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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 416 di martedì 27 ottobre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 21 ottobre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Cancelleri, Colletti, De Maria, Luigi Di Maio, Gebhard, Gelmini, Lupi, Mollicone, Occhionero, Parolo, Schullian, Siani, Tasso e Viscomi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(Iniziative per superare la carenza di organico nel ruolo dei segretari comunali, adeguandone il numero al reale fabbisogno nazionale – n. 3-00986)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Interno, Matteo Mauri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda n. 3-00986 (Vedi l'allegato A).

MATTEO MAURI, Vice Ministro dell'Interno. Grazie Presidente. L'onorevole interrogante richiama l'attenzione sulla nota problematica della carenza dei segretari comunali negli enti locali, in particolare riferendosi alla situazione della Comunità montana Gennargentu - Mandrolisai. Al riguardo, va preliminarmente rilevato che, in considerazione della fondamentale valenza che la funzione del segretario comunale assume nell'assetto organizzativo di comuni e province, per tale figura viene richiesto un elevato livello di qualificazione professionale. Per questa ragione, l'iscrizione all'albo si consegue solo all'esito di una procedura di reclutamento particolarmente selettiva, ispirata alle esigenze di coniugare una forte preparazione teorica con un approccio pratico alle problematiche amministrative. Allo stato, l'albo dei segretari comunali e provinciali risulta caratterizzato da significative carenze concentrate nella fascia iniziale di accesso alla carriera, principalmente per effetto delle previsioni di legge che, nel tempo, hanno limitato le assunzioni nel pubblico impiego. A risentirne maggiormente sono risultate le amministrazioni locali di più ridotte dimensioni, come anche ricordato dall'interrogante, anche in considerazione del fatto che in tali enti il segretario comunale svolge spesso compiti gestionali di sostituzione del responsabile dei servizi. Di tale situazione risente anche la Regione Sardegna e i comuni ricompresi nei territori citati. La prefettura di Cagliari, infatti, ha comunicato al riguardo che, nel corrente mese, a fronte delle 238 sedi di segreteria di competenza della sezione regionale dell'albo che opera presso la predetta prefettura, si registrano 148 sedi vacanti. Nella consapevolezza che il principale fattore di criticità nella gestione dell'albo sia rappresentato dall'esigenza di immettere nuove unità da destinare ai comuni di minore dimensione, con decreto del 18 dicembre 2018 del prefetto responsabile della gestione dell'albo dei segretari comunali e provinciali è stato indetto il sesto corso-concorso "Co.A 6" finalizzato all'assunzione di 224 segretari, le cui prove scritte, dopo quelle preselettive, si sono svolte a fine 2019 e hanno visto la partecipazione di 636 candidati. È attualmente in fase di svolgimento, presso la commissione di concorso, la correzione degli scritti con ogni possibile sollecitudine. Nello specifico, sono stati corretti elaborati nella percentuale per oltre l'80 per cento, con una prevista conclusione della fase di correzione entro il prossimo mese di novembre. Al fine poi di reclutare ulteriori 172 Segretari comunali nella fascia iniziale dell'albo nazionale dei segretari comunali e provinciali, con il decreto legge n. 162 del 2019 è stata disposta l'istituzione di una sessione aggiuntiva al concorso "Co.A 6", alla quale sono ammessi a partecipare sia i candidati che abbiano raggiunto il punteggio minimo di idoneità al termine del "Co.A 6" sia gli idonei al terzo, quarto e quinto corso-concorso rimasti esclusi dalla frequenza degli stessi, purché abbiano conseguito il punteggio minimo di idoneità. A tale scopo si rappresenta che, per l'organizzazione di tale sessione aggiuntiva, che si auspica possa concludersi entro l'anno 2021, sarà definita una graduatoria unitaria dei soggetti ammessi a partecipare. Giova inoltre evidenziare che, per colmare la predetta carenza organica ed assicurare con regolarità nuove iscrizioni all'albo, con D.P.C.M. del 5 dicembre del 2019 è stato autorizzato l'avvio di un'ulteriore selezione relativa al settimo corso-concorso "Co.A 7" finalizzata all'assunzione di 171 segretari comunali. Tuttavia, la situazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 ha determinato la sospensione della procedura concorsuale. Preme assicurare che la carenza organica dei segretari comunali è tematica nota e attenzionata da questo Governo, come dimostrano anche i recenti interventi normativi che hanno interessato il settore. Con la legge n. 8 del 28 febbraio 2020 di conversione del cosiddetto decreto Milleproroghe sono state introdotte disposizioni volte ad una semplificazione delle procedure selettive, prevedendosi una riduzione della durata del corso-concorso di formazione e del tirocinio pratico, rispettivamente, a sei e a due mesi. Inoltre, per i piccoli comuni, dove si registra la maggior carenza di segretari, è stata introdotta la possibilità di conferire le funzioni di vicesegretario a funzionari di ruolo dell'ente, purché in possesso dei requisiti per la partecipazione al concorso. Peraltro, al fine di semplificare ed accelerare, nel triennio 2020-2022, le procedure concorsuali finalizzate al reclutamento dei nuovi segretari comunali e provinciali, l'articolo 25-bis del cosiddetto decreto Agosto, convertito dalla legge 13 ottobre 2020, ha dettato una nuova disciplina della relativa fase di selezione. La novella, oltre a prevedere la riduzione da tre a due delle prove scritte del concorso, ha contemplato la possibilità di applicare adesso i più moderni strumenti tecnici ed informatici, con l'obiettivo di snellire le relative operazioni nonché di garantirne la compatibilità con le misure di distanziamento sociale previste nell'attuale fase di emergenza epidemiologica. Al riguardo, si stanno già avviando, nei tempi più brevi possibili, le attività propedeutiche alla individuazione, mediante procedure di evidenza pubblica semplificate, dell'operatore economico in grado di attuare le innovative metodologie di selezione introdotte, tra le quali l'apposita piattaforma telematica finalizzata sia a ricevere e gestire, in conformità alle nuove disposizioni citate, le domande di partecipazione di candidati sia, successivamente, a consentire ogni comunicazione telematica relativa al concorso. Ciò stante, l'esigenza è di procedere quanto prima alla pubblicazione del nuovo bando. Grazie.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Collega, ha cinque minuti. Prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie Presidente, grazie Vice Ministro. Non posso dirmi soddisfatto perché è stato molto preciso nell'elencare la cronologia di tutto quello che, negli ultimi due anni, è stata la procedura amministrativa. Però, le ricordo che anche a gennaio qui c'è stato un dibattito, alla Camera, in cui si chiedeva con urgenza di intervenire per renderli disponibili. È vero infatti che si può delegare al funzionario ma nei comuni, soprattutto nei piccoli comuni, non c'è più nessuno: non ci sono dipendenti, non ci sono funzionari e, a volte, è il primo cittadino che deve sopperire a tutta questa mole di lavoro con grandi responsabilità, anche con grandi responsabilità giudiziarie. Per questo, in molti comuni anche e soprattutto nei più piccoli, a volte ci pensano due volte prima di candidarsi. Noi abbiamo chiesto, come Fratelli d'Italia, più volte, anche con il collega Silvestroni e con la collega Ciaburro, che è proprio primo cittadino di un piccolo comune montano, di semplificare e, per esempio, di togliere ai comuni il costo del segretario comunale dal proprio bilancio e poi trasferirlo al Ministero dell'Interno e anche di sbloccare le assunzioni nella Pubblica amministrazione e nei piccoli comuni, favorendo anche la mobilità, a volte. Infatti, il problema è che manca il Segretario comunale e manca anche il funzionario e i comuni, soprattutto in questa fase, dove devono affrontare la pandemia, questo flagello che è il Coronavirus, si ritrovano da soli e senza il necessario supporto. Lei ha elencato quelle che sono le date in cui verrà sbloccato il concorso o comunque sarà portato a compimento il concorso, ma sarà sempre troppo tardi, sarà sempre troppo tardi per far arrivare quei funzionari, che poi ovviamente spero che non faranno resistenza, a volte, per venire in regione magari sgradite, perché ci sono stati anche casi in cui purtroppo rifiutassero sedi e dobbiamo cercare quindi di ovviare. Come ha detto lei, ci sono provvedimenti straordinari, si potrebbero e si dovevano adottare provvedimenti straordinari, perché i piccoli comuni oggi stanno affrontando una sfida che per loro è veramente importante e hanno bisogno di tutto il supporto. Non si può più vedere che ci sono comuni che devono accaparrarsi, come se il segretario comunale fosse il più prezioso dei giocatori di calcio, cercando di attrarlo e cercando di strapparlo all'altro comune o cercando di portarselo almeno per qualche ora. A volte ho visto amministratori comunali che andavano in trasferta, perché il segretario comunale era disponibile in un altro comune, situazioni che veramente non portano la giusta serenità ai nostri amministratori comunali. Il comune è l'ultima frontiera - lo diciamo tutti - la frontiera dove il cittadino si rivolge più spesso, dove vede nel sindaco e nell'amministrazione comunale il baluardo delle istituzioni, allora dobbiamo aiutarli. Per questo, vi rinnoviamo che nei prossimi provvedimenti, anche in vista della legge di bilancio, quella è la proposta di Fratelli d'Italia: trasferite e liberate risorse del comune, quelle che son previste per il segretario comunale e portatele in capo al Ministero dell'Interno, così il comune può avere delle risorse libere, sbloccate delle assunzioni dove i comuni possono prendere funzionari amministrativi con determinate qualifiche, proprio per coprire quell'assenza, in modo così da rappresentare che le istituzioni sono vicine a tutti gli amministratori locali. L'allarme viene lanciato dall'ANCI, viene lanciato dall'UNCEM, dai comuni montani e, come ha detto lei e lo ha ricordato, dalla Barbagia, Mandrolisai, ma non riguarda più ormai solo i comuni montani, ma a volte si trova anche difficoltà a trovare nelle città metropolitane quella giusta qualifica e quel funzionario che possa ricoprire quell'incarico.

(Iniziative volte a prevedere la proroga dell'affidamento a società di vigilanza privata del servizio di antipirateria marittima, nelle more dell'attivazione dei corsi di abilitazione – n. 3-01725)

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Interno, Matteo Mauri, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda ed altri n. 3-01725 (Vedi l'allegato A).

MATTEO MAURI, Vice Ministro dell'Interno. Grazie Presidente. Signor Presidente e onorevoli deputati, l'onorevole interrogante, nell'atto di sindacato ispettivo oggi all'esame, ha richiamato l'attenzione sulla regolamentazione del servizio di antipirateria marittima svolto da guardie giurate autorizzate. In particolare, chiede al Governo di porre in essere iniziative volte a prevedere una proroga del termine previsto dall'articolo 5, comma 5, del decreto-legge n. 106 del 2011, onde consentire che il predetto personale possa continuare ad operare, in assenza della prescritta formazione necessaria all'acquisizione della relativa abilitazione.

Premetto, al riguardo, che l'attenzione del Governo e i profili della sicurezza dei traffici commerciali marittimi, anche nei contesti più significativamente incisi da fenomeni criminali specifici, è stata continua e costante nel tempo. Come ricordato dall'onorevole interrogante, la citata norma primaria prevede, per la disciplina dell'impegno del suddetto personale, l'adozione di un decreto del Ministero dell'Interno, di concerto con il Ministro della Difesa e quello delle Infrastrutture e dei trasporti. Il Regolamento attualmente vigente è contenuto nel decreto ministeriale n. 139 del 2019, che ha dettato un regime articolato delle autorizzazioni necessarie per lo svolgimento dei servizi antipirateria da parte delle guardie giurate, nonché degli obblighi e delle condizioni che devono essere osservati. Uno dei profili di maggiore interesse, disciplinati dal predetto decreto, riguarda la regolamentazione degli specifici requisiti professionali e di formazione di cui devono essere in possesso le guardie giurate. In particolare, il personale in questione deve: essere titolare della licenza che consente, a norma dell'articolo 42 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, il porto di arma lunga per difesa personale e aver frequentato e superato i corsi di formazione professionale e dunque essere in possesso di specifici requisiti addestrativi, accertati da una commissione nominata dal prefetto territorialmente competente, ai sensi del decreto ministeriale n. 154. Ricordo che la normativa primaria ha previsto un regime transitorio, che consente l'impiego delle guardie giurate prive della ricordata abilitazione addestrativa.

Il regime transitorio, come evidenziato dall'onorevole, veniva da ultimo prorogato al 30 giugno 2020, con decreto-legge del 2019. Va anche rilevato che l'emergenza epidemiologica da COVID-19 non ha reso possibile lo svolgimento delle previste sessioni formative, né degli esami abilitativi innanzi alla commissione appositamente nominata dal prefetto.

In ragione di tali criticità, si è reso necessario predisporre un ulteriore intervento normativo, inserito nel decreto-legge cosiddetto “Agosto”, convertito in legge il 13 ottobre, che, andando nella direzione auspicata dall'onorevole interrogante, ha prorogato la scadenza del menzionato regime transitorio al 30 giugno 2021. La proroga consente, quindi, fino alla predetta data, l'impiego nei servizi antipirateria delle guardie particolari giurate non ancora abilitate, purché le stesse siano in possesso del previsto requisito, attestato dal Ministero della Difesa, della partecipazione per un periodo di almeno 6 mesi, quali appartenenti alle Forze armate, a missioni internazionali. Tale proroga è stata portata a conoscenza delle articolazioni territoriali del Ministero dell'Interno con circolare del 19 agosto scorso, affinché ne fossero comunicati i contenuti alle locali camere di commercio e alle associazioni e organizzazioni rappresentative delle categorie economiche e professionali interessate. Con la stessa circolare, peraltro, il Ministero dell'Interno ha sensibilizzato le autorità provinciali di pubblica sicurezza ad attivare le commissioni di nomina prefettizia, al fine di sfruttare il periodo ulteriore di proroga per pianificare sessioni dedicate ed esaminare i candidati al conseguimento dell'abilitazione per svolgere i servizi antipirateria. All'inizio del corrente anno, inoltre, il Ministero dell'Interno aveva già organizzato tavoli tecnici, ai quali hanno partecipato rappresentanti dei Dicasteri della Difesa e delle Infrastrutture e Trasporti, oltre che esponenti delle associazioni di categoria, nell'ottica di imprimere ulteriore impulso all'attività di organizzazione dei prescritti corsi e favorire l'acquisizione delle necessarie competenze professionali da parte delle guardie particolari giurate in funzione antipirateria.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie. Guardi, purtroppo il vostro Esecutivo rincorre sempre, quindi non posso essere soddisfatto, perché comunque si arriva sempre al problema e poi bisogna sempre rincorrere per raggiungere l'obiettivo sempre, a volte con ritardi, poi purtroppo questa pandemia viene sempre usata anche un po' come paravento di quelle che sono le mancate procedure. Io ricordo anche che in questo Parlamento ci sono delle proposte di legge per normare quello che per noi è un settore fondamentale, cioè quello dell'impiego delle guardie giurate all'estero, ci sono due proposte di legge che dovevano essere calendarizzate e discusse in I Commissione, unitamente a quella con la Commissione difesa, e ancora purtroppo quella è la maggioranza; sono due proposte di legge dell'opposizione, una di Fratelli d'Italia, la prima che ha portato l'argomento insieme alle associazioni di categoria, perché ci sembra assurdo che le società italiane non possano lavorare perché manca appunto la normativa e si debbano sempre affidare a dei contratti e a delle società estere. Questo permetterebbe, invece, una boccata d'ossigeno per queste società e una boccata d'ossigeno anche professionale per tanti, anche militari, che dovrebbero trovare in quel settore uno sbocco professionale, quei famosi precari delle Forze armate che purtroppo, per i blocchi che ci sono nel settore Difesa, di assunzione, si debbono rivolgere alle società private, dove trovano uno sbocco professionale, però se noi ovviamente non diamo la possibilità di lavorare a queste società, non ci potranno essere miglioramenti nelle condizioni di lavoro delle guardie giurate e non ci potranno essere miglioramenti occupazionali. Noi chiediamo appunto questo, che possano lavorare, per esempio, nelle navi, nei servizi antipirateria, con le società italiane e non rivolgendosi a società estere. E poi una migliore burocrazia, appunto, per dare possibilità a chi vuole diventare guardia giurata di farlo, con tutti i titoli e con tutte ovviamente le sicurezze. Per noi questo è un settore fondamentale: molti non hanno parlato delle guardie giurate durante il periodo della pandemia, mentre loro hanno lavorato, hanno lavorato con professionalità, hanno lavorato senza avere paura, perché dovevano stare a contatto con le persone, ma lo hanno fatto in maniera encomiabile.

Il miglior premio sarebbe quello di migliorare le loro condizioni di lavoro, le loro condizioni professionali, ricordarci che loro hanno servito la patria, a volte anche come militari, e non sono stati ripagati; carabinieri ausiliari che hanno fatto una libera scelta di entrare nell'Arma e poi purtroppo non è stato possibile fargli continuare la carriera, noi, allora, dobbiamo dargli finalmente questa possibilità. Lo possiamo fare con le norme, possiamo farlo con le leggi, e questo Parlamento deve riconoscergli questo diritto, deve dare una possibilità a questi ragazzi e a questi uomini di veder migliorate le proprie condizioni lavorative, e diamo possibilità anche alle aziende italiane di lavorare.

(Iniziative in ordine all'importazione di carni suine provenienti dalla Germania, alla luce dei casi di peste suina ivi recentemente riscontrati, e per il superamento delle restrizioni commerciali imposte alla Sardegna con riguardo a tale mercato- n. 2-00953)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Alberto Manca ed altri n. 2-00953 (Vedi l'allegato A). Chiedo al deputato Alberto Manca se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie Presidente, grazie Vice Ministro. L'interpellanza concerne quanto accaduto in Germania, poiché nel corso del mese di settembre di quest'anno è stato riscontrato un focolaio di peste suina africana, quindi interessando una nuova nazione. In particolare, il 23 settembre il Governo tedesco ha annunciato ulteriori venti casi di peste suina africana, che seguono quindi il primo caso rilevato su un cinghiale nel Brandeburgo. Stando quindi a quanto dichiarato dagli scienziati, questo sarebbe solo l'inizio di un'epidemia in corso. Ricordiamo l'alta capacità di trasmissione della peste suina africana, poiché erano stati già trovati altri otto casi, uno dei quali è stato un cinghiale ucciso da un cacciatore nei pressi del comune di Neuzelle, nel distretto di Oder-Spree.

Questi ritrovamenti evidenziano come questa epidemia si stia spostando pericolosamente. Da venerdì 11 settembre già la Corea del Sud ha deciso di vietare le importazioni di carne suina tedesca e successivamente i divieti si sono allargati alla Cina, al Giappone, alla Corea del Sud, Filippine e Brasile. Nonostante la Germania abbia immediatamente attivato un team di gestione della crisi, venti campioni hanno confermato l'infezione ed oggi è impossibile stimare quanti animali infetti ci siano e quanto sia estesa la malattia. Se il virus raggiungesse gli allevamenti industriali del Paese, l'intero mercato europeo potrebbe essere colpito. Il morbo della PSA è presente in Europa da diversi decenni; in Italia, in particolare nella Sardegna, dal 1978, con un interessamento esclusivo proprio della mia regione. Infatti, già da tempo la regione Sardegna è impegnata alacremente nell'eradicazione del morbo della PSA. In particolare negli ultimi anni, grazie anche all'istituzione di un'unità di progetto, si è riusciti con azioni mirate a ridurre sensibilmente i casi di peste suina africana, tanto che si potrebbe anche affermare che oggi la PSA in Sardegna è completamente debellata, ma con riguardo ai casi riscontrati ultimamente in nord Europa giova evidenziare che la Sardegna attualmente importa sia animali vivi che carne dalla Germania e l'arrivo di una nuova contaminazione, veicolata anche attraverso questi suini, sarebbe un colpo letale per la suinicoltura sarda, già alle prese con difficoltà economiche e che proprio in questi giorni chiedeva a gran voce lo sblocco della movimentazione e la revoca delle restrizioni commerciali. Dopo decenni di contrasto finalmente gli allevatori vedono uno spiraglio sulla fine delle restrizioni alla commercializzazione; pertanto dovrebbe essere prioritario attivare tutti i protocolli necessari affinché l'introduzione di materiale infetto possa riportare la Sardegna alle stesse condizioni del 1978. La recente pandemia di COVID-19 ha mostrato come la Sardegna sia particolarmente sensibile rispetto ai contagi esterni, visto il suo isolamento geografico. Quindi chiedo al Governo quali iniziative intenda adottare in ordine all'importazione in Italia, in particolare in Sardegna, di carni suine provenienti dalla Germania, ovvero se sia in programma l'adozione di misure restrittive contro l'importazione delle carni vive o morte di suini provenienti dalla Germania, e se sia intenzione del Governo, attesi gli effetti che nuovi focolai di PSA in Germania hanno avuto sul mercato internazionale delle carni suinicole, nonché i conseguenti blocchi commerciali imposti dai Paesi terzi, di adottare iniziative per l'eliminazione delle restrizioni commerciali imposte alla Sardegna, considerata la completa eradicazione del morbo dall'isola, al fine di coprire il vuoto creatosi nel mercato suinicolo europeo a causa dei focolai tedeschi di peste suina africana.

PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Interno, Matteo Mauri, ha facoltà di rispondere.

MATTEO MAURI, Vice Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. La peste suina africana, PSA, negli anni recenti ha avuto un'importante recrudescenza epidemica, diffondendosi in Europa e nella zona nordorientale dell'area europea, oltre che in Cina, Mongolia, India, Filippine e in diverse altre aree dell'Estremo Oriente. Nelle scorse settimane la malattia è stata notificata in Germania, come adesso ricordava l'onorevole, in alcuni distretti a ridosso del confine con la Polonia. Già dal principio della corrente epidemia, la Commissione europea ha attuato una specifica strategia di gestione della PSA, che prevede da parte degli Stati membri l'adozione di misure di controllo e prevenzione, nel settore domestico come nel selvatico, al fine di scongiurare l'ulteriore diffusione della malattia, tenuto conto dell'impatto devastante della PSA dal punto di vista sanitario, zootecnico ed economico. Oltre a ciò, tenuto conto del ruolo epidemiologico fondamentale svolto dalle popolazioni di cinghiali ai fini della diffusione della malattia e del mantenimento del virus nell'ambiente, gli Stati membri sono stati invitati ad elaborare specifiche misure di controllo per il settore selvatico tramite specifici piani di azione e con un approccio multisettoriale che tenga conto dei diversi aspetti di sanità animale, ambiente, agricoltura. Per il 2020, in ottemperanza alla politica europea, l'Italia ha elaborato ed adottato un Piano nazionale di sorveglianza che contempla una serie di attività finalizzate all'individuazione precoce della malattia in questione ed al rinforzo della sorveglianza passiva, e che comprende una parte dedicata alla sorveglianza ed eradicazione nella regione Sardegna, dove la malattia, presente dal 1978, come si ricordava, grazie ad un drastico cambio di gestione operativa e a una sinergia di azioni, negli ultimi anni ha fatto registrare un numero decisamente basso di focolai, rendendo tangibile il raggiungimento dell'obiettivo dell'eradicazione. Sul fronte del selvatico, che costituisce la principale minaccia ai fini della diffusione della malattia, il Ministero della Salute ha intrapreso un percorso condiviso con il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, e con il supporto del Centro di referenza nazionale delle pesti operante presso l'Istituto zooprofilattico sperimentale di Umbria e Marche, nonché dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, finalizzato, lo studio, all'elaborazione di uno specifico Piano nazionale sulla gestione dei cinghiali nel contesto della prevenzione, controllo ed eradicazione della PSA. Relativamente ai recenti focolai della Germania, segnalo che la Commissione europea ha immediatamente adottato apposite decisioni di esecuzione relative all'istituzione della zona infetta per il selvatico e ad alcune misure di protezione contro la PSA in Germania, ed inoltre sta valutando l'adozione di ulteriori eventuali misure, anche sulla base dell'evoluzione della situazione epidemiologica. Assicuro che il Ministero della Salute, consapevole dei pesantissimi risvolti che un'eventuale epidemia avrebbe sul settore suinicolo sotto il profilo sanitario ed economico, sta intensificando il monitoraggio dei flussi commerciali di suini vivi e relative carni che entrano in Italia dalla Germania o che transitano nel territorio tedesco. Infatti la Germania, oltre a essere punto di transito e luogo di sosta principale per il rispetto delle norme sul benessere dei suini vivi provenienti da Danimarca e Olanda, rappresenta, unitamente a detti Paesi, uno dei maggiori fornitori di materia prima per l'industria di lavorazione suinicola italiana. Anche grazie alle misure principali previste dal Piano nazionale, tra cui la rigida applicazione delle misure di biosicurezza, l'intera filiera suinicola, dagli allevamenti agli impianti di macellazione fino al controllo delle procedure di sanificazione di tutti i mezzi di trasporto, è sottoposta a controlli intensificati. Specifiche disposizioni nazionali hanno inoltre determinato un'intensificazione dei controlli sulle carni di cinghiale provenienti dalla Germania come da tutto il territorio dei Paesi membri interessati da focolai di PSA. I controlli attivati derivano dalle misure restrittive stabilite dall'Unione europea per i Paesi membri incluse nell'allegato alla decisione di esecuzione della Commissione del 9 ottobre 2014, recante misure di protezione contro la peste suina africana in taluni Stati membri. Detta normativa prevede il divieto di spedizioni di suini vivi, sperma, ovuli ed embrioni di suini, carni suine, preparati e prodotti a base di carni suine e di tutti gli altri prodotti contenenti carni suine, nonché di partite di sottoprodotti di origine suina dalle zone a rischio elencate nell'allegato alla decisione ora citata. Nello specifico, gli uffici veterinari per gli adempimenti comunitari del Ministero della Salute effettuano, per il tramite dei servizi veterinari localmente competenti, controlli sulle partite di carni di cinghiale pre-notificate provenienti dalla Germania nella misura del 25 per cento, una partita su quattro, da sottoporre ad esami di laboratorio per la PSA, a scopo conoscitivo senza blocco della partita in attesa dell'esito di laboratorio. Inoltre, è stato intensificato il monitoraggio dei flussi commerciali dei suini vivi provenienti dalla Germania. Si evidenzia che tutti i controlli in laboratorio per la peste suina africana eseguiti finora a destino in Italia sugli animali vivi e sulle merci provenienti dai Paesi UE interessati dalla malattia hanno dato esiti favorevoli.

Il Ministero della Salute ha raccomandato alle regioni e province autonome la puntuale esecuzione delle attività di sorveglianza e vigilanza veterinaria previste dalle norme vigenti e dal Piano nazionale di sorveglianza, nonché di incentivare ogni ulteriore iniziativa necessaria ad elevare il livello di allerta e di preparazione nei confronti del contrasto all'introduzione ed eventuale diffusione della malattia in questione nel territorio nazionale. Desidero rassicurare, quindi, in merito al livello di massima attenzione in materia di rischio dell'introduzione della PSA in Italia, al rilevamento precoce dell'ingresso del virus sul territorio nazionale ed alla preparazione alla gestione di un'eventuale emergenza.

Da ultimo, quanto alle iniziative governative volte al eliminazione delle restrizioni commerciali imposte alla Sardegna, si segnala quanto segue. Il Ministero della Salute continua a supportare la regione Sardegna nella richiesta verso l'Ue di riconsiderare le misure di restrizione applicate al territorio isolano.

Ciononostante, le difficoltà conseguenti alla pandemia e la revisione dell'Unità di progetto per la peste suina africana in Sardegna hanno determinato un rallentamento del percorso, che è stato riavviato solo recentemente a seguito dell'approvazione, da parte della giunta regionale, della nuova composizione dell'Unità di progetto per la peste suina africana. Non appena sarà inviata da parte della regione Sardegna la relazione aggiornata sulla situazione epidemiologica, saranno attivati i necessari contatti con la Commissione europea al fine di sollecitare la revisione della classificazione e, quindi, anche le restrizioni alla commercializzazione.

PRESIDENTE. Il deputato Alberto Manca ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALBERTO MANCA (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Vice Ministro per la risposta, che mi trova soddisfatto, solo che vorrei un attimino riepilogare qual è la situazione della mia terra per quanto riguarda la peste suina e quello che è stato fatto dal 1978. Sicuramente, nel corso degli anni, fino alla legislatura Pigliaru, quindi la legislatura scorsa, l'attività che è stata fatta è stata solo quella di un incentivo economico verso gli allevatori che avevano nel loro allevamento la presenza della peste suina africana e che, quindi, subivano l'abbattimento di tutti gli animali. Successivamente, va dato atto che la giunta Pigliaru, in particolare con l'assessore alla sanità Luigi Arru, si prese una decisione forte, una decisione che fu oggetto sicuramente di polemica, ma che determinò il risultato che oggi noi abbiamo, cioè la scomparsa della peste suina africana.

Nel corso del tempo, sicuramente, la creazione dell'Unità di progetto è stata una scelta virtuosa, poiché ha accumunato, all'interno di una struttura, una cabina di regia, tutti gli enti coinvolti nella lotta alla peste suina africana - quindi, l'ATS, lo Zooprofilattico e il Corpo forestale e di vigilanza ambientale, l'Agenzia FoReSTAS -, quindi tutti gli elementi che servono per procedere senza indugio alla lotta all'illegalità che in Sardegna, fino a qualche anno fa, era sicuramente presente.

Da questo punto di vista, ovviamente, avendo questa criticità, che da un punto di vista veterinario può essere considerata la prima emergenza sanitaria veterinaria mondiale, posto che i risultati sono sotto gli occhi di tutti, nonché la decisione 2014/709 che, come ricordava lei, impone una sorta di embargo per la nostra regione, non consentendo l'esportazione, la commercializzazione di animali vivi ma, soprattutto, dei nostri prodotti gastronomici, che da un punto di vista qualitativo possono essere messi al pari con gli altri prodotti presenti (non solo in Italia, logicamente), determina una incapacità di tutto il settore, di tutta la filiera di crescere e di dare contributi economici o, comunque, ristoro economico verso le persone che ci lavorano, sia in maniera diretta, sia, ovviamente, come indotto.

Ricordo che la mia regione ha una grande criticità scoppiata nello scorso anno, ad esempio sul prezzo del latte ovino, che è il principale prodotto delle nostre campagne, il principale prodotto del comparto agro-zootecnico. Ecco, io credo che l'incremento della filiera suinicola, dare ristoro economico a questa filiera che, nel corso degli anni, non ha avuto per evidenti motivi possibilità di sviluppo, darebbe un impatto positivo anche nel prezzo del latte poiché, ovviamente, si darebbe la possibilità ai nostri agricoltori, ai nostri pastori, di diversificare le loro produzioni. Si tratta di allevatori - lo voglio ricordare - che, nel corso del tempo, proprio a seguito dell'intervento dell'Unità di progetto di contrasto alla peste suina, hanno fatto notevoli sforzi; hanno effettuato corsi di formazione, hanno incrementato le condizioni di biosicurezza dei loro allevamenti e, soprattutto, vi è stata un'emersione dall'illegalità notevole. In questo senso, sono pochissime le sacche di resistenza che abbiamo in taluni territori della Sardegna, ma che, nel corso del tempo, piano piano, tendono a ridursi considerevolmente, poiché essi stessi hanno capito che tutti gli animali, a parte le condizioni di benessere animale, hanno necessità di un controllo veterinario, di un controllo sanitario. Quindi, proprio a seguito dell'intervento della politica regionale della scorsa legislatura, è stato dato anche un notevole importo finanziario a loro disposizione, quindi va riconosciuto il loro impegno nel migliorare le loro condizioni. La stessa cosa vale anche per i cacciatori; hanno anch'essi fatto dei corsi di formazione, migliorato le loro condizioni dell'obbligo di formazione, nel pieno rispetto delle misure di prevenzione, addirittura dotandosi anche di strutture tese alla sosta delle carcasse, in attesa, quindi, degli esiti sanitari a cui gli animali vengono sottoposti obbligatoriamente.

Ricordiamo che in Sardegna oltre alla peste suina abbiamo anche la presenza della trichinella in alcune zone e che, questa sì, determina dei danni e delle criticità verso l'uomo.

Infine, gli impianti di trasformazione. Anche a tale proposito, sono stati somministrati agli interessati dei corsi di formazione, nel rispetto, in maniera rigorosa, di tutte le misure di biosicurezza, proprio per evitare di avere, in quel tempo una diffusione della PSA. Con riferimento ai dati epidemiologici, voglio ricordare che il 22 ottobre i miei colleghi del Corpo forestale hanno rilevato a Lanusei un'ulteriore presenza di un allevamento illegale, che è stato immediatamente debellato; gli animali sono stati abbattuti e i risultati dimostrano, ancora una volta, che da diciotto mesi non si ha la presenza della peste suina africana.

È proprio per questo motivo che io accolgo con piacere le parole in cui si evidenzia che l'Europa interviene immediatamente a seguito dei focolai in Germania. Però credo che l'Europa dovrebbe agire immediatamente anche nel caso contrario, cioè quando una regione come la Sardegna assume un comportamento virtuoso dopo quarant'anni di inattività. Questi ultimi anni dimostrano che la politica regionale ha attivato tutta una serie di misure per risolvere la criticità, anche in contrasto con alcune popolazioni, però, logicamente, si è stati determinati nell'attivare queste misure e oggi i risultati ci confortano. Quindi, credo che l'Europa dovrebbe fare un ulteriore sforzo per verificare se queste misure ad oggi siano ancora attuali, oppure, comunque, andrebbero migliorate.

È vero - non voglio essere polemico - che il cambio dell'ultima legislatura regionale ha determinato un cambio di passo, un rallentamento. Io stesso ho presentato atti di sindacato ispettivo per contestare il rallentamento nell'attività di contrasto e di eradicazione della peste suina africana. Vi sono state le dimissioni di alcuni componenti dell'Unità di progetto, ma voglio comunque ricordare l'impegno di questa Unità di progetto. Con riferimento a questo, la delibera che lei, signor Vice Ministro, ricordava conferma queste due persone, che quindi fanno di nuovo parte dell'Unità di progetto e quindi dà ulteriore sostegno e forza all'Unità di progetto. Confido, quindi, che ci si muova senza indugio proprio per ottenere nuovamente un incontro con l'Europa, al fine di evidenziare i risultati ottimi che sono stati raggiunti, che evidenziano una mancanza della peste suina africana in Sardegna per ottenere in maniera congiunta sia a livello regionale, sia a livello nazionale, il risultato che la mia terra auspica, cioè lo sblocco delle commercializzazioni, nonché un impegno per sostenere la filiera suinicola sarda, che da anni, di fatto, non è al passo dei tempi e non è sostenuta dalla politica.

(Chiarimenti e iniziative di competenza in ordine alla disciplina derivante dalle nuove linee guida per la somministrazione della pillola abortiva Ru486, in rapporto alla delibera AIFA del 30 luglio 2009, nonché a successive delibere – n. 3-01733 e n. 3-01835)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Montaruli ed altri n. 3-01733 e Bellucci ed altri n. 3-01835, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro dell'Interno, Matteo Mauri, ha facoltà di rispondere.

MATTEO MAURI, Vice Ministro dell'Interno. Grazie, Presidente. In merito a quanto delineato delle interrogazioni parlamentari in esame, l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha inteso precisare quanto segue. La delibera del consiglio di amministrazione dell'AIFA del 30 luglio 2009 prevedeva il ricovero ospedaliero per l'aborto dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica del termine della procedura, oltre che la somministrazione del farmaco entro 49 giorni. Quest'ultima delibera è stata superata per effetto della delibera del consiglio di amministrazione, sempre dell'AIFA, dell'11 agosto 2020.

Tale delibera risulta coerente con i pareri resi dal Consiglio superiore di sanità il 4 agosto 2020 e dalla Commissione tecnico-scientifica dell'AIFA (CTS) il 5 agosto 2020, dando mandato al direttore generale di modificare la determinazione n. 1460 del 24 novembre 2009 (quella, per capirci, concernente la specialità medicinale Mifegyne 200 milligrammi) e la determinazione dell'Ufficio valutazione e autorizzazione (oggi autorizzazione all'immissione in commercio) dell'AIFA, n. 1241 del 19 giugno 2015, concernente proprio il prodotto Mifegyne 600 milligrammi, in ordine ai vincoli del percorso di utilizzo del medicinale a base di mifepristone (Ru486), nonché di procedere ad una corrispondente revisione dei relativi stampati. Inoltre, al comma 2 della stessa delibera, il consiglio di amministrazione ha confermato la classificazione, ai fini della fornitura del medicinale, come OSP-medicinale soggetto a prescrizione medica limitativa, utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili, comprese le strutture identificate dall'articolo 8 della legge del 22 maggio 1978, n. 194. Il CSS, nella seduta straordinaria del 4 agosto 2020, ha evidenziato tecnicamente quanto segue: “Al fine di favorire, ove possibile, il ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, fino a 63 giorni, in regime di fornitura day hospital e in regime ambulatoriale, come in uso nella maggior parte dei Paesi europei, prescindendo da qualsiasi considerazione etica relativa alla materia, che pertiene alla sensibilità e alla conoscenza del singolo - dopo un approfondito esame della problematica, anche attraverso accurata ed esaustiva analisi della letteratura scientifica e della documentazione tecnico-scientifica ad oggi disponibili (…) - dalla raccolta dati ad hoc effettuata nel 2010-2011 si era rilevato che, sebbene la gran parte delle regioni e delle strutture avessero adottato come regime di ricovero quello ordinario con l'ospedalizzazione molte donne (il 76 per cento) hanno richiesto la dimissione volontaria dopo la somministrazione di mifepristone o prima dell'espulsione completa del prodotto abortivo, con successivi ritorni in ospedale per il completamento della procedura (dati del Ministero della Salute del 2019. Comunque, nel 95 per cento dei casi, queste donne sono tornate al controllo nella stessa struttura. Inoltre, nel 95,9 per cento dei casi non vi era stata nessuna complicazione immediata e la necessità di ricorrere, per terminare l'intervento, con l'isterosuzione o per revisione della cavità uterina, si era presentata nel 5,3 per cento dei casi. Anche al controllo post dimissione, nel 92,9 per cento dei casi, non era stata riscontrata nessuna complicanza (dati del Ministero della Salute 2019). Questi dati sono simili a quanto rilevato in altri Paesi e a quelli riportati in letteratura e sembrano confermare la sicurezza di questo metodo. (…) Nel corso degli anni diverse regioni hanno adottato percorsi assistenziali che prevedano il day hospital ed il regime ambulatoriale e ciò, come si evince dai dati raccolti ed analizzati, non ha modificato le percentuali di complicanze immediate o tardive registrate nel corso degli anni”.

Il CSS, considerando in particolare anche la letteratura scientifica, sentito anche il direttore generale di Aifa, esprimeva parere favorevole al ricorso all'interruzione di gravidanza con metodo farmacologico in regime di day hospital e in regime ambulatoriale, come in uso nella gran parte degli altri Paesi europei. Il CSS faceva rilevare altresì che l'applicazione delle linee di indirizzo sull'interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine potesse essere limitata dalla vigenza della citata delibera Aifa del 30 luglio 2009, che vincola il percorso di utilizzo della specialità medicinale Mifegyne, prevedendo che “l'impiego del farmaco deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi previsti dalla legge 22 maggio del 1978, n. 194 a garanzia e a tutela della salute della donna; in particolare, deve essere garantito il ricovero in una delle strutture sanitarie individuate dall'articolo 8 della citata legge n. 78, dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento”.

La delibera n. 34 dell'11 agosto 2020 ha sostanzialmente eliminato tale limitazione, superando le previsioni della delibera del 2009. Il 5 agosto 2020 il CTS dell'Aifa ha concluso l'istruttoria relativamente all'uso dei farmaci a base di mifepristone e misoprostolo, esprimendo il seguente parere sulla modalità di utilizzo del medicinale Mifegyne: analizzando i dati del registro sulle interruzioni volontarie di gravidanza, inclusi anche nella relazione sull'attuazione della legge n. 194 del 1978, si evince la comparabilità delle procedure mediche e chirurgiche in termini di efficacia e sicurezza, evidenziando anche la sicurezza del farmaco anche per trattamenti effettuati off label oltre il termine dei 49 giorni, nonché l'assenza di differenze nel profilo di sicurezza tra le donne ricoverate e quelle che avevano fatto ricorso alla dimissione volontaria dall'ospedale. Tenuto conto di quanto sopra, nonché delle richieste del CSS, la CTS esprime parere favorevole alla rimozione della precedente limitazione, consentendo (in linea con l'indicazione approvata a livello europeo) l'utilizzo del medicinale, usato in associazione sequenziale con un analogo delle prostaglandine fino al sessantatreesimo giorno di amenorrea. In linea con quanto previsto nel riassunto delle caratteristiche del prodotto per Mifegyne, al fine di garantire l'utilizzo sequenziale fino alla sessantatreesima giornata (l'utilizzo di questo farmaco somministrato per via orale è previsto per le interruzioni fino al quarantanovesimo giorno) si propone l'importazione dall'estero di Gemeprost, da utilizzare previa valutazione del rapporto R/B sul singolo soggetto, per le interruzioni dal cinquantesimo al sessantatreesimo giorno di amenorrea. L'impiego dei suddetti farmaci deve trovare applicazione nel rispetto di quanto previsto dalla legge 22 maggio 1978, n. 194 a garanzia della tutela della donna, e deve pertanto avvenire presso le strutture da esse identificate nell'articolo 8 e richiamate nel parere del CSS (strutture ambulatoriali, consultori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati all'ospedale ed autorizzati dalla regione, oppure in day hospital).

Infine, considerata l'attuale carenza del medicinale Misoone e verificata la sussistenza dei criteri di economicità e appropriatezza previsti dalla legge n. 79 del 2014, si esprime parere favorevole all'inserimento del misoprostolo, somministrato per via buccale, nella lista dei farmaci erogabili a carico del Servizio sanitario nazionale, ai sensi della legge n. 648 del 1996, con l'indicazione “interruzione medica della gravidanza a sviluppo intrauterino, in seguito all'uso di mifepristone, da attuarsi fino al 49° giorno di amenorrea”.

Visto anche il parere del CTS del 5 agosto 2020, la successiva determinazione del direttore generale di Aifa del 12 agosto 2020, n. 865, ha reso applicabili le linee di indirizzo definite dal Consiglio superiore di sanità. È importante sottolineare altresì che la stessa determinazione del 12 agosto 2020, n. 865 cita tra i visti la delibera n. 34 dell'11 agosto 2020, in tal modo rispettando quanto deciso anche dal consiglio di amministrazione in merito alle modifiche delle modalità di impiego del medicinale Mifegyne. Infatti, la suddetta determinazione dell'Aifa, oltre ad estendere l'uso consentito di questo medicinale fino al sessantatreesimo giorno, cioè pari a nove settimane di età gestazionale, sopprime contestualmente i vincoli del percorso di utilizzo del medicinale stabiliti dall'articolo 3, difatti si prevede che l'impiego del farmaco deve trovare applicazione nel rigoroso rispetto dei precetti normativi, legati alla legge n. 194 a garanzia e tutela della salute della donna. In particolare, deve essere garantito il ricovero - come dicevamo - in una delle strutture sanitarie individuate dalla legge n. 194, dal momento dell'assunzione del farmaco fino alla verifica dell'espulsione del prodotto del concepimento. Tutto il percorso abortivo deve avvenire sotto la sorveglianza di un medico del servizio ostetrico ginecologico, cui è demandata la corretta informazione sull'utilizzo del medicinale, sui farmaci da associare, sulle metodiche alternative e sui possibili rischi connessi, nonché l'attento monitoraggio onde ridurre al minimo le reazioni avverse segnalate, quali emorragie, infezioni ed eventi fatali.

Con particolare riguardo alle possibili reazioni avverse, tenuto conto anche del riassunto delle caratteristiche del prodotto approvato, dei dati disponibili di farmacovigilanza, nonché della bibliografia disponibile che avvertono sui rischi teratogeni connessi alla possibilità del fallimento di interruzione farmacologica di gravidanza e del sensibile incremento del tasso di complicazioni in relazione alla durata della gestazione, l'assunzione del farmaco deve avvenire entro la settima settimana di amenorrea.

È rimesso alle autorità competenti, nell'ambito delle proprie funzioni, di assicurare che le modalità di utilizzo della specialità medicinale Mifegyne ottemperino alla normativa vigente in materia di interruzione volontaria di gravidanza e alle disposizioni di cui sopra”.

Da ultimo, l'Aifa fa presente che la citata determinazione del direttore generale, nel confermare la classificazione del regime di fornitura del medicinale, riconosce inalterata la validità - per l'utilizzo dello stesso - delle strutture identificate dall'articolo 8 della legge 22 maggio 1978, n. 194, “Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza”. Tale articolo dispone che l'interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico-ginecologico presso un ospedale generale tra quelli indicati dalla legge, il quale verifica anche l'inesistenza di controindicazioni sanitarie. Gli interventi possono essere altresì praticati presso gli ospedali pubblici specializzati, gli istituti ed enti di cui all'articolo 1, penultimo comma, della legge n. 132, e le istituzioni di cui alla legge n. 817 del 1973 e al decreto del Presidente della Repubblica n. 754 del 1958, sempre che i rispettivi organi di gestione ne facciano richiesta. Nei primi 90 giorni l'interruzione della gravidanza può essere praticata anche presso case di cura autorizzate dalla regione, fornite di requisiti igienico-sanitari e di adeguati servizi ostetrico-ginecologici. Le case di cura potranno scegliere il criterio al quale attenersi, fra i due sopra fissati. Nei primi 90 giorni gli interventi di interruzione della gravidanza dovranno altresì poter essere effettuati, dopo la costituzione delle unità socio-sanitarie locali, presso poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati agli ospedali e autorizzati dalla regione.

Alla luce di quanto argomentato, si evince la piena coerenza delle disposizioni contenute nella determinazione n. 865/2020 con la normativa attualmente in vigore.

PRESIDENTE. La deputata Augusta Montaruli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, ma come faccio a essere soddisfatta? L'Italia in questo momento è in preda a una preoccupazione e a un'angoscia dovuta ai provvedimenti amministrativi che questo Governo adotta, e quest'Aula, oggi, anziché sembrare l'Aula di Montecitorio, sembra una succursale del pianeta Marte, perché sembrate degli alieni! Avete dimenticato di dire anche su questo argomento, l'RU486, che nelle premesse delle linee guida, atto amministrativo, del parere del consiglio superiore della sanità - altro parere amministrativo e non certo atto avente forza di legge - avete messo come premessa l'emergenza COVID-19. Tutti questi atti, dalle linee guida del Ministro Speranza al parere del consiglio superiore della sanità fino ad arrivare alle delibere dell'Aifa o alla determina del direttore generale dell'Aifa, ricorrono nella data di agosto di quest'anno; cioè, mentre voi dovevate, durante l'emergenza COVID-19, occuparvi delle terapie intensive, della tenuta dei nostri ospedali, dell'isolamento degli anziani, di garantire il numero di medici e infermieri, di garantire la sicurezza nelle scuole, di garantire la sicurezza nei trasporti pubblici, voi vi occupavate, nel mese di agosto, dell'RU486 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, come ha detto lei, membro del Governo, voi vi occupavate di togliere il diritto delle donne di scegliere! Prima delle vostre fantastiche linee guida, come ha detto lei, le donne andavano in ospedale, avevano la possibilità del ricovero ed erano loro che sceglievano se andare a casa; infatti - infatti! - tante donne che sono ricorse all'aborto farmacologico hanno scelto di andare a casa. Voi con queste linee guida gli avete tolto il diritto di essere assistite in una struttura ospedaliera, gli avete tolto il diritto di non fare un aborto a casa, cioè ancora una volta con un atto amministrativo siete andati contro la legge!

C'è un punto, che è il tema di questa interrogazione, cioè che non esiste nessuna delibera dell'Aifa, nessun atto di un direttore generale, nessun atto amministrativo che può togliere quella dicitura, che era pur ricordata nella delibera dell'Aifa del 2009, e cioè che la distribuzione del farmaco RU486 - quindi l'aborto farmacologico - non poteva andare contro il sacrosanto e rigoroso rispetto dei principi della legge n. 194. Non esiste atto amministrativo, anche fatto clandestinamente ad agosto e quasi di nascosto mentre gli italiani prendevano il respiro, che possa andare contro una legge di questo Parlamento: non esiste per questo tema e non esiste per nessun altro tema che riguardi argomenti disciplinati dalla legge, tanto più se sono così delicati come quelli che stiamo affrontando oggi. Quindi, voi cosa avete fatto? Sollecitati da un gruppetto di parlamentari che hanno costituito un intergruppo delle donne, che vi hanno chiesto un atto ideologico, voi avete preso l'emergenza COVID-19 e, anziché occuparvi dell'emergenza COVID-19, l'avete sfruttata per dare sfogo a un'ideologia: siete passati dal dire che bisognava difendere la legge n. 194 al distruggerla. Noi, come Fratelli d'Italia, siamo qui oggi; ci siamo, perché quello che sta succedendo in questo momento in Italia è scandaloso, è di una vergogna senza fine. Migliaia di italiani vi guardano - ci guardano - e attendono risposte. Le risposte che ci dovete dare sono ben diverse da quelle che ha dato oggi in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La deputata Maria Teresa Bellucci ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro Mauri, ma come si può essere soddisfatti? Io resto basita, basita nella misura in cui lei, Vice Ministro, rappresenta il Ministero della Salute e il Ministero della Salute si dovrebbe occupare di proteggere la salute degli italiani, delle persone, delle donne e anche delle persone di minore età; invece tutto questo voi lo dimenticate e lo negate. Soltanto in due mesi avete avallato e sostenuto dei provvedimenti di carattere amministrativo che violano il diritto di difendere la vita. L'avete fatto per ben due volte con il favore delle tenebre - sì! -, con quel cono d'ombra che avete utilizzato legato alla pandemia e al Coronavirus, che, sì, è un problema, è un'emergenza sanitaria, economica e sociale, ma che voi non gestite gestendo l'emergenza e usando tutte le vostre energie, ma, anzi, dietro quella voi proponete iniziative che contravvengono anche alle leggi di carattere primario e che sono proprio a danno della salute. Infatti, insieme alla RU486, che così viene proposta fuori dalla possibilità di un ricovero e, quindi, alla possibilità di essere pienamente assistiti, il direttore dell'Aifa a ottobre ha proposto una determina che prevede, Vice Ministro, l'autorizzazione alla vendita a persone di minore età di un farmaco contraccettivo e abortivo: persone di minore età! Cioè, voi state proponendo e sostenendo iniziative per le quali le donne di qualsiasi età devono essere lasciate sole, sole a gestire la propria possibile gravidanza o la propria interruzione di gravidanza, una possibile gravidanza: sole! La cosa che mi fa inorridire è che, per esempio, il direttore dell'Aifa - e lei non ha speso parole per prendere distanza da tutto questo - ha sostenuto che quella determina era una scelta etica: che cosa c'è di etico a lasciare un ragazzino di 11-12 anni da solo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? In Italia i minori non votano, in Italia i minori non possono comprare un farmaco senza prescrizione medica; in Italia i minori non vengono ascoltati per legge sempre sotto i 12 anni. Ebbene, non si ascolta un minore, non lo si fa votare, ma gli si permette di comprare una pillola contraccettiva e abortiva! Che cosa c'è di etico in questo Stato, Vice Ministro? Tutto questo non viene permesso a un minore, cioè di votare piuttosto che di essere sempre comunque ascoltato sotto i 12 anni, perché si pensa che non abbia la maturità psicologica. Ma, allora, quale maturità dovrebbe essere riconosciuta a un minore di poter autosomministrarsi una pillola contraccettiva e abortiva, lasciandolo poi solo?

E quando il direttore dell'Aifa oltretutto dice che la motivazione è legata all'aumento, a Milano durante il Coronavirus, del doppio di quindicenni che sono in stato di gravidanza e che per questo deve essere consentito di risolvere subito la cosa altrimenti non continuano gli studi, le ricordo, Vice Ministro, che dati Istat ci dicono che durante il Coronavirus la pedopornografia è aumentata del 130 per cento. C'è un allarme lanciato dall'Unicef e lanciato anche dal Telefono Azzurro, che sancisce come sono aumentate dal 30 al 40 per cento le richieste d'aiuto dei minori, che sottolinea come ci sia una problematica di sfruttamento sessuale dei minori, di abuso sui minori e, attraverso questa previsione, queste persone saranno sempre più lasciate sole e saranno sempre più nella condizione di cadere in quel cono d'ombra dell'indifferenza dello Stato. Questa è l'Italia che voi immaginate, questa è la nazione che voi immaginate. Invece di pensare a un piano nazionale di emergenza per andare a proteggere quei minori, per entrare in quelle situazioni, per svelare quello che sta accadendo, per permettere loro e consentire loro di chiedere aiuto e di ricevere il giusto aiuto, ebbene, voi voltate la faccia dall'altra parte, vendete una pillola che fa tacere tutto e che abbandona in uno stato di indifferenza e solitudine le donne e le persone di minore età. Questo è vergognoso e Fratelli d'Italia si batterà con forza, coraggio e determinazione perché a questo scempio noi non ci stiamo e non colluderemo in nessuna maniera: ci pensi, signor Vice Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

(Chiarimenti sulla posizione dell'Italia in ordine all'adesione all'“Iniziativa Europea d'Intervento” – n. 3-01009)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Caiata n. 3-01009 (Vedi l'allegato A).

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Presidente, con lettera del Ministro della difesa del 19 settembre 2019 l'Italia ha ufficialmente comunicato la volontà di aderire alla European Intervention Initiative, ottenendo l'assenso alla richiesta con il Joint Statement del successivo 20 settembre. L'adesione italiana va letta in stretta correlazione con le finalità dell'Iniziativa, che, così come stabilito nei principali documenti sottoscritti a livello ministeriale, non intende sovrapporsi alle strutture già esistenti nei settori della sicurezza e della difesa, bensì contribuire al loro rafforzamento attraverso la creazione di una base culturale e strategica comune, che promuova la cooperazione fra le Forze armate dei Paesi aderenti.

In tale contesto, il nostro Paese si è reso disponibile a fornire in particolare la propria peculiare competenza in materia securitaria, con specifico riferimento alla regione del Mediterraneo, allo scopo di favorire una visione condivisa e un comune patrimonio di conoscenze dell'area, in considerazione della sua rilevanza strategica anche a livello nazionale. Al riguardo, in occasione dei Military European Strategic Talks di fine gennaio 2020, i Paesi aderenti all'iniziativa, accogliendo la proposta italiana, hanno deciso l'apertura di un gruppo di lavoro, un working group, sull'area del Mediterraneo. La prima riunione del suddetto working group, con la quale è stato dato avvio ai relativi lavori, che saranno coordinati dall'Italia stessa, si è tenuta a fine maggio 2020 in modalità videoconferenza.

Quanto, infine, ad ulteriori specifici contenuti dell'Iniziativa, essi dovranno essere necessariamente definiti a seguito degli incontri tra le autorità di vertice della Difesa dei Paesi membri, nell'ambito dei quali sarà altresì comunicato l'interesse italiano nei confronti delle varie attività. A titolo di aggiornamento, aggiungo che lo scorso 25 settembre, nell'ambito degli incontri periodici tra i Ministri della Difesa dei Paesi aderenti all'Iniziativa, ha avuto luogo un meeting in videoconferenza nel quale i rappresentanti dei Paesi membri si sono confrontati, tra gli altri argomenti, sui recenti sviluppi della situazione nell'area del Mediterraneo allargato: Libia ed Africa settentrionale, Sahel, Libano e il bacino del Mediterraneo orientale.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Caiata ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SALVATORE CAIATA (FDI). Sottosegretario, è evidente che noi vediamo di buon occhio qualsiasi iniziativa volta a creare cooperazione vera e sincera nell'ambito del Mediterraneo, soprattutto se queste iniziative fossero volte effettivamente ad arrivare ad azioni comuni di difesa, che in questo momento invece non intravediamo. È evidente come anche in questi giorni i francesi continuino a seguire obiettivi di politica estera, anche in Libia, in maniera totalmente autonoma, creando a noi un gravissimo danno, perché sono evidenti a tutti le nostre perdite di posizioni nella strategia del Mediterraneo; così come sono evidenti, agli onori della cronaca anche di questi giorni, le ambizioni francesi sul nostro territorio e sul Monte Bianco, quindi noi siamo evidentemente preoccupati che questa iniziativa voglia effettivamente solamente celare la volontà di protagonismo di Macron e non in realtà una vera collaborazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Per questo, ci permetta di ricordare, di mantenere vigile la nostra posizione e la nostra linea di politica estera, che diventi più marcata e più incisiva, ma soprattutto che porti anche ad arrivare ad azioni che noi auspichiamo da tempo, quali, ad esempio, il blocco navale, perché solamente nell'ambito di una politica comunitaria effettiva e non conviviale, di semplici riunioni, possiamo arrivare ad un risultato di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative di competenza per contrastare il grave stato di inquinamento del fiume Sarno e dei territori circostanti – n. 3-01599)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Manzo ed altri n. 3-01599 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Presidente, la Piana del Sarno, che ricade nel bacino distrettuale dell'Appennino Meridionale, comprende 56 comuni, estendendosi per 708 chilometri quadrati dal versante Sud-Est del Vesuvio fino alla Penisola Sorrentina e all'isola di Capri. Il bacino del fiume Sarno comprende 42 comuni nelle province di Napoli, Salerno e Avellino, e si estende per 500 chilometri quadrati. Nell'area del bacino idrografico del fiume Sarno sono presenti complessivamente 247 medio-grandi impianti in possesso di AIA e/o AUA, di cui 57 ricadono nel territorio della città metropolitana di Napoli e 190 nelle province di Salerno e di Avellino.

Le principali problematiche che caratterizzano il bacino del fiume Sarno, come si evince dall'analisi di diversi documenti di programmazione territoriale, quali il Piano di gestione del rischio alluvioni, il Piano stralcio dell'assetto idrogeologico, il Piano di gestione delle acque, sono riconducibili ai seguenti aspetti: rischio indotto da fenomeni alluvionali; la superficie della Piana del Sarno a rischio idraulico è pari a circa il 7-8 per cento dell'area e le criticità idrauliche attualmente presenti lungo il corso del fiume Sarno sono quasi tutti attribuibili a restringimenti delle sezioni del deflusso e ad irregolarità dei profili di fondo. Rischio indotto da fenomeni franosi: la superficie della Piana del Sarno a rischio idraulico è pari a circa il 52 per cento dell'intera area. Acque superficiali o sotterranee: tutti i corpi idrici superficiali individuati risultano caratterizzati da un non buono stato ecologico e in alcuni tratti del torrente Solofrana emergono anche superamenti dei parametri chimici delle acque affluenti, quali il cromo e il cadmio; dalle analisi effettuate in diversi punti del reticolo naturale sono emersi superamenti in particolari periodi dell'anno dovuti alle fluttuazioni di produzioni di alcune aziende agricole manifatturiere; per le acque sotterranee, nell'area ricadono otto acquiferi e quantitativamente risultano tutti classificati come non buoni, in quanto altamente sovrasfruttati. La scelta di captare l'acqua mediante pozzi artesiani e per l'approvvigionamento idrico ai fondi agricoli è indotta dalle condizioni di inquinamento dei principali corsi d'acqua superficiali presenti nell'area e, analogamente, risulta non buono lo stato chimico degli acquiferi.

Ulteriore e significativa criticità è rappresentata dall'enorme presenza di rifiuti urbani e non lungo tutto il reticolo naturale, cosa che comporta importanti riduzioni delle sezioni in corrispondenza degli attraversamenti e delle confluenze idrauliche. Proprio per arrivare ad una soluzione definitiva, come è noto, di risanamento del fiume Sarno e dei territori attraversati, è stato assegnato nell'ambito del Masterplan “Bacino Fiume Sarno” all'Autorità di bacino distrettuale dell'Appennino Meridionale il compito di definire e programmare uno scenario di misure, in concerto con gli enti territorialmente competenti, e declinare un piano di azioni da realizzare in base alle priorità, lavori a breve, medio e lungo termine, e programmazione finanziaria. Tra le misure previste rientrano anche quelle relative al ciclo integrato delle acque, ovvero l'intervento di mitigazione degli impatti derivanti dagli scarichi. Sapete - aggiungo - che questo lavoro di coordinamento di Masterplan che viene condotto dall'Autorità distrettuale è stato avviato anche a seguito della convocazione di un tavolo da parte del Ministero con tutti i comuni interessati della valle del Sarno, proprio per svolgere un ruolo di maggior coordinamento delle entità territoriali - regione compresa. con la quale si collabora - che sta dando i primi risultati.

Si segnala, inoltre, che i corsi d'acqua appartenenti al bacino idrografico del fiume Sarno sono monitorati dall'ARPA Campania, in ottemperanza a quanto stabilito dal Testo unico dell'ambiente. Secondo quanto riferito dall'Agenzia, in tutte le stazioni monitorate nel mese di aprile 2020 il livello di inquinamento in base all'indice LIMeco risulta essere peggiore o uguale a quello ottenuto in condizioni di monitoraggi ordinari. In particolare, dai risultati del monitoraggio effettuato dall'ARPA, è emerso il cromo totale come sostanza che determina il non raggiungimento dello stato “buono”, a causa del suo elevato tenore. Questo metallo, benché non ritenuto pericoloso in sé, come la sua forma esavalente (cromo VI), è comunque considerato un forte inquinante. Da evidenziare che, in corrispondenza del sito Sr3, del sito Sr6 - appartenenti ad un corpo idrico localizzato lungo il basso corso del fiume Sarno - e del sito Cav1, nel confronto tra i risultati delle analisi dei campioni nel mese di aprile 2017 con quelli del mese di aprile 2020, effettuati nel pieno lockdown delle attività industriali e produttive dovuto all'emergenza sanitaria da COVID-19, risulta un tenore di cromo totale inferiore, dal quale deriva un migliore stato di qualità del corpo idrico. Evidentemente la riduzione delle attività ha avuto un effetto.

Per quanto concerne la concentrazione del cromo totale sulle stazioni AC2 e Sol2, dal confronto delle analisi dei prelievi del mese di aprile 2017 con quelli del mese di aprile 2020 - che, come precisato, sono stati effettuati sempre in periodo di lockdown - si osserva una sostanziale diminuzione del cromo totale. Tuttavia, anche in queste condizioni non viene raggiunto il giudizio minimo per lo stato ecologico fissato dalla normativa, cioè il livello “buono “. Per quanto concerne la classificazione dello stato chimico dei corpi idrici fluviali, esso esprime lo stato di qualità di un corpo idrico sotto l'aspetto chimico ed è ottenuto attraverso il monitoraggio di alcune sostanze ritenute prioritarie in quanto pericolose per l'uomo e per l'ambiente. Esse costituiscono un elenco di sostanze chimiche riportate nella Tabella 1/A del decreto legislativo n. 175 del 2015 ed appartengono a diverse famiglie di composti, quali idrocarburi, metalli pesanti, pesticidi, sostanze ritenute inquinanti per l'ambiente e pericolose per la vita degli organismi e dell'uomo. Esse derivano da diverse fonti, quali l'industria e l'agricoltura, e vengono ricercate in funzione delle pressioni antropiche individuate nel bacino idrografico. La classificazione che ne deriva prevede due soli stati, quello “buono”, ottenuto quando nessuna sostanza supera la concentrazione soglia definita dalla normativa, e quello “non buono”, nel quale la concentrazione anche di una sola delle sostanze monitorate supera il valore soglia. Dalle analisi dei prelievi effettuati da ARPA nel mese di aprile 2020, non si osservano sostanziali variazioni di concentrazione delle sostanze monitorate.

Fermo restando quanto qui esposto, il Ministero dell'Ambiente, per quanto di competenza e consapevole del grave inquinamento del fiume Sarno, dovuto anche a pratiche illecite, e della assoluta necessità di un suo risanamento ambientale, ha attivato i carabinieri del NOE, i tecnici dell'ISPRA e le capitanerie di porto, in collaborazione con l'ARPA, per avviare una campagna di monitoraggi sistematici ulteriori lungo tutto il corso del Sarno e anche nell'area della foce, rafforzando il coordinamento del contrasto dell'inquinamento. Gli accertamenti condotti dai NOE di Napoli e di Salerno hanno permesso di constatare che le probabili cause di inquinamento possono essere essenzialmente ricondotte a: scarichi di reflui industriali - prevalentemente conciari, per quanto attiene al torrente Solofrana, e da conserviere, per quanto attiene al Sarno e ai suoi affluenti - effettuati illegalmente da aziende che approfittano delle avverse condizioni meteorologiche per evacuare i propri reflui industriali; scarichi di acque meteoriche di dilavamento provenienti dai piazzali esterni delle attività conciarie e industriali in genere, interessati dallo stoccaggio di rifiuti speciali e dal deposito di materiale contaminati. Di prassi, dette acque di dilavamento non sono convogliate ad un impianto di trattamento e depurazione, per cui recapitano l'intero carico di inquinanti che dilavano a contatto con rifiuti e materiali contaminati da sostanze pericolose per l'ambiente; scarico di reflui di rete fognaria, costituiti dal cosiddetto “troppo pieno” a servizio della rete fognaria o, addirittura, da interi tronchi di rete fognaria non collettati ad alcun impianto di depurazione, in particolare Angri e Scafati. Il NOE ha inoltre posto in essere attività di contrasto sull'area di riferimento, prevalentemente in pregiudizio degli impianti produttivi, oltre che presso gli impianti di depurazione consortili, procedendo a numerosi sequestri.

Si segnala, infine, che durante il periodo di emergenza sanitaria sono stati programmati servizi di campionamento delle acque, prima e dopo quarantena COVID-19, per analizzare i parametri chimico-fisici e batteriologici e per la presenza eventuale di fitofarmaci. Al termine del periodo di quarantena, sono stati effettuati altrettanti prelievi negli stessi punti oggetto di analisi ante riapertura degli impianti produttivi, al fine di effettuare le necessarie comparazioni, onde risalire, attraverso l'analisi della tipologia di inquinanti, ai responsabili degli inquinamenti in atto. Da una disamina delle attività di indagine svolta sinora e dei contesti riscontrati, si ritiene pertanto che esistano numerose concause responsabili delle fonti di inquinamento del Sarno e dei suoi affluenti Solofrana e Cavaiola. Lo stato di gravissimo degrado del bacino del Sarno è dovuto al combinato operare di una pluralità di fonti di inquinamento, innanzitutto urbane, agricole e industriali.

Alla categoria delle fonti urbane di inquinamento vanno condotte le perdite di reti fognarie primitive e sottodimensionate rispetto ai carichi da convogliare, gli scarichi direttamente in falda, la pratica dei pozzi neri disperdenti, la percolazione da aree adibite a discarica abusiva, ma impermeabilizzate in maniera approssimativa ovvero, quando abusive, non impermeabilizzate per niente. Le fonti agricole di inquinamento sono rappresentate invece dall'uso spesso indiscriminato di fertilizzanti chimici, fitofarmaci, antiparassitari, anticrittogamici, diserbanti, nonché reflui di origine zootecnica utilizzati come concime. Le fonti di inquinamento industriale sono, invece, da ascrivere in preponderanza agli scarichi non trattati dagli stabilimenti conciari, conservieri, cartari, tipografici, e così via.

Da ultimo, è opportuno rappresentare che i dati sin qui comunicati non costituiscono elementi di valutazione definitiva, in quanto le attività di controllo sono tuttora in corso, sia di iniziativa che su delega delle autorità competenti e soprattutto delle procure ed in attuazione di quelli previsti e pianificati nell'ambito dell'Accordo di collaborazione operativo siglato il 16 ottobre del 2019, che ho citato prima, dal competente Comando NOE con l'Autorità di bacino distrettuale e che prevede un programma tecnico-economico-operativo-temporale (TEOT). In questo contesto saranno definite le misure strutturali e non strutturali di mitigazione delle criticità, il tutto configurato nei principi di sostenibilità della risorsa acqua, della risorsa suolo e del sistema ambientale.

È chiaro – e concludo - che il lavoro che sta svolgendo il Ministero è un lavoro di coordinamento, controllo e direzione che va al di là delle proprie dirette competenze, che notoriamente sulle materie in questione vengono esercitate dalla regione; però posso assicurare che l'attività di collaborazione tra le istituzioni sta proseguendo proficuamente sulla frontiera di un tema estremamente delicato ed estremamente difficile per un intero comparto territoriale, ma al quale il Ministero, pure in assenza di dirette competenze, non ha voluto rinunciare attraverso appunto l'indizione di un tavolo di coordinamento tra i comuni, che sta dando diciamo i primi risultati anche dal punto di vista dei controlli e dell'azione penale e dell'azione di polizia giudiziaria ecologica, che ci permette di poter dire che la situazione è attenzionata e seguita con puntualità.

PRESIDENTE. La deputata Teresa Manzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

TERESA MANZO (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il sottosegretario Morassut per la puntuale risposta e ne sono soddisfatta in quanto dalla risposta emerge l'impegno del Ministero dell'Ambiente per il recupero ambientale del fiume Sarno e per il contrasto del triste fenomeno degli scarichi abusivi da parte delle aziende agricole, delle industrie e delle reti fognarie urbane che sono la principale causa dell'inquinamento del fiume Sarno. Il lockdown della scorsa primavera ha evidenziato un dato importante, che è quello che ad effettuare questo inquinamento sono proprio gli scarichi illegali.

Il Sarno attraversa quarantadue comuni nelle tre province della regione Campania – Avellino, Salerno, Napoli -, un territorio vastissimo e densamente popolato, un territorio che ormai da anni, anzi, da troppi anni, deve fare i conti con le conseguenze nocive del grave stato di inquinamento in cui versa il corso d'acqua del fiume Sarno. Nello specifico apprendo con soddisfazione l'intensificarsi dei controlli volti ad individuare gli scarichi illegali e quindi a sanzionare coloro che commettono questo reato.

Il fiume Sarno è una risorsa importantissima per la regione Campania e come tale bisogna trattarlo, e, a tale riguardo, chiedo se sia possibile mai un giorno farlo rientrare tra i siti di interesse nazionale, in modo tale da averne una gestione più efficiente rispetto a quella che è oggi, utilizzando i vari enti, in modo tale che il nostro fiume - dico “nostro” perché io provengo dalla regione Campania - riabbia quel valore che aveva circa trent'anni fa. So che non sarà facile, ma non è impossibile.

(Iniziative di competenza in ordine alla presenza nel Mediterraneo della specie invasiva “noce di mare” e per ridurre il danno economico subito dagli operatori della pesca – n. 3-01651)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, Roberto Morassut, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Cadeddu ed altri n. 3-01651 (Vedi l'allegato A).

ROBERTO MORASSUT, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Grazie, Presidente. La presenza della Mnemiopsis leidyi, specie aliena invasiva tra le più problematiche e dal devastante potenziale di impatto, è nota al Ministero dell'Ambiente, che svolge una articolata attività di monitoraggio delle specie aliene invasive in mare, inquadrata nei programmi di monitoraggio in attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina. In particolare, si ricorda che la direttiva prevede, tra gli undici descrittori che definiscono il buono stato ambientale delle acque marine di giurisdizione nazionale, il descrittore 2, che è rivolto in particolare alle specie aliene invasive. Al monitoraggio sulle specie aliene invasive, condotto nei porti e nella loro prossimità e nei pressi degli impianti di acquacoltura, si aggiunge anche il monitoraggio relativo al descrittore 1 biodiversità con il monitoraggio del mesozooplancton effettuato lungo transetti a 3, 6 e 12 miglia dalla costa, effettuati con cadenza mensile lungo tutte le coste italiane e con cadenza quindicinale nelle acque delle Regioni Emilia-Romagna e Marche (non specificano i motivi). A quanto rappresentato si unisce uno specifico ulteriore monitoraggio sulle specie gelatinose planctoniche. La presenza della specie invasiva in argomento è stata pertanto rilevata e nel prossimo ciclo di monitoraggio sarà possibile avere informazioni integrate dai diversi programmi in grado di fornire informazioni più puntuali, fermo restando il fatto di non avere, allo stato attuale, a disposizione mezzi efficaci per contrastare il fenomeno, come accade generalmente per le specie aliene invasive marine, per le quali la possibilità di eradicazione è sostanzialmente impossibile e l'unica attività praticabile e la prevenzione. In merito all'ipotesi di presentare alla Commissione europea la richiesta di iscrizione della Mnemiopsis leidyi nell'elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale, premesso che l'elenco riguarda specie essenzialmente terrestri, si rappresenta che l'inserimento di specie nell'Annesso previsto dal Regolamento n. 1143 del 2014 avviene sulla base di istruttorie del forum scientifico appositamente istituito, in ragione di una specifica lista di requisiti che non includono solo la dannosità ma anche il rapporto costi-benefici di eventuali misure di eradicazione, il valore aggiunto di un'azione europea e l'effettiva possibilità di incidere sul problema, tutti requisiti particolarmente difficili da soddisfare in ambito marino. Ciononostante, nella consapevolezza della dannosità della specie in questione, la possibilità di iscrivere la Mnemiopsis leidyi nell'Annesso in parola è in fase di valutazione. Occorre, comunque, evidenziare che allo stato attuale l'unica misura efficace per prevenire l'arrivo di specie invasive marine è costituito dalla Convenzione Ballast Water, sulla prevenzione del trasferimento di organismi alieni tramite l'acqua di zavorra delle navi, recentemente entrata in vigore, ma non ancora ratificata dall'Italia. Pertanto, si ritiene che una celere conclusione del processo di ratifica possa dotare il Paese di un importante strumento di risposta per la problematicità particolare e specifica di questo argomento.

Per quanto attiene, invece, il ricorso all'FEAMP e alle modalità di ristoro degli operatori della pesca, occorre segnalare che trattasi di aspetti rientranti nelle competenze di un altro Ministero. Ad ogni modo, sentito anche il Ministero delle Politiche agricole, il Ministero dell'Ambiente ha manifestato la propria disponibilità a partecipare ad ogni iniziativa che possa essere ritenuta opportuna, compresa la costituzione di un tavolo tecnico congiunto sul tema, anche al fine di valutare ulteriori possibili iniziative volte a tutelare compiutamente gli operatori del settore della pesca e dell'acquacoltura, eventualmente danneggiati dal proliferare del fenomeno in esame. È evidente che ci sono delle sovrapposizioni di competenze che necessitano di un coordinamento tra i due Ministeri, trattandosi di politiche marine e che, al tempo stesso, però, riguardano anche le azioni rivolte alla tutela delle attività della pesca.

PRESIDENTE. Il deputato Luciano Cadeddu ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto della risposta alla sua interrogazione.

LUCIANO CADEDDU (M5S). Grazie, Presidente. Gentile sottosegretario, qui stiamo parlando di una specie altamente invasiva, classificata tra le 100 specie più distruttive al mondo. Nella mia interrogazione ho voluto palesare il grado di danno che può provocare questo organismo, che ricordo essere un ermafrodita puro, con una velocità di riproduzione devastante: un soggetto raggiunge la maturità in 14 giorni, deponendo migliaia di uova e creando, quindi, degli ammassi importanti e dei danni, specialmente nelle attività di pesca lagunari. Io stesso ho visto e valutato i danni che provoca nelle lagune oristanesi, ci ricordiamo i danni fatti nell'Adriatico e i danni portati da questa specie nel Mar Nero nei primi anni Ottanta. Lei mi dice che stiamo valutando se inserire, stiamo monitorando ed altro, bene, credo che tutto questo tempo oggi non l'abbiamo più, potremmo trovarci tra qualche anno a parlare di danni ancora più ingenti. Mi auguro che, così come ha detto lei, ci sia questo tavolo per poter interagire insieme al Ministero dell'Agricoltura, per poter già dare ristoro ai nostri pescatori, che già hanno avuto grossi danni. Mi dispiace ancora insistere: agiamo e agiamo subito, ne va del futuro dei nostri pescatori e del nostro ecosistema marino.

(Iniziative a tutela del marchio storico e dei servizi di utilità sociale dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù - n. 2-00875, n. 3-00378 e n. 3-01836)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Pezzopane ed altri n. 2-00875 e alle interrogazioni Cancelleri e Manzo n. 3-00378 e Ferri n. 3-01836 (Vedi l'allegato A). L'interpellanza e le interrogazioni, vertendo sullo stesso argomento, verranno svolte congiuntamente.

Chiedo alla deputata Stefania Pezzopane se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, collega? Interviene in sede di replica, d'accordo. La sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo, Anna Laura Orrico, ha facoltà di rispondere.

ANNA LAURA ORRICO, Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Pezzopane chiede quali iniziative si intendano intraprendere al fine di salvaguardare l'attività e le funzioni dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e sostenere il turismo tra le categorie più svantaggiate, in particolare tra i giovani. In base allo statuto, l'AIG - Associazione italiana alberghi per la gioventù - è stata costituita con atto n. 28339 del 19 dicembre 1945, è un ente morale e assistenziale a carattere nazionale priva di fini di lucro. L'associazione ha per scopo istituzionale la promozione del turismo giovanile, attraverso la realizzazione e la gestione degli ostelli per la gioventù e l'attuazione di ogni altra iniziativa idonea a favorire il miglioramento morale, culturale e fisico della gioventù, mediante la pratica del turismo, considerato mezzo insostituibile per la promozione sociale dei giovani e per favorirne la reciproca conoscenza. A livello internazionale, l'AIG è membro ed unico rappresentante per l'Italia della Federazione internazionale degli ostelli per la gioventù, massimo organismo mondiale competente per la ricettività dei giovani. Durante la conversione in Senato del decreto-legge 3 settembre 2019, n. 101, recante disposizioni urgenti per la tutela del lavoro e per la risoluzione di crisi aziendali, fu approvato e poi stralciato l'emendamento 15.0.13, che prevedeva la soppressione dell'Associazione italiana alberghi per la gioventù e, conseguentemente, costituiva l'ente pubblico non economico denominato Ente italiano alberghi per la gioventù, sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri. Il nuovo ente sarebbe entrato a far parte degli enti di promozione economica con una nuova dotazione organica di 57 unità. Inoltre, veniva prevista la nomina di un commissario straordinario al fine dell'adeguamento statutario e per consentire l'ordinato trasferimento dei beni e delle funzioni al nuovo ente, nonché per la definizione dei rapporti pendenti in capo all'AIG. Gli oneri che lo Stato avrebbe sostenuto a decorrere dal 2020 sarebbero stati pari a 1,7 milioni di euro all'anno. Il Governo è disponibile a valutare positivamente una proposta normativa per affrontare e risolvere le difficoltà di tutti gli operatori che lavorano nel turismo sociale e giovanile, ragionando sulla valorizzazione e promozione di questa importante filiera.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Pezzopane ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

STEFANIA PEZZOPANE (PD). Grazie, Presidente. L'interpellanza che ho proposto sottoponeva al Ministro diversi quesiti. Prendo atto positivamente della risposta finale in cui il Governo dà disponibilità a verificare un testo di legge. Informo, quindi, l'Aula che un testo di legge, da parte della sottoscritta e di altri colleghi, è già stato presentato e che, a tal riguardo, nella considerazione che a breve perverrà all'esame della Camera la legge di bilancio, potrebbe essere anche la stessa legge di bilancio occasione per verificare la buona disponibilità che il Governo ci ha dato in questa sede.

Mi interessa, inoltre, nella fase precedente ad un'eventuale disposizione normativa che possa risolvere il problema, sollecitare l'attenzione alla cura degli attuali dipendenti, seppure con una procedura fallimentare in corso, in particolare agli ammortizzatori sociali e a tutte le tutele che possano pervenire in questa così difficile contingenza che vediamo condividere e in cui ci veniamo a trovare. Quindi, accolgo positivamente e chiedo alla stessa sottosegretaria che ha predisposto la risposta a nome del Governo di seguire questo percorso normativo a cui faceva riferimento, cioè di aiutarci a fare in modo che, con le giuste e dovute contrattazioni, concertazioni, con gli uffici e con la Ragioneria generale, ci sia un esito positivo; già alcuni tentativi non sono andati a buon fine per evitare di disperdere questo patrimonio storico, questa realtà che, per tanti anni, ha aiutato a sviluppare il turismo giovanile, gli ha dato una connotazione internazionale e ha consentito a tanti ragazzi, che mai e poi mai avrebbero potuto, di sfidare la possibilità di andare all'estero; invece questa possibilità, anche grazie a questa associazione, c'è stata ed è stata possibile. L'associazione, peraltro, negli ultimi tempi ha anche assunto la connotazione di promuovere un turismo sostenibile, un turismo amico dei territori, un turismo rispettoso del paesaggio, quindi ha anche assunto una nota, una positività, che è molto conciliante con i programmi di lavoro delle forze politiche che sostengono il Governo e del Governo stesso. Quindi, auspico che questo percorso indicato nella risposta della sottosegretaria sia un percorso che possiamo perseguire. Mi dichiaro soddisfatta della risposta. Grazie.

PRESIDENTE. La deputata Teresa Manzo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

TERESA MANZO (M5S). Grazie Presidente. Sono soddisfatta della risposta che mi ha appena dato la sottosegretaria e ringrazio l'esponente del Governo per la sollecitudine su questa risposta riguardante un tema così importante, soprattutto in questo momento storico dove il settore del turismo è messo a dura prova. Ora più che mai bisogna tutelare le aziende, incentivare la domanda e salvaguardare i posti di lavoro. Auspico che il Parlamento e il Governo continuino a lavorare in intesa allo scopo di risolvere i problemi del settore. Grazie.

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Maria Ferri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie Presidente. Apprezzo certamente lo sforzo della sottosegretaria. I temi che sono indicati nelle interrogazioni presentate sono molto più complessi. C'è un problema certamente giuridico e quindi tutti noi, nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura, dobbiamo attendere gli esiti di questi ricorsi che sono pendenti presso la Corte d'Appello di Roma (ce n'è uno anche per quanto riguarda la Corte di Cassazione su un regolamento di giurisdizione); c'è poi tutta la fase della procedura concorsuale, in quanto l'omologa del concordato non è stata ammessa e quindi la procedura fallimentare è andata avanti. C'è però un dato certamente positivo, cioè che nel piano dei creditori, due creditori come l'INPS e l'Agenzia delle Entrate abbiano dato il loro consenso al concordato. Ma questi sono temi giuridici che non vanno affrontati in questa sede; tutti noi aspettiamo, lo dico perché la questione è complessa. Ci sono però dei temi politici che riguardano noi e, certamente, quelli li voglio nuovamente sottolineare perché, portando avanti, tutelando e ritornando a dare vita a questo ente, noi tuteliamo un turismo, un turismo lento, un turismo di prossimità che è strategico. È strategico perché quel turismo, in un momento di difficoltà - tra l'altro come quello dell'emergenza sanitaria che stiamo vivendo tutti - può aiutare una ripartenza, finita la fase emergenziale. Quindi oggi avrebbe un valore ancora più forte rilanciare questo ente che collega il turismo alla gioventù, il turismo al mondo della scuola. Pensiamo alle gite scolastiche; ormai da marzo nelle scuole non si parla più di gite scolastiche; oggi nessuno può pensare di organizzarle, a parte i divieti; sono scomparse dal vocabolario della scuola e, purtroppo, sta andando avanti la didattica a distanza. Questi sono temi che noi dobbiamo recuperare: salvare questo ente vuol dire ripartire anche con quel turismo che collegava proprio il mondo della scuola; penso al turismo giovanile, al turismo scolastico, al turismo sociale e anche al turismo sportivo. L'Associazione albergatori per la gioventù - quelli che noi chiamiamo ostelli per la gioventù - era un po' il punto di riferimento per questo turismo giovanile e scolastico che accoglieva, che dava quella idea profonda di ospitalità. È, quindi, un turismo che noi non dobbiamo perdere ma valorizzare e questo può essere un segnale politico importante. Quando si parla di ripresa, ripartiamo da lì.

Così come c'è un altro aspetto politico che è quello della rigenerazione urbana degli immobili, cioè come recuperare, come collegare intanto i piccoli borghi a questa prospettiva, a questa progettualità della rigenerazione urbana, a questo turismo che prima ho descritto. Quindi anche in questo senso può essere l'occasione per la politica di dire in che modo rigeneriamo dal punto di vista urbano gli immobili che abbiamo e che potremmo destinare a ostelli per la gioventù; pensiamo a caserme e non solo, o a immobili che non vengono utilizzati e che possono essere rilanciati. Inoltre, abbiamo il dovere - secondo me questo è un dovere politico ma anche storico - di valorizzare quello che è stato di positivo il valore storico di questo marchio, il valore, dunque, sia dal punto di vista sociale sia storico; quindi, anche su questo, serve una valorizzazione.

Poi abbiamo un dovere anche nei confronti dei lavoratori. Per esempio, nella interrogazione chiedo al Governo, per quanto riguarda i lavoratori che hanno cessato il servizio dall'associazione, se hanno usufruito degli ammortizzatori. Chiedo di fare una verifica e di non lasciare indietro anche questi lavoratori, che comunque hanno costruito questa associazione e hanno negli anni consentito e questi valori, legati, appunto, al sociale e al turismo che certamente hanno arricchito il nostro Paese. Quindi, non disperdiamo questo patrimonio culturale storico e lavoriamo insieme per dare risposte concrete. Grazie.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Berti, Cappellani, Fiano, Galizia, Orsini, Ribolla e Sapia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Rina De Lorenzo, già iscritta al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Liberi e Uguali.

La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di avere accolto la richiesta.

In morte del deputato Giorgio Bernini.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giorgio Bernini, già membro della Camera dei deputati nella XII legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

In morte del deputato Giuseppe La Ganga.

PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giuseppe La Ganga, già membro della Camera dei deputati dalla VIII alla XI legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Seguito della discussione delle mozioni Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377, Lollobrigida ed altri n. 1-00384, Capitanio ed altri n. 1-00385 e Mandelli ed altri n. 1-00388 concernenti iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Nuova formulazione), Lollobrigida ed altri n. 1-00384, Capitanio ed altri n. 1-00385 e Mandelli ed altri n. 1-00388 concernenti iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 12 ottobre, sono state presentate la mozione Mandelli ed altri n. 1-00388 e una nuova formulazione della mozione Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Vedi l'allegato A), che sono già state iscritte all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che in data odierna è stata presentata una ulteriore nuova formulazione della mozione Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Per noi, Presidente, è possibile dare un parere favorevole a un impegno del Governo che riformuli la mozione 1-00377 nel seguente modo, se posso leggere.

PRESIDENTE. Certo.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Ad adottare iniziative normative per prevedere, a decorrere dall'anno 2021, l'integrazione del Documento di economia e finanza in coerenza con il Programma nazionale di ripresa e di resilienza, con un allegato che illustri: 1) l'andamento dell'indice di digitalizzazione e innovazione, delle sue componenti e sottoindicatori in base ai dati forniti dall'Istat, al fine di analizzare l'andamento recente dello sviluppo tecnologico e digitale del Paese e valutare gli impatti delle politiche attuate dal Governo; 2) gli obiettivi del Governo relativi all'indicatore Desi e alle sue componenti per il triennio successivo, anche alla luce delle politiche digitali dell'Unione Europea e degli adempimenti negli Stati membri evidenziati dalle statistiche Desi dell'Eurostat e l'indicazione della strategia che intende perseguire per raggiungere tali obiettivi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il collega Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Presidente, noi esprimiamo, come gruppo, un parere favorevole alla mozione di cui è cofirmatario anche il collega Stumpo, la mozione di maggioranza. Siamo convinti che l'indice Desi, che è l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società, sia uno strumento importante, che vada quindi valorizzato nella stesura dei documenti di programmazione economica, come è detto negli impegni della mozione stessa. Ovviamente il tema non è soltanto di tipo statistico, non è soltanto un momento semplicemente ricognitivo; è l'idea di porre l'attenzione sui temi della rivoluzione digitale, che sono una sfida straordinaria non solo per il nostro Paese, una delle grandi rivoluzioni in atto.

Ovviamente c'è un tema doppio, a nostro giudizio: da un lato c'è un tema di accesso ad Internet tramite la banda larga e ultralarga, che oggi avviene, come noi sappiamo, in maniera non uniforme sul territorio nazionale. Di qui la necessità, noi crediamo anche con i fondi del Recovery Plan, che debba essere annullato o comunque significativamente ridotto il divario digitale. Noi abbiamo ancora troppi territori, e neanche poi totalmente marginali, che hanno un accesso largamente insufficiente alla banda larga, e questo, soprattutto in queste ore, con il ritorno, ahinoi, con l'ultimo DPCM, della scuola secondaria superiore alla didattica a distanza, fa sentire fortemente questo problema. Ci sono cittadini, ci sono studenti - cittadini con lo smart working e studenti per l'attività didattica a distanza - che incontrano molte difficoltà proprio legate all'accesso.

C'è poi un tema, ovviamente, legato alle competenze digitali, e quindi l'aiuto e il sostegno che deve essere dato sia al sistema delle imprese sia ai singoli cittadini per compiere questo passaggio verso il digitale, e quindi l'aumento delle competenze, il tema ovviamente dell'innovazione tecnologica in senso largo.

Quindi, da questo punto di vista, crediamo che l'indice Desi possa essere uno strumento utile e in questa prospettiva noi dichiariamo il nostro voto favorevole alla mozione a prima firma Invidia.

PRESIDENTE. C'è la richiesta del Governo di precisazioni sul parere dato. Prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole, come da Regolamento, la richiesta da parte del Governo prende il sopravvento rispetto alle altre richieste, dopodiché le do la parola e so che il merito su cui lei voleva intervenire è assolutamente pertinente. Prego.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Era solo, Presidente, per sottolineare che sulle altre mozioni il parere è contrario e che resta favorevole sulla nuova formulazione che ho letto.

PRESIDENTE. Bene, quindi si considera l'intervento dell'onorevole Castelli come la lettura della nuova formulazione che era già stata depositata. Prego, collega Foti, per il suo intervento sull'ordine dei lavori.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, non metto in dubbio che il Governo abbia molte e grandi cose da fare qui dentro, però, fino a prova contraria, almeno sulle mozioni, riuscire a dare il parere sulla prima mozione, non espresso tra l'altro, perché è stata data una riformulazione senza neppure dire che il parere era favorevole, e ignorare le altre mozioni sia una questione che non è soltanto di forma, ma anche di sostanza, perché penso che il rispetto per l'Aula sia il primo dovere del Governo. Il secondo era esprimersi, ma il primo deve essere avere rispetto dell'Aula. È inaccettabile quanto è accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Foti, la sua osservazione è stata raccolta dal Governo, che in effetti ha espresso il parere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Se lei potesse riepilogare i pareri, o il Governo stesso, perché c'è stato un attimo di confusione. Se è possibile sapere esattamente i pareri rispetto a quanto ha detto prima il Vice Ministro.

PRESIDENTE. Onorevole Castelli, se vuole riepilogare i pareri, altrimenti lo faccio io per lei. C'è un parere favorevole sul testo, così come riformulato dagli stessi presentatori, della mozione 1-00377 e poi parere contrario sui successivi. Possiamo proseguire.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. Anch'io mi associo allo sconcerto manifestato dal collega Foti circa l'atteggiamento, evidentemente, del Governo, questo disinteresse totale rispetto a un dibattito peraltro su un tema molto importante, che è quello relativo all'utilizzo dell'indice Desi. E allora qui dovremmo iniziare a svolgere un chiarimento, perché l'indice Desi non è il frutto di elaborazioni politiche, l'indice Desi non è un complotto contro l'Italia. L'indice Desi rileva semplicemente un mix di dati forniti da Eurostat, lo stato di avanzamento dell'infrastrutturazione tecnologica e la qualità dei servizi che vengono erogati dagli Stati sovrani in Europa.

Quindi, non è un complotto se l'Italia - e noi lo diciamo dal 2014 - è relegata al ventiquattresimo o forse al venticinquesimo posto in ordine alla digitalizzazione del Paese in Europa. Noi totalizziamo un risultato di 43 su 100: 43 su 100 significa che per uno studente, un liceale qualsiasi sarebbe una sonora bocciatura.

E allora, va bene integrare il DEF con gli indicatori di livello di digitalizzazione del Paese, ovviamente sui dati forniti da Istat, ma l'andamento dello sviluppo tecnologico non può essere valutato nell'arco di tre anni, colleghi: state facendo una cosa inutile, perché la tecnologia galoppa, perché le telecomunicazioni hanno altre velocità e altri ritmi. Noi comprendiamo la vostra capacità di reazione e di intervento assai comoda: lo avete dimostrato perché non vi sono bastati otto mesi per procurare i tamponi per gli italiani per arginare l'emergenza sanitaria, non vi sono bastati otto mesi per trovare personale sanitario adeguato nei nostri ospedali, non vi sono bastati otto mesi per adeguare il trasporto pubblico locale. Voi avete tempi morbidi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma così non può accadere sulle telecomunicazioni. È dal 2014 che ci condannate all'incertezza, io cito alcuni casi. Ma questa vicenda della rete unica, con la dicotomia ormai storica tra TIM e Open Fiber, la volete risolvere o no, visto che, onorevole sottosegretario, lo Stato, cioè il Governo in questo caso, è presente in entrambi i competitori, cioè in TIM e in Open Fiber, con Cassa depositi e prestiti? Questa è una strategia che, francamente, ci dovrete spiegare e raccontare.

Così come ci dovete spiegare la scelleratezza con cui state trattando i dati personali, i dati di ognuno di noi, i dati della pubblica amministrazione, i dati dell'industria, perché sono dati riservati, strategici. E ci dovete spiegare della lentezza con cui vi state occupando anche del cloud nazionale pubblico, perché non basta fare un endorsement per quanto riguarda il progetto “Gaia-X”, che sappiamo, peraltro, essere gestito da Francia e Germania e che ci vede come comprimari. Non basta.

Così come vi dovete velocizzare per quanto concerne l'implementazione del 5G, perché state condannando un sistema industriale che attende delle risposte sul 5G e lo state condannando ad assumere un ruolo ancillare rispetto ai loro competitori nel mondo. Fino all'imbarazzante vicenda della segretezza sospetta con cui avete gestito e state gestendo “Immuni”, che è un fallimento che noi speriamo non generi effetti ancor più drammatici rispetto a quello che stiamo vivendo in questi giorni e in queste settimane. Del resto, l'ha già capito anche il Presidente Conte, perché, nell'ultimo DPCM, avete dedicato due righe e mezzo all'App “Immuni” e nella sua conferenza stampa nemmeno l'ha citata, nonostante la comunicazione, che costa agli italiani, di promozione della App “Immuni”.

Noi non ci fidiamo, evidentemente, di questo Governo e della maggioranza ed è per questo che, in un punto della nostra mozione, abbiamo inserito che di questi temi se ne occupi il Parlamento, cioè in Parlamento si discuta di come utilizzare i fondi del Recovery Fund in materia digitale. E non ci sembra una richiesta banale, perché, su 209 miliardi, stiamo parlando del 20 per cento, cioè di quasi 41 miliardi di euro.

Vede, sottosegretario, noi vi abbiamo anche sostenuto, votando un paio di volte lo scostamento di bilancio e, votando a favore, abbiamo svelato anche quello che è il nostro profilo di inguaribili romantici e patrioti al servizio del Paese, ma siamo stati ingannati, siamo stati ingannati e siamo stati esclusi dalle decisioni importanti e ora vogliamo sapere - l'Italia vuole sapere - come spenderete quei quattrini europei.

Qui non siamo in Bielorussia, qui non siamo in Kirghizistan, qui c'è un Parlamento; e va bene la proroga dello stato d'emergenza, lasciamo perdere, “va bene” è un eufemismo, evidentemente, educato; va bene anche il patto di legislatura. Qui, onorevole sottosegretario, c'è gente che torna a morire nelle terapie intensive e voi parlate di proroga, di patto per la legislatura per salvare i vostri nobili deretani, e questa è una cosa che non può essere tollerata e tollerabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Qui, grazie ai vostri DPCM, c'è un mondo economico e produttivo che sta morendo - il turismo, il commercio, la ristorazione - e voi parlate di patto per la legislatura: a lavorare dovreste andare, così come non riescono a fare gli italiani perbene.

E qui dovete venire a discutere, qui in Parlamento, non al tea party o agli aperitivi di Villa Pamphilj, tra un olivetta e un pasticcino, perché qui siedono i rappresentanti del popolo italiano, non a Palazzo Chigi.

I 5 Stelle non meravigliano, ma meraviglia molto il PD, ai quali noi riconosciamo la tradizione politica e parlamentare: avete una tradizione significativa, che non vi dovrebbe consentire di trattare in questo modo il Parlamento. Qui ci sono 41 miliardi che devono essere erogati dalla Commissione europea in presenza di progetti seri, ma il Governo non ha progetti seri, a meno che non pensiate davvero di poter far finanziare dal Recovery Fund la rete unica di telecomunicazioni proposta da un privato, peraltro in mano straniera. Perché non abbiamo alcun pregiudizio, ma noi sappiamo perfettamente che l'Europa non potrà mai accettare di finanziare un progetto di questo genere.

Noi vogliamo valorizzare le PMI, quelle moderne, quelle all'avanguardia, che attendono segnali confortanti da questo Governo. Dobbiamo privilegiare il lavoro delle start up innovative e sapete perché? Perché hanno delle idee, dei progetti, che le vostre lottizzatissime task force nemmeno si sognano. Sono società, PMI innovative, giovani, che hanno idee, che hanno progetti, perché, sebbene assistite, queste PMI possono creare lavoro, ricchezza, futuro; possono trattenere in Italia quei giovani splendidamente formati che, per mancanza di opportunità, lasciano il Paese. Perché noi esportiamo profili di grandissimo e inestimabile valore e apriamo le frontiere in modo indiscriminato e insostenibile. Qui non c'è razzismo, qui c'è buonsenso. E mi avvio alla conclusione.

Saldiamo, allora, l'industria, quella che merita, con il mondo dell'università, con il mondo della ricerca, ricerca in proprio peraltro, con soldi e fondi privati. Dov'è il progetto di raccordo tra industria e ricerca? Non c'è. I soldi, l'Europa non li regala e di questo passo non riuscirete nemmeno a presentare i progetti necessari per ottenere quei finanziamenti, così come sta accadendo con i fondi dell'ultimo sessennio.

E non c'è neanche un progetto infrastrutturale sulla governance unitaria, quella dotata di poteri concreti nella definizione delle strategie di digitalizzazione e di coordinamento delle pubbliche amministrazioni. Non c'è nulla.

Noi, Presidente, e concludo, chiederemo sin da ora la votazione per parti separate della nostra mozione e qualora dovesse accadere anche per le mozioni presentate dagli altri gruppi, dichiariamo sin da ora che ci asterremo sui punti che dovessero misurare l'andamento dello sviluppo tecnologico nell'arco, che abbiamo definito spropositato, di tre anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ogni volta che un'azienda non riesce o non è riuscita, nei mesi scorsi, a svolgere efficacemente lo smart working; ogni volta che una famiglia italiana si è trovata alle prese con la difficoltà della didattica a distanza e rischia di ritrovarcisi molto presto; ogni volta che abbiamo stanziato risorse, come recentemente, per voucher a scuola, famiglie e imprese per la banda larga; quando discutiamo dei risultati alterni dell'App “Immuni”; quando, banalmente, nelle sedute delle nostre Commissioni fatichiamo e non poco a svolgere audizioni a distanza, ci rendiamo conto delle drammatiche carenze del nostro Paese su digitale e innovazione.

L'indice Desi, l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società, è lo strumento con cui la Commissione europea monitora la competitività digitale degli Stati membri dal 2015 ad oggi e l'Italia, in questo indice, è drammaticamente in venticinquesima posizione su ventotto Stati membri: siamo davanti soltanto a Romania, Grecia e Bulgaria, con un punteggio (43,6 punti), inferiore di quasi 10 punti alla media europea, che è di 52,6. Siamo, quindi, non solo lontani dai principali performer, che sono i Paesi nordici, Finlandia, Svezia e Danimarca, ma anche lontanissimi da Spagna e Germania, che viaggiano intorno a un punteggio di 57, una quindicina, sedici, diciassette punti meglio di noi.

Il Desi monitora una serie di parametri e l'indice è diviso in cinque macroaree: la connettività, le competenze digitali, l'uso di Internet da parte dei singoli cittadini, l'integrazione delle tecnologie da parte delle imprese e i servizi pubblici digitali. Sulle competenze digitali e sul capitale umano l'Italia è addirittura all'ultimo posto tra i 28 Stati membri: il 17 per cento di italiani non ha mai avuto accesso a Internet, il 68 per cento non ha mai avuto rapporti digitali con la pubblica amministrazione, solo il 10 per cento delle nostre imprese fa e-commerce in maniera stabile. Tornano alla mente le parole di Mario Draghi, quando ci ha ricordato come la pandemia rischia di produrre la più grande distruzione di capitale umano che il nostro continente ricordi. Il livello di accesso a Internet tramite banda larga e ultralarga, il grado di competenze digitali, il numero di attività che vengono svolte in via informatica e digitale, in sintesi, il livello di innovazione tecnologica costituisce ormai un indicatore indispensabile per valutare le potenzialità di sviluppo e di crescita di un Paese, a maggior ragione oggi che dibattiamo quotidianamente e anche in Parlamento di rete unica, dei ritardi nella banda ultralarga, del cloud italiano europeo, del 5G, della sanità digitale, della sanità personalizzata, di smart working, di cyber security, parliamo di quell'infrastrutturazione digitale del Paese, che è fondamentale, tanto quanto l'infrastrutturazione fisica. Per questo, come Italia viva, nel nostro “Piano shock” - lo abbiamo scritto e ripetuto - abbiamo messo al pari, allo stesso livello di importanza l'infrastrutturazione e lo sblocco dei cantieri per le opere fisiche che il Paese aspetta da anni e l'infrastrutturazione digitale del Paese. Si tratta di una sfida economica, di sviluppo, di una sfida anche culturale e, Presidente, si tratta anche di una sfida di equità: oggi la garanzia di pari opportunità dei nostri cittadini passa anche dalla pari opportunità di accesso alla rete, dall'utilizzo delle competenze della rete e del digitale. Il divario digitale, oggi come non mai, costruisce e radica disuguaglianze sociali. Per questo, chiediamo, con una mozione che abbiamo condiviso in maggioranza -, e tra l'altro siamo contenti che su questo argomento si sia trovata, non solo una positiva convergenza in maggioranza, ma anche una grande disponibilità e sensibilità dalle forze di opposizione - di prevedere, dall'anno 2021, un'integrazione del Documento di economia e finanza e soprattutto del Piano nazionale per la ripresa e la resilienza nell'ambito del Recovery Plan, l'introduzione di allegati che lavorino sugli appositi indicatori DESI e sull'indice di digitalizzazione e innovazione, sulla base dei dati forniti dall'Istat, al fine di monitorare l'andamento dello sviluppo tecnologico del Paese nell'arco di un triennio, le previsioni sull'evoluzione dello stesso e anche gli obiettivi di politica economica e dei contenuti del Piano e del Programma nazionale di riforma, che siano contenuti coerenti e che siano degli obiettivi precisi sul miglioramento del nostro posizionamento come Paese in questi indici. Dicevo che è uno sforzo che abbiamo fatto in maggioranza, ma su cui c'è una condivisione forte anche con le forze di opposizione, perché è condivisa in quest'Aula la sensazione, la sensibilità e la consapevolezza che la partita che ci giochiamo è quella che riguarda il presente e il futuro dell'Italia e delle nuove generazioni. Ovviamente - come è successo col BES introdotto qualche anno fa - un indice nei nostri documenti non basterà, non sarà mai centrale come il PIL come strumento di definizione dei nostri parametri economici, ma sarà nelle nostre intenzioni uno strumento di pressione gentile, un nagging su decisori e osservatori. In un famoso intervento pronunciato nel 1968, tre mesi prima di essere purtroppo ucciso, Bob Kennedy denunciò l'inadeguatezza del PIL a misurare l'effettivo benessere delle nazioni, di come nei dati del PIL fossero comprese molte attività di cui faremmo volentieri a meno ed escluse tante per cui vale la pena vivere. Disse Bob Kennedy: “Il PIL può dirci tanto sull'America, ma non se siamo orgogliosi di essere americani”; a maggior ragione - e con un paragone assolutamente inadeguato - il Desi non ci dirà certo quanto siamo orgogliosi di essere italiani, ma di certo ci offrirà un contributo per non farci compiere l'imperdonabile errore di perdere la sfida decisiva del XXI secolo e quella che nei fatti è la rivoluzione industriale del tempo che viviamo. Per questo, abbiamo contribuito a scrivere questa mozione e per questo il voto favorevole e convinto di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno Bossio. Onorevole, la mascherina, abbiamo inteso che bisogna sempre usarla.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Anche in questa postazione?

PRESIDENTE. Sì, sì.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Allora, potevo restare al mio posto.

PRESIDENTE. Se vuole andare su, l'attendiamo.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Allora, preferisco.

PRESIDENTE. Allora, vada, senza farsi male e rapidamente.

VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie, Presidente, onorevoli colleghe e colleghi. Immaginate per un attimo come sarebbe la nostra vita oggi, durante questa orribile pandemia, se non avessimo il digitale: dalla quarantena, che trascorriamo e abbiamo trascorso isolati dalla famiglia e dalla comunità e tagliati fuori dal mondo del lavoro, ai gravi problemi di approvvigionamento. Del resto, come ben sappiamo, così fu 100 anni fa, per chi si trovò ad affrontare quell'ultima grande pandemia. Un secolo dopo però la tecnologia moderna è giunta a consentire ai giovani di apprendere a distanza e a milioni di persone di lavorare da casa. Abbiamo visto svolgersi, nell'arco di poche settimane, un processo di innovazione e trasformazione digitale: questo diceva Ursula von der Leyen nel discorso sullo stato dell'Unione il 16 settembre e ancora, pochi giorni fa, Paolo Gentiloni ha affermato: “La pandemia sta spingendo la digitalizzazione dell'Europa. Il sistema produttivo si sta riorganizzando e la digitalizzazione sta avvenendo 25 volte più velocemente rispetto ai ritmi precedenti alla pandemia”. La grave situazione di emergenza sanitaria che si è abbattuta sull'Italia ha rivoluzionato la vita e il lavoro degli italiani e ha evidenziato quanto, tutto sommato, siamo capaci di adattarci velocemente ai cambiamenti. Questo passaggio ha mostrato un forte cambio culturale, quello che serve per intraprendere il percorso di digitalizzazione. Nella crisi ci siamo trasformati, la tecnologia ci ha aperto verso nuove frontiere, mentre il virus ci chiudeva nelle nostre case. Il Governo ha investito in questi mesi più di 100 miliardi e il Parlamento ha approvato qualche giorno fa la relazione della Commissione Bilancio che individua le priorità sull'utilizzo dei fondi per il Recovery Fund, dunque oggi abbiamo tutti gli strumenti per affrontare la sfida che ci ha lanciato l'Europa, ma dobbiamo essere in grado di misurare l'impatto di questi interventi. Se dobbiamo fare nei prossimi dieci anni quello che è stato definito il decennio digitale europeo, ogni euro investito nei prossimi finanziamenti nazionali ed europei deve essere misurabile nel percorso della transizione digitale. Non è un caso che questo punto l'abbiamo approvato nella relazione della Commissione Bilancio quando abbiamo detto che il digitale non può essere un fatto verticale, ma deve essere un tema trasversale, che riguarda, sia pure in modo differenziato, tutte e sei le missioni di intervento. D'altra parte, se vogliamo ottenere questo impatto strategico, dobbiamo andare oltre i segmenti. Per questo, considero essenziale - e come Partito Democratico abbiamo sottoscritto e voteremo a favore - l'obiettivo che vuole raggiungere la mozione proposta dal collega Invidia del MoVimento 5 Stelle, affinché siano adottate tutte le iniziative normative che prevedano, nel Documento di economia e finanza e negli altri atti di programmazione economica, appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione. Questa esigenza l'avvertimmo già nella scorsa legislatura, quando abbiamo istituito la Commissione d'inchiesta sul livello di digitalizzazione, quando ci siamo chiesti: i 5 miliardi all'anno che si investono, che si spendono in Italia sull'informatizzazione e sul digitale che impatto creano? E, allora come ora, eravamo venticinquesimi su 28 negli indicatori Desi e ci chiedevamo allora come disegnare un percorso virtuoso che porti l'Italia almeno tra i primi dieci posti.

Il tema vero riguarda i modelli organizzativi ed i modelli di business: se non acquisiamo questa consapevolezza, soprattutto qui dentro, in quest'Aula, il drammatico venticinquesimo posto che è stato ribadito dagli indicatori Desi 2020 non lo smuoveremo mai.

In particolare, quello che non riusciamo a smuovere, dove addirittura siamo ventottesimi, è il settore delle competenze digitali e del capitale umano. Oggi dobbiamo passare dalle parole ai fatti, utilizzando meglio di come abbiamo fatto finora e già in questa fase algoritmi, Big Data, intelligenza artificiale, parole di cui ci riempiamo la bocca e poi non siamo in grado di fare analisi predittive sull'andamento epidemiologico, realizzando, invece, e monitorando quell'ecosistema digitale in cui devono essere inserite l'Italia e l'Europa. Allora, diventa essenziale, al fine della piena attuazione del progetto strategico Next Generation EU, una visione complessiva di trasformazione smart incentrata sul digitale, sulle reti, sull'innovazione tecnologica e per questo riteniamo essenziale che il PNRR si concentri sulle infrastrutture immateriali dei processi di digitalizzazione, appunto sulle competenze e sulle capacità digitali, che non possono essere solo un patrimonio degli specialisti ma devono diventare patrimonio comune di tutti i cittadini. Ricordiamocelo: non saranno i robot a rubarci il lavoro, ma la scarsa qualità della nostra formazione. Attualmente ancora l'Italia è intrappolata in questo low skills equilibrium. Dunque, un basso livello di competenze e questo genera un circolo vizioso dove la scarsa offerta di competenze è accompagnata da una debole domanda. Il Ministro Manfredi si è reso conto fino in fondo di questa cosa e ha detto l'altro giorno, in occasione del convegno organizzato da Assinform, che è importante arrivare a una strategia condivisa con il mondo della ricerca, dell'innovazione e delle imprese, puntando sulla competenza.

Dunque, l'ampiezza della sfida davanti a noi ne indica l'orizzonte: l'importanza di prendere decisioni oggi attraverso gli occhi della prossima generazione. Non possiamo consentire che la prossima generazione di italiani europea sia la generazione del lockdown; non possiamo vivere con l'allarme dei dati Istat di una disoccupazione giovanile in crescita. Dobbiamo lavorare perché le riforme garantiscano innanzitutto opportunità per i giovani per colmare il gap generazionale e anche di genere, anche grazie al trasversale contributo dei movimenti dei giovani in favore della transizione verde e digitale. Abbiamo una responsabilità morale e materiale e dobbiamo puntare su innovazione, creatività e coraggio, saper comporre diversi interessi, saper guardare le cose con uno sguardo d'insieme. Sono questi i sentieri su cui la società, la scuola e l'università devono portare i giovani, che sono e saranno i primi agenti e i protagonisti diretti di questo drammatico cambiamento d'epoca che stiamo attraversando (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mandelli...L'onorevole Mandelli non c'è e, quindi, dovremmo passare all'onorevole Capitanio. C'è? Mi scusi, onorevole Mandelli, non c'è problema. Immaginavo, lei è persona sempre presente. Prego.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie, Presidente. Avevo avvisato che, essendo fuori, avrei avuto qualche momento di impasse. Le chiedo scusa e chiedo scusa all'Aula, ma siamo in una situazione un po' particolare.

Presidente, Governo, colleghi, Forza Italia condivide l'oggetto che è alla base delle mozioni presentate e del dibattito che stiamo svolgendo: prevedere l'integrazione del Documento di economia e finanza con un indicatore che sia in grado di monitorare il livello di digitalizzazione e di innovazione tecnologica del nostro Paese. È un tema importante su cui spesso ci siamo esercitati. È per questo che, come gruppo, abbiamo deciso di dare forma concreta al nostro consenso con un atto formale come la nostra mozione. Allo stesso tempo, abbiamo anche ritenuto opportuno rimanere nel perimetro iniziale del dibattito, come delimitato dalla mozione capostipite a prima firma dell'onorevole Invidia.

Condividiamo sicuramente quanto proposto negli impegni delle mozioni dei colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia, anche perché i temi della digitalizzazione e della diffusione di una più ampia e possibile competenza e cultura digitale, della riduzione del digital divide, dell'accesso alla connessione ultraveloce garantita a famiglie e a imprese, tanto importante in queste giornate così buie, erano già presenti in atti di indirizzo di Forza Italia presentati e votati sia in Commissione trasporti sia in quest'Aula.

L'innovazione tecnologica e la digitalizzazione rappresentano temi centrali e strategici per il futuro dello sviluppo del nostro Paese e, di conseguenza, la discussione di questi temi può portare inevitabilmente lontano. I temi sul tappeto, infatti, sono tanti, come tante sono le criticità che dobbiamo affrontare. C'è un ritardo oggettivo che è ormai sotto gli occhi di tutti nella realizzazione del piano di infrastrutturazione del piano banda larga, così come è evidente in tante zone del Paese. C'è un generale ritardo nella digitalizzazione, testimoniato proprio dall'indice Desi, che pone l'Italia al terz'ultimo posto nella classifica dei Paesi europei e le assegna un punteggio totale che è inferiore di 9 punti rispetto a quelli dell'Unione europea. Sono lacune anche gravi nelle competenze digitali e in materia di nuove tecnologie. C'è la questione, sulla quale si dibatte da tempo, della infrastruttura delle telecomunicazioni, della natura e della sua governance. Tutte tematiche, ovviamente, di grande rilievo, sulle quali vi sono legittimamente soluzioni e posizioni diverse in merito alle politiche da adottare.

Per oggi il tema della discussione è più limitato e circoscritto e riguarda l'introduzione di un nuovo indicatore nell'ambito dei documenti programmatici nella decisione della finanza pubblica. La Commissione europea si è dotata da tempo di uno strumento di misurazione per verificare il livello di adempimento della cosiddetta Agenda digitale da parte degli Stati membri. L'indice Desi ha il pregio di essere ampiamente collaudato e istituzionalizzato, essendo utilizzato come parametro di misurazione comune a livello europeo. Una fonte autorevole, come l'Osservatorio Agenda digitale del politecnico di Milano, ha elaborato un ulteriore strumento di misurazione, un sistema di 118 indicatori che sono raggruppati nelle quattro aree di attuazione dell'Agenda digitale. L'acronimo è DMI, che sta per Digital Maturity Index. Lo scopo del DMI, in sostanza, è quello di consentire valutazioni più complete e mirate rispetto a quelle prodotte dall'indice Desi, offrendo ai decisori politici una migliore comprensione delle dinamiche di sviluppo e orientamento degli interventi di digitalizzazione. Adottare l'uno o l'altro strumento di misurazione sarà oggetto di valutazione nelle sedi opportune, ma il punto, che è oggettivamente condiviso da tutti, è l'utilità - e a questo punto direi anche la necessità - di dotare il nostro Documento di Economia e finanza di un ulteriore indicatore relativo al livello di sviluppo della digitalizzazione e dell'innovazione tecnologica. Non a caso, la digitalizzazione è definita come quarta rivoluzione industriale. L'innovazione tecnologica, quando è molto diffusa, produce un forte impatto sulle imprese, che, potendo fare a meno dell'espletazione di determinate funzioni o servizi che prima dovevano essere svolti a mano o tramite invio di documentazione cartacea, riducono i costi di gestione e, in alcuni casi, anche i costi di produzione. L'innovazione tecnologica ha un forte impatto sulla vita delle singole persone, sia come lavoratori sia come consumatori. Dunque, l'innovazione tecnologica influenza materialmente l'economia ed è, dunque, naturale prevedere, all'interno dei documenti programmatici di bilancio, uno strumento che consenta al Governo e al decisore politico di poter valutare, in sede di programmazione della manovra di finanza pubblica, l'andamento dello svolgimento digitale e tecnologico e delle conseguenti potenzialità economiche ad esso strettamente connesse.

In discussione sulle linee generali è stato citato il precedente normativo della legge n. 163 del 2016, con il quale è stato introdotto, tra gli allegati al DEF, l'indice di benessere equo e sostenibile, l'attuale BES. Personalmente, condivido la pertinenza del richiamo a tale precedente, ma non tanto perché sia in qualche modo funzionale ad agevolare l'introduzione di un nuovo allegato al DEF, quanto per la procedura che dovremo seguire una volta che queste mozioni saranno votate. Se, per curiosità, qualcuno si va a leggere lo stampato dell'Atto Camera n. 3828 della XVII legislatura, la proposta di legge con la quale è stato introdotto il BES sul frontespizio reca stampigliati i nomi di Boccia, Palese, Marchi, Marcon, Librandi, Giorgetti, Di Gioia e Tabacci. Sono i nomi, oltre che di alcuni colleghi che oggi sono presenti in quest'Aula, sono nomi, dicevo, soprattutto che erano già presenti allora e che rappresentano la trasversalità della forze politiche presenti in quest'Aula. Mancano, ovviamente, da queste firme i colleghi del MoVimento 5 Stelle, ma era la loro fase storica nella quale dicevano “no” a tutto, oltre che a quello che oggi il collega Invidia ha portato come esempio positivo.

Ma al di là delle polemiche e delle battute, quelle firme di tutti i presidenti di gruppo segnalano un'iniziativa parlamentare unitaria su un tema ampiamente condiviso. Segnalo questo episodio semplicemente perché, se sul punto specifico siamo tutti concordi, è opportuno che oggi come allora prendiamo a livello parlamentare e unitariamente un'iniziativa per introdurre questo nuovo parametro tra gli allegati del DEF, invece di demandare al Governo, come pure chiedono formalmente gli impegni delle mozioni, compresa la nostra. Prima di concludere consentitemi un cenno al secondo impegno della nostra mozione, un impegno che prende letteralmente uno dei passaggi dell'ultimo referto sull'informatica pubblica redatto dalla Corte dei conti. Quell'impegno ha utilizzato volutamente la forma attenuata più tipica di un ordine del giorno che di una mozione, “impegna a valutare”, perché fosse chiaro che non ci fosse alcun intento polemico, ma solo la volontà di offrire uno spunto in più alle nostre importanti riflessioni. Ovviamente comprendiamo le difficoltà materiali anche per quanto attiene a quegli equilibri politici che in un Esecutivo si devono trovare tra le varie forze politiche per realizzare un coordinamento, e dunque fare sintesi. Ciò detto, se davvero vogliamo occuparci seriamente dello sviluppo digitale del nostro Paese, è evidente che non basta un nuovo allegato, ma serve anche una sintesi a livello della conduzione politica e della gestione delle risorse a livello governativo. Come si dice sovente quando si sollevano questioni che possono essere in qualche modo sgradevoli, escludiamo pure i presenti; ma allo stesso tempo - lo dico tanto convintamente quanto con spirito costruttivo - iniziamo a ragionare oggi per il futuro del nostro Paese, sulle possibili dannose sovrapposizioni delle competenze che la Corte dei conti nella sua terzietà istituzionale ci segnala, e se è possibile valutiamo se ci sia la possibilità di prevedere qualche disposizione normativa da applicare ai prossimi Esecutivi.

PRESIDENTE. Onorevole Capitanio, prego.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentante del Governo, il lavoro che abbiamo fatto come gruppo Lega su queste mozioni è la dimostrazione, l'ennesima dimostrazione che il nostro movimento, quando vuole lavorare sulla digitalizzazione, sull'innovazione, sullo sviluppo del Paese, è pronto a tendere la mano, e per questo ci aspettiamo anche dal Governo e dalla maggioranza un dialogo sulle proposte che arrivano dal nostro movimento. I risultati che chiediamo non si raggiungono però mettendosi in sella a un monopattino o giocando con i banchi a rotelle: da troppo tempo si parla di banda ultralarga, e dietro queste definizioni scompare il vero senso dell'infrastruttura che abbiamo più volte sollecitato con ordini del giorno, emendamenti e suggerimenti. Possiamo oggi dire di avere in casa, nelle scuole, negli ospedali e nelle aziende una connessione stabile, fluida ed efficace? La risposta purtroppo è no: basti pensare che ieri sera, durante un importante webinar con uno dei principali over the top mondiali, l'intervento di un commissario Agcom è stato interrotto per assenza di rete, ed è questa la cartina di tornasole purtroppo del nostro Paese. Pochi giorni fa il Ministro Azzolina, davanti al conduttore Fazio nella nota trasmissione, ha preso in giro italiani e famiglie parlando di un investimento di 400 milioni per portare la banda ultralarga nelle scuole: in realtà, nonostante la Lega avesse sbloccato con una risoluzione in Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni 1,3 miliardi di euro non utilizzati dal 2017 per connessioni veloci, il PD e il MoVimento 5 Stelle hanno prima annunciato 400 milioni di voucher, poi ne hanno messi a bando con Infratel effettivamente solo 274. Peccato che la gara per questi 274 milioni si svolgerà a fine novembre, e nel frattempo la didattica a distanza è solo l'ennesimo slogan sprofondato nella lentezza delle nostre connessioni. Pochi giorni fa Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi, ha detto chiaramente che nelle nostre scuole mancano connessioni veloci e sicure, dicendo che il Governo ha preferito a tutto questo una dubbia claustrofilia. Ci voleva molto per capire che la connettività era necessaria tanto quanto le mascherine? Perché non si è utilizzata la medesima modalità di reperimento? Perché non si è dato ascolto alla Lega, che da sempre chiede di investire i governatori del ruolo di commissari digitali, richiesta che reiteriamo in questo documento? Come dimostra anche la recente lettera del presidente Bonaccini a nome di tutte le Regioni mandata al Premier Conte, per superare questa pandemia serve più competenza ma anche più autonomia, anche in campo digitale. La realtà è questa, del resto. L'ultimo rapporto Censis denuncia 3,5 milioni di famiglie senza collegamento a Internet, e quindi private di fatto di smart working e didattica a distanza. Queste famiglie di fatto sono escluse dalla società: questo è gravissimo, perché noi stiamo escludendo una parte del nostro Paese da diritti fondamentali, libertà, lavoro e scuola. Questo analfabetismo digitale pesa tra l'altro sulle nostre casse e sul futuro dei nostri giovani più della pandemia, altra emergenza che questo Governo ha dimostrato di gestire con improvvisazione, allarmismo e chiudendosi nel bunker di Palazzo Chigi. Chiede di uscire da questo bunker anche un vostro alleato di governo, Italia Viva, creando una netta spaccatura proprio su questi temi. Parlate con il Paese, confrontatevi con il Paese reale, e ascoltate anche le poche, accorate richieste che arrivano da questo documento.

Dobbiamo constatare la realtà, ma vi stiamo mettendo nero su bianco una serie di richieste che chiediamo di condividere. L'inefficienza della pubblica amministrazione secondo Confindustria Digitale costa all'Italia ogni anno 30 miliardi di euro, 2 punti di PIL. Il Politecnico di Milano ha stimato i benefici della digitalizzazione della pubblica amministrazione in 25 miliardi all'anno. Nei sette anni di Governo PD l'unica creazione è stata quella di Open Fiber, che ha mancato l'obiettivo di portare la banda ultralarga in tutto il Paese. In quest'estate l'unico sussulto da parte del Presidente del Consiglio è stata una chiamata - lasciatemelo dire - sconcertante durante il consiglio di amministrazione di Telecom, per cercare di bloccare l'operazione; ma la politica non deve entrare nelle strategie industriali che devono essere rimesse al mercato, deve creare le condizioni perché il mercato possa funzionare: possibilmente il mercato italiano ed europeo, e non quello cinese. La Lega ha sempre dato il proprio disinteressato contributo su questo tema, ma voi non siete stati nemmeno in grado di spendere il miliardo e mezzo di euro di voucher destinati a scuole, famiglie e imprese; anzi, di recente ne avete fatti sparire proprio in questo momento, proprio nel momento in cui sarebbero stati da investire, 1,1 miliardi. I 400 milioni destinati alle scuole e alle famiglie con ISEE sotto i 20 mila euro non sono sufficienti. Cos'è dunque questo Desi che chiediamo oggi di integrare nel DEF, sposando comunque l'invito che viene anche dai colleghi della maggioranza? L'indice Digital Economy and Society Index è la pagella dell'Unione europea che dal 2014 ci racconta lo sviluppo digitale della nostra economia e della nostra società. La fotografia è drammatica, se pochi giorni fa lo stesso Ministro Pisano, tra l'altro confondendo Internet con banda ultralarga, è andata in una trasmissione televisiva dicendo che 37 mila istituti italiani saranno a breve collegati a Internet: intendeva ovviamente, saranno cablati con la fibra. La fotografia è drammatica e i dati sono ancora peggiori: in Europa siamo davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria, il 17 per cento degli italiani non ha mai utilizzato Internet, ma non per incompetenze digitali, perché Internet in casa loro o nel loro comune non arriva.

Meno di un italiano su due tra i 16 e i 74 anni possiede competenze digitali, solo l'1 per cento dei giovani italiani è in possesso di una laurea in discipline ICT. Preoccupiamoci di questo nelle nostre scuole, non dei banchi a rotelle.

La diffusione della banda larga fissa almeno a 100 mega nel 2019 era al 13 per cento, solo il 10 per cento delle PMI italiane vende online, quindi subiamo la piaga della globalizzazione per mancanza anche di competenze, oltre che di infrastrutture. Il nostro modello deve essere la Finlandia, non la Cina. Date agli italiani computer, connessioni ultraveloci e sicure! Non saranno certo tra l'altro - lasciatemelo dire - i vergognosi e vili attacchi contro la Lega e contro le regioni più virtuose d'Italia che ogni tanto fate confezionare alla RAI, condendo le solite fake news a celare questa Caporetto digitale. Arrivo alla conclusione, presidente.

E allora ben venga la proposta di integrare nel DEF l'indice DESI, ma non possiamo fermarci qui. Fa bene Matteo Salvini ad invocare la necessità di una rivoluzione liberale; serve una rivoluzione liberale, ma anche digitale. Basta, però, oggi con “l'annuncite”: passiamo dalle parole ai fatti, non come abbiamo fatto col “decreto Semplificazioni”, a cui abbiamo affidato l'attuazione, attraverso 60 decreti attuativi. Nel settembre 2019 il Presidente Conte - e chiudo davvero – diceva: “Sono andato in Parlamento per realizzare la digitalizzazione del Paese, far volare l'Italia: non sono il mediatore, sono il riformatore del Paese”. Maggio 2020, lettera al Corriere della Sera, parlava, sempre Conte, di estensione della banda ultralarga in tutto il Paese. Ovviamente sono rimaste parole. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, ma veramente questa volta passiamo dalle parole ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Pregherei cortesemente tutti i colleghi di rispettare le distanze di sicurezza. Pregherei di non obbligarmi a richiamare, quindi bisogna stare distanziati nei banchi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Invidia. Ne ha facoltà.

NICCOLO' INVIDIA (M5S). Grazie, Presidente. Fino a pochi anni fa, nessuno indossava uno smartwatch. Ci si limitava a fare le scale e a camminare senza troppe ansie. Poi, da quando li hanno iniziati a vendere, nel 2014, abbiamo preso l'abitudine di controllare se abbiamo fatto abbastanza passi, se le pulsazioni sono regolari, e così via. Molti di quelli che lo indossano sono diventati ossessionati dai propri numeri; e sapete una cosa? Fanno bene, perché è un'ossessione virtuosa. Anche la politica e l'opinione pubblica sono stressati dai propri numeri e infatti controlliamo mensilmente l'andamento del PIL e del deficit per avere il polso della salute economica. È però vero che lo smartwatch del Paese ha spesso avuto bisogno di un'integrazione per monitorare dei parametri vitali che ignoravamo. E così, negli anni, l'economia ha introdotto una serie di indici integrativi al PIL, come l'indice di Gini, lo Human Development Index, il BES, l'indice del benessere sostenibile. Tra i parametri vitali che, però, ignoriamo c'è quello della digitalizzazione della nostra economia. Al nostro smartwatch quindi sta mancando il DESI, il Digital Economy and Society Index, che è sicuramente l'indice sull'innovazione dell'economia più riconosciuto internazionalmente.

Per fornire un po' di background al voto, vi posso dire che questo indice viene prodotto annualmente dalla Commissione europea per misurare la digitalizzazione ed è comprensivo di cinque settori: connettività, capitale umano, uso dei servizi web, integrazione con le tecnologie e servizi pubblici digitali. Il fatto più importante - e che è giusto che sappiate - è che l'Italia è solidamente al quartultimo posto tra i Paesi europei. Ora, sicuramente è un indice non preciso e non oggettivo nel fotografare le nostre fragilità, ma alla fine questo poco ci importa, perché non è la sua accuratezza il motivo di questo voto in Aula, ma è la pressione che esso eserciterà per renderci un Paese migliore e più competitivo, perché dal giorno dopo la votazione, cari colleghi, avremo alla fine uno strumento ansiogeno per dire alle istituzioni che sul 4.0 sarà necessario fare di più.

Come dicevamo, il nostro cervello è costruito per ignorare un problema fino a quando non è quantificato. Infatti è solo quando lo guardiamo attraverso il filtro degli indici e dei ranking che più o meno siamo in grado di misurare quella che è la nostra indignazione. È stato puntualmente così nella storia e infatti lo stiamo vedendo anche adesso con i vari dati sul COVID, che commentiamo quotidianamente. Tutto questo non accade ancora per l'innovazione e tendenzialmente oggi il gap digitale è percepito come un'urgenza solo in qualche community online. Certo, il problema lo riconosciamo tutti, ma non siamo ancora abbastanza spaventati da prenderlo sul serio. Come ho già detto, non credo di aver mai visto delle proteste nelle piazze d'Italia per chiedere al Governo più innovazione. Quindi ho cercato, con questa proposta, di dare finalmente un riferimento quantitativo al fenomeno del digitale in Italia e ho trovato nella richiesta di allegare l'indice DESI al DEF lo strumento normativo per crearlo.

Questa proposta, dovete sapere, si basa infatti su un precedente, un meccanismo simile usato dal Ministro Boccia nel 2016, quando introdusse all'interno della legge n. 163 del 2016 il BES, l'indice sul benessere sostenibile dell'Istat, chiedendo di poterlo allegare al DEF come nuovo indice. Questa sua iniziativa ha poi in effetti avuto dei frutti, perché ha portato negli anni a una maggiore attenzione sul tema della sostenibilità, al punto che si è andata a creare una cabina di regia ad hoc a Palazzo Chigi, che è appunto la famosa Cabina di regia “Benessere Italia”. La mozione di cui discutiamo oggi si muove su questo solco normativo e spera di essere ugualmente efficace come strumento di soft power.

Ora, alcuni colleghi possono guardare con sospetto o persino con leggerezza a una proposta che non definisce un premio oppure una pena definita, ma che si limita a esercitare il potere sostanziale della pressione e del nagging. Eppure, nel corso del tempo, quando i giornali e i cittadini richiameranno lo Stato al rispetto dei propri parametri riconosciuti, quando faranno salire l'innovazione di uno scalino sulla piramide delle priorità dei Ministeri, so che alla fine ne diventerete tutti convinti. Anche perché in questo momento l'Italia è tra gli ultimi posti in Europa e se pensiamo che il tratto distintivo di questo secolo è la quarta rivoluzione industriale, la cosa sta diventando imperdonabile. Secondo le proiezioni, corriamo il rischio che l'Italia diventi un'economia mediocre tra qualche decennio, l'ultima ruota dell'ultimo carro. Per questo motivo inserire il DESI, da adesso in poi, nei prossimi documenti di economia e finanza è un passo fondamentale, non soltanto perché introduciamo un nuovo indice economico nello Stato - cosa di cui sono sicuramente orgoglioso -, ma soprattutto perché inizieremo a cambiare le nostre priorità come Paese e saremo in linea con la rivoluzione industriale in corso, nonché con lo spirito del tempo.

Con questo voto, quindi, raffiniamo il racconto quantitativo della nostra economia e del nostro progresso, ma raffiniamo anche quello di questa maggioranza, che sta scommettendo sull'innovazione e sul verde.

Ringrazio, quindi, i colleghi di maggioranza Nobili e Bruno Bossio per l'interesse che hanno mostrato, ringrazio anche la Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia per aver fatto delle mozioni in un certo senso simili, segno che l'innovazione è la chiave non soltanto del nostro futuro, ma anche della concordia politica. Infine, ringrazio il Ministero dell'Economia e delle finanze per l'interesse mostrato e per i contributi che ha fornito alla mozione. Dichiaro, quindi, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, per chiederle se lei può concedere una sospensione di dieci minuti per permettere anche all'opposizione di verificare gli impegni e vedere se c'è una convergenza su un testo unitario che possa essere riformulato con tutte le mozioni.

PRESIDENTE. Come si fa a dire di no a una richiesta del Governo che chiede una sospensione per l'opposizione? Certamente, sospendiamo e riprenderemo alle ore 16,10.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Vice Ministro Castelli, prego.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Presidente, grazie. Viste le interlocuzioni anche con l'opposizione, se lei fosse così gentile da concedere altri dieci minuti, abbiamo trovato un punto di caduta che mette d'accordo tutti. Solo il tempo di informare i delegati d'Aula e i capigruppo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,27.

La seduta, sospesa alle 16,17, è ripresa alle 16,30.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Chiedo al Vice Ministro Castelli di intervenire.

LAURA CASTELLI, Vice Ministra dell'Economia e delle finanze. Allora, Presidente, rispetto alla riformulazione della mozione Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377, dopo le interlocuzioni con le opposizioni, le vorrei chiedere di poter cambiare il parere su questa riformulazione dell'impegno, espungendo le seguenti parole del punto 2: “per il triennio successivo”. Il Governo propone di espungerle. E, a conclusione dell'impegno, aggiungere: “informare il Parlamento circa i criteri di ripartizione e politiche di sostegno dei progetti di digitalizzazione”.

Quindi, Presidente, per noi, se tutte le mozioni nell'impegno vengono riformulate così come espresso dal Governo, hanno un parere favorevole. Per le premesse, il Governo dà parere favorevole alle premesse delle mozioni di maggioranza e si rimette all'Aula per quelle di opposizione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Butti.

ALESSIO BUTTI (FDI). Presidente, grazie. Ci sono tre sostanziali novità. Il Vice Ministro Castelli mi correggerà, ovviamente, se sbaglio perché è bene capirsi. La prima è che tutte le parti motive delle mozioni presentate dai singoli gruppi hanno una loro dignità che inizialmente non ci sembrava fosse stata compresa dal Governo, perché inizialmente il parere era negativo. Quindi, per tutte le parti motive il Governo si rimette all'Aula e questo è un fatto importante. Inoltre, c'è un aspetto: scompare, se ho capito bene, onorevole Castelli, il termine triennale; per cui il monitoraggio dell'andamento dello sviluppo tecnologico è annuale, di fatto, sul DEF di ogni anno. E poi c'è un coinvolgimento del Parlamento circa la qualità dei progetti sulla digitalizzazione che l'Italia andrà a proporre nel novero dei fondi disponibili del Recovery Fund alla Commissione europea.

Se così è noi ovviamente voteremo l'impegno al Governo, voteremo la parte motiva della nostra mozione e ci asterremo sulla parte motiva delle mozioni di maggioranza.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che, a seguito della proposta di riformulazione del Governo, avendo tutti i presentatori accettato la riformulazione, i dispositivi di tutte le mozioni presentate risultano identici. Pertanto, verranno dapprima posti in votazione, congiuntamente, gli identici dispositivi delle mozioni e, successivamente, secondo l'ordine di presentazione, ciascuna premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici dispositivi delle mozioni Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Ulteriore nuova formulazione), Lollobrigida ed altri n. 1-00384, Capitanio ed altri n. 1-00385 e Mandelli ed altri n. 1-00388, come riformulate su richiesta del Governo, sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Ulteriore nuova formulazione) ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Invidia, Bruno Bossio, Nobili, Stumpo ed altri n. 1-00377 (Ulteriore nuova formulazione), limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00384, come riformulata su richiesta del Governo, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lollobrigida ed altri n. 1-00384, come riformulata su richiesta del Governo, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Capitanio ed altri n. 1-00385, come riformulata su richiesta del Governo, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio ed altri n. 1-00385, come riformulata su richiesta del Governo, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4)

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Mandelli ed altri n. 1-00388, come riformulata su richiesta del Governo, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mandelli ed altri n. 1-00388, come riformulata su richiesta del Governo, limitatamente alla premessa, su cui il Governo si è rimesso all'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione)

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5)

Ho il piacere di comunicare ai colleghi che il 26 ottobre è nata Vittoria, figlia della Vicepresidente Mara Carfagna e dell'onorevole Alessandro Ruben (Applausi). La Presidenza della Camera, a nome di tutta l'Assemblea, desidera formulare all'onorevole Carfagna e all'onorevole Ruben le più vive felicitazioni per il lieto evento.

Rinvio della discussione delle mozioni Prestigiacomo ed altri n. 1-00355, Lollobrigida ed altri n. 1-00386 e Alessandro Pagano ed altri n. 1-00389 concernenti iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il deputato Luciano Cantone. Ne ha facoltà.

LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente, vorrei chiedere il rinvio ad altra seduta del seguito della discussione delle mozioni concernenti il Ponte sullo stretto di Messina. Grazie.

PRESIDENTE. Sulla richiesta di rinvio del seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina do ora la parola a un deputato contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Chi vuole intervenire contro?

Chi vuole intervenire a favore?

Se nessun altro chiede d'intervenire, pongo in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione dei nomi… Pagano contro. Prego.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Sì Presidente, assolutamente, perché ritengo che il dibattito su un argomento di questo genere non possa essere derubricato all'interno di una fattispecie di problematiche di serie B. Io ricordo a tutti voi, soprattutto a coloro che calcano le scene di questo Parlamento da qualche anno, che su questo argomento o meglio sulla problematica del Sud…Presidente, non penso che sia un tema banale, è un tema importante e quindi desidero un minimo di attenzione, non pretendo nulla di più.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Tutti i temi hanno la stessa importanza rispetto all'ascolto dell'Aula, prego.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Perché la Lega ritiene che la problematica…

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Per favore! Per favore! Colleghi del MoVimento 5 Stelle. Prego.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Stiamo osservando, Presidente - grazie per l'intervento - ormai da almeno un decennio l'abbandono, nell'agenda politica, delle problematiche che riguardano il Sud. Ditemi se non è vero che questo Parlamento ha affidato soltanto un dibattito, nel mese di ottobre del 2018, sull'argomento Sud; ditemi se nella passata legislatura è avvenuto al massimo un solo dibattito su questo argomento e così anche nella precedente. Quindi, è da almeno 12 anni, Presidente, che, su queste problematiche, sostanzialmente c'è l'abbandono da parte di tutta la politica su tematiche fondamentali per il nostro Paese. Noi riteniamo che la problematica del ponte sullo Stretto non sia slegata rispetto a un contesto complessivo di natura politica; non è una richiesta che arriva da alcuni territori particolarmente sfortunati rispetto invece a un contesto più ampio. Se dovesse essere derubricata a questo, Presidente, io le dico con grande chiarezza che c'è un'amarezza profonda, oltre che un dissenso da parte del nostro gruppo parlamentare e ritengo di grande parte di questo emiciclo, perché l'argomento ponte sullo Stretto e, in generale, le problematiche del Sud appartiengono senz'altro a tutti. E allora, Presidente, noi riteniamo che oggi trattare un argomento che è stato trattato, o meglio voluto in agenda, approfondito, rinviato già una volta sia uno sfregio nei confronti di tutto il Parlamento stesso, oltre che rispetto alle problematiche che ho testé trattato. Quindi, siamo profondamente contrari al rinvio e riteniamo sia giusto oggi trattare l'argomento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Prestigiacomo a favore.

STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie Presidente, intervengo a favore della richiesta di rinvio alla prossima settimana della mozione a mia firma di Forza Italia e anche altre mozioni non perché il gruppo di Forza Italia ritiene che questa richiesta sia una richiesta semplicemente per non trattare l'argomento, ma perché, da parte di alcuni colleghi della maggioranza, è stata motivata con il fatto che vi è una Commissione ministeriale che dovrebbe concludere i suoi lavori il 30 di ottobre, una Commissione istituita presso il Ministero delle Infrastrutture, che sta vagliando da un punto di vista tecnico tutto un ventaglio di ipotesi circa il collegamento veloce nello Stretto di Messina. Allora, poiché l'attesa di questa importante infrastruttura dura da diversi decenni, noi pensiamo che Forza Italia e che l'opposizione e che i meridionali tutti possono aspettare una settimana e non fornire una motivazione strumentale alla maggioranza per bocciare una mozione che invece rappresenta, secondo noi, un punto di svolta per l'intero Mezzogiorno e per l'intero Paese, cioè la possibilità di realizzare il ponte sullo Stretto attraverso i fondi del Recovery Plan. Quindi, noi non vogliamo fornire alibi, vogliamo dare un'apertura di credito a tanti colleghi che della maggioranza ritengono invece che sia possibile un risultato concreto su questo tema. Per questo ci dichiariamo favorevoli ad attendere una settimana, quindi non un rinvio sine die, ma un rinvio di una settimana, perché il 30 si dovrebbero concludere questi lavori della Commissione interministeriale.

Dopodiché, certamente la prossima settimana, in quest'Aula, si dovrà svolgere un dibattito serio e attento e dovremo tutti uscire diciamo fuori dalle ipocrisie di chi parla di un'infrastruttura stabile e veloce, senza volere dire quale sia questa infrastruttura e chi, come noi, invece ritiene che l'unica infrastruttura possibile sia il ponte sullo Stretto e che dire che si vuole trovare un'altra soluzione equivale a non volere di fatto risolvere questo problema e non volere fare nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Prestigiacomo, l'unico chiarimento è che adesso c'è la votazione e il provvedimento viene rinviato ad altra data, poi la Conferenza dei capigruppo farà le proprie valutazioni per il calendario.

Se nessun altro chiede d'intervenire, pongo in votazione con il procedimento elettronico senza registrazione dei nomi la proposta di rinvio del seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 179 voti di differenza.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Boldrini e Speranza; Zan ed altri; Scalfarotto ed altri; Perantoni ed altri; Bartolozzi: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere (A.C. 107-569-868-2171-2255-A) (ore 16,51).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 107-569-868-2171-2255-A: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere.

Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali di costituzionalità Turri ed altri n. 1 e Varchi ed altri n. 2.

(Esame di questioni pregiudiziali - Testo unificato - A.C. 107-A)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali. Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ai sensi articolo 40, comma 4, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali sollevate per motivi di costituzionalità.

Illustra la questione pregiudiziale di costituzionalità Turri ed altri n. 1 la deputata Ingrid Bisa. Prego. Colleghi, per favore, un po' di silenzio! Colleghi! Colleghi! Colleghi! Non continuiamo, mi scusi. Prego.

INGRID BISA (LEGA). Grazie Presidente, in questa proposta di legge vengono puniti atti discriminatori fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale o sull'identità di genere, ma c'è un problema che abbiamo sollevato anche in Commissione durante i lavori ed è il fatto che non viene fornita un'apposita definizione di questi distinti concetti, né sono presenti nella legislazione vigente delle definizioni ben precise. Vedete, più si lasciano maglie aperte in fase legislativa, più si lascia spazio al magistrato di ampliare e restringere le maglie di applicazione della norma. In ambiti di una sensibilità anche diversa, questo è veramente pericoloso. Questo è un problema di questa norma come di tante altre, che questa maggioranza sta portando avanti. Ciò è ancor più grave in un tessuto costituzionale che si fonda sui concetti di sesso (agli articoli 3 e 51), sui concetti di uomo, sui concetti di donna (agli articoli 31, 57, 48, 51 e 117 della nostra Costituzione). Anche il Comitato per la legislazione aveva posto le condizioni per conformare la proposta di legge ai parametri stabiliti nell'articolo 16-bis del Regolamento della Camera: chiedeva di formulare già in Commissione le specifiche definizioni dei concetti sopra richiamati. Questa condizione è stata tuttavia disattesa. Il provvedimento è anche stato approvato senza rispettare le condizioni fissate nel parere della I Commissione (Affari costituzionali) del 29 luglio 2020. Aveva chiesto alla Commissione giustizia, e leggo testualmente, di chiarire maggiormente i confini tra le condotte discriminatorie fondate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, e di riformulare l'articolo 3 del provvedimento nel senso di chiarire più puntualmente che non costituiscono discriminazione né istigazione alla discriminazione la libera espressione e la manifestazione di convincimenti o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, nonché le condotte legittime riconducibili alla libertà delle scelte, purché non istighino all'odio o alla violenza, ossia non presentino un nesso con atti gravi, concreti e attuali. Il fatto di aver disatteso tale prescrizione è una palese lesione del principio di tassatività della fattispecie penale, garantito dall'articolo 25, comma secondo, della Costituzione. Un principio di civiltà giuridica per cui si devono conoscere in anticipo, prima della commissione del fatto, i comportamenti vietati. Il provvedimento, poi, all'articolo 1 introduce un reato di opinione, mirando a punire manifestazioni del pensiero che proclamino in qualche modo la superiorità di un orientamento sessuale; e anche questo si palesa in contrasto con l'altro principio cardine della nostra Costituzione, l'articolo 21.

Si rischia poi di essere puniti con il carcere fino a 18 mesi se si afferma che un orientamento sessuale è sbagliato o non condivisibile, sia pure senza che tale affermazione sia volta ad istigare alla commissione di atti violenti. Sinceramente in questa proposta di legge non vedo assolutamente un bilanciamento di interessi che invece anche il legislatore, quando legifera, deve fare. Voi volete punire all'articolo 1 ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l'incitamento alla discriminazione per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale o all'identità di genere. La punizione per la partecipazione a tali formazioni sociali è la reclusione da 6 mesi a 4 anni, mentre per la loro organizzazione o direzione con il carcere da 1 a 6 anni. È una proposta di legge che va in palese contrasto con numerosi diritti di libertà garantiti dalla Costituzione; tra di essi c'è la libertà di riunione, la libertà di associazione, la libertà religiosa, la libertà di educazione, la libertà di iniziativa economica. Tali sanzioni sono anche in palese contrasto con gli articoli 2, 18, 19 e 29 della Costituzione che sono quelle organizzazioni o la partecipazione a formazioni sociali che si impegnano a promuovere la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, da intendersi, come detto, come unione di un uomo e di una donna secondo il modello costituzionale. Quindi, colleghi, ci sono tutti i profili di violazione costituzionale di questa proposta di legge per far sì che quanto abbiamo in esame oggi in Aula non debba assolutamente proseguire l'esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Illustra la questione pregiudiziale Varchi ed altri n. 2 il deputato Bignami.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. In realtà Fratelli d'Italia poc'anzi in Commissione giustizia aveva ritenuto doveroso anche portare all'attenzione dei colleghi una vicenda inerente all'ipotesi di sospendere la discussione perché riteniamo surreale che, nel mentre che noi affrontiamo una situazione di crisi al di fuori di queste mura dove intere categorie devono fare i conti con una crisi determinata dall'azione di questo Governo, questa maggioranza imponga come discussione un provvedimento sull'omotransnegatività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sull'omotransfobia, quando abbiamo categorie intere in ginocchio, ristoratori, imprenditori, artigiani, commercianti! E voi ci imponete una discussione su un tema che esiste soltanto nelle vostre più recondite intenzioni di voler mettere un bavaglio a questa opposizione e a chi non la pensa come voi.

So già che tra un po' sentiremo qualche collega che ci dirà che le pregiudiziali così proposte sono un'arma spuntata e che evidentemente recano addirittura danno all'opposizione. Ci piacerebbe che quel parlamentare ci ricordasse che fine ha fatto l'emendamento che egli aveva presentato al decreto-legge n. 19 del 2020 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con cui si introduceva come fattispecie del tutto eccezionale il fatto che il Governo adottasse i DPCM prima di avere informato l'Aula, mentre invece oggi quella è diventata l'ordinaria forma con cui il Governo agisce! Ci eravamo fidati dell'impegno assunto dalla maggioranza quando venne proposto quell'emendamento; abbiamo probabilmente peccato nel ritenere che ci fosse una parola d'onore da onorare ed evidentemente anche in quello questo Governo è mancato, e anche questa maggioranza, perché voi state cercando di trasformare queste mascherine in bavagli, anche violando questa Costituzione, anche in questo provvedimento.

Perché è palese, e lo rappresentiamo nella mozione nella pregiudiziale che sto illustrando, il fatto che si sostanzi un'evidente lesione dell'articolo 21 della Costituzione, che recita, in maniera palmare, che tutti hanno il diritto di esprimere liberamente il proprio pensiero. E allora, nel momento in cui dovesse essere approvato questo disegno di legge, un'affermazione che rappresenta il pensiero di Fratelli d'Italia e dei milioni di elettori di Fratelli d'Italia secondo cui l'unica famiglia è quella naturale, fondata sull'unione di un uomo e di una donna, diventerebbe reato! L'affermazione secondo cui non esiste un diritto ad avere dei figli che venga prima del dovere di dare a dei bambini un padre e una madre diventerebbe reato! L'affermazione secondo cui il gesto più rivoluzionario a cui oggi noi assistiamo non è quello di vedere qualcuno salire in perizoma su qualche carro mascherato con elmi piumati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ma è quello di un ragazzo e di una ragazza che si sposano e danno vita a una famiglia, sfidando una legislazione ostile - quello è il vero gesto rivoluzionario - diventerebbe reato. Diventerebbe reato perché non solo voi oggi cercate di imbavagliare chi non la pensa come voi, perché siete perfettamente consapevoli che sul tema del confronto, delle idee, del merito siete perdenti, non solo siete consapevoli che cercate di nascondere il vuoto della vostra identità annullando tutte le identità, ma cercate anche, con questo provvedimento, che è in aperta violazione dell'articolo 21, e non solo, di negare il diritto di esprimere un'opinione, perché questo reato non introduce una fattispecie di pericolo o di danno, ma di opinione. Basta l'espressione di un'opinione che non sia allineata al pensiero unico dominante che un qualsiasi PM potrebbe agire in qualsiasi sede per pervenire anche all'instaurazione di un procedimento penale e magari anche a una condanna. Perché voi affermate che alla base di questo provvedimento deve esserci una ragione d'odio, ma l'odio non è una categoria giuridica individuabile in una fattispecie predeterminata. Nelle affermazioni che ho testé svolto non vi è una matrice di odio; al contrario, vi è una matrice di amore, di amore verso i propri figli, di amore verso la famiglia, di amore verso la propria identità, verso il proprio popolo e verso la propria patria, non odio. Ma voi cercate, introducendo delle categorie di diritto indistinte, di imbavagliare chi non la pensa come voi. E questo non lo dice, che si tratti di categorie giuridiche indistinte, una pericolosa forza di destra; lo ha detto anche il Comitato per la legislazione, che ha richiamato alla necessità che si dia maggiore nitidezza alle categorie che voi affermate quando parlate di identità di genere, di orientamento sessuale, di discriminazione. Sono termini che non fissano con puntualità categorie giuridiche e con ciò sostanziando una lesione dell'articolo 25, secondo comma, della Costituzione, con cui invece si prevede la tassatività della prescrizione penale anche e soprattutto nell'individuazione delle fattispecie di reato.

E allora, che vi piaccia o no, la nostra Costituzione tutto ciò non solo non lo consente, ma legittima e fonda la possibilità, in ciò anche richiamandosi all'articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che tutti possano liberamente esprimere un'opinione. Che vi piaccia o no, l'articolo 31, l'articolo 37, l'articolo 48, l'articolo 51, l'articolo 117 della Costituzione parlano espressamente di uomo e di donna, perché è questo l'archetipo su cui si fonda la nostra storia millenaria e, così come noi l'abbiamo ricevuta intendiamo consegnarla, integra e intatta ai nostri figli e ai nostri nipoti, anche perché riteniamo che siano quelli i capisaldi su cui si fonda la nostra società. Ciò non significa negare altre forme, ciò non significa negare il diritto di ognuno di fare ciò che ritiene, perché non è compito dello Stato sbirciare dal buco della serratura. Ognuno a casa sua, giustamente, può fare ciò che ritiene e può amare chiunque ritenga, ma non si possono parificare situazioni che pari non sono e non si possono introdurre divieti di pensiero.

E allora, Presidente, questi concetti che paiono essere, magari, realizzati da un mondo che qualcuno potrebbe ritenere, invece, antico, in realtà sono il futuro e questo, anche qui, non lo dice chi vi parla: l'ha detto la Corte costituzionale, nella sentenza n. 104 del 1978, l'ha ribadito nella sentenza n. 138 del 2010, nella sentenza n. 221 del 2019. Sono concetti giuridici, comunque, che si intenda essenziali per la nostra struttura societaria e noi riteniamo, come ho detto poc'anzi, che la vera rivoluzione sia oggi quella compiuta da un ragazzo e da una ragazza che si amano, danno vita a una famiglia, per avere dei figli, sfidando una legislazione che oggi vorrà andarsi a comporre di un ulteriore tassello di ostilità. E noi - lo diciamo in maniera mite, ma lo diciamo anche con grande forza -, in questa contrapposizione che voi state generando, fomentando odio e discriminazione per primi, saremo sempre dalla parte di quelle famiglie che vogliono davvero sfidare queste legislazioni e dare un seguito alla nostra Patria e alla nostra generazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Ancora una volta, le pregiudiziali di costituzionalità assumono una connotazione diversa da quella per la quale sono pensate: ovviamente questo è del tutto legittimo, ma non condividiamo questo approccio. Avremo la fase di esame degli emendamenti per entrare nel merito dei contenuti politici anche della legge; essendo questa la fase, invece, nella quale siamo chiamati a vagliare la costituzionalità delle norme, anticipo subito che il gruppo di Italia Viva voterà contro le pregiudiziali che sono state presentate, ritenendo che le violazioni, o presunte tali, che vengono contestate nei documenti che sono stati presentati dai gruppi di opposizione non trovino alcuna corrispondenza reale. Siamo confortati nell'affermarlo dall'esito raggiunto con l'intenso lavoro corale a cui il nostro gruppo ha contribuito in maniera determinante, agendo sia in sede di Commissione giustizia, con la nostra capogruppo Lucia Annibali e, poi, attraverso i nostri deputati impegnati nelle Commissioni parlamentari interpellate per l'espressione dei pareri di competenza.

Sono tre le motivazioni principali per le quali ci sentiamo di respingere con fermezza queste pregiudiziali, riservandoci, poi, di sfruttare l'esame degli emendamenti e il prosieguo dell'iter per continuare a migliorare un testo che è sensibilmente cambiato in meglio rispetto alla sua formulazione iniziale. In primo luogo, ci convince l'estensione delle previsioni degli articoli 604-bis e ter del codice penale anche alle violenze e discriminazioni legate alla disabilità della vittima. In questo modo si è fatto un notevole passo avanti, che si deve principalmente alla tenacia della nostra collega Lisa Noja, che si è resa interprete delle istanze che stanno a cuore a molte associazioni di persone con disabilità e che sono parte delle fondamenta programmatiche e valoriali di Italia Viva. Questi cambiamenti produrranno anche una modifica sostanziale del titolo della legge che, nella sua denominazione, aggiungerà proprio anche il contrasto alle discriminazioni, oltre che agli altri capitoli già inseriti, anche legate alla disabilità. Attraverso questa strada si rafforza, quindi, il significato della proposta in esame e si pone sotto la tutela della legge anche una forma di discriminazione inizialmente non prevista, ma, purtroppo, diffusa.

Il secondo motivo di convinzione con il quale andiamo a respingere queste pregiudiziali riguarda l'accoglimento di una condizione che abbiamo avanzato, come Commissione affari costituzionali, nel parere approvato a maggioranza, tradotto, poi, con un emendamento della maggioranza stessa, a prima firma Annibali. Si tratta di una più puntuale scrittura delle diverse definizioni contenute nella legge.

Si è chiarito, quindi, ciò che abbiamo sempre sostenuto nel dibattito parlamentare e in seno alla maggioranza, cioè che fosse necessario specificare meglio quelle definizioni a beneficio di una maggiore efficacia della legge e di un minor rischio di interpretazioni non corrette. Un ulteriore miglioramento che va nella direzione auspicata da tanti, anche nell'opinione pubblica, e che pensiamo che chiunque sia intellettualmente onesto debba riconoscere; lo hanno già fatto, peraltro, molte associazioni che avevano segnalato questa necessità; mi auguro, anche se non ho molta speranza in tal senso, che anche l'opposizione voglia riconoscere queste innovazioni.

Infine - ed è il terzo motivo per il quale respingeremo queste pregiudiziali - a dimostrazione che le parole che troviamo scritte nelle pregiudiziali e che abbiamo sentito anche poco fa dai colleghi circa la presunta volontà della proposta di legge di punire le opinioni non conformi a un determinato pensiero, sono del tutto fuori luogo, sono esagerate e sono anche figlie di una cultura e di una ideologia retrograda. Si tratta, in particolare, del risultato ottenuto grazie al lavoro che abbiamo svolto in Commissione affari costituzionali, in Commissione giustizia, anche con il concorso di una parte dell'opposizione, con il quale si chiarisce più puntualmente che non costituiscono discriminazione né istigazione alla discriminazione - e recupero le parole che sono state citate anche in un intervento che mi ha preceduto - la libera espressione e la manifestazione di convincimenti o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, ovviamente a patto che parole e comportamenti non istighino all'odio o alla violenza o che non presentino un nesso con atti gravi, concreti e attuali, principio che vale, peraltro, per tutte le sfere della manifestazione della propria opinione e del proprio pensiero. È del tutto falso, quindi, dire che con questa legge si introduce un nuovo reato di opinione.

Questo è un passaggio di estrema importanza, cui abbiamo notevolmente lavorato come Italia Viva - mi accingo alla conclusione - perché mette al riparo la legge da qualsiasi critica di voler reprimere la libertà di opinione senza ledere il significato profondo del provvedimento stesso.

Sono tre punti - inclusione della discriminazione legata alla disabilità, una migliore enunciazione delle definizioni e la blindatura della libertà di espressione e di pensiero - che dovrebbero essere apprezzati da tutti e che, nei fatti, rendono del tutto inconsistente queste pregiudiziali. Dichiariamo, dunque, il nostro voto contrario alle pregiudiziali che sono state presentate, ribadendo il nostro impegno a continuare a lavorare per migliorare un testo che - lo vogliamo ripetere - consideriamo un punto ancor più avanzato e inclusivo rispetto alla sua formulazione iniziale, perché, quando si aggiungono e si rafforzano i diritti per una parte dei cittadini senza toglierne ad altri, come abbiamo già dimostrato in passato con la legge sulle unioni civili o con quella sul “dopo di noi”, si compie qualcosa di giusto non per una parte politica, ma per il Paese intero (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente. Il testo unificato delle proposte di legge oggi in esame modifica i delitti contro l'uguaglianza previsti dagli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, aggiungendo alle discriminazioni per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi, anche gli atti discriminatori fondati sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere. In merito, le opposizioni hanno presentato due questioni pregiudiziali contenenti alcuni rilievi: si lamenta la presunta violazione dell'articolo 21 della Costituzione, in quanto il testo introdurrebbe un reato di opinione basato su motivi d'odio, prescindendo dall'evento dannoso derivante da un comportamento concreto, con una conseguente ingiustificata compressione della libertà di manifestazione del pensiero. In risposta a tale obiezione si sottolinea che la dignità umana, l'identità personale e sessuale e l'uguaglianza sono diritti supremi, laddove la libertà di espressione non è un diritto assoluto e il suo esercizio può incontrare limitazioni e condizioni che siano previste dalla legge e rispettino il principio di proporzionalità. La Corte europea dei diritti dell'uomo ha individuato i requisiti che consentono di limitare legittimamente la libertà di espressione, quando la restrizione sia prevista dalla legge e persegua un fine legittimo e necessario per garantire interessi altrettanto meritevoli di tutela. Ricordo che la mera espressione di opinioni, anche se accompagnata da ferma opposizione o contrarietà, se non si traduce in atti discriminatori, atti violenti o che istigano alla violenza o alla discriminazione, non comporterà la commissione di alcun reato, essendo protetta dall'articolo 21 della Costituzione.

Il testo unificato in discussione, del resto, nel modificare la lettera a) dell'articolo 604-bis, si innesta su una fattispecie già consolidata e, per quel che rileva in questa sede, non riguarda alcuna ipotesi di propaganda, ma incide soltanto sull'istigazione a commettere e sulla commissione di atti di discriminazione. Ricordo che la stessa Corte di cassazione ha affermato che l'incitamento ha un contenuto fattivo di istigazione a una condotta e, quindi, presenta un quid pluris rispetto a una manifestazione di opinioni, ragionamenti o convincimenti personali. La punibilità sarà basata sulla concreta offensività e pericolosità della condotta per i beni giuridici tutelati. Saranno punibili solo quelle condotte che abbiano concretamente leso o messo in pericolo i diritti fondamentali dei soggetti passivi del reato. Pertanto, la violazione del principio di legalità e di offensività, paventata dalle opposizioni, è priva di fondamento.

Le opposizioni lamentano anche la violazione del principio di tassatività e determinatezza, in quanto risulterebbero indefiniti i concetti di sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. Ricordo che tali concetti sono già presenti nella legislazione sia italiana che europea e soddisfano i requisiti di precisione e di determinatezza consentendo la intellegibilità della fattispecie. Ad esempio, la nostra Costituzione utilizza il termine “sesso” tanto nell'articolo 3, in cui si afferma il principio di uguaglianza senza distinzione di sesso, che nell'articolo 51, in cui si legge: “Tutti i cittadini dell'uno o dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive (…)”. Anche l'espressione “orientamento sessuale” è già presente nella legislazione italiana, ad esempio nell'articolo 60 del codice della privacy, e nell'articolo 15 dello statuto dei lavoratori. Il termine “genere” è usato nel nostro ordinamento per riferirsi ai due diversi sessi e ha una connotazione relazionale che lo distingue dalla dimensione più strettamente fisiologica della parola “sesso”. L'espressione “identità di genere”, utilizzata e recepita nell'ordinamento interno nel 2014 e utilizzata anche nell'ordinamento penitenziario, è ritenuta identificativa degli aspetti connessi al sesso che possono costituire motivi di persecuzione, soprattutto ove sia evidente un contrasto tra i dati anagrafici e la rappresentazione esterna di un genere diverso. La Corte costituzionale ha affermato che il diritto all'identità di genere è elemento costitutivo del diritto all'identità personale, rientrante a pieno titolo nell'ambito dei diritti fondamentali della persona. La Corte sottolinea anche come l'aspirazione del singolo alla corrispondenza del sesso attribuitogli nei registri anagrafici al momento della nascita con quello soggettivamente percepito e vissuto costituisca senz'altro espressione del diritto al riconoscimento dell'identità di genere. Sottolineo, inoltre, che, al fine di fugare ogni dubbio manifestato da rappresentanti di alcune forze politiche e promuovere la più ampia condivisione del testo possibile, sono state presentate dalle forze di maggioranza delle proposte emendative che vanno a privare in concreto di qualsiasi rilevanza le questioni di costituzionalità sollevate, che migliorano e chiariscono ancora di più il testo e l'obiettivo di questo provvedimento.

Concludo, Presidente, ribadendo l'importanza di questa proposta di legge, che colma un vuoto normativo e mira a tutelare soggetti più vulnerabili, in linea con quelle che sono le sollecitazioni dell'Europa che da tempo ci invita a intervenire su questa materia. Per tutte le considerazioni sovraesposte, le questioni pregiudiziali, pertanto, non sono fondate e vanno, quindi, respinte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. È evidente che quando il Comitato per la legislazione, presieduto dal professor Ceccanti, si muove con delle considerazioni così pesanti e così precise, esprimendo addirittura come non mai - non mi era capitato spesso - delle condizioni così nette e così chiare e quando la I Commissione (Affari costituzionali), presieduta da un esponente della maggioranza, si esprime con un'altra condizione, io credo che non ci sia nulla di più chiaro per rimarcare la necessità di un intervento che chiarisca che questa è una legge incostituzionale. Cioè, la cartina di tornasole viene proprio dagli organi interni parlamentari di controllo che, benché appartenenti alla maggioranza come numeri, gestiscono in modo patologico la formulazione di questa legge. Non si può legiferare in materia penale senza dire che cosa il cittadino deve rispettare: questo è impossibile! Quando voi pretendete di introdurre criteri che non hanno nel codice nessuna sede e nessuna possibilità di definizione, ebbene, Presidente, qual è il risultato di questa tecnica, che io non esito a definire inaccettabile ai sensi dell'articolo 25 della Costituzione (per cui le norme penali devono essere tipiche e tassative, devono avere un contenuto chiaro e preciso)? È una legge opinione, che rende reato un'opinione diversa e non condivisa: questa è la chiave di lettura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Se io non la penso come te e la penso diversamente, è la prima legge movente della storia di questo Paese: una legge che non punisce il fatto, non punisce quello che si fa, ma punisce quello che si pensa, perché io non la devo pensare diversamente da te. Presidente, diceva bene il collega Orsini, quando è intervenuto in discussione sulle linee generali: lo Stato etico - perché questo è lo Stato etico, quello che punisce le opinioni - è l'antesignano della non democrazia, dello Stato non democratico. Noi incominciamo a punire i pensieri sgradevoli.

Allora, io credo che Forza Italia non faccia tanto un problema di contenuti, perché è evidente che qualsiasi atto violento - non un pensiero violento, ma un atto violento - è esecrabile e va punito. Noi ne facciamo un problema di metodo, un problema di inaccettabilità di una costruzione normativa penale che non abbia in sé i contenuti di una concreta attività illecita leggibile secondo i canoni del processo e del diritto sostanziale penale; e noi saremo sempre, Presidente, in trincea per difendere i principi fondamentali del nostro sistema. Non possiamo tollerare che, per accontentare ideologicamente qualcuno, con una sconfessione interna alla stessa Camera, si possa votare una legge che, in qualche modo, interpretata un po' così e un po' colà, vada a punire il pensiero, vada a mortificare l'articolo 21 della Costituzione.

Quindi, sia ben chiaro che noi ci stiamo avviando verso una stagione di compressione dei diritti fondamentali. Vi sono tanti segnali e ha ragione chi dice che questo è il momento in cui il DPCM diventa un sistema organico di legiferare senza controlli - né il Presidente della Repubblica, né Corte costituzionale, né Parlamento – e, in un momento in cui autoritativamente si pretende di governare, introdurre una legge che punisce il pensiero è una stereofonia preoccupante, drammatica, tragica.

E allora, Presidente, io penso che il nostro voto favorevole sulle pregiudiziali di costituzionalità non sia un voto di semplice adesione a quella che è la proposta del centrodestra: è un voto di identità. Forza Italia, da questo punto di vista, sarà sempre contro qualsiasi tentativo di sopraffazione dei principi costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. I testi presentano come certezze e come argomenti pregiudiziali quelle che sono, in realtà, delle preoccupazioni e dei dubbi che si possono così sintetizzare: volete lottare contro le discriminazioni o imporre un pensiero unico? Ora, il punto è che sulla base di dubbi e di preoccupazioni si fanno emendamenti, si discute nel merito; non si presentano e non si votano pregiudiziali, altrimenti si fa un salto logico. Per effettuare questo salto i presentatori delle pregiudiziali sostengono, in sostanza, due cose: che una legge non è necessaria e che sarebbe comunque liberticida. Per questo, secondo loro, si tratterebbe dell'imposizione di un pensiero unico.

Noi, invece, riteniamo anzitutto che una legge sia necessaria, perché c'è un effettivo allarme in termini di discriminazioni e di atti violenti, legittimati anche dai nuovi social media, rispetto a caratteristiche qualificanti della persona (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Come ha precisato nello scorso maggio il Presidente Mattarella, “queste discriminazioni oggetto del progetto di legge” - sono parole del Presidente – “costituiscono una violazione del principio di uguaglianza e ledono i diritti umani necessari a un pieno sviluppo della personalità umana”. Il bene giuridico protetto dalle norme incriminatrici in termini di discriminazione - quelle preesistenti e quelle che si vorrebbero introdurre - è, appunto, quello a cui si riferisce il Presidente Mattarella: la dignità della persona. Quindi, prima il legislatore e poi i giudici…

PRESIDENTE. Per favore, i banchi del Governo, mi scusi. Prego.

STEFANO CECCANTI (PD). …devono attuare un bilanciamento tra beni di rilievo costituzionale, la pari dignità delle persone e la libertà di manifestazione del pensiero. Posta così la questione, la legge necessaria, se ben costruita, non è affatto liberticida e non impone un pensiero unico. Non è un caso se, pur essendovi state varie occasioni, la “legge Mancino”, su cui si interviene, non sia mai stata portata all'esame della Corte perché essa è sempre stata interpretata direttamente dai giudici conformemente ai canoni stabiliti dalla Corte medesima in sede di esame della “legge Scelba”. Il confronto va spostato puntualmente sul merito. Avete presentato pregiudiziali sul testo approvato dalla Commissione appoggiandovi alle condizioni e alle osservazioni soprattutto della Commissione affari costituzionali e del Comitato per la legislazione.

Ora, però, per onestà intellettuale dovreste ammettere che la maggioranza ha risposto in modo puntuale a tutte le condizioni. Le condizioni erano due. Una, comune ai due organismi parlamentari, quella di precisare in modo più rigoroso le definizioni: è stato fatto. La Commissione affari costituzionali aveva poi richiesto una riscrittura dell'articolo 3 che lo rendesse più chiaro. Ciò è stato risolto con un emendamento interpretativo che introduce soprattutto un elemento innovativo: la punibilità scatta quando vi sia il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti. Per di più, l'emendamento precisa che il rispetto per le manifestazioni della libertà di opinione e per le condotte che non ricadono in tale pericolo è fatto necessariamente salvo, perché discendente direttamente dall'articolo 21 della Costituzione: non si tratta di una concessione del legislatore. Ora nessuno può dire che non siano ben delimitati il confine, i casi in cui un'opinione e una dichiarazione legittima diventino un pericolo chiaro e presente di violenza.

Il concreto pericolo non è un concetto generico, è un concetto che viene da lontano. Lo ha ben chiarito con una metafora il giudice Holmes (lo avevo già detto nella discussione generale) nella sentenza Schenck versus Stati Uniti nel lontano 1919. Scrive il giudice: “La protezione più rigorosa della libertà di parola non proteggerebbe un uomo che gridasse falsamente al fuoco in un teatro, causando un panico”.

È in nome di Holmes che vi invitiamo, quindi, a bocciarlo. Noi non vogliamo imporre a nessuno un pensiero unico, ma chi grida falsamente sui social incitando ad atti violenti, provocando un pericolo concreto ai danni della dignità delle persone, non difende il pluralismo attento a quel libero sviluppo della personalità umana a cui ci ha richiamato il Presidente Mattarella (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.

Passiamo ai voti.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 50, comma 2, ultimo periodo, del Regolamento, il gruppo Fratelli d'Italia ha avanzato richiesta di scrutinio segreto.

Tale richiesta è accolta in quanto il provvedimento, che non è stato sottoposto per il seguito dell'esame al contingentamento dei tempi nel primo calendario di iscrizione, incide nel suo complesso, sulla base di un giudizio di prevalenza, sugli articoli 13, 16, 21, 24, 25 e 27 della Costituzione. Si tratta di disposizioni richiamate dall'articolo 49 del Regolamento tra quelle in relazione alle quali è ammesso lo scrutinio segreto.

Ricordo che, come già dichiarato nella seduta del 23 settembre scorso, per l'espressione del voto attraverso i terminali in Transatlantico e nelle tribune sono utilizzabili le modalità tradizionali con il touch pad o le freccette delle tastiere.

In caso di voto segreto, al fine di garantire la riservatezza del voto espresso, sui predetti terminali non viene data evidenza del voto espresso (favorevole o contrario) né attraverso l'accensione del tasto selezionato, né attraverso l'esposizione della striscia colorata (verde o rossa).

Dopo l'espressione del voto si accenderà quindi una striscia colorata azzurra con l'indicazione “voto espresso” sia nel caso di voto favorevole che di voto contrario, analogamente a quanto avviene nei terminali d'Aula, in cui si accende la luce di colore blu. In caso di astensione, nei terminali in Transatlantico e nelle tribune, analogamente a quanto accade in Aula, si accenderà una striscia bianca.

In caso di dubbio sul voto che si è espresso, analogamente a quanto avviene per le votazioni a scrutinio palese, ciascun deputato potrà procedere nuovamente all'espressione della propria preferenza (usando la modalità che ritiene più pratica), sino a quando la votazione non viene chiusa.

È stata messa a disposizione, presso tutte le postazioni di voto, una guida con l'illustrazione delle modalità di funzionamento dei terminali di voto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Turri ed altri n. 1 e Varchi ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate, passiamo al seguito della discussione del provvedimento.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Ricordo che, nella seduta del 3 agosto, si è conclusa la discussione generale e il relatore è intervenuto in sede di replica mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli - Testo unificato - A.C. 107-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge e degli emendamenti presentati.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine i gruppi Lega e Fratelli d'Italia, il gruppo Misto, per le componenti politiche Centro Democratico-Radicali Italiani-+ Europa, Popolo Protagonista-Alternativa Popolare e Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, nonché il deputato Costa sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Faccio presente che, rispetto alle indicazioni contenute nel fascicolo n. 2 degli emendamenti, deve considerarsi segnalato l'emendamento 1.406 Alessandro Pagano (a pagina 60 del fascicolo) in luogo dell'emendamento 4.289 Paolini (a pagina 26). L'emendamento 1.406 si intende collocato a pagina 14 del fascicolo, dopo l'emendamento 1.352 Montaruli. Devono altresì non considerarsi segnalati per la votazione gli emendamenti Lupi 1.443 (a pagina 6), 6.410 (a pagina 37), 7.401 (a pagina 40) e 9.402 (a pagina 46).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono ora in distribuzione. In particolare, il parere della V Commissione reca quattro condizioni, formulate ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che saranno poste in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame dell'articolo 1 - Testo unificato - A.C. 107-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative il deputato Edmondo Cirielli. Ne ha facoltà.

EDMONDO CIRIELLI (FDI). Signor Presidente, colleghi, il mio intervento sull'articolo 1, che è un po' il centro della norma, serve anche a chiarire alcuni aspetti fondamentali. Innanzitutto, è bene sgombrare il campo da ogni equivoco: Fratelli d'Italia non è affatto contraria all'idea di punire severamente il comportamento violento o in genere la discriminazione di persone diverse, e nel caso specifico di persone in base alla loro condizione personale, ai gusti sessuali, all'orientamento di genere e quant'altro. Noi contestiamo il modo e il metodo con cui lo vuole fare la maggioranza, i tempi e anche - parliamoci chiaro - la necessità. Il nostro codice prevede già, all'articolo 61, delle circostanze aggravanti quando si agisce per motivi abietti e futili; e aggiungo, all'articolo 200 prevede che si possano applicare misure di sicurezza: quindi è del tutto evidente che, a fronte di comportamenti di idioti, imbecilli, delinquenti, prepotenti che intendano trattare persone diversamente… o, peggio ancora, commettere atti di violenza nei confronti di persone in base a una presunta diversità, il codice già prevede strumenti adeguati.

Ecco perché, tra gli emendamenti di Fratelli d'Italia, da un lato ci sono emendamenti soppressivi, da un altro emendamenti che mirano anche a ridurre, nell'ottica della riduzione del danno. E mi dispiace che anche illustri esponenti della maggioranza abbiano voluto bollare facilmente come una norma assolutamente costituzionale, quando è evidente che è una norma che incide comunque sulla libertà di opinione, incide comunque sulla libertà religiosa. Io voglio portare un esempio, anche perché non vi siete neanche semplicemente limitati a punire atti di violenza, istigazione alla violenza, ma anche atti discriminatori, che è una locuzione comunque molto aleatoria, così come l'istigazione e la discriminazione, tant'è che la stessa Cassazione più volte si è dovuta arrampicare per cercare di dare una giustificazione a questa iperbole normativa. La realtà è che, per esempio, se un'associazione religiosa piuttosto che un esponente politico o un esponente, in base al suo credo, è contrario all'adozione da parte di una coppia gay… Perché in genere sappiamo che per una coppia fatta di un uomo e una donna c'è un diritto all'adozione, fermo che ci siano determinati requisiti. Se invece io sono contrario, per il mio credo religioso, all'idea che due persone dello stesso sesso possano adottare un figlio, sto commettendo una discriminazione? Questa mia espressione merita di essere punita dal punto di vista addirittura del codice penale? Allora, è proprio questo il tema.

In realtà, d'altro canto, se si va a vedere, negli ultimi dieci anni i reati commessi a seguito di discriminazione per sesso, per motivazione di orientamento sessuale sono molto marginali, quindi è la conferma che non vi è affatto una motivazione di recrudescenza della quantità di reati dietro la proposta della maggioranza. La maggioranza mira ad una norma-manifesto, indirizzata ad un determinato elettorato, peggio ancora, a delle lobby. E voglio anche dire, rispetto a quello che ho sentito da alcuni che blaterano di Costituzione, che l'articolo 3 della Costituzione prevede che tutti siano uguali in base alle loro convinzioni, sesso, razza, religione e condizioni personali. Invece, con questa norma, si tutela in maniera speciale, diversa, disuguale da tutti gli altri una categoria, quella degli omosessuali e di coloro che hanno diversi orientamenti religiosi. E io dico: ma scusate, se una persona è disabile e viene discriminata perché disabile, è meno grave questa discriminazione del disabile rispetto all'omosessuale? Io penso che siano entrambi gravi ed entrambi possono essere puniti, qualora ci sia un reato sottostante. E lo dico con molta chiarezza, c'è anche il reato di violenza privata, che può essere aggravato in maniera pesante dall'aver agito per motivi abietti o futili, e si può anche dare una misura di sicurezza. In realtà, invece a voi della tutela delle persone non vi interessa nulla, a voi interessa dimostrare che date risposte a delle categorie e a delle lobby, e questo non può avvenire, soprattutto col diritto penale. Anche questo è grave.

Per anni la sinistra, quella vera, si è battuta per i princìpi del diritto penale minimo contro l'introduzione di nuovi reati, a un'avanzata depenalizzazione. Insomma, almeno quando io studiavo venti anni fa, a questo le correnti culturali della sinistra invitavano, dal punto di vista del codice penale. Oggi, invece, c'è una regressione, sempre più si inseriscono nuovi reati, non per rispondere ad emergenze di politica criminale, ma per rispondere ad esigenze politiche di questa o di quella maggioranza. Fa specie che una certa sinistra, che pure vantava una certa valenza culturale, ideologica e giuridica, oggi, pensando di racimolare qualche voto in più, consumi il suo tempo, peraltro in una emergenza catastrofica che non voglio strumentalizzare, ma è evidente (tra persone in quarantena, in una situazione disperata con il Paese sull'orlo non dico di un'insurrezione, ma comunque di una protesta a cui non siamo abituati), e si affanni e si affretti ad approvare, con tempi contingentati, una norma così importante.

Al di là della costituzionalità, io sono fermamente convinto che questa norma violi gli articoli 19, 21, 3, 25 della Costituzione, diritti importanti e libertà religiosa. Un domani questa norma potrebbe essere un modo per perseguitare chi la pensa diversamente sul piano religioso. Io avrei voluto che magari in Commissione alcune grandi associazioni religiose e magari anche i vostri amici islamici fossero chiamati a dire quello che pensano rispetto a questa norma. Ma in realtà l'obiettivo è quello di dire che ce ne freghiamo delle condizioni generali del Paese, ce ne freghiamo che magari le Forze dell'ordine subiscono centinaia di attacchi ogni giorno: l'emergenza criminalità in Italia è punire coloro che istigano alla discriminazione per motivi sessuali, neanche per atti violenti, o piuttosto istigare alla violenza; no, perché quello avrebbe anche un senso. In genere, noi siamo sempre contrari a punizioni lievi per i violenti; anzi, in Italia questo non avviene per le rapine, per gli omicidi, per le violenze in famiglia; ci sono pene veramente ridicole, peraltro decurtate, destabilizzate, disarticolate dai vostri “svuota carceri”. Invece, per un fatto strettamente legato comunque a un'opinione - perché potete dire quello che volete, ma l'istigazione alla discriminazione e gli atti di discriminazione, per quanto odiosi, per quanto deprecabili, rientrano nell'ambito dell'opinione -, ecco, voi per questo volete creare una categoria della gravità assoluta dal punto di vista del codice penale e per tutt'altro invece siete lassisti e ritenete che l'idea della rieducazione, del buonismo, del perdonismo nei confronti dei delinquenti debba prevalere. Ve ne dico una, che è anche l'ultima: avete previsto che per questo reato non ci sia un diritto del giudice di valutare le condizioni attenuanti. Quindi, nell'esame dell'equivalenza e della prevalenza delle attenuanti rispetto alle aggravanti, avete detto che in questo caso prevale sempre quella della discriminazione rispetto a qualunque altra. Per fortuna, anche rispetto a quello che diceva una volta Scalfarotto, almeno vi siete risparmiati quello della minore età, che pure voleva essere buttato nel mare magnum della demagogia.

Allora, Fratelli d'Italia ha articolato sull'articolo 1 di questa legge una serie di emendamenti chiari. Il primo è soppressivo, non perché siamo per le discriminazioni, non perché siamo per non punire severamente, così come l'attuale codice prevede, le possibili violenze e discriminazioni, ma perché riteniamo che la risposta legislativa da parte della maggioranza sia una risposta puramente ideologica e pertanto inaccettabile. Perché ha ragione il collega Sisto: quando si vogliono fare norme ideologiche, norme manifesto, c'è da avere paura.

Ecco perché noi, come Fratelli d'Italia, che da sempre siamo per punire con durezza - magari in questo possiamo anche distinguerci degli amici di Forza Italia -, con severità, gli atti di delinquenza di qualunque genere, senza perdonismi, con certezza della pena, con cambi radicali della impostazione di tutto il sistema alternativo alla carcerazione, del diritto dell'esecuzione penale, insomma noi faremo, quando ci ritroveremo a essere maggioranza, una riforma radicale di tutto ciò che oggi consente ad omicidi, ad assassini e a rapinatori di essere, dopo pochi anni, in libertà. Bene, non ci stiamo a punire in maniera inadeguata, sproporzionata, ideologica, comportamenti che andrebbero affrontati con una maggiore intelligenza e magari con una maggiore penetrazione nel diritto della società, della comunità e delle pacifiche convivenze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sul complesso degli emendamenti, il deputato Pagano. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Ritengo che questo argomento, su cui ovviamente l'Aula si sta cimentando oggi, sia uno dei più delicati e, secondo il mio modesto parere, più controversi che probabilmente si incontreranno in tutta la legislatura. Perché, di fronte a un fantomatico problema - spiegherò poi perché fantomatico - in verità si vogliono creare le condizioni per una compressione dei diritti essenziali dell'uomo e sicuramente anche la possibilità concreta per l'esaltazione di una serie di superdiritti nei confronti di una categoria o, comunque, in generale, di un complesso di persone che gioverebbero di questa norma, di fatto ricevendo diritti eccedenti rispetto a tutta l'altra popolazione.

Tutto ciò che dico in maniera generica - e nel mio complesso degli emendamenti tutte queste cose saranno ovviamente tracciate - affronta anche tutta una serie di considerazioni che sono complessive, anche intellettuali, di qualunque genere e specie, e non necessariamente quelle di origine cattolica, perché poi sembra quasi che sia diventata una discriminante al contrario oggi, quindi anche i laici, cito fra tutti per esempio il Presidente emerito del Senato, Pera, che sicuramente non è ascrivibile fra i cattolici, ma tra i laici che però fanno buon uso del buonsenso e dell'intelligenza che dovrebbe caratterizzare ogni singola persona; ebbene questi intellettuali, ma non soltanto loro, ovviamente, si sono pronunciati in maniera molto chiara, evidenziando quindi l'incongruenza e l'assurdità di questa legge.

Per esempio - cito sempre questo tipo di documento che è stato editato non più tardi di una settimana fa da Marcello Pera e da altre decine di intellettuali italiani - viene limitata in maniera chiara la libertà di espressione di coloro che hanno opinioni contrarie rispetto al pensiero unico dominante; è stato anche detto qui, durante le pregiudiziali: siamo di fronte al fatto che chi non la pensa secondo il pensiero dominante, viene subito additato e indicato come un eretico, ma un eretico rispetto a cosa? Rispetto al fatto, magari, di poter sostenere che la famiglia, unica per chi, evidentemente, anche per il sottoscritto, la famiglia, intendo, non diritto o volontà da parte di due soggetti dello stesso sesso di poter convivere e di fare quello che si vuole; ognuno nella propria camera da letto faccia quello che ritiene opportuno e giusto, ringraziando Dio siamo ancora in un Paese di diritto; però, da lì, sostenere che c'è una famiglia, che ovviamente è composta da un uomo e una donna, non fosse altro per l'equilibrio psicofisico del bambino, è evidente che è un diritto che appartiene a qualcuno.

Ebbene, nel momento stesso in cui dovesse passare questa legge, così come è stata scritta, noi oggi ci ritroveremmo di fronte a una discriminante; cioè, soggetti come me, ma sono centinaia di migliaia, milioni, in Italia che la pensano come me, che oserebbero dire - naturalmente oserebbero lo dico tra virgolette - che la famiglia tradizionale è l'unica che, ovviamente, ha diritto a esistere in un contesto di legittimità rispetto ai temi che stiamo trattando; verrebbe immediatamente additato, il soggetto che dice ciò, e portato anche alla pubblica attenzione di un'autorità giudiziaria.

Naturalmente l'autorità giudiziaria poi - secondo punto su cui bisogna riflettere, ripeto, ed è questa lettera aperta fatta da questi intellettuali - si dovrebbe pronunciare, per carità; però, siamo sempre di fronte al giudice di una persona, non siamo di fronte al principio di tassatività previsto dall'articolo 25 della Costituzione, che dice in maniera molto chiara quali sono i confini di una norma, e da lì, dai confini una norma, la possibilità che possano essere, ovviamente, punite le fattispecie che non rientrano all'interno di questo perimetro giuridico.

Ecco, questi sono aspetti che vanno valutati, perché, se una norma è volutamente fumosa, è evidente che poi, alla fine, chi verrebbe ad essere danneggiato sarebbe esattamente il soggetto che verrebbe portato avanti all'autorità giudiziaria.

D'altronde, che cosa significano genere, orientamento sessuale, identità di genere? Sono tutti termini che, da un punto di vista scientifico, non esistono. Con questa legge si vogliono oggi sdoganare. Con questa legge, sul senso di un'appartenenza, cito, per esempio, l'identità di genere: provo a dare una definizione che è stata quella dell'UNAR, che dice testualmente: è il senso di appartenenza di una persona che si identifica in esso. Quindi, provo a tradurla in maniera ancora più semplice: cioè, io posso essere un maschio, però, siccome mi identifico nel genere femminile, io da questo momento in poi divento, ovviamente, portatrice di diritti, tra virgolette, del genere femminile. Comprenderete bene che questa è non solo un'assurdità giuridica, ma soprattutto è un'assenza di definizione.

La legge in esame, di fronte a una contestazione come quella che io sto portando avanti, mi porterebbe in tribunale - non solo me, ovviamente a maggior ragione anche tutti i movimenti, le associazioni, i movimenti culturali -, mi porterebbe in tribunale e creerebbe le condizioni anche per essere punito - udite, udite - con reclusione fino a un anno e sei mesi, multa fino a 6 mila euro, perché io sarei, secondo questo dettato, un istigatore a commettere atti discriminatori fondati su tali motivi. Allora, quindi, diventa criminale far derivare effetti giuridici, addirittura penali, da espressioni delle quali non è chiaro il significato.

Abbiamo il diritto, qualunque persona ha il diritto, di conoscere esattamente quali sono i comportamenti vietati, altrimenti si rischia di essere vittime di abusi del potere giudiziario, al quale resta affidato il compito di stabilire, a fatto ormai commesso, un nuovo divieto e l'applicazione di una sanzione. Se si parla di genere, orientamento sessuale e identità di genere, non è chiaro il confine tra ciò che è lecito e ciò che, invece, è vietato e penalmente sanzionato. E poi che significa attività di discriminazione o di provocazione o di violenza? Lo facciamo decidere a un giudice? Consegniamo alla magistratura questo ulteriore margine di discrezionalità? Ci rimettiamo, come sempre, a quei giudici e a coloro che hanno inventato il diritto, nel caso concreto, modificandone la legge e interpretando il cosiddetto diritto soggettivo? Verranno quantomeno processati per presunte discriminazioni soggetti che probabilmente non immaginavano nemmeno di aver commesso un reato. Ma la verità è che, così come è stato detto anche dall'onorevole Zan, che nutre della mia stima personale, lo dico con grande chiarezza e per evitare ogni tipo di equivoco, ma che sicuramente mi vede distante anni luce rispetto al suo pensiero, lo stesso onorevole Zan l'ha detto in maniera molto chiara in una intervista a Il Foglio, vado a spanne, che tutto questo decreto, in verità, ha un significato quasi di una rieducazione ideologica, nel senso che ovviamente la pena, che andrebbe a colpire il soggetto che non la pensa esattamente in questi termini, verrebbe sanzionata e quindi diventerebbe - e bene è stato detto oggi durante il dibattito sulla costituzionalità di questo provvedimento - un nuovo reato: il reato d'opinione, che è il cardine su cui si fonda la nostra civiltà giuridica. Quindi, come vedete, quello che dice il professore Pera non è una cosa banale, detta così dagli scranni di un filosofo e di un uomo di cultura, ma è oggettivamente un rischio concreto, su cui potremmo trovarci dall'oggi al domani, o meglio ancora domani, appena questa legge verrà approvata. Poi ancora introduce essa stessa - continua, questo documento di intellettuali italiani - una discriminazione di opinioni, che ovviamente non appartiene al nostro pensiero. Noi siamo gli eredi di una cultura, di una tradizione, che è quella romana. Il diritto romano in maniera molto chiara diceva che le leggi dovevano essere poche, che dovevano essere culturalmente basate su quello che era - è un termine improprio ma che rende però l'idea - il giusto rapporto tra le cose, tra la pena e il reato; e qui, invece, tutte queste cose vengono meno. Ma, scusatemi, nel momento stesso in cui c'è un'associazione che si riunisce perché deve portare avanti il suo progetto di famiglia tradizionale, ha diritto o no di poter esprimere queste parole? Siamo di fronte ad un divieto che dall'oggi al domani verrebbe stabilito da una legge, che ovviamente mira esattamente a ciò, cioè a eliminare tutti coloro che la pensano in maniera contraria. Durante il dibattito in Commissione, uno stimato collega dell'opposizione mi ha detto: ma che male c'è, poi il giudice assolverà. Il giudice, Presidente, assolverà, però intanto, per mesi, per anni, questo soggetto sarà messo alla gogna mediatica: sappiamo bene che in Italia non esiste la condanna da un punto di vista giudiziario, esiste la condanna un punto di vista mediatico; tu prima vieni condannato dal pensiero unico, dal mainstream, da tutti coloro che evidentemente la pensano in una certa maniera, che hanno le leve del potere culturale e informativo, e poi magari vieni anche assolto perché il fatto non commette reato, anzi, tutt'altro, sei stato discriminato al contrario, però nessuno lo verrà a sapere mai. Nel frattempo ci sono stati anni di spese e anni di stress che questo poveraccio avrà subito.

Vi dico subito che non pochi saranno coloro che si autoaccuseranno e ovviamente faranno di tutto perché questo principio fondamentale del diritto non venga meno. Però il dato rimane e, comunque, questo Parlamento deve legiferare non perché esistono degli eroi che, ovviamente, si possono guadagnare gli onori della cronaca resistendo a una legge ingiusta; questo Parlamento esiste perché deve fare leggi giuste e non mi pare di potere dire che questo sia ovviamente un risultato a cui stiamo arrivando. Infatti, è evidente che la sfera pubblica e la libertà di pensiero sono enormemente limitati. Solo gli Stati totalitari pretendono di fissare la morale con la legge e di imporre la legge con la forza. Solo gli Stati totalitari abbattono le statue, distruggono i monumenti, riscrivono libri di storia, mettono il bavaglio alle coscienze. La proposta Zan va esattamente in questa direzione e noi non possiamo essere distratti. Lo dico a vantaggio di tutti coloro che in questo momento stanno ascoltando perché - diciamo le cose come stanno - questa è una legge delle lobby, questa è una legge delle lobby gay, delle lobby LGBT che evidentemente portano avanti il loro disegno, non perché sia, come dire, leso un diritto. Ma quale diritto? L'OSCAD, che sarebbe l'organismo del Ministero dell'Interno che prende in esame tutte le discriminazioni su tutti i casi previsti dalla legge Mancino - quindi sesso, razza, religione, ecc. - ha censito 26 casi di media negli ultimi otto anni. Da quando esiste l'OSCAD, Presidente Fico, praticamente ci sono 26 casi di segnalazioni in media, ogni anno, di presunte discriminazioni. Attenzione: sono segnalazioni. Il cretino che scrive su Facebook, cioè, viene segnalato, viene intercettato, giustamente viene segnalato all'OSCAD; dopodiché comincia tutto un iter che è anche quello giudiziario. Ci sono 26 segnalazioni l'anno, non condanne, perché le condanne - lo abbiamo visto - sono pochissime e tutte sacrosante, perché, quando c'è qualche criminale che picchia oppure crea violenza nei confronti di una persona che ha un orientamento sessuale diverso, è giusto che venga punito; ma c'è già abbondantemente la legge, c'è già la legge Mancino, così come è scritta, e ci sono tutte le leggi, comprese anche le aggravanti. Quindi, quello che io voglio segnalare, e che, ripeto, è un dato assolutamente ineccepibile, è che ci sono state negli ultimi otto anni una media di 26 segnalazioni, non condanne, nei confronti di questi soggetti. Allora se ci sono solo 26 segnalazioni - e le condanne forse saranno state meno di un palmo di una mano in otto anni - è evidente che il problema non esiste. È tanto vero che non esiste, Presidente, che le statistiche sui Paesi più gay friendly al mondo - statistiche che vengono fatte non da una associazione di volontariato, non da una ONG nata per avere finanziamenti, diciamo, borderline, ma fatte esattamente dall'ONU - dicono in maniera molto chiara che l'Italia è all'interno dei dieci Paesi più gay friendly al mondo, un pelino sotto l'Inghilterra, che è settima; quindi, noi saremmo ottavi. Stiamo quindi parlando, sostanzialmente, di una norma, di una legge che è fatta per inibire il pensiero libero, che si basa su presunte discriminazioni, che non sono tali, e che in verità mira a realizzare compiutamente l'agenda LGBTQ. Questo non lo dico io, Presidente Fico, perché si sa, se lo dice Alessandro Pagano, se lo dice la Lega è noto che ha delle posizioni di un certo tipo. No, lo dice il mondo delle femministe. Il mondo delle femministe è molto attento ovviamente a questo tema perché le donne capiscono perfettamente che, dopo cinquant'anni di battaglie, dagli anni Sessanta ad oggi, dove sono state raggiunte delle conquiste, oggi tutte queste conquiste rischiano di saltare tutte. Infatti, basta che un maschio biologico si dichiari femminuccia, o comunque appartenga al genere femminile, e automaticamente possa portare avanti tutta una serie di diritti, presunti diritti, che vanno in quella direzione. Quindi, il mondo delle femministe è molto preoccupato, molto preoccupato per le quote rosa in politica, molto preoccupato per le quote rosa nel mondo imprenditoriale. Devo dire che dovrebbero essere preoccupati un po' tutti.

Provate a immaginare se una persona che manifesta questo genere di opinione chieda, per esempio, di andare in pensione prima perché si sente donna e quindi, come tale, vorrebbe utilizzare i benefici delle quote che sono, in questo momento, in margine alle donne. Questo non lo dico, io lo dice il mondo delle femministe, da cui sono lontano, e nessuno potrà accusarmi mai di questo tipo di problema. È evidente che se diciotto associazioni femministe e quaranta esponenti del mondo femminista anche famose si sono lanciate in questa direzione vuol dire che il problema è serissimo. Questo Parlamento non può essere distratto. Ma sai - si dice - che me ne frega: una legge in più o una legge in meno, cosa mi importa se passa o non passa, tanto stiamo vivendo un clima da totalitarismo diffuso, tutti lo percepiscono anche quelli che evidentemente appartengono a fronti opposti al nostro. No, io consiglio di essere molto attenti, perché è evidente che questo è un baluardo di libertà che non può essere scalfito e non può essere scalfito perché sempre le donne, per esempio, sono le prime che dicono che questo tipo di problema domani potrebbe accadere. Pensate alla famosa Rowling, l'autrice di Harry Potter, che è stata ghettizzata da tutte le riviste LGBTQ che, addirittura l'hanno proprio criminalizzata al punto di invitare a non comprare più i suoi libri. Noi sappiamo quanto sono importanti le lobby LGBTQ. Lo sa bene Guido Barilla che, soltanto per avere fatto una battuta, è stato discriminato e praticamente è stato messo al bando con i suoi prodotti in tutto il mondo e, se non avesse fatto marcia indietro, non avrebbe più venduto un pacco di spaghetti in nessuna parte del mondo. Allora, io penso che questa pressione che viene fatta dal mondo LGBT da un punto di vista culturale non è una banalità su cui stare distratti. La Rowling, che citavo poc'anzi, ovviamente è inorridita e per aver rifiutato la definizione di donna come persona che mestrua è stata messa all'angolo. Poi si chiama Rowling e ha avuto la capacità di saper reagire bene e forte. Quindi, diciamo che, da questo punto di vista, l'obiettivo è in parte fallito, però ci hanno tentato, perché l'agenda LGBTQ è una agenda importante. Il Giornale di Milano, in uno studio, in un articolo che certamente però trovava delle fonti niente male quali - sto leggendo - The Advocate, che è una rivista cult del mondo gay, Global Equality Fund, che sarebbe la associazione che gestisce la finanza del mondo gay e altre, quindi fonti diciamo qualificate, ha detto espressamente che girano attorno agli interessi dell'agenda LGBTQ qualcosa come mille miliardi; mille miliardi, signori, sono soldi! D'altronde, tirate qualche conto somma e ditemi voi: oggi ci sono delle discriminazioni palesi. Chi evidentemente non la pensa in una certa maniera viene messo al bando e non vende più nemmeno uno spillo. Abbiamo fatto l'esempio banale di Barilla, ma guardate che i casi di questo genere, specialmente negli Stati Uniti d'America, sono enormi.

Allora, io ritengo - e rimando naturalmente alle fonti e a quello che ho appena detto circa l'articolo su Il Giornale di non più di un anno fa - che questi siano argomenti seri, che non possono far parte del dibattito sterile oppure lontano di chi evidentemente ci sta ascoltando. Questo Parlamento deve decidere sul futuro non solo proprio, ma anche dei propri figli, perché è evidente che, se c'è una discriminazione di ordine culturale, vuol dire che si vuole impostare tutto in maniera totalitaria per cambiare la mentalità di un Paese. Presidente, uno la può pensare come vuole, per carità, anche in maniera diversa dal sottoscritto, ed è giusto che sia così, in maniera diversa dalla Lega, ed è giusto che sia così, ma, all'interno di un principio di libertà, io la penso così e tu mi devi rispettare; tu la pensi così e io ti devo rispettare. Quando viene meno questo principio è evidente che siamo di fronte a un concetto di totalitarismo culturale, che è la base del totalitarismo vero e proprio. Vede, Presidente - e qui chiudo questa prima fase dell'intervento che certamente ci vedrà protagonisti -, il punto essenziale è che la prima libertà dell'uomo è quella del proprio intimo. Io posso avere tutti i fili spinati di questo mondo, tutti i carri armati di questo mondo, però, se nella mia mente e nel mio cuore c'è un concetto, quello evidentemente sarà elemento di speranza non solo per l'uomo, ma per chiunque altro. Ne sanno qualche cosa i nostri padri, che sono usciti fuori dalle dittature dell'Occidente, nazismo e fascismo, ne sanno qualche cosa anche i nostri fratelli dell'Est, che hanno saputo vincere le dittature perché hanno avuto dentro il loro cuore una speranza. Ma nel momento stesso in questa speranza viene uccisa, perché la libertà in quanto tale è diventata a senso unico, o così o Pomì, altrimenti ti metto in galera e non ti metto in galera per niente, ti metto in galera per anni e ti faccio pagare multe salatissime, è evidente che a quel punto il condizionamento diventa totale. Ecco perché la Lega, già in questa prima fase del dibattito, si dichiara profondamente contraria rispetto non solo a questo articolo, ma ovviamente all'impostazione complessiva della legge e chiedo a viva voce agli spiriti liberi di questo Parlamento, che sono tanti - ringraziando Dio ormai ci conosciamo tutti, dopo due anni e mezzo - di avere la libertà di coscienza di poter agire indipendentemente dagli ordini di scuderia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, invito il relatore e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti segnalati riferiti a tale articolo.

ALESSANDRO ZAN, Relatore. Emendamento Annibali 01.0401 parere favorevole, Alessandro Pagano 01.06 contrario, Costa 01.0400 invito al ritiro o parere contrario, identici emendamenti Turri 1.1, Varchi 1.2, Palmieri 1.3 e Rospi 1.4 parere contrario, Turri 1.8 contrario, Turri 1.394 contrario, Turri 1.417 contrario, Turri 1.11 contrario, Turri 1.12 contrario, Turri 1.13 contrario, Turri 1.419 contrario, Turri 1.420 contrario, Turri 1.421 contrario, Turri 1.422 contrario, identici emendamenti Turri 1.18 e Palmieri 1.19 parere contrario, identici Bartolozzi 1.390 e Turri 1.429 invito al ritiro o parere contrario, Turri 1.7 contrario, Alessandro Pagano 1.20 contrario, Varchi 1.34 contrario, Turri 1.21 contrario, Bellucci 1.35 contrario, Bartolozzi 1.10 contrario, Alessandro Pagano 1.445 contrario, Varchi 1.44 contrario, Alessandro Pagano 1.30 contrario, Noja 1.450 favorevole, Novelli 1.433 favorevole con riformulazione identico all'1.450, Novelli 1.434  contrario, Alessandro Pagano 1.395 contrario, Varchi 1.104 contrario, Alessandro Pagano 1.396 contrario, Alessandro Pagano 1. 397 contrario, Alessandro Pagano 1.75 contrario, Turri 1.418 contrario, Turri 1.423 contrario, Turri 1.14 contrario, Turri 1.15 contrario, identici Palmieri 1.142 e Turri 1.143 contrario, Alessandro Pagano 1.147 contrario, Alessandro Pagano 1.400 contrario, Alessandro Pagano 1.402 contrario, Alessandro Pagano 1.213 contrario, Montaruli 1.352 contrario, Alessandro Pagano 1.407 contrario, Alessandro Pagano 1.406 contrario, Bartolozzi 1.391 contrario, Turri 1.424 contrario, Turri 1.16 contrario, identici Turri 1.239 e Palmieri 1.240 parere contrario, Alessandro Pagano 1.404 contrario, Alessandro Pagano 1.408 contrario, Turri 1.430 contrario, Turri 1.431 contrario, Alessandro Pagano 1.410 contrario, Alessandro Pagano 1.411 contrario, Alessandro Pagano 1.412 contrario, Alessandro Pagano 1.413 contrario, Montaruli 1.351 parere contrario, Varchi 1.432 contrario, Turri 1.425 contrario, identici Turri 1.331 e Palmieri 1.446 parere contrario, Alessandro Pagano 1.405 parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, i pareri sono conformi a quelli del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Annibali 01.0401.

Ha chiesto di parlare la deputata Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie Presidente, chiedo di intervenire perché penso che questo sia un punto importante, anche alla luce delle pregiudiziali che abbiamo appena discusso, e noi come gruppo le abbiamo respinte.

Con questo emendamento, che ha la mia prima firma, ma che è poi firmato anche dai capigruppo di maggioranza della Commissione giustizia, introduciamo con un premissivo le definizioni dei diversi concetti di cui si occupa questa proposta di legge e, quindi, il sesso, il genere, l'orientamento sessuale e l'identità di genere. Questo per rispondere - perché anche noi ritenevamo e riteniamo che fosse un punto importante su cui dar vita insomma ad una maggiore riflessione - anche alle sollecitazioni, quindi soprattutto in realtà alle condizioni che ci erano state poste, da questo punto di vista, dal Comitato per la legislazione ed anche dalla Commissione affari costituzionali; appunto due condizioni che chiedevano di definire bene i concetti, per evitare che ci fosse una vaghezza rispetto alle fattispecie, soprattutto perché andiamo ad intervenire in materia penale.

Quindi, riteniamo che, questo emendamento - che sicuramente non è stato di facile costruzione, ma che ha visto comunque un confronto positivo e ringraziamo anche il relatore per la disponibilità e comunque come maggioranza ci siamo fatti carico di queste richieste - possa superare le perplessità anche delle opposizioni, quindi ci auguriamo che le posizioni possano convergere su di noi, apprezzando anche questo sforzo.

Come detto bene anche dal collega Di Maio, con questa proposta di legge interveniamo anche ed abbiamo inserito anche il tema della disabilità; non abbiamo ritenuto necessario dare una definizione anche della disabilità, perché è già ben definita nelle convenzioni internazionali. Quindi, l'invito naturalmente è appunto alle opposizioni di apprezzare questo sforzo e di convergere su questo emendamento, che non può che andare a vantaggio della legge, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Deputato Maschio, prego.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie Presidente, il nostro voto su questo emendamento è contrario. Il motivo è molto semplice: è un dato di fatto oggettivo, che è emerso non solo da quanto segnalato dal Comitato per la legislazione, ma da tutti i lavori su questo provvedimento e cioè che questo progetto di legge introduce nell'articolo 604, che comporta delle pene molto pesanti, anche i reati fondati su sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere, che, come è emerso dal dibattito, sono concetti che sia in giurisprudenza sia dal legislatore sono di estrema indefinitezza: il che consegna al giudice un ampio potere discrezionale nello stabilire che cosa rientri o meno in queste fattispecie e quindi con la possibilità di incriminare anche delle libere manifestazioni del pensiero.

In quest'ottica, il tentativo tardivo di introdurre, con il primo emendamento, una sorta di definizione di questi concetti, molto indefiniti, non risolve il problema, perché al di là del punto a), che è di estrema evidenza - per sesso si intende il sesso biologico o anagrafico - gli altri punti non danno una sufficiente chiarezza, precisione e determinatezza della definizione, e quindi non risolvono il problema della tassatività, della chiarezza, della determinatezza della fattispecie penale che si vuole incriminare.

Quindi, è un tentativo tardivo e mal riuscito su concetti che per loro stessa natura sono estremamente difficili da definire e che non si possono certo considerare definiti con chiarezza con questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. La collega Annibali, in modo davvero lodevole, cerca di definire ciò che definibile non è. La collega Annibali, per superare un'obiezione che deriva da molte fonti e soprattutto dal buon senso, cerca di superare con una definizione, che poi leggeremo non essere affatto chiara, il vulnus fondamentale di questa norma, non solo inutile perché già certe condotte son punite con pene fino a 12 anni. Una norma che è un manifesto più che una necessità, ma soprattutto una norma che, per la sua manifesta difficoltà interpretativa, porterà un sacco di gente sì a essere poi assolta, ma, come ha ricordato qualche collega poco fa, a essere prima processata per niente.

Ricordo un dato che ho già ricordato nella discussione a luglio, ho citato un testo inglese: l'ordinamento di sua maestà si dotò già nel 1986 di una norma, che si chiama appunto Hate Speech Order Act, per contrastare i crimini d'odio.

Ma in quella norma, essendo gli inglesi molto pragmatici e anche molto attenti al principio di libertà, alla tutela della libertà di opinione, si dice esattamente che non è mai possibile considerare persecutorio o comunque criticabile l'invito, ad esempio, ad astenersi da certe pratiche sessuali o comunque invitare qualcuno a comportarsi in modo differente in materia sessuale.

E perché lo dicono? Perché proprio è impossibile definire dei confini precisi rispetto al punto in cui finisce, ad esempio, il legittimo invito di una persona che crede nella Bibbia, che parla di uomo e donna che sono la base naturale della famiglia, a contrastare forme diverse di unione o di convivenza, eccetera. E allora la collega Annibali ci dice che per sesso si intende il sesso biologico e anagrafico, e già qui va bene. Poi aggiunge: per orientamento sessuale si intende l'attrazione sessuale o affettiva nei confronti di persone di sesso opposto, dello stesso sesso o di entrambi i sessi, cioè tutto. Che definizione è? Poi il sesso patologico non si capisce bene. Se uno parla contro personaggi, ad esempio, per contrastare il sesso patologico, non parlo di pedofilia, ma di qualcosa di simile, non si capisce poi dove rientrerebbe. “I pedofili andrebbero tutti crocefissi” - faccio una battuta, evidentemente - rientra in questa norma o no? Ma aggiungo: identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione. Ora, vorrei capire quand'è che si considera concluso un percorso di transizione, c'è una tabella, un prontuario?

Quindi, tutto ciò per dire che questa norma nasce male, e infatti la povera Annibali deve cercare di mettere una pezza al buco, ma non ci riesce. Quindi, questo emendamento va respinto, ma il fatto stesso che sia costretta a presentarlo ci fa capire che qui è violato il principio di tassatività, nullum crimen sine lege, e quindi con questo emendamento dovrebbe cadere l'intera norma ed essere rivista integralmente, uniformandoci, ad esempio, all'ordinamento inglese che - sì -distingue molto bene le opinioni, che non sono mai perseguibili, dall'incitazione alla violenza, che è già perseguibile.

Perché, ripeto, quel povero ragazzo gay a cui hanno rotto una mandibola per motivi futili e abietti, perché questa è la norma che si può applicare, se i giudici applicassero le pene nella loro massima estensione si arriverebbe a 16 anni e anche con un patteggiamento a 12 o 11, e quindi una pena ampiamente remuneratoria della gravità del fatto. Quindi, invito a votare contro questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputata Bellucci, prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Stiamo affrontando oggi una materia particolarmente delicata, di una sensibilità che dovrebbe scuotere le coscienze e l'animo di noi tutti. E per questo, dato che interveniamo nella difesa e nella protezione di tutte le persone e di chi è discriminato, la legge dovrebbe fare un atto di qualità e dovrebbe migliorare ciò che c'è; e, per migliorare ciò che c'è, dovrebbe farlo utilizzando termini semplici, chiari, non aperti ad interpretazioni discrezionali. Allora da una parte apprezzo il tentativo della collega, ma questo tentativo nasce viziato; viziato da una legge che non riesce a dare risposte concrete perché innanzitutto si basa soltanto su un intervento di tipo penalistico, e per questo non crediamo che sia minimamente d'aiuto e voteremo contro.

PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi, prego.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, nel ringraziare il gruppo e soprattutto la mia capogruppo, la collega Gelmini, la presidente Gelmini, perché oggi mi consente di esprimere un voto libero da tecnico, vorrei fugare qualche dubbio. Chiedo alla collega di sottoscrivere l'emendamento e preannuncio che voterò a favore, pur - lo premetto subito - avendo la consapevolezza che non fosse necessario, perché, Presidente, il termine di identità di genere, quello su cui tanto ci siamo interrogati e ci siamo confrontati in Commissione giustizia, risulta già esplicitato nella direttiva dell'Unione europea n. 2011 del 1995, che ha identificato gli aspetti connessi al sesso; ancora nel decreto legislativo n. 118 del 2014, che, parlando di rifugiati, ha parlato di identità di genere, ma ancor più, Presidente, da due sentenze della Corte costituzionale, la n. 221 del 2015 e la n. 180 del 2017, l'ultima delle quali ha rilevato come l'aspirazione del singolo alla corrispondenza del sesso attribuitogli nei registri anagrafici identifichi proprio, scusate il bisticcio, l'identità di genere. Quindi, pur consapevole del fatto che il concetto di identità di genere non necessitasse di per sé di ulteriore specificazione perché sia la Corte costituzionale che comunque anche la normativa a livello europeo lo avevano ben enucleato, ringrazio la collega Annibali per aver voluto venire incontro alle esigenze di coloro i quali ancora manifestavano dubbi. Con questo emendamento i dubbi li togliamo, se ce ne fossero ancora. Quindi invito i colleghi, perché non si faccia confusione, Presidente, tra ciò che è un fatto tecnico - e un termine giuridico non si presta a interpretazioni - da ciò che non lo è. Un buon lavoro ha fatto, e quindi secondo me, a mio giudizio, io lo farò, l'emendamento andrebbe votato.

PRESIDENTE. Deputato Deidda, prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, ribadisco il voto contrario a titolo personale a questo emendamento, anche perché continuo a trovare surreale il dibattito di quest'Aula. Nel mentre che fuori, anche in questi minuti, ci sono manifestazioni di professionisti, di artigiani, domani ci saranno a Cagliari, in varie piazze, e continueremo a essere vicini a queste categorie, si porta qui dentro un dibattito, mentre poi noi ci aspetteremmo che, invece delle conferenze stampa, il Premier Conte e il Ministro Gualtieri venissero in quest'Aula a spiegarci che cosa hanno fatto e perché stanno tartassando tanti italiani.

PRESIDENTE. Deputata Boldrini, prego.

LAURA BOLDRINI (PD). Grazie, Presidente. Anch'io volevo dire qualcosa in merito a queste definizioni, la collega Bartolozzi mi ha preceduto anche nei contenuti del mio intervento. Lo abbiamo voluto fare, collega Paolini, proprio per puntualizzare i vari temi, per dare più certezza, per dare meno possibilità interpretativa al giudice, che tanto a voi preoccupava e preoccupa. Quindi lo abbiamo fatto proprio per venire incontro a una vostra richiesta, che abbiamo ritenuto assolutamente legittima e opportuna. Non ci siamo inventati, Presidente, queste definizioni, sono ben ancorate nel diritto, e lo sapete bene, colleghi dell'opposizione, perché ne abbiamo parlato tante volte in Commissione. Comunque anch'io ripeto, perché rimanga agli atti, che sulla identità di genere, che è stata la definizione più dibattuta e più, se è possibile, controversa, Presidente, ebbene, su questa definizione, io mi sento veramente serena, perché i nostri ancoraggi sono chiari. È stata avallata questa definizione dalla Corte costituzionale, con la sentenza, come diceva la collega Bartolozzi, n. 221 del 2015; è stata, addirittura, introdotta - e questo non l'ha citato la collega - nell'articolo 1 dell'ordinamento penitenziario, Presidente. Poi, abbiamo anche delle direttive e delle risoluzioni europee in merito a questo. E poi, è stata inclusa la definizione anche all'articolo 4 della Convenzione di Istanbul che, lo ricordo, è stata ratificata da questa Camera come primo atto della scorsa legislatura. In più, abbiamo anche la Corte di cassazione, Presidente, che si è espressa in merito a questa definizione e c'è stata una pronuncia del 2015. Allora, io posso accettare tutto, però dobbiamo stare al dato di realtà, colleghi e colleghe, non possiamo prescindere da questo, perché queste definizioni sono frutto di una esperienza già consolidata e, quindi, noi, per avere proprio maggiore chiarezza, l'abbiamo voluta trasferire nell'articolo 1 perché non ci siano dubbi in merito ai soggetti di cui stiamo parlando.

PRESIDENTE. Deputato Osnato, prego.

MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Io mi chiedo, se oggi noi siamo qui e vogliamo discutere seriamente di un problema che, come giustamente diceva il collega Deidda, non è quello che gli italiani principalmente ci chiedono di risolvere, allora volevo capire se abbiamo intenzione di combattere situazioni di discriminazione, situazioni gravi, situazioni di persecuzione o di riformare la lingua italiana, se dobbiamo utilizzare questa Aula e questo provvedimento per riformulare lo Zingarelli o il Devoto-Oli, perché è un emendamento, secondo me, anche abbastanza, non mi permetterei di definirlo, ridicolo, ma sicuramente superfluo, quando le parole in italiano hanno un senso e sono codificate già da situazioni grammaticali e semantiche ben chiare che l'utilizzo della lingua italiana specifica chiaramente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, vorrei che non si usassero ancora di più di quanto si sono già usate delle tematiche serie per farsi campagna elettorale, per farsi pubblicità. Discutiamo di discriminazioni e non di altro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputato Delmastro Delle Vedove, prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Io mi riallaccio all'intervento del mio collega che mi ha preceduto: è una battaglia semantica di riprogrammazione culturale degli italiani. La collega mi consentirà di dire che state mettendo in campo un'enorme operazione di “boldrinizzazione” degli italiani contro la volontà degli italiani, contro la libertà degli italiani. Allora, ve lo abbiamo tentato di dire in ogni modo, introducendo una serie di elementi che avrebbero reso un reato di pericolo concreto, quantomeno, per valutare l'idoneità concreta a istigare a commettere reati. Così non è, perché voi volete punire le opinioni con questo provvedimento e noi staremo dall'altra parte, perché non crediamo nell'universo concentrazionario che volete mettere in campo. E cominciamo da me, e termino, Presidente: sono contrario all'utero in affitto e considero questa pratica aberrante e ignobile…

PRESIDENTE. Grazie.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). … a favore del capriccio di un ricco omosessuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Sarò colpevole…

PRESIDENTE. Deputata Lucaselli, prego.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Ricollegandomi un po' a quello che hanno appena detto i miei colleghi, ma anche cercando di soffermarmi su quello che diceva la collega Bartolozzi, si tratta proprio un problema tecnico. Noi voteremo convintamente contro perché, oltre la pratica della modifica del codice penale in questo modo che definirei barbaro, che, alla fine, procura una stortura piuttosto che un aggiustamento, il tema è proprio tecnico, cioè, quando noi parliamo delle norme, dobbiamo farlo in maniera generale. C'è un rapporto di genere a specie: la norma è generale e tipizzarla in questo modo, di fatto, nell'applicazione della legge all'interno dei tribunali, diventa un abuso.

E siccome questo è già di per sé un provvedimento abusante rispetto alla volontà degli italiani, io credo che, almeno all'interno dei tribunali, bisogna lasciare la possibilità di discutere sui termini, tanto più che sono termini, come la stessa sinistra ha già avuto modo di dire, che sono ampiamente codificati.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. La nostra contrarietà, la mia contrarietà, visto che parlo a titolo personale, a questo emendamento nasce dal fatto che è un emendamento sbagliato perché è concettualmente inserito in un concetto sbagliato. Noi non possiamo pensare che debba essere un'aggravante rispetto a dei reati quella riferita in base all'orientamento di genere, alla discriminazione di genere. È già previsto nella legge che se una persona offende, minaccia e produce violenza sia punita e noi siamo convinti che non debba essere considerata un'aggravante in base a una serie di elenchi che vengono adesso stabiliti, perché qualcuno sfuggirà, perché qui c'è l'identità di genere, ma ci può essere anche qualcuno che, a differenza di come viene percepito, si sente percepito e, allora, potrebbe essere offeso se i giorni pari si sente in un modo e i giorni dispari in un altro e, allora, potremmo arrivare in una situazione di diritto surreale, come surreale è tutta questa legge. Non possiamo essere favorevoli a questo emendamento, come non possiamo essere favorevoli a una legge che ha solo lo scopo di imbavagliare chiunque la pensi diversamente da voi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire la mia contrarietà rispetto ai tempi, al momento, al contenuto e alla forma. Io credo che un provvedimento che, in qualche modo, in modo differente, tocca la sensibilità di ognuno di noi avrebbe avuto la necessità di una discussione più ampia, di una discussione che, certamente, non può essere fatta in un momento in cui il Paese è in emergenza totale: ospedali pieni, famiglie piegate, al collasso le aziende, ma, ancor di più, io dico tanta paura, nella totale confusione; paura che, in qualche modo, sfocia nelle piazze in modo spesso violento, ma che è la testimonianza di come questo Governo non abbia veramente l'idea delle priorità da tenere in conto. La priorità, in questo momento, sarebbe stato un atto, credo, dovuto al Parlamento e all'Italia della presenza del Premier Conte, qui, a spiegarci cosa voleva fare, cosa ha fatto e se vuole rimediare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Grazie, Presidente. Io devo dire che la collega Annibali ha cercato di inserire queste definizioni, auspicando di aver superato le perplessità da parte delle opposizioni e da parte anche mia, visto il mio intervento in sede di pregiudiziale di costituzionalità. Però, io devo dire che non le ha minimamente tolte queste perplessità, anzi, devo dire che, contrariamente, da tecnico anche, alla collega Bartolozzi che è intervenuta prima, sono ancora più perplessa rispetto all'introduzione di queste definizioni, perché veramente arriveremo a dare una possibilità…

PRESIDENTE. Deputata Bartolozzi, per favore.

INGRID BISA (LEGA). …una possibilità al magistrato di intervenire in norme ampie, che non sono assolutamente tipicizzare, come, invece, vorrebbe la norma penale e il codice penale. Oltre al fatto che parliamo, ovviamente, di una norma, di un emendamento in cui, come ha già detto qualcuno prima di me nei propri interventi, l'offesa, la minaccia, la creazione di violenza sono, comunque, già punite all'interno del nostro ordinamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, penso che nessuno voglia nascondersi dietro al riconoscimento di diritti, se tali sono. Io penso che oggi vi sia un diritto che noi dobbiamo difendere e, cioè, quello di consentire ai milioni di italiani che non vedono un futuro per loro e per le proprie famiglie di poter avere un punto di riferimento certo in quest'Aula, che non è l'esame di questo disegno di legge, ma è l'affrontare la crisi sanitaria per quello che è, anziché assistere alle passeggiate di un giorno, piuttosto che dell'altro, del Presidente del Consiglio, ora in televisione ora in conferenza stampa. Noi non ci stiamo, Fratelli d'Italia non ci sta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questa proposta di legge non doveva essere discussa non per il merito, ma per il periodo in cui cade.

PRESIDENTE. Grazie…

TOMMASO FOTI (FDI). Non vi è alcuna sensibilità!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Mi sembra un assurdo surreale quello che ho sentito da parte dei colleghi di maggioranza, che si sono ritrovati fini giuristi nel voler dare definizioni di diritto a un testo che, voglio ricordare, ha iniziato il suo percorso in questo ramo del Parlamento il 24 ottobre 2019. Cioè, il 27 ottobre 2020, oggi, è passato un anno e iniziamo a discutere dell'articolo 1, sulle definizioni base di quella che è la vostra legge. Cioè, in un anno vi hanno contestato tutti: la I Commissione, il Comitato per la legislazione, tutti gli auditi e anche il dossier della Camera titola: il provvedimento non definisce i quattro diversi concetti. Cioè, quando gli italiani, compreso oggi, non sanno come andare avanti perché non hanno ancora risposte sui ristori e le chiusure da parte del Governo…

PRESIDENTE. Concluda.

FLAVIO DI MURO (LEGA). …voi in un anno non siete riusciti a dare una definizione, salvo darne una…

PRESIDENTE. Grazie…

FLAVIO DI MURO (LEGA). …su cui ha contribuito anche l'onorevole Boldrini, di cui non si capisce nulla. Per questo voterò contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). L'emendamento di cui stiamo parlando pone una questione piuttosto grave rispetto all'assunto delle misure di prevenzione e contrasto, perché esse vanno assunte rispetto alle persone, e manca il concetto di persona. Qui stiamo valutando degli atteggiamenti, i quali atteggiamenti non definiscono la persona. Non si può discriminare qualcuno perché decide di travestirsi o transitoriamente di assumere quella che è detta “identificazione percepita”. Si tratta di un difetto concettuale grave: non difendere la persona da un atto contro di lei, ma difendere qualcuno dall'interpretazione diversa di quello che lui, transitoriamente, presuppone di essere.

Quindi, credo che l'emendamento non possa valere sul piano concettuale, perché elude il tema centrale: il rispetto della persona. Non posso dire che per identità di genere s'intende l'identificazione percepita; e uno perché deve percepirla? E se uno non la percepisce? Risulta discriminante anche se non lo vuole? Se è percepita, è percepita in merito alle mie capacità: un contadino potrà avere, di una persona che gli sembra una donna o un uomo, una percezione che non corrisponde alla realtà. Dobbiamo difendere la realtà delle persone, non le astrazioni, non gli atteggiamenti, non le recitazioni, non le finzioni, non il teatro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non l'assunzione di una funzione utile. È importante certamente, sentirsi uomo o donna…

PRESIDENTE. Deputata Masi. Deputata Masi…grazie.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). …ma talvolta non per la realtà, ma per un capriccio, che è costume, che è moda, che è finzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Io volevo ricordare e ribadire più che altro, perché già i miei colleghi l'hanno detto, che questo emendamento, proposto dalla collega Annibali, è un invito, ma, più che un invito, sono delle condizioni poste dal Comitato per la legislazione e dalla I Commissione, che chiedeva, appunto, che si facesse chiarezza su queste terminologie. Già prima il collega Paolini, che ha poi anche letto qual è il contenuto di questo emendamento, ha fatto capire che questo emendamento crea più confusione e di sicuro non identifica quali sono le categorie.

L'altro appunto che faccio è: ricordiamoci che questo emendamento entrerà in un testo del diritto penale. Voglio dire, cioè, che io non ho mai visto e non so come possa la forma di questo testo entrare, appunto, in una norma giuridica penale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Il problema che sta alla base delle definizioni che ci sono state proposte in questo emendamento è un'altra definizione: quella di odio. È uno stato soggettivo assolutamente indiscernibile da una legge. Voi state costruendo tutto questo castello su una disumanizzazione delle categorie di soggetti. Voi state trasformando l'odio da movente dell'azione a motivo per agire. C'è una questione di base che coinvolge già l'articolo 604-bis, sul quale innestate questa proposta di legge, che è già un problema in sé nell'ordinamento penale. Poi, voglio dire, in un momento come questo svegliamoci, perché fuori da qui c'è un intero Paese che ci sta chiedendo aiuto per un'emergenza sanitaria. Quindi, direi, cerchiamo di approfondire meglio quello che stiamo facendo e non ci improvvisiamo giuristi se non lo siamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Pagano, prego.

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Presidente, lo dico col massimo rispetto nei confronti dell'onorevole Annibali, però, avvocato, forse è meglio tacere, sennò la causa si perde. Perché quando dico nel punto d) - ma potremmo stare per ore su tutto - che “per identità di genere si intende l'identificazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'avere concluso un percorso di transizione”, come la mettiamo, visto che ci sono 54 generi riconosciuti dalla lobby LGBTQ, tra quelli che la mattina sono fluid maschi, il pomeriggio sono fluid femmine e poi ritornano di nuovo maschi il giorno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Che cosa facciamo? Ci inventiamo delle fattispecie particolari? Voi in maniera capziosa state cercando di inserire elementi per portare avanti le vostre tesi e più andate avanti più vi fate male, perché questa legge è sbagliata in ogni suo ambito e in ogni suo contesto, e prego, ancora una volta, gli spiriti liberi di questo Parlamento di ribellarsi a questi ordini di scuderia delle lobby (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Sisto, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Per annunciare il voto contrario di Forza Italia su questo emendamento per la indeterminatezza delle definizioni e per l'assoluta confusione che aleggia in alcuni passaggi che hanno uno sfondo marcatamente soggettivo del tutto incompatibile con il diritto penale. È evidente che se il Comitato per la legislazione ha chiesto una qualsiasi definizione non ha chiesto una definizione qualsiasi, perché mi riferisco essenzialmente a quanto si legge alla lettera b), esemplificativamente: “per genere si intende qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso”. Ora, ditemi le aspettative sociali se possono entrare in una norma penale! Io credo che sia veramente ridicolo. Voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 01.0401 Annibali, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 01.06 Alessandro Pagano.

Deputato Sisto, chiede di parlare? Pagano? No…

ALESSANDRO PAGANO (LEGA). Posso, Presidente?

PRESIDENTE. No, non può intervenire, perché è firmatario ed è già intervenuto sul complesso degli emendamenti.

Prego deputato Maschio.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, questo disegno di legge è stato definito “legge bavaglio”, che introduce dei reati d'opinione. Questo fatto è talmente vero ed evidente che nel corso dei lavori si è tentato di correggere il tiro con un emendamento in Commissione, che è stato un contentino concesso ai colleghi di Forza Italia, che è finito nell'attuale articolo 3, intitolato “Pluralismo delle idee e libertà delle scelte”, che fa un'affermazione che sembra quasi una presa in giro rispetto alla ratio che ha questo progetto di legge, e cioè afferma che “ai sensi della presente legge sono consentiti la libera espressione di convincimenti od opinioni, nonché condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte”. Grazie che ci avete detto quello che ci sta già dicendo l'articolo 21 della Costituzione! Non c'era bisogno di dirlo; non solo, ma nel momento in cui si specifica che siamo liberi di esprimere convincimenti e opinioni, nonché condotte legittime senza specificare quali queste condotte legittime siano e senza nessun aggancio con l'attuale progetto di legge, è evidente che quell'emendamento confluito in questo articolo 3 è una presa in giro.

E allora in quest'ottica l'emendamento del collega Pagano è uno dei tanti che sono stati presentati che cercano di rimediare a questo grave vulnus, e tenta di precisare che ai fini della presente legge non costituisce atto di discriminazione, né istigazione o incitamento eccetera, la libera espressione del pensiero o di convincimenti e opinioni culturali che non si traducano in un'effettiva e inequivoca violenza alla persona o incitamento alla violenza. Se non c'è l'incitamento alla violenza, se non volete specificarlo e volete lasciare una definizione generica e indeterminata come quella del successivo articolo 3, vuol dire che nella realtà volete mantenere un reato d'opinione e non un reato di pericolo vero, reale e concreto.

PRESIDENTE. Deputata Bellucci, prego.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, questo emendamento è la dimostrazione di come le minoranze stiano cercando di approcciare questa tematica con razionalità, con il rispetto dovuto. Proprio questo emendamento recepisce non un'idea di parte, ma quello che viene chiaramente sostenuto dal parere della I Commissione permanente Affari costituzionali). Perché è la I Commissione che vi sta dicendo che l'articolo 3 che avete proposto, in cui consentite la libera espressione di convincimenti e opinioni, non è assolutamente sufficiente: dice che si deve entrare proprio in una formulazione puntuale, e che chiarisca in maniera incontrovertibile come non costituisca discriminazione né istigazione alla discriminazione la libera espressione e la manifestazione di convincimenti o di opinioni.

E allora vedete quanta franchezza c'è da parte nostra? Quanto rispetto delle leggi, dell'ordinamento, e quanta voglia c'è, se bisogna proprio intervenire, di farlo migliorandole. Perché le leggi che ci sono non possono essere compromesse da provvedimenti che non sono semplici, chiari, puntuali. E allora su questo abbiate un po' di rispetto.

PRESIDENTE. Prego, deputato Deidda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). A titolo personale voterò a favore di questo emendamento del collega. Ma continuo a ribadire: qui fuori, in Via XX Settembre, ci sono i tassisti che stanno manifestando in gran numero; a noi qui è impedito di parlare dei DPCM, ci è impedito di parlare a colpi di fiducia dei vari provvedimenti economici, ci viene impedito di parlare di quelle che sono le questioni legate alla crisi della pandemia e alla crisi economica, che soprattutto sta veramente preoccupando tanti italiani, e dobbiamo parlare invece, e ringraziare anche perché nella proposta di legge cosiddetta Zan ci viene concessa anche forse la libertà di opinione fuori da questi palazzi.

Ebbene, ritengo che questo sia un atteggiamento vergognoso. Sono contento che, alla fine di questa legislatura, il movimento che propone questa cosa sarà scomparso definitivamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Osnato. Ne ha facoltà.

MARCO OSNATO (FDI). Presidente, io sono un po' sorpreso, se non infastidito, politicamente parlando, dall'atteggiamento della maggioranza, e più segnatamente del relatore, perché nella sua esposizione dei pareri dà il parere positivo al precedente emendamento, dà il parere negativo a questo. Il primo è una ripetizione - che per l'amor del cielo, soprattutto per il sottoscritto è sempre utile - di lingua italiana; il secondo invece è un miglioramento dal punto di vista giuridico della fattispecie, che sappiamo, dev'essere generale e astratta, di una tipologia di reato. Però, siccome specifica chiaramente che dev'essere evidenziato qual è il vulnus che si crea con quella fattispecie, il relatore ci dice che è contrario.

Io non so cosa ci possa essere di contrario a dire che non si traducano questi comportamenti in un'effettiva e inequivoca violenza alla persona o incitamento alla violenza. Faccio veramente fatica a capire perché la strumentalità politica arriva fino a tanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, bocciare questo emendamento significa rendere evidente, scoperto, pacifico il disegno, perché con questo emendamento si dice, l'opposizione tenta di dire che non ogni opinione sia ritenuta atto di istigazione, e che quindi le opinioni in quanto tali non siano perseguitate o perseguitabili. Evidentemente bocciare questo emendamento significa che viene scoperto il gioco: punire le opinioni, una “legge bavaglio”, una legge che impedirà da domani mattina agli italiani di esprimere liberamente cosa per loro significa essere famiglia. E per Fratelli d'Italia è un uomo e una donna che possono, vogliono mettere al mondo un figlio: significa da domani mattina dire che gli italiani non potranno più dire che l'utero in affitto è una pratica aberrante, ignobile ed è un capriccio di un ricco omosessuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Presidente, vede, i latini dicevano nel Medioevo: “Excusatio non petita accusatio manifesta”. Ebbene, questo emendamento è proprio questo, perché lì dove noi abbiamo dei principi costituzionali che sono garantiti, come la libertà di espressione del proprio pensiero e della propria opinione, e si sente la necessità invece di trasformare attraverso un emendamento quella libertà in una concessione (cioè, potete esprimere liberamente le vostre idee e le vostre opinioni e state tranquilli che non verrete puniti), ebbene, questo rappresenta proprio il senso di questa legge: una legge che nasconde invece la volontà di mettere il bavaglio a tutti coloro i quali la pensano diversamente, a tutti coloro i quali vogliono liberamente esprimere la propria opinione. E ancora una volta la sinistra dà questa dimostrazione, perché se così non fosse allora non ci sarebbe davvero stata la necessità di puntualizzare qualcosa che è già puntualizzato dalla Carta costituzionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, mi dispiace di non aver sentito un solo intervento della maggioranza su questo emendamento: deduco che voteranno a favore, perché se dovessero votare contro senza motivarlo sarebbe gravissimo, perché sarebbe la conferma che questa legge in realtà è una legge che ha una volontà discriminatoria sulle opinioni. E allora o intervenite per spiegare perché volete votare contro oppure votate a favore, perché se arriveremo a un voto contrario nel silenzio dell'Aula, avremo la conferma che questa legge ha un solo scopo, che è quello di tappare la bocca a tutti quelli che hanno un pensiero diverso dal vostro. E' una legge razzista, perché di questo stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! O spiegate perché avete intenzione di votare contro, o state votando una legge razzista. Rendetevi conto che stabilire in questo momento in quest'Aula che è un'aggravante avere una libertà di opinione, è secondo me contro la Costituzione, contro il libero pensiero, contro la democrazia; stabilire per voi che non si può specificare in legge che non può essere un'aggravante la libertà di opinione è gravissimo…

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). In linea con quanto già i colleghi hanno precisato, questa in qualche modo diventa veramente una legge per il pensiero unico, quel pensiero che appartiene purtroppo solo alla maggioranza, che passerà alla storia non per aver fatto un buon decreto nella sostanza, ma soltanto per aver immolato in qualche modo il proprio pensiero unico sull'altare di qualche battaglia ideologica. Quando si parla di uomini e di donne, quando si parla di sensibilità, io credo che alla fine ci vorrebbe la possibilità di confrontarsi con quello che è il pensiero diverso, che spesso può essere ricchezza. Ma credo che questa sia la conferma di un andazzo - che ormai conosciamo bene, da troppo tempo - di un Governo che intorno alle proprie ragioni e alle proprie gabbie ideologiche costruisce il futuro. Purtroppo il futuro non ci sarà, per niente e per nessuno, perché credo che non sia il modo giusto per poterlo scrivere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Siamo in presenza di un emendamento non soltanto di buonsenso, ma che ha il pregio di ricorrere a quelli che sono i principi fondamentali del diritto, che vogliono la norma generale ed astratta. E mai come su provvedimenti di questo tipo serve che quel principio sia rispettato.

Bene, Presidente, noi in questo momento ci stiamo occupando di un tema delicato e lo stiamo facendo senza avere alcuna considerazione per coloro i quali vivono in situazioni molto più delicate delle nostre: mi riferisco ai gestori di ristoranti, a coloro i quali gestiscono palestre, ai gestori dei bar. E allora mi chiedo: non era forse più logico oggi discutere di come dare una mano a queste persone anziché preoccuparsi, dopo un anno, di venire in Aula e tirar fuori dalla naftalina una legge che in definitiva è divisiva, nel momento in cui questo Paese avrebbe bisogno soltanto di grande unità? Ecco le ragioni per cui votiamo questo emendamento e voteremo …

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni. Ne ha facoltà.

MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Chiaramente questo, come è stato detto dai colleghi, è un emendamento di buonsenso, quindi sarà favorevole il nostro giudizio qui in Aula. Ma certamente non siamo favorevoli a tutto questo decreto-legge, portato qui oggi in maniera intollerabile e vergognosa da parte della maggioranza di Governo, che non si sta preoccupando della privazione delle libertà a cui sono sottoposti tanti cittadini italiani, del problema che hanno molti cittadini italiani, a iniziare dai ristoratori, a iniziare da chi è gestore di palestre, a tutti quei settori produttivi italiani che non sanno che fine faranno nei prossimi giorni! E voi qui venite a parlare del decreto Zan! Lo dovevate ritirare, per rispetto di tutti quei cittadini italiani che stanno soffrendo, per colpa sempre del Governo o di quelle regioni che non hanno provveduto nei mesi estivi ad adoperarsi per realizzare quelle strutture affinché oggi non ci potessimo trovare in questa situazione! Vergognatevi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Come è stato già anticipato, questo emendamento va nell'indirizzo di far sì che questa legge non diventi una legge discriminatoria, una “legge bavaglio”. Noi sappiamo che il vuoto normativo in questa fattispecie non esiste. Noi sappiamo che il codice penale ha già disciplinato questa materia e che lo può fare ancora più fermamente utilizzando le circostanze aggravanti, come anche recentemente la magistratura ha attuato proprio in casi in cui ci sono state delle violenze contro degli omosessuali.

È stata quindi presa in considerazione la circostanza di aggravamento della pena per motivi futili e abietti. E quindi non si capisce come mai bisogna appesantire un sistema giudiziario con un'ulteriore norma, quando già il nostro codice prevede nello specifico la punizione e la sanzione per chi compie questi atti, che sono indubbiamente esecrabili e condannabili.

PRESIDENTE. Di Muro, prego.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare, dichiarare il voto anche per il collega Pagano, che è primo firmatario di questo emendamento, insieme a tutti i colleghi della Commissione giustizia, e anticipo la richiesta di voto segreto. Pertanto chiedo anche l'attenzione dell'Aula, perché ci tengo a leggere il testo e poi a fare qualche considerazione. Il testo dice: “Ai fini della presente legge non costituisce atto di discriminazione né istigazione o incitamento alla discriminazione la libera espressione del pensiero o la manifestazione di semplici convincimenti od opinioni culturali, religiosi o di quale qualunque altra natura, verso l'orientamento sessuale, che non si traducano in un'effettiva e inequivoca violenza alla persona o incitamento alla violenza”. Chiediamo il voto segreto perché evidentemente parliamo di una questione molto delicata, che riguarda tutte le persone, anche noi stessi, e perché - lo dico ai colleghi che magari voteranno in disaccordo dal mio gruppo parlamentare per i prossimi passaggi o che hanno già votato in disaccordo in Commissione - noi possiamo decidere di approvare questo emendamento al di là dei nostri pensieri, dei nostri giudizi, dei nostri voti, nel prosieguo delle votazioni sugli altri articoli. Cioè possiamo rimanere ancorati ai nostri convincimenti, alle descrizioni che abbiamo fatto, alle definizioni che abbiamo fatto, ad esempio sull'articolo 1, che stiamo modificando; però qui mettiamo una pietra tombale su un rischio per i nostri concittadini di essere giudicati - e anche pesantemente - solo perché hanno espresso un pensiero. Infatti decidiamo di non punire la libera espressione del pensiero o la manifestazione di semplici convincimenti od opinioni. Perché attenzione, applicando questa proposta di legge - quando sarà legge - a quello che rimane del codice penale, noi rischiamo di portare davanti a un giudice e di riconoscere un anno e sei mesi di reclusione o una multa fino a 6 mila euro per chi ad esempio - visto che abbiamo approvato una modifica del testo prima - ha una opinione ritenuta discriminatoria per un'identità di genere, intesa come percepita o manifestata in relazione al genere, anche se non corrispondente al sesso, indipendentemente dall'aver concluso un percorso di transizione. Quindi, capite che da questa definizione voi chiedete a un cittadino italiano di non esprimere alcun pensiero, perché non ha la percezione del percorso di transizione dell'interlocutore. Ecco, evitiamo di creare questo caos nei tribunali ed evitiamo di punire con sanzioni così gravi i cittadini, che sono ignari di questo cambio di legge. Ripeto, noi possiamo votare, continuare a votare secondo le nostre idee politiche, secondo i nostri convincimenti, tutti gli altri emendamenti, tutti gli altri articoli; su questo chiedo all'Aula una maggiore attenzione e una riflessione ulteriore con il voto segreto, per riuscire a togliere dalla punibilità - e solo con questo emendamento lo possiamo fare - quelle che sono le libere espressioni del pensiero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, prego.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Osservo che bocciare questo emendamento è una forma di grave discriminazione, con riferimento all'articolo 1, così come abbiamo votato, perché in esso, al punto b), si qualifica il genere, genere che non vale soltanto per l'orientamento prediletto o stabilito come discriminante, perché è evidente che si intende per genere qualunque manifestazione esteriore di una persona che sia conforme o contrastante con le aspettative sociali connesse al sesso. È esattamente quello che dice l'articolo 1: l'aspettativa sociale e l'atteggiamento di chi appartiene a quel genere è tutelato da questo articolo. Non votare questo emendamento è una profonda discriminazione, è un atteggiamento di limitazione di quel genere, che la parte che sta parlando manifesta come sua identità nella sua manifestazione esteriore e nelle sue aspettative sociali. Occorre rispetto di tutti, non solo di una parte, e lo dice l'articolo 1 appena votato (Applausi di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Deputato Costa, prego.

ENRICO COSTA (MISTO). Grazie, Presidente. Io mi sono posto sempre un atteggiamento costruttivo rispetto a questa legge, e l'articolo 3, che è la cosiddetta norma “salva opinioni”, è frutto di un emendamento che avevo presentato ed era stato riformulato. L'emendamento che ora stiamo discutendo ed il successivo, soprattutto il successivo, riprende testualmente la condizione espressa dalla Commissione Affari costituzionali. La Commissione affari costituzionali ha scritto così: provveda la Commissione di merito a rivedere la formulazione della disposizione, nel senso di chiarire più puntualmente che non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e la manifestazione di convincimenti o di opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, nonché le condotte legittime riconducibili alle libertà delle scelte, eccetera, eccetera. Quindi, noi abbiamo ripreso, Pagano in termini un po' diversi, quanto è stato chiesto dalla Commissione affari costituzionali. La maggioranza e il Governo hanno sostenuto una tesi diversa: sostengono di modificare la portata dell'articolo 3…

PRESIDENTE. Concluda, Costa. Deve concludere.

ENRICO COSTA (MISTO). Ho concluso, avevo solo un minuto?

PRESIDENTE. Sì.

ENRICO COSTA (MISTO). Ecco, l'articolo 3. Io voglio solo specificare questo.

PRESIDENTE. Dieci secondi.

ENRICO COSTA (MISTO). Se passa questo emendamento, chiunque esprime la propria opinione verrà assolto perché il fatto non sussiste; diversamente, la formula sarà diversa perché il fatto sarà illecito, ma perdonato, scriminato dallo Stato (Applausi della deputata Bartolozzi): c'è una fortissima differenza. Io invito in termini costruttivi a ripensarci, al relatore, ad accantonare questo o il successivo emendamento.

PRESIDENTE. Deputato D'Ettore, prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Presidente, io penso che questa premessa, che nasce da una descrizione normativa utile a chiarire l'intero impianto che è proposto con questa legge, sia da considerare da un punto di vista tecnico e anche in ordine alle osservazioni che, come diceva il collega Costa, ha fatto la Commissione affari costituzionali. È chiaro che questa premessa, rispetto anche alle difficoltà applicative e alle incertezze applicative che questo testo dimostra in più parti, potrebbe consentire almeno in parte di impedire che condotte o manifestazioni libere di pensiero che non si traducano in un'effettiva e inequivoca violenza alla persona - alla persona! - o incitamento alla violenza siano punibili. Va ricordato anche che la Commissione affari costituzionali, con riguardo alla generalità dell'approccio dalla legge alle discriminazioni riferite all'identità sessuale, che è una delle espressioni del valore della persona, della identità personale, dice che bisognerebbe chiarire maggiormente anche i confini tra le condotte discriminatorie fondate sul sesso, sul genere, sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere, al fine di evitare incertezze applicative.

Allora, questo insieme di considerazioni pongono questo emendamento come efficace nel consentire di stabilire i confini applicativi reali della norma e di determinare quale può essere l'effetto giuridico rispetto a un danno presunto, che non si è creato se non sulla base di questa descrizione normativa che noi vediamo in questo impianto, in questo testo. Cosa voglio dire? Se noi ci riferiamo alla discriminazione riferita all'identità sessuale, qualsiasi giurista che si è occupato della persona, del danno alla persona e del valore della persona, sia sotto il profilo costituzionale, sia sotto il profilo civilistico, con nozioni che vengono solo recepite nel diritto penale, sa perfettamente che l'identità sessuale è una delle manifestazioni dei valori della persona e, nella molteplicità dei diritti e dei danni che afferiscono alla persona, si riferisce all'identità personale come un elemento che, per il danno cosiddetto giuridico di violazione del valore della persona, fa riferimento all'articolo 2043 del codice civile e al principio del neminem laedere. Quello che, invece, viene fatto con la norma penale è stravolgere una storia costituzionale e civilistica in materia di persona e danno alla persona, costruendo una fattispecie nuova di discriminazione dell'identità sessuale e facendo dell'identità sessuale un diritto, una facoltà del tutto estranea ed esclusa dall'identità personale e dal valore persona in senso giuridico, costituzionale e civilistico. Questo è l'effetto della trasposizione nella norma penale di concetti sconosciuti a questo legislatore; è evidente che sono sconosciuti, perché la discriminazione dell'identità sessuale, rispetto all'identità personale e alla valutazione del danno alla persona, non può che essere recepita da chi li ha studiati in materia civilistica e in materia costituzionale; non possono essere riportati o costruita una nuova identità sessuale che è una affermazione della persona del tutto nuova e del tutto fondata su un nuovo diritto, che è trasmigrato nel codice penale.

Io penso che ci sia qui veramente una necessità profonda di riflettere in maniera chiara su questi principi. Mi meraviglio che, anche dalla parte del PD, alcuni eminenti, come dire, esponenti, che qualche studio l'hanno fatto - perché tanti altri non sanno di che parlano, ma tra loro, qualche studio, qualcuno l'ha fatto in materia - non tengano presente questa discrasia, non tengano presente che c'è un portato e uno studio decennale, ventennale, trentennale, quarantennale. Non solo la Corte costituzionale, ma la dottrina italiana, costituzionalistica e civilistica, in materia hanno scritto e affrontato questi temi. Qui si costruisce una nuova identità sessuale rispetto alla violazione, al danno, al danno presunto, al danno valutato dalla norma penale sulla base di condotte che non hanno confini ben definiti. E non è un problema solo penalistico, perché il principio del neminem laedere, e quindi il dovere giuridico di astenersi rispetto a un valore che è definito nel suo confine e nella sua portata applicativa anche da un punto di vista legislativo…

PRESIDENTE. D'Ettore, deve concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Concludo, Presidente, dicendo che, senza questo emendamento, poi vediamo anche quello di Costa ed altri, è chiaro che è monca questa norma, è una curvatura etica o presuntivamente etica del diritto che voi create, per la prima volta in Italia, sulla base di una costruzione di una norma penale che non tiene conto in alcun modo di principi e valori che sono propri della dottrina costituzionalistica e civilistica italiana, che tanto hanno studiato questi temi. E chiaramente chi ha scritto questa legge, non li conosce.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trano. Ne ha facoltà.

RAFFAELE TRANO (MISTO). Presidente, in tema di discriminazioni vorrei chiederle se è vero, se è confermato che il ristorante della Camera dei deputati sarà aperto questa sera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché se così è, è davvero una discriminazione, ma soprattutto è irrispettoso nei confronti di centinaia di migliaia di attività che esercitano la ristorazione e che devono essere chiuse. Quindi, se per favore ci può dare un chiarimento a tal riguardo.

PRESIDENTE. Allora, prima di tutto come sappiamo il ristorante non è in alcun modo in funzione, ma è un prolungamento di un orario della mensa (Commenti). Da questo momento, fermo restando che effettuerò una verifica, da questo momento anche il prolungamento è chiuso.

Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Sì Presidente, evidentemente intervengo sullo stesso argomento per cui avevo chiesto di parlare prima sull'ordine dei lavori.

Presidente, dopo quanto lei ci ha appena detto, voi dovete farci capire in relazione all'agenzia che è uscita venti minuti fa sulla riapertura del ristorante della Camera dei deputati, o mensa della Camera dei deputati che dir si voglia: o, voglio dire, è stata fatta una comunicazione completamente sbagliata, e dovete completamente rettificarla direttamente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), oppure, se la comunicazione non è stata sbagliata, e allora passa molto da casta, passa molto da favoritismo rispetto al ristorante della Camera dei deputati, ricordando il fatto, Presidente, che in questo caso la maggioranza stessa, e oso di più…

PRESIDENTE. Grazie.

WALTER RIZZETTO (FDI). … no devo terminare, Presidente, è un intervento sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. C'è il tempo.

WALTER RIZZETTO (FDI). Evidentemente, anche il Premier Conte deve farci capire se il ristorante della Camera dei deputati esce dal solco del DPCM, dello scellerato DPCM che avete che avete emanato qualche giorno fa.

Allora Presidente, in conclusione, confermate una volta per tutte e rendetevi conto e ditelo oramai a tutti che, come il ristorante della Camera dei deputati, tutti i ristoranti d'Italia devono riaprire oltre le ore 18 (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) con tutte le misure di sicurezza e anche di più rispetto a quelle che c'erano durante il primo lockdown! Dichiaro, Presidente, che nessun deputato di Fratelli d'Italia frequenterà la sera il ristorante della Camera dei deputati sin tanto che tutti i ristoratori non verranno ristorati e verranno riaperte le loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). C'è gente che negli anni ha sputato sangue, contributi e lavoro per assistere, passivo, ad una politica insulsa da parte di questo Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). Per un richiamo al Regolamento, Presidente. Ovviamente, legittimissime tutte le considerazioni di merito sull'ordine dei lavori. Non voglio insegnare nulla a nessuno, però noi eravamo in una fase di dichiarazioni di voto: forse si dovrebbe fare il voto e poi apriamo un dibattito, anche di cinque ore, sulle dichiarazioni e sulle mense, come vogliamo; ma quando c'è una dichiarazione di voto si deve fare il voto, dopo si interviene sull'ordine dei lavori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Infatti non pensavo all'inizio che fosse sull'ordine dei lavori e l'ho richiamato ad un minuto. Se vogliamo continuare per concludere il voto, ha chiesto di parlare il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, soltanto per annunciare il voto favorevole di Forza Italia su questa proposta emendativa Alessandro Pagano, sulla scorta di una semplice considerazione. Non ho ascoltato alcun intervento della maggioranza che avesse detto che dire che non costituisce atto di discriminazione la libera espressione del pensiero non è un atteggiamento che la maggioranza non condivide. Non ho ascoltato un intervento che ci tranquillizzi sul fatto che la libertà di pensiero non può mai costituire reato. Io invito la maggioranza a dirci espressamente che esprimere liberamente un pensiero non costituisce reato.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,15)

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). E, come diceva bene il collega Costa, il fatto non sussiste, il pensiero non può mai essere reato. Ditecelo, perché anche i lavori preparatori di Aula hanno una rilevanza. Se voi non dite, non affermate, non condividete che la libera espressione del pensiero non può mai essere reato, ebbene ha ragione chi dice che “C'è del marcio in Danimarca”. Voi volete introdurre nel nostro sistema i reati di opinione! Noi ci batteremo contro e voteremo a favore di questa proposta emendativa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Collega Sisto, noi lo diciamo, ma lo diciamo dove va detto. Lo diciamo all'emendamento 3.450 Bazoli (che inizia a pagina 23 e procede poi alla pagina 24 ): è tutelata la “libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

Lo diciamo lì perché, in Commissione, il centrodestra ha chiesto di non fare un articolo premissivo ma di chiarirlo in corpo di testo. In Commissione fu approvato come articolo 3 il testo Costa. La Commissione Affari costituzionali ha chiesto di emendare il testo Costa inserendo il “concreto pericolo” ed è stato inserito dove andava: nell'articolo 3. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Boldrini, prego.

LAURA BOLDRINI (PD). L'onorevole Ceccanti mi ha preceduto ma vale la pena tranquillizzare l'opposizione sul fatto che a noi della maggioranza sta molto a cuore la libertà di espressione, sta molto a cuore, colleghi e colleghe, la libertà d'espressione (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) tant'è…

PRESIDENTE. Colleghi, evitate i cori.

LAURA BOLDRINI (PD). ... che non abbiamo inserito nella legge neanche il reato di propaganda. Questo è chiaro, no? Cioè, noi abbiamo discusso di questo a lungo. Poi abbiamo recepito l'emendamento proveniente dall'opposizione (appunto, il collega Costa prima ne ha parlato) e l'articolo 3, come ricordato dal collega Ceccanti, recepisce anche le condizioni della I Commissione. Quindi, abbiamo fatto tutto per rassicurare chi, in buona fede, poteva temere questo. Se poi non in tutti c'è la buona fede, allora è chiaro che, come dire, il tema della libertà di espressione viene riprodotto e riprodotto in quest'Aula. Diciamo che ci sono tutte le garanzie per far stare tranquilli i colleghi e le colleghe. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Bartolozzi, prego.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, la situazione è diversa da quella che è stata rassegnata ai colleghi. Non me ne voglia il collega Costa, ma avrei gradito che, invece di parlare del parere della Commissione, avesse riferito che quello che era oggi l'emendamento premissivo era proprio un emendamento portato all'attenzione dei colleghi del gruppo di Forza Italia. Era la stessa dicitura che oggi ha l'emendamento Costa, che oggi è un premissivo e allora era un emendamento all'articolo 3. Ricorderanno i colleghi della Commissione Giustizia che poi, arrivato in Aula, quell'emendamento, per una sorta di accordo che si doveva trovare, divenne quel famoso “restano consentite” che a me per prima, Presidente, faceva un po' rabbrividire. Oggi, però, collega Ceccanti e collega Boldrini, il problema non è superato perché è pur vero che voi ritoccate nuovamente l'articolo 3, ma quel “restano salve”, collega Ceccanti, nel codice penale lei non lo troverà da nessuna parte. Ci dovete chiarire, e mi dovete chiarire, se parlate di una scriminante, di una causa di giustificazione o di un'esimente. Ecco perché, Presidente, Governo, insisto perché, come ha chiesto il collega Costa, gli emendamenti tutti vengano accantonati. Facciamo confusione su tre istituti fondamentali che sono previsti - Presidente, chiudo - dal codice penale e sui quali non può essere fatta confusione. Quel “restano salve” dell'emendamento che voi scrivete non risolve il problema. Il collega Ceccanti lo sa bene (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Giuliano, prego.

CARLA GIULIANO (M5S). Grazie Presidente. Anche per noi è importante intervenire per ribadire che l'articolo 3, che poi andremo ad analizzare più avanti, è la garanzia della libertà di pensiero e quindi della libera espressione del pensiero. In Commissione, per migliorare ulteriormente questo aspetto abbiamo fatto un ulteriore lavoro con la riformulazione, una riformulazione ancora più specifica e ancora più chiara, dell'articolo 3. Quindi questo va a fugare qualsiasi dubbio anche strumentale che è stato sollevato da altre forze politiche perché qui non è assolutamente in discussione la libertà di manifestazione del pensiero ed è importante ribadirlo. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Morelli, prego.

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie Presidente. Vedete cari colleghi, la vera discriminazione che in quest'Aula oggi e nei prossimi giorni si sta praticando è la discriminazione verso milioni di italiani che sono nella disperazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), è la disperazione di milioni di italiani che stanno mettendo purtroppo a ferro e fuoco le nostre città. E voi oggi dimostrate, sì, di essere casta, tronfi, pasciuti, voi che dovreste essere i rappresentanti del popolo, voi che dovreste essere i cosiddetti portavoce dei cittadini. Ma quali cittadini rappresentate oggi se non quella casta tronfia e pasciuta in cui vi siete trasformati, dopo aver mangiato quel tonno di cui dovevate aprire le scatolette, che avete trovato e di cui vi siete nutriti in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Morelli. C'è ancora un intervento, quello dell'onorevole Borghi, dopodiché, in base agli accordi, se non ci saranno altri interventi, voteremo e poi sospenderemo il punto all'ordine del giorno. Onorevole Claudio Borghi, prego.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, allora, tenuto presente che qualcuno in web TV ci guarda, io mi domando che cosa possa pensare, al di là degli intermezzi sul ristorante della Camera, con riferimento al fatto che siamo qui da un bel po' di tempo a dover decidere che una libera espressione del pensiero è una libera espressione del pensiero e come tale non è punita. Ma c'è da pensarci, per approvare questo emendamento, oppure no? Ci sarà anche l'articolo 3: vogliamo fare un passo avanti nei confronti dell'opposizione? Vediamo di fare una ad abundantiam che male non fa, perché lo accantoniamo e nel caso ci pensiamo su, perché scusate, altrimenti io vorrei pensare che uno potrebbe ritenere, dato che qui si parla di opinioni culturali o religiose, che se uno dice “Padre Nostro” non va bene, perché dovrebbe essere madre o qualche altra cosa, oppure se uno fa il segno della croce e dice “il nome del padre” no, non va bene, perché bisogna citare tutti i generi. Ma dato che di matti che riempiono i tribunali ne abbiamo abbastanza, possiamo cercare di evitare di deflazionare il contenzioso con una norma di interpretazione autentica che scrimini subito la questione? E vediamo, almeno poi non diamo la colpa alla magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

È un voto segreto.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Alessandro Pagano 01.06.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Interrompiamo l'esame del provvedimento, che si riprenderà nella seduta di domani, dopo l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge in materia di immigrazione e sicurezza.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto, in proposito, che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Iezzi ed altri n. 1, Lollobrigida ed altri n. 2 e Gelmini ed altri n. 3, riferite al disegno di legge 2727, di conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione e sicurezza.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, tali questioni pregiudiziali saranno esaminate e poste in votazione nella seduta di domani, mercoledì 28 ottobre, alle 9,30.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta, a cui diamo spazio. Colleghi, inviterei al silenzio. Il primo collega è Zennaro. Prego, onorevole Zennaro. Onorevole Zennaro? Non è presente l'onorevole Zennaro. Onorevole Fitzgerald? L'onorevole Fitzgerald non è presente. Onorevole Novelli. C'è l'onorevole Fitzgerald, non la vedevo. L'onorevole Novelli rinuncia, onorevole Fitzgerald prego.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie Presidente. Signor Presidente e onorevoli colleghi, prendo la parola per richiamare l'attenzione sull'associazionismo italiano nel mondo. Oggi, il Presidente Conte ha elogiato il ruolo dell'associazionismo italiano all'estero, intervenendo alla presentazione del rapporto italiani nel mondo, un fatto che condivido e che mi porta a ricordare che ho presentato un disegno di legge in favore proprio dell'associazionismo operante per le comunità italiane all'estero, che attende la calendarizzazione.

Ritengo che, dopo le dichiarazioni del Presidente Conte, se si vuole essere concreti, bisogna procedere celermente a porre all'ordine del giorno di quest'Aula il mio disegno di legge, che riconosce il grande ruolo di sussidiarietà che le associazioni italiane all'estero svolgono. Lo hanno dimostrato in questo periodo di pandemia, aiutando i connazionali in difficoltà, lo dimostrano costantemente nell'essere promotori del sistema Italia all'estero e di aiuto quindi alla penetrazione commerciale delle nostre imprese nei mercati stranieri, promuovono il nostro patrimonio culturale e lo difendono. L'associazionismo rappresenta un luogo civico, che aiuta nei processi di integrazione e che mantiene vivi i legami con le radici, anche attraverso la dimensione comunitaria dello stare insieme. Speriamo di poter tornare presto a farlo, a stare insieme. Attraverso l'associazionismo spesso chi si trova all'estero ritrova quel focolare domestico, che è foriero di valori e cultura che ci hanno contraddistinto nel mondo. Le associazioni hanno tramandato all'estero le nostre tradizioni e, creando luoghi di condivisione, hanno favorito la nostra lingua, insegnandola anche alle nuove generazioni. Signor Presidente, chiedo che le istituzioni rivolgano una maggiore attenzione a queste realtà, che costituiscono una parte preziosa dell'Italia all'estero, grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Fitzgerald. Onorevole Zennaro, prego.

ANTONIO ZENNARO (MISTO). Grazie Presidente, nella giornata attuale ci siamo occupati di tanti temi, però poco o nulla sul settore economico e della crisi che sta attanagliando tantissime realtà produttive aziendali. Non posso che ricordare per l'ennesima volta la situazione della Betafence di Tortoreto, in provincia di Teramo, una crisi aziendale che vede occupate più di 150 persone con il rischio di perdere il lavoro di qui a qualche settimana, cassintegrazione in arrivo, un tavolo di crisi che sembra totalmente fermo al Ministero dello sviluppo economico. Va bene tutto quello che riguarda, ovviamente, la crisi del Coronavirus, ma non bisogna lasciare dimenticati questi lavoratori. Il Ministero dello sviluppo economico deve intervenire, Ministro, il prima possibile, perché qui rischiamo per l'ennesima volta la delocalizzazione selvaggia, in un Paese in questo caso dell'Est Europa. Assolutamente serve maggiore attenzione a questa crisi e a tutte le crisi aziendali che riguardano in questo momento l'Abruzzo, grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Zennaro. Onorevole Trizzino, prego.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Grazie Presidente, mentre tutti noi siamo giustamente concentrati sulla pandemia che sta devastando l'intero pianeta, rischia di passare inosservata una notizia che invece è molto importante: il 24 ottobre, il Trattato delle Nazioni Unite di proibizione delle armi nucleari ha raggiunto i 50 Stati firmatari richiesti per la sua entrata in vigore. Tra 90 giorni questo trattato entrerà pertanto in vigore, ratificando un divieto categorico alle armi nucleari. Questa è una pietra miliare, storica: questo trattato rende illegale, per i Paesi che lo firmano, di permettere qualsiasi violazione nella loro giurisdizione. Il Trattato entra in vigore il 22 gennaio dell'anno prossimo e vieta l'uso, lo sviluppo, i test, la produzione, la fabbricazione, il possesso, l'immagazzinamento, la minaccia di uso, lo stazionamento, l'installazione e il dispiegamento delle armi nucleari. È una tappa imprescindibile nel percorso per conseguire un mondo senza nucleare. Ma l'Italia si è pronunciata contro, perché l'Italia ospita nel proprio territorio quelle bombe atomiche che gli USA e la NATO ci hanno dato da custodire. Oggi, l'Italia ha la possibilità di passare alla storia, ratificando il trattato e sganciandosi dai vincoli che la legano alla NATO e agli USA, un'alleanza che nulla ormai ha più a che vedere con la tutela degli interessi della comunità mondiale, grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Trizzino. Onorevole Migliore, prego.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie signor Presidente, vorrei ricordare in quest'Aula, a una settimana dalla sua scomparsa, una grandissima protagonista della vita culturale italiana: Lea Vergine, napoletana di nascita e milanese di adozione, che è morta la settimana scorsa esattamente un giorno dopo la scomparsa di un altro grande esponente della cultura italiana, Enzo Mari, il suo compagno, suo marito. Lea Vergine è stata una straordinaria rappresentante di quella cultura trasformatrice che ha fatto anche del pensiero femminista un'idea di rivoluzione all'interno della nostra società. La sua attività si è concentrata molto sull'arte performativa e ha stabilito all'interno dei suoi scritti quelle linee di tendenza che sono state una guida per tanti giovani e tante giovani curatrici e che hanno aperto nuovi orizzonti all'interno della critica d'arte. Si tratta di una personalità poliedrica, che ha saputo attraversare anche la vita sociale del nostro Paese, e quando è stata così dissacrante che ha individuato, per esempio in uno dei suoi libri più famosi, L'arte non è faccenda di persone perbene, quella sottile linea che separa il conformismo dalla trasformazione, noi l'abbiamo amata, e l'abbiamo voluta ricordare anche oggi perché personaggi come lei e come il suo straordinario marito, Enzo Mari, sono la ricchezza più importante che il nostro Paese può avere (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tonelli. Ne ha facoltà.

GIANNI TONELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Era solo per voler attirare l'attenzione di quest'Aula su due necessità che l'approvazione dei DPCM contro il COVID hanno determinato. Abbiamo visto negli ultimi giorni questa grande turbolenza all'interno delle piazze; turbolenza che preoccupa tantissimo, preoccupa tantissimo i miei colleghi che si trovano oggi a dover sviluppare una funzione di ammortizzatore tra quelle che sono tensioni sociali soprattutto create e cagionate da parte di chi non ha avuto la capacità di affrontare un'emergenza con la necessaria determinazione e avvedutezza degli interventi. Servono interventi in due direzioni: il primo per cercare di tutelare coloro che devono mantenere la legalità, l'ordine e la sicurezza pubblica, ma da quell'altra parte vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che non si può chiedere a questi uomini di sviluppare una funzione di gendarmeria, un'azione di gendarmeria contro una nazione che è provata, provatissima da quelli che sono gli effetti devastanti di questo COVID sotto tutti i profili.

Qui serve un'azione di tutoraggio della nazione Italia. Le istituzioni devono stare vicino ai cittadini perché quel rapporto si era ormai sfilacciato e si interrompe sempre di più. Dobbiamo cercare di far comprendere alla gente che certe regole vanno rispettate, ma non possiamo pensare di dover avere la mano pesante e di far fare i cagnacci ai miei colleghi su strada. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Tonelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, è di oggi una notizia che forse il Parlamento doveva sottolineare, una notizia molto bella che riempie di orgoglio tutti noi, la scuola italiana, perché per la prima volta un professore italiano, Daniele Manni, ha vinto un premio importantissimo, che è il riconoscimento alle capacità e alle competenze di tutti i docenti che con passione e forza in questi giorni soprattutto stanno affrontando il difficile percorso scolastico. Ecco, che un italiano vinca il Global Teacher Award, che è un premio, ripeto, di grandissimo spessore culturale e anche sociale, per noi è un motivo di grande orgoglio. Lo dico con l'orgoglio di docente, lo dico con l'orgoglio di parlamentare della Commissione istruzione della Camera: è una notizia che fa bene in questo momento di tristezza che ci affligge tutti e ci invita a sperare bene nel futuro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 28 ottobre 2020 - Ore 9,30:

(ore 9,30 e ore 16)

1. Esame e votazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 21 ottobre 2020, n. 130, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, protezione internazionale e complementare, modifiche agli articoli 131-bis, 391-bis, 391-ter e 588 del codice penale, nonché misure in materia di divieto di accesso agli esercizi pubblici ed ai locali di pubblico trattenimento, di contrasto all'utilizzo distorto del web e di disciplina del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. (C. 2727)

2. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

BOLDRINI e SPERANZA; ZAN ed altri; SCALFAROTTO ed altri; PERANTONI ed altri; BARTOLOZZI: Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi legati al sesso, al genere, all'orientamento sessuale e all'identità di genere. (C. 107-569-868-2171-2255-A)

Relatore: ZAN.

3. Seguito della discussione della proposta di legge:

LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)

Relatrici: GADDA E LOSS.

4. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:

L'ABBATE e PARENTELA; D'ALESSANDRO ed altri; VIVIANI ed altri: Interventi per il settore ittico e in materia di politiche sociali nel settore della pesca professionale. Delega al Governo per il riordino e la semplificazione normativa nel medesimo settore. (C. 1008-1009-1636-A)

Relatori: GALLINELLA e VIVIANI.

5. Seguito della discussione delle mozioni Meloni ed altri n. 1-00382 e Centemero ed altri n. 1-00383 concernenti il ruolo del Ministero dell'economia e delle finanze nell'ambito del processo di vendita della società Borsa Italiana .

6. Seguito della discussione della proposta di legge:

DI STASIO ed altri: Istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale. (C. 2313-A)

Relatore: CABRAS.

7. Seguito della discussione della Relazione sull'emergenza epidemiologica COVID-19 e ciclo dei rifiuti, approvata dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. (Doc. XXIII, n. 4)

8. Seguito della discussione della mozione Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro ed altri n. 1-00359 concernente iniziative di carattere diplomatico volte a salvaguardare l'eredità culturale italiana negli Stati Uniti, con particolare riferimento alla figura di Cristoforo Colombo .

(ore 14,30)

9. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 19,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito a votare.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 8)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz 1-377 unf, 1-384, 1.385, 1-388 disp - rif 447 445 2 223 445 0 80 Appr.
2 Nominale Moz Invidia e a 1-377 unf rif -II p 447 258 189 130 257 1 80 Appr.
3 Nominale Moz Lollobrigida e a 1-384 rif-II p 447 202 245 102 200 2 80 Appr.
4 Nominale Moz Capitanio e a 1-385 rif - II p 450 196 254 99 195 1 80 Appr.
5 Nominale Moz Mandelli e a 1-388 rif - II p 453 199 254 100 197 2 80 Appr.
6 Segreta TU pdl 107 e ab. A - q. p. c. 1 e 2 460 455 5 228 201 254 72 Resp.
7 Nominale TU pdl 107 e ab A -art. pr. 01.0401 445 438 7 220 249 189 71 Appr.
8 Segreta art. prem. 01.06 441 436 5 219 200 236 70 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.