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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 431 di martedì 24 novembre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 20 novembre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Bartolozzi, Battelli, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Bubisutti, Buffagni, Casa, Castelli, Castiello, Cirielli, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, De Maria, De Micheli, Del Grosso, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Fusacchia, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacometto, Giacomoni, Giorgis, Grimaldi, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Mauri, Melilli, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Novelli, Occhionero, Orrico, Paita, Parolo, Perantoni, Pittalis, Rizzo, Rotta, Ruocco, Giovanni Russo, Salafia, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Tondo, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vinci, Viscomi, Raffaele Volpi, Zoffili e Zordan sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifiche nella composizione della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, in data 20 novembre 2020, il deputato Andrea Romano, in sostituzione della deputata Carla Cantone, dimissionaria, e il deputato Michele Bordo, in sostituzione del deputato Antonello Giacomelli, cessato dal mandato.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 23 novembre 2020, la deputata Elisa Siragusa, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CARLO (M5S). Grazie, Presidente. Mi comunicano che la Commissione d'inchiesta è ancora impegnata in audizione e, quindi, chiederei una sospensione di venti minuti per consentire ai colleghi di raggiungere l'Aula.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, accogliamo la richiesta. Sospendo, quindi, la seduta che riprenderà alle 11,30.

La seduta, sospesa alle 11,10, è ripresa alle 11,35.

Discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Palazzotto ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni (Doc. XXII, n. 45).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 45: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 20 novembre 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 20 novembre 2020).

(Discussione sulle linee generali - Doc. XXII, n. 45)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Giustizia, deputato Eugenio Saitta.

SABRINA DE CARLO, Relatrice per la III Commissione. Presidente, intervengo io, anche per il collega Saitta.

PRESIDENTE. Vuole parlare lei? Deputata Sabrina De Carlo, a lei la parola.

SABRINA DE CARLO (M5S). Relatrice per la III Commissione. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, anche a nome del relatore per la II Commissione, il collega Saitta, segnalo a quest'Aula che, secondo quanto previsto dalla deliberazione istitutiva approvata dalla Camera il 30 aprile 2019, la Commissione parlamentare d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni dovrebbe concludere i propri lavori dopo dodici mesi dalla data della sua costituzione, ovvero entro il 3 dicembre prossimo. La Commissione ha sviluppato, sin dal suo insediamento, un'intensa attività, procedendo all'audizione dei magistrati della procura della Repubblica di Roma, che conducono le indagini sull'omicidio del ricercatore italiano, e della famiglia Regeni che, in questi anni, ha rappresentato un punto di riferimento nella mobilitazione pubblica per la ricerca della verità e della giustizia. Tali audizioni hanno consentito di fornire alla Commissione numerosi elementi conoscitivi essenziali per sviluppare un programma di lavoro strutturato ed articolato su una pluralità di filoni di indagine diretti ad approfondire gli aspetti politici, diplomatici, economici e accademici che caratterizzano la tragica vicenda di Giulio Regeni, unitamente al percorso investigativo compiuto anche in ordine alla cooperazione giudiziaria italo-egiziana.

La ripresa dell'attività, dopo due mesi di forzata inattività legata all'emergenza pandemica, è stata inizialmente condizionata dall'opportunità di svolgere audizioni tramite videoconferenza. Ciò ha comportato l'esigenza di rimodulare il programma dei lavori della Commissione, senza peraltro compromettere la raccolta di elementi conoscitivi e di valutazione utili ai fini dell'inchiesta. Sono stati, infatti, approfonditi i profili riguardanti i livelli di protezione delle persone impegnate in progetti di studio e di ricerca all'estero allo scopo di prevenire i rischi relativi alla loro sicurezza e incolumità, aspetti che corrispondono a uno dei compiti della Commissione, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera b), della deliberazione istitutiva.

È inoltre emersa nelle settimane successive l'esigenza di verificare lo stato delle relazioni bilaterali italo-egiziane, alla luce della vendita di due importanti unità navali, le fregate europee multi-missione FREMM; in questa direzione, l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha coerentemente deliberato all'unanimità di procedere all'immediata audizione dei vertici politici variamente partecipi alla vicenda, quali il Presidente del Consiglio in carica e gli ex Presidenti del Consiglio e i Ministri competenti.

Nonostante l'intenso lavoro fin qui compiuto, occorre realisticamente constatare che ben difficilmente la Commissione potrebbe concludere le attività già programmate per adempiere al proprio mandato nel poco tempo residuo. Resta, infatti, da completare e da approfondire tutta una serie di ambiti di ricerca che si elencano sommariamente: la puntuale ricostruzione degli eventi relativi al soggiorno al Cairo, al sequestro, alla tortura, alla morte, al ritrovamento del corpo di Giulio Regeni, il contesto di riferimento in cui si è determinato il suo assassinio, con particolare riguardo sia al sistema securitario egiziano che alla committenza accademica britannica, la verifica progressiva dello stato delle relazioni bilaterali in vista dell'esercizio della pressione diplomatica, la valutazione delle iniziative volte a far valere la responsabilità internazionale nell'ambito dell'applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti. Le risultanze stesse delle audizioni finora compiute e la vasta documentazione giudiziaria e politico-diplomatica acquisita delineano del resto ulteriori elementi e spunti che richiederanno approfondimenti istruttori e nuove acquisizioni documentali da parte della Commissione, anche a causa della permanente incertezza sui tempi e sugli esiti della cooperazione tra la magistratura italiana e quella egiziana, nonché degli adempimenti previsti per la conclusione delle indagini da parte della procura della Repubblica di Roma e dei successivi sviluppi giudiziari.

Grazie a una tempistica meno concertata, la Commissione potrà inoltre svolgere due missioni all'estero già ipotizzate e di cui non può sfuggire la rilevanza: in Egitto e nel Regno Unito, che sinora non è stato possibile programmare a causa dell'emergenza connessa alla diffusione del COVID-19, e potranno essere svolte non appena le condizioni sanitarie le consentiranno. È per questi motivi che auspichiamo l'approvazione della proposta in esame, volta a prorogare la durata dei lavori della Commissione fino al 3 ottobre 2021, fermo restando il termine dei successivi due mesi per la redazione della relazione conclusiva.

L'intenso lavoro svolto in questi mesi dalla Commissione, le importanti sfide che ancora devono essere affrontate, anche nella prospettiva imminente dell'avvio del processo contro i presunti colpevoli di questo omicidio atroce, ci confermano sempre più nella consapevolezza che la ricerca della verità, nella tragica vicenda di Giulio Regeni, costituisca segno esemplare della serietà e dell'intransigenza del nostro Paese nell'impegno a tutela dei diritti umani e nell'affermazione di quel primato dei principi di libertà e giustizia su cui si fonda la nostra democrazia.

Mi fa piacere infine evidenziare la sostanziale unanimità di intenti che circonda questo provvedimento, come ben emerso nel corso dei lavori delle Commissioni giustizia e affari esteri.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Vice Ministra per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Signor Presidente, non intervengo.

PRESIDENTE. Quindi, si riserva di farlo.

È iscritta a parlare la deputata Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, nel commentare e nell'intervenire sulla richiesta di proroga della Commissione per la verità e la giustizia sulla morte di Giulio Regeni, non c'è bisogno di usare la retorica: i fatti, infatti, parlano da soli, fatti che riguardano il rapimento, le torture, l'omicidio deliberato del ricercatore italiano ucciso in Egitto nel 2016, in una data compresa tra il 31 gennaio e il 2, anzi il 3 febbraio di quell'anno.

I fatti sono noti perché li ha resi noti il lavoro certosino, implacabile, estremamente serio della procura di Roma. I fatti sono noti, per quanto possibile, ma stiamo ancora cercando la verità, perché quei fatti meritano un processo. Sappiamo che la procura a breve giungerà al termine delle indagini e quindi il processo inizierà, ma siamo ancora in attesa di avere una vera collaborazione egiziana per arrivare alla verità e alla giustizia.

L'Egitto in questi mesi, in questi lunghi anni si è limitato a una collaborazione di facciata, in realtà ostacolando, attivamente depistando le indagini, sottraendo materiale importante per arrivare alla verità. È per questo che continua a servire una Commissione per la verità e la giustizia sull'uccisione di Giulio Regeni. Abbiamo bisogno di una Commissione parlamentare come simbolo e come ultimo tassello della collaborazione tra istituzioni. I tanti elementi che comporranno la verità che verrà esposta durante il processo sono il frutto del lungo lavoro investigativo supportato da tutti gli apparati dello Stato italiano. La collaborazione tra istituzioni è quella che ha permesso alla procura di Roma di arrivare fin qui e il Parlamento ha voluto fare la sua parte, istituendo la Commissione per la verità su Giulio Regeni.

La Commissione serve anche per rappresentare la richiesta che ci arriva da tantissimi cittadini in tutta Italia, simboleggiata da quegli striscioni gialli appesi su tanti municipi, su tante istituzioni a livello locale. È una richiesta popolare, anche qui, di verità e giustizia, per un figlio d'Italia.

La Commissione serve infine per valutare quali altri livelli politici possono essere messi in campo, per favorire la più piena collaborazione egiziana, per ricostruire quello che è successo in quei giorni del gennaio e del febbraio 2016. La Commissione serve ed è servita in queste settimane e in questi mesi di lavoro per capire come intervenire nei confronti dell'Egitto, ancora una volta per avvicinarci alla verità.

La Commissione, lo diceva la collega De Carlo, ha svolto un lungo lavoro in queste settimane e in questi mesi: un lavoro di audizioni dei vertici politici di tutte le autorità politiche, escluso una, che si sono succedute e che hanno incontrato le controparti egiziane.

Stiamo aspettando di ascoltare il senatore Salvini, che ha dato disponibilità di venire a riferire in Commissione, ma tutti sono venuti a spiegare che cosa l'Italia, nei vari Ministeri, nelle varie interlocuzioni, nei vari incontri con gli egiziani, ha chiesto per arrivare alla verità.

Abbiamo ascoltato esponenti dell'accademia, abbiamo ascoltato tutti i funzionari diplomatici e i funzionari dello Stato che sono stati coinvolti nella vicenda di Giulio Regeni. Abbiamo ascoltato le varie articolazioni del sistema Italia, più sul fronte economico, per capire come profondamente l'uccisione, il rapimento, le torture a Giulio Regeni hanno inciso sulla qualità dei rapporti tra il nostro Paese e l'Egitto. Perché, lo sappiamo, l'Italia era un alleato dell'Egitto, dopo la vicenda di Regeni non può più considerarsi come tale, perché le autorità egiziane non hanno dato alcun tipo di reale, fattiva collaborazione per fare dei passi in avanti sulle indagini.

Nel lavoro fatto dalla Commissione, che è stato un lavoro approfondito, lungo nonostante il COVID, un lavoro a cui hanno davvero partecipato tutti i gruppi, di maggioranza e opposizione, con lo stesso obiettivo, quello di arrivare alla verità e alla giustizia, ci sono però due grandi buchi, e sono due buchi che noi pensavamo di coprire con una missione istituzionale in Egitto e con una missione istituzionale nel Regno Unito. Noi è per questo che chiediamo una proroga: perché vogliamo completare un lavoro che dobbiamo prima di tutto alla memoria di Giulio Regeni, alla richiesta pressante di verità che ci viene dalla sua famiglia, dai suoi amici, dai tanti cittadini. Questi due buchi ci sembrano due buchi dove il Parlamento deve continuare a scavare e dove deve provare a fare un lavoro di relazione, di indagine, di approfondimento che è possibile solo a un organo parlamentare. Ed è per questo che chiediamo una proroga, che non è una proroga a tempo indefinito: è una proroga per coprire il tempo che ci è stato rubato dal virus, che non ci ha permesso di fare determinate azioni. È una proroga che noi chiediamo all'unanimità, ed è una proroga che chiediamo per un tempo preciso, perché speriamo, nel giro di qualche mese, di poter arrivare a contribuire anche noi, con un tassello, a quella verità che noi dobbiamo ai tanti e tante che in questi anni si sono battuti, chiedendo verità e giustizia per Regeni.

È per questo che oggi siamo qui a discutere di questa proroga, e speriamo che con questo lavoro di inchiesta il Parlamento possa contribuire a quello che per noi è un punto che riguarda l'interesse nazionale: l'Italia non può intrattenere relazioni normali con un Paese che su questo punto non ha fatto piena luce. È per questo che continueremo a lavorare, è per questo che continueremo a supportare tutta l'amministrazione dello Stato, dalla magistratura, alla diplomazia, al livello politico, affinché si arrivi alla verità e alla giustizia. Ed è per questo che ha senso farlo anche come Parlamento, per dare un segno di unità - i lavori della Commissione sono andati avanti in un segno di unanimità e di collaborazione tra tutte le forze politiche - e per dare un segno dell'interesse che c'è nei cittadini nell'arrivare alla verità e alla giustizia (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, siamo qui oggi per parlare della proroga della Commissione d'inchiesta su Giulio Regeni: un fatto grave, un lutto terribile. Permettetemi, in apertura, di rivolgere comunque un pensiero alla famiglia per questo terribile lutto, ma anche per questo lutto che di fatto è sempre vivo, non solo e non soltanto per la gravità di perdere un figlio, ma anche per l'affannosa ricerca che la famiglia fa per cercare di arrivare a una verità: soprattutto per arrivare al fatto che i colpevoli finalmente paghino per questo efferato, terribile - inspiegabile, per certi versi - omicidio.

Vorrei anche ringraziare il presidente Palazzotto per il lavoro che abbiamo fatto in questi mesi: un lavoro di squadra, un lavoro che è andato molto al di là delle appartenenze politiche, convinti, come siamo stati sin dall'inizio, quando abbiamo accettato questo incarico e chiesto di far parte della Commissione Regeni, che la politica su cose come queste ha l'obbligo e può stare solo da una parte, che è quella appunto della ricerca della verità, per cercare di far luce su un una pagina brutta, credo della storia della nostra nazione.

Volevo anche complimentarmi con la procura di Roma: io sono rimasto molto sorpreso, sin dalla prima audizione, per il grandissimo lavoro svolto, per il lavoro fatto con un puntiglio, un'attenzione incredibile, con le difficoltà che ci hanno raccontato, con i depistaggi che hanno dovuto superare. Credo che sia emersa, per tutti i commissari - io ho colto questo aspetto e mi piace sottolinearlo - non solo una grande competenza, ma anche una grande passione per il lavoro che si fa, e credo che questo vada sottolineato, non solo per l'importanza del lavoro svolto dalla procura di Roma, non solo per i risultati, ma anche perché è bene credo, qualche volta, quando servitori dello Stato, quando persone che ricoprono un ruolo pubblico fanno il loro lavoro con passione, che quelle stesse persone vadano ricordate, non solo per ringraziarle, ma anche per farle diventare un esempio. Grazie al loro lavoro noi sostanzialmente sappiamo tutto, o quasi tutto, sappiamo insomma che ci sono dei soggetti iscritti nel registro degli indagati e sappiamo anche, insomma, che più o meno quello che è accaduto è molto chiaro alla procura di Roma, è talmente chiaro che la procura di Roma ha superato gravi, colpevoli depistaggi messi in campo dal Governo egiziano.

La vicenda Regeni si inquadra in un più complesso scacchiere geopolitico, l'abbiamo visto, abbiamo fatto una serie di audizioni, abbiamo cercato anche di fotografare al meglio il momento storico, ma per fotografare il momento storico bisogna tornare indietro, per poi ritornare ai giorni nostri, in una evoluzione del mondo arabo che certamente è sempre molto immediata e di difficile puntuale lettura. Eppure noi lo abbiamo fatto ed è per questo che Fratelli d'Italia ha chiesto e ha dato la disponibilità a questa proroga; io però credo che se noi non alziamo il livello della nostra Commissione, rischiamo di non fare un buon esercizio, nei prossimi dieci mesi. Per questo abbiamo chiesto che fosse chiaro, nella proroga, che ci recheremo in Egitto e che soprattutto cercheremo, noi più di altri, di fare luce su questo buco nero che è il ruolo della professoressa e il fatto che comunque tutte le vicende e tutto quello che porta nel Regno Unito è sfumato e ignorato dalla procura e anche dalla politica. Credo che questo sia l'impegno più grande che noi dobbiamo prendere, non solo e non soltanto quello di recarci direttamente a Il Cairo e nel Regno Unito, ma anche di dedicare il nostro lavoro a far luce lì dove luce non c'è, perché continuare a parlare di quello che sappiamo io credo che sia un esercizio sterile, al di là poi che ciò può acquisire e avere delle sfumature più o meno interessanti, come abbiamo sentito nell'audizione del Presidente Conte, così come stamattina, nell'interessante audizione del Presidente Renzi; quindi, io credo che se noi non abbiamo la forza, il coraggio di intervenire lì dove non c'è luce, rendiamo questa proroga sterile e non facciamo un buon servizio alla causa della verità di Giulio Regeni. Lo dico perché in questi mesi abbiamo visto e abbiamo letto comportamenti un po' contraddittori, lo dicevamo anche stamattina, perché da una parte il Presidente Conte ci ha ripetuto che sente spesso, sempre al-Sisi e che ogni volta che vede o sente al-Sisi gli chiede di mettere a disposizione gli assassini di Giulio Regeni; che lui comunque chiede che venga fatta luce o vengano comunque processati questi assassini. Peccato che, alla puntuale domanda su qual è stata la risposta di al-Sisi, Conte si è rifugiato nella diciamo parte secretata, per poi sostanzialmente non dirci nulla, perché in quella parte non è stato detto assolutamente nulla.

Ecco, io credo che questo sia il tema, lo dico al presidente Palazzotto, perché ho imparato a conoscere la sua onestà intellettuale. Ecco, io credo che la sfida vera, in questi dieci mesi, sia anche quella di uscire dall'ipocrisia. Noi dobbiamo cercare di lavorare, come abbiamo fatto, in totale sintonia, ma anche chiamare le cose con il loro nome, chiamarle in maniera chiara, vedere se quello che sta facendo in questo momento il Governo è un balbettio stucchevole o tentare, come oggi in qualche modo ci ha detto il Presidente Renzi, che insomma, voglio dire, il passaggio nel quale ha definito i viaggi in Egitto buoni solo per i follower non è proprio una cosa che può passare inosservata, però questo di fatto è, non avere un inviato speciale, non avere qualcuno che si occupa principalmente ed esclusivamente di questa vicenda, ecco devono essere queste le nostre stelle polari: far luce lì dove non c'è e fare chiarezza rispetto a quelli che sono oggi i comportamenti del Governo e della maggioranza, per chiamare le cose con il loro nome e forse per dare anche qualche certezza alla famiglia Regeni, che io credo che a questo punto meriti chiarezza, meriti giustizia, ma meriti anche chiarezza, perché - ripeto, lo sottolineo e concludo, Presidente - questo balbettio, questo cercare di far stare tutto dentro, la riapertura dei in rapporti commerciali con l'Egitto, i rapporti continui con al-Sisi e non avere comunque certezze e comunque gli insabbiamenti e comunque tutto questo non sta insieme. Per poter stare insieme bisogna chiamare le cose con il loro nome. Ecco, io mi auguro - e sono anche certo, perché ho imparato a conoscere l'onestà intellettuale, lo ripeto, del presidente, ma anche di tutti i commissari - ecco, io mi auguro che nei prossimi dieci mesi noi riusciamo ad aggiungere un po' di luce sul lato oscuro, soprattutto quello del Regno Unito e soprattutto spazzare via quel velo di ipocrisia che ancora c'è intorno a questa vicenda bruttissima, per la quale noi abbiamo tutti quanti il compito morale e politico di aggiungere certezze e anche giustizia per la famiglia e per Giulio Regeni (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie Presidente, anche il gruppo di Italia Viva ritiene opportuno prorogare il mandato della Commissione d'inchiesta sulla morte di Giulio Regeni, una proroga resa necessaria dalla riduzione dell'attività imposta dalla pandemia, resa necessaria anche dall'evoluzione dell'inchiesta giudiziaria e dagli sviluppi della relazione bilaterale tra Italia ed Egitto. La vicenda Di Giulio Regeni ormai è un dramma nazionale, è una ferita aperta nella società italiana. La gratuità e l'irrazionalità delle violenze subite contrasta con lo spessore morale di Giulio. La vicenda legata al suo rapimento, alla sua tortura e alla sua morte ci toccano da vicino, perché siamo tutti consapevoli del dolore che la perdita di un ragazzo tanto giovane può causare alla sua famiglia. Lo Stato deve fare tutto il possibile per identificare i responsabili e fare chiarezza. Abbiamo una chiara responsabilità morale e politica di indagare per chiarire esattamente cosa è successo e per capire che ruolo ha avuto la Repubblica araba d'Egitto nella morte del nostro connazionale. Per questo motivo, la battaglia per la verità non deve e non dovrà mai ridursi a una vicenda privata della famiglia Regeni. Questa Commissione ha svolto, svolge un ruolo importante e consente al popolo italiano, tramite i suoi rappresentanti, di accompagnare la procura di Roma e il Governo nella ricerca della verità e giustizia per Giulio. Come è ormai noto, siamo vicini a un momento importante dal punto di vista giudiziario: la procura di Roma a giorni completerà le indagini e depositerà gli atti, probabilmente rinviando a giudizio cinque persone iscritte nel registro degli indagati, cinque persone tutte e cinque membri della National Security, i servizi di sicurezza interni della Repubblica egiziana. Il lavoro della Commissione potrebbe risultare compromesso se non si tenesse conto dell'evoluzione di questa delicata fase, un altro motivo per appunto prorogare il suo mandato per altri dieci mesi. Inoltre, in questi ultimi mesi la Commissione ha dovuto confrontarsi con la grande complessità dei rapporti tra Italia ed Egitto, un attore, l'Egitto, importante per l'Italia dal punto di vista geopolitico, per la lotta al terrorismo e il contrasto all'immigrazione clandestina, ma anche in campo economico, per lo sfruttamento di giacimenti di idrocarburi e nel settore della difesa, un rapporto multidimensionale, dove si è sviluppato, nell'ultimo anno, un paradosso crescente tra la totale assenza di cooperazione giudiziaria sul caso Regeni da un lato e una relazione sempre più stretta dall'altro nel campo economico. Sinceramente e personalmente non so quanto questa ambiguità, in questo specifico preciso momento storico, giochi sulla ricerca della verità. Credo sia, dunque, doveroso per la Camera dare più tempo alla Commissione d'inchiesta.

Presidente, mi permetto anche, se possibile, di aggiornare un po' i colleghi su due, tre elementi che io, almeno personalmente, ho scoperto e ho capito tramite i lavori condotti in questi ultimi mesi da questa Commissione.

Il primo è che è assolutamente sorprendente quante cose sia riuscita a scoprire la procura di Roma sulla base di elementi forniti dalle autorità egiziane. Il livello di sofisticazione dei metodi e gli strumenti investigativi ha permesso alla procura di Roma di identificare dei potenziali colpevoli, seppur ubicati a migliaia di chilometri di distanza. Dal comportamento delle autorità egiziane mi sembra e ho ragione di credere che loro stesse siano rimaste incredule per quanto la procura di Roma sia riuscita a fare e a scoprire.

Secondo: non posso che notare, da semplice membro della Commissione, quanto la maggior cooperazione giudiziaria da parte de Il Cairo con la procura di Roma abbia coinciso con la fase di maggior pressione politica da parte di Roma, ovvero nei mesi successivi al richiamo dell'ambasciatore, nella primavera 2016, a prova del fatto che l'Italia è un grande Paese sulla scena internazionale e mediterranea, e che ha tutti gli strumenti politici a disposizione per esercitare una pressione vera, basta la volontà politica. Il Governo dispone di molte leve: dalla pressione politica a livello europeo - tra l'altro, sappiamo che il Parlamento europeo ha approvato una serie di risoluzioni su questo tema - fino anche alla possibilità, per l'Italia, di ricorrere alla Corte di giustizia internazionale, in ottemperanza all'articolo 30 della Convenzione internazionale contro la tortura, avendo entrambi - sia l'Italia che l'Egitto - sottoscritto sia la convenzione contro la tortura, che essendo membri della Corte di giustizia internazionale. In questo momento, dopo ormai un anno senza cooperazione giudiziaria da parte dell'Egitto, serve un segnale politico forte, non per forza il ritiro dell'ambasciatore di nuovo, siamo in una fase politica nuova, ma mi appello al Governo affinché pensi a nuovi strumenti di pressione politica, come per esempio potrebbe essere l'invio di un inviato speciale per far sì che a Il Cairo non si lascino nell'impunità i colpevoli dell'assassinio di Giulio.

Terzo, e questo è il vero tema a cui io francamente non riesco a trovare risposta: rimane completamente avvolto nel mistero il motivo della tortura e dell'assassinio di Giulio. Non possiamo prenderci in giro, cioè, dopo anni di depistaggi, è ormai palese che le forze di sicurezza egiziane abbiano avuto un ruolo nel suo rapimento e nella sua uccisione, ma non è ancora chiaro il perché. Si è trattato di uno scambio di persona, di un errore, di una lezione per chi sviluppa interesse per le dinamiche interne alla società egiziana? È facile immaginarsi i motivi del fermo, dell'arresto, magari anche di un interrogatorio, ma assolutamente no di quel tipo di pestaggio. È facile immaginarselo perché, ovviamente, molti altri stranieri si sono trovati in quelle… sono stati fermati e interrogati. Ed è ancora più strano alla luce del saldo e forte rapporto che l'Italia aveva con l'Egitto in quegli anni. Ricordo che l'ENI aveva da poco scoperto il più grande giacimento di gas del Mediterraneo: Zohr, un giacimento che permetterà all'Egitto di essere completamente autosufficiente, in termini di approvvigionamento energetico, per gli anni a venire. Proprio in quegli anni al-Sisi aveva visitato l'Italia come primo Paese europeo, poco dopo la sua nomina, insomma, poco dopo il colpo di Stato che lo aveva portato al potere. Perché, quindi, torturare e uccidere un cittadino di un Paese amico? Io su questo non riesco, ovviamente, a trovare una risposta.

È vero che esistevano degli elementi che potevano destare sospetti per le terze o seconde linee delle forze di sicurezza: Giulio parlava molto bene arabo, si interessava ai sindacati autonomi nel settore dei venditori ambulanti e degli esattori delle tasse, due categorie che avevano contribuito qualche anno prima alla caduta del regime di Mubarak e che, quindi, gli apparati di sicurezza sicuramente sorvegliavano da vicino; soprattutto, ricordiamoci che il giorno in cui sparisce è il quinto anniversario della rivoluzione di Tahrir Square, la rivoluzione che poi ha portato giù il regime di Mubarak. Giulio aveva anche menzionato al sindacalista Abdallah, poi rivelatosi un informatore delle forze di sicurezza, la possibilità di chiedere fondi per progetti sociali all'associazione Antipode, salvo poi decidere di non procedere. Questi elementi, di nuovo, possono spiegare un fermo o un interrogatorio, ma perché torturarlo, perché la morte? Quale vitale informazione si voleva ottenere da Giulio da bruciargli addosso decine di sigarette, rompergli le braccia, le gambe, le scapole, cinque denti e sette costole, per oltre due dozzine di fratture ossee, per poi ucciderlo rompendogli l'osso del collo? Perché una cosa che abbiamo capito, anche, è che l'uccisione di Giulio è deliberata, è chiara, è ovvia.

L'analisi medico-legale lo mostra: non è stato un errore, si è voluto ucciderlo in quel momento, esattamente tra il 31 gennaio e il 2 febbraio, quando, poche ore dopo, il Ministro degli Interni, Ghaffar, prometteva al nostro ambasciatore che l'Egitto non aveva nessuna idea di dove Giulio fosse e che sicuramente non era in mano alle forze di sicurezza. Una fine simile, quella di Giulio, che avrebbe fatto se fosse cascato nelle mani dei fondamentalisti islamici, gli stessi fondamentalismi che al-Sisi usa per giustificare la sua autocrazia. È veramente difficile pensare che l'assassinio di Giulio sia avvenuto senza l'avallo di un esponente politico di massimo livello, dato il colore del suo passaporto: forse, chissà, proprio per rovinare il rapporto speciale che l'Italia stava sviluppando con l'Egitto?

Quarto e ultimo punto: rimane poco chiaro come Giulio sia stato introdotto in quegli ambienti e il ruolo della sua tutor, la professoressa Abdel Rahman. Forse su questo fronte gli amici del Regno Unito possono aiutarci ancora una volta e qui rivolgo il mio appello, se la professoressa Abdel Rahman ci ascolta, a collaborare con la giustizia italiana.

Da ultimo, e mi avvio alla conclusione, posso affermare che il lavoro di questa Commissione, che come hanno già ricordato i colleghi Quartapelle Procopio e Trancassini è stato molto profondo (credo anche che il presidente Palazzotto abbia condotto con equilibrio i lavori di questa Commissione), ha tutelato l'onorabilità di Giulio, fugando ogni dubbio di una sua collaborazione con i servizi o con movimenti sovversivi. Chi afferma il contrario, ne infanga la memoria e, nella ricostruzione della verità, questo passaggio è di dovuta importanza.

Compito della Commissione sarà anche quello di continuare a studiare come proteggere i nostri ragazzi che studiano o fanno ricerca all'estero, troppe volte vittime di terrorismo, terrorismo di Stato, come nel caso di Giulio, o terrorismo di matrice religiosa, come nel caso di Antonio Megalizzi, ucciso a Strasburgo nel 2018, mentre dava voce al suo impegno europeista, o di Valeria Solesin, volontaria di Emergency, uccisa al Bataclan nel 2015, o di Fabrizia Di Lorenzo, studentessa modello, vittima dell'attentato dei mercatini di Berlino nel dicembre 2016. La libertà di ricerca e l'impegno civico non devono essere minati dal timore della violenza: lo dobbiamo alla loro memoria prima di tutto.

Giulio è un giovane ricercatore brillante, uno dei tanti che si recano all'estero per avanzare le proprie ricerche; un figlio modello, di alta caratura morale, come traspare nei documenti da lui redatti. Rappresentava l'Italia migliore, di cui andare fieri. Giulio è stato rapito, torturato e ucciso senza un processo. Dobbiamo fare tutto il possibile per accertare i colpevoli della sua morte, per rendere giustizia a Giulio e, con lui, a centinaia di giornalisti, dissidenti e oppositori che, ogni giorno, scompaiono o vengono incarcerati senza un processo, come da ultimo nel caso di Patrick Zaki e dei suoi colleghi della stessa associazione, arrestati poche ore fa; tra l'altro, tutto questo avviene a un ritmo ben superiore che sotto l'era di Mubarak. Lo dobbiamo ai genitori di Giulio, ricercatori italiani che portano in alto il nome dell'Italia, al nostro Paese e alle milioni di persone torturate, imprigionate, assassinate ingiustamente o senza processo. Chiediamo giustizia per Giulio Regeni (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guido Germano Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Non mi è particolarmente facile prendere la parola su questo tema. Sono travolto da una tempesta di pensieri e da una tempesta di emozioni, ma credo sia doveroso (Applausi)… Scusatemi. Giulio è nostro figlio, Giulio viene da un paese della provincia italiana, Giulio è un ragazzo brillante, magnifico, il futuro del nostro Paese, e fa la fine che qui in parte si è descritto. Io non posso sopportare questo pensiero. Non è possibile che, nell'anno 2020, noi si debba mettere in piedi una Commissione d'inchiesta per poter fare luce, per poter pretendere, per poter arrivare alla verità su ciò che è successo a un nostro figlio, a Giulio. Noi siamo una democrazia, non siamo una dittatura. Noi non abbiamo bisogno di vendette, noi abbiamo bisogno di giustizia, noi abbiamo bisogno di verità.

Dobbiamo scusarci con qualcuno? Sì, prima di tutto dobbiamo scusarci con Giulio: scusa, Giulio, se dal 2016 ad oggi non siamo riusciti ancora a fare luce fino in fondo su ciò che ti è accaduto. Dobbiamo ringraziare qualcheduno? Sì, dobbiamo ringraziare molti: prima di tutto la famiglia Regeni, perché la famiglia Regeni ha avuto un enorme coraggio, che è stato ed è quello di trasformare una vicenda privata in ciò che non deve essere perché ciò che è accaduto a Giulio non è una vicenda privata, è una vicenda che deve essere pubblica e prima di tutto deve essere pubblica a vantaggio di tutti noi, a vantaggio del nostro popolo, a vantaggio della civiltà, a vantaggio della verità e della giustizia. Mi dispiace che qui, in quest'Aula, in questo momento ci siano meno di 25 persone; mi sarebbe molto piaciuto ci fossero stati centinaia di colleghi che probabilmente sono impegnati in altre Commissioni. Questo è un peccato, ma certamente non deve essere travisato: non è un segno di disinteresse, perché l'interesse che il nostro Parlamento, le nostre istituzioni, noi, il nostro popolo ha verso questa vicenda non va sottovalutato in nessunissimo modo. Mi piacerebbe che tutti i 60 milioni di italiani viaggiassero indossando questo braccialetto. È un segno semplicissimo: è color giallo e c'è scritto “verità per Giulio Regeni”.

Nel cimitero di Fiumicello, il paese di Giulio Regeni, c'è una tomba che sta a tutti quanti noi chiedendo di andare avanti. Avanti su che cosa? Avanti sul fatto di riuscire a supportare l'attività dei magnifici componenti della nostra magistratura su un lavoro eccezionale che hanno fatto, e far ciò dopo il 4 dicembre, quando saremo anche noi, come Commissione, un po' più liberi di non danneggiare in nessun modo l'attività istruttoria e di perseguire in tutti i modi possibili la verità e la giustizia. Dobbiamo fare ancora molte cose: dobbiamo dire al Governo che è balbuziente; non possiamo tollerare questa balbuzie! Stamani un intervento molto importante del presidente Renzi ha sottolineato che ciò che è essenziale è far capire a tutti qual è la nostra fermezza e la nostra risolutezza. Siamo risoluti, senza se e senza ma, a fare tutto ciò che serve perché vi sia verità e giustizia per Giulio Regeni. L'Egitto deve, e non ci sono se o ma, deve processare o consentire il processo di coloro che la procura della Repubblica di Roma competente individua come colpevoli; non può nascondersi, che siano apparati o che siano espressioni di alto livello, ulteriormente dietro a depistaggi, scuse, cadaveri di comodo. Non abbiamo bisogno di cadaveri, abbiamo bisogno di verità. Abbiamo da fare ancora molte cose; soprattutto dobbiamo dimostrare a Giulio, alla famiglia e a tutti gli italiani che l'Italia è diversa dagli altri Paesi. Se un nostro figlio viene in questa maniera, che definire barbara è poco, sacrificato, nessuno di noi dimentica la sua vicenda. La memoria sarà labile, ma non può essere labile per situazioni come quella di Giulio Regeni. Un grazie al presidente Palazzotto e, per lui, a tutti quanti i colleghi commissari.

La Commissione Regeni non è una Commissione come le altre; non lo è perché è partita, sta procedendo e non ho dubbi che proseguirà su una comunanza di intenti che è esemplare. Nessuno dei commissari ha mai in nessunissimo modo nemmeno ventilato un intervento di carattere strumentale o di carattere partitico. L'unica cosa che si è preteso, sottolineato, affermato è “andiamo avanti per fare verità e giustizia”. Non intendo scendere in dettagli che fanno parte dell'istruttoria, perché penso che il segreto istruttorio, di qualunque livello, sia estremamente importante, ma pretendo che, quando il momento dell'istruttoria sarà finito, che sia quello giudiziario o che sia quello, assimilato, delle nostre attività, noi si renda pubblico tutto.

Non dobbiamo avere misteri, non dobbiamo anteporre veli. Dobbiamo dare a tutti la possibilità - perché è un loro diritto - di sapere che cosa è accaduto a Giulio Regeni. In questo condivido gli interventi di colleghi che mi hanno preceduto quando dicono di aprire ulteriormente dei riflettori estremamente potenti e di illuminare con questi riflettori estremamente potenti quegli ambiti di oscurità che ancora non siamo riusciti a penetrare.

Il mondo accademico britannico è uno di questi luoghi di oscurità, ma è un luogo di oscurità anche il riprendere attività commerciali, anche particolarmente importanti, con un Paese che è certamente importante, ma che altrettanto certamente non ha fatto tutto quanto poteva per dare una mano alla nostra democrazia ad affermare i propri principi. Ma non è l'unico Paese che non ha fatto tutto ciò che doveva: dove sono i nostri partner dell'Unione europea? Dove sono coloro a cui i Governi che si sono succeduti sullo scenario comunitario hanno evidenziato quanto era accaduto e hanno chiesto solidarietà? Perché non c'è una presa di posizione forte, determinata e capace da parte dell'Unione europea? Perché non c'è uno straccio di presa di posizione dell'Unione europea in cui si pretende che l'Egitto faccia chiarezza e dia tutta la collaborazione che si è da sempre richiesta? Io non lo so, sono un europeista convinto, sono convinto che l'Unione europea di oggi sia diversa da quella che c'era il 31 dicembre 2019. Credo che l'Europa debba essere una vera nazione e non un'accozzaglia di 27 staterelli che non sono nemmeno capaci di battere i pugni sulla scrivania di un signore che si chiama al-Sisi per dirgli: “voglio la verità!”. Ho quasi paura di dire che sono più infastidito dall'atteggiamento dei partner dell'Unione europea che non da quello dell'Egitto. È questo che dobbiamo tenere presente; è questo che ci deve condurre lungo la strada dei nostri ragionamenti; è questo che dobbiamo ogni mattina, quando ci svegliamo e ci guardiamo nello specchio, ricordare a noi stessi: italiano, hai fatto tutto ciò che ti era possibile per arrivare alla verità per Giulio Regeni? A Fiumicello una volta all'anno c'è una festa, si chiama “La festa delle pesche”, perché il territorio da cui viene Giulio Regeni è famoso per la produzione di pesche. Non c'è più da anni nessuna felicità in quel momento, da anni non c'è più nessuna serenità in quel paese, da anni nel nostro Paese non c'è più serenità. Noi non potremo mai più essere sereni fintanto che avremo la coscienza e la scienza di essere giunti a conoscenza di ciò che serve. Per questo mi rivolgo al Ministro: sottosegretario, si faccia ulteriormente parte attiva, evidenzi ad ogni livello che ciò che tutti quanti noi chiediamo è di non avere titubanze. Non importa se abbiamo un ottimo cliente in armamenti, non importa se abbiamo un ottimo fornitore in oil e gas. Importa che esso sia un soggetto che collabori con noi e che risponda alle nostre pretese e ai nostri princìpi. Noi siamo una democrazia e nessuno può dimenticare questo e nessuno può offendere la memoria di Giulio Regeni in qualunque atto e con qualunque depistaggio. È per tutto questo che, a nome del gruppo di Forza Italia, evidenzio quanto noi si sia totalmente d'accordo sulla necessità di proseguire le attività di questa Commissione, per i motivi che sono già stati evidenziati, ma anche e soprattutto per un tema che ho già toccato. Dopo il 4 dicembre saremo liberi di fare atti che oggi - o meglio, fino al 4 dicembre - non siamo così sicuri di poter fare, perché non vogliamo in nessun modo danneggiare sotto nessun aspetto l'attività istruttoria; ma dal 4 dicembre in poi saremo liberi e io ho la assoluta coscienza e confido totalmente che nessuno dei commissari si tirerà indietro e che chi, fino ad oggi, non ha collaborato a fare la giusta luce su quanto è accaduto deve solamente temerci. Temeteci, perché noi non ci fermeremo fino a che non avremo avuto verità e giustizia su Giulio Regeni (Applausi)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Simona Suriano. Ne ha facoltà.

SIMONA SURIANO (M5S). Grazie Presidente. I lavori della Commissione d'inchiesta sono per noi una preziosa opportunità per far luce sulla tragica scomparsa di Giulio Regeni e su tutta una serie di episodi che sono accaduti e che, inevitabilmente, continuano a influenzare anche i nostri rapporti tra l'Italia e l'Egitto. Siamo consapevoli che è un tema molto delicato. L'istituzione di questa Commissione ha però rappresentato, prima ancora che la voglia di chiarimenti, un simbolo anche di democrazia, di ricerca di verità e il rispetto dei diritti umani che tutte le civiltà moderne dovrebbero perseguire. Eppure vicende come quelle di Giulio Regeni e di Patrick Zaki e tutti gli altri casi di arresti e torture dimostrano che l'Egitto è ancora un Paese ostaggio di un sistema di controllo e repressione istituzionale ben consolidato e gestito dal generale al-Sisi. Giulio Regeni è stato rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016, proprio nel giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir. Il suo corpo poi è stato ritrovato il 3 febbraio vicino ad una prigione dei servizi segreti egiziani e non si sa ancora molto di quello che accadde in quei giorni prima del ritrovamento, né con esattezza il momento in cui è stato ucciso, sappiamo solamente che fu torturato. È, infatti, emerso che Giulio aveva contusioni e abrasioni su tutto il corpo come quelle tipicamente causate da un grave pestaggio; lividi estesi su tutto il corpo, numerosi tagli. Insomma, Giulio è stato brutalmente torturato. Ma quello che ci ha ferito ancora di più sono state le dichiarazioni fantasiose delle autorità egiziane e i tentativi di depistaggio continui. Si disse che era stata una morte per un semplice incidente stradale, poi che era avvenuta a seguito di una lite per una presunta relazione omosessuale, falsa anche quella, o per un presunto spaccio di stupefacenti: tutte ricostruzioni che oggi, grazie al lavoro certosino della Procura di Roma, sono state ovviamente smentite. Ciò che è accaduto con esattezza non lo sapremo mai, come non sapremo mai neanche il motivo di questa brutale tortura. Ma possiamo dire con assoluta certezza che chi ha interrotto la vita e i sogni di un giovane ragazzo di 28 anni, che si trovava in Egitto per una ricerca, per un progetto di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani, ha poi fatto di tutto per depistare le indagini e impedire alla nostra magistratura di ristabilire la verità dei fatti. Tutto questo con piena complicità dei vertici egiziani. Oggi, grazie anche ai lavori della Commissione, abbiamo fatto un ulteriore passo verso la verità e la Procura di Roma a breve dovrebbe decidere sul rinvio a giudizio dei cinque indagati, tutti membri dei servizi segreti egiziani. Non possiamo però non provare rabbia nell'apprendere ancora una volta la chiusura da parte delle autorità egiziane che non collaborano e non hanno permesso ai nostri procuratori di notificare ai cinque indagati gli atti di accusa. Non si è registrata nessuna collaborazione neanche nell'elezione del domicilio dei cinque indagati, dei cinque soggetti, per notificare gli atti procedurali necessari per andare avanti. Il nostro Presidente del Consiglio e il nostro Ministro degli Esteri continuano il dialogo con le autorità egiziane e, con insistenza, chiedono continuamente maggiore cooperazione giudiziaria. Ma siamo stanchi dei continui silenzi. Da parte nostra confidiamo negli sforzi della nostra diplomazia, del Ministro degli Esteri, nonché nel lavoro costante del Presidente del Consiglio. Per questo la prosecuzione dei lavori della Commissione Regeni rappresenta per noi un lavoro fondamentale di sostegno al lavoro della nostra diplomazia. Ripeto: siamo stanchi dei continui silenzi, dei continui rinvii, della mancata presa di responsabilità da parte egiziana. Per questo è fondamentale prorogare i lavori della Commissione, proprio perché vogliamo arrivare alla verità e alla giustizia per Giulio Regeni, per la sua famiglia ma soprattutto per i cittadini italiani, perché Giulio è figlio di questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, il deputato Paolo Lattanzio.

PAOLO LATTANZIO (MISTO). Grazie, Presidente. Oggi è una giornata importante perché credo che l'idea e la proposta del rinnovo della Commissione Regeni vadano incontro a due aspetti ugualmente importanti che riguardano che riguardano la verità. La verità alla quale ha lavorato questa Commissione ha due aspetti: il primo è di natura etica e, quindi, riguarda la ricerca appassionata, costante, intensa che è stata fatta, con un lavoro che noi tutti, anche chi non fa parte di questa Commissione, abbiamo potuto apprezzare; poi c'è una seconda dimensione che è finalmente emersa e che riguarda una ricerca della verità, ma dal punto di vista, se vogliamo, estetico, della narrazione. Mai come in questo periodo, in questo anno, in questi ultimi mesi il tema della ricerca della verità sull'omicidio di Giulio Regeni è stato centrale, discusso, raccontato, narrato, entrato in molte delle nostre discussioni, grazie ai lavori dei colleghi e delle colleghe che partecipano a questa Commissione. Quello che manca ancora, però, credo sia il risultato finale; il risultato finale per cui è indispensabile che questa Commissione prosegua i propri lavori, anche in considerazione di un valore culturale che ha avuto, un valore culturale che si è concentrato anche sullo stimolo dato, al Parlamento e fuori. Sono venuti molte volte dalla Commissione degli spunti per continuare a parlare di ciò che succede in Egitto, anche a più ampio raggio. Sono stati sollevati più volte il tema e l'attenzione sulla sorte di Patrick Zaki, e non solo. È stata sollevata anche l'attenzione su quelli che sono i rapporti più generali con l'Egitto, facendo della vicenda che ha coinvolto Giulio un tema centrale della politica.

Non da ultimo, credo che l'importanza di questa Commissione vada individuata anche nella centralità che un organismo tutto parlamentare ha avuto in una fase come questa, in cui il ruolo del Parlamento, a causa della pandemia, non è sempre di primissimo piano. Quindi, ben venga il rinnovo, e un buon lavoro alla Presidenza e a tutti i colleghi e le colleghe che compongono la Commissione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Doc. XXII, n. 45)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione giustizia, deputato Eugenio Saitta. Rinuncia.

Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione affari esteri, deputata Sabrina De Carlo, che rinuncia.

Ha analoga facoltà di replicare la Vice Ministra Del Re, in rappresentanza del Governo, che invece prende la parola. Prego, Vice Ministra Del Re.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Naturalmente, per prima cosa, per un tema così importante e così sensibile - peraltro a me molto caro, perché anch'io sono stata una giovane ricercatrice sul campo in zone di conflitto, per cui comprendo perfettamente la questione e la sento molto vicina -, desidero ringraziare per l'intenso lavoro svolto, anche in questi tempi difficili di pandemia, incessantemente e con passione e con ricerca della verità e della giustizia, la Commissione. Naturalmente questo corrisponde proprio a uno spirito veramente positivo rispetto alla necessità appunto di acquisire una verità, con una costanza che ha visto la Commissione sempre impegnata nell'acquisizione di atti e documenti, senza mai perdere di vista il mandato e l'obiettivo affidato ad essa.

L'obiettivo della Commissione è appunto quello di chiarire le responsabilità e gettare luce sulla morte di Giulio Regeni, che rimane ovviamente per il Governo una priorità. Naturalmente, una priorità che lo impegna su tutti i piani e che vede il Governo non lesinare alcuno sforzo. La Farnesina, per quanto riguarda il suo ruolo, ha assicurato, naturalmente, e continuerà sempre ad assicurare, piena collaborazione con la Commissione, certamente, come è emerso dalle audizioni dei vertici politici e diplomatici e anche dalla tempestiva trasmissione della documentazione richiesta. Lo ha ribadito anche il Ministro Di Maio quando ha riferito in Commissione di inchiesta, nel luglio scorso. Il Governo e il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in particolare, continuano con forza e determinazione, in ogni interlocuzione e occasione di incontro con le controparti egiziane, a tutti i livelli, a sollecitare risultati concreti sul fronte delle indagini e della cooperazione giudiziaria, al fine di assicurare i responsabili alla giustizia. Fino ad allora, il caso Regeni sarà inevitabilmente al centro delle nostre relazioni con l'Egitto, con il quale è, tuttavia, importante mantenere un dialogo costante e franco, proprio al fine di rendere più efficace il nostro impegno per la verità e la nostra capacità di pressione sulle autorità egiziane.

Sapete che c'è stata una telefonata con il Presidente egiziano al-Sisi da parte del Presidente del Consiglio Conte: in quella telefonata, il Presidente del Consiglio Conte ha sollecitato, ancora una volta, la controparte alla necessaria trasparenza dell'azione giudiziaria e ad una più efficace cooperazione nel settore quale elemento essenziale e propedeutico al buon andamento delle relazioni bilaterali, che lo stesso Egitto indica come propria priorità. Ripeto, questa è una telefonata che è avvenuta venerdì scorso e, naturalmente, ribadisco che il Governo è impegnato assolutamente nella ricerca della verità e apprezza il lavoro incessante e importantissimo della Commissione.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta della settimana.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,35, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Cenni, Micillo, Spadoni e Versace sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centotré come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,30).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente, sull'ordine per dei lavori per comunicare che sabato, come gruppo Lega in Commissione antimafia, abbiamo inviato una mail al Presidente Fico, al Presidente Casellati e al presidente Nicola Morra per chiedere le dimissioni del presidente Nicola Morra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) e per comunicare che non parteciperemo ai lavori della Commissione. Le frasi dette dal presidente Morra durante un'intervista radiofonica sono allucinanti e incredibili. Le ripeto: “Sarò politicamente scorretto, la presidente della regione Calabria era cosa nota fosse malata oncologica grave. Se però ai calabresi questo è piaciuto, questa è la democrazia, ognuno deve essere responsabile delle proprie scelte: hai sbagliato, nessuno ti deve aiutare”. Io trovo che siano inaccettabili, vergognose le definizioni, le parole usate dal presidente Morra (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) ed è un'aggravante la carica che lui ricopre, tant'è che sono stati molti colleghi stessi della maggioranza, sia alla Camera che al Senato, a prendere le distanze dal presidente Morra. E il presidente Morra, non contento di queste parole - e aggiungo, apro una parentesi, come ha detto il nostro segretario Matteo Salvini, si deve sciacquare la bocca il presidente Morra quando parla della defunta Jole Santelli -, dicevo, non contento, il presidente Morra, mentre tutti i gruppi di opposizione facevano comunicati, gran parte della maggioranza faceva comunicati, prendendo le distanze, scriveva su Facebook: “Sono di nuovo in topic trend su Twitter, stavolta non per iniziativa degli amici della mafia, ma di persone libere che hanno lanciato l'hashtag #IoStoConMorra”.

Allora, Presidente, lei lo sa benissimo: la Commissione antimafia è una cosa seria, la Commissione antimafia è un simbolo. Nella Commissione antimafia non ci si può separare, con la cosa assurda che chi è con Morra è contro la mafia e chi non è con Morra è amico della mafia: è un concetto folle. La Commissione antimafia è un simbolo e, come tale, deve unire (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia): tutti i gruppi in Commissione antimafia o hanno sempre votato all'unanimità o, al massimo, si sono astenuti. È impensabile ritenere che il presidente possa continuare a rimanere lì. Per questo motivo, come gruppo Lega in Commissione antimafia, abbiamo chiesto le dimissioni e abbiamo comunicato che non parteciperemo più ai lavori, insieme agli amici di Fratelli d'Italia e di Forza Italia. E mi auguro che anche tutti i gruppi di maggioranza si rendano conto dell'importanza fondamentale che ha quel ruolo, che non può essere più rivestito da una persona indegna di rappresentare queste battaglie nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore, immagino sullo stesso tema. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. È evidente che queste affermazioni da parte del signor Morra sono del tutto non solo inopportune, ma di una gravità estrema e hanno portato anche Forza Italia a ritenere di non partecipare più ai lavori di una Commissione importante, bicamerale, come l'Antimafia. La Presidente del Senato ha detto - mi rivolgo a lei, Presidente, perché il messaggio arrivi anche al Presidente della Camera - che si tratta di affermazioni che disonorano le istituzioni. Il Presidente della Camera ha detto che si tratta di affermazioni infelici e che gli dispiace che non abbia partecipato alla trasmissione Rai il signor Morra. Non sono espressioni infelici: è infelice l'espressione del Presidente della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché sono affermazioni che disonorano le istituzioni, gravissime, perché è riuscito, in una sola frase, nel modo confuso e sconclusionato con cui parla il signor Morra, a offendere l'intero popolo della Calabria e a offendere la memoria della governatrice Santelli, che è stata deputata in questa Camera, in cui ha lavorato per anni - e, quindi, il Presidente della Camera lo sa -, ed è riuscito, contemporaneamente, a offendere anche tutti i malati oncologici (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È una persona che non può dirigere un'istituzione parlamentare e l'istituzione parlamentare interamente deve reagire. Il Presidente della Camera deve tutelare il prestigio della Camera e delle istituzioni parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il Presidente del Senato ha detto che ha disonorato le istituzioni, non ha detto “frasi infelici”. Ha disonorato le istituzioni, offeso un intero popolo e il voto democratico di un intero popolo e, a questo punto, non solo dei calabresi ma di tutti gli italiani. Inoltre, ha pure ribadito, in un'altra intervista, che qualche sindaco sicuramente, di quelli che sono intervenuti, sarà persona soggetta a qualche provvedimento detentivo (lo sa lui a quale provvedimento). In questo modo ci si rivolge ai sindaci di un'intera regione? È assolutamente inaccettabile e tramite lei, Presidente, le chiedo di far presente, non solo da parte del gruppo di Forza Italia ma, sono convinto, a questo punto di tutta la Camera, che vi è la necessità che il Presidente intervenga sulla falsariga delle affermazioni del Presidente del Senato. La Commissione antimafia è costituita dai due Presidenti attraverso le indicazioni delle forze politiche e dei gruppi e lo sa benissimo il Presidente della Camera. Non può dire “infelice” la terza carica dello Stato se la seconda dice che ha disonorato le istituzioni!

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, se lei…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). E, quindi, credo e a questo punto concludo…

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, sto parlando. L'ho interrotta. Onorevole D'Ettore, tenga il ragionamento, come ha fatto l'onorevole Cantalamessa, sul tema della presidenza della Commissione antimafia ed è giusto che ci sia l'affermazione del suo gruppo politico. Non andrei oltre e non collegherei altri fatti, che non hanno nulla a che fare.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). La ringrazio, Presidente, ma io ho semplicemente detto, rispetto all'ordine dei lavori e al ruolo, che ha il Presidente della Camera, di tutelare il prestigio della Camera, ciò che ha affermato il Presidente del Senato e ho ritenuto che le espressioni del Presidente della Camera non fossero congruenti e conseguenti ai fatti che sono avvenuti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Penso che questo non sia in alcun modo fuori dal tema che stiamo affrontando.

Concludo, dicendo che il gruppo di Forza Italia non solo non parteciperà ai lavori ma continuerà a pressare e a chiedere con insistenza che si faccia presente al Presidente della Camera che in questo momento - e al Presidente del Senato, che l'ha già fatto - di fronte a un atto così grave non c'è che una scelta: quella di far capire che non si può portare avanti un'istituzione senza le opposizioni, senza le minoranze, di fronte a così gravi comportamenti di discredito per l'istituzione repubblicana della Camera (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente Rosato. Siamo rimasti basiti dalle dichiarazioni del presidente Morra rispetto alla malattia di Jole Santelli e alla successiva volontà di chiedere scusa; la pezza è stata peggio del buco, soprattutto il popolo calabrese - ma il popolo dei tanti malati oncologici - si è sentito offeso, perché, rispetto alla sovranità popolare, io credo che non ci sia discussione e il popolo calabrese ha scelto da chi voleva essere governato e lo ha fatto anche sapendo di eventuali problematiche di salute che riguardavano la sfera unicamente personale e non pubblica di Jole Santelli. Lo dico perché è una forma politicamente scorretta di affrontare determinati temi, anche nelle circostanze per le quali il ragionamento poteva essere legato agli arresti che si sono svolti in questa ultima settimana nella nostra regione Calabria.

Per i malati oncologici l'essere malato è uno stigma e, in qualche modo, questo prevede un'ulteriore sofferenza. Io credo che la memoria di Jole Santelli, dalla quale, magari, ci dividevano visioni nelle scelte amministrative e qualche volta anche politiche, non debba assolutamente essere inficiata da parole talmente offensive che, credo, dovrebbero far rabbrividire qualunque donna e qualunque persona che abbia un minimo di sensibilità.

A questo si è aggiunto - e lo dico con dispiacere, da componente della Commissione antimafia – il dire che da una parte ci sono i buoni e dall'altra ci sono i cattivi. C'è stato sempre rispetto in quella Commissione, una Commissione di grande delicatezza, per i temi che trattava e dove ognuno di noi ha fatto il sacrosanto dovere, quello di denunciare le cose che non andavano, anche con grande coraggio. Credo che sia inaccettabile altresì anche l'attacco ai tanti sindaci calabresi. Se c'è notizia di qualche arresto, si facciano nomi e cognomi.

E, allora, chiudo dicendo che spero ci sia, attraverso la lettera che abbiamo mandato alla Presidente Casellati e al Presidente Fico e, ovviamente, al presidente Morra per conoscenza, la volontà di riflettere sul da farsi, perché il gruppo di Fratelli d'Italia presente in Commissione antimafia non intende continuare a partecipare ai lavori fino a quando non ci sarà una presa di coscienza e un atto di orgoglio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per queste ragioni io saluto, ovviamente, anche i familiari, che credo abbiano subito da queste giornate in cui la Calabria non aveva bisogno di questo. La Calabria ha avuto alluvioni, la Calabria ha avuto tre commissari alla sanità che non sono arrivati o che sono dovuti andar via. La Calabria aveva bisogno di quel senso alto delle istituzioni, dove, in qualche modo, forse per una volta il silenzio di Jole sta facendo più rumore di tante altre chiacchiere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Anch'io voglio intervenire su questo argomento, perché ritengo che quanto sia accaduto sia grave non tanto e non solo da un punto di vista politico, per il senatore che ha pronunciato quelle frasi, ma grave per il rispetto di tutte le istituzioni e per il ruolo che il senatore Morra ricopre, da presidente della Commissione bicamerale antimafia, che, ricordo, è istituita con una legge voluta dal Parlamento, da Camera e Senato, e che ha un ruolo importantissimo, fondamentale su un fenomeno che da anni si ritiene gravissimo per questo Paese.

Le dichiarazioni del senatore Morra sono moralmente e politicamente inaccettabili. Lo sono moralmente, perché non fanno onore. Tra l'altro - lo dico qui - in quest'Aula abbiamo avuto un segnale importante del rispetto della personalità di Jole Santelli. In quel momento - me lo ricordo ancora - tutta l'Aula, indipendentemente dallo schieramento politico, da maggioranza e opposizione, ha riconosciuto il valore della donna, il valore del parlamentare e il valore della presidente Santelli, proprio per il ruolo che poi era andata a ricoprire. Dunque, le sue parole, le parole del senatore Morra, ci hanno riportato indietro, in un clima che mai avremmo voluto vivere, per il valore di Jole Santelli, ma anche – moralmente, dicevo - per un tema che è stato toccato, che non è indifferente: un malato, una persona che ha una malattia grave, può avere la dignità di svolgere una vita normale, di partecipare alla vita pubblica, di essere fino in fondo, fino alla conclusione della sua vita, protagonista per sé, per gli altri e per la propria comunità? È un tema importante, è un tema da non sottovalutare.

Ma le dichiarazioni del senatore Morra sono gravi anche politicamente; politicamente perché nelle sue affermazioni pone un problema reale, drammatico: la volontà dei cittadini che si esprime attraverso il voto è sindacabile o insindacabile? Quando votano per te i cittadini sono intelligenti e quando votano contro di te non capiscono assolutamente nulla? È un grande tema che appartiene alla democrazia di questo Paese: il suffragio universale, cioè la possibilità di tutti di partecipare alla costruzione democratica, e non è pensabile che un presidente di una Commissione così importante possa pronunciare giudizi e parole di questo genere.

Vede, il problema è che ognuno di noi politicamente si assume la responsabilità di quello che dice. Se ne è convinto, arriva fino alle conseguenze delle cose che dice, bene, e ne verrà giudicato, verrà giudicato dal suo partito, dai suoi colleghi e dai suoi elettori. Ma qui, Vicepresidente Rosato - lei che, come me, rispetta ed è profondo conoscitore delle istituzioni - siamo su un altro livello. Chi ha pronunciato queste parole non è semplicemente un parlamentare o un politico: è il presidente di una Commissione di garanzia, importantissima, di questo Parlamento, la Commissione bicamerale per la lotta contro la corruzione e i fenomeni di criminalità mafiosa. Quali garanzie può continuare a dare, da presidente, indipendentemente dallo schieramento, chi ha pronunciato – e ne è convinto - quelle parole? Quale garanzia di equilibrio, quale garanzia di imparzialità, quale garanzia di condurre fino in fondo, in nome del Parlamento e delle istituzioni, una Commissione così delicata? È evidente - e le rassegno il valore di questo mio intervento - una paralisi della Commissione antimafia, laddove tutta l'opposizione - ma io mi auguro dovrebbe essere tutto il Parlamento, maggioranza e opposizione, anche la nostra componente Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo! si è unita alla lettera che hanno scritto Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, appunto, di non partecipare alle prossime sedute della Commissione – non partecipasse ai lavori della Commissione fino a quando ovviamente il presidente Morra non si sarà dimesso. Ma io credo che questo dovrebbe essere un atteggiamento, una richiesta da parte di tutti, con assunzione di responsabilità. Lo dico al collega dei 5 Stelle: non c'entra la politica, si devono creare le condizioni e un clima in cui quella Commissione riprenda a lavorare con serietà, con tutto il diritto della maggioranza - non è una Commissione che viene assegnata all'opposizione - di condurre quei lavori, di fare le proprie battaglie, ma bisogna ritornare nell'ambito sempre di quello che noi abbiamo creduto.

Concludo. Dovrebbe far onore alla storia del MoVimento 5 Stelle, che sempre ha detto che le poltrone non sono un luogo da occupare, ma sono uno strumento per servire il proprio Paese, che, in questo caso, avendo il senatore Morra sbagliato, e convinto delle sue parole, faccia un passo indietro, a servizio e per la dignità delle istituzioni, ma ancora di più per la propria dignità personale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Ne ha facoltà.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo nella qualità di capogruppo della Commissione antimafia per il MoVimento 5 Stelle, per rispondere ai colleghi che mi hanno preceduto. Se oggi siamo qui, in quest'Aula, a dibattere proprio della questione, dobbiamo dire che la Commissione antimafia ha sempre lavorato con molta compattezza, con molta unità, come ricordava anche il collega della Lega, Cantalamessa. Lo abbiamo fatto anche in occasione del controllo che la Commissione antimafia effettua sulle liste elettorali. All'epoca tanti candidati sono risultati impresentabili e la Commissione antimafia prese atto di questo, votando quel documento all'unanimità. In quella lista degli impresentabili figurava anche il presidente del consiglio regionale calabrese, ovvero Domenico Tallini, che è stato arrestato. E nei confronti di Tallini le accuse sono pesanti. Si parla di concorso esterno in associazione mafiosa, si parla di voto di scambio politico mafioso. Ecco, colleghi, sono queste le cose su cui noi dobbiamo ragionare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sono i legami tra politica e mafia! Perché ci sono, e non dobbiamo nascondercelo! Ci sono questi legami, Presidente. Ci sono! Ci sono in Calabria, ci sono in Sicilia, ci sono in tante altre parti d'Italia. Ed è questo il vero tema, su cui oggi, in Aula, dovremmo ragionare. Ci sono accordi tra politici e mafiosi, in cambio di voti, in cambio di altri affari. Per quanto riguarda la sanità calabrese, alcuni di questi politici addirittura volevano lucrare sui farmaci proprio destinati ai malati oncologici! E dovrebbero vergognarsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Oggi, i colleghi di Forza Italia dovrebbero anche venire qui a chiedere spiegazioni su come mai, secondo le accuse - ovviamente è tutto da dimostrare, ci mancherebbe altro, non siamo qui a giudicare, però (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti del deputato D'Ettore)… No, collega D'Ettore, per favore, io l'ho ascoltata in silenzio, la prego di fare lo stesso.

PRESIDENTE. Onorevole Aiello, vada avanti. Onorevole D'Ettore…

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Aiello!

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente, ci sono delle accuse, sulle quali ovviamente saranno i magistrati a dover fare le opportune valutazioni e noi abbiamo sempre avuto massimo rispetto e massima fiducia per quanto riguarda i magistrati. Però, è pur vero che il tema è un altro. Il tema è che noi, come classe politica di questo Paese, dobbiamo dare un segnale forte e netto di contrasto alle mafie! Non possiamo accettare che ci siano politici che vengono dichiarati impresentabili dalla Commissione antimafia e questi politici vengano lo stesso candidati e, a volte, eletti grazie proprio a quei voti delle mafie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Dobbiamo rispondere su queste questioni! Sono queste le risposte che aspetta il Paese!

Poi, per quanto riguarda le parole, penso che già siano arrivate le scuse. Le parole effettivamente sono importanti, però non vorrei che si voglia qui sviare il dibattito su altre questioni, quando il vero tema è un altro: il voto di scambio politico mafioso e il concorso esterno in associazione mafiosa. Sono questi i veri temi che dobbiamo portare all'attenzione del Paese e di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Siamo arrivati alla conclusione di questo dibattito. Io credo che intanto quest'Aula debba riconfermare - ma non è mai stato messo in discussione da parte di nessuno - l'affetto, la stima, nei confronti di Jole Santelli e l'affetto e la stima nei confronti della famiglia di Jole Santelli, anche per essere stata richiamata nuovamente in causa nel dolore di questi giorni (Applausi). E penso che questo debba essere un sentimento che non può essere messo in discussione, così come io ritengo che sarà cura del Presidente Fico e della Presidente Casellati, per le competenze che sono state ricordate in quest'Aula, trovare modalità per garantire la funzionalità della Commissione antimafia. È chiaro che le istituzioni hanno il dovere di rappresentare sempre con onestà, rigore, attenzione, prudenza e rispetto del senso delle parole il ruolo che gli è assegnato, e credo che di questo i presidenti di Camera e Senato hanno ben conoscenza.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1970 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020 (Approvato dal Senato) (A.C. 2779) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Panizzut ed altri n. 1 e Bellucci ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato n. 2779: “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020” .

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.

Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2779)

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Panizzut ed altri n. 1 il deputato Paolin. Prego, onorevole. Pregherei maggior silenzio in Aula e anche il rispetto delle distanze di sicurezza.

GIUSEPPE PAOLIN (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi dovremmo votare la conversione in legge dell'ennesimo decreto del Governo, in particolare quello che il 7 ottobre scorso ha cambiato la nostra vita, prolungando lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio 2021, e che ha introdotto l'obbligo di indossare la mascherina nei luoghi chiusi diversi da abitazioni private e tutti i luoghi all'aperto.

Proprio perché ha introdotto misure connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID ed ha messo in atto misure di contrasto e contenimento alla diffusione del virus, l'emanazione del decreto-legge n. 125 del 2020 è stata giustificata dall'intervento urgente e necessario per il Paese.

Questo decreto, tuttavia, nato come atto urgente del Governo, nel percorso di conversione è stato trasformato e vi sono state aggiunte diverse parti che con l'emergenza COVID non c'entrano nulla. Con la questione pregiudiziale, quindi, chiediamo di non procedere con l'esame di questo provvedimento, che ha perso la caratteristica dell'omogeneità, vincolo e presupposto essenziale per l'esercizio della decretazione d'urgenza, prevista dall'articolo 77 della Costituzione. Proprio in difesa di questo principio la Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo il decreto-legge che, nel suo contenuto, non rispetti il vincolo dell'omogeneità, omogeneità intesa come intrinseca coerenza nelle norme contenute, dal punto di vista oggettivo e materiale ovvero funzionale e finalistico. Per portare un esempio, un testo omogeneo sul tema delle automobili non dovrebbe contenere parti riguardanti la produzione delle arance né tantomeno politiche per la carta stampata. Nel nostro caso, il vincolo di omogeneità necessario per garantire l'urgenza significa che una legge che tratta di emergenza sanitaria non dovrebbe contenere disposizioni in materia di comunicazioni per intervenire su una sentenza della Corte di Giustizia dell'Unione europea. Non dovrebbe contenere neanche una proroga al 31 dicembre 2020 del termine previsto per l'adozione dei provvedimenti di riorganizzazione degli uffici del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e non dovrebbe nemmeno contenere il differimento delle consultazioni elettorali riguardanti i comuni i cui organi sono stati sciolti per infiltrazione mafiosa nonché di quelle relative ai consigli metropolitani, ai presidenti di provincia e ai consigli provinciali. In sostanza, il decreto-legge, che nasce come atto urgente del Governo per far fronte all'emergenza, arriva alla Camera come un decreto omnibus, cui sono state aggiunte parti non collegate alla situazione sanitaria attuale, facendogli perdere di fatto l'urgenza iniziale. Tra l'altro, non dobbiamo dimenticare che la possibilità del Governo di adottare sotto la propria responsabilità atti aventi forza di legge, come il decreto-legge in questione, sarebbe comunque da considerarsi un'ipotesi sempre eccezionale. Un decreto-legge deve rispettare condizioni precise e va sempre valutato solo in caso di straordinaria necessità ed urgenza. L'azione legislativa del Governo, infatti, è una deviazione rispetto all'attribuzione dell'ordinaria funzione legislativa al Parlamento, organo che rappresenta la sovranità popolare, un tratto essenziale della forma di governo disegnata dalla Costituzione. Perciò, per la perdita dei requisiti essenziali di omogeneità necessari a garantire l'urgenza, si chiede, ai sensi dell'articolo 40 del Regolamento, di non procedere all'esame in Aula del disegno di legge C. 2779. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Bellucci ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie Presidente, ci troviamo qui per l'ennesima volta, in otto mesi, a sanare dei DPCM che sono abusivi e illegittimi. Lo facciamo davanti a un Governo, a rappresentanti del Governo del tutto sordi, ne siamo consapevoli. Abbiamo provato in più e più occasioni a spiegarvi l'incostituzionalità dei provvedimenti che fate arrivare in quest'Aula e l'abbiamo fatto con pacatezza, anche soprattutto forti del fatto che la nostra opinione veniva appoggiata e nasceva anche da esperti costituzionalisti fuori di quest'Aula. C'è stato sottolineato come il vostro operato sia del tutto illegittimo, ma, nonostante questo, voi andate dritti per la vostra strada, una strada fatta, purtroppo, di tante vittime e di tanta sofferenza. Su questo, Presidente, bastava, anche in questa occasione, leggere il parere del Comitato per la legislazione, che si è occupato proprio di stilare oltre cinque pagine in cui puntualmente veniva spiegato quanto questa conversione del decreto-legge fosse manchevole dal punto di vista della semplificazione, dal punto di vista della chiarezza, dal punto di vista dell'efficacia. Vi è stato detto già in precedenza e questa volta vi è stato ricordato, non soltanto da noi di Fratelli d'Italia, che spesso tacciate di parte, sostenendo che le nostre sottolineature sono di carattere fazioso.

In realtà, le nostre sottolineature nel merito vengono appoggiate anche dal Comitato per la legislazione, che vi ha spiegato bene come si dovesse evitare l'intreccio di provvedimenti d'urgenza perché non aiutano i lavori parlamentari, non aiutano quella semplificazione che è doverosa. E invece, anche in questo caso, non solo in questo decreto avete inserito materie che riguardavano il fronteggiare l'emergenza e anche le conseguenze sanitarie ed economiche, ma avete inserito provvedimenti come la sperimentazione di prodotti finanziari con le nuove tecnologie, provvedimenti riguardanti la riscossione, provvedimenti riguardanti il differimento per quanto riguarda le competenze elettorali, cioè, avete fatto un pasticcio con mille materie diverse, mettendole insieme e proponendo proprio quell'intreccio che dovrebbe essere sempre comunque evitato. È su queste motivazioni che regge la nostra pregiudiziale e l'incostituzionalità del vostro operato.

E poi c'è da dire, Presidente, che questo pasticcio è stato sempre da voi appoggiato, motivato nella sua urgenza perché sottolineavate quanto, nella tempistica, bisognasse intervenire in maniera subitanea, perché l'Italia aveva bisogno di provvedimenti celeri. E anche in questo cadete, perché quale celerità? Avete avuto provvedimenti sì eccezionali, ma avete avuto poteri speciali, avete avuto risorse straordinarie: 100 miliardi in deficit, cioè 100 miliardi di debiti che avete lasciato e state lasciando sulle spalle degli italiani, e c'è stato un bando fatto soltanto il 2 ottobre per potenziare le strutture sanitarie. Avete fatto passare otto mesi inesorabilmente, senza utilizzare quei poteri che vi siete arrogati e quelle risorse che vi sono state concesse - 100 miliardi - senza neanche attuare dei bandi con una tempistica che fosse doverosa; cioè, la nostra Italia ha meno reparti d'urgenza COVID, ha meno terapie intensive, ha meno posti letto perché voi avete aspettato fino al 2 ottobre per una procedura d'urgenza con scadenza al 12 ottobre e per lasciare ancora soli i nostri ospedali e le nostre strutture sanitarie, senza posti letto! E quei posti letto non sono dei nomi, quei posti letto sono le amorevoli cure che doveva ricevere ciascuna persona che si ammala di COVID e che ha la necessità di entrare in quell'ospedale; e, invece, a volte né la persona malata di COVID è entrata nell'ospedale, né chi aveva altre patologie, come i pazienti oncologici, i pazienti cardiopatici, che sono rimasti fuori da quell'ospedale!

Le vostre responsabilità sono gravissime. Oggi, per esempio, il Censis sottolinea come il peggioramento del tenore di vita delle famiglie italiane è drammatico: 7,6 milioni le famiglie che hanno avuto un peggioramento nella loro vita, il sessanta per cento degli italiani, ci dice il Censis, pensa, il prossimo anno, di perdere il proprio lavoro, perché questa è la fiducia che avete costruito, a mo' di monopattini e anche di banchi a rotelle. Perché, sapete, quando fate delle iniziative astruse, che non hanno senso, il disastro non si compie soltanto nel peggioramento del vostro consenso o nella vostra semplice capacità di operare bene, i disastri ricadono tra gli italiani e sugli italiani, e questo fa sortire inevitabilmente rabbia e anche depressione e disillusione per quello che potrà accadere nel prossimo futuro. Abbiamo un PIL che la Commissione europea ci dice, nelle sue previsioni, vedrà l'Italia al meno “nove virgola” per cento, un PIL che sarà peggiore rispetto alla media dell'Eurozona, del 7,8 per cento. D'altronde, ancora peggiore della previsione del Governo, che comunque era il 9 per cento. Abbiamo Confesercenti, con il settore del commercio e del turismo, che ci dice che 90 mila imprese sono a rischio di chiusura! E tutto questo, sottosegretario, perché quei poteri straordinari del tutto illegittimi e incostituzionali che vi siete arrogati e quei debiti che avete assunto, con i 100 miliardi non sono arrivati nelle tasche degli italiani: stanno lì incastrati in numerosi decreti attuativi che non siete stati ancora in grado di emanare e che, quindi, hanno posto le condizioni per le quali le famiglie, gli italiani, gli imprenditori, gli autonomi, le imprese, le partite IVA, tutti soffrissero e continuassero a soffrire.

Ieri, la Ministra Bonetti ha sostenuto, in maniera che veramente lascia basiti, che è sbagliato aver chiuso le scuole secondarie e aver, quindi, proposto la didattica a distanza per il 100 per cento degli alunni; ha detto che è sbagliato e ha detto che ha deciso di aprire un tavolo di lavoro per comprendere come far fronte alle ricadute e ai rischi di questa decisione scellerata. Il tavolo di lavoro, sottosegretario? Ossia, a nove mesi di distanza, state ancora proponendo il tavolo di lavoro per pensare a come far fronte alle decisioni scellerate che sono state prese nella prima fase e anche nella seconda? Ma che cosa dovete studiare, se non avete studiato in questi mesi, con le centinaia di esperti di cui vi siete attorniati? Il Comitato tecnico-scientifico stesso, che avete scelto voi, vi aveva detto che le ricadute sarebbero state terribili in caso di didattica a distanza, ma voi, invece di immaginare come poter attuare dei protocolli d'intesa con il settore privato - perché siete presi dal furore ideologico per cui la scuola, per voi, è soltanto quella statale, non esiste la scuola pubblica statale e privata, che comunque è sempre scuola pubblica -, presi dalla cecità di quel furore ideologico che vi mangia, non avete costruito altre alternative rispetto alla didattica a distanza, e quello che avete costruito, utilizzando e manipolando il termine autonomia per le scuole, è la nascita di classi differenziali, ossia qualcosa che è stato sgominato più di quarant'anni fa in Italia, cioè l'esistenza di classi per soli bambini disabili a cui voi sentite di aver concesso di poter andare a scuola, in queste scuole fredde, silenziose, gelide, senza nessuno, in cui i bambini disabili vengono accolti ignorando, negando e sopprimendo ogni forma di inclusione!

Queste sono delle responsabilità, delle colpe e, allora, se dovevate avere dei poteri speciali e li volevate così tanto per fare presto, per fare subito, per dare delle risposte agli italiani, avevate tutta la facoltà per farlo nei poteri speciali, nei 100 miliardi, in questo Parlamento che vi ha appoggiato il primo scostamento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Invece, in spregio di tutto questo, a fronte della vostra incompetenza e incapacità - di questo siete responsabili -, avete lasciate sole le famiglie, le persone più fragili; avete lasciati soli gli anziani, le persone malate, gli immunodepressi, gli studenti e gli alunni disabili, cioè tutti coloro i quali dovevano essere la vostra priorità, e non lo sono stati.

Per questo, fermamente e convintamente, proponiamo queste questioni pregiudiziali di costituzionalità. La storia, poi, vi renderà conto delle scelte fatte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menga. Ne ha facoltà.

ROSA MENGA (M5S). Grazie, Presidente. Membri del Governo e colleghi, ci ritroviamo ancora una volta in quest'Aula a discutere della proroga dello stato di emergenza e delle disposizioni ad essa connesse. Il decreto-legge n. 125 del 2020, che questa Camera si accinge a convertire in legge, si iscrive, infatti, in una sequenza di atti normativi con la quale è stata affrontata l'epidemia di COVID-19. Dinanzi al dilagare del virus, un evento così drammatico che non ha precedenti nella storia della nostra Repubblica, la risposta dell'ordinamento giuridico ha attraversato fasi diverse, e vale la pena ricordarle, per dimostrare la pretestuosità della questione pregiudiziale presentata al decreto in esame.

In un primo momento, l'epidemia è stata affrontata quale emergenza di protezione civile, secondo gli strumenti offerti, appunto, dal codice di protezione civile, che stabilisce che lo stato di emergenza venga deliberato da parte del Consiglio dei Ministri per un lasso temporale non superiore ai 12 mesi, prorogabili per non più di ulteriori 12 mesi. Nulla di diverso, dunque, da quanto accaduto già centinaia di volte sotto i Governi di qualsiasi colore politico e per le ragioni più disparate, vista anche l'estensione della logica emergenziale: dalle catastrofi naturali a tutti quelli che sono stati, in seguito, definiti genericamente come “grandi eventi”. In Italia, in passato, il potere di sospensione delle regole ordinarie è già stato esercitato in occasione di accadimenti eccezionali, non sempre di natura calamitosa e assolutamente non paragonabili per gravità al momento storico che stiamo vivendo.

Allora, però, nessun giurista o politologo ha gridato al colpo di Stato. Si è, poi, fatto ricorso ad ordinanze del Ministero della Salute, nonché agli ormai noti DPCM ed è stato proprio l'utilizzo di simili atti di natura amministrativa, non sottoposti dunque all'esame e al voto del Parlamento, a sollevare un dibattito sulle modalità di gestione dell'emergenza che venivano ritenute eccessivamente svincolate da un rapporto con il Parlamento. Ma il decreto-legge n. 19 del 2020 ha messo fine a tale dibattito, ridefinendo il contesto giuridico entro cui collocare tutti gli interventi necessari a gestire questa emergenza, compresa la sofferta restrizione delle libertà personali che si è resa necessaria soprattutto in riferimento ai limiti alla circolazione che, come recita la Costituzione al suo articolo 16, è possibile soltanto in virtù di un intervento avente forza di legge, quale appunto è il decreto che ho menzionato. Ed è proprio del decreto-legge n. 19, nonché dei decreti legge n. 33 e n. 83 del 2020, che con il presente decreto andiamo a prorogare l'efficacia. Nessun intreccio tra più provvedimenti d'urgenza, come viene appunto segnalato dalle questioni pregiudiziali presentate, bensì, piuttosto, un razionale avvicendamento di misure, tutte mosse dall'obiettivo di tutelare la vita e la salute pubblica in un momento così difficile per il nostro Paese e per il mondo intero. Null'altro si nasconde in questo decreto che non sia quanto strettamente necessario a garantire la prosecuzione di quel sistema di resilienza e di risposta messo in piedi in questi mesi e su cui il Parlamento si è già espresso più e più volte. Personalmente, mi fa sorridere che una sintesi efficace delle misure adottate trovi spazio proprio nelle righe di premessa delle pregiudiziali di cui discutiamo. Leggo, infatti, nel testo il richiamo alle misure che le regioni potranno adottare, sempre che siano più restrittive di quelle previste dai DPCM, nonché il richiamo al differimento di termini in materia di IMU, di Terzo settore, di consultazioni elettorali di enti locali, ancora, alle disposizioni in materia di riscossione dei tributi, di sospensione di adempimenti e versamenti, alle norme in materia di accordi di ristrutturazione dei debiti e concordati preventivi e, infine, alle disposizioni in materia di assemblee condominiali che, come è facile intuire, in questo momento rappresentano un'occasione di assembramento assolutamente da evitare. Quello che si dimentica di citare, o che forse non viene citato per non dare troppo merito al decreto di cui si vorrebbe addirittura rinunciare all'esame in questa Camera, è la proroga delle misure che dispensano temporaneamente dal servizio il personale delle Forze di polizia, delle Forze armate e dei vigili del fuoco a fini precauzionali, così come la proroga delle misure semplificate di svolgimento delle assemblee per società ed enti, sempre al fine di contenere il rischio sanitario, la proroga di misure semplificate per la sottoscrizione di contratti bancari, assicurativi, nonché dei buoni fruttiferi postali, la proroga nell'ambito dell'operazione “Strade sicure” dei compiti delle Forze armate legati al contenimento dell'epidemia e alla vigilanza delle strutture che ospitano migranti in quarantena o in isolamento fiduciario; ancora, la proroga di norme nell'ambito del processo civile e penale relative alle udienze da remoto e la proroga dei termini entro i quali possono essere inviate le domande per accedere ai trattamenti di cassa integrazione. Insomma, alla luce di tutto questo, davvero, non si comprende non soltanto la fondatezza dal punto di vista del profilo costituzionale delle pregiudiziali presentate a questo disegno di legge di conversione, ma anche, a maggior ragione, la fondatezza politica della richiesta che qualora venisse accolta comporterebbe il non procedere con l'esame di questo provvedimento; una richiesta che mi lascia stupita, direi esterrefatta, poiché proviene proprio da quelle opposizioni che costantemente ascoltiamo lamentarsi per lo scarso dibattito in Parlamento e per il mancato coinvolgimento nelle azioni proposte dal Governo per far fronte alla crisi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

ROSA MENGA (M5S). Concludo, Presidente, facendo appello a tutte le forze politiche che siedono in quest'Aula, affinché non venga sprecata questa occasione di confronto costruttivo e di collaborazione che, invece, è ciò che dovremmo perseguire nell'interesse di tutti i nostri concittadini. Per questi motivi, il MoVimento 5 Stelle voterà contro le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Viene voglia di trattare queste pregiudiziali iniziando da un noto detto che si usa soprattutto in Toscana e che ha due varianti; una, è: “Dove vai? Son cipolle”, l'altra è: “Dove vai? Porto cipolle”, per dire che questo strumento non c'entra niente con i problemi sollevati. I problemi sollevati in particolar modo dal parere del Comitato per la legislazione sono veri, in particolare il problema dei cosiddetti decreti Minotauro che si mangiano altri decreti precedenti e così via; tutti veri, ma un conto è presentare dei problemi e un altro conto è la scelta dello strumento con cui uno li fa valere. Se c'è un decreto sulla proroga dell'emergenza, quando è che io dovrei presentare una pregiudiziale? Quando sono convinto che non si debba prorogare l'emergenza e non perché ci sono i “decreti Minotauro”, perché se l'emergenza c'è e bisogna prorogarla, il decreto-legge va fatto e non bisogna presentare delle pregiudiziali. Questa è logica minimale, che dovrebbe animarci tutti quanti. Se si ritiene che sia necessario prorogare l'emergenza, è ovvio che si debbano prorogare tutta una serie di misure, quelle che ereditiamo da tutti i vari decreti-legge, a cominciare dal n. 19 e dal n. 33 del 2020, che in altre condizioni riterremmo eterogenee, perché vanno a colpire vari settori dell'attività pubblica e privata, ma se è una proroga dell'emergenza, questa proroga non può che dispiegarsi in maniera generalizzata, e quindi l'uso del criterio dell'eterogeneità in questo caso non funziona. Ma per di più, non abbiamo noi costantemente richiesto che tutte queste misure, e soprattutto quelle che limitano le libertà, debbano essere introdotte soprattutto con norma primaria e di legge, e non solo affidate ai DPCM? Perché l'alternativa a fare i decreti-legge sarebbe procedere quasi solo per DPCM, che è una cosa che tutti noi abbiamo criticato. Allora, non neghiamo i problemi, anche l'altro grande problema di equilibrio istituzionale del monocameralismo di fatto, per cui siamo costretti, come in questo caso, quando ci arriva un testo per secondi a non poterlo emendare: concentriamoci su questi problemi veri con strumenti giusti, e lasciamo perdere le cipolle, che non c'entrano niente. Votiamo contro, quindi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, ancora una questione pregiudiziale. Questo mio incipit non vuole essere una valutazione rispetto a un dibattito che non è mai ozioso, perché quando si tratta di discutere della nostra Costituzione è sempre un fatto molto delicato, molto importante e sicuramente di grande qualità per questo Parlamento; ma come abbiamo potuto notare dagli interventi di presentazione, ancora una volta queste pregiudiziali, mi sentirei di dire, sono sovraccaricate di mille altre questioni, tutte legittime in termini politici, ma appaiono come una indebita incursione in un dibattito costituzionale che dovrebbe essere molto più pulito, molto più tecnico e anche molto più serio. Cinque spunti velocissimi. Sulla molteplicità e sulla eterogeneità delle norme che sono contenute nel decreto-legge e sulla possibilità di conversione: la possibilità di un decreto-legge di avere un contenuto plurimo, com'è noto a noi, è stata più volte espressamente confermata dalla Corte costituzionale, a partire dal 2012. Cito una sentenza, la n. 22 per esempio, laddove il giudice delle leggi ha confermato come un provvedimento con molteplici disposizioni di diversa natura non si ponga in contrasto con la ratio della decretazione d'urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Secondo spunto. Sulla compressione dell'esame parlamentare, che è stata sollevata in più interventi, anche nei testi: a parte che così non è, perché chi ha vissuto l'esame in Commissione sa con quale diligenza abbiamo lavorato su questo provvedimento, ma come è stato ribadito anche da ultimo con l'ordinanza n. 17 del 2019, la Corte costituzionale ha rilevato come il contingentamento dell'esame parlamentare, seppure c'è, si possa ben giustificare sulla scorta di prassi parlamentari ampiamente consolidate, né in questo caso è stato precluso, come dicevo, alcun esame del testo. Anche in quest'ottica appaiono del tutto privi di pregio i profili di pregiudizialità che sono stati descritti su questo specifico punto. Su un presunto lavoro monocamerale di un provvedimento, alcuna imposizione, ripeto, è stata posta in essere nei confronti dell'esame di entrambe le Camere. Ovviamente la maggioranza ha agito in un certo modo, ed al pari tutti i tempi d'esame ed ogni prerogativa parlamentare non mi sembra che siano stati travolti, anzi sono stati ampiamente garantiti dall'esperienza che abbiamo potuto avere dell'esame del provvedimento.

Sulla natura a regime di alcune disposizioni e sulla loro presunta piena riconducibilità alla questione riguardante il COVID-19, come è noto, ancora una volta, devo citare l'articolo 77 della Costituzione: esso non limita l'utilizzo della decretazione di urgenza alle emergenze epidemiologiche, bensì si preoccupa di prevedere una precisa assunzione di responsabilità del Governo di fronte alle Camere e al corpo elettorale. Fin dove tale assunzione di responsabilità c'è e al Parlamento viene dato modo di farla valere, non si vede perché si possa contestare l'utilizzo del decreto-legge nel contemperamento di interessi che si radicano su situazioni sicuramente tutte emergenziali, omogenee in questo senso fra di loro, e che richiedono un intervento che non solo può, ma deve garantire la soluzione del problema in un'ottica di durata e non temporanea.

Un ultimo spunto è sulla necessità e sull'urgenza del decreto-legge Calabria. Come avete notato, rispetto a quello precedente del 2019, si sottolinea come, per la prima volta, in questo testo, gli interventi emergenziali per la sanità calabrese guardino a un sostanziale inveramento e rafforzamento dei livelli essenziali di assistenza. È una vera novità di questo decreto-legge, preordinando l'intera attività del commissario altresì al risanamento economico del bilancio sanitario. Entrambi gli aspetti, come è noto, rappresentano dunque un terreno prioritario di intervento che ben giustifica il ricorso del Governo alla decretazione di urgenza. Per queste ragioni, il nostro voto è contrario (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, ci stiamo abituando, con una sorta di consuetudine anomala, alle incostituzionalità. Sostanzialmente abbiamo delle incostituzionalità di tipo diretto: una incostituzionalità diretta, come quella che riguarda il tema dei decreti-legge, quella che riguarda il tema della urgenza, della omogeneità, della coerenza. Direi che negare che questi siano decreti-legge omnibus è impossibile; basta leggere le sentenze della Consulta dal 2012, 2017, ce ne sono di esemplari da questo punto di vista. Ma noi ci siamo abituati ormai a questa incostituzionalità: addirittura sembra tralaticio, inutile ricordare che il decreto-legge deve rispettare l'articolo 77.

Ma c'è una incostituzionalità ancora più pericolosa, che è quella indiretta, cioè quella che sostanzialmente aggredisce con i DPCM le potestà parlamentari, evitando il controllo della Presidenza della Repubblica, della Corte costituzionale, dell'Aula. C'è la mortificazione degli articoli 55 e seguenti, il bicameralismo schiacciato, direi maciullato da un abuso delle forme e dei Regolamenti che sostanzialmente si sovrappongono al diritto di decidere, Presidente. Perché il tema è: chi decide oggi in questo Paese? Gli unici che non decidono sono coloro che sono eletti in questo Parlamento: né Camera né Senato ormai decidono alcunché. Le decisioni sono passate nella camera dei bottoni del Governo o del Presidente del Consiglio, addirittura con provvedimenti monocratici.

Questo attacco allora alla Costituzione, con dei missili terra-aria - sostanzialmente ogni provvedimento è incostituzionale, intrinsecamente incostituzionale, perché ha un metodo incostituzionale di formazione -, ormai diventa difficile da eradicare. Difficile da eradicare perché vi è un'altra caratteristica: i DPCM non sono DPCM di principio, ma sono, come posso dire, di una casistica sterminata; si cerca di regolare tutto minuziosamente, come dei frati certosini della legislatura, che non hanno il compito di regolare tutti i casi. Allora, i provvedimenti sono illeggibili, scritti male, c'è di tutto e di più e questo - io credo - si manifesti in questo provvedimento, per esempio, nello scivolone sulla materia elettorale. Il tema è evidente: siamo di fronte ad una costante abitudine ad attacchi di matrice incostituzionale che ormai costituiscono una consuetudine. Ma, Presidente, è evidente che il tema si sposta su binari di massima rilevanza e di massimi sistemi. È solito, in questo Parlamento, verificare che ci sono decisioni che sono assunte addirittura da organi diversi; proprio in queste ore, in Commissione affari costituzionali, noi assistiamo a provvedimenti di magistrati che vengono sospesi da provvedimenti di organi diversi, amministrativi; siamo alla confusione totale dal punto di vista istituzionale, ma Forza Italia è un partito responsabile, Forza Italia è un partito che si schiera con gli italiani. L'abbiamo detto, l'ha detto il Presidente Berlusconi: noi siamo un partito che si batte per gli italiani e, poiché noi ci battiamo per gli italiani, Presidente, ci rendiamo conto che, in questo ambito, c'è un problema: un Paese in ginocchio. Allora, proprio per rispetto di questo Paese in ginocchio, perché noi siamo per gli italiani, ci rendiamo conto che questi sono provvedimenti che vanno a cadere in un momento molto difficile del Paese. Noi non facciamo bandiera, anzi, l'unica bandiera che facciamo è quella del nostro Paese e ci schieriamo in favore degli italiani. Ecco, il nostro voto di astensione su questa pregiudiziale ha questo significato: Forza Italia è un partito che ragiona e sa che, in un momento di emergenza, non serve la rigidità, serve semplicemente la passione per il Paese e la passione per la politica. Vorrei che, in quest'Aula, questo atteggiamento, che il Presidente Berlusconi ha assunto da tempo, avesse la dignità della consapevolezza. Noi sappiamo bene in che contesto ci battiamo; sappiamo bene, al di là di qualche acuta osservazione, che siamo di fronte ad un attacco pesante alle istituzioni, ma avremo modo di respingerlo. In questo momento, la coscienza che noi abbiamo, la coscienza di difendere gli italiani, ci porta ad un voto di responsabilità. Presidente, Forza Italia sulle pregiudiziali consapevolmente si asterrà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Panizzut ed altri n. 1 e Bellucci ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Il seguito della discussione avrà luogo dopo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge recante: Misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario (AC. 2772) (Esame e votazioni di questioni pregiudiziali) (ore 16,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Occhiuto ed altri n. 1, Panizzut ed altri n. 2 e Ferro ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 2772: Conversione in legge del decreto-legge 10 novembre 2020, n. 150, recante misure urgenti per il rilancio del servizio sanitario della regione Calabria e per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a statuto ordinario.

Le questioni verranno poste come da Regolamento.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2772)

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Occhiuto ed altri n. 1 la deputata Maria Tripodi.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta l'Aula si trova a discutere e votare un provvedimento d'urgenza contenente misure emergenziali per il servizio sanitario calabrese. È chiaro a tutti che lo stesso termine emergenza risulta quanto mai surreale, alla luce del fatto che la Calabria è commissariata, aggiungo vergognosamente, da ben 11 anni, proprio a giustificazione di un'emergenza in atto. Un tempo enorme, se un'emergenza, che per definizione dovrebbe avere una durata limitata, dura appunto da 11 anni. In tutto questo tempo, Presidente, la sanità calabrese è stata, e continua ad essere, nelle mani dello Stato e il fallimento della sanità disastrata è tutto sulle spalle dei Governi che si sono succeduti e che ci hanno imposto i commissari ad acta e i commissari straordinari, finendo per occupare tutti gli enti sanitari della regione. Anni in cui la gestione dell'emergenza da parte dei vari commissari governativi non ha fatto altro che produrre e aumentare una situazione sanitaria che quotidianamente pagano, da moltissimo tempo, i cittadini calabresi. Anni in cui, Presidente, la sanità è stata vista unicamente e ciecamente come un mero costo da tagliare, con la prevedibile conseguenza che la regione non riesce a garantire ai propri cittadini – pensate - addirittura quei livelli essenziali di assistenza che dovrebbero essere garantiti su tutto il territorio nazionale. Il Governo ha preso di fatto il controllo delle nostre strutture sanitarie, ledendo il diritto primario alla salute della popolazione, purtroppo in totale spregio della nostra Carta costituzionale.

In questo quadro di soppressione dei diritti, si aggiunge la violazione costante del diritto alla salute dei cittadini, costretti da anni a una migrazione intollerabile verso le regioni del Nord. È paradigmatico, del resto, nel totale caos e nella assoluta inadeguatezza di questo Governo, l'ignobile balletto di queste settimane, che ha visto prima il commissario Cotticelli, nominato dal primo Governo Conte, nel 2019, dimettersi, perché – pensate, colleghi - come è noto, non sapeva neanche che spettasse a lui predisporre il piano regionale COVID. Poi abbiamo visto le dimissioni del commissario subentrante, Giuseppe Zuccatelli, per le sue dichiarazioni sconcertanti sulla trasmissibilità del virus. Per arrivare poi al rettore Gaudio, che ha rinunciato al suo incarico solo poche ore dopo la nomina, una cosa, a dir poco, imbarazzante. La realtà è che sarebbe il momento di commissariare, cari colleghi, chi sceglie i commissari.

Tornando, però, al provvedimento in esame, questo disegno di legge di conversione non fa altro che imporre il proseguimento, senza soluzione di continuità e per altri due anni, del commissariamento imposto già nel primo “decreto Calabria” del 2019. Lo Stato continua ad espropriare la nostra regione di ogni funzione e potere, cosa che rappresenta un'evidente forzatura e produce una ferita profonda. Ai calabresi, a differenza di tutti gli altri cittadini, non viene concessa la possibilità di partecipare alla gestione della sanità regionale. La realtà è che non è una questione di un ulteriore decreto-legge, ma il fatto che lo Stato continua ad appropriarsi dei poteri costituzionalmente attribuiti alle regioni. Le modalità con le quali viene disposto questo ennesimo commissariamento della regione sono gravemente lesive del principio costituzionale di leale collaborazione, in base al quale i diversi livelli di governo e, quindi, anche di Stato, devono cooperare tra loro anche sul piano legislativo.

Signor Presidente, diciamola tutta: già nel precedente decreto-legge del 2019 sul commissariamento della sanità, lo stesso Governo, sapendo bene di espropriare la regione dei suoi diritti, nella sua relazione illustrativa che accompagnava il decreto stesso teneva a sottolineare, e leggo testualmente: “l'individuazione di un termine ragionevolmente breve, che costituisce un punto qualificante del presente decreto.” Sappiamo tutti come è andata a finire. Ora, il Governo Conte 2 assesta un altro schiaffo ai calabresi, e sonoro peraltro, imponendo un ulteriore prolungamento di altri due anni di questa sorta di occupazione - che, mi consenta, è davvero militare - della sanità regionale in tutte le sue articolazioni.

Onorevoli colleghi, la fotografia attuale della nostra regione priva le strutture necessarie per garantire i LEA, commissaria, senza alcun minimo coinvolgimento, l'ente e, come se non bastasse, vede assolutamente non considerato il diritto alla salute dei calabresi stessi. Se c'è una responsabilità, è quella del Governo centrale, che da anni ripropone un'invasione di campo a danno della regione Calabria e della sua autonomia. È evidente a chiunque che questa situazione in essere debba cessare. Non si può trattare la Calabria come una colonia, o, peggio, come una terra di nessuno, o, peggio ancora, cari colleghi, come qualche esponente della maggioranza che occupa ruoli di rilievo la vorrebbe, come una terra irrecuperabile. Rispediamo al mittente non solo questa frase, ma anche questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La Calabria è molto altro! È una terra fiera, con professionalità vive e cittadini che non chiedono altro di vedere riconosciuti i loro inalienabili diritti, sanciti dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. L'onorevole Panizzut ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

MASSIMILIANO PANIZZUT (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, come gruppo Lega, chiediamo, ovviamente, di non procedere all'esame del decreto in oggetto. Infatti, in questo decreto si discute, sì, riguardo il servizio sanitario della regione Calabria, ma anche il rinnovo degli organi delle regioni a statuto ordinario. L'esame del decreto-legge non può prescindere da una rapida analisi in merito alle vicende che, in questi anni, hanno riguardato il servizio sanitario di detta regione, certificando il totale fallimento della gestione commissariale.

Va rammentato, innanzitutto, che nella regione Calabria il commissariamento del servizio sanitario perdura ininterrottamente da ben undici anni, con i risultati disastrosi che hanno portato i livelli essenziali di assistenza a rimanere costantemente al di sotto della soglia di sufficienza, a danno del diritto della salute dei cittadini. La situazione è tristemente peggiorata con l'entrata in vigore del decreto-legge n. 35 del 2019 e con l'avvento della pandemia da Coronavirus nel nostro Paese, con la quale i nodi della gestione commissariale sono venuti inevitabilmente al pettine.

In data 6 novembre, i cittadini della regione hanno scoperto, tra l'altro, in diretta televisiva, di trovarsi nelle mani di un commissario che non sapeva neppure di essere tenuto alla predisposizione del piano di potenziamento delle strutture sanitarie previsto dal “decreto-legge Rilancio”, indispensabile per fronteggiare l'emergenza. Successivamente, sempre in diretta televisiva, sono andate in scena le surreali giustificazioni del commissario stesso, che ha riferito di aver predisposto il piano in questione, piano che però non sapeva di dover predisporre. Mentre poi lo stesso commissario rassegnava le dimissioni con improbabili giustificazioni, il Governo è, comunque, riuscito a fare di peggio: si è limitato a scaricare ogni responsabilità sul commissario, dimenticandosi di averlo riconfermato solamente pochi giorni prima della scioccante intervista.

Per quanto riguarda, poi, il piano COVID, rammentiamo che, a norma del “decreto-legge Rilancio”, i soggetti responsabili sono il Ministro della Salute e il commissario straordinario, e che dunque è ad essi che è imputabile in primis il mancato potenziamento delle strutture ospedaliere calabresi. Ancor più assurda è, poi, la vicenda relativa alla sostituzione del commissario dimissionario e sorvoliamo anche sulla parentesi Gino Strada. È, quindi, di tutta evidenza la necessità di revisionare profondamente l'attuale sistema della gestione della sanità calabrese, inaugurando una nuova stagione all'insegna del rispetto delle competenze costituzionali e del principio di leale collaborazione con la regione. Il decreto-legge, invece, va inspiegabilmente nella direzione opposta, contro ogni principio logico, prima ancora che tecnico o giuridico: prolunga, difatti, per altri due anni un regime che non ha sortito gli effetti sperati. Lo stesso decreto impone, quindi, in violazione del principio costituzionale di ragionevolezza, perché pretende di risolvere i danni causati dal precedente decreto con una proroga delle stesse misure contenute. È, quindi, evidente la violazione del criterio di riparto delle competenze tra Stato e regione, nonché del principio di leale collaborazione, giacché la regione viene nuovamente esautorata delle proprie competenze in materia sanitaria in modo ancora più rigido rispetto al passato, e ciò sebbene non sia essa responsabile dell'attuale situazione di disastro organizzativo, bensì il Governo, considerati gli undici fallimentari anni di gestione commissariale. Come se non bastasse, il decreto non rispetta il criterio dell'urgenza, dal momento che la situazione di dissesto economico-finanziario del sistema sanitario è perfettamente nota: perdura, infatti, da oltre dieci anni. Quindi, il Governo ha avuto tutto il tempo per intervenire con un apposito disegno di legge di riforma organica della sanità calabrese, volto a consentire alla regione di attuare il piano di rientro. In aggiunta, le disposizioni contenute nel decreto esaminato non rispettano il criterio di omogeneità: la maggior parte degli articoli riguarda, sì, la situazione del sistema sanitario calabrese, mentre l'articolo 8 proroga i termini entro i quali hanno luogo le consultazioni elettorali per il rinnovo degli organi elettivi delle regioni a Statuto ordinario. L'urgenza e l'omogeneità - secondo pacifica giurisprudenza della Corte costituzionale, vincolo e presupposto essenziale per l'esercizio della decretazione di urgenza, di cui all'articolo 77 della Costituzione - non trovano, dunque, rispondenza in questo decreto. Per costante giurisprudenza della Corte costituzionale, la possibilità del Governo di adottare, sotto la propria responsabilità, atti aventi forza di legge è, comunque, da considerarsi sempre un'ipotesi eccezionale, subordinata al rispetto di condizioni precise e va sempre valutata solo in caso di straordinaria necessità ed urgenza, in quanto derogatoria rispetto all'attribuzione dell'ordinaria funzione legislativa del Parlamento, organo rappresentante della sovranità popolare, che costituisce un tratto essenziale della forma di Governo designata dalla Costituzione. Si chiede, quindi, di non procedere all'esame del decreto in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. L'onorevole Ferro ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, colleghi, signori del Governo, oggi per me assume ancora più importanza condurre questo intervento in ragione del legame che mi unisce alla Calabria ed è mio dovere, in quanto parlamentare della Repubblica italiana, provare a difendere la nostra Costituzione e soprattutto, non soltanto da calabrese, provare a difendere una regione ormai finita al centro delle cronache per la grottesca, penosa, gestione delle vicende relative al commissariamento della sanità. Siamo di fronte all'ennesimo atto di commissariamento, l'ennesimo tentativo di occupazione militare da parte del Governo; uno status che ormai perdura da quasi undici anni e che avrebbe dovuto concludersi nel 2019, a dimostrazione del fatto che, con questa proroga, il Governo non sta commissariando la sanità, ma se stesso, per le proprie inefficienze e per il proprio fallimento. Nel 2019 il gruppo di Fratelli d'Italia aveva contestato duramente il decreto-legge n. 35 del 2019, con il quale il Governo voleva imporre misure emergenziali per il servizio sanitario della regione Calabria. Ricordo bene la prosopopea con la quale il 18 aprile 2019 siete venuti a Reggio Calabria per tenere un Consiglio dei Ministri: è passato un anno e mezzo e siete di nuovo qui, davanti al Parlamento, con l'ennesimo decreto-legge, a promettere soluzioni che avreste già dovuto portare come risultato. Nel frattempo la Calabria si trova impreparata davanti a questa nuova ondata di pandemia a causa dei fallimenti sanitari ed economici frutto di anni e anni di inadempienze e di commissari inadeguati; una nuova ondata della pandemia da molti annunciata e in modo criminale ignorata da voi che avete il potere e il dovere di arginarla.

Il decreto dispone la nomina dell'ennesimo commissario ad acta, peraltro con poteri incrementati rispetto al precedente decreto, che disponeva il commissariamento al fine di fronteggiare adeguatamente l'emergenza pandemica e, allo stesso tempo, risanare un bilancio ormai rosso da anni. Se la cosa non fosse tragica, mi verrebbe da sorridere per tanta incompetenza. Si crede così di poter ripristinare i livelli essenziali di assistenza sanitaria garantendo ai cittadini calabresi una sanità efficiente, in grado di garantire loro cure e assistenza; allo stesso tempo si introducono meccanismi di controllo sull'operato dei direttori generali. Ebbene, non si può non rilevare che ogni misura presa dal Governo in merito non ha fatto altro che aggravare una situazione che ormai da oltre un decennio impedisce ai cittadini calabresi di poter usufruire di un sistema sanitario degno di essere chiamato tale. Forse dovremmo dire grazie ai super commissari, perché la nostra convinzione è che questo commissariamento non serva alla sanità calabrese, ma a garantire le strutture sanitarie di altre regioni che beneficiano dell'esodo dei calabresi che hanno bisogno di cure e, grazie alle risorse della mobilità passiva, continuano a migliorare i livelli di assistenza, a discapito della sanità calabrese, che perde ogni anno 300 milioni di euro. La continua reiterazione di questi decreti d'urgenza mostra come il metodo del commissariamento sia inadeguato al perseguimento degli obiettivi minimi stabiliti dagli stessi atti; come ci si stia approfittando, e di conseguenza snaturando, dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza che dovrebbero connotare gli interventi di decretazione d'urgenza. Nonostante i poteri straordinari garantiti al super commissario e l'avocazione statale delle competenze in materia sanitaria, il Governo ha più volte fallito sia nel garantire un servizio più efficiente ai calabresi sia nel risanare un bilancio disastroso. Vi sono forti perplessità in relazione al rispetto da parte di quest'atto dei presupposti di necessità previsti e contenuti negli articoli 72 e 77 della Costituzione, dato che il modus operandi governativo non ha risolto il vulnus sanitario calabrese. Il fallimento del metodo commissariale dimostra come per affrontare questo problema si necessita di strumenti e metodi ordinari, e non straordinari e autoritari, in quanto questi ultimi hanno reso un sistema sanitario, già al collasso, più vulnerabile e fragile. Ci chiediamo allora quale sia il motivo, eccetto quello opportunistico-politico, che possa far propendere per l'adozione di questo atto, già reso operativo in una logica di lottizzazione feroce. L'adozione e il rinnovo sistematico del commissariamento ha trasformato una situazione di straordinaria ed eccezionale necessità in una situazione di ordinaria e ciclica inefficienza. A sostegno delle argomentazioni precedenti si può citare la sentenza della Corte costituzionale n. 233 del 2012, che così si pronunciava sul ricorso effettuato dalla regione Calabria contro il decreto 30 aprile 2019, n. 35: le concorrenti competenze regionali, anche in materia di salute e governo del territorio, con le quali l'impugnata normativa statale interferisce non risultano violate, ma temporaneamente ed eccezionalmente contratte in ragione della pregressa inerzia regionale o comunque del non adeguato esercizio delle competenze stesse. Colleghi, sulla base del precedente dettato si può palesemente notare come il requisito di contrazione temporanea ed eccezionale delle competenze regionali nel corso dei continui e ingiustificati atti di commissariamento ha progressivamente perso la sua ragion d'essere, diventando una contrazione sempre meno temporanea e sempre più ordinaria, e accentuando così le criticità costituzionali rilevate dai giudici.

Ulteriore e manifesta incongruenza si ha rispetto all'articolo 120 della Costituzione, il quale prevede il potere sostitutivo dello Stato nei confronti delle regioni, delle città metropolitane, delle province e dei comuni, sancendo la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, e specifica inoltre il rispetto del principio di sussidiarietà e di leale collaborazione al provvedimento in questione, avocando allo Stato una competenza costituzionalmente regionale che non è in alcun modo né rispettosa del principio di sussidiarietà, men che meno di quello di leale collaborazione. Cari colleghi, le assurdità di questo decreto non finiscono qui: di fatto, al secondo capo, si dispone il rinvio delle elezioni regionali, disponendo che il consiglio e la giunta in carica continuino a svolgere i propri obblighi e le proprie funzioni nei limiti concessi dal proprio statuto, dando la possibilità di adottare misure volte a fronteggiare l'emergenza sanitaria.

In relazione a quanto detto, sembra corretto citare due sentenze sempre della Corte costituzionale, ovvero la n. 243 del 2016 e la n. 68 del 2010. La prima citata, riprendendo tra l'altro la risalente sentenza n. 468 del 1991, stabilisce, in questa fase di vuoto governativo, attenuati poteri regionali, confacenti allo status di organi a tempo. La seconda sentenza indicata, invece, prevede che, nel caso in cui ci sia una disposizione statutaria che indichi specifici limiti ai poteri del consiglio regionale durante questo periodo di prorogatio, questa non può che essere interpretata come facoltizzante il solo esercizio delle attribuzioni relative ad atti necessari ed urgenti, dovuti o costituzionalmente indifferibili, e non già di certo come una generica proroga di tutti i poteri degli organi regionali.

Queste sentenze rendono chiara e aberrante una situazione politica innegabile nonostante il diktat del decreto, ovvero che gli organi regionali si trovano nella paradossale situazione nella quale hanno la possibilità di adottare unicamente provvedimenti che siano indifferibili ed urgenti o di ordinaria amministrazione all'interno di una situazione che necessita invece di poteri straordinari per affrontare una delle più gravi crisi della nostra storia repubblicana. Alla precedente grave situazione descritta è da aggiungere inoltre che la facoltà prevista dall'articolo 8 del provvedimento in esame, che permette agli organi regionali di intraprendere ogni iniziativa, anche legislativa, necessaria al fine di affrontare questa situazione emergenziale, è svuotata dal significato della successiva previsione dell'articolo 9, dove si stabilisce il vincolo che dalle iniziative così intraprese non debbano derivare ulteriori e maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

Sulla base delle motivazioni elencate è lapalissiana l'incostituzionalità di tale decreto, adottato unicamente per stringere ulteriormente il cappio al collo della sanità calabrese e per interessi unicamente politici, non curandosi invece del bene che più di tutti dovrebbe ispirare tale intervento governativo, ovvero garantire il diritto alla salute dei cittadini calabresi, ormai da anni per il Governo cittadini di serie B. Pertanto, noi di Fratelli d'Italia chiediamo di non procedere all'esame di questo ennesimo atto di scellerato commissariamento per la sua manifesta incostituzionalità e per dare prova, poiché vi è un disperato bisogno di questo, che la Costituzione non ha dei colori politici, che non deve essere ridisegnata soltanto per giustificare dei fini colonialistici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Presidente, gentili colleghe e colleghi, il decreto di cui oggi si discute è scritto nella piena ortodossia costituzionale e nel pieno rispetto dei principi espressi dal giudice delle leggi; e a confortare quest'affermazione valga quanto affermato dalla Corte costituzionale nella sentenza n. 233 del 2019, che ha già respinto un'eccezione di incostituzionalità al primo “decreto Calabria”, il decreto n. 35, e i cui principi sono qui assolutamente mutuabili. Al contrario di quanto capziosamente sostenuto in quest'Aula e fuori, la Corte non ha mai detto che il decreto n. 35 è costituzionale perché contrae le competenze regionali in modo solo temporaneo ed eccezionale. La Corte ha invece ribadito che il decreto integra l'esercizio di una competenza totalmente statale ossia il potere sostitutivo ex articolo 120, conseguente all'inerzia regionale. Ed è vero che le competenze regionali sono state contratte nei fatti ma lo sono per il legittimo esercizio di un potere statale conseguente all'inerzia regionale e per la tutela dei LEA, che è un'altra competenza statale. Le competenze regionali in materia di salute e Governo sono sì contratte eccezionalmente e temporaneamente; ma questo perché si è scelto di agire con un decreto-legge che è un atto che, per definizione, fa fronte a situazioni eccezionali e di urgenza ampiamente motivate dall'emergenza sanitaria in corso e a questo decreto è stato apposto un termine finale di efficacia. L'unico limite che incontra il potere statale - dice la Corte - è che l'azione del Governo sia necessaria ad evitare che, in parte del territorio nazionale, gli utenti debbano assoggettarsi ad un regime di assistenza sanitaria inferiore, per quantità e qualità, a quello ritenuto intangibile dallo Stato. Scrive testualmente la Corte costituzionale, “quando una regione viola gravemente e sistematicamente gli obblighi derivanti dai principi della finanza pubblica, come nel caso che conduce alla nomina del commissario ad acta, allora essa patisce una contrazione della propria sfera di autonomia, a favore di misure adottate per sanzionare tali inadempimenti da parte dello Stato”. Non dimentichiamoci che, dopo la morte per malasanità di tre minori calabresi, Federica Monteleone, Flavio Scutellà ed Eva Ruscio, avvenuta nel 2007, l'anno successivo venne nominata una commissione ministeriale d'inchiesta che così descrisse i mali più gravi della sanità calabrese: diffusa incapacità gestionale, forte dipendenza della dirigenza sanitaria dalla politica, appetiti criminali, sproporzione tra l'assistenza fornita dal Policlinico universitario di Catanzaro e i soldi pagati dalla Regione. Nel tempo quei mali sono rimasti tutti, anzi, hanno prodotto metastasi a macchia d'olio. Non dimentichiamo che, dal 2014 ad oggi, l'ASP di Reggio Calabria non ha approvato un solo bilancio e che le altre aziende del servizio sanitario calabrese hanno approvato bilanci senza parere dei revisori dei conti o con pareri negativi. Non scordiamo che il disavanzo sanitario regionale è la sommatoria dei disavanzi delle singole aziende; non tralasciamo che, da ultimo, un'inchiesta della Procura di Catanzaro ha accertato che per anni una struttura privata ha percepito una montagna di milioni per prestazioni inesistenti. Purtroppo, il vizio, direi il morbo della memoria labile si è molto diffuso. Anzi, specie a Palazzo si gioca sulla cancellazione della storia e sull'esasperazione del presente come se la realtà di oggi non fosse figlia, nel bene e nel male, delle azioni del passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Concludo, nella sanità calabrese ci sono, da un lato, i disservizi, i legami persistenti tra la politica, criminalità e dirigenza regionali ma, dall'altro, i risultati di medici, sanitari, ricercatori che, in silenzio e lontani dalle mangiatoie, danno cure e speranze a chi soffre; e a quest'ultime, cui va e andrà sempre il nostro ringraziamento, bisogna dare un forte supporto.

Per questo, il gruppo del MoVimento 5 Stelle voterà contro tutte le pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio. Ne ha facoltà.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signor Presidente, signora sottosegretario, onorevoli colleghe e colleghi, le pregiudiziali presentate al decreto-legge n. 150, il cosiddetto decreto Calabria, come è stato detto da più parti insistono su un punto: la lesione dell'autonomia regionale che il prolungamento della gestione commissariale in Calabria provocherebbe. Premesso che ci possono essere e ci saranno altre sedi nelle quali, su queste valutazioni politiche, sul tema del commissariamento, ci confronteremo (come stiamo già facendo in Commissione affari sociali e, poi, in Aula, quando il decreto arriverà), vi è certamente un'ampia giurisprudenza costituzionale che ci consente di sostenere la correttezza dell'intervento del provvedimento.

Lo abbiamo già detto, l'hanno già detto altri, e la Corte costituzionale è già intervenuta nel 2019, con la sentenza n. 233 del 2019, proprio rispetto al precedente intervento d'urgenza sulla sanità calabrese, quello varato dal governo Conte 1, col decreto-legge n. 35 del 2019. Proprio in quella sentenza, la Corte ha ricordato che in presenza di deficit nel settore sanitario - perché noi dobbiamo partire da questo, prima ancora che dal commissariamento, dalla presenza del deficit nel settore sanitario - l'intervento dello Stato è assolutamente legittimo ed è altresì giustificato dall'articolo 120 della Costituzione, che consente l'intervento sostitutivo dello Stato quando lo richiede, come nel caso del provvedimento in esame, la tutela dei livelli essenziali di assistenza. Infatti, l'intervento dello Stato rientra proprio nella competenza esclusiva statale in materia di determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti uniformemente su tutto il territorio nazionale ex articolo 117, secondo comma, lettera m). Ma poi la Corte osserva ancora che, nella misura in cui risponde alla funzione di orientare la spesa sanitaria verso una maggiore efficienza, l'intervento stesso rientra nell'ambito dei principi fondamentali della materia concorrente: il coordinamento della finanza pubblica, sempre ex articolo 117, terzo comma, e questo punto è esplicitamente, diciamo così, affrontato in maniera seria nell'articolo 6 del decreto in questione. La Corte, inoltre, afferma il principio, in continuità con le precedenti sentenze, la n. 155 del 2011 e la n. 219 del 2013, che nelle procedure di commissariamento per deficit sanitario le concorrenti competenze regionali in materia di tutela della salute con le quali l'impugnata normativa statale interferisce non risultano violate, ma solo temporaneamente ed eccezionalmente contratte. Anche qui l'articolo 7 del decreto-legge n. 150 del 2020 specifica molto chiaramente questa tempistica.

Comunque, in ogni caso, come anche il Comitato per la legislazione ci invita a fare, occorre riflettere sempre su come evitare i prolungamenti delle gestioni commissariali. Quindi noi, prima ancora che un tema di pregiudiziali, dobbiamo capire che cosa c'è effettivamente in questo decreto e quali sono i provvedimenti concreti che si intendono attuare. Diciamo che, in ogni caso, bloccando questo provvedimento non faremo passi avanti nel contrasto delle logiche “emergenzialistiche” ed “eccezionalistiche”.

Inoltre, c'è anche una pregiudiziale - non è stata discussa, ma la propongo - in riferimento al Capo II in materia di elezioni regionali. Sicuramente poteva essere messo in un altro decreto, ma occorre tenere conto di due aspetti: il primo è la presente, eccezionale situazione dei lavori parlamentari, provocata proprio dall'emergenza sanitaria; il secondo, a mio giudizio ancora più rilevante, è che, per quanto generale, la norma in materia di elezioni regionali troverà in concreto applicazione solo nella regione Calabria, a seguito della tragica scomparsa della compianta presidente Santelli. Pertanto è comunque ravvisabile nel provvedimento la finalità unitaria di affrontare le emergenze della regione che, ricordo, è “zona rossa”. Una “zona rossa” però che, come dice il rapporto Svimez di oggi, non nasce da una responsabilità dei calabresi; ma proprio per questo abbiamo il dovere (e vorrei ricordare all'onorevole Ferro che il CdM di cui parla, di aprile, è il CdM del Governo della Lega), come Parlamento, abbiamo la necessità, oggi, di dare finalmente delle risposte che invertano la tendenza che finora ha mortificato la nostra bellissima terra e, in generale, il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie Presidente e colleghi. Anche questa seconda discussione su questa seconda pregiudiziale - mi consentiranno i colleghi di utilizzare un verbo un po' forte - è imbrattata di argomenti che sono esogeni al dibattito che una pregiudiziale dovrebbe contenere. Sono di varia natura, tutti ovviamente legittimi in termini politici, ma non c'entrano nulla con questo fondamentale meccanismo costituzionale che le Camere hanno a disposizione per valutare un provvedimento del Governo. Di fatto, io ho interpretato che la stessa riflessione del collega Sisto, attrezzato e competente in materia, di astensione alla precedente pregiudiziale sia stata proprio determinata dalla estraneità di buona parte della discussione alla materia che dovremmo trattare. In questo caso è ancora più è emblematico ciò, perché, come ricordavano molti colleghi, questo decreto è successivo ad un precedente decreto, che è quello del 2019. Secondo me, il precedente era di formulazione molto più debole rispetto a quella attuale. Ci sono forze parlamentari, in questa sede, che hanno ampiamente sostenuto quel decreto: conservo la eco di quella discussione in maniera nitida e so come furono argomentate le questioni in quella sede, ma diventa ancora più faticoso il dibattito sul commissariamento della Calabria, perché, colleghi, se avessimo la pazienza di mantenerci in una lineare anche coerenza delle posizioni che sono state assunte dalle forze politiche, come è noto, nel nostro Paese il commissariamento e i piani di rientro sono stati una discussione clamorosa nel rapporto tra Stato e regione.

L'esordio di questa normativa - voglio ricordare a una parte dell'emiciclo, soprattutto, a quella del centrodestra - è del 2009: nel 2010 e nel 2011 sono noti i Governi che hanno amministrato il nostro Paese in quella circostanza. Fu impostata e definita, per un problema di coordinamento, in quel caso serio, della finanza pubblica, la normativa sul commissariamento e sui piani di rientro, ci fu uno scontro molto forte in Conferenza Stato-regioni, che io ricordo precisamente, e la Corte costituzionale, come è stato ricordato da qualche collega, entrò nel merito profondamente, io credo definitivamente, su questa materia. Proprio per questo la pregiudiziale sul “decreto Calabria” diventa faticosa in termini di discussione, perché la sentenza n. 123 del 2011 sancì in maniera inappuntabile, solennemente, come, essendo materia di coordinamento di finanza pubblica, era ampiamente consentito di intervenire su questo tipo di iniziativa da parte del Governo.

Questo decreto si presenta con una formulazione sicuramente più positiva, molto più raffinata, mi sentirei di dire, rispetto a quello precedente del 2019, perché fonda, come ho già detto nel precedente intervento, la sua forza, la sua sostanza, innanzitutto, nella realizzazione, in quella regione, di livelli essenziali di assistenza adeguati affinché i cittadini calabresi si sentano ampiamente garantiti dall'articolo 32 della Costituzione, che è un articolo che solennemente ci dice cosa deve essere garantito in termini equi e universali a tutti i cittadini italiani, che siano nati ad Abbiategrasso o a Canicattì, in qualsiasi punto del nostro Paese. Quindi, è fondato sui livelli essenziali di assistenza e, per la prima volta, non solo i calabresi, che sono qui i rappresentanti di quella importante e bellissima regione, ma tutto il Parlamento dovrebbe essere favorevole e contento, perché l'esordio che fa in questa normativa il finanziamento per risolvere un annoso, storico, impreciso ancora disavanzo sanitario in quella regione, con appunto un finanziamento specifico, giustifica una grande attenzione del Governo e del Parlamento verso quella regione in maniera, io spero, definitiva e in maniera anche, per molti aspetti, prospetticamente storica.

In questo senso, ancora una volta, seppure con qualche noia e con qualche fatica, dobbiamo annunciare il voto a questa strumentale e infondata pregiudiziale che è stata presentata (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Occhiuto ed altri n. 1, Panizzut ed altri n. 2 e Ferro ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2779 (ore 17,12).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2779: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020.

Ricordo che nella seduta del 20 novembre si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica e che nella seduta odierna sono state respinte le questioni pregiudiziali Panizzut ed altri n. 1 e Bellucci ed altri n. 2.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2779)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che è in distribuzione la versione corretta dell'emendamento Labriola 1.1.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, già dichiarate inammissibili in sede referente, in quanto non strettamente attinenti alla materia oggetto del provvedimento: Bellucci 1.7, Bitonci 1-ter.05, 1-ter.06 e 1-ter.08, Binelli 3-bis.010 e Galli 3-bis.09.

Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili gli articoli aggiuntivi Caretta 5-bis.0100 e Ciaburro 5-bis.0101 e 5-bis.0102, peraltro non previamente presentati in sede referente, in quanto suscettibili di incidere - ancorché in via non testuale, ma prevedendo apposite deroghe - in modo del tutto frammentario su disposizioni contenute in un atto normativo non avente forza di legge, ai sensi del punto 5.2 della circolare 10 gennaio 1997 del Presidente della Camera.

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Onorevole Rostan, prego.

MICHELA ROSTAN, Relatrice. Presidente, pur ringraziando i colleghi per gli emendamenti elaborati, sottoscritti e depositati, alcuni dei quali assolutamente condivisibili nei temi e nei principi, esprimo parere contrario su tutte le proposte emendative.

PRESIDENTE. Il Governo?

SIMONA FLAVIA MALPEZZI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.9 Bellucci.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Varchi, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Varchi. Ricordo il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Boldi. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.17 Panizzut. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.22 Lazzarini. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 De Martini. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 1.2 Pella e 1.18 Sutto. Ricordo il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Bagnasco. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.20 Panizzut. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.14 Panizzut. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.21 Panizzut. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Gemmato. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, silenzio!

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.19 Iezzi. Ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

L'emendamento 1.7 Bellucci è inammissibile.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Labriola (Versione corretta). Ricordo il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Novelli. Ricordo il parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Bond, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.100 Cirielli, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.02 Lucaselli, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.03 Lucaselli, parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.04 Lucaselli, parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.05 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Con questo emendamento volevamo richiamare l'attenzione del Parlamento rispetto alle RSA, le residenze che accolgono gli anziani, che accolgono le persone più fragili, che sono state colpite in maniera drammatica da questa pandemia. Abbiamo voluto raccogliere soprattutto la richiesta d'aiuto che arriva da quegli operatori. C'è stato in particolare don Aldo Buonaiuto, della “Comunità Papa Giovanni XXIII”, che ha chiesto aiuto a ciascuno di noi, a ciascun parlamentare, perché si potesse essere vicini a queste strutture, agli anziani, che vengono accolti in queste strutture, e agli operatori. Infatti, la situazione è drammatica, la conoscete benissimo, avete letto certamente i giornali e sapete come, nelle residenze che accolgono gli anziani, ci sia un tasso di contagio incredibilmente alto, ma anche un tasso di mortalità così alto. Il contagio inevitabilmente prende anche gli operatori. Queste strutture si trovano nella condizione di dover fare in tutti i modi quello che oggi è impossibile per loro prestare in termini di cure ed assistenza. Gli viene chiesto di aprire delle stanze COVID, di aprire delle stanze pre-COVID, di aprire delle stanze per la quarantena.

Gli viene chiesto di aumentare le risorse umane e professionali. ma nel contempo quelle risorse si contagiano e, quindi, ovviamente vanno in quarantena. Nel contempo c'è anche la questione che alcune di quelle risorse vengono assunte dal Sistema sanitario nazionale. Allora, gli operatori che permangono in quelle strutture sono soli, quelle strutture sono sole, gli anziani sono soli. In tutto questo non è stato fatto assolutamente niente di fattivo, perché quelle strutture hanno bisogno di essere collegate con il Sistema sanitario nazionale, hanno bisogno di essere collegate con le strutture territoriali, hanno bisogno di vedere che c'è uno Stato, ci sono delle istituzioni, che sono lì, a fianco a loro, a proteggere coloro i quali sono stati colpiti di più, e che vedono in quelle strutture ancora una risposta, nonostante lo Stato e nonostante le istituzioni.

Se proprio una conversione di un decreto-legge doveva essere fatta - e abbiamo sottolineato l'incostituzionalità di tutto questo -, se di un provvedimento di urgenza c'era così necessità, allora certamente un'urgenza, l'urgenza, era quella di proteggere gli anziani, era quella di stare vicino a quelle strutture che si prendono cura di loro.

È per questo che Fratelli d'Italia ha voluto inserire questo emendamento. Abbiamo proposto anche un'interrogazione rispetto a questo, con la prima firma Giorgia Meloni, proprio perché per noi è centrale questo aspetto. Rimaniamo basiti dal non accoglimento di questo emendamento. Rimaniamo basiti perché la stessa relatrice ha detto che molti dei nostri emendamenti erano condivisibili. Io sono sicura che una di quelle condivisioni era proprio legata agli anziani e alle RSA. Allora, se un provvedimento è necessario incardinarlo, è necessario esaminarlo, questo provvedimento doveva essere proprio oggetto di attenzione di questo Parlamento.

Allora, chiedo ancora una volta, quest'ultima volta, di poterci pensare bene, perché c'è l'occasione di poter dare una risposta di vicinanza, di presenza alle strutture sanitarie che assistono gli anziani e agli anziani stessi. Non l'avete fatto fino ad oggi, oggi ne avete l'occasione. Quindi, vi chiedo di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.05 Bellucci, parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.06 Bellucci, parere contrario di Commissione, Governo e V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.07 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Questo emendamento nasce dalle richieste di aiuto che ci sono pervenute da parte di quelle famiglie, che hanno visto allontanare i propri minori ed essere poi collocati in case famiglia. Quei genitori, quelle mamme e quei papà, ci hanno detto che durante la pandemia, purtroppo, in diverse occasioni sono stati interrotti gli incontri. A fronte di una protezione, che poteva e doveva essere attuata, rispetto al contagio del Coronavirus, invece di poter inserire tutte quelle misure per mantenere una continuità di relazione con quei bimbi che hanno visto perdere il contesto in cui vivevano, hanno visto perdere le relazioni con la famiglia, hanno visto perdere le relazioni con la mamma e il papà, invece di vedere l'inserimento di tutte quelle misure che potevano e dovevano mantenere il rapporto di relazione tra quei bambini più sfortunati e i loro genitori, ebbene, quei bambini, invece, hanno visto l'interruzione non solo del loro collocamento nella famiglia, ma anche dei rapporti con i loro genitori. E allora quei genitori ci hanno chiesto aiuto, chiedendo al Parlamento di poter intervenire, dicendo che va assicurata la relazione, la relazione genitoriale, la relazione educativa, che ci sono tutti gli strumenti per potere continuare a mantenerla, e che non è possibile vedere che alcune strutture, non il luogo di una relazione pericolosa, ma il luogo di una presunta possibilità di contagio a fronte della mancanza di inserimento di dispositivi di protezione individuale o di qualsiasi altra misura in grado di proteggere, hanno inevitabilmente, drammaticamente interrotto quei legami per giorni, che sono diventate settimane, che sono diventati mesi, e che adesso stanno diventando quasi un anno.

Con questo emendamento vi volevamo portare a riflettere su tutto ciò, perché la pandemia certo che ha fatto vittime e ha fatto morti, ma poi ci sono altre ferite ancora: le ferite del cuore di chi ha visto, a fronte della pandemia, delle istituzioni incapaci di poter aiutare e prendersi cura di chi è ancora in una situazione di maggiore difficoltà, come i bimbi che vengono allontanati dalle loro famiglie e dai loro genitori. Con questo emendamento quindi vi chiediamo di prendere un impegno, di garantire quei rapporti e quegli incontri protetti tra genitori e bimbi per far sì che questa tragedia non venga ad essere ancora più pesante, a fronte di una miopia delle istituzioni. Quindi vi chiedo di votare a favore, grazie.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.07 Bellucci, sul quale ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.08 Bellucci, sul quale ricordo il parere contrario di Commissione e Governo, nonché della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.09 Mollicone, sul quale ricordo il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 1.010 Mollicone. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Prego, onorevole Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Brevemente, abbiamo presentato una serie di emendamenti che proponevano, come avete visto, la riapertura, almeno nelle regioni a Rt basso, dei locali di spettacolo, dei teatri e degli altri luoghi di aggregazione perché si è dimostrato essere i più sicuri. Questo emendamento invece riguarda la profilassi di tracciamento. Noi con altri emendamenti abbiamo chiesto che appunto venisse esteso il rilevamento dei tamponi proprio per monitorare meglio anche la statistica dei contagi.

Per quanto riguarda questo emendamento specifico, c'è un tema che è riferito al fatto che, per la profilassi stabilita con le linee guida da una circolare del Ministero della Sanità, sostanzialmente - e parlo per esperienza personale e per tanti altri casi ascoltati in questi giorni - chi ha fatto tutto l'isolamento, la terapia e tutto quanto e dopo un certo numero di giorni non ha più sintomi, può fare il test molecolare, ma non quello antigenico rapido, mentre a chi torna dall'estero viene fatto solo quello antigenico. Noi quindi proponiamo di accettare anche due test antigenici a distanza di qualche giorno, ma soprattutto evidenziamo l'incongruenza nel tampone molecolare, che è l'unico accettato per chi esce dall'isolamento, che non ci sia più scritto “rilevato”, ma che ci sia indicata esattamente la carica virale e la positività o la negatività, perché il termine “rilevato” senza nessun valore di riferimento non ha nessun significato e non aiuta. Per cui ci sono casi in cui, dopo 21 giorni, si esce e magari si è ancora positivi oppure si pensa di essere positivi ma in realtà non lo si è più.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.010 Mollicone, sul quale vi è il parere contrario di Commissione e Governo, nonché della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Sul “rettilineo” non bisogna andare, l'abbiamo già detto numerose volte . Ci sono tanti posti lì, che i colleghi si mettano lì dove c'è la linea migliore. Pregherei gli assistenti parlamentari di chiedere di occupare uno dei duecento posti liberi qui davanti, grazie.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.011 Mollicone.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Inviterei gli assistenti parlamentari - altrimenti sospenderò la seduta per fare questo - a chiedere a chi è sul cosiddetto “rettilineo” di andare sulle tribune; mi sembra di averlo già detto tre volte.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.012 Bellucci, sul quale ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1.013 Bellucci, sul quale ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.014 Bellucci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Prenderò davvero poche parole, Presidente, ma con questo emendamento abbiamo voluto ricordare, come in altre occasioni, come la conversione di altri decreti ci ha visto proporre emendamenti similari che riguardano il potenziamento dell'assistenza domiciliare. Purtroppo, gli infermieri che si occupano dell'assistenza domiciliare sono in particolare difficoltà e anche assenti proprio presso quelle categorie che sono le più fragili e, quindi, qui, vediamo le persone con disabilità, con problematiche legate all'immunodepressione, piuttosto che, invece, anche gli anziani, ossia tutta una serie di persone che avrebbe bisogno e necessità, in questa fase, di vedere l'attuazione di un'assistenza domiciliare capillare, costante e presente. Questo certamente avrebbe una ricaduta positiva anche per quanto riguarda i contagi e, quindi, la diffusione dei contagi.

Abbiamo cercato di aiutarvi in questo e, quindi, di sostenervi in questi mesi nell'attuazione di interventi che potessero potenziare l'assistenza territoriale. Anche in questo crediamo che voi siate stati distratti, manchevoli e, allora, anche in questo caso, vi proponiamo questa nostra indicazione, questa nostra ricetta che era una ricetta di buonsenso e di risposte concrete a quelle persone che, fino ad oggi, hanno cercato di fare i conti con una pandemia e anche con l'assenza di assistenza e cure di cui avevano bisogno. Quindi, vi chiedo di votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.014 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.4 Bignami, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.3 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione ).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.2 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.5 Bitonci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.1 Bagnasco, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1-bis.7 Viviani, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.01 Molteni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.02 Cirielli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.03 Molteni, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.07 Bitonci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 1-ter.04 Bitonci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Foscolo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Bagnasco, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3.3 Guidesi e 3.1 Mugnai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 3-bis.2 Bagnasco e 3-bis.5 Saltamartini, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 48).

Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 3-bis.1 De Filippo e 3-bis.4 Mollicone.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, questo che si configura come un emendamento soppressivo è in realtà molto importante e lo ha presentato anche il collega De Filippo di Italia Viva: è, quindi, un emendamento trasversale, maggioranza e opposizione. Perché, semplicemente? Perché è un emendamento di buon senso. Al Senato, in un'ottica di semplificazione, che condividiamo, all'articolo 3-bis, tramite il comma 1, si introduce all'articolo 103 della legge n. 27 del 2020 l'articolo 2-sexies: “Tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, di cui al comma 2, scaduti tra il 1° agosto 2020 e la data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, e che non sono stati rinnovati, si intendono validi e sono soggetti alla disciplina di cui al medesimo comma 2”. Cioè, si cerca di semplificare e facilitare le imprese dando la proroga su queste certificazioni. “Fermo restando” - al comma 2 – “quanto previsto dall'articolo 8, comma 10, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito con modificazioni (…)”, che riguarda appunto… “(…) alla lettera b) del comma 1 non si applicano ai documenti unici di regolarità contributiva”. Cioè, in sostanza, per un motivo incomprensibile, dal momento che in audizione persino il presidente dell'INPS ha dichiarato che sarebbe un intervento di buonsenso; noi chiediamo, e penso che la sensibilità sia trasversale, di dare la possibilità agli uffici che erogano i finanziamenti… Io l'ho fatto per le imprese di spettacolo, ma vale per tutte le imprese, ed è quindi di interesse generale. Far fare all'INPS la verifica del DURC, erogare i soldi e far fare all'INPS la verifica del DURC ex post; ovviamente - addirittura questo lo dice anche il presidente dell'INPS - se ci sono piccoli sospesi entro 1.000 euro non tenerne conto, e dare la possibilità quindi in emergenza a tutte le imprese di avere i soldi dei ristori e avere i fondi di emergenza. Invece, in maniera incomprensibile, con un emendamento di maggioranza, al Senato è stata introdotta l'esclusione per il DURC.

Ora, tutti noi vogliamo la regolarità dei contributi, ci mancherebbe altro; ma si può fare in maniera intelligente, erogare i soldi, visto che è una situazione di emergenza, e poi verificare. Se poi uno non ha i requisiti, ci sono gravi violazioni, ovviamente l'erogazione viene recuperata; però riteniamo di buonsenso, e rivolgiamo un appello all'Aula, visto che è una questione solo tecnica, non politica, di approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Non solo confermo che avevo presentato un emendamento, ma anche comunico la discussione, che è stata molto seria, molto approfondita, nella dinamica solida che c'è in Parlamento, in Commissione. Non era presente il collega, ma come sanno gli altri colleghi dello stesso gruppo che erano presenti in Commissione, c'è stata un'interlocuzione col Governo e ho presentato anche un ordine del giorno.

Questo è un decreto che ha una certa urgenza. La modifica dello stesso avrebbe determinato un ulteriore passaggio in Parlamento, e non ce lo potevamo consentire. Il Governo ha preso atto dei due emendamenti, e ha dato sostanziale opinione favorevole. È in corso, posso dire, anche su un altro provvedimento la risoluzione di questo problema, che mi sembra oggettivo. Nel frattempo, c'è già un ordine del giorno, mio, ma mi pare che anche il collega abbia presentato un ordine del giorno: se vogliamo evitare una discussione che appare anche un po' faticosa nella dinamica e prendiamo atto che il Governo ha interesse, insieme al Parlamento, a chiudere un provvedimento urgente, nel frattempo la questione è stata assunta in maniera così generale e trasversale che mi sentirei di dire che dobbiamo avere fiducia nella soluzione, che arriverà sicuramente di qui a breve.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Non ho capito, è ritirato l'emendamento? Ah, era già ritirato, mentre il collega Mollicone non lo ritira.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3-bis.4 Mollicone, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis.03 Versace, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis.04 Locatelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis.05 Locatelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis.013 Gemmato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 3-bis.06 Locatelli e 3-bis.0100 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis.07 Locatelli, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis 08 Locatelli, ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 3-bis 011 Ribolla, ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 Toccalini, ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Ferrari, ricordo il parere contrario di Commissione e Governo e V Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2779)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Non vi sono iscritti in fase di illustrazione degli ordini del giorno. Secondo le intese intercorse, dopo aver concluso anche questa fase, mi pare che tra tutti i gruppi siamo d'accordo, riprendiamo domani il provvedimento alle 9,30, a partire dal parere del Governo sugli ordini del giorno.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Sì, la ringrazio Presidente, per un richiamo al Regolamento e in particolare mi riferisco all'articolo 59 del Regolamento. Ovviamente, Presidente, sono consapevole che, nelle maglie dell'interpretazione di questo articolo, assolutamente non mi permetterei mai di fare rimostranze rispetto alla sua interpretazione, ognuno ovviamente lo può interpretare come ritiene e io vorrei farle presente che, come sa, nell'articolo 59 si fa riferimento alla possibilità che un deputato pronunzi parole sconvenienti e, a seguito di questa valutazione, il Presidente può intervenire. Ora, non voglio minimamente prendermela con il collega Aiello, che ovviamente ha pronunciato delle parole che non sono certo delle parole maleducate, non sono certamente delle parole sconvenienti dal punto di vista estetico, però, Presidente, forse non servirà assolutamente a nulla, ma un'interpretazione dello “sconveniente” dentro quest'Aula potrebbe essere utile a tutti noi ad approcciarci rispetto ad alcuni principi costituzionali, che sono quelli del garantismo, che sono quelli della civiltà giuridica e democratica di questo Paese, in ragione dei quali, quando si fanno determinati interventi…E riconosco al collega Aiello, che, tra parentesi, ha sottolineato che sono soltanto delle accuse che andranno tutte verificate, ma, leggendolo integralmente, il suo intervento è completamente calibrato, dando per scontato che l'arresto del presidente della regione Calabria, Domenico Tallini, sia sostanzialmente già una condanna avvenuta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E vorrei dirle, Presidente, e lo dico perché per me è un problema culturale qui dentro - non ho nessuna intenzione di aggredire e dare lezioni a nessuno - che potrebbe essere un'occasione utile a tutti noi per rivisitare l'approccio che abbiamo rispetto alle cose. Addirittura, Presidente, la parola “impresentabile”, che è utilizzata dall'Antimafia, è una parola che dà per scontato che già esiste una condanna nei confronti di quella persona (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), prescindendo completamente dal precetto costituzionale che ci dice che una persona dovrebbe essere considerata colpevole solo a condanna definitiva. Nella fattispecie, il presidente della regione arrestato era stato considerato impresentabile per tutta una serie di procedimenti penali e amministrativi che non sono, almeno a quel che mi risulta, minimamente arrivati alla condanna.

Ma perché dico questo, Presidente? Perché, solo qualche giorno fa - e noi ci dobbiamo interrogare su questo - un personaggio politico che ha trascorso anni e ha profuso energie e passione all'interno della vita politica di questo Paese è stato assolto per la diciannovesima volta e mi riferisco ad Antonio Bassolino: 19 processi, uno dopo l'altro, nei quali non ha battuto ciglio, si è difeso all'interno dei processi, ma per 19 volte è stato assolto, Presidente (Applausi)! Ci potrà far venire il dubbio, quando prendiamo la parola per dire che dobbiamo essere contro la mafia, contro il traffico: lo siamo, ma non tutti quelli che vengono arrestati, poi sono così!

E potrei aggiungere, Presidente, oltre ad Antonio Bassolino, per parlare di tutti, l'ex presidente della regione Piemonte, Cota, è stato assolto (Applausi), dopo essere stato sulle pagine dei giornali per mesi e mesi, dato per scontato che fosse colpevole. E potrei continuare con Francesco Storace! E potrei continuare, addirittura, con l'onorevole Graziano, che è stato sparato sulle pagine dei giornali, assolto addirittura prima che fosse fatto il processo. Potrei parlare di colleghi dell'opposizione: l'onorevole Molinari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). L'onorevole Molinari si è fatto pagine e pagine di giornali (regione Piemonte e via dicendo): sta là.

Potrei parlare - vedete come ci possiamo spostare da una parte all'altra - del sindaco di Bibbiano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), arrestato, portato da tutte le parti sui giornali con quello che è successo - la Lega non applauda su questo per favore, la Lega non applauda su questo - e poi la Cassazione ha detto che non c'erano minimamente i margini perché fosse…Chiudo, Presidente, semplicemente dicendo che la presunzione d'innocenza non è uno sfizio, è un principio giuridico (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) ed è tanto più un principio giuridico quando io rispetto tutti. Ma qualche anomalia, se vengono fatte delle retate dove vengono arrestate 340 persone e poi 140, soltanto a distanza di pochi mesi, vedono riviste le misure cautelari o dal GIP o dal Tribunale della libertà, ci vorremo interrogare su qualcosa che forse non va anche dall'altra parte (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)? So che non applaudono tutti adesso qui, perché questo è un problema. Vogliamo parlare di Platì? Migliaia di carabinieri…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Ho finito, Presidente. Migliaia di carabinieri, per arrestare cento persone: otto condanne alla fine di quell'inchiesta! È un problema nostro, non è un problema dei magistrati, è un problema qua dentro (Applausi)!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti. Lei ha posto un tema che attiene all'articolo 59 e alla sua interpretazione sulla sconvenienza o meno delle parole. Ritengo che comunque anche nell'accezione da lei posta la Giunta del Regolamento abbia chiarito che le espressioni si intendono sconvenienti quando sono ingiuriose o insinuazioni atte a offendere, a arrecare discredito o comunque a ledere persone o istituzioni. Credo che all'interno di questo dibattito c'è sempre il rischio di intendere in questo senso parole ingiuriose, ma mi sembra che negli interventi di tutti i colleghi di oggi, anche se pur con accezioni diverse e toni diversi, abbiamo tenuto sempre il punto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aiello. Su che cosa?

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sul medesimo articolo richiamato dal collega Giachetti…

PRESIDENTE. Quale era, cortesemente, tanto per capire, perché non lo ricordo?

DAVIDE AIELLO (M5S). Articolo 59 del Regolamento.

PRESIDENTE. Perfetto.

DAVIDE AIELLO (M5S). Presidente, a me sembra di essere stato chiaro durante il mio intervento, dicendo che ovviamente…

PRESIDENTE. Onorevole Aiello, però l'uso del Regolamento è una cosa seria. Lei può intervenire per fatto personale: dica “per fatto personale” e non “per l'articolo 59 del Regolamento”, che non c'entra niente in questo caso. Lei intervenga per fatto personale e ha il mio ascolto, come ce l'hanno tutti i colleghi.

DAVIDE AIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Dicevo, mi sembra di essere stato chiaro durante il mio intervento, dicendo che quelle sono delle accuse mosse dalla magistratura, non dal MoVimento 5 Stelle, ma dalla magistratura nei confronti di un soggetto politico, ed è ovvio che sarà la magistratura a valutare se (Una voce dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier: “Buffone!”)

DAVIDE AIELLO (M5S). No “buffone”! Presidente…

PRESIDENTE. Collega, lei “buffone” non lo dice in quest'Aula, lei “buffone” non lo dice in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Prego, onorevole Aiello.

DAVIDE AIELLO (M5S). Posso? Guardi, Presidente, è mio solito ascoltare gli interventi di tutti i colleghi, anche quando sono in palese dissenso, con la massima calma e il massimo rispetto. Gradirei che tutti i colleghi avessero lo stesso atteggiamento nei miei confronti. Allora, dicevo, penso di essere stato chiaro durante il mio intervento. Vedo che c'è qualche collega che ancora ha delle rimostranze, ma sono stato chiaro nel mio intervento dicendo che ci sono delle accuse da parte di magistrati nei confronti di un politico. Ora, saranno i magistrati a valutare poi quelle accuse e saranno i magistrati a seguire l'iter processuale in primo, secondo e terzo grado di giudizio, tutto quello che noi sappiamo.

Siccome qui si parla anche di cultura giuridica, sono un modesto laureato in giurisprudenza, quindi anch'io penso di avere quel minimo di cultura giuridica per capire che non è questa l'Aula in cui bisogna sparare sentenze e non mi sembra che abbia sparato sentenze nell'intervento che ho fatto qualche minuto fa in quest'Aula. Mi dispiace che le mie parole possano aver causato un qualche malessere o comunque siano state fraintese da qualche collega, ma penso di essere stato chiaro e di aver detto anche che abbiamo massima fiducia e massimo rispetto nei confronti dei magistrati. Quindi non sento di dovermi scusare e penso che le mie parole siano state chiare e nette (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Volevo soltanto ribadire questo. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Ringrazio io lei, onorevole Aiello.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Crippa. A che titolo?

DAVIDE CRIPPA (M5S). Sull'articolo 59, Presidente, perché quello del collega Giachetti, più che un richiamo al Regolamento e all'articolo 59, mi sembrava un manifesto di azione politica rispetto a un tema che può essere legittimo all'interno di quest'Aula, con diversità di opinioni, di atteggiamenti e anche con un certo clamore rispetto a un richiamo al Regolamento. Allora probabilmente credo che bisognerebbe comprendere se è veramente un richiamo al Regolamento un intervento di quella natura, perché mi sembra invece un'opinione tipicamente politica rispetto a un'azione che in qualche modo la magistratura ha fatto rispetto al caso che è stato poco fa annunciato.

Allora le chiedo solo questo: credo ci siano delle modalità, che non sono quelle del richiamo al Regolamento, per poter dibattere meramente rispetto al tema posto dal collega Giachetti. Ma credo anche che la legittimità della Commissione antimafia che, come da accordo tra tutti i gruppi politici, emana quelle che sono le liste degli impresentabili da anni e anni, sia un atteggiamento che vede tutti i gruppi, all'epoca dell'istituzione della Commissione e poi, successivamente, per prassi, come una modalità cui i gruppi dovrebbero attenersi, rispetto ai contenuti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Allora sul giudizio probabilmente bisogna dire: abbiamo sbagliato quando abbiamo dato questo senso della Commissione antimafia. Allora, se state ponendo in discussione la lista degli impresentabili è un altro tema politico. La lista degli impresentabili serve soltanto per evitare di portare casi, diciamo, che poi possono dare adito, ovviamente, a tematiche di rinvio a giudizio, e quant'altro, laddove ci sono degli elementi che ne danno quantomeno un certo sostegno. Io credo che dobbiamo separare le due questioni e non possiamo considerare un richiamo al Regolamento quello che è un attacco, diciamo, tematico-politico su una questione che oggi spetta per prassi alla Commissione antimafia, ovvero la lista degli impresentabili (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Crippa. Però vede, onorevole Crippa, l'onorevole Giachetti -persona che conosce il Regolamento come lei e me - ha fatto un richiamo all'articolo 59 discutibile ma nel merito, perché il richiamo all'articolo 59 era sulla mia opzione di aver ritenuto non sconvenienti le parole del collega Aiello. Quindi, il collega Giachetti è intervenuto nel merito opportunamente. Dopodiché, onorevole Crippa, io ho memoria - e quindi non richiamo i precedenti - di interventi diciamo sul richiamo al Regolamento molto carichi di passione: ricordo, per esempio, i miei e ricordo, per esempio, i suoi. Quindi penso che su questo ne abbiamo fatti parecchi.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli, prego.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio Presidente. Io credo che lei abbia risposto compiutamente e doverosamente alla questione regolamentare sollevata dal collega Giachetti. In quest'Aula ciascuno è responsabile di quello che dice e del comportamento che ha. Dopodiché, Presidente, io credo che, estensivamente, noi dovremmo porci il tema che sia sconveniente il trattare da colpevole qualcuno che non è stato considerato colpevole dalla giustizia italiana. Dopodiché c'è un'altra questione politica…

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, però lei, mi consenta, usi gli strumenti a sua conoscenza, regolamentari, per entrare nel merito di questo dibattito, perché i suoi colleghi, il suo gruppo è già intervenuto su questo punto all'inizio della seduta. Non mi metta in difficoltà, lei che è un abile conoscitore del Regolamento. Non siamo nella fase del “libera tutti”; c'è una fase regolamentare che lei non ha citato. Mi dica qual è e io l'accompagno volentieri nel suo intervento.

SIMONE BALDELLI (FI). Le sto dicendo, Presidente, che proprio ai sensi dell'articolo 59 del Regolamento noi una valutazione sul fatto che sia sconveniente trattare da colpevole qualcuno che non è considerato colpevole per la giustizia italiana dobbiamo porcela e questo problema dobbiamo porcelo dal punto di vista dell'interpretazione regolamentare. Le sto dicendo, Presidente, che questa è una questione diversa dalla questione politica di chi, in questo momento, pur avendo un garantismo di fondo, si trova al Governo con coloro che sulla presunzione di colpevolezza, e non di innocenza, hanno costruito il loro successo politico dando a tutti gli altri dei ladri e dei delinquenti e a se stessi degli innocenti e considerandosi – loro - l'esempio da seguire, applicando il garantismo per i loro iscritti, per i loro dirigenti e per i loro eletti e applicando il giustizialismo nei confronti dell'avversario politico! Noi con questi signori abbiamo un fossato che ci distingue e non abbiamo nulla a che fare su quello che riguarda l'interpretazione della giustizia in questo Paese. È cosa diversa da quello che si dice in Assemblea ma è un modo di amministrare la giustizia e un modo di fare politica distante anni luce da quello che vogliamo, da quello che rappresentiamo e da quello che è scritto nella Costituzione e anche nei nostri Regolamenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Baldelli.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto, prego. Interviene sempre sull'articolo 59 del Regolamento, onorevole?

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). No, Presidente, sull'articolo 8, per chiederle se posso fare un intervento rispetto alla questione politica che è stata posta nel merito della discussione che si è aperta, che per me merita un commento aggiuntivo che vorrei fare.

PRESIDENTE. Sì, onorevole Palazzotto, mettiamola così, però io ritengo che non è stato strumentale il richiamo all'articolo 59...

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). No, no…

PRESIDENTE. …perché se lei intende intervenire all'interno di questo dibattito, che io, alla fine di questi interventi, chiederò che venga portato in Giunta per il Regolamento per un'interpretazione, come ha chiesto anche il collega Baldelli, lo ritengo utile. Se lei vuole fare una discussione sulla giustizia, la mettiamo all'ordine del giorno in un'altra seduta, però, se vuole collegarsi a questa interpretazione, cioè sulla sconvenienza o meno di un richiamo in quest'Aula a persone che sono, diciamo, sotto giudizio, io credo che il suo contributo sia assolutamente utile.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Va bene, Presidente, allora sarò breve. Giusto per dire che io condivido molte delle cose che sono state qui dette dall'onorevole Giachetti, eppure penso che, nel momento in cui noi ci accingiamo ad aprire questo dibattito, che riguarda il giudizio che, poi, si può dare in quest'Aula rispetto ad alcune vicende che non sono legate a quest'Aula, esso richiami con sé anche un'altra questione. Perché se, da un lato, c'è il garantismo, c'è la Costituzione, c'è l'idea che questo non è un luogo in cui si emanano le sentenze e che ogni cittadino, compreso un rappresentante delle istituzioni, è innocente fino all'ultimo grado di giudizio, dall'altro lato, c'è un altro tema che viene trascinato da questa discussione, che riguarda l'etica e la responsabilità della politica. E guardate, che non si può affrontare in quest'Aula il tema del garantismo senza porre insieme la necessità del fatto che la politica si dia un proprio codice etico, una propria autoregolamentazione nell'affrontare la questione morale e, quindi, nella selezione della classe dirigente, che talvolta va fatta - e concludo Presidente -, come ci hanno insegnato alcuni che, soprattutto nella mia terra, hanno perso la vita nel combattere contro la mafia: ci sono alcuni comportamenti che non rilevano dal punto di vista penale e che non sono oggetto neanche di indagini giudiziarie, ma ci sono taluni comportamenti che rilevano dal punto di vista etico, della modalità con cui si produce e si controlla il consenso.

Allora, se questa discussione la dobbiamo fare, la dobbiamo fare tutta, fino in fondo, assumendoci la responsabilità di rivendicare il rispetto dei diritti costituzionali e, allo stesso tempo, un ruolo proattivo nel mantenere questa istituzione e tutte le altre istituzioni al riparo da ogni sospetto e da ogni legittimo dubbio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro, sullo stesso tema, immagino. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, posso utilizzare lo stesso articolo, vero?

PRESIDENTE. Se il tema è lo stesso, lo utilizzi, se il tema è un altro, usi un altro articolo.

WANDA FERRO (FDI). Solo per dire che credo che troppe volte parliamo di rispetto nei confronti della magistratura o tante volte si parla, ovviamente, di quella che deve essere quella forma di garantismo nei confronti di qualunque indagato. Io credo che il rispetto, sia in un caso che nell'altro, non sia commentare le indagini né, tantomeno, commentare le sentenze. Parto da questo presupposto, perché diventa quasi un ring, diventa soprattutto svilente per chiunque in qualche modo, ha avuto esperienze negative che, poi, si sono risolte, ma, nello stesso tempo, oggi, certamente, non ci deve essere un dibattito quasi da arena. Voglio dire solo, senza nessuna forma strumentale, perché ho apprezzato molto chi mi ha preceduto, i tanti colleghi, con riferimento alla Commissione antimafia, rispetto al codice, che è un codice - voglio ricordare a me stessa - che viene da lontano, ma che è stato rivisto l'ultima volta sotto la Presidenza di Rosy Bindi. E voglio anche sancire con grande chiarezza, perché tanti di noi fanno parte di quella Commissione, che non sta al deputato decidere o non decidere l'incandidabilità, ma questo viene fatto dall'amministrazione, anche attraverso gli ufficiali di collegamento che si rapportano con i tribunali. Solo un fatto di chiarimento e mi auguro, soprattutto, che per il futuro non si pensi che, alla fine, a osannare, chi da una parte, chi dall'altra, qualcosa rispetto a pagine, comunque, che dovrebbero dispiacere tutti quanti e, innanzitutto, la politica, possa essere messo al bando, perché non credo che ci sia chi, in qualche modo, fa parte dei buoni e chi dei cattivi. Ci vorrebbe soltanto un po' più di equilibrio quando si parla (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ferro. Io credo che questa discussione, che è stato introdotta dal collega Giachetti, sull'interpretazione del termine “sconveniente” in queste fattispecie specifiche, cioè attinenti, diciamo, a fatti giudiziari, sia un tema che ha una rilevanza, come è stato sottolineato da tutti i gruppi, notevole e che meriterà - almeno lo segnalerò intanto al Presidente Fico - una riflessione in Giunta e un approfondimento in Giunta per il Regolamento.

Convalida di deputati.

PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 24 novembre 2020, ha verificato non essere contestabili le elezioni suppletive dei seguenti deputati in collegi uninominali nelle circoscrizioni nazionali Lazio 1, Sardegna e Trentino-Alto Adige e, concorrendo negli eletti le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida:

XV Circoscrizione Lazio 1

Collegio uninominale n. 1: Roberto Gualtieri.

XXVII Circoscrizione Sardegna

Collegio uninominale n. 1: Andrea Frailis.

XXVIII Circoscrizione Trentino-Alto Adige

Collegio uninominale n. 4: Martina Loss.

Collegio uninominale n. 6: Mauro Sutto.

Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidate le suddette elezioni.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta. In particolare, c'è una solidarietà espressa da tutti i gruppi.

Ha chiesto di parlare il collega Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Molto semplicemente, questa mattina il consiglio comunale di Anzio - questa è una località nel Lazio - è stato raggiunto da una lettera indirizzata a una consigliera comunale che conteneva un proiettile calibro 38. La consigliera comunale in questione è Lina Giannino, una consigliera comunale non del mio partito, una consigliera comunale del Partito Democratico, alla quale va la mia solidarietà, la solidarietà di tutto il nostro gruppo e, credo, possa raggiungerla la solidarietà unanime della nostra Aula (Applausi). Non è la prima volta che in quel territorio, tanto bello quanto difficile, si verificano intimidazioni ed episodi di questo genere. Le forze dell'ordine stanno accertando l'accaduto per individuare le responsabilità, ma troppe volte episodi come questi rimangono impuniti e non si viene a risalire a cosa è accaduto e parliamo di territori dove c'è una criminalità organizzata radicata e prepotente. Quindi, Presidente, l'avvertimento, il messaggio è quello di chiedere che su questa questione, come sulle altre, ci sia la massima attenzione della politica e la solidarietà unanime, al di là delle battaglie politiche che si combattono e dei colori politici che si rappresentano, di fronte a episodi talmente gravi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Come ha appena ricordato il collega Nobili, la consigliera Lina Giannino nei giorni scorsi, dopo un'escalation di minacce e di interventi intimidatori, ha ricevuto, presso il consiglio comunale di Anzio, un proiettile. Siamo in un quadro davvero preoccupante. Ieri si è tenuto un consiglio comunale straordinario ad Anzio dedicato alla legalità. Però, devo dire, con grande franchezza, che la consigliera Giannino, da vittima, a un certo punto si è trovata sul banco degli imputati, per aver affermato quello che ritengo un dato di realtà e, cioè, che la criminalità organizzata sul litorale romano purtroppo esiste, è presente su tutto il litorale romano, quindi anche ad Anzio, e su tutto il litorale romano, quindi anche ad Anzio, interferisce con la politica. È un problema che dobbiamo affrontare tutti insieme.

Allora, chiudo Presidente. La Commissione antimafia appena potrà operare compiutamente deve tornare a verificare quella che è la situazione sul litorale romano. Non possiamo accettare che un pezzo di territorio, un altro pezzo di territorio, sia sottoposto a una presenza così asfissiante della criminalità organizzata.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bella. Ne ha facoltà. Microfono per l'onorevole Bella. Aspetti un attimo, adesso lo attiveranno. Riprovi.

MARCO BELLA (M5S). Mi sente adesso?

PRESIDENTE. Sì.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io da cittadino di Anzio per esprimere, a nome del mio gruppo, la massima solidarietà alla consigliera Lina Giannino, che ha subito una vile intimidazione. Colgo l'occasione per ringraziare tutti i consiglieri comunali, che sono il vero baluardo delle istituzioni. Chiariamo ai cittadini che un consigliere di un comune di 60 mila abitanti, come Anzio, guadagna cifre mensili che sono inferiori ai 100 euro.

A fronte di questo è proprio il consigliere comunale il primo contatto con i cittadini e colui che più da vicino vede gli effetti e le criticità delle leggi che qui scriviamo.

Chiedo, quindi, che siano messe in atto tutte le azioni possibili da parte delle istituzioni per tutelare i nostri consiglieri comunali, che sono un patrimonio comune a difesa del nostro Paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. La grave intimidazione subita dalla consigliera del comune di Anzio, Lina Giannino, alla quale è stata inviata una busta contenente un proiettile presso il protocollo del comune, è solo l'ultimo grave episodio avvenuto nel litorale a sud di Roma.

Episodi di intimidazione verso esponenti politici sono stati nei mesi passati nella stessa città di Anzio, ai danni di ex assessori del comune. La nostra consigliera Lina Giannino ha avuto squarciate le ruote della macchina ed ha trovato scritte ingiuriose sotto casa; a lei va la solidarietà e il sostegno di tutto il Partito Democratico. Il nostro auspicio, però, è che la condanna sia la più ampia possibile e che le istituzioni sappiano accendere un faro su Anzio e l'intero comprensorio. Non più di dieci anni or sono fu sciolto il comune di Nettuno per infiltrazione mafiosa, un comune di 50 mila abitanti alle porte della capitale, come quello di Anzio, per il quale è stato a lungo attiva la commissione di accesso della prefettura. Episodi di malaffare, che hanno riguardato la criminalità organizzata ed i suoi rapporti con le istituzioni, ci sono stati negli anni nei comuni di Pomezia, Ardea ed Aprilia. Come non ricordare lo scioglimento del municipio di Ostia e le inchieste che hanno riguardato la stessa vicina città di Latina? Il Partito Democratico chiede quindi con forza che su quanto sta accadendo nel comune di Anzio ci sia una nuova commissione di accesso e che la stessa Commissione parlamentare antimafia faccia sentire chiara e forte l'attenzione e la condanna del Parlamento. Siamo certi che su questo tutte le forze politiche sapranno fare la propria parte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io mi associo alla solidarietà alla consigliera Giannino di Anzio, a cui ho espresso personalmente e telefonicamente la vicinanza e la solidarietà. Certo che l'amministrazione di Anzio le sarebbe stata comunque vicina in questo momento così comunque difficile e drammatico per una persona che viene sottoposta a delle minacce. Però, voglio ricordare ai colleghi che sono intervenuti ora e, nello specifico, ad esempio, al collega Fassino, che è proprio di Nettuno, comune limitrofo a quello di Anzio, che anche lì fu fatta una Commissione d'inchiesta, quel comune venne sciolto per mafia, dopodiché per tre anni furono privati i cittadini di potere eleggere democraticamente un loro rappresentante e quella amministrazione risultò fuori da ogni legame con la mafia. Allora, credo che se vogliamo lavorare tutti quanti uniti, a protezione di un ente locale, che deve essere protetto e in quel caso aiutato da fenomeni come quelli che si sono detti - fenomeni del litorale, che possono essere malavitosi, ciò va fatto, ma guai a strumentalizzare e a fare politica su questi fatti. Chiedere commissioni d'inchiesta nei confronti di una amministrazione, laddove la magistratura procederà a capire chi sono i reali colpevoli, è un conto, ma voler strumentalizzare politicamente, per chiedere commissioni d'inchiesta nei confronti di una amministrazione che vede il sindaco De Angelis quale persona specchiata, dove l'amministrazione tutta, ad oggi, è un'amministrazione che non dà sicuramente adito a ragionamenti del genere, credo - e concludo, Presidente - che sia, in questo caso, una vergognosa strumentalizzazione politica, per indebolire allora sì le amministrazioni che oggi più che mai hanno bisogno di essere rafforzate. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Prego.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Prendo la parola per esprimere solidarietà a migliaia di lavoratori della scuola, i cosiddetti “precari COVID”, che lavorano da oltre due mesi e fino ad oggi non hanno percepito un centesimo di stipendio: non hanno preso un centesimo! Sono lavoratori che sfidano il rischio contagio da COVID, dimenticati e sfruttati.

Viviamo in questo periodo il paradosso di una scuola che vede spendere milioni di euro in cose che io e il mio partito riteniamo idiozie, ma non viene pagato lo stipendio ai dipendenti che lavorano nella scuola ogni giorno. Che il Ministro Azzolina si svegli e, tra una lettura di Marx ed un canto di “Bella ciao”, si ricordi che viene pagata - a mio avviso e del mio partito - immeritatamente per fare il Ministro, e si sbrighi a retribuire i veri proletari del 2020 ovvero i precari della scuola.

In una recente intervista ho appreso come il Ministro Azzolina, di origini umili, avesse una famiglia che campava sullo stipendio monoreddito del papà, dipendente pubblico che prendeva 1800 euro. Ministro Azzolina, un precario della scuola prende molto di meno - 1300 euro -, quindi gli paghi lo stipendio, che è un diritto e si sbrighi a farlo. Faccia trascorrere un Natale sereno a questi lavoratori, che sono nelle classi ogni giorno con i nostri figli, altrimenti a Natale come regalo le porteremo sotto il Ministero migliaia di insegnanti precari, sfruttati ed umiliati. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 25 novembre 2020 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1970 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 7 ottobre 2020, n. 125, recante misure urgenti connesse con la proroga della dichiarazione dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19 e per la continuità operativa del sistema di allerta COVID, nonché per l'attuazione della direttiva (UE) 2020/739 del 3 giugno 2020 (Approvato dal Senato). (C. 2779)

Relatrice: ROSTAN.

2. Seguito della discussione della proposta di inchiesta parlamentare:

PALAZZOTTO ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

(Doc. XXII, n. 45)

Relatori: SAITTA, per la II Commissione; DE CARLO, per la III Commissione.

3. Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'acquisizione di tabulati di comunicazioni nei confronti del deputato Zicchieri. (Doc. IV, n. 9-A)

Relatore: DI SARNO.

(ore 15)

4. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 18,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere un voto di astensione;

nella votazione n. 1 il deputato Zan ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro;

nelle votazioni nn. 3 e 4 il deputato Rizzo Nervo ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 20 la deputata Albano ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 29 e 30 la deputata Costanzo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 37 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 42 la deputata Comaroli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2779 - Questioni preg. n. 1 e 2 456 384 72 193 138 246 84 Resp.
2 Nominale Ddl 2772 - Quest. preg. n.1, 2 e 3 465 461 4 231 217 244 82 Resp.
3 Nominale Ddl 2779 - em. 1.9 467 459 8 230 206 253 82 Resp.
4 Nominale em. 1.10 464 461 3 231 211 250 82 Resp.
5 Nominale em. 1.11 475 472 3 237 213 259 82 Resp.
6 Nominale em. 1.16 471 464 7 233 207 257 82 Resp.
7 Nominale em. 1.17 468 461 7 231 208 253 82 Resp.
8 Nominale em. 1.22 466 460 6 231 207 253 82 Resp.
9 Nominale em. 1.15 470 463 7 232 206 257 82 Resp.
10 Nominale em. 1.2, 1.18 473 466 7 234 207 259 82 Resp.
11 Nominale em. 1.3 466 459 7 230 207 252 82 Resp.
12 Nominale em. 1.20 469 461 8 231 204 257 82 Resp.
13 Nominale em. 1.14 467 460 7 231 207 253 82 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.21 469 463 6 232 209 254 82 Resp.
15 Nominale em. 1.8 475 468 7 235 209 259 82 Resp.
16 Nominale em. 1.19 471 464 7 233 211 253 82 Resp.
17 Nominale em. 1.1 454 446 8 224 201 245 82 Resp.
18 Nominale em. 1.4 462 456 6 229 208 248 82 Resp.
19 Nominale em. 1.5 464 457 7 229 209 248 82 Resp.
20 Nominale em. 1.100 458 451 7 226 201 250 82 Resp.
21 Nominale art. agg. 1.02 469 462 7 232 207 255 82 Resp.
22 Nominale art. agg. 1.03 466 459 7 230 208 251 82 Resp.
23 Nominale art. agg. 1.04 471 464 7 233 208 256 82 Resp.
24 Nominale art. agg. 1.05 463 459 4 230 209 250 82 Resp.
25 Nominale art. agg. 1.06 450 443 7 222 204 239 82 Resp.
26 Nominale art. agg. 1.07 464 457 7 229 206 251 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale art. agg. 1.08 449 443 6 222 205 238 82 Resp.
28 Nominale art. agg. 1.09 465 457 8 229 204 253 82 Resp.
29 Nominale art. agg. 1.010 464 457 7 229 205 252 82 Resp.
30 Nominale art. agg. 1.011 466 459 7 230 207 252 82 Resp.
31 Nominale art. agg. 1.012 463 456 7 229 205 251 82 Resp.
32 Nominale art. agg. 1.013 466 459 7 230 208 251 82 Resp.
33 Nominale art. agg. 1.014 457 451 6 226 204 247 82 Resp.
34 Nominale em. 1-bis.4 452 446 6 224 202 244 82 Resp.
35 Nominale em. 1-bis.3 461 455 6 228 204 251 82 Resp.
36 Nominale em. 1-bis.2 461 453 8 227 208 245 82 Resp.
37 Nominale em. 1-bis.5 465 458 7 230 211 247 82 Resp.
38 Nominale em. 1-bis.1 460 453 7 227 206 247 82 Resp.
39 Nominale em. 1-bis.7 457 450 7 226 203 247 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale art. agg. 1-ter.01 459 452 7 227 203 249 82 Resp.
41 Nominale art. agg. 1-ter.02 464 458 6 230 210 248 82 Resp.
42 Nominale art. agg. 1-ter.03 452 446 6 224 201 245 82 Resp.
43 Nominale art. agg. 1-ter.07 457 450 7 226 205 245 82 Resp.
44 Nominale art. agg. 1-ter.04 444 440 4 221 204 236 82 Resp.
45 Nominale em. 2.1 454 447 7 224 202 245 82 Resp.
46 Nominale em. 3.2 446 440 6 221 204 236 82 Resp.
47 Nominale em. 3.3, 3.1 455 452 3 227 208 244 82 Resp.
48 Nominale em. 3-bis.2, 3-bis.5 456 451 5 226 202 249 82 Resp.
49 Nominale em. 3-bis.4 458 453 5 227 204 249 82 Resp.
50 Nominale art. agg. 3-bis.03 452 447 5 224 199 248 82 Resp.
51 Nominale art. agg. 3-bis.04 454 450 4 226 207 243 82 Resp.
52 Nominale art. agg. 3-bis.05 447 442 5 222 204 238 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 5 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 59)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nominale art. agg. 3-bis.013 445 442 3 222 200 242 82 Resp.
54 Nominale art. agg. 3-bis.06, 3-bis.0100 456 451 5 226 206 245 82 Resp.
55 Nominale art. agg. 3-bis.07 463 458 5 230 207 251 82 Resp.
56 Nominale art. agg. 3-bis.08 465 460 5 231 209 251 82 Resp.
57 Nominale art. agg. 3-bis.011 463 458 5 230 208 250 82 Resp.
58 Nominale art. agg. 4.01 460 455 5 228 206 249 82 Resp.
59 Nominale em. 6.1 464 459 5 230 205 254 81 Resp.