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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 398 di mercoledì 23 settembre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 10 settembre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bergamini, Comaroli, Covolo, Luigi Di Maio, Paita, Parolo e Rotta sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione delle mozioni Gelmini, Molinari, Lollobrigida ed altri n. 1-00349 e Carnevali, De Filippo, Sportiello, Stumpo ed altri n. 1-00379 concernenti iniziative in materia di obblighi vaccinali.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Gelmini, Molinari, Lollobrigida ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione) e Carnevali, De Filippo, Sportiello, Stumpo ed altri n. 1-00379 concernenti iniziative in materia di obblighi vaccinali (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di martedì 22 settembre 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali.

Avverto che la mozione Gelmini, Molinari, Lollobrigida ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione) è stata sottoscritta dal deputato Lupi, che con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa il quarto firmatario.

Avverto altresì che sono state testé presentate le risoluzioni Cunial n. 6-00127 e Sgarbi n. 6-00128 ed i relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno e sulle risoluzioni presentate.

Onorevole Zampa, se vuole esprimere i pareri.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signor Presidente. Allora, è il momento dei pareri. Sulla mozione Carnevali, De Filippo, Sportiello, Stumpo ed altri n. 1-00379, il parere è favorevole; per quanto riguarda la mozione Gelmini, Molinari, Lollobrigida ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione) il parere è favorevole, ad eccezione dell'impegno n. 8 e ovviamente del relativo punto che lo richiama in premessa, che, nella sequenza, è il sedicesimo, in ordine al quale si chiede che venga mantenuto fino alla parola “di libera scelta”. Quindi il parere è favorevole, a eccezione dell'impegno n. 8, di cui si chiede l'espunzione, altrimenti in ogni caso il parere è contrario e, invece, va modificato il testo nelle premesse (in sequenza è il sedicesimo paragrafo): in questo caso si chiede che venga mantenuto solo fino alla parola “di libera scelta”.

PRESIDENTE. Ci sono anche le due risoluzioni Cunial n. 6-00127 e Sgarbi n. 6-00128.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Sì, si sono appena arrivate. Il parere è contrario sia sulla risoluzione Cunial n. 6-00127 che sulla risoluzione Sgarbi n. 6-00128.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Stiamo oggi discutendo appunto di queste nostre mozioni sul percorso vaccinale, da intraprendere durante l'autunno per evitare che la diffusione della normale influenza possa sovrapporsi alla discussione più ampia che abbiamo dovuto noi affrontare in ragione del COVID. Per queste ragioni, io credo sia molto apprezzabile il lavoro svolto ora, in questo momento, per voce della sottosegretaria Zampa, che ringrazio per il lavoro complessivo che sta mettendo in campo: non soltanto quella che potrebbe essere una mozione, come si definisce a livello parlamentare, di maggioranza, ma le mozioni di una stragrandissima maggioranza del Parlamento hanno una piena rispondenza; molti dei punti anche della mozione di minoranza sono stati accolti, a parte alcune sfumature, e questo significa, a mio modo di vedere, che su questi temi bisogna uscire fuori dalle divisioni politiche, e lo stiamo facendo. Io mi auguro che questo sia il primo segnale di un percorso, di una visione comune, senza entrare, quindi, in differenziazioni che non hanno una ricaduta dal punto di vista scientifico o medico, ma soltanto prettamente politico. Quando si tratta della salute dei cittadini è bene che il Paese intero discuta e faccia proposte nell'interesse del Paese, ed è per questo che è apprezzabile lo sforzo che si sta facendo in queste ore, di aumentare il più possibile il numero dei vaccini da mettere a disposizione dei cittadini, che – ricordo - in questo momento è più o meno aumentato del 100 per cento rispetto alla disponibilità della campagna vaccinale dello scorso anno e che non basta probabilmente, bisognerà continuare con uno sforzo maggiore. Si sta facendo bene nell'aumentare la gratuità per fasce maggiori di cittadini (penso, anziché dai sessantacinque anni, dai sessant'anni, penso alle categorie maggiormente a rischio, penso ai cronici), insomma con questo modello col quale noi stiamo approntando insieme un ragionamento su come aumentare la fascia dei cittadini per tutelare gli italiani e tutto il Paese dai rischi dell'influenza e quindi di confondere l'influenza con il COVID e di mettere a rischio il sistema sanitario, è di buon auspicio. Per questo io mi avvio a concludere, dichiarando quindi il voto favorevole del mio gruppo, non soltanto sulla nostra mozione, ma - così come indicato dal Governo - anche sulle parti date in positivo dal Governo sulle mozioni delle opposizioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente, sottosegretaria. La discussione di oggi è la presentazione di due delle mozioni che rappresentano gran parte del Parlamento. Secondo me, si mette ordine, noi speriamo si metta fine, ad una discussione che per molto tempo, forse per troppo tempo nel nostro Paese, ha caratterizzato il dibattito scientifico, o ascientifico, sul tema della sanità, con la contrapposizione di rappresentazioni anche antivacciniste che hanno avuto anche in questo Parlamento clamorosi momenti della discussione.

Noi siamo contenti che la lunga e difficile fase della pandemia da COVID-19 abbia fatto evolvere positivamente anche tante forze politiche e tanti rappresentanti che avevano posizioni ascientifiche, qualcuno con argomentazioni molte volte veramente imbarazzanti, che, in un Paese che ha conosciuto una stagione formidabile in termini di superamento di dati epidemiologici dal secondo dopoguerra in poi proprio per le grandi campagne vaccinali, erano in una totale e assoluta distonia con la storia sociale, con la storia culturale e con la storia sanitaria del nostro Paese.

D'altronde, ancora oggi permangono nel dibattito, anche alla presenza di alcune mozioni sulle quali molto nettamente il Governo ha espresso un parere negativo, posizioni di questo tipo. Sono, purtroppo, nella storia sociale mondiale. Basterebbe riguardare la storia sociale dell'Inghilterra e dell'America quando nascevano società scientifiche, più precisamente ascientifiche e antivacciniste, che hanno ingombrato molto la discussione in quei Paesi. D'altronde, anche la campagna vaccinale 2018-2019, come abbiamo visto nella narrativa delle mozioni, racconta di dati nella copertura vaccinale che sono stati forse clamorosamente condizionati esattamente da quella discussione, perché è una copertura vaccinale al di sotto delle percentuali che le società scientifiche, l'Organizzazione mondiale della sanità, la ECDC europea indicavano come prospettiva minima di sicurezza. Questo significa molto: significa che la comunicazione pubblica, la comunicazione politica, la comunicazione istituzionale può incidere nocivamente e, quindi, i dati dell'anno passato sono stati sicuramente dati molto negativi. Proprio per questa ragione, come gruppo parlamentare, noi abbiamo spinto affinché nelle mozioni vi siano parole anche un po' più perentorie e più nette, perché il tema della comunicazione in questi casi è un tema molto incisivo proprio perché il rapporto tra comunicazione e dati - ripeto - nella stagione influenzale 2018-2019, secondo me, è molto collegato tra di loro in termini negativi.

Il quadro epidemiologico che abbiamo a disposizione, anche per il prossimo autunno e per il prossimo inverno, ci mette in condizione di sperare che queste mozioni diano al Governo e alla Conferenza delle regioni… e sappiamo che ci sono problemi di fornitura, sappiamo che ci sono problemi di organizzazione… e proprio per ciò l'elenco degli impegni e anche delle azioni che le mozioni hanno presentato sono molto importanti, con il coinvolgimento dei medici di medicina generale, il coinvolgimento dei pediatri di libera scelta, un nuovo coinvolgimento anche dei farmacisti e delle farmacie in un quadro di relazioni e di rapporti positivi che sicuramente porterà ad avere una gestione del fenomeno molto importante perché, come più volte abbiamo sentito in questa discussione, la copertura influenzale, vaccinale per l'influenza, è una cosa sicuramente diversa dal vaccino, che speriamo arrivi presto anche per il COVID-19, ma le due cose si mantengono insieme, perché avere dati statistici, coperture e anche organizzazione su questo fronte ci consente di poter affrontare anche la fase pandemica, che non si è totalmente spenta e, anzi, che presenta ancora dati abbastanza complicati, nella prossima stagione autunnale e nella prossima stagione invernale.

Allora, noi speriamo che il Governo incida, perché nella mozione ci sono compiti importanti e il lavoro che si può fare nella Conferenza delle regioni è assolutamente rilevante. Abbiamo accolto con spirito di responsabilità e di serietà le indicazioni che sono venute dalla maggioranza, anche nella formulazione e nella riformulazione della mozione di maggioranza.

Come posso annunciare, voteremo sicuramente a favore su tutti quegli impegni e anche sugli impegni della mozione presentata dalla minoranza che sono compatibili e congruenti con questa prospettiva e con questa indicazione, che fanno parte del nostro patrimonio anche di posizioni e anche di valutazione che abbiamo sempre fatto coerentemente in questi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà. L'onorevole Bellucci non c'è; s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Carnevali. Ne ha facoltà.

ELENA CARNEVALI (PD). Signor Presidente, sottosegretaria Zampa, Governo, cari colleghi e care colleghe, la mozione che presentiamo oggi, che ci apprestiamo a votare e che abbiamo peraltro discusso ieri, affronta un argomento molto cruciale, soprattutto alla luce della pandemia che abbiamo vissuto e che stiamo ancora vivendo: quello della copertura vaccinale relativa all'influenza, una malattia che, voglio ricordarlo qui, purtroppo mediamente fa circa 8 mila vittime nel nostro Paese. Negli ultimi anni, come nel resto del mondo, si è sviluppato, ahimè, uno scetticismo nei confronti delle vaccinazioni legato a numerosi fattori: il primo fra tutti è forse proprio la scomparsa di alcune malattie infettive, che, grazie ai vaccini, circolano molto meno, ma che potrebbero fare ritorno se non continuiamo a proseguire nella consapevolezza dell'importanza vaccinale. Ecco, questo scetticismo oggi e questa contrarietà sono posizioni che non hanno più ragione di esistere. Oggi più che mai, anche alla luce di quello che abbiamo appena vissuto, occorre parlare di vaccini, sottolinearne l'importanza che hanno non solo per la protezione dell'individuo, ma anche per la protezione della collettività, ed è un'importanza che vale per il legislatore, vale per gli operatori sanitari, vale per i cittadini, vale per chi ha i compiti di organizzare le regioni e le campagne vaccinali.

Guardate, oggi mi sta a cuore, in particolare, sottolineare due temi. Il primo è che la vaccinazione è il più grande investimento di salute pubblica che un Paese può fare. Lo abbiamo già ricordato quando abbiamo affrontato il tema delle campagne vaccinali per la popolazione infantile, e vale ancora di più oggi. È il miglior modo per prevenire e contrastare la diffusione dell'influenza, e noi sappiamo che ciò dà la possibilità non solo di evitare di contrarre la malattia, ma di evitare le conseguenze più gravi che questa può generare. Inoltre, siamo in una situazione in cui dobbiamo evitare al meglio l'influenza, e le pressioni che si possono esercitare sui presidi sanitari, sulle stesse persone, in particolare anche non solo sui pazienti, ma anche sul personale. La vaccinazione, dunque, è sempre, come dire, più importante, è un beneficio per la collettività intera, e lo ricordavo anche ieri: mai come oggi è inscindibile il rapporto, soprattutto quando parliamo di malattie infettive, tra l'interesse di una collettività e la protezione dell'individuo. Le vaccinazioni sono considerate, quindi, un diritto per il cittadino e la collettività, e non a caso l'OMS le riconosce come un investimento essenziale non solo per un Paese, ma per il mondo intero.

Oggi, però, abbiamo alcune cose che dobbiamo sottolineare qui: la prima è che acquisire una cultura vaccinale riconosce la necessità di una crescita maggiore e di una consapevolezza, consapevolezza che, registriamo, ancora non è profondamente radicata nel nostro Paese e, guardate, io sono convinta - e lo dico anche per l'esperienza che abbiamo vissuto e per l'esperienza che abbiamo registrato in alcune regioni - che quest'anno sarà molto più sensibile, ci sarà una maggiore richiesta di vaccinazioni, e per fortuna e giustamente sarà così. Quindi, quello a cui noi dobbiamo tendere oggi è, da un lato, garantire gli approvvigionamenti. Ieri il Ministro Speranza ha ricordato ancora una volta come abbiamo garantito il 70 per cento in più degli approvvigionamenti rispetto allo scorso anno. Abbiamo protetto, lo scorso anno, 10 milioni di cittadini italiani e quest'anno, quindi, le previsioni si avvicinano ai 17 milioni. Abbiamo garantito, nell'accordo Stato-regioni, un approvvigionamento alle farmacie. Dobbiamo fare in modo che anche l'industria farmaceutica garantisca le richieste ancora maggiori che potrebbero avvenire. Però, guardate, possiamo anche dirlo e dobbiamo dirlo qui quello che può avvenire, perché dai dati che arrivano dal sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica e virologica dell'influenza emerge che, se guardiamo i dati della copertura 2019-2020, noi ci attestiamo sul 54,6 per cento.

Spesso, i numeri sono freddi, non danno delle indicazioni ben precise, però, se noi andiamo a vedere i dati regionali, purtroppo, ancora vediamo come quel trend che è al di sotto della media e della media europea - non parlo dell'obiettivo di raggiungere i livelli, anzi, vorremmo raggiungere gli obiettivi che vediamo, per esempio, in Inghilterra e in altri Paesi -, se guardiamo alcune regioni, faccio un esempio, come la regione Lombardia, la Valle d'Aosta e la Sardegna, non arriviamo nemmeno al 50 per cento della popolazione over sessantacinquenne, che è il target maggiore della popolazione a rischio. Quindi, care colleghe e cari colleghi, noi siamo ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi dell'OMS, che individua, tra l'altro, nel 75 per cento la copertura minima e nel 95 per cento la copertura ottimale.

Mi permetto anche di sottolineare un altro tema per me particolarmente importante, che ho ricordato anche ieri; guardate, in questo Paese è troppo bassa la copertura nel personale sanitario. Qui c'è un tema di carattere deontologico; anche gli ordini professionali devono darci una mano, perché ci sia una consapevolezza che deve partire soprattutto dal personale sanitario, dal personale che opera negli ambienti di cura. Si tratta di percentuali che, guardate, a volte, in alcuni ambienti, non arrivano al 15 per cento e in altri fatichiamo a raggiungere il 30 per cento. Queste cose non possono esistere e, ancor meno, possono esistere nelle condizioni date e, soprattutto, in quell'obiettivo faticoso che stiamo raggiungendo di essere tra i Paesi che, per fortuna, oggi, hanno il miglior tasso in prevalenza rispetto alle infezioni da SARS-CoV-2. Quindi, dobbiamo fare uno sforzo maggiore, uno sforzo maggiore che chiama in causa i medici di medicina generale, i pediatri, tutto il personale sanitario disponibile per poter effettuare le vaccinazioni. Sarà compito, in particolare, e questo l'abbiamo sottolineato anche ieri, soprattutto del Ministero verificare che quella data di inizio, che è tra 20 giorni, all'inizio di ottobre, sia effettivamente in tutte le regioni la data di inizio della campagna vaccinale, perché quella data non è stata scelta a caso e, quindi, dobbiamo fare in modo che ci sia una maggiore vigilanza e garantire che le partenza sia una partenza regolare.

Chiudo, naturalmente, nel dichiarare il voto favorevole del Partito Democratico alle mozioni che abbiamo presentato come maggioranza e alle indicazioni che abbiamo ricevuto da parte del Governo sulle altre mozioni, ricordando ancora una volta che, a mio giudizio, anche la condizione di civiltà di un Paese si misura, e la cifra sta, anche nella necessità e nell'obiettivo del raggiungimento degli obiettivi di copertura vaccinale. Noi abbiamo la possibilità di farlo, abbiamo bisogno quindi di uno sforzo e anche della riconoscenza per tutti coloro che si adopereranno, e una richiesta perché tutte le regioni, senza alcuna differenza, riescano a raggiungere quegli obiettivi dell'OMS che già avevamo sottoscritto anche in Conferenza Stato-regioni già l'anno scorso.

È un impegno importante e sarà uno sforzo davvero decisivo, ma lo è per il bene della salute pubblica e per la salute, soprattutto, della popolazione più fragile, alla quale non possiamo permetterci di fare pagare un altro prezzo, dopo quello che abbiamo visto durante l'emergenza epidemica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Oggi, siamo qui, a parlare di una questione fondamentale, perché parliamo della protezione della salute degli italiani, e questa mozione unitaria del centrodestra che abbiamo presentato è proprio per richiamare l'attenzione di tutto il Parlamento, di tutti i gruppi politici sulla malattia stagionale che ci apprestiamo a vivere, cioè quella legata al virus dell'influenza.

Allora, io credo che sia un bell'esempio di buona politica quella che vede il Parlamento unirsi su temi fondamentali come questo, legato alla protezione della salute, e proprio per questo mi compiaccio del fatto che tutti i gruppi abbiano voluto dare il proprio contributo e vivano questa questione come centrale e fondamentale, aderendo appieno a quello che è un dettato costituzionale, sancito dall'articolo 32, cioè al fatto che la salute pubblica è un diritto fondamentale di ogni cittadino, è qualcosa che riguarda tutta la collettività, e che, insieme, deve essere garantita sempre e comunque anche la libera scelta.

Proprio sul tema dell'influenza, noi crediamo che sia fondamentale educare, ampliare una cultura della vaccinazione e una cultura vaccinale, perché, certamente, l'influenza è un problema, ce lo dicono i dati, ce lo dice InfluNet che è il sistema di sorveglianza per quanto riguarda gli aspetti epidemiologici e anche virologici legati all'influenza. Proprio InfluNet ci dice che 7 milioni di italiani hanno avuto una problematica correlata alla sindrome influenzale, ci dice che ogni anno il 9 per cento della popolazione in Italia ha l'influenza, ci dice oltretutto, è questa la cosa da sottolineare e da segnalare, che tra i dieci motivi principali proprio per quanto riguarda la mortalità c'è l'influenza e, quindi, è una questione da non sottovalutare. È vero che in molti casi la sindrome influenzale si risolve in cinque, dieci giorni, ma in altri, nelle categorie più fragili, invece, può portare al termine della propria vita. Quarantamila sono le persone in Europa che ogni anno muoiono di influenza e i costi che ci sono, sanitari, ma anche economici, sono notevoli; pensate che sono oltre 10 miliardi i costi che vengono ad essere assorbiti in Italia, e sono per la maggior parte a carico delle famiglie; più dell'80 per cento della spesa di quei 10,7 miliardi sono in capo alle famiglie italiane e soltanto un 20 per cento è in capo allo Stato; quindi, parliamo di una sindrome che ha un costo, per quanto riguarda la salute, sanitario, ma anche un costo economico notevole.

Su questo, gli interventi che ci sono stati da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità sono chiari, perché l'Organizzazione mondiale della sanità ha proposto un piano di prevenzione vaccinale che centrava due obiettivi: da una parte, un obiettivo minimo, quello di poter avere una copertura vaccinale per le categorie più fragili, quindi gli ultrasessantacinquenni, ma anche coloro i quali sono immunodepressi, oppure le donne in gravidanza, con un obiettivo minimo del 75 per cento e un obiettivo massimo del 95 per cento. Ebbene, l'Italia è ben lontana da questi obiettivi; purtroppo, in Italia le categorie a rischio arrivano ad una copertura vaccinale intorno al 57 per cento, ovviamente, con una divergenza che noi leggiamo nella nostra Italia e, quindi, nelle diverse regioni, con una caduta sotto il 50 per cento in alcuni casi, mentre in altri si tocca il 60 per cento, ma in questo, quindi, ovviamente, non si riconosce il diritto alla salute in ogni parte d'Italia. Poi, per quanto riguarda la popolazione generale si sfiora il 15,3 per cento. Dobbiamo, qui, sottolineare quanto, in questi dieci anni invece che aumentare e, quindi, avere una migliore protezione della salute in termini di protezione dall'influenza, abbiamo avuto purtroppo un peggioramento, quindi, si è scesi inesorabilmente di quattro punti percentuali. Allora, su tutto questo, noi abbiamo voluto impegnare il Governo a proporre i maggiori sforzi per garantire la più ampia vaccinazione, nel rispetto del dettato costituzionale e della libera scelta. E, allora, qual è la strada da seguire? Ebbene, il solco da intraprendere è quello di poter promuovere sempre di più una cultura vaccinale, educare ed educare attraverso l'informazione, cosa che, ancora, è ben lontana dall'essere attuata, attraverso il Piano nazionale della prevenzione sull'influenza nazionale che propone la nostra Italia e dovrebbe promuovere il Ministero della salute in maniera più capillare e più sinergica.

Bisogna coinvolgere tutti: bisogna coinvolgere i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta, le associazioni dei familiari, le farmacie, le farmacie di comunità.

Bisogna coinvolgere tutti gli operatori sanitari, i sistemi di istruzione, le scuole, perché in Italia ciò che deve essere spiegato deve essere svolto attraverso una informazione e un'informazione che sia quella più vicina alle famiglie, sia nell'educare e, quindi, nel promuovere la cultura vaccinale, ma anche, poi, nell'offrire le vaccinazioni in maniera gratuita in modo più ampio possibile. Per questo abbiamo promosso, comunque, una gratuità che abbassasse l'età e, quindi, che arrivasse ai sessantenni, anche con l'auspicio che questo, che è un diritto alla salute, possa vedere una gratuità per tutti, perché, se vogliamo promuovere una cultura della vaccinazione, certamente, la dobbiamo sostenere anche con un aspetto economico legato alla gratuità.

E, poi, l'organizzazione; l'organizzazione di come far arrivare questi vaccini alle persone, qui dobbiamo lavorare certamente di più: quindi, il coinvolgimento pieno dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici specialisti ospedalieri, dei medici competenti, ma anche delle farmacie di comunità, anche di quelle farmacie di servizio che sono già state previste e che devono poter essere messe nella condizione, certo, laddove ci sono degli spazi adeguati, certo proponendo le giuste professionalità, come i medici, anche con il supporto di infermieri e di personale qualificato, ma le farmacie di comunità sono quello strumento che permette di arrivare in ogni parte d'Italia, anche in quei comuni rurali più lontani in cui, spesso, i presidi di prevenzione non sono presenti.

Allora, su questo ci dispiace vedere che c'è una diversa visione, un diverso approccio, ci dispiace perché crediamo che le farmacie di comunità siano un bene prezioso della nostra Italia, che, in questo periodo di pandemia e di COVID, abbiano svolto un servizio fondamentale di protezione della salute e di promozione della salute e di vicinanza ai cittadini. Allora, ci spiace vedere che su questo, invece - proprio su questo -, ci si divide, ci si divide come Governo, ci si divide un po' con le forze di maggioranza e, invece, noi, come centrodestra, rimaniamo uniti nel credere che sono un bene prezioso che deve essere promosso e che deve essere, quindi, aiutato e riconosciuto a svolgere quello che, in molti casi, già svolge in termini di protezione della salute e che deve essere, quindi, contemplato come un bene prezioso. È per questo che includiamo tutti, tutti, i luoghi e tutte le competenze professionali che partecipano in Italia alla protezione della salute.

Ci dispiace perché crediamo che questo sia un non riconoscimento del servizio che svolgono tutti gli operatori, quindi compresi i farmacisti e le farmacie di comunità; ci dispiace perché crediamo che a perderne siano i cittadini. Una salute che è troppo distante, sappiamo e abbiamo visto in epoca di pandemia, che è una salute che non riesce a raggiungere gli obiettivi dovuti. Noi siamo troppo indietro rispetto a quella medicina territoriale che deve essere proposta in Italia, siamo troppo indietro rispetto anche all'Unione europea. Lo stesso Ministro della Salute ha osservato come noi, a fatica, abbiamo raggiunto il 6 per cento, ma l'obiettivo sia quello di raggiungere il 10 per cento in termini di sviluppo e di radicamento di una medicina territoriale. Ebbene, la medicina territoriale, il senso più pieno ce l'ha un'équipe multidisciplinare e una serie di contesti di protezione della salute che possano promuoverla. Allora, per questo speriamo che il Parlamento possa ripensarci, speriamo che le migliori anime qui possano riflettere bene su questo voto. Ovviamente, richiederemo il voto per parti separate, perché riteniamo che sia fondamentale questo aspetto.

Vado a chiudere nei pochi minuti rimanenti, ma, ovviamente, richiediamo anche un sistema di monitoraggio più puntuale, anche utilizzando quello che già c'è, cioè proprio il sistema InfluNet, potendolo arricchire di quella sorveglianza legata anche al COVID, perché, in questa stagione, noi stiamo affrontando e affronteremo, come ci dice anche il Ministero della Salute, una compresenza di influenza e di COVID e, quindi, ancora più importante è la vaccinazione per fare una diagnosi differenziale. Quindi, un sistema di monitoraggio che possa essere più capillare, più puntuale, che possa aiutare la ricerca dando maggiori fondi, perché, nell'individuazione di vaccini sempre migliori, abbiamo la necessità di questo, di una ricerca che possa essere approfondita e capillare come oggi, in Italia, ancora non è. Quindi, grazie per la l'attenzione e speriamo che possa essere votata favorevolmente tutta la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, riprendendo l'attività in quest'Aula dopo una sospensione non dovuta alla malattia, ma dovuta alla libertà di pensiero, il cui spazio si restringe, vorrei esortare il Governo e il Parlamento a una posizione diversa da quella che, pur con convincenti argomentazioni relative alla salute individuale, ha indicato la collega che ha appena concluso. Io vorrei chiedere un disimpegno del Governo: mi pare che il Governo si è impegnato molto, con grande convinzione, con grande passione e con modesti risultati. Non lo dico sulla base di un giudizio legato alla mia posizione, naturalmente antagonista, soprattutto in questa materia, a un appello fatto al Presidente della Repubblica per salvaguardare le libertà costituzionali che sono state non solo minacciate, ma interdette in modo perentorio per tre mesi, inutilmente, impedendo ai bambini di stare all'aperto, impedendo alle persone di camminare nei boschi, impedendo alle persone, anche in solitudine, di muoversi nella libertà che dovrebbe essere consentita, al di là degli assembramenti, al di là di quella prudenza che è inevitabile che le persone, così come hanno mostrato nell'avvedutezza dei voti per le regionali, hanno mostrato perché c'è una forma di autoconservazione che guida la nostra vita dalla buona educazione, anche sanitaria, che abbiamo avuto dai nostri genitori e nella formazione nelle scuole, nel corso degli anni, anche le generazioni più vicine.

Io so come tutelare la mia salute e non credo che ci debba essere nessuno che, trattandomi come un bambino, mi impone di fare alcune cose a mio vantaggio, così come una imponente campagna di persuasione alla malattia, alla pandemia è stata, ed è tuttora, messa in atto dalla televisione, dai mezzi di comunicazione e dai giornali. Non c'è giornata che non si parli di epidemia, non c'è aula che si riunisca se non per parlare di epidemia; siamo qui per l'ennesima volta a dirci le stesse cose, con le stesse maschere e con le stesse finzioni. Ogni giorno, per almeno quindici ore, i programmi televisivi e di attualità ci dicono lo stato dei malati, dei convalescenti, dei guariti, dei morti, in numeri sempre più esigui e sempre meno emergenziali, ma noi siamo in un incubo costante di informazione obbligatoria, costante, determinata a convincerci di essere tutti i malati e che quella malattia è come la peste e può riguardare chiunque di noi. E chi più si preoccupa del male, chi più prende misure di sicurezza - abbiamo visto alcune personalità anche importanti del mondo politico -, tanto più, poi, si ammala perché è predisposto a farlo, è proprio quella debolezza psicologica che lo induce a essere più fragile rispetto al rischio.

Io ho partecipato, nel corso di questi mesi, anche quelli di clausura, a infiniti incontri via Skype, collegati a televisioni sedicenti e, poi, anche a quelle nazionali, essendo pure nelle mie competenze specifiche legato ai temi dell'arte, della bellezza, dei monumenti, della civiltà, sempre e solo interrogato sul Coronavirus. Mi pare una forma maniacale, la mia esperienza in questo caso dice di qualcuno che preferirebbe parlare d'altro e che, anche qui, oggi, è chiamato a parlare di questo perché alcune mozioni insistono nell'accrescere la presenza del Governo, la necessità che sempre di più ci accudisca.

Ebbene, non parlerò, dunque, dalla mia posizione di combattente sul fronte avverso in nome della salute e del buonsenso e della capacità di autotutelarci, ma con le parole di uno dei più eminenti sociologi italiani, Luca Ricolfi.

Persona moderata, persona prudente, persona che non dà mai giudizi né affrettati né infondati, che, prima, l'8 agosto e poi l'8 settembre, in interventi su Il Messaggero e su Il Giornale ci dà un'indicazione precisa dei dati dal punto di vista sociologico, non propagandistico, valutando rispetto per esempio alla Svezia. Io ho lungamente parlato con la prima emittente televisiva, sono venuti a cercarmi per chiedermi perché io fossi così anomalo della mia posizione e mi hanno detto che i dati di normalità consentono, come tutti sanno, un'economia non perdente e dei dati di malattia inferiori - inferiori, inferiori! - ai Paesi che hanno scelto la clausura. A giudicare dai risultati, dice Ricolfi, sconsiglierei qualsiasi Paese di seguire il modello italiano - che ha riempito, come dire, di felicità il Presidente del Consiglio e i suoi seguaci - fatto di ritardi - vediamo le scuole - disorganizzazione, leggerezza nel far rispettare le regole, incapacità di far ripartire l'economia. Siamo - ve lo comunico, così siete tranquilli delle difese che ci hanno imposto e avete assunto - al quarto posto in Europa come numero di morti per abitante: con tanta prudenza, con tanta potenza del Governo, siamo al quarto posto e all'ultimo come andamento del PIL 2020. Quindi, i morti per abitanti non danno il segno che le misure prese con tanta solerzia siano state efficaci. Come si fa a parlare di modello italiano? Modello grillino? Modello contino? Modello piddino? Modello conformistico? Modello di salvezza del nostro corpo? Rinunciando a qualunque ipotesi, non dico miracolistica, ma di fede nel senso più alto del sacro, che vuol dire credere che Dio guardi quello che gli uomini fanno: si è sostituito Dio con il vaccino. Improvvisamente Dio non c'è più, si è dissolto; sono state interrotte funzioni religiose, chiuse le chiese; i carabinieri sono arrivati a impedire ai preti di fare le funzioni per 12 o 13 persone, perché è inutile pregare Dio. Il dottor Burioni ci dice che Dio - lui sa, lui sa, lui sa - vuole che noi stiamo in casa e ci proteggiamo: inutile pregare; non lo dico perché pregare porti risultati, ma certamente porta conforto nell'idea che qualcosa possa accadere, ma Dio si chiama vaccino. Se dovessi additare dei modelli, citerei piuttosto quello della Germania, che non si dibatte nelle nostre difficoltà, o quello della Corea del Sud, due Paesi che molti media stanno descrivendo come attualmente inguaiati anch'essi, ma che in realtà si stanno comportando meglio; anche considerando il solo mese di settembre, il numero di morti per abitante dalla Germania è poco più della metà di quello dell'Italia - poco più della metà di quello dell'Italia - che pure è molto ribassato, mentre quello della Corea del Sud è circa un sesto; solo Belgio, Spagna e Regno Unito hanno un bilancio complessivo di morti per abitante peggiore di quello dell'Italia. Se poi guardiamo solo al mese di settembre, le cose vanno un po' meglio per noi: l'Italia è intorno a metà classifica e, fra i grandi Paesi, solo Germania, Giappone e Corea del Sud presentano tassi di mortalità più bassi dei nostri. È necessario anche ripensare il sistema dell'istruzione, impedendo che, rispetto al rapporto formativo, prevalga l'insegnamento a distanza, perché la qualità della possibilità di apprendere con la distanza, che facilita per un verso ma che distrae per l'altro, ha portato a un abbassamento…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Mi aveva detto che avevo nove minuti…

PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, ha parlato otto minuti e 57 secondi, quindi ha altri tre secondi; finisca.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Allora niente, pensavo di concludere su un piano…

PRESIDENTE. Le abbiamo dato la parola dopo che lei è arrivato tardi in Aula; prego.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo, quindi, in linea generale, di revocare immediatamente lo stato di emergenza nazionale, con i dati che ho fornito, su un punto: che siamo in Europa, abbiamo tutti lo stesso problema e siamo l'unico Paese in stato di emergenza; ciò è grottesco e ci isola sia rispetto ai risultati contro la epidemia, sia rispetto alla dignità di una risposta contro il male da parte di un Paese in Europa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Sgarbi. Onorevole Mandelli, prego.

ANDREA MANDELLI (FI). Presidente, Governo, colleghi e colleghe, siamo in una giornata secondo me importante, importante perché stiamo discutendo di un tema che potrebbe essere di grandissima attualità (speriamo tutti di no ovviamente, ma non possiamo non tener conto di questa possibilità). Mi riferisco alla necessità di fare una riflessione reale su un tema veramente importante, che potrebbe, come dicevo prima, essere all'ordine del giorno di un'emergenza tra poche settimane, cioè il tema della vaccinazione influenzale; un tema, quindi, connesso alle metodiche con cui affrontare questa situazione particolare. Siamo, come tutti sappiamo, in un momento difficile e la pandemia è ancora uno dei problemi più grandi che stiamo affrontando nel nostro Paese; l'Europa la vediamo, il mondo pure, e quindi il tema è capire come gestire il momento dell'influenza quando, tra poche settimane, come tradizione, si affaccerà questa patologia, ben sapendo che l'esordio, i sintomi di esordio di influenza e di COVID-19 sono praticamente sovrapponibili. Allora, se vogliamo evitare di avere una congestione sul territorio di richiesta di intervento dei cittadini di tutto il Sistema sanitario nazionale rispetto a una sintomatologia che non si riesce all'inizio con chiarezza a capire se va in un senso o va nell'altro, ecco, io credo che se noi vogliamo davvero scongiurare questo pericolo, sensibilizzare i cittadini perché ci sia una vaccinazione importante quest'anno sia un fatto dovuto, che il Parlamento deve fare ed è per questo che credo questa giornata sia importante.

I dati dell'anno scorso non confortano: il 16 per cento della popolazione italiana si è vaccinata in senso generale, circa il 50 per cento degli over 65, e ci dice come di lavoro da fare sulla sensibilizzazione ce n'è tantissimo. Tantissimo lavoro va fatto sulla sensibilizzazione degli operatori sanitari e, in questo senso, sicuramente tutti gli ordini professionali si attiveranno quest'anno per quest'opera di sensibilizzazione, ma è evidente che questi dati ci spingono a essere veramente preoccupati per quello che potrebbe succedere. Allora, i temi che ci hanno unito sono stati annunciati dal Governo e quindi siamo tutti d'accordo nella votazione dei punti che sono stati condivisi, perché sulla salute io sono assolutamente convinto bisogna cercare di trovare una posizione comune, perché i temi sono troppo rilevanti, sono tutti sulla nostra pelle e le cicatrici di questa brutta pagina della storia del mondo le abbiamo ancora vive e le sentiamo ancora. Ora, i temi qui sono due, sostanzialmente. Innanzitutto, come riuscire a fare un piano di vaccinazione sugli attivi, perché mentre per gli over 65 raccomandazioni, politiche attive per vaccinare, con il coinvolgimento fino ai 60 anni di età a tutti i malati per patologia che saranno sensibilizzati, per tutto questo la copertura che le regioni hanno messo in atto con l'acquisto dei vaccini sicuramente, con 18 milioni di dosi acquistate con la gara, sicuramente ci tiene tranquilli. Il problema serio, severo, invece, è come affrontare la vaccinazione sul territorio, perché in questo momento nelle farmacie non arriverà nessun vaccino a disposizione dei cosiddetti attivi. Chi sono costoro? Le persone che vanno a lavorare, le persone che ci devono dare una mano col loro lavoro a fare il PIL, perché il Paese ha anche bisogno di essere aiutato in questo momento col lavoro di tutti noi. Quindi il tema è come riuscire a vaccinare la popolazione attiva, che in questo momento non potrà essere vaccinata, e in questo senso scongiurare la tempesta perfetta delle mascherine. È evidente che se il cittadino andrà in farmacia e non troverà la possibilità di acquistare un vaccino, come sempre si è fatto negli anni passati (l'anno scorso circa un milione di dosi vendute nelle farmacie italiane) il problema sarà rilevante, perché ci sarà un effetto di incertezza, un effetto di ansia che non è positivo in questo momento. Quindi, il tema è capire: il Governo assicura che dall'inizio di ottobre, tradizionale inizio del momento vaccinale per la popolazione attiva, noi troveremo in farmacia dei vaccini per poter far sì che non ci sia questa confusione dei sintomi, per far sì che non ci sia questa rincorsa all'ospedale quando due lineette di febbre appariranno sul termometro che stiamo utilizzando per misurare la febbre?

Allora, noi dobbiamo avere questa certezza, che non solo si pensi giustamente a chi ha bisogno di essere aiutato (gli over 60 e i malati con patologie rilevanti), ma anche alle persone che tutti i giorni prendono un autobus, che tutti i giorni vanno a lavorare, che tutti i giorni si interfacciano con la vita normale. Poi c'è il secondo punto, su cui invece non siamo d'accordo, il punto 8), cioè come vaccinare. Noi abbiamo pensato che in questo momento la risposta sul territorio è stata data dalle farmacie, perché durante il lockdown, il giorno di Pasqua o il 25 aprile, è solo lì si poteva andare a trovare una parola di conforto o un farmaco che ti poteva servire. Ecco, io credo che pensare di escludere dal circuito un punto così capillare sia un errore sostanziale. Ora il tema è: di fronte al mondo che cambia, di fronte all'Europa che prende delle scelte importanti su questo tema, qual è il comportamento dell'Italia? Non possiamo dire che l'Europa va bene, quando ci dà i soldi per il Recovery Fund, e non va bene quando le scelte europee contrastano con le situazioni che si sono stratificate nel Paese. In questo momento la campagna vaccinale mondiale si basa sulle farmacie. Addirittura, in tantissimi Paesi, la vaccinazione è fatta direttamente dal farmacista. Ma non sto parlando di Paesi lontani dal nostro Paese; sto parlando di Portogallo, di Francia, di Germania, di Inghilterra, sto parlando di Paesi Bassi, sto parlando di Svizzera, sto parlando di Austria, sto parlando di Stati Uniti d'America, sto parlando di Canada e la lista potrebbe allungarsi fino a 47 Paesi del mondo. Cercare di dire che il nostro Paese vuole essere il fanalino di coda anche in un'evoluzione mondiale credo che sia assolutamente fuori dal contesto di reciproche relazioni col mondo stesso. Di fronte anche alle nuove tecniche di vaccinazione, il National Health Service vaccina i bambini da 2 a 8 anni con un sistema spray, cioè una piccola siringhetta - immaginate senza ago -, che viene spruzzata nel naso di un bambino. Allora, per quale ragione non possiamo ragionare come altri Paesi? In America questo vaccino spray, che arriverà anche in Italia comprato da regione Lombardia – quindi, l'avremo tra qualche settimana nelle nostre famiglie -, ma penso comprato anche da altre regioni, rivoluziona completamente il momento vaccinale. Noi ci ancoriamo a sistemi vecchi, senza pensare che l'Europa va avanti. Noi ci mettiamo ancora in una situazione, per cui un regio decreto del 1932, del 1934, impongono la velocità del Paese. Io credo che il Parlamento su questa discussione dovrebbe prendere una posizione più netta, più chiara, più decisa. Vogliamo avanzare o vogliamo rimanere indietro? Non penso che ci siano problemi così gravi di segnalazioni di reazioni avverse, quando Paesi importantissimi - che ho citato prima, ma l'elenco lo trovate facilmente su Internet - hanno aperto a questa evoluzione. Se, però, noi diciamo che questo non ci interessa, ne prendiamo atto. Ed è per questo che chiederemo la votazione sul punto 8), perché ognuno si assuma la responsabilità. Però siccome, come ho detto, la salute non deve dividere, ma deve unire, io faccio una proposta al Governo, ovvero almeno che il punto 8) diventi una valvola di sfogo, una possibilità da attivare in caso di emergenza. Allora, se noi dicessimo a valutare, in caso di emergenza, l'utilizzo di punti diffusi sul territorio, così importanti, così capillari, i più graditi dal cittadino, non avremmo nulla da dire. Guardate sui social l'atteggiamento della gente sui vari operatori della salute. Non è molto difficile, vedrete le risposte che la gente sta dando. Noi non possiamo ignorare quello che la gente ci chiede, perché saremmo qua in maniera veramente astratta a giudicare, senza capire cosa vuole la gente. Allora, io faccio una proposta al Governo: invece di chiuderci tutti i portoni e tagliare il ponte levatoio, perché non pensiamo di attivare questa importante capillare punto vendita, il preferito dagli italiani, in caso di emergenza? Non chiudiamoci questa porta! Se noi valutassimo in caso di emergenza di attivare realtà che ci possano aiutare, io credo che sarebbe un fatto importante, che ci può dare una mano e che può andare incontro alle esigenze dei cittadini. Ora è chiaro che noi voteremo a favore del punto 8) della mozione unitaria dei gruppi di opposizione e ringrazio i gruppi di opposizione, perché con questa mozione unitaria riconfermiamo il disegno che vogliamo avere per il Paese di un'Italia moderna, non un'Italia che guarda nello specchietto retrovisore. E questa mozione unitaria testimonia che abbiamo le idee chiare per andare a governare presto. Però il problema è unico: qua in questo momento stiamo parlando di salute. Io credo che dividerci su un'esigenza dei cittadini sia un errore grande. È per questo che, con la votazione per parti separate, vogliamo inchiodare il Governo alle proprie responsabilità, non sia mai che ci sia bisogno di qualcosa, perché voi, a questo punto, sarete colpevoli dell'errore che state facendo ora.

PRESIDENTE. Onorevole De Martini, prego.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Onorevoli colleghi, la mozione all'esame dell'Aula affronta un tema estremamente delicato, quello della vaccinazione, le cui implicazioni coinvolgono diritti e interessi di rango costituzionale, apparentemente confliggenti tra loro, ma egualmente meritevoli di tutela. In questi casi, quando si ha a che fare con temi come questo, ritengo che la cosa più importante e al tempo stesso più difficile da ricercare sia un corretto bilanciamento tra i contrapposti interessi in gioco. Va ricercato un punto di equilibrio, per far sì che la protezione di un interesse non si tramuti nella negazione dell'altro. Ritengo che il testo finale della mozione unitaria di centrodestra riesca in questo difficile bilanciamento, contemperando in maniera corretta l'interesse fondamentale della tutela della salute pubblica con quello, altrettanto importante, della libertà di scelta individuale. E su questo tema torneremo successivamente. Ne è venuto, a mio avviso, un testo equilibrato e condivisibile in ogni suo punto, che, con l'approvazione dell'Aula, potrà costituire un valido criterio guida in vista della prossima stagione autunnale e invernale, nelle quali inevitabilmente assisteremo a una nuova circolazione dei virus e delle sindromi influenzali.

La mozione parte dall'esame dei dati attualmente disponibili sull'influenza, come è giusto che sia, quando si è chiamati ad affrontare un problema di carattere sanitario. Riprendo brevemente i dati sulla spesa diretta e indiretta, perché sono significativi ed è bene che su di essi si faccia un'attenta riflessione. Secondo quanto emerge dagli studi attualmente disponibili, l'influenza grava sulle famiglie e sullo Stato quasi quanto una manovra economica. Per ogni stagione, i costi complessivi ammontano a 10,7 miliardi di euro, di cui 2,1 miliardi a carico dello Stato e 8,6 miliardi di euro a carico delle famiglie. Se rapportiamo i costi ai singoli nuclei familiari, possiamo stimare in media 250 euro a famiglia. Sono costi elevatissimi. Pensiamo alle famiglie numerose, con più figli a carico, per le quali i costi in questione si vanno a moltiplicare ed incidono in maniera decisiva sul bilancio familiare. Pensiamo alle famiglie in difficoltà, che hanno subìto pesanti ripercussioni economiche a causa del lockdown. Mi attendo che nei loro riguardi ci sia un'attenzione particolare e che il diritto alle cure sia assicurato in maniera piena ed effettiva, andando - per quanto possibile - ad attenuare i costi sanitari, che attualmente rimangono a carico del cittadino. Per quello che riguarda poi l'aspetto sanitario, abbiamo a disposizione le statistiche dell'Istat, con circa 400 decessi annuali direttamente imputabili all'influenza, che salgono a 8 mila se andiamo a comprendere nel calcolo i pazienti fragili con patologie pregresse, in cui l'influenza si presenta come concausa che aggrava le condizioni di salute già compromesse. L'influenza è, quindi, una patologia dall'enorme impatto sociale, economico e sanitario e l'attenzione che dovremo prestare quest'anno sarà ancora maggiore, perché alla circolazione dei virus influenzali si andrà a sovrapporre il SARS-COV-2, che inevitabilmente renderà più difficile la diagnosi e l'individuazione dei corretti schemi di trattamento. Non dobbiamo, però, commettere l'errore di iniettare un terzo virus nella popolazione, il virus del panico, il virus che impedisce alla nostra economia di ripartire e al nostro Paese di rialzarsi. Le istituzioni e in primis il Governo devono assumersi le responsabilità che derivano da questo particolare momento storico e devono mettere a disposizione dei cittadini gli strumenti necessari per superarlo. La vaccinazione è sicuramente uno di questi strumenti e il nostro auspicio è che la campagna 2020 sia organizzata in maniera tempestiva e ordinata, con raccomandazioni semplici e chiare alla popolazione. Invece, questo Governo, per i forti contrasti interni alla maggioranza, sino a oggi non è riuscito a imprimere una direzione chiara alla propria azione. Ne costituisce un esempio quello che sta accadendo sulle coste siciliane, con gli sbarchi all'ordine del giorno, mentre agli italiani continuano a essere chiesti sacrifici su sacrifici. Ne costituisce un esempio quello che sta accadendo nelle scuole.

C'è una sezione del sito del Ministero dell'Istruzione che contiene decine di protocolli, linee-guida, FAQ, verbali del comitato scientifico, pagine e pagine di documenti che si contraddicono tra loro. È possibile che i genitori debbano leggere decine di protocolli solo per capire come portare il proprio figlio a scuola? Auspico, allora, che la campagna di vaccinazione sia gestita in maniera differente, senza creare confusione come è stato fatto finora. Auspico che venga rispettato il principio della libertà di scelta individuale, così come prevede l'articolo 32 della nostra Costituzione.

Devo qui ricordare che il presidente del PD, il governatore della regione Lazio, il 17 aprile 2020 aveva emesso un'ordinanza che prevedeva l'obbligatorietà della vaccinazione per le persone che hanno superato i 65 anni, pena la esclusione dalla frequentazione dei centri sociali, e l'obbligatorietà della vaccinazione per tutto il personale sanitario, che, in caso non si fosse attenuto a questo, veniva considerato inidoneo al lavoro. La mozione della maggioranza sconfessa l'azione del governatore della regione Lazio, la cui ordinanza peraltro è stata impugnata davanti al TAR del Lazio. Per la Lega uno dei punti fondamentali rimane questo: “sì” alla vaccinazione antinfluenzale, di cui nessuno nega l'importanza, ma “no” all'obbligo della vaccinazione influenzale: questo per noi è un punto chiave.

Auspico poi che alla base della strategia vaccinale vi sia l'informazione, per l'appunto, la chiamata attiva delle categorie a rischio, il coinvolgimento delle figure chiave nella campagna vaccinale, il coinvolgimento dei medici di medicina generale, dei pediatri di libera scelta, dei medici specialisti ospedalieri, dei medici incompetenti, dei farmacisti e delle associazioni dei malati, perché è in questo modo che si può incrementare la copertura vaccinale, semplificando e avvicinando il Servizio sanitario nazionale ai cittadini, eliminando inutili adempimenti burocratici; “sì” all'informazione, “no” all'imposizione.

Auspico che il Governo sia in grado di assicurare la vaccinazione a tutti coloro che quest'anno vorranno farla. La stampa e i media già insistentemente parlano di carenze di scorte e di elevata domanda: è una criticità che conosciamo ed è importante che si faccia tutto il possibile per prevenirla.

Auspico, infine, che vengano investite adeguate risorse per migliorare i servizi di prevenzione sanitaria e di promozione dei programmi vaccinali, perché senza le risorse, ovviamente, tutti gli impegni rimangono sulla carta. Si tratta di impegni semplici, chiari, rispettosi dei principi costituzionali e ci attendiamo che il Governo intenda farsene carico nell'interesse dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi in quest'Aula discutiamo delle misure da adottare in vista dell'avvio, tra pochi giorni tra l'altro, della stagione vaccinale contro l'influenza e lo facciamo consapevoli del fatto che nei prossimi mesi l'arrivo del picco influenzale, a differenza di quanto è accaduto finora, arriverà mentre il nostro Paese e il nostro Servizio sanitario nazionale, così come sta avvenendo in tutti i Paesi del mondo, sono ancora impegnati nella difficile convivenza con la pandemia. A quanti e a quante in questi giorni ci hanno scritto chiedendoci se fosse vero che da oggi avremmo inserito l'obbligo vaccinale contro l'influenza, voglio dirlo chiaramente: nessun impegno della mozione depositata dalla maggioranza prevede un obbligo del vaccino antinfluenzale. Però su questo punto vorrei soffermarmi perché spesso si fa confusione, una confusione che a mio avviso è molto pericolosa, mentre su un tema tanto delicato è necessario fare chiarezza, soprattutto in un momento storico come questo, in cui abbiamo una responsabilità che, se possibile, è ancora più grande. Sostenere che l'obbligo non sia la strada più efficace per aumentare le coperture vaccinali non significa in alcun modo mettere in discussione l'importanza del vaccino antinfluenzale. È la comunità scientifica, lei soltanto, a fornire le risposte alle domande e ai dubbi legittimi che una persona può avere, non sta certamente a noi discuterne. Noi, però, possiamo e dobbiamo discutere di quali siano le strade per colmare quella distanza che in alcuni casi si è creata per sviluppare un'alleanza efficace tra medico e paziente.

Noi, come decisori politici, possiamo e dobbiamo intercettare quelle domande e quei dubbi per capire dove c'è stato quel corto circuito che ad un certo punto ha fatto sì che si pensasse che l'obbligo vaccinale potesse essere l'unica strada percorribile per far sì che le persone si vaccinassero. Non sarebbe giusto, del resto, derubricare dubbi e domande legittime a deliri o follie. È altrettanto chiaro, però, che c'è un limite, non impercettibile ma anzi molto evidente, tra quanto è legittimo - e nasce anche da un'esigenza di avere una maggiore consapevolezza - e le ricostruzioni molto fantasiose e lontane dalla realtà, che invece possono essere smontate solo con evidenze scientifiche. Ma chi, soprattutto oggi, cavalca volutamente e in maniera totalmente strumentale notizie decisamente false, spacciandole come vere, certe, instillando il panico e la diffidenza, e attenzione non il dubbio, ma la diffidenza, se non addirittura l'avversione per la scienza, sta costruendo irresponsabilmente consenso e propaganda sul dolore e sulle sofferenze altrui, e questo lo trovo profondamente inaccettabile.

Tornando nel merito, però, della nostra mozione, io credo - e noi come movimento lo abbiamo sempre sostenuto - che una convinta adesione, in seguito a una raccomandazione, possa essere molto efficace, più di una misura coercitiva che paradossalmente potrebbe avere anche un effetto contrario: allontanare anziché convincere. E lo abbiamo visto anche in passato quanto il tema dell'obbligo abbia radicalizzato le posizioni, non permettendo un reale dibattito, un dibattito che potesse aumentare la conoscenza, ma ha spaccato in due fazioni la società. E sono contenta che anche le opposizioni abbiano ritenuto opportuno di presentare una nuova mozione, che, a differenza della precedente, non prevede l'obbligo per il vaccino antinfluenzale, ma anzi riconosce il principio della libera scelta e quanto riconosciuto dalla nostra Carta costituzionale. E ne sono contenta perché oggi questo Parlamento decide in maniera unitaria che ci sono molte altre misure da mettere in campo per aumentare la copertura vaccinale contro l'influenza, ma l'obbligo non rientra tra queste.

Al di là delle ipotesi, ci sono poi i fatti. In molti altri Paesi europei si raggiungono coperture molto alte, sebbene non vi sia un obbligo. Ed è chiaro, chiarissimo, che il contesto culturale e sociale è profondamente diverso e incide in maniera importante. Sta però a noi lavorare affinché la raccomandazione porti questo anno a coperture più alte di quelle attuali, soprattutto tra le categorie di persone più fragili a cui attualmente il vaccino antinfluenzale è fortemente raccomandato, sempre però salvaguardando il dettato costituzionale e il principio della libera scelta.

Quale strada seguire allora? Innanzitutto quella dell'informazione, ed è per questo che nella nostra mozione di maggioranza abbiamo inserito un impegno per il Governo con cui chiediamo non solo di assicurare una tempestiva e completa informazione dei dati epidemiologici e dell'impatto economico della patologia influenzale, ma chiediamo anche di riportare questi stessi dati alle Camere, presentando una relazione annuale al Parlamento.

È evidente, però, che ciò non basta ed è sicuramente fondamentale, così come abbiamo previsto tra gli impegni, valorizzare e riconoscere il ruolo dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, che sono sicuramente fondamentali e sono i medici più vicini ai pazienti, coloro che possono dare le informazioni necessarie, coloro che sono a contatto anche con le persone a cui il vaccino è fortemente raccomandato e possono raccogliere la storia clinica del paziente e con cui sicuramente il paziente avrà un rapporto di fiducia maggiore.

Ovviamente è indispensabile che tutto quanto occorre per far partire la campagna vaccinale contro l'influenza sia disponibile e che non ci siano difficoltà durante i prossimi mesi. Per questo è importante che le regioni e le province autonome abbiano un approvvigionamento necessario per poter iniziare la campagna in tempi utili. Sarebbe, inoltre, opportuno estendere la gratuità del vaccino inserendolo nei LEA ed è fondamentale rafforzare la rete dei centri e dei servizi preposti alle vaccinazioni, affinché chiunque voglia vaccinarsi non incorra in alcun tipo di disagio. Non riteniamo invece opportuno, come suggerisce la mozione delle opposizioni, di allargare anche alle farmacie, con la presenza del medico chiaramente, la possibilità di effettuare i vaccini, e questo per un chiaro motivo: la vaccinazione non inizia e non si conclude con la somministrazione del vaccino stesso, ma ha una fase precedente e una che lo segue e che consiste nel monitoraggio. Pertanto, riteniamo che sia più utile e fondamentale, per colmare la mancanza di spazi, individuare nuovi ambienti per la pratica vaccinale antinfluenzale, rafforzando la rete della medicina territoriale.

Quando si parla della tutela del bene più prezioso che abbiamo, questo Parlamento dovrebbe liberarsi sempre da qualsiasi pregiudizio, dalla propaganda e dal consenso, dovrebbe trovare una strada comune che ponga sempre e solo al centro il benessere delle persone. Credo che oggi sia stato compiuto un passo importante in questa direzione, con le due mozioni presentate quanto dalla maggioranza che dalle opposizioni, ed è per questo che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla mozione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Cunial, prego, due minuti.

SARA CUNIAL (MISTO). Presidente, da dicembre 2019 a gennaio 2020 le province di Bergamo e Brescia sono state interessate da un piano straordinario di vaccinazione con copertura del 70 per cento del target per il Meningococco C e per la stessa influenza. Uno studio del Dipartimento della difesa americana afferma che la vaccinazione antinfluenzale aumenta del 36 per cento l'incidenza di coinfezione proprio da Coronavirus per interferenza virale. L'antinfluenzale ha scarsissima efficacia, lo dice l'ECDC, inferiore al 50 per cento, e se ce l'ha, ce l'ha solo sull'influenza, che rappresenta il 30 per cento delle sindromi simil-influenzali, cioè circa un caso su 6 per la diagnosi del benedetto medico, che, poverino, dovrebbe in qualche modo decidere se è COVID o se è influenza, quindi sbaglierebbe con una probabilità di cinque su sei, e quindi sarebbe ovviamente costretto a fare il tampone. Certo che è più facile oggi trovare filantropi di vaccini che di tamponi. La realtà è che la pandemia, la vostra cosiddetta pandemia, potrebbe essere l'occasione per integrare e sostituire l'approccio basato sulla teoria dei germi con quello della teoria del terreno, che dice che ogni microbo, ogni patogeno, anche quelli che ormai sono spariti con il COVID cambiano in relazione all'ambiente in cui viviamo, quindi il sistema immunitario potrebbe essere potenziato con una medicina biologica integrata, con una alimentazione vitalizzante sana, l'integrazione di minerali, vitamine, probiotici, omega-3 ad azione antinfiammatoria, e così qualsiasi patogeno potrebbe essere appunto superato dal nostro sistema immunitario. Ma a quel punto non si venderebbero più vaccini, tanto meno i vaccini magari tossici di AstraZeneca, che è già stata condannata per commercio di farmaci non sufficientemente testati.

Concludo, Berlusconi e Zingaretti, sicuramente vaccinati con l'antinfluenzale, dato che lo promuovono, si sono beccati il COVID, testimonial d'eccezione. Vaccini quindi inefficaci, tossici e che favoriscono il COVID secondo la vostra narrazione della scienza. Allora, come dovremmo chiamare chi ne promuove la diffusione e li vende?

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cunial. Onorevole Trizzino, prego.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, il tema centrale è in pratica quello che riguarda la coesistenza di una comorbidità tra l'influenza e la presenza del COVID-19. Ebbene, io vorrei comunicare a quest'Aula che è proprio di ieri uno studio che è stato pubblicato dal Governo inglese secondo il quale la presenza contemporanea delle due malattie, quindi dell'influenza e del COVID, raddoppia la probabilità di esito infausto, con la morte del soggetto che ne è colpito. Quindi, in pratica è dimostrato che avere contemporaneamente l'influenza e il COVID raddoppia la probabilità di morire. Allora ritengo che bisogna far fronte con tutti i mezzi, con tutte le forme a nostra disposizione per fronteggiare quest'emergenza di vaccinazione. Venti milioni dovranno essere i soggetti che di qui a breve, qualora fosse possibile arrivare alla copertura vaccinale fino al 95 per cento, dovranno essere vaccinati. Allora utilizziamo tutte le condizioni, non sottovalutiamo alcun aspetto, anche perché esiste un regio decreto, come diceva il collega Mandelli, del 1932 che dice che soltanto i medici possono inoculare il vaccino, ma non è così: in tutto il mondo ormai il vaccino viene inoculato anche da altre professioni, dagli infermieri. Ciascuno di noi è stato in un centro vaccinale, e sa benissimo che sono proprio gli infermieri a inocularlo. Anche all'interno degli ambulatori dei medici di medicina generale, non è certamente il medico di famiglia che lo somministra, ma è l'infermiere. Allora, cerchiamo di aprire la nostra visione rispetto a questo tema, e immaginiamo di poterli somministrare in altri ambienti che non siano i centri vaccinali.

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Cortesemente, pregherei l'attenzione dell'Aula. Al fine di facilitare l'espressione del voto attraverso i terminali collocati in Transatlantico e in tribuna, oltre alle modalità d'uso di attivazione dei pulsanti di voto attraverso il touchpad, sarà possibile utilizzare i pulsanti “freccia” della tastiera, che sono stati a tal fine appositamente segnalati. La modalità di espressione del voto può essere scelta dal deputato per ciascuna votazione in relazione alle sue preferenze d'uso. Nella brochure i dettagli.

Passiamo ai voti. Come da prassi, le mozioni e le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Passiamo alla votazione della mozione Gelmini, Molinari, Lollobrigida, Lupi ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione). Avverto che i presentatori della mozione hanno accettato la riformulazione del sedicesimo capoverso della premessa proposta dal Governo e contestualmente hanno chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare l'intera mozione ad eccezione dell'ottavo capoverso del dispositivo e a seguire l'ottavo capoverso del dispositivo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini, Molinari, Lollobrigida, Lupi ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione), nel testo riformulato, ad eccezione dell'ottavo capoverso del dispositivo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gelmini, Molinari, Lollobrigida, Lupi ed altri n. 1-00349 (Nuova formulazione), limitatamente all'ottavo capoverso del dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Carnevali, De Filippo, Sportiello, Stumpo ed altri n. 1-00379, per quanto non assorbita dalla votazione precedente, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cunial 6-00127, per quanto non preclusa dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Sgarbi 6-00128, per quanto non preclusa dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 257-702 - D'iniziativa dei senatori: Marcucci ed altri; Montevecchi ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005 (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2165); e delle abbinate proposte di legge: Ascani ed altri; Quartapelle Procopio (A.C. 476-1099).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata in un testo unificato dal Senato, n. 2165: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005 e delle abbinate proposte di legge n. 476 e n. 1099.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 31 luglio. Ricordo che nella seduta del 19 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2165 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Pregherei la relatrice di dare il parere. Relatrice… Relatrice, se può chiudere la telefonata, passiamo ai pareri.

MARTA GRANDE, Relatrice. Sul primo emendamento 3.1 Formentini, parere contrario; 3.4 Formentini, parere contrario; 3.2 Formentini, parere contrario.

PRESIDENTE. Vice Ministro Sereni, se può dirci il parere.

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo quindi ai voti. L'emendamento 3.1 Formentini. Prego, onorevole Formentini.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Solo per fare un appello a tutte le forze innamorate dell'autonomia che siedono in questo Parlamento perché l'emendamento chiede semplicemente che sia inserita la Conferenza Stato-regioni. Essendo una materia concorrente, in tutti i testi normativi di norma viene inserita. Chiediamo soltanto questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Formentini. Ricordo il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'emendamento 3.4 Formentini. Onorevole Formentini, prego.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Anche qui non capiamo assolutamente il parere contrario perché nel tentativo estremo di salvaguardare il nostro patrimonio artistico che, ricordiamolo, è una fonte di ricchezza enorme per il nostro Paese ancor più in questo momento di crisi, chiediamo che almeno i beni UNESCO, oltre ovviamente a tutti gli altri ma qui facciamo riferimento esplicito ai beni UNESCO, vengano tutelati e per questo chiediamo che entro sei mesi dalla ratifica da parte di tutti i Paesi firmatari il Governo italiano valuti la presentazione sulla base degli indirizzi del Parlamento di emendamenti. Qui è un problema grave stiamo svendendo il nostro patrimonio artistico, i nostri beni culturali: è qualcosa che non deve passare inosservato. Intervengo già anche sul successivo che è identico ma cambia il periodo da sei mesi a tre mesi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.4 Formentini su cui il parere del Governo e della Commissione sono contrari.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.2 Formentini.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, mi pare che il richiamo di Formentini e degli altri firmatari sia assolutamente logico e coerente, perché in qualunque consesso noi ratifichiamo convenzioni quadro rispetto al patrimonio culturale italiano, dobbiamo indicare la nostra primazia. E quindi è vero che molte cose devono essere comuni, ma altrettante devono essere distinte, anche rispetto a trafugamenti, furti, che al nostro patrimonio afferiscono e non a quello della Svezia o dell'Olanda o della Norvegia. Per cui distinguere, come è stato fatto da Formentini, è un segnale di autonomia dell'identità nazionale, senza sovranismi ma con rispetto di civiltà, tradizioni e storia italiane. Siamo prima italiani che europei (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Formentini, con il voto contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2165 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Qual è il parere del Governo?

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Ordine del giorno n. 9/2165/1 Lollobrigida, parere favorevole, a condizione che la parte dispositiva sia così riformulata: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di depositare contestualmente allo strumento di ratifica della Convenzione una dichiarazione conforme a quanto stabilito dall'articolo 3, comma 2, della proposta di legge, in merito all'applicazione della stessa Convenzione senza limitazioni dei livelli di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale garantiti dalla Costituzione e dalla vigente legislazione in materia”.

Presidente, per comodità, il parere del Governo è contrario per tutti gli ordini del giorno, dal n. 9/2165/2 Lucaselli al n. 9/2165/21 Billi.

Ordine del giorno n. 9/2165/22 Formentini, parere favorevole, a condizione che la parte dispositiva sia riformulata: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di emanare il decreto di cui in premessa, acquisendo il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nelle materie che rientrano nella legislazione concorrente in base all'articolo 117 della Costituzione”.

Ordine del giorno n. 9/2165/23 Mollicone, ancora parere favorevole sul primo e sul secondo impegno, mentre per il terzo si propone di sostituire la parola “promuovere” nell'ultimo capoverso con la parola “favorire”, quindi riformulandolo. Se vuole lo leggo tutto, ma c'è solo questa differenza.

PRESIDENTE. Perfetto, mi sembra chiaro.

Ordine del giorno n. 9/2165/1 Lollobrigida. Onorevole Lollobrigida, accetta la riformulazione? No. Passiamo quindi ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/1 Lollobrigida, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente!

PRESIDENTE. Ha alzato la mano adesso, onorevole Delmastro Delle Vedove. Per cortesia io la faccio intervenire, sospendo la votazione, ma lei non mi ha dato nessun segno di vita.

Prego, onorevole Delmastro Delle Vedove, non l'ho vista. Mi scuso tanto con lei. Prego.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Presidente, in verità l'attenzione che ha riservato Fratelli d'Italia alla Convenzione di Faro ha fatto sì che io avessi alzato puntualmente la mano, perché vogliamo rappresentare ancora una volta una serie di argomentate e fondate perplessità sulla Convenzione di Faro, che sbrodola una serie di principi assolutamente banali, assolutamente trasversali del tipo: la cultura è un nostro patrimonio, è un fatto di eredità, è importante; dobbiamo farla fluire anche dai privati; non penso avreste dovuto andare fino a Faro per fissare questi principi che mia figlia a 13 anni in un tema alle medie avrebbe saputo svolgere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E allora abbiamo verificato, perché cosa si fa per verificare qual è il novum? Si va a verificare cosa c'è di nuovo: e di nuovo all'interno di questa Convenzione vengono fissati due principi, che ci trovano clamorosamente contrari e il fatto che abbiate bocciato tutti i nostri ordini del giorno ci rafforza nel nostro convincimento. L'articolo 4C, che rappresenta la necessità di mediare il nostro patrimonio culturale…

PRESIDENTE. Onorevole Delmastro Delle Vedove, mi scusi, siamo anche in televisione, la mascherina se la usa… Altrimenti…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Scusi lei, scusi lei… Mi scivola, scusi.

L'articolo 4C parla di limitazione all'esercizio del patrimonio culturale necessario ad una società democratica e per la protezione dei diritti altrui. Ebbene, sia chiaro che, per Fratelli d'Italia, il patrimonio culturale non è e non sarà mai oggetto di mediazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non riteniamo che una società democratica debba cancellare i simboli della sua civiltà per rispettare i diritti altrui. I diritti altrui si rispettano, facendo conoscere i nostri simboli, si integra chiedendo il rispetto dei nostri simboli. Se qualcuno, per integrarsi, deve cancellare i nostri simboli, con Fratelli d'Italia ha due possibilità: chiudere gli occhi se gli danno fastidio i nostri simboli, andare a integrarsi in altre civiltà se gli dà fastidio il nostro patrimonio culturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma vi è di più. All'articolo 7B della Convenzione, riuscite a scrivere che bisognerà stabilire procedimenti di conciliazione per gestire equamente situazioni dove valori fra loro contraddittori verranno assegnati dalle comunità.

Cioè chi in Italia assegna un valore contraddittorio al mio patrimonio artistico potrà andare ad una procedura di conciliazione del Grande Fratello orwelliano della cultura, che procede per tappe di cessione della propria identità, e medieremo. Non so cosa avete intenzione di fare: vi troverete in un tavolo, per esempio sul dipinto di Giovanni da Modena che pone Maometto all'inferno; immagino che andrete a sbianchettare l'inferno, lo trasformerete in un paradiso con sette vergini, di modo che potrete raggiungere la mediazione. Per noi, il nostro patrimonio artistico e culturale non è soggetto a mediazioni, ancor meno a procedure di conciliazione. Ancor più inquietante e con un retrogusto, come dire, da censura è l'articolo 14, il meccanismo di sorveglianza! Il titolo la dice lunghissima: volete introdurre un meccanismo di sorveglianza sul nostro patrimonio culturale.

Ebbene, oggi - e lo diciamo con serietà, serenità, ma fermezza - noi non rappresentiamo la destra in quest'Aula; oggi noi rappresentiamo la civiltà europea e occidentale che ha sempre ritenuto che il patrimonio artistico non è oggetto di mediazione, non può offendere nessuno e che rispetto al patrimonio artistico e culturale, che è il segno più intimo della nostra identità, non si fanno mediazioni, ancor meno per accogliere. Chi è accolto conosca il nostro patrimonio, lo rispetti, non ne chieda la cancellazione. Ancor meno a chiederne la cancellazione sia una civiltà così stanca di se stessa che ha paura dei propri simboli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/1 Lollobrigida.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Avverto che il gruppo Fratelli d'Italia ha esaurito il tempo previsto dal contingentamento per il seguito dell'esame. La Presidenza ha già concesso a tale gruppo, essendone stata fatta richiesta, un tempo aggiuntivo pari a un terzo di quello originariamente previsto, che è quasi già stato tutto esaurito.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/2 Lucaselli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/3 Donzelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/4 Delmastro Delle Vedove.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/5 Bignami.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/6 Rotelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2165/7 Deidda.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà, per un minuto.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Non capiamo come mai neanche un ordine del giorno praticamente sia stato accettato nel momento in cui chiediamo semplicemente che ci sia la maggior tutela dal punto di vista legislativo perché non ci siano influenze negative sul nostro patrimonio culturale; e non per fare i complottisti, ma allora bisogna denunciare che in Italia sta avanzando quella grande corrente dell'omologazione mondialista che vuole cancellare l'identità dei popoli, cancellare l'identità delle nazioni, cancellare anche quell'identità culturale cristiana, quella per cui tante generazioni hanno combattuto, che hanno difeso, ma con anche un'Europa che ha cancellato le proprie radici e sta veramente vendendo se stessa. Una cultura sinistra, una cultura che veramente vuole, in nome del mondialismo, cancellare i popoli. Bene, a tutto questo noi ci opponiamo perché siamo fieramente italiani ed europei (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/7 Deidda.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/8 Montaruli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/9 Maschio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/10 Ferro.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/11 Butti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/12 Osnato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2165/13 Prisco. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. È curioso come anche ordini del giorno cosiddetti politicamente corretti vengano respinti nella furia di respingere il tentativo di Fratelli d'Italia di alzare l'attenzione di questo Parlamento sulla difesa dell'identità culturale della nostra nazione e del nostro continente. Solo l'aver osato - come ha fatto il collega Delmastro Delle Vedove correttamente - mettere in dubbio il mondialismo che pervade questa Convenzione che cancella l'identità, che spinge la cultura nazionale a cancellare, anche e sin anche nel patrimonio culturale e artistico nazionale, la nostra identità, solo l'aver osato questo costringe a respingere ogni ordine del giorno, anche quello politicamente corretto, come questo che viene proposto, che chiede di valutare la concessione di beni minori a giovani e donne al fine di favorire l'autoimprenditorialità. Su questo la sinistra avrebbe speso fiumi di parole a favore, ma per il solo fatto di aver osato mettere in discussione un tema culturale, come quello dell'identità culturale, che per fortuna…

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Prisco.

EMANUELE PRISCO (FDI). …da Fratelli d'Italia viene difeso in questo Parlamento, porta a un parere contrario totalmente immotivato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull' ordine del giorno n. 9/2165/13 Prisco.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/14 Varchi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/15 Galantino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/16 Zucconi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/17 Frassinetti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/18 Mantovani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2165/19 Zoffili. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Noi riproponiamo come ordine del giorno il testo dell'emendamento che avevo prima illustrato, chiedendo però a quest'Aula quali siano le limitazioni necessarie per fruire del nostro patrimonio artistico in uno Stato democratico, perché l'articolo 4, lettera c) parla proprio di “limitazioni necessarie per la protezione dell'interesse pubblico e degli altrui diritti e libertà”. Qui davvero si vuole, per fingere di difendere una minoranza organizzata, sottoporre a sindacati internazionali e a comitati di monitoraggio i nostri beni culturali. È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/19 Zoffili.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2165/20 Picchi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini. Ne ha facoltà.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Di nuovo, per ribadire che purtroppo in quest'Aula sta passando velocemente l'esame della ratifica della Convenzione quadro sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro, voglio dire quando: nel 2005, e solo diciannove Paesi su quarantasette l'hanno ratificata. Perché solo diciannove Paesi su quarantasette? Perché evidentemente c'è qualcuno che ha più a cuore la propria dignità nazionale, il proprio orgoglio e che non vuole svendere il bene più prezioso che abbiamo, l'identità. Lo ha detto prima l'onorevole Migliore, che mi spiace non vedere in Aula - al Ministro Di Maio, in audizione questa mattina: con la cultura, con i beni culturali, l'Italia ha una posizione nel mondo, noi, oggi la stiamo svendendo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/20 Picchi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 9/2165/21 Billi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Formentini, ma ha già parlato su due ordini del giorno e non può più intervenire. Si possono fare solo due interventi sugli ordini del giorno.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/21 Billi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2165/22 Formentini. Onorevole Formentini, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno?

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Vice Ministro, me la può ripetere per cortesia?

PRESIDENTE. Onorevole Sereni, può ripetere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2165/22 Formentini?

MARINA SERENI, Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. “Impegna il Governo a valutare l'opportunità di emanare il decreto di cui in premessa acquisendo il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano nelle materie che rientrano nella legislazione concorrente in base all'articolo 117 della Costituzione”. È un tentativo di venire incontro al tema che l'onorevole Formentini aveva posto con un emendamento. Non è necessario metterlo in legge; è possibile, però - è necessario - impegnare il Governo a coinvolgere la Conferenza Stato -regioni nel momento in cui presenta il piano.

PRESIDENTE. Onorevole Formentini, solo per dichiarare “sì” o “no”, se accoglie la raccomandazione.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). No, perché l'autonomia non si valuta ma è prevista dalla nostra Costituzione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2165/22 Formentini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Ordine del giorno n. 9/2165/23 Mollicone: accoglie la riformulazione, onorevole Mollicone?

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Sì, l'accogliamo perché in realtà questo ordine del giorno va esattamente in senso contrario alla Convenzione e, quindi, esula dal tema principale ma va a richiedere maggiori fondi a livello europeo per la cultura e la digitalizzazione, quindi rafforzando il patrimonio italiano. Quindi, l'accettiamo.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2165 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Solo per esprimere il voto favorevole e ricordare, però, due cose. La prima: questa è una convenzione del 2005. Noi ormai siamo abituati - ma ci siamo un po' troppo abituati in quest'Aula parlamentare - che ogni volta che c'è una convenzione da ratificare è normale che questo succeda e accada anni e anni dopo. Stiamo parlando di ere geologiche diverse. Tutto va troppo velocemente oggi e io credo che una riflessione, come istituzioni nazionali, come Parlamento e Governo, sui tempi delle ratifiche vada fatta.

La seconda questione, velocemente Presidente, è di merito. Ho sentito tante ansie e tante preoccupazioni stamattina sulla ratifica di questa Convenzione per l'impatto sul nostro patrimonio culturale. Io credo che siamo in un momento storico in cui il patrimonio culturale - e questa Convenzione lo favorisce - debba ritornare a essere concepito come qualcosa di vivo nell'accesso delle comunità che lo producono e degli altri al patrimonio prodotto da quella comunità, e in un raccordo molto stretto con la produzione di nuova cultura. L'intersezione fra valorizzazione del patrimonio, produzione di nuova cultura e accesso, come diritto individuale dei cittadini e delle comunità, a questo patrimonio e a questa produzione di cultura, è quello su cui possiamo giocarci un pezzo della riprogettazione del Paese, in questo momento tra COVID e post-COVID, anche nel quadro delle priorità che stiamo disegnando in termini di accesso alle risorse europee.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà. Colleghi, se lasciate parlare l'onorevole Palazzotto, grazie. Prego onorevole Palazzotto.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Grazie, Presidente. Solo per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali su questa proposta di legge di ratifica che, dopo tanti anni, fa sì che l'Italia ratifichi una Convenzione fondamentale per la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale e, quindi, anche del nostro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Dopo vari rinvii finalmente anche l'Italia ratificherà, con il voto di oggi, la cosiddetta Convenzione di Faro…

PRESIDENTE. Onorevole Fregolent, mi scusi. Colleghi, pregherei di lasciare liberi i banchi del Governo, di allontanarsi dall'Aula per chi deve fare altro e di fare maggior silenzio. Colleghi, pregherei di allontanarsi dai banchi del Governo - di allontanarsi dai banchi del Governo - e di fare maggior silenzio in Aula.

Prego, onorevole Fregolent.

SILVIA FREGOLENT (IV). Era il lontano 27 ottobre 2005 quando nella città portoghese di Faro fu presentata la Convenzione quadro del Consiglio l'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società. L'Italia l'ha sottoscritta nel 2013 e, finalmente, dopo sette anni, viene ratificata con l'approvazione da parte del Parlamento. Nel frattempo, altri 24 Stati membri del Consiglio d'Europa l'hanno sottoscritta e altri 19 Paesi l'hanno ratificata.

La Convenzione di Faro presenta notevoli caratteri di novità, a partire dalla stessa concezione di patrimonio culturale che nella legislazione italiana è ancora d'impostazione novecentesca e legata alla tutela delle cose. All'articolo 2 della Convenzione di Faro, invece, si prevede che questo sia un insieme di risorse ereditate dal passato che le popolazioni identificano, indipendentemente da chi ne ritenga la proprietà, come riflesso ed espressione di valori, credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione, ed affida un ruolo rilevante a un protagonismo prima impensabile alle comunità patrimonio, cioè a un insieme di persone che attribuisce valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale e che desidera, nel quadro di un'azione pubblica, sostenerli e trasmetterli alle future generazioni, come previsto dall'articolo 2. È un testo davvero rivoluzionario, perché ribalta il punto di vista tradizionale.

Mi scusi, Presidente. Io con la mascherina e con questo rumore non riesco a parlare. Quindi, se vuole lascio la mia dichiarazione, perché è impossibile parlare. Non dico di fare silenzio, ma almeno di abbassare la voce.

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Collega Lupi! Colleghi, pregherei di far silenzio.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, è un regalo alle mie corde vocali. È un testo davvero rivoluzionario, perché ribalta il punto di vista tradizionale dell'autorità spostata dal vertice alla base, dell'oggetto, dall'eccezione al tutto, del valore, dal valore in sé al valore d'uso, dei fini, dalla museificazione alla valorizzazione. Si realizza il passaggio dal diritto del patrimonio culturale al diritto al patrimonio culturale, spostando l'attenzione da coloro che fino a oggi ne hanno determinato l'esclusivo controllo, specialisti, professori e funzionari della tutela, ai cittadini, alle comunità locali e ai visitatori, chiamati ad assumere un nuovo ruolo nell'attività di conoscenza, tutela, valorizzazione e fruizione.

Non si esclude - sia ben chiaro - il ruolo degli specialisti e dei professionisti, ma si affida loro un nuovo e più impegnativo ruolo nella società contemporanea nel rapporto con le comunità patrimonio, con l'associazionismo, con la cittadinanza attiva. Si sottolinea, infatti, che chiunque, da solo o collettivamente, ha diritto di contribuire all'arricchimento del patrimonio culturale (articolo 5). È il senso dell'art-bonus, posto in essere dal Governo Renzi con l'allora Ministro per i beni culturali Franceschini, che peraltro è ancora il Ministro attuale, che ha avuto successo perché i cittadini hanno adottato biblioteche, musei, monumenti, teatri lirici sinfonici, ecomusei, insomma il patrimonio culturale del proprio territorio. È il senso dei contributi arrivati da tanti Paesi stranieri alle sole immagini dell'alluvione a Venezia, perché i cittadini di tutto il mondo si sono sentiti di contribuire all'emergenza della città che almeno una volta nella vita hanno visitato o che hanno sognato di visitare, unica come bellezza e che, pertanto, non è soltanto dei suoi abitanti ma anche di chi la ama.

Si invitano, in questa Convenzione, a promuovere azioni per migliorare l'accesso al patrimonio culturale, in particolare per i giovani e per le persone svantaggiate, al fine di aumentare la consapevolezza del suo valore, nella necessità di conservarlo e preservarlo, e sui benefici che ne possono derivare (articolo 12). Con la Convenzione di Faro si allarga il concetto di patrimonio culturale anche a tutti quegli aspetti dell'ambiente che sono il risultato dell'interazione, nel corso del tempo, fra popolazione e luogo (articolo 13) e che impone che il patrimonio venga tutelato non per il suo valore intrinseco ma in quanto risorsa per la crescita culturale e socioeconomica; tale principio, ad esempio, si è concretizzato in Piemonte nelle zone delle Langhe e del Monferrato, riconosciute patrimonio dell'UNESCO.

Con la ratifica oggi della Convenzione diamo finalmente piena attuazione dell'articolo 9 della Costituzione, nel quale veniva prevista, con grande lungimiranza, la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione, affidato alla Repubblica. Con questa previsione non venivano indicate solo le istituzioni pubbliche, regioni, città metropolitane, province e comuni, ma l'intera comunità dei cittadini che formano la res publica, per l'appunto. Italia Viva dichiara pertanto, con grande soddisfazione, il voto favorevole sulla ratifica (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Come Fratelli d'Italia, abbiamo già rappresentato e, credo, anche, argomentato riccamente le fondate perplessità rispetto alla Convenzione di Faro, una Convenzione che rappresenta un florilegio di banalità, una rara raccolta di principi scontati e, in quanto tali, assolutamente condivisibili. Voglio farvi un esempio: dovevamo andare a Faro per sancire che ogni persona ha il diritto di interessarsi al patrimonio culturale o, ancora, dovevamo andare a Faro per stabilire che il patrimonio culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato? Eh, sì, significativi passaggi per un tema di terza elementare, un po' meno per una Convenzione e, allora, noi, in quest'Aula, abbiamo l'onere di interpretare le convenzioni cercando di verificare in che modo incidano nel nostro ordinamento, quale sarebbe l'elemento innovativo, qual è il novum? E il novum è diabolicamente contenuto nel combinato disposto dell'articolo 4 c), 7 b) e 16. L'articolo 4 c) testualmente introduce - perché lo sappiano gli italiani cosa state votando qui dentro - limitazioni all'esercizio del patrimonio culturale necessarie in una società democratica per il rispetto del diritto altrui. Una formulazione, direi, colleghi, di per sé, anodina, con un indigesto e intollerabile retrogusto di censura culturale che sottende la pericolosissima idea che possa rendersi necessario limitare l'esercizio della fruizione del nostro patrimonio artistico per garantire i diritti altrui. Ma da quando in Italia, da quando in Europa, da quando in Occidente, il patrimonio culturale può ledere diritti altrui? La Costituzione di noi popoli occidentali, europei, italiani, non la Costituzione scritta, quella che abbiamo nel sangue, ci racconta che il patrimonio culturale per antonomasia, per definizione, non lede diritti altrui; è un'idea islamica quella che il patrimonio culturale possa ledere i diritti altrui e, allora, oggi, noi votando contro questa Convenzione, come Fratelli d'Italia, riaffermiamo, distinti e distanti da certi talebani occidentali, che non ci abbattiamo con furia iconoclasta sulle nostre statue di Cristoforo Colombo; eh sì, perché ve la vogliamo dire così, per rendervi l'idea, voi siete i Black Lives Matter che, al posto di usare le mazze, usate le convenzioni per abbattere il nostro patrimonio culturale. E temiamo ancor più questo talebanesimo culturale del pensiero del politically correct e del pensiero unico, perché ci rendiamo conto che procede per, come dire, tappe di progressivi, ma inesorabili cedimenti culturali e approda in queste Aule del Parlamento appunto trasformando il mainstream delle mazze del Black Lives Matter in convenzioni culturali che diventano una vera e propria arma di distruzione di massa della nostra cultura. Lo intuivamo già dall'articolo 4 b), diventa soverchio, chiaro ed evidente il disegno, se si legge l'articolo 7 c) dove si dice testualmente che le Parti, cioè gli Stati, cioè noi, si impegnano a stabilire procedimenti di conciliazione per gestire - lo leggo, perché non ci credo - equamente situazioni dove valori contraddittori siano segnati da altre comunità; cioè, il mio patrimonio culturale non è e non potrà mai essere oggetto di conciliazioni, ancor meno della procedimentalizzazione della conciliazione. Ma come si fa a pensare, anche solo a pensare, che sia necessario conciliare, mediare sulla nostra identità, sul nostro patrimonio culturale? E come è possibile pensare che sia necessaria la mediazione o la conciliazione, perché altre comunità seguono valori contraddittori al nostro patrimonio artistico?

E, ancora, come fate a non capire come verrà letta dalle altre civiltà questa Convenzione? Verrà letta come un atto ulteriore di sottomissione, di cedimento, di arrendevolezza, di stanchezza di una civiltà che non riesce nemmeno più a difendere i segni del suo passaggio nella storia.

Ma non basta, perché in un tripudio orwelliano da Grande Fratello, l'articolo 16 introduce il temibilissimo meccanismo di monitoraggio sulla puntuale applicazione della Convenzione, ovverosia ci sarà qualcuno che sorveglierà l'Italia sul fatto che effettivamente limiti l'esercizio della fruizione del patrimonio artistico e culturale qualora esso offenda qualche altra comunità. E, allora, come non arrendersi, anche voi, al fatto che Faro altro non è che una delle ulteriori tappe di un mondo globalizzato che per accogliere vuole cancellare identità e differenza, che ritiene che siano ostacoli a un mondo pacificato? Noi, invece, crediamo nell'unicità del nostro patrimonio artistico e culturale, vogliamo difendere la nostra identità, vogliamo difendere e valorizzare le differenze culturali, perché crediamo che solo per il tramite delle differenze culturali eventualmente si possa anche accogliere.

Noi crediamo, in altre parole, che il nostro patrimonio culturale e la sua fruizione non possano offendere nessuno, e se qualcuno viene offeso dal mio patrimonio artistico e culturale non è il mio patrimonio artistico e culturale che è fuori posto, è quel qualcuno che è fuori posto. Noi crediamo, dunque, aberrante, antieuropea, antitaliana e antioccidentale l'idea stessa di mediare e conciliare sul nostro patrimonio artistico, perché per Fratelli d'Italia non si media, non si concilia, ma si afferma l'identità italiana in Italia e nel mondo, e non per farne oggetto di mediazione. Ancor più ci spaventa se a governare il processo della Convenzione di Faro c'è quella sinistra che quando arrivava Rouhani in Italia riteneva, per non offendere Rouhani, cosa probabilmente neanche richiesta, di coprire i nudi capitolini e, invece, noi riteniamo che Rouhani, se viene in visita all'Italia, deve vedere i nudi capitolini, perché il Rinascimento, la nudità, le carni sono nella carne della nostra Costituzione culturale. Allora, come non ritenere che in una maniera o nell'altra questo sia un gesto che oggettivamente, ma che venga, anche, letto dal resto del mondo come un ulteriore gesto di prostrazione di quella che un intellettuale Scruton, di questo secolo raccontava essere l'oicofobia, la paura delle proprie radici; noi di Fratelli d'Italia non abbiamo paura delle nostre radici. Ancora, come farete mai con l'affresco di Giovanni da Modena nella basilica di San Petronio a Bologna, laddove Maometto è raffigurato all'inferno? Come fate a dire che quello non può essere un valore contraddittorio come dice la Convenzione di Faro, che a quel punto vi imporrà di mediare, di conciliare? Io su Giovanni da Modena non medio, non concilio, lo difendo, è la mia civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Abbiamo provato anche a inserire emendamenti, ordini del giorno per raccontarvi, per svegliare quest'Aula che rappresenta una civiltà stanca di se stessa, che non sa più neanche difendere le sue più intime radici, che in virtù del politically correct prosegue per tappe inesorabili di cessioni culturali, di prostrazione culturale. Abbiamo provato a fare ordini del giorno, emendamenti, a svegliarvi, a dirvi non è questione di destra e di sinistra, ci crediamo davvero noi Fratelli d'Italia. Oggi, non rappresentiamo l'emiciclo destro di quest'Aula, oggi rappresentiamo l'Italia, l'Europa, l'Occidente che si formano sull'idea che la cultura, che il patrimonio artistico e culturale non possano per definizione offendere nessuno e se quel qualcuno si offende evidentemente quel qualcuno deve cambiare luogo dove vivere, perché in Italia puoi anche avere le tue rappresentazioni culturali e artistiche, ma non potrai mai sentirti offeso dalle rappresentazioni artistiche e culturali del popolo italiano, dell'Europa e dell'Occidente.

E se lo fai, puoi anche aver superato l'esame di italiano, puoi anche conoscere a memoria la Costituzione italiana, ma ti sfugge qualcosa di più profondo, che è la cultura dell'Occidente, che è quella che si fonda anche e, soprattutto, su un patrimonio artistico e culturale…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Delmastro Delle Vedove…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …e termino, termino davvero…che ha anche rappresentato la divinità, che ha anche rappresentato quella divinità che si fa carne, ma quella divinità che, quindi, facendosi carne, diventa anche patrimonio artistico e culturale e che noi non sbianchetteremo mai per accogliere, perché noi non accogliamo, cedendo la nostra identità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente. Colleghi, onorevoli rappresentanti del Governo, l'empito del collega Delmastro Delle Vedove della destra può essere sembrato retorico e partigiano, ma è semplicemente realistico. Egli ha indicato i limiti culturali profondi di questa Convenzione, che sembra rispecchiare, da parte dell'Occidente, l'immagine della violenza islamica contro Salman Rushdie, il quale non poteva avere un pensiero, perché non era corretto rispetto al mondo islamico ed è stato ricercato per ucciderlo per anni; l'abbiamo difeso, l'Occidente è anche questo. L'idea che noi dobbiamo misurare il valore del nostro patrimonio sulla compatibilità con un'idea di politicamente corretto, che indica i limiti che qualcuno dovrebbe porre…Citava l'affresco bolognese, che qualche rappresentante del comune di Bologna aveva pensato di eliminare, perché Maometto era coartato dalla Chiesa.

Qui si dice che gli effetti della Convenzione non hanno in alcun modo il fine di limitare o mettere in pericolo i diritti dell'uomo o le libertà fondamentali che possono essere salvaguardati dagli strumenti internazionali e, quindi, parla del rischio di quei limiti che, invece, l'articolo 4 prescrive: “L'esercizio del diritto al patrimonio culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie in una società democratica”. Che vuol dire? Che dovremmo, allora, censurare Pasolini, Céline? Ma come è possibile che uno scriva una cosa così insensata e che ottenga anche il vostro plauso? La cultura è libera e profondamente provocatoria. La vita di Pasolini è una contraddizione costante al politicamente corretto. E, allora, qui vi è l'idea per cui l'esercizio del diritto al patrimonio culturale può essere soggetto soltanto a quelle limitazioni che sono necessarie nelle società democratiche. Ma che devi limitare? Censurare chi? Limitare che cosa? Velare, come fece Renzi, le statue romane al Campidoglio per accogliere il Presidente dell'Iran? Ma questo è il limite a cui siamo arrivati?

Quindi, è chiaro che chi, come noi, ha una legge formidabile che nessun altro Paese ha avuto, che è la “legge Bottai” del 1939 per la tutela del patrimonio, non ha bisogno di piegare il capo per assumere indicazioni da chi ha consentito globalizzazione, distruzione, sconvolgimento del patrimonio senza tutela. Noi abbiamo una sufficiente garanzia di tutela del patrimonio che è nei principi fondamentali espressi dall'estetica italiana, da Cesare Brandi, da Roberto Longhi, da Bottai con la sua legge, e dobbiamo accettare queste lezioncine ridicole di buonsenso fasullo che sono il simmetrico della persecuzione di Salman Rushdie? Cioè l'idea che qualcuno debba contenere il suo linguaggio? Chiederemo a Houellebecq di contenersi, agli artisti di contenersi, a Warhol o a Dalì di contenersi? Ma perché? Dove? Qual è il senso di questa Convenzione?

Certo, tutte le cose sono di buonsenso, il patrimonio è di tutti, ci mancherebbe che non fosse di tutti, ognuno ne ha diritto, ma quando si comincia a dire che il diritto ha dei limiti relativamente ad una creatività che potrebbe provocare qualcosa che va contro qualcuno, certo, questo vuol dire far saltare tutta la letteratura; far saltare anche Dante, far saltare l'affresco di cui parlava il collega, tutto quello che ha qualcosa, nel passato, di politicamente scorretto. Occorre immaginare che verso il futuro abbiamo tanti scrittori, tutti ubbidienti, che rispondano a principi di buonsenso, che non facciano errori, che non si consentano infrazioni, che non dicano nulla che non può essere detto, che ci sia un pensiero unico, che ci sia una vigilanza e una Commissione e, addirittura, un monitoraggio. Ma monitoraggio di che? Della creatività?

Questa è - era giusto tenerla nel frigorifero, come è stata dal 2007 - una Convenzione fatta da persone senza cultura, senza pensiero, senza identità, senza rispetto della creatività e della civiltà artistica. Non è una Convenzione, è una presa in giro del pensiero libero, e non c'è in Occidente altro che pensiero libero. Può apparirci non buono, ma dovremmo non pubblicare le opere di Toni Negri? O non dovremmo pubblicare le opere di Mao Tse-tung? Forse che le opere di Pol Pot o di Mao Tse-tung non dovrebbero essere pubblicate perché dicono qualcosa che non va bene?

Allora, il patrimonio culturale è un patrimonio di libertà e anche di arbitrio e anche di mancanza di rispetto delle regole. Bertolt Brecht diceva: “Se vuoi diventare una guida, devi dubitare delle guide, devi contraddire il pensiero precedente, devi avere un'idea nuova. Non avremmo avuto altrimenti…Avete letto il testo del “Manifesto” futurista? Parla di distruggere Venezia. Dovremmo prenderlo alla luce di quello che ci dice la Convenzione per cancellare quel manifesto e renderlo impotabile per i possibili giovani lettori che non sono in grado di capire la differenza fra il paradosso e la ricerca di una falsa verità (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, fatico un po' a ritrovarmi in alcune delle letture che della Convenzione che ci apprestiamo a votare fanno o hanno fatto alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto, Presidente, perché è molto letta sull'oggi, pretestuosamente sull'oggi, quando la Convenzione quadro del Consiglio d'Europa, che oggi ci apprestiamo a ratificare, ha ormai quindici anni di storia alle spalle. Noi, addirittura, arriviamo a questo appuntamento in ritardo, perché è una Convenzione stipulata a Faro nel 2005, entrata in vigore nel 2011, sottoscritta dal nostro Paese nel 2013: solo oggi viene ratificata, quando sono ormai arrivati a diciannove gli Stati europei che l'hanno approvata nel loro ordinamento.

Il testo di ratifica aveva iniziato l'iter in Parlamento nella XVII legislatura, ma il suo percorso era stato rallentato da quelle forze politiche che ancora oggi si oppongono alla sua ratifica e non era riuscito a concludersi. In questa legislatura, già ad aprile 2018, il Partito Democratico ha ripresentato il provvedimento alla Camera e al Senato, evidente segnale dell'importanza che a questo testo noi riconosciamo. Questo, Presidente, non è un documento che arriva inaspettato: arriva a questa votazione dopo un approfondito esame in sede referente della Commissione affari esteri e con il parere rafforzato della Commissione cultura. Rappresenta l'ultima tappa di un percorso che nasce da lontano, quando, alla fine del secondo conflitto mondiale, tutto il patrimonio culturale europeo era fortemente compromesso per le distruzioni operate dalla guerra. Mai, come allora, occorreva ribadire l'urgenza del dialogo e della comprensione reciproca, con l'obiettivo di fare della diversità del patrimonio culturale europeo una grande opportunità culturale. E dal 1954 ad oggi, il Consiglio d'Europa ha elaborato politiche di indirizzo in materia culturale, in un processo che ridefinisce quelli che sono chiamati i diritti di seconda generazione, rispetto ai diritti civili e politici cardine della Convenzione europea. È su questi diritti di seconda generazione che si basa la Convenzione di Faro: la cultura, sinonimo per un secolo dell'esaltazione dello Stato nazionale, venne vista, invece, come strumento per la valorizzazione di valori comuni.

L'Accordo, stipulato nel 1954, divenne il primo di una serie di convenzioni di diritto internazionale che, con cadenza quasi decennale, allargarono, via via, il quadro di riferimento del patrimonio culturale. La Convenzione di Granada rafforzò il patrimonio architettonico, come fece quella di Amsterdam del 1975, si sviluppò il concetto di conservazione integrata, affidata ad ogni nazione contraente per preservare il patrimonio architettonico posseduto.

Divenne prioritario prendersi cura dei monumenti inserendoli in una pianificazione urbana diffusa, anziché vederli come entità isolate. L'obiettivo rimase la conservazione dell'infinitamente ricco e diversificato, come viene definito il patrimonio europeo. L'obiettivo principale delle politiche urbane, fonte di memoria collettiva europea e strumento di studio storico e scientifico, come la Convenzione lo definisce, divenne conservare e valorizzare il patrimonio archeologico. E oggi, Presidente? Oggi, per la prima volta, si chiede di garantire l'accessibilità di tale patrimonio alla cittadinanza, anche attraverso un'azione conoscitiva che spinga a riappropriarsi del passato. È un tema che ci è molto caro, perché consente di correggere un'impostazione per molto tempo dominante nel nostro Paese; abbiamo parlato moltissimo di tutela e di riordino del nostro patrimonio culturale e materiale, relativamente poco di valorizzazione, pochissimo di uno dei diritti che consideriamo fondamentali, il diritto di fruizione del nostro patrimonio, affrontato per la prima volta in maniera esplicita nel decreto n. 146 del 2015, tanto che oggi, come questo Parlamento sa bene, i diritti essenziali di cittadinanza nel nostro Paese sono quattro: salute, educazione, trasporti e cultura. In questi anni, la Convenzione di Faro è diventata ormai punto di riferimento per molta parte della cultura europea, sia perché riprende molte delle suggestioni elaborate nel tempo, sia perché rappresenta comunque un segno di discontinuità con il passato, riconoscendo ad esempio un ruolo centrale in campo culturale anche al paesaggio e intervenendo nella lotta al traffico illecito per salvaguardare il patrimonio culturale per le generazioni future. La Convenzione disegna dunque un quadro di riferimento nuovo per le politiche sul patrimonio culturale, ne rimarca il valore e il potenziale come risorsa per lo sviluppo durevole e per la qualità della vita e lo definisce come l'insieme delle risorse ereditate dal passato, autentico riflesso dei propri valori e delle proprie credenze, arrivando a delineare il concetto di comunità patrimoniale come l'insieme di persone che attribuiscono valore a quel patrimonio, che vi si riconoscono. Per questo, il testo pone uno stretto raccordo fra il patrimonio culturale e gli strumenti della conoscenza e della formazione. Naturalmente, la formazione: la Convenzione prevede la salvaguardia delle figure professionali coinvolte nel settore, così come precisa che dalla sua applicazione non possono derivare limitazioni rispetto ai livelli di tutela garantiti dalla Costituzione e dalla vigente legislazione in materia. Insomma, Presidente, la Convenzione di Faro è pienamente coerente con la nostra legislazione, anche quando riconosce un ruolo attivo e strategico a quella che con una felice immagine definisce eredità di comunità, fondata sul presupposto che la conoscenza e l'uso dell'eredità culturale rientrino a pieno titolo fra i diritti dell'uomo e in particolare fondino il diritto dell'individuo a prendere liberamente parte alla vita culturale della comunità, stabilendo così un processo partecipativo di valorizzazione del nostro patrimonio culturale, materiale e immateriale, come frutto dell'ingegno, dell'esperienza, dell'ispirazione di chi ci ha preceduto. Questo è per noi il valore della Convenzione di Faro e per questo il Partito Democratico ne voterà la ratifica con convinta soddisfazione, grazie Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Nardelli. Onorevole Vietina, prego.

SIMONA VIETINA (FI). Il provvedimento che ci apprestiamo a ratificare ha per oggetto un'intesa che ha origine ormai quindici anni fa, in un contesto diverso da quello che stiamo vivendo attualmente, un contesto purtroppo di Guerra e proprio in quel particolare contesto, ispiratrice del progetto, fu la consapevolezza della messa in pericolo del patrimonio storico, artistico e culturale. Così ha origine la Convenzione, per condividere la conoscenza reciproca e la cultura e anche per scongiurare il ripetersi di eventi bellici nel cuore dell'Europa. L'aspetto innovativo della Convenzione è di aver stabilito un diritto al patrimonio culturale quale diritto della persona e dell'uomo a partecipare, a contribuire ad arricchire le comunità locali, ad accedere liberamente alla conoscenza, oltre ad impegnare ad azioni per la sua tutela, la salvaguardia e il recupero. La Convenzione si fonda sull'idea che la diversità di cultura, di storia e di identità sia fonte di reciproca conoscenza e quindi un arricchimento nel senso etnografico del significato di cultura quale identità storica popolare. In questo contesto sta la tutela di quel popolo, qualunque esso sia, che deve tutelare in prima persona la propria identità, identificativa della propria comunità, nel rispetto certo delle regole del Paese in cui si trova. Non possiamo che condividere gli obiettivi di salvaguardia e tutela del patrimonio culturale indicati dalla Convenzione, anche in virtù delle innumerevoli ricchezze del nostro Paese, che possiede un patrimonio che non è fatto solo di beni materiali, monumenti, palazzi, dipinti e piazze, ma è anche dentro la storia delle persone che hanno dato vita al patrimonio culturale, che rimane nelle tradizioni della nostra gente. È importante però segnalare alcune criticità. Innanzitutto, se al diritto alla conoscenza e alla salvaguardia del patrimonio culturale corrisponde una grande responsabilità delle istituzioni pubbliche, che devono predisporre risorse per renderlo accessibile e conoscibile, allora è evidente l'assoluta inadeguatezza delle risorse stanziate rispetto agli impegni dichiarati. Altra criticità è l'ambiguità di alcuni articoli, che non chiariscono l'orientamento della Convenzione e sembrano subordinare la fruizione del patrimonio artistico e culturale a un meccanismo di supervisione europeo, con il timore che si possa sottrarre a un Paese la piena responsabilità della salvaguardia del proprio patrimonio. Inoltre, lasciatemi dire che discutere oggi del patrimonio culturale di cui l'arte rappresenta una delle manifestazioni più importanti, che rende il nostro Paese visitato e apprezzato in tutto il mondo, non può prescindere dalla gravità del momento attuale, del momento che stiamo vivendo: il lockdown ha avuto e avrà pesanti ripercussioni, in particolare per le imprese turistiche e culturali, conseguenze drammatiche, che andranno ben oltre la fine dell'emergenza sanitaria, fine che peraltro è un'asticella che si sposta in avanti senza certezza di quando ne usciremo. Servono risposte strategiche di compensazione e rilancio, che siano immediate e adeguate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), rilancio che l'omonimo decreto non riteniamo abbia perseguito. Termino, sottolineando che, seppur favorevoli allo spirito che anima questo decreto, non possiamo non considerare le criticità: le scarse risorse messe a disposizione del progetto, l'ambiguità delle disposizioni, che potrebbero essere declinate al peggio in sede attuativa. Dichiaro pertanto, a nome del gruppo di Forza Italia, il nostro voto di astensione, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Vietina. Onorevole Formentini, prego.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie Presidente, intervengo con dolore, perché la Lega veramente è partita da sola al Senato nel votare contro questo provvedimento, dopo aver cercato invano di non arrivare alla calendarizzazione in Aula, dopo aver presentato una questione sospensiva, una pregiudiziale di costituzionalità, ha presentato tutto quello che gli strumenti parlamentari ci consentono. Lo abbiamo fatto perché siamo convinti, come da prima tra tutti ha sollevato questo problema ha senatrice Borgonzoni, già sottosegretario, che qui mettiamo in pericolo il futuro del nostro patrimonio culturale, che è immenso e unico al mondo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo anche riusciti - eravamo ancora in maggioranza - a far sì che fosse recepita una condizione che recita che non deve essere - non deve essere - limitata la fruizione del nostro patrimonio, così come stabilisce giustamente la nostra Costituzione.

Bene, però nessuno ci ha ascoltato, nessuno ci ha ascoltato, anche oggi si è votato contro gli emendamenti, sono stati respinti gli ordini del giorno, posso dire, senza offesa alla Vice Ministra, con una ridicola riformulazione, laddove si chiedeva di coinvolgere, come è dovere da Costituzione, gli enti locali e le regioni nella Conferenza Stato regioni, bene, qua si è detto: si deve “valutare”.

Lo ripetiamo con forza: l'autonomia non si valuta, l'autonomia è nella Costituzione, non è perché perdete le regioni che dovete cancellarle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Che condivisione c'è? Infatti, si parla di condivisione e di coinvolgimento nella fruizione del patrimonio culturale; ma dov'è la condivisione, dov'è il coinvolgimento, se nemmeno le regioni vengono coinvolte? Bene, siamo convinti che, con l'approvazione di questa Convenzione, fornirete alla furia iconoclasta dell'Islam più radicale uno strumento potentissimo, una vera e propria arma geo-culturale, per cancellare la nostra identità e la nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si darà copertura normativa a chi mira ad annientare ciò che noi siamo, noi italiani. Si istituirà un sindacato internazionale, una sorta di polizia culturale. Bisogna dire le cose, bisogna dirle in modo chiaro: dalla lettura, in combinato disposto, degli articoli 4, lettera c), dell'articolo 7, lettera b) e dell'articolo 16 si evince chiaramente che sarà la polizia culturale a regolare la libera fruizione dei nostri beni culturali. Vedete, gli antichi, con la maieutica, ci insegnarono a svelare la verità. Voi, invece, volete velare i nostri monumenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). In un delirio, nel nome di una falsa tolleranza di un già fallito multiculturalismo che tutto annichilisce, volete lasciare, tramite un'ipocrita forma di tutela delle minoranze, che il velo dell'estremismo islamista cali sul nostro immenso patrimonio culturale, un nostro vanto, come ho detto e ripeto con forza, unico al mondo, primo nel mondo, la nostra risorsa più grande anche ai tempi del Coronavirus, anzi soprattutto.

Vincerete, magari, sciaguratamente. in quest'Aula. una battaglia, ma noi continueremo a combattere, perché la Divina Commedia, fonte prima della nostra identità di italiani, sia studiata dalle generazioni che verranno e non vilmente censurata, come vorrebbe qualcuno. Saremo sempre qui contro ogni oscurantismo globalista, contro ogni tentativo di violentare la nostra identità, ciò che noi siamo. Viva l'Occidente, viva le nostre radici giudaico-cristiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E viva la libertà nunc et semper! Fiero argine, orgogliosa trincea, votiamo “no” alla svendita del nostro patrimonio, “no” a questo immondo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono cartelli con riproduzioni di opere d'arte e la scritta: “Nulla da nascondere - No alla Convenzione di Faro).

PRESIDENTE. Colleghi, rimuovere quei cartelli. Pregherei di rimuovere i cartelli, grazie. Colleghi, rimuovete quei cartelli. Pregherei di rimuoverli. Rimuovete quei cartelli, grazie. Sì, quando è finito il servizio fotografico, onorevole Ziello, naturalmente. Bene, onorevole Testamento, prego.

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Grazie Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, finalmente arriva oggi in Aula, dopo un lungo e travagliato iter parlamentare, il disegno di legge di ratifica della Convenzione di Faro. La Convenzione è stata siglata, appunto, nella città portoghese di Faro nel 2005 ed è entrata in vigore nel 2011, sottoscritta dall'Italia nel 2013. Già ratificata da ben 19 Paesi membri del Consiglio d'Europa, il testo è stato approvato a larga maggioranza da parte del Senato, lo scorso ottobre. La Convenzione non solo amplia il concetto di patrimonio culturale, inteso come insieme di risorse ereditate dal passato, sia materiali che immateriali, quindi tangibili e intangibili, ma soprattutto introduce il concetto di comunità patrimoniale, intesa come insieme di persone che attribuiscono valore a un determinato patrimonio e collaborano insieme per valorizzarlo e farlo conoscere. Quindi, il concetto di comunità patrimoniale è legato alla condivisione di valori e principi, che sono alla base di una convivenza pacifica tra popoli. Quindi, a fronte soprattutto del clima di odio, di insofferenza e di paura nei confronti di culture diverse - clima che, a quanto pare, qualcuno non perde l'occasione di alimentare -, questa Convenzione quadro si prefigge il virtuoso proposito di promuovere il confronto tra culture diverse, il dialogo, la conoscenza reciproca, elementi che non precludono, né affatto limitano l'espressione della propria individualità, ma sono invece strumenti fondamentali, come espresso letteralmente dalla Convenzione quadro, per la costruzione di una società realmente pacifica e democratica.

In relazione alle obiezioni espresse anche in quest'Aula, è importante ricordare che la Convenzione quadro non determina nessuna sostituzione né cancellazione delle norme vigenti in Italia. Non impone affatto obblighi, ma determina degli obiettivi, delle linee di indirizzo. Quindi, gli Stati membri, nell'ambito della propria autonomia, nell'ambito della propria sovranità e nel pieno rispetto della propria Carta costituzionale, hanno la libertà di mettere in atto autonome iniziative legislative per consentire l'attuazione di questi obiettivi generali, di questi princìpi previsti dalla Convenzione quadro.

Quali sono questi principi? Sono stati ribaditi, anche dall'opposizione, come principi di buon senso. Il diritto al patrimonio culturale, che sembra scontato, ma in realtà non lo è, perché si è sempre parlato del diritto del patrimonio culturale e qui si parla del diritto del cittadino, di ogni cittadino, a poter beneficiare, a potersi arricchire interiormente dal proprio patrimonio culturale. Ne deriva il concetto dell'eredità culturale, perché è un dovere di ogni cittadino tramandare integro il patrimonio culturale ai propri figli e nipoti e, da questi, alle future generazioni.

E poi c'è ancora un altro concetto nella Convenzione quadro, che è quello della responsabilità individuale e collettiva. Il concetto della responsabilità ha anche un'accezione diversa rispetto al mero dovere, perché la responsabilità presuppone un affetto, un amore nei confronti del proprio patrimonio. Ma come si alimenta questo sentimento, da cui deriva la responsabilità? Si alimenta dalla conoscenza. Ed è per questo che la Convenzione quadro mette in evidenza il legame tra patrimonio culturale e conoscenza, tra patrimonio culturale e formazione e ricerca.

Ho sentito le opposizioni chiedere: dovevamo andare a Faro per scoprire questi concetti? Forse sì, dovevamo andare a Faro, per aprire una riflessione da parte di questo organo, da parte dell'organo legislativo, sull'importanza della conoscenza. Aprire una riflessione, ad esempio, sulla scuola e sul fatto che sono state colpevolmente depotenziate le ore di storia dell'arte a scuola, precludendo quindi ai nostri bambini, ai nostri giovani, ai nostri studenti, ai nostri ragazzi, la possibilità di accedere al diritto al patrimonio culturale, la possibilità di apprendere quegli strumenti conoscitivi che consentono la decodificazione del patrimonio culturale, delle nostre opere d'arte e, quindi, consentono di arricchirsene interiormente. E, forse, anziché ridurre il dibattito all'odio e alla paura di culture diverse, bisognava anche andare a Faro per aprire invece una riflessione anche sull'aspetto della formazione e della ricerca e la conseguente valorizzazione di coloro che hanno impegnato anni e anni della propria vita nell'acquisizione di competenze specifiche nel settore dei beni culturali, i professionisti dei beni culturali che non trovano sbocchi lavorativi adeguati alla loro formazione e sono costretti a ripiegare su altri lavori, che esulano dalla propria formazione oppure, pur di rimanere nel settore in cui hanno maturato delle competenze, decidono di farlo a titolo praticamente gratuito o a titolo di volontariato. Quindi, su queste cose, l'organo legislativo deve aprire una riflessione. Voglio aggiungere che in Commissione cultura abbiamo anche depositato una risoluzione per la valorizzazione dei professionisti culturali.

Un altro principio espresso dalla Convenzione quadro è quello della condivisione. A ciò si collega anche la digitalizzazione, chiaramente; è la digitalizzazione che può mettere il patrimonio culturale realmente a disposizione di tutti, la digitalizzazione, quindi, intesa come veicolo di conoscenza collettiva, come strumento che consente l'accesso del patrimonio culturale a tutti i cittadini, e non solo agli addetti ai lavori.

Un altro aspetto è il principio della partecipazione attiva. Mi preme sottolineare l'aspetto fortemente partecipativo, che anima l'impianto della Convenzione quadro.

Si riconosce in questo un'istanza molto sentita nelle comunità locali del nostro Paese, emersa, ad esempio, nella drammatica occasione del terremoto dell'Italia centrale, quando tante realtà locali si sono attivate attorno a un dipinto, a una statua o a un crocifisso, riconoscendo in quelle opere d'arte gli elementi centrali di un'identità locale di cui essere fiere. Si collega - e concludo - un altro valore a cui tengo molto, che è quello del patrimonio condiviso. Venendo dal Molise, che è una piccola regione che ha tanti borghi, ciascuno con le proprie peculiarità, caratteristiche, tradizioni che si tramandano di generazione in generazione, ma diciamo che così è composto gran parte del nostro Paese, la Convenzione quadro mette in evidenza il principio del patrimonio condiviso, cioè del patrimonio che affonda le radici nelle specificità territoriali, ma nello stesso tempo diventa patrimonio di tutti. E quindi è per questi valori e per questi principi - che, prima forse di essere scritti nero su bianco in questa Convenzione quadro, erano insiti in ciascuno di noi - che dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2165 ed abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge di ratifica, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, n. 2165: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 36).

Dichiaro cosi assorbite le abbinate proposte di legge nn. 476 e 1099.

Rinvio in Commissione del testo unificato delle proposte di legge: Brambilla; Schullian ed altri; Schullian ed altri; Schullian ed altri; Gebhard ed altri; Molteni ed altri; Comaroli ed altri; Baldelli ed altri; Gusmeroli ed altri; De Lorenzis ed altri; Pagani e Pizzetti; Bergamini; Crosetto; Mulè ed altri; Gadda ed altri; Meloni e Lollobrigida; Frassini ed altri; Maccanti ed altri; Scagliusi ed altri; Vinci ed altri; Vinci ed altri; Butti ed altri; Zanella ed altri; d'iniziativa del consiglio regionale del Piemonte: Modifiche al codice della strada (A.C. 24-192-193-219-234-264-367-681-777-1051-1113-1187-1234-1245-1348-1358-1364-1366-1368-1399-1400-1601-1613-1801-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 24-192-193-219-234-264-367-681-777-1051-1113-1187-1234-1245-1348-1358-1364-1366-1368-1399-1400-1601-1613-1801-A: Modifiche al codice della strada.

Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori il relatore, deputato Diego De Lorenzis, che ne ha facoltà. Prego, relatore.

DIEGO DE LORENZIS, Relatore. Grazie, Presidente. A seguito delle interlocuzioni che sono state svolte questa mattina in Commissione trasporti tra i vari gruppi e anche per tenere conto delle modifiche normative che sono intercorse tra quando il provvedimento è approdato in Aula e la giornata di oggi, propongo il ritorno in commissione del provvedimento.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio darò la facoltà di intervenire a più rappresentanti perché così mi è stato chiesto. Chi vuole intervenire? Onorevole Baldelli, prego. Immagino che intervenga contro il rinvio.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rosato. Noi abbiamo subito, Presidente, in questo ramo del Parlamento, un provvedimento come il “decreto Semplificazioni”, sul quale è stata posta la fiducia, è stato esaminato credo mezza giornata in Commissione e una giornata, forse intera, tra discussione generale, fiducia, ordini del giorno e voto finale, in Aula. In quel provvedimento al Senato è stato introdotto un emendamento, Presidente, contenente norme sul Codice della strada, norme palesemente eterogenee rispetto all'oggetto e alle finalità dei provvedimenti d'urgenza: in questo modo il Presidente della Repubblica le definisce, quando, dopo aver firmato questo decreto, formula un rilievo, Presidente, nel contenuto di questo decreto proprio in relazione a un emendamento inserito al Senato sul Codice della strada. Lo dico perché, Presidente, è circa un anno e mezzo che questo provvedimento sulla riforma del Codice della strada balla tra Commissione trasporti e Aula, e credo, Presidente, che la Commissione trasporti, il relatore in particolare, abbia il diritto di poterlo affrontare con la consapevolezza di un provvedimento che, pur essendo articolato, almeno ha una sua omogeneità e una sua dignità. Presidente, io ho difficoltà perché essendo un ritorno di questo microfono in più sento un grande rumore…

PRESIDENTE. Sì, cerchiamo di far sistemare il microfono. Prego ai colleghi del suo gruppo di fare maggior silenzio, evidentemente.

SIMONE BALDELLI (FI). Io credo che interverranno anche i colleghi di opposizione e mi auguro anche i colleghi di maggioranza, perché qui non è uno strappo, una mancanza di rispetto nei confronti soltanto delle opposizioni, anche del lavoro del relatore e della Commissione nella sua interezza. Noi abbiamo presentato questa proposta di legge, Presidente. Lo dico al relatore, lo dico alla presidente della Commissione, lo dico alla maggioranza, lo dico ai colleghi dell'opposizione: abbiamo presentato questa proposta di legge dove si sopprimono tutte le norme introdotte al Senato, norme appunto eterogenee rispetto all'oggetto e alle finalità del “decreto Semplificazioni”, perché la semplificazione sono le multe selvagge, non è la semplificazione delle procedure burocratiche per le imprese, per i cittadini, per le famiglie; ma anche qualora questa semplificazione, la maggioranza si prendesse la responsabilità di farla, ebbene la facesse dentro un provvedimento, mettendoci la faccia. Noi facciamo la guerra su questo, ma almeno la facciamo in quest'Aula con la dignità di chi affronta un provvedimento. Allora vi offriamo questa possibilità: metteteci la prima firma voi, firmatela come maggioranza, la firmi lei come relatore, la firmi la presidente Paita, perché almeno finché qualcuno al Senato non ha la stessa idea e non lo presenta come emendamento al “decreto Agosto”, con l'augurio magari che vengano soppresse lì immediatamente, noi vi diamo la disponibilità a sostenere questa proposta, se la si firma congiuntamente, ad esaminarla nell'arco di una settimana. Portatela in Commissione in sede legislativa, portatela in quest'Aula, la votiamo, aboliamo queste norme, rispettiamo anche, come dire, quello che dice il Presidente della Repubblica e ridiamo dignità a questo ramo del Parlamento. Siete stati per settimane a spiegarci che la dignità del Parlamento e il suo funzionamento dipendono dal numero dei parlamentari: ma quali balle raccontate? Non c'è un minimo di senso di dignità o di vergogna di fronte a tutto questo? Abolite quello che è stato introdotto al Senato: le multe selvagge, gli autovelox dappertutto, le biciclette contromano, le multe a strascico con gli apparecchi di rilevazione elettronica; tutto questo senza contraddittorio, senza dare a questo ramo del Parlamento la possibilità di esprimersi, di discutere e di emendare! Questa è la vergogna di un Parlamento che non funziona, non il numero dei parlamentari! Allora, se su questo siete d'accordo, la nostra proposta è questa: metteteci la vostra prima firma, portatelo in Commissione e in Aula, lo approviamo e ricominciamo da dove siamo partiti, perché oggi questo gesto del relatore di questo provvedimento è un gesto umiliante, non solo per il relatore che subisce dal suo partito questa sberla…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli.

SIMONE BALDELLI (FI). … ma è umiliante per la Commissione e per il Parlamento tutto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donina. Ne ha facoltà. Interviene sempre contro, onorevole Donina, giusto?

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Presidente, vorrei anch'io iniziare il mio intervento, come il collega che mi ha preceduto, con delle parole che non sono mie: “(…) il testo a me presentato con le modifiche apportate in sede parlamentare contiene, tuttavia, diverse disposizioni, fra cui, segnatamente, quelle contenute nell'articolo 49, recante la modifica di 15 articoli del codice della strada, che non risultano riconducibili alle predette finalità e non attengono a materia originariamente disciplinata dal provvedimento; invito, tuttavia, il Governo a vigilare affinché nel corso dell'esame parlamentare dei decreti-legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all'oggetto e alla finalità dei provvedimenti d'urgenza”. Questo è il Presidente Sergio Mattarella. Vedete, colleghi, Presidente, Governo, io vorrei ricordare cosa significa amministrare: dal latino administrare, derivazione di Minister, Ministro - ne vedo pochi oggi in Aula di Ministri -, amministrare significa reggere, curare, regolare, sorvegliare il buon andamento, che è esattamente l'opposto di quello che sta accadendo nel nostro Paese. Questa è solo la goccia che fa traboccare il vaso.

Ovviamente sul codice della strada noi abbiamo fatto un anno di lavoro, audizioni, abbiamo sentito tutti, le famiglie, gli operatori, gli enti locali, tutti davvero. Devo ringraziare anch'io il collega relatore, De Lorenzis, perché abbiamo fatto un ottimo lavoro; come sempre, è stato calpestato purtroppo dal Governo. Amministrare secondo noi, davvero dal comune più piccolo fino a quello che si fa in quest'Aula, significa avere visione; per amministrare ci vuole lungimiranza, ci vuole strategia, ma soprattutto ci vuole avere a cuore il proprio popolo, e, come ripeto, è esattamente l'opposto di quello che sta accadendo in questo Parlamento, come per gli sbarchi continui: voi state prendendo continuamente a pedate gli italiani, i cittadini, le famiglie, gli studenti, gli imprenditori e le Forze dell'ordine, gli artigiani e le partite IVA. Questa direzione, secondo noi, deve cambiare, e presumo che anche questo affronto di riportare il codice della strada dopo che avevamo dato un'attenzione particolare ai disabili, dopo che avevamo anche chiesto la gratuità per le strisce blu, un'attenzione particolare ai più deboli, alle famiglie, alle donne gravide, ai bambini sotto i 12 anni, ci siamo impegnati davvero a livello di Commissione, trasversalmente, per portare a casa un ottimo risultato, e il Governo cosa fa? Per l'ennesima volta prende quattro pezze e le infila nel primo decreto, e pure dal Presidente della Repubblica vi siete fatti richiamare.

Presidente, io vorrei concludere dicendo che un amico un giorno mi chiese perché non si costruivano più cattedrali come le antiche, quelle famose, e gli dissi: gli uomini di quei tempi avevano convinzioni, noi moderni, ma soprattutto questo Governo, credo non abbia altro che opinioni. E per elevare cattedrali, signor Presidente, ci vuole qualche cosa in più di un'opinione. Io auspico davvero che il Governo prenda atto di quello che sta succedendo e su quest'ennesima farsa di riportare in Commissione questo decreto su cui tutto il Parlamento ha lavorato un anno faccia un esame di coscienza, sperando che sia l'ultima volta davvero. Prendete in considerazione davvero di più il Parlamento, questo ramo del Parlamento, che è tutto a disposizione per lavorare, e più rispetto soprattutto per il popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gariglio. Ne ha facoltà.

DAVIDE GARIGLIO (PD). Presidente, interverrò a sostegno della proposta fatta dal relatore di richiamo in Commissione di questo provvedimento, un provvedimento su cui la Commissione trasporti della Camera dei deputati ha lavorato in una logica di grande condivisione e unitarietà, facendo una sintesi di innumerevoli proposte di legge. Questo lavoro avrebbe meritato ben altra attenzione dal Parlamento nel suo complesso, purtroppo nei passaggi dei disegni di legge all'esame del Senato più volte il Senato ha introdotto delle norme - penso in primis alla norma sui monopattini e successivamente alle norme introdotte nella conversione del “decreto-legge Semplificazione” - che hanno provveduto a determinare aspetti della materia trattata nel disegno di legge per cui l'Aula è qui chiamata oggi a esprimersi recependo, in alcuni casi, alcuni pronunciamenti, alcune soluzioni costruite da questa Commissione, peggiorandoli in altri e inventando soluzioni nuove in altri casi. Allora, qui il problema mi pare sia non tanto nei rapporti tra Governo e Parlamento quanto nei rapporti tra i due rami del Parlamento, perché i colleghi senatori sapevano di questo lavoro, erano stati ampiamente informati. Non possiamo peraltro coartare la libertà di espressione dell'altro ramo del Parlamento, ma in un sistema legislativo in cui il bicameralismo di fatto sta scomparendo e stiamo assistendo a un monocameralismo casuale, nel senso che su provvedimenti si esprime una Camera e su altri si esprime un'altra Camera, queste cose succedono. In questa situazione, fermo restando che sarebbe meglio organizzare complessivamente e in maniera diversa i lavori dei due rami del Parlamento, per dare maggior produttività a entrambi, di fatto non si vede altra soluzione che quella proposta dal relatore, cioè richiamare in Commissione il provvedimento, cercare di espungere le cose che sono già state normate ed eventualmente correggerle. Altre soluzioni non ci sono. È vero che i rilievi - come diceva il collega Baldelli - posti dal Presidente della Repubblica quando parla di norme palesemente eterogenee rispetto all'oggetto e alle finalità del provvedimento d'urgenza devono essere un richiamo che non possiamo lasciare cadere. Ci richiamiamo spesso all'insegnamento del Capo dello Stato, ci richiamiamo con estrema deferenza, queste parole toccano tutti. Analoghe fattispecie in questo ramo del Parlamento non si sarebbero potute realizzare, perché emendamenti simili sarebbero stati considerati inaccoglibili proprio per l'estraneità al testo del decreto-legge.

Da questo punto di vista, credo che il richiamo in Commissione possa consentire alla Commissione di mettere ordine complessivamente a questa materia. Parliamo di materie che, peraltro, ordinariamente sono normate con decreti legislativi, perché sono materie particolarmente complesse e molto interconnesse tra i vari articoli dei vari titoli del codice della strada, ci vuole un'analisi puntuale. Capisco anche i rilievi che fanno i gruppi di opposizione, ci sta che lo facciano, credo che, a questo punto, il modo migliore per fare chiarezza sia quello di chiedere che questo provvedimento torni in Commissione, abbia la possibilità di essere riaggiustato dalla Commissione e poi venga celermente calendarizzato in Aula, perché, se non venisse calendarizzato in Aula, allora sì che l'iniziativa legislativa, prodotta in maniera pulita, ordinata, secondo i dettami della Costituzione, che ha portato a questo provvedimento, verrebbe mortificata.

Colgo l'occasione della presenza nei banchi del Governo del sottosegretario Traversi per dire che ci aspettiamo un'adeguata attenzione da parte del Governo, perché alcune norme di questo provvedimento necessitano di coperture finanziarie per cui è indispensabile l'assenso del Governo. E, in una situazione del genere, in una situazione del nostro Paese in cui spesso si trovano risorse per far fronte alle emergenze, e per far fronte anche, nell'ambito dell'emergenza, a spese che a volte d'emergenza non sono, sarebbe inconcepibile che alcune norme importanti di questo provvedimento non fossero attuate perché non si trovano 1-2 milioni di euro necessari per attuarle. Faccio solo un esempio: 10 mila scuolabus che nel nostro Paese portano i nostri ragazzi a scuola non sono dotati di cinture di sicurezza, nonostante dal 2010 viga l'obbligo di dotarli.

Proprio per questo ci esprimiamo a favore della proposta del relatore, chiedendo il richiamo in Commissione del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Presidente, proverò a essere più stringato rispetto al collega che mi ha preceduto, soprattutto perché in Commissione di questa cosa ne abbiamo parlato tra i 6 e gli 8 mesi, e se c'è un esempio di cattiva gestione rispetto a quella che è la risorsa tempo in Parlamento, dei lavori in Commissione, con decine di audizioni, l'esempio può essere fatto esattamente con il codice della strada. So che la pensano nella stessa maniera anche i parlamentari di maggioranza che hanno accompagnato l'iter di questo provvedimento (Applausi dei deputati del deputato Baldelli).

Ora, Presidente, per quanto ci riguarda, non solo siamo assolutamente esterrefatti e contrari al ritorno in Commissione, ma ci domandiamo, - cosa che abbiamo fatto questa mattina al sottosegretario -, nel momento nel quale il provvedimento, dopo questo voto, tornerà in Commissione, che fine farà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Dalle dieci e tre quarti, quando ci siamo visti, ad adesso, c'è una novità rispetto allo sviluppo dei lavori e dei tempi del provvedimento stesso? De Lorenzis stamattina ha fatto il de profundis del provvedimento e lo ha fatto in maniera elegante, ma ce lo ha fatto quasi capire perché il tono era veramente da addio. Ora: o questo provvedimento si rinvia per qualche piccola correzione in Commissione e poi torna di nuovo in Aula con tempi certi oppure ditecelo che dobbiamo metterci una pietra sopra ma ve ne prendete tutte le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. I colleghi sono tutti intervenuti, quindi dichiaro aperta… Onorevole Baldelli, lei è già intervenuto. Prego. Su che cosa?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, per domandare attraverso di lei al relatore…

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei ha già…

SIMONE BALDELLI (FI). …se ci sia qualcuno che si prende l'impegno almeno sui tempi del rientro in Aula…

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei è già intervenuto. La ringrazio, la ringrazio. Lei sa che io devo far rispettare il Regolamento. Lei non può parlare due volte nella stessa discussione. Ha avuto cinque minuti abbondanti per porre le domande.

Prego, onorevole Mulè. Era uno per gruppo: c'è qualcosa sul Regolamento che mi vuole eccepire, onorevole Mulè?

GIORGIO MULE' (FI). Chiedo di parlare sul Regolamento, articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Prego.

GIORGIO MULE' (FI). Giusto per dare contezza all'Aula, visto che è chiamata ad esprimersi sul ritorno in Commissione, se si può avere dal relatore un termine.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Mulè.

Come è noto a tutti i colleghi dell'Aula, il relatore non ha questa facoltà perché la Capigruppo decide la calendarizzazione dei provvedimenti. Quindi, sarà cura sicuramente dei responsabili dei gruppi discuterne in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.

Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, il rinvio del provvedimento così come richiesto. Chi vota verde vota a favore del rinvio, chi vota rosso vota contro il rinvio.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 56 voti di differenza.

In morte dell'onorevole Rossana Rossanda.

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, come sapete, lo scorso 20 settembre è venuta a mancare, all'età di 96 anni, Rossana Rossanda, già componente di questa Camera nella IV legislatura. Nata a Pola il 23 aprile 1924, laureata in lettere, dopo aver partecipato, giovanissima, alla Resistenza iniziò la sua lunga militanza politica, attività che, insieme al giornalismo, svolse sempre con straordinario entusiasmo ed inesauribile energia e che rappresentò l'autentica passione di tutta la sua vita. Colta e raffinata intellettuale, militò fin dagli anni Quaranta nelle file del Partito Comunista Italiano, di cui divenne dirigente nazionale, contraddistinguendosi per l'indipendenza delle posizioni ed il coraggio del dissenso: furono proprio le convinzioni maturate a seguito dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia che la portarono, insieme ad altri dirigenti del partito, alla fondazione della rivista il manifesto, poi divenuto quotidiano, e, poco dopo, alla fuoriuscita dal Partito Comunista. Dopo aver contribuito a fondare il Partito di unità proletaria per il comunismo, divenne direttrice del quotidiano che aveva fondato, dedicandosi, inoltre, alla letteratura e alla scrittura. Nella sua qualità di parlamentare è stata componente della VIII Commissione (Istruzione e belle arti) e della Commissione parlamentare di vigilanza sulle radiodiffusioni ed ha contribuito alla redazione e definitiva approvazione di proposte di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla catastrofe del Vajont, nonché recanti misure in favore delle zone devastate da tale evento.

Con Rossana Rossanda scompare una protagonista della vita politica e culturale italiana, una donna sensibile e rigorosa che si è sempre contraddistinta per l'originalità del pensiero, sapendo coniugare l'autonomia intellettuale e la coerenza nelle proprie idee con un profondo impegno civile, politico e professionale.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di intervenire l'onorevole Pollastrini, prego.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, è davvero difficile, direi impossibile ridurre in due minuti una vita che ha attraversato un secolo come lei ricordava, signor Presidente. È un po' come raccogliere il mare in un cucchiaio, il mare che lei, Rossana Rossanda, amava moltissimo. Rossana Rossanda è stata molte cose e, una su tutte, una donna che mai sino all'ultimo ha rinunziato a scrutare, a capire il mondo, a voler sapere del mondo. Era il suo un interrogarsi perenne, inquieto, autonomo su cosa era stato e poteva essere ancora il marxismo e cosa sarebbe stata in futuro la sinistra di domani, su cosa sarebbero state le grandi libertà delle donne domani. Lei diceva anche di recente: il comunismo ha sbagliato fino a farmi venire i capelli bianchi. Da giovane donna, quando aveva 32 anni, le vennero i capelli bianchi quando capì e scoprì cos'era avvenuto in Unione Sovietica. Eppure diceva: ma il comunismo, come idea in sé, aveva qualcosa di giusto perché tali sono le diseguaglianze ancora oggi nel mondo e di qui il suo rovello e il suo interrogarsi senza fine. Tante e tanti che l'hanno conosciuta la descrivono come una donna che metteva soggezione per il fascino che ispirava. Dicevano che aveva un magnetismo particolare; un'eleganza - era una donna elegante - che sapeva però piegarsi alla passione politica sempre intenta a capire cos'era quel mondo del lavoro, cos'erano quegli ultimi, cos'erano quegli studenti nelle piazze, cos'era il femminismo delle donne che lei avrebbe scoperto dopo e che sarebbe stato l'ultimo grande accompagnamento della sua vita.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Chiudo, Presidente, mi faccia solo dire che a Milano quella giovane donna scelse come nome da partigiana Miranda. L'ha detto lei che era stata parte della segreteria del Partito Comunista Italiano di allora. Lo stesso Partito Comunista che, nel 1969, l'avrebbe radiata per il suo dissenso quando nasceva quella rivista, poi quotidiano, il manifesto. Prima di allora - ecco cosa tengo a dire - per dodici anni aveva diretto la Casa della Cultura di via Borgogna, facendone un luogo irripetibile dell'incontro tra politica e cultura nel segno della modernità e di un razionalismo sconosciuto ancora nel resto del Paese. Musatti, Fortini, il suo maestro Antonio Banfi e più tardi a Roma nell'esperienza de il manifesto…

PRESIDENTE. La prego di concludere.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Ecco mi faccia chiudere così, García Márquez la definì la donna più intelligente da me conosciuta; Sartre con lei amava confrontarsi e Simone de Beauvoir si faceva consigliare i suoi libri….

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pollastrini.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Credo che anche questo, il suo grande amore per la ricerca e il senso critico e il rapporto fra cultura e politica, abbia molto da insegnare a tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, per me è un onore poter ricordare Rossana Rossanda, una delle più importanti intellettuali che ha avuto il nostro Paese, una pensatrice comunista che ha sempre attraversato la critica del capitalismo senza cedere mai ad un comunismo dogmatico: fin dal momento in cui si rese conto, come ha ricordato la collega Pollastrini, dei disastri e dei drammi e delle tragedie seguiti al regime comunista sovietico. Però, la sua critica non fu mai un estraniarsi. E lo fece in ogni momento difficile della vita del nostro Paese, quando mantenne un profilo garantista anche nei confronti degli avversari politici più lontani, quando seppe riflettere su quello che stava accadendo nel nostro tempo.

Diceva, in una sua biografia: chi viene alla politica dall'antifascismo non può mai cedere al populismo; e Rossana Rossanda fu così: un'intransigente critica della contemporaneità, che non aveva mai rinunciato ai propri ideali, ma che nello stesso tempo, come scriveva Rosa Luxemburg, aveva su di sé i lividi dell'anima di coloro i quali avevano compreso gli errori e volevano cambiare ancora il mondo. L'autorità e la statura intellettuale di questa donna straordinaria credo siano riconosciute dai suoi amici, e anche molto dai suoi avversari, alcuni dei quali acerrimi avversari, che l'hanno voluta ricordare in quest'ora del commiato (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, Signor Presidente. Rossana Rossanda, Miranda col suo nome da battaglia, quando, giovanissima, scelse di unirsi alla lotta partigiana per liberare l'Italia dai fascisti e dai nazisti, è stata innanzitutto una comunista, una dirigente comunista prima nel Partito Comunista Italiano, dove fu chiamata a dirigere la commissione nazionale della cultura… Un tempo, sì, i partiti avevano anche questa dimensione: quella di organizzare la cultura come lavoro politico, come scavo, come terreno di costruzione della ricerca e insieme della militanza della lotta politica. È stata una straordinaria intellettuale, lucida, determinata, e sempre molto curiosa, fino in fondo, fino in fondo alla sua vita, curiosa di scavare dentro i meccanismi profondi da cui originano i rapporti di potere che segnano il mondo in cui viviamo, le diseguaglianze profonde che lo caratterizzano. Mi è capitato, per fortuna, di incontrarla, poche ma significativamente importanti per me, volte negli ultimi anni, e ricordo uno di questi incontri in cui lei mi chiedeva che cosa accadesse alla sinistra in questo Paese, come andassero le cose, appunto, con curiosità, ma anche con severità. Ricordo, in uno di questi incontri, Rossana mi disse: ma ai giovani del partito fate studiare Lenin? Mi colpì molto questa domanda, che non aveva niente di schematico, di dogmatico, neanche di antico: aveva a che fare col bisogno di cercare sempre in fondo alle ragioni che, appunto, determinano il quadro materiale della vita di ciascuno e di ciascuna di noi. Ecco, questa straordinaria donna mancherà moltissimo a tanti che, come me, hanno formato la propria vicenda, umana e politica, aspettando i suoi editoriali, leggendo i suoi libri, segnati dalla storia di persone come questa, che in fondo, fino all'ultimo giorno, sanno sempre da che parte stare: dalla parte della storia in cui stanno gli ultimi, quelli che vivono con più fatica e più peso la diseguaglianza che preme su di loro. Ecco, a una donna così va il nostro saluto rispettoso e commosso (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Credo che le parole di compagni di strada anche più giovani di Rossana Rossanda indichino una dimensione affettiva prima che ideologica; e per quello che riguarda me, che sono credo più vecchio dei tre colleghi che hanno parlato, Rossana Rossanda è, invece, il vento della lotta studentesca, che lei, unica del suo partito, interpretò, indipendentemente dal Partito Comunista. Questo mi sembra, per una donna che aveva l'età di mia madre, che ho conosciuto e che è stata una grande scrittrice, il suo ultimo libro, Una ragazza del secolo scorso, è un libro di letteratura, l'idea era l'idea alta e nobile di un comunismo come utopia, come valori ideali. Così le persone vicino a lei come Lucio Magri, come Luciana Castellina hanno interpretato la dimensione, non reale, del comunismo. Ci sono due comunismi: uno del mondo delle idee, quello di Sartre, di Althusser, di Aragon, di Brecht, di Foucault, che è di tutti, è un comunismo di tutti, anche di quelli che lo hanno avversato; e c'è un comunismo reale, che non è neanche dei comunisti, che è quello di Pol Pot, quello di Mao, quello di Stalin. È una contraddizione importante, e lei l'ha intesa perfettamente come nessuna, essendo libera di uscire da quel partito, di entrare in un ordine, diciamo, di maggiore riflessione come quello de il manifesto, diventato a sua volta partito politico, ma mantenendo la capacità di distinguere tra i valori ideali e la forza negativa e totalitaria del comunismo. A lei, che guidò le lotte studentesche, che stette con noi in quegli anni, il Sessantotto, va non soltanto il saluto, ma il ricordo di qualcuno che non poteva non avere per lei un affetto non ideologico, ma sentimentale (Applausi di deputati dei gruppi Italia Viva e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia e io personalmente ci uniamo al ricordo di Rossana Rossanda espresso dalla Presidenza. Nel rendere omaggio a lei non ricordiamo solo una straordinaria figura di giornalista, di scrittrice, di intellettuale, di militante politica: fu per noi certamente un'avversaria, ma un'avversaria che merita grande rispetto, perché, come ha scritto il Presidente Berlusconi, seppe esercitare la virtù della coerenza e della libertà di pensiero. Seppe continuare a credere nelle idee comuniste quando queste non andavano di moda, negli anni della Resistenza in cui essere comunisti era coraggioso, era un atto di coraggio, era un atto che portava a rischiare la vita. Seppe continuare a credere nelle idee comuniste quando il Partito Comunista fu un partito di potere, ma in quel momento seppe anche prenderne le distanze, prenderne le distanze con coraggio, prenderne le distanze da sinistra, da una posizione lontanissima dalla nostra, ma prenderne le distanze con un atto di coerenza del suo percorso intellettuale, di libertà, di coraggio, che diede vita a il manifesto, che è una sicuramente delle esperienze intellettuali, politiche, giornalistiche più interessanti della storia della sinistra, della storia della politica italiana.

Continuò a credere al comunismo anche quando tutto era crollato, anche quando tutto era crollato sotto le macerie del Muro di Berlino, anche quando tanti nella sinistra italiana cercavano di far dimenticare il loro album di famiglia. Lei non dimenticava che in quell'album di famiglia c'erano anche il linguaggio dei volantini delle Brigate rosse, non dimenticava i carri armati che avevano soffocato la libertà di Budapest o di Praga. Lei diceva anche però, forse un po' ironicamente, un po' narcisisticamente, che i suoi capelli divennero bianchi – quei capelli bianchi che lei portava con grande eleganza, con grande stile – quando vide le immagini degli operai di Budapest che erano soffocati, erano repressi dai carri armati sovietici in nome del comunismo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Orsini.

ANDREA ORSINI (FI). Posso concludere, Presidente? Giusto due cose.

PRESIDENTE. No, una.

ANDREA ORSINI (FI). Una: si disse che fin dagli anni Settanta avesse scritto un suo ironico auto epitaffio nel quale diceva che scelse di fare la rivoluzione invece che l'università, ma il risultato non si è mai visto e riposa in pace. La rivoluzione che voleva, in realtà, non è mai arrivata e noi aggiungiamo “per fortuna”, ma è rimasta e rimarrà la testimonianza di una donna coerente, coraggiosa ed elegante, a cui rendiamo omaggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Morelli, prego. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MORELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Rossana Rossanda: il gruppo della Lega si unisce al suo ricordo, Presidente, al ricordo della Presidenza della Camera. Rossana Rossanda era una donna coraggiosa, indubbiamente coraggiosa, militante, fortemente ideologizzata. Un'antesignana della parità di genere, una donna che aveva ricoperto ruoli molto importanti nell'allora Partito Comunista Italiano, occupandosi del tema fondamentale della cultura. Le vennero i capelli bianchi quando si accorse degli errori dell'Unione Sovietica, questo affermava lei stessa; peccato che non le siano arrivati i capelli bianchi, sarebbero stati forse un segnale importante per lei stessa, guardando anche gli altri errori dell'Unione Sovietica e dei partiti comunisti che nel corso del dopoguerra hanno causato una pagina nefasta in Europa. Una donna coraggiosa, dicevamo, che negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta ha partecipato all'attività politica anche del Partito Comunista, ricordando che chiunque sia stato comunista negli anni Cinquanta riconosce di colpo il nuovo linguaggio delle BR. Sembra di sfogliare l'album di famiglia; ci sono degli ingredienti che ci verrebbero propinati nei corsi di Stalin e Zdanov e di felice memoria; questo affermava con coraggio e questo, però, doveva essere per i rappresentanti comunisti dell'epoca una macchia che purtroppo, invece, non hanno riconosciuto e che l'hanno costretta a uscire addirittura dal Partito Comunista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Ricciardi, prego.

RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Personalmente sento anche un po' di inadeguatezza nel ricordare una persona davvero così grande, un'intellettuale. Intellettuale è diventata una parola e un termine che descrive purtroppo oggi quasi una figura inutile; invece l'intellettuale vero, com'è stata Rossana Rossanda, era l'intellettuale che non è che rimaneva sui libri, ma si sporcava le mani e davvero dava una prospettiva a quella che poteva essere un'idea di società, e di intellettuali abbiamo anche oggi più che mai bisogno. Quindi, con questo senso davvero quasi di inadeguatezza nel ricordare una persona che ha fatto di una sua individualità, sempre al fine però di un progetto collettivo, una missione di vita, credo che sia più adatto citare alcuni suoi passi. Sul fatto che quando il suo corpo gli avrebbe mandato un segnale, quando gli avrebbe detto: “senti, sono stufo, adesso basta”, lei avrebbe voluto replicare dicendo: “spero che mi lascerà il tempo di dirgli d'accordo e grazie, mi sono molto divertita”, permette di fare anche della sua morte un passaggio politico; infatti, nel libro Anche per me, lei conclude il passaggio in cui parla del momento in cui morirà dicendo di aver trovato anche lì un'emancipazione politica, perché la forma e la missione dell'uomo non sta nel restituire all'uomo stesso la felicità, ma soltanto e soltanto nel liberarlo dall'intollerabilità dell'ingiustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore…

WANDA FERRO (FDI). Dovrei intervenire io, Presidente.

PRESIDENTE. Onorevole Ferro, qui lei non risulta ma comunque, senz'altro, l'ascolto volentieri. Prego, però sono utili, colleghi, due cose: la prima è quella di iscriversi; la seconda è quella di considerare - lo dico in particolare a chi ha responsabilità nei gruppi - che se i tempi per le commemorazioni risultano troppo brevi e due minuti non sono sufficienti, si possono portare anche a dieci minuti. Basta concordarlo insieme e così la Presidenza non è costretta a richiamare in continuazione i colleghi. Onorevole Ferro, la prego.

WANDA FERRO (FDI). La ringrazio, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Fratelli d'Italia per ricordare la donna, il politico, la giornalista Rossana Rossanda. Tante sono le cose che culturalmente e politicamente ci separano da questa donna, da quella che in altri tempi avremmo definito sicuramente un'avversaria politica, ma la morte necessariamente ci costringe a fermarci e a riflettere, ancor di più in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo e che certamente non avrebbe apprezzato in termini di quadro politico. allora, ecco affiorare, a mente fredda e scevra da qualunque pregiudizio, il ricordo di una donna che ha vissuto la propria vita in modo libero, assecondando la propria intelligenza, assecondando le proprie idee, condivisibili o meno a seconda del punto di vista. Una donna frutto di questa democrazia, frutto di errori che tanto male hanno generato nella vita degli italiani e di alcuni uomini in particolare, che ha avuto la possibilità, però, di fare scelte politiche forti e soprattutto, successivamente, di prenderne le distanze; scelte che sono state il prodotto degli anni in cui ha vissuto e che con onestà ha avuto anche il coraggio di riesaminare. Una donna libera, che ha detto tutto ciò che pensava. Certo, sarebbe facile oggi criticarla per quanto ha fatto, per le posizioni politiche assunte, spesso in contrasto con gli ideali rappresentati dal gruppo di Fratelli d'Italia, che oggi io qui sono in qualche modo a testimoniare, e con verità che la storia soprattutto ormai ha ampiamente accertato. Una donna, però, che oggi merita il rispetto dovuto agli avversari defunti, anche quando non se ne condividono le battaglie che hanno caratterizzato la propria vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata e a seguire per il seguito della discussione di quanto è in calendario. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della Giustizia, il Ministro dell'Università e della ricerca, il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro della Salute.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva.

(Chiarimenti in ordine alla sottoscrizione di un accordo con l'Unione delle comunità islamiche d'Italia relativo all'avvio di corsi per religiosi islamici operanti nel contesto penitenziario – n. 3-01760)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno, Morrone ed altri n. 3-01760 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Morrone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

JACOPO MORRONE (LEGA). Signor Ministro, onorevoli colleghi, la notizia, comparsa sul quotidiano web del Ministero, è che lei, signor Ministro, ha avviato il primo corso per imam operanti nel contesto penitenziario per assistere spiritualmente in carcere i sempre più numerosi detenuti islamici a rischio radicalizzazione grazie alla presenza in cella di estremisti. Ciò ci ha preoccupato quando abbiamo appreso che il corso è frutto di un accordo con l'associazione islamica UCOII, che rinnova un accordo già precedentemente siglato nel 2015. Numerose fonti, anche nell'area dell'Islam italiano, sostengono che l'UCOII e i suoi esponenti di vertice non darebbero sufficienti garanzie di contrasto al radicalismo. Tra l'altro, non c'è alcun supporto informativo che provi quali risultati misurabili abbiano prodotto i passati cinque anni di collaborazione con l'UCOII in tema di contrasto al radicalismo in carcere.

Chiediamo, pertanto, quali siano le motivazioni a sostegno del rinnovo dell'accordo con l'UCOII e non con altre associazioni islamiche più moderate presenti in Italia.

PRESIDENTE. Il Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha facoltà di rispondere.

ALFONSO BONAFEDE, Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Lo Stato, anche ai sensi dell'articolo 15 dell'ordinamento penitenziario, deve garantire il diritto a ogni ristretto di professare la propria fede e altresì la libertà di praticare il culto, sia autonomamente che collettivamente. Unico invalicabile limite, naturalmente, è che quanto sopra non si traduca in comportamenti che vadano a detrimento delle libertà e dei diritti della collettività o che, comunque, siano in contrasto col percorso rieducativo del detenuto. In questo solco si muove, pertanto, il Ministero, tramite il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria quale articolazione ministeriale deputata alla gestione dell'esecuzioni delle pene e del relativo trattamento penitenziario. Il 4 giugno 2020, come ricordato dagli interroganti, è stato rinnovato l'accordo già in essere dal novembre 2015 con l'UCOII. All'epoca della firma del primo protocollo con l'UCOII, tale associazione risultava la maggiormente rappresentativa delle comunità islamiche in Italia. Alla data odierna posso riferire che sono stati già predisposti altri due protocolli d'intesa sia con la Confederazione islamica italiana sia con il Centro islamico culturale d'Italia. Tali accordi saranno sottoscritti nelle prossime settimane.

Anche al fine di chiarire quali sono i termini del protocollo in oggetto e la relativa procedura, l'articolo 1 prevede che l'associazione fornisca alla direzione generale dei detenuti e del trattamento un elenco dei nominativi che svolgono la funzione di imam e che siano interessati a prestare la loro opera all'interno degli istituti di pena del territorio italiano ai sensi dell'articolo 58 del DPR n. 230 del 2000. Per motivi di sicurezza, detta lista viene successivamente inviata, come sanno bene gli interroganti, ai competenti uffici del Ministero dell'Interno, in particolare alla direzione centrale per gli affari dei culti, al fine di acquisire il nullaosta sia in merito alla sussistenza della qualifica di imam sia relativamente all'assenza di ragioni ostative. Voglio rappresentare agli interroganti che a questa procedura preliminare si affianca, ovviamente, il costante controllo dell'amministrazione penitenziaria, la cui attenzione al fenomeno della radicalizzazione è sempre al più alto livello.

PRESIDENTE. Il deputato Morrone ha facoltà di replicare.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, signor Ministro. La risposta non ci soddisfa e le spiego il motivo, in quanto credo non le sfugga, comunque, che esponenti dell'UCOII nel corso degli anni hanno espresso pubblicamente posizioni tutt'altro che finalizzate all'integrazione dei fedeli di religione islamica nella nostra società, puntando, al contrario, all'indottrinamento e alla penetrazione sempre più capillare nella comunità, anche attraverso alleanze con le forze politiche e sociali della sinistra utilizzate per entrare nelle istituzioni. Non dimentichiamo che il rapporto con l'UCOII ha preso avvio proprio con l'ex Ministro Andrea Orlando e il Partito Democratico.

Alcune settimane fa il segretario nazionale dell'UCOII, Baradei, ha dichiarato in un post su Facebook che ebraismo e cristianesimo sono eresie e uno storpiamento del messaggio originario. Tali affermazioni sono molto gravi, stigmatizzate da più parti ma, soprattutto, anche dal dottor Redouane, segretario generale della Grande Moschea di Roma, l'unica organizzazione islamica a essere in qualche modo istituzionalizzata in Italia. In una nota del 1° settembre 2020, che la invito a leggere, Redouane ha sostenuto, tra l'altro, che l'UCOII dimostra, ancora una volta, tutta la sua inadeguatezza nel pretendere di rappresentare i musulmani all'interno della comunità e nelle relazioni con la società in ogni suo aspetto. Lo stesso dottor Redouane, il 12 giugno 2020, in un lungo comunicato intitolato “Manifesto della Verità”, ha criticato gli obiettivi egemonici dell'UCOII, accusando, tra l'altro, l'associazione di disseminare menzogne e di avere legami con i Fratelli Musulmani, e non penso ci sia bisogno, Ministro, di chiarirle di cosa si parla. Credo anche che affermazioni di tale portata, se arrivano addirittura dall'interno dello stesso mondo musulmano, non possano non essere sottovalutate e debbano comunque indurre a maggiori riflessioni sui rapporti con l'UCOII.

Pertanto, la sollecitiamo a un'attenzione maggiore al pericolo della radicalizzazione nelle carceri, già da tempo attenzionato dagli organismi di sicurezza preposti, e anche di interrompere o comunque rivedere quel patto sottoscritto con l'UCOII, attivando un vero e proprio tavolo di confronto sul tema del contrasto al radicalismo in carcere, per approfondire o valutare, comunque, il lavoro di altre associazioni islamiche in Italia che danno garanzie di comprovata e maggiore moderazione.

(Iniziative volte all'introduzione di nuove lauree abilitanti all'esercizio della professione e alla semplificazione dell'attuale sistema di abilitazione – n. 3-01761)

PRESIDENTE. Il deputato Tuzi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Melicchio ed altri n. 3-01761 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MANUEL TUZI (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, colleghi, a seguito del “decreto Cura Italia” è stato possibile rendere veramente abilitante il percorso di laurea in medicina e chirurgia. In diverse occasioni lei, Ministro, ha annunciato un disegno di legge che era finalizzato a introdurre nuove lauree abilitanti. Attualmente già diverse lauree prevedono all'interno del loro percorso di studio una componente pratica, che sicuramente è da considerare valida quale tirocinio professionalizzante e che potrebbe anche essere rafforzata. Ecco, una riforma più ampia del settore universitario, che preveda le lauree abilitanti, arricchirebbe le competenze dei nostri laureati, inglobando nel percorso di laurea, dove ancora manca, anche l'esperienza tirocinante sul campo. Si chiede di sapere quali sono le iniziative di competenza del Ministro interrogato e che cosa intenda assumere per riformare l'impianto universitario rendendo abilitanti nuove lauree e semplificando il sistema attuale di abilitazione, così da consentire anche ai giovani laureati un accesso immediato all'esercizio delle professioni.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'Università e della ricerca, Gaetano Manfredi, ha facoltà di rispondere.

GAETANO MANFREDI, Ministro dell'Università e della ricerca. Grazie, signor Presidente. Desidero ringraziare l'onorevole interrogante poiché, con il suo quesito, mi consente di illustrare il percorso che il Ministero dell'Università e della ricerca ha già intrapreso e intende portare al termine al più presto per addivenire a una riforma davvero di sistema dell'accesso alle professioni regolamentate. Come ha ricordato l'interrogante, il primo passo è stato già compiuto per la laurea in medicina e chirurgia. Ciò è avvenuto sia per dare una risposta immediata all'esigenza di fronteggiare le condizioni di criticità del Servizio sanitario nazionale in conseguenza dell'emergenza epidemiologica, sia in nome di un processo già avviato di revisione dell'ordinamento didattico di tale corso di laurea, all'interno del quale era già stato incluso un tirocinio professionalizzante. Sulla base degli ottimi risultati di questa prima misura, ho ritenuto, dunque, che fosse oramai maturo un più ambizioso intervento di semplificazione del sistema delle lauree che, in considerazione del particolare rilievo, anche costituzionale, della materia, non può che formare oggetto di uno specifico disegno di legge da sottoporre alla valutazione del Parlamento. Invero, va detto che anche e soprattutto in ragione delle tante sollecitazioni ricevute in questi mesi dalle forze parlamentari, appare davvero giunto il momento di rendere abilitanti le lauree che vedono già nel proprio ordinamento didattico la presenza di attività di tirocinio di valore professionalizzante, che possono anche essere rafforzate. In tali casi, infatti, l'esame conclusivo del corso di studi costituisce una sede più che valida per l'espletamento anche dell'esame di Stato per l'accesso all'esercizio professionale, nel pieno rispetto dell'articolo 33, quinto comma, della Carta costituzionale. Oltre all'individuazione di queste tipologie di lauree, nel disegno di legge si vuole peraltro inserire anche un meccanismo molto innovativo, potenzialmente aperto ad altre lauree che danno accesso a professioni regolamentate e che oggi non prevedono un tirocinio professionalizzante. Tale meccanismo può consentire di intraprendere per loro, in piena intesa con gli ordini professionali di riferimento, il percorso di revisione dei rispettivi ordinamenti, fino ad acquisire i requisiti per il valore abilitante.

Il principio ispiratore del disegno di legge va dunque individuato nell'esigenza di semplificare notevolmente le modalità di espletamento dell'esame di Stato, che coinciderebbe con l'esame di laurea, per consentire un accesso immediato all'esercizio delle professioni, neutralizzando il lasso temporale finora intercorrente tra il conseguimento della laurea e la partecipazione alla prima sessione utile per l'esame di Stato. Si tratta di un intervento, dunque, che si inserisce nel solco delle misure di modernizzazione e semplificazione che, come tutti abbiamo compreso vivendo la dolorosa esperienza della crisi attuale, tanto servono al nostro Paese e, in particolare, ai nostri giovani. Concludo, dunque, dando assicurazione agli onorevoli interroganti che questo ambizioso disegno di legge sarà presto esaminato dal Consiglio dei ministri ai cui uffici è stato già inviato per la necessaria istruttoria che ha richiesto, vista l'indubbia complessità anche giuridica della materia, un notevole approfondimento tecnico.

PRESIDENTE. Il deputato Melicchio ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente, grazie, Ministro. Accolgo con favore la sua relazione e la sua risposta alla nostra interrogazione, anche perché, a valle del “decreto Cura Italia” sono state tante le sollecitazioni che abbiamo ricevuto da tanti altri laureati in tanti altri settori, primi fra tutti i farmacisti che hanno, tra l'altro, svolto un ruolo fondamentale all'interno dell'emergenza sanitaria. Poi, non ci sono solo ragioni sanitarie che ci spingono a seguirla su questo percorso e a sostenerla in questa iniziativa, perché tante ragioni risiedono anche nella strutturazione di diversi corsi di studi che prevedono al proprio interno dei percorsi professionalizzanti con dei tirocini e mi lasci dire che un percorso pluriennale di studi può essere molto più indicativo che non un singolo esame in maniera estemporanea a valle del percorso di studi. Infatti, nella maggior parte dei casi, la percentuale di superamento di questi esami di Stato è anche superiore al 90 per cento. Mi preme porre, infine, l'attenzione sulla questione dell'imbuto formativo sul quale ha avuto un'azione anche l'introduzione della laurea abilitante in medicina e, per questo, la vorrei sollecitare a incidere attraverso un finanziamento maggiore sui corsi di specializzazione in medicina in favore dei nostri giovani medici. Mi dichiaro, quindi, soddisfatto della sua risposta e della volontà di abbreviare un percorso di immissione al mondo del lavoro che è già fra i più lunghi nel panorama internazionale; a mio parere, questa è un'iniziativa altamente innovativa che può giovare molto alla formazione universitaria del nostro Paese.

(Iniziative di competenza in merito alla partecipazione del pubblico agli eventi sportivi nell'attuale contesto epidemiologico – n. 3-01762)

PRESIDENTE. Il deputato Cosimo Maria Ferri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Nobili ed altri n. 3-01762 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Una domanda al Ministro dello sport e una richiesta di avere equilibrio, ma anche determinazione nel dare un messaggio chiaro al mondo dei professionisti e al mondo dei dilettanti per quanto riguarda l'apertura degli stadi. A tutti è noto il decreto del 7 agosto 2020 con il quale mille persone possono tornare negli stadi; quello che chiediamo è di far chiarezza e di non far disparità tra Lega di serie A, Lega di serie B, Lega Pro e il mondo dei dilettanti che sono tanti e hanno bisogno di norme chiare, della chiarezza del Governo, della prudenza, ma anche del coraggio nel consentire a tanti tifosi, a tante famiglie di partecipare, chiaramente in sicurezza, quindi, con termoscanner, distanze, mascherine e tutto quello che si sta facendo, che il Governo sta già facendo per garantire la socialità e consentire a tutti di partecipare. Quindi, chiediamo una norma che metta d'accordo le regioni, faccia chiarezza, uniformi e guardi dalla Lega di serie A ai dilettanti e consenta davvero in un momento difficile per il Paese di garantire in sicurezza anche questo momento di divertimento, ma anche di socialità, che consenta alle famiglie di stare insieme, di partecipare e anche, responsabilmente, di iniziare a riprendere la vita normale. Ciò aiuta anche in tante altre attività.

PRESIDENTE. Il Ministro per le Politiche giovanili e lo sport, Vincenzo Spadafora, ha facoltà di rispondere.

VINCENZO SPADAFORA, Ministro per le Politiche giovanili e lo sport. Grazie, Presidente. Intanto, vorrei ribadire che proprio il rigore e l'attenzione con cui il Governo ha gestito tutto il tema dell'afflusso delle persone agli stadi ha consentito di chiudere nel migliore dei modi i campionati nella precedente stagione, non solo del calcio, ma di tutte le discipline sportive, e anche di poterli aprire in sicurezza, come non sfuggirà all'interrogante che pochi minuti fa è uscita un'agenzia che ci dice come l'Inghilterra, quasi certamente tutta la Gran Bretagna, andrà alla chiusura di tutti gli stadi almeno fino a marzo 2021, perché non ci sono le condizioni per riprendere. Purtroppo, anche la Francia si avvia verso un dibattito che dovrebbe andare almeno alla chiusura fino alla fine dell'anno. Noi, contrariamente a questi Paesi, proprio grazie a quel rigore e a quell'attenzione che abbiamo avuto nei mesi scorsi, abbiamo, come l'interrogante ha ricordato, con il DPCM del 7 agosto, già consentito, appunto, alcune presenze, nei numeri e nei limiti che sono stati fatti presenti prima.

Abbiamo fatto anche qualcosa in più; in occasione della ripresa, adesso, dei nuovi campionati di tutte le discipline, abbiamo chiesto e ottenuto dal CTS, d'accordo con le regioni e con il presidente Bonaccini, presidente della Conferenza delle regioni, che si potesse, per alcuni eventi non continuativi e, quindi, non i campionati, ma eventi una tantum come gli Internazionali di tennis che si sono svolti nei giorni scorsi a Roma, consentire una prima partecipazione del pubblico, dopodiché la FIGC aveva presentato, invece, per quello che riguarda in modo specifico il calcio, un protocollo al CTS nelle settimane passate che il CTS ha bocciato in maniera netta, ritenendo che non ci fossero ancora le condizioni, né per il calcio né per le altre discipline che iniziavano i propri tornei, di poter consentire l'accesso al pubblico in modo, come dicevo prima, continuativo.

La novità di queste ore è che, ieri, in un incontro che abbiamo avuto con il presidente Bonaccini e con tutte le rappresentanze anche delle altre discipline, non solo del calcio, ma, come si ricordava, anche della Lega Pro, del dilettantismo e di altri, abbiamo condiviso la necessità di un protocollo che dovrebbe essere approvato domani all'unanimità da tutti i presidenti delle regioni e, quindi, poi, sottoposto venerdì al Comitato tecnico-scientifico per la riapertura graduale, in sicurezza, di tutte le competizioni sportive, dalle serie principali alle serie minori. Questo, chiaramente, lo faremo anche alla luce però dei dati che arriveranno dall'impatto della riapertura delle scuole su tutto il sistema Paese, perché, ovviamente, lo ripeto, come ho iniziato e concludo, quel rigore e quell'attenzione che noi abbiamo avuto sono proprio quelli che oggi ci consentono di vedere queste aperture graduali che negli altri Paesi europei e non solo europei, invece, non stanno avvenendo. Quindi, è ovvio che il mio obiettivo e quello di tutto il Ministero e di tutto il Governo è di riavere ovviamente i tifosi negli stadi, ma, in generale, in tutti gli impianti sportivi, per il calcio, ma non solo per la serie A, per tutte le discipline e non solo per il calcio, ma lo dobbiamo fare rispettando delle regole e sicuramente dando regole uniformi a tutti, che è esattamente quello che ci apprestiamo a fare anche grazie al documento che domani la Conferenza delle regioni dovrebbe approvare all'unanimità e che, poi, insieme, come Governo, discuteremo al CTS.

PRESIDENTE. Il deputato Nobili ha facoltà di replicare.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, signor Presidente; grazie, Ministro, per le sue delucidazioni. Come sa, abbiamo affrontato la questione in diverse occasioni. Il mondo dello sport, tutto il mondo dello sport italiano attraversa una crisi profondissima; all'emergenza COVID che ha prodotto danni consistenti si sommano le criticità storiche del nostro mondo sportivo che riguardano tutto l'ecosistema sportivo italiano, riguardano i professionisti come i dilettanti, riguardano lo sport di alto livello come quello di base e praticato da tutti. Per questa ragione, noi dobbiamo il più possibile e dentro criteri di sicurezza stringenti - l'uso di termoscanner, il distanziamento sociale, le mascherine - dare il più possibile un messaggio forte di ripartenza. Lo abbiamo fatto con la pratica sportiva ora dobbiamo consentire il più possibile anche agli appassionati di riavvicinarsi allo sport che è un'occasione educativa, sociale e sanitaria, ma anche un asset di sviluppo del Paese, come ben sa, Ministro.

In questo senso, il nostro auspicio, che le ribadiamo, che ribadiamo a lei, al Ministro della salute e all'intero Governo, è quello di lavorare il più possibile, intanto, per garantire certezze e, quindi, cominciando a ragionare di quando sarà possibile estendere a tutti i livelli e a tutte le categorie l'apertura parziale che, in base al DPCM del 7 agosto, è stata possibile realizzare di concerto con le regioni; poi, cominciando a lavorare, magari sul modello tedesco, per garantire, in base a una percentuale, sempre dentro criteri stringenti di sicurezza, la capienza degli impianti, in questo caso, ovviamente, tarando in base alle differenze che ci sono tra gli impianti dove si svolge lo sport professionistico e quelli dove si svolgono gli sport a livello dilettantistico e di base.

Ciò è importante, anche se non è certo la prima priorità del Paese; noi ci siamo, insieme, trovati a lavorare per la riapertura della scuola, la riapertura delle aziende, la riapertura del sistema Paese, tuttavia, dentro la riapertura del sistema Paese, la ripartenza dello sport, la pratica sportiva per tutti - e, in questo senso, il nostro comune impegno sarà nel senso di assicurare che nel Recovery Plan la realtà dello sport italiano, a tutti i livelli, trovi una voce forte, e su questo spero che potremo lavorare insieme - e anche il ritorno degli appassionati negli impianti sportivi e negli stadi di calcio è per noi importante. Ciò servirà a garantire, in un momento di crisi, delle risposte economiche che il mondo dello sport aspetta (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Iniziative volte a garantire la continuità produttiva e a salvaguardare i livelli occupazionali presso gli stabilimenti Italtel – n. 3-01763)

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01763 (Vedi l'allegato A).

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, caro Ministro, il tema della nostra interrogazione riguarda la prospettiva produttiva e occupazionale di un'azienda che ha una storia e un nome molto importante: l'Italtel, nel campo delle telecomunicazioni italiane. L'azienda è passata tra fasi molto difficili negli ultimi anni e ha rischiato due volte il fallimento. Adesso siamo in una situazione in cui un gruppo ha dichiarato la volontà di acquistarne la maggioranza; l'azienda - il consiglio d'amministrazione - ha dato via libera; la stessa azienda deve presentare al tribunale di Milano il suo piano industriale entro il mese di novembre. Da questo punto di vista, è importante che il Governo, che già si è mosso, continui a muoversi per assicurare continuità produttiva e io penso unitarietà degli stabilimenti dell'azienda, perché, come sappiamo, una logica di “spezzatino” - compro tutto per poi rivendere a pezzi - finirebbe per disperdere il know-how, l'occupazione e la prospettiva vera per questa azienda, la quale ha ancora tre siti produttivi, oltre mille dipendenti e, soprattutto, si muove in un settore, come quello delle telecomunicazioni, in cui il Governo più volte ha detto di considerarlo strategico per l'attività produttiva del Paese.

PRESIDENTE. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Gentili colleghi grazie, ringrazio gli onorevoli interroganti; lei ha già risposto parzialmente alla domanda già nell'illustrazione della stessa. Dico ciò perché, di fatto, la novità di settembre, dei primi giorni di settembre, è stata proprio il 7 settembre scorso, quando il consiglio d'amministrazione ha accettato l'offerta presentata da PSC Partecipazioni, un gruppo noto, che ha grandi capacità industriali e non di “spezzatino” e di rivendita di parti e di compendi. È proprio per questo che il consiglio d'amministrazione ha voluto, sulla base delle otto offerte inizialmente presentate e le cinque poi segnalate che sono state analizzate nel dettaglio, scegliere quella che aveva proprio nel mantenimento dell'unitarietà dei compendi aziendali e dell'attuale organico, nonché dell'affidabilità industriale e patrimoniale dei soggetti proponenti, le caratteristiche più in linea con il piano industriale che deve essere fatto per Italtel, di cui non sottolineo nuovamente l'importanza e la strategicità come gruppo.

C'è, ovviamente, la necessità di garantire che quel percorso ciclico di difficoltà in cui Italtel è caduta più volte non accada nuovamente e credo che, da questo punto di vista, la forte volontà del Governo di inserire all'interno dei progetti che avranno il percorso europeo di Next Generation EU - quindi, la parte di Recovery Fund legata alla digitalizzazione del Paese - è la massima garanzia, per chi, come Italtel, opera nelle progettazioni di reti di telecomunicazioni, che nei prossimi anni non ci sarà una crisi di mercato di quel settore; Italtel ha le capacità per stare in quel mercato e cogliere a piene mani le opportunità che il percorso di digitalizzazione del Paese che stiamo percorrendo darà agli operatori di quel settore. Quindi, credo che sia questa la maggiore garanzia possibile che possiamo dare a Italtel, ma in generale al settore delle telecomunicazioni. Siamo fortemente pronti a cogliere l'opportunità di incidere con profondità nel settore della digitalizzazione del Paese e, ovviamente, chi opera in questo settore avrà l'opportunità di trovarne beneficio in quel mercato.

PRESIDENTE. Il deputato Epifani ha facoltà di replicare.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Io concordo con la valutazione che adesso il Ministro ha confermato qui in Parlamento. È evidente che il Governo ha, dalla sua, alcuni strumenti di politica industriale: per quanto riguarda il settore delle telecomunicazioni nel processo di digitalizzazione del Paese, è evidente che la domanda pubblica gioca un ruolo particolarmente importante, come è sempre stato; quindi, da questo punto di vista, questa disponibilità può consentire ad aziende che oggi sono in difficoltà, come nelle altre aziende, di avere di fronte a sé un periodo nel quale il mercato può avere una domanda crescente e non calante come è stata nel passato. Quindi, da questo punto di vista, chiedo solo al Governo di vigilare e di orientare perché le scelte si muovano in questa direzione e, naturalmente, anche una moral suasion che nasce da questa oggettiva scelta del Governo perché, in questo caso, l'unitarietà dell'azienda venga preservata. Aggiungo, tra parentesi, che, naturalmente, il Governo avrebbe anche un altro strumento: una presenza pubblica, ad esempio di CDP, dentro un'azienda strategica come è l'Italtel. Io non sono un teorico di una presenza dappertutto di CDP, però non vorrei neanche che si escludesse solo in questo caso. Quindi, chiedo sommessamente al Governo di tenere come arma di riserva e di possibilità anche questo strumento, perché parliamo di un settore strategico, per le scelte che il Governo correttamente aggiunge e, dico io, di un'azienda italiana che opera in questo settore - noi ne abbiamo tantissime - che, forse, andrebbe preservata anche con questa possibilità.

(Misure a favore del comparto automobilistico nazionale, in relazione al progetto di fusione tra Fca e Psa – n. 3-01764)

PRESIDENTE. Il deputato Sozzani ha facoltà di illustrare l'interrogazione Porchietto ed altri n. 3-01764 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

DIEGO SOZZANI (FI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, già nella nostra interrogazione discussa il 4 febbraio avevamo osservato che lo sbilanciamento in termini di quota di controllo del nuovo gruppo automobilistico risultante dalla fusione FIAT Chrysler Automobiles e Peugeot, denominato Stellantis, avrebbe avuto conseguenze per la filiera automotive italiana. Se è vero che la holding della famiglia Agnelli sarà il primo azionista con il 14,5 per cento, è altrettanto vero che i soci francesi, in primis lo Stato francese con il 12,7 per cento, avranno un pacchetto di voti superiore. Nel consiglio di amministrazione, la maggioranza sarà francese: cinque consiglieri Psa, 5 Fca. L'attuale CEO di Psa, Carlos Tavares, che diventerà amministratore delegato del nuovo gruppo, porterà da sei a cinque, dunque, la nuova compagine di governo.

A fronte di queste preoccupazioni, ad agosto è arrivata una prima doccia fredda, cioè, la stampa ha pubblicato la notizia secondo la quale i vertici di FIAT Chrysler avrebbero inviato una lettera a circa mille fornitori italiani, concentrati soprattutto nell'area di Torino, chiedendo di interrompere immediatamente tutte le attività di ricerca, sviluppo e produzione per le auto del segmento B, cioè le utilitarie, che da ora in poi verranno costruite con il modello francese, cioè su una nuova piattaforma (PSA-Cmp). A settembre si è avuta un'ulteriore conferma di ciò e che la nuova “Punto” sarà costruita in Polonia su piattaforma Psa.

Inoltre, l'amministratore delegato di Fca, Manley, ha annunciato una progressiva uscita dal gruppo del segmento A, cioè le piccole city car.

Il segmento A oggi è la quota di mercato più significativa del gruppo italo-americano e voglio ricordare a chi ci ascolta che, assieme al segmento B, il segmento A costituiva la linea di mercato più importante della FIAT di un tempo.

PRESIDENTE. No, deve concludere, deve concludere ora, sennò le devo levare la parola.

DIEGO SOZZANI (FI). C'erano alcune considerazioni…

PRESIDENTE. No, allora dopo. Il Ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha facoltà di rispondere.

STEFANO PATUANELLI, Ministro dello Sviluppo economico. Grazie Presidente, cercherò di recuperare io il tempo, anche per dare casomai più secondi alla replica. Il tema è ben noto, io ho letto ovviamente tutto il testo della domanda e ringrazio veramente gli onorevoli colleghi. Il Governo e io personalmente seguiamo con attenzione l'evoluzione della fusione tra il gruppo FCA e il gruppo PSA, ma tra attenzione e preoccupazione c'è una parte magari di intersezione, ma non siamo ancora arrivati alla preoccupazione. Perché? Perché abbiamo dei segnali che ci mostrano invece che il piano industriale di FCA in Italia, grazie anche, questo è bene dirlo, alla garanzia richiesta e agli impegni aggiuntivi che abbiamo chiesto al gruppo FCA rispetto al piano industriale, oltre che la conferma del piano stesso, danno i primi risultati. Non sarebbe stata possibile la comunicazione di quindici minuti fa di FCA, che comunica che a fine settembre il polo produttivo torinese rappresentato dagli stabilimenti di Mirafiori e di Grugliasco concluderà il periodo di ammortizzatori, quindi da fine settembre ossia dall'inizio di ottobre non farà più uso di ammortizzatori sociali, ma ci sarà la piena occupazione, perché gli ordini - e anche questo grazie alle disposizioni normative che hanno previsto gli incentivi per l'acquisto di auto elettriche - sulla FIAT 500 full electric stanno andando bene e quindi c'è la necessità non solo di garantire la piena occupazione da ottobre, ma il combinato disposto dei progetti sulla produzione di batterie e sul progetto VTG, che è stato inaugurato la scorsa settimana, consentiranno nuove assunzioni di apprendisti, ingegneri e progettisti nelle prossime settimane. Lo dico perché è una buona notizia, così come credo che è noto a tutti che lo stabilimento in Polonia di FCA non è uno stabilimento di oggi, è uno stabilimento che da molti anni esiste e che produce macchine. Il cambio di piattaforma potrà avere uno spostamento di fornitori, ma non per forza spostamento da fornitori italiani a fornitori francesi, potrà esserci qualche fornitore anche italiano, che non avrà più possibilità di entrare in quella commessa, ma entrerà, come si è sempre fatto, con garanzie in altre commesse, ma quella commessa potrà essere utile per altri fornitori, che entreranno in quella dinamica. Io ricordo peraltro che, tra le iniziative del piano industriale di FCA Italia, siano avviate appunto la nuova linea per la 500 elettrica a Torino, che era prevista in Polonia ed è stata portata a Torino, della Jeep Renegade a della Jeep Compass ibrida e plug-in a Melfi, che erano previste in Messico, oltre al completamento dello sviluppo tecnico e dell'avvio a breve della produzione della nuova supersportiva Maserati MC20 nello stabilimento di Modena. Risulta, inoltre, che si darà corso alla progressiva industrializzazione della nuova Alfa Romeo CUV a Pomigliano, la tonale, della nuova Maserati GranTurismo e Gran Cabrio, disponibili anche con propulsione elettrica dal polo produttivo di Torino e della nuova Maserati DUV, la Grecale, a Cassino e della Maserati Ghibli e Levante, incluse le versioni ibride, sempre nel polo produttivo torinese. Quindi, c'è una grande attenzione del Governo per il mantenimento del piano industriale da più di 5 miliardi in Italia e c'è ovviamente attenzione a garantire a che i fornitori che oggi garantiscono le componentistiche per il gruppo FCA non solo possano continuare a farlo, ma abbiano delle opportunità di crescita grazie alla crescita del gruppo, grazie.

PRESIDENTE. La deputata Porchietto ha facoltà di replicare, per due minuti.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Grazie Presidente, grazie Ministro, lei sa con quale attenzione Forza Italia sta guardando a questo tema e le garantiamo che non è una persecuzione nei suoi confronti, perché ci trova sistematicamente attenti e presenti. Ci sono però alcune eccezioni che io mi permetto di fare, anche rispetto alle informazioni che ci ha dato adesso. Teniamo sempre in considerazione che noi stiamo abbandonando dei segmenti dove le produzioni sono estremamente elevate, per concentrare le operazioni sul territorio su dei segmenti che - sa meglio di me - fanno comunque dei numeri che sono completamente diversi: 8 mila sono le macchine oggi prodotte a Mirafiori e 218 mila erano le macchine prodotte soltanto qualche anno orsono, quindi può capire come la preoccupazione ci sia e sia diciamo elevata. Altro tema: noi abbiamo la Francia, Macron soltanto il 3 settembre ha lanciato il France Relance, in cui c'è comunque un'attenzione mi permetto di dire quasi spasmodica rispetto a questo settore, dove ha già dichiarato che aiuterà le imprese a riportare una parte della produzione in Francia, ma dove soprattutto gli incentivi sono legati non soltanto ai bonus, come stiamo facendo noi adesso - e anche qua apro una parentesi: ci sarà comunque un incremento significativo oggi dei bonus, però quando abbiamo dovuto battagliare sui 50 milioni di euro del decreto rilancio, lei ricorderà, anche lei ha dovuto battagliare perché il Governo stava guardando ad altri temi. Ma c'è un tema dirimente: la nostra filiera. Noi non avremo - lei ce l'ha annunciato due settimane fa - un'altra fabbrica delle batterie, avremo un assemblaggio di batteria in Italia, la fabbrica delle batterie la lasciando alla Francia. Cosa vogliamo fare sul tema dell'idrogeno? Non c'è un piano strategico sul tema automotive, ad oggi noi non lo conosciamo Ministro, magari lei lo ha già diciamo presentato o comunque valutato col Governo, però il Parlamento su questo non sa nulla, ma non soltanto noi, non lo sanno le rappresentanze datoriali e soprattutto non lo sanno le migliaia di imprese dell'indotto. Tradotto, Ministro, noi per poter rassicurare e creare un piano serio in Italia abbiamo bisogno che voi scopriamo le carte, non solo nei nostri confronti, ma anche nei confronti di quell'alleanza franco-tedesca che ci sta isolando rispetto a quello che è il principale comparto italiano produttivo e abbiamo la sensazione che su questo non ci siano ancora le idee chiare. Allora le chiediamo di chiarire le idee all'interno del Governo, di condividerle con le Commissioni e con le forze come Forza Italia, a cui sta a cuore, ma che vogliono creare delle politiche industriali serie. E allora guardi, non la tedieremo più con le nostre istanze, ma fino a quel momento siamo obbligati a farlo, perché i produttori e gli imprenditori che ci sono in Italia sono estremamente preoccupati, grazie Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative volte a promuovere l'innovazione tecnologica in ambito sanitario, anche attraverso l'utilizzo delle risorse del Recovery fund – n. 3-01765)

PRESIDENTE. La deputata a Bologna ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01765 (Vedi l'allegato A).

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP). Grazie Presidente. Gentile Ministro, la pandemia COVID-19 ha evidenziato la necessità di utilizzare al meglio la tecnologia in ambito sanitario per migliorare l'assistenza. La telemedicina potrebbe semplificare la gestione dei pazienti cronici e delle persone con disabilità, per affrontare future emergenze sanitarie e supportare il Servizio sanitario ordinario. Nel comparto delle apparecchiature di diagnostica per immagini, da molti anni si rileva una riduzione di investimenti e un gran numero di apparecchiature ha superato i limiti dell'obsolescenza e non sono più in grado di soddisfare gli standard di utilizzo sia per i risultati che per i costi elevati di manutenzione, per cui le chiediamo quali strategie il Governo intenda promuovere su tutto il territorio nazionale e nell'ambito del Recovery Plan sul tema della innovazione tecnologica sanitaria, per superare l'obsolescenza del parco tecnologico sanitario, al fine di migliorarne l'efficienza, valutando anche tipologie innovative di investimento e finanziamento, insieme a un'accelerazione della cultura digitale, attraverso l'adozione di una piattaforma e un protocollo uniformi per la telemedicina, per la presa in carico e per la gestione dei pazienti, in un'ottica di fornitura di beni e servizi più che di prodotti, monitorando puntualmente esiti, rimborsabilità e prestazioni erogate, grazie.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Sì, grazie Presidente, voglio in primis ringraziare l'onorevole Bologna per questa occasione di ulteriore confronto, dopo quelle già avute anche in Commissione. Credo che il tema che sia stato sollevato sia veramente decisivo e incroci uno degli assi fondamentali per la costruzione del nuovo Servizio sanitario nazionale. Come è noto, avremo una grande opportunità, perché per la prima volta nella storia almeno recente del nostro Paese potremo fare una riforma non in un tempo in cui ci sono meno risorse, ma in un tempo in cui ci sono più risorse e questa è una straordinaria opportunità per tutti noi e per il Servizio sanitario nazionale. Condivido molto l'idea che il COVID-19 ci abbia consegnato ancora di più questa emergenza. Noi dobbiamo recuperare necessariamente il terreno perduto sulla sanità digitale e valorizzare questo come uno dei temi fondamentali della riforma. Per me la parola chiave sarà prossimità e prossimità significa due cose che sembrano diverse, ma che in realtà devono camminare assieme: prossimità significa avere un medico e un infermiere che viene a casa tua, che quindi fisicamente è lì con te, ma prossimità deve anche poter significare un Servizio sanitario nazionale che si fa carico del paziente, che interloquisce con la persona, con l'individuo, attraverso le nuove tecnologie. Se il Servizio sanitario nazionale riesce a entrare nel cellulare di una persona, ha un grado di prossimità che è molto, molto significativo e quindi useremo tutte le risorse disponibili per investire sul digitale, per investire sulla teleassistenza, per investire sulla telemedicina.

Questo lo faremo anche investendo risorse per un nuovo piano, per sostituire tutte le apparecchiature obsolete che ci sono nel nostro Paese. Io penso che questo sia particolarmente importante, perché ci consentirà anche un intervento uniforme e omogeneo sul piano nazionale. C'è oggi, ahimè, una grande differenza tra territori: ci sono territori che sono stati in grado negli anni di investire di più e, quindi, anche di avere tecnologie più moderne, che mettono a disposizione dei propri cittadini, e territori che hanno investito di meno. Quindi, io, nel ringraziarla ancora, voglio confermare il massimo impegno del nostro Governo su questo orizzonte, che riteniamo essere veramente strategico per la costruzione di un nuovo Servizio sanitario nazionale.

PRESIDENTE. La deputata Bologna ha facoltà di replicare.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP). Ringrazio il signor Ministro e sono davvero soddisfatta della risposta. Le innovazioni tecnologiche sono un investimento per il presente e il futuro della nostra sanità. Questo importante impegno economico che ci attende con una visione a lungo termine deve andare di pari passo con l'investimento e la valorizzazione del personale sanitario, come lei ha sottolineato. Infatti, queste innovazioni, compresa la telemedicina, richiedono formazione, competenza, specializzazione ed esperienza da parte di medici e di sanitari. Il rinnovamento tecnologico ha bisogno di coloro che con questi strumenti sappiano fare diagnosi, scegliere una terapia, garantire un'assistenza adeguata e il COVID-19 ha mostrato chiaramente quanto sia importante la competenza e l'esperienza di fronte a strumenti diagnostici che ci restituiscono dati e immagini, da poter valutare e interpretare alla luce delle conoscenze scientifiche. Non possiamo perdere questa occasione per una riforma complessiva del sistema sanitario, analizzandone tutte le buone pratiche e le criticità e risolvendone anche le contraddizioni. Come lei ci ha detto in una recente audizione in Commissione, abbiamo la possibilità oggi di cambiare paradigma. Siamo di fronte ad una svolta culturale, dove la sanità pubblica non sarà vista più come un costo, ma come un investimento per il bene dell'individuo e il futuro della comunità. E io condivido molto questa visione.

(Elementi e iniziative in ordine ai test veloci per la rilevazione del virus COVID-19, con particolare riferimento al relativo utilizzo in ambito scolastico – n. 3-01766)

PRESIDENTE. La deputata Pini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Carnevali n. 3-01766 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il 20 settembre e il 24, ieri l'altro, in tutte le regioni italiane è iniziato l'anno scolastico. È stato apportato un protocollo, molto importante, che consentirà e sta consentendo, insomma, stiamo facendo di tutto per far sì che l'anno si possa svolgere in estrema sicurezza. Uno dei fattori, che sarà dirimente con l'arrivo della stagione influenzale, sarà saper distinguere rapidamente i sintomi dell'influenza stagionale da quelli del COVID-19. Siamo tutti, tutto il mondo e l'Italia per prima, davanti a un virus nuovo e con degli strumenti ancora in evoluzione. In questi giorni si è parlato molto del nuovo test rapido sierologico, che dovrebbe dare risultati in tre minuti e, soprattutto, che non necessita di un tampone orofaringeo, che è molto invasivo, ma che può essere fatto in un modo più semplice attraverso la saliva. Ovviamente, però, anche se nei giornali sembra quasi che sia già una cosa data e fatta e alcune regioni hanno già annunciato piani, non si è ancora in possesso della validazione. Quindi, chiediamo a che punto sono gli studi su questo tipo di test, quando potranno essere distribuiti questi test, anche ai fini di uno screening più ampio possibile nella popolazione scolastica.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare anche in questa occasione gli interroganti per l'opportunità di ragionare su un tema che è assolutamente strategico per affrontare i prossimi mesi. Infatti, come è noto, noi siamo al lavoro, come comunità mondiale, verso il vaccino e verso le cure, ma è evidente che ancora per alcuni mesi dovremo assolutamente resistere con comportamenti corretti e, nella battaglia per contenere questo virus, l'utilizzo appropriato dei test è chiaramente una delle leve essenziali. Ad oggi, a livello globale, tutte le istituzioni internazionali riconoscono come gold standard, quindi come modello fondamentale essenziale, il tampone molecolare classico. Noi abbiamo, settimana dopo settimana, rafforzato le capacità italiane di testare attraverso questi tamponi e siamo arrivati, ormai da qualche settimana, alla potenzialità di oltre 100 mila tamponi al giorno, che è un numero significativo. Prevediamo ancora di aumentare questo numero nelle prossime settimane. Nel frattempo, evidentemente, le scoperte, l'evoluzione e la scienza - che, così come sui vaccini e sulle cure, si sta impegnando anche sulla capacità di testare - ci stanno offrendo nuovi strumenti. Alcuni di questi strumenti sono già utilizzati. Con l'ordinanza del 13 agosto, per primi in Europa, abbiamo dato il via libera all'utilizzo di test antigenici, che presso gli aeroporti vengono utilizzati per quei cittadini che provengono da alcune aree che noi abbiamo considerato a rischio. Dopo circa un mese di utilizzo di questi test, i risultati sono incoraggianti e la valutazione del Ministero della Salute è che si possano iniziare ad utilizzare anche fuori dall'aeroporto. Evidentemente, il tema che lei poneva, relativo a una grande questione nazionale, come quella della riapertura delle scuole avvenuta il 14 settembre, va esattamente in questa direzione. Quindi, avere più test antigenici e più test molecolari a disposizione ci mette chiaramente nelle condizioni di poter affrontare meglio anche questa partita. Evidentemente, non ci accontentiamo neanche di ciò che è stato fatto finora e stiamo continuando a sperimentare tutto ciò che si muove sul piano della ricerca scientifica. Tra le cose che si muovono, ci sono anche i test salivari. Rispetto a questi test salivari, riviste scientifiche importanti segnalano che c'è la potenzialità di riscontrare il virus semplicemente attraverso l'analisi della saliva, quindi in maniera anche meno invasiva, cosa che renderebbe chiaramente questo strumento più idoneo, in modo particolare per i più piccoli. Ma abbiamo bisogno, evidentemente, che il processo di validazione da parte delle autorità competenti possa completarsi. Il nostro auspicio è che questo possa avvenire in un tempo breve, ma l'esigenza chiaramente di correre e di avere nel più breve tempo possibile a disposizione questi strumenti va anche tenuta insieme all'esigenza che questi strumenti passino in maniera molto seria e rigorosa tutte le verifiche degli organismi, che naturalmente hanno questa formale competenza. In conclusione, io penso che dobbiamo avere fiducia nella scienza e continuare a lavorare su questo, che effettivamente è un virus nuovo, ma che settimana dopo settimana è sempre più noto al mondo scientifico, che ci metterà a disposizione maggiori strumenti, per poterlo contenere e per poterlo alla fine, io credo, vincere.

PRESIDENTE. La deputata Carnevali ha facoltà di replicare.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Siamo ovviamente molto soddisfatti, non solo per la risposta e per l'attenzione che continua a prestare, ma anche per i risultati che l'Italia riesce a conseguire e anche per l'attività che stiamo facendo, in particolare per quanto riguarda l'identificazione, il tracciamento, il monitoraggio e la capacità di isolamento. Ovviamente ha ragione, quando dice che la validazione dei test veloci dipende non solo dai meccanismi autorizzatori in termini di specificità e di sensibilità. Naturalmente, l'attenzione nostra è molto alta, anche perché stiamo gestendo - a nostro giudizio, direi in maniera molto buona - la capacità di tenuta all'interno delle comunità scolastiche. Rimane ed approfitto dell'occasione, per segnalarle due temi. Il primo è un po' il tema sollevato dai pediatri, che riguarda appunto la possibilità di poter autorizzare con la certificazione solo dopo l'avvenuto test, quindi noi utilizziamo adesso bene gli antigenici, quelli in aeroporto, ma ciò è soprattutto legato alla tempistica, tempistica che ovviamente incide sull'organizzazione delle famiglie. Lo sforzo grande che abbiamo fatto è stato quello di tenere insieme due diritti, quello della salute e quello dello studio. Credo che questo vada riconosciuto, tra le tante cose positive che ha fatto questo Governo anche in termini relativi al lavoro. E chiudo forse sulla necessità - non da parte sua - di parlare con una voce univoca anche rispetto ai tempi della quarantena. Credo che forse la capacità che abbiamo avuto di gestire la situazione fino adesso è dipesa anche dalla capacità di dare degli indirizzi, che diventano univoci e diventano anche informazioni precise per i cittadini, per le comunità scolastiche e per la comunità intera.

Quindi, non possiamo che guardare con fiducia, non solo al lavoro che si sta facendo, che lei sta facendo, e attendere la possibilità che questi nuovi test salivari possano diventare un patrimonio che sicuramente, quando saranno disponibili, saranno un patrimonio non solo dell'Italia, ma naturalmente di tutti i Paesi che sono coinvolti dall'epidemia.

(Iniziative di competenza volte al rigoroso rispetto della normativa da parte dei soggetti istituzionali responsabili della tutela della salute dei cittadini, alla luce delle vicende relative al contratto di fornitura di dispositivi di protezione individuale sottoscritto dalla regione Lazio - n. 3-01767)

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Trancassini ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-01767 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie Presidente e grazie Ministro. Con questa interrogazione, il gruppo di Fratelli d'Italia vuole conoscere quali iniziative sono state adottate dal Governo in merito a questo scandalo delle mascherine, non soltanto per la prima fase, quella relativa alla Ecotech, che appunto ha avuto una commessa molto sostanziosa, ha avuto 14 milioni di euro e non abbiamo avuto in cambio nessuna mascherina, sono stati recuperati, come lei sa, poco meno di 2 milioni, ma anche per quello che sta venendo fuori in queste ore, cioè il caso della Internazionale Biolife, la società che è stata interessata non soltanto di queste forniture, ma anche di quelle dei camici, perché, come avete letto su diversi giornali, l'articolo principale è quello del quotidiano Domani, che ha parlato chiaramente di rapporti con la camorra, con la mafia e con narcotrafficanti. Io credo che ce n'è abbastanza per chiedervi come intendete tutelare i cittadini, tutelare la salute pubblica, ma anche come intendete far rispettare le normative vigenti rispetto a un caso che diventa ogni giorno più grande (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Grazie, Presidente. L'interrogazione che mi viene posta è l'occasione utile per provare a chiarire uno degli argomenti che è stato più oggetto di discussione in questi mesi, e cioè la grande questione dei dispositivi di protezione e delle mascherine. Mi permetta di dire subito che tutte le regioni italiane hanno prodotto uno sforzo enorme in questi mesi, in una situazione che era oggettivamente difficile e che non può assolutamente essere nascosta. E lo stesso sforzo è stato anche compiuto dalla nostra Protezione civile e dal commissario straordinario. La ragione di fondo di questa situazione è che col passare degli anni la produzione industriale di questo tipo di dispositivi è stata sostanzialmente delocalizzata verso altre aree del mondo. Tutti i Paesi europei, anche i Paesi diciamo occidentali, si sono trovati in grandissima difficoltà per questo motivo sostanziale. E quindi il Governo italiano è intervenuto su questo tema, che mi sembra quello decisivo, che riguarda la vita delle persone che ci ascoltano: oggi l'Italia non è più in balia di un mercato internazionale; oggi l'Italia, nel giro di poche settimane, è riuscita a stimolare una produzione privata che è molto significativa e poi a mettere in campo una produzione pubblica che arriva a circa 30 milioni di mascherine al giorno, cosa che ci mette nelle condizioni di non dover più avere le difficoltà che abbiamo vissuto nei mesi precedenti. Io penso che questa sia la risposta dello Stato, questa sia la risposta più autorevole che ci mette, appunto, al riparo da tutte le intemperie che ci sono state nel mese di febbraio e nel mese di marzo. Rispetto alle indiscrezioni giornalistiche, rispetto a presunte relazioni di singole aziende con realtà malavitose, io non posso che esprimere come sempre la massima fiducia nei confronti degli organismi inquirenti, che sapranno senz'altro - come hanno sempre dimostrato - fare la propria parte ed essere all'altezza del compito istituzionale che a loro è riportato. Da parte dello Stato, il problema di fondo delle mascherine che c'è stato nel nostro Paese è un problema che è stato affrontato e con determinazione superato proprio per i numeri che ho provato felicemente a riportarvi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il deputato Trancassini ha facoltà di replicare.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Ministro. Come lei può facilmente immaginare, non sono e non siamo soddisfatti della sua risposta alla domanda, che ovviamente ha guardato altrove e non al cuore del problema. Perché vede, spariscono le mascherine e decidiamo di non occuparcene, spariscono i soldi e decidiamo di non occuparcene, arrivano ombre chiare, nitide, di inquinamento da parte della criminalità organizzata, di Cosa Nostra, del narcotraffico, rispetto a questo mercato, e continuiamo a decidere di non occuparcene. Tra l'altro, le ricordo che, credo recentemente, avete inoltrato al presidente Zingaretti, segretario del Partito Democratico, le linee per rientrare, per uscire dal commissariamento; mi sarei aspettato che lei oggi, rispondendomi, avesse fatto riferimento a quelle linee e ci avesse detto che all'interno di quel piano lei aveva inserito questa problematica e avesse detto ai cittadini, prima a noi e poi ai cittadini, come la regione Lazio avrebbe fatto a rientrare da questo sperpero di 14 milioni di euro. E invece no, scegliamo la linea dell'occultamento, scegliamo la linea dell'insabbiamento. Vede, il presidente Zingaretti, la regione Lazio, in questa storia si è sempre dichiarata parte lesa. Peccato, Ministro, che la parte lesa che conosciamo noi è la parte lesa che entra nei tribunali, che punta il dito, che alza la voce, che accende l'attenzione massima, perché chi subisce un reato normalmente ha fretta di vederlo perseguito, ha fretta di verità. Non è la parte lesa, il presidente Zingaretti, è una parte che sta tentando di uscire illesa da questa storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), sta tentando di uscire illesa grazie al comportamento di tutti, grazie all'insabbiamento da parte di tutti e oggi anche da parte del Governo. Ma non sarà così, anche se la prova di quello che le dico è che la Commissione d'inchiesta che il gruppo di Fratelli d'Italia, con una manifestazione dei deputati del Lazio, ha ottenuto prima è completamente insabbiata e non si è, ad oggi, mai riunita. La parte lesa, e concludo, signor Ministro, è il popolo, sono i cittadini del Lazio, che meritano una risposta efficace su questo sperpero di denaro pubblico e meritano soprattutto quello che lei oggi non ha dato: trasparenza su questo caso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Battelli, Enrico Borghi, Cancelleri, Casa, Cirielli, Covolo, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Dieni, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Parolo, Perantoni, Schullian, Serracchiani, Stumpo, Tomasi, Vito e Zennaro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione della proposta di legge: Boldrini: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione (A.C. 2207).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2207: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

Ricordo che nella seduta del 19 maggio si è conclusa la discussione generale e la relatrice e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione. Tale parere reca una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Esame degli articoli - A.C. 2207)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.

Passiamo alla votazione dell'articolo 1, a cui non sono riferiti emendamenti. Chiedo se qualcuno chiede di intervenire sull'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, lo pongo direttamente in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Colleghi, revoco la votazione, perché risulta che la Commissione finanze sia ancora convocata. Attendiamo un attimo e facciamo le dovute verifiche. Ricordo a tutti i presidenti delle Commissioni che l'Aula ha ovviamente la priorità sulle Commissioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, giusto per capire, perché poi qui ognuno “importa” delle novità non si capisce bene da dove. Ma da quando in qua, Presidente, si interrompe una votazione dell'Assemblea, a meno che non ci sia un'irregolarità del voto (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia) o un collega che abbia chiesto la parola non sia stato visto? Lei ha chiesto tre volte se ci fosse stato qualcuno disponibile a intervenire: come dire, a buon intenditor, poche parole. Lei, Presidente, più di quello non può fare. Tenga aperta questa votazione 10 minuti, ma non la interrompa senza motivo!

PRESIDENTE. Collega, il motivo c'era: il collega Deidda mi ha segnalato che la Commissione finanze era ancora convocata…

SIMONE BALDELLI (FI). Ho capito. Il collega Deidda può segnalarle quello che vuole, ma non è mai successo che si interrompa una votazione aperta perché c'è una qualche Commissione in seduta, altrimenti succede sempre, Presidente. Lei crea dei precedenti per i quali se la maggioranza magari non è in maggioranza…Questo è un aspetto che credo sia condiviso e non dovrebbero esserci problemi, per carità, però, Presidente, non possiamo stabilire il precedente che se la maggioranza all'inizio della seduta non ha la gente in Aula si apre una votazione e poi, a un certo punto, si sospende così: non funziona così, Presidente! Ci capiamo poco così! Io pretendo, Presidente, che questa cosa: uno, non costituisca precedente; e due che lei ci spieghi perché ha interrotto una votazione.

PRESIDENTE. Collega, gliel'ho spiegato: ho avuto due colleghi…

SIMONE BALDELLI (FI). Qualunque Commissione sia in corso, Presidente, l'Aula ha la precedenza sulla Commissione, ma quando ci sono votazioni in corso non si interrompe una votazione perché c'è una Commissione in corso.

PRESIDENTE. Collega, ovviamente, sono d'accordo con lei sul fatto che l'Aula abbia la precedenza. Ho avuto due colleghi in fase di votazione, il collega Deidda e un altro collega, sempre di Fratelli d'Italia, che hanno segnalato questa cosa; me l'hanno segnalata più volte, quindi è stato deciso di revocare la votazione. Comunque, la Commissione è stata sconvocata, quindi passiamo alla votazione sull'articolo 1 (Commenti del deputato Baldelli).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 a cui è riferito all'articolo aggiuntivo 2.0200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento (Vedi l'allegato A). Invito quindi la relatrice e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale proposta emendativa. Relatrice Boldrini, prego. Colleghi, vi chiedo un po' di silenzio per cortesia.

LAURA BOLDRINI, Relatrice. Signora Presidente, la ringrazio e il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Governo?

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Collega Baldelli, chiede di intervenire sull'emendamento 2.0200 o su che cosa?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, a me non interessa il 2.0200. A me interessa che lei specifichi all'Assemblea che quanto accaduto prima non costituisce precedente, perché altrimenti noi ci troviamo in un pantano, in questa Assemblea.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A). (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 38).

Ha chiesto di parlare il collega Giachetti? Su che cosa?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Per un richiamo all'articolo 8 del Regolamento, e mi auguro che gli uffici ascoltino. A prescindere dal merito, Presidente, se un deputato si rivolge a lei e le chiede di dare una risposta, lei non può fischiettare e far finta di nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), perché qui dentro ovviamente lei ha la Presidenza, lei decide, ma le sue decisioni hanno anche un peso, i precedenti poi vengono richiamati e diventano parte del Regolamento sostanziale della Camera. A me fa piacere che gli uffici ora le spieghino come sono andate le cose, però penso che sia necessario anzitutto, per un fatto non solo di cortesia, ma proprio di rispetto delle funzioni, che, se un deputato le pone una questione, lei gli risponde, e non fa finta di niente.

Seconda questione, la invito anche io: può succedere a tutti noi, cioè chi è stato lì sa perfettamente che può succedere magari che si dicano cose o si prendano delle scelte che sono diciamo borderline. Con molta serenità la invito anche io: abbiamo preso questa decisione, però la invito a rassicurarci sul fatto che questa decisione non costituisce precedente, Presidente, perché questa decisione non può costituire precedente, perché o si verifica prima se le Commissioni sono sciolte e allora si comincia la seduta, ma se si comincia la seduta, si mette in votazione un emendamento e, perché un deputato si alza, lei sospende la votazione, questo è un precedente a mio avviso problematico, a prescindere che lo ponga un deputato dell'opposizione o della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Infatti a lei non sfugge, signora Presidente, che domani mattina una maggioranza che non è in Aula - magari non era questa l'occasione - alza il dito dicendo c'è una Commissione ancora convocata e sa quante volte il sottoscritto e ciascuno di noi qua dentro si è alzato nelle sedute precedenti, nelle legislature precedenti, a segnalare che c'era una Commissione riunita eppure siamo andati avanti nelle votazioni? Quindi può succedere, lei ha legittimamente preso una decisione, io non contesto la sua decisione ma intanto, per rispetto di chi le pone una domanda, gli risponda e poi forse questa è una delle straordinarie occasioni nelle quali evitiamo di arricchire i precedenti di decisioni che contraddicono le norme regolamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Per specificare che non è stato un deputato di maggioranza a sollevare la questione ma è stato il deputato Deidda (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Colleghi! Colleghi! Colleghi…

Per rispondere ricordo che l'articolo 57 del Regolamento parla di annullamento della votazione in caso di irregolarità. Io non ho annullato la votazione ma ho revocato la votazione come succede moltissime volte quando, per esempio, un collega alza la mano per voler intervenire. Quindi è una decisione che ha preso la Presidenza e la Presidenza si prende la responsabilità di questa decisione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Collega Delmastro delle Vedove, su che cosa?

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Un'interpretazione autentica, ove possibile, nel senso che il collega Giachetti ha fatto…

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di indossare la mascherina.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …appello a lei evocando la dignità di ogni singolo parlamentare. Lei nella premessa alla sua risposta ha tenuto a sottolineare che non si trattava di un parlamentare di maggioranza. Vorrei comprendere “regolamentarmente” se vi è una differenza nella sua testa e nei Regolamenti fra i parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Era una specifica sulle dichiarazioni…

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …perché con la sua premessa tradisce un pensiero che è quello con il quale lei quotidianamente mortifica l'Aula, noi pensavamo per clamorosa incapacità. Oggi ci arrendiamo al fatto che lei lì è una partigiana che non ha il minimo senso delle istituzioni!

PRESIDENTE. Collega, la richiamo all'ordine. La richiamo all'ordine (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)… Collega Ziello, sul Regolamento.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Sugli articoli 8 e 30, comma 5, intanto stiamo aspettando ancora una delucidazione da parte sua. Il collega Baldelli che sta ancora aspettando un suo parere su quello che ha fatto creando un gravissimo precedente in questa Assemblea …

PRESIDENTE. Il parere è stato dato (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

EDOARDO ZIELLO (LEGA). No, a me non sembra che sia stato dato.

PRESIDENTE. Parlando di annullamento rispetto a revoca, colleghi. La risposta è stata data.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Per Regolamento funziona così, signor Presidente. Lei concede parola; il parlamentare finisce il proprio intervento e poi lei eventualmente replica. Non può parlare sopra a un altro parlamentare, altrimenti l'ordine dei lavori lei assolutamente non lo sa rispettare come ha dimostrato nella gestione di questo quarto d'ora in modo pessimo e totalmente in grado di danneggiare la figura dello stesso Presidente della Camera, signora Presidente. Inoltre, secondo l'altro articolo che ho citato, quando l'Aula è avviata, tutte le Commissioni automaticamente devono essere sconvocate. Tra l'altro tantissimi presidenti di Commissione fanno parte del suo stesso partito, signora Presidente, basterebbe alzare un attimo il telefono.

PRESIDENTE. Donzelli, immagino sempre sul richiamo al Regolamento.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. No, io volevo comprendere da lei alcune cose sempre sul richiamo al Regolamento. Volevo capire da lei semplicemente - oltre che quello che le chiedeva il collega Delmastro, qual è la differenza in ordine di dignità fra parlamentari di maggioranza e di opposizione -, lei perché avrebbe richiamato all'ordine il collega Delmastro: in base forse al fatto che non gradiva le sue parole? Perché un richiamo all'ordine rimane a verbale, e quindi vorrei capire in base a quale assurdo principio il Presidente censura un parlamentare in base a quello che dice, richiamandolo all'ordine. Vorrei quindi sapere da lei, oltre alla risposta che aspetta il collega Baldelli, oltre che ha considerato diversi i parlamentari di maggioranza e di opposizione, il motivo del richiamo all'ordine nei confronti di un collega che interveniva, e lei non gradiva le parole perché non erano di sufficiente omaggio nei suoi confronti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E allora vorrei capire se un parlamentare ha diritto di criticare il suo modo di gestire l'Aula, perché io credo che lei abbia un pessimo modo di gestire l'Aula. Se vuole mi richiami pure all'ordine, ma credo sia un diritto dei parlamentari anche criticare come lei gestisce l'Aula, senza che questi vengano richiamati all'ordine per questo. Quindi, vorrei delucidazioni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il collega Baldelli. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). Quando io gliel'ho chiesto, lei non si è degnata di rispondermi. Si è alzato autorevolmente anche l'onorevole Giachetti, che insieme a me ha condiviso un'esperienza di centinaia di ore seduto là sopra, e le ha chiesto la stessa cosa che le ho chiesto io, cioè di dire che questa cosa non costituisce precedente: perché se lei, Presidente, considera motivo di irregolarità la continuazione dei lavori anche solo di una Commissione, questo diventa l'elemento con il quale ogni volta la prima votazione dell'inizio della seduta, dopo la pausa pomeridiana, diventa elemento di interruzione di una votazione e di ripetizione della votazione stessa. Premesso che il collega Delmastro avrà espresso una valutazione un po' ruvida, ma comunque è una sua valutazione, ed è liberissimo il collega Delmastro di poter ritenere e di poter dire, se lo ritiene, che lei ha una gestione dell'Aula partigiana.

Io, Presidente, non credo che si debba sparare sulla Croce Rossa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): ho un altro modo di pormi rispetto alla Presidenza, perché quando uno è arbitro è bene che venga garantito; però, Presidente, ci metta un po' pure del suo per farsi rispettare in questa Assemblea, perché quando io sollevo una cosa, la risposta non viene data. Allora facciamo così: ogni questione regolamentare va sollevata da uno di opposizione e da uno di maggioranza per meritare una risposta. Ma ci si può comportare così? Sulla base di quale principio, se io le chiedo una cosa lei fa finta di niente, e se gliela chiede un deputato di maggioranza forse si degna di dare una risposta? E allora non richiamiamo il collega Delmastro, prendiamoci delle responsabilità. Io le sto chiedendo di dire che questo tipo di annullamento delle votazioni non costituisce precedente. Lei non lo deve fare per una questione, come dire, di impuntatura nei suoi confronti: lei lo deve fare a protezione della Presidenza. Perché se lei fa questa cosa oggi, da domani per ogni votazione ci sarà qualcuno che strumentalmente potrà alzarsi dicendo che quella o quell'altra Commissione, anche se non è vero, è ancora convocata. Non ce n'erano tre, quattro o cinque di Commissioni convocate: ce n'era forse una. La seduta era già cominciata da un po', lei ha chiesto tre volte se c'erano interventi. Questo è il punto. Poi se lo capisce, bene; altrimenti chiederemo a un deputato di maggioranza di alzarsi e di spiegarlo meglio evidentemente di come faccio io (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega, ribadisco quanto detto anche precedentemente: io prima non ho annullato per irregolarità la votazione, ma ho revocato la votazione; lei sa meglio di me che sono due cose assolutamente differenti. Se creerà precedente? Non credo proprio, dato il dibattito di oggi in quest'Aula. Credo quindi che, dati i vari interventi in quest'Aula, proprio su questo caso specifico inerente al Regolamento, non ci sarà un precedente in tal senso: sicuramente verrà presa in considerazione la discussione che è stata svolta. Se nessuno chiede di intervenire, pongo in votazione con il parere favorevole della Commissione e del Governo l'articolo aggiuntivo…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente!

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Deve dare la motivazione!

PRESIDENTE. Colleghi, la questione è chiusa. Io andrei avanti. Se nessuno chiede di intervenire, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.0200, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

Passiamo alla votazione dell'articolo 3, a cui non sono riferiti emendamenti. Ha chiesto di parlare il collega Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, io chiedo di intervenire sempre sul tema precedente.

PRESIDENTE. No, collega, è già stato…

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Cioè, io vorrei capire se è stato revocato o no il richiamo all'ordine che ha fatto al collega Delmastro perché considerava partigiana la sua gestione dell'Aula. Lei ci deve rispondere per quale motivo l'ha richiamato all'ordine o se è revocato il richiamo all'ordine. Non può far finta di niente quando questo le viene chiesto. Ci risponda e ci dia le motivazioni o che ha revocato il richiamo all'ordine. Non può far finta di niente!

PRESIDENTE. Chiaro. Collega, ovviamente conosce l'articolo 59, quindi se un deputato pronunzia parole sconvenienti è facoltà (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)… È facoltà della Presidenza richiamare all'ordine. Passiamo all'articolo 3, a cui non sono riferiti emendamenti.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). “Partigiano” è sconveniente!

GIOVANNI DONZELLI (FDI). “Partigiano”, quindi è sconveniente!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, io andrei avanti in questo caso (Proteste dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)…No. Se nessuno chiede di intervenire. Ha chiesto di parlare la collega Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori. Per comprendere: quindi non può più essere detta in quest'Aula la parola “partigiano” perché è sconveniente, a questo punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Penso che anche con questa sua definizione oggi ha creato un precedente, quindi la parola “partigiano” non potrà più essere detta nell'Aula. Ne prendiamo atto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia - Commenti del deputato Fiano).

PRESIDENTE. Collega Mollicone, immagino sempre sull'ordine dei lavori.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, per ricordare per il suo tramite all'aula il significato esatto che ci indica la Treccani del termine “partigiano”. Partigiano: chi parteggia, chi si schiera da una determinata parte, chi aderisce a un partito sostenendone le idee, seguendone le direttive per lo più con spirito fazioso. Quindi, sappiamo che da oggi il termine partigiano è un oltraggio. Se così è, lei lo deve inserire…Presidente, se però lei non mi ascolta, chiedo il recupero. Presidente, sarò partigiano, però se sto intervenendo almeno la sua attenzione penso che sia legittima. Quindi, Presidente, la invito a ritirare il richiamo all'ordine perché il termine partigiano in italiano non è un insulto; poi a livello storico ognuno può avere la sua visione, ma a livello proprio etimologico è colui che è di parte. Quindi cosa ci sia di offensivo e oltraggioso proprio non si capisce. La invitiamo ufficialmente, come Presidente dell'Aula, a ritirare il richiamo all'ordine.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei aiutarla, rimuoverla dal cul-de-sac in cui si è infilata per una clamorosa, soverchia, evidente, urlata inadeguatezza a dirigere quest'Aula. Lei ha ritenuto che fosse una parola sconveniente, un termine sconveniente, “partigiano”. Partigiano nella lingua italiana significa seguace o fautore per lo più fazioso, e di quello la accusavo; è pur vero che in Italia storicamente partigiano designa anche altro, ma anche in quel caso, io, con la mia storia, non lo definirei sconveniente. Trovo abbastanza disarmante il silenzio di una sinistra che sente dire nell'emiciclo del Parlamento che partigiano è un termine sconveniente e la sinistra silenziosa, disarmata da cotanta crassa ignoranza culturale (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier), storica, financo antropologica che lei dimostra, stia zitta. Allora la voglio aiutare: non era il termine storico che indicavo in lei! Quelle erano persone quanto meno che per qualcosa rischiavano: lei l'unica cosa che rischia è quella poltrona, ma la rischia quotidianamente per la sua inadeguatezza! E le voglio dare un'altra mano: se avessi voluto essere veramente offensivo con lei, indicando una formazione politica, le avrei dato della grillina, della pentastellata, della pentastelloide. Io ho detto che lei è solo faziosa e quando un Presidente d'Aula si alza e non avverte l'assoluta ignominia…

PRESIDENTE. Collega, la mascherina, per favore!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …di dire “io rispondo al deputato perché è di maggioranza e non a quello di minoranza”…

PRESIDENTE. Collega, indossi la mascherina, altrimenti le tolgo la parola!

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). …vuole dire che fazioso nei suoi confronti è un eufemismo e “partigiano” nei suoi confronti è una carezza. Questo lei deve comprendere! Allora, per riportare tranquillità, non le ho dato del partigiano nel senso storico del termine: prendo atto che per la sinistra è sconveniente il termine partigiano nel senso storico. Io gliel'ho dato nel senso del Devoto-Oli: vada a vedere se è un'ingiuria; se è un'ingiuria continui a farmi il richiamo, viceversa si arrenda almeno all'italiano! Non dico ad altro, all'italiano anche lei si deve arrendere (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È un aggettivo che la qualifica nel termine più nobile che potessi trovare per una come lei.

PRESIDENTE. Collega, la sua spiegazione mi ha convinto, quindi revoco il richiamo all'ordine, così andiamo avanti.

Passiamo all'articolo 3, a cui non sono riferiti emendamenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2207)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere su tale ordine del giorno.

ELENA BONETTI, Ministra per le Pari opportunità e la famiglia. Il Governo esprime parere favorevole sull'ordine del giorno n. 9/2207/1 Spadoni.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2207)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, per dichiarare il voto favorevole a questa ratifica di estrema importanza e soprattutto dichiarare la nostra totale condivisione sull'obiettivo della ratifica, e quindi sulla questione centrale anche della nostra contemporaneità, purtroppo, che sono le molestie sul luogo di lavoro. Quindi, da questo punto di vista, c'è una totale condivisione nello spirito e nella sostanza di questa Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro. Per queste ragioni voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Signora Presidente, Ministra e colleghi, con il voto di oggi l'Italia sarà tra i primi Paesi a ratificare la Convenzione n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro, adottata il 21 giugno 2019 dai delegati della Conferenza internazionale del lavoro nel centenario dell'OIL. Essa rappresenta una svolta storica nel diritto internazionale e del lavoro; è una vittoria di civiltà con la quale si riconosce il diritto di tutte e tutti ad un mondo del lavoro libero da violenza e molestie. Il mondo del lavoro deve essere un luogo rispettoso della dignità di tutte e di tutti coloro che vi operano. Nessuno deve più essere obbligato a scegliere se continuare a lavorare o smettere di farlo per non subire violenza o molestie. Garantire un ambiente di lavoro sano, privo di fattori di discriminazione e di qualsiasi forma di violenza fisica o psicologica, significa anche migliorare la produttività e la qualità delle prestazioni, riducendo allo stesso tempo il rischio di malattie professionali. L'adozione della Convenzione, unitamente alla raccomandazione n. 206, è stata oggetto di un lungo e faticoso negoziato ed è stata fortemente voluta dai sindacati internazionali e dalle organizzazioni femminili di tutto il mondo, e ha visto in prima linea il Governo italiano e le parti sociali italiane.

Essa introduce una serie di importanti innovazioni e riconosce che la violenza e le molestie nel mondo del lavoro possono costituire una violazione e un abuso dei diritti umani, sono una minaccia per le pari opportunità, sono inaccettabili e incompatibili con il lavoro dignitoso. La Convenzione fornisce una definizione ampia di violenza e molestia intese come comportamenti e pratiche che provocano, mirano a provocare o sono suscettibili di provocare danni fisici, psicologici, sessuali o economici. Una definizione che include non soltanto l'abuso fisico, bensì anche quello verbale, oltre a fenomeni quali lo stalking e il mobbing. In particolare, fa espresso riferimento alle violenze e alle molestie fondate sul genere. La Convenzione tutela inoltre ogni lavoratrice e ogni lavoratore a prescindere dallo status contrattuale, includendo anche i volontari e le persone nel corso di periodi di formazione, tirocinio e apprendistato, nonché coloro che sono alla ricerca di un lavoro o i lavoratori il cui rapporto di lavoro si sia estinto; allo stesso tempo protegge il datore di lavoro e si applica a tutti i settori, sia pubblico sia privato, nonché all'economia informale; riconosce, altresì, come le violenze e le molestie possano verificarsi oltre il luogo di lavoro inteso in senso fisico, ricomprendendo tutte quelle condotte che si verificano, ad esempio, durante viaggi di lavoro, eventi sociali, così come nel contesto delle comunicazioni che avvengono per via telematica. Il progresso nelle tecnologie ci consente di lavorare dove si vuole - pensiamo allo smart working, che tanto ha aiutato ad affrontare i mesi del lockdown -, ma il rovescio della medaglia è che la tecnologia può essere utilizzata per danneggiare i lavoratori attraverso mail, sms, messaggi Whatsapp, caricando video e immagini a sfondo sessuale, screditando, insultando, molestando.

In secondo luogo, la Convenzione prevede una serie di obblighi per gli Stati parte, a partire da quello di adottare disposizioni interne che definiscano la violenza e le molestie conformemente a quanto da essa previsto e che prescrivano ai datori di lavoro di porre in essere le misure atte a prevenire condotte lesive e pratiche inaccettabili, fino al più generale obbligo per gli Stati di adottare le misure necessarie, tanto preventive quanto repressive. In particolare, la Convenzione richiede agli Stati di garantire alle potenziali vittime di violenze o molestie l'accesso alla giustizia in maniera effettiva e di predisporre misure rimediali. Anche in tale contesto dedica una particolare attenzione alle violenze e alle molestie basate sul genere. Inoltre, la Convenzione prevede alcuni obblighi specifici nei confronti degli Stati membri, tra cui il conferimento di poteri incisivi agli ispettori del lavoro e alle autorità competenti e l'attribuzione del potere di adottare, laddove necessario, misure immediatamente esecutive.

Sebbene il fenomeno di cui stiamo discutendo riguardi anche i lavoratori, sono le lavoratrici ad esserne maggiormente colpite. Purtroppo, la violenza, nelle sue sfaccettature, è una realtà quasi quotidiana per una grandissima parte di lavoratrici e a dircelo sono i dati. Secondo i dati Istat del 2018, una donna su due in Italia, nel corso della sua vita professionale, ha subito una qualche forma di molestia fisica o di ricatto sessuale, eppure il 99 per cento dei ricatti sessuali non viene segnalato alle forze dell'ordine: nell'81,7 per cento dei casi la vittima non ne ha parlato con nessuno nel luogo di lavoro e solo il 18,3 ha raccontato la sua esperienza.

Le conseguenze di questo fenomeno sono molto consistenti. Le molestie provocano effetti negativi sulla capacità lavorativa delle vittime, possono portare alla comparsa di disturbi da stress, stress post traumatico, i quali a livello professionale possono incidere sulla produttività e sull'efficacia delle risorse, sull'assenteismo e sul turnover del personale. Anche la società nel suo complesso subisce un danno, nel momento in cui l'economia del Paese perde produttività da parte delle donne con un conseguente calo del PIL.

Le violenze sessuali, sessiste e sessuali, sono comunque ovunque e non ci sono luoghi di lavoro che ne risultano privi. Creano un clima ostile, umiliante, degradante, in cui si manifesta l'abuso di potere. Per eliminare la violenza e le molestie non è, quindi, sufficiente intervenire sui sintomi, ma bisogna agire sulle cause soggiacenti, come l'abuso di rapporti di potere diseguali e le norme sociali e culturali su cui poggiano i pregiudizi rivolti alle donne. Questo ci obbliga a dare reale applicazione al principio di non discriminazione - l'eguaglianza per le donne - così come per altri gruppi soggetti a multiple discriminazioni.

Concludendo, colleghi, nel novembre scorso quest'Aula ha approvato una mozione di maggioranza da parte di Italia Viva che impegnava il Governo a ratificare quanto prima la Convenzione in oggetto. Oggi, anche grazie all'impulso dato dall'iniziativa parlamentare della collega Boldrini, possiamo tenere fede a questo impegno e possiamo aspirare ad avere un mondo del lavoro libero da violenza e da molestie. Per questo siamo felici, oggi, di votarne la ratifica (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Augusta Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Io intanto voglio abbracciare la collega Annibali per l'emozione che ha messo nelle sue parole e nel suo discorso. La voce quasi le tremava e questo non è sfuggito a me e a tutto il gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Partito Democratico e Italia Viva), sintomo di come un tema così delicato possa essere talmente coinvolgente e andare anche molto al di là di quello che si pensa tra questi scranni.

È vero: la collega Annibali ha citato una serie di dati che sono decisamente disarmanti. Sia donne che uomini subiscono molestie sul lavoro, ma i dati ci dicono che le donne ne subiscono tre volte tanto rispetto agli uomini. Un milione 404 mila sono le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito ricatti o molestie sul lavoro e l'8,9 per cento sono le lavoratrici attuali o passate. Sono 425 mila quelle che tra il 2013 e il 2016 - questo è l'ultimo dato rilevato - sono state le più colpite da questo tipo di molestia. Di queste 425 mila, 167 mila l'hanno subita come ricatto sessuale per un'assunzione o per un incremento di carriera. L'80 per cento dei casi non ne parla sul posto di lavoro, ma è lo 0,7 per cento soltanto che lo denuncia , è solo lo 0,7 per cento che lo denuncia. Il 36,9 per cento delle donne che hanno subito i ricatti non ha voluto, però, rispondere alla rilevazione Istat circa l'esito e la reazione successiva a questi ricatti. Tra quelle che, invece, hanno risposto - quindi, nel 70 per cento residuale -, il 33,9 per cento ha detto che ha cambiato lavoro e il 10 per cento che è stata licenziata, che è stata messa in cassa integrazione o che non è stata assunta. Che cosa traspare da questo dato ultimo? Che esiste anche un effetto psicologico dirompente nelle donne e nelle persone in generale che subiscono questo tipo di molestia. Ora, noi ci troviamo ad andare a ratificare un'importante Convenzione che tocca questo tema e Fratelli d'Italia, come avete evinto anche dalle votazioni precedenti, ha scelto di votare a favore della ratifica perché riteniamo che non si possa, di fronte a un problema simile, fare una scelta “bianca”, ma bisogna necessariamente fare una scelta di parte: si è o no contro le molestie sul lavoro? Sì, siamo contro le molestie sul lavoro, senza nessun tipo di dubbio e vacillazione.

Ma nell'essere contro - e nell'essere contro - le molestie che si verificano sul posto di lavoro è evidente come noi, per andare veramente incontro all'esigenza di debellare questa piaga, abbiamo la necessità di intervenire su vari fronti, come quello di garantire la parità salariale tra uomo e donna affinché nessuno possa essere messo in una situazione di inferiorità, a prescindere, come quello di intervenire affinché venga garantita parità di capacità, lo stesso percorso di carriera negli stessi ambiti lavorativi, affinché la donna venga supportata per affrontare la propria carriera lavorativa e non debba rinunciare ad altre prerogative o desideri e penso, per esempio, a quello di avere dei figli, di essere in famiglia, di essere partecipe alla vita familiare in maniera attiva e completa. In tutto questo, quindi, la sola ratifica della Convenzione non è sufficiente se non si va di pari passo con delle politiche del lavoro attive che possano aiutare le donne a farsi strada in questo senso e a non vedersi innanzitutto menomate nel proprio percorso lavorativo e nella propria carriera.

Vi è - ed è indubbio, però, non dirlo - un problema di fondo tutto italiano, che purtroppo, però, la classe politica ha per troppo tempo individuato nel datore di lavoro, nell'imprenditore, nella partita IVA, in colui che crea l'azienda e che dà posto di lavoro, cioè una certa ombra, un'ombra di sospetto, come se fosse più un nemico che un alleato. Ecco, c'è da dire che le molestie sul posto di lavoro spesso non avvengono da parte del datore di lavoro, ma tra lavoratori magari con posizioni diverse, ma all'oscuro molto spesso dell'imprenditore, dell'azienda, di chi è il datore di lavoro nel vero senso della parola.

Allora, quella che è la promessa che ci dobbiamo fare, che dobbiamo fare a noi stessi, è di vigilare perché questa Convenzione venga applicata nel modo corretto, cioè senza posizioni aprioristicamente talebane di avversione nei confronti di imprenditori e datori di lavoro, guardando a loro come a degli alleati e come alla risorsa che possiamo avere per debellare questa piaga, perché è interesse dell'azienda avere al proprio interno un clima sereno e di competitività sana, anziché menomato o indebolito da situazioni anomale come quelle di cui, infatti, oggi ci stiamo occupando.

Quindi, l'impegno di Fratelli d'Italia, al di là della ratifica di questa Convenzione, di dire “sì” alla ratifica di questa Convenzione, è innanzitutto quello di vigilare anche nei prossimi mesi affinché il Governo, tutti i Governi vorranno applicarla senza farsi ammalare da quella mentalità sbagliata per la quale il datore di lavoro è solo un responsabile, è solo la causa. Ecco, non è così, anzi è la soluzione di questo male, e a loro ci dobbiamo appoggiare, di loro dobbiamo avere fiducia, nei loro confronti dobbiamo avere fiducia, affinché chi davvero ha sofferto o rischia di soffrire situazioni analoghe possa avere la giusta tutela e ci possano essere giuste politiche di prevenzione per isolare invece le mele marce che intendono utilizzare molestia e violenza, non solo fisica ma psicologica, per soggiogare un collega, un altro lavoratore, facendogli molestia sul posto di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Alle volte quando noi ratifichiamo gli accordi internazionali lo facciamo anche in modo un po' meccanico, un po' burocratico, perché, insomma, la decisione è già stata presa dal Governo, che in questo caso era il Governo precedente, dove c'erano la Lega e il MoVimento 5 Stelle, e quindi, il Parlamento lo fa in modo un po' “automatico”. Questo, però, è un accordo internazionale che può effettivamente incidere nella vita di tante persone; è un accordo internazionale che norma finalmente le molestie sui luoghi di lavoro. Che cosa sono le molestie sui luoghi di lavoro secondo l'accordo che andiamo a ratificare tra poco? È quell'insieme di pratiche e comportamenti inaccettabili o la minaccia di porli in essere, ripetutamente o in una sola occasione, che si prefigga, causi o possa comportare un danno fisico, psicologico, sessuale ed economico; questa è la definizione di molestie che avvengono sul luogo di lavoro. In sostanza, che cos'è una molestia? Sono tutte quelle attenzioni che nessuno di noi vorrebbe che venissero rivolte a una moglie, a una sorella, a una figlia.

La ratifica, sostanzialmente, riconosce queste molestie che avvengono anche in un solo episodio, anche in forma telematica, durante i viaggi di lavoro, durante i colloqui di lavoro, per tutte le forme di lavoro, inclusi gli stage, che spesso sono delle forme di lavoro molto subordinate e soggette a una possibile conferma e, quindi, più deboli, per le persone che svolgono attività di volontariato, le persone che sono coinvolte nel lavoro domestico e le persone che hanno dei rapporti di lavoro in nero (quindi, comprende tutti i rapporti di lavoro, anche i rapporti di lavoro ancora più subordinati). In Italia, lo diceva prima la collega Montaruli, sono il 9 per cento le donne che, secondo l'Istat, hanno subito una molestia di lavoro; dicendo il 9 per cento può sembrare che, insomma, sì, siano tante donne, ma è il 9 per cento: il restante, più del 90 per cento delle donne, si è salvato. In realtà, stiamo parlando di un fenomeno che riguarda un milione e 400 mila donne, molte delle quali, la stragrande maggioranza delle quali, lo ricordava prima la collega Annibali, non hanno mai denunciato.

Questa ratifica, quindi, è importante, anche se la riteniamo un passaggio come questo. Io voglio dare voce a queste donne, che spesso si sono trovate in una condizione di subordinazione e che non avevano strumenti per farsi valere. Voglio dare voce, per esempio, a Barbara, che durante il colloquio di lavoro come cameriera si è sentita chiedere se lei il servizio avrebbe voluto farlo magari senza reggiseno. Voglio dare voce a Sara, che fa la rappresentante commerciale e che troppe volte ha dovuto ricordare ai suoi clienti che lei vendeva degli oggetti di arredamento, ma che lei non era in vendita e che le attenzioni che le rivolgevano erano assolutamente inaccettabili. Voglio dare voce a quelle donne e magari anche a quegli uomini che hanno ricevuto qualche volta sul loro telefonino dei messaggi inappropriati dal capo o dal collega. Ecco, questa ratifica risponde a tutte quelle donne e anche, se ci sono, a quegli uomini che si sono sentiti umiliati e sporchi dopo aver subito delle attenzioni pesanti.

Oggi, con questa approvazione - speriamo con un'approvazione rapida da parte del Senato - noi votiamo a favore di uno strumento per loro, per stare al loro fianco, per dargli più diritti e per dargli più tutele. È grazie alla collega Boldrini che lo facciamo, che ci ha molto tenuto a farlo rapidamente, a coinvolgere le associazioni datoriali, le associazioni sindacali nella discussione della proposta di legge, ed è un peccato, onestamente - lo dico rivolgendomi ai colleghi della Lega -, che la Lega su questo si astenga. È un peccato che non voglia essere a fianco di quelle tante donne e degli uomini che hanno subito delle molestie e che, potenzialmente, potrebbero sentirsi più tutelati, più difesi da una ratifica che pone l'Italia all'avanguardia della legislazione internazionale sulla protezione contro le molestie sui luoghi di lavoro e che potrebbe aiutare tante e tanti a denunciare e a far sì che i nostri luoghi di lavoro siano luoghi di civiltà, luoghi più inclusivi, luoghi abitabili da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Grazie, Presidente. Il tema che stiamo affrontando richiede un'attenzione da parte di tutte le forze politiche, lasciando fuori dalle porte di quest'Aula qualunque polemica ed è per questo che ci vogliamo unire anche noi all'abbraccio alla nostra collega Annibali. La violenza contro le donne continua a rappresentare nel nostro Paese un fenomeno molto complesso e in continua crescita; le radici della violenza sono talmente profonde che oggigiorno non si parla soltanto di violenza sessuale, ma di un fenomeno molto più strutturato, drammatico e purtroppo sottostimato. Per questo, accogliamo con favore le indicazioni della Convenzione n. 190, che pone l'attenzione sulla matrice di genere che spesso si cela dietro alle violenze e alle molestie agite nei luoghi di lavoro. Purtroppo oggi dobbiamo fare i conti con una realtà che abbiamo il dovere di arrestare: gli ultimi dati Istat stimano che un milione e 173 mila donne nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera. Le vittime di molestie sul luogo di lavoro non sono soltanto le donne; non dobbiamo dimenticarci, infatti, che anche gli uomini subiscono ricatti e violenze; basti pensare che sono circa 3.754.000 gli uomini che nel corso della vita hanno subito molestie; in questi casi, poi, gli abusi sessuali sugli uomini rappresentano un vero e proprio tabù, perché spesso la vittima non è disposta a parlarne a causa dell'umiliazione e di un'errata idealizzazione della stessa idea di uomo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Qualche giorno fa abbiamo celebrato la giornata dell'omofobia, la riflessione sull'importanza di questa giornata deve arrivare all'interno di quest'Aula per cercare di promuovere un'azione sinergica di tutte le forze politiche di una vera formazione culturale. Purtroppo, da parte degli ultimi Governi bisogna dire che è stato fatto davvero poco, soprattutto in materia di pari opportunità. Al di là delle parole, delle promesse, della propaganda e delle linee guida, la lotta contro la violenza è stata considerata come una tematica marginale dal punto di vista culturale.

Mi riferisco, nello specifico, alle moltitudini di iniziative tradotte, poi, in legge e volute e sostenute dal nostro gruppo di Forza Italia. Non a caso, nel 2006 è stato approvato il codice delle pari opportunità, uno strumento volto ad eliminare ogni discriminazione basata sul sesso. È stato, infatti, stabilito a chiare lettere, attraverso una norma di rango primario, che la parità di trattamento e di opportunità tra donne e uomini deve essere assicurata in tutti i campi, compresi quelli dell'occupazione, del lavoro e della retribuzione. Per la prima volta voglio ricordare è stato introdotto nel nostro ordinamento il concetto di molestie sessuali, in cui vanno compresi tutti quei comportamenti a connotazioni sessuali espressi in forma fisica, verbale o non verbale, aventi lo scopo effettivo di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante e offensivo.

Ed ancora, la tipizzazione del reato di stalking avvenuta nel 2009, quando Governo e Parlamento realizzarono un importante passo in avanti nel sistema legislativo. Da ultimo, ci siamo battuti in Parlamento per apportare dei miglioramenti al “codice rosso”: infatti, grazie al nostro intervento in Commissione giustizia, sono state recepite importanti proposte avanzate dal nostro gruppo di Forza Italia, tra le quali voglio ricordare l'introduzione della nuova fattispecie penale del revenge porn (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), l'applicazione di procedure di controllo mediante mezzi elettronici, come i braccialetti elettronici, e l'introduzione di una fattispecie specifica di reato diretta a punire la costrizione all'orribile pratica dei matrimoni forzati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

È evidente che l'iniziativa legislativa da sola non è sufficiente ad arrestare il fenomeno della compressione del diritto fondamentale di libertà. Durante questo periodo di emergenza sanitaria in cui siamo stati costretti a restare nelle nostre case, molte donne sono state vittima dei propri conviventi senza potersi difendere. Il nostro obiettivo, agendo a tutti i livelli, deve essere quello di prevenire ed educare, soprattutto le nuove generazioni, ad una cultura del rispetto, della reciprocità e della solidarietà. Se è vero che la famiglia è il primo nucleo nel quale bambine e bambini maturano una propria visione di genere, parimenti vera è la seconda istituzione con la quale i nostri figli si confrontano ed è proprio la scuola.

In relazione a quanto si è detto e considerato il persistente fenomeno della violenza di genere, sono sempre più convinta, anzi, siamo sempre più convinti, che dobbiamo affrontare un concreto ripensamento dei valori della convivenza in un'ottica diversa anche rispetto al passato. Dobbiamo lavorare per eliminare ogni tipo di pregiudizio nei confronti delle donne che denunciano situazioni di violenza e a cui si tende, purtroppo, ancora oggi, a non credere. Grazie, Presidente, quindi il nostro sarà un parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ribolla. Ne ha facoltà.

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il provvedimento sottoposto al nostro esame riguarda l'autorizzazione alla ratifica e all'esecuzione di una Convenzione adottata dall'Organizzazione internazionale del lavoro il 21 giugno 2019 con l'obiettivo di eliminare la violenza e le molestie nel mondo del lavoro, obiettivi assolutamente condivisibili. È importante sottolineare come la Convenzione, approvata, tra l'altro, a larga maggioranza dalla stessa Organizzazione, entrerà in vigore soltanto dodici mesi dopo che almeno due Stati membri l'avranno ratificata. Tale circostanza ci responsabilizza in modo particolare, dal momento che l'Italia potrebbe essere proprio il primo Paese a fare questo passo.

Vogliamo dirlo subito: condividiamo e, ribadisco condividiamo, gli obiettivi della Convenzione, ma esprimiamo alcuni dubbi sugli effetti che potrebbero avere sull'Italia le sue concrete modalità di applicazione all'interno del nostro ordinamento, al momento non del tutto chiare. Il testo prevede, infatti, un articolato quadro di obblighi per gli Stati membri, a partire da quello di adottare disposizioni interne che definiscano la violenza e le molestie conformemente a quanto previsto dalla Convenzione e che prescrivano ai datori di lavoro di porre in essere tutte quelle misure atte a prevenire le condotte lesive, fino al più generale obbligo per gli stessi Stati di adottare le misure necessarie, sia preventive che repressive. La Convenzione sarà, poi, soggetta ai meccanismi di controllo previsti dall'Organizzazione internazionale del lavoro attraverso, anzitutto, i rapporti periodici presentati dagli Stati.

Sono, inoltre, previsti meccanismi speciali, come quello che consente a uno Stato membro di presentare all'Organizzazione una denuncia nei confronti di un altro Stato che non abbia assicurato l'efficace attuazione della Convenzione anche da quest'ultimo ratificata. Tale misura - lo sottolineo - è suscettibile di esporre il nostro Paese anche a forme di lotta di natura geo-giudiziaria, questa circostanza non ci rassicura moltissimo. Un potere non trascurabile di denuncia è riconosciuto anche al consiglio di amministrazione della stessa Organizzazione e persino ai singoli delegati presso la Conferenza internazionale del lavoro, rendendo possibile l'attivazione, a loro iniziativa, di una procedura suscettibile di condurre alla creazione di una commissione d'inchiesta, incaricata di redigere un rapporto contenente, eventualmente, anche raccomandazioni per lo Stato interessato. La controversia potrà sfociare anche in un giudizio della Corte internazionale di giustizia, aprendo, quindi, la via a nuove compressioni della sovranità nazionale del nostro Paese.

Diversi elementi della Convenzione hanno, peraltro, già trovato attuazione nella legislazione italiana. La legge di bilancio per il 2018, ad esempio, ha provveduto ad innovare il codice delle pari opportunità tra uomo e donna, prevedendo una tutela specifica per coloro che agiscano in giudizio a seguito di molestia subita nei luoghi di lavoro. Tuttavia, la nostra impressione è che non si possa ratificare e dare esecuzione a questa Convenzione senza predisporre ulteriori adeguamenti del nostro ordinamento, circostanza questa che, peraltro, gli stessi rappresentanti del Governo hanno già evidenziato in sede di Commissione. Non sarebbe stata ancora completata l'istruttoria avviata in ambito governativo, in particolare tra il Ministero degli Affari esteri e quelli della Giustizia e del Lavoro e i Dipartimenti della funzione pubblica e per le pari opportunità insieme alle organizzazioni sindacali, proprio per comprendere tutte le implicazioni dell'eventuale ratifica. Inoltre, in Commissione bilancio, il gruppo della Lega ha sottolineato come il provvedimento rischi di essere inattuato - e questa è la nostra preoccupazione più grande - anche perché c'è una clausola di invarianza e questa ratifica prevede che sia l'Ispettorato nazionale del lavoro ad effettuare controlli. Ma come può farli se non ha risorse?

Non mancano, quindi, degli elementi di perplessità, signor Presidente, noi questi elementi li condividiamo. Come Lega-Salvini Premier, non siamo contrari all'oggetto, anzi, e ai principi che la Convenzione promuove, ma abbiamo dubbi sulla loro traduzione in pratica. Nonostante questi elementi di incertezza che ho spiegato in questa dichiarazione di voto, visti, però, gli obiettivi assolutamente condivisibili di questa Convenzione, non possiamo che esprimere un voto favorevole, come Lega-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Sabrina De Carlo. Ne ha facoltà.

SABRINA DE CARLO (M5S). Grazie, Presidente. La Convenzione sull'eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro ha ricevuto approvazione a larga maggioranza nel corso della centottesima sessione della Conferenza internazionale del lavoro, come atto terminale di un processo di negoziazione che ha mosso i primi passi nel 2015.

Violenza è un termine che abbiamo mutuato dalla lingua latina, come larga parte del nostro lessico, una parola che reca in sé il significato di una precisa azione: il ricorso all'uso della forza fisica e, non di meno, delle armi. Una forza impetuosa e incontrollata, dunque, un'azione volontaria esercitata da un soggetto su un altro in modo da determinarlo ad agire contro la sua volontà; un comportamento che muove dall'istinto umano più primordiale, una tendenza sorda e animalesca alla sopraffazione che mal si combina con la necessità di un vivere civile, di una comunità progredita, aperta, rispettosa, democratica, libera, che rifiuta ogni pratica o forma di coercizione, che si fonda sul rispetto reciproco degli individui, oltre alle differenze di sesso, razza, credo religioso e politico.

Benché il lavoro da fare in tal senso sia ancora corposo e la strada da percorrere sia lunga, in salita ed impervia, questa Convenzione getta fondamenta solide e resistenti su cui erigere ed edificare una comunità convintamente non violenta, una comunità di persone che rifiuta ogni forma di abuso e lo rifiuta tanto negli ambienti di lavoro, così come in qualunque altro ambito del vivere comune. È nostro compito farci promotori del lavoro dignitoso e libero da ogni forma di violenza e gli obiettivi dell'ILO sono lucidi, chiari e lungimiranti: mirano a raggiungere un'occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutte le donne e gli uomini, in condizioni di uguaglianza, sicurezza e dignità umana. Ogni forma di violenza sul posto di lavoro è in assoluta antitesi con questo mandato, e dobbiamo assumerci il compito di sensibilizzare sul tema, aprire dibattiti di ampio respiro e divulgare. Un imperativo fondamentale per noi oggi è tradurre le parole, gli intenti e gli auspici in atti.

Il tema è stato ripreso anche durante la giornata internazionale.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

SABRINA DE CARLO (M5S). Il tema è stato ripreso anche durante la giornata internazionale della donna, non un caso, ma un chiaro intento di educare alla sensibilità l'opinione pubblica, su come il mondo del lavoro rappresenti un luogo privilegiato per la prevenzione e per il contrasto alla violenza e a politiche sessiste.

L'attenzione su questo tema è maturata attorno alla metà degli anni Novanta, ma, nonostante sia aumentata soprattutto negli ultimi anni, i dati che oggi abbiamo la possibilità di consultare non sono affatto confortanti e, anzi, raccontano di atteggiamenti ancora troppo diffusi di violenza. I dati Istat, infatti, tracciano un quadro allarmante, anche perché la violenza sul lavoro, subdola e poco riconosciuta, fatica ancora a trovare spazio nelle discussioni sulla violenza di genere, nonostante un movimento, come quello del Me too, abbia acceso i riflettori sugli episodi che ogni giorno le donne subiscono nel loro ambiente di lavoro.

Come dimenticare le aspre critiche riservate a quelle donne, che proprio sull'onda del Me too sono uscite allo scoperto, o le battute sarcastiche di quegli uomini, che lamentavano di non essere neanche liberi di corteggiare o fare un complimento a una collega? Un indicatore notevole e al contempo preoccupante, su cui porre attenzione, è che l'80,9 per cento delle vittime rimane in silenzio. Sempre l'Istat ha condotto un'indagine sulle cause del silenzio. Basti pensare che il 28,4 non dà importanza all'accaduto, il 20,4 non ha fiducia nel sistema, il 15,1 ha paura di essere giudicato e il 9,3 ha il senso di colpa di avere in qualche modo contribuito all'accaduto, numeri, questi, che richiamano quelli inerenti al silenzio della violenza domestica.

Occorre, quindi, creare fiducia nei mezzi di sostegno e contrasto delle molestie sul luogo di lavoro. Occorre prevenire ed informare, attraverso strumenti che mettano a confronto tutte le parti. Una volta per tutte, sarebbe utile istituire una sorta di patto etico, che coinvolga tutti e si snodi attraverso corsi all'interno delle aziende, in cui si parli delle molestie, vengano date le giuste definizioni, si costruiscano i più opportuni percorsi per le segnalazioni e l'assistenza delle vittime. Il silenzio delle vittime e il senso di vergogna e di colpa che accompagna il silenzio sono tra i principali nemici nella lotta alle molestie. L'atteggiamento dei colleghi, l'empatia, la comprensione, il senso di rispetto e la serietà con cui si affronta il tema delle molestie e la fiducia che i superiori possono ingenerare costituiscono un valido antidoto al silenzio.

L'assenza di leggi coerenti che proteggano i lavoratori, in particolare quelli più soggetti a violenze e molestie, così come una definizione un po' troppo circoscritta di quello che si può considerare il luogo di lavoro, sono soltanto alcune delle lacune che l'ILO ha rilevato nelle legislazioni esistenti dei Paesi di tutto il mondo.

È quanto emerge, ad esempio, dal rapporto Women, business and the law 2018. Su 189 Paesi messi sotto la lente di ingrandimento, 59 non danno peso a questo fenomeno né propongono soluzioni per arginarlo, limitarlo e azzerarlo una volta per tutte. È un rapporto che copre un periodo di dieci anni e che aiuta non solo a capire qual è la situazione attuale, ma anche a verificare in che modo le leggi siano state e sono tuttora determinanti per portare nel tempo alle pari opportunità tra uomini e donne e far sì che queste ultime non si sentano spesso fragili, soggette a intimidazioni, soprusi e attacchi.

Le molestie sessuali e le altre forme di molestie e abusi fisici, verbali e psicologici, bullismo, mobbing, violenza e stress da lavoro colpiscono sia le donne che gli uomini in tutti i settori e le professioni. Ed è una verità indiscutibile che, nel mondo del lavoro, la violenza si basi su rapporti di potere ineguali, le molestie sessuali, ad esempio. Nei Paesi dell'Unione europea tra il 40 e il 50 per cento delle donne hanno subìto proposte sessuali indesiderate, contatti fisici o altre forme di molestie sessuali sul proprio posto di lavoro. Negli Stati Uniti l'83 per cento delle ragazze tra i 12 e i 16 anni hanno subito forme di molestie sessuali nelle scuole pubbliche. Studi condotti su piccoli gruppi nei Paesi dell'Asia Pacifico indicano che dal 30 al 40 per cento delle donne lavoratrici subiscono qualche forma di molestia, sia essa verbale, fisica o sessuale. E, ancora, in Australia, una persona su cinque è stata molestata sessualmente dall'età di 15 anni. Un terzo delle donne ha subito molestie ed è così anche per un uomo su dieci, tra questi la maggioranza, il 78 per cento, ha subito molestie proprio sul luogo di lavoro.

È, quindi, ora di parlare chiaro. È ora di ammettere che la violenza nel mondo del lavoro è una questione che attiene ai diritti umani, così come la salute, l'istruzione, le problematiche legali e socio-economiche.

Ma ci sono anche forti interessi di carattere imprenditoriale per l'eliminazione della violenza contro donne e uomini. I costi che la violenza comporta per le imprese includono l'assenteismo, l'aumento del ricambio del personale, prestazioni lavorative e produttività inferiori, un'immagine pubblica negativa, spese per eventuali cause, multe o spese di liquidazione elevate, un aumento dei premi assicurativi.

È opportuno ribadire che si tratta di un problema nascosto, ma con conseguenze concrete. Per i lavoratori può comportare stress elevato, perdita motivazionale, aumento di incidenti, disabilità e persino la morte. Le potenziali conseguenze sulla salute, sul benessere e sui sistemi di sicurezza sociale possono essere evitate attraverso la promozione della gestione integrata di politiche di sicurezza e salute sul lavoro, che tengano conto della prospettiva di genere e di una cultura della prevenzione sul lavoro.

Quindi, Presidente, il voto che esprimo per conto del MoVimento 5 Stelle è favorevole alla ratifica di questa Convenzione. Non è soltanto un voto politico, ma un voto di umanità, un voto che contiene la speranza di restituire dignità. È un voto da donna, da cittadina civile e solidale con le altre donne, con le colleghe, con chiunque sia stato maltrattato, abbia subìto abusi, ricatti, sia stato violato nella sua intimità, condizionato nel proprio libero arbitrio. È il voto di un movimento politico che si batte per i valori in cui crede fermamente, che ha restituito in politica alle donne ampio spazio e posizioni apicali. È il voto favorevole di tutte le donne che, mentre dibattiamo in quest'Aula, popolano uffici, luoghi di lavoro e, nel momento preciso in cui noi siamo qui ad occuparci della loro dignità, forse da un'altra parte la stanno perdendo o subendo profonde abusi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di intervenire per un breve ringraziamento la relatrice, deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI, Relatrice. Grazie, signora Presidente, solo per ringraziare la Commissione affari esteri, per aver svolto questo iter con molta attenzione, e anche le Commissioni che hanno espresso i pareri. E ringrazio la Ministra Bonetti per la sua presenza in quest'Aula, che, come dire, restituisce anche solennità all'atto che stiamo per fare, perché noi stiamo per votare una Convenzione di grande importanza. Si tratta di molestie nei luoghi di lavoro, quindi una Convenzione che ha l'obiettivo di prevenirle, di proteggere le vittime e di perseguire chi le commette, perché, colleghi e colleghe, il lavoro è sì un reddito adeguato, ma è anche dignità e rispetto di tutti e tutte. Quindi, grazie, signora Presidente.

(Coordinamento formale - A.C. 2207)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

Su un lutto del deputato Morassut.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Roberto Morassut è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2207)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2207: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro n. 190 sull'eliminazione della violenza e delle molestie sul luogo di lavoro, adottata a Ginevra il 21 giugno 2019 nel corso della 108ª sessione della Conferenza generale della medesima Organizzazione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41) (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia Viva).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 21 settembre, il presidente della I Commissione (Affari costituzionali), in ragione dell'elevato numero di emendamenti presentati, ha fatto presente l'esigenza - sulla quale hanno convenuto i rappresentanti di tutti i gruppi in Commissione - di posticipare ad altra data l'inizio dell'esame della proposta di legge costituzionale n. 2238, recante modifiche agli articoli 57 e 83 della Costituzione, in materia di base territoriale per l'elezione del Senato della Repubblica e di riduzione del numero dei delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica, la cui discussione generale è attualmente prevista per venerdì 25 settembre ed il seguito dell'esame nella settimana successiva.

Inoltre, con lettera in pari data, il medesimo presidente, in considerazione dello stato dell'iter e della necessità di approfondire le tematiche ivi affrontate, ha rappresentato l'esigenza - sulla quale hanno espresso il loro assenso unanime i rappresentanti di tutti i gruppi in Commissione - di un ulteriore differimento dell'inizio dell'esame in Assemblea della proposta di legge 2329, recante modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957 e al decreto legislativo n. 533 del 1993, in materia di soppressione dei collegi uninominali e di soglie di accesso alla rappresentanza nel sistema di elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, la cui discussione generale è prevista dal calendario dei lavori per lunedì 28 settembre ed il seguito dell'esame a partire dal giorno successivo.

Conseguentemente, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, nella giornata di venerdì 25 settembre la discussione generale della proposta di legge costituzionale n. 2238 non avrà luogo e, nel corso della settimana 28 settembre – 2 ottobre non saranno iscritti all'ordine del giorno dell'Assemblea né il seguito dell'esame di tale progetto di legge né l'esame della proposta di legge n. 2329.

Sempre secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, nella seduta di lunedì 28 settembre, dopo gli altri argomenti già previsti, si svolgerà la discussione generale dei seguenti progetti di legge di ratifica:

Disegno di legge n. 2523 – Accordo Italia-Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2521 - Accordo Italia-Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2373 - Convenzione di Minamata sul mercurio (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2359 - Protocolli sull'aviazione civile internazionale (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2333 - Convenzione Italia-Gabon per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2322-A - Accordo Italia-Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa;

Disegno di legge n. 2314-A - Accordo Italia-Kosovo sul trasferimento delle persone condannate;

Disegno di legge n. 2230 - Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Repubblica islamica di Afghanistan (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2123 - Accordo Italia-Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2122 - Accordo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi che istituisce la Fondazione internazionale (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2121 - Accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e l'Australia (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2119 - Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Nuova Zelanda (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 2091 – Protocollo di adesione dell'accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri e la Colombia e il Perù per tener conto dell'adesione dell'Ecuador;

Disegno di legge n. 1124-A ed abbinata – Protocollo recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.

Il seguito dell'esame di tali progetti di legge sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì 29 settembre, dopo gli altri argomenti già previsti e dopo il seguito dell'esame dei seguenti progetti di legge di ratifica, la cui discussione generale si è svolta l'11 maggio 2020:

Disegno di legge n. 2229 - Accordo Italia-Mozambico di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica (Approvato dal Senato);

Disegno di legge n. 1677 - Accordo di cooperazione fra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall'altra, sui programmi europei di navigazione satellitare;

Disegno di legge n. 1676-A - Accordo Italia-Australia di cooperazione scientifica, tecnologica e innovazione.

L'organizzazione dei tempi per l'esame dei sopracitati progetti di legge e per l'esame della proposta di legge n. 1824-A recante disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha facoltà di intervenire la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Mi scusi un attimo, collega. Colleghi… colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento. Prego.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. A poche ore dagli esiti referendari, il grande assente nel dibattito politico resta il disastro delle dinamiche del voto all'estero, che ancora una volta viene lasciato all'angolo dell'attenzione politica e mediatica. Nessun cenno al tracollo della rete estera del MAECI, in cui al momento risultano quasi 84 contagi e molte sedi chiuse, elementi che si sommano alla già nota e atavica carenza di personale e alla penuria degli strumenti; una condizione che letteralmente stona con la possibilità di svolgere in maniera adeguata le procedure di trasmissione, di collettamento e spedizione dei plichi elettorali, quelli provenienti da zone ad alta intensità epidemiologica. Voglio ricordare che una ventina di sedi sono state chiuse a causa dei contagi e si fa fatica a comprendere come il personale, letteralmente privo di riferimenti e linee guida operative e di garanzie di incolumità, possa sostenere un carico di lavoro talvolta triplicato. Mossa da queste premesse, ho depositato un'interrogazione proprio per evidenziare l'equazione sussistente tra sicurezza delle nostre sedi e dinamiche elettorali, e come la debolezza del sistema elettorale della circoscrizione estero abbia saputo manifestare la sua espressione più eclatante in questo scenario emergenziale. Chiedo pertanto al Governo di dare una risposta alle migliaia di lavoratori oltre confine, oltre che a milioni di cittadini residenti all'estero, facendo luce su quanto verificatosi oltre confine e su quelle che sono le misure attualmente adottate per garantire la sicurezza e l'incolumità del personale e degli utenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Benedetta Fiorini. Ne ha facoltà.

BENEDETTA FIORINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Giuseppe Mussini, amministratore delegato della Ceramica Panaria, ci ha lasciati a soli 57 anni dopo una lunga malattia. Giuseppe non è stato solo un grande imprenditore, ma una delle figure più importanti del distretto industriale modenese, l'uomo che, grazie alle sue capacità imprenditoriali, ha costruito la Panaria Group, contribuendo a diffondere in Italia e nel mondo il nome e l'altissima qualità del lavoro del nostro territorio. Giuseppe Mussini, per quanti hanno avuto la fortuna di conoscerlo, era prima di tutto un uomo straordinario, perché fuori dal comune erano le sue doti umane, che non si potevano non riconoscere sin dal primo incontro. Sia a livello professionale che umano lascia, quindi, un'importante eredità. Ha vissuto con generosità, sempre disponibile all'ascolto del prossimo. Con dedizione ha amato la sua famiglia e il suo lavoro, con coraggio ha affrontato le difficoltà e ha combattuto fino all'ultimo anche la malattia, illuminato da una profonda fede cristiana.

Partecipo commossa al dolore della moglie, dei suoi figli, della famiglia e di tutti i suoi lavoratori e collaboratori e, a nome mio e dei miei colleghi del gruppo della Lega, rivolgo loro le più sentite condoglianze ancora una volta. Sassuolo, Modena, il nostro distretto industriale, la comunità tutta perdono una figura di riferimento, ma sono certa che, anche nei momenti più bui, come quello che viviamo oggi, resta sempre la luce e la forza dell'esempio che ci offrono persone come Giuseppe Mussini ed è proprio per questo motivo che ritengo giusto ricordarlo oggi in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Trentacinque anni fa la camorra uccideva a Napoli un giovane giornalista precario di 26 anni, Giancarlo Siani, lavorava a Il Mattino. Un assassinio mirato per far tacere una voce libera e coraggiosa che aveva aperto squarci di luce e di verità sul rapporto criminale tra politica e camorra nella Campania del dopo terremoto. Grazie a magistrati con la schiena diritta, a tante associazioni, all'informazione, mandanti ed esecutori sono stati assicurati alla giustizia, ma, a distanza di 35 anni, sono ancora pesanti, e non solo in quelle terre, il peso e il pericolo di penetrazione della criminalità organizzata nella finanza, nell'economia, nei settori più colpiti dalla pandemia.

Per questo allora ricordiamo Giancarlo Siani, come lo ricorda con coerenza, dolcezza e coraggio ogni giorno, ogni anno il fratello Paolo (Applausi), che ci onoriamo di avere come collega in Parlamento, deputato del gruppo del PD, e come lo ha ricordato con importanti parole anche il Presidente Mattarella. Combattere la criminalità significa dare risposta a grandi questioni sociali, significa educare alla legalità, al rispetto delle regole, ma significa difendere anche il giornalismo d'inchiesta e la libertà di informazione. Per questo - e chiudo - è giusto dedicare, come ha scritto oggi Paolo Siani su Il Mattino, questo impegno civile a quei ragazzi che vogliono fare i giornalisti in territori difficili e a tutti quei giornalisti che, benché minacciati dalle mafie, continuano a fare il loro lavoro, a informarci per la nostra libertà, proprio come faceva Giancarlo Siani, che per questo venne ucciso e che per questo non dimentichiamo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianfranco Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Presidente, oggi appunto ricorre il trentacinquesimo anniversario della morte di Giancarlo Siani, giovane cronista napoletano de Il Mattino impegnato nella lotta alla camorra e autore di numerosi articoli di denuncia sulla criminalità organizzata. Nei suoi scritti Siani raccontava le dinamiche interne, i traffici illeciti e la spartizione del potere in seno alle cosche camorristiche. Il giornalista venne barbaramente ucciso per la sua attività d'inchiesta, per il coraggio e la determinazione con cui svolgeva la sua professione, improntata alla diffusione della verità dei fatti e ad assicurare il diritto alla libera informazione di tutti i cittadini. Giancarlo Siani rappresenta un esempio da seguire per il mondo del giornalismo e per tutta la società civile, poiché con lealtà e passione ha lottato per contrastare le infiltrazioni camorristiche che tentavano di insinuarsi nel tessuto economico e sociale del territorio campano. Oggi onoriamo la sua memoria, nella consapevolezza che la cultura della legalità costituisce l'arma più importante, in una società, come la nostra, improntata alla libertà e alla democrazia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Presidente, alle 20,50 di oggi saranno trascorsi esattamente 35 anni da quel tragico evento che ha visto l'uccisione di Giancarlo Siani. Io non posso avere memoria diretta, all'epoca avevo soltanto otto anni, ma ricordo con perfezione lo sgomento del giorno dopo a casa per quello che era accaduto la sera prima, perché un giovane giornalista, un ragazzo che si faceva in quattro, un ragazzo che sbarcava il lunario come tanti da precario e che credeva in quello che faceva, aveva perso la vita perché continuava sempre a lavorare, conosceva il territorio, lavorava su una zona difficile, Torre Annunziata, a pochi passi da casa mia: io sono di Castellammare. C'era anche una piccola redazione di periferia a Castellammare, e ogni tanto mi raccontano alcuni amici giornalisti che Giancarlo faceva capolino lì per decidere su cosa battere quel giorno, su quale notizia battere quel giorno. Ebbene, l'insegnamento di giornalismo che dà Siani è un insegnamento che purtroppo oggi ha avuto poco credito, perché è un insegnamento di deontologia, di etica, è un insegnamento fatto di verità. Aveva avuto l'intuizione dell'inchiesta, aveva avuto l'intuizione di un giornalismo investigativo, ma lui non si fermava all'idea di spettacolarizzare la notizia, portava avanti un progetto di fatti, scriveva sui fatti e lasciava poi il giudizio ai lettori, cosa che oggi purtroppo fanno in ben pochi. L'insegnamento continua ancora fra i giovani, perché quando qualcuno lo incontrava e gli chiedeva: ma tu non hai paura? Lui diceva: sì - era un uomo come tanti altri -, ho paura, ma è il mio lavoro, io l'ho scelto e vado avanti. Per lui la normalità diventava specialità. Oggi lui è speciale perché era normale, viveva con normalità il suo lavoro e ci credeva sul serio. Scriveva per far conoscere i fatti ed evitava i giudizi. Quando lui girava il territorio con la sua Méhari - e lo ricordavano in tanti, perché stava ovunque -, era lui che carpiva la notizia, lui la cercava. E quando è stato ucciso, il messaggio che noi dobbiamo trarre da quell'evento che ad oggi ci fa ancora parlare di lui è un messaggio che non deve avere la dedica del coraggio, ma è il messaggio della paura della mafia, la paura della camorra, perché quando la camorra uccide è perché ha paura, e la camorra ha avuto paura, trentacinque anni fa, di Giancarlo Siani (Applausi). Noi lo ricordiamo per questo, per la paura che incuteva una firma onesta del giornalismo italiano. Grazie, Giancarlo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Rodolfo Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Presidente, nella biografia c'è scritto: Giancarlo Siani, giornalista. Io ricordo quel giorno - ero più grande del collega, mi ero appena laureato su una legge sul segreto bancario in rapporto con la “legge Pio la Torre” -, e mi ricordo quel corpo di un ragazzo che aveva l'età mia accasciato su quella Méhari. Giancarlo Siani era uno che non si nascondeva, era uno che girava su una Méhari verde ramarro - se non ricordo male -, cioè una macchina che si vedeva. Giancarlo Siani era uno che possiamo definire un incosciente, perché sapeva chi stava sfruculiando, come si dice a Napoli, però andava avanti nella ricerca della verità e giustizia nonostante il rischio che correva. Giancarlo Siani è uno di quelli che io definisco gli indifesi, anzi beato, perché è stato ammazzato esattamente come padre Pino Puglisi, quelli per i quali gli assassini non dovettero fare neanche un'istruttoria. Dissero gli assassini di padre Puglisi: ma per questo non tocca fare neanche indagini, va a casa solo, lo aspettiamo sotto casa e gli spariamo. Così avvenne, e stessa cosa avvenne con Giancarlo Siani. La prima cosa che mi è venuta in mente oggi quando ho saputo che avrei fatto quest'intervento è una canzone di Guccini, Canzone a un'amica. Il finale dice: voglio però ricordarti com'eri, pensare che ancora vivi; voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi. Ciò perché il sorriso era il tratto distintivo - dicono quelli che l'hanno conosciuto - di Giancarlo Siani. Giancarlo Siani, hanno ucciso il tuo corpo, ma il fatto stesso che oggi, dopo trentacinque anni, i rappresentanti del popolo italiano ti ricordano qui vuol dire che non sei morto, che vivi e che la tua memoria resterà per sempre nella storia degli eroi di questo Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà.

GIUSI BARTOLOZZI (FI). Presidente, Giancarlo Siani nasce nel settembre del 1959 - io lo ricordo bene, come il collega Paolini, perché siamo quasi coetanei, qualche anno in più, ma lo ricordo molto bene -, e non è un caso, Presidente, non è casuale: lo stesso mese di 35 anni dopo - è stato detto dai colleghi - viene barbaramente trucidato nel suo rientro a casa da 10 colpi di arma da fuoco, tutti alla testa. Il Presidente Mattarella ne ha ricordato il grande impegno, il grande coraggio, la grande professionalità di un giovane ragazzo appena ventiseienne che ha impiegato parte della sua vita nel contrasto alla camorra con coraggio, con tantissimo coraggio. Allora oggi è il giorno della memoria, il giorno della memoria per Napoli, per i napoletani, per quei tanti giornalisti che con spirito di abnegazione e veramente con tantissimo coraggio molte volte anticipano inchieste giudiziarie ancor prima che lo faccia la magistratura. Ma non è il giorno della memoria solo per Napoli, per i napoletani e per i giornalisti, è il giorno della memoria per tutta la comunità civile. Allora, anche da parte nostra, a Giancarlo Siani e a suo fratello Paolo va il nostro pensiero, ma soprattutto, Presidente, il nostro grandissimo impegno per il contrasto alla camorra, alla mafia, alla criminalità organizzata tutta. Quest'impegno è rivolto anche in qualche modo a fare emergere quello che poi occupava l'attività giornalistica di Giancarlo Siani: scoprire gli intrecci, anche gli intrecci tra la politica e la criminalità organizzata. Il nostro pensiero è a loro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piera Aiello. Ne ha facoltà.

PIERA AIELLO (MISTO). Giancarlo Siani fu un giornalista italiano assassinato dalla camorra. La sua uccisione fu ordinata da un boss per volontà del mafioso Totò Riina, capo di Cosa Nostra. Il motivo dell'assassino fu un articolo del 10 giugno 1985 in cui Siani informò l'opinione pubblica che l'arresto del boss Valentino Gionta era stato possibile grazie a una soffiata degli storici alleati Nuvoletta che tradirono Gionta in cambio di una tregua con i nemici casalesi. Lavorando per Il Mattino Siani riuscì ad approfondire la conoscenza, nel mondo della camorra, dei boss locali e degli intrecci tra politica e criminalità organizzata, scoprendo una serie di connivenze che si erano stabilmente create. Le sue inchieste scavarono sempre più in profondità, tanto da arrivare a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari. In quell'articolo Siani ebbe modo di scrivere che l'arresto del boss Valentino Gionta fu reso possibile da una soffiata degli esponenti del clan Nuvoletta. Il 23 settembre 1985, appena giunto sotto casa sua con la propria auto, Giancarlo Siani viene ucciso. Siani era un giovane uomo che aveva semplicemente voglia di verità, che voleva un forte contrasto della criminalità organizzata, esigeva dalle istituzioni che si facesse di tutto. Non bastava a lui un'onestà passiva di chi fa il suo dovere, ma voleva sconfiggere ogni tipo di collusioni. Giancarlo Siani è morto per amore di verità e giustizia. Proprio per questo non si deve abbassare la guardia. Lo Stato deve essere presente, non girarsi dall'altra parte per onorare giorno per giorno la memoria di chi ha dato la vita per la legalità e la giustizia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ettore Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, cari colleghe e colleghi, abbiamo fatto bene a ricordare, a trentacinque anni dalla sua morte, la figura di Giancarlo Siani. Molte cose sono state dette, quasi tutte, ma certo colpiscono le parti fondamentali della sua vita. Intanto il fatto che fu colpito a morte sotto casa con dieci colpi di pistola, è stato ricordato, tutti alla testa. Aveva solo ventisei anni; era un cronista molto coraggioso, precario, de Il Mattino. Tutti ricordano la sua grande passione civile. Sono andato a vedere, è stato anche uno studente modello: si diplomò con sessanta sessantesimi, partecipava a tutte le manifestazioni sui diritti civili, aveva grandi simpatie per il movimento del Partito Radicale ed era insieme un cronista di grande, di grande attenzione. Mi fa anche piacere ricordare che lui cominciò con i suoi primi articoli scrivendo sulle questioni del lavoro per il giornale della CISL del Mezzogiorno e questo conferma l'attenzione a tutti i dati della rappresentanza sociale. Ed è, come è stato detto, un simbolo, lo è diventato, un esempio, di che cosa? Del coraggio di andare a vedere dentro le notizie, di denunciarle, di non aver paura perché bisognava avere coraggio per scrivere quello che scrisse in quell'articolo del giugno di trentacinque anni fa, che fu poi l'articolo che decretò, per opera della mafia e della camorra insieme, la sua morte. In questo lui è davvero un esempio che andrebbe portato a tutto il Paese e soprattutto alle giovani generazioni, perché è stato un grande giornalista e un grande giovane uomo del nostro Paese. Voglio approfittare anche per dare l'abbraccio mio del gruppo, e ovviamente di tutto il Parlamento, al fratello Paolo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. A nome del gruppo di Fratelli d'Italia, ci associamo ovviamente al commosso ricordo di Giancarlo Siani, trentacinque anni fa - lo abbiamo detto -, a soli ventisei anni, barbaramente ucciso dalla camorra e soprattutto ucciso rispetto a delle forti denunce e a quel coraggio che certamente proviene da chissà provare anche quel senso di paura. Per chi ha avuto la capacità di essere il testimone di un giornalismo di grandissima qualità, con un grande senso di responsabilità non soltanto verso la sua terra e i suoi cittadini, ma anche verso i suoi lettori. E dico che oggi che è una giornata particolare - siamo alla seconda commemorazione - potremmo chiudere il tutto nel dire che le parole non si uccidono e quindi testimoniare quello che ovviamente deve essere la continua lotta ad ogni forma di criminalità organizzata deve essere l'impegno e il miglior modo per onorare. La memoria molte volte diventa qualcosa di fine a se stesso: in questo caso, la memoria deve essere costruzione continua, deve essere quel percorso che ovviamente sia da auspicio per i tanti giovani giornalisti che intraprendono con la passione una professione comunque non facile, di tutti coloro che non sono sotto le luci della ribalta e che continuano a raccontare pagine in territori difficili e certamente anche a coloro che, attraverso le sue denunce, come all'epoca l'Arma dei carabinieri riuscirono finalmente ad arrestare quelli che rappresentavano uno dei clan più potenti e in continua espansione.

Ma di Giancarlo Siani ricordiamo anche che fece importanti inchieste rispetto a tutto ciò che è avvenuto e legato al terremoto del 1980 in Irpinia, a grandi gare che collegavano la criminalità organizzata, e devo dire questo deve essere forse un input per tutti quanti per poter sempre e comunque tenere presente questo messaggio importante che ci ha lasciato.

Da parte nostra, il suo sacrificio dovrà rimanere nelle coscienze delle tante persone ma, ancor di più dicevo, di chi fa politica e ovviamente questo credo che sia un modo oggi per onorarlo. È forse un modo un po' triste pensando ad una giovane vita spezzata, pensando a questa barbara uccisione con la sola, devo dire, e magra consolazione che furono presi e condannati all'ergastolo sia i mandanti che gli esecutori. E, allora, questo esempio di coraggio, questo esempio e questo testimone del nostro tempo deve vederci accomunati ovviamente da principi e battagli comune senza “se” e senza “ma”.

Pensavo a come chiudere questo ricordo. Ho letto una frase che dice: cos'è il ricordo? Esso non è nulla, non puoi vederlo, non puoi toccarlo, non puoi udirlo, ma è una cosa così grande perché non puoi distruggerlo. Che questo ricordo rimanga a memoria di un sacrificio che certamente sarà testimone di ulteriori atti di coraggio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. Sono arrivati proprio ieri i dati di Assosistema sulle importazioni da parte della Cina delle mascherine in Italia. Oltre il 90 per cento delle mascherine e dei dispositivi di protezione arrivano dalla Cina. Tantissime aziende italiane che operano nel settore, che hanno fatto la riconversione, oggi non possono operare perché l'INAIL non gli permette di operare, perché la struttura commissariale non dà le autorizzazioni e, quindi, siamo costretti ad acquistare mascherine e prodotti in Cina, con grande felicità di tutto il sistema produttivo cinese. Aggiungo addirittura che il commissario Arcuri ha chiesto e necessita di 600 mila banchi. Oggi questi banchi sono stati acquistati arrivano addirittura dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Cina. Allora, ci laviamo la bocca con il made in Italy e quindi abbiamo una possibilità concreta di aiutare, di tutelare le aziende italiane, allora facciamolo perché senza lavoro non c'è futuro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Grazie, signora Presidente. Intervengo per ricordare Peppino Caldarola, che è stato deputato dal 2001 al 2008 ed è stato soprattutto un grande giornalista, già direttore de l'Unità, impegnato in tante battaglie politiche, civili e culturali.

Lo voglio ricordare perché ritengo che la sua sia una di quelle figure di intellettuale mai domo, che ha rappresentato anche nello scontro politico sempre una capacità di lettura della realtà assolutamente partigiana, ma nello stesso tempo obiettiva e critica. Io lo voglio ricordare anche come genitore affettuoso, come persona che si è dedicata agli affetti, che non ha mai perso. Lo voglio ricordare anche, perché era un amico, per il suo sorriso beffardo, che non aveva mai abbandonato: capace di qualsiasi intemerata politica, ma nello stesso tempo di coltivare le relazioni più importanti per lui.

Lo ricordo proprio oggi che c'è stato il suo funerale con enorme affetto e con grande riconoscenza (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Antonio Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, finalmente la questione Pasquale Zagaria è chiusa. Il suo caso aveva aperto lo scandalo delle scarcerazioni; nonostante la malattia, per lui ieri è stato deciso il ritorno dietro le sbarre a Opera di Milano. Potrà dunque essere curato nelle patrie galere, cosa che io stesso ho più volte sostenuto. scrivendo al Ministro della Giustizia, al Vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura e al tribunale di sorveglianza di Sassari: perché le barbarie, gli efferati omicidi non si dimenticano, perché le nostre terre sono state avvelenate in modo irreparabile, perché uomini e donne e bambini si sono ammalati e tanti sono morti. La decisione presa dal tribunale di sorveglianza di Brescia dà sollievo al Paese, perché è stata fatta giustizia. Mai più errori del genere, mai più dubbi o incertezza sul da farsi, mai più: soprattutto quando riguarda personaggi del 41-bis. A nessuno è negata la cura e l'assistenza medica, questo è ovvio: ma mai ci sarà sconto di pena per coloro che meritano di restare in galera sempre e comunque (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Dimitri Coin. Ne ha facoltà.

DIMITRI COIN (LEGA). Presidente, il mio intervento sarà una riflessione sulle elezioni che si sono celebrate domenica e lunedì e che hanno determinato in Veneto la rielezione del governatore uscente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È un dato scontato, ma hanno altresì evidenziato attorno alla Lega, attorno a Luca Zaia, che della Lega è parte integrante, e alle altre forze politiche, che hanno sostenuto l'elezione, un consenso straordinario. La lettura di questo risultato è semplice ma ampia e può essere riassunta semplicemente con dieci anni di ottimo governo della regione. Mi permetto però di fare questa riflessione assieme ai colleghi parlamentari veneti della Lega, ma non solo. In pochi hanno evidenziato un aspetto che a noi non è sfuggito, cioè la sovrapposizione plebiscitaria con il referendum del 22 ottobre 2017: allora il 98 per cento dei cittadini si era espresso in questa direzione, appunto nella direzione dell'autonomia; ieri il 76 per cento ha riconfermato l'amministrazione veneta a guida leghista.

Queste elezioni sono state percepite da noi come un nuovo referendum sull'autonomia. Oggi praticamente quasi tutte le regioni chiedono maggiore autonomia. Ora il Ministro Boccia e il Governo di cui fa parte, assieme alla maggioranza che lo sostiene, hanno tutti l'obbligo di tenerlo in considerazione e di continuare il percorso di riconoscimento autonomista costituzionalmente previsto. L'autonomia è ottimizzazione delle risorse, è carico di ulteriori responsabilità per le amministrazioni ed è selezione qualitativa degli amministratori locali. I cittadini questa responsabilità e questa selezione non le temono, ma le auspicano. È comunque un percorso irreversibile: perché vedete, questo non è più un atto meramente politico, ma una vera, forte e irrinunciabile necessità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Flavio Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Presidente, voglio rappresentare a quest'Aula e al Governo una situazione delicata, una situazione da attenzionare, una situazione che merita risposte urgentemente: sto parlando di un'ordinanza del Ministro Speranza di due giorni fa che regola, va a definire nuove norme e nuove disposizioni per le persone che dalla Francia vengono verso l'Italia. Il tempismo di questa ordinanza lascia molto a desiderare, perché l'ha depositata, l'ha presentata, l'ha promulgata un minuto dopo la chiusura dei seggi elettorali: a urne ancora aperte, durante lo spoglio, il Ministro Speranza ha emesso questa ordinanza. Io mi domando se c'era emergenza sanitaria perché non è stata fatta un giorno prima, e non un giorno dopo, alla chiusura delle elezioni. Però, detto questo, non voglio far polemica. Io capisco che ci sono tre esigenze da contemperare quando si governa: c'è sicuramente quella della salute pubblica, che è la priorità di tutti, ma c'è anche quella del diritto alla mobilità dei lavoratori frontalieri e c'è anche quella di un'economia che bisogna tutelare. Forse quest'Aula non lo sa, questo Governo non lo sa, ma l'economia di Ventimiglia, ma anche di Bordighera, di Sanremo, di tutto l'estremo Ponente ligure è basata sui francesi che vengono a comprare nei nostri negozi, che vengono nei bar e nei ristoranti. Cosa vogliamo fare, che risposte vogliamo dare a questi commercianti e a questi esercenti? Ora leggo ancora una volta le dichiarazioni del Vice Ministro Sileri che chiede di rafforzare i controlli ai confini: non basta farlo all'aeroporto di Nizza, anche su strade, su autostrade, ai treni. Ci rendiamo conto che vuol dire mettere centinaia di poliziotti, che oggi non sanno che cosa devono fare per effettuare questi controlli? Perché, non è che non lo sa solo il parlamentare…

PRESIDENTE. Deve concludere.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Termino, Presidente. Non lo sa la ASL, non lo sa il prefetto, non lo sa il sindaco. Siamo ad apprendere che cosa dobbiamo fare dalle dichiarazioni su Sky TG24, sulle ANSA: non si amministra così.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FLAVIO DI MURO (LEGA). No, è grave: mi lasci terminare, perché c'è un clima veramente difficile sul mio territorio. Servono risposte sicure, risposte chiare.

PRESIDENTE. Grazie, collega.

FLAVIO DI MURO (LEGA). No, mi faccia concludere, Presidente, perché i lavoratori…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere. È oltre un minuto, deve concludere.

FLAVIO DI MURO (LEGA). No, Presidente, è grave questa situazione, perché ci sono migliaia di famiglie che non sanno in questo momento che cosa devono fare, c'è un tam tam su Facebook, si scambiano informazioni…

PRESIDENTE. Grazie, collega. Grazie.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Mi lasci finire…

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Laura Boldrini. Ne ha facoltà.

LAURA BOLDRINI (PD). Signora Presidente, questa mattina, un po' alla chetichella, con una cerimonia mesta, Alexander Lukashenko si è autoproclamato Presidente della Bielorussia: una carica che ha ottenuto con i brogli elettorali e che difende, reprimendo con metodi violenti i manifestanti pacifici e arrestando le leader dell'opposizione. L'ex Presidente Lukashenko è assediato in patria dalla sua impopolarità, ed è anche isolato dalla comunità internazionale. Oggi l'opposizione chiede una mobilitazione ad oltranza e diversi Governi, signora Presidente, da ultimo quello slovacco, hanno dichiarato di non riconoscerlo come Presidente; e faccio presente che anche il nostro Presidente della Repubblica Mattarella oggi ha definito gravi e inaccettabili le repressioni in corso in Bielorussia. Io mi auguro dunque, signora Presidente, che il nostro Governo prenda una linea molto chiara su questo punto e non riconosca Lukashenko come Presidente della Bielorussia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Presidente, esattamente due settimane fa, il 9 settembre, il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha sancito l'iscrizione degli alti pascoli della Lessinia nel registro dei paesaggi rurali storici. Questo è un risultato importante per il nostro territorio, fatto di piccoli comuni, fatto di comunità che vogliono continuare a vivere, abitare e lavorare nei nostri comuni montani, fatto di persone di buona volontà che comunque vogliono abitare la montagna contro lo spopolamento, contro la perdita di lavoro, contro lo strapotere delle grandi città e dei grandi centri urbani. Questo è un risultato storico, importantissimo, ottenuto da un gruppo di lavoro capitanato da Giuliano Menegazzi di Verona, con l'aiuto di molti comuni montani della provincia di Verona, della provincia di Trento, di Vicenza, aiutati da alcune associazioni ed enti del territorio.

Ora ci aspettiamo delle risposte immediate da parte del Governo, del Ministero competente, non solo per quanto riguarda l'aspetto economico, ma anche per quanto riguarda l'attenzione delle competenti autorità nei confronti dei piccoli comuni e delle piccole comunità, perché bisogna contrastare, come dicevo prima, la perdita di importanza di centri storici della nostra montagna, bisogna rimarcare l'importanza dei parchi naturali, che devono essere a servizio delle comunità e non contro le comunità. Bisogna comunque cercare di valorizzare la montagna con i suoi paesaggi e con i suoi centri. Per questo motivo le autorità competenti, tutti gli eletti, i consiglieri comunali, provinciali, i parlamentari e i consiglieri regionali lavoreranno in questo senso, per cercare sempre di valorizzare l'importanza del nostro territorio montano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 28 settembre 2020 - Ore 11:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Meloni, Molinari, Gelmini ed altri n. 1-00376 concernente iniziative volte a garantire la pubblicazione dei verbali delle riunioni del Comitato tecnico-scientifico di cui all'ordinanza del Capo del Dipartimento della protezione civile n. 630 del 3 febbraio 2020 .

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

LIUNI ed altri: Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico. (C. 1824-A)

Relatrici: GADDA E LOSS.

3. Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

S. 1084 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica orientale dell'Uruguay sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 10 novembre 2016 e a Montevideo il 14 dicembre 2016 (Approvato dal Senato) (C. 2523)

Relatore: MIGLIORE.

S. 1079 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Mongolia sulla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 3 maggio 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2521)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

S. 1171 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione di Minamata sul mercurio, con Allegati, fatta a Kumamoto il 10 ottobre 2013 (Approvato dal Senato). (C. 2373)

Relatrice: EHM.

S. 1168 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Protocolli: a) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 50(a) della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016; b) Protocollo relativo ad un emendamento all'articolo 56 della Convenzione sull'aviazione civile internazionale, fatto a Montreal il 6 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2359)

Relatore: OLGIATI.

S. 1172 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica gabonese per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo, fatta a Libreville il 28 giugno 1999 (Approvato dal Senato). (C. 2333)

Relatore: MIGLIORE.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Burkina Faso relativo alla cooperazione nel settore della difesa, fatto a Roma il 1° luglio 2019. (C. 2322-A)

Relatrice: QUARTAPELLE PROCOPIO.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Kosovo sul trasferimento delle persone condannate, fatto a Roma l'11 aprile 2019. (C. 2314-A)

Relatore: MIGLIORE.

S. 1141 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione sul partenariato e sullo sviluppo tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica islamica di Afghanistan, dall'altra, fatto a Monaco il 18 febbraio 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2230)

Relatrice: EHM.

S. 1139 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Democratica Socialista dello Sri Lanka sulla cooperazione nei campi della cultura, dell'istruzione, della scienza e della tecnologia, fatto a Roma il 16 aprile 2007 (Approvato dal Senato). (C. 2123)

Relatrice: EHM.

S. 1137 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che istituisce la Fondazione internazionale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, ed i Paesi dell'America latina e dei Caraibi, dall'altra, fatto a Santo Domingo il 25 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2122)

Relatrice: LA MARCA.

S. 1136 - Ratifica ed esecuzione dell'accordo quadro tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e l'Australia, dall'altra, fatto a Manila il 7 agosto 2017 (Approvato dal Senato). (C. 2121)

Relatore: OLGIATI.

S. 1111 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato sulle relazioni e la cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Nuova Zelanda, dall'altra, fatto a Bruxelles il 5 ottobre 2016 (Approvato dal Senato). (C. 2119)

Relatore: OLGIATI.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo di adesione dell'Accordo commerciale tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Colombia e il Perù, dall'altra, per tener conto dell'adesione dell'Ecuador, con Allegati, fatto a Bruxelles l'11 novembre 2016. (C. 2091)

Relatrice: EHM.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo n. 15 recante emendamento alla Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, fatto a Strasburgo il 24 giugno 2013. (C. 1124-A)

e dell'abbinata proposta di legge: SCHULLIAN ed altri. (C. 35)

Relatrici: GIULIANO, per la II Commissione; EHM, per la III Commissione.

La seduta termina alle 18.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 il deputato Piastra ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 5 la deputata Bilotti ha segnalato che ha erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto votare a favore;

nella votazione n. 21 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 34 la deputata Emiliozzi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 36 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 37 il deputato Morgoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 38 la deputata Prestipino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Moz. Gelmini e a n. 1-349 n.f. p.I rif. 421 414 7 208 409 5 69 Appr.
2 Nominale Moz. Gelmini e a n. 1-349 n.f. p.II 425 418 7 210 185 233 68 Resp.
3 Nominale Moz. Carnevali e a n. 1-379 422 411 11 206 409 2 68 Appr.
4 Nominale Ris. Cunial n. 6-127 427 417 10 209 14 403 68 Resp.
5 Nominale Ris. Sgarbi n. 6-128 428 412 16 207 5 407 68 Resp.
6 Nominale Pdl 2165 e abb. - articolo 1 428 425 3 213 237 188 69 Appr.
7 Nominale articolo 2 425 423 2 212 235 188 68 Appr.
8 Nominale em. 3.1 433 427 6 214 189 238 68 Resp.
9 Nominale em. 3.4 434 431 3 216 190 241 68 Resp.
10 Nominale em. 3.2 430 428 2 215 192 236 67 Resp.
11 Nominale articolo 3 434 430 4 216 238 192 67 Appr.
12 Nominale articolo 4 428 425 3 213 232 193 67 Appr.
13 Nominale articolo 5 422 419 3 210 231 188 67 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/2165 e abb./1 439 436 3 219 195 241 67 Resp.
15 Nominale odg 9/2165 e abb./2 430 427 3 214 193 234 67 Resp.
16 Nominale odg 9/2165 e abb./3 433 430 3 216 193 237 66 Resp.
17 Nominale odg 9/2165 e abb./4 435 431 4 216 195 236 66 Resp.
18 Nominale odg 9/2165 e abb./5 437 434 3 218 190 244 66 Resp.
19 Nominale odg 9/2165 e abb./6 439 436 3 219 194 242 66 Resp.
20 Nominale odg 9/2165 e abb./7 434 431 3 216 193 238 66 Resp.
21 Nominale odg 9/2165 e abb./8 430 426 4 214 190 236 66 Resp.
22 Nominale odg 9/2165 e abb./9 432 429 3 215 190 239 65 Resp.
23 Nominale odg 9/2165 e abb./10 434 430 4 216 193 237 65 Resp.
24 Nominale odg 9/2165 e abb./11 442 438 4 220 198 240 65 Resp.
25 Nominale odg 9/2165 e abb./12 438 434 4 218 196 238 65 Resp.
26 Nominale odg 9/2165 e abb./13 442 439 3 220 196 243 65 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/2165 e abb./14 428 425 3 213 192 233 65 Resp.
28 Nominale odg 9/2165 e abb./15 436 433 3 217 197 236 65 Resp.
29 Nominale odg 9/2165 e abb./16 438 434 4 218 197 237 65 Resp.
30 Nominale odg 9/2165 e abb./17 439 435 4 218 197 238 65 Resp.
31 Nominale odg 9/2165 e abb./18 437 433 4 217 195 238 65 Resp.
32 Nominale odg 9/2165 e abb./19 445 441 4 221 199 242 65 Resp.
33 Nominale odg 9/2165 e abb./20 442 438 4 220 200 238 65 Resp.
34 Nominale odg 9/2165 e abb./21 438 432 6 217 196 236 65 Resp.
35 Nominale odg 9/2165 e abb./22 441 436 5 219 197 239 65 Resp.
36 Nominale Pdl 2165 e abb. - voto finale 413 356 57 179 237 119 66 Appr.
37 Nominale Pdl 2207 - articolo 1 349 242 107 122 242 0 85 Appr.
38 Nominale articolo 2 354 269 85 135 269 0 85 Appr.
39 Nominale art. agg. 2.0200 375 245 130 123 245 0 84 Appr.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 41)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 3 376 284 92 143 284 0 84 Appr.
41 Nominale Pdl 2207 - voto finale 384 384 0 193 384 0 83 Appr.