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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 407 di martedì 13 ottobre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Conte e Orlando sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centosei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che in data 8 ottobre 2020 la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati la senatrice Tiziana Nisini, in sostituzione del senatore Simone Bossi, dimissionario.

Discussione della proposta di legge costituzionale: Bruno Bossio; Ceccanti; Brescia ed altri; Meloni ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 1511-1647-1826-1873-B).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge costituzionale, già approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvata, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato, nn. 1511-1647-1826-1873-B: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione sulle linee generali è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta dell'8 ottobre 2020 (Vedi l'allegato A della seduta dell'8 ottobre 2020).

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1511-1647-1826-1873-B)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Stefano Ceccanti. Parla prima la deputata Corneli? Allora, la relatrice Valentina Corneli ha facoltà di parola.

VALENTINA CORNELI, Relatrice. Grazie, Presidente. Mi lasci dire che sono molto soddisfatta e molto felice che già siamo in Aula con questo testo, con questa seconda lettura della riforma dell'articolo 58 della Costituzione, ad una distanza molto ravvicinata dal referendum con il quale i cittadini hanno appena confermato il taglio dei parlamentari perché in campagna referendaria abbiamo detto in tutte le lingue, fino allo sfinimento, che il taglio dei parlamentari non sarebbe stato un punto di arrivo, ma sarebbe stato solo un punto di partenza, perché in passato i cittadini hanno bocciato il metodo di riforme ampie, riforme che andassero a stravolgere gli equilibri costituzionali delicati, equilibri costituzionali che i nostri padri costituenti, non a caso, ci hanno lasciato in eredità, ma questo non significa che con piccole riforme, quindi un passo per volta, non si possa proseguire in un percorso - ed è quello che stiamo facendo con evidente grande determinazione - verso un obiettivo che è tutt'altro che marginale, anzi è un obiettivo molto ambizioso, ossia quello di rendere le nostre Istituzioni più efficienti, più funzionali e, nello stesso tempo, più democratiche e più vicine ai cittadini. Quindi, con il taglio dei parlamentari ormai confermato, ormai ufficiale, abbiamo messo il primo tassello su questo grande e importante progetto e adesso dobbiamo mettere questo secondo tassello.

Io mi auguro, insomma, che ci sia una grande condivisione all'interno di quest'Aula e che possiamo approvare la riforma all'unanimità perché sarebbe bello, sarebbe un bel segnale e, ripeto, stiamo mettendo un altro tassello importante, che non è così scontato. Questa distorsione per cui i diciottenni potevano votare per la Camera ma non potevano votare per il Senato è una distorsione che ci portiamo dietro veramente da troppo tempo. Nel 1963, già, probabilmente, si doveva elidere questa distorsione e non si è capito bene perché, invece, ce la siamo trascinata. Oggi finalmente possiamo sbarazzarcene e possiamo togliere, quindi, una norma del tutto irrazionale, che rappresentava non solo un minus da un punto di vista democratico, parliamo di quasi 5 milioni di giovani elettori che non erano rappresentati in una delle due Camere del Parlamento, quindi sicuramente da un punto di vista democratico c'era un problema, c'era un vulnus che andiamo a risolvere; dall'altro lato, si trattava anche di una norma estremamente disfunzionale perché, in combinato disposto con le varie leggi elettorali, andava a determinare delle maggioranze diverse tra Camera e Senato e, quindi, di conseguenza creava dei problemi e andava ad incidere sulla stabilità dei Governi. Quindi, anche da questo punto di vista andiamo a risolvere un problema non da poco.

Dunque, andiamo a modificare il primo comma dell'articolo 58 della Costituzione e dobbiamo modificare di conseguenza anche il decreto legislativo n. 533 del 1993, recante norme sulla sull'elezione del Senato della Repubblica. Non andiamo a modificare, invece, il secondo comma dell'articolo 58: questo perché il Senato ha ritenuto di approvare il testo nella stessa formulazione che avevamo sostanzialmente licenziato noi nel luglio del 2019, quindi il testo rimane identico. Dunque, andiamo a modificare il cosiddetto elettorato attivo, ossia l'età degli elettori, non modifichiamo l'età degli eletti al Senato: questo ha una logica in quella che è intrinsecamente la logica del bicameralismo, per cui ci sono due Camere differenti che hanno, in qualche modo, delle differenze proprio in re ipsa; i nostri padri costituenti volevano il Senato come una camera più matura, più di riflessione e in un certo modo di compensazione, e questo quindi sostanzialmente resta e ha una sua logica, ripeto, mentre non aveva nessuna logica il fatto che gli elettori tra i 18 e i 25 anni non potessero eleggere i rappresentanti della Camera alta del Parlamento. Quindi, questa riforma è per i giovani, io sono veramente contenta di rivolgermi a loro perché i giovani devono partecipare sempre di più alla vita politica, economica e sociale del Paese, in questo momento a maggior ragione: questo momento in cui chiediamo responsabilità ai cittadini e chiediamo responsabilità ai giovani. Noi sappiamo di poter confidare nei giovani, noi ci fidiamo dei giovani, sappiamo di riporre bene la nostra fiducia in loro. Io voglio raccontare un esempio di un ragazzo di 25 anni, che si chiama Giulio De Angeli: Giulio, avendo 25 anni, negli scorsi sei anni non ha potuto votare per il Senato della Repubblica, però di certo Giulio non mancava di senso di responsabilità, Giulio parla quattro lingue, suona il violino, elabora algoritmi di intelligenza artificiale e il suo sogno è sconfiggere le malattie neurodegenerative; lui ha studiato a Pisa, ha già tre lauree, in medicina, in biotecnologie e in ingegneria biomedica, e adesso sta prendendo la quarta laurea in biotecnologie molecolari, dopodiché andrà a svolgere il dottorato di ricerca a Cambridge, in Clinical neuroscience, perché ha già vinto tre borse di studio a Cambridge. Giulio è una giovane eccellenza italiana che noi aspettiamo che torni in Italia perché deve tornare in Italia, noi dobbiamo lasciare a Giulio un Paese che lo accolga nelle migliori condizioni possibili. Noi stiamo facendo tutto quello che stiamo facendo per lasciare ai giovani un Paese migliore di quello che abbiamo ereditato. E questa situazione così drammatica, così delicata, sicuramente è un momento di rottura, per tanti versi di rottura traumatica, ma che ci deve stimolare anche in questo senso. Ormai siamo costretti a guardare al futuro, a guardare il futuro in maniera costruttiva e, quindi, abbiamo bisogno di tutta l'energia dei giovani per ricostruire questo Paese. Quindi è ai giovani che ci rivolgiamo: noi crediamo in voi e anche voi dovete credere in voi stessi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Ceccanti.

STEFANO CECCANTI, Relatore. Grazie, Presidente. Alcune cose le ha dette già la collega Corneli, io richiamo le due ragioni di fondo, anzitutto, per le quali noi procediamo a questa riforma costituzionale e ci auguriamo che essa possa superare i due terzi nei consensi di quest'Aula. La prima ragione è prendere sul serio l'affermazione dell'articolo 1 sulla sovranità popolare. Se noi ci basiamo sulla sovranità popolare possiamo inventarci tante cose, ma non possiamo escludere dalla elezione di un'assemblea rappresentativa nazionale una parte dei cittadini maggiorenni. Oggi il Senato non è una Camera eletta a suffragio universale perché sette classi di età sono escluse. Questa esclusione non può avere nessuna giustificazione logica e basta da sola a motivare questa riforma. Si possono costruire Camere di tutti i tipi, ma se una Camera è eletta dai cittadini, in qualsiasi democrazia consolidata tutti i cittadini maggiorenni, nessuno escluso, devono poter votare per la Camera; e soprattutto l'età non può essere ragione di esclusione: ci possono essere esclusioni mirate per alcune categorie e per alcune situazioni che si vengono a verificare, ma non certo in base all'età.

La seconda motivazione di fondo - questa è più particolare - è che, finché noi abbiamo due Camere che danno ambedue la fiducia al Governo, è profondamente irrazionale alterare la base rappresentativa e far sì che un elettore su dieci voti solo in una Camera e non nell'altra, perché noi finiamo per produrre, per incentivare un esito diverso.

Allora, da questo punto di vista, noi ci troviamo oggi al terzo passaggio, al quarto passaggio, di un esame attento delle differenze che sono state introdotte o in Costruzione o in altri fonti e che vanno puntualmente verificate rispetto alla loro ragionevolezza. Evidentemente nessuno esclude che vi possano essere delle differenze tra Camera e Senato e che altre se ne possano aggiungere, ma tutte queste differenze devono passare ad un vaglio di ragionevolezza. Il primo vaglio fu fatto nel 1963 sulla diversa durata - Camera cinque anni e Senato sei - che apparve da subito irrazionale, tant'è che nel 1953, all'atto di votare per la Camera dei deputati, si decise di sciogliere anticipatamente il Senato per fare le elezioni lo stesso giorno, la stessa cosa si fece nel 1958 e poi nel 1963 si provvide, con la revisione costituzionale che stabilì i 630 e i 315 componenti elettivi, a ridurre la durata del Senato a cinque anni, consentendo da allora di svolgere le elezioni lo stesso giorno.

La seconda modifica che è intervenuta togliendo una irragionevolezza è stata quella del Regolamento del Senato che, fino alla scorsa legislatura, prevedeva che gli astenuti nel voto venissero sommati ai contrari. Dopo attenta riflessione, l'Assemblea del Senato cambiò il proprio Regolamento e allineò la disciplina delle astensioni a quella vigente in questo ramo del Parlamento. Le astensioni costituiscono un terzo genere rispetto al “sì” e al “no” e non possono essere equiparate né al “sì”, né al “no”, anche questa è una questione di ragionevolezza e non di logica.

Il terzo passaggio - io lo ricordo a tutti - è la conclusione della sentenza n. 35 del 2017 sulla legge elettorale. Nelle ultime parole di quella sentenza la Corte Costituzionale ha detto che le leggi elettorali non debbono ostacolare la formazione di maggioranze parlamentari omogenee nelle due Camere. Ma se questo lo devono fare le due leggi elettorali, tanto più lo può fare e lo deve fare la Costituzione, perché anche due leggi elettorali del tutto identiche, in presenza di un decimo degli elettori che votano solo per una Camera e l'altra per il “no”, tendono appunto anch'esse a produrre maggioranze parlamentari irragionevolmente disomogenee. Noi pensiamo che questa equiparazione avrebbe potuto coinvolgere anche l'elettorato passivo, perché anche in questo caso si può procedere, si può deliberare una distinzione tra l'elettorato passivo per varie ragioni, ma distinguere l'elettorato passivo in base all'età per le due Camere sembra a noi irragionevole, per cui noi riteniamo giusto pro futuro ragionare anche sull'allineamento degli elettorati passivi. Però, intanto, procediamo in modo più consensuale possibile a questa riforma, che è gerarchicamente molto più importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, che si riserva di farlo.

È iscritto a parlare il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Io volevo solo fare tre commenti molto veloci. Sono, ovviamente, molto favorevole alla modifica costituzionale che stiamo discutendo in questa seconda lettura e, quindi, spero anch'io che abbia un ampio consenso anche in quest'Aula e che, ovviamente, ciò sia fatto, con unità di intenti, nel Paese. Voglio, però, fare un paio di puntualizzazioni. La prima, non possiamo non constatare, Presidente, che noi continuiamo a fare modifiche costituzionali sostanziali e formali alla Carta costituzionale e, nel frattempo, la Costituzione materiale sta un po' prendendo una strada diversa. Questa modifica, comunque, al netto anche delle buone ragioni che hanno ricordato i colleghi, a partire dal collega Ceccanti, riduce l'età e, quindi, equipara l'età per l'elezione di Camera e Senato, quindi toglie, comunque, un elemento di differenziazione rispetto a questo bicameralismo, che diventa un pezzettino più perfetto se vogliamo. Nella sostanza - lo stiamo ricordando in tanti, in questi giorni -, comincia ad essere un po' faticoso questo monocameralismo alternato nei fatti, per cui, da un po' troppi mesi, su provvedimenti sempre più significativi, noi non abbiamo l'occasione, una volta alla Camera, una volta al Senato, di intervenire su provvedimenti che stanno facendo la storia di questo Paese, nel bene o nel male, vista la consistenza economica e l'impatto che avranno sui prossimi anni. Quindi, capisco che la collega, prima, la relatrice diceva che c'è una difficoltà, probabilmente, ad intervenire con una riforma organica e che si interviene, pezzo per pezzo, su elementi puntuali. Voglio solo dire a tutti e ricordare a tutti che non è scontato affatto che, alla fine, ci sia un elemento di coerenza maggiore e complessivo: non a caso, la Costituzione è stata fatta tutta insieme, anche perché la stabilità di cui stiamo parlando, in termini di Governo, in termini di istituzioni, è sicuramente fatta da una premessa a monte che ha a che fare con una stessa base elettorale di Camera e Senato, ma sappiamo che molto di più, su questo, incide poi, di fatto, la legge elettorale, perché una legge elettorale che preveda dei meccanismi relativamente diversi, anche al netto di aver recuperato una parte di base elettorale simile, uguale in questo caso, porterebbe, comunque, a instabilità. Lo dico, perché mi piacerebbe che, al netto di questo punto centrale, sui diciottenni che votano al Senato, capiamo poi, effettivamente, come dare stabilità e come gestire questa contraddizione nei termini, per cui andiamo verso un bicameralismo sempre più perfetto da un punto di vista della Costituzione formale e, nella sostanza, almeno per questa legislatura e per questo momento, mi pare che andiamo da un'altra parte.

L'ultima cosa, Presidente, che volevo dire è: nel Paese si è aperto, nei mesi scorsi - in realtà, va avanti da tempo -, un dibattito sul voto ai sedicenni - e, ovviamente, io non posso non parlarne, visto che stiamo parlando del voto ai diciottenni -, su cui, probabilmente, non abbiamo tutti le stesse idee e la stessa opinione, ma c'è un nodo centrale che, secondo me, è importante in questo e ci dobbiamo dire. Io credo che questo Paese, questo Parlamento, il Governo, ovviamente - lo dico anche ai rappresentanti del Governo -, abbia sempre più bisogno, in questa fase storica e, da qui in avanti, sarà sempre più così, di coinvolgere, animare e costruire dibattiti a partecipazione fuori da quest'Aula. Il dibattito sui diciottenni, probabilmente, è qualche cosa di sentito e diffuso nel Paese, visto anche il grande consenso che c'è tra le forze politiche su questo; il voto ai sedicenni, probabilmente non lo è o, comunque, non lo sarebbe, sarebbe però molto interessante costruire un dibattito con i giovani di questo Paese sul voto ai diciottenni, sul voto ai sedicenni, perché credo sarebbe un momento di confronto, di maturità e di maturazione della nostra democrazia che aiuterebbe, poi, a prendere decisioni nei prossimi anni e a capire anche chi sono veramente i nostri giovani là fuori e a confrontarci con loro e non pretendere noi, che siamo tutti abbondantemente, o quasi, sopra i diciotto, i venticinque e i trenta, di sapere che cosa vogliono le nuove generazioni.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Ettore. Ne ha facoltà.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie, Presidente. Stiamo qui discutendo, appunto in discussione generale, di una modifica costituzionale, lo facciamo in un'Aula semivuota, ma è normale questo, perché le discussioni generali, sostanzialmente, riguardano, poi, il lavoro delle Commissioni e l'impegno che nelle Commissioni viene dato per raggiungere testi o affinare testi che, poi, in questi casi, visto il procedimento di revisione previsto dall'articolo 138, hanno più letture delle Camere. Però stiamo affrontando un tema che riguarda la Carta costituzionale, stiamo affrontando un tema che riguarda una revisione costituzionale, stiamo affrontando un tema che riguarda, essenzialmente, l'elettorato attivo e, quindi, il rapporto tra i cittadini elettori e il potere decisionale che la Carta costituzionale ha affidato al suffragio universale; la sovranità di cui parlava Ceccanti che, come sempre, è bravissimo nel giustificare anche ciò che pare non sempre giustificabile e rendere ragionevole l'irragionevole che, comunque, permane in ogni proposta che non sia il frutto di una scelta di coerenza sistematica.

Questo è il tema di fondo: qui siamo di fronte all'ennesimo intervento sulla Carta costituzionale che è slegato da ogni altro intervento di carattere generale, che fa riferimento a quello che sembrerebbe - l'ho visto citare prima - un valore o un principio che nasce non dalla Costituzione formale, ma dalla Costituzione cosiddetta materiale, se vogliamo dire che esista, che si possa parlare di questo concetto, ma se ne parla. Di fatto, però, la Costituzione materiale, che qualcuno, già Mortati, diceva essere, sostanzialmente, il frutto della decisione dell'indirizzo politico fondamentale che, in quel momento, determina, con la maggioranza, le scelte di carattere generale. Cioè, stiamo tornando all'idea che la maggioranza, indirizzando la politica del Paese in un dato momento storico, possa determinare scelte fondamentali che riguardano anche la Carta costituzionale. Questo, di fatto, è quello che sta avvenendo. E quale è stata la scelta di questa maggioranza? Qual è l'indirizzo politico fondamentale che questa maggioranza, volendo determinare la recezione alla Costituzione formale di quelli che sono gli intenti della Costituzione materiale avvertita da questa maggioranza, sono poi, appunto, le scelte fondamentali, le scelte principali? Quello che ha deciso questa maggioranza è di toccare ogni intanto, di qua e di là, qualche pezzo della Costituzione - la riduzione dei parlamentari, ora il limite d'età per l'elettorato attivo -, senza stare a ragionare o a riflettere su quello che è l'insieme del disegno costituzionale. Perché è vero che il dibattito in Assemblea costituente ha riguardato, nella prima e seconda Sottocommissione, molti aspetti relativi all'elettorato attivo e passivo, ma io già in Commissione dicevo: leggiamoceli quegli atti. Già nel dossier che ci era stato fornito vi erano dei riferimenti ben precisi. Nella prima e seconda Sottocommissione, fino alla seduta generale del - guardo, perché non tutto si può ricordare a memoria - 9 ottobre 1947, la seduta pomeridiana, vi erano interventi - già riprendevano i lavori in Assemblea costituente - sul tema dell'elettorato attivo e passivo, interventi importanti: Ruini, Moro, Merlin, Corbi. Gli emendamenti Corbi, spesso, in Carta costituzionale, erano poi quelli che portavano a… mi viene in mente l'articolo 47 sul risparmio popolare. Insomma, tante questioni venivano sollevate e vi era un dibattito che non ho avvertito, in questi mesi e in queste settimane, nella nostra Commissione affari costituzionali, tanto meno al Senato, sul tema dell'elettorato attivo.

Ma vi erano dei passaggi, per esempio quelli di Moro, sulla necessità di distinguere l'elettorato attivo e passivo. In una combinazione, però, che determinava che cosa? La scelta costituzionale che non poteva separare le due questioni. Si interviene sull'elettorato attivo ma si interviene anche su quello passivo; non si interviene per pezzi, non si interviene per monadi, non esistono le monadi costituzionali. La Costituzione dialoga, parla nel suo insieme. Il presidente emerito della Corte costituzionale, Grossi, in un libro molto breve, un saggio dal titolo “Ritorno al diritto”, sempre ha ricordato che non esiste un valore espresso da una disposizione ma esiste un insieme di valori, di principi e di regole che dialogano, dialogano attraverso anche l'emergere di esigenze nuove che nascono anche dal tessuto sociale. Quindi, l'evoluzione della disciplina emergeva già nel dibattito costituente presso l'Assemblea costituente, le Commissioni e le sottocommissioni, dove già emergeva la necessità di verificare l'aspetto anche dell'elettorato attivo e passivo in funzione dell'evoluzione sociale. Era avvertita. Poi c'erano proposte di diverso tipo ma sempre in una distinzione fra Camera e Senato, che aveva un significato non solo logico-giuridico ma un significato più profondo: quello di differenziare il bicameralismo, mantenere in qualche modo la distinzione, non andare verso un monocameralismo di fatto e anche nella distinzione tra l'elettorato attivo e passivo e nella previsione della base regionale per il Senato, determinare, ferma l'unitarietà del processo legislativo, una differenziazione di rappresentanza. Questo era il tema.

Oggi si vuole dire che va superato? Benissimo! Ma il tema non è la maturità o la capacità dei giovani, o meno: questa chi la mette in dubbio? Allora le distinzioni tra le classi erano diverse: 21 anni per la Camera e 25 anni per il Senato per l'elettorato attivo - oggi sono 18 anni e 25 anni - ma allora la maggiore età era a 21 anni. L'intervento del 1963, di cui parlava Ceccanti, per evitare differenziazioni anche sulla durata del mandato elettorale per ciascuna Camera: tutto vero. Però è anche vero che noi stiamo parlando di questa riforma costituzionale, di questa revisione costituzionale tenendo presente però che già c'è stato un referendum confermativo relativo alla riduzione dei parlamentari. Quindi, di fatto noi allarghiamo la platea di chi vota riducendo il numero degli eletti; con questo ulteriore intervento noi allarghiamo la platea di chi vota al Senato riducendo il numero degli eletti. Se al Senato, nel 2018, vi era un rapporto fra abitanti ed eletti pari a quello che voleva la Carta costituzionale - nell'Assemblea costituente se ne discusse - rispetto alla base elettorale regionale, oggi si passerà da 6,7 senatori per ogni milione di elettori (se confrontiamo i dati del 2018) a 3,9 senatori per ogni milione. Quindi, formalmente ampliamo la platea dei soggetti che votano e riduciamo gli eletti, ma di fatto il potere decisionale lo restringiamo nella rappresentanza e determiniamo un effetto ulteriore che è quello che potrebbe nascere, in tempi abbastanza brevi, anche dall'intervento che ci ha anticipato il collega Ceccanti, quello relativo alla riduzione dell'età anche per l'elettorato passivo a 25 anni, se ho capito bene; da 40 a 25; il Capo dello Stato però rimane sempre a cinquant'anni. Quindi, combiniamo tutto: riduzione dei parlamentari, rappresentatività ridotta, allargamento della platea (elettorato attivo) e diminuzione dell'età per l'elettorato passivo a 25 anni, il Presidente del Senato potrà avere venticinque o ventisei anni, la seconda carica dello Stato che, in caso di impedimento, può fare il Presidente della Repubblica per un certo periodo, Presidente della Repubblica che però è previsto avere 50 anni. Cioè non sono età e numeri buttati lì. Questa è la dimostrazione che quando si interviene sul tessuto costituzionale formale sulla base del ritorno all'idea che la decisione politica fondamentale è rimessa all'indirizzo politico di maggioranza anche riguardo alla Carta costituzionale, perché siamo tornati a questo, perché non si cerca il più ampio consenso ma si cerca molto spesso la scelta che, appunto, è l'indirizzo di maggioranza, noi avremo di fatto, in questa cerniera, costruito, un pezzettino per volta, un tessutino per volta, avremo uno sconvolgimento di quello che era l'idea di fondo della Carta costituzionale.

Ripeto, non è che formalmente si può essere contrari alla riduzione dell'età per l'elettorato attivo - e quindi questo comporterà anche la nostra scelta sul voto - ma è vero che l'esortazione che rimane è quella di affrontare questi temi in una più ampia platea parlamentare e con un consenso che vada oltre le scelte che - ho visto prima uno dei relatori - nascono dalle intenzioni costituenti per monadi della maggioranza. Si chiede collaborazione ma, voglio dire, è nella stessa Carta costituzionale questo intento, questa necessità collaborativa anche in riforme come questa, che dovrebbero però essere riportate a una complessa scelta del legislatore costituente; complessa e complessiva. Anche perché l'ulteriore effetto della riduzione dei parlamentari, unita a tutto quello che facciamo - e non è slegata rispetto a quello che stiamo decidendo oggi -, comporterà che per i due terzi previsti dall'articolo 138 per la revisione costituzionale per evitare i referendum costituzionali basteranno 134 senatori e 267 deputati. 134 senatori sì, però eletti da soggetti che hanno 18 anni; quindi abbiamo parificato.

Allora ditelo chiaro: l'intenzione è quella, rispetto alla riforma costituzionale Renzi, che è stata bocciata dal popolo sovrano con un referendum, sostenuto anche dal MoVimento 5 Stelle, di tornare di fatto a un monocameralismo che, se non riesce a passare attraverso l'abolizione di una delle Camere, determina un sistema che, aggiungendosi alla tecnica della reiterazione della fiducia - che non è la reiterazione di un reato ma è una specifica attività ormai di questa maggioranza - determina di fatto un monocameralismo che nasce da una Costituzione vivente, chiamiamola così, da una Costituzione materiale costruita dalle scelte fondamentali dell'indirizzo politico di maggioranza.

E allora, onde evitare questo dubbio e questo sospetto, qual è la proposta che viene da una forza politica che sta dimostrando sempre e comunque la sua volontà di collaborare e costruire, in particolare sulla Carta costituzionale? è quella di non toccare la Carta costituzionale per singole parti, in maniera particellare. Perché è il metodo peggiore. è vero, è consentito, è possibile. Le regole costituzionali consentono un procedimento di revisione costituzionale che può riguardare anche la singola disposizione, anche il singolo articolo e il singolo passaggio della norma, della disposizione costituzionale. Ma ogni disposizione è enunciata in una forma compiuta, che in questo caso il legislatore costituente ha costruito, in una forma che ha una materialità di dialogo con tutto il tessuto delle disposizioni costituzionali. È diverso dall'intervento sulla legge ordinaria; ma voi utilizzate la tecnica legislativa di revisione e di modificazione della legge ordinaria nell'ambito del processo costituente. Questo non è possibile, soprattutto quando si interviene su norme come queste sull'elettorato attivo.

Tant'è che un costituzionalista come Ceccanti non può non avvertire quella sollecitazione interna, anche alla luce degli interna corporis - interna corporis alla Camera dei Deputati si può sempre dire e lo sto dicendo in senso positivo al collega Ceccanti -, che lo porta a dire: “beh, certo, però noi interverremo a breve sull'elettorato passivo e poi verificheremo il quadro e il disegno costituzionale sulla base di questo che è un primo intervento”; il collega non può non sentire questo impeto da costituzionalista che lo porta a precisare che si tratta di una materia che fin dai lavori dell'Assemblea costituente veniva trattata congiuntamente, in una combinazione costituzionale che nasceva da un'evidenza logica. Invece no, in questa fase noi continuiamo a dire: “ma intanto abbiamo ridotto”, quasi a cercare di trasformare la Carta costituzionale in un bello strumento da modificare per una buona propaganda politica. Si dice: “va be', diamo il voto ai diciottenni”, rispetto alla riduzione parlamentare, senza toccare l'elettorato passivo, dicendo pure che questo elettorato passivo lo toccheremo a 25 anni, lasciando l'età del Presidente della Repubblica a 50 anni, laddove la seconda carica dello Stato può essere il Presidente, che ne può avere 25! Mi sembra che ci sia un certo disordine, ma perché? Non è che c'è un disordine consapevole; c'è un disordine che nasce quasi naturaliter che nasce dal fatto che si affronta la disciplina costituzionale per parti, per particelle, non in un disegno complessivo. È questo l'errore di fondo ed è questo che porta e fa sorgere dubbi su quale è poi la finalità complessiva. Non siamo in grado, devo dirlo, il Parlamento non è stato in grado per ben due volte di affrontare in maniera complessiva e sistematica la materia: lo ha fatto pure il centrodestra con Berlusconi, poi lo ha fatto Renzi con la maggioranza di centrosinistra (insomma, il centrosinistra un po' con alcuni palettini); costoro hanno tentato e il popolo sovrano ha detto per due volte che quelle riforme non andavano bene.

Quindi questa paura di affrontare in maniera completa, ragionevole, complessiva una riforma del quadro costituzionale porta, forse, a questo intervento continuativo, reiterato, che prende pezzi diversi e costringe gli stessi relatori a dire: “abbiamo fatto questo, ma guardate che dobbiamo fare qualcos'altro”, perché è chiaro che non basta.

Prendendo spunto dai lavori dell'Assemblea costituente, si potrebbe dire che allora era più semplice che alcune materie che riguardavano questo campo fossero rimesse alla legge elettorale, che poteva di volta in volta stabilire l'elettorato attivo e passivo o poteva stabilire elementi di differenziazione, fermi restando i pilastri fondamentali del bicameralismo; invece in questo modo il risultato è esattamente il contrario.

Anche la legge elettorale, non è esatto dirlo ma da norma interposta fra la legge ordinaria e la Carta costituzionale diventerà qualcosa in più. La legge elettorale avrà un significato profondo nella combinazione di queste micro riforme, che però hanno effetti sull'intero disegno costituzionale. Quindi, anche la legge elettorale è uno di questi passaggi che la maggioranza, con una scelta politica fondamentale, l'indirizzo politico della maggioranza sta compiendo: ma lo state facendo consapevolmente? C'è un progetto, quindi? Di fronte alla paura o al timore che un progetto complessivo e unitario non possa poi sfociare in un testo che possa avere poi dal popolo sovrano una conferma, avete scelto questa strada? Toccare un punto qui, un punto là e poi con la legge elettorale, alla fine, completare il quadro sulla base di un vostro modo di intendere il rapporto cittadini-elettori, dopo la riduzione dei parlamentari? Questa è la domanda a cui dovreste rispondere. Con questo provvedimento - mi viene da dire così perché ha quasi natura provvedimentale - state usando la tecnica della legislazione ordinaria di natura provvedimentale, non di natura costituzionale: ma questo è l'intento vero che voi avete? Cioè, quello di prendere un pezzo per volta e qui, in questo caso, di ridurre solo l'età a 18 anni per l'elettorato attivo, pensando ad ulteriori interventi perché c'è un disegno più complessivo, che non mettete in un testo unitario, ma che costruite di volta in volta, utilizzando un binario parallelo che è quello della legge elettorale, che state tenendo in piedi in qualche modo in vista di questa serie di ritocchi costituzionali? È questo l'intento? Perché lo avete in parte espresso.

Se è questo l'intento, ditelo chiaramente, dite che questa è la volontà, che la volontà costituente della maggioranza, dell'indirizzo politico di maggioranza che vuole determinare scelte fondamentali, così come dicevano alcuni studiosi anni fa nell'interpretare la Costituzione materiale, è questa: basta dirlo! Oppure, è talmente difficile trovare una soluzione complessiva nella diversità delle posizioni di maggioranza, che avete scelto la via che pare più semplice, quella della monade costituzionale, della singola norma a disposizione, della soppressione del singolo passaggio dell'enunciato costituzionale, che vi serve per poi costruire un altro piccolo passaggio su cui trovare il consenso della maggioranza e, piano piano, arrivare a quello che è il disegno complessivo, che in questo momento non si comprende.

Questa sarebbe, però, l'ipotesi di maggior favore; almeno avete un'idea complessiva, c'è un disegno, c'è un progetto costruito di volta in volta nel tempo. Oppure, proprio non avete nessun progetto e, secondo le sollecitazioni del momento, l'indirizzo politico di maggioranza determina scelte politiche fondamentali di carattere costituzionale sulla base dell'accordo transeunte, contingente. Spiegateci qual è il vostro intento, qual è anche la posizione del Governo in materia, perché è vero che il Parlamento è qui sovrano ma il Governo come intende, come vede questo modo di procedere della maggioranza? Perché, poi, l'indirizzo della maggioranza, la scelta politica fondamentale che fa la maggioranza, chiaramente incide sull'attività di Governo; non c'è ombra di dubbio. Queste sono scelte spot o scelte solo fatte che poi non portano manco dei voti, a quanto si è visto, a chi le propone, come quella della riduzione dei parlamentari; no, manco portano voti. Oppure, sono invece frutto di questo più ampio progetto?

In sede di Commissione affari costituzionali il presidente Brescia non ci ha mai parlato di un progetto complessivo; ha sempre limitato il lavoro della Commissione sul singolo atto, sul singolo procedimento di revisione costituzionale, senza allargare lo sguardo, in una scelta della maggioranza, a un progetto più complessivo. Allora vuol dire che non avete un progetto complessivo: state scegliendo di volta in volta, nell'indirizzo politico di maggioranza, il minimo comune denominatore su ogni disposizione, determinando, però, un effetto che è quello del disordine costituzionale, del disordine della parola costituzionale, del verbo costituzionale. Non potete dire che è una grande scelta quella del voto ai diciottenni e poi dire contemporaneamente: “sì, però dobbiamo anche intervenire sull'elettorato passivo; sì, però poi dobbiamo vedere con la legge elettorale; sì, però abbiamo ridotto i parlamentari; sì, però bisogna fare anche questo”.

Non esiste nella revisione costituzionale un “sì però”, “ma dovremo”, e non si possono fare provvedimenti di revisione costituzionale senza essere certi che quel progetto dia già una risposta, faccia parlare la Costituzione in modo efficace e sia congeniale all'intera struttura costituzionale così come la conosciamo, in particolare in questo campo.

Ecco, questi sono i dubbi che non possono non esserci e che deve chiarire la maggioranza che ha fatto una scelta: non quella della massima condivisione, non quella del dialogo anche prima di presentare le proposte di revisione costituzionale, ma ha scelto la strada della mediazione politica per la formazione dell'indirizzo politico di maggioranza che porti a scelte politiche costituzionali del tutto limitate anche alla maggioranza che in questo Paese non è manco maggioranza nel Paese. C'è, infatti, anche questo elemento; questo è un dato, sì.

EMANUELE FIANO (PD). Questo lo dice lei!

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). No, questo è un dato, mi dispiace (Commenti del deputato Fiano). Va be', poi ci saranno le elezioni, intanto…

PRESIDENTE. Collega Fiano…

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). … non vorrei dialogare con il collega Fiano, anche se è molto interessante dialogare con il collega Fiano…

PRESIDENTE. Ecco, appunto. Lei faccia il suo intervento, dopo Fiano vedrà che non la disturberà più.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Finisco l'intervento ma siamo in pochi, quindi è come se l'avessi qui a parlare con me, capito? Lo sento meglio.

PRESIDENTE. È un effetto acustico con cui si può convivere, prego.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Si convive anche con questo sulle spalle. Questa non è la maggioranza nel Paese, lo dimostrano molte tornate elettorali, non i sondaggi; e, però, questa maggioranza costruisce queste modifiche costituzionali mese dopo mese, settimana dopo settimana, annunciandoci ulteriori interventi. Credo che sia il metodo peggiore per dare centralità al Parlamento, quella centralità che il Presidente Fico, fin dal suo discorso di insediamento, propugnò come elemento fondamentale della legislatura, come caratterizzazione: lo disse, attenzione, anche per ciò che riguarda il procedimento di revisione costituzionale, c'è proprio il passaggio nel suo discorso; tutto questo non è avvenuto, continua a non avvenire, determina difficoltà anche nelle minoranze temporanee in queste aule, maggioranze nel Paese, di poter dare il proprio contributo. E, pur riconoscendo che questa revisione costituzionale dell'elettorato attivo poteva essere un'ipotesi sulla quale costruire un percorso unitario, non c'è stata questa possibilità, non c'è stata, non è stata scelta.

E allora, anche qui, un'ulteriore risposta che aspettiamo dalla maggioranza: ma avete veramente intenzione di continuare in questo modo? Vi astenete: se, però, poi ci serve il voto, vediamo perché forse non abbiamo la maggioranza per un problema contingente del COVID e quindi forse sullo scostamento di bilancio, sulla NADEF, sui provvedimenti economici dateci una mano. Ma che modo è di tenere rapporti nelle aule parlamentari tra maggioranza e opposizione, che modo sarebbe questo? Se abbiamo bisogno, vi chiediamo un sostegno, un contributo, ma il vostro contributo sostanziale sui testi, sulla revisione costituzionale, su un progetto (che non si capisce se avete o meno), la vostra collaborazione non ci interessa. Poi se volete vi astenete, se volete votate contro, noi andiamo avanti.

Non mi pare il metodo migliore e non ci dite: noi abbiamo provato. Non ci avete proprio provato – mai - anche perché dalle opposizioni e da Forza Italia in particolare è sempre venuta la proposta di una revisione complessiva. E in questo caso - lo ripeto per l'ennesima volta – vi è un dato fondamentale: se gli stessi relatori dicono che non è sufficiente intervenire sull'elettorato attivo ma non può esserci che una combinazione immediata e necessaria con l'intervento sull'elettorato passivo e su altri elementi legati a questa revisione costituzionale, vuol dire che voi stessi ammettete che è monca. Uno ha detto di no e uno di sì: è vero, un relatore ha detto una cosa e uno un'altra e questa è la prova; questa è la prova provata che l'indirizzo politico di maggioranza nasce da un minimo comune denominatore sul quale c'è una diversità di vedute anche sui futuri interventi, da un lato il PD e da un lato i 5 Stelle.

Lo avete proprio testimoniato in maniera figurata, in maniera chiara e, allora, però dovete chiarire perché si tratta di riforme costituzionali e io continuo a pensare che su questo tema non c'è solo l'indirizzo politico di maggioranza - Ceccanti dice che forse lo ripeto troppo spesso - ma l'indirizzo politico di maggioranza deve essere la maggioranza dell'Aula parlamentare.

PRESIDENTE. Concluda.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Poi, su questo punto siete non solo carenti ma sfuggite, e questa revisione costituzionale è la prova della mancanza di una coesione nella maggioranza e oggi ne abbiamo avuto una testimonianza diretta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Forciniti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO FORCINITI (M5S). Grazie, Presidente. Noi oggi siamo qui a proseguire, quindi, nel metodo questa stagione - che, con buona pace del collega D'Ettore che mi ha preceduto, io rivendico - di riforme puntuali, precise, mirate, chirurgiche, microinterventi che cambiano massimo uno o due articoli per volta, che sono anche più trasparenti e più chiari nei confronti dei cittadini, perché gli permettiamo di volta in volta di capire cosa vogliamo fare e perché lo vogliamo fare ma che poi però nel loro complesso assumono una loro sistematicità, una loro organicità, e una loro coerenza di fondo, quindi abbandonando anche le tentazioni megalomani del passato di stravolgere. Per carità, è legittimo pensare che il nostro impianto istituzionale, tratteggiato dai padri costituenti, quindi tutto l'insieme sottile e delicato ma nello stesso tempo solido e stabile di pesi e contrappesi che hanno disegnato i nostri padri costituenti sia comunque meritevole di essere stravolto, cambiato con modifiche monstre da cinquanta-sessanta articoli, come ha provato a fare anche la maggioranza di centrodestra nel 2006, è legittimo pensarlo. Però, noi invece siamo qui ad affermare un'idea diversa: l'idea che il nostro sistema istituzionale sia solido, sia positivo, sia buono e abbia anche risposto bene e reagito bene alla drammaticità di un momento come quello attuale, una pandemia che sta segnando tutto il mondo, il momento probabilmente più drammatico della storia repubblicana, quindi in oltre settanta anni di storia repubblicana.

Noi siamo qui invece ad affermare un'idea diversa. Per carità, è legittimo quello che ho ascoltato dal collega che mi ha preceduto, però noi siamo qui ad affermare un altro modello in cui si fanno dei puntelli, non si stravolge l'assetto istituzionale della nostra Repubblica parlamentare come qualcuno sogna di fare da anni. Perché c'è ovviamente chi legittimamente pensa che si debba passare al monocameralismo, c'è chi pensa che si debba virare verso un presidenzialismo, c'è chi ci ha provato in passato. Stiamo ai fatti: chi ha provato ad imporre anche a colpi di maggioranza ai cittadini, al corpo elettorale e al Paese delle riforme monstrum che miravano a scardinare quell'assetto istituzionale tratteggiato dei nostri padri costituenti è stato bocciato alle urne. Quindi, stiamo ai fatti: c'è un approccio, c'è un impianto che non ha prodotto risultati e che è stato bocciato dal corpo elettorale e c'è invece un altro approccio più rispettoso anche nei confronti della Carta costituzionale, più chiaro e più trasparente nei confronti dei cittadini che sta prendendo piede perché sta funzionando e perché ci sta permettendo, senza toccare i capisaldi della nostra Repubblica parlamentare, di andare a toccare quei puntelli, quei tasselli - che qualcuno potrebbe definire anche minimali - che però servivano a modificare per garantire al nostro sistema una maggiore capacità di rappresentanza, una maggiore capacità anche di rispondere alle esigenze dei cittadini.

Quindi, secondo me, ripeto, è un metodo da rivendicare quello nuovo, quello che sta segnando questa legislatura XVIII, al di là dei Governi che si sono succeduti, al di là delle forze politiche che, di volta in volta, hanno governato. Infatti, quello delle riforme è un tema molto sottovalutato perché magari si tende a sottovalutare anche l'impatto che le riforme dei meccanismi istituzionali hanno sulla qualità della vita dei cittadini, perché è chiaro che non ci sono ricadute immediate; a maggior ragione in un momento come questo si tende a dare maggiore importanza, maggiore peso, maggiore priorità ai temi economici, ai temi sociali ed è anche giusto in una fase del genere che sia così. Però, se ci pensiamo bene, tutte le fortune o le sfortune di un Paese dipendono anche dalla capacità, anche dalla qualità di un sistema istituzionale di rappresentare i cittadini, di dare delle risposte.

Da questo punto di vista, credo che l'intervento che facciamo oggi - quindi riconoscere ai ragazzi fra i 18 e i 24 anni il diritto di voto anche per il rinnovo del Senato e non solo per quello della Camera - sia intanto una grande opera di giustizia sociale, sia proprio il segno di una politica che, a prescindere dal colore politico, negli ultimi anni ha chiesto ai giovani sacrifici, ha chiesto ai giovani anche di cedere dei diritti in nome della competitività.

Penso alla precarizzazione del mercato del lavoro, penso alla flessibilità, penso all'aumento dell'età pensionabile, che quindi ha anche un po' ridotto la capacità di ricambio nel mondo del lavoro. Oggi noi stiamo dicendo ai giovani che per noi i giovani devono contare di più, che per una volta noi iniziamo a restituire dei diritti ai giovani dopo che tanti gliene sono stati tolti in passato; e poi andiamo anche a correggere - come i colleghi che mi hanno preceduto hanno già detto - quella che probabilmente era proprio una stortura sistematica, perché non si può pensare di riconoscere a un cittadino che ha la maggiore età un diritto di cittadinanza a metà.

Questo poi creava anche delle alterazioni, un'instabilità nel quadro politico-istituzionale, perché contribuiva a far sì che si formassero maggioranze diverse fra Camera e Senato. Noi andiamo quindi in un colpo solo a fare un'opera di giustizia sociale nei confronti dei giovani, 4 milioni e mezzo di giovani che, fino ad oggi, non hanno potuto contribuire, anche loro, al rinnovo del Senato della Repubblica, e nello stesso tempo andiamo anche a correggere probabilmente una stortura che ha contribuito a rendere più instabile il quadro istituzionale del nostro Paese. È quindi un segnale simbolico, ma non solo: è anche il segno di una classe politica più matura, che non ha paura di confrontarsi con i cittadini, di allargare gli spazi di partecipazione e di responsabilizzare anche il cittadino. Noi lo stiamo facendo con questi interventi, ripeto, puntuali, chirurgici, mirati rispetto al passato, che riteniamo più trasparenti, più puliti.

Quello che però comunque abbiamo lasciato, pur avendo equiparato l'età dell'elettorato attivo, è una differenziazione nell'elettorato passivo. Io ritengo che questa sia stata anche un'idea di buonsenso: è stato confermato fondamentalmente dal Senato l'impianto che noi abbiamo dato a questo disegno di legge nella prima lettura; e credo che questa sia anche un'opera di buonsenso, perché mantenere un elemento di differenziazione fra le due Camere significa anche un po' preservare il bicameralismo paritario, per chi ovviamente crede che il bicameralismo paritario sia una risorsa e non una zavorra, e noi crediamo questo. È stata quindi secondo me una scelta di buonsenso quella di preservare anche questo elemento di differenziazione nell'elettorato passivo tra Camera e Senato, perché, ripeto, noi pensiamo che il sistema di bicameralismo perfetto, paritario, tanto bistrattato, tanto vituperato, che per qualcuno è un problema, una zavorra da eliminare, abbia anche retto alla sfida della pandemia, perché ha dimostrato elasticità e flessibilità, nel momento in cui le Camere sono riuscite e stanno riuscendo a collaborare. E ciò, instaurando qualche volta un monocameralismo di fatto, perché sta accadendo che, vista la drammaticità del momento e la necessità di agire con tempestività, una delle due Camere abbia dovuto di fatto rinunciare a lavorare sui decreti-legge, operando solo una “ratifica” rispetto a quello che la prima Camera aveva già fatto. Ciò è stato possibile perché il sistema ha dimostrato flessibilità e la capacità di adattarsi alle sfide di un momento di contingenza drammatica; tuttavia, non dimentichiamo che il bicameralismo, in tempi ordinari, in tempi di “pace”, è servito tante volte sia per migliorare dei provvedimenti usciti da una prima lettura della prima Camera magari un po' frettolosi, sia per permettere al “Palazzo” di allinearsi alla sensibilità dell'opinione pubblica: perché tante volte, dopo che la prima Camera aveva approvato una legge, poi lì è scattata la molla dell'opinione pubblica. E allora in quel caso il “Palazzo” ha capito che bisognava cambiare registro e, tramite l'intervento della seconda Camera, si è riusciti anche ad allinearsi meglio e di più rispetto al sentiment che si era manifestato fuori da questi palazzi. Noi crediamo allora che il bicameralismo paritario sia una risorsa per questo Paese, perché un sistema bicamerale ha dimostrato che si può anche adattare e si può rendere un po' più flessibile quando c'è una pandemia drammatica; allo stesso tempo, un sistema monocamerale non potrebbe mai assumere le qualità del bicameralismo, perché, una volta che noi facessimo una scelta del genere, sarebbe una scelta irreversibile.

Da questo punto di vista, quindi noi, ripeto, preferiamo questa strategia, questa politica degli interventi chirurgici, precisi, mirati, la rivendichiamo, crediamo che sia un metodo vincente, che sta portando dei risultati. E non finisce qui, ovviamente, perché c'è tanto altro da fare. Io ovviamente auspico un voto unanime su questo provvedimento, perché non è neanche vero che questa maggioranza, o comunque che in questa legislatura si riforma la Costituzione a colpi di maggioranza, perché non è stato così sul taglio dei parlamentari, votato da quasi tutto l'arco parlamentare, o tutto mi pare, a parte qualche rara eccezione. Verosimilmente accadrà così anche su questo provvedimento; stiamo cercando la massima apertura anche sugli altri provvedimenti di riforma costituzionale, nonché sulla legge elettorale: penso per esempio alla riforma del referendum propositivo, dell'articolo 71 e del 75, che per noi è importante rilanciare, che all'epoca fu redatta e approvata, facendo tesoro anche delle indicazioni che ci fece pervenire l'allora opposizione. Allo stesso modo, io penso sia importante proseguire su questa linea, quindi andare nella direzione di una legge elettorale che il più possibile dia diritto effettivo di partecipazione ai cittadini. Secondo me, secondo noi, un sistema proporzionale è il sistema migliore che più si confà ad una Repubblica parlamentare come la nostra, che non è contraddistinto da bipolarismo netto e marcato fra due fazioni, fra due gruppi politici che si contrappongono all'arma bianca: perché il nostro è un sistema che storicamente e culturalmente è più complesso, all'interno del quale ci sono tante anime che lo popolano, ci sono tante sensibilità, ci sono tante posizioni, e di fatto non c'è un sistema bipolare. E quindi un sistema proporzionale (tra l'altro ovviamente noi lo vogliamo con il voto di preferenza) è un sistema che garantisce maggiori diritti ai cittadini di essere rappresentati, contrapponendo un sistema proporzionale alla logica facile del maggioritario, che ci darebbe la facilità di dirci già la sera stessa delle elezioni chi ha vinto, che è una narrazione facile, una narrazione che forse qualche volta fa anche presa, ma che non è verosimile; perché poi i sistemi maggioritari li abbiamo sperimentati in questo Paese e non hanno dato maggiore stabilità rispetto a quelli proporzionali, perché hanno anche favorito la convergenza dei partiti verso due grandi blocchi che però poi alla fine erano solo dei cartelli elettorali, dei contenitori vuoti, che si sfaldavano puntualmente una volta che andavano al Governo.

È quindi un sistema complesso il nostro e non abbiamo la presunzione né con una riforma costituzionale né con una legge elettorale di ridurlo a più miti consigli, perché è un sistema complesso, variegato. Ed è un bene, una risorsa che sia così e noi vogliamo proteggere questo valore, questa risorsa, anche con un sistema proporzionale che favorisca l'incontro fra le forze politiche, la sintesi, il compromesso: perché la politica è compromesso, anche faticoso a volte; la democrazia è così, a differenza magari dei sistemi maggioritari, che spingono le forze politiche a farsi la guerra e quasi a contraddirsi così, per partito preso, fra due blocchi che devono a tutti i costi contrapporsi.

C'è quindi secondo noi un disegno più organico - benché i colleghi del centrodestra non ce lo riconoscano -, che va tutto nella direzione di rafforzare l'Assemblea legislativa, il Parlamento, il valore dei cittadini, sia dal punto di vista formale, tipo con un intervento come questo, che amplia quindi la platea, amplia il corpo elettorale anche per il Senato, ma anche da un punto di vista secondo me sostanziale: faccio riferimento a quegli aspetti sociali, spesso economici, culturali, che rendono più difficile l'espressione del voto in serenità.

Io potrei allora parlare della riforma del voto di scambio politico-mafioso, che è stata approvata durante questa legislatura che, di fatto, in un certo senso, permette, dovrebbe permettere ai cittadini di votare in maniera più libera e serena, andando quindi a perseguire in maniera più dura quelli che sono i fenomeni di alterazione di questa libertà dell'elettore. Potrei pensare anche al reddito di cittadinanza, bistrattato, criticato, migliorabile: sì che è migliorabile, però noi abbiamo introdotto in questa legislatura, anche nella cultura di questo Paese un elemento nuovo di welfare, di politiche sociali, che poi non potrà che andare meglio in futuro, perché potrà essere affinato, migliorato; ma noi abbiamo introdotto il principio in questo ordinamento, in questo Paese, che prima non c'era, di uno Stato che sta a fianco degli ultimi, che non li lascia soli, e che quindi permette loro anche in maniera indiretta di esprimere un voto in libertà, senza dover magari cedere a quelle logiche di ricatto occupazionale o di voto di scambio che purtroppo spesso, soprattutto nelle regioni più povere, tendono a verificarsi.

C'è allora una visione, c'è un disegno organico durante questa legislatura, che questa maggioranza non sta imponendo alle Camere, anche perché mi sembra di vedere nei fatti che poi alla fine i provvedimenti di natura costituzionale li votiamo tutti insieme in maniera concorde, in maniera quasi unanime. C'è un disegno organico che punta a rafforzare il ruolo del cittadino, a restituire diritti al cittadino, a rimettere al centro della scena politica il cittadino. E poi, ripeto, vi è l'espressione del voto formale che noi riconosciamo oggi, ma poi anche quella sostanziale. Io su questo voglio fare anche un inciso, perché penso a tutti quei ragazzi, fra i 18 e i 24 anni, a cui noi oggi riconosciamo il diritto di voto anche al Senato, che poi però, nella sostanza dei fatti, non lo possono esprimere, non riescono a esprimerlo, quel voto, perché magari sono studenti fuorisede, che studiano dall'altra parte d'Italia rispetto a dove hanno la residenza e quindi poi, alla fine, non possono votare. E allora, da questo punto di vista, io colgo l'occasione anche - e ringrazio della presenza in Aula del Governo - per dire che noi dobbiamo fare in modo di spingere sulla riforma del voto elettronico, perché c'è un milione di euro già stanziato in legge di bilancio, che è fermo.

Vorremmo che si attivassero tutte le procedure, per avviare il prima possibile una sperimentazione, anche nella prossima tornata utile elettorale, perché quello è un modo veramente effettivo di riconoscere a questi giovani, a tutti questi giovani, il diritto di voto, nella sostanza e non solo nella forma, come noi oggi comunque ci apprestiamo a fare in Costituzione. Infatti, se un giovane non ci può andare a votare, perché vive a 100, 200, 300 chilometri da dove ha la residenza, perché sta studiando o perché sta lavorando, e poi noi comunque gli riconosciamo il diritto di voto in Costituzione, sarà una grande incompiuta questa.

Quindi, anche da questo punto di vista, noi abbiamo massima attenzione sul tema della partecipazione dei giovani. Vogliamo che i giovani prendano in mano il loro futuro. Vogliamo che ci sia proprio - ripeto - una presa di coscienza della loro importanza, perché - sembra retorica, ma non lo è - un Paese senza giovani, un Paese dove i giovani sono svogliati, dove i giovani subiscono sempre una gerontocrazia, che non lascia spiragli e che non lascia spazio, è un Paese che non ha futuro, è un Paese finito. A maggior ragione, in un momento del genere, di grandi cambiamenti, un momento drammatico della pandemia che stiamo vivendo, è importante anche valorizzare l'elasticità mentale dei giovani, la freschezza, la capacità, la resilienza maggiore che hanno le nuove generazioni. Da questo punto di vista, noi dobbiamo fare tutto quanto è nelle nostre possibilità, per valorizzarli e per dargli il ruolo che meritano nella nostra società.

Allora, io penso e auspico che su questo provvedimento ci possa essere unanimità, che poi si possa procedere all'ultima votazione finale al Senato nel più breve tempo possibile. Dopodiché, ci concentriamo su tutto quell'altro versante, sulle altre riforme, come queste, puntuali, precise, chirurgiche e mirate, su cui si chiederà anche all'opinione pubblica e ai cittadini di convergere. Infatti, secondo noi, questo è un metodo vincente, un metodo che sta portando risultati, un metodo che, pur non mettendo in discussione l'impianto della nostra Repubblica parlamentare, che in settant'anni comunque ci ha permesso di prosperare, ci ha permesso comunque di avere un boom economico e ci ha permesso, quindi, di diventare anche una potenza economica mondiale, secondo noi è un sistema che funziona e che non deve essere stravolto, ma deve essere semplicemente puntellato, qui e là, dove necessita, senza però che ci siano degli stravolgimenti anche di difficile comprensione a quel punto da parte dei cittadini, che poi si mettono automaticamente sulla difensiva, così come è successo in passato e poi, alla fine, va a finire che non si fa assolutamente nulla, neanche i puntelli che comunque noi riteniamo necessari. Quindi, noi crediamo che questa sia la strada da seguire. Continueremo a seguirla con entusiasmo, con determinazione e con voglia di fare, perché crediamo che sia questo il metodo migliore per arrivare ai risultati che questo Paese merita e che in questo Paese necessitano, in un momento drammatico come questo. Infatti, le riforme istituzionali non danno un impatto nell'immediato, che il cittadino possa toccare con mano nella sua vita dall'oggi al domani, e però sono fondamentali per gettare le basi, affinché ci sia un futuro prospero per questo Paese, perché senza processi decisionali, democratici, partecipati e trasparenti non ci potranno essere mai i diritti sociali, non ci potrà essere mai crescita economica, non ci potrà essere mai una sanità pubblica degna di questo nome, non ci potrà mai essere una scuola pubblica degna di questo nome. Tutto nasce dalla qualità di questi processi democratici e decisionali, su cui noi - ripeto - vogliamo fare degli interventi tutt'altro che megalomani, tutt'altro che enormi, ma vogliamo continuare su questa strada.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà. Lo aspettiamo. L'altro microfono, per favore, deputato Baldelli, perché quello che ha preso di mira va sanificato. Se vuole, sennò attenda che lo spostano.

SIMONE BALDELLI (FI). Chi fa da sé…

PRESIDENTE. Deputato operaio.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, insomma, provengo da un partito col presidente operaio, figuriamoci se ci formalizziamo a fare il deputato operaio, Presidente. Anche perché poi - se riusciamo a mettere questa considerazione, Presidente, fuori dal tempo dell'intervento - noi non siamo in un Parlamento in cui si fronteggiano uno schieramento con l'altro. Siamo in un Parlamento che ha un emiciclo, per cui questo tipo di posizione dei microfoni comporta una situazione surreale, come quella che si è verificata ieri. Per cui uno, in realtà, non parla rivolto alla Presidenza, nella maggior parte dei casi, come previsto dal Regolamento, ma addirittura parla rivolto all'avversario inducendo, questa cosa, a… comunque è una cosa che affronteremo a parte nella Giunta per il Regolamento.

PRESIDENTE. Potrebbe essere un tentativo di convincimento dell'avversario.

SIMONE BALDELLI (FI). Sì, sì, va bene, ma è la frontalità: uno dovrebbe parlare all'intero emiciclo, oltre che rivolgersi alla Presidenza.

PRESIDENTE. Da questo momento parte il suo tempo. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io ho avuto qualche difficoltà stamattina a raggiungere il Palazzo Montecitorio, perché ho dovuto superare una folla di milioni di diciottenni, che si era assiepata tra piazza Montecitorio e piazza del Parlamento, una folla festante, che aspetta con gioia questo provvedimento. Finalmente, arrivato qui, ho fatto una riflessione. Questi diciottenni vanno ringraziati, almeno da parte mia, perché sono stati, si sono dimostrati, nell'ultima tornata, un elettorato molto attento. Tra l'altro, è stato l'elettorato tra i 18 e i 35 anni che, più di ogni altro, ha risposto “no” a quella che, secondo me, è stata una fregatura che si è voluta dare agli elettori, contando sul vantaggio di venti anni di retorica anti-casta, antipolitica, antiparlamentarista, che è stata appunto il taglio dei parlamentari, che molti si aspettavano da subito, come dimostrano molti insulti che ci sono stati rivolti sui social, pensando che dall'indomani del referendum molti di noi sarebbero scomparsi, si sarebbero volatilizzati. Anche frutto di una campagna che, in maniera omissiva o menzognera, faceva credere che sarebbero scomparsi addirittura gli avversari politici dopo il taglio dei parlamentari. Pensa che cosa siamo riusciti, anzi, che cosa siete riusciti, a raccontare agli elettori. Ma, al di là di questo, nella fascia tra i 18 e i 35 anni, in particolare, un elettorato femminile che vive nelle città e più istruito degli altri ha risposto in prevalenza “no” a quel referendum, senza un partito dietro - che fosse uno - a suggerire loro una linea politica. Ecco, a quegli elettori giovani e a tutti quei quasi 8 milioni di elettori che, senza un partito, hanno scelto di opporsi al vento dell'antipolitica, io credo di dovere un ringraziamento e, con coerenza, credo di dover continuare a rappresentare una posizione politica anche in questa Aula. Mi riferisco, in particolare, ad alcune banalità? Baggianate? Stupidaggini? Corbellerie? Non so come chiamarle, ma insomma c'è un limite anche alla quantità di balle, di stupidaggini, di assurdità che si possono ascoltare - non dico dire, ma almeno ascoltare - in questo ramo del Parlamento.

Questa cosa di andare avanti un passo per volta, senza avere un disegno organico, senza avere… perlomeno, poi, un disegno organico è una cosa al di fuori della portata intellettuale degli elettori? Io credo che gli elettori abbiano la capacità di capire esattamente come è e che cos'è un disegno organico. Possono scegliere di assecondarlo, di approvarlo o di respingerlo, di votare a favore oppure contro, ma non è che gli elettori non capiscono, collega Forciniti, un disegno organico. Lo capiscono eccome. Possono scegliere di votare a favore o contro. Non è che non capiscono. Non è che le operazioni chirurgiche sono fatte sulla Costituzione, anche perché questa è chirurgia estetica, collega Forciniti, non è che è medicina. Questa è chirurgia estetica e anche delle peggiori, ecco una chirurgia maxillo-facciale negativa, perché trasforma la Costituzione più bella del mondo in una signora deformata da chi vuole tirarle la pelle verso il populismo e verso il consenso facile.

Ecco, io credo che stiamo andando, passo dopo passo, verso un obiettivo che non si è ben capito qual è. Ho sentito delle cose sconcertanti. I nostri padri costituenti, collega Corneli, non altri, non hanno pensato a una distorsione, a una norma irrazionale, a un vulnus nella democrazia, quando hanno previsto un elettorato attivo e passivo, peraltro, diverso tra Camera e Senato.

Dite che questo è il primo passo di una serie di passi. Quali sono questi altri passi non è dato saperlo. Ci dite che c'è l'elettorato passivo del Senato. Ma non potevate metterlo in questa riforma? Dobbiamo fare, una volta, una riforma sull'elettorato attivo e, poi, farne un'altra sull'elettorato passivo? C'è la questione dei delegati regionali, la proposta del collega Fornero. Fornaro, chiedo scusa, la proposta del collega Fornaro, sul ruolo e sul numero dei delegati regionali.

Il collega Ceccanti aveva presentato, insieme al PD, una pregiudiziale di costituzionalità, la pregiudiziale contro la proposta costituzionale del taglio dei parlamentari, proprio perché quel tipo di provvedimento di riforma, per esempio sui delegati regionali, sul numero dei delegati regionali e sull'equilibrio che si andava a sfalsare - ma ve l'avevamo anche detto, insomma - tra elettori del Presidente della Repubblica, tra il numero dei parlamentari e quello dei delegati regionali, era un tema che c'era e la Presidenza, circoscrivendo in maniera, come dire, rigida l'esame di quel provvedimento, aveva impedito che si potessero presentare emendamenti, su tutta una quantità di cose, ma anche sulla parte dei delegati regionali. Ci avevate presentato, voi del PD, la pregiudiziale sulla proposta di legge costituzionale sul taglio dei parlamentari. Adesso ci ritroviamo, nel mese di ottobre 2020, con due riforme costituzionali in calendario: questa roba qui, del voto ai diciottenni, e quella sui delegati regionali. Ma insomma, voglio dire, è possibile che noi dobbiamo fare una riforma costituzionale ogni 15-20 giorni? Il bicameralismo o il bicameralismo perfetto, paritario, chiamatelo come volete: noi passeremo dal bicameralismo perfetto al bicameralismo perfettissimo, perché non solo le due Camere fanno le stesse cose, ma avranno anche gli stessi elettori.

Allora, premesso che non avete voluto cambiare l'età dell'elettorato passivo e non si è capito il perché: per fare un'altra leggina di riforma che cambia solo altre due righe? Non si è capito. Non si capisce, non c'è una razionalità in questa roba qui. Ma il bicameralismo paritario, che di fatto state superando con cattive prassi, collega Forciniti: le riforme monstre no e i decreti monstre sì? Ma che dite? Ma vi rendete conto delle stupidaggini che dite? I decreti monstre sì e le riforme monstre no? Le riforme non sono monstre; le riforme sono organiche. I decreti sono monstre quando presentate un decreto con 300 articoli. Di quello vi dovete vergognare, di quello vi dovete vergognare! Vi dovete vergognare che, anziché andare a intaccare il bicameralismo paritario, se quello era il problema - è tutto da dimostrare, ma se quello era il problema -, avreste dovuto fare quella riforma. Invece, siamo al bicameralismo, che è diventato monocameralismo o bicameralismo a senso unico alternato. E non lo fate solo per i decreti: lo fate anche per le riforme costituzionali, perché così come questa riforma è stata fatta solo dalla Camera ed è stata presa e blindata al Senato, l'altra riforma, quella orribile pantomima del taglio dei parlamentari, è stata presentata al Senato e qui alla Camera non è stata modificata neanche mezza virgola. Il monocameralismo a senso unico alternato lo fate sui decreti e lo fate anche sulle riforme costituzionali. Ma vi vergognate o no di come agite, di quello che fate, delle cattive prassi che mettete in piedi? Poi, voglio capire: gli altri passi quali sono? Sono la proposta Ceccanti, del Parlamento in seduta comune per votare il bilancio, per votare le ratifiche dei trattati internazionali? Che cos'è, come si fa a immaginare questa politica del carciofo con le riforme costituzionali? Ma vi rendete conto di quello che fate o no? Che cosa pensate voi? Che si possa presentare una riforma costituzionale ogni quindici giorni in questo ramo del Parlamento? Pensate questo? Perché ve l'avevamo proposto anche l'altra volta e l'aveva proposto addirittura il collega Fornaro: facciamo una sessione parlamentare sulle riforme costituzionali e ci dite quello che avete in mente, non ci dite un pezzo per volta. Io voglio sapere se la maggioranza… io sono disponibile a discutere di tutto, ma mi dovete dire qual è la vostra proposta. La vostra proposta è la proposta di legge Ceccanti sulla Camera in seduta comune che fa questo, questo e quello? Ditecelo! Ci venite a dire che volete dare il voto ai diciottenni al Senato? Ma chi se ne frega, non frega nemmeno ai diciottenni questa cosa! Quale cambio, quale salvataggio della democrazia realizzate? Quale vulnus? Collega Corneli, ma di che cosa parlate? Parlate di cose che non capite o di cose che non sapete! Quale grande rivoluzione è dare il voto ai diciottenni? Dove sono, oggi, le piazze piene di diciottenni che reclamano il voto, mentre si fanno cose che gridano vendetta per le libertà individuali? Il voto ai diciottenni è la vostra soluzione, in questo momento, ai problemi di questo Paese?

Passiamo dal bicameralismo perfetto al bicameralismo perfettissimo, riduciamo il numero degli eletti e ampliamo la platea degli elettori. Questa cosa comporta un corto circuito democratico. Lo capite che è un imbuto, un ingolfamento? Dove si va a parare, passo dopo passo? Perché io la paura che ho è che si vada a parare in quel progetto a metà tra il distopico e l'eversivo che aveva in mente Casaleggio e che ha in mente ancora Grillo quando dice del sorteggio dei parlamentari, quando dice che la metà… ma io ho ascoltato durante la campagna elettorale, referendaria ed elettorale grazie a voi, che avete mescolato questa roba qui. Avete parlato poco, perché bastava un altro mese in cui le vostre sciocchezze potessero essere ascoltate dagli italiani che rischiavate addirittura forse di perderla quella campagna referendaria. Ho ascoltato esponenti di primo piano del Partito Democratico dire che la metà dei parlamentari non fanno niente, non servono a niente, del Partito Democratico! Voi dei 5 Stelle ne avete dette di tutti i colori - una roba da vergognarsi - nella totale assenza di qualcuno anche ai vertici delle istituzioni - e mi riferisco a questo ramo del Parlamento - che quando si parlava dei deputati come costi inutili il Presidente Fico aveva il dovere di dire al Ministro degli Esteri che i parlamentari vanno rispettati, sono eletti del popolo, non costi inutili, e che c'è un limite alla decenza anche quando si fa una campagna referendaria che si vuole vincere a tutti i costi. C'è un limite anche in quello! Le abbiamo ascoltate dopo le critiche, magari al Governo, ai DPCM, all'uso distorto della decretazione e delle fiducie, eccetera eccetera eccetera. Dopo li abbiamo ascoltati: i difensori del Parlamento sono venuti fuori dopo il voto referendario, e chiudiamola così.

Si allarga la platea degli elettori e si restringe la platea degli eletti. Ma io mi domando: che logica ha? Pasticciare con la Costituzione che logica ha? Presentarci un pezzo di questo carciofo ogni settimana, ogni quindici giorni, ogni mese, che logica ha? Per fare che cosa? In questo caso almeno ci risparmiate la retorica del risparmio, la retorica di un risparmio che non sarebbe riuscito a coprire un terzo del bonus monopattino, almeno quello. Però, il pericolo, che secondo me c'è dietro a tutto questo, è che ci sia questa follia del superamento della nostra democrazia rappresentativa. Allora, due Camere che fanno la seduta comune? E allora perché non una? Io sono disponibile a ragionare di tutto, ma ci dovete dire qual è il vostro progetto, perché delle due l'una: o il progetto non ce l'avete e brancolate nel buio, e allora basta tenerci qui in quest'Aula a discutere su questa roba, e poi, tra l'altro, con questo clima costituente: qui ci sono venti parlamentari. Questo è il clima costituente e ce n'erano forse neanche dieci quando alla fine di aprile - tra il 29 aprile e il 1° maggio 2019 - si faceva la discussione sulla riduzione del numero dei parlamentari. Anche lì non è che ci fosse questo clima costituente. Se non fosse stato per pochi di noi, che si mettevano di traverso e che raccoglievano le firme, quella roba sarebbe passata in sordina. Avete preso meno del 70 per cento: qui dentro avete preso il 98, nel Paese meno del 70 per cento!

PRESIDENTE. Deputato Baldelli, ha un minuto ancora.

SIMONE BALDELLI (FI). Concludo, Presidente.

PRESIDENTE. Sì, era per avvisarla.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie. Avete preso meno del 70 per cento e 8 milioni di elettori, 7 milioni 800 mila elettori, sono un segnale di un Paese che vuole essere con la schiena dritta, che non abbassa la testa sulla retorica dell'antipolitica e anche su questo vostro metodo, indecente, di presentare una riforma ogni due settimane, di smontare la Costituzione pezzo per pezzo, senza un dibattito serio, vero, senza una proposta organica.

Non ci avete detto se siete d'accordo voi, del MoVimento 5 Stelle, con la proposta del PD e il PD con le proposte che fate voi. Non ci avete detto dove volete andare a parare. Ecco, allora, partendo da un ringraziamento vero per quegli 8 milioni, quasi 8 milioni di italiani che hanno il diritto di essere rappresentati e che vi hanno detto “no” già una volta, io vi dico, così come vi ho già detto su questo tema, che noi a scatola chiusa da gente come voi non compriamo nulla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fausto Raciti. A lei la parola deputato Raciti.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie Presidente, io la informo subito del fatto che utilizzerò non tutto il tempo a mia disposizione, non tutti i 30 minuti, però credo che ci siano delle cose che vadano dette intanto in premessa, alla luce della discussione che si è sviluppata fino a questo momento, innanzitutto sul piano del metodo, perché è vero, è un dato di fatto ed è oggettivo, che il metodo di costruzione di queste riforme costituzionali è dissimile dal metodo utilizzato nelle scorse legislature. Risponde, però, io credo, questo metodo, oltre che a un principio di necessità, a un dato di fatto, di cui tutti faremmo bene a tenere conto, che abbiamo troppo spesso dimenticato e che è invece probabilmente la più rilevante novità con cui questo Parlamento è chiamato a confrontarsi. Gli italiani hanno archiviato alle ultime elezioni politiche definitivamente le coalizioni, tanto è vero che nessuna delle coalizioni che si è presentata al voto ha potuto disporre di una maggioranza assoluta. Questo obbliga il Parlamento, in materia costituzionale, a procedere anziché su disegno organico, pur scollegato diciamo dal tema della maggioranza di Governo, ma anziché a un disegno organico, a cercare di volta in volta il massimo consenso parlamentare su singole riforme, non in contraddizione con lo spirito complessivo della Carta e quindi con un approccio diciamo necessariamente minimalistico e necessariamente minimalista, diversamente da come si è fatto in passato, quando, negli ultimi trent'anni, più di una volta, Commissioni bicamerali ad hoc o il Parlamento con diciamo la regia del Governo, hanno proceduto a tentativi di riforma organica della nostra Carta costituzionale. Può non piacere questo principio, ma è come la forza di gravità, c'è, può dare fastidio, non voliamo, ma è un principio a cui è corretto rispondere, se si interpreta bene, in conseguenza di una giusta interpretazione di quello che è avvenuto nel corso delle ultime tornate elettorali, nemmeno l'ultima, è un processo che è iniziato almeno nel 2013. La seconda premessa che vorrei fare è di carattere storico. Sarò breve, però mi sembra un punto cruciale. Quando l'Assemblea costituente ha chiuso i propri lavori, li ha chiusi trovando sul Senato, sulla forma del Senato e la sua composizione, un compromesso tra due tendenze che erano presenti all'interno dell'Assemblea costituente: una nettamente in favore del monocameralismo e un'altra nettamente in favore di un bicameralismo molto diversificato, nel quale, a seconda come dire delle tendenze culturali, il Senato doveva essere il luogo nel quale rappresentare i territori o le categorie e gli interessi economici, le categorie professionali e gli interessi economici. Questa profonda divaricazione, mai del tutto ricomposta, ha portato alla individuazione di una soluzione di compromesso nella costituzione di un Senato che ha e ha avuto le stesse funzioni della Camera dei deputati, pur in presenza di criteri di composizione diversi.

I due problemi che questa scelta dei padri costituenti ha lasciato aperti sono appunto quello di intervenire o sulle funzioni o sulla composizione del Senato per risolvere un nodo che è rimasto aperto e che la Costituzione ci ha consegnato come un problema aperto, ne è traccia il fatto che la giustificazione per quella scelta fu una giustificazione minimalista, cioè i padri costituenti giustificarono quella scelta di composizione del Senato invocando una diciamo necessità di riponderazione delle leggi e di ponderazione più approfondita delle leggi approvate dalla Camera dei deputati, quindi sostanzialmente individuando proprio nel freno che il Senato rappresentava la sua funzione, cioè quella di bilanciare la Camera e costringere ad una maggiore ponderazione dei testi legislativi. Resta aperto il problema: o intervenire sulla funzione o intervenire sulla composizione. Come è noto, nel corso soprattutto degli ultimi trent'anni della storia repubblicana, il legislatore si è concentrato sul tema della funzione, provando a risolvere il problema partendo da lì. Da questo approccio, una serie di proposte di riforma del Senato, funzionale a un nuovo assetto della Repubblica di carattere maggiormente federale rispetto a quando fu scritta la nostra Carta costituzionale, che non hanno trovato successo. Un approccio realistico, seppur minimalista, vuole che a questo punto la soluzione del problema venga trovata almeno nella composizione di questa seconda Camera, ragione per cui questo provvedimento, al netto - poi ci tornerò brevemente - della discussione sul taglio dei parlamentari e del referendum, che pure gli italiani hanno chiuso poche settimane poche settimane fa, al netto di questo elemento, si può affermare molto serenamente che oggi un intervento sull'elettorato attivo al Senato non solo è coerente con questo obiettivo, ma è anche non in contraddizione con lo spirito della Carta costituzionale, essendo un tentativo di rispondere a un problema che, per l'appunto, per il lunghissimo tempo della nostra storia repubblicana è rimasto aperto, tanto è vero che, come richiamava prima il collega Ceccanti, addirittura nella prima versione della nostra Carta costituzionale, il Senato aveva una durata diversa da quella della Camera e fu un problema a cui si avviò per via politica, sciogliendo il Senato contemporaneamente alla Camera, prima di provvedere a una riforma che rendesse la durata delle due Camere omogenea.

È del tutto evidente che questa riforma, seppur incompleta dell'elettorato, perché non affronta il tema dell'elettorato passivo, che pure sarebbe in coerenza diciamo meritevole di trovare una soluzione, perché viceversa è un processo non contraddittorio, ma probabilmente incompleto, la necessità di trovare momenti nei quali queste due Camere, con stessa funzione e a questo punto criterio di composizione molto simile, affrontano il voto insieme, vuoi sulle leggi di bilancio, vuoi sulla fiducia al Governo e quindi sulla formazione delle maggioranze politiche, è un tema che io credo sia giusto porre in coerenza con l'approccio che sin qui abbiamo tenuto.

Altrimenti si renderebbe, come dire, incompleta, insufficiente la riforma che stiamo qui discutendo.

Arrivo a un punto cruciale e, poi, mi avvio a concludere; io non sottovaluterei il fatto che noi, con questa riforma, seppur minimale – ma il minimalismo, pur di necessità, ha i suoi pregi – mandiamo un messaggio ed estendiamo un diritto a una parte della popolazione giovanile italiana che - per l'appunto, io come l'onorevole Baldelli che mi ha preceduto ho votato “no” al referendum sul taglio dei parlamentari - ha affermato, ce lo dicono solo i cosiddetti flussi, quindi, non abbiamo elementi comprovati, e ha manifestato un'attenzione, una cura, un interesse verso il nostro Parlamento e che ha chiaramente detto di volersi sentire rappresentata. Ora, io credo che questa riforma offra non solo la possibilità di inviare a queste ragazze e a questi ragazzi un messaggio, ma anche di risolvere un problema che era aperto e che riguardava il fatto che c'erano italiani che votavano due volte e c'erano italiani che votavano una volta sola, cioè il fatto che la nostra Carta costituzionale, per come è fatta, attribuiva un diverso valore al voto politico, perché di questo si è trattato nel corso della storia repubblicana, a seconda della fascia di età. Mandare un messaggio a queste ragazze e a questi ragazzi, offrirgli la possibilità di partecipare appieno alla scelta politica principale che noi facciamo, cioè alle elezioni politiche, con la possibilità di scegliere anche di votare per la composizione del Senato, io credo che sia un fatto, oggettivamente, pregevole e, oggettivamente, di rafforzamento non solo della qualità della nostra democrazia, ma anche della nostra democrazia in sé, perché crea un legame nuovo tra queste generazioni e le istituzioni repubblicane.

Concludo con una sola riflessione e, poi, passo la parola. È vero - e concludo da dove ho iniziato - che questo Parlamento sta scegliendo e ha scelto una strada che chiamerei dei piccoli passi, gradualista, alle riforme costituzionali; è anche vero, però, che questa strada, probabilmente, pur in assenza della solennità del cosiddetto spirito costituente che, però, temo che nella storia repubblicana si sia palesato, non a caso, solo alla Costituente, pur in assenza della pienezza di questo spirito, può consentire, anzi, proprio perché sarebbe illusorio non notare l'assenza di questo spirito e velleitario non farci i conti, di trovare su singole riforme, di buonsenso e di consolidamento delle istituzioni repubblicane, un consenso che va e che vada oltre il perimetro delle forze di maggioranza e di rendere effettivo quel principio per il quale il Parlamento ha sempre rivendicato un'autonomia su materia elettorale e su materia di riforme costituzionali dagli schemi stretti delle maggioranze politiche. Io credo che il lato positivo di questo approccio possa essere quello di provare a inverare questo spirito nel lavoro – graduale? Non organico? Ma sensato – che possiamo fare all'interno di quest'Aula in questa legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per alcune riflessioni sul provvedimento così come ci arriva dal Senato e ricordando che Fratelli d'Italia è stata fra le prime forze politiche a portare all'attenzione dell'Aula la necessità di un maggiore coinvolgimento dei giovani alla vita politica e l'attribuzione di una maggiore responsabilizzazione, anche attraverso l'abbassamento dell'età per l'elettorato attivo. Non vogliamo sottrarci, però, dall'evidenziare come anche questa riforma avrebbe dovuto avere il carattere della organicità e, invece, come è accaduto per quella sulla riduzione dei parlamentari, prendiamo atto che ciò non avviene. Faccio questa considerazione perché, mentre ha un significato l'idea di avviare un percorso, che peraltro noi abbiamo immaginato da tempo, di modifica sia dell'elettorato attivo, ma anche di quello passivo – può piacere o meno, però, è un percorso che indicavamo –, ci sembra, invece, sbagliato modificare solo l'elettorato attivo e limitarsi a questo in un disegno che manca appunto di organicità. Continuare a procedere in campo costituzionale per parti separate e disorganiche non sembra, insomma, la strada più congrua, e su questo penso che il collega Ceccanti sia d'accordissimo.

La Costituzione non si può cambiare e riformare in questa maniera, cioè un giorno cambiando il numero dei deputati, un giorno il numero dei senatori, adesso, cambiando l'elettorato attivo e un'altra volta vedremo che ne faremo dell'elettorato passivo, anche perché c'è una certa incongruenza nell'andare a toccare l'elettorato attivo senza voler affrontare il tema anche di quello passivo. Parlare e, ripeto, parlare, perché magari poi si può votare anche contro, ad esempio, di Repubblica presidenziale non è possibile, modificare altri punti importanti della Costituzione non è possibile, quindi, dobbiamo andare avanti a colpi che sembrano anche sottintendere una certa demagogia. Avvicinandosi i turni elettorali si decide che è meglio accelerare la legge elettorale, piuttosto che una riforma costituzionale, piuttosto che la modifica di un pezzo dell'elettorato attivo o passivo. Questo modo di affrontare il necessario, profondo cambiamento della nostra Costituzione, quindi, ci lascia veramente perplessi. La Costituzione sarebbe, ed è, una cosa seria e da rispettare e non è un gioco per chi deve immaginare ogni giorno qualcosa da lanciare in pasto a questo o a quell'elettorato.

Ora, io mi fermo qui sulle considerazioni di natura generale, perché molte riflessioni sono già state fatte e correrei il rischio anche di essere ripetitivo, però, vorrei affrontare un tema che mi sembra che, invece, non sia emerso e cioè che questa riforma sottintenda un indirizzo abbastanza incompleto: ossia, noi andiamo a fare una riforma elettorale per dare la possibilità ai giovani, dai 18 ai 25 anni, di partecipare anche alle elezioni dei senatori. Cosa sottintende questa misura? Sottintende una diversa considerazione di quella fascia di età, ma se l'intervento rimane limitato a una riforma costituzionale, secondo me non si arriva a niente; c'è una condizione generale nella quale negli ultimi anni sono stati messi i giovani, privati di una sostanziale indipendenza e, quindi, di un ruolo e di una rappresentanza nella società, questo è un dato di fatto; l'esclusione dal mondo del lavoro comporta anche la mancanza di un'effettiva rappresentanza nella società, e il solo intervento elettorale non può bastare a lenire questa condizione.

C'è una contraddizione forte, poi, soprattutto in alcuni partiti della maggioranza, come quello del MoVimento 5 Stelle, nell'aver fatto tutta una serie di misure che andavano a ledere la partecipazione al mondo del lavoro e, poi, nel voler riconoscere, invece, un diritto al voto che diventa soltanto un substrato formale. Le altre considerazioni ci interessano poco, quelle di carattere demagogico, Disraeli diceva che chi non è rivoluzionario a vent'anni non ha cuore, chi non è conservatore a 40 non ha cervello.

Ecco, se questa è la spinta motrice di una riforma come quella che stiamo trattando oggi, assolutamente non siamo d'accordo. Il giovanilismo fine a se stesso ha poco senso e quindi, se noi andiamo a chiamare i diciottenni a una responsabilizzazione, dobbiamo considerare che questa responsabilizzazione non può essere isolata. Sta alla politica invertire una posizione della società nei confronti dei giovani: concetti di scuola come parcheggio sono ancora attualissimi, o di lavoro come disvalore. L'impostazione ludica che stiamo dando all'educazione di tanti nostri giovani è limitativa e preclusiva di qualsiasi funzione dei giovani nella società e, se non affrontiamo anche questo aspetto, siamo limitati.

Noi dobbiamo ricominciare a pretendere dai giovani: guardate che riconoscere il diritto al voto in fondo può essere letto anche come la chiamata ad un dovere; se noi non entriamo in quest'ottica, attraverso tutta una serie di misure anche economiche nella società, non arriviamo a niente.

Ci sono temi quali la riqualificazione della scuola e dell'università e la riqualificazione di un sistema di valori che sono stati bombardati e distrutti per anni, come quelli del sacrificio, dell'impegno, del merito, del lavoro, del senso patrio, e doveri, fra i quali quelli di formare i giovani. Questa classe politica si deve rendere conto che la riforma è ben più profonda, deve essere ben più profonda rispetto a quella di andare a mutare alcune parti della Costituzione in maniera disorganica. Allora, questo è l'auspicio, cioè quello che da queste Camere nasca un senso diverso nel trattare la condizione giovanile, che non si limiti alle leggi elettorali, altrimenti questa riforma rischia di essere solo un altro palloncino che vola in cielo senza lasciare traccia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 1511-1647-1826-1873-B)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Stefano Ceccanti.

STEFANO CECCANTI, Relatore. Grazie, Presidente. Io volevo dire fondamentalmente due cose. La prima è questa: il collega D'Ettore ci invita a chiarire l'indirizzo politico di maggioranza sulle riforme costituzionali, io però vorrei ricordare al collega D'Ettore che noi la prima lettura l'abbiamo fatta qui e io e la collega Corneli abbiamo fatto i relatori - perché la collega Corneli era di maggioranza e io ero di opposizione: così scelse il presidente Brescia - perché questa era una riforma che vedeva potenzialmente tutti d'accordo. Quindi, questa riforma non nasce dal patto della nuova maggioranza, ma nasce da proposte di legge parlamentari provenienti da vari gruppi di maggioranza e di opposizione; è nata così ed è stata votata in prima lettura. Quando io ho fatto il relatore in prima lettura e il Partito Democratico era all'opposizione noi abbiamo votato questa riforma qui, non un'altra, quindi la riforma non nasce dall'indirizzo politico di maggioranza, nasce da un'intesa ampia tra i gruppi.

La seconda questione è che, quando noi affrontammo la prima lettura, eravamo sostenitori dell'allineamento anche dell'elettorato passivo; fra l'altro, c'erano anche varie ipotesi in discussione di cui parlammo (o dell'allineamento secco o di trovare un punto di equilibrio diverso sull'elettorato passivo a trenta o trentacinque anni) ma ci venne detto, soprattutto dai colleghi del centrodestra, che era sgradevole mandare al Senato un testo che prevedesse per il Senato sia il cambiamento dell'elettorato attivo, sia di quello passivo. Ci venne detto: lasciate fare ai senatori una proposta loro sull'elettorato passivo, per rispetto nei confronti dell'altra Camera, intanto noi siamo tutti d'accordo sull'elettorato attivo, è una buona ragione, visto che siamo d'accordo tutti, per votarlo tutti insieme e vedremo che cosa ci proporranno i senatori sull'elettorato passivo.

Poi nessuno ha imposto ai senatori di rimandarci questa lettura così come l'avevamo fatta noi - questo vorrei replicare al collega Baldelli -, ma sono stati i senatori che, per esigenza di equilibri interni al Senato, hanno deciso che si otteneva maggiore consenso limitandosi solo alla riforma dell'elettorato attivo, anziché di quello passivo. È stata una scelta dell'Assemblea del Senato perché, se noi avessimo dovuto votare qui in prima lettura e non ci fosse stata fatta questa obiezione di galateo costituzionale, avremmo comunque fatto una scelta diversa, o di allineamento o comunque di abbassamento dell'età di quarant'anni.

Quindi, il primo punto è che questa riforma, in prima lettura, è stata condivisa da tutti e non fa parte dell'indirizzo politico di maggioranza; la seconda questione è che è stata una scelta del Senato quella di limitarsi al solo elettorato attivo.

Dopodiché, come sempre, dove c'è il più, c'è anche il meno: se una persona, un deputato, o un gruppo condivide l'idea che si debbano cambiare sia l'elettorato attivo che il passivo, e gli viene un testo che cambia solo quello attivo non è un motivo per non votarlo, intanto è una scelta parziale positiva. Per questo, io mi auguro fortemente, per queste due motivazioni che ho detto prima, che anche i colleghi che hanno espresso oggi legittime critiche di varia natura votino questo testo, perché io non ho sentito nessuno degli intervenienti dire che è contrario ad ampliare l'elettorato attivo ai cittadini tra i 18 e i 25 anni. Sono state fatte osservazioni di varia natura, di varia ricostruzione, però nessuno di voi ha detto: sono contro il ridurre il limite da 25 a 18 anni e, siccome nessuno di voi ha detto di non ridurre il limite da 25 a 18 anni, io invito ciascuno a portare le sue motivazioni anche critiche, ma a votare tutti “sì”, perché sarebbe un atto estremamente positivo da parte di questo Parlamento ritrovare, anche in seconda lettura, esattamente quella concordia che abbiamo avuto in prima lettura.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, Valentina Corneli.

VALENTINA CORNELI, Relatrice. Il collega Ceccanti è stato assolutamente esaustivo. Io mi limito a ribadire che mi appello al senso di responsabilità delle opposizioni: possiamo dare una bella prova. Io mi sono appellata, insomma, al senso di responsabilità dei giovani, dei diciottenni, e quindi, a maggior ragione, lo chiedo a loro e sono sicura che potremo dare un bel segnale al Paese in questi giorni.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la sottosegretaria Malpezzi, se lo desidera. La sottosegretaria si riserva di intervenire successivamente. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16, con l'esame della relazione della V Commissione, sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Corda, Paternoster e Spena sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centosette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, grazie di avermi concesso la parola sull'ordine dei lavori. Torno a chiedere la presenza del Presidente Conte, perché venga in quest'Aula a spiegare che cosa sta accadendo in questa nazione e che tipo di atteggiamento questo Governo vuole avere nei confronti dei cittadini italiani e della nostra democrazia, perché c'è un momento in cui non si scherza più: non si può permettere, in questa nazione, di avere discussioni come quelle che stanno avvenendo in questi giorni, in cui il nostro popolo viene messo nella condizione di non sapere che cosa deve fare, come minimo.

Abbiamo assistito, in queste ore, a un DPCM che è stato prima annunciato, diffuso attraverso i social, attraverso le interpretazioni che vanno ad inseguirsi; abbiamo avuto un DPCM che è stato prima interpretato dal Viminale con una circolare, che ha fatto un'altra circolare per capire ulteriormente che cosa vi fosse scritto, per esempio, sulle attività sportive e motorie. Dov'è che si ferma un'attività motoria e diventa sportiva e dov'è che un'attività è sportiva e non è motoria? Mi dite i cittadini italiani, che devono indossare la mascherina, cosa capiscono se, in italiano, non si ha la modestia di comprare un vocabolario e dotarsene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Eppure, al Ministro Speranza glielo avevamo detto: guarda, Zingaretti ha scritto una follia sulla sua determinazione, non la copiare. E lui: sì, non la metterò; e poi l'ha messa e l'ha dovuta far reinterpretare, controinterpretare, lasciando nell'indeterminatezza i cittadini italiani. Sugli spazi, si mettono in crisi interi settori - il mondo del teatro, piuttosto che il mondo del cinema -, perché anche a loro non si dà una regola che sia certa e non basata sulla reale capienza dei locali, ma su principi che poco si capiscono.

Però, accanto ai tanti e nefasti annunci che lasciano il popolo nell'indeterminatezza, ce n'è uno, che è il più clamoroso di tutti, che è stato oggetto, si dice, anche dell'interesse dei palazzi più alti della nostra Repubblica, magari anche del Presidente della Repubblica, che è il garante della Costituzione, perché si è parlato della violazione dell'articolo 14 della nostra Costituzione, quello che considera il domicilio dei cittadini italiani inviolabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi abbiamo avuto un Ministro della Repubblica, il Ministro Speranza, che ha annunciato che i cittadini italiani, dentro casa loro, sarebbero stati controllati. Dentro casa loro: con quali strumenti? La delazione. Forse, un po' educato a un altro tipo di regime, quello che veniva ben descritto nel film Le vite degli altri, che raccontava la Germania dell'Est (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), tutti controllano tutti e, allora, tu devi controllare il tuo vicino, se indossa la mascherina, il tuo vicino, se è in regola con le feste di sei persone. Perché l'elemento giuridico della festa è stato inserito nel DPCM. La festa: cos'è la festa? E cercheremo di capirlo, perché questo deve venirci a raccontare il Presidente Conte: chi ha accanto, che cosa rappresentano questi Ministri, che cosa ci vengono a scrivere, che cosa ci vengono a dire. Vogliamo sapere da lui se le leggi speciali - perché è l'unico modo per intervenire sulla proprietà privata, sulla domiciliazione privata - sono oggi oggetto della volontà di un Governo, che sempre meno assume le fattezze di un Governo democratico e viola la libertà personale.

Sapete quanto è cresciuta la violenza durante il lockdown, la violenza verso le donne, in particolare? Sapete che significa chiedere ai vicini di controllare gli altri vicini? Sapete che cosa sta accadendo, anche sulle mascherine? A quanti capita che, se a un vecchietto gli sfugge la mascherina o è un po' abbassata, rischia l'aggressione?

Allora, con la serietà e la serenità che ci caratterizza, vogliamo dirvi: basta, non c'è un limite che si può oltrepassare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). La democrazia, la Costituzione di questa nazione sono cose serie, che intendiamo a tutti i costi far rispettare. Non so che cosa vi siete messi in testa, amici miei, visto che pensate che, non vincendo le elezioni, si possa governare, e questo è già un fatto discutibile, ma è un fatto intollerabile che, nonostante esista un Parlamento, questo Governo agisca in dispregio delle leggi che basano la nostra convivenza civile.

Da parte di Fratelli d'Italia, da parte, spero, di tutti quelli che amano la democrazia in Italia, avrete la più ferma opposizione possibile a queste derive antidemocratiche che stanno caratterizzando questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Io credo, signor Presidente, che la questione che ha appena posto il collega Lollobrigida sia una questione importante, fondamentale, che riguarda non solo il gruppo di Fratelli d'Italia, non solo l'opposizione, ma tutto il Parlamento. E devo dire che mi dispiace che questo infortunio - vorremmo che il Presidente del Consiglio venisse qui, in Parlamento, a spiegare che cosa è successo - abbia visto uno dei Ministri che meglio aveva condotto, fino ad oggi, la battaglia contro il COVID, il Ministro Speranza, quando domenica, in televisione, annuncia: nonostante il mandato - e questa è la questione che le sottolineo, Presidente -, abbiamo voluto una legge che desse al Parlamento il potere di indirizzo al Governo per l'emanazione dei suoi DPCM.

L'approvazione della risoluzione che il Parlamento ha approvato, la risoluzione di maggioranza, aveva limiti ben chiari e ben specificati. Un Ministro della Repubblica annuncia in televisione per quale emergenza - allora, ci porti qui l'evidenza di un'emergenza drammatica, ci porti qui il verbale del Comitato tecnico-scientifico che ha stabilito che siamo in una drammatica emergenza -, si possa limitare l'accesso alla proprietà privata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), in un Paese in cui la Costituzione è ancora in vigore e l'articolo 14 esiste. Non ha nessun potere - l'Esecutivo, il Governo - di intervenire rispetto a quella limitazione, addirittura, della proprietà privata, della libertà privata, nella propria residenza.

Ma quello che io voglio porre è che, in ogni caso, la legge stabilisce che sia il Parlamento ad autorizzare e a dare un indirizzo all'Esecutivo di intervenire qualora ce ne fosse l'emergenza assoluta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro). L'aver prorogato lo stato di emergenza al 31 gennaio non legittima il Ministro della Salute, né il Governo, né il Presidente del Consiglio ad agire fuori dagli indirizzi e dai limiti che il Parlamento stabilisce. Questo è quello che è accaduto.

E non è un caso - il Parlamento non è cieco ed è la ragione per cui il Presidente del Consiglio urgentemente deve venire in quest'Aula entro questa settimana - che si è passati da un testo, che tutti conoscevamo, ad un altro testo, in cui la limitazione a ricevere persone nella propria abitazione, fino a un massimo di sei persone, è diventata una raccomandazione. Vogliamo sapere dal Governo e dal Presidente del Consiglio che cosa è successo, qual è la ragione per cui è accaduto che è diventata una raccomandazione, e non un'imposizione; che cosa ha portato a questa decisione, quali sono le drammatiche evidenze che addirittura indicano al Governo di limitare ancora di più, con evidenze scientifiche oggi diverse da quelle del mese di marzo (altro che lockdown!), la libertà delle persone e delle famiglie. Chi controllerà quella raccomandazione? Facciamo gli spioni? Ma state vedendo che cosa sta accadendo sulla rete (la rete è sempre sintomo di un umore), quali battute, quali app? Adesso si dice addirittura di non scaricare l'app Immuni ma di scaricare l'app “Infami” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEICambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Noi volevamo invece che l'app Immuni diventasse uno strumento di controllo! Il vicino di casa deve dire se a casa mia ho invitato, anziché sei persone, sette, che devono essere conviventi o amici? Ma se io ho tre figli e sei nipoti che cosa faccio? Non convivono abitualmente con me; la domenica non li posso vedere (Applausi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati Lega-Salvini Premier)? Ma in che Paese stiamo vivendo? Ma il limite lo capiamo? È un problema che non riguarda la maggioranza e l'opposizione, riguarda la dignità del Parlamento e anche i compiti e il potere dell'Esecutivo deve sapere che ha e che la Costituzione non gli dà, neanche al Presidente del Consiglio Conte, checché ne dica Conte! Grazie (Applausi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro, Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato e condiviso le parole del collega Lupi e del collega Lollobrigida. D'altronde, lo abbiamo chiesto più volte in quest'Aula – e lei lo sa - e anche all'interno della Conferenza dei capigruppo, abbiamo sottolineato la necessità e l'urgenza di un intervento del Presidente Conte su questo tema.

Però, Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori su una questione diversa, per sottolineare come da giorni qui davanti alla Camera, a Montecitorio, familiari e amici di diciotto pescatori ancora sotto sequestro in Libia abbiano protestato e abbiano chiesto l'intervento del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È un tema assolutamente delicato, si tratta di una vicenda grave, rispetto alla quale non basta che il Governo incontri i familiari. Noi già la settimana scorsa, con la collega Siracusano e la collega Prestigiacomo, abbiamo presentato un question time e lo abbiamo indirizzato al Ministro degli Esteri. Peccato che il Ministro degli Esteri abbia pensato di non venire e di non garantire la sua presenza in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per rispondere su questo tema e si sia limitato a delegare il collega D'Incà. Questa storia dei pescatori va avanti dal 1° settembre: gli equipaggi di due pescherecci di Mazara del Vallo sono stati intercettati dai libici, circa 35 miglia a nord di Bengasi, e sono in stato di detenzione in una situazione che possiamo equiparare a un sequestro di persona (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Stiamo infatti parlando di quella parte della Libia che è sotto il controllo del generale Haftar. Quei cittadini che qui davanti ci ricordano ogni giorno questa drammatica vicenda meritano di essere ascoltati ma, soprattutto, di vedere da parte del Governo la capacità di dare delle risposte! Non si può consentire oltre a milizie di un potere straniero, non legittimo, di trattenere in custodia degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) umiliando così la Repubblica italiana!

Su questo episodio - mi spiace dirlo - si misura l'autorevolezza della nostra politica estera, del nostro ruolo nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E qualcuno dovrebbe ricordare che quando al governo c'era il Presidente Berlusconi casi di questo tipo se ne sono verificati diversi, ma le risposte arrivavano a stretto giro di posta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), Presidente, nell'arco di qualche giorno, grazie ad una rete di relazioni di rapporti internazionali di cui evidentemente questo Governo è privo.

E, allora, noi siamo qui per dire che - ripeto - non basta dare un supporto psicologico alle famiglie. Quei pescatori devono essere messi nelle condizioni di tornare liberi e di poter tornare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Su questo noi interpelleremo il Governo anche nelle prossime ore e nelle prossime settimane. Ci aspettiamo, non parole di circostanza, ma capacità di una vera politica estera e di una vera risposta a queste persone. La libertà degli italiani è molto, molto importante: spiegatelo al Ministro degli Esteri anche al Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – I deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente espongono cartelli recanti la scritta: “Liberateli subito”)!

PRESIDENTE. Abbassate i cartelli. Abbassate i cartelli, così non facciamo intervenire gli assistenti, grazie, per rispetto. Per favore, abbassate i cartelli. Deputata Gelmini, per favore, faccia abbassare i cartelli, anche davanti. Bene, grazie.

Ha chiesto di parlare il deputato Molinari, sempre sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Io non posso non unirmi alle considerazioni fatte dai colleghi capigruppo di centrodestra, anche se la cosa mi sorprende fino a un certo punto perché già la maggioranza aveva forzato sullo stato di emergenza, facendo passare surrettiziamente una richiesta al Parlamento di proroga quando qui invece si discuteva d'altro, si discuteva di un DPCM che prevedeva l'obbligo delle mascherine all'aperto in presenza di terzi. Ma la cosa non mi sorprende perché, del resto, siamo di fronte alla maggioranza che aveva parlato già in passato di istituzionalizzare i delatori da balcone con gli assistenti civici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo di fronte alla maggioranza che ha autorizzato il trojan nei cellulari di tutti, per poterci tutti quanti spiare. Siamo di fronte alla maggioranza che la deriva autoritaria l'ha messa in campo nei fatti, non soltanto nelle parole. Quindi, il fatto che siano emerse delle indiscrezioni sulla possibilità che il nuovo DPCM prevedesse addirittura la possibilità di un controllo dell'autorità di sicurezza all'interno dei domicili delle persone, per controllare quanti parenti si siano invitati, quanti vicini di casa o quanti amici non è qualcosa da prendere sotto gamba. Il fatto è che quell'indiscrezione poi non è stata completamente cancellata, come dovrebbe essere in un Paese dove vige il buonsenso, dove vige lo Stato di diritto, ma quella indiscrezione è diventata addirittura una raccomandazione. Qualcuno poi mi deve dare il valore giuridico di raccomandazione: cosa vuol dire? Lo posso invitare il nonno a casa o non posso? Se ho più di tre o quattro figli, li posso invitare o no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Cosa vuol dire? Incorre in sanzioni, incorro in multe? Il delatore da balcone mi fa la foto e la manda alla psicopolizia? Mi vengono ad arrestare? Cosa significa tutto questo? Ora vorremmo anche noi che, come sullo stato di emergenza, anche su questo tema il Presidente Conte venisse in Aula e ci spiegasse dove vuole andare il Governo, per quanto tempo ancora questo stato di emergenza verrà utilizzato per limitare i diritti fondamentali dei cittadini e, soprattutto, se verrà fatto senza un confronto franco, leale e costituzionalmente garantito con il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Credo che questo sia il luogo del confronto e della critica ma anche quello della verità. Sono state fatte delle affermazioni gravi nei confronti del Ministro della Salute, con riferimento a una trasmissione televisiva, e credo che la verità imponga di leggere il testo letterale, perché su questa cosa si è ricamato, sono state fatte speculazioni, si è innestata una strana cosa. Perché non nascono a caso le fake, non nascono a caso dei DPCM falsi, che sono girati per due giorni per inquinare i pozzi. L'intervistatore, nella trasmissione Che tempo che fa, fa una domanda specifica (stiamo parlando di trenta secondi in un'intervista di 26 minuti, lo segnalo): “Ma come si fa a vietare una festa, chi è che va a controllare o a bussare alle porte degli appartamenti per vedere se c'è una festa?” Risposta del ministro: “Intanto, quando c'è una norma va rispettata; in questi mesi, gli italiani hanno dimostrato di non avere bisogno di un carabiniere o di un poliziotto per controllarli personalmente, ma è chiaro che aumenteranno anche i controlli, ci saranno segnalazioni; io mi fido molto anche dei genitori del nostro Paese; nel momento in cui si da un'indicazione di natura formale in un DPCM, si pone un divieto, io sono convinto che la stragrande maggioranza delle persone seguirà l'indicazione che è stata data”. Io sfido una persona onesta intellettualmente a dire se questo è fare invito alla delazione, evocare la Stasi, evocare l'OVRA. Quando si fanno queste affermazioni si mente sapendo di mentire. Questo è il punto.

Dopodiché, è stato pubblicato il DPCM e nel DPCM, in una discussione - giusta, credo -all'interno del Consiglio dei ministri, si è addivenuto alla forma della raccomandazione. Sì, il Governo raccomanda di non avere più di (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)… Io ti ho ascoltato in silenzio, adesso tu stai zitto! Chiaro?

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi, per favore. Deputato Fornaro…

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiaro?

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, mi rivolgo io ai colleghi…

FEDERICO FORNARO (LEU). C'è una questione…

PRESIDENTE. Deputato Fornaro, mi rivolgo io ai colleghi…

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo scusa… chiedo scusa!

PRESIDENTE. Colleghi…

FEDERICO FORNARO (LEU). Chiedo scusa, dopo vi chiederò…

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

FEDERICO FORNARO (LEU). Io ho ascoltato in silenzio, chiedo che sia fatto uguale, dopodiché avete la possibilità di fare altri interventi.

C'è un punto, che ha chiesto l'ex Ministro Lupi: perché viene fatto questo invito? Perché c'è una passione, c'è una logica da Stasi? No, c'è un semplice dato scientifico, a quel che si legge, cioè il 75 per cento dei contagi avvengono all'interno delle mura familiari, e quindi il Governo raccomanda di stare attenti, per cercare di limitare queste occasioni, perché quando vengono a casa dei parenti, magari anche lontani, sono sì parenti, ma non essendo in una situazione di congiunti, non vedendoli magari da tempo, magari anche solo da una settimana, se abbassiamo le mascherine, se abbassiamo il livello di attenzione, c'è un rischio di contagio. Allora, se riportiamo tutto questo, uno può discutere, può chiedere - e su questo non ho nessuna difficoltà a dire che ciò può essere fondato - che si venga ad illustrare i contenuti del DPCM, ma da questo punto di vista a dire e ad accusare il Ministro della salute e il Governo di aver inventato un clima da Stasi, un clima da OVRA, ce n'è tanto tra essere onesti intellettualmente o disonesti intellettualmente (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Desideravo lasciare agli atti una cosa che da sei mesi, con i DPCM, sentiamo sempre: questa accusa di soverchiare i diritti e la Costituzione con delle misure non democratiche. Però dobbiamo ricordare e anche dire ai nostri cittadini che ogni DPCM è frutto di un lungo lavoro di concertazione con la Conferenza Stato-regioni e sono tutte misure concordate con i governatori di tutte le regioni; lo testimonia (Commenti del deputato Deidda)… Assolutamente! Tutte le misure dei DPCM…

PRESIDENTE. Deidda… Deidda… Deidda, per favore…deputato Deidda… deputato Deidda! Deputato Deidda, può far terminare la sua collega Rossini o no? O dobbiamo aspettare lei? Per favore. Prego.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Tutti i DPCM, incluso questo, sono scritti e concordati con i governatori delle regioni; questo è un dato di fatto. Ora, è vero che il Parlamento si sente esautorato, ma questo non è colpa del Governo, ma da una riforma del 2001 del Titolo V che ha dato competenze concorrenti con lo Stato.

Ora, questa pandemia ha reso centrale il ruolo della Conferenza Stato-regioni, tanto che è diventato il luogo istituzionale e non politico di ben 300 provvedimenti in sei mesi! Questo per dire quanto l'attività legislativa delle regioni, proprio perché sono toccate quelle materie di competenza concorrente e condivisa tra Stato e regione, è stata al centro in questi sei mesi e ha tolto uno spazio al Parlamento. Ma questo è l'esito del fatto che non è stata fatta una riforma del Parlamento in seguito alla riscrittura e riforma del Titolo V (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Io credo che proprio per sistemare le cose, questa pandemia abbia messo al centro questa necessità di rivedere il ruolo del Parlamento, alla luce però di due grandi cambiamenti: questo del Titolo V è uno; il secondo riguarda l'immissione della normativa europea, che oggi è molto, molto più ampia e corposa di quindici anni fa. Queste due aree legislative non ci riguardano in un certo senso, se non in un raccordo che noi facciamo nelle due Commissioni politiche europee e affari regionali, però ha tolto moltissima attività legislativa al Parlamento. Dobbiamo guardare a questa cosa e affrontarla con una seria riforma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Noi da alcuni mesi abbiamo varato una normativa di parlamentarizzazione degli atti del Governo, con particolare riferimento ai DPCM. Siccome molte cose sono cambiate in una settimana, da quando il Ministro Speranza è venuto qui a illustrare la situazione in quella data, può essere ragionevole che il Ministro Speranza venga di nuovo ad illustrare che cosa è accaduto e che cosa si pensa che potrà accadere, anche come evoluzioni ulteriori delle normative adottate con questo DPCM. Questa, però, che è un'esigenza seria e che è in continuità con l'azione che noi, come Parlamento, abbiamo realizzato con le norme sulla parlamentarizzazione e non ha niente a che fare con la cultura del sospetto di violazione della Costituzione, con un clima da Stati autoritari e così via, che sono retoriche che sarebbe bene lasciare a manifestazioni prive di senso e non rifletterle passivamente in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Comunque mi è stata data la disponibilità a venire in Aula del Presidente del Consiglio appena troveremo una data utile, quindi a breve, o del Ministro Speranza, entrambi.

In morte dell'onorevole Carla Nespolo.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come sapete lo scorso 5 ottobre è venuta a mancare Carla Nespolo. Nata a Novara il 4 marzo 1943, fu eletta alla Camera dei deputati nel 1976 e nel 1979 nelle fila del Partito Comunista. Fu poi senatrice nelle due seguenti legislature. Eletta prima presidente donna della Associazione Nazionale Partigiani d'Italia nel novembre del 2017, si è adoperata con energia e lungimiranza per trasmettere la memoria del sacrificio degli uomini e delle donne che hanno combattuto per la libertà, per la loro e la nostra libertà. Carla Nespolo ha raccolto il testimone ideale di quelle battaglie per l'affermazione dei valori e dei principi democratici per passarlo alle nuove generazioni. Il suo costante e instancabile impegno nel promuovere i valori della Costituzione repubblicana, contrastando sul piano culturale, educativo e politico ogni forma di discriminazione, odio e violenza, fa di Carla Nespolo uno straordinario esempio di passione civile. La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea tutta. Invito ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Discussione della relazione della V Commissione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Doc. XVI, n. 4).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della V Commissione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (Doc. XVI, n. 4).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 12 ottobre 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 12 ottobre 2020).

Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

(Discussione - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore, presidente della V Commissione (Bilancio), deputato Fabio Melilli.

FABIO MELILLI, Relatore. Signor Presidente della Camera, signori Ministri, rappresentanti del Governo, onorevoli deputati, la Commissione bilancio presenta oggi all'Aula una relazione ai fini dell'assunzione delle determinazioni che l'Assemblea vorrà adottare. La Camera dei deputati, attraverso le decisioni del suo Presidente e le determinazioni della Conferenza dei capigruppo, ha individuato un percorso che ha visto protagoniste tutte le Commissioni, in un attento lavoro di analisi, di approfondimento e di scelte sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. La Commissione bilancio, chiamata a riferire a quest'Aula, ha consegnato alle singole Commissioni una griglia di relazione perché esse potessero elaborare integrazioni e proposte sulle singole materie di loro competenza. Una scelta di metodo forse complessa, ma che ha avuto il pregio di costruire un percorso partecipato, come meritava la definizione degli indirizzi che il Parlamento trasferisce al Governo, esercitando appieno le sue prerogative.

Mi permetterà di ringraziare, signor Presidente, i membri della Commissione bilancio, i presidenti di Commissione ed il personale della Camera e della Commissione bilancio, per gli aiuti preziosissimi. Un ringraziamento particolare va alla XIV Commissione, che ci ha consentito, con la sua relazione, di cogliere tutti gli aspetti di sistema della Next Generation EU. Abbiamo lavorato con l'obiettivo di costruire uno strumento il più possibile condiviso e mi preme sottolineare il ruolo propositivo che le opposizioni hanno esercitato, fornendo al relatore e alla riflessione delle Commissioni integrazioni, proposte ed interventi di sicura qualità, un lavoro intenso durante il quale sono emerse certamente diversità di opinioni, che abbiamo provato a comporre. Esse rappresentano null'altro che la ricchezza inestimabile di quest'Aula. Le audizioni e i documenti pervenuti ci hanno consentito di ascoltare spunti e proposte di grande interesse.

Credo che ognuno di noi abbia la consapevolezza di trovarsi di fronte ad un passaggio decisivo per le sorti della nostra economia e della nostra comunità. Come è noto, il Consiglio europeo a luglio ha raggiunto un accordo sul quadro finanziario pluriennale e sull'associato piano Next Generation EU, che, come è noto, prevede a livello europeo l'impiego di 750 miliardi, di cui 390 per sovvenzioni e 360 per prestiti. Nell'ambito del Next Generation EU lo stanziamento più significativo è senza dubbio il dispositivo per la ripresa e la resilienza, condizionato alla presentazione di un piano nazionale i cui principi ispiratori dovranno basarsi su alcune linee direttrici. Le priorità individuate riguardano, come è noto, la coesione economica, sociale e territoriale, l'attenuazione dell'impatto della crisi favorendo l'inclusione territoriale e di genere, sostenendo le transizioni verde e digitale.

Tutto ciò con l'obiettivo di ripristinare il potenziale di crescita delle economie dell'Unione, incentivando la creazione di posti di lavoro e promuovendo una crescita sostenibile. Come è noto, il Presidente del Consiglio ha trasmesso alle Camere una proposta di linee guida. Da essa emerge che è intenzione del Governo costruire un piano secondo una sequenza logica, così strutturata: le sfide che il Paese intende affrontare, le missioni del programma, a loro volta suddivise in cluster di progetti omogenei, i singoli progetti di investimento che saranno raggruppati nei cluster, le iniziative di riforma collegate ad uno o più cluster di intervento. Le missioni risultanti dalle linee guida sono sei: riguardano la digitalizzazione, la competitività del sistema produttivo, la rivoluzione verde e la transizione ecologica, le infrastrutture per la mobilità, l'istruzione, la formazione e ricerca, la cultura, l'equità sociale, di genere e territoriale e la salute. Ad esse si aggiungono iniziative di riforma e le politiche di supporto.

L'attività conoscitiva che ha svolto la Commissione ha fatto emergere alcune indicazioni di carattere generale volte a definire i criteri su cui basare il processo di selezione degli interventi, nonché ad individuare modelli organizzativi per la gestione delle singole fasi del piano, oltre naturalmente alle indicazioni finalizzate ad individuare i settori prioritari di investimento su cui concentrare le risorse. Una prima fondamentale necessità sta nell'individuazione dei criteri di selezione che portino a massimizzare l'impatto sulla crescita. L'Italia non può non cogliere questa straordinaria occasione per colmare o attenuare il disavanzo strutturale che il nostro Paese registra rispetto alla media dell'Unione europea in relazione alla produttività ed agli investimenti. La crescita del nostro Paese non può non riguardare il sistema imprenditoriale e la nostra capacità di mettere le aziende in condizioni di beneficiare di un vantaggio competitivo, cioè di condizioni ambientali più favorevoli per consentire loro di svolgere al meglio la propria attività. I temi riguardano la riduzione della pressione fiscale, il rilancio delle infrastrutture, la velocizzazione del funzionamento della giustizia, la valorizzazione del capitale umano, la tutela della salute pubblica, gli investimenti in ricerca e innovazione e il contrasto alla criminalità organizzata. Sono sfide straordinarie che abbiamo troppo spesso affrontato forse con poco coraggio, senza quasi mai dare ad esse un taglio risolutivo.

La principale vulnerabilità del nostro sistema economico è rappresentata da oltre un ventennio di bassa crescita e da una troppo debole dinamica della produttività, con conseguenze rilevanti sugli attuali livelli di sviluppo e sulle prospettive future, come evidenziano con nettezza le principali istituzioni nazionali, europee ed internazionali.

La Commissione ritiene necessario che gli investimenti pubblici e privati tornino ad essere stimolo significativo alla crescita del prodotto. Destinare la più ampia parte delle risorse a spese ad alto effetto moltiplicativo, il più possibile a carattere addizionale, è essenziale, tenendo conto del fatto che l'espansione del capitale pubblico ed il miglioramento della qualità dei servizi destinati ad imprese e famiglie ha effetti positivi sulla redditività del capitale privato, e quindi sulla produttività generale e sul potenziale di crescita dell'economia nel suo complesso.

Agli investimenti privati che debbono essere cardine del piano dobbiamo saper offrire strumenti capaci di attirare le risorse in modo rapido ed efficace; a tal fine è opportuno che, laddove possibile, vadano definite risorse che si traducano in strumenti agevolativi, riducendo al minimo l'intervento della pubblica amministrazione e le scelte discrezionali nell'individuazione dei soggetti destinatari dei benefici, anche attraverso mirate misure fiscali. Troppo spesso l'intermediazione del pubblico ha amplificato il divario abissale tra le lungaggini del sistema pubblico e la rapidità di decisione necessaria alle aziende del nostro Paese.

La capacità delle spese aggiuntive di innescare aumenti di produttività, e quindi crescita economica, è condizionata fortemente dal contesto normativo dove esse si inseriscono. Una pubblica amministrazione macchinosa, ancora orientata a schemi amministrativistici, un mercato del lavoro inefficiente e poco reattivo, un sistema fiscale che spesso penalizza i fattori produttivi e non sostiene la crescita, una giustizia lenta sono tutti fattori che rallentano il dinamismo economico complessivo ed attenuano l'effetto moltiplicativo della spesa. Come è noto, uno degli assi fondamentali è rappresentato dalla digitalizzazione delle informazioni, dalla competitività dei sistemi produttivi. Il tema è stato affrontato con compiutezza da tutte le Commissioni, che offrono al Governo indirizzi cogenti su temi da affrontare e sulle scelte decisive per cambiare il nostro Paese, comparto per comparto.

Sul versante della ripresa e della competitività il rafforzamento del pacchetto Impresa 4.0, il sostegno alle start up innovative, all'efficientamento industriale dei processi produttivi, il supporto allo sviluppo tecnologico delle filiere nazionali, la valorizzazione, sottolineata da molte Commissioni, del made in Italy sono ritenuti dalla Commissione attività produttive strumenti necessari per dare risposte ai bisogni di innovazione e di digitalizzazione. La Commissione offre, inoltre, al Governo una serie di tematiche, tra esse l'attenzione al comparto del turismo, che investono sia il tema della digitalizzazione che la transizione ecologica, che possono rappresentare altrettante linee direttrici del piano. Allo stesso modo, la Commissione esteri, sempre sullo stesso tema, rileva la necessità di rafforzare l'intero apparato di promozione dell'Italia all'estero, e sul tema la Commissione agricoltura evidenzia, tra gli altri, naturalmente, la necessità di significativi interventi volti a sviluppare l'agricoltura di precisione, anche al fine di aumentare la capacità produttiva e l'efficienza delle filiere.

Una robusta operazione di cambiamento su questo tema deve riguardare la pubblica amministrazione, che attraverso la digitalizzazione può finalmente irrobustire il cammino verso la sua modernizzazione. È indubbio che il percorso di innovazione tecnologica della pubblica amministrazione debba coniugarsi con una complessiva azione di semplificazione del contesto sia normativo che procedurale, realizzando appieno il principio evidenziato dalla I Commissione; principio secondo il quale il cittadino e l'impresa non possono essere chiamati a fornire documenti che sono già in possesso della PA. Lo abbiamo detto troppe volte e forse sarà il caso di realizzarlo appieno.

Gli strumenti digitali debbono tendere a costruire un canale di comunicazione unitaria tra cittadino e sistema pubblico, a tutto vantaggio della qualità dei servizi pubblici, servizi che hanno bisogno soprattutto di un robusto ricambio generazionale e dell'acquisizione di nuove professionalità. Il tema della digitalizzazione assume una particolare centralità sia per le forze dell'ordine che per la velocizzazione del sistema giudiziario e della giustizia tributaria, come hanno evidenziato le Commissioni difesa, giustizia e finanze.

Con riferimento alla transizione verde resta centrale il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050, la riduzione delle emissioni di gas entro il 2030. La Commissione ambiente, a questo proposito, evidenzia come sia necessario investire innanzitutto nella transizione verde del sistema produttivo che si fondi sia sulla produzione e sull'uso pulito ed efficiente dell'energia e sull'affermazione di modelli di economia circolare centrati sul riuso delle materie prime e seconde, con l'obiettivo di pervenire a processi significativi di decarbonizzazione.

In particolare, appare necessario investire le risorse del Recovery Fund per la ricerca nel settore di produzione e prodotti bio-circolari nonché nella chimica verde per sostenere lo sviluppo delle infrastrutture di trattamento dei rifiuti organici. La proroga almeno triennale, sottolinea la Commissione, dello strumento del cosiddetto “super-bonus 110” può essere utile. La Commissione ritiene, inoltre, necessario prevedere l'adeguamento del Piano nazionale integrato sull'energia e sul clima in funzione appunto del processo di decarbonizzazione e dello sviluppo dell'idrogeno verde ed assicurare priorità agli investimenti in infrastrutture idriche per la derivazione e il trasporto e la distribuzione dell'acqua per garantire la sicurezza dei grandi schemi idrici e ridurre le dispersioni soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno; mettere in atto una gestione integrata dei rischi idraulico-geologici e una manutenzione dei corsi d'acqua secondo principi di inclusività, sostenibilità ambientale, sociale, organizzativa ed economica.

Sulle infrastrutture per la mobilità, che è un'altra delle missioni individuate dal Governo, sul sistema infrastrutturale del Paese, la Commissione trasporti ha evidenziato la necessità di realizzare i corridoi di mobilità internazionale per merci e persone, accelerando sull'alta velocità ferroviaria con particolare riferimento al Mezzogiorno e assicurando il completamento delle reti transeuropee di trasporto. La stessa Commissione offre al Governo suggerimenti ed indicazioni sul sistema portuale, sul sistema aeroportuale con particolare riferimento alla loro infrastrutturazione.

È naturale che l'attenzione più rilevante si concentri sulle grandi direttrici e sui collegamenti veloci, sia materiali che immateriali, soprattutto nel Sud del Paese, ma costruiremmo un Paese a due velocità se non affrontassimo alla radice le cause dei divari sempre crescenti tra Nord e Sud del Paese e gli ancor più dimenticati divari tra aree urbane ed aree interne. Lo sviluppo infrastrutturale che ha connotato la crescita del nostro Paese ha, infatti, visto interessati, anche se certamente non in maniera compiuta soprattutto nel Sud, i collegamenti tra Nord e Sud del Paese. Il Recovery Fund può rappresentare l'occasione storica per affrontare e risolvere il tema dei collegamenti est-ovest, da mare a mare, così come è necessario assicurare la continuità territoriale e i collegamenti stabili alle nostre isole.

Credo sia opinione comune, signor Presidente, ed è emerso in molte delle audizioni e nelle riflessioni di tutte le Commissioni, a partire dalla Commissione cultura naturalmente, che sia giunto il tempo finalmente di invertire radicalmente la rotta sugli investimenti in capitale umano e ricerca. Siamo il Paese con uno dei livelli più bassi di spesa per l'istruzione in rapporto alla spesa pubblica: mentre negli altri Paesi essa cresce, da noi sconta addirittura una diminuzione. Il tema riguarda la qualità della formazione scolastica, la sua finalizzazione alla formazione di cittadini consapevoli forniti soprattutto degli strumenti culturali e cognitivi che li rendano capaci di comprendere le dinamiche e le sfide del loro tempo. Il contrasto alla povertà educativa e culturale, alla dispersione scolastica, un significativo salto di qualità nelle strutture scolastiche, nelle attrezzature scolastiche ed universitarie, l'apprendimento nella fascia di popolazione dell'età adulta rappresentano tematiche che il piano dovrà sicuramente affrontare.

Allo stesso modo, è drammaticamente modesto il livello di investimenti in ricerca. Si rende necessario potenziare le attività di ricerca applicata ed innovazione (Commenti del deputato Sgarbi)

PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, per favore!

FABIO MELILLI, Relatore. …delle imprese e per le imprese e creare le condizioni affinché nei territori possano sorgere ex novo o possano essere potenziati insediamenti infrastrutturali in grado di determinare una contaminazione tra formazione terziaria e laboratori pubblici e privati di ricerca, anche attraverso iniziative di formazione avanzata per il mondo del lavoro.

Sull'equità, una delle missioni che l'Europa e il Governo individuano nelle linee guida trasmesse al Parlamento tocca il tema dell'equità sociale, di genere e territoriale. La prima questione che si ritiene debba ispirare l'intero impianto del Piano è il raggiungimento sostanziale della parità di genere. Può essere definito equo e moderno un Paese che conosce, come noi conosciamo, divari di genere così rilevanti che rischiano di aggravarsi e si aggravano in conseguenza della pandemia? Sarebbe una drammatica occasione perduta se non finalizzassimo i progetti del piano a determinare un salto di qualità evidente con riferimento alla parità di genere. Vanno affrontate le molteplici dimensioni della discriminazione nei confronti delle donne, dalla partecipazione al mondo del lavoro e alla sua qualità, dalla retribuzione all'accesso alle risorse finanziarie, dalla diseguaglianza tra donne e uomini nell'allocazione del tempo dedicato al lavoro di cura, al lavoro domestico, alle attività sociali, ai temi legati alla natalità.

Gli investimenti, come ci ricorda il CNEL, però, debbono essere mirati al tema femminile ma debbono avere il carattere della strutturalità piuttosto che limitarsi a sussidi e ad incentivi.

Sul tema delle politiche sociali la Commissione suggerisce di affrontare il tema delle disuguaglianze connesse alle condizioni di disabilità, essendo capaci di realizzare un welfare generativo ed un'efficace integrazione e co-progettazione tra le reti di servizi e con gli enti del Terzo settore, asse decisivo nella trasformazione e nel miglioramento della qualità dei servizi.

Occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni per garantire adeguata assistenza alle fasce più fragili della popolazione e promuovere un welfare di comunità con il rafforzamento delle misure di contrasto alla povertà e alle fragilità sociali.

In relazione ai temi evidenziati dalla Commissione affari sociali è chiaro ormai come la pandemia abbia fatto emergere la necessità di ripensare il nostro sistema sanitario attraverso la costruzione di una nuova rete territoriale di assistenza, un sistema che sappia mettere in relazione professionisti, strutture e servizi. È tempo di garantire il più possibile l'omogeneità del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale anche attraverso investimenti strutturali nel sistema ospedaliero volti anche all'innalzamento della capacità - lo sappiamo in questo tempo - di risposta alle emergenze.

Ultima, ma non ultima, la grande questione del lavoro. La debolezza storica delle politiche attive del lavoro impone la costruzione di un diverso modello organizzativo delle strutture interessate anche riqualificando il sistema di investimento finanziario per sostenere e promuovere la ricerca di nuova occupazione. Va assicurata la implementazione delle capacità individuali nel mercato del lavoro consentendo soprattutto ai giovani di usufruire di strumenti moderni ed efficaci, e decisiva appare una vera e propria rivalutazione del rapporto tra scuola e lavoro non soltanto nella formazione tecnica e tecnologica, ma anche considerando quella del lavoro come esperienza umana fondamentale nella fase di consolidamento della personalità individuale e della relativa dimensione relazionale. Il tema del lavoro - lo sottolineano le proposte della XI Commissione - ha bisogno comunque di più interventi riformatori che, peraltro, la Commissione definisce con grande chiarezza.

L'elaborazione del piano si innesta su un quadro programmatico e normativo che impone di tener conto dei divari territoriali (è la seconda dimensione dell'equità) di sviluppo esistenti nel nostro Paese. Gli interventi a sostegno delle aree più deboli debbono essere pertanto ispirati alla creazione di un ambiente che è fatto sì di capitale infrastrutturale, capitale umano, regolamentazione, idoneo affinché le attività di impresa possano svilupparsi ed essere aumentate le condizioni perché i cittadini di quelle aree abbiano finalmente la possibilità di usufruire di condizioni di vita in grado di frenare il processo di depauperamento demografico e socio-economico di quei territori.

Una particolare attenzione dovrà essere dedicata alle aree colpite dagli ultimi eventi sismici in quei territori: alle difficoltà derivanti dal terremoto si è aggiunto l'impatto della pandemia mettendo a rischio le possibilità di una ripresa economica e produttiva. L'individuazione di strumenti che accelerino la ricostruzione e consentano alle imprese di sopravvivere e tornare a crescere non può non essere una delle priorità del Recovery Fund e la stessa Commissione ha individuato in un particolare ed apposito cluster la possibilità di intervento.

Allo stesso modo, l'obiettivo della riduzione dei divari tra Nord e Sud del Paese dovrà essere centrale nell'individuazione dei progetti del Piano nella consapevolezza, come ci ha ricordato molto puntualmente la Svimez, che gli investimenti al Sud generano valore aggiunto per l'intero Paese. Il PNRR costituisce uno strumento per accelerare l'attuazione del Piano Sud 2030, le cui linee di intervento appaiono coerenti con la natura e la finalità dei progetti che dovranno essere presentati all'Unione europea.

Signor Presidente, ci sono comunque i temi preordinati alle politiche di settore che sono contenute nella Relazione e che ho provato a riassumere e mi scuso per aver saltato molte parti ma questo era il tempo a mia disposizione. Innanzitutto, emerge l'urgenza di definire in tempi rapidi una governance delle attività di predisposizione e attuazione del PNRR che sappia coniugare nel modo migliore le esigenze di una visione complessiva e a carattere nazionale, delle sfide e delle missioni previste nel piano con il necessario coinvolgimento dei comuni, delle province, delle regioni, del sistema delle autonomie nel suo complesso, definendo in un percorso partecipato il ruolo che esse saranno chiamate a svolgere con chiarezza nei vari ambiti di competenza.

Quale che sia il modello di governance sul quale si deciderà di convergere, ciò che appare imprescindibile è che al riconoscimento di competenze programmatorie e gestionali, cui consegue un potere di spesa, corrisponda l'attribuzione di precise responsabilità politiche e amministrative, in un quadro di massima efficienza e trasparenza complessiva e nell'utilizzo delle risorse.

L'occasione storica, la Next Generation EU, impone al sistema pubblico e ai decisori politici un salto di qualità, che sappia evitare il pericolo della dispersione delle risorse, su cui spesso, troppo spesso, il Paese è incappato quando si trattava di definire le scelte, soprattutto in relazione ai finanziamenti europei.

Alcuni di noi hanno guardato con preoccupazione alle dimensioni numeriche derivanti dal coinvolgimento dei Ministeri nella prima raccolta di ipotesi progettuali. Era forse un passaggio necessario per avere un compiuto quadro d'insieme, ma siamo sicuri che il Governo, attraverso il CIAE, saprà ricondurre il lavoro alla necessità di concentrare le risorse su obiettivi definiti, che abbiano le caratteristiche di essere strumenti di reale trasformazione del Paese, funzionali a determinare un nuovo slancio per la nostra economia; confidiamo, per questo, nelle dichiarazioni puntuali fatte dal Ministro Amendola, da molti rappresentanti del Governo, a partire dal Presidente del Consiglio.

La seconda questione, signor Presidente - e mi avvio a concludere - è il tempo. Il sistema Paese si troverà ad affrontare una sfida contro il nemico più potente: la lentezza del sistema pubblico, la complessità delle procedure, la distanza tra le enunciazioni di principio e la discesa a terra dei disegni riformatori. Abbiamo ascoltato molte preoccupazioni in questo senso e le Commissioni parlamentari hanno avanzato alcune proposte - ipotesi di governance e di sistemi di regia - sulle quali pensiamo si debba osare per costruire un sistema snello, dotato di reale capacità decisionale; sono certo che il Parlamento saprà dare il suo utile contributo alla definizione di tale disegno.

Legata strettamente al tema del tempo c'è la questione relativa alla costruzione di un efficace sistema di monitoraggio ed analisi puntuale del procedere dell'attuazione del piano. L'elaborazione e la sua successiva attuazione rappresentano, inoltre, un'occasione unica, che sarebbe sbagliato non cogliere, per innestare a tutti i livelli di governo una cultura della valutazione delle politiche pubbliche; qui ci sarebbe molto da dire, ma credo che il tema sia molto, molto chiaro a questa Assemblea. Anche qui, le Aule parlamentari sapranno definire il loro ruolo, condividendo con il Governo strumenti e metodi che consentano di individuare tempestivamente le disfunzioni e correggerle nei tempi utili. Appare a tal fine necessario che le Camere, attraverso la loro sovranità, attraverso specifiche scelte organizzative, procedano ad un'accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del piano, volta a verificare il puntuale rispetto sia degli obiettivi prefissati, sia dei tempi di attuazione.

Da ultimo, il tema della legalità - non ultimo naturalmente - e della trasparenza dei processi decisionali. L'obiettivo della massima trasparenza nell'utilizzo delle risorse può consegnare l'individuazione di una sede, anche un portale, un sito Internet, che consenta in tempo reale a tutti i cittadini di verificare le scelte effettuate e lo stato di avanzamento dei progetti, anche con riferimento agli obiettivi prefissati. Sarà necessario prestare attenzione alla necessità di prevenire…

PRESIDENTE. Si avvii a conclusione.

FABIO MELILLI, Relatore. …i fenomeni di illegalità e di infiltrazione mafiosa, alla luce della movimentazione delle ingenti risorse del piano.

Signor Presidente della Camera, signori Ministri e rappresentanti del Governo, attraverso la Relazione, i cui contenuti ho cercato di sintetizzare, la Commissione bilancio, con il decisivo contributo di tutte le Commissioni, offre all'Aula uno strumento di analisi e di proposte che ha l'ambizione di essere strumento utile alle decisioni che l'Aula vorrà assumere, nella consapevolezza di aver costruito un percorso partecipato ed ampio, data la rilevanza della materia. Le scelte compiute dall'Europa aprono una stagione nuova, rispetto alla quale il nostro Paese ha il dovere di osare; sta a noi scegliere di privilegiare soprattutto le giovani generazioni, e costruire per loro, che più di altri pagheranno il peso del debito, un Paese migliore; si può fare, tornando a dare alle scelte della politica il sapore della prospettiva, evitando le risposte di breve respiro; sta a noi scegliere di investire finalmente nel futuro (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, ci conforta che sul tema del Recovery Fund ci sia l'attenzione e la responsabilità del Ministro Amendola, che ci ispira fiducia.

Non abbiamo però fiducia del Governo, Presidente - lo dico per suo tramite al Ministro e al Governo -, per quello che fa il Governo, che secondo noi non serve, e per quello che non fa ma di cui avremmo bisogno. Nel merito questi aspetti li abbiamo già affrontati in tutte le occasioni in cui abbiamo discusso i decreti-legge che l'Aula ha analizzato; nel metodo, perché il Parlamento non è mai stato coinvolto come dovrebbe essere coinvolto in un momento di grande emergenza. Per questo, ringrazio moltissimo il presidente della Commissione bilancio, Melilli, perché nel metodo ha veramente coinvolto maggioranza e opposizioni; soprattutto, ha redatto un documento particolarmente prezioso, che sicuramente va in direzioni diverse rispetto a quello che abbiamo visto sino ad oggi. Ovviamente, crediamo che non servano l'assistenzialismo e gli interventi frammentati, che servono più che altro a tenere insieme una maggioranza che riesce a grande fatica a lavorare in modo coeso; mentre servirebbero una visione e una strategia, che la relazione che è stata appena illustrata obiettivamente dà. Crediamo che i 100 miliardi che sino ad oggi sono stati stanziati con indebitamento nei vari decreti-legge abbiano visto un percorso di totale solitudine del Governo, che speriamo che col Recovery Fund, utilizzando il metodo che abbiamo visto poco fa, non sia replicato. Ma è anche convenienza del Governo che ciò non accada, perché sappiamo molto bene che il Recovery Fund è un insieme di progetti in vari settori su cui l'Europa vigilerà: quello che non ha potuto fare il Parlamento sui decreti-legge relativi alla crisi dovuta all'emergenza sanitaria, lo dovrà fare l'Europa, quindi al Governo servirà l'aiuto e il sostegno che il Parlamento potrà dare.

È questo su cui esortiamo, come esortiamo su alcuni temi importanti, nello specifico, rispetto alla relazione, vi è il tema sanitario. Ci chiediamo come mai ancora il Governo insista a dare sostegno a questo ambito, che abbiamo visto prezioso per l'emergenza sanitaria, attraverso l'indebitamento e non attraverso il MES; su questo la maggioranza è divisa, ma io credo che già in occasione del Recovery Fund una chiarezza su questo aspetto sarà necessario darla.

Speriamo, soprattutto, che si vada in direzione diversa rispetto all'assistenzialismo del reddito di cittadinanza, che abbiamo scoperto pochi giorni fa verrà confermato, nonostante gli insuccessi a cui abbiamo assistito in questi mesi. Verrà invece abbandonata “quota 100”, che in parte non ci convince, ma crediamo che il tema di una previdenza che tenga conto dei lavoratori che operano in settori particolarmente usuranti debba essere tenuto in considerazione.

Poi vi è il mondo delle imprese: dobbiamo, attraverso gli strumenti che ci metterà a disposizione l'Europa, trasformare questi soldi in prestito, che ci lasciano veramente perplessi, che son stati previsti nei decreti-legge, in soldi a fondo perduto. Questa è la strada che hanno scelto altri Paesi e che noi condividiamo, e avevamo suggerito il fondo ad hoc per la filiera del turismo.

Concludo, Presidente, sottolineando che il blocco del licenziamento previsto dal Governo non è il modo per salvare il lavoro (lo abbiamo ricordato in tante occasioni); bisogna dare forza e sostegno al mondo economico-produttivo. Lo si fa confrontandoci tra di noi, seguendo la traccia che nella relazione oggi è stata data e, da riformista - lo dico, Presidente, per suo tramite al Ministro Amendola, che è un riformista - osservo che nel metodo del riformismo il confronto è un elemento fondamentale; la prego, quindi, di non tenere il profilo della paura e del terrorismo che fa andare un Governo in solitudine, ma che si tenga veramente conto delle sollecitazioni del Presidente della Repubblica, che ci chiede di essere uniti durante una battaglia importante come quella che stiamo affrontando (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.

Lupi! Lupi! Per favore!

MAURO DEL BARBA (IV). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, ottobre è tradizionalmente un crocevia molto importante per quanto concerne i documenti, gli atti e le responsabilità di finanza pubblica.

Questo ottobre di questo 2020, così travagliato ed eccezionale, lo è ancora di più, sia per quantità degli interventi che per qualità. Proprio ieri abbiamo terminato, con l'approvazione del decreto-legge Agosto, la fase straordinaria dei quattro decreti di cura e rilancio del Paese. Con l'atto straordinario di oggi, cerchiamo di rimettere in una ordinarietà, che comunque sarà del tutto nuova, appunto, la finanza pubblica, ma soprattutto l'economia reale e la vita del Paese. Il fatto che oggi sicuramente è di maggior rilievo riguarda la reazione che l'Europa ha avuto di fronte alla pandemia e la disponibilità di strumenti del tutto inediti, che rappresentano per il nostro Paese un'occasione assolutamente eccezionale.

In questo caso, soprattutto con il programma Next Generation EU, si mira a raccogliere risorse finanziarie dai mercati. Lo si fa come Unione europea, per complessivi 750 miliardi di euro. L'accordo è che, poi, vengano suddivisi in 390 miliardi per sovvenzioni e 360 miliardi per prestiti. Per il nostro Paese, si stima l'arrivo potenziale fino a 208,6 miliardi di euro, di cui 127 miliardi a titolo di prestiti e 81 miliardi sotto forma di sovvenzioni. Ecco, questi soldi, questi stanziamenti, questa raccolta, hanno sicuramente un valore politico importantissimo, per quanto riguarda l'impegno dell'Unione europea. Ma si strutturano su un'articolazione complessa e seria, che ci deve vedere rinnovare gli sforzi, che già erano, dal punto di vista amministrativo e burocratico, importanti e pesanti, in questo caso affinché i documenti di economia e finanza del nostro Paese interagiscano con questa nuova opportunità e lo facciano fin dalla prossima legge di bilancio. In particolare, dobbiamo tener presente che queste disponibilità dovranno attraversare in modo coerente il dispositivo per la ripresa e la resilienza, a cui sono associati 672 di questi miliardi: ReactEU, la politica di coesione, 47,5 miliardi; Horizon Europe, per la ricerca e l'innovazione, 5 miliardi; InvestEU 5,6 miliardi; lo sviluppo rurale altri 7,5 miliardi; un fondo per una transizione giusta, l'uscita dai combustibili fossili, 10 miliardi; 1,9 miliardi per la protezione civile. Sono tutti aspetti che possiamo facilmente ricondurre all'interno delle nostre politiche economiche, che ci indicano, già in questa loro macro-destinazione, una strada molto chiara.

Ebbene, nel fondamentale rispetto di questa road map occorre istituire - e oggi compiamo questo primo atto - i cosiddetti PNRR, i piani nazionali per la ripresa e la resilienza, che noi Stati membri dovremo conformare ad alcune raccomandazioni specifiche formulate dal Consiglio e alle priorità individuate nell'ambito del semestre europeo, sottoponendoli, come noto, entro il 30 aprile 2021 a questa approvazione. Ebbene, quest'ultima deciderà entro un massimo di due mesi, sulla base della sua valutazione, e proporrà all'Ecofin l'approvazione del Piano nazionale, che dovrà aversi entro quattro settimane.

Quindi, come vedete, sono tempistiche molto strette, molto definite in termini rigorosi, come non potrebbe essere, dovendosi interfacciare con il nostro calendario, per quanto attiene agli atti e ai documenti di economia e finanza. Tempi certi e rapidi che non compromettano l'efficienza delle risposte nazionali e la necessità, che noi abbiamo, di fare in modo che queste risorse si trasferiscano al più presto nell'economia reale, nelle famiglie, nelle imprese e nell'attività pubblica dello Stato.

Tra questi ultimi, tra gli obiettivi, quindi, che questi PNRR devono contenere, spiccano senz'altro la promozione della coesione economica, sociale e territoriale dell'Unione europea; l'inclusione territoriale; la parità di genere la transizione ecologica e digitale e, quindi, la creazione di nuovi posti di lavoro, sempre nella logica della crescita sostenibile. Del tutto centrale è l'economia verde. Questo vincolo è importante, questa direzione, più che vincolo, posto che almeno il 37 per cento delle misure dei piani nazionali deve riguardare i cosiddetti obiettivi verdi, altrimenti verranno respinte misure dannose dal punto di vista ambientale. I costi e gli impianti economici, ambientali e sociali dovranno, dunque, essere quantificabili, motivati e ragionevoli.

Tutto questo non ci spaventa, anzi ci incoraggia, ad essere selettivi. Ci ha incoraggiato, nelle attività che abbiamo svolto in tutte le Commissioni, a fare in modo che il nostro lavoro, unito allo sforzo che l'Europa sta facendo, diventi non solo l'atto necessario per sovvenire alle esigenze immediate, ma anche quell'atto necessario per dare direzione allo sviluppo sostenibile, di cui avevamo bisogno prima dell'epidemia e del lockdown e di cui abbiamo bisogno ancora, a maggior ragione, oggi, dopo l'epidemia e dopo il lockdown.

In questa logica viene richiesta coerenza fra gli obiettivi dei piani nazionali e i contenuti del Programma nazionale di riforma. Ebbene, per il 2020, l'Italia si è proposta di affrontare la pandemia, sostenendo l'economia e accompagnando la successiva ripresa, incrementando gli investimenti, garantendo liquidità ai professionisti e alle imprese, rafforzando il Sistema sanitario nazionale, il sistema di protezione sociale, l'occupazione e migliorando il sistema giudiziario e il funzionamento della pubblica amministrazione. Obiettivi finali sono, quindi, la modernizzazione del Paese, la transizione ecologica, l'inclusione sociale e territoriale e la parità di genere.

Come vedete, gli obiettivi che già ci siamo dati sono quasi perfettamente sovrapponibili alle direzioni che ci vengono indicate. Parole chiave sono, invece, verde e sostenibilità, digitalizzazione, infrastrutture sicure e efficienti, competitività e resilienza, sostegno alla produzione, ricerca e formazione della PA.

In questo lavoro, come Commissione bilancio, soprattutto, abbiamo audito numerosi soggetti: CNEL, Svimez, Banca europea, le rappresentanze sindacali, enti locali, lo stesso Ministro per gli Affari europei Vincenzo Amendola, presente in quest'Aula. Ci siamo coordinati costantemente con le altre Commissioni e le specifiche attività conoscitive da esse poste in essere. Dall'istruttoria condotta è emerso come ci sia tutta l'intenzione di percorrere la road map senza ritardi. Infatti, siamo qui oggi, proprio per dar modo al Governo di raggiungere l'obiettivo di presentare entro dopodomani alla Commissione le linee principali del PNRR, insieme al DPB. Queste linee guida possono riassumersi in sei punti, come abbiamo visto e rivisto nei lavori di queste settimane: la digitalizzazione della PA, dell'istruzione, della sanità e del fisco; la rivoluzione verde e la transizione ecologica; le infrastrutture per la mobilità; l'istruzione, la formazione e la ricerca; l'equità sociale e di genere territoriale; la salute, con particolare riguardo alla digitalizzazione, alle cure domiciliari, al rafforzamento delle residenze e dei presidi sanitari nelle aree rurali del Paese. La principale vulnerabilità del nostro sistema economico è, infatti, rappresentata, come ricordava anche il relatore, da oltre un ventennio, dalla bassa crescita e dalla assai debole dinamica della produttività, con conseguenze rilevanti sugli attuali livelli di sviluppo economico e sulle prospettive future, come concordemente evidenziato dalle principali istituzioni nazionali, europee e internazionali.

Cosa dobbiamo fare, quindi? Garantire una crescita non solo di breve periodo, ma duratura. Questo è lo sforzo particolare che dovremo mettere nella composizione del piano, una crescita duratura, privilegiando gli interventi che sicuramente dovranno avere un impatto sul lato della domanda, ma che devono produrre anche effetti significativi sul lato dell'offerta, aumentando così strutturalmente la produttività del sistema economico. Per fare ciò non sembra possibile prescindere dalla semplificazione delle procedure, che sono state richiamate da varie Commissioni intervenute nel dibattito parlamentare, e dal recupero di efficienza della pubblica amministrazione.

Indubbiamente, un anello che rischia di essere debole in questa catena che dobbiamo formare per portarci in avanti ma che vogliamo assolutamente rafforzare già con questo piano; ma nemmeno dalla valorizzazione dell'intero territorio nazionale, in particolare riguardo al Sud, le aree interne, quelle che ancora patiscono gli eventi sismici degli anni passati. Su questo piano si dimostra ancora una volta imprescindibile il potenziamento della mobilità e la messa in sicurezza degli edifici e dei territori. Per quanto attiene ai contenuti specifici portati dalle singole Commissioni, ne ha ricordati molti il relatore nella sua relazione introduttiva. Non voglio, quindi, sovrappormi, salvo ricordare, dagli Affari costituzionali, la necessità, come già veniva accennato, di un rinnovamento e una modernizzazione della pubblica amministrazione e di un rafforzamento della parità di genere; dalla Commissione giustizia, di un investimento sull'edilizia giudiziaria, su quella penitenziaria, sulla digitalizzazione con una rete unica della giustizia, il potenziamento delle misure alternative alla detenzione, la prevenzione e il contrasto del fenomeno della violenza sulle donne, l'implementazione della riforma della crisi d'impresa; dagli Affari esteri, l'internazionalizzazione delle imprese, aspetto che era già importante pre-crisi e che rischia di essere stato interrotto da questa fase mentre l'Italia ha bisogno assolutamente di una maggiore internazionalizzazione delle proprie imprese, la promozione culturale del turismo e dell'industria agroalimentare; da parte della Commissione finanze, l'innovazione e la digitalizzazione; dalla Commissione cultura, la promozione dell'industria culturale e del turismo. Dunque, un lunghissimo elenco, che è dettagliatamente allegato alla nostra relazione. Non mi non mi dilungo, come dicevo, perché è già stato percorso in questa introduzione, ma vorrei, in conclusione, sottolineare quanto nella relazione viene evidenziato, ovvero come il coinvolgimento delle Camere nella predisposizione del PNRR appare indispensabile e appare chiaramente utile alla luce della relazione che viene presentata oggi, così come le prerogative di indirizzo e controllo del Parlamento devono e dovranno essere riaffermate anche attraverso un'accurata e continua attività di monitoraggio dello stato di attuazione del piano, attività questa che, quindi, ci vedrà impegnati nei prossimi semestri per il resto della legislatura, non solo affinché questo lavoro non si riveli domani né un libro dei sogni, né lo svuotamento di cassetti che attendevano di essere svuotati, come potrebbe far pensare anche l'elenco a cui ho voluto dar voce e che, invece, è stato accuratamente selezionato proprio affinché non si trattasse di questo, non si ripercorressero quegli antichi vizi che qualcuno ha già ricordato. Né libro dei sogni né svuotamento di cassetti e di vecchi propositi e progetti, ma una grande opportunità storica unica e irripetibile per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Credo sia necessario iniziare questa discussione sul Recovery chiarendo subito che la relazione sulla quale dibattiamo oggi e nei prossimi giorni è un documento che utilizza un linguaggio senza oggetti perché purtroppo anche il Recovery, che, come sappiamo, è il principale serbatoio di risorse inserito nella strategia più ampia della Next Generation EU, è entrato nella spirale della lingua immaginaria. Vedete, io apprezzo gli sforzi che sono stati fatti dalle Commissioni di merito, ringrazio la Commissione bilancio e il Presidente Melilli perché hanno accolto alcuni dei suggerimenti di Fratelli d'Italia, ma resta un dato di fondo che è incontrovertibile, incontestabile e che condiziona tutta la discussione e il dibattito che stiamo per iniziare in quest'Aula, cioè che a oggi non sappiamo né quando né come arriveranno queste risorse economiche. In linea teorica, dovrebbero arrivare a partire dal 1° gennaio 2021. Sappiamo che gli stanziamenti, in realtà, al netto del dibattito che c'è all'interno dell'Europa fra Parlamento e Commissione, verranno probabilmente ad essere stanziati nel 2022, ma sappiamo anche che stanziamento non vuol dire introitare alcuna somma. E allora, veniamo al testo, perché, come sappiamo quando abbiamo iniziato questa discussione, le linee guida - quindi, il tracciare il binario sul quale il treno della ripresa e della resilienza italiana deve essere indirizzato - hanno ovviamente delle condizionalità e l'Europa ci chiede che l'Italia presenti un piano di riforme su lavoro, fisco e giustizia; insomma, nulla che noi non sapessimo già dato che erano comunque gli ambiti e i settori nei quali sapevamo di dover intervenire. Devo dire che in questi mesi molti esponenti del Governo si sono profusi in proclami e appelli: “L'Italia si farà trovare pronta”; “Il Governo onorerà il grande impegno con l'Europa”; “Non possiamo mancare l'obiettivo”, e una serie di altre affermazioni come queste. E, infatti, poi, quando andiamo a leggere la relazione a pagina 11 e a pagina 13, troviamo che effettivamente l'Italia deve presentare degli obiettivi e delle missioni e, quindi, noi dovremmo licenziare in quest'Aula un testo che dia un'indicazione su quelli che saranno i futuri progetti da presentare; progetti di dimensioni medio-grandi, ma avremmo dovuto specificarne, per esempio, il contesto in cui si inseriscono questi provvedimenti. Soprattutto, dovremmo indicare gli obiettivi da raggiungere alla fine del periodo di finanziamento, nonché ovviamente quelli intermedi. Se noi non sappiamo ancora né quando né come queste risorse economiche verranno passate dall'Europa all'Italia, diventa molto difficile per quest'Aula dare delle indicazioni che siano concrete e che siano attestate su quelle che sono le reali necessità degli italiani, perché, vedete, quando si legge nelle linee guida di “raddoppiare il tasso medio di crescita dell'economia” io penso che sia un concetto straordinariamente bello, dopodiché, però, mi chiedo anche come. Ecco, questo è l'esempio di come all'interno di queste linee guida manchi l'indicazione del come. Noi partiamo da un testo generale che ha delle intenzioni straordinariamente positive - lo riconosco - ma che manca della struttura di fondo: non sappiamo da cosa partiamo e non sappiamo neanche dove arriveremo, dove questo Governo vuole arrivare. Quindi, manca, in realtà, un programma serio di programmazione. La vaghezza di questo documento di letteratura economica è talmente stucchevole che potrebbe ingenerare un po' di sconcerto. Nella sostanza, non possiamo non rilevare che questa economia, l'economia raccontata all'interno di questo provvedimento, è un'economia ideale, slegata dalla realtà, tant'è vero che se chiediamo a Google come l'Italia utilizzerà i soldi del Recovery non c'è indicizzazione. E allora, vedete, noi non contestiamo il piano. Il piano c'è, il piano esiste, è stato indicato, è stato scritto. Noi contestiamo il fatto che questo piano non sia attinente alla realtà, che non sia un piano della realtà. Ci sono tantissimi buoni propositi, ma non ci sono punti fermi, anzi c'è una fragilità che sta fra l'indeterminatezza pirandelliana dei personaggi in cerca d'autore e quella delle fatiche dell'agrimensore kafkiano alla ricerca del proprio castello. Ora, veniamo un po' a quelle che potrebbero essere le soluzioni, a quelle che, secondo Fratelli d'Italia, possono essere le soluzioni. Vedete, noi abbiamo dato una serie di indicazioni; alcune sono state accolte, come dicevo prima, e ringrazio la Commissione bilancio e ringrazio i componenti della maggioranza per aver ascoltato le nostre parole in tema di sisma, di ricostruzione post sisma, in tema di made in Italy, in tema di natalità. Però, anche su questi temi noi vorremmo qualcosa in più, noi vorremmo una strategia di fondo che ci dica come questi obiettivi verranno raggiunti.

E un'altra ipotesi, che abbiamo paventato in discussione, all'interno delle Commissioni, è che si parta sempre da quello che già conosciamo e, parlando del Recovery Fund e delle somme stanziate con il Recovery Fund (che vedremo quanto saranno e quando arriveranno), secondo noi dovremmo partire da un'esperienza che già conosciamo, che è quella dei fondi strutturali. Infatti, noi dovremmo tenere a mente che quelli del Recovery Fund, l'utilizzo di questi finanziamenti, devono essere considerati una opportunità di investimento per innestare delle dinamiche di crescita, delle quali il nostro Paese in questo momento ha molto bisogno. Pertanto, dobbiamo parlare di complementarietà, dobbiamo parlare di sistematicità, dobbiamo parlare di addizionalità. Ecco, questi sono secondo noi gli elementi che, all'interno di questo documento di programmazione e di previsione, sono invece mancati.

Il gruppo di Fratelli d'Italia, però, per coerenza e proprio perché si rende conto che il momento è particolarmente difficile - è un momento storico per l'Italia, mai attraversato prima - proprio perché ci rendiamo conto che l'Italia ha davvero bisogno di un dialogo fra la maggioranza e l'opposizione, si asterrà da questo voto, perché ovviamente riteniamo di dover aspettare di avere nella concretezza l'idea di quello che vorrà essere fatto con questi soldi. Un programma, quello indicato all'interno di queste linee guida, molto generico, indubbiamente ambizioso e, quindi, non possiamo che aspettare di vedere se questo Governo, con ovviamente la collaborazione delle opposizioni, sarà in grado di mettere in atto e di realizzare il vero futuro per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Manzo. Ne ha facoltà.

TERESA MANZO (M5S). Presidente, con il Recovery Fund l'Italia ha un'opportunità storica, che abbiamo il dovere di non sprecare. Grazie al grande lavoro del Presidente Conte, sostenuto da questa maggioranza, abbiamo ottenuto 209 miliardi dall'Europa per rilanciare la nostra economia, pesantemente gravata dalla crisi COVID-19.

Oggi abbiamo l'onere e l'onore di pianificare questo percorso di rilancio nel nostro Paese, attraverso tre direttrici fondamentali: le imprese, le infrastrutture e la banda larga.

Per quanto riguarda le imprese, dal 1° ottobre è in vigore la fiscalità di vantaggio per i lavoratori, un'agevolazione per le aziende del Mezzogiorno, che consiste nella riduzione del 30 per cento dei contributi, contributi che erano a carico del datore di lavoro; e questo va verso il nostro piano, che è transizione 4.0. Puntiamo su formazione e nuove tecnologie per affrontare sfide industriali per il futuro. Il nostro obiettivo è quello di rendere strutturali incentivi e investimenti mirati a ridurre in tempi rapidi la forbice tra le varie aree geografiche del nostro Paese e sostenere in questo caso le aziende, in una difficile fase di ripartenza.

Come le dicevo, le infrastrutture: senza una rete di collegamento capillare e diffusa, non potrà mai esserci un vero sviluppo. L'alta velocità deve collegare tutte le regioni italiane, è una priorità assoluta. Lavoreremo, inoltre, per migliorare i collegamenti regionali per i pendolari e rendere più sicure e meno costose le nostre strade e autostrade.

Terzo punto: la banda larga. Attualmente, solo poche aziende del Sud hanno accesso alla fibra ottica, un'anomalia su cui è necessario intervenire in maniera risolutiva. La digitalizzazione, infatti, è l'investimento che porta il Mezzogiorno nel futuro: nuove tecnologie, una pubblica amministrazione digitale, nuovi distretti industriali incentrati sulla riconversione ecologica non sono solo utopie, sono possibilità che abbiamo a portata di mano. Creare un'autostrada digitale per tutto il Paese rappresenta un obiettivo imprescindibile per il MoVimento 5 Stelle.

Il Parlamento ha un ruolo centrale nella predisposizione del Piano nazionale del rilancio e riteniamo debba averlo anche nella fase successiva di attuazione. Saremo impegnati in prima linea, con l'obiettivo primario di destinare la massima parte dei fondi europei a interventi ad alto effetto moltiplicativo, evitando in ogni caso sprechi di queste risorse.

Solo rilanciando le prospettive di crescita riusciremo a indirizzare il debito-PIL lungo un solido sentiero di riduzione ed evitare così il rischio di tensioni sui nostri titoli di Stato; un obiettivo che viceversa rischieremmo di non raggiungere perseguendo una linea d'azione incentrata su politiche fiscali eccessivamente restrittive.

Alla luce di ciò, sarà anche opportuno avviare un'attenta valutazione circa la possibile rivisitazione complessiva del titolo 8 del decreto legislativo n. 267 del 2000, ovvero il testo unico sulla gestione degli enti locali in dissesto finanziario. Servono strumenti adeguati per affrontare questa crisi finanziaria, evitando così il continuo rinvio di problemi strutturali.

Un altro punto importante, sul quale abbiamo posto la nostra attenzione, è stato la valorizzazione di Roma capitale: puntiamo all'individuazione di un percorso volto a definire uno statuto normativo dedicato, affinché possa fornire i servizi che Roma Capitale deve garantire, a fronte della peculiarità nelle esigenze di investimento. C'è un gran bisogno di una maggiore autonomia nella gestione del territorio di Roma, anche in vista del prossimo Giubileo.

Presidente, voglio aggiungere, concludendo, che il MoVimento 5 Stelle sono ormai 11 anni che sostiene la necessità di una maggiore centralità di temi particolari come il tema ambientale, i temi del progresso e dell'innovazione tecnologica, la necessità di investire in infrastrutture utili per il Paese, riforme volte poi al miglioramento della vita dei cittadini, tutti temi che da sempre rappresentano il cuore pulsante del MoVimento e che abbiamo sempre portato avanti con fierezza ed orgoglio, molto spesso - anche troppe volte - contro tutti e tutto.

È finalmente giunta l'ora di portare la discussione su piani di concretezza e di risoluzione. Come abbiamo sempre detto, dopo una grande crisi possono e devono scaturire nuove opportunità per il Paese. C'è, da parte nostra, il massimo impegno e la massima determinazione per affrontare al meglio queste sfide, per costruire un Paese più efficace, inclusivo e meritocratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Presidente Fico, Ministro Amendola, sottosegretario Baretta, amico da cinquant'anni e più: vedi, Pier Paolo, quando si raggiunge la nostra età - tu ne hai uno più di me - abbiamo l'obbligo della sincerità, della trasparenza, dell'onestà intellettuale. Non lo dico a te, lo dico a noi. Se qualcuno ci guardasse oggi, signor Presidente, in diretta televisiva - ci sarà qualche perverso che guarda in diretta televisiva questo dibattito - credo che faccia fatica a capire quello che sta succedendo dentro quest'Aula. Dovremmo dirgli che dentro quest'Aula si decide il destino del nostro Paese, si decide il futuro del nostro Paese, il futuro dei nostri figli, in ragione di quello che è successo e sta ancora succedendo - la pandemia - ma anche in ragione dei nostri ritardi storici, della nostra incapacità storica di essere un Paese capace di giustizia, capace di equità, capace di gentilezza e cortesia. Credo che faccia fatica a capire.

Siamo di fronte a una situazione paradossale, incomprensibile. Pochi giorni fa, il Presidente Conte, in un settimanale, chiamava tutti, in un suo ottimo articolo, editoriale, chiamava tutti alla coesione, chiedeva a tutti di lavorare insieme, maggioranza e opposizione. Un lungo e bell'articolo. Il Ministro Enzo Amendola, oggi, al Senato, ha fatto un appello alle opposizioni: progettiamo insieme un'Italia migliore.

Vero Enzo? Il Presidente Melilli, che ho molto apprezzato, ci dice del ruolo positivo in Commissione, nelle Commissioni, delle opposizioni. Bravo, presidente Melilli, hai fatto un lavoro straordinario; eppure, Presidente Fico, siamo in un dialogo tra sordi, siamo in un gioco a somma negativa. Basti vedere l'inizio di questa seduta: lontani dalla realtà. La gente vorrebbe delle risposte, della chiarezza, coesione, un nuovo paradigma, poche idee, ma ben chiare, prodotte da tutti insieme e noi cosa siamo in grado di dare? Una lingua immaginaria, come ha detto la collega prima; ci nascondiamo dentro terminologie mutuate dalla Commissione europea, dalla burocrazia europea. Non occorre il sottoscritto a dirvelo: la situazione è drammatica, la pandemia che riprende fiato (la seconda ondata), la crisi economica che si aggrava e che è funzione della seconda ondata della pandemia. Tutto questo porta al rischio, al pericolo di una crisi democratica; senz'altro provoca, nei 60 milioni di italiani, paura, la paura che ci pervade tutti. Eppure, signor Presidente, amici, colleghi, sembriamo dibattere sul sesso degli angeli. Ricordo a me stesso, sesso degli angeli: occupazione dei teologi bizantini, anche quando i turchi di Maometto II stavano per espugnare Costantinopoli nel 1453 e porre fine all'Impero romano d'Oriente. Coesione e condivisione: ci ha chiesto il Presidente della Repubblica, a cui va un mio deferente saluto; coesione e condivisione, e mi sono permesso di guardare quante volte, negli ultimi mesi, ha usato queste due parole il Presidente della Repubblica, chiedendocele a noi, a te, Presidente Fico, a te, Ministro Amendola, a te, a me e a tutti noi, coesione e condivisione: quindici volte, nell'arco degli ultimi mesi, il Presidente della Repubblica. Parole che pesano, parole che ci dovrebbero responsabilizzare, ma che finora non hanno dato origine, luogo, a nulla. Presidente Fico, potremmo anche dirci: è colpa vostra, è colpa nostra. Così è stato; è stato il Governo che non si è aperto alle opposizioni, le opposizioni dicono il contrario, stiamo fallendo tutte e due, maggioranza e opposizione, tra l'altro una maggioranza che non è frutto del voto del popolo sovrano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), è frutto della democrazia parlamentare; si fa, si può, è legittimo, mi direbbe il mio amico collega Ceccanti, certo, siamo una democrazia parlamentare, se, però, la democrazia parlamentare avesse anche il crisma del voto del popolo sovrano su un programma, avrebbe più legittimità, pur avendone comunque. Ebbene, il “Conte 1” non aveva la legittimità del voto del popolo sovrano, è nato in Parlamento, il “Conte 1”, come il “Conte 2”, che è nato sempre in Parlamento; di fronte ad una situazione drammatica che richiederebbe un surplus di legittimazione, che fanno maggioranza e opposizione? Si prendono a pesci in faccia.

Oggi, era un momento cruciale, presidente Melilli, lo sai, un momento cruciale come quello del 1947 quando George Marshall, in un suo straordinario discorso, propose all'Europa, distrutta dalla Seconda guerra mondiale, quello che fu chiamato, poi, Piano Marshall o, anche ERP, European Recovery Program, le stesse parole che ricorrono oggi. Ma quanta diversità! Allora, Marshall voleva ricostruire il legame tra le due sponde dell'Atlantico, con l'Europa bombardata dagli americani per liberarla, distrutta dai tedeschi e dal nazifascismo; 14 miliardi di dollari, mi sono andato a riguardare le cifre, però, una straordinaria forza di coesione, un obiettivo preciso: ricostruire le relazioni tra le due sponde dell'Atlantico.

Ebbene, se allora si è potuto ragionare insieme, tutti insieme, dopo una guerra distruttiva, spaventosa, come la Seconda guerra mondiale, oggi, non sappiamo dialogare insieme (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

Signor Presidente, Pier Paolo, a 70 anni ed oltre ci possiamo permettere questo tono e questa drammaticità. Le parole pesano, però, ho anche il dovere di dire che il centrodestra ha votato due volte gli scostamenti; la terza volta, chiedendo dialogo, si è astenuto. Non so cosa faremo domani, ma senso di responsabilità ne abbiamo dimostrato e non altrettanto posso dire che sia venuto dalla maggioranza; probabilmente, la maggioranza è in altre faccende affaccendata, piena di problemi, piena di conflitti interni, comprensibili; però, non ci è venuta nessuna mano, per dire: Enzo, facciamo una risoluzione comune. Perché? Guardate che voi avete problemi all'interno dell'area di Governo, ma ne abbiamo anche noi all'interno dell'opposizione, ma non riusciamo a fare un sovrappiù di responsabilità e a dire: risoluzione comune sul Next Generation EU, su questi 300 miliardi che l'Europa ci mette a disposizione, quando ancora non si sa, con tutte le incertezze che conosciamo? Ma si tratta di 300 miliardi che saranno fondamentali per la nostra rinascita e per le nostre ripresa. Vedi, Enzo, mi sono andato a guardare anche le parole, perché contano anche le parole. “Recovery”, l'ho già detto, secondo l'antica origine vuol dire ripresa, ricostruzione, rilancio, ma mi sono andato anche a vedere “resilienza”. Cos'è la resilienza? La resilienza è la capacità di un corpo di assorbire un urto e, poi, di ritornare allo stato primitivo, ma anche quella di una comunità di resistere alle difficoltà esterne e di ritornare come prima; è la capacità di rimbalzare, direbbe Gualtieri. Parliamo tanto di rimbalzo per l'anno prossimo, rimbalzo dell'economia, ecco, resilienza è anche rimbalzo. Ma ci possiamo anche chiedere: rimbalzo per ritornare come prima? No, io non voglio questo rimbalzo per ritornare all'“Italietta” piena di problemi, piena di ingiustizie, di prima della pandemia, a crescita zero, a bassa produttività, fortemente diseguale, fortemente ingiusta, inefficiente. Per ritornare a essere quello? No (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), questa è una grande occasione di resilienza, resilienza come la chiamano quelli bravi che studiano ancora, resilienza trasformativa, Enzo Amendola.

Resilienza trasformativa vuol dire, sì, rimbalzo, sì, reattività, ma per essere poi meglio di prima, per essere un Paese più giusto, più perbene, più onesto, meno corrotto, più trasparente.

Un Paese più bello per i nostri figli. Ecco, io voglio questa resilienza, voglio questo Recovery. Ma chi può costruire questo? Una maggioranza a corto di numeri, a corto di programmi, a corto di coesione - ma lo dico anche ai miei - o un'opposizione anch'essa divisa? Io l'appello lo faccio a tutte e due, a settant'anni mi permetto di fare quello che voglio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo questa missione, Presidente Fico, Ministro Amendola, presidente Melilli, sottosegretario Baretta, abbiamo questa missione oggi, qui: di dare una prospettiva a questo Paese. Si è detto “cambio di paradigma”, per parlare forbiti, “cambiare tutto”: sì, ma lo facciamo così, in quest'Aula semivuota e distratta, con maggioranza e opposizione l'una contro l'altra armati? Con i DPCM che incalzano sulla nostra testa? Se si corre serve la mascherina o se si fa sport non serve la mascherina o a casa mia posso invitare più di cinque, sette persone, sennò vengono i vigili a darmi la multa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ma ci rendiamo conto? La libertà, la libertà del domicilio, la libertà della propria famiglia, la responsabilità dei comportamenti coerenti rispetto alla salute di tutti. Per questo dico, signor Presidente, non stiamo dando un bello spettacolo oggi, probabilmente neanche domani, quando si voterà la NADEF e si voterà un nuovo scostamento. Ma è proprio questo il meglio che sappiamo dare? Oggi, probabilmente, ci saranno i voti, passerà la risoluzione di maggioranza: sarà una vittoria, Ministro Amendola? Il fatto se noi ci asterremo su questa risoluzione sarà una vittoria per noi? Non credo. Noi, come centrodestra, abbiamo fatto una risoluzione unitaria su tutto quello su cui eravamo d'accordo e, poi, a firma del sottoscritto, abbiamo presentato una risoluzione su pochissimi punti. E l'ho scritto in maniera anche gentile “di valutare l'opportunità di utilizzare da subito le risorse del MES” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente),per mettere in sicurezza i nostri ospedali, i nostri malati, per fare gli investimenti necessari nelle nostre scuole. Se l'avessimo usato già due, tre mesi fa, molto probabilmente, avremmo meritato più fiducia da parte dei nostri concittadini, ma, come ben sappiamo, in maggioranza non sono d'accordo, nell'opposizione neanche (Commenti del deputato Claudio Borghi). Ma non ci facciamo una grande figura, né gli uni, né gli altri; 37 miliardi, cash: so benissimo, facendo questo triste mestiere dell'economista, i pro, i contro, i rischi, so tutto, ma vallo a spiegare alla gente lo stigma, lo stigma dei mercati; vallo a spiegare alla gente quando non trova posto negli ospedali COVID (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Io ho tre richieste al giorno, signor Presidente, di amici, che mi chiedono disperati: “mio padre è stato ricoverato, non so niente, non mi informano”, perché la situazione è già questa. E cerchiamo tutti noi - se capita a me, capita certamente a tutti - richieste di aiuto, a cui cerchiamo di dare una risposta. E noi ci dividiamo sullo stigma? Noi ci dividiamo sui massimi sistemi della teoria economica, sui prestiti finanziari? Ma noi ci dividiamo su questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Facciamo un salto di qualità, facciamo un salto d'onore per rispondere alla gente, a chi ci guarda in televisione oggi, se ci guarda ancora qualcuno, diamo senso di responsabilità. Io ho scritto nella mia risoluzione: “valuti il Governo se usare al più presto il MES e tutti gli altri strumenti” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Valuti. E, poi, il ruolo del Parlamento, l'altra cosa che ho chiesto. Il ruolo del Parlamento, dieci, cento Melilli presenti, bicamerale, non bicamerale, a me non importa assolutamente nulla: l'importante è che la voce ci sia, qui, e sia nel merito e sia anche nel pathos di rappresentare chi è fuori di qui, perché, noi dobbiamo guardare fuori di qua. Quest'Aula, bellissima Aula, ci illumina dall'alto, ma non ci sono finestre alle pareti e il rischio è che non guardiamo più fuori, che non siamo più in contatto con la realtà, signor Presidente. Recovery, UE, resilienza, parole astratte: noi dobbiamo rispondere alla gente, a chi ha paura, a chi teme di non vedere più suo padre perché non sono possibili le visite e non è possibile neanche, quasi mai, parlare con i medici che curano tuo padre e tua madre e non per causa dei medici o per causa degli ospedali, Dio me ne guardi, anzi, stanno svolgendo un lavoro straordinario, ma perché siamo messi in questa situazione. Abbiamo un dovere di responsabilità, abbiamo un dovere di coesione e condivisione - ancora Mattarella -, non per tornare come prima, ma per cambiare, per essere più e meglio di prima: nella scuola, nella ricerca, nella sanità, nel welfare, nelle infrastrutture, nei confronti dei lavoratori che hanno perso il posto di lavoro, nei confronti del mondo del commercio, nei confronti di artigiani, commercianti, liberi professionisti, di agricoltori. Abbiamo il dovere di dare loro una risposta, non con le divisioni, non con le astrattezze. E lo dico anche all'amico Gualtieri, che ho sentito questa mattina in diretta: va bene la finanza, va bene tutto, ma noi dobbiamo dare risposte. Avremmo dovuto raddoppiare i posti di terapia intensiva: non l'abbiamo fatto. Avremmo dovuto raddoppiare la potenzialità dei tamponi: non l'abbiamo fatto. Avremmo dovuto già vaccinare tutti contro l'influenza ordinaria: non l'abbiamo ancora fatto. E non mi importa niente che dalla Camera, dalla prossima settimana, ci saranno i vaccini antinfluenzali, non me ne importa assolutamente niente, dobbiamo darli al Paese, signor Presidente, dobbiamo darli al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, resilienza, proprio per fare come George Marshall, per riunire le due sponde dell'Atlantico che si erano divise durante la Seconda guerra mondiale. E noi dobbiamo riunire questo Paese, riunire questo popolo, riunire questa politica, maggioranza e opposizione. Poi, il Governo faccia il Governo e l'opposizione faccia l'opposizione, ma sui fondamentali delle risposte da dare al Paese, dai DPCM, ai decreti-legge, ai Recovery, al rapporto con l'Europa, dobbiamo stare insieme, dobbiamo lavorare insieme (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E cito il Presidente Conte: basta, basta questa divisione, basta questa miopia, basta questo egoismo. Lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo alla gente fuori di qui. Non ce lo perdoneremo, non ce lo perdoneranno se falliremo ancora una volta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Ministro, esponenti del Governo e colleghi, iniziamo ora a fare le riforme, iniziamo ora a fare le riforme che si possono fare. Noi non possiamo passare mesi a sognare il Recovery Fund. È molto più grave e rischiosa la dispersione del tempo della dispersione delle risorse economiche. Ci sono molte riforme, che si trovano anche in questa relazione, che possono essere iniziate adesso.

Tra le priorità delle riforme straordinarie e lungimiranti che Gentiloni ci ha ricordato di mettere in campo ne ricordo due, tra quelle indifferibili, secondo me, per il nostro Paese. La prima è quella di avviare una nuova gestione del territorio, quello naturale, l'ambiente fisico, una prevenzione per i rischi idrogeologici. Noi stimiamo due miliardi e mezzo all'anno o anche di più, è salito; quindi, in dieci anni abbiamo il MES. Tanto per dire quanto ci costa non mantenere, non fare una manutenzione dei territori ordinari. Abbiamo anche, come gestione del territorio, da rivedere l'urbanizzazione. In tutta Europa sarà necessario, proprio a causa dei cambiamenti nelle temperature e dell'inquinamento, convertire le periferie in piccoli diffusi agglomerati ad alta densità di popolazione, proprio per ottimizzare l'uso delle energie, per i servizi e per i trasporti.

È un cambiamento importante che avverrà in tutta Europa e che dobbiamo operare anche noi.

L'altra priorità che abbiamo come Paese è alzare l'occupazione femminile per alzare il tasso di natalità a cui esso è collegato. Il lavoro che stiamo facendo come intergruppo delle deputate è molto importante e vorremmo poter partecipare alla formazione del Piano del Recovery Fund insieme; ma – ripeto – molte di queste misure le possiamo iniziare a inserire nella legge di bilancio, creando anche una cultura diversa nel Paese. La scelta di lavorare e di avere figli non possono più essere alternative perché fanno parte di un progetto di vita. E siccome i bambini hanno bisogno dei loro genitori, non possono essere appaltati fuori; ecco che il lavoro deve essere compatibile con l'attività lavorativa delle donne e degli uomini, grazie a orari, servizi e infrastrutture per l'infanzia.

L'altro punto collegato a questa tematica è che il nostro Paese ha bisogno di più qualità nella formazione degli operatori che si occupano dei minori. È un tema che non può scoppiare solo quando ci sono problemi, va trattato con impegni diretti sui comuni perché questa area di assistenza e accompagnamento dei minori necessita sguardi vigili, vicini e amorevoli. Grazie e buon lavoro (Applausi della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie Presidente, grazie presidente Melilli. Un grazie non scontato ma sincero, perché non è mai così scontato quando si lavora insieme e si hanno anche magari idee diverse e non deve mai mancare il rispetto e l'educazione, cosa che abbiamo visto anche recentemente non esserci; e questo non facilita certo un lavoro sereno tra maggioranza e opposizione.

Oggi che cosa andiamo ad approvare? Andiamo ad approvare un documento, importante certamente, però un documento preliminare. Bisogna anche poi scendere un po' coi piedi per terra e capire che cosa stiamo facendo. È un documento pieno di ottime buone intenzioni che ricalca un documento che, qua dentro, non so quanti leggano: il Piano nazionale delle riforme allegato alla legge di bilancio che facciamo tutti gli anni e che non si fila mai nessuno.

Quindi, che dire? Non serve a niente? No, però attenzione: mettiamo i puntini sulle “i”. è un documento preliminare, contiene delle indicazioni, tantissime buone indicazioni che facciamo ogni anno, però manca una serie di dati essenziali, vale a dire i numeri, cioè di quanti soldi stiamo parlando, le modalità e i tempi.

I numeri: spesso e volentieri noi abbiamo letto, e sentito anche in dichiarazioni, 209 miliardi e 82 miliardi a fondo perduto. Poi vai a leggere la Nota di aggiornamento, un documento ufficiale del Governo, e nella tabella a pagina 12 c'è scritto: dati provvisori 65,4 miliardi a fondo perduto. Per amor di Dio, va benissimo! Arrivassero, alla fine del giro dei 27 Paesi, 65 miliardi! Saremmo contentissimi, però, iniziamo a fare un po' d'ordine. Questo è importante, non è polemica, è importante perché la programmazione ha bisogno di dati certi. Se non sai esattamente di cosa stai parlando è un po' complicato fare una seria programmazione, mettere serie priorità.

Le modalità: ci sono questi fondi in tot tempi, quando finirà il giro dei 27 Paesi. Da lì si parte. C'è un piccolo particolare che non viene approfondito, un altro piccolo particolare. Si parla tanto del risparmio in conto interessi. È tutto da verificare per due ordini di motivi. Il primo è perché già oggi, grazie alla BCE, ci finanziamo a tassi sostanzialmente pari a zero. Basta che la BCE vada avanti a farlo e lo fai anche domani. Potrebbe non farlo più? Può darsi, può darsi di sì e può darsi di no, ma la stessa cosa varrebbe anche per questa fonte di finanziamento.

Qui ci sono due questioni. La prima questione è il fatto che noi oggi ci finanziamo bullet e invece qui il finanziamento è amortizing. Tradotto: oggi noi emettiamo BOT, circa 400 miliardi di BOT all'anno, e l'anno dopo emettiamo 400 miliardi per il pagamento di interessi. Il capitale sostanzialmente non lo paghiamo mai perché facciamo le emissioni tutti gli anni; quello che conta è l'interesse. Qui paghi anche il capitale. Per cui, quando noi iniziamo a rimborsare questo prestito, in realtà ci costa di più del normale BOT perché paghiamo anche il capitale: piccolo particolare da ricordare quando si fa il calcolo sul risparmio di interessi.

Ma, al netto di questo, l'altro problema è sulla modalità, è il fatto che non ti danno i soldi prima per fare le opere. Non è così. Tu fai le opere, cioè emetti BOT, ad esempio, per fare il ponte sullo Stretto; una volta fatto bene il ponte, lo rendiconti e ti cambio la fonte di finanziamento. Cioè se hai fatto un mutuo con UniCredit, te lo do con Banca Intesa. Di questo stiamo parlando. Dove casca l'asino? Se non sei in grado di fare progetti seri, di farli davvero, di rendicontarli bene, rischi che non ti cambiano la fonte di finanziamento e, quindi, rischi di perdere il prestito. Quindi, tutto bene, per amor di Dio, ma non illudiamoci: è l'inizio di un percorso, da qui in poi bisogna lavorare con la massima serietà. Altrimenti: in primo luogo, il risparmio di interessi va a farsi benedire, ove mai ci fosse; in secondo luogo, non ti arriva neanche il prestito; in terzo luogo, sulla quota di fondo perduto è tutto da vedere cosa succede alla fine del giro dei 27.

Per cui, tutto bene, per ogni centesimo che arriva in più siamo tutti contenti ma non illudiamo troppo il Paese, perché non siamo nella condizione di creare illusioni.

Venendo un po' al merito - ma qui vado veloce - essendo un documento di buone intenzioni sostanzialmente sono tutte buone intenzioni. Mancava qualcosina e - apprezzo la sensibilità del presidente e anche degli altri membri della Commissione - sono state fatte delle aggiunte. Per esempio, parlando di medicina territoriale, non puoi non inserire i medici di medicina generale nella medicina territoriale. Altrimenti di che parliamo? Parlando di educazione, non puoi non inserire la formazione professionale, decine di migliaia di studenti non completamente considerati.

Quindi, anche nel merito sono stati fatti degli inserimenti. Però il tema vero è fare la spesa di investimento. E qui, colleghi, il Recovery non c'entra niente. Questo è un problema del Paese. Il problema nostro è fare la spesa di investimenti: Recovery “sì”, Recovery “no”. Fa i BOT? È la stessa cosa: se non sei in grado di fare spesa di investimenti, li bruci in spesa corrente. E allora qualche indicazione, per esempio, ma banale: c'è il ponte sullo Stretto, ma non c'è scritto se si fa “sì” o “no”, c'è un “forse” faremo il ponte sullo Stretto, ma non siamo in grado di dire “sì”, per amor di Dio! Almeno quella è un'opera che fai! Come il ponte di Genova: abbiamo avuto un'esperienza molto positiva, possibile che non siamo in grado di replicare la stessa cosa per il ponte sullo Stretto? Andavo all'università quando i giapponesi ce lo volevano fare gratis e stiamo qua ancora a parlare del ponte sullo Stretto.

Seconda questione: attenzione alla fregola di accentrare tutto presso i Ministeri. Sentiamo parlare un po' troppo spesso di Titolo V a sproposito. Allora, anche qui basta guardare i dati: caro Ministro, faccia così, lei prenda appunti, poi chiama il MEF e si fa dire: fondo amministrazioni centrali, quanti miliardi ci sono in quel fondo da anni e la percentuale di spesa di quel fondo. Le diranno: zero! I Ministeri non sono in grado di fare spesa di investimento. Questo è un dato storicamente accertato: la spesa di investimento la fanno solo gli enti territoriali; pensare che i Ministeri riescano a fare spesa di investimento è illusione. Vi trovereste nella simpaticissima, anzi antipaticissima situazione di avere chiesto dei soldi e non riuscire ad averli perché non li avete spesi, a meno che i Ministeri, gli stessi Ministeri, domani diventino magicamente efficienti, cosa che non è nella realtà delle cose.

Un esempio: come mai è aumentata del 15 per cento la spesa di investimenti nei comuni, quando c'era la Lega al Governo con il Conte I? Perché abbiamo dato i soldi ai comuni, abbiamo dato da fare ai comuni la spesa di investimento, alle amministrazioni locali. Se li tieni a livello ministeriale, caro Ministro, non spendi niente, questo è certificato. Quindi, voi dovete solo, magari, fare degli atti di indirizzo, ma far fare, per amor di Dio, a comuni, province e Regioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tant'è che abbiamo chiesto di inserire una delle poche cose che è realmente cantierabile domani: tutta la sistemazione della rete viaria provinciale del Paese. Le province hanno tutti i progetti pronti, basta dare loro i quattrini. Allora, stamattina Gualtieri si è incavolato perché gli ho detto che ha 40 miliardi in più della media in tesoreria. Ebbene, se invece di avere 40 miliardi in più in tesoreria rispetto alla media, ne avesse 36, e dà 4 miliardi, che è esattamente la cifra che le province hanno stimato e sono pronti i progetti per sistemare tutte le strade provinciali del Paese, probabilmente qualcosa di buono facciamo. Sanità: si parla tantissimo di sanità. Anche qui, va bene, lasciamo perdere che i Governi Renzi, Letta, Gentiloni, tutti del PD, hanno ridotto dal 6,9 al 6,5 del PIL, quasi mezzo punto, 8 miliardi in meno, il Fondo sanitario: scelta politica. Adesso ci siamo accorti tutti che era una scelta politica demente. Bene, prendiamo atto, cambiamo registro. Però, la domanda stupida è: abbiamo a bilancio, caro Ministro, 30 miliardi, Fondo investimenti sanitari, 30 miliardi. Di questi 30 miliardi, 6 miliardi sono lì perché un gruppo politico a caso qua dentro, la Lega, ha fatto due emendamenti e li ha aggiunti ai 24 esistenti. Questi 6 miliardi sono lì, liberi, dal 1° di gennaio e il Governo non ha preso la briga di convocare la Conferenza Stato-Regioni e dire come spenderli: domanda stupida.

Benissimo i futuribili miliardi del Recovery Fund, ma perché non iniziamo a spendere quei 6 che abbiamo lì? È così complicato convocare una Conferenza e dire: do un miliardo ai medici, comprano attrezzature, comprano un ecografo, tutti i medici di medicina generale, così la gente non va inutilmente al Pronto soccorso. È complicato? Prendo 5 miliardi li do alle Regioni e fanno gli ospedali che devono fare. È complicato? No, aspettiamo il Recovery. Mistero. Altro esempio banale: quando eravamo al Ministero - perché si parla anche qui sempre tanto a sproposito di spesa di investimento - e abbiamo sentito dire: si vuole rendicontare tutto, eccetera eccetera, bene cari colleghi, la Ragioneria ha un software bellissimo, tu puoi entrare in quel software, investimento per investimento, programmato con fondi europei, oppure col Fondo sviluppo e coesione, ti dice dov'è, quanto è impegnato, quanto è spesa; basterebbe uno che ogni tanto apra quel software. L'ho fatto, abbiamo liberato una ventina di milioni di euro, banalmente dicendo: ma scusate, qui ci sono i quattrini, che cosa manca? Manca la lettera del “Ministero A”, manca la lettera del “Ministero B”, e allora chiami il “Ministero A”, chiami il “Ministero B” e spesi 20 milioni. Possibile che non abbiamo qualcuno che fa queste telefonate? Mistero.

Fondi europei non spesi, anche qui un altro esempio banale: come mai la Regione Lombardia, ma non solo, anche la Regione Emilia, la Regione Veneto, come mai fanno fuori tutti i fondi europei? Vi spiego l'arcano: si chiama overbooking, come l'aereo. Banalmente, ho 100 da spendere, faccio progetti per 110. Ove mai un progetto non va bene perché dicono: no, questo non mi va bene la rendicontazione, no problem, lo sostituisco con un altro. Non è difficile. È in grado il Governo di fare questa operazione di overbooking su tutto quanto c'è scritto qui, in questo Recovery? Questa è la vera sfida. Devi progettare bene, finanziare e fare, poi magari ti sostituiscono la fonte di finanziamento. Ma veniamo a noi, e vado a concludere. Una cosa positiva c'è, l'ammetto sinceramente: è un embrione di debito pubblico, un embrione europeo. Quando mai ci sarà un debito pubblico europeo vero saremo tutti più contenti. Però, per serietà, va detto che qui abbiamo ancora a che fare con prestiti e, quindi, sta a noi fare bene tutti questi progetti. Però bisogna crederci, e qui vengono le note dolenti: se andiamo a vedere la Nota di aggiornamento e andiamo a vedere la voce che serve, la voce investimenti, lo stesso Governo, alla voce investimenti fissi lordi, mi mette nel 2021 e nel 2022 un miliardo in più rispetto a quello che aveva già previsto l'anno scorso: stesso Ministro, stesso Governo. Quindi tutta questa operazione, 209 miliardi, porta un miliardo in più l'anno venturo? Due miliardi in più l'anno dopo? Allora iniziamo a crederci noi, se non ci credete neanche voi le belle parole poi stanno a zero, le chiacchiere stanno a zero. Concludo, colleghi. Noi ci stiamo. Ovviamente adesso ci asteniamo perché non c'è niente, mancano numeri, tempi, modalità, progetti veri, è una bella poesia, le poesie belle non possono che essere accettate per quelle che sono, ma è una poesia. Quando ci saranno numeri e progetti veri, vedremo di collaborare con voi per definire le priorità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. In 120 secondi volevo dire alcune cose ai colleghi, al Ministro Amendola e al Governo: noi siamo ancora in tempo non solo per fare dei progetti fatti bene, Ministro, siamo in tempo per non fare solo progetti, ma inquadrare questi progetti in una visione complessiva, perché tante delle cose che dobbiamo fare sono trasversali come dimensioni anche a quello che è contenuto nella relazione che stiamo discutendo e votando oggi, di cui ringrazio tutti i colleghi della Commissione bilancio, a partire dal presidente Melilli. Il primo è la cultura, e quindi qui parliamo di artisti, innovatori, lavoratori, imprenditori, ma dobbiamo capire come colleghiamo la cultura con la tecnologia, perché questa è la lezione, una delle lezioni più importanti per la ripartenza, e come colleghiamo la cultura con i territori, a partire dai territori interni, a partire dai borghi.

La seconda priorità e il secondo tema si chiama donne, la metà del Paese. C'è un'iniziativa molto bella che è stata fatta partire in Europa da una eurodeputata verde, si chiama Half of it, che è stata ripresa adesso da un movimento che si chiama Il Giusto Mezzo, che in queste ore è anche al Pantheon, si sta mobilitando insieme a tante associazioni e a tante donne dentro e fuori le istituzioni, per chiedere che la parità di genere sia una priorità, se non la priorità centrale, ovviamente, di tutto quello di cui stiamo discutendo. Noi, con alcuni colleghi, stiamo per depositare alcune proposte di legge: una è il congedo di paternità obbligatorio di tre mesi. Uno può dire “ma non c'entra con il Recovery Fund”: c'entra se smettiamo di chiamarlo Recovery Fund e cominciamo a chiamarlo come si chiama, cioè Next Generation EU, cioè le prossime generazioni, Presidente, sono fondamentali. Probabilmente non si può fare con i fondi europei in senso stretto, ma abbiamo bisogno di ricordarci che non vogliamo tornare alla normalità di prima, ma dobbiamo costruire un Paese diverso.

Ultimo punto, Presidente, colleghi e Ministro: la Pubblica amministrazione, Ministro Amendola, perché non possiamo sbagliare la mossa. Vuol dire assumere bene persone diverse che ci servono per competenze diverse oggi, vuol dire formare quelli che ci stanno nella pubblica amministrazione a partire dai comuni, vuol dire un rapporto diverso lavorando per missioni strategiche dentro la PA e un rapporto diverso con il cittadino. Non si può più ragionare per procedimento amministrativo, ma per il cittadino alla fine. L'ultima parola è: non esautoriamo la PA. Il rischio è che la tentazione sia di nuovo tante task force, tante strutture di missione, tanti interventi puntuali nei gangli nevralgici. Questa è la straordinaria occasione che abbiamo come Paese di aggiustare tutta la PA; le condizioni ci sono, è probabilmente la prima priorità di nessuno, deve diventare assolutamente la seconda priorità di tutti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, nell'ambito del Next Generation EU il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta per quantità e qualità il più importante strumento per favorire la ripresa dopo la notte del Coronavirus. Nella definizione degli obiettivi e delle linee di intervento e di riforma contenute nella relazione siamo partiti dalla considerazione che il programma Next Generation EU è rivolto appunto alle generazioni future, ma nella consapevolezza che le generazioni future non siano costrette a pagare i debiti che il Paese sta contraendo adesso per proteggere e sostenere il sistema economico colpito gravemente dalla pandemia. Con questa prospettiva la proposta della Commissione bilancio ha messo al centro la crescita, una crescita inclusiva che punta all'ammodernamento delle infrastrutture, all'innovazione e alla transizione ecologica e digitale, e che vede nell'uomo, con i massicci investimenti in istruzione e sanità, il motore principale dello sviluppo economico e sociale di una comunità.

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza approvata dal Governo qualche giorno fa, ci informa che il debito del 2020 dovrebbe fermarsi al di sotto del 158 per cento del PIL. Nello stesso documento si legge una traiettoria calante del debito basata sull'aspettativa di una crescita reale e nominale molto significativa, che a partire dal 2021 continua sostenuta negli anni seguenti. E se nel 2021 possiamo aspettarci un rimbalzo automatico, negli anni successivi sarà necessario garantire un rendimento molto alto della spesa pubblica tale da segnare una netta inversione di rotta rispetto al passato. È proprio in questa logica che una parte significativa della relazione è stata riservata al Mezzogiorno, dove l'obiettivo della crescita è accompagnato a quello della riduzione dei divari territoriali. Si tratta di obiettivi, questi, che sarebbe errato contrapporre l'uno con l'altro poiché si rafforzano a vicenda. La Svimez calcola che per ogni euro di investimento nei territori del Mezzogiorno si genera 1,3 euro di valore aggiunto per l'intero Paese, del quale il 25 per cento ricade nel Centro Nord.

Le simulazioni della Svimez in cui sono messi a confronto scenari alternativi di ripartizione di spesa tra le diverse aree del Paese non solo suggeriscono un più alto moltiplicatore per ogni euro investito nel Mezzogiorno, ma indicano effetti più marcati anche in termini di crescita della produttività del lavoro nel lungo periodo. Del tutto analoghe sono le simulazioni effettuate dall'Ufficio studi della Banca d'Italia. Inoltre da un'indagine sulla relazione tra dotazione infrastrutturale e disuguaglianza svolta recentemente da Deloitte risulta che province più ricche di infrastrutture sono caratterizzate da una più equa distribuzione del reddito; pertanto l'impatto marginale di un miglioramento infrastrutturale sarà proporzionalmente maggiore per gli strati meno abbienti della popolazione. Un Paese più coeso, quindi, è anche un Paese meno diseguale e più dinamico; è proprio in quest'ottica che suggeriamo di distribuire le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza all'interno del nostro Paese tenendo in debito conto quegli stessi criteri di riparto che hanno determinato l'attribuzione dei finanziamenti a favore dell'Italia.

Nel dispositivo del PNRR che ripartisce i sussidi tra i diversi Paesi europei il mero parametro di proporzionalità della popolazione è stato infatti corretto inserendo i criteri che descrivono il ritardo di crescita e le difficoltà occupazionali, destinando così al Mezzogiorno risorse anche superiori a quelle previste dal rispetto della clausola del 34 per cento.

Non ho il tempo di passare in rassegna gli interventi specifici contenuti nella relazione, ma vorrei segnalarne due che reputo tra i più significativi. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un'occasione unica per disegnare un nuovo percorso di perequazione territoriale che consenta il superamento del criterio della spesa storica, garantendo servizi pubblici adeguati anche nelle aree più disagiate. Sotto tale profilo le nuove risorse europee potranno essere impiegate per attuare finalmente la complessa procedura di definizione dei livelli essenziali delle prestazioni afferenti ai diritti civili e sociali in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale.

In tema di perequazione infrastrutturale grande importanza assumono le infrastrutture per la mobilità. L'obiettivo prioritario è quello di promuovere un piano di investimenti nel trasporto stradale, ferroviario, portuale e aeroportuale rendendo il Sud e le isole la porta principale di accesso dell'Europa dal e al Mediterraneo, promuovendo un piano dei trasporti per un'Italia ad alta velocità ferroviaria, tutta connessa nell'asse nord-sud ed est-ovest e con le isole, garantendo un'infrastruttura di collegamento stabile e veloce nello Stretto di Messina. Il programma Next Generation EU sarà nell'immediato futuro la sfida più importante per il nostro Paese e per l'intera Europa.

Si tratta di risorse straordinarie che non devono essere utilizzate per gestire l'ordinario, ma per porre le basi di un'Italia migliore che guarda ai prossimi trent'anni. Abbiamo bisogno del contributo di tutti e per questo il Parlamento dovrà giocare un ruolo centrale di indirizzo, monitoraggio e controllo delle scelte del Governo. Con questa prima relazione abbiamo cominciato a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ministro Amendola, nonostante io la abbia attaccata spesso molto duramente, lei è uno dei pochi Ministri di questo Governo che sinceramente apprezzo quantomeno per onestà intellettuale, perché non condivido quasi niente delle proposte che lei avanza sulla base della sua esperienza politica, però le riconosco quanto meno di dire la verità. E in questo Governo, per un Luigi Di Maio e un MoVimento 5 Stelle che dice che i soldi del Recovery Fund saranno destinati alla riduzione delle tasse, c'è un Ministro Amendola che dice la verità, cioè che sono destinati a investimenti supplementari rispetto a quanto avremmo fatto senza il piano europeo. E cioè ci dice, caro Ministro Di Maio, caro MoVimento 5 Stelle, che questi soldi non serviranno a diminuire le tasse.

Questa sua onestà intellettuale, questa sua capacità di verità la voglio ricompensare con altrettanta verità. Diciamola la verità, cioè che ogni volta che voi emanate un DPCM o un atto amministrativo un'azienda in questa nazione muore, e ci mette pochissimo tempo. Ci mette un minuto, un secondo, un giorno, pochissimo; così come è avvenuto adesso con il DPCM che avete appena varato, per esempio con il settore delle cerimonie. Un intero comparto, quello di coloro, delle aziende, dei lavoratori che organizzano eventi, all'improvviso si troverà oggi pomeriggio disdette perché non era previsto che ci fosse una restrizione al di sotto dei 30 ospiti per ogni evento. Ebbene, però la risposta che voi date a queste aziende che muoiono in un secondo è lunghissima, perché voi avete annunciato questo Recovery Plan come se fosse la panacea di tutti i mali, la manna che scendeva dal cielo sulle nostre tasche.

Invece da quando è iniziata la pandemia a quando arriveranno i fondi europei forse ci metteremo più di un anno e mezzo. Ma, dall'inizio della pandemia al giorno in cui arriveranno questi soldi, forse saranno certamente molte, molte, moltissime le aziende e le partite IVA che saranno state messe completamente in ginocchio e, rispetto a tutto questo, purtroppo nelle vostre linee guida non c'è nulla perché non può esserci nulla, perché, come lei ha detto per onestà intellettuale, questi soldi sono destinati a investimenti supplementari rispetto a quanto avremmo fatto senza il piano europeo. La verità è che, come in modo abbastanza timoroso avete cercato di nascondere nelle linee guida che avete presentato al Parlamento, la verità è già scritta ed è già scritta nelle raccomandazioni 2020, ma soprattutto 2019, che noi dovremo comunque rispettare. Voi cioè ci presentate delle linee guida per utilizzare i fondi del Recovery Plan che sono plasticamente la bozza di regolamento sull'utilizzo e lo stanziamento delle risorse del Recovery Fund, bozza che viene fatta chiedendo all'Italia e a tutti gli altri Paesi che saranno coinvolti nell'indebitamento verso l'Europa, perché si tratta di soldi che arrivano per cui noi ci indebitiamo, di rispettare raccomandazioni che c'erano prima dell'emergenza e voi a tutto questo state dicendo di sì, cioè state dicendo “sì” alla riforma del fisco ma sì nel senso che - diciamo la verità perché è scritta nella raccomandazione 2019 che infatti è a pagina 11 delle vostre linee guida - è una riforma del fisco per diminuire le agevolazioni fiscali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e per spostare le tasse dalle persone - dite voi - alle cose. Purtroppo però quelle cose sono sempre di quelle stesse persone che le tasse dovranno comunque pagarle. Questo è (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Questo è. Quindi, Ministro, ciò che vi chiedo, nel fare un'analisi delle vostre linee guida e di quanto dovrete affrontare anche in Europa, è un po' più di serietà, cioè di unire a questa sua capacità intellettuale anche un po' più di coraggio nel dire a questa Europa che i soldi che dovranno arrivare dall'Europa stessa e per cui ci indebiteremo anche nei confronti dell'Europa dovranno essere utilizzati per riforme che noi dobbiamo decidere perché solo noi sappiamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) quali sono le esigenze degli italiani in questo momento: solo noi. Quindi, Ministro, mi affido, anzi confido in lei. Abbiamo un Ministro che si chiama Speranza: per noi la speranza è l'ultima a morire anche in questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'unione fa la forza: stavolta è il caso di dirlo. Nell'emergenza globale prodotta dalla pandemia lo spirito comunitario da sempre invocato per questa Europa ha prevalso sugli egoismi, esprimendone finalmente i valori fondanti di solidarietà e responsabilità. A ricordarlo di recente è stato anche il Presidente Mattarella che ha evidenziato il ruolo di forza propulsiva svolto dall'Unione europea, la stessa forza che siamo chiamati a incanalare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non c'è tempo da perdere, cogliamo al meglio e nei tempi previsti l'opportunità offerta dal Next Generation EU senza dimenticare l'antico duplice significato della parola “crisi”, allo stesso tempo pericolo e occasione di crescita.

Ma veniamo subito ai rilievi che ho formulato sui temi di competenza della Commissione Attività produttive, su cui ho incentrato questo mio discorso. Premesso che ciascuna delle sei missioni previste dal programma dovrebbe condurre a un ritorno industriale laddove le parole chiave sono digitalizzazione, innovazione e competitività per l'industria, il commercio, il turismo, rileviamo come l'uso delle risorse del Recovery Fund sarà ottimizzato se saprà orientarsi verso interventi, sia trasversali che specifici, rispetto alle diverse filiere, indirizzandole con decisione verso sostenibilità ambientale; se favorirà la digitalizzazione nei processi produttivi e la ricerca sulle tecnologie emergenti, sostenendo allo stesso tempo start-up e PMI innovative; se coglierà l'importanza di destinare investimenti pubblici al venture capital; se saprà spingere sul pacchetto Impresa 4.0 accelerando la diffusione delle tecnologie di Rete e di una connessione digitale veloce e ultraveloce; se si mostrerà sensibile alle istanze di rafforzamento del marchio Italia ragionando su un possibile fondo per le imprese creative e il made in Italy.

Sarà un piano che centra l'obiettivo se agirà sul comparto manifatturiero alla luce delle caratteristiche strutturali e della necessità di rafforzamento dell'offerta formativa che lo riguarda. Sarà un piano virtuoso se riprenderà il filone della semplificazione amministrativa, se intercetterà il bisogno di liquidità delle imprese perseverando nell'offerta di garanzie e indennizzi, se continuerà a promuovere il ritorno delle aziende che hanno delocalizzato così come quello dei cervelli in fuga, se attuerà le politiche di formazione che rendono più elevate le professionalità e più competitive le imprese. Sarà inoltre lungimirante se guarderà al turismo a partire dallo sviluppo infrastrutturale e logistico del nostro Paese, se valorizzerà i luoghi e percorsi inusuali o poco sfruttati, se ingloberà le strutture ricettive nel processo di riqualificazione degli edifici ospitanti anche attività produttive anche grazie al superbonus al 110 per cento.

E veniamo al commercio riguardo al quale i nostri rilievi si concentrano su un'istanza di maggior digitalizzazione e su un particolare accento in tema di pagamenti elettronici. L'attenzione sicuramente è rivolta agli interventi di rigenerazione urbana, al sostegno del commercio di prossimità, al contrasto della desertificazione dei centri storici e all'applicazione di misure defiscalizzanti per aree interne e per quelle colpite dalle calamità.

Passiamo, infine, ai temi legati ad ambiente ed energia da sempre centrali per il MoVimento 5 Stelle che crede fermamente nell'importanza di seguire la strada dello sviluppo sostenibile. Riteniamo strategico rafforzare la rete elettrica rendendola più resiliente, digitalizzata e sicura; continuiamo senza dubbio a puntare sulle fonti rinnovabili con particolare riferimento al solare e all'eolico promuovendo la rigenerazione tecnologica degli impianti oltre che a quello delle nuove installazioni. Si ritiene opportuno promuovere lo sviluppo dei sistemi di accumulo, per esempio il pompaggio idroelettrico e le batterie, ai fini di un ricorso sostenibile alle fonti rinnovabili intermittenti. Reputiamo, inoltre, fondamentale intensificare gli interventi di decarbonizzazione dei trasporti e, al contempo, continuare a potenziare l'offerta di ricarica dei veicoli elettrici in corrispondenza delle principali infrastrutture nel nostro Paese. In materia di efficientamento energetico e industriale segnaliamo la necessità di riorganizzare i meccanismi di sostegno, in primis i cosiddetti certificati bianchi. Si evidenzia, infine, e mi avvio a conclusione, l'esigenza di contrastare l'obsolescenza energetica dell'edilizia sia pubblica che privata. Quest'ultimo punto – e qui concludo - da perseguire mediante l'estensione fino al 2024 del superbonus al 110 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Grazie, Presidente. Ministro, le priorità che oggi porto all'attenzione di quest'Aula non derivano purtroppo dall'emergenza COVID. Sono priorità che hanno origini antiche e che già prima dovevano essere affrontate: sono le priorità delle donne sulle quali fin da inizio legislatura, con le colleghe e i colleghi del Partito Democratico, abbiamo lavorato dentro e fuori il Parlamento anche insieme all'Intergruppo delle donne. Moltissime sono le donne impegnate nella società civile, in politica e nel mondo del lavoro e in questi giorni al Presidente Conte e al Governo è stata inviata una lettera da parte di tante di queste donne e associazioni, un gruppo che si è voluto chiamare il Giusto Mezzo, perché ciò che vogliamo non è altro che pari opportunità. Quel gruppo, quelle donne oggi sono state qui fuori a chiederci di non sprecare l'occasione del Recovery Fund e di usare la metà di queste risorse per colmare finalmente il gender gap che continua a rendere ingiusto e diseguale il nostro Paese. Ministro Amendola, nella Relazione che oggi voteremo questo indirizzo c'è: le buone intenzioni, come si dice, ci sono sempre ma, dopo questa crisi, non possiamo più permetterci passi falsi, bonus o interventi spot. Abbiamo bisogno di concretezza e serietà come concrete e serie sono state le difficoltà delle donne in questi mesi di scuole chiuse, di riaperture incerte e di smart working esasperato.

Noi chiediamo misure estremamente semplici, eppure estremamente necessarie. Il primo punto è la necessità di un investimento sulla cura in una vera economia della cura. Diciamolo, colleghi, mai più un bambino che non trova un posto all'asilo nido, mai più una donna che non può lavorare per questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Abbiamo bisogno di un investimento pubblico senza precedenti nell'offerta di asili nido, abbiamo bisogno di educatrici e di educatori. Andare incontro al desiderio di avere figli non è una scelta che le donne da sole devono conciliare col lavoro, ma una scelta che le coppie devono condividere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); e, allora, parliamo di congedi di paternità obbligatori, di part-time di coppia agevolato, pratichiamo la condivisione e non la mera conciliazione, per rafforzare le libertà di tutti, uomini e donne.

E per lo stesso motivo serve il tempo pieno ovunque, garantito sempre in tutta Italia, perché se è vero che la scuola è nata per appianare le disuguaglianze, noi abbiamo il dovere morale di non farla essere la causa di maggiori e tremende disuguaglianze fra i territori.

E poi, Ministro, quanto abbiamo sofferto in questi mesi per i nostri anziani: i nostri anziani nelle case di riposo che non potevamo vedere, che troppe volte sono morti per negligenze oggi giustamente indagate; e quanti di loro erano in casa soli, quanti lo sono sempre perché le famiglie non hanno modo di accudirli come vorrebbero e com'è necessario, e quante volte le donne si devono sacrificare per svolgere loro in prima persona questa cura quotidiana e continua verso i familiari, senza un reddito e senza poter lavorare. Diciamo anche questo, Presidente: mai più una famiglia che non può permettersi di accudire i propri nonni, mai più strutture dove chi assiste gli anziani è sfruttato, sottopagato e dove si mette a rischio la salute di chi è ospite e di chi lavora. Perché l'occupazione femminile è un altro punto fondamentale delle necessità delle donne. Anzi no, mi correggo: se vogliamo rimettere il nostro Paese su un sentiero di crescita inclusiva, di aumento di produttività e della qualità del lavoro, è una necessità per l'Italia.

Durante il lockdown ci siamo resi conto di quante fossero in prima linea a combattere l'emergenza, nelle case di riposo, negli ospedali, spesso con contratti precari e condizioni di lavoro difficilissime. Le prime a perdere il lavoro sono state le donne, perché tantissime erano e sono impiegate con contratti a termine; eppure guadagneremmo 7 punti di PIL con un'occupazione femminile al 60 per cento. È ora di mettere in campo forti incentivi fiscali all'occupazione e all'imprenditoria femminile, di stanziare risorse senza precedenti per potenziare congedi di maternità e paternità. Se non ora, quando?

Infine, Ministro, c'è un intervento regolatorio importante che attraverso il Recovery Fund potrebbe essere accompagnato da sgravi e premialità: è la legge per la parità salariale, che arriverà in quest'Aula a novembre, che mi auguro venga presto approvata in Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma che avrà bisogno nella sua applicazione di tutta la volontà e la forza del Governo per diventare davvero un nuovo presidio di diritti e di uguaglianza per le lavoratrici italiane. Si tratta non solo di rendere certa la parità di retribuzione, ma soprattutto di dare pari opportunità di crescita e di carriera alle donne italiane.

Concludo, Presidente, ricordando a quest'Aula le parole della nostra Costituzione, che all'articolo 3 recita che “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini”. Quel “di fatto” lo volle fortemente una madre costituente, Nilde Iotti, perché sapeva che non sarebbe bastato scrivere sulla Carta che l'uomo e la donna sono pari; oggi, che sono passati 75 anni, è tempo di realizzare questa uguaglianza di fatto fra uomo e donna, perché non c'è più tempo e noi non vogliamo più aspettare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

EMANUELE SCAGLIUSI (M5S). Presidente, Ministro, colleghi e colleghe, oggi ci sono condizioni nuove ed irripetibili per realizzare una svolta, un'occasione unica nella storia repubblicana, che ci viene fornita dai 209 miliardi del Recovery Fund, per far ripartire lo sviluppo del nostro Paese, per incentivare la crescita del Sud e per rilanciare quella del Nord in modo sostenibile ed inclusivo.

Com'era prevedibile, due dei pilastri su cui si basa il piano sono la digitalizzazione e la realizzazione di infrastrutture per la mobilità, temi cruciali ed interconnessi al centro dei lavori della IX Commissione durante la stesura di questa relazione.

Per quanto riguarda la digitalizzazione è necessario colmare il divario digitale: dopo il periodo di lockdown è divenuto chiaro a tutti che è essenziale dichiarare prioritaria per il Paese l'infrastruttura digitale. La banda ultralarga deve raggiungere tutte le aree bianche per cablare il Paese e per colmare così tutte le disuguaglianze. Oggi tra le disuguaglianze più inaccettabili, signor Ministro, c'è sicuramente quella di chi non può accedere ad Internet con una buona qualità di connessione, che consenta di lavorare in smart working, di formarsi o di curarsi ad esempio con la telemedicina. Su questo versante alla pubblica amministrazione è richiesto un maggiore sforzo sulla transizione digitale e sull'innovazione, per garantire sempre più servizi digitali. A tal proposito, occorre utilizzare il cloud computing per garantire la conservazione dei dati della pubblica amministrazione e renderli sicuri, protetti e accessibili, privilegiando una gestione pubblica di tali servizi.

Per quanto riguarda le infrastrutture per la mobilità, come Commissione condividiamo pienamente la scelta del Governo di voler puntare sulla rete ferroviaria ad alta velocità per passeggeri e merci, con il completamento dei corridoi TEN-T, sugli interventi alla rete stradale e autostradale, con un'attenzione particolare per ponti e viadotti, sugli interventi finalizzati alla promozione dell'intermodalità e sulla mobilità a supporto del turismo lento e sostenibile, con specifico riferimento alle ferrovie turistiche.

Riteniamo tuttavia importante agganciare il Recovery Plan al “decreto Semplificazioni”, riconoscendo vantaggio alle opere già individuate dal Governo come prioritarie e affidate ai commissari. Pertanto, non possiamo che accogliere positivamente l'intenzione di intervenire sul completamento della rete TEN-T, adeguando le infrastrutture di raccordo stradale e ferroviario, e sul completamento di ultimo miglio di porti e aeroporti della rete core, nonché, per quanto riguarda i porti, sull'infrastrutturazione dell'LNG o di altre tipologie di impianti atti ad abbattere le emissioni.

È fondamentale che sia dato seguito agli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria e potenziamento di tutta la rete di collegamenti ferroviari e stradali, ponti, viadotti e gallerie, per garantire una maggiore accessibilità alle vie di comunicazione nazionali e ai corridoi internazionali, e allestire tanti piccoli cantieri diffusi sul territorio, evitando le grandi opere inutili, che ancor più in questo contesto rappresenterebbero una perdita di risorse e di tempo fondamentali per la celere ripresa del Paese.

Saranno fondamentali gli interventi infrastrutturali necessari a ricucire il Paese attraverso la realizzazione di corridoi di mobilità intermodale, sia per le merci che per le persone: mi riferisco all'alta velocità Nord-Sud, Est-Ovest e isole. Occorrerà implementare una seria strategia nazionale per le aree interne, alle quali bisogna assicurare una continuità territoriale.

In considerazione del grave stato di arretratezza delle infrastrutture ferroviarie in alcune zone del Paese, in particolare nelle isole maggiori, va data assoluta priorità agli interventi di elettrificazione e all'applicazione di tecnologie ad emissioni zero, al fine di sostituire i mezzi ferroviari, ahimè, ancora oggi alimentati con combustibili fossili.

Se tra gli obiettivi principali resta quello di incrementare gli investimenti pubblici nel Mezzogiorno al fine di colmare il divario infrastrutturale, non è pensabile che si possa individuare come elemento preferenziale la cantierabilità dell'opera, perché scarse sarebbero le opere cantierabili subito al Sud, ed in particolare in alcune regioni. Dobbiamo, inoltre, impegnarci su tutti quei progetti mirati ad accelerare l'aumento progressivo della mobilità a zero emissioni: proseguire, quindi, con l'infrastruttura elettrica per renderla smart e pronta alla tecnologia vehicle-to-grid.

Anche il trasporto pubblico locale dovrà contribuire alla riduzione delle emissioni climalteranti. In quest'ottica, occorre incrementare il parco autobus e la flotta dei treni adibiti al TPL, con modelli più sostenibili sotto il profilo ambientale, ed accelerare gli investimenti infrastrutturali degli impianti di trasporto rapido di massa.

Da ultimo, ma non per importanza, in merito alla progettualità della pubblica amministrazione, si sottolinea la mancanza di personale qualificato, specie nei settori tecnici; pertanto, sarà cruciale aumentare il capitale umano qualificato a disposizione della pubblica amministrazione.

In conclusione, Presidente, abbiamo una grande opportunità: vogliamo lavorare per un modello di sviluppo fondato sul progresso, l'inclusione e la sostenibilità ambientale, ma è una sfida che solo restando uniti possiamo vincere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Padoan. Prego.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. Nei pochi minuti che ho a disposizione, sarebbe una pretesa inutile quella di sintetizzare e di aggiungere al dibattito. Quindi, forse, è utile - a me stesso sicuramente, ai colleghi in parte - riassumere alcuni punti essenziali di questa complessa operazione di politica economica che chiamiamo Next Generation EU.

Next Generation EU definisce in modo completamente nuovo il quadro, nel quale le politiche macroeconomiche, cui ci eravamo abituati, si attiva. È giusto che sia così, perché questa operazione europea innova il modo di fare politica economica in numerosi dimensioni: a livello fiscale, con il ruolo degli investimenti pubblici e con la sospensione del Patto di stabilità, che andrà riscritto in modo totalmente diverso; a livello strutturale, con il ruolo delle politiche strutturali, che prende posizione centrale; a livello finanziario, con l'introduzione di bond europei, non i vecchi euro bond, ma strumenti per produrre beni pubblici europei, e infine il rafforzamento del bilancio, finalmente, che divenga uno strumento per rendere l'Europa più efficiente e più giusta.

Secondo punto: tutto ciò funzionerà a una condizione fondamentale, che i Governi facciano la loro parte. In questo nuovo quadro, i Governi hanno più responsabilità, più strumenti, più gradi di libertà, ma anche, appunto, più responsabilità. Senza i Governi che abbiano implementato un'efficace strategia di riforme, tutti i benefici attesi non saranno sfruttabili.

Questo sistema innova anche negli obiettivi. È vero, siamo abituati a fare un lungo elenco di cose che mancano, soprattutto in Italia e lo sappiamo da tempo. Ma c'è un modo diverso, con cui bisogna guardare gli obiettivi o, almeno, guardarli con forza, nel momento in cui si vanno a definire le strategie concrete, nei vari progetti che ci apprestiamo a esaminare.

Cito due esempi. Primo, il ruolo che le riforme strutturali devono e possono svolgere nel migliorare gli incentivi alle imprese. Il sistema di imprese è quello che crea crescita e crea occupazione. Sappiamo cosa funziona e cosa funziona meno. Cerchiamo di usarlo al meglio! Secondo punto, vorrei associarmi con molta convinzione agli appelli che molte colleghe, da ultimo l'onorevole Gribaudo, pongono sulla necessità di rafforzare l'occupazione femminile. E io dico occupazione, non perché sia solo un problema di occupazione, ma perché, da economista, riconosco, forse con ritardo, che i Paesi che crescono di più e sono più equi sono quelli in cui la quota di occupazione femminile è maggiore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Sono evidenze molto chiare e, come economista, chiedo venia per non avere insistito in passato più su questo. Ma adesso l'occasione è quella giusta.

Gli strumenti: stiamo discutendo molto di quali strumenti. Un principio molto semplice, signor Presidente: non c'è nessuna bacchetta magica per implementare i progetti di Next Generation EU. C'è bisogno di pacchetti ragionati, che mettano insieme le nuove regole, nuovi incentivi per gli investimenti, nuove agevolazioni fiscali, con l'attenzione di usare lo strumento di finanziamento più adatto per ciascuna di esse. Ma, a volte, si ha l'impressione che il legame sacrosanto nella tecnica di programmazione fra obiettivi e strumenti sia stato del tutto ignorato.

Infine, ci sono i rischi. Ovviamente, il rischio numero 1 è la pandemia, ma, al di là di questo, non illudiamoci che non ci siano rischi a questa operazione strategica. I rischi di non fare le cose che si sono promesse e, quindi, i rischi di deludere sia i mercati sia la popolazione sia i cittadini, i nostri cittadini. Quindi, il rischio di perdere quella fiducia che, inevitabilmente, è lo strumento fondamentale per portare a termine questi programmi. I rischi sono elevati, ma possiamo appunto mitigarli con una strategia chiara. I mercati fino adesso hanno dato ragione a questa strategia e continueranno a farlo, ma potrebbero a un certo punto osservare che, di fronte a tante promesse, i risultati non arrivano. Sarebbe una sconfitta storica per tutti quanti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Invidia. Ne ha facoltà.

NICCOLO' INVIDIA (M5S). Grazie, Presidente. La metafora più usata per il Recovery Fund è quella del treno che passa una sola volta e, in effetti, siamo rimasti fermi in stazione abbastanza a lungo, a crogiolarsi nell'amarcord. E, così, c'è un po' la percezione di essere nella “zona Cesarini” della nostra storia. C'è un senso di affanno e di fretta consapevole nella nostra azione politica. Sappiamo che su questo Governo ricade l'urgenza di prendere questo treno e di imboccare al bivio la strada virtuosa. Tutto l'emiciclo sa visceralmente quale sia: quella dell'innovazione esponenziale, quella dell'economia digitale e quella del progresso spinto.

Ora le domande sono: saremo bravi ad accogliere questo suggerimento della storia? E come si declina questa visione di futuro nel settore del lavoro? Posso dirvi che, come Commissione, abbiamo immaginato attraverso il Recovery un futuro del lavoro, fatto di superamento del concetto di tempo e di luogo di lavoro, il che significa la graduale riduzione dell'orario di lavoro e l'uso dello smart working come condizione irreversibile, un lavoro reso resiliente anche dalla formazione continua, dalle politiche per la famiglia, per guarire la nostra demografia malandata, e un avvenire fatto di parità, di vera parità, nelle opportunità nel salario tra i generi, un futuro anche fatto di competenze resilienti a quelle che saranno le sfide dell'avvenire, costantemente riviste. Il che può passare solo attraverso un concetto, quello del completo ripensamento della formazione per i giovani, dell'apprendistato, degli ITS, degli stage, dell'orientamento, di Garanzia giovani, per avere finalmente una formazione tecnologica in linea con la nuova domanda di lavoro. Con riferimento ai punti che abbiamo inserito nel contrasto al lavoro sommerso, abbiamo inserito anche la questione degli ispettorati, il grande tema del salario minimo, i workers buyout, il supporto a nuovi modelli organizzativi per garantire ambienti produttivi ad alta intensità tecnologica, nonché sgravi contributivi per le start up. Infine, abbiamo aggiunto anche la revisione dell'età pensionabile, a partire, come sappiamo bene, dal lavoro usurante.

Detto ciò, ci tengo a sfruttare la pazienza dell'Aula per segnalare un fatto molto interessante. Durante il dibattito in Commissione sul Recovery, la silenziosa sorpresa è stata la somiglianza dei punti espressi tra maggioranza e opposizione, la convergenza sulle esigenze per il futuro del Paese. Più o meno tutti hanno parlato di formazione, nuove competenze, di lavoro agile e di attenzione alla sfida tecnologica, persino di minore ore lavoro, di famiglia, di demografia e così via. Queste sono le priorità più o meno identificate da tutti. Certo, non mi aspetto una totale identità di posizioni, ma, se penso ai discorsi conflittuali che hanno popolato per decenni la Commissione lavoro, quello a cui abbiamo assistito è davvero incoraggiante. La politica è un motore che funziona sulla divisione e, così, spendiamo tempo a risaltare le nostre differenze e sminuire le nostre convergenze. Per questo ci tengo a rimarcarle, quando le vedo. Tutte le forze politiche riconoscono simili priorità per il Recovery e per il futuro del lavoro nel medio periodo. Questo, se ci pensate bene, è davvero rivoluzionario.

Cari colleghi, è un enorme privilegio poter declinare una visione, trasformare in numeri e progetti quella che è una prospettiva titanica, come quella del Recovery. In questo periodo, il Governo e il Parlamento sono chiamati a guardare, oltre il quotidiano, ad un'attività diversa da quella del rammendare le emergenze tipiche e quotidiane che abbiamo.

Con il Recovery siamo costretti finalmente ad essere ambiziosi e forzati ad essere virtuosi. Mi sento di dire che questa maggioranza e la mia Commissione, la Commissione lavoro, stanno lavorando bene, misurando correttamente il polso del nostro tempo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, Next Generation EU è un'idea coraggiosa, un'idea ambiziosa, un'idea quasi temeraria, per la cui realizzazione serve una grande idea dell'Italia del futuro. Serve un pensiero lungo e, al tempo stesso, responsabile, perché, per dirla con i classici, che lei, Ministro Amendola, conosce bene, il Recovery Fund non è un pranzo di gala. Il Recovery Fund non è neppure il paese dei balocchi: il Recovery Fund è un grandissimo esercizio di responsabilità.

Perché, colleghi, noi siamo chiamati a fare in sei anni quello che in questo Paese non si è riusciti a fare almeno negli ultimi trent'anni; per fare questo, quindi, serve un'idea di Paese, serve un'idea di Italia, partendo dalla considerazione che la pandemia ci fa entrare definitivamente nel XXI secolo e, quindi, gli attrezzi del passato sono logori, in alcuni casi sono anche inutili e serve anche un recupero di una dimensione etica di fondo. Guardate, in questi giorni di deresponsabilizzazione collettiva, in alcuni casi, forse occorrerebbe recuperare quel senso della libertà che ci hanno insegnato i nostri costituenti quando ci hanno detto che la libertà è la responsabilità verso l'altro. Ecco, noi dobbiamo sentirla fino in fondo questa responsabilità e questa libertà: per qualcuno, per qualcosa, per la dimensione di una costruzione nella quale - e riprendo il senso e lo spirito che ho compreso dall'intervento del presidente Brunetta, che ringrazio - avvertiamo la necessità di costruire qualcosa che nessuna delle vecchie tradizionali soluzioni è in grado di fornire e sentiamo, al tempo stesso, la mancanza di un orizzonte condiviso nel quale riconoscerci, perché è la mancanza di una politica (Applausi del deputato Brunetta).

Colleghi, negli anni Trenta del secolo scorso questa mancanza di politica in presenza di una grave difficoltà fece nascere i totalitarismi come reazione e come risposta al bisogno di protezione. La politica oggi vive la contraddizione tra la riduzione degli strumenti e l'interconnessione globale, che a volte ci fa sentire inermi e ci fa sentire impotenti, e corriamo, quindi, il rischio di essere incapaci di indicare una prospettiva a una società disorientata, impaurita e nella quale il tasso di diseguaglianza va aumentando. Quindi, in questo momento, per evitare tutto ciò, dobbiamo fare contemporaneamente due azioni in questa impegnativa prospettiva: dobbiamo guardare lontano e dobbiamo agire subito e siamo chiamati nell'impiego di queste risorse, diciamoci le verità, non ad accontentare tutti ma a rappresentare e responsabilizzare tutti e la nostra azione funzionerà nella misura in cui riusciremo a far comprendere che non è la spesa nei confronti di tutte le corporazioni, di tutte le fazioni, di tutte le dimensioni del Paese, la spesa facile che, però, finisce come nel paese dei balocchi per portare Lucignolo e Pinocchio sulla strada ben nota, ma è la responsabilizzazione su poche, mirate e condivise scelte che questo documento porta con sé. È, insomma, a questa idea di Paese - e concludo, signor Presidente - che noi dobbiamo ispirare la nostra logica ricostruttiva, lontana, dicevo, dalla dimensione corporativa e burocratica, facendo uno sforzo di portare una pubblica amministrazione, costruita negli ultimi anni per non spendere e per rinviare, alla capacità di agire e di agire subito e con l'obiettivo di modernizzare e di rendere giusto ed equo il domani. Si dice, a volte, che a momenti eccezionali servono misure eccezionali. Ebbene, noi non siamo uomini eccezionali, ma possiamo avere un pensiero, un coraggio e un'idea eccezionale se lavoreremo insieme. Quindi, signor Ministro e colleghi, coraggio, dunque, a voi e a tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Deiana. Ne ha facoltà.

PAOLA DEIANA (M5S). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, le Nazioni Unite ci hanno confermato che il cambiamento climatico è la causa principale del raddoppio dei disastri naturali degli ultimi vent'anni. Il MoVimento 5 Stelle ha fatto la sua parte in tutte le sedi nazionali e internazionali per mettere la riconversione ecologica al centro dell'agenda politica. Il Governo nazionale ha intrapreso questa strada con decisione, facendo sentire la propria voce in Europa. È un bel segnale che oggi il Next Generation EU, il Fondo per la ripresa e la resilienza, dia ampio spazio alle politiche ambientali. Transizione verde e digitalizzazione sono il cuore di questa strategia di ripartenza. Innovare tutelando le risorse, per mettere al primo posto la salute e il benessere delle persone in piena sintonia con il pianeta.

Dal lavoro di quest'Aula e del Parlamento tutto nei mesi passati è arrivato più di un segnale importante in questa direzione: penso al super bonus al 110 per cento, al “decreto Clima”, alle norme sulle comunità energetiche e all'autoconsumo. Certo, è solo l'inizio e siamo consapevoli che dobbiamo spingere sull'acceleratore del cambiamento senza timidezza. Trasporto pubblico e mobilità urbana sostenibile, gestione dei rifiuti in un'ottica di prevenzione, riuso, riparazione e salvaguardia delle risorse idriche e ammodernamento delle relative infrastrutture: sono questi i sentieri da percorrere per utilizzare al meglio le risorse del Recovery Fund e su questo tracciato si è mosso il lavoro della VIII Commissione alla Camera, anche grazie ai tanti soggetti auditi. Abbiamo mosso alcuni rilievi allo schema di relazione che, a nostro avviso, mettono a sistema alcune questioni strategiche: la riforma della disciplina dei contratti pubblici, dei meccanismi fiscali di programmazione economica, la necessità di una strategia per le aree urbane, il focus sulle infrastrutture idriche, mobilità sostenibile e infrastrutture viarie, blue economy e previsione di uno specifico organismo cui demandare il controllo sulla coerenza dei progetti con le finalità di transizione verde, la riconversione ecologica e la neutralità climatica. Inoltre, Presidente, è fondamentale il rispetto della destinazione del 37 per cento di risorse per investimenti in sostenibilità, così come è indispensabile che tutti i progetti del Piano nazionale di ripresa e di resilienza siano ancorati all'obiettivo europeo della neutralità climatica nel 2050 e della riduzione delle emissioni al 60 per cento nel 2030.

Il Recovery Fund può diventare uno strumento fondamentale sul fronte ambientale. Gli investimenti sono importanti così come la volontà politica di attuare programmi specifici e mirati. Penso, ad esempio, agli investimenti nelle infrastrutture per cogliere l'obiettivo di connettere in maniera efficiente tutto il territorio italiano e l'Europa, rendendo fluidi e veloci gli scambi commerciali anche al fine di colmare il divario fra il Nord e il Sud del Paese; penso agli investimenti volti a valorizzare il tema della vulnerabilità dei territori, garantendo la sicurezza dei cittadini mediante il miglioramento delle prestazioni sismiche alle abitazioni, alle scuole, agli uffici pubblici e, più in generale, attivando politiche di tutela e di messa in sicurezza del territorio; penso agli effetti della pandemia, che impongono un'attenta riflessione sulla prevenzione dell'inquinamento atmosferico in costante aumento in molte aree urbane italiane, dove si registrano dati allarmanti su particolato e ozono; penso anche alla tutela della biodiversità, che rappresenta un fattore primario per garantire il raggiungimento degli obiettivi di resilienza e di sviluppo qualitativo del territorio. Di qui l'utilità di creare nuove aree protette, sia a mare che a terra, di competenza statale e di estendere ai parchi regionali gli incentivi previsti per le zone economiche ambientali. Ma se vogliamo davvero contrastare l'attività dannosa all'ambiente c'è un particolare, che già è stato evidenziato dal Ministro Costa, che voglio sottolineare: tutti i progetti dovranno essere ambientalmente virtuosi, non solo quelli del Ministero dell'Ambiente. La transizione non si fa per compartimenti stagni, deve coinvolgere il Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VACCA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, colleghe e colleghi, ricostruire coltivando i talenti dei nostri ragazzi, la bellezza e la creatività del nostro Paese in un grande processo di rielaborazione del nostro straordinario patrimonio con strumenti proiettati al futuro, linguaggi innovativi in una dimensione sempre più globale. Questa è la direzione per il futuro: non ci sono alternative. Investire, dunque, in istruzione e formazione, ricerca e cultura, investire di più e meglio perché è fondamentale anche la qualità dell'investimento: è la vera rivoluzione che il Paese attende da tanto tempo. Per questo Governo e Parlamento hanno già stanziato una quantità di risorse senza precedenti, certo in parte per affrontare l'emergenza COVID-19 ma il percorso era stato tracciato già da prima della pandemia. Con il Recovery Plan - e preferisco chiamarlo Next Generation EU, proprio per sottolineare la proiezione verso le nuove generazioni - ci si presenta davanti un'occasione senza precedenti. Nella proposta di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è chiaro quanto sia centrale per il Governo puntare su istruzione, formazione, ricerca e cultura, oggetto di una specifica missione.

L'analisi della situazione in Italia parte da alcune considerazioni, che condividiamo e che portano la lucida consapevolezza della necessità di maggiori investimenti per avvicinare l'Italia definitivamente ai modelli europei più virtuosi e raggiungere gli obiettivi prioritari dell'abbattimento dell'abbandono scolastico, di un miglioramento della preparazione degli studenti, dell'aumento del numero di diplomati e soprattutto di laureati, di una sostanziale crescita culturale del nostro Paese. Condividiamo la convinzione che si debba puntare su innovazione e digitalizzazione, due paradigmi fondamentali, e che si debba investire nella bellezza dell'Italia, per rendere la cultura sempre più patrimonio di tutti, consolidandone la capacità di attrazione di flussi turistici e di promozione dell'industria culturale. Un'attenzione particolare dovrà essere rivolta al nostro patrimonio diffuso, alla valorizzazione dei cosiddetti medi e piccoli attrattori, con un approccio sistemico, che metta insieme le migliori energie di un territorio e che crei opportunità di crescita culturale e sociale di una comunità. Nella proposta di linee guida del Governo, grande rilevanza ha la valorizzazione del capitale umano in tutti i settori. Sarà fondamentale destinare risorse a un piano di valorizzazione e formazione continua del personale scolastico ad esempio, ma in generale strutturare percorsi consolidati e validi di formazione continua per tutti. Il Lifelong learning sarà sempre più la carta vincente in un mondo in continua e rapida evoluzione e le nostre istituzioni formative - penso a molte realtà universitarie, gli ITS, a molte scuole - potranno avere un ruolo centrale e trovare una nuova vocazione. Una parte rilevante del piano dovrà essere focalizzato sull'edilizia scolastica: nelle proposte di linee guida si parla di riqualificazione energetica, antisismica e di cablaggio con fibra ottica, nonché di allineamento del numero di alunni per classe ai parametri europei. Ma Next Generation EU è un'occasione per impostare un grande piano di rinnovamento complessivo della didattica, che parta proprio dalle nostre scuole, per realizzare poli infrastrutturali che non soltanto abbiano ambienti di apprendimento - laboratori, palestre biblioteche - concepiti secondo le esigenze della didattica moderna, ma possano essere aperte al territorio e nel programmare gli interventi bisognerà partire proprio da quei contesti sociali più difficili e disagiati, con tassi di abbandono scolastico elevati, questi dovranno avere la priorità assoluta. Tutti gli sforzi poi dovranno essere mirati a un obiettivo fondamentale per la crescita del Paese: l'aumento del numero dei laureati e degli studenti con una formazione tecnica professionalizzante di livello terziario e dovrà essere prioritario investire risorse per incentivare lo sport di base, per la riqualificazione e realizzazione in particolare dell'impiantistica sportiva di base, così da promuovere il più possibile la diffusione della pratica sportiva e motoria, a partire finalmente proprio dalle nostre scuole. Ministro, con i fondi che arriveranno dall'Europa l'Italia ha una grande opportunità, che dovrà sfruttare al meglio. Per questo, dovremo fare delle scelte, è inevitabile, per evitare che le tante ma non infinite risorse vengano parcellizzate secondo logiche non efficienti. Bisognerà lavorare su progetti di ampio respiro, con obiettivi definiti e con un impatto nel sistema Paese durevole, come d'altronde l'Europa ci chiede. E mi consenta di chiudere con una riflessione, Presidente: c'è un tema di cui a mio avviso si parla poco, che parte da alcuni dati; la disoccupazione giovanile, in Italia, è al 30 per cento; siamo i più anziani, se consideriamo l'età media della pubblica amministrazione, l'età media dei docenti della scuola e dell'università; siamo in sostanza un Paese anziano e gerontocratico. Questo, invece, è il Governo più giovane di sempre e il piano europeo si chiama Next Generation; forse è il caso di iniziare a parlare anche di un nuovo patto generazionale per ringiovanire il sistema Paese, a cominciare magari proprio dalla pubblica amministrazione, dalla scuola e dall'università, perché sarebbe veramente un controsenso che a beneficiare del piano Next Generation EU non siano innanzitutto i nostri ragazzi, di oggi ma soprattutto quelli di domani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00136, Brunetta e Lupi n. 6-00137 e Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Gebhard, Tabacci, Tasso, Rospi ed altri n. 6-00138, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, Vincenzo Amendola, che invito ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Sì, grazie Presidente, mi permetterà, prima di esprimere il parere, due minuti, partendo innanzitutto da un ringraziamento non formale al presidente della Commissione bilancio, Melilli, a tutti i commissari e ai presidenti anche delle Commissioni parlamentari, che hanno dato vita in poco tempo, perché stiamo lavorando in poco tempo, insieme anche alle Commissioni al Senato, a un lavoro che è non solo ricchezza, che esprime ricchezza, come ha detto il presidente Melilli, ma che è dentro un percorso che dobbiamo fare tutti insieme. Io lo dico fuori dalla retorica, non userò i toni importanti che ha usato il presidente Brunetta, ma qui è in gioco non solo un progetto di ricostruzione dell'Europa su basi economiche differenti, è in gioco anche l'interesse nazionale, perché noi, di fronte a una crisi che abbiamo vissuto, dobbiamo ricostruire quelle che sono linee di fiducia, di investimenti, di modernizzazione e di superare dei mali antichi del Paese, che per tanti anni non siamo riusciti a fare. Allora, abbiamo un quadro europeo per i prossimi sette anni, perché l'accordo del 21 luglio è un accordo per il bilancio insieme a Next Generation UE, che dà alle nostre imprese, al mondo economico e soprattutto anche a quelli che sono i progetti che in quest'Aula e nelle Commissioni si è sempre discusso la possibilità di realizzazione.

Sappiamo bene che però questo è un progetto che tiene in vita un'altra strada che si è aperta. L'Europa che abbiamo conosciuto negli ultimi dieci anni non era all'altezza del sogno che avevamo. Oggi, dinanzi a questa crisi, si apre, come ha detto il Ministro Padoan, una strada in termini di politica monetaria, politica fiscale, cambio delle regole. E allora in questo senso l'interesse nazionale di un Paese duramente colpito e che è stato premiato nella redistribuzione delle risorse, per le sofferenze che abbiamo vissuto, non va discusso come una routine, non è una legge di bilancio, non è la panacea di tutti i mali, non è un entusiasmo da condividere in modo da realizzare punti elettorali. Parliamo dei prossimi anni del nostro Paese, parliamo di quello che dobbiamo costruire per far sì che la nostra economia superi gli antichi mali. Allora, se mi permettete, molte delle sollecitazioni fatte sono dentro il lavoro della Commissione. Ho letto anche gli ordini del giorno e molte delle sollecitazioni le abbiamo ben presenti, a partire dall'onorevole Garavaglia, dall'onorevole Del Barba, perché è evidente, noi abbiamo scelto il Comitato interministeriale per gli affari europei perché lì siedono non solo tutti i Ministri, ma siede il presidente delle Regioni, siede la presidente Tesei, oltre che il presidente Bonaccini, siede il presidente dell'ANCI, delle province, perché questo progetto deve unire e mobilitare il Paese, perché sappiamo bene, sarà tema, tra novembre e dicembre, anche di capire come la governance fa sì che gli investimenti pubblici tocchino il suolo, perché quello che noi programmiamo qui, nelle linee guida, deve essere attivato con una metrica entro il 23 e una spesa entro il 26. È una grande mobilitazione, figurarsi se noi vogliamo chiuderci nel campo della maggioranza e pensare che tutto questo si possa fare escludendo sindaci e guardando il colore delle amministrazioni. Noi vogliamo cambiare il Paese, non lo dobbiamo dire in maniera entusiastica, diciamolo in maniera razionale, per quello che abbiamo sofferto e per quello che era l'Italia prima del COVID-19 questa è una grande opportunità, per l'Europa e per il nostro interesse nazionale. E dovremmo convincerci e io mi auguro che nel percorso che abbiamo avviato oggi, con la centralità del Parlamento, ci convinceremo che non c'è nessuno che beneficerà e altri che saranno esclusi, ma è un'opera che serve all'Italia. E dato che forse in queste aule, come nei dibattiti, ci troviamo più sul lungo periodo, su come si superano gli antichi mali di competitività, di mancanza di produttività, di mancanza anche di eguaglianza dentro il nostro tessuto sociale, forse tra maggioranza e opposizione, senza evitare retoriche o evitare buoni sentimenti, è tempo che ci mettiamo a lavorare insieme per questi obiettivi. Dico anche che il Recovery o meglio il Next Generation EU, come è stato costruito, è una grande occasione per il Paese, perché nei prossimi sette anni, da Paese contributore, noi saremo Paese beneficiario, ma questo non è un qualcosa, una medaglia da metterci all'occhiello, è una grande occasione per far sì che il progetto europeo, uscito dalle secche dell'austerity, si costruisca su politica monetaria, politica fiscale, politica macroeconomica e soprattutto scelta politica dei Governi in maniera più forte.

Io non temo le riforme, lo dico all'onorevole Montaruli e la ringrazio anche per l'intervento, perché le Country Specific Recommendations non sono condizionalità, nelle Country Specific Recommendations della Commissione del 2020 c'è scritto che l'Italia dovrebbe fare la riforma della giustizia e della pubblica amministrazione; ma c'è qualcuno, in questa sala, che pensa che non sia una priorità del Paese? E se addirittura vado a vedere le Country Specific Recommendations di altri Paesi come, faccio un esempio a caso, uno che, magari, è stato lontano da noi nel dibattito, un Paese frugale, c'è scritto che devono far sì che il dumping fiscale e le norme di riciclaggio vengano cancellati. Ma quello è un qualcosa che funziona per l'idea di Europa che abbiamo, non è un'imposizione, è un qualcosa che serve a tutti per migliorare il nostro mercato, la nostra concorrenza, l'equità sociale che abbiamo a livello europeo.

E, allora, il percorso che nasce dal 21 luglio ha bisogno di una lavorazione che sia seria, efficace, perché in questo caso non sarà come per i fondi di coesione del quadro finanziario pluriennale; in questo caso, le risorse che noi scegliamo e le riforme che noi scegliamo devono essere realizzate, pena il ritiro di quelli che sono i finanziamenti e io credo che questa sia una scelta che unisce il Paese, non deroga o delega a qualcun altro la propria realizzazione. Quello che è importante è sapere, ovviamente, che in questo percorso, grazie al voto che è avvenuto oggi al Senato e che avviene oggi alla Camera, il dialogo con la Commissione che inizierà proprio giovedì a Bruxelles, dove ci recheremo, è un dialogo più forte e lo dico senza falsa modestia, ma questo è il primo Parlamento in Europa che discute di Recovery Fund. Io penso che un po' di orgoglio per la serietà di un Paese che di fronte a queste scelte si unisce, dibatte e discute sia un qualcosa di cui essere orgogliosi tutti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali), maggioranza e opposizione, perché sappiamo che saremo più forti nei negoziati, perché saremo più forti nel chiedere che le politiche economiche e le politiche istituzionali cambino a livello europeo, non è un qualcosa che ci deve dividere. Allora, oggi, inizia un percorso tra Governo e Parlamento grazie a queste due relazioni che danno forza alle linee guida, perché le strutturano in chiari elementi di progetto, in chiare missioni e azioni che si legano e su cui si svilupperà, nei prossimi due mesi, il dialogo con la Commissione.

In queste ore, ovviamente, stiamo lavorando anche perché tra Commissione, Consiglio e Parlamento si raggiungano alcuni obiettivi: c'è un negoziato in corso sul bilancio dei prossimi anni e c'è anche un negoziato molto complicato sulla cosiddetta condizionalità per la violazione dello Stato di diritto che l'Italia sostiene, grazie alla mediazione tedesca. Questo fa parte della dinamica politica europea; io so benissimo che rischiamo di perdere tempo, ma sono dibattiti che non possono essere esclusi se l'applicazione dello Stato di diritto in Europa fa sì che alcuni Stati possano accedere o no a risorse, io non credo che sia un elemento marginale, fa parte dell'idea di Europa che abbiamo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali) e noi negozieremo insieme alla Germania ovviamente per trovare un accordo, ma è dentro un negoziato che dobbiamo realizzarlo.

È evidente - e finisco, Presidente - che alcuni criteri che voi indicate sono quelli che indichiamo anche noi. Io credo che l'impatto sulla crescita sia decisivo per valutare dei progetti, lo diceva molto bene l'onorevole Garavaglia, non possiamo costruire una progettualità che è il libro dei sogni, deve avere una metrica e un oggettivo impatto su quelli che sono gli elementi di divario italiano, così come ridurre le diseguaglianze è un qualcosa di concreto, perché anche l'appello che arriva dalle parlamentari e da Giusto Mezzo è un tema che non fa parte solo di una retorica o di una bandiera, ma è costitutivo dei ritardi del nostro Paese. E su come si costruisce questo piano, questi elementi di metrica, di calcolo sui divari territoriali, sui divari di genere, sull'equità che manca, sono un qualcosa che non è che ce lo impone un tema esterno, ce lo impongono quelle che sono le analisi che stanno alla base dei lavori che stiamo facendo.

Allora, per concludere, se il comune sogno o interesse nazionale ci porta a trovarci su alcune lunghezze d'onda che sono come dare al nostro sistema produttivo una transizione ecologica e digitale che lo renda competitivo e che accompagni pure il mondo del lavoro in un'opera che sarà complessa per i prossimi anni, ma che sappiamo che, per scenario internazionale, è inevitabile affrontare, io dico: facciamolo con la possibilità che c'è, con le risorse che ci sono, con un quadro istituzionale che ce lo consente, con la coesione anche con gli organi istituzionali e con gli attori sociali e facciamolo in un quadro, nelle prossime settimane, fino alla presentazione del Piano, in cui il Governo non vuole assumere a sé una responsabilità che le è data dalla Commissione, ma vuole mobilitare il Paese, perché sappiamo benissimo che questi obiettivi, senza che il nostro mondo produttivo, senza che gli attori sociali, senza che le regioni e i comuni siano dentro questa pianificazione, non si realizzano. E lo dovremmo fare, ovviamente, con meccanismi di governance attuativa differenti, che saranno discussi in Parlamento e anche con meccanismi di monitoraggio, trasparenza di tutti quelli che sono i passaggi che nei prossimi sei anni, sette anni, terranno unito il Paese.

Io credo che la relazione e il lavoro fatto dalla Commissione siano di grande pregio, come quelli del Senato, e il dibattito che abbiamo ascoltato oggi, sia qui alla Camera che al Senato, dà forza e fuga anche quei dubbi, che l'onorevole Brunetta giustamente sottolineava, a volte, di perderci in chiacchiere mentre abbiamo un corso della storia che ci costringe a fare scelte. Perché sappiamo che il più grande spreco sarebbe far sì che questa occasione venisse rigettata, venisse stracciata o venisse utilizzata nelle finalità partitiche. Stiamo parlando di sette anni della storia del nostro Paese, stiamo parlando di un imprevisto della storia che ci ha trovati e travolti in molti sensi. Oggi, noi dobbiamo trovare il coraggio, grazie al lavoro, di pianificare rispetto, dialogo, ma anche un modo di guardare al nostro Paese che restituisca fiducia, perché se non la diamo noi, classe dirigente e politica, fiducia ai nostri cittadini, al nostro Paese, sarà molto complicato che arrivi da uno spirito spontaneo.

Per questi motivi, il nostro parere è positivo sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Gebhard, Tabacci, Tasso, Rospi ed altri n. 6-00138 e ci rimettiamo a un parere negativo, che non è escludente, ma che apre a un lavoro che ha una base comune, sulle risoluzioni Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00136 e Brunetta e Lupi n. 6-00137, perché grazie a queste risoluzioni e al lavoro che tutti hanno fatto si apre un percorso che non è solo di contrapposizione, ma di unione per quello che è il bene comune e per quello che è l'interesse nazionale. Vi ringrazio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 19,21).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione del Doc. XVI, n. 4.

(Dichiarazioni di voto - Doc. XVI, n. 4)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor Ministro Amendola, desidero esprimere un apprezzamento per il lavoro costruttivo della Commissione bilancio, uno sforzo diretto a convergere attorno a una griglia di proposte che arricchisce le indicazioni delle linee guida predisposte dal Governo. Le proposte sono finalizzate al rispetto di criteri che hanno come obiettivo di accrescere il prodotto interno lordo, l'occupazione e la produttività dell'apparato produttivo. Il documento elaborato dalla Commissione su proposta del presidente relatore Melilli ha registrato il contributo di tutte le forze della maggioranza, con una significativa partecipazione dell'opposizione che, tra l'altro, ha annunciato nel voto finale un'astensione, astensione che viene motivata come la volontà di credere in un percorso condiviso. Mi pare che sia l'impostazione giusta. D'altro canto, la sfida che il nostro Paese deve affrontare non consente spazi per inutili e sterili contrapposizioni; ora, il Governo faccia tesoro di questi orientamenti parlamentari e si predisponga a costruire una proposta da presentare in Europa che segnali il nostro Paese come esempio di progettazione, realizzazione e rendicontazione delle opere e degli investimenti necessari per un visibile cambio di passo. Quando parliamo di progettazione, realizzazione e rendicontazione, per favore, non parliamo di condizionalità, questo è il minimo che si deve fare se si vuole immaginare di vivere in una comunità come quella europea. Lei, Ministro Amendola, come Presidente delegato del CIAE deve farsi garante di questo passaggio.

D'altro canto, l'esempio viene con forza dai nostri concittadini, che hanno dato prova di grande coraggio, serietà e consapevolezza nei momenti più drammatici degli esiti della pandemia. La politica ora deve essere degna e non può che essere all'altezza delle attese suscitate. Siamo certi che il Governo saprà muoversi, facendo tesoro di questo clima di collaborazione parlamentare e predisporre, nelle prossime settimane, un piano di investimenti da realizzare con una governance che sappia portare la nostra pubblica amministrazione a compiere il miracolo di sapere, finalmente, reggere una sfida sull'efficienza e sulla trasparenza della spesa. Ho concluso, Presidente. Il presupposto risiede nell'efficace utilizzo dei fondi del programma Next Generation, con interventi mirati, attuati senza sprechi e tempestivamente, in modo da massimizzare gli effetti della crescita. È vero che l'utilizzo dei fondi strutturali europei in questi anni ha visto palesi inadeguatezze, ma questa è l'occasione per dimostrare a tutta l'Europa che, quando le cose assumono un rilievo storico, il nostro Paese ha già dimostrato, come nel secondo dopoguerra, di non essere secondo a nessuno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Riteniamo che il documento redatto dalla V Commissione circa l'individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund sia prezioso, intanto perché si tratta del più importante dispositivo previsto nell'ambito più generale del piano dello strumento economico Next Generation EU, dal quale confluirebbero nel nostro Paese, come è noto, circa 209 miliardi, di cui circa 128 a titolo di prestito e 81 a titolo di sovvenzioni, fondi a cui si accederà attraverso il Piano nazionale per la ripresa e la resilienza. Un'occasione irripetibile, a mio parere, per redigere piani e costruire prospettive che, in passato, non si è stati capaci di fare.

Quindi, la tanto invocata resilienza che si dovrà stimolare non dovrà riportarci allo status quo ante emergenza, situazione che, oggettivamente, presentava notevoli criticità e pochi slanci di sviluppo, ma ad una realtà diversa, più dinamica, trasparente, più lungimirante. Una realtà che comprenda, ad esempio - dal momento che sono in Commissione trasporti ed infrastrutture -, che, senza un piano di riammodernamento dei collegamenti, a cominciare dalla rete stradale provinciale, o senza prevedere lo sviluppo portuale al centro di una strategia in questo senso - io sono di Manfredonia, quindi una città portuale che è al centro di una vasta area interregionale che potrebbe dare notevole impulso economico al Mezzogiorno e, di conseguenza, all'intero Paese -, difficilmente si potrà attuare un piano di sviluppo e quindi di resilienza efficace. Comunque, gli obiettivi individuati per il collegamento delle contribuzioni derivanti dal Next Generation EU è vasto, ben indicato nella risoluzione della maggioranza, di cui anche il sottoscritto è firmatario a nome del MAIE e quindi la voteremo.

Per concludere, Presidente Fico, mi rivolgo a lei direttamente, le offro questa riflessione: qui si sta decidendo, piaccia o non piaccia, che ne siamo degni o no, il futuro dell'Italia e delle prossime generazioni, per cui resto abbastanza stupito di come oggi, data l'estrema importanza dell'argomento trattato, non vi sia stata la possibilità per i cittadini di assistere ai lavori tramite la diretta televisiva, prevista invece nell'altro ramo del Parlamento, al Senato, dove tra poco il Presidente Conte andrà a relazionare circa la partecipazione, la nostra partecipazione al Consiglio d'Europa, anch'esso un tema, per carità, estremamente importante. A maggior ragione, qui avremmo potuto dare agli italiani la possibilità di seguire un altro momento decisivo della nostra azione parlamentare, non fosse altro perché il riscontro dei dati di ascolto delle dirette TV effettuate in questo periodo di emergenza sanitaria è assolutamente positivo e dovrebbe incoraggiare, Presidente, l'utilizzo dello strumento della diretta TV, dal momento che i cittadini lo apprezzano e sono molto attenti a questo tipo di comunicazione. Io la ringrazio per la cortesia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.

GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). Grazie, Presidente. Next Generation EU, un piano di ripresa e resilienza europeo: 672,5 miliardi; l'Italia ne ha disposizione 209 di miliardi, da spendere, questi, nel triennio 2021-2023. Una riflessione, però, Presidente, Ministro: l'Italia, nel settennio 2014-2020, ha ottenuto dall'Europa ben 44,8 miliardi, il secondo Paese più beneficiario. Peccato però che, a causa della lentezza del sistema Paese, delle maglie della burocrazia presenti in Italia, l'Italia ha speso, in sette anni, solo il 28,5 per cento, circa 13 miliardi, un dato tra i più bassi d'Europa.

Il Recovery Fund, un'opportunità: abbiamo detto 209 miliardi aggiuntivi, una capacità di spesa ben cinque volte maggiore, somme che, però, dovremmo spendere in tre anni. Penso, Presidente, Ministri, colleghi, che questo sia difficile come obiettivo da raggiungere se continuiamo tutti a fare propaganda politica, invece di concentrarci sugli obiettivi, obiettivi ambiziosi di questo Piano nazionale, tant'è vero che noi voteremo a favore. Nove direttrici di intervento: chi è che direbbe no? Un Paese completamente digitale, con infrastrutture sicure e sostenibili, un tessuto economico competitivo e resiliente, un piano integrato di sostegno alle filiere produttive, una pubblica amministrazione più efficiente, maggiori investimenti in formazione e ricerca; un'Italia più equa e inclusiva, un ordinamento giuridico più moderno e più efficiente; è il sogno di tutti. Un piano ambizioso, l'ho già detto; suggerisco però, al Governo soprattutto, di andare un po' meno in giro a raccontare questo piano e concentrarci, qui, tutti quanti insieme, per risolvere uno dei gravi problemi che blocca lo sviluppo di questo Paese, che è la burocrazia. Abbiamo degli esempi virtuosi: il “decreto Genova”, approvato da questo Parlamento, ha permesso in due anni di risolvere e di ricostruire il ponte Morandi, quindi usiamo, per esempio, questo metodo per sbloccare tutti i cantieri presenti in Italia.

Concludo, Presidente. La pandemia ci ha costretto a fare debito pubblico. Ad oggi, sono 130 miliardi di debito pubblico che carichiamo sulle nuove generazioni: una mostruosità che stiamo consegnando nelle mani dei nostri figli. Ebbene - e concludo veramente -, il futuro appartiene alle nuove generazioni: è il momento di cogliere, colleghi, l'opportunità che la storia in questo momento ci sta dando, che è quella di progettare un Paese dove i giovani rimangono, dove i giovani che sono andati fuori ritornano in questo Paese e dove i giovani, soprattutto, sono protagonisti del loro futuro e di quelli che verranno.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Condivido il Piano per la ripresa dell'Europa, che punta su temi importanti e penso che il messaggio principale che l'Italia deve inviare sia quello di aver capito che queste risorse siano straordinarie e che devono, quindi, essere usate per riforme straordinarie. In questo ambito, sarà importante un ruolo chiave per le regioni e province autonome e le linee guida dovranno operare contro le diseguaglianze economiche e sociali, sempre con l'obiettivo di far ripartire il Paese. In riferimento a ciò, mi permetto di ricordare che sono le donne a pagare il prezzo più alto di questa crisi: sono loro le prime a perdere il posto di lavoro, troppo spesso precario; nella maggior parte dei casi, sono loro costrette a scegliere se lasciare il lavoro o i figli a casa da soli; e, poi, sono loro a chiedere il congedo parentale e, quindi, a rinunciare al 50 per cento del loro stipendio.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 19,31)

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Condivido l'opinione di chi sostiene che il Recovery Plan deve essere l'occasione per rimediare a queste disparità di genere, non solo per una questione di giustizia, ma soprattutto per il bene del Paese. La parità fa bene anche al PIL, che - su questo, penso condividiamo tutti - deve crescere. L'occupazione femminile, se fosse al 60 per cento come è in Francia, aumenterebbe il PIL di sette punti percentuali. Quindi, con misure per favorire il lavoro femminile, a vincere non sarebbero solo le donne. Valuto positivamente il relativo impegno che fa parte della risoluzione di maggioranza, a cui va il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Il Ministro Amendola ha sottolineato nella sua replica… Mi spiace non vederlo presente in Aula, perché io credo che quello che abbiamo fatto quest'oggi, come Parlamento, sia un momento importante. Eccolo! Mi è piaciuta molto la replica che il Ministro ha fatto: lavoriamo insieme, c'è in gioco l'interesse nazionale.

Il Presidente del Consiglio Conte ha detto, facendo la sua scommessa politica (non portano mai bene le scommesse politiche in questo Paese e, ovviamente, la storia lo insegna): se fallisco sul Recovery Fund avrò fallito e andrò a casa. Io credo che, come abbiamo detto più volte tutti noi, se falliamo sull'utilizzo di queste risorse abbiamo fallito tutti e ci ritroveremo tutti in mezzo al guado. Anche perché oggi c'è fiducia da parte dell'Europa e da parte di tutti nei confronti dell'Italia perché stiamo tutti nella stessa barca. Ma se utilizzeremo male le risorse, fra un anno e mezzo l'Italia, che - come ha sottolineato oggi il Fondo monetario internazionale - ha 2.600 miliardi di debito pubblico, ovviamente sentirà molto di più degli altri Paesi il peso del fallimento.

Allora, apprezziamo questa indicazione e credo che il lavoro che abbiamo fatto oggi, insieme, in questo momento, e il lavoro che abbiamo fatto nelle Commissioni - in particolare la sintesi fatta dal presidente Melilli in Commissione bilancio - indichi una strada positiva.

Proprio per questo ci permettiamo di dare, con la cortesia anche del Presidente, alcune indicazioni anche al Governo.

Il primo elemento, la prima indicazione: ci piace chiamare questo progetto come lo chiama l'Europa, Next Generation. Perché il titolo, come sempre, se non è formale indica la direzione da prendere, lo spirito, il metodo, il contenuto e la preoccupazione da avere. C'è in gioco il futuro delle generazioni future, non solo delle nostre, dei nostri figli e dei nostri nipoti. E allora quale deve essere il metodo da seguire, la sfida da avere insieme, Parlamento e Governo, maggioranza e opposizione? Non avere la testa rivolta verso il passato; ve lo dice chi ha ricoperto anche incarichi nel passato. Il metodo di tirare fuori dal cassetto tutti i progetti vecchi che abbiamo della pubblica amministrazione, di assemblarli e di dire che questo è il progetto per il futuro è un metodo che non va bene. Come abbiamo letto, 577 progetti sono tanti progetti, ma non sono un piano.

Uno dei fondatori degli Stati Uniti d'America - Thomas Jefferson - diceva una cosa vera che, tra l'altro, per molti di noi ha anche un significato importante: preferisco i sogni del futuro alla storia del passato. La storia è un elemento fondante da non dimenticare (per questo le ho chiesto cortesia). Ma la storia senza il sogno del futuro rischia di essere un ricordo del passato. Allora, non dobbiamo fare l'errore di prendere i 577 progetti e dire quali sono quelli che sono pronti.

Il secondo rischio da non correre (e poi vengo, invece, agli elementi di proposta positiva): non utilizzare le risorse messe a disposizione dell'Europa per ridurre il nostro debito pubblico. Abbiamo letto sui giornali che questa può essere una tentazione: la sostituzione del debito verso il mercato con il debito verso l'Europa. Queste risorse devono essere usate come un moltiplicatore della ripresa, devono essere usate come il sostegno, le fondamenta per l'Italia e l'Europa che vorremmo costruire.

E allora quali sono gli elementi positivi su cui bisogna investire? Il primo grande tema è l'educazione, la formazione, la ricerca. Attenzione: investire in educazione, formazione e ricerca non è solo assumere precari o investire in infrastrutture, le scuole piuttosto che i banchi. Per la prima volta, forse, dovremmo confrontarci tra maggioranza e opposizione e dire come formiamo gli insegnanti del futuro, quale è il nuovo rapporto tra l'iter formativo e il mondo del lavoro. La politica non ha mai scommesso sulla riforma della scuola perché è sempre un elemento che vince a medio e lungo termine, non premia nel breve termine, perché si gioca l'instabilità politica, premia il breve termine. Abbiamo il coraggio insieme, utilizzando queste risorse, di fare questa scommessa?

Sinteticamente, il tema delle infrastrutture quelle materiali e immateriali…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Le chiedo una cortesia, per concludere: la digitalizzazione della pubblica amministrazione, della sanità e della scuola; il lavoro, nella ripresa del dialogo con le imprese. I sussidi non danno la speranza, noi dobbiamo creare lavoro e investire su questo e la famiglia. Oggi il Fondo monetario internazionale ha detto che una delle debolezze più forti dell'Italia è la denatalità e l'indice di invecchiamento.

Concludendo, Don Sturzo diceva: ho sentito la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza. La speranza è un dovere e anche se in questi mesi abbiamo avuto indicazioni diverse nel rapporto tra maggioranza e opposizione - in un momento eccezionale il Governo non ha dialogato con l'opposizione in termini concreti - la speranza per noi è un dovere di fronte alla scommessa del futuro del Paese che abbiamo tra le mani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati di Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, a differenza di ieri, dove in quest'Aula abbiamo votato la conversione in legge del “decreto Agosto”, oggi è un momento felice per il Parlamento, perché il Parlamento svolge compiutamente la sua funzione costituzionale e dà le priorità al Governo su un programma che abbiamo riconosciuto tutti essere di grande rilevanza.

Guardate, a me preme sottolineare un punto: la centralità del Parlamento è condizione necessaria per consentire un dialogo proficuo tra maggioranza e minoranza. Non avremmo potuto raggiungere i risultati che sono stati qui riconosciuti e di cui voglio ringraziare il presidente della Commissione Melilli, i presidenti delle altre Commissioni, i colleghi dell'opposizione, in particolare quelli della Commissione bilancio; non avremmo potuto raggiungere un livello di ascolto reciproco, di condivisione se non vi fosse stata la centralità del Parlamento.

Il Next Generation EU purtroppo non è ancora stato approvato. È stato raggiunto un accordo politico ma c'è una discussione importante, che faremmo male a sottovalutare, una discussione politica non di aspetti tecnici.

Non è questa la sede e non c'è tempo per entrare nel merito ma ci sono questioni di fondo che riguardano, appunto, il livello di solidarietà e il livello di coinvolgimento anche dei Parlamenti, oltre che dei Governi. È un progetto e un programma importante; però, permettetemi di dire che la sua importanza va oltre la sua dimensione quantitativa. La dimensione quantitativa è significativa, ovviamente. Però noi ogni anno spendiamo, tra spesa per investimenti e per acquisti di beni e servizi, 200 miliardi. Non è che dobbiamo essere responsabili nei confronti delle generazioni che verranno soltanto per i 40 miliardi all'anno in più che speriamo arrivino al più presto. Una cifra importante, ma quest'anno la Banca centrale europea acquista 210 miliardi di titoli di Stato italiani e consente di tenere i tassi di interesse sostanzialmente a zero.

Ma la cifra è importante anche per ragioni qualitative: ci impone di programmare. Non so con quanta consapevolezza, ma Next Generation EU ci porta a riscoprire un principio importante della politica economica, quello della programmazione, che era diventata una brutta parola per tanto tempo, perché voleva dire che la politica e il pubblico, lo Stato si ingeriva nell'economia. Dobbiamo invece programmare e questo, a mio avviso, è l'aspetto più rilevante, in termini qualitativi, quello che può farci fare davvero un salto di qualità. Ci costringe a programmare appunto gli investimenti, che sono la variabile decisiva, la chiave di volta di questa fase economica e sociale.

Su questo permettetemi solo di fare un appunto alla nostra discussione. So bene che sul Meccanismo europeo di stabilità ci sono posizioni diverse, non solo tra maggioranza e opposizione ma dentro la maggioranza, e non voglio entrare in questa sede nel merito.

È legittimo invocare il voto sul MES per ragioni politiche, è legittimo ricorrere a motivare il MES con argomenti economici che trovo discutibili. Trovo che non sia legittimo, invece, invocare il MES in riferimento alle vittime di COVID, ai malati di COVID e alle file per i tamponi, non c'entra nulla (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Il Servizio sanitario nazionale ha avuto in questi mesi tutte le risorse che ha chiesto. Prima è stato ricordato dall'onorevole Garavaglia che ci sono risorse inutilizzate, quindi lasciamo stare questi argomenti, rimaniamo sulla politica, dividiamoci sulla politica, perché è devastante il messaggio che arriva a casa, che qualcuno è morto perché qua dentro, per capricci ideologici, ci siamo rifiutati di votare per il MES. Non è così (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E invece veniamo al merito degli investimenti, che, appunto, non rimangono, come prima è stato detto, al livello del 2019. Gli investimenti aumentano. Prima sono stati ricordati i dati dello scenario tendenziale, quello a politiche invariate. Il Ministro Gualtieri ci ha dato un'informazione importante stamattina in audizione; ha detto che gli investimenti passeranno dal 2,7 per cento del PIL nel 2019 al 4 per cento; vuol dire 1,3 per cento di PIL in più, vuol dire 17-18 miliardi all'anno in più di investimenti. È una notizia rilevante. Dove li dobbiamo concentrare? E vengo rapidamente a concludere. Vanno concentrati sui punti che sono stati ricordati dal presidente Melilli. Io voglio sottolineare alcuni aspetti: la missione n. 5, equità sociale, di genere e territoriale. Ecco, a me pare che in questa missione ci sia una straordinaria rilevanza del programma che dobbiamo andare ad attuare. L'equità di genere: facciamo nostro l'appello, le proposte che ha fatto l'intergruppo delle donne della Camera per i diritti e le pari opportunità. Ha fatto una serie di proposte, che io qua non posso richiamare, che vanno tutte nella direzione dell'eguaglianza effettiva (Applausi della deputata Boldrini), di tradurre quel “di fatto” che prima l'onorevole Gribaudo ha ricordato essere stato inserito nella Costituzione dalla Presidente Iotti. Tra queste proposte ce n'è una che, a mio avviso, è decisiva: la valutazione dell'impatto di genere. Guardate, noi siamo un Paese, siamo una classe politica che non è abituata a fare le valutazioni delle policy, noi ci accontentiamo dell'approvazione della norma primaria, quello che succede dopo l'approvazione della norma primaria non ci interessa; mentre la valutazione dell'impatto, in questo caso di genere, delle policy è decisivo. E il 20 ottobre, in Commissione bilancio, la sottosegretaria Guerra verrà in audizione a esporre il primo bilancio di genere: un passaggio importante, uno strumento importante, che dobbiamo prendere a riferimento e migliorare. E poi, su altri punti che mi stanno a cuore, nel documento che è stato proposto all'Aula c'è un passaggio anche su Roma Capitale, che so non essere particolarmente oggetto d'attenzione in quest'Aula, ma è un problema politico serio. Roma non è solo la città dove vivono i romani, Roma è la capitale della nazione, e in quel documento, in quella relazione, si propongono degli obiettivi importanti: il riassetto della città metropolitana, uno specifico statuto per Roma metropolitana e risorse adeguate. Tra i punti che dobbiamo considerare priorità, a mio avviso, l'impianto istituzionale e le risorse per la capitale sono decisivi.

L'altro aspetto, l'altro punto che mi sta molto a cuore, a proposito di equità di genere e di equità sociale, riguarda un diritto che consideriamo un diritto secondario, mentre in realtà è uno di quei diritti sociali fondamentali, il diritto all'abitare: è necessario a questo Paese, per tutto quello che sta succedendo, per come è cambiato il mercato del lavoro, per dare opportunità alle giovani coppie, per la natalità, è fondamentale un Piano nazionale di edilizia residenziale pubblica. Infine, vorrei fare un appello al Ministro Amendola, che coordina il Comitato interministeriale per gli affari europei: il successo e la valutazione di efficacia di Next Generation EU passa per noi anche dalla capacità che avremo di migliorare la qualità delle pubbliche amministrazioni. Sarebbe un pessimo segnale se noi affidassimo la definizione, l'attuazione e le valutazioni dei programmi, degli investimenti, dei progetti, a un comitato ad hoc, a una struttura ad hoc.

PRESIDENTE. Deve concludere.

STEFANO FASSINA (LEU). Finisco, Presidente. Noi dobbiamo puntare a innalzare la capacità amministrativa anche attraverso le assunzioni di giovani laureati con profili tecnici, che, a livello centrale e a livello territoriale, possono in via ordinaria far fare un salto di qualità alla nostra capacità amministrativa. Ecco, oggi, Presidente, compiamo un primo passo, dovremo continuare a lavorare sulle priorità, affinarle, definirle meglio. La centralità del Parlamento, ripeto, è condizione necessaria affinché questo obiettivo possa essere raggiunto e raggiunto con efficacia. Quindi, ritengo che il Governo debba avere massima attenzione all'Aula, ai nostri lavori e alla capacità anche che abbiamo dimostrato, come il Ministro Amendola ha riconosciuto nel suo intervento che ho molto apprezzato anche nei toni, anche nella carica di passione, perché basta sentirsi dire che siamo l'Italietta che deve sempre stare sotto esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, la battaglia contro il Coronavirus non è ancora vinta e sicuramente ci aspetta uno sforzo notevole nelle prossime settimane e forse nei prossimi mesi. La stragrande maggioranza dei nostri concittadini sta combattendo questa battaglia per evitare il diffondersi del contagio con disciplina e onore, e cito volutamente la nostra Costituzione, e noi come Italia Viva vogliamo dire grazie ai nostri concittadini. È più frequente e, forse, più facile criticare chi le regole le viola. Meno frequente è dire grazie a questa maggioranza silenziosa che ogni giorno dà una mano al nostro Paese rispettando le regole (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La battaglia contro il Coronavirus non è ancora vinta e noi sicuramente siamo molto preoccupati per la crisi economica, per la disoccupazione. Ci aspettiamo delle risposte importanti dal Piano SURE, che l'Unione europea ha approvato su proposta e idea dei nostri Governi, con l'allora Ministro Padoan, però siamo anche fiduciosi che arrivi un dopoguerra, non sappiamo quando, ma sappiamo che arriverà una nuova fase, quella del dopoguerra, in cui sarà fondamentale il ruolo della politica, non della tecnocrazia, non della burocrazia, ma della politica. E se c'è una sorpresa positiva in tempi comunque drammatici e inquietanti come quelli che stiamo vivendo, è sicuramente la risposta dell'Europa. Noi, lei Ministro, siamo europeisti convinti da sempre, noi, non ci siamo convertiti all'ultimo minuto a una visione positiva dell'Europa ma siamo nati e cresciuti con l'idea che l'Europa fosse la nostra casa, sia la nostra casa. E l'Europa per la prima volta, dopo tanto tempo, ha dato delle risposte concrete, non con i burocrati, ma con la politica, come se dopo tanta semina finalmente arrivasse il tempo del raccolto. È iniziato il futuro anche in Europa e il Recovery Fund è una prima risposta importante. E dobbiamo dare atto al Governo per il grande lavoro che ha fatto in Europa per arrivare a questo risultato, frutto di una visione europeista, di una cultura europeista. Senza questa maggioranza, oggi non avremmo i 200 miliardi del Recovery Fund da spendere (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Eppure la vera sfida inizia oggi, perché la vera sfida è come spendere bene queste risorse.

I tempi di guerra, di crisi portano a grandi cambiamenti, a scelte, ad alternative spesso non migliori. Ce lo insegna la storia, ce lo insegna Tucidide quando ci dice che la peste porta la corruzione in città quando le persone non sono più disponibili a perseverare nei comportamenti che ritenevano giusti. Ecco noi, di fronte alla peste moderna, al COVID, ci aspettiamo che avvenga esattamente il contrario, che possa nascere una ripartenza in cui tutti noi diamo il nostro meglio, in cui ripartiamo con dinamismo, con energia. Però per fare questo abbiamo bisogno che il Governo ascolti le tante proposte che il Parlamento è riuscito a formulare in queste settimane di lavoro ma anche le molte proposte, i molti spunti e suggerimenti che arrivano fuori da quest'Aula, dalla società, non da ultimo dall'assemblea di Confindustria qualche giorno fa quando il presidente Bonomi ha rappresentato, secondo me, ciò che pensano non soltanto gli imprenditori ma tanti italiani. E allora abbiamo bisogno di ricordarci che il lavoro non lo creano i decreti ministeriali ma lo creano le imprese e gli imprenditori che scommettono sul futuro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Abbiamo bisogno di donne e uomini che lavorano, di imprese che restano aperte se vogliamo spendere bene il Recovery Fund senza pregiudizi su chi fa impresa e del resto lo aveva segnalato bene anni fa Churchill con una frase che ormai è diventata molto famosa, molto celebre, un'immagine che rende bene l'idea: l'impresa privata viene vista da molti come una tigre feroce che va uccisa subito; da altri viene vista come una mucca da mungere; pochi vedono nell'impresa privata quello che è, cioè un cavallo robusto che deve trascinare un carro pesante; e noi sappiamo che oggi le imprese hanno un carro pesante da trasportare e hanno bisogno del sostegno delle istituzioni e del Governo. Difficile in poco tempo approfondire le tante iniziative e le tante misure che possiamo individuare grazie alle risorse del Recovery Fund ma di sicuro abbiamo bisogno di scelte coraggiose. Non possiamo disperdere in un rivolo di finanziamenti a pioggia o in un mosaico frammentato senza visione le risorse che abbiamo a disposizione. Per questo come Italia Viva proponiamo di concentrarci su alcuni punti importanti, innanzitutto sulla ricerca. Abbiamo visto che è stato lanciato un appello che ha riscosso anche grande successo nel dibattito della nostra società, l'appello di Amaldi, per utilizzare di più le risorse in ricerca e dobbiamo essere orgogliosi dei risultati che la ricerca italiana ha raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) dal momento che un'impresa italiana proprio qua, vicino a Pomezia, ha annunciato che entro Natale sarà in grado di mettere a disposizione il vaccino contro il COVID. Ma sappiamo che investire nella ricerca significa investire anche nell'educazione, nella formazione, nell'istruzione. Noi come Italia Viva abbiamo sempre chiesto che le scuole e le università restassero aperte, che i ragazzi e le ragazze avessero la possibilità di non perdere un'occasione preziosa di crescita, di formazione e continuiamo a pensarlo. Quindi investire di più in ricerca e in istruzione e investire di più in ambiente. Del resto almeno il 37 per cento delle risorse dovranno essere impiegate per la transizione ecologica e noi crediamo che sia un'occasione importante per dimostrare che lo sviluppo può essere amico dell'ambiente e l'ambiente può essere amico dello sviluppo. Si possono creare opportunità anche di lavoro grazie a un diverso modo di produrre e soprattutto abbiamo la necessità di puntare sull'economia circolare, sulla rigenerazione urbana, sulla tutela delle nostre acque. Noi piangiamo purtroppo i morti del COVID ma sappiamo quante malattie e quante persone purtroppo hanno problemi seri legati anche all'inquinamento, legati anche alle malattie che derivano dall'aria purtroppo malata che respiriamo. Allora abbiamo bisogno di uno sforzo in più sull'ambiente.

Chiediamo un grande investimento sulle donne. Con orgoglio abbiamo visto assegnare i premi Nobel in questi giorni a grandi donne non soltanto per la letteratura ma anche in campo scientifico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), nella chimica. Ecco perché è importante investire, come abbiamo fatto con i nostri Governi e come sta facendo la Ministra Bonetti sulle STEM e sull'educazione per le bambine e le ragazze nelle materie scientifiche ma soprattutto aprire davvero l'opportunità che il mondo del lavoro sia un luogo accogliente anche per le donne. Abbiamo bisogno che le intelligenze e le competenze femminili siano protagoniste in questa nuova fase di rilancio, proprio quelle donne che durante il COVID probabilmente si sono sacrificate più degli uomini spesso rinunciando al lavoro, spesso dovendo rimanere a casa, spesso fermando la propria carriera. Abbiamo bisogno che ci sia un'inversione di tendenza.

Da ultimo richiamo il Governo a un'attenzione particolare sul mondo della cultura, sul mondo dello spettacolo, dell'arte, che ha sofferto più di altri settori questa crisi. Tutti noi abbiamo di fronte agli occhi le immagini di sabato scorso, a Milano, di Piazza del Duomo piena dei bauli dei lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura. Dobbiamo raccogliere quell'appello perché sappiamo che ci sono tante persone che non sanno nemmeno più se hanno un lavoro, molte che continuano a tenere aperte le loro attività con grande fatica (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Allora credo che abbia ragione l'assessore regionale dell'Emilia Romagna, Felicori, quando dice che i teatri devono restare aperti non soltanto perché la cultura e lo spettacolo sono un pezzo della nostra economia ma perché sono un pezzo fondamentale della nostra identità come italiani e non possiamo rinunciarci.

Ministro, concludendo credo che noi abbiamo una grandissima opportunità davanti a noi e tutto ci possiamo permettere tranne che sprecare questa grande opportunità che abbiamo. Abbiamo le risorse, abbiamo le donne, abbiamo gli uomini. C'è bisogno di più politica che è l'unico antidoto contro il populismo e che è l'unico antidoto contro la tecnocrazia e più politica significa avere il coraggio di fare scelte anche difficili. Per questo come Italia Viva abbiamo chiesto che la maggioranza si confronti con il Governo in un tavolo non tecnico ma politico per sciogliere dei nodi che ci sono ancora aperti, per scegliere come utilizzare le risorse del Recovery Fund e come investire nei prossimi anni.

Vede, tutti noi prima, qualche anno fa, quando eravamo in macchina, utilizzavamo meno i cellulari o il navigatore e di più le cartine e guardavamo di più i cartelli stradali e mi ricordo il cartello stradale che c'è ancora e che mi ha sempre colpito che è “tutte le direzioni”. È anche rassicurante quando trovi il cartello “tutte le direzioni”. Il problema però di quel cartello è che, nel momento in cui ti dice che puoi andare da tutte le parti, implicitamente ti sta dicendo che non stai andando da nessuna parte. Allora noi non possiamo permetterci di restare davanti al cartello “tutte le direzioni”. Dobbiamo fare delle scelte e quelle scelte per noi competono alla politica. Per cui, come Italia Viva, sicuramente siamo a fianco del Governo con questa maggioranza perché vogliamo che il Governo superi il cartello “tutte le direzioni” e imbocchi la strada giusta perché in politica, come nella vita, prima o poi di fronte a un bivio devi scegliere una strada (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, compiamo oggi il primo passo per accedere alle risorse del Recovery Fund, un passo importante. Abbiamo sentito e abbiamo assistito a un ampio dibattito per questo finanziamento che comunque condizionerà il nostro futuro e peserà, graverà su di noi e sui nostri figli. Mi ha fatto particolarmente piacere stamattina il passaggio del presidente Melilli che ha ringraziato le opposizioni per il senso di responsabilità, per la condivisione. Noi siamo sempre gli stessi, onorevole Melilli, quando c'è da stare dalla parte della costruzione, quando ci viene data disponibilità al dialogo, a proporre e a costruire, Fratelli d'Italia c'è sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Lo abbiamo fatto con un atteggiamento anche questa volta molto responsabile; lo abbiamo fatto, Presidente, in pochissimo tempo, troppo poco, veramente troppo poco per questo importante appuntamento con la storia sul quale però ho sentito delle inesattezze. Vede, Presidente, anche chi mi ha preceduto ha parlato dell'importanza - credo anche il Ministro - di quanto noi andremo a gravare sul futuro dei nostri figli per questi investimenti, per questo indebitamento, dimenticando che noi i nostri figli li abbiamo già caricati di 120 miliardi con gli ultimi decreti e non abbiamo fatto gli interessi dei nostri figli. Non abbiamo fatto per la verità nemmeno l'interesse delle nostre aziende, non abbiamo guardato lontano, abbiamo guardato ai particolarismi. Li avete utilizzati in gran parte per tenere unita la maggioranza e con questa riserva mentale, con questa grande riserva mentale abbiamo comunque cercato di costruire proposte: ve ne abbiamo fatte diverse. Mi fa particolarmente piacere, proprio perché vengo da quei territori, il fatto che sia stata accolta la nostra proposta di inserire un capitolo sulla ricostruzione post sisma ma lasciatemi dire quanta fatica per farvi dire che la ricostruzione dei paesi colpiti dal sisma dopo quattro anni è una priorità di questo Paese, quanta fatica e quanta sopportazione dopo aver sentito il Presidente Conte a Norcia scommettere sul Recovery Fund e dire ai ragazzi che nel Recovery Fund ci sarebbe stata la ricostruzione post sisma e poi scoprire che il testo licenziato dal Governo di tutto parlava meno che della ricostruzione.

Vi abbiamo proposto, e abbiamo ottenuto che venisse inserito nell'importante documento il sostegno alla natalità, alle famiglie, ritenendo che questo sia un elemento centrale, visto che siamo il Paese con la più bassa natalità d'Europa, 1,9. Anche qui ci saremmo aspettati uno scatto di reni, lo volevamo tra le missioni, lo volevamo tra i punti più importanti; Ministro, proprio perché pensiamo ai nostri figli, proprio perché pensiamo alla nazione, proprio perché pensiamo al futuro della nazione, pensavamo che questa fosse una missione importante per dare dignità e futuro al nostro Paese, e soprattutto per dare un importante aiuto alle nostre famiglie. Ci siamo parzialmente riusciti, ma non demordiamo per il futuro.

Siamo anche particolarmente contenti del passaggio su Roma, sul quale abbiamo insistito (ne ha parlato in precedenza l'onorevole Fassina), convinti che sia importante avere degli investimenti sulla capitale. Non solo e non soltanto, però, onorevole Fassina, come abbiamo corretto la prima bozza, perché ci sarà il Giubileo, ma perché Roma è la capitale d'Italia, perché Roma, lo dice l'inno nazionale, che finalmente cantiamo tutti quanti insieme, mentre invece quando andavo al liceo lo cantavamo soltanto noi ragazzi di destra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), nel nostro inno nazionale si dice che la vittoria è schiava di Roma. E la vittoria della ricostruzione, il rilancio della nostra nazione passa per una capitale forte, che sappia fare da locomotiva trainante, così come avviene in tutte le nazioni del mondo.

Abbiamo letto nel Recovery l'intendimento, questo sì, a firma del Governo, e quindi probabilmente anche a firma sua, signor Ministro, del coinvolgimento di tutto il Parlamento. Oggi registriamo un ampio dibattito, cosa che non abbiamo avuto in Commissione; però certo, come dicevo prima, i 120 miliardi spesi fino ad oggi non ci lasciano sereni, e tante cose mancano a questo coinvolgimento.

Mi rivolgo allora a lei, Presidente Rosato, se può dire al collega Conte - collega nel senso di avvocato, perché io sono stato eletto e lui no - che vorremmo sapere quali progetti, quali importi verranno investiti rispetto alle differenti missioni, quali controlli, chi controllerà questi progetti. E soprattutto, visto che ormai siamo relegati a ricorrere al gossip, quali cassetti di quali Ministeri sono stati già aperti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perché vede, questo noi lo dobbiamo al nostro ruolo, lo dobbiamo alla nostra gente. Lo dobbiamo perché è antipatico dire, mentre tutti sanno tutto, che noi, che dobbiamo condividere, che dobbiamo collaborare, che abbiamo l'obbligo di essere dalla parte della nazione, in realtà non sappiamo nulla di tutto quello che ad oggi ha in animo di fare il Governo.

Avevamo chiesto, signor Ministro, di inserire un passaggio importante, una missione sulla sicurezza, sul tema della sicurezza nel nostro Paese, e non c'è, non è stato accolto. Certo che non ci aspettavamo granché da una maggioranza che ha avuto la capacità di rilanciare soltanto l'attività degli scafisti e che sana gli immigrati clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); però siamo convinti che è un'emergenza che il Paese sente.

Vi avevamo chiesto un'apposita missione sulla riconversione industriale verso il made in Italy, perché siamo convinti, signor Ministro, che il futuro di questa nazione, ieri come oggi e come domani, passerà per la valorizzazione del grande patrimonio che è il made in Italy: solo con una vera, propria valorizzazione, tutela e difesa del made in Italy, così come del turismo, noi riusciremo a rilanciare le sorti della nostra nazione. Così come pensiamo - siamo in tanti, forse tutti a dirlo, ma soltanto noi a proporlo per davvero - che il futuro della nostra nazione passa per la riduzione del costo del lavoro.

E poi un passaggio divertente, me lo lasci dire, signor Ministro, quando a un certo punto nel documento licenziato proprio dal Governo voi parlate del “continuare nell'azione di semplificazione”. Le dico una cosa, pensando di interpretare il pensiero di quasi tutti gli italiani: anziché pensare di fare opera di semplificazione, cominciate dai DPCM, a scriverli in maniera semplice (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Cominciate da lì! È il programma del primo anno, non pensate al programma del secondo e del terzo anno.

In realtà, il problema della semplificazione dovremmo averlo risolto, perché avete licenziato un decreto-legge dal titolo “Semplificazioni”; peccato che poi si è rivelato come tutti i precedenti: buono negli intendimenti, bellissimo nell'uscita roboante, fallimentare nella sostanza. Semplificazione, signor Ministro, che non abbiamo trovato nei 100 miliardi spesi, perché state indietro di 200 decreti attuativi.

Ecco, vede, noi abbiamo pensato di sostenerla, questa azione, questo momento di discussione, abbiamo pensato fosse nostro dovere fare delle proposte; però siamo molto diffidenti. Molto diffidenti perché quello che abbiamo visto fino adesso è tutto meno che una visione del futuro, una prospettiva per la nazione. Diciamo che tutta la politica messa in campo oggi ci è sembrata una rivisitazione del famoso motto di Cetto La Qualunque, “Più bonus per tutti”. Soltanto questo è quello che è stato messo in campo; peccato che nemmeno questo è riuscito, perché con i decreti di attuazione li avete falliti quasi tutti.

Ecco, serve invece un'idea della nazione, e - credo che lo abbia detto in precedenza proprio il presidente Melilli - serve coraggio. Ma vede, Presidente, serve il coraggio dell'umiltà, serve il coraggio della condivisione, serve il coraggio di capire quale momento storico si sta vivendo, e avere la serenità di condividere, non arroccarsi; serve un'idea della nazione, ma serve anche un'idea della politica, perché questo è quanto oggi manca a voi.

In questo momento, io mi auguro e auguro alla mia nazione, auguro a mia figlia, auguro a tutti i figli d'Italia che voi riusciate a sedare i vostri appetiti, e che nel Recovery Fund finalmente pensiate al Paese e non a come tenere unita la maggioranza, perché questa è la vera sfida e su questo noi vigileremo e cercheremo in tutti i modi di dissuadervi da queste insane prospettive.

Per ultimo, Presidente - ho davvero concluso - pensate di fare qualcosa per le imprese che stanno morendo, che in questo momento si stanno chiedendo che cosa facciamo qui dentro in 600 a parlare, perché non è ora: è tardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delrio. Ne ha facoltà.

GRAZIANO DELRIO (PD). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, credo che non dobbiamo dimenticare che stiamo discutendo di questo piano straordinario dell'Europa perché l'Italia è il Paese più colpito da questo orribile virus, da questo nemico invisibile, che ha causato così tanti lutti, così tanti dolori, difficoltà, sacrifici; e quindi oggi, discutendo di questa straordinaria occasione che è davanti ai nostri occhi, prima di tutto anch'io desidero ricordare e ringraziare tutti coloro che nei momenti difficili hanno mostrato, come ha detto il Presidente della Repubblica, il volto migliore di questo grande Paese, e che ci rendono fieri col loro lavoro: medici, infermieri, familiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

C'è stato uno sforzo collettivo, e credo che noi dobbiamo fare bene. Ministro, la ringrazio della sua presenza qui, che non è solo formale, e ringrazio anche il Ministro D'Incà per la sua presenza costante ai nostri lavori; non è solo formale, ma credo sia il segno del rispetto che lei porta a questo Parlamento, e nelle sue parole, che ci hanno molto confortato, è trasparito questo suo desiderio di un lavoro collettivo.

Credo che il gruppo dei Democratici voglia ribadire oggi che approva e voterà favorevolmente l'analisi, la risoluzione, la relazione che la Commissione bilancio ha approntato al termine di un attento e fruttuoso lavoro, un lavoro collettivo di cui anch'io ringrazio l'opposizione: che non ha fatto sconti certamente, ma che ha voluto comunque dare un contributo costruttivo. Abbiamo sentito negli interventi dei colleghi che questo contributo vorrebbe poi essere maggiore, vorrebbe essere più considerato, ma comunque io ritengo questo un momento importante, un momento molto importante.

Il Parlamento sta scrivendo una pagina decisiva e, attraverso l'approvazione di questo atto, dà corpo a un'idea della propria centralità, in questa fase critica del Paese. Dalle crisi, signor Ministro, si può uscire in due maniere, o con le istituzioni impoverite, con le istituzioni più deboli - e questo apre le strade a tutte le avventure anche politiche - oppure dalle crisi si può uscire con le istituzioni più forti. Credo che scegliere di dare gli indirizzi al Governo, di mettere in campo un'azione di monitoraggio e di valutazione insieme al Governo, di seguire con attenzione e valutare tutti questi investimenti, che saranno così decisivi per il futuro del Paese, sia un modo per ridare credibilità e forza all'istituzione parlamentare, che sola rappresenta il popolo, in maniera completa e organica. Quindi, io credo che questo sia un momento molto importante. Lo dico agli amici dell'opposizione, lo dico ai colleghi della maggioranza e lo dico perché credo che, in questo documento, ci siano delle indicazioni decisive.

La prima è un'indicazione metodologica, mi permetta di dire, un'indicazione di come va affrontata questa grande crisi, di come vanno impostati questi progetti. Innanzitutto, bisogna investire su coloro che sono i motori del cambiamento, i soggetti attivi del cambiamento. La relazione lo dice con chiarezza. I soggetti attivi del cambiamento sono coloro che hanno svolto un ruolo da protagonisti in tutti questi anni, che hanno tenuto a galla questo nostro Paese. Io, tra le tante categorie che potrei citare, voglio citarne due, che sono due categorie, che sono particolarmente messe a fuoco. Non perdiamo di vista queste due categorie: gli enti locali e il tema delle donne. Sono le due categorie che hanno tenuto a galla questo Paese, molto spesso anche in questo frangente di crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Dobbiamo investire sui soggetti del cambiamento, sulle donne, perché, come è stato detto benissimo in tutta la discussione, la parità fa bene a tutto il Paese. Fa bene all'economia, la parità di genere, fa bene alla società. Mi permetta di dire, signor Ministro, a nome anche del mio gruppo parlamentare, che noi siamo convinti che la nostra avventura come maggioranza si basa su un'idea, un'idea precisa, che è quella dell'ecologia integrale. L'ecologia integrale vuol dire che le dimensioni ambientali e le dimensioni sociali sono strettamente connesse. Non ci sarà soluzione e transizione ecologica se non verranno risolte insieme anche le questioni sociali. La prima questione sociale è quella che è stata detta più volte negli interventi, il tema dell'occupazione femminile, il tema delle infrastrutture sociali per un piano nidi di qualità, che significa meno disuguaglianza tra i bambini, ma significa anche più opportunità per le donne, significa più infrastrutture sociali e significa più incentivi all'imprenditoria femminile, più appoggio a tutte le iniziative che favoriscono, appunto, la parità di genere. Questa uguaglianza di genere deve essere l'obiettivo centrale del Recovery Fund. Questo è il grande gap da colmare per noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Mettere protagonisti i soggetti del cambiamento, non pensando a progetti ispirati a un paternalismo, ma pensando al protagonismo dei corpi della società civile, in primo luogo delle donne. Questo Paese, ogni volta che ha messo le donne al centro delle sue politiche di cambiamento, ha avuto successo. Il secondo elemento è quello ancora degli enti locali. Come dicevo prima, un altro soggetto del cambiamento sono gli enti locali. Solo loro possono fare in modo che questa ecologia integrale, questa idea forte, che caratterizza la nostra coalizione, diventi concretezza. Non dimentichiamoci, signor Ministro, non dimenticatevelo nelle discussioni in Consiglio dei ministri, che la Costituzione recita all'articolo 114 che la Repubblica è costituita da comuni, province, città metropolitane, Regioni e Stato. Hanno tutti pari dignità, che vuol dire che tutti sono protagonisti nell'uscire. È vero, la responsabilità spetta a voi, nessuno discute di questo. Ma noi abbiamo bisogno che il vostro occhio, nel mettere a fuoco i progetti, sia fondamentalmente centrato nell'ascolto dei territori, che hanno le ricette per uscire dalla crisi storica, in cui il nostro Paese è uscito. Non serve centralizzare ingegneri ai Ministeri.

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Delrio, mi scusi. Posso chiedere maggior silenzio in Aula, in particolare ai due colleghi che, evidentemente, hanno opinioni diverse su alcuni fatti? Prego, mi scusi, onorevole Delrio.

GRAZIANO DELRIO (PD). Come dicevo, non serve, secondo me, assumere molti ingegneri nei Ministeri o a Palazzo Chigi. Serve dare ingegneri alle province, nelle direzioni delle stazioni appaltanti. Serve dare ingegneri ai comuni, serve dare ingegneri alle Regioni. Quindi, bisogna riuscire a sviluppare in maniera intelligente (Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)…

PRESIDENTE. Colleghi, è inaccettabile, quello che state facendo! Colleghi, è inaccettabile!

GRAZIANO DELRIO (PD). Quindi, io penso che questo spirito di valorizzazione delle autonomie locali debba essere quello decisivo. È, quindi, il momento di un metodo nuovo e di idee ricostruttive. È il momento anche, come ha detto bene anche la collega Boschi che mi ha preceduto, di strategie chiare. Non possiamo permetterci di fare un libro dei sogni. È compito della politica fare scelte, fare scelte precise, fare scelte chiare e dare una chiara direzione di cosa l'Italia vuole essere nei prossimi trent'anni. Io credo che l'Italia debba essere leader nella rivoluzione verde, nella transizione ecologica, debba trovare un suo nuovo ruolo, in questa che è un'economia che già è presente, come dimostrano i rapporti di tante fondazioni, della Fondazione Symbola, di Legambiente e di tante altre. Noi abbiamo già una forza straordinaria nell'economia verde, nei lavori verdi, nelle imprese che investono in sostenibilità. Questo è il nostro futuro, questo è il problema. Non c'è bisogno di accelerazione più urgente che su questo, perché dobbiamo assumere fino in fondo il fatto che anche questa crisi del COVID-19 è generata, è stata generata, dal nostro stile di vita, dal nostro modello di sviluppo, dalla nostra incapacità a vedere che stavamo consumando l'albero della terra, come diceva Alex Langer, cioè l'albero che ha smesso di dare dei frutti buoni e ha cominciato a dare frutti velenosi, di malattia, di incapacità alla convivenza, di dissoluzione dei legami sociali. Dobbiamo cambiare il modo con cui trattiamo la natura, con cui produciamo, con cui consumiamo, con cui viviamo e lavoriamo - quindi, abbiamo una sfida straordinaria, come ha detto la Presidente Ursula von der Leyen -, con cui mangiamo e riscaldiamo, il modo con cui viaggiamo. Non serve solo viaggiare veloce: serve viaggiare in maniera sostenibile. Questo è il punto. Allora, abbiamo bisogno assolutamente di un grande investimento sull'argomento della nuova transizione ecologica, intanto facendo un salto nelle rinnovabili - lo credo e lo dice bene il documento -, aumentando in maniera imponente l'investimento sulla diminuzione dei consumi energetici nel patrimonio pubblico e privato. Quindi - l'hanno detto nella discussione in tanti - aumentare la possibilità dell'ecobonus al 110 per cento, fino al 2025. Ascoltare i territori e provare la decarbonizzazione di diversi territori, i territori che più hanno sofferto, non solo Taranto, ma penso a Brindisi e a tanti altri territori, su cui vanno sperimentate politiche industriali di decarbonizzazione e una rigenerazione urbana. Va sperimentato, nei territori, con i territori, il tema di questa ecologia integrale che abbiamo detto. Va promosso un grande piano per tram e metrò nelle città, perché solo così potremo vincere il tema della sfida ambientale. Allora, io credo che abbiamo tutti gli elementi, tutte le idee e tutte le energie, ma dobbiamo avere questa ambizione, dobbiamo averla chiara, perché l'ambizione della transizione ecologica è la vera sfida su cui verremo misurati. È l'unica sfida su cui ci potremo consentire di creare posti di lavoro stabili e per il futuro. Ed è l'unica sfida che può andare incontro alle esigenze dei nostri giovani. Credo che il lavoro che è stato fatto dal Parlamento sia un lavoro prezioso. Noi non intendiamo sostituirci a voi. A voi la responsabilità, a noi il compito di dare indirizzi e di valutare e controllare la selezione che farete. Se farete scelte strategiche chiare, se farete scelte strategiche che faranno fare un salto in avanti al nostro Paese, noi, come sempre, saremo al vostro fianco, con il nostro contributo di idee, con il nostro contributo di vigilanza e, per rendere questo Paese davvero all'altezza della sfida che lo attende in Europa, un'Europa che ha fatto un salto in avanti e che, adesso, attende che l'Italia faccia un passo in avanti da leader della nuova Comunità europea (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, prego.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Grazie, Presidente. Colleghi e rappresentanti del Governo, prima il collega Brunetta, con parole molto chiare, ha illustrato il punto di vista di Forza Italia sulla sfida che abbiamo davanti.

Come ha detto il collega, per noi il Piano di ripartenza e resilienza rappresenta un banco di prova per il Governo ma anche per il Parlamento - non solo per il Governo - e spiace constatare come la maggioranza arrivi a questo appuntamento con una dose di impreparazione e anche con una difficoltà a delineare una strategia di ripartenza. D'altro canto, l'opposizione ad oggi non si è mai tirata indietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Noi per due volte, come hanno sottolineato Garavaglia e Brunetta, abbiamo votato lo scostamento di bilancio (una volta ci siamo astenuti). Però, prima di entrare nel merito del Recovery Fund, è doveroso porci una domanda: come sono stati investiti, come sono stati spesi i 100 miliardi di scostamento? E allora, guardate, se parliamo con il Paese reale, con le partite IVA, con gli imprenditori, con le famiglie, purtroppo questi 100 miliardi rischiano di essere un'occasione persa, un'opportunità che non avete saputo cogliere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non a caso ci avete messo decine e decine di decreti attuativi che ancora non hanno visto la luce e proprio per questo è difficile una messa a terra, una valutazione dell'efficacia di questi miliardi. Purtroppo l'abbiamo detto: serviva un confronto serio con l'opposizione e ci avete riservato DPCM, decreti-legge, fiducie e un monocameralismo di fatto. Devo dire che anche il confronto con la società civile e con i ceti produttivi si è tradotto in un'ora d'aria a Villa Pamphili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ben poca cosa rispetto a quanto ci saremmo aspettati ma soprattutto si aspettavano coloro che erano i destinatari di quei provvedimenti. Insomma, serviva una visione, serviva coraggio, serviva una progettualità che non avete saputo mettere in campo.

Certo, in una prima fase ci stava la logica risarcitoria, la logica dei bonus, ma quella ratio doveva essere poi associata alla capacità di mettere in campo delle misure per far ripartire il Paese, per potenziare la produttività, il lavoro, la competitività e la crescita. Tutta questa parte è stata totalmente inevasa e oggi i nodi sono irrisolti: il nodo delle semplificazioni che non sono state fatte, la pressione fiscale che continua ad aumentare, il debito cattivo, la scarsa attenzione alla formazione e all'istruzione. E allora cosa rischiamo? Che oggi la strada del Recovery Fund sia costellata degli stessi errori, dello stesso metodo e degli stessi contenuti, e su questo ha detto prima bene Garavaglia. Non si può non parlare il linguaggio della chiarezza e dire al Paese che queste risorse non sono risorse scontate. Non c'è un automatismo all'interno del Recovery Fund. Ci dev'essere una capacità progettuale e una valutazione da parte dell'Europa dell'efficacia delle misure e delle proposte che si avanzano (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e francamente passare dalla lotteria degli scontrini alla lotteria dei progetti - perché questo è ciò che state facendo e ve lo ha detto prima anche il collega Lupi - è come tirare fuori dai cassetti polverosi dei Ministeri centinaia di progetti contraddittori tra di loro, senza alcuna valutazione sulle finalità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), semplicemente per esaurire il vostro compito e questo non è quello che ci si aspetta.

Noi abbiamo un gigantesco bisogno di uscire dalla logica del presentismo e abbiamo il dovere di darvi, almeno come opposizione, come Forza Italia, alcuni suggerimenti. Il primo è il fattore tempo: il Paese non si può permettere decine e decine di provvedimenti attuativi che vengono realizzati negli anni, facendo perdere tempo prezioso agli imprenditori e a tutti coloro che hanno bisogno di quelle risorse. Non solo: dobbiamo avere il coraggio di prendere le decisioni di oggi non per fare un po' di consenso o per distribuire le risorse in mille rivoli, ma avendo gli occhi della prossima generazione, perché saranno le prossime generazioni a pagare gli indebitamenti che sono già stati fatti e anche gli eventuali errori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E allora forse per la prima volta possiamo parlare di formazione, di scuole e di università non perché abbiamo l'ansia di aprire l'anno scolastico, ma perché abbiamo le risorse per fare gli investimenti, soprattutto là dove possiamo garantire buona occupazione ai nostri giovani. E, allora, la prima cosa che noi vi chiediamo di fare, non da soli ma in compagnia di tante categorie economiche, è quella di un grande investimento negli istituti tecnici superiori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Con Valentina Aprea ve lo diciamo da anni: la formazione tecnica non è una formazione di serie B. Noi abbiamo una disoccupazione giovanile più grande di quella della Germania perché i ragazzi che frequentano gli ITS sono meno di 30 mila, mentre in Germania sono più di 300 mila. E, allora, usiamo queste risorse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) per dare una buona formazione ai giovani e, quindi, una garanzia di occupazione.

E poi c'è un tema che non è eludibile per tutte le forze politiche presenti in questo Parlamento: è la nuova relazione, il rapporto che ci deve essere tra l'Italia e l'Unione europea. Anche per un partito come Forza Italia, che è da sempre europeista, c'è stato un tempo in cui difendere questa Europa era veramente difficile. Dopo la crisi dei mutui subprime devo dire che l'Europa ha mostrato il volto del rigore, non ha ascoltato i suggerimenti sulla flessibilità, non ha aiutato le diseguaglianze e tutto questo si è tradotto in una distanza tra i cittadini e l'Europa. Ma questa volta le cose sono andate diversamente e oggi l'Europa ha stanziato delle risorse, non solo quelle di cui discutiamo oggi, ma i fondi SURE, i fondi della BEI, il MES, e quindi oggi abbiamo buone ragioni per credere nel progetto europeo, perché non si può uscire da una crisi di queste proporzioni senza investimenti comuni o illudendosi che si possa uscire dall'euro e si possa uscire dall'Europa. Noi in questi mesi abbiamo capito che non ha senso minare il progetto europeo - credo che l'abbiano capito anche le forze più lontane dall'Europa - e non ha senso chiamarsi fuori da un percorso di ricostruzione e di rafforzamento dell'Europa, perché lì noi dobbiamo esserci per fare gli interessi del nostro Paese.

E vengo al tema della sanità e del MES. Io penso che oggi questo debba essere anche un dibattito di verità e, quindi, non possiamo far prevalere le convenienze e gli schieramenti rispetto agli interessi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ormai è chiaro a tutti - è chiaro a tutti! - che i fondi del MES devono essere utilizzati. Ecco perché noi abbiamo presentato una risoluzione, perché riteniamo che non possa attendere il potenziamento della medicina del territorio, che non possa attendere la telemedicina, che siano necessarie le borse di studio per i ricercatori ma anche per i medici, che servano al personale infermieristico, insomma che quelle risorse debbano essere utilizzate subito. E, allora, il punto di vista dello Stato o del Governo dovrebbe essere il punto di vista di un qualsiasi imprenditore e, come ha detto il Governatore della Banca d'Italia, il MES è un prestito a condizioni migliori di quelle del mercato. E allora qualsiasi imprenditore, qualsiasi buon padre di famiglia non avrebbe dubbio sul fatto che il MES debba essere utilizzato subito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 20,30)

MARIASTELLA GELMINI (FI). E allora, vedete, questo è l'unico punto che rispetto agli alleati di centrodestra ci distingue. Noi abbiamo presentato una risoluzione unitaria perché siamo d'accordo su tantissime cose, però su questo punto rivendichiamo un posizionamento diverso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ma oggi noi siamo all'opposizione. Di come la pensa il centrodestra è importante, è un atto di lealtà nei confronti degli elettori, ma quello che gli italiani vogliono sapere è cosa farà il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), cosa faranno le forze di maggioranza. Quindi, non pensate di potervela cavare oggi con un'astensione sulla risoluzione di Brunetta. Noi vi chiediamo il coraggio di un “sì” o di un “no” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché la verità la dovete dire non a noi ma la dovete dire agli italiani, anche perché abbiamo tanti problemi: intanto, salvare e creare nuove imprese, e su questo vi diamo un suggerimento unico. Industria 4.0: c'è bisogno di rafforzare e andare in continuità con questa progettualità.

Poi, certo, tocca a noi risolvere il costo del non fare, non ce la può fare l'Europa, non tocca ad altri tocca a noi fare quelle riforme che non abbiamo saputo fare per accelerare i tempi di decisione e per mettere gli italiani nelle condizioni di poter lavorare, in questo Paese, senza essere esasperati. E occorre verità, per una volta, anche sul tema - e concludo - delle infrastrutture: non è più il tempo di fare dichiarazioni generiche. Noi qui diciamo, Presidente Fico, che il ponte sullo Stretto noi lo vogliamo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e riteniamo che, come il ponte sullo Stretto, altre opere, che sono solo in parte finanziate, ma che fanno parte della pianificazione europea, se vogliamo realizzarle davvero, dentro il Recovery Fund ci devono essere, perché deve finire il tempo in cui troppa sinistra ha visto, dietro qualsiasi opera pubblica, solo il malaffare e la corruzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se non realizziamo le grandi opere e non abbiamo il coraggio di colmare questo gap che riguarda le infrastrutture materiali, ma anche le infrastrutture immateriali, noi non metteremo mai l'Italia nelle condizioni di correre. E non venite a parlarci di fisco, perché avete annunciato delle riforme contraddittorie, che non farete mai e lo sapete benissimo. L'unico dato certo, per gli italiani, è che dal 1° di gennaio, grazie a voi, la plastic tax e la sugar tax saranno l'unica realtà di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E avete anche fatto un'altra trovata: da metà ottobre ripartono le macchine delle carte esattoriali. Ancora una volta, la vostra volontà di vessare gli italiani si traduce, a metà ottobre, col fatto che 9 milioni di italiani rischiano di trovarsi a casa le cartelle esattoriali. Non è questo quello che noi abbiamo in mente per il Paese e dobbiamo dirci un'ultima cosa: noi vogliamo significarvi un senso di urgenza. Noi vogliamo e non possiamo vivere questa stagione come se l'Italia fosse un pugile suonato, che ha preso un gancio e che non riesce a risollevarsi. Qui è il momento di mettere tutti, ma proprio tutti, la maglia azzurra e di cominciare a giocare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), voi con le responsabilità che avete dalla maggioranza e dal Governo e noi con le responsabilità che comunque abbiamo da opposizione, (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Molinari. Ne ha facoltà, prego. Colleghi, per favore!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie Presidente, guardi, vorrei uscire dal disincanto degli interventi precedenti, perché la nostra valutazione su questo dibattito e su questa situazione è che abbiamo assistito a un dibattito surreale. È un dibattito surreale perché stiamo parlando di linee di indirizzo per spendere soldi che verranno da un Fondo che ancora non sappiamo se ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché, come è già stato detto, c'è un accordo politico, non c'è ancora stata la ratifica dei Parlamenti e c'è un braccio di ferro, in questo momento, tra Commissione e Parlamento europeo. Riteniamo questo dibattito surreale, perché si esalta il coinvolgimento del Parlamento nella stesura di questo libro dei sogni e noi il coinvolgimento del Parlamento avremmo voluto averlo su altro, sulle azioni che il Governo ha messo in campo in questi mesi, dove il Parlamento è stato scavalcato sistematicamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e ritengo surreale il dibattito anche per i contenuti di quella che è la risoluzione di maggioranza, soprattutto se messa a confronto con quanto il Governo ha fatto in questi mesi. Ma partiamo dallo strumento del Recovery Fund: noi quest'estate, prima del Consiglio europeo, che ha dato il via libera, abbiamo avuto modo di spiegare per quali motivi eravamo scettici, per quali motivi non pensavamo che questo strumento fosse lo strumento salvifico che veniva dipinto da tutti. Si parla di 127 miliardi di prestiti per il nostro Paese e di contributi cosiddetti a fondo perduto per 81 miliardi. Bene, visto e considerato che sappiamo che l'Italia, negli anni passati, è sempre stata un contributore netto dell'Unione europea, facendo un rapido calcolo, l'utile reale effettivo dei contributi cosiddetti a fondo perduto, che sono quelli che andranno a implementare il bilancio europeo e le attuali linee di credito europee, sarà per l'Italia, per il prossimo bilancio europeo, un utile di 26 miliardi. Quindi, parliamo dei numeri per quello che sono. L'utile, l'attivo rispetto al versato, che ci verrà dai fondi europei, saranno 26 miliardi, non saranno 200 miliardi, perché i 120 e rotti miliardi sono prestiti e i prestiti vanno restituiti, non sono regalati da nessuno e sono soldi che dovremo restituire con gli interessi. Tanto per fare un raffronto con l'ultimo bilancio europeo, l'Italia è andata in passivo di 28 miliardi nel rapporto con l'Unione e quindi questo fa capire quanto stiamo incensando una misura che dovrebbe essere salvifica, ma che negli effetti non porterà le risorse che dovrebbero apportare tutti quei cambiamenti che avete inserito nelle linee programmatiche della risoluzione che stiamo per approvare, ricordando anche che il bilancio europeo permetterà di essere implementato. Perché? Perché, sul ricatto dei “Paesi frugali”, i Paesi come il nostro dovranno pagare di più da subito per la partecipazione al bilancio europeo, mentre invece i Paesi più ricchi avranno da subito uno sconto, che dobbiamo pagare noi, a cui dovremo supplire noi con i nuovi contributi. E va ricordato che c'è anche l'altro spinoso tema, che è quello delle entrate proprie dell'Unione europea, che è il motivo per cui la trattativa, in questo momento, a Bruxelles è ferma, perché il Parlamento vorrebbe la certezza, da subito, dell'introduzione della plastic tax, vorrebbe la certezza da subito dell'introduzione della tassa societaria per tutte le società sul territorio europeo, vorrebbe da subito l'introduzione delle sanzioni per i Paesi che non rispettano lo Stato di diritto. Ma io mi chiedo, signor Presidente: se un Paese non rispetta lo Stato di diritto, come fa a stare nell'Unione europea? Si dovrebbe dare per scontato che un Paese che fa parte di un'Unione democratica rispetti lo Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Allora quello che noi temiamo è che questo sia un cavallo di Troia per, un domani, andare a mettere becco sulle politiche di sicurezza e sulle politiche dell'immigrazione dei singoli Paesi e su questo non possiamo che essere preoccupati, come non possiamo che essere preoccupati sul fatto che ci saranno i monitoraggi e ci sarà la possibilità di veto di un singolo Paese europeo sul programma di investimenti dell'Italia in questo caso, perché la possibilità del cosiddetto freno, del freno a mano di un singolo Paese, permetterà a chiunque di contestare come l'Italia sta spendendo i soldi del Recovery Fund e a quel punto di imporre nuove riforme o un modo diverso di spendere i nostri soldi. E questo per quanto? L'abbiamo detto: per un utile calcolato in 26 miliardi. Noi non pensiamo che sia una misura così salvifica, ma pensiamo che in questo momento, invece, l'Europa sia stata in piedi perché la ricetta che veniva presentata dai cosiddetti euroscettici, eurocritici, antieuropeisti, quello che noi diciamo da tempo, cioè che l'unico modo per tenere in piedi l'unione monetaria e l'Europa dal punto di vista sociale era avere una Banca centrale europea che facesse da prestatore di ultima istanza, è quello che si è rivelato efficace, perché se oggi l'eurozona ha tenuto, è proprio perché quei dogmi che i partiti europeisti hanno sempre difeso e noi abbiamo sempre contestato sono crollati. Quindi, il fatto che la BCE stia comprando i titoli di Stato, il fatto che non ci sia più un rapporto deficit-PIL al 3 per cento, il fatto che sia stato superato il Patto di stabilità, non è la vittoria dei partiti europeisti, è la conferma che quello che noi abbiamo sempre detto era giusto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che la difesa dell'austerità, dei vincoli di bilancio, delle regole europee erano sbagliate. Quindi, oggi, i fatti ci dicono che l'Europa sta in piedi ed è più solidale perché sta finalmente facendo quello che abbiamo sempre detto noi, non per il Recovery Fund, signor Presidente, anche perché c'è da dire una cosa: è così utile accedere a questi prestiti, al Recovery Fund, al MES? Oggi c'è stata un'asta di titoli di Stato: sono stati piazzati tutti sul mercato a interessi negativi e quest'asta è andata bene, come tutte le altre aste che ci sono stati nei mesi passati, grazie all'azione della BCE, della Banca centrale europea. E allora, voglio dire, se questa è la situazione, siamo sicuri che la nostra economia abbia bisogno di rischiare dei vincoli e delle condizionalità, accedendo ad altri fondi? Noi pensiamo assolutamente di no. E vede, signor Presidente, l'altro tema che ci sta particolarmente a cuore, come le dicevo, è il dibattito sulla centralità del Parlamento. Noi oggi avremmo dovuto discutere di come rilanciare l'economia del nostro Paese, invece è stato steso un libro dei sogni, in cui c'è scritto di tutto. Ovviamente non si può che condividere l'analisi che ha fatto la Commissione bilancio sui problemi strutturali del Paese e su quelle che possono essere riforme, c'è scritto tutto: si va dalle infrastrutture alle discriminazioni di genere, al divario Nord-Sud, alle grandi opere, all'alta velocità, c'è tutto in questo piano e quindi è chiaro che non si può che condividere quello che c'è scritto. Però, vede, noi questo confronto, come le dicevo, avremmo voluto averlo sui decreti economici che sono stati messi in campo in questi mesi, dove in realtà abbiamo assistito, di fatto, alla trasformazione dell'Italia in un Paese monocamerale, dove di fatto un solo ramo del Parlamento ha potuto incidere sui provvedimenti e dove si è potuto incidere non sulla sostanza, ma c'è stata la gara, all'interno della maggioranza, a dare una mancetta qua e una mancetta là, perché di fatto i tempi sono stati talmente stretti che il Parlamento non ha potuto incidere in nessun modo. E qualcuno mi dirà: è così perché i provvedimenti erano urgenti ed erano particolarmente ampi.

Ma, vede, Presidente, tanto per stare all'ultimo decreto, il “decreto Agosto” che è stato approvato ieri, qualcuno mi deve spiegare cosa c'entra con l'urgenza e col momento drammatico che stiamo vivendo dare 900 mila euro alla Casa delle Donne di Roma o 4 milioni di euro alle associazioni che contrastano la discriminazione di genere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Senza entrare nel merito se sia giusto o sbagliato, ma se i decreti sono così ampi da contenere tutto, non può essere questa, poi, la scusa per esautorare il Parlamento da quelle che sono le discussioni, come non si può neanche continuare a utilizzare il tema della cassa integrazione, giustamente finanziata in tutti i decreti, per obbligare l'opposizione a dover in qualche modo tacere, a dovere in qualche modo venire incontro alla maggioranza, perché c'è sempre il tema, sacrosanto, del fatto che in quei decreti si rifinanzia la cassa integrazione. Guardate, colleghi, questa tesi non tiene più, anche perché ci ha pensato l'INPS a non erogare la cassa integrazione e ad avere dei ritardi, per quanto noi stiamo continuando a finanziarla.

L'urgenza, vorrei anche capire come si esplica nell'azione concreta del Governo. Ci sono 252 decreti attuativi che devono essere messi in campo nell'emergenza COVID e ne mancano 181 all'appello: allora, dov'è l'urgenza di fare dei decreti così ampi? Ma, soprattutto, ci sono 90 miliardi nelle casse dello Stato, che sono quasi più del doppio rispetto a quelli della fase pre-COVID. Allora, si fa un grande parlare di investimento sulla sanità, di utilizzare i 37 miliardi del MES e ieri, il collega Garavaglia ha fatto una provocazione intelligente: utilizziamo parte di questi fondi per azzerare i prestiti dati alle imprese e per trasformare quei prestiti in contributi a fondo perduto. Ve ne faccio un'altra: invece che continuare a parlare di MES e a chiedere questi prestiti, utilizziamo i soldi che abbiamo in cassa subito per investire sulla sanità, visto che ci sono e non li state spendendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non ce li presta nessuno e non hanno nessun tasso d'interesse, ce li abbiamo già in cassa, perché non siamo stati capaci di spenderli.

Per quanto riguarda, poi, le linee di indirizzo, Presidente, di certo non si può accusare la Lega di avere Macron come proprio esponente di riferimento a livello europeo, ma bisogna dare atto che la Francia nell'approccio ai fondi del Recovery Fund ha fatto molto meglio di noi. Vedete, lo ricordava anche il presidente della Confindustria qualche settimana fa all'Assemblea. La Francia, col suo piano di investimenti, ha dato tre linee di indirizzo chiare: rinnovamento energetico, piano sociale e piano per le imprese, facendo delle scelte, mettendo il 40 per cento di risorse ottenuto dall'Europa e per il resto risorse proprie della Francia. Il sostegno alle imprese si esplica come? In taglio delle tasse, contributi per la rilocalizzazione delle imprese e la spesa sociale si concretizza in cassa integrazione e aiuti per i giovani. Bene: giusto o sbagliato che sia, si può criticare, ma lì perlomeno c'è qualcosa di cui discutere; qui noi non stiamo discutendo di niente, perché da queste linee di indirizzo non si capisce assolutamente dove voi volete andare, non si capisce come volete rilanciare l'economia e come volete affrontare la crisi sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

La nostra paura è che anche il Recovery Fund verrà utilizzato come i 100 miliardi di deficit che già avete fatto, in bonus, mancette e misure spot che non incidono su nessun settore economico. Anche perché, signor Presidente, se voi voleste fare veramente le cose scritte nelle linee di indirizzo, ci sono cose a costo zero che potreste fare già adesso: volete investire in sanità? Abbiamo i soldi, ma perché non mettiamo mano al decreto ministeriale n. 70 del 2015, che è quello che impedisce alle regioni di aprire gli ospedali in montagna, di potenziare le terapie intensive e di aumentare i posti letto? Non servono i soldi dall'Europa, lo si può fare subito! La stessa cosa, se vogliamo un sistema della giustizia più veloce, cari colleghi del PD: ci avete giustamente criticato quando abbiamo votato il blocco della prescrizione; è passato un anno e mezzo e il blocco della prescrizione c'è ancora, ma la riforma del processo penale no, e tanto meno la riforma del processo civile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Queste sono cose che potete fare già adesso a costo zero, senza chiedere soldi a nessuno.

Le infrastrutture: il Ministero ha un miliardo e tre di fondi già stanziati che rischiano di andare perenti, di cui 350 milioni solo quelli per la TAV…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Vado a concludere, Presidente. Voi qui avete scritto nelle linee di indirizzo che dobbiamo finanziare i corridoi europei, tra cui la TAV, e abbiamo 300 e rotti milioni di euro già stanziati che stanno per andare persi perché non siete capaci a spenderli. Anche qua: non bisogna aspettare i soldi dell'Europa, fatelo subito, invece che fare il libro dei sogni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! La stessa cosa per il ponte sullo Stretto, il caos sulle autostrade: sono tutte cose che potete già fare adesso senza aspettare.

In conclusione, Presidente, noi ci asterremo su questo provvedimento, su questa risoluzione perché, ovviamente, non possiamo non condividere quello che c'è scritto: c'è scritto dentro di tutto, ci sono tutti i problemi del Paese e tutte le possibili soluzioni. Però, dobbiamo evidenziare una cosa, signor Presidente: i momenti di crisi dovrebbero portare chi ha un'idea di Paese, chi ha un programma elettorale, chi ha una visione ad accelerare per metterli in campo subito per far fronte all'emergenza.

Quello che è successo in questa fase, invece, Presidente, è che l'emergenza è diventata lo strumento della maggioranza per tirare a campare, per buttare la palla in avanti, per non prendere decisioni, per far andare avanti la legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Perché, vede, signor Presidente, se le idee non si hanno non si possono mettere in campo e l'unica idea che viene messa in campo - e questo lo state facendo benissimo - è quella, appunto, di sopravvivere; perché l'unica cosa che tiene in piedi questa maggioranza è quella di far durare la legislatura per non andare al voto senza sapere cosa fare ieri e cosa fare domani con i nuovi fondi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il problema, cari colleghi, è che la sopravvivenza di questa maggioranza rischia di essere la morte economica per il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier e del deputato Sgarbi - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Sentiamo il dovere di sanare quelle ferite che l'emergenza sanitaria prima e poi la crisi economica hanno provocato nei cittadini italiani. I 209 miliardi del Recovery Fund saranno uno strumento fondamentale, se usati per cambiare realmente il volto della nostra Italia. Per quanto positive possano essere le ricadute occupazionali ed economiche per il nostro Paese, dobbiamo cogliere l'occasione storica di cambiare il modello di sviluppo che gli italiani hanno sempre vissuto sulla propria pelle; uno sviluppo esasperato, che ha reso le città sempre più complicate da vivere, con pianificazioni urbanistiche superficiali e pessima qualità dell'aria. Gli obiettivi da tenere sempre presenti devono essere, quindi, la sostenibilità e il benessere dei cittadini; cittadini che saranno al centro di questo progetto anche grazie al lavoro di riforma portato avanti dalle Ministre Dadone e Pisano per l'innovazione e la digitalizzazione nella pubblica amministrazione.

In particolare, però, ci aspettiamo la digitalizzazione del sistema imprese, dei servizi al cittadino, superando le diseguaglianze territoriali e sociali che i cittadini si portano ormai dietro da intere generazioni. Si dovrà creare un'agenzia nazionale di cloud computing per semplificare le procedure amministrative, garantendo la protezione dei dati personali di cittadini ed imprese. Si dovrà velocizzare il sistema giustizia, con un reale e concreto processo di digitalizzazione, a partire da quello imprescindibile del processo civile e del processo penale. Occorrerà, inoltre, stimolare la crescita digitale nel settore finanziario, rafforzando i servizi per i cittadini di sportello virtuale, favorendo l'utilizzo di strumenti elettronici di pagamento, per semplificare gli adempimenti anche delle categorie dei commercianti. Con riferimento al fisco, poi, dobbiamo puntare alla sua riforma organica, a partire da quella delle imposte sui redditi delle persone fisiche. Sarà importante stimolare la crescita digitale anche nel settore agricolo, favorendo la diffusione della banda larga nelle aree rurali, promuovendo l'agricoltura di precisione e sviluppando il modello di agricoltura 4.0; e non dovremo dimenticare l'approccio che la digitalizzazione deve avere anche nel nostro comparto sanitario. Sì, perché ci siamo tutti portati appresso a una visita specialistica borse di referti ed è evidente che, oggi più che mai, il nostro Servizio sanitario nazionale deve avere un fascicolo digitalizzato.

Passando oltre colleghi, dobbiamo prendere di petto la situazione. I dati delle casse integrazioni ultradecennali di alcuni settori produttivi all'interno del nostro sistema Paese sono stati una sirena d'allarme inascoltata per troppo tempo. Servirà sostenere in ogni modo la riconversione di attività produttive sane, mature e in prospettiva sostenibili; non possiamo più continuare a mantenere lo status quo produttivo, mantenendo casse integrazioni senza prospettiva.

Le risorse sono state per troppo tempo sprecate: serve un percorso di accompagnamento, un percorso che affianchi le aziende e che punti, però, a standard qualitativi più elevati dal punto di vista ambientale e che investa in tecnologie innovative che consentano una riduzione dei consumi, delle materie prime, di energia e di emissioni. Chi cerca, all'interno di questo percorso, delle scappatoie per riuscire a produrre nella medesima maniera sta lavorando nella strada sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Voglio essere chiaro sin da subito: chi pensa che tutto questo sia possibile, puntando ancora sui combustibili fossili, non ha compreso il necessario cambio di visione che noi dobbiamo imprimere alla nostra società (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Servono strumenti essenziali per invertire i processi di delocalizzazione in settori strategici, come quelli che abbiamo scoperto durante l'emergenza COVID - quelli della produzione dei dispositivi di protezione individuale, quelli della produzione dei gel igienizzanti -, che oggi sono fuori dai nostri confini.

Serve, inoltre, proseguire nei contesti di politica internazionale per portare avanti quelle strategie di alleanze nei settori delle batterie e dell'idrogeno, che ben fanno sperare in un lavoro comune per un percorso comune di decarbonizzazione reale. Questi sono fatti concreti su cui il nostro Paese era in ritardo da decenni e, oggi, sta rincorrendo, ma ce la sta facendo, perché le aziende italiane, in questi settori, sono innovative e all'avanguardia a livello mondiale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Le politiche del futuro dovranno concentrarsi su modelli di economia circolare, alimentati da energie rinnovabili e che si basino sull'uso di materie prime secondarie. Questo, guardate, che non è un sogno, è un piano di sviluppo reale, concreto che in altri Paesi europei è tracciato da anni. Solo noi stiamo cercando di mantenere, purtroppo, degli status quo produttivi che non creano le condizioni di mercato per fare emergere le nuove economie circolari in grado di creare occupazione e creare sostenibilità ambientale.

Le politiche dovranno continuare sulla strada già tracciata di quello che, per noi, è un fiore all'occhiello oggi, sì, perché ci avevamo già lavorato nella scorsa legislatura: finalmente, oggi il sistema dell'ecobonus e sisma bonus al 110 per cento è uno strumento realmente operativo. Però attenzione, anche qua, serve una visione triennale di questo percorso: non limitiamoci ad aver aperto le porte per un anno, perché, di fatto, noi dobbiamo creare le condizioni di sicurezza all'interno dei cittadini, delle assemblee dei condomini, che creano così un percorso reale di investimento, di riqualificazione e, conseguentemente, di risparmio economico.

In questa direzione è chiaro, il MoVimento 5 Stelle e il suo gruppo alla Camera una vocazione green, che è nel DNA della nostra forza politica, la imprime da sempre e sta cercando sempre di più di dare una spinta chiara a questo sistema di innovazione come motore del cambiamento. Saremo il motore ecologico di questa maggioranza e di questo Governo, con la convinzione, con la certezza che questi tipi di investimenti abbiano una visione temporale reale e non una visione che è ipotetica: investimenti reali, occupazione reale.

Altro tema fondamentale per l'Italia che verrà dovrà essere, senza dubbio, la mobilità. Cominciare da subito a pensare a infrastrutture in grado di ridurre le emissioni: questo per il trasporto di merci e delle persone. È evidente che dobbiamo puntare a mobilità a basse o a zero emissioni; le qualità dell'aria dei nostri centri urbani sono in grave difficoltà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Anche qui, vogliamo dirlo a gran voce, cari colleghi: se qualcuno pensa di tirar fuori dai cassetti dei progetti impolverati, contestati oppure che non abbiano nemmeno un minimo di criterio di sostenibilità sta sbagliando strada e non avrà l'appoggio del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Il Recovery Fund non può e non deve essere un'occasione per presentare progetti mirabolanti di dubbia attuazione e di dubbia capacità realizzativa. Servono progetti veri, reali, diffusi sul territorio, servono impianti chiari, non maxi-opere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché, in questo caso, sarebbero sperperate non solo le risorse economiche, ma un'occasione irripetibile per il nostro sistema Paese.

Spingiamo, quindi, per un piano serio, urgente, per la messa in sicurezza di ponti, viadotti esistenti e delle situazioni emergenziali di natura idrogeologica. Signori, nemmeno dieci giorni fa, c'è stata un'alluvione: ancora qui, dobbiamo segnalare la necessità di mettere in prima fila un percorso radicale e netto che investa sui territori con un piano di difesa idrogeologica immediato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Vorrei ora concentrarmi sul capitolo istruzione, perché, anche qui, il lavoro fatto è stato tanto, ma altrettanto è ancora quello che ci aspetta. L'Italia storicamente si caratterizza per la più bassa spesa per istruzione in rapporto alla spesa pubblica totale, livelli che devono essere allineati alla media dell'Unione europea. Dobbiamo, poi, riavvicinare le famiglie italiane alla scuola, potenziando proprio le scuole dell'infanzia, garantendone alti standard qualitativi e una diffusione territoriale uniforme: deve diventare un sistema Paese.

Inoltre, nel 2019, solo il 20 per cento della popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni aveva un titolo di studio terziario, contro una media europea del 32. Qui serve un percorso di potenziamento dell'informazione, di apprendimento permanente, per potenziare anche la fascia adulta della popolazione e aumentare, in questo caso, gli investimenti in ricerca.

Presidente, mi permetta, prima di concludere, le chiedo di parlare di un tema non più rimandabile: una riforma che intervenga, in maniera drastica e reale, sulla disparità di genere. Personalmente, glielo dico da padre di due bimbe: io non riesco a comparare, a immaginare come vi possa essere un futuro che, ancora oggi, ha una disparità ingiusta, anche salariale, per la medesima prestazione lavorativa del 18 per cento. Serve veramente un percorso, così non è più accettabile. Perché un modello che l'Italia vuole, che il MoVimento 5 Stelle vuole è un modello che parta dal merito e non faccia una discriminazione di genere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà. Colleghi… colleghi, per favore.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevoli colleghi, onorevole rappresentante dei 5 Stelle, il cambio di visione non può venire dall'ignoranza. Una democrazia malata, una magistratura malata, per cui ho ripetutamente chiesto una Commissione d'inchiesta rispetto al caso Palamara, indica che non c'è democrazia in questo Paese e non c'è rispetto delle minoranze. Avete abusato della morte degli altri, indicandola come esempio della vostra retorica. Avete abusato della scienza. Dall'aldilà, un filosofo, scomparso qualche mese fa di Coronavirus, Giulio Giorello, vi avvisa dalla parte della morte e dalla parte della scienza. Uno dei tratti interessanti della scienza - dice nel suo libro Il bene e il male - è che chi è in minoranza va comunque rispettato; sarà criticato, sempre sul piano scientifico, senza che sia necessario vietargli di parlare e sarà dovere suo cercare di dimostrare che le sue tesi sono plausibili. Questo è quello che io chiamo il problema della responsabilità. Questo è il cambio di visione, non quella che avete voi, contro la scienza e contro la morte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni…

ENRICO COSTA (MISTO). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Prego, deputato Costa, a titolo personale, giusto?

ENRICO COSTA (MISTO). Grazie, Presidente. Io voglio essere molto breve. La settimana scorsa, avevo presentato una risoluzione che impegnava il Governo ad accedere al MES. Con un gioco di prestigio parlamentare tecnicamente valido, il Governo ha cambiato la sua risoluzione, precludendo la risoluzione che avevo presentato, per cui non è stato possibile votarla.

Oggi, noto con piacere - e la sosterrò con convinzione - che la mozione Brunetta e Lupi riprende gli stessi temi: accedere al MES.

Quindi, io chiedo veramente, mi appello al Parlamento, perché assuma una votazione in questo senso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), facendo chiarezza perché il Governo mi pare che, fino ad oggi, abbia assunto una posizione molto equivoca e molto pilatesca.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Governo, il Ministro Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA, Ministro per gli Affari europei. Confermo i pareri che abbiamo dato, soprattutto sulla risoluzione Brunetta e Lupi n. 6-00137, per parti separate, in particolare sul primo impegno al Governo, perché gli strumenti di cui stiamo parlando sono già attuati. Sul secondo, c'è la vicenda oggettiva, la proposta del MES: al riguardo, vi è una risoluzione, che abbiamo approvato, di impegno al Governo già nella legge delega, la settimana scorsa, che noi confermiamo, ossia, l'impegno della maggioranza ad assumere qualsiasi decisione nell'ambito di un rapporto tra Governo e Parlamento. Quindi, per queste due motivazioni confermo il parere negativo che ho dato prima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci, a che titolo?

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente. Semplicemente per chiedere la votazione per parti separate della risoluzione Brunetta e Lupi n. 6-00137 proprio in ragione di quanto…

PRESIDENTE. Ma è già stata chiesta.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Non lo sapevo, allora, Presidente.

PRESIDENTE. Se la vuole chiedere in un altro modo, la può chiedere; se la chiede nello stesso modo, è già stata chiesta.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Avevo inteso le parole del ministro in modo differente. Perfetto. Grazie.

PRESIDENTE. Perfetto. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io prendo atto della posizione assunta dal Ministro, tardiva perché quello dovrebbe avvenire prima del parere sulle risoluzioni, in maniera tale da permettere un'ampia discussione. Però, oggi c'è una possibilità che viene data dal collega Brunetta. Noi voteremo contro la risoluzione ma voglio ringraziare il collega Brunetta perché permette in quest'Aula di fare chiarezza, finalmente, su una vicenda che si protrae, che vede tanti a favore o contro l'utilizzo dello strumento del MES. Noi siamo contro l'utilizzo del MES e voteremo no, ma la votazione per parti separate dice e dichiara, Ministro Amendola, che questo Parlamento deve dare un'indicazione al Governo, favorevole o contraria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati Forza Italia-Berlusconi Presidente). Solo questo dice la risoluzione. Quindi, per quello che ci riguarda, Fratelli d'Italia è coerente e dice no. Gli altri si assumano la responsabilità di bocciare il MES in quest'Aula, votando no, oppure di votare a favore, per chi invece è a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Grazie, signor Presidente. Interveniamo anche noi come gruppo Italia Viva per quanto riguarda la risoluzione di minoranza a prima firma Brunetta e Lupi, prendendo atto anche di quanto ribadito in questo momento dal Ministro Amendola, e cioè che noi abbiamo già votato la scorsa settimana una risoluzione. Ma per quanto riguarda il tema del MES è chiaro e noto che il nostro gruppo parlamentare è a favore dell'attivazione del MES ma, essendo una Risoluzione su cui noi non vogliamo aprire nessun tipo di strumentalizzazione, non parteciperemo al voto per parti separate, per quanto riguarda la prima parte della risoluzione a prima firma Brunetta (Commenti di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi! Ha chiesto di parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Presidente, la ringrazio. Solo per precisare la posizione del gruppo del Partito Democratico anche alla luce del parere del Governo, fornito dal Ministro Amendola. Noi condividiamo il parere espresso dal Ministro Amendola. Già la settimana scorsa abbiamo approvato l'impegno 13 dell'apposita risoluzione sulla legge di delegazione europea, che ha previsto l'impegno da parte del Governo, condiviso da parte della maggioranza e dal gruppo del Partito Democratico, di assumere le decisioni del caso sull'utilizzo della linea di credito sanitaria all'interno del meccanismo europeo di stabilità a seguito di un preventivo e apposito dibattito parlamentare e previa presentazione, da parte del Governo, di un'analisi dei fabbisogni, di un piano ospedaliero e di un piano dettagliato per l'utilizzo degli eventuali finanziamenti necessari. In assenza della presentazione di questo piano è evidente che oggi l'impegno della risoluzione del collega Brunetta appare per noi irricevibile e non appare possibile dare alcun di giudizio e valutazione positiva. Quindi, consideriamo e confermiamo l'impegno che abbiamo assunto la settimana scorsa a decidere sull'utilizzo di questo strumento, che per noi è importante e decisivo per il sistema sanitario, solo a seguito della presentazione di un apposito piano, del programma, dei piani ospedalieri, dei fabbisogni e dei costi in questo Paese.

Quindi, condividiamo il parere negativo dato dal Governo e questa è la linea e l'indicazione che seguirà il Partito Democratico anche in questa occasione, confermando quanto già approvato la settimana scorsa, evitando di cadere in strumentalizzazioni o in altri tipi di dibattiti strumentali, oggi, in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Grazie Presidente. Per chiarezza tra tutti noi, il dispositivo che abbiamo votato la settimana scorsa e il dispositivo proposto oggi dalla risoluzione di Forza Italia non è uguale, non è lo stesso dispositivo. La settimana scorsa abbiamo votato - come ha correttamente ricordato il collega De Luca - un dispositivo che rimetteva al Parlamento la valutazione dell'utilizzo dello strumento, mentre qui si fa un passo ulteriore, si dice in modo esplicito di valutare la possibilità di utilizzare quello strumento. Quindi, concordiamo con il parere espresso dal Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Presidente, al di là delle scappatoie parlamentari di cui fanno parte le giustificazioni di maggioranza che hanno preceduto il mio intervento, la chiarezza parlamentare però vuole che nello specifico, oggi, sulla parte relativa al MES della risoluzione Brunetta il parere negativo del Governo corrisponde al fatto che il Governo non ha intenzione di utilizzare il MES. Questo è per chiarezza parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non ci sono scappatoie perché il voto è un voto chiaro d'intenzione da parte del Parlamento e con un parere effettivo da parte del Governo, che oggi sul MES risulta essere un parere negativo. Se dovesse aver ragione l'onorevole De Luca, è evidente allora che a questo punto il Governo dovrebbe determinare un altro parere ma, allo stesso tempo, nel determinare un parere diverso rispetto a quello che ha determinato, dovrebbe dirci se è intenzionato a portare quel programma di ristrutturazione sanitaria in funzione dell'utilizzo o non utilizzo del MES, perché da questo dipende evidentemente la volontà del Governo. Tradotto: se il Governo oggi ci dice che porterà quel programma, il Governo ha intenzione di utilizzare il MES; se il Governo ci dice che non porterà quel programma, il Governo non ha intenzione di utilizzare il MES. Ciò detto, sia chiaro a tutti oggi che il Governo esprime un parere negativo nei confronti dell'utilizzo del MES; è un parere chiaro, esplicito nei confronti di una richiesta chiara ed esplicita. Le giustificazioni vanno bene ma la chiarezza parlamentare è chiarezza parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente. Il passaggio che stiamo facendo è un passaggio - è evidente a tutti - politicamente importante, ma anche concretamente. La vita parlamentare, lo dico ai tanti colleghi che sono qui, è fatta di evoluzioni, di passaggi. È evidente che una settimana fa il Parlamento ha preso un indirizzo; dalla settimana scorsa sono accaduti dei fatti e il Parlamento, oggi, attraverso la risoluzione Brunetta e Lupi, si trova a dover decidere di un passaggio successivo. Non a caso abbiamo voluto, per correttezza, anche perché le premesse, ovviamente, si possono condividere o non condividere, chiedere insieme al collega Brunetta la votazione per parti separate, perché non ci siano alibi rispetto alle premesse, che possono portare ovviamente ad una visione diversa rispetto alla parte dispositiva. Per questo, nel momento in cui correttamente - lo ha sottolineato Fassina e l'ha sottolineato adesso il collega Guidesi - il Parlamento si esprime negativamente sul dispositivo e, cioè, sul non utilizzo del MES, è chiaro che il Parlamento dà un indirizzo al Governo di un certo tipo. Credo che questa sia oggi una assunzione di responsabilità e correttamente anche i colleghi di una parte dell'opposizione, che si sono sempre pronunciati contro l'utilizzo del MES, lo hanno sottolineato.

Era solo per dovere e perché, come il Regolamento prevede, ogni singolo parlamentare deve essere messo nelle condizioni di sapere con chiarezza che cosa vota e che cosa non vota.

PRESIDENTE. Deputato Brunetta, ultimo intervento. Prego.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, io vorrei essere evangelico in questa battuta. Chiedo al Governo: che il vostro dire sia “sì, sì” o “no, no” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché vedete, io non l'ho fatto e penso che il tono e i contenuti dei miei venti minuti… non l'ho fatto per strumentalizzazione o per produrre condizionamenti o per furbizia (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); l'ho fatto semplicemente per l'operazione verità. Voi non potete dire: l'abbiamo già detto una settimana fa; non potete dirlo, perché come detto adesso dal collega Lupi, una settimana fa era una settimana fa, oggi è oggi, su un documento che tra l'altro io lodato, del presidente della Commissione bilancio. Per questa ragione, senza alcun malinteso, senza alcuna malizia, ripeto: che il vostro dire sia “sì, sì” o “no, no” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mi pareva che lei, Ministro Amendola…

PRESIDENTE. Concluda.

RENATO BRUNETTA (FI). Ho finito, non si preoccupi, signor Presidente.

PRESIDENTE. No, mi preoccupo rispetto al tempo.

RENATO BRUNETTA (FI). Non si preoccupi, signor Presidente…

PRESIDENTE. Andiamo avanti, allora…

RENATO BRUNETTA (FI). Non si preoccupi, il Ministro Amendola intervenendo ha riaperto il dibattito; glielo ricordo, se non lo sa…

PRESIDENTE. Sì, le sto dicendo di concludere.

RENATO BRUNETTA (FI). …e allora riapro il dibattito…

PRESIDENTE. Abbiamo dato un tempo…

RENATO BRUNETTA (FI). Mi lasci finire, signor Presidente! Mi lasci finire!

PRESIDENTE. Le dico solo che abbiamo dato un tempo…

RENATO BRUNETTA (FI). Mi lasci finire, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'ItaliaCommenti del deputato Vittorio Sgarbi).

PRESIDENTE. La lascio finire, ma mi lasci parlare…Deputato Sgarbi, abbiamo dato un tempo uguale a tutti, prego (Commenti del deputato Vittorio Sgarbi). Deputato Sgarbi!

RENATO BRUNETTA (FI). Onorevole Brunetta, come io la chiamo signor Presidente!

PRESIDENTE. Io la lascio finire, sto dicendo solo che ho dato un tempo uguale a tutti. Andiamo avanti.

RENATO BRUNETTA (FI). Lei mi sta interrompendo ancora, signor Presidente. E mi chiami onorevole Brunetta, per favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, visto che il collega Amendola, il Ministro Amendola, ha ribadito la posizione del Governo, noi abbiamo chiesto il voto per parti separate, in maniera tale che ci sia ancora più chiarezza da parte di questo Parlamento. E vorrò vedere l'atteggiamento del Governo e di quest'Aula quando, magari tra qualche mese, sarà necessario per ragioni di necessità chiedere l'utilizzazione del MES: e allora cosa ci verrete a dire? Quando era tutto possibile fare, quattro, cinque mesi fa, evitando sofferenze dolore e morte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

(Votazioni- Doc. XVI, n. 4 )

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00136, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla risoluzione Brunetta e Lupi n. 6-00137, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare dapprima il primo capoverso del dispositivo e, successivamente, le premesse unitamente al secondo e al terzo capoverso del dispositivo.

Passiamo, quindi, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul primo capoverso del dispositivo della risoluzione Brunetta e Lupi n. 6-00137, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle premesse unitamente al secondo e al terzo capoverso del dispositivo della risoluzione Brunetta e Lupi n. 6-00137, sulla quale il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3)(Commenti del deputato Claudio Borghi).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Davide Crippa, Delrio, Boschi, Fornaro, Gebhard, Tabacci, Tasso, Rospi ed altri n. 6-00138, sulla quale il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Presidente, dobbiamo testimoniare un evento importantissimo: il Parlamento ha detto “no” al MES in modo definitivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Non si può commentare il voto…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). …il Parlamento ha detto “no” al MES in modo definitivo!

PRESIDENTE. Le levo la parola…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Non se ne parli più! Non se ne parli più!

PRESIDENTE. Possiamo chiudere il microfono, perché non si può commentare il voto.

Organizzazione dei tempi di esame della Nota di aggiornamento del DEF 2020 e di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020, alla quale è annessa la Relazione al Parlamento, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 243 del 2012; della proposta di legge n. 2313-A, recante l'istituzione di una zona economica esclusiva oltre il limite esterno del mare territoriale (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Flora Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, Presidente. Alcuni giorni fa, in una delle tante interviste televisive senza contraddittorio, il Ministro dell'Istruzione ha affermato che se i nostri studenti non hanno adeguate competenze, la colpa è dei docenti precari, docenti paragonati ad un chirurgo incompetente che ti uccide durante un intervento; parole gravi, Presidente, perché pronunciate da chi dovrebbe rappresentare tutti gli insegnanti d'Italia, precari compresi. Negli ultimi quindici anni, i docenti precari hanno formato intere generazioni e con ottimi risultati; hanno svolto il loro lavoro con grande passione e dedizione, sopportando pessime riforme e promesse elettorali tradite, e oggi hanno rappresentato un punto di riferimento durante il lockdown, garantendo la tenuta del sistema scolastico. Ebbene, tanto accanimento è ingiustificabile. Da parlamentare e da donna della scuola prendo formalmente le distanze da quanto dichiarato dal Ministro dell'Istruzione.

A questi docenti va inoltre il nostro rispetto e credo anche delle scuse perché, se è vero che l'odio in Rete va condannato, allo stesso modo si deve condannare la violenza mediatica di una certa politica che espone alla gogna i lavoratori e chi li rappresenta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Sono convinta che, per uscire dalla crisi provocata dalla pandemia, il lavoro delle donne sarà determinante. L'economia nazionale ha bisogno di loro e il Recovery Fund è uno strumento prezioso che dovrà essere utilizzato anche per sanare un gap che vede l'Italia agli ultimi posti in Europa per occupazione femminile, sostegno alle famiglie nei servizi di assistenza, asili nido. Sono mancanze queste che condannano le donne ad un lavoro di cura purtroppo non riconosciuto e che, di fatto, le penalizza. È per questo che noi, come Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità, composto da 73 deputati di vari gruppi politici, abbiamo scritto un documento che raccoglie sedici proposte, sedici azioni concrete per investire davvero sull'uguaglianza di genere nell'utilizzo delle risorse del Recovery Fund. Se cresce il lavoro delle donne, cresce il PIL. Le donne oggi si laureano di più degli uomini ma lavorano di meno; il 50 per cento delle donne non lavora e al Sud si arriva anche al 70 per cento. Inoltre, la maternità e la cura della famiglia sono quasi totalmente a carico di noi donne. Le donne vanno sostenute con politiche nazionali concrete come la riforma del congedo di paternità che deve essere elevato a tre mesi e deve essere reso obbligatorio così da favorire l'alternanza fra genitori e poi gli asili nido devono essere più diffusi e accessibili a tutti. Abbiamo la straordinaria opportunità di costruire un Paese più equo, più giusto e più sano a partire dalle politiche che ristabiliscano equità e parità tra i due sessi: non perdiamo questa occasione (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sut. Ne ha facoltà.

LUCA SUT (M5S). Grazie, Presidente. Il 9 ottobre è ricorso il cinquantasettesimo anniversario del disastro del Vajont, una tragedia che segnò la storia del nostro Novecento e della mia regione, il Friuli-Venezia Giulia. Avrei voluto ricordarlo venerdì, lo farò oggi. Fu una catastrofe ambientale tra le peggiori al mondo, una tragedia umana che ancora vive dei racconti di chi la visse come Micaela Coletti che, appena dodicenne, a Longarone perse entrambi i genitori. Oggi è presidente del Comitato dei sopravvissuti del Vajont. Ho avuto modo di ascoltare la sua testimonianza e invito tutti a fare lo stesso: dalle sue parole si avverte ancora il dolore e lo sgomento e la rabbia. Quell'opera doveva essere il fiore all'occhiello dell'ingegneria dell'epoca: peccato che fosse nel posto sbagliato. Si rivelò il volo di Icaro di un'Italia rampante e incauta, ancora ignara dell'insensato baratto che stava per compiersi tra rispetto dell'ambiente e l'autoaffermazione. Oggi non si può soltanto piangere: è tempo di imparare qualcosa, disse la giornalista Tina Merlin all'indomani e il suo messaggio resta valido tutt'oggi. Non fu una tragica fatalità né la forza distruttiva della natura ma la mano alterante dell'uomo a provocare un disastro annunciato. Ricordarlo è nostro compito attraverso una commemorazione che sia attiva e proattiva verso le scelte del presente. Questa sciagura rimanga simbolo di un fallimento del rapporto tra uomo e ambiente, simbolo dell'elevato sfruttamento del territorio, di un'Italia che voleva rispondere con slancio alla crescente domanda energetica del dopoguerra, sfidando però la natura, sottovalutandone i segnali e tirando dritto verso una rinascita solo irrisoria. Oggi sappiamo che sviluppo e difesa ambientale possono e devono viaggiare di pari passo: mai più interessi economici distolgano dall'obiettivo della sostenibilità ambientale, indeboliscano la valutazione dei rischi e antepongano le loro logiche agli equilibri dei territori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Ha chiesto di parlare il deputato Del Monaco. Ne ha facoltà.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Campania attualmente è la regione a più alto rischio sanitario per la diffusione del COVID. I tagli che hanno gravato sulla sanità pubblica ora si fanno sentire: non ci sono soldi, il personale medico è insufficiente, le strutture non reggeranno per molto, la regione Campania è al collasso. Adesso occorre fare più tamponi e c'è stato il via libera ai laboratori di analisi privati. File di decine e decine di utenti che attendono il proprio turno, creando notevole assembramento e rischiando inevitabilmente di allargare la macchia del contagio. Parliamo di migliaia di tamponi al giorno per la modica cifra di circa 70 euro cadauno. È una vergogna perché da un'emergenza si stia creando un vero e proprio business ancora una volta a danno delle strutture pubbliche, dei medici e degli infermieri che, da mesi, lottano contro questa emergenza sanitaria. Ci troviamo con strutture ospedaliere non attrezzate per reggere ad un impatto come quello del COVID e, al di là delle dichiarazioni di De Luca, finiamo solo per riversare un sistema non all'altezza sulle spalle della gente. Allora - concludo – chiedo: dove sono finiti i soldi pubblici stanziati per gli ospedali COVID? Dove è finita la fiducia che il governatore De Luca riponeva nella tanta decantata sanità pubblica?

VITO COMENCINI (LEGA). Ha chiesto di parlare il deputato Comencini. Ne ha facoltà

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Grazie, Presidente. Il 22 agosto la Commissione per le adozioni internazionali ha inviato al Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, un elenco di 200 bambini bielorussi pronti per essere adottati. È stata allegata anche la lettera di garanzia: qualche giorno fa però mi ha scritto l'Associazione Adozioni Alfabeto di Pesaro e tanti altri, anche genitori, che attendono di poter abbracciare questi bambini, dicendomi che, ormai da quasi due mesi, questo documento è fermo sul tavolo del Presidente del Consiglio dei ministri e deve essere firmato. Questo grave ritardo crea un danno non solo psicologico ma chiaramente anche sanitario a questi bambini che necessitano di poter arrivare in Italia, di poter abbracciare le loro famiglie, di potersi curare qui.

Leggo solo velocemente alcune lettere che mi sono arrivate da questi genitori. Sono una mamma di cuore - scrive questa signora - vorrei capire se, da dicembre, sarà possibile riabbracciare i nostri affetti; perché non ampliare il DPCM di settembre che permette alle coppie di ricongiungersi e attuarlo anche per le famiglie nella nostra situazione? Che Natale sarà senza i nostri bimbi che ormai non vediamo da più di un anno…E fare un visto speciale, si tratta pur sempre di accoglienza umanitaria, scrive Mara. Un'altra mamma scrive: mia figlia Milana, di nove anni, è dallo scorso anno che non può vedere la sua famiglia; ha una nonna a cui vuole molto bene ma non basta; vuole riabbracciare la sua mamma, il suo papà e sua sorella e ne ha il diritto. È una bambina, non sta esprimendo un capriccio ma un bisogno essenziale.

Chiedo a nome di tutti i genitori l'avvio da parte delle forze governative di un protocollo di accoglienza sicura per non lasciare, anche in questo Natale, i nostri bambini privati dell'affetto di cui necessitano. Questi bambini oltretutto vengono in Italia da anni perché necessitano di respirare aria pulita, di stare al mare, di vedere il sole. È necessario, a mio parere, una presa di coscienza del concetto di salute nella sua interezza, salute psichica, la prevenzione di altre patologie perché ad essere bloccata purtroppo non è solo l'adozione ma anche gli affidamenti. Sono saltati tutti gli affidamenti dell'estate e chiedo un impegno anche da parte sua nei confronti del Governo per fare in modo che si sblocchino gli affidamenti per le vacanze di dicembre e che si sblocchino soprattutto queste adozioni e questi bambini possano finalmente venire dalla Bielorussia in Italia e abbracciare le loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente, vorrei parlare di un problema che esiste da tempo: le liste d'attesa. Se il problema delle liste d'attesa è un problema che tutti noi conosciamo, adesso è esploso in tutta la sua drammaticità: questo a causa della pandemia.

I dati diffusi da Nomisma durante il periodo di lockdown dicono che in Italia ci sono stati 410 mila interventi chirurgici rimandati, quindi da riprogrammare. Nomisma ha stimato come nel periodo di sospensione dei ricoveri differibili e non urgenti siano stati rimandati il 75 per cento dei ricoveri per interventi chirurgici in regime ordinario; sono stati rimandati anche il 56 per cento dei ricoveri per interventi legati a malattie e disturbi dell'apparato cardiocircolatorio, e un terzo degli interventi è da riprogrammare; sono stati stimati in 135 mila, e questi riguarderebbero l'area ortopedica. Secondo l'Associazione italiana di oncologia medica invece nei primi cinque mesi del 2020 in Italia sono stati eseguiti circa 1 milione 400 mila esami di screening per tumori in meno rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo Carlo Palermo, segretario nazionale degli ospedalieri Anaao-Assomed, sono state sospese 13 milioni di visite specialistiche, e sono 300 mila i ricoveri in meno effettuati, 500 mila gli interventi chirurgici e ben 4 milioni sono gli screening oncologici rimandati.

In una sanità differenziata, come quella della nostra nazione, dove ogni regione ha un percorso che sembra essere diverso rispetto all'altra, molto spesso, ecco che annuncio un'interrogazione, che va a chiedere quanti reparti di chirurgia hanno interrotto l'attività ordinaria e di emergenza in ogni regione durante il lockdown, quanti interventi programmati sono stati rimandati in ogni regione a causa della pandemia, quanti sono stati gli screening per tumori in meno nel 2020 rispetto al 2019 in ogni regione, e quali misure sono state adottate per recuperare gli interventi e gli screening antitumorali sospesi durante i mesi più duri della pandemia. Credo che queste siano informazioni importanti, per far sì anche che nella nostra programmazione, nei nostri investimenti, nella nostra visione di un futuro della sanità si metta più testa di quanto si stia facendo ora.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, il 12 ottobre è stata indetta l'astensione dalle udienze civili e penali dei giudici di pace, dei giudici onorari e dei pubblici ministeri onorari; proseguirà fino al 16 ottobre e scioperano perché rivendicano elementari e banali diritti, quali la stabilizzazione, uno stipendio dignitoso, ferie, malattia, maternità: tutti diritti che voi negate. Sono 1.500 pubblici ministeri onorari, sono 1.000 giudici di pace, sono 2.500 giudici onorari sui quali grava il 90 per cento delle udienze monocratiche penali d'Italia e circa il 50-60 per cento della giustizia italiana.

Scioperano perché i loro elementari diritti vengono quotidianamente calpestati da voi, nonostante ogni giorno vi sia una raffica di sentenze europee e italiane che li qualificano come lavoratori subordinati, e con ciò meritevoli di quelle tutele che voi state negando loro. Scioperano perché si sentono degli orgogliosi servitori dello Stato e non accettano di essere trattati da voi come servi dello Stato. Scioperano perché sanno che non è vero che non ci sono le risorse, anche quello è un disco rotto.

Oggi abbiamo parlato con loro come convitati di pietra - e termino, Presidente - del Recovery Fund: 203 miliardi, linea strategica accelerare la giustizia; non trovate 100 milioni di euro per la loro stabilizzazione! Eppure nel “DL Rilancio” avete trovato 550 milioni di euro per regolarizzare 600 mila immigrati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ebbene sì, perché per voi gli immigrati clandestini sono delle risorse, per noi le risorse sono i nostri magistrati onorari che vengono quotidianamente mortificati, vilipesi, calpestati nei loro diritti più elementari da voi; e noi li difenderemo sempre, contro la vostra sciatteria, la vostra inadeguatezza, la vostra insensibilità e, peggio ancora, contro la vostra sudditanza e il vostro servilismo culturale nei confronti di ben altra magistratura: quella alla Palamara, che per vivere di privilegi nega ogni diritto alla magistratura onoraria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chiaramente con “vostra” non si rivolge alla Presidenza.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Mai a lei!

PRESIDENTE. Perfetto.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, in questi minuti a Sassari, nel quartiere di Predda Niedda, è in atto una protesta, diciamo una rivolta di alcuni migranti, che sono stati anche trovati positivi: in questo centro 57 persone sono state trovate positive, 2 operatori e 55 migranti. Oggi hanno inscenato una protesta senza portare mascherine, hanno tentato di scavalcare la recinzione, hanno sonoramente protestato contro le forze dell'ordine, anche con atteggiamenti poco simpatici e direi anche aggressivi.

Noi chiediamo quindi, abbiamo già chiesto al Ministro dell'interno più volte di intervenire anche in quest'Aula a spiegare cosa vuole fare nella politica migratoria. In Sardegna abbiamo avuto diverse proteste, nel centro di Monastir e ora a Sassari; ed è inaccettabile che queste persone, nonostante abbiano detto e spiegato loro come si devono comportare, continuino a infrangere la legge in disprezzo dell'operato della nostra Polizia, che si trova a fronteggiare persone che le urlano in faccia pur essendo anche positive, e quindi con grave rischio per la nostra Polizia. Lo ripetiamo sempre, se non c'è legalità non ci può essere alcun tipo di integrazione e solidarietà, e noi chiediamo il rimpatrio immediato di chi non rispetta la legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colla. Ne ha facoltà.

JARI COLLA (LEGA). Presidente, nelle ultime settimane tre donne sono state insultate e minacciate per il solo fatto di essere donne della Lega, e per aver manifestato democraticamente le proprie idee.

L'eurodeputata Silvia Sardone, insultata, minacciata di stupro, minacciata di morte per la sua posizione contro la moschea provvisoria che il comune di Milano vorrebbe installare in Via Novara. Oggi in Italia chi chiede regole, controlli, sicurezza sul tema moschee, Islam, immigrazione per qualcuno merita insulti e minacce; e le riceve, e mi dispiace, nel silenzio della sinistra, e le riceve nel silenzio del cosiddetto Islam moderato. Dov'è la solidarietà delle cosiddette associazioni islamiche moderate? Esistono? Dove sono? Dov'è la solidarietà della sinistra?

E poi Mariam Scandroglio, candidata alle elezioni regionali in Campania con la Lega, originaria della Costa d'Avorio, attaccata pesantemente sui social per la sua battaglia contro l'immigrazione clandestina e per un'immigrazione regolare e qualificata.

E infine Aylin Nica, vent'anni, emiliana, candidata alle recenti comunali con la Lega, insultata pesantemente sui social perché sostenitrice di Matteo Salvini, insultata da quel pensiero unico di sinistra che predica male e razzola malissimo: quelli del viva l'Islam, ma la moschea mettiamola in periferia, viva la libertà di parola, ma non per chi esprime idee diverse dalla mia, viva l'integrazione, ma solo per chi ha idee di sinistra, perché se poi si candidano con la Lega, allora giù insulti, giù offese e giù minacce.

Spiace constatare che per queste tre donne non c'è stata quella levata di scudi, quella solidarietà, quella condanna che episodi come questi invece avrebbero meritato; spiace prendere atto del silenzio della sinistra, un assordante silenzio, un assordante silenzio ideologico. A queste donne libere, coraggiose va la mia solidarietà, il mio abbraccio e quello del gruppo della Lega (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, Carla Nespolo, come lei ha ricordato oggi in quest'Aula, è stata parlamentare e la prima donna presidente dell'ANPI, nonché prima presidente senza essere stata partigiana; ma come ha ricordato bene Carlo Smuraglia, da non partigiana è diventata la partigiana di tutti. Sì, perché Carla Nespolo le battaglie le faceva eccome, parteggiava eccome, dando valore pieno a questo verbo, “parteggiare”, fuori e dentro le istituzioni.

È stata una degna erede della storia fondante della Repubblica, quella nata dalla Resistenza, e ne è stata degna erede perché ha fatto della coerenza politica, della militanza piena la sua vita. Per questo è stata erede e mai reduce, per questo per tutti è stata una grande combattente, perché praticava quotidianamente ciò in cui credeva: ecco perché la sua scomparsa è così dolorosa per chiunque l'abbia conosciuta.

La prima non partigiana a guidare l'ANPI ha dimostrato che in questo Paese quei valori sono più indispensabili che mai. Carla ci ha sempre messo in guardia contro il razzismo crescente. Diceva che essere antifascisti oggi significa essere nemici del fascismo, di chi approfitta della crisi sociale, per far regredire politicamente e culturalmente il nostro Paese. Del suo spirito, del suo lavoro, della sua tenacia, abbiamo il dovere di essere degni eredi. Per questo, credo che da quest'Aula possiamo solo ringraziarla e promettere che onoreremo la sua vita coltivando la memoria e i valori democratici, per i quali Carla ha vissuto. Buon viaggio, comandante.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 14 ottobre 2020 - Ore 9,30:

1. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 15 e 16 ottobre 2020.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

3. Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020. (Doc. LVII, n. 3-bis)

Relatori: ADELIZZI e FASSINA.

La seduta termina alle 21,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Rotelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 4)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Doc.XVI,n.4-Ris. Molinari e a 6-136 496 492 4 247 216 276 69 Resp.
2 Nominale Ris. Brunetta e a. 6-137 p.I 479 472 7 237 87 385 69 Resp.
3 Nominale Ris. Brunetta e a. 6-137 p.II 496 490 6 246 81 409 67 Resp.
4 Nominale Ris. Crippa D. e a. 6-138 498 279 219 140 276 3 67 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.