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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 450 di mercoledì 13 gennaio 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Casa, Cirielli, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Lollobrigida, Losacco, Maggioni, Magi, Molinari, Nardi, Paita, Parolo, Perantoni, Piastra, Rizzo, Scoma, Serracchiani, Sisto, Tasso, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

Avverto che la ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nell'allegato A al resoconto della seduta del 12 gennaio 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 12 gennaio 2021).

(Intervento del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, nel corso del 2020, un anno lungo e difficile che abbiamo da poco messo alle nostre spalle, ho costantemente informato il Parlamento, relazionando sia in Aula che nelle Commissioni competenti sull'andamento della pandemia e relativamente alle misure che il Governo ha adottato per contrastare una diffusione incontrollata del virus che ha stravolto le nostre vite.

Come ho più volte ripetuto in questi mesi, non considero questo appuntamento un atto dovuto da svolgere semplicemente in ossequio a quanto previsto dal comma 1, articolo 1, del decreto-legge n. 19: è il lavoro del Parlamento, la leale collaborazione tra Governo, regioni, province autonome e comuni che in tutti i passaggi più difficili ci hanno consentito di resistere e tenere coeso il Paese, anche quando siamo stati investiti dalle onde più alte di questa emergenza sanitaria senza precedenti.

Dal 20 febbraio, dai primi casi di Codogno, è stato subito chiaro a tutte le persone responsabili e di buona volontà che, senza uno sforzo unitario delle istituzioni repubblicane e di ogni cittadino, non si sarebbe arginato, né tantomeno sconfitto, questo nemico incredibilmente forte che all'improvviso ci ha costretto a rinunciare a libertà personali che ritenevamo inattaccabili ed ha colpito duramente le nostre attività economiche e sociali. Non c'è altra strada diversa dall'unità per affrontare l'emergenza sanitaria economica e civile più grande che abbiamo conosciuto dal dopoguerra. Sono state illuminanti, a tal proposito, le parole del Presidente Mattarella, a cui va la nostra gratitudine, nel suo discorso alla nazione di fine anno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo di Forza Italia). Ecco perché, con la preoccupazione che vivo da Ministro della Salute anche rispetto alle tensioni di questi giorni, voglio rivolgere a tutti un accorato messaggio di responsabilità per l'unità a Roma, come in tutte le regioni d'Italia. Mi rivolgo con lo stesso spirito alla maggioranza e all'opposizione: siamo nell'ultimo miglio, ad un passaggio delicato e decisivo per vincere finalmente questa lunga e difficile battaglia che stiamo conducendo da mesi contro questo terribile nemico invisibile. Adesso, ancor di più che in altre fasi dell'emergenza, serve uno sforzo unitario, una leale collaborazione, a Roma come in tutte le regioni. Le prossime settimane ed i mesi che verranno saranno difficilissimi perché il virus può tornare a colpirci duramente e perché dovremo contemporaneamente portare avanti la più grande campagna di vaccinazione della nostra storia recente; sarà tutto terribilmente complicato. Ecco perché insisto: nei prossimi giorni teniamo fuori e lontana dalla battaglia politica, da vere o presunte tensioni elettorali, la salute degli italiani. Sarebbe davvero un errore imperdonabile distrarci o rallentare a poche centinaia di metri dal traguardo.

Una forte e leale collaborazione istituzionale, un Paese intero che si stringe a coorte è certamente anche la via maestra per essere vicini ai nostri medici, infermieri, personale sanitario, che ogni giorno da mesi combattono in prima linea e che in queste ore sono impegnati in modo straordinario anche nella campagna di vaccinazione. Dobbiamo ringraziarli tutti (Applausi) ed essere uniti e coerenti nel sostegno al nostro Servizio sanitario nazionale è anche il modo più concreto per valorizzare il lavoro prezioso ed insostituibile che essi svolgono.

Con l'avvio della campagna di vaccinazione - come è stato detto più volte in queste giornate - finalmente si intravede la luce in fondo al tunnel. Adesso sappiamo con ragionevole fiducia che il COVID ha i mesi contati e che, grazie ad uno sforzo senza precedenti della comunità scientifica, con i nuovi vaccini sconfiggeremo anche questo virus che ha colpito così duramente il nostro pianeta.

Mi sia consentito in quest'Aula di rimarcare il ruolo della scienza dentro questa partita: la conoscenza, la ricerca, la capacità delle migliori intelligenze di lavorare insieme hanno prodotto questo risultato straordinario. Mai nella storia un vaccino era stato così veloce, dobbiamo ricordarlo sempre, soprattutto quando decidiamo dove investire le risorse pubbliche. La scienza sta illuminando la strada che ci porterà fuori da questa stagione terribile e noi dobbiamo investire, ogni giorno di più, sui nostri ricercatori che ringraziamo e di cui siamo sinceramente orgogliosi.

È vero, finalmente vediamo la luce e possiamo affrontare con più fiducia i prossimi mesi, ma non abbiamo ancora vinto. Facciamo molta attenzione e non sbagliamo la lettura di questa fase decisiva. La nottata non è ancora passata, l'ultimo miglio è ancora lungo e irto di ostacoli da superare. Dobbiamo affrontarlo con rinnovata fiducia, ma senza abbassare la guardia e tenendo saldamente i piedi per terra. Certo, siamo tutti felici ed orgogliosi per l'avvio della campagna nazionale di vaccinazione, per i primi incoraggianti risultati raggiunti, ma siamo solo all'inizio, alle prime battute di una lunga e difficile maratona. Ma soprattutto - questo è il punto che mi preme mettere subito in evidenza - dovremo continuare a convivere con una forte circolazione del virus sino a quando le vaccinazioni non avranno un positivo effetto epidemiologico. Lo dico con chiarezza e con il senso di responsabilità che sento nei confronti del Paese, con parole semplici e spero chiare: attenzione, in tutta Europa sta montando una nuova forte tempesta. Angela Merkel ha detto la verità quando ha affermato che ci aspettano i mesi più duri della pandemia. Il virus, quando verranno autorizzati e poi distribuiti ulteriori vaccini, verrà piegato, ma adesso continua a circolare con forza crescente e può di nuovo colpirci molto duramente. Non dobbiamo farci alcuna illusione: i prossimi mesi saranno molto difficili e se li affrontiamo pensando che siamo già fuori pericolo, andiamo incontro a drammatiche disillusioni.

Nell'anno che è alle nostre spalle abbiamo, purtroppo, imparato che i numeri, nella loro progressione e connessione, sono come il barometro che, con la bassa pressione, anticipa l'arrivo di una nuova tempesta. Nel mondo i numeri restano terribili, nella loro evidente drammaticità: un caso confermato ogni 89 abitanti; un decesso ogni 4.080 abitanti. Sono numeri impressionanti che, ancora una volta, si commentano da soli. In Europa, purtroppo, la situazione attualmente è ancora peggiore: un caso confermato ogni 27 abitanti; un decesso ogni 793 abitanti. Mentre si svolge il nostro dibattito, grandi nazioni come la Germania e il Regno Unito sono in lockdown totale. In Gran Bretagna è il terzo lockdown dalla scorsa primavera, questa volta anche con le scuole chiuse. La Germania, per la prima volta, ha superato per più giorni di fila i mille decessi al giorno. L'Inghilterra sfonda il numero dei 60 mila casi quotidiani. La Francia è vicina ai 3 milioni di contagiati e continua ad avere circa 20 mila casi ogni 24 ore. La Spagna, l'8 gennaio, ne ha registrati 25 mila. Per la prima volta anche la Svezia, che non aveva mai adottato severe misure restrittive di contenimento, si è dotata di una legge nazionale che conferisce al Governo il potere di decidere lockdown totali.

In questo contesto, pesano anche le valutazioni sulla maggiore capacità di trasmissione delle varianti del virus, a partire da quella diffusa in Gran Bretagna, che i nostri scienziati stanno approfondendo anche grazie al lavoro di sequenziamento che è stato fortemente rafforzato nelle ultime settimane. In Italia, non facciamoci portare fuori pista dalla circostanza che attualmente abbiamo un numero di casi leggermente più basso rispetto ad alcuni altri grandi Paesi europei. I dati dell'ultima cabina di monitoraggio sono molto chiari e non vanno assolutamente sottovalutati. Questa settimana si osserva un peggioramento generale della situazione epidemiologica del Paese: aumentano contemporaneamente l'Rt, l'incidenza, il tasso di occupazione delle terapie intensive e i focolai di origine sconosciuta. Per essere particolarmente preciso, riporto, anche se in modo veloce e schematico, i principali dati emersi dall'ultima cabina di monitoraggio. Partiamo dall'Rt: nel periodo 15-28 dicembre 2020, dopo quattro settimane di decrescita, torna a crescere l'Rt e per la prima volta nell'ultima settimana, dopo sei settimane, il dato è superiore a 1. Già questo dato, preso singolarmente, indica chiaramente che stiamo, molto probabilmente, ad un nuovo cambio di fase: l'epidemia è nuovamente in una fase espansiva. I dati ci dicono che l'Rt, calcolato sui casi sintomatici, è pari a 1,03: tre regioni hanno un Rt puntuale maggiore di 1 anche nel livello inferiore di valutazione; sei regioni lo superano nel valore medio, una lo raggiunge e tre lo sfiorano. L'incidenza: quella nazionale, a quattordici giorni, torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita; negli ultimi quattordici giorni passiamo da 305,47 nuovi casi per 100 mila abitanti nel periodo 14-27 dicembre, a 313,28 nuovi casi nell'arco temporale che va dal 21 dicembre al 3 gennaio. Nonostante la settimana in valutazione sia stata caratterizzata da un numero più basso di tamponi nelle giornate festive, si osserva di nuovo un aumento dell'incidenza nel Paese, che oggi è di 166,02 per 100 mila abitanti in una settimana. Come rileva il report della cabina di monitoraggio, l'incidenza su tutto il territorio nazionale è, dunque, ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull'intero territorio nazionale dell'identificazione dei casi e del tracciamento dei loro contatti. Con un valore di incidenza settimanale maggiore di più di tre volte del tetto di 50 nuovi casi, considerata la soglia massima gestibile dai servizi sanitari nazionali, non c'è da meravigliarsi se aumenta sensibilmente il numero di nuovi casi non riconducibili a catene di trasmissione note, che sono passati da 31.825 a 40.487. L'altro effetto automatico dell'aumento del contagio e dei tassi di incidenza è il progressivo sovraccarico delle strutture ospedaliere. Sempre nel report della cabina di monitoraggio, si rileva che sono passate da dieci a tredici le regioni e province autonome che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva o in area medica sopra la soglia critica. In particolare, per quel che riguarda il tasso di occupazione delle terapie intensive, va rilevato che, a livello nazionale, esso torna ad attestarsi sopra la soglia critica del 30 per cento.

Dai parametri precedentemente riportati, ne consegue effettivamente un drammatico mutamento dell'indice di rischio attribuito alle singole regioni: dodici regioni e province autonome sono ad alto rischio, otto sono a rischio moderato, di cui due in progressione a rischio alto nelle prossime settimane, e una sola regione è in questo momento a rischio basso. Quando tutti i parametri peggiorano contemporaneamente, abbiamo l'obbligo di prendere nuove misure, proporzionali al rischio di una diffusione incontrollata dell'epidemia. Per le ragioni che ho finora esposto, il Governo ritiene inevitabile prima di tutto prorogare al 30 aprile lo stato di emergenza che scade il 31 di gennaio. Questo passaggio, ampiamente giustificato da tutte le argomentazioni epidemiologiche finora riportate, consente all'architettura istituzionale dell'emergenza, impegnata in queste ore anche nella campagna di vaccinazione, di continuare ad esercitare le sue funzioni ed il suo fondamentale lavoro. Nella giornata di lunedì, attraverso un confronto con le regioni, abbiamo avviato anche il lavoro per la stesura del nuovo DPCM, che sostituirà quello in scadenza il 15 di gennaio. Nel nuovo decreto prevediamo una conferma delle misure fondamentali già vigenti e del modello per fasce differenziate che ci ha consentito di abbassare la curva tra novembre e dicembre. È inoltre intenzione del Governo confermare il divieto di spostamenti tra regioni anche in zona gialla, ridurre gli assembramenti negli spazi antistanti i locali pubblici a rischio di aggregazione attraverso la limitazione dell'asporto per i bar a partire dalle 18, confermare l'indicazione di poter ricevere a casa massimo due persone non conviventi, come già avvenuto durante le vacanze di Natale, e stabilire l'ingresso in area arancione di tutte le regioni a rischio alto, secondo i 21 parametri definiti dal DM del 30 di aprile.

È, inoltre, intenzione del Governo stabilire una quarta area, oltre a quelle rosse, arancioni e gialle; un'area bianca, che potrà scattare solo con livelli epidemiologici molto bassi, incidenza sotto i 50 casi settimanali ogni 100 mila abitanti, Rt sotto 1 e indice di rischio basso. In quest'area le limitazioni saranno relative alle regole fondamentali del…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, per favore!

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. …distanziamento e dell'utilizzo delle mascherine. È difficile che questa area possa scattare nel breve, ma iniziamo a indicare un percorso di speranza per i mesi a venire. Con lo stesso spirito è intenzione del Governo, in area gialla e nel rispetto di tutte le misure di distanziamento, riaprire i musei come luogo simbolico della cultura del nostro Paese. Venendo ora all'ultima parte della mia relazione, quella relativa ai vaccini, voglio in premessa ricordare che il 2 dicembre ho illustrato sia alla Camera che al Senato il Piano strategico nazionale di vaccinazione, con voto finale sulle mie comunicazioni. Il nostro è stato il primo Parlamento europeo a discutere ed assumere il documento di indirizzo e programmazione per la somministrazione dei vaccini.

Successivamente, il 17 dicembre c'è stato un passaggio formale in Conferenza Stato-Regioni. Dunque, l'Italia, con 25 giorni di anticipo rispetto al “Vaccine day” europeo del 27 dicembre, si è dotata del Piano strategico nazionale di vaccinazione. È grazie a questo lavoro preparatorio, partito con largo anticipo anche rispetto al passaggio parlamentare, che il nostro Paese si è fatto trovare pronto, nonostante l'EMA abbia autorizzato il primo vaccino di Pfizer BioNTech circa un mese prima di quanto inizialmente previsto. A ieri notte abbiamo somministrato circa 800 mila dosi di vaccino: un buon risultato, che attualmente ci fa essere la nazione dell'Unione europea che ha somministrato il maggior numero di vaccini. Non rincorriamo le classifiche, ma credo sia una soddisfazione per tutti vedere che oggi noi siamo i primi in Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Ecco perché voglio ringraziare il commissario Arcuri e la sua struttura (Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), voglio ringraziare tutte le regioni e le province autonome e il Ministro Francesco Boccia per il loro prezioso lavoro; voglio ringraziare il Ministro Guerini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali) per l'importante collaborazione delle nostre Forze armate; voglio ringraziare l'Aifa, l'Agenas, l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore di sanità e, naturalmente, tutto il personale del Ministero della Salute, che da mesi è sotto una pressione senza precedenti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Quel che mi preme innanzitutto è mettere in evidenza il proficuo gioco di squadra che stiamo riuscendo a mettere in campo e che rappresenta, com'è del tutto evidente, la precondizione indispensabile per il successo della nostra iniziativa. Dobbiamo andare avanti così: piena e totale collaborazione istituzionale, zero polemiche ed un grande lavoro comune assicurato da un costante e puntuale lavoro di coordinamento nazionale. Voglio ripeterlo ancora una volta: siamo solo all'inizio del nostro lavoro di vaccinazione. Questa campagna, che per dimensioni non ha eguali nella storia recente delle nazioni, è una lunga e difficile maratona, non una gara di velocità. Ecco perché guardiamo con soddisfazione alle attuali statistiche, ma siamo tutti consapevoli che siamo solo all'inizio e che c'è ancora tantissimo da fare per raggiungere nuovi risultati e portare avanti il nostro lavoro. Possiamo e dobbiamo farlo avendo chiari obiettivi, tempi e strategia per raggiungere i risultati attesi. Al Parlamento e a tutti gli italiani voglio trasferire un messaggio di fiducia: l'Italia, il Governo nazionale, le regioni e le province autonome, tutto il Servizio sanitario nazionale sono pronti ad aumentare notevolmente il numero di vaccinazioni da effettuare quotidianamente appena saranno autorizzati nuovi vaccini (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva). L'Italia è un grande Paese, assolutamente in grado di garantire un numero di vaccinazioni adeguate al nostro fabbisogno. Per raggiungere questo obiettivo serve una puntuale organizzazione, un esercito di vaccinatori e soprattutto il clima giusto. Ecco perché insisto e rinnovo ancora l'appello che ho già svolto nella prima parte del mio intervento: lasciamo fuori dalla quotidiana polemica politica la campagna nazionale di vaccinazione. Lo dico con lo stesso spirito alle forze politiche che in quest'Aula sono opposizione e alle forze di maggioranza che sono invece all'opposizione nella grande parte delle regioni italiane. È troppo importante l'obiettivo che perseguiamo per macchiarlo con polemiche inutili che fanno male a tutti, ed in particolare agli italiani che con il vaccino possono e devono uscire da questo lungo incubo che stiamo vivendo: unità, unità, unità sulla campagna di vaccinazione nazionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Il pieno successo di questa campagna non è il successo di una parte politica, è il successo del nostro Paese; ecco perché non dobbiamo alimentare polemiche autolesioniste, anche per il prestigio della nostra Italia. Siamo un Paese attrezzato e organizzato per poter vincere questa sfida. Oggi il vero problema a livello globale è la scarsità dei vaccini a disposizione rispetto alla fortissima domanda mondiale; non ci sono scorte accumulate e dimenticate in qualche magazzino e non ci sono produttori di vaccino in qualsiasi parte del mondo che dispongono di fiale, regolarmente autorizzate, alle quali colpevolmente non ci si rivolge per acquistarle. L'Italia è stata la prima, con Germania, Francia e Olanda, a lanciare l'alleanza per i vaccini e a promuovere poi la decisione di affidare alla Commissione europea, e non ai singoli Stati nazionali, il ruolo di opzionare prima e acquistare dopo tutti i vaccini che con studi clinici attendibili fossero in una fase avanzata di sperimentazione. Ribadisco la nostra convinzione e la nostra ferma posizione: il vaccino è un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi. Per questo in Italia esso è gratuito e gli acquisti sono effettuati direttamente dallo Stato, che lo distribuisce alle regioni. Ad oggi abbiamo siglato opzioni per circa 226 milioni di dosi, che nelle prossime settimane aumenteranno ulteriormente sino a giungere a 250 milioni, esercitando sempre il diritto di opzione previsto dagli accordi europei che ci consente di bloccare per ogni contratto siglato dall'Unione il 13,46 per cento di vaccini. Abbiamo opzionato così quasi il doppio delle fiale necessarie per vaccinare tutti gli italiani. Tutto quello che si poteva e doveva fare per approvvigionarsi del vaccino è stato fatto con attenzione e per tempo, muovendoci sempre guidati dal principio di massima precauzione. Adesso non possiamo fare altro che continuare ad utilizzare presto e bene le dosi di cui disponiamo, attendere con fiducia le autorizzazioni di nuovi vaccini e continuare a curare ogni più piccolo dettaglio per essere pronti ad accelerare quando avremo molte più dosi a disposizione. Tutti noi in Italia e in Europa siamo ragionevolmente fiduciosi che questo aumento delle dosi disponibili avverrà in tempi non lunghi. La ricerca scientifica in questi mesi ha compiuto un lavoro straordinario, senza precedenti nella storia mondiale. Questo lavoro continua e darà certamente altri risultati. Aspettiamo fiduciosi, certi che sia l'EMA che la nostra Aifa non perderanno neanche un giorno nel loro delicato e fondamentale lavoro. Tutti nel mondo e in Europa vogliamo correre nella campagna di vaccinazione; tutti non vediamo l'ora di riconquistare le libertà perdute e di far ripartire la nostra società e le nostre economie; tutti sappiamo quanto siano decisivi i vaccini; tutti, anche in Italia, vogliamo correre, ma dobbiamo farlo in assoluta sicurezza e con la massima trasparenza. Ecco perché è indispensabile dare agli scienziati e all'EMA, l'Agenzia europea dei farmaci, tutto il tempo necessario per completare il loro lavoro.

Solo così possiamo essere certi che quando un vaccino è autorizzato all'immissione in commercio esso è realmente efficace e sicuro. Fare presto e bene è possibile, e io credo che non trascorreranno troppe settimane prima che venga autorizzato anche il terzo vaccino.

A proposito della quantità di vaccini a disposizione dell'Italia, voglio aggiornare il Parlamento rispetto alla mia precedente informativa del 2 dicembre. Ad oggi solo due vaccini sono stati approvati dall'EMA e dall'Aifa: il vaccino di Pfizer BioNTech il 23 dicembre e quello di Moderna il 6 gennaio. Riceviamo per il primo trimestre dell'anno da Pfizer 470 mila dosi a settimana e da Moderna un milione 300 mila dosi in tutto il primo trimestre. Sulla base delle informazioni attualmente in nostro possesso, l'EMA può procedere all'autorizzazione del terzo vaccino a partire dalla fine di gennaio: una data segnata in rosso sul nostro calendario è quella del 29 gennaio. Con il vaccino di AstraZeneca avremo naturalmente a disposizione altre dosi fondamentali per la nostra campagna di vaccinazione. E sempre nel primo trimestre dell'anno è attesa l'autorizzazione per il vaccino di Johnson & Johnson.

Aggiungo sulle forniture un'ulteriore informazione. Negli ultimi giorni la Commissione europea ha annunciato l'acquisto di altre 300 milioni di dosi Pfizer BioNTech per un'ulteriore fornitura di vaccini, che per l'Italia significherebbe altri 40 milioni di vaccini di cui i primi 9 a disposizione nel secondo trimestre. Altre interlocuzioni sono in corso anche con Moderna, che ha già aumentato le proprie forniture all'Europa da 80 a 160 milioni di dosi, di cui 20 arriveranno all'Italia. Voglio inoltre ricordare il vaccino ReiThera, che è un vaccino italiano sostanzialmente, i cui risultati di fase 1 sono molto incoraggianti (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Credo risulti chiaro a tutti che è stato dispiegato un lavoro a tutto campo per approvvigionare tutta l'Europa, e dunque anche l'Italia, dei vaccini necessari per sconfiggere definitivamente il COVID nei tempi più brevi possibili.

Con la stessa attenzione e determinazione stiamo lavorando parallelamente ad organizzare nel dettaglio le forze che ci serviranno per portare avanti la campagna di vaccinazione quando il numero di fiale disponibili aumenterà sensibilmente. L'Italia è pronta a mettere in campo una squadra molto larga e forte: alle migliaia di personale che già lavorano oggi, in queste ore, in ogni regione e provincia autonoma, si aggiungeranno gli oltre 40 mila medici di medicina generale, i circa 7.500 pediatri di libera scelta, i potenziali 15 mila professionisti reclutati con il bando del commissario straordinario. Sono uomini e donne del nostro Servizio sanitario nazionale, in tutte le regioni, dalle grandi città al più piccolo comune della nostra Italia, che dopo aver combattuto ogni giorno per un anno saranno ancora in campo per la sfida più importante, quella decisiva, della campagna di vaccinazione. A tutti quanti loro voglio rivolgere un doppio ringraziamento: grazie per quello che avete fatto in quest'anno, grazie per quello che continuerete a fare ancora nei prossimi mesi con il vostro lavoro prezioso e insostituibile (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva).

In questo importante lavoro, come deciso dal Parlamento, saranno impegnate anche le nostre farmacie, che potranno mettere a disposizione spazi e professionalità capaci di rafforzare la nostra offerta vaccinale. In sintonia con il Piano nazionale vaccini, le prime tappe della nostra campagna di vaccinazione sono chiare e definite: innanzitutto il personale sanitario, le RSA e le persone dagli ottant'anni in su. Si tratta di oltre 6 milioni di persone, di cui più di 4 sono gli italiani sopra gli ottant'anni. Al termine di questa prima fase avremo raggiunto tre obiettivi molto importanti: primo, mettere in sicurezza il nostro personale sanitario, che ha pagato un prezzo altissimo anche in termini di vite umane e che è la nostra prima linea di questa battaglia; secondo, mettere in sicurezza i nostri ospedali e le nostre RSA; terzo, difendere i nostri anziani, che sono stati quelli più duramente colpiti in termini di perdita di vite umane dal diffondersi di questa pandemia.

Sono scelte che, insieme alle misure che adotteremo per contrastare una nuova forte diffusione del contagio, possono finalmente abbassare sensibilmente il numero di uomini e donne che ogni giorno in Italia perdono la vita in seguito al contagio da COVID. Aver scelto questa priorità nella campagna di vaccinazione rappresenta un tratto di umanità e civiltà che io credo sia profondamente giusto. Non penso ci possano essere dubbi. Il Servizio sanitario nazionale, tanto più in una grave emergenza sanitaria, ha l'obbligo di tutelare innanzitutto il diritto alla salute, a partire dai più deboli, da quelli che corrono più rischi di perdere la vita.

Io credo che insieme possiamo fare un buon lavoro e possiamo raggiungere gli obiettivi che ci siamo dati: ci sono le condizioni per farlo. Ero e resto convinto che in un clima positivo e di dialogo la stragrande maggioranza degli italiani deciderà di vaccinarsi, senza necessità di ricorrere all'obbligo. A chi ha dubbi dobbiamo rispondere con la trasparenza, dobbiamo rispondere con l'evidenza scientifica, dobbiamo rispondere con la capacità di ascolto e di dialogo, non con gli insulti o con una guerra ideologica tra fan della scienza e primitivi delle caverne (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Detto ciò, è chiaro che per il Governo resta comunque fondamentale l'obiettivo dell'immunità di gregge, che perseguiamo con ogni energia. Come recita l'articolo 54 della nostra Costituzione, chi svolge funzioni pubbliche ha il dovere di farlo con “disciplina e onore”. È un dovere che tutti dobbiamo sentire come un assillo. Con disciplina e onore, dando il meglio di sé in ogni circostanza, per l'obiettivo più importante per il quale ogni donna o uomo delle istituzioni, come noi tutti membri del Parlamento siamo, possa lavorare: tutelare la vita e la salute delle persone, il nostro bene più prezioso. Io sono certo che insieme ce la faremo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e Italia Viva).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Salute.

E' iscritto a parlare il deputato Sutto. Ne ha facoltà.

Colleghi, per favore, un po' di silenzio!

MAURO SUTTO (LEGA). Presidente, Governo, colleghi, oggi siamo in Aula per discutere sulle comunicazioni del Ministro Speranza. Vede, Ministro, noi pensiamo che lei ci abbia messo più volte la faccia e ce la stia mettendo anche in questo momento, quando praticamente ci ha comunicato dell'arrivo di un nuovo DPCM. Vede però, Ministro, noi ci aspettavamo invece che qui ci fosse l'attore principale che ha decretato questo avvio del DPCM, cioè il Presidente Conte; in realtà, siamo ridotti a vedere l'avvio di un nuovo programma, l'avvio di un nuovo DPCM tramite Facebook, e questa cosa non è normale.

Ci ha anche già confermato che ci sarà la proroga dello stato di emergenza: noi siamo chiaramente totalmente contrari, lo siamo sempre stati, come a tutti i DPCM a cui ci ha abituato il Presidente Conte, che vanno a limitare le libertà costituzionalmente garantite. Forse il motto principale è quello “State buoni adesso per salvare la Pasqua”, ma sembra un film già visto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): anche in ottobre, Presidente, ci avete detto “state buoni, italiani, che salveremo il Natale”, e non è andata così.

Mi associo invece a lei, Ministro, quando ha ringraziato i veri eroi di questa emergenza, i medici, gli infermieri e il personale sanitario per gli sforzi immani che stanno facendo. Lei l'ha quasi messo in ultima posizione, il Piano vaccini, io lo metto nel primo capitolo della mia discussione: un Piano vaccini che è abbastanza sommario e lacunoso. I ritardi sono stati enormi soprattutto verso la fine di dicembre: e-mail che sono arrivate all'ultimo ai responsabili dei vaccini, i quali non potevano dare risposte certe e la campagna vaccinale partiva l'indomani; le dosi venivano consegnate in più frazioni - ricordo che ci vuole una doppia dose a distanza di 20 giorni - ovvero dosi che dovrebbero arrivare senza una data certa.

Riporto le parole di chi ha citato anche lei, Ministro, nel suo discorso, cioè del dottor Arcuri, il nostro commissario straordinario che dice: siamo ancora in ritardo su medici e siringhe per i vaccini COVID, i bandi per il personale medico sono stati avviati agli inizi di gennaio. Ma come si fa ad avviarli agli inizi di gennaio, cioè qualche giorno fa, se il nostro focus principale è quello di una vaccinazione di massa? Noi non ci uniamo ai suoi ringraziamenti, Ministro, noi non ringraziamo il commissario Arcuri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non lo ringraziamo, perché non ha senso avere un commissario straordinario che arriva sempre in ritardo. Ci si domanda, poi, come abbiano fatto a spedire migliaia di siringhe sbagliate nella rete ospedaliera italiana. Se Arcuri fosse il dipendente di un'azienda privata a quest'ora sarebbe a casa licenziato con disonore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ministro, io credo che, probabilmente, lei percepisca che qualcosa non va con il commissario Arcuri, però non dice mai nulla, non prende mai una posizione e lo ha ringraziato anche precedentemente. Questa cosa è abbastanza grave, perché, comunque, lei è a capo di un dicastero e nessun altro e, quindi, secondo noi, un Ministro, quando è ora, deve battere i pugni e deve alzare la voce: ciò che lei non ha mai fatto, se non ringraziandolo ulteriormente oggi e questa cosa non va bene; anzi, le colpe sono attribuibili anche a lei, a questo punto, dal punto di vista della sua gestione dell'emergenza. La Lega in merito ha già presentato un'interrogazione parlamentare proprio per chiedere la rimozione del commissario Arcuri quale referente e responsabile della gestione e della distribuzione dei vaccini, alla luce di ciò che abbiamo indicato a livello di criticità poc'anzi, e, soprattutto, in che modo sarà possibile risolvere i problemi della fornitura delle siringhe e come impatteranno nella tabella di marcia della vaccinazione.

Avete colorato l'Italia di mille colori: giallo, arancione, rosso, giallo rafforzato; ma decidetevi, o si apre o si chiude una buona volta per tutte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Non c'è chiarezza su nulla, la gente soffre e voi non ve ne rendete conto. Ristoranti e bar chiusi, attività chiuse, ma contagi in crescita, dateci delle spiegazioni. La spiegazione l'ha data poc'anzi il Ministro Speranza; sembra quasi che sia colpa dell'asporto, quindi, penalizziamo ulteriormente il ramo dell'asporto. Uno dice: beh, no, noi li chiudiamo, però, diamo i ristori. L'altro giorno ho parlato con i ristoratori ed è arrivato il 3 per cento del fatturato. Mi dica lei, Ministro, come fa a vivere una famiglia con il 3 per cento del fatturato ristorato. Avete dato un coprifuoco dalle 22, tradotto: prima siamo immuni dal vaccino e, poi, invece, ci contagiamo senza problemi. Nelle feste di Natale avete creato un caos totale a tutti i cittadini italiani, spacciando per zona rossa ciò che non lo era, dando il cashback e, poi, lamentandovi se la gente va fuori a spendere i soldi.

Il capitolo scuola: Ministro, lo sa meglio di me, è stato un disastro: rientri a stento, regioni che decidono di partire più tardi, ma non per la voglia di partire più tardi, ma perché è chiaro che manca una sicurezza da parte del Governo. Da una parte c'è la Ministra De Micheli che, a settembre, dice che d'inverno i finestrini debbono rimanere aperti nei bus e nei pullman, per poi rettificare qualche giorno fa, dicendo che non si sa come i virus possano espandersi dentro i pullman; dall'altra parte, le fa eco la Ministra dell'Istruzione Azzolina che dice che mai ci sono stati contagi così bassi e, comunque, bisogna ringraziare i banchi a rotelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); le scuole sono chiuse e noi ringraziamo i banchi a rotelle, miliardi spesi inutilmente che servono solamente a rafforzare un qualcosa che è ridicolo dal punto di vista governativo. E le scuole, come ho detto, restano chiuse. La cosa più grave è che alcuni Ministri siedono ancora nei banchi del Governo. I ragazzi hanno bisogno della socializzazione, hanno bisogno della scuola e voi gliel'avete tolta, perché avete dormito in questo periodo, senza risolvere il problema. In Trentino, glielo dico, Ministro, noi siamo ripartiti il 7 di gennaio, come da tabella di marcia, con l'avvio delle superiori al 50 per cento, lavorando in che modo? Rafforzando i trasporti pubblici e potenziando il sistema dei mezzi. Questo abbiamo fatto in Trentino (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Cito una frase, Ministro: la scuola non riapre, il Governo ha fallito, gli studenti non sono in Aula e questa è una sconfitta, lo stile del Governo in vigore non trasparente. Questa non è una frase di un leghista brutto e cattivo, è una frase dell'attuale Ministro della famiglia, non so per quanto tempo, però, comunque, membro del vostro Governo.

Abbiamo chiesto, come Lega, che i disabili abbiano la priorità sui vaccini, ci uniamo all'appello di tante associazioni e famiglie che ci scrivono quotidianamente, affinché nelle categorie fragili, che dovrebbero essere vaccinate prioritariamente, siano incluse, chiaramente su libera scelta, anche le persone con disabilità. Dopo gli enormi sacrifici fatti e dopo i terribili mesi passati, è impensabile che proprio le persone con disabilità non ricevano, ora, il vaccino; tempo ne abbiamo già perso abbastanza, ora è il momento di agire, con il buon senso, nel rispetto delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Per questo, in merito abbiamo anche preparato un'interrogazione parlamentare per aver tutti i giusti chiarimenti dal Governo e la riproporremo in tutti i provvedimenti futuri.

La cosa più brutta, Ministro, per gli italiani, per l'Italia, in questo momento, è vedere le liti della maggioranza, un teatrino disgustoso che fa male all'Italia e agli italiani. Lo ripetiamo, ci aspettavamo di vedere oggi il Presidente Conte tra i banchi del Governo, forse, però, capiamo che in questo momento sia magari più predisposto a trovare i cosiddetti responsabili che garantiranno una futura maggioranza che, ad oggi, oggettivamente, non c'è più.

Per far ripartire l'Europa dopo il Coronavirus, l'Unione europea ha approvato il Next Generation EU, poi il Recovery Fund e, poi, il Recovery Plan, che non è una legge di bilancio, ma sostanzialmente è un pacchetto di risorse messo a disposizione dagli Stati membri europei per far ripartire, tramite riforme, proprio l'economia del proprio Paese. Noi pensiamo che il dibattito dovrebbe avvenire in Parlamento, non negli uffici privati. Uso il condizionale apposta, perché, ad oggi, non c'è un appuntamento calendarizzato per questo e ciò è assolutamente grave, consci che, con tutti i consulenti, la commissione Colao, gli Stati generali con le sfilate di Villa Pamphilj, non siete riusciti a produrre un documento valido che abbia una visione programmatica. Il rischio è di buttare soldi a debito, senza garantire il futuro dei nostri giovani.

Ci sono, poi, anche le frasi di un vostro membro del Governo, del Vice Ministro Sileri che dice: “Le liti tra virologi? La vera origine è il CTS”, “Dal 10 marzo a metà aprile non mi hanno mandato un verbale, niente”. Si chiede, poi, il Ministro se è normale che un Vice Ministro non venga informato. No, non è normale; non è normale e non sapete cosa fare, perché il dato oggettivo è questo, altrimenti non saremmo in questa situazione.

Bisogna accelerare, Ministro, con i vaccini, altrimenti l'aspettativa di vaccinazione diventa troppo lunga rispetto al decorrere del virus. Per sconfiggere il Coronavirus dobbiamo fare una campagna vaccinale e dare la spinta definitiva. In Italia, lo ha detto prima, sono state somministrate circa 800 mila dosi in circa due settimane, siamo attorno alle 50 mila dosi al giorno; bisogna aumentarle, in altri Paesi le hanno raddoppiate. Dobbiamo avere degli obiettivi e il primo deve essere quello di arrivare ad una soglia molto alta di vaccinazione degli over 70 e dei soggetti fragili e a una grande percentuale di italiani vaccinati almeno entro settembre, così possiamo garantire un inverno in sicurezza. Decelerando come state facendo voi, invece, garantiremo l'insicurezza. L'auspicio è che vengano chiaramente autorizzati i vaccini e che arrivino presto anche in Italia.

Cerco di concludere, Presidente, con una frase del professor Bassetti: “In questo momento non mi pare che la situazione stia esplodendo, ovvero ci sono regioni che sono in piena seconda ondata e la terza probabilmente la vedremo. Ma ci sono altre regioni che hanno ospedali non pieni e un indice Rt intorno a 0,90 o a 0,95, comunque sotto la soglia dell'1.

Quindi dire che tutta l'Italia deve andare in lockdown è sbagliato. Siamo oltre 60 milioni di italiani e la misura unica non va bene” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); noi concordiamo con la frase del professor Bassetti.

Per concludere, Presidente, dobbiamo avere in mente due obiettivi principali: vaccini e rapida somministrazione degli stessi devono essere l'ABC del vostro operare e del nostro operare. Solo così potremo salvarci da un ulteriore riacutizzarsi della malattia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP-PSI). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, le misure e le restrizioni scelte per la seconda ondata COVID, che non hanno portato a un lockdown rigido come nella prima ondata, di conseguenza hanno fatto riscontrare un calo dei contagi molto più lento. Per questo, in molti ospedali italiani il COVID non ha mai allentato la presa e, considerando che il nostro Paese è in ritardo di qualche settimana rispetto agli altri Paesi europei sull'andamento della curva epidemica, possiamo aspettarci un ulteriore aumento degli accessi ospedalieri nelle prossime settimane. Vorrei quindi, in questi minuti, porre l'attenzione sull'eccessivo carico di lavoro che, in questi mesi, è stato richiesto al personale sanitario che ora è allo stremo e che fa sentire la sua voce attraverso i risultati di un questionario svolto dal sindacato Anaao. Si evidenziano problematiche già preesistenti ma scoperchiate in maniera vivida dalla pandemia. La metà dei medici ospedalieri vuole lasciare l'ospedale pubblico per l'eccessivo carico di lavoro, legato alla carenza numerica di personale, per un aumento di rischio sul lavoro, senza le necessarie tutele spesso, per una cattiva organizzazione e uno scarso coinvolgimento nelle decisioni. I medici ospedalieri e i sanitari si sentono dentro un meccanismo perverso che esige troppo e che non ascolta la loro voce, svalutati e frustrati da un'organizzazione del lavoro che non sembra avere tra le priorità i loro bisogni e la loro tutela, sia come lavoratori sia come persone. Nonostante questo, i medici ospedalieri e i dirigenti sanitari conservano una grande passione per il loro mestiere, un amore per la professione capace di rendere sopportabile la fatica, un senso di orgoglio per quello che fanno, curare e salvare vite, come hanno ampiamente dimostrato anche sacrificando la propria vita. Questo è dunque un grido di allarme che non possiamo sottovalutare. Gli ospedali saranno ancora per molti mesi strategici per combattere la pandemia e - concludo - dobbiamo avere la consapevolezza che durante questa battaglia ci sarà da preservare questo patrimonio comune, fatto di sapere, saper fare e saper essere, che è la professione medica. Dobbiamo però partire subito per una rivalutazione dei modelli organizzativi ospedalieri più adeguati alle esigenze del presente e del futuro, più tutelanti per la professione e soprattutto più umanamente sostenibili.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, vorrei iniziare il mio intervento con un suggerimento che lei, in parte, ha già accolto, ha già evidenziato. L'appello alle “zero polemiche” sarebbe importante fosse rivolto innanzitutto alla sua maggioranza perché le polemiche principali, anche sulla gestione della sanità, le trovate in casa e questo non è un bene per il Paese, questo provoca rallentamenti, provoca sconnessioni, provoca ritardi, indecisioni importanti che riguardano la vita di milioni di persone. Siamo qui di nuovo a parlare delle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19 e aggiungo anche che questa è un'ulteriore mancata occasione di coinvolgimento del Parlamento perché sì, è vero, lei signor Ministro è qui a riferire in Aula prima del varo del decreto, è un timido passo in avanti, di questo possiamo anche darle atto, ma non basta, non basta. Lo sappiamo tutti, lo sa l'opposizione, lo sa la maggioranza, perché è un tentativo vanaglorioso di essere protagonisti ma perché dal Parlamento, in questi anni, sono giunti molti suggerimenti per la gestione, sì, della sanità ma anche per la gestione del Paese che sono sempre stati finalizzati a migliorare le misure adottate dal Governo. Talvolta sono anche stati accolti e questa è la nostra funzione, signor Ministro. E ancora una volta, nel caso specifico, ci ritroviamo a dover leggere sui giornali quello che il Governo pensa di fare.

È mortificante, è mortificante per chi siede in quest'Aula ma è anche mortificante per i cittadini che hanno i loro rappresentanti che sono qui per cercare, insieme, soprattutto nelle condizioni in cui ci troviamo, di fare qualcosa di utile per questo Paese e per loro. Qualche volta, abbiamo la sensazione della proposta buttata in pasto all'opinione pubblica per vedere l'effetto che fa. Guardi, mi verrebbe da dire, parafrasando una vecchia e nota canzone di Enzo Jannacci, per vedere di nascosto l'effetto che fa. C'è questo divieto di spostamento tra le regioni, nuovi limiti per alcune attività economiche, nuovi parametri per la classificazione, la reiterazione dell'Italia a colori quando in realtà lo scenario è in bianco e nero, più nero che bianco naturalmente. Mentre sul Governo, da giorni, aleggia lo spettro della crisi politica che possiamo definire ormai certa, nel Paese gli operatori economici, è già stato detto, e le famiglie sono in una crisi che ormai è diventata sistemica, da quasi un anno. Si dirà che si è fatto quello che si poteva fare con le risorse a disposizione ma la realtà è che no, non si è fatto abbastanza. Lo sappiamo tutti nell'intimo, anche chi cerca di difendere la posizione che voi state portando avanti lo sa che non è stato fatto tutto quello che si doveva fare. Forza Italia, il centrodestra, persino dalla maggioranza sono giunte proposte correttive e migliorative dei vari decreti ma il Governo le ha quasi sempre ignorate. È un errore storico, possiamo definire un errore storico quello che state facendo: aver ignorato costantemente le proposte che arrivano dai banchi dell'opposizione, le proposte responsabili, aggiungo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Dobbiamo continuare a ripetere sempre le stesse cose ma è giusto ripeterle. Ci rendiamo conto che un'impresa, anche la più solida, ha difficoltà a reggere un calo di fatturato del 60, 70, 80 per cento e anche oltre; eppure per molte aziende è accaduto. Mi riferisco, ad esempio, ai settori della ristorazione, del turismo, dei viaggi, delle cerimonie, degli eventi: questa è vita vera, questo è sangue, sangue economico, sangue dell'economia che noi stiamo perdendo e non credo che queste piccole trasfusioni che stiamo facendo possano essere utili. Credo, purtroppo, che la situazione sia quasi a un punto di non ritorno. Ma forse siamo ancora in tempo per provare a fare qualcosa di davvero utile. Non si può riaprire a pandemia in corso, questo può essere anche vero, ma allora si proceda nell'unica direzione percorribile, ad esempio quella di potenziare il sistema sanitario. Lei, signor Ministro, è vero, ne parla, bisogna darne atto, ne parla, lo ripete, lo reitera: bisogna potenziare il sistema sanitario. Ma a una parte di quest'Aula l'espressione MES sanitario dice qualcosa? Dice qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Noi abbiamo del denaro che lei sa come potrebbe essere investito, lo sa benissimo, eppure, signor Ministro, gliene do atto, lei sta combattendo contro i mulini a vento, ma questa battaglia contro i mulini a vento ha, purtroppo, una ricaduta sulla pelle dei cittadini.

Per quanto riguarda la vaccinazione, un economista caro alla sinistra, voi lo conoscete bene, coniò, in contrapposizione ai liberisti, l'efficace frase: nel lungo periodo saremo tutti morti. E come facciamo a sconfessarlo? Però dobbiamo agire in un'ottica di breve periodo, adottando tutte le misure per controllare la diffusione del virus e scongiurare il rischio di una nuova saturazione dei reparti ospedalieri, ma anche ragionando in un'ottica di lungo periodo. Quello che noi cerchiamo di dirvi, cioè, è che le parole non mancano, mancano purtroppo i fatti. Io vorrei ricordarle, signor Ministro, lei non se lo ricorderà, che quando è stato dichiarato lo stato di emergenza io le dissi una cosa in Aula: che il Global Health Security Index nel 2019 - un indice curato per migliorare la risposta internazionale all'insorgere delle malattie infettive - confermava che l'Italia non era pronta ad affrontare una pandemia. Questo all'inizio della pandemia, prima della dichiarazione dello stato di emergenza. Forse abbiamo perso del tempo. Quindi dobbiamo anticipare, immunizzare la maggior parte della popolazione in tempi rapidi e solo così potremmo ripartire.

Il vero piano di investimenti - lo ricordava ieri il professor Cottarelli - è quello di vaccinare, vaccinare, vaccinare, e speriamo davvero che le sue parole poi siano conseguenti ai fatti. Qui mi permetta di far notare anche un'ennesima mancanza da parte del Governo, che consiste nel piano vaccinale, fatto di 13 scarne paginette. Io credo di non aver ancora molto tempo a disposizione, ma voglio sottolineare che c'è stata un'altra mancanza, che è quella di non aver inserito nella prima fase della somministrazione dei vaccini alcune categorie, che avete incredibilmente trascurato. Mi riferisco alle persone con disabilità e a coloro che se ne prendono cura, soggetti fragili spesso affetti da altre patologie, costretti a casa da mesi, perché per loro un'eventuale infezione COVID potrebbe avere conseguenze gravissime. Ci sono, poi, anche altre disabilità che rendono impossibile indossare le mascherine, con il paradosso che queste persone saranno più esposte al rischio ma non meritevoli di tutele, e con loro i cosiddetti “caregiver”, di cui tanto parliamo ma purtroppo poco sosteniamo. Nel calendario illustrato in Parlamento i disabili sono inseriti nella cosiddetta “T2” e a questo noi ci atteniamo, a quanto sta scritto, anche se il commissario Arcuri ha detto una cosa diversa durante una conferenza stampa. In ogni caso, confidiamo che questa classificazione possa essere modificata; lo speriamo davvero e credo che sia anche un atto di civiltà contro una discriminazione ulteriore a cui le persone affette da disabilità molto spesso sono costrette.

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO NOVELLI (FI). Concludo con un passaggio. Si dibatte da mesi del mancato aggiornamento del piano pandemico nazionale, una vicenda che ha molti lati oscuri, che mi hanno spinto a presentare una richiesta di indagine conoscitiva. Al di là delle responsabilità, quel che conta è sapere quello che è successo. In definitiva, la domanda è: se avessimo avuto un piano pandemico nazionale aggiornato, saremmo arrivati a questo punto? Qui c'è bisogno di verità e non della verità che leggiamo sui giornali, ma di una verità che si concretizza in Parlamento, nell'Istituzione. Noi non possiamo sapere quello che potenzialmente è accaduto da trasmissioni televisive o da articoli di giornale: qui dentro, è il Parlamento che deve venire a conoscenza di quello che è realmente accaduto sulla mancata attuazione o rinnovo del piano pandemico nazionale. Concludo, davvero, ricordando anche che è importante arginare quelle che sono le fake news sanitarie. È stato detto ed è stato anche scritto nel piano che è stato da poco - così si dice - redatto. Ricordatevi che c'è, a mia prima firma, una proposta di legge di Forza Italia che è nei cassetti del Parlamento. Si potrebbe anche utilizzare questa per cercare di dare un contributo effettivo a quella diffusione vergognosa di notizie false che sono antiscientifiche e pericolose per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, io cercherò brevemente di dire alcune cose e, innanzitutto, di ringraziarla, Ministro, per la sua relazione, piena di buonsenso e pragmatica al punto giusto per la fase che stiamo attraversando. Nella prima parte di ciò che lei ha illustrato oggi ci ha detto che verrà prorogata fino al 30 aprile la situazione particolare che stiamo vivendo da tempo. È la prima volta che nel nostro Parlamento c'è piena consapevolezza che questa fase, fin qui, è stato giusto gestirla con una situazione di emergenza, così come è stata dichiarata, e, per la prima volta, tutto il Parlamento mi sembra che sia d'accordo nel continuare a gestire questa vicenda.

Io voglio partire proprio da questo punto - da questo punto! - per dire che la parte che più ho apprezzato del suo discorso è esattamente quella in cui lei ha rappresentato un lavoro corale fra le istituzioni del nostro Paese, tra il Governo, il Parlamento, le regioni, le istituzioni sanitarie.

Io penso che questo debba essere il modello d'ora in avanti - perché fin qui non sempre è stato così, non sempre è stato così e poi dirò anche qualcosa su ciò -, cercando di traguardare l'approdo finale attraverso il piano vaccini, avendo davanti ancora un periodo lungo e difficile da affrontare, tutti insieme, mettendo da parte interessi elettoralistici; dobbiamo guardare a questa vicenda come un solo uomo e secondo l'interesse di ogni singolo cittadino che vive nel nostro territorio. Io penso che questa sia davvero la scommessa con la quale bisognerà affrontare questa discussione, facendo ciò, per quanto ci riguarda, non soltanto i membri del Governo ma tutti i rappresentanti delle istituzioni, così come lei ha detto, con disciplina e onore, ricordandoci che ognuno di noi qui ha il dovere - il dovere! - di pensare agli interessi dell'intera collettività. Questo è quello che io credo noi dobbiamo fare.

In questo suo intervento lei ci ha poi proposto quello che nelle prossime ore diventerà un DPCM che caratterizzerà i prossimi mesi; ha confermato il modello per fasce, ha parlato di un'ipotesi di un'ulteriore fascia, quella bianca, e ci ha detto di questa capacità delle regioni di uscire dalle situazioni critiche. Tutto questo si può e si deve fare in questa stagione di concertazione, togliendo di mezzo la prima fase delle fasce, dove c'era qualcuno che pensava che andare in una fascia o nell'altra era una punizione, come se fossimo sui banchi di scuola con le note: serviva a salvare la vita! Io ho visto alcuni presidenti di regione che in questi giorni si preoccupano di più per i propri cittadini e non del colore della fascia in cui saranno collocati, chiedendo, quindi, più che altro di avere rispetto verso i propri cittadini. Questo significa anche poter fare cose ulteriori - ulteriori! - rispetto alle quali noi oggi siamo fermi. Mi riferisco alla scuola, per esempio. Avendo due figli, uno in età scolastica, che cioè va in presenza, nelle scuole medie, e una che invece va al liceo e che non può fin qui vivere pienamente la propria vita, io sento la necessità di riconsegnare a questi ragazzi la possibilità di riprendersi la loro vita, ma lo dobbiamo fare - io penso - con la responsabilità che ogni genitore deve sentire, oltre che di rappresentante istituzionale, verso queste generazioni e verso tutte le generazioni, mettendole in sicurezza e smettendola anche con le battute facili. Questa storia dei banchi a rotelle possiamo chiuderla definitivamente? I banchi, a rotelle e senza rotelle, sono stati ordinati - e ce ne sono di tre tipi - direttamente dai dirigenti scolastici e spesso sono stati scelti per la comodità di spostamento: possiamo smetterla di ridicolizzarci tra di noi? Si può chiudere una stagione delle battute infelici che servono soltanto a pavoneggiarsi? Possiamo pensare alle cose più serie (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Possiamo farlo tutti insieme, senza che nessuno additi nessun altro (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Possiamo farlo o dobbiamo stare qui ad allenare la giugulare inutilmente, inutilmente (Proteste del deputato Sasso)?

PRESIDENTE. Deputato Sasso, per favore! Deputato Sasso, facciamo continuare!

NICOLA STUMPO (LEU). E c'è sempre chi lo fa inutilmente, sempre chi lo fa inutilmente! Bisognerà, nei prossimi giorni, parlare a quella parte del Paese che sta soffrendo - lo diceva il collega prima di me - e lo dobbiamo fare col “decreto Ristori”. Non c'è molto tempo da perdere: bisogna farlo, perché se alle 18 si ferma uno dei servizi che fin qui è stato dato, non è per il piacere di veder chiuse le serrande, ma è per evitare che chiudano definitivamente. Si può evitare di dire che rafforzando il Servizio sanitario nazionale si aprono i bar e i ristoranti?

Perché non è vero che avendo più posti letto e facendo più morti si possono tenere i ristoranti. Possiamo dire, con serietà, che rafforzare, così come ci ha detto il Ministro, il piano vaccinale e farlo nel minor tempo possibile è la possibilità di riaprire quelle serrande? Ma possiamo dirci tra di noi che fin qui si è fatto tutto quello che si poteva fare, perché non si potevano allungare con l'acqua minerale le dosi di vaccino fin qui arrivate, perché i numeri che avevamo a disposizione sono stati fatti? E non voglio entrare nel merito di quale regione è arrivata per prima e quale per ultima, ma tutti hanno lavorato perché si potesse fare un lavoro di questo tipo? Ecco, io credo - e mi avvio a concludere – che, come sempre, si può fare meglio, io lo dico chiudendo: ci sono delle piccole parti, a me arrivano le sollecitazioni, per esempio, di alcune associazioni che al contrario di altre non possono aprire le proprie attività - penso ad alcune associazioni sportive, alle ACLI, penso all'ARCI - perché sono chiuse le associazioni, anche se aperte per gli iscritti e quelle attività che loro hanno non possono essere aperte. Forse ci sono dei miglioramenti, ci sono sempre dei miglioramenti da fare, ce ne sono altri, voi li avete posti. C'è un Governo che io penso è disponibile e disposto ad ascoltare. Quello che penso - e concludo davvero - è che bisogna fare tutto quello che serve, ma non dire quello che serve per poter avere un titolo di giornale (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, ci saremmo aspettati che l'incipit del suo intervento fosse contrassegnato da delle scuse, delle scuse nei confronti del popolo italiano, perché io voglio riconoscerlo e ricordarlo a tutti quanti: noi siamo la terza nazione con morti per letalità al mondo. Allora, Ministro, se non partiamo da questo noi evidentemente non facciamo un servizio alla verità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Evidentemente noi partiamo da una visuale sbagliata, che ci porta ad utilizzare misure sbagliate; questo, Ministro, dobbiamo dire, così come noi ci saremmo aspettati che qui in Aula venisse il Premier Conte, perché in un momento così difficile per la nazione, in un momento in cui voi chiedete ulteriori restrizioni, l'allargamento dell'orizzonte delle restrizioni per gli italiani, qui vorremmo e avremmo voluto il Premier Conte, che in un momento difficile, politico per la nostra nazione, venisse a rassicurare il Parlamento e il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo non è stato e quindi non possiamo esprimere delle parole di felicità o di approvazione rispetto a ciò che lei ha detto, perché secondo noi si sta continuando a inseguire l'errore strategico e fondamentale di non cavalcare la pandemia, ma di subirla. Noi, subito dopo l'estate, subito dopo una forte fase di restrizione, che ha visto gli italiani chiusi in casa, abbiamo piegato la curva pandemica. Bene, subito dopo tutto si è fermato. Nelle vostre intenzioni, Ministro, ci avevate detto che volevate attrezzare per maggio 3.500 nuovi posti di terapia intensiva. Ebbene, ad oggi ne sono stati attrezzati meno della metà. Il bando è stato fatto e concluso il 12 ottobre, mentre voi dicevate, a maggio, di volere 3.500 nuove terapie intensive. Questo che vi dico è uno dei tanti episodi, ne potrei citare altri che ci raccontano come noi abbiamo inseguito la pandemia, non l'abbiamo cavalcata, cosa che ci avrebbe portato evidentemente a ridurre quel numero di morti che ci portano ad essere in cima a quella classifica e ad aver superato Paesi come il Brasile, l'Ungheria, l'America, Paesi che voi citate in negativo. Prima di farlo, dovreste leggere questi dati, se siete onesti intellettualmente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma, rispetto a questo, noi non possiamo non ricordare che le misure, Ministro, sono semplici; noi dovremmo, come dire, seguire le famose tre T - il testing, il tracciamento e poi la terapia - e questo lo dico perché pare, allo stato, essere l'unica strada perseguibile e che porta a risultati, gli stessi risultati che ha portato in alcune delle nostre regioni – cito, non a caso, le Marche e l'Abruzzo, dove il testing di massa ha portato, nell'ultimo periodo, ad abbassare la curva dei contagiati. Si è fatta una cosa molto semplice: il presidente Acquaroli e il presidente Marsilio hanno preso intere comunità e le hanno testate, hanno di fatto uno screening di massa, da quello screening di massa sono emersi i malati, quegli stessi malati sono stati isolati, semplicissimo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ora mi chiedo perché, ad oggi, noi non intendiamo fare e non facciamo questo e da alcune regioni - non a caso governate da esponenti di Fratelli d'Italia - non prendiamo questo esempio e non lo espandiamo a livello nazionale. Così come, Ministro, anche nel tema più generale economico, io mi chiedo: ciò che è stato fatto, è stato fatto seguendo i dettami e i consigli del CTS (peraltro, lo voglio ricordare all'Aula e a me stesso, consigli che fino a qualche settimana fa erano preclusi a noi parlamentari)? Bene, noi abbiamo letto le carte del CTS, non ci pare che nelle stesse vi fosse il consiglio di chiudere i ristoranti. Oggi apprendiamo che addirittura si vuole evitare l'asporto negli stessi ristoranti, sembra un accanimento terapeutico nei confronti delle categorie produttive del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, Ministro, ci aspetteremmo anche in questo delle parole di chiarezza. Mi fa piacere che lei mi sta smentendo, lo dirà; però anche questo, Ministro, è l'esempio di una cosa: che se le cose non si concordano con l'Aula, si creano dei fraintendimenti fra noi, quindi voi maggioranza e noi, cioè fra quella che dovrebbe essere una forza di opposizione e la maggioranza, perché l'unità per noi significa dapprima condividere le cose e poi comunicarle. Invece, voi che fate? Venite in Aula, le comunicate e poi ci chiedete di condividerle, cioè questo mi sembra allucinante in questo momento storico della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma, Ministro, io ritengo che tanto possa essere fatto anche con la collaborazione di questa opposizione, perché, lo dicevo prima, questa opposizione dove è realtà di governo porta risultati.

Ora, noi auspichiamo di portare il nostro modello in tutta l'Italia, perché evidentemente questa destra sociale, popolare, nazionale ha una cultura di governo, e lo sta dimostrando anche con i suoi giovani governatori, però ritengo che anche in questo intervento politico da Ministro della Salute qualche parola l'avrebbe dovuta spendere rispetto al fatto, per esempio, che oggi esistono altre patologie nella nostra nazione. Io voglio ricordare che, numeri alla mano, Nomisma, un centro di ricerca non certo vicino alla nostra area politica, ci dice che 1.400.000 test predittivi tumorali non sono stati svolti. Noi, oggi, Ministro, ci troviamo di fronte, all'orizzonte - e chi fa politica l'orizzonte lo dovrebbe vedere e percorrere, non subire - che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, nei prossimi anni avremo la conclamazione di tutta una serie di patologie che oggi non sono né predette né curate. Io penso a un tumore che purtroppo colpisce le donne, che è il tumore alla mammella, che oggi ha una percentuale di successo e quindi di guarigione dell'83 per cento, cioè su 100 donne alle quali viene diagnosticato il tumore, 83 lo superano agevolmente. Io cito un caso personale: purtroppo di questa patologia è stata affetta mia madre, probabilmente, anzi sicuramente, morirà di altro. Ma perché si riescono a, come dire, sconfiggere queste gravi patologie? Perché c'è l'indagine diagnostica. Oggi noi non stiamo diagnosticato 1.400.000 nostri concittadini potenzialmente malati di queste patologie e che potrebbero conclamarsi domani e avere un danno di carattere sanitario e di morte, che per noi evidentemente vale più di ogni altra cosa, ma soprattutto ed anche economico, perché avremo un carico di spesa sul Sistema sanitario nazionale enorme. Allora, anche rispetto a questo, Ministro, esiste il Coronavirus, ci sono i morti da Coronavirus in Italia, le segnalo che muoiono ancora italiani per tutte le altre patologie: patologie metaboliche, patologie dell'apparato gastroenterico, tumori, c'è, purtroppo tutto, e la pandemia non ha bloccato queste patologie.

Allora, anche in questo, Ministro, noi non vogliamo una politica che insegue gli eventi, noi vogliamo una politica che previene gli eventi. Allora, su questo fatto noi vorremmo un forte impegno della maggioranza che rappresenta e del suo Ministero.

Come anche nelle vaccinazioni, io le chiedo e condivido ciò che lei dice sul piano vaccinale. Fa benissimo a dire all'Aula - perché quest'Aula noi immaginiamo abbia anche un'eco al di fuori del palazzo nel popolo italiano e, quindi, fa bene a dirlo - che ci dobbiamo vaccinare tutti, che la vaccinazione è una conquista della medicina moderna, che morivano milioni di italiani per patologie, quali il vaiolo e altri tipi di patologie di massa. Bene! Però, insieme a questo, in un'Aula parlamentare, noi ci saremmo aspettati parole di chiarezza rispetto a quello che è il piano vaccinale e come vuole essere declinato fino in fondo. Infatti, io lo voglio ricordare a tutti: bene, siamo felicissimi del fatto che a qualche decina di migliaia di italiani sia stato appena inoculato il vaccino, ma noi parliamo dell'1 per cento della nostra popolazione. Noi dobbiamo raggiungere il 70, l'80, il 90 per cento dei vaccinati. Come intendiamo raggiungere questo obiettivo? Chi sono i soggetti che debbono essere interessati nel piano pandemico? Infatti, noi, nello stesso piano, abbiamo sentito parlare di primule e abbiamo sentito parlare di quanto costano questi “centro primule”. Si parla di quattrini pubblici che verranno sprecati in abbondanza, quando noi invece dobbiamo indirizzare il danaro pubblico rispetto a misure concrete: assunzioni, campagne di vaccinazione di massa, coinvolgimento - lo diceva prima, finalmente - delle farmacie. Ma noi ci chiediamo: come verranno coinvolte queste farmacie? Qual è il piano disciplinare? Come noi raggiungiamo la profondità, la pancia profonda, della nostra nazione, le comunità di montagna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), le comunità isolate, le aree a scarsa presenza demografica? Come noi intendiamo farlo? Con le primule che costano 70, 80, 100 mila euro l'una, che non faranno bene agli italiani, che probabilmente faranno bene ad altri, a chi le venderà? Allora, anche rispetto a questo, Ministro, noi vorremmo innanzitutto che ci ascoltasse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) Io capisco che qui ci sono anche altre cose e altre persone con cui parlare, ma rappresento in questo momento un gruppo parlamentare, che cerca di mettersi a disposizione della sua nazione e meriterei quantomeno l'ascolto. Quantomeno l'ascolto, poi non pretendiamo di essere sentiti. Probabilmente, se ci aveste ascoltati, noi avremmo raggiunto risultati diversi. Quindi, come dicevo anche capire…

PRESIDENTE. Deve concludere deputato Gemmato.

MARCELLO GEMMATO (FDI). … come - e concludo - noi arriviamo infine nella pancia della nostra nazione. Presidente, ho perso qualche secondo per richiamare l'attenzione del Ministro rispetto alle mie parole, però mi taccio, perché noi rispettiamo le regole e le ossequiamo fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro, io voglio ringraziarla. Molte volte lei viene in Aula, già dai primi mesi, nelle prime settimane di questa pandemia, per aggiornarci su quello che il Governo intende fare. Io voglio ringraziarla perché il suo impegno è evidente a tutti, la sua volontà di condividere le decisioni è evidente a tutti. Lei ha citato in sequenza queste parole: unità, preoccupazione, responsabilità. E poi ha aggiunto una parola, che è forse la prima volta che sentiamo in Aula da lei: fiducia. Infatti, ha detto anche che vediamo una luce in fondo al tunnel. Ecco, io per questo anche voglio ringraziarla, perché un anno fa, giusto un anno fa, tutto questo era impensabile.

Allora, io voglio ricordare a quest'Aula che siamo davanti alla più grande crisi sanitaria del nostro secolo, non solo perché c'è un nuovo virus che si diffonde in maniera pazzesca, ma si diffonde, cari colleghi, attraverso noi stessi. Il virus non cammina da solo, per cui chiudere i posti dove le persone possono incontrarsi è necessario per interrompere la trasmissione del virus. Quindi, non solo è un nuovo virus, non solo è molto contagioso, ma è soprattutto molto grave. Tutto questo noi un anno fa non lo sapevamo proprio. Adesso stiamo scoprendo che il virus, una volta che ha colpito le persone, può dare anche esiti a distanza e questo lo scopriremo nei prossimi mesi. Avremo esiti di persone ammalate da virus. I pediatri stanno osservando una patologia nei bambini, molto simile alla malattia di Kawasaki, che viene a distanza di due settimane dal contagio del virus. Questo ci fa capire che avremo nei prossimi mesi altre sollecitazioni e altre nuove patologie che scopriremo.

Ora è evidente che il virus colpisce le persone più in difficoltà. Io questo voglio ricordarglielo, signor Ministro, perché le disuguaglianze nel nostro Paese sono un tema decisivo e noi dovremmo il più possibile ridurle, perché le fasce di popolazione più vulnerabili sono più esposte anche al COVID, non solo per la minore conoscenza delle norme igieniche e di profilassi, ma anche perché vivono in contesti abitativi molto affollati e, quindi, riescono meno degli altri a rispettare le regole. Per cui la nostra preoccupazione è andare a coprire tutte quelle fasce di popolazione vulnerabili del nostro Paese, che stanno soprattutto al Sud del Paese.

Noi sappiamo - lei ce l'ha detto più volte in Aula, io devo ricordarglielo però - che davanti a questa enorme ondata di virus gli ospedali si stanno disorganizzato. Abbiamo, come ha detto anche l'onorevole Gemmato poco fa, meno screening oncologici, meno visite oncologiche e tutto questo ci impone in questo momento delle decisioni drastiche, come lei ci ha detto adesso, per evitare di arrivare nei prossimi mesi a una crisi di tutto il sistema sanitario nazionale. I prossimi mesi saranno mesi duri, signor Ministro - ma lei certamente lo sa -, perché l'inverno non ci aiuta, perché il freddo ci terrà più dentro casa, perché saremo più vicini gli uni agli altri e questo non ci aiuta e avremo mesi più difficili da affrontare. Per questo bisogna essere più attenti adesso. Ma rispetto a un anno fa, rispetto allo scorso inverno, - qualcuno deve dirlo in quest'Aula - abbiamo più medici, abbiamo più infermieri, abbiamo più posti di terapia intensiva, abbiamo messo 12 miliardi in più in sanità. Non è stato un anno in cui siamo stati a guardare o a chiacchierare: abbiamo fatto delle cose che si vedono, che si sentono, e la gente lo percepisce. Certo, bisogna investire di più. Io dico bisogna investire dove ce n'è più bisogno e sono, Presidente, le regioni del Sud del nostro Paese, dove i cittadini sono più in difficoltà. Dobbiamo accompagnare queste regioni, per uscire da questa crisi. Quindi, il mio invito è anche a guardare dove c'è più necessità, perché è anche lì che ci sono già delle preoccupazioni, per quanto riguarda le malattie oncologiche, che verranno di fatto trascurate, meno screening oncologici, che già erano di meno. Quindi, è evidente che ci aspetta un inverno complicato e difficile.

Ora io voglio dire, però, signor Ministro, che, se un anno fa, esattamente un anno fa, quando in Cina furono osservati dei casi strani e inspiegabili di polmonite e non vi fu data grande importanza e ci fu solo detto di interrompere i viaggi internazionali, se ci avessero detto un anno fa cosa sarebbe accaduto in questi dodici mesi nel mondo, nessuno ci avrebbe creduto. Ma se ci avessero detto dodici mesi fa che avremmo avuto oggi un vaccino, anzi due, già in campo e altri quattro che arriveranno, nessuno ci avrebbe mai creduto, perché avere un vaccino in così poco tempo era, per me che sono un medico, inspiegabile e impossibile. Ma, grazie al grande lavoro dei ricercatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), al numero enorme di volontari, che si sono sottoposti a questo vaccino, siamo riusciti a rispettare tutte le tappe necessarie a far sì che il vaccino fosse efficace e sicuro. Quindi, si è fatto prima e si è fatto meglio, grazie agli investimenti anche dell'Europa. Ma si è fatto un vaccino anche un po' diverso dagli altri, un po' rivoluzionario, un vaccino che non mette più il virus vivo attenuato, ma inserisce nel nostro organismo un RNA messaggero, che dice alle cellule di produrre quella proteina, la proteina Spike, che è quella con cui il virus attacca. In quel modo produciamo gli anticorpi, cioè un metodo nuovo e rivoluzionario di immaginare i vaccini.

Se ci avessero detto questo un anno fa, nessuno ci avrebbe mai creduto. E, allora, questo che vuol dire? Che il COVID ci ha dato delle grandi opportunità, che adesso non vanno sprecate, ci ha dato delle grandi potenzialità scientifiche, che adesso non vanno sprecate. Io mi aspetto che le sue parole accorate, che condivido, sulla scienza, sui ricercatori, portino delle conseguenze, cioè dobbiamo investire di più, sui nostri ricercatori, sulla scienza, evitare che i nostri eccellenti ragazzi vadano fuori, dobbiamo dare più possibilità ai nostri ricercatori e mi aspetto che questo sia uno dei prossimi impegni appena riusciamo a uscire da questa pandemia.

Però c'è una cosa, signor Ministro, estremamente importante in questo momento: c'è il più grande piano economico del nostro Paese, che è il piano vaccinale. È evidente a tutti che se noi riusciamo a mettere in campo il piano vaccinale, così come lei ce lo ha raccontato e che è appena cominciato, sarà la più grande risposta alla crisi economica, perché potremo, nei prossimi mesi, ricominciare a vivere, riaprire i ristoranti, i musei, le scuole. Per cui, io le chiederei di inserire, se è possibile, appena i vaccini sono disponibili, anche le insegnanti come categoria a rischio da vaccinare: questo ci consentirebbe di aprire le scuole con più facilità.

Guardi, io non sono un tifoso di scuola aperta o scuola chiusa, ovviamente scuola in sicurezza: sono certo, perché lo vedo, perché leggo la letteratura scientifica, che i danni che stiamo producendo al cervello dei nostri bambini che non vanno a scuola sono danni misurabili, che alcuni psichiatri cominciano già a descrivere nei lavori scientifici. Quindi, io so bene che tenere le scuole chiuse porta un danno, so anche che non possiamo aprirle, se portano il COVID; per cui vaccinare le insegnanti potrebbe essere un elemento che ci aiuta ad aprire le scuole più in sicurezza.

Se ci avessero detto un anno fa che avremmo avuto test molecolari per fare diagnosi di certezza e test rapidi che potrebbero farci aprire meglio, anche in questo caso, le scuole, testando tutti gli studenti, mai ci avremmo creduto, ma la scienza ha fatto passi da gigante e questi test antigenici veloci sono sempre più affidabili e specifici, riescono a darci grande sensibilità. E, quindi, questo è un segnale ancora che va incontro a un'uscita da questo tunnel.

Per cui, io le chiedo davvero di dedicare adesso tutta la nostra attenzione al piano vaccinale, perché è stato fatto un grande passo avanti. Lei ci ha detto giustamente che abbiamo raggiunto una buona parte della popolazione, ma abbiamo fatto la parte più facile, perché abbiamo raccolto quelli che stanno già in un posto, cioè i medici, dove è facile trovarli, dove sarà facile fare le seconde dosi perché sono tutti quanti là; abbiamo fatto le RSA, gli ambienti chiusi. Adesso difficile è vaccinare il signor Esposito che abita a Secondigliano, andarlo a prendere proprio là, in quella casa e fargli la doppia dose di vaccino. Su questo anche, Ministro, forse va detta una parola chiara: il vaccino è testato ed è stato autorizzato per le due dosi, perché con le due dosi funziona. Se noi facciamo uscire il messaggio che ne basta solo una per farla a tutti, qualcosa non si capisce. Una sola, forse, non è sufficiente, quindi teniamoci sulla linea della doppia dose. E il difficile sarà proprio arrivare in tutti quei posti del nostro Paese dove ci sono le persone da vaccinare e da richiamare per fare il vaccino.

Ebbene, lei lo ha detto, l'Aula ha applaudito ai medici che hanno perso la vita in questo anno, che sono troppi, signor Ministro, perché non avevano le armi per difendersi, ma adesso c'è un esercito di giovani medici, a cui va il mio più profondo grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), e di giovani infermieri che stanno girando per il nostro Paese per fare le vaccinazioni. Ecco, io spero, sono convinto, sono certo che questo esercito di giovani medici ci porterà fuori dalla pandemia, purché il Governo li assista, gli stia vicino, riesca a portare, nel tempo giusto, le dosi di vaccino necessarie e non lasci all'improvvisazione questo piano, che è il piano vaccinale, che sarà il più grande piano economico per il nostro Paese.

Nessuno può pensare che se ne esca con facilità, nessuno può pensare di avere qui, in quest'Aula, la ricetta magica. Tutto può essere fatto meglio, su questo non c'è nessun dubbio, ma lo sforzo fatto in questo anno, dal mio punto di vista, è uno sforzo straordinario, che ci sta portando pian piano fuori dal tunnel.

Siamo - lei lo ha detto - all'ultimo miglio, le onde, forse, non sono più alte: ci aspettano due, tre mesi ancora difficili, ma spero davvero che la luce in fondo a quel tunnel sia sempre più vicina e spero davvero che gli sforzi di questi prossimi mesi sul piano vaccinale siano gli sforzi, quanto più possibile, di aiuto, di chiarezza, di informazioni chiare.

Guardate, la popolazione che sceglie di non vaccinarsi non lo fa per cattiveria, lo fa perché non sa, perché qualcuno gli ha detto cose non vere per cui la spiegazione è facile sul perché serve il vaccino, perché è un vaccino sicuro, perché il vaccino non fa male: va detto che è già in corso la farmacovigilanza e non abbiamo avuto nessuna reazione importante al vaccino. Tutto questo va fatto e sarà nostro impegno nei prossimi mesi. Se questo accade e se tutti insieme riusciamo e con responsabilità ad attuare quest'ultimo miglio che ci aspetta, il prossimo gennaio sarà un gennaio normale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il deputato Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente, saluto il signor Ministro. Il Signor Ministro, si ricorderà che io ho un triste primato: il 20 gennaio del 2020 io fui il primo deputato a interrogare il Governo su quello che stava avvenendo in Cina, per questioni legate al mio collegio elettorale e al mio territorio. Il Ministro mi rispose in maniera corretta, secondo quello che il Governo aveva per le mani, che aveva a disposizione. Tralasciamo, signor Presidente, per un attimo il battage politico, perché, poi, è indubbio: di fronte a un'interrogazione, che è preciso compito di un deputato, certe frange della sinistra ebbero ad attaccarmi, dicendo “fascista, razzista, vuoi ghettizzare i cinesi”, eccetera, eccetera. Giriamo per un attimo pagina e cerchiamo di renderci conto che questa è una situazione inedita che, probabilmente, qualsiasi Governo avrebbe faticato a gestire fin dall'inizio.

Io ho avuto alcune perdite nella mia famiglia per causa COVID, alcuni sono guariti, alcuni non ce l'hanno fatta, parenti stretti, ma questo non mi spinge e non mi solletica a prendere una posizione ideologica nei confronti del COVID. Il nostro compito, all'interno di quest'Aula, è non di prendere una decisione in base al sentore o al sentimento personale, ma è di prendere una decisione e di fare delle riflessioni in base a quello che dovrebbe essere il bene del Paese secondo la formazione politica di ciascuno di noi.

E, allora, io non mi vergogno, per l'ennesima volta, a dire in quest'Aula: attenzione, ci sono stati dei morti, ci sono stati dei problemi, sicuramente il virus è ancora vivo, ma attenzione a perdere di vista quelli che sono i gangli vitali di un Paese, attenzione a perdere di vista quella che è l'economia, quella che è l'imprenditoria, quelle che sono le partite IVA. Perché, se per un certo periodo di tempo - marzo, aprile, maggio - il lockdown è stato un dovere del nostro Governo, non si può definire una gestione oculata quella che sta avvenendo negli ultimi mesi: uno strascicare di decisioni che passano dal bianco al nero da un giorno a un altro senza una regia ben precisa.

E aggiungo da europeista che sono, francamente, anche un po' stupito che non si sia riusciti a trovare un equilibrio a livello europeo per evitare l'incertezza. Perché vede, signor Presidente, quello che è drammatico per l'economia e per le imprese di tutto il mondo, non solo quelle italiane, è l'incertezza, così come lo è per i mercati. Allora, per assurdo, io dico: sarebbe stato, forse, meglio un lockdown europeo per un mese o due mesi interi a cavallo dell'estate? Non lo so, di sicuro, la situazione attuale non è la panacea - e mi avvio alla conclusione - di tutti i mali.

La formazione politica di un liberale che è di centrodestra, una formazione economica e politica liberista, è chiaro che spinga a pensare a cosa ne sarà delle imprese; probabilmente il Ministro, che ha una formazione politica di sinistra, pensa che comunque ci sarà sempre lo Stato a tamponare. Presidente, i soldi che stanno arrivando e che arriveranno dall'Europa - e, che Dio voglia, arrivino presto - un giorno andranno restituiti e non si può far finta che questo non avverrà mai, quindi ben vengano gli aiuti, ma, allo stesso tempo, esorto veramente il Governo a mettersi una mano sul cuore, a dimenticarsi delle crisi di questi ultimi giorni e di concentrarsi sul vero motore del Paese che sono le imprese e le partite IVA.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signor Presidente, signor Ministro, signori del Governo, colleghi e colleghe. Signor Ministro, lei ha iniziato il suo intervento con uno statement, con una frase molto chiara: “Non c'è altra strada che l'unità per affrontare la pandemia”, ed è per questo motivo che Italia Viva, ben consapevole dell'importanza e della necessità di affrontare quella che è la più devastante delle pandemie che ha colpito il mondo intero, almeno in epoca recente, sa bene quale sia il suo compito e anche quale sia stato nel corso di questi mesi il suo ruolo. Sappiamo perfettamente che l'idea di costruire un Paese libero dal virus debba accomunare tutti e che questo obiettivo è perseguito nel miglior modo possibile, a partire dalla capacità e dall'efficienza di dare risposte adeguate al Paese, risposte adeguate e tempestive, che sappiano distinguere il momento dell'elaborazione da quello della decisione e dell'applicazione delle decisioni medesime. Lei ovviamente se lo ricorda anche meglio di me, ma lo voglio ribadire in quest'Aula, in questo intervento: noi sulle misure emergenziali abbiamo sempre fatto quello che doveva essere fatto per il bene del Paese ed è questa la stella polare che ci guida. Abbiamo certamente indicato nello strumento del DPCM qualcosa che doveva essere relazionato al Parlamento e così è avvenuto anche sulla base delle nostre sollecitazioni. Nel corso di questo intervento, ci saranno vari richiami al nostro contributo a questa maggioranza, in termini di decisioni che vengono prese, e anche in questo caso lei sa - perché lo abbiamo annunciato - che le misure che vengono introdotte a salvaguardia della popolazione saranno da noi sostenute. E' evidente che questo è un ragionamento che deve essere esteso anche a quella crisi economica che vede la necessità dell'approvazione del “decreto Ristori” e anche ovviamente dello scostamento di bilancio necessario per ottenerlo. Abbiamo delle questioni che spero lei voglia accogliere, che il Governo voglia accogliere, così come ne ha accolte altre, talvolta non riconoscendone sufficientemente la matrice, che noi riteniamo in questo momento fondamentali proprio per costruire un'unità d'azione e non un'unità di paralisi, perché l'unità può essere di varia natura e io penso che noi in questo momento dobbiamo mettere in campo la capacità di accelerare e mettere in campo tutte le risorse a noi disponibili. Noi abbiamo insistito, per esempio, sulla questione dei dati in più occasioni, sull'accessibilità ai dati, perché sappiamo che la comunità scientifica ha bisogno di questi dati, anche di quelli disaggregati. Voi avete pubblicato, dopo un nostro intervento, gli ingressi giornalieri in terapia intensiva, ma non sono ancora disponibili open source i dati grezzi relativi ai 21 parametri; lo dico perché, con una vecchia abitudine, io considero l'accesso ai dati un elemento fondamentale di ciò che Einaudi chiamava “conoscere per deliberare” e quindi di come la politica, in relazione ovviamente alla scienza, possa assumere pienamente le proprie decisioni.

Io mi chiedo, per esempio, come sia possibile che, a fronte della disponibilità del Cern di Ginevra e della sua direttrice, Fabiola Giannotti (a fine aprile dell'anno scorso, del terribile anno scorso), a mettere a disposizione la capacità computazionale più forte del mondo anche per analisi predittive, non sia stata interpellata e non sia stata utilizzata. Così come io penso che - come diceva anche in questi giorni qualche eminente epidemiologo - la mancanza di un dato, per esempio, sull'incidenza del ritorno in classe in presenza, sia un elemento che mette in discussione la stessa possibilità (che opportunamente è stata richiamata anche nella risoluzione di maggioranza, che abbiamo appena sottoscritto) del ritorno in presenza; l'idea che i dati siano una black box dalla quale estrarre solo il risultato finale non è corrispondente ad una metodologia (si chiama metodo scientifico), che viene comunemente accettata nell'ambito di qualsiasi attività di profilassi. Anche noi abbiamo visto i progressi per quanto riguarda i vaccini, li abbiamo visti, ma, anche in questo caso, in relazione all'evolversi delle varianti (ieri il professor Crisanti diceva che, con una contagiosità maggiore dovuta ad un'eventuale diffusione della cosiddetta variante inglese, la soglia dell'immunità di gregge dovrebbe salire fino all'85 per cento), come fare per affrontare questo problema se non attraverso una metodica capacità di intervento e anche - lei lo ha richiamato come obbligo costituzionale - una certificazione dell'obbligo vaccinale per alcune categorie, che sono in relazione al momento nel quale si ha un maggior contatto con le persone? Ed è questo il motivo per il quale la nostra proposta, che spero accoglierete presto, di vaccinare i docenti e di realizzare il tracciamento dei tamponi degli studenti, può realizzare quello che è un obiettivo prioritario per il Paese, che è segnalato anche dalle mobilitazioni studentesche. Ho letto le dichiarazioni del professor Miozzo del CTS che dice: “Bene: i ragazzi hanno voglia di ritornare”, ma io penso che non ci fossero dubbi su questo per chi, in alcune regioni, ha fatto solo 15 giorni di scuola. E così le chiedo, in maniera diciamo cooperativa: si estenda la possibilità di vaccinarsi anche ai medici liberi professionisti (c'è stato un intervento in questo senso anche da parte del collega De Filippo) e la possibilità in qualche modo di realizzare un'accelerazione nei confronti di tutti coloro i quali sono in prima linea, quando si tratta di pandemia. Mi lasci fare una sottolineatura che è stata anche determinata da alcuni interventi autorevolissimi nel corso di questi giorni: guardate un po' di più alle carceri, agli operatori carcerari e ai detenuti perché lì la situazione è molto più rischiosa che altrove, perché è evidente che non si possono muovere e non si dovrebbero muovere ed è quindi importante, nella determinazione delle priorità con le quali si fa questa campagna vaccinale, individuare quali sono i possibili elementi di focolaio maggiore. Io penso che, da questo punto di vista, si debba avere la capacità di prevedere.

Si dice: dobbiamo mettere a sistema il sistema dei trasporti per poter riaprire le scuole. Peccato che non sia stato fatto ancora adesso. Dobbiamo crederci di più, dobbiamo fare qualcosa in più, dobbiamo mettere in campo delle risorse diverse, peccato che ci siano delle regioni… Lo voglio dire al collega di Fratelli d'Italia, che prima ha fatto un esempio, secondo me inopportuno, perché ha parlato dell'Abruzzo, che peraltro è stata l'ultima regione a uscire dalla zona rossa e non è riuscita neanche a garantire il vaccino antinfluenzale. Io dico, signor Ministro, citando quello che sta facendo l'Accademia della Crusca, cioè ogni giorno scegliere una parola dantesca, di andare a leggere quella che ha scelto per oggi. La parola di oggi è “intuarsi”: “S'io m'intuassi, come tu t'immii”, significa la compenetrazione degli spiriti beati. Certamente qui di beati ne vedo pochi, però lei si immedesimi, faccia lo sforzo di dire che le tante cose che in questi provvedimenti sono state fatte, sono soprattutto il frutto di qualcuno che viene accusato sistematicamente di rompere l'unità e che, nel momento principale del bisogno, contribuisce, con la qualità delle nostre idee (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, riporterò alcune citazioni tratte da un articolo su La Stampa di Torino di oggi, un'intervista al professor Massimo Galli. Il professore afferma: “Dopo cromatismi regionali vari, abbiamo una situazione in peggioramento. Gli infettati crescono stabilmente e gli ospedalizzati risalgono. Si fanno meno test in generale perché prima veniva richiesto a molte persone, compresi i viaggiatori, mentre nel periodo natalizio c'è stata come una pausa e ultimamente ottiene il tampone solo chi ha forti motivazioni, invece che una storia di contatti pericolosi”. Alla domanda se il problema delle vaccinazioni è più il rifornimento o la distribuzione, egli afferma: “Se non hai le dosi, non puoi utilizzarle, ma forse mi preoccupa di più l'organizzazione”. Ebbene, signor Ministro, noi siamo fan della scienza e non primitivi delle caverne, per usare una sua espressione, e abbiamo l'intelligenza sufficiente per dire che la situazione è veramente molto grave.

Veniamo al piano vaccinale. Il professor Galli dice: “Sarebbe meglio trovare il coraggio di fare delle scelte impopolari e dire che non ce n'è per tutti e subito. Mancano 12 mila infermieri per le vaccinazioni. Non è, inoltre, ancora disponibile la lista dei punti vaccinali di popolazione. Non sono, inoltre, ancora stati forniti il piano di rilasci e le specifiche tecniche del sistema informativo”.

Ebbene - e concludo, Presidente - signor Ministro, non è mai esistito il “modello Italia” e se manca ancora un piano vaccinale definitivo, ecco questo è sintomatico di una mancanza di capacità di gestione. E, da questo punto di vista, andiamo di male in peggio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, intanto il ringraziamento ancora una volta per la sua presenza, per la sua valutazione molto chiara, dettagliata, e anche per l'accorato appello alla coesione istituzionale che in questo momento dovrebbe dominare lo scenario delle nostre discussioni.

La situazione epidemiologica attuale deve orientare, come lei ha sottolineato ancora una volta, ulteriormente verso un massimo livello di precauzione, attraverso delle azioni che sappiano porre sempre al centro di ogni provvedimento la tutela della salute. Questo momento storico richiede non soltanto un'attenta riflessione, ma soprattutto partecipazione, confronto, condivisione.

Il rischio, però, è che anche in questa discussione generale e nel dibattito pubblico si ricada in un discorso retorico, ridondante, cristallizzato su posizioni contrapposte o su argomentazioni strumentali, che suonerebbero ancora una volta lontane dal comune sentire e dalle effettive necessità ed urgenze che questa crisi economica e sociale sta portando in evidenza in maniera inequivocabile. Vi è, dunque, Ministro, bisogno di una parola chiara, il più possibile condivisa rispetto alla realtà che stiamo vivendo, con la consapevolezza - e lo ripeto con forza, con determinazione, in quest'Aula, ancora una volta - che noi stiamo muovendo i nostri passi nella storia e abbiamo il dovere di farlo non per illusori vantaggi di parte, ma assolutamente e prioritariamente dell'interesse esclusivo del nostro Paese. E se deve esserci una parola chiara, è giusto sottolineare che siamo ancora in una fase emergenziale, con tutto quello che ciò comporta in termini di misure restrittive e di contenimento della diffusione del virus e che questa fase durerà, come è stato sottolineato anche da altri colleghi che mi hanno preceduto, per diversi mesi. Avere un criterio di prudenza, di precauzione, di proporzionalità, pare sempre e comunque la scelta più coerente, razionale, la scelta più coerente possibile rispetto a questo scenario emergenziale. Soltanto dopo noi potremo affrontare quella che chiamerei la fase di transizione, che sarà però anche quella nella quale dovremo realizzare un reale cambiamento; un cambiamento, però, al quale noi dobbiamo prepararci con un rinnovato spirito di coesione istituzionale.

L'epidemia da SARS-COV-2, diciamolo con chiarezza e definitivamente, ha determinato una frattura con il passato, ha spazzato via il modello preesistente, ci impone un cambiamento. Questa penso che sia una premessa indispensabile per poter interpretare i segni di questo tempo e disegnare, se mi è consentito, una traiettoria politica, sociale, emotiva, relazionale, che sappia guardare alla progettualità del futuro con modalità e pensieri nuovi. Non si può uscire da questa crisi con quel modello di sviluppo che in fondo ha contribuito a crearla. Ed è per questo che abbiamo bisogno di individuare un nuovo modello economico-finanziario, che sappia tenere insieme progresso e sviluppo, ma che ponga al centro di ogni determinazione la salute, che individui chiaramente gli elementi chiave per una progettualità di grande prospettiva, i pilastri sui quali costruire una concreta e rinnovata visione di futuro: salute, scuola, infrastrutture, telecomunicazioni, politica – politica – ed economia. Una visione alta, il ripensamento di un nuovo modello di sviluppo, attraversa questi passaggi e affida poi alla politica il compito di attuare azioni efficaci e durature per migliorare la qualità di vita dei cittadini; tutto ispirato ad un concetto che la situazione pandemica ha delineato in maniera chiara ed inequivocabile: non c'è economia senza salute. Depotenziare l'assistenza sanitaria, attuare tagli alla sanità e non dare priorità alla salute ha certamente indebolito il nostro Sistema sanitario nazionale, che va, per questi motivi, radicalmente riformato e ripensato, a partire dai servizi territoriali. Va cambiato l'approccio, affinché parlare di territorio - e ne sentiamo parlare tantissimo in questi ultimi mesi - non risulti un esercizio lessicale, come pare che stia avvenendo.

PRESIDENZA DELLA VICE PRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 11,30)

NICOLA PROVENZA (M5S). Pertanto voglio affermare ancora una volta con forza che un modello organizzativo assistenziale che veda un territorio forte, deve significare un percorso di presa in carico e di accompagnamento del paziente lungo una retta di posizionamento caratterizzata da appropriatezza non solo clinica, ma anche di ambito di cura. Un territorio forte, sia strutturalmente che organizzativamente, diventa uno snodo determinante per poter fare da filtro verso l'assistenza ospedaliera, nonché da porto sicuro per le dimissioni protette dall'ospedale. Medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, gli specialisti ambulatoriali, gli infermieri di comunità e tutti gli attori che sono impegnati nei processi assistenziali, organizzati - come più volte abbiamo sottolineato - opportunamente in équipe, potranno beneficiare ora anche del supporto tecnologico della telemedicina, che solo così potrà diventare uno strumento funzionale al miglioramento continuo delle cure.

Inoltre, dobbiamo rivolgere anche una speciale attenzione alla formazione, assai maggiore questa attenzione rispetto ad altri Paesi europei, per favorire anche qui lo sviluppo di una visione nuova e introdurre anche quella che viene definita la medicina digitale nella pratica assistenziale. Per ottenere risultati concreti dovremo dunque agire proprio sulla formazione e superare qualsiasi resistenza al cambiamento. Lo dicevo prima, lo ribadisco adesso: non si può pensare di uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale rimanendo tuttora ancorati, se non prigionieri dello stesso modello di sviluppo e di consumo che ha contribuito a crearla e che ha determinato, purtroppo, un aumento delle diseguaglianze. La salute è un diritto fondamentale e deve essere tenuta lontana dalle logiche di mercato, ed è per questo che vi è anche l'esigenza di ripensare produzioni e consumi.

In questa logica complessiva non posso non affrontare il tema della scuola, che diventa sempre di più centrale, soprattutto pensando ai contenuti, alle infrastrutture. Constatare, ancora oggi, che vi sia una strumentalizzazione su argomenti legati alla scuola, dal mio punto di vista risulta inaccettabile, soprattutto alla luce della convinzione, che abbiamo espresso da subito, che la riapertura della scuola in presenza rappresentasse e rappresenti ancor di più oggi una priorità. D'altra parte, il Centro europeo per il controllo delle malattie ha fatto il punto sugli effetti della circolazione del virus nelle scuole europee e ha concluso che, con le adeguate misure di sicurezza ovviamente, non emergono rischi particolari, né differenze significative sull'andamento dei contagi. Lo studio ammette che la chiusura delle scuole può contribuire a una riduzione dei contagi, ma da sola non è sufficiente a prevenire la trasmissione. Le evidenze disponibili fino ad oggi indicano che nei Paesi in cui sono state implementate le chiusure scolastiche e il rigoroso distanziamento fisico, i bambini - in particolare nelle scuole dell'infanzia e nelle primarie - hanno una maggiore probabilità di contrarre il virus da altri membri infetti della famiglia piuttosto che da altri bambini in ambito scolastico; è anche per questo che abbiamo sostenuto l'importanza della riapertura della scuola in presenza.

La chiusura delle scuole deve essere concepita solo come un'ultima possibilità e per tempi limitati, visto che l'impatto negativo di tale chiusura in termini di salute fisica, mentale, educativa, oltre che economica, supera di gran lunga i benefici.

È di tutta evidenza - non possiamo nasconderlo - che riaprire le scuole apre un ragionamento che ci porta a voler contemperare in qualche modo una sorta di difficile compromesso tra le conseguenze epidemiologiche e le esigenze educative e di sviluppo soprattutto dei bambini. Quindi, il nostro auspicio, Ministro, è che riprenda prima possibile l'attività didattica in presenza per tutte le studentesse e gli studenti, sempre compatibilmente con il quadro epidemiologico e con i criteri di proporzionalità che fino a questo momento sono stati adottati. È il momento della politica alta, che sappia dare l'esempio all'Europa, che sappia dare l'esempio al mondo; al centro deve esserci la salute, poiché - lo ripeto ancora una volta - non c'è economia senza salute. È pertanto necessario un nuovo modello di sanità che sia propedeutico a tutti gli altri sviluppi; una grande sfida è ripensare questo modello, definire e progettare un nuovo sistema, ritarare i poteri tra Stato e regioni. È un lavoro articolato, che richiede ascolto, analisi, sintesi; una sintesi che parta anche dalle buone pratiche e le metta a sistema, soprattutto sul piano della salute digitale, della formazione e delle nomine dei ruoli apicali.

È necessaria - assolutamente necessaria - una revisione dell'organizzazione sanitaria, non soltanto legata al cambiamento imposto dalla situazione emergenziale, ma un cambiamento e una revisione dettata da una visione a medio e a lungo termine. Si tratta di scegliere i pilastri di questo cambio di passo: salute, scuola, infrastrutture, impresa, economia, politica - politica -, anche prevedendo o ragionando rispetto ad una revisione dell'impianto costituzionale, in special modo del Titolo V. Chiudo con tre parole: coraggio, coesione e responsabilità. Il MoVimento 5 Stelle si muoverà in questa fase su questa traiettoria, senza disperdere energie e nell'interesse esclusivo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Ministro Speranza, il quadro epidemiologico che ci ha fatto ci impone chiaramente di mantenere alta la guardia. Serviranno mesi, ma questi mesi non li abbiamo per gli studenti perché i giorni non sono tutti uguali e ogni giorno che passa sta diventando un giorno in meno che ci separa dal punto di non ritorno, in cui una generazione sospesa diventa una generazione interrotta. La Ministra Azzolina ha detto che la DAD non funziona più: vorrei dirle che capisco le difficoltà, ma che si può fare ancora molto per aggiustarla. Tutto deve concorrere a preservare la capacità degli studenti di uscire da questa stagione con meno danni possibili; per questo serve un piano di formazione obbligatoria per i docenti sulle metodologie didattiche; ciò era urgente l'altro ieri e non è più procrastinabile adesso. Infine, altre azioni possono essere e devono essere messe in campo per migliorare la DAD, senza temere, come hanno ricordato alcuni colleghi, che questo sforzo rappresenti una minaccia al ritorno in presenza, che resta la priorità. A lei, Ministro, chiedo - e chiudo su questo, Presidente - attenzione su tre punti molto concreti. Il primo è il sostegno psicologico agli studenti, perché c'è un grave problema di debito formativo che si sta accumulando, c'è un problema di disuguaglianze economiche e sociali, ma c'è anche - forse e soprattutto - un problema di disagio psicologico degli studenti.

Il secondo riguarda la maggiore attenzione da prestare al fatto che la scuola abbia la possibilità di tamponi rapidi sempre e molto veloci, perché nell'esercizio di ritornare in presenza dovremo scongiurare le quarantene e le quarantene sono spesso legate a falsi casi.

E l'ultimo elemento ovviamente è: priorità assoluta da dare al mondo della scuola e al personale scolastico nella campagna di vaccinazione nazionale, perché se la scuola è la priorità, quello sarà il test che dimostrerà che mettiamo la scuola prima di tanto altro.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, vi sono alcune considerazioni da fare in questa situazione drammatica, frustrante, che ripone l'unica speranza nella scienza e nella sua capacità di fornire la soluzione - come dire? - ultimativa…

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo… Prego.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). La soluzione ultimativa alla pandemia feroce che ha aggredito il mondo intero.

I dati scientifici su questo sono incoraggianti: non si era mai realizzato un vaccino in tempi così rapidi e nella sua somministrazione il nostro Paese si sta dimostrando il più efficiente.

Come è stato detto, non è una gara a chi è più bravo a fare che cosa, ma è un dato che non va trascurato, soprattutto quando vengono lanciate critiche facili, talvolta infondate e pretestuose, a mio parere anche strumentali. A parte qualche situazione di ritardo, qualche dichiarazione e giustificazione su questi ritardi, appunto, che poi ha avuto i risvolti noti, che conosciamo, vi è stata la capacità di approvvigionamento-somministrazione; e su questo vorrei sottolineare la grande professionalità e lo spirito di abnegazione degli operatori sanitari, che sono in prima linea, oltre che nella gestione dei pazienti, delle strutture sanitarie, per le quali ritengo sempre fondamentale il potenziamento, soprattutto per quelle periferiche e territoriali, anche nell'incessante lavoro appunto di somministrazione vaccinale.

Ho ascoltato considerazioni di qualche collega poc'anzi sul fatto di inseguire la pandemia e non riuscire a prevederla. Ebbene, francamente mi permetto di dire che non ho notizia di Paesi che siano riusciti a farlo, se è vero come è vero che in Europa tutti hanno fatto ricorso a misure restrittive addirittura più stringenti di quelle adottate dal nostro Esecutivo.

Vi sono altre questioni da considerare, Presidente, ma lo farò in sede di dichiarazione di voto sulle risoluzioni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Presidente, è bello rivederla ancora in Aula (Applausi).

Gentile Ministro, il ruolo della comunicazione in questo momento è molto importante, è molto cruciale, sia per la campagna di vaccini che per le misure restrittive. Noi come istituzione stiamo attenendoci ai principi della comunicazione del rischio, cioè trasparenza, verità, senza sminuire i rischi; però sappiamo che il rischio dell'apatia c'è, il pericolo dell'apatia, anche alla nostra comunicazione istituzionale, esiste.

Pertanto, chiederei proprio: cerchiamo di trovare un modo per infondere coraggio. Questo tutti insieme è fondamentale! Anche spiegando sempre, forse di più, le ragioni delle misure: per esempio perché il catering dopo le 18 no, non riusciamo a farlo comprendere. Perché il coraggio è anche la prospettiva: quindi, su questo dobbiamo aiutare i nostri cittadini a reggere in questo momento.

L'altro punto: diamo più spazio anche a una comunicazione sulle terapie, sulle terapie valide per contrastare l'infezione. Questo perché abbiamo bisogno di rimettere al centro la cura. Ora sta avvenendo una discriminazione tra pazienti nel nostro Paese, perché se una ragazzina di 13 anni ha dovuto attendere due giorni per essere operata di peritonite, quasi, sappiamo che una donna rischia l'infertilità se quel liquido esce. Vuol dire che anche sulle urgenze stiamo discriminando pazienti, e vuol dire non centrare la priorità della salute per noi.

Pertanto un appello per un rafforzamento anche degli ospedali in termini di spazi, per poter curare tutti i pazienti.

Ultimo punto, e mi rivolgo al Ministro Boccia: quello sull'equilibrio tra lavoro e salute.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Le aree della montagna. Lei sa, ho rivolto più volte insieme ad altri un appello: noi siamo in una situazione drammatica, è drammatica. Io so che nel “Ristori” ci sarà una quota di fondi per gli impiantisti, le società degli impianti chiaramente sono capofila di una filiera che gestisce l'economia della montagna.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rossini.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Però rischiamo di non andare sull'impatto: ci sono i lavoratori saltuari, tutta una categoria, che non riceverà nulla.

Concludo quindi dicendo: mettiamo un fondo a disposizione di comuni e province autonome perché loro sanno. Tutta l'area dei lavoratori saltuari del turismo della montagna, Ministro, veramente è a terra, da troppi mesi e anche in una prospettiva che sta creando uno scoramento ingestibile. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, grazie a tutti i colleghi per l'accoglienza affettuosa che avete voluto riservarmi. Grazie (Applausi)! Grazie di cuore. Grazie.

È iscritta a parlare l'onorevole Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Presidente, Ministro, lei parla, parla, parla, il tempo passa e i problemi rimangono irrisolti e tutti i giorni ne nascono di nuovi. Due parole: coordinamento e programmazione; due parole che sono mancate e mancano tuttora, due parole che, se ben declinate, sono il presente e il futuro, la soluzione a questi problemi.

Quante volte è mancata la programmazione quando c'era da usare e poi da trovare mascherine e dispositivi di protezione individuale, e quante volte la mancanza di coordinamento non ha permesso che il materiale venisse distribuito nel modo giusto, nel modo possibile, equamente e dappertutto? La mancanza di quel materiale, il ritardo nell'affermarne l'assoluta necessità e l'importanza hanno significato un motivo in più per la diffusione virale.

I giornali sono pieni di testimonianze che avvalorano quello che io dico: coordinamento e programmazione continuano a mancare oggi per quanto riguarda i vaccini. Si parla proprio dei vaccini: arrivano centellinati, non si capisce bene quanti se ne facciano e dove si facciano, chi debba farli e chi debba riceverli per primo. Coordinamento e programmazione insufficienti anche questa volta!

I vaccini sono un'arma che, se bene usata, avrebbe un effetto dirompente nell'arrestare la pandemia; evidentemente non viene usata con le modalità giuste.

Come lei oggi ci ha ripetuto, i numeri delle persone affette da Coronavirus sono numeri terribili in tutto il mondo, numeri impressionanti. Questo è vero; ma vorrei farle notare che la percentuale tra abitanti e numero di morti pone l'Italia ai primissimi posti nel mondo. Ministro, il raffronto non si fa con chi sta peggio di noi, ma con chi sta meglio: è facile vincere contro l'India o contro il Sudamerica, noi dobbiamo vincere contro l'Europa, con gli Stati che stanno meglio.

C'è qualcosa che sfugge, signor Ministro: io da medico la chiamo “cura”. “Curare” è un verbo fondamentale, indispensabile in medicina. Le condizioni che sono venute a mancare sono state anche quelle di non avere delle linee guida precise: tant'è che un giorno si diceva “sì” ad un farmaco, il giorno dopo si diceva di non usarlo più. Le linee guida uguali per tutti non ci sono mai state. Quando sono…

PRESIDENTE. Colleghi, i banchi del Governo… Colleghi, vi prego di liberare i banchi del Governo. Prego.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Quando sono iniziate ad arrivare, arrivavano in modo sparso e in modo contraddittorio. Questo ha creato molte difficoltà, che conosciamo bene fra gli addetti ai lavori.

E vogliamo parlare dei danni di immagine che ha avuto a più riprese la classe medica, quando notizie false diventavano notizie di malasanità, quando gli eroi dei primi giorni (ricordo e sottolineo che sono quasi 300 i medici morti) diventavano il bersaglio addirittura oggetto di denuncia? Ministro, in questi casi non bastano dichiarazioni di circostanza, ma servono prese di posizioni precise per scoraggiare gli sciacalli.

La vita media si è allungata di oltre trent'anni grazie alla scienza, e soprattutto per l'uso dei vaccini. Lei ha detto che dobbiamo combattere contro i primitivi delle caverne e a favore di coloro che seguono la scienza: certo! Vede, Ministro, la scienza richiede inizialmente di rispettare le opinioni, i medici lo sanno bene, e un attimo dopo si spiega la bontà dell'operazione. Se c'è difficoltà a dare spiegazioni è perché voi avete difficoltà a spiegarle!

Un altro argomento che necessita di programmazione è la riforma della sanità, da quella territoriale a quella ospedaliera, a quella che deve essere pronta per le grandi calamità. Ministro, siete, sarete in grado di disegnare la sanità in base ai bisogni sanitari di un domani che necessariamente deve adeguarsi a nuove necessità? Penso che questo debba essere fatto con l'aiuto delle migliori intelligenze di questo Paese, un aiuto trasversale da tutte le forze politiche; noi, se ci chiamerete, faremo la nostra parte, come sempre abbiamo fatto, con spirito di servizio verso il Paese.

E, per concludere, basta con le false notizie sui media, con quelle notizie che, se non zittite, creano comportamenti sbagliati. Le notizie false sul Coronavirus raggiungono il 67 per cento del totale; se non siete in grado di fermarle, la minoranza, in Parlamento, ma che rappresenta la maggioranza nel Paese, come idee, è in grado di aiutarvi. Il Presidente Silvio Berlusconi, che rappresenta, in questo Paese, più di ogni altro, la storia della televisione e dei media in generale, sarebbe in grado di darvi suggerimenti per risolvere il problema, credo, in mezz'ora (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione sulle linee generali.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni De Giorgi e Bologna n. 6-00163, Magi ed altri n. 6-00164, Sportiello, De Filippo, Stumpo e Carnevali n. 6-00165 e Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,50).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Parere del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il Ministro della Salute, Roberto Speranza, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente; ringrazio chiaramente tutti i deputati per il loro contributo alla discussione. Quanto alle risoluzioni, esprimo parere favorevole, a nome del Governo, sulla risoluzione Sportiello, De Filippo, Stumpo e Carnevali n. 6-00165, nella sua integrità. Esprimo parere favorevole soltanto sugli impegni della risoluzione a firma De Giorgi e Bologna n. 6-00163, con l'aggiunta, però, all'ultimo punto, al terzo punto, della frase: “compatibilmente con il quadro epidemiologico”.

Esprimo, ancora, sulla risoluzione a firma Magi ed altri n. 6-00164 un parere positivo solo sugli impegni che, in verità, sono già in corso di attuazione. Per quanto riguarda, invece, la risoluzione a firma Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166, limito il parere favorevole soltanto agli impegni che riguardano il punto 3 e il punto 7; voglio ricordare che i punti 4 e 5 sono già assunti dentro il piano di vaccinazione.

PRESIDENTE. Dunque, Ministro, il punto 3 della risoluzione De Giorgi e Bologna n. 6-00163 era già stato riformulato, come lei aveva richiesto, quindi, si intende parere favorevole.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente, sarò effettivamente molto breve. Io sono sempre più convinto che la disponibilità dei posti di ricovero ospedalieri ed in primis delle terapie intensive e subintensive vada a influire direttamente sulla rigidità delle misure restrittive a contrasto della pandemia e, di conseguenza, sull'economia del nostro Paese, un'economia duramente provata, come attestano i numerosi segnali di disagio che arrivano dai ristoratori e dai gestori di attività commerciali, che hanno bisogno di essere ristorati in tempi brevi e certi e, soprattutto, in misura congrua.

C'è la questione delle colorazioni delle fasce, nelle quali sono state individuate alcune misure restrittive, però, non si comprende perché nelle fasce rosse si vanno a ristorare delle attività commerciali e la stessa cosa non viene fatta nelle fasce arancioni, pur se queste attività commerciali non godono di alcun beneficio.

Sono lieto di aver sentito che verrà riaperto il mondo della cultura, seppur con passi cauti, per cercare di avere, come dire, un ritorno alla normalità che può servire anche psicologicamente per ritornare a una vita più normale possibile. E per quanto riguarda l'ambito psicologico, noi sappiamo che gli psicologi sono stati affiancati ai medici di base per sostenere chi ha bisogno di questo sostegno per affrontare le reazioni e le conseguenze del COVID-19; non è semplice, soprattutto per quanto riguarda i giovani cittadini, ed è per questo che io vorrei che si avesse una particolare attenzione anche a questa questione. Per il resto, noi voteremo favorevolmente alle risoluzioni indicate dal Ministro Speranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP-PSI). Presidente, gentile Ministro, i vaccini sono la nostra certezza di riprendere una vita normale, sia per la salute sia per la cultura e l'economia del Paese. Sappiamo che sarà una maratona, come ha detto lei, e che dobbiamo mantenere la massima precauzione con le mascherine, l'igiene e il distanziamento, almeno fino all'autunno. Dobbiamo sperare che arrivino i vaccini nei tempi previsti e che l'organizzazione per la somministrazione di massa sia guidata, anche nelle regioni, da manager capaci che prevedano personale sanitario e luoghi adeguati e sicuri. In questi mesi, la nostra capacità di programmazione sarà fondamentale e dovrà agire contemporaneamente sull'approvvigionamento dei vaccini, sulla scelta delle categorie da vaccinare, sui sanitari che vaccinano.

Il piano strategico per la vaccinazione ha stabilito una governance, le raccomandazioni, e ha evidenziato che nel percorso potrebbe esserci la necessità di una strategia adattativa alle circostanze, che sono potenzialmente mutevoli. Per vaccinare tutti e velocemente ci vorrà una vera e propria chiamata alle armi di tutti i sanitari che potranno e una gestione di turni di vaccinazione quasi militare. Non basta il “bando vaccini”, ma è necessario, soprattutto nella fase di vaccinazione di massa, lasciare la possibilità di aderire come vaccinatori a tutti i sanitari, medici e infermieri, dipendenti delle aziende italiane, quelli sul territorio e i liberi professionisti, in questo modo ognuno potrà dare un contributo in termini di ore, e la gestione di questo tempo deve essere affidata a una dirigenza che organizzi i turni di vaccinazione nei luoghi preposti. Per l'inizio delle vaccinazioni, è evidente come nelle aziende sociosanitarie territoriali guidate da un buon management non ci sono stati particolari problemi ed è stata rilevata un'organizzazione efficiente. In questo caso, i medici di famiglia potrebbero dedicarsi alle vaccinazioni anche a domicilio degli anziani e dei più fragili, sempre che siano disponibili vaccini che non rientrano nella catena del freddo. Il piano di vaccinazione - e concludo - al netto delle variabili che non dipendono dal nostro Paese funzionerà se saremo in grado di adattare velocemente le azioni alle risorse vaccinali disponibili e se sapremo comunicare con i cittadini e i professionisti in maniera chiara e trasparente. Questo è davvero il momento della trasparenza e della responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, signora Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, abbiamo piena consapevolezza dell'importanza strategica che la campagna di vaccinazione riveste per il nostro Paese, anche per arrivare il prima possibile ad avere delle misure che siano meno restrittive rispetto a quelle che lei, oggi, ci ha annunciato. E accogliamo anche il suo appello alla responsabilità e alla collaborazione istituzionale che, però, per noi significa far rivestire al Parlamento, in maniera seria e responsabile, appunto, davvero responsabile, mi viene da dire in queste ore, il proprio ruolo di controllo, il proprio ruolo di indirizzo rispetto all'operato del Governo. C'è stata, in questi mesi, troppa incertezza, ci sono state delle mancanze di informazione e di comunicazione ai cittadini, ci sono state troppe ambiguità e, allora, per questo, noi abbiamo presentato una risoluzione su pochi punti, e io ringrazio il Ministro per averli accolti, che sono punti essenziali, perché, vede, ancora il Parlamento e il Paese non hanno informazioni rispetto agli obiettivi numerici precisi della campagna di vaccinazione.

Abbiamo ascoltato il commissario Arcuri indicare, nelle settimane scorse, gli obiettivi di vaccinazione dei milioni di italiani nei vari mesi, ma, oggi, tali obiettivi non risultano ancora nei documenti ufficiali, non sono quindi a disposizione del Parlamento, come non è a disposizione la lista dei punti vaccinali, come non è a disposizione l'informazione completa sul sistema che dovrà garantire la governance del piano vaccinale e la trasmissione delle informazioni dal livello decentrato e regionale a quello centrale. Chiediamo quindi che il prima possibile, e vigileremo ovviamente con attenzione sull'applicazione di questo dispositivo che oggi viene accolto dal Governo, ci sia a disposizione del Parlamento tutta questa documentazione e - concludo, Presidente - soprattutto un altro punto: il nostro Paese, come molti altri a dire il vero, ha mancato sull'utilizzo strategico dei dati nel combattere la pandemia. Si recuperi almeno rispetto al piano vaccinale e si dia l'avvio, quindi, a un sistema di sorveglianza delle proprietà immunologiche dei vaccini basato su un campione di popolazione longitudinale.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Magi.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Questo crediamo sia un punto strategico e, ripeto, su queste tre questioni, in maniera davvero responsabile e utilizzando fino in fondo gli strumenti parlamentari, vigileremo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-IE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ho molto apprezzato il tono e la serietà della sua relazione. La condivido anche nel merito degli orientamenti del Governo, che ha anticipato, di fronte al rischio di una nuova ondata del COVID e della sua capacità di circolazione e all'avvio di una massiccia campagna di vaccinazione senza precedenti. È giusto affermare che serve uno sforzo politico molto unitario, soprattutto nella consapevolezza che contrasti politici strumentali, o che tali appaiono, sono stati negativi per il Paese. Questo vale sia nei rapporti tra la maggioranza e l'opposizione sia, soprattutto, all'interno della maggioranza alle prese con una crisi in gran parte incomprensibile. Così come è necessario richiedere che si manifesti una leale collaborazione tra Stato e Regioni come istituzioni che sono i pilastri dei costruttori ai quali ha fatto riferimento l'appello del Capo dello Stato alcuni giorni fa. In questi mesi, vi sono stati episodi di contrasti istituzionali che hanno generato delusione, sconforto e grande confusione nel Paese. Sarebbe bene non si ripetessero in questa fase così determinante. La campagna di vaccinazione sarà decisiva e deve procedere in un clima di adesione popolare convinta. Ma tale adesione si sollecita con l'esempio istituzionale. Intanto, si dovrà continuare a convivere con un virus tanto insidioso quanto imprevedibile. La polemica che abbiamo subito il virus e che non siamo stati in grado di anticiparlo - ho concluso, Presidente - è davvero senza senso. Chi ha saputo anticipare il virus nel mondo, specie nei Paesi a democrazia trasparente, e non ne ha subito le conseguenze? Chi, Trump? Chi, Johnson? Chi, Bolsonaro? O, nel nostro piccolo, Gallera? Ma suvvia, noi siamo convinti di dovere un grande tributo alla scienza e alla ricerca che hanno prodotto in tempi rapidissimi i primi vaccini. Ora abbiamo bisogno che la scienza operi con i fatti e non con le polemiche personali. Disorientanti sono le dispute tra virologi, specie se hanno funzioni di consulenza nelle pubbliche istituzioni. Invitiamo anche loro alla sobrietà. Credo che lei abbia dato esempio di linearità e prudenza di fronte ad una emergenza terribile. Per questo la nostra fiducia, anche come componente si è accresciuta e voteremo le risoluzioni secondo i pareri da lei indicati. Buon lavoro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Plangger. Ne ha facoltà.

ALBRECHT PLANGGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la situazione epidemiologica è ancora molto seria e comprendiamo senz'altro la necessità di prolungare le misure restrittive per limitare i contagi. Tuttavia, non possiamo non rilevare che queste restrizioni stanno mettendo a rischio molti posti di lavoro e in ginocchio moltissime imprese, le quali non possono incassare ma devono continuare a sostenere i costi fissi. Pensiamo soprattutto al settore legato al turismo invernale: gestori di impianti di risalita, strutture ricettive, maestri di sci. Servizi non menzionati nelle sue comunicazioni. A molte attività non viene imposta la chiusura ma, con le misure restrittive, specialmente sulla mobilità regionale ed internazionale, viene comunque sottratta loro, di fatto, ogni possibilità di lavorare. Il turismo invernale è prontissimo, ha investito molto, da settembre a Natale, per recuperare le perdite della scorsa stagione; ha richiamato in parte, adesso, i lavoratori stagionali e i propri dipendenti in Cassa integrazione per iniziare finalmente la stagione con il prossimo 18 gennaio, ove ci siano le condizioni di sicurezza. Voteremo a favore, un segno di fiducia che il Governo garantisca, per tutto il settore del turismo invernale, ristori certi ed immediati e proporzionati al minor fatturato della stagione. Grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente, e bentornata anche da parte nostra.

Il collega Silli, già nella discussione generale, ha espresso i contenuti e la posizione della nostra componente. Approfitto di questa dichiarazione di voto e della presenza del Ministro Speranza per svolgere tre osservazioni. La prima: rispondere con un “sì” chiaro, netto e preciso rispetto al suo appello all'unità e alla forte e leale collaborazione istituzionale di fronte a questo virus, alla battaglia che continua ad esserci nei confronti di questo virus. In particolare questo appello lei lo ha rivolto, giustamente, riguardo alla campagna dei vaccini. Ci siamo, ci saremo. Però, come sempre nel dibattito tra di noi, nel confronto, dobbiamo capirci e dirci che vi devono essere unità e forte e leale collaborazione ma che la sfida è complessiva; non è la gara a chi arriva prima e chi arriva dopo. La gara tra regioni, a cui abbiamo assistito in questa settimana, nuoce solo esattamente a questa unità e a questa leale collaborazione. Dobbiamo essere tutti sulla stessa strada. Tra l'altro, da questo punto di vista, le suggeriamo, nel prosieguo della campagna vaccini, di coinvolgere (perché le associazioni di categoria, gli imprenditori sono sin da subito disponibili) per esempio i medici del lavoro perché, nella seconda e nella terza fase, le imprese e i medici del lavoro possano dare anche il loro contributo.

Seconda osservazione: lei sa bene quanto me, perché è quanto noi presente sul territorio e incontra i cittadini, che, oltre a questo drammatico COVID, a questo virus, c'è un altro virus che sta avanzando, è drammatico e può portare a conseguenze ancora oggi incomprensibili: questo virus è il sentimento della rassegnazione. Quella rassegnazione, che le ha espresso adesso il collega Plangger, di chi si sente annunciare dal Governo un provvedimento, anche a ragione, per cui il 12 gennaio riapriranno gli impianti sciistici e, poi, si sente dire che riapriranno il 20, il 30, il 40 (nel senso di giorni, ovviamente). Quella rassegnazione, ad esempio, del ristoratore romano che ho incontrato ieri, che mi dice: guarda, io ho perso, nel 2020, 90 mila euro di fatturato; ho ricevuto dallo Stato 5.200 euro in tutto, tra “Ristori uno”, “Ristori due” e “Ristori tre”. Non capisco adesso, io che faccio il mio dovere, che sto facendo il mio dovere, qual è il motivo per cui, per esempio - è il provvedimento che lei ha annunciato - dalle 18 in poi non si può neanche più continuare a fare il proprio dovere, offrire il proprio servizio. La ragione è che vogliamo evitare gli assembramenti? Allora, Ministro, la cultura è che si punisce chi fa gli assembramenti, non chi fa bene il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro). È un principio sbagliato quello per cui, se abbiamo degli assembramenti, si punisce chi rispetta le regole, chi sta facendo un proprio servizio, chi sta anche lui in prima fila a combattere e dei ristori non se ne fa nulla, perché quel ristoro non gli copre esattamente l'abbandono della sua attività. Secondo esempio: la scuola. Non possiamo rassegnarci alla chiusura delle scuole. I dati a cui noi stiamo assistendo - e concludo - sono impressionanti. Tutti lo sapevamo; in tutta Europa e in tutto il mondo ci sono conseguenze che la chiusura della scuola sta provocando nei confronti dei nostri ragazzi, in ritardo sull'apprendimento.

Addirittura, la McKinsey in America dice che ci saranno tra i nove e i dodici mesi di ritardo sull'apprendimento dei nostri ragazzi; addirittura, dodici mesi di cui saranno i ragazzi più deboli, le classi sociali più deboli, a pagarne le conseguenze. Save the Children ha pubblicato oggi un rapporto che è drammatico: il 50 per cento dei ragazzi oggi, dei giovani oggi, ha rassegnazione, stanchezza, incertezza e preoccupazione; non c'è più una prospettiva di futuro nei nostri ragazzi, che non possono più andare a scuola. Su questo abbiamo il dovere di non rassegnarci alla chiusura, anche perché ci piacerebbe, nella trasparenza dei dati, capire che se abbiamo continuato a chiudere le scuole superiori in tutti questi mesi e i dati di contagio continuano ad essere quelli che lei ci rappresenta, forse non è lì il problema su cui bisogna andare a intervenire.

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo, veramente, leggendo una brevissima lettera che alcuni insegnanti hanno scritto al Corriere della Sera. “Come stare davanti a un ragazzo che ha perso un parente per l'epidemia o che ha smesso di venire a scuola perché si è lasciato divorare dall'apatia e dal disinteresse?”. Dichiariamo tutti gli stati di emergenza che vogliamo, ma prendiamo sul serio quella che è la vera emergenza: far tornare i ragazzi in classe, raddoppiare i mezzi pubblici, motivare gli insegnanti, selezionarne di più nuovi e più giovani; abbiamo la classe insegnante più vecchia d'Europa. Permettiamo una vera libertà di educazione e una vera possibilità di scelta educativa alle famiglie. Quella della rassegnazione, dell'apatia…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lupi.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). … della paura, fuori dalla vita dei nostri ragazzi, è un COVID, è una malattia altrettanto grave quanto quella del COVID (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente, bentornata. Signor Ministro, sottosegretario, colleghi, intanto credo che le si debba dare atto, signor Ministro, di aver fatto a tutti noi - e questo noi lo condividiamo - un bagno di realtà rispetto alla propaganda, alle fibrillazioni e alle tensioni che stanno allontanando troppo la politica e le stesse istituzioni dalla realtà; una realtà che è fatta di numeri, che è fatta di persone, che è fatta di tanti nostri concittadini che sono deceduti per il COVID. È un bagno di realtà che ci deve riportare alla dimensione del nostro ruolo, che in questo momento è prioritariamente quello di proteggere, di proteggere cittadini e imprese rispetto alla crisi economica, di proteggere tutti noi rispetto ai rischi della nostra salute. Quindi oggi mettere la lotta al COVID al primo posto non vuol dire cercare di sfuggire alla realtà e anche alle tensioni che ci sono nella politica e, con estrema onestà intellettuale bisogna riconoscerlo, nella maggioranza, ma vuol dire, come lei ha detto con grande chiarezza, compiere uno sforzo che noi condividiamo, quello di tener fuori lotta al COVID e piano di vaccinazioni da queste tensioni e da queste polemiche. Lo dobbiamo, innanzitutto, agli italiani, lo dobbiamo a chi ogni giorno è sul fronte, e lei li ha ricordati ancora una volta: medici, infermieri, OSS; ad essi mi si permetta di aggiungere anche i sindaci, i primi cittadini che, in questi lunghi mesi del 2020, sono stati il primo punto di riferimento dello Stato, sono stati al fronte rispetto alle problematiche di tanti cittadini che si sono ritrovati dall'oggi al domani in situazioni di grave deprivazione e di gravi problematiche economiche.

Insomma, bisogna ripartire da qui per affrontare, come lei ha detto e noi lo condividiamo, mesi difficili e complessi, perché bisogna riconoscere che il Paese è stanco, che non siamo più nella prima ondata, che un anno, ormai, di tensione anche psicologica, di paure e di preoccupazione hanno logorato non solo il clima dell'opinione pubblica, ma - io credo onestamente di poter dire - ognuno di noi.

Non siamo più gli stessi del gennaio dello scorso anno, quindi questo va tenuto in considerazione, ma proprio per questo ci dev'essere un surplus di responsabilità da parte della politica. Saranno mesi difficili perché vediamo, iniziamo a intravedere, la fine di questa sciagura che ci è capitata; iniziamo a vedere la luce in fondo al tunnel e, come capita spesso, è una luce che ci sembra sempre più lontana e, invece, si sta avvicinando. Ovviamente, lo strumento per arrivare a questo è cercare di contenere al massimo la diffusione del virus, quindi è giusto proseguire nella strada indicata, è giusta la proroga dello stato di emergenza al 30 aprile sapendo che forse non basterà, è giusto quindi, lavorare su due piani paralleli: da un lato, continuare a difendere la salute degli italiani e, dall'altro, porre le condizioni per un'uscita definitiva attraverso la campagna vaccinale. Da questo punto di vista, ancora una volta, il Servizio sanitario nazionale si dimostra un valore in sé, un bene comune che io credo vada difeso, vada valorizzato, su cui nei prossimi mesi continuare e ritornare a investire in maniera significativa attorno a temi quali la medicina territoriale e la telemedicina. Insomma, si deve cogliere l'occasione per un cambio di passo rispetto ad anni che avevano visto il Servizio sanitario nazionale uscire di fatto dall'agenda politica.

Abbiamo condiviso anche, signor Ministro, un richiamo giusto ed essenziale perché, in una fase come questa, il tentativo, attraverso un uso distorto della comunicazione e dei social, di mettere in discussione il ruolo della scienza - il ruolo fondamentale della scienza - sarebbe ed è un errore clamoroso. Rilanciare, come lei ha fatto, la difesa del ruolo della scienza, indicare la scienza come lo strumento fondamentale che può portarci fuori da questa lunga pandemia non è scontato. È più facile oggi avere audience ricalcando tesi complottistiche e ascientifiche. Ovviamente, la scienza si presenta, proprio per il suo modo d'essere, come uno strumento complesso, difficile, in cui ci sono tesi, si confrontano anche tesi e pareri differenti, ma, mi pare, che tutti concordino sull'elemento fondamentale, cioè che i vaccini siano lo strumento unico per portarci fuori dalla crisi e che, come lei ha detto, sia necessario continuare ad avere e a tenere molto alto il livello dell'attenzione. Credo che da questo punto di vista occorra sapere una cosa, cioè che il piano vaccinale non è un ghiribizzo di qualcuno, non è una sfida per il Governo, non è una sfida del solo commissario straordinario, ma è una sfida di tutto il Paese. In questo, il richiamo alla leale collaborazione tra gli enti, la leale collaborazione tra lo Stato centrale e le regioni e, all'interno delle regioni, tra le strutture centrali regionali e le ASL è assolutamente necessario, giusto ed è la chiave per poter rendere il piano vaccinale un successo e non un fallimento che peserebbe innanzitutto sulle nostre coscienze.

Ha fatto anche bene a ricordare che, proprio se si vuole rimanere fuori dalle polemiche, i dati di questi giorni sulla campagna vaccinale dimostrano quanto fossero strumentali negli ultimi giorni di dicembre gli attacchi nel cercare di disegnare il nostro Paese, all'interno e all'esterno, come un Paese incapace e sempre in ritardo. Ebbene, i dati che lei ha fornito con grande trasparenza dimostrano l'esatto contrario: dimostrano, ovviamente, che siamo solo all'inizio, che bisogna accelerare, che bisogna aumentare ulteriormente, ma che siamo, da questo punto di vista, sulla strada giusta.

Anche certe polemiche francamente mi ricordano quelle che la scorsa primavera si leggevano quando il commissario straordinario decise, con un atto autonomo, il prezzo massimo delle mascherine a 0,50. Vorrei ricordare in quest'Aula quanti si alzarono a dire che questo era un atto contro il mercato, che le aziende non erano in grado di produrre, che si cercava di distruggere il mercato della produzione italiana. Beh, invito questi colleghi ad andare in qualche struttura della grande distribuzione e scoprirà che ci sono offerte a 0,30, a 0,20 e che quindi si può produrre e si poteva produrre a 0,50, dando il giusto ristoro a chi produceva. E, invece, come dire, si era montata quella campagna che oggi risentiamo di nuovo sul tema dei vaccini.

Quindi, signor Ministro, per quel che ci riguarda, voteremo a favore della risoluzione che è stata sottoscritta per il nostro gruppo dal collega Stumpo e la invitiamo a continuare su questa strada, a interpretare il suo ruolo come lo ha interpretato in quest'anno, con disciplina e onore, a continuare come Governo a perseguire con coerenza e perseveranza il principio di precauzione. Questo non vuol dire non ascoltare il grido di dolore che arriva dai settori di questo Paese più colpiti dalle restrizioni, dobbiamo cercare di fare anche di più sul terreno dei ristori, ma comunque la salute per noi è e deve rimanere al primo posto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fornaro. Ha chiesto di intervenire l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente, Ministri, sottosegretari, colleghe e colleghi, anche questa mattina abbiamo ripercorso nel dibattito la durezza di questi mesi, che sono stati lunghi e difficili. Fra qualche settimana l'Italia sarà già da quasi un anno entrata in una - come dire - cruna stretta e abbiamo vissuto situazioni, storie, circostanze che sono assolutamente grandi per la storia e drammatiche, per molti aspetti, per la storia nazionale.

Ogni tanto mi viene da pensare che anche la parola “emergenza” non è più utilizzabile, perché è così lunga la emersione di questi problemi e lo dico proprio in ragione del consolidato lavoro di atti e anche di esperienze che abbiamo fatto, che ci dovrebbe consentire sempre e comunque, dopo questo lungo periodo, di agire sempre con più efficacia, con più velocità, con più forza, con più decisione, proprio in un contesto internazionale, come anche questa mattina, utilizzando le parole del Ministro: il momento è decisivo, lo scenario internazionale peggiora, la epidemia è in una fase espansiva, l'incidenza cresce, la Rt, come dicono gli scienziati, produce dati assolutamente preoccupanti. Non è più, quasi forzando la nostra discussione, un'emergenza: purtroppo, dopo un anno, è una storia che ormai ci dovrebbe dare la capacità, come Paese, come in alcune circostanze, ma devo dire non sempre, non costantemente, di reagire a una delle storie più difficili della nostra vita nazionale degli ultimi decenni.

Proprio per questa ragione io credo che… a parte queste obbligatorie, ormai anche in ragione di un dibattito che c'è stato, comunicazioni che il Governo ci fa periodicamente, ricordo quando, all'esordio di questa discussione, alcuni si sono incaricati di consigliare che anche i DPCM o i decreti-legge, proprio in ragione di questa vicenda, era utile presentarli in Parlamento, confrontarsi con il Parlamento. Oggi sembra tutto consolidato, ma c'è stato un momento in cui quel cortocircuito di valutazioni sembrava anche quella un'incursione indebita, impropria, perché l'emergenza si poteva manovrare meglio e più decisamente in solitudine.

Mi fa piacere che, anche grazie al lavoro parlamentare, al lavoro di alcuni gruppi parlamentari, di alcuni parlamentari, questo consolidato comportamento istituzionale venga riconosciuto nella sua formula e nella sua azione migliore, come anche il dibattito di oggi sta dimostrando. E proprio per questo vorrei rivolgere un consiglio al Ministro, pur sapendo qual è la letteratura scientifica che fonda alcune dizioni di una bozza di piano pandemico che è stato fatto circolare in questi giorni, sapendo che cosa significano quelle parole in un sistema universale, quello della priorità etica del trattamento sanitario. Credo che abbiamo scoperto negli ultimi tempi, Ministro, che quella dizione ormai desueta, non è più utilizzabile, in ragione anche della quantità di risorse; e in questo senso, non per affaticare la solita citazione, che in questo periodo un acronimo fa rimbombare nel dibattito pubblico, la quantità di risorse e il fronte internazionale del rapporto tra infezioni, tra virus e globalizzazione, dovrebbe far capire a tutti i Paesi, compreso il nostro grande Paese, che ha un sistema equo e universale come non esiste in tutte le Costituzioni del mondo, anzi, siamo quasi un'eccezione insieme ad altri Paesi, l'utilizzo per questo fronte di tutte le risorse comunitarie a partire dal MES. E quasi che la citazione di quella bozza sbagliata del piano pandemico e il dibattito un po' confuso - lo dico più da un punto di vista tecnico, quasi intellettuale, ai colleghi di altri gruppi della maggioranza – evidenzino questo cortocircuito fra quella citazione sbagliata e che faceva parte di una precedente letteratura, anche scientifica, su che cosa devono fare i sistemi sanitari in ragione delle risorse finanziarie a disposizione. Vi rendete conto che questa emergenza e la pandemia hanno dispiegato un mondo nuovo: se c'è un virus e un'epidemia in circolazione, quel dato etico che era nella letteratura scientifica sulla priorità del trattamento non è più utilizzabile, perché o si ferma la pandemia con una campagna vasta di vaccinazione oppure succede quello che, irreparabilmente, in alcuni momenti abbiamo avuto preoccupazione che potesse succedere.

In questo senso, in questi mesi noi siamo stati molto seri. Il racconto e i tanti io narranti che descrivono il lavoro del Parlamento e di alcune forze politiche nel nostro Paese ovviamente è anche comprensibile, è una tecnica comunicativa, come sanno bene i colleghi con i quali abbiamo lavorato in Commissione e con i quali abbiamo lavorato anche sulla risoluzione finale. Siamo stati prontamente, come gruppo, i segnalatori di alcune questioni che per fortuna devo dire poi sono state anche inserite; mi riferisco anche all'utilizzo di alcuni “verdi”, quando abbiamo detto di “rafforzare” la campagna di vaccinazione: ci ritornerò per trenta secondi, per dire qual era il senso di quel verbo che abbiamo anche suggerito nella risoluzione di maggioranza.

E proprio perché non è più una emergenza nel senso etimologico della parola, perché è emersa da un anno, è costante, io penso che il Governo debba fare meglio anche sui ristori con automatismi più efficaci, più veloci.

Ancora oggi pomeriggio, come sanno bene i colleghi, noi approveremo un provvedimento che riguarda l'emergenza; nel lavoro delle Commissioni, tra maggioranza e minoranza c'è stato un lavoro anche un po' confuso per provare ad inserire qualche codice Ateco: questa è la prova provata che non ha funzionato come doveva funzionare e invece non abbiamo più in qualche modo scusanti, perché dopo un anno questi meccanismi io spero che funzionino.

La stessa cosa dicasi sul grande, roboante dibattito sulla scuola: ancora questa mattina basterebbe uscire da questo palazzo per rendersi conto che sul tema dei trasporti si poteva fare meglio. Noi l'abbiamo segnalato in una discussione che sembrava condivisa, con gli strumenti che il Parlamento mette a disposizione, le iniziative parlamentari, le interrogazioni, le interpellanze; abbiamo segnalato prima dell'inizio dell'anno scolastico cosa si poteva fare meglio e di più.

Ma la stessa cosa è sui vaccini: i dati sono sicuramente importanti, quelli che ha dato il Ministro. A me fa piacere citare la circostanza di un Paese, perché può essere una lezione, anche in ragione della storia e del dibattito sul sistema sanitario nel nostro Paese. Un Paese che viene citato spesso è Israele e la sua capacità di portare ai più alti livelli l'efficace organizzazione sul piano della vaccinazione. Perché è successo? Invece di fare soltanto la citazione, io ho provato a comprenderne i meccanismi profondi. Ebbene, sono due i meccanismi profondi che hanno consentito a quel Paese di fare quell'operazione, Ministro. In primo luogo, non solo una centralizzazione degli acquisti, ma una centralizzazione vera dell'organizzazione. Ancora oggi, Ministro, ci sono differenze sulle categorie e sulle priorità della popolazione. Ci sono regioni che, in ragione della Costituzione italiana, stanno tenendo, anche sulla base del piano vaccinale, comportamenti diversi. In questo senso lei ci deve garantire parole nette sulla disabilità. So che il tema della disabilità, della priorità dei liberi professionisti e della disabilità è un tema importante. Ci sono regioni, come il Friuli Venezia Giulia, che annunciano una propria organizzazione. Quel Paese mediorientale, Israele, funziona perché è centralizzata tutta l'operatività. E, poi, in secondo luogo, c'è un altro ingrediente, che è nella storia del nostro Paese degli ultimi mesi. È un Paese dove l'adesione ad una campagna vaccinale scatta automaticamente, perché quello è un Paese che non è stato inquinato da no-Vax, perché il rischio di un attacco biologico ha creato una percezione del rischio in quel Paese molto forte e, quindi, non ci sono state incertezze, non ci sono state eccezioni, come ancora, purtroppo, si segnalano nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

VITO DE FILIPPO (IV). In ragione di queste riflessioni, Presidente - lei mi avvisa che ho concluso il mio tempo - noi abbiamo lavorato per questa risoluzione. Abbiamo dato un contributo per quanto riguarda questi punti, sui trasporti, sulla scuola, sul rafforzamento del piano vaccini e anche noi speriamo sulle priorità che devono avere le aree come quelle dei disabili o dei liberi professionisti, che svolgono funzioni anche parallele al sistema sanitario. In ragione di queste questioni, io annuncio sicuramente il sostegno del gruppo parlamentare di Italia Viva alle risoluzioni che hanno avuto il parere favorevole del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente Carfagna. Il gruppo di Fratelli d'Italia ha assistito disarmato ad una relazione monocorde, monotona e scialba di un Ministro che, in quest'Aula, non ha saputo ancora oggi, a distanza di un anno dall'insorgere dell'emergenza pandemica, tracciare una linea per come superare questa crisi. E, allora, non abbiamo intravisto neanche un timido baluginio di speranza brillare negli occhi dell'omologo Ministro Speranza. Non un'idea! Non ci ha raccontato cosa intende fare da domani mattina per affrontare la crisi! E così si è lasciato in un florilegio di banalità: dobbiamo resistere e tenere coeso il Paese. Ministro, di quale Paese parla? Noi vediamo un Paese recluso, non un Paese coeso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il Paese coeso è quello dove socialmente nessuno rimane indietro! Glielo vada a dire a baristi, a ristoratori, al mondo del turismo! Lo vada a raccontare al mondo dello sport, lo vada a raccontare al mondo della cultura che questo è un Paese coeso! Questo è un Paese recluso e privo di speranza, a dispetto del suo cognome! Non ci ha raccontato nulla di ciò che intende fare, ma, nella sua relazione da pugile suonato, ne ha approfittato per fare appelli all'unità, più che al centrodestra alla sua disarticolata, sconquassata e balcanizzata maggioranza. Lecito, perché la cifra esistenziale del Ministro della Salute in Italia, in tempo COVID, è sopravvivere politicamente, non affrontare la pandemia. Lecito. Ma un po' meno lecito, Ministro - mi permetta di dirlo - è utilizzare retoricamente e strumentalmente financo medici e infermieri. Perché lei non può venire in quest'Aula a ripetere per l'ennesima volta che siamo al fianco dei nostri eroi. Noi non sapremo cosa farà del Recovery Plan, non lo sa neanche lei e non lo sa la sua maggioranza. Sappiamo, in compenso, cosa ha già fatto nella legge di bilancio 2021, per quelli che, sfidando il ridicolo, in quest'Aula lei, oggi, chiama eroi. Per i suoi eroi medici e infermieri, nella legge di bilancio 2021, lei spudoratamente ha accettato che ci fossero solo 335 milioni per l'indennità specifica infermieristica. Lei ha accettato che, nel bilancio 2021, ci fossero solo 70 milioni per i tamponi antigenici. Lei ha accettato che, nel bilancio 2021, per i contratti di formazione dei medici specializzandi, ci fossero solo 105 milioni. Lei sa - o dovrebbe sapere - che, in quel medesimo bilancio, vergognosamente, voi avete messo 5 miliardi 300 milioni per la cooperazione internazionale! Lei doveva difendere i medici e gli infermieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), se voleva venire qui dentro con un minimo di onestà, chiamandoli eroi. Perché io gli eroi li difendo e i miei eroi li difendo più che il resto del mondo!

E, ancora, lei, oggi, ha ringraziato Arcuri, il Mr. Wolf al contrario di questo Governo, colui che doveva risolvere tutto e ha disgraziatamente sciagurato l'intera Italia. Lei ha interpretato Arcuri come la massima di Bernardo di Chartres, no? Avrò un gigante: io sono un nano, mi metto sulle sue spalle e sembrerò un gigante anch'io. Ci siamo resi conto, nel mezzo del cammin di nostra vita, che non c'era un gigante Arcuri, che sosteneva sulle sue spalle un nano, lei, per cercare di farle vedere qualcosa oltre la crisi pandemica, ma che c'erano due nani, che assieme non facevano una persona normale. Allora, quando ringrazia Arcuri, le devo dire che lei è l'unico in Italia che ringrazia Arcuri. Forse no, mi correggo: assieme al signor Benotti e al signor Vincenzo Tommasi, che maturavano 72 milioni di euro di provvigioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - si chiamano così -, di commissioni - si chiamano così - per la vendita di 1 miliardo 200 milioni di mascherine cinesi, da parte di una società che era stata costituita cinque giorni prima in Cina. Lei, Vincenzo Tommasi e Benotti ringraziate Arcuri; gli altri italiani no.

Non lo ringraziano, per esempio, quelle aziende italiane a cui voi avete chiesto di riconvertirsi nella produzione delle mascherine, a cui voi vietate di esportare le mascherine, ma dalle quali non comprate le mascherine, perché le comprate dai cinesi! Dopo avergli chiesto di riconvertirsi, dopo avergli impedito di vendere le mascherine! E non ringraziano Arcuri quelle famiglie, che si aspettavano i banchi a rotelle per le scuole e che hanno visto che alcuni facevano il bando a settembre. Probabilmente Arcuri ha frequentato scuole internazionali e non sa che in Italia a settembre non si fanno i bandi per cominciare la scuola, perché a settembre si comincia la scuola in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, ancora, non ringraziano Arcuri quei medici che si sono visti arrivare siringhe assolutamente sbagliate. Solo lei può ringraziare Arcuri.

E, ancora, ha ringraziato i membri del CTS, quei virologi che stanno facendo fare a lei la parte dell'aguzzino, nel tentativo di salvaguardare la salute degli italiani, riuscendoci poco, alla luce - lo debbo dire - della ricerca dell'università Johns Hopkins, che dice che siamo il Paese con il maggior numero di decessi per 100 mila abitanti. Ebbene, per salvaguardare la salute italiana, lei sta disarticolando e chiudendo l'economia reale di questo Paese. Allora, li può ringraziare lei i virologi del CTS, noi un po' di meno. Anche perché alcuni di questi, che lei ha tenuto all'interno del CTS, a proposito delle parole “onore” e “disciplina”, che lei ha scomodato in quest'Aula, alcuni di quei virologi del CTS, erano quelli che avrebbero dovuto aggiornare il Piano pandemico italiano e per il quale lei non aveva il manuale di istruzioni nelle mani per affrontare la pandemia. O, ancora, alcuni di quei virologi, dei medici e degli specialisti che sono nel CTS, sono quelli che, a gennaio 2020, quando insorgeva l'emergenza, sarebbero dovuti andare in Europa all'unità di crisi per l'emergenza, ma non ci sono andati perché loro non aprono le e-mail. “Non aprono le e-mail”, Ministro, questa è la scusa ufficiale.

Quei medici dovevano essere presi a pedate nel culo, altro che essere mantenuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia – Commenti)

PRESIDENTE. No, onorevole Delmastro Delle Vedove, la prego di utilizzare un linguaggio appropriato e rispettoso di questa istituzione.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mi scuso, mi scuso… al posto che essere mantenuti all'interno del CTS. E ancora, magari, gli avrebbero dovuto dire che, sebbene non aggiornato, un piano pandemico c'era, perché abbiamo pure scoperto che non solo non c'era il piano pandemico aggiornato, ma che lei nemmeno sapeva che ce n'era uno non aggiornato che, comunque, poteva essere un primo piano pandemico da offrire alle nostre strutture sanitarie.

E, allora, in mezzo a tutto questo, lei oggi ci viene a raccontare, come se nulla fosse, che prorogherete lo stato di emergenza. Se è così, Ministro, un secondo dopo la proroga dello stato di emergenza rassegni le dimissioni, perché, vede, l'emergenza - non glielo dice un brutto, sporco sovranista cattivo, glielo dice, più banalmente, il dizionario Zanichelli - è una circostanza imprevista e accidentale. Se, dopo un anno, lei ci viene a dire che questa non è una pandemia, non è una catastrofe, non è una calamità, ma è ancora un'emergenza è perché lei, in un anno, non ha fatto nulla per far sì che non fosse un'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ed è rimasta un'emergenza, tragicamente, per la sua clamorosa, soverchia, evidente, disarmante inadeguatezza. Non ha programmato niente e ha immoralmente scaricato sull'economia reale i costi della sua inefficienza. Lei ha rappresentato come monatti e untori bar e ristoratori. Glielo dico con franchezza: per noi di Fratelli d'Italia, i monatti e gli untori sono coloro che, a un anno di distanza, non hanno ancora un piano dei trasporti e un piano della mobilità che tenga conto dell'emergenza e che mandi i nostri figli a scuola in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lei ha rappresentato come monatti e untori palestre, mondo del turismo, mondo dello sci: per noi, i monatti e gli untori sono coloro che non hanno ancora messo, dopo un anno, in sicurezza le scuole con i termoscanner, con rapporti con le scuole private e con rapporti con i bus turistici chiusi per organizzare il trasporto scolastico.

E, allora, è arrivato e ci racconta, fra il lusco e il brusco, che, in mezzo a questa proroga dello stato d'emergenza, si provvederà a vietare il delivery dopo le ore 18. Faccia chiuderli e gli dia dei ristori, perché le segnalo sommessamente che in Italia non siamo come gli inglesi, non mangiamo a cena alle 17,30, si mangia alle 20, in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E, se lei vieta il delivery alle 18, inchioda nuovamente una categoria, una categoria, vede, a cui, prima, lei ha raccontato che doveva adottare protocolli di sicurezza, e gli appartenenti a questa categoria hanno investito e hanno adottato protocolli di sicurezza, poi li ha chiusi, ma li ha chiusi con il suo gioco dell'oca a colori con cui sta flagellando l'intera l'Italia, per cui la mattina gli italiani si alzano, prima ancora di salutare il figlio, dare un bacio alla moglie, si alzano e dicono: di che colore saremo? Perché lei è il termometro di questa crisi, non la medicina di questa crisi. La sua strategia è quella del lombrico oppure, per usare un termine meno offensivo, del riccio, che, quando viene toccato da un problema, si rinchiude su se stesso, e rimane lì, nel mezzo della pandemia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Delmastro Delle Vedove.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Deve smetterla di fare il termometro della pandemia e raccontare agli italiani quanto devono stare reclusi; lei ci deve indicare percorsi per uscire dalla crisi, e nelle risoluzioni di Fratelli d'Italia ci sono percorsi per uscire dalla crisi, garantendo la riapertura dell'economia, pur nel rispetto rigido di protocolli di sicurezza, che sono un nuovo patto di cittadinanza di un'Italia che non si arrende al declino, che non vuole vivere di ristori, che peraltro sono tardivi, marginali e assolutamente inaccettabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, Ministro, lei viene in Aula e ci chiede sempre di lasciare la sanità, la salute degli italiani fuori dal dibattito, anche acceso, politico. Su questo, Ministro, è facile; però, vede, non è che quello che fa il Governo rispetto alla salute e alla sanità è un pezzo distinto e distante da quello che fa il Governo Conte, perché quello che fa il Governo è un puzzle e sta tutto insieme: e la sanità e la salute in una pandemia sono dei pezzi importanti, ma che stanno insieme a tutto il resto.

Allora vede, Ministro, quando lei ci chiede di applaudire i medici e gli infermieri, la ringraziamo, lo facciamo già; quando lei ci chiede di ascoltare le parole del nostro Presidente Repubblica Mattarella, la ringraziamo, ma lo facciamo già. E invece mi interessa entrare, con il Ministro della Salute, nel merito di quello che ci dice. Allora, vede, Ministro, io ho bisogno anche di alcune spiegazioni da parte sua. Lei ci ha detto che in Italia arriveranno - arrivo, per esempio, al tema del vaccino, tutti dobbiamo vaccinarci - più di 200 milioni di dosi di vaccino nei prossimi anni, perché è nei prossimi anni che avverrà, naturalmente. Allora, vede, siccome noi non viviamo su Marte, abbiamo anche noi le nostre relazioni, io ho uno schema davanti, che le chiedo di ascoltare, naturalmente, come noi facciamo con lei, e anche di dirci dov'è la verità, perché a me risulta che, nel 2021, arriveranno 8.749.000 dosi di Pfizer, che di Moderna saranno 1.346.000. Nel 2021: vuol dire circa 10 milioni di dosi - Ministro, mi ascolti, io ho uno schema, naturalmente, ripeto, parliamo con le agenzie anche noi - e ne arriveranno 16 milioni di AstraZeneca, o qualcosa di più. Non sapremo ancora se verrà autorizzato, ma la somma, comunque, di queste dosi va divisa per due. E, allora, vede, quando io sento il commissario Arcuri, che è molto evocato in quest'Aula, dire “vaccineremo entro giugno 20 milioni, 30 milioni di italiani”, mi chiedo, siccome la matematica non è un'opinione, come si possa con questi dati. A meno che non mi si riferisca ai dati del 2022, quando arriveranno 20 milioni di dosi di Johnson & Johnson, quando arriveranno 20 milioni di dosi di Moderna – no, di quest'ultima nel 2022, poche -, cioè, alle 50 milioni di dosi che arriveranno nel 2022, alle dosi del 2021. Ma noi la pandemia l'abbiamo adesso e abbiamo un Paese - le parlavo prima di un puzzle - che è in ginocchio dal punto di vista economico, sociale, l'emergenza non è solo sanitaria. Allora, anche sul piano vaccini noi abbiamo bisogno di parole di verità, di chiarezza, perché, se arrivano 450 mila dosi di Pfizer alla settimana, non sono i numeri per la vaccinazione per raggiungere l'immunità di gregge.

Vede, Ministro, in queste cose serve che lei sia chiaro, preciso. Deve parlare il Governo: il commissario lo ascoltiamo meno volentieri, il Governo deve dirci la verità sui numeri e deve dirci la cadenza, le date di arrivo, perché, se quelle 200 milioni di dosi di cui lei parla arriveranno nell'arco di tre anni, è ben diverso da dire “raggiungiamo l'immunità di gregge per settembre, per ottobre e ripartiamo nel nostro Paese”. Perché, Ministro, ho avuto quasi l'impressione - capisco che siete in un momento politico particolare, si aprirà, probabilmente, oggi pomeriggio la crisi -, che lei venga a dirci le parole di Angela Merkel in Aula: anche quelle le ascoltiamo da soli. Ha avuto un lapsus forse, poteva dire “questo ha detto il Presidente del Consiglio italiano”. No, lei si è quasi nascosto dietro alle frasi della Merkel, e anche questo non va bene.

Come vede, Ministro, servirebbero delle linee terapeutiche guida per la medicina territoriale, che va rafforzata, vanno fatte in strutture di primo intervento diagnostico, radiologico, per immagini, laboratoristico. Vanno aumentati gli stipendi, perché non vanno solo ringraziati, vanno assunti i medici e gli infermieri, e gli vanno aumentati per il lavoro che stanno facendo senza sosta da mesi, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E per fare questo servirebbe il MES sanitario, che sono 36 miliardi che dovevate usare ieri, ma che le divisioni all'interno del vostro Governo non vi permettono di usare, non accedete a uno strumento. Quindi, dovete prendere 20 miliardi - se i numeri saranno veri - del Recovery Fund per rincorrere i vostri litigi. All'interno di quel Recovery Fund, usando quegli altri 37 miliardi, quei 20 miliardi potevamo usarli per l'economia.

Vede, Ministro, la salute e la sanità non viaggiano distinte dagli altri: allora, anche sulla salute, quando è finita la seconda ondata, ve l'abbiamo detto in tutti i modi, ve lo dicevano gli esperti della prima ondata, ve l'abbiamo detto in tutti i modi che sarebbe arrivata la seconda, non avete fatto il piano di tracciamento nazionale, Ministro, che oggi non si può più fare. Ve l'hanno consegnato in agosto, il 4 agosto: Forza Italia e il centrodestra non vivono sulla luna, l'abbiamo anche noi quel piano, non l'avete degnato di una risposta. Avete, forse, sperato che non arrivasse la seconda ondata, che, purtroppo, implacabile, è arrivata? Ed oggi già si parla della terza.

Allora, vede, Ministro, è giusto non litigare sulla salute degli italiani, ma è giusto discutere di queste cose perché noi vogliamo dare - proprio per quella responsabilità che lei ricordava con le parole del Presidente Mattarella, la responsabilità che Forza Italia e Berlusconi hanno manifestato fin dall'inizio - il nostro contributo. E invece sembra quasi che sulla salute e la sanità si dica: “no, per carità, c'è la pandemia, stiamone fuori”. Questi sono temi di cui noi abbiamo il dovere di parlare e, se le cose vanno così, Ministro, purtroppo - come lei vede -, non è che non si collega il problema della scuola con il problema della salute. Non aver fatto le cose che si dovevano fare come il tracciamento e il progetto nazionale per mesi non è che non si collega al problema dell'apertura delle scuole di settembre: un fallimento, uno degli emblemi del fallimento di questo Governo. E oggi vi ritrovate con le aperture, che avevate previsto per il 7 gennaio, che quindici regioni giustamente non hanno fatto, perché non avete sistemato il problema delle aule, non avete sistemato il problema degli insegnanti, non avete sistemato il problema del trasporto pubblico, che oggi è uno dei principali mezzi… Perché è evidente: in un'epidemia la questione non è solo medica, è anche matematica, perché più contatti si hanno fra le persone e più facilmente il virus viaggia, è un virus pandemico che viaggia con grande facilità. E allora non avete sistemato la scuola, non avete sistemato il trasporto pubblico, non avete pensato a rivolgervi alle scuole paritarie per avere più aule, non ci sono più insegnanti. La conseguenza è che si parla tanto di scuola, ma se ne è parlato per i banchi a rotelle: un altro fallimento, altri centinaia di milioni spesi male, centinaia di milioni spesi male, con il debito che ha il nostro Paese, con i progetti che dobbiamo fare adesso; ma alla riapertura di gennaio, 15 regioni hanno detto di no, solo tre hanno detto “riapriamo”, e anche questo è un fallimento e avete cercato di scaricare la colpa di questo sulle regioni. Altro che collaborazione!

Tra le altre cose, Ministro, voglio dirle una cosa sulla salute, quando lei ci chiede di non far polemica: lei ha un Vice Ministro che va in televisione a ricordare che non c'era il piano pandemico in Italia - lo dice a tutti - ma l'avete approntato questo piano pandemico o il piano vaccinale di cui ci parlava prima lei doveva presupporre anche questo? Perché non funziona così.

Vede, lei ci ha fatto una grande anamnesi, ma io non ho visto la terapia, vorrei dire quasi che ci ha fatto delle comunicazioni. Io la ringrazio, lei lo fa sempre con garbo istituzionale, ma siamo arrivati al momento in cui serve la sostanza, quella vera. Io capisco anche le difficoltà che ha questa maggioranza, siete divisi su tutto, non sappiamo cosa succederà oggi pomeriggio, cosa sarà domani. Io capisco che in questo momento governare è difficile, ma il Paese non ha bisogno di questo, il Paese, gli italiani non hanno bisogno delle 50 milioni di cartelle che stanno arrivando adesso; il Paese avrebbe bisogno, l'economia avrebbe bisogno di essere sostenuta, avrebbe bisogno dei ristori. Avete raccontato dei ristori - perché siamo nell'emergenza - che voi avete prolungato fino ad aprile, in tutti questi DPCM avete raccontato dei ristori e io, se siete per caso solo chiusi nel Palazzo e non guardate fuori, vi voglio dire che nelle città italiane ieri Confcommercio, i commercianti, gli esercenti hanno steso dei tappeti neri davanti alle prefetture perché amano il loro lavoro, vorrebbero continuare a lavorare, ma sono destinati a chiudere in migliaia perché non è arrivato un euro, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora, vede, Ministro, la mandano qua - ripeto - con garbo e capacità a mettere la faccia su questi DPCM, ma non può farci credere e non può aspettarsi da noi che pensiamo e parliamo del vaccino e diciamo “sì” – io, guardi, sono un medico – “sì, sì al vaccino, vacciniamoci tutti il prima possibile” e dopo non abbiamo le dosi…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO MARIN (FI). …o stiamo zitti - grazie Presidente - solo per il suo garbo istituzionale: non funziona così.

Ripeto e concludo Presidente e la ringrazio: noi e voi, voi per primi - e noi non facciamo certo previsioni - non sappiamo neanche cosa succederà oggi pomeriggio o cosa succederà domani, siamo impossibilitati a fare previsioni, però una previsione gliela faccio, di una cosa sono sicuro: se e quando voteremo, voi lì non tornerete, tornerà Forza Italia con il centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente, siamo felici di vederla qui. Innanzitutto, permettetemi di ringraziare il Ministro per la sua relazione, per il tono, per l'altezza che cerca sempre di portare in quest'Aula e per non essersi mai preoccupato, in tutta questa esperienza di governo, della sua sopravvivenza politica, facendo scelte anche molto impopolari da dividere e da spiegare al Paese.

Vedete, io penso che in quest'Aula, nonostante gli inviti e gli appelli che abbiamo fatto anche con le parole del richiamo di Mattarella - che non ha parlato solo di unità, ma ha parlato di serietà e ha parlato di sacrificio - è più semplice a volte ruggire che riflettere e debbo dire che quello che abbiamo sentito qui, non solo è ingeneroso, ma non corrisponde al vero, perché, se fosse come abbiamo sentito poco tempo fa, dovremmo chiedere le dimissioni di tre quarti dei Paesi europei e ben oltre, anche oltre oceano.

Ma torniamo invece ad affrontare quello che oggi lei ci ha chiesto con la sua relazione puntuale, che, come sempre, fa qui alle Camere.

Prima cosa: vedete, il contrasto all'emergenza - perché ancora di questo si tratta e non è un caso che facciamo la proroga così come in tanti Paesi avviene - si affronta, non solo con quello spirito di unità nazionale, anche con quello spirito di coordinamento regionale di cui abbiamo parlato; e ringraziamo anche il Ministro Boccia per quel lavoro faticoso di tessitura, di mettere insieme la trama e l'ordito, con regioni che sono anche molto diverse come colore politico che hanno anche fatto scelte diverse e che noi non ci siamo preoccupati di contrastare. Ci siamo invece preoccupati di fare in modo che l'unisono e la necessità anche di mettere in sicurezza il Paese, in questa incomprensibile navigazione a vista che stiamo attraversando, vada e arrivi in un posto sicuro.

Noi dobbiamo anche riconoscere qui - e lo riconosciamo, non perché lo abbiamo in qualche modo messo in discussione, lo abbiamo fatto con le regioni - oltre alla proroga, la possibilità di riprendere il meccanismo per zone e quindi di introdurre una nuova zona bianca, un motivo anche di propensione, non solo alla speranza, ma al raggiungimento di un obiettivo. E, guardate, che quelle zone arrivano - si arriva lì - grazie ai dati che vengono forniti dalle stesse regioni e questo è diventato uno strumento addirittura di preallerta che le stesse regioni fanno, perché sennò non si spiegherebbe come mai sono due giorni che il presidente Fontana avverte la popolazione dicendo “guardate che rischiamo di essere in zona rossa” e lo fa ancora ben prima dello step settimanale, che arriva da parte del monitoraggio.

Noi abbiamo un'urgenza e un'esigenza - e la facciamo nostra - che è quella di continuare a mantenere quel principio di adeguatezza e di proporzionalità e, nel mettere in sicurezza il Paese in questa situazione di navigazione a vista, noi dobbiamo anche garantire e permettere, oltre ai 104 miliardi che abbiamo già stanziato con lo scostamento, di arrivare anche a fare nei prossimi giorni lo scostamento di altri 24 miliardi. Lo dobbiamo fare perché noi siamo coscienti che ogni sacrificio che chiediamo alle persone, ai professionisti, alle famiglie, alle imprese e alle aziende ha bisogno di trovare efficienza e risorse per poter continuare, non solo a sopravvivere, ma a impostare la possibilità poi di una riapertura in una fase meno preoccupante di quella che dobbiamo affrontare.

Ministro, ogni volta qui facciamo uno sforzo per cercare di far crescere la consapevolezza del rischio che - come stiamo vedendo - altri Paesi stanno affrontando. Io credo che il discorso della Merkel, quando ha annunciato altri due mesi di lockdown è quello che qui noi stiamo chiedendo e dicendo: guardate che c'è un aumento dei casi, di incidenza, di occupazione di posti di terapia intensiva, di focolai sconosciuti.

Queste sono le ragioni per cui quando noi abbiamo utilizzato e continuiamo a utilizzare questi meccanismi di prudenza e misure restrittive lo facciamo perché si è reso palese che ogni volta che allentiamo le briglie, ogni volta che non stringiamo i bulloni, puntualmente dopo sette, dieci giorni l'Rt si alza, ogni volta che abbiamo ridimensionato il tiro, anche con alcune zone grigie, giustamente, perché durante le vacanze natalizie abbiamo concesso alcune cose e non permesso altre, ma non abbiamo affrontato un tema nella durezza come quella dei mesi di marzo e di aprile. E così io trovo contraddittorio, francamente, che ancora siamo qui a discutere tra chi è rigorista e chi è aperturista, nel momento in cui quelle che facciamo sono scelte che vengono condivise con i presidenti delle regioni, vengono anche fatte in Conferenza unificata, come la scelta dolorosa della chiusura alle 18 e la possibilità di utilizzare la ristorazione non nei luoghi fisici e chiusi. Ecco, queste scelte non vengono fatte di certo perché stiamo compiendo un match tra posizioni o un match tra approcci. Dobbiamo riconoscere a noi stessi, che abbiamo sempre una vocazione esterofila e che non siamo mai capaci invece di riconoscere i vantaggi positivi, che qualche successo lo abbiamo avuto. Possibile che abbiamo fatto tutto male, colleghi? Possibile che, se oggi siamo messi meglio di altre Nazioni, è dovuto all'opera di qualcun altro?

Possibile che se oggi siamo a 800 mila vaccinazioni, questo non può essere un prezioso successo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Chiaramente, non di questo Governo, ma di questo Paese. Nella piena e totale consapevolezza che finora abbiamo giocato la partita, come diceva prima il collega Siani, nelle condizioni un po' più facili, perché i sanitari noi li troviamo nelle aziende ospedaliere, li troviamo in ospedale, gli anziani li troviamo nelle case di riposo, e che la partita più importante, più dura, più impegnativa - quei famosi due mesi di cui abbiamo parlato prima, quattro mesi, cinque mesi, perché l'immunità di gregge sarà un'immunità di comunità – rappresenta ancora una strada molto lunga. Ancora, il tema della chiamata diretta, del coinvolgimento dei medici di base, dei liberi professionisti, dei pediatri di libera scelta; forse qui, nel silenzio totale, nella disattenzione, nessuno ricorda, ma basta andare a vedere il report, e vedere che sono 60 mila le persone, il personale aggiuntivo che abbiamo innestato in questo sistema, di cui 40 mila sono medici ed infermieri. È anche questo un aiuto poderoso in più, oltre i 12 miliardi che abbiamo innestato nel Servizio sanitario nazionale. Allora che cosa chiediamo a lei? Ho colto la delicatezza dell'attenzione che lei ha posto sull'ultima parte del suo intervento e ci tengo a precisare una cosa: nel Partito Democratico non troverà mai un deputato che mette in concorrenza gli anziani con i giovani, i fragili con persone che ne hanno bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi diciamo di mettere in protezione e in sicurezza, una volta esaurita la parte che riguarda gli over ottantenni, i docenti, perché riprendere la vita scolastica, per gli effetti di cui abbiamo parlato qui, riteniamo sia altrettanto importante. E le dico un'ultima cosa: vada avanti con la serietà con cui sta affrontando questo faticoso lavoro, vada avanti con l'impegno e con il sostegno che trova nel Partito Democratico, perché quella notte buia che è calata da febbraio nel mondo, che ha cambiato le nostre vite, la vita sociale ed economica di questo Paese, che ha acuito le disuguaglianze e modificato la nostra visione delle priorità e fatto scoprire il valore della sanità pubblica, della comunità, non solo italiana, non solo nostra, ma anche europea, deve continuare ad essere un impegno collettivo. E non diventi, anzi diventi un'ossessione, quella della campagna vaccinale, garantendo strumenti, mezzi, organizzazione, che permetta, di ottenere tutti i vaccini. Chiudo, Presidente, qui ho sentito dire tante cose, noi, comunque, non abbiamo scelto di utilizzare vaccini che non abbiano avuto l'autorizzazione delle Autorità indipendenti e questo è un fattore di serietà per un Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Nell'attesa di aspettare quello che arriverà con AstraZeneca, prepariamoci per fare in modo che quella campagna sia la più efficiente e la più efficace possibile per mettere in protezione e in sicurezza il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldi. Ne ha facoltà.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Presidente, colleghi, Ministro, era il 30 gennaio dello scorso anno quando lei è venuto per la prima volta in quest'Aula a parlare della pandemia COVID. Anzi, in quel momento, l'Organizzazione mondiale della sanità non aveva, con colpevole ritardo, ancora definito il COVID una pandemia. In quell'occasione - lo ricordo - lei ha detto che noi eravamo assolutamente pronti, eravamo più attenti e avremmo saputo affrontare bene la situazione. Una vera tragedia. In realtà, non è stato così, anche dopo, e di questo non ne faccio un addebito a lei, ma avevamo capito poco di quello che stava succedendo, se il Presidente Conte e il Ministro Gualtieri pensavano che sarebbe stato sufficiente, per bilanciare il problema anche economico che si stava creando, un investimento prima di 5 miliardi, poi di 7 miliardi e mezzo, adesso siamo al quarto scostamento di bilancio e parliamo di centinaia di miliardi. Devo unirmi a lei nel ringraziamento alla comunità scientifica… Distanziamento! Devo unirmi a lei nel ringraziamento alla comunità scientifica e ai ricercatori che hanno permesso, con uno sforzo veramente immane, di arrivare prima a trovare il modo di diagnosticare il COVID e poi a trovare la soluzione dei vaccini. Non posso, invece, unirmi a lei per quello che riguarda i suoi ringraziamenti al commissario Arcuri. Non voglio addentrarmi, però sinceramente non ne ha azzeccata una (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In ritardo su tutto, in ritardo all'inizio della pandemia nel procurare dispositivi (saturimetri, mascherine, respiratori, eccetera), in ritardo nel provvedere a quello che serviva per far funzionare i nostri reparti negli ospedali, in ritardo col bando per l'arruolamento del personale sanitario.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 13,08)

ROSSANA BOLDI (LEGA). Che poi, mi domando: era veramente necessario fare un bando in cui si affidava a delle agenzie interinali il reclutamento del personale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), spendendo 25 milioni di euro di mediazione, dandoli a queste agenzie interinali? Ma al commissario Arcuri piace spendere soldi in mediazioni: questo, guardate, bisogna proprio che lo ricordiamo, perché non è stato fatto solo su questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E ancora, parlando di piano vaccinale: ma sono veramente necessarie le casette con le primule sul tetto? Quanto costeranno? Siamo già in costruzione di queste casette? Quante ne serviranno? Gli altri Paesi decidono di fare dei punti vaccinali, sfruttando le zone che già hanno, gli edifici che già hanno, caserme, palestre, c'è di tutto, ma le casette con le primule: per far guadagnare chi? No, veramente queste sono cose che non esistono.

E poi le siringhe, veramente! Abbiamo acquistato delle siringhe più care di quelle che servivano, quando andavano benissimo le siringhe da un millilitro che si usano normalmente, quindi un esborso inutile e poi, tra l'altro, non le ha neanche mandate giuste. Quindi, sul commissario Arcuri stendiamo un velo pietoso. Sulla collaborazione che lei chiede invece a maggioranza e opposizione, io, per quello che riguarda le questioni sanitarie, ma penso anche tutto il gruppo, siamo sempre portati a ragionare nel merito delle questioni. Ha detto che sui vaccini siamo stati pronti, anche se i primi sono arrivati addirittura prima del tempo. Lo ha già detto l'onorevole Siani: siamo stati pronti perché fino adesso abbiamo usato i nostri ospedali e le nostre strutture sanitarie. La sfida verrà da qui in avanti. Ci troviamo, Ministro, in una situazione in cui noi dobbiamo essere in grado di portare avanti una sfida sanitaria, ma anche economica. Lei sa sicuramente, Ministro, che ci sono delle attività, e ritorno sulla questione ristoranti e bar, che hanno usato i primi ristori che sono stati dati per mettersi a norma e per poter continuare a esercitare il loro lavoro. Adesso addirittura gli togliamo la possibilità del delivery dopo le 18. Ma non è possibile questa cosa! Ci sono due sistemi per garantire il rispetto; con le regole, possono tenere aperti i loro esercizi, e si fanno i controlli; non si può chiudere tutto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Venendo alle risoluzioni, Ministro, la ringrazio perché, per la prima volta dopo un anno, lei ha accolto alcuni dei nostri punti; è la prima volta che succede. No? Forse ricordo male. Volevo però da lei delle rassicurazioni, perché lei ha detto che i punti 4 e 5 erano già assunti. I punti 4 e 5 riguardano i liberi professionisti sanitari, non solo i medici liberi professionisti, ma tutte le professioni sanitarie che esercitano in regime di libera professione; non solo, ma anche il personale degli studi. Faccio un esempio: per ciò che riguarda gli odontoiatri, benissimo, gli odontoiatri in molte regioni sono già partiti, ma l'assistente alla poltrona rischia tanto quanto l'odontoiatra, e quindi deve essere vaccinato tanto quanto lui. E per ciò che riguarda gli altri professionisti, ricordo che, in un momento in cui il Sistema sanitario nazionale è tutto orientato, o per lo meno per la maggior parte, alla cura del COVID, le persone che hanno necessità di determinate cure si rivolgono alla libera professione.

Anche la libera professione fa parte di tutto un sistema sanitario. Io che questa cosa è già assunta sinceramente non l'ho trovata scritta da nessuna parte, per cui vorrei da lei ulteriori rassicurazioni, altrimenti dica che accoglie questo punto e abbiamo sistemato le cose. Così pure per quello che riguarda i disabili: non l'ho letto ancora da nessuna parte che i disabili sono tra le categorie prioritarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora dica che lei accoglie questo punto: se è già assunto, è una duplicazione e pazienza; se non era assunto, lo abbiamo inserito. E ancora, perché è necessario anche vaccinare più gente, più personale sanitario (e di questo la ringrazio, perché lei ha accolto il punto 7)? Noi dobbiamo allargare la platea dei vaccinatori, perché altrimenti, ammesso che arrivino le dosi, non ce la faremo mai a raggiungere quella quota che serve per avere la cosiddetta immunità di gregge. Quindi assolutamente questo va fatto. Ministro, credo che noi non potremo votare la risoluzione di maggioranza che replica e praticamente approva tutto quanto lei ha detto. C'è lo stato di emergenza, che secondo noi non ha più senso, perché non è un'emergenza; noi qui dovremmo avere una programmazione ormai standard, perché non è un'emergenza.

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSANA BOLDI (LEGA). Concludo: se dobbiamo imparare a convivere con questo virus, e dovremo fare così perché, a quanto pare, le dosi miracolistiche di vaccino per arrivare ad avere una protezione stentano ad arrivare, allora più fiducia ai cittadini, più fiducia agli operatori economici, più fiducia nel Paese. Lei ha parlato di fiducia: anche lei deve avere fiducia in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Programmiamo delle regole precise, facciamole rispettare, ma la gente deve vivere, vivere e socializzare, deve riprendere, per quello che è possibile, una vita normale, altrimenti avremo tra poco gli ospedali pieni di depressi, pieni di problemi di salute mentale enormi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Menga. Ne ha facoltà.

ROSA MENGA (M5S). Presidente, gentile Ministro, sottosegretario, colleghe e colleghi, anche oggi nel confronto in quest'Aula occorre partire dai numeri per marcare una linea di confine tra scienza e opinione, tra sano dibattito politico e propaganda. Il bollettino di ieri riporta, come sempre, il numero dei nuovi casi di COVID-19 diagnosticati nel nostro Paese, che ammontano a 14.242, il numero di decessi, 616, dei pazienti ricoverati nei reparti ordinari, 23.712, e nelle terapie intensive, 2.636. Guardando ai numeri globali, sono 570.040 le persone attualmente positive in Italia, 2.303.263 sono i casi diagnosticati dall'inizio dell'epidemia, e di questi, purtroppo, 79.819 hanno perso la vita. Sono numeri che fanno male, che continuano a mettere a dura prova il nostro sistema sanitario e la nostra economia e che impongono la massima precauzione.

Come apprendiamo, infatti, dall'ultimo report della cabina di regia dell'8 gennaio scorso, l'incidenza a 14 giorni torna a crescere dopo alcune settimane di decrescita; aumenta anche l'impatto della pandemia sui servizi assistenziali, e questo si traduce in un aumento generale del rischio, in primis del rischio di saturazione dei posti letto delle nostre terapie intensive. L'indice di trasmissione nazionale è in aumento per la quarta settimana consecutiva e per la prima volta dopo 6 settimane è al di sopra di 1. Tre regioni, infatti, hanno un Rt puntuale significativamente maggiore di 1, altre sei lo superano nel valore medio, altre quattro hanno un valore uguale ad 1 o che lo sfiora; e c'è una regione, la regione Veneto, che mostra un tasso di incidenza significativamente più alto rispetto al contesto nazionale. L'epidemia, dunque, si trova indubitabilmente in una fase delicata, analogamente al resto dei Paesi europei, ed è una fase che sembra preludere ad un nuovo rapido aumento del numero di casi nelle prossime settimane, qualora non venissero definite e implementate rigorosamente misure di mitigazione più stringenti.

C'è però un numero su tutti che mi preme evidenziare, perché è un numero che accende le speranze e che dà anche idea del ritmo serrato con il quale si è lavorato per debellare questo maledetto virus: 366 sono i giorni, esattamente un anno ed un giorno, trascorsi dal 12 gennaio 2020. Il 12 gennaio del 2020 per la prima volta l'Organizzazione mondiale della sanità riconobbe e di fatto sancì la scoperta di un nuovo Coronavirus, responsabile di un'infezione polmonare che aveva colpito diversi abitanti nella città di Wuhan, nella regione cinese dell'Hubei, il cui caso era stato portato all'attenzione dell'Organizzazione mondiale stessa il 31 dicembre 2019.

Da allora il mondo intero non è rimasto a guardare, e anche il nostro Paese non ha perso un attimo. Il 30 gennaio 2020, infatti, il Governo italiano fu il primo in Europa a prendere la decisione di sospendere tutti i voli da e per la Cina, e dichiarò lo stato di emergenza. Il 1° febbraio 2020, a meno di 48 ore dal ricovero di due turisti cinesi presso l'Istituto Spallanzani di Roma, i nostri ricercatori riuscirono ad isolare la sequenza genomica del virus. A marzo 2020, ancora, siamo stati tra i primi Paesi a comprendere la necessità dolorosa, ma non più rinviabile, di un lockdown generalizzato. E ora, a distanza di alcuni mesi, rivendichiamo con orgoglio il nostro ruolo di leader in Europa, perché, come ha ricordato poc'anzi il Ministro Speranza, il nostro Parlamento per primo, il 2 dicembre scorso, ha approvato un Piano strategico nazionale di vaccinazione, e tale tempestività ci ha consentito di arrivare oggi ad avere la percentuale più alta di vaccini somministrati rispetto alla popolazione, per un totale di dosi già inoculate che supera, secondo gli aggiornamenti delle ultime ore, le 800 mila unità.

E occorre, in tal senso, profondere tutti gli sforzi, con rinnovato spirito di unità nazionale, che lo stesso Ministro poc'anzi caldeggiava, perché la buona riuscita di questa campagna di vaccinazione, che deve procedere a ritmi sempre più celeri, e il progressivo raggiungimento della soglia per la cosiddetta immunità di gregge, rappresentano banalmente l'unica strada da percorrere, l'unica soluzione a questa profonda crisi. Chiunque - chiunque - si vanti di avere soluzioni alternative a questa per traghettare il Paese verso la salvezza, sta illudendo se stesso e i cittadini.

Sentivo gridare, poco fa, in quest'Aula: diteci subito se chiuderete tutto o se riaprirete tutto. Bene, noi respingiamo al mittente questo riduzionismo demagogico, che è l'emblema del pressappochismo che regna sovrano quando non si percepisce sulla propria pelle l'enorme peso della responsabilità di gestire una situazione senza precedenti nella storia della Repubblica. No, noi non diremo oggi se chiudere tutto o se riaprire tutto: noi continueremo piuttosto a sostenere il modello per fasce differenziate di rischio, che, al di là della puerile ironia sulle varietà cromatiche, ci ha consentito di scongiurare il verificarsi di nuove ondate, piegando la curva dei contagi, che altrimenti avrebbe continuato a crescere esponenzialmente; e non c'è bisogno di essere fini esperti di statistica, perché lo abbiamo imparato tutti, e sulla nostra pelle, nei mesi invernali dello scorso anno. E quando questa curva finalmente invertirà la propria tendenza, potremo anche sperare che ai tre colori che abbiamo imparato a conoscere se ne aggiunga anche un quarto, il bianco, come la bandiera della resa che questo virus sventolerà dinanzi al primato della scienza, che in tempi record ha trovato un vaccino, anzi due e presto ancor più di due.

Noi, oggi, diciamo invece che se c'è qualcosa che deve riaprire prima di tutto il resto e senza più esitazioni, quel qualcosa è la scuola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È incomprensibile, soprattutto a fronte di un'intesa siglata tra Governo e regioni, che alcune di queste abbiano poi fatto marcia indietro, impedendo ai nostri ragazzi e alle nostre ragazze di riprendere le attività didattiche in presenza. Come si può giustificare una tale decisione? Alla luce del fatto che i focolai di COVID all'interno delle scuole, secondo l'Istituto superiore di sanità, sono appena il 2 per cento, mentre, invece, è noto che la chiusura prolungata delle scuole sta incidendo profondamente ed in maniera negativa non solo sulla formazione dei nostri giovani, bensì proprio sulla loro salute: la salute mentale, per l'esattezza, dal momento che l'84 per cento di essi riporta stati d'animo che vanno dalla depressione, al disagio, al malessere.

Non è un caso dunque che nella bozza del Recovery Plan appena approvata in Consiglio dei Ministri gli investimenti del settore scuola siano pressoché pari a quelli del settore sanità: abbiamo stanziato per entrambi i settori cifre che sfiorano, o addirittura superano, i 20 miliardi di euro. Questo è un chiaro segnale del metodo e delle priorità d'azione del Governo, che vede il diritto all'istruzione appena un gradino al di sotto del diritto alla vita e alla salute. Non può esserci crescita o ripresa senza tutela di ambedue questi diritti.

E se perseguire l'obiettivo della ripresa progressiva e responsabile significa anche approvare un decreto che proroghi ulteriormente al 30 aprile 2021, come ci ricordava poc'anzi il Ministro, lo stato di emergenza, mantenendo così in essere tutto l'assetto istituzionale attuale, nonché quell'insieme di norme che ci hanno consentito, nel corso di quest'anno, solo a titolo di esempio, di non avere problemi di approvvigionamento di mascherine, di calmierarne i prezzi, di distribuire i vaccini a tutte le regioni, di implementare il ricorso allo smart working sia nel pubblico che nel privato, bene, mi pare che anche in questo caso non vi debba essere dubbio alcuno sulla scelta da compiersi.

Le vere battaglie nell'interesse del Paese non sono quelle che si combattono nei palazzi né nei salotti televisivi, ma quelle di tutto il nostro personale sanitario e sociosanitario, costantemente al fianco di quanti lottano ancora oggi per sconfiggere il virus. Sono battaglie condotte in silenzio, ma che risuoneranno nella storia.

Per tutti questi motivi, a nome del MoVimento 5 Stelle dichiaro il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza presentata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Signor Ministro, gli effetti devastanti che da quasi un anno la pandemia sta provocando richiedono l'adozione di misure ancora più incisive. È imperativo salvare settori del nostro Paese che sono allo stremo: il commercio, il turismo, la ristorazione, così come si dovrà assicurare che per il mondo della scuola il ricorso a modalità didattiche alternative diventi al più presto un ricordo.

L'immediato ritorno alla normalità, facendo leva anche sull'avvio della campagna di vaccinazione, dovrà essere l'obiettivo primario. Sarà necessario garantire che ciò avvenga nella massima sicurezza, ed è per questo che si impegna il Governo a proseguire nell'attuazione di un puntuale sistema informativo, teso a chiarire qualsiasi tipo di dubbio che riguardi la campagna di vaccinazione, sensibilizzando i cittadini sull'importanza dei vaccini e sulla loro efficacia; ad adottare le disposizioni che riterrà più opportune per fronteggiare i rischi sanitari derivanti dalla diffusione del COVID-19 e delle sue varianti, per poi poter favorire un graduale ritorno alla normalità; infine, a programmare una serie di interventi che, garantendo la massima sicurezza negli istituti, consenta la ripresa della didattica in presenza per gli studenti di tutte le scuole, di ogni ordine e grado.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Ministro, mai lo Stato, dopo il fascismo, era stato così invadente nella vita dei cittadini e nella pressione rispetto alle loro attività individuali, alle loro libertà, alla loro salute, in piena contraddizione con l'articolo 1 della Costituzione. Le dico dunque, caro Ministro, di principio: torni indietro, torni a fare quello che sa fare, si dimetta da Ministro, perché da troppo tempo sento in quest'Aula deputati che nulla sanno di sanità parlare di sanità, e lei, che nulla sa di sanità, parlare di sanità con l'ombra di un consulente che si chiama Ricciardi. La esorto dunque, in ordine a quello che lei stesso ha detto, ad applicare questa norma: teniamo fuori dalla battaglia politica la salute degli italiani. Parole di Roberto Speranza, senza speranza.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della risoluzione De Giorgi e Bologna n. 6-00163.

Avverto che, avendo il Governo espresso parere favorevole sul dispositivo e contrario sulle premesse e avendo i presentatori accettato di espungere le premesse, verrà posto in votazione esclusivamente il dispositivo della risoluzione, con il parere favorevole del Governo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione De Giorgi e Bologna n. 6-00163, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla risoluzione Magi ed altri n. 6-00164. Avverto che, avendo il Governo espresso parere favorevole sul dispositivo e contrario sulle premesse e avendo i presentatori accettato di espungere le premesse, verrà posto in votazione esclusivamente il dispositivo della risoluzione, con il parere favorevole del Governo.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Magi ed altri n. 6-00164, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sportiello, De Filippo, Stumpo e Carnevali n. 6-00165, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166.

Avverto che, a seguito dell'approvazione della risoluzione Sportiello, De Filippo, Stumpo e Carnevali n. 6-00165, risulta precluso il dodicesimo capoverso del dispositivo della risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166.

Avverto, altresì, che i presentatori hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare le parti su cui il parere del Governo è contrario distintamente da quelle su cui il parere è favorevole.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166, per le parti non precluse e ad eccezione del terzo e del settimo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00166, limitatamente al terzo e al settimo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19.

Nel centesimo anniversario della nascita di Leonardo Sciascia.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Cari colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 8 gennaio ricorreva il centesimo anniversario della nascita di Leonardo Sciascia.

È stato uno dei grandi e più originali intellettuali italiani del Novecento che, con spirito libero e anticonformista, ha affrontato la narrazione della realtà, la critica e la denuncia di ingiustizie, soprusi e crimini.

Alla ricca ed intensa attività di scrittore, poeta, drammaturgo e insegnante, Sciascia accompagnò un costante impegno civile e politico che lo portò ad essere eletto consigliere comunale a Palermo e, poi, deputato dal 1979 al 1983.

Partecipò attivamente ai lavori della Camera, cofirmando oltre 50 proposte di legge su temi centrali nel dibattito politico di quegli anni: dalla lotta alla corruzione all'istituzione di Commissioni d'inchiesta su gravi vicende come la Loggia P2 e il caso Sindona; dalla responsabilità disciplinare e civile dei magistrati al riconoscimento dei minori nati fuori dal matrimonio; dall'abolizione dell'ergastolo alla tutela sociale della maternità.

Fu primo firmatario di una proposta sull'introduzione di norme a tutela della pubblica incolumità nelle attività di ricerca, estrazione e utilizzazione delle acque sotterranee, volta a prevenire che si ripetessero tragedie come quella che aveva commosso, nel giugno del 1981, tutto il Paese: la morte - dopo quasi tre giorni di inutili tentativi di salvataggio - di un bambino caduto in un pozzo a Vermicino.

Fu anche membro autorevole della Commissione parlamentare d'inchiesta sull'assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, presentando la sua relazione di minoranza.

C'è anche un episodio meno noto che credo sia significativo ricordare in quest'Aula: il 20 giugno 1979, Leonardo Sciascia fu candidato del Partito Radicale alla Presidenza della Camera. Ottenne 33 voti, raccogliendo dunque consenso anche oltre il perimetro della forza politica con cui era stato eletto. La Presidenza provvisoria di quella seduta era di Nilde Iotti che, pochi minuti dopo, sarebbe stata eletta prima donna Presidente della Camera.

È per tenere viva questa straordinaria eredità letteraria, civile e politica, anche tra le nuove generazioni, che ricordiamo oggi Leonardo Sciascia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Credo sia un onore per quest'Aula ricordare oggi Leonardo Sciascia. Lo abbiamo fatto l'8 gennaio, presentando un libro con il nipote di Sciascia, Fabrizio Catalano; lo facciamo oggi convintamente in una sintesi che speriamo unanime da parte di quest'Aula.

Leonardo Sciascia, vedete, è stato un grande scrittore, certo, ma soprattutto un simbolo di libertà. Viene definito, secondo noi in maniera riduttiva, il Borges italiano, con cui ebbe ovviamente anche rapporti, ma noi provocatoriamente rivendichiamo in quest'Aula la definizione di Sciascia come, appunto, grande scrittore argentino, internazionale e mondiale, con tutto il rispetto e l'ammirazione letteraria che abbiamo per Borges.

Venne eletto, come è stato ricordato dal presidente Fico, in quest'Aula da radicale; e anche questa fu una scelta di estremo coraggio civile. Ruppe col suo passato comunista, del partito-chiesa, e con i professionisti dell'antimafia che aveva visto operare nella sua splendida Sicilia, di cui inventò anche un concetto filosofico, quello della “sicilitudine”.

Il messaggio e l'esempio dello Sciascia politico e letterato vanno di pari passo. Ha dato corpo alla rettitudine morale, all'interpretazione del ruolo istituzionale per la ricerca della giustizia, dell'onestà, della verità.

“Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno dentro di sé può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione e alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario”: queste le parole di Sciascia da un suo bellissimo testo, il “Candido”.

Fu, certo, uomo coraggioso. Denunciò le connessioni fra il terrorismo di sinistra e i sovietici, tanto che venne querelato da Berlinguer per difendere, giustamente dal suo punto di vista, la ragione di partito. Ma il senatore Macaluso, con altrettanta onestà intellettuale, come riferì Enzo Fragalà in Commissione Mitrokhin e Stragi, confermò che Sciascia aveva ragione. Anticipò il supporto finanziario e logistico che l'URSS inviava alle reti del terrorismo brigatista internazionale. Sciascia intuì che la Guerra fredda italiana è esistita inserita nello scontro est-ovest mondiale e che anche l'affaire Moro ne ha fatto parte.

È stato un eretico della libertà, un cercatore della verità e, come recita il suo epitaffio, “ce ne ricorderemo, di questo pianeta” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevoli colleghi, questo ricordo mi sembra particolarmente pertinente, soprattutto per quelli come noi che hanno avuto due immagini di Sciascia: quella di una persona vivente, con cui si è potuto parlare in quest'Aula e fuori di quest'Aula, e quella di un mito, come è diventato nella letteratura e nel pensiero, all'interno di quella dimensione, molto rara in Italia, che tocca, oltre a lui, soltanto a Dante e a Manzoni, di essere scrittore civile.

Per questo vorrei ricordare che io ho avuto il privilegio di conoscerlo e di frequentarlo per più di dieci anni - forse l'ultimo rimasto, insieme al collega Fassino in quest'Aula - e ho vissuto il momento dell'onta contro di lui da parte di alcuni politici, fra i quali l'allora onorevole e oggi sindaco Orlando, per avere preso una posizione molto forte rispetto al conflitto tra magistratura e politica e rispetto anche a un tema dominante anche oggi, per il quale vorrei semplicemente dedicargli una pagina importante di un magistrato che si chiama Enzo Vitale, sul tema della trattativa Stato-mafia, intesa sempre e soltanto come una forma di collisione da parte della politica, fino alla incredibile condanna, anzi, per la verità processo senza condanna, che avrebbe meritato un libro di Sciascia a Calogero Mannino, oggi come lui da ricordare in quest'Aula per avere combattuto la mafia ed essere stato implicato in una vicenda di trattativa, per la quale vorrei leggere le parole di Vitale, che dicono questo: si tenga anche conto che mentre i pubblici ministeri - come si direbbe aulicamente - certant de lucro captando (che vale “militano per ottenere un vantaggio”), al contrario, ministri e forze dell'ordine - sempre che il patteggiamento sia provato - certant de damno vitando (che vale “militano per evitare un danno”): infatti, i primi concedono benefici ai criminali, al mondo del pentitismo, ai mafiosi al solo scopo di avvantaggiarsi nelle indagini, mentre i secondi avrebbero ottenuto, o tentato d'ottenere, la cessazione degli attentati in varie città. Ebbene, per tradizione giuridica chi militi per evitare un danno va sempre preferito a chi lo faccia per lucrare un vantaggio, perché le due posizioni non sono simmetriche. La trattativa Stato-mafia è fatta sistematicamente dalla magistratura. Ne viene che, se fra le due bisogna scegliere quale far prevalere, si dovrebbe votare per la prima, in quanto molto più immediata e diretta per la salvezza e la tutela della cosa pubblica. Non far saltare per aria la gente in una piazza o in una chiesa è più urgente e certo preliminare rispetto al ritrovamento di un nascondiglio di armi o di munizioni. Per entrambe le posizioni vale la medesima conclusione: quella di aver tentato e fatto tramontare l'innocenza dello Stato. Uno Stato che patteggia con la criminalità perde infatti la propria innocenza, anche se a farlo sono i pubblici ministeri.

Questo era il teorema dei professionisti dell'antimafia, i primi che hanno trattato con la mafia. E oggi la politica paga per una trattativa aperta dalla magistratura. Ringrazio il collega e amico Vitale per questa pagina degna di Sciascia, con cui si indica che cosa sia la trattativa. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Grazie, Presidente. Innanzitutto, onorevole Presidente e colleghi, lasciatemi dire che l'idea di commemorare in due minuti, al termine di una seduta dell'Aula, la figura di Leonardo Sciascia, non solo grande intellettuale ma soprattutto un grande italiano, suona piuttosto amara e dà il senso di un ridimensionamento generale del ruolo che questo Parlamento dovrebbe avere anche in circostanze come queste (Applausi). Conosco i Regolamenti ma colgo l'occasione per invitare a ripensare certi riti che, a mio avviso, così impostati, non solo rischiano di trasformarsi in liturgie formali ma soprattutto non consentono in alcun modo di restituire giustizia al ricordo di figure di primo piano, come certamente è quella di Sciascia.

Andrò indegnamente per pillole, dunque, signor Presidente. Giustizia, giustappunto, potere, politica, impegno civile, corruzione, mafia ma anche antimafia sono le parole chiave della vita e dell'intera opera dello scrittore siciliano. Nessuno come lui è stato un radicale nell'anima, oltre che per appartenenza politica. Un uomo scomodo, coltissimo, fermissimo nell'impegno e coraggioso nelle scelte di campo. Uno dei pochi a incentrare buona parte della sua produzione letteraria nella descrizione meticolosa e nell'aperta denuncia delle commistioni di interessi particolari tra poteri politico ed ecclesiastico, se pensiamo a “Todo modo”, o a investigare contemporaneamente gli aspetti politici, cronachistici e umani attraverso le lettere dalla prigione, nella fine tragica di Aldo Moro, in uno dei suoi libri più belli.

Fu ancora un uomo incapace di non parteggiare per ciò in cui credeva, arrivando ad assumere senza indugi posizioni nette e spesso del tutto minoritarie su temi nevralgici della vita civile, come il diritto a una giustizia che fosse davvero giusta e i cui principali artefici, i giudici, per lui - e cito - “hanno un potere delegato dal popolo e debbono soffrire il loro potere, invece di gustarlo” in interessi personali. Fu uno dei pochi, non a caso, a schierarsi senza dubbio alcuno per l'innocenza di Enzo Tortora, di cui diventò nel tempo buon amico. L'analisi del potere in tutte le forme attraverso cui si esplica e in tutte le sue pervicaci ramificazioni è stato l'oggetto del suo lavoro intellettuale e nulla di quello che leggiamo di lui può, in questa epoca, apparirci inattuale o datato ma, al contrario, è ancora estremamente istruttivo e, in molti casi, persino profetico.

Sciascia ha insegnato quanto sia vitale per un Paese come il nostro andare alla ricerca della verità, quella che è sotto gli occhi di tutti ma che tutti fingono di non vedere.

L'unico strumento che può smascherare l'ipocrisia della società e la connivenza del potere col malaffare, un potere - quanto è attuale questa frase - che si autoalimenta a tal punto da creare una classe dirigente che - cito ancora - in concreto dirigeva “una ragnatela nel vuoto, la propria labile ragnatela. Anche se di fili d'oro” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cimino. Ne ha facoltà.

ROSALBA CIMINO (M5S). Grazie, Presidente. L'8 gennaio appena trascorso abbiamo celebrato i cent'anni dalla nascita di uno dei protagonisti principali della storia e della letteratura del Novecento, Leonardo Sciascia, siciliano, nato in un paese, Racalmuto, che fece da sfondo a tutte le sue principali opere e vissuto nella casa di campagna, in contrada Noce, fonte di ispirazione e luogo di incontri autorevoli impressi nella memoria storica, intellettuale e politica italiana. In questa stessa Aula, Sciascia fu deputato durante l'VIII legislatura, membro della Commissione d'inchiesta sulla strage di via Fani e sull'assassinio di Aldo Moro. Riguardo al sequestro, poco prima di essere eletto, nel 1978 scrisse L'affaire Moro, un lampo di lucidità e lungimiranza che ha offerto un'interpretazione illuminata di uno degli episodi più destabilizzanti della nostra storia. Non soltanto, Sciascia ebbe un merito, che è giusto ricordare ogni volta che ce ne viene data l'occasione; è con lui che l'Italia comprese cosa fosse davvero la mafia, perché fu il primo a parlarne senza filtri nel suo romanzo più conosciuto, Il giorno della civetta, smentendo chi asseriva, con non poca ipocrisia, che la mafia non esistesse. Sciascia fu dunque un intellettuale assoluto e, come tale, è stato divisivo e talvolta incompreso. Ancora adesso tra le sue pagine non soltanto ritroviamo l'essenza del secolo scorso, ma il coraggio di uno scrittore che, attraverso la letteratura, interroga e indaga. E se oggi possiamo accedere a tutto il suo patrimonio letterario è certamente grazie alla Fondazione Leonardo Sciascia, che lo stesso volle pensare quando era ancora in vita e alla quale ha donato 15 mila lettere personali, circa 3 mila libri e 200 opere d'arte.

Concludo questo mio omaggio con un concetto tanto caro a Sciascia, che è quello della sicilitudine. Di questa idea della sua e della nostra Sicilia affidò le parole a Nievo, nel racconto Il Quarantotto: “Io credo nei siciliani che parlano poco, nei siciliani che non si agitano, nei siciliani che si rodono dentro e soffrono: i poveri che ci salutano con un gesto stanco, come da una lontananza di secoli, e il colonnello Carini, sempre così silenzioso e lontano, impastato di malinconia e di noia ma ad ogni momento pronto all'azione, un uomo che pare non abbia molte speranze, eppure è il cuore stesso della speranza, la silenziosa fragile speranza dei siciliani migliori (…) una speranza, vorrei dire, che teme se stessa, che ha paura delle parole e ha, invece, vicina e familiare la morte (…) questo popolo ha bisogno di essere conosciuto e amato in ciò che tace, nelle parole che nutre, nel cuore e non dice (…)” (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Io, come altri prima di me, vorrei concentrarmi sul ricordo di Sciascia non sul piano del contributo alla storia letteraria del nostro Paese e d'Europa, ma dal punto di vista dell'intellettuale impegnato in una profonda e importante battaglia civile nel nostro Paese. Sciascia è stato un intellettuale politico, consigliere comunale al comune di Palermo eletto da indipendente nelle file del Partito Comunista Italiano, deputato alla Camera eletto tra le file del Partito Radicale. Credo che quest'Aula debba ricordarlo innanzitutto sotto questo profilo, perché si è trattato di un intellettuale strano, largamente incompreso, di certo un intellettuale europeo, per il quale la linearità del pensiero era più forte delle mille contraddizioni attorno a cui si è avviluppata la storia del nostro Paese e delle sue culture politiche.

Sciascia non era un uomo di paradossi o, meglio, poteva essere un uomo di paradossi solo in questo Paese. Sciascia era un siciliano ma non era un sicilianista. Il concetto di “sicilitudine”, più volte richiamato nel corso di questa breve commemorazione, non ammiccava al sicilianismo inteso come categoria politica, nella quale era possibile un'eterna commistione tra maggioranza e opposizione che lui considerava pericolosa, deleteria e inevitabilmente elemento di inquinamento della vita pubblica, sia in Sicilia che sul piano nazionale. Fu, da questo punto di vista, un grande amico dei comunisti italiani e dei comunisti siciliani in particolare, ma anche un feroce critico nei loro confronti in più fasi, rispetto allo stalinismo, rispetto alla strategia del compromesso storico, rispetto al nuovo PCI, che considerava segnato da una incomprensione nei confronti del ruolo della magistratura. Fu un nemico giurato della mafia, ma combatté con tutte le sue forze l'idea per cui la mafia si potesse contrastare attraverso una eccezione allo Stato di diritto, che lui fermamente condannava. Fu nemico del clericalismo a qualsiasi chiesa appartenessero i clericali, e questo è un Paese che clericali ne ha avuti molti. Un intellettuale laico, che ha inteso il suo compito di intellettuale come il compito di chi ha il dovere di dire la verità al potere, fosse anche solo la propria verità, senza pretese di verità assoluta. E la sua parabola ci racconta, in breve, di quanto è stata difficile - e probabilmente è ancora difficile - la vita degli intellettuali laici in questo Paese, delle persone laiche.

Concludo. Sciascia ci lascia un pensiero tagliente, complesso da gestire. Lui aveva la paura di come sarebbe stato ricordato il suo pensiero e di come sarebbe stato utilizzato in sua assenza, dopo la morte. Io lo tratto con rispetto: penso che sia una lama affilata attraverso cui si possono provare a tagliare, ancora oggi, molti nodi gordiani che affliggono la vita politica italiana e la vita delle culture politiche del nostro Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Oggi celebriamo, in quest'Aula, la nascita di un uomo che, con i suoi pregi e i suoi difetti, è stato uno dei pilastri della cultura italiana ed europea, un intellettuale scomodo che ha saputo raccontare la Sicilia e, attraverso questa, l'Italia e la sua essenza più intrinseca, che ha avuto la capacità di cogliere, nelle pieghe del nostro Paese, l'evoluzione dei fenomeni manifestatesi nel tempo. Fu il primo scrittore a nominare e a raccontare la mafia, nel 1961, ne Il giorno della civetta, e a descriverne il suo rapporto intrinseco con il potere politico; il primo a leggere, con molti anni di anticipo, la pervasività del fenomeno mafioso su scala nazionale. Sempre ne Il giorno della civetta Sciascia scriveva: “Forse tutta l'Italia va diventando Sicilia (…) e sale come l'ago di mercurio di un termometro, questa linea della palma, del caffè forte, degli scandali: su su per l'Italia, ed è già, oltre Roma (…)”. Era il 1961. Così come in un controverso articolo, che lo portò a scontrarsi con Paolo Borsellino e Leoluca Orlando, ammonì sui rischi di un professionismo dell'antimafia. In quel caso la storia dimostrò, poco dopo, che aveva torto e per fortuna ebbe modo anche di chiarirsi con Paolo Borsellino, ma anche in quell'occasione lesse un fenomeno che doveva ancora venire e che oggi, purtroppo, è ampiamente testimoniato nel nostro Paese.

Il “maestro di Racalmuto”, come lo chiamò Calvino, scoprendo uno dei suoi primi scritti, è stato una figura scomoda e libera, coscienza civile di questo Paese. Scrittore, giornalista, politico, difese in quest'Aula i principi dello Stato di diritto e della libertà e ammoniva sui rischi che corre, ancora oggi, la nostra democrazia. “La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini” diceva Sciascia. Ancora oggi queste sue parole sono attuali e, nel ricordarlo, abbiamo il dovere di farle nostre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Noi non abbiamo avuto la fortuna di assistere alle sedute nelle quali il deputato radicale Leonardo Sciascia scandiva lentamente le parole scritte su un minuscolo foglietto, che ne conteneva poche decine, ognuna capace di riassumere un pensiero semplice ma complesso, controcorrente, profetico che anticipava la realtà: La palma va a Nord. A fronte della doppiezza della politica, quasi una poesia, recitata in un'Aula come mai silenziosa e attenta. Qui, oggi, possiamo onorare la memoria di Leonardo Sciascia solo se sappiamo incarnare, nei fatti e non tanto e soltanto a parole, quel futuro che Sciascia voleva che la memoria avesse, nel titolare A futura memoria la raccolta dei suoi scritti giornalistici. Dicono i fatti, ovvero nei nostri atti parlamentari, nella nostra azione politica quotidiana all'interno del Parlamento, l'istituzione che è centro e cardine del nostro ordinamento di democrazia parlamentare e di cui Sciascia aveva un senso altissimo, mentre oggi è troppo spesso svilita, vilipesa, irrisa nelle parole e negli atti, a volte persino di coloro che siedono su questi scranni. Per non parlare di quello che è successo oltre Atlantico. Sciascia - lo si può riascoltare grazie all'archivio di Radio Radicale - spiegò in termini precisi perché decise di candidarsi con il Partito Radicale: “ (…) bisognava parlare della vita e della morte in questo Paese. E che ne parlassi io. Come scrittore (…) la cui pagina è al limite dell'azione. E allora la tentazione di entrare nell'azione diretta per me è forte”, disse. Queste parole dicono la coscienza e la passione civile di un vero intellettuale, che, nel pieno della consapevolezza e quindi con una certa modestia, quasi una ritrosia, si accinge a un compito alto, che intende onorare fino in fondo. Leonardo Sciascia, deputato radicale, fece questo, si dimostrò un uomo politico a tutti gli effetti e a tutto tondo. Concludo, Presidente: la forza politica delle sue parole e dei suoi ragionamenti, sempre meditatissimi e mai scontati, nel suo mandato parlamentare si declinarono al livello più alto, mettendo al servizio del proprio Paese e dei propri concittadini quell'acume, quell'intelligenza, quella capacità di analisi e di sintesi che hanno fatto di lui non solo uno dei massimi scrittori del Novecento, ma uno dei suoi pensatori più lucidi, più sinceri ed intellettualmente onesti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie Presidente, ricordare oggi Leonardo Sciascia, un monumento della storia italiana, ma anche europea, è per me un grande privilegio. Da siciliana rivendico con orgoglio l'uomo, figlio della sua “sicilitudine”, amore e odio per la nostra terra, sentimenti affatto contrapposti, che solo un siciliano può intimamente comprendere. Da giurista ricordo l'intellettuale puro, la cui vita è attraversata dai grandi temi della giustizia, l'uomo libero, capace di parlare di mafia negli anni Sessanta, quando di mafia quasi nessuno osava parlare, ma anche il paladino di quell'implosione dell'antimafia, che tuonò nel gennaio del 1987 contro i suoi professionisti, certamente sbagliando talvolta bersaglio, ma riconoscendolo con umiltà. Le sue famose metafore per far comprendere la capacità pervasiva della mafia, la linea della palma, quella linea geografica immaginaria, oltre la quale le palme non crescono più e che si riferiva alla capacità della mafia di spostare i suoi interessi criminali verso nuovi territori. Da politico, nel ricordare la sua passione, il suo costante impegno dapprima quale consigliere comunale a Palermo e poi quale deputato nazionale, uno dei primi, se non il primo, a portare in Parlamento la questione quanto mai attuale dell'insularità e dei suoi costi. Diceva Sciascia: “L'insularità è un fatto”. Chiudo, Presidente, con le sue stesse parole: “Mi guidano la ragione, l'illuministico sentire dell'intelligenza, l'umano e cristiano sentimento della vita, la ricerca della verità e la lotta alle ingiustizie, alle imposture e alle mistificazioni”. Resta, nella storia del nostro Paese, l'anelito alla libertà e la denuncia di contesti che alimentavano una mafia non semplice delitto, ma vero e proprio sistema di potere criminale, culturale, politico, affaristico ed anche religioso. Noi di quell'anelito ci nutriamo, certi che, come Sciascia narrava, la nostra Sicilia non sia affatto irredimibile e per questo necessiti che si continui a lottare, a pensare e agire come se non lo sia. Vi è certamente un margine di speranza e di riscontro, di speranza contro ogni logica speranza ed è per questo che ne raccogliamo con orgoglio il testimone, fortemente convinti dell'esigenza di non sacrificare mai lo stato di diritto ad ogni forma di criminalità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, qual è il significato di una ricorrenza? A cosa serve celebrare un anniversario come oggi si sta facendo in Aula? E' a partire da questi interrogativi che, a mio avviso, occorre riflettere su Leonardo Sciascia, anzi - mi è consentito - al mio conterraneo Leonardo Sciascia, essendo nato a soli 20 chilometri da casa mia e che ha insegnato per molti anni a Caltanissetta. Cosa significa celebrare oggi una solennità così importante? Indubbiamente si tratta di un'occasione tra le più propizie per riportare al presente un lascito imponente di idee, di azioni e di testimonianze, che devono essere trasmesse alle generazioni future. Come diceva Benedetto Croce, occorre però saper distinguere ciò che è vivo da ciò che è morto. E che cos'è quello che oggi vive e continuerà a vivere in Leonardo Sciascia e che valgono tantissimo, al punto che mi sono permesso, nella sua imponente opera e testimonianza, di segnalarne almeno tre, che lo rendono sicuramente imperituro. Primo, il rifiuto di ogni visione del mondo ideologica: Sciascia, nel suo percorso intellettuale, ha maturato un radicale rigetto per lo schematismo ideologico, di qualsiasi genere esso sia. Si spiega così il perché, a metà degli anni Settanta, del distacco dal Partito Comunista, di cui era stato a lungo simpatizzante, distacco avvenuto anche a seguito della posizione politica presa dal partito, allora guidato Enrico Berlinguer, sulla vicenda di Aldo Moro; o ancora certe posizioni, che poi sintetizziamo - sono state dette anche in quest'Aula - “Né con lo Stato né con le BR” oppure: I professionisti dell'antimafia, che indicavano una categoria ben precisa, a significare l'uso strumentale del potere e del suo esercizio arbitrario, giustificato attraverso la copertura della legge. Quanto attuali sembrano queste parole, in periodo di COVID-19!

Il secondo tema che mi preme di ricordare è quello della sua visione della realtà: Sciascia, nelle sue polemiche politiche, che lo videro protagonista, anche in quelle più accese, non giunse mai alla demonizzazione dell'avversario, anzi, ha sempre saputo riconoscerne le ragioni, convinto della lezione di Manzoni, che la ragione e il torto non si dividono mai in un taglio così netto. Terzo - e chiudo, Presidente - vorrei ricordare l'amore per la propria terra, per la Sicilia, che egli ha saputo esplorare, cogliendone i tratti più caratteristici e vitali, sia negli ambienti urbani che in quelli più periferici, sia nella dimensione della contemporaneità che in quella della dimensione storica. Si tratta di un rapporto spesso ambivalente, che però, negli ultimi anni della sua vita, è stato segnato da manifestazioni sempre più forti di amore e attaccamento, quale quello che ha espresso anche con giudizi critici.

Quanto sommariamente accennato intende quindi essere un'esortazione a raccogliere l'eredità di Sciascia, in un momento in cui non tutti sono disponibili ad accettarne in toto l'eredità. C'è un tentativo di oscurantismo, Presidente, che oggi per fortuna, in maniera totalitaria, è stato respinto da quest'Aula. L'eredità di Sciascia è quello spirito riformista opposto all'utopia ideologica, il legame con la propria terra d'origine, qualunque essa sia, il costante interrogarsi sul senso della propria esistenza e ancora di più, mi consentirete, l'instancabile ricerca, in tutti gli ambiti dell'esistenza umana, della verità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP-PSI). Grazie Presidente. Presidente, io non ho avuto la fortuna di conoscere Sciascia, però ho avuto il privilegio di apprezzare i suoi scritti e i suoi saggi. E' nato in un piccolo paese della provincia di Agrigento, Racalmuto, prima maestro elementare, poi scrittore, poeta e saggista, uno degli intellettuali - l'ha detto anche lei - più importanti della seconda metà del Novecento. Attraverso i suoi libri, Sciascia ebbe il grande merito di far capire all'Italia e al mondo intero il problema e il fenomeno della mafia e l'ha fatto col suo romanzo più importante, quello più famoso, Il giorno della civetta, che racconta la storia di omicidi commessi dalla mafia e di un comandante alla ricerca della verità. Però, vorrei ricordare Sciascia citando un altro capolavoro, L'affaire Moro, il più cupo forse dei suoi saggi, quello che ad ogni rilettura, almeno a me personalmente, ci fa toccare - penso a tutti quanti, non solo a me - un nervo ancora scoperto della nostra storia. Sciascia in questo saggio narra e analizza i fatti accaduti nei 55 giorni di prigionia del Presidente Moro e lo fa come era solito farlo, nel suo stile, in maniera chiara, asciutta e diretta. Lo scrittore Sciascia aveva il coraggio, il tormento e i dubbi di chi sa andare controcorrente, sfidare i luoghi comuni, smascherare criticità e pregiudizi.

Della sua voce e della sua autorevolezza, Presidente e colleghi, avremmo avuto bisogno anche oggi, in tutti quei casi in cui confliggono ragioni di Stato e diritti umani, come il caso dell'assassinio, per esempio, di Giulio Regeni o, ancora, la carcerazione di Patrick Zaki, misteri ancora insoluti, purtroppo. La sua eredità - e concludo – ha certamente continuato ad operare nella coscienza di tutti noi, ma senza avere, però, lo stesso rilievo pubblico di cui era capace solo Sciascia e che non risparmiava nemmeno il cinismo di alcuni politici. A lui va oggi il mio pensiero (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Martina. Ne ha facoltà.

MAURIZIO MARTINA (PD). Grazie, Presidente. Non voglio abusare della vostra pazienza e della pazienza dei colleghi, però ci tengo a salutare l'Aula, a salutare tutti i gruppi parlamentari e a ringraziare, in particolare, il mio gruppo parlamentare, il gruppo parlamentare del Partito Democratico. Ho deciso in queste ore di accogliere la proposta che mi è pervenuta dalla FAO, per un nuovo impegno in quella grande organizzazione multilaterale. Di conseguenza, nelle prossime ore, nei prossimi giorni, di qui a lunedì, rassegnerò le dimissioni da parlamentare. Per me, si tratta di una scelta importante. Spero che possa essere utile anche al mio Paese. Farò di tutto per aiutare il mio Paese a rafforzare il suo ruolo su temi strategici fondamentali come quelli che da tempo cerco di coltivare anche con le responsabilità di Governo, che ho avuto l'occasione di poter esercitare. Non c'è alcun dubbio, per quel che mi riguarda, per l'esperienza di questi anni al Governo, in passaggi importanti per il nostro Paese - mi viene in mente l'Esposizione universale di Milano - e poi, dopo, anche con gli impegni che proprio in quest'Aula abbiamo concretizzato, anche sui temi della sostenibilità e dell'equità dei sistemi agricoli e alimentari. Questi li considero temi cruciali per il futuro del nostro Paese e del mondo intero. La pandemia ce lo ha dimostrato, ci ha sbattuto in faccia tutta la drammatica emergenza nell'emergenza. Penso, in particolare, alla povertà alimentare, ma non solo. Mi vengono in mente, come penso vengano in mente a voi, situazioni drammatiche che la pandemia ha fatto esplodere anche nel cuore dell'Occidente. Il tema del diritto al cibo e, più in generale, della sovranità alimentare non è solo un tema lontano da noi. È il tema delle file di centinaia di migliaia di persone anche nelle nostre città, anche in questo momento, durante questa pandemia. Quindi, io mi appresto a fare questo passo. Lo faccio ovviamente con una particolare emozione, perché per me significa cambiare una prospettiva; ma lo intendo fare sempre con la forza di quei valori di riferimento, che hanno fatto il bello di un'esperienza di militanza politica, che non si conclude certo oggi per me, ma cambia strada. Voglio essere grato a quest'Aula, per quello che mi ha dato e vorrei anche provarvi a dire di essere sempre all'altezza della solennità di questo luogo, non solo nei comportamenti, nelle parole, nei gesti, nello stile, nel modo che, anche nella dialettica che giustamente deve vivere dentro questi luoghi, noi dobbiamo sempre, però, avere in mente. Io sono entrato in quest'Aula non molto tempo fa - anche se ho avuto il privilegio ovviamente di frequentarla un po' -, nel 2013. Ci sono entrato con le gambe tremolanti, da componente di un Governo, non da parlamentare. Esco oggi, come capite, con un po' la voce tremolante. In mezzo, c'è il senso di un'esperienza che è arrivata fin qui e, quando è arrivata qui, ha pensato di toccare il cuore della democrazia italiana. Non sempre quest'Aula è stata all'altezza di questa forza, che ha scritta anche nelle parole che attraversano questi muri. Quindi, io vi auguro veramente di fare il meglio per il nostro Paese, nella reciproca autonomia e nella massima libertà. Per quel poco che potrò fare, vi vorrei dire che, anche dentro questa nuova esperienza, potete contare su un italiano che è passato qui e ha riconosciuto, in questo luogo, la casa della democrazia italiana. Buon lavoro, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno la Ministra dell'Interno e la Ministra dell'Istruzione.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative di competenza volte a sospendere le cosiddette «riammissioni informali» di migranti verso la Slovenia – n. 3-02003)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Palazzotto e Fornaro n. 3-02003 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Palazzotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente, la illustro. Signora Ministra, nel 2020, più di 1.200 persone sono state respinte alla frontiera con la Slovenia con una procedura, quella delle cosiddette riammissioni informali, che è in contrasto con norme europee e internazionali a tutela del diritto d'asilo. Le persone respinte, a loro volta, sono state deportate, a catena, da Slovenia e Croazia, anche con documentate violenze, fino alla Bosnia, al di fuori del territorio europeo. Le immagini che arrivano in questi giorni dal confine bosniaco, dove oltre 3 mila persone sono abbandonate nei boschi, con temperature sotto lo zero, sono drammatiche ed insostenibili.

Le chiediamo se, alla luce dei trattamenti inumani e degradanti che subiscono i migranti al confine bosniaco, non sia sua intenzione sospendere le procedure di respingimento al confine e ripristinare le procedure previste dal diritto europeo, internazionale e italiano, prevedendo la possibilità, per chi entra nel nostro Paese, di presentare richiesta d'asilo e ponendo la questione in sede europea perché si affronti il tema della rotta balcanica.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è noto, i territori delle province di Gorizia e Trieste sono interessate dall'ingresso irregolare di stranieri provenienti dalla rotta balcanica, fenomeno che ha registrato, nel corso del 2020, un significativo incremento rispetto agli anni precedenti.

Preciso che i dati circa i rintracci di stranieri entrati irregolarmente nel territorio italiano, provenienti dalla frontiera slovena, segnalano un raddoppio nel 2019, rispetto al 2018, in quanto si è passato da 1.567 a 3.568 migranti rintracciati; dato, quest'ultimo, che nell'anno 2020 ha subito un ulteriore aumento, attestandosi a 4.120 rintracci.

In un simile contesto, l'accordo bilaterale italo-sloveno, sottoscritto nel 1996, ha consentito, nel corso del 2020, di procedere alla riammissione alla frontiera degli stranieri rintracciati in posizione irregolare all'atto dell'attraversamento del confine italo-sloveno. Nell'anno appena concluso sono state effettuate verso la Slovenia 301 riammissioni dalla provincia di Gorizia e 1000 dalla provincia di Trieste.

Tengo a precisare che tale importante strumento convenzionale opera parallelamente al Regolamento di Dublino, limitandosi a disciplinare le forme di collaborazione italo-slovena solo per quei casi di riammissione, cosiddetta “informale”, dei migranti rintracciati immediatamente a ridosso della linea confinaria, secondo presupposti spaziali e temporali indicati dall'Accordo bilaterale.

Desidero evidenziare che le procedure di riammissione alla frontiera, che trovano la loro base giuridica nell'Accordo, tutelano le categorie di stranieri vulnerabili o esposti a particolare pericolo, risultando quindi non applicabili a diverse categorie di soggetti, cioè ai migranti ai quali sia stata riconosciuta una qualsiasi forma di protezione internazionale, ai minori, alle persone che presentano malattia, agli stranieri che risultano registrati nel sistema Eurodac.

È anche importante chiarire che a tutti gli stranieri vengono fornite, con l'ausilio di mediatori culturali e linguistici, nonché mediante la consegna di appositi opuscoli, opportune informazioni sulle modalità con cui formulare istanza di protezione internazionale, la quale, ove presentata, non dà luogo alla riammissione.

Inoltre, con riguardo all'osservanza del principio del respingimento a catena, richiamato dagli onorevoli interroganti, è doveroso precisare che la Slovenia aderisce alla Convenzione di Ginevra, che ha fissato il principio su richiamato già dal 1992 e che, inoltre, la stessa Slovenia, come la Croazia, sono considerati Paesi sicuri sul piano del rispetto dei diritti umani e delle Convenzioni internazionali.

Pertanto, le procedure di riammissione riguardano uno Stato europeo, la Slovenia, nel quale vigono normative internazionali europee analoghe a quelle che vigono nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Il deputato Erasmo Palazzotto ha facoltà di replicare.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. La ringrazio, signora Ministra, per la risposta. Ci ha ricordato che le riammissioni avvengono in forza di un accordo che è precedente all'ingresso della Slovenia nell'Unione europea e che, quindi, da questo punto di vista, non prevedeva l'adeguamento alla normativa, al Regolamento di Dublino e alle leggi europee in materia di diritto d'asilo.

Apprendiamo e siamo contenti che a tutti gli stranieri che accedono in Italia, come ci ha detto lei, è sempre consentito presentare formale domanda d'asilo in qualsiasi momento e a seguito di adeguata informativa. Le poniamo, però, un tema che riguarda quello che sta accadendo al confine europeo, in Bosnia, che io ritengo sia disumano e che testimonia il fallimento dell'Europa nella gestione dei flussi migratori. Il tema della rotta balcanica non è un tema nato in questi giorni o nato in questi mesi, è un tema che ci portiamo dietro da molti anni ormai e che ha dato vita a fenomeni di questo tipo, drammatici, in diverse occasioni.

Nel 2017, le stesse scene a cui assistiamo oggi in Bosnia erano in Serbia, al confine con l'Ungheria, e anche in quel caso abbiamo assistito ad una incapacità dell'Unione europea di difendere, in primo luogo, il proprio stato di diritto. Le procedure e le pratiche violente adottate dalle polizie europee - in questo caso della Croazia sono documentate, in quel caso in Serbia dalla polizia ungherese e bulgara - sono inaccettabili e io penso che bisogna porre la questione in sede europea, anche sulla tutela dello stato di diritto.

Minori sono abbandonati in mezzo alla neve, vengono denudati e lasciati a piedi nudi con temperature sotto lo zero per disincentivare il tentativo di attraversare quei confini. Io non credo che un Paese come l'Italia, che l'Europa possa permettersi tutto questo, e ritengo che il nostro Paese, in funzione di quello che sta accadendo e dei trattamenti inumani e degradanti che subiscono le persone, debba sospendere le riammissioni informali e porre la questione in sede di Consiglio europeo su come gestire in maniera umana questo fenomeno e porre fine a questa barbarie.

(Intendimenti in merito ad ipotesi di superamento della dicitura «padre» e «madre» sulle carte di identità dei minori - n. 3-02004)

PRESIDENTE. Il deputato Giovanni Donzelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-02004 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Noi siamo qui per chiedere informazioni riguardo a un decreto ministeriale che circola in queste ore - almeno, a quanto noi apprendiamo, sembra che stia circolando in queste ore - in cui il Ministro dell'Interno e il Governo avrebbero intenzione di rimettere mano e di modificare il decreto del 31 gennaio 2019, che aveva giustamente reinserito sulla carta d'identità le diciture “padre” e “madre” e tolto quella roba più o meno impresentabile, “genitore 1”, “genitore 2”, “genitori”. E noi veniamo a conoscenza del fatto che il Ministero dell'Interno stia cambiando questa volontà e abbia intenzione, in questo momento, di rimettere “genitore 1” e “genitore 2”, e togliere “padre” e “madre”. Chiediamo spiegazioni al Governo, auspicando che dica che non è vero e che abbiamo avuto informazioni sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha facoltà di rispondere.

LUCIANA LAMORGESE, Ministra dell'Interno. Nell'ambito della disciplina della carta d'identità, recata dal testo unico delle leggi di pubblica sicurezza n. 773, il decreto-legge n. 78 del 2015 ha introdotto la nuova carta d'identità elettronica, prevedendo la centralizzazione del circuito di emissione del documento. In attuazione di tale disposizione, il decreto del Ministro dell'Interno del 23 dicembre 2015 ha regolato il processo di produzione del documento, prevedendo la ricezione e registrazione presso i comuni delle richieste di carta d'identità elettronica presentate dai cittadini e l'inoltro dei dati anagrafici registrati in sede locale e certificati dal Ministero dell'Interno al sito centrale del Poligrafico e Zecca dello Stato per la produzione e la consegna del documento.

Con decreto del Ministro dell'Interno del 31 gennaio 2019, oggetto dell'interrogazione, sono state introdotte alcune modifiche al citato decreto del 23 dicembre 2015 e ai relativi allegati, al fine di adeguarlo alla normativa dello stato civile.

In particolare, nel prospetto della carta di identità elettronica valida per l'espatrio, rilasciata ad un minore di età inferiore a 14 anni, e nel relativo modulo di richiesta, la parola genitori è stata sostituita con “padre” e “madre”.

A seguito dell'entrata in vigore di tale decreto, il Garante per la protezione dei dati personali ha rilevato che l'applicazione delle nuove disposizioni ha comportato notevoli criticità in termini di protezione dei dati e di tutela dei minori nei casi nei quali i soggetti esercenti la responsabilità genitoriale non siano riconducibili alla figura materna o paterna, ora espressamente previsti, ed ha rappresentato la necessità di adeguare le disposizioni al quadro normativo introdotto dal Regolamento europeo in materia di trattamento dei dati personali.

A seguito degli ulteriori approfondimenti, già preannunciati nella risposta ad altro atto di sindacato ispettivo, il Garante ha ribadito, con propria nota in data 12 settembre 2020, tali considerazioni e, di conseguenza, il 15 ottobre 2020 è stata proposta un'ulteriore modifica del decreto ministeriale del dicembre 2015, finalizzata a ripristinare, nella disciplina di emissione della carta di identità elettronica, la parola “genitori”, in sostituzione di “padre” e “madre”, per garantire conformità al quadro normativo introdotto dal predetto Regolamento europeo e per superare le problematiche applicative segnalate dal Garante.

Il nuovo schema di decreto ministeriale, che segue l'iter di adozione di cui all'articolo 10 del decreto-legge n. 78 del 2015, ha già ottenuto il concerto dei Ministri dell'Economia e della Pubblica amministrazione ed è in attesa del parere del Garante per la protezione dei dati, a seguito del quale sarà sottoposto all'esame della Conferenza Stato-città.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Giovanni Donzelli.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sono veramente basito. In quest'anno sono triplicati gli sbarchi dei clandestini nella nostra Nazione.

La mafia e le altre criminalità organizzate stanno lucrando e festeggiando per la crisi economica data dalla pandemia, andando a prendere e a comprare per due soldi le nostre attività economiche, o in altri casi campando di usura per le condizioni in cui avete lasciato le imprese italiane. E il Ministro dell'Interno e il Governo di cosa si preoccupano? Di andare a togliere nella carta d'identità “padre” e “madre”, invece che tutelare gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! È una follia, ma dove vivete, sulla luna? Cosa vi ha fatto di male la famiglia? Vi ricordo che è la Costituzione italiana nell'articolo 29 a ribadire i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Cosa vi hanno fatto di male le famiglie italiane, che tra l'altro pagano a voi e a noi lo stipendio per cui dovremmo fare il nostro dovere? E cosa vi hanno fatto di male i bambini, a cui sulla carta di identità volete togliere il diritto ad avere un padre e una madre con un generico “genitori”? Credo che, in questo momento, voi siate inconsapevoli dei danni che state facendo alla Nazione. Preoccupatevi degli italiani, delle loro famiglie e dei bambini che sono in difficoltà e in crisi, e, se non siete in grado di fare questo, andate a casa, ma non pensate a cambiare la carta d'identità con “genitore 1” e “genitore 2”, perché l'Italia ha bisogno di altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a garantire in maniera tempestiva ed in sicurezza la riapertura delle scuole, anche attraverso una campagna vaccinale straordinaria a favore del personale scolastico – n. 3-02005)

PRESIDENTE. Il deputato Anzaldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Toccafondi ed altri n. 3-02005 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MICHELE ANZALDI (IV). Presidente, Ministro, oggi il 75 per cento degli studenti italiani è ancora a casa, con effetti devastanti per l'apprendimento, la socialità e per l'abbandono scolastico. Ecco, l'abbandono scolastico, perché c'è anche quel problema, oltre a quello dell'apprendimento. Mi permetta di citare i dati di una realtà a me cara, quella siciliana: i numeri diffusi ieri sui quotidiani denunciano che, secondo l'ufficio regionale scolastico, il tasso di dispersione pre COVID era già del 24 per cento. Significa che, prima del virus, più di due studenti su dieci erano fuori dalla scuola. Esperti di associazioni come Save the children hanno dichiarato che questo 24 è destinato a raddoppiare se non si riaprono le scuole. Associazioni impegnate sul territorio, come l'associazione Tau, denunciano che i cosiddetti NEET, giovani senza lavoro e senza studi, in certe realtà rappresentano una quota fra il 35 e il 40. Con la scuola chiusa questi dati sono destinati ad aumentare. La preside della scuola Falcone allo Zen ha dichiarato: la scuola è come il supermercato, serve per vivere, deve stare aperta. E queste situazioni drammatiche e angoscianti hanno dei risvolti peggiori nelle studentesse. Proprio allo Zen una ragazzina di 13 anni, di cui la scuola da marzo aveva perso i contatti, non tornerà più a scuola. E sa perché? A soli 13 anni diventerà mamma. Riapra le scuole, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Anzaldi, la ringrazio in quanto con il suo quesito mi permette di ribadire quanto già asserito dal Presidente Conte, ovverosia che la scuola è ancora di sicurezza per i nostri studenti e le nostre studentesse; aggiungo io che, per molti di loro, è un'ancora di salvezza. Per questo ritengo che la didattica digitale, strumento utile per la gestione dell'emergenza e risorsa per la scuola del futuro, non possa comunque sostituire la didattica in presenza. I ragazzi hanno bisogno di recuperare quella dimensione di socialità indispensabile per la loro crescita; desta preoccupazione anche l'aumento del fenomeno dell'abbandono scolastico. Comprendo, quindi, le recenti manifestazioni studentesche: il diritto all'istruzione è essenziale. Ho il dovere di dire agli studenti e a tutta la comunità scolastica che il Governo ha fatto tutto quello che doveva e poteva fare, e continuerà a farlo per il rientro a scuola.

Lo ha fatto con senso della misura e di grande responsabilità e ha mantenuto fede agli impegni assunti, anche grazie allo sforzo dei prefetti e della comunità scolastica, come in ultimo prescritto dal DPCM del 3 dicembre scorso, che ha previsto, presso ogni prefettura, l'istituzione di un tavolo di coordinamento per la definizione del più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei servizi di trasporto pubblico locale. Ricordo, inoltre, che il 23 dicembre scorso è stata firmata l'intesa con le regioni sulla base della quale si prevedeva il rientro a scuola già dal 7 gennaio. Si tratta di un accordo che contempla novità importanti, tra cui una misura che chiedevo da tempo: il rafforzamento del sistema di tracciamento per le scuole. A ciò si aggiunga che, nel rispetto dei principi di leale collaborazione, di proporzionalità e adeguatezza, con il DPCM del 4 gennaio scorso il Governo ha fornito chiare indicazioni sullo svolgimento dell'attività didattica. Avendo a cuore la didattica in presenza, abbiamo infatti autorizzato il rientro in presenza al 50 per cento per le scuole secondarie di secondo grado a partire dall'11 gennaio scorso, limitando dal 7 al 9 le lezioni a distanza. Spiace che gran parte delle regioni abbiano posticipato il rientro in classe; tutto ciò con il rischio di causare disorientamento, precarietà, insicurezza e povertà educativa. Rinnovo anche in questa sede la mia disponibilità al dialogo e al confronto con tutti gli attori istituzionali coinvolti per il bene delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. La scuola, lo ribadisco, è pronta e in grado di garantire ambienti controllati e con ridotte percentuali di rischio, come rilevato dai dati e dagli studi sui contagi forniti dalle autorità scientifiche. Per quanto riguarda i vaccini, è chiaro a tutti che la scuola sia un servizio pubblico essenziale; sin dall'avvio del confronto sull'elaborazione del piano vaccinale ho chiesto e ottenuto di dare priorità al personale scolastico. Auspico dunque che si proceda speditamente con la vaccinazione degli operatori sanitari e degli anziani per arrivare subito alla scuola, partendo dal personale fragile e da chi ha un'età più avanzata.

PRESIDENTE. Il deputato Toccafondi ha facoltà di replicare.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Azzolina. Ministro, come lei sa, su undici ragazzi delle scuole secondarie di secondo grado, le nostre scuole superiori, solo un ragazzo in questi giorni è a scuola, dieci sono a casa. Questi ragazzi sono stati per 200 giorni complessivamente, da marzo, davanti a un video e poco più di un mese davanti ai loro insegnanti. Non so se, come lei ha ora ricordato, il Governo ha fatto tutto quello che poteva per riaprire; so solo che così non è scuola. Certo, le nozioni arrivano, ma manca tutto quello che è scuola, ovvero lo scambio sociale, le relazioni, i rapporti umani, l'apprendimento di gruppo, la formazione della capacità critica. Tutte queste mancanze espongono i nostri ragazzi a disagi, danni e cicatrici indelebili. Inoltre sta saltando il rapporto con la scuola, tant'è che i ragazzi o sono spaesati, delusi, arresi quasi, oppure protestano, come lei ha ricordato, davanti alle scuole. Ed è paradossale: sono loro che protestano per rientrare a scuola e richiamano noi adulti, che spesso siamo passivi di fronte a questi 200 giorni di chiusura. E siamo in una situazione paradossale in cui il Governo sembra non poter decidere sulle scuole la cosa più importante, ovvero il funzionamento delle scuole, ovvero l'apertura delle scuole. E siamo in una situazione altrettanto paradossale in quanto l'apertura sta in capo alle regioni, che si muovono quasi in ordine sparso…

PRESIDENTE. Concluda.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). …e decidono chiusure in una sorta di anarchia. Governo e regioni dovrebbero fare a gara per riaprire in sicurezza le scuole, iniziando, come ho detto, da una campagna di vaccini per il personale scolastico.

PRESIDENTE. Deve concludere.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Una lotta tra Governo e regioni sulle scuole e sui ragazzi non è ammissibile perché a perderci sarebbero solo e soltanto i due milioni e mezzo di ragazzi, i docenti e le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Intendimenti del Governo in ordine alla ripresa dell'attività scolastica, con particolare riferimento all'adozione di adeguate misure di sicurezza e di prevenzione dei contagi – n. 3-02006)

PRESIDENTE. Il deputato Toccalini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Sasso ed altri n. 3-02006 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, anche sulla riapertura delle scuole è scontro all'interno della maggioranza, con l'assoluta incapacità di decisioni chiare e precise che stanno creando forti disagi psicosociali sugli studenti e organizzativi sulle famiglie. Nonostante la preannunciata riapertura, prevista per il 7 gennaio contro il parere del Ministro della Salute e del Ministro per gli Affari regionali, questa è stata rinviata prima all'11 e poi forse al 18 gennaio. Tante regioni da lei attaccate, Ministro, hanno dovuto decidere da sé sul rinvio dell'apertura, visto che le uniche iniziative intraprese da marzo ad oggi sono state rappresentate da inutili banchi a rotelle monoposto e dalla distribuzione di mascherine con forte odore di solvente, così come più volte da noi segnalato. Abbiamo suggerito la possibilità di effettuare tamponi antigenici all'ingresso con cadenza quindicinale, l'installazione di termoscanner, di impianti di areazione, il potenziamento del trasporto pubblico, non venendo però mai ascoltati.

Le chiediamo quindi, Ministro, purtroppo conoscendo già la risposta, se il Governo abbia un piano concreto e sensato sulla ripresa delle lezioni in sicurezza, ascoltando anche le nostre proposte, o se oppure intenda tenere i nostri ragazzi ancora una volta sospesi a decisioni non prese e rinviate di settimana in settimana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, onorevole Toccalini, il Governo ha lavorato all'avvio dell'anno scolastico con un importante sforzo organizzativo, e anche con una visione che guarda oltre l'emergenza, cercando di generare dalla risposta alla crisi delle opportunità di miglioramento e sviluppo, a partire dal rilancio degli investimenti per l'istruzione. Solo per la ripartenza di settembre abbiamo stanziato più di 3 miliardi. Si tratta di investimenti non una tantum, ma strutturali, che insieme a quanto stanziato nel corso dell'ultimo anno nella legge di bilancio per il 2021 relegano definitivamente al passato la stagione dei tagli che hanno confinato la scuola ai margini. I fondi previsti per la ripresa sono stati utilizzati per assumere organico aggiuntivo per l'emergenza, per l'affitto di spazi in più per la didattica e per il loro adeguamento da parte degli enti locali, per i patti di comunità fra scuole ed enti del territorio, per l'acquisto di arredi, mascherine, igienizzanti, e sono oltre 40 mila aule in più quelle ricavate.

Tutti gli sforzi sono stati diretti, in linea con le indicazioni scientifiche, a consentire lo svolgimento dell'attività in presenza. Proprio grazie a tali interventi gli alunni e gli studenti delle scuole del primo ciclo hanno potuto, tranne in periodi e contesti limitati, fruire della didattica tradizionale in presenza. Identica attenzione meritano gli studenti della scuola secondaria di secondo grado, che erano già tornati a scuola nei primi mesi dell'anno scolastico: è necessario il massimo impegno per un loro rientro in classe da parte di tutti, ad ogni livello politico ed istituzionale, al di là delle singole appartenenze.

Pertanto, con il DPCM del 3 dicembre sono stati istituiti presso ciascuna prefettura i tavoli di coordinamento, che hanno lavorato incessantemente per la definizione del più idoneo raccordo tra gli orari di inizio e termine delle attività didattiche e gli orari dei tre servizi di trasporto pubblico locale, che sono stati rafforzati, e delle altre attività dei territori interessati, al fine di agevolare la frequenza scolastica. Questi sforzi devono essere portati a termine. Dobbiamo continuare a lavorare stimolando tutti al rispetto degli impegni assunti, affinché trovi applicazione prima possibile quanto già il 23 dicembre hanno unanimemente condiviso Governo, regioni e province autonome, province, città metropolitane e comuni: la ripresa in sicurezza per tutti e l'eventuale ulteriore sospensione o limitazione delle attività didattiche in presenza solo come misura residuale. Questo è l'unico sforzo da intraprendere, anche per superare il clima di incertezza che preoccupa scuole, ragazzi e famiglie.

La scuola è pronta per far sì che le aule si riempiano delle voci e degli sguardi degli alunni, favorendo il recupero di quella dimensione di socialità relazionale e comunicativa…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. … della cui importanza tutti oggi si rendono conto, e non soltanto chi opera all'interno delle istituzioni scolastiche.

PRESIDENTE. Il deputato Rossano Sasso ha facoltà di replicare.

ROSSANO SASSO (LEGA). Ministro Azzolina, gli studenti, i docenti e le famiglie italiane sono stanchi, sono stanchi delle sue chiacchiere. Da dieci mesi la Lega le chiede un piano per la scuola, un piano che salvi il capitale più importante di un popolo, di una nazione: il cosiddetto capitale invisibile, cioè i nostri studenti, il nostro futuro. Per dieci mesi lei ha improvvisato: ha ignorato la dimensione educativa e ha lasciato che il diritto allo studio venisse negato, con violazione dell'articolo 34 della nostra Costituzione. Ministro Azzolina, lei ha fallito, è sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi come Lega, come primo partito italiano, ci abbiamo provato in tutti i modi, Ministro Azzolina, con emendamenti, proposte, ordini del giorno, perché in un periodo del genere è giusto che l'opposizione collabori con la maggioranza. Ci abbiamo provato in tutti i modi, per il bene della nostra comunità scolastica. Ma lei non ci ha ascoltato! Lei prima ha chiuso le scuole, dicendo che la didattica a distanza era fantastica; oggi ci dice che la didattica a distanza, la sua didattica a distanza, ha fallito. Ci ha tediato per mesi con cose inutili e ha sempre rifiutato le proposte della Lega per la sicurezza in presenza a scuola. Gliene ricordo tre, le più importanti: il dimezzamento del numero di alunni per classe; i tamponi rapidi a scuola (Ministro, c'è lei al Governo, non io, si dia da fare con il Ministro Speranza); e poi gli impianti di areazione in classe, per prevenire il rischio del contagio tramite aerosol: perché nel 2021 non si può dire alle maestre e ai maestri di tenere aperte le classi per cinque ore con la neve fuori, ci sono gli impianti di areazione. E c'è qualche scuola che ha adottato, contro la sua volontà, questi impianti di areazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROSSANO SASSO (LEGA). Ce n'è una in particolare che voglio citare: la scuola di Vo' Euganeo, con un preside che lo ha sperimentato. La sua scuola è COVID-free, e io ringrazio personalmente in quest'Aula il professor Alfonso D'Ambrosio, e anche lei dovrebbe ringraziarlo per questi impianti di areazione. Invece no: il Ministero da lei diretto ha messo il professor D'Ambrosio sotto inchiesta disciplinare perché - udite, colleghi! - il professor D'Ambrosio ha criticato l'operato del Ministro Azzolina con un post su Facebook (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio.

ROSSANO SASSO (LEGA). Si vergogni e chieda scusa al preside D'Ambrosio! Chiedete scusa, tutta la maggioranza,…

PRESIDENTE. La ringrazio. Passiamo…

ROSSANO SASSO (LEGA). … a tutti i presidi, a tutti i docenti e a tutti gli studenti italiani. Lei è bocciata!

PRESIDENTE. Concluda!

ROSSANO SASSO (LEGA). Vada a casa e si impegni di più (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

(Misure a favore degli studenti per colmare il divario formativo e rimediare ad eventuali disagi causati dal prolungamento della didattica a distanza in relazione all'emergenza sanitaria – n. 3-02007)

PRESIDENTE. La deputata Rosalba Cimino ha facoltà di illustrare l'interrogazione Vacca ed altri n. 3-02007 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSALBA CIMINO (M5S). Presidente, gentile Ministro, il periodo emergenziale derivante dalla pandemia da COVID-19 ha comportato delle scelte organizzative all'interno delle istituzioni scolastiche tali da assicurare elevati standard di sicurezza sanitaria, al fine di permettere la frequenza in presenza degli studenti e delle studentesse, nonché quella dell'intero personale scolastico. Molte regioni hanno imposto, nonostante ciò e le risorse umane ed economiche investite per la ripresa dell'attività didattica in presenza, la chiusura delle scuole e l'utilizzo della DAD. Nonostante i molteplici decreti del Presidente del Consiglio avessero previsto almeno la frequenza in presenza degli alunni della scuola dell'infanzia e del primo ciclo, hanno deciso diversamente molte regioni; eppure molteplici studi scientifici hanno confermato che la scuola non è da annoverarsi tra i luoghi in cui si sviluppano focolai. In particolare, secondo un recentissimo studio effettuato dal 14 settembre al 7 novembre, sul 97 per cento delle scuole italiane, ovvero 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti,…

PRESIDENTE. Concluda.

ROSALBA CIMINO (M5S). …il risultato emerso evidenzia un ruolo tutt'altro che decisivo della scuola ai fini del contagio: risulta quindi difficilmente giustificabile la chiusura delle aule scolastiche e il mancato ritorno degli alunni delle scuole secondarie di secondo grado in presenza.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROSALBA CIMINO (M5S). Si chiede di sapere quali interventi intenda adottare a tutela degli studenti per prevenire eventuali gap formativi e disagi derivanti dall'emergenza epidemiologica in corso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, onorevole Cimino, già prima della pandemia destava preoccupazione il tasso di dispersione scolastica nel nostro Paese; oggi aumentano i segnali di allarme sociale collegati alla crisi che stiamo vivendo: mi riferisco al fenomeno dei NEET, dell'analfabetismo funzionale. Anche per questo mi batto per il rientro a scuola in presenza il prima possibile: senza scuola non c'è crescita. Si accentua sempre di più l'abbandono scolastico, aumentando le forme di disuguaglianza, di divario, che invece è nostro preciso dovere contrastare. Consapevoli di ciò, per tutta l'emergenza abbiamo investito risorse per garantire il diritto all'istruzione delle nostre studentesse e dei nostri studenti, per il digitale, per la formazione degli insegnanti, al fine di ridurre i gap formativi e i disagi derivanti dall'emergenza epidemiologica. Abbiamo mobilitato in un anno oltre 7 miliardi per la scuola. Richiamo solo le misure più recenti: nel “decreto Ristori” sono stati previsti ulteriori 85 milioni di euro per l'innovazione digitale e la didattica laboratoriale. Queste risorse stanno consentendo di dotare studentesse e studenti che ne hanno bisogno di oltre 200 mila dispositivi digitali e oltre 100 mila connessioni. Il decreto ha previsto anche uno specifico fondo di oltre 5 milioni per attività didattiche extracurriculari, finalizzate proprio al recupero dei gap formativi. Il mio impegno tuttavia non si ferma: chiederò sin da subito risorse ulteriori per programmare e realizzare specifiche iniziative dirette al contrasto della dispersione scolastica generata anche dall'emergenza epidemiologica, per erogare per le istituzioni scolastiche del primo ciclo di istruzione corsi di consolidamento e recupero degli apprendimenti in presenza, per realizzare per le istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione iniziative di integrazione, recupero e sostegno degli apprendimenti finalizzati alla riduzione del gap formativo derivante dal prolungato ricorso all'attività della didattica a distanza. È mia intenzione inoltre potenziare i servizi professionali già in atto per il supporto e l'assistenza psicologica, da rivolgere in particolar modo a studentesse e studenti, oltre che al personale scolastico, in relazione alla prevenzione e al trattamento dei disagi e delle conseguenze derivanti dall'emergenza epidemiologica da COVID-19. Evidenzio ancora che il Piano nazionale di ripresa e resilienza vede l'istruzione tra le sue fondamentali missioni: il contrasto alla dispersione e all'abbandono scolastico rappresenta uno degli obiettivi principali contenuti nella missione 4, “Istruzione e ricerca”.

Ammontano a oltre 16 miliardi di euro le risorse previste complessivamente dal Next Generation EU dedicate al potenziamento delle competenze e al diritto allo studio che insieme ai fondi SIE/PON e alla programmazione di bilancio 2021-2026 supereranno i 20 miliardi di euro.

PRESIDENTE. Il deputato Marco Bella ha facoltà di replicare.

MARCO BELLA (M5S). Grazie del suo impegno, Ministra. La didattica a distanza non è la panacea di tutti i mali e si deve impegnare solo in casi di estrema necessità; secondo una recente indagine, l'84 per cento degli studenti la vive con disagio. Prolungare la DAD ha inevitabilmente prodotto divari formativi sui quali state tempestivamente intervenendo con un piano per il consolidamento e il recupero delle competenze. Io sono con gli studenti, però, quando non capiscono perché possono incontrare i propri compagni al centro commerciale, in piazza, in un'abitazione privata, ma non in un luogo controllato come le loro scuole.

Ai cittadini è necessario dire la verità: la pandemia non finirà domani e neppure il mese prossimo, serve tempo per vedere l'effetto dei vaccini; la stagione calda, come l'anno scorso, ci potrebbe dare una grande mano, ma non è ancora alle porte. Dobbiamo quindi imparare a convivere con il virus e lavorare per ridurre i rischi. Le scuole non sono luoghi fatati ove non ci sono positivi, ma sono contesti ove difficilmente ci sono focolai; lo ricordo: solo il 2 per cento secondo i dati dell'Istituto superiore di sanità. In uno studio della Società Italiana di Pediatria, in tre mesi sono stati eseguiti test a tappeto sul 96 per cento della popolazione scolastica in due plessi. Si è trovato un solo positivo nel primo round, sette positivi nel secondo e tre positivi nell'ultimo; questo su oltre 1.200 persone e 14 classi. La scuola non è un'unica entità come vorrebbero farci credere alcuni mezzi di informazione; i cicli scolastici e le situazioni epidemiologiche locali sono diversi e, quindi, le misure devono essere proporzionate. La regione Toscana ha potenziato il trasporto scolastico, ha reclutato dei tutor da impiegare alle fermate, ha predisposto una rete di test rapidi e ha riaperto anche le scuole superiori, seppur con la presenza limitata al 50 per cento. Penso che questo tipo di impegno rappresenti la strada maestra per riaprire ovunque, non appena possibile.

Infine, Presidente vorrei ringraziare i nostri insegnanti e tutto il personale ATA che, essendo più vicini ai ragazzi, più di tutti comprendono l'importanza della scuola in presenza. L'istruzione è un patrimonio di tutti e tutti la dovremmo difendere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Elementi in merito alla rilevazione delle perdite di apprendimento connesse al prolungamento della didattica a distanza e intendimenti in ordine all'eventuale previsione di un recupero formativo o del prolungamento dell'anno scolastico – n. 3-02008)

PRESIDENTE. La deputata Rosa Maria Di Giorgi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Piccoli Nardelli ed altri n. 3-02008 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Signora Ministra, a causa dell'emergenza sanitaria dello scorso anno scolastico si assiste a una forzata sospensione, anche per periodi prolungati, delle attività didattiche in presenza, come sappiamo. Per tutelare, comunque, il diritto allo studio degli studenti, delle scuole superiori in particolare, sono stati messi a disposizione delle scuole iniziative e strumenti per favorire l'apprendimento a distanza, attraverso la modalità della DAD, mettendo a disposizione anche 170 milioni di euro e mille assistenti tecnici per le scuole del primo ciclo. Considerata l'attuale situazione, emerge la necessità di conoscere l'effettivo impatto sugli studenti italiani di questo nuovo modello di apprendimento, a fronte dei primi studi che dichiarano un peggioramento delle capacità di concentrazione e di studio. Lo scorso anno scolastico, a causa dell'emergenza sanitaria, le prove standardizzate Invalsi relative all'anno scolastico 2019-2020 non sono state svolte. Chiedo quindi alla Ministra, che ringrazio per il suo enorme impegno in questo momento così complesso, quali iniziative intenda mettere in atto per favorire un recupero, prevedendo anche eventualmente un prolungamento dell'anno scolastico.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Di Giorgi, è condivisibile la sua preoccupazione per la quale la sospensione della didattica in presenza, nonostante gli investimenti del Governo e l'encomiabile impegno quotidiano di tutto il personale scolastico, possa determinare un impoverimento degli apprendimenti. Questo si configura come un problema di particolare serietà, con ricadute non solo sulla vita del singolo studente, ma, più in generale, sul futuro del nostro Paese. Il Ministero che mi onoro di rappresentare ha posto e pone tutta la necessaria attenzione per conoscere l'effettivo impatto della perdita degli apprendimenti prodotta dalle conseguenze della pandemia e per intervenire in modo mirato. Concordo con lei sulla necessità di disporre di dati e analisi sugli apprendimenti degli studenti; solo così è possibile intraprendere un processo di analisi e la pianificazione di azioni di contenimento dei probabili effetti negativi determinati dalla pandemia. È per tale ragione che stiamo lavorando con le istituzioni scolastiche, rilevando compiutamente anche gli effetti del fenomeno della dispersione scolastica, che rischia concretamente di acuirsi durante l'emergenza che il Paese sta attraversando. Ricordo, altresì, che l'ordinanza ministeriale n. 11 del maggio scorso ha individuato uno specifico strumento da utilizzare in presenza di una o più insufficienze, il piano di apprendimento individualizzato, il PAI. Proprio attraverso il PAI, il consiglio di classe individua, per ciascuna disciplina in cui sono state manifestate delle carenze, gli obiettivi di apprendimento da conseguire, nonché specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Il decreto-legge n. 22 dello scorso anno ha disposto che le attività concernenti il PAI si potessero svolgere non solo nel periodo intercorrente tra il 1° settembre 2020 e l'inizio delle lezioni, ma nel corso di tutto l'anno scolastico 2020-2021, secondo tempi, forme e modalità stabiliti dalle singole autonomie scolastiche. Onorevole Di Giorgi, come ho già dichiarato, bisogna agire subito. Per questo, oltre alle risorse da ultimo stanziate nel “decreto Ristori” e nella recente legge di bilancio per il miglioramento formativo e didattico, chiederò ulteriori ristori formativi per potenziare gli strumenti appena ricordati e per realizzare, anche con riferimento al primo ciclo di istruzione, iniziative di integrazione, recupero e sostegno degli apprendimenti finalizzati alla riduzione del gap formativo derivante dal prolungato ricorso all'attività della didattica a distanza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Flavia Piccoli Nardelli. A lei la parola.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente, e grazie, Ministra, per la sua risposta. Accogliamo con favore il suo impegno a predisporre provvedimenti che consentano di verificare e recuperare gli apprendimenti. Siamo perfettamente consapevoli dell'importanza, per i circa 3 milioni di studenti della scuola secondaria ancora bloccati in DAD, della riapertura della scuola in presenza e delle gravi conseguenze che comporta il ritardarla ulteriormente. Seguiamo la protesta degli studenti, le loro richieste e percepiamo l'ansia delle famiglie, il loro sconcerto e la loro preoccupazione. Per questo riteniamo importante che si faccia un'indagine seria su difficoltà, opportunità colte e risultati raggiunti. Dobbiamo intervenire, garantendo sostegno e formazione degli insegnanti; se infatti i docenti, fino ad ora, hanno lavorato costruendo un modello educativo e didattico per gran parte di loro inedito, ora il loro deve essere un impegno condiviso, soprattutto se il modello della didattica integrata deve continuare. In una fase di espansione dell'epidemia in Italia e nel mondo, in ragione del senso di profonda responsabilità che deve animare tutti noi, dobbiamo dire chiaramente che il tema dell'apprendimento durante una pandemia non si risolve nella dicotomica apertura-chiusura della scuola in presenza. Il problema è molto più complesso. Per questo, sono convinta sia necessario, Ministra, lavorare a un progetto di ampio respiro che faccia sentire studenti, famiglie, personale docente e non accompagnati in un percorso di prospettiva futura, fondamentale per il Paese. Dobbiamo correttezza agli italiani; per questo, abbiamo bisogno, come lei stessa ha detto, di partire dai dati per offrire soluzioni oneste su quanto è possibile fare e su quanto non lo è. Di qui, Ministra, il nostro riferimento al lavoro di analisi dell'Invalsi, fondamentale per misurare la situazione e indicarci la direzione in cui andare. La centralità della scuola per il Paese è, per il Partito Democratico, da sempre un tema fondamentale a cui non vogliamo rinunciare, ma proprio per questo pretendiamo che ci siano un sostegno e un accompagnamento più forti e più incisivi che consentano di affrontare questo momento di gravissima difficoltà con una visione ampia e articolata di rilancio delle politiche scolastiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti in ordine a eventuali modalità compensative della didattica a distanza, con particolare riferimento a percorsi di recupero e alla prosecuzione fino al mese di luglio dell'anno scolastico – n. 3-02009)

PRESIDENTE. La deputata Aprea ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02009 (Vedi l'allegato A).

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Ministra Azzolina, alla “scuola arlecchino” non si sarebbe dovuti proprio arrivare e lei non avrebbe dovuto alimentare il conflitto tra Stato e regioni. Dallo scorso marzo, lei ha colpevolmente trascurato tutti i fattori che concorrono alla prevenzione e alla cura sanitaria, dai mezzi di trasporto agli orari di lezione ma, soprattutto, come Forza Italia le ha più volte indicato, alla necessità di creare presidi sanitari ed équipe psicopedagogiche per sostenere la comunità scolastica.

Oggi denunciamo e le chiediamo ragione della mancanza della stabilità delle decisioni in presenza di variabili che mutano e di orizzonti temporali che non possono ridursi a qualche giorno. E lei non può affermare che la DAD non abbia funzionato perché sarebbe spettato proprio a lei garantire l'efficacia di questa nuova modalità di apprendimento. Non sono stati effettuati monitoraggi né quantitativi né qualitativi della DAD. Le chiediamo ora se sono allo studio modalità compensative per gli alunni delle scuole superiori ed, in particolare, della regione Campania.

PRESIDENTE. Concluda.

VALENTINA APREA (FI). Lei ha sicuramente fallito a livello nazionale ma si è assunta anche la responsabilità di aumentare il divario tra Nord e Sud, tra scuole statali e paritarie in assenza di patti educativi comuni e non ha saputo accompagnare la scuola verso una didattica personalizzata e digitale. Ci risponda, Ministro, su tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Onorevole Aprea, come ho già avuto occasione di ricordare, solo per la ripartenza di settembre il Governo ha stanziato più di 3 miliardi. Abbiamo disposto l'assunzione di organico aggiuntivo per l'emergenza, acquisto di arredi, mascherine e igienizzanti per la prevenzione e la sicurezza di studenti e personale scolastico. Sono state ricavate oltre 40 mila aule in più dai lavori di edilizia leggera, sono stati affittati spazi in più per la didattica e per il loro adeguamento, si è investito sui patti di comunità tra scuole ed enti del territorio da lei adesso ricordati.

Con riferimento alla didattica digitale integrata, resto convinta che essa rappresenti un'occasione e una sfida per ripensare la scuola del futuro, con la consapevolezza che non possa sostituire la didattica in presenza. In tal senso, le risorse investite per questa modalità didattica, a valere sul Piano nazionale scuola digitale e sulle risorse PON, che ammontano a oltre 413 milioni, con cui sono stati finanziati oltre 34 mila progetti autorizzati, sono e restano un investimento anche per il futuro.

A queste misure si aggiungono altri importanti interventi. Desidero ricordare in tal senso il protocollo di intesa stipulato con il Consiglio nazionale dell'ordine degli psicologi che ha consentito, grazie alle risorse stanziate, di garantire specifici servizi professionali per il supporto e l'assistenza psicologica da rivolgere, in particolar modo, a studentesse e studenti e al personale scolastico, per la prevenzione e il trattamento dei disagi derivanti dalla emergenza epidemiologica. Potenzieremo ancora di più una misura che si sta rivelando determinante per il benessere della comunità scolastica.

Con l'intesa approvata all'unanimità il 23 dicembre 2020, le regioni si sono impegnate a supportare in via prioritaria le istituzioni scolastiche nella gestione dell'epidemia, nelle attività inerenti alla somministrazione di test diagnostici alla popolazione scolastica di riferimento e all'espletamento delle attività di contact tracing, anche per un più tempestivo raccordo con i dipartimenti di prevenzione delle aziende sanitarie locali.

In merito al recupero degli apprendimenti rammento, tra le modalità compensative della DAD, che il decreto legislativo n. 62 del 2017 prevede, per il primo ciclo di istruzione, l'attivazione di specifiche strategie per il miglioramento dei livelli di apprendimento. Anche nel secondo ciclo sono previsti interventi didattici finalizzati al recupero delle carenze formative. Basti pensare all'adozione del piano di apprendimento individualizzato o, ancora, alla nuova progettazione finalizzata alla definizione del piano di integrazione degli apprendimenti. Non di meno, nella consapevolezza che l'ampio e prolungato ricorso alla DAD, risorsa indispensabile in una prima fase, si ripercuota, oltre che sulle competenze, anche sui comportamenti e sulla sfera emotiva degli studenti, proporrò, come detto, senza aspettare la fine dell'anno scolastico, l'adozione dei ristori formativi oltre al potenziamento degli interventi già previsti per il secondo ciclo di istruzione. Si tratta dell'erogazione di attività didattiche compensative di consolidamento e recupero degli apprendimenti in presenza in favore degli alunni del primo ciclo e delle realtà territoriali maggiormente colpite dall'emergenza epidemiologica, dove più intenso è stato il ricorso all'attività della didattica a distanza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Luigi Casciello. A lei la parola.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Signora Ministra, io resto sempre interdetto quando l'ascolto, non solo nei question time ma anche nelle sue sortite e nelle sue esternazioni televisive e sui social. Ma anche oggi lei, in più di un'occasione, ha usato una serie di termini: ha auspicato, si è augurata, bisogna fare in fretta. Ministro Azzolina, sono cose che avrebbe dovuto fare lei! Tre miliardi li ha spesi male, i 400 milioni per i banchi a rotelle! Siamo passati dai banchi a rotelle, che non si sa dove siano finiti, se ci sono, se arriveranno - la informo che in Campania in tanti li aspettano ancora, ma tanto la Campania non ha aperto le scuole - alla perdita delle rotelle. Questa è la sensazione che ho.

Poi, a proposito della DAD, lei ora è quasi disperata sul presunto fallimento della DAD. Prenda esempio dai docenti, dai capi di istituto, dagli insegnanti che hanno dato una straordinaria dimostrazione di gesto etico ed educativo, dimostrando di sapersi adeguare alla realtà. Perché, guardi, l'insegnamento, non so se ne ha un minimo di percezione, è anche la capacità di adeguarsi a ciò che accade e non solamente all'ideale dell'insegnamento. Se oggi non avremo, perché, nonostante il fallimento della sua gestione, non avremo una generazione COVID, lo dovremo semplicemente allo straordinario sforzo degli insegnanti, delle famiglie. Perché sicuramente si è perso del tempo ma il tempo si può sempre recuperare; accade sempre anche nella vita. Ma poi la Campania: Ministro Azzolina, lei aveva il dovere di venire in Campania, sedersi al tavolo con il presidente della Regione Campania e capire dov'erano i punti di criticità. Lei questo non lo ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Non lo fa, se non un po' di schermaglie. Magari, datevi appuntamento da Crozza entrambi, visto che insomma piacete molto a chi imita i politici.

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. Concluda.

LUIGI CASCIELLO (FI). Ma, dico, da questo punto di vista - mi avvio alla conclusione, Presidente - si è fatto poco, si è speso male. Ma, da questo punto di vista, voi dovete fare qualcosa.

PRESIDENTE. La ringrazio.

LUIGI CASCIELLO (FI). Non so se la soluzione sia la crisi di Governo; magari lo è. Purtroppo, devo dirle che è riuscita in un'impresa straordinaria…

PRESIDENTE. Deputato Casciello, deve chiudere.

LUIGI CASCIELLO…. ci ha fatto persino rimpiangere il Ministro Fioramonti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

(Iniziative volte a riaprire in sicurezza gli istituti scolastici o ad implementare la didattica a distanza in modo da evitare divari formativi tra gli studenti – n. 3-02010)

PRESIDENTE. Il deputato Rospi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02010 (Vedi l'allegato A).

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP-PSI). Grazie, Presidente. Ministro Azzolina, al pari della salute, l'istruzione anch'essa è un bene da tutelare. Eppure, Ministro, il Governo preferisce concentrarsi su come e quando aprire le piste da sci e non sull'apertura delle aule scolastiche. Se a marzo era giusto chiudere le scuole per organizzare una apertura in sicurezza a settembre, oggi, a mio avviso, è inaccettabile vedere il Governo che ha fatto poco o nulla per gestire la didattica in presenza.

La DAD, Ministro, non può essere considerata come la trasposizione della lezione in presenza sul digitale e non è possibile immaginare che si possano tenere gli studenti inchiodati davanti al PC per ore, a seguire la lezione come se fossero in presenza. Per queste ragioni, con questa interrogazione chiedo a lei, Ministro, quali iniziative di sua competenza intenda assumere al fine di riaprire in totale sicurezza tutti gli istituti scolastici o, in alternativa, se e come intenda implementare la DAD, in modo da evitare che nessun ragazzo rimanga indietro nel proprio percorso di studi.

PRESIDENTE. La Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina, ha facoltà di rispondere.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Onorevole Rospi, grazie agli investimenti stanziati per la ripartenza di settembre, le nostre scuole si sono organizzate in modo da limitare sensibilmente i rischi sanitari e garantire ambienti controllati e regolamentati. Lo confermano le analisi e le ricerche sui contagi finora prodotti dalle autorità scientifiche, relative al primo periodo dell'anno scolastico: circa 5 milioni di alunne e alunni appartenenti al primo ciclo di istruzione sono potuti tornare stabilmente in presenza. Tutto il Governo, con l'approvazione, insieme alle regioni e agli enti locali, del cosiddetto piano scuola del giugno 2020 ha lavorato alacremente per il rientro a scuola in sicurezza, regolamentando e investendo ingenti risorse anche sulla didattica digitale integrata.

Allo stesso modo, nelle scorse settimane, grazie al prezioso contributo dei tavoli prefettizi e al contributo fattivo e operoso di tutto il personale della scuola, sono stati delineati, territorio per territorio, piani operativi per il ritorno in classe delle studentesse e degli studenti delle istituzioni scolastiche di secondo grado. Anche questa attività è stata frutto di un'intesa adottata all'unanimità con regioni ed enti locali il 23 dicembre 2020. Nel rispetto delle competenze di tutti gli attori istituzionali coinvolti, il Ministero dell'Istruzione, nel continuare a mantenere gli impegni già presi, non smetterà di fare la propria parte, adottando ogni intervento necessario per prevenire e contrastare i disagi provocati dall'emergenza che stiamo vivendo, supportando le nostre studentesse e i nostri studenti oltre che tutto il personale scolastico. Arretrare sulla scuola significa rinunciare a un pezzo significativo del nostro avvenire. Le misure che ho brevemente richiamato testimoniano che, come Governo, non lo abbiamo fatto nei mesi scorsi e non lo faremo neanche adesso, perché, se verrà meno l'apporto di giovani preparati, il nostro Paese rischierà una perdita di sviluppo umano ed economico incalcolabile. L'emergenza sanitaria impone indubbiamente di agire con proporzionalità, adeguatezza e responsabilità. La scuola appartiene a tutti e dalla scuola passa il futuro dell'Italia. Dobbiamo, ciascuno degli attori coinvolti, operare uniti, ricordandoci sempre del peso specifico che la scuola ha nel percorso dei nostri ragazzi.

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Rospi ha facoltà di replicare.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP-PSI). Sì, grazie. Ministra, ha detto che le scuole si sono organizzate ma, purtroppo, le scuole oggi sono chiuse e intanto i licei e tutti i ragazzi tra i 13 e i 19 anni continuano la DAD. Ministro, la DAD fa male. Lei lo sa, forse ha paura di dirlo qui in Aula. Fra i ragazzi costretti a casa c'è un forte senso diffuso di stress, ansia, nervosismo, depressione. Per favore, Ministro, smettiamola di parlare di DAD una volta per tutte. Nessuno in questa crisi, purtroppo, ha preparato le famiglie, gli studenti, gli insegnanti a un'esperienza così pesante. L'aula di una scuola è lo spazio di eccellenza per la crescita psicopedagogica e culturale dei nostri ragazzi e non abbiamo altri surrogati, Ministro. Dal 3 marzo scorso i ragazzi tra i 13 e i 19 anni non sono riusciti più a mettere piede in una scuola. Sul rientro a scuola, dopo la pausa natalizia Governo e regioni sono riusciti a creare la massima confusione. Ogni programma sulla riapertura ha dovuto vacillare fino all'ultimo giorno, sospeso da un duello politico che sembrava dimenticare il valore vero della scuola e della sua rappresentanza. In questi mesi di pandemia si è pensato a fornire banchi e nuovi sussidi invece di concentrarsi su come risolvere i veri problemi: il problema del trasporto pubblico o come, per esempio, avviare i protocolli di screening ai docenti e ai ragazzi. Ma è possibile, le chiedo Ministro, che, da marzo ad oggi, nessuno abbia pensato a trovare una soluzione per riaprire le nostre scuole? A me sembra un'assurdità.

PRESIDENTE. Concluda.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP-PSI). Un'utopia di buon governo avrebbe previsto orari dedicati sui mezzi, tamponi frequenti, turni nelle classi, divisioni nelle mense e negli accessi, aumento del personale. Banalità, ma purtroppo, con il senno di poi, dobbiamo ammettere, Presidente, che questo Governo è inadeguato a gestire questa crisi sociosanitaria.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Boccia, Boschi, Brescia, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fassino, Gregorio Fontana, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Maggioni, Magi, Molinari, Morani, Nardi, Orrico, Paita, Perantoni, Rizzo, Rotta, Scalfarotto, Schullian, Scoma, Serracchiani, Speranza, Tasso, Tofalo, Traversi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 18-31 gennaio 2021.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo è stata convenuta, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, la seguente organizzazione dei lavori per la restante parte del mese di gennaio:

Nel corso della settimana 18 - 22 gennaio, l'Assemblea non terrà sedute con votazioni, salvo che per l'esame della Relazione al Parlamento ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, di cui il Governo ha preannunciato la presentazione e che, ove effettivamente presentata, sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di mercoledì 20 gennaio, alle ore 16. Per l'approvazione della risoluzione ad essa riferita è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti la Camera.

Mercoledì 20 gennaio (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Venerdì 22 gennaio (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

Lunedì 25 gennaio (ore 12)

Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge n. 2757 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (approvato dal Senato) e della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019 ().

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Trizzino ed altri n. 1-00397 concernente iniziative in materia di cure palliative, nel contesto dell'emergenza pandemica da COVID-19;

Lattanzio ed altri n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori;

Molinari ed altri n. 1-00414 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi.

Discussione sulle linee generali del disegno di legge di ratifica n. 2786 - Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica ellenica sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, fatto ad Atene il 9 giugno 2020.

Martedì 26 gennaio (ore 11)

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

Martedì 26 (ore 16 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 27 (ore 9.30 – 13) e giovedì 28 gennaio (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con eventuale prosecuzione notturna dalle 20 alle 23)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2757 - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2019-2020 (approvato dal Senato).

Seguito dell'esame della Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, riferita all'anno 2019 ().

Eventuale esame degli argomenti previsti nella settimana 11 - 15 gennaio e non conclusi.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Stefano Esposito, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 11-A).

Seguito dell'esame delle mozioni:

Trizzino ed altri n. 1-00397 concernente iniziative in materia di cure palliative, nel contesto dell'emergenza pandemica da COVID-19;

Lattanzio ed altri n. 1-00405 concernente iniziative in materia di definizione del Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza e ulteriori misure in campo educativo ed economico a favore dei minori;

Molinari ed altri n. 1-00414 in materia di individuazione del deposito nazionale per il combustibile nucleare irraggiato e i rifiuti radioattivi.

Seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica n. 2786 - Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica ellenica sulla delimitazione delle rispettive zone marittime, fatto ad Atene il 9 giugno 2020.

Mercoledì 27 gennaio (ore15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

Mercoledì 27 gennaio (ore16)

Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia.

Venerdì 29 gennaio (ore 9.30)

Svolgimento di interpellanze urgenti.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

L'organizzazione dei tempi per l'esame del disegno di legge di ratifica n. 2786 sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.

L'organizzazione dei tempi per la discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, sarà pubblicata dopo la sua presentazione.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19 (A.C. 2835-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2835-A: Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19.

Ricordo che nella seduta di ieri sono state respinte le questioni pregiudiziali Binelli ed altri n. 1 e Zucconi ed altri n. 2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2835-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni X (Attività produttive) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Affari sociali, deputato De Filippo.

VITO DE FILIPPO, Relatore per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, sottosegretari, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 172 del 2020 (Atto Camera 2835), adottato il 18 dicembre scorso, al fine di rafforzare le misure per il contenimento della diffusione del contagio da COVID-19, in occasione delle festività natalizie e di inizio del nuovo anno, per l'acuirsi dei rischi di rapidissima evoluzione dei contagi connessi a fenomeni di assembramenti nel periodo festivo. Il decreto-legge prevede altresì la concessione di un contributo a fondo perduto ai soggetti che svolgano attività prevalente nei settori dei servizi di ristorazione, in considerazione delle limitazioni della loro attività stabilite nel periodo delle festività natalizie (su questa seconda parte si soffermerà in particolare il collega Giarrizzo).

Il provvedimento, nel testo risultante dall'esame in sede referente, che si è svolto presso le Commissioni riunite X e XII, si compone complessivamente di 9 articoli, compresa la disposizione sull'entrata in vigore, e di un allegato. Nel corso dell'esame in Commissione, sono confluite nel testo del provvedimento, attraverso due emendamenti presentati dal Governo, le disposizioni contenute nei decreti-legge n. 158 del 2020 e il n. 1 del 2021, che vengono contestualmente abrogati. L'evolversi della situazione epidemiologica e dell'andamento dei casi dei decessi nel territorio nazionale ha reso necessario adottare provvedimenti di necessità e urgenza per il contenimento e la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.

Entrando nel merito del contenuto, faccio presente che l'articolo 1 contiene misure urgenti per le festività natalizie e l'inizio del nuovo anno, già contenute nel decreto-legge n. 158 del 2020 e ulteriormente rafforzate dal decreto-legge n. 172, che hanno pertanto già prodotto, come abbiamo più volte ripetuto in Commissione, i rispettivi effetti, riferendosi essi al periodo compreso tra il 21 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021. La violazione delle disposizioni ivi contenute è sanzionata, ai sensi dell'articolo 4 del decreto-legge n. 19 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 35 del 2020.

Ricordo che, in base a queste disposizioni, salvo che il fatto costituisca reato, il mancato rispetto delle misure di contenimento dell'epidemia è punito con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 400 a euro 1000, non applicandosi le sanzioni contravvenzionali previste dall'articolo 650 del codice penale o da ogni altra disposizione di legge attributiva di poteri per ragioni di sanità; se il mancato rispetto delle predette misure avviene mediante l'utilizzo di un veicolo, la sanzione è aumentata, come è noto, fino a un terzo. Inoltre, nei casi in cui la violazione sia commessa nell'esercizio di un'attività di impresa, si applica altresì la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell'esercizio o dell'attività da 5 a 30 giorni. Richiamo in particolare il comma 3-bis dell'articolo 1, che, modificando il comma 1, dell'articolo 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, estende da 30 a 50 giorni il termine massimo di durata delle misure di contrasto della diffusione del COVID-19, adottate, anche queste, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, in attuazione del decreto-legge n. 19 del 2020. L'articolo 1-bis, inserito nel corso dell'esame in sede referente, prevede ulteriori disposizioni urgenti per il contenimento della diffusione del COVID-19, recependo di fatto il contenuto dell'articolo 1 del decreto-legge n. 1 del 2021. In particolare, secondo il contenuto di questo articolo 1-bis: viene prorogato dal 7 al 15 gennaio 2021 il divieto degli spostamenti in entrata e in uscita tra i territori di diverse regioni e province autonome, fatti salvi gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o da situazioni di necessità, ovvero, sempre con la solita dizione, per motivi di salute. Sono comunque consentiti gli spostamenti finalizzati al rientro presso la propria residenza, domicilio o abitazione, con l'esclusione degli spostamenti verso le seconde case ubicate in altra regione. Si dispone che, nei giorni 9 e 10 gennaio 2021, sull'intero territorio nazionale si applicano le misure previste per la cosiddetta zona arancione, di cui all'articolo 2 del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3 del 3 dicembre 2020. Restano invece consentiti gli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con l'esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia. Si prevede, inoltre, che, nelle cosiddette zone rosse, fino al 15 gennaio 2021, lo spostamento verso una sola abitazione privata sia consentito una volta al giorno, con determinati limiti e modalità. Il comma 4 contiene una norma di chiusura, volta a prevedere che, nell'intero periodo di cui al comma 1, vale a dire dal 7 al 15 gennaio, restano comunque ferme, per quanto non previste nello stesso decreto, le misure che sono state adottate con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e con relative ordinanze del Ministro della Salute.

L'articolo 1-ter, che riproduce l'articolo 2 del decreto-legge n. 1 del 2021, inserito sempre durante l'esame in sede referente, modifica la procedura per l'individuazione degli scenari di rischio ai fini del contenimento della diffusione del COVID-19, definita dall'articolo 1, comma 16-bis e 16-ter del decreto-legge n. 33 del 2020, per fronteggiare l'emergenza epidemiologica, prevedendo ulteriori criteri di valutazione per l'applicabilità di misure aggiuntive e progressive rispetto a quelle definite per l'intero territorio nazionale, tra cui quelle dell'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 19 del 2020, individuate sempre con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. In particolare, al predetto articolo 1 viene aggiunto il comma 16-quater, che stabilisce l'applicazione alle regioni, con ordinanza del Ministero della Salute, di queste misure aggiuntive e progressive nei territori ove vi sia un'incidenza settimanale dei contagi superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti, quando si manifesta uno scenario almeno di tipo 2 (situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa, ma gestibile dal sistema sanitario nel breve e medio periodo e valori dell'indice Rt regionale tra 1 e 1,25, con un livello di rischio almeno moderato) e si manifesti uno scenario, invece, di tipo 3 (situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta del sistema sanitario nel medio periodo e valore dell'indice Rt regionale tra 1,25 e 1,5), anche in questo caso con un livello di rischio almeno moderato.

In sede di prima applicazione e fino al 15 gennaio 2021, nelle more dell'adozione di un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, il comma 2 prevede che il Ministro della Salute, con propria ordinanza, applichi le misure attualmente previste per il contenimento della diffusione del COVID-19 (quindi, dal DPCM del 3 dicembre 2020) a una o più regioni nel cui territorio si manifesti, invece, un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti, in base agli scenari di rischio sopra delineati: secondo quanto previsto all'articolo 2 del DPCM 3 dicembre 2020, la cosiddetta area zona arancione, se si profila invece lo scenario di tipo 2; secondo quanto previsto all'articolo 3 del medesimo DPCM, la cosiddetta zona rossa, se si profila, quindi, lo scenario di tipo 3. L'articolo 1-quater, inserito in sede referente, recepisce il contenuto dell'articolo 4 del decreto-legge n. 1 del 2021 e disciplina, innanzitutto, in via legislativa la graduale ripresa dell'attività scolastica in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado, nel periodo che va dal 7 al 16 gennaio 2021, con due sotto-periodi.

In particolare, si dispone che nei giorni 7, 8 e 9 gennaio 2021, su tutto il territorio nazionale, l'attività didattica nelle scuole secondarie di secondo grado si svolge a distanza per il 100 per cento della popolazione studentesca. Nei giorni dall'11 al 16 gennaio 2021, nelle regioni cosiddette rosse, l'attività didattica delle scuole secondarie di secondo grado continua a svolgersi a distanza per il 100 per cento della popolazione studentesca; invece, nei giorni dall'11 al 16 gennaio 2021, nelle altre regioni cosiddette gialle e arancioni, le scuole secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica, garantendo l'attività didattica in presenza almeno al 50 per cento della popolazione studentesca; la restante parte dell'attività didattica è svolta tramite il ricorso alla didattica a distanza. Per lo stesso periodo, dal 7 al 16 gennaio 2021, si conferma quanto previsto dal DPCM 3 dicembre 2020, circa la possibilità di svolgere attività in presenza anche nelle scuole secondarie di secondo grado, qualora sia necessario l'uso di laboratori o per mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali. L'articolo 1-quinquies, inserito nel corso dell'esame in sede referente, dispone relativamente alla manifestazione del consenso al trattamento sanitario del vaccino anti COVID per i soggetti incapaci ricoverati presso strutture sanitarie assistite, le ben note RSA. Questa procedura è descritta puntigliosamente nel decreto, recependo anche il contenuto, con l'emendamento del Governo che è arrivato in sede referente, dell'articolo 5 del decreto-legge n. 1 del 2021.

Il comma 1 prevede che il consenso sia espresso a mezzo di tutore, curatore o amministratore di sostegno, come individuati dalla legge n. 219 del 2017, che ha disciplinato le modalità di espressione e di revoca del consenso informato, la legittimazione ad esprimerlo e a riceverlo, l'ambito e le condizioni, e ha regolamentato le disposizioni anticipate di trattamento (DAT), con le quali il dichiarante enuncia i propri orientamenti sul fine vita, nell'ipotesi in cui sopravvenga una perdita irreversibile della capacità di intendere e di volere. Seconda fattispecie, dal fiduciario, di cui all'articolo 4 della legge n. 219 del 2017 e, comunque, nel rispetto di quanto previsto dall'articolo 3 della stessa legge n. 219 e dalla volontà eventualmente già espressa dall'interessato attraverso le DAT (registrata nella banca dati DAT) ovvero della volontà che l'interessato avrebbe presumibilmente espresso ove capace di intendere e di volere.

Nel caso invece di incapacità naturale, ovvero qualora il fiduciario, il tutore, il curatore o l'amministratore di sostegno manchino o non siano in alcun modo reperibili, il comma 2 dispone che ne assume la funzione di amministratore di sostegno, al solo fine dell'espressione del consenso alla somministrazione del trattamento vaccinale anti COVID-19, il direttore sanitario o, in mancanza, il responsabile medico della residenza sanitaria assistita in cui la persona incapace è ricoverata. In tali casi, nel consenso alla somministrazione del trattamento vaccinale anti COVID-19 si dà atto delle ricerche svolte e delle verifiche effettuate per accertare lo stato di incapacità naturale dell'interessato. In mancanza - ulteriore caso - sia del direttore sanitario sia del responsabile medico della struttura, la competenza spetta invece al direttore sanitario dell'azienda sanitaria territorialmente competente sulla struttura.

Ai sensi del comma 3, il soggetto individuato sulla base dei commi precedenti, sentiti il coniuge, la persona parte di unione civile o stabilmente convivente o, in difetto, il parente più prossimo entro il terzo grado, se accerta che il trattamento vaccinale è idoneo ad assicurare la migliore tutela della salute della persona ricoverata, esprime in forma scritta il consenso informato alla somministrazione del trattamento vaccinale anti COVID-19 e degli eventuali richiami con le modalità previste per la persona interdetta e per la persona inabilitata e ne dà comunicazione al dipartimento di prevenzione sanitaria competente per territorio.

Il consenso alla somministrazione del trattamento vaccinale anti COVID-19 e dei successivi eventuali richiami, reso in conformità delle predette modalità, è immediatamente e definitivamente efficace, ai sensi del comma 4.

Il comma 5 chiarisce che, qualora per varie ragioni non sia possibile procedere con le suddette modalità, il consenso al trattamento vaccinale sottoscritto dall'amministratore di sostegno è comunicato immediatamente, anche attraverso posta elettronica certificata, dalla direzione della struttura in cui l'interessato è ricoverato al giudice tutelare competente per territorio.

Il giudice tutelare, a sua volta, al termine di quarantotto ore, convalida con decreto motivato, immediatamente esecutivo, il consenso espresso, ai sensi del comma 5, ovvero ne rifiuta la convalida, ai sensi del comma 6.

Abbiamo dovuto descrivere questa puntigliosa procedura, perché non ci sono possibilità di sintesi di una procedura così millimetricamente descritta nello stesso decreto.

Ai sensi del comma 7, infine, entro le quarantotto ore successive, il decreto motivato del giudice tutelare è comunicato all'interessato e al relativo rappresentante a mezzo posta certificata presso la struttura in cui la persona è ricoverata. Il consenso alla somministrazione del trattamento vaccinale anti COVID-19 e dei successivi eventuali richiami è privo di effetti fino alla comunicazione del decreto di convalida, ai sensi del comma 8.

Viene tuttavia previsto che, decorso il termine di quarantotto ore senza che sia stata effettuata la comunicazione ivi prevista, il consenso si considera ad ogni effetto convalidato ed acquista definitiva efficacia - una sorta di silenzio assenso - ai fini della somministrazione del vaccino, come dice e come recita il comma 9.

Infine, in caso di rifiuto della somministrazione del vaccino o del relativo consenso da parte del direttore sanitario o del responsabile medico, ovvero del direttore sanitario dell'azienda sanitaria, il comma 10 - ultimo - dà facoltà al coniuge, alla persona parte di unione civile o stabilmente convivente e ai parenti fino al terzo grado, di ricorrere al giudice tutelare affinché disponga la sottoposizione al trattamento vaccinale.

La casistica di queste persone che hanno particolari disabilità era prevedibilmente complessa; quindi, la tutela normativa per queste procedure, essendo comunque un atto medico quello della vaccinazione, mi sembrava utile e opportuno descriverla puntualmente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione attività produttive, deputato Andrea Giarrizzo. Prego, a lei la parola.

ANDREA GIARRIZZO, Relatore per la X Commissione. Grazie, Presidente. Ad integrazione di quanto esposto dal relatore per la XII Commissione, illustro brevemente le altre disposizioni del testo all'esame. L'articolo 2, al comma 1, introduce un contributo a fondo perduto, nel limite massimo di 455 milioni di euro per il 2020 e di 190 milioni di euro per il 2021, a favore dei soggetti che, alla data di entrata in vigore del provvedimento, hanno la partita IVA attiva e, ai sensi dell'articolo 35 del DPR n. 633 del 1972 (“Istituzione e disciplina dell'imposta sul valore aggiunto”), dichiarano di svolgere come attività prevalente una di quelle riferite ai codici Ateco riportati nella tabella di cui all'allegato 1 del provvedimento. L'allegato si riferisce specificamente al settore delle attività di ristorazione.

La finalità è sostenere gli operatori dei settori economici interessati dalle misure restrittive introdotte dal decreto-legge in esame per contenere la diffusione dell'epidemia COVID-19. Il contributo non spetta ai soggetti che hanno attivato la partita IVA a partire dal 1° dicembre 2020. Essendo richiesta una partita IVA attiva, questa non deve essere stata chiusa al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge.

In base al comma 2, il contributo a fondo perduto spetta esclusivamente ai soggetti che hanno già beneficiato del contributo a fondo perduto, di cui all'articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (“decreto Rilancio”), convertito in legge n. 77 del 2020, che non abbiano restituito il predetto ristoro. Al fine di rendere quanto più rapida possibile la corresponsione del contributo, la norma stabilisce che esso venga accreditato direttamente sul conto corrente bancario o postale dei soggetti beneficiari.

Il comma 3 prevede che l'ammontare del contributo è pari al contributo già erogato ai sensi del predetto articolo 25 del “decreto Rilancio”, mentre, secondo il comma 4, in ogni caso, l'importo del contributo non può essere superiore a euro 150 mila.

Il comma 5 rende applicabili, in quanto compatibili, le disposizioni di cui all'articolo 25, commi da 7 a 14, del decreto-legge n. 34 del 2020. Ricordo brevemente che, ai sensi del citato comma 7, il contributo non concorre alla formazione della base imponibile delle imposte sui redditi, non rileva, altresì, ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del TUIR e non concorre alla formazione del valore della produzione netta, base imponibile, dell'IRAP, ai sensi del decreto legislativo n. 446 del 1997.

I predetti commi 8, 9 e 10 indicano le modalità per ottenere il contributo a fondo perduto. Ai sensi del comma 11, il contributo a fondo perduto è corrisposto dall'Agenzia delle entrate mediante accreditamento diretto in conto corrente bancario o postale intestato al soggetto beneficiario.

Il comma 12 disciplina l'attività di controllo dei dati, il recupero dei contributi non spettanti e relativa sanzione.

Il comma 13 stabilisce che, qualora successivamente all'erogazione del contributo l'attività di impresa o di lavoro autonomo cessi o le società e gli altri enti percettori cessino l'attività, il soggetto firmatario dell'istanza è tenuto a conservare tutti gli elementi giustificativi del contributo spettante e a esibirli, a richiesta, agli organi istruttori dell'amministrazione finanziaria. In questi casi, l'eventuale atto di recupero di cui al comma 12 è emanato nei confronti del soggetto firmatario dell'istanza.

Il comma 14, infine, dispone che, nei casi di percezione del contributo, in tutto o in parte, non spettante, si applica l'articolo 316-ter del codice penale (indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato).

Il comma 6 subordina l'applicazione delle disposizioni dell'articolo in esame al rispetto dei limiti e delle condizioni previsti dalla comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020, C(2020) 1863 (“Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell'economia nell'attuale emergenza COVID-19”) e successive modifiche, che stabilisce, infatti, che: “Tra le misure adottate in sede europea a sostegno dell'economia dell'Unione europea e dei diversi Stati membri, duramente colpiti dalla crisi, rientra l'adozione di norme maggiormente flessibili in materia di aiuti di Stato”.

Il comma 7 reca la copertura dei relativi oneri, pari a 455 milioni di euro per il 2020 e 190 milioni di euro per il 2021. Le Commissioni riunite durante l'esame in sede referente hanno approvato un emendamento volto a recepire le condizioni contenute nel parere del Comitato per la legislazione, per precisare che a tali oneri si provvede con il fondo che trova attualmente la sua autorizzazione legislativa nell'articolo 13-duodecies del decreto-legge n. 137 del 2020.

Nel corso dell'esame in sede referente, le Commissioni hanno approvato un articolo aggiuntivo, 2-bis, che interviene sull'articolo 28, comma 5, del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 luglio 2020, n. 77, e modificato da ultimo dall'articolo 1, comma 602, della legge di bilancio per il 2021, disponendo un'aggiunta all'ultimo periodo del predetto comma 5 dell'articolo 28, ossia che il credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d'azienda, che spetta fino al 30 aprile 2021 alle imprese turistico-ricettive, alle agenzie di viaggio e ai tour operator, sia attribuito a condizione che questi ultimi abbiano subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi nel mese di riferimento dell'anno 2021 di almeno il 50 per cento rispetto allo stesso mese del 2019. Ciò al fine di rendere effettivo il godimento di detto credito d'imposta. Infine, l'articolo 3 dispone l'entrata in vigore del provvedimento nel giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la sottosegretaria Zampa, che si riserva.

È iscritto a parlare il deputato Piastra. Prego, a lei la parola.

CARLO PIASTRA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, quello che ci apprestiamo a discutere oggi non è, come parrebbe a prima vista, solo l'ultimo provvedimento di contrasto all'epidemia di COVID-19: ci troviamo, invece, chiamati a dare, almeno nelle speranze del Governo, il nostro assenso ad altre misure che limiteranno nelle libertà personali dei cittadini e che andranno ad eliminare ancora di più il patto sociale che li lega allo Stato, come è sancito dalla nostra Costituzione. La nostra Carta riconosce ai cittadini delle libertà essenziali, tra le quali il diritto di spostarsi liberamente sul territorio e quella di portare avanti iniziative economiche. Ad oltre un anno dall'inizio della pandemia, il voto del Parlamento sembra ancora una volta solo un gesto formale per continuare ad ingabbiare queste libertà fondamentali, votate da un Esecutivo che opera a colpi di decreti personali del Presidente Conte e ordinanze altrettanto personali del Ministro Speranza, che annuncia le sue decisioni con dirette Facebook ed inviti a giornalisti, ai quali non vengono mai date risposte.

Tutto questo era, è e rimarrà inaccettabile per diverse ragioni, sulle quali, però, capeggia su tutte l'impreparazione di un Governo che, fin dall'inizio, ha gestito questa emergenza in modo tragico, commettendo errori su errori, a partire dal blocco dei voli dalla Cina, che triangolavano da Francoforte, per arrivare poi, mesi dopo, ad inviare alle regioni pronte per le vaccinazioni le siringhe sbagliate, le stesse che erano state vendute alla popolazione come un acquisto essenziale dettato dalla nostra lungimiranza italiana, che ci avrebbe permesso, per ogni fiala, di avere una dose di vaccino in più. Torniamo, però, un momento sulla questione delle libertà, perché garantire il pieno rispetto della Costituzione dovrebbe essere in cima alle priorità di ogni Stato. È vero che è la Carta stessa a dare grande potere in caso di emergenza sanitaria, ma questa è solo la grande foglia di fico dietro alla quale si nasconde, ormai da mesi, questo Governo, giunto al capolinea. Ad essere irritante è soprattutto la noncuranza con la quale questo Esecutivo si affaccia alla crisi economica dettata dalla pandemia. In tutti i Paesi avanzati, a ogni chiusura corrispondeva un ristoro, come è giusto che sia, perché non si può privare un'impresa del suo flusso di cassa senza conseguenze. Il Governo, probabilmente, si è dimenticato che, dietro ogni partita IVA, ci sono persone, famiglie, dipendenti, che ogni azienda chiusa porta con sé.

Nel Regno Unito, per la Cassa integrazione è bastato un modulo online, negli Stati Uniti sono stati inviati assegni per posta; in Italia, ci siamo persi in «click day», siti collassati e addirittura, durante il Natale, a chiusura forzata, senza nessun tipo di rimborso per chi, sulle libertà di intraprendere un'iniziativa economica, ci conta con il proprio guadagno ogni giorno. Spezza il cuore e provoca rabbia vedere i nostri cittadini strangolati economicamente da questa situazione e che lamentano ritardi o addirittura la mancanza degli aiuti previsti dall'Esecutivo ed erogati dallo Stato. Vorrei conoscere almeno un ristoratore che è stato sufficientemente supportato dal Governo per le chiusure del periodo natalizio, se esiste, ma non credo che verrò contattato in quanto la situazione è tale che, per sperare in una mano dallo Stato, i cittadini devono scendere in piazza per bruciare le bollette. Già solamente questo sarebbe più che sufficiente, a mio avviso, per mandare a casa un Esecutivo evidentemente incapace a gestire questa situazione. Purtroppo, però, questi gravi casi di inadeguatezza grattano via solamente la superficie di quanto successo dall'inizio di questa emergenza. Un aspetto estremamente antipatico dell'adozione delle misure anti COVID, ad esempio, è la precarietà nella quale gli italiani si devono trovare a vivere ogni giorno, non solo a causa di regole che cambiano di continuo e che vanno rispettate tenendone traccia sul calendario, ma anche a causa della loro difficoltà di comprensione e della loro impossibilità o quasi di applicazione nel mondo reale. I cittadini meritano regole chiare, semplici, condivise e che possano rispettare. Una nota positiva, va detto, esiste: questa è la prima volta che la Camera si ritrova davanti a una discussione sulla pandemia dopo l'avvio della campagna vaccinale.

Si intravede per la prima volta una via d'uscita da un anno triste e turbolento come è stato il 2020. Anche nel piano vaccinale, tuttavia, le criticità dettate dalla gestione del Governo nel definire i passi da compiere per arrivare il più in fretta possibile all'immunità di gregge per gli italiani mediante i vaccini sono enormi. Quella a mio avviso più vergognosa è la problematica di cui si parla di meno, ovvero l'esclusione per ora da qualsiasi percorso di vaccinazione prioritaria delle persone con disabilità e dei loro, ovviamente, assistenti, che hanno la fortuna ancora di poter vivere nelle loro case. Una gravissima e grande noncuranza che si somma alle mancanze sull'assunzione dei somministratori, alla definizione precoce dei punti di inoculazione e di stoccaggio sul territorio e all'invio di siringhe sbagliate alle nostre ASL, solo per citarne qualcuna. Questa, a mio avviso, è però la più grave: ancora una volta si lascia alle regioni, bistrattate fin dall'inizio di questa emergenza, il compito di risolvere le dimenticanze del Governo. A spiccare, oltre l'errore, è anche l'assoluta incapacità di questo Esecutivo di aprire semplicemente le orecchie. Proprio questa Camera, ad inizio dicembre, aveva chiesto al Governo di intervenire in tal senso con una risoluzione, dopo avere raccolto gli allarmi che già da mesi si susseguivano sia in Italia che in Europa nel trascurare l'inclusione dei disabili nelle categorie vaccinali con priorità. Sono convinto, fermamente convinto, che un Governo senza idee sia di per sé inutile, ma uno incapace di leggere la realtà, quando gli viene anche spiegata, come questo caso evidenzia, sia semplicemente dannoso per i propri cittadini, e non meriti quindi nessun potere. Vedo in questa Camera e apprendo dalle notizie di stampa di spaccature che questa maggioranza sta affrontando e sta vivendo. Se, come sembra, l'unico obiettivo è quello di rimanere in carica, mi auguro che siano le ultime e che si possa il prima possibile tornare a ridare la parola al popolo italiano con il voto per liberarci dalla vostra incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Signor Presidente, colleghi, sottosegretario Zampa, è stata una decisione sofferta quella presa a monte del provvedimento che arriva oggi in quest'Aula.

La celebrazione degli affetti e il piacere della convivialità, che si esprimono anche attraverso la condivisione del cibo durante i giorni del Natale, rappresentano un caposaldo culturale e un momento di prosperità per il tessuto produttivo che mai avremmo pensato di dover mettere in discussione, ma la minaccia pandemica non guarda in faccia a niente e a nessuno. Il virus non va in vacanza, ma si diffonde di pari passo al consueto aumento delle occasioni di incontro sociale che da sempre caratterizzano il periodo compreso tra Natale, Capodanno e l'Epifania. Per questo il rafforzamento delle misure è stata l'unica risposta pienamente responsabile di fronte al pericolo di una ancor più drammatica impennata dei contagi; non farlo avrebbe comportato un prezzo altissimo. Il quadro epidemiologico è serio e la massima cautela non è un puntiglio del Governo. Le ulteriori misure restrittive introdotte da questo decreto-legge, lo sappiamo, sono entrate nella vita delle famiglie e nel lavoro della ristorazione, riscrivendo la tradizione e chiedendo un ulteriore sforzo in virtù della salute pubblica, un bene comune minacciato dal COVID-19 in uno scenario sociale e sanitario che ci ha costretti a convivere con la paura della malattia, a sostituire il valore della vicinanza con quello del distanziamento, a riscrivere le nostre regole di vita all'insegna di un sacrificio necessario che coinvolge tutti, ma alcuni più di tutti. I nuovi eroi della pandemia sono nelle corsie degli ospedali, ma anche dietro un bancone; sono il ristoratore, il barista, il pasticciere, lavoratori da sempre protagonisti di questo momento dell'anno, ora coinvolti, loro malgrado, in una scena che poco più di un anno fa avremmo definito distopica. Dietro i loro codici Ateco, lo sappiamo benissimo, non c'è solo una partita IVA: c'è la storia di tantissime attività, già messe alla prova dalle chiusure della scorsa primavera e che continuano una lotta per la sopravvivenza, che cerchiamo anche stavolta di rendere meno dura, nel difficile compito che ci vede impegnati nella ricerca di punti di equilibrio fra le istanze contrapposte, ma comunque essenziali.

La via da percorrere non poteva che essere quella della responsabilità, declinata in una risposta che riuscisse a intercettare sia la richiesta di socialità degli italiani che l'esigenza di sostegno delle realtà di impresa coinvolte in prima battuta. E Crediamo che questa risposta sia arrivata in un testo che, partendo dalle disposizioni che erano già previste dal “decreto Spostamenti”, le integra e le rafforza ai fini del contenimento dei rischi sanitari connessi alla diffusione del virus nel periodo compreso tra la vigilia di Natale e l'Epifania. Un testo dove la compresenza dell'elemento restrittivo da una parte e compensativo sul piano della libertà di circolazione e dell'indennizzo economico dall'altra si sviluppa in un sistema di limitazione degli spostamenti e delle aperture, scandito dall'alternanza di giornate rosse nei festivi e prefestivi e arancioni in quelle feriali, a cui applica le misure previste dal decreto n. 158 e controbilanciato, aggiungerei, dalla previsione di un immediato contributo a fondo perduto per le attività di ristorazione, che più avanti illustrerò, e dalle deroghe introdotte per gli incontri parentali e amicali, aprendo un ulteriore varco alla possibilità di spostarsi nelle giornate cosiddette arancioni.

Il principio di fondo rimane il medesimo: garantire quel minimo di socialità, più volte richiamato anche dal Presidente Conte, in un'ottica complessiva di rigore. Non a caso si fanno salve le disposizioni che sono contenute nel già citato decreto n. 158 in relazione al divieto di spostamenti tra regioni e province autonome diverse tra il 21 dicembre e il 6 gennaio e tra comuni nelle giornate del 25 e 26 dicembre, nonché del 1° gennaio. Ed è sempre l'istanza del rigore a richiamare l'aspetto sanzionatorio, per il quale il testo ora in discussione riprende quanto è stato disposto dal decreto n. 19 del 25 marzo, applicandolo anche ai casi di violazione dei divieti di circolazione introdotti nel “decreto Spostamenti”, che nulla aveva previsto in materia. Con le modifiche introdotte nel corso dell'esame presso la Commissione di merito si è provveduto inoltre a dotare il Paese delle disposizioni per il contenimento dei contagi nel periodo compreso tra il 7 e 15 gennaio.

Si è previsto poi, nelle regioni con un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100 mila abitanti, che un'ordinanza del Ministro della Salute possa applicare le misure previste per le aree arancioni, se lo scenario è di tipo 2, e le misure previste per l'area rossa, se lo scenario è di tipo 3. In materia di istruzione, si è disposto il ritorno della didattica in presenza ad almeno la metà della popolazione scolastica delle secondarie di secondo grado, a partire dall'11 gennaio, mantenendo il 100 per cento della didattica a distanza tra il 7 e il 9 dello stesso mese. Mentre in relazione al trattamento vaccinale anti-COVID per i soggetti incapaci ricoverati presso le strutture sanitarie e assistenziali, si dispone che ad esprimere il consenso sia il loro tutore, curatore o amministratore di sostegno e che, in caso di irreperibilità, a farlo sia il direttore sanitario o il responsabile medico delle RSA.

Ma in questa emergenza ci sono anche altri malati, e sono le imprese: cellule del nostro tessuto produttivo, chiamate a una dimostrazione di resilienza senza precedenti. Abbiamo già dispiegato ingenti risorse per loro: 10 sono stati i miliardi erogati dall'inizio di questa pandemia e 1,8 miliardi di indennizzi sono solo per la ristorazione; e continuiamo a farlo in un provvedimento che chiede spazi di libertà agli italiani e un nuovo sforzo per le imprese del settore, ma offrendo in tempi ragionevoli un riconoscimento economico. Parliamo di contributi a fondo perduto a favore delle attività operanti nella somministrazione di alimenti e bevande, su cui le restrizioni prima descritte hanno inevitabilmente inciso in termini di calo di fatturato: un impatto economico che la norma intende attenuare attraverso lo stanziamento di 645 milioni di euro, 455 per il 2020 e 190 per il 2021. I beneficiari verso cui l'Agenzia delle entrate, il 9 gennaio, ha comunicato l'emissione di bonifici automatici per un totale di 628 milioni, sono titolari di partita IVA che dichiarano di svolgere come attività prevalente una tra quelle corrispondenti ai codici Ateco, che sono elencati nella tabella in allegato al presente decreto, ad esclusione delle attività la cui apertura della partita IVA sia avvenuta a partire dal 1° dicembre 2020 e di quelle che, invece, ne abbiano disposto la chiusura alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, nonché a condizione che il beneficiario abbia già usufruito del contributo a fondo perduto previsto dall'articolo 25 del “decreto Rilancio”. Il contributo è corrisposto dall'Agenzia delle entrate attraverso un accredito diretto sullo stesso conto corrente bancario o postale beneficiario dell'erogazione del precedente contributo ricevuto ai sensi del “decreto Rilancio”. L'entità dell'erogazione è prevista nell'importo già ricevuto con il “Rilancio” per un ammontare massimo che non superi i 150 mila euro. Nel corso, poi, dell'esame del provvedimento nelle Commissioni di merito, due sono state le proposte di modifica approvate nell'appena esposto articolo 2: la prima recepisce la condizione espressa dal Comitato per la legislazione, avente la finalità di adeguare un riferimento normativo del testo alle modifiche legislative che, nel frattempo, sono intervenute; la seconda, invece, è finalizzata all'integrazione della vigente disciplina in materia di riconoscimento del credito d'imposta per i canoni di locazione degli immobili ad uso non abitativo, volto quindi a contenere gli effetti negativi delle misure connesse a questa emergenza epidemiologica.

Colleghi, oggi ogni singola impresa che resiste alla tempesta è una vittoria per tutto il sistema. Non siamo affatto fuori da questa emergenza, questo lo sappiamo, né sotto il profilo sanitario, né sotto quello economico. Le iniziative di sostegno continueranno ad avvicendarsi. Nei mesi scorsi abbiamo già alleggerito il carico sulle spalle delle attività economiche penalizzate e a breve discuteremo dei nuovi aiuti da destinare a loro. Ringrazio i Ministeri dell'Economia e dello Sviluppo economico per il lavoro svolto finora, ma soprattutto mi rivolgo con sentita e fattiva vicinanza a tutte le realtà che sono colpite da queste chiusure. La rabbia, lo sappiamo, è molta. Questo lo sappiamo ed è certo, come la paura di non farcela, ma da queste parti, vi assicuro, non c'è alcun immobilismo e voi non siete i capri espiatori di questa emergenza, come qualche forza politica, invece, vorrebbe farvi credere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Onorevoli colleghi, signor Presidente, rappresentante del Governo: DL “Natale”, siamo quasi a metà gennaio e ogni anno di questa emergenza, con i vecchi errori compaiono le vecchie abitudini, come quella di fare dei decreti postumi; è una singolare abitudine che state portando avanti. Anche questa volta il Parlamento, infatti, è trattato come passacarte, chiamato a convertire un decreto che ha già emanato i propri effetti. Il Senato, addirittura, nel solito regime di monocameralismo alternato, si limiterà a lavori di Commissione di una mezz'ora, giusto il tempo di riunirsi e ratificare questo provvedimento. Stamattina, a cose fatte, il Ministro Speranza - come si sa e come si dice di questo Governo: “finché c'è virus, c'è Speranza” - ci ha informato di nuove chiusure, della proroga dello stato di emergenza al 30 aprile, come per questo decreto. Senza nessuna evidenza scientifica, colleghi, parlate di nuova emergenza; uno studio, un report o altro, il Governo chiude a Natale con proprie autonome valutazioni. La stessa qualità scientifica del Comitato tecnico-scientifico - sedicente - è dubbia. Il tempo ha mostrato che in un famoso indice sulla ricerca scientifica, solo alcuni componenti - quelli che meno frequentano le riunioni - hanno un punteggio adeguato al ruolo di decisione che ricoprono. La stessa validità dell'indice Rt, che è stato ormai sacralizzato, decide della vita degli italiani e questo stesso indice è dubbio, necessita di un'infrastruttura di tracciamento efficace, viene stimato solo sui casi sintomatici, circa un terzo dei casi totali; questa è statistica, sono numeri, non è ovviamente l'opinione di Fratelli d'Italia; si basa sulla data di inizio sintomi che molte regioni non comunicano per il 100 per cento dei casi, determinando una sottostima dell'indice; è strettamente dipendente dalla qualità e tempestività dei dati inviati dalle regioni; ancora, quando i casi sono pochi, rischia di sovrastimare la diffusione del contagio.

Secondo una rilevazione di ARPA Piemonte, colleghi - e qui veramente rasentiamo il ridicolo -, il virus sarebbe più presente in casa che nei luoghi all'aperto. Quindi, vi rendete conto che se fossero confermate queste analisi scientifiche, il “restate a casa” è sinceramente ridicolo: “io resto a casa”, “restate a casa”, “stiamo tutti a casa”; si sono moltiplicate le possibilità di contagio. I dati dei 21 parametri sono ancora non disponibili, tanto più che alcuni parametri per le chiusure sono facoltativi. Ormai il mantra è sempre lo stesso: “dacci oggi il nostro DPCM quotidiano”. Sì, certo, l'emergenza sanitaria ha imposto sicuramente paradigmi nuovi, anche nel diritto: lo “Stato d'eccezione”, colleghi; però non può essere duraturo e permanente, e questo ce lo dice anche la Costituzione, se ha ancora un significato e un senso. È una limitazione dei diritti fondamentali, come quello di movimento, fatta a colpi di decreti, di cui la necessità e urgenza è assolutamente tutta da dimostrare e inesistente, o dei conseguenti atti amministrativi.

Sabino Cassese, che certo non è un esponente di Fratelli d'Italia, ma un autorevole costituzionalista, ha detto, commentando l'emanazione di questo stesso decreto che oggi arriva in Aula, che le disposizioni contenute risultano “un infernale insieme di provvedimenti formalmente legislativi e formalmente amministrativi, ma tutti scritti dalle stesse mani, a Palazzo Chigi, con un intreccio tra norme (fonti del diritto) e provvedimenti amministrativi (atti di esecuzione delle norme); una commistione non prevista dalla Costituzione”. E ancora: “Agli autori di questi orrori giuridici va riservato un apposito girone dell'inferno”, e trovandoci nel settecentesimo anniversario di Dante, penso che l'esempio, la citazione, il paradosso di Cassese sia assolutamente pertinente. Il tribunale di Roma, non Fratelli d'Italia, in una contesa civile ha dichiarato che i DPCM sarebbero illegittimi perché durante il lockdown hanno limitato (letterale) “…i diritti fondamentali previsti dalla Costituzione e dalle convenzioni internazionali”. Anche quelli emanati durante la cosiddetta Fase 1 sono stati definiti di dubbia costituzionalità, perché non è stato operato un opportuno bilanciamento tra il diritto fondamentale alla salute e tutti gli altri diritti inviolabili.

Ancora, sulla scelta dell'obbligatorietà di mascherina per i bambini - e aggiungerei per gli adulti - il giudice amministrativo ha imposto che la Presidenza del Consiglio dovrà consegnare al TAR del Lazio una sintetica relazione per chiarire le evidenze scientifiche alla base dell'imposizione dell'uso della mascherina anche durante l'orario scolastico per i bambini tra i 6 e gli 11 anni. Sempre Cassese, poi: “Prima o poi anche la Corte costituzionale boccerà le misure anti-COVID”. Vedete, colleghi, abbiamo frantumato tutti i record negativi, ma si persevera. L'Italia, il Paese modello - vi ricordate quando Conte lo affermava in una delle sue molteplici dirette Facebook senza contraddittorio? - ha il record mondiale di mortalità, l'economia in frantumi, 300 mila imprese defunte e il rapporto tra debito pubblico e PIL ormai oltre il 160 per cento. C'erano tutte le premesse, certo, per far bene e il sostegno dell'opposizione - aggiungeremmo noi - se vi ricordate il voto dello scostamento di 100 miliardi (fatto storico dal dopoguerra ad oggi), con più di 100 miliardi, appunto, che sono stati messi a disposizione di questo Governo. Tuttavia, avete scambiato le premesse con le promesse, con il solito epilogo di non rispettarle, e chissà che cosa avete idea di fare con i soldi del Recovery Fund.

Proviamo, però, a comporre il mosaico del fallimento, perché almeno qui, almeno in quest'Aula vuota possa rimanere traccia a verbale del capolavoro che state facendo, come direbbe Sciascia, a futura memoria. Non avevamo un piano pandemico aggiornato: non avevate un piano pandemico aggiornato. La procura di Bergamo su questo farà chiarezza, sulle vicende proprio di Guerra e Zambon. La Guardia di finanza, infatti, su ordine della Procura di Bergamo ha acquisito una copia delle e-mail interne dell'Organizzazione mondiale della sanità sulla controversa vicenda del rapporto. “Una sfida senza precedenti. La prima risposta dell'Italia al COVID”; mancava solo la sigla dell'Istituto LUCE. Il documento curato da un team di esperti dell'OMS europeo guidato da Francesco Zambon raccontava in chiaroscuro, al contrario, la gestione italiana della prima ondata di COVID-19 e fu ritirato appena 24 ore dopo la pubblicazione, perché, appunto, denunciava l'incapacità del Governo di gestirla. In una delle e-mail il direttore aggiunto dell'OMS Ranieri Guerra intimava ai ricercatori di Venezia, con tono imperioso e linguaggio scurrile, di modificare la vera datazione del piano pandemico italiano. Un'altra e-mail del 15 maggio del direttore dell'OMS Europa, Hans Kluge, lamentava il disappunto del Ministro della Salute Roberto Speranza per la pubblicazione del rapporto. La vicenda è poi finita sui giornali di tutto il mondo, mentre l'OMS non risulta aver sanzionato in alcun modo le violazioni del suo codice etico. La procura di Bergamo intanto indaga per falso ed epidemia colposa perché, colleghi, di questo reato si tratterebbe, nel caso: di epidemia colposa! Parliamo, poi, del flop di Immuni: l'hanno scaricata solo 10 milioni di italiani, uno su sei, ben lontano dall'obiettivo che Pisano aveva dato, il peggior Ministro dell'Innovazione, e non è servito a nulla. Aspettiamo, poi, di sapere e conoscere ancora con chiarezza le modalità di selezione dell'azienda che l'ha sviluppata, la Bending Spoons; non si capisce chi l'abbia scelta; la Ministra Pisano dice sia stato il direttore generale, il direttore generale dice che non è stato lui, quindi è esso stesso un mistero.

Il flop del bando di Arcuri, poi, per gli infermieri necessari alle vaccinazioni: senza arruolamento del personale, vedete, non c'è possibilità di vaccinazioni, ovviamente. La FNOPI conta oltre 60 mila infermieri liberi professionisti che hanno i requisiti richiesti dal bando del commissario straordinario per il COVID-19; eppure, per l'arruolamento di 12 infermieri hanno risposto in 3.900.

Il flop dei fondi di Arcuri per le riconversioni per produrre mascherine, poi: 50 milioni di euro a 130 aziende, 80 delle quali si riconvertono appositamente. Le clausole sono stringenti e il termine per la riconversione è fissato in 15 giorni, altrimenti il prestito va restituito.

La Alter Eco di Maurizio Corazzi (queste sono tutte cose pubbliche, uscite sui giornali e sui media), che non riesce a raggiungere il termine, produce circa 50 mila mascherine chirurgiche al giorno, ma non ha mai ricevuto una commessa dalla struttura commissariale. Corazzi insieme ai rappresentanti di un'altra ventina di aziende riconvertitesi in seguito alla pandemia contatta il commissario Arcuri, pensando di fare un servizio alla Nazione, chiedendo un accordo per la fornitura di mascherine: ebbene, il commissario risponde che per legge lui non può prendere accordi con futuri fornitori, con la Alter Eco, che quindi dovrà vendere le mascherine prodotte all'estero; e questa è cronaca, colleghi.

L'Italia invece sembra rifornirsi dalla Cina. Arcuri, come sappiamo, ha fatto sapere che la sua struttura non acquista più mascherine dall'estero, e nemmeno dalla Cina; cioè, adesso non le acquista più. Tuttavia, dal sito del commissario emerge che l'ultimo acquisto di mascherine cinesi è stato fatto l'11 settembre 2020. A questo si aggiunge la testimonianza di Davide Miggiano, responsabile dogane dell'aeroporto di Fiumicino, che afferma che, a novembre, alcuni voli della compagnia Neos avrebbero portato in Italia circa 40 tonnellate di mascherine.

Arcuri si è accordato anche con altre cinque aziende (quindi, gli accordi si potevano fare) per commesse per un valore complessivo di 200 milioni di euro. Le cinque aziende sono Parmon, Marobe Triboo, Grafica Veneta, Mediberg e Fab Spa, che, stando ai patti, avrebbero dovuto produrre 660 milioni di pezzi, ma non conosciamo l'entità delle consegne. Tra queste, la Marobe a luglio ha dovuto mettere in cassa integrazione 246 lavoratori. L'azienda ha partecipato all'appalto inserendo come socio temporaneo l'azienda Triboo, che si occupa di digitale, e chissà perché. Il presidente del CdA di Triboo, indovinate chi è? È Riccardo Maria Monti, vicepresidente della Fondazione Italia Cina, che vede tra i suoi consiglieri Massimo Paolucci, capo segreteria di Speranza; ma sicuramente, colleghi, è un caso, è una coincidenza, quindi non vi allarmate.

Altro punto, i respiratori, i sequestri e dissequestri dei respiratori. Nel mese di marzo in ben due occasioni, a Bologna e a Genova, la dogana sequestra materiale fondamentale per gli ospedali italiani, tra cui appunto i ricambi per i respiratori, fermando di fatto la Medtronic dalla vendita all'estero di pezzi di ricambio preziosissimi in piena emergenza. In tempi di pandemia è un reato esportare materiali per terapia intensiva di primaria necessità per i nosocomi italiani che ne sono privi. La procura bolognese ha aperto un'inchiesta sulla questione; il commissario Arcuri, però, il 1° aprile scrive a Marcello Minenna, direttore dell'Agenzia delle dogane, e lo prega (letterale) “di non procedere ad alcuna requisizione pro futuro di merce importata ed esportata in nome e per conto della società Medtronic Italia SpA, nonché di provvedere a sbloccare al più presto eventuali operazioni attualmente in corso e non ancora comunicatemi”. Voi direte: va bene, ma questa è responsabilità del commissario. No, colleghi, perché questa e-mail è stata messa in copia per conoscenza al segretario generale della Presidenza del Consiglio, ai capi di gabinetto dei Ministri degli Affari esteri e delle Infrastrutture e dei trasporti: quindi, tutto il Governo, compreso il Presidente del Consiglio, era informato che il commissario tecnico scientifico autorizzava l'esportazione di componenti dei respiratori mentre in Italia c'era una pandemia. E questa sarebbe la persona che dovrebbe tutelare gli interessi e contrastare la pandemia in Italia, a cui il Governo ha affidato questo compito!

I vaccini, poi. Il sistema scelto per le siringhe, quello del luer lock, riduce in modo impercettibile il rischio di perdere anche una minima parte del farmaco contenuto al loro interno, ed al contempo non garantisce il medesimo standard di sicurezza per gli operatori sanitari, che fornirebbero invece le tradizionali e più economiche siringhe dotate di cappuccio. Né Pfizer né il comitato tecnico-scientifico e neppure l'Istituto superiore di sanità hanno consigliato il sistema luer lock, siringhe, peraltro, colleghi, che, come riferito da numerosi produttori nostri connazionali, sono pressoché introvabili sul mercato, oltre che assai costose, un euro ciascuna.

Ciononostante, il mitico Arcuri, l'uomo metà uomo, metà commissario e metà bando pubblico, ha acquistato a mani basse grandi scorte di questa tipologia di dispositivi. Germania e Francia hanno optato, invece, per la tipologia “tubercolina”; sapete quanto costa? Quella costa un euro a siringa, come avete letto sui giornali, questa cosa solo 8 centesimi; ma noi quale compriamo? Quella che costa un euro.

Ancora, le mascherine cinesi, e qui siamo veramente all'incredibile: la commessa da 1,2 miliardi di euro delle mascherine cinesi avvenuta tramite la mediazione di Benotti e di Tommasi. Benotti, consulente di Gentiloni, di Renzi, che adesso è impegnato a fare una finta crisi di Governo che pare essere già risolta, colleghi, e anche di Nardella, che cosa fa? Contatta Tommasi che ha una società che si occupa di marketing per la difesa, che lo mette in contatto con dei cinesi; sembra una barzelletta, invece, in realtà, è quello che sta accadendo nel backstage, nel retroscena, nel retropalco della gestione di questa pandemia da questi che dovrebbero essere i commissari tecnico scientifici che dovrebbero garantire l'Italia e gli italiani nel contrasto della pandemia. Da questa intermediazione ne guadagnano 60 milioni di euro, 60 milioni, colleghi.

Tra questi consorzi cinesi da cui abbiamo comprato c'è una società in particolare che è stata costituita cinque giorni prima della firma del contratto; questo è sempre lo stesso Arcuri che non può fare l'accordo trasparente con un consorzio in emergenza, ma può invece permettersi di assegnare dei soldi pubblici a una azienda, i cui contatti e le cui contiguità sono abbastanza evidenti, costituita cinque giorni prima del bando, della firma del contratto, neanche del bando; e vi è una serie di utenze telefoniche che, incrociate, portano a un imprenditore cinese attivo in Italia, che sarebbe il cognato di Yu Hui - che ha un negozio a Roma, indovinate dove, colleghi? A piazza Vittorio -, già coinvolto in un'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia.

Ecco, qui, un piccolo inciso: da sempre, da decenni, con il collega Rampelli e con gli altri componenti di Fratelli d'Italia, ma fino ad Alleanza Nazionale prima, fin dalla giunta Rutelli e Veltroni - i cui rappresentanti, alcuni dei quali, sono qui tra le file del PD, eletti tra le file del PD - denunciamo la contiguità storica del centrosinistra con la comunità cinese e con gli affari della comunità cinese nel rione Esquilino e a Roma, il famoso Commercity. Guarda caso, queste sono relazioni, è un humus, è un tessuto di relazioni che riemerge nei momenti in cui c'è bisogno di riattivare questi collegamenti. Parliamo chiaramente, colleghi, diciamocelo qui, tanto sappiamo che questa ormai è diventata quasi una sala da conversazioni, manca solo che gli assistenti parlamentari portino il tè e ci facciano fare conversazione come si fa nei club inglesi all'ora del tè, perché non abbiamo questa capacità di determinazione, considerando il fatto che stiamo commentando un decreto che è stato già applicato e che è già superato.

Mentre non siete riusciti a potenziare le terapie intensive, colleghi della maggioranza, la rete ospedaliera territoriale, la medicina di base, l'assistenza domiciliare, il trasporto pubblico locale, mentre non si è riusciti a fare questo, c'è chi sta lucrando sulla pandemia, c'è chi sta speculando sulle mascherine e forse si capisce questa ossessione per le mascherine anche in condizioni sinceramente ridicole come questa in cui sto io adesso; avevamo stabilito che almeno durante gli interventi si potesse parlare dall'emiciclo, dando la possibilità di parlare liberamente e avete impedito anche questo, ma certo questo non ci farà smettere di rivendicare le nostre istanze e le istanze del popolo italiano.

Le terapie intensive, colleghi, l'unica cosa che questo Governo doveva fare per garantire le aperture, per garantire di non fermare l'economia, per garantire di non mandare sul lastrico e alla Caritas a mangiare intere famiglie che prima avevano un lavoro e la dignità che gli dava questo lavoro, non le avete fatte, perché il bando che è stato discusso, è stato esitato solo adesso, a fine ottobre e, comunque, non è sufficiente, e tra la prima e la seconda ondata le avete smantellate, le avete fatte smantellare, invece che costruirne di nuove, perché se una Nazione capace di gestire una pandemia, con i soldi in mano messi dal Parlamento, avesse costruito terapie intensive, avesse formato medici, avesse assunto infermieri e avesse garantito la sicurezza della rete ospedaliera, anche di quella domiciliare… come ho fatto io e come ha fatto la mia famiglia, rinunciando al ricovero, anche se indicato, curandosi a casa con la terapia ospedaliera; abbiamo aspettato una settimana che qualcuno dell'ASL ci telefonasse, abbiamo avuto la possibilità di fare un tampone solo grazie a una struttura privata e questa è la rete domiciliare, e come a noi, o molto peggio, sicuramente, è capitato a tante migliaia di cittadini, perché siete degli incapaci, degli inadeguati, degli incompetenti! E vi dovreste vergognare, non per la responsabilità politica, dovreste approfittare dell'ennesimo narcisismo di Matteo Renzi e, invece, di fare queste finte crisi da Prima Repubblica, dovreste approfittarne per tornare al voto, come è successo in America, come è successo in Europa, come succede costantemente in tutti i Paesi democratici! Invece, vi siete barricati dentro il palazzo, perché avete paura delle elezioni, perché leggete i sondaggi, tremando, nel buio delle vostre stanze, perché sapete che questo Governo sarà l'ultimo Governo che potrete rappresentare, perché il prossimo sicuramente sarà quello del popolo italiano che vi manderà a casa e che, finalmente, rimetterà in piedi l'economia, speriamo, se rimarrà un'economia da questa vostra gestione.

Come dicevamo, le terapie intensive sono carenti e sempre sulla soglia della saturazione. L'imbuto formativo, causa mancanza di risorse, non permette nemmeno l'arruolamento di personale sanitario per le vaccinazioni. L'assistenza domiciliare avrebbe dovuto essere potenziata, come dicevamo, anche con sistemi digitali. Quando si viene segnalati dalla ASL per sintomi COVID si aspettano dai tre ai cinque giorni per un tampone, appunto, e in caso di positività non ti contatta nessuno.

Non siamo riusciti a riportare i nostri ragazzi e ragazze a scuola e quella pena di Ministro, il Ministro Azzolina, che si sarebbe dovuta dimettere per dieci motivi prima del COVID, ancora viene con quella sua aria tetra, qui, in Aula, in maniera silente, a rappresentare e a leggere il compitino che le hanno scritto gli uffici, perché non è in grado di fare il Ministro della Pubblica istruzione; forse sarà in grado di fare il dirigente scolastico, ma non sappiamo a che titolo, visto l'esito del suo esame. Un anno ad Azzolina, per preparare le scuole con più spazi e con forniture adeguate, e nulla di nulla. Abbiamo, per la prima volta nella storia della Repubblica, gli studenti che fanno lo sciopero perché vogliono tornare a scuola, non si era mai visto.

Colleghi, non siamo stati capaci di mettere in piedi, anzi, non siete stati capaci di mettere in piedi un sistema efficace di regole, responsabilità, sicurezza e libertà. Facciamo i lockdown senza risorse economiche. La Germania ha distribuito 11 miliardi al mese per le imprese – 11 miliardi di euro al mese per le imprese! –, noi 645 milioni; vi dovete vergognare, sono semplicemente spiccioli. Per questo abbiamo proposto un emendamento per l'aumento dei fondi fino alla stessa cifra della Germania, attingendo alle risorse di quell'altra indecente misura che è il reddito di cittadinanza, e dei soldi a fondo perduto per i lavoratori della cultura e delle imprese culturali.

Colleghi, il Governo sta facendo di tutto pur di non vedere il centrodestra al Governo; lo stesso Zingaretti, il presidente fantasma del Partito Democratico, ha confermato che per voi la democrazia non esiste, letterale: dobbiamo evitare soltanto che tornino al potere. Al potere, perché è questo che voi fate, voi non state al Governo democraticamente eletti, voi vi siete impossessati del potere e non lo lasciate, perché se tornassimo a votare andreste immediatamente a casa. Come ha detto Giorgia Meloni, l'unico senso della vita del Governo Conte è rimanere saldi sulla poltrona ed evitare che la destra vinca, appunto, le elezioni. Questo vi definirebbe democratici. Non volete le elezioni perché sapete che l'unico partito che guadagnerebbe voti sarebbe il centrodestra e Fratelli d'Italia e in tutti gli scenari - non lo diciamo noi, lo dicono gli analisti - vincerebbe il centrodestra. E voi cosa dite? Che per responsabilità non si può votare, c'è la pandemia? E le elezioni che si svolgeranno in Europa? Le elezioni regionali che abbiamo fatto? Non si può certo sospendere la democrazia.

Colleghi, concludo. Oggi in Aula abbiamo ricordato Leonardo Sciascia. Vedete, Sciascia scrisse che per capire ed apprezzare veramente Manzoni e I Promessi Sposi, il suo capolavoro, occorresse leggere prima l'opera meno nota e rilevante, la Storia della colonna infame. Sarebbe bene che chi è al Governo, che pensa ai rimpasti e alle crisi di Governo, la leggesse, perché ha tante analogie con il periodo che viviamo, per valutare meglio, non tanto Manzoni e il suo capolavoro, quanto se stesso e quanto chi ci rappresenta; e questo dovrebbe farlo con dignità. Colleghi, il 2021 inizia con quattro milioni di italiani che sono stati costretti a chiedere aiuto per mangiare a Natale e a Capodanno e voi pensate al rimpasto, al Conte sì o al Conte no. Tanti, sempre di più sono costretti a far ricorso, come dicevamo, alle mense dei poveri e ai pacchi alimentari anche per le limitazioni rese necessarie dalla pandemia. Se pensate sia un'esagerazione cercate i dati della Coldiretti. La tavola non si riempie con i crediti d'imposta. Adriano Urso - e dedico questo mio intervento a lui - era un pianista jazz; è stato costretto a fare il rider per sopravvivere ed è morto, mentre spingeva la sua auto, di infarto. Bene, colleghi, pensate anche a lui quando approverete l'ennesimo decreto. Provate a uscire per strada, lontano dai corridoi ministeriali, a parlare con le persone, ad andare qui vicino. Ci sono serrande abbassate, ristoranti chiusi. Sentite l'aria che c'è qui fuori, è un'aria di un popolo stanco in cui ribolle rabbia e mancanza di senso di futuro. Diremmo, con Battiato, c'è aria di rivoluzione. Chiedono di riaprire i ristoranti, chiedono di riaprire i teatri, chiedono di riaprire le palestre, chiedono di riaprire i cinema, chiedono di riaprire gli hotel, chiede di riaprire chi lavora nel turismo. Vogliono avere le serrande alzate, non abbassate. Concludo davvero con una frase del filosofo conservatore Roger Scruton, che vogliamo ricordare a un anno dalla sua morte. Invitava i propri lettori a lottare per la libertà, perché se uno non pratica la libertà, la libertà muore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e del deputato Bond).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Sottosegretaria, colleghi, oggi siamo chiamati a discutere di un decreto che riguarda una volta di più le norme per il contenimento della pandemia da COVID-19, un decreto che ha avuto una positiva evoluzione nel lavoro parlamentare in sede referente; è stato dalle Commissioni arricchito, potenziato. Un decreto che, come è già stato detto, per quanto riguarda le misure di contenimento che riguardano le festività natalizie, ha già esaurito i propri effetti. Un decreto che rientra dentro una strategia complessiva che ha avuto una sua coerenza in questi mesi, decreto dopo decreto, una strategia che ha visto il rigore di misure di contenimento che esprimono la prudenza necessaria rispetto alla contagiosità e alla pericolosità del virus e alle sue conseguenze sulla tenuta del nostro Servizio sanitario nazionale, che tuttavia ha dimostrato, in questi mesi, una capacità di resilienza, di adattamento ad un evento senza precedenti, ha mostrato la sua forza e la sua vitalità, anche grazie agli investimenti straordinariamente inediti, oltre 12 miliardi di euro. Lo dico anche per aggiornare, diciamo, la rassegna stampa degli avvenimenti avvenuti in questi mesi, che ci ha fatto l'onorevole Mollicone, 12 miliardi di euro che si sono tradotti in personale sanitario, medici infermieri, operatori sociosanitari, per avviare e potenziare le terapie intensive, la risposta domiciliare, la risposta territoriale che, certo, non si fa con una bacchetta magica, non si fa in pochi minuti. Diceva l'onorevole Mollicone: non avete formato i professionisti della sanità. Ci vogliono dieci anni per formare un medico rianimatore di area critica, informo.

Quindi, c'è stata una strategia che ha previsto, ripeto, il rigore di misure di contenimento e un investimento importante sugli strumenti di sanità pubblica e, allo stesso tempo, una strategia che ha cercato in ogni modo di scongiurare chiusure generalizzate, il lockdown dell'intero sistema Paese, consentendo aperture parziali, cercando di consentire spazi di sopravvivenza all'economia, pur in mezzo a indiscutibili fatiche di chi esercita un'attività economica, fatiche che vanno ascoltate, un dolore che va recepito con un affiancamento in questo percorso difficile e soprattutto con la capacità di fornire risposte rapide e tempestive, capaci di segnalare una concreta e reale vicinanza dello Stato, e consentendo anche un minimo di relazioni fra le persone, in un quadro, ripeto, così difficile. Questo decreto è espressione di questa strategia. Da un lato, misure che hanno consentito di non abbandonare il rigore necessario, di non abbandonarlo durante le festività, misure che hanno definito scenari e le conseguenti misure in modo puntuale rispetto all'evoluzione del rischio. Dall'altro, le misure di ristoro a fondo perduto, importanti per gli esercenti dei servizi di ristorazione, particolarmente colpiti. In tutto questo non c'è illiberalità, non c'è una volontà di compressione delle prerogative costituzionali, come qualcuno anche in quest'Aula ha cercato di sostenere con un atteggiamento, credo, eccessivamente speculativo. C'è responsabilità verso il Paese al contrario, c'è il tentativo di tenere in un bilanciamento, in equilibrio, istanze, diritti diversi che un evento così tragico, così enorme come una pandemia globale mette necessariamente in una dimensione di conflitto. In questa strategia, vi è l'essenza della fase di cosiddetta convivenza con il virus. Vuol dire convivere anche con le sue dinamiche non lineari, con la sua variabilità, con le incertezze che porta con sé. Non è semplice. Un virus che ha variabili endogene, un virus di cui oggi conosciamo qualcosa di più ma che continua a porre questioni inedite da un punto di vista della sua evoluzione clinica. Variabili che sono piuttosto incompatibili con una programmazione certa, stabile. È facile dire che bisognerebbe fare l'elenco delle cose puntuali e necessarie, lineari che dovrebbero avvenire. Ma, purtroppo, questo virus e le sue conseguenze non si muovono in termini lineari e quindi ciò richiede e ha richiesto il massimo di flessibilità, di dinamismo nella risposta. Lo dicevo, bene anche nel decreto la definizione ulteriore di scenari che producono differenti misure di contenimento al verificarsi di diversi dati, esiti epidemiologici. Una strategia che, anche nel raffronto con il quadro europeo, ha mostrato una sua efficacia, certo sempre con spazi di miglioramento, di efficientamento, di rapidità. Una strategia che ha mostrato efficacia e anche una certa tempestività, a mio avviso, anche nell'ultima vicenda che ha riguardato, appunto, la gestione delle misure di contenimento durante il periodo il periodo natalizio, e un grado rafforzato di raccordo istituzionale con le regioni, superando, evitando lo scaricabarile reciproco ma assumendosi, invece, una responsabilità condivisa e di concertazione delle scelte, in una strategia ancor più chiaramente nazionale. Una strategia che sarà necessario ribadire e rafforzare anche nei prossimi mesi e anche oggi, anche questa mattina ne abbiamo diffusamente parlato, in vista del prossimo DPCM. Abbiamo davanti un periodo - è stato detto, è giusto ribadirlo - di ulteriore grande complessità. Abbiamo bisogno, in merito a questo, di parole di estrema verità rispetto ad una certa retorica semplicistica, che ha lambito anche i livelli istituzionali, e rispetto alla quale l'arrivo del vaccino avrebbe comportato la fine dell'incubo.

Non è così! Noi abbiamo mesi di complessità davanti a noi, abbiamo purtroppo - stiamo constatando in tutta Europa, in tutto il mondo - un peggioramento della situazione epidemiologica, con un'epidemia in fase espansiva e il nostro Servizio sanitario nazionale di nuovo sollecitato oltre i livelli di guardia. L'incertezza sull'incidenza delle varianti del virus e la loro contagiosità cresciuta ha portato Paesi europei a fare scelte molto drastiche: siamo al terzo lockdown in Inghilterra e venivano ricordati, questa mattina, gli oltre mille morti al giorno in Germania. È una fase molto delicata anche perché trova il nostro Paese, i suoi cittadini, il nostro sistema economico allo stremo delle forze e non va sottovalutato questo dato psicologico. Certo, non bisogna soffiare sul fuoco, non bisogna accarezzare populisticamente l'idea di mollare la linea del rigore. Vi è la responsabilità di fare scelte anche non popolari per tutelare la salute dei nostri cittadini e, quindi, è giusto, è stato giusto nel decreto ribadire, al netto della facile ironia di qualcuno, il modello per fasce differenziate (rosse, arancioni e gialle) ed è giusto fare uno sforzo per rendere ancora più chiare, trasparenti e intellegibili le scelte, facendo ogni sforzo per consentire il massimo possibile di programmazione a famiglie, imprese e cittadini in genere.

E poi dentro a questa strategia ci sono necessariamente dei focus particolari, di particolare impegno e di particolare attenzione. È un fatto che dà un qualche elemento di speranza vedere all'interno di un decreto un articolo che titola: “Progressiva ripresa dell'attività scolastica in presenza”. La scuola è e deve essere una priorità assoluta di impegno per il Governo e per tutte le istituzioni del nostro Paese, uscendo da un dibattito sterile se la didattica a distanza è una cosa buona o no ma lavorando intensamente, ancora più intensamente, per avvicinare quanto più possibile il diritto di ogni ragazza e ragazzo ad una istruzione piena, stabile e in sicurezza. Per fare questo abbiamo la necessità di rendere maggiormente chiari i dati sui contagi nella scuola. Sono stati chiesti anche dalla Commissione competente nei mesi scorsi al CTS e ancora devono giungere all'attenzione della Commissione e del Parlamento. Io credo sia importante, anche per fare valutazioni fondate sull'evidenza, avere la chiarezza, la trasparenza e l'intelligibilità di questi dati. Infine, voglio dire che, all'interno di questa strategia (lo abbiamo detto stamattina e lo ribadisco), elementi essenziali sono la massima efficienza, la massima efficacia e la massima possibile rapidità della campagna di vaccinazione. Veniva detto questa mattina - e sono d'accordo e lo ribadisco - che è questa la principale misura di ristoro rispetto al ritorno ad una normalità delle persone. Questa strategia sta già portando dei risultati perché, oltre agli spazi di miglioramento, credo sia onesto anche riconoscere i dati virtuosi: siamo oggi la prima Nazione, il primo Stato comunitario, europeo, per numero di vaccinazioni realizzate e io credo che su questa strada bisogna proseguire, anche perché, nella seconda fase, quella dedicata a tutti i cittadini, dovremo triplicare verosimilmente i numeri giornalieri di vaccinazioni. Io ribadisco anche in questa discussione, come abbiamo fatto questa mattina e a proposito anche di quello che dicevo poco fa sulla scuola, che, dopo i sanitari e le categorie maggiormente a rischio, sarà importante fare oggetto della campagna vaccinale, delle priorità della campagna vaccinale, gli insegnanti della scuola, il personale della scuola e anche e sempre di più attrezzare gli screening attraverso i tamponi rapidi per realizzare l'obiettivo di rendere la scuola in presenza possibile e sicura.

E ancora credo che - veniva citato da qualcuno ed è sicuramente un motivo di attenzione che va sottolineato - ci sia il tema delle persone disabili, degli immunodepressi e anche dei loro caregiver, anche familiari. C'è questo da fare e c'è da farlo ribadendo questa strategia di rigore, di responsabilità e di ripresa, che noi sosteniamo con molta determinazione e che testimonia la volontà dell'Italia di raggiungere davvero, con lo sforzo del lavoro e non con la retorica che cerca di segnalare solo le cose che non vanno - ma, appunto, con lo sforzo dell'impegno -, di consentire all'Italia di riappropriarsi di quella normalità che tutto il nostro Paese e tutti i nostri cittadini agognano da tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Dario Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Saluto il Governo attraverso il sottosegretario, che vedo che è sempre presente - è uno stakanovista di quest'Aula - e ha fatto bene oggi a venire qui per questa discussione sulle linee generali, anche se siamo in pochi, perché l'intervento che ho sentito dell'onorevole Mollicone è un intervento con nomi e cognomi, preciso, che francamente meriterebbe una certa riflessione prossimamente, magari anche attraverso una Commissione d'inchiesta, non post ma durante l'attività. A mio avviso, infatti, ci sono tali e tanti dati - e mi farò dare la trascrizione dell'intervento - che onestamente noi parlamentari dobbiamo in qualche maniera capire e capire se sono veri; sicuramente l'onorevole Mollicone non se li è inventati, ma sono anche molto, molto pesanti.

Al di là di questo, oggi sono voluto intervenire perché c'è questo provvedimento, che è stato in qualche maniera digerito e trattato tanto durante il Natale da tutti noi: spostamenti sì, spostamenti no, comuni, passaggio nelle case dei nostri genitori e dei nostri parenti per salutarli. Ho voluto, poi, in questi ultimi giorni, in questi sei giorni, con la geolocalizzazione di Google, attraverso i telefonini, capire cosa è successo. Al sottosegretario alla sanità dico che se ora andiamo a prospettare un DPCM ancora più duro, lo dobbiamo anche molto a quello che leggerò in questi minuti, perché il famoso “COVID panettone” di Natale è questo articolo 1-bis, che il Presidente Conte, probabilmente per bontà, ha voluto inserire, e che, nel dare la possibilità di maggiori scambi sotto tutti i punti di vista, dal punto di vista dell'amicizia, dal punto di vista dei parenti, ha creato un aumento, secondo i dati tecnici, del 40 per cento dei contagi.

Allora, lo leggo, perché non lo posso commentare, e i risultati sono chiari: In alcune regioni - in gran parte delle regioni popolate - crollano ovviamente gli spostamenti verso ristoranti, bar, centri commerciali e cinema o verso stazioni ferroviarie e fermate di autobus. Aumentano invece i movimenti verso i luoghi residenziali per andare a fare visita a parenti e amici, con picchi nei giorni più temuti, Natale e Capodanno, superiori al 22 per cento rispetto a una giornata normale. Gli ultimi dati a disposizione” - stiamo parlando di ore - “analizzano il periodo dal 24 novembre al 5 gennaio confrontandolo con il valore medio degli spostamenti in una delle cinque settimane pre epoca COVID, dal 3 gennaio al 6 febbraio 2020. Per quanto riguarda le giornate di festa - quindi Immacolata, Natale e Capodanno - il sostanziale lockdown sembra non aver avuto alcun effetto se il traffico verso le abitazioni private in quei giorni è aumentato fino al 42 per cento; numeri che sembrano confermare il sospetto che gli addetti ai lavori hanno avanzato in questi giorni, ossia che l'aumento dei contratti sia da mettere in relazione con un comportamento anomalo - uso io un termine - di tutti noi durante le feste.

Ecco i dati. Ecco allora che i dati raccolti dai telefonini collegati con Google map diventano la cartina di tornasole del nostro comportamento: per il retail e il tempo libero, gli spostamenti si sono ridotti del 57 per cento, con punte superiori all'80 per cento per quanto riguarda le attività sistemiche di acquisto. Poi c'è il trasporto pubblico: qui il calo è stato del 32 per cento, con picchi superiori al 75 per cento nelle riduzioni del numero dei viaggiatori nei luoghi di lavoro; invece la riduzione degli spostamenti è stata complessivamente del 48 per cento. È evidente che questi dati ci danno una fotografia esatta di quello che è successo. Poi, in qualche maniera, abbiamo fatto un provvedimento che doveva dare determinati risultati, ma che alla fine non ha dato il risultato sperato. Allora, mi chiedo e dico: dentro questo provvedimento, ma anche nel prossimo DPCM, perché non vogliamo tarare territorio per territorio i provvedimenti e capire se questi sono vestiti su misura, vestiti fatti bene per i nostri cittadini? Perché se noi continuiamo a fare dei provvedimenti che sono provvedimenti general generici, con delle fotografie delle nostre regioni gialle, arancioni, verdi e anche adesso bianche, che possono in qualche maniera andar bene, ma in maniera molto generale, si capisce che alla fine dovremo solamente puntare all'immunità di gregge, quindi praticamente a una vaccinazione massiva, ma con i provvedimenti di restrizione fondamentalmente non raggiungiamo l'obiettivo. Allora dico e commento: perché il CTS, il comitato tecnico scientifico, non provvede ad informare il Ministro e i componenti del Governo di provvedimenti e di iniziative specifiche? Perché il CTS va a dare un input al Ministro Speranza - stamattina l'ho sentito - dove dice che non è più possibile fare l'asporto di cibo da parte dei ristoranti dopo le ore 18? Voglio dire, ma chi aiuta? È prevenzione? È blocco dell'assembramento? Avete visto delle file fuori dai ristoranti, a Roma, che dopo le 18 sono lì ad aspettare la pizza? Io no.

Diamo l'ultimo colpo definitivo - cara sottosegretaria, di cui ho molta stima - ad un settore che è già in agonia. I colleghi hanno parlato di aiuti, ma gli aiuti che stanno arrivando, data la nostra poca disponibilità di denaro ancora, sono irrisori. Speriamo nel prossimo DPCM, legato essenzialmente ai “Ristori”, che ci sia il raddoppio della cifra che si è detto potrebbe arrivare, ma che ancora non è arrivata. Porto un altro esempio: un'azienda nel settore diciamo agroalimentare/vendita/ristorazione/somministrazione, nell'attività del 2019 fa un fatturato di 3 milioni e mezzo di euro; l'attività viene chiusa per tutto il periodo, diciamo da ottobre in poi (ed è tutt'ora è chiusa); in questi 3 milioni e mezzo di euro quanti ristori ha preso questa azienda direttamente dall'Agenzia delle entrate? Volete che vi dica la risposta? 4.700 euro. Allora, non è che si può dire che però forse non ha dichiarato il vero fatturato: no, fatturato dichiarato e tasse pagate nel 2019. Allora, si sono sbagliati? No. Hanno fatto domanda sbagliata? No. Hanno dimenticato qualche postilla? No.

In verità, in molti settori, il “Ristori/ indennizzo”, è misero. E voglio finire questo intervento - so che molti dentro qui sono sensibili a questo - per quanto riguarda tutte le attività centrate sugli sport invernali, sulla neve. Provengo da zone in cui ce n'è tanta, provengo da zone dove ci sono albergatori, ristoratori, impianti di risalita, maestri di sci. Ecco, qui il Governo, attraverso il sottosegretario Castelli, ma anche attraverso numerosi deputati e anche con sensibilità nostra, del nostro partito, della collega Claudia Porchietto, del sottoscritto, ma anche della voglia di ascoltare, qui il Governo ha dato un segnale di vita; ha detto: applichiamo, cerchiamo di applicare il modello francese, che in qualche maniera va a salvare delle attività, in questo caso le attività di trasporto degli sciatori, quindi cabinovie, seggiovie e altro. Il modello francese in qualche maniera va a vedere quanti PIT, quanti biglietti hai incassato nel 2019, toglie le spese, fa praticamente un ragionamento specifico e ti va a indicare un ristoro, un indennizzo che in qualche maniera salva l'attività. Però, aggiungo, non c'è solamente l'impianto di risalita, non c'è solamente la cabinovia, c'è il ristoratore, che è fermo da mo', c'è tutto l'albergo che, durante praticamente il periodo invernale e ancora lo sarà adesso, sarà chiuso, perché normalmente sono zone arancione, se non rosse, difficile che siano gialle o bianche. Allora, voglio dire, perché non facciamo - e ancora lo ripeto, perché l'ho chiesto cinque minuti fa - perché non facciamo delle fotografie specifiche, aree per aree, magari coinvolgendo anche gli enti locali, magari coinvolgendo anche le regioni. Poi, una cosa che mi sta qui: perché una Regione come il Piemonte dà una serie di aiuti precisi a questo mondo, ben calibrati, e una Regione come il Veneto, ad esempio, fino adesso non ha dato nulla? Perché non ha soldi probabilmente, perché non ha l'addizionale Irpef - do risposta io visto che sono stato consigliere regionale per dieci anni - probabilmente sì, ma non è possibile che il cittadino italiano sia trattato benissimo da una parte e malissimo da un'altra, becco e ànca bastonà, cioè non è possibile. Lo dico in maniera franca e onesta, perché allora a quel punto qua sì dico: beh, allora, caro Mollicone, che hai detto 'ste robe qua, cerchiamo di vedere se sono vere - e non ho dubbio – e rompiamogli le scatole a tutti, perché ciò, un po' va ben, ma… (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora concludo, dicendo che avrei tanti punti e alcuni li condivido anche di questi interventi. Chiudo con il programma vaccinale e chiudo, con il programma vaccinale parlando ancora al sottosegretario alla Salute: attenzione, nel programma vaccinale i vari uffici, le varie strutture della prevenzione fanno un lavoro molte volte di scheda, di anamnesi del soggetto per vedere se è idoneo o meno alla vaccinazione, vanno a prendersi e a chiamare i vari soggetti, fino adesso hanno chiamato categorie sensibili, però in molti casi tirano fuori il vaccino da meno 78 gradi della Pfizer, questo vaccino rimane fuori più di sei ore, perché magari nella lista dei chiamati qualcuno non può fare il vaccino o qualcuno non viene a fare il vaccino e i vaccini vengono buttati via. Attenzione, anche qui, e lo dico a lei: bisogna, in qualche maniera, nelle varie ASL nazionali, dare un protocollo preciso su cosa accade in questa fase della vaccinazione. Benissimo la scheda anamnestica, benissimo il recupero dei dati, benissimo la valutazione del medico nella sensibilità o meno a prendere il vaccino, ma anche una lista di soggetti, dove ci possano essere i rincalzi se saltano uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto soggetti che devono essere vaccinati, perché non possiamo permetterci di buttar via vaccini. Abbiamo sentito stamattina il Ministro: il Ministro ci dice che la immunità di gregge vaccinale, non naturale, l'avremo quando arrivano i vaccini, quando l'Agenzia europea ci dirà che ci sono diverse altre case - Johnson & Johnson e altre - autorizzate a produrre vaccini e a portali in Italia. È evidente e io spero che si possa fare il prima possibile, perché il mondo dei vaccinatori, dai medici in pensione al paramedico o al parasanitario, sono tutti a disposizione per fare le vaccinazioni, però non abbiamo tanti vaccini. Allora, quello che io chiedo a lei è, quando, a marzo o a aprile, arriveranno i camion veri, non quel camioncino di Moderna, che è arrivato in Italia con 47 mila vaccini, quando in marzo o aprile arriveranno i camion veri, scortati dai nostri Carabinieri - e ringrazio tutte le Forze dell'ordine -, attenzione, dovete veramente, come Ministero, predisporre già da adesso una sorta di modus operandi per i vaccinatori, e che non ci sia pressappochismo in qualsiasi area d'Italia, per evitare confusioni o anche situazioni che non vanno bene. Quello lo dovete fare subito, perché è un attimo arrivare ad aprile, ma ad aprile dobbiamo essere preparati, cioè vaccinare h24 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Moretto. Ne ha facoltà.

SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretaria Zampa, il decreto che ci apprestiamo a convertire in legge raccoglie le misure emanate dal Governo nel corso dell'ultimo mese, per affrontare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19 durante le festività natalizie. I dati sanitari disponibili alla data di emanazione del primo decreto non lasciavano ben sperare in un miglioramento della curva dei contagi; non davano prospettive di riduzione delle vittime della pandemia; imponevano, quindi, un intervento restrittivo, in vista di un periodo che avrebbe potuto esporre la popolazione a maggiori rischi.

In quel momento, in quel particolare contesto, è nato il decreto-legge n. 158, che ha esteso il limite massimo di vigenza dei DPCM attuativi delle norme emergenziali, portandolo da trenta a cinquanta giorni, e ha stabilito, tra le altre cose, il divieto dal 21 dicembre al 6 gennaio degli spostamenti tra regioni, ad eccezione degli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, e il divieto di spostamento tra i comuni i giorni del 25 e 26 dicembre 2020 e il 1° gennaio 2021.

Il quadro epidemiologico ha poi reso necessario, nei giorni successivi, un ulteriore intervento, il decreto n. 172, emanato il 18 dicembre, che, da un lato, ha introdotto maggiori restrizioni per il periodo dal 21 dicembre al 6 gennaio, dall'altro, ha previsto specifici ristori per le attività di somministrazione di cibi e bevande, alle quali, con un risicato preavviso, si comunicava l'obbligo di chiusura in uno dei periodi più proficui per le loro attività. L'introduzione di questo contributo a fondo perduto, nel limite massimo di 455 milioni di euro, per il 2020, e di 190 milioni di euro, per il 2021, è stato fortemente richiesto da Italia Viva, per aiutare uno dei settori più danneggiati dalla crisi economica e, in particolare, dalle specifiche chiusure imposte dal decreto. Tale contributo, al fine di garantirne immediatezza, è rimasto purtroppo rigidamente agganciato ai meccanismi dei ristori, introdotti dal “decreto Rilancio”. Non posso esonerarmi dall'evidenziare, anche in quest'Aula, che proprio ieri, sulla stampa locale del mio territorio, Confcommercio ha denunciato il mancato arrivo dei ristori previsti da questo decreto. Nulla dicono sia arrivato a bar e ristoranti del veneziano, obbligati a chiudere per le festività, nonostante il Ministro Gualtieri, proprio nei giorni scorsi, abbia dichiarato che tali indennizzi gli risultavano già accreditati nei conti correnti. Altri attendono, purtroppo, ancora i ristori precedenti. Tutto ciò rischia di provocare la chiusura definitiva di alcuni esercizi, che pur in presenza di divieto di licenziamento finiranno per lasciare a casa tutti. Credo sia doverosa una verifica su quali siano stati i motivi di questi ritardi, dove si sia inceppata la macchina, che va riavviata con estrema urgenza.

Il tentativo, da parte di diversi colleghi, di ampliare la platea destinataria di questo contributo, attraverso emendamenti presentati in fase di conversione, certifica che la pur positiva iniziativa assunta non può dare risposte alle tante attività in crisi, specie quelle stagionali invernali, che i colleghi hanno citato prima di me, e che il criterio dei codici Ateco, introdotto con il “decreto Rilancio” lascia troppi vuoti. Non è mancato, in Commissione, un approfondito dibattito su questo aspetto, a conferma del fatto che la voce dei tanti imprenditori allo stremo non è rimasta inascoltata. A loro voglio assicurare, anche in questo intervento parlamentare, l'impegno, mio personale e dell'intero gruppo di Italia Viva, per l'individuazione di un meccanismo più equo, oltre alla doverosa individuazione di una strada per la ripartenza.

Nel corso della discussione parlamentare, attraverso emendamenti del Governo, sono stati inclusi nel provvedimento in esame il primo decreto-legge n. 158 e il decreto-legge n. 1 del 2021, che ha disposto le restrizioni fino al 15 gennaio 2021 e prolungato, fino a metà mese, le altre misure previste dal DPCM del 3 dicembre 2020 e dalle successive ordinanze.

Lo stesso provvedimento ha rivisto i criteri per l'individuazione degli scenari di rischio - sulla base dei quali sono stati assegnati i colori alle regioni già nell'ordinanza del Ministro della Salute dell'8 gennaio ultimo scorso - e interviene infine sull'organizzazione della didattica, prevedendo la ripresa dell'attività in presenza per il 50 per cento degli studenti, a partire dall'11 gennaio, cioè lunedì scorso. Come tutti sappiamo, in molte regioni ciò non è avvenuto. La mancata ripresa della scuola rimane una sconfitta, in una società che deve costruire oggi i protagonisti del rilancio di domani. È una difficoltà in più per le famiglie, che aggiungono, alle tante preoccupazioni, anche la necessità di continuare a gestire, sia organizzativamente che emotivamente, uno o più ragazzi chiusi in casa davanti a un PC. E lo sono stati, in quest'anno, per duecento giorni.

La dicotomia tra la previsione di questo decreto e il quadro delle decisioni diverse avvenute nelle regioni deve far riflettere sui criteri con cui queste scelte sono avvenute. Appare che il criterio sia stato più una discrezionale prudenza, piuttosto che dati oggettivi e verificati. A detta dei virologi, non esiste uno studio sperimentale sul livello di rischio dell'ambiente scolastico, non risulta vi siano state indagini scientifiche su una precisa popolazione scolastica.

Tra le questioni su cui riflettere è quindi anche questa, sapendo che l'obiettivo comune è garantire la salute, senza rinunciare alla formazione dei nostri ragazzi. Ed è urgente, quindi, assumere iniziative concrete, in primis per pianificare la vaccinazione del personale scolastico.

È difficile dire quanto queste misure di restrizione dei decreti abbiano oggettivamente limitato il diffondersi del contagio, ma i dati fortemente negativi, soprattutto in alcune regioni, confermano che il periodo festivo è stato molto delicato e avrebbe potuto essere estremamente più dannoso. Le misure restrittive contenute nel provvedimento in esame, di fatto, scadono tra due giorni. Questa conversione si configura, quindi, come un atto formale. Ciò che resta in campo è la partita dei ristori, su cui, con l'annunciato provvedimento dei “Ristori 5”, sarà necessario fare un lavoro di correzione della rotta, che porti innanzitutto a riconoscere le perdite di un'impresa, valutando un lasso temporale più lungo.

Ancora oggi, come dicevo prima, sono comunque troppe le attività che attendono i ristori, ma soprattutto troppe quelle che chiedono una prospettiva di riapertura e di rilancio.

Stamani il Ministro Speranza ci ha informato di ulteriori restrizioni, delle quali avremo notizia definitivamente questa sera. Alla gravità, quindi, dei mancati ristori e dei ritardi, sui quali sono certa che il Governo si attiverà, si somma l'incertezza su quello che accadrà da sabato: imprenditori, professionisti e lavoratori, di settimana in settimana, di giorno in giorno, attendono con angoscia le nuove regole, alle quali dovranno responsabilmente attenersi. La loro disperazione è legittima, comprensibile, ma non va certo strumentalizzata né deve essere usata per sollecitare atti di disobbedienza, come ha fatto in queste ore il leader della Lega.

In questi giorni abbiamo, purtroppo, dovuto assistere a distanza alle conseguenze gravi che istigazioni di questo tipo possono creare nelle istituzioni democratiche. Non è certamente cavalcando il malessere degli italiani che si supererà tutti insieme questa pandemia.

In un momento così delicato e così complesso, sono convinta, siamo convinti, che con coraggio si dovrà archiviare questa fase di decretazione ravvicinata e confusa e aprire una fase ordinata di pianificazione delle vaccinazioni in primis, ma anche e soprattutto delle misure economiche, che devono passare da un meccanismo di sussidio e assistenza ad un percorso di rilancio e ripresa.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, un apprezzamento per il sottosegretario, che è qui che ascolta e che vedo che prende nota delle osservazioni che vengono fatte. Io voglio innanzitutto raccogliere l'invito di stamattina del Ministro Speranza, il quale ha detto: cerchiamo di evitare su queste cose le polemiche. Io lo farò, farò un intervento con alcune considerazioni che non coincidono con le vostre. Farò alcune considerazioni e farò anche alcune proposte positive. Credo che l'invito a non fare polemiche sia rivolto, magari, a un altro partito, che fa parte della maggioranza, perché, mentre siamo qui, c'è il capo di Italia Viva da un'altra parte, che decide o non decide se fa la crisi Governo. E anche l'intervento della collega d'Italia Viva, pochi minuti fa, non mi pare che fosse assolutamente in sintonia. Quindi, penso che il problema sia più interno alla maggioranza che a noi.

C'è poi un'altra considerazione. Ho già apprezzato il sottosegretario - poi dirò alcune cose -, però la raffigurazione plastica della situazione è il fatto che oggi lei è qui a rappresentare il Governo, ed è giusto che sia così, però gli interventi che si sono succeduti in questo paio d'ore hanno avuto metà di atteggiamento di attenzione verso i temi economici e una buona metà sui temi della sanità. Sarebbe stato opportuno ed utile che al suo fianco ci fosse anche il Ministro o, comunque, un sottosegretario anche all'economia, perché lei farà il suo dovere di risponderci sui temi della salute, però molti dei temi che abbiamo posto, che verranno posti e che anch'io sottolineerò, attengono all'economia. Questa non è una banalità, perché sottende alla filosofia del Governo: per il Governo l'economia viene dopo e noi, invece, riteniamo che non sia del tutto così.

Quindi, io farò alcune proposte e parto da una considerazione. Leggo: “Il lockdown è una strategia che causa effetti collaterali troppo gravi nella società. Si deve imparare a convivere con il virus: si devono rispettare le precauzioni, ma tornare a vivere”. Queste cose non le dice un negazionista polemico, le dice Agostino Miozzo, coordinatore scientifico del Comitato tecnico-scientifico, medico e uomo delle emergenze. Io condivido molto questo, perché un dubbio credo ce lo dobbiamo porre tutti: questo lockdown è una religione che va portata avanti in maniera fondamentalista fino in fondo? Oppure, se sono della religione opposta, bisogna aprire tutto? Io credo che, come in tutte le cose della vita, sia necessario un po' di buonsenso.

È evidente che la teoria più sicura sarebbe quella di mettere tutta l'Italia sotto una campana di vetro e isolare tutto, ma possiamo permettercelo? Per quanto ancora possiamo stare senza riprendere il filo di un discorso di carattere economico? Non è ora forse - io penso di sì - di permettere almeno aperture, pur sapendo che la curva si alzerà, vigilando su chi trasgredisce e non su chi lavora? Io credo che dobbiamo impedire la catastrofe economica, oltre a quella degli studenti che sicuramente sarà altrettanto pericolosa e difficile.

Dobbiamo abituarci a convivere con il COVID, continuare ad osservare scrupolosamente le misure anti-COVID, ma senza rinunciare a vivere, senza rinunciare a lavorare, senza rinunciare a studiare. Rassegniamoci tutti a prendere atto che il virus è destinato a durare ancora a lungo, nonostante le vaccinazioni di massa, su cui dirò dopo, spezzando anche una lancia a favore di alcuni, contrariamente a quanto fanno alcuni amici di centrodestra.

Allora, cosa facciamo se dobbiamo convivere con il COVID? Spostiamo sempre più avanti ogni volta l'asticella dell'emergenza, adesso fino al 30 aprile, poi fino al 30 settembre, poi fino al 30 dicembre, o ci rapportiamo con il COVID e decidiamo di gestire la nostra vita sapendo che questo ci sarà? Ecco, io credo che questo sia necessario: costruire le condizioni, anche culturali e psicologiche, per cui si subentra con positività alla rassegnazione, perché se non usciamo dalla rassegnazione e combattiamo, credo che non andiamo da nessuna parte.

Faccio un esempio, l'ho già fatto qui più volte, citando il terremoto del Friuli, dato che vengo da quelle parti. Sono analoghe le situazioni: un'emergenza e una ricostruzione. Quando ci fu il terremoto del Friuli, il 6 maggio del 1976, seguì, il 5 settembre, un secondo terremoto: qualcuno era sui tetti a ricostruire, nonostante che si fosse detto di non farlo perché era pericoloso, però quello era lo spirito di fiducia che si era instaurato. Hanno ricostruito, purtroppo qualcuno è caduto dal tetto proprio anche quel giorno successivo, però è stato un messaggio di fiducia e di ripresa economica che deve essere necessario, perché non si vive di blocco dei licenziamenti, non si vive all'infinito di cassa integrazione - che, poi, in alcuni casi, non arriva -, non si vive di contributi che, ancorché insufficienti, non potranno durare all'infinito.

Delle scuole, poi, ne ha già parlato l'amico Lupi stamattina: si annuncia un vero e proprio disastro generazionale, se non prendiamo provvedimenti e non riprendiamo a passare alla didattica in presenza, come anche la Ministra Azzolina ha fatto capire oggi nella replica che ha fatto ad alcune interrogazioni.

Credo che sia necessario - e mi avvio alla conclusione - avviare un nuovo approccio. Io, signor sottosegretario, non metto in discussione la validità delle dichiarazioni scientifiche, non è questo il tema: non è dire se ha ragione o torto questo o quel virologo, eccetera. Io credo che sia giusto quello che ci dicono, loro fanno il loro mestiere, ma è la politica che non sta facendo il proprio mestiere in questo momento, è la politica che deve capire che, tra la verità scientifica che esiste e ciò che si deve fare, bisogna trovare una soluzione intermedia che consenta di ripartire.

E, allora - e concludo -, avanzo tre proposte minimali proprio per vedere se c'è la volontà di prenderle in considerazione e che non si dica che il centrodestra, di cui faccio parte, non fornisce un contributo e fa solo polemiche; mi pare che l'intervento che ho svolto finora si è svolto in maniera propositiva, non polemica. La prima: poiché faccio quel mestiere e lo conosco bene, distinguiamo tra bar e ristoranti. Una cosa è l'assembramento che si crea, generalmente, con molta facilità, all'interno di un bar, al tempo della movida, un conto è il ristorante. Chi va al ristorante, ci va con un familiare, quasi sempre con un amico, con una persona che frequenta; è diversa la situazione che ti ritrovi al bar. Quindi, capire questo significa anche vivere più da vicino la realtà e non assolutizzarla.

Centri commerciali: la settimana scorsa, nel centro di Udine, c'era la gente in fila per entrare nei negozi perché i centri commerciali erano chiusi. Io credo che bisogna fare il contrario: tenerli aperti e tenerli aperti più a lungo, per consentire alla gente di diluire la propria presenza, perché, comunque, le persone hanno voglia di uscire. Allora, consentiamogli di uscire in tempi lunghi e non costringiamoli a fare i furbi, che non serve a nessuno.

Ancora una considerazione, e glielo dice, sottosegretario, un signore, il sottoscritto, che è stato presidente di una regione autonoma: diamo in questo caso un potere al prefetto. Detta da me potrebbe essere una bestemmia, però diamo un potere al prefetto. Sa perché? Perché ci sono dei casi, delle realtà singole che noi non possiamo prevedere di normare per legge, che però possono essere affrontate. Faccio un esempio banalissimo. Dalle nostre parti, c'è un signore che ha i cani da slitta: non può uscire. Chi esce con il cane da slitta, che fa quella professione, accompagnando una, due, al massimo tre persone in giro per i boschi della foresta di Fusine, quel signore lì non può farlo, perché il suo codice Ateco non prevede che possa farlo. Ebbene, quello è nel mezzo del bosco, da solo, con un altro cliente e non fa un'attività e non può offrire un servizio.

Se la logica che manteniamo è quella che non dobbiamo far uscire la gente di casa, allora siamo, secondo me, persi; se, invece, la logica è quella di trovare una mediazione tra le esigenze economiche, le esigenze di socialità della gente, il lavoro e la salute, io credo che dare un potere ai prefetti, che non sono soggetti alle pressioni elettorali (per cui questo lo facciamo perché è l'amico “di” e via seguitando e, ripeto, glielo dice uno che è un fervente autonomista, perché sono stato presidente della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia e non sono stati mai i prefetti il nostro riferimento), ebbene, dare un potere ai prefetti in questo senso, in termini di elasticità su norme particolari e singole, possa essere un fatto positivo. Ecco, se c'è questo confronto sul concreto, io ci sto.

L'ultima considerazione, che ha a che fare con la salute e che riferirò domani nell'intervento che faremo sulla mozione - o quando ci sarà - del centrodestra: io penso che la grande assente, per me, in questa fase, sia la categoria dei medici di famiglia, spesso sostituiti dai farmacisti, soprattutto, nelle località rurali. Io credo che al riguardo sia venuto il tempo di una riforma, non è un problema che possiamo rinviare, perché il territorio e lo spostamento di risorse dalla cura alla prevenzione diventa sempre più rilevante; anche perché gli ospedali non ce la fanno più e non ce la faranno più, quindi abbiamo bisogno dell'infermiere di comunità, abbiamo bisogno di queste figure che escano sul territorio ad occuparsi del malato, come ricordava prima il collega Mollicone, che hanno deciso di fare stare a casa. Mollicone, probabilmente, avrà le condizioni fisiche per poterlo fare; il vecchietto che abita nelle vallate sperdute ha bisogno di assistenza e non di intasare i pronto soccorso degli ospedali con persone che possono guarire da sole.

Ecco, io credo questo fermamente e chiudo, citando il lavoro del commissario. Io ho fatto il commissario della terza corsia, quando si fece la terza corsia del Friuli-Venezia Giulia, mantenendo l'incarico di presidente, l'ho fatto gratuitamente, come mi pare stia facendo il commissario Arcuri, secondo la disposizione di legge. Non possiamo non prendere atto che siamo i primi - perché anche le cose positive vanno dette - in Europa per quantità di vaccini. Sulle vicende che ricordava Mollicone prima ci sarà qualcuno che ha il compito di verificare, però, quando ci si trova ad essere commissari, si devono prendere decisioni in poco tempo, decisioni immediate che possono anche, qualche volta, non essere quelle corrette.

Io, prima di giudicare, preferisco aspettare un resoconto delle cose e, poi, dare un giudizio, però troverà - e chiudo davvero - nel centrodestra, in questa parte del centrodestra, una parte collaborativa, se la volete avere, perché anche il mio intervento vuole sottolineare la volontà di partecipare a un percorso di ricostruzione del Paese che si renderà sempre più necessario alla fine di questa devastante situazione (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Il MAIE, che qui rappresento, è a sostegno dell'operato di questo Governo; lo abbiamo dimostrato tante volte e lo dimostreremo anche adesso perché siamo convinti dell'impegno e della bontà, pur in un quadro e in un perimetro altamente difficoltoso, della sua opera. Ma noi comunque ci permettiamo anche di offrire delle riflessioni che servano da stimolo, che servano da aiuto, e mai in polemica, naturalmente. Vorrei partire da un assunto dell'Organizzazione mondiale della sanità, che dice che non c'è salute senza salute mentale e che riassume quanto dettato dalla costituzione stessa dell'OMS, e cioè che la salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e quindi non è semplice assenza di malattia o di infermità. Quindi la salute mentale è un diritto costituzionalmente sancito: parto da questo per introdurre una prima riflessione sul ruolo dello psicologo, dello psicoterapeuta, già importante in tutte le espressioni della nostra società, che diventa a mio parere fondamentale in questa situazione emergenziale da COVID-19.

Infatti, dai dati provenienti dall'Istat in Italia le persone affette da malattia mentale sono circa 17 milioni e la depressione rappresenta la seconda malattia più diffusa a livello globale dopo le malattie cardiovascolari. Questi numeri sono aumentati considerevolmente a causa della pandemia che stiamo vivendo perché, oltre alle motivazioni più consuete che portano a situazioni depressive, ne conosciamo tante, vanno aggiunte le conseguenze che colpiscono coloro che in qualche modo vengono segnati dalla pandemia. Mi riferisco a chi contrae la malattia, quindi parliamo di situazioni di stress accresciute dalla diffusione di notizie sulla letalità di questo virus, e mi riferisco anche a chi, a causa delle restrizioni che vengono emanate, vede ridotta ai minimi termini la propria vita sociale - qui inserisco anche la mancata possibilità di frequentazione scolastica - e a chi vede il proprio lavoro subire gravi conseguenze.

Su questa fattispecie, quindi, del lavoro ci tornerò fra poco, ma, per continuare nel filo che ho cominciato, diventa quindi essenziale potenziare il sostegno dei servizi dedicati alla salute mentale pubblica, quindi il potenziamento dei servizi sanitari pubblici già esistenti a livello locale e nazionale attraverso l'ampliamento dell'organico sanitario adeguatamente formato, l'istituzionalizzazione e implementazione concreta dello psicologo delle cure primarie. Vi è quindi la necessità, a mio parere, di aumentare il numero di psicologi all'interno dei servizi pubblici e di implementare concretamente la figura dello psicologo delle cure primarie, previsto dal decreto, tra l'altro, n. 35 del 30 aprile 2019, diventato poi legge. Questo decreto, però, presenta un'incongruenza, perché viene prevista la presenza di tale figura, ma senza un piano di sostegno economico da parte dello Stato; difatti all'interno del decreto si legge “senza ulteriori oneri per la spesa pubblica”. Quindi negare gli investimenti pubblici per la salute mentale va in contrasto con il diritto alla salute, come già detto, costituzionalmente sancito e garantito, e declassa, quindi, la salute mentale a diritto di secondo ordine rispetto a quella fisica.

In data 16 luglio 2020 è stato presentato un disegno di legge, il n. 1827, che prevede l'istituzione della figura dello psicologo delle cure primarie. Ad oggi, siamo a gennaio 2021, desideriamo quantomeno avere notizie in merito allo stato di avanzamento di tale disegno, vista anche la situazione COVID-19 e la necessità immediata di supporto psicologico ai malati che ne sono affetti.

Ritorno un attimo alla questione di chi soffre a causa di questa pandemia per il proprio lavoro, quindi una riflessione sui ristori, che, giova ricordarlo, devono avere caratteristiche ben precise, cioè essere celeri, congrui e soddisfacenti per tutte le categorie lavorative; e, a mio parere, non vi sono categorie lavorative o lavoratori che possono essere considerati indenni dalle conseguenze della pandemia che ha causato l'adozione, e quindi l'azione, delle misure restrittive. Si è tanto parlato - lo si fa molto spesso e a giusto dire, a mio parere - dell'ambito della ristorazione e di altre categorie commerciali che subiscono una discriminazione dovuta, ritengo, alla colorazione delle zone. Porto un esempio che offro alla valutazione del Governo e di questa platea: gli esercizi commerciali della ristorazione e somministrazione hanno le stesse prescrizioni sia che la zona ove insistono venga considerata rossa sia che venga considerata arancione.

E allora la domanda è: perché nel primo caso vengono erogati indennizzi economici e nel secondo caso no? Quindi immagino che ci sia una valutazione, da parte di chi deve decidere, da fare assolutamente. Quello che in una città è una conseguenza meno percepita, mi riferisco all'orario continuato di apertura fino alle ore 18, in paesi più o meno grandi di altre zone, penso a quelli del mio territorio, che è la provincia di Foggia, provoca uno stop del lavoro esattamente nel primo pomeriggio, perché non vi è proprio l'abitudine di andare a cena alle 18. Quindi, penso che, compatibilmente con la sicurezza, che deve essere sempre obiettivo primario di tutte le decisioni, si potrebbe prevedere anche un'estensione dell'orario di chiusura alle ore 22. Inoltre, mi permetto di suggerire, in luogo di indennizzi economici - mi rendo conto dell'impegno del Governo in questo senso -, di intervenire anche con dilazioni di pagamento per fitti e bollette, di considerare interventi sui canoni di locazione che considerino il periodo pandemico, ma che non vadano a penalizzare i locatori; comunque, insomma, tengano in considerazione anche la posizione dei locatori.

Ma quando si parla di indennizzi e di ristori si parla anche di codici Ateco. Allora, la mia esortazione, ripeto, in modo costruttivo e non polemico, mi porta a esortare una verifica dei codici considerati, perché l'ascolto che presto alle voci dei cittadini, dei lavoratori e delle aziende - mi riferisco sempre a quelle territoriali, ma è emblematico di tutto il territorio nazionale - è che vi sono delle categorie, e quindi dei codici Ateco, non ancora considerate, pur essendo afferenti a categorie che in qualche modo sono state soddisfatte.

E, per arrivare alla conclusione, ritengo - l'ho dichiarato più volte anche in quest'Aula - che questa tragedia ci ha portato tanto dolore, e penso alle migliaia di persone care che non ci sono più a causa di essa, ma, l'ho detto, lo ripeto, abbiamo una straordinaria occasione proveniente dall'emergenza devastante che stiamo vivendo. Ecco perché la mole di fondi e di aiuti che sono stati previsti con vari provvedimenti e che ci arriveranno dall'Europa dovranno servire, una volta per tutte, a rendere funzionale il nostro sistema sanitario. Vorrei ricordare anche - apro una parentesi - che questi fondi non ci sono capitati per caso, ma sono arrivati grazie al lavoro del Presidente Conte e della sua squadra, e ricordo anche che il nostro Paese ne ha ricevuti in maggiore quantità rispetto agli altri.

Certo, bisogna spenderli bene, e quindi riorganizzare le strutture sanitarie e specializzare tutti i medici che sono in attesa che la burocrazia gliene dia la possibilità. Quindi, far fronte alle carenze di personale sanitario e riconoscere i problemi anche di chi è affetto da patologie non ancora riconosciute pienamente, penso alla fibromialgia, ma ve ne sono altre, e quindi il doveroso riconoscimento di tali patologie come malattie croniche e invalidanti, il loro inserimento nei livelli essenziali di assistenza e un codice di riconoscimento di tali malattie da parte dell'INPS, e quindi un incremento della telemedicina in Italia come supporto di questi pazienti. Insomma, ripeto, abbiamo una grande occasione per porre rimedio a tutte quelle situazioni che hanno bisogno di essere risolte. Mi viene, per concludere, in mente la situazione dei lavoratori fragili, che in questo periodo sono costretti a dover - spesso capita e ne abbiamo contezza - scegliere se continuare a lavorare anche in situazioni pericolose per la propria salute o proteggersi e rischiare il licenziamento, perché l'assenza dal lavoro per questa categoria di lavoratori è equiparata al ricovero ospedaliero e non sempre è stata esclusa dal periodo di comporto, che è quel periodo di accumulo di ore di assenza che può portare al licenziamento del lavoratore, parlo sempre di lavoratori fragili, se viene superato il limite delle ore previste per assenze e motivi di salute. Noi, così come ho detto in apertura, saremo a sostegno dell'azione di questo Governo, che riteniamo importante. Riteniamo che si stia spendendo con tutto quello che è possibile per affrontare questa tragedia, che ha causato - e lo ripeto ancora una volta, perché giova ricordarlo - tanti, troppi lutti, e poi, in dichiarazione di voto, puntualizzerò altri aspetti di questo provvedimento che andiamo a esaminare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. In questa atmosfera un po' surreale, non tanto per i lavori d'Aula, ma per quello che sta avvenendo in altre stanze, direi, fra conferenze stampa, Consigli dei Ministri convocati a raffica, insomma, in questa atmosfera surreale, io vorrei sottolineare gli interventi della collega Moretto, che, francamente, ha messo in atto un tentativo di rubare il mestiere all'opposizione, con le sue affermazioni, che sono state però piuttosto motivate e dettagliate, e anche del collega Tondo, in fondo, che, chiedendo o facendo notare l'opportunità di avere qui in Aula un sottosegretario la cui competenza riguardasse materie economiche, secondo me, ha fatto una gaffe tremenda, come se la pandemia avesse comportato qualche conseguenza per l'economia italiana. Credo che questa forma di disinteresse sia un po' quella che ha caratterizzato tutto questo Governo nei confronti proprio delle categorie che poi sono state più colpite. Ora, era chiaro fin dall'inizio, secondo me, ma credo che questa sia una questione veramente di buonsenso, che la pandemia sarebbe andata a investire - su questo io farò il mio intervento, visto che il collega Mollicone si è occupato già ampiamente della parte sanitaria -, che sarebbe andata a colpire soprattutto la filiera del turismo, una filiera che assolutamente non è stata mai presa in considerazione dall'azione di questo Governo. E allora, un ragionamento di buonsenso era che, andando a individuare, ma questo fin da marzo scorso, un settore fra i più colpiti, era chiaro che i risarcimenti e le risorse dovevano indirizzarsi e concentrarsi su questo settore che più soffriva. Questo messaggio non è stato capito fin dall'inizio e lo si continua a non capire fino ad oggi, perché è proprio l'impianto, la motivazione principale dell'azione governativa che è stata sbagliata. Allora, io ho trovato una grande incompetenza da parte degli esponenti del Governo, sottosegretari e Ministri, nei campi dell'economia reale di questo Paese, che non è fatta di grandi industrie, è fatta di una miriade di micro e piccole imprese che, tutte unite, fanno il 20 per cento del PIL, occupano milioni di persone, ma non vengono prese in considerazione. E non vengono neanche prese in considerazione le modalità attraverso le quali risarcire e supportare queste aziende. Abbiamo presentato, come Fratelli d'Italia, molte proposte, molti emendamenti che andavano a incidere, per esempio, sulla dinamica dei costi fissi, però, anche qui, bisogna capire e sapere cos'è un'azienda, sapere cos'è un costo fisso per un'azienda, e che un ristoro, probabilmente, oltre a non essere assolutamente sufficiente, non è neanche risolutivo per un'azienda.

Io vorrei sapere quanti, fra quelli che siedono ai banchi del Governo, hanno mai visto una busta paga di dicembre, per esempio, perché dovete sapere che il fatto che sia stata introdotta la Cassa integrazione non toglie alle imprese dei costi. Una busta paga di dicembre comprende tante voci: c'è la tredicesima, ci sono gli emolumenti per l'Irpef dei dipendenti, ma fra questi costi fissi ci sono gli affitti. Chi è che si è preoccupato di andare a incidere veramente in questa dinamica senza penalizzare locatori o locatari? Nessuno. Si è istituito un credito d'imposta, poi diremo anche della modifica che c'è stata nelle Commissioni, ma non si è guardato che quell'altro 40 per cento risultava completamente scoperto. Il commercialista, l'assistenza fiscale, le aziende li pagano con un forfettario annuale che sicuramente non viene rimesso in discussione: quello è un costo fisso che rimane. Gli oneri di sistema sulle bollette, anche se non ci sono consumi, continuano ad andare avanti: e anche quelli sono costi. La liquidità alle aziende per affrontare soltanto le buste paga e questi costi qua, alla fine di un anno che è stato assolutamente deficitario sui ricavi, chi gliela dà? Ma lo sapete come funzionano le aziende oppure vi occupate soltanto delle aziende che vanno sul giornale? Perché i ristoranti, la bottega, il bar, la piccola agenzia di viaggio, sui giornali non ci vanno, non fanno notizia, ma la miriade di queste aziende costituiscono la spina dorsale dell'Italia. Ve ne volete rendere conto o no? Dovevate intervenire su questo campo. La liquidità non ci sarà.

La tassa sui rifiuti: voi credete che i comuni abbiano fatto una compensazione rispetto ai mesi o ai giorni di apertura effettiva? No. Se l'anno prima, quindi nel 2019, erano 16 mila, 18 mila euro per un'azienda, perché ricordatevi che queste tasse comunali sono piuttosto pesanti, beh quest'anno hanno avuto una decurtazione del 2 per cento: allora, un'azienda si è dovuta trovare a pagare anche questo costo fisso, come se fosse stata aperta tutto l'anno.

Non voglio entrare in merito, poi, al fatto che anche la discussione, l'analisi, da parte di questa Camera, del decreto, poteva essere più approfondita e, quindi, portare a miglioramenti sicuramente più importanti. Io parlo dell'emendamento, che per fortuna è stato accettato in Commissione, che riguardava il credito d'imposta per i canoni di locazione, che riesce a migliorare appena, però, solo una piccola parte di questo provvedimento. E allora volevo dirlo al collega Tondo, ma non c'è più: non è che qui si vogliano far polemiche e non vogliono far polemica nemmeno quelle decine di migliaia di ristoratori, che hanno deciso anche - ve lo comunico, ma forse lo sapete, ma non credo - il 15 gennaio di aprire a titolo dimostrativo la sera a cena (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e sono migliaia e migliaia in tutta Italia. Non è che fanno polemica, sono allo stremo. Io vi prego di tenere in considerazione che non ce la faranno ad andare avanti ancora per molto. E vi annuncio, ma sarà più esaustivo in questo senso il collega Trancassini, che come partito, come Fratelli d'Italia, stiamo proponendo un ricorso cumulativo legale per chiedere al Governo, al Presidente del Consiglio Conte, in base a quali ragionamenti ha proceduto con DPCM e decreti, facendo oltretutto un danno ulteriore.

La sentenza del tribunale di Roma parla di “danno provvedimentale”: detto in parole povere, vuol dire che, una volta infilate nelle sabbie mobili di questa pandemia le aziende, c'è qualcuno che gli ha buttato giù la testa anche, attraverso provvedimenti assolutamente immotivati, incostituzionali - dice la sentenza del tribunale di Roma, non io - e quindi ha aggravato una situazione. Bisogna che ve ne rendiate conto. Queste aziende non avevano le spalle sufficientemente larghe da resistere a questo. I settori più colpiti erano ben facilmente individuabili, il Governo avrebbe dovuto procedere in questo senso: essere selettivo, aiutare quei settori più colpiti, cercare di investire la dinamica dei costi fissi. Non c'è stata competenza, ma non c'è stato nemmeno amore, non c'è stata nemmeno considerazione per aziende che, forse, elettoralmente, non portano nulla; è gente che lavora e magari di politica se ne occupa anche poco perché ha altro da fare; però, sarebbe stato importante tutelarle anche per il futuro, perché dietro a ognuna di quelle aziende c'è una famiglia, ci sono dei figli, ci sono dei lavoratori soprattutto, che non funzionano come un interruttore della luce; perché così come le aziende sono state costrette ad aprire e chiudere, limitarsi, aprire e chiudere alle 18, fare l'asporto, anche chi ci lavorava dentro, che era in cassa integrazione, è stato trattato come un servo della gleba, chiamato 24 ore prima per aprire due giorni, poi tornare a casa.

Insomma, le persone non sono pedine e le imprese non sono pedine: voi questa partita a scacchi l'avete persa completamente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Jari Colla. Ne ha facoltà.

JARI COLLA (LEGA). Presidente, siamo partiti da una crisi sanitaria, che si è presto trasformata in una crisi economica. C'è molta rabbia, molta tensione, c'è molta sofferenza e c'è anche molta disperazione nel Paese. Avete fallito, avete fallito. Avete messo in campo e riempito i titoloni dei giornali e dei telegiornali amici con tanti decreti, decreti su decreti: prima il “Cura Italia”, poi il decreto-legge “Liquidità”, il famoso bazooka da 400 miliardi, un provvedimento chiamato “Liquidità”, che però ci ricordiamo tutti che non conteneva liquidità, ma solamente garanzie per prestiti. Poi, è arrivato il turno del “decreto Rilancio”. Insomma, un insuccesso dietro l'altro.

Ricordo ancora le parole del presidente dell'INPS, che aveva dichiarato: stiamo ricoprendo gli italiani di soldi; un altro che evidentemente ha sbagliato mestiere. Poi, è stato il turno dei tanti “decreti Ristori”, 1, 2, 3, 4, così tanti da ingenerare solo confusione e disorientamento tra gli stessi addetti ai lavori. E, infatti, i risultati sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto di quelle persone che ogni giorno, ogni mattina portano avanti un'attività e, oltre a farsi carico delle proprie preoccupazioni, si fanno anche carico delle preoccupazioni dei propri dipendenti.

Non è con le mance che avete stornato fino ad oggi che un imprenditore, un professionista, un commerciante può mantenere in vita un'azienda, perché con quello che gli avete stornato non ci hanno pagato nemmeno l'affitto di un mese. Ma parlate con i ristoratori, parlateci ogni tanto! Li state umiliando e li state mortificando.

Presidente Conte, queste persone meritano più rispetto, meritano rispetto! Sono quelle che vi pagano lo stipendio, se non se lo ricorda, con le loro tasse.

Proprio ieri il CNEL ha lanciato l'ennesimo allarme: 12 milioni di italiani sono a rischio, lavoratori dipendenti e autonomi; 12 milioni, 12 milioni! E voi che fate? Mandate loro le cartelle esattoriali, 50 milioni. Rido per non piangere: 50 milioni di cartelle esattoriali che partiranno a gennaio, 34 del passato e 16 per il 2021. Cinquanta milioni: quasi una per abitante, compresi gli ultracentenari, compresi i neonati e compresi i bambini. Ditemi voi se vi pare normale! Non so, ditemi voi se questa cosa vi pare normale! Ma come si fa a mandare, mi chiedo, 50 milioni di cartelle esattoriali con 12 milioni di persone in difficoltà, a rischio povertà? Ma come si fa? Ma cosa vi dice il cervello? Ma come pensate che possano pagarle se non li state facendo lavorare da dieci mesi? Con quali soldi pensate che vi possano pagare queste cartelle? Li state ammazzando, li state consegnando direttamente nelle mani degli usurai e della criminalità organizzata.

Parlate con le associazioni antiusura, parlateci ogni tanto! I numeri di telefono dovreste averli. In questo clima di disperazione non posso che essere vicino e solidale - e a loro va tutta la mia vicinanza e quella del gruppo della Lega - con gli oltre 50 mila ristoranti e bar, titolari di ristoranti e bar che, con la campagna “Io apro 15 gennaio”, da venerdì, da dopodomani, da venerdì 15 gennaio, hanno deciso di aprire. Hanno deciso di aprire e resteranno aperti fino alle 22, con norme di sicurezza sanitaria più stringenti di quelle imposte fino ad oggi dal Governo; con norme più stringenti, lo voglio sottolineare. Regole severe, ma aperti! Non è una sfida al Governo, è un grido di disperazione! Lo fanno per sopravvivere, questo dovete capire. Presidente Conte: avete fallito, avete fallito! Consiglio umilmente qualche pochette in meno e di parlare con qualche commerciante in più. Vede, con le mance, con le mancette natalizie che avete stornato, le aziende non sopravvivono, non ce la fanno. D'altronde, non mi stupisco, perché un Governo lontano dal popolo, lontano dai lavoratori, lontano dalle imprese non può che produrre provvedimenti assolutamente inefficaci, inutili.

Presidente, gli italiani sono stanchi della vostra arroganza e della vostra incompetenza: della vostra arroganza e della vostra incompetenza. Nel 2020 oltre 500 mila nostri concittadini hanno perso il lavoro: 500 mila. Avete fatto fallire decine di migliaia di aziende, avete portato alla chiusura migliaia di imprenditori, ma i veri falliti non sono gli imprenditori e nemmeno i commercianti: i veri falliti siete voi e questo Governo, un Governo - speriamo - giunto al capolinea (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Maria Lucia Lorefice. Ne ha facoltà.

MARIALUCIA LOREFICE (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretaria Zampa, il decreto-legge n. 172 del 2020, che oggi è all'esame di quest'Aula, si inserisce nel percorso legislativo compiuto in questi mesi per contrastare l'emergenza epidemiologica e salvaguardare il diritto fondamentale alla salute. Sono state introdotte, per il periodo compreso tra il 24 dicembre 2020 e il 6 gennaio 2021, misure più restrittive rispetto a quelle che erano già in vigore e, allo stesso tempo, abbiamo ritenuto necessario trovare un punto di equilibrio tra le restrizioni e il bisogno per le famiglie di poter vivere, almeno nel periodo natalizio, con un minimo di serenità insieme ai propri cari.

Nel decreto-legge n. 172 sono confluiti, attraverso due emendamenti del Governo, sia il decreto precedente, quindi n. 158 del 2020, le cui misure riguardavano il periodo dal 21 dicembre 2020 al 6 gennaio 2021, che quello successivo, quindi il decreto n. 1 del 2021, le cui misure sono valide dal 7 gennaio al 15 gennaio 2021. Restrizioni, quindi, ma anche eccezioni, ovviamente per far sì che nessuno restasse completamente solo nei giorni di festa.

La pandemia sta acuendo i problemi, non solo quelli economici ma anche quelli sociali, quelli psicologici, che forse sono meno visibili, ma non per questo meno esistenti: anzi, direi. La pandemia ci lascerà profonde ferite, anche quando sarà un lontano ricordo: questa, purtroppo, è una triste e dura realtà. La realtà ci mette però anche di fronte ad un dato di fatto, cioè che il virus non va in vacanza: lo si può piegare, come stiamo tentando di fare, ma non l'abbiamo ancora sconfitto, e l'obiettivo nostro dev'essere proprio questo, cioè quello di sconfiggerlo definitivamente per riprenderci la nostra normalità, per tornare a socializzare, per tornare a fare tutto ciò che prima davamo per scontato e che oggi non lo è più. È per questo che anche nel periodo natalizio, pur consapevoli di quanto fosse forte il desiderio di condivisione e convivialità, non è stato possibile abbassare la guardia; dovevamo scongiurare una nuova impennata dei contagi; lo dobbiamo a noi stessi, a chi ci sta accanto e a coloro che, ogni giorno, continuiamo a definire eroi. Però, a questi eroi possiamo dimostrare gratitudine e riconoscenza solo se ognuno di noi innanzitutto rispetta le regole che ci siamo dati e se noi - noi come Parlamento e come Governo - li mettiamo nelle condizioni di esercitare la loro professione nella massima sicurezza, mettendo loro a disposizione tutti gli strumenti necessari.

Le politiche messe in atto in questi mesi vanno proprio in questa direzione. Abbiamo investito, qualche collega l'ha ricordato già prima di me, in pochi mesi 12 miliardi di euro e oltre 19 miliardi sono previsti dal Recovery Fund. C'è, quindi, il bisogno di ridisegnare la sanità del futuro, attraverso il potenziamento della telemedicina e dell'assistenza territoriale, l'ammodernamento tecnologico, la digitalizzazione e gli investimenti anche in termini di risorse umane ed è quello che stiamo facendo.

Nel decreto-legge “Natale” troviamo un altro importante articolo, l'articolo 2, che stanzia contributi a fondo perduto per le attività dei servizi di ristorazione. Come dicevo poco sopra, siamo perfettamente consapevoli dei sacrifici che abbiamo dovuto chiedere ai cittadini e mai - mai - nessuna decisione presa è stata presa a cuor leggero. I contributi di questo secondo articolo, che sono circa 645 milioni di euro, sono rivolti in particolare ai proprietari di bar, di ristoranti, di esercizi commerciali che sono già stati duramente colpiti dalla crisi in questi mesi; si tratta di misure che sono volte a sostenerli e a contenere. Non risolveremo i loro problemi, però, ci auguriamo di essere riusciti a contenere almeno parte delle perdite che tante piccole e medie imprese stanno subendo a causa di un'emergenza che è straordinaria. Di queste risorse, 628 milioni di contributi sono stati già inviati e i ristori arriveranno direttamente sui conti correnti dei titolari di partita IVA interessati dalle chiusure del periodo natalizio.

C'è, però, un ulteriore aspetto che voglio condividere con quest'Aula. Il Governo in questi mesi si è dimostrato molto attento e questo ci tengo a sottolinearlo, però c'è la necessità di intervenire con ancora più forza a tutela delle persone fragili e delle persone con disabilità, perché con la pandemia la discriminazione è aumentata ed è venuto a mancare, talvolta, anche il supporto della comunità di riferimento, dall'assistenza personale e domiciliare a quella finanziaria, con effetti preoccupanti sulla salute e sulla tenuta mentale delle persone con disabilità. La rete che ha funzionato è quella fatta dalle associazioni, dal terzo settore e dal volontariato, quindi è fondamentale che i prossimi provvedimenti utili tengano conto di questi gravi problemi. La nostra Commissione, la Commissione affari sociali, che è stata tra le più interessate dai provvedimenti riguardanti l'emergenza, è perfettamente consapevole e conscia di quanto sia importante intervenire anche sulle fragilità e sulle disabilità. Abbiamo quindi il dovere morale e sociale di sviluppare delle alternative concrete; sono temi che uniscono il Parlamento come hanno sempre unito la nostra Commissione. Così come non è mai mancato il confronto, il dibattito sulle misure introdotte, credo che sia altrettanto giusto che si intervenga con misure ancora più forti per ridurre quelle disuguaglianze che hanno acuito purtroppo la pandemia e che vengono chieste a gran voce.

Abbiamo attraversato e stiamo attraversando momenti complicatissimi, però oggi cominciamo anche a vedere la luce. Finalmente il mondo dispone di uno strumento efficace che ci permetterà di contrastare il virus, un vaccino sicuro che la scienza ci ha messo a disposizione in tempi record.

La campagna vaccinale è cominciata, il vaccino verrà garantito a tutti e abbiamo cominciato dalle categorie più a rischio, quindi, credo che siamo davvero sulla strada giusta. È fondamentale continuare a lavorare insieme, fare sempre più e meglio, perché questa emergenza sanitaria possa essere presto solo un brutto ricordo per il nostro Paese e per il mondo intero. I prossimi mesi saranno ancora difficili, non siamo fuori pericolo, però, posso dire che il COVID ha davvero i mesi contati; voglio esserne certa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo. È il 13 gennaio e parliamo del “decreto Natale”, mentre qui a fianco va in scena lo psicodramma della resa dei conti all'interno della maggioranza, in questa sostanziale resa dei conti di una guerra tra bande; quindi, siamo tutti quanti in attesa di conoscere l'esito di questo Governo e noi, intanto, parliamo del “decreto Natale”, facendo, mi auguro, non soltanto un esercizio di stile; certo è che la politica e il Parlamento non fanno una bella figura a discutere a quest'ora di mercoledì 13 gennaio, in pochi intimi, di quello che è appena trascorso; mi riferisco, appunto, alle festività di Natale, tutti chiusi in casa agli arresti domiciliari in virtù di questo decreto.

La mattinata, la giornata è cominciata con l'intervento del Ministro Speranza. Guardi, le dico che, francamente, sono rimasto molto deluso, soprattutto da un aspetto del Ministro; io credo che l'onestà intellettuale, che io credo abbia il Ministro Speranza, gli avrebbe dovuto consigliare di venire qui e di scusarsi; di scusarsi perché questo decreto, perché quello che è stato scelto di fare e che è stato messo in campo durante le festività, una restrizione clamorosa della libertà personale, un sacrificio enorme che è stato chiesto agli italiani, non ha sortito gli effetti desiderati, perché queste cose noi ce le siamo sentite dire, qui, sottosegretario. Noi ci siamo sentiti dire che bisognava fare i sacrifici ad ottobre per poi poter passare bene il Natale, che bisognava fare i sacrifici a Natale per poter riaprire le scuole a gennaio: ce l'avete detto voi. Quindi, poi, se le cose non funzionano, se le strategie non funzionano, se le ricette non funzionano magari non è colpa mia che le ho messe in campo, ma io devo avere l'onestà intellettuale di chiedere scusa e di dire che probabilmente, anzi, sicuramente, mi sono sbagliato. E avrebbe dovuto aggiungere, l'onestà intellettuale del Ministro Speranza, che forse, ancora, non c'è il piano dei trasporti, non c'è un vero piano sulla scuola e che, quindi, noi continuiamo a colorare l'Italia, continuiamo a brancolare nel buio e non andiamo al cuore del problema che è appunto il trasporto pubblico, che è appunto la scuola, in questa Nazione.

Sono rimasto anche molto sorpreso dall'intervento del collega, di cui non ricordo il nome, ma per mia colpa, del Partito Democratico, quando ha sottolineato che questo decreto fa parte di una strategia. Ebbene, questa è una palese aggravante del nostro brancolare nel buio, perché, collega, io in realtà, per cercare di dare delle spiegazioni a tutto quello che accade, da privato cittadino (lo dico, credo, immedesimandomi e pensando che qualunque italiano, indipendentemente dall'appartenenza politica e dalla formazione culturale, qualche domanda se la sarà fatta), mi sono domandato da chi nascono queste strategie e mi sono immaginato, perché altra spiegazione non posso darmi, che probabilmente voi vi riunite a sera tarda in qualche birreria e vi divertite con i colori; vi divertite a parlare di giallo, di arancione, di rosso e, probabilmente, in mezzo a voi, c'è qualche buontempone che, qualche volta, la dice più grande degli altri, perché il giallo rafforzato è una genialata; tirate fuori il giallo rafforzato, quando la gente non sa esattamente che cosa significano giallo, rosso e arancione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non sa qual è la sua regione, non sa quanta gente si può muovere, quando e come si può muovere e chiama il commercialista, l'avvocato, il geometra per cercare di capire quali sono le sue libertà; e voi tirate fuori, per sparigliare le carte, in questo vostro divertirvi alle spalle degli italiani in birreria, il giallo rafforzato. Ma avete fatto anche qualcosa di peggio perché io penso che non può venire in mente a una persona lucida, razionale, che ha davanti a sé uno scenario terribile delle aziende e delle imprese italiane, che vale la pena investire 4 miliardi nel cashback, per cercare di favorire tutti quelli che i soldi ce l'hanno, e mettere 4 miliardi, quando poi sul ristoro alle imprese ci mettiamo qualche milione. Non può essere una strategia, è una goliardata, è qualcosa che evidentemente attiene ad una, diciamo, divertente serata fra gli amici. E mentre va in scena tutto questo, voi uccidete l'economia, uccidete le imprese, in molte di queste imprese scrivete la parola “fine” e fate molto male ai nostri giovani, aspetto di cui non parliamo mai abbastanza perché pensiamo che non siano delle categorie deboli i nostri ragazzi, quelli che vanno a scuola ma anche quelli che vanno all'università. Noi non sappiamo quanti danni avranno ma sappiamo per certo che ne avranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e che stanno vivendo un momento di grandissima difficoltà e non se ne occupa nessuno, perché noi dobbiamo colorare l'Italia e dobbiamo semplicemente rincorrere i nostri colori. Ebbene, in tutto questo Fratelli d'Italia ha deciso di prendere un'iniziativa significativa, perché il verbale del CTS del 17 ottobre non ha minimamente consigliato, e non poteva consigliare, la follia di dire che a pranzo si può stare aperti ma a cena no. È impossibile pensare che quello che è lecito all'ora di pranzo diventa illegittimo la sera; è impossibile pensare che un distanziamento, il rispetto delle regole all'ora di pranzo diventa contro legge la sera dopo le 18. E poi c'è il “decreto Natale”, questo che ha dimostrato che chiudere i ristoranti con tutte le altre attività aperte e con le metropolitane aperte non serve a niente. Lo ha ricordato prima il collega Zucconi. C'è il tribunale di Roma che ha chiaramente scritto che i DPCM hanno palesi violazioni della Costituzione. Allora, Fratelli d'Italia ha pensato che vale la pena di portarvi in tribunale, sottosegretario. Noi abbiamo deciso di fare un'azione legale nei confronti del Presidente Conte, nei confronti di questo Governo. Lo facciamo a nome e per conto di tutti i ristoratori che, in questi momenti, in queste ore, stanno aderendo a centinaia e a migliaia per portarvi in tribunale e per farvi capire che avete danneggiato, quasi con coscienza e con consapevolezza, intere aziende, intere filiere, tutto quello che c'è dietro la ristorazione, tutto quello che c'è dietro i bar, i pub. Vi porteremo in tribunale, lo faremo coprendo tutte le spese. Sarà un'azione legale - e concludo Presidente - un'azione legale a tutti gli effetti e, sottolineo, le spese saranno sostenute da Fratelli d'Italia. Ci sarà l'anonimato per tutte le imprese che aderiranno. In questo modo, noi cercheremo e otterremo giustizia per le nostre imprese e costringeremo il Presidente Conte a fare finalmente l'avvocato, non del popolo ma di se stesso, non come ha fatto adesso per scalare una carriera, per raggiungere obiettivi di natura personale, ma per difendere se stesso e il Governo dall'azione legale che intenterà Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Soverini. Ne ha facoltà.

SERSE SOVERINI (PD). Grazie, Presidente. Saluto anche il sottosegretario Zampa, ringrazio anche dell'attenzione, dell'attesa in questo lungo dibattito. Io sono, come dire, alla mia prima legislatura ma rimango un po' stupito del fatto che si possano annunciare denunce o cose di questo tipo in Aula, così. Credo che il decreto di cui stiamo parlando meriti un tipo di discussione diversa, molto diversa. Credo che sia necessario entrare nel merito delle cose. Non credo che sia utile alle filiere, alle aziende tanto sbandierate.

Mi piacerebbe poi sapere quanto le conoscete queste filiere, se ci siete mai andati a vederle. Questo mi piacerebbe farlo, perché io ho sentito tanti annunci di persone in nome delle aziende con chiare caratteristiche fisiologiche di chi in azienda non c'è mai stato una volta nella sua vita e, da questo punto di vista, mi piacerebbe portare e annunciare denunce o insinuare percorsi malavitosi, come ho sentito dagli interventi fatti nel pomeriggio; ciò francamente mi delude. Capisco la polemica, capisco che chi governa deve entrare nel merito e chi fa l'opposizione può anche stare largo e fare un discorso di contestazione, però questo è un decreto importante. È un decreto importante che non siete riusciti a mettere in un discorso più lungo. È importante per delle cose che adesso possiamo anche un attimo elencare, che riguardano le imprese. Intanto siamo riusciti a farlo per la prima volta in questo Paese e abbiamo dato un ristoro alle partite IVA, a un settore che è in gravissima crisi, che non ha bisogno di piazze, non ha bisogno di cortei di denunce, ma ha bisogno di interventi ad hoc come quelli che stiamo preparando con il “Ristori 5”: 24-30 miliardi dedicati al settore servizi. Io non ho mai visto un intervento di questo tipo, di questa portata e di questa precisione, perché, oltre ad aver finanziato le partite IVA, con questo “decreto Natale” - e abbiamo, però, dovuto attenerci ai codici Ateco e abbiamo anche sezionato i codici Ateco - siamo andati a cercare di far emergere professioni, che erano anche ambiti della ristorazione che non erano chiari; col prossimo decreto - e sapete che l'abbiamo annunciato - noi pagheremo le partite IVA, supereremo il codice Ateco. Stiamo facendo un percorso di precisazione, di precisione, di presenza con 30 miliardi e, a mio parere, non si può, come dire, definire una non attenzione rispetto a un settore, questo sì, in grave crisi come quello dei servizi: turismo, alberghi, ristoranti, bar.

Non bisogna scherzare su queste cose; ci sono persone con dei debiti e mi dispiace dire - e voglio dire in quest'Aula - che noi lo sappiamo che ci sono queste persone e siamo anche molto, come dire, rammaricati, anzi siamo molto preoccupati, perché sono persone in gravi difficoltà e ci sono stati alcuni episodi drammatici di persone in crisi. Io non capisco perché buttare la benzina sulla polemica, sulle denunce, su percorsi malavitosi, quando ci sarebbe da parlare, invece, di un settore su cui, se sta a cuore, se vi sta a cuore, dovreste entrate nel merito. È chiaro che ci sono stati dei provvedimenti necessari. Non potete, come dire, decontestualizzare le politiche che stiamo facendo per il settore dei servizi da una grave crisi pandemica, ed è stato fatto tutto quello che era possibile fare per contenerla. A me sembra anche molto chiaro che se tu tieni un ristorante aperto a mezzogiorno è perché tu fai andare a lavorare le persone e, quindi, gli dai la possibilità di avere la ristorazione a mezzogiorno. Non lo fai alla sera perché sennò crei una circolazione che ha un carattere diverso, però anche da questo punto di vista invece di fare polemica metteteci la testa. È anche questo il discorso, c'è anche questo: che tu limiti fin dove puoi la circolazione delle persone. Poi le restrizioni sono fatte su numeri pandemici. Ci sono questioni molto concrete, c'è un limite nella gestione di queste cose oltre il quale, purtroppo, anche volendo non si potrebbe andare. Quindi, voglio dire, da questo punto di vista parlate dei provvedimenti che sono stati fatti, dell'articolo 2 di questo “decreto Natale”, del fatto che sono stati pagati direttamente dall'Agenzia delle entrate. Noi stiamo parlando di un decreto che è già in corso e sono già state pagate dall'Agenzia delle entrate le richieste. Andate, leggete. C'è un annuncio dell'Agenzia delle entrate: i pagamenti sono in corso (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Ma, voglio dire, non pensate che questa sia un'innovazione, il fatto che ci sia un decreto che è già in atto prima ancora di essere votato in Aula e che ci siano pagamenti già in corso? Comunque da questo punto di vista non potete negare che ci sia un impegno che va oltre le procedure. Allora, da questo punto di vista noi siamo qui a difendere questo decreto, l'abbiamo fatto, abbiamo lavorato, abbiamo ascoltato il settore, lo siamo andati a vedere, abbiamo individuato i bisogni di questo settore, lo faremo ancora di più col “decreto 5” e lì vi aspetteremo, vi chiederemo ancora sul merito se avete delle proposte alternative, migliori di quelle che proporremo e ci misureremo sul campo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FI). Grazie Presidente, nella trasmissione “Fuori dal coro” di ieri sera, il 12 gennaio, su Rete 4, è andato in onda un servizio intitolato “Venezia comprata dai cinesi”. Alla domanda del conduttore: “Ho visto che per metà la città è cinese”, l'assessore al commercio del comune di Venezia, Costalonga, ha risposto parlando di assalto alla diligenza: i cinesi sono proprio in cerca di alberghetti e piccoli negozi.

Parlo di Venezia perché sappiamo che è una città conosciuta a livello mondiale e cosa rappresenta per l'Italia, senza niente togliere agli oltre 8 mila comuni italiani, ma Venezia non necessita di presentazioni. I cinesi non lasciano niente alla città - continua l'assessore - assorbono e succhiano i guadagni, che poi vanno in Cina, consegnando un patrimonio nostro che è un patrimonio mondiale. Un altro imprenditore in difficoltà ci informa della volontà di molti di cedere per necessità o per sfinimento, ma le offerte sono sempre di non italiani. Venezia è terra di conquista di chiunque e la denuncia arriva anche dalla Guardia di finanza. L'assessore al commercio ha mostrato una mappa di acquisizioni in corso, tutte intorno al Canal Grande e dice ancora che continueranno a prendersi i pezzi migliori della città. Le attività straniere aprono in piena emergenza COVID-19, quelle italiane chiudono. Bisognerà alla fine comprendere i motivi in base ai quali il commercio condotto dagli stranieri prospera e invece quello degli italiani crolla.

Un imprenditore che aveva un negozio proprio di vetri a Murano, proprio nella Calle Larga, ha venduto ai cinesi, che hanno cambiato completamente la tipologia dei beni venduti. “Ma a lei non dispiace che un'attività d'arte come la sua sia finita?”, viene chiesto. “Si metta nei miei panni: ho tentato di resistere, ho tentato di vendere l'attività così com'era ai miei dipendenti, ho messo l'annuncio, ma nessuno compra, gli unici sono stati i cinesi”. Un altro in lacrime, insomma, ci raccontano un po' queste cose.

Il 9 gennaio l'Agenzia delle entrate ha diramato un comunicato stampa sulla situazione dei ristori: dichiara che quelli relativi al decreto in esame, che è del 18 dicembre, sono partiti e che arriveranno, quindi non sono ancora arrivati. Dai “decreti Ristori” di ottobre e novembre, che occupavano circa 4,5 miliardi, ne sono stati accreditati 2,66 miliardi, quindi siamo a poco più della metà dei rimborsi. Ma la questione grave riguarda i contributi alle attività economiche dei centri storici e qui ci colleghiamo alla questione Venezia: dei 500 milioni stanziati ad agosto, per una platea potenziale di aventi diritto di oltre 300 mila commercianti, ne sono stati erogati - è scritto nero su bianco, questo, su una carta dell'Agenzia delle entrate - 87 milioni, per circa 35 mila pagamenti. Siamo con sei mesi di ritardo e si trattava di pochi spiccioli, in una percentuale massima del 20 per cento della perdita di fatturato di un solo mese. L'Istat, l'11 gennaio, ha diffuso i dati sul commercio al dettaglio: se si esclude l'alimentare, si registra un calo rispetto a ottobre del 6,9 per cento in valore e del 7,4 per cento in volume. A dicembre è andata ancora peggio, a gennaio andrà ancora peggio. Quando chiude una piccola impresa chiude in silenzio, è un po' come un chicco di grano che, quando cade nella polvere, non si sente, ma quando ne cadono tanti si trasforma in un grande frastuono. A fine dicembre Confcommercio ha diffuso i dati sugli effetti della pandemia: l'effetto combinato del COVID-19 e del crollo dei consumi del 10,8 per cento, pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019, porterà alla chiusura definitiva di oltre 390 mila imprese del commercio nel 2020, settore alimentare escluso, delle quali 240 mila esclusivamente a causa della pandemia. Il tasso di mortalità delle imprese rispetto al 2019 risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio e addirittura più che triplicato per i servizi. Abbiamo presentato degli emendamenti a questo decreto in favore delle imprese del commercio e dei servizi, per estendere i ristori sia in termini di contributo a fondo perduto sia in termini di credito d'imposta per le locazioni non abitative e li abbiamo polemicamente coperti col fondo cashback.

Proprio per dire: l'economia è in sofferenza e voi buttate via 1.700 milioni nel 2021 e 3 mila nel 2022, per favorire pagamenti digitali, nella presunzione che il contante sia veicolo di evasione fiscale (Applausi del deputato Bond). Non siamo noi a dirlo, cioè l'idea che favorire i pagamenti elettronici riduce l'evasione fiscale è indimostrata. In altri Paesi, dove l'uso del contante è libero, l'evasione fiscale è molto minore che in Italia (Applausi del deputato Bond) e la BCE, in una lettera che ha inviato in questi giorni al Governo italiano, ha mosso rilievi critici, per quanto riguarda il meccanismo di cashback. Per la BCE, il “decreto MEF”, con cui è stato avviato il cashback, non è conforme al diritto europeo. Gli Stati che adottano l'euro non possono adottare politiche e regolamentazioni monetarie per perseguire altri fini interni. L'esigenza di effettuare controlli fiscali attraverso transazioni monetarie elettroniche è inconciliabile con la regolamentazione monetaria dell'euro, perché trasforma il controllo fiscale in una alterazione delle regole del corso della moneta a livello UE. La BCE rileva, inoltre, che il contante è apprezzato, perché è uno strumento di pagamento rapido. È ampiamente accettato. Il pagamento in contanti, secondo le normali regole sancite a livello europeo, agevola l'inclusione dell'intera popolazione nell'economia. Dunque, il cashback non è solo problematico, perché esclude fasce della popolazione e favorisce i più ricchi, ma è anche illegale.

Avevamo presentato, sia alla legge di bilancio sia al “decreto Ristori”, a tutela delle imprese italiane e di tutte le imprese danneggiate da COVID, un emendamento che prevedeva la copertura dei loro costi fissi per il periodo gennaio-giugno 2021. Se fosse stato accolto, molte delle imprese che oggi stanno passando di mano sarebbero ancora vive, perché avremmo dato loro una speranza e un valido motivo per resistere. Il Temporary Framework, adottato dall'UE ad ottobre, prevede infatti che i costi fissi delle imprese possono essere coperti fino al 90 per cento, per le micro e piccole imprese, e fino al 70 per cento, per le altre imprese. Per i costi fissi si intendono i fitti, gli ammortamenti, il personale a tempo indeterminato. L'intensità dell'aiuto era collegato alla perdita di fatturato. La copertura, 5 miliardi al mese per sei mesi, era assicurata dallo scostamento di bilancio per il 2021, che vi avevamo chiesto di fare a dicembre e che, invece, sarà fatto chissà quando. Voi, invece, avete proseguito con la logica dei codici Ateco, con gli interventi a smozzichi e bocconi, con gli stop and go. State uccidendo, in questo modo, il turismo della montagna in ogni sua forma, nonostante gli operatori del settore avessero per tempo predisposto i necessari i protocolli di sicurezza. Stiamo parlando di 1.820 impianti di risalita, 3.200 piste di sci, 15 mila maestri di sci e 400 mila persone che vivono in questa forma di turismo. Li avete già condannati per la riapertura, che voi prevedevate oggi, per il 18 gennaio, a perdere il 65 per cento del fatturato della stagione. Su questo avevamo presentato degli emendamenti al provvedimento in esame, che sono stati respinti.

Avevamo presentato anche un emendamento per il settore termale, un comparto fondamentale e molto importante, per la salute pubblica e anche per assoluto rilievo dell'offerta turistica nazionale, con più di 320 stabilimenti termali in Italia, attivi in tutto il Paese: 30 mila imprese ad esse collegate, decine di migliaia di dipendenti, per la gran parte donne. Un emendamento destinato a estendere il ristoro dell'articolo 2 del testo in esame anche a questo settore, che voi avete respinto.

Concludo, sottolineando quanto il vostro modo di procedere sia divisivo e lacerante per il Paese, anche se sostenete che nessuno sarà lasciato indietro. L'Osservatorio sui conti pubblici, 20 novembre, sui dati Istat, ha riportato che la produttività della pubblica amministrazione è del 5,7 per cento fra il 2010 e il 2019, produttività che è crollata in questo periodo di pandemia, durante la quale la pubblica amministrazione si è rifugiata nello smart working. In questi mesi, tre imprese su quattro hanno segnalato la difficoltà di accedere ai servizi gestiti dallo smart working. Segnala Il Messaggero che a Roma, con 100 mila comunali a casa, le pratiche sono andate a passo di lumaca. Sono mancati controlli per verificare l'applicazione corretta della smart working. Polemicamente, la CGIA di Mestre, il 9 gennaio, ha pubblicato un documento, nel quale, conti alla mano, si dimostra che l'importo a disposizione del fondo per il nuovo contratto di lavoro per i soli statali raggiunge una disponibilità di spesa complessiva pari a 6,7 miliardi di euro nel 2021, il 26 per cento in più di quanto erogato a tutti i lavoratori del pubblico impiego nell'ultimo rinnovo firmato nel 2018. Ebbene, se con lo stesso slancio fossero riconosciute le attività economiche che sono state costrette a chiudere, sia le perdite di fatturato registrate l'anno scorso sia un contributo aggiuntivo del 26 per cento, lo Stato dovrebbe conferire a questi imprenditori colpiti da COVID 250 miliardi di euro.

Che questo sia un Paese di figli e figliastri ce lo dice anche la suddivisione dei fondi per il Recovery: 10 miliardi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, 11,2 per l'efficientamento energetico degli edifici pubblici, quattro soldi per agricoltura, turismo e commercio. Questo Governo si ritiene indispensabile, ritiene di stare salvando il Paese; al contrario, sta ammazzando il Paese, sta svendendo le sue parti migliori e sta mettendo, forse senza rendersene conto, gli italiani gli uni contro gli altri. Questo lo vediamo tutti i giorni, le piazze incominciano a riempirsi di persone che protestano; fino ad ora, la protesta è stata silenziosa e ordinata, ma i segnali non vanno in questa direzione. Un Governo che si rispetta e che chiede rispetto deve risolvere e deve prevedere problemi nei tempi giusti. Non possiamo aspettare le spinte delle piazze, che arriveranno certamente, né possiamo permetterci di vedere categorie schierate le une contro le altre, operai contro liberi professionisti, commercianti contro artigiani. E vorrei ringraziare - concludo, Presidente - le Forze dell'ordine, per l'equilibrio che dimostrano giornalmente nella gestione dell'ordine pubblico e per il grande lavoro quotidiano svolto proprio al servizio della comunità (Applausi del deputato Bond).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Angiola. Ne ha facoltà.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, oggi è il 13 gennaio e siamo qui a parlare del cosiddetto decreto-legge di Natale. L'Epifania tutte le feste porta via, recitava un vecchio adagio ed anche l'Epifania è passata da giorni. Le feste…

PRESIDENTE. Deputato Angiola, le chiedo scusa, abbiamo qualche difficoltà nell'ascoltarla, se cortesemente può cambiare microfono.

NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. Cari colleghi, oggi è il 13 gennaio e siamo qui a parlare del cosiddetto decreto-legge di Natale. L'Epifania tutte le feste porta via, così recitava un vecchio adagio ed anche l'Epifania è passata da diversi giorni. Le feste sono volate via e, non temo alcuna smentita, sono state le peggiori festività natalizie nella storia, nella vita di molti di noi. Non oso immaginare come si sono sentiti tutti coloro che hanno perduto il loro posto di lavoro o tutti coloro che non hanno lavoro nella loro qualità di lavoratori autonomi. Siamo stati lontani dai nostri affetti in queste festività, le attività commerciali sono state chiuse, per lo più, e il coprifuoco è arrivato dopo un certo orario. Non oso immaginare, cari colleghi, come si sono sentite e si sentano le centinaia di migliaia di persone che non hanno ricevuto ristori in questo anno appena trascorso. Sono centinaia di migliaia di persone: è di questo che voglio oggi parlare a nome della componente Azione e + Europa, su questo mi soffermerò.

Con l'articolo 2 del decreto che oggi esaminiamo, il cosiddetto decreto-legge di Natale, come ho già detto in precedenza, si introduce la concessione di un contributo a fondo perduto da destinare all'attività dei servizi di ristorazione per i soggetti che hanno già ricevuto quello previsto dall'articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, meglio noto come decreto-legge Rilancio. La somma da corrispondere è pari alla somma già corrisposta in precedenza, il cui valore è stato determinato sulla base del calo del fatturato e dei corrispettivi del mese di aprile 2020 rispetto a quelli del mese di aprile 2019.

Preciso che il “decreto Ristori” è riuscito in parte a rimediare ad un errore che era stato commesso, prevedendo che il ristoro spettasse anche in assenza dei requisiti di fatturato che prima ho citato per i soggetti che avessero attivato la partita IVA a partire dal 1° gennaio 2019. In ogni caso, l'ammontare del contributo è pari agli importi minimi di mille euro per le persone fisiche e di 2 mila euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche. Mille e duemila euro: si tratta di importi totalmente inadeguati per molte persone beneficiarie; si tratta di importi che sono risibili rispetto a quello che uno guadagnava per molte persone che potenzialmente ne hanno beneficiato e che potenzialmente continueranno a beneficiare di questa misura.

Presidente, cari colleghi, in questo mio intervento, a nome della componente Azione e +Europa vorrei anche sottolineare che diversi settori sono stati esclusi dai ristori o comunque compensati in modo insufficiente. Ho ragione per credere - e non temo alcuna smentita al riguardo - che ci sia un malumore, un malcontento serpeggiante e generalizzato. Solo per citare alcuni aspetti, si tratta di centinaia di migliaia di persone: la categoria, per esempio, delle oltre 500 imprese specializzate e dei circa 120 mila addetti del comparto degli allestimenti fieristici, congressistici, concertistici, delle mostre e degli eventi in genere, oltre ai fieristi delle varie macroaree merceologiche. Si tratta di un comparto produttivo interamente tralasciato. Il settore legato al wedding e al mondo delle cerimonie, compresi i fotografi - tutti sappiamo come vengono organizzate le cerimonie e le celebrazioni nuziali - e i fioristi, a fronte della cancellazione di circa il 90 per cento delle cerimonie. Il lavoro che tenevano è venuto meno e sono stati cancellati tutti gli eventi in precedenza programmati. Il settore dei microbirrifici e dei grossisti del food and beverage, i gestori di piscine, palestre ed altri impianti sportivi; le agenzie di viaggio con contratti di associazione in partecipazione ci scrivono in queste ore e noi ci facciamo interpreti del loro grido di dolore; ovvero giovani imprenditori che hanno contratti di associazione in partecipazione, affiliati di marchi nazionali, esclusi da ogni sostegno regionale e nazionale a causa dei codici Ateco.

Presidente, cari colleghi, ci sono ampie zone d'ombra di persone che non sono raggiunte da alcun beneficio, che sono abbandonate a se stesse: questo non è un fatto giusto. Il Governo e qui il Parlamento devono porre rimedio, devono correre ai ripari, devono dare risposte, trovare soluzioni. Vi sono poi le centinaia di migliaia di possessori di immobili diversi dalla prima casa che, a fronte del blocco degli sfratti, non ricevono alcun ristoro e hanno dovuto addirittura - al danno si aggiunge la beffa - pagare l'IMU a dicembre. Quindi, Presidente, cari colleghi, a fronte di un mancato incasso devono rispettare gli obblighi nei confronti dell'erario, dello Stato, che viene visto lontano - Stato padrone - in questi casi di situazioni di necessità. Quindi, costoro non hanno potuto incassare l'affitto dall'inquilino, divenuto moroso; non hanno potuto incassare l'affitto dall'inquilino, non perché il più delle volte questo inquilino stia cercando di speculare sulle situazioni e sui fatti, ma perché di fatto si è trovato nell'impossibilità di adempiere ai propri obblighi contrattuali; oppure perché l'inquilino non c'è più in quanto il flusso turistico si è interrotto già da mesi. Quindi, queste persone non solo non hanno ottenuto il fitto, ma non hanno ottenuto alcun ristoro e al danno si è aggiunta la beffa di dover pagare l'imposta, l'IMU. Per questo, caro Presidente e cari colleghi, noi di Azione-+Europa invitiamo il Governo e il Parlamento a voler intervenire con il primo provvedimento utile. Non è mai troppo tardi per correre ai ripari con adeguate risorse - abbiamo fatto decine e decine di miliardi di euro di scostamento in deficit - a favore di queste categorie abbandonate a se stesse, escluse dai “Ristori” o compensate in modo insufficiente, che, in precedenza ho citato.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2835-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione attività produttive, deputato Andrea Giarrizzo, che si riserva di intervenire in un altro momento.

Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione affari sociali, deputato Vito De Filippo, che non c'è.

Ha facoltà di replicare la sottosegretaria Zampa, che si riserva di farlo in altra seduta.

Il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani, a partire dalle ore 9,30.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 13 gennaio 2021, il deputato Davide Crippa ha reso noto che l'assemblea del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha provveduto, in data 12 gennaio 2021, al rinnovo delle cariche del comitato direttivo, che risulta pertanto così formato: presidente: Davide Crippa; vicepresidente vicario: Riccardo Ricciardi; vicepresidenti: Ilaria Fontana, Bernardo Marino, Angela Salafia, Filippo Scerra; segretari e delegati d'Aula: Maria Soave Alemanno, Antonio Federico, Nicola Provenza; tesoriere: Francesco Silvestri.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Anna Lisa Baroni. Ne ha facoltà, per due minuti.

ANNA LISA BARONI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo questa sera in quest'Aula per un problema territoriale del mio territorio, della provincia di Mantova; un problema molto sentito e molto grande di tutto il nostro sistema economico-industriale. Parlo della società Corneliani Srl, che è una società che occupa ben 500 dipendenti, con un indotto importantissimo e che da un paio d'anni si trova in una grossa crisi di carattere economico-finanziario. È aperta una procedura concordataria, una procedura fallimentare presso il tribunale di Mantova e il giorno 15 scadrà un termine per l'attuale compagine societaria per la presentazione di un piano industriale che dovrebbe dare le indicazioni sul rilancio della società e una serie di informazioni di carattere economico-finanziario (esattamente proprio il piano di rilancio industriale che intende seguire la proprietà). È notizia di questi giorni, dell'altro giorno, che un investitore finanziario, un fondo inglese, ha ritirato la propria offerta presso il MISE e che oggi rimane soltanto un potenziale interessamento all'acquisto della società, al rilancio industriale, del dottor Buglione di BasicNet, manager ed imprenditore molto importante del settore tessile, che chiede - l'ha detto espressamente anche sui media locali - qualche tempo in più per poter approfondire la conoscenza dell'azienda - la due diligence - per poter fare poi una proposta seria. Ora, però, i tempi stringono e, quindi, sarà necessario che il tribunale conceda una proroga a questa…

PRESIDENTE. Concluda.

ANNA LISA BARONI (FI). Io preannuncio, signor Presidente, che ho presentato già un'interpellanza urgente, che probabilmente verrà calendarizzata nella giornata di venerdì, o molto più probabilmente nella giornata del 22, proprio per sensibilizzare e per fare una richiesta al Governo e al Ministro competente al MISE di quali siano le azioni che intende intraprendere per il sostegno dell'attività industriale e la prosecuzione, per il futuro di questa importante azienda del mio territorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà, per due minuti.

MARIO PERANTONI (M5S). Presidente, in Sardegna il 2021 è iniziato con l'allerta meteo, e anche in questi giorni l'isola è purtroppo flagellata dal maltempo. Forti disagi, ovviamente non solo nelle città: sono decine gli ettari delle nostre campagne sommersi dall'acqua piovana, con danni per milioni di euro per agricoltori e allevatori. Ma, purtroppo, un altro tipo di pioggia si sta per abbattere sull'isola: una pioggia di cemento originata dalla scellerata politica perseguita dall'attuale giunta sardo-leghista, che procede senza indugi verso l'approvazione del cosiddetto Piano casa, sorda agli appelli e alla mobilitazione di associazioni e società civile. Una colata di cemento mai vista prima: milioni di metri cubi che andranno a sconvolgere irrimediabilmente e per sempre il territorio e il paesaggio dell'isola. Ma vi è di più: proprio ieri è stato approvato l'articolo che consentirebbe l'abitabilità di locali seminterrati e cantine. Questa norma è emblematica dalla mancanza di memoria e dell'assoluta assenza di prospettiva di questa giunta, di quella giunta, che non tiene minimamente in considerazione non solo le differenze dei vari territori, ma soprattutto i problemi legati ai cambiamenti climatici e alla prospettiva di alluvioni e piogge torrenziali sempre più frequenti ed improvvise. La giunta inoltre, quella giunta, dovrebbe ricordare l'alluvione seguita al ciclone Cleopatra nel novembre 2013: ci furono 19 vittime in tutta la Sardegna, 3 delle quali morirono annegate proprio in un seminterrato ad Arzachena, in piena Costa Smeralda. Una famiglia distrutta!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARIO PERANTONI (M5S). Da ultimo, e solo qualche settimana fa, a Bitti un'altra alluvione ha provocato tre morti. Non oso pensare cosa sarebbe successo se cantine e seminterrati fossero stati occupati da persone: sarebbe stata una strage. Questa giunta ha la memoria corta e non mostra rispetto né per la Sardegna né per i suoi morti.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIO PERANTONI (M5S). Concludo, Presidente, grazie. Confido nell'intervento del Governo perché a tempo debito impugni questa legge scellerata e utilizzi tutti gli strumenti legittimi affinché queste norme non esplichino efficacia alcuna, neppure provvisoriamente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giuseppe D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, nell'ospedale della mia città, Lamezia Terme, è stato aperto un reparto COVID sulla scorta di un provvedimento del governatore della Calabria, Spirlì, nonostante l'esistenza dal giugno scorso di precise e ben diverse disposizioni del commissario alla sanità calabrese, di nomina governativa. Questa solare violazione di legge è stata poi oscurata da altra gravissima circostanza: dopo pochi giorni dall'apertura, 8 sanitari lì operanti e poi i loro familiari sono rimasti contagiati dal nuovo Coronavirus. Dalle verifiche che ho effettuato di persona, è emerso che con ordini di servizio della direzione sanitaria si disponeva che alcuni sanitari non specificamente formati prestassero servizio nei reparti di provenienza e contemporaneamente in quello COVID, in barba ai protocolli di sicurezza. Inoltre, e questo è veramente gravissimo, ai degenti gravi, che già non dovevano essere ricoverati a Lamezia Terme, venivano applicati caschi respiratori privi di filtri, trasformando le stanze in veri e propri focolai del virus, con conseguenti ipotesi di diffusione del contagio.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Ne chiederò conto in ogni sede, a tutela dei sanitari e degli utenti dell'ospedale di Lamezia, attendendo le verifiche e i provvedimenti dei Ministri competenti anche in merito alle responsabilità dei dirigenti sanitari e dei vertici dell'ASP di Catanzaro, commissariata per infiltrazioni mafiose, che hanno rifiutato ogni collaborazione istituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dalila Nesci. Ne ha facoltà. Non è presente in Aula: si intende vi abbia rinunziato. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Presidente, il mio intervento di oggi, in una giornata con un Governo un po' in crisi, e soprattutto dopo aver sentito le comunicazioni del Ministro Speranza, è per chiedere, per sollecitare il Governo a rispondere ad una mia interrogazione. Perché? Perché leggiamo sui giornali che il consulente del Ministro Speranza, Walter Ricciardi, dichiara che se non si fa il lockdown per un mese è a rischio il Piano vaccinazioni, se non si fa il lockdown per un mese, ci saranno 95 mila morti a febbraio, se non si farà il lockdown chissà cosa potrà succedere e, poi, è stato lui stesso a dire che assolutamente le scuole non devono riaprire. Ora, questo dottor, professor Ricciardi, che si qualifica come consulente del Ministero della Salute, del Ministro Speranza, in realtà, non sappiamo che cosa fa al Ministero. Abbiamo solamente un comunicato stampa del 24 febbraio 2020 in cui il Ministro diceva: ho chiesto a Walter Ricciardi di coordinare le nostre relazioni con gli organismi sanitari internazionali.

Ebbene, tutti conosciamo il decreto legislativo sulla trasparenza, il n. 33 del 2013 e conosciamo le linee guida ANAC; entro trenta giorni dal conferimento devono essere pubblicati i curriculum e deve essere pubblicato il compenso e, ovviamente, da questi dobbiamo capire quale incarico abbia il professor Ricciardi. Ecco, io sollecito, quindi, il Governo a rispondere alla mia interrogazione, che presentai ormai nove mesi fa, nell'aprile 2020.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 14 gennaio 2021 - Ore 9,30:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19. (C. 2835-A)

Relatori: GIARRIZZO, per la X Commissione; DE FILIPPO, per la XII Commissione.

2. Seguito della discussione della mozione Gelmini, Panizzut, Lollobrigida ed altri n. 1-00404 concernente iniziative per un ampio programma di investimenti e misure nel settore sanitario in relazione all'emergenza da COVID-19 .

3. Seguito della discussione delle mozioni Meloni, Centemero, Giacomoni ed altri n. 1-00382 e Zanichelli, Fragomeli, Mor, Pastorino ed altri n. 1-00409 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana .

4. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri. (Doc. IV, n. 9-A)

Relatore: DI SARNO.

La seduta termina alle 19,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Lacarra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 4 il deputato Boccia ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ris. De Giorgi e a. 6-163 rif. 522 298 224 150 297 1 41 Appr.
2 Nominale Ris. Magi e a. 6-164 rif. 522 302 220 152 301 1 41 Appr.
3 Nominale Ris. Sportiello e a. 6-165 522 515 7 258 295 220 41 Appr.
4 Nominale Ris. Molinari e a. 6-166 I p. 521 515 6 258 230 285 41 Resp.
5 Nominale Ris. Molinari e a. 6-166 II p. 520 517 3 259 516 1 41 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.