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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 432 di mercoledì 25 novembre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

Sul processo verbale.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare sul processo verbale.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Grazie, Presidente, intervengo ai sensi del comma 2 dell'articolo 32. Credo che mai, come in questo momento, per me sia indispensabile chiarire il mio pensiero rispetto all'intervento che ho svolto ieri, soprattutto dopo che sono intervenuti alcuni colleghi, perché vorrei che fosse chiaro. Mi pare che le parole che lei ha pronunciato, Presidente, abbiano chiaramente messo in evidenza qual era il mio intento, ossia affrontare, a partire dal Regolamento, il tema (e su questo ho girato tutto l'intervento) del perimetro della convenienza o sconvenienza di un intervento che, per me, non riguarda soltanto il modo di esporre, più o meno educato, parole forti o meno, ma anche alcune questioni che ieri ho precisato. Faccio questa precisazione del mio pensiero, Presidente, dopo aver ascoltato l'intervento del collega Aiello e anche quello del collega Crippa, perché vorrei che fosse chiaro che io non avrei potuto farlo, ma non era mia intenzione minimamente censurare il modo attraverso il quale il collega Aiello è intervenuto, poiché è intervenuto in modo assolutamente lecito, moderato e via dicendo. Io ho cercato soltanto di porre un tema e questo mi serve per chiarire il mio pensiero: il dibattito, che era nato, come lei sa perfettamente, sulle considerazioni dell'opposizione, sulle parole - quelle per me sì indegne - del senatore Morra, poi, quando siamo arrivati all'intervento del collega dei 5 Stelle, è virato di più su tutto un altro tema, che non era praticamente riferito a quello, ma al tema degli impresentabili, delle cose che sono accadute e via dicendo.

Io vorrei semplicemente chiarire: ritengo che il presupposto, su cui si è mosso tutto l'intervento del collega, partiva dalle indagini che sono in corso, dando in qualche modo per acquisito che quella fosse una persona, utilizzando anche il termine “impresentabile”. L'onorevole Crippa ha detto che io voglio mettere in discussione la forza della Commissione Antimafia, la valenza di un patto dell'antimafia, ma io non metto in discussione e non sarò certo io a farlo e, comunque, sarà la storia a dire a cosa serva o meno l'Antimafia: io dico semplicemente che, poiché, purtroppo, anche l'Antimafia utilizza il termine “impresentabile” per soggetti che non hanno una condanna definitiva, è del tutto evidente che ciò incide anche sul nostro dibattito parlamentare. Il collega Palazzotto ha affermato una cosa che io condivido: ha detto che la politica si deve occupare della “presentabilità”, lo dico tra virgolette, dei suoi candidati, a prescindere da ciò che fanno i magistrati dell'Antimafia. È quello che penso anch'io, Presidente: quando sono stato candidato a sindaco di Roma, ho fatto una cosa per me contro natura, ma, a prescindere dalle vicende come dire scritte dall'Antimafia, alla quale avevo dato la lista dei candidati, decisi di non candidare, perché eravamo sotto “Mafia capitale”, “onestà, onestà” e via dicendo, nessuno che avesse un problema con la giustizia e addirittura una persona per diffamazione. Fui anche criticato per questo, ma fu una scelta politica, esattamente una scelta politica che prescindeva dalle indicazioni dell'Antimafia. Sono d'accordissimo, ma il problema che io ho posto - e ho finito e la ringrazio, signor Presidente, e lo dico all'onorevole Crippa nonché all'onorevole Aiello, senza minimamente voler criticare i modi con cui l'onorevole Aiello è intervenuto -, è che qui dentro dobbiamo porci il problema che, quando facciamo determinate affermazioni, alle nostre spalle ci sono interminabili vicende di persone, le quali sono finite dentro le maglie della impresentabilità e poi, magari, dopo mesi e dopo anni, sono state ritenute innocenti dai tribunali di primo, secondo e terzo grado, ma il danno è stato fatto: sicuramente dall'esposizione sui media e sui giornali, ma anche da tante parole che qui dentro sono state utilizzate a mio avviso fuori luogo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. La sua precisazione sarà a verbale. Il suo intervento era chiaro ieri, è chiaro anche oggi.

Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Massimo Enrico Baroni, Battelli, Boschi, Brescia, Carè, Casa, Covolo, Davide Crippa, Dadone, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fassino, Frusone, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, Liuni, Lorefice, Maniero, Molinari, Perantoni, Rospi, Serracchiani, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centotre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Nella ricorrenza della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne.

PRESIDENTE. Come già annunziato ai gruppi, svolgeremo ora una serie di interventi in relazione alla giornata contro la violenza sulle donne.

Ha chiesto di parlare la Presidente Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Eccoci di nuovo al 25 novembre, maledetto 25 novembre, per ricordare Marianna, Stefania, Giulia e Antonella, tutte quelle donne che sono state uccise, donne colpevoli soltanto di essersi trovate un partner che ha deciso di togliere loro la vita. La violenza di genere è una pandemia, una pandemia che è presente in tutte le società ed è una pandemia che dobbiamo assolutamente contrastare. La violenza di genere si combatte attraverso più misure. Sicuramente la prima è la questione economica: una donna indipendente a livello economico ha più possibilità di uscire dalla spirale di violenza, quindi, a livello economico, è necessario che la donna abbia tutti gli strumenti e tutte le misure per poter essere indipendente economicamente. E poi abbiamo anche l'area culturale: l'area culturale è di massima importanza: combattere gli stereotipi di genere, combattere il sessismo, le discriminazioni, questa deve essere la priorità, proprio per far sì che la donna possa, in tutti i campi, eccellere e possa essere quello che vuole veramente essere nella vita. È necessario combattere queste tragedie, è necessario farlo tutte insieme; il MoVimento 5 Stelle c'è, c'è sempre stato e sono sicura che anche il Parlamento ci sarà in questi momenti terribili, proprio per evitare che ci sia questo 25 novembre, per evitare che si debbano ricordare queste donne (Applausi).

PRESIDENTE. Pregherei i colleghi, sia gli uomini che le donne, di fare maggiore silenzio in Aula. Colleghi… colleghi, intanto, facciamo rispettare le distanze di sicurezza, non vorrei dover fare l'appello di coloro che non lo fanno. Ha chiesto di parlare l'onorevole Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, signor Presidente. Oggi, in Italia e nel mondo, celebriamo la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza maschile contro le donne; in questi mesi così difficili per tutti noi, le misure di lockdown e di ricorso a modalità di lavoro da casa, pensate per tutelare la salute dei cittadini, hanno comportato un rischio maggiore di esposizione alla violenza domestica e assistita, aggravando spesso situazioni preesistenti. Per molte donne, per molti bambini la casa, infatti, rappresenta il luogo degli abusi e della paura, e l'isolamento, così necessario per evitare il contagio da Coronavirus, è la condizione in cui la violenza si esercita con maggiore facilità. Le conseguenze socioeconomiche della pandemia si sono scaricate in particolare sulle donne, aggravando diseguaglianze già esistenti, creandone di nuove e mettendo in evidenza tutti i limiti di una concezione economica e di un'organizzazione sociale in cui le donne portano il peso più grande e in cui la condizione di disparità rispetto agli uomini è ancora molto profonda. È proprio su questa disparità di potere e sull'organizzazione patriarcale della società che la violenza sulle donne affonda le sue radici.

In questi mesi e in questi anni molte cose sono state fatte, ma i dati e la cronaca ci raccontano che gli sforzi fin qui attuati a livello legislativo e istituzionale non riescono ancora ad arginare e a ridurre questo fenomeno, così sistemico e strutturale. Abbiamo fatto tanti passi importanti insieme, tanti ne stiamo facendo, tanti ancora ne faremo.

Quella culturale, senz'altro, è la sfida più grande che dobbiamo vincere per sgretolare definitivamente tutti i pregiudizi e gli stereotipi di cui la violenza sulle donne si nutre (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), attraverso l'educazione al genere e alle differenze, una corretta comunicazione e informazione, una narrazione che non vittimizzi le donne una seconda volta.

Colleghi, le donne che subiscono violenza vivono un profondo senso di solitudine, con o senza virus. È questo senso di solitudine che noi siamo chiamati a colmare; ascoltiamo le loro parole, accogliamo i loro sentimenti, impariamo da loro, perché sapranno guidarci verso la direzione giusta da intraprendere. Le loro storie sono le nostre storie, sono le storie del nostro Paese, non fermiamoci mai, non arrendiamoci mai, camminiamo sempre al loro fianco lungo la strada che le porta alla ritrovata libertà (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi è una giornata particolare per tante donne - ed anche per me - che combattono e che hanno combattuto la battaglia più importante, quella per la violenza contro le donne. Vedete, per noi, il 25 novembre non è solo oggi; dall'inizio dell'anno in Italia ci sono stati 91 casi di femminicidio e con un pizzico di soddisfazione, ma altrettanto con tanto dispiacere, vi dico che ci sono stati 4 mila nuovi procedimenti aperti e denunce. Circa un anno e mezzo fa, vorrei ricordarlo a quest'Aula, abbiamo approvato il “Codice rosso”, un provvedimento fortemente voluto da noi della Lega, dal nostro leader Matteo Salvini e dall'importantissimo lavoro fatto dalla nostra amica Giulia Bongiorno, allora Ministro. Abbiamo inasprito le pene, abbiamo dato la certezza della pena, abbiamo creato una corsia preferenziale per le donne - quindi, tutte quelle denunce non sono rimaste impilate su qualche tavolo di tribunale o di caserma –, abbiamo dato più tutela alle donne e soprattutto ai loro bambini. Però, vedete, lì si è fermato tutto, da quel giorno, è calato il sipario e ve lo dico veramente con tanta, tanta rabbia.

Sotto pandemia - e questo non le ha aiutate, purtroppo -, le donne sono rimaste costrette, in casa, a vivere con il proprio carnefice, con i propri bambini, che hanno dovuto assistere a violenze di ogni genere. Lo Stato ha il dovere di aiutarle, di dare loro una seconda chance, di riabilitarle al lavoro, perché molte volte la non indipendenza economica è il male maggiore; quindi, lo Stato deve aiutare queste donne e, soprattutto, deve tutelare i loro bambini, perché non è possibile che un uomo che abbia maltrattato la propria moglie, quasi al limite, debba ancora utilizzare i propri bambini come strumento per farle del male (Applausi).

A tutte quelle donne e a quelle madri che ogni giorno si addormentano, molte volte con la paura di non riaprire più gli occhi, io dico: denunciate, denunciate (Applausi), trovate il coraggio di denunciare e, se non ne avete la forza, guardate negli occhi i vostri figli, perché i vostri bambini hanno tutto il diritto di avere una mamma accanto (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Trovo che sia doveroso, oggi, 25 novembre, ricordare la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e farlo in quest'Aula è doveroso, signor Presidente, in un'Aula che nel 2017, quindi pochi anni fa, ospitò 1.400 donne provenienti da tutto il Paese che, con coraggio e con determinazione, vennero qui a parlare della loro storia di violenza e di riscatto, per dare fiducia alle tante donne che da casa seguivano i nostri lavori. E lo fecero anche con rispetto verso le istituzioni, con fiducia verso le istituzioni.

Vede, Presidente, c'è decisamente qualcosa che non va, che non funziona in un Paese che conta 88 donne oggetto di violenza ogni giorno; cioè, una donna ogni 15 minuti, nel nostro Paese, viene malmenata, picchiata e brutalizzata. C'è qualcosa che non va, Presidente, in un Paese che nel 2018 ha contato 142 donne ammazzate da mariti, compagni, da persone che dovevano amarle, e così nel 2019 le cose non sono andate neanche bene: 100 donne uccise per mano di chi doveva amarle. Sono numeri spaventosi, vuol dire che una donna viene uccisa ogni 72 ore. E nel 2020, come vanno le cose, Presidente? Me lo faceva vedere il collega Borghi; questa mattina abbiamo acceso la radio: due donne uccise, una nel calabrese, a Stalettì, e una nel padovano, uccise per mano di chi doveva amarle. Questa si chiama violenza mascherata da amore.

Ebbene, durante il lockdown, le cose sono peggiorate. Cito i dati del Viminale - il dossier del Viminale - che parlano di 44 donne uccise tra il 9 marzo e il 3 giugno; il che vuol dire, Presidente, una ogni due giorni; quindi, se la media era una ogni tre, durante il lockdown una ogni due, e uccise in famiglia, sempre, sia ben chiaro, non per mano di sconosciuti.

E, allora, oggi, in questa giornata, mi consenta, Presidente, di ricordare una questione - e lei ha ragione, è una questione urgente -, c'è una nuova frontiera della violenza contro le donne, si chiama revenge porn; noi abbiamo introdotto il reato, ma non basta, Presidente (Applausi), dobbiamo dare assistenza alle vittime, che sono disperate, e dobbiamo responsabilizzare le piattaforme digitali, Presidente, perché se quei messaggi, quei video, quelle foto non vengono ritirate, la vita delle nostre ragazze diventa un inferno!

Grazie, Presidente. Mi auguro che tutti insieme potremo collaborare e portare in Aula una legge contro il revenge porn (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Nei primi dieci mesi del 2020 sono state 91 le vittime di femminicidio; un dramma, un problema globale, ma che in Italia non fa eccezione, dove ci sono migliaia di donne abusate ogni anno; li ricordava la collega Boldrini i numeri di questa tragedia tutta italiana.

Donne uccise e abusate da uomini piccoli piccoli, che hanno paura della loro indipendenza, della loro libertà, della loro autoaffermazione, uomini che però spesso trovano complicità, connivenza, nel linguaggio, in televisione, dalle colonne dei giornali, dove si giustificano ad esempio gli stupratori e si rimproverano le vittime che non dovevano trovarsi lì in quel momento. Ecco, io credo che uno degli hashtag più belli di questa Giornata è: “non sei sola”. Noi dobbiamo trasmettere la nostra forza, la nostra azione, il nostro impegno a tutte le donne che, in questo momento, anche in questo singolo istante, stanno subendo violenza, dicendo loro che non sono sole, che possono contare sulla politica, che noi non fermeremo mai il nostro impegno in difesa loro e di tutte noi.

Ci vogliono investimenti, lo ricordava la collega Spadoni, ci vuole cultura, ci vuole informazione. Uno degli slogan più belli penso che sia: Protect your daughter, educate your son. Non sono le donne che devono essere protette, sono gli uomini che vanno educati e le donne, che hanno figli maschi come me, hanno una doppia responsabilità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polidori. Ne ha facoltà.

CATIA POLIDORI (FI). Presidente, oggi dovrebbe essere una Giornata, per come è nata negli anni, di sensibilizzazione a questa tragedia, che non accenna assolutamente a diminuire; e invece, ahimè, ogni anno diventa una Giornata di commemorazione. Questo è triste: significa appunto, come hanno detto le mie colleghe, che sono molte le cose che non vanno.

Noi potremmo anche raccontare le cose fatte, come la legge sullo stalking o quelle che sono state appena citate: evidentemente non bastano. Sappiamo che in questo periodo terribile, quale quello che è stata la chiusura, il lockdown per il COVID-19, sono aumentate purtroppo non solo le violenze, ma le non segnalazioni. È questo che ci mette assolutamente in ansia: solo una donna su sette denuncia di aver subito violenza; e teniamo conto che i numeri che abbiamo non sono numeri empirici, perché le non denunce, il silenzio, la vergogna di denunciare, tutto ciò è ancora quello che uccide.

Noi vogliamo quindi lasciare un messaggio: il silenzio ti uccide. Ma non è solo il silenzio delle donne, che non trovano il coraggio, anche per una formazione culturale o per una dipendenza economica, di dover denunciare, o soprattutto per tanta protezione nei confronti dei figli, ma è il silenzio anche di chi vive intorno a queste donne, la famiglia di queste donne, gli amici di queste donne, i vicini di queste donne. Dobbiamo fare in modo che si parta dalla formazione scolastica, è importante. Se la politica è quella che deve anticipare i bisogni di una società, noi questo dobbiamo fare: non dobbiamo inseguire l'emergenza, ma anticiparla con un percorso di educazione, che parta dalle scuole primarie, ad esempio con un quaderno dei diritti delle bambine.

Il secondo messaggio che vogliamo lanciare oggi, e di cui Forza Italia si farà portatrice tra poco con una conferenza stampa, è la legge del soccorso di libertà. È una legge che abbiamo depositato, a firma di tanti colleghi, dove proponiamo per le donne, che riescono a trovare il coraggio di denunciare la violenza, un aiuto economico; proponiamo loro la possibilità di trovare un alloggio, di portare i figli in un'altra città e aver garantita la continuità formativa. Mi piace questa solidarietà femminile. Dobbiamo fare in modo che non ci sia solo questo giorno ma che stia con noi sempre: tutte insieme, secondo me, potremmo fare qualcosa nell'immediato, come del resto il rispetto di quest'Aula del Parlamento ci impone (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, oggi nella Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, speravamo di raggiungere un traguardo differente rispetto alle due vittime che sono state citate dalla collega Boldrini. Una nel Padovano: è Loredana Scalone, di 52 anni, trovata tra gli scogli di Pietragrande, ferita e uccisa da un mare di coltellate, da un uomo. Ma soprattutto rispetto alle tante violenze che si registrano: pensiamo all'uscita, dopo 20 mesi, di una donna arsa viva dall'ex marito solo ieri dall'ospedale. E certamente, in questa fase di COVID, gli effetti non sono stati migliorati in termini di percentuali: con riferimento ai problemi della violenza domestica, i casi sono aumentati del 73 per cento. Per quanto riguarda i casi del 2020 i dati sono allarmanti: è stata uccisa una donna ogni tre giorni, le chiamate al numero verde sono raddoppiate, così come le chiamate alle Forze dell'ordine.

Le violenze fisiche e psicologiche - dalle offese alle molestie allo stalking allo stupro, in qualunque luogo possano avvenire, a casa o sul posto di lavoro - tolgono alle donne il diritto di vivere in maniera libera e dignitosa e, soprattutto e troppo spesso, tolgono il diritto alla vita. Il femminicidio è un delitto che riempie quotidianamente le cronache locali e, troppo spesso, le donne, magari, rispetto all'ingenuità, scoprono che non era amore: non è amore tutto ciò che è violenza, è botte, è schiaffi, poiché ciò non ha nulla a che fare con un sentimento vero. E' come confondere la libertà con la prigionia. L'amore rende felici, non lascia certamente lividi sul viso, non lascia certamente lividi sul corpo.

E allora è un'emergenza sociale che deve essere affrontata in modo coordinato, ringraziando ovviamente le Forze dell'ordine, ringraziando le scuole, ringraziando i centri antiviolenza, le case rifugio. E soprattutto occorre abbattere quel muro dove c'è una visione tradizionalistica, secondo cui i panni sporchi si lavano in casa: una concezione che, purtroppo, persiste, spesso dove la vittima subisce violenza. Noi abbiamo fatto qualche passo avanti, con il codice rosso, con le tante normative, e altre dovremo farne, ma certamente dobbiamo guardare a questo fenomeno e a questa piaga, sapendo che essere donne non è soltanto un dato naturale, ma è il risultato di una storia.

In conclusione, a nostro parere, come Fratelli d'Italia, due sono le parole chiave: il rispetto e l'autostima. La nostra sfida è verso i giovani: dobbiamo fare di tutto per evitare che possano diventare le nuove vittime, ma soprattutto i nuovi carnefici del domani (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (MISTO). Presidente, istituita quasi ventuno anni fa nell'ambito della lotta alle violazioni dei diritti umani, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne non deve essere considerata come un punto d'arrivo: anzi, resta ancora molto da fare per poter dichiarare sconfitto un fenomeno originato da atavici e anacronistici stereotipi, secondo cui la donna può occupare solo una posizione inferiore rispetto all'uomo, un fenomeno a cui si sarebbe dovuto dire “basta” già da tanto tempo, e che invece è ancora presente in una società moderna, democratica e civile come l'attuale.

Ad oggi i femminicidi, i maltrattamenti, le percosse, le violenze sessuali, lo stalking continuano ad essere perpetrati, ma non sempre sono oggetto di denuncia da parte delle vittime. Sì, è vero, trovare la forza di puntare l'indice contro chi si renda autore di abusi e soprusi non è semplice, ma l'importante in questi casi è che la vittima non si senta sola; l'importante è che sappia che ci sarà sempre qualcuno pronto a raccogliere le sue richieste di aiuto.

Da circa un anno in Italia tutte coloro che subiscono violenze o discriminazioni possono contare sul cosiddetto codice rosso, la legge che prevede nuove norme per la tutela di chi resta vittima di brutalità, di atti persecutori e crimini domestici. Una legge che ha introdotto una serie di innovazioni legislative, che vanno dall'inasprimento delle pene all'innalzamento del livello di protezione e sicurezza delle donne offese da esperienze dolorose e capaci di segnare la loro vita per sempre. Un deciso passo in avanti sulla strada che deve portare all'individuazione e alla sconfitta di ogni tipo di violenza nei confronti delle donne, da quella fisica, che è più facile riconoscere, a quella psicologica ed economica, certamente più subdola e più difficile da snidare.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole De Giorgi. Voglio ringraziare tutti i gruppi parlamentari per aver partecipato e contribuito a questo dibattito, e in particolare tutte le colleghe. Naturalmente ricordo che il 25 novembre, la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, è una giornata che soprattutto riguarda noi uomini (Applausi), e credo che questa responsabilità debba essere sempre assunta da ognuno di noi, in qualsiasi occasione e in qualsiasi momento, nella sua attività istituzionale e nella sua attività personale.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1970 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020 (Approvato dal Senato) (A.C. 2779).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2779: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2779)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Preciso che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estraneo rispetto ai contenuti del provvedimento, l'ordine del giorno Battilocchio n. 9/2779/30.

Avverto altresì che, per un mero errore tipografico, nell'ordine del giorno Mollicone n. 9/2779/38, nell'ultimo capoverso delle premesse, in luogo del cognome “Tridico” figura “Indico”.

Invito il rappresentante del Governo, l'onorevole senatrice Malpezzi, a esprimere il parere sugli ordini del giorno.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/1 De Filippo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/2 Costa il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di avviare un confronto con le regioni per individuare protocolli e linee guida condivisi, che consentano di verificare, di intesa con il Ministro della Salute, la possibile apertura degli impianti, comunque nel rispetto delle regole di sicurezza, tutela della salute e in costante consultazione con i Paesi europei”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/3 Pretto il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/4 Locatelli il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno, se riformulato nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di tutelare adeguatamente i lavoratori fragili (con disabilità, immunodepressi, con patologie gravi), durante il periodo di assenza dal lavoro, per motivazioni connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 e dipendenti dalla oggettiva e comprovata possibilità di svolgere la prestazione lavorativa in modalità agile o attraverso l'adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento o con specifiche attività di formazione professionale anche da remoto, estendendo al 31 gennaio 2021 l'equiparazione del periodo di assenza dal lavoro al ricovero ospedaliero”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/5 Ziello il parere è contrario sulle premesse e favorevole sull'impegno con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di potenziare gli strumenti e i fondi previsti a sostegno degli enti del Terzo settore”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/6 Patassini il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare i provvedimenti di propria competenza (…)” e il resto identico. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/7 Boniardi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere normativo volte ad elevare il numero di ore di straordinario a favore del personale delle Forze armate impiegato nelle attività di contrasto all'emergenza epidemiologica da COVID-19”. Sugli ordini del giorno n. 9/2779/8 Gobbato e n. 9/2779/9 Furgiuele il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/10 Invernizzi il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/11 Amitrano il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di tutelare adeguatamente i lavoratori fragili.” Io Presidente potrei andare avanti a leggerla, dico che è la stessa riformulazione che è stata proposta per l'ordine del giorno n. 9/2779/4 Locatelli e nello stesso modo sono state proposte tutte le riformulazioni agli ordini del giorno sui lavoratori fragili; dopodiché, quindi evito di leggere, va bene?

PRESIDENTE. Può evitare di leggere e lo richiamerà negli ordini del giorno.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Perfetto, quindi, in questo modo sugli ordini del giorno n. 9/2779/11 Amitrano e n. 9/2779/12 Martinciglio il parere è favorevole con la stessa riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/13 Gallo il parere è contrario sul primo dispositivo e favorevole sul secondo.

PRESIDENTE. Quindi, è un parere favorevole con riformulazione.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sì. L'ordine del giorno n. 9/2779/14 Ianaro è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/15 Aresta il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere normativo volte a elevare il numero di ore di straordinario a favore del personale delle Forze armate impiegato nelle attività di contrasto all'emergenza epidemiologica da COVID-19”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/16 Maraia il parere è favorevole con la seguente riformulazione, che riguarda il primo impegno: “a valutare l'opportunità di adottare provvedimenti al fine di implementare e velocizzare le procedure per l'assunzione di ulteriore personale sanitario, anche per assicurare un'equa e proporzionata ripartizione in tutte le regioni, anche in diretto coordinamento con le aziende sanitarie locali” ed è contrario sul secondo impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/17 D'Arrando il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/18 Mammì il parere è favorevole con la seguente riformulazione per entrambi gli impegni: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, (…) e così anche nel secondo: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/19 Nappi il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, a valutare la possibilità di (…)”.Sull'ordine del giorno n. 9/2779/20 Sodano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/21 Alaimo il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare (…)” e poi si toglie semplicemente l'ultima parola “e telematica”, il resto rimane uguale. Sugli ordini del giorno n. 9/2779/22 D'Orso e n. 9/2779/23 Giuliano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/24 Ascari il parere è contrario. Sugli ordini del giorno n. 9/2779/25 Macina, n. 9/2779/26 Di Lauro, n. 9/2779/27 Baldelli e n. 9/2779/28 Rosso, il parere è favorevole. L'ordine del giorno n. 9/2779/29 Gregorio Fontana è accolto come raccomandazione.

L'ordine del giorno n. 9/2779/31 Siracusano è riformulato come il n. 9/2779/1 De Filippo: “a valutare l'opportunità di prevedere misure dirette ad includere anche il documento unico di regolarità contributiva tra i certificati di cui è ammessa la proroga”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/32 Maccanti il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/33 Viviani il parere è favorevole con le seguenti riformulazioni: per il primo impegno “a valutare l'opportunità di prevedere ulteriori misure economiche per assistere i familiari dei marittimi italiani sequestrati in Libia, nonché le società armatrici coinvolte” e per il secondo impegno “a continuare nell'azione volta a risolvere rapidamente (…)” e si va avanti identico a come era stato presentato. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/34 Maturi il parere è contrario. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/35 Legnaioli il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di individuare ulteriori misure di sostegno e indennizzo per il comparto del commercio ambulante”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/36 Ferrari il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: “a valutare l'opportunità di adottare iniziative di carattere normativo, volte ad elevare il numero di ore di straordinario a favore del personale delle Forze armate impiegato nell'attività di contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/37 Donzelli il parere è favorevole se riformulato nel seguente modo: “a valutare iniziative volte a permettere l'esercizio dell'attività di toelettatura nelle aree del territorio nazionale caratterizzate da uno scenario di massima gravità, nel rispetto di tutte le misure di sicurezza per lo svolgimento della suddetta attività”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/38 Mollicone il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere misure dirette ad includere anche il documento unico di regolarità contributiva tra i certificati di cui è ammessa la proroga”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/39 Bellucci il parere è favorevole con la seguente riformulazione: “a continuare a garantire l'integrazione e l'inclusione degli studenti con disabilità, anche qualora sia prevista l'adozione di forme flessibili di organizzazione dell'attività didattica, l'incremento del ricorso alla didattica digitale integrata, complementare alla didattica in presenza, in linea con le disposizioni della normativa vigente in materia”. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/40 Ciaburro il parere è favorevole con la seguente riformulazione del primo impegno: “a valutare l'opportunità di avviare un confronto con le regioni per individuare protocolli e linee guida condivisi, che consentano di verificare, di intesa con il Ministro della Salute, la possibile apertura degli impianti, comunque nel rispetto delle regole di sicurezza a tutela della salute, in costante consultazione con i Paesi europei” e favorevole, invece, per quanto riguarda il secondo impegno. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/41 Caretta il parere è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Sull'ordine del giorno n. 9/2779/1 De Filippo il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/2 Costa, il parere è favorevole con riformulazione. Accoglie la riformulazione, onorevole Costa? Sì.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Posso intervenire su questo ordine del giorno?

PRESIDENTE. La riformulazione è stata accettata.

ENRICO BORGHI (PD). Allora, se posso sottoscriverlo, col consenso del collega.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2779/3 Pretto, su cui il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/3 Pretto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/2779/4 Locatelli, si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2779/5 Ziello, si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2779/6 Patassini, si accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2779/7 Boniardi, si accetta la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/8 Gobbato invece c'è un parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/8 Gobbato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/2779/9 Furgiuele su cui c'è un parere contrario. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Soltanto per ribadire ancora una volta, nostro malgrado, e riconoscere la sordità di questo Governo. La fase emergenziale, come sappiamo tutti quanti, è stata prorogata a fine gennaio 2021; un provvedimento che ha suscitato non poche perplessità, ma l'andamento della pandemia richiede ancora molta prudenza, soprattutto per non dissipare i risultati e i sacrifici che il nostro Paese, con il suo tessuto produttivo, sta ancora portando avanti e sta compiendo. Si tratta di un provvedimento che è discutibile, però noi con questo ordine del giorno abbiamo riconosciuto in un certo qual modo che, per far fronte a questo stato di cose, per porre in essere delle iniziative volte a sostenere questa grave crisi economica, comunque il Governo ha previsto dei finanziamenti anche a fondo perduto per le imprese, per gli esercenti, per le persone fisiche che in questo momento sono prive di liquidità. Però, nello stesso tempo, abbiamo ricordato che l'articolo 25 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (legge 17 luglio 2020, n. 77), ha riconosciuto questi finanziamenti per gli imprenditori, per gli esercenti, per le persone fisiche che sono prive di liquidità, ma ha lasciato fuori una moltitudine di imprenditori che non sono stati contemplati; a ben leggere la normativa e le relative esplicitazioni, si desume chiaramente che molti imprenditori, che molti operatori economici sono in realtà rimasti fuori. Noi con questo ordine del giorno volevamo semplicemente che sotto l'ombrello di questi finanziamenti, di questi aiuti economici potessero rientrare anche queste persone, anche questi lavoratori. Voi avete lasciato fuori, per esempio, le tipografie, che sono rimaste aperte ma che però non possono produrre bigliettini da visita; avete lasciato fuori i meccanici, che sono aperti, ma non possono fare neanche un cambio dell'olio; avete lasciato aperte le scuole guida, che in determinate regioni non possono fare gli esami perché le motorizzazioni non permettono di fare gli esami. Si tratta di categorie rimaste aperte, ma che ovviamente non producono. Questo ordine del giorno voleva far rientrare tutte quelle attività che purtroppo, e sappiamo il motivo, nel 2019 hanno avuto un bilancio negativo, hanno avuto un bilancio in perdita, un bilancio che non sono riusciti a ripianare, ovviamente, nel 2020 per mancanza di ricavi e, figuriamoci, per l'assenza di guadagni. Ma questo Governo evidentemente non ci sente. Noi comprendiamo che non si possa andare avanti e non si possa riproporre la logica dei finanziamenti a pioggia, neanche in una condizione emergenziale come questa, ma non possiamo far sì, ancora una volta, Presidente, ed è questo quello che sta facendo questo Governo, che vincano le pastoie, i cavilli di una burocrazia che è costretta, per ascoltare o per interpretare normative europee, a lasciare fuori migliaia di cittadini che in questo momento stanno soffrendo; cittadini che vorrebbero semplicemente essere ascoltati e, quanto meno, considerati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/9 Furgiuele, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/2779/10 Invernizzi il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/11 Amitrano si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/12 Martinciglio si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/13 Gallo si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/14 Ianaro si accoglie la raccomandazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/15 Aresta si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/16 Maraia si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/17 D'Arrando il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/18 Mammì si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/19 Nappi si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/20 Sodano il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/21 Alaimo si accoglie la riformulazione, sull'ordine del giorno n. 9/2779/22 D'Orso il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/23 Giuliano il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/24 Ascari il parere è contrario: viene ritirato. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/25 Macina il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/26 Di Lauro il parere è favorevole, sull'ordine del giorno n. 9/2779/27 Baldelli il parere è favorevole. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Nel ringraziare il sottosegretario Malpezzi per il parere favorevole, chiedo che venga posto in votazione perché, Presidente, credo che sia uno dei punti su cui saremo impegnati tutti quanti, come sistema Paese, ad un giro di boa rispetto alla crisi sanitaria ed economica: vale a dire la grande operazione di vaccinazione di massa che ci aspetta di qui a qualche settimana. Quindi, l'impegno del Governo a riferire in Parlamento credo sia importante ma credo sarebbe opportuno che, su questo, ci fosse un voto. Grazie.

PRESIDENTE. L'onorevole Labriola lo sottoscrive.

Onorevole Paita, prego.

RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, vorrei chiedere di sottoscrivere questo ordine del giorno di cui condivido il senso, che è esattamente quello che sta percorrendo anche la Commissione trasporti - che presiedo - nell'audire tutte le parti interessate, ivi compreso il commissario Arcuri.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/27 Baldelli, con parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Sull'ordine del giorno n. 9/2779/28 Rosso c'è un parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/2779/29 Gregorio Fontana è accolto come raccomandazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/31 Siracusano è accettata la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2779/32 Maccanti il Governo ha chiesto di intervenire. Prego.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, potremmo accoglierlo come raccomandazione; avevo espresso parere contrario ma potrebbe essere accolto come raccomandazione.

PRESIDENTE. Benissimo. Va bene anche al presentatore.

Sull'ordine del giorno n. 9/2779/33 Viviani il parere è favorevole con riformulazione. Prego onorevole Viviani.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie Presidente. Vorrei chiedere la cortesia al sottosegretario di ripetere la riformulazione perché l'ha detta velocemente; quindi, se mi fa questo piacere.

PRESIDENTE. Certo. Siamo sull'ordine del giorno n. 9/2779/33.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. La riformulazione sarebbe la seguente: per quanto riguarda il primo impegno, “a valutare l'opportunità di prevedere ulteriori misure economiche”, il resto rimane come ha scritto lei; nella seconda parte invece: “a continuare nell'azione volta a risolvere”.

PRESIDENTE. Onorevole Viviani?

LORENZO VIVIANI (LEGA). Allora, Presidente, intervengo perché questo è un ordine del giorno di cui vorrei far partecipe l'Aula e riguarda i familiari dei pescatori di Mazara del Vallo. Possiamo benissimo sindacare sul “continuare” e sul “prevedere ulteriori”; però non possiamo sindacare sul “valutare l'opportunità di”. Mi sembra sia una cosa logica che, se uno Stato non riesce a portare a casa i nostri connazionali, debba sopperire economicamente alle famiglie dei pescatori, nonché alle aziende che stanno rischiando il fallimento. Noi abbiamo sottoscritto e condiviso con le forze di maggioranza l'emendamento al Senato che prevedeva una sospensione, una proroga dei pagamenti per le società armatrici; possiamo capire anche la bocciatura degli emendamenti, magari in provvedimenti blindati, ma un ordine del giorno che va in questa direzione, ossia che impegna il Governo a dare un ristoro a chi, in questo momento, da 86 giorni, sta aspettando i propri cari dall'altra parte del Mediterraneo, rapiti mentre svolgevano il loro lavoro, sembra il minimo. Quindi, io chiedo alla sensibilità del sottosegretario di togliere “a valutare l'opportunità di” perché è indecente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Grazie.

PRESIDENTE. In questo dialogo, la sottosegretaria?

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tengo particolarmente a precisare - al Senato è stato svolto un lavoro trasversale - che l'emendamento era del senatore Santangelo ed è stato firmato anche dalle opposizioni, dal presidente Calderoli, in quella circostanza. Ha previsto, con l'impegno del Governo (poiché i fondi sono stati giustamente messi a disposizione anche dal Ministero del Lavoro) una riformulazione che ha coperto fino alla fine dell'anno. Il resto è, appunto, in continuità. Quindi, c'è un impegno che è già manifestato rispetto alle azioni che sono state svolte fino alla fine dell'anno e l'impegno è a proseguire. Quindi, poiché è una gamma di opportunità che possono essere fatte, questa era la motivazione della sfumatura che è stata data al primo impegno da lei previsto. Quindi, non è sicuramente un ostacolo, per quello. Grazie.

PRESIDENTE. Allora, con la precisazione della sottosegretaria, non ho capito se il collega Viviani chiede il voto.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Senza intervenire di nuovo sull'ordine del giorno?

PRESIDENTE. Certo, perché non può.

LORENZO VIVIANI (LEGA). Chiedo di metterlo in votazione perché non accetto la riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Perfetto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/33 Viviani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/34 Maturi con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/2779/35 Legnaioli, parere favorevole con riformulazione. Viene accolta la riformulazione? Prego, onorevole Legnaioli.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Per favore, se il Governo potesse ripetere la riformulazione, perché, da là, non si è sentito bene.

PRESIDENTE. Immagino che “là” sia il Transatlantico. Prego.

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Certo: “a valutare l'opportunità di individuare ulteriori misure di sostegno e indennizzo per il comparto del commercio ambulante”.

PRESIDENTE. L'onorevole Legnaioli accetta la riformulazione. Onorevole Ferrari, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2779/36?

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Grazie Presidente. Se posso accettare la parte inserita, oramai classicamente, sugli ordini del giorno, ossia “a valutare l'opportunità di”, non posso su questo ordine del giorno accettare il fatto che il Governo rimoduli l'impegno, trasformandolo dall'impegno di adeguare e elevare fino a 70 ore gli straordinari per le Forze armate impiegate nell'operazione “Strade sicure” e anche nell'emergenza COVID nella sola emergenza COVID. Perché non posso accettare questa riformulazione, questa parte della riformulazione?

Non la si può accettare, e non dovrebbe accettarla l'Aula, perché il dispositivo di questi ordini del giorno è lo stesso, è un'osservazione contenuta nel parere a questo decreto dato dalla Commissione difesa. Quindi, con l'espressione contraria, il Governo contraddice se stesso nel momento in cui ha espresso parere favorevole a questo dispositivo sul parere della Commissione difesa e, oltretutto, contraddice quello che è il mandato dato dalla Commissione difesa e votato senza opposizione di alcun gruppo perché questo impegno fosse inserito.

Quindi, già accettare l'espressione “valutare l'opportunità di” mi sembra altamente concessivo nei confronti del Governo rispetto all'indirizzo dato dalla Commissione difesa; e il fatto di respingere questo ordine del giorno, oltre a contraddire se stesso – ossia, il Governo – ciò sarebbe, dal nostro punto di vista, offensivo nei confronti del lavoro svolto dalla Commissione difesa, nonché, naturalmente, offensivo dell'impegno delle nostre Forze armate, che non sono qualificate e parificate alle Forze di polizia impegnate nei medesimi servizi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/36 Ferrari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Ordine del giorno n. 9/2779/37: onorevole Donzelli, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2779/38: onorevole Mollicone, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2779/39: onorevole Bellucci, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2779/40: onorevole Ciaburro, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2779/41 Caretta: c'è un parere contrario.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2779/41 Caretta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

In conclusione di questa fase degli ordini del giorno, io auspico veramente che ci possa essere una fase in cui Parlamento e Governo riflettano sulla qualità del nostro lavoro e, quindi, sull'utilità dello strumento degli ordini del giorno così come concepito. Mi permetto di dire questo dopo un po' di esperienza (Applausi).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2779)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la collega Cunial. Ne ha facoltà.

SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. “Buongiorno a tutti, mi chiamo Enea Sergi, 14 anni, frequento l'istituto alberghiero di Milano. Da alcuni giorni la mia giornata inizia alle 10, con la DAD: sto davanti al computer fino alle quattro del pomeriggio. Niente più laboratorio di cucina ed è concessa solo la lezione di flauto traverso via PC, ma manca la presenza fisica del mio insegnante, perché la musica è vibrazione in presenza. Niente più boschi o serate in spiaggia a contare le stelle, niente pomeriggi in giro con gli amici in bicicletta, a giocare a pallone, niente musei, concerti di musica sinfonica o jazz che mi piacciono tanto, perché, caro Governo, dovete sapere che voi lavorate, ma la nostra vita si è fermata, lo avete capito? L'avete fermata voi, ma non ve ne rendete nemmeno conto. Vi faccio una proposta: o si torna a scuola velocemente senza mascherina e distanziamento oppure spegniamo per protesta tutti i computer. La DAD non è fare scuola. Che scuola è una scuola a distanza? Solo per fare le ore previste dai programmi ministeriali? Scuola vuol dire relazione, visione d'insieme, solidarietà con i miei compagni. Ma quando finirà tutta questa storia? Continuano a ripetere che il mondo non tornerà più come prima. Io sono qui per vivere la mia vita e non voglio abituarmi a tutto questo. Non si parla mai di noi ragazzi: noi non siamo un dettaglio, siamo quelli che dovranno vivere in questa società che cade a pezzi. Cosa propongo? Meno cibo spazzatura del supermercato e più mercati biodiversi; abolire la TV e tenere aperti i piccoli negozi degli artigiani della città; piccoli parchi in ogni piazza per fare esibire gli artisti; aprire le scuole tutto il giorno per fare andare a suonare proprio noi ragazzi; fare laboratori, feste gestite dagli studenti, trasformare tutti gli studi dei medici di base in piccoli centri attrezzati per fare prevenzione vera e costruire un sistema di aiuto comunitario; fare una legge severissima per chi, in questa emergenza sanitaria, ha falsificato i dati, corrotto, rubato o si è arricchito sulla pelle delle persone malate o le ha fatte ammalare; creare un parlamentino dell'acqua e dell'ambiente per i ragazzi, con tutti i rappresentanti locali, per ripulire il nostro bellissimo territorio, invece di stare a casa sul divano. Ricordatevi che ogni scelta che prendete oggi determinerà un effetto anche su di noi, che non abbiamo costruito il mondo così come lo abbiamo trovato. Per ora ho visto confusione, paura, ho sentito parlare di corruzione nell'emergenza e ho più paura di questo che del virus. Perché continuate a dire che questa storia non finirà mai? Sono preoccupato per il mio futuro, ora non riesco a vedere nulla. Alcuni giorni fa ho studiato il discorso di Piero Calamandrei, c'è un passaggio che mi ha colpito: «La libertà è come l'aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent'anni». La mia generazione non si merita tutto questo”.

A difesa dei sogni di Enea, caro Presidente, e nei giorni dell'anniversario di Norimberga, dico al Governo e al Presidente Conte: ci vediamo presto davanti alla Corte costituzionale, il vostro gioco sulla pelle dei nostri figli è finito (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Allora, sulla…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Tasso. Colleghi, chiederei un maggior silenzio in quest'Aula e il rispetto delle distanze di sicurezza. Prego, onorevole Tasso.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Dunque, sulla drammaticità di questa emergenza sanitaria si è detto tanto, tanto si continuerà a raccontare e, conseguentemente, tanto ci sarà da fare oltre a quello che si è già fatto e che, purtroppo, non è ancora abbastanza. Sappiamo molto di questa calamità esogena, e in corso d'opera si sono, man mano, adeguate le attività di contrasto, anche se ci si rende conto che si tratta di una lotta drammatica, che ha richiesto e richiede ancora notevoli sacrifici ai cittadini, mettendo a dura prova sia la loro capacità di sopportazione sia la loro capacità di affrontare anche economicamente, perché la situazione di grande difficoltà economica è stata, come è noto, portata all'esasperazione.

Ora, io ritengo che un Esecutivo che ha la responsabilità di decidere e di deliberare deve avere anche orecchie per ascoltare e occhi per valutare e vigilare.

Ascoltare le numerose richieste, indicazioni, segnalazioni che giungono, oltre che dalle associazioni di categoria, anche dai cittadini, che sempre più numerosi poi si rivolgono ai rappresentanti istituzionali per ottenere delle risposte, rassicurazioni, un barlume di speranza, vorrei dire, per poter guardare al futuro con meno apprensione e con meno timore di non farcela. La componente MAIE, che qui rappresento, si esprimerà favorevolmente sulla proroga dello stato di emergenza epidemiologica e, come è mia consuetudine, offrirò alla valutazione degli organi preposti anche suggerimenti raccolti, riflessioni e proposte che ho potuto raccogliere nella mia attività territoriale di ascolto. Vorrei dare voce anche ai lavoratori, come dire, “fragili”, che, non potendo effettuare il telelavoro e non avendo più tutele dal 16 ottobre scorso, adesso sono in malattia o in ferie per salvarsi la vita e, tra l'altro, rischiano di perdere il lavoro. Inoltre, vorrei evidenziare anche tutte quelle figure lavorative o categorie che sono fuori attualmente da qualsiasi beneficio, perché probabilmente non opportunamente considerate in sede di valutazione del proprio ambito lavorativo, e sono, purtroppo, in numero rilevante. Ho ascoltato e ho appreso, come dire, con speranza ma anche con tanta preoccupazione l'appello, la campagna per arruolare medici in pensione, perché evidentemente - e questa non è una novità - ci sono delle forti carenze nel settore sanitario; carenze che partono dalle strutture, perché i tagli effettuati in tanti anni, come ho ripetuto altre volte, di cattiva gestione dell'ambito sanitario hanno portato a un depotenziamento di queste strutture. Adesso è opportuno, innanzitutto, cercare di riqualificare quelle strutture sanitarie periferiche, che, essendo state depotenziate, talvolta sono state addirittura chiuse. Non è sopportabile una cosa del genere, dal momento che c'è forte bisogno e forte interesse a riaprire quelle strutture, che, tra l'altro, sono praticamente chiavi in mano. Ci vuole il personale; quindi, bene questo appello alla comunità sanitaria per reclutare i medici che sono in pensione, ma io offro anche un'altra possibilità alla valutazione degli organi competenti, cioè quella di poter individuare, perché ci sono, quelle figure sanitarie di italiani che sono rientrati dall'estero e che attualmente non vedono ancora riconosciuta la propria professionalità. Ci sono medici e infermieri che arrivano dal Venezuela, che arrivano dal Brasile, che arrivano dall'Argentina e che arrivano anche dall'Est europeo, che sono in un limbo in attesa che qualcuno consenta loro di poter operare nel campo in cui sono specializzati. Come ho detto, ci sono medici e infermieri, ma ci sono anche imprenditori nel campo della sanità che sono pronti a offrire la loro competenza per far fronte alla gestione delle strutture ospedaliere e delle strutture sanitarie, che in questo momento sono chiuse, e a proporre idee per sopperire, in alcuni territori, alla mancanza di tali strutture. Ho sentito il Ministro Boccia auspicare i cosiddetti COVID-Hotel. Certamente, è una buona idea anche questa, una buona idea che si può percorrere. Un'alternativa potrebbero essere anche i cosiddetti COVID-Cube, che, soprattutto i Paesi che vivono in una situazione di maggiore affanno, hanno già adottato; COVID-Cube che sono costruiti in materiale assolutamente compatibile, ambientalmente parlando, e che potrebbero essere una risorsa, come ho detto prima, per sopperire alle carenze di strutture sanitarie in determinati territori. Concludo, ribadendo, ancora una volta, il voto favorevole della componente MAIE sul provvedimento in discussione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colucci. Ne ha facoltà. L'onorevole Colucci senza l'onorevole Lupi è una pecora senza pastore. Prego, onorevole Colucci.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Non ho sentito cosa ha detto ma (Una voce: “Una pecora senza pastore”)…addirittura; certo, sicuramente. Grazie, Presidente, bisogna sempre avere certezza della linea che in minoranza abbiamo condiviso su questo decreto di prolungamento dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19.

Noi crediamo, Presidente, che ci siano tre princìpi fondamentali che il Governo dovrebbe difendere nell'interesse degli italiani: il diritto alla salute, la sicurezza economica e la libertà. Io credo che gli italiani si aspettino questo dal Governo e sono disposti anche a fare sacrifici importanti, come hanno dimostrato in tutti questi mesi di emergenza sanitaria e di conseguente crisi economica. Però, i sacrifici gli italiani sono disposti a sostenerli nel momento in cui c'è chiarezza da parte del Governo, c'è un atteggiamento di lealtà e ci sono delle solide motivazioni che muovono le scelte del Governo. Purtroppo, queste tre condizioni a oggi non ci sono. C'è una profonda sfiducia nel Paese nei confronti del Governo e poi, con tutti questi DPCM che continuano a susseguirsi a ritmo quasi settimanale, c'è profonda incertezza e sconforto. In più, registriamo una totale assenza di trasparenza, perché non si capisce e non si comprende come mai regioni, che hanno i medesimi criteri dal punto di vista dell'emergenza sanitaria, hanno trattamenti differenti rispetto alla libertà che possono esercitare al loro interno. Il primo è stato un lockdown veramente traumatico, esagerato nelle misure che il Governo ha scelto di intraprendere: un blocco di tutte le attività economiche, come in nessun altro Paese è accaduto. Ha innescato una crisi economica che oggi si aggrava ancora di più e le risposte da parte del Governo sono state totalmente inadeguate e inefficaci. L'assistenzialismo, e lo abbiamo ricordato tante volte in quest'Aula: non si può continuare all'infinito con il reddito di cittadinanza e con il reddito di emergenza, che sono culturalmente lontani anni luce da noi, ma anche con una cassa integrazione che in alcuni ambiti può aver senso di essere confermata ma in altri deve evolvere, deve tramutare in qualcosa di diverso, come il taglio del cuneo fiscale e la possibilità di riportare i lavoratori a essere impegnati e a ridargli la dignità del lavoro. Ora la crisi economica rischia di essere ancora più importante e addirittura irreversibile. Io desidero, tramite il Presidente, dare un'informazione al Governo e ai colleghi presenti in Aula; informazione non so se a tutti nota. Nella prima fase di lockdown c'era stato un incremento nella vendita dei beni al dettaglio del 20 per cento, perché si era in una condizione in cui non ci si poteva rivolgere ad altre attività, come, ad esempio, la ristorazione, per garantire la propria alimentazione e la propria sopravvivenza. Oggi, in queste settimane, lo scontrino medio nella grande distribuzione è passato da 19 a 9 euro. Gli scontrini più bassi sono di 6 euro a consumatore. Questo ci dà, con grande evidenza, un dato: che c'è più povertà. Il Censis ci ha raccontato che ci sono 5 milioni di poveri. Non siamo più nella condizione in cui, nel primo lockdown, c'era ancora una disponibilità economica da parte delle famiglie italiane. Oggi siamo in una crisi economica che determina una contrazione dei consumi; ciò vuol dire che non ci sono più soldi per le famiglie e vuol dire che anche aprire le attività commerciali nel periodo di Natale non darà grande respiro, perché se non ci sono risorse economiche non ci sarà, di certo, la possibilità di spendere ciò che in tasca gli italiani non hanno.

Ma vi do un altro dato, un caso specifico, di cui sono venuto a conoscenza e che dà la plastica dimostrazione di come gli italiani si fidano sempre delle istituzioni e poi vengono delusi. Un ristoratore nella città di Milano ha fatto degli investimenti importanti, per reagire all'impossibilità di somministrare a pranzo e cena i pasti, e quindi si è attivato con il delivery e con il take away, acquistando anche un macchinario e dicendo al suo fornitore: io ti pagherò questo macchinario dopo il 15 novembre, perché Conte mi ha detto che darà i ristori e, dopo quella data, io sarò in grado di onorare i miei impegni economici. Bene! È deluso come tanti altri italiani, oggi ancora più in crisi. E tutte le ennesime promesse, in occasione delle conferenze stampa, queste conferenze importanti, svolte alle otto e venti di sera in reti Rai, sono state nuovamente smentite dai fatti, creando profondo sconforto e delusione.

Non dobbiamo, quindi, sorprenderci se poi assistiamo a manifestazioni, come quella di Milano, di Torino, di Napoli, di Roma, perché sono la chiara evidenza della preoccupazione che c'è nel Paese e dell'esasperazione dei cittadini. Noi siamo perché non si blocchi in questo modo il Paese. Siamo per il massimo delle aperture possibili, che ci siano regole chiare, sanzioni certe e pesanti per chi viola queste regole, controlli duri e capillari. E, ovviamente, chi sbaglia deve pagare pesanti conseguenze. Ma se il Governo ha scelto un'altra strada, quella di chiudere alcune parti del Paese, è necessario e urgente che vi siano gli indennizzi, perché le attività si sono fermate non per loro incompetenza e incapacità, ma perché qualcuno gli ha imposto il blocco. E, allora, bisogna dare risposte immediate, come è stato annunciato e non è successo, sui conti correnti delle imprese, su dei criteri chiari, ma bisogna ridare fiducia agli italiani e alle imprese. Come è vergognoso che ancora da mesi ci siano lavoratori che non hanno ricevuto la Cassa integrazione o datori di lavoro che l'hanno anticipata e non hanno avuto il ritorno economico da parte dello Stato.

Io credo, noi crediamo, che dalla prima alla seconda ondata si sia perso tantissimo tempo. Si è perso tempo sui tracciamenti, che ancora non siamo in grado in Italia di individuare, sul tema della formazione, perché dei gap di formazione ci siamo accorti che si sono determinati in questa prima ondata e che potevano essere recuperati per la seconda. Sull'aspetto organizzativo, abbiamo in questa seconda ondata le stesse difficoltà della prima. Soprattutto, non è stato riorganizzato e risistemato ciò che ci eravamo accorti che non funzionava.

Vogliamo che non si perda ancora tempo sulle prossime scadenze e priorità, come ad esempio il tema dei vaccini. Noi crediamo che tutta la confusione che si sta generando su questo argomento determinerà inefficienza e incapacità di riuscire a somministrare i vaccini ai destinatari. Sul tema della scuola c'è grande incertezza e divisione nel Governo, come nel trasporto pubblico locale. Poi il grande tema, che è quello di tutte le patologie al di fuori dell'emergenza sanitaria COVID, che non vengono curate all'interno dei nostri ospedali. Le patologie oncologiche, cardiologiche e tutto quello che normalmente c'era senza il COVID viene trascurato e non c'è una riorganizzazione che garantisca la cura a chi è affetto da quelle patologie.

Ancora una volta comprendiamo che riuscite solo a sopravvivere e a restare incollati al potere, che è l'elemento che maggiormente motiva questa maggioranza e questo Governo, senza creare una vera coesione nel Parlamento e nel Paese, che è il danno più grave, anche da un punto di vista psicologico per gli italiani, che stanno pagando gravemente la situazione anche di conflittualità che c'è nel Paese. Pensate, soprattutto, in tante occasioni, a rimbalzare e respingere le responsabilità verso i territori, verso le regioni, verso i comuni, e non a creare un modo diverso di lavorare e avere l'umiltà di capire che in tante scelte ci sono stati dei gravi errori. Io credo che la cosa più importante e più bella che può capitare in politica è rendersi conto di aver commesso degli errori e correggere la mira.

Questo Governo è solo, è incapace. Abbiate l'umiltà, almeno una volta, almeno tardivamente, di ascoltare. Voteremo, quindi, contro questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ho ascoltato i colleghi che mi hanno preceduto e una serie di argomentazioni che, periodicamente, vengono fuori. Io vorrei che, tra di noi almeno, ci fosse una consapevolezza e credo che la politica debba anche svolgere un ruolo di educazione e non soltanto provare a fare surf sui trending topic del momento o della giornata. I problemi che sono stati sollevati, molti dei quali sono oggettivi (le difficoltà del Paese e gli effetti combinati dell'emergenza sanitaria e dell'emergenza economica), non sono stati prodotti da questo Governo, dal Governo pro tempore, così come non sono stati prodotti dal Governo francese, dal Governo spagnolo, dal Governo tedesco. Il responsabile di queste difficoltà è uno solo e si chiama COVID-19. Se non usciamo e proviamo ad entrare in questa dimensione, se non usiamo questo filtro, allora tutto è lecito, anche dimenticare, per esempio, che la tutela della salute è un valore costituzionalmente garantito e che, come è stato più volte spiegato, nella scala dei valori viene prima di tutti gli altri.

Quindi, da questo punto di vista, io credo che dovremmo anche provare a dire tra di noi quali sono le alternative alle scelte, che il Governo ha compiuto e che sono racchiuse anche in questo “decreto Emergenza”. Si sono sentite molte critiche in tutti questi mesi, le abbiamo sentite anche in quest'Aula, ma quali erano le alternative? La verità è che, se alziamo lo sguardo e guardiamo ciò che avviene in nazioni delle dimensioni dell'Italia, anche gli altri Paesi hanno assunto alla fine provvedimenti di restrizione simili, se non addirittura ancora più cogenti, rispetto a quelli dell'Italia. La verità è che non c'è e non c'era un'alternativa alla scelta di seguire - come il Governo ha fatto con coerenza in tutti questi mesi - il principio di precauzione. Da questo punto di vista, noi crediamo che anche le prossime settimane e i prossimi giorni debbano essere guidati da questo principio. Si può parlare di allentamenti e di riaperture solo e soltanto se si tiene sempre davanti il principio di precauzione. È chiaro, per esempio, che toccare un tema a noi molto caro, quello della scuola, porta a dire che bisogna fare tutto il possibile per riaprire le scuole di ogni ordine e grado, quindi non soltanto quelle che sono oggi ovviamente già aperte, ma anche le scuole medie superiori, la seconda e la terza media nelle regioni cosiddette rosse. Però, tutto questo - ripeto - può avvenire solo se si continua ad avere chiaro che la guida deve rimanere quella del principio di precauzione. Poi questo DPCM, in realtà, lavora a proseguire, nel solco di quelli precedenti. Viene ripreso ovviamente un punto, che aveva suscitato molte discussioni e molto scandalo, quando - vi ricordate? - in prima battuta venne prorogato lo stato d'emergenza a settembre e poi, con il successivo DPCM e con questo, viene portato al 31 gennaio. Il collega Colletti invita il Governo ad avere l'umiltà di ammettere di aver sbagliato. Io credo che sicuramente ci sono stati errori; mi piacerebbe, però, sentire anche in quest'Aula ammettere che si era sbagliato ad attaccare il Governo molto violentemente, quando, seguendo il principio di precauzione, aveva proposto proprio le due proroghe allo stato di emergenza. Perché siamo in emergenza! Non solo noi: in emergenza è tutta l'Europa.

Questa seconda ondata - è vero - ha sorpreso, sorpreso certamente anche l'Italia, ma non c'è un Paese europeo che non sia stato, a sua volta, sorpreso. Dobbiamo constatare amaramente che questo virus ha una capacità, una virulenza, una velocità di diffusione che è assolutamente non comparabile con altri virus simili, ma soprattutto la struttura e la velocità con cui si sta sviluppando in questa seconda ondata ha sicuramente superato anche le previsioni degli esperti. Così come in questo decreto… Lo dico perché anche su questo si è innestata, quest'estate, una lunga polemica, una lunga querelle di chi, ripeto, guarda più i trend topics che non la tutela della salute degli italiani, che è quella dell'uso delle mascherine. Anche su questo si è molto gigioneggiato, in maniera irresponsabile, questa estate, irresponsabile. E la mascherina - è dimostrato - è uno degli strumenti fondamentali per limitare la diffusione del virus.

E poi ancora, qui si è sentito risuonare il termine “assistenzialismo”, per cui quando si interviene a favore delle imprese, a sostegno delle imprese, si fa una cosa giusta e nobile - e io non ho alcuna difficoltà a dire che quando si interviene a protezione delle imprese si fa una cosa giusta e nobile, nel senso che ovviamente di lì può ripartire il rilancio – ma, allo stesso modo, quando si cerca di proteggere tutti i cittadini, anche quelli che sono più in difficoltà e più bisognosi di aiuto, non si fa assistenzialismo: si fa egualmente una cosa giusta e nobile. Perché noi l'abbiamo detto fin dal primo giorno: l'obiettivo che bisogna perseguire testardamente, anche a costo di grandi sacrifici da richiedere agli italiani e soprattutto in proiezione futura, è quello di non lasciare indietro nessuno, in questa grave crisi economica, prodotta non dalle scelte del Governo, non perché si è deciso di chiudere un determinato tipo di attività, ma perché l'obiettivo ovviamente deve essere quello di garantire la tutela della salute e quindi la responsabilità è quella del COVID.

Io credo che poi il decreto contenga molti differimenti, e qui ritengo che vada dato atto - rispetto a una critica che sovente facciamo, di un ruolo passivo del Parlamento rispetto ai decreti del Governo – invece, da parte del Senato, di un grande lavoro trasversale, a quel che mi risulta, quindi di tutte le forze politiche, di miglioramento, perché c'è una cosa vera: è evidente che anche attraverso lo strumento del decreto non si può tener dentro tutto; le sfaccettature dell'economia, le sfaccettature delle società sono, nella società contemporanea moderna, centinaia. E credo che quando noi, più volte, per esempio - ne cito solo una -, abbiamo denunciato l'eccessivo numero di tipologie contrattuali, le sottostimavamo, perché abbiamo scoperto che ne esistono ancora di più, che esistono modalità molto articolate, troppo articolate, che inevitabilmente finiscono per sfuggire anche ad un disegno unitario.

Chiudo, per non eludere una questione: noi votiamo convintamente questo decreto, anche con la norma che è stata introdotta dal Senato sul tema dei poteri di istruttoria dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Lo dico perché su questo si è innestato un dibattito politico e giornalistico. È stata ribattezzata “norma salva Mediaset” e i colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega hanno prima presentato una pregiudiziale in cui c'era questo elemento, poi, guarda caso, lo hanno tolto. Noi lo diciamo molto chiaramente: questa non la consideriamo una norma che salva qualcuno. Innanzitutto è una norma di buon senso, è una norma che dice: c'è un vuoto normativo prodotto dalla decisione della Corte di giustizia europea, occorre colmare questo vuoto normativo. Sì, stiamo parlando di comunicazione, stiamo parlando di temi sensibili, gli effetti distorsivi sul pluralismo possono esserci e quindi è giusto introdurre una norma ponte, in attesa di riorganizzare la materia e ad affrontare un tema delicatissimo, cioè la possibilità per un unico soggetto di essere in posizione prevalente, sia come operatore delle telecomunicazioni sia come operatore della comunicazione. Affidare ad Agcom, dare sei mesi e costruire un ponte ragionevole e razionale non è fare un favore a una singola azienda, anche se è evidente che in questo momento c'è un contenzioso in atto su uno dei principali player del mercato. Ma, ripeto, noi lo facciamo in assoluta trasparenza, come è giusto che sia, senza nascondere, senza in qualche modo anche usare l'arma del ricatto politico, che questa volta è stata giocata più a destra che non da altre parti.

Quindi, per queste ragioni, il nostro gruppo voterà a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie. Anche questa mattina purtroppo, come succede da molti mesi, in quest'Aula si sono dispiegate argomentazioni che conosciamo, con le quali abbiamo fatto i conti in questi lunghi mesi, direi dal 23 febbraio in poi, che è il giorno del primo provvedimento che il Governo assunse in ragione di questa straordinaria, storica vicenda che la pandemia ha determinato nella storia del nostro Paese. Io sono molto sincero nel valutare un argomento che, più volte è stato ripetuto, la stessa relazione della relatrice, la collega Rostan, non ha nascosto diciamo questa non purezza del provvedimento, perché è del tutto evidente che, se dovessimo affidare questo provvedimento ai puristi della legislazione, gli stessi avrebbero da fare anche qualche osservazione in termini di compilazione, perché contiene materie che sono tra di loro anche, molte volte, diverse. Ma io mi spingerei a dare una ragione importante del perché questo è avvenuto, e la ragione è stata la necessità, è stata l'urgenza, è stata la novità che ha determinato anche provvedimenti dentro ai quali, per ragioni di scadenze, per ragioni di urgenza, abbiamo dovuto introdurre elementi ed ingredienti che sono tra di loro anche molto diversi. E non c'è dubbio che chi ha seguito questa attività, anche sul fronte del lavoro fatto in Parlamento, a partire dai colleghi al Senato, sa bene quanto il testo è stato approfondito, quanto è stato anche in qualche modo modificato: ci sono state aggiunte importanti, è partito con un numero di articoli e di commi, è arrivato con un numero molto più consistente di articoli e di commi. E noi, in quest'altra parte del Parlamento, abbiamo fatto un lavoro, secondo me, anche altrettanto serio, perché io non considero un lavoro minore quello del dibattito, degli ordini del giorno, di un'interlocuzione con il Governo, che sono passaggi fondamentali - noi speriamo - ai fini della risoluzione di altre questioni. Quindi, io sono sostanzialmente soddisfatto di quello che abbiamo fatto in queste settimane, anche su questo decreto.

Ritornano, anche in questa discussione di oggi, i soliti dicotomici elementi che abbiamo conosciuto in questi mesi: da una parte gli aperturisti, dall'altra parte i sacerdoti del lockdown, come se salute ed economia non facessero parte della stessa importante questione, che è il benessere sostanziale del nostro Paese. E ogni volta che li mettiamo in contrapposizione facciamo, secondo me, un errore molto grave. Noi siamo stati quel gruppo parlamentare che non si è mai sottratto a un sostegno vero anche delle iniziative, delle preoccupazioni, anche dell'attività che il Comitato tecnico-scientifico, il Ministro della Salute, il Governo hanno posto in essere, anche nelle fasi più dure, anche nelle fasi in cui sono stati contestati platealmente alcuni passaggi che queste importanti funzioni istituzionali hanno indicato alla storia del Paese. Abbiamo sempre sostenuto e abbiamo altresì, nella sostanza della discussione, anche come è successo per questo decreto, indicato alcune strade importanti, che erano quelle del sostegno all'economia, la velocità dei ristori, la semplificazione. Ci sono stati punti su queste questioni che non sono stati sempre totalmente soddisfacenti: forse si poteva fare di più e meglio e prima per la scuola, forse si poteva fare di più e meglio per i trasporti. Ci stiamo arrivando, in certe occasioni, anche un po' “lunghi”. Ci sono comportamenti di regioni e c'è già un contenzioso che si sta sviluppando nei tribunali amministrativi regionali sul tema della scuola. Probabilmente anche su queste questioni avremmo dovuto fare di più.

Noi segnalammo già da fine agosto che forse la tracciabilità, i test sierologici e una serie di strumenti preventivi avrebbero potuto consentire di monitorare più e meglio alcuni ambiti che noi consideriamo, come mi pare tutto il Parlamento considera, prioritari nella vita del nostro Paese, a partire dalla formazione e dalla scuola. Nonostante ciò ci apprestiamo a dare convintamente un voto favorevole a questo decreto, che è anche un ricco catalogo di provvedimenti: ci sono proroghe importanti, a partire da quella più necessaria di spostare dal 15 ottobre al 31 gennaio 2021 lo stato di emergenza, ci è sembrato molto utile l'affinato articolato che riguarda i dispositivi di protezione individuale, la proroga degli organi statutari di molte società, alcuni provvedimenti che riguardano il Terzo settore, il rinnovo dei consigli metropolitani e delle elezioni provinciali. Abbiamo contribuito a far diventare importanti, nel corso della discussione, insieme anche ad altri colleghi, alcuni argomenti che riguardavano il DURC, il documento unico che le imprese hanno la necessità di poter attivare e comunicare con i tempi necessari dopo gli spostamenti anche di alcune scadenze fiscali; siamo soddisfatti nella sostanza della risposta che anche oggi, nell'approvazione dell'ordine del giorno a mia firma, il Governo ha dato in questa circostanza. Io spero che tutte queste discussioni non resteranno negli archivi della Camera, perché quest'anno è stato importante, una lezione straordinaria per il sistema sanitario del nostro Paese, una lezione che dovremmo ricordare nei prossimi anni, che necessita sicuramente di straordinari, importanti e decisivi cambiamenti che noi dovremo saper realizzare a favore del Sistema sanitario italiano. Si è parlato ancora oggi, pur non facendo parte della discussione, di vaccini, della circostanza che vedrà una così larga copertura vaccinale. Io vorrei ricordare al Parlamento che ci sono state soltanto due o tre altre circostanze storiche che hanno caricato la copertura vaccinale della stessa emblematicità, della stessa inquietudine e anche della stessa attesa, come quella che noi vivremo io spero all'inizio del 2021. Abbiamo apprezzato sicuramente il lavoro che stanno facendo tanti organi dello Stato, a partire dal commissario straordinario. Io sommessamente segnalerei al Governo - come hanno fatto anche tanti leader, a partire da Matteo Renzi - l'ausilio e anche l'utilizzo di attività, le più efficaci possibili. Io credo che avremo una stagione importante perché quella della vaccinazione, con quei numeri e con quell'attesa, potrebbe essere particolarmente delicata e particolarmente importante e anche l'utilizzo di parti dello Stato, che hanno una capillare presenza nel nostro Paese, a partire dall'esercito, secondo me, dovrebbe essere valutato, al di là della comunicazione e al di là dello scontro sui social, con molta ponderazione, con molta serietà e con molta diligenza. Il sistema sanitario, nei tanti livelli di responsabilità, quello nazionale, quello regionale, quello delle aziende sanitarie, quello della medicina del territorio, ha dimostrato che anche sulla copertura della vaccinazione antinfluenzale quest'anno ha avuto cadute, ha avuto ritardi, ha avuto omissioni, ha avuto difficoltà. L'aspettativa e la tensione che si caricheranno intorno al vaccino per il COVID sono sicuramente le più alte nella decennale storia delle coperture vaccinali del nostro Paese. Quindi, attenzione ad affidare missioni impossibili a personalità anche di grande rilievo: io credo che anche queste personalità hanno bisogno di collaborazione. Segnalo ancora una volta in questa circostanza attenzione e cautela e approfondimento su questa importante pagina della storia sanitaria del nostro Paese, che noi speriamo vivremo tutti in sicurezza nel corso del prossimo anno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Esprimo il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia al decreto in conversione. Lo faccio in forza di una riflessione e di una stanca ritualità alla quale purtroppo l'Aula si sta abituando, ossia che il Governo produce atti e l'opposizione, segnatamente Fratelli d'Italia, denuncia di non essere intervenuta nella genesi di quegli atti. Lo dico perché - e voglio essere chiaro - Fratelli d'Italia non vota elementi e produzioni politiche che vengono procrastinate; Fratelli d'Italia vorrebbe intervenire nella genesi dei documenti e dei provvedimenti in analisi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è il discrimine fra una destra nazionale, sociale e popolare che crede nel proprio Paese e non crede nelle divisioni politiche, soprattutto in questo momento storico del nostro Paese. Ma, vede, Presidente, noi abbiamo cercato di convincere la maggioranza rispetto all'opportunità che non debba essere il CTS, il Comitato tecnico-scientifico - non intervengo sulla sua composizione, non faccio e non do giudizi di merito - ma il Parlamento, la politica, i rappresentanti del popolo, insieme ai tecnici, a produrre gli elementi validi per superare il momento di pandemia della nostra nazione. E invece “no”, addirittura questi elementi prodotti dal CTS sono stati secretati. In forza di un'azione politica fatta da parte di Fratelli d'Italia siamo riusciti a scoprire tante cose e a desegretare questi atti, alcuni pare non siano stati ancora desegretati e per questo io chiedo al Governo che si impegni in questo, perché noi siamo curiosi, aneliamo e vogliamo sapere che cosa è prodotto dal nostro Comitato tecnico-scientifico. Quindi, non c'è un coinvolgimento nella genesi e non c'è un coinvolgimento neanche nell'attività parlamentare: Fratelli d'Italia, nella XII Commissione, con la collega Bellucci, si è sforzato di presentare emendamenti, evidentemente migliorativi, agli atti in conversione. Risultato: stanco, tutti i nostri emendamenti bocciati, salvo però dirci che sono emendamenti di buon senso, che sono emendamenti accoglibili, che sono proposte valide, ma purtroppo non si può, perché, in forza di un monocameralismo di fatto, in forza dell'urgenza, in forza non si sa di che, non si possono accogliere i nostri emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Di che cosa avevamo parlato insieme alla collega Bellucci? Avevamo parlato della DAD, un elemento particolarmente a noi caro, in particolare alla collega capogruppo; avevamo parlato di lavoratori fragili; avevamo parlato dell'assistenza domiciliare agli anziani e infermieristica, un altro tema. Fratelli d'Italia ha letto i dati e ha dato una strategia. Soltanto l'1,1 per cento dei morti sono under 50, tutto il resto è rappresentato, purtroppo dagli anziani over 80, quindi al di sopra degli ottant'anni, anche nella fascia fra settanta, ottanta, novanta e in su. Che significa questo? Che noi abbiamo l'obbligo di mettere in protezione tutta una serie di nostri concittadini che purtroppo sono oggi oggetto della virulenza del Coronavirus; da qui, anche questo emendamento, volto a garantire anche gli incontri fra genitori e figli - parliamo evidentemente di incontri protetti e parliamo evidentemente di genitori separati -, ma nulla, anche questo bocciato. Altro elemento: noi cerchiamo di intervenire nella genesi di provvedimenti con quello strumento straordinario che sono le interrogazioni parlamentari e qui cito il mio collega Salvatore Deidda, che puntualmente ricorda all'Aula che noi produciamo interrogazioni parlamentari, Presidente, e che a queste interrogazioni puntualmente non ci viene data risposta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi veniamo lesi nella nostra attività parlamentare che, forse, in questo momento, è l'unico strumento con cui un parlamentare del territorio riesce a denunciare aspetti che non vanno; purtroppo, anche qui ci ritroviamo di fronte al diniego, ad un muro posto dalla maggioranza.

Avremmo potuto parlare della strategia generale di gestione di questo Coronavirus - ricordavo il tema ampio delle fasce di età rispetto alle quali c'è l'incidenza del virus -, avremmo voluto parlare della strategia vaccinale: ora, riconosco l'onestà intellettuale del collega De Filippo, ma possiamo dire, in quest'Aula, che nella fase di vaccinazione rispetto all'influenza stagionale c'è stato un buco da parte del Sistema sanitario nazionale, atteso che, ad oggi, larghissime fasce della nostra popolazione, larghissime aree geografiche della nostra nazione non hanno ancora visto l'intervento dei vaccini, atteso che non sono stati ancora somministrati i vaccini? Allora, c'è stato un errore fondamentale nella determinazione del numero dei vaccini da acquistare e da somministrare ai nostri concittadini; era di tutta evidenza che se la comunità scientifica e la politica dicono ai cittadini: “vaccinatevi, perché è utile in questo momento”, è evidente che poi i cittadini li seguono, però, corrispondentemente, il Ministero non ha acquistato i vaccini. Lo possiamo dire o no che c'è stato un gravissimo errore?

Allora, noi lo diciamo non perché ci piace fare i primi della classe, non per questo ma, lo voglio ricordare, il 30 di gennaio di quest'anno, quando ancora si parlava in maniera embrionale del Coronavirus, il sottoscritto, a nome del gruppo, ricordava l'importanza della vaccinazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e ricordava l'opportunità, sottolineava l'opportunità di poter aprire una stagione vaccinale, una finestra vaccinale, perché? Perché è evidente: i sintomi del Coronavirus rispetto ai sintomi dell'influenza stagionale sono sovrapponibili, e cosa sarebbe successo? Sarebbe successo ciò che è successo poi, cioè che pazienti ammalati di Coronavirus, pensando di essere ammalati di un'influenza stagionale, sono andati nei pronto soccorso - questo è avvenuto al Nord, è evidente, purtroppo - e hanno infettato; aspettando, essendo presumibilmente codici bianchi, che persone con altre patologie avessero ascolto e, quindi, stazionando per 4 o 5 ore all'interno dei pronto soccorso hanno infettato tutti e hanno determinato i primi focolai. Noi l'avevamo detto. Allora, non ci piace fare le cassandre, ma viviamo la nostra società, ascoltiamo la parte sana della comunità scientifica, per questo vogliamo incidere nelle decisioni ma, purtroppo, non ci viene data la possibilità di farlo.

Cosa vi voglio dire? Rispetto ai tanti errori fatti in tematica di vaccino stagionale, oggi, noi ci dobbiamo già orientare su quello che sarà il vaccino per il Coronavirus. Innanzitutto, lo ricordiamo, lo ricordavo poc'anzi a una collega, non esistono fantasie sul vaccino; noi abbiamo un sistema nazionale - e viva Iddio! - che funziona; se l'AIFA dà l'AIC, l'autorizzazione all'immissione in commercio, quel vaccino è sicuro e, quindi, va fatto e deve essere altamente consigliato farlo, però, rispetto a questo, noi dobbiamo essere pronti, da un lato, ad acquistare le quantità sufficienti a determinare la cosiddetta immunità di gregge, ma, soprattutto, dobbiamo assicurare la catena del freddo nella conservazione dei vaccini e la copertura territoriale.

Allora, a me pare fantasmagorico, e parlo evidentemente al Governo, che in questo momento non si sia pensato di coinvolgere le farmacie private convenzionate, le farmacie pubbliche e, quindi, le farmacie comunali nella somministrazione del farmaco, cosa che avviene in Paesi civili come la Francia, come la Svizzera, come il Portogallo, e in tanti altri Paesi, perché questo? Perché la farmacia è quell'istituto sanitario di prossimità che in forza della pianta organica è presente sul territorio al massimo a una distanza di 200 metri l'uno dall'altro e che, quindi, copre, dal cucuzzolo della montagna fino al piccolo paese di provincia, fino al centro cittadino metropolitano, la nostra nazione. Non coinvolgere questo pezzo di sanità, non si sa perché, mi sembra un altro elemento che potrà portare e porterà, spero di no, al fatto che vi sarà difficoltà nel vaccinare tutti quanti gli italiani.

Avremmo voluto parlare del DM n. 70 del 2015 e di tutto ciò che ha provocato nella nostra società, nella misura in cui sono stati chiusi ospedali, punti di primo soccorso, pronto soccorso, si è destrutturata la sanità pubblica, ma non si è attrezzato il territorio. Le USCA, le unità speciali di continuità assistenziale, i medici di medicina generale, i medici di continuità assistenziale, i pediatri di libera scelta non sono stati potenziati nella loro attività territoriale e noi ci siamo ritrovati, da un lato, ad aver chiuso le strutture pubbliche e, dall'altro lato, a non aver potenziato il territorio. Un dibattito su questo, lo vogliamo aprire, sì o no, in quest'Aula? E, se non lo facciamo in Parlamento, dove dobbiamo parlare di queste cose, dove e con chi?

Allora, anche qui, Fratelli d'Italia avrebbe voluto dare un suo contributo. Presidente, se non denunciamo in Aula che, per esempio, c'è stata tutta una serie di ritardi, io la voglio ricordare: il contact tracing è saltato e sapete quando è stato fatto il bando per il contact tracing? Il 24 ottobre di quest'anno, cioè, mentre abbiamo avuto tutta un'estate in cui la morsa della virulenza del Coronavirus si era allentata e, quindi, avremmo potuto fare programmazione, ci siamo trovati, invece, a promulgare un atto che prevede l'assunzione di 1.500 sanitari e di 500 amministrativi per il contact tracing il 24 ottobre e, poi, c'è un richiamo dello stesso Ministero il 6 novembre, perché di quei 1.500 più 500 siamo a una percentuale di assunzioni, sì e no, del 10 per cento. Allora, rispetto a questo, vogliamo dire che ci sono state responsabilità e se ci sono responsabilità in capo a delle persone, immagino e dico, il presidente Arcuri, ma perché noi continuiamo a premiare queste persone, dandogli ulteriori responsabilità, quando invece noi avremmo dovuto censurare questa persona (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gemmato…

Ha chiesto di parlare l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Preannuncio il voto favorevole del Partito Democratico a questo che è un decreto, appunto, che proroga una serie di interventi che il Governo aveva fatto nelle settimane scorse per fronteggiare la ripresa della pandemia nel nostro Paese delle infezioni da Coronavirus. Già oggi, stamattina, aprendo i giornali si è visto che sembra di vedere un film già visto, si inizia già a dire che sono calati i positivi, che possiamo ripartire, facciamo tutto da capo; i dati di ieri sono di 23.232 tamponi positivi e di 853 persone che sono morte e tra queste voglio ricordare, ne approfitto, Ibes Pioli che è stata una partigiana di Modena, una delle fondatrici dei Gruppi di difesa della donna, e che è stata una delle persone che ha consentito alla mia città e a questo Paese, oggi, di avere un Parlamento che discute di queste cose, e per ricordare a tutti noi che quando diamo i numeri, letteralmente, quando diamo i numeri dei morti e li cataloghiamo come persone non più importanti per la capacità produttiva, stiamo parlando di persone che molto spesso hanno dato un grande contributo a questo Paese e che avrebbero e hanno ancora il diritto di darlo. È sempre un lutto molto, molto grave.

Non sono, però, d'accordo con quello che diceva il collega Fornaro, che pure stimo molto; siamo in una situazione drammatica, nessuno si sarebbe voluto trovare in questa situazione, tanto meno chi governa, ma non è tutta colpa del COVID; il COVID è una malattia che, esattamente come diceva non mi ricordo più quale professore in televisione, mi perdonerà se non ne ricordo il nome, colpisce gli organismi più fragili - le persone più debilitate e più fragili sono più colpite - ed esattamente allo stesso modo, nel nostro Paese, e non solo nel nostro Paese, colpisce il corpo più fragile della società e non è una cosa… Anche perché sennò il rischio è quello di dire: eh, va beh, ma c'è stato il COVID, è stato il COVID, noi non potevamo sapere… Il COVID ha accelerato una serie di cose che nel nostro Paese non funzionava e che era a un passo dal collasso da molto tempo. Non è la causa di tutti i mali, ma è un acceleratore dei mali che noi abbiamo, e lo vede soprattutto chi, come me, ma come, per esempio, la presidente Lorefice, ma non solo, è da anni che si occupa di salute e di sanità anche da diversi punti di vista; lo sapevamo da anni, perché è da anni che si urla di una carenza endemica di medici, di medici di medicina generale e di pediatri di libera scelta, di posti nelle scuole di specialità.

E tante volte, tantissime volte ci siamo ritrovati a presentare emendamenti, richiedere l'aumento delle borse, e tantissime volte ci siamo visti rispondere che non si poteva, che c'erano altre priorità; adesso finalmente sappiamo, abbiamo capito, spero tutti quanti, che era una questione molto importante, da risolvere il prima possibile.

Questa crisi, che sta colpendo il nostro Paese, e non solo, l'intera Unione europea, gli Stati Uniti, tutto il mondo, colpisce con più cattiveria quelli che erano già deboli. E, quindi, le donne: oggi è la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, le donne sono quelle che stanno accusando più seriamente i colpi di questa crisi; e i giovani, soprattutto quelli tra i 18 e i 34 anni; si stima che circa 313 mila persone abbiano perso, in questa fascia d'età, il proprio posto di lavoro; e anche quelli non più giovani, quelli sopra i 35 anni fino ai 50, che hanno visto per la seconda volta da quando si sono affacciati nel mondo del lavoro una crisi sistemica abbattersi sulle loro vite, prima quella del 2011 e poi questa.

Dicevamo, allora, in questo decreto ci sono una serie di proroghe, tra cui per esempio la proroga per il reclutamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. Noi sappiamo che in questo momento, anche se accendiamo la TV, vediamo che ci sono pubblicità e richieste addirittura per assumere medici che sono andati in pensione; ma possiamo anche iniziare a discutere tra noi colleghi delle politiche che sono state fatte in questi anni, e che hanno avuto anche, appunto, l'effetto di accelerare del 30 per cento l'andata in pensione del personale ospedaliero in questi ultimi due anni, ciò che ha fatto sì che i reparti fossero scoperti. E adesso facciamo le richieste in TV per chiedere che tale personale venga riassunto in fase emergenziale per andare a curare il Coronavirus?

Possiamo discutere di come è organizzato il Sistema sanitario nazionale e quello regionale, di cosa ha funzionato, di cosa non ha funzionato? Forse non è tutto perfetto; e lo dico da emiliana, proveniente da una regione nella quale tendenzialmente abbiamo una sanità regionale che funziona molto bene, ma non è possibile che ci siano dislivelli di questo tipo tra regione e regione, anche di accesso alle cure e ai posti letto per quello che riguarda il COVID-19. Stiamo parlando di migliaia e migliaia di operatori sociosanitari, di infermieri, di medici e anche di dirigenti che stanno facendo l'impossibile per garantire a tutti l'accesso alle cure e per fare in modo che ci siano meno persone possibile che perdono la vita o che si ammalano di questo virus.

Dopodiché, approfitto di questa dichiarazione di voto per rivolgere una preghiera a tutti noi. In questo Paese tutte le volte che c'è un dramma, che sia un terremoto o che sia un'alluvione o che sia una pandemia, a un certo punto salta fuori qualcuno che dice: dobbiamo fare in modo che sia tutto come prima, torniamo a come eravamo prima. Ecco, io vi chiedo: no, non torniamo a come eravamo prima, diventiamo meglio di come eravamo prima, per evitare di tornare di nuovo a fare questi errori che ci hanno portato fino a qui.

Questo decreto, dicevamo, dispone una serie di proroghe e anche una serie di prescrizioni molto puntuali sull'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, sulle proroghe per le cartelle di pagamento. Anche riguardo a queste ultime, il Senato ha escluso il DURC: c'è stato un impegno da parte di tutti i partiti, poi concretizzato con un ordine del giorno accolto dal Governo, perché sinceramente non si è capito molto il senso di questa esclusione, e quindi speriamo che si possa migliorare.

Ne approfitto veramente, infine, per parlare, cari colleghi, anche del ruolo del Parlamento in questo dibattito: oggi c'è la sottosegretaria Malpezzi, per i rapporti con il Parlamento, che conosco e stimo, e non me ne vorrà; però, di fatto, questo è l'ennesimo, l'ennesimo decreto che ci arriva con un monocameralismo di fatto. Ci è arrivato in Commissione, noi in Commissione abbiamo lavorato, l'onorevole Rostan ha cercato, anche da relatrice, di accogliere, ascoltare le proposte contenute in tutti gli emendamenti, i colleghi delle opposizioni e i colleghi di maggioranza, abbiamo cercato di essere più costruttivi e puntuali possibile, sia in Commissione che in Aula; però, oggettivamente, questa nuova moda che è invalsa, per cui una Camera - tendenzialmente il Senato - si tiene per molto tempo un decreto, lo modifica come le pare e poi ce lo manda all'ultimo minuto utile è sinceramente una cosa che, ecco, potremmo evitare.

Allo stesso modo non vorrei che ci ritrovassimo in un'altra situazione, e sempre mi rifaccio a quello che ascoltavo questa mattina: non so se avete presente il film Ricomincio da capo, è un gran film. È un film del 1993, quello in cui c'è Bill Murray che si sveglia tutte le mattine nel Giorno della marmotta e rivede sempre la stessa giornata, che lui prova a cambiare, ad un certo punto prova anche a buttarsi sotto le macchine per cercare di cambiare, e non ce la fa. Ecco, non vorrei che ci ritrovassimo tutti, appunto, nel Giorno della marmotta: rivedo le solite discussioni, riapriamo tutto, non riapriamo tutto, non sappiamo ancora che cosa è stato fatto per evitare che si torni esattamente al punto da cui abbiamo ricominciato a ottobre, e vediamo anche sul vaccino un dibattito che… Insomma, lo dico da parlamentare e da parlamentare di un gruppo importante della maggioranza: gradirei non conoscere solo tramite agenzie, tramite interviste sui giornali quella che è la strategia del Governo, ma anche saperla magari prima in Commissione e nei luoghi deputati. Con tutto il rispetto per commissari, supercommissari che devono tenere in piedi da Invitalia alla crisi dell'Ilva, all'emergenza COVID-19 fino alla gestione di tutto il vaccino, io capisco che, fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale, sempre per citare la filmografia… Però, ecco, ci siamo tagliati, benissimo, però siamo ancora un Parlamento, abbiamo ancora la possibilità di discutere e di dare un contributo, lasciatecelo fare. Ma nonostante questo, e anzi proprio per questo, proprio anche per il lavoro che abbiamo fatto, annuncio il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Napoli. Ne ha facoltà.

OSVALDO NAPOLI (FI). Grazie, Presidente. Il disegno di legge che stiamo per votare è un provvedimento confuso nella sua stesura, e in ciò lo riconosciamo coerente e conseguente alla prosecuzione di quell'enorme mole di provvedimenti d'urgenza e di norme di rango secondario prodotte dal Governo in questi mesi di emergenza sanitaria, che si sono accavallati in maniera troppo spesso casuale e contraddittoria. A ciò si aggiunga il caos istituzionale, con un desolante rimpallo di responsabilità tra il Governo e le regioni e le regioni e gli enti locali, e con norme ministeriali, decreti e ordinanze comunali quasi sempre in conflitto tra loro.

Il caos è anche la cifra di questo decreto-legge, testo in cui si alternano proroghe di termini di norme prossime alla scadenza. A ciò si aggiunga l'assorbimento nel testo di questo disegno di legge di ben due decreti-legge, il n. 129 in materia di riscossione e il n. 148 in materia di differimento delle consultazioni elettorali per il 2020, che verranno conseguentemente lasciati decadere.

Sulla gestione dell'emergenza COVID-19 poco è stato fatto e molto rimane da fare: il Governo continua a muoversi in maniera spesso contraddittoria, e trasmette purtroppo la sensazione di un'affannosa improvvisazione, di una rincorsa al virus e alle sue diramazioni sanitarie e sociali. Invece di organizzare il Paese, si è sciupata la tregua estiva, ed era ed è necessario - lo ripeto, era ed è necessario - pensare meno al consenso e più alla salute. Ancora adesso per le responsabilità del Governo e, in misura minore, di molte regioni ci troviamo a fronteggiare, non sempre con le armi adeguate, questa nuova ondata pandemica. Ancora troppe cose non vanno come dovrebbero, e questo lo sta pagando il Paese, in termini di vite e in termini economici.

Il Governo sta cominciando a discutere sul piano per la somministrazione del vaccino anti-COVID-10 che, se tutto procede per il verso giusto, dovrebbe essere disponibile già nei primi mesi del nuovo anno, e intanto con dicembre alle porte moltissimi, troppi cittadini non riescono a farsi somministrare il vaccino antinfluenzale. Le quantità disponibili sono insufficienti per una gran parte della popolazione. Non si trovano nelle farmacie. Molti cittadini, dopo mille raccomandazioni a vaccinarsi, faticano a vaccinare se stessi. Come Forza Italia, da tempo abbiamo chiesto di coinvolgere maggiormente i farmacisti nelle campagne vaccinali e di screening. Speriamo davvero che il piano del Governo per la somministrazione del prossimo vaccino anti COVID sia pensato e preparato meglio della fallimentare campagna per la vaccinazione antinfluenzale. Permettetemi: la vaccinazione è una sfida e, ripeto, non possiamo, e, ripeto, non possiamo, sbagliare.

Un aspetto più di altri ha colpito l'attenzione della mia parte politica: il mancato potenziamento delle strutture e dei servizi sanitari. Siamo indietro sul sistema di tracciamento, anche con riguardo al fondamentale lavoro di raccolta e di elaborazione dei dati, indispensabile per monitorare e conoscere in dettaglio dove avviene il contagio, aspetto decisivo per studiare la diffusione. Riguardo all'App Immuni, tutto è stato fatto tardi e male. Sulla scuola si cerca di recuperare il tempo perso - è di ieri, lo leggiamo su tutti i giornali - e sono ancora allo studio le misure da mettere in atto per far riaprire le scuole in presenza. Sotto questo aspetto, è ancora da sciogliere il nodo del trasporto pubblico locale, anche privato: passaggio fondamentale per consentire agli studenti di andare a scuola. Permettetemi: si è preferito che le aziende del settore privato mettessero in Cassa integrazione i propri dipendenti, anziché usare il rapporto privato, specialmente quello già preparato per le scuole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è un errore che un ragazzino di dieci anni avrebbe capito e sarebbe stato sufficiente a calmierare le presenze delle persone nei trasporti pubblici. Non lo avete fatto, avete dimenticato completamente questo aspetto. Ebbene, discutiamo ancora delle rotelle dei banchi, ma il problema è ancora un altro ed è oggi più che mai attuale: chi decide le aperture delle scuole, Presidente? Il Governo? Le regioni? I comuni? I TAR? Permetta una battuta: una Babele totale!

Accanto a questo, troppo spesso, ci si è dimenticati che è aumentata la mortalità per altre patologie, a causa dei rinvii delle procedure di screening, delle diagnosi e degli interventi, a cominciare dalle patologie oncologiche. È stato valutato che, durante il periodo di lockdown, in Italia, siano stati oltre 410 mila gli interventi chirurgici rimandati e, quindi, da riprogrammare. In questo scenario è ormai di evidenza assoluta che il nostro sistema sanitario nazionale andava fortemente potenziato. L'emergenza pandemica ha messo in luce le gravi carenze strutturali del settore, dalla vetustà degli edifici all'inadeguatezza degli spazi per molti di essi, dall'emergenza sanitaria alla carenza di personale. Arriviamo al punto di fare pubblicità sulle reti televisive per riuscire ad assumere 200 medici anche in pensione. Si parla di deficit annosi, non imputabili al Governo, al quale però dobbiamo imputare la lentezza e l'incertezza della reazione. E mi permetta, Presidente, da 27 anni di sindaco, quanti piccoli e medi ospedali ho visto chiudere o ridimensionare con la tesi economica dell'efficienza: bene, quei piccoli ospedali sarebbero stati determinanti nella gestione delle pandemie, invece li abbiamo chiusi tutti ed oggi sono lì, in attesa di qualche futuro.

Il nostro Paese ha necessità di investire molte risorse nella sanità, meno monopattini, meno biciclette; avremmo avuto tempo piuttosto che fare queste piccole marchette che servono a poco alla salute della gente. Questa terribile pandemia ce lo sta dimostrando quotidianamente e sotto questo aspetto sarebbe estremamente utile utilizzare, in tutto o in parte, la linea di credito del MES per il finanziamento diretto e indiretto degli investimenti sanitari.

Non è stato fatto fin qui per una ragione solo ed esclusivamente…chiedo scusa ai colleghi… Presidente…

PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Napoli, c'è un gruppo che evidentemente non riesce a relazionarsi con un tono di voce più basso.

OSVALDO NAPOLI (FI). Non è stato fatto fin qui per una ragione solo ed esclusivamente politica, perché alla salute degli italiani si è preferita la salute del Governo. Lo spettacolo che è stato dato è terribilmente negativo in questo momento. Permettetemi, il Governo: MES sì o MES no? MES no o MES sì? Bene, io credo che ci riempiamo la bocca molto spesso di democrazia: a questo punto, sia il Parlamento a decidere se il MES sì o il MES no, perché il Governo non ha la capacità e l'unità di poter dare una risposta. E lo stesso è il caso di come avete dato lo spettacolo penoso sulla scelta del commissario in Calabria: scelgo io o scegli tu? Terribile per i calabresi e per il Paese.

L'Italia ha il tasso di mortalità tra i più alti d'Europa, il Governo se la passa per sin troppo peggio e, sotto questo aspetto, il contributo di questo ennesimo decreto-legge sull'emergenza COVID è pressoché nullo. È, inoltre, indispensabile sostenere le categorie sociali e produttive in maggiore difficoltà per far ripartire il Paese e la sua economia. Occorre pensare ad un meccanismo di risarcimento univoco, con un fondo adeguatamente prealimentato ed un algoritmo semplice, che garantisca l'immediatezza dei ristori entro la fine dell'anno. Va superata la delimitazione geografica: alcuni benefici per le regioni gialle, altri per quelle arancioni. Sono, inoltre, fondamentali gli incentivi alle casse di previdenza private perché dedicano una parte delle risorse ad aiutare i propri iscritti, un semestre bianco fiscale, bloccando tutti i pagamenti verso lo Stato almeno fino al 2021, il ristoro almeno parziale degli utili persi nel 2020 da commercianti, artigiani, professionisti, basandosi su quanto dichiarato nei mesi corrispondenti nel 2018 - finisco, Presidente - e il pagamento immediato dei debiti della pubblica amministrazione. Se il Governo condividerà queste priorità, noi ci saremo, ma è evidente che l'Esecutivo dovrà avere una chiara strategia su come uscire nel migliore dei modi da questa terribile crisi sanitaria, economica e produttiva. Se queste sono le esigenze del Paese, è necessario metterle in programma: un programma ambizioso. Mi permetta, Presidente, programmi ad oggi non ce ne sono e non c'è una vera prospettiva. Per queste ragioni, il gruppo di Forza Italia voterà contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sutto. Ne ha facoltà.

MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, ritengo che i dati parlino da soli e che il provvedimento in esame si è incentrato tutto per dare al Governo una sorta di poteri speciali, senza però che lo stesso sia stato in grado di mettere in campo tutte le misure necessarie per contrastare la fase pandemica. Era doveroso creare un piano di dialogo più attivo e i conseguenti rapporti, anche decisionali, tra Stato, regioni, province autonome ed enti locali.

Ricordo che la Lega ha elencato una serie di proposte, come il tracciamento capillare con il coinvolgimento della medicina territoriale, medici di medicina generale, pediatri e medici di continuità assistenziale, e anche interventi e cure a domicilio; vicino ai medici formati potevate affiancare gli specializzandi. Queste sono proposte concrete e realizzabili da subito, senza perdere ulteriore tempo. Occorre agire tempestivamente sulla Commissione di merito per intervenire con semplici regole di riassetto della rete; mettere a disposizione, da parte del commissario straordinario, tutte le misure strumentali e le risorse umane che servono, soprattutto durante una pandemia, vigilando e sorvegliando in tutto il sistema nazionale, cosa che non è mai avvenuta; soprattutto, fornire i dispositivi di protezione individuale e fornire i vaccini, a cominciare da quelli antinfluenzali, per determinare i livelli di assistenza in piena emergenza: sappiamo quanto i LEA siano importanti e soprattutto in questo momento.

Ritengo che sarebbe stato meglio intervenire con piccole misure, ma fatte ogni giorno.

Il Governo ha preteso e si è preso i pieni poteri straordinari previsti dalle emergenze ed è stato l'unico in tutta Europa; pieni poteri che, visti gli scarsi risultati, sono serviti purtroppo a nulla. Credo che non sia il momento di fare polemiche, però la gente è esasperata; è stanca di sapere tutto all'ultimo minuto. I messaggi e le telefonate che riceviamo giornalmente manifestano uno stato di disperazione da parte dei cittadini. Cosa potevamo fare? Potevate sicuramente aumentare le corse dei treni, dei bus e dei tram, investire nella scuola. Sì, in questo modo allora i contagi potevano risultare minimi, invece cosa avete fatto? Avete chiuso le superiori! I ragazzi della scuola hanno bisogno, hanno bisogno della socializzazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), hanno bisogno del dialogo, che sia costruttivo; purtroppo non hanno bisogno dei banchi a rotelle! La depressione e l'ansia dei giovani è in forte aumento durante la pandemia; il COVID attacca i giovani non solo fisicamente, ma purtroppo anche mentalmente: aumento dell'irritabilità, disturbi del sonno, inquietudine e ansia da separazione. Colleghi, lo dico prima da papà che da parlamentare, state giocando con il futuro di milioni di studenti e questo fa male, fa molto male.

Date di nuovo il bonus monopattino, perché lo avete ribadito anche nella nuova legge di bilancio, e poi non siete in grado di garantire agli studenti la connessione e gli strumenti per poter svolgere la didattica a distanza. La scuola - lo abbiamo detto più volte - è allo sbando totale e il Ministro purtroppo è ancora seduto lì: questa è la vera vergogna! La Lega chiede che dopo nove mesi persi il Governo ascolti noi e gli italiani: cure a domicilio; basta perder tempo con il MES; stop sbarchi e un forte taglio alle tasse per aiutare famiglie, imprese e commercianti. Abbiamo sempre manifestato un dissenso per la proroga dello stato di emergenza; siete stati sempre in ritardo, con tempi molto lunghi. L'ho detto più volte anche a febbraio, quando eravamo ad inizio della pandemia: vanno bene i tavoli, ma questo non giustifica la responsabilità dei ritardi e la mancata governance nella gestione dell'emergenza che, lo ricordo, è in capo allo Stato. Questo decreto forse era accettabile ad inizio della pandemia, ma non di certo in questo momento.

Con il virus dobbiamo conviverci, lo ha detto più volte anche il Ministro Speranza. Io concordo con questa affermazione ma voi lo state inseguendo e, purtroppo, non avete idea su come prevenirlo, questo è molto chiaro. Forse speravate nella buona sorte, cioè che una seconda ondata non arrivasse, ma purtroppo lo dicevano scienziati, medici e virologi; la verità è che voi avete sonnecchiato. Poi, oltre ad aver sonnecchiato, c'è anche chi ha scritto un libro o ha giocato anche con i banchi a rotelle. Da mesi la Lega propone soluzioni; nessuno pretende che vengano accolte tutte, però, fatto 100, noi pensiamo che almeno cinque proposte buone ci siano, invece niente. Avete anche il coraggio di dire che l'opposizione non collabora, quando il Presidente del Consiglio, prima di una diretta Facebook - perché così ci avete abituato - chiama al telefono i leader dell'opposizione per comunicare quello che ha già deciso: non è questa la collaborazione che vogliamo! Poi c'è Arcuri, l'onnipresente Arcuri, sempre in ritardo anche sul piano della riorganizzazione della rete ospedaliera. Il bando è del 2 ottobre: cosa ha fatto Arcuri in questi mesi? Lo avete anche premiato; lo avete premiato e, di solito, pensiamo che si vada a premiare la meritocrazia. Qui si va a premiare chi non è in grado di fare il proprio lavoro. Già lo avete premiato con l'incarico del piano vaccini anti COVID e lui ha già comunicato alle regioni di predisporre strutture per conservare e somministrare i vaccini; invece di essere lui ad organizzare, scarica praticamente tutto il lavoro alle regioni.

Non vorrei mai - ma spero vivamente di sbagliarmi - che successivamente dica alle regioni: “vi ho avvisato, quindi è colpa vostra se non vi siete organizzate”. Spero - e lo ribadisco - di sbagliarmi. Avete diviso l'Italia in colori in base ai contagi, senza trasparenza delle informazioni, ignorando che alcune regioni comunicavano i dati in ritardo: questa è la verità e dovete dirla agli italiani. Avete chiuso tutto tranne purtroppo i porti, così il virus circola e insieme a lui anche i clandestini che sbarcano quotidianamente. Il dato oggettivo è che sono quadruplicati, ma per voi è più importante smontare i decreti sicurezza che gestire i flussi migratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Avete dimenticato le malattie cardiovascolari, i tumori, i malati rari, le persone fragili e molti altri. Chi governa deve garantire la tenuta del Servizio sanitario nazionale e qui dobbiamo ringraziare i medici, gli infermieri, il personale sanitario e tutti gli addetti ai lavori per lo sforzo immane fatto, non di certo voi del Governo. Una notizia importante è quella che il vaccino dovrebbe arrivare, ma purtroppo passerà qualche mese. Conte e Speranza ci chiedono sacrifici, chiedono sacrifici agli italiani, perché il vaccino arriverà. Si parla dei primi mesi del prossimo anno: siamo fiduciosi; l'unica cosa è non creare false aspettative agli italiani, perché neanche voi sapete garantire sull'efficacia di ciò che arriverà. Un breve cenno dobbiamo darlo anche alle polemiche che avete sollevato in questo momento, quando il Governo ha deciso che gli impianti sciistici non saranno riaperti.

Come Lega, anche in Commissione bilancio, abbiamo chiesto ad Istat una sorta di previsione, di un quadro, per capire il danno economico che può esserci sulla ricaduta della mancata apertura degli impianti sciistici. Istat risponde che l'argomento è importante ed è molto interessante; ciò significa che fondamentalmente il Governo non ha mai chiesto a Istat effettivamente quale sia il danno e quale sia la ricaduta economica della mancata apertura degli impianti sciistici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Glielo dico io al Governo, glielo ricordo: almeno per il Trentino, che è la provincia che mi riguarda, il danno sarà di circa 2 miliardi, con circa 120 mila posti di lavori a rischio, senza dimenticare gli amici delle regioni vicine, del Piemonte, del Veneto, del Friuli, della Lombardia e della Valle d'Aosta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi l'auspicio è che il Governo recepisca appieno la collaborazione che c'è già stata fra i governatori delle regioni e la metta in campo proprio per salvaguardare l'economia e i posti di lavoro. Concludo, Presidente, e parlo direttamente al Governo: quando qualcuno è al Governo dovrebbe avere molta umiltà, dovrebbe avere umiltà perché sono passati mesi e mesi e la verità è che avete dormito, altrimenti non saremmo qui con questi dati. Avete continuato a comunicare tramite dirette Facebook nella tarda serata, quando al mattino la gente doveva in qualche modo andare al lavoro. La vera vita, colleghi, è fuori da questo palazzo. Voi non siete in grado di viverla la vita reale: la vita vera è fuori, quando ci sono persone, quando ci sono centinaia di persone che lamentano ogni giorno il proprio dissenso per questo Governo; voi non le ascoltate, ma ci pensiamo noi a portare la loro voce dentro l'Aula del Parlamento e ve lo ricorderemo giorno dopo giorno. Per tutti questi motivi, annuncio il voto contrario del gruppo della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Il percorso normativo che ci ha portato sino all'esame di oggi per la conversione in legge del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, ha dovuto calibrare la sua azione relativamente ad un evento eccezionale, epocale, che sta segnando in maniera indelebile la storia del nostro Paese, della nostra società, del nostro vivere insieme. In questi mesi siamo passati da misure restrittive omogenee su tutto il territorio nazionale alle fasi successive, indirizzate sempre al contenimento del contagio, caratterizzate da un sistema articolato su base regionale, calibrato con flessibilità, prudenza, gradualità ed appropriatezza rispetto alle singole zone del Paese. Nella stessa data, con delibera del Consiglio dei Ministri, il Governo ha prorogato al 31 gennaio 2021 lo stato di emergenza, la più grave emergenza sociosanitaria mai affrontata nella storia dell'Italia repubblicana.

In questo modo vi sarà la possibilità di fronteggiare con mezzi e poteri eccezionali una crisi sanitaria purtroppo ancora gravemente in atto e governare ogni ricaduta sul piano economico e sociale. Con la proroga dello stato di emergenza sarà possibile continuare a monitorare e governare puntualmente anche l'evoluzione del contagio nel nostro Paese.

Certo, lo stato di salute della sanità italiana prima della pandemia COVID-19, fotografato in relazione agli adempimenti cumulativi delle regioni sui livelli essenziali di assistenza dal 2010 al 2018, ci fornisce una chiave di lettura significativa rispetto a ciò che è accaduto ma, soprattutto, rispetto a ciò che va fatto e che, in alcuni casi, andava fatto, e così non è stato, per affrontare al meglio questa emergenza sanitaria. Questi dati, ai quali faccio riferimento, ponevano già in una sorta di zona rossa, con adempimenti inferiori al 65 per cento, la Valle d'Aosta, la Calabria, la Sardegna e la Campania. Bisogna prendere atto quindi che l'emergenza sanitaria ha disvelato una debolezza strutturale, organizzativa e gestionale che era già nota e che possiamo affermare rappresenti la conseguenza di un errore politico-programmatico che affonda le radici negli ultimi decenni e che, oggi, abbiamo il dovere di evitare. Affrontare l'emergenza e pensare al futuro devono essere le nostre priorità, salvaguardando tutte le categorie più colpite nel più breve tempo possibile, assicurando l'assistenza socio-sanitaria a tutti i cittadini, in particolare ai pazienti cronici e ai pazienti fragili, ed evitando che questa drammatica situazione possa accentuare ulteriormente le diseguaglianze in maniera inaccettabile. Abbiamo una responsabilità enorme - e lo dico con forza, lo dico con chiarezza - soprattutto nell'interpretare anche tutte le conseguenze di disagio psico-emotivo che l'isolamento sociale e la solitudine stanno producendo su un numero significativo di persone. Questo dovrà assolutamente orientare i nostri pensieri, le nostre azioni. Dobbiamo recuperare il senso di comunità, la passione per le cose, la dignità di essere umani, la dignità istituzionale, provando a recuperare una grande e rivoluzionaria originalità che consiste nel non scimmiottare il pensiero imperante, cogliendo il senso profondo di questo tempo. Lo dico con forza: oggi si gioca una partita nella quale si valuta la credibilità di un'intera classe politica, al di là dei colori, al di là dei posizionamenti, altrimenti ne usciremo sconfitti tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Allora io dico: no alle provocazioni, no ai giochini di bassa lega, no al perenne riflesso condizionato della delegittimazione del pensiero dell'altro! Coesione istituzionale da subito, leale collaborazione, vera, responsabile! Siamo nella fase più delicata, bisogna avere pensieri costruttivi per mettere in circolo l'energia della guarigione. È stato incomprensibile sentir parlare di dittatura sanitaria, sentir dire che il virus fosse morto, strumentalizzare i più svariati temi, addirittura quello della scuola, provare a fare la lezioncina a questo Governo dopo aver assunto comportamenti individuali irresponsabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), non considerando l'impatto di tali comportamenti su ciascun cittadino, dimenticando che ci troviamo di fronte ad un problema planetario! Non possiamo perdere tempo: dobbiamo agire, proporre soluzioni, affrontare temi decisivi per salvaguardare il nostro Servizio sanitario nazionale pubblico. Su questo terreno è opportuno collaborare, su temi centrali, a partire dall'evoluzione del ruolo del medico di medicina generale alla necessità di rivederne i rapporti contrattuali, alla formazione delle nuove generazioni, assicurando e diffondendo competenze - competenze - e capacità manageriali nei ruoli apicali del Servizio sanitario nazionale (direttori generali, direttori sanitari, direttori amministrativi, direttori di distretto), immaginando ed elaborando nuovi sistemi di indicatori idonei ad evidenziare la reale erogazione di una efficace assistenza sui territori. Anche per questo e anche questa volta, in quest'Aula solennemente invoco una leale collaborazione da parte delle Regioni: che si faccia la propria parte ma rispettando le istituzioni! Abbiamo assistito, in questo tempo, ad un'inversione di tendenza preoccupante: durante la prima ondata, durante il lockdown, tanti buoni propositi, tanta voglia di reagire; da settembre in poi, questa positività sembra aver lasciato il posto alla rabbia, allo sciacallaggio, alla degenerazione di voler lucrare consenso su ogni situazione, anche nel linguaggio. Abbiamo un dovere assoluto rispetto a chi sta vivendo drammaticamente questa terribile malattia, a chi sta seguendo e curando tutti questi ammalati. A tutte le colleghe e ai colleghi parlamentari dico: sospendiamo la modalità di fare politica che pensa ad un consenso a breve termine o a qualche punto percentuale in più nel prossimo sondaggio; pensiamo in maniera più alta a ciò che succederà al nostro Paese, orientando le nostre azioni rispetto a quello che deve fare la politica, ossia trasformare in meglio la vita dei cittadini, tutelando in maniera prioritaria la salute, il lavoro, la dignità, provando a superare questa difficile prova e, come rappresentanti istituzionali, essere poi orgogliosi di aver vissuto all'altezza della situazione questo periodo emergenziale. Non dobbiamo guadagnare un consenso a breve; noi abbiamo bisogno di una fiducia a lungo termine che dia una reale prospettiva di futuro al nostro Paese.

Le mascherine che indossiamo ci impediscono di vedere l'espressione del volto dell'altro, ossia ciò che ci impegna a fare società con lui. È il volto, dunque, che rappresenta la condizione di ogni discorso. E allora, pur indossando la mascherina, io dico: giù la maschera! Perché è nel dialogo, inteso come rispondere, ossia come essere responsabile per qualcuno, che si vive l'autentica relazione. È questa, colleghi, la vera sfida da affrontare, con coraggio, con umiltà, con competenza, con spirito di servizio! Ed è con questo sentimento che annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2779)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2779: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020 (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Passiamo al seguito della discussione, su cui tutti i gruppi hanno dato disponibilità a contenere i tempi, consentendo, quindi, la conclusione dei nostri lavori entro le ore 13, così come previsto dal calendario.

Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Palazzotto ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (Doc. XXII, n. 45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 45: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Ricordo che nella seduta del 24 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e la rappresentante del Governo è intervenuta in sede di replica mentre i relatori vi hanno rinunciato.

Avverto che non sono stati presentati emendamenti all'articolo unico del provvedimento. A norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento, procederemo pertanto direttamente alla votazione finale.

(Dichiarazioni di voto finale - Doc. XXII, n. 45)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. La proroga della Commissione di inchiesta sulla tragica scomparsa di Giulio Regeni si rende necessaria per diverse ragioni. La prima: i suoi lavori sono stati, come più in generale i lavori di questo Parlamento, rallentati dalla pandemia e dalle conseguenze che questa ha determinato; ma c'è un'altra ragione che rende necessaria questa proroga, cioè che la Commissione di inchiesta ha dovuto lavorare in costanza di un'indagine giudiziaria a quella della procura della Repubblica di Roma. Badate, è un fatto quasi unico nella storia delle Commissioni di inchiesta, che di solito intervengono molto dopo che la fase dell'inchiesta si è conclusa. La Commissione ha quindi dovuto lavorare, come è giusto che sia, in punta di piedi per evitare ogni sovrapposizione. Del resto - lo sappiamo - compito della Commissione di inchiesta non è quello di sovrapporsi alla magistratura, ma è innanzitutto quello di ricostruire la verità storica, politica che fa da cornice alla tragedia che ha coinvolto Giulio, la sua famiglia e, con loro, tutto il nostro Paese. Oggi questo lavoro si fa ancora più complesso, perché le conclusioni della vicenda giudiziaria, dell'inchiesta della procura di Roma annunciano un esito che, purtroppo, in molti avevamo indicato come il più probabile; un esito che si costruisce attorno alla verifica di quella che è stata fin da subito la cifra di questa vicenda nelle relazioni tra l'Italia e l'Egitto; la cifra di una mancata collaborazione che, ancora, in questi giorni, segna, da questo punto di vista, questa drammatica vicenda. Signor Presidente, faccio riferimento a questo aspetto non solo per rafforzare ulteriormente le ragioni che ci portano oggi a votare convintamente per la proroga del lavoro di questa importantissima Commissione; una Commissione che è stata il frutto di una scelta doverosa di questo Parlamento, delle sue istituzioni, della sua necessaria reazione alla violenza di quell'omicidio e di quelle torture. Faccio riferimento a questo perché a me pare che se le conclusioni di quell'indagine dovessero, purtroppo, confermare l'assoluta mancanza di una disponibilità alla collaborazione, quel passaggio dovrebbe aprire, anche qui, per noi, in queste Aule, una nuova stagione nella riflessione sui rapporti necessari tra il nostro Paese e l'Egitto; una nuova stagione nella quale tornare a discutere del nodo più generale e del rapporto tra la questione dei diritti umani, del loro necessario rispetto e la politica internazionale. il tema delle relazioni tra il nostro Paese e quei Paesi dove il nodo dei diritti umani e del loro rispetto è messo particolarmente in discussione.

In questi giorni, Patrick Zaki, studente egiziano dell'Università di Bologna, è stato condannato nuovamente a 45 giorni aggiuntivi di carcere; sono ormai dieci mesi che è rinchiuso nelle carceri egiziane, perché è accusato di attività sovversiva. I vertici della IPR, della ONG che con lui collaborava, sono stati arrestati poco dopo aver incontrato gli ambasciatori dei Paesi dell'Unione europea: un segnale molto chiaro di come l'Egitto intende trattare la questione dei diritti umani e delle libertà politiche. Ecco, fino ad oggi noi abbiamo scelto una linea, anche dal punto di vista politico, quella della collaborazione, dell'interlocuzione come strumento utile a farci arrivare più vicini alla ricostruzione della verità e della giustizia attorno al caso di Giulio Regeni. Io credo, però, che se dovesse essere definitivamente accertata l'assenza completa di ogni collaborazione, anche questa linea andrebbe quantomeno rivista; l'abbiamo praticata nella vicenda delle fregate militari nella fornitura di armi all'Egitto (come molti sanno, il nostro gruppo aveva su questo espresso più di una riserva), l'abbiamo praticata complessivamente. Io penso che su questo sia arrivato il momento di fare qualche valutazione, nel caso dell'Egitto ma, badate, non solo nel caso dell'Egitto. Potremmo aprire una lunga pagina su quello che sta accadendo in questi giorni, in questi mesi, in un altro grande Paese come la Turchia, sullo stesso fronte, cioè quello del rispetto delle libertà politiche e dei diritti umani. Su tutto questo e anche per queste ragioni, dare continuità al lavoro di questa importantissima Commissione mi pare necessario e doveroso da parte nostra. Per questo, voteremo convintamente a favore di questa proroga (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Anche Italia Viva voterà a favore della proroga del mandato della Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Io credo che sia qualcosa di estremamente importante, una proroga necessaria a causa della paralisi delle attività imposta dalla pandemia, ma anche dell'evoluzione della via giudiziaria e, infine, della complessità dell'attuale rapporto bilaterale tra Italia ed Egitto. Scusate, quando parlo di Giulio Regeni, però, non posso avere questo brusio. Scusate, tre minuti...sempre, ma non adesso!

PRESIDENTE. Colleghi!

MASSIMO UNGARO (IV). Dicevo che è fondamentale che questa Commissione possa continuare a lavorare. La Commissione svolge un ruolo fondamentale per permettere al popolo italiano, tramite i suoi rappresentanti, di contribuire alla ricerca della verità e giustizia sul caso di Giulio, di affiancarsi alle indagini della procura di Roma e, ovviamente, ai rapporti bilaterali tra Italia ed Egitto. Serve più tempo anche, come diceva ieri il collega Trancassini, per elevare il livello del dibattito, del livello politico, anche con visite ufficiali nel Regno Unito e in Egitto. Ci avviciniamo a una fase giudiziaria molto delicata: la procura di Roma sta per concludere le indagini, depositare gli atti e, probabilmente, rinviare a giudizio i cinque iscritti nel registro degli indagati, cinque membri delle forze di sicurezza egiziane: il generale Tareq, i colonnelli Helmy e Kamal, il maggiore Sharif e l'agente Najem. Io credo che tutto questo sia anche nel contesto di un rapporto ambiguo, paradossale, tra Italia ed Egitto: da una parte la totale assenza di cooperazione giudiziaria da parte dell'Egitto, dall'altra un rapporto economico e militare sempre più stretto. Da qui io mi chiedo, francamente, se non sia anche il caso di rivedere i criteri di applicazione della legge n. 185 del 1990 sulla vendita di materiale da armamento a Stati stranieri. Da qui un plauso al grande lavoro della procura di Roma: è incredibile a quali risultati siano arrivati, essendo situati a migliaia di chilometri di distanza dall'Egitto del faraone al-Sisi. Non posso che notare come i maggiori risultati ottenuti in termini di collaborazione da parte dell'Egitto siano stati ottenuti a seguito della maggiore pressione diplomatica e politica che l'Italia ha saputo esercitare sull'Egitto. Mi riferisco al 2016, quando l'Egitto ha inviato tutta una serie di utenze telefoniche a seguito del ritiro dell'ambasciatore da parte dell'Italia. Oggi, forse, un ritorno dell'ambasciatore non contribuirebbe più alla ricerca della verità e giustizia per Giulio, ma pensiamo a come dare un segnale forte, un colpo di reni forte, un segnale politico forte a Il Cairo, come per esempio l'invio di un inviato speciale che si occupi della vicenda o chiedendo all'Europa più sostegno. Il Parlamento europeo ha fatto sue, approvandole, tre risoluzioni, ma tocca anche al Consiglio e agli Stati membri darci una mano su questo fronte; ancora, l'Italia potrebbe ricorrere alla Corte di giustizia internazionale, in quanto l'Egitto ha violato l'articolo 30 della Convenzione internazionale contro la tortura. Ricordo che sia l'Italia che l'Egitto aderiscono entrambe alla Corte di giustizia internazionale e alla Convenzione internazionale contro la tortura. Presidente, su questa tristissima vicenda resta poi, ovviamente, il mistero del movente. È chiaro, è facile immaginare perché le forze di sicurezza abbiano arrestato e fermato Giulio, ma non è chiaro perché torturarlo e ucciderlo. Sappiamo che, purtroppo, Giulio ha subìto decine di fratture ossee - scapole, gambe, braccia, denti - e sappiamo che la sua morte è stato un atto deliberato, voluto, come certifica l'analisi medico-legale.

È veramente strano perché proprio in quel momento i rapporti Italia-Egitto erano forti, erano solidi. L'ENI aveva appena scoperto il più grande giacimento di gas mediterraneo, dando indipendenza energetica all'Egitto per decenni; al-Sisi aveva scelto l'Italia come primo Paese da visitare in Europa e, quindi, è veramente strana l'uccisione di un nostro concittadino, che aveva il nostro passaporto, in quel Paese e in quel momento storico. Qualcuno potrebbe pensare che qualcuno voleva rovinare forse i rapporti tra Italia ed Egitto. Da qui, comunque, il mio appello a Il Cairo a collaborare: basta depistaggi, basta prese in giro. Noi chiediamo al “faraone” al-Sisi di collaborare e di dare giustizia a Giulio Regeni. Chiediamo anche alla professoressa Abdel Rahman, la sua tutor, di collaborare e di darci una mano e chiediamo anche l'aiuto ai nostri amici del Regno Unito. Io credo anche, se posso - e mi avvio a conclusione -, che il caso di Giulio impone una riflessione sulla politica estera italiana ed europea. Per troppo tempo abbiamo avuto rapporti fin troppo cordiali con regimi che assicuravano la sicurezza e la lotta al terrorismo al prezzo di democrazia e diritti umani, ma senza democrazia e diritti la stabilità non può tenere. È il caso - l'abbiamo visto - dell'Egitto di Mubarak, della Siria di Assad in un tempo molto lontano, della Libia di Gheddafi, della Tunisia di Ben Ali. L'Italia, quindi, deve sostenere la primavera araba e la democratizzazione di questi Paesi. È un interesse nazionale primario per assicurare la sicurezza del nostro Paese. Giulio era un giovane ricercatore italiano brillante, un figlio modello animato da una fortissima caratura morale. Portava in alto l'onore italiano e il nome dell'Italia. Credo, quindi, che sia fondamentale per noi fare di tutto per assicurare la ricerca della verità e rendere giustizia a lui e, con lui, a tutte le migliaia di giornalisti, dissidenti e oppositori, di giovani egiziani che ogni giorno scompaiono nell'Egitto di al-Sisi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Presidente e colleghi, ovviamente Fratelli d'Italia è favorevole alla prosecuzione dalla Commissione d'inchiesta - dei tempi, l'allungamento -, così come ne è stata favorevole all'istituzione. È evidente, non soltanto, che sia le vicende legate alla nota emergenza della pandemia COVID-19, sia vicende specifiche della complessità del lavoro dell'inchiesta - anche la concomitanza dell'inchiesta della magistratura - rendono assolutamente necessario un ulteriore approfondimento. D'altro canto, siamo fermamente convinti che il Parlamento e lo Stato italiano debbano battersi per tutelare il diritto alla vita e la sicurezza dei cittadini italiani che si trovano all'estero. I romani dicevano: “Tollera un'offesa e ne incoraggerai molte”. Credo che, al di là dei princìpi generali di diritto, l'Italia debba far sentire forte la sua voce, non soltanto per onorare la memoria di Regeni, rispettare il dolore e l'esigenza di giustizia e verità della famiglia, battersi per la verità in senso lato, così come l'istituzione della Commissione d'inchiesta prevede, ma, allo stesso tempo, indirettamente tutelare anche altri cittadini, che possono un domani trovarsi in circostanze analoghe. L'Italia deve far sentire forte la sua voce. D'altro canto, le Commissioni d'inchiesta sono uno strumento molto importante del Parlamento, ma sono spesso uno strumento anche molto importante per l'opposizione. L'iniziativa qui parte da alcune forze di maggioranza, ma è condivisa da tutti. È chiaro: questa vicenda è accaduta nel 2016, con una certa maggioranza che governava l'Italia. Oggi esiste sostanzialmente una maggioranza per certi versi analoga, sebbene ci siano forze nuove. È chiaro che c'è stata un'azione finora poco incisiva. Il gruppo di Fratelli d'Italia certamente non ritiene utile alzare i toni a sproposito. Ci rendiamo perfettamente conto dell'interesse nazionale, dell'obbligo del dialogo, del fatto di risolvere sempre con la diplomazia le controversie internazionali, ma crediamo assolutamente che la verità sia anche uno strumento per tutelare i cittadini italiani. È chiaro che chiediamo con forza alla Commissione, soprattutto alle forze maggioritarie all'interno di questa Commissione, di indagare a 360 gradi. Ci sono troppe lacune da parte di alcuni nostri alleati, in testa l'Inghilterra così come anche la Francia, e credo che da questo punto di vista abbiamo la necessità di approfondire. Vanno ascoltati anche i servizi italiani e dobbiamo certamente scansionare ogni zona d'ombra. La luce della giustizia e della verità mai come in questo momento rappresenta un aspetto importante. D'altro canto, credo che le dinamiche della vicenda rappresentino sicuramente un vulnus gravissimo non soltanto per il rispetto dei diritti umani ma, soprattutto, per la nostra sovranità e credo che l'Italia debba far sentire forte la sua voce e il Parlamento, da questo punto di vista, deve dare uno scossone al Governo. C'è la necessità di accertamento della verità e voglio anche cogliere l'occasione per dire a chi normalmente usa come argomento la storicizzazione per procedere a una Commissione d'inchiesta - qualche volta l'ho sentito anche nel corso di questa legislatura, per dire che non bisognava fare una Commissione d'inchiesta proposta dalle opposizioni - che noi crediamo, invece, che l'accertamento della verità da parte del Parlamento rappresenti per fenomeni molto importanti e centrali per la storia del nostro Paese, così come anche l'omicidio, l'assassinio di una singola persona, un vulnus intollerabile. Per questo motivo Fratelli d'Italia è per l'accertamento della verità e, quindi, è per la prosecuzione di questa inchiesta e, pertanto, confermiamo il nostro voto favorevole, così come quando è accaduto per l'istituzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Io credo non ci sia bisogno di spiegare a quest'Aula chi era Giulio Regeni. Quest'Aula, tutti noi lo sappiamo; l'Italia lo sa. Ma credo che oggi ci sia bisogno di ricordare che cosa ha rappresentato Giulio Regeni per il nostro Paese. Giulio Regeni è stato uno dei tantissimi giovani italiani che ogni anno, con curiosità, con interesse, con apertura verso l'altro, vanno a studiare, vanno a lavorare in altri Paesi. Giulio Regeni avrebbe potuto essere uno di questi giovani, molto brillante sicuramente, molto dedicato agli altri. Avrebbe potuto essere un ponte verso culture e verso mondi che noi tante volte fatichiamo a capire. Sapeva l'arabo, conosceva molte lingue, aveva avuto un'esperienza di studio in un luogo straordinario del nostro Paese che è il collegio dell'Adriatico di Duino, un luogo di apertura, una finestra sul mondo, una finestra di convivenza. Giulio Regeni avrebbe potuto essere uno dei tanti, con le sue caratteristiche, ma non dissimile da tanti e tante sue coetanee che conosciamo bene e che spesso - troppo spesso - dimentichiamo. Purtroppo, Giulio Regeni non è stato uno dei tanti. Giulio Regeni è diventato un simbolo per tante e tanti di noi, per tante e tanti cittadini che ogni anno, a gennaio, il 25 gennaio, chiedono la verità e la giustizia per lui. È diventato un simbolo per tutte quelle istituzioni che hanno esposto la bandiera gialla per la verità e la giustizia per Giulio Regeni, perché nella sua vita c'è stato quel terribile 25 gennaio 2016 e, soprattutto, ci sono stati i successivi dieci giorni, dieci giorni che per la sua famiglia, per i suoi amici, per le istituzioni sono stati giorni carichi di angoscia, ma per Giulio sono stati giorni di torture orrende. La cronaca di quei giorni per Giulio si può trovare leggendo l'autopsia che è stata eseguita a Roma, un'autopsia che racconta, come ricordava il collega Ungaro, di botte, di torture, di fratture, ed è una cronaca che si conclude con un omicidio deliberato: Giulio è stato deliberatamente ucciso in un giorno tra il 31 gennaio e il 2 febbraio. Non è successo a causa delle torture; qualcuno ha deciso di ucciderlo. Ed è così che Giulio è diventato il velo alzato sull'Egitto, su quel Paese che sicuramente è un grande Paese nel cuore del Mediterraneo, a cavallo tra Medio Oriente, Mediterraneo, Africa, ma che è un Paese di cui noi non possiamo più occultare la vera natura del regime.

Un Paese dove si tortura, dove ci sono migliaia di arresti indiscriminati e arbitrari, come testimonia anche la vicenda drammatica di Patrick Zaki. Un Paese che, a fronte di richieste della UE di rispetto dei diritti umani, decide, pochi giorni fa, di arrestare i vertici della ONG di Patrick Zaki, che due giorni prima avevano incontrato tutti gli ambasciatori dell'Unione europea. È un Paese che agisce così, con arroganza, con prepotenza, con spregio di quelli che sono i nostri diritti.

Giulio Regeni è diventato un velo alzato anche su una scelta che l'Italia aveva fatto di politica estera, quando aveva deciso di riammettere l'Egitto di al-Sisi, dopo il colpo di Stato del 2014, all'interno delle nazioni che potevano incontrarsi nel G20, nei vertici internazionali. È diventato il velo su un Paese che noi consideravamo un Paese strategico. L'Egitto è un Paese importantissimo, sì, ma si è dimostrato un Paese non in grado di collaborare con noi neanche un minimo, per arrivare alla verità, alla verità sul fatto di un nostro cittadino.

Verità e giustizia per Giulio sono diventate, quindi, per noi, come Paese, un punto che riguarda profondamente l'interesse nazionale. Lo diceva prima il collega Cirielli, noi non possiamo accettare che su questa questione l'Egitto non collabori, come ha fatto finora. Altri Paesi hanno purtroppo deciso di chiudere gli occhi, hanno deciso di fare diversamente. Ricordo in quest'Aula il caso di Eric Lang, un fotografo francese morto in circostanze molto simili a quelle di Giulio, probabilmente, che le autorità francesi però hanno dichiarato, insieme alle autorità egiziane, morto di infarto: un fotografo giovane, morto in carcere dopo un arresto arbitrario, molto simile alla storia di Giulio. Ci fa onore la scelta dell'Italia di continuare a proseguire sulla strada della verità e della giustizia. Per questo c'è la Commissione Regeni, con cui il Parlamento ha deciso di partecipare allo sforzo del nostro Paese per capire che cosa è successo, ma soprattutto perché. La Commissione, in questi mesi, ha fatto un lavoro corale, un lavoro unito, perché tutti quanti tra tutte le forze politiche vogliamo arrivare alla verità. La Commissione, in un ambito politico, il nostro, dove troppo spesso prevalgono le divisioni, è stato un luogo in cui abbiamo trovato delle convergenze inaspettate, profonde, con alcuni dei colleghi. Io, ieri, ho ascoltato con grande emozione l'intervento del collega Pettarin e con grande condivisione l'intervento di un collega di Fratelli d'Italia. È stato molto, molto bello lavorare con questi colleghi, grazie anche alla capacità di conduzione del presidente Palazzotto.

Ecco, noi sappiamo che cosa è successo, grazie soprattutto allo straordinario lavoro della procura di Roma, che ha ricostruito, con i pochissimi elementi concessi dagli egiziani, che cosa è avvenuto in quei giorni terribili. La procura concluderà il proprio lavoro il 4 dicembre e allora toccherà alla Commissione il passaggio più difficile. Toccherà a noi continuare a rispondere soprattutto alla domanda del perché. La procura ci consegnerà il cosa, ma a noi toccherà rispondere sul perché. E toccherà a noi portare queste domande laddove la procura non è riuscita ad andare, nel Regno Unito, dove prevalgono tantissime aree ancora oscure, in particolare nell'atteggiamento reticente della professoressa di Giulio, Maha Abdel Rahman, e soprattutto ci toccherà portare queste domande in Egitto, per capire il contesto, il perché più grande, perché è potuto avvenire che un cittadino straniero fosse spiato, arrestato, torturato, ucciso, si sia cercato di occultarne la morte, si sia cercato di fare dei depistaggi. È qui che il lavoro della Commissione continuerà. La Commissione assevererà, renderà disponibile ai cittadini italiani, renderà disponibile a tutti noi il lavoro della procura, ma solo dopo quello arriverà la politica. La Commissione farà il lavoro sulla verità insieme alla procura, ma solo dopo quello toccherà alla politica - e non solo alla Commissione - di decidere che cosa fare, quali passi internazionali intraprendere, lo diceva prima il collega Ungaro, per arrivare alla giustizia, come chiedere solidarietà e fermezza ai Paesi europei, come assicurare protezione ad altri cittadini, che potenzialmente nel futuro possano trovarsi in situazioni simili, come decidere come atteggiarci nei confronti dell'Egitto. Le istituzioni italiane sono state impegnate, molto impegnate, nello sforzo della verità per Giulio, e lo abbiamo visto in tutte le audizioni che abbiamo svolto. La Commissione continuerà questo lavoro di inchiesta, aggiungeremo quello che manca, ma, per quanto riguarda la giustizia, starà a noi, come politica, decidere come ottenere giustizia. Lo dobbiamo a Giulio, lo dobbiamo alla sua famiglia, che ci ha insegnato coraggio e una grande lezione di dignità nel dolore, ma lo dobbiamo soprattutto all'Italia, ai principi che governano la nostra politica estera, e lo dobbiamo a quell'idea di Italia che noi vogliamo dare nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente, grazie ai colleghi e alle colleghe che sono qui con noi oggi. Ieri, in discussione generale, quando abbiamo fatto la discussione generale, eravamo meno di venticinque. Oggi siamo un po' di più. Non sarà mai troppo poco il numero che accompagnerà le nostre parole a ricordare Giulio Regeni. Dobbiamo essere tutti presenti, costanti, coscienti di quella che è la nostra attività di ricerca, di verità e di giustizia. Io non sono capace di parlare di Giulio Regeni al passato. Giulio è qui con noi. Giulio è un ricercatore brillante. Giulio è un giovane italiano esemplare. Giulio è stato assassinato per scelta. Sappiamo il perché? No, sappiamo il come. Desideriamo sapere il perché? Sì, ma non lo desideriamo, lo pretendiamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Pretendiamo di sapere il perché. Pretendiamo verità e giustizia. Siamo un Paese democratico, ci confrontiamo con un regime, l'egiziano, che non ha i nostri princìpi, non ha la nostra tradizione, non ha la nostra modalità di tutela dei diritti umani. È una dittatura? Sì. È un soggetto che collabora con noi? No. È un soggetto che dobbiamo pretendere lo faccia? Sì. Dobbiamo pretendere ad ogni piè sospinto che l'Egitto processi o faccia processare coloro che sono stati individuati come responsabili di questo efferato omicidio, da parte delle nostre autorità giudiziarie.

Dobbiamo ringraziare molte persone. Prima di tutto dobbiamo ringraziare la famiglia Regeni, che ha permesso che questo fatto non diventi un oblio, che non si dimentichi ciò che è accaduto a Giulio, che ha fatto in modo che questo non diventi un fatto privato, ma resti, giorno per giorno, sulla scena pubblica. Dobbiamo ringraziare i magistrati della procura di Roma. La nostra magistratura è magnifica, ha fatto un lavoro incredibile, a cui saremo sempre debitori. Ma ora tocca a noi; meglio, dal 4 dicembre toccherà a noi, quando l'attività della procura avrà esaurito i suoi tempi e noi, liberi di non danneggiare in alcun modo l'attività della procura, potremo fare ciò che ci compete, cioè continuare sempre, ad ogni piè sospinto, a pretendere verità e giustizia per Giulio Regeni.

Il nostro Governo è balbuziente sul punto. Non possiamo tollerare che non si sottolinei sempre la nostra fermezza e la nostra risolutezza a pretendere verità e giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Verità e giustizia, Vice Ministro. Ma verità e giustizia, non solamente per rispetto per Giulio, per la sua famiglia, per tutti gli italiani, ma per rispetto dei principi europei in cui ci riconosciamo. Già ho avuto modo di dirlo ieri, in questo contesto non c'è solamente il convitato di pietra Egitto, ma c'è anche il convitato di pietra Unione europea. Non è sufficiente ciò che l'Unione europea ha fatto per spalleggiare gli sforzi dell'Italia nella ricerca di verità e giustizia. Dobbiamo pretendere che l'Unione europea ci aiuti e faccia valere il suo peso su questa scena. L'idea, sottosegretario, di un inviato speciale è importantissima, ma, forse, non basta un inviato speciale italiano.

Il Governo pretenda un inviato speciale europeo che faccia pesare il peso dell'Unione europea su questa vicenda che offende non solamente i friulani, non solamente gli italiani, ma tutta l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E sa perché è necessario un inviato speciale europeo? Perché Giulio era europeo! Giulio è europeo ed è l'Europa che deve pretendere diritto e giustizia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero, prego.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente, signor Vice Ministro, come Lega preannunciamo il voto favorevole alla proroga di questa Commissione d'inchiesta, perché crediamo non solo nel lavoro parlamentare, non solo nella giustizia, ma nella verità, soprattutto in un caso come questo, che prescinde dai libri, dalla geopolitica, da ciò che leggiamo sugli articoli dei più rinomati giornali che trattano di geopolitica, ma che riguarda un caso, il caso di una persona, di un nostro concittadino, che ha tanto sofferto e che ha subito delle violenze. E chissà quanti come lui stanno subendo delle violenze, stanno soffrendo e noi nemmeno ce ne accorgiamo. Quindi, laddove il nostro occhio può vedere che questi soprusi vengono compiuti, è giusto che non ci voltiamo dall'altra parte, ma che indaghiamo affinché la verità emerga e giustizia sia fatta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello, prego.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. La Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni ha svolto in questi mesi un lavoro importante, fatto di audizioni, di domande, con cui ricuciamo poco a poco ogni aspetto di questa tragica, complessa, ma soprattutto inspiegabile vicenda. Oggi, a causa anche del brusco rallentamento dei lavori dovuto alla pandemia, siamo qui a chiedere unanimemente una proroga e lo facciamo con la stessa coralità e unità che ha caratterizzato i lavori di Commissione in questi mesi, perché siamo consapevoli che non c'è appartenenza politica che tenga di fronte alla richiesta di verità, di giustizia per Giulio Regeni. Non siamo però solo di fronte alla data che sancirebbe la naturale scadenza della Commissione, ma siamo anche di fronte alla vigilia della chiusura delle indagini della procura, la procura che, come abbiamo avuto modo di apprendere anche durante le audizioni, ha svolto un imponente lavoro, meticoloso, certosino, ostinato, che non si è fermato nemmeno davanti al muro innalzato dall'Egitto, l'Egitto che, dopo 17 mesi, ancora non dà risposta alla rogatoria con cui la Procura chiede almeno di avere l'elezione di domicilio delle cinque persone iscritte nel registro degli indagati, tutte e cinque appartenenti ai servizi di sicurezza egiziani. È stato determinante anche apprendere del lavoro importante che ha portato avanti l'ambasciatore Massari in quei giorni, senza il quale non avremmo saputo cosa è successo a Giulio. Uno dei momenti cruciali nei lavori della nostra Commissione è stato sicuramente quello in cui abbiamo avuto modo di audire i genitori di Giulio, l'avvocata Ballerini; e non è stato un momento cruciale solo per il coinvolgimento emotivo, che sicuramente ha avuto, ma è stato cruciale perché ci ha permesso di comprendere con chiarezza cosa ci fosse intorno a Giulio in quei giorni e soprattutto ci ha lasciato una serie di dubbi che portiamo in eredità come una grande responsabilità. Però una cosa va chiarita: la ricerca di verità per la morte di Giulio non è e non deve essere soltanto il tentativo di dare risposta al dolore e alla ricerca di due instancabili genitori. Le risposte su quanto accaduto a Giulio Regeni in quei drammatici giorni sono le risposte che bisogna dare a un intero Paese, che non ha mai smesso di riunirsi nelle piazze nell'anniversario della tragica scomparsa, che non ha mai smesso di chiedere verità e di appendere ai balconi striscioni con il viso di Giulio. La ricerca della verità, per chi non si rassegna al fatto che uno Stato possa impunemente e ostinatamente ostacolare una leale collaborazione nelle indagini per la morte di un ragazzo. E i dubbi sono tanti. Sin dal primo momento l'Egitto ha cercato di depistare le indagini. Lo ha fatto con un'autopsia che voleva imputare il decesso di Giulio Regeni ad un incidente stradale, ma la nostra autopsia in Italia ci dirà che, in realtà, Giulio è stato incontrovertibilmente torturato e ucciso dopo il suo rapimento. Lo ha fatto attraverso falsi testimoni, che hanno ricevuto indicazioni per mentire. Lo ha fatto quando la polizia egiziana ha ucciso cinque persone, dicendo che erano i mandanti del rapimento di Giulio Regeni e ricostruendo una versione assolutamente smentita poi dalle indagini. Peccato che, in quel blitz, in cui sono state uccise quelle cinque persone, siano stati ritrovati anche i documenti di Giulio e questo aumenta le domande che oggi ci facciamo. L'elenco dei depistaggi è lungo e aumentano i dubbi e le domande man mano che il tempo passa. E ha ragione chi dice che non si può dire che l'Egitto, in questi anni, non abbia fatto abbastanza e sono d'accordo con lui; peccato però che l'Egitto ha fatto tutto quanto poteva in questi anni per ostacolare la ricerca di verità su Giulio Regeni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E allora restano delle domande: ci chiediamo perché, nei giorni immediatamente successivi al rapimento di Giulio, quando si era sollevato già un clamore mediatico importante, Giulio non sia stato liberato. Perché è successa a Giulio una violenza così atroce, nel momento in cui l'Italia stava intrattenendo rapporti privilegiati con l'Egitto? E perché una violenza così atroce? Non sarà mai possibile trovare una logica in queste domande e soprattutto mai potremo trovare una motivazione che possa anche solo lontanamente giustificare il peso di tanta violenza. E le motivazioni saranno sicuramente quelle di un Governo autoritario e repressivo, in cui anche uno studente come Patrick Zaki viene detenuto, solo per alcuni post sui social, dal 7 febbraio. E in questi anni non c'è stato solo Giulio e in carcere non c'è solo Patrick Zaki; e anche per questo dobbiamo continuare a cercare la verità. Abbiamo sempre chiesto in questi mesi, in questi anni, ancora una volta, all'Egitto di cambiare rotta e di iniziare - di iniziare - a collaborare sulla morte di Giulio. Il nostro Presidente del Consiglio Conte, il nostro Ministro Luigi Di Maio hanno chiesto costantemente e con insistenza una maggiore collaborazione giudiziaria, e il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha interrotto i rapporti diplomatici con il Parlamento egiziano fino a quando non ci sarà una svolta nelle indagini. Siamo stanchi dei continui silenzi di al-Sisi. Verità per Giulio Regeni: è una cosa che dobbiamo chiedere come Paese, ma non solo. Dobbiamo chiederlo come Europa, perché Giulio si definiva orgogliosamente un ragazzo europeo. Bene, questa Europa, che oggi si è confrontata anche con un'emergenza così grave, deve saper ripartire anche da un comune e rinnovato senso di solidarietà, perché, quando i membri di una comunità sono solidali tra loro, allora è lì che la comunità esiste davvero, è lì che si rafforza. Verità per Giulio Regeni: è una frase che si deve pronunciare in tutte le lingue del nostro continente. Verità “per” Giulio Regeni e non “su” Giulio Regeni, perché su Giulio Regeni sappiamo già tutto: sappiamo che lavorava in quel momento in Egitto, sappiamo chi sono le persone che frequentava e sappiamo che quelle persone possono dirci e sanno qualcosa, perché anche loro possono aggiungere dei pezzi fondamentali per la ricerca di verità, perché fino ad ora abbiamo ottenuto dei “brandelli di verità”, come li ha definiti Erri De Luca. Ogni piccolo squarcio in questo buio ha richiesto dedizione, coraggio, ostinazione, e con questo spirito dobbiamo continuare a lavorare, unendo le forze. La Commissione d'inchiesta non dovrà cercare solo risposte, perché quello spetta alla magistratura. A noi spetta il compito di fare, ripetere, urlare domande e restituire alla collettività una ricostruzione, come classe politica, come Parlamento e come Paese (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Diamo la parola al presidente Palazzotto per un breve ringraziamento. Prego, presidente.

ERASMO PALAZZOTTO, Presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni. Grazie, Presidente. Mi permetta oggi di esprimere alcuni ringraziamenti in quest'Aula, anche perché il dibattito di ieri e di oggi ha restituito molto del lavoro che la Commissione ha fatto in questo anno e non ho nulla da aggiungere a quello che i commissari hanno qui espresso nel nostro dibattito.

Il primo ringraziamento va proprio ai commissari, ai componenti della Commissione per la serietà e la determinazione con cui si stanno dedicando a questa indagine. In un momento così difficile per il Paese ci tengo a sottolineare che, pur con diversi orientamenti culturali e politici, la Commissione ha lavorato in questi mesi in un clima unitario, con l'unico obiettivo di ricercare la verità. Non tralasceremo nessun dettaglio, non faremo sconti a nessuno, non ci fermeremo davanti a nessun ostacolo: è un impegno che abbiamo preso e che ribadiamo oggi qui, in quest'Aula (Applausi). Lo dobbiamo, Presidente, alla coscienza civile di questo Paese ed al desiderio di giustizia. Mi permetta, Presidente, di ringraziare anche la squadra che sta lavorando insieme a noi: i funzionari della Commissione, i consulenti, il Nucleo della guardia di finanza e gli ufficiali della Polizia di Stato e dei Carabinieri, che lo stanno facendo ben oltre il loro ruolo formale. Un ringraziamento, Presidente, va anche al Presidente della Camera per l'impegno che ha dimostrato in questi anni a sostegno della causa per la battaglia di verità e giustizia per Giulio Regeni. Un ringraziamento anche, Presidente, alla procura di Roma, per la serietà e per la competenza che ha dimostrato in questa indagine, all'ex procuratore Pignatone, al procuratore Prestipino e soprattutto al PM titolare delle indagini, Colaiocco, riuscendo in questi anni ad individuare i possibili responsabili e i contorni di questa tragica vicenda, partendo da quelli che - sono stati qui ricordati - erano solo brandelli di prova. Voglio ringraziare anche l'avvocata Ballerini per l'incredibile lavoro investigativo con cui ha affiancato la procura nell'indagine, contribuendo a determinare un ruolo attivo della famiglia in questa vicenda, un ruolo che è quasi unico in una vicenda di questo tipo. E, mi permetta, Presidente, di ringraziare, a nome credo di quest'Aula, la famiglia Regeni, per la dignità, la compostezza e la forza con cui hanno saputo trasformare un dolore intimo, una vicenda privata in una battaglia di civiltà che ha rappresentato e rappresenta la spina dorsale della coscienza civile di questo Paese (Applausi). Lo hanno detto loro: la loro battaglia è una battaglia per verità e giustizia, per tutti i Giulio e le Giulie del mondo. E, con loro, questa è anche la nostra battaglia. A loro, Presidente, rinnovo qui in quest'Aula la promessa che feci a Fiumicello, a nome di tutta la Commissione: faremo tutto ciò che è in nostro potere per restituire a voi ed al Paese verità e giustizia (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole presidente Palazzotto, per le sue parole, a cui naturalmente credo tutta l'Aula si unisce di cuore e sentitamente.

(Votazione finale ed approvazione – Doc. XXII, n. 45 )

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 45: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10) (Applausi).

Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il successivo argomento iscritto all'ordine del giorno, ovvero l'esame del Doc. IV, n. 9-A, riguardante l'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri, è rinviato ad altra seduta. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 15, con il question time.

La seduta, sospesa alle 12,55, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Giustizia, la Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie e il Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative in merito alla situazione nelle carceri relativa all'emergenza COVID-19, con particolare riferimento al problema del sovraffollamento e alla prosecuzione dell'attività scolastica – n. 3-01933)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Lupi e Tondo n. 3-01933 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di illustrare l'interrogazione, che ha sottoscritto in data odierna.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la capienza delle carceri italiane è per 50.931 persone, e sono reclusi attualmente 53.785 detenuti, quindi ci sono 2.854 persone in più nelle carceri italiane; vuol dire che c'è sovraffollamento e promiscuità. Per questo la conferenza dei garanti territoriali delle persone private della libertà ha rivolto un appello al Parlamento per rischio di contagio, perché non c'è il distanziamento nelle carceri e perché è difficile garantire il livello igienico di contrasto al COVID. I dati del Garante dei diritti dei detenuti ci dicono che al 22 novembre scorso risultavano positivi al COVID 732 detenuti e vi erano 156 casi tra il personale penitenziario. L'unica risposta, l'unica strategia attuata è quella di chiudere, e ci preoccupa molto la chiusura delle scuole all'interno delle carceri e, quindi, la conseguente mancanza di educazione.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo riferendo le parole del capo dipartimento istruzione del Ministero, che dichiara che va giustamente garantito il diritto all'istruzione nelle scuole con sedi carcerarie, oltre alla necessità di fare uno screening attraverso i tamponi. Quindi, anche a nome dei colleghi Tondo e Lupi, chiedo se si proseguirà l'attività scolastica e come intenda, il Ministro, ovviare al sovraffollamento e al rischio che le carceri diventino focolai.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Alla data del 24 novembre 2020, su 53.720 presenti negli istituti di pena del Paese, sono stati registrati 826 casi di positività al COVID-19, di cui 804 gestiti dall'area sanitaria interna, dei quali 772 asintomatici e 22 ricoverati presso luoghi esterni di cura; 1.042 risultano, invece, i casi di positività registrati fra gli operatori penitenziari: 970 relativamente al personale del Corpo di polizia penitenziaria e 72 fra il personale amministrativo e dirigenziale del DAP. Di questi, 1.013 si trovano in quarantena presso il proprio domicilio, 19 presso le caserme annesse agli istituti di pena e 10 risultano ricoverati in strutture ospedaliere.

Presso gli istituti minorili, su 299 presenze, a fronte di una capienza di 536 posti, tre sono i positivi al COVID-19, uno dei quali era tale già al momento del suo ingresso.

In questi mesi, il Ministero ha continuato a predisporre misure organizzative volte a limitare al massimo il rischio salute di tutte le persone che lavorano e vivono negli istituti di detenzione: criteri di ammissione al carcere con le attività di triage all'ingresso sui detenuti nuovi giunti o provenienti da altri istituti, 145 sono le tensostrutture installate a tal fine, il relativo periodo di isolamento preventivo fino all'esito del tampone - la suddivisione in tre tipologie è solamente precauzionale: isolamento per contatti stretti con soggetti positivi, isolamento per i positivi, misurazione della temperatura a chiunque entri in istituto -, la fornitura di DPI, mascherine e gel, tutto sempre a stretto contatto con le autorità sanitarie locali.

Quanto al profilo dell'istruzione in carcere, sono ben consapevole della sua rilevanza costituzionale, non solo come diritto in sé, ma altresì come elemento decisivo nel percorso di rieducazione di ogni detenuto e con ancora più importanza in ambito minorile. Ad oggi, in generale, l'attività scolastica nel circuito minorile prosegue in presenza, salvo eventuali sospensioni temporanee ed eccezionali, come peraltro avviene per la totalità degli studenti del Paese, su disposizione dell'autorità sanitaria o per specifiche ordinanze nazionali, regionali o locali. Negli istituti per maggiorenni, dove si sono avvertite le criticità evidenziate dall'interrogante, si stanno portando avanti tutte le procedure per implementare le dotazioni tecnologiche che permettano la didattica a distanza nel momento in cui la stessa dovesse essere prevista come necessaria.

Voglio ringraziare, in questa sede, tutto il personale delle aree educative per l'attività che sta svolgendo per consentire la ripresa e la prosecuzione dell'attività di apprendimento. Questo perché ritengo sia fondamentale non fermare il processo didattico, a patto che sia possibile garantirne lo svolgimento in assoluta sicurezza.

PRESIDENTE. Il deputato Maurizio Lupi ha facoltà di replicare.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, su queste cose non ci si può dichiarare né soddisfatti né insoddisfatti, stiamo parlando della dignità della persona, della certezza della pena, di un motto, anzi di due motti che, prima, gli agenti di custodia e, poi, la Polizia penitenziaria hanno messo come spirito e scopo del loro agire. Fino al 1990 era: “Vigilando redimere”; poi, diventata Polizia penitenziaria: “Garantire la speranza è il nostro compito”.

La settimana scorsa, con il collega Toccafondi, sono andato al carcere di Rebibbia, una delle carceri che viene, a proposito della rieducazione e del reinserimento, indicata a modello; una ASL aveva appena impedito la possibilità, per esempio, di proseguire nell'istruzione. Nel carcere di Rebibbia, l'abbiamo visto noi con i nostri occhi, le celle di sei persone sono focolai pericolosissimi per il COVID. Il diritto all'istruzione, il diritto alla salute, anche per il più debole, anche per chi ha sbagliato, è il diritto alla dignità di essere persona. L'idea che noi abbiamo di pena, e che ci auguriamo abbiamo tutti in questo Parlamento, è che, indipendentemente dalla certezza della pena che deve essere scontata, perché uno se è lì è perché ha sbagliato, la prima causa che toglie la dignità è il sovraffollamento delle carceri e questo crea ulteriormente l'assenza di senso e di significato.

Attenzione, attenzione: abbiamo già sperimentato che cosa può accadere a marzo, lei se lo ricorda benissimo, ne abbiamo discusso qui; le carceri possono diventare un'ennesima esplosione della pandemia e un ennesimo luogo dove la dignità della persona e quel “Vigilando redimere” o quel “Garantire la speranza è il nostro compito”, nonostante gli sforzi della Polizia penitenziaria e dei direttori di carcere, vengono meno.

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Questa è la sfida, questo è l'invito che le facciamo, anche con coraggio, in un momento eccezionale come questo - e grazie, Presidente -, di evitare, per esempio, quei dati che ci ha dato, che dicono che il sovraffollamento è ancora una piaga, in questo momento, del nostro sistema penitenziario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

(Misure a favore della nautica da diporto, con particolare riferimento alla rideterminazione dei canoni di concessione, anche ai fini del rilancio del settore nell'attuale contesto emergenziale – n. 3-01934)

PRESIDENTE. Il deputato Luca Pastorino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01934 (Vedi l'allegato A).

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ministro, lei sa che l'articolo 100 del “decreto Agosto”, n. 104 del 2020, stabilisce che, in luogo dei canoni OMI, alle concessioni relative alla realizzazione e alla gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, inclusi i punti di ormeggio, si applicano le misure dei canoni determinati secondo i valori tabellari previsti per le concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative, di cui alla legge n. 494 del 1993. Questa è una cosa che ci soddisfa e quindi della prima parte dell'articolo 100 siamo soddisfatti; poi c'è un punto 4 che però prevede, per qualsiasi tipo di finalità, la fissazione di un canone minimo a 2.500 euro l'anno, dai 362 precedenti. Questa è una cosa che sta avendo un impatto devastante su tutto quello che non è relativo alle finalità turistico-ricreative: mi riferisco ai comuni stessi, quindi le concessioni in capo ai comuni; mi riferisco alle attività…

PRESIDENTE. Concluda.

LUCA PASTORINO (LEU). …legate al mare della nostra tradizione marinara. Lei conoscerà il Dragun di Camogli, che ha una boa, che oggi paga un ormeggio di 362 euro all'anno e dovrebbe pagarne 2.500. Ecco, noi chiediamo, anche alla luce di quello che poi potrà dire successivamente in replica, che ci possano essere le condizioni per trovare una soluzione ad un problema che c'è, esiste, e fa parte della nostra storia.

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, l'articolo 100 del decreto-legge n. 104 del 2020 reca diverse disposizioni in materia di concessioni demaniali marittime: trattasi di disposizioni che sono state inserite nel decreto-legge e confermate durante l'iter di conversione, il cui contenuto è frutto di un ampio confronto svoltosi in sede parlamentare in occasione della conversione del cosiddetto decreto Rilancio. In particolare l'articolo 100, nel chiarire che la proroga di 15 anni della durata delle concessioni demaniali in essere alla data del 31 dicembre 2018 si applica anche alle concessioni per la realizzazione e la gestione di strutture dedicate alla nautica da diporto, ivi inclusi i punti di ormeggio, ha innovato la disciplina in materia di determinazione dei canoni concessori, da un lato, eliminando a partire dal 1° gennaio 2021 la possibilità di utilizzare i cosiddetti valori OMI, e dall'altro quantificando, a decorrere dalla medesima data, in euro 2.500, circa 208 euro al mese nei 12 mesi annui, l'entità del canone minimo annuo.

A tale riguardo, ricordo che detto importo minimo, individuato in lire 500.000 dall'articolo 9 del decreto interministeriale 19 luglio 1989, prima del citato intervento normativo è stato oggetto esclusivamente di aggiornamenti annuali sulla base della media degli indici Istat per i prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati e per i corrispondenti valori per il mercato all'ingrosso. L'ultimo aggiornamento determinava detto importo in euro 361,9 annui, pari a circa 30 euro al mese per 12 mesi. Il disposto incremento del canone minimo appare pertanto ragionevole, in considerazione dell'applicazione delle previsioni di cui all'articolo 1, commi 682 e 683, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, a tutte le concessioni demaniali, lacuali e fluviali, e della nuova disciplina in materia di calcolo dei canoni concessori.

PRESIDENTE. Il deputato Luca Pastorino ha facoltà di replicare.

LUCA PASTORINO (LEU). Presidente, io intanto ringrazio la Ministra della risposta, la ringrazio un po' meno del contenuto della risposta, nel senso che noi siamo contenti di quanto è stato fatto con la prima parte dell'articolo 100 del “decreto Agosto”, ma del comma 4 no.

Forse, mi sono spiegato male. In effetti, lei ha detto che quel canone da 500.000 lire della legge del 1989 ha avuto 30 euro di adeguamento nel corso degli anni; ma oggi, con il comma 4, noi diciamo al pescatore che ha la boa a Camogli o a Sestri Levante, che fino all'anno scorso pagava 362 euro, che, da domani, se vuole la boa, ne paga 2.500. Così come diciamo a un comune, titolare di concessioni che sono destinate ad attività sociali, legate allo sport, legate all'associazionismo, alle sedi di associazioni sportive, di cui magari si faceva carico e pagava 3.500 euro, giù di lì, per 10 concessioni, ebbene, adesso ne deve pagare 25 mila.

Questo mi sembra un discorso che favorisce una riflessione circa l'opportunità di passare da 362 euro a 2.500 euro di canone minimo, senza distinzione di finalità. Perché poi il punto è questo: secondo me occorrerebbe un ragionamento più ampio per cercare di distinguere le diverse finalità. Lo dico anche dal punto di vista dei conti, perché un'operazione di questo tipo, prevista dall'articolo 100, nella prima parte, quella del mancato utilizzo dei parametri OMI, determina un minor gettito di 6 milioni; nella seconda, ovvero quella dei 2.500 euro, determina un maggior gettito di 39 milioni.

Capite bene che forse un minimo di ragionamento in più, proprio per quanto rappresentano alcune di queste concessioni… E mi creda, in Liguria sono tante, legate alla tradizione; le ho parlato del Dragun di Camogli, ma potrei farle altri esempi. Anche sulla durata: voi pensate banalmente a quelle manifestazioni che si organizzano d'estate, i mercatini sulle aree demaniali; sostanzialmente quella roba lì anche a Forte dei Marmi non potranno più farla, nel momento in cui comunque da 300 euro gli organizzatori dovranno pagare 2.500 euro e i comuni altrettanto. Vi preannuncio quindi il deposito di un emendamento in legge di bilancio, e spero che avremo modo di discutere nel merito di quanto detto.

(Tempi di adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri previsti dal decreto-legge n. 76 del 2020 per l'individuazione degli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità e per la nomina dei relativi commissari straordinari – n. 3-01935)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Silvestroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01935 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Presidente, Ministro De Micheli, quando pensa di pubblicare l'elenco delle opere strategiche e l'elenco dei commissari? Io le ricordo che, a luglio, annunciava che, a settembre, li avrebbe elencati; oggi, a novembre, come se nulla fosse, dichiara che, forse, a Natale annuncerà questi elenchi dei commissari e delle opere strategiche o delle grandi opere.

Sulle concessioni delle autostrade è arrivata prima la magistratura che il Governo. Con riferimento ai vostri “decreti Semplificazioni”, che dovevano sbloccare i cantieri italiani, mancano ancora 67 decreti attuativi, su 68: ne avete fatto uno solamente. Le opere pubbliche concluse indegnamente sono arrivate a 750…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SILVESTRONI (FDI). …e la coppa la vince il suo segretario di partito, del PD, Zingaretti, nel Lazio. E allora io non credo che voi pensiate di risolvere il problema delle infrastrutture stradali, delle strade attraverso i monopattini.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Ho concluso. Eventualmente, allora, ordinateli con i cingoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. La Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti, Paola De Micheli, ha facoltà di rispondere.

PAOLA DE MICHELI, Ministra delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, l'urgenza di trasformare le risorse in investimenti pubblici utilizzando il massimo della semplificazione nell'iter di realizzazione delle opere è stato fin dal primo giorno uno dei nostri obiettivi. A tal fine il Governo è intervenuto, sia a livello amministrativo che a livello legislativo, col decreto-legge n. 76 del 2020, il “decreto Semplificazioni”.

Dal mio insediamento abbiamo sbloccato opere infrastrutturali per oltre 17 miliardi, ovvero opere di importo pari ad oltre 1 miliardo di euro per ciascun mese dall'insediamento del Governo. L'elenco delle opere sbloccate è pubblicato sul sito istituzionale del MIT, e ho provveduto ad effettuare una specifica informativa proprio ieri sera al Consiglio dei Ministri. Inoltre il MIT ha assegnato agli enti territoriali per progetti specifici risorse che ammontano a oltre 11 miliardi e mezzo, cui vanno aggiunte le opere pubbliche appaltate dai provveditorati e le opere di competenza dei concessionari autostradali.

Al contempo, con l'articolo 9 del decreto-legge n. 76 sono state apportate rilevanti modifiche alla disciplina contenuta nell'articolo 4 del cosiddetto decreto-legge Sblocca cantieri, sia per quanto concerne l'individuazione delle opere da commissariare, sia per quanto riguarda la nomina dei commissari e il novero dei poteri ad essi attribuiti.

Nell'evidenziare che, con la nuova norma, possono essere commissariati gli interventi infrastrutturali caratterizzati da un elevato grado di complessità progettuale, da una particolare difficoltà esecutivo-attuativa, da complessità delle procedure tecnico-amministrative o che comportano un rilevante impatto sul tessuto socio-economico, nazionale, regionale o locale, e che la loro individuazione viene effettuata a mezzo di decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri, adottato su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti e sentito il Ministro dell'Economia e delle finanze, rappresento che ho provveduto a sottoporre al Presidente del Consiglio le opere da commissariare nella prima settimana di settembre. Si sta pertanto procedendo, ai sensi della norma dell'articolo 9 del decreto-legge n. 76, al perfezionamento di tale decreto, che verrà trasmesso al Parlamento per l'acquisizione dei relativi pareri.

In attesa della conclusione dell'iter procedimentale, ho provveduto ad inviare ad ANAS e RFI una nota con la quale ho chiesto, nella giornata di ieri, di adottare tutti gli atti necessari al fine di esercitare fin da subito i poteri derogatori previsti dall'articolo 2 del decreto-legge n. 76 del 2020, al fine di procedere alla celere realizzazione degli interventi ad essi affidati in qualità di stazioni appaltanti; ciò anche quale misura per far fronte, come previsto peraltro dall'articolo 2, alle ricadute economiche negative conseguenti all'emergenza COVID e, quindi, favorire la ripresa economica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Mauro Rotelli.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Buon pomeriggio, Ministro. Stiamo aggiornando l'asse dei tempi, con lei: oggi siamo arrivati al 25 novembre. Perché le abbiamo fatto questo question time, oggi, Ministro De Micheli? Perché lei sa perfettamente che, durante tutta l'estate e anche nelle ultime settimane, le sue ospitate televisive, le sue presenze in conferenza stampa, ricordava il collega Silvestroni quella col presidente della regione Lazio, risalgono ormai al mese di giugno-luglio, in cui, a settembre, noi dovevamo avere questo fantomatico elenco di opere infrastrutturali e anche i nomi dei commissari; così non è stato. Molto probabilmente ci sono dei problemi burocratici e lei ce l'ha spiegato nella sua risposta, e la devo ringraziare per questo. Ci ha detto che ai primi di settembre lei ha lasciato l'elenco sulla scrivania del Presidente del Consiglio: sta lì ancora a prendere polvere? Quando arriveremo a farvi mettere d'accordo? Quando riusciremo a fare in modo che sia la parte vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che quella dell'altra parte della maggioranza, vale a dire il MoVimento 5 Stelle, che lei ha richiamato richiamando l'altro Ministro competente, siano d'accordo per far partire effettivamente tutti questi cantieri? Ministro, il suo partito, il Partito Democratico, è da nove anni al Governo di questa nazione, a parte la parentesi del “Conte 1”, del quale avete mutuato il Presidente del Consiglio. In questi nove anni c'è stato anche un settennato europeo: solo il programma di interventi FAS ammonta a 45 miliardi di infrastrutture; di questi 45 - lei lo sa molto meglio di me - soltanto 9 miliardi abbiamo speso, 28 di questi miliardi devono addirittura essere impegnati. Come può lei pensare che noi possiamo avere fiducia nell'intervento e nell'attività vostra governativa, con tutte queste risorse? Quindi - concludo, Presidente - siccome in queste settimane si parla tanto di Recovery Fund e di chi è la responsabilità (una volta sono i Paesi frugali, un'altra volta sono gli alleati della Meloni in Europa), ma…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURO ROTELLI (FDI). …gli unici responsabili, Ministro, siete voi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mettete a terra immediatamente queste risorse e fate in modo che tutto questo possa procedere, altrimenti la responsabilità di questo blocco è esclusivamente vostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti e iniziative di competenza in merito alla quantificazione dei posti letto di terapia intensiva effettivamente operativi in Sicilia - n. 3-01936)

PRESIDENTE. Il deputato Dedalo Cosimo Gaetano Pignatone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Giarrizzo ed altri n. 3-01936 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DEDALO COSIMO GAETANO PIGNATONE (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, pochi giorni fa su alcuni quotidiani venivano pubblicati i testi di vari messaggi audio attribuiti al dirigente generale del dipartimento pianificazione strategica della regione siciliana, nei quali sembrerebbe rivolgersi ai manager e ai direttori delle ASP siciliane, sollecitando il caricamento dei dati di posti letto COVID e di terapia intensiva. Inoltre, secondo alcuni sindacati, i posti letto COVID realmente disponibili sarebbero inferiori rispetto a quelli ufficialmente comunicati. È chiaro che, qualora i dati trasmessi dalla regione siciliana non corrispondessero alla realtà, si evidenzierebbe non solo un enorme rischio per la salute dei cittadini, ma anche una carenza di programmazione e controllo da parte dell'amministrazione regionale. Ciò premesso, si chiede quali azioni il Ministro interrogato intenda intraprendere per far luce sui fatti sopra esposti e verificare la reale corrispondenza tra il numero di posti letto disponibili e quelli comunicati dalla regione siciliana.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, signor Presidente. Ringrazio gli onorevoli interroganti, che ci consentono di chiarire su questo aspetto che, dal DPCM del 3 novembre 2020, è stato inaugurato un approccio, condiviso dalle regioni, diverso e legato alle tre aree di rischio - la gialla, la arancione e la rossa - che modulano in maniera diversificata l'intensità delle misure di contenimento della diffusione del virus SARS-Cov-2. Il meccanismo delle verifiche periodiche settimanali, che per noi è molto rigoroso e va avanti così dal decreto ministeriale del 30 aprile - quindi da numerose settimane - è un meccanismo condiviso dalle regioni e che vede le regioni partecipi attraverso la comunicazione dei dati. È evidente che quello che è accaduto nella regione autonoma siciliana è oggetto di un approfondimento, perché il risalto dato dagli organi di stampa alle sollecitazioni rivolte dal dottor La Rocca ai responsabili dei servizi tenuti a comunicare sulle piattaforme Cross e Gecos i dati aggiornati meritano un approfondimento. Il Ministero della Salute, in collaborazione con i NAS, ha avviato un'ispezione che è iniziata il 23 novembre e dovrebbe concludersi proprio in queste ore, tra oggi e domani. Aspettiamo quelle valutazioni, ma ribadiamo un concetto che deve essere molto, molto chiaro: i cittadini devono sempre avere fiducia totale nelle istituzioni, in particolar modo durante una pandemia. La differenziazione non è né una punizione, né una pagella, ma un'assunzione di responsabilità. I dati devono essere rigorosi, trasparenti e quei dati incidono sul sistema Cross, che ci ha consentito di salvare molte vite umane tra marzo e aprile. Grazie a quel sistema abbiamo potuto trasferire pazienti degli ospedali più in difficoltà, tra marzo e aprile, non solo in Italia, ma anche all'estero. Quel sistema consente alla Protezione civile di intervenire in tempo reale nei momenti più drammatici. Siamo sicuri che si farà chiarezza, siamo sicuri che la regione Sicilia collaborerà alla richiesta di chiarezza chiesta dal Ministero della Salute. Aspettiamo i dati e come sempre il Parlamento sarà aggiornato in tempo reale.

PRESIDENTE. Il deputato Andrea Giarrizzo ha facoltà di replicare.

ANDREA GIARRIZZO (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, io la ringrazio perché noi siamo soddisfatti di quelle che sono state le azioni attuate dal Governo per far luce sulla questione. Però, mi permetto di integrare la discussione con una riflessione. Per me risulta veramente inconcepibile come in una situazione attuale di pandemia, dove tutte le istituzioni si trovano a dover dare il 100 per cento delle proprie capacità per affrontare l'emergenza, in Sicilia, nel frattempo, si crea un casino enorme tale da dover costringere anche il Ministero della Salute ad inviare i NAS e, quindi, a dover spendere del tempo, oltre che delle risorse che si potevano tranquillamente investire in quelle che invece sono le emergenze in questo momento. Allora, quello che mi chiedo è come mai in questi giorni, anche nelle audizioni all'ARS di questo dirigente di cui abbiamo parlato, si evince addirittura che forse i dirigenti dell'ASP, a detta di La Rocca, potrebbero essere stati sollecitati da lui, perché poco adeguati a quello che era il lavoro che stavano svolgendo, o addirittura i medici, dato che c'era un po' questa situazione di confusione, avrebbero approfittato per evitare di avere dei posti COVID all'interno delle proprie strutture. Allora, io quello che dico è questo: in questo momento i medici si stanno veramente distruggendo per portare avanti l'emergenza e per far fronte all'emergenza e noi li accusiamo anche? Io dico che è bene che ognuno si assuma le proprie responsabilità e vorrei anche ricordare alla regione siciliana che questi dirigenti di cui parlava La Rocca sono dirigenti nominati da loro, quindi che li cambino se non vanno bene; che li denuncino, perché ci sono anche delle prassi da seguire nella serietà delle istituzioni, altrimenti non diamo il buon esempio; e che ognuno si assuma le proprie responsabilità.

(Intendimenti in merito alla mobilità interregionale, anche in vista del prossimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri relativo all'emergenza COVID-19, con particolare riferimento ai ricongiungimenti familiari, agli studenti fuori sede, nonché alle prospettive di rilancio del comparto sciistico e del turismo nelle città d'arte - n. 3-01937)

PRESIDENTE. La deputata Silvia Fregolent ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nobili e altri n. 3-01937 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Vorrei innanzitutto chiarire due cose: uno, nessuno di noi, di Italia Viva, nega l'esistenza della pandemia e il rispetto ai morti, e in secondo luogo che c'è una priorità essenziale per il nostro Paese, riaprire le scuole. Dati questi due cardini, bisogna però capire e dare delle regole certe per consentire alle persone di spostarsi in questo Paese, posta la diversità di regioni e la diversità di misure di attenzione per il COVID. Lo dobbiamo a quelle famiglie che sperano di ricongiungersi durante Natale con i propri cari, lo dobbiamo agli studenti fuori sede, che probabilmente vorranno ritornare a casa, ma lo dobbiamo soprattutto al comparto turistico delle città d'arte e spero anche alle stazioni sciistiche, che attendono disperatamente i turisti italiani. Infatti è inutile dire che chi ha subito dei danni verrà ristorato, perché i lavoratori stagionali non potranno avere ristori perché semplicemente non verranno assunti. La povertà in questo Paese è cresciuta dal 31 al 46 per cento con il COVID, facendo una differenziazione tra i tutelati e i non tutelati. Abbiamo bisogno di regole chiare, come sta avvenendo negli altri Paesi, per consentire agli italiani di muoversi e al comparto turistico di sopravvivere.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Ringrazio la collega Fregolent, il collega Nobili e il gruppo di Italia Viva per le questioni poste in questo question time perché ci consentono di chiarire alcuni aspetti. Come i colleghi sanno, la differenza tra la prima e la seconda ondata, anche nell'approccio, è tutta legata agli interventi per fermare l'emergenza epidemiologica. Nella prima fase sono state applicate misure uniformi sull'intero territorio nazionale e restrizioni che hanno toccato anche l'industria e le attività produttive. Il 90 per cento del Paese è stato fermato per consentire un rafforzamento delle reti sanitarie e un acquisto, una dotazione di materiali che il Paese non aveva.

Questa seconda ondata, che ha messo in evidenza le differenze territoriali, soprattutto nell'organizzazione delle reti sanitarie, necessitava, così come poi è avvenuto, di un intervento non solo per fasce, ma anche che fosse capace di ponderare le diverse soluzioni. Gli aspetti che pone la collega Fregolent devono però portarci a sottolineare un aspetto, Presidente: quando c'è un contagio, e questo ormai è evidente, aumentano i contagiati nel breve, ma poi aumentano i ricoverati in area medica; poi vanno in crisi successivamente, dopo altre due settimane, i posti di terapia intensiva e solo successivamente tocchiamo con mano la parte più tragica, cioè quella dei decessi. Se ieri abbiamo avuto 853 decessi, non è un fato: era inevitabile che avvenisse con quel livello di contagio. Noi non possiamo permettercelo e non possiamo pensare che il Paese sia più sicuro se ha meno restrizioni.

Un Paese, se non è sicuro dal punto di vista sanitario, non lo è nemmeno dal punto di vista economico. Far partire alcune attività economiche con un mese di ritardo comporta certamente gravi perdite, che fate bene a mettere in evidenza e saranno ristorate, compresi gli stagionali, perché si farà un ragionamento molto simile a quello che è stato fatto nella prima fase degli interventi sulle attività turistiche estive, ma non comporta la distruzione del comparto, al quale siamo vicini, ma per il quale bisogna dirsi con grande chiarezza che, se apriamo senza limiti, le perdite che stiamo avendo a dicembre ce le ritroveremo con le stesse dimensioni e gli stessi numeri a febbraio. Quello significherà che siamo dentro la terza ondata e noi abbiamo il dovere, tutti noi, di evitare la terza ondata. Protezione della salute e difesa della vita ci consentono di mettere in sicurezza tutto il Paese anche dal punto di vista sociale ed economico.

Chiudo, signor Presidente, ribadendo un concetto molto semplice: i ristori, così come sono stati garantiti per le attività che oggi sono chiuse, perché ci sono attività che sono chiuse e siamo vicini a tutti, i ristoratori, i bar, i proprietari di palestre, gli stessi ristori in tempo reale saranno assicurati a tutte le attività che ruotano intorno al turismo invernale.

PRESIDENTE. Il deputato Mauro Del Barba ha facoltà di replicare.

MAURO DEL BARBA (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio anche il signor Ministro e premetto che ogni volta che mi accingo a fornire delle critiche, spero costruttive, ai colleghi di maggioranza voglio prima di tutto partire dai ringraziamenti per il lavoro, che fa anche il Ministro, perché abbiamo veramente una brutta gatta da pelare. Tuttavia non posso dichiararmi soddisfatto delle sue parole, che a tratti ho trovato generiche e demagogiche, mi scusi se glielo dico. Questo non mi dà quella sicurezza che si sta facendo di tutto per coniugare, come noi chiediamo, la sicurezza e la salute sacrosanta con la sicurezza e la salute che deriva dal fatto che gli italiani domani avranno ancora le loro attività economiche. Non si tratta solo di una contrapposizione lavoro-salute, a cui, per favore, nessuno di noi ha bisogno di essere richiamato rispetto all'importanza della salute.

Si tratta, come mi diceva un imprenditore, ormai di una contrapposizione salute-salute, perché alcune chiusure stanno andando a discapito della salute. Mi riferisco sicuramente ai più fragili, alle persone che portano dei disagi e che dalle chiusure di qualsiasi tipo portano grande detrimento. La scuola per noi è un luogo che va assolutamente tutelato rispetto alle chiusure, ma veniamo a un punto critico, la questione degli impianti da sci. Noi non abbiamo chiesto, come lei ha detto, aperture indiscriminate; anzi, chiediamo regole certe e tempi certi. Gli operatori della montagna si sono impegnati per sviluppare con lei delle linee guida; meritano ora di conoscere quando le potranno applicare e a quali condizioni, lo merita l'intero comparto. E soprattutto basta con confronti ideologici e demagogici, basta con la ridicolizzazione di un intero comparto. Si è parlato della montagna come se fosse Disneyland o delle discoteche. La montagna è un luogo importante del Paese, l'attività fisica e sportiva che si svolge in quei luoghi può essere sicura soprattutto alla luce delle linee guida che sono state studiate. Finisco, Presidente: noi montanari per primi sappiamo che mai metteremo le attività produttive davanti alla salute (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Intendimenti in ordine alla proposta di ridefinizione dei parametri per la determinazione del rischio sanitario avanzata dalla Conferenza delle regioni – n. 3-01938)

PRESIDENTE. Il deputato Parolo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01938 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

UGO PAROLO (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come è noto e come ricordava lei poc'anzi, il territorio nazionale è stato diviso in tre fasce con il decreto del 3 novembre scorso e queste fasce sono determinate con un algoritmo che tiene conto di ventuno parametri attraverso un processo complicatissimo e praticamente incomprensibile. Ogni settimana, come sappiamo, il Ministro della Salute decide il destino dei territori regionali applicando questo criterio, che, di fatto, sottopone il destino delle regioni e dei territori regionali a un vero e proprio risiko, perché è assolutamente incomprensibile capire cosa potrebbe succedere e condividere le scelte che derivano da questa ordinanza. Le regioni hanno chiesto di semplificare, di adottare cinque criteri molto semplici, di facile comprensione e che potrebbero generare un processo più virtuoso e più condiviso. Vorremmo sapere, in vista del prossimo decreto ministeriale, quali sono le intenzioni del Governo.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Parolo e il gruppo della Lega per le domande che ci consentono di fare alcuni chiarimenti. No, non lo decide il Ministero della Salute in autonomia, ma quel modello di monitoraggio ogni venerdì è sul tavolo di tutti i presidenti di regione e arriva sul tavolo di ogni presidente di regione dopo un lavoro fatto dalla cabina di regia dentro la quale siedono tre rappresentanti delle regioni, tre tecnici, tre responsabili di una dinamica che è assolutamente scientifica. Questo avviene dal mese di maggio, il decreto ministeriale è del 30 aprile, ed è accaduto per evitare aperture indiscriminate nella prima fase, quando una parte del Paese, legittimamente, dopo il primo lockdown, duro, faticoso, dopo otto settimane chiedeva riaperture immediate.

Grazie a quel lavoro congiunto - ringrazio ancora le regioni per la leale collaborazione avuta in momenti anche difficili - abbiamo portato alla riapertura della mobilità tra le regioni al 3 giugno; grazie a quel modello di monitoraggio che poi, forse, non ha avuto più i riflettori del dibattito pubblico in estate - forse è stato anche un male - ma è sempre stato lì, ogni settimana, sul tavolo del Governo e dei presidenti delle regioni. Quando si è trattato di richiudere, c'è stato un momento di ulteriore confronto. Nella vostra interrogazione parlate dei 5 parametri. Io non so se i 21 diventeranno 5; questo penso debbano deciderlo i tecnici e, poi, la politica dovrà valutare quali sono le restrizioni più opportune per evitare che possa esserci una terza ondata. Noi vogliamo tenerla ancora bassa la curva, vogliamo tenerla bassa nel mese di dicembre e, certamente, nel mese di gennaio. Per farlo, decideremo con le regioni qual è il metodo migliore. Colgo l'occasione per comunicare che già domani riprenderà il confronto con le regioni in vista del prossimo DPCM (questo in vigore scade il 3 dicembre). Abbiamo chiesto alle regioni una valutazione scientifica ulteriore. Oltre ai tre componenti, che - vi ricordo - sono stati indicati dalla Regione Lombardia, dalla Regione Umbria e dalla Regione Campania, le regioni hanno indicato altri dieci tecnici che si stanno confrontando con il professor Brusaferro e con i tecnici dell'Istituto superiore di sanità. Io penso che quegli elaborati debbano essere patrimonio collettivo, non sono patrimonio di parte e non portano a decisioni, soprattutto, politiche di parte ma sono decisioni a tutela della nostra condizione sanitaria e di una rigorosa difesa della salute.

PRESIDENTE. Il deputato Parolo ha facoltà di replicare.

UGO PAROLO (LEGA). Grazie, signor Ministro, prendiamo atto delle dichiarazioni ma purtroppo ci sembrano abbastanza generiche. C'è certamente una volontà di maggiore collaborazione e l'accogliamo positivamente ma sappiamo benissimo che ogni settimana l'ordinanza del Ministro della Salute è emanata a seguito di una teorica intesa con le regioni; ma, se l'intesa fosse effettiva, le regioni mai sarebbero arrivate a chiedere questa semplificazione. Credo che misure così drastiche, così difficili da accettare dal punto di vista economico, abbiano bisogno di assoluta trasparenza e condivisione. Qui - come è già stato ricordato - non è in discussione il tema della salute e la priorità della salute ma la possibilità per i territori, per i cittadini, per le imprese di capire cosa succede del loro destino e condividere le scelte. I sacrifici sono accettabili se avvengono all'interno di un percorso - come dicevo - comprensibile. Quello che sta succedendo sugli impianti di risalita - veniva ricordato poco fa dai colleghi che mi hanno preceduto - è l'esempio tipico di un percorso che non è stato assolutamente condiviso né trasparente. Si parla impropriamente di chiusura degli impianti di sci; in realtà, quello è l'asse portante di un sistema economico, di un intero sistema economico su cui si regge la montagna. Sarebbe, signor Ministro - lei che è pugliese -, come chiudere le spiagge, sbarrare le spiagge in Puglia nel mese di agosto, magari decidendo dieci giorni prima - forse sì, forse no - e dire banalmente si fa il bagno o non si fa il bagno. Significherebbe far saltare un sistema economico. Allora, se si decide questo, posto che la salute è prioritaria, i soldi ci devono essere e non solo promesse generiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Elementi e iniziative di competenza in relazione alla gestione della pandemia da COVID-19 ai vari livelli territoriali, anche nell'ottica del coordinamento istituzionale delle azioni di investimento e sviluppo previste dal piano Next Generation UE – n. 3-01939)

PRESIDENTE. Il deputato Enrico Borghi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gariglio ed altri n. 3-01939 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio signor Presidente. Signor Ministro lei è titolare di un dicastero particolarmente rilevante sia per le vicende che stiamo attraversando, legate alla cura della pandemia, sia per quanto riguarda il tema dell'impiego delle risorse del Recovery Fund. Questa pandemia ha messo in luce diffuse criticità e asimmetrie che stanno incidendo sull'azione del Governo e delle regioni. Noi sappiamo che la complessità della situazione richiede un poderoso sforzo da parte di tutte le istituzioni sia in connessione con le esigenze di far fronte alla pandemia sia con una corretta impostazione dei fondi del Recovery Fund, che per noi devono andare nella direzione del pieno godimento dei diritti dei cittadini e di un accesso ad un livello adeguato di servizi, anche nella prospettiva della ripresa dell'autonomia differenziata della sua attuazione. Per questo, siamo a chiederle quali problemi abbia riscontrato, nel corso di questa attività, per garantire un'uniforme gestione della pandemia sul territorio nazionale e come intenda affrontare la questione anche in connessione con le azioni di investimento previste nel Next Generation EU.

PRESIDENTE. Il Ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Francesco Boccia, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO BOCCIA, Ministro per gli Affari regionali e le autonomie. Grazie Presidente, grazie all'onorevole Borghi, all'onorevole Gariglio e al gruppo del Partito Democratico per le questioni poste. Voglio dire subito, con chiarezza, che l'Italia ha retto, in questi nove mesi, perché la leale collaborazione tra Stato centrale, regioni ed enti locali è stata praticata, non solo raccontata e narrata; è stata praticata ogni giorno non solo sull'emergenza sanitaria ma anche sulla raccolta delle istanze locali che, ora, per il Recovery Fund dobbiamo cercare di trasformare in proposte realizzabili. Questo non significa raccogliere progetti a caso e voglio dirlo perché il Ministro per gli Affari europei, Amendola, sta facendo un lavoro complesso e lo sta facendo dentro il perimetro istituzionale. Il CIAE, il Comitato interministeriale per gli affari europei, è il luogo fisico dentro cui sono avvenute tutte le mediazioni tra i Ministeri, le amministrazioni centrali e gli enti territoriali e lì dentro, in quel luogo, è apparso sempre più chiaro che ci sono dei punti fermi che sono oggetto del negoziato che l'Italia ha chiuso a Bruxelles. Voglio ricordarlo, qui in Parlamento, perché l'Italia ha ottenuto 191,4 miliardi suddivisi in 63,7 miliardi di sussidi e 127,6 miliardi di prestiti. Quelle risorse non possono non avere un impatto sul territorio in grado di creare economia endogena, coesione sociale, convergenza territoriale. Allora, al gruppo del Partito Democratico che pone questi temi ricordiamo, e attraverso loro ricordiamo al Parlamento, che ci sono stati ben cinque incontri tra Governo e regioni. Ora siamo in una fase decisiva. Nell'incontro del 23 ottobre, i presidenti di regione e il Ministro Amendola hanno concordato di arrivare in tempi rapidi ad una definizione delle priorità progettuali delle regioni e delle province autonome e quella definizione dovrà incrociare i cluster che sono stati un punto di riferimento del negoziato, dalla transizione energetica passando per la digitalizzazione (non progetti frammentati), che incroceranno anche la scelta sull'autonomia differenziata. Grazie davvero per questa domanda perché ci consente di ribadire al Parlamento che il progetto di autonomia differenziata ha tirato via i LEP (i livelli essenziali delle prestazioni) rispetto ai quali decorrono le attribuzioni delle funzioni e delle risorse finanziarie. Quindi, l'impostazione del Governo è: massimo decentramento, definizione dei LEP a cura del Parlamento e percorso del Recovery Fund e dell'autonomia che deve ridurre la perequazione infrastrutturale e sociale. Il fondo di 4,6 miliardi messo dentro la legge di bilancio non è un racconto, è un primo dato oggettivo che si fa sul serio: si fa sul serio per la perequazione infrastrutturale, per la perequazione sociale e per far sì che il Recovery Fund e il completamento dell'autonomia vadano di pari passo.

PRESIDENTE. Il deputato Gariglio ha facoltà di replicare.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Grazie Presidente, onorevole Ministro, onorevoli colleghi noi, come gruppo del Partito Democratico, apprezziamo il lavoro che sta facendo con fatica, signor Ministro. Come lei è solito dire, noi non siamo una Repubblica centralista come la Francia, non siamo uno Stato federale come gli Stati Uniti; siamo uno Stato con una forte autonomia regionale in cui si lavora e si cresce con la leale collaborazione. La leale collaborazione, che è una peculiarità italiana, presuppone responsabilità e fatica, fatica nel tenere insieme tutti. Le sue parole, signor Ministro, lo voglio dire, per noi sono parole puntuali e responsabili.

Troviamo generico e demagogico l'atteggiamento di chi cavalca le battaglie che, di volta in volta, ritiene più popolari, fuggendo dalle responsabilità di governo. Noi siamo abituati a prenderci le responsabilità per i ruoli che abbiamo e credo che questo lo debbano fare tutti. Abbiamo apprezzato le regioni che hanno collaborato con disponibilità in questo lavoro e che hanno inviato i dati e le informazioni con la serietà e la competenza che erano loro richieste; abbiamo meno apprezzato altri atteggiamenti.

Signor Ministro, qui non si sta ridicolizzando alcun comparto, sappiamo benissimo che ci sono difficoltà, che ci sono sofferenze: il Governo è impegnato e il Parlamento sarà impegnato per aiutare i settori che soffrono. Chiediamo che i fondi a cui lei ha fatto riferimento, che arriveranno nell'ambito del Recovery Fund, siano gestiti non solo nei palazzi romani, ma con un procedimento che veda il Comitato interministeriale per gli affari europei, il Consiglio dei Ministri, questo Parlamento lavorare con tutte le regioni e con le autonomie locali, anche con tutti i sindaci. Non vogliamo soldi a pioggia su tutto il Paese, ma vogliamo risorse impegnate per un grande ammodernamento infrastrutturale, come lei ha citato, un grande ammodernamento amministrativo di questo Paese, indispensabile per farci uscire dalla situazione di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative volte a una più efficiente attività di coordinamento e a una più adeguata programmazione e verifica degli interventi predisposti ai fini del contenimento del contagio da COVID-19, anche alla luce delle proposte avanzate dalla Fondazione Hume e da Lettera150 – n. 3-01940)

PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01940 (Vedi l'allegato A).

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo presentato questa interrogazione al Ministero della Salute perché ci troviamo nel bel mezzo della seconda ondata di una pandemia, una pandemia che, come dice il nome, non conosce confini e che ci ha colti, purtroppo, impreparati quando il virus - il SARS-CoV-2 - ci ha dato un po' di tregua nei mesi fra maggio e ottobre e, purtroppo, tanti temi, da quello della sanità, del trasporto pubblico, della scuola non sono stati affrontati come doveva essere fatto.

E, allora, noi poniamo delle domande chiare; tra le altre cose, non le pone solo un gruppo politico, il nostro movimento politico, Forza Italia, ma gliele pongono anche, come lei ricordava nella nostra premessa, Lettera150 di Giuseppe Valditara, la Fondazione Hume di Ricolfi, con la firma di scienziati come Crisanti e Galli. Noi vogliamo sapere, per quella che loro hanno chiamato un'operazione verità, se, affrontando oggi la seconda ondata, stiamo già pensando di risolvere quelle che sono state le impreparazioni e quelli che sono stati gli errori, perché oggi stiamo cercando di rallentare - gli italiani lo fanno, e ringraziamo i medici del lavoro che stanno facendo un lavoro prezioso -, e concludo, la trasmissione del virus, ma non lo bloccheremo. Allora, vogliamo sapere se il Governo sta, nel frattempo, mettendo in piedi quello che deve essere fatto per affrontare il post-blocco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro della Salute, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Tenuto conto della mutata situazione epidemiologica e in prospettiva dei nuovi potenziali scenari per l'autunno-inverno 2020, in data 11 agosto 2020, è stata emanata la circolare n. 27007, dal titolo “Elementi di preparazione e risposta COVID-19 nella stagione autunno-invernale”, che, analizzando i punti di forza e le criticità delle prime fasi dell'epidemia, fornisce indicazioni per potenziare le risposte alle esigenze e fronteggiare in modo ottimale un eventuale aumento del numero di nuove infezioni da SARS-CoV-2 nella stagione autunno-inverno 2020-2021 in base ai possibili scenari futuri. Il documento è stato aggiornato e trasmesso il 12 ottobre 2020 con la circolare n. 32732, che fornisce indicazioni generali per potenziare la capacità di risposta, al fine di fronteggiare in modo efficace e tempestivo le nuove infezioni da SARS-CoV-2. Nel menzionato documento sono state definite le coordinate per rafforzare la capacità di risposta alle emergenze in vista della stagione autunno-inverno 2020-2021, sulla base di quattro possibili scenari epidemici.

Il primo scenario è caratterizzato da una situazione di trasmissione del virus localizzata, sostanzialmente invariata rispetto al periodo luglio-agosto. Il secondo scenario è caratterizzato da una situazione di trasmissione sostenuta e diffusa, ma gestibile dal Sistema sanitario nel breve periodo temporale. Il terzo scenario è caratterizzato da una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa, con rischi di tenuta del Sistema sanitario nel medio periodo, mentre, nel quarto scenario, viene ipotizzata la trasmissibilità nei casi fuori controllo, con un numero di infezioni elevato e chiari segnali di sovraccarico dei servizi sanitari e assistenziali nel breve periodo, senza la possibilità di tracciare l'origine dei nuovi casi.

Nel documento sono state definite le azioni da avviare, scalabili in relazione alla situazione epidemiologica delle singole regioni. Tutte le misure declinate in questi scenari hanno la funzione di supportare e orientare il processo decisionale delle singole regioni e province autonome in relazione alla propria situazione epidemiologica.

Termino, Presidente. In particolare, per la classificazione quantitativa del rischio e della resilienza dei sistemi assistenziali e territoriali a livello regionale, è stato implementato un sistema di monitoraggio settimanale, realizzato dall'Istituto superiore di sanità e coordinato dal Ministero della Salute. Il sistema prevede meccanismi di consultazione regolare, con referenti tecnici dei sistemi sanitari regionali, con un comitato di coordinamento nazionale, la cosiddetta cabina di regia. La qualità e la completezza delle informazioni trasmesse alle regioni sono oggetto di costante monitoraggio e verifica con riferimento a ciascun indicatore.

In conclusione, pur nella pluralità delle possibili strategie prospettate nel dibattito tecnico-scientifico per affrontare nel modo migliore l'epidemia in vista della ripresa autunnale, emerge che il Governo ha elaborato un percorso ampiamente meditato e documentato in linea con gli studi scientifici più accreditati a livello nazionale e internazionale. In ogni caso, nell'ottica della migliore collaborazione istituzionale, è in fase di attivazione di un tavolo tecnico di confronto con le rappresentanze delle regioni.

PRESIDENTE. Il deputato Marin ha facoltà di replicare.

MARCO MARIN (FI). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per la risposta che lei correttamente ci ha ricordato che legge, perché non era rivolta al suo Dicastero; però, vede, dalla risposta che lei ci ha dato mi viene da pensare che dalla prima ondata il Governo ha imparato poco o nulla. Vede, lei mi dà quello che si sta cercando di fare: avremo modo e tempo - noi non abbiamo mai fatto una polemica dall'inizio dell'emergenza, abbiamo fatto solo proposte concrete - di discutere delle responsabilità politiche. Oggi, noi vogliamo avere risposte chiare. Allora, non basta bloccare la trasmissione del virus, come si fa con questi regolamenti restrittivi, con queste iniziative restrittive, con questi lockdown: bisogna pensare a cosa avverrà quando si riaprirà, perché non possiamo commettere l'errore che si è fatto precedentemente, di non farci trovare pronti.

Allora, bisogna fare alcune cose, noi abbiamo avanzato queste proposte e voglio ricordarle oggi. Bisogna pensare alla scuola: durante una pandemia non si può non mettere i termoscanner all'interno delle scuole, perché la misurazione della febbre durante una pandemia è una misura di salute pubblica. Bisogna rendere obbligatori i test diagnostici per chi insegna nelle scuole e per gli operatori scolastici. Bisogna potenziare il trasporto pubblico, non lasciando soli i comuni e le regioni, con accordi anche con i privati. Sono cose che noi abbiamo continuato a chiedere.

Bisogna domandarsi perché il piano vaccini, neanche quello antinfluenzale, non sta, oggi, raggiungendo tutti. Lo diceva un ordinario di medicina in un'emissione televisiva, pochi giorni fa, non è accettabile, e mi fa pensare a quello che sarà una volta che arriveranno le autorizzazioni, come noi tutti speriamo, degli enti regolatori per il vaccino contro il SARS-CoV-2: mi viene da pensare che l'Italia rischia di rimanere indietro anche rispetto a questo e, invece, bisogna intervenire su questo. Bisogna pensare alla sanità. Bisogna avere risorse vere: ci sono 37 miliardi del MES che bisogna usare. Bisogna usarli per tanti interventi, è inutile che oggi, da medico, li enunci, prima che da deputato, e, da deputato, li enunci oggi in Aula, ma abbiamo da fare tanti interventi, e quei soldi non possono essere usati solo per colpa delle divisioni all'interno del Governo che creano, come sempre, invece che decisioni utili al Paese - e concludo Presidente - compromessi al ribasso.

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO MARIN (FI). E ancora, il piano di tracciamento nazionale che non può più essere rimandato. Finita la seconda ondata, non possiamo rischiare di trovarci nella terza ondata senza avere il piano tracciamento nazionale.

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.

MARCO MARIN (FI). Quindi - concludo, Presidente -, mi auguro che il Governo saprà trarre insegnamenti anche da questa nostra interrogazione, perché, se errare è umano, perseverare sarebbe diabolico, e non si può farlo sulla salute degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Brescia, Casa, Cirielli, Covolo, Davide Crippa, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Martinciglio, Paita, Parolo, Perantoni, Rizzo, Serracchiani, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'Allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sui lavori dell'Assemblea e calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di dicembre 2020.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che nella seduta di domani, giovedì 26 novembre, la discussione della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243, già prevista alle ore 10,30, è anticipata alle ore 10.

È stato altresì convenuto che nella seduta di venerdì 27 novembre la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2727 - Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici e ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (da inviare al Senato - scadenza: 20 dicembre 2020), avrà luogo fino alle ore 18. Verrà quindi posta dal Governo la questione di fiducia, con riferimento alla quale la votazione per appello nominale avrà luogo a partire dalle ore 14,30 di lunedì 30 novembre, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 13. Dopo la votazione sulla fiducia, l'esame del provvedimento proseguirà, fino alle ore 19, con l'illustrazione degli ordini del giorno. L'esame del provvedimento proseguirà a partire dalle ore 9,30 di martedì 1° dicembre e nelle giornate successive, fino alla votazione finale. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 9 di lunedì 30 novembre.

Comunico altresì che è stato convenuto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di dicembre 2020:

Lunedì 30 novembre (ore 13 – 19)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2727 - Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (da inviare al Senato - scadenza 20 dicembre 2020)

Martedì 1° (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23), mercoledì 2 (ore 9.30 – 13), giovedì 3, venerdì 4 dicembre (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23) e nelle giornate successive

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2727 - Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale (da inviare al Senato - scadenza 20 dicembre 2020)

Esame del disegno di legge n. 2772 - Conversione in legge del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario (da inviare al Senato - scadenza: 9 gennaio 2021)

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri (Doc. IV. n. 9-A)

Mercoledì 2 dicembre (ore 15) Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Mercoledì 2 dicembre (ore 16)

Comunicazioni del Ministro della Salute sulle ulteriori misure per fronteggiare l'emergenza da Covid-19

Lunedì 7 dicembre (ore 11 – 14.30 e ore 16.30 – 19.30, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2772 - Conversione in legge del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario (da inviare al Senato - scadenza: 9 gennaio 2021)

Discussione sulle linee generali della mozione Lazzarini ed altri n. 1-00246 concernente iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie

Discussione sulle linee generali della mozione Gelmini ed altri n. 1-404, concernente iniziative per un ampio programma di investimenti e misure nel settore sanitario in relazione all'emergenza da COVID-19

Nel periodo dal 9 al 16 dicembre 2020, l'Assemblea non terrà sedute, ad eccezione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri

Mercoledì 9 dicembre (ore 9,30)

Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri in vista del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020

Giovedì 17 dicembre (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23)

Seguito dell'esame delle mozioni:

Lazzarini ed altri n. 1-00246 concernente iniziative per la cura e il sostegno dei pazienti colpiti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA) e delle relative famiglie

Gelmini ed altri n. 1-404, concernente iniziative per un ampio programma di investimenti e misure nel settore sanitario in relazione all'emergenza da COVID-19

Meloni ed altri n. 1-00382 e Centemero ed altri 1-00383, concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana

Venerdì 18 dicembre (ore 10, con votazioni non prima delle ore 14 e con prosecuzione notturna e nelle giornate successive)

Esame del disegno di legge n. 2790-bis - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2021 e bilancio pluriennale per il triennio 2021-2023 e dell'eventuale nota di variazioni

Lunedì 21 (ore 10, con votazioni non prima delle ore 14, con prosecuzione notturna), martedì 22 (ore 9.30 – 13 e 15 - 18, con prosecuzione notturna dalle 20 alle 23) e mercoledì 23 dicembre (ore 9.30 – 13 e 16 - 19, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24)

Esame del disegno di legge S. 1994 - Conversione in legge del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, recante ulteriori misure urgenti in materia di tutela della salute, sostegno ai lavoratori e alle imprese, giustizia e sicurezza, connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 dicembre 2020)

Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Avverto che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà per due minuti. Non è presente; s'intende decaduta. Ha chiesto di parlare la deputata Simona Bordonali. Ne ha facoltà per un minuto e 40 secondi. Prego, a lei la parola.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. La ringrazio se accetta qualche secondo in più del mio intervento, perché in questa giornata particolare io vorrei ricordare Monia Del Pero. Monia Del Pero era una ragazza di soli 19 anni quando a Manerbio, il 13 dicembre del 1989, viene uccisa dal suo ex fidanzatino, della stessa età. Dopo tre giorni di ricerca, a cui partecipano i familiari ma a cui partecipa anche il carnefice, viene trovato il suo corpo sotto un ponte, all'interno di sacchi di immondizia: era stata strozzata. La vita di Monia finisce. Il ragazzo, il suo ex fidanzatino, il suo carnefice, viene condannato a 11 anni e 8 mesi, ma, con rito abbreviato, attenuanti e tanto altro, alla fine in carcere sconterà solo cinque anni. La vita di Monia finisce nel 1989 e, insieme alla sua vita, anche la vita della sua famiglia viene totalmente ridimensionata e in un certo senso finisce. La mamma, Gigliola, continua a vivere, a vivere per ricordare Monia, ma vivere per ricordare che abbiamo tutti insieme la necessità di fare un intervento legislativo fondamentale.

PRESIDENTE. Concluda.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Vado verso la conclusione, ma è importante questo appello che faccio a tutti i colleghi di tutte le forze politiche. I familiari delle vittime di femminicidio nel momento in cui perdono un loro caro vengono totalmente abbandonati sotto tutti i punti di vista: economico, legale e qualsiasi assistenza anche psicologica.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Colleghi, vi lancio questo appello: lavoriamo insieme affinché i familiari delle vittime del femminicidio trovino il giusto aiuto e il giusto sostegno da questo Stato, che generalmente li abbandona (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha chiesto di parlare la deputata Ketty Fogliani. Ne ha facoltà per un minuto e 40 secondi. Prego, a lei la parola.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi, nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, non posso non ricordare Marcella Boraso, 59 anni, mia concittadina, uccisa questo luglio, nella notte tra il 21 e il 22. È stata uccisa da un ragazzo di 23 anni marocchino, Wail Boulaied, che proprio in queste ore ha finalmente confessato. Marcella è una tra le 91 vittime di violenza, ognuna con la sua storia, di questo 2020.

Lui le ha fracassato il cranio, dopo essere stato scoperto mentre cercava di rubarle alcuni oggetti in casa, ma le discussioni tra i due da giorni si susseguivano. Sembra che lui anche dalla cronaca la picchiasse. E dopo, non contento di averle fracassato il cranio, ha appiccato il fuoco all'abitazione. Lui aveva sempre negato fino a ieri, quando finalmente ha confessato. Wail era il principale indiziato: il sangue era sulla sua maglietta e, quindi, per forza tutto portava a lui. Ma lui non era uno sconosciuto per lei, era un vicino di casa. Occupava abusivamente un alloggio dell'ATER e lei era molto legata da affetto nei suoi confronti e lo ospitava spesso in casa. Ma anche noi l'abbiamo conosciuto, tramite la cronaca raccontata da Striscia la notizia, riguardo quel ragazzo che rubava i gettoni dalla lavanderia - avrete visto più di qualche servizio -, ma non basta: applicava il fuoco ai luoghi vicini e spacciava anche droga. Quindi, vorrei ricordare a tutti quanti che è importante fare le segnalazioni agli enti preposti contro la violenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Barbuto. Ne ha facoltà, per due minuti.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Nei giorni scorsi la provincia di Crotone ha vissuto dei momenti tremendi. Un nuovo evento alluvionale ha flagellato la città capoluogo e il territorio. Oltre a Crotone, molti paesi della provincia e della costa ionica, come Isola Capo Rizzuto, Melissa, Strongoli e Cirò Marina, sono stati colpiti da forti piogge, che hanno allagato strade e abitazioni e hanno distrutto le attività commerciali, mettendo economicamente in ginocchio intere comunità, già piagate da atavici problemi, ultimamente aggravati dalle vicende della pandemia e dalle misure contenitive della stessa. Fortunatamente gli argini dei fiumi hanno retto, altrimenti il disastro sarebbe stato totale.

A tutta la gente della mia terra il più grande abbraccio e la più grande solidarietà. Ma la più grande solidarietà va anche all'amministrazione comunale di Crotone e a tutte le amministrazioni comunali, nessuna esclusa, che si sono trovate a dover fronteggiare questo dramma, alle Forze dell'ordine, alla Protezione civile e ai volontari, che si sono prodigati in quelle ore drammatiche, per evitare che, ai danni economici, si aggiungesse il tributo di vite umane. Questa ennesima drammatica e dolorosa vicenda, oltre alla fragilità di un territorio ad elevato rischio idrogeologico, ha messo ulteriormente in evidenza le gravi carenze infrastrutturali per colmare le quali sto lottando dall'inizio della legislatura e per le quali continuerò sempre a lottare finché avrò vita, insieme ai miei conterranei. Carenze e lacune gravissime, che gridano, attestano, denunciano, qualora ancora ve ne fosse bisogno, l'isolamento in cui siamo ingabbiati e nel quale non intendiamo più stare, perché non vogliamo morire né economicamente né fisicamente. Vogliamo una strada statale 106 degna di questo nome e a quattro corsie per tutto il percorso ionico e non così pensata o realizzata a singhiozzo. Vogliamo una ferrovia degna di questo nome, elettrificata ed efficiente. Vogliamo un porto efficiente, non lasciato in balia di speculatori. Vogliamo un aeroporto efficiente, mortificato negli anni con un potenziale frenato da una politica distratta e superficiale che, per decenni, ci ha ignorato, se non per mere operazioni clientelari…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). …che poco hanno portato al territorio e molto solo ad alcuni. Chi verrà a visitare l'antica Kroton e i suoi tesori, se il percorso continuerà ad essere peggio di una corsa ad ostacoli? Noi vogliamo vivere nella nostra terra e lo vogliamo fare da cittadini, non da coloni, da vassalli e da sudditi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Migliore. Ne ha facoltà, per due minuti. Non è presente in Aula, si intende decaduto.

Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Luigi Bianchi. Ne ha facoltà per un minuto e 40.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, è quanto mai attuale oggi sottolineare le problematiche di una categoria di cittadini dimenticata nel dibattito di questo Parlamento: i proprietari di piccoli immobili. La vecchia narrazione, a cui siamo abituati, è che chi ha una proprietà è un benestante, mentre chi vive in affitto non lo è. Tuttavia, è evidente come le odierne dinamiche sociali ed economiche abbiano spezzato questo assunto. Ma i provvedimenti normativi non si sono adeguati, anzi continuano a penalizzare quella categoria di cittadini, che, tra cavilli burocratici, provvedimenti normativi e lungaggini della giustizia, è totalmente senza tutele. Mi preme citare passaggi di una lettera, accompagnata da quasi 400 firme, che queste persone hanno inoltrato al Presidente Mattarella, la quale denota la dimensione del problema, accentuato oggi dall'attuale blocco delle esecuzioni degli sfratti causati da morosità.

La lettera parla di un'arbitraria ed iniqua espropriazione della proprietà privata da parte dello Stato italiano, poiché sono troppi mesi che i nostri diritti vengono calpestati nel quasi totale silenzio delle istituzioni, così recita. E ancora: la misura attuale viene giustificata, richiamando l'emergenza da COVID-19. Abbiamo sentito dire che, in questo modo, si vogliono proteggere le fasce più deboli; dunque, i cittadini che hanno speso i propri risparmi di una vita, accendendo ingenti mutui per comprare una casa e che oggi pagano IMU, tasse sulla locazione non percepita, spese condominiali degli affittuari che non pagano, oltre all'affitto per avere un posto dove vivere, non rappresentano forse una fascia abbastanza debole e degna di tutela, dopo un anno di privazioni dettate da misure peraltro di dubbia costituzionalità? E poi la lettera si chiude con alcune proposte e con saluti rispettosi per le istituzioni. Ecco, Presidente, credo che con un tono del genere ed una dignità che non protesta mai urlando, le problematiche di questa categoria di cittadini abbiano il diritto di avere una centrale discussione nel dibattito politico, scevro da inutili ideologismi superati dalla storia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 26 novembre 2020 - Ore 10:

1. Discussione della relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243.

(Doc. LVII-bis, n. 3)

Relatore: NAVARRA.

La seduta termina alle 16,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 9 il deputato Gariglio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 la deputata Bellucci ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 10 la deputata Emiliozzi ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 10 la deputata Nappi ha segnalato che non è riuscita a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2779 - odg 9/3 404 402 2 202 179 223 84 Resp.
2 Nominale odg 9/2779/8 410 407 3 204 177 230 84 Resp.
3 Nominale odg 9/2779/9 422 418 4 210 186 232 84 Resp.
4 Nominale odg 9/2779/27 431 429 2 215 425 4 84 Appr.
5 Nominale odg 9/2779/33 432 430 2 216 194 236 84 Resp.
6 Nominale odg 9/2779/34 436 433 3 217 190 243 84 Resp.
7 Nominale odg 9/2779/36 442 441 1 221 192 249 84 Resp.
8 Nominale odg 9/2779/41 433 432 1 217 183 249 84 Resp.
9 Nominale Ddl 2779 - voto finale 455 455 0 228 252 203 79 Appr.
10 Nominale Doc. XXII, n. 45 452 452 0 227 451 1 78 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.