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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 449 di martedì 12 gennaio 2021

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 4 gennaio 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Benamati, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Casa, Cassinelli, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Fiorini, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Lucaselli, Lupi, Maggioni, Magi, Mantovani, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Paita, Parolo, Perantoni, Piastra, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

(Iniziative di competenza in ordine alla corresponsione dell'indennizzo a favore delle persone nate nel 1958 e nel 1966 affette da sindrome da talidomide, in adempimento della relativa sentenza della Corte costituzionale – n. 3-01729, n. 3-01996 e n. 3-01997)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Menga ed altri n. 3-01729 e Carnevali e Rizzo Nervo n. 3-01996 e n. 3-01997, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato, Gianluca Castaldi, ha facoltà di rispondere.

GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La ringrazio, Presidente. L'articolo 21-ter (Nuove disposizioni in materia di indennizzo a favore di persone affette da sindrome da talidomide) del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, ha integrato la previgente normativa in materia di indennizzo a favore delle persone affette da sindrome da talidomide nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della micromelia, nate negli anni dal 1959 al 1965 (legge 24 dicembre 2007, n. 244; decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207). Nello specifico, l'articolo 21-ter del decreto-legge n. 113 del 2016 dispone che, a decorrere dalla data di entrata in vigore, quindi il 21 agosto 2016, della legge di conversione (comma 1): “L'indennizzo di cui all'articolo 2, comma 363, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, riconosciuto ai sensi del comma 1-bis dell'articolo 31 del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 207, convertito con modificazioni dalla legge 27 febbraio 2009, n. 14, ai soggetti affetti da sindrome da talidomide, nelle forme dell'amelia, dell'emimelia, della focomelia e della micromelia, nati negli anni dal 1959 al 1965 è riconosciuto anche a tutti i nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966”. Comma 2: “L'indennizzo di cui al comma 1 è riconosciuto (…) anche ai soggetti che, ancorché nati al di fuori del periodo ivi previsto, presentano malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide”.

La Corte costituzionale, con la sentenza n. 55 del 20 marzo 2019, ha stabilito che il beneficio della legge n. 244 del 2007 per i nati negli anni 1958 e 1966 - e comunque al di fuori del periodo 1959-1965 - decorra dalla data di entrata in vigore della medesima legge (1° gennaio 2008) e non dal 21 agosto 2016, data di entrata in vigore del decreto-legge n. 113 del 2016, che aveva esteso l'indennizzo anche ai nati negli anni succitati. Alla luce di questa pronuncia, la Direzione generale della vigilanza sugli enti e della sicurezza delle cure del Ministero della Salute è tenuta a corrispondere agli indennizzati interessati gli arretrati dell'indennizzo per il periodo 2008/2016. Nella consapevolezza del forte impatto economico sull'erario si è proposta una programmazione finanziaria pluriennale agli organi competenti, oltre che in fase di presentazione del disegno di legge di bilancio per il 2020, che tiene conto del fabbisogno immediato della citata Direzione generale anche ai fini dell'erogazione degli arretrati. Pertanto è stata avanzata la richiesta di integrazione in termini di competenza e di cassa del competente capitolo di bilancio ulteriormente suddiviso in relazione anche alle esigenze necessarie per liquidare gli arretrati in questione. Occorre ricordare tuttavia che il competente capitolo riguarda spese fisse obbligatorie ed è classificato come categoria di spesa obbligatoria e, come tale, è sottratto a qualunque possibilità di compensazione tra i capitoli di spesa del Ministero, per cui non è nel potere dell'amministrazione effettuare modifiche in aumento o in diminuzione, ma tale operazione necessita dell'intervento del Ministero dell'economia e delle finanze, che deve reperire le risorse nell'ambito complessivo del bilancio dello Stato. Peraltro gli emendamenti proposti, finalizzati al reperimento delle risorse finanziarie, non hanno trovato accoglimento nella legge di bilancio per l'anno 2020 e, a tal riguardo, desidero segnalare che nella legge n. 178 del 2020, la legge di bilancio per l'anno 2021, è stata inserita una disciplina normativa per poter riconoscere la rivalutazione dell'indennizzo previsto dalla legge n. 244 del 2007, a vantaggio delle persone danneggiate da talidomide. Infatti, in virtù dell'articolo 1, comma 440, della legge n. 178 del 2020, “Al fine di adeguare gli indennizzi, quale spesa obbligatoria, dovuti ai sensi delle leggi 29 ottobre 2005, n. 229, e 24 dicembre 2007, n. 244, rispettivamente a favore dei soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie da talidomide, il Ministero della Salute è autorizzato a corrispondere agli aventi diritto le maggiori somme derivanti dalla rivalutazione dell'indennità integrativa speciale, relativa alla base di calcolo degli indennizzi di cui alle citate leggi per un ammontare annuo pari a euro 9.900.000 a decorrere dall'anno 2021 per l'adeguamento dei ratei futuri”.

Il susseguente comma 441 dispone che: “Il Ministero della Salute è autorizzato a corrispondere le somme dovute a titolo di arretrati maturati dagli aventi diritto a seguito della rivalutazione dell'indennità integrativa speciale, di cui al comma 440, nonché gli arretrati dell'indennizzo di cui alla legge 24 dicembre 2007 n. 244, dovuti dalla data di entrata in vigore della stessa legge per i titolari nati nel 1958 e nel 1966, fino a un ammontare annuo pari a euro 71.000.000 per gli anni 2021 fino al 2023. Gli arretrati sono corrisposti nel termine di prescrizione ordinaria di dieci anni, a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge n. 178 del 2020. Il pertinente capitolo” di spesa “dello stato di previsione del Ministero della Salute è incrementato di euro 71.000.000 per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023”. Pertanto - e concludo - il Ministero della Salute sta provvedendo ai pagamenti prioritariamente per l'adeguamento dei ruoli futuri e, di seguito, per la liquidazione degli arretrati, calcolati sulla prescrizione ordinaria decennale a partire dal primo gennaio 2021, data di entrata in vigore della normativa ora richiamata.

PRESIDENTE. L'onorevole Menga ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

ROSA MENGA (M5S). Sì, grazie, Presidente, mi dichiaro pienamente soddisfatta per la risposta fornita dal sottosegretario, pienamente soddisfatta anche per il risultato raggiunto con questa legge di bilancio che, come appunto il sottosegretario ricordava, all'articolo 1, ai commi 440 e 441, prevede appunto due distinte autorizzazioni di spesa, quindi autorizza il Ministero della Salute a corrispondere gli indennizzi e i ratei i futuri a tutti i soggetti già aventi diritto perché danneggiati da vaccinazioni obbligatorie e perché affetti da sindrome da talidomide, che era appunto l'oggetto della mia interrogazione e stanzia, per tale scopo, 9,9 milioni di euro. Ma c'è di più: c'è il comma 441 ed è questo l'obiettivo centrato da questo Governo, che autorizza il Ministero della salute a corrispondere gli arretrati ai danneggiati da talidomide nati nel 1958 e nel 1966 e destina a tale scopo 71 milioni di euro. È una battaglia vinta perché sana e penso possa scrivere la parola “fine” rispetto ad un annoso contenzioso, a causa del fatto che effettivamente fino ad oggi c'erano danneggiati da talidomide, da questo farmaco che negli anni Cinquanta veniva utilizzato dalle donne in gravidanza per combattere le nausee gravidiche e che però purtroppo si dimostrò teratogeno, quindi responsabile di gravissime malformazioni nel feto, nel nascituro. In questa vicenda drammatica c'erano pazienti di serie A, ovvero i pazienti nati dal 1959 al 1965, e i pazienti di serie B, cioè esclusi da questa finestra temporale, che erano appunto i pazienti nati nel 1958, i pazienti nati nel 1966 e anche tutti coloro che avessero malformazioni compatibili con la sindrome da talidomide. In effetti, questo farmaco era venduto anche come prodotto da banco, quindi non necessariamente dietro prescrizione medica e continuò a circolare, nonostante ormai se ne conoscessero i gravissimi effetti, per diverso tempo. L'erogazione di questo indennizzo era stata già riconosciuta dalla legge n. 244 del 24 dicembre del 2007, che dava attuazione alla legge n. 229 del 2005, ma soltanto con il decreto-legge n. 113 del 2016 l'indennizzo venne riconosciuto a questi pazienti nati nel 1958 e nel 1966. Tuttavia, ancora la vicenda non si poteva dire conclusa, perché in effetti mancava il riconoscimento degli arretrati a tutti questi pazienti, che fino al 2016 non avevano avuto diritto ad alcun risarcimento da parte dello Stato; intervenne quindi la sentenza della Corte Costituzionale n. 55 del 2019 a riconoscere tale diritto e per questo sono molto lieta che il Governo abbia finalmente anche allocato delle risorse nel primo provvedimento utile (in realtà, dalla deposizione della mia interrogazione), affinché queste cifre possano essere prontamente stanziate, come il sottosegretario ci ha qui testimoniato. Pertanto, grazie per l'impegno profuso.

PRESIDENTE. L'onorevole Rizzo Nervo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle sue interrogazioni.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie Presidente e grazie sottosegretario della sua risposta, di cui sono ovviamente anch'io molto soddisfatto, che testimonia una scelta importante, come veniva detto, maturata nel tempo intercorso fra la presentazione di queste interrogazioni e oggi, una scelta concreta, molto attesa, che va nella direzione giusta rispetto alle legittime rivendicazioni delle persone che hanno subito i danni di questo farmaco. La storia del talidomide in Italia è la storia di migliaia di bambini i cui genitori, circa mezzo secolo fa, furono indotti a credere che un farmaco fosse innocuo anche se assunto durante la gravidanza, invece la storia ha dimostrato che ha provocato – ahinoi - gravi malformazioni all'embrione, molto spesso letali, di cui tantissime persone sopravvissute portano ancora oggi testimonianza sui propri corpi.

In Italia, a seguito dei devastanti effetti della somministrazione di talidomide, lo stesso fu ritirato dal mercato con un certo ritardo anche rispetto agli altri Paesi - solo nel 1962 - e saranno solo i decreti ministeriali del 2003 e del 2006 a vedere emanata e perfezionata la normativa in materia e costituito il sistema italiano di farmacovigilanza, di cui oggi Aifa e il suo lavoro straordinario è protagonista. Ma la storia, come veniva raccontato e detto, del talidomide è stata negli ultimi anni anche una storia di un enorme contenzioso per il riconoscimento del pieno e adeguato indennizzo per le troppe vittime e per una parità di trattamento fra i diversi soggetti colpiti; un contenzioso scaturito da una diversa interpretazione giurisprudenziale. La legge di bilancio 2021- come veniva ricordato -, ai commi 440 e 441, ha finalmente sanato questa ingiustizia e ha finalmente riconosciuto gli arretrati da corrispondere ai danneggiati da talidomide nati nel 1958 e nel 1966. Dunque, ribadisco la soddisfazione per la sua risposta e ancor più per le scelte messe in campo dal Governo, che rispondono, ripeto, ad un'aspettativa legittima che ha avuto per troppi anni la pazienza dell'attesa: è un segno importante di attenzione da parte del Governo e del Ministero della Salute; un'attenzione che siamo certi proseguirà anche nel prossimo futuro, perché vi sono ancora questioni aperte e ancora è necessario proseguire sulla strada del riconoscimento delle indennità per i danneggiati da talidomide, ampliando la platea degli aventi diritto.

(Misure volte a garantire la continuità industriale dello stabilimento Wanbao-Acc di Mel (Belluno), anche attraverso iniziative di competenza finalizzate alla nomina del commissario giudiziale - n. 2-00710)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Bond n. 2-00710 (Vedi l'allegato A).

Chiedo all'onorevole Bond se intenda illustrare la sua interpellanza. Prego, onorevole Bond.

DARIO BOND (FI). Grazie Presidente, intanto sono felice di vederla qui tra di noi. Questo è un caso veramente all'italiana perché questo stabilimento ha fatto la storia dei compressori in Italia; è fatto di trecento maestranze con grandissima professionalità, dal primo operaio all'ultimo e al dirigente; è fatto anche di relazioni sindacali serie e costruttive; ed è fatto anche di un sistema, attorno all'azienda, che ha aiutato in momenti di grande crisi questo stabilimento. Questo stabilimento è stato depredato in alcuni momenti della storia italiana imprenditoriale: sono arrivati dei grandi manager che però hanno portato via tutto. Poi, questo stabilimento ha avuto la forza di reagire, ha trovato una persona seria e capace, che conosceva l'ambiente del “bianco”, degli elettrodomestici, che si chiama Maurizio Castro, che l'ha rimessa in sesto e ha trovato anche degli acquirenti cinesi che non l'hanno aiutata nel svilupparsi, anzi, provenienti dal Partito comunista cinese, hanno cercato di applicare le loro regole, ma che in Italia non funzionano, hanno ritrovato un commissario nominato dal Mise - e adesso entrerò nel merito del Mise -, ancora Maurizio Castro, che l'ha saputo rilanciare e dirò come. Però devo ringraziare, anche se è un'interrogazione partita dall'opposizione, il Governo. Devo ringraziare il Ministero competente, perché in determinati momenti, soprattutto attraverso la sottosegretaria Todde, ma anche il Viceministro Buffagni, ha saputo reagire facendo sistema, facendo sistema Italia, cercando in qualche maniera di difendere questo sito produttivo, ma il sistema “bianco” in senso generale. Ci sono diverse crisi del settore “bianco” in Italia, ma qui in qualche maniera si è saputo reagire, si è saputo reagire anche con l'aiuto della regione del Veneto e dell'assessore Donazzan e dei comuni, perché, in un certo momento, gli enti pubblici e il sistema pubblico hanno sostenuto il sistema produttivo. Perché il dottor Maurizio Castro in questa ultima fase è riuscito a rilanciare questo polo? Perché conosce il mondo dell'elettrodomestico, conosce il mondo del “bianco”, conosce il mondo di questi sistemi produttivi e - anche se l'Aula è vuota - bisogna dire che questo stabilimento è l'unico, assieme a uno stabilimento torinese, che produce compressori per gli elettrodomestici in senso generale, è l'unico rimasto in Italia, allora capite che è strategico.

Il Governo ha fatto bene e lo dico con molta forza. Ha fatto bene a capire che era strategico e ha fatto un polo tricolore del sistema elettrodomestico e del sistema compressori con l'ex Embraco, azienda che purtroppo è saltata - ma che non è saltata del tutto e, quindi, ha le potenzialità e le capacità delle maestranze - e con la ACC (Wanbao eredità cinese, ACC eredità italiana). Queste due realtà hanno cominciato a guardarsi attorno, a guardarsi in termini di mercato con una regia intelligente, che è fatta dal dottor Castro, e hanno intercettato tanti ordinativi. È per questo che io con forza voglio in qualche maniera infondere fiducia, perché si può anche salvare, si possono anche salvare delle aziende. Non sono sempre aziende decotte, si possono salvare e rilanciare, basta avere idee chiare, basta che quello che arriva lì sia uno che conosce il meccanismo, che conosce la materia, che conosce il sistema. Ed è arrivato uno che conosce il sistema e sono cominciati ad arrivare degli ordinativi. Pensate che stanno lavorando a ritmi continui e stanno assumendo. In periodo di COVID questa azienda sta assumendo.

Qual è il problema e perché son felice che sia arrivato il Governo qui oggi a dire “discutiamo, Bond, questa interrogazione”? Perché manca un po' di liquidità, manca il sostegno finanziario perché questi poveri cristi, oltre che a produrre compressori, abbiano un minimo di liquidità per comprare materie prime. E questi 8, 9, 12 milioni di euro che mancano, che il sistema bancario sarebbe disponibile a mettere a disposizione, hanno bisogno di un'autorizzazione dalla Commissione europea. Siamo già al secondo appello e a dicembre - il 27 mi pare o il 23 - l'Europa ha detto che vuole ancora capire meglio la pratica.

Allora, nell'interrogazione che io avevo fatto, probabilmente anche buttando lì tutta una serie di idee, avevo buttato lì anche l'idea di Invitalia, cioè di dire in qualche maniera di intervenire a dare sostegno finanziario anche con delle strutture vicine allo Stato, al Governo. Infatti, se l'Europa ci dice che questi non possono essere consentiti come aiuti, perché sono aiuti di Stato e non sono autorizzati, salta il banco. Salta quel sistema che possiamo vantarci tutti assieme di aver realizzato, compreso il Governo, e saltano anche tanti posti di lavoro. Salta anche ItalComp cioè il sistema tricolore dei compressori in Italia: Torino, Piemonte, Veneto.

Allora l'appello che io faccio e sono sicuro che verrà recepito, perché insomma la seguo tante volte, anche nell'ombra, ma seguo con forza questa pratica e questa questione, perché mi riguarda anche proprio personalmente e ci ho messo la faccia. Io son convinto che alla fine si possa trovare una soluzione, però bisogna far presto, perché rischiamo di farci i complimenti tutti quanti e di vedere l'azienda senza soldi. Abbiamo bisogno di un prestito ponte. Possono essere anche 5-6 milioni, fino a quando si farà questa newco con ItalComp ed ex Embraco e creare questo polo, però abbiamo bisogno di ossigeno, Vice Ministro. Quindi, l'appello che le faccio è quello di trovare una soluzione, perché io ho paura che l'Europa mi dia la risposta a giugno e, se a giugno arriva la risposta del “sì” o del “no”, siamo già fritti, siamo già morti. Abbiamo bisogno di una risposta entro febbraio, primi di marzo massimo.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere.

STEFANO BUFFAGNI, Vice Ministro dello Sviluppo economico Grazie Presidente, bentornata. Ringrazio l'onorevole, che ha toccato un tema per noi molto sensibile e che ha dimostrato, anche nella sua esposizione, come questi temi e questi argomenti siano affrontati dalla politica trasversalmente, nell'interesse dei lavoratori e non con le divisioni che ultimamente contraddistinguono l'azione politica all'interno di questo Paese, in un momento così complicato.

Quindi, io di questo la ringrazio, anche a titolo personale, e anche della citazione.

Nel merito l'atto in esame si riferisce appunto alle problematiche, come lei ha ben esplicato, sulla azienda Wanbao-ACC. Preliminarmente ricordo che, a seguito della presentazione del ricorso per la dichiarazione d'insolvenza, ai sensi del decreto legislativo 8 luglio 1999, n 270, depositato dalla società Wanbao, lo scorso 25 marzo, si è svolta l'udienza presso il tribunale di Venezia riguardante il citato gruppo cinese. All'esito di tale udienza, tenutasi in modalità telematica a causa delle sospensive COVID, è stato deliberato lo stato di insolvenza in Italia di Wanbao-ACC-Srl ed è stato nominato il commissario giudiziario. Infatti, il 27 marzo 2020, il tribunale di Venezia nominava, quale commissario, l'avvocato Anna Di Pasquale.

In data 19 maggio scorso, poi, si è tenuto un nuovo incontro a seguito di convocazione del tavolo di parte da parte del Ministero dello Sviluppo economico, riguardante il sito produttivo di Mel (Belluno) della società Wanbao-ACC. In detto incontro, si è preso atto dell'ammissione alla procedura di amministrazione straordinaria della predetta società e della nomina a commissario straordinario del dottor Maurizio Castro.

Relativamente invece alle vicende della vertenza, informo che, successivamente alla data in cui è stata presentata l'interrogazione dell'onorevole Bond, si sono tenute diverse riunioni ministeriali (il 19 maggio, il 30 giugno, il 15 settembre, il 2 ottobre e il 12 novembre 2020). In particolare, due di tali incontri si sono tenuti presso le prefetture di Torino e di Belluno, rispettivamente il 15 settembre e il 2 ottobre 2020, e hanno visto un'ampia partecipazione delle parti sociali, delle istituzioni regionali e locali, del Ministero dello Sviluppo economico, del Ministero del Lavoro, del Ministero per i Rapporti con il Parlamento e di Invitalia.

In tali sedi il rappresentante del Ministero dello Sviluppo economico ha annunciato la presentazione di un progetto integrato, come lei ha citato, di politica industriale e di rilancio di due storiche realtà produttive - Wanbao ex ACC di Mel e Ventures ex Embraco di Riva di Chieri - finalizzato alla creazione di un polo produttivo italiano di compressori per frigoriferi, che possa assumere un ruolo chiave nel mercato europeo.

Nello specifico il progetto per il rilancio dei due citati stabilimenti produttivi prevede il possibile intervento del Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell'attività di impresa, in applicazione del disposto di cui all'articolo 43 del decreto n. 34 del 2020 e convertito in legge n. 77 del 2020, il cosiddetto “decreto Rilancio”, un provvedimento innovativo, riconosciuto in maniera molto positiva da parte della Commissione europea, partorito da questo Parlamento e che, forse, tutti dovrebbero ricordare come esempio positivo che sta venendo preso come esempio e come benchmark dagli altri Paesi, perché ogni tanto credo che questa Italia dovrebbe amarsi un po' di più e sputarsi meno addosso.

Ritengo che il programma evidenziato offra buone prospettive di sviluppo industriale e di rilancio della filiera in Italia, oltre alla stabilità produttiva di lungo periodo al sito in Val Belluna, restituendogli così centralità e competitività nel mercato internazionale tra i produttori di eccellenza del settore, valorizzandone le professionalità qualificate e la vocazione produttiva. Anche lo stesso commissario straordinario, il dottor Castro, durante l'esposizione del progetto di rilancio industriale, ha sottolineato l'obiettivo principale del medesimo progetto, ossia la possibilità di restituire un elevato grado di competitività all'impianto di Wanbao ex ACC nel mercato europeo, investendo in produzioni di alta gamma, altamente innovative, maggiormente rispondenti alle richieste del mercato e ai nuovi parametri ambientali europei. Il progetto prevede che lo stabilimento mantenga le attuali produzioni di compressori, arricchite altresì da importanti innovazioni tecnologiche. Lo stabilimento di Riva di Chieri sarà, invece, un centro di eccellenza per i motori degli elettrodomestici. Le produzioni di Mel e di Riva di Chieri, dunque, saranno integrate e complementari e non in competizione tra di loro.

Nel successivo incontro del 12 novembre 2020, convocato dal Mise in videoconferenza, si è potuto procedere a confermare il percorso di rilancio industriale così come illustrato. Tale piano denominato ItalComp è stato rafforzato attraverso la previsione di investimenti aggiuntivi in entrambi gli stabilimenti per un importo di diversi milioni di euro. Si parla di circa 56 milioni di euro. Inoltre, sono in corso di valutazione possibile modifiche alla compagine societaria, anche attraverso la costituzione di una newco con il coinvolgimento di soggetti pubblici e privati, come auspicato dall'interrogante, e che, pertanto, dovrà essere autorizzata dalla Commissione europea.

Sotto il profilo temporale si ipotizza di avviare la produzione entro la seconda metà del 2021, mentre il piano di rilancio aziendale dovrebbe avere piena attuazione entro il 2023.

Informo, infine, che il nuovo programma è stato presentato dal commissario straordinario ai competenti uffici del Ministero, che attualmente sta lavorando soprattutto al fine di garantire la salvaguardia occupazionale di tutti i lavoratori degli stabilimenti industriali coinvolti dal progetto ItalComp (circa 700) e nel contempo chiudere le esigenze - poste anche dall'interrogante -, per garantire sostenibilità finanziaria e di cassa e nella tutela massima dell'occupazione. Quindi, credo che sia un percorso da portare avanti nell'ottica della collaborazione, consapevoli che ci sono aggiornamenti costanti e consapevoli che, su questi temi, si può dimostrare un modello che si può replicare in altre realtà, dall'alta gamma in termini di industria dell'abbigliamento a altri settori. Quindi, un modello dove partnership pubblico-privato possono garantire una ripartenza industriale, consapevoli che non si deve fare assistenzialismo, non si deve fare cassa integrazione perenne, ma sviluppo sostenibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Bond ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. La risposta del Governo, del Vice Ministro Buffagni è soddisfacente, voglio, però, impegnarlo, come rappresentante del Governo, proprio sul cuore della questione, che è la famosa liquidità: prestito ponte o 12 milioni per quanto riguarda lo stabilimento ACC devono, in qualche maniera, saltar fuori o con Invitalia o con un sistema perfezionato attraverso finanziarie statali o con un prestito bancario garantito “da”, però bisogna che ci sia tutto ciò, perché non si chiedono soldi a fondo perduto, ma si chiede un po' di ossigeno, di liquidità.

Poi aggiungo, e chiudo, perché ho già detto nella illustrazione ciò che pensavo: avremo tanti casi, speriamo di no, ma avremo tanti casi così nel futuro e, giustamente, dice il Vice Ministro Buffagni che dobbiamo, in qualche maniera, trovare la quadra e fare dei poli tricolore, ma, attenzione Vice Ministro: con commissari seri, con persone che conoscono la materia, non messi là dalla politica perché sono amici degli amici o perché conoscono o hanno studiato economia: devono conoscere perfettamente quel settore che è in crisi. Parliamo della moda, parliamo degli accessori, parliamo degli occhiali, parliamo del bianco, parliamo anche di altre cose.

(Iniziative di competenza a sostegno di un piano industriale volto al rilancio delle acciaierie di Piombino – n. 3-01985)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Donzelli n. 3-01985 (Vedi l'allegato A).

STEFANO BUFFAGNI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. L'atto in esame si riferisce alle vicende della JSW, gruppo indiano che ha rilevato le acciaierie di Piombino. In proposito informo che, a partire dal 15 settembre 2020, si sono susseguite numerose riunioni tra la società e le istituzioni coinvolte. In tali sedi, la società stessa ha illustrato l'ipotesi di un nuovo piano industriale per la durata di cinque anni, che prevedrebbe il supporto di Invitalia e l'utilizzo di nuovi strumenti per la messa in sicurezza e il rilancio dell'impresa attraverso l'adozione di impianti di laminazione maggiormente efficienti e l'ampliamento della gamma dei prodotti.

L'obiettivo di questo piano è quello di ripristinare pienamente la produzione dello stabilimento attraverso l'investimento in un forno elettrico, la costruzione di un complesso industriale multicentrico con attività complementari legate alla logistica e al manufacturing.

A supporto dell'avvio delle attività, grande è stata l'attenzione del Ministero dello Sviluppo economico e delle altre istituzioni coinvolte (tra le quali, quelli locali) sulle ulteriori azioni a supporto della sostenibilità degli investimenti, a cominciare dalle infrastrutture.

Faccio presente, altresì, che è stata ribadita la volontà della società di diversificare la propria attività così da diminuire i rischi legati alla produzione monotematica ed offrire contemporaneamente maggiori possibilità di crescita allo stabilimento oggetto dell'accordo.

Nell'attesa di ricevere nella sua versione definitiva il business plan, il Mise, insieme ad Invitalia, è rimasto costantemente in contatto con la società al fine di monitorare più da vicino il corso degli eventi. Si è quindi lavorato affinché alcune questioni, rimaste troppo a lungo aperte, possano trovare, finalmente, una soluzione.

Al riguardo, negli ultimi incontri in call conference tenutesi con il Mise in data 11 e 30 dicembre ultimo scorso è emerso che: RFI (Rete ferroviaria italiana) ha invitato JSW a formulare una manifestazione d'interesse per un contratto di dieci anni a partire dal 2021 per la realizzazione della manutenzione di rotaie; è stato convenuto che il piano industriale verrà riformulato, escludendo che gli impegni della proprietà siano attuati in due tempi, bensì prevedendo che gli investimenti sui laminatoi siano realizzati in modo contestuale al forno elettrico; Mr. Jindal si è impegnato a presentare il progetto per il forno elettrico entro il 31 gennaio 2021. In particolare, tale progetto risulterebbe essenziale per il rinnovo dei certificati bianchi che, se riconosciuti, possono essere utilizzati come garanzia per ottenere il finanziamento bancario necessario alla realizzazione del forno elettrico; il Ministero dello Sviluppo economico ha accolto lo spunto offerto dal sindaco di Piombino per evidenziare l'opportunità - in tale contesto - di programmare le necessarie bonifiche nel territorio di Piombino. Tali interventi di recupero ambientale potrebbero essere sostenuti mediante il ricorso a diversi fondi pubblici a disposizione, oltre che mediante un impegno finanziario dell'azienda. A tal fine verrà convocato, durante il corrente mese, un tavolo di lavoro e di confronto con il Ministero dell'Ambiente per pianificare i possibili interventi.

Il Governo italiano, ritenendo strategico l'impianto di Piombino, sta valutando altresì l'ingresso nel capitale della società holding. A tale scopo, il Mise affiderà a un soggetto terzo la quantificazione del valore della società al fine di dare seguito al progetto, volto all'acquisizione di quote della società mediante un aumento di capitale a condizioni di mercato.

La bozza definitiva del piano industriale, che verrà presentato a breve, prevede, tra l'altro, anche lo sviluppo del porto, sia per attività attinenti e integrate all'acciaio sia come sbocco per il ricollocamento di eventuali esuberi che potrebbero verificarsi con l'attivazione del forno elettrico. Il Ministro Patuanelli ha garantito che a Piombino sarà fatto quanto è necessario sulla scia dell'impegno assunto per l'acciaieria di Taranto, poiché il sito produttivo toscano, specializzato nella produzione di rotaie, ha una potenzialità enorme nell'ambito degli interventi di infrastrutturazione volti alla manutenzione e all'implementazione di nuovi rami ferroviari in diverse aree del Paese. Tale asset costituisce un elemento strategico anche all'interno del Recovery plan, in cui sono previsti finanziamenti per il completamento dei corridoi ferroviari.

Evidenzio, poi, che sono state attivate le misure di Cassa integrazione straordinaria previste per le imprese localizzate in aree di crisi industriale complessa, con durata fino al 31 marzo 2021. Inoltre, preme rassicurare che, in questa delicata fase, il lavoro tra tutte le istituzioni coinvolte nel processo si sta svolgendo in modo equilibrato nella consapevolezza dell'importanza economica e sociale dell'impianto di Piombino.

In conclusione, ritengo che quanto descritto possa dar prova del rinnovato impegno del Ministero dello Sviluppo economico per il rilancio del complesso piombinese e per la tutela dei lavoratori coinvolti.

PRESIDENTE. L'onorevole Donzelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Io sono soddisfatto per quanto mi viene risposto, ossia che, grazie al sindaco di Piombino, ci sono delle buone notizie e delle buone idee. Lo sapevamo questo, questa è la parte buona della risposta all'interrogazione: si riconosce l'impegno, la capacità e la disponibilità del sindaco di Piombino e la disponibilità a collaborare tra istituzioni. Se il Governo, la regione Toscana avessero coinvolto prima il sindaco e in modo più adeguato, forse, saremmo arrivati prima a buone idee.

Peccato che si continui, comunque, a parlare di idee. In teoria, rispetto a quello che era stato stabilito, doveva esserci già, nel gennaio 2020, il business plan, anzi, il piano di sviluppo delle acciaierie di Piombino e, invece, abbiamo ancora dei business plan temporanei. È passato un anno rispetto all'impegno dell'azienda ad arrivare a proporre dei tempi certi e ancora non siamo a niente di più che alle parole, agli impegni, c'è desiderio, c'è volontà, “ci impegneremo”, “abbiamo garantito che”: vogliamo sapere come, quando e quanto. E mi dispiace, caro Governo, non caro Presidente, chiedo a lei di chiedere al Governo - anche io, Presidente, sono felice del suo rientro, la ringrazio e le faccio ancora i complimenti - delle date certe: come, quando e quanto, e non ci può bastare, come ho sentito dire, l'impegno di Invitalia. Ricordo che Invitalia è in mano ad Arcuri, l'uomo che sta facendo un disastro dietro l'altro su tutto, dalla pandemia all'Ilva, qualsiasi cosa di cui si occupi Arcuri - il rientro a scuola - è un disastro. E dire che c'è l'impegno di Invitalia non è sufficiente a stare tranquilli, perché l'uomo di tutte le soluzioni, che continua a fare sprechi con appalti che sollevano più dubbi da più inchieste giornalistiche, oggettivamente, non ci mette sereni per la situazione di Piombino e delle acciaierie.

Adesso, certo, c'è un progetto per un forno da 900 tonnellate: siamo felici, c'è l'impegno da parte dell'azienda, che ha detto che farà un progetto con un piano industriale in un'unica fase e non più due. Belle parole, ma adesso è necessario sapere soprattutto quando, avere dei tempi certi per lo smantellamento e per le bonifiche, perché, finché non riparte il piano industriale, l'unica possibilità che abbiamo di dare una serenità occupazionale a tutto il territorio è quella di investire seriamente e concretamente nello smantellamento e nelle bonifiche, bonifiche che sono importanti sicuramente da un punto di vista ambientale, ma anche da un punto di vista occupazionale in una fase transitoria. Quindi, è necessario avere dei tempi certi per lo smantellamento e le bonifiche e, nel frattempo, dei tempi certi per la ripresa dell'attività produttiva.

Anche oggi, abbiamo sentito la volontà di impegnarsi: bene, grazie, vorremmo anche vedere che non ci fosse la volontà di impegnarsi da parte del Governo, ma abbiamo bisogno di cifre, tempi e un timing scadenzato e concreto. Siamo a gennaio del 2021, a gennaio del 2020 doveva esserci un piano industriale: un anno perso in una città che, comunque, vedeva occupate, subito prima della chiusura, praticamente 2 mila persone più l'indotto. Un anno perso è un anno, in questo momento, preoccupante per il territorio, ma anche per la politica industriale dell'Italia, perché il tema dell'acciaio, in Italia, è un tema centrale, nevralgico e non può essere sottovalutato e rimanere alla mercé dei buoni propositi di anno nuovo. A questo punto, noi siamo soddisfatti della volontà del Governo di collaborare con il sindaco che ha sempre dimostrato una grande capacità di conoscenza del territorio, di rapporto con le istituzioni e di disponibilità a collaborare con le istituzioni di ogni livello.

Questa è l'unica cosa buona, ma ci manca ancora il come, quando e quanto. Da questo punto di vista siamo ancora molto indietro ed è necessario dare delle risposte concrete.

(Iniziative a supporto dei cittadini italiani presenti nel Regno Unito che desiderano rientrare nel proprio Paese, alla luce degli sviluppi dell'emergenza epidemiologica e della conseguente interruzione dei collegamenti aerei e ferroviari - n. 3-01976)

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Zoffili ed altri n. 3-01976 (Vedi l'allegato A).

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Anch'io desidero salutare il suo ritorno in Aula e ringrazio gli onorevoli interroganti per aver sollevato questa questione, che dà l'opportunità al Governo di informare e naturalmente rispondere alle questioni sollevate. A partire dal 20 dicembre 2020, in risposta alla circolazione della cosiddetta variante inglese del virus COVID-19, molti Paesi europei hanno adottato in autonomia misure immediate di contenimento. Dopo la scoperta di un caso di contaminazione con la nuova forma di Coronavirus, i Paesi Bassi sono stati il primo Stato membro dell'Unione europea a sospendere il traffico aereo proveniente dal Regno Unito, in particolare i voli passeggeri. Anche il Belgio, nella stessa giornata del 20 dicembre, ha decretato una sospensione di treni e aerei dal Regno Unito a partire dalla mezzanotte e per le successive 24 ore. L'Irlanda ha adottato una disposizione simile, interrompendo per 48 ore tutti i collegamenti aerei e marittimi non essenziali. Misure analoghe sono state prese da Germania, Austria e Francia, che ha sospeso anche il transito dei mezzi pesanti. Disposizioni dello stesso tenore sono state poi adottate e sono tuttora in vigore in Paesi extra-comunitari (dal Medio all'Estremo Oriente, dall'America Latina al Canada), nei confronti di viaggiatori provenienti dal Regno Unito o da altri Paesi dove si siano registrate varianti del virus. Questo è, dunque, il contesto nel quale, il 20 dicembre, è stata adottata la nostra ordinanza, che prevedeva la sospensione del traffico aereo dal Regno Unito, il divieto di ingresso per tutti i viaggiatori in provenienza dal Regno Unito o che vi avessero transitato o soggiornato nei quattordici giorni precedenti e il test molecolare o antigienico per quanti fossero già entrati in Italia. Organizzare mezzi di trasporto alternativi quali i voli straordinari evocati nelle interrogazioni, senza aver prima istituito uno specifico piano di monitoraggio e controllo dei flussi di passeggeri dal Regno Unito, avrebbe privato di senso quell'ordinanza del 20 dicembre, che disponeva un divieto di ingresso ispirato dalla primaria tutela della salute pubblica in un periodo di più intenso traffico quale quello delle festività natalizie. In questa circostanza, l'obiettivo primario del Governo è stato, quindi, quello di delineare con rapidità le linee guida per consentire un rientro in sicurezza dal Regno Unito. Tra il 20 e il 23 dicembre, i contatti per richieste di assistenza dal Regno Unito alla sala operativa dell'unità di crisi sono stati oltre 1.500. La sala operativa è riuscita a farvi fronte senza necessità di ulteriore personale. In questo caso, la criticità riguardava un unico Paese, a differenza dell'emergenza su scala mondiale registrata all'inizio della pandemia, con connazionali bloccati anche nei Paesi più lontani. Hanno svolto in quest'ambito un ruolo importante anche le maggiori risorse stanziate negli scorsi mesi a sostegno della collettività italiana all'estero; abbiamo, infatti, suggerito ai connazionali, che necessitavano di assistenza, di rivolgersi in prima battuta ai consolati generali competenti di Londra ed Edimburgo. In particolare, la task force COVID-19 del consolato generale di Londra, istituita a marzo e tuttora operativa, ha assistito durante le festività natalizie circa 2.500 persone, che vi si sono rivolte per telefono, e-mail o tramite i profili social della sede. Oltre a fornire indicazioni sulle ordinanze emanate, la task force ha orientato i connazionali verso i centri dove era possibile effettuare i test molecolari o antigenici e sulla graduale ripresa dei collegamenti aerei. Entrambi i consolati generali di Londra ed Edimburgo hanno anche assicurato interventi di assistenza economica, quali sussidi e prestiti con promessa di restituzione. In 48 ore il Governo ha emanato le linee guida e, in meno di 72 ore dalla prima ordinanza, ne ha adottata una successiva, che ha contribuito in modo decisivo a sbloccare la situazione. L'ordinanza del 23 dicembre ha, infatti, previsto il ripristino del traffico aereo commerciale con il Regno Unito e la possibilità di ingresso per chi abbia la residenza anagrafica in Italia da prima del 23 dicembre o si trovi in stato di assoluta necessità. Questa misura ha, di fatto, consentito l'ingresso o il rientro in Italia di tutti coloro che si trovavano in condizioni di effettiva urgenza. Misure analoghe, prorogate fino al 15 gennaio sulla base di una nuova ordinanza del Ministro della Salute del 9 gennaio, sono state adottate dai principali Paesi dell'Unione europea. Dal 24 dicembre ad oggi non si registrano, quindi, particolari criticità in merito al traffico passeggeri da e per il Regno Unito. L'ordinanza del 23 dicembre 2020 ha, inoltre, previsto che le disposizioni più stringenti non si applichino al personale viaggiante, agli equipaggi e al trasporto merci. Tra il 22 e il 27 dicembre si è verificata una congestione delle arterie stradali del Kent, dove migliaia di autotrasportatori sono rimasti bloccati, vicino Dover, in attesa di sottoporsi ai test molecolari o antigenici necessari per entrare in Francia. Il 22 dicembre Parigi aveva, infatti, disposto la riapertura del traffico, merci incluse, ma con obbligo di test per COVID-19. L'unità di crisi e il consolato generale di Londra sono rimasti in stretto contatto con i numerosi autotrasportatori italiani coinvolti. Ambasciata e consolato generale a Londra, di concerto con gli altri Paesi dell'Unione europea maggiormente colpiti, hanno esercitato la massima pressione sulle autorità locali affinché prestassero assistenza agli autotrasportatori, sia tramite la consegna di viveri e generi di conforto, sia attraverso la creazione di strutture temporanee per assicurare adeguati servizi igienico-sanitari e accelerare la somministrazione dei test. Il 28 dicembre, le autorità britanniche hanno, quindi, fatto sapere di avere smaltito circa 8 mila mezzi pesanti ed effettuato circa 20 mila test, gran parte dei quali dopo il dispiegamento di assetti militari nell'area. Da quella data non si sono registrate nuove richieste di assistenza da parte di personale impiegato nel trasporto merci. Il Governo è pienamente consapevole dei sacrifici derivanti dalle misure restrittive. Queste sono giustificate, tuttavia, dal dovere primario di tutelare la salute sul nostro territorio nazionale, in una fase particolarmente delicata. Le festività natalizie, come prevedibile, hanno fatto registrare un significativo flusso in ingresso dall'estero, nonostante le disposizioni in vigore. Il Governo si è, quindi, mosso con tempestività, in linea con i principali partner europei, a protezione della salute pubblica, delineando poi con rapidità le linee guida per consentire un rientro in sicurezza e sbloccando la situazione anche grazie al contributo determinante dell'unità di crisi della Farnesina e delle nostre sedi consolari nel Regno Unito.

PRESIDENTE. L'onorevole Zoffili ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente Carfagna, ben ritrovata anche da parte del gruppo della Lega e dal sottoscritto. No, Presidente, non sono assolutamente soddisfatto. È stato dato all'Aula della Camera dei deputati un quadro di una gestione efficace di questa ulteriore emergenza, ma così, sottosegretario, e lo dico per tramite del Presidente, non è stato. Il 20 dicembre, a un certo punto, al pomeriggio, con una ordinanza del Ministro Speranza sono stati bloccati i voli, i collegamenti con il nostro Paese. Migliaia di connazionali, di nostri concittadini, che erano già negli aeroporti della Gran Bretagna, lavoratori, persone che erano a Londra per lavorare o, magari, con le proprie famiglie, con la moglie, magari anche con il passeggino, con il bambino, si sono trovati a Heathrow, a Stansted, bloccati, senza alcun tipo di informazione.

La Farnesina, attraverso l'Unità di crisi, attraverso la rete consolare e i nostri consolati, penso all'ambasciatore Trombetta, penso al capo dell'Unità di crisi, Verrecchia, ai funzionari presenti, hanno assolutamente lavorato bene, ma non sono stati in grado di sopperire al carico di richieste di supporto e di informazioni che arrivava dai nostri connazionali, perché l'Unità di crisi, Presidente - sempre per suo tramite, lo dico per l'ennesima volta al Governo - va potenziata. In quest'Aula è stata votata una mozione, è stato votato anche un ordine del giorno; purtroppo in sede di legge di bilancio un nostro emendamento al riguardo, passato in Commissione esteri, tra l'altro votato all'unanimità, non è stato preso in considerazione. L'Unità di crisi va assolutamente potenziata. Ma torniamo a quel 20 dicembre: ci sono centinaia di connazionali. Noi siamo l'Italia, questo è il Parlamento italiano, la Farnesina è il biglietto da visita dell'Italia nel mondo. I nostri connazionali, il 20 dicembre, sono stati abbandonati a loro stessi nel Regno Unito. Il 20 dicembre, dal pomeriggio, mentre altri Paesi hanno dato quantomeno il tempo ai connazionali che erano negli aeroporti di poter tornare, di poter far rientro nella propria terra, nella propria patria, i nostri connazionali sono stati lì abbandonati e si è scatenato il caos; si è scatenato il caos, messaggi, telefonate. Noi facciamo i parlamentari, rappresentiamo i cittadini. Per quanto riguarda il gruppo della Lega, se l'Unità di crisi ha ricevuto 1.500 telefonate, collega, credo - abbiamo raccolto le segnalazioni che sono arrivate anche agli altri 130 colleghi del gruppo della Lega - di averne trattate personalmente almeno 300. E la Farnesina, non gli uffici o i funzionari, ma la Farnesina parte politica, penso al Ministro, che mi sembra fosse impegnato in una missione in Qatar, non rilasciava dichiarazioni al riguardo. Domenica 20 dicembre, lunedì 21 dicembre, tutto taceva, la gente ci scriveva. Vi leggo, leggo a questo Parlamento, Presidente, cosa ci scrivevano i nostri connazionali abbandonati in Gran Bretagna: difficoltà a trovare alloggio alternativo, problemi veri, mancanza di denaro per pagarsi l'hotel, delicate situazioni di salute. Leggo questo messaggio di questa nostra concittadina: io sarei dovuta rientrare oggi, incinta di 29 settimane; ho dovuto lasciare il mio appartamento, al momento sono in un appartamento prenotato all'ultimo minuto. Un'altra ci scrive di avere una rara malattia per cui è seguita all'ospedale di Padova e di essere rimasta senza medicine. Il 22 dicembre, non trovando soddisfazione nel Governo, ho preso il telefono, ho chiamato la batteria e mi sono fatto passare il Quirinale. Ho scritto una lettera al Presidente Mattarella: so che l'ha letta, e ringrazio il nostro Presidente della Repubblica, perché dopo qualche ora poi qualcosa si è smosso. Il 23 dicembre abbiamo fatto un presidio anche con i giovani della Lega davanti alla Farnesina, davanti al MIT, perché la nuova ordinanza doveva esser firmata dai tre Ministri, Trasporti, Esteri e Salute. Il 23 dicembre, sempre nel pomeriggio, qui nell'Aula parliamo personalmente, noi della Lega, con il Ministro Di Maio e con il Ministro Speranza e finalmente, il 24 dicembre, per i nostri connazionali abbandonati in Gran Bretagna parte il primo volo dell'Alitalia.

Non sono soddisfatto, Presidente Carfagna, perché il Governo oggi sarebbe dovuto venire in Aula a chiedere scusa ai nostri connazionali, che non devono essere abbandonati all'estero; nostri connazionali che, con il loro lavoro, fanno grande la nostra Italia.

(Iniziative di competenza in relazione al funzionamento del depuratore di Coda di Volpe e allo stato di inquinamento del fiume Crati in Calabria, anche ricorrendo all'esercizio di poteri sostitutivi – n. 3-00933)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Melicchio n. 3-00933 (Vedi l'allegato A).

Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. La depurazione, e conseguentemente la gestione degli impianti, si inserisce nel processo verticale del servizio idrico integrato, composto appunto da acquedotto, fognatura e depurazione, e la normativa di settore, in particolare l'articolo 149, comma 1, del Testo unico per l'ambiente, affida agli enti di governo d'ambito, in sede di predisposizione e aggiornamento del piano d'ambito, il compito di condurre le attività di ricognizione delle infrastrutture, la programmazione degli interventi e la redazione del piano economico finanziario. La Regione Calabria è tra le regioni che, ad oggi, non hanno ancora provveduto a dare piena attuazione al servizio idrico integrato. Tale mancata attuazione comporta criticità organizzative, gestionali e infrastrutturali, con grave pregiudizio per il territorio di riferimento. Pertanto per la Regione Calabria è fondamentale attuare l'organizzazione del servizio idrico integrato, per superare una frammentazione gestionale, purtroppo consolidata, che determina carenze infrastrutturali, dispendio eccessivo di risorse, pianificazione non aggiornata e tariffazione non coerente con la regolazione nazionale; il grande tema della realizzazione dei piani d'ambito.

Sulla base delle informazioni acquisite attraverso costante e puntuale monitoraggio, integrato anche dai dati dell'ARERA, risulta che il 6 novembre 2018, per quel che concerne la costituzione dell'ente di governo d'ambito, l'autorità idrica della Calabria, ne è stato approvato lo statuto ed è stata istituita l'assemblea dei sindaci, che il 29 luglio 2019 ha eletto il presidente, il vicepresidente e i membri del consiglio direttivo. Tuttavia, l'autorità idrica non risulta, ad oggi, pienamente operativa, mancando la nomina del direttore generale e del revisore unico dei conti, e quindi sono ancora in corso le procedure per completare l'operatività dell'ente.

Relativamente alla gestione del servizio idrico integrato si evidenzia che l'assemblea dei sindaci ha già manifestato la volontà di propendere per un affidamento in house del servizio e, il 3 giugno 2020, ha dato mandato al commissario dell'autorità idrica della Calabria di predisporre una relazione che dia conto delle ragioni e della sussistenza dei requisiti previsti dall'ordinamento europeo per la forma di affidamento prescelta. L'individuazione della tipologia di gestione del servizio idrico condiziona anche la redazione del piano d'ambito; attualmente, infatti, ne è stata prodotta soltanto una bozza.

La mancata attuazione del servizio idrico integrato ha determinato, con il tempo, forti criticità nel settore fognario e depurativo; criticità che hanno determinato l'avvio anche di procedure di infrazione comunitaria per non corretta attuazione della direttiva 91/271/CEE sul trattamento delle acque reflue urbane per diversi agglomerati appartenenti alla regione Calabria. Tra questi figura anche l'agglomerato di Cosenza-Rende, che è oggetto della causa C251/17, per la quale la Corte di giustizia dell'Unione europea, con sentenza del 31 maggio 2018, ha condannato l'Italia al pagamento di sanzioni pecuniarie.

Proprio al fine di accelerare la realizzazione degli interventi e garantire nel minor tempo possibile l'adeguamento degli agglomerati alle norme nazionali e comunitarie, con l'articolo 2 del decreto-legge n. 243 del 2016, convertito il 27 febbraio 2017, è stata istituita la figura del commissario straordinario unico. Quest'ultimo, il cui incarico ha durata triennale, ha compiti di coordinamento e realizzazione degli interventi diretti ad assicurare il rispetto, in un lasso di tempo rapido, delle sentenze di condanna emesse dalla Corte di giustizia mediante interventi di adeguamento sui sistemi di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue per gli agglomerati non ancora dichiarati conformi al 31 dicembre 2016. Il commissario unico straordinario assicura la gestione degli impianti fino a quando l'agglomerato urbano corrispondente non sia reso conforme a quanto stabilito dalla Corte di giustizia europea, e trasferisce le opere realizzate agli enti di governo d'ambito o, in mancanza di questi, alle regioni. Inoltre, ai sensi dell'articolo 5, comma 7, del decreto-legge 14 ottobre 2019, n. 111, convertito il 12 dicembre 2019, si è provveduto a rafforzare la struttura del commissario unico con due subcommissari, che operano sulla base di specifiche deleghe in relazione al numero degli interventi sostitutivi.

Si rappresenta, altresì, che al fine di risolvere la situazione fognaria depurativa dell'agglomerato Cosenza-Rende, che ha un carico generato complessivo pari a 293.636 abitanti equivalenti, con la delibera CIPE 60 del 2012 è stato finanziato per un importo di 35 milioni l'intervento “Adeguamento impianto di depurazione consortile e realizzazione collettori fognari nei comuni ricadenti nell'agglomerato Cosenza-Rende”. Il soggetto gestore dell'intervento è il Consorzio Valle Crati. Il commissario straordinario unico svolge un ruolo di coordinamento e attualmente in corso è la redazione del progetto definitivo, con durata prevista dei lavori per 24 mesi. Per quanto concerne i controlli analitici e le attività effettuate dal servizio tematico acque dell'ARPACAL, ARPA Calabria, sull'agglomerato in parola, già nell'anno 2017 il prefetto di Cosenza richiedeva al componente dipartimento provinciale dell'ARPA regionale notizie aggiornate su un ex inceneritore posizionato nell'area compresa del depuratore di Coda di Volpe, a seguito di un articolo apparso sulla stampa. Successivamente, l'Agenzia inviava i monitoraggi di terreni di acqua di falda effettuati nel sito in oggetto. Il 19 ottobre 2017 l'ARPA regionale ha provveduto ad effettuare i campionamenti allo scarico finale dell'impianto di depurazione consortile prima dell'immissione del refluo nel corpo idrico superficiale del fiume Crati. In seguito, in data 19 giugno 2018, l'Agenzia ha anche provveduto ad effettuare ulteriori campionamenti allo scarico finale dell'impianto prima dell'immissione del refluo nel fiume Crati.

Dai risultati analitici sono emersi i superamenti dei valori limite della tabella 3, allegato 5, del Testo unico dell'ambiente e, con nota del 2 agosto 2018, è stato notificato al trasgressore e all'obbligato in solido il verbale di accertamento e contestazione di illecito amministrativo; la medesima nota è stata inviata anche alla provincia di Cosenza per i provvedimenti di competenza.

Infine l'ARPA Calabria ha fatto presente di aver effettuato in data 22 ottobre 2019 ulteriori campionamenti allo scarico finale dell'impianto di depurazione consortile prima dell'immissione del refluo nel corpo idrico superficiale del fiume Crati; i risultati analitici sono stati inviati alle autorità competenti.

Per completare l'informazione facciamo presente che, sulla base dei dati forniti dal Governo italiano a maggio 2019 con la terza relazione per la quantificazione della sanzione semestrale per il periodo dicembre 2018-maggio 2019, ovvero gli esiti dei riscontri analitici eseguiti presso l'impianto di Coda di Volpe tra dicembre del 2018 e marzo 2019, la Commissione europea ha riconosciuto la raggiunta conformità ai requisiti della direttiva “acque reflue” per 234.908 abitanti equivalenti costituenti l'agglomerato in argomento; pertanto, questi ultimi non sono stati conteggiati nel calcolo della sanzione, in considerazione del carattere degressivo della stessa.

Per quanto concerne il procedimento penale n. 1975/2017 per reato di cui all'articolo 452-bis (indagine denominata “Cloaca Maxima”), secondo quanto riferito dal Ministero della Giustizia, lo stesso si trova ancora in fase dibattimentale e l'udienza di rinvio è stata fissata per il 17 novembre 2021. Sempre secondo quanto riferito dallo stesso Dicastero, quanto allo stato di inquinamento del fiume Crati le indagini sono ancora in corso.

Infine, si segnala che nel caso di specie non ricorrono i presupposti per esercitare i poteri sostitutivi da parte dello Stato, tenendo conto che la regione Calabria, nelle more della piena operatività dell'Autorità idrica di Calabria, per dare attuazione al servizio idrico integrato ha individuato il commissario straordinario. Naturalmente, il Ministero continuerà a seguire e a controllare con i suoi poteri le attività di monitoraggio e di sollecito, senza abbassare il livello di attenzione su questo argomento.

PRESIDENTE. L'onorevole Melicchio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Presidente, ringrazio il sottosegretario per la risposta tanto puntuale e che denota una verifica molto attenta, con la regione Calabria, con l'ARPA e anche con il Ministero della Giustizia.

La questione della depurazione delle acque in Calabria è una questione particolarmente importante e la Regione si è dimostrata incapace di farsene carico nonostante sia di sua competenza. Nello specifico, il Consorzio Valle Crati è un ente che gestisce la depurazione di 19 comuni in provincia di Cosenza con l'impianto di depurazione di Coda di Volpe a Rende, e gestisce anche 35 milioni di euro derivanti dal fondo per il Piano per il Sud da destinare alla depurazione di 26 comuni nella stessa provincia. Purtroppo, le procedure amministrative che hanno riguardato la spesa di questi fondi destano particolari dubbi sulla correttezza e anche la legalità delle operazioni per portare a compimento questa spesa. È dal 2012 che essi sono stati stanziati: sono passati più di otto anni e non sono stati ancora spesi, non sono stati iniziati neppure i lavori. È per questa ragione che vorrei sollecitare ulteriormente in questa sede il Ministero ad esercitare i poteri sostitutivi, perché il tempo trascorso è veramente troppo e bisogna fare di più.

L'inchiesta “Cloaca Maxima”, cui faceva cenno il sottosegretario, ha portato al sequestro del depuratore e al rinvio a giudizio di sei persone, e desta particolare preoccupazione; tra l'altro la fissazione dell'udienza per il novembre 2021 denota tempi particolarmente lunghi, quindi sarebbe necessario intervenire con più rapidità. In questo consorzio sono state tante le questioni poco chiare: dal mancato coinvolgimento del consiglio d'amministrazione del consorzio stesso, alla fissazione di tariffe illegittime, dalle irregolarità segnalate dall'ordine degli ingegneri relative al bando di gara per i 35 milioni, alla incredibile trasformazione del consorzio in azienda speciale, senza averla fatta passare neanche dai consigli comunali interessati. Pensate che il maggiore debitore del Consorzio Valle Crati è il comune di Cosenza e, grazie al nuovo statuto, lo stesso comune ha un voto superiore a quello di tutti gli altri comuni messi insieme; mi pare, quindi, esserci un certo conflitto di interessi.

Tornando, invece, alla questione più generale relativa alla AIC, la mia interrogazione risale a più di un anno e mezzo fa, ma l'attesa ci lascia ancora il tempo per discuterne e per affrontare la vicenda in tempo utile in quest'Aula, perché ancora il servizio idrico integrato da allora non è entrato in funzione; inoltre, dopo i notevoli ritardi solo a titolo informativo faccio notare come l'ente di governo d'ambito del servizio idrico regionale ora abbia un direttore generale, un revisore dei conti e un piano d'ambito, ma non abbiamo ancora neppure un sito Internet per permettere l'accesso alle informazioni da parte del cittadino.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). I problemi persistono fin dal 2003, da quando si è cercato di mettere insieme privato e pubblico con la nascita di Sorical, con l'obiettivo mai raggiunto di unire nello stesso servizio acqua e depurazione. Questo è un grosso limite, ma non è il solo: è proprio quello relativo alla liquidazione della Sorical, cominciata nel 2012 e destinata a durare ancora. La Sorical, tra l'altro, è concessionaria dell'approvvigionamento dell'acqua fino al 2039 e la sopravvivenza della liquidazione appare assicurata, essendoci fra gli obiettivi proprio il tentativo di incassare i crediti vantati. È una liquidazione del tutto peculiare, inoltre, perché operano due liquidatori: uno di nomina della regione, e cambia ad ogni cambiamento di giunta, e l'altro è appannaggio del socio privato Veolia.

PRESIDENTE. La invito nuovamente a concludere.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Il sistema rimane alquanto confuso in questo momento, visto che la regione rimane socio di maggioranza in Sorical, ma ha dichiarato guerra al socio privato che fa capo a Veolia; mentre nell'altro soggetto pubblico, appunto la AIC…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Melicchio.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Sì, ho concluso; pochi secondi. La Regione è socia alla pari con i comuni, che di Sorical sono debitori. Per queste ragioni ho chiesto l'interessamento del Ministero, perché bisogna assolutamente consentire un cambiamento profondo nel modo di intendere il governo di enti chiamati a garantire servizi essenziali per la comunità con i soldi della comunità.

(Iniziative di carattere ispettivo in relazione ad una indagine avviata nel 2010 dalla procura di Parma che ha coinvolto i vertici politici e amministrativi del comune - n. 2-00849)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Zanettin n. 2-00849 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Zanettin ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, innanzitutto volevo darle il bentornato in quest'Aula anche da parte mia. Io ho presentato questa interpellanza, Presidente e onorevole sottosegretario Morassut, perché la reputo, anche se riguardante un ambito locale, quello della città di Parma, assolutamente paradigmatica ed esemplare del perverso rapporto che sussiste fra politica e magistratura. Sotto almeno tre profili io ritengo che questa vicenda meriti una particolare attenzione da parte del Governo.

Dapprima, l'aspetto mediatico, cioè il processo mediatico. Qui stiamo parlando di un'inchiesta scaturita da un'iniziativa della procura della Repubblica della città ducale nei confronti di sindaco, amministratori, dirigenti del comune per il reato di abuso d'ufficio.

Si tratta di un'inchiesta che ebbe nell'ambito locale un ampio risalto: i giornali parlarono dei sequestri effettuati dalla Guardia di finanza, e da questa vicenda prese corpo una delegittimazione della classe politica locale, che portò il sindaco Vignali - che ricordiamolo, in quel momento, in quelle che sono le classifiche di popolarità e notorietà, veniva considerato addirittura al quarto posto in ambito nazionale, a un crescendo di discredito che lo portò, solo a distanza di un anno e con solo questa inchiesta aperta, addirittura alle dimissioni; poi, sappiamo come andò a finire, perché la città di Parma andò ad elezioni e vinse per la prima volta in una città importante un sindaco del MoVimento 5 Stelle. Quindi, il processo mediatico è il primo punto.

Il secondo punto è la ragionevole o irragionevole durata del processo. Ora, questo procedimento penale, nato nel 2010, si è concluso nel 2020. Si è concluso, Presidente, nel 2020 - e qui ho gli atti ufficiali, legali, certificati - con una richiesta, da parte del sostituto procuratore competente per quel processo, di archiviazione; ma ciò che è più sorprendente è proprio la motivazione con cui lo stesso sostituto procuratore, la dottoressa Dal Monte, che aveva dieci anni prima iniziato questo procedimento, lo conclude. Leggo testualmente quello che viene riportato nella richiesta di archiviazione: “Gli investigatori - ad avviso di chi scrive - sono incorsi in alcuni errori di valutazione che hanno poi determinato il contenuto dell'iscrizione del reato”. Orbene, un errore di diritto, un errore assolutamente evidente, che però ha atteso dieci anni per essere evidenziato in un atto processuale. Va ricordato che ancora in data 14 ottobre 2010 lo stesso procuratore della Repubblica chiedeva la proroga delle indagini e quella proroga delle indagini ha avuto come unico contributo, il 6 dicembre dello stesso anno, quindi, nel 2010, un'informativa della Guardia di finanza. Poi, abbiamo dovuto aspettare il 17 febbraio del 2020 per avere una richiesta di archiviazione, ovviamente accettata dal giudice delle indagini preliminari. Quindi, il secondo punto, lo ripeto, è la ragionevole o irragionevole durata di un procedimento.

Terzo aspetto significativo: la responsabilità del magistrato e, da qui, la richiesta di attività ispettive che abbiamo formulato nella nostra interpellanza. È possibile che un procedimento penale che riguarda dei cittadini incensurati, amministratori pubblici, rimanga dieci anni nel cassetto di un magistrato? Questa è la domanda che io pongo al sottosegretario Morassut. Non se ne dolga, sottosegretario, io avrei preferito che a rispondere a questa interrogazione arrivasse il Ministro Bonafede o un sottosegretario competente nella materia di giustizia, io la conosco come un importante esponente politico, ma non credo che lei abbia esperienze specifiche nel settore, però, la inviterei, sottosegretario, a non limitarsi a leggere i foglietti che le hanno presentato e le hanno procurato i burocrati del Ministero, ma a dire, lei, una sua valutazione di coscienza. Quelli che io ho citato sono dati assolutamente oggettivi, sono gli atti e i documenti di un procedimento penale che io, anche da avvocato, le certifico essere legali e validi. Allora, le chiedo se è possibile arrivare oggi, magari attraverso le sue parole, fuori dal contesto della formalità del Ministero della Giustizia, a una riabilitazione anche politica e morale di questi amministratori. Perché, poi, questo è un problema che non riguarda solo il centrodestra o il centrosinistra, io voglio citare e lo cito in quest'Aula anche l'episodio, la vicenda di Mario Oliverio, l'ex presidente della regione Calabria, anche lui indagato per corruzione - appartiene al suo stesso partito, il Partito Democratico -: è stato assolto poche settimane fa, ma nel frattempo la sua carriera politica è stata bruciata, ha dovuto rinunciare alla candidatura, così come è capitato al sindaco Vignali che dopo queste vicende si è ritirato a vita privata, ha lasciato perdere, dopo essere stato eletto ed essere il quarto primo cittadino in graduatoria di popolarità al momento in cui tutta questa vicenda è iniziata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Naturalmente, onorevole Zanettin, il margine di interpretazione che io posso dare sulla vicenda è molto limitato, né, tantomeno, posso addivenire a una riabilitazione che non spetta a me nemmeno come esponente politico-parlamentare. Quindi, necessariamente non dico che “mi limiterò”, ma seguirò la traccia molto dettagliata che il Ministero della Giustizia mi ha fornito - l'onorevole Giorgis si scusa per un contrattempo, non può partecipare all'interpellanza - e che però contiene molti dati di merito che io le offro per la riflessione che poi lei vorrà fare nel pronunciarsi, più o meno soddisfatto, su questa risposta del Ministero e del Governo.

Riguardo al tema dell'interpellanza, è stato accertato che il procedimento penale a cui si riferisce l'interpellanza, appunto, è stato effettivamente definito con una richiesta di archiviazione del 17 febbraio 2020, a fronte di una iscrizione risalente alla data del 2 marzo 2010; sono tempi indubbiamente lunghi, tuttavia, tale procedimento penale si inseriva in un ben più vasto ambito investigativo, riguardante diverse vicende che hanno formato oggetto di molteplici fascicoli, cosicché gli esiti e la durata dello stesso devono essere necessariamente letti alla luce dell'impegno della procura della Repubblica presso il tribunale di Parma in relazione all'accertamento di complessi reati societari e contro la pubblica amministrazione, accertamento che ha assorbito buona parte delle energie investigative di quell'ufficio giudiziario.

Va ricordato, quindi, sinteticamente, come i filoni scaturenti dalle principali attività di indagine sul comune di Parma, che si sono originati nel corso del 2009, sono stati molteplici e hanno visto coinvolti diversi soggetti in relazione a diverse eterogenee condotte delittuose che vanno dalla corruzione alla concussione, dal peculato all'abuso d'ufficio, dalla turbativa d'asta alla turbata libertà di scelta del contraente, fino alla violazione della legge fallimentare.

Questo è l'elenco dei principali procedimenti penali da ascriversi a siffatto ampio e articolato contesto investigativo: procedimento penale n. 434 del 2009, relativo a plurime condotte di corruzione e di peculato di cui sono stati riconosciuti colpevoli il sindaco pro tempore, al quale sono stati contestati dieci episodi di peculato e due di corruzione, il capo di gabinetto del sindaco, il dirigente della mobilità e dell'ambiente, il capo della polizia municipale, il presidente del consiglio d'amministrazione della holding comunale STT SpA, il vicepresidente del consiglio regionale dell'Emilia Romagna, i dirigenti della multiutility IREN, l'amministratore della società pubblica Enjoy e plurimi imprenditori privati. Tutti questi soggetti sono stati destinatari di misure cautelari sia personali sia reali e sono stati condannati a pene che variano dai 2 ai 7 anni di reclusione.

Procedimento penale n. 6304 del 2010, relativo ad ipotesi di concussione e corruzione perpetrate dall'assessore al personale e ai servizi educativi del comune di Parma e dal suo addetto stampa, entrambi sono stati destinatari di misure cautelari personali e sono stati condannati.

Procedimento penale n. 5411 del 2010, relativo a condotte di corruzione e peculato poste in essere dal presidente del consiglio di amministrazione e amministratore delegato della società pubblica STT SpA; anche costui è stato destinatario di misure cautelari personali ed è stato condannato a sette anni di reclusione.

Procedimento penale n. 773 del 2010, relativo ad ipotesi di assunzioni clientelari avvenute nell'ambito della società pubblica STT SpA da parte degli amministratori; tale procedimento penale è attualmente pendente nella fase dibattimentale.

Procedimento penale n. 6020 del 2011, relativo ad ipotesi di bancarotta fraudolenta originate dalla gestione della società a partecipazione pubblica SPIP (“buco” da oltre 120 milioni di euro), che hanno visto coinvolti, oltre agli amministratori della su indicata società, anche il delegato alle partecipate del comune di Parma.

Procedimento penale n. 1394 del 2011, relativo ad ipotesi di concussione a carico di due dirigenti del comune di Parma. Costoro sono stati destinatari di misure cautelari personali e il processo a loro carico pende attualmente nella fase dibattimentale.

Non può non essere sottolineato del resto che in quell'ambito temporale la procura della Repubblica presso il tribunale di Parma era un ufficio assolutamente sottodimensionato e anche non a pieno organico rispetto all'immane impegno investigativo richiesto, segnatamente ove si tenga presente la contemporanea pendenza del cosiddetto fascicolo Parmalat, all'epoca nella fase di avvio del dibattimento, e la necessità di far fronte ai rimanenti filoni d'indagine sul caso Parmalat.

Da tutto quanto sinora esposto consegue che nella situazione concreta in esame non appare sussistere alcun allarmante o comunque anomalo stallo investigativo-procedurale tale da giustificare l'esercizio dei poteri ispettivi e di promozione dell'azione disciplinare di titolarità del Ministero di Grazia e Giustizia, considerato che allo stato non si rinviene alcun profilo di responsabilità da parte dei magistrati in servizio alla procura della Repubblica presso il tribunale di Parma. Tuttavia, il Governo sottolinea l'impegno testimoniato da consistenti assunzioni di personale, dalla revisione delle piante organiche, dall'investimento sulla digitalizzazione per garantire all'amministrazione della giustizia, in generale e nel caso specifico, tempi rapidi e tutela dei cittadini sottoposti ad indagine.

PRESIDENTE. L'onorevole Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Io sono molto deluso dalla risposta del sottosegretario e dichiaro di essere assolutamente insoddisfatto, perché il sottosegretario ha parlato d'altro. Io voglio leggerle, sottosegretario, i nomi dei soggetti che erano inquisiti nel procedimento penale di cui stiamo parlando: Ubaldi, Vignali, Frateschi, Manuele, Pinzuti, Bernini e Rampini. Di questi, la gran parte non sono stati toccati, direi quasi tutti; forse solo il sindaco Vignali era coinvolto nei procedimenti penali di cui lei ha parlato. Questi erano tutti cittadini amministratori: penso a Bernini, che era assessore; penso alla dottoressa Rampini, che era una dirigente del Comune, la quale è anche morta nel corso dell'inchiesta, quindi è rimasta con la spada di Damocle e con la gogna mediatica sul suo capo ancor prima di trovare il conforto di un'archiviazione. Quindi, io credo che la sua risposta sia assolutamente inaccettabile perché questi erano cittadini che avevano diritto ad avere la loro giustizia, l'archiviazione del loro procedimento già nel 2010, perché è del tutto evidente che le argomentazioni che lo stesso pubblico ministero esprime nella richiesta di archiviazione sono questioni di diritto, quindi non avevano bisogno di approfondimenti istruttori, non avevano bisogno di accertamenti ulteriori. È veramente sconfortante vedere che i cittadini, di fronte a questa malagiustizia, non trovano neppure il conforto di una verifica, sotto il profilo disciplinare, della condotta del magistrato. Pensiamo che gli stessi dirigenti della Guardia di finanza che avevano redatto quei rapporti ispettivi dai quali è scaturita l'inchiesta penale, e che sono stati ritenuti errati da parte del magistrato, hanno avuto promozioni, sono diventati anche generali della Guardia di finanza, in questi anni. Quindi, nessuno paga, nessuno paga per il fatto che dei cittadini onesti e incensurati sono rimasti per dieci anni sotto la spada di Damocle di un procedimento, hanno trovato conforto solo dopo dieci anni, con una archiviazione tardiva, e il Governo ci viene oggi a rispondere che così va bene e che la procura stava lavorando comunque. Ripeto, Presidente e sottosegretario, una risposta assolutamente deludente.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Ringrazio tutti i colleghi per le parole che hanno voluto rivolgermi.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga, Melilli e Scoma sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte degli onorevoli Marco Formentini ed Emilia Grazia De Biasi.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Marco Formentini, già membro della Camera dei deputati nella XI legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Comunico che è deceduta l'onorevole Emilia Grazia De Biasi, deputata dalla XV alla XVI legislatura, nonché Segretario dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati nella XVI legislatura. La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare a nome dell'intera Assemblea.

SILVIA FREGOLENT (IV). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Deputata Fregolent, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori? Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente, ci è stato riferito che, nell'ufficio di presidenza della Commissione finanze, un collega di LeU, il deputato Pastorino, riferendosi alla Ministra Bellanova l'avrebbe definita “posseduta”. Ora, io immagino che volesse dire posseduta di buonsenso ma capisco che, non avendo aggiunto di che cosa fosse posseduta la Ministra Bellanova, volesse semplicemente insultarla.

A nome di Italia Viva, ovviamente, chiedo che il collega si scusi con la Ministra, a nome non soltanto suo ma del gruppo, e che certi epiteti, anche durante un periodo di dialettica politica, non vengano mai utilizzati nei confronti, in generale, dei deputati, in particolare di una donna (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Deputata Fregolent, ovviamente abbiamo ascoltato il suo intervento sull'ordine dei lavori, impropriamente svolto sull'ordine dei lavori. Non è presente in Aula il deputato Pastorino e, quindi, nessuno di noi può, diciamo così, verificare la bontà delle sue affermazioni né, conseguentemente, risponderle. Quindi, quando i diretti interessati saranno presenti, se lo desidereranno, come è accaduto per lei, potranno prendere la parola e rispondere.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19 (A.C. 2835) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Binelli ed altri n. 1 e Zucconi ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2835: Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,08).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2835)

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Binelli e altri n. 1 il deputato Dara.

ANDREA DARA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, ci ritroviamo di nuovo qui oggi di fronte all'ennesimo provvedimento legato all'emergenza COVID che reca disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari. Ci troviamo qui oggi nuovamente a parlare di un decreto che ha già prodotto i suoi effetti, limitando nuovamente le libertà personali degli italiani, di cui il Parlamento dovrà, per l'ennesima volta, prendere atto, senza poter contribuire o entrare nel merito. Dall'inizio dell'emergenza COVID, ossia da dieci mesi a questa parte, sono ben venti i DPCM emanati d'urgenza, i quali, purtroppo, sono entrati in vigore in pochissimi giorni, senza lasciare un minimo tempo ai nostri concittadini, alle nostre attività commerciali e alle nostre partite IVA…

PRESIDENTE. Deputato Dara, la interrompo, le chiedo scusa, ma non si riesce ad ascoltare nulla di quello che dice. Quindi, aspettiamo che i deputati prendano posto, cessino di conversare tra loro, salvo trasferirsi al di fuori di quest'Aula per continuare, e poi le restituisco volentieri la parola. Attenda pazientemente con me. Deputata Polidori! Ci siamo? Prego, deputato Dara, riprenda il suo ragionamento.

ANDREA DARA (LEGA). Dall'inizio dell'emergenza COVID, ossia da dieci mesi a questa parte, sono ben venti i DPCM emanati d'urgenza, i quali, purtroppo, sono entrati in vigore in pochi giorni, senza lasciare un minimo di tempo ai nostri concittadini, alle nostre attività commerciali e alle nostre partite IVA di potersi organizzare, causando danni economici incalcolabili, senza contare le innumerevoli conferenze stampa su Facebook da parte del Presidente Conte dove annunciava sacrifici in cambio di una riapertura e un ritorno alla normalità in un breve periodo. Ne citiamo alcuni: ottobre 2020: “Chiudere adesso per salvare il Natale”; dicembre 2020: “Chiudiamo adesso per riaprire a gennaio”, per finire, proprio nel mese di gennaio, annunciando: “Servono misure più stringenti per evitare la terza ondata”. Cosa ci dobbiamo aspettare ancora, Presidente? Quello che vediamo tutti i giorni, da 15 giorni a questa parte, sono liti nella maggioranza e associazioni di categoria che annunciano bollettini di guerra. Fonti Censis parlano di 7,6 milioni di italiani che, a causa di questa pandemia, hanno visto peggiorare il loro tenore di vita; 600 mila poveri in più che si aggiungono ai 5 milioni di italiani che già facevano fatica a mettere un pasto caldo a tavola. Sempre fonti Censis parlano del 60 per cento di persone che hanno paura di perdere il lavoro nell'anno 2021. Fonti di Confcommercio parlano di 390 mila imprese chiuse e 120 miliardi bruciati. Dall'inizio della pandemia, tra lockdown e coprifuoco sono stati persi circa 578 mila posti di lavoro, di cui 8 mila posizioni del settore dell'agricoltura, 66 mila nell'industria, 504 mila nei servizi. E le previsioni per il 2021 non sono da meno: si parla di oltre un milione di posti di lavoro a rischio, che si vanno ad aggiungere a quelli già persi nel 2020. Qui si è fatto passare il messaggio che teatri, musei, cinema, palestre, ristoratori e ambulanti potrebbero essere i veri responsabili della diffusione del virus. Vedendo i dati dei contagi delle ultime settimane qualche dubbio ci viene, in realtà. Vedete, pur avendo a cuore la salute e il futuro sociale ed economico dei nostri cittadini, abbiamo molte volte provato, dai banchi dell'opposizione, a spiegarvi l'incostituzionalità degli atti che stavate facendo arrivare qui in Parlamento. Abbiamo molte volte ripetuto da questi banchi che il vostro operato era illegittimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma il Governo ha continuato imperterrito ad emanare DPCM con carattere d'urgenza che andavano via via a limitare sempre più le libertà basilari dei cittadini e a danneggiare fortemente l'economia del Paese e a noi tutto questo non sembra normale.

Ma veniamo, comunque, ad altri aspetti di incostituzionalità di questo provvedimento, che spieghiamo ampiamente nella nostra questione pregiudiziale che abbiamo depositato. Preciso che l'incostituzionalità non è solo avanzata dai deputati di opposizione ma è avanzata da autorevoli giuristi e costituzionalisti. La nostra Costituzione non autorizza la sospensione dei diritti fondamentali e il Presidente del Consiglio, che è uomo di legge, dovrebbe ben saperlo. Quindi oggi, con la nostra pregiudiziale, vi chiediamo per una volta di ascoltarci, di accogliere questa questione pregiudiziale su cui la Lega voterà fermamente e convintamente a favore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il deputato Riccardo Zucconi ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, signor Presidente. Con questa pregiudiziale, premesso: che il provvedimento in esame reca ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19; che il provvedimento segue di appena 16 giorni il precedente decreto-legge, adottato dal Governo in materia di contrasto al Coronavirus e volto a rendere ancora più stringenti le limitazioni e i divieti già in parte previsti; che il nuovo decreto-legge interviene, quindi, a disporre ulteriori limitazioni alle libertà fondamentali dell'individuo, sancite e tutelate dalla nostra Corte costituzionale ma ciononostante oggetto di ripetuti interventi di compressione messi in atto dal Governo sin dall'inizio della pandemia; che lo stato di emergenza di per sé non legittima l'adozione di disposizioni che sospendono l'esercizio delle libertà individuali da parte dei cittadini, tanto meno laddove queste siano avvenute e avvengano attraverso lo strumento del DPCM. In questo caso, inoltre, occorre ricordare ancora le molte voci che hanno sancito questa impossibilità, ultima ma certamente non meno autorevole una sentenza del tribunale di Roma, che sostanzialmente certifica che la limitazione ai diritti fondamentali e costituzionalmente garantiti, in sostanza, che si è verificata nel periodo di emergenza non è dovuta dall'intrinseca diffusione della pandemia ma dall'adozione esterna dei provvedimenti di varia natura, normativi e amministrativi, i quali, sul presupposto dell'esistenza di un'emergenza sanitaria, hanno eliminato alcune libertà fondamentali e, quindi, i danni avvengono non solo perché c'è una pandemia, ma sono danni provvedimentali e addirittura la legislazione che si è avuta nel frattempo ha aggravato sostanzialmente la situazione. Inoltre, il decreto-legge in esame richiama il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 dicembre, il quale a sua volta era stato adottato sulla scia dell'approvazione del decreto-legge del 2 dicembre, ingenerando, quindi, una sorta di catena normativa dalla dubbia legittimità costituzionale. In particolare, poi, l'articolo 1 del provvedimento in esame stabilisce che nei giorni festivi e prefestivi compresi fra il 24 dicembre e il 6 gennaio sull'intero territorio nazionale dovrebbero essere applicate le misure previste dal citato DPCM per le cosiddette “zone rosse”, vale a dire le zone a massimo rischio, mentre nei restanti giorni dovranno essere applicate le misure previste per le cosiddette “aree arancioni”. Con tali disposizioni il Governo ha ritenuto di trasformare in zone arancioni o rosse intere regioni dell'Italia che non erano mai state classificate come tali e ha ritenuto di imporre quindi, in modo del tutto arbitrario, delle severe limitazioni della libertà personale, senza alcuna evidenza scientifica o motivo oggettivo. Beh, in questo caso dobbiamo ricordare che all'interno della stessa sentenza si dice che tutti gli atti amministrativi - e il DPCM è uno di questi - in base all'articolo 3 della legge n. 241 del 1990 devono contenere una precisa motivazione, che manca però. Si fa riferimento per relationem ai verbali del CTS, i quali segnalano, per esempio, per la categoria della ristorazione e del pubblico esercizio, i verbali li abbiamo acquisiti tutti, mai si parla chiaramente di obbligo di chiusura di quelle imprese. Si limita a raccomandazioni che riguardano il protocollo di sanificazione e la distanza di un metro delle persone che vanno nei ristoranti e nei bar. Quindi carenza di motivazione anche dei DPCM, all'interno dei quali si vanno a cercare le norme per dichiarare le zone rosse. Premesso che a tal proposito giova ricordare come anche a fronte dell'adozione del provvedimento in esame - come già peraltro è accaduto anche con il decreto-legge del 2 dicembre - alcuni presidenti di regione… Presidente, scusi… Presidente, ci sono degli eccessi …

PRESIDENTE. Colleghi, collega Marin, colleghi deputati! I concetti che ogni volta siamo costretti a esprimere sono tutto sommato abbastanza elementari. Non è che ci sia il divieto di conversare. Deputato Mulé, le chiedo scusa. Non c'è il divieto di conversare, ma non lo si può fare qui e tanto meno quando ci sono dei deputati che stanno parlando. Ci si sposta, Montecitorio è un palazzo ampio, e non si disturba in Aula. Prego, deputato Zucconi, riprenda il suo ragionamento.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). La ringrazio, Presidente. Quindi, fatta notare la reiterazione continua di decreti a pochi giorni uno dall'altro, che stravolgono e limitano le libertà fondamentali delle persone e la libertà di impresa; fatto notare che si richiamano provvedimenti presi attraverso DPCM che hanno la natura di atti amministrativi; rilevato e premesso che tali critiche evidenziano come il presente decreto-legge sia stato adottato in palese violazione delle previsioni costituzionali che autorizzano il Governo all'emanazione di atti con forza di legge solo in casi eccezionali, caratterizzati appunto dalla straordinaria necessità ed urgenza; premesso, in ultimo, che il provvedimento in esame ha nuovamente modificato, ad appena due settimane di distanza dalle precedenti determinazioni, il quadro giuridico di riferimento per tutti i cittadini, facendo venir meno quel principio di certezza del diritto, che è un pilastro del nostro ordinamento; si chiede quindi che la Camera deliberi di non procedere all'esame del disegno di legge n. 2835 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Intervengo in merito alle pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate su questo decreto e mi atterrò ovviamente, in questa fase del dibattito, scrupolosamente all'oggetto del tema e alla peculiarità di questa fase, che è quella appunto di esprimersi su rilievi presunti di incostituzionalità delle norme che vengono presentate. I colleghi delle opposizioni sostanzialmente fanno perno su tre elementi a loro dire critici, ossia il mancato rispetto del principio di ragionevolezza delle norme proposte in relazione appunto all'adozione del decreto, la limitazione di alcune libertà fondamentali e la mancanza di concertazione.

Sul mancato rispetto del principio di ragionevolezza, vorrei dire che, in relazione a questo decreto, noi non ravvisiamo pregiudiziali o vizi di costituzionalità, anzi, pensiamo che il principio di ragionevolezza che fa leva sul parametro costituzionale fissato dall'articolo 3 della Carta che si configura come un criterio generale di congruenza degli strumenti legislativi rispetto alle finalità che devono essere perseguite, ovvero di adeguatezza e necessarietà del mezzo rispetto al fine, sia rispettato.

Non si capisce, non è dato sapere, non si riesce a comprendere perché le pregiudiziali in esame ritengano che questo decreto si ponga in violazione rispetto a questo principio, posto che la straordinaria necessità e urgenza di intervenire su una serie di disposizioni emergenziali trova specifico conforto nell'articolo 77 della Costituzione. Sarebbe del tutto assurdo, quindi, ritenere che in una contingenza come quella che stiamo attraversando l'intervento di provvedimenti provvisori con forza di legge debba ritenersi illegittimo. Tanto meno può ritenersi che essi difettino sul piano della congruità, posto che tutte le misure sono rigorosamente preordinate al contenimento del contagio e alla tutela della salute dei cittadini.

Sul secondo punto di attacco mosso dalle opposizioni, ovvero quello della limitazione delle libertà fondamentali, sul piano delle fonti tutte le garanzie approntate dalla Carta costituzionale risultano preservate dal testo in esame. Le riserve di legge previste da quest'ultima, in relazione ai diritti e alle libertà interessate dalle misure di contenimento, sono pienamente soddisfatte …

PRESIDENTE. Deputato Di Maio, le chiedo scusa, sono costretto ad interrompere anche lei. Non credo che sia per ragioni di carattere politico, sarà probabilmente un'effervescenza “post natalizia”, tuttavia questa modalità non è tollerabile. I colleghi deputati devono attenersi al rispetto più elementare nei confronti dei colleghi che stanno parlando, mantenere un atteggiamento di disciplina, di silenzio; se hanno delle necessità si devono recare fuori dall'Aula e non devono disturbare i nostri lavori. Deputata Bartolozzi, sto parlando anche con lei. Deputato Cantalamessa. Prego, deputato Di Maio, a lei la parola.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie Presidente. Dicevo che le garanzie sulla tutela delle libertà fondamentali previste dalla Carta costituzionale risultano pienamente soddisfatte dall'adozione di un atto normativo di natura primaria. È soddisfatto anche il presupposto di cui all'articolo 77 della Costituzione, cioè quello della sussistenza della straordinaria necessità e urgenza. Il decreto-legge, a questo proposito, si è preoccupato di andare a tutelare il diritto principe della Costituzione, ovvero il diritto alla salute. Non solo, esso si è andato ad innestare su una cornice normativa particolarmente solida, grazie anche al lavoro che abbiamo svolto in Parlamento, oltre che dalla Costituzione in prima istanza, anche sul piano sottostante, con il nuovo codice della protezione civile, che è stato adottato nel 2018; la delibera dello stato di emergenza nazionale è stata approvata sulla base di questo decreto legislativo. Le disposizioni in esame, pertanto, rientrano, a nostro giudizio, pienamente fra quelle misure eccezionali adottabili al ricorrere di così gravi emergenze, come peraltro espressamente affermato dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 418 del 1992. Infine, sulla mancanza di concertazione, anche su questo piano a nostro avviso le pregiudiziali in esame non colgono nel segno. La cornice normativa delle misure di contenimento prevede il coinvolgimento di vari soggetti, a partire dal Ministro della Salute, dell'Interno, della Difesa, dell'Economia e delle Finanze e di altri dicasteri, fino ai presidenti di regione interessati, senza dimenticare che ogni provvedimento - anche qui, in ragione di una richiesta di un intervento che abbiamo, tra l'altro con larghissima maggioranza, approvato qui in Parlamento - viene preventivamente illustrato alle Camere per il recepimento di eventuali indirizzi che il Parlamento vorrà dare al Governo (tra l'altro, cosa che si ripeterà domani). Quindi, per tutte queste ragioni noi riteniamo, Presidente, che non sussistano le condizioni per le pregiudiziali di costituzionalità e voteremo contro i testi presentati dall'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Io vorrei dire rapidamente la ragione per la quale noi votiamo “no” a queste pregiudiziali e poi spiegare però che dei problemi esistono, anche se non sono trattati dalle pregiudiziali. Le pregiudiziali usano due argomenti opposti, ambedue sbagliati. Il primo argomento è sempre il solito, sulla illegittimità dei DPCM, ma, appunto, la riserva di legge della Costituzione - in particolar modo sulla libertà di movimento - consente di mettere norme di principio in un decreto e norme di dettaglio nei DPCM, quindi non c'è nulla di illegittimo. L'altro argomento è opposto: “Avete fatto un decreto per un breve periodo”. Sì, ma l'alternativa era fare un DPCM che andava a intaccare i diritti e quindi non si poteva fare; era giusto fare un decreto anche per un breve periodo. Quindi, le pregiudiziali vanno bocciate e basta. Però, ci sono dei problemi, ci sono dei problemi effettivi e io invito il Governo a farsene carico per i successivi decreti, che purtroppo ci seguiranno in questa fase di emergenza, perché noi abbiamo parlato di monocameralismo di fatto: qual è una delle cause del monocameralismo di fatto? È che un decreto deve attenderne altri per mangiarseli, il cosiddetto fenomeno dei “decreti Minotauro”. Se noi non riduciamo questo fenomeno, convertendone uno per uno, avremo sempre il monocameralismo di fatto. Ora, nel primo biennio della scorsa legislatura ci sono stati 13 casi - 13 casi - di decreti assorbiti in due anni. Noi, dai primi di marzo, abbiamo già, in 10 mesi, 13 casi; cioè, abbiamo fatto un'operazione per cui in 10 mesi abbiamo questa prassi anomala, che corrispondono ai due anni della scorsa legislatura. Li vorrei citare per far capire l'ampiezza: il decreto 9 “Emergenza” è finito nel “Cura Italia”, il decreto 11 “Emergenza” è finito nel “Cura Italia”, il 14 “Emergenza”, anche lui, nel “Cura Italia”; il 29 “Giustizia” è finito nel 28, il 52 è finito nel “Rilancio”; il 103 è finito nel 104, il 111 nel 104; il 117, sulle elezioni, nel 104, il 129, sulla riscossione, è finito nel proroga emergenza 125, mentre il 148 è finito nel 125; il 149, il 154, il 157 e i “Ristori” sono tutti finiti nel 137; infine, qui abbiamo il “Natale 1” e “Natale 3” che vanno nel “Natale 2”. Ora, va tutto bene: c'era un periodo di vacanza, c'era un periodo di non sessione e va bene così, ma da qui in poi non facciamoli più, perché questo è un problema per i cittadini che non capiscono nulla della successione delle norme nel tempo ed è un problema perché la seconda Camera che riceve il testo non lo può emendare. Quindi, va tutto bene: bocciamo le pregiudiziali, ma il Governo ci risparmi pro futuro questi fenomeni, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie a lei deputato Ceccanti. Ha chiesto di parlare la deputata Dalila Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI (M5S). Grazie Presidente, all'esame odierno dell'Assemblea abbiamo le questioni pregiudiziali che sono state sollevate dalle opposizioni al disegno di legge di conversione del decreto n. 172 del 2020, appunto il cosiddetto decreto Natale. Il decreto si pone il duplice obiettivo di varare misure urgenti per le festività natalizie e di contemperare la chiusura di determinate categorie produttive, particolarmente colpite dalle restrizioni alla circolazione, con un contributo a fondo perduto. Nonostante il mondo intero abbia salutato con grande sollievo l'approvazione da parte delle autorità sanitarie dei vaccini anti-COVID, è inconfutabile che, per ragioni squisitamente farmacologiche e per ragioni prettamente logistiche, il loro reale apporto all'appiattimento della curva del contagio non potrà che avvenire nell'arco di qualche mese, se non addirittura di un anno. Quindi, medio tempore, non possiamo che limitare i contatti tra gli individui. L'abbiamo detto più volte; stiamo vivendo un momento storico, una fase storica e non è certo questa la prima pandemia che ha colpito l'intera umanità, ma è senz'altro la prima volta nella storia che l'essere umano tenta di governarne le sorti, e lo fa con gli strumenti a sua disposizione, cioè la legge e la scienza. A riprova di questo è ciò che è stato deciso anche dai nostri vicini europei: in Germania è stato decretato un lockdown totale dal 16 dicembre al 10 gennaio (dal 24 al 26 dicembre si sono potute ospitare a casa fino a 4 persone); in Francia è stato consentito al massimo a 6 persone di mettersi a tavola, con il coprifuoco dalle 20 alle 6; in Spagna, sebbene ogni comunità abbia adottato regole diverse, si è scelta comunque la linea dura e a Madrid non più di 6 persone a tavola, bambini inclusi. Simili restrizioni in Austria, in Belgio, in Olanda, ma anche fuori dall'Unione europea, nel Regno Unito, in Svizzera.

Ecco, un anno fa certo nessuno di noi avrebbe mai creduto che fosse stato necessario arrivare a tanto, onestamente però - e lo dico con il massimo rispetto verso le opposizioni - anche in considerazione di quanto stabilito negli altri Paesi europei, si può davvero affermare che non esistano profili di straordinaria necessità ed urgenza, proprio quando si tratta di prevenire l'aggravamento dell'emergenza epidemiologica, in un periodo di due o tre settimane, durante il quale è facilmente prevedibile un aumento dei contatti tra estranei? Ecco, questa banale eccezione, alla base di alcune questioni pregiudiziali all'esame, ci trova totalmente in disaccordo, Presidente, anzi ci disarma, perché le forze politiche che hanno la responsabilità di governare regioni popolose come Stati europei e che, con le delibere delle loro giunte, limitano la libertà personale dei propri cittadini in nome del principio costituzionale del diritto alla salute, ecco, non possono onestamente muovere critiche a Roma, se, per lo stesso principio, in un contesto di straordinaria necessità ed urgenza, si decretano misure maggiormente restrittive su tutto il territorio nazionale per un periodo così particolare dell'anno.

Ma allora cominciamo a dire con fermezza qual è stato il vero problema nell'affrontare la pandemia: non di certo l'uso dei DPCM da parte del Presidente Conte, altro tema presente nelle questioni pregiudiziali di oggi, che è stato utilizzato come mezzo eccezionale, in un momento eccezionale, ma sempre nell'alveo della Costituzione e a maggior ragione direi, visto che la normativa prevista nel DPCM viene ripresa dal decreto-legge in esame e quindi inserita in una fonte di diritto primario, peraltro sottoposta alla conversione in legge. Quindi, non di DPCM parliamo, ma forse vogliamo parlare del nostro sistema pseudofederalista, nato con la riforma del Titolo V della Costituzione, che su materie fondamentali come la salute ha consentito la nascita di un Leviatano con venti teste regionali; parliamo di questo, allora: possiamo ancora permetterci una legislazione concorrente nella sanità, e si è visto con i dati epidemiologici richiesti dal Ministero della Salute, perché il dato epidemiologico è il vero driver che avrebbe potuto aiutarci ancor più velocemente, se avessimo avuto l'accesso in maniera univoca a questi flussi, invece avevamo vari sistemi informatici diversi, come se la rete ferroviaria italiana fosse costituita da venti tipi di binari differenti ed ogni volta, per passare da una regione all'altra, fossimo costretti a cambiare treno.

Quindi, le riflessioni sono molte, non ci sono dubbi sulla necessità ed urgenza di questa conversione in legge del decreto e quindi dichiaro il voto contrario del MoVimento 5 Stelle alle pregiudiziali, e continuiamo insomma a ragionare sulla riforma del Titolo V (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente…

PRESIDENTE. Mi consenta un'ulteriore interruzione, deputato Sisto, le chiedo scusa, ma non abbiamo alternative. Invito i colleghi deputati a fare silenzio, altrimenti mi trovo costretto a sospendere la seduta, perché non è possibile, già abbiamo la difficoltà degli interventi con la mascherina, l'audio è comunque difficile da ascoltare, quindi i colleghi deputati, anche per una questione di educazione, ma si aggiungono le questioni tecniche appena citate, devono comunque restare in Aula, se vogliono, in silenzio. Chiedo la collaborazione anche dei commessi, oltre che dei Questori, perché la giornata non è cominciata bene. È necessario mantenere un atteggiamento consono a quest'Aula e consentire ai colleghi di svolgere il proprio intervento. Riproviamo, deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie Presidente, se mi consente, anche per rispetto dell'importanza delle questioni di pregiudizialità costituzionale, ci stiamo occupando di valutare la compatibilità del provvedimento con la Costituzione. Dopo avere appreso che la parola Natale è stata utilizzata da Ungaretti, da Dickens, da De Gregori e anche da noi in quella bella performance dello scorso anno, abbiamo un decreto-legge Natale. Beh, qualcuno direbbe: Natale è passato. Allora, il primo grande paradosso di questo provvedimento è che, se noi dovessimo dichiararne la incostituzionalità, sarebbe un'incostituzionalità inutile, perché ormai il decreto-legge ha spiegato completamente, almeno per l'articolo 1, tutti i suoi effetti. E questa è la ragione per cui c'è una genetica incostituzionalità, cioè la democrazia rappresentativa di tipo parlamentare è finita. È finita! Questo rincorrersi dei decreti-legge, in cui uno più tre fa due, come in questo caso, ci dimostra che questo è un Governo che ci porta verso il bypass della democrazia parlamentare, ed è il vero problema di questi decreti-legge. Quando si dice che il DPCM è uno strumento consentito, perché secondario rispetto ai principi, dipende dal DPCM. Questi DPCM sono fonte primaria degli obblighi, non sono una fonte derivata: sono assolutamente incostituzionali e inaccettabili. Sono usati dal Presidente Conte come l'editto del satrapo, una sorta di diktat, con cui impone dei principi, che, non tanto per i contenuti, quanto per la forma, sono inaccettabili. E la mancanza di controllo, Presidente, costituisce un leitmotiv inaccettabile. Aggiungerò, da un punto di vista patologico, che qui non siamo di fronte alla fine del monocameralismo: siamo alla morte della democrazia parlamentare. Questo susseguirsi di provvedimenti rende il Parlamento, ancora una volta, completamente inutile. Ma, udite, udite, nel PNRR di recente conio, vi è un'invocazione protasi del Governo…

PRESIDENTE. Deputato Sisto, le chiedo scusa ancora.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Prego, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi deputati, ultimo appello. Ognuno riprenda la propria posizione, cortesemente. Vi ricordo che abbiamo l'obbligo del distanziamento fisico. Non si possono tenere capannelli in Aula, in spregio alle regole che ci siamo dati e che abbiamo condiviso. Non si possono dare le spalle alla Presidenza. Non è possibile confabulare e dialogare all'interno dell'Aula in piedi, con capannelli, per le ragioni che ho appena richiamato. E chi ha bisogno di parlare, come già detto altre volte, lo può fare tranquillamente nei luoghi preposti, non in Aula. Ci siamo? Prego, deputato Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Riprendo dalla invocazione protasi: siamo di fronte ad un Governo, che in questo fondamentale documento richiama la necessità di un iter parlamentare. Io mi sono chiesto: perché in questo documento vi è il richiamo all'iter parlamentare e, quando si sfornano e si coniano DPCM nuovi e seminuovi, il Parlamento è completamente fatto fuori e non conta un fico secco? Semplice, perché adesso il Governo è debole e ha bisogno dell'appoggio del Parlamento. E questo è scandaloso: quando ritiene di avere i numeri, fa a meno del Parlamento; quando sente una debolezza, ha bisogno dell'apporto parlamentare. E questo, Presidente, sulla incostituzionalità di questi provvedimenti, ha certo la sua rilevanza. Se io sforno provvedimenti di questo genere in modo arbitrario, in modo non consentito, in modo che cozza completamente con l'articolo 13 e con l'articolo 16 - chi sa, sa bene che sono due norme completamente diverse e che l'una non è dipendente dall'altra - è chiaro che qui siamo di fronte ad un abuso dei poteri del Presidente del Consiglio, che, in qualche maniera, veste di autoritarismo quello che non gli è consentito vestire come tale. Allora, io credo che, di fronte alla confessoria invocazione del Parlamento, nell'ambito del PNRR - io ho letto attentamente la parte sulla giustizia e devo dire che siamo di fronte ad una catastrofe giudiziaria, vera e propria -, si invocano gli iter parlamentari, consapevoli di una ontologica debolezza. E un Governo debole che scrive provvedimenti incostituzionali, non avrà mai il nostro appoggio.

Forza Italia non lo appoggerà mai! Lo dico con molta chiarezza e con molta fermezza, perché nessuno si illuda che qualche numero possa venire da chi ha difeso sempre i principi esattamente opposti a quelli che questo Governo pretende di proporre. Allora, Presidente, noi voteremo convinti questa questione di costituzionalità, non tanto e solo per i provvedimenti, ma perché questi provvedimenti sono la espressione patologica - patologica! - di chi non sa che farsene della democrazia parlamentare e cerca di sopravvivere, travolgendo tutto e tutti. Non si può, a seconda delle occasioni, invocare il Parlamento, dismetterlo, farne una cosa propria. Noi, coerentemente ed in linea con quelli che sono i valori che il Presidente Berlusconi ha sempre sostenuto e noi sosteniamo, voteremo contro il modo incostituzionale di governare da parte di questa maggioranza e saremo fermi, sempre e costantemente, in un'opposizione ferma e responsabile, nell'interesse degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Binelli ed altri n. 1 e Zucconi ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall'Unione europea (A.C. 2845) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1, Sisto ed altri n. 2 e Prisco ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2845: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2020, n. 183, recante disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, di realizzazione di collegamenti digitali, di esecuzione della decisione (UE, EURATOM) 2020/2053 del Consiglio, del 14 dicembre 2020, nonché in materia di recesso del Regno Unito dall'Unione europea.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2845)

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Iezzi ed altri n. 1 il deputato Igor Giancarlo Iezzi. A lei la parola.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, purtroppo constato che ripartiamo esattamente da dove ci siamo lasciati: il continuo ricorso alla decretazione d'urgenza denota il forte sbilanciamento degli equilibri dei poteri previsti dal dettato costituzionale, che ha spostato, di fatto, in capo al Governo ogni potere regolatorio ed imposto una compressione dei poteri legislativi delle Camere. Il reiterato uso della decretazione d'urgenza come normale prassi legislativa, già oltremodo abusato da un Governo che opera, ormai da un anno, in perenne stato di emergenza a causa della pandemia da COVID-19, produce, da un lato, un vulnus all'articolo 70 della Costituzione, che affida la funzione legislativa collettivamente alle due Camere e, dall'altro, uno svuotamento e una mortificazione del ruolo del Parlamento e dei parlamentari. Il decreto-legge, infatti, comporta - come abbiamo, tra l'altro, visto oggi in Commissione - anche l'imposizione di termini temporali insufficienti per l'esame parlamentare e per l'attività emendativa, imponendo modalità che precludono un approfondimento consapevole da parte delle Camere.

Il Governo ha scelto di inserire le proroghe di tutti i termini in scadenza al 31 dicembre 2020 in un apposito decreto-legge, nel quale ha altresì inserito anche disposizioni in materia di organizzazione delle pubbliche amministrazioni e di innovazione tecnologica, configurandolo come un “decreto omnibus” privo, nel suo complesso, del requisito di necessità e urgenza, di cui all'articolo 77, secondo comma, della Costituzione. Giova ricordare che il Governo avrebbe potuto predisporre puntuali e delimitate proroghe in scadenza, essenziali ed indispensabili, in un apposito emendamento durante l'esame del disegno di legge di bilancio, ma ha preferito procedere con l'ormai consolidata prassi del decreto cosiddetto omnibus, nonostante fosse nella facoltà del Governo intervenire con gli strumenti normativi ordinari e nel rispetto della funzione legislativa che la Costituzione riconosce al Parlamento per affrontare il termine della proroga dei termini di disposizioni legislative che sarebbero scadute il 31 dicembre del 2020.

È indubbio che i cosiddetti decreti Milleproroghe, adottati dai Governi a maggioranza di sinistra come prassi consolidata, adducendo quale unica giustificazione la necessità di assicurare l'efficienza e l'efficacia dell'azione delle diverse amministrazioni interessate, ma che, in realtà, serve unicamente a correggere errori, compensare ritardi e mancate decisioni, rappresentino una grave stortura dell'iter normativo, peraltro nell'attuale periodo storico nel quale sarebbe bene che il Parlamento si occupasse, invece, delle importanti questioni economiche - queste sì improrogabili ed urgenti - che attanagliano l'Italia e gli italiani a causa dell'emergenza sanitaria che si è determinata.

A tal proposito, è utile richiamare in questa sede la giurisprudenza della Corte costituzionale sull'omogeneità di contenuto dei decreti-legge, in particolare la sentenza n. 22 del 16 febbraio 2012, che è intervenuta proprio su un decreto di proroga dei termini, dalla quale, poi, è scaturita anche una lettera che l'allora Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente del Consiglio e ai Presidenti dei due rami del Parlamento all'epoca in carica, il 23 febbraio del 2012.

La Corte allora ha affermato che “i cosiddetti decreti Milleproroghe (…), sebbene attengano ad ambiti materiali diversi ed eterogenei, devono obbedire alla ratio unitaria di intervenire con urgenza sulla scadenza di termini, il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento o di incidere su situazioni esistenti - pur attinenti ad oggetti e materie diversi - che richiedono interventi regolatori di natura temporale”. Del tutto estranea a tali interventi è la disciplina a regime di materie o settori di materie rispetto alle quali non può valere il medesimo presupposto della necessità temporale e che possono, quindi, essere oggetto del normale esercizio del potere di iniziativa legislativa, di cui all'articolo 71 della Costituzione, eventualmente inserendo le discipline estranee alla ratio unitaria del decreto, ove presentino profili autonomi di necessità ed urgenza, in atti normativi urgenti del potere esecutivo distinti e separati.

Sul punto appena richiamato, dubbi si sollevano in merito alle disposizioni recate dall'articolo 1, commi 14 e 15, che, di fatto, prorogando addirittura al 31 gennaio 2022 le norme che disciplinano l'attività, l'operato e le forme di copertura dei servizi di informazione per la sicurezza, operano in sordina un'anticipazione della riforma dei servizi segreti all'interno di un decreto-legge omnibus, che vorrebbe configurarsi come mera proroga di termini.

Ancora, l'articolo 2, comma 1, interviene sui processi amministrativi di rilascio e di rinnovo dei permessi di soggiorno in favore degli stranieri non perché la proroga sia urgente, ma perché è solo necessaria a giustificare il ritardo dell'amministrazione pubblica nel fare quello che una legge aveva previsto di fare in un determinato tempo e, cioè, la realizzazione di un canale informatico in grado di consentire l'acquisizione dei certificati anagrafici.

Non è presente, invece, all'articolo 3, la proroga di 50 milioni di cartelle esattoriali che dal 1° gennaio rischiano di arrivare a casa di milioni di famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), proroga necessaria ed urgente in considerazione del perdurare dell'eccezionalità della situazione economica, nonché della sua gravità.

Il decreto-legge che arriva all'esame non rispetta, dunque, né i requisiti sull'omogeneità di contenuto prescritti dalla Costituzione, ampiamente declinati dalla giurisprudenza costituzionale, né, tanto meno, quelli della necessità ed urgenza. A nulla serve, poi, il fatto che le proroghe siano state raggruppate per settori di materie in appositi articoli separati nel tentativo di superare l'incostituzionalità delineata dalla Corte con la nota sentenza citata prima n. 22 del 2012. Per tutti questi motivi, riteniamo imprescindibile di non procedere all'esame di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 2 il deputato Roberto Rosso. A lei la parola.

ROBERTO ROSSO (FI). Presidente, si rinnova anche quest'anno il consueto rituale dell'apoteosi dell'eterogeneità dei provvedimenti, il famigerato “decreto Milleproroghe”. Da un'attenta disamina del provvedimento emerge chiaramente come sia strutturato da una serie di disposizioni che intervengono su numerosi ambiti e, pur risultando pervase dalla comune finalità di prorogare o differire i termini previsti da disposizioni legislative vigenti, non risultano né idonee, né conformi a superare il vaglio di ragionevolezza e, dunque, di costituzionalità.

Da tempo, la Corte costituzionale ha delineato i binari entro i quali l'utilizzo della decretazione di urgenza sia da ritenersi conforme al dettato costituzionale e, soprattutto, a partire dal 2012 ha anche definito i criteri e i parametri ai quali il legislatore deve conformarsi in occasione del “decreto Milleproroghe”. Il giudice delle leggi ha chiarito che, per il provvedimento in questione, è necessario osservare, in maniera ancora più rigorosa, i criteri dettati dall'articolo 77 della Costituzione sulla decretazione di necessità e urgenza e, in particolare, salvaguardare il profilo dell'omogeneità delle previsioni contenute nel decreto e della coerenza tra le singole norme e il titolo stesso. In considerazione di quanto asserito dalla Consulta, siamo di fronte a una violazione plateale di quelli che sono i criteri enunciati dalla Corte costituzionale a salvaguardia della legittimità dello stesso atto normativo, in quanto il provvedimento in esame investe una pluralità di materie in maniera assolutamente disparata e disarticolata. I rinvii e le proroghe di termini legislativi intervengono con differimenti disomogenei su un ampio ventaglio di materie negli ambiti più svariati di interesse dei singoli ministeri, nonché in merito ai termini correlati con lo stato di emergenza COVID. Nello specifico, nei gangli di una serie di riferimenti normativi si celano rinvii e proroghe di disposizioni attualmente vigenti, per i quali si ravvisa non solo un problema di valutazione della straordinaria necessità e urgenza, ma è possibile evidenziare altresì una ordinaria attività di normazione posta in essere dal Governo, che, non rispettando i termini per gli adempimenti previsti con legge, ne dispone la proroga, accrescendo così l'incertezza dei destinatari delle norme circa l'effettiva necessità di conformarsi ai termini previsti dalle stesse. Il perpetuarsi di deroghe alle procedure ordinarie di predisposizione di provvedimenti normativi, che, nel corso della presente legislatura, stanno assumendo la forma di decreti omnibus, oltre a rappresentare un'alterazione degli equilibri istituzionali riconducibili al rapporto tra Governo e Parlamento, determina un'evidente lesione delle prerogative parlamentari nell'esercizio della funzione legislativa. Molti dei casi di proroga dei termini contemplati nel provvedimento in oggetto sono assolutamente privi dei requisiti di necessità e urgenza, oltretutto straordinari, come previsti dal secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione. Un esempio per tutti: la disposizione che prevede la proroga fino al 30 giugno 2021 del blocco degli sfratti per morosità. Il nuovo blocco degli sfratti, oltre a creare i presupposti per la paralisi della locazione immobiliare, rileva delle serie problematiche sia dal punto di vista della legittimità costituzionale, ponendosi in netto contrasto con il diritto di proprietà previsto all'articolo 42 della Costituzione, nonché con la libertà di iniziativa economica, di cui all'articolo 41 della Costituzione, e sia perché sancisce lo svuotamento del provvedimento giurisdizionale di sfratto e la sproporzionata dilazione del processo esecutivo, che, con questa deroga, arriva a 16 mesi. Pur essendo ipotizzabile che una misura vincolistica di tale portata possa trovare giustificazione nell'esigenza di protezione dei conduttori o degli affittuari, si evidenzia che, come rilevato peraltro dalla Corte costituzionale, la compressione dei diritti soggettivi costituzionalmente riconosciuti alla persona può essere discrezionalmente disposta dal legislatore per garantire l'adempimento degli inderogabili doveri di solidarietà politica, economica e sociale, di cui all'articolo 2 della Costituzione, purché nel rispetto di criteri di proporzionalità, ragionevolezza ed efficacia. Ebbene, il blocco degli sfratti non rispetta i criteri di proporzionalità, perché riguarda tutti gli sfratti, senza distinzione tra morosità colpevole o incolpevole, senza distinzione tra sfratti per morosità antecedenti alla pandemia, che sono la maggioranza in questo momento, e sfratti per morosità nati in epoca COVID. La proroga al blocco degli sfratti non è nemmeno ragionevole, perché non distingue tra situazioni estremamente diverse di origine dello sfratto stesso e viola palesemente il diritto di proprietà, espropriando il proprietario dal diritto di disporre del bene, ma mantenendo incredibilmente la tassazione sull'immobile. Inoltre, invece di far ricadere sull'intera collettività l'onere di protezione dei conduttori, lo attribuisce esclusivamente al proprietario, che, oltre a dover sopportare il mancato introito del canone di affitto, deve subentrare all'inquilino nelle spese condominiali ordinarie e di riscaldamento, senza che sia previsto dalla norma un confronto tra la reale condizione economica del conduttore e del proprietario.

Quest'ultimo potrebbe trovarsi in una situazione di difficoltà economica superiore all'inquilino, aggravata da linee dall'inadempimento contrattuale della controparte. Il blocco degli sfratti, infine, non risponde nemmeno al criterio dell'efficacia, perché la giusta finalità di proteggere gli inquilini morosi incolpevoli non può ridursi a un rinvio nel tempo del problema, senza costruire un piano di aiuti, finanziato dallo Stato e non dai singoli, che consenta ai comuni di reperire alloggi per chi, prima o poi, purtroppo, rimarrà senza un tetto sulla testa.

Il risultato di questa proroga, incostituzionale, sarà devastante. Da quest'estate dovremo fronteggiare l'emergenza di decine di migliaia di esecuzione immobiliare, tutte nello stesso periodo, senza che il Governo abbia implementato alcun progetto di nuova edilizia pubblica e di aiuti. Dovremo fronteggiare l'immissione sul mercato degli immobili messi all'asta per morosità nei confronti dei condomini e delle banche mutuanti, a causa dell'indigenza dei proprietari, provocata anche da questo provvedimento. Tale massiccia svendita provocherà un crollo dei prezzi degli immobili e cosa farà il Governo in questo caso? Nazionalizzerete gli immobili messi all'asta o farete un “Salva banche”? Il crollo del valore degli immobili sarà un'ulteriore beffa nei confronti di chi, con una vita di sacrifici, è riuscito a comprare un alloggio da lasciare come abitazione e sicurezza economica ai figli. E tutto questo perché non avete voluto discutere in Parlamento un piano emergenziale per la casa, che deve ovviamente proteggere gli inquilini in difficoltà, ma deve anche ristorare i proprietari, aiutare i condomini a non fallire e, a ricaduta, aiutare il settore dell'edilizia a sopravvivere. Invece, avete preferito rinviare il problema con un provvedimento incostituzionale, consci che tra sei mesi, molto probabilmente, non sarete voi a occuparvi delle conseguenze. Da questo esempio emerge come alcune disposizioni non abbiano alcuna attinenza con esigenze indifferibili e urgenti, o con semplici proroghe e differimenti di termini, ma piuttosto con altre valutazioni, anche di tipo politico e, pertanto, assolutamente estranee all'ambito della decretazione d'urgenza.

Il provvedimento è, quindi, evidentemente viziato dal punto di vista della legittimità costituzionale: è per questo che, come gruppo di Forza Italia, chiediamo all'Aula di approvare la nostra questione pregiudiziale e di impedire il passaggio al voto su questo decreto, incostituzionale, dagli effetti devastanti per il Paese e per le prossime generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il deputato Emanuele Prisco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Questo decreto, che ormai ha assunto un valore di prassi, al di là delle critiche e delle censure che questa stessa prassi ha ricevuto e riceve anche dagli organi costituzionali, in primis dalle sentenze della Corte costituzionale, ha però avuto, nella sua storia, l'obiettivo, lo strumento per prorogare solitamente dei termini legislativi. Nel decreto che ci apprestiamo ad esaminare…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Prisco. Colleghi deputati, colleghi deputati, ricordo la norma del distanziamento fisico e vi prego di fare silenzio per ascoltare insieme i nostri colleghi. I capannelli che sono collocati praticamente su tutto l'emiciclo dovrebbero sciogliersi spontaneamente, senza richiami, nomi, cognomi. Lo vogliamo fare, per favore? Deputato Furgiuele. I deputati prendano la loro posizione. Deputato Vacca, deputato Furgiuele, abbiamo esaurito la conversazione? Se non disturbiamo. Prego, deputato Prisco, riprenda la parola.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente, poi magari recupero il tempo, cortesemente. Dicevo che questo provvedimento…

PRESIDENTE. Il tempo, ogni volta che c'è un'interruzione, viene fermato automaticamente, deputato Prisco.

EMANUELE PRISCO (FDI). …nella prassi parlamentare, seppur, dicevo, criticata e censurata anche dalla Corte costituzionale, è stato sempre veicolo di proroga dei termini legislativi. Invece, in questo specifico decreto si rischia di avere un po' di tutto, diventando sostanzialmente l'ennesimo “decreto Pasticcio”, che va fuori da quelle regole di omogeneità previste per l'adozione dei decreti-legge. Ci sono materie eterogenee e spesso di queste stesse materie non se ne giustifica né l'urgenza né la genesi all'interno di un provvedimento che, anche si volesse accettare la prassi parlamentare della proroga dei termini legislativi, ci azzecca niente. Mi viene in mente l'articolo 13 sugli enti locali, che potrebbe tranquillamente essere oggetto di un provvedimento di legge ordinario, o le proroghe delle misure di emergenza pandemica. Abbiamo fino a qualche minuto fa parlato, e parleremo anche nei giorni prossimi, di altri provvedimenti normativi in materia: non si capisce la ragione per cui altre norme in materia di emergenza pandemica debbano finire dentro il “decreto Milleproroghe”. E poi fino anche all'articolo 22, che riguarda le misure esecutive dell'uscita, sostanzialmente, del Regno Unito dall'Unione Europea; materia, tra l'altro, delicatissima di diritto internazionale, che dovrebbe - perché ormai la Costituzione l'abbiamo smontata tutta - essere di esclusiva pertinenza del Parlamento.

Ma, al di là di quelle che, dicevo, sono le prassi criticate e censurate dalla Corte costituzionale, e in modo anche forte da alcune forze politiche che oggi siedono sui banchi del Governo e della maggioranza, in particolare del MoVimento 5 Stelle, quello che emerge con forza è appunto l'eterogeneità degli argomenti che vengono trattati, la non necessità dell'urgenza, in aperta violazione di quelle che sono le disposizioni dell'articolo 77 della Costituzione; quando invece vi sono provvedimenti urgenti, penso alla questione, che anche altri colleghi hanno richiamato, sulle cartelle esattoriali, sono sì, quelli, provvedimenti urgenti, perché stringono nelle morse della burocrazia e nelle tenaglie alle volte di una tassazione a cui non è possibile far fronte imprese e cittadini.

E poi si innestano all'interno e si sovrappongono a questo provvedimento anche altri provvedimenti che gli scorrono accanto. Si parla di un nuovo scostamento di bilancio, che è stato annunciato dal Governo; si parla del Recovery Fund, che sta determinando anche una forte crisi di maggioranza all'interno del Governo. Su questo anche la stessa commissione di saggi economici presieduta dal dottor Colao ha espressamente richiamato l'attenzione del grande pubblico, e su questo con il collega Trancassini abbiamo depositato proprio oggi un'interrogazione in Commissione bilancio. Dice: “ci hanno riunito come commissione, abbiamo elaborato dei piani e i lavori di questa commissione non sono stati considerati”, a maggior ragione dell'ennesimo svuotamento di quelle che sono le prerogative del Parlamento e del Governo, questione che quindi già Fratelli d'Italia, all'epoca in cui quell'operazione di facciata venne varata, aveva sollevato.

E poi c'è il decreto, forse l'imminente “decreto Ristori 5”, che dimostra l'ennesima confusione. Ne abbiamo fatti uno, due, tre, quattro, cinque, non so quanti ne serviranno, semplicemente per essersi ottusamente infilati in un procedimento in cui manca sempre qualcuno da risarcire perché non si è tenuto conto di quella che è la realtà fuori da questo palazzo e sulla quale Fratelli d'Italia ha più volte, con forza, con determinazione, con proposte concrete, cercato di richiamare l'attenzione del Governo su quello che realmente si può fare con provvedimenti che potessero coprire tutte le categorie colpite. Quindi, dicevo, lo ha detto anche sul provvedimento precedente, con grande onestà intellettuale, come è suo solito fare, il professor onorevole Ceccanti, in realtà si rischia anche in questa materia, sovrapposta con altre materie, una confusione.

Una confusione di norme che si sovrappongono in diversi decreti e in diversi temi soprattutto per quanto concerne la parte emergenziale che cittadini e imprese si trovano costretti a dover interpretare con sempre maggiore difficoltà. Quindi noi vi chiediamo e chiediamo, e per questa ragione voteremo favorevolmente e sosterremo tutte le pregiudiziali che, come quella che abbiamo presentato, chiedono di bloccare questo provvedimento, per le facili ed evidenti censure di tipo costituzionale che ho richiamato, senza dovermi scomodare nel richiamare la sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale, con cui palesemente questo decreto contrasta, ma anche e soprattutto perché c'è bisogno di chiarezza e c'è bisogno di stabilità, e quindi di norme chiare per poter disciplinare un momento difficile del Paese.

Quando avete finito con lo spartirvi le poltrone, con lo spartirvi le nomine, se vi avanza un po' di tempo, magari, da dedicare ai problemi degli italiani, prendete semplicemente atto del fatto che pare evidente anche da come vengono scritte le norme che questo Governo e questa maggioranza non sono in grado di gestire questo momento critico e questa crisi difficile per la nostra Nazione. Consegnate al volere degli italiani, e quindi alle urne, la capacità di scelta di un Governo chiaro, stabile, capace di guidare l'Italia in questo momento di difficoltà e verso una speranza necessaria che questa Nazione merita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. La questione pregiudiziale di costituzionalità sul “decreto Milleproroghe” arriva ogni volta che questo provvedimento viene affrontato in un ramo del Parlamento e devo dire con franchezza che si può criticare il provvedimento nel merito, ma non considerarlo incostituzionale. Sul mancato rispetto del principio di ragionevolezza in relazione all'adozione del decreto in esame voglio sottolineare che il principio di ragionevolezza fa riferimento all'articolo 3 della Costituzione e si configura come un criterio generale di congruenza degli strumenti legislativi rispetto alle finalità da perseguire, ovvero di adeguatezza e necessità del mezzo rispetto al fine. Quindi non è dato sapere come e perché le pregiudiziali in esame ritengono che il decreto-legge in esame si ponga in violazione rispetto a tale principio, posto che la straordinaria necessità e urgenza di intervenire su una serie di disposizioni trova specifico conforto nell'articolo 77 della nostra Costituzione.

Poi sull'illegittimità dei “decreti Milleproroghe” e sulla molteplicità e eterogeneità delle norme contenute nel decreto mi dispiace che tutti abbiano affrontato questo tema. La possibilità per un decreto-legge di avere un contenuto plurimo è stata espressamente confermata dalla Corte costituzionale proprio a partire dal 2012, sentenza n. 22, laddove il giudice delle leggi ha confermato come un provvedimento con molteplici disposizioni e di diversa natura non si ponga in contrasto con la ratio della decretazione d'urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione se presenta una sostanziale omogeneità di scopo e un'intrinseca coerenza nella finalità delle sue disposizioni, sentenza n. 244 del 2016.

Con riguardo alla presunta incertezza o aleatorietà, importate dai “decreti Milleproroghe” va ribadito come esse non siano in alcun modo da ascrivere al provvedimento in esame, il quale si preoccupa di intervenire tempestivamente su situazioni rispetto alle quali, in assenza di modifica, verrebbero a crearsi le condizioni per cagionare la sicura compromissione di interessi costituzionalmente tutelati. Non solo: è da ribadire come lo strumento della decretazione d'urgenza richieda una specifica assunzione di responsabilità da parte del Governo; pertanto eventuali rilievi da muovere in relazione alla proroga di alcuni termini possono trovare luogo esclusivamente sul piano politico, sull'azione di Governo, nulla ostando sul piano della legittimità costituzionale.

Sulla natura ordinamentale di alcune disposizioni, nessuna norma fa divieto al Governo di prevedere disposizioni di natura ordinamentale all'interno dei decreti-legge, la cui ratio non può in alcun modo ritenersi tradita dall'introduzione di simili disposizioni. E sul requisito dell'immediata applicabilità, l'articolo 15, comma 3, della legge n. 400 del 1988 ha natura ordinaria e non costituisce parametro interposto di costituzionalità, per costante giurisprudenza costituzionale. Sul punto peraltro la stessa Corte costituzionale ha affermato che la straordinaria necessità e urgenza non postula inderogabilmente immediata applicazione delle disposizioni normative contenute nel decreto-legge, ma ben può fondarsi su una necessità di provvedere con urgenza anche laddove il risultato sia qualche aspetto necessariamente differito (Corte costituzionale, n. 16 del 2017).

Come dicevo, pertanto bisogna respingere tutte le osservazioni relative alla incostituzionalità del “decreto Milleproroghe”. Diverso invece se si volesse entrare in merito: come uno Stato possa derogare a termini e a provvedimenti che esso stesso ha posto in essere. Ecco, quindi forse è la natura stessa del “Milleproroghe” ad essere bizzarra: noi chiediamo ai cittadini di rispettare la legge, e poi non abbiamo il coraggio di modificare probabilmente norme che non dovrebbero nascere o essere applicate; ma questa è una battaglia politica, e non c'entra niente con questioni relative alla costituzionalità.

Tra l'altro in questi giorni abbiamo avuto modo di avere sollecitazioni a presentare emendamenti sul “Milleproroghe” per renderlo più attuale. Ecco, forse bisognerebbe veramente capire che un provvedimento del genere non dovrebbe più essere ed esistere, più che renderlo incostituzionale, perché non lo è (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, mi sembra che il punto chiave per cui le pregiudiziali vanno respinte sia quello che ha spiegato poco fa anche la collega Fregolent: la Corte costituzionale ha chiarito benissimo che la natura del “Milleproroghe” è quella di non coprire un ambito materiale ben definito, il riferimento alle proroghe è un riferimento trasversale. Quindi l'idea che il provvedimento sia illegittimo prova troppo e colpirebbe tutti i “Milleproroghe” della storia della Repubblica. Quindi io la accantonerei, specie dopo che la Corte costituzionale con la sentenza n. 22 del 2012 l'ha confutata.

In altri casi ci sono stati dei problemi perché alle proroghe si sono agganciati molti altri vagoni, con un contenuto del decreto che finiva per coprire un'ampia percentuale dell'insieme. Stavolta però i numeri ci dicono che solo 3 articoli su 23 sono dedicati a materie che non sono proroghe, quindi finisce 20 a 3 per le proroghe. Se finisce 20 a 3 mi sembra che con gli standard anche di ragionevolezza ci possiamo stare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Anna Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Presidente, “Milleproroghe”: a scanso di ogni equivoco, e la chiarezza non fa mai male, respingiamo al mittente…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, c'è un disturbo sul suo microfono. Dovrebbe usarmi la cortesia di trasferirsi nella postazione a fianco. Provi.

ANNA MACINA (M5S). Va meglio così?

PRESIDENTE. Perfetto. Prosegua.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente.

Dicevo, “Milleproroghe”: a scanso di ogni equivoco, e la chiarezza non fa mai male, respingiamo al mittente le obiezioni circa il presunto mancato rispetto dei presupposti di necessità ed urgenza che giustificano il ricorso alla decretazione d'urgenza.

Questo è un periodo emergenziale ed è anche senza precedenti. È stata ripetutamente citata - e, direi, anche ripetitivamente - la giurisprudenza della Corte costituzionale, ma solo per estratto e solo nella parte in cui fa gioco alla propria posizione. Ristabiliamo, allora, l'interezza della posizione, proprio come ha fatto poco fa il collega Ceccanti. Con buona pace, è stato ormai assodato che l'inserimento di disposizioni dal contenuto eterogeneo è ammissibile, purché l'eterogeneità dal punto di vista materiale sia compensata da quella che la Corte chiama una sostanziale omogeneità di scopo. Occorre intervenire con urgenza sulla scadenza di termini il cui decorso sarebbe dannoso per interessi ritenuti rilevanti dal Governo e dal Parlamento.

E allora vogliamo forse negare che la mancata proroga di alcuni termini arrecherebbe danno ai cittadini? Traduciamo in linguaggio corrente e comprensibile anche a chi è fuori il politichese, la tecnica parlamentare, perché sia chiaro e comprensibile quale sia lo scopo di chi propone una pregiudiziale: impedire alla Camera di esaminare il merito del testo, impedire la sua conversione in legge e quindi causare la decadenza di tutte le norme che sono contenute nel “decreto Milleproroghe”. Quindi, si ritiene che non sia necessario ed urgente cosa in particolare? Cosa si vorrebbe far decadere e cancellare? Non è forse necessaria la proroga dell'incarico al commissario straordinario per l'emergenza, perché forse l'emergenza è finita? Non è necessaria la proroga della permanenza in servizio del personale sanitario? La proroga della stabilizzazione del personale sanitario? Le disposizioni straordinarie per la produzione industriale di mascherine e dei dispositivi di protezione individuale? Non ci servono più mascherine e dispositivi di protezione individuale?

Ancora: si proroga lo smart working per i genitori di minori di anni 14, perché con le scuole chiuse, per volontà di questo o quel presidente di regione, i minori restano a casa, e qualcuno vorrebbe lasciare irrisolto il problema loro e dei genitori, che dovrebbero andare a lavorare e lasciare i figli soli a casa, senza smart working prorogato. E la proroga degli obblighi dei versamenti contributivi per gli imprenditori agricoli e coltivatori diretti, vogliamo farne a meno? Li facciamo pagare adesso? E vogliamo parlare della spinta alla semplificazione per i collegamenti in fibra ottica per scuole e ospedali? Però siamo stati bravissimi a polemizzare sulla DAD per l'assenza di connessione stabile; per la verità, sulla scuola si polemizza sempre e comunque! E della proroga dei termini di presentazione delle domande di accesso al Fondo di solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, ce ne occupiamo o vogliamo farle decadere le domande?

Questo è un elenco monco, non esaustivo, ma già qui si ha la percezione di come queste proroghe siano necessarie ed urgenti e di come siano anche strettamente legate all'emergenza epidemiologica. Francamente, non ci si dovrebbe fare scudo di uno strumento parlamentare per marcare il territorio politico, presentando pregiudiziali infondate per contenuti e tempi di questo provvedimento. E non basta accomodarsi in salotti televisivi disquisendo anche animatamente dei problemi delle persone, dei genitori, della carenza del personale sanitario, della necessità della fibra ottica per la DAD, per le scuole, per gli ospedali,…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANNA MACINA (M5S). …della necessità di continuare a lavorare in smart working per essere credibili: occorre il lavoro di questo Parlamento; questo è. E, allora, al lavoro, nel merito del provvedimento! Altro che pregiudiziali che ne impedirebbero la discussione e lo farebbero decadere!

Il nostro Paese ha attraversato e continua ad attraversare un momento difficile. Per riprendere le parole di qualcuno ben più degno di me, che dovrebbero essere un monito per tutte le forze politiche: questo non è il momento della lotta politica, dell'affermazione della propria posizione politica; in questo momento non se ne ha il diritto, in questo momento non si dovrebbe affermare l'io politico sulla pelle di fratelli e sorelle che stanno soffrendo per la crisi. È il tempo del noi e non dell'io, è stato detto. Occorre rinunciare all'affermazione politica di questo o quel partito, ma affermare il concetto di unità del Paese e della nazione: dimostriamo di esserne all'altezza!

PRESIDENTE. Concluda.

ANNA MACINA (M5S). Allora, è evidente che le pregiudiziali vanno respinte. Però, infine, Presidente, alla luce di tutto quanto è accaduto e continua ad accadere, ho una considerazione: noi abbiamo perso il conto degli insulti ricevuti da questo arco parlamentare, ma - mi consenta - abbiamo dimostrato e stiamo dimostrando ogni giorno di saper anteporre l'interesse dell'Italia e degli italiani al tornaconto politico personale, al consenso effimero.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

ANNA MACINA (M5S). Per questo, respingeremo le pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1, Sisto ed altri n. 2 e Prisco ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, Versace, Bellucci ed altri n. 1-00246 e Bologna ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, Versace, Bellucci ed altri n. 1-00246 (Nuova formulazione) e Bologna ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di giovedì 7 gennaio 2021 si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che è stata presentata la mozione Ianaro, De Filippo, Stumpo, Carnevali e Provenza n. 1-00415 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

Intanto chiedo ai deputati, cortesemente, di lasciare liberi i banchi del Governo…Onorevole Napoli…

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Presidente, volevo chiedere se fosse possibile avere qualche minuto di sospensione, giustamente, per verificare la mozione presentata or ora dai colleghi.

PRESIDENTE. Se non ci sono pareri contrari, sospenderei tecnicamente la seduta per dieci minuti.

La seduta è sospesa, riprenderà alle 17,45.

La seduta, sospesa alle 17,35, è ripresa alle 17,55.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Abbiamo tardato di qualche minuto perché c'erano stati chiesti minuti aggiuntivi per l'espressione dei pareri da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Zampa. Ne ha facoltà.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Per chiedere altri dieci minuti di sospensione. Sono appena stati presentati i testi e, quindi, proprio il tempo materiale di rivedere un testo appena presentato. Grazie.

PRESIDENTE. D'accordo. Non ci sono obiezioni.

La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 18,05.

La seduta, sospesa alle 17,56, è ripresa alle 18,05.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Riprendiamo il seguito della discussione delle mozioni Lazzarini, Versace, Bellucci ed altri n. 1-00246 (Nuova formulazione) e Bologna ed altri n. 1-00407 concernenti iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. La ringrazio, Presidente, e davvero mi scuso per i dieci minuti supplementari.

Sulla mozione Lazzarini, Versace, Bellucci ed altri ed altri n. 1-00246 (Nuova formulazione), con riferimento all'impegno n. 1, “ad adottare iniziative per sostenere (…) la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica…”, il parere del Governo è favorevole. Sull'impegno n. 2 il parere del Governo è favorevole con la richiesta, però, di riformulare il paragrafo “ad adottare iniziative per collocare la figura del caregiver familiare, attualmente definita dall'articolo 1, comma 255, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, valutando la possibilità, insieme alle amministrazioni competenti, di predisporre una disciplina organica”. In merito all'impegno n. 3 il parere è favorevole, con una richiesta di riformulazione: “valutare, nel rispetto dei vincoli di bilancio, l'opportunità di adottare iniziative straordinarie per la tutela dei caregiver familiari nelle more della pandemia da COVID-19, assicurando loro eventualmente indennità economiche e congedi speciali, sino al completo superamento della stessa, anche nell'ottica di valorizzare l'aumentato carico assistenziale che i caregiver medesimi si trovano a dover fronteggiare nell'attuale contesto sociosanitario”. Sull'impegno n. 4 il parere è favorevole, con la richiesta di una riformulazione, laddove si indica la necessità di adottare iniziative per garantire un adeguato finanziamento a favore del fondo nazionale, “in modo da rafforzare il sostegno ai pazienti”. Sull'impegno n. 5 il parere è favorevole. Sull'impegno n. 6 il parere è favorevole, con la richiesta di riformulare: “valutare la possibilità nel rispetto dei vincoli di bilancio”. Sull'impegno n. 7 il parere è favorevole. Sull'impegno n. 8 il parere è favorevole, con la richiesta, però, di prevedere la formulazione: “nel rispetto dei profili di competenza, valutare se esistono le possibilità di”. Quanto agli impegni n. 9, n. 10 e n. 11 il parere è favorevole.

PRESIDENTE. E sulle premesse?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere è favorevole e, tra l'altro, il Governo apprezza anche lo sforzo politico di trovare testi condivisi su questa gravissima patologia, che tocca così tante famiglie, così tante persone.

PRESIDENTE. Passiamo al parere sulla mozione Bologna ed altri n. 1-00407?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sugli impegni n. 1 e n. 2 il parere è favorevole. Sull'impegno n. 3 il parere è favorevole, con la richiesta di esplicitare: “per quanto di competenza”. Sugli impegni n. 4, n. 5, n. 6 e n. 7 il parere è favorevole; così all'impegno n. 8 e all'impegno n. 9.

Il parere è favorevole, ovviamente, sulle premesse.

PRESIDENTE. Parere favorevole anche sulle premesse.

Ultima mozione Ianaro, De Filippo, Stumpo, Carnevali e Provenza n. 1-00415. Prego, sottosegretaria Zampa, a lei la parola.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Con riferimento agli impegni che concernono questa mozione, si esprime parere favorevole su tutti gli impegni, nn. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Sul n. 10 si chiede una riformulazione: “valutando la possibilità, insieme alle amministrazioni competenti, di predisporre una disciplina organica (…)” e parere favorevole al n. 12.

PRESIDENTE. La proposta di riformulazione è sul n. 11?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Al n. 11, sì.

PRESIDENTE. E sulle premesse, favorevole?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sì.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fabiola Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP-PSI). Grazie, Presidente. Gentile sottosegretaria, oggi discutiamo della sclerosi laterale amiotrofica, una malattia rara e degenerativa che provoca una paralisi progressiva mantenendo le capacità cognitive, ed è paradigmatica di quelli che sono i bisogni dei pazienti, delle famiglie e della scienza nel mondo delle malattie croniche e rare. È un segnale molto importante che stiamo dando oggi a tutti quei malati cronici e rari e alle loro famiglie, che si sono sentiti abbandonati in questa emergenza pandemica. Per i malati e le loro famiglie, nella mozione sottolineo l'importanza della presa in carico multidisciplinare e del sostegno costante. Sappiamo bene che dobbiamo garantire qualità di vita e sostenibilità fisica e psicologica di tutti i componenti della famiglia. È necessario avere caregiver e assistenti familiari formati: non è una malattia in cui ci si può improvvisare. Bisogna rendere disponibili tutte le soluzioni tecnologiche che possono facilitare la vita e l'assistenza del paziente e della sua famiglia. Bisogna garantire equità di accesso alla neuroriabilitazione anche di alta intensità per mantenere l'autonomia residua della persona. Per il percorso assistenziale, sottolineo come i malati e le famiglie devono essere supportati in ogni loro scelta. Per questo è necessario che i sanitari siano formati sul tema della pianificazione condivisa e della cura e sulle disposizioni anticipate di trattamento e si garantisca l'accesso alle cure palliative, sia domiciliari che in struttura. Per la scienza, è necessario sostenere la ricerca di base, la traslazionale ed epidemiologica fino alle sperimentazioni cliniche. Abbiamo visto, in questa pandemia, come l'investimento nella ricerca possa portare soluzioni anche in tempi brevi. Per le associazioni e le società scientifiche oggi più che mai è importante la loro partecipazione ai tavoli istituzionali. Abbiamo ricevuto il sostegno alla mozione da parte di AISLA e Centro clinico Nemo, che condividono le priorità evidenziate necessarie per soddisfare i bisogni delle persone malate e le loro famiglie.

Queste mozioni - e concludo - sono un primo passo ma decisivo per proseguire il percorso di questo Parlamento nell'approvazione della proposta di legge sulle malattie rare, che deve essere ricalendarizzata in Aula e che ha come obiettivo principale quello di garantire a tutti i malati rari un modello di organizzazione che consentirà uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo, dalla tribuna. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Innanzitutto, io voglio davvero esprimere un apprezzamento e un ringraziamento ai colleghi che hanno posto al centro del dibattito e all'attenzione questa mozione sulla SLA, la sclerosi laterale amiotrofica, un tema che sembra essere relativo a una malattia rara, che viene classificata come tale, ma secondo gli indici su cui lavoriamo, però, sappiamo che in Italia ci sono circa 6 mila malati di SLA e ogni anno se ne aggiungono altri 2 mila a quelli che rimangono e a quelli che, purtroppo, nel frattempo non ci sono. Io credo che non ci sia persona in quest'Aula che non abbia avuto non dico a che fare con un amico, un parente o un conoscente, ma almeno sentito parlare di qualcuno che nel quartiere, nel condominio, nella zona era malato di SLA. Quindi, il fatto che gli amici abbiano posto questo tema - Panizzut in testa; desidero ringraziarlo - ci consente di affrontarlo in maniera molto, molto determinata.

È una malattia degenerativa che, come sappiamo, colpisce soprattutto gli adulti e va a intaccare in maniera drammatica la mobilità delle persone, che diventano totalmente impossibilitate a gestire il proprio corpo e spesso - o quasi sempre nella parte finale del percorso di vita - sono costrette alla gastrostomia, cioè al tubo che li alimenta attraverso il corpo, nonché alla ventilazione forzata. È difficile immaginare che oltre alla gastrostomia e alla ventilazione forzata ci sia o ci possa essere qualcosa di ancora più crudele rispetto a questo. Ciò che poi accade - ed è ancora più drammatico - è il fatto che questa malattia non intacca le capacità cognitive, per cui la persona che ne viene colpita rimane di fatto nelle piene funzioni intellettuali, è in grado di sapere tutto ciò che accade attorno a lei, di vedere, di giudicare, di farsi un'idea e soprattutto - questa è la cosa più antipatica, più brutta, più drammatica - è in grado, purtroppo, quasi sempre di sapere come le cose vanno a finire. Abbiamo tutti negli occhi le immagini di malati di SLA che le televisioni ci hanno trasmesso in questi anni, a cominciare dalla vicenda di Welby. Ecco, io credo che questa situazione ci debba imporre una riflessione anche sul fine vita. Il 9 febbraio di quest'anno saranno dodici anni della vicenda di Eluana Englaro. Io l'ho vissuta, all'epoca, come presidente della regione personalmente e desidero utilizzare questi pochi minuti che ho a disposizione anche per mandare un saluto a Beppino Englaro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali), un signore che ha fatto una battaglia di civiltà, che può essere condivisa o no, ma un signore che soprattutto non ha voluto utilizzare la popolarità che gli era derivata per ricavarsi un ruolo politico. È uomo della mia terra, che conosco personalmente e che sta continuando a girare per fare una battaglia che può essere condivisa o no, ma in cui lui crede con grande determinazione, e io lo voglio ringraziare. Il tema è che non c'è ancora una legge sul fine vita: sono passati dodici anni. Mi viene in mente una situazione - questa sì! - che ho vissuto personalmente, di un amico, medico di famiglia, che era in contatto con un malato di SLA, il quale, negli ultimi giorni della vita, gli aveva fatto capire che avrebbe voluto una soluzione; il medico di famiglia non se l'è sentita ed è rimasto con il groppo alla gola per non aver fatto quello che il suo amico voleva fare, e non l'ha fatto per un ragionamento etico ma anche perché non voleva incorrere in problemi dal punto di vista della legge.

Fatta questa digressione sul fine vita e tornando alla SLA - e concludo -, io credo che gli amici che hanno presentato la mozione abbiano posto un tema tridimensionale. Da un lato, vi è quello del Fondo della non autosufficienza, una legge del 2007 che ha invertito la situazione creando un Fondo, appunto, per le persone non autosufficienti; purtroppo, siccome le non autosufficienze sono sempre maggiori e sempre più larghe, abbiamo bisogno e avremo bisogno di sempre maggiori risorse. La mozione tocca questo tema e individua nella ricerca, nella qualità dell'assistenza ospedaliera alle persone e soprattutto - soprattutto oltre alla ricerca - nell'assistenza al malato terminale e alla famiglia le necessità di intervento. Dobbiamo sapere e dobbiamo capire che un malato di SLA ha bisogno di un'assistenza 24 ore su 24 che la famiglia, ovviamente, non può garantire. Se c'è un unico appunto che mi sento di fare alla mozione - all'amico Panizzut - è quello di non usare termini inglesi: caregiver non è neanche bello; è meglio dire, nella nostra bellissima lingua, la “persona che ti aiuta”.

In conclusione - e ho davvero concluso, Presidente - il tema della SLA vorrei che restasse centrale. Mi pare che nel dibattito di ieri, che ho seguito in diretta Tv, non avendo potuto prendere l'aereo per venire a Roma - ci siano stati molti interventi anche su altri temi, come l'autismo ed altri. Io credo che sia il caso di concentrarci su questo, perché se disperdiamo gli obiettivi ne abbiamo troppi su cui mettere il fuoco. Questa è la giornata in cui una mozione sulla SLA può essere centrale: manteniamola tale e facciamo tutti un passo in avanti per dare una risposta a questa terribile malattia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà. Il deputato Stumpo non è in Aula. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. La mozione che ci accingiamo a votare riguarda i pazienti affetti da SLA e tutte le iniziative necessarie per la loro cura e il loro sostegno. Chiediamo, con questa mozione, al Governo di assumere degli impegni seri e articolati su questo tema così importante. Sappiamo tutti che cos'è la SLA: una malattia neurodegenerativa che colpisce in Italia più di 6 mila persone, con un'incidenza di 2.000 casi nuovi ogni anno; cioè 2.000 persone, con i loro familiari, ogni anno devono affrontare una diagnosi che cambierà loro la vita per sempre. La SLA implica una progressiva perdita delle funzionalità del corpo del malato, quindi il corpo e la mente non comunicano più, pur rimanendo la mente sempre lucida. E' evidente che ciò ha un impatto emotivo molto forte su chi è affetto da questa malattia e richiede anche una capacità di organizzazione della propria vita per essere in grado di affrontare la perdita della funzionalità, mantenendo sempre degli spazi di autonomia. La complessità della malattia necessita quindi di una forte presa in carico della persona malata di SLA e dei suoi familiari, in un percorso di riorganizzazione esistenziale che, in ogni caso, sia sempre rispettoso del principio di autodeterminazione; un percorso che comunque deve consentire al malato una vita dignitosa secondo le proprie esigenze e i propri bisogni.

Oggi questa mozione di maggioranza si concentra proprio su questo percorso, cioè sulla presa in carico del malato e dei propri familiari, e questo fin dalle prime fasi della malattia, che richiede apparecchiature complesse e cure specialistiche che, molto spesso, devono provenire proprio dai familiari. Queste necessità assistenziali hanno un costo notevole, sia in termini psicologici che economici e sociali. È per questo che chiediamo al Governo di assumere iniziative che garantiscano al malato di SLA e ai suoi familiari una presa in carico globale della propria condizione, ispirata sempre ai principi dell'etica, dell'equità e dell'omogeneità del territorio, secondo anche quanto stabilisce la Carta dei diritti delle persone affette da SLA, che parla di sette principi rivendicati da tutti gli affetti da questa patologia; sono, per esempio, il diritto di accesso alle migliori cure, il diritto ad una corretta informazione per scegliere le terapie adeguate e, di conseguenza, il diritto di scelta dei percorsi; il diritto a una migliore qualità della vita, il diritto alla partecipazione attiva nei percorsi di ricerca finalizzati all'individuazione dei trattamenti destinati a loro; il diritto alla tutela della riservatezza e al giusto riconoscimento di tutto ciò che serve in termini di assistenza e supporto ai familiari degli stessi.

Quindi, la presa in carico dei soggetti affetti da SLA o da altre malattie neuromuscolari e delle loro famiglie necessita un impegno chiaro e serio del Governo, e coerente con la multidisciplinarietà, che preveda la collaborazione di varie figure professionali, ospedaliere e territoriali, e che includa sempre una consulenza psicologica specializzata, integrata e gratuita per i malati con malattie come la SLA.

Proprio a garanzia della realizzazione concreta di questi princìpi previsti dalla Carta dei diritti, la mozione chiede al Governo di adottare iniziative volte ad estendere le linee guida per la gestione clinica e domiciliare dei pazienti affetti da SLA, anche perché è necessario procedere quanto prima alla revisione del nomenclatore tariffario degli ausili e delle protesi che, ahimè, è desueto, anche perché il progresso della tecnologia ha portato al superamento degli stessi; questi sono degli strumenti per garantire una qualità migliore della vita alle persone malate di SLA o di tutte le altre patologie neuromuscolari. Ricordiamo anche che l'ultima legge di bilancio ha istituito un fondo con una dotazione nel piano di programmazione 2021-2023 di 25 milioni di euro per ciascuno dei tre anni. Certamente è un passo importante, però è necessaria comunque una legge quadro per il ruolo svolto dai caregiver. Per questo, la mozione da noi sostenuta chiede al Governo questo impegno attivo ad attivarsi per sostenere l'adozione di una legge organica che vada in questa direzione e che superi, quindi, anche le sperequazioni dovute alle disomogeneità territoriali. Poi c'è un'altra linea direttrice degli impegni previsti da questa mozione ed è quella di rafforzare la ricerca. In questo caso è importante arrivare al registro nazionale SLA, che è una piattaforma informatica in grado di raccogliere, attraverso schede digitali, le informazioni cliniche dei pazienti. In questo modo si possono gestire, nonché censire, le persone colpite in Italia dalla malattia e anche aumentare la conoscenza della patologia per migliorare la presa in carico dei pazienti. È uno strumento fondamentale quello del registro nazionale SLA per capire i fattori di rischio della malattia e cercare nuove cure.

Chiediamo dunque al Governo di predisporre tutte le misure necessarie a favorire l'utilizzo e lo sviluppo a livello nazionale del registro come un importante strumento di contrasto a questa malattia e quindi rafforzare gli investimenti nella ricerca scientifica, con la speranza che queste risorse possano trovare, nel campo della genetica delle cellule staminali, una risposta valida alle paure di tutti coloro che sono colpiti da queste malattie. Di qui, gli impegni della mozione per promuovere la cooperazione internazionale e sostenere la ricerca scientifica, pubblica e privata, e anche gli impegni volti a promuovere iniziative volte a identificare i requisiti dei pazienti idonei per i trial clinici inerenti le malattie neuromuscolari, anche con l'utilizzo di farmaci sperimentali. L'obiettivo dunque è quello di arrivare ad una corretta diagnosi, per rendere sempre più tempestiva la cura e il trattamento e migliorare l'aspettativa di vita per i malati di SLA e per tutti i malati di altre patologie neuromuscolari.

Prima di concludere, Presidente, mi consenta anche un'ultima riflessione, oltre che un ringraziamento alla collega Lisa Noja, per il suo impegno sempre costante e la sensibilità mostrata su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), oltre che per l'opportunità che mi ha concesso di intervenire oggi in dichiarazione di voto. Ecco, parlare di questa mozione, in un momento così delicato per il nostro Paese, credo che sia davvero importante e fondamentale. È chiaro che il COVID-19 spaventa ancora tutti noi e possiamo immaginare quanto gli effetti devastanti di questo virus siano ancora più amplificati purtroppo su soggetti che già prima della pandemia vivevano momenti di disabilità e quindi disagevoli e quindi di fragilità. Ecco perché è innegabile dunque che l'impatto del COVID-19 su queste persone con disabilità può avere degli effetti mostruosi, che il Governo e il Parlamento devono assolutamente attenzionare. Mi riferisco a quanto sia ancora più grande per loro il rischio di mortalità, considerato che si tratta di soggetti che già hanno di per sé una difficoltà respiratoria; a quanto sarebbe più difficile per loro dover subire dei ricoveri, in un momento così difficile per tutti; quanto sarebbe ancora difficile per loro poter gestire un isolamento, quasi una segregazione in casa dovuta al distanziamento sociale e alla paura del contagio del virus COVID-19. Ecco perché dobbiamo stare attenti a quali sarebbero i rischi che correrebbero queste persone in caso di sospensione ulteriore di tutti i servizi sociosanitari ed assistenziali, così come è avvenuto durante il primo lockdown. Dunque parlare di questa mozione oggi significa tenere accesa e alta l'attenzione del Parlamento e del Governo su fasce fragili della nostra popolazione, perché il COVID-19 non deve mettere nell'oscurità né mettere in disparte le altre patologie e non deve essere certo un modo per congelare l'obiettivo principale che lo Stato ha di dare risposte certe di sicurezza e di garanzia a tutti i cittadini malati di SLA e di altre gravi patologie. Per questo motivo voteremo convintamente a favore della mozione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Teresa Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Vedete, colleghi, con questa mozione si è inteso ripristinare l'ordine delle priorità, perché questa mozione parla dei più fragili, mi permetto di dire dei più fragili tra i sofferenti. E, sapete, il valore di uno Stato si misura dalla capacità di proteggere i più fragili. E allora certo che c'è necessità di avviare questo nuovo anno, il 2021, ripristinando l'ordine delle priorità e quindi parlando innanzitutto di chi deve essere attenzionato sopra ogni cosa, sopra ogni interesse di parte, che deve essere soprattutto protetto dalle istituzioni e dallo Stato. Ed è per questo che questa mozione si occupa delle persone che sono colpite dalla sclerosi laterale amiotrofica e si occupa dei familiari di queste, perché spesso le famiglie ci dicono che questa è la malattia delle famiglie. Perché questa è una malattia di una crudeltà estrema, lascia le persone via via sempre più paralizzate, mentre la loro mente è lucida, lucida e in grado di comprendere quanto gli si stia negando tanto in termini di relazione, di socialità, di lavoro, di esistenza. E allora, sapete qual è il rischio di uno Stato? Quello di piegarsi alla cultura dello scarto, al fatto che queste persone, dato che sono alla fine della loro vita, magari non debbano essere prioritariamente attenzionate, perché nella nostra Italia, purtroppo, l'assistenza sociosanitaria non è garantita per così come è scritta nelle bellissime leggi che abbiamo. Il Fondo nazionale della non autosufficienza, per quanto ha visto degli incrementi negli anni, non è minimamente in grado di poter offrire la necessaria assistenza a queste persone, per vedere la loro vita rispettata nella dignità, perché prima di pensare a qualsiasi altra soluzione estrema, si deve mettere nella condizione le persone di poter vivere, vivere dignitosamente, e questo non è presente, non è presente né per le persone che hanno la SLA, né per i familiari che assistono queste persone. Delle leggi sì belle, ma di forma e non di sostanza. E allora il centrodestra in questo ha voluto dare un proprio contributo, con questa mozione unitaria firmata dalla Lega, da Forza Italia, da Fratelli d'Italia, perché su questo bisogna essere uniti, tutti uniti, perché c'è veramente tanto da fare.

I curatori familiari, coloro i quali si prendono cura delle persone che hanno la SLA, anche in questa legge di bilancio non hanno ricevuto l'attenzione che dovevano, eppure il Parlamento aveva presentato un emendamento unitario, in cui chiedeva il riconoscimento di 75 milioni di euro, ma che non è stato accolto dal Governo. Noi eravamo uniti in quella che era una proposta necessaria, una richiesta legittima. A questi familiari non sono stati riconosciuti, in questo periodo di pandemia, ancor più difficile, né bonus, né indennità, né permessi di lavoro, niente di tutto ciò.

E allora, rispetto a questa mancanza di attenzione, certo che c'è tanto, tanto da fare. E allora, certo che questa mozione era necessaria, indispensabile per richiamare di nuovo la nostra attenzione a far sì che queste persone, davvero le più bisognose, potessero ricevere ciò che permette loro di poter vivere quei tre o cinque anni di vita, soltanto tre o cinque anni di vita, vedendo le istituzioni, a tutti i livelli, vicine e presenti. È per questo che abbiamo richiesto che la ricerca diventasse una priorità, perché siamo molto lontani da comprendere con sicurezza quali sono le motivazioni, le cause, le origini di questa malattia. Abbiamo chiesto che ci fosse un registro nazionale, una banca dati, perché la ricerca si sostanzia su questo. Abbiamo chiesto che il Fondo della non autosufficienza vedesse, però, anche la presenza di un Fondo dedicato alle persone che hanno la SLA. Abbiamo chiesto che finalmente quel riconoscimento di forma di quello che la legge chiama caregiver familiare, ma chiamiamolo curatore familiare, beh, fosse un riconoscimento di fatto, che prevedesse quindi dei riconoscimenti economici, che prevedesse un riconoscimento del valore sociale ed economico. Abbiamo chiesto, in questo, che ci fosse, in accordo con le regioni, una presenza di un'équipe multidisciplinare costante, che venissero garantite le cure domiciliari, perché la casa è il luogo più adatto per poter vivere quegli anni di vita. Abbiamo chiesto che le associazioni, le associazioni dei familiari, le associazioni di rappresentanza dei pazienti, venissero sempre coinvolte nei tavoli istituzionali, perché nulla può essere deciso sopra la loro testa e senza un coinvolgimento.

Abbiamo avanzato delle richieste di buon senso e come sempre cerchiamo di metterle nelle vostre mani per aiutarvi a traghettare questa nostra Italia e gli italiani in una situazione che possa essere di maggiore attenzione e di maggior sollievo dalle sofferenze. Siamo contenti e apprezziamo che in questo caso il Governo abbia compreso la bontà dei nostri intendimenti, che abbia accolto la nostra proposta, che è esempio di quanto il nostro modo di collaborare vuole essere veramente fattivo e a servizio degli italiani e dell'Italia. E' per questo che siamo ancora più convinti di questa scelta, di aver lavorato insieme, di aver cercato di metterci al servizio delle persone con sclerosi laterale amiotrofica e dei loro familiari e di pensare che in questo momento di grande difficoltà e di sofferenza, in cui si sentono abbandonati a loro stessi, a fronte di un'assenza dell'assistenza domiciliare o comunque una grave mancanza, a fronte delle difficoltà lavorative, a fronte dei rischi ancora maggiori per queste persone e per i loro familiari, possano essere però un po' rassicurati dal fatto che in questo Parlamento si parla di loro, si affrontano i loro bisogni e, come in questo caso, si dà un segnale fattivo di attenzione e dedizione, perché - ritorno a dirlo - il valore di uno Stato si misura dalla capacità di proteggere i più fragili e certamente le persone con la SLA e i familiari di queste sono i più fragili tra i sofferenti. Quindi, Fratelli d'Italia voterà ovviamente a favore della mozione unitaria di centrodestra, ma dichiaro che voterà a favore anche delle mozioni della maggioranza e della mozione del gruppo Misto, perché su queste materie non ci si può dividere mai, è una questione di dignità, è una questione di rispetto, è una questione di attenzione alle persone in difficoltà, al popolo italiano più fragile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Grazie Presidente, grazie sottosegretaria, onorevoli colleghi è importante che questo Parlamento si occupi di una malattia rara, terribile, una patologia neurodegenerativa, che blocca i muscoli di tutto il corpo, ma non blocca la mente: sono pazienti che non possono più muoversi, ma che capiscono tutto e interagiscono al loro modo, anche soltanto con gli occhi, coi loro familiari o chi gli sta accanto. È una patologia rara, ma che colpisce 6.000 persone in Italia, che insorge dopo i cinquant'anni, ma un 5 per cento inizia anche prima dei trent'anni e devo dirvi che in Italia c'è da 25 anni un importante movimento scientifico sulla SLA, con un livello molto alto di ricercatori. Ma perché ce ne occupiamo, perché io mi sono impegnato a portare avanti questa mozione e a discuterne qua in Aula? Perché la SLA è una malattia sì inguaribile, ma non incurabile e quando un paziente ha la diagnosi di SLA sa già in quel momento che non guarirà, ma sa che potrà essere curato e spera di ricevere le migliori cure disponibili in quel momento. Ma affinché questo possa accadere, affinché possa essere curato, è necessario che il sistema sanitario nazionale sia efficiente, efficace e sostenibile economicamente e il COVID ha palesato anche per gli ammalati di SLA le sue deficienze e le sue mancanze. Ma perché ce ne occupiamo? Perché è una malattia la cui causa è ancora sconosciuta, anche se soltanto un 5 per cento è familiare ed ha un'ipotesi genetica. È una diagnosi che è difficile fare, non c'è un solo test per farla, c'è bisogno di più test, più esami, che durano anche tempo, per cui è necessario occuparcene qui in quest'Aula non solo a parole, ma con i fatti, perché va sostenuta, sviluppata e ampliata la ricerca pubblica e privata. C'è uno studio italiano fatto a Milano, al Mario Negri, che in questi mesi hanno pubblicato i ricercatori con cui ho parlato l'altro giorno al telefono, che hanno identificato una proteina, che negli animali riesce a rallentare e a frenare la progressione della malattia. È una prima segnalazione molto interessante, molto utile, che, se allargata su vasta scala, può dare degli ottimi spunti futuri per rallentare la progressione pazzesca di questa malattia. Ora sono in atto studi multicentrici su larga scala, per avvalorare il ruolo di questa proteina, come un bio-marcatore nella pratica clinica, perché lo scopo finale è arrivare anche per la SLA a una medicina di precisione e personalizzata.

Ma perché ce ne occupiamo? Perché esistono in Italia le raccomandazioni per la gestione clinica della malattia, perché esistono sei registri regionali e un registro nazionale per la SLA. Per le malattie rare il registro è decisivo, perché serve a censire i pazienti, aumentare le conoscenze, migliorare la presa in carico e individuare i fattori di rischio e, quindi, riuscire ad arrivare a nuove cure. Ma esiste anche ed è molto importante - di questo facciamocene carico in Parlamento - la Carta dei diritti delle persone affette da SLA, che devono avere accesso tutti alle migliori cure, a Trento come a Messina, a una corretta informazione; hanno diritto di accettare o rifiutare o di interrompere le cure, secondo le leggi vigenti; hanno diritto alla migliore qualità della vita possibile e hanno diritto all'assistenza e al supporto dei loro familiari. Badate, questo è un tema importante, come ha detto adesso anche la collega Bellucci, ma l'hanno tutti quanti detto in discussione generale. La SLA è la malattia della famiglia e, come tutte le malattie croniche e le malattie della disabilità, è una patologia che non riguarda solo l'individuo ammalato, ma riguarda l'intera famiglia. Quando un bambino si ammala di una malattia di disabilità o quando ha un deficit, i fratelli di quel bambino, i fratelli sani, hanno a loro volta dei deficit, quindi vanno individuati e curati prima. Sulla SLA esiste uno studio in questo momento in Italia, che coinvolge 45 ragazzi fino a 16 anni, per individuare i loro deficit, avendo in famiglia e in casa un paziente con SLA. Quindi, come capite, risulta indispensabile tutelare i caregiver o i familiari che si occupano di questi malati ed è necessario arrivare presto a una legge che dia una specificità a queste persone. In Italia sono 7 milioni le persone che si occupano di un loro familiare ammalato e in America esiste un'associazione di caregiver, che ha stabilito alcune raccomandazioni: non permettere che la malattia del tuo caro sia costantemente al centro della tua vita; hai diritto ai tuoi spazi e ai tuoi svaghi; stai attento ai primi segni di una tua depressione; accetta l'aiuto di altre persone, cioè rivolgiti alla tua comunità; impara il più possibile sulla patologia e sul tuo familiare, perché conoscere la malattia aiuta a curarlo meglio; difendi i tuoi diritti.

La politica, secondo me, deve fare in fretta per arrivare a un riconoscimento di questa figura, che è essenziale per tanti nostri concittadini, prevedendo corsi di formazione, aumentando e stabilizzando la cultura finanziaria, che già c'è, e arrivando al riconoscimento del valore sociale ed economico dell'attività di cura non professionale, svolta dai familiari che si prendono cura del loro paziente. Si arrivi presto all'approvazione del progetto di legge che ora sta al Senato. Questo è il momento! Se non ora, quando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Non possono aspettare più oltre i 7 milioni di caregiver familiari, che stanno portando un peso enorme sulle loro spalle. A tutti loro va il mio più grande ringraziamento.

Questa mozione vuole rappresentare uno sprone, affinché al Senato si faccia presto e non si perda ulteriore tempo. Stanno svolgendo un ruolo decisivo per tutti noi e stanno avendo un ruolo importantissimo per il nostro sistema sanitario nazionale.

Voglio chiudere con due ultime considerazioni. La prima è che, poiché non esistono cure efficaci e definitive, l'obiettivo assistenziale è quello di rendere la vita delle persone affette da SLA più semplice, più autonoma, più rispondente ai loro bisogni e ai loro desideri, perché vi ricordo che le capacità intellettive sono tutte intatte e non sono assolutamente alterate.

La presa in carico deve essere precoce e ogni paziente ha un suo programma di trattamento e ha bisogno dei suoi ausili necessari, che non sono pochi: respiratore, pompa di nutrizione, un PC per comunicare. Ogni paziente ha un suo caregiver, che deve conoscere la malattia e deve avere i contatti con l'équipe multidisciplinare che segue il paziente, che è un'équipe molto ricca, fatta dal medico di famiglia, il neurologo, il fisiatra, lo pneumologo, il gastroenterologo, il foniatra, il dietista, lo psicologo, l'infermiere. C'è bisogno di tutta una enorme équipe per tutelare la vita del caregiver, che rischia di ammalarsi, e del paziente ammalato di SLA.

Concludo, riportando alcune frasi di pazienti affetti da SLA. Loro la definiscono “la maledetta”. Così la definisco i pazienti affetti da SLA. La SLA è una malattia inguaribile, ma non incurabile. So bene che non guarirò mai, ma ciò non significa che io non possa vivere e vivere bene, se di me ci si prende cura in modo globale, così come di tutti gli ammalati di SLA. Se lo Stato riesce a prendersi carico di questi ammalati, come chiedono il professor Melazzini e tutti gli ammalati di SLA, potremmo offrire a tutti loro una speranza di vita. Dovremo essere capaci di mettere in atto tutto quello che viene chiesto in questa mozione, per dare vita ai giorni e non giorni alla vita. Per questo e con questo spirito, esprimo il parere favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Sicuramente mi ripeterò, perché hanno spiegato meglio di me anche i colleghi che mi hanno preceduto, ma penso che più voci rafforzino un messaggio importante, come quello di oggi, sottosegretario, perché parlare di sclerosi laterale amiotrofica certamente è un tema non dei più empatici. Tante volte ho incontrato colleghi che si girano dall'altra parte e che preferiscono non sentire, non sapere. Invece, è compito della politica proprio tenere i riflettori accesi anche su tematiche che altri non reputano prioritarie. È una malattia rara, complessa, progressiva che, come è stato già detto, purtroppo, può portare alla completa immobilità di chi ne è affetto. Porta all'incapacità di masticare, di deglutire, di respirare. Le persone affette da SLA necessitano sicuramente di un ampio spettro di servizi assistenziali e di cura, ma, non ultimo, di un supporto emotivo, che spesso viene sottovalutato. Le persone con la SLA, soprattutto anche in stato avanzato, non perdono, come è stato già detto, la loro capacità cognitiva: sono sempre più prigionieri in un corpo che diventa immobile. Ecco, temi come questi dovrebbero obbligare tutti noi a riflettere su quanto noi esseri umani, in quanto tali, siamo fragili, a prescindere da come ci chiamiamo, a prescindere dalla nostra posizione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Non esistono - è vero - terapie risolutive per questa patologia, però ci sono dei farmaci capaci di rallentarne il percorso. L'obiettivo principale, soprattutto nel prendersi cura di un malato di SLA, è quello di migliorarne, per quanto possibile, proprio la qualità di vita. In questo hanno un ruolo fondamentale le famiglie, le famiglie, che sono troppo spesso sole di fronte a una malattia devastante, si trovano a dover affrontare delle spese difficilmente sostenibili, come è stato già detto, e non basta aumentare il Fondo per le non autosufficienze. È certamente importante, ma le procedure sono così complesse, rallentate. È ora che i beneficiari riescano davvero a toccare questi fondi e le famiglie ad ottenere delle risorse preziose, che gli permettano di respirare, passa tempo. E se c'è una cosa che le persone malate di SLA non hanno a sufficienza è proprio il tempo. Come ha detto bene prima di me la collega Bellucci e ha ricordato bene anche il collega Dall'Osso, in un intervento di pochi giorni fa, l'aspettativa di vita media è dai 3 ai 5 anni. Non possono aspettare i tempi della politica: servono risposte, oltre che concrete, rapide. Questo è un tema certamente già ampiamente annunciato. Su tante cose la gente vuole risposte rapide, però queste persone non hanno tempo, ed è su questo che io vi invito a riflettere. La possibilità di rimanere all'interno della propria famiglia per le persone malate di SLA è un aspetto centrale e decisivo; per questi pazienti rappresenta anche e, soprattutto, una sorta di tranquillità, se così la vogliamo chiamare. Si è toccato il tema dei caregiver familiari: è vero, non ci si spiega come mai, ancora oggi, non ci sia stata l'approvazione della legge, che si è arenata al Senato. E approfitto di questo momento per fare un appello ai colleghi senatori di maggioranza e opposizione affinché possano trovare velocemente, anche nelle prossime settimane, un accordo su un testo condiviso che possa avviare l'iter parlamentare, garantendo l'approvazione di questa legge, possibilmente entro l'anno.

È stato sì rinnovato il Fondo dei caregiver per un altro triennio, ma non basta, sono tutte misure che purtroppo non bastano e non danno le risposte che servono a queste famiglie, persone che rinunciano alla propria vita, perché ricordiamolo chi sono i caregiver familiari: sono quei familiari che rinunciano alla propria vita, alle proprie ambizioni per dedicarsi alla vita degli altri, dei familiari cari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), non si vedono riconoscere dignità, riconoscimento del profilo economico, lavorativo, previdenziale, formativo, sanitario e sociale. Dobbiamo cercare di scongiurare il rischio, purtroppo incombente, che i caregiver si trovino ad agire in assenza dello Stato, caricandosi sulle proprie spalle tutto il peso dell'assistenza.

C'è anche un tassello che va attenzionato: avete mai pensato anche a quelle persone che sono sole, che non hanno il famoso caregiver, che sono sole e non hanno famiglia? Non ci sono nemmeno le strutture adeguate per accogliere le persone con patologie così gravi, come quella della SLA. Forse si potrebbe potenziare, cogliere l'occasione per potenziare, rinforzare e dare finalmente anche luce alla legge n. 112 del 2016, più nota come “dopo di noi”.

Noi chiediamo con questa mozione di centrodestra, a prima firma della collega Lazzarini, che ringrazio anche personalmente degli interventi puntuali, di partire, certamente sì, dal Fondo per la non autosufficienza, ma, soprattutto, di istituire un fondo a sostegno dei malati di sclerosi laterale amiotrofica, mai come in questo momento, adesso, è importante, riconoscere la figura dei caregiver, come ho detto poco fa, ma, soprattutto, vista la particolare situazione emergenziale che stiamo vivendo, anche di coinvolgere e di garantire tutte le prestazioni, compresa l'assistenza domiciliare, affinché siano potenziate e semplificate, riducendo, quello che in questo momento conta, la burocrazia a carico del paziente e della famiglia. Serve coinvolgere anche in modo permanente le associazioni dei pazienti ai tavoli istituzionali, che sono - chi meglio di loro - delle sentinelle davvero vere e attente ai problemi quotidiani di queste persone. E infine, ultimo, ma non meno importante: la ricerca ha un ruolo decisivo per queste persone e per tutta una serie di elenco di patologie e di malattie rare. La ricerca non va vista come una spesa, ma come un importante, preziosissimo investimento per il futuro. Questa malattia è come una bomba ad orologeria, serve agire velocemente, lo abbiamo detto. Io sono di quelli che dice alla gente: non mollate, abbiate fiducia, abbiate fede, siate positivi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma confesso di avere grandi difficoltà, perché se la politica non è la prima che reagisce, che ascolta e che interviene rapidamente, come posso io dire alla gente: non mollare, abbi fede, abbi fiducia?

Allora io concludo, Presidente, invitando il sottosegretario e facendo un appello personale affinché questa mozione, gli impegni assunti da questa mozione, e dalle altre, non siano come i tanti impegni, purtroppo, ahimè, finiti in un cassetto. Dategli luce, dategli concretezza e non lasciate che un problema tocchi personalmente prima di accorgerci di quanto è importante (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lazzarini. Ne ha facoltà.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la mozione all'esame dell'Aula, depositata a mia prima firma nel novembre del 2019, prevede, come già del resto ribadito più volte oggi nel corso delle precedenti dichiarazioni, iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie. La SLA, come tutti sappiamo, è una patologia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni, le cellule che vengono coinvolte nella contrazione dei muscoli volontari e nello svolgimento delle funzioni vitali dell'organismo. Nei pazienti affetti da SLA, per cause purtroppo ancora sconosciute, queste cellule nervose vanno incontro a degenerazione, provocando una perdita progressiva della forza muscolare. Nelle fasi più avanzate la malattia può arrivare a determinare la completa immobilità del paziente, fino a compromettere la capacità di deglutizione e di respirazione. Mentre la malattia colpisce gradualmente il sistema motorio, le funzioni cognitive e le altre funzioni neurologiche del paziente vengono risparmiate. Tali funzioni, infatti, non vengono intaccate, così come rimangono intatte le capacità sensoriali e la funzionalità degli organi interni, quale cuore, fegato e reni. Tali caratteristiche rendono evidente il carattere peculiare, quasi unico, della patologia in esame: una malattia nella quale la mente resta vigile, ma prigioniera in un corpo che diventa via via immobile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Parliamo di una malattia solo relativamente rara, giacché in Italia si contano circa 6 mila persone affette da SLA, con numero di casi stimati in aumento. I dati del Consorzio europeo sulla SLA, aggiornati al 2020, confermano in Italia una previsione di circa 2000 nuovi casi ogni anno: una stima che fa riflettere e di cui le istituzioni devono tenere conto, aumentando l'attenzione che attualmente viene disposta sulla malattia. La progressione della SLA mette in luce anche il carattere fondamentale delle attività di cura e di assistenza che vengono prestate giornalmente in favore dei malati da parte dei rispettivi familiari, comunemente noti come caregiver familiari e così definiti anche sul piano normativo, ai sensi dell'articolo 1, comma 255, della legge di bilancio 2018. Le testimonianze di queste persone sono estremamente significative, toccanti e preziose per le istituzioni competenti in materia: testimonianze che descrivono la SLA come malattia della famiglia e non della singola persona; testimonianze che ci parlano del rapporto di simbiosi che si viene a creare con il malato, con i familiari, che nel tempo ne sostituiscono le braccia, le gambe e la voce, proprio come è avvenuto nella mia stessa famiglia, che, ancora nel 2001, con tanto amore e altrettanta dignità, ha assistito mia nonna nella battaglia contro la SLA, giorno per giorno, dal primo all'ultimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Credetemi, non è stato assolutamente facile; non si può minimamente immaginare, se non, purtroppo, solo vivendola. Di fronte a queste situazioni, che valgono ovviamente per la SLA ma anche per altre gravi patologie invalidanti, abbiamo assolutamente il dovere di intervenire con misure concrete, rapide ed efficaci. Dobbiamo intervenire subito per consentire ai malati di SLA e ai loro familiari di attraversare la loro condizione nella maniera meno gravosa possibile, anche in questo delicato momento di pandemia. Dobbiamo, inoltre, gettare le basi per il potenziamento della ricerca, diagnosi e assistenza nella malattia, nel più breve tempo possibile.

La mozione in esame - alla quale va, ovviamente, il voto convinto mio e del gruppo della Lega - si pone esattamente in questa direzione: chiediamo da subito congedi ed indennità speciali per i caregiver, fino al completo superamento della pandemia da COVID-19, perché il peso dell'assistenza è aumentato - ed è un dato di fatto - e spetta a noi, al legislatore e alle istituzioni, sostenere i nuclei familiari che si sono trovati a farsene carico. Chiediamo, ancora, che venga garantito un riconoscimento effettivo e non solamente formale della figura del caregiver: sul punto, l'inerzia delle istituzioni è veramente assordante. La sua causa è dovuta probabilmente alla mancanza di fondi adeguati, ma i diritti delle persone che dedicano interamente la propria vita e il proprio tempo all'assistenza di un familiare non possono essere cancellati per ragioni di costo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per la cura e la tutela di queste persone non devono esistere vincoli di spesa! Invece, mi spiace dirlo, anche nell'ultima legge di bilancio, abbiamo assistito all'ennesimo stanziamento insufficiente, con il Fondo per i caregiver che è stato riconfermato pressappoco nella stessa misura del precedente e che, chiaramente, non potrà consentire il cambio di passo atteso da anni. Chiediamo, quindi, che i fondi in questione siano incrementati in maniera consistente e che venga creato anche un fondo ad hoc per i malati di SLA, data la specificità della loro condizione. Chiediamo, a seguire, la semplificazione delle procedure burocratiche finalizzate all'ottenimento delle pensioni e delle altre agevolazioni previste dalla legge, perché, credetemi - ed è già successo - è inaccettabile che ancora oggi vi siano situazioni di pazienti, anche gravissimi, costretti ad attendere mesi e mesi per le visite di invalidità e per il riconoscimento dei propri diritti.

Io stessa vi faccio questo esempio: da consigliere regionale del Veneto, a nome di una donna del veneziano che aspettava da un anno l'assegno di invalidità per il padre affetto da SLA con demenza, denunciai questa situazione già nel 2012 con un'interrogazione regionale; in attesa che l'INPS formalizzasse con verbale l'invalidità, secondo la legge n. 104 del 1992, la signora aveva nel frattempo esaurito le ferie da lavoro, i permessi e la maternità facoltativa (poiché da poco, tra l'altro, aveva avuto una bambina). Ma sapete cosa significa aspettare un anno per il malato di SLA e per la famiglia? Per chi, come me, l'ha provato è veramente umiliante e mortificante, anche dal punto di vista umano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Senza contare che un malato di SLA necessita quanto prima del certificato dell'INPS per poter chiedere, ad esempio, l'ausilio del montascale o di altri sussidi indispensabili nel corso della malattia.

Questi ritardi e rallentamenti sono una mancanza di rispetto verso le famiglie che già vivono una condizione di estrema sofferenza, non possiamo tollerarli e dobbiamo fare di tutto affinché siano rimossi. Bisogna far vedere in maniera tangibile - e oggi possiamo realmente farlo - che lo Stato c'è, che è al loro fianco e che non vuole lasciarli soli, sia economicamente parlando, ma anche e soprattutto, credetemi, dal punto di vista psicologico e umano. Con l'approvazione di questa mozione dobbiamo quindi ribadire due messaggi ben chiari: che i malati e i familiari che li accudiscono fino alla fine non sono soli in questa battaglia terribile all'interno delle proprie mura domestiche e che il caregiver esiste attualmente solo nella carta, ma non in carne ed ossa, anima e sensibilità. Una figura paragonabile a quella di un angelo invisibile a fianco del malato, che nei mesi a seguire ne sostituisce le mani, le braccia, le gambe e la parola, rinunciando a tutto, alla vita familiare quotidiana, professionale e sociale.

Un altro impegno molto importante è quello sui centri di riferimento e sulla ricerca, perché in Italia abbiamo eccellenze riconosciute in tutto il mondo, ma queste eccellenze vanno sostenute e non abbandonate a loro stesse. Mi sia consentito un cenno, tra gli altri, al Centro regionale di Padova specializzato per la SLA e le altre malattie neuromuscolari, che è stato istituito nel 2014 grazie all'impegno profuso dall'associazione ASLA ONLUS, nata nel 2009, e dalla Regione Veneto. Un centro di eccellenza per la cui istituzione, assieme all'allora assessore alle politiche sanitarie regionali, Luca Coletto, mi sono prodigata personalmente, vivendo in famiglia la quotidianità della SLA, e quindi capendo realmente fino in fondo cosa provavano le famiglie e a quali difficoltà andassero incontro. Un centro che offre un servizio pubblico essenziale e che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento, un modello per la ricerca, la diagnosi e l'assistenza di pazienti colpiti da questa grave patologia.

Venendo, poi, agli impegni più tecnici, chiediamo, per concludere, che il Governo supporti effettivamente le regioni nel potenziamento dell'assistenza ospedaliera, territoriale e soprattutto domiciliare, anche attraverso l'implementazione delle moderne tecnologie. Il potenziamento dell'assistenza domiciliare è infatti essenziale per i pazienti affetti da SLA, per i quali il domicilio, ovvero le mura domestiche, costituiscono notoriamente e da sempre il luogo di cura più confortevole per il malato. Ringrazio anche io i colleghi Bellucci e Versace per avere sottoscritto come centrodestra e condiviso questa mozione, ma in generale ringrazio veramente di cuore tutta l'Aula, con le altre mozioni presentate, per aver dato la doverosa e giusta attenzione a un tema così importante.

E gli impegni sopracitati, signor Presidente, attendono ancora oggi un riconoscimento formale ufficiale.

PRESIDENTE. Concluda.

ARIANNA LAZZARINI (LEGA). E per garantire questo riconoscimento ribadisco, a nome mio e del gruppo che rappresento, il voto assolutamente favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Angela Ianaro. Ne ha facoltà.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente. Tutti i colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato quanto la battaglia che i malati di SLA combattono ogni giorno sia spaventosa. Lo è perché non esistono cure e terapie risolutive che possano alleviare le sofferenze di chi, intrappolato nell'immobilità del proprio corpo, ma con una mente ancora vigile e attiva, è rassegnato alla privazione della propria libertà: quella libertà che, solo grazie alla scienza e alla tecnologia, ha potuto manifestarsi, sotto forma di grandiose scoperte e importantissime teorie, come nel caso di Stephen Hawking, il celebre scienziato britannico affetto da SLA, che, con l'aiuto di un innovativo sistema informatico, è riuscito a comunicare e portare avanti il suo inestimabile valore. Ma si tratta di un'eccezione, di un esempio privilegiato, purtroppo raro: sono tanti, troppi i pazienti che soffrono e che sono spesso dimenticati.

Come abbiamo già sentito, la SLA è una malattia difficilmente diagnosticabile, multifattoriale, perché provocata dal concorso di più cause, dalle mutazioni genetiche a fattori di tipo tossico-ambientale o carenziale. La scienza però ha compiuto passi decisivi: come ricordava l'onorevole Siani, è stata identificata una proteina che potrebbe avere un importante valore diagnostico e proseguono gli sforzi dei ricercatori affinché si possano raggiungere risultati anche in termini di cure efficaci e risolutive.

Il 4 dicembre scorso la Fondazione italiana di ricerca per la sclerosi laterale amiotrofica ha annunciato il finanziamento di sette nuovi progetti di ricerca di base, preclinica e clinica, selezionati con il bando 2020, premiando la migliore ricerca scientifica in Italia sulla SLA. Erano oltre 100 le proposte presentate, a riprova dell'esistenza, nel nostro Paese, di una comunità di ricercatori che non si arrende, che lavora duramente, proponendo idee innovative e metodologie all'avanguardia per sconfiggere la malattia neurodegenerativa.

Cari colleghi, quello che ho citato è solo uno degli esempi che testimoniano quanto sia alta la qualità della ricerca scientifica italiana, del suo valore inestimabile, che abbiamo il dovere di supportare, continuando ad investire per sostenere il prezioso lavoro dei nostri scienziati. Ed è quanto chiediamo con la presente mozione, affinché vengano adottate tutte le iniziative necessarie per sviluppare ed incrementare l'attività di ricerca, sia pubblica che privata, e per potenziare la collaborazione con le università e i rapporti con la comunità scientifica internazionale.

In occasione della discussione generale abbiamo avuto già modo di citare un altro prezioso esempio dei frutti della ricerca italiana, il registro nazionale SLA: un progetto unico nel nostro Paese, realizzato dall'Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica in collaborazione con l'Associazione del registro dei pazienti neuromuscolari. Si tratta di uno strumento fondamentale per comprendere i possibili fattori di rischio della malattia e accelerare lo sviluppo di nuove terapie, inserendosi a pieno titolo nelle azioni fondamentali dirette a sconfiggere la SLA, che chiediamo vengano proseguite e rafforzate, per aumentare la conoscenza della patologia e migliorare la presa in carico dei pazienti. Occorre, infatti, promuovere iniziative dirette ad identificare i requisiti dei pazienti idonei per i trial clinici, anche con l'utilizzo di farmaci sperimentali, e intraprendere studi epidemiologici e di popolazione sulla SLA e sulle altre malattie neuromuscolari.

Abbiamo già menzionato il ruolo importantissimo che svolgono sia le associazioni dei pazienti che i familiari dei malati di SLA: i caregiver meritano il giusto riconoscimento dell'enorme valore delle loro azioni, in termini di assistenza e di supporto, nell'affrontare il difficile percorso della malattia, a tutela e difesa del valore sociale ed economico insito nell'attività di cura dei pazienti. Si comprende dunque la necessità di adottare iniziative per collocare la figura del caregiver familiare nell'ambito di un quadro giuridico di riferimento, valutando la possibilità, insieme alle amministrazioni competenti, di predisporre una disciplina organica che ne tuteli i diritti in maniera piena ed effettiva, sotto il profilo economico, lavorativo e sociale. L'attuale legge di bilancio ha previsto l'istituzione, presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali di un Fondo caregiver, la cui dotazione è di 30 milioni di euro annui per il triennio di programmazione 2021-2023, al fine di garantire la copertura finanziaria degli interventi legislativi volti al riconoscimento del valore sociale ed economico delle attività di cura prestate dal caregiver.

Con la nostra mozione, inoltre, chiediamo che vengano promosse misure volte ad una presa in carico globale dei soggetti affetti da SLA e da malattie neuromuscolari, e delle loro famiglie, attraverso la collaborazione di più figure professionali, sia ospedaliere che territoriali. Ciò si deve alla constatazione che, con la progressione della malattia e l'aggravamento delle funzioni del paziente, l'assistenza domiciliare deve garantire la necessaria continuità che interventi specifici richiedono, considerando che i pazienti hanno quotidianamente bisogno di cure e di professionalità multidisciplinari interamente a loro dedicate.

La terribile pandemia che ci ha colpito ha determinato l'emergere di molti disagi nei malati, fragili e complessi, con l'inevitabile interruzione di molte attività ambulatoriali e la sospensione dei ricoveri riabilitativi. I pazienti e i loro familiari si trovano ad affrontare la quotidiana gestione delle problematiche assistenziali volte a rendere la qualità della vita, partendo dalla considerazione che la SLA, sebbene sia una malattia inguaribile, è però una malattia curabile. È per questa ragione che occorre un modello di assistenza basato sulla forte integrazione sinergica tra territorio e ospedale, sostenendo percorsi di cura al domicilio della persona affetta dalla patologia che, fin dal suo esordio, impone la presa in carico da parte di équipe multidisciplinari.

Mi avvio alla conclusione, Presidente, ribadendo che abbiamo il dovere di assicurare ai malati di SLA il diritto di accesso alle migliori cure messe a disposizione dai singoli sistemi sanitari nazionali, nonché il diritto a una corretta informazione che induca i pazienti a prendere decisioni consapevoli sulle possibili terapie e il conseguente diritto di scelta di tali percorsi. La Carta dei diritti delle persone affette da SLA, redatta dall'International Alliance of Amyotrophic Lateral Sclerosis/Motor Neurone Disease, che riassume in sette punti i principi rivendicati dai pazienti, include anche il diritto di accettare, rifiutare o interrompere la cura, nel rispetto della legge vigente, o il diritto alla migliore qualità di vita, che comprende la tutela della propria dignità e la cura della persona senza alcuna discriminazione.

Vorrei concludere, ricordando Luca Coscioni, anch'egli malato di SLA, eccezionale per la sua forza e la sua tenacia. Le sue parole pronunciate il 13 febbraio di venti anni fa, quale testimonianza di chi è costretto a vivere con una malattia terribile, furono: la SLA è una malattia che toglie il bene più prezioso, la libertà. Ed è anche per poter restituire questa libertà, non solo ai malati di SLA, ma anche ai loro cari, che siamo qui, oggi, chiamati ad agire, perché vengano migliorati la diagnosi, la cura, il trattamento e la speranza di vita dei malati di SLA del nostro Paese. Ed è sulla base di tutte queste considerazioni che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Colleghi, prima di passare ai voti, ho il piacere di annunciarvi la nascita di Maria Costanza, figlia della nostra collega Maria Carolina Varchi. Alla piccola Maria Costanza e ai genitori desideriamo esprimere le nostre personali congratulazioni e quelle di tutta l'Aula (Applausi).

Torniamo alle mozioni, ha chiesto di intervenire la sottosegretaria Malpezzi.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente, solo una precisazione: sulla mozione Ianaro, De Filippo, Stumpo, Carnevali e Provenza n. 1-00415 il parere del Governo è favorevole senza alcuna riformulazione.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Bene, passiamo ai voti.

Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lazzarini, Versace, Bellucci ed altri n. 1-00246 (Nuova formulazione), come riformulata su richiesta del Governo, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Bologna ed altri n. 1-00407, come riformulata su richiesta del Governo e per quanto non assorbita dalla precedente votazione, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ianaro, De Filippo, Stumpo, Carnevali e Provenza n. 1-00415, per quanto non assorbita dalle precedenti votazioni, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Mentre perfezioniamo le operazioni di voto, ho il piacere di annunciarvi la nascita di Gabriele, figlio del nostro collega Mattia Mor. Al piccolo Gabriele e ai genitori desidero esprimere le mie personali congratulazioni e quelle di tutta l'Assemblea (Applausi).

.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Lo svolgimento degli altri argomenti iscritti all'ordine del giorno è rinviato ad altra seduta.

Avverto che, nell'allegato al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione sulle comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da COVID-19 (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo dunque agli interventi di fine seduta.

Aspettiamo qualche minuto, il tempo tecnico per consentire ai colleghi che vogliono defluire di uscire dall'Aula e non arrecare disturbo ai deputati che svolgeranno gli interventi di fine seduta.

I colleghi che intendono lasciare l'Aula sono pregati di affrettarsi.

Ha chiesto di parlare il deputato Domenico Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo perché non più tardi di qualche settimana fa proprio in quest'Aula, con altri colleghi deputati, ho cercato di sensibilizzare costruttivamente il Governo sulla drammatica condizione della sanità in Calabria. Ultimamente in Calabria non è cambiato nulla. Avevamo detto che il “decreto Calabria”…

PRESIDENTE. Deputato Furgiuele, io direi, se lei è d'accordo, di aspettare. Fermiamo il cronometro e aspettiamo qualche minuto. Colleghi, chi vuole rimanere in Aula ovviamente lo può fare, ma non può parlare. I colleghi che intendono conversare tra loro sono pregati di lasciare l'Aula velocemente. Deputato Furgiuele, riproviamo. Prego, a lei la parola.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Ho deciso di intervenire nuovamente in quest'Aula, dove qualche settimana fa avevamo confermato che il “decreto Calabria” sarebbe stato un fallimento e così è. I dati parlano chiaro e parla chiaro anche l'atteggiamento del commissario ad acta, che non sta facendo altro che ripetere quello che ha fatto il suo predecessore e tutti gli altri commissari che sono stati nominati dai Governi di centrosinistra. Oggi in Calabria, da una parte, assistiamo a un percorso vaccinale che segna il passo in modo molto, molto lento; dall'altra parte, assistiamo al taglio di risorse, che mette in difficoltà inevitabilmente tante strutture d'eccellenza e proprio di questo voglio parlare in quest'Aula. Voglio denunciare quello che sta avvenendo nel capoluogo di regione, Catanzaro, dove il Sant'Anna Hospital, un centro di cardiologia all'avanguardia in Europa, rischia di chiudere perché vi è una diatriba tra il neocommissario ad acta della Calabria e il commissario prefettizio dell'ASP di Catanzaro. Tutto ciò getta nello sconforto oltre 300 dipendenti, un intero indotto, ma soprattutto i cittadini calabresi, che fino a oggi sapevano di poter contare su una struttura che ha salvato migliaia di vite e di miei corregionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Signor Presidente, chiediamo che il Governo attenzioni questa cosa, perché il comune di Catanzaro si è già espresso, chiedendo un tavolo tecnico al Ministro Speranza perché questo danno l'ha provocato questo Governo. E allora per una situazione così paradossale a Catanzaro si direbbe: “Fhora gabbo”. Fhora gabbo oggi più che mai al Governo Conte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà per un minuto.

MARA LAPIA (MISTO). Grazie, Presidente. Il mio intervento di oggi è la denuncia di una pesante assenza. A Ussassai, un piccolo paese dell'Ogliastra, nella mia terra, i cittadini non hanno il medico di base. 500 persone, uomini e donne, anziane e bambini, sono stati lasciati soli dall'azienda sanitaria che dovrebbe tutelarli e se, come disse William Clark, “un diritto non è ciò che ti viene dato da qualcuno; è ciò che nessuno può toglierti”, allora perché agli ussassesi è stato tolto il diritto alla salute, sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione? Dal 1° gennaio 2021, in piena pandemia e dopo tre anni di servizi discontinui, la porta dell'ambulatorio del paese è sbarrata. Il sindaco, Francesco Usai, al quale va tutto il mio sostegno, ha denunciato pubblicamente la situazione e proprio ieri, con tutti i cittadini, ha rifiutato per protesta lo screening di massa sul COVID-19 organizzato dalla regione Sardegna. Ussassai è una comunità ferita dai torti e dalle assenze che sta gridando il diritto a essere tutelata e curata e il suo grido di aiuto oggi arriva anche da questo Parlamento. Che venga ascoltato, Presidente!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Valentina Barzotti. Ne ha facoltà per due minuti.

VALENTINA BARZOTTI (M5S). Presidente, come è noto, dal punto di vista lavorativo questo Governo ha fatto davvero di tutto per cercare di preservare i posti di lavoro e per limitare e contenere l'impatto di questa pandemia. Tra le misure prese c'è sempre stata la cassa integrazione per COVID e abbiamo il blocco dei licenziamenti, che è stato prorogato fino a marzo del 2021. Per queste ragioni, in un momento così difficile, tutto vogliamo vedere tranne che persone perdano il proprio posto di lavoro. E mi spiace vedere che, nonostante questi sforzi messi in campo dal Governo e da tutti gli italiani, nel Lodigiano ci sia un'azienda strutturata come la Protec che decida, da un giorno all'altro, di chiudere il proprio stabilimento produttivo e lasciare 28 lavoratori a casa. La chiusura, infatti, è un'altra ferita per il nostro territorio lodigiano, che è già ampiamente provato dalla pandemia e che sta faticosamente cercando di riprendersi. Il mio intervento pertanto vuole essere un richiamo alla responsabilità e al dialogo, perché questa azienda a maggio agiva nella prospettiva di una continuità aziendale e, quindi, è davvero incomprensibile come da un giorno all'altro si decida di lasciare un territorio in tutte le sue difficoltà. Se c'è la possibilità di restare operativi non è il momento questo di lasciare. Il richiamo è anche alla correttezza, in quanto la proprietà ha letteralmente sgomberato i locali durante il ponte dell'Immacolata e in piena trattativa sindacale. Il 18 gennaio si chiude questa fase amministrativa e mi auguro che i prossimi incontri del 15 e del 18 gennaio possano essere produttivi per trovare un accordo volto a preservare il lavoro e la continuità occupazionale sul territorio. Il momento è critico e il Governo ce la sta mettendo tutta. In questo momento dobbiamo remare tutti nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucia Scanu per due minuti. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (M5S). Presidente, con un'interrogazione presentata insieme al collega Cadeddu, ci siamo rivolti ai Ministri dell'Agricoltura e del Lavoro per chiedere un intervento risolutivo per gli operatori dell'ex ARAS, ovvero Associazione regionale allevatori Sardegna. Dopo ben trent'anni di onorato servizio alle imprese zootecniche della Sardegna, i circa 250 agronomi, veterinari e tecnici agricoli incredibilmente dal 1° dell'anno son diventati disoccupati. L'ARAS, dopo una lunga procedura, è stata infatti definitivamente liquidata. Purtroppo, la regione Sardegna ha reagito a questa crisi in maniera contraddittoria e macchinosa. Infatti, invece di applicare la legge n. 47 del 2018 che avrebbe consentito il riassorbimento agevolato dei dipendenti, ha apportato una modifica normativa che non li tutela e che rischia di condannarli a restare senza lavoro. Al dramma dei lavoratori e delle loro famiglie si aggiunge la paralisi di tutto il comparto zootecnico regionale. Il laboratorio di analisi di Oristano è l'unico in tutta la regione attrezzato per la certificazione dei prodotti lattiero-caseari; pertanto tale mancato servizio va a determinare il blocco delle vendite sul mercato interno e delle esportazioni. Inoltre, il venir meno dei tecnici ARAS ha messo in discussione il rispetto delle obbligazioni previste dalla misura 14 del benessere animale del PSR 2014-2020. Questa situazione causa al comparto zootecnico enormi rischi economici. In questo stato di paralisi il comparto della filiera lattiero-casearia sarda rischia di essere sormontata da realtà concorrenziali, sebbene di minor pregio, e di chiudere i battenti. Presidente, non possono essere i lavoratori di ARAS, le loro famiglie e gli allevatori sardi a pagare il prezzo di questa situazione irragionevole. Concludo, per molti motivi ci impegneremo in una interlocuzione con i Ministri di competenza, affinché si risolva in maniera tempestiva la drammatica situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Silli per un minuto. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, per portare all'attenzione della Camera che sto lavorando con il Ministero dello Sviluppo economico perché si sono venuti a creare dei cortocircuiti in seguito ad un recepimento di normative europee che classificano le piccole e medie imprese, le medie imprese e le grandi imprese. Lei sa bene, Presidente, che essere classificato come “grande impresa” non dà diritto alle facilitazioni e agli incentivi per le piccole e medie imprese. Quindi, in questo cortocircuito, vediamo che aziende con appena 50 dipendenti, dal fatturato di 90 milioni, sono annoverate fuori dalle piccole e medie imprese. Sace Simest ha ovviato a questa interferenza, allargando sostanzialmente la possibilità di accedere a finanziamenti fino ai 250 dipendenti. Volevo semplicemente che la Camera sapesse e venisse a conoscenza di questo problema. Sarà mio compito continuare a lavorare con il Ministero per trovare delle soluzioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bianchi. Ne ha facoltà, per due minuti.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Lo scorso venerdì 8 gennaio, la città di Gallarate è stata teatro di un triste episodio. Circa duecento adolescenti, provenienti da svariate parti della provincia di Varese, per lo più di nazionalità italiana, albanese e nigeriana, si sono dati appuntamento nel centro cittadino con il solo obiettivo di dar vita ad una maxi rissa, sventata grazie all'immediato e pronto intervento della Polizia locale. Dopo essersi coordinati con chat e social network si sono spostati in massa con treni e autobus pubblici; mandrie di quindicenni e sedicenni hanno ostruito il traffico, spaventato i cittadini e pestato un loro coetaneo. Questo episodio, non isolato, ma diffusosi in varie realtà, come Roma, Ancona, Parma ed altre, ci impone delle riflessioni. Il Ministro dell'Interno ha in animo di intervenire per affrontare questo fenomeno preoccupante oppure ha deciso di lasciare da soli i sindaci nel gestire queste problematiche? Il Ministro Speranza, domattina qua in Aula, ha compreso che le restrizioni non sono solo un mero calcolo matematico, ma hanno ricadute sull'educazione e sui valori da seguire da parte degli adolescenti, soprattutto quelli provenienti dalle famiglie più fragili? Perché, se è vero che disciplina, valori e rispetto sono elementi che devono essere insegnati in famiglia, è vero anche che le istituzioni non si possono sottrarre, in un momento in cui i punti di riferimento per gli adolescenti sono sempre meno, con amministrazioni comunali completamente abbandonate nel gestire le ricadute delle restrizioni della pandemia. In conclusione, Presidente, ogni elemento della nostra società non può esimersi dal suo ruolo, ma in questo quadro lo Stato non può essere assente o solo presente in continue rincorse perché tutto ciò è drammaticamente preoccupante, oltre che inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pellicani. Per due minuti, ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Signor Presidente, Venezia è una città ferita, messa in ginocchio prima dall'acqua alta eccezionale e poi dall'emergenza COVID. L'economia cittadina è stata pressoché azzerata. In questo contesto il sindaco ha deciso di tenere i musei civici chiusi fino ad aprile 2021, non per ragioni legate alla diffusione dei contagi, la cui evoluzione è difficilmente prevedibile, ma per questioni di budget, nonostante la Fondazione musei abbia beneficiato dallo Stato di un ristoro di circa 8 milioni, che le hanno consentito di mantenere i conti in ordine. La vicenda ha avuto un ampio risalto sulla stampa nazionale e internazionale. È intervenuta anche Icom, il principale network di musei, con una lettera aperta al CdA della Fondazione, richiamando l'importanza di riaprire non appena possibile, anche con riaperture parziali. Inoltre, la rivista online “Italy” ha promosso una petizione, che ha già raccolto migliaia di firme. Dire al mondo che Palazzo Ducale sarà chiuso equivale ad una dichiarazione di resa, come dire che a Parigi il Louvre non aprirà. La decisione di chiudere i musei cittadini in attesa del ritorno dei turisti è la dimostrazione di un'amministrazione miope, che intende la fruizione dei luoghi della cultura legata esclusivamente al business turistico di massa. Invece, non solo bisogna aprire i musei il prima possibile, ma è necessario nel frattempo intensificare l'attività online, come avviene in tutto il mondo e come fanno importanti istituzioni culturali cittadine, a partire da La Fenice. Tale decisione dell'amministrazione ha suscitato la protesta dei sindacati, che si sono opposti ad un piano di cassa integrazione al 100 per cento dei dipendenti e, di conseguenza, allo stop forzato per 400 lavoratori delle cooperative. Appena possibile, signor Presidente, riapriranno i musei statali, a Venezia apriranno le gallerie dell'accademia, ma non Palazzo Ducale, nonostante sia un bene prezioso dello Stato, gestito dal comune in base a una convenzione che pone obblighi precisi, che pare che il comune non abbia rispettato. Bisogna perciò raccogliere gli appelli della comunità internazionale per riaprire appena possibile i musei civici.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA PELLICANI (PD). Venezia - e concludo - va governata con una visione internazionale. Non è accettabile diffondere un messaggio negativo che non fa altro che danneggiare l'immagine della città nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Jessica Costanzo. Per due minuti, ne ha facoltà.

JESSICA COSTANZO (M5S). Grazie Presidente, la pandemia ha distrutto centinaia di attività storiche nel nostro Paese: ci sono imprenditori e partite IVA sul lastrico e lavoratori, migliaia di lavoratori in cassa integrazione, con molti posti di lavoro a rischio. Ebbene, sono stati richiesti grandi sacrifici alla società, all'intera società ma non a tutti, e quando dico non a tutti mi riferisco ai colossi del web. Sì, perché qual è il problema? Il problema è che non restituiscono alla società sia in termini di diritti del lavoro, sia in termini di tasse, di gettito fiscale. Un esempio fra tutti: Amazon, nel 2019, agli Stati Uniti ha pagato un'imposta dell'1,2 per cento sul reddito e più o meno ha fatto la stessa cosa in Italia. In termini di diritti del lavoro ho inviato di recente una lettera alla sede di Torrazza Piemonte, proprio perché non era stato rinnovato il contratto ad una lavoratrice; nonostante avesse avuto ottimi risultati, non gli è stato rinnovato il contratto per colpa di un infortunio sul lavoro. La lettera è un grande segnale di moral suasion verso questa grande azienda, in termini di correttezza, in termini di civiltà, in termini di umanità. Poi ho sottoscritto una campagna internazionale, ormai sottoscritta da 15 Paesi, “Make Amazon Pay”, rivolta non solo ad Amazon ma anche a tutti i colossi del web, perché prendono troppo e restituiscono troppo poco. Quindi faccio un appello ai colleghi di sottoscrivere questa petizione per dare un messaggio chiaro di combattere queste disuguaglianze, per aumentare la sicurezza occupazionale, la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossano Sasso. Per due minuti, ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie Presidente, prendo la parola per esprimere solidarietà e vicinanza alle popolazioni della Murgia barese ed in particolare ai cittadini di Altamura e di Gravina, dove i Ministri del MoVimento 5 Stelle, Costa e Patuanelli, avrebbero individuato un sito in cui costruire un deposito di rifiuti nucleari, di scorie radioattive; una decisione presa quasi di nascosto, improvvisa, piombata sulle teste dei cittadini di Altamura e di Gravina. Non una soluzione definitiva, si è affrettato poi a dichiarare il Ministro grillino Costa, dopo aver visto la reazione di migliaia di cittadini, di associazioni, di sindaci, di presidenti di regione di destra e di sinistra. Allora, Ministro Costa, chiariamoci definitivamente: il territorio di Altamura e di Gravina ha già dato in termini di rifiuti radioattivi. Questo territorio aspetta da lei la bonifica di una discarica sequestrata da due anni: se la ricorda, Ministro Costa? E lei vorrebbe fare sorgere proprio lì accanto un deposito di scorie nucleari? Certe scelte si condividono, non si impongono ai territori! Sono certo che ci saranno comuni lieti di ospitare per motivi di opportunità questi depositi: Altamura e Gravina non sono tra questi, non sono tra questi! Noi vogliamo sviluppo e ricchezza grazie alle infrastrutture che ci mancano e che il suo Governo non ci dà, grazie all'agricoltura, grazie al turismo, grazie al nostro tessuto produttivo, non grazie ai rifiuti nucleari. Ministro Costa, glielo dico con rispetto per la carica che ricopre: Altamura e Gravina non vogliono i rifiuti radioattivi; non si permetta nemmeno di prenderla in considerazione questa ipotesi e glielo dico in quest'Aula, per nome e per conto di cittadini, di migliaia di cittadini. Siamo pronti a dirle ciò anche in piazza, per una difesa ad oltranza delle nostre città. Grazie presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 13 gennaio 2021 - Ore 9,30:

1. Comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da Covid-19.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 18 dicembre 2020, n. 172, recante ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare i rischi sanitari connessi alla diffusione del virus COVID-19. (C. 2835-A)

Relatori: GIARRIZZO, per la X Commissione; DE FILIPPO, per la XII Commissione.

La seduta termina alle 19,40.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 5)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2835 - quest. preg. 1 e 2 475 471 4 236 209 262 64 Resp.
2 Nominale Ddl 2845 - quest. preg. 1, 2 e 3 494 488 6 245 223 265 60 Resp.
3 Nominale Moz. Lazzarini e a. 1-246 n.f. rif. 493 491 2 246 491 0 59 Appr.
4 Nominale Moz. Bologna e a. 1-407 rif. 493 491 2 246 491 0 59 Appr.
5 Nominale Moz. Ianaro e a. 1-415 487 485 2 243 485 0 59 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.