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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 419 di venerdì 30 ottobre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Brescia, Casa, D'Incà, D'Uva, Del Barba, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Fassino, Ferraresi, Frusone, Gelmini, Giachetti, Grimoldi, Invernizzi, Liuni, Molinari, Morani, Nardi, Perantoni, Rotta, Scalfarotto, Sut, Tomasi, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza per una riforma in materia di tutela e protezione dei minori, con particolare attenzione al fenomeno dell'allontanamento di minori dalla famiglia di origine - n. 2-00966)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Lucaselli ed altri n. 2-00966 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Lucaselli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente, buongiorno. La illustro. Noi abbiamo ritenuto, con il gruppo di Fratelli d'Italia, di proporre questa interpellanza perché i casi che ci sono stati a Bibbiano hanno alzato un po' l'occhio di bue, quindi hanno messo una luce su fatti che, in realtà, purtroppo, in Italia accadono troppo spesso e da troppo tempo; e abbiamo ritenuto di dovere interpellare il Ministero competente e tutte le istituzioni proprio per fare luce su quello che, ancora oggi, non è stato fatto e, quindi, capire che cosa si potrà fare in futuro, che cosa il Governo vuole fare in futuro.

Come sapete, oggi, probabilmente, ci sarà l'udienza preliminare sui presunti illeciti relativi all'inchiesta del caso Bibbiano e oggi, quindi, si deciderà se verranno rinviate a giudizio le ventiquattro persone indagate. Però, nel frattempo, nulla è cambiato e ciò che accadeva, ciò che è accaduto, continua in realtà ad accadere, nel silenzio però dei media, nel silenzio delle istituzioni.

I numeri sono, prima di tutto, quelli che ci aiutano a fotografare la opacità del sistema italiano in materia di allontanamenti dei minori dalle proprie famiglie di origine. Ad oggi, si parla di circa 40 mila casi, tra bambini che sono collocati in case famiglia o presso famiglie affidatarie.

Come riconosciuto nel 2019 dalla stessa Garante per l'infanzia e l'adolescenza, il Sistema informativo nazionale sui bambini e sugli adolescenti a tutt'oggi è ancora in fase di sperimentazione, per cui noi non abbiamo, ad oggi, un sistema che ci dia la possibilità di verificare i reali numeri di affidi e di allontanamento dalle famiglie. Tutto questo senza considerare che, sempre ad oggi, non è stato previsto alcun sistema di supporto alle famiglie. Noi sappiamo che gli allontanamenti molto spesso sono determinati, prima ancora che da motivi relazionali con i bambini, da motivi economici, cioè sono famiglie che non riescono economicamente a portare avanti la famiglia che hanno creato, e questo determina poi un allontanamento. Noi, invece, riteniamo che sia fondamentale, proprio in questo momento, ricreare l'unità familiare e aiutare quelle famiglie a superare momenti difficili. Così come riteniamo che l'allontanamento non sia la prima soluzione che debba essere trovata in questioni come queste. Riteniamo, invece, che ci dovrebbe essere un supporto e un sistema integrato da parte dello Stato capace di aiutare le famiglie, di aiutare genitori e figli ad attraversare un percorso anche psicologico molto, molto complesso; anche perché, come sappiamo, troppe volte gli allontanamenti sono determinati, più che da una incuria dei genitori nei confronti dei figli, da una animosità fra due genitori che si allontanano l'uno dall'altro e che si separano.

Noi, invece, siamo assolutamente convinti che, lì dove può essere salvata l'unità familiare, quello è il luogo in cui il bambino, in cui il minore può sviluppare se stesso, le proprie capacità e la propria personalità nel miglior modo possibile, per cui, abbiamo ritenuto, come gruppo di Fratelli d'Italia, di interpellare il Ministero competente per capire quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare proprio per scardinare questo sistema di allontanamento immediato, lo chiamiamo noi, che di fatto, però, non crea una struttura intorno alle famiglie, che sono poi oggetto di allontanamento; senza dimenticare che, ancora oggi, ci sono genitori che non possono vedere e abbracciare i propri figli da mesi senza un reale motivo: questo noi lo riteniamo assolutamente grave e riteniamo che a questo si debba porre rimedio.

PRESIDENTE. La Ministra per le Pari opportunità e la famiglia, Elena Bonetti, ha facoltà di rispondere.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Grazie, Presidente. Onorevoli deputate e deputati, in merito all'interpellanza che ci è stata rivolta, vorrei innanzitutto richiamare come la legge n. 184 del 1983 preveda l'adozione di misure a sostegno dei nuclei familiari definiti come “a rischio”, sancendo il principio per cui le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la responsabilità genitoriale non possono essere di ostacolo all'esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. Nelle ipotesi in cui queste misure di sostegno si rivelino insufficienti, soccorre quindi l'istituto dell'affidamento per il minore che si trovi temporaneamente privo di ambiente familiare idoneo.

L'istituto dell'allontanamento dei minori dall'ambiente familiare di provenienza, cui non necessariamente fa seguito il loro affidamento o collocamento in comunità di tipo familiare, riflette una misura di tutela provvisoria, applicata in casi di urgenza, funzionalmente destinata a fronteggiare situazioni critiche che solo nelle ipotesi di maggiore e persistente gravità possono giustificare la successiva dichiarazione giudiziale di adottabilità. Lo stesso provvedimento di affido non può prevedere un periodo superiore ai 24 mesi, salva la proroga da parte del tribunale per i minorenni, qualora la sospensione dell'affidamento rechi pregiudizio al minore. Si richiederebbe, pertanto, di censire situazioni in cui non è accertata l'assoluta impossibilità per i minori di ricevere adeguata assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a prendersene cura. Con il decreto n. 147 del 2017, è stato istituito il Sistema informativo unitario dei servizi sociali, all'interno del quale il modulo SINBA raccoglie, in particolare, le valutazioni e progettazioni relative a infanzia, adolescenza e famiglia, incluse chiaramente quelle riguardanti i minori di età presi in carico dai servizi sociali dei comuni. Anche se SINBA non può considerarsi pienamente uno strumento per la rilevazione del numero di minori presi in carico, il suo principale punto di forza è rappresentato dalla possibilità di riflettere - per la prima volta, dati alla mano - sulla dimensione della presa in carico dei soggetti di minore età e sulla descrizione delle principali caratteristiche della stessa. In tal senso, la sperimentazione di SINBA si configura come un prezioso punto di partenza nel panorama informativo relativo ai soggetti di minore età e prefigura un altrettanto decisivo punto di arrivo nella sua piena messa a regime. L'istituto dell'adozione, che costituisce invece la extrema ratio per la tutela del minore, ha una banca dati, attivata nel 2013, nella quale sono introdotti i dati relativi alle adozioni, con l'obiettivo di garantire il miglior esito dei procedimenti adottivi pendenti sul territorio nazionale attraverso la raccolta dei dati che vengono acquisiti dai tribunali per i minorenni. Le informazioni che confluiscono in via automatica in questo archivio sono riferite: ai minori dichiarati adottabili, ai coniugi aspiranti all'adozione nazionale e internazionale e alle persone singole disponibili all'adozione in relazione a determinati casi. Si tratta, quindi, di uno strumento prezioso nel quale sono però inseriti esclusivamente i minori in stato di irreversibile abbandono che la competente autorità giudiziaria ha provveduto a dichiarare adottabili. Si richiama la recente legge n. 107 del 2020 che ha previsto, in particolare, l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare, che ha numerosi compiti, tra i quali, verificare lo stato e l'andamento degli affidatari e delle comunità di tipo familiare che accolgono minori; le condizioni effettive dei minori affidati con riferimento anche al rispetto del principio della necessaria temporaneità dei provvedimenti di affidamento; il numero dei provvedimenti emessi dai tribunali per i minorenni; le modalità operative dei servizi sociali e il loro ruolo; l'esito attuativo dei provvedimenti emessi dai tribunali per i minorenni.

Si segnala ulteriormente che, con decreto del Ministro della Giustizia del luglio 2019, è stata istituita una “Squadra speciale di giustizia per la protezione dei minori” con compiti di ricognizione e monitoraggio dello stato di attuazione della legislazione vigente in materia di collocamento dei minori in istituti di ricovero, oltre che di evidenziazione di eventuali profili di criticità e facoltà di proporre modifiche normative conseguenti.

Con riguardo alle politiche rivolte alla tutela dell'infanzia e dell'adolescenza, col preciso scopo di costruire un sistema omogeneo e di offrire servizi più equi e appropriati nei confronti dei bambini, dei ragazzi collocati al di fuori delle famiglie di origine e di quelli appartenenti a nuclei familiari vulnerabili, si evidenzia che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha elaborato anche strumenti di soft law consistenti in apposite Linee di indirizzo nazionali in materia di affidamento familiare, di accoglienza nei servizi residenziali per bambini e ragazzi e di intervento con bambini e famiglie in situazioni di vulnerabilità. In particolare, le Linee di indirizzo per l'affidamento familiare hanno, come obiettivo prioritario, quello di stimolare l'apertura delle famiglie e delle comunità all'affidamento familiare, consolidando e costituendo servizi di supporto in grado di sostenere le famiglie dei bambini durante l'esperienza. Il progetto ha permesso la realizzazione di una mappatura nazionale delle realtà operanti nell'affidamento, in fase di continua implementazione, oltre a eventi di formazione e di scambi di esperienza.

Per quanto concerne la necessaria prevenzione e il sostegno a favore di famiglie con fragilità multidimensionali, caratterizzate da una carenza significativa di risposte ai bisogni e ai diritti fondamentali del bambino, è stato istituito, a partire dal 2011, il programma PIPPI con la finalità di favorire un diffuso investimento nell'infanzia e nella genitorialità, oltre a limitare, con la promozione di un impianto di servizi integrati coerenti, efficaci e tempestivi, i rischi di segnare negativamente lo sviluppo dei bambini a livello sociale e scolastico, connessi a condizioni di disuguaglianza provocate dalla negligenza. Nell'ambito, infine, della redazione del nuovo Piano nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, l'Osservatorio competente, da me ricostituito in data 18 febbraio 2020, sta ponendo particolare attenzione alla valorizzazione delle reti di solidarietà territoriali volte alla tutela, al sostegno e all'accompagnamento dei soggetti più vulnerabili, ivi compresi i minori che si trovano in nuclei familiari con un disagio multidimensionale.

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Ministro, io la ringrazio, ma non sono soddisfatta perché la lettura delle norme siamo in grado di farla tutti e sappiamo bene quali sono le norme di riferimento quando si parla di minori e quando si parla di affidamento dei minori. SINBA in realtà è ancora in una fase di sperimentazione molto lontana per poter fornire dei dati utili anche perché, ovviamente, il tema non è soltanto conoscere il numero totale dei bambini in comunità, ma anche quanti sono quelli che, dopo essere stati allontanati per un provvedimento giudiziario, tornano alle loro famiglie o per quanti poi si apra la strada, invece, della adozione.

Secondo una ricerca dell'Università di Padova - proprio perché c'è anche l'Osservatorio, lei ha appena parlato dell'Osservatorio, e questi sono temi che debbono essere affrontati in quelle sedi - ogni giorno ci sono 63 minori che vengono allontanati dalle famiglie di origine e, in alcuni casi, questo avviene senza una sufficiente motivazione; né l'allontanamento coatto può essere la soluzione ad un problema di conflittualità tra genitori ma, purtroppo, invece, ciò succede troppo spesso. C'è ancora un sistema che non prevede la possibilità di valutare il comportamento del minore all'interno della sua famiglia, quindi nelle relazioni con i genitori; questo, ovviamente, è un minus rispetto all'accertamento che deve essere fatto. Indipendentemente da tutto, i bambini, i minori esprimono le proprie emozioni e il proprio disagio attraverso le parole e, soprattutto, attraverso i comportamenti. Noi speriamo che la scelta dell'allontanamento del minore diventi l'ultima ratio rispetto a una procedura che invece oggi è enormemente diffusa e, purtroppo, viene troppo spesso sottovalutata all'interno delle dinamiche familiari. Ha parlato del diritto del bambino: il diritto del bambino è, prima di tutto, quello di rimanere all'interno del proprio nucleo familiare, a meno che non ci siano condizioni talmente tanto gravi da doverne determinare l'allontanamento. Credo, quindi, che serva necessariamente un cambio di passo rispetto all'approccio a questioni come quelle di cui trattiamo oggi - l'allontanamento dei minori dalle proprie famiglie – perché, come dicevo, il diritto del bambino è quello innanzitutto di rimanere, attraverso strumenti e supporti psicologici ed economici idonei, nella propria famiglia, dove costituisce il suo primo legame relazionale e di affettività. Ogni bambino che viene allontanato dalla propria famiglia, a meno che non ci siano casi gravi, è un bambino che soffre, indipendentemente da quello che succede.

Il tema è proprio la tutela del minore, proprio lo stesso diritto vantato anche dai genitori, che vedono allontanati i figli con i quali poi devono, per forza, interrompere il rapporto; ci sono casi in cui l'allontanamento non sarebbe stato necessario e, invece, accade; abbiamo genitori che non possono vedere, né comunicare con i propri figli per mesi perché, come diceva lei giustamente, viene fatta una valutazione di gravità. Il tema è proprio questo; chi fa la valutazione di gravità, come viene fatta questa valutazione di gravità? Servono dei parametri certi ma, soprattutto, serve una catena strutturale intorno a quelle famiglie affinché l'errore – perché, come sappiamo, è assolutamente umano errare - di un addetto ai servizi sociali non determini poi un effetto negativo su tutta la vita e la crescita del bambino.

(Iniziative di competenza per una più efficace attività di prevenzione e repressione dei reati a danno dei minori correlati a internet, anche tramite adeguate campagne di informazione e sensibilizzazione circa i rischi connessi al web - n. 2-00962)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Bellucci ed altri n. 2-00962 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Bellucci se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Non intende illustrare. Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Variati, ha facoltà di rispondere.

ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, signor Presidente. Onorevoli deputati e onorevole interpellante, il fenomeno delle forme di violenza che interessano i minori assume manifestazioni nuove e insidiose, anche a causa della diffusione della comunicazione digitale, ma soprattutto dell'uso distorto della stessa, che rappresenta uno, oggi, dei veicoli con cui i minori possono diventare soggetti, sia attivi che passivi, di violenza. Tali fenomeni sono sicuramente amplificati, quando si realizzano attraverso l'uso della rete. Le veloci dinamiche dell'innovazione tecnologica, l'esponenziale diffusione dei degli smartphone e dei tablet tra i minori e il fascino esercitato dal mondo virtuale, spesso subìto dai più giovani, privi di adeguate conoscenze sui pericoli della rete, sono solo alcuni degli elementi che agevolano le forme di violenza sul web rivolte ai bambini e agli adolescenti. Purtroppo va constatato che il diffondersi dell'epidemia da COVID-19 ha segnato un significativo aumento delle aggressioni online in danno dei minori. L'emergenza sanitaria, realizzata anche con la sospensione dell'attività scolastica in presenza, determina infatti un incremento del tempo libero a disposizione, non solo per i ragazzi, ma anche per i numerosi adulti interessati dalla sospensione delle attività lavorative e tale situazione, associata all'inevitabile maggiore utilizzo dei sistemi informatici, ha contribuito a determinare un aumento dei reati di pornografia minorile su Internet e dei ricatti sessuali a danno dei minori. Il Ministero dell'Interno è fortemente impegnato in tale contesto, con le attività svolte del servizio di Polizia postale e delle comunicazioni, cui è attribuita la prevenzione e il contrasto alle forme di sfruttamento sessuale, di aggressioni e di violenza dei minori perpetuate sulla rete. Prevenzione e contrasto si realizzano attraverso un attento e continuo monitoraggio, onorevole, 24 ore su 24 della rete, realizzato dagli operatori del predetto servizio, sotto il coordinamento operativo del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online. Il servizio di Polizia postale e delle comunicazioni costituisce anche il punto nazionale di raccordo delle informazioni provenienti da associazioni e organismi non governativi, sia nazionali che internazionali, attivi nella tutela dei minori dallo sfruttamento online, nonché nella promozione di un uso legale e sicuro delle nuove tecnologie. Desidero sottolineare come, a livello internazionale, lo scambio con le agenzie investigative estere dei dati raccolti, oltre che dalle modalità di indagine e dalle buone prassi, costituisce una componente fondamentale delle attività di contrasto e, in tal senso, il Ministero dell'Interno è impegnato a intensificare al massimo il raccordo operativo con Europol e Interpol. Dalle evidenze investigative emerge l'intensificarsi dello scambio e della diffusione di immagini in rete relative ad abusi sessuali su bambini, attraverso applicazioni di messaggistica istantanea o mediante il ricorso al cosiddetto darknet, reti nascoste o anonime all'interno delle quali si nascondono vere e proprie comunità virtuali e organizzate di pedofili. Quest'ultimo fenomeno è noto da tempo e fin dal 1998 il servizio della Polizia postale e delle comunicazioni svolge indagini sotto copertura proprio nell'ambito delle citate comunità virtuali dei pedofili presenti nel darknet. Inoltre, il citato servizio provvede all'elaborazione di una black list di siti contenenti materiali vietati che - le cito questo dato - nei primi sei mesi di quest'anno ha consentito di inoltrare oltre 2.200 segnalazioni ai provider per procedere al loro oscuramento. Nel medesimo arco temporale, sono stati trattati 179 casi di prepotenza cibernetica online tra adolescenti e sono stati denunciati 49 minori all'autorità giudiziaria, per reati riconducibili a dinamiche di cyberbullismo. Sempre nel corso di quest'anno, fino alla data del 30 settembre, sono state denunciate all'autorità giudiziaria, per reati di pedopornografia online 714 persone, 31 sono state arrestate, mentre le perquisizioni eseguite nel medesimo arco temporale sono state pari a 524.

Numerose e articolate le operazioni portate a termine nei mesi scorsi, volte a contrastare la diffusione di materiale pedopornografico a livello nazionale. Tra, le più recenti segnalo la “Fifty community”, a cui fa riferimento l'onorevole interpellante parlando dei 50 arresti a Torino, lo “Scacco matto” e la più recente “Cassandra”, che hanno consentito di indagare complessivamente 85 soggetti, procedendo all'arresto di 11 di essi. Per quanto concerne l'evento verificatosi a Napoli, che ha riguardato la tragica morte di un giovane ragazzo di 11 anni - di 11 anni - sono in corso indagini da parte del compartimento postale della Polizia postale e delle comunicazioni di Napoli e della squadra mobile della locale questura. Nell'ambito delle azioni di prevenzione e di contrasto all'illecita veicolazione di immagini violente, la Polizia postale ha da tempo avviato sull'intero territorio nazionale strategie operative funzionali sia all'individuazione delle piattaforme web utilizzate per la veicolazione di tali contenuti multimediali, sia alla conseguente identificazione dei soggetti che illecitamente operano detta veicolazione. Gli uomini e le donne della Polizia di Stato, oltre al monitoraggio continuo della rete, sono impegnati costantemente nella ideazione e realizzazione di campagne di sensibilizzazione. Ricordo, in proposito, l'iniziativa denominata “Una vita da social”, campagna nazionale itinerante ormai giunta alla sua ottava edizione: nel corso di questi anni, la manifestazione ha interessato oltre 2 milioni di studenti, 220 mila genitori, 125 mila insegnanti, per un totale di 17 mila istituti scolastici e 300 città italiane. In relazione ai casi relativi alla partecipazione dei minori a gruppi di messaggistica nei quali viene fatto circolare materiale violento e/o pedopornografico, gli operatori della Polizia postale e delle comunicazioni già da tempo incontrano nelle scuole dell'intero territorio nazionale studenti, insegnanti, genitori, con l'obiettivo di sviluppare nei giovani la consapevolezza della pericolosità del web, nonché per sostenere insegnanti e famiglie nel guidare i giovani ad avere un rapporto equilibrato con i dispositivi che utilizzano. Grande, grande attenzione viene rivolta anche alle cosiddette challenge, che si diffondono attraverso i canali video e le chat, superano le barriere dei social media e arrivano spesso anche nei telefonini degli adolescenti, indotti a cimentarsi in sfide anche estremamente pericolose, riprese con il proprio smartphone.

Attraverso il costante monitoraggio della rete e l'approfondimento mirato delle segnalazioni ricevute in tal senso, gli uomini e le donne della Polizia postale e delle comunicazioni provvedono alla tempestiva creazione di specifici alert, pubblicati sul sito www.commissariatodips.it, con cui vengono fornite le informazioni sui rischi di tali pratiche e sulle conseguenze, gravissime, che possono avere sulla salute dei ragazzi.

Per quanto concerne la responsabilità dei gestori dei siti Internet e delle piattaforme dei social network, il Ministero della Giustizia ha evidenziato che il decreto legislativo 9 aprile 2003, n. 70, emanato in attuazione della direttiva europea sul commercio elettronico, prevede che sui provider non gravi un obbligo generale di sorveglianza ex ante, così come esclude l'obbligo di ricercare attivamente fatti o circostanze che indichino la presenza di attività illecite. Quanto sopra, con specifico riferimento ai precetti di cui all'articolo 15, comma 1, della citata direttiva. L'articolo 16 del decreto legislativo n. 70 del 2003 prevede, invece, in capo ai provider, l'obbligo di informare prontamente circa gli illeciti rilevati le autorità competenti e di condividere con esse ogni informazione che possa aiutare a identificare l'autore della violazione. In caso di mancata collaborazione con le autorità, i provider sono civilmente responsabili dei danni provocati, così come previsto dall'articolo 14 della richiamata direttiva europea sul commercio elettronico.

Recenti pronunce giurisdizionali, in materia penale e civile, hanno individuato in tale norma la fonte di un obbligo di impedimento a carico dei prestatori di servizi Internet, legittimante un'imputazione di responsabilità degli stessi a titolo concorsuale (si riporta la decisione della Cassazione penale, sezione 5, n. 54946 del 12 luglio del 2016). La Corte di giustizia dell'Unione europea nel 2018 ha stabilito inoltre che ogni Paese dell'Unione europea può chiedere a Facebook la cancellazione di contenuti offensivi, che dovranno essere resi inaccessibili anche per gli altri Paesi membri. La rimozione riguarderà anche commenti, post e immagini simili al materiale pubblicato. Sempre il Dicastero della giustizia ha ricordato che la rimozione dei contenuti web e l'oscuramento dei siti Internet sono strumenti di carattere cautelare che la giurisprudenza della Cassazione ha ricondotto alla misura tipica del sequestro preventivo impeditivo, previsto e disciplinato dall'articolo 321, comma 1, del codice di procedura penale, che permette, in presenza di indizi di reato, di sottrarre al titolare e alla libera circolazione beni o cose pertinenti al reato ove la libera disponibilità degli stessi possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato ovvero agevolare la commissione di altri reati.

Evidenzio, inoltre, che il Ministero dell'Istruzione propone e realizza annualmente azioni sistematiche e coordinate di formazione, educazione e sensibilizzazione all'uso consapevole e positivo di Internet e delle tecnologie digitali. Fra queste, il Safer Internet centre - generazioni connesse, la campagna We are fearless e la campagna Una vita da social, ideata dalla Polizia postale e delle comunicazioni. Voglio, onorevoli, in conclusione sottolineare come anche su un piano di collaborazione interistituzionale la problematica è oggetto di costante approfondimento e scambio informativo. Tra l'altro, presso il Dipartimento per le politiche della famiglia opera l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, che coinvolge le amministrazioni interessate al fenomeno, nonché rappresentanti dell'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza e delle associazioni operanti nel settore della lotta ai fenomeni dell'abuso e dello sfruttamento sessuale in danno dei minori.

PRESIDENTE. La deputata Bellucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario Variati, con questa interpellanza urgente Fratelli d'Italia ha voluto richiamare l'attenzione, l'attenzione del Governo, l'attenzione del Ministero dell'Interno, del Ministero della Giustizia, del Ministero delle Pari opportunità e della famiglia e del Ministero dell'Istruzione, perché crediamo che tutte insieme queste competenze debbano affrontare una problematica che ha delle dimensioni vaste, drammatiche ed è di un'estrema sensibilità. Ho ascoltato attentamente le sue parole e condivido con lei il lavoro prezioso che viene portato avanti dalla Polizia postale. Effettivamente le indagini di cui lei ha parlato hanno tracciato delle storie e un percorso di sofferenza, di maltrattamento, di abuso, che fa venire i brividi a chi ha avuto la possibilità di leggere quelle inchieste o di ascoltare quei racconti.

Mi permetto di dire, sottosegretario, che troppo poco se ne parla: troppo poco se ne parla all'interno di questo Parlamento e troppo poco se ne parla anche al di fuori di questo Parlamento. Oltre ad essere un deputato, sono anche una psicologa e una psicoterapeuta e mi sono chiesta come mai se ne parli così poco; e allora ho pensato a quei racconti, a quelle pagine lette in cui venivano descritti abusi e maltrattamenti a danni di minori, atti di sadismo a danni di neonati. Per non parlare anche, poi, di decapitazioni di animali, di torture. Immagini che non appartengono ad un film dell'orrore, nonostante per esempio un'inchiesta, di cui lei parlava prima, veniva proprio denominata Chat degli orrori da parte della procura dei minori di Firenze, che ha fatto un lavoro encomiabile.

Mi permetto in questa assise di ringraziare per la capacità, la volontà, la determinazione e anche il coraggio di andare fino in fondo. E allora, come psicologa e come psicoterapeuta, devo dire che ho pensato che forse quei racconti e quelle immagini sono così orribili che gli adulti un po' peccano, alzando delle difese e non riuscendo poi a fermarsi fino in fondo a pagine così drammatiche, che ledono il bene più prezioso che è la salute psicologica ed emotiva dei nostri figli. L'inchiesta di Firenze è una: riguardava lo scambio, da parte di persone di minore età, 14-15 anni, ragazzi, di immagini pedopornografiche e di tortura, come dicevo, financo di neonati. Lo facevano, purtroppo, in quella drammatica inconsapevolezza che, a volte, è caratterizzata da quegli anni della preadolescenza e dell'adolescenza, arrivando, come diceva lei, a un deep web, a un dark web che fa sorgere anche dei dubbi su come dei ragazzi possano riuscire a penetrare in luoghi così oscuri.

Lei anche ha citato gli arresti di Torino, cinquanta arresti sempre legati a scambi di immagini pedopornografiche, a istigazione alla prostituzione e a maltrattamento e abusi su minori. C'è un'altra inchiesta che anche lei ha nominato, che è Scacco matto; una maxi inchiesta che ha portato a maxi arresti, in cui ci sono state persecuzioni e sequestri in 16 città. Abbiamo visto da Trieste fino a Sassari, passando per Roma, persone che detenevano materiale pornografico, che lo diffondevano nel web, ma che poi partecipavano ad alimentare l'istigazione alla pedopornografia. Lei anche, insieme a questo, ha parlato di altri rischi che si nascondono nel web e su Internet, perché Internet e web sicuramente hanno aperto praterie di conoscenza estremamente vaste. Quindi è un luogo che ha permesso di aumentare il proprio sapere, ma, nel contempo, è caratterizzato da vastissime aree oscure, e lì si sono insinuate anche le cosiddette challenge, le sfide. Una, Blue Whale, composta da 50 sfide che portano fino al suicidio, e soprattutto più a rischio sono i ragazzini al di sotto degli 11 anni.

Lei faceva bene a ricordare quel ragazzo di Napoli che a 11 anni si è gettato dal balcone; lascia attoniti, perché apparentemente era un ragazzo - dicevano - socievole, integrato, con una buona famiglia. Eppure, il dramma è entrato nella vita di quella famiglia e nella vita di quel ragazzo. Ma vi è un'altra sfida, quella legata al cosiddetto soffocamento, il Blackout Game, che ha tolto la vita ad un altro ragazzo, Igor, di 14 anni. Ho raccontato e sto raccontando questo perché ho ascoltato le parole del papà che mi hanno scosso in maniera particolare; un uomo che raccoglie tutto il proprio coraggio e tutte le proprie forze per andare a parlare di ciò su cui le istituzioni - mi permetta di dirlo, sottosegretario - ancora fanno molto poco, perché da una parte, sì, c'è l'eccellenza della Polizia postale in termini di prevenzione e anche intervento di contrasto a tutto questo, ma invece nelle scuole e nei luoghi di aggregazione noi non abbiamo un'attività capillare di informazione. Lei ha parlato di campagne, sì, ma sono episodiche e noi stiamo affrontando un problema che è talmente drammatico - che riguarda gli ultimi quindici anni e che ha avuto un aumento così notevole negli anni - che non può essere affrontato con delle campagne episodiche o progetti precari e poco stabili. I dati ci dimostrano tutto questo.

Lei ne ha enunciati alcuni, mi permetto di proporgliene degli altri: la stessa Polizia postale, come diceva bene lei, ha sancito che c'è stato un aumento del 130 per cento proprio durante il lockdown. Questa interpellanza urgente in questo periodo, forse, ha un valore aggiunto, quello legato al fatto che stiamo affrontando un'emergenza, sì, sanitaria, sì, economica, ma anche sociale, e a pagarne le conseguenze pesantemente sono proprio gli adolescenti, i bambini, i ragazzi, i quali si trovano a stare molto più spesso a casa da soli, che utilizzano uno strumento informatico che, da una parte, gli dà delle opportunità, anche con la DAD, con tutti i limiti che la didattica a distanza ha, ma, dall'altra, li lascia sempre più dentro quel mezzo informatico, quel web che ha così tanti rischi. Abbiamo visto - come Unicef e Telefono Azzurro hanno evidenziato - che sono aumentate in questo periodo del 30 e del 40 per cento le richieste d'aiuto. Don Fortunato Di Noto ha lanciato questa ennesima richiesta d'aiuto, perché i ragazzi, i bambini, le famiglie che si stanno rivolgendo a lui sono sempre più numerosi.

E, poi, sa che cosa c'è, sottosegretario? Il traffico di droga. Dobbiamo aggiungere anche questo problema perché ormai, da anni, e nel lockdown ancora di più, il traffico di droga avviene attraverso i social, attraverso la messaggistica istantanea, per esempio attraverso Telegram. Sempre di più, i ragazzi di 14, 15, 16 anni spacciano e comprano droga attraverso Telegram, utilizzando il pagamento con bitcoin. Arrivano a casa pacchetti di sostanze stupefacenti di ogni tipo: sostanze sintetiche - oggi, nel nostro mercato, ne girano novantadue tipi diversi -, ma anche cocaina, eroina, cannabis, psicofarmaci e farmaci che hanno effetti psicogeni. E tutto questo avviene, in misura sempre più crescente, attraverso quel luogo oscuro che è caratterizzato da Internet e dai social. Abbiamo anche questo problema e anche di questo dobbiamo parlare. C'è un gruppo, per esempio, che si chiama “La Bibbia”, che propone, per 1,99 euro, una serie di file che contengono materiale pedopornografico, ma, al contempo, istiga all'utilizzo di sostanze, vende sostanze stupefacenti, droga, a minori e, quindi, a persone indifese, che vengono lasciate da sole. Su tutto questo, mi permetta di dire, sottosegretario, che questo Governo sta facendo purtroppo troppo poco: una delle iniziative che ha portato avanti, e di cui si è vantato, è di aver introdotto lo psicologo scolastico. Sottosegretario, io ho colto la sua sensibilità e la sua voglia di stare dentro il problema, ma lo sa come questo è avvenuto? L'inserimento dello psicologo scolastico è avvenuto stanziando 4.800 euro ad istituto. Ho fatto due conti, perché la matematica un po' mi piace, nonostante faccia la psicologa: 4.800 euro, divisi per un anno scolastico, sono meno di tre ore a settimana di servizio di psicologia scolastica, pure sottopagata, per un istituto che, potremmo dire, ha centinaia, a volte migliaia, fino a 3 mila studenti. Meno di tre ore a settimana. In alcuni casi, riempire i giornali dicendo che c'è un servizio di psicologia scolastica che supporterà i nostri ragazzi, le famiglie, i docenti rispetto a quello che stanno vivendo in questo periodo di lockdown è un po' una presa in giro. Forse sarebbe il caso di non dirlo, perché si dà l'illusione che si sta affrontando un problema e, invece, non è così, perché la qualità deve viaggiare anche su un tempo previsto che deve essere dignitoso, e meno di tre ore a settimana per istituti di mille studenti non ha nulla di dignitoso. L'Italia, in Europa, è una delle pochissime nazioni che ancora non ha introdotto il servizio di psicologia scolastica. È una delle pochissime nazioni che non ha l'ora di intelligenza emotiva, di educazione all'intelligenza emotiva; cioè quello strumento attraverso il quale dovremmo aiutare i nostri giovani a poter riconoscere le emozioni, gestirle, riuscire a gestire l'incontro con l'altro, la conflittualità con l'altro, per essere maggiormente protagonisti di se stessi e anche della comunità in cui vivono. Non abbiamo niente di tutto ciò. Cerchiamo con fatica di proporre didattica e nozioni, ma, per quanto riguarda l'educazione - Mazzini diceva che “L'educazione è il pane dell'anima” -, quella che noi dovremmo offrire prima di ogni cosa ai nostri ragazzi -, siamo ben distanti, siamo il fanalino di coda in Europa. E questo, in un periodo come il lockdown, lo paghiamo ancora più pesantemente, sottosegretario. Noi abbiamo un problema enorme. Dicevo che occorre informare e formare all'utilizzo del web, parlarne con i ragazzi, far sì che questo non diventi soltanto un argomento tra di loro, un argomento che li unisce, in un luogo caratterizzato da un cono d'ombra pesante. Occorre evitare che questo avvenga. Occorre parlarne con dei professionisti, con degli adulti, con degli psicologi, degli psicoterapeuti, degli educatori, delle persone, come quel papà di Igor, che hanno vissuto quell'esperienza e sanno raccontarla con il giusto spessore, la giusta profondità, le giuste emozioni, che toccano l'animo dei ragazzi. I nostri ragazzi hanno delle risorse incredibili, ma sono come un pianoforte: anche noi dobbiamo sollecitare quei tasti per far vibrare note più belle e poetiche. Se noi non facciamo tutto questo, sottosegretario, siamo complici, siamo complici di quegli orchi che propongono pedopornografia e istigano alla pornografia e alla pedopornografia; siamo complici di coloro i quali spacciano sostanze stupefacenti sul web; siamo complici di coloro i quali propongono quelle sfide, quelle challenge, come dicono i ragazzi; siamo complici, per esempio, di Jonathan Galindo, sa, quell'altro personaggio che ha le sembianze di Pippo di Disney, che istiga i ragazzi a commettere degli atti di violenza sul proprio corpo, fino a togliersi la vita. Siamo complici di tutto questo. Quando ci accingiamo ad affrontare questi problemi, lo dobbiamo fare con la consapevolezza che, rispetto a questo dramma, nessuno è escluso, nessuno di noi è escluso, se non si rende protagonista di un cambiamento. Oggi le economie e le risorse ci sono, sono arrivate purtroppo per una tragedia, come il Coronavirus, che ha tolto la vita a tante persone. Noi dobbiamo utilizzare quelle risorse al meglio, non per monopattini, non per banchi a rotelle, no, sottosegretario, no. Quanto si sarebbe potuto fare, in termini di formazione, di informazione, di educazione e di contrasto ai rischi del web, soprattutto, in questo periodo, in cui immaginiamo di nuovo la didattica a distanza per le scuole secondarie di secondo grado, e, forse, anche per i ragazzi più piccoli? Quanto si sarebbe potuto fare utilizzando quei milioni di euro per qualcosa che veramente ha senso e aiuta a continuare a vivere? A lei che oggi si trova a far parte di questo Governo, che ha questo ruolo da sottosegretario, le chiedo di poterci pensare, di poter spingere anche gli altri Ministeri, non solo quello che lei oggi rappresenta strettamente qui in Aula, il Ministero dell'Interno, ma anche il Ministero per la famiglia, il Ministero dell'Istruzione, il Ministero della Giustizia, le chiedo di potersi prendere cura di questa mia richiesta, sottosegretario, della richiesta di Fratelli d'Italia. Noi saremo al suo fianco, l'aiuteremo in tutti i modi possibili se i provvedimenti che arriveranno saranno per stanziare fondi per contrastare effettivamente questa piaga, questa nuova dipendenza. Se noi non ce ne occupiamo oggi mineremo le basi della nostra società del prossimo futuro, mineremo le basi dell'integrità dell'Italia, della nostra nazione, mineremo le basi del futuro degli italiani. Confido, quindi, nella sua capacità, nella sua sensibilità, nella sua voglia di assumersi pienamente la responsabilità del ruolo che oggi lei è deputato a ricoprire.

Le rinnovo il nostro appoggio: noi ci saremo, ci saremo fino in fondo. Come Fratelli d'Italia, l'abbiamo sempre detto: faremo sempre un'opposizione responsabile. Là dove arriveranno provvedimenti giusti noi ci saremo, per sostenerli, per aiutarvi, per portarli avanti fino in fondo. Ma se questo non avverrà, sottosegretario, noi allora saremo certamente i più efferati avversari, perché tutto questo non è proprio accettabile.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione ad asseriti comportamenti di alcuni candidati alle recenti elezioni amministrative, quali dipendenti di pubbliche amministrazioni - n. 2-00975)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Zanettin e Gelmini n. 2-00975 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Zanettin se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Il deputato Zanettin è già pronto. Quindi, immagino voglia illustrare la sua interpellanza. Ne ha facoltà.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario Variati, io ho presentato questa interpellanza perché ho letto le cronache di un evento che ha riguardato il comune di Posina, nella provincia di Vicenza, di cui lei è stato anche presidente. In questo comune si è presentata una lista, che si chiama L'Altra Italia, composta esclusivamente da candidati provenienti dalla provincia di Foggia, con candidato sindaco tal Maria Galasso. Sta di fatto che questa Maria Galasso è stata eletta consigliere comunale di minoranza. Diciamo che il comune di Posina è un piccolissimo comune, un piccolo mondo antico incastonato tra le Prealpi venete, che non è stato travolto dal turismo di massa, di 700 anime. Quindi, è abbastanza strano che una lista composta da candidati tutti provenienti dalla provincia di Foggia si candidi in quel nostro comune. Ancora più strano è che una consigliera comunale eletta, come questa, appunto, Maria Galasso, una volta che è stata interpellata dal segretario comunale per accettare l'elezione abbia subito presentato le dimissioni, e così tutti gli altri candidati della lista, il che ha creato non pochi problemi al segretario comunale, perché evidentemente quel comune oggi non ha un consigliere comunale di minoranza, con problemi legali, burocratici e quant'altro, e il ritardo nell'insediamento del sindaco.

Quella vicenda mi ha ricordato un'altra vicenda che ha avuto un'eco maggiore sulla stampa anche nazionale, quella del comune di Carbone, in Basilicata, nel quale addirittura un altro candidato era stato eletto sindaco, ma anche in quel caso aveva rinunciato. Poi si era capito un po' l'arcano, perché evidentemente erano candidature presentate solo con una finalità di utilizzare, da parte di dipendenti dello Stato, nello specifico a Carbone dei dipendenti dell'amministrazione dell'Interno, l'aspettativa retribuita che è dovuta a chi si candida alle elezioni amministrative, con nessuna intenzione né di partecipare alla competizione elettorale né, tantomeno, di essere eletti e né tantomeno ancora, se eletti, di partecipare all'attività dell'amministrazione comunale.

Di questa vicenda si sta occupando, anche dal punto di vista mediatico, la trasmissione Striscia la Notizia, che ha raccolto tutti questi episodi, che magari per la nostra provincia sono un unicum, perché io non ne avevo mai sentito parlare, ma in altre parti d'Italia sono assai diffusi e, quindi, è venuto fuori, per esempio, anche il comune di Andali, in provincia di Catanzaro, e altri in cui questo fenomeno si è manifestato. In particolare, mercoledì scorso, la trasmissione, che conosciamo bene anche per l'impegno che pone nello sviluppare le inchieste, ha interpellato gli altri candidati - non Maria Galasso, ma gli altri candidati - della lista di Posina, i quali hanno anche dichiarato di non aver mai accettato la candidatura, che la firma che era stata apposta era una firma falsa e, quindi, ci sono anche problemi d'interesse della procura della Repubblica evidentemente, perché c'è un falso, c'è un pubblico ufficiale che ha certificato una firma e tale non è quella firma. Allora, io le pongo tre domande, sottosegretario.

La prima, intanto, è se questa Maria Galasso è una dipendente dell'amministrazione dell'Interno o di altra amministrazione statale, che, quindi, poteva godere dell'aspettativa retribuita, perché non si spiegherebbe altrimenti come mai una cittadina residente in Puglia venga a candidarsi nel nostro comune di Posina; la seconda domanda è se, a fronte di una risposta affermativa al primo quesito, l'amministrazione abbia disposto un procedimento disciplinare, perché mi pare il minimo, perché questo è quanto meno abuso del diritto, ove fosse un dipendente dello Stato che vuole utilizzare l'aspettativa retribuita per non svolgere attività di propaganda e di elezione; la terza, se il Governo non intenda proporre modifiche normative per impedire questi scandali.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno, Achille Variati, ha facoltà di rispondere.

ACHILLE VARIATI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, va preliminarmente rilevato che la legge 25 marzo 1993, n. 81, concernente l'elezione diretta del sindaco e del consiglio comunale, stabilisce, all'articolo 3, il numero di elettori che, in relazione alla fascia demografica del comune, devono sottoscrivere la dichiarazione di presentazione delle liste dei candidati e delle collegate candidature alla carica di sindaco. La norma prevede, testualmente: “Nessuna sottoscrizione è richiesta per la dichiarazione di presentazione delle liste nei comuni con una popolazione inferiore ai 1.000 abitanti”, come nel nostro caso. Tale disposto normativo è richiamato nella pubblicazione del Ministero dell'Interno per le elezioni comunali, “Istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature”, che, nello specifico, precisa: “Nei comuni con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti, non essendo prevista alcuna sottoscrizione, sono gli stessi candidati che assumono, di fatto,” - anche nella responsabilità personale - “la veste di presentatori delle singole liste attraverso l'accettazione della candidatura. In tali comuni non è necessario, pertanto, che i candidati sottoscrivano anche la dichiarazione della presentazione della lista”.

Nell'ultima tornata elettorale, come lei ha ricordato, il comune di Posina, in provincia di Vicenza, è andato al voto per il rinnovo del sindaco e del consiglio comunale. È un piccolo comune - mi permetto di dire, però, che è un piccolo comune di antica storia, di cui sono molto orgogliosi gli abitanti -, con meno di 600 abitanti. Alle elezioni è stata presentata, tra le altre, la lista “L'Altra Italia”, recante candidato sindaco la signora Galasso Maria, residente in provincia di Foggia, come tutti gli altri candidati, come lei ha ricordato, della stessa lista. All'esito dello scrutinio è stato proclamato sindaco del comune di Posina il signor Adelio Cervo. La lista “L'Altra Italia”, avendo ricevuto 17 voti, ha ottenuto un seggio nel costituendo consiglio comunale, spettante al candidato sindaco Galasso Maria. I seggi del consiglio comunale, distribuiti in base a quanto definito all'articolo 71 del TUEL, sono stati così suddivisi: 7 alla lista di maggioranza “Per Posina e la sua gente”; 2 alla lista di minoranza “Venzo Sindaco”; 1 alla lista “L'Altra Italia”. Il 22 settembre scorso il comune di Posina, nella figura del neoeletto sindaco, ha proceduto alla notifica agli eletti. La signora Maria Galasso, interpellata in data 24 settembre, ha comunicato di rinunciare alla carica per sopravvenuti problemi familiari. Successivamente, il comune ha proceduto a notificare la nomina a consiglieri ai rimanenti candidati nella predetta lista, i quali tutti hanno rifiutato, alcuni rappresentando, come da lei detto, di non aver mai autorizzato o firmato l'accettazione della loro candidatura. In seguito a tali avvenimenti, il segretario comunale di Posina, lo scorso 1° ottobre, ha inviato alla procura della Repubblica di Vicenza una nota relativa ai fatti in questione, affinché la procura indaghi i fatti e le responsabilità. Il successivo 13 ottobre, il consiglio comunale si è regolarmente costituito, alla presenza, però, di nove consiglieri e del sindaco, con facoltà, però, di agire con i pieni poteri, essendo in possesso della maggioranza richiesta per il funzionamento, come previsto dall'articolo 38 del TUEL e dall'articolo 9 del regolamento comunale.

Rappresento che, con la rinuncia di tutti i candidati della lista in argomento, il relativo consiglio è rimasto quindi non del tutto a posto, non del tutto completo. In relazione all'eventuale possibilità di conferire questo posto ad altro candidato delle altre liste, il segretario comunale ha ritenuto non percorribile tale soluzione in assenza di riferimenti normativi, che effettivamente non ci sono, che prevedano l'assegnazione ad una delle rimanenti liste. Quindi le vicende della lista L'Altra Italia, ora all'attenzione della procura, hanno determinato un vulnus alla rappresentanza della comunità di Posina di una unità in seno al suo consiglio. Questo rappresenta per me, onorevole, un danno grave e un vero oltraggio ai cittadini di Posina.

Quanto poi alla richiesta di verifica, contenuta nella sua interpellanza, circa l'eventuale appartenenza alla pubblica amministrazione dei candidati consiglieri della lista L'Altra Italia, informo che, dagli accertamenti esperiti dall'Arma dei carabinieri, è emerso che nessuno dei soggetti in questione è risultato ricoprire incarichi pubblici, né essere appartenente alle Forze di Polizia o alle Forze armate, o comunque dipendente della pubblica amministrazione nel caso di Posina.

Quanto infine all'altra vicenda pure richiamata dall'interpellanza con la stessa lista, relativa alle consultazioni avvenute nel comune di Carbone, confermo che nei confronti di otto appartenenti ai ruoli della Polizia di Stato che si sono lì, in quel comune candidati, e hanno successivamente rassegnato le dimissioni dalla carica, è stato disposto l'avvio di un procedimento disciplinare. Il comportamento assunto - lo dico con estrema chiarezza, sentito anche il Capo della polizia - dai predetti all'esito della consultazione elettorale è stato ritenuto deontologicamente non corretto, per avere gli stessi disatteso le aspettative riposte in loro innanzitutto dagli elettori, in virtù della nota appartenenza alla Polizia di Stato: comportamento che ha creato un grave danno all'immagine e al prestigio dell'amministrazione, anche per essere stato ripreso da media locali e nazionali.

Per tali motivi l'avviato procedimento disciplinare, per la gravità delle condotte che si prospettano, potrà configurare una sanzione superiore alla mera deplorazione, quale la sospensione o la destituzione dal servizio. Ricordo che in base all'articolo 81, comma 2, della legge n. 121 del 1981 da lei citata, gli appartenenti alle Forze di Polizia candidati ad elezioni politiche o amministrative sono posti in aspettativa speciale con assegni, dal momento dell'accettazione della candidatura per tutta la durata della campagna elettorale. Questo Ministero non esclude l'opportunità di rivedere tale norma, intervenendo in un'ottica di uniformità di trattamento di tutto il pubblico impiego.

PRESIDENTE. Il deputato Zanettin ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

PIERANTONIO ZANETTIN (FI). Presidente, io mi dichiaro soddisfatto della risposta del sottosegretario Variati. Io il sottosegretario Variati lo conosco da trent'anni e lo conosco come amministratore serio e rigoroso: nelle parole che egli ha pronunciato oggi in quest'Aula riconosco quello spirito di impegno civico che ha contraddistinto la sua esperienza politica, credo abbia contraddistinto anche la mia. Nelle parole che egli ha pronunciato ho colto quello sdegno, suo e mio, perché entrambi abbiamo cominciato la nostra attività politica nei comuni, siamo sempre rimasti in contatto con i comuni anche avendo dei ruoli nazionali del nostro territorio, e consideriamo quanto accaduto a Posina uno sfregio alle nostre comunità.

Rimane, ecco, il mistero di questa Maria Galasso: per quale motivo si sia venuta a candidare a Posina, se non aveva neanche un interesse, come dire, tangibile a quella candidatura.

Certo è che questo problema della lista L'Altra Italia c'è, perché - come evidenziato nei servizi di Striscia la notizia, che funge da amplificatore di questi fenomeni - questa lista si presenta in tanti comuni d'Italia con un programma fotocopia, tra l'altro del tutto avulso dai contesti amministrativi, perché propone l'aumento delle pensioni minime, piuttosto che la difesa della patria, o la lotta alle coppie gay, che non hanno nessun riferimento con il contesto amministrativo; e quindi si pone il problema di una modifica normativa, perché il fenomeno, ripeto, è un unicum nella nostra provincia, ma non lo era altrettanto in altre parti d'Italia.

Ho colto quindi anche positivamente da parte del sottosegretario l'apertura ad una modifica normativa. Io devo dire che, alla luce dello sdegno che ho provato all'indomani delle notizie provenienti da Posina, ho presentato immediatamente una proposta di legge che tende ad escludere il carattere di retribuzione a quel tipo di aspettativa. Si possono ipotizzare insieme altre soluzioni, meno penalizzanti per l'intero comparto del settore; ma credo che dobbiamo lavorare insieme al sottosegretario (io da parte mia le manifesto il massimo spirito di collaborazione, e anche del mio partito, Forza Italia), perché si trovi una soluzione normativa che impedisca episodi così gravi, che macchiano da una parte l'onore e il decoro delle Forze di Polizia, a cui tanto dobbiamo in tanti momenti, e anche in queste ore così drammatiche per le nostre città, dall'altro tutelare le istituzioni comunali alle quali entrambi siamo molto legati.

(Dati relativi all'effettiva attivazione delle unità speciali di continuità assistenziale e alle effettive assunzioni di personale medico, sanitario e sociosanitario per ogni regione e provincia autonoma - n. 2-00978)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Menga ed altri n. 2-00978 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Baroni se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MASSIMO ENRICO BARONI (M5S). Presidente, l'articolo 4-bis del decreto-legge cosiddetto Cura Italia istituisce le unità speciali di continuità assistenziale, cosiddette USCA, al fine di consentire al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta o al medico di continuità assistenziale di garantire l'attività assistenziale ordinaria. Le regioni e le province autonome istituiscono entro dieci giorni dalla data del 10 marzo 2020 presso una sede di continuità assistenziale già esistente una USCA ogni 50 mila abitanti, per la gestione domiciliare dei pazienti COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero. L'USCA è costituita da un numero di medici pari a quelli già presenti nella sede di continuità assistenziale prescelta, e possono farne parte i medici titolari e supplenti di continuità assistenziale, i medici che frequentano il corso di formazione specifica in medicina generale; in via residuale, i laureati in medicina e chirurgia abilitati e iscritti all'ordine di competenza. L'USCA è attiva sette giorni su sette, dalle 8 alle 20. Più in particolare, al fine di far fronte alle esigenze derivanti dalla diffusione del COVID-19 e per assicurare sull'intero territorio nazionale un incremento dei posti letto per le terapie intensive e sub-intensive, le aziende possono procedere al reclutamento del personale sanitario e socio-sanitario, nonché di medici specializzandi, conferendo incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa. Inoltre i medesimi aziende ed enti, verificata l'impossibilità di assumere personale anche facendo ricorso agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore, possono conferire incarichi di lavoro autonomo a dirigenti medici, veterinari e sanitari, nonché al personale del ruolo sanitario del comparto sanità collocati in quiescenza, ovvero conferire incarichi individuali a tempo determinato, previo avviso pubblico, al personale delle professioni sanitarie e agli operatori sociosanitari.

Quanto al reclutamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, il medesimo decreto-legge prevede che ai medici iscritti al corso di formazione in medicina generale è consentita l'instaurazione di un rapporto convenzionale a tempo determinato con il SSN. Inoltre i laureati in medicina e chirurgia abilitati possono assumere incarichi provvisori o di sostituzione di medici di medicina generale convenzionati con il Sistema sanitario nazionale; analogamente, anche i medici iscritti al corso di specializzazione in pediatria.

Il decreto-legge cosiddetto “Rilancio” ha inoltre introdotto l'infermiere di famiglia o di comunità, al fine di rafforzare i servizi infermieristici, per potenziare la presa in carico sul territorio dei soggetti affetti da COVID-19, anche coadiuvando le USCA e i servizi offerti dalle cure primarie, in relazione ai modelli organizzativi regionali. Tali infermieri possono essere impiegati mediante forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza dal 15 maggio fino al 31 dicembre di quest'anno, mentre dal 1° gennaio è possibile procedere al loro reclutamento fino ad 8 unità ogni 50 mila abitanti, attraverso assunzioni a tempo indeterminato, considerato che le USCA sono state istituite per monitorare la situazione clinica di chi è positivo al COVID in isolamento e somministrare delle terapie ai malati al proprio domicilio e presso i drive-in, alleggerendo la pressione sugli ospedali e sui medici di base. Il quadro epidemiologico attuale è caratterizzato da una crescita esponenziale dei contagi e molte regioni sono in manifesta sofferenza tanto da adottare ordinanze che riportano molte limitazioni. Le USCA attualmente dovrebbero essere circa 1.200 in tutta Italia. Il delicato equilibrio istituzionale dei diversi decreti emanati dal Governo, in ossequio al riparto delle competenze tra Stato e regioni e della massima collaborazione istituzionale, ha comportato il trasferimento di notevoli risorse alle regioni e finanche il trasferimento di importanti deleghe gestionali dell'emergenza.

In considerazione di ciò, si chiede se il Ministero interpellato sia in possesso e possa fornire i dati, per ogni singola regione e provincia autonoma, relativi all'effettiva attivazione delle cosiddette USCA, di cui all'articolo 4-bis del decreto-legge Cura Italia e quale sia l'effettivo compito svolto da tali unità nell'ambito della rete dell'assistenza territoriale; e se possa fornire i dati relativi alla effettiva assunzione di personale medico, sanitario e sociosanitario, anche con riguardo al reclutamento del suddetto infermiere di famiglia, nonché del personale addetto al contact tracing.

PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per la Salute, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Grazie, onorevole Baroni e, attraverso di lei, all'onorevole Menga e agli altri firmatari di questa interpellanza.

Le misure di contenimento della spesa dedicata ai costi del personale, che, come noto, negli ultimi anni hanno interessato il Servizio sanitario, ha in effetti ingenerato, nel medio periodo, una grave carenza di professionisti nelle strutture del territorio nazionale.

La situazione emergenziale ha ulteriormente acuito le difficoltà del sistema: pertanto, fin dal manifestarsi della pandemia, si sono rese necessarie misure straordinarie per consentire alle aziende sanitarie e ospedaliere e agli enti del Servizio sanitario nazionale di poter reclutare, in tempi rapidissimi, professionisti sanitari con rapporti di lavoro flessibile. Infatti, con il decreto-legge 9 marzo 2020, n. 14, e poi con il successivo decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito con la legge n. 27 del 2020, al fine di far fronte alle esigenze derivanti dalla diffusione del COVID-19 e di garantire i livelli essenziali di assistenza, è stata prevista la possibilità, per gli enti e per le aziende, di reclutare professionisti sanitari con rapporti di lavoro flessibile, e sono state stanziate, a questo scopo, specifiche risorse.

Inoltre, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito con legge 17 luglio 2020, n. 77, sono state adottate apposite misure di potenziamento del territorio, con l'obiettivo di tutelare la maggiore vulnerabilità dei soggetti fragili, tenuto conto dell'incidenza epidemiologica nei confronti di questo target di popolazione.

In particolare, segnalo che il Ministero della Salute ha avviato, fin dallo scorso mese di marzo, una attività di monitoraggio presso le regioni e presso le province autonome, finalizzata a verificare l'impatto delle norme emergenziali rivolte al reclutamento di personale, in termini di incremento delle risorse umane dei servizi sanitari regionali. Dalle risultanze delle rilevazioni, effettuate con cadenza settimanale fino al 31 luglio 2020 e, successivamente, con cadenza quindicinale, è emerso che al 23 ottobre 2020 (che è la data dell'ultima rilevazione effettuata), le risorse umane del Servizio sanitario nazionale sono state potenziate complessivamente di oltre 36.300 unità. Più in particolare, voglio sottolineare che dall'analisi dei dati pervenuti, si evince che, alla stessa data, sono stati reclutati 7.650 medici, 16.500 infermieri, 7.739 operatori sociosanitari e 57 assistenti sociali.

L'analisi del trend del potenziamento delle risorse umane del Servizio sanitario nazionale mostra un primo e più consistente picco nel reclutamento del personale nel mese di aprile, ponendo in evidenza l'effettiva necessità dell'intervento normativo, promosso con la necessaria urgenza dal Governo nel marzo 2020, di cui le regioni hanno potuto avvalersi. Un secondo picco nel reclutamento di personale si è registrato nel giugno scorso, in seguito all'adozione del decreto-legge che ho citato, il n. 34 del 2020.

Le rilevazioni effettuate, allo stato, non consentono di verificare i settori in cui il personale assunto con le diverse tipologie di rapporti di lavoro è stato inserito, anche in considerazione del fatto che il legislatore aveva predisposto diversi e appositi strumenti di monitoraggio e rendicontazione in relazione alle varie misure adottate, e ciò con particolare riferimento alla necessità per ciascuna regione di predisporre un apposito programma operativo di rendicontazione della gestione COVID, prescritto dall'articolo 18 del decreto-legge n. 18 del 2020.

Pertanto, non si dispone, ad oggi, di dati specifici riguardanti il personale addetto al contact tracing, né relativi al reclutamento degli infermieri di famiglia. Tuttavia, al fine di disporre di dati utili di pronta disponibilità in ordine al personale reclutato per l'attività di assistenza territoriale, anche in supporto alle citate USCA, Unità speciali di continuità assistenziale, o impiegato presso i dipartimenti di prevenzione, anche con mansioni di tracciamento dei contatti, voglio assicurare agli interpellanti che il Ministero della Salute sta provvedendo a integrare i dati da richiedere alle regioni, con una specifica richiesta in tal senso.

In questo contesto, si chiederà anche di specificare quanti degli infermieri reclutati a livello regionale rientrino nell'ambito degli infermieri di famiglia o di comunità sul territorio, in base alle previsioni dell'articolo 1, comma 5, del citato decreto-legge n. 34 del 2020 e convertito dalla legge n. 77 del 2020.

PRESIDENTE. Il deputato Nicola Provenza ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie alla sottosegretaria Zampa, non solo per la risposta, ma direi anche per la sua disponibilità nelle interlocuzioni costanti che avvengono in quest'Aula e anche in Commissione.

La filosofia che sottende questa interpellanza è fin troppo nota e fin troppo discussa in queste ore, relativamente ad un'emergenza che in alcune regioni sta assumendo una connotazione davvero preoccupante, mentre in altre, probabilmente per un vissuto precedente di quegli impianti di modello organizzativo, non vede la stessa criticità. E quindi scendere nel dettaglio di questi numeri non è un esercizio meramente matematico o di percentuali statistiche, è effettivamente la necessità, che in questo momento noi sentiamo in maniera viva, di poter offrire un contributo nella maniera più efficace possibile alla gestione emergenziale.

È di tutta evidenza che, in queste ore, il dibattito politico deve orientarsi anche a parole e a linguaggi di coesione istituzionale, e quando parlo di questo parlo anche della leale collaborazione che è necessaria tra lo Stato e le regioni, che è stato uno dei punti critici di questa ultima fase.

Quindi, anche le parole che vengono utilizzate debbono essere assolutamente calibrate per non ingenerare nella pubblica opinione incertezze, per non ingenerare paure al di là di quelle che già sono presenti nel nostro Paese; paure non solo relative al COVID, e alla malattia conseguente alla infezione da SARS-CoV-2, ma, in particolare, alla percezione, che molti cittadini ci raccontano, che è quella quasi di essere abbandonati a un meccanismo di tipo burocratico-amministrativo e non ad una reale presa in carico. Quindi avere dei numeri, come tra l'altro lei ci ha assicurato - io confido anche in questa volontà di trasparenza rispetto a questi dati - quando ci ha parlato della integrazione dei dati con una specifica richiesta, cioè dove è stato collocato questo personale. Un personale che finalmente - con i numeri che lei ci ha dato - ha una visibilità, ma che dovrebbe avere anche un'efficacia. Qui dobbiamo sgombrare il campo da pregiudizi o da valutazioni di carattere esclusivamente di colore politico perché, dalle notizie che noi abbiamo, magari anche di tipo giornalistico, o da riscontri che noi facciamo, abbiamo la sensazione che in alcune Regioni - cito l'Emilia-Romagna su tutte - l'attivazione delle USCA è stata tra le più alte nel nostro Paese. Questo è conseguenza probabilmente di un modello organizzativo precedente di assistenza territoriale che aveva già un livello molto avanzato; quindi, è stato abbastanza semplice orientare, in questo modo, una presa in carico territoriale che è stata determinante. Quando ascoltiamo, per esempio, ragionamenti fatti sui medici di base, noi troveremo delle realtà in cui i medici di base si sono assunti l'onere - e l'onore, dal mio punto di vista, lo dico anche da medico - di prendere in carico anche 150 persone e fare in modo che queste stesse persone non arrivassero in ospedale. In un sistema integrato territoriale funzionante questo è stato più semplice ed è indipendente dal colore politico. Quello che è successo in Emilia-Romagna, per esempio, non è accaduto in Campania dove, probabilmente, c'è stata una fase di sospensione anche del richiamo alla prudenza e soprattutto all'esecuzione dei tamponi, al tracciamento e a tutte le misure che la pandemia, nella prima fase, ci aveva indicato in maniera precisa. Basta guardare i dati di marzo, delle prime settimane di marzo. Lo dico anche per altre Regioni, con altra guida e colore politico, come Lombardia e Veneto. Si capiva subito che il Veneto aveva una capacità di domiciliazione, intesa come la capacità di gestire sul territorio i pazienti, che superava il 60-70 per cento e questo portava l'indice di letalità su valori dimezzati rispetto alla Lombardia. Non che la Lombardia non avesse eccellenze, non che la Lombardia non avesse capacità: ne ha tantissime e sono di grandissimo livello; esistono anche realtà di una professionalità e di una capacità che vanno al di là del livello europeo. Però, probabilmente, se quel modello era orientato verso una visione ospedalocentrica e poco verso una visione territoriale o, quanto meno, di politica integrata, si è pagato un costo eccessivo. Qual è la differenza che dobbiamo probabilmente recuperare rispetto a queste due fasi? È che nella prima fase noi non conoscevamo una serie di notizie anche relative al meccanismo con il quale il virus andava ad agire non solo sul piano respiratorio ma soprattutto sul piano coagulativo, cioè sul piano della trombosi, sul piano vascolare. Abbiamo adesso terapie differenti, abbiamo la possibilità di controllare sul territorio determinati pazienti - non tutti -, ma sicuramente di filtrare una serie di situazioni che altrimenti diventerebbero critiche. Mi ha fatto piacere che il sottosegretario abbia citato - tra l'altro, è un passaggio delicatissimo anche nel “decreto Rilancio” - i pazienti fragili. Noi ci stiamo dimenticando, nel dibattito pubblico, di un numero di pazienti enorme che vedono sospeso il diritto alla salute. Noi quelle misure le abbiamo messe in campo proprio a quel fine perché non è solo il COVID al centro del dibattito politico parlamentare: è al centro la salute, intesa nella maniera più complessiva possibile. Da qui si vede anche il nostro livello di trasparenza rispetto alle misure che si prendono. Le misure che si prendono devono essere calibrate in base all'impatto che hanno sulla salute in senso complessivo. Allora se questa emergenza ci aveva consegnato dei messaggi, che erano quelli che non c'è economia senza salute, è chiaro che diventa prioritario questo ragionamento. La differenza è anche legata al fatto che nella prima fase pandemica - parlo di febbraio e di marzo - noi avevamo delle aree del Paese che erano nettamente coinvolte in questa tragica situazione. La definisco tragica perché quelle immagini noi non le dimenticheremo più, legate soprattutto a Bergamo. Oggi noi abbiamo una diffusione molto più omogenea sul territorio nazionale ed è questo uno dei motivi che richiederebbe, in maniera forte, un senso di leale collaborazione in Conferenza Stato-Regioni, dove probabilmente una serie di notizie non sono tenute segregate ma sono condivise prima di scrivere determinati decreti, di scrivere determinati indirizzi e determinate scelte. Vorrei concludere con un appello che è quello legato a ciò che accade in quest'Aula, ma soprattutto a ciò che accade fuori da quest'Aula: utilizzare un linguaggio che possa essere in questo momento di grande responsabilità, di calibrare al millimetro le parole che si usano. Infatti, andare a intaccare un senso di stabilità da parte del nostro Paese in questo momento è un esercizio pericolosissimo. Io penso che noi per primi - e lo dico solennemente in quest'Aula - abbiamo la necessità di usare un linguaggio che conferisca all'istituzione un carattere di fermezza, un carattere di autorevolezza, un carattere di capacità ma soprattutto un esercizio del controllo; e il controllo si fa anche attraverso il linguaggio e attraverso le azioni che devono essere messe in campo. Allora, se sapremo in questo momento capire che i passi che muoviamo sono passi che muoviamo nella storia, e non più in una fase politica, quindi avere la percezione, maggioranza e opposizione, di lavorare solennemente in una direzione, dimenticandoci del recupero del consenso ma interessandoci solo della salute dei cittadini, noi avremo veramente la possibilità di fare un reale servizio a questa nazione, perché a questo siamo chiamati. Grazie sottosegretario, grazie al Governo per l'azione che compie. Ritengo - e chiudo Presidente - che in questo momento la coesione istituzionale e la leale collaborazione siano al centro del nostro operato di Governo.

(Iniziative di competenza in relazione a criticità emerse nella verifica dell'impatto ambientale del raddoppio del tratto ferroviario «Termoli-Lesina», nell'ambito del Corridoio adriatico - n. 2-00977)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Federico ed altri n. 2-00977 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Antonio Federico se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie Presidente, sottosegretario, come già annunciato dal Presidente, il tema di questa interpellanza urgente riguarda il raddoppio ferroviario tra Termoli e Lesina, a cavallo tra le Regioni Molise e Puglia. Questo è un progetto che era stato inserito addirittura nella “legge Obiettivo” del 2001, perché opera infrastrutturale strategica di interesse nazionale. Perché questo interesse nazionale c'era allora e, oggi, c'è ancor di più, al di là del tempo che è passato? Perché praticamente su tutta la linea ferroviaria adriatica, tra Bologna e Lecce, quel tratto di 31 chilometri è l'unico a binario unico; il che significa che è facilmente riconducibile a quello che viene comunemente chiamato collo di bottiglia. Quindi, l'alta velocità, l'alta capacità che può essere realizzata sulla linea adriatica, mettendola in condizioni di competere anche con l'altro versante, quello tirrenico, in termini infrastrutturali, non è in grado di lavorare al meglio al fine di ridurre i tempi di percorrenza tra Bologna e Lecce, proprio a causa della presenza di questo collo di bottiglia.

Questa è una storia che si perde veramente nel tempo, parliamo di un'opera di 700 milioni di euro, che è stata interamente finanziata, suddivisa in tre lotti, il primo, Ripalta-Lesina, di 7 chilometri, quindi quello più a sud, che è già praticamente in fase di affidamento dei lavori, ma c'è un contenzioso aperto e quindi anche lì si sta un attimino rallentando; e poi dopo gli oggetti invece della interpellanza di cui stiamo discutendo sono il secondo e il terzo lotto, quindi tutto il tratto che va da Termoli a Ripalta, sul quale praticamente è intervenuto qualche anno fa, su richiesta della regione Molise, una richiesta e quindi l'approvazione di un progetto in variante di quello originario, per arretrare ulteriormente il tratto ferroviario, affinché l'interferenza con aree protette e aree SIC che insistono in quelle zone venisse quantomeno mitigata o ridotta, se non proprio eliminata. Questa variante di progetto è costata altri 100 milioni di euro ed è costata anche in termini di prosieguo dei lavori, di ritardo diciamo sulla consegna dei lavori e dell'affidamento della gara di due anni. Questo però è stato necessario perché c'era la necessità che questo genere di infrastruttura non impattasse in maniera determinante in un contesto ambientale e naturalistico, ma anche in termini di produzione del comparto agricolo e del comparto enologico, che da quelle parti è fortemente di qualità e quindi c'era la necessità di fare questa variante di progetto, per evitare questo tipo di interferenza. Cosa è successo poi successivamente? Su questa variante c'era la necessità che la Commissione VIA-VAS del Ministero dell'Ambiente si esprimesse per dare il suo parere e sulle opere, quindi su tutta la fase di cantiere, e sul progetto stesso, quindi sulle interferenze e sull'incidenza ambientale dello stesso sul territorio. Qui c'è stato un primo corto circuito, perché a maggio c'è stata una bocciatura da parte della Commissione VIA-VAS del progetto, per una serie di motivi, che andavano dalle questioni legate alla fase di cantiere, quindi a tutto quello che è necessario per assicurare che tutta la fase dei lavori dell'opera non interferissero con l'ambiente circostante e sulla salute umana soprattutto, in più c'erano anche altri aspetti legati alle interferenze con gli ecosistemi presenti, con l'avifauna, che poi ha fatto anche sorgere qualche polemica, su cui magari ci soffermeremo un po' più tardi. Questo ha messo in piedi una specie di conflitto, non lo voglio chiamare così, ma una necessità di dialogo tra RFI e il Ministero dell'ambiente con la Commissione VIA-VAS, che ricordo a me stesso è una Commissione di carattere prettamente tecnico, autonoma e che quindi si esprime sostanzialmente su quelle che sono le evidenze rappresentate nei progetti e su quello che viene portato da qualsiasi soggetto attuatore che deve realizzare un'infrastruttura. Quel progetto è stato quindi osservato e, nel mese di settembre, alle richieste che sono state fatte dalla Commissione VIA-VAS, RFI ha presentato delle ulteriori risposte alle osservazioni, ma anche queste sembrano essere state, anzi sono state ritenute insufficienti, finché poi si è arrivati ai giorni nostri, cioè ieri praticamente, che era la scadenza per la consegna delle integrazioni da parte di RFI alla Commissione VIA-VAS, per verificare che tutte quante le osservazioni e le richieste che sono state poste in essere dalla Commissione stessa a maggio scorso avessero trovato risposta positiva. Quindi, in sostanza, la richiesta che viene fatta in questa interpellanza è capire il Ministero dell'Ambiente come si sta ponendo rispetto alla realizzazione di quest'opera, alle valutazioni che deve fare nella sua legittima autonomia alla Commissione VIA-VAS, affinché quest'opera venga realizzata in tempi certi, perché è un'opera di un'importanza talmente elevata che anche il Presidente Conte l'ha inserita nel progetto “Italia Veloce”, proprio perché ha necessità di essere realizzata per intervenire in maniera determinante sulla velocizzazione della rete adriatica.

Ci sono stati poi anche altri temi che hanno visto protagonista la realizzazione di quest'opera, perché con l'aumento della velocità e della capacità di quella linea ferroviaria aumenta anche diciamo quello che è l'inquinamento luminoso e soprattutto acustico nelle aree in cui viene poi realizzata quest'opera. Su questo spesso e volentieri si interviene con la semplice realizzazione di barriere antirumore, che però un po' su tutta la costa adriatica hanno creato grossi problemi e anche nella città di Termoli, dove si sono creati comitati cittadini che ne contestavano la realizzazione sia per una questione di impatto visivo e anche per una questione proprio di estetica urbanistica della città. Voglio ricordare però che il progetto di cui stiamo parlando non parte dalla città di Termoli, ma parte un po' più a sud, quindi tutto quello che c'è all'interno del progetto che è oggetto di questa interpellanza e che è sotto la valutazione della Commissione VIA-VAS non riguarda quello che succede nella città di Termoli, ma a quel punto e in quel contesto RFI ha avuto delle interlocuzioni sia informali con le parti politiche ma anche formali con regione, comune e amministrazione della città di Termoli, per proporre una serie di ricuciture urbana e una serie di interventi a monte dell'inizio del cantiere e del raddoppio ferroviario, affinché si potesse mitigare quanto più possibile l'impatto acustico e visivo dell'aumento di passaggio dei treni su quella tratta ferroviaria all'interno del contesto urbano della città di Termoli, perché poi dopo diventa anche strategico e questo è un passaggio che ci tengo a fare rispetto all'importanza della realizzazione di questa infrastruttura anche per il sistema di mobilità che riguarda la mia regione, il Molise, che è sempre molto bistrattata da questo punto di vista, è sempre molto complicato raggiungerla, si tira fuori il mantra “il Molise non esiste” perché sembra quasi impossibile raggiungerlo. Realizzare quel raddoppio significa permettere di aumentare il numero di treni ad alta velocità che percorrono quella tratta e quindi aumentare anche il numero di treni ad alta velocità che si fermano nella stazione di Termoli, che diventerebbe poi uno snodo principale per tutta quanta la regione anche da questo punto di vista, sia per una questione di flussi turistici, sia per una questione di flussi di persone, ma anche di merci, perché la zona industriale di Termoli poi ne trarrebbe anche vantaggi non indifferenti. Quindi, la strategicità di quest'opera io voglio anche declinarla in questo modo anche nei confronti dello stesso territorio regionale, non solo del contesto nazionale a cui ho fatto riferimento all'inizio dell'intervento. Quindi, in sostanza, quello che chiedo al Governo, al Ministro dell'ambiente, in questo caso al sottosegretario in rappresentanza del Governo, è quali sono gli approcci, qual è la modalità con la quale il Ministro dell'Ambiente vuole garantire che quest'opera venga realizzata in tempi certi e quindi venga finalmente e definitivamente eliminato questo collo di bottiglia, che oggettivamente ha necessità di una risoluzione immediata, grazie.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato, Sandra Zampa, ha facoltà di rispondere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie Presidente e grazie onorevole Federico, con riferimento alle questioni che lei pone all'attenzione del Governo voglio premettere che il Ministero dell'Ambiente è consapevole della valenza e del ruolo strategico che assume il raddoppio della tratta Termoli-Lesina per il potenziamento della direttrice adriatica, questo sia per il trasporto dei passeggeri che per il trasporto delle merci e, proprio in considerazione dell'importanza di quest'opera, nel 2001 si era proceduto all'inserimento del raddoppio della tratta tra le infrastrutture strategiche di interesse nazionale, rientrando così nell'ambito delle disposizioni della cosiddetta “legge obiettivo”. Per maggiore chiarezza, occorre ripercorrere le tappe che hanno portato all'attuale situazione: il progetto preliminare dell'intera opera (linea Pescara-Bari, raddoppio Termoli-Lesina, lotti 1, 2 e 3) era stata sottoposta al VIA speciale di “legge obiettivo” e valutato positivamente con prescrizioni nel luglio del 2013 dalla allora Commissione VIA-VAS.

Nel 2015, in sede di approvazione del CIPE di questo progetto preliminare, veniva prescritto, su richiesta della regione Molise, di “valutare gli impatti economici sul progetto derivanti dalla soluzione proposta dalla regione Molise per l'ottimizzazione urbanistica e territoriale del tracciato tra la programmazione 1+940 (lotto 2) e 8+298 (lotto 3) (prescrizione n. 1 Regione Molise)”. Soltanto alla fine del 2019 Rete ferroviaria italiana Spa ha trasmesso il progetto definitivo, successivamente integrato nel marzo 2020, elaborato sulla base della variante ipotizzata dalla regione Molise dei lotti 2-3 per lo svolgimento della nuova VIA speciale che ha avuto l'8 maggio scorso l'esito negativo che è stato citato nel testo della sua interpellanza. Tale esito è stato determinato dalle carenze evidenziate nella valutazione della Commissione VIA attinenti la necessità di effettuare ulteriori approfondimenti per superare le carenze di analisi ambientale così come presentate.

Successivamente la sottocommissione VIA, al fine di verificare la sussistenza delle condizioni per superare il parere negativo di compatibilità espresso dalla Commissione VIA nel mese di maggio, ha nuovamente richiesto a Rete ferroviaria italiana alcune integrazioni alla documentazione depositata dal gestore della rete ferroviaria, documentazione che si è rilevata nuovamente essere significativamente carente per vari aspetti non legati solo all'area SIC. Appare utile ricordare che le richieste avanzate dalla commissione sono formulate in modo costruttivo ed esplicativo verso Rete ferroviaria italiana, che non ha fornito in maniera adeguata quegli elementi conoscitivi, progettuali e tecnici che sono necessari a superare le carenze di analisi ambientale della documentazione trasmessa e poste alla base del motivato parere negativo.

Si evidenzia che le carenze riguardano numerose componenti ambientali: popolazione e salute umana, atmosfera e clima, geologia ed acque sotterranee, suolo, uso del suolo e patrimonio agroalimentare, biodiversità, fauna, avifauna, piano di utilizzo delle terre rocce da scavo, il mancato svolgimento di una valutazione appropriata della valutazione di incidenza ambientale sui siti di importanza comunitaria, accompagnata dalla definizione di eventuali necessarie opere di compensazione, ponendo massima attenzione agli effetti indiretti legati ad abbassamenti temporanei o duraturi del livello di falda. RFI ha trasmesso la documentazione richiesta, che è stata acquisita lo scorso 26 ottobre ed è attualmente in esame presso la Commissione VIA. Tutto questo premesso, voglio ribadire ancora che il Ministero dell'Ambiente, riconoscendo la grande importanza strategica dell'opera in questione, ha manifestato, e continuerà a farlo, la massima disponibilità per la costruzione di un percorso che raggiunga il punto di equilibrio tra le fondamentali esigenze del trasporto e della tutela ambientale; equilibrio che verrà certamente trovato grazie alla collaborazione di tutti i soggetti coinvolti nel procedimento.

PRESIDENTE. Il deputato Federico ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Grazie, Presidente. L'accolgo favorevolmente, sono soddisfatto proprio dell'ultima frase che ha letto la sottosegretaria, non tanto con riferimento all'auspicio di buona riuscita della conclusione della valutazione della Commissione VIA-VAS, ma alla certezza che il Ministero mette. Sostanzialmente, la sottosegretaria ci ha detto che il Ministero dell'Ambiente è certo che verrà trovato un equilibrio, è certo che verrà trovato un punto di caduta, se vogliamo chiamarlo così, tra l'interesse di RFI, e quindi l'importanza strategica dell'infrastruttura che deve essere realizzata, e la contemporanea necessità di garantire e tutelare una serie di cose che sono necessarie.

L'elenco che ha fatto la sottosegretaria va anche a sfatare un mito che si era creato, una polemica politica che si era creata intorno a questa bocciatura; infatti, ad un certo punto, un certo tipo di narrazione - che veniva soprattutto dalle opposizioni, ma anche da alcuni approfondimenti giornalistici un pochino di parte, mi permetto di dire - ha ricondotto esclusivamente la bocciatura della Commissione VIA-VAS ad una sorta di capriccio del Ministero dell'Ambiente per garantire e tutelare la sopravvivenza dell'uccello fratino, che è un uccello che popola quel tratto di costa adriatica. Ebbene, leggendo sia il parere della Commissione VIA-VAS di maggio scorso sia soprattutto le ulteriori considerazioni della sottocommissione VIA-VAS a cui ha fatto riferimento la sottosegretaria in questo momento, ci rendiamo conto che, sì, c'era il problema dell'impatto sull'avifauna, ma era uno dei tanti problemi che questa opera, quindi il progetto in essere deve risolvere per poter superare quel parere e ricevere poi il parere favorevole da parte della commissione. Si è parlato di impatto sul suolo, di impatto sull'atmosfera, di impatto sul clima, di questioni geologiche da risolvere, di impatto sulle rocce di scavo che devono essere smaltite in un certo modo, di acque superficiali che vengono intercettate, della valutazione di incidenza ambientale anche rispetto alle zone SIC e alle zone protette che insistono in quello specifico luogo, nonché di tutto quello che riguarda il settore dell'agroalimentare di qualità, che non deve subire alcun tipo di vessazione e di danno da questo genere di opera.

Tutto poi si riconduce all'impatto, sia del cantiere ma dell'opera stessa, sulla salute umana che è un elemento fondamentale sul quale si concentra la valutazione della commissione. Quindi, mi fa piacere questa apertura che fa cadere questa narrazione di contrapposizione, che non è contrapposizione, ma giusta e legittima tutela di legittimi interessi di parte, che sono quelli dell'ambiente, della natura e della salute umana, e quelli della necessità di realizzare delle infrastrutture, e non devono mai essere delle contrapposizioni ideologiche.

Da ingegnere posso dire che, per avere impatto zero, un'opera non la devi realizzare; qualsiasi cosa tu realizzi ha un impatto, ma questo impatto deve essere o mitigato oppure deve essere compensato oppure non deve essere significativo rispetto all'ecosistema, alla biodiversità presente nel territorio, rispetto al contesto sociale anche che esiste in quella realtà. Un esempio lo abbiamo avuto proprio quando la regione Molise, qualche anno fa, ha richiesto e ottenuto una variante al progetto proprio per limitare ulteriormente questo tipo di esternalità negativa che questo tipo di opera avrebbe potuto rappresentare per il territorio. Quindi, confido che questa situazione venga a concludersi a brevissimo, a strettissimo giro, affinché si possa andare finalmente ad affidamento, a gara, e si possa partire con la realizzazione dell'opera, che, ripeto, è qualcosa che grida vendetta perché c'è bisogno di raddoppiare quel tratto di ferrovia e mettere in condizione tutta la dorsale adriatica di competere in termini di velocità e capacità con quella tirrenica.

(Intendimenti in ordine alla revisione dei criteri alla base delle assunzioni da parte delle università, con particolare riferimento al sistema di attribuzione dei punti organico e alla situazione delle università del Mezzogiorno - n. 2-00981)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Melicchio ed altri n. 2-00981 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Melicchio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Presidente, gentile sottosegretario, per troppi anni gli atenei italiani da fattore di mobilità sociale in alcuni casi si sono trasformati in amplificatori delle disuguaglianze e dei divari. Questo a causa di un lungo processo che ha portato i Governi precedenti a tagliare gli stanziamenti per il fondo ordinario e a distribuirlo in parti diseguali fra gli atenei. I criteri scelti hanno pesantemente penalizzato quelli del Mezzogiorno. Con le ultime due leggi di bilancio il Governo ha cercato di invertire la tendenza per quanto riguarda il finanziamento, ma continuano a rimanere quei criteri di distribuzione delle somme e dei punti organico che penalizzano le università del Sud.

I rapporti AlmaLaurea sul profilo e condizione occupazionale dei laureati degli anni 2019 e 2020 disegnano una notevole contrazione delle immatricolazioni negli ultimi decenni, che solo, negli ultimi anni, vede una ripresa. Il saldo, infatti, dal 2003-2004 al 2018-2019, vede come le università abbiano perso oltre 37 mila matricole, dato equivalente all'11,2 per cento degli studenti. Il calo delle immatricolazioni risulta più accentuato nelle aree meridionali, con un calo del meno 23,6 per cento tra i diplomati tecnici e professionali e tra coloro che provengono da contesti familiari meno favoriti, con evidenti rischi di polarizzazione. Secondo lo stesso rapporto AlmaLaurea, infatti, il contesto familiare ha un forte impatto sulle opportunità di completare il percorso di istruzione universitaria. Tra i laureati, infatti, si rileva una sovraespressione dei giovani provenienti da ambienti familiari favoriti dal punto di vista socioculturale. In questo scenario, caratterizzato da un da un protagonista inatteso, che è il Coronavirus, è sempre il contesto a lasciare il segno e cresce la possibilità che le asimmetrie e le disuguaglianze si amplifichino.

A partire dal 2012, si è deciso di ridurre il turnover degli atenei, consentire, cioè un reclutamento inferiore ai pensionamenti che, a mano a mano, maturavano. Questa è una questione decisiva: con meno docenti si riduce il contributo delle università alle aree di insediamento. Avere molte università meridionali con una possibilità di reclutamento inferiore alle persone che hanno cessato servizio e avere, invece, gran parte degli atenei settentrionali in grado di ampliare offerta didattica e qualità della ricerca non fa bene all'intero sistema Paese. Non lo dico io, ma è la Svimez, che dice: le università del Meridione continuano a perdere più di cento professori ogni anno; al Centro-Nord, per un docente che esce, ne entrano fino a cinque, al Sud, meno di uno.

Le scarse possibilità di rinnovare il parco docenti, i corsi di laurea, l'offerta generale da parte di quasi tutti gli atenei del Sud è una scelta suicida per il Paese. Svimez ha sempre sottolineato, nei suoi rapporti, come il saldo migratorio universitario dal Meridione al Settentrione sia restato in costante aumento in tutti questi anni e come questo pesi sul piano economico e, quindi, sociale. È necessario evitare che un numero rilevante di insegnamenti universitari possa migrare da atenei che hanno minore capacità di fare buona ricerca e, quindi, di attrarre finanziamenti di eccellenza, per evitare che un'intera area geografica, il Sud, possa morire, con il progressivo dileguamento della formazione, della cultura, della capacità di fare innovazione.

Una delle problematiche su cui intervenire è, dunque, la distribuzione dei punti organico, ossia delle facoltà assunzionali degli atenei, assegnati in base alla valutazione dell'università. I punti organico hanno dei criteri di valutazione tali da penalizzare le università del Sud secondo calcoli che tengono conto dell'impatto delle spese ordinarie (spese del personale, oneri, fitti) sulle entrate fisse, che sono rappresentate dal Fondo di finanziamento statale e dalle tasse degli studenti universitari, dato che, ovviamente, è migliore negli atenei settentrionali, dove si incassa di più perché maggiore è il gettito fiscale. E da qui, la seconda necessità, la modifica dei criteri di distribuzione dell'FFO. Infatti, con il decreto ministeriale 10 agosto 2020, n. 441, sono stati assegnati 1.961,03 punti organico, ma sono ben 4 mila i punti organico inutilizzati dalle università per mancanza di cassa con cui retribuire i nuovi professori oppure per la paura di sforare la soglia dell'80 per cento di spese di personale, circostanza che può portare al default anche solo per poterli conservare per il futuro.

Chiedo, quindi, se il Ministero interpellato, alla luce di quanto riportato in premessa, intenda assumere l'iniziativa per modificare gli indicatori per la distribuzione delle risorse, con una diversa attribuzione dei punti organico assegnati con i relativi decreti ministeriali riguardanti i criteri e il contingente assunzionale delle università.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE DE CRISTOFARO, Sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Melicchio e gli altri interpellanti, perché la sua interpellanza consente di fare chiarezza sulla tematica relativa alle facoltà assunzionali da parte delle università e di illustrare la complessa procedura che definisce il contingente di spesa disponibile a livello nazionale per l'assunzione di personale a tempo indeterminato e di ricercatori a tempo determinato.

Nel sistema delle università statali, le facoltà assunzionali sono attribuite annualmente tenendo conto di una pluralità di limiti e di criteri. Mi riferisco al limite massimo nazionale relativo al turnover stabilito dalla normativa statale, alla salvaguardia del budget annuale minimo pari al 50 per cento delle risorse derivanti dalle proprie cessazioni dell'anno precedente e agli indicatori di bilancio di ogni ateneo.

Per ciò che concerne il turnover, a seguito dell'entrata in vigore delle norme di contenimento della spesa pubblica in materia di personale susseguitesi a partire dal 2008, le università possono procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato e di ricercatori a tempo determinato nel limite di un contingente corrispondente ad una spesa pari al 100 per cento di quella relativa al personale cessato dal servizio nell'anno precedente. L'assegnazione a ciascuna università del contingente di assunzioni è effettuata con decreto del Ministero dell'Università e della ricerca adottato successivamente all'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che, adottato di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze e con il Ministro per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, fissa disposizioni per il rispetto dei limiti di spesa, per il personale e per le spese di indebitamento, da parte di ciascuna università per un periodo triennale.

Per venire, quindi, alla situazione attuale si deve far riferimento al DPCM 28 dicembre 2018, avente validità per il triennio 2018-2020, sulla base del quale è stato adottato, da ultimo, il decreto del Ministro dell'Università e della ricerca 10 agosto 2020, n. 441, che ha portato, poi, all'assegnazione dei punti organico nei termini noti agli interpellanti.

Infatti, per rendere flessibile la programmazione delle assunzioni in termini di posizioni da assumere e, contestualmente, assicurare la sostenibilità dei bilanci delle università nel tempo, a ogni ateneo, come è stato ricordato, è attribuito annualmente un budget in termini di punti organico. Ciascun punto organico rappresenta il valore medio, a livello di sistema, del costo attribuito al professore di I fascia, che funge come parametro di riferimento per graduare il costo delle altre qualifiche. Ai fini dell'attribuzione del contingente di spesa, il calcolo delle economie da cessazioni e degli oneri conseguenti alle nuove assunzioni e ai passaggi di qualifica ad esse equiparate è stato effettuato sulla base del costo medio nazionale per ciascuna categoria di personale, espresso, per l'appunto, in termini di punti organico.

Fatta questa necessaria premessa sul procedimento di attribuzione dei punti organico, dalla quale, per quanto sia stata svolta brevemente, si desumono i parametri su cui è basata, passo ora al merito del quesito posto. Se è vero, infatti, che tali parametri rappresentano vincoli legali non superabili in sede di attuazione, è pur vero che il sistema, nel suo complesso, annovera anche altri strumenti per conferire maggiore flessibilità ai meccanismi di assunzione del personale. Va ricordato, infatti, che la legge di bilancio 2019 ha autorizzato, per gli anni 2019 e 2020, maggiori facoltà assunzionali, in aggiunta a quelle già previste, nel limite di spesa di 25 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019 e di ulteriori 25 a decorrere dall'anno 2020 per le università statali che nell'anno precedente a quello di riferimento presentino specifici indicatori di spesa per il personale e di sostenibilità economico-finanziaria. Anche in tal caso, le maggiori facoltà assunzionali sono ripartite, con decreto del Ministro dell'Università e della ricerca, tra gli atenei che, in possesso dei suddetti requisiti, ne facciano espressa richiesta. E, a tal proposito, gli uffici del Ministero hanno calcolato che potrebbero essere 51 gli atenei, su un totale di 65, a beneficiare dei punti organico aggiuntivi per il 2020.

Parimenti, va ricordato che si collocano al di fuori del meccanismo sopra delineato dei punti organico i piani straordinari per l'assunzione dei ricercatori, di cui all'articolo 24 lettera b) della legge n. 240 del 2010, nonché per la progressione di carriera dei ricercatori a tempo indeterminato, i cui oneri - e i conseguenti punti organico - sono a carico dello Stato. Di particolare rilievo appare da ultimo, proprio al fine di evitare disomogeneità, il piano straordinario definito in attuazione del “decreto Rilancio”, che, aggiungendosi a quello promosso soltanto pochi mesi prima con il cosiddetto decreto Milleproroghe, rappresenta il più grande investimento mai fatto dal Governo nelle assunzioni di giovani ricercatori da quando è stata istituita la figura. Parliamo, infatti, di un numero di circa 5 mila ricercatori da assumere nel prossimo anno, superiore addirittura all'intero numero di ricercatori in questo momento presenti in tutte le università italiane. Ebbene, tra i criteri di riparto delle risorse previste dal DL Rilancio, pari a 200 milioni di euro a decorrere dal 2021, per il numero di 3.331 ricercatori, un fattore importante è stato assegnato al costo standard per studente, che, come è noto, tiene conto anche dei fattori di contesto relativi alle differenti situazioni territoriali socio-economiche e infrastrutturali. A fronte di un peso percentuale degli studenti - tenuto conto anche degli studenti al primo anno fuori corso - iscritti alle università del Sud pari al 29,76 per cento, le università del Sud potranno, infatti, ricevere un'assegnazione di risorse in termini percentuali più che proporzionale, per la precisione pari al 30,62 per cento.

Tanto detto in relazione a ciò che è stato fatto finora, da cui, come si è visto, può dirsi che esistono già strumenti di flessibilità all'interno del sistema per evitare ingiustificate diseguaglianze tra gli atenei o, comunque, per ridurre quelle esistenti, voglio dare un'ulteriore piena assicurazione che il Ministero dell'Università e della ricerca è particolarmente sensibile al tema sollevato dalla presente interpellanza ed è disponibile ad accogliere ogni ulteriore sollecitazione in tal senso, anche ai fini di una possibile revisione nell'ambito della prossima programmazione dei criteri di riparto dei punti organico, in modo da assicurare una sempre migliore allocazione delle risorse fra gli atenei.

PRESIDENTE. Il deputato Melicchio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Mi ritengo soddisfatto della risposta, che evidenzia l'ottimo lavoro svolto in questa legislatura e, in particolare, da questo Governo. Tuttavia, sebbene ci sia stata un'inversione di tendenza, il problema persiste e, allora, colgo l'occasione che mi è data anche per indicare un indirizzo politico e sollecitare nuove azioni normative che vadano a mitigare il divario fra le regioni meridionali e quelle settentrionali. Devo sottolineare, infatti, che il principale problema che blocca il turnover delle università del Sud, creando una grave disparità, non è solo costituito dalla distribuzione dei punti organico ma, come si coglie anche dal contenuto della sua risposta, è la mancanza di cassa (infatti, il Governo è andato a rifinanziare negli ultimi anni l'FFO). Infatti, le università del Sud sono pesantemente definanziate e penalizzate dai criteri di attribuzione dell'FFO. La mancanza di fondi rende inutilizzabili persino i pochi punti organico che vengono attribuiti. Si pensi che per il 2020 - faccio un esempio - un ateneo come l'Università della Calabria a Rende, che è un'eccellenza per qualità della didattica e servizi agli studenti, con numerosi docenti in cima alle classifiche internazionali per produzione scientifica, ha avuto quasi 30 punti organico - virtualmente sarebbero 60 ricercatori - ma, per via delle difficoltà di bilancio, non ha potuto usarne nemmeno uno, con un turnover pari a zero, quindi, rispetto al 2019.

Le difficoltà di bilancio hanno due fonti principali. Gli atenei del Sud garantiscono l'alta formazione a una popolazione debole ed economicamente svantaggiata e ciò implica che la contribuzione studentesca, proporzionale al reddito, sia notevolmente inferiore a quella che ricevono gli atenei di regioni maggiormente ricche. Le giuste misure sociali della no tax area per anni non sono state accompagnate da un'adeguata compensazione del mancato gettito e finiscono, quindi, per penalizzare ulteriormente gli atenei del Sud. Essendo misure sociali, non dovrebbero certo essere le università a farsene carico, quindi, come invece è accaduto negli ultimi anni, anche se riconosco che nell'ultimo anno c'è stato, anche qui, un intervento.

In secondo luogo c'è il costo del personale, che aumenta significativamente ogni anno per via degli scatti stipendiali dei docenti e degli aumenti Istat, mentre l'FFO non è più agganciato a tali aumenti come in passato e gli scatti stipendiali sono scaricati completamente sui bilanci degli atenei. Il problema riguarda tutto il Paese, ma la situazione diventa insostenibile nelle università meridionali, che hanno bilanci già al limite. Faccio ancora un esempio con l'Università della Calabria, che ha 25 mila studenti e raccoglie 15 milioni di tasse dagli studenti universitari iscritti, facendo un parallelismo con l'università di Verona, che ha 24 mila studenti ma un introito di 29 milioni in tasse universitarie degli studenti e, quindi, con mille studenti in meno si raccolgono 14 milioni di euro in più. Questo è solo un esempio fra due università di simili dimensioni, ma il discorso è generalizzato su tutto il territorio nazionale. È possibile, infatti, porre in correlazione il reddito pro capite regionale e i bilanci delle università della stessa regione. Tale correlazione evidenzia, infatti, una relazione lineare fra reddito e bilanci, ovvero più la popolazione ha maggiori disponibilità economiche e più le università che insistono su quel territorio hanno bilanci più elevati. Ovviamente, in presenza di maggiori disponibilità finanziarie delle famiglie le università possono permettersi di applicare una tassazione più elevata, con effetti, però, che si ripercuotono poi sulla distribuzione delle facoltà assunzionali e, quindi, la migrazione delle nuove assunzioni da Sud a Nord e, infine, un accrescimento del divario fra le due macroregioni italiane. Nei criteri di riparto, dunque, è necessario riconoscere la particolare missione sociale che svolgono le università ubicate nei territori meridionali ed economicamente svantaggiati, prevedendo una opportuna compensazione in termini di FFO per questi atenei. Se ciò non viene realizzato e l'attribuzione dei punti organico non è assegnata da finanziamento adeguato, i primi resteranno inevitabilmente inutilizzati. Confido, però, nella sensibilità dichiarata del Ministero e per questo confido nel sostegno a nuove iniziative normative che valorizzino nel giusto modo finalmente il sistema universitario di tutto il Paese.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 2 novembre 2020 - Ore 14:

1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

LA MARCA e SCHIRO': Istituzione della Giornata nazionale degli italiani nel mondo. (C. 223-A)

e delle abbinate proposte di legge: SIRAGUSA ed altri; FITZGERALD NISSOLI; FORMENTINI ed altri; UNGARO ed altri. (C. 2008-2219-2200-2606)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Ungaro ed altri n. 1-00392 e Zangrillo ed altri n. 1-00396 concernenti iniziative a favore dell'occupazione, della formazione e dell'emancipazione giovanile .

3. Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:

S. 1142 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Kirghisa sulla cooperazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Bishkek il 14 febbraio 2013 (Approvato dal Senato). (C. 2231)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

Ratifica ed esecuzione degli Emendamenti all'Accordo sulla conservazione dei cetacei del Mar Nero, del Mar Mediterraneo e dell'area atlantica contigua, con Annessi e Atto finale, fatto a Monaco il 24 novembre 1996, adottati a Monaco il 12 novembre 2010. (C. 1704)

Relatore: ROMANIELLO.

S. 1143 - Ratifica ed esecuzione della Carta istitutiva del Forum internazionale dell'Energia (IEF), con Allegato, fatta a Riad il 22 febbraio 2011 (Approvato dal Senato). (C. 2232)

Relatrice: DI STASIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui servizi aerei tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Corea, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2018. (C. 2415)

Relatore: ROMANIELLO.

S. 1239 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 18 dicembre 1997; b) Protocollo di emendamento al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Strasburgo il 22 novembre 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2522)

Relatrice: DE CARLO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il governo deli Stati uniti messicani, con Allegato, fatto a Roma il 17 ottobre 2017. (C. 1768-A)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

S. 1085 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 17 ottobre 2018 (Approvato dal Senato). (C. 2524)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

La seduta termina alle 11,40.