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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 396 di giovedì 10 settembre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascari, Battelli, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Casa, Castelli, Cirielli, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, De Maria, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Gregorio Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grimoldi, Invernizzi, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Maggioni, Marattin, Melilli, Molinari, Morani, Nardi, Orrico, Parolo, Perantoni, Rosato, Ruocco, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 9,27. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 9,07, è ripresa alle 9,27.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato) (A.C. 2648).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2648: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale.

Ricordo che nella seduta di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno e il rappresentante del Governo ha espresso i pareri.

Ricordo inoltre che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, a partire dalle ore 11,30 avranno luogo, con ripresa televisiva diretta, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto e che entro le ore 13 avrà luogo la votazione finale.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Passiamo, quindi, all'ordine del giorno n. 9/2648/1 Gusmeroli sul quale il Governo ha espresso parere favorevole con riformulazione. Chiedo al presentatore se intenda accogliere tale proposta di riformulazione. Sì, bene.

L'ordine del giorno n. 9/2648/2 Borghi Claudio viene accolto come raccomandazione, d'accordo? Sì, bene. Ordine del giorno n. 9/2648/3 Bologna, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2648/4 Tarantino, parere contrario; lo poniamo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/4 Tarantino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2648/5 Furgiuele.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/5 Furgiuele, su cui c'è il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/6 Vinci, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/2648/7 Formentini: parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/7 Formentini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Ordine del giorno n. 9/2648/8 Pezzopane, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/9 Nardi, parere favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/10 Bonomo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/11 Braga, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/12 Rospi, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/13 Montaruli, parere favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2648/14 Deidda, parere favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/15 Bellucci, parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/15 Bellucci.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Ordine del giorno n. 9/2648/16 Lucaselli, favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2648/17 Meloni, parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 92648/17 Meloni. Dichiaro aperta la votazione.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Collega Zucconi, vuole parlare su questo? Siamo in votazione: non capisco se vuole intervenire su questo? Revoco l'indizione della votazione. Prego.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Crediamo che l'ordine del giorno sia assolutamente invece da approvare perché riguarda la tematica dei lavoratori dell'artigianato e del commercio, i quali sono stati già abbastanza colpiti dalle tematiche del COVID ma avevano problemi già pregressi, perché il peso della contribuzione previdenziale su queste categorie era assolutamente forte. In questo contesto è doveroso intervenire per tutelare coloro che, nonostante gli esigui ricavi e il momento di profonda crisi, continuano a operare e non si rassegnano a cessare un'attività di artigianato o di commercio, ad esempio, andando a modificare le modalità di contribuzione ai fini pensionistici da parte di tanti lavoratori, escludendoli dall'applicazione del criterio del cosiddetto minimale di reddito (che, ricordiamo a tutti, è di circa 16.000 euro annui attualmente). L'applicazione attuale di tale criterio, infatti, non rappresenta soltanto un pesante aggravio per gli artigiani e per i commercianti, ma determina anche una forte disparità di trattamento tra lavoratori che prestano attività tra loro del tutto simili per natura riguardo alle prestazioni e per la tipologia, e che soggiacciono a una differente classificazione ATECO, che determina a sua volta l'iscrizione all'una o all'altra gestione con l'applicazione del corrispondente regime previdenziale. Era un problema che si era già posto nel momento in cui si andavano a dare dei bonus ai lavoratori stagionali, molti dei quali sono risultati preclusi proprio perché, ai fini INPS, venivano iscritti in una o nell'altra categoria, quindi turistica o commerciale. Anche in questo caso ci dobbiamo rendere conto - e Fratelli d'Italia aveva fatto più volte delle proposte - che per venire incontro ai commercianti, agli artigiani, alle aziende del turismo, ove avessero mantenuto i livelli occupazionali, avrebbero dovuto avere diritto a sgravi dei contributi previdenziali. Evidentemente questa strada non piace, ma noi chiediamo soltanto al Governo in questo caso di valutare l'opportunità di intervenire con successivi provvedimenti al fine di escludere le categorie lavorative di cui in premessa dall'applicazione del criterio del livello minimale imponibile ai fini del versamento dei contributi previdenziali e assistenziali. Stiamo dicendo tutti, tutte le forze politiche stanno dicendo, che il problema del cuneo fiscale è importante e che la contribuzione è eccessiva; ecco qui si chiede soltanto un impegno “a valutare l'opportunità di”. Non ci sembrava di essere entrati francamente in modo aggressivo sul tema che però non deve neanche essere ignorato; quindi invito tutti a votare a favore di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/17 Meloni con parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/2648/18 Gemmato parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/19 Ciaburro, parere favorevole con riformulazione: viene accettata la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2648/20 Mollicone, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/21 Trancassini, parere favorevole con riformulazione: viene accettata? Sì. Ordine del giorno n. 9/2648/22 Silvestroni, parere favorevole con riformulazione, che viene accettata; ordine del giorno n. 9/2648/23 Lollobrigida, parere favorevole con riformulazione, che viene accettata; ordine del giorno n. 9/2648/24 Prisco, parere favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/25 Delmastro Delle Vedove, parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/25 Delmastro Delle Vedove.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Ordine del giorno n. 9/2648/26 Zucconi, parere favorevole; ordine giorno n. 9/2648/27 Osnato, parere contrario. Chiede la parola Prisco, prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. È veramente curioso come non vi sia attenzione per una risposta che manca da quattro anni relativamente alle zone del sisma del Centro Italia. Con questo ordine del giorno si chiedeva di poter estendere quei poteri che il Governo si riserva in via discrezionale per utilizzare poteri commissariali, come quelli, per capirci, utilizzati a Genova, anche per ricostruire le aree del sisma che aspettano ormai da quattro anni. Marche, Umbria, Lazio aspettano da anni una risposta che non parte per la troppa burocrazia. Non abbiamo chiesto di fare una cosa ben precisa: abbiamo chiesto di valutare l'opportunità di utilizzare quei poteri in deroga per consentire ai sindaci, ai presidenti delle regioni e al Governo di dare una risposta che il Governo latita a dare da ormai quattro anni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Spiegatelo almeno al candidato presidente del Partito Democratico delle Marche Mangialardi, che da un lato chiede e invoca al suo Governo una risposta e riceve una pernacchia. Vi chiediamo, in nome di questa mancata risposta, di cambiare parere a questo ordine del giorno.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il motivo del parere contrario è che lei, onorevole, chiede una cosa che esiste già, questi poteri esistono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/27 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2648/28 Foti, accolto come raccomandazione. Ha chiesto di parlare il collega Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente, era soltanto per chiedere al sottosegretario le ragioni della raccomandazione, perché, indipendentemente dalle premesse, e quindi dalla richiesta di un'eventuale modifica dell'articolo 125 del codice del processo amministrativo, che è tema ovviamente non da ordine del giorno, rimane il fatto che l'impegno riguardava la possibilità che il Governo per il futuro cercasse di assimilare e di rendere le norme tra loro non incompatibili al fine di evitare che i contenziosi possano ulteriormente avere luogo.

Penso, signor sottosegretario, che l'impegno sia di tutti, perché noi sappiamo benissimo che in tema di appalti uno dei freni principali all'aggiudicazione degli stessi e all'esecuzione degli stessi è l'attività di ricorso che abitualmente si registra al momento dell'affidamento anche temporaneo oppure dell'affidamento definitivo. Quindi, mi pare che forse l'auspicio migliore sarebbe quello di un accoglimento pieno dell'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Collega, intanto le chiedo se accetta o meno la raccomandazione. Se il Governo non prende la parola e lei non accetta, il parere diventa contrario. L'accetta quindi, d'accordo.

WANDA FERRO (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno a firma del collega Foti, ribadendo quanto è stato detto rispetto all'importanza soprattutto per i vari enti che spesso e volentieri si trovano un po', devo dire, con le mani legate, ma soprattutto con una burocrazia che spero il sottosegretario abbia compreso nello spirito, perché, avendoci rassicurato sulle zone terremotate, quindi da domani sono certa che ripartirà questa grande costruzione che è in attesa da due anni in queste regioni, probabilmente, se questi poteri ci sono, i governatori non se ne sono resi conto e continuano, ovviamente, a invocare aiuto al Governo.

Mi auguro che almeno su questo ordine del giorno, che intendo sottoscrivere, ci sia una reale e seria accettazione da parte del Governo.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2648/29 Bucalo accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/2648/30 Frassinetti parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/31 Donzelli parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/31 Donzelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno n. 9/2648/32 Butti parere favorevole con riformulazione: viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/33 Caretta parere contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/33 Caretta, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/2648/34 Ferro parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/35 Rizzetto parere contrario. Ha chiesto di parlare il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, lei probabilmente o non ha letto bene l'ordine del giorno, che è sempre, ricordiamolo, un solo ordine del giorno, o non ha ricostruito la storia di questo ordine del giorno. Tutto legittimo, ci mancherebbe altro, non le chiediamo di andare a rileggersi tutta la storia e la genesi di quanto effettivamente è scritto in questo ordine del giorno. Però vorrei ricordarle, sottosegretario, che era il 12 giugno 2019 e al suo posto c'era seduto l'allora sottosegretario Vito Crimi. L'allora sottosegretario Vito Crimi, su un ordine del giorno pressoché identico, diede parere favorevole.

Sottosegretario, mi rivolgo, tediando per qualche secondo l'Aula, rispetto anche a coloro che qui dentro - lo rinnovo - tra 5 Stelle e Partito Democratico si sono spesso occupati di lavoro e di salari. Ieri, dopo l'illustrazione del nostro ordine del giorno, mi hanno scritto i lavoratori dei servizi, mi hanno scritto le guardie giurate, mi hanno scritto coloro che fanno vigilanza e portierato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mi hanno scritto coloro che sono i lavoratori degli appalti e dei subappalti, mi hanno scritto, sottosegretario, coloro che guadagnano, come ieri ricordato in quest'Aula, due euro e mezzo all'ora. E molto spesso questi due euro e mezzo all'ora sono dati, sono versati, sa da chi? Dallo Stato, dalla pubblica amministrazione, da un datore di lavoro che, da una parte, in piazza, va a parlare di salario minimo garantito e qui in Aula vota contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e dà un parere contrario ad un ordine del giorno che chiede semplicemente di non fare guadagnare 2 euro all'ora ai nostri lavoratori.

Le rinnovo: sullo stesso ordine del giorno l'allora sottosegretario Vito Crimi diede un parere favorevole. Dopo, è chiaro, lo sa meglio di noi quanto può valere un ordine del giorno, ma ritengo che il suo “no” deciso… e non accetteremo le riformulazioni, perché non vogliamo accettare riformulazioni sulla pelle e sugli stipendi dei nostri concittadini, perché questo è un tema enorme che fa di appalti e subappalti la nuova schiavitù, che fa del massimo ribasso rispetto alle gare la nuova schiavitù ad oggi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quindi, per quanto mi riguarda, è vergognoso che un Governo che gestisce, a questo punto male, la pubblica amministrazione dica “no” ad un ordine del giorno che chiede di assumere idonee iniziative al fine di eliminare il criterio del minor prezzo.

E il criterio del minor prezzo è quello che, molto spesso, PD e 5 Stelle hanno contestato nelle piazze, hanno contestato in Commissione, hanno contestato ovunque si potesse contestare. Oggi il Governo dice “no” e, quindi, io non mi affido neanche più al Governo. Mi affido alla buona volontà di deputati, in questo caso della maggioranza, che, guardando questo ordine del giorno, memori di tutte le battaglie che sono state fatte rispetto ai diritti dei lavoratori, cercano almeno - e soltanto con un ordine del giorno - di restituire dignità a persone che devono garantire la propria sussistenza e, soprattutto, quella delle proprie famiglie e dei propri figli. Questa è una vergogna, sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Chiede di parlare il sottosegretario Margiotta, prego.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Mi dispiace, onorevole, devo contraddirla. Il parere è contrario perché, nell'iter del “decreto Semplificazioni”, proprio al Senato, su particolari fattispecie di appalti, quelli in cui il rilievo del costo della manodopera è importante, come lei giustamente ha detto, siamo intervenuti e abbiamo dato, non attraverso un ordine del giorno ma attraverso l'accoglimento di emendamenti, norme che tendono a rispondere ai problemi che lei ha posto. Lei nel dispositivo si riferisce, invece, a tutti gli appalti in generale, compreso quello di opere pubbliche e fa - mi scusi - una certa confusione tra minor prezzo e massimo ribasso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che sono due cose opposte. Il criterio del minor prezzo, introdotto peraltro da un Governo di cui non facevamo parte, ha dato per ora, fino ad oggi, sui contratti sotto soglia, sugli appalti sotto soglia, buoni risultati in termini di speditezza e anche di ribassi molto contenuti, perché - ripeto - minor prezzo è diverso da massimo ribasso. Ecco, perché al suo dispositivo così tranchant, così generale e così riguardante praticamente l'intera materia, su cui noi abbiamo legiferato, non potevamo che esprimere parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/35 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/36 Benigni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/37 Di Muro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/38 Zoffili, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/2648/39 Paternoster, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/40 Capitanio, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/41 Cirielli: il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/41 Cirielli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/2648/42 Ferrari, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/43 Gastaldi, favorevole con riformulazione, che viene accettata.

Ordine del giorno n. 9/2648/44 Covolo: il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/44 Covolo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordini del giorno n. 9/2648/45 Occhionero, n. 9/2648/46 Gadda e n. 9/2648/47 Di Maio Marco, parere favorevole.

Ordine giorno n. 9/2648/48 risulta ritirato.

Ordini del giorno n. 9/2648/49 Noja e n. 9/2648/50 Migliore, favorevoli con riformulazioni, che vengono accettate. Ordine del giorno n. 9/2648/51 Nobili, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/52 Fregolent, favorevole con riformulazione, che viene accettata. Ordine del giorno n. 9/2648/53 Paita, accolto come raccomandazione: va bene. Ordine del giorno n. 9/2648/54 Schirò, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2648/55 La Marca, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/56 Gribaudo, parere favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2648/57 Mazzetti, il parere è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/57 Mazzetti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, intanto vi ricordo di indossare correttamente la mascherina, sia su naso che su bocca, e di mantenere il distanziamento. Vedo alcuni colleghi seduti vicino…

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/2648/58 Novelli risulta inammissibile. Ordine del giorno n. 9/2648/59 Versace, parere contrario. La collega Versace chiede la parola. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Scusi, non è chiaro il parere contrario a questo ordine del giorno. Forse, il sottosegretario o chi per lui non ha mai avuto a che fare con una commissione medica per il riconoscimento delle invalidità. Allora, voglio sintetizzare ciò che chiede l'ordine del giorno in questione, solo per i colleghi che ieri non hanno seguito il dibattito e magari si sono distratti un attimo, perché qui viene chiesto al Governo di impegnarsi ad attuare un'ulteriore semplificazione, perché il nome del decreto ci piaceva tanto, come ha ricordato bene ieri la collega Ravetto.

Chiediamo di modificare il comma 2 dell'articolo 29-ter per togliere elementi di discrezionalità alle commissioni mediche preposte in quei casi clinici evidenti e non reversibili, come può essere, per fare un esempio facile, la perdita anatomica di un arto. Liberiamo i cittadini dall'obbligo delle visite dirette, risparmiamo oneri e tempo per tutti.

Gli atti medici che conclamano inequivocabilmente un quadro clinico non reversibile dovrebbero essere sufficienti per autorizzare le commissioni preposte alla valutazione e al riconoscimento delle invalidità civili secondo la legge n. 104 del 1992 (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il termine “non reversibile” è chiaro anche ai più ignoranti, siamo umani e non siamo lucertole: io garantisco che gli arti amputati ad esempio non ricrescono, e se glielo dico io, sottosegretario, si fidi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). La invito allora a rivedere possibilmente questo ordine del giorno, o quantomeno a spiegarmi il motivo del parere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Credo che il sottosegretario abbia intenzione di intervenire. Prego.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Guardi, intanto per chiarezza, anche per l'Aula: il termine “non reversibile” non è presente nel dispositivo, è presente nel suo intervento, non nel dispositivo, giusto per chiarezza totale e in modo che tutti sappiamo di cosa si parla. È un ordine del giorno al quale io personalmente ho prestato particolare attenzione, perché pone un problema molto serio; contemporaneamente però accettare che sia possibile soltanto attraverso atti, e non anche attraverso una inevitabile visita, accertare alcune condizioni particolari, è un modo che non viene ritenuto giusto dal punto di vista di chi fa questo lavoro. Quindi grande attenzione, ma così com'è formulato non è possibile accettarlo. Mi sono anche sforzato di cercare riformulazioni e non ci sono riuscito (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Bartolozzi. Ne ha facoltà. Ah, sottosegretario, scusate… Sottosegretario, prego.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Mi riservo accantonandolo, e anche col contributo della collega, di riformularlo al termine, perché pone appunto un tema molto serio, al quale io personalmente, ma l'intero Governo e penso tutta l'Aula, prestiamo grande attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. D'accordo. Ordine del giorno… Collega Ermellino, risulta accantonato questo ordine del giorno, quindi… A che titolo vuole parlare?

ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO). Per sottoscrivere l'ordine del giorno della collega Versace.

PRESIDENTE. Sta bene. Ordine del giorno n. 9/2648/60 Labriola, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/60 Labriola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/2648/61 Pella, parere favorevole con riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2648/62 Ruffino, parere favorevole con riformulazione.

Ha chiesto di parlare la collega Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (FI). Non posso accettare la riformulazione, è il secondo ordine del giorno che presento su questo argomento, soltanto per ricordare a lei e per suo tramite al Governo che il settore della ristorazione scolastica ha perso il 94 per cento nell'ultimo mese di lockdown. Non sappiamo quando l'attività ripartirà nelle nostre scuole, ci sono molti punti interrogativi; ma quello che è importante, e che ho fatto rimarcare in quest'ordine del giorno, è la percentuale degli addetti mensa che operano in questi servizi: siamo a un 82 per cento di “manodopera femminile”. È un settore veramente messo in ginocchio da questa situazione, che molto probabilmente vedrà un'ulteriore riduzione degli orari, che già toccano picchi massimi di 3 ore al giorno. Ora dobbiamo sicuramente immaginare di sostenere il personale, certamente il servizio, ma anche il personale che opera nelle nostre scuole, e debbo dire con grande professionalità. Ieri ero in Aula, ho presentato l'ordine del giorno, ho sentito la riformulazione, ma per vicinanza al personale che opera nelle nostre mense non la posso accettare, perché non darebbe nessun genere di risposta.

PRESIDENTE. Quindi non viene accettata la riformulazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/62 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/2648/63 Saccani Jotti, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2648/64 Mandelli, accolto come raccomandazione. Viene accolto? Sta bene.

Ordine del giorno n. 9/2648/65 Baldelli, parere favorevole con riformulazione. Viene accolta la riformulazione? Ha chiesto di parlare il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Ringrazio il Governo per l'attenzione che ha dedicato all'ordine del giorno, addirittura riformulando le premesse, ma il senso di questo ordine del giorno è quello di impedire che tutta una quantità di norme che sono state legalmente inserite, ma indebitamente sul piano formale e anche su quello politico, mi permetta, Presidente, e che hanno trasformato questo decreto-legge in una specie di riscrittura del codice della strada, e che porteranno i cittadini a essere massacrati di multe nei prossimi mesi; ecco, questo ordine del giorno prevede che il Governo si impegni a destinare i proventi di queste multe non alle casse comunali, che sono state la ragione dell'introduzione di queste norme strampalate e dannose, ma al Fondo per le vittime della strada.

Se nella riformulazione si chiede di aggiungere “anche al Fondo per le vittime della strada”, è di tutta evidenza che l'obiettivo dell'ordine del giorno è stravolto; per cui più coraggiosamente il Governo avrebbe dovuto prendersi la responsabilità di dire: “Io queste norme le ho inserite perché l'ANCI mi ha chiesto di far cassa con le multe, e siccome ci sono stati tre mesi in cui la circolazione non c'è stata, le casse dei comuni languono, e io non voglio dare loro soldi, perché voglio metterli nelle condizioni di prenderseli dalle tasche dei cittadini attraverso tutta una quantità di strumenti che io ho dato loro, a partire dal fatto di permettere agli operatori ecologici di fare le multe per divieto di sosta”. Questo è il quadro d'insieme! Se il Governo si prende questa responsabilità, bene; se no se la prendono il Governo e la maggioranza col voto, io l'ordine del giorno lo mantengo.

PRESIDENTE. Quindi non accetta la riformulazione, ovviamente.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/65 Baldelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/2648/66 Napoli, favorevole con riformulazione: viene accettata.

Ordine giorno n. 9/2648/67 Rosso, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/67 Rosso.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordine del giorno n. 9/2648/68 Fitzgerald Nissoli, parere contrario. Ha chiesto di parlare la collega Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Volevo semplicemente dire che gli italiani all'estero sono sempre penalizzati e avrebbero diritto anche loro ad avere lo SPID, come tutti gli italiani in Italia, quindi vorrei chiedere di cambiare il parere, se fosse possibile. È solamente una valutazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/68 Fitzgerald Nissoli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Ordine del giorno n. 9/2648/69 Costanzo, parere favorevole con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2648/70 Rotelli, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/71 Barelli, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/71 Barelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Ordine giorno n. 9/2648/72 Bond, favorevole con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2648/73 Borghese, risulta inammissibile; ordine del giorno n. 9/2648/74 Tasso, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/74 Tasso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/2648/75 Alaimo, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/76 D'Orso, parere favorevole con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2648/77 Dori, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/78 Frusone, risulta inammissibile; ordine del giorno n. 9/2648/79 Rizzo, parere favorevole con riformulazione; ordine del giorno n. 9/2648/80 Casa risulta inammissibile; ordine del giorno n. 9/2648/81 Villani è inammissibile; ordini del giorno n. 9/2648/82 D'Ippolito, n. 9/2648/83 Micillo, n. 9/2648/84 Deiana, n. 9/2648/85 Terzoni e n. 9/2648/86 Daga, parere favorevole. Ordini del giorno n. 9/2648/87 Martinciglio, n. 9/2648/88 Maraia e n. 9/2648/89 Ilaria Fontana, favorevole con riformulazione; ordini del giorno n. 9/2648/90 Ficara, n. 9/2648/91 De Lorenzis, n. 9/2648/92 Scanu, n. 9/2648/93 Berti e n. 9/2648/94 Barbuto, parere favorevole; ordini del giorno n. 9/2648/95 Amitrano, n. 9/2648/96 Cancelleri e n. 9/2648/97 Barzotti risultano inammissibili; ordini del giorno n. 9/2648/98 Galizia e n. 9/2648/99 Ianaro, parere favorevole; n. 9/2648/100 Troiano, risulta ritirato; n. 9/2648/101 Paolo Russo, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/101 Paolo Russo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Ordine del giorno n. 9/2648/102 Plangger, parere favorevole; ordine del giorno n. 9/2648/103 Viviani risulta inammissibile; ordine del giorno n. 9/2648/104 Rampelli, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2648/104 Rampelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Dovremmo aver concluso l'esame degli ordini del giorno. Rimane da esaminare l'ordine del giorno accantonato n. 9/2648/59 Versace.

Ha chiesto di parlare il sottosegretario. Ne ha facoltà.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Presidente, tenuto anche conto che proprio nel corso dell'esame al Senato del decreto siamo intervenuti accogliendo degli emendamenti di maggioranza e di opposizione con gli articoli 29-bis e 29-ter, che regoleranno la materia in senso favorevole e positivo e, in linea con le cose scritte dalla collega, io propongo la seguente riformulazione: al primo rigo, “a prevedere nell'ambito delle misure volte alla semplificazione di cui agli articoli 29-bis e 29-ter della presente legge”, perché ci impegniamo a emanare dei decreti che vadano in questa direzione; e poi, dopo, anche solo sugli atti, aggiungerei: “in particolare nei casi di quadro clinico chiaramente irreversibile”. Va bene?

PRESIDENTE. La collega Versace accetta la riformulazione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Essendo stato convenuto che le dichiarazioni di voto finale abbiano luogo non prima delle ore 11,30, sospendo la seduta che riprenderà a tale ora.

La seduta, sospesa alle 10,25, è ripresa alle 11,30.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta delle dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, come accade da qualche tempo, il decreto-legge che stiamo convertendo contraddice il principio costituzionale del bicameralismo. È toccato al Senato, ora tocca alla Camera, ma non è il caso di richiamare l'adagio del mal comune mezzo gaudio, anzi la crisi del bicameralismo riduce il referendum del 20-21 settembre ad una tagliola senza senso, perché non tocca per nulla, come sarebbe necessario, l'impianto costituzionale del bicameralismo paritario. Una ragione forte per votare “no”. Comunque, dopo questo passaggio, è imprescindibile un serio lavoro di ammodernamento istituzionale.

Quanto al decreto-legge, che convertiamo per adesione, trasmesso all'opinione pubblica come il “decreto semplificazioni” - termine abusato, che evoca più speranze che certezza -, è necessario riconoscere che non si può agire su una questione così centrale e strategica con un unico provvedimento legislativo e, pur tuttavia, questo decreto, passato dal Senato, interviene positivamente sul codice degli appalti, sulle procedure autorizzative e di gara relative all'affidamento di lavori e di servizi, nella consapevolezza che, nei prossimi due o tre anni, la pubblica amministrazione dovrà cambiare ritmo per utilizzare risorse così consistenti per il rilancio degli investimenti. Sconsiglio di evocare sul punto la retorica del modello Genova: lì c'era eccezionalmente un pagatore certo, pur estraneo al controllo della spesa sostenuta. Restano in campo, invece, i principi fondamentali richiamati dall'ordinamento europeo, quali trasparenza, legalità, concorrenza, che non sono in contrasto con la rapidità e l'efficacia nella realizzazione, in un quadro che tuteli la sicurezza dei lavoratori e la qualità del lavoro. Questi principi vanno calati con impegno e coerenza nella grande sfida che dobbiamo affrontare, come Paese, di utilizzare bene, senza dispersioni e nei tempi richiesti le risorse europee che avremo a disposizione.

Concludo, Presidente. È decisivo che l'obiettivo di accompagnare il Paese verso una transizione sostenibile, sia ambientale che economica e sociale, sia perseguito con determinazione, senza disperdere le risorse in mille rivoli e rafforzando, in via decisiva, la capacità operativa della pubblica amministrazione. Su questo saremo misurati tutti e coinvolgerà sia la maggioranza che le opposizioni parlamentari. Fasi come queste suggeriscono di non fare calcoli elettorali: con questo spirito si potrà davvero girare pagina.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Il cosiddetto decreto Semplificazioni introduce, effettivamente, molteplici novità, che vanno dal campo degli appalti all'edilizia, fino alla digitalizzazione delle procedure amministrative, lo abbiamo già detto in vari passaggi. L'obiettivo dichiarato, in effetti, è quello di snellire la burocrazia, che attanaglia imprese e contribuenti, soprattutto, nel rapporto con gli organi delle pubbliche amministrazioni e implementare la green economy, a cui aggiungerei la blue economy, cioè l'economia del mare che, per uno che proviene da una città portuale, come Manfredonia, è un passaggio di sviluppo obbligato. Per questo, attendo i risultati che potrebbe produrre l'articolo 46 (“Semplificazioni in materia di Zone Economiche Speciali”), per il quale avevamo pronto un emendamento al fine di incentivare l'utilizzo dei corridoi logistici meridionali, Adriatico, Tirreno, Jonio, Sicilia, Sardegna, anche al fine di sostenere l'economia delle compagnie di navigazione Ro-Ro e Ro-Pax, gravemente sofferenti in questa pandemia. Comunque, l'emendamento non è stato presentato per via della posizione della fiducia. Anche perché un Paese circondato dal mare per tre quarti, non può non avere questo tipo di economia come voce principale del proprio bilancio.

In tema di emendamenti, io non nascondo, devo dire, la delusione per quelli che abbiamo presentato in Senato e che non sono passati. Riguardavano settori importanti: la scuola, gli operatori finanziari, gli operatori sanitari, la pubblica amministrazione per quanto attiene alle graduatorie. Naturalmente, non demorderemo, li ripresenteremo in altri provvedimenti.

Un piccolo passaggio sul comma 6 dell'articolo 38 che, francamente, non ci piace molto, che limita il potere dei sindaci di introdurre criteri limitativi alla localizzazione sul proprio territorio di stazioni radio base per le reti di comunicazioni elettroniche, di qualunque tipologia, con criteri diversi da quelli dello Stato, in particolare, con riferimento al 5G. Non pare una semplificazione, Presidente, ma una imposizione.

Concludendo, se questo sarà un decreto che soddisferà sufficientemente le aspettative di aziende, imprese e cittadini, nessuno può saperlo fino a quando le normative contenute non verranno applicate. Non sono rari i casi in cui con atti semplificativi vengono, al contrario delle intenzioni, introdotte nuove leggi che finiscono con il complicare ancora di più la vita dei cittadini. Ho terminato, Presidente, dicendo che di certo, comunque, questo decreto è un pezzetto, un altro pezzetto del percorso che questo Governo ha intrapreso con il “Cura Italia” ed è un percorso a cui il MAIE, lealmente, alla Camera come al Senato, darà il suo apporto, votando favorevolmente il provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, noi voteremo contro il “decreto Semplificazioni” semplicemente perché non è un decreto semplificazioni, ma un decreto complicazioni. Noi ci saremmo aspettati un decreto che riuscisse ad aiutare gli italiani nella fase di rilancio del Paese, di ripresa immediatamente dopo la grande emergenza sanitaria, invece ci rendiamo conto che non c'è nulla che aiuta gli italiani, non ci sono procedure che riescono a eliminare o velocizzare gli adempimenti amministrativi, ma, ancora peggio, viene utilizzato il “decreto Semplificazioni” per inserire delle modifiche al codice della strada. Non riusciamo a comprendere, siamo rimasti allibiti quando abbiamo visto che erano state previste delle norme di modifica del codice della strada.

Non è di certo questo semplificazione, è mettere più burocrazia, assecondare i comuni italiani che vogliono fare cassa attraverso il codice della strada e viene fatto, tra l'altro, attraverso degli emendamenti presentati al Senato senza alcuna discussione, tra l'altro, su dei contenuti veramente che ci hanno colpito. Il tema delle multe: ora, non solo gli agenti di polizia locale e gli ausiliari possono fare multe, ma anche gli operatori ecologici. Noi preferiamo chiamarli operatori ecologici che netturbini, perché abbiamo un particolare rispetto per chi fa questo mestiere, ma chi deve garantire la pulizia nelle nostre strade, che fa un lavoro impegnativo, deve anche occuparsi, attraverso una fotografia - perché basterà una fotografia -, di fare le multe ai cittadini italiani. Ma non solo. Il tema dell'autovelox: viene data la possibilità di mettere gli autovelox nelle strade urbane di quartiere, vuol dire in quei pezzi di città dove il limite è di 50 chilometri orari, di 30 chilometri orari. Semplifichiamo al punto tale di permettere di dare una multa di eccesso di velocità in città se si va a 35 chilometri orari. E questa si chiama semplificazione? Io credo che questo sia il modo per far fare cassa ai comuni che hanno richiesto di inserire queste modifiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

Così come il tema delle biciclette: io sono uno che apprezza la bicicletta, mi piace utilizzarla, non sono contrario alle biciclette, ma come si può inserire una modifica che prevede che le biciclette vadano in contromano, che le biciclette vadano nelle corsie preferenziali (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? A Milano, prima ancora di queste novità, hanno previsto già delle innovazioni straordinarie da questo punto di vista. Vi do una notizia: che, da giugno sino ad oggi, ci sono stati 650 incidenti con biciclette e monopattini, alcuni dei quali anche con conseguenze gravi.

Allora, io credo che se queste norme sono state ispirate da alcuni comuni, che cercano anche di andare al riparo, visto che sul comune di Milano c'è un esposto da parte del Codacons per le responsabilità delle scelte che sono state fatte prima di queste modifiche, sia assolutamente la strada sbagliata. E, soprattutto, se si voleva modificare il codice della strada, lo si poteva fare attraverso una proposta, che poteva essere discussa, dibattuta in quest'Aula, magari facendo delle scelte insieme, decidendo per il bene dei cittadini.

Ma la nostra sensazione è che questo Governo non ha a cuore il bene dei cittadini, ma ha a cuore la sopravvivenza dell'Esecutivo perché sia nel “decreto Cura Italia” sia nel “decreto Rilancio” sia nel “decreto Liquidità”, come nel “decreto Semplificazioni”, il Governo ha lavorato su un compromesso.

Sono stati accettati modifiche, inserimenti, emendamenti da parte di una maggioranza molte volte mossa da ideologia, semplicemente per accontentare tutti e per continuare a sopravvivere.

Avete buttato via 109 miliardi: invece di aiutare le aziende, avete fatto politiche assistenziali. Il Paese è in ginocchio e si continua a privilegiare la sopravvivenza del Governo.

Concludo, Presidente. Non avete la nostra fiducia, non avete la fiducia degli italiani, non siete neanche riusciti a conquistarla, e certamente con questo decreto non potete conquistarla e non potete avere il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Stefano Fassina. Ne ha facoltà.

STEFANO FASSINA (LEU). Presidente, innanzitutto una premessa non retorica, per sollecitare anche alla Presidenza della Camera interventi di riequilibrio costituzionale per le ragioni che sono state qua ricordate: costretti dalla pandemia alla necessità e all'urgenza di interventi inevitabili, il Parlamento ha sofferto non solo i DPCM ma ha sofferto e continua a soffrire appunto un bicameralismo alternato. Ieri il collega Ceccanti, con una definizione efficace, l'ha definito monocameralismo casuale redigente.

Sono punti che, ovviamente per chi ha votato “sì” alla riduzione del numero dei parlamentari e continua a ritenere che quella scelta sia stata una scelta giusta, continuano a richiedere un impegno affinché le riforme necessarie a dare senso anche all'intervento di riduzione dei parlamentari possano trovare effettiva traduzione, realizzazione nel Parlamento; interventi appunto di riequilibrio costituzionale: la legge elettorale e i Regolamenti parlamentari, Presidente.

Vengo al merito del provvedimento. Ogni Governo che si insedia, come sapete, lo fa con solenne promessa di semplificazione, e poi fa provvedimenti di semplificazione. Abbiamo avuto un Ministro per le semplificazioni, una legge delega “taglialeggi” e poi ci sono stati “decreti Italia semplice”, “Sblocca Italia”, appunto “Decreti semplificazioni”; dobbiamo riconoscere, però, che i risultati non sono stati straordinari, tant'è che appunto ad intervalli regolari arriva una qualche misura con l'obiettivo di semplificare in un colpo solo la complessità della macchina amministrativa.

Ovviamente le norme sono importanti, e sono necessari interventi normativi, su questo non c'è dubbio. Il provvedimento che ci apprestiamo ad approvare, purtroppo non ad esaminare, non ad emendare, ma ad approvare per come è uscito dal Senato, contiene interventi importanti. Ne cito soltanto alcuni: la modifica sperimentale delle norme sugli appalti, la riforma - questa è importante - dell'abuso d'ufficio per limitare la discrezionalità nel riconoscimento del reato, l'intervento sulla responsabilità erariale dei funzionari pubblici solamente nei casi di atti dolosi, e poi una serie di interventi che hanno riguardato l'innovazione tecnologica, a cominciare dall'identità digitale, il domicilio digitale, l'allargamento dell'interoperabilità delle banche dati, e poi alcune norme appunto che riguardano - ne abbiamo discusso prima, durante l'approvazione degli ordini del giorno - i diritti dei lavoratori, a cominciare dall'introduzione della congruità nella presenza di manodopera negli appalti pubblici.

Quindi, interventi importanti. Ve ne sono altri che ci hanno convinto decisamente meno, come le norme sulla rigenerazione urbana, sulle quali ieri è intervenuto il nostro capogruppo Fornaro, la rideterminazione delle royalties, la norma sugli impianti sportivi.

Inevitabilmente un provvedimento appunto che contiene anche ombre, oltre alle luci. Ma il punto che mi interessa sottolineare è quello che è necessario fare oltre l'intervento normativo, che, come ha scritto chi è esperto di questi temi - mi riferisco da ultimo al professor Natalini - è soltanto uno degli aspetti sui quali intervenire.

Veniamo agli altri. Quali sono gli altri fondamentali? Gli altri fondamentali sono le persone, gli uomini e le donne che interpretano e attuano le norme, perché in ogni norma, anche la più definita possibile, vi è una dimensione interpretativa, quindi la rilevanza delle persone. E qui lasciatemi dire che noi dobbiamo intervenire se vogliamo semplificare, se vogliamo una pubblica amministrazione che interviene con tempestività, con capacità, con efficacia ed efficienza. Cito soltanto due dati che dobbiamo tener presente, se vogliamo lavorare con l'obiettivo di migliorare la capacità amministrativa, perché questo è il punto: migliorare la capacità amministrativa. La semplificazione non è un fine in sé, è un mezzo per migliorare la capacità amministrativa. Due numeri sul personale: abbiamo il più basso numero di dipendenti pubblici nell'Unione europea, circa 50 ogni mille abitanti; il penultimo, che è la Germania, ne ha 60; il Regno Unito, che certamente non è un Paese di economia pianificata, ne ha 80; i Paesi scandinavi ne hanno oltre 150. C'è un problema di numero di uomini e donne della pubblica amministrazione. C'è un problema di anzianità: siamo il Paese, nell'ambito OCSE, con i dipendenti pubblici più anziani; la metà dei nostri dipendenti pubblici ha oltre 55 anni, soltanto il 2 per cento è tra 18 e 34 anni. Questo rileva per l'applicazione delle norme, e su questo dobbiamo intervenire.

Dobbiamo intervenire poi sulla dotazione digitale, che non vuol dire solo computer di nuova generazione o una rete più veloce, ma vuol dire una riorganizzazione anche delle procedure, quindi una riorganizzazione della macchina amministrativa. Personale, dotazione tecnologica e organizzazione sono tre aspetti inscindibili e che vanno coniugati con determinazione, con pazienza e con una capacità di disegni articolati, amministrazione per amministrazione. Solo così noi arriviamo effettivamente al miglioramento della capacità amministrativa.

Un secondo punto e mi avvio a chiudere, Presidente. In queste settimane siamo impegnati tutti a fare in modo che le risorse previste per il Recovery Fund possano avere un efficiente ed efficace utilizzo, e siamo preoccupati per la macchina amministrativa. Nelle giornate scorse abbiamo audito in Commissione bilancio la Banca d'Italia, che ha indicato come le risorse del Recovery Fund comportino il raddoppio degli investimenti pubblici ogni anno: dobbiamo raddoppiare gli investimenti pubblici. Serve un enorme miglioramento della macchina amministrativa. E qua abbiamo due strade: la prima la considero molto pericolosa, la seconda, invece, a mio avviso, è quella che andrebbe percorsa. La prima strada è quella di immaginare un'ennesima struttura ad hoc che sostituisce le strutture esistenti con procedure straordinarie.

Ritengo che questa soluzione sarebbe una soluzione sbagliata, primo perché avrebbe una scarsa efficacia, secondo perché rinuncerebbe all'opportunità che abbiamo oggi di intervenire attraverso le risorse dei Recovery Fund per ridisegnare le macchine amministrative. Questo passaggio ci deve servire per ridisegnare anche le macchine amministrative, quindi questa è la strada che dovremo percorrere.

Ne abbiamo discusso con il Presidente del CNEL, sempre nelle audizioni che abbiamo fatto sul Recovery Fund: serve una mappatura delle istituzioni che concorrono all'attuazione degli interventi dei programmi del Recovery Fund; serve una mappatura delle risorse necessarie in termini di profili professionali, perché il punto che sottolineavo sul personale non riguarda solo la quantità e l'età, ma riguarda anche i profili professionali; abbiamo bisogno di più tecnici e quindi le risorse del Recovery Fund dovrebbero essere utilizzate anche per assunzioni mirate, non a tappeto, assunzioni mirate di professionalità specifiche, tecniche, a tutti i livelli amministrativi. Concludo, Presidente, sulla base delle valutazioni che ho esposto e nella consapevolezza appunto che il decreto che convertiamo è un passo avanti da iscrivere in una strategia paziente, determinata ed articolata di riforme, dichiarando il voto favorevole di Liberi e Uguali (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Raffaella Paita. Ne ha facoltà.

RAFFAELLA PAITA (IV). Signora Presidente, sottosegretario Margiotta e colleghi, era il 15 novembre del 2019 quando Matteo Renzi, a Torino, lanciò la grande sfida di costruire un piano per il rilancio delle infrastrutture del Paese. A pensarci bene, ora, sembra trascorsa un'intera era politica. Era un'Italia che aveva certamente bisogno di rilancio e crescita, ma che non avrebbe immaginato che, di lì a poco, sarebbe stata colpita dalla pandemia che ha cambiato le nostre vite e la nostra proiezione sul futuro. Questa suggestione, lanciata a Torino, è diventata una delle principali proposte d'Italia Viva, perché ne definisce l'identità politica, la visione riformatrice, la cultura del fare e del cambiare in meglio il nostro Paese. Il piano “Italia shock”, che insieme al collega Nobili, sotto la regia della capogruppo Boschi, abbiamo costruito nei tasselli principali, ha scovato 120 miliardi - che poi sono diventati quasi 200 - di investimenti pubblici e privati nel settore infrastrutturale e ha definito regole semplici e snelle per il rilancio delle opere. Ricordo l'ironia con cui è stato accolto da una certa classe politica, di maggioranza e di opposizione; ricordo le frasi di chi ci diceva che stavamo raccontando bufale, oppure che se avessimo davvero trovato 120 miliardi da sbloccare saremmo diventati ricchi. Ricordiamo tutti questa pagina. Poi è arrivato il COVID-19 e ciò che era già necessario è diventato urgente e improcrastinabile: rilanciare gli investimenti è divenuto essenziale per salvare l'economia e il lavoro di migliaia di persone. Cos'è il piano “Italia shock”? Sono sei articoli semplici, che partono da esempi positivi nel Paese: Pompei Expò e la ricostruzione del ponte di Genova. Pompei Expò è tra i successi del Governo Renzi, mentre il ponte San Giorgio è stato ricostruito in tempi record dopo un'enorme tragedia, anche grazie al decreto Genova, voluto dal Governo giallo-verde. E qui c'è un primo tema, una lezione istituzionale: siamo abituati a Governi che buttano via il lavoro dei Governi precedenti per il solo gusto di fare cose diverse. La continuità invece è un valore ed è un sintomo di maturità istituzionale del Paese. Ecco, noi non siamo affetti dall'ansia di cancellare tutto (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ma dall'urgenza di migliorare, anche salvaguardando il lavoro fatto da Governi di colore politico diverso dal nostro. E siamo partiti da esempi di risultati positivi realizzati da Governi con maggioranze differenti anche per dire che ci sono temi su cui il Paese deve unirsi e tifare in un'unica direzione, per il bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Commissari, dunque, che abbiano poteri reali per affrontare una stratificazione normativa che rallenta le opere, commissari con forti poteri nella fase di progettazione fino alla realizzazione, commissari che siano soggetti però anche a un rigoroso e puntuale controllo dell'ANAC. E poi semplificazione della progettazione, forte diminuzione dei tempi di discussione nei ricorsi al TAR, il ripristino di “Italia Sicura” per il dissesto idrogeologico, norme che semplifichino la pianificazione portuale. Questo lavoro è stato offerto alla discussione della maggioranza senza mettere bandierine, ma con pieno spirito collaborativo. Abbiamo dato un contributo, dimostrando ancora una volta che a noi interessano le idee e non le poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Oggi, lo dico con soddisfazione, una parte di questo progetto è stato recepito nel “decreto Semplificazioni”. Il “decreto Semplificazioni” non è il nostro “piano shock”, ma un primo tassello, un primo stralcio del nostro disegno. Per noi è innanzitutto una vittoria culturale, perché abbiamo sostenuto una proposta che sancisce un principio fondamentale: per superare la crisi in atto serve lavoro e non sussidi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché l'assistenzialismo non risolve il problema dell'offrire alle persone l'occasione di emancipazione. Le persone devono avere occasioni di lavoro, perché solo il lavoro le rende libere. Crescita, sviluppo, sfide di innovazione sono le nostre parole d'ordine e fatemi dire, poi, che il provvedimento che votiamo oggi è il primo atto vero, che si propone di guardare oltre l'emergenza COVID-19, per arrivare ad una profonda trasformazione del Paese. E il lavoro per chiedere all'Unione europea le risorse del Recovery Fund si pone in ideale continuità con questo provvedimento, perché una cosa è chiara: all'Italia non è sufficiente tornare alla situazione economica precedente alla pandemia, perché i nostri problemi strutturali sono precedenti al virus. Ora abbiamo davanti un'occasione unica, con questo decreto e con le risorse europee, tutte le risorse europee: quelle del Recovery Fund, quelle del MES (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), su cui non possiamo più tentennare e quelle per il lavoro. La possibilità, dunque, di investire sul futuro anche attraverso il concetto di debito buono e un percorso coraggioso, coraggiosissimo, di riforme. Investimenti e riforme che rappresentano nell'immediato una spinta alla crescita e all'occupazione, ma che in prospettiva consentiranno anche alla logistica, all'industria, al turismo di colmare il divario che ci rende più deboli rispetto alle economie più solide. Pensateci bene: noi possiamo essere la nazione capofila del nuovo modello di sviluppo della logistica globale, che è l'insieme di infrastrutture, intermodalità, applicazione delle nuove tecnologie a partire dal 5G, utilizzo delle energie alternative. Ma per fare ciò abbiamo bisogno di una radicale revisione delle regole, soprattutto per i nostri porti, e poi abbiamo bisogno di infrastrutture. Per la merce mondiale - è un tema su cui vi invito a un ragionamento - è quasi più facile raggiungere la pianura padana dal Mare del Nord che da Genova. Questo diviene così perché gli svizzeri hanno bucato le Alpi, e in più punti, molto prima che noi bucassimo gli Appennini (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Per tornare ad essere dunque un'economia forte, non ci sono alternative: servono opere, porti, aeroporti. Su questo abbiamo agevolato le tempistiche delle procedure ambientali anche per favorire investimenti come quelli dell'Aeroporto di Firenze, perché dovevano essere fatti. Ferrovia, Alta Velocità, Alta Capacità, strade, autostrade. E poi serve il coraggio di sfide nuove, dalla TAV Torino-Lione al Ponte sullo Stretto, passando per la nuova diga del porto di Genova, ed è questa un'altra lettura politica del voto di oggi: la sconfitta culturale della teoria che per troppo tempo ha imperversato nella politica italiana, cioè quella della decrescita felice (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), perché l'unica felicità possibile può essere data dal crescere e dal fare. È la ragione per la quale abbiamo chiesto e ottenuto che il decreto fosse ancorato un atto politico forte, l'individuazione di 50 opere da commissariare subito: anello ferroviario di Roma, Fano-Grosseto, Tirrenica, Darsena Europa nel porto di Livorno, Pontremolese, solo per fare alcuni esempi.

Ma anche in questo caso si tratta di un primo passo. Seguiranno e serviranno altre tre cose: nuovi elenchi di opere da commissariare, la nomina rapidissima di figure competenti e pragmatiche nel ruolo e una piena applicazione delle norme di semplificazione delle stazioni appaltanti prevista nel provvedimento che stiamo per votare. Semplificare, velocizzare, non rassegnarsi alla strategia dello strapotere burocratico e all'immobilismo. Questo di oggi è - come dicevo - un primo passo, siamo solo all'inizio, c'è ancora molto da fare, il punto è mettere il Paese nelle condizioni di ripartire e per questo servirà ridurre ancora la burocrazia. Semplificare può essere l'occasione per cambiare davvero: regole semplici, responsabilità, buon senso, visione e concentrare il ruolo pubblico sui suoi asset fondamentali: liberare insomma questo Paese da chi lo ha frenato. Il punto è, ancora una volta, la responsabilità perché le regole bizantine - e vado a chiudere - sono finalizzate allo scaricabarile, cioè al non fare. Noi vogliamo costruire un Paese che ha il coraggio della responsabilità e il coraggio di fare. Oggi non cantiamo vittoria, perché naturalmente il lavoro è ancora lungo. Colleghi prima di me hanno citato autorevoli esponenti liguri del mondo della cultura, anch'io oggi voglio fare una citazione in un'occasione che penso essere importante per la discussione del Paese.

“Dal mio piccolo aereo di stelle io ne vedo. Seguo i loro segnali e mostro le mie insegne. La voglio fare tutta questa strada. Fino al punto esatto in cui si spegne”: da Lindbergh di Ivano Fossati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Alessio Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente, onorevole sottosegretario, il Governo aveva annunciato a suo tempo l'abolizione della povertà, poi, sull'onda dell'entusiasmo, aveva anche improvvidamente annunciato l'abolizione della burocrazia attraverso questo “decreto Semplificazioni”; purtroppo, non è così, non è stato così, non avete abolito la povertà, eccezion fatta per quella del Ministro Di Maio, paparazzato quest'estate su un lussuoso yacht mentre solcava mari cristallini e peraltro non avete abolito la burocrazia. L'Italia è un Paese moderno, nonostante voi, l'Italia è un Paese moderno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), è una potenza industriale e industrializzata, che però obbliga i propri operatori, i propri imprenditori e i propri professionisti ad operare in un sistema che è ottocentesco: quintali di carta, quintali di domande da protocollare, di documenti da compilare, mentre altrove, in altri Paesi, bastano dieci minuti per aprire e chiudere una procedura. Ma poi cosa c'entra l'autovelox con la semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma vi pare il caso di modificare il Codice della strada, consentendo l'installazione ovunque dell'autovelox, quando a breve, proprio qui alla Camera, discuteremo in modo ragionato la revisione del Codice della strada? Ma che senso ha? O meglio, un senso ce l'ha: dovevate lavarvi la coscienza perché avete ridotto sul lastrico i comuni e le amministrazioni comunali e in questo modo consentite loro di far cassa, mettendo gli autovelox. Ma chi pagherà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Pagheranno gli automobilisti, pagheranno i cittadini già vessati e quindi avete aumentato l'imbarazzo per i comuni e avete aumentato la vessazione per gli automobilisti. E poi - diciamolo con chiarezza - ci sono limiti di velocità che francamente non possono essere rispettati nelle nostre città. La situazione economico-finanziaria è drammatica: ai nostri figli non è garantita la salute a scuola, la produzione industriale è scesa, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 20 per cento; commercio, turismo e artigianato sono in ginocchio, la ripresa sarà lenta, abbiamo problemi serissimi in ordine al profilo occupazionale e voi avete l'obbligo di dare certezza agli italiani, attraverso azioni che siano efficaci e che siano utili. Ma voi pensate agli autovelox, pensate all'età per poter accedere al Senato, alla riforma elettorale: gli italiani non mangiano in base al sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); gli italiani mangiano altro! Dovevate semplificare in modo oculato la transizione energetica, la transizione ecologica, quella digitale; dovevate pensare a come rendere accessibili e spendibili - qui sì, semplificando le procedure - i finanziamenti europei, ma così non è e non è stato. Le misure straordinarie, soprattutto per gli appalti, erano previste inizialmente solo fino al 31 luglio del 2021, poi, anche grazie a Fratelli d'Italia, avete prorogato al 31 dicembre 2021. Ma come potete pensare che un imprenditore, in un arco così ristretto di tempo, sia nella condizione di programmare il proprio lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma come potete pensare una cosa del genere? Le imprese italiane chiedono norme certe, strutturali e durature, sulle quali investire e dare sicurezza. E ancora: vi siete affidati alla figura del commissario straordinario per nascondere la vostra imbarazzante incapacità, ma questa figura mette anche a nudo l'improvvisazione, la debolezza del sistema legislativo, che va modificato. La mancata digitalizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione, sottosegretario, è un fatto drammatico: ci sono 55 mila uffici dispersi sul territorio nazionale, con autonomia funzionale e autonomia finanziaria, che gestiscono 800 miliardi di euro, un esercito di 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici che costano 150 miliardi di euro in stipendio e sono anche ottimi dipendenti pubblici che vorrebbero lavorare. Li vogliamo mettere nella condizione di lavorare, o no (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? E buona parte di questi enti non hanno modificato i servizi e non hanno mai fatto semplificazione, sapete perché? Perché il Governo dovrebbe ancora redigere un documento di strategia nazionale sulla digitalizzazione del Paese, però il Ministro dell'Innovazione non esiste e il Ministro della Pubblica amministrazione è un ectoplasma e tant'e (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma per digitalizzare e quindi per semplificare non basta consentire lo scavo in trincea per posare il cavo in fibra ottica o semplificarne la procedura autorizzativa - sono condizioni necessarie ma non ancora sufficienti -, occorre ridurre drasticamente i passaggi amministrativi per qualsiasi autorizzazione e per qualsiasi certificazione. Occorre che le procedure siano tutte digitalizzate perché risparmiare tempo significa risparmiare denaro e occorre cambiare l'organizzazione del lavoro, con buona pace dei sindacati. Cerchiamo di capirci: noi non siamo ostili alla burocrazia, noi siamo per una burocrazia al servizio dei cittadini, per una burocrazia riformata, semplice, utile, digitale, trasparente, snella; questa è la burocrazia che noi vogliamo e che non troviamo in questo testo. E sapete perché? Perché i costi della ridondanza burocratica e della non semplificazione sono un prezzo altissimo delle imprese, che pagano una tassa camuffata di due euro all'ora per costi burocratici inutili. Le imprese medio-piccole pagano 22 miliardi all'anno per la complessità delle norme, hanno bisogno di aiuto, non c'è più tempo. Fratelli d'Italia chiede l'istituzione di una Commissione parlamentare totalmente dedicata alla questione del digitale, nell'accezione più ampia del termine: rete unica, digitalizzazione della pubblica amministrazione, applicazioni. Dobbiamo fare in modo che la visione politica venga recuperata perché dobbiamo conoscere per legiferare perché, se non conosciamo, non legiferiamo e non semplifichiamo. Occorre una scossa perché è dal 1979 che l'Italia sente parlare di “decreto Semplificazioni”; fu l'allora Ministro della Funzione pubblica, Giannini, a tracciare la situazione dell'amministrazione dello Stato e ancora non avevamo le competenze tecnologiche di cui oggi noi disponiamo. Bene, il risultato è questo, siamo fermi ancora al 1979, cari esponenti del Governo del cambiamento, siete un po' lenti sul cambiamento. E sull'ambiente avete confuso un quadro normativo già sufficientemente compromesso: le opere necessarie per implementare il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima, di cui vi riempite sistematicamente la bocca, vengono decise - nessuno sa come e dove - con un decreto del Presidente del Consiglio e addirittura l'elenco delle opere di grandissimo impatto, di grandissimo costo può variare di sei mesi in sei mesi, senza mai passare dal Parlamento, qualcuno suggerisce col favore delle tenebre, e poi arriva il Presidente del Consiglio che firma il decreto.

Avete aggiunto un'altra Commissione, la Commissione per il PNIEC, venti professionisti lautamente retribuiti che dureranno in carica quattro anni; siamo praticamente circondati da una pletora di professionisti, di task force; è il trionfo delle burocrazie ministeriali che poi sono quelle che scrivono testi complicati e incomprensibili per gli italiani, come questi. E sui siti di interesse nazionale, non c'è una città industrializzata in Italia che non abbia problemi di bonifica e proprio su questi siti ci sarebbe l'urgenza di un intervento profondo e risolutivo, ma voi vi state muovendo promuovendo processi lenti, nebulosi che configurano un piacere enorme, e sapete per chi? Per gli inquinatori. Per voi parlare di Ilva o di una raffineria è come parlare di un distributore di benzina mono pompa e questo non è accettabile.

Concludo, Presidente. Con questo decreto avete sostanzialmente depotenziato, direi quasi abrogato anche un reato importante come quello dell'abuso d'ufficio; e a lungo, con i colleghi di Fratelli d'Italia, ci siamo interrogati sull'opportunità che vi avesse spinto a modificare il codice penale in un decreto che per vocazione era il “decreto Semplificazioni”. Ebbene, il motivo lo abbiamo capito - e concludo -, l'abbiamo capito ieri dalla stampa: avete deciso, sì, di semplificare, ma la vita del presidente della regione Campania De Luca, oggi candidato alla riconferma della regione Campania, che è indagato anche per abuso d'ufficio e l'avete fatto con un “decreto Semplificazioni” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questa è una vergogna e il nostro voto sarà orgogliosamente contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Umberto Buratti. Ne ha facoltà.

UMBERTO BURATTI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretario senatore Margiotta e cittadini che grazie alla diretta RAI siete collegati con quest'Aula, siamo oggi al voto finale su questo decreto-legge, conosciuto dall'opinione pubblica come “decreto Semplificazioni”. Perché questo decreto e perché ora? Perché, riprendendo il celebre pensiero del sociologo austriaco Otto Neurath, intellettuale del Circolo di Vienna, siamo come naviganti che devono riparare la propria nave, ma che non possono fermarsi in un porto, cioè devono provvedere, restando sempre in alto mare. E a cosa serve? Serve per affrontare la sfida epocale del rilancio economico del Paese, un Paese che, diciamolo, in tutte le sue componenti, cittadini e istituzioni tutte, ha saputo rispondere alla prima emergenza, quella sanitaria, sicuramente non risolta, ma il lavoro fatto oggi ci viene riconosciuto dai diversi osservatori internazionali, dall'Organizzazione mondiale della sanità fino alle agenzie di rating.

In estrema sintesi, questo decreto interviene in quattro ambiti principali: il primo, con semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia, in particolare attraverso procedure per incentivare gli investimenti pubblici, in relazione all'aggiudicazione degli appalti, sia sopra soglia che sotto soglia e altre misure per la ricostruzione nelle aree colpite da eventi sismici; il secondo, con semplificazioni procedimentali e di responsabilità, attraverso disposizioni in materia di enti locali e stato di emergenza, l'organizzazione del sistema universitario e, poi, la valorizzazione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per i quali questo Governo ha stanziato 165 milioni per l'armonizzazione retributiva degli stipendi dei Vigili del fuoco con quelli delle Forze di polizia. Questo è il modo concreto per dire “grazie” al loro impegno a favore delle nostre comunità, grazie ai Vigili del fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ho sentito dire, da alcuni interventi, che le norme di modifica al codice della strada sono solo per far fare cassa ai comuni; da ex sindaco dico che ciò è offensivo nei confronti dei tanti amministratori locali. Il tema della sicurezza stradale è il tema che noi affrontiamo quotidianamente e, allora, non scherziamo su questo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Un ulteriore ambito di intervento è relativo alle misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale, mediante disposizioni sulla cittadinanza digitale, lo sviluppo dei sistemi informatici della pubblica amministrazione, l'innovazione e la strategia di gestione del patrimonio informativo pubblico - forse qualche collega se lo è dimenticato oppure è un po' distratto, ma ricordo a tutti il lavoro fatto dalla Bicamerale sulla digitalizzazione della pubblica amministrazione che ha chiuso i lavori sotto la presidenza dell'onorevole Stumpo proprio qualche mese fa - e, infine, semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy, adottando un'ottica integrata di lungo periodo, grazie alla razionalizzazione delle procedure di valutazione ambientale, agli interventi per la diffusione e il consolidamento di un sistema energetico sostenibile, oltre alle misure per la prevenzione e il contrasto del dissesto idrogeologico.

Va detto, oggettivamente - già qualcuno prima di me lo ha anticipato - che questa Camera non ha avuto modo di modificare il testo arrivato dal Senato, ma, come Partito Democratico, con il consueto e necessario dialogo tra i gruppi parlamentari di Senato e Camera, ci siamo impegnati per migliorare in alcuni passaggi la proposta del Governo. È bene ricordare, infatti, che nel corso dell'iter legislativo al Senato, sono stati diversi i soggetti auditi nelle Commissioni che hanno portato il loro contributo. Così, con il dialogo continuo tra le forze di maggioranza, i rappresentanti dell'Esecutivo - un grazie ancora al senatore Margiotta, per il suo impegno, che ha seguito fin dall'inizio questo provvedimento – e anche, è giusto riconoscerlo, con il contributo della stessa opposizione, nell'altro ramo del Parlamento siamo arrivati al testo che oggi andiamo ad approvare.

Il confronto continuo e il dialogo tra tutte le forze politiche di governo e di opposizione sono e dovrebbero essere la strada maestra per lavorare nell'interesse del Paese, lasciando da parte gli slogan e le urla che in una campagna elettorale continua producono solo confusione e incertezza. Abbassare i toni è utile, è utile per tutti, per lavorare bene, concentrandoci sulle cose concrete da fare.

L'intervento di semplificazione nei meccanismi di funzionamento della pubblica amministrazione, specie per ciò che riguarda le procedure autorizzative e di gara relativamente all'affidamento di lavori e servizi è stato fatto, mantenendo però i principi fondamentali dell'azione amministrativa: la trasparenza e la legalità.

Così, nell'affidamento diretto è inserito un criterio di rotazione degli inviti che tenga conto anche di una diversa dislocazione territoriale delle aziende che partecipano, previa pubblicazione di un avviso relativo all'avvio della procedura di affidamento.

Quindi, abbiamo sia la riduzione dei tempi che della burocrazia, senza però eliminare le tutele legate alla legalità e alla trasparenza.

Come non evidenziare, inoltre, la possibilità prevista di partecipare ai bandi non solo per le grandi imprese, ma anche per gli operatori economici rappresentati dalla piccola e media impresa, quella colonna portante dell'economia del nostro Paese, che potranno partecipare in forma di raggruppamenti temporanei d'impresa, presentando un'unica offerta.

La difesa della legalità è, altresì, affermata anche nelle norme di semplificazione introdotte nel sistema delle verifiche antimafia, con la previsione, inoltre, di protocolli di legalità, con i quali il Ministero dell'Interno potrà stipulare protocolli con associazioni di categoria, grandi imprese e organizzazioni sindacali per estendere anche ai rapporti tra privati la disciplina sulla documentazione antimafia attualmente limitata ai rapporti tra privati e l'interlocutore pubblico.

Le semplificazioni introdotte per consentire il rilancio del settore immobiliare devono inoltre essere considerate in linea con le norme previste per il super-buono sulla qualificazione energetica e sismica. Questo ci consentirà, onorevoli colleghi, di migliorare la qualità e l'eco-sostenibilità e la sicurezza del patrimonio edilizio delle nostre città, con la rigenerazione urbanistica e gli interventi di demolizione e ricostruzione. Tutto questo, comunque, nel rispetto dei requisiti di tutela e valorizzazione del patrimonio storico-culturale dei nostri centri storici e delle prerogative degli amministratori locali. Ulteriori semplificazioni sono previste per la realizzazione di edifici di interesse pubblico come scuole, edilizia sociale, ospedali. Rilancio economico, creazione di posti di lavoro nei diversi settori, da quello delle opere pubbliche all'edilizia privata, non devono però abdicare al tema sempre più centrale, per noi fondamentale come Partito Democratico, quello della sicurezza e della qualità del lavoro, rafforzando inoltre gli strumenti di verifica della regolarità contributiva dei lavoratori. Questa dichiarazione di voto non consente un'illustrazione organica di tutto il provvedimento; non c'è tempo. Ho delineato solo alcuni aspetti del provvedimento. Il decreto sicuramente non risolve tutti i problemi del Paese ma va nella giusta direzione: costituisce un primo intervento che dovrà continuare in maniera sistematica. È necessario sicuramente investire sulla pubblica amministrazione, sul personale, sulla macchina amministrativa in genere; ciò sarà utile specie per la sfida che abbiamo davanti per utilizzare le risorse europee che sono a nostra disposizione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

UMBERTO BURATTI (PD). Vado a terminare, Presidente. Una sfida epocale alla quale siamo chiamati tutti a partecipare e a fare squadra. Alcuni commentatori hanno paragonato il momento che stiamo vivendo a quello difficile la ricostruzione dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Quest'Aula che ha raccolto le donne e gli uomini che hanno scritto la Costituzione repubblicana e hanno ricostruito le città e i borghi devastati dalla guerra deve recuperare, ritrovare, riscoprire quello spirito unitario che vide repubblicani e monarchici, cattolici e comunisti, socialisti e liberali lavorare assieme per far risorgere il Paese. Lo fecero assieme, istituzioni ai cittadini…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

UMBERTO BURATTI (PD). …mettendo da parte le visioni del passato. Questa forse è la vera sfida che ci aspetta: il cambiamento. È tanto difficile? Pensiamo proprio di no se guardiamo all'orizzonte e abbiamo chiara la rotta da seguire; per questo, come Partito Democratico, voteremo convinti il provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Il Governo festeggia un anno della propria esistenza in vita con la ventiseiesima fiducia su un decreto: decreti e fiducie, fiducie e decreti. Anche in questo caso questo decreto non è stato esaminato compiutamente da tutte e due i rami del Parlamento ma solo dal Senato. Qui alla Camera c'è stato un giorno: mezza giornata in Commissione, mezza giornata in Aula e poi la fiducia e poi le dichiarazioni in diretta che finalmente i cittadini possono vedere per capire come si esaminano in questo Parlamento i decreti-legge. Altro che la riduzione del numero dei parlamentari dovevate votare: dovevate votare il superamento del bicameralismo paritario (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Peccato che l'abbiate già superato attraverso queste pessime prassi delle quali purtroppo qualcuno di voi va perfino orgoglioso. Avete indovinato solo il titolo in questo decreto - ve lo ha spiegato ieri con una certa eleganza l'onorevole Ravetto - il decreto “Semplificazioni”. Le semplificazioni sono belle e piacciono a tutti, ma poi bisogna andare a leggere che cosa c'è dentro al decreto perché, troppo spesso, come in certi articoli giornalistici il titolo non corrisponde al contenuto né dell'articolo, né dell'intervista. E in questo caso, infatti, in questo decreto abbiamo due grandi filoni: le occasioni mancate - ciò che non c'è - e i danni che emergono, con ciò che c'è. Partiamo da quello che non c'è. Si è detto: approfittiamo di questa occasione, della crisi per mettere in pista delle norme che possano servire a far ripartire il Paese, a sbloccare il Paese; invertiamo la logica dei controlli delle pubbliche amministrazioni; facciamoli dopo, non prima; permettiamo di sbloccare quella giungla burocratica che impedisce il dinamismo economico delle imprese e delle attività. Ecco: 72 permessi per aprire un bar, 65 permessi per aprire un parrucchiere, 86 permessi per aprire un meccanico, 36 per mesi per il bonus 110: tutto questo resta; ecco l'occasione mancata. Su questo non siete stati capaci a fare nulla! Sullo sblocco dei debiti della pubblica amministrazione, che secondo le ultime stime cubano in questo Paese circa 50 miliardi, non siete stati capaci con tutto l'indebitamento per miliardi che facciamo (altro che i risparmi di 4 spicci che sbandierata sulle riforme costituzionali), non siete stati capaci a sbloccare i debiti delle pubbliche amministrazioni su cui questa Assemblea un anno fa aveva fatto un lavoro comune, sulle compensazioni debiti-crediti e su tante altre cose: non si è andati avanti per niente. Vi avevamo proposto i voucher in agricoltura sul turismo, norme che facilitassero le attività della ristorazione: niente, tanto tempo perso. Qualcosina sul terremoto, un po' di pieni poteri al commissario ma, anche lì, superare le norme del “decreto Dignità” che impediscono la reiterazione delle assunzioni di personale a tempo indeterminato, la stabilizzazione di un personale che ormai da anni è impegnato in quei territori e che non ha prospettive, anche questa è un'altra occasione che si è persa. E poi quello che c'è: anche lì, non ci fa impazzire quello che c'è. Una fuga in avanti rispetto al Paese reale sulla digitalizzazione. Noi abbiamo un Paese che anagraficamente è più un Paese di anziani che di giovani. Abbiamo spinto come dei forsennati sulle identità digitali, su tutto quello: bene andare avanti, ma ponetevi nelle condizioni di chi un'identità digitale non ce l'ha o non la vuole avere. Avete creato un Grande Fratello digitale in cui le amministrazioni si parlano digitalmente tra di loro, ma non permettono al cittadino di interloquire e di avere servizi migliori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avete aumentato le norme, ingenerando quel meccanismo che, come ha spiegato compiutamente il professor D'Ettore in discussione generale, induce burocrazia difensiva. Avete toccato marginalmente, in maniera assolutamente temporanea, tutta la normativa che riguarda il danno erariale: intervenire con nuove norme e per di più temporanee non fa altro che ingenerare incertezza in tutto quell'universo che queste norme deve applicarle, per cui non ci sarà lo sblocco degli appalti, ma ci sarà un'indecisione, una paura di prendersi le responsabilità, cioè la burocrazia difensiva.

E poi, in tutto questo, il grande capolavoro di avere preso il peggio di quello che da un anno e mezzo era fermo in Commissione trasporti, in una specie di miniriforma del codice della strada, il cui relatore, peraltro, è un componente di maggioranza (perché era nata nel vecchio Governo ma era rimasta in questo Governo, perché il relatore è un componente del MoVimento 5 Stelle), avete preso il peggio di quella riforma su pressione dei sindaci italiani che hanno bisogno di far cassa, come vi spiegavo prima perché per tre mesi non c'è stato traffico nelle nostre città e i bilanci dei comuni languono, e anziché dare i soldi ai comuni italiani per svolgere servizi per i cittadini, gli avete detto: da oggi scatenate l'inferno sulle multe! Guardate, il Ministro degli Affari steri, che in questo momento dilaga in tutte le trasmissioni senza contraddittorio per fare interviste sul taglio dei parlamentari e che in curriculum ha anche un incontro diplomatico ai massimi livelli con i “gilet gialli”, probabilmente potrebbe utilizzare il suo staff da 700 mila euro l'anno anche per spiegarvi perché sono nati i “gilet gialli” perché non sono nati per l'aumento delle accise sulla benzina. I “gilet gialli” sono nati in Francia perché, in poco tempo, in Francia, le sanzioni nei confronti degli automobilisti sono aumentate di dieci, quindici, venti volte tanto, e sapete perché?

Perché in Francia hanno fatto in passato quello che oggi voi state facendo in un decreto che dovrebbe servire per la semplificazione, cambiando il codice della strada e scatenando una sorta di multa selvaggia, la guerra alla sosta selvaggia con la multa selvaggia! Cioè, voi state permettendo agli operatori ecologici, cioè a quelli della nettezza urbana, di fare le multe. State mettendo la spada di Damocle a dei dipendenti privati che dopo un corso di una settimana diventeranno nella vostra testa dei pubblici ufficiali che andranno a fare le multe per divieto di sosta, legalizzando ciò che prima era illegale secondo la Corte di cassazione, cioè che un dipendente di un'azienda privata dei parcheggi non potesse fare multe fuori dalle strisce blu dei parcheggi o nelle aree immediatamente limitrofe. Li state mettendo nelle condizioni di diventare i giustizieri della multa. State facendo riempire le città italiane di autovelox, e non è questione di sicurezza, è questione di cassa, è questione di soldi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo sanno bene i cittadini italiani di che cosa è questione!

E state cambiando anche, sulla base di un certo fanatismo della mobilità sostenibile, il modo di muoversi all'interno delle nostre città, penalizzando i cittadini che comprano delle auto e che, guardate, stranamente hanno anche la pretesa - ma pensate che strano, questi pazzi! - di poterle utilizzare. Cioè, se uno va da un rivenditore, da un concessionario, compra un'automobile sulla quale paga le tasse, l'IVA, eccetera, ci paga l'assicurazione, ci paga il bollo, paga la benzina, che nel suo prezzo include le accise e l'IVA sul prezzo maggiorato delle accise, addirittura questi pazzi, che fanno questo gesto sconsiderato, pretendono addirittura di girare per le nostre città! Il fanatismo della mobilità sostenibile dice che questi signori sono dei pericolosi criminali, che vanno puniti e che devono pagare tutto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); devono pagare per poter esercitare il loro diritto alla libera circolazione, che peraltro gli viene negato dai loro sindaci a macchia di leopardo, per alcune macchine sì, per alcune macchine no, per il diesel sì, per quelli no, per l'Euro 5 sì, per l'Euro 8 no, a seconda di come gira. Ma tu, Stato, che metti in commercio un'automobile e poi le dai il divieto di circolare, sei uno Stato coerente e lineare oppure no? Fatele su questo le semplificazioni, perché dovevate migliorare la vita degli imprenditori, dei cittadini comuni, degli artigiani, dei commercianti, specie in un momento di grande crisi economica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Gli avete regalato come unica soluzione una pioggia di multe e le biciclette che possono andare contromano. Io, se fossi in voi, mi vergognerei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente, grazie, rappresentante del Governo. Voglio iniziare il mio intervento sottolineando come questo Governo si sia sin da subito caratterizzato come autoreferenziale, procedendo con decreti del Presidente del Consiglio, voti di fiducia, stati generali inutili e task force delle quali si devono ancora vedere risultati, ammesso e non concesso che ve ne saranno. Siamo arrivati fin qui con questo decreto assolutamente blindato, che ha avuto la possibilità di essere esaminato soltanto dai membri del Senato; è per questo che mi riferisco all'attività soprattutto che è stata svolta dal nostro gruppo al Senato. È importante partire dal presupposto che il decreto-legge Semplificazioni viene votato oggi in un momento storico nel quale, secondo i dati di Banca d'Italia, il 40 per cento delle famiglie italiane si trova a non riuscire a pagare il mutuo a fine mese e ha soltanto tre mesi di liquidità nelle proprie casse. È un momento storico nel quale si sono appena persi 500 mila posti di lavoro e altri se ne perderanno, probabilmente altri 300 mila ad arrivare a fine anno. Ed è solo per questo motivo, per il momento storico nel quale ci troviamo, che la Lega ha dato massima disponibilità per risolvere almeno qualcuno dei tanti problemi di questo Paese che da troppo tempo purtroppo attanagliano anche la nostra economia. I senatori della Lega hanno portato avanti 37 emendamenti nelle materie più disparate, perché così prevede il “decreto Semplificazioni”: opere pubbliche, giustizia, trasporti, enti locali, digitalizzazione, ambiente ed energia. Forse il più importante dal punto di vista economico è la proroga fino al 31 dicembre 2021 del regime semplificato per gli appalti, che dà una boccata di ossigeno alle nostre imprese. Poi l'estensione anche al Centro-Nord della norma che eroga contributi a fondo perduto e mutui agevolati per i giovani agricoltori, che era prevista soltanto, fino ad oggi, per il Sud. Ed ancora lo sblocco degli esaminatori abilitati per smaltire l'arretrato delle motorizzazioni, il rinvio al termine dello stato di emergenza della conversione al digitale per i piccoli comuni, l'aumento della platea obbligata a fornire servizi web accessibili ai disabili, alcune semplificazioni per il mondo accademico, la proroga della legge Tremonti Ambiente. Queste sono solo alcune delle migliorie che la Lega è riuscita a portare avanti in un decreto che sembrava una macedonia, ma che purtroppo andava approvato anche per il bene dei cittadini.

Voglio sottolineare, però, una grave assenza: l'assenza dei voucher per i lavoratori dell'agricoltura e del turismo, che gravano a questo punto pesantemente come attività lavorativa sulle spese del settore, che, da una parte, sopporterà maggiori spese, dall'altra, potrà offrire meno lavoro proprio per l'assenza di questo strumento. In un'Italia dove soltanto l'8 per cento dei conduttori di un'impresa agricola hanno meno di 41 anni si va a colpire ulteriormente questo settore, privandoli dei voucher. In questa legge manca una maggiore attenzione al mondo dei disabili, alla lingua dei segni, mancano gli appalti a chilometro zero per supportare l'economia dei territori e i gravami dell'ambiente. Non viene affrontato il problema del numero dei segretari comunali, e tutti quelli che hanno a che fare con la pubblica amministrazione sanno quanto sono importanti anche solo per sbloccare alcune pratiche.

Una cosa importante, però, la si è ottenuta: l'articolo 18 del provvedimento restituisce finalmente ai sindaci il potere di ordinanza in materia di salute e di sanità, potere che gli era stato tolto da questo Governo qualche mese prima dell'emergenza COVID proprio in quell'ambito, limitando fortemente l'intervento dei sindaci per dare i poteri a un Presidente del Consiglio che molti comuni d'Italia non sa neanche dove si trovino.

Senza dubbio il “decreto Semplificazioni” è stato un passo in una direzione importante in quanto nei suoi capi si affrontano i temi di semplificazioni in materia di contratti pubblici e di edilizia, della semplificazione procedimentale e della responsabilità erariale, della semplificazione per il sostegno alla diffusione dell'amministrazione digitale; ciò nonostante, seppure il decreto-legge Semplificazioni rappresenti sicuramente un passo in avanti sulla via della sburocratizzazione delle procedure, per un altro verso si è voluto procedere a tappe forzate, che verosimilmente causeranno forti problemi nei comuni piccoli e in quelli montani. Il Governo si è rifiutato, infatti, di voler tener conto del diverso grado di sviluppo tecnologico di alcune aree del Paese, volendo imporre questi strumenti tecnologici quando mancano le infrastrutture e non sono stati previsti dei soldi all'interno di questo decreto per migliorarle.

Sono stati fatti anche parecchi passi indietro e chi mi ha preceduto ha sottolineato i problemi creati dall'inserimento all'interno di questo decreto del reato di abuso d'ufficio con riguardo al fondamentale principio della colpevolezza. Un amministratore locale deve essere preventivamente posto in grado di adeguare la propria condotta e il proprio comportamento alla legge, conoscendo in anticipo le conseguenze che discenderanno dalla propria attività; invece la nuova formulazione fa riferimento a non ben specificate regole di condotta. Il procuratore nazionale antimafia, che abbiamo audito, ha sottolineato come la nuova formulazione si traduca in una sostanziale deresponsabilizzazione dei funzionari e, aggiungo io, in un caos interpretativo che lascerà ancora più libertà discrezionale al singolo magistrato, e chissà cosa uscirà da questa nuova norma nelle aule di giustizia. Sempre in materia di giustizia la maggioranza che sostiene e promuove la digitalizzazione ha rifiutato di accogliere un emendamento che semplificasse la procedura di conferimento digitale della procura al difensore, che andava in un'ottica di implementazione del processo telematico, ma a volte, ad intermittenza, la maggioranza si chiude, nonostante sventoli alcune battaglie. Il peggio forse è stato fatto, però, in materia di ambiente.

È stato concesso il permesso di individuare aree per la cattura e lo stoccaggio della CO2 in una misura fondamentale per il contenimento delle emissioni di anidride carbonica e per la lotta al cambiamento climatico, la proroga di sei mesi per la restituzione del beneficio fiscale acquisito con la cosiddetta “legge Tremonti” del 2000, che coinvolge migliaia di imprese, perché questo Governo ha pensato bene, all'improvviso, con il decreto fiscale, di non consentire più il cumulo dei vecchi benefici, percepiti nel 2010, 2011 e 2012. Abbiamo cercato di mettere una pezza a questa cosa assolutamente illegittima e c'è stata data parzialmente ragione. È stata però sottoposta, ad esempio, alla valutazione di impatto ambientale, la VIA, la realizzazione di elettrodotti in corrente continua, cavi interrati e marini. Questo cosa comporterà? Comporterà che l'elettrodotto, che dovrebbe e dovrà forse - in un lontano domani, a questo punto - essere realizzato tra la Sardegna e la Sicilia, dovrà essere sottoposto a una lunga e dispendiosa VIA. A questo punto il 2025, come data di abbandono dell'utilizzo di carbone fossile nelle centrali, si allontana sempre in maniera maggiore e del tutto immotivata. Vi è poi la bocciatura della sospensione della moratoria per la ricerca di idrocarburi, che ha condannato l'Italia, per colpa di questa maggioranza, a continuare ad importare il 93 per cento di gas naturale, non consentendo in alcun modo la verifica sul nostro territorio di ulteriori giacimenti. E - sentite, udite, udite, zitti, zitti - con questo decreto si va a cancellare l'intesa tra Ministro dell'Ambiente e regioni interessate alla nomina dei presidenti e dei direttori degli enti parco. Mi viene in mente il parco dell'appennino tosco-emiliano. Non vi sarà più un'intesa tra Governo e regioni: vi sarà un'imposizione di una rosa di tre nomi da parte del Ministro, vi sarà una possibile scelta, in qualche modo parere non vincolante, da parte delle regioni e, poi, il Ministro, in piena e totale libertà, potrà decidere quali, tra questi tre nomi forniti da lui, lo aggradino maggiormente per andare a ricoprire queste due cariche. Ci aspettavamo molto di più da questo decreto. Qualcosa è stato fatto, purtroppo, a nostro avviso, veramente troppo poco. Una battaglia storica del mio partito è stata accolta: gli avvocati potranno finalmente autenticare le firme, per la raccolta firme per la campagna elettorale. Questo sembra un piccolo obiettivo, in realtà, in un periodo in cui andare a votare è qualcosa in questo Paese sempre più difficile, anche una piccola apertura alla democrazia fa piacere da parte di chi sta da questa parte della barricata. Grande assente è stato il Ministro delle Infrastrutture. Avremmo voluto sentire da lei cosa intendeva fare per il ponte sullo Stretto di Messina ciclopedonale, annunciato pochi giorni fa. Per questo motivo e per tanti altri, soprattutto, con la fiducia su questo decreto, il giudizio sul decreto da tecnico è diventato politico, perciò il voto della Lega non potrà che essere negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo qui, dopo il passaggio al Senato, a discutere del “decreto Semplificazioni”. Quello che oggi è sotto i nostri occhi è il quarto provvedimento messo in campo dal Governo per rispondere alla crisi COVID-19 e crediamo che possa permettere all'Italia di investire con maggior velocità e di avviare quella fase di modernizzazione, tanto agognata del nostro sistema Paese. Questo provvedimento ci consentirà di dimostrare chiaramente, anche a livello europeo, che l'Italia dopo decine di anni di promesse sta cambiando passo, con la chiara intenzione di spendere le proprie risorse e di semplificare le proprie procedure, per una vera ripresa del Paese. Sono misure temporanee, misure, quindi, legate alla necessità di far ripartire i cantieri delle opere finalmente utili. Sentiamo, però, la necessità, Presidente, di sottolineare che un'iniziativa simile è giustificabile solo dalla necessità di una risposta tempestiva, considerando le nuove risorse europee e la necessità di spenderle in tempi rapidi. Però, è ovvio che il Parlamento senta il dovere di intervenire su questi temi con contezza e non solo con una prima lettura con fiducia. Entrando nel dettaglio, Presidente, nella legge di conversione del presente decreto, è stato affrontato, fra i molti, anche il tema del dibattito pubblico, che impone, per specifiche opere, che i relativi progetti aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio debbano essere preventivamente discussi con la cittadinanza, con incontri di informazione, approfondimento e gestione dei conflitti nei territori direttamente interessati e raccolta di proposte da parte di cittadini e associazioni. È però necessario, a nostro avviso, che venga messa in atto sin da subito, considerata la cornice normativa che già rende questo strumento applicabile, ogni iniziativa atta affinché questo strumento sia effettivamente utilizzato su tutto il territorio nazionale, senza necessariamente attendere il termine entro cui è stata disposta facoltà di deroga all'interno di questa normativa. Come ci preme ricordare sin da subito, un altro elemento che sottolineiamo è che, alla luce di un'altra modifica introdotta al Senato, il percorso verso gli obiettivi del Green New Deal e di decarbonizzazione…

PRESIDENTE. Mi scusi. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi! Prego.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Come ci preme ricordare sin da subito, alla luce di un'altra modifica introdotta dal Senato, il percorso verso gli obiettivi del Green New Deal e di decarbonizzazione del nostro Paese deve passare prioritariamente - lo ribadiamo ancora una volta, perché, a nostro avviso, c'è necessità di sottolinearlo, anche visti gli interventi in precedenza - per l'efficienza energetica in edilizia e nei processi produttivi. Pensare di poter risolvere il problema delle emissioni di CO2, il problema ambientale, con un semplice retrofit dell'attuale sistema e con tecnologie che da noi sono ancora tutte da dimostrare, dopo dieci anni di progetti, presentati sempre all'interno del nostro Paese, a nostro avviso, non ha l'obiettivo di una reale transizione energetica. È inutile dire pure, Presidente, che, dai futuri provvedimenti e soprattutto dal Recovery Plan, queste tematiche dovranno necessariamente avere quella prospettiva ad ampio raggio, in ambito sia energetico che ambientale, che punti al futuro con occhi nuovi, non rischiando di continuare a girare la testa verso modelli energetici o di transizione economica lenti e di mantenimento dello status quo. Qui serve un intervento chiaro del Parlamento in futuro, che dia un indirizzo ben netto proprio su questi temi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In una parola, Presidente, vogliamo leggere il coraggio di una scelta vera di svolta green, in chiave di green economy. Tornando a noi e al provvedimento, Presidente, l'Italia ha bisogno, quindi, oggi come non mai, di un piano che consenta al Paese di muoversi più velocemente, di investire più velocemente, di dare risposte ai cittadini più velocemente. Del resto, bisogna ricordare che tempi e procedure lunghe non sono affatto garanzie primarie di legalità. Anzi, è sempre troppo vero il contrario. È nelle lungaggini burocratiche che si annidano i più pericolosi rischi di inefficienze, opacità, incrostazioni affaristiche e infiltrazioni criminali.

Spostando la nostra attenzione sul fronte della digitalizzazione nella PA, vorrei parlarvi di quella che, per certi versi, non esito a definire davvero come una rivoluzione nel nostro Paese. In particolar modo, ringrazio calorosamente il Governo e le Ministre Dadone e Pisano, per averci finalmente aperto nel terzo millennio e averci fatto entrare anche la pubblica amministrazione. Qualcuno, anche in quest'Aula, lo prometteva quindici anni fa, ma, come spesso succede, quelle erano parole strettamente vuote. Vi spiego perché. Oggi, innanzitutto, da febbraio, tutta la pubblica amministrazione dovrà adottare esclusivamente identità digitale SPID, la carta d'identità elettronica, per consentire ai cittadini di accedere ai loro servizi digitali. Inoltre, finalmente, il cittadino potrà farsi identificare da remoto, attraverso l'identità digitale di SPID o attraverso la carta d'identità elettronica, per usufruire del servizio o fare transazioni elettroniche.

Proseguendo, faccio inoltre presente che tutti i servizi pubblici digitali della pubblica amministrazione dovranno diventare accessibili, con i progetti di trasformazione digitale in partenza dal 28 febbraio, dai nostri smartphone attraverso l'App “IO”, la quale diventa quindi lo strumento di accesso dei cittadini. Attraverso l'App “IO”, cosa sarà possibile fare? Sarà possibile effettuare autocertificazioni, sarà possibile presentare istanze e dichiarazioni attraverso il proprio smartphone. Altro tassello fondamentale verso la digitalizzazione del nostro Paese è la creazione di una piattaforma digitale unica. Qualcuno si è lamentato in precedenza negli interventi. Qua stiamo facendo una rivoluzione! Le banche dati della pubblica amministrazione saranno interoperabili, quindi vuol dire che si scambieranno i dati.

Di fatto, colleghi, quella del digitale diventerà la modalità normale della pubblica amministrazione e non un desiderata cui si rinviava nelle passate legislature. Di fatto, oggi il decreto supera l'attuale impostazione e oggi il digitale diventa l'elemento oggettivo, quindi la pubblica amministrazione dovrà agire sul fronte digitale.

Ma questo rimane solo un obiettivo. Senza nessun tipo di strumenti? Questo ovviamente no, il Governo ha riconosciuto un'evidente carenza di competenze all'interno della pubblica amministrazione per i prossimi passaggi della digitalizzazione e quindi ha dato la possibilità di assumere temporaneamente esperti dotati di esperienza e qualifiche professionali atte a mettere in campo questa transizione.

Tornando alla velocità di risposta della nostra burocrazia, il provvedimento va a semplificare la gestione della piattaforma nazionale dei dati: essi saranno effettivamente disponibili a tutte le pubbliche amministrazioni. Cosa comporta lo scambio tra le amministrazioni, rendendo tali dati disponibili? Sarà più fluida, più veloce. Un esempio lo metto sopra tutto: potrà funzionare, in questo cambio, lo scambio concreto e, ad esempio, le persone con disabilità potranno circolare con i loro veicoli su tutto il territorio nazionale con un unico permesso, non più con quello di residenza. Nel momento in cui si spostavano di città in città non vi era una riconoscibilità del dato. In questo caso, vi sarà una banca dati nel Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e ciò sarà riconoscibile a livello di sistema Paese. Questo, a nostro avviso, vuol dire digitalizzazione al servizio dei cittadini. Ma dove finiranno tutti questi dati? Anche questo se lo si è sempre chiesti: questi dati a chi finiranno in mano? Finalmente, oggi diciamo che iniziamo a parlare di un sistema di cloud nazionale per tutelare l'autonomia tecnologica del nostro sistema Paese, per mettere in sicurezza le infrastrutture digitali della nostra pubblica amministrazione e per garantire la qualità e la sicurezza di dati e di servizi.

Altro passaggio fondamentale di questo decreto, oltre che dell'intero processo di digitalizzazione messo in campo dal Governo, è sicuramente quello che porta a favorire l'accesso ai servizi online delle persone diversamente abili: in particolare, Presidente, le norme estendono gli obblighi di accessibilità degli strumenti informatici anche agli enti e alle società private, con un fatturato medio negli ultimi tre anni superiore ai 500 milioni di euro, che offrono però servizi al pubblico e quindi a tutti attraverso sistemi web o app.

Passando ad un altro tema che ci sta profondamente a cuore, vorrei parlare delle zone terremotate. Per effetto di due emendamenti del MoVimento 5 Stelle sarà più semplice ricostruire finalmente all'interno delle zone terremotate. Gli interventi sugli edifici potranno essere realizzati con SCIA edilizia, senza obbligo di speciali autorizzazioni e le procedure per costruire o ricostruire in zone sismiche saranno molto più veloci; veniva chiesto da più parti e in maniera bipartisan dalle forze di maggioranza e minoranza.

Infine, vorrei passare a tutto il comparto green economy, da sempre cuore pulsante della politica del MoVimento 5 Stelle. Sono semplificate le norme per il rilascio di garanzie dello Stato tramite SACE sui finanziamenti per i progetti di Green New Deal; semplificate le nome per la realizzazione di punti e stazioni di ricarica dei veicoli; semplificate le norme per gli impianti fotovoltaici.

Colleghi, poi vorrei chiudere con una buona notizia. Ci eravamo lasciati con una promessa fatta a luglio proprio qui in quest'Aula: la feci io per conto in quel caso di una maggioranza che raccontava quello che era successo all'interno del “decreto Rilancio”. Sto parlando dell'aumento degli stipendi dei vigili del fuoco: proprio quello che - lo ricordo ancora una volta - la Lega fece saltare in modo inspiegabile in Commissione bilancio sul “decreto Rilancio” precedente. Avevamo promesso che li avremmo inseriti nel “decreto Semplificazioni” ed eccoci qui, ancora una volta a mantenere una promessa fatta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la differenza tra chi sbraita a vuoto, spesso senza mascherina, e chi lavora per il bene del Paese. Per questo il MoVimento 5 Stelle voterà a favore del provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale per le quali è stata disposta la ripresa televisiva diretta.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Andrea Colletti. Ne ha facoltà.

ANDREA COLLETTI (M5S). Presidente, spiego brevemente da parlamentare del MoVimento 5 Stelle perché per i miei valori, i miei ideali di legalità devo votare contro questo provvedimento.

Colleghi, avete letto la relazione della Corte dei conti a questo decreto? Avete letto quello che c'era scritto? Colleghi, i primi due articoli ovvero le deroghe alle procedure ordinarie del Codice degli appalti sono, in realtà, un incentivo, un inno alla corruzione e a favorire imprese colluse con il potere politico, soprattutto locale, e con il potere burocratico.

In pratica, prenderanno appalti sotto quelle soglie solo imprese amiche, amiche del potente di turno; e l'eliminazione della responsabilità erariale per colpa grave significa dire agli stessi burocrati, agli stessi politici: fate quello che volete, stanno arrivando i soldi, sperperate i soldi pubblici, che tanto nessuno, con questo decreto, vi potrà fare nulla, men che meno la Corte dei conti. Inoltre, la sostanziale eliminazione del reato di abuso d'ufficio serve anch'esso a salvare politici e dirigenti pubblici dalle loro responsabilità, non solo politiche ma soprattutto penali.

Colleghi, se fossimo stati all'opposizione come MoVimento 5 Stelle, noi avremmo fatto manifestazioni, avremmo occupato Aule per bloccare questo provvedimento, che contiene tutto e il contrario di tutto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Misto). E quindi io, personalmente, rivolgo un appello ai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle, di prendere coraggio e di tornare anche magari quello che eravamo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fabio Berardini. Ne ha facoltà.

FABIO BERARDINI (M5S). Presidente, questo è un appello e mi rivolgo ai miei colleghi del MoVimento 5 Stelle e a tutti i consiglieri comunali e regionali sempre del MoVimento 5 Stelle. Qualche anno fa ricordo che il MoVimento 5 Stelle si batteva sempre per la partecipazione: ecco, con un emendamento approvato al Senato a questo provvedimento, invece, si elimina addirittura per tre anni il dibattito pubblico con i cittadini per la costruzione di grandi opere, quando invece il MoVimento 5 Stelle ha sempre parlato addirittura di democrazia diretta.

Ricordo anche che il MoVimento 5 Stelle era per la trasparenza; invece, con questa legge, si innalza da 40 mila a 150 mila euro la soglia degli affidamenti diretti, ossia quelli senza alcuna gara e senza alcun controllo. E, cosa ancor più grave, si rende non obbligatoria la pubblicazione dei risultati di questi affidamenti sotto i 40 mila euro. Il MoVimento era anche per la tutela dei consumatori: con questa legge invece autorizziamo i comuni a installare autovelox fissi all'interno delle città, nelle strade urbane di quartiere e locali, con il grave pericolo di una pioggia di multe per tutti i nostri cittadini.

Inoltre, vi è la questione ambientale: c'è stato un appello di circa 170 associazioni ambientali che hanno paventato dei grossi rischi per il tema ambientale, ma tutto ciò non è stato preso in considerazione.

Per questi motivi, proprio per non tradire dal mio punto di vista i valori che hanno sempre contraddistinto il MoVimento 5 Stelle, preannunzio che il mio voto sarà assolutamente contrario a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente, Fratelli d'Italia e Misto).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2648: S. 1883 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interpellanze urgenti.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Casa, Colletti, Comaroli, Covolo, Davide Crippa, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gregorio Fontana, Gebhard, Giachetti, Invernizzi, Lollobrigida, Lupi, Maggioni, Molinari, Nardi, Perantoni, Rospi, Schullian, Tasso, Tomasi, Traversi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza in relazione alla diffusione sui social media di messaggi offensivi e discriminatori, anche in base al genere, da parte di un docente dell'Università del Molise - n. 2-00925)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Boldrini ed altri n. 2-00925 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Laura Boldrini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, prego collega.

LAURA BOLDRINI (PD). La ringrazio, signora Presidente. Signor rappresentante del Governo - mi fa piacere vederla qui, sottosegretario De Cristofaro -, colleghe e colleghi, questa interpellanza urgente è stata sottoscritta da molti colleghi e colleghe (parliamo di 42 firme). Questo per richiamare l'attenzione del Governo su un episodio del quale è stata data ampia notizia nei diversi media e che ha suscitato anche molte indignazione nel Paese. Si tratta della vicenda che vede coinvolto il professor Marco Gervasoni. Chi è il professor Marco Gervasoni? È un docente di storia contemporanea presso l'Università del Molise che ha commentato sul proprio account Twitter la copertina dell'ultimo numero del settimanale L'Espresso, che ritraeva la vicepresidente della regione Emilia-Romagna, Elly Schlein, una donna libera e competente, che è stata eletta anche con un grande consenso in quel consiglio, mettendo in dubbio che si trattasse di una donna. La frase era: “Ma che è un uomo?” e la sta riportando, signora Presidente, in un modo meno sguaiato, se possibile, rispetto a quello usato dal professor Gervasoni. Ora, questa frase, che è una chiara offesa all'aspetto fisico di Elly Schlein, esprime senza alcun dubbio che cosa? Una subcultura sessista, misogina, purtroppo molto diffusa, abbastanza diffusa, nel nostro Paese, soprattutto sui social media. Ma, il fatto, signora Presidente, che sia abbastanza diffuso nel nostro Paese non è che allevia neanche un po' le responsabilità del professor Gervasoni, anzi, le aggrava; le aggrava perché si tratta di un docente universitario che, con il suo insegnamento e il suo impegno, dovrebbe invitare alla riflessione, non all'insulto; a fare appello alla razionalità e non a dare sfogo agli istinti più bassi, segnati dal pregiudizio e dall'odio, perché di questo si tratta.

Questo episodio, come dicevo, ha suscitato molte critiche e anche indignazione, tuttavia, anche stavolta - tuttavia - come accade spesso quando si insultano le donne, non è mancato chi ha detto la solita cosa: ma, suvvia, si tratta di una goliardata; ma quanto state a lamentarvi. Signora Presidente - vedo le colleghe che annuiscono, mi fa piacere -, questo non è accettabile: sessismo e misoginia non sono goliardate, rappresentano un veleno, un veleno per la società, creano discriminazioni. Corrode, il sessismo, così anche la misoginia, i principi fondativi della nostra comunità, della nostra stessa Costituzione, perché offende, perché dileggia, perché discrimina le donne; parliamo del 51 per cento della popolazione, dunque, una cosa veramente insopportabile.

Nella scorsa legislatura, da Presidente della Camera, io istituii la Commissione sul razzismo, le discriminazioni e i fenomeni di odio; quella Commissione, signora Presidente, era composta da deputati e deputate, ma anche da esperti; alla fine dei lavori, feci una relazione. Noi, per immaginare la situazione nel nostro Paese, pensammo alla piramide dell'odio: al vertice di quella piramide, il primo target, il primo bersaglio nel nostro Paese, il primo bersaglio dell'odio erano - sono, purtroppo, ancora oggi - le donne.

Quello che non è accettabile è che atti del genere vengano fatti da un docente universitario, che non è un cittadino come altri, ma ha quella funzione delicata, particolare, di responsabilità verso gli studenti. Ma come facciamo? Adesso ditemelo voi: noi come facciamo a convincere i giovani a usare i social media con responsabilità, in modo consapevole, prendendo le distanze dall'odio, se il primo a usare i social media in modo denigratorio e offensivo è proprio colui che dovrebbe fare l'educatore? Ma quale messaggio mandiamo ai nostri giovani, signora Presidente? Ma ci rendiamo conto della gravità? Nel codice etico e nello statuto dell'Università del Molise - leggo testualmente - sono scritte parole chiare e assolutamente condivisibili: si parla di rispetto della dignità umana, del ripudio di ogni forma di discriminazione relativa, dunque, al genere, all'età, al credo religioso, all'orientamento sessuale, alla disabilità e anche alla condizione fisica e psichica delle persone. Il rettore, infatti, ha preso le distanze da queste affermazioni del professor Gervasoni e ha anche invitato alla nostra amica Elly Schlein a partecipare a una giornata di lavori presso l'Università. Va bene, questo ci rallegra e lo troviamo assolutamente giusto, ma il professor Gervasoni ha chiaramente violato quei principi a cui si ispira l'attività di quell'ateneo, l'ateneo in cui lui svolge la sua funzione, e lo ha fatto in questa e in altre situazioni precedenti.

In altre occasioni ha dato il meglio di sé: lo ha fatto contro la senatrice Liliana Segre, a cui vanno tutti i nostri auguri, oggi, di buon compleanno, l'ha fatto contro Ilaria Cucchi, contro Carola Rackete, l'ha fatto contro diversi esponenti politici della maggioranza, perché al professor Gervasoni le donne ispirano questo: disdoro, irrisione, offesa.

Allora, io per questo chiedo al Governo - e lo faccio a nome di quarantadue colleghi e colleghe - quale iniziativa intende intraprendere per tutelare non solo la dignità delle donne che è in ballo, va bene? Faccio fatica a capire in quale altro Paese questo potrebbe accadere senza ripercussioni serissime e mi auguro che anche nel nostro ci siano dei provvedimenti; ma io dico anche per tutelare la dignità e il prestigio dell'ateneo molisano e di tutta l'università italiana, perché questo prestigio e questa dignità sono stati lesi in modo così evidente e reiterato dal comportamento denigratorio e sessista del professor Gervasoni.

Quindi, signora Presidente, io la ringrazio e mi auguro che il sottosegretario De Cristofaro riesca a dirci cosa intenda fare il Governo a questo proposito.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE DE CRISTOFARO, Sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca. Grazie, Presidente. In merito alla vicenda esposta adesso dall'onorevole Boldrini, per l'appunto anche a nome di altri quarantadue parlamentari della Repubblica, il Ministro Manfredi, come sapete, ha ritenuto di esprimere prontamente solidarietà alla vicepresidente dell'Emilia-Romagna Elly Schlein, essendo, peraltro, stato informato dal rettore dell'università del Molise della convocazione del senato accademico volta proprio ad esaminare il comportamento del professor Gervasoni e valutare eventuali violazioni del codice etico dell'ateneo.   

In tale occasione il Ministro ha voluto ribadire, tra l'altro, che: “Nel rispetto dell'autonomia universitaria e della libertà di espressione, proprie del mondo universitario, c'è però un altro principio che non possiamo tralasciare, pure esso insito nell'etica del mondo che vive dentro e fuori le università: quello del rispetto dell'essere umano e della tutela dei comportamenti non discriminatori”. Nello specifico, il Ministro ha voluto ricordare che, come docenti, dobbiamo trasmettere ai nostri studenti il valore della libertà di pensiero, ma, al contempo, del rispetto della dignità della persona.

Naturalmente, come gli onorevoli interpellanti ben sanno, nel rispetto del principio dell'autonomia universitaria, che è sancito dall'articolo 33 della nostra Costituzione, è il senato accademico dell'università del Molise, che peraltro si è riunito proprio nella data odierna, l'organo competente per valutare la sussistenza di eventuali violazioni del codice etico e del regolamento di ateneo e, nel caso, l'adozione di provvedimenti conseguenti. E, quindi, il Ministero, da questo punto di vista, non può far altro che ribadire il messaggio, rivolto a tutto il corpo docente - che in verità, di norma, si contraddistingue sempre per un particolare rigore proprio su questi temi -, ad una massima considerazione dei comportamenti personali, anche al di fuori del contesto universitario, e dei doveri connessi al rispetto del regolamento di ateneo, affinché si possa offrire un giusto esempio per gli studenti e, al contempo, dare lustro alle istituzioni universitarie del nostro Paese.

Personalmente, posso aggiungere, condividendo molte delle osservazioni fatte adesso dall'onorevole Boldrini, che trovo particolarmente odioso, deprecabile ogni comportamento, ogni giudizio, ogni commento che evidenzi una considerazione, anche a mio modo di vedere, sessista della società e delle relazioni interpersonali e trovo anche particolarmente grave che simili considerazioni siano state espresse da un docente, come veniva ricordato, nei confronti di una rappresentante, peraltro, delle istituzioni, come è l'onorevole Elly Schlein.

Passando all'ulteriore quesito posto circa le iniziative finalizzate a prevenire e contrastare il proliferare di un linguaggio offensivo e discriminatorio nelle comunicazioni sui social media, posso assicurare, ma credo di poter dire che sia cosa nota, che il Governo, soprattutto, tramite l'UNAR, sta portando avanti una pluralità di iniziative di particolare impatto.

Già a partire dal 2016, in considerazione del crescente fenomeno del cosiddetto discorso d'odio e della discriminazione online, l'UNAR svolge, infatti, un'attività di monitoraggio attraverso il proprio contact center, tramite il quale riceve costantemente segnalazioni di contenuti a carattere discriminatorio che riguardano il web.

In questo ambito l'UNAR ha stabilito rapporti diretti con i gestori dei principali social network (Facebook e Google in particolare), che permettono all'ufficio di inviare segnalazioni alle piattaforme in modalità trusted, consentendo cioè una più veloce e sicura rimozione dei contenuti segnalati. E sempre in questo quadro, l'UNAR collabora nei casi di maggiore rilievo con le istituzioni quali OSCAD e Polizia postale proprio per il contrasto e la rimozione dei contenuti discriminatori.

Ricordo anche che, a partire dal primo gennaio del 2019, l'UNAR ha dato formalmente inizio all'attività del progetto “Contro” a seguito della sottoscrizione dell'accordo con la Commissione europea del 9 novembre 2018, progetto che si pone come primo obiettivo generale quello di contribuire ad una sistematizzazione analitica delle metodologie e dei progetti già avviati in questo ambito, attraverso una prima fase di studio e ricerca sui discorsi di odio online e sulle migliori strategie in uso per contrastarli.

La seconda fase del progetto prevede la realizzazione di una campagna di comunicazione e di sensibilizzazione sul fenomeno che ha previsto l'elaborazione di una “Web series” di contro narrativa da veicolare su YouTube e su Facebook e di uno spot istituzionale da diffondere anche sui canali TV. Peraltro il termine delle attività del progetto è previsto a breve proprio con la realizzazione di una conferenza finale.

Infine, l'UNAR è impegnato nella realizzazione di attività di formazione specifiche indirizzate a giornalisti e operatori dell'informazione in collaborazione con l'Ordine dei giornalisti con l'obiettivo di promuovere e realizzare iniziative di formazione e sensibilizzazione per i giornalisti, professionisti della comunicazione, soggetti della società civile, sul tema del contrasto ad ogni forma di discriminazione in ambito comunicativo.

Va ricordato anche, non di minore importanza, la recente istituzione del “Gruppo di lavoro sul fenomeno dell'odio online”, con decreto interministeriale del 9 gennaio 2020 del Ministro per l'Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, del Ministro della Giustizia e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all'informazione e all'editoria; gruppo di lavoro che ha, come sappiamo, il compito di effettuare un'ampia e approfondita analisi del fenomeno e redigere una relazione riportante i risultati dell'analisi ed una o più proposte concrete, tra cui anche eventuali misure correttive della normativa attualmente prevista. I lavori sono attualmente in corso di esecuzione.

Tutto questo per dire che, da parte del Governo, c'è grande attenzione rispetto al tema ricordato e grande necessità e grande consapevolezza che all'interno di questo Paese si debba portare avanti, come veniva giustamente, a mio modo di vedere, osservato, una vera e propria battaglia culturale per far sì che queste modalità di comportamento possano essere effettivamente estranee a quella che è la cultura politica e anche la cultura giuridica di un Paese come il nostro.

PRESIDENTE. La deputata Doriana Sarli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

DORIANA SARLI (M5S). Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Sicuramente abbiamo apprezzato l'interessamento del Ministro, anche tempestivo, e del suo Ministero, è chiaro in linea con le competenze del Dicastero e nel rispetto dell'autonomia degli atenei universitari.

Siamo perfettamente d'accordo che la libertà di espressione in campo universitario come in tutti i campi sia un bene prezioso in uno Stato di diritto come il nostro, ma un professore universitario non può non essere consapevole del peso delle parole e dell'importanza del rispetto per gli altri.

Mi sembra giusto sottolineare che tutto appare ancora più grave perché le parole offensive, sessiste e denigratorie vengono pronunciate proprio da chi avrebbe il compito di formare gli studenti per instradarli all'analisi e al libero pensiero, un ambito culturale dove davvero non ci si aspettano simili espressioni.

Cosa c'è alla base, misoginia? Sessismo? Forse non solo questo: come abbiamo riportato nella nostra interpellanza non è la prima volta che il professore scivoli in esternazioni pubbliche di questo tipo, rivelando un atteggiamento discriminatorio, in alcuni casi anche a sfondo razziale; ma il professore Marco Gervasoni è forse all'oscuro che nel nostro Paese le discriminazioni per ragioni di sesso, di etnia, di orientamento sessuale e di identità di genere sono condannabili da leggi dello Stato?

La comunità universitaria è per noi, per antonomasia, portatrice di diritti senza distinzione di sesso, nazionalità, condizione familiare e sociale, provenienza territoriale, orientamento religioso, politico e sessuale. Per questo mi risulta incomprensibile, nel caso in questione, ciò che il professore ha messo in atto nei confronti della vicepresidente dell'Emilia-Romagna Elly Schlein, alla quale va naturalmente tutta la mia solidarietà.

Accolgo con soddisfazione la posizione del rettore dell'Università degli studi del Molise Luca Brunese che, in questi giorni, ha preso le distanze da queste dichiarazioni. E, sebbene la sua azione sia finalizzata - come è giusto che sia - a garantire a tutti la libertà di insegnamento, ha richiamato però al rispetto dei valori costituzionali insiti nell'etica, dentro e fuori le università, convocando sull'accaduto il senato accademico che - come lei ci dice - si è riunito oggi e che noi auspichiamo abbia deciso in coerenza con i principi che animano l'ateneo stesso.

In Parlamento, nel merito del contrasto al fenomeno delle discriminazioni e della violenza di genere, da alcuni mesi si discute sulle soluzioni da intraprendere ed è chiaro, spero a tutti, che questi comportamenti investono aspetti legati alla cultura, alla civiltà e al rispetto degli altri. Qui alla Camera, inoltre, con le colleghe dell'intergruppo Donne promosso dall'onorevole Boldrini, composto da 72 deputate di diversi schieramenti politici, ci siamo spesso occupati di questo genere di commenti e abbiamo in molte occasioni stigmatizzato atti sessisti o discriminatori con interventi, interrogazioni, comunicati e azioni politiche. Tutto ciò non solo con lo scopo di intervenire nei singoli episodi, ma per sollevare in Parlamento e nel Paese il tema del rispetto che dovrebbe unire tutti i rappresentanti delle forze qui presenti, senza distinzioni di sesso o di appartenenza politica. La critica, sottosegretario, è un valore aggiunto solo e sempre se resta nel merito delle questioni e dell'azione politica. L'offesa, la denigrazione, gli attacchi personali – che, spesso, se si tratta di donne, diventano violenti attacchi alla dignità della persona - sono tutt'altro; azioni deprecabili in qualunque contesto ma ancor più in ambienti quale il Parlamento e, in questo caso, nelle università. Ritengo, quindi, intollerabile che l'immagine dell'università italiana possa venire macchiata dalle affermazioni di chi non è compatibile con i valori che essa esprime coerentemente con la sua funzione pubblica e con la Carta costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

(Chiarimenti e iniziative in ordine ad un progetto Unesco volto alla valorizzazione e al recupero delle aree di pertinenza di Palazzo Te, a Mantova - n. 2-00926)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Anna Lisa Baroni n. 2-00926 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Anna Lisa Baroni se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANNA LISA BARONI (FI). Signora Presidente, la ringrazio e ringrazio anche il rappresentante del Governo. Potrei dire, in questa apertura del mio intervento, che mai mi sento di associarmi alla interpellanza che mi ha preceduto perché, proprio ieri, io personalmente, in ragione di quello che sto per esporre qui davanti a voi, sono stata aggredita da un esponente dell'università italiana nella mia città, che mi ha insultato (ma poi lo vedremo nel merito) e che, mutuando una frase del Vangelo di Matteo, più o meno esplicitamente, più o meno implicitamente, ha richiamato la possibilità che i morti seppelliscano i morti. Bene, mia figlia così giovane e i miei genitori novantenni - mia figlia orfana da anni del padre - per la carica di negatività che c'era in questa affermazione si sono sentiti molto colpiti e, come può immaginare, anch'io. Perché, qual è la ragione di questo odio? Certamente, il fatto che sono una donna - certamente - e che più di tanti altri della mia città ho raggiunto posizioni di responsabilità - perché io non le chiamo di potere, ma di responsabilità - che altri avrebbero voluto raggiungere ma che non hanno potuto nemmeno intravedere da lontano. Ma in ragione del fatto che, nella mia città, da 75 anni, con una piccola interruzione per cinque anni, molto recentemente, governano le sinistre, per manifestare un pensiero diverso bisogna avere coraggio; perché, diversamente, se non si ha coraggio, si corre il rischio di soccombere di fronte agli insulti personali; personali, non le idee, non la contestazione delle idee. Comunque, poiché credo che sia bene dire subito dove si vuole andare a terminare con un proprio discorso, cioè qual è il punto finale, voglio dire quali sono le due domande che io faccio e che io ho fatto e che hanno suscitato così tanto scalpore nella mia città, dicendo che non avrei mai dovuto farle, come mi sono permessa. Chiedo se è vero che il Ministro Franceschini che nell'ottobre del 2015 dichiarò che Mantova aveva vinto il premio “Capitale della cultura italiana 2016” e che dichiarò che, per questo premio, Mantova avrebbe avuto un finanziamento di circa un milione di euro che non andava conteggiato nel blocco delle spese di quegli anni; chiedo, quindi, se questo finanziamento è effettivamente pervenuto nelle casse del comune di Mantova.

Seconda domanda. Il sindaco di Mantova, ricandidato, fra pochi giorni sarà infatti impegnato nella competizione elettorale per chiedere la propria rielezione, ha molto recentemente dichiarato che ha presentato un progetto di Mantova in quel piano strategico di opere e di beni culturali e artistici del MiBAC e che questo progetto ha avuto un finanziamento già stanziato di 5 milioni di euro su 12 da parte del Ministro Franceschini. Le premetto, signora Presidente, che, nonostante la mia appartenenza con grande coerenza da sempre al partito di Forza Italia, quando nel 2015 circa, se non sbaglio, il Ministro Franceschini emanò quella riforma dei musei concedendo l'autonomia io, che mi considero una liberale autentica, ho applaudito a quel progetto di riforma; quindi, non sempre le proposte di chi mi è avversario politico trovano la mia opposizione: quando le condivido, ho anche il coraggio di dire che le condivido.

Ho chiesto se il Ministro è al corrente del fatto che un progetto totale di risistemazione della villa giuliaesca per eccellenza, Palazzo Te, a Mantova, che era stato già studiato con risorse pubbliche da eminenti architetti e studiosi di quel periodo del Rinascimento con, immagino, un esborso pubblico, e che era approdato anche ad un progetto di linee generali di riforma, per quali ragioni quel progetto è stato accantonato. Immagino che ci siano scelte politiche, ma io l'ho chiesto, credo legittimamente, e siano state spese immagino altre risorse pubbliche perché il sindaco di Mantova pro tempore ha accantonato quel primo progetto per sposarne un altro che io ho definito, forse impropriamente, una “Gardaland Palazziana”, mutuando il cognome dell'attuale sindaco di Mantova. Mi scuso con gli imprenditori e i proprietari di Gardaland, che è uno dei posti più belli nei quali io sia stata insieme alla mia bambina da piccola, bellissimo e pieno anche di armonia; ho usato questo termine spregiativo, ma non riferimento a Gardaland sul lago di Garda ma per dimostrare quanto quel rendering che era sui giornali mantovani fosse qualcosa di veramente brutto in rapporto anche all'importanza del luogo. Ieri è venuto il senatore Renzi a Mantova e so che oggi la stampa riporta le sue affermazioni: la Baroni di Forza Italia non conosce il bene comune. Peccato, signora Presidente e signor rappresentante del Governo che il 19 aprile del 2015 io all'epoca ero consigliere regionale della Lombardia, subcommissario nominata dal presidente Maroni alla ricostruzione post sisma della mia terra martoriata all'epoca dal sisma del 2012: vedete non c'è stata solo l'Emilia, c'è stata anche la Lombardia, con un miliardo 200 milioni di euro di danni. Io all'epoca subcommissario, lui Presidente del Consiglio, gli chiesi i 315 milioni di euro che mancavano sul danno per equiparare i cittadini della Bassa mantovana, che tutti sanno essere tradizionalmente di sinistra, e insieme a me tutti i sindaci di sinistra chiedevamo queste somme all'allora Presidente del Consiglio, beh forse quando ieri è venuto a Mantova nessuno gli ha detto che la Baroni che chiede oggi lumi su questo importante finanziamento promesso dal Ministro Franceschini era la stessa, che indipendentemente dal colore politico delle persone che aveva intorno, chiedeva per i cittadini mantovani un ristoro equo del danno. Quella storia è finita bene perché oggi la ricostruzione in otto anni di quel territorio è all'85 per cento.

Forse qualche esponente della maggioranza - mi rivolgo alla maggioranza - dovrebbe venire a Mantova per imparare come si fa una ricostruzione post sisma equa, corretta, senza un'indagine, senza uno scandalo, cosa della quale vado molto fiera, signora Presidente.

Bene, questo professore universitario, ieri, come dicevo, con questo epiteto ha veramente gettato lo scompiglio tra gli amici, nella mia famiglia, e poi ho scoperto che è seriale in questi insulti (almeno dieci persone mi hanno contattato e mi hanno detto che lo hanno bloccato sui social), mi quindi mi domando: il Senato Accademico dell'Università di Parma cosa fa? E' in smart working, immagino, per non prendere provvedimenti nei confronti di una persona che, evidentemente, non ha il senso di se stesso e che - ne sono certa - userà lo stesso modo con i ragazzi e insegnerà nello stesso modo ai giovani. Ci si domanda veramente se l'università italiana versi in buone condizioni dai tempi gloriosi che tutti conosciamo.

Va bene, veniamo al merito. Signora Presidente, signor rappresentante del Governo, per Mantova parlare di cultura non è una cosa di poco conto, è una cosa importante, perché Mantova è sito UNESCO, insieme a Sabbioneta. Mantova è una delle città più belle del mondo perché, in circa cento anni, dal 1470 fino al 1570, possiamo dire che la mia città, per merito dei Gonzaga, della famiglia dei Gonzaga, dei principi Gonzaga, è stata la prua del mondo. In questo momento, mi vengono in mente cinque grandi capolavori che tutti troviamo in qualunque libro di storia dell'arte: la Camera degli Sposi di Mantegna, la Pala della Trinità del Rubens, le sinopie di Pisanello, gli arazzi di Raffaello, il piccolo appartamento dei Nani; sono le prime che mi vengono in mente e costituiscono uno dei posti più belli del mondo. Ma non c'è solo questo: c'è un archivio di Stato, che sicuramente è uno dei più importanti d'Europa, nel quale io ho visto, con una certa emozione, le lettere di Isabella d'Este. Isabella d'Este è stata la prima influencer del mondo: tutto il mondo civile scriveva e voleva sapere come vestiva Isabella d'Este, quindi possiamo dire che era una Chiara Ferragni ante litteram.

Per quanto riguarda la villa giuliesca di Giulio Romano, la fa costruire Federico II, figlio di Isabella d'Este, primo Duca di Mantova; questo ragazzo era la luce degli occhi di sua madre, Isabella d'Este, che era una vera extraterrestre, per dirla in un pensiero modernissimo; era una donna evoluta, incredibilmente intelligente, una grande guerriera, una grande diplomatica e, come capita sempre a tante persone così dotate, l'unico uomo del quale sia stata veramente innamorata nella sua vita - suo figlio - non se la filava di pezza, come direbbero a Roma. Federico vuole costruire la villa del Te, della quale è oggetto la mia interpellanza, per l'amante, per la favorita. E' uno dei luoghi nei quali Giulio Romano ha meglio espresso se stesso e nel quale il Rinascimento veramente approda alle sue vette più elevate. In questo contesto, il lago di Garda, a pochissime decine di chilometri da Mantova, ha 28 milioni di turisti all'anno; Mantova ne fa circa 600 mila oggi, rispetto a Verona che si trova a 30 chilometri (non me ne vogliano gli amici veronesi). Verona è una grande città, con una grande importanza, anche se infinitamente meno importante, anche se c'è l'Arena e la sua stagione operistica, che normalmente pullula di turisti (non dico in questo momento così drammatico), ma a Mantova, nonostante quello che vi ho raccontato sia pure così brevemente e superficialmente, approdano 600 mila turisti all'anno. Stamattina ho proprio verificato il trend e devo dire che, anche in costanza del sindaco Sodano, del mio sindaco Sodano, di Forza Italia, nei cinque anni dal 2010 al 2015, il trend è stato in crescita, anche negli anni dell'attuale sindaco; un trend omogeneo, anche con l'aumento del turismo nel nostro Paese. Ecco, perché dico questo? Perché, all'alba dell'approdo al potere dell'attuale sindaco di Mantova, lo stesso ha detto che avrebbe fatto una rivoluzione, che avrebbe portato il mondo turistico a Mantova, che sarebbe stata un'autentica nuova grande era dello splendore, mentre i dati che ho potuto verificare questa mattina dicono che siamo nello stesso trend di chi lo ha preceduto, con un elemento negativo però: che c'è una sensibile diminuzione, nei dati, della durata della permanenza dei turisti a Mantova; questo è un dato sicuramente negativo, perché la dice lunga sulla qualità, cioè è un turismo mordi e fuggi, non è un turismo stanziale. Bene, nel 2016, appena eletto, l'attuale sindaco ottiene questo importante riconoscimento che Mantova sarebbe stata, nel 2016, la capitale italiana della cultura. Per un anno intero, signora Presidente, abbiamo subito ogni fine settimana un autentico circo Barnum di assedio della città e tutto questo grande caravanserraglio non ha portato poi a un risultato importante, come dicono i numeri, ma soprattutto non ha portato nemmeno ad un lascito non temporaneo ma permanente, di quelli che sono i beni culturali e artistici della nostra città e che invece esistevano nel progetto per il quale il sindaco attuale è stato premiato. In particolare, per esempio, quel progetto conteneva la creazione di un museo del Risorgimento, per il quale la mia città è stata anche uno dei punti più importanti e abbiamo avuto un tributo, con i martiri di Belfiore, veramente importante. Bene, allora la domanda appunto è questa: questo progetto di risistemazione di Palazzo Te, che vede lo stanziamento di ben 5 milioni su 12 da parte del sindaco di Mantova, è stato una scelta politica? Si è scelto deliberatamente di accantonare le risorse che erano state erogate precedentemente? Perché non si è scelto di seguire la strada dei precedenti illustri architetti e scienziati che l'avevano formulato per approdare ad un'altra scelta? E il milione di euro è stato versato, quello promesso e stanziato per Mantova capitale della cultura 2016, nelle casse del comune di Mantova? Grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Giuseppe De Cristofaro, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE DE CRISTOFARO, Sottosegretario di Stato per l'Università e la ricerca. Grazie Presidente, l'onorevole Baroni ha richiesto, unitamente ad altri colleghi, notizie in merito, come ci ricordava, al progetto urbanistico di revisione dell'area adiacente a Palazzo Te, a Mantova e al progetto del parco urbano, nonché finanziamenti attribuiti alla città di Mantova in occasione della nomina come capitale della cultura 2016. In relazione a quanto richiesto, si premette che la rinascita dei giardini dell'Isola del Teieto, i giardini di Palazzo Te, costituisce un rilevante elemento di riqualificazione per un ambito molto importante, manomesso e trascurato della città di Mantova. Il valore emblematico del monumento giuliesco, che per sua unicità dell'architettura rinascimentale richiede particolari e attente misure di protezione, verrebbe ad essere fortemente esaltato dalla risistemazione delle sue pertinenze verdi, tornando a rappresentare uno dei principali complessi pubblici dell'intera città e uno dei segni più rilevanti del suo paesaggio, ereditato dai Gonzaga, dal loro sogno di bellezza e dalla loro volontà di potenza. A tal riguardo, si conferma che il sito Mantova e Sabbioneta ha beneficiato, a valere sui fondi della legge n. 77 del 2006, recante misure speciali di tutela e fruizione dei siti e degli elementi italiani di interesse culturale, paesaggistico e ambientale, inseriti nella Lista del patrimonio mondiale posti sotto la tutela dell'UNESCO, di un finanziamento di euro 198.000, nel contesto delle linee guida per il progetto dello spazio pubblico urbano di Mantova e di Sabbioneta e di un finanziamento di euro 90.000 per i giardini di Gonzaga, studio storico, rilievo e analisi per il recupero ed il restauro, in esito al quale sono stati pubblicati i volumi sui giardini dei Gonzaga citati nell'interpellanza. Per quanto attiene al programma “Grandi Progetti Beni Culturali”, l'intervento dal titolo “Parco Palazzo Te” è stato finanziato dal MiBACT con DM 10 agosto 2020, registrato dalla Corte dei Conti al n. 1834 lo scorso 3 settembre, per un importo pari a 5 milioni.

La scheda d'intervento, presentata al comune di Mantova per il tramite della locale sovrintendenza per le province di Cremona, Lodi e Mantova, riferiva di un fabbisogno economico di oltre 11 milioni di euro. La quota destinata dal MiBAC per la realizzazione dell'intervento ha lo scopo di riqualificare il parco, che copre l'area compresa tra Palazzo Te e lo stadio cittadino di Mantova. L'obiettivo è quello di realizzare una grande arena verde per la vita quotidiana dei cittadini, per le famiglie, per gli sportivi, per le scuole e per le iniziative culturali. Si tratta di un grande parco urbano sul modello delle principali città europee.

Quanto alla specifica richiesta relativa all'iter autorizzativo del progetto, è utile ricordare che l'area è assoggettata a tutela indiretta e che, allo stato, non risulta ancora essere stato depositato ufficialmente presso la sovrintendenza il progetto per i pareri previsti dalla normativa vigente.

Allo stato attuale, la scheda presentata dal comune evidenzia la necessità di uno studio di fattibilità tecnica ed economica.

Si è dunque in una fase iniziale delle operazioni, che vedranno necessariamente coinvolti comune di Mantova e competente soprintendenza per la redazione di un progetto esecutivo, che possa soddisfare contemporaneamente le azioni di tutela e quelle di valorizzazione, avendo cura di considerare, per quanto possibile, anche gli studi già elaborati.

In proposito, vi sono stati due incontri preliminari (il primo precedente all'emergenza sanitaria e il secondo il 26 di agosto) nei quali si è avviato il confronto della discussione sullo studio preliminare di fattibilità del progetto di riqualificazione paesaggistica dell'area di Palazzo Te, con i progettisti dello studio AG&P greenscape di Milano, incaricato dal comune di Mantova per la progettazione dello spazio verde elaborato dal suddetto studio e recante la data 10 gennaio 2020.

Nel corso dei due incontri con i progettisti incaricati, sono state sottolineate le criticità rilevate e sono state fornite nuove indicazioni, che dovranno essere recepite e quindi elaborate e prodotte nella progettazione finale, per consentire di rilasciare il parere positivo all'intervento.

Per quanto riguarda invece Mantova, capitale della cultura 2016, si segnala che i ritardi delle erogazioni nei confronti del comune beneficiario dei finanziamenti sono dovuti, da un lato, alla persistenza di problemi di natura informatica e, dall'altro, contabile.

Tuttavia, l'ufficio competente del Ministero è in continuo contatto con gli uffici dell'Agenzia per la coesione territoriale e dell'IGRUE (Ispettorato generale per i rapporti finanziari con l'Unione europea) del MEF, al fine di risolvere i problemi di natura informatica che invalidano l'invio dei dati e, parallelamente, ha informato il comune beneficiario sulla necessità di seguire le procedure previste. Si confida pertanto in una celere soluzione della vicenda, grazie.

PRESIDENTE. La deputata Anna Lisa Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANNA LISA BARONI (FI). Sono soddisfatta, signora Presidente e signor rappresentante del Governo, perché mi dà ragione nella domanda retorica che io ho formulato. Infatti, anche sia pure con il suo modo così elegante di esprimersi, lei mi ha confermato che il milione di euro non è entrato, dal 2016 ad oggi, che siamo nel 2020, nelle casse del comune di Mantova e che quindi c'è un ritardo grave in questa elargizione.

Immagino che le spese per Mantova 2020 capitale della cultura siano già state effettuate, non solo, ma magari, se potrò consultare anche la risposta per iscritto, sono soddisfatta anche di un'altra cosa, sempre nella mia domanda retorica, perché lei ha esposto che il costo di quel progetto UNESCO MiBAC sulla risistemazione dei giardini e sullo studio dei giardini di Palazzo Te - patrimonio dell'umanità, Mantova città dell'UNESCO e Sabbioneta - è costato 190.000 euro di denaro pubblico e di risorse pubbliche, ma non spiega, la sua esaustiva tecnicamente risposta, quale sia stata la scelta politica che ha determinato questo accantonamento di quel progetto, che io ho potuto valutare, che ho potuto studiare e leggere e che mi è sembrato - beh certamente io faccio l'avvocato, sono un parlamentare della Repubblica di Forza Italia, quindi poco interessata al bene pubblico, però qualcosa ho studiato nella mia vita - che mi è parso così bello e così coerente col principio che era insito nella grande capacità intellettuale e di potere dei Gonzaga, grandi principi del Rinascimento.

Ora, su questo progetto è lecito, come lei può immaginare, signor sottosegretario, dire che, se non è stato versato quel milione di euro del 2016 per Mantova capitale della cultura, è legittimo anche immaginarci che non saranno versati i 5 milioni di euro per questo progetto, a parte che mi è parso di capire che lei ha ben precisato che c'è tutta una serie di problemi; non è vero che c'è già lo stanziamento, c'è una serie di problemi anche di carattere tecnico - la sovrintendenza – ed è stata segnalata anche, mi pare, una serie di rilievi rispetto alla quale il comune di Mantova o gli architetti che lo stanno predisponendo dovranno attenersi.

Quindi, non vi è nulla di certo se non le roboanti dichiarazioni del sindaco di Mantova secondo le quali io voglio togliere 5 milioni alla città di Mantova; no, invece, è lui che fa dichiarazioni preelettorali volte e preordinate alla sua riconferma in una posizione di potere.

Da ultimo, non sono soddisfatta di una cosa: ieri, io sono stata oggetto, come vi ho detto, di un autentico linciaggio da parte delle forze della sinistra che occupano il potere da 75 anni nel mio paese, nella mia città. Non ho mai avuto paura, non l'avevo a 17 anni quando, nel liceo classico Virgilio, ça va sans dire, di Mantova eravamo forse in tre o quattro a manifestare liberamente le nostre idee non comuniste, all'epoca; non avrò certo paura adesso di fermarmi. Però, una piccola cosa la voglio dire: non ho ricevuto dai parlamentari della maggioranza della mia città un benché minimo cenno di solidarietà nemmeno da un punto di vista del rapporto di colleganza; l'ho ricevuto da tanti esponenti della sinistra della mia città che io stimo, che apprezzo e con i quali c'è reciproca stima, nonostante che si combatta su posizioni… Ecco, probabilmente, sono distratti dalla campagna elettorale e, poi, avrebbero dovuto, se non altro, condividere nel merito questa mia interpellanza, perché non è contro la mia città di Mantova; questa mia interpellanza è a favore della mia città ed è a favore dei miei concittadini che dovevano sapere che il milione di euro del Governo promesso nel 2016 non è mai stato versato e che questo progetto di 5 milioni di euro di quell'orribile “Gardaland giardino”, di un sito, sì, così importante nella storia dell'arte dell'umanità, non è certamente qualche cosa di certo, ma qualche cosa che deve ancora passare sotto le forche caudine delle varie sovrintendenze e di chi ha la responsabilità di dire se è un buon progetto o non lo è.

(Iniziative per il rilancio economico dell'Italia, con particolare riferimento alla competitività delle piccole e medie imprese, e per la salvaguardia dell'integrità del mercato unico europeo - n. 2-00927)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galizia ed altri n. 2-00927 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Angela Ianaro se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmataria o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELA IANARO (M5S). Grazie, Presidente, sì, illustro. La Commissione europea ha pubblicato nel mese di luglio il quadro di valutazione del mercato interno 2020, il cosiddetto Single Market Scoreboard, relativo all'analisi delle performance degli Stati membri in aree specifiche del mercato interno, incluse l'integrazione commerciale e l'apertura del mercato. Il quadro di valutazione fornisce annualmente una panoramica dettagliata sull'applicazione delle norme del mercato unico dell'Unione europea nello Spazio economico europeo rispetto all'anno di riferimento, valutando i risultati degli Stati membri per quanto riguarda l'apertura dei mercati, gli strumenti di governance, nonché settori strategici specifici sulla base di una serie di indicatori selezionati.

Dall'ultimo quadro europeo di valutazione sono emerse, per quanto riguarda l'Italia, alcune criticità in merito alle percentuali fatte registrare dal nostro Paese relativamente all'integrazione degli scambi nel settore dei servizi; risultati positivi sono stati, invece, fatti registrare dall'Italia per quanto riguarda i flussi degli investimenti diretti all'estero, notevolmente aumentati e indice di una significativa apertura del mercato da parte del nostro Paese.

Il mercato unico rappresenta uno dei maggiori risultati raggiunti dall'Unione europea: è al centro del progetto europeo, ha alimentato la crescita economica negli ultimi decenni e ha reso più semplice la vita dei consumatori e delle imprese in Europa.

Questo strumento, affiancato ad un quadro di governance efficace che delinei le politiche principali, definisca le priorità e le conseguenti strategie, appare di primaria importanza per raggiungere gli obiettivi dell'Unione. Pertanto, proprio in questa fase in cui il quadro di governance dell'Unione europea è in fase di ripensamento per essere migliorato, appare rilevante riuscire ad affinare gli strumenti a supporto dello stesso.

Per questo motivo il corretto funzionamento del mercato unico costituisce una delle priorità della Commissione europea e si inserisce nel quadro strategico per una rinnovata politica industriale europea, finalizzata a migliorare l'integrazione e il funzionamento del mercato unico, promuovendo la crescita complessiva delle economie dell'Unione europea, e a sostenere l'industria nel suo processo di trasformazione verde e digitale, pur rimanendo competitiva sulla scena mondiale. A tal fine, la Commissione europea ha recentemente adottato un piano d'azione a lungo termine per una migliore attuazione ed applicazione delle norme del mercato unico, allo scopo di massimizzare il rispetto e l'applicazione della normativa in tutta l'Unione europea. Una delle azioni intraprese è stata l'istituzione della task force per l'applicazione delle norme sul mercato unico (SMET), composta da Stati membri e Commissione. La SMET tiene riunioni periodiche per valutare lo stato di conformità della legislazione nazionale alle norme del mercato unico, dare priorità agli ostacoli più urgenti, affrontare i casi di sovra-regolamentazione ingiustificata, discutere questioni orizzontali in materia di applicazione della normativa e seguire l'attuazione del piano d'azione. Il miglioramento dell'integrazione e del funzionamento del mercato unico potrebbe generare un'ulteriore crescita in molti settori, stimolando gli scambi e migliorando l'efficienza.

La libera circolazione di beni e servizi nel mercato interno rappresenta, altresì, uno strumento fondamentale per garantire agli Stati membri la ripresa nella fase post emergenziale da COVID-19; come emerso chiaramente durante la crisi del Coronavirus, un mercato unico che funziona correttamente è fondamentale per garantire la libera circolazione di prodotti e servizi in tutta l'Unione europea e la rapida ripresa dell'economia degli Stati membri e di tutta l'Unione.

Alla luce dei dati evidenziati nel quadro di valutazione europeo 2020, relativamente al tema dell'approfondimento del mercato interno, chiediamo quali iniziative il Governo intenda intraprendere, in particolare presso le competenti istituzioni dell'Unione europea, per migliorare le performance e la competitività del nostro Paese nella specifica area dell'integrazione del mercato unico, a garanzia del rispetto delle norme europee di settore e a tutela della competitività delle imprese e delle piccole e medie imprese.

Chiediamo, inoltre, nell'ambito del piano per la ripresa dell'Unione europea e della definizione del piano per la ripresa e la resilienza, il cosiddetto PNRR, quali siano gli strumenti a disposizione e le priorità individuate dal nostro Paese per contribuire a mantenere l'integrità del mercato unico, sanare i possibili squilibri e concorrere, in tal modo, a rilanciare e a promuovere il potenziale di crescita dell'economia italiana nel periodo della crisi che è succeduta al COVID-19.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per gli Affari europei, Laura Agea, ha facoltà di rispondere.

LAURA AGEA, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie, Presidente; ringrazio gli onorevoli interpellanti per aver sollevato un tema così rilevante che ci consente un confronto sui risultati raggiunti, ma, ancor più importante, sulle azioni da intraprendere e i margini di miglioramento da perseguire congiuntamente. Il Single Market Scoreboard è uno strumento istituito con l'obiettivo di migliorare il funzionamento del mercato unico attraverso il monitoraggio dei risultati raggiunti dagli Stati membri, utilizzando indicatori chiari, al fine di individuare i settori o le politiche su cui è più urgente agire.

Come puntualmente osservato dagli onorevoli interpellanti, la Commissione europea ha pubblicato, lo scorso mese di luglio, il quadro di valutazione del mercato interno che riporta per ogni Stato membro la performance rilevata nel 2019 nelle aree oggetto di osservazione, sulla base di una serie di indicatori selezionati dalla Commissione per misurare le performance stesse. I risultati dello Scoreboard vengono presentati sotto forma di rappresentazione a semaforo in cui vengono assegnati cartellini di diverso colore a seconda del risultato conseguito rispetto alla media UE: rosso, al di sotto della media, giallo, nella media, verde, al di sopra della media. Mi preme evidenziare come la valutazione attribuita all'Italia nell'ultimo Scoreboard sia, nel complesso, abbastanza positiva, presentando per un consistente numero di indicatori risultati al di sopra o nella media. Tuttavia, come rilevato nell'interpellanza in oggetto non sono mancate criticità; queste ultime, però, risultano per lo più attribuibili alla tipologia degli indicatori utilizzati dalla Commissione che non valorizza adeguatamente gli aspetti qualitativi delle performance, basandosi invece su criteri prevalentemente numerici.

Al riguardo, infatti, il dipartimento, all'esito di una consultazione avviata con le amministrazioni e gli stakeholder interessati, ha evidenziato alla Commissione le proprie osservazioni sulla parziale inadeguatezza degli indicatori dello scoreboard a fornire una rappresentazione realistica e significativa delle performance degli Stati membri nel mercato interno. Questa riflessione risulta particolarmente rilevante per l'Italia, che più di altri Paesi risulta penalizzata dall'applicazione di indicatori che non tengono in debito conto la qualità delle prestazioni analizzate.

Si evidenzia in questa sede che la consultazione appena citata si inserisce nel quadro dell'iniziativa lanciata nel 2019 dalla stessa Commissione europea, che, avendo constatato l'inidoneità degli indicatori sopra utilizzati, ha recentemente inviato un questionario agli Stati membri, finalizzato a ricevere proposte e suggerimenti per l'eventuale inserimento nello scoreboard di nuovi settori (il mercato unico digitale, la politica dei trasporti, l'ambiente, lo sviluppo sostenibile, la tutela dei consumatori, l'attuazione legislativa e l'enforcement) e per la revisione e l'aggiornamento degli attuali indicatori.

Nel contributo inviato alla Commissione, il dipartimento ha riportato le osservazioni pervenute dai soggetti consultati con un focus specifico sulle anomalie riscontrabili nei settori di competenza sulle proposte correttive.

È stato, pertanto, evidenziato come, allo scopo di dare il giusto peso alle performance raggiunte, sia necessario introdurre nello scoreboard parametri di tipo qualitativo e non meramente quantitativo. Ad esempio nelle aree IMI (Sistema di informazione del mercato interno) e Solvit, le prestazioni rilevate registrano punteggi molto elevati rispetto agli indicatori di natura qualitativa (ad esempio, tasso di risoluzione delle controversie, sforzi compiuti secondo la valutazione degli Stati membri consultati), mentre invece risultano negative le valutazioni relative alle tempistiche, che non tengono, però, conto della complessità dell'istruttoria procedimentale né dell'accuratezza con la quale essa viene svolta. Pertanto, si ritiene importante rimodulare anche il peso assegnato ai singoli indicatori, in modo da valorizzare i parametri qualitativi.

Per ciò che concerne le qualifiche professionali, dove nell'ultimo scoreboard si evidenzia per l'Italia una performance al di sotto della media, valgono considerazioni analoghe. Anche in questo caso, infatti, gli indicatori utilizzati non tengono conto di molti fattori, che incidono invece significativamente sulla performance. Si pensi, ad esempio, al numero di istanze ricevute e istruite, sensibilmente superiore a quelle gestite dagli altri Stati membri o la diversa complessità dei sistemi di formazione previsti nei vari ordinamenti.

Alla Commissione sono state inoltre segnalate le peculiarità che, in questo settore, l'Italia presenta rispetto agli altri Stati. Infatti, una larga parte delle richieste di riconoscimento proviene da cittadini italiani che vogliono esercitare la professione in Italia, dopo aver conseguito la relativa qualifica all'estero, all'esito di un percorso formativo spesso organizzato specificamente proprio per i cittadini italiani. In tali frequenti casi l'istruttoria procedimentale è più lunga e problematica, perché i percorsi formativi seguiti sono quasi sempre differenti anche da quelli previsti per i cittadini dello Stato membro in cui si qualificano e le amministrazioni italiane hanno non di rado difficoltà ad ottenere, dalle autorità dei Paesi interessati, le informazioni necessarie circa la validità della qualifica professionale conseguita dai nostri connazionali o ricevono da queste informazioni ed esse sono discordanti.

Contemporaneamente ad un costante e sistematico impegno, volto a migliorare le performance del sistema, e ad un orientamento finalizzato a rivedere gli indicatori delle performance, il Governo è impegnato a garantire un'evoluzione del mercato interno e delle sue regole. Ad esempio, per quel che concerne l'adozione dei provvedimenti volti a rimuovere gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori, si ricorda che il Consiglio dei ministri, in data 29 luglio 2020, ha approvato il disegno di legge europea 2019-2020.

Questo provvedimento, che sarà a breve oggetto di analisi parlamentare, contiene al suo interno disposizioni concernenti la cooperazione amministrativa tra le autorità competenti al riconoscimento delle qualifiche nei diversi Stati membri e altre misure relative al punto di contatto unico, che garantiranno l'accesso centralizzato alle informazioni necessarie per svolgere in Italia una professione regolamentata. Le disposizioni contenute nella legge europea consentiranno, inoltre, di affrontare e superare alcuni rilievi mossi dalla Commissione europea, nell'ambito delle due procedure di infrazione, n. 2018/2295 e n. 2018/2374.

Adesso mi vorrei concentrare su un altro elemento fondante che gli onorevoli interpellanti hanno individuato, ovvero l'importanza sostanziale dell'integrità del mercato unico e del sanare i possibili squilibri nel contesto del PNRR (piano per la ripresa e la resilienza).

Un mercato unico funzionante è essenziale per la futura competitività, risultando una componente fondante della nostra prosperità e resilienza. Occorre ristabilire in primis le catene del valore e di approvvigionamento che sono state interrotte per la pandemia, spingendo le produzioni a diversificare le catene degli approvvigionamenti, accorciandone le distanze e rendendo la filiera produttiva maggiormente concentrata su scala nazionale e regionale. Al contempo è importante ricordare che il mercato unico non costituisce di per sé il fine dell'integrazione europea, rappresentato dagli obiettivi che sono definiti nel Trattato, ma un imprescindibile strumento per perseguirli unitamente ad una governance efficace ed equa.

Nella consapevolezza dell'importanza del funzionamento del mercato unico, il Governo ha evidenziato, tra le missioni del PNRR, la rilevanza della competitività e dell'innovazione del sistema produttivo, che sia volto a promuovere investimenti in nuove tecnologie, la r&s, e rivitalizzare la competitività delle imprese italiane.

Per garantire l'autonomia strategica europea, l'Unione europea ha individuato alcune forniture critiche, la cui produzione dovrà essere centrale per ridurre la dipendenza da attori stranieri: tecnologie alimentari, infrastrutture, robotica, reti di comunicazione 5G, microelettronica, nanotecnologie, biomedicina e biotecnologie, tecnologia dei quanti, farmaceutica. Inoltre, la Commissione ha identificato 14 ecosistemi industriali, che rappresentano il 19 per cento del valore aggiunto. Il recovery plan ha seguito l'approccio per ecosistemi, per il superamento della crisi e la creazione dell'occupazione in un mercato interno di beni e servizi con regole semplificate e meglio attuate.

È necessario garantire l'autonomia strategica dell'Unione europea mediante il sostegno alle piccole e medie imprese, alle microimprese e alle start-up, e un efficace controllo degli investimenti esteri diretti. La pandemia da COVID-19 ha messo in luce l'urgenza di costruire infrastrutture in grado di far fronte a eventi imprevisti, in particolare nel settore sanitario. Particolare attenzione dovrà essere prestata ai settori e agli ecosistemi socio-economici che hanno maggiormente risentito della crisi, nonché al rafforzamento della gestione delle crisi future. È indubbio che il mercato unico costituisce la spina dorsale della risposta comune europea e serve un'azione decisa per eliminare qualsiasi restrizione che lo metta a repentaglio, anche attraverso continue attività di implementazione, in grado di plasmare nuove strategie, che si adattino alle esigenze della modernizzazione e alla velocità degli scambi.

La creazione dello SMET (Single market enforcement task force), come sottolineato dall'interpellante, è stata annunciata nel già citato Single market enforcement action plan della Commissione europea, che ha individuato 22 azioni prioritarie per l'attuazione del mercato interno, integrate con la nuova strategia industriale e con la transizione verde. La task force è stata prevista come piattaforma per consentire agli Stati membri e alla Commissione di lavorare insieme, per garantire una migliore conformità alle norme del mercato unico e discutere sull'applicazione delle stesse alla totalità dei soggetti coinvolti.

Sotto l'impulso del commissario Thierry Breton, la nuova task force ha discusso l'urgente necessità di consentire il libero flusso di beni di protezione sanitaria, forniture mediche e prodotti alimentari in tutta l'Unione europea. Per una piena integrazione del mercato interno è inoltre necessario eliminare le barriere ancora esistenti che colpiscono i prestatori di servizio transfrontalieri e i consumatori, causate dalla complessità della normativa unionale o nazionale di attuazione e da carenza nella capacità amministrativa, ad esempio in materia di tassazione o di qualifiche professionali.

Nella direzione di creare aggregati industriali europei va, inoltre, la formazione di alleanze specifiche tra le industrie dei Paesi dell'Unione europea, dalla microelettronica, alla plastica, alle batterie. Proprio in quest'ultimo campo si stanno realizzando le economie di scala e le sinergie tra le industrie degli Stati membri del progetto, tra cui Italia, Belgio, Francia, Germania, Polonia e Svezia. Il framework per la politica del mercato unico del prossimo futuro sarà anche influenzato da tendenze di lungo termine: in primo luogo, la trasformazione ecologica dell'economia europea e del Green Deal; in secondo luogo, la trasformazione digitale e l'imperativo di sviluppare e applicare nuove tecnologie.

Il Green Deal europeo (ristrutturazioni del parco immobiliare delle infrastrutture e più economia circolare, con conseguente creazione di occupazione di livello locale; progetti basati sulle energie rinnovabili, in particolare eolica e fotovoltaica, e avvio in Europa di un'economia pulita dell'idrogeno; trasporti e logistica più puliti, compresa l'installazione di un milione di punti di ricarica per veicoli elettrici e stimolo del trasporto ferroviario e della modalità pulita nelle città e regioni d'Europa) e la trasformazione digitale (investimenti in una maggiore e migliore connettività, specie in termini di rapida diffusione delle reti 5G; maggiore presenza industriale e tecnologica dei settori strategici e, non da ultimo, intelligenza artificiale, cybersicurezza, supercalcolo, cloud, con la costruzione di un'autentica economia basata sui dati, che funga da volano per l'innovazione e la creazione di posti di lavoro) avranno, quindi, un ruolo centrale e prioritario nel rilancio del mercato unico.

PRESIDENTE. Il deputato Filippo Scerra ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Galizia ed altri n. 2-00927, di cui è cofirmatario.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente, e grazie al sottosegretario per la risposta. Mi ritengo assolutamente soddisfatto. Il mercato unico rappresenta uno dei maggiori risultati nell'ottica dell'integrazione europea. È al centro del progetto europeo e ha alimentato la crescita economica negli ultimi decenni, rendendo più semplice la vita dei consumatori e delle aziende dell'intera Unione. Ha contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro e ha dato ai consumatori dell'Unione la possibilità di avere maggiore scelta a prezzi, fra l'altro, più competitivi. Esso continua a essere un motore per la costruzione di un'economia più forte, equilibrata ed equa.

Il mercato interno deve, tuttavia, adeguarsi costantemente a un contesto che è in continua evoluzione, caratterizzato dalla globalizzazione, caratterizzato dalla rivoluzione digitale e questa è una sfida quotidiana per tutti i Paesi dell'Unione europea. L'Unione europea non può permettersi di non sfruttare appieno il potenziale di un mercato di mezzo miliardo di persone, soprattutto per quanto riguarda i servizi. Le difficoltà a breve termine non possono essere usate come argomento per opporsi a una strategia che deve essere di lungo termine, lungimirante e onnicomprensiva. Allo stesso tempo, parallelamente ciò deve essere accompagnato da una politica industriale che deve essere coordinata, più assertiva e globale. L'Unione europea ha bisogno di entrambi questi elementi e bisogna andare avanti, appunto, su entrambi gli elementi.

La competitività del nostro sistema produttivo, che è una delle sette missioni che è stata individuata al centro del piano nazionale di ripresa, come diceva il sottosegretario, su cui il Governo sta lavorando in questi giorni, non può prescindere dal buon funzionamento del mercato unico e dalla rimozione di quegli ostacoli che sono effettivamente un freno alla promozione della nostra economia e dell'economia dell'intera Unione europea. Quindi, il rafforzamento del mercato unico, se affiancato a un quadro efficace di governance a livello europeo, di concerto, ovviamente, con le strategie nazionali, rappresenta uno strumento di primaria importanza per stimolare gli scambi e la concorrenza, in modo da essere un motore di competitività, di innovazione e di sostenibilità.

Per raggiungere tale fine è necessario un approccio integrato orientato a una crescita sostenibile in ambito economico, sociale e ambientale.

Parallelamente, bisognerà lavorare per diffondere l'innovazione e le nuove tecnologie, che rendono le economie europee più produttive e sostenibili e generano progresso sociale per tutti i cittadini dell'Unione. Mi riferisco a infrastrutture, connettività, servizi, dati, investimenti, elementi essenziali anche ai fini dello sviluppo di un mercato unico digitale. Un'Italia pienamente digitale e al passo con l'innovazione tecnologica significa un'Italia più inclusiva e attenta alle filiere strategiche del nostro Paese.

Per poter garantire la sostenibilità e la resilienza del mercato unico chiediamo - e per noi del MoVimento 5 Stelle è molto importante - che il nostro Governo si impegni perché all'interno dell'Unione ci sia il rispetto di un principio fondamentale che la deve contraddistinguere: la libera e leale concorrenza. Abbiamo già scritto alla Commissaria Vestager e sotto questo punto di vista abbiamo già denunciato, come MoVimento 5 Stelle, il pericolo di una concentrazione dell'offerta di prodotti e servizi ad esclusivo favore di quelle aziende che hanno beneficiato di misure meno restrittive durante il periodo della pandemia. Quindi, abbiamo già fatto un'azione, ma sempre in quest'ottica, nell'attuale fase cruciale di ripartenza e di riforme, è, a nostro modo di vedere, importante e, direi, fondamentale promuovere le iniziative volte a superare le profonde differenze tributarie e fiscali tra i vari Paesi, che hanno un effetto negativo sulla concorrenza e un effetto negativo, appunto, sulla stessa sostenibilità del mercato unico. Per questo come MoVimento 5 Stelle ci batteremo, in questa sede e anche nelle sedi europee, proprio per eliminare la concorrenza fiscale sleale all'interno dell'Unione europea. In conclusione, il rafforzamento e il completamento del mercato interno rappresenta una condizione necessaria, ma che non può essere sufficiente. Bisogna andare di pari passo insieme al mercato unico, con politiche di sostegno della crescita e dell'occupazione in un'ottica di sostenibilità, investendo nelle tecnologie strategiche su cui si gioca la competizione globale, in cui l'Europa deve e può essere protagonista. Ricordo: investimenti che si devono fare, pubblici e privati, in ricerca, una maggiore sinergia tra imprese e università, uno sviluppo di competenze e del capitale umano; è questo che vogliamo. Siamo sicuri che il nostro Governo saprà cogliere appieno questa sfida ed essere protagonista in Europa per migliorare le condizioni dei consumatori e delle aziende europee.

(Chiarimenti circa informazioni e dati relativi ai reati commessi in danno di minori e iniziative di competenza per la diffusione delle migliori pratiche adottate dagli uffici giudiziari per il contrasto di tali reati e per la protezione dei minori - n. 2-00663)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ascari ed altri n. 2-00663 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Stefania Ascari se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra collega? Prego.

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Secondo gli ultimi dati Istat riferiti all'anno 2018, il numero di minori vittime di reati è allarmante: stando ai delitti denunciati dalle forze di Polizia all'autorità giudiziaria e limitandosi ai reati contro la persona si possono contare, tra omicidi volontari consumati, tentati omicidi, omicidi preterintenzionali e omicidi colposi denunciati, ben 80 vittime minori di 14 anni e 65 aventi tra i 14 e 17 anni. Raggiungono quasi il migliaio le vittime minori di percosse e addirittura sono oltre 3.800 i minori vittime di lesioni dolose. È impressionante anche il numero delle vittime di reati di violenza sessuale e la loro giovanissima età: su un totale di 1.133 vittime minori, ben 398 hanno meno di 14 anni. Allarmanti sono i dati riguardanti il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione: 85 sono le vittime minorenni e, tra queste, ben 15 sono minori di 14 anni. Una piaga sociale che sta affiorando in questi ultimi anni dopo la vicenda delle cosiddette “baby squillo”, inchiesta che nel 2013 svegliò, diciamo, proprio la coscienza (riguardava due adolescenti che venivano fatte prostituire nel quartiere romano dei Parioli). Infine, si segnala che anche le vittime minori del reato di pornografia minorile e detenzione di materiale pedopornografico sono elevatissime: 117 hanno meno di 14 anni e 161 tra 14 e 17 anni. A questi bisogna aggiungere centinaia di giovani e giovanissimi con meno di 18 anni, vittime dei reati di atti sessuali con minorenne e corruzione di minorenne. In alcuni tribunali sono state prese misure per migliorare il contrasto a questi fenomeni criminali e garantire la protezione delle vittime dei reati, come, ad esempio, la predisposizione di sale di ascolto con modalità protette, riservate a tutti i minori e dotati di idonea strumentazione tecnica che assicura la videoregistrazione dell'ascolto. I dati statistici riferiti dagli uffici giudiziari di Roma indicano che, dal 2015 al 2018, sono stati ascoltati con tali modalità, sia dai magistrati che dalle forze di Polizia, ben 903 minorenni, di cui 570 bambine e che, nel maggior numero dei casi, questi erano vittime di maltrattamenti in famiglia e di violenza sessuale. Nello stesso tempo, nei medesimi uffici giudiziari, è stato rilevato un incremento delle notizie di reato che hanno come vittime i minorenni anche per i delitti di pornografia minorile, atti sessuali con minore e corruzione di minore, adescamento di minori e sottrazione di minorenne. Questi dati, se confermati a livello nazionale, mostrano in maniera plastica la profondità di una piaga sociale che, ogni anno, miete migliaia di vittime innocenti che vedranno segnata la propria vita per sempre. Ciò impone una seria riflessione e richiede una risposta, ovviamente, rapida e pragmatica da parte di tutte le istituzioni. Per queste ragioni, sono a richiedere, appunto, di quali informazioni e dati statistici dispongano il Governo e il Ministero di competenza con riguardo alla diffusione di delitti di pornografia minorile, adescamento di minori, atti sessuali con minori, prostituzione minorile, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e, in generale, reati commessi in danno di minori, negli anni passati nei vari distretti di Corte d'appello e nel Paese nel suo complesso; e sapere se intendano adottare iniziative, per quanto di competenza, volte alla diffusione delle best practice sul territorio nazionale, incluse le misure di contrasto che risultano già in atto presso alcune procure e tribunali del Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. L'interpellanza in esame riguarda il, purtroppo, grave fenomeno dei reati commessi nei confronti di minori, con particolare riferimento alla preoccupante crescita dei reati di omicidio e violenza sessuale, percosse, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. In relazione all'incremento di tali tipologie di reati, si fa riferimento alla prassi di alcuni uffici giudiziari, in particolare quello di Roma, di predisporre sale di ascolto dei minori con modalità protette, dotate di idonea strumentazione tecnica, di videoregistrazione dell'ascolto, finalizzate a migliorare il contrasto del fenomeno criminale e garantire una migliore protezione delle vittime, a partire dalla cruciale fase dell'ascolto. Nei vari punti dell'interpellanza si chiede di sapere di quali informazioni e dati statistici si disponga con riguardo alla diffusione dei reati di pedopornografia minorile, adescamento di minori, atti sessuali con minori, prostituzione minorile, maltrattamenti in famiglia, violenza sessuale e, in generale, reati commessi in danno dei minori, negli anni passati nei vari tribunali italiani e nel Paese nel suo complesso; se vi sia l'intenzione di attivarsi al fine di garantire la diffusione delle best practice sul territorio nazionale, incluse le misure di contrasto che risultano già in atto in alcune procure e tribunali del Paese. Il monitoraggio sul dato statistico richiesto è costante da parte del Ministero e con riferimento al triennio 2016-2018, quale periodo verificato in relazione a quanto richiesto, presenta, ahimè, un numero elevato - e, quindi, qui si conferma - per anno di processi celebrati per reati commessi in danno di minori per singola tipologia di imputazione di riferimento tra quelle indicate. Inoltre, dai dati forniti dal Ministero dell'Interno con riferimento all'anno 2019 sui reati aventi come vittime minori, è emerso che i reati di prostituzione minorile (articolo 600-bis del codice penale) sono stati 58, mentre quelli concernenti la pornografia minorile (articolo 603-ter del codice penale) sono stati ben 443. Con riguardo alla corruzione dei minorenni (articolo 609-quinquies), sono stati denunciati 167 reati, mentre per gli atti sessuali con minorenne (articolo 609-quater) sono state presentate 486 denunce e per i reati di violenza sessuale aggravata perché commessa presso istituti di istruzione (articolo 609-ter, comma 1) sono 78 i casi denunciati.

Nello stesso periodo, poi, si sono verificati 766 reati di adescamento di minorenni (articolo 609-undicies del codice penale). Inoltre, sono stati denunciati 71 reati di impiego di minori nell'accattonaggio (articolo 600-octies). A tali dati devono aggiungersi quelli riguardanti i reati in danno di minori che maturano in ambiente intrafamiliare.

Una valutazione complessiva e di carattere generale dell'andamento dei fenomeni criminali che riguardano delitti che hanno come vittime persone minorenni rivela l'importanza di proteggere la vittima nel percorso giurisdizionale, garantendo modalità di ascolto che favoriscano, da un lato, la genuinità del racconto e, dall'altro, tutelino la persona minore da ulteriori traumi, un equilibrio che deve essere sempre garantito. In questo solco si inserisce l'intervento legislativo recante “Modifiche al codice di procedura penale: disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenze domestiche e di genere” quale progetto normativo fortemente orientato alla tutela dei soggetti vulnerabili come i minori, e la interpellante lo sa perché è stata una delle maggiori protagoniste sia in Commissione sia in Aula, di questo progetto di legge.

Il Codice rosso e il pacchetto normativo per il contrasto alla violenza di genere si pongono, infatti, l'obiettivo di valorizzare l'ascolto tempestivo della vittima e di farne scaturire azioni concrete volte ad attivare una tutela piena ed efficace. Sul punto, infatti, l'azione del Ministero si è concentrata anche sugli aspetti procedimentali che possono scongiurare il verificarsi o l'aggravarsi di talune condotte, attuando un sistema idoneo ad evitare che l'azione criminosa possa sfociare in eventi definitivi ed irreparabili. Quindi, realizzando una tutela pre-processuale, proprio attraverso l'ascolto tempestivo nel caso dei minori realizzato con le cautele richieste. Allo stesso tempo, l'introduzione del virtuoso meccanismo comunicativo con il giudice civile (si pensi alle cause di separazione o di affidamento dei figli che adesso arriva in modo automatico e potrà senz'altro essere ulteriormente implementato) tutte le volte che venga adottato un provvedimento penale nei confronti di una delle parti - proprio la comunicazione tra il giudice penale e quello civile - trova la sua ratio proprio nella necessità di tutelare i soggetti più vulnerabili in presenza di reati che maturano in ambito domestico.

Con specifico riferimento alle modalità di ascolto, come è peraltro rilevato dagli interpellanti, la procura della Repubblica di Roma è dotata di una sala “ascolto protetto” (cosiddetta Sala Caputo), che risponde a tutti i requisiti richiesti dalle Convenzioni di Lanzarote e di Istanbul.

Dal punto di vista organizzativo, inoltre, è stato predisposto un turno permanente di consulenti psicologhe disponibili per l'ascolto in forma protetta 24 ore al giorno, ai sensi degli articoli 351 e 362 del codice di procedura penale e sono state impartite direttive alla polizia giudiziaria sulle modalità con le quali procedere all'ascolto dei minori. È stato, inoltre, istituito un turno esterno, di tre giorni, svolto dai magistrati del gruppo specializzato nei delitti “contro la libertà sessuale, la famiglia, i minori e le vittime vulnerabili” che si coordina con la polizia giudiziaria nell'immediatezza dei fatti di competenza. Questa è solo una parte di esempi su Roma, ma anche su altri territori che ho visitato, proprio di implementazione delle buone pratiche, sia di ascolto, sia di tutela anche delle vittime, che le varie procure, sui vari comuni, anche in collaborazione con i comuni stessi, stanno portando avanti.

Inoltre, al fine di migliorare i rapporti tra procura ordinaria, giudici civili che si occupano di famiglia, giudici penali e giudici minorili, in relazione a dinamiche di maltrattamenti o violenze o abusi in danno di minori, il Consiglio superiore della magistratura, con la risoluzione del 9 maggio 2018, ha adottato linee guida in tema di organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi ai reati di violenza di genere e domestica. In tal modo si vuole, da un lato, contemperare l'esigenza di realizzare un efficace scambio di informazione tra gli uffici con quella di non pregiudicare il segreto investigativo che connota le attività della procura ordinaria nella fase delle indagini preliminari; dall'altro, concentrare l'acquisizione dei contributi dichiarativi delle vittime, condividendo modalità e tempi ed eventualmente prevedendo la partecipazione congiunta dei magistrati ad alcune attività istruttorie.

Sono pertanto ritenute buone prassi: sicuramente, la interlocuzione tempestiva e diretta tra magistrati della procura ordinaria e quelli della procura minorile; il coordinamento nella fase dell'esecuzione di misure cautelari; la cooperazione tra magistratura ordinaria, sia penale che civile, e quella minorile qualora sia pendente un giudizio di separazione o divorzio tra i genitori e ricorra la necessità di adottare misure a tutela di un minore; il coordinamento anche tra magistratura civile e penale; e per ultima la valorizzazione del ruolo assegnato al pubblico ministero nel processo civile.

Oltre alla condivisa opportunità di procedere alla promozione della diffusione di prassi virtuose negli uffici giudiziari del territorio nazionale volte a incentivare modelli organizzativi dedicati a talune tipologie di reati anche sulla base della disciplina normativa richiamata, appare opportuno evidenziare che diverse sono anche le iniziative preventive messe in campo attraverso l'interazione di altre istituzioni ministeriali che credo che siano fondamentali proprio per prevenire questo tipo di crimine.

Presso il Dipartimento per le politiche della famiglia è stato istituito l'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile, con il compito di acquisire e monitorare i dati e le informazioni relativi alle attività, svolte da tutte le pubbliche amministrazioni, per la prevenzione e la repressione della pedofilia.

A tal fine è stata prevista la realizzazione di una banca dati per raccogliere, con l'apporto dei dati forniti dalle amministrazioni, tutte le informazioni utili per il monitoraggio del fenomeno. La suddetta banca dati è stata attivata nel 2013 presso il Dipartimento per le pari opportunità; a seguito del decreto-legge del 12 luglio 2018, n. 86, convertito con modificazioni dalla legge 9 agosto 2018 n. 97, che ha attribuito al Presidente del Consiglio dei ministri, ovvero al Ministro delegato per la famiglia, le funzioni di competenza del Governo relative all'Osservatorio per il contrasto alla pedofilia e alla pornografia minorile, essa è operante presso il Dipartimento per le politiche della famiglia e ha l'obiettivo di fornire una lettura approfondita del fenomeno, la cui percezione risulta spesso falsata dalla frammentarietà e disomogeneità del patrimonio informativo esistente ed è quindi finalizzata all'elaborazione di strategie mirate per la prevenzione e la repressione dello stesso, nonché per il sostegno alle vittime.

Si segnala inoltre che il medesimo Dipartimento ha pubblicato, in data 18 novembre 2019, un bando per il finanziamento di progetti per la protezione e sostegno di minori vittime di abuso e sfruttamento sessuale, stanziando a tal fine una somma di 5 milioni di euro. In particolare l'obiettivo strategico perseguito consiste nel promuovere interventi a favore dei minori vittime di violenza e delle loro famiglie, anche di carattere innovativo quali la prevenzione del fenomeno della violenza tra pari, perpetrata anche attraverso l'uso di nuove tecnologie; il sostegno alla genitorialità e alle famiglie con minori vittime di violenza o con minori abusanti; la prevenzione e il contrasto dello sfruttamento sessuale dei minori e la prevenzione, protezione e supporto alle vittime di violenza e maltrattamento in ambito sportivo.

In tale contesto si inserisce altresì il contributo fornito dal Dipartimento per le politiche della famiglia dal servizio telefonico “114 - Emergenza infanzia”. Si tratta di un ulteriore importante strumento a tutela dei minori e degli adolescenti vittime di abuso e di disagio gestito da Telefono azzurro ONLUS, a cui chiunque, gratuitamente, può rivolgersi h24, nonché le ultime importanti novità a livello normativo e regolamentare per quanto riguarda gli orfani di femminicidio, in particolar modo per i progetti scolastici per un aiuto concreto di qualche mese fa.

Quanto appena evidenziato non esaurisce il panorama delle iniziative esistenti nella direzione auspicata dagli interroganti, iniziative che il Ministero della Giustizia intende continuare a valorizzare in collaborazione con il Parlamento e promuovere nell'ambito della sua attività istituzionale in collaborazione ovviamente anche con tutti gli addetti ai lavori e ringrazio l'interrogante per questa interpellanza.

PRESIDENTE. La deputata Stefania Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta della risposta alla sua interpellanza

STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie Presidente, non posso che ritenermi soddisfatta della risposta, dei dati, delle informazioni che ci sono state rese. Per questo ringrazio il Governo, ringrazio il sottosegretario Ferraresi per la risposta che ci ha voluto fornire oggi in questa sede sul preoccupante fenomeno della violenza di genere e sui minori nel nostro Paese, nonché sulla diffusione delle best practice presenti sul territorio in materia di prevenzione e contrasto di questo fenomeno. Credo sia sempre importante partire dall'analisi dei dati per comprendere un fenomeno e i dati che ci sono stati appena forniti dal Governo mostrano in maniera chiara e plastica quanto esso sia esteso. Sono numeri che comunque rimarranno agli atti anche a beneficio della cittadinanza e di chi è attento a questo tema. Sono contenta inoltre che anche il Governo concordi senza se e senza ma sull'importanza di tutelare la vittima nel percorso giurisdizionale, proteggendo il minore da ulteriori traumi. La nostra prima e più grande preoccupazione deve essere il minore.

L'approvazione del codice rosso su questo riveste sicuramente una grande importanza, un atto che tuttavia non deve essere considerato un punto di arrivo, ma come un punto di partenza sul quale innestare il percorso che ancora ci attende.

In Commissione Giustizia stiamo lavorando, infatti, ad ulteriori proposte di modifiche normative a tutela dei minori e delle vittime di violenza di genere. Ci tengo molto e mi sono spesa personalmente sul tema e sono lieta di poter dire che il Movimento 5 Stelle e questa maggioranza sono particolarmente attenti e impegnati. Questo atto aveva anche lo scopo di evidenziare al Governo la presenza sul territorio di casi particolarmente virtuosi, come quello che abbiamo rilevato, della procura della Repubblica di Roma che, come lei sottosegretario ha ricordato nella sua puntuale risposta, si è dotata di una sala di ascolto protetto che risponde a tutti i requisiti richiesti dalle Convenzioni di Lanzarote ed Istanbul.

Sono quindi soddisfatta di quanto ci è stato comunicato con riguardo alle linee guida già emanate dal Consiglio superiore della magistratura nel 2018 e con riguardo anche alle iniziative già intraprese dalle altre strutture ministeriali, che mostrano la particolare attenzione del Governo su questi temi molto delicati e mi riferisco all'Osservatorio per il contrasto della pedofilia e della pornografia minorile presso il Dipartimento per le politiche della famiglia e al numero di emergenza per l'infanzia, 114, istituito presso il medesimo, nonché appunto alla banca dati costituita presso il Dipartimento per le pari opportunità. Mi auguro, quindi, che quanto già descritto in relazione alla procura di Roma, nonché altre eventuali best practice che si possono rintracciare sul nostro territorio possono essere prese da esempio ed attuate ed estese, compatibilmente con le necessità organizzative delle procure italiane anche in relazione alle dimensioni strutturali e alla disponibilità di personale su tutto il Paese. Concludo, dicendo che mi inorgoglisce l'impegno preso oggi in questa sede dal Governo di continuare a valorizzare e promuovere le iniziative esistenti sul tema di una crescente tutela delle vittime dei reati di genere e di minori anche all'interno delle aule giudiziarie. Questa è sicuramente la via giusta da seguire per debellare questa terribile piaga sociale che è la violenza di genere.

(Iniziative di carattere normativo e ispettivo in ordine alla rilevanza della cosiddetta alienazione parentale nell'ambito di procedimenti di affido di minori - n. 2-00897)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giannone ed altri n. 2-00897 (Vedi l'allegato A). Chiedo alla deputata Veronica Giannone se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, sottosegretario, l'Italia ha ratificato nel 2013 la Convenzione di Istanbul: è il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante, volto a creare un quadro normativo completo a tutela delle donne contro qualsiasi forma di violenza. La legge n. 54 del 2006, che ha istituito l'affido condiviso, afferma il diritto del minore a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori. La Corte costituzionale, in diverse sentenze, ha individuato come prioritaria da parte del giudice l'opzione dell'affido condiviso, dovendosi motivare la sua contrarietà all'interesse dei minori nel caso di una diversa scelta. La bigenitorialità è infatti innanzitutto l'oggetto di un diritto dei figli minori, ma attuato solo in alcuni casi, a discrezione del magistrato di competenza e, molte volte, a discapito del genitore denunciante atti di violenza, lasciando completamente in disparte la reale tutela dell'interesse del minore, che è alla base della legge stessa. Il decreto n. 2 del 2020 della Corte d'appello di Roma, che ricalca i principi stabiliti dalla sentenza della Cassazione n. 13274 del 16 maggio 2019, stabilisce che la bigenitorialità, desunta dalla legge sull'affido condiviso, non è un principio astratto, ma è un valore posto nell'interesse del minore, che deve essere adeguato al benessere del minore stesso.

Sempre il decreto n. 2 del 2020 della Corte d'appello di Roma stabilisce che, per realizzare veramente l'interesse del minore, non appare realistico presumere che la paura e il conseguente rifiuto di una delle figure genitoriali possano essere superate imponendo l'allontanamento del minore dalla sua casa e dai suoi affetti ed un collocamento coattivo. Il minore si ritroverebbe così, incolpevolmente, per l'incapacità dei genitori di trovare un terreno comune nel suo interesse, incastrato nella duplice sofferenza di un drastico quanto per lui incomprensibile sradicamento dal proprio ambiente e dai propri affetti, e di un'esposizione forzosa ad una situazione per lui fonte di ansia e comunque estranea.

L'alienazione parentale non è una patologia, non è una sindrome, così come dichiarato anche dal Ministro della Salute, Speranza, in quanto priva di fondamento scientifico, e non è una malattia mentale. È una costruzione psicoforense, una alquanto semplicistica corrente di pensiero di un gruppo di psicologi e psichiatri secondo cui un genitore utilizza il figlio per negagli il diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con l'altro genitore; pertanto, non basata su dati di fatto concreti ed oggettivi sui quali valutare effettivamente la capacità genitoriale, così come chiarito dalla Corte di cassazione sentenza n. 7041 del 2013.

La Cassazione civile con sentenza n. 13274 del 2019 ha stabilito che qualora la consulenza tecnica presenti devianze dalla scienza medica ufficiale come avviene nell'ipotesi in cui sia formulata la diagnosi di sussistenza dell'alienazione genitoriale, non essendovi certezze nell'ambito scientifico al riguardo, il giudice del merito è comunque tenuto a verificarne il fondamento, utilizzando i comuni mezzi di prova.

Il caso per il quale io interpello il Ministro della Giustizia e, quindi, lei sottosegretario, è quello della signora Ginevra Pantasilea Amerighi, un'insegnante di scuola primaria ed è la mamma di una bambina che le è stata tolta per decreto del tribunale dei minori a diciotto mesi, il 23 marzo 2011, con un vero e proprio blitz messo in opera da quattordici persone tra Carabinieri, Polizia, ambulanze e assistenti sociali, solo perché denunciò il suo ex partner per maltrattamenti, due mesi prima che avesse termine la perizia disposta dai giudici Cascino e Foschini, che andarono subito entrambi in pensione insieme all'assistente sociale, Mostardi, inaspettatamente, con un provvedimento disposto dal tribunale per i minori, senza che ci sia mai stata un'udienza, senza motivo, con una crudeltà inaudita, senza che neanche il provvedimento fosse mai stato firmato da un pubblico ministero. Nella perizia la dottoressa Malagoli Togliatti l'accuserà con supposizioni e illazioni di avere tratti istrionici della personalità. Sette importanti neuropsichiatri analizzeranno poi la perizia negli anni e la giudicheranno non corrispondente alla realtà e i test male interpretati, alcuni addirittura mai allegati. Inizia così nel 2011 una duplice vicenda giudiziaria, raccontata negli anni da diversi organi di stampa. Un procedimento penale per maltrattamenti nei confronti del padre della bambina ed un procedimento presso il tribunale dei minori per l'affidamento, dove la signora Amerighi incontra, come CTU, la dottoressa Malagoli Togliatti. Il tribunale dei minori inizialmente affida la bambina alla madre con il diritto di visita al padre, ma quando arriva la CTU tutto cambia: “Tratti istrionici e prognosticati comportamenti imprevedibili nel futuro”, questa la diagnosi, che invita la donna a farsi curare presso un centro di salute mentale indicato dalla stessa dottoressa Malagoli Togliatti. La CTU, la dottoressa Togliatti, lavorava nella struttura dove Ginevra avrebbe dovuto imparare a fare la madre, quindi avrebbe dovuto farsi curare. Lei, infatti, è accusata di essere una madre malevola e alienante per una bambina di diciotto mesi. La bambina è stata così affidata in via esclusiva al padre, senza aver mai avuto nessun incontro con la madre, nessuna telefonata in quasi dieci anni: se questo non è un conflitto di interessi, io non so qual è, perché una CTU nominata dal giudice, pagata per svolgere un lavoro, che personalmente io reputo discutibile visto tutto quello che è riportato agli atti, non di mia invenzione, lavora nello stesso centro privato dove la madre è stata consigliata di curarsi e il consiglio è stato dalla stessa CTU che la sta inviando nel posto in cui lei lavora. Questo per me è un conflitto di interessi, sottosegretario. La signora Ginevra non vede la figlia da quasi dieci anni. Apro una breve parentesi: anche alle madri condannate per violenza e omicidio, è permesso di vedere i propri figli, alla signora è vietato anche un semplice contatto telefonico e non ha la possibilità neanche di un messaggio scritto. È un divieto che in Italia non ha alcun precedente. La decisione del tribunale dei minori, tra l'altro, non è mai stata messa in discussione, neanche quando il padre della bambina nel 2017 viene condannato in primo grado per le lesioni nei confronti proprio della signora; quindi, la denuncia che lei aveva fatto in realtà non è andata archiviata, non era fasulla, ma ha avuto una condanna. Da questo fatto la signora Ginevra ha presentato ricorso al tribunale per i minori di Roma chiedendo, dopo la condanna di lui, di poter rivedere finalmente la figlia. Il tribunale ha risposto dopo un anno e mezzo, un anno e mezzo da quando ha fatto ricorso e gli ha negato gli incontri, inviando gli assistenti sociali a fare un'ulteriore indagine sempre sulla vita della donna a Lipari, dove si era trasferita perché non ce la faceva più a stare a Roma, invitandola di nuovo a curarsi presso sempre lo stesso centro di salute mentale, che le era stato proposto ancor prima, dalla dottoressa Popolla che, chissà come, è un'amica che ha anche collaborato con l'avvocato del suo ex, l'avvocato Pompilia Rossi.

I servizi sociali di Lipari, dopo un'accurata indagine socio ambientale, hanno redatto un'ottima relazione sulla vita della signora Ginevra e come loro molti altri. Il neuropsichiatria Volterra si è dichiarato sconcertato dopo aver visionato la perizia fatta alla signora Ginevra perché afferma: avrebbe tutte le carte in regola per vincere questa battaglia giudiziaria; nonostante ciò, lo scorso giugno le sono stati rifiutati ulteriormente addirittura gli incontri protetti. La signora è rimasta comunque in attesa che il dipartimento di salute mentale di Roma la convocasse, ma questo non è mai avvenuto, non per colpa sua ma semplicemente perché non era di sua competenza visto che ormai viveva a Lipari. La ASL di riferimento di Lipari invece ha ritenuto che la stessa non dovesse essere curata per alcun fatto, perché aveva semplicemente denunciato violenza in ambito familiare, che ha portato a una condanna. Ginevra è andata avanti negli anni, in varie trasmissioni televisive. Durante la trasmissione “Mi manda Rai Tre” ha spiegato le possibili collusioni tra la dottoressa Togliatti e il legale del suo ex, che oltre ad essere state viste parlare al tavolo del ristorante, sono anche autrici di libri insieme, lavori, pubblicazioni e vari eventi legati al tema. Ginevra, in un'intervista rilasciata all'agenzia Dire ha parlato delle percosse subite dal suo ex, padre della bambina. L'uomo era stato denunciato anche dalle due precedenti mogli e “…mentre allattavo - racconta Ginevra - ha minacciato di uccidermi se lo avessi fatto anche io”. Eppure Ginevra ha esito negativo anche in appello, perché non risulta che abbia avuto colloqui con il dipartimento di salute mentale in cui era stata inviata, ma che non l'ha mai contattata. Ginevra ha dichiarato in alcune trasmissioni di avere registrato la dottoressa Malagoli Togliatti affermare che lei nelle perizie scrive quello che le chiede il cliente, non quello che è vero, permettendo addirittura l'ascolto di questa registrazione in televisione, ed è ancora oggi trovabile all'interno del sito della RAI. La signora ha chiesto aiuto anche alla Corte europea che, purtroppo, a settembre 2011 le risponde che non può intervenire finché il decreto di allontanamento risulterà provvisorio: sono dieci anni che il decreto è provvisorio; dieci anni! Sottosegretario, io volevo chiederle: quale legge permette di mantenere sospesa la vita di una bambina e di una madre per dieci anni; i decreti provvisori devono comunque essere motivati e la motivazione deve essere logica. Una legge specifica sappiamo entrambi che non esiste, ma la stessa legge n. 184 del 1983 prevede che l'affidamento debba cessare quando sia venuta meno la situazione di difficoltà temporanea. Credo sia chiaro a tutti che in questo caso, come in moltissimi altri casi in Italia - perché ce ne sono veramente tantissimi - c'è chi se ne approfitta, e in questo caso se ne sono approfittati veramente tanto. Anche i principi del giusto processo prevedono comunque dei limiti. Le cito l'articolo 111 della Costituzione sulla durata ragionevole del processo; l'articolo 217, comma 1, della Costituzione; l'articolo 2 della Costituzione, ma potremmo andare avanti. Poco tempo fa, nell'udienza che si è tenuta il 24 giugno 2020 presso il tribunale per i minorenni, è stata ascoltata la minore, probabilmente perché non avendo più scuse da utilizzare per continuare a tenere lontana la bambina dalla sua mamma si è deciso di lasciare a lei la responsabilità di scegliere. Anche qui, apro un'altra parentesi, sottosegretario, si parla di tribunali per i minori, cioè a tutela dei minori: a me, sinceramente, leggendo gli atti che ho letto, facendo questo piccolo riassunto, e tutti gli altri atti dei centinaia di casi che esistono, più che tutelativo pare punitivo per i minori. Nelle note difensive presentate dal legale della signora Ginevra si legge che la bambina ha chiesto a uno dei giudici del collegio: quest'anno potrò rivedere la mia mamma? Il giudice ha risposto testualmente che ci sarebbe voluto molto tempo perché “…bisogna fare in modo che questo incontro sia perfetto”. È tutto agli atti. Vorrei soffermarmi sulla parola “perfetto”, quindi, perché in questa vicenda di perfetto non c'è proprio nulla e questa risposta data a una bambina di quasi undici anni, non può essere nient'altro che una scusa, perché la bambina neanche ha potuto inviare un messaggio, come da lei richiesto, alla sua mamma. Questo è un ulteriore modo per impedire, insomma, ad entrambe di vedersi e di ricominciare nuovamente a conoscersi. Le riporto una breve parte delle memorie depositate dall'avvocato Coffari, che è il legale della signora Amerighi: “Non vi è nulla di perfetto nella nostra vita, nelle relazioni e nelle vicende umane, e tantomeno nelle aule di giustizia; al contrario, dobbiamo imparare a gestire l'imperfezione. Nella vita di questa bambina di imperfezioni se ne contano, purtroppo, parecchie. Le emozioni sono imperfette, le lacrime che ha versato la bambina erano frutto di imperfezioni, increspature dell'anima, bisogni profondi e ancestrali. L'urgenza di conoscere sua madre scaturisce da una vita imperfetta, perché privata forse dell'amore più grande che una persona può sperimentare nell'arco della sua intera esistenza, l'amore per la madre”.

Io penso che questo racchiuda tutto, sottosegretario. La minore è stata strappata a soli 18 mesi di vita dalle braccia di sua madre. La tristemente famosa CTU del 2010 a firma della dottoressa Malagoli Togliatti, mai messa in discussione, ha condizionato per sempre il rapporto madre- figlia; ha negato per quasi dieci anni la madre ad una bambina; l'ha resa orfana di madre in vita. la signora Amerighi tutti i giorni ha a che fare con decine di bambini perché fa l'insegnante in una scuola elementare, però secondo la CTU doveva curarsi. Non abbiamo capito come mai allora potesse fare l'insegnante per tutti questi anni.

Cerco di concludere, dicendo che questa bambina non ha avuto nessuna carezza, nessun abbraccio, nessuna favola della buonanotte, le hanno negato tutto, senza alcun motivo, soltanto forse perché il padre voleva vendicarsi della denuncia della madre - per la quale è stato condannato, ripeto - non ha potuto vivere una vita normale, serena, con la sua mamma e questo capita ogni giorno, sottosegretario, ad agosto abbiamo visto una marea di bambini presi dai servizi sociali con le Forze dell'ordine addirittura con i giubbotti antiproiettili, come se fossero dei condannati e per mesi non vedono i propri genitori, non vedono gli zii, non vedono i nonni, non possono sentirli neanche per telefono. Questa non è tutela del minore, sottosegretario Ferraresi, non lo è per niente, questa è una distruzione della vita, perché loro non sapranno crescere, non possono neanche riuscire a capire che cos'è il senso dell'abbandono, perché per loro è quello, essere abbandonati, non hanno razionalità, non gli si può spiegare tutto questo. L'ultimo atto di questa vicenda è ancora un provvedimento provvisorio del tribunale dei minorenni di Roma, che autorizza il curatore speciale a prendere contatti con un centro per valutare la disponibilità dello stesso ad effettuare la preparazione e ad organizzare gli incontri madre-figlia e quindi comunicare alle parti poi, non si sa quando, il progetto elaborato dal centro indicato, con le relative date d'incontro. La prossima udienza è prevista il 23 settembre 2020. La bambina non ha ancora incontrato sua madre seppur piangendo, in udienza, ha richiesto - ed è agli atti anche questo - almeno di poter avere il suo numero di telefono e di incontrarla per il suo compleanno, che sarà la prossima settimana. Nessuna risposta è stata data né alla bambina né alla madre. Io avrei tante altre cose da descrivere di questi quasi dieci lunghissimi anni. Ora il tempo a disposizione, lei sa, insomma, è questo e quindi è terminato.

Chiedo quindi al sottosegretario e al Ministro Bonafede, per suo tramite, se intenda adottare iniziative normative affinché sia escluso il riconoscimento nei tribunali dell'alienazione parentale come motivazione unica sulla quale basare un allontanamento di un minore da uno dei due genitori, principalmente le madri; se intenda adottare iniziative per garantire l'applicazione del principio dell'affido condiviso come l'oggetto di un diritto di figli minori, volto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi, garantendo il preminente interesse del minore, tenendo conto della sua opinione in tutti i provvedimenti che lo riguardano; se intenda adottare iniziative di competenza per la corretta applicazione della Convenzione di Istanbul ed infine, nel caso esposto in premessa, non ritenga opportuno promuovere un'iniziativa ispettiva presso il tribunale dei minori di Roma, in relazione al procedimento che ha comportato l'allontanamento improvviso della minore dalla madre da ormai dieci anni, grazie.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Vittorio Ferraresi, ha facoltà di rispondere.

VITTORIO FERRARESI, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie Presidente, il testo dell'interpellanza affronta il tema della PAS (sindrome da alienazione parentale), che secondo la prospettazione dell'interrogante sarebbe stata posta a fondamento di un provvedimento giurisdizionale di allontanamento di una minore dalla madre, incidendo in modo esclusivo nella scelta operata dal giudice. La vicenda specifica riguarda il provvedimento adottato dal tribunale dei minori, con il quale è stato disposto l'allontanamento di una minore, a seguito della denuncia da parte della madre contro il suo ex partner per maltrattamenti e delle conseguenti vicende giudiziarie relative alla procedura di affido della minore, che poi è stata affidata al padre in via esclusiva e senza che tale provvedimento sia stato modificato neppure dopo la condanna del padre per lesioni.

La decisione di allontanare la minore dalla madre, che non vede da nove anni, confermata nei successivi gradi di giudizio, si fonderebbe, secondo la prospettazione dell'interrogante, su una valutazione del consulente tecnico d'ufficio nominato dal tribunale, che avrebbe diagnosticato alla donna atteggiamenti caratterizzati da tratti istrionici e prognosticati comportamenti imprevedibili nel futuro, integrati dalla cosiddetta sindrome da alienazione parentale. Ritiene, quindi l'interrogante che, nonostante la giurisprudenza abbia riconosciuto in più occasioni la non scientificità di questa sindrome - confermiamo ovviamente - la costruzione teorica sia comunque utilizzata per sancire l'allontanamento dei minori da uno dei genitori, così vanificando il principio dell'affido condiviso, attraverso un recepimento acritico delle valutazioni dei consulenti d'ufficio. Orbene, dalle informazioni acquisite dal tribunale dei minori di Roma risulta che il provvedimento di decadenza della madre dall'esercizio della responsabilità genitoriale sulla figlia sia stato confermato dalla sezione per i minorenni della corte di appello di Roma e divenuto definitivo a seguito della sentenza della Corte di cassazione del 6 febbraio 2015. Attualmente, però, è in corso il procedimento instaurato dalla madre della minore per ottenere la reintegra nella responsabilità genitoriale ed il ripristino della relazione con la figlia.

Tanto premesso in ordine allo stato attuale del procedimento, rispetto al quale non deve crearsi alcuna interferenza - perché ovviamente noi non possiamo, come Ministero della giustizia, intervenire in un procedimento - occorre evidenziare, dal punto di vista squisitamente tecnico, che secondo giurisprudenza ormai consolidata la consulenza tecnica non è un mezzo di prova, ma è un mezzo di valutazione delle prove offerte dalle parti, con il quale il giudice acquisisce, ove necessario, il parere di professionisti dotati di particolari competenze tecniche, senza tuttavia essere vincolato al parere così espresso. A prescindere poi dalla distinzione tra consulenza tecnica d'ufficio percipiente, con la quale il giudice può affidare al consulente fatti accertati o dati per esistenti, e consulenza d'ufficio deducente, con la quale il giudice può affidare al consulente il compito di accertare determinati fatti, in ricorso a determinate valutazioni tecniche, l'esito peritale non può mai sovrapporsi al convincimento del giudice, che si forma sulla base di tutte le risultanze del processo. Il nostro impianto normativo in tema di consulenza tecnica d'ufficio consente inoltre al giudice, se ricorrono gravi motivi, di rinnovare le indagini peritali e sostituire il consulente tecnico inizialmente nominato. E' garantito in ogni caso alle parti del processo il diritto di partecipare alle indagini peritali, facendosi assistere dai propri consulenti, come dispone l'articolo 194, comma secondo, del codice di procedura civile. Vige infine il principio del libero convincimento del giudice nella valutazione delle prove offerte dalle parti, ivi compresi i pareri tecnici resi dal consulente d'ufficio, come stabilito in generale dall'articolo 116 del codice di procedura civile, a mente del quale il giudice deve valutare le prove secondo il suo prudente apprezzamento, salvo che la legge disponga altrimenti e può desumere argomenti di prova dalle risposte che le parti gli danno quando rispondono all'interrogatorio non formale, secondo l'articolo 117 del codice di procedura civile, così come del rifiuto ingiustificato di consentire l'ispezione ordinata dal giudice stesso e in generale dal contegno delle parti stesse nel processo. Si deve pertanto escludere che l'inserimento o il mancato inserimento di una determinata patologia psichica nel novero dei disturbi riconosciuti dalla comunità scientifica di riferimento costituisca di per sé elemento idoneo a influenzare l'esito di una controversia, anche qualora tale accertamento sia oggetto di una consulenza deducente. L'eventuale diagnosi, nel corso di una consulenza d'ufficio, di patologie psichiatriche, anche di quelle sulla cui effettiva identificabilità vi è dibattito scientifico, lascia infatti impregiudicata la facoltà del giudice di discostarsi motivatamente dalle conclusioni del CTU, sia in base al principio del prudente apprezzamento, sia in base alle controdeduzioni svolte dalle parti attraverso i propri consulenti, oltre che in base alla complessiva valutazione delle prove. Non vi è pertanto evidenza, nella giurisprudenza di legittimità, di un riconoscimento di fatto della cosiddetta sindrome da alienazione parentale, né un orientamento interpretativo che favorisca una valutazione monofattoriale della capacità genitoriale limitata alle valutazioni di eventuali disturbi psichici o psicologici.

Dal punto di vista della gestione dell'affidamento del minore, la normativa di riferimento fissa il principio generale dell'affidamento condiviso in caso di separazione. Si prevede inoltre che l'affidamento a un solo genitore possa essere stabilito solo nell'esclusivo interesse del minore e che la relativa decisione sia sottoposta a rivedibilità, senza limiti di tempo o preclusioni. Le norme introdotte con la legge n. 54 del 2006, oltre a non contemplare riferimenti alla cosiddetta sindrome da alienazione parentale, non introducono limitazione nella possibilità per il giudice di tenere conto di tutti gli elementi di fatto pertinenti per decidere sull'affidamento del minore, pertanto già costituiscono adeguato presidio alla tutela dell'interesse esclusivo del minore. La Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e contro la violenza domestica adottata a Istanbul l'11 maggio 2011 contiene le pertinenti definizione di violenza domestica, violenza di genere e violenza contro le donne. Essa obbliga gli Stati contraenti ad astenersi da qualsiasi atto che contribuisca a una violenza nei confronti delle donne e garantisce che le autorità, i funzionari, i rappresentanti statali, le istituzioni e ogni altro soggetto pubblico che agisca in nome dello Stato si comportino in conformità con tale obbligo. Le parti adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per esercitare la debita diligenza nel prevenire, indagare, punire i responsabili e risarcire le vittime di atti di violenza commessi da soggetti non statali che rientrano nel campo di applicazione della presente Convenzione. L'Italia ha ratificato tale Convenzione con legge n. 77 del 27 giugno 2013 e, considerato il suo contenuto, non sembra che essa rappresenti una specifica base giuridica per interventi legislativi attuati in tema di affido di minori durante la crisi della coppia, nonostante in questa fase si possano anche accertare situazioni di violenza domestica (questo nulla vieta, ovviamente, che ci possano essere ulteriori interventi normativi volti ad andare appunto in una direzione di maggiore garanzia). Infine, con particolare riguardo alle iniziative ispettive e disciplinari richieste dall'interrogante, occorre rilevare come il procedimento predisciplinare, riguardante alcuni dei magistrati del tribunale dei minori che si sono occupati del richiamato procedimento, si sia concluso, all'esito del vaglio sia della procura generale della Cassazione che di questo Ministero, con provvedimenti di archiviazione per infondatezza delle doglianze.

Tanto premesso, allo stato e salvo diversa successiva determinazione, non sembrano ricorrere i presupposti per attivare l'ispezione richiesta, questo perché ovviamente i provvedimenti disciplinari non hanno a che fare con la discrezionalità e con il merito del procedimento, ma con specifici requisiti, appunto, sui quali nessun Ministero può intervenire.

Detto questo, agli atti di questi dati, la vicenda comunque, senz'altro, colpisce in modo forte; è per questo che, oltre, ovviamente, alle informazioni che posso riportare e che sono, appunto, informazioni che derivano da indagini che hanno specifici presupposti e oltre le quali, appunto, il Ministero non può andare per legge, è senz'altro mio impegno ulteriore – impegno che qui prendo appunto con l'interrogante -, dopo questa risposta, seguire personalmente e approfondire ulteriormente la vicenda in questione ed eventualmente, se saranno riconfermati dopo questa valutazione i medesimi presupposti, anche valutare insieme al Parlamento (so che in Commissione giustizia della Camera è in discussione una proposta) iniziative per eventualmente affrontare lacune normative o, comunque, interventi normativi che vadano nella direzione di una maggiore garanzia e, soprattutto, in una direzione che possa tutelare maggiormente il minore in riferimento al mantenimento dei rapporti con entrambi i genitori.

PRESIDENTE. La deputata Veronica Giannone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Non è personale, sottosegretario, ma non posso essere soddisfatta della risposta, visto che, purtroppo, non risolve assolutamente la situazione. Per quanto riguarda la questione legata alle mansioni, ai poteri e alle possibilità del Ministero io so che questi sono sicuramente parziali; non pretendo che il Ministro possa andare da un giudice o da un magistrato e dire “hai sbagliato” e da lì cambiare tutto il processo. Però, come le spiegavo anche prima, abbiamo dei punti che, secondo me, in un modo o nell'altro, vanno valutati. Adesso, qual è il l'organo competente? Dovete valutarlo voi, non sta a me, però il fatto che ho riportato prima, legato a un possibile conflitto di interessi, è che abbiamo un avvocato della controparte, definiamola così, che scrive libri, partecipa a convegni, fa parte delle stesse associazioni della CTU nominata, una CTU che nomina praticamente se stessa come il luogo, l'associazione, il centro dove andare a curarsi per la signora. Sappiamo tutti che queste cose sono a pagamento, va bene? Quindi, io le faccio un ragionamento proprio a livello economico, le parlo di un sistema, perché esiste. Vogliamo evitare di discuterne, vogliamo cercare di non denunciare, con un po' di omertà? Però esiste ed è un sistema economico, ci girano miliardi tra strutture residenziali, tra CTU che prendono anche 18 mila euro, e CTP, e CTU, che sono i consulenti tecnici d'ufficio, che allo stesso tempo sono anche avvocati o fanno anche le CTP; oppure quando si nominano tutori o curatori speciali per i minori: il curatore speciale può effettivamente, anche secondo legge (e ciò andrebbe probabilmente modificato), essere nominato; è avvocato e può nominare se stesso come avvocato del minore e, quindi, prendere un rimborso spese da parte dello Stato con valutazione del tribunale, che non si sa che rimborso sia, perché è forfettario (io ho visto anche rimborsi di 1.600 euro esentasse al mese) e dall'altra parte chiedere il compenso- in quanto legale dei minori - ai genitori. Ci sono cooperative, le cosiddette case famiglia, le strutture per i minori che addirittura, oltre a prendere il compenso dall'amministrazione comunale con i fondi che vengono destinati dalla regione e che lei conoscerà meglio di me, chiedono anche fattura, anche per gli incontri protetti; io ho visto fatture da 35 euro all'ora per un incontro protetto tra genitore e figlio.

Questo è un sistema ed è un sistema economico. Le dico di più: chi ha più soldi vince; di tutti i casi che arrivano, le persone che hanno più facilità a pagare vincono e, la maggior parte delle volte, mi dispiace dirlo, sono gli uomini, anche per la questione culturale che sappiamo, per le differenze che abbiamo tra uomo e donna anche a livello lavorativo, per gli stipendi che percepiamo e via dicendo. Molte donne non lavorano e si ritrovano in separazione difficili, con denunce. La maggior parte delle volte - le parlo di oltre 200 casi che a me sono pervenuti, perché ormai io mi occupo solo di questo; l'ho preso come una missione perché una cosa voglio fare e la voglio fare bene. Le assicuro che tutti quelli che arrivano, al 99 per cento sono casi di donne, tutte denuncianti e tutte accusate di alienazione parentale, madre malevola, madre adesiva, istrionica, cioè cambiamo il nome ma il significato, lo abbiamo capito, è sempre lo stesso. Nei casi addirittura dove ci sono delle condanne, condanne di violenze sulla base delle denunce effettuate con referti medici, fotografie del pronto soccorso, di maltrattamenti, queste condanne arrivano ma i bambini vengono presi e messi in case famiglia o dati al genitore violento e abusante: è un sistema.

Io non me la prendo né con lei, né con il fatto che, comunque, il Ministro - lo capisco - può arrivare fino a un certo punto, però qualcuno deve pagare per il danno che facciamo a questi bambini. Questa bambina aveva chiesto di rivedere la madre, dopo nove anni e mezzo. Questo anche per farle capire che se veramente esistesse alienazione parentale - una bambina che non vede la mamma da quando aveva 18 mesi, non ha ricordi, forse qualcosa a livello inconscio ma non ha ricordi reali - quando le viene chiesto oggi, a quasi undici anni la prossima settimana, se vuol vedere la madre e la prima cosa che dice è sì: voglio vederla, voglio ritrovarla, datemi almeno il suo numero di telefono, piangendo. Ebbene, se fosse esistita l'alienazione parentale, questa bambina, in dieci anni in casa soltanto col padre, con qualcuno che le diceva che la madre era malata e si doveva curare, come mai chiede comunque di vederla? Non è stata manipolata e ciò vuol dire che l'alienazione parentale è soltanto un costrutto giuridico ascientifico, utilizzato, come dicevo prima, perché probabilmente rientra in quel sistema.

C'è un'intervista televisiva, che magari le invierò tramite link, di un magistrato di Roma - mi pare si chiami Rivellese, non ricordo bene - sulla Rai, dove si dichiara che l'alienazione parentale è il mezzo utilizzato per togliere queste mamme così attaccate ai propri figli: meno male che c'è, per farle capire. Le parole magari non saranno queste, ma il senso è questo e lo si dice esplicitamente. Qui abbiamo un problema grave: questa bambina è stata privata di una madre, la madre è stata privata della figlia; sono due vite distrutte. Ci sono comunque dei dati - li vedrete anche dagli atti che avete richiesto che portano a dei conflitti di interesse - e qualcuno deve pagare: non sono più mamma e figlia, ma qualcuno deve pagare, perché questa è una distruzione di vite. Non parliamo di incidenti stradali, non parliamo di questioni più semplici, di litigi tra condomini, ma di vite. Questa ragazzina è stata privata della madre e come lei ci sono tantissimi altri bambini. Quindi, sulla parte del piano legislativo, sì, c'è da lavorare e io sono disponibile a collaborare in tutto e per tutto. Facciamo del nostro meglio e cerchiamo di sistemare, anzi, riformiamo proprio tutto, dal tribunale dei minori al funzionamento di tutto questo sistema; iniziamo a tagliare fondi, iniziamo a richiedere rendicontazioni. Non facciamo che ci siano soltanto dei forfettari per chiunque rientri in questo sistema. Troviamo il modo, facciamo funzionare realmente il diritto del minore ad avere una famiglia, ad avere un genitore, a vivere sereno e facciamo in modo che i figli siano, che sono la cosa più importante che abbiamo qui e che sono il futuro, siano principalmente tutelati. Se noi insegniamo che si può strappare chiunque, ad esempio un figlio a dei genitori, anche se questi non fanno nulla, questa non è giustizia: come ci aspettiamo che crescano poi questi ragazzini? Sarà una buona società? Io non credo, io credo che saranno repressi, violenti, incavolati. Quello che noi vediamo, anche già oggi nella società, penso che ci dia già un allarme non indifferente ma sarà anche peggiore dopo, quindi lavoriamoci. Io sono disponibile, però, le chiedo, visto che si è reso anche disponibile lei - mi raccomando, seriamente - mettiamoci a vedere cosa si può fare per questo caso specifico, perché io credo che queste due persone, sia la bambina che la madre, abbiano sofferto già abbastanza.

(Iniziative per la riqualificazione e la messa in sicurezza delle reti infrastrutturali della Calabria, con particolare riferimento alla strada statale 183 - n. 2-00912)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Maria Tripodi ed altri n. 2-00912 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Maria Tripodi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La collega la illustra, prego.

MARIA TRIPODI (FI). Sì, la illustro, Presidente, grazie. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, la Calabria e, in particolare, la fascia ionica meridionale registrano, purtroppo, un sostanziale deficit infrastrutturale, sia per quanto riguarda le infrastrutture ferroviarie che quelle viarie. In questo ambito va sottolineato come, da troppi anni, la strada statale 183, Melito di Porto Salvo-Gambarie d'Aspromonte, necessita di un serio intervento di riqualificazione e di messa in sicurezza. Allarmante è il pericolo che incombe sulla suddetta infrastruttura viaria, spesso a una sola carreggiata per le sue numerose e importanti frane, che continuano ad interessare notevoli tratti di carreggiata, e per le frane che si continuano a registrare dalla adiacente montagna, in cui il materiale spesso si riversa sulla strada.

Tutto questo produce evidenti e gravi condizioni di pericolo per l'incolumità dei cittadini e per le infrastrutture ivi esistenti. L'ANAS - in particolare l'area compartimentale della Calabria - anche a seguito di monitoraggi effettuati su questa infrastruttura, si era presa in carico di programmare ed effettuare una serie di interventi di manutenzione e di messa in sicurezza dell'arteria stradale, cosa che, ci tengo a sottolineare oggi, era un impegno che si era preso nella mia precedente interpellanza, che avevo fatto presso quest'Aula, proprio un anno fa di questi tempi.

Questi interventi, come dicevo, sottosegretario sono indispensabili per la sicurezza della viabilità e quindi dei cittadini, e sono altresì necessari per i territori e i comuni del Parco nazionale dell'Aspromonte, in quanto contribuirebbero ad affrontare i problemi che ancora oggi limitano lo sviluppo delle aree interne, in particolare dei centri abitati del comprensorio. Si tratta di problemi legati alla sicurezza e alla percorribilità, che penalizzano fortemente anche tutto il tessuto produttivo di quelle aree, nonché la stessa mobilità. Vede, sottosegretario, io non posso non pensare, in questo momento, ai miei concittadini dei comuni che sono interni a questa infrastruttura viaria. Penso ai miei concittadini che abitano nei comuni di Bagaladi, di Roccaforte del Greco, di San Lorenzo e via discorrendo: è proprio una cosa che è intollerabile.

Sempre a tal proposito, sottosegretario, colleghi, consentitemi di fare anche una considerazione. Un Governo degno di questo nome, un Governo che si professa per bocca del Presidente del Consiglio come un Governo dalla parte del popolo, non può rimanere sordo alla situazione che io oggi segnalo in quest'Aula. Non può rimanere sordo al grido di dolore di quei cittadini calabresi e, nella fattispecie, del comprensorio che qui rappresento. Infatti, sono cittadini che pagano fior di tasse, signor sottosegretario, che desiderano avere diritti che non vengono gentilmente concessi dallo Stato, ma che sono invece sanciti dalla nostra Carta costituzionale.

Proprio per questo ho sentito l'esigenza di essere loro portavoce in quest'Aula. Ebbene, chiedo quali iniziative urgenti il Governo intende adottare, nell'ambito delle proprie competenze, per la messa in sicurezza dei tratti più a rischio della infrastruttura che ho citato, al fine di garantire la sicurezza e dare soluzione al vergognoso - mi permetto di dirlo, perché è così, vergognoso - disagio dei cittadini di quei comuni, nonché per sostenere le imprese e le attività produttive di un territorio già molto provato, garantendo agli abitanti il diritto alla vivibilità e il diritto ad essere cittadini italiani, proprio come lo sono altri cittadini residenti in altre aree del Paese.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Roberto Traversi, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie Presidente e grazie all'onorevole Tripodi. In relazione a quanto richiesto dagli onorevoli interpellanti, occorre ricordare che il tracciato della ex strada statale 183, oggi strada provinciale 3, collega Melito di Porto Salvo a Gambarie d'Aspromonte e prosegue fino alla strada provinciale 2 sotto l'abitato di Delianuova.

Il tratto di ex SS 183, rientrato nella competenza di ANAS con DPCM del 20 febbraio 2018, è esclusivamente quello compreso fra Gambarie d'Aspromonte e la SP 2, con un'estensione di circa 21 chilometri.

A seguito di tale passaggio, ANAS ha provveduto alla verifica dello stato di predetta tratta in propria gestione ed ha quindi pianificato interventi di manutenzione straordinaria per il ripristino della segnaletica stradale verticale e marginale. Tali lavori sono di prossima consegna e prevedono un investimento di 990 milioni di euro.

È altresì in corso la progettazione di interventi finalizzati al ripristino di dissesti rilevati lungo l'arteria di interesse, la cui realizzazione è prevista entro il prossimo biennio. La medesima società ha evidenziato che la tratta è stata già interessata da interventi di pavimentazione nei tratti maggiormente usurati per circa 10 chilometri.

In merito, poi, alla instabilità generale dei versanti lungo la SP 3, per le frane che continuano a interessare vari tratti di carreggiata provenienti anche dai versanti adiacenti, il Ministero dell'Ambiente ha confermato quanto riferito in occasione di precedente analogo atto ispettivo e cioè che le attività di verifica delle situazioni di dissesto su questo tratto stradale sono di competenza dell'Autorità di bacino distrettuale, degli enti locali e della regione Calabria, da cui peraltro dovrebbero essere formulate richieste di finanziamento sulla base di elaborati progettuali che identifichino le modalità di intervento e quantifichino le risorse economiche necessarie.

A tale riguardo il citato Ministero dell'Ambiente ha anche rappresentato che dall'analisi della pianificazione di bacino, redatta dalla ex Autorità di bacino della Calabria, risultano aree a pericolosità o rischio da frana che interferiscono con la suddetta SP 3 solo in prossimità del comune di Melito di Porto Salvo.

Inoltre sul Repertorio nazionale degli interventi per la difesa del suolo di Ispra, le regioni inseriscono le richieste di finanziamento per interventi di mitigazione del rischio idrogeologico. Relativamente al comune di Melito di Porto Salvo, la regione Calabria ha inserito n. 2 richieste di finanziamento, riguardanti però altre località e nello specifico la sistemazione idraulica per la messa in sicurezza del torrente Tuccio e il consolidamento dei centri abitati nell'ambito del territorio comunale. Quest'ultimo intervento è stato finanziato con il Patto Sud per la regione Calabria, approvato con DGR n. 355 del 2017.

PRESIDENTE. La deputata Maria Tripodi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza. Prego.

MARIA TRIPODI (FI). Grazie, Presidente, apprezzo sicuramente la risposta dettagliata che il sottosegretario ha fornito, ma non posso ritenermi soddisfatta pienamente.

Infatti, sono previsti degli investimenti - lei mi ha detto per 900 milioni di euro -, per fare in modo che questa infrastruttura si renda un minimo presentabile, ma altro che 900 milioni di euro servirebbero per mettere in sicurezza! Poi mi ha detto le attività che sono state fatte e anche i provvedimenti da parte della regione Calabria e che, comunque, alcuni tratti di questa strada sono di competenza degli enti locali. Ho anche apprezzato la sua volontà nello spiegare a quest'Aula - e, quindi, ai cittadini - che siamo di fronte, purtroppo, ad una situazione come sempre poco chiara ed io adesso, quando tornerò per esigenze di collegio nel mio territorio, cosa posso raccontare ai miei concittadini? Devo raccontare che il Governo ha fornito una risposta come sempre purtroppo non soddisfacente.

Allora, visto il protrarsi di questa situazione e vista anche la burocrazia che paralizza e immobilizza questo Paese, con i cittadini che, sia questo mese, sia nel prossimo, sia in quelli che verranno, continueranno a pagare le tasse trovandosi inevitabilmente in una situazione che non migliora (perché c'è sempre il cronico rinvio e il cronico scaricabarile), io mi troverò costretta a presentare un question time al Presidente del Consiglio affinché il Presidente del Consiglio, in quanto capo del Governo e responsabile di tutta la politica di indirizzo dello stesso, mi dia risposta su questa situazione. Al netto, diciamo, del politichese e al netto di quello che gli uffici preposti possono preparare e dare a noi politici, noi abbiamo una responsabilità, sottosegretario, che è quella di dare risposte certe al territorio. Non dico che, come deputato dell'opposizione, io possa essere incisiva, ma sicuramente, da deputato dell'opposizione, alzerò ancora una volta la voce, come già ho fatto un anno fa in quest'Aula e come sto facendo oggi e lo continuerò a fare non in ragione solo di una bandiera politica ma in ragione del buonsenso e di quei diritti di cui i miei concittadini non possono essere privati.

(Iniziative a tutela dei lavoratori della Abramo Customer Care Spa, con particolare riguardo all'applicazione della “clausola sociale” - n. 2-00923)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Torromino e Occhiuto n. 2-00923 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Sergio Torromino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie, signora Presidente. Intendo illustrarla.

PRESIDENTE. Prego, collega.

SERGIO TORROMINO (FI). Grazie ai rappresentanti del Governo. La provincia di Crotone è uno dei territori più disagiati dell'intera nazione, in preda a una crisi economica e sociale, le cui radici affondano nello smantellamento del polo industriale negli anni Novanta. La mancanza di infrastrutture e dei servizi essenziali non rende il territorio stesso attrattivo verso nuovi investitori e le aziende già operanti arrancano faticosamente. Le difficoltà derivanti dalla pandemia hanno ancora di più inasprito una situazione già drammatica.

Signor sottosegretario, voglio condividere con lei alcuni dati: nella classifica di vivibilità delle 107 province italiane la provincia di Crotone si colloca al penultimo posto in termini di saldo migratorio interno riferito all'emigrazione giovanile per studio e lavoro; ultima per il tasso di disoccupazione giovanile (stiamo parlando del 96 per cento); ultima per il reddito medio e per la spesa famiglie; al terzultimo posto per l'offerta di trasporto pubblico; al quart'ultimo posto per la spesa sociale degli enti locali; al penultimo posto in termini di offerta culturale. Quindi, se mi ha ascoltato, si renderà conto di quanto disastrosa sia la situazione generale. Non penso di osare, ma la definizione appropriata sarebbe una città e un'intera provincia da Terzo mondo.

Parlavo, appunto, di classifica di vivibilità e mi preme sottolineare che tra le 107 province italiane la mia, cioè Crotone, è l'ultima - ripeto: l'ultima - per tasso di disoccupazione. Se alla mancanza di nuove prospettive lavorative aggiungiamo anche il rischio concreto della perdita di quei pochi posti di lavoro già esistenti, lei capisce bene quanto la situazione diventi ultra drammatica.

In questo frangente, signor sottosegretario, 107 lavoratori della società Abramo Customer Care, 107 famiglie, si trovano con la spada di Damocle del preavviso di licenziamento sulla testa. È, infatti, di pochi giorni fa la comunicazione pervenuta ai dipendenti e alle associazioni sindacali, oltre che al Ministero del Lavoro, a quello dello Sviluppo economico e alla regione Calabria, che l'azienda ha avviato un procedimento di licenziamento collettivo per tutti i 107 lavoratori impiegati a tempo indeterminato sulla commessa “Roma capitale”, non avendo la stessa società possibilità di reimpiegare o ricollocare i lavoratori su altre commesse. Vede, signor sottosegretario, questi 107 lavoratori dal 1° ottobre si troveranno in mezzo a una strada, dopo ben vent'anni di lavoro a tempo indeterminato presso la suddetta azienda. La Abramo è un'azienda nata dopo i drammatici fatti alluvionali del 1996. L'allora Presidente del Consiglio, Romano Prodi, dirottò su Crotone la nascita della società proprio per contribuire fattivamente al rilancio occupazionale gravemente compromesso dal tragico evento. Nella sede di Crotone oggi operano circa 1.600 addetti. L'azienda gestisce un'importante attività di call center ed è indubbiamente tra le più importanti per il livello occupazionale che è in grado di garantire. La stessa gestisce diverse commesse nell'ambito del contact center sulle quali il parco operatori è distribuito in base alle necessità del committente. I 107 lavoratori raggiunti dal preavviso di licenziamento sono tutti impiegati presso la commessa del comune di Roma. La commessa in oggetto è stata messa a bando tramite evidenza pubblica - bando curato dalla Consip - nell'ottobre del 2016 e l'aggiudicatario si è rivelato il consorzio Leonardo.

È doveroso ricordare che già nell'aprile 2016 l'articolo 1, comma 10, della legge n. 11 del 2016, decretava l'utilizzo della clausola sociale nei casi di successione di imprese nel contratto di appalto con il medesimo committente pubblico e cioè: il rapporto di lavoro continua con l'appaltatore subentrante secondo le modalità e le condizioni previste dai contratti collettivi nazionali di lavoro applicati e vigenti alla data del trasferimento. Il principio su cui si basa la norma sulla clausola sociale per i call center è quello di garantire continuità occupazionale ai lavoratori in caso di cambio di appalto all'interno di un medesimo comprensorio territoriale, mantenendo anche i diritti salariali conquistati negli anni di lavoro. Va negativamente rimarcato il fatto che la Consip, un ente controllato dal Ministero dell'Economia, nel bando per l'assegnazione del servizio di call center per il comune di Roma non abbia adeguatamente esplicitato i criteri minimi necessari per dare effettiva consistenza a quanto stabilito in materia di clausola sociale da leggi e contratti collettivi a tutela dei lavoratori dei call center. Quindi, ha lasciato uno spiraglio aperto alla società subentrante e molto margine di discrezionalità sull'applicare o meno la clausola sociale e soprattutto sul come. Va da sé che qualora la società subentrante non rispetti la totalità della clausola sociale i lavoratori si vedrebbero costretti a rinunciare al lavoro in quanto economicamente svantaggioso. Va considerato che l'articolo 50 del decreto legislativo n. 50 del 2016, codice degli appalti pubblici, come già rafforzato dall'articolo 33 del decreto legislativo n. 56 del 2017, prevede che i bandi di gara relativi ai servizi nei quali il costo della manodopera sia superiore al 50 per cento dell'importo totale del contratto - e per i call center il costo del lavoro supera l'80 per cento - devono contenere specifiche clausole volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato.

Sottosegretario, mi preme sottolineare che quanto è accaduto ha dell'assurdo ma, allo stesso tempo, risulta drammatico. Sì, assurdo perché non è affatto pensabile che un ente pubblico come la Consip, controllato dal Ministero dell'Economia, dimentichi, all'interno del bando stesso, il vincolo della clausola sociale, di fatto facendo sì che i 107 lavoratori si trovino oggi, dopo vent'anni di lavoro, sbattuti in mezzo a una strada. Drammatico perché, in una realtà territoriale come la nostra in cui il lavoro non è certo dietro l'angolo, in cui non ci sono nuove prospettive lavorative e quelle già esistenti arrancano, non è accettabile e il Governo non può permettere che un solo posto di lavoro vada perduto. Signor sottosegretario, il Governo non faccia il gambero, che nelle situazioni di pericolo scappa all'indietro: prima di qualsiasi valutazione politica-elettorale - e in questo sono palesi le difficoltà di questo Governo - vengono i cittadini, il popolo italiano, la cui dignità è sancita dall'articolo 1 della Costituzione, il lavoro. Dal Ministro di competenza ci aspettiamo lo stesso scatto d'orgoglio e lo stesso impegno avuto nella vicenda Jabil di Marcianise, se non vuole fare figli e figliastri dei territori italiani. Quindi, le chiedo di intervenire con assoluta urgenza a tutela dei lavoratori della Abramo Customer Care di Crotone, per i quali è in corso la procedura di licenziamento, in considerazione del fatto che la soluzione dell'assorbimento per essi prospettata di fatto aggira le disposizioni sulla clausola sociale; che la stessa clausola sociale, se applicata, venga applicata nella sua interezza, rispettando i principi stessi per cui è stata istituita e, cioè, garantire continuità occupazionale in caso di cambio di appalto, mantenendo salario e diritti acquisiti in anni di lavoro. Così come è avvenuto nell'ottobre del 2019 per i lavoratori impegnati nella commessa ENEL Mercato Libero nel call center di Casarano in Puglia, i quali hanno mantenuto il posto di lavoro grazie all'applicazione della clausola di salvaguardia sociale; non per ultimo, di intervenire per l'annullamento del bando di gara Consip che ha dato origine alla vicenda esposta in premessa, in quanto privo di elementi necessari alla corretta applicazione della clausola stessa e concedendo proroghe alla Abramo fino all'espletamento di un nuovo e corretto bando di gara.

PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Francesca Puglisi, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCA PUGLISI, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con il presente atto parlamentare, gli onorevoli interpellanti richiamano l'attenzione del Governo sulla situazione occupazionale della società Abramo Customer Care Spa. L'azienda, nata a Crotone nel 1997, all'inizio si chiamava Datel, fornisce servizi di call center e attività di back office. All'inizio del 2019 erano occupate presso la sede di Crotone circa 1.900 unità lavorative, tra dipendenti a tempo indeterminato e precari. Secondo quanto riferito dalla prefettura di Crotone che abbiamo interpellato, a causa della riduzione dei volumi delle commesse da parte della TIM Spa a metà gennaio 2019, non sono stati rinnovati circa 700 contratti di lavoro, motivo per cui è sorta una vertenza approdata all'attenzione regionale e nazionale. In virtù dell'accordo sottoscritto a settembre dello scorso anno tra aziende e sigle sindacali CGIL e CISL, si è convenuto, tuttavia, di assumere 180 unità dipendenti a tempo determinato attingendo dal bacino delle posizioni lavorative non rinnovate. Successivamente, attesa la perdita della commessa “Roma capitale”, aggiudicata dalla società di servizi “Consorzio Leonardo”, si è paventato il licenziamento di 107 unità lavorative, motivo per cui la questione è oggi attenzionata dal Ministero che rappresento, quindi ce ne stiamo occupando. Si sono finora svolti diversi incontri tra le principali organizzazioni sindacali del settore e i soggetti assegnatari dell'appalto richiamato nel presente atto. Sottolineo che, come normalmente accade in caso di cambio appalto, è rimessa al confronto tra le parti l'individuazione delle modalità più idonee a garantire la necessaria continuità occupazionale. Mi sento, pertanto, di rassicurare gli odierni interpellanti, poiché il Ministero che rappresento ha ben presente la situazione relativa alla crisi aziendale in oggetto e assicureremo, quindi, la massima disponibilità per favorire il raggiungimento delle migliori soluzioni possibili a tutela dei lavoratori interessati. È una fase interlocutoria, quindi non posso andare oltre.

PRESIDENTE. Il deputato Torromino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

SERGIO TORROMINO (FI). Intanto la ringrazio, sottosegretario, vedo la buona volontà da parte del Governo rispetto ad una situazione, ripeto, tragica come quella di Crotone, in questo caso dell'Abramo Customer Care. Quello che chiediamo, ripeto, è la salvaguardia dei posti di lavoro in un territorio difficile e, oggi, qui c'è una clausola sociale che lo prevede, soprattutto, su questo tipo di contratti. Perché ricordiamo che Crotone è una città particolare, la provincia di Crotone è molto particolare: la questione sociale sta diventando molto pesante e non scordiamoci che, nel lontano 1994, proprio in quella fase, ci fu lo smantellamento del polo industriale e Crotone risultò essere proprio una città dove esplose una grossa bomba sociale con i famosi fuochi del 1994. Dobbiamo tutti insieme lavorare e scongiurare quelle situazioni. In questo caso abbiamo la possibilità, perché, ripeto, si tratta di un'azienda che subentra, che applichi quella clausola sociale e territoriale e faccia rispettare pienamente quelli che sono i diritti che i lavoratori hanno acquisito nel corso di questi venti anni. Io la ringrazio ancora e sicuramente ci aggiorneremo.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, con lettera in data odierna, il presidente della Commissione Agricoltura ha comunicato che i rappresentanti dei gruppi presso la Commissione medesima hanno convenuto - all'unanimità - sull'esigenza di un rinvio di una settimana dell'inizio dell'esame in Assemblea della proposta di legge n. 1824, recante disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico, il cui esame è previsto dal vigente calendario dei lavori a partire da martedì 22 settembre.

Secondo le intese intercorse tra i gruppi, la discussione generale del provvedimento avrà luogo nella seduta di lunedì 28 settembre, dopo gli altri argomenti già previsti, mentre il seguito dell'esame avrà luogo a partire dalla seduta di martedì 29 settembre, sempre dopo gli argomenti già previsti.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ancora una volta, mi ritrovo in quest'Aula a denunciare l'ennesimo episodio di inquinamento ambientale ai danni della mia terra, l'Agro sarnese-nocerino e sostenere con forza l'accorato appello dei cittadini di Sarno che, domenica scorsa, sono scesi in piazza per protestare contro le emissioni maleodoranti diffuse da due impianti di biogas costruiti a pochi metri dalle loro case. Con i loro striscioni, intrisi di dolore e di rabbia, hanno reclamato con forza un loro diritto naturale: il diritto al respiro che, da ben otto anni, viene loro negato. La battaglia contro il biogas, infatti, è iniziata nel 2012, quando i residenti e i comitati civici di Foce sono scesi in strada per evitarne la costruzione. In realtà, i due impianti sono stati realizzati in uno dei luoghi più belli della Valle del Sarno, un luogo di sorgenti, di acqua pura, una zona archeologica e paesaggistica di rara bellezza, ora, purtroppo, avvelenata da miasmi che rendono la vita impossibile ai residenti, che, talvolta, sono costretti anche a ricorrere a cure mediche.

Da otto anni nulla è cambiato, nonostante l'ARPAC abbia riscontrato diverse irregolarità agli impianti, nonostante un'inchiesta della procura di Nocera Inferiore conclusasi con un nulla di fatto, nonostante la sentenza della Cassazione del 2015, che equipara le emissioni odorigene moleste al lancio di oggetti pericolosi.

Oggi, al di là della verità giudiziaria e delle battaglie intraprese, voglio evidenziare una realtà molto dolorosa che non possiamo ignorare: qualcuno sta avvelenando i residenti di Foce nella Valle del Sarno e noi non possiamo permetterlo. Abbiamo il dovere di colmare il vuoto normativo che rende tutto questo possibile. Già da due anni, la collega Fontana ha presentato una proposta di legge che disciplina le emissioni odorigene nell'aria, che potrebbe rappresentare uno strumento utile per colmare il vuoto normativo esistente. Concludo, Presidente. Solo così, accelerando l'iter di procedura della suddetta legge, possiamo dare risposte concrete al grido di dolore degli italiani, ai quali imprenditori senza scrupoli tolgono anche l'aria per respirare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Io sto con Walter De Benedetto. Walter De Benedetto è un cittadino italiano, di 48 anni, su una sedia a rotelle, afflitto da una gravissima malattia - l'artrite reumatoide - e per questo è invalido al 100 per cento, ma per lo Stato italiano Walter è anche un criminale, poiché poche ore fa infatti è stata avviata dalla Procura di Arezzo un'indagine a suo carico per coltivazione di sostanza stupefacente. Walter è indagato per aver coltivato nella propria abitazione della cannabis, una pianta innocua che però riesce a rendere più facile la sua vita e a lenire dolori inimmaginabili, dolori che noi non possiamo immaginare causati da una patologia che non lascia tregua; e nelle sue condizioni ci sono migliaia gli altri cittadini italiani. Io mi chiedo se nel 2020 di fronte alle evidenze scientifiche e all'esperienza degli Stati che hanno già abolito il proibizionismo, possiamo davvero considerare Walter un criminale? Ma quali leggi di Stato possono permettere a un malato grave di dover andare sotto processo e rischiare da sei a vent'anni di galera per aver coltivato una pianta per uso personale e terapeutico? Dov'è la condotta offensiva e lesiva? La politica non può essere cieca di fronte al dolore, non può non ascoltare il grido di Walter: senza marijuana, dice, lo Stato mi uccide; e questo grido è condiviso da migliaia di altri cittadini italiani affetti da patologie degenerative che per sopperire alle mancanze del sistema sanitario nazionale e tutelare un proprio diritto alla salute, si vedono costrette ad andare nelle piazze di spaccio a sovvenzionare le mafie o a coltivarle nelle proprie case con il rischio di venire denunciati. La soluzione però è semplice: come già avvenuto in Canada e negli Stati Uniti bisogna riconoscere l'utilità della cannabis e una totale insensatezza delle politiche repressive nei confronti della sua coltivazione. Occorre calendarizzare al più presto un testo di legge che vada in questo senso, che sia per uso terapeutico o ricreativo, legalizzare la cannabis è una richiesta che una società intera pone alla politica da troppo tempo. Uno strumento per indebolire il malaffare, alleggerire la giustizia e dare vita ad un settore economico che vale miliardi; questo dibattito deve interessare l'intero Paese. La storia di Walter è una storia di accanimento verso i più deboli, una negazione del diritto alla cura, un cortocircuito del sistema legislativo; e io dico che questo dolore non aspetta e per questo motivo io sto con Walter.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie Presidente, non devo dirlo a lei ma questa macchia scura - vede Presidente? - che stinge come un'ombra sulla mappa dell'Europa è la Bielorussia (Mostra una cartina geografica). Sta qui, vede Presidente? Sa quanto dista Vilnius, che è nell' Unione europea, da Minsk, la capitale bielorussa? Sono 183 chilometri (ho “guglato”) e 470 da Riga, Lettonia, Unione; 540 da Varsavia, anche lei nella UE, meno di Roma-Milano.

Uso questo artificio d'accatto, Presidente, perché se lo vedi lo capisci che la Bielorussia, a dispetto del nome e della forza di attrazione magnetica di Mosca, è in Europa, anzi è Europa, come lo siamo noi qui, adesso, Europa. Ecco Presidente, in Europa, cioè a Minsk, alla leader di opposizione Maria Kalesnikova, interrogata oggi e ristretta in carcere con l'accusa di tentato colpo di stato - traduco: si è rifiutata di essere sbattuta fuori dal suo Paese dopo essere stata sequestrata e portata con la forza al confine - a Kalesnikova, dicevo, gli sgherri che l'hanno prelevata l'avrebbero minacciata di morte, cito, “affermando che se non avessi lasciato volontariamente la Bielorussia, mi avrebbero portato fuori, viva o a pezzi”. Come Jamal Khashoggi nel consolato saudita a Istanbul, per capirci. Viva o a pezzi, a 183 chilometri da Vilnius, 470 da Riga, 540 da Varsavia; dove gli oppositori del regime sono costretti all'esilio o in carcere, dove le manifestazioni pacifiche vengono represse con la violenza, dove una premio Nobel non apre quando bussano alla porta di casa, perché teme di essere portata via dalle milizie. Viva o a pezzi, Presidente e concludo, non è solo la minaccia destinata a questa donna, della cui libertà investiamo attraverso di lei il Governo italiano perché si faccia sentire. Viva o a pezzi è oggi la dignità dell'Europa, che della questione Bielorussia uscirà così: viva o a pezzi. Viva se saprà far valere le ragioni della democrazia e della libertà, a pezzi se sceglierà invece il silenzio, la paura, l'ignavia. La ringrazio.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 22 settembre 2020 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Gelmini ed altri n. 1-00349 concernente iniziative in materia di obblighi vaccinali .

La seduta termina alle 17,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 8 il deputato De Maria ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 19 il deputato Benamati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2648 - odg 9/4 360 359 1 180 151 208 77 Resp.
2 Nominale odg 9/2648/5 363 362 1 182 151 211 77 Resp.
3 Nominale odg 9/2648/6 378 377 1 189 158 219 76 Resp.
4 Nominale odg 9/2648/7 386 385 1 193 163 222 75 Resp.
5 Nominale odg 9/2648/15 392 391 1 196 167 224 74 Resp.
6 Nominale odg 9/2648/17 399 399 0 200 172 227 74 Resp.
7 Nominale odg 9/2648/25 397 396 1 199 171 225 74 Resp.
8 Nominale odg 9/2648/27 403 403 0 202 173 230 74 Resp.
9 Nominale odg 9/2648/31 401 399 2 200 171 228 74 Resp.
10 Nominale odg 9/2648/33 398 397 1 199 168 229 74 Resp.
11 Nominale odg 9/2648/35 406 404 2 203 170 234 74 Resp.
12 Nominale odg 9/2648/36 399 399 0 200 170 229 74 Resp.
13 Nominale odg 9/2648/37 402 402 0 202 168 234 74 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/2648/38 403 403 0 202 172 231 73 Resp.
15 Nominale odg 9/2648/41 398 397 1 199 170 227 73 Resp.
16 Nominale odg 9/2648/44 410 409 1 205 172 237 73 Resp.
17 Nominale odg 9/2648/57 410 409 1 205 173 236 73 Resp.
18 Nominale odg 9/2648/60 413 412 1 207 173 239 73 Resp.
19 Nominale odg 9/2648/62 412 411 1 206 172 239 72 Resp.
20 Nominale odg 9/2648/65 410 408 2 205 175 233 72 Resp.
21 Nominale odg 9/2648/67 407 406 1 204 176 230 72 Resp.
22 Nominale odg 9/2648/68 420 419 1 210 178 241 72 Resp.
23 Nominale odg 9/2648/71 419 419 0 210 178 241 72 Resp.
24 Nominale odg 9/2648/74 421 417 4 209 176 241 72 Resp.
25 Nominale odg 9/2648/101 425 424 1 213 175 249 72 Resp.
26 Nominale odg 9/2648/104 417 416 1 209 170 246 72 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale Ddl 2648 - voto finale 367 363 4 182 214 149 62 Appr.