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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 424 di venerdì 6 novembre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Cancelleri, Davide Crippa, Delrio, Fassino, Gelmini, Giachetti, Grimoldi, Invernizzi, Lorefice, Maniero, Migliore, Molinari, Morassut, Perantoni, Tateo, Tomasi, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che in data 4 novembre 2020 la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati il senatore Gianfranco Rufa, in sostituzione del senatore Paolo Ripamonti, dimissionario.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative in ambito europeo ed internazionale al fine della tutela dei diritti fondamentali in Polonia, con particolare riferimento a recenti manifestazioni in materia di legislazione sull'aborto - n. 2-00986)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Boldrini ed altri n. 2-00986 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Boldrini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

LAURA BOLDRINI (PD). Sì, signor Presidente, illustro, grazie. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, questa interpellanza urgente riprende il testo di una interrogazione a risposta in Commissione, firmata da numerosi deputati di diversi gruppi politici e dalle deputate dell'Intergruppo per i diritti delle donne. Il suo oggetto è molto chiaro, signor Presidente: in Polonia è in corso una stretta autoritaria e perfino violenta nei confronti delle tante persone, soprattutto donne, che da giorni stanno manifestando pacificamente contro la sentenza della Corte costituzionale del 22 ottobre scorso, che ha dichiarato incostituzionali le interruzioni di gravidanza dovute a difetti congeniti del feto. Questa sentenza peggiora ulteriormente la legge polacca sull'interruzione di gravidanza, nota per essere già una delle più restrittive d'Europa. Per questo, decine di migliaia di donne sono immediatamente scese in piazza a Varsavia e nelle altre città della Polonia. A queste manifestazioni, ripeto, pacifiche, le autorità hanno reagito con una escalation di repressione e di violenza, fino a raggiungere l'apice negativo e preoccupante con la dichiarazione del Primo Ministro, Mateusz Morawiecki, che ha invocato l'intervento dell'esercito contro le manifestanti. Su questo caso specifico la nostra interpellanza chiede al Governo se non ritenga di esprimere, come noi consideriamo necessario da parte di un Paese democratico come l'Italia, una chiara disapprovazione pubblica di questa provocatoria dichiarazione.

Ma poi poniamo un problema di carattere più generale, Presidente, ed è il seguente: è lecito che in un Paese membro dell'Unione europea si reprimano, perfino con l'intervento dell'esercito, la libera espressione del dissenso e le pacifiche proteste? È lecito? Beh, la risposta che io mi do è “no”, non è lecito, perché ce lo dice l'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, che recita, perché fosse chiaro a tutti, in questo modo: “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori” - prosegue l'articolo 2 - “sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini”.

Ma non da oggi, comportamenti e decisioni delle autorità polacche entrano in contraddizione e in conflitto con questi principi, tanto che la Polonia è sotto procedura di infrazione, signor Presidente, da parte della Commissione europea, proprio per le sue leggi sulla magistratura, che ne lede l'autonomia e l'indipendenza. E poi è stata attivata nei suoi confronti, nel 2017, sempre dalla Commissione e questa volta anche dal Parlamento europeo, la procedura prevista dall'articolo 7 del Trattato per violazione dello Stato di diritto. E questo passaggio è molto importante. Nella sua risoluzione del 17 settembre scorso sulle violazioni dello Stato di diritto in Polonia, il Parlamento europeo ci ricorda che queste violazioni, sulle quali interviene appunto l'articolo 7, non riguardano - e cito testualmente - soltanto il singolo Stato membro in cui si manifesta il rischio, ma ha un impatto negativo su tutti gli altri Stati membri, sulla fiducia reciproca tra gli Stati membri e anche sulla stessa natura dell'Unione.

Per questo, signor Presidente e signori rappresentanti del Governo, quanto accade in Polonia ci riguarda, ci riguarda da vicino e non possiamo assolutamente tacerlo. Il Consiglio europeo non si è ancora pronunciato sull'istanza della Commissione e del Parlamento; e noi pensiamo, signora Vice Ministra, che il Governo italiano debba agire affinché questo iter, quello dell'articolo 7, non cada nel dimenticatoio. Sappiamo bene che la procedura prevista dall'articolo 7, che può portare a sanzionare lo Stato che infrange i principi dell'articolo 2, è particolarmente complessa e questa complessità può portare a un paradosso addirittura. E quale sarebbe questo paradosso?

Quando un Paese decide di aderire all'Unione Europea, viene sottoposto a un lungo iter, a uno screening molto severo, un esame che riguarda la garanzia dei diritti, delle libertà individuali e collettive, la libertà di stampa, l'indipendenza della magistratura, la tutela delle minoranze e così via, ma poi che succede? Una volta entrato a pieno titolo nell'Unione europea, lo Stato membro ha la facoltà di contravvenire agli impegni assunti su questi principi, senza subire una reazione tempestiva da parte delle istituzioni europee, perché sono tanto complesse, troppo complesse, le procedure che vengono, appunto, affidate in ultima istanza al metodo dell'unanimità, che, sappiamo bene, rischia di creare una impasse. Ecco, questa procedura merita di essere rivista e semplificata, signora Vice Ministra.

Ma intanto, a proposito di quanto sta accadendo in Polonia, chiediamo al Governo con questa interpellanza se non intenda proporre e sostenere, in sede europea, iniziative che contemplino limitazioni all'accesso ai fondi europei per i Paesi che violano i principi, non negoziabili, di libertà di espressione e di manifestazione. A questo proposito, abbiamo accolto con favore la notizia che è giunta ieri dal Parlamento europeo, d'intesa con la Presidenza tedesca, la presidenza di turno, prevedendo nei fatti la condizione del rispetto dei principi dello Stato di diritto per avere l'accesso ai fondi del Recovery Fund: questo mi sembra molto positivo.

In conclusione, signora Vice Ministra, non possiamo stare fermi, non possiamo rimanere qui a guardare e a contemplare quello che sta avvenendo a Varsavia, perché, lo ripeto, quello che accade lì, a Varsavia, ci riguarda da vicino. E noi, signora Vice Ministra, stiamo dalla parte delle donne polacche, non solo perché le donne polacche hanno ragione, ma anche perché loro sì, loro, tengono alti i valori fondativi di libertà dell'Unione europea, che appartengono a tutti noi. E stiamo anche con le donne polacche perché rivendicano quel diritto all'autodeterminazione, che appartiene alle donne di tutto il mondo e al quale non rinunceremo mai. La ringrazio, signor Presidente.

PRESIDENTE. La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Emanuela Claudia Del Re, ha facoltà di rispondere.

EMANUELA CLAUDIA DEL RE, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Sono veramente lieta di essere qui, oggi, a rispondere all'interpellanza della deputata Boldrini, che ringrazio insieme agli altri presentatori. È sicuramente importantissimo, fondamentale, mantenere alta l'attenzione sui diritti umani, proprio perché, naturalmente, sono centrali e assolutamente anche delicati, soprattutto quando si parla di tutela dei diritti delle donne. Siamo tutti dalla parte delle donne. Come ha scritto pochi giorni fa in un tweet la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “I progressi si conseguono con fatica, ma si perdono con facilità. Il pieno riconoscimento dei diritti delle donne è una dote e un risultato di cui tutta l'Europa deve essere fiera. Dobbiamo spingerci in avanti e non arretrare. Andare indietro” - sempre nelle parole della Presidente von der Leyen - “non è un'opzione per un continente che vuole conquistare il futuro”.

Negli ultimi giorni, abbiamo seguito tutti con grande attenzione, grazie anche ad una copertura mediatica giustamente ampia, le manifestazioni che si sono svolte in Polonia. Secondo quanto confermato dalla nostra ambasciata a Varsavia, non sono stati, per fortuna, registrati scontri di rilievo. Nonostante il grande numero di persone scese in piazza, tutto si è svolto in modo abbastanza pacifico. Le autorità polacche si stanno adoperando per trovare una soluzione legislativa alla crisi provocata dalla pronuncia della Corte costituzionale in materia di aborto. Il Presidente della Repubblica Duda si è fatto promotore di un'iniziativa al riguardo, così come il Primo Ministro Morawiecki, che ha mostrato ampia disponibilità all'apertura di un dialogo in ambito parlamentare.

Nel quadro del nostro costante impegno a tutela e promozione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, il Governo ha più volte rappresentato alle autorità polacche, anche di recente, forte preoccupazione per le tensioni emerse nel Paese. Abbiamo sempre chiesto di compiere ogni sforzo per assicurare l'adeguata tutela dei diritti umani. Da parte nostra continueremo, dunque, a seguire con la dovuta attenzione l'evolversi della situazione sviluppatasi dopo la sentenza della Corte costituzionale in materia di aborto.

Nel caso in cui dovesse verificarsi un inasprimento delle tensioni, il Governo non mancherà di valutare nuove specifiche iniziative di sensibilizzazione a livello bilaterale. Anche in sede europea, il Governo rimane impegnato senza soluzione di continuità nella tutela e promozione dei principi fondamentali su cui si basa l'Unione. L'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea rappresenta in questo senso un faro, che pone al centro il rispetto dello Stato di diritto del quale i diritti delle donne fanno ovviamente parte integrante. Questo impegno è pienamente coerente con il più ampio sforzo dell'Italia a favore dell'avanzamento del progetto europeo, che proprio su quei valori si fonda e trova il suo elemento caratterizzante.

L'Italia sostiene la Commissione europea nell'esercizio del suo ruolo istituzionale di guardiano dei Trattati e di garante dell'applicazione del diritto dell'Unione. Per questo abbiamo sempre sostenuto e continueremo a sostenere l'impiego da parte della Commissione di strumenti di contrasto alle situazioni di potenziale minaccia ai valori fondamentali verificatesi in alcuni Stati membri, incluso l'avvio di procedure previste dall'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea.

A ulteriore testimonianza del nostro impegno, l'Italia ha sostenuto l'inaugurazione del nuovo ciclo di esame dello Stato di diritto proposto dalla Commissione nel luglio 2019: uno sforzo inserito nell'ambito del più ampio progetto di revisione della cosiddetta cassetta degli attrezzi, a garanzia dei diritti umani, di cui l'Unione Europea dispone. Il 30 settembre, peraltro, abbiamo garantito il medesimo convinto sostegno alla pubblicazione da parte della Commissione europea del primo Rapporto annuale sullo Stato di diritto, alla redazione del quale abbiamo collaborato con gli altri Stati membri in modo attivo e propositivo.

Sulla base del Rapporto e a seguito della proposta della Presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea, il meccanismo di esame periodico tra pari sullo Stato di diritto in Europa (la cosiddetta peer review) ha potuto prendere l'avvio. Il Consiglio affari generali dell'Unione europea ha svolto una prima discussione sul Rapporto il 13 ottobre; un ulteriore scambio di opinioni è in programma nella videoconferenza informale dei Ministri per gli affari europei che è prevista per il 17 novembre.

Il Governo ritiene che un sistema di esame paritario e basato su dati oggettivi rappresenti la strada maestra per superare le criticità emerse su Stato di diritto e altri valori fondamentali, non solo tra gli Stati membri, ma anche tra questi e le istituzioni dell'Unione europea. Il sistema di esame paritario potrà infatti restaurare un clima di fiducia reciproca nell'interesse dell'Unione e dei suoi cittadini.

Abbiamo accolto con molto favore la notizia di ieri, già da lei citata, su un accordo preliminare tra Parlamento europeo e Presidenza tedesca del Consiglio dell'Unione europea in merito al meccanismo dello Stato di diritto legato al bilancio della UE e al Recovery Fund. In attesa della sua approvazione finale, è questo lo spirito che serve da parte di tutti, Stati membri e istituzioni dell'Unione. Grazie a questo spirito, i diritti delle donne e più in generale i diritti umani troveranno in tutta Europa una tutela sempre più ampia.

PRESIDENTE. La deputata Laura Boldrini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

LAURA BOLDRINI (PD). Signor Presidente, ringrazio la Vice Ministra per la risposta. Fa piacere aver ascoltato, appunto dalla sua risposta, l'impegno che il Governo italiano metterà sull'osservanza dei principi dello Stato di diritto ovunque nell'Unione europea, e in questo caso in Polonia, ma vorrei fare alcune specifiche.

Lei sa, signora Vice Ministra, che il Governo polacco ha deciso di far fronte a questa enorme, massiccia mobilitazione, che è stata suscitata appunto dalla sentenza della Corte costituzionale, con una mossa tattica: tattica, perché ha fatto scadere la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della stessa sentenza. Questo però non ha placato la protesta, mi dispiace in questo senso contraddirla. Perché? Perché il partito al Governo, il PIS, ha già annunciato la presentazione di una proposta di legge, che avverrà il 18 novembre, sempre per l'interruzione di gravidanza, molto più restrittiva, se possibile, del senso di quella sentenza, che già lo era in modo asfissiante, direi. Quindi, non è che è stata risolta la questione! Quindi - glielo annuncio già fin d'ora - ci saranno nuove proteste, perché siamo in contatto con le colleghe polacche deputate del Parlamento, ci hanno già detto che stanno organizzando nuove proteste, perché non è vero che c'è un'apertura al dialogo. Al contrario: ci sono mosse tattiche!

Chiediamo quindi al Governo di adoperarsi a livello bilaterale per scongiurare, signora Vice Ministra, ogni possibile degenerazione di queste manifestazioni, affinché non vengano usati metodi repressivi. Lei dice, le manifestazioni sono state pacifiche: è vero, da parte delle manifestanti. Io penso quindi sia il caso, visto che sono state già annunciate manifestazioni, di essere molto guardinghi, in modo da scongiurare che ci possano essere delle violenze, e anche da assicurarsi che sia garantita la libertà di espressione del dissenso, perché nel cuore dell'Unione europea questo dovrebbe essere un minimo garantito a tutte le persone che manifestano. Perché appunto, come abbiamo detto sia lei che io, quello che accade a Varsavia ci riguarda; e siccome ci riguarda, dobbiamo essere molto vigili affinché quei principi che ci tengono insieme vengano sempre rispettati.

(Iniziative volte al rifinanziamento degli strumenti a sostegno delle categorie colpite dagli effetti della pandemia, con particolare riguardo al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese - n. 2-00994)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente D'Uva ed altri n. 2-00994 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Francesco D'Uva se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Presidente, la ringrazio per la parola e ringrazio il Vice Ministro Buffagni per essere presente in Aula.

Oggi io e gli altri interpellanti illustriamo questa interpellanza per parlare di quello che è successo nel nostro Paese: parliamo di una pandemia che purtroppo ha colpito il nostro Paese, ha colpito tutto il mondo, e ha colpito il nostro Paese già da febbraio 2020. È stato qualcosa di mai visto, veramente nessuno era realmente pronto ad affrontare una situazione del genere, nessuno se l'aspettava; eppure il Governo ha immediatamente attuato le necessarie misure restrittive. Queste misure con cui ormai conviviamo, ognuno di noi, da quasi un anno, ovunque: lo dimostra il fatto che sto intervenendo con una mascherina, che accanto a me ci sono le postazioni non utilizzabili per il distanziamento sociale.

Ma un'altra cosa che mi preme sottolineare è che questa crisi sanitaria ovviamente ha generato un rallentamento dell'attività produttiva e una crisi economica. Ecco, anche lì il Governo ha immediatamente messo a punto strumenti per contenere i danni, e questo l'ha fatto a livello nazionale; ma si è mosso anche a livello europeo, perché a livello europeo è stato il Governo italiano, la nostra nazione, uno dei fautori di un cambiamento di politiche europee. Perché parliamoci chiaro, penso anche a quando sono stato eletto, la prima volta nel 2013, l'Europa era molto diversa da come la stiamo conoscendo adesso: era un'Europa un po' più attenta alle lacrime e sangue, possiamo dire, rispetto ad adesso che invece è molto più vicina al cittadino, e ha permesso di creare degli strumenti che venissero incontro alle esigenze dei singoli Paesi membri.

Tutto questo ha portato il Governo ad attuare un vero e proprio sostegno per lavoratori dipendenti nel settore pubblico, nel settore privato, le partite IVA, le piccole e medie imprese, che sono di fatto il motore del nostro Paese. Questo sostegno è arrivato sotto forma di indennizzi, credito d'imposta, sospensione di pagamenti di tributi previdenziali e quant'altro.

Ma una misura in particolare è oggetto di questa interpellanza: sono i piccoli finanziamenti garantiti dal Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese. Si tratta di un fondo che è rivolto soprattutto a chi è stato maggiormente colpito da questa crisi economica, che ha accompagnato e sta continuando ad accompagnare la crisi sanitaria. Nello specifico, faccio presente che nel “decreto Liquidità” è stato permesso che ci fosse una garanzia al 100 per cento, fino a 30 mila euro, con durata massima di 10 anni, e tutto questo senza valutazione del merito di credito. Le richieste a questo fondo sono arrivate a 100 miliardi: è una cifra veramente consistente, ed è un grande risultato, che dimostra la bontà di questo provvedimento e la reale utilità di questo fondo.

Ma il punto è che adesso siamo a una nuova ondata. Parliamoci chiaro, si parla a tutti gli effetti di una seconda ondata e, ovviamente, il Governo - sappiamo bene con i DPCM - sta giustamente operando per introdurre nuovamente le misure restrittive, misure restrittive che sono accompagnate da misure per il sostegno all'economia. In particolare, c'è il “decreto Ristori” che arriverà a breve nelle Aule parlamentari e lì ci sono diverse forme di supporto. Ma quello che chiediamo noi è di rifinanziare il Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese. Questi crediti sono fondamentali per le realtà produttive medio-piccole, anche artigiane, le quali necessitano da subito di strategie di rilancio per la ripresa post-COVID.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, ha facoltà di rispondere.

STEFANO BUFFAGNI, Vice Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto sottolineare che il tema del rifinanziamento del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese e, più in generale, del sostegno alla liquidità delle piccole e medie imprese e dei professionisti è una assoluta priorità del Governo, nell'attuale e difficile fase sociale ed economica che il Paese sta vivendo, legata all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Ciò è dimostrato dalle importanti misure che sono state adottate nonché da quelle su cui si sta lavorando in queste ore, in risposta a questa seconda ondata della pandemia, che ci troviamo ad affrontare.

Per quanto attiene alle misure recenti varate dal Governo, si ricorda la nuova disciplina di accesso al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese, di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, che è stato significativamente rafforzato, sia dal punto di vista finanziario che operativo, con un pacchetto di interventi normativi straordinari.

Come noto, in immediata risposta all'attuale situazione di crisi, il fondo di garanzia è stato potenziato con il decreto-legge 17 marzo 2020, n 18 (cosiddetto “decreto Cura Italia”), e con i successivi decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23 (cosiddetto “decreto Liquidità”), decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto “decreto Rilancio”) e decreto-legge 14 agosto 2020, n 104 (cosiddetto “decreto Agosto”). Si tratta di interventi normativi straordinari e temporanei, con durata fissa dal legislatore, fino al 31 dicembre 2020.

Al riguardo, si segnala che, nella definizione dei predetti interventi normativi, sono state sfruttate appieno le possibilità offerte dalla Commissione europea con il quadro temporaneo per l'emergenza COVID-19, di cui alle comunicazioni del 19 marzo 2020 e successive modifiche e integrazioni, anche grazie al contributo fondamentale del Parlamento. A seguito dell'entrata in vigore di tali interventi normativi, il Fondo di garanzia ha fatto registrare risultati assolutamente rilevanti, assurgendo al ruolo di principale strumento nazionale a sostegno del sistema produttivo e di contrasto della crisi economica in atto. E, in considerazione della rilevanza assunta e della crescita esponenziale delle richieste di garanzia pervenute al fondo, a decorrere dallo scorso mese di aprile, a fine anno è previsto un incremento del numero di garanzie rilasciate dal fondo di circa il 1.500 per cento, rispetto al precedente anno. Si ritiene di disporre di un ulteriore specifico finanziamento, al fine di assicurare continuità operativa nel prossimo triennio 2021-2023.

Con tale strumento il Ministero dello Sviluppo economico evidenzia che, su oltre 1 milione 200 mila richieste di garanzia pervenute fino ad oggi al fondo di garanzia, sono state finanziate 1.245.264 operazioni, a questa mattina, per un importo complessivo dell'intero strumento normativo di più di 100 miliardi e 256 milioni di prestiti erogati alle nostre imprese.

Il 78 per cento di questa operazione riguarda garanzie con copertura al 100 per cento, per un numero complessivo di 971.651 finanziate fino a 30 mila euro. Questi ultimi sono stati rilasciati dal fondo, ai sensi dell'articolo 13, comma 1, lettera m), del “decreto Liquidità”. Tali finanziamenti di importo ridotto, concessi da banche e intermediari finanziari in favore di professionisti e lavoratori autonomi, piccoli imprenditori e degli enti del Terzo settore, hanno svolto una funzione fondamentale, non solo di carattere economico, ma anche in chiave sociale.

In particolare, l'articolo 13 del “decreto Liquidità” ha integralmente riscritto le regole in materia di accesso al fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, trasformando il citato fondo in uno strumento capace di garantire più di 100 miliardi di liquidità a supporto delle piccole e medie imprese, nonostante ripetuti iniziali attacchi.

Si è inteso far leva su questo strumento già esistente, apprezzato dagli operatori, per garantire un intervento di pronta attuazione per le imprese, incrementando la dotazione finanziaria, estendendo la possibilità di accedere alla garanzia statale alle imprese fino a 499 dipendenti, prevedendo garanzie statali al 90 per cento per i prestiti fino a 5 milioni di euro, al 100 per cento (di cui 90 dallo Stato e 10 da Confidi) per i prestiti di importo non superiore al 25 per cento dei ricavi fino a un massimo di 800 mila euro, al 100 per cento per prestiti di importo non superiore al 25 per cento dei ricavi fino a un massimo di 30 mila euro, senza alcuna valutazione del merito creditizio. In questa ipotesi, inoltre, gli istituti di credito potranno erogare i prestiti automaticamente, senza neppure attendere il via libera del fondo di garanzia.

Al fine di assicurare continuità operativa dello strumento per il prossimo triennio 2021-2023 è stato previsto un nuovo incremento del fondo nella prossima legge di bilancio 2021. Come appare evidente dai segnali che questo autunno ci sta restituendo, l'emergenza epidemiologica è tutt'altro che cessata. Una seconda e preoccupante ondata di contagi è ormai in atto, a seguito della quale è stato necessario disporre le opportune misure di contenimento che riguardano, come è stato nella prima fase, anche le attività economiche. Ciò anche in considerazione delle stime del fabbisogno in termini di perdite attese su base pluriennale, ai sensi dell'articolo 31, comma 2, del “decreto Rilancio”.

Tali stime dovranno, infatti, tener conto: della proroga - disposta con la comunicazione della Commissione europea del 13 ottobre 2020 - dell'applicazione del quadro temporaneo per le misure di aiuti di Stato a sostegno dell'economia, nell'attuale emergenza del COVID-19, adottato dalla Commissione europea con la comunicazione finale del 19 marzo 2020, successivamente modificata e integrata, fino al 30 giugno 2021; dello stanziamento di cui all'articolo 64, comma 1, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, convertito in legge 13 ottobre 2020 (“decreto Agosto”); di una previsione dei trend delle garanzie da concedere nel triennio 2021-2023 rispetto ai livelli effettivi del 2019. D'altra parte, tale trend è caratterizzato da una crescita in ragione dei seguenti tre fattori: l'abilitazione dei nuovi soggetti richiedenti ad operare con il fondo; il ricorso diffuso alla trasmissione delle domande in via massiva mediante flussi elettronici, normati appositamente durante questo anno; la percentuale media garantita e accantonata per le imprese già ammesse alla garanzia del fondo sulla base del modello di valutazione che hanno registrato, a causa dell'attuale fase di emergenza epidemiologica, un aggravamento della situazione economica.

Colgo l'occasione anche per auspicare un miglioramento degli strumenti, che non hanno dato i risultati auspicati, con il contributo fondamentale del Parlamento.

In conclusione, dunque, rappresento il massimo impegno di questo Governo, per garantire un adeguato rifinanziamento del fondo di garanzia, al fine di dare risposte rapide ed efficaci alle imprese. Voglio sottolineare, altresì, che questa è solo una delle prossime misure che saranno adottate a tale specifico fine nei prossimi provvedimenti normativi.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco D'Uva ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

FRANCESCO D'UVA (M5S). Grazie, Presidente. Intanto mi permetto di condividere l'auspicio del Vice Ministro, perché è importante anche quello che può fare e fa il Parlamento, proprio per il sostegno del Paese. Quindi, un passaggio da parte nostra sarà sempre importante e ben accetto, credo, da parte di tutti e da parte del Paese.

Io mi ritengo soddisfatto, perché la risposta che ha dato il Vice Ministro è una risposta che era attesa da tante persone, perché ci permette, appunto, di sostenere le piccole e medie imprese e le partite IVA e di continuare a sostenerle anche in questa seconda fase, in questa seconda ondata, che speriamo di potere interrompere il prima possibile. Questo sostegno al tessuto produttivo va protetto, va dato da Nord a Sud, per professionisti, artigiani, commercianti, imprenditori. Tutti stanno affrontando un rischio che è ben superiore a quello che è oggi calcolabile. Questo dobbiamo tenerlo tutti quanti in considerazione.

Mi è piaciuto anche quello che ha detto il Vice Ministro, che queste misure non servono soltanto a rilanciare, ma vi è proprio una questione di sostegno per tutti, perché sono tutti in grande difficoltà ed è importante quello che può fare il Governo al riguardo. L'Italia oggi non può permettersi di perdere parte del sistema produttivo. Questo non se lo può permettere e penso a tante cose, che sono molto apprezzate nel mondo. Penso al made in Italy, che sicuramente va protetto. Se oggi le aziende e gli imprenditori che producono made in Italy si trovano in difficoltà e si trovano a chiudere, ecco che anche il marchio perde di qualità. E questo non ce lo possiamo permettere, perché è uno dei nostri fiori all'occhiello.

Quindi, le nostre piccole e medie imprese operano in un contesto di profonda trasformazione e, per avere successo, necessitano di una pianificazione strutturata. Per questo devono potere contare su strumenti finanziari, su cui lei ci ha rassicurato, Vice Ministro, così da affrontare questa pandemia e guardare con fiducia alla ripresa. Auspichiamo che possa arrivare il prima possibile e che questa pandemia possa finalmente finire, così che si possa tornare alla normalità.

(Iniziative urgenti volte a garantire la ripresa delle procedure relative all'esecuzione degli sfratti a partire dal 1° gennaio 2021 - n. 2-00979)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bianchi ed altri n. 2-00979 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Matteo Luigi Bianchi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Illustro, Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola, deputato Bianchi.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, mi permetta di partire da lontano con l'oggetto di questa interpellanza dato che fa parte di un quadro ampio e complessivo che riguarda la tematica della sospensione degli sfratti esecutivi. Già nel “decreto Rilancio”, e nella sua conversione in legge, è stata inserita, appunto, una norma in cui si sospendevano e si sospendono tuttora gli sfratti esecutivi per morosità fino alla fine dell'anno, fino al 31 dicembre 2020; è una norma su cui ci siamo già espressi, ritenendola discriminatoria nei confronti dei proprietari immobiliari, dei risparmiatori che hanno investito i propri risparmi nel mattone e nell'immobile, così com'è tradizione del popolo italiano fare.

In un ordine del giorno, presentato nel corso della conversione in legge del “decreto Rilancio”, avete promesso che avreste modificato la norma o, comunque, indennizzato i proprietari immobiliari; eravamo al mese di luglio, ora siamo al mese di novembre e non è stato fatto nulla a tal riguardo. Io ci terrei a sottolineare una questione sugli sfratti esecutivi di cui stiamo parlando: l'esecuzione dello sfratto, calendarizzata per l'estate del 2020, nulla ha a che vedere con la morosità che riguarda un momento di difficoltà relativamente all'emergenza pandemica. Sappiamo benissimo che, con i tempi e le lungaggini dei nostri tribunali, le esecuzioni degli sfratti calendarizzate nell'estate del 2020 probabilmente riguardavano morosità dell'anno 2019. Pertanto, non si capisce il nesso di questo provvedimento normativo.

Ora, andando nel merito specifico dell'interpellanza, questa è frutto di alcune segnalazioni che arrivano da parte di avvocati e da parte di ricorrenti privati, che segnalano che i tribunali tendono a sostenere la tesi che gli sfratti esecutivi vengono calendarizzati a partire dal 1° gennaio, per eseguirli nei mesi successivi; quindi, si presume che per l'esecuzione dello sfratto stesso, se si comincia a calendarizzare e a prendere in mano questo argomento, c'è una prospettiva e un rischio che si possa andare all'estate del 2021 con l'esecuzione materiale dello sfratto esecutivo. Io, sottosegretario, mi permetto sommessamente di farle presente - non so ancora ovviamente i contenuti della sua risposta – che non sarebbe il caso di prendere di avanzare la scusa del COVID, perché, in uno Stato serio, la norma attualmente prevede che l'esecuzione dello sfratto sia da eseguirsi dal 1° gennaio. Se attualmente i tribunali ritengono di attendere per vedere come andrà a finire la questione emergenziale, tenuto conto delle varie limitazioni in ordine agli spostamenti, credo che ciò non sia assolutamente un approccio serio: prima si fissano gli sfratti esecutivi e, poi, eventualmente, si possono procrastinare. Nel corso della conversione in legge del “decreto Agosto” è stato approvato un ordine del giorno, a mia prima firma, in cui chiedevo di farvi parte attiva per velocizzare le pratiche all'interno dei tribunali, affinché gli stessi potessero fissare gli sfratti esecutivi già a partire dal 2 gennaio del 2021. Allo stato attuale non è ancora stato fatto nulla, ci si avvicina alla fine dell'anno ed il motivo per cui ho presentato questa interpellanza è proprio per chiedervi che cosa volete, nel concreto, fare. Credo che questa tematica sia stata affrontata, purtroppo, con superficialità, a danno di tantissimi cittadini, di tantissimi piccoli risparmiatori. Ricordiamoci che in Italia l'80-85 per cento delle persone ha una proprietà immobiliare e tante di esse hanno più di una proprietà immobiliare che tendono ad affittare per avere un incremento del proprio reddito: magari è una piccola casetta, un piccolo appartamento ereditato dallo zio o dal nonno. In Italia da generazioni si porta avanti questo tipo di approccio del risparmio da investire nell'immobiliare. Non per questo, ovviamente, chi ha una piccola seconda casa è un palazzinaro o qualcuno che va ad usurpare un qualche cosa a qualcun altro. Bisogna, a mio avviso, dare un segnale di attenzione e di serietà al Paese e ai cittadini, affinché anche la questione dell'esecuzione degli sfratti non diventi una drammatica barzelletta, come il recente bonus mobilità. Credo anche che occorra riaffermare un principio costituzionale sacrosanto, quello del diritto alla proprietà privata che, allo stato attuale, è sospeso in un limbo o, addirittura, usurpato per decreto o comunque per norma. Questo è evidentemente inaccettabile, perché la proprietà privata è sacra e tutti ne debbono avere la propria disponibilità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere. A lei la parola, sottosegretario Giorgis.

ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente; con l'interpellanza in oggetto, l'onorevole Bianchi, dopo aver evidenziato le criticità derivanti dalla previsione di cui all'articolo 17-bis del decreto-legge n. 34, del 2020, introdotta in sede di conversione, con cui è stato prorogato al 31 dicembre 2020 il termine di sospensione di tutte le procedure esecutive di rilascio di immobili e, in particolare, dopo aver evidenziato che tale sospensione delle procedure esecutive penalizza i cittadini che hanno investito i loro risparmi nell'immobiliare e hanno posto sul mercato delle locazioni i loro beni, compromettendo il diritto di proprietà e il funzionamento dell'intero sistema delle locazioni, chiede al Ministro della Giustizia e al Ministro dell'Economia e delle finanze quali iniziative intendano assumere per ristorare i proprietari che hanno perso la loro fonte di reddito e quali misure intendano assumere per consentire agli uffici giudiziari di calendarizzare gli sfratti già a partire dal 1° gennaio 2020, nonché garantire le procedure preliminari presso gli Uffici NEP (Ufficio unico notificazioni esecuzioni e protesti) e, quindi, iniziare con regolarità la fase di deposito e di registrazione delle legittime istanze. Innanzitutto, occorre sottolineare che la sospensione dell'esecuzione dei provvedimenti di rilascio degli immobili anche ad uso non abitativo fino al 31 dicembre del 2020 è una delle misure di sostegno alle famiglie e alle imprese rese necessarie dall'emergenza sanitaria. La difficile situazione economica e sociale che è derivata dall'epidemia ha infatti suggerito di inibire temporaneamente l'instaurazione o la prosecuzione delle procedure esecutive di rilascio di beni immobili. Per quanto riguarda il contenuto, va evidenziato che il generale riferimento all'esecuzione dei provvedimenti di rilascio rende la norma applicabile a tutte le procedure di rilascio, in qualsiasi fase esse si trovino, e non solo a quelle collegate ai procedimenti per convalida di sfratto. Va, inoltre, evidenziato che, in ogni caso, a partire dal 1° gennaio, cessata la causa di sospensione, che, voglio ribadire, è collegata alla situazione del tutto straordinaria che purtroppo stiamo vivendo, riprenderanno vigore le norme che disciplinano le procedure esecutive nel rispetto di tutte le parti coinvolte. Ancora, va sottolineato che la disposizione in esame riguarda la sola fase esecutiva e non impedisce agli aventi diritto di adire l'autorità giudiziaria per il riconoscimento delle proprie ragioni e di ottenere un titolo da porre in esecuzione al termine del periodo di sospensione. Come ricordato dall'interpellante, in sede di conversione del decreto-legge n. 34 del 2020, le esigenze da lui segnalate sono state portate all'attenzione del Governo con diversi ordini del giorno.

In particolare, con l'ordine del giorno n. 9/2500-AR/305, il Governo è stato chiamato, cito: “a valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa, al fine, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere normativo, di rivedere l'articolo 17-bis del decreto in esame che prevede la proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo, anche bilanciando con appositi indennizzi le perdite subite dai proprietari degli immobili, che non possono entrare in possesso della loro proprietà privata, per non penalizzare i proprietari immobiliari, i quali non sono una categoria di privilegiati, ma hanno fatto investimenti con sacrifici”.

Orbene, in questa prospettiva il Governo sta valutando una serie di ipotesi per bilanciare e soddisfare le opposte esigenze dei conduttori e dei proprietari di immobili, tra le quali, ad esempio, forme di compensazione fiscale, nonché misure di incentivazione alla sottoscrizione di canoni agevolati e di rinegoziazione dei medesimi.

Una deroga specifica, come ipotizzato dall'interrogante, agli ordinari adempimenti da compiere in previsione dell'esecuzione di un'eventuale sfratto solleva invece dubbi di ragionevolezza e coerenza sistematica, oltre ad essere comunque di difficile definizione, in relazione alla specificità di ogni singola procedura e alla equilibrata e generale tutela di tutti gli interessi coinvolti.

PRESIDENTE. Il deputato Matteo Luigi Bianchi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie Presidente e grazie sottosegretario. Io mi aspettavo una risposta evidentemente più precisa, puntuale. Come sappiamo, questa interpellanza era già calendarizzata la scorsa settimana, poi, anche per l'aggravarsi della situazione pandemica, si è deciso e ho anche accettato di poterla procrastinare a questa settimana, nella speranza appunto di avere una risposta più puntuale, che, mi permetta, non c'è stata.

Ribadisco quello che ho già detto in premessa: abbiamo capito che la norma poi prevista all'interno della conversione in legge del “decreto Rilancio” non è stata modificata, come da vostre promesse rispetto all'accoglimento di un ordine del giorno - quindi c'è anche da chiedersi se gli ordini del giorno su cui lavoriamo poi hanno delle azioni concrete oppure no, perché allora non si spiega il motivo per cui uno debba presentarli, se poi vengono accolti e non viene data poi concretezza alle promesse fatte – però, ora chiediamo solamente di far rispettare la norma. Quindi, abbiamo messo da parte il fatto che una promessa non è stata mantenuta, però ora chiediamo di far rispettare la norma. Dal 1° gennaio la norma dice che si possono eseguire gli sfratti, ma io le faccio presente - e lei sicuramente ne è al corrente - che i tribunali, allo stato attuale, non stanno fissando gli sfratti esecutivi a partire dal 1° gennaio 2021, perché mostrano tutta una serie di questioni tali per cui cominceranno a calendarizzare gli sfratti esecutivi a partire dal 1° gennaio per i mesi successivi: quindi, è evidente che, se non si calendarizzano oggi per gennaio e si comincia a gennaio stesso, questa possibilità di eseguire celermente gli sfratti esecutivi non si avrà.

Nella sua risposta, ha sostenuto che questa è una norma per sostenere le imprese, i cittadini, ma le ho fatto presente che il blocco degli sfratti esecutivi nell'estate del 2020 non ha nulla a che vedere con la questione della crisi pandemica, perché sono, per la stragrande maggioranza, morosità del 2019, magari del 2018, quindi nulla a che vedere con il sostegno alle imprese e ai cittadini legato alla situazione di emergenza sanitaria.

E' evidente che è una scelta politica – che, per onor di cronaca, non arriva direttamente dal Governo, ma dalla maggioranza che lo sostiene - perché vi è stato un emendamento proposto dal centrosinistra e poi convertito qua nelle Aule parlamentari.

Ci aspettavamo che la norma fosse modificata, così non è stato, però, io credo che i cittadini che ci stanno ascoltando si chiederanno che cosa possono fare in questa fase; cioè, vi è una serie di piccoli proprietari immobiliari che si sentono veramente abbandonati, che non sanno più che cosa fare, che si trovano un moroso, talvolta moroso seriale, all'interno di un appartamento, che non possono assolutamente cacciare dalla propria proprietà privata e si chiedono se lo Stato li ha abbandonati. E questa è una domanda che mi faccio anch'io, perché è evidente che uno si pone queste riflessioni.

Avete - me lo conceda - utilizzato i piccoli proprietari immobiliari, i cittadini italiani come un ammortizzatore sociale, avete scaricato sui piccoli proprietari immobiliari quello che doveva fare lo Stato e quindi questa cosa è inaccettabile.

A me sinceramente non basta la risposta in cui lei mi dice, signor sottosegretario, che il Governo sta valutando, perché è da luglio che ho cominciato a sostenere tutta una serie di questioni e a sottolineare questa tematica e adesso siamo al 6 di novembre. Non mi basta la risposta “il Governo sta valutando” e credo che - e concludo - l'oggetto di questa interpellanza era solo ed esclusivamente una richiesta per far rispettare l'attuale norma, che consente la possibilità di eseguire lo sfratto dal 2 di gennaio del 2021; di eseguire uno sfratto nei confronti di una morosità che probabilmente è una vecchia morosità degli anni precedenti alla crisi pandemica, che nulla ha a che vedere con la crisi stessa, ma ha a che vedere con il principio sacrosanto della proprietà privata, che attualmente, con questa impostazione del Governo, con i provvedimenti normativi proposti dalla maggioranza e anche dal Governo stesso, non è garantita.

E quando si tocca un principio costituzionale credo che le Aule parlamentari debbano costantemente sottolinearlo. Glielo anticipo già, è venerdì e l'Aula ovviamente è semivuota, adesso stiamo attendendo il Ministro Speranza; mi creda, guardi che su questa cosa, a costo di venire ogni venerdì a chiedere come e che cosa state facendo… ovviamente non è una minaccia, ma è una delle facoltà del parlamentare e del mio ruolo di parlamentare, per far rispettare un diritto costituzionale perché è una palese ingiustizia.

Quindi, credo – e glielo anticipo – che, se il Governo continuerà a non dar corso a una norma che di fatto è legge, continueremo a chiedere, a interpellare, a sviluppare atti per cercare di far sì che questo principio del diritto alla proprietà privata venga assolutamente mantenuto, negli interessi dei cittadini e nel rispetto della Costituzione.

PRESIDENTE. Dovremmo, a questo punto, passare all'interpellanza urgente n. 2-00976 delle deputate Gelmini e Polverini. Avrebbe dovuto rispondere il sottosegretario Stanislao Di Piazza, che in questo momento però non è presente, mi dispiace. Credo che, se siamo proprio fortunati o fortunatissimi, mentre io spendo queste due parole, il sottosegretario Di Piazza potrebbe entrare in Aula e quindi tutto si comporterebbe secondo il suo ordine naturale; ma comunque ciò non può accadere e quindi stigmatizzo il comportamento del Governo: il Parlamento italiano è una cosa seria, il Governo, quando ci sono le interpellanze, si deve far trovare pronto, non è un circolo bocciofilo questo. Il Governo non può obbligarci a sospendere la seduta a causa dell'assenza di chi dovrebbe comunque rispondere alle interrogazioni e alle interpellanze, in presenza di parlamentari che sono venuti qui appositamente per avere le risposte da parte del Governo. Il sottosegretario Di Piazza, nel frattempo, non ci ha raggiunti e quindi sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 10,30, è ripresa alle 10,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Il Governo è tornato in Aula. Raccomando il Governo, non ovviamente per una questione di cortesia, ma di rispetto per il Parlamento, a farsi trovare pronto per lo svolgimento delle interpellanze, perché non è tollerabile che il Governo non sia presente in Aula quando deve compiere il suo dovere e rispondere alle interpellanze dei deputati (Applausi del deputato Deidda).

(Chiarimenti ed iniziative in merito al rallentamento del Pon – Iniziativa occupazione giovani, anche al fine di evitare eventuali decurtazioni di risorse in sede europea - n. 2-00976)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Gelmini e Polverini n. 2-00976 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Polverini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica: si riserva. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, buongiorno. Chiedo scusa, ma ci sono stati tutta una serie di intoppi dovuti anche allo sciopero dei taxi. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione sull'occupazione giovanile e in particolare sul programma “Garanzia Giovani”. Al riguardo voglio ricordare che la misura “Garanzia Giovani”, dopo sette anni dal suo avvio, è uno strumento che si è rivelato determinante per abbattere il tasso di disoccupazione giovanile all'interno del territorio dell'Unione europea, agevolando l'ingresso nel mondo del lavoro di oltre 24 milioni di giovani. Anche in Italia il programma ha registrato risultati apprezzabili: i giovani che, alla data del 30 giugno 2020, hanno avviato e concluso almeno un percorso di politica attiva sono complessivamente 694.619 e il loro tasso di occupazione è pari al 58,1 per cento. L'85,2 per cento dei giovani che hanno concluso l'intervento ha avuto almeno un'occasione di lavoro durante e dopo la conclusione del percorso in “Garanzia Giovani”. Inoltre, per quanto riguarda le tipologie contrattuali utilizzate, il 78,6 per cento ha un rapporto di lavoro a tempo indeterminato o di apprendistato, il 18,1 per cento un rapporto a tempo determinato e il restante 3,3 per cento ha altre tipologie di rapporto di lavoro. Il programma “Garanzia Giovani” però rischia di essere compromesso, nel nostro Paese come nel resto dell'Europa, a causa del dilagare della pandemia da COVID-19. In questo contesto si inserisce l'impegno del Ministero del Lavoro che intende dare un nuovo impulso all'apprendistato e individuare ulteriori misure volte a favorire l'inserimento nel mercato del lavoro da parte delle nuove generazioni.

Nella medesima direzione di quanto segnalato dagli onorevoli interpellanti, il Ministero che rappresento intende, a sostegno dell'occupazione giovanile, rafforzare ed ampliare gli interventi di formazione, di apprendistato e di inserimento occupazionale, e monitorare i tirocini al fine di intervenire sulla qualità degli stessi ed eventualmente evitarne un utilizzo improprio. Accanto a ciò il Ministero ha presentato specifici progetti nell'ambito del cosiddetto Recovery Plan. Entrando nel dettaglio, voglio iniziare con il progetto “Rilancio delle politiche attive a sostegno delle transizioni occupazionali”, che si propone di sostenere le transizioni occupazionali con un'azione integrata che punti allo sviluppo di diversa abilità, anche dei giovani, indirizzandole soprattutto verso i settori del verde e del digitale, riducendo così anche il cosiddetto skill mismatch. A tal fine, è stata prevista l'istituzione di un piano nazionale per le nuove competenze, che punta ad avvicinare alla media europea il numero di lavoratori, occupati e disoccupati, coinvolti in percorsi di formazione con l'obiettivo di ridurre il disallineamento tra le competenze possedute e quelle richieste dal mercato. Parte di questo piano è stato anticipato dal cosiddetto Fondo nuove competenze, istituito dal “decreto Rilancio” e rafforzato - sia in termini di risorse economiche sia di utilizzabilità, in quanto esteso al 2021 e ai lavoratori in transizione occupazionale - nel “decreto Agosto”. Il Fondo consente di introdurre regimi di riduzione dell'orario di lavoro giustificati da mutate esigenze organizzative e produttive, destinando le ore non lavorate allo svolgimento di percorsi formativi, finanziati dal Fondo stesso, per lo sviluppo delle competenze.

All'interno del progetto di rilancio delle politiche attive appena descritto abbiamo inoltre previsto un ulteriore potenziamento dei centri per l'impiego, già oggetto di un consistente piano di rafforzamento nel 2019. Più precisamente, con il DL n. 4 del 2019, abbiamo realizzato una storica operazione di incremento della dotazione infrastrutturale e di assunzione di nuovi operatori. Abbiamo, in particolare, previsto l'inserimento stabile, entro il 2021, di 11.600 operatori, più che raddoppiando il personale che ammontava, all'inizio del 2019, a circa 8 mila unità.

Per proseguire il percorso avviato lo scorso anno, abbiamo stanziato 100 milioni di euro destinati alla formazione degli operatori dei CPI: avremo così un personale dotato di adeguate competenze, che sarà in grado di fornire la necessaria assistenza nelle fasi di profilazione, consulenza e tutoraggio.

La certificazione delle competenze, anche di quelle tecnologiche e digitali, avverrà inoltre attraverso la definizione del fascicolo elettronico unico del lavoratore, progetto presentato nell'ambito del Recovery Plan, che integrerà in modo interoperabile i dati presenti nelle banche dati di tutti i soggetti coinvolti nella fase di ingresso al mondo del lavoro, permettendo così a imprese e operatori di fruire di informazioni certificate sui vari aspetti che riguardano i singoli cittadini e, tra essi, anche percorsi formativi ed educativi. Questo ci permetterà di incidere anche sul preoccupante fenomeno della dispersione scolastica. Migliorando le fasi di mappatura e monitoraggio dei NEET possiamo più agevolmente identificare chi è fuori dal sistema educativo e inserirlo in programmi di istruzione e formazione.

Inoltre, insieme al Ministero per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, stiamo sviluppando un progetto che mira a ottimizzare l'incontro domanda-offerta di lavoro attraverso l'utilizzo dell'App “Io”, che consente al cittadino, attraverso Spid, di avere un unico punto di accesso a tutta la pubblica amministrazione. Tramite questo sistema si potrà anche effettuare l'incrocio di domanda e offerta di lavoro.

Un obiettivo importante, inoltre, è contrastare la dispersione scolastica, anche puntando su una più intensa integrazione tra servizi sociali e territoriali e servizi per l'impiego, con lo scopo di garantire una presa in carico pienamente integrata e multidimensionale dei soggetti vulnerabili, tra i quali rientrano anche i giovani in condizioni di povertà educativa.

Questi interventi sono diretti a migliorare il raccordo sul territorio tra i diversi attori e tra i diversi servizi, creando una rete per il lavoro. Al raggiungimento di tale obiettivo, abbiamo destinato oltre 200 milioni di euro da finanziare con il Recovery Fund.

In conclusione, voglio sottolineare che l'impegno del Ministero del Lavoro attraverso un rafforzamento del programma “Garanzia Giovani” e attraverso un potenziamento delle politiche attive è quotidiano e costante, perché i giovani possano riappropriarsi del loro futuro e, tramite essi, garantire il benessere della collettività.

PRESIDENTE. La deputata Polverini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

RENATA POLVERINI (FI). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario, non so se sono sfortunata io o cosa, ma ogni volta che interrogo il Governo, sia in Commissione che in Aula, mi trovo delle risposte che, quantomeno, vanno fuori tema, nel senso che non c'è mai una risposta puntuale a quelle che sono le domande che sottopongo; e oggi, purtroppo, si conferma che è così.

Diciamo che nel Ministero del Lavoro, probabilmente, non so se i funzionari non riescono a comprendere, forse dovremmo cambiare linguaggio, ma, ogni qualvolta sottoponiamo problemi concreti, ci viene sempre raccontata una telenovela, una telenovela che sta durando ormai da due anni e mezzo, cioè dall'inizio di questa legislatura. Nulla è cambiato anche dopo il cambio del Governo e del Ministro, anzi, se fosse possibile, sarebbe addirittura peggiorato.

Ho ascoltato con grande attenzione da parte del sottosegretario questo racconto sui centri per l'impiego. Siccome mi occupo di lavoro ormai da qualche anno, siccome sono in Commissione lavoro dalla scorsa legislatura, devo dire che quello che ascolto quasi quotidianamente non corrisponde mai al vero.

Avevamo sollecitato il Governo, già dall'inizio della legislatura, ad occuparsi seriamente dei centri per l'impiego, anche prima che il Governo mettesse in campo il reddito di cittadinanza e, probabilmente, andando un po' fuori tema, i risultati assolutamente negativi del reddito di cittadinanza sono anche dovuti al fatto che sui centri per l'impiego, come sappiamo bene, poco è stato fatto.

Ancora oggi ci viene ricordato quanti operatori dobbiamo assumere per raggiungere un determinato numero di persone impegnate in un'attività così centrale per quanto riguarda l'occupazione e, in particolare, per l'occupazione giovanile. Io però non ho visto le risposte alle mie domande: qual era l'andamento del Programma operativo nazionale, al di là di alcune questioni molto romanzate che ho ascoltato; se corrisponde al vero che gli audit comunitari, in particolare sulla misura 3 “Accompagnamento al lavoro”, stanno rallentando l'andamento del programma; e quali erano le iniziative che il Governo intendeva intraprendere, anche a livello comunitario, per evitare l'applicazione di eventuali decurtazioni di risorse.

Ecco io su questo, sottosegretario, non ho ascoltato risposte. So esattamente - perché se interroghiamo è perché abbiamo, comunque, dei dati concreti sui quali stiamo evidentemente elaborando un pensiero - che abbiamo un problema rispetto agli audit comunitari. Ecco, su questo io non ho ascoltato risposta da parte sua. Lei sa perfettamente che il rallentamento molto spesso, poi, è l'inizio della decurtazione delle risorse, nel senso che ti vengono eccepite tutte le questioni che non vanno e, di conseguenza, molto spesso, le risorse tornano indietro. Io su questo da lei non ho ascoltato risposta, quindi sono molto, molto delusa da quanto le è stato consegnato da leggere in Aula.

Io insisto sul fatto che chi viene a rispondere in Aula o in Commissione, sicuramente, deve essere supportato dai funzionari del Ministero, ma deve avere anche contezza di quello che viene a leggere. Molto spesso io ho l'impressione, invece, che non ci sia, da parte dei rappresentanti del Governo ed in particolare del Ministero al quale oggi ho rivolto l'interpellanza, la consapevolezza di quello che, sostanzialmente, ci si viene a raccontare.

Le do un consiglio: magari faccia leggere le risposte a qualcuno di cui lei si fida prima di venire, per l'ennesima volta, a raccontare qualcosa che, oggettivamente, nulla ha a che fare con le domande che le vengono rivolte. L'ho detto a lei, l'ho detto alla Ministra Catalfo ogni volta che è arrivata con una risposta che, anche nel caso della Ministra, appunto, era andata fuori tema.

Quindi, mi dispiace, anche oggi, dover, in qualche modo, rimarcare la negatività di quello che è il rapporto tra il Parlamento e il Governo e non mi riferisco al fatto, che ha già stigmatizzato il Presidente, del suo ritardo, ma mi riferisco, appunto, al fatto che non si vuole minimamente dare risposte serie e concrete a quelle che sono le nostre domande.

(Iniziative volte a garantire la stabilizzazione dei precari di Anpal Servizi, anche mediante procedure selettive telematiche e semplificate, e a chiarire la questione dell'incompatibilità dell'amministratore unico Domenico Parisi - n. 2-00984)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fassina ed altri n. 2-00984 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Stefano Fassina se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Illustra, giusto? A lei la parola.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Vorrei tornare ancora una volta, in quest'Aula, su una vicenda che stiamo seguendo, quasi ossessivamente, da almeno un anno. Un anno fa, esattamente un anno fa, è stata approvata la legge n. 128 del 2019, che prevede la stabilizzazione dei cosiddetti precari storici di Anpal, una platea di circa 650, 660, 670 lavoratrici e lavoratori, che si trovano prigionieri di questo ossimoro che è, appunto, “precari storici”.

La legge è molto chiara ed è stata ulteriormente finanziata a gennaio scorso dal “decreto Milleproroghe” e prevede la stabilizzazione totale dei lavoratori e lavoratrici precari. Sono stati stabilizzati 140 lavoratori e lavoratrici con contratto a tempo determinato; 528 lavoratori precari e lavoratrici precarie con contratto di collaborazione rimangono precari.

Ora, siamo di fronte - e lo voglio ribadire per l'ennesima volta - ad un vertice di ANPAL Servizi, in particolare mi riferisco all'amministratore unico che è palesemente un ostacolo all'attuazione di una norma di legge. Siamo di fronte ad un quadro surreale. Per la selezione e la stabilizzazione dei 528 lavoratori e lavoratrici precari, un'agenzia - che ha come missione quella di valutare lavoratrici e lavoratori per promuoverne poi la rioccupazione nel mercato del lavoro - fa un bando per cercare qualcuno all'esterno che si occupi di queste procedure. È surreale! È surreale che l'amministratore faccia un bando per cercare un avvocato per potersi difendere rispetto a evidenti, come dire, comportamenti disinvolti per quanto riguarda le spese personali, che ha sostenuto in questi anni.

E, allora, non voglio perdere altro tempo; il punto è molto chiaro. Chiediamo, ancora una volta, al Governo che cosa aspetta a prendere atto della documentata, palese e incontrovertibile inadeguatezza dell'amministratore unico a dare attuazione alla legge e che cosa aspetta, quindi, a rimuoverlo; che cosa intenda fare per garantire che la legge venga attuata al più presto. L'amministratore unico in Parlamento aveva dichiarato e si era impegnato alla stabilizzazione completa dei precari entro la fine di quest'anno e, quindi, chiedo se non intenda intervenire al fine di rimuovere la costosa procedura selettiva che è stata proposta da ANPAL per le stabilizzazioni e, infine, se possiamo avere una parola chiara in merito alle spese fuori misura sostenute dall'attuale amministratore unico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con il presente atto parlamentare, l'onorevole interrogante richiama l'attenzione sul problema dell'ANPAL e di ANPAL Servizi Spa. Innanzitutto, si chiede di conoscere quale sia lo stato delle procedure di stabilizzazione che riguardano l'intera platea dei cosiddetti precari storici, come previsto dalla legge n. 128 del 2019. Al riguardo, come riferito dal presidente dell'ANPAL, anche sulla base di quanto contenuto nell'accordo sindacale confederale del 13 febbraio 2020, si rappresenta che il processo di selezione riservato, previsto dall'articolo 4, comma 2-bis, del decreto-legge n. 101 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 128 del 2019, riguarderà tutto il bacino dei cosiddetti precari storici sulla base di fabbisogni di professionalità individuati nel piano industriale approvato dal consiglio di amministrazione ANPAL in data 8 luglio 2020. Gli avvisi di selezione, che saranno pubblicati entro il mese di novembre, individueranno, come riferito dalla presidenza di ANPAL, le caratteristiche delle professionalità richieste, degli inquadramenti e delle sedi di lavoro, come individuato nel piano industriale. Il numero delle posizioni ricercate oggetto degli avvisi sarà tale da dare la possibilità a tutti i candidati che supereranno la soglia di idoneità di avere un contratto di lavoro a tempo indeterminato coerente con il livello di professionalità attualmente posseduto.

I tempi della procedura già avviata prevedono, secondo gli step comunicati da ANPAL, le seguenti fasi fondamentali: individuazione dell'operatore economico di supporto alla selezione, entro la seconda metà di novembre 2020; pubblicazione degli avvisi per la selezione riservata ai collaboratori entro la fine di novembre 2020; lo svolgimento delle prove scritte e orali entro il mese di gennaio 2021. Il processo di contrattualizzazione sarà avviato dal giorno successivo alla data di pubblicazione delle graduatorie. Le procedure di selezione si svolgeranno secondo modalità semplificate già concordate con tutte le organizzazioni sindacali interessate e formalizzate nel succitato accordo del 13 febbraio 2020 e sono finalizzate a garantire la correttezza e l'imparzialità del processo, assicurando celerità e garanzia dei requisiti idonei a tutelare la salute di tutte le persone coinvolte nella procedura. Tutte le prove saranno svolte online, presso il domicilio dell'esaminando o il luogo da lui ritenuto affidabile e sicuro, anche dal punto di vista di tutela della salute rispetto alle condizioni attuali di emergenza epidemiologica.

In ordine a quali siano le ragioni che hanno portato ANPAL Servizi ad affidare la gestione della selezione dei collaboratori a una società esterna, ANPAL riferisce che ha ritenuto indispensabile il ricorso a un soggetto qualificato esterno per assicurare la necessaria dotazione di tecnologia e know-how rispetto allo svolgimento online della procedura selettiva.

In relazione al quesito posto dall'interrogante relativo al chiarimento circa le vicende delle spese e della presunta incompatibilità del professor Parisi, presidente dell'ANPAL e, contestualmente, amministratore unico di ANPAL Servizi Spa, l'ANPAL evidenzia che lo statuto di ANPAL Servizi Spa, approvato dall'ente vigilante ANPAL, prevede, all'articolo 13, che all'amministratore unico spetta esclusivamente il rimborso delle spese documentate in relazione alla carica. I criteri e le modalità di corresponsione dei rimborsi spese dell'amministratore unico di ANPAL Servizi sono definiti nel relativo regolamento, che è stato discusso nella riunione del 12 giugno 2019 del consiglio d'amministrazione di ANPAL, che ne ha preso atto, e sono state, pertanto, adottate dall'organo amministrativo di ANPAL Servizi. Tale regolamento, definito sulla base del regolamento concernente il rimborso delle spese sostenute dal presidente, dai componenti e dal segretario generale dell'Autorità nazionale anticorruzione, disciplina i rimborsi delle spese sostenute dall'amministratore unico di ANPAL Servizi Spa per l'espletamento del suo incarico, spese indifferenziate e, pertanto, sostenute anche nell'interesse dell'amministrazione vigilante ANPAL. Tali spese, in coerenza con una ripartizione dei costi tra ANPAL e ANPAL Servizi e in continuità con quanto è avvenuto con il precedente amministratore unico, saranno redistribuite tra i due enti con modalità ancora non formalizzate. Pertanto, tutte le spese dell'attuale amministratore unico, come riferito da ANPAL, sono state sostenute con le modalità e nei limiti indicati nel vigente regolamento. Per quanto riguarda, poi, i costi sostenuti, ANPAL precisa che, per quanto riguarda il trasporto aereo, il regolamento recepisce quanto espressamente previsto dall'articolo 468 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, con riferimento ai voli transcontinentali di durata superiore alle cinque ore. Inoltre, per quanto riguarda l'alloggio, le regole in uso nella pubblica amministrazione, ivi compresa l'ANAC e la stessa ANPAL, prevedono il riconoscimento, ai dirigenti o ai componenti degli organi amministrativi, del rimborso in un albergo di categoria non superiore a quattro stelle e, nei casi di trasferte continuative nella medesima località, il rimborso delle spese per il pernottamento in residenza alberghiera o similare di categoria corrispondente a quella ammessa per l'albergo. Il regolamento di ANPAL Servizi recepisce tali indicazioni e prevede la possibilità di rimborsare, in alternativa al costo giornaliero di un hotel a quattro stelle, un canone di locazione nel limite complessivo di 3 mila euro mensili. Tale calcolo è stato effettuato anche con riferimento alle spese di alloggio sostenute dal precedente amministratore unico.

Voglio rassicurare l'odierno interpellante che il Ministero che rappresento continuerà a svolgere una stringente vigilanza sull'ANPAL, in quanto uno degli obiettivi primari del Governo è lo sviluppo delle politiche attive in materia di lavoro come strumento fondamentale per promuovere l'occupazione giovanile e combattere in radice il fenomeno della disoccupazione. Il corretto funzionamento della struttura a ciò deputata è, quindi, obiettivo primario del Ministero che rappresento.

PRESIDENTE. Il deputato Stefano Fassina ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Di Piazza, però davvero non ci siamo. Ancora una risposta burocratica - mi permetta - di fronte ad una situazione che è sempre più grave. Non mi è chiaro cosa possa essere stringente vigilanza se, dopo un anno, siamo esattamente allo stesso punto e, purtroppo, non ho ascoltato nessuna misura, come dire, nemmeno proposta, per arrivare alla svolta necessaria. Lei ha fatto riferimento alle organizzazioni sindacali firmatarie, a febbraio scorso, di un accordo con l'attuale amministratore unico.

Le segnalo - con grande imbarazzo le segnalo, con grande imbarazzo - che una delle organizzazioni sindacali più rappresentative certamente nell'universo del lavoro precario - e mi riferisco alle Camere del lavoro autonomo e precario - viene sistematicamente esclusa dai tavoli e nei giorni scorsi ha presentato un ricorso in tribunale per comportamento antisindacale e violazione dell'articolo 19 dello Statuto dei lavoratori. Con un Governo che - sostengo - dovrebbe avere come stella polare i diritti dei lavoratori, trovarsi di fronte a una vertenza per comportamento antisindacale di un'agenzia che è al 100 per cento del Ministero del Lavoro trovo che sia inaccettabile. Quindi chiedo, ancora una volta, insieme ai miei colleghi, di intervenire su questa situazione, una situazione che non può continuare a vedere l'amministratore unico al vertice di ANPAL. Le ricordo - come lei sa bene - che per tre volte il piano industriale di ANPAL è stato bocciato e, quando è stato approvato, è stato approvato con il voto contrario del rappresentante delle regioni e le regioni - come sapete - sono un interlocutore primario per quanto riguarda le politiche attive del lavoro. Ora non voglio entrare qua nel merito e trovo abbastanza deprimente continuare a insistere sulla questione delle spese; certamente sul piano formale sarà tutto regolare - lo vedremo - dopodiché ANPAL spende soldi per fare un contratto a un avvocato, per difendere l'amministratore unico su questo capitolo; siamo di fronte però a un evidente senso di inopportunità, quando si spendono 71 mila euro per i viaggi in business con gli Stati Uniti, o 55 mila euro per l'autista dell'amministratore unico, di fronte appunto al quadro che conosciamo.

Infine, ritengo che vada affrontato questo capitolo delle politiche attive del lavoro: lo so che il Ministero, la Ministra e lei avete come obiettivo primario un radicale cambiamento dell'assetto istituzionale, ma bisogna procedere, bisogna procedere in fretta, non abbiamo tempo da perdere! Ha senso tenere separati ancora sul versante istituzionale le politiche passive e le politiche attive? Su questo vi invitiamo a fare una riflessione urgente: probabilmente quella agenzia, pensata in un contesto completamente diverso, oggi ha meno senso e avrebbe senso un'unificazione in un unico strumento istituzionale dei due versanti, che devono comunicare, integrarsi ed essere sinergici. Però c'è una priorità - e chiudo, Presidente -: la priorità è quella di rimuovere chi è palesemente di ostacolo all'attuazione della legge.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Fassina.

Siamo praticamente in questa condizione - ed io intendo comunque condividerla con i parlamentari interessati, che hanno ovviamente tutto il diritto di prendersi il tempo che reputano per sviluppare le proprie interpellanze -: abbiamo dieci minuti, forse quindici al massimo, prima delle comunicazioni di Speranza. Abbiamo due interpellanze residue: se i parlamentari rinunciano all'illustrazione e fanno soltanto la replica ed il Governo riesce a essere sintetico nella risposta riusciamo a svolgerle entrambe, in questi quindici minuti; in caso contrario, dobbiamo comunque farle slittare alla fine della mattinata.

La prima interpellanza è la n. 2-00987 del deputato Sergio Torromino: io attendo di sapere da lei se accetta questa proposta, oppure se vogliamo andare invece con più calma a dopo le comunicazioni.

SERGIO TORROMINO (FI). Solo replica, Presidente, senza illustrarla?

PRESIDENTE. Non abbiamo il tempo per fare illustrazione e replica, quindi dovremmo comporre illustrazione e replica in un unico intervento.

SERGIO TORROMINO (FI). La faccio dopo, allora.

PRESIDENTE. Come preferisce. Può fare l'illustrazione…

SERGIO TORROMINO (FI). La faccio dopo. Invertiamo l'ordine…

PRESIDENTE. Vale la stessa cosa per la deputata Versace? La facciamo ora?

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Sì, Presidente. Io ci metto trenta secondi solo per dire perché ho presentato l'interpellanza e poi mi taccio e replico.

PRESIDENTE. Allora può proseguire, perché il suo collega Torromino ha detto di preferire comunque la soluzione in coda all'informativa del Ministro Speranza.

(Iniziative volte a rendere fruibili anche dalle persone con disabilità visiva le comunicazioni istituzionali in video rivolte alla popolazione per contrastare la diffusione del Covid-19 - n. 2-00989)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Versace ed altri n. 2-00989 (Vedi l'allegato A).

Prego, deputata Versace, per una rapida illustrazione.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Il Ministero della Salute ha recentemente pubblicato sul sito web, in qualche modo anche diffondendolo in rete, uno spot che guida e che suggerisce ai cittadini, alla popolazione l'utilizzo corretto delle mascherine. Peccato che questo video sia privo di audio, o - per meglio dire - c'è una sorta di musichetta e tutte le indicazioni appaiono con delle scritte; mi pare evidente che per le persone cieche e non vedenti questo spot diventa inaccessibile, pertanto c'è un evidente atto discriminatorio sulla diffusione di questo video. Quindi chiedo al Governo come intende muoversi in tal senso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Il Ministero della Salute ha realizzato diversi spot video ed audio sulle misure di prevenzione dal contagio dovuto al COVID-19 e in particolare sul corretto uso delle mascherine per la protezione individuale. Al riguardo, segnalo in particolare lo spot diffuso a partire dal maggio del 2020 sui canali TV e radio della RAI e sulle reti Mediaset, oltre che sui canali social del Ministero della Salute: Facebook, Twitter, Instagram e Youtube. Il video in questione spiega quando indossare la mascherina e come usarla in sicurezza, sottolineando le seguenti raccomandazioni: lavare le mani prima di indossare la mascherina, utilizzare gli elastici o le stringhe senza toccare la parte centrale, coprire bene bocca, naso e mento; dopo averla tolta, senza toccare la parte centrale, lavare subito le mani. Inoltre, al fine di rafforzare i messaggi realizzati nella fascia di popolazione considerata a rischio (gli anziani), è stato diffuso, a partire dal mese di giugno 2020, un ulteriore spot sul corretto uso delle mascherine, con il contributo del noto testimonial Lino Banfi. Più in particolare, con riguardo a quanto viene specificatamente richiesto nell'interpellanza in esame, in merito all'infografica destinata esclusivamente ai social, recante l'illustrazione delle modalità non corrette di utilizzo della mascherina, si assicura che il Ministero della Salute realizzerà un ulteriore video di identico contenuto, accessibile e fruibile anche alle persone con disabilità visiva. Inoltre, desidero evidenziare che tutta l'attività di informazione e comunicazione del Ministero della salute in materia di COVID-19 continuerà ad essere accessibile e fruibile a beneficio di tutte le persone, incluse quelle con disabilità. Sottolineo poi che il Governo, fin dall'inizio dell'emergenza sanitaria, ha rivolto particolare attenzione alle esigenze di informazione delle persone con disabilità visive o uditive, assicurando la traduzione in lingua dei segni italiana o la sottotitolazione delle comunicazioni istituzionali (conferenze del Presidente del Consiglio e comunicazioni della Protezione civile) e che lo stesso Ministero della Salute ha attivato servizi di informazione accessibili, quale ad esempio l'attivazione di caselle e-mail. Lascio a disposizione degli onorevoli interpellanti e dell'Aula i link per potere visionare i citati spot e video.

PRESIDENTE. La deputata Giuseppina Versace ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Presidente, io ringrazio il sottosegretario, ma sono decisamente non del tutto soddisfatta, nel senso che, nell'animo anche costruttivo e collaborativo che mi ha sempre contraddistinta, voglio ricordare, ci tengo a ricordare ai colleghi presenti in Aula e anche al sottosegretario, che forse non ne è al corrente, che negli spot, nei video precedenti, di mesi fa, sei, sette, otto mesi fa, ci tengo a sottolineare anche il prezioso contributo che Forza Italia, che io e il mio gruppo abbiamo dato, proprio perché, all'inizio della fase emergenziale, otto mesi fa o poco più, il Presidente del Consiglio, che ha tenuto tanto a tenere per sé la delega alla disabilità, invece è inciampato, diciamo, su una buccia di banana, mi passi il termine, sottosegretario.

Ciò proprio perché in realtà le sue prime conferenze stampa non erano sottotitolate e non prevedevano l'interprete della lingua dei segni; è stato un pronto intervento nostro soprattutto a rimarcare l'importanza non solo dell'interprete della lingua dei segni nelle conferenze stampa in diretta, ma anche i primi video, i primi spot che lei ha opportunamente citato, che sono tuttora reperibili e che vedono volti noti come testimonial di questa iniziativa, non prevedevano sottotitoli ed erano purtroppo inaccessibili proprio alle persone sorde. Mi dispiace che oggi, a distanza di otto mesi, ricadiamo nell'errore.

Allora, come dire, mi fa piacere e spero che questo ‘provvederemo a rendere il video accessibile', che attualmente è disponibile sul sito del Ministero della Salute e anche sui canali social, accessibile e fruibile, spero veramente sia nell'immediatezza, perché in questo momento ribadisco che per le persone con deficit visivi, purtroppo, non è accessibile.

In un momento così importante come questo dell'emergenza sanitaria, nel bel mezzo di una pandemia, mandare online delle info grafiche che spiegano come utilizzare la mascherina nel modo corretto, ma senza rendere accessibile questa delicata informazione anche alle persone cieche, sinceramente non è tollerabile. Ci sono rivolte da parte di tante associazioni, anche della stessa Unione nazionale ciechi che ha manifestato disappunto al riguardo.

Io vorrei concludere, ripeto, ancora una volta, in un'ottica veramente costruttiva e collaborativa. Vi invito a valutare la possibilità anche di realizzare un protocollo, sia con la RAI che con le agenzie incaricate per la comunicazione istituzionale e le campagne di sensibilizzazione, che possa garantire l'accessibilità alle informazioni senza alcuna barriera e senza alcuna forma di discriminazione. È importante che ci siano sinergia, confronto e dialogo, perché queste gaffe, passatemi il termine, questi scivoloni, si possono assolutamente evitare se soltanto ci fossero più collaborazione, più concertazione, più passaggio di informazioni.

Io non metto in dubbio la buona fede, però la distrazione, la superficialità e la fretta, purtroppo, portano anche ad atti discriminatori così gravi e pesanti da digerire, soprattutto in questo momento.

Quindi, vi invito a valutare l'idea di questo protocollo e io, come al solito, sono sempre disponibile a collaborare; però, vi invito veramente a provvedere in tempi rapidissimi affinché questo spot possa essere davvero fruibile e accessibile anche alle persone cieche, ma soprattutto attenzione a non ricadere di nuovo nell'errore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Confermiamo, quindi, che l'interpellanza residua, la n. 2-00987, a firma del deputato Torromino, andrà in coda all'informativa del Ministro Speranza. Quindi, sospendiamo a questo punto lo svolgimento delle interpellanze urgenti, che riprenderà dopo l'informativa urgente del Governo prevista per le ore 11,30.

Sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 11,25 è ripresa alle 11,30.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Informativa urgente del Governo sui dati e sui criteri seguiti per la collocazione delle regioni italiane nelle aree rossa, arancione e gialla, previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sui dati e sui criteri seguiti per la collocazione delle regioni italiane nelle aree rossa, arancione e gialla, previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 3 novembre 2020.

Dopo l'intervento del Ministro della Salute, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro della Salute)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della Salute, Roberto Speranza.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vi ringrazio di questa opportunità, che mi consente di poter informare la Camera dei deputati e, attraverso essa, i cittadini del nostro Paese in merito all'ordinanza da me adottata il 4 novembre, coerentemente con le disposizioni contenute nell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri.

In questi mesi difficili, più volte ho relazionato ed interloquito con il Parlamento, sia in Aula che nelle Commissioni competenti. L'ho sempre fatto con la serietà ed il rispetto che si deve ad un'Assemblea elettiva che rappresenta il cuore della nostra democrazia in uno dei momenti più difficili della nostra storia recente.

I numeri, che rappresentano persone in carne ed ossa, continuano, ogni giorno, drammaticamente a crescere: nel mondo siamo arrivati ad un contagiato ogni 164 persone; sono 47.596.852 i casi confermati dall'inizio della pandemia e 1.216.357 quelli che hanno perso la vita. Sono cifre che parlano da sole e che danno il senso della gravità della situazione.

Prima di entrare nel merito tecnico dell'ordinanza che ho firmato mercoledì sera, mi preme sottolineare che questo provvedimento è in piena continuità con i principi ispiratori di quelli precedentemente adottati e dell'azione che il Governo ha tenuto finora. Dalle prime misure di febbraio fino al lockdown e poi ancora fino a questa ordinanza, c'è sempre stato un filo comune, che tiene insieme ogni scelta che abbiamo compiuto sin dai primissimi giorni in cui l'epidemia ha iniziato a diffondersi nel nostro Paese. Questo filo, che unisce tutti i nostri provvedimenti, è il primato della tutela della salute e l'idea di difendere le persone e la loro vita. È un principio di massima precauzione per difendere il Servizio sanitario nazionale, evitando che venga travolto, lasciando cittadini indifesi e dovendo nuovamente contare un numero di vittime inaccettabile tra le persone e anche, purtroppo, tra i nostri medici e infermieri, che non finirò mai di ringraziare per il contributo che danno ogni giorno al nostro Paese (Applausi).

Voglio essere molto chiaro: non c'è un'altra strada. La massima precauzione è una via obbligata per arginare la diffusione di questa pandemia, sino a quando non avremo cure sempre più efficaci e poi, finalmente, il vaccino. Ecco perché, in questi mesi, ho ripetuto mille volte che sarebbe stato un grave errore abbassare la guardia, perdere la memoria delle giornate terribili che abbiamo passato. Ecco perché, in quest'Aula, quando l'Italia aveva il più basso tasso di contagi d'Europa, ho detto senza incertezze e mezze parole: non facciamoci illusioni, è irragionevole pensare che la tempesta che colpisce duramente l'Europa non arrivi anche in Italia.

Ho sempre pensato, e continuo a pensare, che la salute viene prima di tutto, che non ci potrà essere una reale ripartenza senza sconfiggere definitivamente questo maledetto virus. Dalla tutela della salute dipende la qualità della vita delle nostre persone e anche la stessa ripresa economica. Ecco perché occorre compiere scelte tempestive, orientate alla massima precauzione.

Si possono, del tutto legittimamente, avere opinioni differenti sulle scelte che abbiamo compiuto, ma per favore non capovolgiamo la realtà. Il Governo ha sempre considerato i rischi di una seconda ondata: quando siamo venuti in Aula qui e al Senato, a luglio, a chiedere la proroga dello stato di emergenza, abbiamo segnalato quanto fosse sbagliato lisciare il pelo a posizioni negazioniste sull'uso delle mascherine, quanto fosse sbagliato rilanciare polemiche infondate sul presunto indebolimento del virus o, ancora, difendere comportamenti irresponsabili durante l'estate o richiedere di avere protocolli di sicurezza meno stringenti.

Io credo che, andando oltre inutili polemiche, tutti dobbiamo trarre una lezione, tanto evidente quanto amara, da queste ultime settimane. Se guardiamo in particolare a quello che sta accadendo in Europa, appare ancor più chiaro che senza consistenti limitazioni dei movimenti, senza un cambio sostanziale delle nostre abitudini di vita, senza un rigoroso rispetto delle regole di sicurezza, la convivenza con il virus sino al vaccino è destinata ad un clamoroso fallimento. Questo è il punto che è di fronte a noi!

In società fortemente sviluppate, in società in cui le relazioni interpersonali sono fortissime, senza ridurre gli spostamenti e le occasioni di contagio la convivenza con il virus è difficilmente realizzabile, e corre il rischio di trasformarsi in una pericolosa illusione. È sufficiente non tenere gli occhi chiusi per guardare quel che sta succedendo fuori dai nostri confini: la Francia e l'Inghilterra, due grandi superpotenze mondiali, sono travolte e costrette al lockdown nazionale; la Germania è colpita; anche Belgio, Austria, Portogallo e Grecia sono nuovamente in lockdown. In Europa, la triste e dolorosa conta degli uomini e delle donne che non ce l'hanno fatta a sconfiggere il virus è giunta a 294.622, i casi confermati sono 11.863.793, un contagiato ogni 37 persone, un dato impressionante. Sono i numeri che, nella loro forza, non hanno neanche bisogno di essere commentati o interpretati.

Anche i dati di ieri nel nostro Paese ci confermano che abbiamo fatto bene ad imprimere un'accelerazione alle nostre scelte: 34.505 casi in 24 ore è il valore più alto di contagiati in Italia dall'inizio dell'epidemia, al quale si aggiungono oltre 400 persone che hanno purtroppo perso la vita.

Come è del tutto evidente, il virus non ci dà tempo, non aspetta le conclusioni delle nostre discussioni: se non lo contrastiamo adeguatamente dilaga, questa è la verità. Voglio essere ancora più esplicito. In sole tre settimane, ad ottobre, siamo passati da circa 2.500 contagiati a 20 mila, raddoppiando il dato ogni settimana per tre settimane di fila. Non possiamo stare fermi, non possiamo avere incertezze: dobbiamo muoverci con determinazione per evitare danni ancora più seri. Nessuno a nessun livello, avendo responsabilità di governo, può sottrarsi a questa incontrovertibile necessità.

Il Governo prima con l'ultimo DPCM e poi con la mia ordinanza si è assunto fino in fondo le sue responsabilità. Per me non è un merito da rivendicare o sbandierare, ma semplicemente un atto dovuto. Si tratta di un'ordinanza figlia di un lavoro lungo, faticoso, che voglio ricordare in questa sede nei suoi passaggi essenziali.

Primo: i criteri di monitoraggio su 21 parametri sono stati condivisi con le regioni in due sedute congiunte di lavoro, svoltesi il 29 e il 30 aprile. Secondo: da 24 settimane i 21 parametri di riferimento vengono utilizzati senza che una sola regione abbia mai eccepito sul modello o sugli esiti delle elaborazioni conseguenti, né mai una voce in dissenso si è sollevata dal Parlamento del nostro Paese; 24 settimane di lavoro proficuo e comune. Terzo: il documento dal quale derivano le scelte di fondo poste a base del DPCM e della mia stessa ordinanza è stato redatto da un gruppo di lavoro con Istituto superiore di sanità, INAIL, Istituto Spallanzani e la stessa Conferenza delle regioni.

Quarto: la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha formalmente approvato, l'8 ottobre, questo documento, dal titolo Prevenzione e risposta a COVID-19: evoluzione della strategia e pianificazione nella fase di transizione per il periodo autunno-invernale. Quinto: i dati posti a base delle rilevazioni vengono caricati ogni settimana dalle regioni sul database dell'Istituto superiore di sanità; la fonte dei dati, quindi, sono le regioni. Sesto: i dati vengono valutati dalla cabina di monitoraggio costituita il 29 maggio, della quale fanno parte tre rappresentanti per l'Istituto superiore di sanità, tre rappresentanti per il Ministero della Salute e tre rappresentanti designati dalla Conferenza delle regioni.

Appare evidente, alla luce di quanto detto, che in tutte le fasi del nostro lavoro c'è stato il pieno coinvolgimento delle principali istituzioni scientifiche del Paese, così come delle regioni, in uno spirito di proficua e leale collaborazione che, sin dal primo giorno, ha orientato il nostro lavoro.

Chiarito questo percorso, voglio continuare testardamente a pensare che ci siano dei limiti che la battaglia politica, anche la più aspra, non debba mai superare, tanto più dentro una grande emergenza sanitaria (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali). Ieri, con trasparenza, sono stati presentati dai nostri scienziati tutti i parametri che hanno portato alle scelte dell'ordinanza. In un grande Paese come l'Italia non può essere questo il terreno di una battaglia politica (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali): lo dico con tutta la forza che ho dentro, in modo accorato. Basta, non alimentiamo polemiche: non sono utili, ma terribilmente dannose. Lasciamo fuori dalla battaglia politica le questioni scientifiche e la battaglia che il nostro Paese deve combattere insieme sulla vicenda sanitaria. Se produciamo un clima sbagliato, l'effetto sarà solo il disorientamento e la sfiducia tra i cittadini e questo ci renderà più deboli di fronte alla sfida di tutti, cioè la lotta contro il virus.

Permettetemi ora di venire al merito e ricordare che il monitoraggio su 21 criteri si costruisce attraverso tre indicatori, tre aree di indicatori fondamentali: gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio, gli indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti; e gli indicatori di risultato relativi alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.

Voglio entrare nel dettaglio. Gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio sono i seguenti: 1.1) numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data di inizio sintomi sul totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo; 1.2) numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale, in reparti diversi dalle terapie intensive, in cui è indicata la data di ricovero sul totale dei casi con storia di ricovero in ospedale notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo; 1.3) numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva in cui è indicata la data di trasferimento/ricovero in terapia intensiva con storia di trasferimento in terapia notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo; 1.4) numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo; 1.5) numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie; 1.6) numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata.

Gli indicatori di processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti sono invece: 2.1) percentuale di tamponi positivi escludendo le attività di screening e di “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting per mese; 2.2) tempo che trascorre tra data di inizio sintomi e data di diagnosi; 2.3) tempo che trascorre tra data di inizio sintomi e data di isolamento; 2.4) numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact tracing; 2.5) numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento; 2.6) numero di casi confermati di infezione nella regione in cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica, con ricerca dei contatti stretti sul totale dei nuovi casi di infezione confermati.

Poi, ancora gli indicatori di risultato relativi alla stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari sono i seguenti: 3.1) numero di casi riportati negli ultimi 14 giorni; 3.2) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata dell'Istituto superiore di sanità; 3.3) numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana; 3.4) numero di casi per data di diagnosi e per data di inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno; 3.5) numero di focolai attivi di trasmissione (due o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero dei casi in un tempo e luogo definito); 3.6) numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per regione non associati a catene di trasmissioni note; 3.7) numero di accessi al pronto soccorso con classificazione ICD-9, compatibile con quadri sindromici riconducibili al COVID-19; 3.8) tasso di occupazione dei posti letto di terapia intensiva (codice 49) per i pazienti COVID-19; 3.9) tasso di occupazione dei posti letto totali di area medica per pazienti COVID-19.

Come credo risulti evidente anche ad un non addetto ai lavori, si tratta di un lavoro complesso, di dettaglio, per mettere nelle condizioni migliori la cabina di monitoraggio di svolgere puntualmente il suo lavoro. La logica che guida le decisioni è in sé è molto semplice. Ciascuna regione viene classificata sulla base dell'incrocio di due parametri: l'indice di rischio che viene prodotto attraverso i 21 indicatori, che ho testé indicato, e gli scenari definiti attraverso l'Rt (scenario 1, nel caso in cui l'Rt sia inferiore a 1; scenario 2, nel caso in cui l'Rt sia compreso tra 1 e 1,5; scenario 3, nel caso in cui l'Rt sia compreso tra 1,25 e 1,50; da ultimo, scenario 4, nei casi in cui l'Rt supera il dato di 1,50). Con scenario 4 (Rt superiore a 1,50) e indice di rischio alto, sulla base dei 21 parametri, la regione viene collocata in zona rossa. Con un Rt, invece, compreso tra 1,25 e 1,50 (quindi, scenario 3) e indice di rischio derivato dai 21 parametri alto, la regione viene invece collocata in zona arancione. Dopo 14 giorni con scenario indice più basso, avviene una nuova classificazione da parte della cabina di regia.

In Italia, come vedete, non esistono zone verdi, perché il virus circola in tutto il nostro Paese e, quindi, essere in zona gialla non significa assolutamente essere in un porto sicuro. L'Rt, come è noto, indica il tasso di riproduzione del virus e rappresenta il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto. È un numero importante al fine delle analisi e dell'adozione delle misure di prevenzione. È un indice più rilevante del numero di nuovi casi, che quotidianamente rileviamo. I casi che ogni sera registriamo rappresentano una fotografia del momento, figlia di contagi antecedenti.

Con l'Rt, invece, abbiamo indicazioni sul livello di contagiosità di un territorio e, quindi, in qualche modo, di una prospettiva di diffusione del contagio in quel territorio. È una differenza molto importante, che va considerata nelle decisioni assunte. Se un territorio, ad esempio, ha un numero di nuovi casi relativamente basso, ma un indice Rt molto alto, siamo dinanzi comunque ad un alert serio, perché ci indica che, in una situazione di pochi contagiati, se non interveniamo rapidamente, ci sarà una forte espansione del contagio. Il coefficiente di rischio, che prima ho esplicitato, costruito sui 21 parametri, è invece un algoritmo funzionale al grado di resilienza dei servizi sanitari regionali: posti in terapia intensiva, posti occupati in ospedale e in area medica, il rapporto tra operatori sanitari e carichi di lavoro, la capacità di tracciare i contagiati e la puntualità dei dati - senza riportare puntualmente, ad esempio, la data di inizio sintomo, l'Rt non si può determinare con precisione - o ancora la qualità delle prestazioni erogate, i tempi per fare i tamponi, i tempi per la diagnosi.

Come vedete, si tratta di un lavoro di raccolta dati imponente, di cui le regioni si fanno carico per dimensioni e conseguenti tempi di lavoro, che non possono essere quelli della base giornaliera. Per questo le valutazioni hanno bisogno di almeno una settimana per essere attendibili, perché i dati possano stabilizzarsi e poter essere studiati rispetto all'evoluzione del contagio e i parametri del rischio. Questo meccanismo di valutazione viene svolto da questa cabina di monitoraggio, e solo al termine del suo lavoro trasferisce i risultati al Ministero della Salute e al Comitato tecnico-scientifico. Si tratta, dunque, con ogni evidenza, di un procedimento complesso, rispetto al quale il Ministro della Salute prende atto del lavoro svolto dalla cabina di regia e firma un'ordinanza, che recepisce i dati trasmessi ai sensi dell'ultimo DPCM.

Voglio evidenziare, ancora una volta, il ruolo preminente delle valutazioni di ordine scientifico nella definizione delle scelte che compiamo. È, infatti, un procedimento standardizzato su parametri scientifici. La mia ordinanza è conseguenza automatica dei dati elaborati attraverso il flusso che ho puntualmente descritto. Per questo non ci sono trattative, ma ci sono semplicemente scambi di dati e di informazioni. Gli obiettivi del procedimento che abbiamo strutturato sono molteplici.

Il primo: è finalmente possibile con questo meccanismo intervenire proporzionalmente alla reale condizione delle regioni, senza stressare con misure uguali territori che si trovano in condizioni differenti. Il secondo: si dà certezza al Paese con misure predefinite, a seconda dell'indice di rischio e dello scenario di Rt. In terzo luogo, avendo una radiografia puntuale delle condizioni di ciascuna area del Paese, si offre un utile strumento di analisi alle regioni, per monitorare e migliorare il loro lavoro.

Lo spirito, dunque, con il quale ci muoviamo è l'esatto opposto di uno spirito punitivo nei confronti delle regioni. Noi ci assumiamo la responsabilità di adottare provvedimenti per aiutare le regioni ad appiattire la curva del contagio ed evitare l'esplodere di nuovi focolai. Sappiamo bene che le misure comportano sacrifici, ma non abbiamo alternative, se vogliamo superare questa fase. Questo è il nostro assillo, perché, se è vero che sono tantissimi i casi positivi asintomatici, è altrettanto vero che questa volta sono colpite tutte le regioni e, quindi, è molto più difficile la gestione di questa ondata.

Anche sul punto della significativa prevalenza di asintomatici, attenzione a non coltivare pericolose illusioni. Se continua ad alzarsi il numero di contagiati, inevitabilmente aumenta in proporzione la quota di anziani, di soggetti fragili, affetti da uno o più patologie, e, conseguentemente, aumenteranno i ricoveri, i posti occupati in terapia intensiva, ed è inevitabile anche che più persone perderanno la vita.

In questi mesi, abbiamo certamente fatto dei passi in avanti, dalla produzione delle mascherine, oggi siamo autosufficienti, all'aumento delle terapie intensive, all'assunzione di circa 37 mila nuovi professionisti sanitari; facevamo 27 mila tamponi a marzo, ieri ne abbiamo fatti poco meno di 220 mila e nelle prossime settimane saliremo ancora grazie ai test antigenici e alla collaborazione dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, che considero un pezzo essenziale del nostro Servizio sanitario nazionale.

Ma non c'è dubbio che paghiamo il prezzo per un Servizio sanitario nazionale che merita di ricevere ancora molti più investimenti e di vedere chiusa definitivamente la stagione dei tagli. Il primo punto su cui investire deve essere proprio il territorio, che in molte aree del Paese è, invece, purtroppo, un punto di debolezza.

Attenzione, se non fermiamo la curva, il nostro personale sanitario non ce la farà a reggere l'onda d'urto; paghiamo il prezzo di aver tenuto per troppi anni una norma che ha bloccato la spesa per il personale sanitario a quella del 2004, meno l'1,4 per cento. Per me questo, quello del personale, è il problema più serio col quale fare i conti. Un respiratore, una mascherina si possono comprare; un medico, un anestesista, un infermiere non si comprano al mercato (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali); non si può improvvisare, ci vogliono anni di formazione e di investimento e dobbiamo avere il coraggio di dire questa verità.

A marzo abbiamo concentrato tutte le nostre forze in alcune aree, oggi dobbiamo fare fronte ad un'epidemia nazionale; è completamente un'altra partita, per dimensioni e perché non tutte le sanità regionali hanno la stessa forza e la stessa resilienza. Ecco, perché, lo ripeto anche oggi in quest'Aula, non dobbiamo perdere tempo in polemiche inutili e faziose, dobbiamo solo lavorare insieme, lavorare insieme, lavorare insieme (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Italia Viva). Così fa un Paese forte, un Paese maturo.

Io, come è giusto che sia, da Ministro della Salute, mi sono assunto negli ultimi giorni, con quell'ordinanza, e continuerò ad assumermi senza esitazioni le mie responsabilità, in piena sintonia con il Presidente del Consiglio dei Ministri e con tutti i Ministri del Governo; da Ministro della Salute, mi guidano la Costituzione, a partire dall'articolo 32, e l'assillo di fare tutto il possibile per arginare la pandemia e garantire, anche dentro questa tempesta, il diritto alla salute agli italiani. Il nostro unico nemico è il virus, come ci ha ricordato, giorni fa, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella; ci aspettano mesi non facili, ma abbiamo l'energia, le risorse e la forza per piegare nuovamente la curva. In primavera, l'Italia, tutti noi, insieme, senza distinzioni, abbiamo dimostrato di essere un grande Paese, dimostriamolo ancora una volta (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Italia Viva).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di parlare la deputata Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI (M5S). Grazie, Ministro. Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo tutti, esattamente un secolo fa, il mondo intero fu colpito da un'influenza, poi ribattezzata spagnola che nel giro di due anni infettò 500 milioni di persone, un quarto della popolazione mondiale, uccidendone 50 milioni. Fu la più grave pandemia della storia dell'umanità; oggi, ci troviamo nel pieno di una nuova pandemia, a distanza di quasi un anno dal paziente zero, il COVID-19 ha colpito già circa 50 milioni di persone in tutto il mondo, causando la morte di 1,2 milioni di persone.

La differenza fondamentale tra oggi e cento anni fa sta nelle decisioni che possiamo prendere sia a livello nazionale sia a livello mondiale, ed ora abbiamo la possibilità di scegliere, tentare di governare il fenomeno o subirne semplicemente le conseguenze. Va da sé che per uno Stato evoluto, democratico e responsabile la scelta non può che essere una, nella consapevolezza che ogni soluzione comporta sempre dei limiti, ma dobbiamo governare il fenomeno.

Come ha ricordato il Presidente Conte, lunedì scorso, proprio in quest'Aula, a marzo eravamo posti di fronte a un evento travolgente, in assenza di un piano operativo puntualmente e dettagliatamente certificato sul piano scientifico e sprovvisti di un sistema di monitoraggio sofisticato. Un lockdown generalizzato su tutto il territorio nazionale, a marzo, era l'unico modo per governare il fenomeno, l'unico modo per appiattire la curva dei contagi; bisognava aggredire subito il problema. Ma il compito che dobbiamo svolgere era chiaro sin dall'inizio di questa pandemia; fino a quando non ci sarà un vaccino per debellare il Coronavirus, la politica è chiamata a combattere una crisi sanitaria che le si presentava, innanzitutto, come una crisi ospedaliera, una crisi che è anche il frutto di anni di tagli dei finanziamenti a discapito della nostra sanità e della rete di assistenza territoriale. Il loro progressivo smantellamento, in virtù di una visione ospedalocentrica ha contribuito alle discriminazioni nell'accesso alle cure nei diversi territori e, soprattutto, in questa situazione emergenziale, a un sovraccarico insopportabile per i nostri ospedali e per tutto il personale sanitario e sociosanitario. Ma non è il momento per occuparci di certe responsabilità del passato, per dividerci sulla mala gestio degli ultimi vent'anni, perpetrata in molti sistemi sanitari regionali, allo scopo di arricchire la sanità privata a discapito di quella pubblica e rifocillare potentati clientelari. Torniamo alla gestione dell'emergenza. Nel corso dei mesi successivi alla scoperta del COVID-19 nel nostro Paese, il nostro Governo ha fatto ciò che era più importante: potenziare il sistema sanitario. Sono stati stanziati 9,5 miliardi di euro per l'intero comparto, 1,4 miliardi per l'aumento dei posti in terapia intensiva che sono passati da 5.179, prima dell'emergenza, agli attuali 7.596 e altri se ne aggiungeranno, per un totale potenziale di 11.307. Abbiamo più che raddoppiato la capacità di intervento sui pazienti più gravi e con un unico scopo: governare il fenomeno. Certo, il quadro epidemiologico nazionale ed europeo appare ancora particolarmente critico, ma, come è stato ricordato ieri dal dottor Brusaferro, dell'Istituto superiore di sanità, siamo ormai entrati in una seconda fase, quella della transizione, con una rimodulazione delle misure di contenimento. Per questo, ora, un lockdown generalizzato non avrebbe senso; bisogna riuscire, come stiamo facendo, a conciliare le libertà personali e la tutela della salute, nella consapevolezza, però, che non vi sarà ripresa economica se non riusciamo a contenere il contagio. Ecco, allora, che dobbiamo tutti collaborare ed accogliere il sistema messo a punto dalla cabina di regia che lei ha bene illustrato, Ministro, dove partecipano anche le regioni, un sistema basato non solo sull'ormai famoso valore Rt, ma su ben 21 indicatori che sono stati individuati, come è stato detto quest'oggi, con l'assenso di tutte le regioni, nessuna regione si è opposta, dal decreto ministeriale già del 30 aprile 2020. Ecco, i dati sono forniti proprio dalle singole regioni e generano in maniera oggettiva un rischio basso, medio, moderato-alto per ogni realtà regionale; indicatori che non si concentrano soltanto su un aspetto del fenomeno, ma che sono, a loro volta, suddivisi in tre categorie: capacità di monitoraggio, capacità di accertamento diagnostico, di indagine e gestione dei contatti e tenuta dei servizi sanitari. Non dimentichiamoci che è il grado di rischio il driver principale che deve aiutarci a scegliere in questo momento; ed aver trovato questo algoritmo condiviso, che è capace di generare questo dato, dovrebbe persuadere ogni livello istituzionale ad interagire nella massima trasparenza. Ora non è il momento di dividerci e perderci in polemiche sterili e strumentali, dobbiamo salvare vite umane, salvare vite umane e dobbiamo farlo adesso e questo – questo, sì - che significa governare il fenomeno, anche a costo di essere impopolari. Necessarie sono pertanto le restrizioni, le restrizioni a livello territoriale, grazie alle quali - ci auguriamo - potremo scongiurare misure generalizzate su scala nazionale, restrizioni che allo stesso tempo garantiranno ulteriore monitoraggio in tempo reale e verrà fugato ogni dubbio, ogni giorno sempre di più. Per concludere, Ministro Speranza, nella consapevolezza della separazione e della gestione concorrente fra Stato e regione di alcune competenze garantite dalla Costituzione, il nostro auspicio è che si mettano da parte gli eccessi propagandistici, a cui troppo spesso la politica si piega e che si collabori davvero uniti, da italiani, per affrontare la più grave crisi che la nostra storia repubblicana ricordi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Buongiorno al Ministro Speranza, che oggi passa e dimostra un grande senso di responsabilità, perché io vorrei ricordare a tutti che il Parlamento ha dato compito al Presidente del Consiglio di prendersi la responsabilità di decidere della libertà dei cittadini e non l'ha dato a lei, ma noi la ringraziamo perché si vuole fare carico probabilmente del fatto che noi abbiamo un Presidente del Consiglio che non vuole e non ha intenzione di decidere, che non si prende le sue responsabilità e le scarica sui propri Ministri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Mi fa anche specie continuare a sentire, da parte della maggioranza e dai suoi esponenti, questa rievocazione dell'unità, dell'intento univoco, di metterci insieme e decidere insieme: ma se nemmeno avete desegretato i dati del CTS, se non siamo d'accordo col fatto che state chiudendo in casa milioni di cittadini italiani, ma come potete pensare che potremo condividere insieme la strategia? C'è stato anche un tentativo, da parte del Presidente della Repubblica, di chiedervi un confronto leale e di mediazione con le opposizioni, ma il risultato è che riceviamo continui attacchi alle nostre regioni, ai governatori, ai territori, alle opposizioni. Ma quando lo facciamo noi e attacchiamo le vostre politiche assurde (Commenti della deputata Boldrini), allora noi siamo quelli che strumentalizzano, invece voi potete tranquillamente attaccare le regioni, che stanno invece lavorando per il bene dei cittadini e che hanno tutti qualcosa da ridire su quello che sta succedendo. Questo è l'ennesimo DPCM che ci viene sottoposto, tra i tanti, di notte, con misure frammentate, confuse, che gettano nel panico i cittadini e non solo la Lega e non solo l'opposizione, che gettano in uno stato di confusione e di non accettazione di questa strategia politica molti governatori, tra i quali i vostri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ci sono molti governatori, non solo della Lombardia e del Piemonte, che a tutto diritto contestano le vostre strategie, che si stanno chiedendo cosa diamine stiate facendo con questi dati (Commenti della deputata Boldrini). Va bene usare la scienza, va bene rispettare alcuni dei criteri che voi avete dato - li ha elencati il Ministro Speranza, ne ha elencati 21, ci ha parlato dell'Rt - ma poi bisogna capire che peso hanno, come funzionano, chi decide come vengono applicati, se poi le misure che vengono prese non rispecchiano quello che serve alle diverse regioni. E non lo dico io, lo dicono i territori. Mi chiedo per chi state governando: se non sono soddisfatte le regioni, se non sono soddisfatti i sindaci e se la gente sta scendendo in piazza, chi rappresentate voi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ma volevo anche sottolineare il fatto che il Ministro Speranza ha fatto tre considerazioni, le voglio riprendere, perché me le sono segnate.

Ha parlato del fatto che appunto i numeri contestati sono forniti dalle stesse autorità sanitarie regionali, ma io vorrei dire che non è che perché vengono forniti i dati, poi dopo si applica immediatamente un'etichetta alle varie regioni senza confrontarsi con loro, senza sedersi a un tavolo, senza capire che cosa serve davvero alle regioni (Commenti di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Mi dispiace, ma questo non è così! Qui voi prendete i dati, li scrivete su un foglio e decidete il destino di milioni di persone: non funziona in questo modo! E ci sono anche i riferimenti alla cabina di regia, una cabina che è stata chiesta dalle regioni di riattivare, visto il difficile momento: ancora una volta, si tratta solo di raccogliere i dati, e non di come devono essere utilizzati.

Lei ci dice che è surreale che signori la gravità dei fatti, noi invece diciamo che è surreale che, dopo nove mesi, siamo ancora nella stessa situazione di gennaio, febbraio, marzo, quando non avevate capito che cosa diamine stava succedendo! Non possiamo ancora star qui a contare le mascherine, abbiamo un Paese che crolla, la gente disperata, tra un po' non si morirà più solo di COVID, sfortunatamente, ma purtroppo si morirà di fame e si morirà delle altre malattie che non state curando! State chiudendo in casa milioni di italiani, non state gestendo l'emergenza sanitaria, i nostri governatori e i territori ve lo stanno dicendo e voi vi rifiutate di ascoltare. Se non si cambierà rotta, purtroppo questo Paese non affronterà una questione politica, ma affronterà una questione di vita o di morte, e vi ricordo che, se fino adesso il Paese ha retto e il sistema sanitario ha retto nelle diverse regioni è perché c'è una grande competenza regionale nella gestione sanitaria sui propri territori (Commenti di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico), negli ospedali, grazie ai medici, agli infermieri che voi ancora non avete aumentato, grazie all'ampliamento dei posti letto e non delle terapie intensive, perché i vostri bandi sono arrivati tardi, e grazie al sistema delle persone che si stanno arrangiando, e non grazie a voi. E se, per caso, il pensiero di qualche Ministro, che invece dovrebbe occuparsi di recuperare i nostri pescatori italiani sequestrati in Libia (Commenti del deputato Fornaro), è quello di modificare le competenze regionali in materia di sanità…

PRESIDENTE. Deputato Fornaro…

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). vergognatevi, perché invece il vostro compito è quello di dare delle risposte agli italiani adesso, e di non richiuderli in casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E vi ricordo anche che alle persone potete veramente togliere tutto, ma non la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Signor Ministro, lei ha detto, poco fa, che ci sono dei limiti che dovrebbero considerarsi invalicabili nella battaglia politica e in una situazione come quella che stiamo vivendo e ci ha invitato a non alimentare polemiche. Noi, per la verità, noi di Forza Italia, polemiche non ne abbiamo mai alimentate, abbiamo sempre ritenuto che i cittadini non vogliano polemiche, ma soluzione ai problemi, in una fase difficile come questa. Io personalmente, poi, ho persino difficoltà a polemizzare con lei, perché ho sempre apprezzato il suo garbo, la sua pacatezza, anche la sua ritrosia rispetto alle telecamere e ai riflettori che, invece, tanto ama il suo Presidente del Consiglio, ma lei ha detto, poco fa, che ringraziava il Parlamento perché oggi le dà la possibilità di essere qui a informare il Paese e il Parlamento di ciò che ha fatto, delle ordinanze che lei e il suo Governo avete fatto. Beh, lei è qui perché gliel'ha chiesto l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lei è qui perché noi le abbiamo chiesto di essere qui a informare di ciò che è successo, dopo averlo fatto, non prima di averlo fatto, dopo averlo fatto.

Lei, con la sua ordinanza, ha determinato sostanzialmente un lockdown quasi totale in quattro regioni (la Val d'Aosta, il Piemonte, la Lombardia, la Calabria), ha inserito due regioni (la Sicilia e la Puglia) in un limbo di semi lockdown, ma non ha spiegato agli italiani perché ha fatto italiani di serie A e di serie B rispetto al COVID, perché ha ordinato ad alcuni cittadini italiani di non uscire di casa, di non poter esercitare il diritto al lavoro e ad altri, invece, ha consentito di farlo. Ci ha detto oggi che ci sono 21 parametri, 21 criteri che la comunità scientifica, insieme alle regioni, ha definito, ma più è numeroso il livello dei criteri, più numerosi sono i criteri, più grande è il potere discrezionale di chi poi colora le regioni di giallo, di arancione, di rosso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E, ancora, vorremmo capire quale peso hanno questi criteri. Come si fa a spiegare, per esempio, ai cittadini della Lombardia, in particolare a quelli di Bergamo e di Brescia, che già hanno dato nei mesi del lockdown, che loro devono stare in casa, che non possono lavorare, non possono aprire le proprie attività, mentre i cittadini di Napoli no: i cittadini di Napoli, dove c'è un tasso di contagio, anche quello, preoccupante e dove forse il sistema sanitario davvero preoccupa, no. Ma chi ci crede, in questo Paese, che la Campania ha un indice di rischio inferiore alla Lombardia, al Piemonte e persino alla Calabria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Come si fa a spiegare ai cittadini piemontesi che voi li avete costretti al lockdown sulla base di dati di quindici giorni fa, quando la regione, nelle ultime due settimane, ha posto in essere misure di contenimento che oggi farebbero di quella regione una regione in fascia gialla anziché in fascia rossa? Ecco, come si fa, signor Ministro, a spiegare ai cittadini calabresi, che sono in fascia rossa, perché sono in fascia rossa? Per il numero dei contagi? No! Perché il numero dei contagi evidentemente dovrebbe porre in fascia rossa, al pari della Calabria, almeno altre quindici regioni d'Italia. Per la percentuale di positivi sui tamponi? No! Perché anche in quel caso ci dovrebbero essere altre quindici regioni in fascia rossa come la Calabria. Per i posti nelle terapie intensive? È vero, la Calabria ha pochi posti nelle terapie intensive, ma il tasso di occupazione è inferiore a quello di altre regioni. E allora, perché? Per la debolezza del sistema sanitario. È vero, è vero, e rispetto a questo nessuno vuole svolgere una funzione di autoassoluzione. Anche io, che non ho mai fatto l'assessore regionale, che sono sempre stato all'opposizione in quest'Aula, mi ascrivo la responsabilità di far parte di un gruppo dirigente che in questi anni ha partecipato, pur dall'opposizione, alle scelte. E ci sono responsabilità che vanno condivise, che appartengono alla destra come alla sinistra. Ma in Calabria, signor Ministro, queste responsabilità appartengono soprattutto al Governo! Perché la sanità della Calabria è commissariata da dieci anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Da dieci anni la politica regionale, che oggi è sul banco degli imputati, non tocca palla sulla sanità. E da dieci anni voi nominate dei commissari incapaci (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che non hanno migliorato la sanità, né hanno contribuito a recuperare gli sprechi, ma anzi, hanno peggiorato la sanità. Per cui voi, prima commissariate la sanità, mettete la politica locale sul banco degli imputati, nominate dei commissari incapaci, questi commissari non riescono a risolvere i problemi, e poi determinate il lockdown della Calabria. Negli ultimi giorni, peraltro, avete reiterato un decreto, il “decreto Calabria”, che avete fatto nel 2019, che doveva servire a risolvere l'emergenza - 2019, prima dell'emergenza COVID -; questo decreto ha provocato disastri ulteriori in Calabria. Oggi voi lo reiterate, date ancora più potere ai commissari, praticamente commissariate voi stessi, e poi determinate il lockdown (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Lo sa, signor Ministro, che il rettore dell'Università di Catanzaro aveva offerto al commissario, al vostro commissario, al commissario del Governo in Calabria, una soluzione per dotare la Calabria di ospedali COVID, e questa soluzione è stata respinta al mittente, dal vostro commissario, dal commissario del Governo? Lo sa che in Calabria il vostro commissario, il commissario del Governo, poteva utilizzare gli ospedali che sono di fatto dismessi e che, però, sono strutturalmente idonei ad essere riattivati come centri COVID e non l'ha fatto? Non ha fatto nulla, zero, nemmeno rispetto alla necessità di intervenire con le cure a domicilio per non congestionare la rete ospedaliera.

E allora, signor Ministro, non è il tempo delle polemiche. Certo, la Calabria paga la sua debolezza istituzionale, è una regione senza presidente. Io sono convinto che se oggi ci fosse stata Jole Santelli sarebbe diverso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), sarebbe diversa la storia, forse la Calabria non sarebbe in fascia rossa. Ma certo non è il tempo delle polemiche, i cittadini non vogliono polemiche. Noi cancelliamo tutte le nostre polemiche, purché voi, voi che governate la sanità in Calabria, vi mettiate da domani a lavorare, per potenziare la medicina del territorio, per assistere a domicilio i pazienti, per potenziare gli ospedali COVID, per crearli - perché si possono fare - e anche per nominare un commissario capace.

Guardi, signor Ministro, le do un'idea, me l'ha data ieri un nostro senatore, il senatore Siclari, che ha sentito il dottor Bertolaso, che si è detto disponibile a venire a lavorare in Calabria come commissario: andate sotto casa di Bertolaso, che noi vi avevamo suggerito di mettere al posto di Arcuri, e forse non saremmo oggi a questo a questo livello! Andate sotto casa di Bertolaso e pregatelo di occuparsi della sanità della Calabria, nell'interesse dei calabresi e del Governo.

Ecco, finisco qui, signor Ministro. Voi avete dato le pagelle alle regioni, dimenticando anche le vostre responsabilità. Ho qui vicino a me Annagrazia Calabria, che mi ricordava che quando dite che non ci sono anestesisti, medici, beh, allora dovreste spiegare perché non date seguito ai bandi di specializzazione per gli anestesisti e per i medici! In Calabria, per esempio, dovete spiegare perché i medici non ci sono, gli infermieri non ci sono: non ci sono - e oggi chiudete la Calabria per quello - perché per anni avete bloccato le assunzioni, impedendo l'assunzione di medici e di infermieri.

PRESIDENTE. Concluda.

ROBERTO OCCHIUTO (FI). Beh, voi avete dato le pagelle alle regioni: avete detto quali sono quelle più brave, quelle meno brave, quelle rosse, quelle arancioni, quelle gialle. Non avete dato la pagella a voi stessi, al commissario Arcuri. Beh, questa pagella ve la daranno gli italiani. Per quello che ci riguarda, è una pagella da bocciatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, grazie molte, Presidente. Grazie Ministro, per essere qui, per avere, come sempre, accolto con celerità la richiesta di venire in quest'Aula, cosa che rappresenta innanzitutto il riconoscimento del ruolo del Parlamento, dove tutto il popolo è rappresentato, dove la Repubblica dovrebbe trovare sintesi nei momenti più difficili.

Questo passaggio risponde anche ad un'esigenza, ad una volontà: quella di portare all'altezza giusta il dibattito dentro questo Paese. Purtroppo altezza che non abbiamo potuto sentire in tutti gli interventi, in cui forse anche un ripasso delle regole costituzionali nelle materie concorrenti potrebbe anche essere utile, e anche per la severità di questa seconda ondata epidemica, per le scelte che doverosamente sono state assunte e nella consapevolezza della piena necessità di cui abbiamo bisogno.

Guardate, è complicato trovare l'equilibrio giusto tra il porre in evidenza la condizione di gravità diffusa in tutte le regioni italiane e in Europa, evitando lo smarrimento, la paura, la sfiducia nei confronti del futuro, sapendo che è necessario intervenire ora, per fare quello che bene ci ha spiegato, raffreddare la curva epidemica con queste misure, che sono transitorie, e riportare il Paese in una condizione di sicurezza, ma sempre protetto, per affrontare l'uscita dalla crisi economica e della crisi sociale. Ancora una volta noi stiamo chiedendo uno sforzo enorme agli operatori sanitari, ai medici, agli infermieri, alle forze dell'ordine, ai volontari, a chi garantisce i servizi essenziali. Sulle loro spalle grava il più pesante fardello e le fatiche. È un patrimonio civile del Paese, fatto di donne e di uomini a cui va tutta la nostra riconoscenza, non retorica. Vedete, colleghi, mettiamoci dalla parte dei cittadini che tutti i giorni sentono numeri sui contagi, sui posti letto occupati, sui nuovi record, sul numero dei decessi. Record che purtroppo spesso vengono anche smentiti da nuovi record del giorno dopo, come è avvenuto ieri in Francia e come è avvenuto per noi in Italia. Dietro ad ogni persona c'è una famiglia che porta con sé le sue preoccupazioni, per sé, per la sua famiglia e per la comunità in cui vive. Se noi riuscissimo ad uscire dall'idea di rappresentare l'Italia come se fosse una bella isola del Pacifico, ma rappresentarla pienamente in un contesto europeo di epicentro di questa pandemia, ancorché l'Italia non sia nelle condizioni peggiori, vedremmo che non c'è un singolo Paese che non ha potuto resistere o saputo resistere alla seconda ondata. Non ritorno su quello che già il Ministro ci ha rappresentato, ma la Francia, Parigi, la Germania, i Paesi Bassi, la Spagna, il Belgio: similitudini nelle scelte e con la volontà di proteggere il lavoro e la scuola. Qualche differenza, ma tutti hanno deciso misure più restrittive, più dure e più intransigenti. Non possiamo avere l'incertezza, ci rimane solo il dovere di mettere in campo tutto ciò che serve per fermare il contagio.

Abbiamo chiesto, in quest'Aula, lunedì, al Premier Conte di parlare al Paese con parole di verità e coraggio nelle scelte, nelle decisioni, decisioni che sono state assunte senza preoccuparsi della propria popolarità, assumendosi un ruolo di guida non solitaria e con una leale collaborazione istituzionale su cui si fonda la nostra Costituzione. A noi interessa coltivare e ricercare quello spirito di unità repubblicana, che sembra essere una parola che cade nel vuoto ancora oggi, qui; impossibile da realizzare perché, nonostante tutto, noi pensiamo che vada continuamente perseguita, nonostante le riluttanze e i distinguo.

Però, lo dico ai colleghi, in particolare ai colleghi dell'opposizione, non è che possiamo continuare a cadere nella pervicace ricerca di uno scontro tra i livelli istituzionali. Abbiamo condiviso in quest'Aula gli indirizzi, abbiamo dato delle regole nazionali con l'ultimo DPCM, con limitazioni delle libertà e di alcune attività, anche per quanto riguarda la didattica a distanza, che sono state condivise con la Conferenza Stato-Regioni. Abbiamo deciso con la Conferenza Stato-Regioni i parametri e gli indicatori oggettivi sui quali tarare il livello di gravità per le singole regioni e le azioni da mettere in campo. Strumenti che le regioni hanno avallato, facendo in modo di non dover attendere la conferenza stampa di turno e intervenire con celerità sulla base di dati scientifici e concreti, perché il fattore tempo non è una variabile indipendente.

Ma la leale collaborazione si basa anche sull'esercizio delle responsabilità: avere instillato il dubbio, coltivato l'idea politica che il Governo decide per premiare o penalizzare a seconda della provenienza politica di quel governatore, oltre ad essere smentito dai fatti, va ben oltre il duro confronto politico che si può avere. Non può essere la salute il tema sul quale ci dividiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Le decisioni di assumere i parametri di riferimento sono condivise e non possono essere smentite il giorno dopo dal sospetto di un uso arbitrario e punitivo; sono stati chiesti giustamente dati di trasparenza e il Ministro ce li ha spiegati anche con un dettaglio che credo che possa averne sgombrato il campo da tutti. L'ordinanza quindi è stata redatta su questi dati e non poteva essere da meno che farlo sui dati della settimana scorsa, perché, cari colleghi e care colleghe, alcune regioni non sono nelle condizioni di poter fornire tutti i dati, e non c'è quindi la possibilità di avere dei dati aggiornati; e non lo si può fare sulla base del giorno prima, ma sulla base di una valutazione di un trend. Allora giocare al tiro al piattello, la parodia di chi sta giocando a tombola nel colorare le regioni, ha una scarsa redditività politica; magari ci fa crescere nei sondaggi per qualche giorno, ma, quando si avvelenano i pozzi, nessuno viene risparmiato sul greto del fiume e passa per tutta la classe politica, senza alcuna distinzione.

Noi chiediamo naturalmente, e lo abbiamo fatto, che soprattutto coloro che pagano più duramente, i garantiti e i non garantiti… le scelte che abbiamo deciso con questi ultimi atti sono state coperte dal “decreto Ristori” (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ed è il prossimo atto che verrà in questi giorni. L'unità del Paese, come ha ricordato il nostro presidente Delrio, è un bene prezioso, e il monito del Presidente della Repubblica Mattarella è una guida per tutti. Siamo riusciti a tenere vivi alcuni settori, nonostante l'assenza del turismo internazionale. Metteremo tutte le energie, tutte le risorse che servono per tenere unito il Paese. Abbiamo chiesto di poter fare una legge di bilancio insieme, purché questa non sia oggetto di un uso strumentale.

Un'ultima consegna faccio al Ministro, e ho concluso: mi raccomando, a noi rimane sempre l'altro grande bene prezioso, che sono i nostri studenti e le nostre studentesse; a loro dobbiamo la massima attenzione e la possibilità di poter ritornare a vivere in condizioni di socialità. L'Italia può rinascere, l'Italia può tornare ad essere un Paese sicuro, l'Italia può crescere solo se decideremo di farlo tutti insieme (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi di Fratelli d'Italia avevamo il timore che il Governo della nazione fosse stato delegato ad un comitato di consulenti, di esperti di varia natura, con potere di vita e di morte sulle libertà dei cittadini e sul destino delle attività economiche. Oggi, invece, dopo averla ascoltata, continuiamo a fare ulteriori scoperte e sappiamo di essere governati da un algoritmo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Una politica che non vuole assumersi responsabilità e che non vuole dover render conto ai cittadini delle proprie decisioni, e affida la sorte di interi territori ad un foglio di calcolo, aggiunge e toglie numeri fino ad ottenere il risultato desiderato, per poi dare la colpa ai numeri. Comprimete le libertà fondamentali dei cittadini, la libertà di movimento, la libertà di impresa, applicando un algoritmo su numeri imprecisi, vecchi di settimane, senza alcuna trasparenza e su reale fondamento scientifico di queste previsioni, soprattutto senza pensare ad alcuna soluzione alternativa alle chiusure. Tante proposte fatte da Fratelli d'Italia non tenute in considerazione, proposte che, in qualche modo, oggi, ci chiede, come Governo, nel dire “vogliamoci bene”. No, le proposte erano in campo ed erano proposte alternative. Forse avete giocato con i pennarelli, un po' come con gli alunni con i banchi a rotelle. Avete dimostrato, per quanto ci riguarda, di essere cinici, superficiali e spesso inadeguati. Non avete idea dei problemi reali del Paese, siete rimasti nello sfarzo di Villa Pamphilj e lontani anni luce dalle necessità della gente. Ci sono regioni che sul tavolo del vostro risiko sono finite sotto attacco e altre che forse sono state premiate per non aver fornito neanche i dati; avete penalizzato, invece, chi, come il Piemonte, per esempio, i dati li ha forniti per tempo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Le zone rosse? Le zone rosse sono tutte le regioni governate dal centrodestra, il Piemonte, la Lombardia, la Calabria, in cui la diffusione del contagio è assolutamente marginale, e la Sicilia che è zona arancione. Questo algoritmo ha la precisione di un cecchino: i vostri governatori sono stati infatti miracolosamente risparmiati; gli esempi come Lazio e Campania sono la dimostrazione plateale della vostra volontà di adattare i numeri alla politica. La Toscana, nella relazione del 4 novembre, è ad alto rischio, ma non l'abbiamo ritrovata, ovviamente, nelle regioni rosse. Con spietato cinismo state tentando di scaricare sulle regioni le responsabilità del dramma del COVID, ad esempio, in Calabria. State così tentando di indirizzare la protesta - è avvenuto questo anche in Piemonte e in Lombardia - verso i governi regionali, ma soprattutto verso quei governi regionali in carica da solo otto mesi. Calabria commissariata, come ha detto un collega, da decenni e in cui voi avete assunto da un anno e mezzo la completa gestione del “decreto Calabria”, che avete avuto, perdonatemi, anche la faccia tosta di prorogare con ampi poteri, poteri da vero regime (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete gestito voi la sanità in Calabria attraverso i commissari a tutti i livelli. Avete prodotto il peggioramento anche dei LEA e avete lasciato il sistema sanitario del tutto impreparato ad affrontare una nuova ondata di contagio. Deficit che certamente, anche dal punto di vista infrastrutturale, ha visto i commissari non poter e non saper attuare oltre il 5 per cento del piano di riordino ospedaliero. A marzo avete deciso il lockdown totale per tutta Italia. In Calabria non c'era neppure l'ombra del COVID: sarebbe bastato chiudere i confini regionali per mettere al riparo la regione dalla diffusione dell'epidemia, eppure non avete esitato a mettere in ginocchio, senza motivo, l'economia di una regione di per sé fragile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Avete messo a rischio la tenuta del sistema sanitario regionale quando avete favorito l'esodo in una sola notte di tanti cittadini meridionali verso le terre del Sud. E abbiamo dimenticato il caso della Sardegna, che prima dell'estate aveva chiesto che potesse entrare in quella regione chi aveva un esito negativo al COVID-19; ma neanche quello è stato preso in considerazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mancò poco, tempo fa - parlo di tante regioni del Sud -, che mandaste i carri armati in Calabria, per esempio quando la governatrice Santelli autorizzò le famose consumazioni all'aperto, quasi fosse un provvedimento capace di sovvertire l'ordine democratico. Oggi dichiarate zone rosse tante regioni, ma non capiamo come i parametri siano stati presi in considerazione. Voglio, per esempio, citarne qualcuno: quello dei duecento ammalati in Calabria, che voi avete tenuto presente, mentre in altre aree, in altre regioni, questo parametro è molto più alto, dieci volte tanto. Nelle ultime settimane la regione ha tenuto sotto controllo la curva epidemiologica: attualmente i posti nelle area medica occupati sono il 16 per cento, quelli di terapia intensiva raggiungono il 6. La soglia per far diventare area rossa dovrebbe aggirarsi al 30. Non riusciamo a comprendere le motivazioni per le quali avete fatto questa ordinanza. Avete dimenticato quelle regioni che rispetto a questi criteri, che cambiano di volta in volta, avrebbero avuto maggiori necessità. Anziché dichiarare le vostre responsabilità, i vostri ritardi, le vostre inefficienze, date la responsabilità ad un algoritmo; ritardi che sono il risultato di un commissariamento che ha prodotto, credeteci, soltanto disastri. Già a marzo avevamo proposto la costruzione di un ospedale COVID, avevamo proposto di utilizzare uno stabile dell'ex Policlinico universitario, d'accordo, tra la struttura universitaria e gli hub ospedalieri, in modo da dare maggiori certezze agli ammalati, ma, ovviamente, i commissari si sono opposti. Oggi mancano le degenze, mancano i posti, mancano le terapie intensive, manca il personale sanitario, ma siete voi ad aver tagliato il personale, ridotto gli investimenti, pubblicato solo ad ottobre il bando per le terapie intensive. La sanità è stata distrutta anno dopo anno, ma, negli ultimi tempi, credo che abbiate raggiunto il massimo livello. Oggi fate pagare ai tanti cittadini calabresi e non il prezzo della vostra incapacità.

Il 13 settembre scorso - voglio ricordarlo a testimonianza -, Jole Santelli scrisse al Presidente Conte, evidenziando la difficile situazione del piano sull'emergenza COVID, predisposto dai commissari e varato dal suo Ministero senza alcun coinvolgimento della regione. Lo stesso commissario Arcuri - è calabrese anche lui - ha specificato che, nelle regioni in cui è presente il commissariamento ad acta, la regione non è un soggetto attuatore: il Governo si è assunto tutta la responsabilità della gestione sanitaria del COVID in Calabria, come in altre regioni, mentre la stessa regione e le altre regioni sono, spesso, esautorate. Questa è la verità. Oggi decidete di mortificare il personale sanitario, i medici, in Calabria, come in tutti gli altri territori, che hanno curato pazienti, spesso, arrivati anche da altre regioni. Oggi, nella terapia intensiva si stanno salvando vite, anche rispetto a pazienti che vengono ospitati. Concludo, nel dire che vi siete limitati, anche in questo caso, non soltanto a decidere quello che poteva essere sacrificabile in termini di attività economiche, ma in termini di intere regioni che producono e che vogliono lavorare. Voi cosa fate? Prendete una tabella, due settimane fa, chiudete tutti a casa, senza decidere in che modo e come farlo. Soffocate l'economia, approfittate ancora una volta, purtroppo, della pazienza dei tanti cittadini che hanno protestato in modo silente e, forse, avete fatto vincere le piazze violente - questo, certamente, credo sia un dato che rimarrà alla storia - e, soprattutto, salvate le regioni di centrosinistra e tentate di colorare di rosso quelle che non lo sono. L'unica area rossa che dovreste istituire, per quanto ci riguarda, è la vergogna sui vostri volti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, vuol sapere qual è la verità? La verità è che questo è un Paese tradizionalmente poco abituato ai dati. Quando guardi i dati o citi i dati, in questo Paese, e fai politica, ti attiri uno stigma, l'unico vero stigma di questi mesi, cioè: “Questa è roba da tecnici, la politica è un'altra cosa”. In questo Paese è possibile affermare che la spesa pubblica è più bassa che in altri Paesi europei o più alta senza citare i dati; è possibile dire che gli insegnanti sono di più o di meno del resto d'Europa a seconda della convenienza politica, a seconda di quello che dice il tuo avversario, il tuo nemico, senza guardare i dati. In questo Paese e in questo Parlamento è anche possibile dire che veniamo da vent'anni di tagli al Servizio sanitario nazionale senza guardare i dati, lo ha fatto una collega poco fa, alla quale cito l'audizione del presidente dell'Istat, qui, alla Camera, il 9 aprile 2019: il finanziamento ordinario del Servizio sanitario nazionale, dal 2000 al 2017, è passato da 66 miliardi a 112 miliardi di euro, poi 115 nel 2019, pre COVID, un incremento medio annuo del 3,2 per cento, dinamica più sostenuta di quella del PIL nominale, che, nello stesso periodo, ha avuto un incremento del 2 per cento. Lo dico per i non esperti: se è cresciuto più del PIL nominale, vuol dire che è cresciuto anche più dell'inflazione, quindi è una bugia anche quando si dice che è cresciuto il finanziamento, ma non abbastanza per tenere inalterato il valore reale. Perché questo accade? Perché, da un po' di tempo a questa parte, la fatica dello studio, dell'approfondimento è passata in secondo piano rispetto alla comodità della frase ad effetto, anche in questo Parlamento.

Tra le tante cose che ci può insegnare questa pandemia, signor Ministro, è che le decisioni pubbliche non possono fare a meno, invece, dei dati: dati certi, dati chiari, dati pubblici. Nessuno di noi, Ministro, contesta lo sforzo che è stato fatto da lei e dalla sua struttura per costruire quei ventuno indicatori da cui si deriva un indice di rischio. Quello che le chiediamo - e che devo dire la verità, parlavo prima con i colleghi, mi sarei aspettato anche dall'opposizione di sentire, ma non ho sentito - è una cosa molto semplice: che questo patrimonio informativo, questi dati, queste procedure, attraverso cui, dai ventuno indicatori, si arriva all'indicatore di rischio, vengano resi pubblici e liberamente accessibili (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Perché le dico questo, signor Ministro? Perché serve a tre categorie di persone. Serve a noi politici: noi siamo chiamati, in questa fase, a prendere delle decisioni particolarmente dure. Luigi Einaudi diceva, nelle sue prediche inutili, non a caso - chissà come la definirebbe adesso -, “conoscere per deliberare”: se i policy maker non sono nelle condizioni di conoscere perfettamente tutti i dati, non sono nelle condizioni di deliberare appropriatamente.

Serve ai cittadini, perché tutti i sacrifici che stiamo imponendo ai cittadini sono più accettabili se agli italiani si spiega chiaramente, senza nessun tipo di ambiguità, quale è la situazione, altrimenti tutto diventa attaccabile, altrimenti tutto finisce nel tritacarne di questo dibattito pubblico così incomprensibile, altrimenti tutto diventa più complicato. Invece, la trasparenza l'accountability delle decisioni pubbliche passa attraverso anche la piena accessibilità dei dati, di questi dati a chiunque li voglia conoscere.

Infine, serve alla comunità scientifica, perché là fuori c'è una comunità scientifica - senza nulla togliere, ovviamente, a tutti gli esperti che stanno lavorando per la Repubblica in questa fase - che, con le sue analisi, ci può aiutare a comprendere tendenze in maniera più chiara, può dare il suo contributo, può fare un sacco di cose che possono servire a questo Paese in una fase del genere.

Ma questo accade se i dati sono pubblici, se i dati sono accessibili, perché, ovviamente, non c'è nulla da nascondere, specialmente in una situazione come questa. Ed è questo, signor Ministro, che le abbiamo chiesto in un'interpellanza urgente, presentata da tutti i colleghi di Italia Viva, ma anche da altri esponenti di altri partiti, alla quale, appunto, attendiamo risposta. Perché, fra i ventuno indicatori che lei ha citato, continuiamo a non vedere, ad esempio, i flussi in ingresso. Quando noi vediamo che i malati in terapia intensiva diminuiscono o aumentano, non sappiamo se deriva dal fatto che ne stanno arrivando di più o di meno o, semplicemente, che ne stanno uscendo di più o di meno. Quindi, le chiediamo, come ha chiesto parte della comunità scientifica, se è possibile anche inserire i flussi in ingresso nei reparti per avere un migliore grip in tempo reale su quello che sta accadendo. I dati delle capienze delle terapie intensive, signor Ministro, devono essere a maggior ragione pubblici per tutto. Quanto manca ancora per arrivare al livello di soglia? Ogni giorno, un quotidiano pubblica una tabella diversa, quando, invece, è quella la dimensione fondamentale su cui valutare quanta pressione c'è sul nostro sistema sanitario.

Ho letto nella sua ordinanza, signor Ministro, sul numero dei positivi, che è il numero su cui il sistema di comunicazioni insiste di più: se ci fate caso, il primo dato che i telegiornali citano è il numero di positivi, ma noi sappiamo che è anche il dato più incerto, perché dipende, crucialmente, dal numero dei tamponi, perché dipende, crucialmente, da quando quei positivi hanno fatto il test e sono stati ritenuti tali; e perché, quando leggo nell'ordinanza “proveremo, laddove possibile, a distinguere fra i nuovi test e gli screening dei vecchi malati”, un po' mi preoccupo, perché, altrimenti, quel numero, 30 mila, 25 mila, 28 mila, se noi non siamo sicuri che siano tutti nuovi contagiati e non sappiamo distinguere fra i nuovi e vecchi, allora abbiamo qualche problema.

Ci sarebbero tante altre cose, signor Ministro. Noi da tempo diciamo che il federalismo fallisce se non è l'unione di autonomia e responsabilità; lo stiamo vedendo in questa fase, come in questo Paese, spesso, non siamo riusciti a tenere insieme queste due cose.

Dobbiamo preparare fin d'ora il piano per il vaccino, per non farci trovare impreparati alla prossima fase. Dobbiamo smetterla di immaginare una falsa dicotomia fra salute ed economia, come qualcuno sta facendo: senza salute non c'è vera economia e senza attenzione all'economia neanche può esserci vera salute (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e anche senza far riferimento a tutte le risorse disponibili, in primis quelle del MES a tasso negativo (meno 0,20 per cento), non c'è modo di affrontare questa situazione nel pieno rispetto del compito che la Costituzione ci assegna.

Concludo, signor Ministro. Le diamo atto e le do atto personalmente di aver affrontato questa situazione con serietà. Ha svolto il suo compito con i suoi collaboratori finora, seppure in una fase estremamente complicata, con serietà. Come diciamo da tempo, verrà il tempo per capire cosa è andato storto fin dall'inizio di questa pandemia - questo tempo non è adesso -, ma noi abbiamo l'obbligo non di fare processi, certamente, ma in questo seconda ondata abbiamo il dovere di imparare dalla prima per evitare che questa seconda ondata sia drammatica e per prevenire futuri problemi, in attesa, come lei diceva, dell'arrivo delle terapie e del vaccino, e, soprattutto, per non scollare il tessuto sociale. Io esprimo solidarietà, a nome del mio gruppo, per quanto accaduto a Giorgio Gori, al sindaco di Bergamo (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali), che ha avuto questa aggressione nella sua abitazione, a lui e a tutti i sindaci e ai servitori dello Stato che in questo momento sono il terminale di una rabbia sociale che sta indicando che stiamo scollando il modo attraverso cui stiamo insieme.

PRESIDENTE. Deve concludere, deputato Marattin.

LUIGI MARATTIN (IV). È un pericolo che dobbiamo evitare in tutti i modi. Io, in questa fase, cito sempre la grande esortazione dei leader religiosi e non. Ricordiamo sempre San Giovanni Paolo II - ma anche Roosevelt, anche Kennedy eccetera - quando guardava in faccia i suoi concittadini e diceva: “Non abbiate paura”. Se noi non dobbiamo lisciare il pelo, come diceva lei, ai negazionisti e a tutta quella feccia che corrode il nostro modo di stare insieme, abbiamo, come policy maker, anche l'obbligo e il dovere di guardare in faccia i nostri cittadini e dirgli, nonostante tutto, che non dovete, non dobbiamo mai avere paura (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, se non ci fossi stato, se non fossi stato presente ieri in quest'Aula, il mio intervento sarebbe potuto durare venti secondi per dire che condivido, dalla prima all'ultima parola, il suo intervento e le avrei fatto i complimenti per la sua competenza, la sua serietà e la sua trasparenza. Però, c'è stato ieri. Io cito i resoconti, perché dobbiamo abituarci tutti che le parole, mai come in questo momento, sono pietre. Dai banchi di Forza Italia (cito): “Vorrei chiedere, per suo tramite, che il Ministro Speranza venga in Aula e ci spieghi a tal proposito come mai - e questo salta all'occhio -, regioni di centrodestra, forse per un mero calcolo politico, vengono etichettate come zona rossa e regioni di centrosinistra vengono etichettate, invece, come zona gialla”. Dai banchi di Fratelli d'Italia: “Il rispetto istituzionale, soprattutto, nei confronti della nostra regione e delle regioni in generale, deve essere la priorità di tutti noi, perché non potete fare di alcune categorie e di alcuni cittadini dei cittadini di serie A e di serie B a seconda di dove sono collocati e, soprattutto, da chi sono governati”. Dai banchi della Lega: “Di questa cosa non si è tenuto conto e, quindi, il fatto che il Governo prenda una decisione e metta tutta la Lombardia in zona rossa appare segno non di leale collaborazione, ma appare tutta una scelta politica”.

Io credo che oggi bisogna avere il coraggio di dire parole di verità e, di fronte all'illustrazione, alla metodologia, alla puntuale indicazione di tutti i parametri, di tutti i modelli, della condivisione di questi modelli e di questi parametri da parte delle istituzioni scientifiche nazionali e delle regioni, in quest'Aula mi sarei aspettato di sentire delle scuse, cioè: “Abbiamo sbagliato. Non è vero che avete fatto scelte sulla base della politica e del colore politico”. E, invece, ho sentito ancora ritornare su questi temi, e lo dico qui, in questa sede: guardate che avvelenare i pozzi della democrazia con messaggi miserabili, come quelli che le scelte del Governo sono fatte sulla base del colore delle giunte regionali, è pericoloso. È pericoloso! È pericoloso perché non solo le parole sono pietre ma, fuori di qui, c'è anche chi ha in mente di strumentalizzare e di usare queste parole come pietre nel senso materiale del termine.

I numeri. Sui numeri - lo ha ricordato prima il Ministro - mai dimenticare che sono persone in carne e ossa. Lo sono le persone decedute, lo sono quelle in terapia intensiva, lo sono quelle ricoverate e lo sono anche quelle ricoverate a casa. Ma i numeri dicono cose chiare e, soprattutto, smettiamola di continuare a dire cose come se non ci fosse stato l'intervento del Ministro. Io ho ascoltato delle cose da parte dell'opposizione come se il Ministro Speranza non fosse venuto in quest'Aula a spiegare quello che loro hanno chiesto che fosse spiegato. Continuare a ripetere che le scelte sono state fatte sulla base della politica, dopo che sono stati spiegati la condivisione e tutti i passaggi, mi pare, come dire, inquinare i pozzi e soprattutto non contribuire all'obiettivo a cui tutti, indipendentemente dal ruolo, siamo chiamati a dare il nostro contributo, che è quello di battere questo virus. Dire che questo Governo tiene a casa milioni di italiani e penalizza determinate categorie, alimenta una tensione sociale che fa perdere di vista qual è il vero nemico, che non è il Governo pro tempore ma è il virus.

E poi lo dico qui, con grande chiarezza: le critiche sono giuste e in democrazia credo che siano il sale della convivenza civile. Però, lezioni, da chi ha urlato contro la proroga dell'emergenza sanitaria in quest'Aula e da chi ha dileggiato per mesi l'uso delle mascherine, invitando i cittadini e i ragazzi a divertirsi, noi non le accettiamo. Questo è un punto (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico)! Oggi il Paese ha bisogno di verità e di responsabilità e non di comportamenti politici e istituzionali irresponsabili. Dopo quello che ha detto il Ministro, io rileggo le cose che questa mattina il presidente del Piemonte scrive in un'intervista: “Non siamo stati ascoltati e il risultato è che regioni con situazioni simili rientrano in zone di rischio diverse in base a criteri che non ci sono stati spiegati. Non solo. Abbiamo aree rosse accanto alle gialle, come se il virus rispettasse i confini geografici”. E prima diceva: “Perché se chiedi dalle persone i sacrifici devi sapere spiegare qual è la logica che c'è dietro e non si possono usare due pesi e due misure”. Presidente Cirio, ma dov'era quando la sua Regione e la Conferenza delle Regioni hanno approvato il modello e il documento degli scenari e hanno fornito, tutte le settimane, i dati? Dov'era? Era in compagnia del suo assessore regionale in vacanza a New York? No! E, quindi, si assuma, lui come gli altri presidenti, le proprie responsabilità, in un momento difficile e complesso della storia nazionale. Io credo che da questo punto di vista non ci sia più spazio per comportamenti irresponsabili. Oggi abbiamo avuto chiarezza della trasparenza, e lo dico anche al collega Marattin: sito dell'Agenas, sito del Ministero della Salute; quello che ha chiesto, oggi è già tutto online. Tutto!

LUIGI MARATTIN (IV). Ah si? Dopo me lo fai vedere!

FEDERICO FORNARO (LEU). Assolutamente, non ho nessun problema! Ma lo dico come informazione e non per polemica, Luigi. Mi sembra un dato. Da ieri i 21…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, non è un dibattito a due. Prego, si rivolga qui.

FEDERICO FORNARO (LEU). Le chiedo scusa, Presidente. Da ieri i 21 punti sono disponibili. Sul sito dell'Agenas c'è, giorno per giorno, il tasso di occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche regione per regione. Non c'è quel dato di scomposizione tra entrate e uscite - il tema dello stock - e credo che questo possa essere un dato che se si riesce a fornire può essere utile, ma il grosso dei dati da ieri è totalmente trasparente…

PRESIDENTE. Concluda.

FEDERICO FORNARO (LEU). … perché la trasparenza è un elemento fondamentale.

Concludo, signor Presidente, invitando il Ministro e il Governo ad andare avanti secondo quello che lui ha detto, in piena continuità da marzo a oggi: quello di seguire il principio di massima precauzione. Abbiamo il dovere di governare, abbiamo il dovere di ricercare le intese massime con le regioni, ma abbiamo, innanzitutto, il dovere di tutelare la salute dei nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non voglio seguire la strada troppo facile di rispondere al collega Fornaro, anche perché lo stimo e gli ricordo che chi è senza peccato scagli la prima pietra e che santificare il Ministro, anche se si chiama Speranza, non conviene né al Ministro, né alla maggioranza. Voglio seguire un'altra strada perché il Ministro dice che il virus dilaga e non possiamo stare fermi; d'accordissimo, nessuno vuole minimizzare la gravità della situazione, ci sono limiti che la battaglia politica non deve mai superare, la battaglia politica in questo caso nella lotta contro la pandemia deve vederci tutti uniti e responsabili. Allora, il primo passaggio qua insieme, maggioranza e opposizione, Governo e regioni, è di smetterla con lo scaricabarile del Governo sulle regioni e delle regioni sul Governo - così ci mettiamo dentro tutti -, dello scontro tra opposizione e maggioranza in questo momento per cercare di vedere qual è il modello sanitario più efficiente di una regione rispetto all'altra: non funziona, non è la responsabilità della politica che ci è chiesta.

Allora, il lockdown differenziato, Ministro: okay, ma zona rossa, zona gialla e zona arancione - lo dico anche al collega Fornaro - non è l'incipit del De bello Gallico, è la limitazione delle libertà, con responsabilità che noi chiediamo alle persone, ai cittadini, proprio per combattere questo virus. E allora l'unica strada, l'unica strada è spiegarne le ragioni, è dare i dati, è dire perché si sceglie una cosa rispetto all'altra. Collega Fornaro, collega Ministro Speranza - lei non teme il dibattito parlamentare -, avrà letto oggi la rassegna stampa: La Nazione - Il Giorno - Il Resto del Carlino: “La Campania regione gialla? E' un giallo” - e non leggo per brevità di tempo la conclusione perché sarebbe pericolosa per il Governo e per tutto il Parlamento - perché non si mette la Campania in zona rossa? Poi la Repubblica: “Ecco perché, grazie ai numeri incompleti, alcune” regioni sono salvate e altre no. Corriere della Sera: ecco come si diventa zona rossa, ma dal territorio non arrivano tutti i dati: i decessi crescono, ma mancano ancora criteri chiari con cui conteggiarli.

La coesione sociale, la responsabilità comune le si ottengono solo seguendo una strada, dicendo le ragioni e spiegando perché: perché, se c'è in gioco la libertà, signor Ministro, vuol dire che la tensione sociale al ristoratore che deve chiudere con responsabilità a Torino, a Milano, a Reggio Calabria devi spiegare perché lui deve chiudere e il ristoratore di Napoli non deve chiudere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi di Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Non è un problema di concorrenza tra regioni, è un problema di spiegare con chiarezza perché si fa questo. Se il CTS fa l'allegato 23, e lei sa che cosa vuol dire l'allegato 23: nelle zone rosse chi può rimanere aperto o chiuso, perché il concessionario di auto può rimanere aperto e il mobile, che in Lombardia rappresenta 10 mila imprese e 9 miliardi di fatturato deve rimanere chiuso? Uno lo vuole capire, lo vuole sapere! Perché abbiamo fatto diventare eroi i nostri medici, grazie a Dio, e il personale sanitario e per mesi abbiamo discusso della responsabilità penale che nella battaglia al COVID - dei nostri medici parlo, dei nostri infermieri - non devono avere e non abbiamo fatto assolutamente nulla e oggi si ritrovano di nuovo in battaglia?

Allora, concludo - vedo il Ministro, lo sa - l'OMS ieri ha detto che le scuole non devono chiudere, qual è la ragione per cui le chiudiamo? Tra l'altro, la Lombardia, quindici giorni fa, ha anticipato, anche contro il mio parere, proprio per prevenire le cose, la chiusura dei licei e di tutte le superiori. Allora io concludo - e la ringrazio Presidente - dicendo che c'è solo un modo con cui si combatte l'incertezza e si lavora insieme con responsabilità: le ordinanze - lei lo sa perché è un politico - non le firma l'algoritmo, le firma lei, tra l'altro con poteri costituzionali al limite - avrà letto anche ovviamente questo - ebbene, con i poteri pubblici e con la libertà delle persone, non si può essere approssimativi, il sospetto che il diritto si faccia arbitrio lo si fuga solo con la chiarezza dei dati e la certezza della legge. È questo l'unico modo per rispettare la ragione e l'intelligenza dei cittadini, che hanno il diritto di capire, per essere responsabili. Questo è il lavoro comune (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi di Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Ho alcune domande a cui spero che il Governo vorrà rispondere nelle prossime ore, perché servono risposte e anche spiegazioni, perché là fuori sappiamo che c'è disorientamento inevitabilmente, che genera incertezza, l'incertezza genera preoccupazione e la preoccupazione genera tensione. Anzitutto, Ministro, una parte del Paese non ha ancora capito perché si possa continuare ad andare a messa, ma non si possa più andare a teatro. Che differenza c'è se in entrambi i casi i luoghi sono chiusi, con posti a sedere distanziati e con spettacoli di durata comparabile? Il Governo ritiene che gli artisti siano meno bravi dei parroci a far rispettare le regole? Due: il trasporto pubblico locale non ha funzionato e la cosa più facile che siamo riusciti a fare è stato scaricare la colpa sugli adolescenti, che prendono bus, tram e metropolitana per andare a scuola – l'abbiamo scaricata tutti questa responsabilità – e, anche per questo, è stata imposta la DAD al 100 per cento per le scuole superiori in tutta Italia. Il Governo ritiene che davvero, in base alla situazione sociosanitaria, non fosse possibile differenziare per regioni anche la didattica delle scuole superiori? Tre: è così alto il numero di docenti in isolamento fiduciario in attesa di sapere se sono stati contagiati o meno, che di fatto non si fa più scuola in presenza anche laddove si può continuare e dove si sarebbe potuto continuare. Il Presidente Conte ha assicurato qui alla Camera che i tamponi antigenici andranno in grandi quantità anzitutto alle scuole, così da avere risultati rapidi; il Governo ha già deciso quando questo avverrà e come? Quattro: con l'ultimo DPCM, la mascherina diventa obbligatoria anche per i bambini delle elementari, tutto il tempo, anche quando sono seduti al loro banco monoposto ad un metro di distanza; ma, fino a ieri, da settembre a oggi, abbiamo mandato i nostri bambini a scuola in che condizioni? Allora, il Governo intende spiegare a tantissime famiglie quali sono i dati che giustificano questo cambio radicale? Penultimo punto: lunedì scorso, questa Camera, con una risoluzione formale, ha impegnato il Governo a tenere aperte le scuole dai nidi fino alle medie comprese, in tutti i casi dove, a livello territoriale, l'Rt non finisse fuori controllo; il Governo però ha varato un DPCM dove taglia in due la scuola media, autorizzando che resti aperta solo la prima media, ma non la seconda e la terza. Il Governo è consapevole delle difficoltà che sezionare in due la scuola media comporta per chi la scuola la deve organizzare e per le famiglie che devono organizzarsi, che non hanno congedi parentali per i figli sopra i 12 anni, ma che non possono lasciare i figli a casa se i figli hanno meno di 14 anni?

PRESIDENTE. Si avvii alla conclusione.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Qui c'è un vuoto - e chiudo, Presidente -, qui c'è un vuoto, Ministro: il Governo pensa di riempirlo e come? Ultimo punto: Ministro Speranza - e lo dico anche agli altri colleghi di Governo - le diverse regioni prendono colore rosso, arancione e giallo, un esercizio difficile, impopolare e ingrato; abbiamo capito che ad ogni colore corrispondono possibilità, ma soprattutto diversi livelli di chiusura. La Campania non è stata dichiarata regione rossa, ma la scuola, tutta la scuola in Campania è chiusa, perché De Luca ha deciso così e perché può farlo sulla base di un DPCM precedente che gli permette di farlo. Ma che senso ha, Ministro, stabilire che le scuole vanno chiuse a certe condizioni e non ad altre - è corretto? -, se poi ogni regione può usare la scorciatoia che crede? Prendetevi cura delle bambine e dei bambini della Campania e di tutta Italia con assoluta urgenza e priorità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa-Centro Democratico)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Si riprende lo svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. Riprendiamo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte all'apertura di un tavolo di crisi sulla situazione di Abramo Customer Care e alla tutela dei lavoratori coinvolti - n. 2-00987)

PRESIDENTE. Passiamo all'ultima interpellanza urgente Torromino e Gelmini n. 2-00987 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Torromino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie, Presidente, la illustro. Sottosegretario, onorevoli colleghi, ritorno in quest'Aula ad interpellare questo Governo, a poco più di un mese dall'ultimo mio intervento, nel corso del quale interrogavo i Ministeri di competenza sulla vicenda dei 107 lavoratori della Abramo Customer care, coinvolti nella questione della gara Consip di Roma capitale. Il 30 settembre è stato l'ultimo in ordine temporale, ancor prima, il 10 settembre interrogai gli stessi Ministeri. In entrambe le sedute, il sottosegretario al Lavoro Puglisi e il Ministro D'Incà fornirono rassicurazioni circa il lavoro del Governo e l'attenzione posta in essere dai Ministeri verso la vicenda in questione. Ebbene, sottosegretario, dal 10 settembre e successivamente dal 30 settembre, io, i miei colleghi, la mia città, ma soprattutto i 107 lavoratori, attendiamo ancora risposte, attendiamo di capire cosa il Ministro intendesse con quel dire: “ci stiamo lavorando”.

Oggi ci chiediamo: ma forse voleva prendere tempo e lasciare cadere la cosa? La vicenda forse è passata nel dimenticatoio per i Ministeri, visto che, ad oggi, ancora nessuna azione è stata intrapresa. Non per me, non è così per me, non è così per i lavoratori, che, ad oggi, attendono ancora risposte e si trovano in bilico, si trovano in una situazione emotivamente ed economicamente insostenibile, essendo gli stessi senza stipendio dalla fine di settembre.

Signor sottosegretario, oggi ritorno sulla questione Abramo Customer Care, ma non per parlare soltanto dei 107 lavoratori, situazione già di per sé drammatica per la comunità crotonese, ma per dirle, qualora non sia stato informato, che purtroppo oggi in bilico, a rischio perdita del posto di lavoro, ci sono ben 4.368 lavoratori, sparsi in tutta Italia. Ha sentito bene, signor sottosegretario, 4.368, di cui più del 50 per cento lavora nel call center di Crotone; la restante parte è dislocata tra Cosenza, Catanzaro, Palermo e Roma.

La Abramo nasce nel 1996, dopo i tragici eventi alluvionali che colpirono la città di Crotone, con un parco operatori di quasi 200 addetti. Da lì l'azienda si è ingrandita, grazie al lavoro di chi ci ha creduto, grazie a quei ragazzi e ragazze che oggi sono diventati adulti e che hanno lavorato con competenza, abnegazione, senso del dovere e tanta professionalità, portando l'azienda, nel corso degli anni, a diventare leader nel settore customer service, con più di 4 mila addetti. Parliamo di quei ragazzi che, grazie alla nascita di questa azienda, hanno avuto la possibilità di restare in Calabria, di mantenersi negli studi, di formare una famiglia, che grazie al loro stipendio, hanno potuto investire, contrarre mutui e realizzare i loro sogni ed hanno generato economia sul territorio.

È del 3 novembre la notizia che l'azienda, in crisi ormai da qualche tempo, situazione aggravatasi anche a causa della perdita della commessa Roma Capitale, ha maturato la decisione, come si dice in gergo, di portare i libri contabili in tribunale, quello di Roma, dove ha la stessa sede legale, per chiedere un concordato preventivo.

Signor sottosegretario, lei capisce bene che la situazione ora si è trasformata dal drammatico che era, per i 107 lavoratori, al tragico. Se già in Calabria la situazione economica e sociale era preoccupante, oggi, con l'ultimo DPCM che decreta la Calabria zona rossa, si trasforma in una vera e propria emergenza: interi comparti produttivi, intere filiere, attività commerciali, bar, ristoranti, chiuderanno e molti di questi non riapriranno più. E questo noi, signor sottosegretario, non possiamo permettercelo. Ancor di più, in questo momento storico di crisi nazionale e regionale, i lavoratori dell'Abramo non possono perdere il posto di lavoro, il Governo non deve, non può permetterlo. Bisogna concentrare tutte le forze, mettere in campo ogni strategia, perché, se malauguratamente 4.368 persone perdessero il posto di lavoro, chiuderebbe, con essa, un'intera città, basata su un'economia già fragile in se stessa.

I miei concittadini, così come tutti i cittadini italiani, non vogliono vivere di sussidi, non vogliono vivere di reddito di cittadinanza, chiedono solo di poter lavorare dignitosamente, di potersi guadagnare il loro stipendio e di ritornare a credere in un sogno. E noi, signor sottosegretario, abbiamo l'obbligo morale di dare speranza di un futuro migliore, di far ritornare i cittadini italiani a fidarsi della politica, di quella politica attenta, fattiva ed operativa, che si occupi dei problemi e delle apprensioni dei cittadini, e che non si lavi le mani, come Ponzio Pilato e rimandi ad un futuro indefinito la discussione.

Signor sottosegretario, ritorno per la terza volta ad interpellarla per chiedere l'intervento del Governo affinché si apra subito, non domani, ma oggi stesso, vista l'urgenza della situazione, un tavolo di crisi dove si cerchino e si mettano in atto tutti gli strumenti in capo al Governo per la salvaguardia di questi posti di lavoro, per il diritto al lavoro sancito dalla Costituzione e per scongiurare una crisi economica profonda; un tavolo con l'azienda, i Ministeri interpellati, i sindacati e, se lo ritiene, sempre nell'ottica della collaborazione tanto decantata in questi mesi, anche con i deputati della Calabria. Io, come rappresentante della provincia di Crotone, sarei ben lieto di portare il mio contributo per scongiurare la perdita anche di un solo posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Stanislao Di Piazza, ha facoltà di rispondere.

STANISLAO DI PIAZZA, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo sulla situazione occupazionale della società Abramo Customer Care Spa.

Dalle informazioni acquisite dalla prefettura di Crotone, è noto che la Abramo Customer Care Spa, società nata a Crotone nel 1997 con la denominazione originaria di Datel, fornisce servizi di call center ed attività di back office. All'inizio del 2019 occupava, nella sede di Crotone, circa 1.900 unità lavorative, tra dipendenti a tempo indeterminato e precari. A causa della riduzione dei volumi delle commesse, non sono stati rinnovati circa 700 contratti di lavoro, motivo per cui da allora è in atto una vertenza approdata nelle competenti sedi regionali e nazionali.

In data 1° settembre 2020, la società ha comunicato al Ministero del Lavoro - ai sensi degli articoli 4 e 24 della legge n. 223 del 1991 e dell'articolo 14, comma 1, del decreto-legge n. 104 del 2020 - una procedura di licenziamento collettivo nei confronti di 107 dipendenti, tutti impiegati presso l'unità di Crotone.

Ferma restando la specifica competenza della regione Calabria, ove ricade il sito produttivo interessato dall'esubero, confermo la disponibilità del Ministero che rappresento a favorire ogni possibile accordo volto a tutelare i lavoratori interessati. Pertanto, posso assicurare che il Ministero del Lavoro farà tutto il possibile per la tutela dei lavoratori e manterrà alta l'attenzione su questa delicata vicenda, che coinvolge molti lavoratori e le loro famiglie.

PRESIDENTE. Il deputato Sergio Torromino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SERGIO TORROMINO (FI). Signor Presidente, mi chiede se sono soddisfatto. Come potrei esserlo? Diciamo che recepisco l'interessamento del Governo, ed è stato così pure per le precedenti interpellanze: non potrebbe essere diversamente visto che parliamo di una vicenda nazionale, perché la tutela del livello occupazionale deve essere ai primi posti nell'agenda di un Governo che si rispetti.

Ma mi consenta, signor sottosegretario, questa volta l'interessamento deve essere chiaro, veritiero, tangibile e soprattutto immediato, non come riferito in quest'Aula il 10 e il 30 di settembre. Anche in quella circostanza, il Governo aveva assicurato l'interessamento, aveva dichiarato che ci stava lavorando, aveva detto che non poteva anticipare nulla, come in questo caso, ma che si era già adoperato per risolvere il problema. Invece, come abbiamo avuto modo di vedere, nulla è stato fatto in tal senso. Quindi, anche quei 107 lavoratori coinvolti nella vicenda Roma Capitale stanno ancora aspettando.

Oggi, signor sottosegretario, l'impegno deve essere appunto concreto, visibile già da oggi stesso. Per questo ritorno sull'urgenza dell'istituzione di un tavolo di crisi, che si apra oggi, piuttosto che domani. Mi aspetto già che nelle prossime ore l'azienda, i sindacati e i deputati siano convocati per far fronte a questa situazione ed insieme trovare una soluzione più giusta, affinché si tutelino tutti i posti di lavoro.

La risposta alla mia interpellanza, signor sottosegretario, non la sta fornendo solo all'onorevole Sergio Torromino. Io, in questo momento, sono portavoce di ben 4.368 persone, ma lei, a nome e per conto del Governo e del Ministero che rappresenta, sta prendendo un impegno con persone, non con numeri, sta prendendo un impegno con Maria, con Giovanna, con Lucrezia, con Giuseppe, e così via, che da stasera devono avere la certezza che il Governo si impegni realmente ed immediatamente per trovare una soluzione al drammatico scenario che si è prospettato loro davanti da un giorno all'altro, e di cui non hanno nessuna colpa.

Noi, signor sottosegretario, abbiamo l'obbligo umano e morale di intervenire e di far sì che la gente possa ritornare a credere e ad avere fiducia nella politica. Io farò la mia parte, così come annunciato, ma il Governo deve adoperarsi immediatamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare il deputato Cannizzaro. Ne ha facoltà.

FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie, Presidente, per il suo tramite mi rivolgo al Presidente Conte e al Ministro Speranza, per sostenere che l'ultimo decreto emanato, che riguarda evidentemente anche la mia regione, la Calabria, è semplicemente vergognoso, così come sono vergognosi tutti coloro i quali hanno contribuito a scrivere questo decreto.

Se c'è una zona, se c'è un contesto che in questo momento deve essere indicato come zona rossa, quella è Palazzo Chigi, per incapacità e inadeguatezza. Queste misure sacrificano le libertà costituzionali dei cittadini, delle imprese, del tessuto produttivo calabrese, delle famiglie calabresi, che già di per sé vivono un disagio sociale ed economico importante.

Questa è una vera e propria ingiustizia, questa scelta politica - sì, perché di scelta politica si tratta - è assolutamente discriminatoria: perché come si può pensare che la regione Calabria possa essere definita zona rossa, con il numero di contagi minore del Paese e anche d'Europa, come si può pensare che altre regioni, magari anche limitrofe, con numeri molto più importanti possano essere considerate addirittura zone gialle?

E allora io ho chiesto - mi avvio a concludere, Presidente - al presidente della regione Calabria facente funzioni di ricorrere immediatamente al tribunale amministrativo, appellandomi anche a tutti i sindaci calabresi per sostenere questa impugnativa amministrativa, per dare assolutamente discontinuità a questo decreto e per evitare questa scellerata scelta folle da parte del Governo nei confronti della Calabria.

Ed è stata fatta, questa ennesima beffa nei confronti dei calabresi, per mascherare – e concludo, Presidente – un'altra beffa che appunto in queste ore è stata consumata da parte del Governo a danno della Calabria, ossia la proroga del “decreto Calabria”, che non ha fatto altro che confermare i commissari di questo Governo, citati e nominati da questo Governo per occupare le poltrone, che sono gli stessi commissari che voi del Governo avete, come risulta dagli atti, sostenuto essere incapaci e non avere, in questi anni, raggiunto nessun obiettivo, ma li avete riconfermati.

Attenzione, perché in Calabria ieri, a Reggio, così come a Cosenza, a Crotone, a Catanzaro, a Vibo le persone sono scese in piazza in maniera assolutamente pacifica; da domani non lo so. Date subito discontinuità a questo decreto, revocate questa misura, e subito dopo dimettetevi tutti e dimettetevi tutti in massa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 10 novembre 2020 - Ore 11:

1. Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.

La seduta termina alle 13,20.