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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 404 di mercoledì 7 ottobre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Battelli, Bellucci, Benamati, Berlinghieri, Berti, Bonafede, Brescia, Bruno Bossio, Buompane, Carfagna, Carnevali, Casa, Castelli, Covolo, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, De Carlo, De Micheli, Del Re, Luigi Di Maio, Donno, Faro, Fascina, Fassino, Ferraresi, Frailis, Frusone, Gallinella, Gallo, Gariglio, Gebhard, Giachetti, Giorgis, Gualtieri, Gubitosa, L'Abbate, La Marca, Liuzzi, Lorenzin, Madia, Manzo, Marattin, Melilli, Micillo, Migliore, Navarra, Orrico, Padoan, Ubaldo Pagano, Perantoni, Pini, Quartapelle Procopio, Paolo Russo, Sangregorio, Sarti, Serracchiani, Siani, Carlo Sibilia, Spadafora, Suriano, Tasso, Tofalo, Traversi, Trizzino, Vignaroli, Viscomi e Zicchieri sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente centoventi, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 6 ottobre 2020, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla V Commissione (Bilancio):

S. 1925. - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia" (Approvato dal Senato) (A.C. 2700) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,06).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lollobrigida. Ne ha facoltà.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Grazie. Intervengo sull'ordine dei lavori, perché credo sia utile puntualizzare quello che è successo, e prima del voto di oggi: lo faccio nei venti minuti così che non si perda tempo rispetto alla votazione che è prevista nella giornata di oggi.

Noi abbiamo letto una verità falsata rispetto a quanto è accaduto ieri, allora preferisco puntualizzarla, farlo nell'Aula, che è il luogo più idoneo.

Ieri, l'opposizione di centrodestra ha dimostrato grande responsabilità: ha dimostrato grande responsabilità perché, ieri, c'era il rischio, su un provvedimento così delicato, che si dovessero avere posizioni divergenti nel merito. Avevamo ricevuto assicurazioni dal Governo, avevamo ricevuto rassicurazioni dal Ministro Speranza che non si sarebbe trattato, nella giornata di ieri, della proroga dell'emergenza di tre mesi, che si sarebbe trattato esclusivamente di provvedimenti sanitari, sui quali noi avremmo trovato una ragione di dibattere con il Ministro della Salute. Cosa è accaduto poi? Che la maggioranza ha inserito nella sua risoluzione un punto che, con il DPCM, non c'entra nulla - non c'entra nulla! -, che è la proroga dell'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi, 7 ottobre, scade il DPCM: i temi legati al DPCM sono temi sui quali noi eravamo e siamo pronti a confrontarci e a votare, perché abbiamo contezza e conoscenza di quello che discende dal DPCM e motiva il DPCM.

Cos'è che non conosciamo? Non conosciamo le ragioni per la proroga dell'emergenza al 31 gennaio annunciata dal Presidente del Consiglio sui giornali; non conosciamo una parte dei verbali tecnici, perché quest'Aula ha bocciato la mozione del centrodestra che chiedeva massima trasparenza per i cittadini italiani.

E, allora, se sul DPCM avremmo votato, non siamo stati messi in condizione di esprimere un voto rispetto alla proroga dell'emergenza, cioè la risoluzione proposta dalla maggioranza nel punto 1, ed è per questo che l'opposizione non ha votato.

Dall'altra parte, la maggioranza, avendo voluto fare una forzatura, avrebbe dovuto garantire una presenza.

Ieri, con grande senso di responsabilità, tutti noi presidenti di gruppo, la Giunta per il Regolamento ha dato la possibilità a tutti i deputati, che volessero essere messi missione, di poter essere messi in missione, ma ieri nessuno l'aveva chiesto, di quelli della maggioranza, e non è che il numero dei deputati in missione fosse pari al numero enorme di assenti.

Non richiamerò le parole di qualche autorevole collega della maggioranza che ha ben definito quell'atteggiamento e ringrazio, invece, quei deputati della maggioranza che hanno avuto la capacità di assumersi la responsabilità politica di un errore - il collega Fiano ieri lo ha fatto in maniera trasparente -, di un errore che c'è sempre quando una maggioranza non garantisce se stessa. Si dice maggioranza perché è in grado di garantire la maggioranza in quest'Aula e ieri c'erano tutte le condizioni per farlo. E allora, c'è necessità di un chiarimento. Noi oggi abbiamo presentato una risoluzione che prevede due punti. Il primo punto è la presenza di Conte in Aula per parlarci dell'emergenza. Che cosa c'è di strano, colleghi, per non poter inserire questo argomento, chiedendo al Presidente Conte di venire a raccontare agli italiani, in questa sede, che cosa immagina debba essere fatto in questi tre mesi, che cosa lo spinge ad arrivare a tre mesi di proroga dell'emergenza. Tre mesi di proroga dell'emergenza: unico caso in Italia! Questo, per non far venire - concludo - il dubbio agli italiani che questa proroga serva ancora per lasciare in stato di emergenza una nazione che, in questo caso, è privata di una serie di possibilità, anche di esprimere la propria posizione in termini democratici, nelle piazze e nelle strade, come sarà quando finirà l'emergenza COVID, perché davvero il popolo è molto stanco di questo tipo di atteggiamento. Che cosa c'è di strano?

Il secondo punto della nostra risoluzione (e per questo abbiamo chiesto la votazione per parti separate), colleghi della maggioranza, chiede di garantire maggiore sicurezza per i docenti e gli studenti all'interno e fuori dagli istituti scolastici perché è un'emergenza reale, è un'emergenza sulla quale si è fatto meno di quanto fosse necessario; quindi, fate attenzione alle modalità di voto con le quali arriveremo a scegliere che indirizzi dare per quanto riguarda il DPCM, non tralasciando la scuola.

Ultima questione, poi chiudo davvero: oggi un autorevolissimo esponente del Partito Democratico, Pierluigi Castagnetti (gli rispondo da quest'Aula perché gli riconosco una levatura politica particolare), dice e commenta che, ieri, l'opposizione non avrebbe fatto bene alla Nazione, facendo questo tipo di scelta. Noi crediamo che un autorevole esponente del Partito Democratico…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI)....della sua levatura, chiudo davvero, avrebbe dovuto chiedere alla maggioranza perché non dà retta al Presidente Mattarella, dimostrando lo stesso senso di responsabilità che abbiamo avuto noi nel dialogo con la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E alla fine scrive: l'Europa vi guarda. No! A noi ci guarda il popolo italiano ed è di quello che noi ci preoccupiamo ogni giorno, poi ci preoccupiamo dei burocrati, delle burocrazie, di chi sta in Europa a condizionare le scelte del popolo italiano. Quello non è il nostro modello di azione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Borghi. Prego.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, onorevoli colleghi, la nostra posizione è stata espressa ieri nel corso della Conferenza dei Capigruppo e, successivamente, nella Giunta del Regolamento. Credo che anche in questo contesto - visto che il presidente Lollobrigida ha ritenuto di dover introdurre una serie di valutazioni - si debbano spendere alcune considerazioni.

Intanto, separiamo la realtà fattuale dalle considerazioni politiche. La realtà fattuale la dicono i numeri: la maggioranza ieri aveva 45 esponenti che non hanno potuto accedere a quest'Aula e il numero legale ieri è venuto meno: la prima volta, per quindici e, la seconda volta, per otto deputati. Ergo, se non ci fosse stata la circostanza, il cigno nero, imprevisto dell'impossibilità ad accedere, ieri la maggioranza sarebbe stata autosufficiente nella sua capacità di promulgare le decisioni.

Detto questo, credo che ieri si sia verificato un fatto e di questo ne voglio dare atto all'atteggiamento dell'opposizione che ha tenuto un atteggiamento lineare rispetto ad una dinamica parlamentare (non è successo niente di trascendentale se non, dal nostro punto di vista, una normale dialettica tra forze politiche): ieri, finalmente, è emerso il fatto che avevamo un buco giuridico, che la vicenda del COVID ha introdotto, ossia l'impossibilità di dover configurare alcune persone che non hanno un regime di malattia ma che non possono accedere alla nostra attività per le note vicende legate alla profilassi.

Questo tema - lo dico e lo ribadisco signora Presidente - il Partito Democratico lo aveva posto all'attenzione della Presidenza dal mese di marzo - di marzo! - e come di solito capita in questo benedetto Paese non si riesce mai a lavorare in termini preventivi. Bisogna sempre che accada il problema per poi trovare la soluzione, che infatti è stata trovata. Quindi, oggi noi siamo in condizioni di poter esplicare le nostre funzioni.

Detto ciò, io credo che, complessivamente, il messaggio che arriva non valga solo per la maggioranza e l'opposizione ma valga anche per il Governo. Quindi, sotto questo aspetto, credo che la vicenda di ieri debba essere considerata con grande attenzione per evitare di dover considerare in una logica di ordinarietà ciò che di ordinario in questo momento non c'è. Bisogna metterci un surplus di attenzione, di dialogo, di capacità e di attitudine all'attenzione e all'ascolto proprio per evitare che si ingenerino quelle situazioni sulle quali - concludo - si mettono poi in campo, talvolta, delle operazioni di piccolo cabotaggio.

Signora Presidente, nella Germania della metà degli anni novanta il cancelliere Schröder si reggeva per due voti - due voti - al Bundestag e, quando due socialdemocratici, per motivi non legati alla loro volontà, erano costretti a non poter accedere a quell'aula, due esponenti dell'opposizione, nella circostanza la CDU di Kohl, abbandonavano l'aula per consentire che il rispetto dell'equilibrio popolare sancito dal voto venisse garantito. Quella è la differenza tra chi ha il senso delle Istituzioni e chi agisce invece per utilizzare le Istituzioni per la propaganda, che peraltro - consentitemelo - visto l'esito delle elezioni di domenica da qualche parte è stata anche sterile. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 10,27.

La seduta, sospesa alle 10,18, è ripresa alle 10,27.

Seguito delle comunicazioni del Ministro della Salute sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus Covid-19, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2020.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito delle comunicazioni del Ministro della Salute sul contenuto dei provvedimenti di attuazione delle misure di contenimento per evitare la diffusione del virus COVID-19, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, come modificato dalla legge di conversione n. 35 del 2020.

Ricordo che nella seduta di ieri è mancato il numero legale sulla votazione della risoluzione Sportiello, Rizzo Nervo, Noja, Stumpo e Bologna n. 6-00129.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sportiello, Rizzo Nervo, Noja, Stumpo e Bologna n. 6-00129, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, vi ricordo di mantenere il distanziamento e di indossare correttamente la mascherina.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Passiamo al voto della risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00130.

Avverto che i presentatori ne hanno chiesto la votazione per parti separate nel senso di votare distintamente il dispositivo dalla premessa.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00130, limitatamente al dispositivo, per quanto non precluso dalla votazione precedente. Il parere del Governo è contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

In virtù della reiezione del dispositivo della risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida e Lupi n. 6-00130 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020 e sul Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (Doc. LXXXVI, n. 3-A) (ore 10,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020 e sul Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione (Doc. LXXXVI, n. 3-A).

La ripartizione dei tempi è pubblicata in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Avverto che le eventuali risoluzioni devono essere presentate entro il termine della discussione.

Avverto, infine, che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, sarà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo.

(Discussione - Doc. LXXXVI, n. 3-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Francesca Galizia. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi!

FRANCESCA GALIZIA, Relatrice. Presidente, onorevoli colleghi, oggi in Aula discuteremo la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2020, un anno che, come tutti sappiamo, è stato segnato da grandi difficoltà.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi!

FRANCESCA GALIZIA, Relatrice. Dunque, come dicevo, Presidente e colleghi, oggi discutiamo qui in Aula della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2020; un anno che, come tutti sappiamo, è stato molto complicato e segnato da una grave crisi, quella sanitaria legata al COVID. Come XIV Commissione abbiamo ritenuto, quindi, necessario dare un grande spazio e una grande importanza, proprio legata a questo momento storico, a quella che è la Relazione programmatica, dedicandole molto tempo e lavoro. Infatti abbiamo avviato un ciclo di audizioni informali di rappresentanti istituzionali nazionali ed europei, oltre che autorevoli esperti ed esponenti del settore accademico, volto ad acquisire degli elementi che potessero essere di conoscenza sulle principali questioni e problematiche legate alle politiche europee.

Abbiamo voluto approfondire tutti questi aspetti per affrontare quelle che sono le debolezze dell'Unione europea, ma, allo stesso tempo, avere degli elementi per poter dare delle risposte al Paese legate a quello che sarà il Next Generation EU e quindi comprendere come poter rilanciare il nostro Paese, come avviare un piano nazionale per la ripresa e la resilienza. I pilastri più importanti che erano oggetto di queste iniziative a livello europeo non sono cambiati; infatti rimangono quelli che sono gli interventi importanti legati alla transizione verde e digitale insieme alla dimensione sociale europea, che restano sempre gli obiettivi essenziali per avere un'Europa più prospera, moderna e competitiva, oltre che più sicura.

Il 2020, come dicevo, è stato un anno davvero complicato e difficile, però credo che si sia agito nel migliore dei modi possibili. La pandemia, insieme ad essa, ha portato una serie di incertezze, ma la nostra ripresa è appena all'inizio. Il nostro primo obiettivo deve essere, quindi, quello di risollevarci tutti insieme nel rispetto di quel principio di solidarietà secondo il quale chi è più forte deve assistere chi è più debole. Dobbiamo quindi continuare ad affrontare questa emergenza pandemica con prudenza, responsabilità e unità, riflettendo sul futuro di tutti noi europei, su che strada vogliamo intraprendere, delineando le sfide più urgenti, le riforme necessarie ad affrontare il prossimo anno per un'Europa più vicina ai suoi cittadini e quindi più inclusiva, in grado di salvaguardare la pace, migliorare il benessere e assicurare la qualità dell'ambiente.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, se non riuscite ad abbassare il tono della voce vi chiedo di uscire dall'Aula!

FRANCESCA GALIZIA, Relatrice. Ed è proprio in questa direzione che ha lavorato la Commissione. La nuova Commissione europea, infatti, con la presentazione del suo primo programma di lavoro, come adattato in relazione a quella che è stata l'emergenza epidemiologica, ha impresso uno slancio senza precedenti al processo di integrazione europea, prospettando le basi politiche e giuridiche per la costruzione di una nuova sovranità economica, industriale e tecnologica dell'Unione europea che si affiancherebbe all'ulteriore rafforzamento della sua leadership mondiale, già conquistata sul versante della sostenibilità ambientale e della lotta ai cambiamenti climatici.

Una sovranità europea fondata sui principi definiti dai padri fondatori, che avrà al centro i grandi assi della transizione verde, della trasformazione digitale, così come l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e della diffusione dei valori europei, della solidarietà, della democrazia, del primato dello Stato di diritto, del multilateralismo in un contesto in cui l'Europa sarà chiamata a rafforzare le proprie politiche anche in campo sanitario e a intensificare la cooperazione tra gli Stati membri per dimostrare la capacità di assumere maggior peso nello scenario geopolitico mondiale. L'avvento della pandemia COVID, diversamente da quello che ci si aspettava, ha accelerato il processo di integrazione e ciò nonostante ci siano stati estenuanti trattative e divisioni soprattutto tra Stati del Nord e gli altri Stati. L'Europa ha scelto non solo di risanare i danni derivanti dalla pandemia ma ha saputo cogliere l'occasione di gettare al contempo le fondamenta del suo futuro. Nel passato l'Unione europea non ha saputo dare delle risposte efficienti come questa: infatti, l'elemento che determina un po' quella che è l'Unione europea è stata sempre l'assenza di politiche solidaristiche e, anzi, si è assistito in altri momenti di crisi all'attaccamento ossessivo ad una disciplina fiscale. Tali caratteristiche ovviamente hanno dimostrato tutti i loro limiti e hanno causato anche un forte euroscetticismo. Invece la risposta che è arrivata adesso dall'Europa sicuramente ha spiazzato i più, soprattutto i detrattori dell'Unione europea. Le risposte che sono arrivate dall'Unione europea sono state sicuramente storiche, uniche perché, oltre a mettere in discussione i vincoli di bilancio, la materia degli aiuti di Stato e anche la flessibilità per l'impegno dei fondi strutturali, mettere sul campo strumenti come il MES e come lo SURE e potenziare la leva finanziaria della BEI, l'Europa e devo riconoscere anche il nostro Paese ha lavorato tantissimo perché si potesse portare avanti un programma quale quello del Next Generation Europe che ha rappresentato sicuramente un punto di svolta nell'architettura economica e finanziaria dell'Unione europea non solo per la mole dei fondi che si sono messi in campo ma proprio per come è strutturato. Infatti, si configura come l'embrione di un'autentica unione fiscale nella quale si genera debito comune che potrà essere in parte ripagato attraverso nuove forme di fiscalità comuni. Abbiamo quindi superato gli egoismi nazionali perché l'Unione europea si è finalmente resa conto che nessuno Stato avrebbe potuto risollevarsi da solo in un momento come quello della crisi da Coronavirus che è stata, come tutti abbiamo detto, una crisi simmetrica e anche il mercato unico ne sarebbe uscito fortemente indebolito; mentre la disoccupazione di massa avrebbe potuto far detonare terribili conflitti sociali. Tutto questo è stato scongiurato grazie all'intervento dell'Europa che ha agito davvero con un modello innovativo. Come membro della Commissione XIV esprimo un grande apprezzamento per il lavoro fatto tanto dall'Unione europea ma soprattutto anche dal Governo italiano che ha saputo portare avanti questa sfida storica e guardare oltre, magari pensando anche alla revisione dei Trattati, degli assetti politici dell'Europa. Si tratta di un risultato che non era affatto scontato e che ha visto consumarsi scontri molto aspri anche tra diversi leader europei: lo sappiamo tutti. Tuttavia, dalle nostre audizioni sono emersi ancora grandi elementi di debolezza dell'Unione europea. Infatti, devo dire che l'inizio delle nostre audizioni, che sono cominciati con il professor Fitoussi, ci hanno parlato, in una metafora, di una barca che prendeva acqua da tutte le parti. Sicuramente a molte di quelle falle ci abbiamo messo una toppa ma c'è ancora molto da fare. Ci sono poi sicuramente problemi legati alle resistenze legate alla politica estera, alla difesa, alla sicurezza fiscale che rimangono ancora temi molto ancorati agli aspetti governativi di ogni singolo Stato; c'è anche un'eccessiva complessità dei meccanismi decisionali e la loro scarsa trasparenza e poi c'è l'assenza di un potere d'iniziativa legislativa del Parlamento europeo: è un altro elemento molto importante. Inoltre, mancano strumenti unionali di politica economica ed industriale atti a sostenere in modo adeguato l'economia reale, soprattutto, nelle fasi avverse del ciclo. Per questo, all'interno delle nostre indagini conoscitive, forte è emersa la necessità di rivedere il Patto di stabilità e crescita. Infatti, è proprio su tale tema che, come Commissione, ci siamo concentrati perché è emersa la necessità di valutare gli elementi più deboli del nostro Paese come, per esempio, la crisi demografica che ci sta coinvolgendo o anche la transizione verde.

Su questi due aspetti, proprio legati ad una caduta così radicale della natalità, che porterà effetti devastanti in futuro se non viene arginata così come anche la transizione verde, noi riteniamo che si possa lavorare affinché l'Italia si faccia promotrice in questo dibattito di un intervento che veda la possibilità di scomputare dai vincoli di bilancio le spese che vanno in queste due direzioni. Sono emerse anche tante debolezze legate alla politica monetaria e alla Banca centrale europea. Infatti, come tutti sappiamo, i trattati prevedono funzioni limitate della banca europea e sarebbe il caso di intervenire perché si abbia la possibilità che tale banca, come fa anche la Federal Reserve, possa realizzare una vera e propria rete di protezione alla speculazione internazionale in favore di tutti gli Stati membri dell'Unione, perché, come sappiamo, la Banca europea non consente l'acquisto diretto di titoli di debito sovrano, come non consente tante altre opzioni. Inoltre, sarebbe indispensabile e interessante lavorare sulla Banca centrale europea perché si possa fare in modo che lavori nella direzione di contribuire alla realizzazione degli obiettivi alti e nobili così come sono stati previsti dall'articolo 3 del Trattato dell'Unione, in particolare con riferimento alla piena occupazione. Questo è stato un tema che è emerso molte volte nell'ambito delle nostre audizioni. Un altro grosso ostacolo che emerge a livello europeo è sicuramente il dumping fiscale e il dumping sociale. Non possiamo più tollerare che all'interno dell'Unione europea sussistano ancora dei veri e propri paradisi fiscali. Tale forma di competizione fiscale, che è stata sinora tollerata, sicuramente perché è stata ritenuta essenziale e parte della globalizzazione finanziaria, è ormai diventata inaccettabile e non possiamo più sostenerla anche perché fanno una concorrenza sleale al nostro Paese. Il dumping fiscale danneggia soprattutto le nostre piccole e medie imprese, danneggia i nostri imprenditori che oggi lottano per tenere aperte le loro attività in un momento di crisi come quello attuale che non è soltanto sanitario ma economico e soprattutto sociale. Al dumping fiscale si associa poi il dumping sociale e quindi noi abbiamo accolto favorevolmente la proposta della Commissione di introdurre un salario minimo europeo. Noi come MoVimento 5 Stelle in particolare abbiamo sempre portato avanti questa linea e, accanto al salario minimo, occorre anche definire un regime europeo di assicurazione contro la disoccupazione. Ciò potrebbe rappresentare come minimo la base del pilastro europeo dei diritti sociali ma noi vorremmo che si procedesse nella direzione di armonizzare i sistemi di protezione sociale, definendo strumenti comuni atti a garantire in ogni Paese condizioni dignitose di vita a tutti i cittadini perché i cittadini devono sempre essere al centro della politica e nessuno va lasciato indietro.

Sempre nell'ambito delle debolezze e delle criticità che sono emerse dalle nostre audizioni, un aspetto è stato legato alle nuove risorse proprie dell'Unione europea. Abbiamo accolto tutti favorevolmente l'accordo conseguito dal Consiglio europeo e l'introduzione di una plastic tax, della carbon tax ma anche la revisione del sistema di scambi di quote di emissione e anche un'imposta sulle transizioni finanziarie. Nell'insieme, queste proposte che sono state avanzate sono molto coraggiose; le riteniamo molto coraggiose perché inedite da parte delle istituzioni europee perché sono pronte a sfidare, per ragioni di equità e in nome di un diverso modello di sviluppo, i giganti delle tecnologie digitali, le produzioni più inquinanti a base di combustibili fossili, in ipotesi anche di eccessi di speculazioni finanziarie ossia, a ben vedere, si va contro le lobby più potenti a livello planetario. È un grande segnale in questo momento storico: l'Italia in questo dovrebbe avere un ruolo proattivo, perché sicuramente si sta camminando nella giusta direzione. E poi infine un altro elemento di criticità sempre emerso nell'ambito delle nostre audizioni è legato ai Trattati, ai meccanismi decisionali all'interno dell'Europa e quindi abbiamo ritenuto importante che si desse un grande spazio, una grande importanza alla conferenza sul futuro dell'Europa. Potrebbe essere una grande occasione in cui poter lavorare su proposte di modifiche ai Trattati e andare così alla radice del problema ovvero a semplificare radicalmente tutti i meccanismi decisionali all'intero dell'Europa.

Inoltre, riteniamo anche opportuno, come ho già detto, che il Parlamento europeo abbia un ruolo specifico e abbia questa iniziativa legislativa.

Ecco, questa era la nostra prima parte di Relazione, dedicata interamente alle problematiche emerse a livello europeo, ma ci siamo anche dedicati in maniera molto dettagliata a quello che sarà il futuro dell'Europa, perché questa è la Relazione, che guarda al futuro, e nel futuro dell'Europa ora c'è il Recovery Plan e il Recovery Fund, su cui dobbiamo spingere affinché le nostre risorse vengano spese in maniera giusta, equa, in modo da rilanciare, allo stesso tempo, il nostro Paese. Su questo abbiamo voluto far leva, sul Green New Deal, che sicuramente comporterà una radicale conversione del tessuto produttivo e interventi trasversali in tutti gli ambiti: dall'energia ai trasporti, all'agricoltura, all'industria, alla pubblica amministrazione, all'edilizia, ai rifiuti, sino ad incidere sugli stili di vita e di consumo di tutti i cittadini. Si tratta di un'occasione storica che, oltre a contribuire a salvaguardare il pianeta e a migliorare la qualità della vita dei cittadini, potrà generare molti posti di lavoro ed elevare la competitività del sistema economico, agendo sui costi dei processi produttivi anziché sulla compressione dei salari; questo ci pare un punto molto importante. Accanto a questo si inserisce anche la trasformazione digitale, su cui dovrà essere investito almeno il 20 per cento, come sapete, delle risorse del Next Generation EU, che dovrà affiancarsi al Green New Deal. Bisognerà intervenire anche sull'efficienza della pubblica amministrazione attraverso l'introduzione di nuovi processi amministrativi e servizi pubblici digitali, oltre, naturalmente, ad incrementare la produttività delle imprese e colmare i divari digitali esistenti anche a livello territoriale.

Tra gli assi strategici che ci sono stati proposti dai nostri auditi, ai quali abbiamo sempre chiesto quali fossero per loro i principali settori su cui dover investire, è emersa forte la necessità di intervenire sul capitale umano, sull'istruzione, sulla formazione, la ricerca e l'innovazione. Appare quindi importante che queste risorse vengano spese per ridurre i gap a livello territoriale per ridurre l'abbandono scolastico, migliorare i risultati e le competenze, e promuovere l'occupazione giovanile e femminile. Infatti, come ho appena accennato, un altro tema forte che è emerso è proprio la questione territoriale. Quello che si vuol fare adesso con questi nuovi fondi del Next Generation EU, cosa che si dovrebbe fare, è investire non solo nel Nord, che ovviamente ha subito fortemente la crisi sanitaria, ma anche nel Mezzogiorno, che purtroppo è rimasto indietro. Occorre quindi intervenire in maniera davvero sistematica nel Mezzogiorno, perché questo divario, questo gap, venga ridotto, non solo tra Nord e Sud ma anche tra città e periferie. Vogliamo che si faccia ciò in maniera sistematica, con delle politiche territoriali, delle politiche regionali, che siano attente a quelle che sono le caratteristiche tipiche di ogni regione, di ogni territorio. Un altro elemento importante che è emerso come necessità di investimento è sicuramente legato alla lotta alle diseguaglianze di genere, che vanno poste in essere rapidamente, con iniziative specifiche, al fine di favorire un maggiore coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro, nella vita sociale, abbattendo tutti quelli che sono gli ostacoli che creano discriminazione, tanto nell'accesso al mondo del lavoro quanto nello sviluppo delle carriere e nei trattamenti retributivi perché, nonostante si lavori in questa direzione, ancora tante differenze permangono. Occorre lavorare anche sull'assistenza sociale, sulla sanità e sull'educazione.

Un'altra criticità che infine è emersa è legata a come noi spendiamo questi fondi. Ecco, noi vorremmo che ci fosse sicuramente un'accelerazione, un miglioramento, nella spesa dei fondi europei; lo abbiamo visto già con i fondi del Quadro finanziario pluriennale, in cui ci sono ancora dei ritardi, tanto a livello regionale quanto a livello nazionale, e noi vorremmo che questi ritardi venissero presto risolti. Per questo, vogliamo che ci sia uno snellimento burocratico, che ci sia un intervento da parte dei ministri affinché queste risorse vengano gestite nel migliore dei modi, perché non possiamo permetterci di perdere questa occasione storica.

In conclusione, la XIV Commissione ritiene che si debba essere orgogliosi della più recente evoluzione delle politiche europee. Bisogna essere anche altrettanto fieri di quello che è stato l'operato del Governo per i risultati raggiunti con i negoziati. Naturalmente, con riferimento al Quadro finanziario pluriennale 2021-2027, rimangono ancora alcuni nodi da sciogliere, come è stato evidenziato più volte anche dal nostro Ministro Amendola, in quanto vi sono quelle condizionalità legate allo Stato di diritto, richieste a gran voce al Parlamento europeo e purtroppo contrastate da alcuni Stati membri.

Bisogna inoltre lavorare ancora su un tema molto delicato come la politica migratoria a livello europeo. È stato proposto qualche giorno fa un patto sulla migrazione e l'asilo che va nella direzione di superare il regolamento di Dublino; tuttavia riteniamo che bisogna lavorare ancora perché non vengono superati alcuni princìpi da noi non tanto condivisi. Parimenti, bisogna lavorare sull'Unione bancaria e del mercato dei capitali, nell'ambito della più estesa discussione sul completamento dell'Unione economica e monetaria e sul miglioramento del quadro di governance economica. Vorremmo inoltre che si parlasse dell'aspetto legato all'integrazione europea, ai Balcani. Vorremmo potenziare la capacità decisionale dell'Unione europea, oltre che nel campo fiscale, nella politica estera e in quella della sicurezza e della difesa comune. La strada sinora intrapresa è tuttavia quella giusta e forse l'unica possibile: sta a noi ora metterci in cammino verso un mondo più giusto, più resiliente e più sostenibile, avendo come stella polare i valori dell'Unione europea sanciti nei Trattati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Agea.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, deputati, la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2020 in discussione oggi, congiuntamente al Programma di lavoro della Commissione per il 2020, Un'Unione più ambiziosa, e al Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione, è stata trasmessa al Parlamento in conformità all'articolo 13 della legge n. 234 del 2012. In linea con la lettera e lo spirito della legge n. 234 del 2012, la Relazione è stata concepita in modo da risultare funzionale all'attività di indirizzo e controllo con la quale il Parlamento partecipa alla fase di formazione della normativa europea.

Desidero preliminarmente evidenziare come le linee di azione del Governo nell'ambito della partecipazione all'Unione europea, illustrate nella Relazione, siano state concepite alla fine dello scorso anno, prima della pubblicazione del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020, avvenuta solo il 29 gennaio 2020. La pandemia, sebbene abbia profondamente cambiato le nostre priorità, ne ha tuttavia confermato i pilastri fondanti, ovvero gli obiettivi di rilancio dell'economia da un lato, e la coesione sociale europea dall'altra. La doppia transizione verde e digitale, insieme alla dimensione sociale europea, restano i nostri obiettivi prioritari nel costruire un'Europa più sicura e più prospera.

La Relazione programmatica è stata messa a punto con l'obiettivo di coordinare l'azione a livello nazionale, coordinandola, a sua volta, con il Programma di lavoro della Commissione europea per il 2020. Questo documento includeva sei tematiche mutuate dagli orientamenti politici della Presidente Ursula von der Leyen: un Green Deal europeo, un'Europa pronta per l'era digitale, un'economia al servizio delle persone, un'Europa più forte nel mondo, promuovere lo stile di vita europeo, un nuovo slancio per la democrazia europea.

Il Programma annuale della Commissione, presentato al Consiglio affari generali del 25 febbraio 2020, ha evidenziato come gli aspetti salienti delle linee di azione del Governo si riflettano nella Relazione annuale. In particolare, clima e ambiente; una transizione verde che sia socialmente equa; migrazioni e asilo, per dispiegare la strada ad una vera gestione europea della migrazione; la trasformazione digitale (pensiamo ai grandi obiettivi della banda larga, ma anche all'alfabetizzazione digitale e ai temi della sicurezza); Europa sociale, richiamando l'esigenza di una concreta attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e il tema del salario minimo; economia e politica industriale, connesse strettamente ai grandi cicli di transizione verde e digitale; commercio internazionale, per la costruzione di un dialogo con alcuni partner essenziali, ma anche per ricostruire la giusta dimensione di un sistema internazionale basato sulle regole; diritti umani e democrazia al cuore dell'azione nazionale ed europea; conferenza sul futuro dell'Europa, che poi approfondirò in seguito; stato di diritto, che permea e rispecchia la dimensione europea.

La Commissione europea inseriva le priorità legislative per il 2020 in un quadro più complessivo, caratterizzato in particolare da due grandi temi: il negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, all'epoca oggetto di un negoziato che poi si è evoluto a partire da marzo 2020, e il negoziato sulle future relazioni con il Regno Unito, che sta in questo momento entrando anche nella sua fase più delicata.

Lo scorso 9 settembre è stata illustrata brevemente la Relazione 2020 in materia di previsione strategica ed è stata pubblicata dalla Commissione. È il primo documento del suo genere. Esso fornisce un'analisi strutturata della resilienza europea e apre un'importante forme di collaborazione con la Commissione, con riferimento ai prossimi passi da compiere nell'ambito della previsione strategica.

A questo punto, passo a fornirvi una breve fotografia di quella che è la Relazione programmatica italiana. La Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il 2020 è strutturata in cinque parti, precedute da schede di sintesi delle iniziative e dei programmi del Governo per una partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2020.

Nella prima parte, dedicata alle linee d'azione da assumere nell'ambito del processo di integrazione politica europea e nei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea, desidero sottolineare l'obiettivo della ripresa del dibattito sul futuro dell'Unione europea e del progetto di integrazione, nonché quello di particolare attualità sulla definizione del quadro finanziario pluriennale. Sono questi aspetti che l'onorevole deputata e relatrice Galizia ha sottolineato con particolare attenzione.

Mi preme ricordare l'importanza che assume in questo contesto il tema della Conferenza sul futuro dell'Europa, che può diventare un momento nuovo, non solo di dialogo, ma anche di proposte concrete. La pandemia ci ha dimostrato che le nostre vite, così come le regole, così come l'Europa come noi l'abbiamo sempre interpretata e vissuta, in un attimo sono cambiate e possono cambiare. Allo stesso modo, il momento della Conferenza sull'Unione europea deve essere un punto di partenza fatto di concretezza. Su questo ringrazio la collega Galizia che ha posto l'accento su questo tema, così come sul quadro finanziario pluriennale, che deve essere programmato in maniera assolutamente efficace per il nostro Paese. È vero, ci sono altri strumenti, ma la programmazione e il futuro quadro di finanza dell'Unione europea sono un appuntamento importante.

Nella seconda parte sono state evidenziate le priorità adottate nel quadro delle politiche orizzontali, come quelle del mercato unico dell'Unione e quelle settoriali, strategie in materia di migrazione, politiche per l'impresa e per il rafforzamento di uno spazio di libertà, di sicurezza e di giustizia.

Sul mercato unico, per il nostro Paese, si conferma l'obiettivo prioritario della sua autonomia strategica al servizio del rilancio dell'economia europea.

Sulla strategia in materia di migrazione, la Commissione europea ha presentato il 24 settembre il Patto europeo sulla migrazione e asilo, che rispecchia la necessità di gestire insieme la questione migratoria, come garantito e ribadito dalla presidente von der Leyen nel corso del suo discorso sullo stato dell'Unione europea. Anche questo è un tema che non diventa marginale, ma centrale e diventa un obiettivo fondamentale: garantire per l'Italia una nuova visione della gestione dei flussi migratori a livello europeo, che garantisca al nostro Paese la piena solidarietà, il pieno sostegno e la piena collaborazione di tutti gli Stati dell'Unione alla gestione di un'emergenza, che è tale e risolutiva nella sua gestione solo con uno sforzo comune.

Richiamo ora il tema del rafforzamento di uno spazio di libertà, di sicurezza e giustizia. Mi limito a richiamare come il dibattito, in questi giorni, in sede europea, si stia concentrando sull'esigenza di un coordinamento UE per la risposta al COVID-19, quale elemento fondamentale, in cui, pur ricadendo nelle competenze nazionali, le decisioni relative alle frontiere interne dei singoli Stati hanno conseguenze sul corretto funzionamento dello spazio Schengen.

Sulla politica industriale si conferma l'esigenza che essa continui a muoversi lungo due direttrici fondamentali, il Green Deal, da un lato, e la piena valorizzazione di tutte le componenti delle catene e filiere strategiche del valore, incluse soprattutto le piccole e medie imprese e le micro-imprese, che sappiamo bene essere l'ossatura portante del sistema produttivo italiano.

La terza parte delinea gli orientamenti del Governo in materia di politica estera e sicurezza comune, la politica di allargamento di vicinato e di collaborazione con Paesi terzi.

Particolare attenzione è dedicata, tra i diversi ambiti, all'area del Mediterraneo, con un focus sulle questioni migratorie, sul contrasto al terrorismo attraverso l'intensificarsi della collaborazione con i Paesi africani interessati maggiormente dal fenomeno migratorio e con un impegno a favore del processo di allargamento dell'Unione verso i Balcani occidentali per garantire il consolidamento della democrazia, della sicurezza e della stabilità dei confini.

Il rapporto con gli Stati terzi resta prioritario a partire da quello transatlantico, di cui occorre preservare la specialità. E continuano gli sforzi per disegnare una relazione equilibrata tra Unione europea e Cina. L'Italia sostiene l'approccio unitario e coeso dell'UE verso la Cina, reputandolo maggiormente efficace per l'avanzamento dei nostri interessi strategici. Lo sforzo di dialogo con la Russia deve continuare per favorire un riavvicinamento di questo attore al mondo occidentale. Il tema è ancor più di attualità oggi, alla luce delle discussioni che occupano l'Agenda europea, legata a quella che è l'evoluzione della situazione in Bielorussia.

La quarta parte illustra le strategie di comunicazione e di formazione del Governo in merito all'attività sull'Unione europea e alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.

La quinta parte illustra il ruolo di coordinamento delle politiche europee, che è svolto dal Comitato interministeriale per gli affari europei (il CIAE). Nel 2020 il CIAE si è riunito ad ora tre volte (il 14 febbraio, il 3 luglio e il 9 settembre) ed è stato sempre presieduto dal nostro Presidente del Consiglio, a conferma del notevole impulso che questo Governo sta dando ai rapporti e al coordinamento per assicurare un'efficace partecipazione dell'Italia ai processi che si svolgono all'interno delle sedi europee.

Questa è una lettura breve e aggiornata del nostro documento programmatico. Desidero sottolineare come, nella sua impostazione complessiva, ci si è sforzati di rendere il testo quanto più omogeneo in un contesto molto dinamico che ben descrive le linee politiche di azione che il Governo sta proseguendo all'interno dell'Unione europea.

Queste linee di azione si confermano in prospettiva, come lo stesso discorso sullo stato dell'Unione, fatto dalla presidente von der Leyen. Dopo un bilancio del suo primo anno alla guida della Commissione, la presidente si è concentrata sulle sfide poste dall'emergenza COVID-19 e ha tracciato le linee di azione prioritarie della Commissione per i prossimi mesi, tra cui l'attuazione di Next Generation EU e del Green Deal, la transizione digitale, la gestione europea del fenomeno migratorio, la questione sullo stato di diritto a livello internazionale, l'impegno a sostegno del multilateralismo per una nuova agenda transatlantica. La presidente ha dedicato la prima parte del suo intervento all'emergenza COVID-19, rivendicando le numerose iniziative adottate a livello europeo, nonostante l'assenza di competenze in materia sanitaria. Richiamando in diversi passaggi il nostro Paese, ha sostenuto la necessità di costruire un'Unione della salute, ipotesi da discutere nel quadro della prossima Conferenza sul futuro d'Europa. La presidente ha quindi reso nota la sua decisione di convocare nel 2021, d'intesa con il Presidente del Consiglio e la presidenza italiana del G20, un summit globale sui temi della salute.

Inoltre, in questa situazione estremamente dinamica, desidero esprimere l'apprezzamento del Governo per il livello di approfondimento dell'analisi parlamentare, che è stata dedicata a questa Relazione programmatica.

Ho seguito quelli che sono stati i lavori fatti dalla Commissione XIV sulla relazione programmatica, il ciclo di audizioni svolte per confrontarsi anche su temi importanti e l'approfondimento, che è stato fatto, dei nuovi strumenti che l'Unione europea ha messo in campo per affrontare l'emergenza COVID-19 e la relazione dell'onorevole Galizia dimostra quanto il tema dell'Europa e i temi europei - e in questo plaudiamo anche alla legge n. 234, che garantisce anche il continuo e costante confronto all'interno del Parlamento nei confronti, appunto, dell'Unione - sono oggi più che mai dirimenti e fondamentali per quella che è l'agenda politica dello Stato.

Abbiamo agito in prospettiva e, pensando a un processo di trasformazione dell'economia europea, abbiamo finalizzato il Fondo per la ripresa Next Generation EU di 750 miliardi di euro adottato insieme al bilancio UE per i prossimi sette anni per un valore di 1.000 miliardi di euro. I 750 miliardi saranno raccolti sul mercato da parte della Commissione e la Presidente Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell'Unione, si è impegnata a raccogliere almeno il 30 per cento di Next Generation EU attraverso green bond. Non dimentichiamo che questo strumento, che finanzia Next Generation EU, viene finanziato per la prima volta con un sistema di condivisione che mette in comunicazione e in collaborazione tutti gli Stati, che garantiscono, appunto, questi titoli, che per la prima volta vanno a finanziare un'azione comune. Io credo che l'Europa abbia messo per la prima volta in campo azioni veramente di solidarietà comune. Ecco perché è grande la responsabilità che deve muovere il Governo, il Parlamento e tutti i soggetti coinvolti nell'utilizzare queste risorse. È una sfida che non possiamo mancare proprio per la straordinaria novità che essa rappresenta e per lo straordinario potenziale di crescita che può scaturirne. Il 17 settembre scorso la Commissione ha presentato gli orientamenti per i piani di ripresa e resilienza. La Commissione ha fissato quattro obiettivi: la promozione della coesione economica, sociale e territoriale, il rafforzamento della resilienza economica e sociale, l'attenuazione dell'impatto sociale ed economico della crisi, il sostegno alla transizione verde e digitale. In questo contesto i piani nazionali per la ripresa e resilienza dovranno, inoltre, affrontare in modo efficace le raccomandazioni specifiche per Paese, in particolare quelle per il 2019 e il 2020. Sono individuate sette iniziative di bandiera, che la Commissione incoraggia gli Stati membri a includere nelle proprie iniziative: tecnologie pulite e uso delle rinnovabili; efficienza energetica; tecnologia per il trasporto sostenibile; lo sviluppo della banda ultra larga; lo sviluppo di servizi pubblici digitali moderni e accessibili; il rafforzamento della capacità del settore digitale a crescere e migliorare le competenze digitali. Viene fissato un tetto del 37 per cento per gli obiettivi verdi e del 20 per cento per quelli connessi alla transizione digitale. Un primo elemento, inoltre, che emerge, per quanto riguarda le sovvenzioni per l'Italia su questo dispositivo, è un incremento delle dotazioni. Si registra, secondo le stime della Commissione, una disponibilità di 65,4 miliardi di euro rispetto a quelle che erano le stime iniziali. Con riferimento ai negoziati sul quadro finanziario pluriennale, stiamo lavorando, con la Presidenza di turno tedesca, in vista del raggiungimento di un orientamento generale in Consiglio, mentre sono già partite a livello tecnico le interlocuzioni con il Parlamento europeo. Il nodo più complicato rimane la condizionalità legata allo Stato di diritto, richiesta a gran voce dal Parlamento europeo, su cui - avete visto il dibattito politico e internazionale di questi ultimi giorni - non si è raggiunto un compromesso di accordo. Su questo ultimo punto la Presidente Ursula von der Leyen, nel suo intervento sullo stato dell'Unione, oltre a ricordarne il ruolo fondamentale a difesa dell'individuo dal potere ha preannunciato la pubblicazione, entro la fine del mese, del primo rapporto annuale della Commissione sullo Stato di diritto.

Alla luce di queste indicazioni procederanno i lavori nel quadro del Comitato tecnico di valutazione, il CTV, per una proposta di lavoro che, secondo quanto definito in sede CIAE, dopo le necessarie finalizzazioni possa aprire la fase di interlocuzione informale con la Commissione entro il prossimo 15 ottobre. Quindi, a partire dal 15 ottobre partiranno le interlocuzioni del Governo italiano con la Commissione europea e si concentreranno sulle linee guida, quelle che sono in discussione oggi nelle sedi parlamentari. Questa è una prima fase fondamentale per delineare quello che è il perimetro nel quale si muoverà il piano di resilienza e per stabilirne le regole alla luce di quelli che ovviamente sono già i pilastri stabiliti, che sono la transizione verde, l'inclusione sociale, l'equità sociale e la digitalizzazione. In questo contesto, si conferma l'importanza di un'adeguata partecipazione del Parlamento. Io sono fermamente convinta che in questa fase preliminare il contributo che si debba riservare al Parlamento relativamente alle linee guida sia decisivo.

Concludo con l'auspicio che questa relazione offra, ancora una volta, un contributo essenziale al dialogo tra Parlamento e Governo nel quadro di un processo mirato a una sempre più sistematica ed efficace partecipazione dell'Italia alle politiche dell'Unione europea. In quest'ottica di dialogo, insieme al Dipartimento per le politiche europee, siamo già al lavoro per rinnovare e migliorare la struttura della relazione programmatica per il 2021, coinvolgendo ancora più strettamente le amministrazioni al fine di una definizione chiara ed efficace degli obiettivi. Vogliamo impostare una relazione che identifichi, con maggiore chiarezza per ogni obiettivo, le azioni concrete necessarie al raggiungimento dei traguardi con maggiore slancio e ambizione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Leonardo Salvatore Penna. Ne ha facoltà.

LEONARDO SALVATORE PENNA (M5S). Buongiorno, Presidente e onorevoli deputati. Per valutare l'importanza dell'Unione europea e il ruolo dell'Italia basterebbe provare a immaginare cosa ne sarebbe stato degli Stati europei se questi fossero stati investiti dalla pandemia senza lo scudo dell'Unione. Avremmo dovuto fare i conti con conseguenze disastrose su tutti i fronti e ci saremmo trovati a gestire, tra le altre cose, una disoccupazione alle stelle e un debito pubblico fuori controllo. Ricevere prestiti e risorse a fondo perduto di valore superiore al Piano Marshall dimostra che l'Unione europea difende il proprio progetto e sta utilizzando la crisi per far compiere al progetto europeo un salto in avanti come e più importante della stessa moneta unica. Se, infatti, la moneta unica resta una realtà ancora non condivisa da tutti gli Stati, i quali si riconoscono in un'identità che ha difficoltà a trovare simboli comuni, la pandemia, con il lancio del gigantesco prestito da distribuire agli Stati economicamente colpiti dalla crisi, consente di riconoscersi all'interno di un comune sentimento di solidarietà e vicinanza che decenni di fondi europei non erano finora riusciti a regalare. Se le famiglie e le imprese italiane ed europee guardano al loro futuro con ragionevoli speranze di uscire dalla crisi senza restarne distrutte questo si deve alle risorse europee e alla solidarietà che tangibilmente hanno ricevuto o stanno per ricevere. Ma l'Europa non si è limitata a soccorrere gli Stati membri. Infatti, con un'ambizione degna di grande potenza, ha disegnato il suo futuro economico ecologico, solidale e democratico e in questo disegno l'Italia ha saputo cogliere un'opportunità, data dalla sua partecipazione, che le farà giocare un ruolo da protagonista nella costruzione di quell'edificio europeo che è anche la fortezza dentro cui difendere e custodire i valori nazionali, il nostro patrimonio storico e le nostre eccellenze economiche.

Ciò detto, si chiede al Governo di impegnarsi a costruire, perdonate, a coordinare l'elaborazione e presentazione della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per il prossimo anno, così da garantire il massimo coinvolgimento del Parlamento alla definizione delle politiche nazionali da adottare nelle sedi decisionali dell'Unione europea, dando priorità agli indirizzi indicati dagli orientamenti della Commissione nel proprio programma di lavoro per il primo anno del suo mandato, nonché ai nuovi traguardi europei dello strumento Next generation EU. Due: investire nella trasformazione digitale del Paese, avviando una strutturale azione di modernizzazione della pubblica amministrazione, che sia più accessibile e vicina ai cittadini. Tre: garantire un'effettiva transizione ecologica, proseguendo negli sforzi volti ad adeguare la normativa nazionale agli obiettivi ambientali e climatici riguardanti il Green Deal. Quattro: proseguire il lavoro già avviato con le istituzioni europee e con gli Stati membri per la costruzione di un sistema efficace di gestione dei flussi migratori. Cinque: promuovere una coraggiosa revisione della governance, tanto istituzionale quanto economica, le quali entrambe dovrebbero essere viste in un più ampio quadro di rinnovamento dell'Unione. Occorre adoperarsi per svolgere una riflessione sulla revisione delle norme del Patto di stabilità e crescita, nell'ottica di una programmazione di medio e lungo termine, nonché sulle prospettive di riequilibrio delle politiche economiche tra i Paesi in deficit e quelli in surplus. In tale ottica, appare fondamentale prevedere una golden rule per le spese connesse alle agevolazioni e agli investimenti ambientali, debitamente classificati, diretti alla riconversione ecologica del tessuto produttivo nonché agli investimenti pubblici annoverati nell'ambito delle politiche del Green Deal, che dovrebbero pertanto essere escluse dal computo del saldo di bilancio rilevante ai fini del Patto di stabilità e crescita, rendendo così maggiormente coerente la governance economica europea con l'obiettivo della transizione ecologica, nonché in generale con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che sono incorporati in modo sistematico nel semestre europeo. Sesto: valutare, congiuntamente con gli altri Stati membri, l'opportunità di ampliare in futuro il mandato istituzionale della Banca centrale europea, esplicitando l'obiettivo della piena occupazione. Settimo: impegnarsi attivamente per salvaguardare il mercato unico dalla concorrenza spesso sleale di Paesi terzi, ampliando in prospettiva la capacità di bilancio dell'Unione, senza gravare ulteriormente sulle finanze pubbliche degli Stati membri, per questa via perseguire più facilmente gli obiettivi di benessere, progresso sociale e sostenibilità ambientale sanciti nei Trattati. Viva l'Italia nell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alex Bazzaro. Ne ha facoltà.

ALEX BAZZARO (LEGA). Grazie Presidente e onorevoli colleghi, è evidente che ci troviamo oggi ad analizzare e a valutare un programma di lavoro stilato dalla Commissione europea che risulta quantomeno superato in molte sue parti. In quest'Aula è necessario far notare come non solo siano mancate le volontà politiche per attuare delle vere riforme sui temi cardine come la redistribuzione dei migranti, con il fallimento dell'Accordo di Malta dello scorso 23 settembre, o altresì come si siano avallate o si stiamo avallando scelte volutamente vessatorio nei confronti del nostro Paese sui temi di un Green New Deal che ad oggi ci pare più una regalia ad altre potenze europee, a scapito di alcune nostre industrie cardine, piuttosto che un vero e serio piano di riconversione verde. Sui tanti demeriti accondiscesi da un Governo italiano prono e silenzioso ci tornerò, ma prima vorrei concentrarmi su ciò che siamo e saremo costretti ad affrontare nei prossimi anni. Il COVID-19 ha segnato uno spartiacque in settori vitali per tutto il mondo, ma che in alcuni comparti, come quello turistico, sono per il nostro Paese vitali. Sono veneziano, nato e cresciuto in una città la cui vocazione internazionale ed il patrimonio storico culturale portavano circa 20 milioni di turisti all'anno e che, dopo la pandemia, può essere l'utile cartina di tornasole per comprendere nei fatti il dramma che stiamo vivendo e che purtroppo vivremo nei prossimi anni. Per l'Italia si parla di un settore che vale il 13 per cento del PIL, 4 milioni e mezzo di lavoratori e 223 milioni di indotto, numeri che tradotti nella mia città, come in ogni città con la medesima vocazione, significano centinaia di migliaia di lavoratori stagionali senza reddito e senza prospettive e migliaia di impresa ricettive e di ristorazione prossimi a chiudere, senza speranza di ripartenza o riapertura. Senza un Piano Marshall reale sulla filiera del turismo a livello europeo, con la decontribuzione dei lavoratori del settore, a sostegno di tutti gli operatori, rischiamo di perdere sine die un'arteria economica vitale per il nostro Paese.

Su questo tema è necessario che il Governo faccia la propria parte, andando finalmente a rendere capillare l'offerta, valorizzando tutte le eccellenze del patrimonio artistico di uno Stato che - vado a ricordarlo - detiene il primato per numero di siti UNESCO nel mondo. Serve una rete infrastrutturale idonea e capace di raggiungere anche le aree più periferiche. Dicevo vitale, signor Presidente, come la necessità di ripensare globalmente la nostra economia e su questo punto i nostri imprenditori sono già un passo avanti rispetto a questo programma dell'Unione e a questo Governo. La pandemia ha messo in evidenza quello che troppo spesso inascoltati, come Lega, abbiamo urlato anche in queste Aule e cioè che la globalizzazione e una filiera estremamente estesa verso i Paesi extra UE comportavano rischi possibilmente fatali. Abbiamo sempre ipotizzato che i rischi fossero politici e di sudditanza nei settori primari. Non potevamo certo pensare che sarebbe stata un'emergenza sanitaria a rimettere in discussione un sistema tristemente consolidato, fatto di totale dipendenza, sulla quasi totalità dei Paesi europei, nel settore delle materie prime. L'Italia e l'Europa non possono rinunciare alla loro vocazione industriale, né in termini occupazionali né in termini strategici. È altresì ovvio che, per raggiungere questo obiettivo, è necessaria in primo luogo una franca analisi su due tematiche distinte: la prima è la concorrenza sleale all'interno dei Paesi dell'Unione europea e il tentativo di colossi, solitamente franco-tedeschi o cinesi, di depredare le nostre piccole e medie realtà produttive.

Per livellare le differenze interne è necessario uniformare il costo del lavoro e la fiscalità, poiché non potrà mai esservi un mercato interno davvero competitivo se esistono nell'Unione 28 regimi di tassazione e 28 tipologie salariali, ma è altrettanto necessario che, per difendere le PMI italiane, il nostro Paese assuma un ruolo più nevralgico nelle decisioni di quello che oggi rimane il vero, e purtroppo il solo, organo politico all'interno dell'Unione europea e cioè la Commissione europea. Non è una critica sterile e strumentale, perché se questa crisi ha dimostrato qualcosa è sicuramente che ogni Paese, nella difficoltà e nella paura, non ha pensato al consesso europeo, ma ha agito, sia in termini di sicurezza pubblica e sanitaria prima sia sulle necessarie decisioni economiche interne poi, in totale solitudine.

Come possiamo pensare a una ripresa economica omogenea, se la Germania sta facendo e sta fornendo alle imprese tedesche, dirette concorrenti delle imprese italiane, importanti aiuti di Stato, generando un rilevante vantaggio competitivo per gli operatori economici di quel Paese ed un potenziale danno per l'Italia, allorquando dovesse arrivare, superata la fase iniziale di difficoltà, le imprese tedesche, rafforzate ora dagli ingenti finanziamenti e incentivi pubblici, potrebbero avere tutte le risorse necessarie per acquisire le nostre imprese, fortemente indebolite dalla concorrenza straniera? Fare dell'ambiente, signori colleghi, un tema politico, è paradossale: esso è un tema universale, di rilievo collettivo, ma i processi di riconversione sono processi politici e come tali possono essere gestiti a beneficio di qualcuno e a discapito di qualcun altro. È davvero ammissibile che l'Italia, prima produttrice di plastica, veda questo settore volutamente ipertassato, senza nessun sussidio per una lenta e doverosa riconversione, mentre il carbone, tanto caro a Paesi come la Germania, riceverà da Bruxelles tutta una serie di agevolazioni economiche volte a permettere a quel tipo di industria di rinnovarsi senza perdite, né sul campo economico né in termini di occupazione?

E ancora: ben venga il Green New Deal, ma se decidiamo di bloccare totalmente la produzione di plastica in Europa, penalizzando proprio il nostro Paese, salvo poi andare ad acquistare nei Paesi del resto del mondo, Paesi che peraltro risultano spesso e volentieri grandi inquinatori, complici industrie locali totalmente digiune delle più basilari logiche di rispetto ambientale, allora più che un programma green, quello che traspare è una volontà di deindustrializzare, che poco concerne con la volontà in realtà di rispettare l'ambiente. Pensare ancora una volta di avere un mercato europeo con regole severissime, iper green, ma senza industria e quindi iper dipendenti da Paesi terzi e senza richiedere proprio a quei Paesi una maggiore tutela in termini ambientali rispetto alle produzioni, significa voler semplicemente mettere la polvere sotto il tappeto, accontentandosi di un'Unione europea fintamente green, in un mondo che di green continua ad avere ben poco. Al riguardo, mi preme far pressione per un vero Green New Deal non solo europeo, ma mondiale, oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti, con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle regole basilari di tutela ambientale.

Altro tema che ci preoccupa e che preoccupa i nostri lavoratori è il programma di lavoro dal produttore al consumatore per l'intera filiera alimentare, volto, a suo dire, ad aiutare gli agricoltori a fornire ai cittadini europei alimenti di elevata qualità, nutrienti, accessibili e di sicuro in maniera sostenibile.

Questo è quello che ci viene proposto, ma nella realtà, ebbene, anche qui, sani principi, ma una pessima traduzione nei fatti. Prima, con la carbon tax andiamo a penalizzare i nostri agricoltori, poi, non contenti, a dispetto della sostenibilità ambientale prospettata come obiettivo principale delle politiche europee, per colpa dei trattati internazionali sottoscritti dalla UE con i Paesi terzi, facciamo arrivare sulle nostre tavole e su quelle delle nostre famiglie, italiane e di tutta Europa, prodotti di scarsa qualità a basso costo, il cui impatto ambientale non è nemmeno preso in considerazione e che spesso vengono realizzati sfruttando manodopera minorile o sottopagata; il tutto andando a ledere i guadagni dei nostri produttori, dei nostri agricoltori, costretti a competere in un mercato con una concorrenza sleale.

Cari colleghi, non esiste un partito dell'industria e dell'agricoltura contro un partito dell'ambiente, ma ci pare che esistano a Bruxelles personaggi che, più che a un New Deal ambientale, riflettano sulla dismissione in blocco delle attività centrali di una potenza economica rivale che risponde al nome di Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nel mentre che aleggiano questi sospetti in noi e in tante forze politiche europee, chiediamo con forza al nostro Governo di non abboccare ai proclami e alle belle parole; questo programma, a leggerlo, sembra perfetto, ma là dove non è ormai obsoleto per il COVID, risulta essere dannoso per il nostro Paese. E visto che lo spirito comunitario di cui vorrei e vorremmo tanto sentirci pieni latita in chi ci governa a Bruxelles, non siamo disposti ad immolare sull'altare delle fatiscenti promesse di un mondo migliore il benessere attuale dei nostri lavoratori e delle nostre aziende (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ho parlato, sinora, delle mancanze più o meno volute dell'Europa e della scarsa capacità di incidere dell'Italia nel difendere se stessa, non immolandosi su principi universalistici, in realtà, ad uso e consumo di altri. Su questo tema, però, non può che tornare centrale quello sull'immigrazione. Si badi, dovremmo parlare di immigrazione verso i confini dell'Unione, ma nella realtà dei fatti sono i confini dell'area mediterranea a dover affrontare questo tema vitale, abbandonati a se stessi, a fronte di egoismo e cecità di chi vorrebbe confini aperti da noi e frontiere chiuse a Ventimiglia e al Brennero.

Ebbene, mi si permetta un inciso: nei giorni in cui, in maniera, oserei dire, indecente e al solo scopo di aggrapparsi alla poltrona, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dopo aver approvato un anno fa i “decreti Sicurezza”, voluti dall'allora Ministro dell'Interno Matteo Salvini, decide, per assecondare i nuovi azionisti di maggioranza del suo Esecutivo, di smantellarli, in barba ad ogni coerenza politica, leggere nei programmi dell'Unione di ricollocamenti e gestione comune assume francamente contorni grotteschi.

L'Europa, sul tema, ha volutamente fallito, come dimostra il fallimento dell'accordo sottoscritto a Malta il 23 settembre scorso, l'esiguo numero dei ricollocamenti e gli esiti della proposta della Commissione europea sul nuovo Patto sull'asilo e l'immigrazione, in merito al mancato superamento dell'Accordo di Dublino, nonché la mancanza a livello nazionale di una politica di gestione dei flussi migratori che ha consentito, in questi mesi, l'ingresso incontrollato nel nostro Paese di migliaia di immigrati irregolari e che ha portato a un aumento esponenziale di sbarchi sulle coste italiane.

Grazie a Matteo Salvini e alla Lega al Governo, avevamo ridotto del 95 per cento gli sbarchi, adottando un principio sacrosanto di tutela delle vite umane e di rispetto dei confini: meno partenze, meno sbarchi, meno morti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), il tutto mentre i nostri partner europei, tanto solerti a ricordarci gli obblighi umanitari, ma poco umani e solidali nel bloccare, a dispetto di Schengen, i confini tra il nostro Paese e gli Stati confinanti, se ne stavano bellamente a guardare.

Se sotto il profilo politico questa gestione era già di per sé fallimentare e priva di una collaborazione reale, con l'emergenza COVID sta diventando anche un problema di salute pubblica. Nei giorni in cui con tante difficoltà, per colpa di una maggioranza litigiosa e spesso assente, come è successo nella giornata di ieri, chiediamo ai nostri concittadini ulteriori sforzi, ulteriori sacrifici e ulteriori regole, risulta estremamente particolare che uno stato di emergenza per gli italiani e per gli stranieri presenti regolarmente in questo Paese rimanga in realtà tale solo per loro. Non ci siamo; e, dato che a Bruxelles, sul tema, spendono solo parole su carta, ma nei fatti latitano, serve un Governo capace di farsi sentire, anche se, visti i “decreti Sicurezza” aboliti frettolosamente come vittoria politica da sbandierare, sappiamo già, purtroppo, che quel Governo non potrete essere voi.

Vado a concludere; signor Presidente, in ultimo, ma non per importanza, vogliamo un'Europa che sia attore a livello mondiale, fortemente radicata nel contesto NATO, ma che consideri la Federazione Russa un partner imprescindibile, soprattutto a fronte di quella scarsa trasparenza sulla gestione del virus e sul fatto che uno dei partner commerciali che questo Governo vorrebbe maggiormente, cioè la Cina, si sta dimostrando un attore non solo inconcludente, ma anche pericoloso nella geopolitica dell'area.

Vado a chiudere. Durante i giorni più drammatici della crisi si è detto spesso che o si faceva l'Europa ora o non la si sarebbe fatta mai più. Ebbene, dato che, ad oggi, di denari non ne sono arrivati e forse non ne arriveranno, dato che talune condizioni assomigliano più a dei capestri che alla volontà di evitare sprechi e che nel mentre si continua ad andare in ordine sparso sui temi più importanti, speriamo davvero di non essere già nella seconda ipotesi e di non aver già fallito come cittadini europei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Presidente, sottosegretaria Agea, onorevoli deputati, anzitutto desidero ringraziare, la relatrice Galizia, il presidente Battelli, tutti i colleghi della Commissione, i dirigenti e i funzionari della Camera dei deputati per aver contribuito, tutti, alla stesura di un documento di alto profilo, oggi, all'attenzione dell'Aula. Si tratta della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020, per un'Unione più ambiziosa. Questa relazione avviene dopo un lungo programma, della nostra Commissione, di audizioni, di dibattiti, dove si è definito un nuovo orizzonte dell'Europa e del programma europeo. Chiaramente, questa relazione, a nostro giudizio, riesce a cogliere in maniera efficace tutte le sfide e le opportunità in uno scenario che, come avete già ricordato, è profondamente cambiato in questi mesi dall'avvento di un protagonista inatteso e indesiderato qual è il COVID-19.

Di fronte a tutto questo l'Europa, va detto subito, ha offerto una discontinuità profondissima, anche e soprattutto sul piano politico, facendo riscrivere l'agenda delle priorità e i numerosi impegni per il Governo contenuti nel testo della risoluzione di maggioranza ne offrono uno spaccato puntuale.

Alcune riflessioni: riprendiamo il filo del dibattito che si è svolto in quest'Aula alla vigilia del Consiglio europeo del 16 e 17 luglio; credo che si possa ribadire, senza tema di smentita, che superata una prima fase oggettivamente di qualche sbandamento la risposta europea sia stata in questa circostanza adeguata, rapida, con ordini di grandezza, di misure e di risorse non confrontabili con nessun periodo precedente e, soprattutto, sul piano politico, con una svolta, con un cambiamento, con uno scarto rilevante in termini di prospettiva del progetto europeo, quindi, con una discontinuità di segno positivo che pone tutti noi di fronte a certezze e speranze.

Come ha ricordato il Governo, attraverso la sottosegretaria Agea e la relatrice Galizia, prima, abbiamo una certezza: la certezza della Banca centrale europea. In questa circostanza è stato più semplice e immediato mettere in campo un nuovo piano di acquisto di titoli, il cosiddetto PEPP, con una forza di 1.350 miliardi. Quindi, da un lato, la Banca centrale europea si conferma un pilastro insostituibile per la tenuta e per la coesione dell'Europa e, d'altro canto, è stato già qui ricordato, si pone oggi anche un tema che va oltre le esigenze di questa fase storica che vede tassi di interesse già intorno allo zero o persino sotto lo zero.

Quindi, è condivisibile e auspicabile che il nostro Paese discuta con gli altri partner dell'Eurozona dell'opportunità, anche, di ampliare il mandato istituzionale della Banca centrale, andando oltre il tema del contenimento del tasso d'inflazione prossimo al 2 per cento. La speranza, invece, è di duplice aspetto: il primo riguarda la governance, in particolare quella economica. La scelta di sospendere i vincoli del Patto di stabilità e crescita e la disciplina degli aiuti di Stato per consentire ai Paesi membri di mettere in campo delle politiche fiscali espansive è stata necessaria e opportuna e non ci possono essere dubbi sull'efficacia di queste decisioni. Tuttavia, è giusto, oggi, anche interrogarsi sul domani, cioè, ad emergenza terminata, ci troveremo di fronte a dei deficit elevati, a debiti pubblici elevati, che potranno essere riassorbiti unicamente attraverso una crescita robusta e sostenibile nel tempo. Il tema è concentrarsi anche, e preoccuparsi ancora di più, sul denominatore, il PIL, anziché concentrarsi esclusivamente sul numeratore, sia esso rappresentato dal deficit che dal debito.

E, quindi, è a questo proposito che entrano in gioco le regole fiscali che, negli ultimi anni, si sono avviluppate intorno al totem del Patto di stabilità e crescita. È immaginabile che tali regole, per molti aspetti già messe in discussione, siano compatibili con uno scenario post Coronavirus? Io credo che, per conciliare le esigenze della crescita e del ritorno alla normalità, occorrerà certamente una flessibilità più ampia e più lungimirante di quella offerta, su basi quasi discrezionali, negli ultimi anni. Vorrei dire, ancora una volta, riconoscere una golden rule sugli investimenti sarebbe non solo un segnale, ma un fatto molto importante, perché legittimerebbe, a posteriori, una battaglia storica combattuta, da anni, dalle forze riformiste contro i dogmi e le politiche dell'austerity che abbiamo visto affacciarsi anche nelle recenti crisi sovrane e di debito. Sono risultati che non erano affatto scontati. Se le linee guida del Piano nazionale per la ripresa e resilienza mettono a fuoco alcune direttrici fondamentali per la modernizzazione del nostro Paese, gli impegni contenuti nella risoluzione hanno il merito di ribadire la correlazione tra scelte nazionali e orientamenti europei, richiamando l'attenzione del Governo su alcuni punti ineludibili. In tal senso, occorre spingere con forza alla trasformazione digitale e accettare la sfida del green. È una sfida che ci pone di fronte ad obiettivi non scontati, a problematiche anche che ricadranno sull'economia, sulla produzione, sul sistema industriale, ma, come abbiamo avuto modo di dire in altre circostanze, questi trend mondiali, europei, sono trend ormai incanalati, affermati, che stanno andando in profondità; sono trend rispetto ai quali noi dobbiamo essere dentro e chi oggi non è dentro, rischia di essere fuori per sempre. È necessario porre al centro - e questo è contenuto, ancora una volta, negli impegni della risoluzione - dell'azione degli investimenti ad alto effetto moltiplicativo sia per favorire l'uguaglianza e la parità di genere in campo economico, sociale e lavorativo, sia per superare la crisi demografica e incrementare un tasso di natalità tra i più bassi in Europa. È questa, infatti, la visione del Next Generation EU, uno straordinario strumento per la ripresa da 750 miliardi di euro, che rafforzerà il bilancio dell'Unione attraverso nuovi finanziamenti raccolti sui mercati finanziari. È uno strumento innovativo, allo stesso tempo, una ragione di speranza per l'Unione e per l'Europa, nonostante il durissimo negoziato svolto in sede di Consiglio europeo a luglio, che ha visto contrapposti, da un lato, un tavolo di blocco dei cosiddetti “Paesi frugali” e, dall'altro, una maggioranza che comprendeva anche l'Italia. Ecco, nonostante gli ostacoli posti oggi da Paesi, come Polonia e Ungheria, per questioni di rispetto dello Stato di diritto, Next Generation EU e, con esso, il Recovery Fund, troverà la sua finalizzazione. Si tratta per noi, per l'Unione, per il progetto e per l'orizzonte futuro dell'Unione europea di una conquista storica di enorme portata, ne siamo tutti consapevoli, ne dobbiamo essere tutti consapevoli. Dopo una fase di stallo lunghissima, in cui ha predominato l'assetto intergovernativo, anche grazie alla spinta della Germania, è venuto meno il tabù della mutualizzazione dei debiti, sia pure limitata ai fondi per la ricostruzione post COVID. Una delle sfide più grandi del futuro sarà provare ad andare oltre il carattere temporaneo e straordinario di questa iniziativa, riaprendo così la prospettiva di un'unione fiscale, con tutto ciò che ne consegue sul piano delle risorse proprie e di una nuova sovranità europea. Per l'Italia va da sé che le risorse messe in campo dal Recovery e, più in generale, dall'Unione europea, rappresentano un'occasione imperdibile, straordinaria, storica, che è il riflesso anche di un ritorno del nostro Paese, a pieno titolo, dell'Europa, dopo una parentesi di incertezza, di isolamento e di concezione diversa della partecipazione del nostro Paese all'Unione europea. In conclusione, credo che obiettivi così numerosi e sfidanti possano essere centrati soltanto grazie a un mix composto da una visione di lungo termine, da una macchina organizzativa efficiente e da una grande sintonia con le istituzioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Ci troviamo qui, oggi, per discutere di ciò che dovrebbe essere il tassello fondamentale del nostro futuro, per capire come guidare il nostro Paese nell'Europa che verrà. Le tematiche europee sono state al centro del dibattito di questi ultimi mesi, evidenziando errori e contraddizioni a fronte della necessità di una risposta unitaria e solidale da parte di tutti i Paesi membri. Senza dilungarmi sui fatti che tutti ricordiamo e vista la gravità e il contesto in cui si sono sviluppati, non posso non menzionare il muro che è stato innalzato nei confronti della nostra nazione durante le prime settimane dell'emergenza. Se i punti di partenza dell'Europa nei prossimi anni sono questi, allora le premesse non sono affatto incoraggianti ed è facile pensare che ciò che ci siamo detti in XIV Commissione e che ha riferito in quella sede il Ministro Amendola non si realizzi. Guardiamoci attorno, questa Unione è fragile: lo è nei rapporti verso l'esterno, nelle decisioni interne, nelle sue contraddizioni e nella totale assenza di una visione comune, anche laddove i rapporti di vicinato lo imporrebbero. Un esempio è quanto accaduto tra Grecia e Turchia, con uno Stato membro che si è trovato ad affrontare la non certo morbida politica estera della Turchia, una nazione guidata da un Presidente che non ha mai nascosto la sua passione per la politica estera e che non si pone troppi interrogativi nell'attivare il proprio apparato militare come strumento di deterrenza, posto a difesa delle proprie strategie. Un atteggiamento, spesso, desolante, che appartiene a un'Unione europea i cui confini esterni sono fragili, così come lo è la propria visione di politica estera, lacunosa, se non assente; una lacuna cronica, che rallenta qualsiasi tipo di risposta alle sfide globali della sicurezza e dell'immigrazione. Nel frattempo, l'Italia sta pagando un conto salatissimo, perdendo, di giorno in giorno, posizioni nello scacchiere del Mediterraneo e cedendo il proprio ruolo alla Francia che è, ormai, candidata a diventare il riferimento europeo nel Mediterraneo. Parliamo spesso di programmazione, ma anche su questo sembra che altrove abbiano idee più chiare rispetto alle nostre.

Nei prossimi sei mesi, per l'Europa e gli Stati europei inizia un cammino che durerà fino al 2027 e che è difficile da immaginare, soprattutto visti gli sconvolgimenti dettati dalla pandemia globale che ci ha colpiti. Gli strumenti messi in campo sono sulla carta ambiziosi, per obiettivi e intenti, ma ancora tutti da decifrare per quanto concerne le tempistiche. Di tempo ne abbiamo davvero poco a disposizione. Non lo ha l'Italia come sistema Paese e sembra non averlo nemmeno questo Governo, che tentenna di fronte alle grandi sfide che ogni giorno ci attendono.

Il tempismo è fondamentale quando si parla di prevenzione, ma anche e soprattutto quando si parla di programmazione. Oggi la programmazione è carente, manca un'idea vera e utile a concretizzare quell'insieme di buoni propositi che sono stati presentati nel piano nazionale di ripresa e resilienza che, così com'è, riteniamo non possa essere convincente nell'ambito dell'Unione europea. Facciamo fatica a considerarlo esaustivo e ci chiediamo come questo possa essere ritenuto tale anche altrove, dove peraltro le critiche non sono certo dettate dalla volontà di tutelare l'interesse del nostro Paese. Si può e si deve fare meglio.

Il Next Generation EU è una sorta di ultimo appello per poter ripartire e ridare fiato all'universo italiano. L'attenzione deve essere massima. La sfida della sostenibilità ambientale è concreta così come quella della transizione tecnologica, con un potenziamento dell'infrastruttura digitale che appare quanto mai urgente. Il lockdown ha messo in mostra ciò che cittadini e imprese lamentavano già da tempo: l'Italia è indietro, è lenta nel costruire infrastrutture complesse, ma anche nel potenziare quelle più fluide, come ad esempio, quelle del digitale. Va da sé che, se si parla di infrastrutture, allora non possiamo non richiamare ferrovie, autostrade e porti. E proprio su questi ultimi, i porti, è necessario un grande impegno da parte del Governo, visto le diverse avances riservate da gruppi stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Su questo voglio fare un esempio, Presidente. Abbiamo sempre considerato il porto di Trieste come un punto di interesse per i capitali asiatici. Sembrava così ma, alla fine, è arrivata la Germania, con un colosso logistico amburghese che ha recentemente acquisito il nuovo grande terminal del porto. Questo credo meriti davvero una riflessione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). L'Italia deve creare valore e lo deve fare seguendo una catena strategica che non può finire per essere a uso e consumo delle ambizioni di gruppi stranieri che scelgono di competere nelle nostre infrastrutture strategiche nazionali. Costruire il futuro significa avere il coraggio di osare, di dare libero sfogo alle energie che l'Italia conserva da troppo tempo senza riuscire ad esprimerle, a causa di veti incrociati e frammentazione politica. Un obiettivo ambizioso, certo, un obbligo morale verso tutti gli italiani che deve essere, questa volta, portato a compimento. L'Italia merita di essere pronta alla sfida che l'attende. La crisi socio-economica che stiamo vivendo è devastante e colpisce tutta la filiera dell'economia, mettendo pesantemente in discussione la sopravvivenza di interi settori. Negli ultimi giorni, i quotidiani nazionali stanno evidenziando il rischio di dover ridiscutere le condizioni e il quantum del Recovery Fund qualora non riuscissimo a presentare un piano nei tempi previsti. Ecco, non vorremmo doverci trovare a gettare via questa opportunità.

Concludo, Presidente. Adesso è il momento di fare, di investire. Dobbiamo puntare sui giovani, sulla loro formazione, sull'incremento delle opportunità occupazionali senza cadere in assistenzialismo. Basta con il reddito di cittadinanza. Servono più risorse per il lavoro. L'Italia corre e compete solo se avrà energie tali da poter percorrere con convinzione la strada verso il progresso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Quella che facciamo oggi è una discussione fondamentale per il futuro del nostro Paese ma, più in generale, per il futuro dell'Europa. La relazione sul futuro dell'Europa ha alcuni elementi - come è stato anche qui ribadito - che sono un po' datati. Noi parliamo di un documento che in qualche modo è antecedente a quello che è stato la pandemia. Sappiamo quanto la pandemia ha inciso e quanto inciderà, purtroppo, rispetto alla condizione e alla situazione che l'Europa dovrà affrontare e, con essa, gli Stati membri. Eppure, dentro quel documento, paradossalmente, c'erano delle carenze, delle lacune che la pandemia ha aiutato a superare. Se noi oggi guardiamo la risposta europea di fronte all'emergenza della pandemia, troviamo dentro quella risposta maggiore coraggio di quello che, invece, nella relazione programmatica stava scritto. Il passaggio fondamentale che riguarda la l'investimento di risorse proprie dell'Unione nell'aiuto agli Stati membri per affrontare la crisi che abbiamo davanti a noi è sicuramente un passaggio unico, un segnale molto positivo che rafforza il processo di integrazione europea. Mi piacerebbe dire che questo passaggio, che questo segnale sia un passaggio sufficiente. Non lo è, purtroppo, e, purtroppo, questa relazione, nonostante dei passi in avanti notevoli che sono stati fatti, continua a non affrontare alcuni nodi centrali, a mio avviso, di quello che è la crisi, oggi, del processo di integrazione europea.

Proverò, Presidente, a elencarli e a fare un breve ragionamento che consegno a quest'Aula, provando a fare una riflessione che va un po' oltre la difesa di un interesse nazionale o la scelta di come spendere le risorse del Recovery Fund, che è una discussione molto importante; non per sottovalutarla o per scartarla, ma perché la stiamo anche facendo in altre sedi. Questa è una discussione che, secondo me, dovrebbe portare quest'Aula ad avere uno sguardo un po' più lungo. Noi non parliamo solo della programmazione del prossimo bilancio e del prossimo settennato dell'Unione europea. Noi, nei prossimi sette anni, ci giochiamo il futuro e il destino del progetto europeo. E se ci sono vulnus, su cui oggi quel processo si sta incagliando, sono sostanzialmente tre, a mio avviso, quelli più evidenti. Il primo è un'assenza di una politica estera europea: e su questo, nella relazione, non vi è traccia di un passo in avanti. Credo che sia, in questo momento, uno dei principali fattori che sta mettendo in discussione il processo di integrazione europea. E lo è perché, in una dinamica globale, che vede sempre di più affacciarsi sullo scenario e rivaleggiare dei giganti, l'Unione europea non è capace di avere una visione unica e, quindi, di utilizzare la forza dell'Unione nel produrre un'egemonia, in primo luogo, culturale e valoriale su scala globale e, in secondo luogo, dal punto di vista anche economico e commerciale, per essere competitiva. E da questo punto di vista, quella crisi di visione in politica estera si manifesta in ogni dossier che noi ci troviamo ad affrontare, in cui le posizioni comuni sono sempre più ristrette e parziali e sono vincolate poi, in qualche modo, , nei singoli Stati, a interessi particolari degli Stati membri.

Provo a dire cosa comporta questo. Penso alle due crisi in atto a cui noi, in questi giorni, stiamo assistendo. La prima è quella della Bielorussia. L'Unione europea sta prendendo una posizione molto netta rispetto a quello che sta accadendo in Bielorussia; c'è una comunione di intenti da questo punto di vista, c'è una forzatura, una forza molto importante di alcuni Paesi che si sono impegnati nella condanna di quello che sta accadendo in Bielorussia, e, allo stesso tempo, un silenzio imbarazzante su quello che sta succedendo, invece, in Armenia rispetto al conflitto con l'Azerbaijan. È questa doppia misura che ci deve dire che c'è un problema.

Perché l'Europa non interviene, non prende voce, non fa sentire il proprio peso politico in una crisi delicata e importante come quella dell'Azerbaijan e dell'Armenia e, invece, interviene sulla Bielorussia o, come ci ha ricordato oggi il Presidente del Consiglio europeo, sul caso Naval'nyj? Perché noi siamo così rigidi, giustamente, rispetto al tema delle libertà civili e dei diritti umani nei confronti dei nostri competitor dal punto di vista economico e commerciale e, invece, siamo silenti nel momento in cui quella stessa dinamica riguarda quelli che abbiamo scelto come partner commerciali, strategici e politici? Non c'è lo stesso metro di misura rispetto alla condanna dell'Unione europea sulle violazioni dei diritti umani in Bielorussia, che, ripeto, sono giuste, e rispetto a quello che accade in Egitto o in Turchia, quotidianamente. Non c'è stata una voce che si è alzata, in Europa, rispetto all'arresto, alla detenzione e alla condanna per oltre 125 anni di carcere per i leader dell'opposizione, per i leader del partito di opposizione, l'HDP in Turchia, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ.

E, allora, questo doppiopesismo dimostra esattamente quella difficoltà dell'Europa ad avere una visione complessiva e a muoversi sul terreno della politica estera sulla base di interessi particolari di singoli Stati o talvolta di agglomerati di Stati, talvolta per non disturbare il manovratore, perché rispetto a Paesi come l'Egitto - lo abbiamo visto - è molto spesso più importante la contesa tra gli Stati europei rispetto a chi deve entrare in mercati che sono particolarmente vantaggiosi con le proprie imprese di Stato.

Questo è quello a cui stiamo assistendo e questo è uno dei fattori di crisi del processo di integrazione europea. Ma ne voglio qui sottolineare un altro, strettamente collegato a questo, che è il tema della vicenda migratoria. Sulla gestione dei flussi migratori si determina in questi anni il più grande fallimento politico dell'Unione. Le politiche che sono state messe in campo, che sono state politiche di contenimento e di esternalizzazione della frontiera, anche in deroga a principi e valori costituenti della stessa Unione, degli Stati membri e delle stesse convenzioni internazionali, penso agli accordi con la Turchia come agli accordi sulla Libia di cui questo Governo e questo Parlamento sono stati artefici, dentro quella politica c'è una visione miope. Non c'è solo il tema della violazione di principi fondamentali e anche dei diritti fondamentali delle persone migranti che vengono calpestati nel momento in cui noi cooperiamo, perché permangono dentro campi di concentramento in Libia o dentro i campi profughi in Turchia, dove non vengono riconosciuti i diritti fondamentali di quelle persone, ma, allo stesso tempo, c'è la visione miope di un'Europa che pensa di arginare con politiche di contenimento, che stanno dimostrando la loro inutilità, qualcosa, un fenomeno che invece è strutturale del mondo contemporaneo in cui viviamo, e che è destinato a crescere.

E, allora, dentro questa visione miope c'è l'incapacità, oggi, degli Stati europei di avanzare una proposta che, al di là della retorica e della narrazione, affronti il tema alla radice. Lo dico così: ho apprezzato molto le parole della Presidente Ursula von der Leyen rispetto al Patto sulle migrazioni che proponeva agli Stati membri. Quando poi dalle parole si passa agli atti conseguenti vediamo che c'è una schizofrenia, perché, a parole noi usiamo termini che parlano di un superamento di un impianto vecchio, nei fatti, nel merito delle proposte, rimaniamo vincolati a una gestione dei flussi migratori che è quella pensata e prevista negli anni Ottanta e negli anni Novanta, quando la natura di quei flussi era completamente diversa. Non c'è una politica unica sull'integrazione, non c'è una politica unica sull'asilo. Come si fa davanti a flussi migratori che negli anni hanno cambiato natura e che oggi ci portano davanti anche a nuove categorie di rifugiati, come gli ecoprofughi a seguito dei cambiamenti climatici, com'è possibile che non ci sia una legge unica sull'asilo, che ogni Paese decida per sé qual è la possibilità di dare l'asilo a una singola persona? Com'è possibile che non ci siano politiche di integrazione comune e che ogni Paese decida per sé con modelli totalmente diversi, quando quello che accade in Italia o in Francia impatta sulle società degli altri Stati?

Non c'è non solo un principio di solidarietà, non c'è un principio di responsabilità collettiva. Guardate, questo provo a dirlo rispetto al dibattito, spesso sclerotizzato e ideologico, sulle migrazioni che affrontiamo anche noi, in quest'Aula: il tema non è solo sul terreno del buonismo, come spesso viene detto, è sul terreno della responsabilità. Noi abbiamo delle responsabilità, quello che sta accadendo a pochi passi da casa nostra, quello che accade nel Mediterraneo centrale come quello che accade a Mória, nel più grande campo profughi di Europa, riguarda noi, riguarda le nostre società. Noi non possiamo pensare che non pagheremo il conto di quello che stiamo producendo attorno a noi, e su questo, Presidente, e concludo, penso che debba esserci lo sforzo maggiore di questo Governo in Europa per proporre una nuova visione che si fondi su una gestione razionale dei flussi migratori, che permetta canali di accesso legali per le migrazioni e che, allo stesso tempo, abbia un modello di integrazione che sia capace di rendere la società più sicura, perché è attraverso l'inclusione e i diritti di tutte e di tutti che si crea sicurezza, e non negando diritti ad alcuni.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Patrizia Marrocco. Ne ha facoltà.

PATRIZIA MARROCCO (FI). Grazie, Presidente. La discussione che stiamo svolgendo oggi è un tema molto importante, fondamentale per il futuro del nostro Paese. La Camera ha esaminato la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nell'anno 2020, il Programma di lavoro della Commissione per il 2020 - un'Unione più ambiziosa, e il Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione. Preso atto dell'importanza che assume quest'anno l'esame dei citati documenti per il mutato quadro programmatico per il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione europea, ma soprattutto per le conseguenze della crisi pandemica del COVID-19, la Commissione ha svolto per l'esame dei documenti in essere un approfondito ciclo di attività istruttorie attraverso numerose audizioni di rappresentanti istituzionali nazionali ed europei ed esperti del mondo accademico, che hanno fornito interessanti contributi insieme ai pareri delle Commissioni in sede consultiva sulle principali questioni concernenti le politiche europee.

Tuttavia la complessa articolazione delle politiche dell'Unione destinate a incidere sempre più profondamente sulle scelte di politica nazionale richiederebbe uno spazio maggiore di approfondimento, con la previsione di una vera e propria sessione parlamentare esclusivamente dedicata alle politiche e ai temi europei. La crisi sanitaria e il nuovo contesto ha spinto l'Europa a dover fornire risposte comuni, urgenti ed eccezionali, per affrontare gli effetti della pandemia, sia a livello sanitario che a livello economico, che tuttora stiamo vivendo. La pandemia ha riguardato indistintamente tutti i Paesi allo stesso modo, con conseguente crisi di liquidità che ha colpito il lato dell'offerta, ha aperto una fase inedita dalla durata imprevedibile e in cui a competere saranno i sistemi Paese, con le loro leadership di Governo e le loro politiche economiche. La competizione si misurerà sempre di più su grandi scelte, su grandi riforme e su strategie di lunga durata.

La risposta delle istituzioni europee ha fornito un ampio spettro di strumenti atti a fronteggiare la pandemia, in particolare con i quattro pilastri finanziari MES, SURE, BEI e Next Generation EU, anche per riequilibrare gli effetti che rischiano di produrre uscite asimmetriche dei singoli Paesi membri. Il Consiglio europeo del 23 aprile scorso ha concordato le tre reti di sicurezza per lavoratori, imprese e sistemi nazionali sanitari volte a mobilizzare fino a 540 miliardi di euro, SURE, con una dotazione di 100 miliardi di euro per prestiti agli Stati membri a lungo termine con bassi tassi di interesse a sostegno di fondi nazionali per la disoccupazione, la costituzione di un fondo di garanzia gestito dalla Banca europea degli investimenti a sostegno di 200 miliardi di nuovi prestiti e garanzie alle imprese, la previsione di una nuova linea di credito precauzionale, MES, per le spese sanitarie dirette o indirettamente connesse con il contrasto alla pandemia per un ammontare fino a 240 miliardi e nel limite del 2 per cento del PIL dello Stato richiedente la misura di sostegno.

Insieme a questi pilastri rilevano anche le misure di sospensione delle regole sugli aiuti di Stato. Occorre tener conto che alcune di queste misure vedranno una dissolvenza progressiva con il ripristino delle regole di Maastricht di finanza pubblica; mentre altre andranno verso una conclusione o verso un forte ridimensionamento. Dunque Paesi come il nostro, con un forte indebitamento, dovranno dimostrare di essere in grado di fronteggiare le sfide che ci attendono con politiche capaci di generare un'effettiva crescita e di produrre effetti di lungo periodo e in linea con gli obiettivi strategici dell'Unione europea in favore dei giovani, delle donne, delle famiglie e delle imprese. Lo scorso 17 luglio il Consiglio europeo ha approvato il piano della Next Generation EU Fund, concordando scelte comuni: la transizione ecologica, la trasformazione tecnologica e digitale e la coesione sociale, una strategia che per l'Italia potrà rappresentare l'occasione per portare a termine alcune riforme strutturali e recuperare alcuni storici gap in tema di occupazione femminile, divario Nord-Sud e ritardo digitale. L'accordo di luglio prevede una dotazione di bilancio di 1.074,3 miliardi di euro per il periodo 2021-2027, a cui si sommerebbe la dotazione pari a 750 miliardi di euro destinati a sostenere, attraverso un mix di sovvenzioni per 390 miliardi di euro e prestiti per 360 miliardi, la ripresa degli Stati membri a investire in un'Europa più verde, digitale e resiliente. Le risorse del nuovo strumento saranno reperite grazie all'innalzamento temporaneo del massimale delle risorse proprie al 2 per cento del reddito nazionale lordo dell'Unione europea che consentirà alla Commissione di contrattare per la prima volta sui mercati finanziari prestiti di ampia portata a condizioni vantaggiose.

La grande sfida economica, civile e sociale che si aprirà per l'Europa e per l'Italia segna una svolta epocale, forse la più importante dopo quella della ricostruzione postbellica. Permane tuttavia l'incertezza sull'effettivo utilizzo delle risorse europee del piano di investimento, le linee guida per l'attuazione del Recovery Fund, in cui sono stati incoraggiati gli Stati a includere nel Recovery Plan nazionale investimenti e riforme in alcuni settori di punta. Nonostante infatti gli impegni presi dagli Stati membri e le linee guida fornite dalla Commissione, manca ancora un quadro giuridico certo ossia l'approvazione del regolamento. Occorre poi tener conto delle lunghe tempistiche che prevedono che l'intero Piano dovrà essere ratificato dei singoli Parlamenti nazionali di tutti e ventisette i Paesi membri e i Recovery Plan nazionali dovranno passare al vaglio della Commissione ed eventualmente al Consiglio, superato il quale solo il 10 per cento delle risorse sarà assegnato non prima della fine del primo semestre del 2021. Inoltre la fattibilità del piano d'impresa dipende dall'introduzione di nuove risorse proprie al bilancio in fase di perfezionamento tra Parlamento europeo e Consiglio UE. La materia che intreccia diversi dossier è terreno duro anche di scontro e tensioni sul quadro finanziario pluriennale anche a causa dei minacciati veti da parte di altri Paesi che rischiano di far ritardare l'attuazione dell'accordo di luglio. A fronte di tali incertezze e il rischio di forti ritardi sui negoziati in corso occorre che il nostro Paese faccia ricorso all'intero pacchetto di strumenti finanziari di risorse europee messe in campo, cogliendo le opportunità di tutti e quattro i pilastri finanziari con particolare riferimento alle risorse che sono immediatamente disponibili tra cui la nuova linea di credito del MES, per le spese sanitarie dirette e indirette a tassi vantaggiosi e senza condizionalità macroeconomica per circa 36 miliardi per l'Italia e la BEI, le cui risorse rivestono un ruolo completamente decisivo. Vanno rilevati anche i ritardi e l'inadeguatezza del Governo nella definizione di un Recovery plan nazionale allo stato ancora troppo generico e non allineato per quanto attiene gli obiettivi faro e i relativi target contenuti nelle linee guida della Commissione europea.

Particolarmente cruciale per il nostro Paese è la nuova proposta della Commissione ancora oggetto di trattative concernenti il nuovo patto sull'immigrazione e l'asilo, il quale non presenta ancora il superamento degli Accordi di Dublino nella direzione da tempo auspicata, ossia la revisione completa dell'attuale sistema che affida la responsabilità agli Stati di primo approdo e che grava con oneri non più sopportabili per il nostro Paese.

La complessità delle sfide e il nuovo quadro che si è aperto richiama l'esigenza non più rinviabile di approfondire i temi che investono nel futuro dell'Europa. La conferenza sul futuro dell'Europa, prevista da Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo, dovrà essere il più inclusiva possibile, aperta anche alla riforma dei trattati europei al fine di favorire un maggiore avvicinamento e coinvolgimento dei cittadini nelle istituzioni europee e di migliorare l'efficienza e la legittimità della sua governance. Il rilancio del Governo di integrazione europea per un'Unione più unita e più coesa è ancora più urgente anche alla luce del negoziato sulla Brexit che si fa sempre più lungo e incerto. Occorre rafforzare la sovranità europea sia a livello politico che economico-finanziario, in particolare laddove la pandemia ha evidenziato inadeguatezze come quella in materia sanitaria, fiscale e nella gestione della migrazione. Come ha affermato la Presidente von der Leyen, nel discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo, occorre trasformare l'Europa in un continente verde, digitale, solidale, attento al sociale e alla salute e a riaffermare di essere la patria dei diritti. Occorre che i tre obiettivi essenziali dell'Unione, ossia protezione, stabilità, opportunità, siano declinati coerentemente con i pilastri dell'Unione come Stato di diritto, economia sociale di mercato, società aperta e multilateralismo. Occorre rafforzare la sovranità europea e rilanciare l'Europa quale attore decisivo a livello internazionale con la capacità di competere economicamente nel XXI secolo con i big globali, USA e Cina, con una propria politica estera e una difesa comune. L'Europa, infine, deve confrontarsi anche con l'evoluzione della pandemia fuori controllo in alcuni Paesi per definire un'agenda sanitaria comune tenendo conto delle lacune evidenziate in un'Unione che ha gestito il lockdown senza una regia unica. Occorre condividere informazioni e gestione di criticità per non andare in ordine sparso e lavorare in favore di un vaccino gratuito per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato De Luca. Ne ha facoltà. Collega, le ricordo che il microfono è inclinato per le riprese video, quindi se lo inclina in questo modo diventa complicato poi per le riprese. Dovrebbe lasciarlo com'era prima. Prego.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, signor Presidente. L'esame annuale della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea e il Programma di lavoro della Commissione rappresenta una vera e propria sessione parlamentare europea di fase ascendente dedicata al confronto sulle future priorità e strategie dell'agenda politica nazionale e comunitaria. Tale riflessione doveva essere inizialmente focalizzata sugli orientamenti della neo-Presidente von der Leyen per il suo mandato e sul negoziato per il prossimo bilancio pluriennale dell'Unione. Ovviamente una simile analisi non può che essere oggi fortemente condizionata dal drastico cambiamento del quadro politico causato dall'emergenza Coronavirus. Ciò che emerge con evidenza anzitutto in questa fase è un dato incontrovertibile: la crisi sanitaria e quella economico-sociale conseguente hanno fatto comprendere l'assoluta necessità non di distruggere, superare o cancellare ma di rafforzare, consolidare e rilanciare il progetto dell'Europa unita. Le prove drammatiche che abbiamo dovuto affrontare e stiamo tuttora affrontando hanno fatto sciogliere come neve al sole le posizioni ideologiche, demagogico-propagandistiche di alcuni sovranisti italiani ed europei perché la crisi in un mondo così interconnesso e interdipendente non si supera con muri, barriere o chiusure nei confini nazionali ma si combatte e si sconfigge con unità, solidarietà e condivisione degli sforzi e degli impegni sanitari, economici o finanziari che siano. L'Europa, guardate, ha reagito alla crisi con misure senza precedenti, di portata storica, all'altezza della sfida che abbiamo di fronte e ha aperto una stagione nuova che ha archiviato definitivamente le politiche di austerity del passato per lasciare spazio ad azioni inedite assolutamente coraggiose. Pensiamo all'acquisto straordinario di titoli di debito pubblico da parte della BCE, alla sospensione delle norme del Patto di stabilità, alla modifica delle regole sugli aiuti di Stato, alla riallocazione dei fondi strutturali non utilizzati, alle misure del programma SURE, alla linea di credito sanitaria del MES, il programma della BEI e, da ultimo, il piano del Next Generation EU, una serie di misure davvero straordinarie e di portata storica. Questo grande risultato emerge d'altro canto anche dal dibattito degli ultimi giorni in cui stiamo riapprezzando con piacere una nuova tensione verso una sorta di neo-europeismo di ritorno da parte di forze politiche che oggi fortunatamente non parlano più di Italexit ma si appassionano, come è giusto che sia, al tema di come spendere bene i miliardi di euro di risorse europee straordinarie che l'Unione ha messo a disposizione del nostro Paese nei prossimi anni.

Chi oggi contesta il Governo, la maggioranza che stanno preparando i dossier, i progetti di intervento da finanziare in particolare con il Next Generation EU e con tutti i programmi finanziari, economici messi a disposizione dall'Unione europea, dovrebbe spiegare anzitutto ai cittadini, alle famiglie e alle imprese italiane perché a più riprese in Europa ha votato contro i nostri interessi, quando non ha votato a favore dell'istituzione dello strumento del Next Generation EU in Parlamento europeo, e si è addirittura opposto all'emissione di eurobond, forse per compiacere i propri alleati al gruppo di Visegrád.

Il nostro compito ora però è superare i temi, le dialettiche, i dibattiti del passato, e unire tutte le energie del Paese, con uno spirito davvero costruttivo ed un confronto serio, anche e soprattutto tra maggioranza e opposizione - questo è l'invito che facciamo -, per supportare il nostro Paese, il Governo, la maggioranza nel lavoro a Bruxelles. Con l'obiettivo in primo luogo di portare a compimento quanto prima il negoziato sugli strumenti già adottati, ma ancora da definire nei dettagli attuativi: mi riferisco ovviamente al Quadro finanziario pluriennale e al programma Next Generation EU.

E, al riguardo, ricordiamo che il nostro Paese è tornato protagonista e ha contribuito alla previsione di uno strumento inedito, decisivo per il futuro delle nostre comunità. Qualcuno diceva che non era possibile finanziare con titoli europei le risorse dell'Unione, e invece è stata approvata, con l'emissione di eurobond da 750 miliardi di euro, una misura mai adottata finora. Ci dicevano che l'Italia versava all'Europa troppo rispetto a quanto riceveva: ebbene, ricordiamo a tutti che il nostro Paese sarà il primo beneficiario di risorse del Next Generation EU, con 209 miliardi di euro circa, pari al 28 per cento dell'ammontare totale; e di questi, circa 82 miliardi saranno addirittura in contributi a fondo perduto e porteranno nel complesso l'Italia nei prossimi anni a non essere più contributore netto, ma percettore netto di fondi europei. È un risultato davvero straordinario, che possiamo rivendicare con orgoglio come Paese.

Le criticità attuali ovviamente ci sono, e riguardano in particolare ancora due aspetti sul tavolo negoziale. Il primo è quello delle risorse proprie. Sono temi che riguardano il futuro anche dell'Unione: quello delle risorse proprie e quello della condizionalità nella distribuzione dei fondi europei. Su questi due profili noi crediamo, da un lato, che sia giusto continuare a portare avanti la battaglia per nuove forme di fiscalità europea, che alleggeriscano il peso dei contributi nazionali e si muovano in ottica anti-dumping e anti-elusione: questa crediamo sia una battaglia decisiva da fare nei prossimi anni. E, dall'altro lato, consideriamo indispensabile mantenere una posizione chiara sulla condizionalità legata al rispetto dello Stato di diritto per la distribuzione delle risorse europee: non possiamo tollerare una comunità di valori, di principi e libertà fondamentali in cui i Governi che mettono in atto sistematicamente azioni lesive di alcuni diritti umani essenziali, per noi inviolabili, partecipino ancora senza sanzione alla distribuzione a monte delle risorse europee.

Compito decisivo, accanto alla conclusione del negoziato attualmente in corso, sarà poi legato alla riflessione sulle future priorità politiche dell'Unione. L'obiettivo di fondo deve essere, a nostro avviso, quello di contribuire a rendere la società europea più giusta ed equa, ma anche più sostenibile, moderna e competitiva. In primo luogo, dovremmo rafforzare e adeguare al nuovo contesto la governance economica e l'assetto istituzionale dell'Unione: queste sono priorità assolute. Non possiamo immaginare un Patto di stabilità che entri nuovamente in vigore nell'immediato e con le stesse identiche regole restrittive attuali; così come non possiamo continuare ad avere un Parlamento europeo privo di un pieno diritto di iniziativa legislativa, e non possiamo continuare ad avere procedure legislative o decisionali governate dal principio di unanimità, che dà poteri di veto a ogni Stato membro su materie sensibili, quali ad esempio quelle di natura fiscale. E non possiamo, infine, non ipotizzare un'evoluzione dei compiti istituzionali della BCE, da indirizzare non solo e non più verso la stabilità dei prezzi, ma anche verso la piena occupazione nel nostro continente.

Accanto a queste riforme dovremo poi stabilire, in secondo luogo, delle nuove priorità politiche e strategiche da attuare nei prossimi anni in Italia e in Europa. Compito dell'Europa sarà, a nostro avviso, anzitutto contribuire a riorientare la nostra economia verso la sostenibilità ambientale, perseguendo gli obiettivi di neutralità climatica verso il 2050; e a questa finalità, ricordiamo, sono destinati almeno il 37 per cento delle risorse del Next Generation EU.

Compito decisivo dell'Europa sarà poi rendere le nostre società anche più moderne e digitali: questo settore è senz'altro decisivo per rafforzare le pari opportunità tra cittadini, eliminando divari territoriali, di reddito, di dotazione infrastrutturale, di opportunità scolastiche e lavorative, sia tra il Nord e il Sud, anche delle aree del nostro Paese, che tra centri urbani e aree interne.

E altrettanto decisivo sarà poi, in questo quadro, l'impegno per rafforzare il coordinamento nazionale in ambito sanitario, potenziare le risorse e gli impegni comuni sulle sperimentazioni cliniche, sulla ricerca medica, sui vaccini, sulla terapia, sulla diagnostica; e, in questa prospettiva, salutiamo con favore il lavoro del Ministro Speranza, che insieme ai suoi colleghi sta mettendo in atto delle azioni forti per garantire un vaccino nei prossimi mesi a tutta la popolazione europea: questo è un obiettivo decisivo su cui continuare a lavorare.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 12,20)

PIERO DE LUCA (PD). Compito essenziale dell'Europa del futuro sarà inoltre quello di difendere e promuovere il lavoro, soprattutto per i giovani, rafforzare il pilastro sociale e portare avanti una battaglia reale per la parità di genere. E oggi, come democratici, a questo riguardo possiamo rivendicare già con orgoglio il successo del programma SURE, fortemente voluto dal commissario Gentiloni e promosso dall'Italia sulla scia di una misura suggerita da tempo dall'ex Ministro Padoan: grazie a questo strumento, grazie a queste risorse, pari a circa 27,4 miliardi per l'Italia, possiamo finanziare con risorse europee tutti gli ammortizzatori sociali già adottati in questa fase di emergenza drammatica e quelli che dovranno essere adottati in futuro per tutelare e salvaguardare i livelli occupazionali nel nostro Paese.

Compito fondamentale dell'Europa sarà poi quello di investire fortemente nella coesione sociale e territoriale, nonché nel capitale umano: scuola, ricerca, università dovranno essere obiettivi prioritari da raggiungere attraverso nuove politiche, nuove strategie e nuove risorse, anche più forti e più strutturate di quelle messe in campo finora.

Infine, sarà decisivo affrontare il tema del ruolo dell'Europa quale attore internazionale. Le ultime vicende in Bielorussia hanno mostrato un'Europa che è tornata a parlare con una voce unica in modo forte, deciso a livello internazionale, a tutela dei princìpi fondamentali di democrazia, libertà e Stato di diritto, anche accanto ai propri confini.

Questo è il ruolo che l'Europa deve assumere nei prossimi anni: protagonista di un forte impegno interno ed esterno per la pace, per la democrazia e per la sicurezza, e per la battaglia contro ogni forma, all'interno e all'esterno del nostro continente, di razzismo, intolleranza, violenza, crimine d'odio o discriminazione. Questi sono obiettivi decisivi per la nostra comunità di valori europea!

Insomma, e mi avvio a conclusione: abbiamo delle sfide enormi e decisive davanti a noi. Il dibattito di oggi deve necessariamente tener conto del quadro mutato, economico, sociale, finanziario e sanitario, ma deve spingerci ad affrontare con maggiore coraggio, con maggiore forza, con maggiore determinazione l'azione verso una riforma e il rilancio e il miglioramento delle nostre comunità, anche con l'aiuto, con l'ausilio e il supporto di strumenti comunitari inediti e straordinari.

Ora noi in Italia dovremo avere la capacità politica e istituzionale di cogliere al meglio queste opportunità. Lavoriamo insieme - questo è il nostro obiettivo e il nostro auspicio - per costruire la società del domani: una società più forte, più resiliente, più sostenibile e più equa, nella consapevolezza piena che difendere e rilanciare l'Europa vuol dire difendere il nostro futuro e la tenuta stessa delle nostre comunità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, quest'Aula ha ascoltato in modo un po' distratto la relazione della collega Galizia e l'intervento della sottosegretaria Agea, quasi che questo di stamattina fosse un mero esercizio di stile. Non lo è, e vorrei che questa consapevolezza crescente non fosse più solo di chi si occupa di affari europei nella XIV Commissione.

La relatrice ci ha spiegato molto bene la doppia sfida che ci aspetta: il pacchetto finanziario di Next Generation EU e la Conferenza sul futuro dell'Europa, che ha e dovrà avere impatto anche sui Trattati che ci tengono insieme con gli altri europei.

Attenzione, colleghi: questa Relazione in più passaggi contiene quello che dobbiamo fare, Parlamento e Governo, non perché ce lo chiede l'Europa, ma perché ce lo chiedono le nostre nuove generazioni. Contiene un indirizzo chiaro, e soprattutto misure coerenti che tutte le altre Commissioni dovrebbero approfondire e fare proprie. Non ci possiamo permettere di continuare a fare belle relazioni il mercoledì mattina, e poi dal mercoledì pomeriggio riprendere con leggi e decreti-legge che in troppi casi fanno ancora il contrario e ci fanno fare passi indietro.

Usiamo l'Europa, le risorse europee, la serietà e il riflettore acceso dall'Europa sull'Italia per arrivare qui ad un nuovo patto tra ambiente e impresa, tra cultura e tecnologia, tra istruzione e lavoro, tra donne e uomini per un'agenda sull'empowerment femminile che sia all'altezza delle ambizioni delle bambine e delle ragazze del nostro Paese.

Concludo, Presidente, con due veloci pensieri, per quest'Aula e per il Governo. Il primo: tutto questo si regge e ha qualche speranza se ci occupiamo della capacità amministrativa, Ministeri, regioni e comuni.

Noi non siamo pronti per la messa a terra di tutto quello che stiamo discutendo: ci serve un'altra pubblica amministrazione, fatta da persone con altre competenze che siano messe in condizione di lavorare in un altro modo e a cui diamo missioni strategiche da perseguire.

Infine, Presidente, alle colleghe e ai colleghi: lavoriamo, fuori da quest'Aula, con altri parlamentari del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali degli altri Paesi dell'Unione europea, per dare vita e animare luoghi di scambio rapidi e informali, da cui far partire iniziative, incursioni e azioni di mobilitazione, in Italia e in giro per l'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Spadoni. Ne ha facoltà.

MARIA EDERA SPADONI (M5S). Grazie, Presidente. Finalmente approda in Aula una risoluzione strategica per il futuro del nostro Paese. La Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea detta, infatti, le priorità del nostro Paese proprio all'interno dell'Unione europea.

Ricordo che, il 29 gennaio, la Commissione europea aveva già delineato le aree tematiche considerate prioritarie per gli Stati membri, prima fra tutte il Green Deal per un'Europa verde, digitale e resiliente. Ma, nella risoluzione che andremo a votare oggi, c'è un impegno in particolare sul quale voglio soffermarmi: la necessità che le politiche di bilancio europee portino a colmare il divario di genere tra uomo e donna nel campo economico, sociale ed occupazionale, nonché ad aumentare il tasso di natalità. Finalmente la Comunità europea ha inserito la lotta alle diseguaglianze di genere tra gli obiettivi strategici da raggiungere velocemente, con iniziative specifiche già a partire dal 2020. Ricordo che c'è stato un lungo lavoro, ricco di autorevoli audizioni in Commissione politiche UE, dove sono emerse una serie di azioni prioritarie per l'utilizzo dei fondi europei per la parità di genere. In primis, è necessario garantire una parità di partecipazione e di opportunità nel mercato del lavoro, compresa la parità retributiva, obiettivo particolarmente rilevante per l'Italia, che sconta un gap nel livello di occupazione femminile (49,5 per cento nella fascia d'età 15-64 anni) rispetto alla media europea (63,3 per cento nelle stesse fasce di età). L'eliminazione di tale gap comporterebbe una crescita del PIL superiore all'8 per cento. Inoltre, è fondamentale conseguire un equilibrio di genere a livello decisionale politico, introducendo nella pubblica amministrazione una policy di genere, che assicuri pari opportunità in tutte le fasi del percorso lavorativo, e prevedendo un monitoraggio quali-quantitativo dell'applicazione delle norme sulla parità di genere. Inoltre, porre fine alla violenza e agli stereotipi di genere, inclusa la violenza online nei confronti delle donne e delle persone LGBT, deve essere prioritario nella nostra società.

Bisogna pensare alle azioni volte a superare il fenomeno della crisi demografica e ad elevare il tasso di natalità del nostro Paese, sino a traguardare almeno la media europea. Bisogna incentivare la natalità attraverso programmi di sostegno, perché in Italia non si fanno figli, ma non perché le donne non vogliano, ma perché o mancano le strutture o costano troppo. Per questo sono necessarie politiche familiari volte ad incrementare il tasso di occupazione delle donne, attraverso soluzioni per la conciliazione tra la vita lavorativa e la vita familiare.

È necessario prevedere, anche mediante agevolazioni di natura fiscale, misure volte alla promozione e diffusione di asili nido, obiettivo da raggiungere in un arco di tempo di cinque anni, in linea con l'indicazione contenuta nel documento della task force Colao, presentato agli Stati generali dal Presidente del Consiglio dei ministri Conte, ad una copertura pari al 60 per cento sul territorio nazionale; avrebbe ricadute positive sull'occupazione femminile, valutabili in più di 100 mila unità solo per la cura e l'educazione dei bambini, senza l'effetto che si otterrebbe nella diminuzione del tasso di interruzione del lavoro da parte delle donne e l'incentivo all'ingresso nel mercato del lavoro.

Nel 2019 sono state 37 mila neomamme che si sono licenziate. Questa cosa non è più accettabile, non è ammissibile nel 2020 in Italia. È necessario estendere l'agevolazione contributiva per l'assunzione delle donne, prevedendo che il beneficio spetti in via ordinaria con riferimento a tutte le donne disoccupate da almeno dodici mesi, in luogo dei ventiquattro attualmente previsti. L'aumento del tasso di occupazione femminile, derivante dall'applicazione di tale misura a livello nazionale, consentirebbe al nostro Paese di raggiungere l'obiettivo della Strategia europea 2020, che prevede un tasso di occupazione femminile al 75 per cento per la media UE, e al 67,69 per cento per l'Italia, con riflessi positivi ovviamente anche sul PIL. È necessaria una riforma dei congedi parentali, elevando la relativa indennità da almeno il 60 per cento, incentivando altresì congedi di paternità ed elevando quelli obbligatori a quindici giorni e prevedendo specifici incentivi per la loro fruizione. Ricordo che in Francia, da luglio 2021, sarà raddoppiata la durata del congedo di paternità, cioè passerà da 14 a 28 giorni, con i primi sette giorni obbligatori, con multe fino a 7.500 euro per le aziende che non rispetteranno la legge.

In conclusione, nella Relazione abbiamo sottolineato la necessità di usare i fondi a nostra disposizione, per progettare un futuro verde, digitale, in cui innovazione sia sinonimo di un reale cambio di paradigma economico, che offra più opportunità per tutti, senza creare nuove diseguaglianze soprattutto nei confronti delle donne, che sono già tra le più colpite dalla pandemia. Le donne rappresentano quasi il 50 per cento della società italiana. Il Paese e le istituzioni non si possono permettere di lasciarle fuori dal mercato del lavoro o di non dare loro la possibilità di poter essere madri e lavoratrici o non assicurare loro protezione in caso di violenza. Molte cose sono state fatte, molto c'è ancora da fare ma oggi, grazie a questo impegno, un primo passo importante e concreto viene fatto (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, colleghi, oggi è il termine dei lavori della XIV Commissione, Politiche dell'Unione europea, sul Programma della Commissione europea e sulla Relazione del Governo italiano al programma della Commissione europea.

Le audizioni sono state molte. Più di una cinquantina di audizioni hanno impegnato la nostra Commissione da quest'estate a questo autunno. Alcune sono state autorevoli, altre ovviamente un po' meno. Una audizione è mancata, nonostante la nostra richiesta, un'assenza pesante, un'assenza importante, perché, come gruppo Lega, avevamo chiesto almeno di avere in videoconferenza Ursula von der Leyen, che non si è fatta vedere, neanche in videoconferenza. Sarebbe stato importante per le audizioni, per questo lavoro, avere la Presidente della Commissione europea. Questo è un primo dato di come questa Unione europea considera i parlamenti nazionali e considera gli Stati nazionali.

La riforma di Dublino. La riforma di Dublino è diventata, onorevoli colleghi, un qualche cosa di assolutamente vitale, perché oramai la pressione della migrazione sulle coste meridionali dell'Europa, collegata anche al tema COVID, è diventata qualcosa che i Paesi della frontiera meridionale dell'Europa non possono più tollerare, una riforma di Dublino che vada in un senso logico, in un senso che abbia una logica per questo periodo storico. E il senso logico sta nel fatto che chi sbarca in questo continente non sbarca in un singolo Paese europeo, ma sbarca nell'Unione europea. Ed è giusto, quindi, che i Partner europei del nord Europa si prendano la loro quota di responsabilità: una seria riforma del Trattato di Dublino, che vada a ridistribuire le pressioni dei migranti che sbarcano, perché, molto semplicemente, i Paesi dell'Europa meridionale non ce la fanno più e, oggi, ancora di più legata al tema COVID (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Nel programma della Presidente della Commissione europea, che non si è presentata nonostante l'invito alle nostre audizioni, si parla della web tax. Bene, come Lega siamo d'accordo a una web tax che vada a colpire i grandi gruppi transnazionali - gruppi che oggettivamente è impossibile tassare a livello nazionale o cosa che creerebbe, comunque, molti problemi - ma riteniamo che in questa fase storica, in questa precisa fase storica, l'Europa, l'Unione europea non sia ancora pronta a imporre tasse dirette su imprese e su cittadini. Perché? Perché l'Europa non rispetta ancora i vincoli minimi di democrazia per poter imporre tasse dirette sui cittadini e sulle imprese. Chi si occupa di politiche europee conosce un adagio, che è una sorta di mantra, che ogni tanto ci ripetiamo fra il serio e il faceto - ma più fra il serio che il faceto -, ovvero che l'Europa, l'Unione europea, non avrebbe il minimo di democrazia necessaria, se fosse uno Stato, per aderire all'Unione europea stessa. Allora, noi oggi non ce la sentiamo di dire: “sì, tassazione diretta da parte dell'Unione su cittadini e imprese”, perché non ci sentiamo ancora rappresentati democraticamente in seno all'Unione europea e, allora, pensiamo che debba vigere quel dogma della cultura politica occidentale che recita: “No taxation without representation”.

Passo, poi, al Transition Fund. Transition Fund, New Green Deal, concetti bellissimi, concetti importanti, come diceva prima qualche deputato in qualche intervento prima del mio. Sulla carta tutto molto utile, sulla carta siamo assolutamente d'accordo. Peccato - peccato! - che la decarbonizzazione sostenuta nel Transition Fund sia finanziata (giusto); peccato che i Paesi che prima si sono decarbonizzati, come l'Italia, andranno a perderci rispetto ai Paesi che ancora non si sono decarbonizzati (casualmente, la Germania); peccato che mentre l'Unione europea parla e professa un Transition Fund che va, appunto, a finanziare la decarbonizzazione, all'interno proprio di questa transizione verde vi è il sospetto perlomeno che l'Unione europea voglia imporre una tassa europea sulla plastica. Ecco, vedete, quando diciamo che in Europa ci sono figli e figliastri, quando diciamo che l'Unione europea ha due pesi e due misure vogliamo dire proprio questo, ovvero la transizione verde tedesca, finanziata, e la transizione verde italiana, tassata, e questo è un fatto. E sempre parlando della Germania, noi ovviamente siamo d'accordo che in questa fase emergenziale, in questa fase di emergenza sanitaria, vi sia stato un alleggerimento del vincolo che impone agli Stati membri di non aiutare le proprie imprese. Noi però, dall'osservatorio privilegiato che è la XIV Commissione della Camera dei deputati del Parlamento italiano, non possiamo non notare come la Germania, grazie all'alleggerimento di questo vincolo, stia rinforzando le proprie imprese. Rinforzando in che senso? Rimpinguando di soldi, di aiuti di Stato, le proprie imprese. Ecco, il nostro timore, il timore che noi rivolgiamo al rappresentante del Governo qua presente, è che al termine di questa emergenza sanitaria la Germania avrà fatto, per così dire, i muscoli alle sue imprese, allorché queste imprese scenderanno in Italia semplicemente a fare una campagna acquisti delle imprese italiane invece provate dal lockdown, dall'emergenza sanitaria, dall'emergenza economica e dalle non risposte del Governo e anche dell'Unione europea, di cui dopo parleremo. Tratteremo più avanti in seno alla discussione sul Consiglio europeo del 14 di questo mese il tema della Brexit. È inutile dire che, rispettando la scelta democratica del popolo britannico, un no deal non è assolutamente tollerabile dal nostro punto di vista, sia, ovviamente, per quelli che sono i nostri rapporti commerciali con il Regno Unito, sia per la presenza di 700 mila nostri connazionali nel Regno Unito, di cui 300 mila solo nella municipalità di Londra.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 12,45)

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). La municipalità di Londra conta tanti cittadini italiani come la città di Bologna. Quindi, è inutile girarci intorno: Brexit è il futuro dell'United Kingdom; per noi è un fatto di priorità nazionale proprio per la presenza di tanti nostri connazionali. Un'Europa, quindi, attraverso questa Commissione europea, attraverso questa Presidente della Commissione europea, che punta verso la transizione verde, una transizione verde sulla quale noi teoricamente siamo d'accordo. Noi come Lega siamo al governo di moltissime regioni e come centrodestra siamo al governo di 14 regioni su 20 del Paese e molte delle nostre regioni hanno addirittura adottato i principi dell'Agenda 2030. Noi siamo ambientalisti, siamo per l'ambiente, siamo per il tema del cambiamento climatico, ci mancherebbe altro. Noi quello che diciamo è che non vogliamo, nell'ottica di un estremismo ambientalista, andare a colpire ancora di più le nostre imprese con vincoli, laccetti e con altre tasse impossibili da sostenere, e non che nel nome di Greta Thunberg, la nuova eroina progressista dell'estremismo ambientalista, si vada a creare ulteriore disoccupazione in questo continente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si deve trovare una via di mezzo fra ambientalismo e tutela dell'aspetto economico di questo continente e del nostro Paese. Quindi, nell'Agenda 2030 c'è un punto che ci preoccupa, che è il punto n. 18. Il punto n. 18 dell'Agenda 2030 dice che tutti i punti dell'Agenda 2030 sono importanti allo stesso modo, sono equivalenti, sono ugualmente importanti. Noi quello che diciamo oggi e che è evidente che ci sono dei punti che sono più importanti e dei punti che sono meno importanti. Dal nostro punto di vista, oggi la lotta alla disoccupazione e la lotta alla povertà in Europa sono l'obiettivo primario. Noi dobbiamo puntare a un continente a povertà zero, a un continente a disoccupazione zero. Sta suonando a me il campanello, Presidente?

PRESIDENTE. Sì, collega.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Ho quasi finito il tempo?

PRESIDENTE. Sì, ha venti secondi.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Va bene. Quindi, ho quasi finito il tempo. Grazie, Presidente. Vado a concludere dicendo che se l'Europa vuole continuare a esistere deve cambiare, deve evolversi in senso democratico, deve coinvolgere i cittadini, gli Stati, le regioni e i territori. Ancora una volta stiamo andando nel senso opposto.

Con tutta la nostra forza, Presidente e onorevoli colleghi, noi ancora una volta ribadiamo che siamo per l'Europa dei popoli, quell'Europa dei padri fondatori, e siamo sicuri che il risveglio dei popoli europei è vicino e dalle ceneri di questa Europa, che non sta, ancora una volta, dando risposte sui popoli ai suoi cittadini, nascerà la nostra Europa, con i cittadini, e non il soldo al centro del discorso europeo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi deputati, rappresentanti del Governo, vorrei aggiungere, senza ripetere concetti che già abbiamo ascoltato in quest'Aula nel corso di questo dibattito, qualche elemento sull'eterna disputa di quale debba essere il rapporto tra l'Italia e l'Unione europea, anche per ricordare ai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare quelli del Partito Democratico, che queste cosiddette, fantomatiche prove muscolari che sarebbero state messe in campo dal centrodestra nella relazione con Bruxelles, sono acqua fresca rispetto ad alcune iniziative, che pure si sono manifestate, di carattere ufficiale, da parte di Stati europei come quella della Corte tedesca, che ha accolto alcuni ricorsi di costituzionalità contro il quantitative easing, la modalità con la quale la Banca centrale interviene sul sistema finanziario ed economico di uno Stato per aumentare la moneta a debito in circolazione. Non ha affermato, la Corte tedesca, che la BCE abbia agito in violazione del divieto di finanziamento monetario dei bilanci pubblici, come era nelle intenzioni, ma ha invocato - guarda un po' il caso - quel principio di proporzionalità e il suo rispetto, previsto dall'articolo 5 del TFUE, che è una norma invocata anche dal centrodestra. Io penso che sia necessario confermare con orgoglio - e chi potrebbe farlo meglio dell'Italia? - l'appartenenza all'Europa innanzitutto, che precede l'Unione europea, ma contestualmente sia altrettanto necessario far valere quello che in politica, per chi non è nato questa mattina, è un po' l'ingrediente fondamentale, cioè il principio dei rapporti di forza, che significa farsi rispettare, non farsi mettere i piedi in testa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ora, non so se voi siete abituati, per cultura, per complicità, per sudditanza, a stare a bacchetta agli ordini di qualcuno. Noi non è che non ci siamo abituati perché semplicemente rappresentiamo, come dice etimologicamente la definizione Fratelli d'Italia, perché siamo di destra, noi non ci vogliamo abituare perché siamo troppo emozionati e riempiti spiritualmente dell'appartenenza alla memoria storica di una nazione importante, per il mondo, non solo per gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e quindi non ci vogliamo stare e non ci staremo mai a un progetto di sottomissione, che troppe volte trasuda da alcuni rapporti bilaterali e univoci di alcune potenze europee. Questo non significa, farsi rispettare, che si voglia disarticolare l'Unione europea: la vogliamo migliorare.

E allora, visto che stiamo parlando di programmi, la domanda è d'obbligo: cosa è utile all'Italia e quindi all'Europa, posto che siamo non solo Paese fondatore, ma, con i nostri 60 milioni di abitanti e con le nostre capacità economiche, nonostante la crisi, siamo indispensabili all'Europa; lo vogliamo anche dire questo, che nessuno ha mai fatto le battaglie per Italexit, per quanto esistano dei movimenti che legittimamente tifano per una fuoriuscita dell'Italia, ma noi semmai li vogliamo contenere, non li vogliamo certo assecondare? Siete voi, è la sinistra italiana che aizza i movimenti per far uscire l'Italia dell'exit (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché non si dimostra all'altezza di farne rispettare i diritti. Cosa è utile all'Italia e, quindi, all'Europa? È utile un rapporto diverso con l'Africa. Dove sta? Dentro questo programma, dov'è il rapporto con il continente africano? Non c'è, non c'è da nessun punto di vista, non c'è né sul fronte di una diversa gestione degli eccezionali flussi migratori, che sempre voi, girandovi dall'altra parte, fate finta quasi che non esistono e praticamente traducete la grande opportunità di una relazione diplomatica, virtuosa, con il continente africano, in accoglienza di coloro i quali fuggono dall'Africa perché l'Africa non gli può dare da vivere. Invece di mobilitare la comunità internazionale e anche di orientare le politiche di Governo, come fece il centrodestra; vogliamo ricordarlo, che il centrodestra stabilì un accordo bilaterale con la Libia, finanziandola per 5 miliardi di euro e realizzando con quei soldi infrastrutture che peraltro sarebbero state costruite da imprese italiane, nella convenzione, nell'accordo bilaterale, e la Libia si sarebbe preoccupata, anche attraverso il meccanismo virtuoso dell'occupazione generata, di contenere, anzi di arrestare, come accadde per due anni, i flussi migratori e quindi il fenomeno dell'immigrazione clandestina e quindi di stroncare le gambe ai trafficanti di uomini e agli scafisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e quindi di tagliare le gambe alla criminalità organizzata italiana ed europea, che campa sullo sfruttamento della disperazione dell'Africa e, in particolare, dell'area subsahariana?

Non c'è nulla, non c'è una visione di contrasto allo sfruttamento neocolonialista e neoliberista che avviene anche a causa di alcuni Paesi europei. Perché non c'è e perché non c'è nelle richieste del Governo italiano (perché potrebbe non esserci a Bruxelles, ma potrebbe esser presente nell'azione stimolante)? Non c'è, non c'è nulla, per esempio, sulla diversa interpretazione di questo obiettivo, l'obiettivo della neutralità climatica dell'Unione europea entro il 2050. Siamo tutti d'accordo, ma ci sono varie modalità per arrivarci a questo obiettivo. La modalità, per esempio, che conviene all'Italia - non so se qualcuno se ne è accorto e vuole manifestarlo in Europa - è quella di abbattere le emissioni di anidride carbonica in atmosfera attraverso l'infrastrutturazione urgente e non più rinviabile del Sud, trasferendo, per esempio, il traffico e il trasporto da gomma a rotaia, realizzando il ponte sullo Stretto di Messina o tunnel che sia, comunque il collegamento tale da poter risparmiare emissioni di CO2, di residui di piombo in atmosfera, ma anche nelle acque del Mar Mediterraneo.

Vedo che sono stato scampanellato e quindi concludo, pensando che avrei avuto più tempo, comunque un'altra questione è quella dell'affiancamento al parametro del debito pubblico, che mette in castigo l'Italia, di altri parametri per monitorare il benessere e le condizioni socio-economiche e di uno Stato nazionale appartenente all'UE. Ci sono alcuni Paesi che nascondono dai propri bilanci, per esempio, il debito atomico, ci sono altri parametri – la ricchezza privata, il risparmio privato – che devono entrare in questa classificazione e non c'è traccia, nelle richieste del Governo italiano verso Bruxelles, né di questo, né della revisione del Trattato di Dublino, né di altre eccellenze che possono farci svoltare la vita, come popolo italiano, restando centrali in Europa, ma comunque facendoci rispettare dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Questa discussione consente al Parlamento di essere partecipe della fase ascendente di definizione delle politiche e degli atti dell'Unione Europea, una discussione che ha una importanza crescente quest'anno, per il mutato quadro programmatico per il rinnovo del Parlamento europeo e della Commissione e anche per le conseguenze della crisi pandemica. È stato già ricordato, il lavoro portato avanti dalla Commissione XIV, con un ciclo interessante ed utile di audizioni. Noi, come Forza Italia, torniamo a formulare una richiesta formale per poter prevedere, in prospettiva, una vera e propria sessione parlamentare esclusivamente dedicata alle politiche ed ai temi europei. Su questo la Commissione XIV sta lavorando, tra l'altro con una sinergia di tutti i gruppi parlamentari. Mi ricollego all'intervento della collega Marrocco: noi, nella nostra risoluzione, abbiamo chiesto al Governo una serie di precisi, puntuali impegni tematici, programmatici e di azione.

Ne vorrei ricordare, in questo intervento, solamente alcuni. Innanzitutto, come premessa generale chiediamo al Governo di avvalersi dei contributi di tutte le forze politiche e anche dell'opposizione, mediante la previsione di una cabina di regia che responsabilizzi tutti circa l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dall'Europa, in considerazione dell'importante ruolo svolto dalle forze che rappresentano il cuore pulsante dell'Europa stessa, a partire dal Partito Popolare Europeo, di cui Forza Italia fa parte, ai fini delle intese raggiunte per lo stanziamento delle misure europee.

Chiediamo un impegno a sostenere la proposta di mediazione della Presidenza di turno tedesca per superare quelli che, lo abbiamo visto nei mesi scorsi, sono stati veti incrociati dei Paesi cosiddetti frugali e del blocco dei Paesi dell'Est e, quindi, a sbloccare tutti quelli che sono stati i negoziati che sono andati molto al rallentatore sul piano del Next Generation e sul bilancio pluriennale 2021-2027 e ci auguriamo ovviamente che in questi ambiti ci sia un accordo non al ribasso.

Chiediamo un impegno ad avvalersi con urgenza, è stato ricordato anche dalla collega Marrocco, anche in considerazione del protrarsi dell'emergenza pandemica, dell'intero pacchetto di strumenti finanziari messi a disposizione. Chiediamo un impegno ad attivarsi nelle competenti sedi europee per concordare un'agenda sanitaria condivisa, per sviluppare una risposta comune, coordinata ed efficace, mediante la condivisione di informazioni e dati; chiediamo un impegno preciso ad accogliere la proposta della Presidente della Commissione europea e preparare fin da ora il vertice europeo sulla salute che si svolgerà in Italia nel 2021; un impegno preciso a sostenere la necessità di introdurre nuove tasse comuni europee per i giganti del web o per chi esporta prodotti di industrie inquinanti nell'Unione europea, al fine di alimentare il bilancio europeo con risorse proprie, anche attraverso l'introduzione di regole fiscali omogenee in tutti gli Stati membri, per superare situazioni oggi esistenti di elusione fiscale.

Chiediamo un impegno a impegnare una parte delle risorse del Programma europeo REACT-EU, che prevede per l'Italia stanziamenti di oltre 15 miliardi di euro, a favore del turismo, un settore strategico per il nostro Paese che è stato fortemente penalizzato in questa fase; a rafforzare la strategia di rilancio dei settori agricolo e della pesca, insieme al contrasto alla contraffazione; ad avanzare nelle competenti sedi europee l'opportunità di una revisione della legislazione in materia di aiuti di Stato.

Chiediamo, inoltre, che si affronti quanto prima il nodo del rapporto fra aiuti di Stato e utilizzo delle risorse del Recovery Fund. Chiediamo che vi sia un impegno serio e concreto a garantire, senza giri di parole, l'infrastruttura stabile e veloce dello Stretto di Messina che è rilevante anche nell'ambito della strategia in materia di riforma delle reti europee di trasporto TEN-T.

Come è stato ricordato anche da altri colleghi, in relazione al nuovo patto sulla migrazione e l'asilo occorre attivarsi per migliorare la proposta, affinché venga riaffermato il principio dell'equa ripartizione obbligatoria per tutti gli Stati membri, con previsioni di condizionalità stringenti, correlate a variazioni nei contributi nazionali o nell'allocazione di fondi strutturali UE, a cominciare dalle risorse del Recovery in favore di un sistema operativo a livello europeo per un potenziamento delle frontiere esterne all'Unione europea ed un rafforzamento degli accordi di cooperazione con i Paesi di origine.

Chiediamo un impegno per sostenere l'importanza di convocare la Conferenza sul futuro dell'Europa congiuntamente prevista da Commissione europea, Parlamento europeo e Consiglio europeo.

Per quanto riguarda la Brexit, mi collego anche in questo caso ad interventi precedenti, alla luce della temuta ipotesi del no deal, dobbiamo tenere aperto il canale dei rapporti bilaterali fra Italia e Regno Unito, al fine di assicurare la continuità su alcuni comparti cruciali e di interesse strategico fra i due Paesi e la necessità di tutelare la comunità dei nostri connazionali. Dobbiamo, lo abbiamo ribadito anche in occasioni precedenti, sostenere la necessità di un superamento del principio dell'unanimità, troppo spesso causa di veti paralizzanti e di uno stallo decisionale dell'Unione europea, in favore di una maggioranza qualificata, almeno per le decisioni su temi cruciali che richiedono una maggiore tempestività, come quelli inerenti la politica estera dell'Unione.

Per quanto riguarda le relazioni esterne dell'Unione e la difesa comune, abbiamo bisogno, lo abbiamo ribadito, anche in questo caso, in altre occasioni, di un'Europa forte nel mondo. Il programma di difesa comune che doveva essere operativo nel 2024 sembra ancora una chimera.

Chiediamo un impegno a proseguire il percorso in favore dell'allargamento ai Balcani occidentali e un'attenzione particolare ai negoziati di allargamento con la Repubblica di Macedonia del Nord e con la Repubblica di Albania e chiediamo un impegno a rafforzare l'azione dell'Europa nel Mediterraneo e a sostenere la proposta del Presidente Michel per la convocazione di una conferenza internazionale atta a favorire il dialogo in seguito ai conflitti apertisi tra Grecia, Turchia e Cipro nel Mediterraneo orientale.

Questa è la nostra posizione su questo cruciale passaggio che rappresenta una sfida epocale anche per definire la nostra presenza e il nostro ruolo nel contesto delle istituzioni comunitarie. Su questi spunti speriamo si crei un'ampia convergenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Antonella Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, mai come oggi l'esame dei documenti in oggetto riveste una rilevanza particolare, non solo per il mutato quadro politico e programmatico successivo al rinnovo del Parlamento europeo e all'insediarsi della nuova Commissione europea, ma anche e soprattutto in virtù della crisi per la pandemia da COVID-19 che ha indotto per la prima volta la Commissione, il 27 maggio scorso, a modificare il suo programma di lavoro, ma che ha anche generato un importante e articolato piano per la ripresa europea, illustrato nella comunicazione “Il momento dell'Europa: riparare i danni e preparare il futuro per la prossima generazione”.

I giovani e le donne, con la crisi demografica e la partecipazione al mercato del lavoro sono argomenti che non possono più restare marginali ma che insieme alla transizione verde e digitale, alle politiche per il Mezzogiorno, agli interventi per le infrastrutture devono essere centrali soprattutto alla luce degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030. Non a caso, prima che scoppiasse la pandemia del COVID-19, la Commissione europea aveva presentato il programma di lavoro per il primo anno del suo mandato che dettava importanti priorità: un Green Deal europeo, un'Europa pronta per l'era digitale, un'economia al servizio delle persone, un'Europa più forte nel mondo, la promozione di uno stile di vita europeo, un nuovo slancio per la democrazia europea.

La pandemia ha stravolto ogni cosa: l'Europa e gli Stati membri, così come gran parte della comunità internazionale, hanno dovuto reagire alla più grande emergenza sanitaria, economica e sociale verificatasi dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sono stati adottati provvedimenti senza precedenti per arginare la diffusione della pandemia e mitigare l'impatto della crisi su famiglie e imprese. La Commissione europea, nelle previsioni economiche pubblicate il 7 luglio, ha rivisto al ribasso le proprie stime primaverili, che già prefiguravano la peggiore recessione della storia dell'Eurozona. E se, da un lato, l'attuazione del programma ha registrato un'accelerazione nel corso dell'ultimo anno, con un raggiungimento dei target di spesa, non possiamo ignorare il fatto che restiamo sempre sotto il livello della media europea, dovuto soprattutto a causa di un avvio ritardato come i comuni Paesi europei, ma anche un indebolimento della capacità progettuale delle pubbliche amministrazioni. Questo è reso ancora più evidente in alcune zone del Mezzogiorno, con conseguenti ritardi e lentezze procedurali, lentezze e ritardi che investono inevitabilmente il sistema degli investimenti nel suo complesso, condannando alcune regioni a un divario non più tollerabile.

Per questo, a prescindere dall'ammontare delle risorse di cui l'Italia potrebbe beneficiare, dobbiamo puntare ad un loro pieno ed efficace utilizzo, colmare i ritardi e spingere perché gli investimenti riguardino progetti propositivi e di grande impatto e facciano dimenticare le tristi stagioni in cui i fondi europei non venivano spesi o, peggio, venivano spesi male. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, ha evidenziato l'introduzione a livello europeo di forme di flessibilità nell'utilizzo dei fondi della politica di coesione, al fine di riorientare le riserve esistenti nella programmazione 2014-2020 verso operazioni connesse alla crisi. Il Ministro ha precisato che, utilizzando i nuovi margini di flessibilità, sono stati adottati provvedimenti che ancora hanno consentito di mobilitare risorse aggiuntive per far fronte all'emergenza, salvaguardando, al tempo stesso, i principi della politica di coesione. A tal fine, è stato mantenuto invariato il vincolo di destinazione territoriale degli obiettivi dei fondi, salvaguardando altresì le finalità strategiche degli interventi originari.

Restano prioritarie, inoltre, le politiche di coesione sociale e territoriale. Non possiamo ignorare, infatti, divari e diseguaglianze che, ormai, non riguardano più solo Nord e Sud, ma anche diverse aree all'interno di regioni più ricche. Divari e diseguaglianze che potrebbero essere superati non solo con il rilancio di investimenti pubblici e privati, ma anche con una fiscalità di vantaggio per il Mezzogiorno; la prosecuzione delle azioni del Piano per il Sud riguardanti, ad esempio, la scuola e gli asili nido, oltre ad un reclutamento di professionalità tecniche all'interno delle amministrazioni pubbliche, la cui carenza è una delle principali cause dei ritardi della capacità di assorbimento delle risorse europee.

In relazione ai negoziati internazionali in materia commerciale è importante che l'Unione garantisca la tutela dei prodotti agroalimentari dei Paesi membri, tra cui rientra la tutela del made in Italy e di prodotti di qualità, sollecitando l'adozione di standard internazionali che siano in linea con le ambizioni ambientali e climatiche europee per una crescita sostenibile. È, infatti, prioritario garantire che le nuove politiche ambientali non si ripercuotano negativamente sulle imprese agricole europee in termini di costi e adempimenti, cosa che favorirebbe una concorrenza asimmetrica, pregiudicando, peraltro, la competitività delle imprese italiane ed europee in un mercato allargato.

Oltre alle misure straordinarie, come lo strumento temporaneo del regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione, è importante mantenere un'ottica di lungo periodo per sostenere politiche che vadano oltre la fase drammatica dell'emergenza, al fine di favorire e guidare la ripresa con un piano specifico nell'ambito del quadro finanziario pluriennale rinnovato, richiamate, tra l'altro, nei pareri rivisti dell'VIII e XI Commissione, miranti: all'introduzione di un regime europeo di riassicurazione contro la disoccupazione, che sostenga il lavoro e riqualifichi chi il lavoro lo ha perso; alla definizione di salari minimi equi per i lavoratori dell'UE, sui quali la Commissione sta già lavorando con progetti ad hoc; all'attuazione della nuova agenda per le competenze per l'Europa, in coerenza con la raccomandazione sul quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente, nonché all'attuazione delle raccomandazioni relative ad un quadro europeo per apprendistati efficaci e di qualità; al rafforzamento dell'iniziativa “Garanzia giovani” per aiutarli ad accedere alle opportunità di istruzione, formazione e lavoro; all'adozione di politiche occupazionali e di formazioni professionali in grado di far fronte alle nuove tipologie di lavoro che si renderanno necessarie nel contesto economico e sociale connesso al Green Deal, al fine di favorire l'occupazione giovanile e l'inserimento della forza lavoro penalizzata nella crisi economica. Resta centrale, nella politica dei trasporti europea, il tema della perequazione infrastrutturale, che affronta l'annoso divario di dotazioni infrastrutturali e che penalizza lo sviluppo economico di alcune aree territoriali, in particolare quella del Mezzogiorno. A tal fine, dobbiamo sostenere con forza la necessità di inserire alcune opere strategiche nell'ambito del finanziamento dei PON Infrastrutture e Reti 2021-2027 e del completamento delle direttrici TEN-T, tra cui, in particolare, quelle richiamate dal parere reso dalla IX Commissione. Così come andranno previste specifiche misure di rilancio nel trasporto aereo per continuare a favorirne lo sviluppo, con gli obiettivi di sostenere il settore aereo e quello del turismo duramente colpiti dalla crisi a seguito dell'emergenza sanitaria, e misure per evitare ricadute negative nel settore dell'autotrasporto a seguito dell'uso di carburanti meno inquinanti per il trasporto marittimo, favorendo un bilanciamento dei maggiori costi prodotti al trasporto merci via mare.

Tra i temi centrali che la Commissione europea inserisce tra gli obiettivi strategici da raggiungere c'è anche la lotta alla diseguaglianza di genere, con iniziative specifiche già a partire dal 2020, al fine di favorire il coinvolgimento delle donne nella vita sociale e produttiva del Paese, abbattendo ostacoli e discriminazioni nell'accesso al lavoro, nello sviluppo delle carriere e nei trattamenti retributivi, obiettivi che andranno integrati con ulteriori finalità, volti a superare il fenomeno della crisi demografica ed elevare il tasso di natalità per il nostro Paese. A fronte della crisi demografica che affligge l'Italia ormai da diversi anni, nell'individuazione delle priorità dell'utilizzo del Recovery Fund, occorre attribuire la massima attenzione alle politiche di contrasto a tale crisi attraverso specifiche azioni volte a superarne le criticità, così come un'efficace ed unitaria regolamentazione incentivante della natalità, programmi di sostegno e promozione di una ripresa del tasso di fertilità, nonché l'introduzione di strategie pluriennali che affrontino in maniera sistematica e non emergenziale il fenomeno. In particolare, con riferimento agli investimenti per le politiche familiari volti ad incrementare il tasso di occupazione delle donne attraverso adeguate risoluzioni per affrontare la sfida della conciliazione tra lavoro e famiglia, sarebbe utile prevedere, anche mediante agevolazioni di natura fiscale, misure volte alla promozione e diffusione degli asili nido. Concludo il mio intervento richiamando l'attenzione in quest'Aula sulla necessità di porre al centro delle future scelte nazionali proprio queste linee direttrici di intervento, in linea con la strategia di rilancio dell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni - Doc. LXXXVI, n. 3-A)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Scerra, De Luca, Colaninno, Fornaro e Emanuela Rossini n. 6-00131 (Nuova formulazione), Giglio Vigna ed altri n. 6-00132, Rossello ed altri n. 6-00133, Lollobrigida ed altri n. 6-00134 e Costa n. 6-00135, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo - Doc. LXXXVI, n. 3-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in sede di replica il rappresentante del Governo, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle risoluzioni presentate, specificando quali intende accettare, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento. Prego, sottosegretaria.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, signora Presidente. Il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza n. 6-00131 (Nuova formulazione) e parere contrario sulle altre.

PRESIDENTE. Quindi, accetta la risoluzione di maggioranza. Perfetto.

(Dichiarazioni di voto - Doc. LXXXVI, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà. Colleghi, intanto, vi ricordo sempre di mantenere la mascherina indossata e anche di mantenere il distanziamento.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie Presidente. In poco tempo siamo passati dall'Europa matrigna, simbolo per tanti dell'euroscetticismo e del sovranismo nazionalista, all'Europa speranza per i popoli europei, sulla base dello slogan “nessuno si salva da solo”. Chi l'avrebbe mai detto, solo un anno o due fa? I toni di questa relazione programmatica sono radicalmente diversi da quelli del 2018 e del 2019; basterebbe dire: per fortuna! È difficile non riconoscere che si tratta di una svolta. La durezza del COVID ha posto in breve tempo l'Europa e gli Stati membri di fronte alla necessità di una adeguata reazione alla più grave emergenza sanitaria, economica e sociale dalla fine della Seconda guerra mondiale. E l'Europa si è comportata diversamente da come ha avuto occasione di fare in occasione della crisi del debito sovrano del 2010-2012, con un ritardo che è costato quasi dieci volte il salvataggio della Grecia - 350 miliardi - e con la conseguenza che gran parte dell'intervento è finito per sostenere le banche francesi e tedesche che sono state colpite dalla speculazione sui titoli del debito pubblico greco. Il ritardo ha quindi imposto sacrifici supplementari ai greci e agli europei. Ora i punti strategici della Commissione europea sono la revisione del Patto di stabilità e crescita e la revisione dei meccanismi del semestre europeo, sulla base di un assunto: la crescita economica non è fine a se stessa, ma deve essere al servizio dei cittadini europei e dell'intero pianeta. Perché? Perché i problemi climatici e ambientali, il progresso tecnologico e le tendenze demografiche non hanno confini territoriali. Eppoi la revisione del regime degli aiuti di Stato: la rete di protezione di sicurezza per i lavoratori e le imprese e lo strumento di sostegno per attenuare i rischi della disoccupazione, il SURE; il potenziamento della leva finanziaria della Banca europea per gli investimenti; la linea di credito speciale del MES per le spese sanitarie; il quadro finanziario pluriennale con un bilancio europeo più ambizioso, legato allo scioglimento del nodo delle risorse proprie della fiscalità europea; il programma Next Generation EU, finanziato anche con debito europeo comune; l'apprezzamento per la conferma della continuità della linea di Draghi alla BCE; per non parlare - ho concluso - dell'avvio della revisione del Trattato di Dublino. Tutto questo corrisponde ad una grande svolta per l'Europa, una grande opportunità, credo, per il nostro Paese che è stato uno dei fondatori dell'Europa. Vediamo di non disperderla, inseguendo un provincialismo senza alcuna concreta possibilità di successo. Casomai rilanciamo l'idea di un'Europa federale, spostando più in alto l'asticella. Conviene a tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente. L'esame di questo provvedimento in riferimento alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea 2020 riveste un'importanza particolare, vorrei dire non maggiore o minore ma, certamente, più caratterizzata dall'emergenza sanitaria che ha condizionato i lavori in Commissione, che hanno come obiettivo - lo ricordiamo - la riparazione dei danni subiti e la realizzazione di basi affinché le prossime generazioni ne abbiano a subirne il meno possibile. È una crisi - è stato detto più volte - non solo sanitaria ma anche economica e fiscale. Non potrebbe essere altrimenti in uno scenario che vede pregiudicata o, quanto meno, condizionata la libera circolazione delle persone, l'integrazione economica e, conseguentemente, il funzionamento dei mercati. In questo quadro l'Unione europea avrebbe dovuto fornire, e ha fornito, uno scudo indispensabile. Quindi, l'Europa ha risposto da madre e non da matrigna, come ebbi modo di auspicare in alcuni precedenti miei interventi sul tema. Sono stati adottati strumenti e aiuti di enorme portata in vari campi e per diverse categorie, che in questi due minuti concessi è difficile dettagliare, ma che danno l'idea che si è compresa la collegialità dei problemi. Così come deve essere condiviso il percorso per giungere alla loro risoluzione. Pertanto, il punto che desidero sottolineare è la risposta, come dire, inconsueta delle istituzioni dell'Unione europea e, non a caso, ho accennato precedentemente al passaggio matrigna-madre, cioè la differenza di paradigma comportamentale e operativo rispetto ad altre situazioni verificatesi in passato. Concludendo, Presidente, rappresentando il pensiero del MAIE apprezziamo il lavoro svolto in Commissione e la conseguente relazione sui lavori e voteremo favorevolmente alla risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie Presidente. Nell'esprimere il voto favorevole della componente Minoranze Linguistiche, desidero fare due sottolineature importanti. La prima è che nel coordinamento tra le politiche nazionali dei vari Paesi, come continente, come Unione europea noi potremmo fare scelte strategiche incisive ed efficaci e anche tutelare gli interessi nazionali su un mercato globale. Penso, per esempio, alla transizione green che è una strada obbligatoria per il nostro continente, innanzitutto perché risolviamo il problema della mancanza di risorse prime energetiche e poi perché sul nostro continente l'ambiente non solo è habitat di vita ma è anche risorsa prima economica agricola. Ecco perché è molto importante, in questa fase, proseguire con un'interazione propositiva e mirata a tutti i livelli decisionali dell'Unione Europea, ma anche tra noi parlamentari di vari Paesi europei. Accanto a questo, va rafforzata la capacità progettuale del nostro Paese. Noi dovremmo riuscire a portare i nostri territori ad un confronto ampio su obiettivi di sistema e in questo la Conferenza-Stato regioni, che durante la pandemia ha riacquistato una centralità permanente, dovrà riuscire a continuare, dimostrando, tra l'altro, che le autonomie, nel nostro Paese, rafforzano il sistema proprio perché aumentano il livello di coordinamento. In ultima, dovrà essere incisivo il nostro ruolo - e qui è importante anche il ruolo della nostra Commissione Politiche dell'Unione europea - nell'adeguare la normativa nazionale agli obiettivi ambientali ed economici ma, soprattutto, nel prevenire ulteriori infrazioni del nostro Paese, sanando velocemente quelle in sospeso, sia per non caricare la finanza pubblica sia anche per non inficiare quelle politiche di cui a breve vareremo gli indirizzi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie signor Presidente. È evidente che la relazione che quest'anno l'Aula approva è una relazione che ha un taglio completamente diverso in una contingenza completamente diversa rispetto a quella del passato, per ovvie ragioni. In questi mesi, abbiamo avuto lo scenario in cui situazioni centrali per l'Europa, come la circolazione di persone e di traffico, l'integrazione economica e il mercato unico sono stati devastati da una spallata tremenda e ora spetta all'Europa dimostrare di esserci. L'inizio è stato abbastanza agevole, nel senso che rispetto al passato l'Europa si giocherà tutto ed ha dimostrato, in questi primi atti, di condividere un percorso di solidarietà - come ricordava qualcuno poc'anzi - anche diverso dal passato, soprattutto dalla vicenda greca che ha segnato negativamente una percezione del sistema europeo nel nostro nel nostro sistema. Si rende necessario prendere una serie di posizioni, stiamo lavorando, state lavorando e lavoriamo tutti sul Recovery Fund e faremo un primo passo verso la creazione del mercato comune, perché il debito sarà garantito dal bilancio europeo, sarà un debito comune europeo garantito dal bilancio comune europeo. Non ci sarà, si spera, l'austerità che ha contraddistinto in senso molto negativo l'intervento sulla Grecia. Sembra delinearsi, insomma, un sistema più umano, un sistema più condivisibile, un sistema più solidale, un sistema più responsabile da parte di tutti i componenti dell'Unione europea. Ma sul Recovery Fund si misurerà anche la capacità del nostro Paese di produrre una strategia che metta in moto 209 miliardi di euro in maniera positiva, che non siano spesi all'italiana, come spesso abbiamo dimostrato non solo noi, ma anche in passato, di fare in questa nostra realtà.

Dobbiamo puntare sullo sviluppo, sulle infrastrutture, sull'innovazione, sulla digitalizzazione, su quelle cose che renderanno possibile al Paese di diventare competitivo sempre di più. La questione delle risorse del Recovery Fund rappresenterà un'occasione unica e unica sarà la nostra possibilità e disponibilità ad accompagnare questa grande stagione con le riforme di cui questo Paese ha bisogno e di cui ci parlano anche il Governo, il Ministro e il Presidente del Consiglio, ma sulle quali sarebbe opportuno aprire già un dibattito diverso da ciò che è stato finora, che coinvolga le opposizioni, che metta in condizione ciascuno di dare il proprio contributo. C'è, poi, una questione fondamentale, che è la questione del MES. Noi assistiamo a un dibattito surreale all'interno delle componenti politiche che sostengono il Governo: non capiamo che cosa farete e cosa si farà del MES, e io non riesco a capire per quale ragione dovremmo non approfittare di una situazione come questa di disponibilità di risorse in un momento in cui la nostra sanità ha bisogno di investimenti importanti, ed è un'occasione straordinaria che deve essere colta.

Ecco, credo che ci siano le condizioni per un salto di qualità; un salto di qualità non si fa solamente da parte di qualcuno, si fa assieme. Ciò che avete dimostrato in questi mesi ci fa sperare poco sulla vostra disponibilità a un confronto e soprattutto credo di aggiungere al termine del mio intervento altre due considerazioni. La prima: dobbiamo lavorare per un regime fiscale unico. Chi, come me, viene da una regione di confine come il Friuli-Venezia Giulia può accorgersi quotidianamente quanto sia difficile fare impresa, e quindi ricchezza, sviluppo e posti di lavoro, quando a poche centinaia di metri di distanza c'è qualcuno che ha regimi fiscali assolutamente diversi e più facili. Non possiamo continuare in questa situazione, bisogna uniformare il sistema fiscale.

C'è poi il tema dei migranti, e concludo, signor Presidente, sul quale si deve superare l'Accordo di Dublino: doveva esserci un'equa ripartizione.

C'è, infine, un punto che non compare, sottosegretario, nella Relazione, che è la politica militare. La politica estera è fatta anche di queste scelte. L'Europa sta dimostrando di non esserci, lo abbiamo visto in Libia. Abbiamo la necessità di unire le forze, anche perché il mondo sta cambiando in una maniera troppo rapida e troppo preoccupante.

Per queste ragioni voteremo la mozione di Forza Italia, e non quella della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Rossella Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, signora Presidente. La Commissione europea, con la presentazione del suo primo Programma di lavoro come adattato in relazione all'emergenza epidemiologica, ha impresso uno slancio senza precedenti al processo di integrazione europea, prospettando le basi politiche e giuridiche per la costruzione di una nuova sovranità economica, industriale e tecnologica dell'Unione europea, che si affiancherebbe all'ulteriore rafforzamento della sua leadership mondiale, già conquistata sul versante della sostenibilità ambientale e della lotta ai mutamenti climatici. Una nuova sovranità europea fondata sui principi definiti dai padri fondatori, che avrà al centro i grandi assi della rivoluzione verde e della transizione ecologica, così come l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei della solidarietà, della democrazia, del primato dello Stato di diritto e del multilateralismo, in un contesto in cui l'Europa sarà chiamata a rafforzare le proprie politiche anche in campo sanitario e a intensificare la cooperazione tra gli Stati membri per dimostrare la capacità di assumere un maggior peso nello scenario geopolitico mondiale.

L'avvento della pandemia da COVID-19, pur implicando la rimodulazione delle scadenze nell'attuazione di alcune delle iniziative annunciate nel Programma di lavoro originario della Commissione, ha, di contro, impresso una forte accelerazione al processo di integrazione, aprendo prospettive inedite e, per molti versi impensabili, nello scenario pre COVID. Ciò che è emerso in modo nitido è che, nonostante le defatiganti trattative e le divisioni emerse soprattutto tra gli Stati del Nord e gli altri Stati membri, l'esito finale del negoziato consacrato nell'accordo raggiunto nel Consiglio europeo del luglio scorso costituisce un cambio di paradigma nelle politiche europee, un salto di qualità suscettibile di generare sviluppi ben al di là dell'attuale contesto emergenziale. L'Europa ha scelto non solo di risanare i danni derivanti dalla pandemia, ma ha saputo cogliere l'occasione per gettare al contempo le fondamenta del suo futuro, un futuro fatto di resilienza. Ciò non soltanto per la mole delle risorse in termini di prestiti e sussidi messa a disposizione e per i criteri solidaristici adottati nella loro allocazione in favore degli Stati più colpiti dalla pandemia, ma anche per il meccanismo di reperimento sul mercato dei capitali della provvista necessaria ad alimentare il Recovery Fund. Inoltre, lo stesso impianto del Recovery Fund, volto a promuovere contestualmente la ripresa nel breve periodo anche in chiave anticiclica, la resilienza agli shock futuri e la sostenibilità competitiva del sistema economico europeo nel medio periodo, potrebbe far sì che, nel corso del tempo, la crescita aggiuntiva renda lo strumento per la ripresa e la resilienza autofinanziato attraverso attività e gettito fiscale supplementare generati dagli Stati membri e dall'Unione europea, così come evidenziato nella Comunicazione sulla strategia annuale per la crescita sostenibile 2021, presentata dalla Commissione europea il 17 settembre scorso. Si tratta di un risultato che non era affatto scontato e che ha visto consumarsi scontri anche molto aspri all'interno della compagine dei leader europei. Molti problemi naturalmente rimangono ancora da sciogliere, sia sul piano comunitario che su quello nazionale. Il dibattito, anche il nostro, ora deve essere concentrato sull'individuazione delle priorità nell'utilizzo delle risorse del Recovery Fund. Non è questa la sede propria per esprimersi sul punto; è tuttavia possibile affermare che il nostro Paese ha dinanzi un'opportunità irripetibile per rafforzare la sua resilienza, a partire dall'ambito sanitario e, nello stesso tempo, trasformare in modo strutturale l'economia, rilanciando in favore delle nuove generazioni il suo potenziale di crescita economica e sociale. Però, per non sprecare questa opportunità unica, è necessario uno sforzo progettuale di ammodernamento senza precedenti a partire dalla pubblica amministrazione, una sinergia articolata di riforme e investimenti che dovrà essere imponente e spingersi a diverse latitudini. Una siffatta visione strategica può essere articolata solo in connessione con un'evoluzione nel processo di integrazione europea ispirata a obiettivi di sviluppo convergenti il cui perseguimento dovrà essere supportato anche con interventi sul versante istituzionale, appunto la pubblica amministrazione. In questa prospettiva, il Green Deal e l'annunciato obiettivo di riduzione delle emissioni di almeno il 55 per cento entro il 2030, ai quali sarà destinato il 37 per cento delle risorse del Next Generation EU, di cui una quota del 30 per cento dovrebbe essere reperita sui mercati con l'emissione delle obbligazioni verdi, comporterà una radicale riconversione del settore produttivo e interventi trasversali in tutti gli ambiti, dall'energia ai trasporti, dall'agricoltura all'industria, dal fisco alla pubblica amministrazione, dall'edilizia ai rifiuti, sino a incidere su stili di vita e abitudini di consumo della società.

Si tratta, ripeto, di un'occasione storica, che, oltre a contribuire a salvaguardare il pianeta e migliorare la qualità di vita dei cittadini, potrà generare molti posti di lavoro ed elevare la competitività del sistema economico agendo sui costi dei processi produttivi anziché sulla compressione dei salari.

Similmente la trasformazione digitale, su cui dovrà essere investito almeno il 20 per cento di Next Generation EU, potrà sia risultare funzionale all'attuazione del Green Deal sia a elevare l'efficienza della pubblica amministrazione attraverso l'introduzione di nuovi processi amministrativi e servizi pubblici digitali, oltre che naturalmente incrementare anche la produttività delle imprese e colmare i divari digitali esistenti anche a livello territoriale. In questo contesto si calano anche le linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza trasmesso dal Governo alle Camere il 16 settembre scorso, nonché in quelli che potranno essere individuati dal Parlamento nell'esercizio della sua funzione di indirizzo per l'individuazione delle priorità dell'utilizzo del Recovery Fund.

Occorre puntare al pieno, efficiente e tempestivo impiego delle relative risorse. Qui ribadisco l'apprezzamento per l'operato del Governo, sia per i risultati ottenuti durante il negoziato, che vedono l'Italia come il Paese che potrebbe fruire della maggior parte dell'ammontare delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea sia per le politiche adottate o programmate, che, nei diversi ambiti dell'inclusione sociale, della sostenibilità, del riequilibrio dei divari territoriali e di genere e dell'innovazione, appaiono coerenti con le priorità strategiche dell'Unione europea e ispirate all'obiettivo di elevare gli indicatori di benessere, equità e sostenibilità in coerenza con le sfide poste dall'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ma abbiamo bisogno di uno sforzo maggiore e di più coraggio, dico io, da parte dell'Europa e del nostro Governo. La Next Generation EU non deve essere solo un'uscita dalla crisi sanitaria ed economica del COVID, ma la scelta di non ripetere gli errori del 2008. Per far questo l'Europa e il nostro Governo devono dare risposta a tre grandi questioni.

La prima riguarda le persone, perché questo scenario di cambiamento ambientale può creare opportunità economiche e occupazionali positive, migliorando la qualità di vita delle persone con soluzioni innovative per la mobilità nelle città e nel modo di autoprodurre e scambiare energia pulita, nella qualità e nella salubrità del cibo che mangiamo, nella produzione di beni e nella loro gestione più intelligente. Ma questo scenario potrebbe riguardare solo una parte della popolazione: quella più ricca e informata di tale opportunità. Il rischio è che si amplino le differenze tra chi potrà cogliere i vantaggi di tale transizione e i tanti che hanno visto peggiorare la propria situazione dopo la crisi finanziaria del 2008 e quella del COVID del 2020.

Per questo servono nuove politiche di investimento. Le risorse dovranno essere indirizzate a spingere interventi che favoriscono in primo luogo le fasce sociali più deboli per ridurre la divaricazione sociale cresciuta in questi anni tra chi si può permettere di cambiare, con una casa certificata, il solare, l'auto elettrica, i prodotti biologici e di qualità, i materiali riciclati, e chi rischia di pagare di più per i servizi in cui vive e per muoversi senza avere alcun miglioramento e anche con il rischio di perdere il lavoro.

La seconda sfida che noi abbiamo davanti riguarda le imprese e il lavoro. L'Italia continua ad essere il secondo Paese manifatturiero d'Europa ma ha subito una contrazione rilevante dal 2008. La discussione che si deve aprire ora riguarda come continuare ad essere la seconda manifattura d'Europa, forse anche crescere nel 2030, in un contesto che sarà molto diverso da oggi nel quale la decarbonizzazione dell'energia e la circolarità nella gestione delle risorse sarà fondamentale nella competizione internazionale e qui ho sentito diversi colleghi prefigurare, invece, il fatto che il Green Deal potrebbe essere per noi una trappola. Credo che, invece, noi dovremmo essere consapevoli delle potenzialità e dei talenti del Paese a partire da quello degli imprenditori che già fanno tantissima innovazione ambientale: noi dobbiamo facilitare il loro compito.

La terza sfida riguarda i territori perché alcune aree urbane rischiano di subire impatti importanti nella transizione energetica: nel giro di pochi anni si arriverà alla chiusura delle centrali a carbone. Inoltre, in un settore che ha grandi potenzialità nel nostro Paese, come il turismo, si rischia di non cogliere le opportunità di attrarre flussi nazionali e internazionali che cercano l'intreccio di cultura e natura, paesaggi e buon cibo che caratterizzano il nostro territorio, in particolare le sue aree interne, perché non sono accessibili o prive di servizi essenziali o per i processi di degrado legati ai tanti problemi ambientali.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROSSELLA MURONI (LEU). Chiudo, Presidente, però voglio dire che, una volta messi in campo interventi di questo tipo, migliora la qualità della vita delle persone e si rilancia la produzione economica del Paese. È fondamentale cogliere la sfida posta dall'Unione europea e riconoscere che noi vi abbiamo contribuito tantissimo a cambiare l'atteggiamento e anche le prospettive fissate finalmente e, se riusciremo a fare tutto questo, avremmo veramente contribuito ad avere un'Europa che mette al centro la rivoluzione verde e la transizione ecologica, i diritti sociali e la diffusione dei valori europei della solidarietà, della democrazia, del primato dello Stato di diritto e del multilateralismo. Per tutto questo, annuncio il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Matteo Colaninno. Ne ha facoltà.

MATTEO COLANINNO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Relazione della XIV Commissione permanente sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2020, sul Programma di lavoro della Commissione per il 2020, un'Unione più ambiziosa, e sul Programma di lavoro adattato 2020 della Commissione riesce a cogliere in maniera efficace tutte le sfide e le opportunità di uno scenario profondamente, radicalmente cambiato in questi mesi dall'avvento di questa terribile pandemia qual è il COVID-19.

Come tutti diciamo e ripetiamo, la pandemia ha travolto le nostre vite, costringendoci a ripensare alla nostra quotidianità ma ha anche prodotto una forte discontinuità sul piano politico e, come ricaduta rilevante, ha fatto riscrivere l'agenda delle priorità. Gli impegni che il Governo oggi assume e contenuti nella risoluzione del testo di maggioranza, su cui Italia Viva esprimerà un voto favorevole, ne offrono uno spaccato puntuale.

Il primo punto che vorrei trattare riguarda il fatto che vi è oggettivamente e siamo di fronte ad una netta discontinuità, ad una svolta rispetto alle crisi sovrane del 2008 e del 2011 e, in questa circostanza, al di là di iniziali incertezze, la risposta europea è stata adeguata, rapida e gli ordini di grandezza che sono stati messi in campo, le risorse che sono state messe in campo sono la testimonianza di una svolta e di un orizzonte del progetto europeo radicalmente cambiato, quindi una discontinuità positiva che pone tutti noi dinanzi ad una certezza e ad una speranza.

La certezza riguarda anzitutto la Banca centrale europea. Questa volta la Presidente della Banca centrale europea non ha avuto bisogno di pronunciarsi con un nuovo whatever it takes per lanciare il piano pandemico di acquisto di titoli di Stato da 1.350 miliardi, potendo imboccare da subito e persino con maggior forza la strada di politiche non convenzionali già iniziata e tracciata da Mario Draghi.

La BCE si conferma, quindi, un pilastro fondamentale insostituibile per la tenuta della coesione dell'Eurozona. D'altro canto, credo sia giusto tener conto, anche proprio in riferimento alla Banca centrale, del dibattito in corso sul mandato della stessa Banca centrale europea. Oggi l'obiettivo del suo mandato - lo sappiamo - è mantenere un tasso di inflazione prossimo al 2 per cento ma questo ormai non sembra più rispondere alle esigenze di questa fase storica, poiché ci troviamo di fronte, come è noto, a tassi intorno allo zero e persino sotto lo zero, nel tentativo di stimolare con politiche monetarie la ripresa economica. Quindi, credo che sia condivisibile che il nostro Paese discuta e affronti con altri Paesi dell'Eurozona l'opportunità di ampliare il mandato istituzionale della Banca centrale, contemplando anche l'obiettivo di piena occupazione, come avviene già per la Federal Reserve.

La speranza, invece, è riconducibile a un duplice aspetto. Il primo riguarda la governance, in particolare quella economica, e qui partiamo dal fatto che la scelta di sospendere i vincoli del Patto di stabilità e crescita e la disciplina degli aiuti di Stato per consentire ai Paesi membri di mettere in campo politiche fiscali espansive è necessaria a sostenere le economie piegate dalla pandemia, da nuove fasi più delicate e profonde di globalizzazione e questo è stato necessario e opportuno. Non può esserci dubbio sull'efficacia di questa decisione.

Tuttavia, è oggi utile interrogarsi da subito sul quadro complessivo che l'Unione europea sarà chiamata ad affrontare quando finalmente l'emergenza sarà terminata. Le gravissime ferite inferte dalla pandemia all'economia e al lavoro determinano conseguenze di lungo periodo sui conti pubblici dei Paesi membri; cioè, oggi il vento ci consente questa direzione ma noi siamo chiamati proprio per questo a porci la sfida di quando i temi saranno diversi, quando gli alti deficit e gli alti debiti pubblici potranno essere riassorbiti solo attraverso una crescita robusta e sostenibile nel tempo. Detto in altre parole, già oggi non possiamo sbagliare nell'investire - questa è la parola che utilizzerei - la grande quantità di risorse che l'Unione europea, sotto forma di prestiti o fondi o sussidi, ci mette a disposizione.

Noi dobbiamo investire con politiche che abbiano dei ritorni e non sbagliare la più grande opportunità che oggi ci viene data. A questo proposito entrano in gioco le regole fiscali, che negli anni si sono avviluppate attorno al totem del Patto di stabilità e crescita. È immaginabile che tali regole, per molti aspetti già messe in discussione in passato, siano compatibili con lo scenario post Coronavirus? Io credo di no. Per conciliare le esigenze della crescita e del ritorno alla normalità con quelle anche necessarie del coordinamento delle politiche fiscali nazionali, occorrerà certamente una flessibilità più ampia, più lungimirante di quella offerta sulla base quasi discrezionale degli ultimi anni. Riconoscere una golden rule sugli investimenti sarebbe un segnale molto importante, non soltanto perché legittimerebbe a posteriori una battaglia storica combattuta da anni dalle forze riformiste contro il dogma delle politiche di austerità. È questa la visione del Next Generation EU: uno strumento nuovo, 750 miliardi di euro per la ripresa, che rafforzerà il bilancio dell'Unione attraverso finanziamenti raccolti sui mercati finanziari; uno strumento innovativo, uno strumento di speranza, uno strumento che testimonia finalmente un cambio di paradigma e di orizzonte dello stesso progetto europeo. È il frutto di un negoziato molto duro, è il frutto di uno scontro tra i Paesi cosiddetti frugali, che avevano una visione miope rispetto al futuro dell'Unione europea e, dall'altro lato, una maggioranza che comprendeva finalmente anche l'Italia; e nonostante il fatto che ancora oggi Paesi come la Polonia e l'Ungheria, per questioni di rispetto dello Stato di diritto, mettano ancora in discussione questi temi, noi pensiamo che questa svolta debba trovare e troverà la sua finalizzazione. È una conquista di portata enorme; ne siamo tutti consapevoli, ne siamo consapevoli ancora di più noi del gruppo Italia Viva, che abbiamo creduto fin dall'inizio che un'idea di sovranismo, di un'Italia isolata, di un'Italia marginalizzata, ci avrebbe portato radicalmente verso un declino inesorabile, verso un isolamento, verso l'impossibilità che, viceversa, oggi abbiamo addirittura di gestire 209 miliardi di euro di risorse per la ripresa. È chiaro che abbiamo una grande opportunità, ma non possiamo sbagliare perché altrimenti questa grande opportunità, anziché un Piano Marshall più grande, rischia di diventare, se non la utilizziamo bene, il più grande spreco di risorse della storia. È necessario inoltre porre al centro dell'azione investimenti ad alto effetto moltiplicativo,…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MATTEO COLANINNO (IV). Vado a concludere. Proprio per quel che dicevo prima, proprio per quel che dicevamo prima, proprio per il fatto che l'Italia è tornata a pieno titolo nell'Europa, nell'europeismo più convinto e proprio perché senza Europa nessuno oggi avrebbe potuto immaginare di attraversare questa fase di globalizzazione e questa pandemia terribile, credo che gli obiettivi così numerosi e sfidanti contenuti nella risoluzione di maggioranza costituiscano un mix, una macchina organizzativa efficiente e una grande sintonia con le istituzioni europee. Lo dobbiamo a chi crede in un futuro dell'Italia e dell'Unione europea migliore del presente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, mi fa piacere che ogni volta che intervengo in quest'Aula parlando di politiche europee ci sia sempre qualcuno che mi precede con il solito mantra: se vince il sovranismo, con il centrodestra, un'Italia più isolata; ebbene, non è così. Mi spiace contraddire il collega Colaninno, ma vorrei ricordare che oggi l'unico leader di un partito europeo italiano ce l'abbiamo noi e ce l'ha Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo per puntualizzare su un intervento precedente, che però mi dà l'assist per compiere una riflessione sul dibattito odierno. La Relazione programmatica che è in esame, di cui si è discusso e su cui presentiamo le varie risoluzioni, è una relazione che è stata presentata all'inizio di febbraio, prima che entrassimo nella vera e propria emergenza COVID-19, ed è indubbio che la pandemia abbia portato in Italia, negli Stati membri, in Europa stessa uno stato di shock. Io ho sentito in quest'Aula, soprattutto dai banchi del Governo, citare la parola “resilienza” molte più volte delle parole “interesse dell'Italia” e questo mi fa tanto pensare. Mi fa tanto pensare perché questo dibattito avviene il giorno dopo dell'Ecofin. Nessuno, soprattutto chi ha responsabilità di Governo e di maggioranza, nessuno ha richiamato la riunione di ieri, e probabilmente non l'ha fatto per imbarazzo, perché quando si parla di resilienza, di Recovery e di come l'Italia sta lavorando così bene in sede europea, forse ci si dovrebbe ricordare come ieri l'Ecofin abbia dato l'ok sostanzialmente all'accordo proposto, di compromesso tedesco, nel quale si dice nero su bianco che l'Italia dovrà rispettare le raccomandazioni, pena non avere i soldi europei, del 2020 e del 2019, quando ancora la pandemia non c'era.

Oggi noi ci troviamo quindi a discutere di cosa l'Italia dovrebbe fare in Europa, ma non ci rendiamo conto che l'Europa ha già scritto quello che vorrebbe fare in Italia, e ve lo leggo io, perché bisogna prenderle le raccomandazioni del 2019: riduzione della spesa pubblica, riduzione delle agevolazioni fiscali, riforma dei valori di catasto (che significa IMU), pagamenti elettronici obbligatori, riduzione dell'abbassamento del limite del contante e - udite udite, perché forse quest'Aula è stata un po' distratta durante il dibattito attuale, un po' sonnolenta - attuazione delle passate riforme pensionistiche dello Stato membro Italia. Praticamente, è la riforma Fornero e il Governo dei tecnici, che tornano dalla finestra come uno spettro dietro l'immagine di Conte. Questo è il contesto nel quale si colloca il dibattito odierno e il fatto che nessuno, né della maggioranza, né di chi ha responsabilità di Governo, soprattutto oggi che discutiamo della partecipazione dell'Italia alle politiche europee, abbia di fatto affrontato questo tema, cioè di come l'Europa - mentre noi discutiamo - abbia già sostanzialmente deciso quali sono le riforme che noi, secondo loro, dovremmo attuare.

Perché avviene tutto questo? Avviene perché, si è già detto, ci sono dei Paesi cosiddetti frugali che continuano in questo tentativo di ostacolare l'arrivo dei fondi europei in Italia, perché non è che se i candidati di centrodestra vincevano alle regioni, i fondi del Recovery non arrivavano in Italia: no! È che se c'è un'Italia debole in Europa e prevale la logica dei Paesi frugali, i soldi dell'Europa non arrivano in Italia: molto più semplicemente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! In tutto questo contesto, dicevo, esistono dei Paesi frugali che, da un lato, cercano di dettare regole sempre più stringenti nei confronti dell'Italia e, dall'altro, applicano politiche economiche di concorrenza fortemente sleale nei confronti dell'Italia stessa. Ecco perché la risoluzione di Fratelli d'Italia ha come primo punto quello di chiedere di allineare le politiche fiscali dell'Europa, escludendo la pratica del dumping fiscale.

Io mi auguro che il Governo possa, nell'ambito delle varie trattative che riguardano a vario titolo il coinvolgimento dell'Italia medesima, chiedere con gran forza che Paesi che oggi, col termine “frugali”, cercano di dare lezioni all'Italia stessa, vengano richiamati sulla forte slealtà, che applicano non solo nei nostri confronti, ma anche nei confronti degli altri Stati membri. Questo è il primo tema, quindi, che abbiamo voluto affrontare. Come secondo punto, abbiamo voluto chiarire come si debba procedere a una revisione del Patto di stabilità e crescita, perché non vogliamo che le politiche di austerità possano rientrare dalla finestra, quando a livello di slogan, invece, si dice che sono state debellate. Così anche per la fiscalità europea, che noi auspichiamo, perché noi abbiamo un approccio nei confronti dell'Europa né di fuga né di metterci in ginocchio. Quindi, crediamo nella fiscalità europea. Ci crediamo, ma crediamo anche che si debba sollecitare la creazione di un percorso volto alla tassazione di quei gruppi multinazionali che operano nell'economia digitale. Occorre prevedere, in particolare, l'imposizione nel luogo ove effettivamente viene generato il reddito, che ci sia, appunto, in tal senso una fiscalità europea. Poi, il tema dell'immigrazione, perché non ci sfugge che ieri, con un colpo di mano, avete provato a svilire e di fatto togliere i cosiddetti “decreti Sicurezza”, cercando di applicare agli italiani la politica delle porte chiuse e, allo stesso tempo, guardando all'esterno quella dei porti aperti. Noi continuiamo a ribadire come debbano esserci degli hotspot negli Stati costieri del Nord Africa, per determinare lì chi ha diritto di entrare nella nostra nazione e in Europa, rispetto a chi diritto non ne ha. Anche rispetto alle politiche migratorie, noi crediamo che l'Europa possa fare la propria parte, ma è un compito che deve andare, anche in questo caso, al di fuori dello slogan. Dire semplicemente che si riforma il Trattato di Dublino, quando il problema è in realtà già all'ingresso dell'Europa, di cui noi siamo appunto la porta e il porto, è svilente nel dibattito. Peraltro, noi ancora veniamo da un Accordo di Malta, che ci sembra non abbia dato di fatto i suoi frutti. Non spetta a me la risoluzione di Fratelli d'Italia: è nelle mani di ogni singolo deputato di quest'Aula. Quindi, non annoierò ulteriormente quest'Aula, nell'elencare i vari punti di cui essa si dota. Ma quello che certamente noi chiediamo a questo Governo è una maggiore serietà e, soprattutto, di fare una cosa, ovvero di dire la verità sulla condizione dell'Italia, sulle trattative dell'Italia in Europa, perché quanto è avvenuto ieri e il dibattito odierno dimostrano, ancora una volta, che, se la verità non la dice Fratelli d'Italia, si cala un sipario di silenzio inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Piero De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD). Grazie, signora Presidente. La discussione di oggi sul Programma di lavoro in Europa giunge in un momento particolare, come abbiamo detto, ed è necessariamente condizionata dal drastico cambiamento del quadro politico causato dalla pandemia. L'emergenza che stiamo affrontando ha fornito un messaggio e un insegnamento che dobbiamo saper cogliere per il futuro: nessuno può farcela da solo e rafforzare l'integrazione europea è l'unica strada per proteggere e tutelare al meglio le nostre comunità. In un mondo così interconnesso, le crisi non si superano con chiusure di confini, con la cultura dei muri, ma si combattono con unità, solidarietà e condivisione degli sforzi. Allora, un dato, un elemento, emerge con evidenza assoluta: se avessimo dato retta ai sovranisti, di casa nostra ed europei, e ai negazionisti non solo del virus, ma anche dell'integrazione europea, oggi avremmo avuto un'Italia isolata, sull'orlo di un vero e proprio disastro sanitario, finanziario, economico e sociale. Questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Così fortunatamente non è stato. Grazie al lavoro del nostro Governo e dei democratici in Europa e in Italia, l'Unione ha vinto la propria battaglia contro lo scetticismo e il disfattismo, adottando misure straordinarie, all'altezza della sfida che avevamo davanti.

Il nostro compito, ora, è anzitutto quello di supportare il Governo nelle ultime fasi del negoziato sul quadro finanziario pluriennale e sul programma Next Generation EU. Bisogna fare presto. Però, una considerazione al riguardo preliminare credo s'imponga sin d'ora, anche alla luce del dibattito che abbiamo ascoltato. Guardate, grazie ai democratici, l'Italia non è più subalterna o inesistente in Europa, ma è tornata ad essere protagonista delle scelte decisive e strategiche a Bruxelles. Questa è la verità! E noi siamo orgogliosi di rivendicare con forza la creazione del programma Next Generation EU, perché è una misura rivoluzionaria, finanziata per la prima volta con eurobond, in cui nessuno credeva fino a qualche settimana fa. Già questa è una grande scommessa vinta dal Governo e dai democratici italiani ed europei. Questo è il punto centrale. Certo, la sfida che abbiamo davanti ora è quella di completare questo negoziato e superare anche le due principali criticità che sono sul tavolo: quella legata alle nuove risorse proprie europee e l'altra alle condizionalità nella distribuzione dei fondi dell'Unione. Sul primo punto, riteniamo indispensabile essere molto chiari e netti: l'Unione ha bisogno di una base imponibile consolidata comune per l'imposta sulle società, una vera e propria corporate tax, ma ha bisogno anche di una digital tax e di una web tax, che consentano di armonizzare una volta per tutte le differenti regole nazionali in materia tributaria. Noi siamo chiari al riguardo. È ora di dire basta alla pratica del dumping fiscale o del fiscal shopping di multinazionali che, a discapito di interi territori tra cui l'Italia, producono fatturato e valore aggiunto senza pagare tassazione, sottraendo risorse importanti e decisive per le nostre comunità. Questo lo possiamo fare, però, soltanto rafforzando l'integrazione europea, non eliminando o indebolendo il processo comunitario. Allo stesso modo vorremmo essere chiari sul secondo aspetto, ancora in discussione. Lo diciamo anche qui con estrema convinzione: “no” alla piena distribuzione di risorse per i Paesi che violano lo Stato di diritto in Europa! Questo è un altro impegno decisivo e per noi fondamentale, su cui lavorare a Bruxelles. L'Italia ha il dovere politico e morale di difendere in Europa la libertà di stampa e di insegnamento, l'indipendenza della magistratura, la dignità umana, l'autodeterminazione sul proprio orientamento sessuale. Al riguardo crediamo che tutti in quest'Aula debbano considerare, tra le altre, illiberale la legge ungherese sull'impossibilità di cambiare nome o gender sul registro civile o altri documenti di identità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Il riconoscimento ufficiale di questa gender o nome è un diritto umano fondamentale da difendere e tutelare.

Al netto di questo sforzo immediato negoziale, per rafforzare la costruzione dell'Europa del futuro dovremo lavorare in due direzioni: da un lato, attuare riforme importanti della governance economica e istituzionale dell'Unione; poi dovremo, però, stabilire al tempo stesso delle nuove priorità politiche e strategiche, per rendere la nostra società, la società europea, più giusta, equa e competitiva. I programmi e i progetti centrali anche del programma Next Generation EU rappresentano delle linee guida essenziali per il futuro percorso politico dell'Unione. La sostenibilità ambientale e lo sviluppo digitale sono due settori decisivi, su cui puntare. Ma altrettanto decisiva è l'esigenza di rafforzare gli impegni comuni e il coordinamento, in particolare in ambito sanitario, alla luce della attuale emergenza. Noi riteniamo necessario valorizzare in Italia e in Europa la ricerca medica, l'approvvigionamento di strumenti clinici, di vaccini, dispositivi di protezione individuale, e sostenere sempre di più gli operatori sanitari, che rischiano ogni giorno anche la propria incolumità per difendere la vita e la salute dei nostri cittadini, cui rivolgiamo un caloroso ringraziamento per gli sforzi quotidiani che compiono, in Italia e in Europa. Sul punto consideriamo fondamentale, allora, valutare con ragionevolezza l'esigenza di impiegare le risorse e la linea sanitaria del MES, 36 miliardi di euro di prestiti a tasso agevolato senza condizionalità, per destinarli a spese e investimenti, diretti e indiretti, nel comparto sanitario. Allora, chiediamo a tutti di portare avanti un dibattito serio e attento nel merito e decidere in modo pragmatico in futuro sul suo utilizzo, a seguito di un apposito dibattito parlamentare, sulla base di un piano ospedaliero definito e di una valutazione di sostenibilità dei conti, dei costi e dei fabbisogni.

Noi crediamo però - lo diciamo con grande nettezza - che l'Italia abbia bisogno di risorse straordinarie per rafforzare il proprio sistema sanitario pubblico e renderlo più forte, efficiente e competitivo da Nord a Sud del Paese e in quella direzione lavoreremo.

L'Europa del futuro dovrà poi necessariamente rafforzare l'attenzione sul pilastro sociale. Al riguardo, riteniamo essenziale trarre spunto dal successo del programma SURE per creare un meccanismo strutturato di assicurazione contro la disoccupazione ciclica e rilanciare nei prossimi mesi una grande battaglia di dignità e di civiltà, quella per il salario minimo europeo per tutelare i diritti essenziali dei lavoratori ed evitare, anche qui, inaccettabili fenomeni di dumping sociale nel nostro continente. Lo stesso impegno dovrà essere rivolto poi per mettere in campo misure strutturali - finalmente strutturali - di sostegno all'occupazione femminile, affermare e difendere con forza la parità di genere in campo economico e sociale nel pieno rispetto dell'articolo 23 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Decisivo sarà poi l'investimento nel capitale umano, nella scuola, nell'educazione, nel patrimonio di valori rappresentato oggi anche e soprattutto dal progetto Erasmus. Continuiamo a sostenere con forza la formazione dei nostri giovani e la creazione di un'identità comune europea e per fare questo dobbiamo fare attenzione a non tradire i sogni, le fiducie e le speranze di quella generazione Erasmus che hanno immaginato e cullato Antonio Megalizzi, Valeria Solesin e Fabrizia Di Lorenzo. Dobbiamo difendere il sogno dei nostri giovani europei (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Uno sforzo comune sempre maggiore dovrà riguardare, infine, il ruolo dell'Europa nel futuro in ambito internazionale, la capacità di parlare con una voce unica, autorevole e forte negli scenari internazionali e la capacità di gestire, in modo finalmente unitario e responsabile, il fenomeno migratorio. Intanto, siamo qui oggi e possiamo rivendicare con orgoglio un successo importante: abbiamo abrogato i “decreti Salvini”, abbiamo archiviato una pagina buia di propaganda dannosa e inefficace nel nostro Paese alle spalle dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), decreti propaganda inefficaci, dannosi e in parte anche incostituzionali. Ora dobbiamo rimettere al centro dell'agenda politica europea questo tema con un nuovo patto europeo che superi la logica dell'emergenza. Guardate, noi abbiamo celebrato pochi giorni fa la Giornata in memoria delle vittime dell'immigrazione. Non possiamo dimenticare e non dobbiamo dimenticare le 368 vite innocenti spezzate in quel drammatico naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013. Allora, il Governo italiano reagì istituendo la missione Mare Nostrum, che ha permesso di salvare migliaia di vite umane e che consideriamo uno straordinario impegno di civiltà e umanità nel nostro Paese e di cui andare fieri. Oggi tocca, però, all'Europa farsi carico davvero di una gestione strategica e responsabile di questi fenomeni che superi l'attuale sistema di asilo, modifichi il Regolamento di Dublino e istituisca politiche di ampio respiro e procedure condivise e solidali per assicurare sicurezza, umanità, accoglienza e integrazione. Grazie anche all'impegno del Governo a Bruxelles qualcosa oggi si muove ed è di nuovo sul tavolo dei negoziati europei una proposta politica concreta in tal senso. Continuiamo a lavorare in quella direzione!

Insomma, le sfide che abbiamo davanti in questa fase difficile sono tante. Dobbiamo affrontarle, però, con rinnovata fiducia, perché è il momento questo di cogliere l'occasione, in una crisi inaspettata e devastante, per rilanciare con ancora più forza il progetto europeo, aprendo una grande fase costituente. Guardate, l'Europa negli ultimi decenni ha ottenuto dei risultati straordinari e importanti. Il premio Nobel per la pace, ottenuto nel 2012, è il simbolo e l'emblema del lavoro svolto e dell'importanza dell'integrazione europea. L'Europa ha risposto a questa fase facendo la propria parte, mettendo in campo misure e strumenti rivoluzionari, recuperando lo spirito di Ventotene, l'ispirazione dei padri fondatori dell'integrazione comunitaria. L'Italia ha avuto la conferma di non essere sola. Ora, però, tocca a noi, ora tocca al nostro Paese dimostrare di essere all'altezza delle sfide che abbiamo davanti. La mole di risorse enorme che avremo a disposizione nei prossimi anni rappresenta un'occasione storica per il sistema economico e sociale italiano, come ricordato anche dal Presidente della Repubblica Mattarella a cui rivolgiamo un saluto e un ringraziamento per l'autorevolezza, l'equilibrio e il ruolo di guida che assicura al Paese. Oggi abbiamo tutti il dovere di unire le energie e le competenze migliori dell'Italia per trovare quello spirito di unità nazionale messo in atto nella ricostruzione del dopoguerra e cogliere questa straordinaria opportunità per rilanciare e rendere il nostro Paese più equo e giusto ma anche moderno, sicuro e competitivo. Rafforzare la sovranità europea - e chiudo - è l'unico modo per difendere e consolidare la sovranità italiana e assicurare ai nostri cittadini e alle nostre famiglie un futuro migliore. È per questo che voteremo e daremo un parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza presentata al Governo in Aula. Buon lavoro a tutti quanti noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Guido Germano Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi e alle colleghe, grazie al Ministro e grazie alla sottosegretaria. Qualcuno dice che oggi la UE non si discute. Noi diciamo che mai come oggi la UE dev'essere discussa, ma non ne dev'essere discussa la matrice e la ratio: ne dev'essere discusso il futuro.

Condividiamo i contenuti della relazione programmatica che è stata presentata e su questa teniamo a ringraziare moltissimo il lavoro della XIV Commissione e, in ciò, il supporto che la sottosegretaria ha ripetutamente dato, che ha portato a dimostrare a tutti quanti noi quanto sia essenziale qui discutere di Unione europea, del suo futuro e della sua programmazione, quanto sia importante come la Commissione XIV, con atto condiviso da tutte le sue componenti, ha a suo tempo chiesto - e in questo momento non ne ha ricevuto risposta - che sia inserita, nell'ambito dei Regolamenti parlamentari, una vera e propria sessione dedicata all'Unione europea e alle situazioni che a questa afferiscono. Tra breve dovremo qui discutere della legge europea e della legge di delegazione europea e, quindi, qual mai occasione migliore di questa per poter discutere di tutti gli elementi di fronte ai quali ci troviamo?

Parto da un assunto che mi ha molto colpito e che credo abbia colpito tutti. In una delle varie occasioni di intervento, la Presidente von der Leyen ebbe a dire che la chiusura delle frontiere interne non è la soluzione. Sì, il punto è proprio questo: la chiusura delle frontiere interne non è la soluzione per nessuna delle questioni che abbiamo davanti a noi. È innegabile che l'Unione europea con cui abbiamo a che fare oggi non è nemmeno parente dell'Unione europea con cui ci confrontavamo entro il 31 dicembre 2019 e uno dei frutti di questa evidente discontinuità importantissima è il fatto che non si sente più parlare di Italexit. Bene, ci voleva tanto per capire che non è pensabile una Italexit e che il nostro modo di agire, il nostro modo di operare, il nostro futuro non può che svilupparsi nell'Unione europea? Forza Italia, parte del Partito popolare europeo, è europeista nell'anima e nel cuore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e continua a essere europeista nell'anima e nel cuore. Noi vogliamo che l'Unione europea sia quella che volevano i padri fondatori: non un puzzle di Stati alla mercé dei singoli Governi ma una federazione vera, con una difesa comune, con una politica estera comune, con una politica fiscale comune, senza dumping fiscali, senza shopping fiscali, senza disattenzioni alla condivisione delle problematiche, senza mancati rispetti allo Stato del diritto e alle garanzie comuni, senza Paesi che possano, indipendentemente dalle proprie condizioni, bloccare gli altri con l'abbandono del falso, falsissimo criterio dell'unanimismo che oggi blocca grossa parte del possibile futuro sviluppo auspicabile dell'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Come ha affermato molto efficacemente e di recente, durante il discorso sullo stato dell'Unione al Parlamento europeo del 16 settembre, la Presidente Ursula von der Leyen, per disegnare il futuro dell'Europa occorre trasformare l'Europa stessa in un continente verde, digitale e solidale, attento al sociale e alla salute, e bisogna riaffermare di essere la patria dei diritti. Per noi protezione, stabilità, opportunità declinate coerentemente con i pilastri dell'Unione, Stato di diritto, economia sociale di mercato, società aperta e multilateralismo sono i parametri su cui misuriamo noi e la nostra Europa. Per far ciò bisogna che l'Unione europea assuma una nuova soggettività europea, però, e questa nuova soggettività europea deve comportare un nuovo ruolo internazionale da costruire e questo deve essere uno dei tratti distintivi del nostro modo di operare.

L'Europa deve affermare di essere protagonista nel mondo. È un'Europa, questa che noi vogliamo, che vuole il rafforzamento dell'alleanza transatlantica, che si basa sulla storia e sui valori comuni, con un legame indissolubile, che riafferma sempre, in modo assertivo, in tutte le relazioni con i Paesi terzi, big, globali od emergenti, i suoi principi e valori fondanti, in quanto l'Europa è patria garante della democrazia e dello Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo è il quadro che abbiamo di fronte a noi, questo è ciò che non per noi, ma per i nostri figli desideriamo. Sul punto, sottolineo un'osservazione che fa riferimento - e non mi dilungo - alla Brexit: la Brexit, nella mia e nella nostra opinione, è una disgrazia, ma ciò che sostanzialmente va sottolineato è quale grande, enorme responsabilità si sono assunti i governanti del Regno Unito nel rubare ai loro giovani parte del loro futuro. Noi non vogliamo che questo accada mai più. Noi non vogliamo essere condizionati da situazioni di questo tipo. Noi vogliamo procedere sulla strada che abbiamo fino ad oggi disegnato.

Quindi, siamo contenti dell'Unione europea attuale? No, siamo solo un po' più contenti di quanto eravamo al 31 dicembre 2019: abbiamo iniziato una strada, ma dobbiamo percorrerla. Ricordo a tutti che, mentre stiamo parlando, il Parlamento europeo continua a non avere il potere di iniziativa legislativa, con una follia giuridica legata al fatto che l'unico e il più alto organo elettivo comunitario non può proporre iniziative legislative (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Va cambiato, così come va cambiato quello che è il quadro complessivo per la dinamica dell'allargamento dell'Unione europea, è stato detto e ripetuto, ma l'allargamento dell'Unione europea ai Balcani occidentali è essenziale, ed è essenziale non solo per i Paesi dei Balcani occidentali, è essenziale per noi, è essenziale per l'Unione europea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché è ciò che ci dà modo di crescere, di consolidarci, di strutturare l'Unione europea per quello che è e deve essere, un big globale, non solo un mercato alla mercé di altri. L'Unione europea deve essere questo, deve essere il protagonista del futuro, deve essere il protagonista di un futuro in cui le politiche sanitarie siano tali da poter affrontare la pandemia che ci ha colpiti, ma siano anche tali da poter muovere in maniera solidale le nostre risorse, le nostre energie e gli obiettivi che abbiamo.

Questo è il quadro. Su questo quadro noi sottolineiamo che il Governo potrebbe essere stato estremamente più deciso di quanto fino ad oggi non sia stato. Non è sufficiente assentire, bisogna pretendere, non è sufficiente aderire, bisogna pretendere (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e, secondo la nostra opinione, il nostro Governo non pretende a sufficienza e si ferma di fronte a situazioni che sono imbarazzanti. Non affermare, in ogni momento, che senza nessun dubbio il MES va utilizzato e va utilizzato da subito, perché se non si utilizzasse questo sarebbe solo e semplicemente un danno per tutti noi, è solo un pallido esempio delle indecisioni che noi attribuiamo al nostro Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Non siamo soddisfatti dell'azione del Governo, il Governo dovrebbe e potrebbe fare molto, molto di più. È per questo motivo che voteremo contro la risoluzione di maggioranza e voteremo naturalmente per la nostra risoluzione, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Matteo Luigi Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretari, con la Relazione del Programma di lavoro della Commissione europea sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2020 è importante focalizzare l'attenzione su ciò che bisognerebbe fare nell'immediato, cogliendo però anche l'opportunità per una riflessione sul futuro dell'Europa. Oggi, a distanza di 63 anni dal Trattato di Roma, firmato nel 1957 dai sei Stati che diedero avvio alla Comunità europea.

Nella Relazione si parla di argomenti che erano stati già inseriti nel contesto del negoziato sul quadro finanziario pluriennale 2021-2027, ma le statistiche riportano come nei primi mesi del 2020 il ciclo economico internazionale, già in fase di decelerazione dall'anno precedente, sia stato colpito violentemente dagli effetti negativi della pandemia. La crisi determinata dall'impatto dell'emergenza sanitaria ha investito l'economia italiana in una fase già caratterizzata da una prolungata debolezza, i cui effetti quotidianamente confermano peggiori previsioni e le cui conseguenze allontanano una ipotesi di ripresa. Come se non bastasse, gli impegni dichiarati dal Governo in materia di immigrazione per l'anno 2020, sono sconfessati dai fatti e dall'assenza di un effettivo dialogo con le istituzioni europee e gli altri Stati, come dimostra il fallimento dell'Accordo sottoscritto a Malta, peggiorato oggi dai provvedimenti di cancellazione dei “decreti Sicurezza”. Più immigrati irregolari, più illegalità nelle nostre città: non sono proprio una rosa prospettiva per un Paese che vuole ripartire.

Non sottolineare il problema dell'immigrazione clandestina anche in sede comunitaria ha portato il nostro Paese ad una situazione che sta esponendo ad ingiustificati ed elevati rischi sia di tipo sanitario che sotto il profilo della sicurezza i cittadini stessi, nonostante agli stessi siano stati ed ancora vengano chiesti enormi sacrifici, sostenendo la necessità di ulteriori proroghe dello stato di emergenza.

La pandemia ha determinato gravi conseguenze sul settore industriale, numerose imprese hanno ridefinito i processi e gli assetti produttivi. Questo quadro richiede un nuovo approccio da parte dei Paesi membri e delle istituzioni europee, che dovrebbero incentivare la produzione e l'utilizzo di materie prime all'interno dei confini comunitari, per evitare che eventuali ondate pandemiche o problemi legati alla circolazione delle merci provenienti da Stati extraeuropei possano mettere in ginocchio la nostra produzione industriale.

La Lega ha sempre cercato di fare da megafono agli appelli dei rappresentanti dei più diversi settori del nostro tessuto produttivo, i quali sono tutti rivolti ad una maggiore centralità dell'Italia nelle politiche dell'Unione europea, sollecitando maggiori incisività e chiarezza in difesa soprattutto delle nostre specificità produttive dell'eccellenza del made in Italy.

Riguardo il tema ambientale, occorre far pressione per un Green Deal non solo europeo, ma mondiale oppure decidere, a fronte di una normativa comunitaria più rigorosa, di limitare le importazioni di prodotti inquinanti con l'applicazione di maggiori imposte o addirittura di divieti, ove la produzione di tali beni non garantisca il rispetto delle basilari regole di tutela ambientale. Il programma della Commissione per il 2020 si fonda quasi esclusivamente sul Green Deal europeo e sembra che il Governo italiano sia incline più a penalizzare che incentivare i comportamenti virtuosi in questo campo. Citiamo, ad esempio, la carbon tax, che penalizza fortemente gli agricoltori, rischiando di collocarli fuori dal mercato. Urge, pertanto, ridare competitività alle nostre imprese con misure strutturali e non più solo temporanee (detassazione, flat-tax, decontribuzione), intervenendo significativamente sulla riduzione del costo del lavoro, non solo in Meridione, ma su tutto il Paese, anche per evitare un fenomeno di concorrenza sleale all'interno della Penisola.

E poi il turismo, comparto che in Italia vale il 13 per cento del nostro PIL; oggi è allo stremo. È necessario in primo luogo aumentare la fruibilità del patrimonio turistico, intervenendo sull'ammodernamento della rete infrastrutturale, che rappresenta il primo elemento di congiunzione tra la domanda e l'offerta da parte del nostro territorio, ma serve anche a promuovere la nascita di un'Agenzia europea per la cultura con sede in territorio italiano, come riconoscimento del ruolo del nostro Paese quale principale centro culturale europeo.

Sul tema dell'allargamento, è oramai pleonastico ribadire la nostra contrarietà riguardo ad una potenziale adesione della Turchia all'Unione europea, alla luce anche delle ripetute e prepotenti azioni condotte nel Mediterraneo e nel Mar Egeo, ma è altresì importante ribadire la convinta collocazione del nostro Paese nell'Alleanza atlantica.

Da ultimo, sulle cose da fare nell'immediato, non troviamo traccia di un dibattito europeo sulle responsabilità cinesi circa l'origine della pandemia. L'Unione europea ed i propri Stati membri lo devono ai cittadini, per le sofferenze patite a causa di questa enorme piaga sanitaria ed economica.

La Commissione ha poi deciso di istituire la Conferenza sul futuro dell'Europa, che deve essere un'occasione che va sfruttata e utilizzata concretamente per attualizzare i trattati e migliorare il funzionamento delle istituzioni europee senza che la stessa diventi un consesso di dibattito meramente accademico. Oggi sarebbe dissennato affermare che i cittadini hanno una percezione dell'Unione europea come un'entità vicina ai loro problemi ed alla risoluzione degli stessi; una delle principali motivazioni sta nel processo decisionale troppo lontano dai territori. Da qui l'importanza per tutta l'Unione europea di ripensare il ruolo di rappresentanza delle comunità locali nel quadro delle istituzioni europee. Il nostro continente è fatto di piccole patrie, di ricerca di nicchie territoriali che hanno la necessità di essere rappresentate almeno al pari degli Stati nazionali, in un perimetro istituzionale che è passato repentinamente dalla politica “nazione” alla politica “mondo”. Paradossalmente, ai giorni nostri risultano importanti due prospettive, quella locale e quella globale; è proprio per questo paradosso, causato dalla globalizzazione incontrollata, che le istituzioni europee basate sui grandi Stati sono entrate in crisi di rappresentatività. L'Unione europea non può più essere il risultato di una somma di Stati, ma deve essere schematizzata su una nuova immagine: l'Europa delle regioni e dei popoli, dove per regione si intende un territorio omogeneo dal punto di vista linguistico, culturale ed economico.

Quanto sopra impone di riconoscere il principio fondamentale per cui non è utile né necessario pensare a una configurazione di un'unica nazione europea, come viene oggi fatto percepire alla cittadinanza. Banalmente, mi verrebbe da suggerire, ad esempio positivo per il nostro continente, il modello confederale svizzero, longevo nel tempo, che ha saputo aggregare positivamente popoli e regioni di lingua, cultura ed economia differenti, senza scadere nell'eccessiva burocrazia o regolamentazione: pochissime funzioni, interamente devolute all'autorità della Confederazione e, per il resto, massima libertà per i territori e per i popoli.

Quindi, è chiaro che il futuro dell'Europa va configurato con una visione riformista ma retrospettiva. Se analizziamo le questioni ideali che sono le fondamenta di ogni comunità, l'unico miglioramento dell'Europa che si possa pensare è l'Europa di sempre, attualizzata al contesto odierno, ovviamente, ma fondata sui suoi valori, che poggiano le basi sulla cultura cristiana e sulla molteplicità delle sue tradizioni come elemento positivo per tutto il continente. Poche cose fatte meglio, quindi, nell'interesse comune e sussidiario, guardandosi da pericolosi agenti esterni e cercando di colmare le differenze tra i territori.

Tuttavia, il futuro dell'Europa non passa solo attraverso un ripensamento delle istituzioni comunitarie e del loro ruolo. È quindi un obbligo storico e morale, per i grandi Stati del continente, adottare in casa propria riforme vere e una dieta federalista, soprattutto per quelli a lungo contaminati, negli ultimi due secoli, da ideologie centraliste. Alcuni Stati, come l'Italia, hanno fortemente bisogno di più autonomia per i territori, affinché il nostro Paese non sia un freno al processo di sussidiarietà europea.

Infine - e vado a concludere - un'eventuale nuova prospettiva dell'attuale Unione deve riconsegnare con forza alle comunità ed ai territori, in modo chiaro e definitivo, tutti quegli spazi di sovranità che hanno a che fare con la promozione e la tutela della propria identità storica, culturale e spirituale, dei propri beni materiali ed immateriali, delle proprie tradizioni, riportando alla sua centralità originaria la famiglia come perno della società. Va preso finalmente sul serio un principio che l'Unione europea ha sempre dichiarato ad alta voce di rispettare e promuovere, per poi attuarlo in punta di piedi: il principio di sussidiarietà, per valorizzare autonomie, tradizioni e libertà individuali. Il processo decisionale europeo deve quindi partire in maniera democratica dal basso tramite i suoi rappresentanti, eletti su basi solide e durature nell'interesse dei cittadini. L'attuale impostazione politica si è invece arroccata laconicamente nei palazzi delle istituzioni, disconoscendo i principi che hanno portato alla firma del Trattato di Roma sessantatré anni fa.

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Concludo, Presidente. Oggi direi che potremmo ripartire, ma con questa maggioranza, a nostro avviso, e con questo Governo non vediamo, purtroppo, i presupposti per non commettere gli errori del recente passato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Angela Ianaro. Ne ha facoltà.

ANGELA IANARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'eccezionale irrompere dell'emergenza da COVID-19, con le sue gravi ripercussioni economiche e sociali, non ha paragoni nella storia recente. Il nuovo Coronavirus ha scosso l'Europa, come il resto del mondo, mettendo a dura prova le nostre economie, i nostri sistemi sanitari e le nostre società. Un nemico invisibile ha indotto i singoli Stati ad adottare misure inedite per proteggere le vite umane, per far fronte ad una crisi di salute pubblica che ha prodotto gravissimi effetti economici e sociali. Una crisi di portata simile richiede coraggio e determinazione, la volontà di trovare soluzioni che siano in grado di invertire la rotta, insieme alla consapevolezza che lo spirito di unità rappresenta una condizione essenziale, se vogliamo davvero avviarci sulla strada della ripresa.

Con il rapido diffondersi del virus che ha colpito tutti i Paesi, sebbene in misura diversa, la risposta dell'Unione è stata solidale, ingente quanto alla molteplicità delle risorse messe in campo e inedita per molti aspetti. Mi riferisco all'azione condotta tramite una pluralità di interventi sia sul piano della politica monetaria che sul piano ordinamentale e della governance economica.

L'Italia ha contribuito in maniera determinante al raggiungimento di questi risultati che possiamo definire storici, battendosi per un cambio di passo e per politiche di discontinuità rispetto a quelle intraprese dall'Europa in risposta alle crisi sviluppatesi nel recente passato. In particolare, la Banca centrale europea ha ampliato gli acquisti di titoli pubblici e privati, liberando ulteriori risorse e introducendo un nuovo programma destinato a fronteggiare le conseguenze della pandemia. La Commissione europea, dal canto suo, ha sfruttato la flessibilità delle norme di bilancio e delle norme sugli aiuti di Stato; infatti, per la prima volta, ha ritenuto sussistenti le condizioni previste dalla clausola di salvaguardia generale del Patto di stabilità e crescita, consentendo ai Paesi membri di deviare dal percorso di rientro verso l'obiettivo di bilancio di medio termine. Al tempo stesso, con un quadro temporaneo per le misure sugli aiuti di Stato, è intervenuta a legittimare alcune tipologie di aiuti che consentissero agli Stati membri interventi più incisivi in risposta alla pandemia. A tutto ciò si sommi la semplificazione delle regole sui fondi europei per consentire la richiesta di un cofinanziamento europeo del 100 per cento per i programmi della politica di coesione, facilitando il trasferimento delle risorse verso le zone più duramente colpite dalla crisi.

Data la natura estremamente drammatica della situazione che si andava profilando, la gestione immediata della crisi è divenuta una priorità tale da indurre la Commissione europea ad adottare ben 291 decisioni per la necessità di fornire sostegno e flessibilità negli investimenti. Tuttavia, ed è bene sottolinearlo, ciò che ha avuto lo straordinario risultato di dare ancora più slancio alle politiche delineate dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ad indurci a considerare quelle priorità come non più procrastinabili, è la necessità, infatti, di accelerare processi necessari, se vogliamo che la nostra sia un'Europa più sostenibile e più equa; è l'ambizione di avviare la duplice transizione verso una società più verde e digitale, di costruire un'economia più equa al servizio delle persone, di rafforzare il mercato unico e l'autonomia strategica dell'Unione; di implementare il pilastro europeo dei diritti sociali e la diffusione dei valori europei e della democrazia.

L'Europa ha tracciato il percorso da seguire per un futuro migliore e, con l'obiettivo di accrescere la capacità di resilienza dei Paesi membri, ha elaborato un piano di ampio respiro, una risposta di bilancio comune ispirata alla coesione e ai rinnovati vincoli solidaristici. Preparare un futuro per la prossima generazione è l'asse portante della risposta europea, l'obiettivo di costruire un'Europa più sostenibile e giusta, promuovendo una crescita duratura ed inclusiva. È necessario riparare i danni economici e sociali che la pandemia ha prodotto, arginando il crollo dell'occupazione e creando posti di lavoro. Gli investimenti in chiave di transizione verde, considerata azione prioritaria, determineranno la radicale riconversione del tessuto produttivo, come già sottolineato durante la fase di discussione generale. Il raggiungimento della neutralità climatica, così come annunciato dall'Europa, richiederà, al contempo, di investire in ricerca e innovazione, ripensando alle nostre economie e modernizzando le politiche industriali.

La seconda transizione indicata come prioritaria è quella digitale. Le tecnologie e, in particolare, l'intelligenza artificiale stanno trasformando il mondo che ci circonda a ritmi senza precedenti. Il sostegno per la ripresa europea attraverso una risposta forte e coordinata tra le istituzioni e gli Stati membri segnerà gli anni a venire e l'Italia deve essere pronta a cogliere questa opportunità. Come evidenziato nella Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, il Governo ha delineato le linee di azione e le iniziative che intende assumere, in conformità con le priorità stabilite dall'Unione europea. Siamo chiamati a mettere al centro delle politiche nazionali le azioni necessarie a raggiungere i traguardi indicati dalla Commissione e a predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza che possa rappresentare una svolta per il futuro del nostro Paese. E mi riferisco, in particolare, alla necessità di accrescere gli investimenti in ricerca e innovazione, di migliorare la qualità dei sistemi di istruzione e formazione, di rafforzare la resilienza del nostro Sistema sanitario nazionale e il sostegno alla ricerca medica, immunologica e farmaceutica, di favorire le politiche di inclusione sociale e di colmare i divari infrastrutturali e tra i livelli di sviluppo dei territori. Sono queste alcune delle direttrici che dovranno guidare la ripresa dell'Italia negli anni a venire. Mi avvio alle conclusioni, Presidente. Le priorità delineate nei documenti programmatici che ci accingiamo a votare oggi sono più importanti che mai, nel momento della più grave crisi sanitaria, economica e sociale sperimentata dall'Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale. La storia, però, ci insegna che, dietro una crisi, si cela sempre un'opportunità di cambiamento: la crisi irrompe, mettendo a nudo le fragilità, le vulnerabilità dei sistemi esistenti, ma può segnare un punto di svolta ed inaugurare un nuovo ordine, in cui forze diverse agiscono in comune per superare il paradigma esistente ed edificarne uno nuovo. Cogliere l'opportunità che una crisi rappresenta è una grande sfida, una sfida che va affrontata con tutte le risorse a disposizione. È necessario pensare non solo all'oggi, al presente, ma al futuro e al mondo che vorremmo lasciare, domani, alle prossime generazioni. Dobbiamo guardare al futuro e trarre vitalità dalla fragilità attuale, per riprendere le parole della Presidente Ursula von der Leyen. L'Europa vanta una posizione privilegiata per investire in una crescita e in un futuro sostenibili, come bene comune che trasmetteremo alle prossime generazioni e l'Italia è chiamata a cogliere questa opportunità irrinunciabile. È sulla base di tutte queste considerazioni, che annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni - Doc. LXXXVI, n. 3-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 7, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo. Come da prassi, inoltre, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Pongo, quindi, in votazione la risoluzione Scerra, De Luca, Colaninno, Fornaro e Emanuela Rossini n. 6-00131 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Avverto che a seguito dell'approvazione di tale risoluzione e, in particolare, del capoverso n. 13 degli impegni, risultano preclusi, con riferimento alle parti dispositive delle ulteriori risoluzioni: il capoverso n. 34 degli impegni della risoluzione Giglio Vigna ed altri n. 6-00132; nell'ambito del capoverso n. 3 dell'impegno della risoluzione Rossello ed altri n. 6-00133, la parola “intero” e le parole “la nuova linea di credito del MES per le spese sanitarie dirette e indirette”; l'unico impegno della risoluzione Costa n. 6-00135.

Passiamo alla votazione della risoluzione Giglio Vigna ed altri n. 6-00132.

Pongo, quindi, in votazione, con il parere contrario del Governo, la risoluzione Giglio Vigna ed altri n. 6-00132, ad eccezione delle parti assorbite o precluse, tra cui, in particolare, il capoverso n. 34 degli impegni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Pongo in votazione, con il parere contrario del Governo, la risoluzione Rossello ed altri n. 6-00133, ad eccezione delle parti assorbite o precluse, tra cui, in particolare, le parole sopra riportate nell'ambito del capoverso n. 3 degli impegni.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Pongo in votazione, per le parti non assorbite dalla prima votazione, con il parere contrario del Governo, la risoluzione Lollobrigida ed altri n. 6-00134.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo ora alla risoluzione Costa n. 6-00135. Poiché, come sopra ricordato, l'impegno di tale risoluzione risulta integralmente precluso dall'approvazione della risoluzione n. 6-00131, la stessa non sarà posta in votazione.

Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà, alle ore 15, per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e, alle ore 16, per l'informativa urgente del Governo sulle iniziative per contrastare il dissesto idrogeologico. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 14,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro della Difesa, la Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali e il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Invito gli oratori al rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva.

(Iniziative per il rilascio dei pescherecci “Antartide” e “Medinea” e dei membri dell'equipaggio trattenuti a Bengasi – n. 3-01792)

PRESIDENTE. La prima interrogazione all'ordine del giorno è la n. 3-01792 (Vedi l'allegato A). La deputata Siracusano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie Presidente. Ministro D'Incà, più di un mese fa, diciotto pescatori di Mazara del Vallo sono stati sequestrati dalle autorità libiche sotto il comando del generale Haftar e da più di un mese questi uomini sono detenuti nelle carceri della Libia, e il Governo non ha chiarito ancora quali siano le azioni da mettere in campo e le strategie per far tornare questi nostri connazionali dalle proprie famiglie. È passato troppo tempo, Ministro.

Sappiamo che questi episodi sono già accaduti in passato. Sappiamo, però, che prima del vostro Governo, quando alcuni pescatori venivano sequestrati, grazie poi al prezioso lavoro della diplomazia italiana, venivano rilasciati e tornavano a casa dopo qualche giorno. Invece, questo tempo così lungo è un dato molto preoccupante.

Io le chiedo, a nome della comunità siciliana e a nome dei familiari, che sono disperati e hanno un senso di smarrimento e di abbandono enorme, quali strategie il Governo intenda mettere in campo per far tornare i diciotto pescatori di Mazara a casa.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA, Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.

Dei quattro pescherecci italiani fermati nella notte tra il 1° e il 2 settembre dalle autorità libiche riferibili all'autoproclamato Governo dell'Est del Paese, le imbarcazioni “Antartide” e “Medinea” sono state coattivamente condotte nel porto di Bengasi e lì trattenute, insieme agli equipaggi, sei connazionali e altri membri di varie nazionalità. Le altre due imbarcazioni sono rientrate in Italia, ma i comandanti italiani sono stati condotti a Bengasi. Sono quindi otto gli italiani coinvolti. L'8 settembre sono stati trasferiti in un centro della Polizia, dove sono trattenuti in stato di fermo.

Pur in assenza di capi d'accusa formali, l'intervento libico appare collegato alla presunta violazione della zona di pesca protetta, un'area di mare estesa fino a 74 miglia dalla costa e proclamata dalla Libia nel 2005. Il 29 settembre, le autorità militari di Bengasi avrebbero dichiarato che il caso è passato alla Procura militare, alla luce del fatto che il tratto di mare in cui è avvenuto il sequestro sarebbe considerato zona militare.

Le indiscrezioni di stampa su presunte richieste di scambio dei marittimi con quattro cittadini libici condannati in via definitiva in Italia restano, ad oggi, né confermate né in alcun modo formalizzate.

Il ritorno dei nostri connazionali è una priorità assoluta per il Governo, in tutte le sue articolazioni e il Ministro Di Maio, sin dalla videoconferenza del 15 settembre con i familiari, il sindaco di Mazara del Vallo e gli armatori ha confermato tutto il nostro impegno. Il 22 settembre, alcuni familiari dei pescatori sono stati ricevuti a Palazzo Chigi, su indicazione del Presidente Conte, e alla Farnesina, su indicazione del Ministro Di Maio. Dopo un successivo incontro al Ministero degli Esteri, il 25 settembre, alcuni familiari hanno incontrato a Palazzo Chigi il Presidente Conte insieme al Ministro Di Maio, il 29 settembre.

La Farnesina ha da subito avviato contatti con le autorità dell'Est della Libia per verificare le condizioni dei connazionali e sollecitare una soluzione della vicenda. Attraverso il console onorario d'Italia a Tobruk vengono costantemente acquisite informazioni sullo stato dei connazionali, fin dall'inizio in buone condizioni e trattati correttamente. Ciò è stato confermato anche dalla telefonata il 16 settembre tra il comandante della Medinea e l'armatore, alla presenza della famiglia. L'ambasciata a Tripoli ha inoltre facilitato la messa a disposizione dei medicinali. A livello internazionale il Ministro Di Maio ha avuto colloqui telefonici con diversi interlocutori, tra cui i Ministri degli Esteri degli Emirati Arabi e Russia, per esortarli a esercitare la loro influenza sulle autorità di Bengasi e facilitare il rilascio dei nostri pescatori.

L'ambasciatore d'Italia a Tripoli ha parlato con il Presidente della Camera dei Rappresentanti, Saleh e con il Presidente della Commissione esteri, Agouri.

Queste iniziative della Farnesina si inseriscono in uno sforzo corale delle istituzioni. L'impegno del Governo è massimo e caratterizzato, come d'obbligo in questi casi, da un basso profilo mediatico, è un'azione capillare e sottotraccia con tutti coloro che possono avere un ruolo nella soluzione di questa delicata vicenda.

PRESIDENTE. La deputata Siracusano ha facoltà di replicare.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Ministro D'Incà, non sono assolutamente soddisfatta della risposta che lei mi ha fornito perché ci ha raccontato quello che è accaduto, ma noi sappiamo quello che è accaduto. Non abbiamo ben capito cosa il Governo intenda fare per riportare realmente queste persone a casa. Siamo profondamente dispiaciuti del fatto che il Ministro degli Esteri Di Maio oggi non sia qui, e questo conferma che da parte del Governo c'è un'evidente sottovalutazione della gravità della vicenda. Sì, è così, Ministro. Mi chiedo, se questa cosa fosse successa a cittadini tedeschi, francesi, americani o russi noi siamo convinti che il problema non si sarebbe posto e, se si fosse posto, si sarebbe già risolto. Questa vicenda, questo tempo così lungo conferma l'irrilevanza dell'Italia in politica estera. È come se noi stessimo confermando che in politica estera non contiamo nulla.

Il Ministro degli Esteri aveva già dichiarato che avrebbe convocato un vertice di Governo per questa questione, ma non è stato convocato; ci aveva detto che avrebbe parlato con il Ministro degli Esteri russo, con il Ministro degli Emirati, ma evidentemente questa mediazione non ha avuto effetto.

E poi, Presidente, mi permetta una riflessione che è spontanea: mi chiedo, in questo momento, dove sono gli intellettuali che solitamente dibattono nei talk show o i dirigenti buonisti della sinistra che sono sempre preoccupati delle vite in pericolo nel Mediterraneo. Noi abbiamo soltanto sentito un silenzio religioso, un silenzio assoluto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). A me viene spontaneo dire loro che le vite in pericolo nel Mediterraneo non sono solo quelle dei migranti, che certamente vanno salvati, ma sono anche quelle dei nostri pescatori siciliani che stanno settimane e settimane in mare, certamente non per delinquere, ma per portare il pane a casa; ecco, anche di loro si devono occupare con la stessa apprensione.

Le chiedo davvero, Ministro, dal profondo del cuore, per conto di queste famiglie che sono davvero disperate: riportateli a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Interventi volti alla rimozione dei detriti e alla prosecuzione dell'attività di conservazione e restauro del Sacrario Militare di Cima Grappa (Treviso) – n. 3-01793)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione del deputato Tondo n. 3-01793 (Vedi l'allegato A). Il deputato Renzo Tondo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, questo tema potrebbe sembrare un tema localistico, il Sacrario del Monte Grappa, che di per sé è comunque un fatto importante, ma più in generale perché attiene alla valorizzazione del nostro patrimonio della Prima e della Seconda guerra mondiale e, soprattutto, è una vicenda classica dello scaricabarile all'italiana.

Dieci anni fa viene finanziata la rimozione di una struttura della NATO, pessima, che è a fianco del Sacrario, che rovina la visualità del Sacrario e anche tutto lo splendido panorama del Monte Grappa, il Ministro D'Incà sicuramente lo conosce molto bene. La demolizione di questo relitto abbandonato dalla NATO non è mai stata realizzata; viene istituita, a livello di Governo, un'unità di missione, e già l'idea di unità di missione dovrebbe rendere un'idea di qualcosa di veloce, di smart. Sono passati dieci anni e le cose non vanno avanti. Addirittura ci sono le risorse, il termine ultimo dei lavori avrebbe dovuto essere il 2018, e nulla procede. I sindaci che fanno riferimento al Monte Grappa, all'altipiano, sono giustamente seccati di questo atteggiamento, ma soprattutto va ricordato che quel Sacrario non è solamente un fatto italiano, ma contiene anche i resti dell'Impero austro-ungarico, quindi dei caduti, e quindi è un elemento di attrazione turistica, diciamo così, anche per gli abitanti di quel Paese. Ministro, faccia qualcosa perché si possa sbloccare questa situazione.

PRESIDENTE. Il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, ha facoltà di rispondere.

LORENZO GUERINI, Ministro della Difesa. Grazie, Presidente. Inizio, ribadendo i contenuti dell'atto citato dall'onorevole interrogante, ricordando inoltre come il Ministero della Difesa e la Presidenza del Consiglio dei ministri, con il protocollo d'intesa del 18 aprile 2013, avessero concordemente ravvisato l'opportunità di collaborare strettamente, ciascuno per le sue competenze, al fine di predisporre un programma di commemorazione della Prima guerra mondiale e per la riqualificazione e la valorizzazione di alcuni tra i più importanti e significativi siti e musei militari, tra cui il Sacrario di Cima Grappa. Ricordo inoltre come oltre a tali attività il Commissariato generale è responsabile della custodia, valorizzazione e gestione di oltre cento sacrari distribuiti su tutto il territorio nazionale e all'estero. A questo proposito il DPCM del 15 maggio 2014 ha approvato il programma degli interventi commemorativi, designando la Presidenza del Consiglio dei ministri-struttura di missione quale stazione appaltante del centenario della Prima guerra mondiale.

In data 1° agosto 2019 è stato siglato tra la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Commissariato generale per le onoranze ai caduti un accordo finalizzato alla demolizione dell'ex base NATO. Questo accordo, però, ha perso di efficacia a seguito della decadenza della struttura di missione, e quindi della carica del precedente coordinatore della struttura stessa a seguito del cambio di Governo. Dopo la nomina del nuovo coordinatore, il Commissariato generale ha riferito che sono ripresi assidui contatti con la Presidenza del Consiglio dei ministri per rinnovare l'accordo procedimentale che è necessariamente propedeutico alla finalizzazione dell'iter tecnico-amministrativo per l'affidamento del servizio di trasporto e conferimento a discarica dei detriti derivanti dalla demolizione dell'ex base NATO.

Per quanto riguarda, invece, i lavori di conservazione e restauro del Sacrario, il Commissariato generale ha riferito di aver già provveduto a rendere disponibili le aree interessate ai lavori, il cui accesso tuttavia ha subito alcuni limiti e vincoli connessi alla crisi pandemica. Nel dettaglio, la struttura di missione della Presidenza del Consiglio dei ministri ha già approvato, di concerto con il Commissariato generale, tanto la progettazione preliminare che quella definitiva relative all'intervento di restauro conservativo.

A questa seguirà, a cura della struttura di missione della Presidenza del Consiglio, la finalizzazione della progettazione esecutiva, funzionale all'effettivo avvio dei lavori dopo l'individuazione della ditta esecutrice. Tutto ciò evidenzia come la Difesa, per il tramite del Commissariato generale per le onoranze ai caduti e nonostante le limitazioni imposte dall'attuale emergenza sanitaria, abbia sin qui attuato tutti gli adempimenti di sua competenza. Ribadisco, infine, che, per la prosecuzione delle attività, risultano imprescindibili i seguenti due passaggi. Il primo, la firma del nuovo accordo, come detto resasi necessaria a seguito dell'avvicendamento del coordinatore della struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio, per il successivo affidamento del servizio di trasporto e conferimento a discarica dei detriti derivanti dalla demolizione dell'ex base NATO. Su questo confermo che si completerà l'iter al più presto e comunque entro la fine del corrente anno. Il secondo passaggio è la finalizzazione a cura della struttura di missione della fase di progettazione esecutiva e successivo avvio della procedura di gara per l'individuazione della ditta incaricata delle opere connesse al restauro conservativo.

PRESIDENTE. Il deputato Tondo ha facoltà di replicare.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Dovrei dichiararmi insoddisfatto in quanto il Ministro ci dice che il Ministero della Difesa ha fatto tutto quanto doveva fare rispetto a qualcun altro; quindi, da cittadino, prima ancora che da membro del Parlamento, dovrei dire che il Governo deve risolvere questioni al suo interno. Non può dirci che una parte vuol farlo e l'altra che si sta perdendo tempo. Però, poiché conosco il Ministro e so che, come me, è stato sindaco di città, è stato presidente di un'importante provincia, e quindi conosco la sua capacità empirica di risolvere i problemi, mi fido e quindi dico che sono soddisfatto. Attendo, però, che le risposte a questo punto vengano per due ragioni: primo, perché, con la caduta del turismo internazionale, il turismo interno, e anche legato agli avvenimenti delle guerre, è un turismo importante che non riguarda solo i reduci, ma anche i giovani e la storia; il secondo, perché comunque quel Sacrario è significativo da un punto di vista storico, ha un'importanza umana importante; è all'interno di un altipiano che è straordinariamente naturalisticamente bello e soprattutto, infine, ultimo ma non ultimo, è il cimitero, come dicevo prima, anche di reduci dell'impero austro-ungarico.

Corriere e pullman ogni anno provengono dal nord dell'Europa per celebrare questi caduti ed è anche un brutto biglietto da visita se non interveniamo subito. Lei oggi, Ministro, ha assunto qui in Aula un impegno, quello mi aspettavo, e per questo concludo, dicendo che sono soddisfatto, però attendo che l'opera venga finalmente realizzata.

(Intendimenti in ordine ad un efficace utilizzo delle risorse del Recovery Fund nei settori dell'agricoltura, della pesca e della filiera agroalimentare – n. 3-01794)

PRESIDENTE. Il deputato Marco Di Maio ha facoltà di illustrare l'interrogazione (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Ministra, con la presente interrogazione vogliamo sottoporre alla sua attenzione e, in particolare, all'attenzione dell'opinione pubblica tutte le iniziative che possono essere adottate dal suo Ministero, il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, per sfruttare al massimo le enormi potenzialità offerte dal Recovery Fund: una erogazione di circa 209 miliardi di euro che saranno a disposizione del nostro Paese, un grande risultato ottenuto da questo Governo e dal nostro Paese nella sua interezza che però non dobbiamo commettere l'errore di disperdere o di investire in capitoli di spesa sbagliati. Da questo punto di vista, l'agricoltura offre una grandissima opportunità, oltre a presentare una serie di criticità, di necessità molto forti, che lei ben conosce, e che credo queste risorse potranno in qualche modo andare a sopperire e a dare risposte concrete agli agricoltori in termini di esigenze immediate e del presente ma anche e soprattutto dare una prospettiva a questo settore che è strategico per l'economia del Paese ed è strategico anche per tanti territori del nostro Paese. Quindi, la domanda che le sottoponiamo è capire su quali priorità il Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali intende muoversi per sfruttare questa mole di risorse senza precedenti che l'Italia avrà a disposizione nei prossimi mesi.

PRESIDENTE. La Ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'esperienza di questi mesi insegna che il settore agricolo è fondamentale per la tenuta sociale ed economica della nostra comunità, centrale nel rilancio economico e nel processo di transizione verde e digitale dell'intera economia. Questa convinzione orienta il contributo agricolo alla redazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, su cui il Parlamento è chiamato ad esprimersi in questi giorni. La nostra proposta declina gli obiettivi strategici, dal Green Deal al Farm to Fork e biodiversità, e si intreccia a quelle di altri Ministeri nel settore dell'acqua e della lotta al dissesto idrogeologico sulle energie rinnovabili, sulla banda larga, sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione e dell'intera economia, sulla salvaguardia dei borghi rurali e storici. Abbiamo declinato la visione strategica sull'agroalimentare su tre grandi macro-obiettivi: competitività del sistema alimentare, produzione energetica da fonti rinnovabili e miglioramento della sostenibilità dei processi produttivi, miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e prevenzione del dissesto idrogeologico. Nel primo rientrano i contratti di filiera del settore agricolo e della pesca, le infrastrutture logistiche agroalimentari, il rinnovamento del parco macchine in agricoltura con un focus sui frantoi oleari per accelerare la transizione verde e digitale del settore primario, investendo su agricoltura di precisione, digitalizzazione, miglioramento delle prestazioni, riduzione dei consumi e delle emissioni, sicurezza sul lavoro, miglioramento della produttività e della sostenibilità. Nel secondo rientrano i progetti sullo sviluppo del biometano che affronta, in maniera strutturale, anche il problema delle emissioni e la realizzazione di un parco agri-solare che ha un obiettivo irrinunciabile: stop al consumo di suolo. Sul miglioramento della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e la prevenzione del dissesto idrogeologico le nostre proposte, in collaborazione con i Ministeri delle Infrastrutture e dell'Ambiente, tendono ad aumentare la capacità delle grandi reti di accumulo e distribuzione delle acque e migliorare la funzionalità del reticolo idrografico minore con interventi di manutenzione straordinaria, la cui mancanza ha creato i gravi fenomeni di dissesto idrogeologico che hanno interessato alcune aree del Piemonte e della Liguria nello scorso fine settimana. Un'ulteriore proposta riguarda infine la gestione forestale sostenibile per una filiera foresta-legno-energia, incentivando l'utilizzo del legno nazionale con la creazione di reti di impresa forestali.

Prima di chiudere due questioni cruciali: innanzitutto, il rinnovamento della pubblica amministrazione (personale, competenze e strutture) è determinante per sostenere virtuosamente una programmazione di questa portata. La seconda guarda alle aree interne per affrontare strutturalmente spopolamento e impoverimento.

Calamità naturali e dissesto idrogeologico non sono irreversibili, a patto che nella programmazione degli investimenti strategici le aree rurali, anche quelle a fallimento di mercato, assumano un ruolo centrale. Certo, l'agricoltura farà la sua parte, ma è fondamentale che questi obiettivi siano condivisi a livello generale e su questo mi aspetto segnali forti dal mondo produttivo e dal Parlamento.

PRESIDENTE. La deputata Gadda ha facoltà di replicare.

MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie, Presidente. Mi dichiaro soddisfatta dalla risposta della Ministra Bellanova. I 750 miliardi messi a disposizione dall'Unione europea finalmente entrano in sintonia con i bisogni delle persone e con i bisogni delle imprese. Quando mancano fiducia e prospettiva calano i consumi, soprattutto cambiano i progetti di vita delle persone e delle famiglie e le imprese non investono. Nel suo intervento, nella sua risposta, Ministra Bellanova, ha delineato la strada da percorrere e soprattutto una strategia che purtroppo in questi anni è mancata al nostro Paese; queste risorse saranno fondamentali per rispondere, da un lato, alle fragilità storiche che lei ha delineato nel suo intervento ma anche per intercettare le nuove sfide. Il mondo, il settore agricolo della pesca e della filiera agroalimentare in generale intercetta assolutamente la sfida della sostenibilità economica, sociale e ambientale del sistema, quindi dobbiamo vedere chi produce come un alleato, come è stato durante l'emergenza sanitaria; soprattutto, dobbiamo andare a colmare le fragilità che hanno di fatto caratterizzato la nostra Repubblica fino ad oggi. Le ore, a cui abbiamo assistito con il dissesto idrogeologico in Liguria, in Lombardia, in Val d'Aosta, ci dicono che possiamo perdere in produttività se non si interviene da questo punto di vista, oltre che nella qualità della vita dei cittadini. Non esiste più soltanto il divario tra Nord e Sud ma, come lei ha ben detto, oggi abbiamo un tema di riconnessione e di ricucitura dei territori: le aree interne, le aree montane, la dorsale appenninica, le aree terremotate possono avere una nuova declinazione di sviluppo se ci sono infrastrutture, se ci sono investimenti e soprattutto se ci sono servizi. Poi, chi produce - l'agricoltura da questo punto di vista lo evidenzia in modo molto chiaro - è un alleato sul fronte della ricerca, dell'innovazione, della tecnologia, del lavoro buono, dell'occupazione perché, in questo momento storico, questa è la risposta vera che vogliono i cittadini. Quindi, abbiamo risorse ingenti, risorse importanti che vanno spese bene come ci chiedono le imprese che sono disponibili a lavorare con noi in questo processo e soprattutto vanno spese subito. Come lei ha ben detto, abbiamo un'esigenza in questo momento: le risorse che mettiamo in campo devono poter arrivare in tempi certi, in tempi adeguati, proprio per rispondere a questa sfida e a questa necessità. Quindi, le competenze, il fatto anche di una pubblica amministrazione che si mette in discussione, significa ridare credibilità alla politica, quindi passare dalle parole ai fatti e con concretezza dare finalmente risposte ai bisogni delle persone e delle imprese.

(Iniziative urgenti volte al contrasto degli incendi presso gli impianti di gestione dei rifiuti e al sostegno finanziario per gli interventi di bonifica, nonché alla razionalizzazione delle competenze in materia – n. 3-01795)

PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di illustrare l'interrogazione Muroni e Fornaro n. 3-01795 (Vedi l'allegato A).

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Grazie, Ministro, per essere qui e per parlare di un tema che conosciamo bene purtroppo: gli incendi negli impianti di rifiuti e di rifiuti speciali, incendi che attaccano anche quel sistema di economia circolare che stiamo provando a sostenere nel nostro Paese. Le chiedo, naturalmente, che cosa intenda fare il Ministero dell'Ambiente per far fronte a tutto questo, che è davvero un fenomeno gravissimo. Sulla base dei dati del Ministero dell'Interno, da giugno 2018 ad oggi, sono stati 262 i roghi e di questi 165 in aree dedicate agli impianti dei rifiuti depositati in zone di stoccaggio, una cosa che lei ha giustamente definito emergenza nazionale.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente, della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente. Grazie all'onorevole Muroni per l'interrogazione che mi consente di dire alcune cose che mi stanno particolarmente a cuore. Ora, noi sappiamo che già nel 2018, in questa legislatura, quindi, il Parlamento ha votato la legge n. 132, che consente i piani di emergenza interna dei siti di stoccaggio piuttosto che di lavorazione dei rifiuti, con particolare riferimento agli incendi, e quelli esterni, che sono poi coordinati in sede provinciale dal prefetto. Così come sono cambiati e si sono rinnovati i PCCT, i piani coordinati di controllo del territorio, che sono più datati nell'organizzazione amministrativa; eppure, tutto questo ancora non è sufficiente per dire che quegli incendi si sono azzerati. Le statistiche del 2020, non ancora definite, diciamo i rumor delle prime statistiche, ci dicono che effettivamente si sta migliorando in questo senso, però qui nessuno si accontenta: noi vogliamo zero incendi di rifiuti, specialmente in quei siti dove i roghi partono, diciamo così, dove si stoccano i rifiuti, piuttosto che dove si lavorano i rifiuti o altro. Che cosa vuol dire, allora? Che se il lavoro finora è stato adeguato, ma non ha ancora consentito l'azzeramento, c'è qualcosa che è stato gestito secondo me adeguatamente in termini di controlli, ma anche in termini di attivazione dell'economia circolare: penso, per esempio, all'ultimo decreto sull'end of waste su carta e cartoni, che quindi libera delle materie prime seconde; però, poi, c'è tutto un tema invece criminale e lei bene ha detto “il Ministero dell'interno”. C'è tutto un tema criminale ed è qui che nasce quell'esigenza, che io ho manifestato pubblicamente e che qui mi piace ripetere perché so che lei su questo è particolarmente sensibile, di approvare in questo Parlamento anche il disegno di legge governativo, che intendo depositare a breve, che si chiama “Terra mia”, per fare il salto di qualità per contrastare i criminali, cioè per aiutare l'imprenditoria sana, ma contrastando i criminali. In quel caso noi parliamo di criminalità e criminalità non vuol dire necessariamente criminalità organizzata, ma è criminalità in ogni caso, che aggredisce le vite delle persone, oltre che ovviamente l'ambiente nel quale viviamo.

In quel disegno di legge noi abbiamo degli elementi che legano, per esempio, questo tipo di incendi al 256-bis, ovverosia all'articolo del Testo unico in materia ambientale che oggi considera aggredibili per quella tipologia di incendi i rifiuti solo quando sono abbandonati: ma in questo caso non sono abbandonati, sono custoditi in modo criminale, che è un'altra cosa, quindi quella fattispecie penalistica, per esempio, non rileva. Oppure, utilizzando in determinate condizioni di ingaggio criminale - mi perdoni il termine, magari improprio, ma lei sa che io da quel mondo vengo, quello delle investigazioni - degli strumenti di intercettazione, o comunque di analisi e di intervento investigativo che sono ben più pregnanti di quelli che oggi con la legge attuale possiamo utilizzare. Non si tratta di lettere di essere “manettari”, si tratta invece semplicemente di distinguere tra chi fa il lavoro in modo onesto e i criminali.

PRESIDENTE. La deputata Muroni ha facoltà di replicare.

ROSSELLA MURONI (LEU). Ministro, grazie per la sua risposta, che naturalmente apprezzo. Io penso che negli anni troppe norme sono state cancellate, norme che portavano strumenti fondamentali per il controllo dei flussi dei rifiuti: un favore ai criminali e un danno per la collettività.

Le voglio raccontare, ricordare credo, l'ultima comunità coinvolta: quella di Aprilia, con l'incendio dell'impianto Loas, già finito in una serie di inchieste. La neoassessora all'ambiente, Monica Laurenzi, ha denunciato il fatto che il territorio di Aprilia negli anni è stato un territorio in cui la concentrazione degli impianti, le discariche non bonificate, gli sversamenti abusivi hanno segnato il presente e noi dobbiamo evitare che segnino anche il futuro di quelle collettività. È fondamentale dimostrare ai cittadini che il sistema regge, nella parte innanzitutto anche dei controlli, della gestione dei traffici e degli spostamenti dei rifiuti. I flussi per lo smaltimento dei rifiuti speciali in Italia sono quattro volte superiori a quelli urbani: parliamo di 130 milioni di tonnellate provenienti dal circuito industriale e produttivo che si muovono sul nostro territorio; come lei sa bene, il trasporto è uno dei luoghi in cui si infiltra meglio la criminalità organizzata. Credo che dobbiamo lavorare sul tema dei controlli, del monitoraggio dei flussi e poi stare accanto alle comunità locali.

Guardi, glielo dico, ad Aprilia è successa una cosa incredibile: una giunta appena insediata si è trovata a gestire un'emergenza, in una solitudine che secondo me noi non dobbiamo consentire. Perché un incendio di rifiuti è anche la dimostrazione per la cittadinanza, che vive queste condizioni, che noi non siamo in grado di mettere in campo un sistema industriale serio di gestione dei rifiuti, e quindi di creazione dell'economia circolare. Siccome io e lei sappiamo che questo non è vero, perché ci sono tantissimi imprenditori onesti che su questo ci potrebbero aiutare a mettere in atto il famoso Green Deal, perché di questo poi si parla, ecco, credo sia necessario accompagnare queste comunità, che negli anni hanno visto davvero crescere l'insostenibilità ambientale di questi insediamenti, e favorire i controlli e anche, naturalmente, come lei dice, la repressione, ma dobbiamo garantire un sistema a monte che su questo ci accompagni. Grazie, Ministro.

(Iniziative urgenti a sostegno delle popolazioni colpite dai recenti eventi alluvionali, con particolare riferimento al Piemonte e alla Liguria, e per la messa in sicurezza del territorio – n. 3-01796)

PRESIDENTE. Il deputato Vazio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gribaudo ed altri n. 3-01796 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCO VAZIO (PD). Presidente, Ministro, siamo di fronte a una nuova emergenza che ha colpito il Piemonte e la Liguria; o forse è meglio dire ad una nuova normalità, a cui ci stiamo ormai abituando per questi cambiamenti climatici.

Ma vede, Ministro, non è un'alluvione come tante: siamo di fronte ad una catastrofe di immani proporzioni. Ci sono strade spazzate via, ponti distrutti, in numero incredibile; siamo di fronte ad un cambiamento dell'orografia di intere vallate. Ci sono comunità, sindaci che hanno tutelato la vita umana, perché non abbiamo fortunatamente avuto moltissimi morti come magari ne hanno avuti in Francia, anche se molti morti li abbiamo contati anche noi; ma vede, queste comunità che sono oggi al lavoro, insieme ai volontari della Protezione civile, a pensionati, a ragazzi per spalare il fango, ci chiedono delle risposte immediate. E queste risposte immediate sono: subito il riconoscimento dello stato di emergenza, subito le risorse per ricostruire e ripartire, perché anche la parte economica ha bisogno di ripartire, e subito le norme e i poteri per trasformare le idee e i progetti in appalti cantierabili in pochi giorni. Se non riusciremo a fare questo, Ministro, in pochi giorni rischiamo di chiudere province, vallate e intere regioni, e questo io credo che in questo momento non ce lo possiamo permettere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

ENRICO COSTA (MISTO).SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, onorevole, effettivamente lei ha colto un elemento importante: non lasciar solo il territorio. Noi adesso stiamo parlando della Liguria e del Piemonte, che sono stati particolarmente aggrediti; ma ahimè, la storia recente è praticamente disseminata di situazioni, dico ahimè, purtroppo, simili e tutte molto gravi. L'Italia è un Paese particolarmente fragile, e noi lo sappiamo: l'80 per cento del territorio è sottoposto a rischio di dissesto idrogeologico, con indice di rischiosità diversificata, così come il 90 per cento e poco più dei comuni lo è.

Qual è allora il tema? Da una parte le dico subito che, per quanto riguarda lo stato di emergenza - che afferisce alla Presidenza del Consiglio e al Dipartimento della protezione civile, non al mio Ministero - il direttore Angelo Borrelli sarà in questa settimana nelle zone aggredite dall'evento climatico; ma è già arrivata fortunatamente, quindi vuol dire che si sta lavorando velocemente, la richiesta di stato di emergenza da parte delle regioni. C'è quindi la massima disponibilità, ovviamente, del Governo per dare una risposta immediata, ma parliamo di emergenza. Dall'altra parte lei ha detto giustamente: sì, però c'è un problema di non arrivare all'emergenza, di parlare di prevenzione, quindi è qualcosa che non va più sulla Protezione civile ma rimane altrove; quell'altrove è il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, le regioni e i comuni. Io l'ho sempre detto, lo ribadisco: i comuni non vanno lasciati soli. Che cosa vuol dire non essere lasciati soli? Vuol dire concretamente quello che dice lei; e in buona sostanza noi, fortunatamente già con una sensibilità governativa spiccata, abbiamo deliberato alcuni passaggi che io reputo fondamentali, come per esempio la possibilità per i comuni, specialmente quelli più piccini a cui lei faceva riferimento, cioè quelli in maggiori difficoltà, con un ufficio tecnico comunale ridotto all'osso, magari con un geometra a scavalco tra un comune e l'altro, di poterli, per esempio, affiancare con società in house dello Stato - penso a Invitalia, a Sogesid - che sono specializzate in progettazioni ambientale-ingegneristiche e che, quindi, possono sopperire a quelli che sono, in questo caso, dei concreti deficit progettuali, non per colpa di qualcuno, ma semplicemente per fatti contingenti. Questo è già stato deliberato dal CIPE, quindi è già norma. È chiaro che c'è un tempo tecnico di ricaduta, ma intanto già ci sta. Così l'anticipo di cassa. Molti comuni lamentano l'anticipo di cassa: come faccio a fare i lavori, devo anticipare una cassa che non ho. Bene, è stato deliberato che possono anticipare fino al 30 per cento anche in assenza di cassa e questo vuol dire finalmente partire. Poi c'è tutto il tema - ne abbiamo già diffusamente parlato - dei poteri dati alle regioni. Penso alle regioni: i presidenti di regione sono commissari straordinari, che sono stati incrementati. Come vede, fortunatamente, le norme si stanno mettendo in cammino e queste sono già fatte. Altre se ne stanno facendo con il collegato ambientale, ma queste sono già fatte. C'è un tempo tecnico di ricaduta, però è cambiato finalmente, secondo me, lo scenario.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la deputata Braga. Prego.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi abbiamo preso atto della sua risposta e confidiamo, prima di tutto, che, sedendo lei in Consiglio dei ministri, sostenga con forza l'operato del Governo, nel riconoscere immediatamente la dichiarazione dello stato di emergenza già dalle prossime ore, per dare una rapida risposta ai territori del Piemonte e della Liguria, a quei comuni e a quelle comunità locali, che sono stati così colpiti dagli eventi di questi giorni. Sappiamo che gli atti che verranno attivati, relativi alla dichiarazione dello stato di emergenza, daranno una risposta immediata. Penso al tema fondamentale delle infrastrutture, così compromesse in quel territorio, a partire dal tunnel del Tenda, che deve essere ripristinato anche per il suo valore di collegamento internazionale, ma anche alle strade, dei territori locali, che, proprio a partire dalla loro ricostruzione, costituiscono il presupposto per una ripresa delle condizioni di vita e dello sviluppo economico di quelle aree e di quelle comunità. Noi, però, le chiediamo un'attenzione particolare al suo Ministero, che sappiamo sta lavorando e sta dedicando molta attenzione su questo tema, per rendere più efficaci e migliorare anche le procedure di utilizzo delle risorse importanti già stanziate per il dissesto idrogeologico. Come correttamente ricordato, i presidenti di regione dal 2015 sono commissari straordinari, beneficiano di poteri in deroga e devono costruire le condizioni, supportando soprattutto i comuni, molti di piccole, piccolissime dimensioni, nel progettare e realizzare interventi di prevenzione, opere idrauliche, ma anche interventi di manutenzione e di cura del territorio, di tutela dei corpi idrici, di pulizia dei boschi, di messa in sicurezza come condizione fondamentale per prevenire l'impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo in maniera drammatica sul nostro Paese. Sappiamo che abbiamo di fronte a noi una grandissima opportunità che non possiamo sprecare: le risorse europee destinate al nostro Paese per il Piano per la ripresa e la resilienza, per il 37 per cento, dovranno essere destinate a interventi per la transizione ecologica e, quindi, anche per la messa in sicurezza del territorio e per l'adattamento ai cambiamenti climatici. Confidiamo che il Governo, non solo il suo Ministero, riconosca la massima attenzione a questo tema, mettendo in campo risorse, strumenti e volontà politica, per affrontare la vera emergenza del nostro Paese. Non servono provvedimenti a spot o provvedimenti dal titolo evocativo. Serve una costanza di attenzione e una capacità di risolvere i problemi e di dare le risposte che i territori attendono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative urgenti volte all'incremento delle risorse per la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico e per il dragaggio e la pulizia dei corsi d'acqua, alla luce dei recenti eventi alluvionali che hanno colpito in particolare Liguria e Piemonte n. 3-01797)

PRESIDENTE. Il deputato Flavio Gastaldi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-01797 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FLAVIO GASTALDI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, come saprà, il Nord-ovest è stato duramente colpito nei giorni scorsi da eventi atmosferici eccezionali e che hanno provocato gravi fenomeni alluvionali in Piemonte e Liguria: esondazioni, frane, vento, mareggiate e piogge fino a 630 millimetri in 24 ore.

Interi paesi in ginocchio, frazioni isolate, fango e legname accumulato in case e laboratori artigianali, danni ad allevamenti, rifugi, stazioni sciistiche e infrastrutture. In un solo minuto che ho a disposizione potrei spingere il Governo a rispondere alla richiesta dello stato di emergenza, come già chi mi ha preceduto ha fatto, nominare un commissario straordinario alle infrastrutture, aiutare a potenziare le ferrovie - e, in particolare mi permetto di suggerire la Cuneo-Nizza - ma in generale le chiediamo di fare presto e con semplicità. I sindaci, alla cui categoria mi onoro di appartenere, ci hanno chiesto supporto. Da lei, in tutta risposta, hanno ricevuto uno scaricabarile vergognoso in tema di dissesto idrogeologico (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Da quanto tempo il territorio, signor Ministro, chiede di pulire e dragare gli alvei dei fiumi e dei torrenti? Da quanto tempo i sindaci e gli enti sono disposti a mettere le loro risorse, ma si sono sempre visti negare il nulla osta? Il più delle volte sono dovuti intervenire di nascosto, per proteggere i propri cittadini dalle inefficienze dello Stato centrale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Facile dare giudizi comodamente seduto nel suo ufficio. La invito a venire a sporcarsi gli stivali, a dare risposte non a me, ma all'intero territorio, laborioso, silenzioso e con una dignità sconfinata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere. Prego.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente, grazie, onorevole. Effettivamente, come dicevo nella precedente risposta, la problematica è grossa e attraversa tutta l'Italia. Oltre le regioni Piemonte e Liguria, che, purtroppo, sono state toccate in questo frangente, rammentiamo, ahimè, una problematica diffusa sia sull'arco appenninico che sull'arco alpino. Non sto a ripetere alcuni passaggi che abbiamo detto. Ovviamente lo stato di emergenza - l'ho confermato - andrà in Consiglio dei ministri, non appena proprio gli atti amministrativi saranno definiti. E al riguardo ringrazio i presidenti delle regioni sia di Liguria e Piemonte: l'hanno già forniti e, quindi, sono sul tavolo del dottor Borrelli della Presidenza del Consiglio.

Rispetto alla vicenda comunale, è importante rappresentare che cosa? Prima l'ho accennato nella prima risposta e adesso lo approfondisco un attimo (tra l'altro lei è sindaco, quindi, a maggior ragione). Il vero problema sono effettivamente quei comuni piccini - l'abbiamo detto e ormai è chiaro a tutti - ossia quei comuni che sono in grado di individuare le problematiche ovviamente, ma talvolta si trovano in difficoltà oggettiva nella progettazione. Ecco perché abbiamo fortemente voluto e ottenuto - quindi è già normata la questione attraverso deliberazione CIPE - che possano essere aiutati nella progettazione da Invitalia, piuttosto che da Sogesid, in modo tale che non rimangano soli. Altro elemento è, come le dicevo, l'anticipo di cassa. Ma l'elemento, anche secondo me significativo, è quello di avere un rapporto ancora più potenziato con le regioni - nel caso di specie quelle del Piemonte e della Liguria, ma immagini qualsiasi altra regione - dandogli ulteriori poteri. Le regioni che cosa ci chiedono: ma possiamo avere qualche potere supplementare? Infatti, sono commissari straordinari i presidenti di regione, però, fino alla legge di semplificazione, non avevano queste grandi capacità di commissariare l'attività e, quindi, di ridurla e di stringerla. Oggi, con il decreto-legge Semplificazioni, con la “legge Semplificazioni” l'hanno avuta. È chiaro che parliamo di agosto, però ormai l'hanno avuta. Questo è un elemento che aiuta molto: sono stati posti nella condizione di essere commissari fino in fondo - questo aiuta molto a mio parere -, peraltro su richiesta loro. Io li ho incontrati spesso sull'argomento. Quindi, ci si è andati incontro, così come loro chiedono di modificare il sistema dell'algoritmo del portale ReNDiS, a giusta ragione peraltro. È chiaro che quella è la procedura che stiamo invece affrontando, in un disegno organico di confronto con le regioni. E la prego di credermi, indipendentemente dai colori dell'appartenenza, perché mi sono confrontato con tutte le regioni. Qui parliamo di una questione che non ha un colore o una appartenenza. Ripeto: può essere una regione X o Y, sono tutti uguali da questo punto di vista. Loro ci hanno chiesto questo. Alcune cose, come vede, le abbiamo già fatte. C'è un tempo tecnico di ricaduta materiale, però sono fatte. Ecco perché, per quanto riguarda il dramma emergenziale di oggi, che dramma rimane e condivido con lei che è il dramma specialmente di quei piccoli comuni, di quei centri comunali più difficili perché si trovano in alto, rispetto al livello alpino o al livello appenninico, piuttosto che della grande città - questo volevo dire - da questo punto di vista, secondo me, adesso si può incominciare finalmente a riprogettare in modo ancora più robusto.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Rixi. Prego.

EDOARDO RIXI (LEGA). Grazie, Presidente. Io sono assolutamente scontento della risposta del Ministro, che non so se conosce il territorio perché il problema non è solo dei piccoli comuni montani. Io faccio un esempio: il comune di Ventimiglia è stato multato per aver cercato di pulire l'alveo del fiume, dai carabinieri forestali in quanto si tratta di una zona SIC. Il risultato è stato che il fiume è esondato pochi giorni fa, distruggendo oltre 500 attività commerciali. Il problema è che se il Ministero dell'Ambiente non va a verificare dove fa le aree SIC e non va a verificare quali sono i limiti che sta dando a chi abita in montagna per poter pulire fiumi e alvei e chi abita a valle distruggerà sistematicamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non basteranno le risorse, non basteranno i progetti, perché quando si fa uno scolmatore si distrugge comunque un territorio. Sono territori in cui venivano dragati costantemente i fiumi fino agli anni Novanta e oggi i fiumi esondano perché i ponti hanno una luce che è inferiore di due o tre metri rispetto a quanto dovrebbero avere, perché sono più importanti le papere degli esseri umani in questo Paese e questo non è più accettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, io mi auguro che almeno vi sia la stessa attenzione che sta avendo il Governo francese sulla Val Roia, dove ha stabilito ieri 500 milioni di euro di danni anche ai privati. Quindi, che ci sia un CDM che stabilisca i danni sia al pubblico che ai privati. Inoltre, sui sindaci, scusatemi, la prima cosa che dovevate fare, soprattutto a chi è dipendente pubblico, era di metterli in aspettativa. Noi abbiamo sindaci, dal sindaco di Limone ad altri sindaci, che devono andare a prendersi ferie per poter spalare il fango in casa loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è possibile che lo Stato abbandoni in questo modo con pochi provvedimenti ad hoc e lo dico perché, in questi giorni, sta succedendo questo. Io vorrei capire se le attività commerciali avranno la possibilità di avere rimborsate le scorte e tutto quello che hanno perso oppure no, perché ottime le opere pubbliche, ottime le iniziative, anche se i commissari e i presidenti delle regioni lo sono sulle vecchie progettazioni e probabilmente bisognerebbe pensare a qualcosa di diverso, visto che, fino a oggi, i risultati che si sono portati a casa, nonostante gli stanziamenti, sono pessimi, e lo dico anch'io senza guardare al colore politico di questo e dell'altro Governo. Abbiamo sbagliato in questo Paese. Bisogna dare più responsabilità ai territori, bisogna consentire alla gente di tornare a vivere in montagna e di poter gestire la montagna, perché la montagna la conosce più chi vive in montagna che non chi vive dentro a un Ministero o chi vive dentro a una regione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo è il tema, che è esattamente il contrario che avere, come posso dire, per la conduzione degli appalti non delle macro-aree ma delle logiche con degli algoritmi che non premiano l'efficientamento ma premiano la non responsabilità di chi fa le opere. Io voglio sapere chi fa l'opera, quando la fa, in che tempi la fa e, se non funzionerà, per avere un responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Così funziona un Paese e, invece, in questo Paese cadono i ponti e non è responsabilità di nessuno. Dunque, vorrei capire se si aprirà un'inchiesta sul fatto che, sul fiume Magra, è stato lasciato un detrito che ha rischiato di causare la morte di persone durante le esondazioni del Magra, trattandosi di un ponte di ANAS che giace lì dal COVID, e nessuno ha provveduto a rimuoverne le macerie. Questa è una cosa inaccettabile e lo dico da una terra che ha avuto morti in tragedie autostradali, morti, questa volta, per l'alluvione e che non vuole più vedere morti a casa propria per l'insipienza di leggi che non funzionano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative di carattere strutturale volte al contrasto del dissesto idrogeologico e a favorire l'intervento tempestivo degli enti locali n. – 3-01798)

PRESIDENTE. La deputata Deiana ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01798 (Vedi l'allegato A).

PAOLA DEIANA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, come è noto, eventi atmosferici estremi, che si sono intensificati a causa dei cambiamenti climatici, provocano danni su tutto il territorio nazionale. Tempeste e precipitazioni record si abbattono su aree spesso sfigurate dal consumo di suolo e da decenni di cementificazione selvaggia. Il nostro pensiero, ovviamente, oggi va alle tante, troppe vittime dei recentissimi fenomeni alluvionali che hanno colpito pesantemente più aree del Piemonte e della Liguria, così come precedentemente altre aree del Paese. Queste tragedie confermano che il dissesto idrogeologico è un'emergenza nazionale. Numerosi provvedimenti sono stati adottati in questa legislatura per definire un quadro normativo e finanziario adeguato. Le chiediamo però, signor Ministro, quali ulteriori provvedimenti intenda adottare per consentire interventi efficaci e il più possibile tempestivi per contrastare il dissesto idrogeologico.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente, e grazie, onorevole Deiana. Lei faceva riferimento, molto correttamente, ai cambiamenti climatici, che sono l'elemento che ovviamente noi ormai viviamo.

Mi spiego meglio: l'IPCC già svariati anni fa - e non certo l'altro ieri - dichiara che noi siamo dentro ai cambiamenti climatici, non che arriveranno (ovviamente, non parla dell'Italia ma parla anche dell'Italia, cioè si parla del pianeta). Il cambiamento climatico si manifesta in termini di temperatura ma anche di precipitazioni tipo quelle di cui stiamo parlando, ahimè, tragicamente in queste ore. Pensiamo che, come è stato anche detto da altri interroganti, sono cadute in 24 ore le piogge di 4-5 mesi, con una concentrazione pazzesca. Qual è il tema, allora? Il tema è intervenire, come si è detto, subito e parliamo dell'effetto emergenziale. Va bene, l'abbiamo detto: si va in Consiglio dei Ministri e là il percorso è avviato e io sicuramente mi impegnerò affinché passi la condizione di emergenzialità per le regioni che ne hanno fatto richiesta; questo però è un tema di emergenza. Poi c'è tutto il tema della prevenzione e le norme in parte sono cambiate, in modo secondo me molto corposo, per non lasciare, come abbiamo detto, da soli i comuni e le regioni; in parte adesso le abbiamo nel collegato ambientale, che molto garbatamente sta coordinando il sottosegretario Morassut, che è qui presente.

Però, già notiamo alcune cose: già notiamo che l'indice di accelerazione di spesa e di progettualità negli ultimi due anni - ed è stato un impegno di questo Ministero dell'Ambiente - è raddoppiato; siamo arrivati a 679 interventi, cioè il numero è raddoppiato letteralmente. È chiaro che ciò non è ancora sufficiente, è chiaro che c'è un tempo da recuperare e l'abbiamo detto, cioè ci sono tante problematiche, però intanto questo è già successo. Che vuol dire? Che le norme, come le stiamo scrivendo e come le abbiamo già organizzate e definite insieme ai comuni, insieme alle regioni e insieme agli altri Ministeri, stanno incominciando a funzionare, altrimenti non si sarebbe raddoppiato l'indice di accelerazione di progettualità e di individuazione dei siti, e questo secondo me va salutato piacevolmente. Poi, è chiaro che c'è ancora un problema enorme. Noi parliamo di 10 milioni di cittadini che vivono nelle zone a maggior rischio e parliamo di situazioni che hanno un tempo tecnico di ricaduta, però possiamo dire, per esempio, che in Liguria e in Piemonte sono stati già finanziati complessivamente 157 interventi: adesso, quindi - intendo dire - non è qualcosa di datato negli anni, ma qualcosa che è avvenuto con una velocità che è, direi, notevole.

Così, per esempio, abbiamo dimezzato - e mi piace qui ricordarlo, lei che ci tiene particolarmente - i tempi per le varianti dei piani di bacino distrettuale. Vede quante cose? Aggiungo - e prima è emerso - che sulle aree, per esempio, a sviluppo ambientale particolare, SIC o ZPS, io le determino, ma è anche vero che le faccio perché la regione lì me le chiede, quindi se lì qualcosa accade è perché la regione forse non ha verificato adeguatamente come costituire la vincolistica o la limitazione in quei SIC, e non perché il Ministero dell'Ambiente non vuole. La competenza - e la mia è solo decretizia - è di risulta. Grazie.

PRESIDENTE. La deputata Daga ha facoltà di replicare.

FEDERICA DAGA (M5S). La ringrazio, Presidente. Grazie, Ministro. Noi ci riteniamo soddisfatti dalla risposta che ci dà, soprattutto perché ci dà una prospettiva positiva. Come lei ben sa, ci occupiamo di dissesto idrogeologico da anni e abbiamo sempre tenuto alto il faro e l'attenzione sui fondi a disposizione nel nostro Paese, quindi delle regioni e degli enti locali, sul sistema Rendis, che è quello che raccoglie tutti i lavori da fare nel nostro Paese, quindi i lavori necessari per contenere il problema. Per noi è fondamentale riuscire ad arrivare a una soluzione che sia soddisfacente per tutto il Paese.

Nel suo racconto io sottolineo che il grandissimo problema che abbiamo sempre avuto è quello della capacità di spesa. Quindi, abbiamo i fondi? Sì, ma non riusciamo a spenderli correttamente e c'è il problema che lei ha detto, per cui effettivamente gli enti locali più piccolini hanno difficoltà a presentare i progetti. Quindi, in questo momento, sottolineo l'importanza di avere due in house dello Stato, come Sogesid e Invitalia, che possono dare una mano nella progettazione in tutto il territorio nazionale e ritengo che debbano essere due società utilizzate ancora perché hanno alte specializzazioni; ci sono 679 interventi e noi vogliamo arrivare a utilizzare il 100 per cento dei fondi a nostra disposizione; ci stiamo lavorando tanto da tempo e so che lei è impegnato anche in questo in questa legislatura.

Pensiamo al fatto che siamo riusciti, come Paese Italia, a spendere circa un miliardo all'anno dal 1944 a oggi: sono tanti bei soldi, ma ne abbiamo bisogno di ancora di più, quindi ben vengano quegli 11 miliardi che sono stati destinati nei due anni precedenti e che si inserisca questo tema anche nel Recovery Fund. Per noi ciò è fondamentale; si tratta di fondi pubblici e i fondi pubblici in questo momento ci danno un grandissimo respiro a livello economico, a livello di creazione di posti di lavoro, a livello di salvaguardia del territorio.

Noi in questo modo riusciamo a comprendere quanto sia fondamentale la presenza forte dello Stato sul nostro territorio, con un aiuto e una collaborazione stretta tra Stato, regioni ed enti locali. Per noi è fondamentale riuscire a fare tutto quanto insieme e nel suo racconto, nella sua risposta, ci dice che avremo anche un disegno di legge collegato alla legge di bilancio su questo tema fondamentale. Mi sento, in questa sede, di provare a dare qualche suggerimento per riuscire ad essere ancora più armonici. Per noi la strada da seguire è quella indicata nelle direttive europee. Abbiamo bisogno di attuare i programmi integrati su scala di bacino e una coerente omogeneizzazione dei piani di gestione del ciclo dell'acqua e del rischio idrogeologico. In questo vorremmo che le autorità di distretto, coordinate da voi come Ministero, diventassero gli attori istituzionali in grado di garantire la visione coerente e globale della gestione del territorio. In ultimo, si deve parlare assolutamente di un freno al consumo del suolo, che è mortalmente complice del dissesto idrogeologico; questo il MoVimento Cinque Stelle lo ha sempre detto e adesso lo fa. Per noi la priorità va data ai cantieri per questo Paese, quindi la grande opera per noi è la difesa del suolo e di tutto il territorio. Vi ringrazio.

(Iniziative volte alla realizzazione di politiche di prevenzione e contrasto del dissesto idrogeologico - n. 3-01799)

PRESIDENTE. La deputata Ciaburro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01799 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie Presidente. Signor Ministro, la recente e devastante ondata di maltempo di cui parliamo un po' tutti oggi, ha investito numerose regioni, causando gravissimi danni a infrastrutture, edifici, scuole, punti nevralgici (anche la caserma, come lei ben sa, a Ceva; io ci sono andata e c'erano maresciallo, colonnelli con il fango fino ai capelli, che si son prontamente messi ad intervenire, ma chiaramente non possono rendere il servizio che fanno tutti i giorni). I danni stimati, solo per la regione Piemonte, hanno colpito infrastrutture, privati, aziende, attività economiche e, soprattutto, anche quei centri di impianti di stazione invernale, che sono, come dire, l'occasione economica per tutta la stagione che dovrebbe partire (cito Limone e Garessio, tanto per fare dei nomi). In una recente intervista, lei, signor Ministro, ha affermato che i fondi appunto per far fronte a queste emergenze ci sono, ma che il problema sta nell'incapacità dei comuni. Credo che essi facciano di tutto per essere efficaci ed efficienti, così come hanno già detto i miei colleghi. Se non fossero intervenuti prontamente anche in questa occasione, probabilmente i danni che contiamo oggi sarebbero superiori, anche in termini di vite salvate, che invece per fortuna sono state risparmiate. Pertanto, a nome di Fratelli d'Italia le chiedo in che modo intenda intervenire per contrastare questo dissesto idrogeologico, considerato che, sì - è vero - c'è un cambiamento di clima in corso, ma mutatis mutandis, probabilmente va affrontato il problema anche in modo differente, perché la capacità degli alvei - faccio l'esempio di Ceva - che probabilmente hanno fatto tanti interventi nel corso degli anni e delle alluvioni, non ha determinato la salvezza, per cui va fatto un ragionamento ancora diverso. In che modo si intende appunto nominare commissari i Presidenti e, soprattutto, serve efficacia ed efficienza subito, risorse e tempi semplificati e sburocratizzati. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa, ha facoltà di rispondere.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie signor Presidente e grazie onorevole Ciaburro. Mi consenta, mi fa piacere che mi fa la domanda sulla questione dei comuni, perché l'incapacità non è un'incapacità voluta, è semplicemente - quasi il 99 per cento delle volte, quindi praticamente sempre - una impossibilità a causa di una problematica talmente grande, talmente forte, dove a volte la progettazione trova difficoltà. Ecco perché ho voluto fortemente affiancare i comuni che lo desiderano.

Non è la volontà di non fare la cosa; la ringrazio perché mi dà l'opportunità di precisare che non c'è incapacità o mal volontà, c'è un limite a volte progettuale, che va aiutato e per questo ho invitato le società in house, che chiaramente non hanno nulla da invidiare, come qualità progettuale; sono al fianco adesso dei comuni ed ha già deliberato questo, quindi è già parte della norma a disposizione dei comuni.

Lei, giustamente, faceva riferimento alla capacità commissariale dei soggetti chiamati, in questo caso i Presidenti delle regioni, collimano, il Presidente della regione è sempre il commissario straordinario. Loro mi chiedono di semplificare i tempi, dargli però un vero potere commissariale. Bene, lo abbiamo fatto, è recente, di agosto: nella “legge Semplificazioni” l'abbiamo fatto, abbiamo detto “OK, ci sta questa possibilità; in che termini? siete uguali a tutti i commissari che sono, oggi come oggi, commissari per altre materie”. Quindi, il concetto di commissariamento è finalmente uguale in orizzontale in tutto il diritto pubblico e questo è importante, perché prima erano probabilmente - loro stessi lo hanno affermato e di nuovo non è una questione di colore o di appartenenze - l'hanno affermato come un commissariamento zoppo. Adesso non lo è più: la norma è recentissima, diamogli il tempo di applicarla, però intanto già c'è, quindi loro adesso possono agire con capacità di intervento molto più rapido. Mi riferisco a tutti quegli elementi che possono contingentare e noi siamo a disposizione, come Ministero dell'Ambiente, anche per sostenerli nell'ambito della cosiddetta procedura amministrativa, tanto è vero che abbiamo stimato che, con la semplificazione, si può arrivare a tagliare i tempi e quindi praticamente avere il cantiere aperto sul territorio, di almeno il 50 per cento, che è un'enormità, è tantissimo rispetto a prima, che parlavamo di anni. Adesso possiamo parlare di mesi o poco più, tant'è vero che lavoriamo sugli elenchi regionali fatti ormai in una conferenza di servizio che, pensi, dura un mese alla fine, cioè un tempo che prima era ben più di un anno, a volte era un anno e mezzo già solo per individuare gli elenchi.

Perché le dico questo? Perché, come vede, è un problema nazionale, è un problema che poniamo al centro della nostra attenzione e che vogliamo risolvere con le regioni e con i comuni e assolutamente non da soli o in modo apodittico da Roma o da una scrivania.

PRESIDENTE. Il deputato Foti ha facoltà di replicare.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Ministro, io non le nascondo che lei ha una certa abilità, anche e soprattutto nel passare da una maggioranza all'altra, questa o quella per lei pari sono, però vede, signor Ministro, non bisogna eccedere. Ministro Costa, non serve giocare di sponda, la realtà è diversa e lei la conosce. È inutile dire che vi è una burocrazia eccessiva: noi siamo qui per togliere quella burocrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non possono, i comuni, le regioni, sostituirsi al ruolo che è proprio del Parlamento e del Governo.

E allora vede, signor Ministro, ma lei si rende conto che ha dichiarato di aver 7 miliardi di euro in cassa, pronti da spendere, mentre l'Italia è sotto scacco, da Bolzano alla Sicilia, per i problemi dell'assetto idrogeologico? Ma lei si rende conto che, mentre parla di soldi in cassa, ci sono dei cittadini che devono impegnare una giornata per ritornare a casa propria, perché sono crollati ponti e strade (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma vi rendete conto? Del collegato ambientale lei continua a parlare, ne parla da un anno, ma questo Parlamento non l'ha mai visto e mentre lei parla di collegato, in realtà dimostra che il Paese legale è scollegato dal Paese reale, della gente che ha le frane e non sa come fare, della gente che ha le industrie che non possono produrre, perché sono state travolte da quelle frane. Questo è il problema, signor Ministro, non delle belle parole che tutti sanno pronunciare, ma dei fatti.

E, allora, io le dico molto chiaramente: lei si era presentato in Commissione dicendo: “Io farò”. È uno dei pochi Ministri che è da due anni e mezzo incollato su quella poltrona: o fa o se ne vada, ne guadagnerà l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Battelli, Enrico Borghi, Boschi, Brescia, Casa, Castelli, Cirielli, Colucci, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Gregorio Fontana, Formentini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Marattin, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Rotta, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Vito, Zennaro e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente centoventuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulle iniziative per contrastare il dissesto idrogeologico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative per contrastare il dissesto idrogeologico.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, il Ministro Costa, che ringrazio per la sua presenza, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Sergio Costa.

SERGIO COSTA, Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare. Grazie, signor Presidente, e grazie all'Aula, per la pazienza che avrà di ascoltarmi. In ordine all'informativa sulla tragedia che ha colpito in particolare due regioni come il Piemonte e la Liguria, ma non solo loro, e che riguarda la più ampia questione del dissesto idrogeologico, a nome mio e a nome di tutto il Governo, esprimo il cordoglio per le vittime che sono state colpite e per le loro famiglie. Ritengo che, chiaramente, tutta l'Aula si unirà in questo cordoglio e, quindi, vi ringrazio anticipatamente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali). Ora - e questo è già emerso nelle interrogazioni, nel question time precedente - noi sappiamo che l'Italia è un Paese particolarmente fragile dal punto di vista idrogeologico; lo sappiamo perché dati scientifici, in questo caso di ISPRA, ci rammentano che il 91 per cento dei comuni italiani si trova in zone a rischio, seppure a rischio diversificato, e l'80 per cento del nostro territorio, quindi, la stragrande maggioranza, anche in questo caso, si trova in condizioni di rischio. Complessivamente, chi vive nelle condizioni di rischio cosiddetto medio o medio alto o alto sono più di 10 milioni di italiani, non che gli altri ne siano esenti, ne subiscono ulteriori conseguenze, ma più di 10 milioni di italiani però vivono materialmente, poi, in questi territori. Quindi, stiamo parlando di un problema nazionale, importantissimo, che attraversa sostanzialmente tutta l'Italia, comprese le isole, e che, quindi, va trattato a livello nazionale, tenendo ovviamente conto del principio di prossimità territoriale, quindi, regionale e comunale. Ora, proprio per questi motivi e per rispetto nei confronti delle vittime che ci sono state recentemente, ma che, ahimè, si tratta di una schiera di vittime che negli ultimi anni noi contiamo, e, ripeto, ahimè, è un tema che personalmente io tratto senza alcuna ideologia, senza alcuna colorazione e senza alcuna appartenenza. E voglio subito dire che, come ho detto nel question time precedente, questa settimana il direttore del dipartimento della Protezione civile, il dottor Angelo Borrelli, si recherà materialmente nelle zone recentemente colpite dall'alluvione e dal dissesto, ma già sono pervenute - e, quindi, ringrazio i presidenti delle regioni, in particolare, in questo caso. di Piemonte e Liguria, ma non solo - le richieste di proclamazione dello stato di calamità che, ovviamente, avranno un minimo di istruttoria tecnica, e per questo motivo il direttore del dipartimento Borrelli andrà in queste regioni colpite, e, poi, approderanno, a giorni, in Consiglio dei ministri.

Come, ormai, è patrimonio di tutto il Parlamento, perché, ormai, se ne parla tanto, lo conosciamo, l'abbiamo studiato, il dissesto idrogeologico è vero che coglie quei territori particolarmente fragili per questioni geologiche, per questioni, quindi, proprie, però è anche vero che è fortemente accelerato, è fortemente evidenziato dai cambiamenti climatici. Cioè, i cambiamenti climatici incidono in modo significativo sul dissesto idrogeologico: ce lo dice l'IPCC, che vuol dire il braccio scientifico delle Nazioni Unite e ce lo dice da anni, ovviamente lo dice a livello planetario, ripreso poi da ISPRA a livello nazionale, quando ci dice: guardate, che voi siete nei cambiamenti climatici. Ci dice che la nostra temperatura media è salita di 1,5 gradi circa o poco più e che i picchi, in particolare delle stagioni - e questa estate non è stato diverso -, creano un differenziale enorme con le stagioni di passaggio, come è il caso dell'estate rispetto all'autunno. Queste piogge che ne derivano sono particolarmente aggressive, piogge battenti, piogge che determinano, nell'unità di tempo, uno scroscio d'acqua che, come nel caso specifico, era quello che normalmente arriva in quattro mesi, invece si scarica in 24 ore.

Qualcosa è oggettivamente cambiato ed è scientificamente dimostrato. Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ci dice che la sfida ai cambiamenti climatici è la sfida delle sfide, planetaria, non riguarda solo l'Italia, ma anche l'Italia. Se voi pensate che il dato più recente dell'anno 2019, ISPRA ci rammenta che è stato il terzo anno più caldo degli ultimi sessant'anni e che, negli ultimi vent'anni, l'elenco degli anni più caldi, ogni volta, si rincorre continuamente; il 2020, chiaramente, lo scopriremo all'inizio del 2021 come è andato. Però, questi sono elementi che non possiamo sottacere.

Rimanendo un attimo sulla Liguria e sul Piemonte, come ho detto, noi lavoriamo adesso sull'emergenza, l'emergenza che significa intervenire - lo dico tragicamente - ex post, cioè successivamente. Non ci dà nessuna soddisfazione dire che i soldi ci sono, che l'intervento c'è, che saremo veloci, perché è chiaro che dobbiamo esser così, è ovvio, è quasi banale dirlo - ma è bene, però, ribadirlo -, ma tutto il tema è la prevenzione, chiaramente, per non lamentare non solo i morti, ma anche i danni, ma anche il fatto di dover intervenire in emergenza e, magari, quelle risorse che sono, invece, con connotazione emergenziale, poterle, invece, definire con connotazione preventiva.

È anche vero che, come si dice, qui tutti ci dobbiamo guardare negli occhi e riconoscere che, nei decenni passati, alcuni elementi non hanno favorito, certo, la questione di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico. Io penso ad un esempio che per me è lampante: le situazioni urbanistiche. Quante volte parliamo di situazioni urbanistiche che incidono in modo significativo sull'assetto del territorio? Ovviamente, sono situazioni urbanistiche, il 90 per cento, quando insistono in modo scellerato sul territorio, vuol dire che non hanno avuto una storia amministrativa trasparente e corretta: parlo di abusi, per esempio. Questo ce lo dobbiamo dire, perché è una storia antica, non è una storia recentissima, malgrado anche le statistiche ci dicano che non si è smesso, si è molto diminuito, i controlli sono aumentati, le attività sono aumentate, gli abbattimenti in taluni casi si stanno finalmente facendo, il ripristino dello stato dei luoghi pure, però c'è una storia antica e quella storia antica incide ancora oggi. Questo incide poi, come noi sappiamo, sulla salvaguardia del territorio e aggiungo, nel caso di specie si è dimostrato in modo evidente, anche sui tempi di corrivazione, che hanno inciso in modo significativo.

Poi, c'è tutto il tema che riguarda l'assetto forestale, cioè quell'antico sistema - notate che uso il termine “antico” e non “vecchio” - in cui le foreste erano l'elemento che tratteneva gli scoscendimenti, i movimenti di terra e che adesso, malgrado l'inventario forestale ci dica che sono cresciuti i boschi in Italia, magari, la qualità dei boschi non è cresciuta così come, invece, una fustaia disetanea ci consentiva di dire venti anni fa, trenta anni fa, quaranta anni fa. Quindi, c'è una questione anche forestale.

Se queste sono le premesse - io cercherò di essere il più sintetico possibile -, però andiamo a vedere cosa si sta facendo, perché, altrimenti, diventerei il Ministro che racconta solamente una tragedia senza proporre o qualcosa di fatto o qualcosa che magari, invece, è già in itinere e che, quindi, in modo robusto, si sta facendo. Il primo elemento al quale ho tenuto - e il Parlamento ha votato e di questo vi ringrazio - è stato quello di riformare il Ministero dell'Ambiente, per cui dal 1° gennaio di quest'anno - quindi, è recente - noi abbiamo una Direzione generale che si occupa solo ed esclusivamente di dissesto idrogeologico. Pensate che prima non era così e io ringrazio i parlamentari, perché, tra l'altro, è stata votata in modo molto trasversale questa norma. Perché? Perché c'era una necessità di creare un front: con chi? Con le regioni e con i comuni. Se una Direzione generale, che è il vero front nazionale, non riesce a confrontarsi con regioni e comuni perché ha un insieme gigantesco di cose da fare, chiaramente, non risponderà in modo adeguato, non ce la farà. Oggi, noi ce l'abbiamo dal 1° gennaio e su questo io voglio ringraziare, non solo perché è presente, ma anche perché siamo perfettamente assonanti, il sottosegretario, l'onorevole Roberto Morassut, che è qui presente, perché insieme stiamo modificando tutti questi percorsi, compresa l'ultima norma che vi ho citato. E' questo che è importante, è significativo, perché vuol dire che non c'è un uomo solo che pensa qualcosa, ma che siamo insieme, confrontandoci nell'ambito della compagine di Governo - ma chi mi conosce sa che noi ci confrontiamo nell'ambito, invece, della compagine parlamentare, che è ben di più del Governo, ovviamente -, ma, principalmente, anche con le regioni e con i comuni.

Io ho incontrato molto spesso, muovendomi molto sul territorio, in particolare nel periodo pre-COVID, adesso, ovviamente, con minore frequenza, presidenti di regione e sindaci. Perché li ho incontrati? Li ho incontrati, tra le altre cose, anche per sentire sulla pelle e tra le dita quali sono veramente le problematiche, al di là dei tavoli romani, dove, peraltro, sono istituzionalizzati questi rapporti, ma sul territorio reale, dicendo: fatemi capire fino in fondo, come vi posso aiutare e come vi possiamo aiutare. Allora, i comuni che cosa mi rappresentano? Che sono in oggettiva sofferenza, perché voi sapete che la norma assegna l'individuazione delle zone a rischio al comune, come è giusto che sia, perché c'è un principio di prossimità territoriale: chi meglio del comune sa se c'è un rischio idrogeologico, di franamento, o che altro, o di alluvioni in una zona, piuttosto che in un'altra? Questo è l'elemento. Va bene, gli assegna questa competenza e gli assegna anche la competenza progettuale. Quindi, il comune ha una competenza progettuale. Bene, tantissimi sindaci dicono: Ministro, il nostro problema progettuale è quello che, rispetto a progettazioni così significative, così robuste, noi abbiamo una voglia, una passione, ma abbiamo bisogno di strumenti che ci aiutino. Non sono solo normativi, sono proprio strumenti tecnici, cioè capacità professionali specifiche per quel determinato tipo di intervento: è ben diverso, per esempio, intervenire su un'asta fluviale o torrentizia rispetto a uno scoscendimento di rocce, per esempio, o che altro possiamo immaginare. Sono ben diverse quelle situazioni, sono competenze e conoscenze diverse che non necessariamente si riescono a rinvenire in ogni comune, specialmente in quelli della dorsale appenninica e dell'arco alpino, cioè quelli che hanno una pianta organica molto, molto limitata.

Bene, allora, in questo, per esempio, raccogliendo la loro istanza, tramite il Comitato interministeriale per la programmazione economica, noi abbiamo già deliberato non una cosa del “farò”: abbiamo già deliberato che due società in house dello Stato - Sogesid e Invitalia - saranno a disposizione dei comuni, ove, ovviamente, i comuni sono richiedenti. E lo saranno perché? Perché lì ci sono la capacità progettuale, le professionalità, la forza, la strutturazione per poter intervenire a fianco dei comuni, su richiesta dei comuni. Quindi, vedete, il rapporto come è stato fruttuoso? Questo è già normato, questo già c'è. I medesimi comuni, nei giri che ho fatto, nei confronti, nei dialoghi che ho tenuto, che cosa mi dicevano pure? Noi abbiamo un problema anche di cassa o di risorse. Mi date, in sostanza, la possibilità, una volta progettato, di intervenire solo se ho i soldi in cassa. Ma io magari rischio il dissesto perché non ce le ho queste risorse, perché mi pagate a saldo, cioè a stati di avanzamento lavori: quindi, prima faccio il lavoro e poi mi pagate. Diventa complicatissimo.

Bene, noi abbiamo deliberato di nuovo, recentemente, con il Comitato interministeriale per la programmazione economica - dove abbiamo fatto un lavoro di squadra, lo ripeto, con il sottosegretario Morassut che nuovamente ringrazio - per poter dare l'anticipo del 30 per cento. Questo è importante perché significa, anche dal punto di vista economico-finanziario, dar loro lo strumento per intervenire. Molto ancora si può fare - ok - ma intanto le prime due cose che i comuni mi hanno chiesto in questi due anni sono state fatte.

Le regioni: parlo con le Regioni, incontro i Presidenti di Regione, credetemi, sempre in modo molto laico e mai ideologico, indipendentemente dai colori e dall'appartenenza; voi mi conoscete ormai, non appartiene proprio al mio vissuto personale. Bene, noi sappiamo che i presidenti di regione sono commissari straordinari di Governo per il dissesto idrogeologico. Quindi, c'è una perfetta assonanza tra il ruolo e la funzione del Presidente e il Commissario di Governo. Ebbene, le Regioni in sostanza che cosa mi chiedono subito di fare? Mi chiedono di dare loro i veri poteri commissariali; oggi sono poteri - mi dicono - limitati e non pongono i Presidenti nella condizione veramente di fare deroghe fino in fondo. Deroghe, ovviamente, tutelate sempre nell'alveo del concetto di deroga del diritto pubblico che già esiste per altri commissari e per altre materie. Questo già adesso è stato normato con la “legge Semplificazioni” per cui loro sono in orizzontale con tutto il resto del sistema commissariale d'Italia. Per cui hanno poteri di deroga ben più forti rispetto a quelli che avevano prima. Guardate che questo significa stringere i tempi amministrativi e superare molti limiti burocratici. Tutto questo su richiesta delle regioni e me l'hanno chiesto praticamente tutte le regioni (noi eravamo in Conferenza permanente, si ricorda onorevole Gava). Ce l'hanno chiesto tutte, lo abbiamo fatto e ce l'hanno continuato a chiedere. Oggi è norma, oggi è norma! Ed è la prima cosa che ci chiedevano. Ci chiedevano anche un'altra cosa. Ci chiedevano: potete modificare il portale ReNDiS, ossia il sistema dell'algoritmo, che ci consenta di non essere prigionieri di un algoritmo e, quindi, di una scelta che talvolta diventa matematica ma poco politica, nel senso più nobile del termine? Per esempio, con riferimento ad elementi che ci dicono che c'è scarsità di popolazione o di residenzialità o di domiciliarità di una popolazione, magari l'algoritmo ti pone non in cima alle priorità da finanziare mentre, invece, c'è una necessità politica, perché magari in quel comune, sul cucuzzolo di una montagna, l'unica strada per salire e scendere è franata e non si può intervenire perché l'algoritmo del portale ReNDiS ti pone in coda, o quasi in coda, nel sistema di finanziamento. Questo ci è stato chiesto dalle Regioni e questo si sta facendo. Altra cosa: ho interpellato le autorità distrettuali di bacino, sempre insieme al sottosegretario. Che cosa abbiamo fatto? Le abbiamo interpellate: ma voi che fate i Piani di bacino potete indicarci qual è una vostra esigenza e necessità? Il Piano - voi sapete - molto spesso è, come si dice, il perimetro di ingaggio. Però poi ci sono le varianti del Piano perché poi, in corso d'opera, tu chiaramente modifichi le necessità in funzione delle condizioni che poi trovi. Bene, ci voleva circa un anno e mezzo. Abbiamo modificato il percorso normativo per cui adesso mediamente occorreranno sei mesi. Ma ce l'hanno chiesto loro, i segretari generali delle Autorità distrettuali di bacino! Siamo andati molto più veloci su questo. Vedete? Piccoli interventi chirurgici che secondo me sono risposte su richiesta dei controinteressati o, come, si dice del nostro front reale.

Considerate anche un'altra richiesta che invece mi proveniva dalla Direzione generale specializzata, dal 1° gennaio, sul dissesto idrogeologico. La richiesta era: noi possiamo semplificare il sistema di individuazione dei lavori a farsi secondo degli elenchi regionali?

Mi spiego meglio. Vuol dire in buona sostanza che i Presidenti delle Regioni ti propongono, in quanto Commissari, un elenco di lavori. Però c'è tutta una procedura amministrativa di confronto e di dialogo che, a volte, è molto lunga e laboriosa. Adesso, con una Conferenza di servizi che è già stata normata, che quindi ha un tempo contingentato di un mese, sostanzialmente, a noi quell'elenco che prima veniva fuori da circa un anno di lavoro adesso si fa in un mese di lavoro. Abbiamo verificato con la Direzione generale competente presso il MATTM e, dall'altra parte, con le Regioni che questa cosa funziona. Tanto è vero che stiamo lavorando sugli elenchi regionali così definiti.

Dal punto di vista numerico vi dico questo: fatti questi cambiamenti, prima ancora di farne altri che già vi ho detto - perché sono recenti, pensate al “decreto Semplificazioni” - già in questi due anni il cosiddetto indice di accelerazione dell'assegnazione delle risorse è raddoppiato, già solo per il fatto di aver limato alcuni sistemi. E ancora non parliamo delle delibere CIPE di cui vi ho detto prima (il 30 per cento, Invitalia piuttosto che Sogesit e le semplificazioni di cui vi ho detto, che sono recentissime) e già così abbiamo raddoppiato in due anni l'indice di accelerazione della spesa e dell'impegno di spesa. Adesso mi aspetto che cresca ancora di più, chiaramente. Questo già significa che non solo il Ministero pone un'attenzione prioritaria e principale sull'argomento ma che tutto il sistema parlamentare la sposa questa linea perché, appunto, non ha colorazioni. Vi dico che già sono stati firmati accordi di programma per 3,6 miliardi di euro. Di quei soldi, di quei fondi che - vi ricordate - abbiamo, come ho detto, nella disponibilità per gli interventi, già sono stati firmati accordi per 3,6 miliardi e altri 3 siamo pronti a firmarli, non appena gli elementi tecnici saranno pronti. Intendo dire che su questo stiamo lavorando molto bene, consentitemi di dire, con le Regioni, con i Comuni e come Ministero perché l'abbiamo messo come priorità. è chiaro non stiamo negando che c'è stata un'emergenza altrove: ci mancherebbe altro! Però voi vedete rispetto agli ultimi trent'anni: indice di accelerazioni, nuove norme, elementi quindi che ci fanno vedere un percorso che è stato fatto ed è stato fatto a livello parlamentare, non a livello di una maggioranza contro un'opposizione ma a livello parlamentare complessivo. Certo c'è ancora da fare, ok, ma intanto guardiamo tutto quello che è stato fatto in pochissimo tempo. Rimanendo nel caso del Piemonte e della Liguria, sono state già assegnate risorse per 157 interventi su richiesta dei Comuni e delle due Regioni. Questi sono dati ufficiali, è già stato fatto questo.

Adesso - e chiudo lasciando lo spazio al dibattito parlamentare - qual è l'altro elemento? È sufficiente? È un inizio molto robusto, secondo me; non è sufficiente perché l'altro aspetto che è emerso poc'anzi è quello di normare in un quadro più complessivo e, come dire, non più chirurgico ma di una visione diversa, una norma generale che noi abbiamo individuato in un percorso che si chiama “collegato ambientale”, cioè la norma legata alla legge di stabilità, che ci dà questa opportunità: è stata lavorata insieme e approderà al Consiglio dei ministri. Ormai è prossima ad avere gli ultimi pareri dei Ministeri concertanti - ma finalmente ci siamo - per poter arrivare qui, per poter essere da voi migliorata, sicuramente, valorizzata e magnificata in questo senso, con tutte le cose che già sono emerse nel question time precedente e che ognuno di noi ha dentro e che sono, di nuovo, semplificazioni e possibilità di contingentare i tempi e di spendere le risorse. Diventerà poi il quadro organico che si lega a queste variazioni, a queste modifiche normative di cui già vi ho detto. Molte le ho fatte con atti non di fonte primaria ma di fonte secondaria ma che, avete visto, hanno determinato già il raddoppio dell'indice di accelerazione. Su questo chiudo dicendovi che vi posso assicurare che ci sarà nell'ambito del collegato ambientale la massima disponibilità del Ministero dell'ambiente, quindi del Ministro dell'ambiente e del sottosegretario che ne ha curato il coordinamento, per migliorarlo ovviamente, per magnificarlo, ma principalmente per essere a fianco di ciascun parlamentare; ribadisco, ciascun parlamentare, non un parlamentare sì e un parlamentare no, senza appartenenze, senza colori e senza bandiere, perché a me la cosa che sta a cuore è che le idee migliori salvaguardino il territorio e i nostri cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il collega D'Ippolito. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, grazie signor Ministro, mi piacerà riprendere molti degli argomenti contenuti nel suo intervento, tutti assolutamente condivisibili. I recenti fenomeni alluvionali in Piemonte e Liguria confermano, con le vittime e i gravi danni provocati, l'attualità pressante del problema del dissesto idrogeologico: da Aosta a Pachino, da sud a nord del Paese si tratta di una questione irrisolta, drammatica quanto prioritaria. I mutamenti climatici ci impongono un cambiamento radicale di paradigma. Nel 2018 ci sono stati 148 eventi estremi, con 32 vittime; nel 2019 invece sono saliti a 157 gli eventi e le vittime sono aumentate a 42. Lo Stato ha il dovere di intervenire con tempestività, scienza e coscienza, superando quel senso di inevitabilità degli eventi e di impotenza generale spesso figli di una cultura succube dell'abusivismo edilizio, degli interessi particolari, dell'attendismo irresponsabile che per molte stagioni ha caratterizzato il governo dei singoli territori.

Ora non si può indugiare, rinviare o fermarsi alle misure finora adottate, che senz'altro certificano, al di là di ogni ragionevole dubbio, l'attenzione del Governo verso l'emergenza in discussione. È importante sentire oggi dal Ministro che non si ferma l'impegno a superare la burocrazia e a individuare soluzioni più rapide e dirette. La complessità amministrativa e tecnica degli interventi già avviati, l'articolata ripartizione e interdipendenza delle competenze, le responsabilità in capo a vari enti, organi, soggetti e uffici pubblici coinvolti sono probabilmente la ragione principale per la quale le risorse disponibili tardano a trasformarsi in interventi effettivi. Per questo già a inizio legislatura abbiamo lavorato per ridurre del 75 per cento il tempo di erogazione dei fondi per l'apertura dei cantieri e la prevenzione del dissesto idrogeologico. Prima di questo intervento ci volevano anni per stanziare i fondi; ora, in soli sei mesi - sei mesi - abbiamo risolto questo ritardo atavico. Un risultato che riconosce chiunque abbia un briciolo di onestà intellettuale, possibile grazie all'impegno profuso dal Ministro dell'ambiente Sergio Costa. Lo stesso dicasi per il piano “Proteggi Italia”, con il quale abbiamo messo a disposizione più di 700 milioni di euro per oltre 500 interventi in tutta Italia. Con queste risorse e con quelle in arrivo per garantire la transizione ecologica del Paese possiamo aprire i cantieri più importanti che servono al Paese, possiamo dare il via alla grande opera della messa in sicurezza del territorio.

Ancora devo qui rammentare il piano nazionale per aggredire il dissesto idrogeologico, con lo stanziamento di 3 miliardi per opere subito cantierabili già nell'ambito del piano stralcio del 2019. Un altro dei problemi che avevamo riscontrato confrontandoci con le regioni, i cui presidenti, come abbiamo ripetutamente detto, sono commissari per il dissesto, è che spesso i comuni non hanno la possibilità di realizzare progetti cantierabili per mancanza di risorse o di tecnici. Bene, anche in questo caso siamo fieri di poter dire, insieme al Ministro, che è in campo una risposta concreta: abbiamo messo a disposizione degli enti locali una task force del Ministero proprio per aiutarli fin dalla fase progettuale. Ma la lotta al dissesto idrogeologico la facciamo anche con altri strumenti, per esempio, nel “decreto Clima”, convertito in legge da questo Parlamento, vi è la definizione di un programma strategico nazionale, mentre il “decreto Semplificazioni”, anch'esso oggi legge dello Stato, ha definito una procedura semplificata e accelerata per la pianificazione contro il dissesto idrogeologico.

Il MoVimento 5 Stelle ha sempre sostenuto - e mi piace in questo ripetere il concetto appena espresso - che investire nella messa in sicurezza del territorio fa risparmiare; fa risparmiare innanzitutto vite umane e poi gli enormi danni sociali ed economici prodotti da frane e smottamenti. Sì, è vero, Ministro, perché intervenire dopo e magari in emergenza non solo non evita morte e devastazioni, ma costa allo Stato molto di più che prevenire. L'Italia ha il record europeo di frane: 620 mila su 750 mila, con uno smottamento ogni 45 minuti e 7 vittime al mese; il più elevato tasso di consumo del suolo del continente, oltre un metro quadrato perduto sotto asfalto e cemento per ogni secondo che passa; dal secondo dopoguerra il territorio ricoperto da asfalto risulta quadruplicato.

Se non fermiamo questa spirale, nei prossimi vent'anni quasi 660 mila ettari saranno perduti. Ci sono oltre 10 milioni di italiani che vivono in zone a rischio di frane. Secondo l'ISPRA sono coinvolti 7.141 comuni, pari quasi al 90 per cento del totale. Concludo.

Tra le misure di sostegno e sburocratizzazione i primi risultati del nostro impegno iniziano ad arrivare, ma non ci sediamo certo sugli allori. Le affermazioni del Ministro Costa, oggi, in quest'Aula, confermano ancora una volta che il tema del dissesto idrogeologico è finalmente e definitivamente parte integrante dell'agenda di Governo e di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. È un intervento veramente sofferto perché partiamo da un quadro desolante per la Liguria, per il Piemonte, per altre aree del Nordovest d'Italia. È una situazione particolarmente grave per Limone Piemonte, la Valsesia, la Val d'Ossola, le valli biellesi. Si registrano ingenti danni alle coltivazioni del riso a Vercelli e a Novara, in tutto il settore del florovivaismo. Gravi sono i problemi nel mio Ponente Ligure, in valle Argentina, dove ancora il comune di Triora - vi segnalo - è isolato, in Valle Arroscia, in Val Roja.

Il fiume Roja ha rotto gli argini ed ha esondato a Ventimiglia, provocando una disastrosa alluvione ma, prima di cominciare questo intervento, prima della politica, fatemi esprimere, a nome del gruppo parlamentare della Lega, il cordoglio e la vicinanza per le vittime e per le loro famiglie (Applausi). Fatemi anche ringraziare chi si è dedicato, chi si sta dedicando in queste ore, a rimuovere detriti e a spalare fango; parliamo degli angeli del fango: giovani o meno giovani che stanno aiutando le amministrazioni comunali nei vari paesi, nelle vallate, nelle varie città. Voglio ringraziare le unità locali della Protezione civile, i vigili del fuoco, le forze dell'ordine. Infine, e non per ultimi, ringrazio i sindaci: sì, Ministro, i sindaci vanno ringraziati perché sono con i piedi nel fango, non sono chiusi in un Ministero. Non vanno accusati in piena emergenza sui giornali, come ha fatto lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Tante belle parole nel suo intervento ma una cosa è emergenziale e attendiamo con forza dal Governo: la dichiarazione di stato di emergenza, che serve a dare le prime risposte, le prime risorse per far ripartire i territori, per le somme urgenze e per la macchina dei soccorsi. Ma facciamo un po' di cronistoria; facciamo chiarezza su questa dichiarazione di stato di emergenza perché, vede, Ministro, la ricostruzione che ha fatto lei non è veritiera ed è anche preoccupante. Sabato scorso, il 3 ottobre, i presidenti delle regioni Piemonte e Liguria hanno già formulato la richiesta di stato di emergenza e il suo Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha promesso a mezzo stampa che nel primo Consiglio dei ministri utile avrebbe portato il provvedimento e lo avrebbe fatto approvare. Lunedì scorso, 5 ottobre, si è svolto il primo Consiglio dei ministri, ma non c'è traccia del provvedimento; invece avete trovato tempo e spazio per approvare la cancellazione dei “decreti Sicurezza”; ecco la differenza di vedute sulle priorità di questo Paese tra noi e voi. Inoltre, ancora, c'è stato oggi un secondo Consiglio dei ministri, 7 ottobre, proprio intorno alle 11 di questa mattina, un Consiglio dei ministri convocato d'urgenza, quindi, chi mi sta ascoltando dirà: è stato convocato d'urgenza per dare risposte ai territori colpiti della Liguria e del Piemonte; invece no, è stato convocato d'urgenza perché ieri, qui alla Camera, mentre io ero a spalare fango insieme agli amici di Ventimiglia, non avete avuto il numero legale per votare e avete inventato un sotterfugio per trovare il modo di dichiarare, sì, uno stato di emergenza, ma non lo stato di emergenza che interessa a noi e al nostro territorio, bensì lo stato di emergenza per prorogare le mascherine obbligatorie fino a febbraio. È questo lo stato di emergenza di cui vi state occupando (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Allora, Ministro, siamo veramente preoccupati perché non abbiamo avuto risposte su quanto dovremo ancora aspettare per avere le prime risorse per affrontare le emergenze del nostro territorio, e lo sa che stiamo anche perdendo la faccia a livello internazionale? In Val Roia metà del territorio è italiano e metà è francese. Per parte francese, Macron ha già dichiarato lo stato di emergenza; ora dichiarerà uno stato ancora più di emergenza portando 500 milioni di danni; ha inviato un centinaio di militari ad aiutare la popolazione; ha già annunciato un sopralluogo sul territorio, mentre sul versante italiano della Val Roia nulla di tutto questo. Lo sa, Ministro, che a Ventimiglia, città italiana, lo Stato monegasco ha già dichiarato di donare 1 milione di euro alla città? Cioè arrivano prima per una città italiana i soldi da uno Stato estero che dallo Stato italiano! Non voglio far polemica, però devo dire queste cose perché, secondo me, lei non ha un quadro della realtà stando chiuso nel Ministero. In spirito propositivo voglio già dirle che il provvedimento di stato di emergenza non è e non sarà sufficiente, sia in termini di risorse, sia in termini legislativi per far ripartire il nostro territorio, perché serve un decreto-legge che programmi investimenti infrastrutturali consistenti, sbloccando anche le opere pubbliche che i territori attendono da anni. Servono ingenti - lo ripeto: ingenti - risorse per ristorare i danni ai privati che hanno perso la casa, le cantine, i mobili, le macchine. Servono ingenti risorse per le imprese e per i negozi affinché possano ripartire.

Ministro, lasci il Ministero, venga con me mezza giornata a Ventimiglia che probabilmente è la città più grande che ha avuto più danni in questa tornata; chieda se, senza aiuto economico, qualcuno intende ripartire.

Ecco, Ministro, tornando ai temi ambientali, mi lasci fare qualche considerazione e qualche proposta. Siamo tutti d'accordo che è fondamentale una manutenzione costante del corso d'acqua, dal fondale, liberarlo dai tronchi d'alberi, dal materiale vegetale che impediscono il regolare flusso, ma purtroppo attualmente la pulizia dei fiumi e dei torrenti è bloccata da una legislazione obsoleta, carica di inopportune ideologie ambientaliste e da una burocrazia insostenibile che mette in situazioni critiche i cittadini.

E, allora, ecco una proposta che le offriamo, come Lega: contestualmente alla nomina dei commissari straordinari dia loro poteri straordinari per operare anche nei fiumi non per utilizzare solo le somme urgenze; riveda urgentemente la gestione dei SIC. Ha mai chiesto a un sindaco come può operare alle foci di un fiume?

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Rischiano delle diffide e delle multe. Insomma, Ministro, concludo perché non ho più tempo…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Muro.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Però, la invito a fare meno parole e più fatti; la invito a guardare le immagini dei nostri paesi, delle nostre città e agire, agire subito. Lo faccia per quei cittadini che hanno perso tutto e dimostri loro che lo Stato c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sozzani. Ne ha facoltà.

DIEGO SOZZANI (FI). Grazie, Presidente. Grazie per la relazione del signor Ministro. Onorevoli colleghi, anche da parte mia inizio il mio commento per portare la vicinanza del gruppo di Forza Italia alle popolazioni colpite e alle famiglie delle troppe persone - troppe dico - morte a causa delle alluvioni che hanno interessato pesantemente il Nord-Ovest e le altre regioni del Paese.

La fortissima ondata di maltempo che ha colpito nei giorni scorsi il Nord-Ovest, in particolare il Piemonte e la Liguria, ha provocato morti e ingentissimi danni ai territori e alle infrastrutture: ponti crollati, paesi isolati, frane e strade portate via dalla corrente delle acque. Non solo il Piemonte, i numeri non sono definitivi: sono 108 i comuni che hanno subito danni, ci sembra. E il presidente della regione dalla quale provengo, il presidente della regione Piemonte, ha già stimato in circa 1 miliardo le risorse necessarie per gli interventi di ripristino e di ricostruzione delle opere per i danni subiti.

Ora, signor Ministro, lei ha citato alcuni dati da cui sappiamo che in Italia il rischio frana del territorio è per circa il 20 per cento molto grave sul 90 per cento che lei ha citato. Il piano della pericolosità idraulica è del 12,5 per cento, quindi le popolazioni a rischio sono 1 milione e 200 mila persone ad alto rischio in Italia nell'ambito delle problematiche del dissesto idrogeologico. Abbiamo edifici a rischio, signor Ministro. Lei non l'ha detto, ma sono 550.000 gli edifici oggi a rischio per problemi di tipo idrogeologico, il 3,8 per cento del totale degli edifici in Italia.

Rispetto alle industrie, signor Ministro, sono 83.000 le industrie ad alto rischio per il dissesto idrogeologico, pari a 1,7 per cento della forza lavoro in Italia, pensi, per 217 mila addetti che sono sotto il problema del rischio idrogeologico.

I beni culturali: non parliamo di tutti i beni culturali in cui il 18,6 per cento in Italia sono a rischio per i problemi idrogeologici. Potremmo andare avanti a dare tutta una serie di indicazioni di questo genere su numeri importanti e si capisce il peso e la gravità.

Ora, oggi non ho sentito, signor Ministro, cosa intende fare però rispetto a una situazione contingente, perché capisco la programmazione, quello che pensate come Governo, eccetera (poi entrerò nel merito anche di questo), ma rispetto al contingente, cioè quando succedono queste cose, signor Ministro, lei sappia che i sindaci, come ha detto qualcuno che mi ha preceduto, debbono intervenire seduta stante, devono mandare le ruspe, uomini, pulire e non aspettare. Guardi che in Italia non avviene questo tipo di attività immediata e con poteri straordinari senza vincolo perché ci sono poi dei problemi giuridici che colpiscono queste persone. Infatti, non è possibile prendere un'impresa, la prima possibile, e andare a pulire, non è possibile; e, quindi, oggi abbiamo delle situazioni in cui si vanno a fare le visite, valuteremo i danni, faremo le passeggiate politiche per vedere quali sono le cose. Ma noi dobbiamo intervenire istantaneamente quando succedono! Ci devono essere due tipi di legislativo: quello di programmazione, che nel tempo evidentemente vada a prevenire attività, eventi di questo genere, ma ci deve essere anche una legislazione che consenta ai sindaci di intervenire subito, con la somma urgenza, quella che una volta era chiamata la somma urgenza, nella quale potevano dare appalti senza la possibilità di creare liste, procedure, in modo tale da rimanere nell'ambito dei tempi che sono purtroppo sacrosanti quando succedono queste cose.

Sentivo il collega dei 5 Stelle, diceva: abbiamo stanziato 700 milioni per 500 progetti, 1 milione 400 mila euro a progetto; ma si rende conto che siamo in un'inezia, quando il solo Piemonte (non so quanto è la Liguria) richiede quasi 1 miliardo di intervento in questo senso?

Altro elemento su cui la faccio riflettere, signor Ministro, perché io le parlo anche da un punto di vista, con delle competenze di tipo professionale: abbiamo detto e ho sentito che ci saranno Sogesid e Invitalia che con le loro strutture saranno al servizio dei comuni. Lo abbiamo detto, 8 mila comuni, il 90 per cento hanno problemi: ma come fa a centralizzare la progettazione o l'assistenza su 8 mila comuni in Italia con la Sogesid e l'Invitalia? Ammesso che al loro interno abbiano le strutture necessarie, sia di competenza che di risorse, per realizzare questo tipo di progetto.

Guardi che i progetti li sanno fare benissimo i comuni: sanno bene come realizzarli, hanno le strutture, ci sono fior di professionisti che in giro per l'Italia sanno realizzare queste cose. Date i soldi ai comuni, immediatamente, subito, che possano portare avanti questo tipo di progetti, ma soprattutto poi possano finanziarli in tempi brevi. Sappia che l'attività dell'autorità di bacino… Perché quando poi entriamo negli alvei con la pulizia dei fiumi, non parliamone: se portiamo via qualche metro cubo di ghiaia a livello nazionale, sembra quasi che stiamo facendo un danno al territorio, quando invece la pulizia e il ripristino degli alvei consentono un corretto deflusso delle portate dei nostri fiumi. Ma non è possibile! Non potete centralizzare tutto!

Abbiamo istituito, in tutte le leggi che abbiamo approvato, comprese le leggi della semplificazione, strutture mastodontiche nazionali che poi non funzionano. È con la capacità locale di portare a casa i progetti, e non con la centralizzazione, non con l'aiuto della Sogesid e dell'Invitalia che noi riusciamo a risolvere questo tipo di problemi.

Ci ragioni, signor Ministro! Dia una mano, con l'aiuto anche dell'Associazione nazionale dei comuni italiani, nel trovare una soluzione di finanziamento diretto, che è l'unica posizione. Poi ci sarà una programmazione a livello regionale: su questo sono d'accordo con lei che ci deve essere; però per il futuro, non per il presente, perché per il presente rischieremmo di perdere tutte le capacità che questa nazione aveva.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sozzani.

DIEGO SOZZANI (FI). Le do anche questo dato: lo sa che, dal punto di vista idraulico, era una delle migliori…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sozzani.

DIEGO SOZZANI (FI). Concludo, concludo, Presidente. Era una dei migliori Stati al mondo sull'attività dell'idraulica, la nostra nazione: bene, non ce la facciamo più. Oggi, signor Ministro, mi creda, con i 64 decreti attuativi…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sozzani.

DIEGO SOZZANI (FI). …che dovremo emanare sulle semplificazioni non riusciremo a risolvere i problemi in tempi brevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gribaudo. Ne ha facoltà.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Presidente, Ministro Costa, sono ormai quattro giorni che raccolgo informazioni, immagini, testimonianze di ciò che è accaduto fra il 2 e il 3 ottobre nel Nord-Ovest. È per me dolorosissimo oggi qui portare il grido di dolore del Piemonte in modo particolare e delle sue valli, delle nostre valli. Ho camminato sull'asfalto spezzato delle strade statali, provinciali e comunali, e sul fango che ha invaso i negozi, le fabbriche e rivoltato i cimiteri.

Ho visto boschi interi accatastati sui ponti distrutti e nelle strade dei nostri paesi, in Val Tanaro, in Valle Vermenagna e Gesso. Sono sicura che tutti in quest'Aula abbiamo visto la foto di quella casa, a Limone Piemonte, scivolata nel letto del fiume. Mi sono trovata di fronte a quella casa, Ministro: una perfetta scatola di cemento che, grazie a chissà quale delle nostre avanzatissime norme e alla perfetta lavorazione delle maestranze, non ha perso nemmeno una losa, eppure era inclinata dentro il fiume. Ecco, ripensando a quell'immagine credo che emerga tutta la follia con cui fino ad oggi abbiamo affrontato l'emergenza del cambiamento climatico e del rischio idrogeologico. È un'immagine simbolo, simbolo del fatto che così le cose non possono più andare avanti.

Ministro, non fateci assistere al rimpallo delle responsabilità: lo Stato ha fatto molto nelle alluvioni, in passato, ma evitiamo di perderci nel labirinto della burocrazia, lo dico come monito; lascio ad altri le polemiche di chi non ha fatto che cosa, e lascio ad altri urlare contro lo Stato, perché se vogliamo essere onesti sappiamo che gli interventi al fondo valle fatti dal 1994 in avanti sono stati fatti grazie soprattutto allo Stato. E, allora, dobbiamo essere onesti e dobbiamo ricordarlo: quindi rifuggo le semplificazioni per accarezzare facili polemiche, perché oggi la nostra disperazione supera qualunque teatrino che, ahimè, ho sentito in parte anche in quest'Aula. Perché vede, collega Di Muro… Non c'è più. Ah, ecco la vedo. Mente sapendo di mentire. Deve ancora arrivare tutta la documentazione (Commenti del deputato Di Muro)

PRESIDENTE. Onorevole Gribaudo, si rivolga alla Presidenza, che l'ascolta con interesse.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Mi scusi, Presidente. Mancano ancora dei passaggi (Commenti del deputato Sensi)

PRESIDENTE. Onorevole Sensi!

CHIARA GRIBAUDO (PD). Mancano dei passaggi, lo sa bene perché è stato amministratore, come lo so io che sono stata amministratore; mancano dei passaggi, quei passaggi verranno fatti velocemente, ed evitiamo di frammentare un dialogo istituzionale (Commenti del deputato Di Muro)

PRESIDENTE. Onorevole Di Muro, si accomodi e ascolti anche lei, che è interessante.

CHIARA GRIBAUDO (PD). …che per ora, al netto delle strumentalizzazioni, sta funzionando per il bene dei cittadini del nostro territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali)! Va bene? Perché è ora di piantarla! Questo non è un teatro, questa è la Camera dei deputati: cerchiamo di dire le cose come stanno, per cortesia e per rispetto dei cittadini che ancora ci seguono.

Ma è altrettanto evidente, Ministro, su questo concordo con tutti, invece, che abbiamo bisogno di risposte rapide, certo, nei tempi delle verifiche, rapide e serviranno molte risorse: non glielo posso nascondere nemmeno io, perché i danni sono davvero enormi. E, da questo punto di vista, Ministro, io le porto la mia personale preoccupazione, ma quella di tutte le persone del territorio che ho incontrato in questi giorni e che ho l'onore di rappresentare qui, e che temono che tutto si disperda una volta che i fari delle televisioni avranno abbandonato i nostri luoghi e che subentrerà un'altra emergenza, o il COVID. Ecco, allora noi abbiamo bisogno di tenere l'attenzione su questa grave crisi che ha colpito il nostro territorio: non possiamo parlare di aree interne del Paese senza prevedere linee apposite, per esempio, di finanziamenti alle attività economiche del territorio, perché senza quelle molti non riapriranno più. Non riapriranno più perché già prima erano in difficoltà e perché il COVID è stato pesante, e ora questo, come immagina, e le alluvioni precedenti; quindi, come immagina, è davvero molto difficile. Questo significa per noi, se non riaprono più, spopolamento, intere valli che rischiano di non sopravvivere a questa emergenza.

La pandemia, tuttavia, ha indotto molti a rivedere stili di vita e dove vivere, ed è innegabile che qualcosa stia cambiando tra le persone. Ci sono dei ritorni in montagna, c'è chi, delle aziende come l'Hoover Pharma, la Fassa o gli esercenti stessi che hanno deciso di rimanere nei piccoli centri, evidentemente ha investito, ha investito moltissimo; e ripeto, oggi sono in difficoltà, perché a soli quattro anni di distanza sono stati travolti da un'altra alluvione, ancora più drammatica, catastrofica e violenta. E quindi a loro noi dobbiamo indubbiamente delle risposte, perché altrimenti non ce la faranno più.

E voglio esprimere qui tutta la vicinanza, mia e quella del Partito Democratico, ai cittadini che sono stati colpiti da questo disastro, a chi ha perso una persona cara; e mi faccia dire, anche ai lavoratori che in questi giorni stanno spalando il fango dalle fabbriche in cui lavorano: a loro, ai negozianti che sono impegnati a salvare la merce dentro i negozi, e agli studenti di Limone Piemonte, che oggi, pur tra le fatiche, sono ritornati a scuola. E a Ceva, Ministro, a Ceva io ho visto i ragazzi del centro di formazione professionale di nuovo tutti i giorni andare lì a spalare, perché la loro scuola è il futuro che loro vorrebbero costruire. Ecco, allora, noi dobbiamo ricordare sempre che ci sono dei ragazzi lì, che vogliono costruire il loro futuro e vogliono farlo formandosi, elaborando e vivendo lì. Questo anche significa preservare comunità, preservare collettività.

La prevenzione, dunque, è indispensabile, verissimo. Servono leggi sensate, ma è innegabile che la colpa di tutto questo, degli effetti climatici, sia a causa dell'uomo. Noi oggi abbiamo la responsabilità di rispondere a questa emergenza e dobbiamo farlo sul fronte immediato del futuro della nostra gente.

La priorità, Ministro però, sono i collegamenti. Dopo questa alluvione, metà della provincia di Cuneo si ritrova con dei guadi al posto dei ponti, con strade trasformate in torrenti e viadotti in serio pericolo. Il tunnel del Tenda ha assolutamente bisogno di un commissario straordinario, che prenda in mano la situazione e che ci porti a un nuovo progetto più a valle, più sicuro per tutti. Questo non è un valico così tra i tanti: è un valico internazionale, un valico che collega l'Italia e la Francia e che collega tutti i cittadini e le aziende del nostro territorio. Ecco perché serve un'attenzione particolare e, su questo, mi auguro arriveranno presto delle risposte.

C'è poi una infrastruttura, invece, che ha retto a questa situazione, e che è la ferrovia e, in modo particolare, la Cuneo-Nizza, che voglio citare, perché c'era chi voleva chiuderla qualche anno fa. Noi, già nella scorsa legislatura, grazie al Ministro Delrio e poi agli altri, abbiamo tenuto il punto, perché vanno preservate le strutture ferroviarie, che sono le uniche che in questa tragedia hanno resistito con forza. E, allora, potenziamole. Da subito la regione Piemonte si attivi per far partire davvero nuovi vagoni. Come peraltro ha già dato la disponibilità Trenitalia di metterli a disposizione, la regione si faccia avanti anche su questo.

Infine, mi permetta di dire che però servono soldi di cassa, e non della burocrazia inutile. Lo dico perché questo sarà lo snodo vero ed è chiaro a tutti che dobbiamo uscire dall'emergenza e programmare interventi strutturali di messa in sicurezza del territorio dei nostri paesi. Come noto, Ministro…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gribaudo…

CHIARA GRIBAUDO (PD). Noi siamo gente di montagna. Ci rialzeremo, ma per farlo vogliamo vivere degnamente e, per questo, chiediamo rispetto, ascolto e collaborazione tra tutti i livelli istituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), perché noi crediamo nello Stato. Lo Stato c'è stato, come ci sono stati tutti i volontari, le Forze dell'ordine, i Vigili del fuoco, la AED e tutti gli altri che sono ancora là a lavorare.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gribaudo.

CHIARA GRIBAUDO (PD). Ecco, per questo, noi crediamo nelle comunità. Ministro, non ci deluda (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Colleghi deputati, Ministro Costa, sottosegretario Morassut, intanto preliminarmente vorrei che, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, giungessero i nostri sentimenti di vicinanza e solidarietà a tutti i cittadini colpiti dall'alluvione. In particolare mi riferisco alle regioni Piemonte e Liguria, che pure sono state assistite dai colleghi Monica Ciaburro, sindaco oltre che deputata, e Andrea Delmastro Delle Vedove e tanti altri colleghi, non solo del centrodestra, ma tutti coloro che sono espressione di quei territori e che hanno fatto il possibile per assistere, nel coadiuvare e mettersi al servizio.

La seconda informazione, però, che voglio dare, è soprattutto rivolta a coloro i quali fanno finta che non ci sia un passato dietro le nostre spalle. Esistevano due governatori, uno si chiamava Chiamparino e un altro si chiamava Burlando, per quello che attiene ai trascorsi, lunghi nel tempo, dei governatori, diciamo così, di fronte opposto, rispetto a quello che rappresenta oggi il centrodestra, che è chiamato ad assumersi responsabilità di governo, che tutti sanno non possono, soprattutto per questa materia, essere onorate in tempo reale.

Poi voglio anche ricordare che c'è stata una sorta di bisticcio di parole permanente, dal Governo Renzi con “Italia Sicura”, a Gentiloni con lo “Sblocca Italia”, a Conte uno con il “Proteggi Italia”. Perché è un bisticcio di parole? Perché, di fatto, ci si è comunque incartati su una disponibilità finanziaria, che oscilla tra i 10 e i 15 miliardi e che è, più o meno, sempre la stessa. Rimbalza da anni e non viene comunque messa a frutto. Si rimpallano classicamente le responsabilità su una burocrazia che non funziona, su procedure amministrative farraginose. Vedremo, se saremo, e sarete capaci, soprattutto, perché il compito è si del Parlamento, ma primariamente è del Governo, di fluidificare questi passaggi una volta per tutte, perché ormai ci si invecchia e le parole chiave restano sempre le stesse. Ma io temo che il problema non sia soltanto un problema di ordine nominalistico, non è un problema soltanto di tipo amministrativo.

È un problema anche di assenza di idee su come contrastare questo dissesto idrogeologico, che si accompagna spesso e volentieri anche con fenomeni analoghi di disagio del nostro suolo, che prendono la forma di eventi sismici che, se è possibile, sono persino più gravi delle alluvioni, degli smottamenti e delle frane. Quindi, il primo contributo che vorrei dare al Governo, rappresentato oggi dal Ministro in persona, è cercare di far capire una cosa all'Europa. Si dirà: vabbè, mai voi avete proprio il chiodo fisso con l'Europa! L'Europa è una somma di Stati; ogni Stato ha delle sue caratteristiche e la caratteristica della nostra penisola è quella di essere una sorta di appendice, uscita fuori per capriccio dal blocco continentale. È un capriccio fragile, assai fragile, perché, peraltro, in corrispondenza della chiusura lampo rappresentata dalla catena appenninica, c'è lo scontro tra due faglie, la faglia africana e quella euroasiatica, che è destinata a farci compagnia, come è stato dal 1870 ad oggi, perché gli eventi sismici - i terremoti - sono stati 36 dal 1870. L'ISPRA ci dice che dalla fine dell'Ottocento c'è un terremoto ogni 4-5 anni, per dire. Per non parlare delle alluvioni, che sono invece in quantità industriale: un numero irripetibile, tra alluvioni, smottamenti, frane, di cui abbiamo parlato in tanti oggi, e non soltanto oggi e qui. Sono fenomeni che nascono, evidentemente, anche sempre per la conformazione orografica e morfologica dell'Italia. Noi, comunque, siamo circondati dal mare: abbiamo 8 mila chilometri di coste, che sono soggette appunto a fenomeni erosivi, che in quanto tali indeboliscono anche le parti immediatamente successive e, quindi, l'entroterra di rinforzo.

Certo, a questo bisogna aggiungere la catastrofe delle scelte urbanistiche che sono state fatte nell'epoca delle grandi speculazioni, che certamente non vedono colpevolezze a destra, perché siamo stati in buona sostanza in tutto il secondo dopoguerra assediati da giunte rosse o bianche. Certo, non può essere attribuita a noi la responsabilità di aver sbagliato tutto - tutto - nella gestione del territorio e nella sua trasformazione. Oggi, ogni volta che c'è un'alluvione, insieme al conteggio triste delle vittime e alle espressioni di solidarietà, che risuonano e riecheggiano sorde dentro quest'Aula, c'è la cantilena dei fondi. È quello che già ho detto e che non sto qui a ripetere, anche perché i minuti scorrono: non è questo il punto. Se nel corso dei decenni, dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, sono stati fatti i piani regolatori sbagliati; se, più di recente, sono state negoziate le aree da costruire con i costruttori, invece che con gli scienziati, con gli urbanisti, con i geologi e via discorrendo; se chi vi ha preceduto, le generazioni che sono prima delle vostre, ma che comunque rappresentano la vostra stessa parte politica, hanno ceduto alla trattativa economica e si sono voltate dall'altra parte, rispetto a queste evidenze, noi non possiamo cavarcela dicendo - ci mancherebbe, va fatto - che la questione si deve incardinare sui temi della prevenzione. Chi potrebbe essere contrario? Sulla riforestazione, pure questa, sarebbe più facile farla che continuare a ripeterla! Che cosa ci vuole a fare una riforestazione? Anche le foreste urbane, dentro le città che sono altrettanto fragili da un punto di vista della consistenza dei suoli, della limacciosità, soprattutto nelle aree contermini ai fiumi; così per la pulizia del letto dei fiumi e quant'altro. Bisogna fare una cosa diversa e non so se è di più o di meno, ma sicuramente una cosa diversa, che è quella di liberare le aree che sono state compromesse, perché le alterazioni climatiche certo non è previsto che cessino domani o che regrediscano. Quindi, i mutamenti produrranno altre piogge, altri fortunali e altre calamità naturali: noi lo sappiamo oggi, lo sapevamo dieci anni fa e non abbiamo fatto nulla. Queste aree vanno liberate! Se sono stati intubati i corsi d'acqua, vanno delocalizzate le cubature altrove, d'accordo con i comuni perché questo lavoro qui non lo può fare il Governo nazionale, ma il Governo nazionale deve dare le linee guida, per consentire al territorio di essere liberato e ripristinato, quindi restaurato! Non è sufficiente fare prevenzione, né mettere 10 miliardi di cui i comuni spesso e volentieri non sanno che cosa fare! Bisogna - e concludo, Presidente - intervenire, delocalizzando le cubature, demolendo e ricostruendo, sostituendo l'edilizia che è stata, bella o brutta che sia, realizzata nelle aree sbagliate, di grande fragilità e che ha purtroppo comportato tanti morti, tanti lutti, tante sofferenze in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! La ringrazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, la ringrazio per la sua presenza. Italia Viva ieri ha chiesto - ma tutti gli altri colleghi di tutti i partiti si sono uniti a questa richiesta - di averla qui nel più breve tempo possibile. Lei è venuto oggi - e la ringraziamo - per dare un senso a questo dolore, se si può dare un senso a un dolore di vittime e di danni. Oggi abbiamo ricevuto - penso tutti i parlamentari piemontesi di tutti gli schieramenti - una lettera della CIA, di Coldiretti, che ci dice i danni economici che avremo per il mancato prodotto di grandi prodotti di qualità, in particolare il nostro riso che viene esportato in tutto il mondo, che oggi, appena seminato, è già distrutto, come tutte le culture che sono state distrutte. Siamo nelle zone del vino pregiato e abbiamo cantine allagate, alluvionate, interi esercizi commerciali che non ce la fanno e persone che stanno spalando il fango, in questi giorni e in queste ore, che piangono anche vittime, quindi dobbiamo essere vicini a quelle comunità del Piemonte, della Liguria, della Lombardia, del Veneto, della Sicilia, della Sardegna, perché ogni mese noi piangiamo dei morti e ogni mese ci sono delle alluvioni.

Vede, signor Ministro, io sono molto soddisfatta del fatto che lei oggi è venuto qui non accusando i sindaci di non aver speso, come ha fatto in maniera forse frettolosa nei giorni scorsi in un'intervista (poi sappiamo che magari i giornalisti estrapolano quello che vogliono magari da una lunga chiacchierata e magari non era il suo intento quello di accusare i sindaci). Vede, in una mia precedente interrogazione - allora mi rispose il sottosegretario Morassut in merito alle sue dichiarazioni su Italiasicura - il sottosegretario Morassut disse che i finanziamenti, i soldi c'erano ma che l'esito dei lavori era bloccato da due cose: il COVID-19, e purtroppo questa tragedia non se l'aspettava nessuno, e in parte anche dal fatto che gli enti locali non riuscivano a spendere.

Noi abbiamo un territorio bellissimo ma fragilissimo, reso fragile da anni in cui le costruzioni erano selvagge e il consumo del suolo forse anche troppo aggressivo. Speriamo che venga approvata definitivamente la legge sul consumo di suolo perché sarebbe un bel segnale per il futuro (non per il passato, ovviamente). Però, vede, signor Ministro, il COVID-19 è un'emergenza che non pensavamo di avere, mentre penso al fatto che i comuni non sanno e non riescano - non dico che non sappiano, non riescano - spesso a spendere, perché sono piccoli comuni, perché non hanno le strutture amministrative adeguate, perché c'è una burocrazia che li uccide, perché ci sono vari enti che fanno in questo Paese la stessa cosa. Oggi è la ricorrenza della vittoria del referendum del 2001, che confermò la riforma del Titolo V. Forse non c'è nulla da ricordare e festeggiare perché, di fatto, abbiamo complicato invece di semplificare, la macchina amministrativa, ma questo lo sapevamo già. Vede, signor Ministro, io soffro di una nostalgia che purtroppo è cara a tutti i renziani, cioè quei mille giorni di Governo precedente e mi rendo conto che è come vedere le fotografie di Platini che fa gol: uno è innamorato di quello che ha vissuto con più passione e quindi, probabilmente noi saremmo nostalgici. Tuttavia, quando noi inventammo Italiasicura, facemmo ciò in seguito ad un'alluvione, quella del Bisagno, un piccolo torrente che diventò un enorme fiume e che fece morti. Allora, vede, facemmo tre cose: con lo “Sblocca Italia” nominammo commissari permanenti i presidenti di regione, per avere un unico interlocutore che poi aveva il compito di coordinarsi con i sindaci e con le amministrazioni; non fu facile, perché i sindaci, come dire, si sentirono un po' espropriati del loro ruolo, ma poi capirono che era un modo per facilitare anche a loro le loro opere, perché le strutture regionali hanno una macchina più organizzata e potevano dare loro i giusti suggerimenti; in più, fu messa la cosiddetta “norma Bisagno”, ossia che i ricorsi al TAR non andavano fatti quando c'era un oggetto, quello dell'assegnazione di lavori, e c'era un tema, quello della sicurezza del territorio e delle persone; infine, una struttura, che in quel caso era a Palazzo Chigi, che si coordinava con il Ministero dell'Ambiente, il Ministero dei Trasporti e la Protezione civile, che era formata da tecnici che potevano seguire i lavori e che riuscivano in questo modo a implementare con risorse - ma non solo - e con aiuto concreto la realizzazione delle opere.

Nove miliardi investiti e 1.334 cantieri. È tutto qui: gliel'ho stampato. Sono queste le opere realizzate. Allora, vede, lei dice che dal 1° gennaio ha, per fortuna, una direzione generale, però si è perso un anno e mezzo. Infatti, il Governo gialloverde non ha deciso di prorogare ItaliaSicura e, guardi, non lo dico io, che, appunto, sono una nostalgica romantica e vivo di nostalgia, ma è Edoardo Zanchini, responsabile clima di Legambiente, che pure con i nostri Governi non era stato tenero, che ha scritto: “La task force contro il dissesto e per la riqualificazione delle scuole è stata chiusa. Ok segnare la discontinuità con Renzi, ma cosa si vuole fare rispetto a un'emergenza nazionale?”. Vede, noi abbiamo perso un anno perché quella struttura aveva provocato questo: non ha provocato chiacchiere, ma questo (La deputata Fregolent mostra un fascicolo). Si poteva modificare, si poteva proiettare nel Ministero dell'Ambiente. Lei oggi fa una cosa simile perché nomina i presidenti di regione commissari, perché ha una direzione generale al suo interno e quindi, in un certo senso, dà a quel progetto una sua dignità di esistere ancora oggi.

Oggi le comunità piangono e hanno bisogno di risorse, subito, immediate, tante, ma quello di cui più ha bisogno questo Paese è semplicità e anche continuità, quando c'è, nel passato, qualcosa che funziona, e chiudo, Presidente.

Vede, io sogno un Paese normale, come avrebbe detto un dirigente del mio precedente partito, che fa e apprezza anche le cose che fanno gli avversari, perché è nella normalità delle cose apprezzare anche quel che viene dal passato. Quella unità di missione funzionava e, purtroppo, è stata debellata. Ora mi auguro, invece, che quello che lei ha messo in atto possa funzionare con altrettanta solerzia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, mi sia consentito, all'inizio dell'intervento, esprimere il cordoglio sincero per le vittime, ringraziare i volontari, le Forze dell'ordine, la Protezione civile, i sindaci, esprimere solidarietà alle imprese, agli artigiani, ai commercianti e agli agricoltori. Noi ci troviamo di fronte, ogni anno, ripetutamente, a eventi alluvionali che hanno dimensioni assolutamente eccezionali. Dobbiamo uscire da una logica convegnistica dei cambiamenti climatici, perché proprio quello che è successo in questi giorni in Piemonte e in Liguria ci riporta alla realtà. La realtà sono i numeri. L'ARPA Piemonte ha già pubblicato il primo report e i numeri sono questi, ne cito solo due: stazione di rilevamento di Sambughetto Valstrona: 504 millimetri il 2 ottobre e 143 il 3 ottobre, per un totale, nei tre giorni, di 670 millimetri; Limone Piemonte Val Vermenagna: 549, 33, 6, 589. Fermiamoci alle 24 ore: 549 millimetri, che significa quasi 55 centimetri d'acqua a metro cubo. È una quantità d'acqua che ha tempi di ritorno a 200 anni. Il problema qual è? Che oggi piangiamo i morti e i danni che sono stati ricordati in quelle valli e l'anno scorso eravamo a parlare di alluvioni in altri territori del Piemonte. Di fatto, ogni anno, sul confine, sul displuvio tra Piemonte e Liguria, c'è un evento alluvionale. Non possiamo più parlare di eventi eccezionali; dobbiamo entrare nell'ordine di idee che questa è la realtà con cui dobbiamo confrontarci. Ci sarà la burocrazia, ci sono le questioni, c'è anche però - e dobbiamo dirlo tra di noi per onestà intellettuale - colpa dell'uomo. Cioè, non è da questo punto di vista che è sempre colpa di qualcun altro: ci sono stati - e sono stati ricordati - errori nel passato e, per esempio - e lo dico qui -, noi dobbiamo ripensare in maniera autocritica alla scelta fatta di soppressione del Corpo forestale dello Stato. Oggi, di fatto, nella dimensione all'interno dei Carabinieri, prevale inevitabilmente un ruolo repressivo, ma manca un'attività di prevenzione, quelle erano sentinelle. Io non dico che bisogna ritornare al CFS, però dobbiamo riprendere in mano la questione della prevenzione, non soltanto l'aspetto di repressione.

Poi c'è un punto su cui mi sento di fare una proposta. Vede, lei ha citato i piani di bacino. Hanno un limite i piani di bacino, signor Ministro: individuano sostanzialmente i fiumi e gli affluenti principali dei fiumi, ma una parte significativa dei disastri li fanno rii minori, che sono fuori dalle logiche dei piani di bacino. Non mi convince, glielo dico, una logica di tipo verticistico e centralistico nella gestione di questi fondi. Io credo che, invece, andrebbe privilegiata una logica di accordi di programma di bacino, che mettano allo stesso, sullo stesso tavolo Stato, regione, province - che non ho sentito citare in quest'Aula, che ci sono ancora e hanno un ruolo - e i comuni, cioè bisogna che ognuno sia attore protagonista, e più avviciniamo il livello di scelta e il livello poi di erogazione dei fondi al territorio e meglio è. Da Roma, alcune parti particolarità non sono assolutamente riconoscibili. Questo è il punto.

La collega Gribaudo ha ricordato il Vermenagna, i danni che ha provocato a Limone, ma probabilmente una parte significativa sono di affluenti minori, ma sono affluenti che durante l'estate non hanno quasi acqua, sono rigagnoli che sono capaci, nel giro di qualche ora, con oltre 500 millimetri d'acqua in ventiquattr'ore, di diventare dei fiumi, questo è il punto e, da questo punto di vista, i fondi del Recovery possono essere una straordinaria opportunità. Io immagino l'Italia suddivisa in bacini con accordi di programma e con un piano nazionale, all'interno del quale sia in grado evidentemente di far di avere le priorità nazionali e territoriali. Io credo che questa sia la strada per superare la trappola degli algoritmi del ReNDiS, che lei prima ha ricordato e perché io credo che ci sia un dato oggettivo, lo dico da ex amministratore: c'è uno iato - e guardi, da amministratore fa rabbia - tra gli annunci, le cifre, i miliardi messi a disposizione e poi l'arrivo reale, l'inizio dei lavori, e non è solo colpa della burocrazia. Io credo che ci sia, come dire, da cambiare una modalità di approccio e una capacità di tenere insieme un livello di programmazione nazionale, un livello di programmazione regionale e un livello di programmazione territoriale, e si può fare solo se tutti gli attori siedono allo stesso tavolo. Noi dobbiamo provare a rafforzare il ruolo di sentinelle. I comuni, i sindaci, da questo punto di vista, le protezioni civili locali, gli agricoltori sono uno strumento fondamentale, sono le sentinelle del territorio e anche nella nuova fase di riscrittura della PAC noi dobbiamo rafforzare anche questo ruolo dell'agricoltura di collina e di montagna come sentinelle del territorio, sentinelle ambientali.

Sì, bisogna semplificare, ma anche qui non cadiamo nelle demagogia e chiudo su questo: ha ragione ad arrabbiarsi la collega Gribaudo su un punto, cioè non è possibile che sei ore dopo l'evento ci siano già comunicati di alcuni colleghi che chiedono che il Governo non ritardi lo stato d'emergenza. Io dico loro: si vadano a studiare le carte (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva), si sa semplicemente che, se noi guardiamo gli ultimi anni, ci vogliono tra 30 e 45 giorni perché un Governo qualsiasi, di qualsiasi colore, dichiari lo stato d'emergenza. Perché? Perché c'è bisogno che le regioni facciano una mappatura dei danni, la trasmettano alla Protezione civile nazionale, sia fatto un primo controllo e si vada in Consiglio dei ministri.

Allora, qui c'è bisogno di coesione nazionale, di un grande sforzo per tenere insieme - e chiudo, signor Presidente - tenere insieme una dimensione di programmazione europea, Recovery, nazionale e poi territoriale: è una sfida che noi dobbiamo innanzitutto a quelli che arriveranno dopo di noi (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Fornaro. Onorevole Gagliardi prego, ha quattro minuti.

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente, mi unisco naturalmente alle manifestazioni di cordoglio dei colleghi e del Ministro nei confronti delle vittime ed esprimo anche una grande vicinanza a tutti coloro che hanno subito dei danni, danni materiali che però cambiano la vita, perché io, che purtroppo vivo in una zona che è stata colpita dall'alluvione qualche anno fa, so cosa vuole dire spalare il fango, so cosa vuole dire cercare di andare avanti e di ricostruire la propria vita nonostante la natura si sia portata via una parte di quella vita, magari anche ricordi, perché poi i danni economici ci sono, sono importanti, però ci sono tante altre cose che influiscono in questi momenti. Quindi, davvero sinceramente esprimo la vicinanza a tutti coloro che stanno vivendo questa situazione. Per quanto riguarda la sua esposizione, signor Ministro, l'ho seguita con attenzione e devo dire che, per quanto riguarda i dati, li condivido naturalmente, perché credo che effettivamente fare prevenzione e farla bene significa poi ridurre le situazioni di rischio, ma soprattutto significa - e questo ebbi già occasione di dirglielo in passato - non spendere tanto nell'emergenza, ma spendere prima, spendere meglio e quindi non solo non avere danni da risarcire, ma significa anche avere un territorio meglio vivibile e un territorio più fruibile a tutti senza rischio. Quello che però condivido un po' meno è il passaggio successivo: mi lasci dire che purtroppo ho letto anch'io con dispiacere le sue osservazioni sulla stampa nei confronti dei sindaci, perché io sono anche amministratore comunale e purtroppo essere amministratori in certi momenti vuol dire saper e dover far fronte a tutto, con o senza le risorse, con o senza i mezzi e quindi leggere che è un po' colpa dei sindaci se non si riesce poi a portare a termine un progetto fa dispiacere, lo dico, poi magari le sue dichiarazioni sono state travisate, però lo dico sinceramente, perché so che lei in tanti momenti, invece, ha dimostrato vicinanza. Allora, dov'è che credo che non sia corretto l'approccio da lei oggi rappresentato? Io non penso che sia sufficiente centralizzare le progettazioni in una struttura ministeriale, anzi credo che, al contrario, sia molto più opportuno iniziare a finanziare i progetti, perché è vero che i comuni hanno difficoltà, soprattutto se piccoli, ad avere i progetti pronti quando arrivano le risorse, però come si risolve questo? Come è già stato risolto attraverso la normativa introdotta nel 2018: in quel caso, sono stati stanziati fondi non soltanto per gli interventi, ma anche per la progettazione. Allora, se tutto questo diventa strutturale, tutto questo entra a sistema, naturalmente ne potranno beneficiare tutti: questi fondi passano attraverso le regioni, le regioni condividono con i comuni quelli che sono gli interventi da attuare sul territorio, si fa progettazione e poi gli interventi vengono effettivamente portati a termine, perché lei sarà ben a conoscenza del fatto che, per esempio, per la regione Liguria tutti gli interventi che sono stati programmati per il 2019 e il 2020 sono praticamente completati e quindi ora è in programmazione il 2021. Io, quindi, la invito a proseguire in questo percorso, perché credo che sia il percorso migliore. E poi mi permetta ancora un'altra considerazione: forse è meglio che iniziamo a parlare molto più di difesa del suolo e molto meno di dissesto idrogeologico, perché è vero che il dissesto esiste, è vero che purtroppo abbiamo un territorio fragile, però l'Italia si è dimostrata tutta fragile, non ci sono zone più o meno, è chiaro, questo è evidente, a seconda di dove si abbatte il maltempo in un determinato periodo, visto che in questo momento è così violento, ed è chiaro che in quella zona ci saranno dei danni. Allora, dissesto idrogeologico, sì, esiste, è un dato, lo dobbiamo però cercare di limitare, dobbiamo cercare di risolvere la questione e la possiamo risolvere soltanto attraverso la difesa del suolo e difesa del suolo vuole dire anche cercare di dare dei presidi sul territorio. Allora, forse potremmo riiniziare a parlare di comunità montane, allora forse potremmo riiniziare a stanziare risorse importanti, concludo signor Presidente, …

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gagliardi.

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). … per l'agricoltura e per i boschi.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Gagliardi. Onorevole Tasso, prego.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente. Ministro Costa, per prima cosa desidero esprimere la mia vicinanza alle popolazioni piemontesi, liguri e valdostane, che hanno subito perdite e hanno subito danni a causa dei nubifragi, che hanno gioco facile sulla fragilità del Paese, che paga negli anni tutto ciò che è stato grandemente trascurato. È una tendenza che oggi però è possibile invertire, grazie alle opportunità offerte dal grande progetto europeo per la sostenibilità ambientale rappresentato dal Green Deal e con l'utilizzo appropriato dei fondi del Recovery Plan, ma tutto questo però non può prescindere da una politica che guardi lontano, che si renda conto che non è più possibile procrastinare un'attenzione assoluta per i cambiamenti climatici, per i problemi divenuti enormi causati dai gas serra e per limitare, poi, drasticamente, il consumo di suolo e mettere in sicurezza il territorio. Su questo, però, mi permetta di essere in condivisione con quanto affermato dal collega Fornaro sul Corpo forestale. Io, glielo dico sinceramente, apprezzo molto la sua operatività, gliel'ho riconosciuto in diverse occasioni e ho anche apprezzato il suo intervento di oggi, perciò, approfitto della sua sensibilità per utilizzare il tempo rimanente a mia disposizione per riportare quanto mi è stato segnalato da diversi cittadini del basso Lazio. Tra pochi giorni ricorreranno otto anni dalla morte di Concetta Gigliano, un'anziana donna travolta dalle acque del Rio d'Itri, noto anche come torrente Pontone. Nonostante i fenomeni alluvionali che coinvolgono i tre comuni laziali di Formia, Gaeta e Itri, al confine con la sua Campania, risulta che la regione Lazio non abbia ancora posto la giusta attenzione per risolvere la questione. Ci sono famiglie, addirittura, che a turno non dormono per paura di uno scroscio di pioggia troppo violento che causi, poi, danni irreparabili. Io le sottopongo tale problema, Ministro Costa, perché ritengo che vi sia bisogno di un suo intervento, di una regia ministeriale per superare incomprensioni che non hanno consentito, in questi anni, di risolvere un'opera il cui costo è stimato attorno, come probabilmente sa, a 10 milioni di euro. Tutto questo accade mentre una nuova stagione delle piogge è alle porte e purtroppo, ahimè, il tempo è tiranno. Io la ringrazio per l'attenzione e non mancherò di farle pervenire questa mia segnalazione.

PRESIDENTE. È così conclusa l'informativa urgente del Ministro Costa.

Annunzio della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020.

PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 6 ottobre 2020, ha trasmesso, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera b), e 10-bis della legge 31 dicembre 2009, n. 196, la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2020 (Doc. LVII , n. 3-bis).

Alla Nota di aggiornamento sono allegati: la nota illustrativa sulle leggi pluriennali di spesa in conto capitale a carattere non permanente, di cui al comma 3 del predetto articolo 10-bis della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 3-bis-Allegato I); il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, di cui al comma 5-bis del medesimo articolo 10-bis (Doc. LVII, n. 3-bis-Allegato II); il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva, di cui al comma 1 dell'articolo 10-bis.1 della predetta legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 3-bis-Allegato III); la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva, predisposta ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 10-bis.1 (Doc. LVII, n. 3-bis-Allegato IV).

La Nota di aggiornamento e l'ulteriore documentazione richiamata sono trasmesse alla V Commissione (Bilancio) e, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Ricordo che il calendario dei lavori dell'Assemblea prevede che l'esame della Nota di aggiornamento in Aula abbia luogo nella giornata di mercoledì 14 ottobre 2020, dalle ore 16. Le Commissioni dovranno pertanto concluderne l'esame in sede consultiva e in sede referente compatibilmente con i tempi previsti dal calendario per l'esame da parte dell'Assemblea.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione di ieri della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato convenuto che l'inizio dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2700, di conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia, previsto nel calendario dei lavori nella seduta di domani, giovedì 8 ottobre, alle 9, è stato differito alle ore 11 della stessa giornata, con votazioni non prima delle ore 14.

Avverto che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 5, del Regolamento, il termine per la presentazione delle questioni pregiudiziali riferite al disegno di legge n. 2700 è fissato alle ore 20 della giornata odierna.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà; ricordo i due minuti, in maniera categorica.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Prendo la parola per porre all'attenzione del Parlamento e del Governo la situazione di disagio che stanno vivendo i pensionati italiani all'estero che sono chiamati dal 1° ottobre, in Nord America e in Centro America, a far pervenire entro il 5 febbraio 2021 le attestazioni di esistenza in vita a Citibank che eroga le pensioni all'estero per conto dell'INPS. Tale attestazione va effettuata facendo controfirmare il documento da un operatore di patronato o da un funzionario di un ufficio consolare o da un'autorità locale abilitata. Si tratta di un fatto che crea parecchie difficoltà ai connazionali pensionati oltre al rischio del contagio che ne deriva, dovendo muoversi per raggiungere tali sedi. Sappiamo bene che gli anziani sono le persone più a rischio per le conseguenze dell'infezione da COVID ed è per questo che chiedo all'INPS di sospendere le attività connesse all'accertamento dell'esistenza in vita, differendo l'avvio della verifica generalizzata ad una data in cui la situazione epidemiologica consenta la ripresa normale delle attività.

Mi sembra una richiesta ragionevole che vuole venire incontro alle esigenze dei più deboli, in questo momento difficile in ogni parte del mondo, a causa dei contagi da COVID, che sono di nuovo in aumento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Come già fatto ieri dal mio collega di Commissione antimafia Migliorino, prendo la parola in quest'Aula per denunciare un fatto abbastanza increscioso, avvenuto la settimana scorsa nella mia Sicilia. Durante la manifestazione organizzata a Catania dalla Lega, Io con Salvini, l'ex senatrice Angela Maraventano ha osato pronunciare parole vergognose che calpestano la dignità della mia terra. Le leggo testualmente affinché lei, ancora una volta, possa comprendere la gravità delle esternazioni: “La nostra mafia, che ormai non ha più quella sensibilità e quel coraggio che aveva prima, non esiste più, perché la stiamo completamente eliminando. Perché nessuno ha più il coraggio di difendere il proprio territorio”. Sì, Presidente, ha compreso bene e la questione si aggrava maggiormente se si pensa che non è un boss mafioso a parlare, ma colei che è stata una rappresentante delle istituzioni che dovrebbe solo essere di esempio per i cittadini. Esprimere tali parole, di fronte a una terra che per lungo tempo è stata massacrata ed umiliata, che ha dovuto alzare la testa di fronte ad un sistema che per anni l'ha messa in ginocchio, è una vergogna. Cosa c'è esattamente da rimpiangere in quella vecchia e sensibile mafia? Da cosa esattamente avrebbe difeso i territori? Dalla libertà? Da uomini valorosi e coraggiosi che hanno dato la vita per liberarla dalle catene? Da Peppino Impastato, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino? Ma di cosa stiamo parlando? A nome di tutti i siciliani, io pretendo le scuse ufficiali per parole il cui significato non solo non è stato smentito, ma addirittura confermato, se non aggravato, dalle dichiarazioni della stessa Maraventano ieri, durante lo scherzo di una nota trasmissione televisiva, Le Iene. E, concludo, dicendo con orgoglio che noi la mafia non la rimpiangiamo, la combattiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! L'ex senatrice se ne faccia una ragione, perché non smetteremo mai di portare alta la bandiera della giustizia e della libertà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Licatini. Ne ha facoltà.

CATERINA LICATINI (M5S). Grazie, Presidente. Luigi Licatini era mio nonno, e non è la prima volta che il suo nome viene citato in quest'Aula; a farlo sono stati altri deputati siciliani circa 60 anni fa. Lui era un armatore mazarese, proprietario del motopeschereccio Salemi, che la notte del 9 agosto del 1960, dopo un lungo inseguimento, veniva attaccato dai mitraglieri di bordo di una motovedetta della Marina tunisina. A perdere la vita furono due giovani lavoratori, nonché padri di famiglia, ovvero mio nonno Luigi e suo cognato, l'allora capitano Genovese.

Quello del confine delle acque territoriali e della sicurezza dei nostri uomini è uno dei tanti problemi ereditati, perché mai risolti e sul quale il Governo sta lavorando, innanzitutto, per riportare a casa i nostri marittimi sequestrati la sera del 1° settembre dalle autorità libiche. In questi giorni, ho avuto anche l'occasione di incontrare personalmente alcuni dei familiari dei marittimi. Con loro ho condiviso l'ansia e le paure che già la mia famiglia conosce purtroppo molto bene. Allo stato attuale, i due motopescherecci sono ancora sotto sequestro e i pescatori sono stati trasferiti, in stato di fermo, nel carcere. Mi auguro che questa delicata vicenda arrivi al più presto a un epilogo positivo e proprio per questo stiamo lavorando affinché questo incubo possa finire. Mazara del Vallo in questi anni ha già pagato un pesante tributo in termini di vite umane; non è facile per me parlare in quest'Aula della mia vicenda familiare e su questo tema, ma il mio abbraccio e il mio pensiero non possono che andare ai diciotto uomini dei due pescherecci mazaresi sequestrati e alle loro famiglie; gli stiamo accanto e riporteremo i nostri uomini a casa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Non c'è. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. La ringrazio per la sua liberalità. Presidente, dallo scorso 7 febbraio Patrick Zaki è in carcere, otto mesi oggi, e un giudice egiziano ha prorogato la sua carcerazione di altri 45 giorni, fa un altro mese e mezzo. Va spesso così, di rinvio in rinvio, prosegue la tortura - chiamiamola con il suo nome - che sottrae Zaki alla sua famiglia, ai suoi studi a Bologna, alla sua libertà, libertà - e concludo, Presidente - che il nostro Governo, per il suo tramite, è chiamato a difendere, reclamare, richiedere, pretendere, come sa fare un Paese e un Esecutivo degno di questo nome. Questo non è più tollerabile, non è più tollerabile l'attesa dei suoi cari, non è più tollerabile la beffa e l'umiliazione del diritto e dei diritti, non è più tollerabile il silenzio e l'indifferenza, questo cinico oltraggio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 8 ottobre 2020 – Ore 11

(ore 11, con votazioni non prima delle ore 14)

Discussione del disegno di legge: S. 1925 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia (Approvato dal Senato). (C. 2700)

La seduta termina alle 17,50.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 il deputato Zan. ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 6)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Risol. Sportiello e a n. 6-129 273 256 17 129 253 3 85 Appr.
2 Nominale Risol. Molinari e a n. 6-130 disp. 464 458 6 230 202 256 72 Resp.
3 Nominale Risol. Scerra e a n. 6-131 n.f. 461 451 10 226 244 207 65 Appr.
4 Nominale Risol. Giglio Vigna e a n. 6-132 464 367 97 184 112 255 65 Resp.
5 Nominale Risol. Rossello e a n. 6-133 465 323 142 162 71 252 65 Resp.
6 Nominale Risol. Lollobrigida e a n. 6-134 463 282 181 142 28 254 65 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.