprio oggi vedevo che c'è un'altra interpellanza che parla di problematiche di tenuta sociale dell'infanzia e dell'adolescenza. A volte basta poco, basta veramente una parola di una persona. La letteratura è piena di scambi supportivi con degli sconosciuti sul treno: oggi non è più possibile! Abbiamo bisogno di implementare queste forze, abbiamo bisogno di implementare la comunità scientifica che si occupa di salute mentale. In legge di bilancio c'è stato, da parte di tutte le forze politiche, il pieno di emendamenti per istituire il bonus psicologico, purtroppo non è passato nessuno di questi emendamenti. Mi sono stupito io stesso, perché tutte le forze politiche chiedevano un bonus psicologico a chiamata, sull'onda anche di questo numero verde, che, però, è stato a titolo gratuito da parte dei professionisti. In questo momento, abbiamo il nulla compresso su questo tema. Bisogna muoversi da parte della direzione generale della prevenzione in tema di salute mentale, occorre assolutamente riattivare quel circuito virtuoso per dare supporto a una cittadinanza che eventualmente ha bisogno, perché la domanda, il bisogno ci sono, vanno trasformati in domanda esplicita. Non ci possiamo nascondere dietro un problema solo ed esclusivamente legato all'igiene, perché i danni indiretti del COVID-19 vanno supportati allo stesso modo dei danni che consideriamo di tipo diretto. Questi sono danni sociali, di tenuta sociale. Abbiamo degli strumenti, abbiamo una storia, abbiamo dei professionisti, che sono tenuti anche loro chiusi in una stanza a non fare nulla in quanto non sono in grado di dare il loro supporto. Spero che arrivi questo messaggio a Giovanni Rezza. Io sono totalmente a sua disposizione, ma dobbiamo assolutamente riattivare questo benedetto numero verde o attivare dei bonus psicologici per un supporto da remoto per tutti gli italiani che ne hanno bisogno. È un momento importantissimo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare Roberto Morassut ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Superata la fase più acuta dell'emergenza pandemica, che è stata caratterizzata dall'applicazione del lockdown, la richiesta di assistenza psicologica è tornata ad essere gestita tramite la rete dei centri, delle strutture e delle varie professionalità dedicate operanti nel Servizio sanitario nazionale. Il Governo si è fatto carico di rafforzare da subito tali servizi di assistenza alla persona, prevedendo una serie di provvedimenti, che non leggo perché sono le novelle degli articoli, ma li può ritrovare nella risposta scritta. Attraverso questi provvedimenti e queste norme contenute nei provvedimenti, è stato previsto che, ai fini di una corretta gestione delle implicazioni psicologiche e dei bisogni delle persone conseguenti alla pandemia da COVID-19, le aziende e gli enti di Servizio sanitario nazionale a supporto delle unità speciali di continuità assistenziale possono conferire, in deroga all'articolo 7 del decreto legislativo del 30 marzo 2001, n. 165, incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a soggetti appartenenti alla categoria professionale degli psicologi, regolarmente iscritti al relativo albo professionale, in numero non superiore a uno psicologo per due unità e per un monte ore settimanale massimo di 24 ore. Con questa misura si è inteso per l'appunto autorizzare le regioni a potenziare i servizi di assistenza psicologica (si suppone lo abbiano fatto), per supportare le tante persone che hanno sofferto disagi psicologici a causa della pandemia. Per fronteggiare l'attuale situazione emergenziale in corso, con le rinnovate difficoltà che di sovente hanno un impatto sull'erogazione delle prestazioni sanitarie, il Ministero della Salute sta inoltre elaborando piani di rafforzamento e di valorizzazione dei servizi assistenziali del Servizio sanitario nazionale. Tra le varie iniziative prese in considerazione nell'ambito del monitoraggio sugli effetti dell'emergenza sanitaria di COVID-19, il Ministero della Salute sta valutando anche quelle più utili per sostenere le ricadute psicologiche dell'evento pandemico. Tra le iniziative in esame si sta valutando la possibilità di riattivare il servizio di supporto psicologico telefonico, con la previsione di un'adeguata retribuzione per le relative prestazioni dei professionisti del settore psicologico. L'esame di questa iniziativa è in corso; naturalmente dovrà tener conto delle disponibilità delle risorse da destinare alla realizzazione dell'iniziativa, nonché prevedere il coinvolgimento di tutti i soggetti istituzionali interessati.

PRESIDENTE. La deputata Carmen Di Lauro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

CARMEN DI LAURO (M5S). Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatta della risposta ricevuta. Va bene la riattivazione del numero per le emergenze psicologiche, e va benissimo anche prevedere la retribuzione agli psicologi che, io voglio ricordare in questa sede, non sono professionisti di serie B, visto che durante la prima ondata si sono fatti carico di questo servizio in maniera volontaria e gratuita. Quindi questo va bene, è un passaggio importante, ma sicuramente non basta. Io oggi vorrei raccontare brevemente quella che è la mia esperienza, perché credo che l'esperienza sia preziosa e perché credo molto nel potere della condivisione. Io ho vissuto e vivo tuttora molto da vicino nella mia famiglia cosa significa soffrire di disturbi psichici. Oggi ho imparato a comprendere e ad accettare lo stato di chi si trova a soffrire di questi disturbi, ma è stato un processo lungo e complicato, non è stato un qualcosa che è avvenuto da un giorno all'altro, così, come per magia. Io ho impiegato anni, ho versato lacrime, ho seguito io stessa un percorso di psicoterapia e ho svolto un lavoro molto duro su me stessa, importante, per poter superare quelle ferite che mi portavo dietro, perché chi vive, chi si trova a vivere in certi contesti familiari apprende, anche in maniera inconscia, uno schema, un copione doloroso, che poi ricrea anche in altre situazioni della propria vita, ricreando quello stesso dolore. E, difatti, Jung affermava che occorre rendere conscio il proprio inconscio, altrimenti sarà lui a guidare le nostre vite, e noi lo chiameremo destino. Io però sono stata fortunata perché, poco più che ventenne, ho chiesto aiuto e l'ho trovato, ma soprattutto io quell'aiuto riuscivo, anche se con qualche sacrificio, a permettermelo: questo purtroppo non vale per tutti. In legge di bilancio ho presentato insieme a tanti altri colleghi un emendamento per agevolare le categorie meno abbienti, per agevolare anche le persone più colpite dagli effetti del COVID-19, come gli operatori sanitari, nell'accesso alle cure di servizio e assistenza psicologica. Quell'emendamento non è stato preso in considerazione, neanche oggi, nella risposta che ci è stata fornita, io non ne trovo traccia. Ma sapete cosa fa molto spesso una persona che chiede aiuto, e magari non lo trova, o peggio ancora non riesce a chiederlo? È una persona che probabilmente poi si butterà su sostanze stupefacenti, su psicofarmaci.

Di recente sono usciti degli articoli, ricerche, e anche persone che lavorano nel settore che si sono espresse in merito; c'è stato, purtroppo, un incremento rispetto all'utilizzo di sostanze stupefacenti, soprattutto nei giovani, così come è in aumento l'utilizzo di psicofarmaci. Io voglio dire, in questa sede, che gli psicofarmaci possono essere sicuramente utilissimi in alcune situazioni, per un periodo di tempo, ma non sono la soluzione; pensate anche come situazioni del genere possono essere anche molto pesanti e gravi per tutti i componenti delle famiglie, come dicevo all'inizio. Già prima della pandemia era stato stimato che i dipartimenti di salute mentale fossero in grado di rispondere a poco più del 50 per cento del fabbisogno assistenziale stimato; praticamente, stiamo dicendo che la metà delle persone che avrebbe bisogno di un aiuto non ce l'ha, non può riceverlo. Quindi, stiamo parlando di investimenti fino ad oggi assolutamente insufficienti, nonostante sia stato anche dimostrato che investire in prevenzione e salute mentale nel medio e lungo termine abbia delle ricadute molto positive, sia sulla spesa pubblica che sulla società. Proprio a proposito di spesa pubblica in sanità, io mi vorrei soffermare anche su un altro fatto che viene sistematicamente quasi ignorato e oscurato, che è il legame tra mente e corpo: tanto più stiamo male dentro, quanto più possiamo ammalarci facilmente e abbiamo più probabilità di ammalarci. Lo stress, che è un fattore a cui tanti italiani sono stati sottoposti in maniera forte purtroppo negli ultimi mesi, è uno dei fattori che scatena le sostanze infiammatorie del nostro corpo e l'infiammazione, se cronicizzata, è la causa principale che ci fa passare dalla salute alla malattia. Investire, quindi, in sanità, senza prevedere delle risorse ingenti in prevenzione e salute mentale, vuol dire essere come un cane che si morde la coda, e prima lo capiremo e prima forse smetteremo di avere degli ospedali pieni.

Ma cosa significa investire in salute mentale? Significa intervenire anche con delle misure strutturali, significa prevedere l'assunzione di psicologi nel Servizio sanitario nazionale, significa prevedere l'istituzione della figura dello psicologo di base, significa approvare urgentemente il budget di salute, significa investire in formazione e molto altro ancora. Alcuni momenti difficili che ci troviamo a vivere se non accorti, se non gestiti, possono trasformarsi in un cancro dell'anima, che logora lentamente dall'interno. “Non riesco più a dormire la notte senza prendere medicine”; “il mio lavoro è fermo e non so cosa ne sarà di me nei prossimi mesi”; “mi sveglio al mattino e non riesco a trovare più un senso alla mia giornata”; questi sono solo alcuni dei commenti che mi è capitato di leggere sul web, ma ce ne sono molti altri. Ognuno di noi ha dentro di sé le risorse su cui contare per uscire da questi momenti bui e tristi, però spesso non riusciamo a farle emergere, anzi, ancora peggio, abbiamo la sensazione proprio di non averle: un aiuto, in certi casi, è essenziale, è fondamentale. Abbiamo bisogno, a volte, di qualcuno che ci aiuti a tirare fuori queste risorse, perché io sono convinta che davvero nessuno - nessuno - si salva da solo.

Concludo, Presidente, chiedendo al Governo un intervento forte, perché, se ancora non fosse chiaro, noi ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza e, se non interveniamo subito e in maniera incisiva, ci scoppierà in mano. Io continuerò a insistere su questo punto, dando voce, come spero, a tutte quelle persone che in questo momento sentono o pensano di averla persa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative per il rilancio di Corneliani SpA e intendimenti in ordine a un eventuale ingresso nel capitale sociale dell'azienda tramite Invitalia - n. 2-01072)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Anna Lisa Baroni e Gelmini n. 2-01072 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Anna Lisa Baroni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, collega? Prego.

ANNA LISA BARONI (FI). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario Todde della sua presenza oggi in Aula per rispondere alla mia interpellanza, perché, nel caso del sottosegretario, è stata molto attiva ed è stata parte determinante di un accordo per il futuro di questa azienda importantissima per il mio territorio. Lei è stata parte di un accordo, nel luglio 2020, nella prefettura di Mantova, che brevemente adesso andrò a illustrare per avere la sua risposta.

In questo momento, sottosegretario - sono certa che lei lo sa -, 500 persone più l'indotto, che grosso modo rappresenta circa 2 mila persone che lavorano con e per la Corneliani di Mantova, attendono l'esito di una decisione importante da parte del tribunale di Mantova, ovvero se il tribunale concederà un'ulteriore proroga alla società per la presentazione del piano di rilancio e di ristrutturazione dell'azienda per poter guardare al futuro in maniera rosea.

Questo rinvio è determinante per poter mantenere la continuità produttiva dell'azienda e di questa continuità produttiva oggi vorrei sottolineare tre aspetti, che sono tutti ugualmente importanti: il completamento del campionario per l'autunno-inverno 2021; la vendita della collezione primavera-estate; la possibilità a un industriale del gruppo BasicNet, del dottor Boglione, di poter approfondire l'indagine conoscitiva sulla situazione della società, per poter poi formulare una proposta concreta anche al Mise per il futuro ed, eventualmente, per il controllo della società Corneliani Srl. Ebbene, questa continuità aziendale, la base di questa continuità aziendale, è stata posta da quell'accordo - e credo che questa volta la politica, spesso tanto vituperata, e le istituzioni abbiano fatto veramente il loro dovere, presso la prefettura di Mantova nel luglio 2020 - in base al quale il Mise metteva sul tavolo il massimo di 10 milioni di euro in esecuzione del “decreto Rilancio”, dell'articolo 43 del “decreto Rilancio”, in cambio di un impegno concreto dell'attuale compagine societaria per il futuro dell'azienda.

In cambio di questi due presupposti, il tribunale di Mantova concesse il rinvio e concesse la possibilità di riattivare l'attività produttiva, l'attività industriale di cui oggi, appunto, stiamo parlando. Ebbene, non devo dilungarmi qui e ho già detto che si tratta di 2 mila posti di lavoro, ma vorrei anche sottolineare, sottosegretario, insieme con lei, che in un momento storico nel quale assistiamo anche a un'esplosione del terziario nel nostro sistema industriale, nel Paese, il mio territorio, Mantova, all'estremo triangolo della Lombardia (spesso noi, anche per l'accento che si sente così bene, anche nel mio linguaggio, veniamo scambiati per degli emiliani, mentre noi siamo dei lombardi) è uno dei territori nei quali ancora rimane molto forte la vocazione industriale; il tessile, come a lei è ben noto, vive un momento di grande crisi in tutto il mio territorio. Ebbene, qui parliamo di 500 persone, 2 mila nel loro complesso, di 45 Paesi che vedono i prodotti della Corneliani (capospalla maschile, per il quale siamo famosi nel mondo).

Bene, questo è il presupposto e l'importanza della società. Il quadro normativo, al quale si faceva riferimento - altro elemento importante - , cioè mettendo sul piatto, da parte del Mise, 10 milioni di euro, oggi è completo. Dagli organi di stampa ho infatti appreso che il giorno 20 gennaio è stato emanato l'ultimo decreto attuativo che prevede la possibilità, dal 2 febbraio in poi, per la società di presentare concretamente l'istanza per poter aderire all'articolo 43 del “decreto Rilancio” e, quindi, avere, nel massimo di 10 milioni di euro, l'intervento del Mise concretamente per poter riavviare e guardare al futuro di questa società.

Ora, non le nascondo che questo elemento, che era una promessa nell'accordo di luglio da parte del Mise, è determinante; ancorché la situazione economico-finanziaria, l'esposizione debitoria dell'azienda, sia ben più rilevante, questi 10 milioni da parte di Invitalia sarebbero infatti determinanti. Ovviamente, dovrà essere presente anche un impegno della compagine societaria, però l'elemento principale di questa mia interpellanza oggi è proprio quello di chiedere al Mise di concretizzare, di concedere questo impegno, che sicuramente la società chiederà (depositerà questa istanza, necessario presupposto formale per l'intervento). La mano pubblica, questa volta, per un massimo di cinque anni, dovrà entrare. Ho visto anche - ho letto un po' il decreto quella che sarà la supervisione da parte di Invitalia, che è la società partecipata dallo Stato che concretamente seguirà e opererà in questa vicenda.

Quindi, insieme a quella riconvocazione del tavolo al Mise, di cui siete stati oggetto da parte delle rappresentanze sindacali dell'azienda, e, insieme a questa, alla possibilità di attivare questo in concreto, io chiedo al Ministero di farsi parte diligente, di dare questo concreto emolumento alla società, che permetterà certamente - insieme all'impegno anche di questo industriale, che ha già manifestato un concreto interesse e che sta viaggiando nel mondo per visitare le fabbriche della Corneliani e che quindi ha dimostrato un serio impegno - di concretizzare anche, insieme naturalmente al vostro impegno, la sua proposta per il futuro della società.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Rispondo all'interpellanza urgente presentata dall'onorevole Baroni, che fa riferimento alle vicende della società Corneliani e chiede quali iniziative di competenza si intendano adottare per il buon fine della vicenda e se non ritenga opportuno confermare la disponibilità tramite Invitalia ad entrare nel capitale della Corneliani, al fine del pieno rilancio della stessa. In via preliminare, ritengo utile ripercorrere le principali circostanze che hanno interessato la società in questione. A seguito della decisione aziendale di richiedere l'ammissione al concordato preventivo e il contemporaneo blocco dell'attività produttiva, le organizzazioni sindacali hanno chiesto al Ministero dello Sviluppo economico, il 24 giugno scorso, l'apertura di un tavolo di confronto dedicato alla Corneliani Srl. Il 3 luglio, dunque, il Mise si è attivato immediatamente e si è tenuto un primo incontro in cui, dopo un'attenta analisi della situazione di crisi e delle ragioni che l'hanno determinata, è stata manifestata la disponibilità del Governo ad intervenire a supporto della ripresa delle attività, con tutti gli strumenti disponibili, nonché a valutare a tal fine la fattibilità di un eventuale intervento di finanza ponte, con il contributo di Cassa depositi e prestiti. Tuttavia, si è altresì precisato che il citato intervento sarebbe stato finalizzato alla definizione di un percorso condiviso che avrebbe dovuto ottenere il contributo di tutte le parti coinvolte nella vertenza di cui si discute.

Il 22 luglio 2020 - come è noto anche all'interpellante -, nel corso del tavolo riunitosi presso la prefettura di Mantova, che ha visto la partecipazione, oltre che dei vertici politici del Ministero dello Sviluppo economico, delle istituzioni locali, dell'azienda, del commissario giudiziale e delle organizzazioni sindacali, è stata trovata una soluzione per la ripartenza delle attività produttive per la salvaguardia occupazionale della storica azienda tessile Corneliani. Nel corso dell'incontro è stato infatti ribadito l'impegno del Mise, in presenza dei richiesti presupposti normativi, ad intervenire attraverso il Fondo per la gestione delle crisi di impresa, previsto nel “decreto Rilancio” (articolo 43). L'intervento del Fondo consentirebbe, ai soci di riferimento della società, di immettere risorse, mediante un aumento di capitale, per garantire sostegno e concretezza di lungo termine al nuovo piano produttivo della storica azienda tessile italiana. Nell'ambito di una potenziale operazione di risanamento della società Corneliani Srl, quindi, è in corso di valutazione l'intervento di detto Fondo, mediante l'acquisizione di una partecipazione di minoranza della società, come previsto dalla disciplina del decreto-legge del 29 ottobre 2019, articolo 43 (“decreto Rilancio”). L'agenzia Invitalia, quale soggetto gestore, del Fondo salvaguardia, ha quindi avviato un'attività di due diligence, volta a valutare la situazione di crisi economico-finanziaria in cui versa la società richiedente, le difficoltà e la debolezza della stessa in relazione al mercato di riferimento e alla collocazione attuale e prospettica della società sul medesimo mercato, le azioni che la società intende porre in essere per sostenere la continuità e lo sviluppo dell'attività di impresa e per ripristinare la redditività, le eventuali ipotesi di ristrutturazione finanziaria sotto forma di conferimenti di capitale effettuati da soci nuovi o esistenti, e/o di riduzione dei crediti da parte dei creditori esistenti, le azioni che la richiedente intende porre in essere per ridurre gli impatti occupazionali connessi alla situazione di crisi economico-finanziaria, l'esistenza e l'attendibilità di un investitore privato indipendente, che possa entrare nel capitale contemporaneamente ad Invitalia. La società inoltre ha prodotto il piano industriale e ha sondato l'interesse dei potenziali investitori industriali e/o finanziari privati. Sulla scorta di quanto precede, nello scorso mese di dicembre 2020, sono state esaminate le manifestazioni di interesse pervenute alla citata Agenzia da due potenziali coinvestitori: Berg Advisors Srl e Blackwood Fashion Limited, successivamente decadute.

Da ultimo, vi è la manifestazione d'interesse della BasicNet SpA, la quale, soltanto in caso di esito positivo dell'attività di due diligence, sarà in grado di formulare un'eventuale offerta, per un'operazione straordinaria che possa permettere alla Corneliani di superare l'attuale situazione di pre-crisi. Attualmente si ha notizia che la società ha fatto recentemente istanza al tribunale di Mantova per una proroga di 90 giorni per il deposito del concordato già previsto per lo scorso 15 gennaio, funzionale a valutare le proposte degli investitori che si sono mostrati interessati alla società; il tribunale si sta pronunciando in questi giorni nel merito. Il Ministero dello Sviluppo economico sta monitorando attentamente lo stato della procedura. Parallelamente, in merito ai profili di definizione dello strumento di cui all'articolo 43, si segnala che è stato pubblicato il decreto attuativo dal Ministero dello Sviluppo economico, che prevede che lo Stato, attraverso la sua controllata Invitalia, possa entrare nel capitale dell'azienda in stato di difficoltà economico-finanziaria ed è stato adottato il decreto volto a definire i criteri e le modalità di gestione e del funzionamento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa. Posso pertanto confermare le annunciate intenzioni del Ministero di utilizzare gli strumenti normativi a disposizione e a tutela dell'attività produttiva e alla salvaguardia occupazionale e professionalità della Corneliani.

PRESIDENTE. La deputata Anna Lisa Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Prego, collega.

ANNA LISA BARONI (FI). L'ultima frase, signora sottosegretaria, mi ha sicuramente soddisfatto, cioè il rinnovato impegno da parte del Mise. Vorrei soltanto sottolineare che certamente in queste ore attendiamo l'esito della decisione del tribunale, che è una decisione che se concederà un nuovo termine, darà anche la possibilità di una tutela (lo dico anche come avvocato, perché è uno degli elementi che sicuramente il tribunale prenderà in considerazione) della par condicio creditorum; i creditori della società Corneliani spesso sono stati un po' abbandonati e un po' dimenticati, ma sono un elemento fondamentale. Da questa proroga, dal vostro concreto impegno, dall'impegno dell'industriale, di BasicNet, che sta facendo le valutazioni appropriate e dal quale speriamo che scaturisca un progetto industriale di grande rilancio perché tutto questo patrimonio non vada perduto, abbiamo la speranza di un futuro più roseo per questa società. Io la ringrazio della sua cortese risposta e quindi mi dichiaro soddisfatta per la sua risposta.

(Chiarimenti in ordine alla disponibilità di risorse per il completamento dei lavori di riammodernamento e potenziamento delle linee della rete Ferrovie del Sud Est, anche con riferimento alle principali stazioni interessate - n. 2-01071)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente De Lorenzis ed altri n. 2-01071 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato De Lorenzis se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, prego.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Grazie, Presidente, interverrò molto brevemente. Ferrovie del Sud Est è stata una società di trasporto regionale in cui, per decenni, si sono perpetrati sprechi e ruberie, anche con il silenzio complice della politica e dei media, a danno immenso del servizio di trasporto verso la cittadinanza di quattro province pugliesi, Lecce, Brindisi, Taranto e Bari, e dei turisti; ma questo è il passato. Da pochi anni la società è divenuta una controllata del Gruppo FS, che si è impegnato immediatamente e intensamente nel suo recupero economico e finanziario, e nel rilancio dei suoi servizi attraverso gli investimenti sull'infrastruttura e sul miglioramento del servizio in termini di sicurezza, di confort dei treni, della loro velocità, frequenza e puntualità, nonché della sua sostenibilità ambientale. Per questo, il piano di investimenti prevede l'adozione sui binari e sui treni del sistema controllo marcia treno, quel sistema automatico di frenatura in caso di imprevista collisione, l'elettrificazione della rete ferroviaria, con la conseguente e graduale sostituzione dei treni diesel con quelli elettrici e la soppressione di alcuni dei 500 passaggi a livello. Le disposizioni nazionali hanno imposto l'adozione di standard di sicurezza pari a quelli vigenti sulla rete nazionale e questo ha comportato che le risorse stanziate dallo Stato e dalla Regione, i 130 milioni di euro, non siano sufficienti al completamento degli interventi di ammodernamento della rete SCMT e, quindi, di elettrificazione. Chiedo quindi di sapere se i 50 milioni di euro siano stati stanziati dal Governo - come richiesto dalla Regione Puglia - e quindi in che termini di dettaglio si possa rassicurare anche il territorio su questa vicenda.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessandra Todde, ha facoltà di rispondere.

ALESSANDRA TODDE, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Con riferimento all'opera di elettrificazione della dorsale salentina Martina Franca-Lecce, gestita dalla società Ferrovie dello Stato Sud Est, Rete ferroviaria italiana rappresenta che il costo del progetto per il completamento dell'elettrificazione di predetta linea ferroviaria è di 180 milioni di euro, a fronte del costo iniziale previsto di 130 milioni di euro, ciò in ragione della rivisitazione del progetto originario, resosi necessario per adeguare l'opera agli standard RFI e alle specifiche tecniche di interoperabilità. Ad oggi l'opera è finanziata per 130 milioni di euro, tali da consentire l'elettrificazione della tratta Martina Franca-Lecce-Zollino entro il 2023. Per il completamento della elettrificazione della dorsale salentina, per un costo di 50 milioni di euro, è stato chiesto l'inserimento nel piano di riparto, di cui al fondo previsto all'articolo 1, comma 95, della legge n. 145 del 2018, da sottoporre all'esame della Conferenza Stato-Regioni. Nel progetto di elettrificazione è anche compresa l'automazione/upgrading tecnologico di circa 70 passaggi a livello. Sono inoltre in corso di valutazione possibili soluzioni per progetti alternativi di una futura trazione ad idrogeno dei treni.

Aggiungo che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, PNRR, inviato al Parlamento per l'esame, pone una particolare attenzione sulle linee regionali al Sud con interventi di upgrading, elettrificazione e resilienza, integrando il quadro degli interventi infrastrutturali nel Mezzogiorno con una specifica previsione di un piano per le stazioni del Sud. Si tratta di interventi mirati ad omogeneizzare ed elevare gli standard prestazionali delle infrastrutture esistenti. In tale contesto rientrano anche le ferrovie regionali, tra cui anche la rete gestita da FSE, con interventi di adeguamento agli standard tecnici della rete nazionale, sia dal punto di vista infrastrutturale che tecnologico di sicurezza.

Gli investimenti di sviluppo tecnologico dei vari nodi e direttrice della rete con applicazione della tecnologia ERTMS aumenteranno significativamente la capacità e la sicurezza del trasporto ferroviario, con effetti importanti anche sul trasporto regionale e sulla frequenza del traffico pendolari. Tutti questi investimenti consentono di invertire il fenomeno di depauperamento demografico e socioeconomico dei territori meno collegati, fungendo da fattore di coesione territoriale. Una migliore e più estesa rete ferroviaria contribuirà ad aumentare la competitività del Paese, a colmare il divario tra Nord e Sud, a garantire collegamenti rapidi ed efficienti tra l'Est e l'Ovest della Penisola e ad uniformare la qualità dei servizi di trasporto su tutto il territorio nazionale.

Concludo, evidenziando che sulla rete ferroviaria il 50 per cento degli interventi è al Sud, anche grazie all'integrazione delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione. Ovviamente, la stesura finale del Recovery Plan terrà conto di tutte le indicazioni che perverranno dal Parlamento e dal confronto con le parti sociali, suggerimenti utili a migliorare il Piano stesso.

PRESIDENTE. Il deputato Diego De Lorenzis ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DIEGO DE LORENZIS (M5S). Sì, grazie, Presidente. Io ringrazio davvero molto sentitamente la sottosegretaria Todde e sono molto soddisfatto della risposta, perché smentisce le menzogne dei consiglieri regionali di centrodestra sul tema, ma soprattutto conferma l'attenzione del Governo sulla mobilità sostenibile e, in particolare, sul potenziamento della sicurezza del servizio di trasporto ferroviario regionale, stanziando, con risorse dello Stato, i fondi necessari per completare l'adozione del Sistema controllo marcia treno e dell'elettrificazione della rete.

Sono sicuro che il Governo e il Parlamento lavoreranno proficuamente anche per riammodernare le stazioni, per renderle dei veri hub intermodali, garantire l'interoperabilità della rete, l'adozione del sistema di segnalamento europeo, come è stato ricordato, l'ERTMS, e l'integrazione tariffaria, anche eventualmente attraverso l'uso delle risorse del Recovery Fund.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che il deputato Giovanni Sanga, proclamato il 20 gennaio 2021, ha dichiarato, con lettera pervenuta in data 21 gennaio 2021, di aderire al gruppo Partito Democratico. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Nuova organizzazione dei tempi di esame di provvedimenti in calendario.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata la nuova organizzazione dei tempi per:

l'esame del disegno di legge 2757, Legge di delegazione europea 2019-2020;

l'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea riferita all'anno 2019 (Doc. LXXXVII, N. 3);

l'esame della mozione n. 1-00397, concernente iniziative in materia di cure palliative, nel contesto dell'emergenza pandemica da COVID-19;

l'esame della mozione n. 1-00405, concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori;

l'esame della mozione n. 1-00414, in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi;

il seguito della discussione della mozione n. 1-00404, concernente iniziative per un ampio programma di investimenti e misure nel settore sanitario in relazione all'emergenza da COVID-19;

il seguito della discussione delle mozioni nn. 1-00382 e 1-00409, concernenti il ruolo del Ministero dell'Economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana;

l'esame della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri (Doc. IV n. 9-A);

la discussione sulle Comunicazioni del Ministro della Giustizia sull'amministrazione della giustizia.

Nel medesimo allegato è pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge di ratifica n. 2786, recante ratifica dell'Accordo Italia-Grecia sulla delimitazione delle rispettive zone marittime (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sensi. Ne ha facoltà, per un minuto.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie davvero, Presidente. Ihar Losik da trentanove giorni è in carcere in Bielorussia e in sciopero della fame; Ihar è un blogger, un collaboratore di Radio Free Europe, un prigioniero politico del regime di Lukashenko dallo scorso giugno. La comunità bielorussa, che manifesta ogni giorno nelle strade, sfidando la dittatura, le guardie in nero, i camion oscurati per i sequestri dei militanti, chiede da tempo una forte mobilitazione della comunità internazionale per la sorte di Ihar Losik. E queste scarse parole qui in quest'Aula vuota sono per chiedere, per il suo tramite, Presidente, al nostro Governo di intervenire per lui e per i prigionieri politici perché siano di nuovo liberi questi cittadini indomiti e in carcere come Maria Kolesnikova, sempre in Bielorussia, come il nostro Patrick Zaki nelle segrete egiziane, Navalny in quelle russe e Joshua Wong a Hong Kong. La ringrazio molto.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 25 gennaio 2021 - Ore 12:

1. Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge e del documento:

S. 1721 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (Approvato dal Senato) (C. 2757)

Relatore: DE LUCA.

Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea (Anno 2019). Doc. LXXXVII, n. 3

Relatrice: IANARO.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Trizzino ed altri n. 1-00397 concernente iniziative in materia di cure palliative, nel contesto dell'emergenza pandemica da COVID-19 .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Lattanzio ed altri n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori .

4. Discussione sulle linee generali della mozione Molinari ed altri n. 1-00414 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi .

5. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica ellenica sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, fatto ad Atene il 9 giugno 2020. (C. 2786)

Relatrice: DI STASIO.

La seduta termina alle 11,15.