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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 395 di mercoledì 9 settembre 2020

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Orlando, Rospi e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo sull'avvio dell'anno scolastico.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'avvio dell'anno scolastico che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, avrà luogo con ripresa televisiva diretta.

Dopo l'intervento della Ministra dell'Istruzione interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento della Ministra dell'Istruzione)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Grazie, Presidente. Deputate e deputati, sono oggi qui in quest'Aula per fornire al Parlamento un quadro aggiornato sulle iniziative che il Governo ha attivato per la ripresa delle lezioni e per l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021. In questi mesi ho avuto già occasione di illustrarvi l'andamento progressivo di questo lavoro che ha coinvolto - voglio ricordarlo subito - migliaia di persone in tutta Italia, dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, docenti, personale ATA, dipendenti degli uffici dell'amministrazione scolastica, genitori, enti locali, sindacati, associazioni che rappresentano alunne e alunni con disabilità, rappresentanti di tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione e formazione, ivi comprese le scuole paritarie. Una squadra che ha lavorato senza sosta in ogni angolo del Paese, con un obiettivo comune: riportare a scuola studentesse e studenti. A tutte e tutti coloro che hanno contribuito a questo risultato voglio rinnovare in quest'Aula il mio più sentito grazie: se la scuola sta ripartendo è grazie a questo sforzo corale di cui il Paese deve essere orgoglioso (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali). Il Governo ha lavorato in questi mesi nell'ottica di valorizzare ed ascoltare il contributo di tutti, rispondendo e dando sostanza ad un mandato parlamentare chiaro: far ripartire l'attività delle scuole in sicurezza. Ogni singolo documento prodotto nell'ambito della ripresa è stato condiviso e posto all'attenzione di tutti i soggetti interessati, a partire dal Piano per la ripresa, presentato a giugno dopo un serrato confronto con gli attori del mondo della scuola e il via libera delle regioni. Da quel documento è partito un lavoro, che ha attraversato una lunga estate: ho girato l'Italia a luglio e agosto per monitorare l'andamento dei tavoli regionali per la ripresa delle attività didattiche in presenza. Sono fiera, come Ministra e come italiana, di poter dire che ho trovato molta collaborazione sui territori, fra coloro che, insieme al Ministero che mi onoro di dirigere, sono stati chiamati a lavorare con noi per riportare tutti in classe. I diversi livelli, dagli enti territoriali fino al Ministero dell'Istruzione, hanno espresso reale e leale sinergia, ritrovandosi a lavorare insieme in ogni regione nell'interesse della scuola. Uno spirito che non dobbiamo perdere, anzi dobbiamo mantenere, perché la scuola - in questi mesi ce lo ha dimostrato con ancora più forza - è un pilastro della nostra società. Proprio per questo alla scuola dobbiamo un grande rispetto e, nel nome della scuola, occorrono, pur nel normale confronto dialettico che deve esserci sempre in una società sana e democratica, più collaborazione, più proposte e meno scontro politico. Approfittare della scuola per fare mera propaganda, ancor più in periodi delicati come questo, significa non agire nell'interesse delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. A loro dobbiamo - ed è un dovere morale - un sistema scolastico che sia sempre migliore, di qualità, al passo con i tempi, che sappia prenderli per mano e guidarli verso il loro futuro. Per loro dobbiamo lavorare con lo sguardo volto al domani e farlo in fretta, recuperando anni di ritardi e cancellando per sempre - come abbiamo cominciato a fare - le stagioni dei tagli. Quel che non meritano le nostre ragazze e i nostri ragazzi, il personale della scuola, le famiglie è assistere a polemiche sterili, che si consumano sulla loro pelle; non meritano di ascoltare slogan e frasi ad effetto, che puntano alla pancia dell'elettorato, ma non lasciano poi nulla di concreto sul tavolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)! Nessuna vera proposta, nessuna iniziativa reale. Mi auguro che la grande lezione di lavoro costante, sacrificio e resilienza, offerta dal sistema nazionale di istruzione e formazione in queste settimane, che, unito, ha lavorato per la ripresa, possa davvero orientare il dibattito in modo diverso. Vado ora al cuore di questa mia informativa. La scuola è ripartita: il 1° settembre è iniziato l'anno scolastico 2020-2021 e sono riprese le attività didattiche, partendo dai percorsi di recupero e integrazione degli apprendimenti. Lo dimostrano le tante immagini, gli scatti, i racconti, che arrivano dalle scuole, dove tali percorsi sono stati avviati subito. La scuola ha riaperto le porte, con regole e abitudini nuove, certo con protocolli di sicurezza da rispettare, ma non dobbiamo mai dimenticare quello che abbiamo vissuto, i mesi da cui veniamo, la pandemia che si è abbattuta sul mondo come uno tsunami, stravolgendo le nostre abitudini. Sapremo accogliere studenti e studentesse, spiegheremo loro insieme che ci sono nuovi compiti da svolgere, compiti un po' diversi dal solito, che ci sono piccoli gesti che possono fare la differenza. La decisione di sospendere le attività didattiche in presenza, assunta con grande dolore e senso di responsabilità, ci ha consentito di operare nell'esclusivo interesse di cittadine e cittadini. Lo rivendicherò sempre: abbiamo salvato decine di migliaia di vite. Con lo stesso senso di responsabilità, oggi, di fronte ad un quadro mutato anche da un punto di vista epidemiologico, e nella consapevolezza di essere un Paese diverso rispetto a marzo, più preparato ad affrontare la situazione, siamo chiamati ad occuparci del rientro a scuola.

Non è la prima volta che riportiamo in Aula le nostre studentesse e i nostri studenti: voglio ricordarlo, lo avevamo già fatto a giugno, con gli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, nonostante lo scetticismo di quanti ci sconsigliavano di farlo. Abbiamo riportato mezzo milione di studentesse e studenti e i componenti di ben 13 mila commissioni a scuola: un'operazione che si è svolta senza criticità. Abbiamo visto titoli di giornale che davano per scontata la fuga dei docenti dalle commissioni e il conseguente fallimento degli esami. Ce l'abbiamo fatta, grazie alla responsabilità del personale scolastico e ad un protocollo di sicurezza che abbiamo messo a punto dopo un confronto con le organizzazioni sindacali. Quel protocollo ha funzionato e i fatti ci dimostrano che quella scelta ha prodotto i risultati sperati. Abbiamo dimostrato di sapere come tutelare la comunità scolastica: sapevamo che sarebbe stato importante per le nostre studentesse e per i nostri studenti, mentre molti altri Paesi cancellavano gli esami noi li abbiamo svolti e sono andati bene.

Anche in questi giorni abbiamo letto racconti ingiusti a carico della scuola, riferimenti a docenti che non vogliono sottoporsi ai test sierologici, che non vogliono svolgere percorsi di integrazione e recupero degli apprendimenti, che vogliono dichiararsi in massa lavoratori fragili per non tornare in aula. Come ho avuto modo di dire anche ieri in Senato, sulla scuola si fanno troppe semplificazioni e narrazioni al ribasso, che in casi come questi rischiano persino di danneggiare un'intera categoria, quella dei docenti, che ha dato tanto e continua a dare tanto alle nuove generazioni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Come ho spiegato nella lettera inviata al personale scolastico, difenderò sempre il lavoro di chi opera nella scuola, perché ne conosco le responsabilità e le difficoltà. Respingerò sempre con forza le insinuazioni che mirano a gettare discredito sulle istituzioni scolastiche e su chi ci lavora, e mi impegnerò affinché quella ritrovata complicità fra scuola e famiglia, nata durante il periodo più difficile dell'anno scolastico passato, non vada dispersa, si rinforzi e diventi la base per costruire tutti insieme, superato lo scoglio della ripresa, un confronto, che sarà quanto mai necessario, sul futuro della nostra scuola.

Di scuola non si era mai parlato così tanto, anche in termini di possibilità, di opportunità: dovremmo ben impiegare le risorse del Recovery Fund. Non mancheranno al nostro Paese le idee e il coraggio per realizzarle, per una scuola migliore, solidale e che possa essere sempre più luogo fondamentale per accorciare ogni divario e garantire la vera inclusione.

L'obiettivo della ripresa delle attività didattiche in presenza è stato ed è impegnativo: abbiamo lavorato e stiamo lavorando alla ripartenza con spirito di servizio, con un importante sforzo organizzativo e anche con una visione che prova a guardare oltre l'emergenza, cercando di generare dalla risposta alla crisi anche delle opportunità di miglioramento e sviluppo, a partire dal rilancio degli investimenti per l'istruzione.

Sono orgogliosa di poter ribadire di fronte a quest'Aula e al Paese che la stagione degli investimenti sulla scuola è ripartita, mentre abbiamo archiviato quella dei tagli, che tanto male ha fatto al mondo dell'istruzione, costringendolo per anni ad arrancare, a soffrire di un cronico sotto finanziamento.

Solo per la ripartenza di settembre abbiamo stanziato oltre 2,9 miliardi. Nessun altro Paese europeo ha messo tante risorse su questo capitolo; e se consideriamo le risorse mobilitate, da quando ho giurato come Ministra a gennaio parliamo di circa 7 miliardi, che rappresentano - e credo che su questo davvero ci debba essere accordo da parte di tutti - un segnale inequivocabile della volontà di rimettere la scuola al centro di investimenti importanti.

Puntiamo a diventare un Paese in cui l'istruzione possa essere davvero motore di sviluppo, innovazione, ascensore sociale per i capaci e meritevoli, come sancito dall'articolo 34 della Costituzione. L'Italia non deve essere più fanalino di coda nelle classifiche internazionali, ma protagonista del panorama dell'istruzione; e questo Paese ha tutte le carte in regola per farlo. Importante in questi mesi è stato anche il contributo derivato dai lavori parlamentari, finalizzato all'aumento delle risorse investite sull'istruzione: è la strada giusta, abbiamo il dovere di continuare a percorrerla.

L'interruzione della socialità scolastica e delle lezioni in presenza ha posto con chiarezza al centro del dibattito nazionale l'importanza della scuola. Secondo un recente sondaggio, di scuola in questi mesi si è parlato nel Paese ogni 26 secondi. Ora che tutti abbiamo ancor più presente la centralità di questa istituzione, abbiamo il dovere di continuare ad occuparcene con cura.

Non è con il 14 settembre che si esaurisce il nostro impegno: abbiamo di fronte la sfida delle risorse europee. Il settore dell'istruzione merita attenzione e strategie che guardino ai prossimi dieci anni e non solo all'immediata contingenza. Dobbiamo programmare e pianificare, cosa che è mancata a questo Paese per troppo tempo, con regole e continui cambiamenti che si sono stratificati, mortificando la scuola, fra tagli, pastoie burocratiche, malfunzionamenti cronici, mancanza di una visione.

La scuola dunque riparte. È il frutto di una lunga estate di lavoro. Come sapete, le linee guida per la pianificazione delle attività didattiche per l'anno scolastico 2020-2021 sono state ufficialmente presentate il 26 giugno scorso ed emanate con il decreto del Ministro, dopo un lungo confronto con tutti gli attori coinvolti nel sistema nazionale di istruzione e formazione, dopo essere state approvate anche dalle regioni e dagli enti locali. Abbiamo collaborato con le autorità sanitarie per avere regole condivise; e se queste ultime si sono evolute nel corso dell'estate, è perché il quadro di una pandemia non è una fotografia, non è affatto statico, e al mutare delle condizioni la politica può e deve prendere nuove decisioni, come abbiamo fatto.

Sono state emanate regole chiare tra le più rigorose in Europa: rispetto agli altri Paesi europei siamo gli unici che hanno compiuto scelte così nette, sia sul fronte dell'organico aggiuntivo che sulla distribuzione gratuita per tutto il personale scolastico e per tutte le alunne e gli alunni di 11 milioni di mascherine al giorno. Voglio ribadirlo ancora una volta: sarà lo Stato a fornire le mascherine necessarie per tutto il personale scolastico e per tutti gli studenti. Il commissario straordinario per l'emergenza si sta occupando della loro distribuzione (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier: “Anche dei banchi!”).

A giugno con il Piano per la ripartenza abbiamo costruito attorno alla necessità del distanziamento fisico, indicata dal comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, un documento che parla alla scuola, tenuto conto della specificità di un sistema in cui abbiamo oltre 8 mila autonomie scolastiche e circa 40 mila edifici in cui sussistono condizioni molto diverse. Quel Piano tiene conto anche delle indicazioni arrivate dal gruppo di esperti che ho nominato ad aprile presso il Ministero dell'Istruzione. Ho letto da più parti che avremmo occultato, dimenticato, forse persino sprecato quel lavoro: non è così. Un comitato di esperti porta come noto le proprie proposte al Ministro, che insieme ai vertici del Ministero le analizza e le utilizza: è esattamente quello che è accaduto. Anche qui sono fioccate polemiche sterili, di cui studenti e famiglie non avevano davvero bisogno.

Credo che con il tempo sapremo guardare con maggiore distacco e oggettività a questo periodo e ci saranno giudizi meno severi; così come sta già accadendo per la didattica a distanza, da più parti criticata e ora invocata come soluzione per la ripartenza anche da chi la condannava.

In questi mesi di lavoro ci siamo ispirati alla massima concretezza: abbiamo accompagnato le scuole attivando un sistema di coordinamento a livello nazionale e periferico, con enti locali, autonomie territoriali, parti sociali. Abbiamo messo a disposizione delle scuole un help desk, che le sta affiancando nella ripresa. Abbiamo dato un quadro di regole comuni, consentendo alle istituzioni scolastiche di esercitare comunque la loro autonomia, anche in ragione del fatto che in Italia abbiamo istituti che operano in contesti peculiari e differenti. Pur nella varietà delle situazioni, abbiamo chiesto alle scuole di garantire a ciascuna alunna e a ciascun alunno la medesima qualità dell'offerta formativa: nessuno dovrà restare indietro.

Nei protocolli di sicurezza, così come nelle linee guida per la pianificazione delle attività per il nuovo anno scolastico e nella ripartizione dell'organico aggiuntivo, massima priorità è stata assicurata alle esigenze delle alunne e degli alunni più piccoli, quelli dell'infanzia e della primaria, che più hanno sofferto il periodo della chiusura delle aule.

La refezione scolastica, la ricreazione e tutti i momenti di pausa dall'attività didattica sono momenti assolutamente importanti per lo sviluppo del ruolo sociale, di valorizzazione e di crescita di ogni alunno.

Alle scuole è stata per questo raccomandata la massima cura nel cercare di trovare apposite soluzioni, tutte quelle percorribili, pur di non sacrificare lo svolgimento di momenti di aggregazione così importanti nella crescita individuale. Anche qui ho letto approssimazioni e dati senza una fonte certa che parlano di centinaia di migliaia di studenti che non avranno la mensa. Non è così: saranno necessari adattamenti, ci saranno nuove regole, ma nessuno vuol togliere il tempo pieno ai bambini. Dove ci sono delle criticità i nostri uffici scolastici regionali stanno intervenendo a supporto delle scuole, in raccordo con i comuni che gestiscono il servizio mensa.

Con riferimento all'utilizzo delle palestre, mi permetto solo di ricordare che nelle linee guida per la ripartenza abbiamo chiaramente scritto che resta ferma la competenza degli enti locali nella concessione delle palestre e di altri locali afferenti alle istituzioni scolastiche di competenza al termine dell'orario scolastico, operate le opportune rilevazioni orarie e nel rispetto delle indicazioni recate dal documento tecnico del comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, purché all'interno degli accordi con le associazioni concessionarie siano esplicitamente regolati gli obblighi di pulizia approfondita e igienizzazione, da condurre obbligatoriamente al termine delle attività medesime e non in carico al personale della scuola. L'attività sportiva in tutte le sue manifestazioni, anche al di là del contesto scolastico, è elemento da tutelare e da incentivare a tutti i livelli.

Alle scuole abbiamo dato 331 milioni di euro con cui hanno potuto, in base alla loro autonomia, fare piccoli interventi, acquistare il materiale necessario per la segnaletica interna e gli igienizzanti. Alcuni istituti hanno anche deciso di comprare dei banchi indipendentemente dalla gara nazionale. Alle scuole abbiamo altresì fornito oltre 180 milioni nel periodo della chiusura delle aule per l'acquisto di strumenti digitali da dare ai ragazzi meno abbienti e che ora fanno parte della dotazione dei laboratori.

L'emergenza è stata, quindi, occasione di investimento e innovazione. Molti dirigenti scolastici ci scrivono per sottolineare che nelle scuole non ci sono mai state tante risorse come quest'anno (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico). Sono state emanate anche specifiche linee guida per l'utilizzo della didattica digitale integrata, proprio perché sia chiara la sua funzione precipua di integrare e non già sostituire il percorso di apprendimento quale ulteriore potente strumento metodologico e didattico. Si tratta di un documento che contiene indicazioni operative per le istituzioni scolastiche affinché possano dotarsi di un piano specifico che capitalizzi lo sforzo fatto nel periodo della didattica a distanza e faccia sì che le scuole siano più preparate sul piano della didattica digitale. Si tratta di un grosso passo avanti, un'accelerazione importante per un Paese che pure su questi temi soffre, purtroppo, di ritardi cronici. Il piano per la didattica digitale integrato dovrà essere deliberato nelle secondarie di secondo grado anche in previsione della possibile adozione per l'anno scolastico appena iniziato della didattica digitale in modalità integrata con quelle in presenza, mentre dall'infanzia alla secondaria di primo grado il piano viene attuato e adottato affinché gli istituti siano pronti qualora si rendesse necessario sospendere nuovamente le attività didattiche in presenza.

Un'attenzione particolare è riservata alle studentesse e agli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nel caso in cui nelle scuole di secondo grado sia attivata la didattica digitale integrata come metodologia complementare, per le alunne e gli alunni con disabilità andrà privilegiata la didattica in presenza. Anche qui sui ragazzi con disabilità, in queste ore che precedono l'avvio delle lezioni, abbiamo letto di tutto: li avremmo abbandonati, marginalizzati, staremmo per tagliare fuori le famiglie dai processi decisionali. Tutto falso! Sono stata docente di sostegno e non potrei mai lavorare al ribasso nei confronti di queste studentesse e di questi studenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico). I mali del sostegno vengono da lontano e chi vive la scuola lo sa. Per risolverli servono programmazione e regole nuove sul reclutamento dei docenti. Abbiamo una carenza cronica di specialisti. Quest'anno abbiamo aumentato i posti per chi vuole specializzarsi, ma non basta.

Sul sostegno serve un piano strategico e abbiamo già cominciato a lavorarci, così come stiamo lavorando sulla formazione del personale scolastico. Siamo già ripartiti con quella sul digitale quest'estate e, mentre fuori infiammava il dibattito sulla scuola, migliaia di insegnanti si formavano per essere ancora più preparati sull'uso in Aula delle nuove tecnologie.

Grazie alle linee guida per la ripartenza sono stati migliorati e riorganizzati gli spazi interni delle scuole e altri ne sono stati trovati. Siamo stati praticamente l'unico Paese a mettere in atto un piano del genere in Europa e lo ribadisco: l'unico. Abbiamo dato agli enti locali, proprietari degli edifici scolastici, 330 milioni per l'edilizia leggera e altri 30 milioni straordinari sull'edilizia scolastica, finanziando quasi 6 mila realtà locali.

Grazie al proficuo lavoro parlamentare dei mesi scorsi, poteri commissariali sono stati attribuiti a sindaci, presidenti di province e città metropolitane per sbloccare i cantieri e procedere con sollecitudine alla realizzazione dei lavori necessari.

Con il decreto-legge n. 104 del 2020, il cosiddetto “decreto Agosto” pubblicato lo scorso 14 agosto, e con le decisioni assunte nel corso del Consiglio dei Ministri del 3 settembre, abbiamo stanziato ulteriori e specifiche risorse, oltre 100 milioni di euro, da dare sempre agli enti locali per la locazione o con le altre modalità previste dalla legislazione vigente, inclusi l'acquisto, il leasing o il noleggio di ulteriori spazi da destinare all'attività didattica nell'anno scolastico 2020-2021. Queste risorse potranno essere utilizzate anche per le spese derivanti dalla conduzione di tali spazi e il loro adattamento alle esigenze didattiche.

Allo stesso modo, quota parte dell'investimento è stata dedicata al finanziamento di specifici patti di comunità, di collaborazione, anche con le istituzioni culturali, sportive e del Terzo settore, al fine di ampliare la permanenza a scuola degli allievi, alternando attività didattica ad attività ludico-ricreativa, di approfondimento culturale, artistico, coreutico, musicale e motorio-sportivo.

Nel filone degli spazi si inserisce anche la gara per i banchi, di cui si è occupato il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19. Si tratta di banchi monoposto di tipo tradizionale e di tipo innovativo. Lo stesso comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute, nel documento che ci ha fornito il 28 maggio, ha suggerito l'uso di sedute monoposto per favorire il distanziamento.

Il Ministero dell'Istruzione ha agito con trasparenza e rigore. Abbiamo chiesto a tutti i dirigenti scolastici di fornirci con precisione dati certi rispetto al fabbisogno di arredi di ciascuna scuola. Non abbiamo imposto una sola tipologia di banco, come ho continuato a leggere da più parti, ma semplicemente lo Stato, per la prima volta, si è preso la responsabilità di sostenere le scuole, aiutandole a rinnovare gli arredi.

Le rassegne stampa degli ultimi anni ci restituivano spesso, soprattutto a livello locale, le doglianze di molti dirigenti scolastici che chiedevano banchi nuovi senza riceverli (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Andatele a leggere, anche questa è una svolta evidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non è un caso che gli istituti ci abbiano chiesto 2,4 milioni di banchi: oltre 750 mila sono per la scuola primaria, dunque necessariamente banchi di tipo tradizionale più adatti ai piccoli, mentre 1,7 milioni sono stati banchi richiesti per le secondarie, di cui oltre uno su quattro di tipo innovativo, e noi glieli stiamo dando (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La consegna è già cominciata il 28 agosto e proseguirà nelle prossime settimane (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Come comunicato dal commissario straordinario per l'emergenza con la nota del 3 settembre 2020, la distribuzione dei banchi è stata avviata partendo da alcuni luoghi particolarmente colpiti nel corso della prima fase della pandemia, come Codogno, Alzano, Nembro, le città di Bergamo, Brescia, Piacenza, Treviso, e sta continuando sull'intero territorio nazionale in 17.863 plessi scolastici per soddisfare l'intero fabbisogno richiesto entro la fine del mese di ottobre. Ogni scuola avrà gli arredi che ha richiesto.

Ci siamo mossi, in questi mesi, anche sul fronte del personale della scuola. Senza i necessari docenti e senza il personale ATA, nulla sarebbe davvero possibile (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo, abbiamo autorizzato migliaia di assunzioni per il personale scolastico e le relative operazioni sono state completate nei tempi previsti. Anche qui, sono circolati numeri su cattedre destinate a rimanere vuote, allarmi su un caos che tutti si sono affrettati a vaticinare, anche a molti giorni di distanza dalla ripresa, spaventando di continuo famiglie e lo stesso personale scolastico. Stupisce la perdita di memoria di quanti parlano di questo avvio con termini che, in realtà, accompagnano ogni anno il racconto della scuola che riparte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), senza risparmiare nessuna stagione. Anche qui, basta rileggere la rassegna stampa degli anni precedenti, si rinvengono centinaia di articoli. Questo perché andrebbe detto, una volta per tutte: la scuola è un sistema complesso e mette in moto, ogni anno, 8,5 milioni di studenti, oltre un milione di persone a livello di personale. Nella scuola sono intervenuti continui cambiamenti, stratificazioni normative, che fanno registrare un tasso di complessità enorme. Stiamo liberando la scuola da questa complessità, rendendo tutto più agile e meno farraginoso, semplificando e dando regole certe (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il tema dell'organico è centrale per la scuola. Partiamo dai concorsi: abbiamo bandito 78 mila posti per assumere nuovi insegnanti, li espleteranno già a partire dal prossimo mese di ottobre per riattivare una macchina concorsuale ferma da troppo tempo, con grave danno per la scuola che, senza concorsi, non ha tutti gli insegnanti di cui ha bisogno. Come noto, avrei voluto farli prima, ma ci siamo quasi. Saranno concorsi che valorizzeranno l'esperienza dei docenti con più annualità di servizio alle spalle e che, al contempo, permetteranno ai giovani che vogliono cominciare a insegnare e che da diversi anni attendono queste procedure, di cimentarsi e ottenere l'agognato ruolo.

Andiamo ai numeri. Abbiamo avuto oltre 76 mila domande di partecipazione per il concorso ordinario di infanzia e primaria; più di 430 mila domande per la secondaria di primo e secondo grado, concorso ordinario, mentre sono circa 64 mila le domande di partecipazione presentate per la procedura straordinaria per l'immissione in ruolo di docenti per la scuola secondaria di primo e secondo grado con almeno tre annualità di servizio. Inoltre, proprio in queste settimane, il Ministero dell'Istruzione grazie ad un apposito tavolo, costituito con la Conferenza episcopale italiana, sta proficuamente lavorando alla definizione dell'intesa per lo svolgimento del concorso ordinario finalizzato al reclutamento dei docenti di religione; sarà presto bandito, come previsto dal decreto n. 126 del 2019.

Abbiamo sì voluto concorsi selettivi, come impone la Costituzione, diversificati, certo, per dare a chi ha quei tre anni di insegnamento alle spalle il giusto riconoscimento del percorso fatto, ma concorsi seri. Nonostante le difficoltà e nonostante le diverse posizioni, spesso strumentalmente critiche, abbiamo garantito anche la mobilità del personale scolastico, nella certezza di dover assicurare anche quest'anno il diritto di tutti, come è previsto dalle norme vigenti, di ricongiungersi, dopo anni passati lontano da casa, alle loro famiglie.

Abbiamo istituito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutta la procedura: anche queste agevoleranno la chiamata dei supplenti, garantendo più trasparenza e rapidità. Sono 753.750 le istanze per l'inserimento nelle graduatorie provinciali e di istituto per le supplenze pervenute entro i termini; oltre 800 mila gli utenti totali che, durante il periodo di apertura delle domande, dal 22 luglio al 6 agosto, si sono connessi al sistema, per un totale di 8.659.102 accessi all'istanza online.

Il 58 per cento degli accessi è stato effettuato tramite desktop, il 39 per cento tramite dispositivo mobile, il 3 per cento da tablet. Gli uffici hanno completato nei tempi previsti la valutazione di 1.938.000 domande ed è iniziata subito la pubblicazione delle graduatorie. A questo proposito, desidero ringraziare il personale dell'amministrazione delle scuole, che ha lavorato in maniera indefessa per il raggiungimento del risultato. Per la prima volta, il sistema ci ha consentito di avere una procedura informatica che abbatte i tempi di lavorazione, elimina le difformità nelle valutazioni delle singole graduatorie, assicurando imparzialità e oggettività. Abbiamo varato le graduatorie in tempo utile, evitando l'effetto domino, in base al quale il rallentamento di una singola istituzione scolastica, come accadeva in passato, comportava il blocco dell'intera produzione su tutte le province.

I titoli presentati, una volta convalidati dalle singole istituzioni scolastiche, entreranno in anagrafe docente, consentendo il loro utilizzo per la successiva presentazione di istanze, senza la necessità di ulteriori adempimenti da parte dei docenti. Nei giorni scorsi, sono state segnalate alcune incongruenze nei punteggi e nei titoli dichiarati dai candidati; sono emersi, in numero estremamente ridotto, errori e omissioni nella compilazione delle domande, correzioni materiali da effettuare. Siamo intervenuti con assoluta tempestività. Ma la provincializzazione e la digitalizzazione stanno facendo emergere un dato estremamente significativo: da anni, nelle precedenti graduatorie esistevano posizioni con punteggi difficilmente verificabili e con gradi di incongruenza critici. È stato attivato un sistema di controllo diffuso e multilivello che, oggi, consente di rendere trasparenti tutte queste posizioni e di permettere da subito agli uffici e alle scuole di riportare a verità e correttezza la gestione.

In sintesi, è stato messo in campo uno strumento che inizia a porre rimedio in via strutturale a problematiche annose per il nostro sistema di istruzione, fra le quali la mancanza cronica di alcune tipologie di docenti, soprattutto, nelle aree del nord del nostro Paese, che sgrava le istituzioni scolastiche da una mole enorme di incombenze, che porta all'emersione di anomalie da perseguire e che pone un freno alla vecchia roulette della scelta delle singole istituzioni scolastiche. Anche su questo ci sono state molte polemiche pretestuose.

Ancora. Con la procedura sinteticamente chiamata “call veloce”, si è consentito ai docenti collocati in posizione utile nelle graduatorie concorsuali e nelle graduatorie ad esaurimento di poter esprimere volontariamente l'opzione per l'immissione in ruolo in una regione diversa da quella della graduatoria di appartenenza, velocizzando la loro assunzione e andando a coprire posti che, altrimenti, resterebbero vuoti. Oltre 2.500 docenti hanno inoltrato la domanda, e le stiamo verificando puntualmente. Ma ogni assunzione in più è preziosissima per la scuola e per chi ci lavora. Chi parla di flop sa bene che le previsioni non erano alte: si tratta di uno strumento del tutto nuovo, partito in un anno eccezionale, in cui pesa sugli spostamenti anche il tema del contagio. Era, dunque, prevedibile che potessero esserci difficoltà, ce lo dicono anche le molte domande lasciate in sospeso. Porteremo avanti questa innovazione e faremo una ancora più incisiva informazione ai precari su questa opportunità.

Grazie alle risorse stanziate con il “decreto Rilancio” e il decreto n. 104 del 2020 varato ad agosto, abbiamo più personale scolastico distribuito su tutto il territorio nazionale. L'amministrazione ministeriale ha già provveduto all'assegnazione delle risorse agli uffici scolastici regionali, che stanno procedendo nelle operazioni. Un contingente aggiuntivo di circa 70 mila unità, tra personale ATA e docenti. Nessun altro Paese europeo - voglio ribadirlo - ha fatto tanto. Quanto ai docenti in più, particolare attenzione è stata data alla scuola dei più piccoli, infanzia e primaria, come abbiamo detto prima: parliamo della fascia di età che più ha sofferto i mesi di sospensione delle attività didattiche.

Con riferimento agli interventi previsti dal “decreto Rilancio”, desidero informare il Parlamento che, espletate le procedure previste insieme al Ministero dell'Economia, ieri ho proceduto alla firma dei decreti di individuazione dei criteri di assegnazione delle risorse per le scuole non statali appartenenti al sistema nazionale di istruzione e formazione. L'amministrazione ministeriale ripartirà sollecitamente le risorse agli uffici scolastici regionali che, con la stessa celerità, provvederanno alla relativa distribuzione alle scuole.

Ci sono poi due temi che mi sono particolarmente cari e su cui siamo intervenuti ispirandoci alla Costituzione, come sempre.

Parlo delle studentesse e degli studenti con disabilità, con disturbi specifici dell'apprendimento e con altri bisogni educativi speciali, e delle alunne e degli alunni che vivono in condizioni di disagio anche economico in famiglie che hanno subìto gli effetti di questa emergenza. Le linee guida emanate a giugno prevedono come priorità irrinunciabile quella di garantire, adottando tutte le misure organizzative necessarie, ordinarie e straordinarie, con il coinvolgimento delle famiglie e delle associazioni per le persone con disabilità, la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolar modo di quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva e partecipata.

Ho fortemente voluto che fosse offerta questa garanzia alle famiglie, ed era doveroso farlo. Così come abbiamo voluto utilizzare le risorse PON (risorse europee) per dare una mano concreta a chi sta vivendo difficoltà economiche che possono ricadere sugli studi dei figli e generare purtroppo anche fenomeni di dispersione scolastica. Abbiamo previsto uno stanziamento di 236 milioni per dare libri scolastici, zaini, e dispositivi digitali gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi delle secondarie di primo e secondo grado, testi che stanno per essere loro forniti direttamente dalle scuole. Il bando è scaduto lo scorso 23 luglio, hanno aderito quasi 4.900 scuole. Daremo subito, già a settembre, libri gratis a oltre 425 mila fra studentesse e studenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

Abbiamo integrato, triplicandole, le risorse che ogni anno sono stanziate sul diritto allo studio e previsto una filiera corta. Nella stessa direzione va considerata la distribuzione di 3 milioni di euro per kit e corredi scolastici, penne, astucci, colori, diari, tutto quello che può servire ai nostri studenti.

Con i soldi dati direttamente alle scuole, con queste misure sosterremo rapidamente migliaia di famiglie, che non dovranno attendere i tempi lunghi della burocrazia.

Siamo e saremo vicini alle scuole anche sul fronte informativo: abbiamo attivato, dallo scorso 24 agosto, un help desk, che si sta dimostrando uno strumento prezioso per dare informazioni a dirigenti scolastici, direttori dei servizi generali e amministrativi, docenti e ATA.

Per quanto attiene agli aspetti di promozione della cultura della salute e della sicurezza, le istituzioni scolastiche hanno organizzato e stanno definendo apposite campagne informative e di sensibilizzazione rivolta al personale, agli studenti e alle famiglie, attraverso le quali potranno richiamare i contenuti del documento tecnico del comitato tecnico scientifico del Ministero della Salute riguardante le precondizioni per la presenza a scuola. Saranno avviate specifiche campagne di comunicazione istituzionale anche da parte del Ministero dell'Istruzione, con la trasmissione, ad esempio, di spot televisivi.

In collaborazione con l'Istituto superiore di sanità è iniziata anche la formazione per la gestione di possibili casi e focolai; parteciperanno i cosiddetti referenti COVID per le scuole e il personale medico.

Il commissario straordinario per l'emergenza sta distribuendo nelle scuole mascherine e gel igienizzanti. Come già detto, sarà lo Stato a fornire tutto.

Stiamo facendo tutto quello che è in nostro potere garantendo la massima collaborazione istituzionale per questa ripartenza, e ne siamo fieri. Non ci siamo mai fermati, non abbiamo perso nemmeno un minuto, e non ci siamo scoraggiati di fronte alle facili critiche. Abbiamo ascoltato i suggerimenti utili e lavorato ogni giorno avendo in mente i volti delle studentesse e degli studenti, pensando a quanto fosse importante riportare a scuola 8 milioni e mezzo di ragazze e studenti, solo questo.

Permettetemi qualche considerazione in chiusura. La scuola riprende il suo cammino, comincia il tempo dell'unità e della verità. La scuola ricomincia, perché il nostro sistema ha mille difetti, mille problemi, ma anche una sua profonda coesione, di cui sono protagonisti tutti: le famiglie, le parti sociali, il personale docente e non docente, il Parlamento, e soprattutto i ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine, i cui legami di amicizia e di affetto, la cui creatività e dedizione, la cui fatica e speranza sono il tessuto del Paese di oggi e di domani.

Il Coronavirus ci impone dei doveri. Non esiste il rischio zero, lo sappiamo, quindi sarà necessaria la responsabilità di ciascuno, dentro e fuori il perimetro delle nostre scuole. Quelle regole civili, di protezione e di buonsenso che le autorità sanitarie hanno indicato come strumenti per contenere la diffusione del virus devono essere rispettate da ognuno di noi. Non farlo significa mettere a rischio la scuola. Non possiamo pretendere che tali regole debbano essere seguite solo all'interno degli ambienti scolastici. Siamo tutti coinvolti. È un invito serio alla responsabilità che rivolgo espressamente a tutti, alla comunità scolastica, alle famiglie e a tutti noi.

La propaganda elettorale ha usato la scuola in modo sconsiderato. Faccio un appello a tutti: teniamo fuori la scuola dalle dispute elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

È da irresponsabili strumentalizzare l'educazione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi per un pugno di voti. Restiamo sul terreno della dialettica politica, quella politica che pensa al futuro delle prossime generazioni e non all'immediato effimero consenso delle più vicine tornate elettorali (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, facciamo concludere, per favore. Prego.

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Con la ripresa delle attività scolastiche emergerà altresì una verità: il Governo ha fatto quello che era suo dovere fare, in un costante equilibrio tra diritto all'istruzione e diritto alla salute. Il Parlamento ha approvato leggi che hanno consentito di intervenire puntualmente nella gestione dell'emergenza e nella programmazione del nuovo anno scolastico.

È chiaro che questo non basta a risolvere in poche settimane tutti i problemi derivanti da anni di tagli all'istruzione, ma è quel che serve per attraversare questa fase finale di una malattia che abita ancora fra noi.

Qualche nostalgico ci dirà che il Ministro doveva rivendicare i pieni poteri contro l'autonomia e comandare con soluzioni uniche da Condove a Canicattì (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma la verità verrà fuori, ed è che l'autonomia responsabile è l'unico modo per affrontare un tempo come quello che stiamo vivendo, in cui ci attendono sfide e ancora altri sacrifici, inevitabili ovunque e inevitabili in un sistema complesso e pieno di stratificazioni normative come il nostro.

Abbiamo lavorato per offrire soluzioni rapide e concrete tramite l'attivazione di una stretta collaborazione con il sistema sanitario. Spetterà ai dipartimenti di prevenzione sul territorio la valutazione concreta, e ci sarà una gestione coordinata tra scuola e azienda sanitaria locale, sia per le attività di prevenzione sia per le misure da adottare tempestivamente in caso eventualmente sia rilevata la presenza di contagi. Su questo versante mi sia concesso di lanciare una proposta, che spero possa essere condivisa da tutti: occorre incentivare, per il presente e per il futuro, un'alleanza stabile tra scuola e sanità, perché la salute e l'istruzione non possono essere viste come interessi contrapposti ma sono beni comuni, che contribuiscono unitariamente al benessere collettivo. Potranno verificarsi, di settimana in settimana, ipotesi di sospensione delle attività didattiche in presenza delle nostre classi, non vanno creati allarmismi, sta accadendo in tutto il mondo. Le nostre scuole hanno tutti gli strumenti per affrontare ogni criticità, grazie ai tanti strumenti messi in campo nei mesi scorsi: dalla didattica digitale integrata a tutti i dispositivi acquistati fino alla formazione specifica cui ho accennato prima (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Abbiamo previsto nell'ultimo decreto-legge varato in Consiglio dei ministri anche specifiche misure per i genitori, in modo che in tali casi non debbano subire conseguenze negative sul lavoro.

Il 14 settembre non si gioca la partita maggioranza-opposizione, come ho ricordato anche ieri in audizione in 7ª Commissione al Senato. Si inizia un percorso che segue una fase in cui è capitato qualcosa che mai il Paese e il pianeta avevano visto, e al quale si risponde solo insieme nella coscienza della responsabilità collettiva e della necessità di fare appello a risorse che vanno oltre la norma e che fanno riferimento a quel pluralismo sociale che è, al contempo, pilastro e ricchezza di un sistema partecipato e solidale di cui la scuola è il centro e il cuore.

E lo deve rimanere anche per la riflessione intorno all'utilizzo dello strumento del Recovery Fund che rappresenta un'occasione irripetibile per il progresso dell'Italia.

C'è tanto lavoro da fare e dobbiamo farlo tutti insieme. Abbiamo il dovere di ragionare su un piano pluriennale di investimenti sulla scuola, che parta dall'edilizia scolastica fino a toccare temi quali la riduzione del numero di alunni per classe, la formazione del personale scolastico e la lotta alla dispersione scolastica. È fondamentale il ruolo del Parlamento, chiamato a dare un indirizzo forte e chiaro sull'istruzione; è importante il ruolo delle forze sociali… (Commenti del deputato Sasso…

PRESIDENTE. Sasso, per favore!

LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. …del cosiddetto Terzo settore e del mondo dell'associazionismo, in un'ottica di pieno coinvolgimento di tutti coloro che tengono al bene delle nostre studentesse e dei nostri studenti. In sostanza, è necessario costruire oggi più che mai una grande alleanza educativa, che riesca a convogliare le forze, le competenze e il contributo di tutti gli attori istituzionali e delle famiglie per la valorizzazione e il rilancio della scuola. Presidente, deputate e deputati, con la ripresa delle attività didattiche inizia una nuova fase della vita del nostro Paese; una fase che va interpretata in modo differente dal passato e che non può che fondarsi sull'unità, sulla responsabilità, sulla solidarietà sociale. Non sottraiamoci ad una sfida così importante, ma percorriamola tutti insieme, con convinzione e con visione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

SERGIO VALLOTTO (LEGA). Bocciata!

PRESIDENTE. Deputato Vallotto! Ma che comportamento è? Che comportamento è?

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.

Ha chiesto di intervenire la deputata Vittoria Casa. Ne ha facoltà.

VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe deputate, colleghi deputati. Grazie, signora Ministra, per la sua informativa molto chiara, esaustiva, completa. Vorrei che approfittassimo del tempo di questa seduta per sospendere, almeno temporaneamente, la campagna elettorale e riflettere insieme sulla fase delicata che sta attraversando la scuola italiana insieme al Paese tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il nuovo anno scolastico, iniziato il 1° settembre, come ricordava bene lei, con il recupero degli apprendimenti e il graduale rientro in classe di tutti gli studenti, è la rappresentazione plastica della nostra capacità di reazione, come sistema Paese, al trauma prodotto dalla pandemia. Dal 4 marzo, lo sappiamo bene, dal decreto-legge n. 6 del 2020, che ha visto la sospensione di tutte le attività in presenza, sia delle università che delle scuole di ogni ordine e grado, sembra che sia passata un'era di fatti e di parole. Il COVID-19 ha costretto l'intero Paese a riorganizzarsi rapidamente, mettendo in evidenza i propri punti deboli, ma anche la propria resilienza. E questa grave emergenza sanitaria, è inutile negarlo, ha messo in evidenza quelli che sono i problemi strutturali che da tempo, da decenni, attanagliano il mondo scolastico, e che fino a poco tempo fa, fino a poco prima di questa fase, denunciavamo soltanto in pochi, forse solo gli operatori scolastici e coloro che il mondo della scuola lo vivono giorno dopo giorno. Con il COVID la scuola è ritornata ad essere al centro del dibattito pubblico: ben venga, sono emerse le criticità, sono emersi i problemi di tutto un sistema scolastico. Però, se questo stesso interesse fosse stato percepito anche in passato, se la scuola avesse avuto risorse sufficienti e adeguate al ruolo decisivo per il futuro del Paese, forse oggi la ripartenza non sarebbe stata così complicata.

Ma il Governo ha reagito subito a questa emergenza e lei, puntualmente, ne ha fatto un'immediata analisi. Non voglio citare tutti gli interventi che il Governo e la maggioranza hanno messo subito in campo, però ne voglio citare soltanto alcuni: per esempio, i 977 milioni per il Fondo di emergenza epidemiologica, i 331 milioni per il Fondo per l'edilizia scolastica e soprattutto abbiamo inaugurato una nuova fase per le assunzioni, come bene ricordava lei.

A questo abbiamo anche aggiunto la fornitura gratuita dei libri di testo per i ragazzi meno abbienti, abbiamo potenziato la banda larga. Certo, si poteva fare di più, degli errori sono stati fatti, indubbiamente, nessuno li nasconde, però sicuramente è altrettanto certo che si poteva fare di più se ci fosse stata maggiore collaborazione, se l'opposizione all'azione di Governo non fosse stata guidata e non fosse guidata da chi, per un like sui social, ha diffuso il panico e alimentato continue paure (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), parlando di plexiglass e intorno a banchi e sedie. Ipotesi, lo voglio sottolineare con forza, che lei, Ministra Azzolina, non ha mai, neppure una volta, citato. Si poteva fare di più, sicuramente, se, senza pietà per l'uso delle parole, non si fossero paragonate le scuole ai lager. Veramente da brivido (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Si poteva fare di più, se non si fosse giocato con lei al gioco della personalizzazione, puntando il dito verso lei, Ministra, per ogni problema dell'universo mondo. D'altra parte, cari colleghi, non poteva che essere così, perché, se si fosse entrato veramente nel merito delle questioni, avremmo dovuto parlare di tagli alla spesa pubblica, in particolare all'istruzione. Avremmo dovuto parlare di politiche di tagli da parte di chi oggi chiede le dimissioni della Ministra, almeno 8,5 miliardi. Noi, da gennaio, ne abbiamo investiti quasi 7: nessun altro Paese ha fatto lo stesso (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E perché questo tentativo di distrazione di massa?

Proprio perché si vuole mettere sotto il tappeto la polvere e i tagli e i tagli che sono stati perpetrati negli anni nei confronti della scuola. Mi riferisco, per esempio, al decreto ministeriale n. 81 del 2009, quando è stato aumentato il rapporto medio di distribuzione degli alunni per classe, dando vita alle famose cosiddette classi pollaio, su cui noi abbiamo, fin dall'inizio di questa legislatura, ma anche nella passata, opportunamente cominciato a lavorare e a portare a termine, grazie anche - lo ricordo - ad una sua proposta di legge, che ancora è ferma in Commissione e che porteremo avanti, sperando che con il Recovery Fund troveremo sicuramente le risorse per portare a termine quello che è uno degli obiettivi principali del MoVimento. Ma non è solo questo, si è creata soltanto polemica e propaganda, sia durante il lockdown che sulla ripartenza. Il dibattito politico e mediatico si è trasformato in una vera e propria caccia alle streghe. Faccio alcuni esempi: pensiamo alla didattica a distanza. Sono stati investiti da subito 85 milioni di euro, sono state potenziate le reti, sono stati distribuiti i device in forma gratuita ai ragazzi meno abbienti, agli studenti meno abbienti. Certo, ci sono state difficoltà e incertezze perché la scuola non era preparata. Quasi tutti gli studenti, però, sono riusciti a portare avanti le rispettive attività. Sapevamo, sappiamo, perché siamo donne e uomini del mondo della scuola e genitori che vivono costantemente appunto l'istruzione, che la didattica a distanza non avrebbe mai potuto avere lo stesso valore dell'insostituibile rapporto educativo che si crea nella quotidianità scolastica, ma era l'unica cosa che potevamo fare in quel momento, era l'unica relazione possibile, educativa naturalmente, che, in quel momento di grande crisi, potevamo fare. Un altro esempio: gli esami di maturità in presenza. Abbiamo investito 39 milioni di euro, è stata veramente una sfida vinta, ma tutti hanno gridato allo scandalo; alcuni, addirittura, hanno derubricato gli esami in presenza in una banale usanza italiana.

Mi avvio a un altro elemento che in questo momento è al centro del dibattito politico: banchi e sedie. Ecco, è stata avviata una gara per l'acquisto di circa 2,4 milioni di banchi e sedute, di cui soltanto 400 mila innovativi. Si è fatta una facile ironia sui banchi a rotelle, come se non si sapesse che sono stati proprio i dirigenti scolastici a richiederli, proprio perché, in linea con la propria didattica, con i propri modelli organizzativi e didattici, portano avanti l'innovazione nell'ambito della propria scuola. Persino sul calendario regionale si è fatta polemica: del fatto che non fossero partiti tutti il 14 settembre, ma in alcune scuole si parta prima o dopo, è stata imputata la colpa a lei, al Governo.

Sappiamo bene che il calendario scolastico, invece, è di competenza delle regioni e le scuole, in piena autonomia, possono modificare, secondo le proprie esigenze, l'apertura delle scuole. Tutto al fine di scatenare il panico in maniera strumentale.

Poi non voglio soffermarmi molto sugli insulti e le offese che le sono state rivolte, Ministra. Non sono nemmeno un pensiero politico: sono odio seriale, che soltanto la scuola e la corretta educazione emotiva possono fermare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIA CASA (M5S). Alla Ministra, così come a tutte le donne vittime di insulti sessisti, per il suo tramite, Presidente, va tutta la mia solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle e Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Mi avvio alle conclusioni, Presidente. La scuola non dovrebbe mai essere terreno di scontro e lotta politica. Come il Presidente Mattarella ha sottolineato per l'anniversario della nascita, dei 150 anni di Maria Montessori, la comunità della scuola è una risorsa decisiva per il futuro della comunità nazionale. Credo che su questo tema, la collaborazione e la coesione, che il Presidente della Repubblica chiede da tanto tempo, dovrebbe cominciare ad arrivare, dobbiamo adesso…

PRESIDENTE. Concluda. Deve concludere.

VITTORIA CASA (M5S). Mi avvio a conclusione. La scuola è il nostro passaporto per il futuro. Lo dobbiamo fare al più presto. Lo dobbiamo ai nostri figli e alle nostre figlie. Non c'è più tempo da perdere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Azzolina, ma chi vuole prendere in giro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Potrà farlo, forse, nei salotti televisivi, dove viene invitata sempre senza contraddittorio, ma questo è il Parlamento e c'è gente che di scuola ne capisce. Ci saremmo aspettati da questa informativa – o, meglio, le mamme e i papà italiani si sarebbero aspettati - di sapere qualcosa sulla riapertura delle scuole. Invece, abbiamo assistito a sessanta minuti, più dieci minuti, della collega - a proposito, Presidente, chiedo di utilizzare anch'io lo stesso tempo e la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)...

PRESIDENTE. Non si preoccupi. Per favore la mascherina, perché non è l'uso corretto, così.

ROSSANO SASSO (LEGA). Invece, abbiamo assistito a sessanta minuti di niente, mischiato al nulla. Sono passati sei mesi dall'ultimo giorno di scuola, quella vera, durante i quali, Presidente, la Lega ha provato in tutti i modi, con proposte, con emendamenti, a collaborare con il Governo sulla scuola – e, quindi, con lei, Ministro Azzolina – per farci trovare pronti alla riapertura di settembre. Farci trovare pronti, dopo aver perso mesi di studio per i nostri ragazzi. Abbiamo provato in tutti i modi a fornirle suggerimenti, Ministro Azzolina. Lei non ci ha mai voluto ascoltare e lo sanno tutti perché: perché il Ministro Azzolina non sbaglia mai, ha sempre ragione, non si discute e chi lo contesta è un “gaglioffo senza coscienza” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Uso parole sue, Ministro Azzolina.

Noi ci abbiamo provato a collaborare, Ministro, come quando le abbiamo proposto di stabilizzare insegnanti che da tanti anni sono nelle nostre scuole e poi, ad emergenza sanitaria terminata, di avviare nuovi concorsi, altrimenti non ce l'avremmo mai fatta in tempo ad avere questi docenti in classe a settembre. Ma lei non ci ha dato retta, perché il Ministro Azzolina ha sempre ragione, non si discute e chi lo contesta non ha coscienza. Risultato: Ministro, quando mancano cinque giorni dall'inizio della scuola, ci sono 60 mila cattedre scoperte, 60 mila cattedre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! E i concorsi non sono ancora partiti, con i precari a casa.

Noi ci abbiamo provato a collaborare, Ministro Azzolina, quando le abbiamo chiesto di rinviare le nuove graduatorie, di cui lei va tanto fiera, le cosiddette GPS, perché non c'era tempo per informatizzare tutto. Era evidente, ma lei non ci ha ascoltato neanche questa volta. Risultato: graduatorie completamente sbagliate, da Nord a Sud. La informo che in Calabria, se non sbaglio a Cosenza, i docenti addirittura hanno presentato un esposto contro di lei in procura. Ci saranno migliaia di casi a pioggia di ricorsi contro il suo Ministero. Ma questo immagino non le dispiaccia, Ministro, di avere dei ricorsi contro il Ministero da lei guidato: forse farà comodo a qualche studio legale di sua conoscenza. Sono 40 mila le domande sbagliate! “Piccole criticità”, lei in questo modo le ha liquidate: 40 mila domande. Peccato che queste piccole criticità abbiano stravolto la vita a decine di migliaia di insegnanti, che sono stati scavalcati in graduatoria da persone, in libera uscita dal mondo universitario, che non hanno mai lavorato un giorno in vita a loro a scuola e che si ritrovano punteggi esorbitanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e che, quindi, toglieranno il posto di lavoro a chi nella scuola c'è da anni. Perché lei, con le sue tabelle di valutazione, ha ritenuto migliore un assegnista di ricerca per due mesi, rispetto ad un povero professore di scuola media o di scuola superiore.

Ma guardi, Ministro Azzolina, quello che per noi della Lega è la sua più importante e maggiore colpa politica, la sua colpa più grande, è quella di aver preso in giro le mamme ed i papà italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ai quali lei aveva garantito la riapertura delle scuole, in assoluta normalità. Ma così non sarà: quando mancano cinque giorni dall'inizio delle lezioni, i genitori, noi genitori, non sappiamo ancora nulla.

Ma lei, Ministro Azzolina, si rende conto minimamente della confusione e del panico che i genitori hanno? Le cito qualche scuola, giusto per informarla, così magari va a fare una visita. L'istituto Crispi di Roma, scuola elementare e media: non apriranno il 14 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E sa perché? Perché mancano gli igienizzanti, perché la sua amica Raggi non ha dato il via libera, non ha autorizzato a fare dei lavori. Oppure la scuola Sacchi di Mantova: stessa cosa, apriranno a singhiozzo, un giorno sì e l'altro no (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Le scuole superiori, quasi tutte, spezzeranno le classi in due, metà in classe e metà ancora con la “non didattica” a distanza. Per questo le ho detto all'inizio, Ministro: chi vuole prendere in giro?

Ministro, lei, con le sue azioni e con le sue scellerate politiche, ha procurato angoscia nelle nostre famiglie. Le scuole sono rimaste le stesse di sei mesi fa! Lo dico ai colleghi che forse non hanno mai messo un piede a scuola, dopo aver superato il periodo di studio. Lei non ha abolito le classi pollaio, ci sono ancora oggi. Quali sono le conseguenze? Glielo ho detto prima, che i poveri dirigenti scolastici dovranno metterne quindici a casa e quindici in classe.

Io non ci voglio tornare, Ministro, ma lei fa un vanto dell'operazione banchi a rotelle. Ministro, ma lei, la sua maggioranza e il Presidente del Consiglio Conte non avete provato un minimo di imbarazzo, un minimo di vergogna, quando la Lega ha scoperto che uno degli undici fornitori di questi banchi a rotelle, per un importo di 45 milioni di euro, al quale avevate affidato un incarico, era una ditta con un dipendente della provincia di Roma, con un capitale sociale di 4 mila euro, che avrebbe dovuto produrre, in tre settimane, 180 mila banchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ma chi vuole prendere in giro, Ministro Azzolina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Ecco, perché i banchi non sono ancora arrivati nelle nostre scuole! E, se la Lega non vi avesse scoperto, cosa sarebbe accaduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Una ditta che si occupava di organizzare feste, fiere ed eventi, forse anche per il Governo. Non lo so, andiamo fino in fondo, presenteremo un esposto anche in questo senso.

Ministro Azzolina, lei continua a prenderci in giro. Avrebbe potuto utilizzare queste risorse, (700-800 milioni, 1 miliardo di euro, tra 11 milioni di mascherine, che lo Stato paga a qualche famiglia conosciuta, più i banchi a rotelle), per assumere più insegnanti. Anche questa era una proposta della Lega. Avremmo potuto ridurre il numero di alunni per classe, anziché 28, 14 per una classe: distanziamento assicurato e miglioramento della didattica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché nessuno parla di questo: quale didattica faremo, mandando i nostri figli a casa?

Lei ci accusa di non avere coscienza, Ministro Azzolina, ma noi cerchiamo umilmente di tutelare i diritti dei lavoratori, dalle scuole paritarie, che avete affossato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dai precari delle Gae, dai precari delle GPS, dai docenti immobilizzati, alle maestre diplomate magistrali, che in questi giorni hanno avviato uno sciopero della fame contro di lei, ai quali va il nostro rispetto e la nostra solidarietà. E spero che tutto il Parlamento si unisca nel dare solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) a delle disoccupate che hanno avviato lo sciopero della fame.

Guardi, Ministro, pensi alla sua di coscienza. Lasci stare la nostra, noi ce l'abbiamo pulita e andiamo a testa alta nelle piazze, insieme agli insegnanti e insieme ai genitori. Piuttosto, pensi alla sua di coscienza, perché, vede, mi è appena arrivato un documento, in cui gli uffici da lei diretti, gli uffici del Ministero dell'Istruzione, si sono opposti alla richiesta di accesso agli atti di visione del suo compito al concorso da dirigente scolastico, da lei superato, da parte di quei 3 mila insegnanti che hanno fatto il concorso - lo stesso suo -, che si ritengono essere stati bocciati ingiustamente.

C'è una sentenza del TAR che in parte ha dato loro ragione, a giorni è imminente la sentenza del Consiglio di Stato. Ci rendiamo conto che ci troviamo di fronte ad un enorme conflitto di interessi, unico al mondo, in cui un Ministro che guida la scuola fa un concorso per diventare preside di una scuola? Il concorso è regolare e si vieta il diritto di accesso agli atti, al compito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Cosa succederà? È un caso unico al mondo, è pazzesco, è il Paese dei balocchi, è il Paese del MoVimento 5 Stelle, ma è assurdo! Quindi, non parliamo di coscienza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – I deputati del gruppo Lega-Salvini Premier scandiscono: “Onestà, onestà”!). Ci abbiamo provato in tutti i modi, e concludo…

PRESIDENTE. Colleghi! Collega Sasso, la mascherina.

ROSSANO SASSO (LEGA). Sì, mi perdoni, mi scivola ogni volta, come sulla coscienza di molti di voi scivolano tutte le corbellerie…

PRESIDENTE. Concluda.

ROSSANO SASSO (LEGA). …del Ministro Azzolina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Concludo: la Lega ci sarà sempre, noi presentiamo emendamenti; se mettete la fiducia, riducete la democrazia parlamentare a zero.

Allora - perdoni la foga, Presidente - vorrei citare un maestro sui cui libri mi sono formato, un pedagogista americano, che si chiama Dewey, che il Ministro Azzolina dovrebbe conoscere, il quale affermava un po' di tempo fa che quel che i migliori e più saggi genitori desiderano per il proprio figlio la comunità scolastica lo deve desiderare per i propri studenti.

Oggi, la comunità scolastica, studenti, genitori e insegnanti desiderano una scuola normale, un posto di lavoro dignitoso e un Ministro che sia capace e adeguato, un Ministro normale, evidentemente non lei, Ministro Azzolina. Grazie, Presidente (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Grazie Presidente, Ministro, colleghe e colleghi. Ministro, lei oggi ha perso l'ultima occasione, fuori tempo massimo, di assumersi le proprie responsabilità. Ancora oggi, lei è partita con un lapsus freudiano e ha già ringraziato per il risultato che avremo il 14 settembre. Allora, vuol dire, Ministro, che veramente lei insiste e continua nella sua posizione “non vedo, non sento, non parlo”, non riguarda solo l'opposizione, non riguarda solo Forza Italia. Io la invito, Ministro, visto che lei ha citato i quotidiani, ad aprire i quotidiani di oggi e di ieri, non solo quelli nazionali, ma anche quelli locali, dove leggerà di scuole che non aprono; oggi c'è mezza pagina 2 di un quotidiano nazionale in cui si legge che i presidi di una regione le chiedono di rimandare l'apertura.

Lei vive in una realtà parallela, completamente scollegata dalla realtà. Questo perché, Ministro, sono sei mesi che l'Italia si è trovata nel mezzo del ciclone da SARS COV-2, ma da cinque mesi si sa che l'anno scolastico precedente era terminato e c'è stato il tempo e il modo per organizzarsi e prepararsi. Per fare questo, un Governo serio, un Ministro capace avrebbe seminato certezze, lei ha seminato incertezze; avrebbe dato regole chiare, lei non l'ha fatto e ha scaricato le proprie responsabilità, le responsabilità del Governo tutte sugli enti locali e sui dirigenti scolastici che lei oggi ringrazia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siamo noi che li ringraziamo di come stanno supplendo a tutta l'incompetenza, a tutta l'improvvisazione che ha lei come protagonista principale e il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Perché vede, Ministro, la colpa è sua, ma la responsabilità deve essere chiara e al vertice della piramide, ed è del Presidente del Consiglio, Conte. E l'emblema del fallimento della riapertura della scuola sta diventando l'emblema del fallimento del Governo delle quattro sinistre.

Lei non ha voluto entrare nel merito, Ministro, ma che il distanziamento fosse una misura fondamentale per la difesa - ci stiamo difendendo dal SARS COV-2 - è evidente da mesi e mancano le aule e lei non ci ha detto una parola; le scuole paritarie hanno offerto i loro spazi, ma lei non ci aveva pensato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) perché ideologicamente le scuole paritarie vanno combattute e chiudono e, quando chiuderanno, ci sarà ancora un fardello maggiore che arriverà anche sulla scuola pubblica.

Quindi, su aule e distanziamento non si è fatto nulla; gli insegnanti mancano: ha fatto la “call veloce”. Lei se l'è presa con tutti, se l'è presa con l'opposizione, che lei offende, come se la politica e le politiche scolastiche non facessero parte delle politiche del Governo. Lei non sarebbe Ministro… Noi dobbiamo discutere anche perché, ad ogni nostra critica, poi segue la nostra proposta: basterebbe che lei venisse in Commissione, che ascoltasse la nostra responsabile della scuola, l'onorevole Aprea, che ascoltasse i nostri deputati, i nostri senatori i parlamentari che fanno proposte concrete, com'è nello stile di Forza Italia dall'inizio di questa emergenza. Lei no, lei non vede - ripeto -, non sente e non parla.

La “call veloce” è un fallimento, oggi gliel'hanno detto i sindacati, l'hanno ricordato la CISL, i sindacati con cui lei se l'è presa, perché lei, al vertice del Ministero dell'Istruzione, è l'unica persona che non ha colpe e non ha responsabilità, le colpe sono sempre degli altri: 400 risposte su 10 mila domande.

Siamo nel bel mezzo di una pandemia; una pandemia vuol dire che, quando lei chiede alle mamme, ai papà, ai professori di trasferirsi per cinque anni fuori regione, il fallimento è annunciato. Nel Veneto, che funziona, quaranta risposte, otto nella provincia di Padova, ma questo vale per tutto il territorio nazionale, 400 su 10.000, ci ricorda oggi la CISL. Le cattedre sono scoperte e lei oggi ci dice che i supplenti arriveranno, al futuro, un po' come i banchi. Io non cadrò a parlare di banchi: quasi un miliardo, centinaia di milioni spesi male. Lei dice: “abbiamo investito” o “prevediamo di spendere dei soldi”, come per gli insegnanti, perché ancora non sono spesi, ma intanto li avete spesi per i banchi, un fallimento. Il Commissario, il Commissario straordinario per la ripresa, il Commissario che le hanno messo sulle spalle, i primi d'agosto, qui in Commissione, ci ha detto che il 10 settembre sarebbero stati tutti consegnati: non è successo neanche per i banchi, che stanno diventando l'emblema del fallimento e a cui lei dedica buona parte del suo intervento.

Ci poteva parlare delle aule, degli insegnanti, ci doveva parlare della sicurezza dei nostri figli, degli otto milioni e mezzo di studenti, quindi delle famiglie, della filiera che torna a scuola. Perché non avete messo i termoscanner all'entrata delle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Ci sono addirittura in Parlamento, la scatoletta di tonno che voi volevate aprire, ma vi siete trovati molto bene invece, quindi fate il Governo con chiunque, pur di starci naturalmente. I termoscanner non ci sono, ma la rilevazione della febbre in una pandemia - perché questa ci troviamo ad affrontare - è una misura di salute pubblica: non avete garantito neanche questo.

E gli esami, i tamponi e i test obbligatori che noi abbiamo proposto con un emendamento non più tardi di qualche giorno fa (ma avete messo la fiducia), quindi con un ordine del giorno a prima firma Gelmini e di tutta la Commissione cultura? Anche su quello non c'è risposta, ma devono essere obbligatori perché noi ci teniamo alla salute dei nostri figli: sono otto milioni e mezzo di ragazzi che tornano nelle scuole. Avete fallito anche lì: su aule, insegnanti e difesa della salute pubblica.

Non solo, non ha dedicato un secondo del suo intervento al trasporto pubblico: io lo so che a voi piace fare le foto sugli autobus, nelle metropolitane; voi non usate le auto blu, voi andate in tram, voi andate in autobus, ma forse non sapete allora che nell'ora di punta i quindici minuti di attesa in nessuna città sono garantiti. Cosa avete previsto, l'espulsione del seggiolino con il paracadute dopo 15 minuti e un secondo, in cui non sarà più garantita la sicurezza? Non ha dedicato un minuto al trasporto pubblico.

Vede, Ministro, lei sta andando verso una “Caporetto” annunciata, purtroppo per noi, perché la filosofia che ha mosso il suo Ministero e tutto il Governo mi ha fatto venire in mente il libro e il film “Io speriamo che me la cavo”. Lei ha delegato tutto, ha sperato che gli altri risolvessero i problemi e che Dio ce la mandi buona. “Io speriamo che me la cavo”, non ve la caverete, perché il fallimento è dietro l'angolo, purtroppo il 14 settembre.

Avete richieste da parte di tutti di rinviare, non avete neanche la forza di rinviare. Vi abbiamo chiesto di cercare luoghi alternativi, di cercare luoghi alternativi per il voto delle elezioni regionali, ma non avete fatto neanche questo. Ci state parlando delle palestre e qui ci potremmo collegare allo sport, ma le palestre sono occupate, Ministro, e non avete scaricato di responsabilità neanche i presidi che non se le possono prendere, non avete previsto che i ragazzini che sono nei cluster possano essere bloccati prima che tornino a scuola. Non avete saputo programmare nulla, è una “Caporetto”…

PRESIDENTE. Concluda.

MARCO MARIN (FI). Continuo Presidente, ha sempre lasciato un po' di tempo in più…

PRESIDENTE. Non si preoccupi, io intanto scampanello.

MARCO MARIN (FI). E purtroppo, anzi per fortuna, l'unica linea del Piave che c'è è quella di mandare a casa il Governo delle quattro sinistre, che tanti danni sta facendo a questo Paese, purtroppo per i nostri figli e per la scuola, perché vede noi - lo ripeto - per ogni critica, facciamo una proposta.

Lei se la prende con l'opposizione, come se lei non fosse lì a fare il Ministro: offende, chiede incontri, guarda indietro, non corre veloce verso la soluzione dei problemi, che non sono stati risolti; il caos regna sovrano. La linea del Piave è quando voi andrete a casa. Sarà purtroppo troppo tardi, perché il 14 settembre le scuole, che noi vogliamo riprendano - le do una notizia, Ministro: è stata una nostra battaglia -, alcune scuole non lo faranno solo in presenza, alterneranno le classi e i giorni con la didattica a distanza, perché non ci sono né aule né insegnanti e non ci sono difese sanitarie. Il mondo, quindi, che lei ci rappresenta è un mondo della irrealtà, è un mondo tutto suo, lontano dalla realtà. Ha parlato del plexiglass: mi sembra come quando parlavate, con il Ministro del Governo precedente, del tunnel del Brennero. Lei ha assunto questo ruolo. Guardi, me ne dispiaccio, perché la scuola è troppo importante, ma purtroppo il fallimento è dietro l'angolo, il caos regna sovrano e finirà questa situazione solo quando questo Governo, perché lei ne ha la colpa e il Presidente del Consiglio ne ha la responsabilità, andrà a casa. Sarà sempre troppo tardi: per noi giocare con la salute e il futuro dei nostri figli è inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Presidente, gentile Ministra, prendo atto delle indicazioni che lei ha dato e conto sulla correttezza del lavoro svolto in questi mesi dal suo Dicastero; così come sull'impegno che le scuole, tutte le scuole hanno assicurato per poter affrontare la riapertura, che, lo ricordo, è già avvenuta. Il mio intervento non è rivolto soltanto a lei, Ministra: conosciamo tutti le difficoltà che comporta fare il Ministro dell'Istruzione in un momento così complicato per la vita del Paese. Occorrono competenza, prestigio personale, dedizione, empatia. Il mio intervento, per conto del Partito Democratico e di quanto sulla scuola è stato fatto negli anni passati, è rivolto soprattutto ai genitori. È per loro che voglio ricordare un dato importante: nel momento in cui abbiamo deciso di garantire insieme il diritto allo studio e il diritto alla salute abbiamo anche messo in conto, tutti noi, la complessità di portare avanti una sfida di questa portata. È del tutto evidente che il tema della riapertura non riguarda solo il nostro Paese: le chiusure hanno coinvolto quasi un miliardo e mezzo di studenti in più di 190 Paesi, e laddove le scuole sono tornate a operare attraverso la didattica in presenza sappiamo che si sono verificati vari casi di contagio che hanno costretto a quarantene e chiusure. Solo nel nostro Paese, però, le due esigenze, il diritto allo studio e quello della salute, sono state messe sullo stesso piano con identica forza, proprio per i valori in cui noi ci riconosciamo; riprendendo il tema che per il Partito Democratico è centrale da sempre, e che ha visto nella legislatura precedente un investimento fortissimo sulla scuola, Ministro, decuplicando i fondi per l'edilizia scolastica, affrontando e invertendo gli investimenti sugli organici e sui docenti e sui dirigenti e sull'autonomia della scuola e sul rapporto virtuoso coi territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Oggi sono comunque problemi per tutti, quelli della riapertura, che rappresentano elementi di profonda complessità, e sarebbe presuntuoso e incauto non tenerne conto. Una complessità che, rammento ancora una volta a ognuno di noi, comporta problemi logistici, problemi di organico, problemi di mobilità, che via via sono stati affrontati e in parte risolti, in parte rimangono ancora aperti e chiedono flessibilità e rigore insieme, ma che in questa fase, oggi difficile, è stato giocoforza affrontare con gli strumenti che avevamo a disposizione. Le criticità storiche del sistema, a cui si era cominciato a mettere mano, si sono sommate ai problemi legati alle precauzioni di sicurezza anti-COVID-19. Dobbiamo ricordare sempre quanto sia importante nel nostro Paese parlare di autonomia responsabile delle scuole in vista delle riaperture, perché oggi, nella scuola della convivenza con il COVID-19, diventa imperativo mettere in campo una riflessione organizzativa e didattica in grado di non disperdere quanto le scuole sono riuscite a realizzare, e coinvolgere i diversi attori che operano in un rinnovato patto di corresponsabilità educativa. Non mi soffermo sugli interventi già illustrati in maniera molto ampia: esiste tuttavia un evidente problema legato al reclutamento degli insegnanti, che è un problema strutturale affrontato già nella scorsa legislatura come ultima tappa ineludibile della “buona scuola”, e purtroppo immediatamente cancellato dal Ministro leghista della pubblica istruzione che l'ha preceduta. Quella era una buona riforma: creare ordine e assicurare un sistema uniforme di reclutamento è un'esigenza indifferibile per questo Paese, che ha bisogno di riscrivere le regole di accesso al ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia Viva). Tutti elementi con cui la nostra scuola si è già confrontata, e che oggi si sono inevitabilmente, fatalmente aggravati. Solo tenendo conto di questo potremo affrontare e valutare la riapertura delle nostre scuole col necessario senso della misura, perché si tratta in tutta evidenza di un impegno che richiede un patto tra istituzioni locali e nazionali, tra famiglie e scuole: il contrario di ciò che sta avvenendo proprio in questi giorni. Questioni importanti rimangono aperte; bisogna evidentemente tutelare i cosiddetti insegnanti fragili, docenti che presentano specifiche patologie, gli immunodepressi o coloro che stanno praticando terapie salvavita. Occorre però fare attenzione, perché la tutela dei più deboli non si perda in un numero generalizzato di richieste, e tutelare i più fragili significa anche poterli individuare con certezza. Una seconda questione riguarda gli alunni con disabilità e i bisogni educativi speciali: parliamo degli alunni e studenti che più degli altri hanno risentito del lockdown. È indispensabile porre attenzione a che il percorso di ogni singolo alunno, puntando su una didattica inclusiva che valga per ogni scuola e ogni classe, possa essere sostenuto; così come dobbiamo garantire uniformità di test sierologici per tutti gli insegnanti nell'intero Paese, superando le difformità di gestione legate alle diverse realtà regionali. Questa riapertura, Ministro, è carica di aspettative e di drammatizzazione; le preoccupazioni ci sono, le ansie vanno riconosciute e rispettate, ma sta a noi decidere quale dev'essere il futuro della scuola. La scuola è diventata soprattutto terreno di scontro, eppure parliamo della più importante infrastruttura sociale ed educativa per ogni Paese, di uno straordinario e indispensabile bene comune. Questo significa riparlare della qualità della scuola, dei contenuti, della necessità di aggiornare competenze e apprendimenti, dell'urgenza di avviare un nuovo sistema di formazione e di reclutamento del corpo docente, della definizione di misure che rafforzino il sistema di collegamento tra istruzione e mondo del lavoro. Occorre tornare a discutere del futuro della scuola come comunità educante e come agenzia formativa. Noi, Ministra, saremo accanto al Ministero, ma chiediamo che il Ministero sia accanto alle diverse realtà locali e ai diversi territori. Le ingenti risorse messe a disposizione grazie al Recovery Fund serviranno se avremo idee chiare sulla direzione da prendere e sulle scelte da fare. I tre settori, scuola, istruzione e cultura, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel corso del Novecento, oggi si trovano ad avere grandi difficoltà, perché la crisi in cui viviamo si inserisce in una profonda trasformazione economico-sociale, segnata dal digitale e dalla globalizzazione. Abbiamo bisogno di nuove competenze, perché è la scuola che forma i cittadini. Le scuole rappresentano il futuro delle nuove generazioni; per gestire il futuro il Partito Democratico chiede un forte investimento su scuola e giovani, non esiste altra strada. Così come non esiste altra strada, per accompagnare la riapertura della scuola, che assicurare tutti, ogni schieramento politico presente in questo Parlamento, il proprio sostegno e il proprio aiuto a questo obiettivo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, signora Ministro, ormai mancano pochi giorni al fatidico 14 settembre, dove si inizierà il nuovo anno scolastico. Avremmo sperato e auspicato come Fratelli d'Italia un inizio diverso, un inizio migliore, più tranquillo, più sereno; e invece a pochi giorni dal 14 settembre vediamo che da tantissime parti, dai dirigenti scolastici, dai comuni arriva un grido disperato, perché non sanno se riusciranno ad aprire le scuole e chiedono dei rinvii: questo non è sicuramente l'inizio dell'anno che Fratelli d'Italia avrebbe sperato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Fratelli d'Italia da sempre, dall'inizio di questa pandemia, ha avanzato delle proposte che sono state spesso inascoltate.

E adesso ci viene da dire: “noi l'avevamo detto”, ma non è consolante in una situazione del genere dire che noi l'avevamo detto. E lei non si deve offendere dicendo che è propaganda elettorale se l'opposizione, se Fratelli d'Italia si preoccupa per milioni di studenti, milioni di docenti e milioni di famiglie che stanno in una situazione così confusa e così precaria. Affermiamo che ci sono tantissimi problemi relativamente alle cattedre e cominciamo da qui ad analizzare i problemi di questa difficile riapertura. Abbiamo tantissime cattedre vuote - si parla di 60 mila sulle 84 mila assunzioni -, cattedre vuote che peseranno sull'inizio regolare di quest'anno scolastico. Abbiamo una chiamata veloce che purtroppo si è rivelato un flop, perché sono state poche le domande, sono stati comunque pochi gli insegnanti che intendono volontariamente trasferirsi in un'altra regione per starci cinque anni; quindi anche questa chiamata veloce è stata un fallimento. Poi, abbiamo il problema degli insegnanti di sostegno, gli specializzati sul sostegno che mancano e non sono sufficienti e in tutta questa situazione, dove la mancata stabilizzazione dei precari ha portato a questo punto, ci sono stati tantissimi problemi nelle graduatorie provinciali (errori e minacce di reclami); non è stata sicuramente una bella situazione quella che ha accompagnato, una situazione di un precariato che, purtroppo, rimane problematico. Queste cattedre vuote sono un monito, Ministro, e ci sono anche problemi per la mancanza di collaboratori scolastici, che hanno una funzione importantissima, cioè accompagnare i ragazzi a scuola, farli uscire, sanificare gli arredi; quindi, che manchino dei collaboratori scolastici per la sicurezza dell'inizio delle scuole è sicuramente un problema grave.

Le incognite sono tante; abbiamo l'incognita degli spazi e noi di Fratelli d'Italia avevamo presentato un emendamento, poi rigettato, proprio per accelerare l'organizzazione dei nuovi spazi, per chiudere gli accordi con gli enti locali, per mettere in atto quei lavori sull'edilizia leggera che adesso avrebbero potuto sicuramente agevolare il reperimento di nuovi spazi. Quindi, ci saranno ancora tante classi sovraffollate e il problema del distanziamento, che il comitato tecnico scientifico dice essere una delle regole più importanti, esiste ed esiste perché ci sono stati dei ritardi. Bisognava partire prima, bisognava ipotizzare prima nuovi spazi.

Andare a reperire spazi al di fuori degli istituti è stato un problema, come dicono i dirigenti scolastici: non è stato facile e non è stato agevole. C'è, poi, l'incognita dei banchi. Io non voglio stare qui di nuovo a tornare su un problema su cui Fratelli d'Italia ha fatto un'interrogazione, ma veramente questa questione dei banchi diventa ridicola. Noi non possiamo pensare che manchino i banchi dopo un appalto presentato in pompa magna e che addirittura la data per poter riconsegnare sia a novembre. Novembre, signor Ministro, è una data lontana: la scuola dovrebbe iniziare tra cinque giorni e i banchi non possono arrivare a novembre! D'altronde, per quantitativi così enormi in tempi tanto stretti era molto prevedibile che sarebbe stato impossibile ottenerli. Quindi, abbiamo tantissime incognite: le incognite sull'uso delle mascherine, sulla misurazione della temperatura, che andrebbe fatta a scuola coi termoscanner e non una casa; la problematica relativa ai test seriologici e, in tal senso, Fratelli d'Italia ha presentato un ordine del giorno proprio affinché gli insegnanti abbiano l'obbligo di fare questi test sierologici e anche in maniera gratuita. Fratelli d'Italia aveva proposto anche una cosa molto semplice, cioè il medico, una struttura sanitaria, all'interno delle nostre scuole; ciò sarebbe stato importante, sarebbe stato un segnale importante e rassicurante di controllo per affrontare questa emergenza, ma anche questa proposta non è stata ovviamente accolta.

Quindi la nostra preoccupazione è giustificata, perché si sente parlare di ritorno alla didattica a distanza anche se non ci sono le condizioni epidemiologiche per poterla fare. La didattica a distanza, lo abbiamo ripetuto più volte, è uno strumento d'emergenza, ma sicuramente penalizza troppo gli studenti fragili, gli studenti bisognosi, gli studenti disabili che, nel loro isolamento, si portano dietro delle problematiche che saranno poi difficili da superare. Quindi, ci auguriamo che ci possa essere un ritorno in presenza.

Fratelli d'Italia si preoccupa delle famiglie. Le famiglie subiranno disagi, i disagi di una scuola che riaprirà a metà, con turnazioni e ingressi posticipati. Molte scuole saranno senza il tempo pieno e questo è sicuramente un allarme per le famiglie, che devono conciliare i tempi e organizzare il loro lavoro. Ci saranno problemi relativi alle mense, che poi andranno a incidere anche sul tempo pieno. Questa non è propaganda politica: queste sono preoccupazioni legittime che Fratelli d'Italia ha per le famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E se davvero si andasse incontro a scenari di questo tipo, andrebbero rinforzati i servizi sociali - il bonus babysitter, i congedi - perché ormai, da quello che dicono anche i virologi, col virus bisognerà convivere. Non dobbiamo ragionare più come all'epoca del lockdown: ci vogliono misure sociali stabili e strutturate per aiutare le famiglie ad affrontare il contagio e il virus. Quindi, Fratelli d'Italia chiede queste misure di sostegno per le famiglie, chiede il bonus babysitter, proprio perché va affrontata in maniera strutturale questa emergenza.

In conclusione, signor Presidente, i ritardi e il caos hanno portato a questa situazione, a una responsabilità di Governo che ha portato la scuola sull'orlo del precipizio. Il Presidente Conte ha appena detto, in un comunicato stampa, che non c'è motivo per essere pessimisti. I motivi, purtroppo, per essere pessimisti - e li ho appena elencato brevemente in questo intervento - ci sono. Ci sono motivi di preoccuparsi, motivi che agitano le famiglie, gli insegnanti e gli studenti. Noi crediamo, però, che ci sia la volontà da parte di Fratelli d'Italia di auspicare un inizio della scuola, un inizio della scuola perché se non inizia la scuola in presenza, difficilmente riprenderà a camminare anche l'Italia. Il futuro è nelle mani dei nostri giovani e i nostri giovani devono assolutamente ritrovare la loro comunità scolastica. Per fare questo, però, ci sarebbe voluta più attenzione, ci sarebbero voluti meno ritardi e meno confusione. Il Governo prenda atto di questa grande responsabilità che ha e, purtroppo, se il Presidente Conte non è pessimista, Fratelli d'Italia è molto pessimista e attenzionerà questa situazione della scuola in continuazione perché la scuola sta a cuore a Fratelli d'Italia, una scuola che riinizi, che riinizi a riacquistare quella normalità ormai perduta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Signora Ministra, colleghi, ci siamo. La scuola riapre, ma è fondamentale che non richiuda e che non si torni alla didattica a distanza. Per questo servono test rapidi, tamponi subito disponibili per le scuole, serve personale sanitario a disposizione dei dirigenti scolastici qualora ce ne fosse bisogno - e sappiamo che il virus circola e circolerà fino a quando non avremo un vaccino disponibile per tutti - ma soprattutto servono test e vaccini, quando saranno disponibili, obbligatori per tutto il personale scolastico (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

Signora Ministra, lei ha detto giustamente: “Non politicizziamo il tema scuola”. Guardi, è giusto, giustissimo, fondamentale e sarà fondamentale dal 14 settembre in poi questo tema. Però, glielo dico con franchezza: facciamolo tutti, ma proprio tutti. Si riapre la scuola, ma più che solo la riapertura di un percorso nozionistico, di un luogo fisico - e l'abbiamo detto più e più volte - si riparte e si riapre un percorso educativo. Parliamo spesso - ed è anche comprensibile - di scuola come un luogo che consente ai ragazzi di avere una conoscenza, nozioni, ed è giusto. Come genitori parliamo della scuola come un luogo che ci consente di andare al lavoro: giusto. I sindacati ne parlano come un luogo di lavoro.

Sono tutte cose giuste. Manca, però, spesso nel dibattito pubblico il richiamo al fatto che gli anni della scuola coincidono per ogni ragazzo con il percorso educativo che lo accompagnerà per tutta la vita. Il tema contingente, attuale, oggi, è sicuramente la riapertura e, aggiungiamo noi, la non chiusura al primo caso di positività nella scuola. Per questo è fondamentale, però, non lasciare soli, come Paese, i presidi e i docenti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico), cioè coloro che devono affrontare i casi che accadranno - statistiche alla mano - nelle scuole. Ho visitato tante scuole, fisicamente, soprattutto, le scuole superiori delle periferie, delle grandi città: i nostri dirigenti e i docenti stanno lavorando, si riparte, ma tante domande e tanti interrogativi le scuole ci stanno facendo. Occorre rispondere. Il metro di distanza - non voglio più dire niente sul tema - comporta che, in media, 4-5 ragazzi di molte classi non faranno scuola in presenza, la faranno a distanza, o a casa loro o, spesso, in altre stanze della scuola stessa. Guardi, quella è scuola, ma non è percorso educativo. Per questo, basta con la didattica a distanza e, quindi, per l'ennesima volta, facciamo l'appello: quel metro di distanza si riveda, consentiamo a tutti, ma proprio a tutti i ragazzi di stare in presenza.

Inoltre, non è chiaro per niente il percorso educativo in presenza con gli insegnanti di sostegno per tutti i ragazzi con disabilità, tema per noi fondamentale, perché la scuola è per tutti, nessuno escluso. Un terzo delle cattedre, 50 mila su 150 mila, saranno in deroga sul sostegno; almeno la metà di quelle 50 mila cattedre dovrebbe passare in organico di diritto. E ancora, sul piano educativo individualizzato, attenzione, signora Ministra, attenzione nel decreto a centralizzare e non puntare sull'autonomia e sul dialogo con le famiglie e le associazioni che si occupano di disabilità.

E ancora, la stanza COVID c'è, il responsabile COVID c'è, manca però la certezza su cosa fare qualora un ragazzo presenti dei sintomi. Chi conosce la scuola sa come funziona, e non parlo solo dei professionali o delle scuole di periferia: si chiama spesso i genitori a casa e alcune volte non rispondono, non possono venire, hanno da lavorare. Cosa accade? Un preside cosa deve fare? Chiude tutta la scuola? Tra una procedura e la realtà, spesso, c'è molta differenza e questa differenza rischia di non far ripartire tutta la scuola. E così, ancora: se c'è un caso positivo su 25 ragazzi e dieci docenti, che succede? Chiudiamo tutta la classe? Servono tamponi subito, immediati. Chiudiamo tutta la scuola di 1.200 ragazzi? Perché “contatti stretti” è un concetto molto soggettivo e non può essere interpretato dal singolo docente, ma nemmeno dal singolo dirigente scolastico.

E poi, ancora: 50 o 60 mila delle 85 mila cattedre vacanti disponibili sono rimaste deserte, andranno a supplenza, continueranno ad andare a supplenza fino a quando non si cambierà il modo di formare e reclutare il personale docente. La strada c'era, il Governo Renzi la strada l'ha creata: il Governo giallo-verde, qualche mese fa, l'ha distrutta completamente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ministra, basta con il dire che, da settembre 2019, si è fatto tutto e prima c'era il deserto, perché non è stato affatto così. Ci sono stati anni in cui - e parlo per presa diretta, dal 2014 al 2018 - i Governi Renzi e Gentiloni sulla scuola hanno investito e tanto (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico) e hanno provato a fare tante riforme, qualcun altro le ha cancellate completamente.

Sui concorsi l'abbiamo sostenuta, aveva ragione e abbiamo ragione, ma il Ministero che dirige deve fare la sua parte. Le date dei concorsi dovevano essere note a maggio, poi a luglio, poi a settembre, oggi ci dice a ottobre (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Bene, facciamoli i concorsi. I principi, anche quelli giusti - e fare i concorsi è un principio assolutamente giusto, giustissimo, sacrosanto - cadono se non diventano concreti. Il tema contingente è oggettivo, l'ho detto, lo ribadisco, è reale, non semplice e ha a che fare con la realtà oggettiva: a chi dice che va tutto male ricordo che, per un anno e mezzo, sulla scuola si è si è investito, si è prodotto, si è argomentato, si sono messe risorse con una cifra tonda: zero. Quindi, non prendiamo lezioni proprio da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ma, oltre al contingente, il percorso educativo ha bisogno anche di una visione, di un progetto, di un'idea: non basta riaprire, se non diamo un'anima al percorso. Le risorse sono fondamentali, ne sono arrivate tante, ne arriveranno tante, ma per fare cosa? Più insegnanti? Utilissimo, ma che sia selezione vera, perché a scuola devono entrare i più bravi, i più motivati, i più preparati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva) e, sul punto, è essenziale anche discutere del contratto degli insegnanti e della loro retribuzione. Merito, valutazione, selezione e formazione, abilitazione, concorso ogni due anni, devono essere le parole chiave della discussione. Fondamentale è riaprire, certo, non chiudere altrettanto, ma anche avere una visione della scuola, perché è fatta per i ragazzi, non deve puntare alla mediocrità, ma assolutamente al meglio (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Aiutiamo tutta la scuola, statale e non statale, basta con la visione ideologica: sono tutti importanti i nostri ragazzi e ci fa piacere oggi aver sentito che, ieri, ha firmato il decreto per le risorse aggiuntive che tutti noi, compresa soprattutto Italia Viva, ha chiesto nel precedente decreto di agosto. Se vogliamo che la scuola risponda ai bisogni dei singoli territori, dei singoli ragazzi, è giusto trovare risorse, è giusto trovare più insegnanti, selezionarli, il personale ATA, ma serve più autonomia scolastica. Fidiamoci di docenti e dirigenti: loro sanno di cosa c'è bisogno per rispondere al bisogno educativo anche del singolo ragazzo. Fiducia e speranza sembrano un controsenso in questo momento, ma questi duecento giorni di chiusura della scuola ci hanno fatto riscoprire, paradossalmente, l'importanza della scuola, l'importanza dei rapporti tra ragazzi, tra ragazzi e docenti. È il percorso educativo di cui in premessa.

Quello che serve è una classe politica e un Paese che, non nascondendo problemi reali e contingenti, errori fatti e possibili e probabili prossimi problemi, però possa guardare al futuro, lavorando e proponendo con fiducia e speranza. I ragazzi di oggi, adulti di domani, hanno bisogno proprio di fiducia e speranza e se li aspettano da noi adulti (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, come ho già avuto modo di dirle in occasione di una precedente informativa in quest'Aula, considero il suo ruolo, quello di chi in questo momento è chiamato al governo del Paese in una situazione così complessa, un ruolo delicato, difficile da svolgere e sono qui a testimoniarle il mio apprezzamento per il lavoro che le riconosco, per l'impegno che lei ha messo e sta mettendo perché, in questa situazione così difficile, tutto possa andare per il meglio.

La scuola, come lei ha ricordato, è al centro del dibattito pubblico come non era mai accaduto prima ed è conseguentemente, per questa ragione, anche al centro dello scontro politico. Vorrei dire che è difficile evitare che questo accada, per una ragione molto semplice: perché la scuola è una dimensione della politica per eccellenza, la scuola, come ha ricordato l'onorevole Nardelli, è la più importante infrastruttura civile, culturale, sociale di questo Paese. Con la scuola ha a che fare l'intera società italiana, ciascuno e ciascuna di noi incrocia la scuola per qualche ragione: la incrocia perché lì si forma, ci studia, perché lì lavora, la incrocia per ragioni diverse, ma ha, nella scuola, un punto di riferimento centrale rispetto all'organizzazione complessiva della vita di un Paese. È, dunque, naturale che sulla scuola, su questa dimensione così importante, si concentri anche lo scontro politico, tanto più in un momento come quello che stiamo attraversando.

È questa la ragione per cui credo che più che invitare ad evitare che, su un tema così rilevante, si accenda il dibattito tra noi, occorre forse più semplicemente ricordare ad una parte di questo Parlamento, che legittimamente fa anche la sua campagna elettorale sulla scuola, che, sulla scuola, si sono misurate, nella storia di questo Paese, posizioni diverse, scelte diverse.

Io direi, per esempio, ad una parte della destra italiana, che dovrebbe fare i conti, più che con quello che accade oggi, con quello che è accaduto quando quella parte politica governava questo Paese, quando il Governo delle destre, con la legge n. 133 del 2008, dette il via a quello che oggi conosciamo con i nomi di dimensionamento scolastico, migliaia di istituti accorpati e cancellati; quando con quella legge fu aumentato il numero degli alunni per classe, e sappiamo quanti danni ha provocato quella scelta, quando, con quella legge, col maestro unico fu inferto un pesante taglio agli organici della scuola italiana. La liquiderei così questa questione. E nello stesso tempo, però, Ministra, la vorrei invitare ad affrontare la delicata fase che stiamo attraversando con qualche tratto di maggior realismo, la dico così. Non credo che serva a nessuno di noi immaginare che tutto ciò che è stato fatto è stato fatto nel migliore dei modi, che tutto ciò che quotidianamente viene sollevato come elemento problematico rispetto alla delicata fase che si presenta di fronte a noi è solo frutto di un atteggiamento strumentale, perché temo che non sia utile. È del tutto evidente che abbiamo dei problemi, e alcuni sono inevitabili, ho già avuto modo di dirlo. Il virus c'è, è inutile che facciamo finta che non ci sia, lo dico al collega Toccafondi. Così come è inutile pensare che si risolve il problema, abbassando gli standard di sicurezza. L'ho detto: rivediamo il metro, poi rivediamo i 50 centimetri, poi rivediamo tutto e non avremo problemi, ma non risolviamo il problema decisivo che ancora una volta la collega Piccoli Nardelli ha posto in evidenza, cioè la necessità di mettere sullo stesso piano la tutela della salute pubblica col diritto allo studio, alla formazione dei giovani e delle giovani di questo Paese. Abbiamo dei problemi perché il virus c'è, perché sappiamo che la sicurezza assoluta non l'avremo mai. E questo è il motivo per cui, per esempio, trovo folle la polemica sui banchi, anche qui l'ho già detto. Badate, folle in entrambe le direzioni: folle quando si pensa che i banchi siano la soluzione di tutti i nostri problemi, folle quando si indica nella scelta di comprare un po' di banchi nuovi - vivaddio, mi pare solo una buona notizia - una scelta addirittura negativa rispetto alla condizione della scuola. Eppure, io credo che noi dobbiamo dirci che le criticità ci sono, perché i problemi della scuola hanno una storia lunga, perché ci sono cose che ancora non abbiamo fatto, perché il livello di investimenti non è ancora sufficiente rispetto al carattere strategico di questa infrastruttura, perché alcune scelte non sono state fatte; non sono state fatte in questa legislatura, con il precedente Governo e con questo Governo e questa maggioranza, alcune scelte che avremmo potuto fare. Avremmo potuto, per esempio, decidere per tempo di dimezzare gli alunni per classe, di aumentare ancor di più l'organico di diritto oltre che di fatto, magari evitando qualche scivolone su cui spero si voglia tornare al più presto, come quello che prevede la possibilità di licenziare gli insegnanti assunti in più per gestire questa fase qualora ci sia un nuovo lockdown. Mi rivolgo al Parlamento, a tutti, maggioranza e opposizione, perché magari su questo si intervenga. Non mi pare un grande segno, rispetto alla necessità di avere un approccio strutturale agli interventi di cui abbiamo bisogno. Avremmo potuto, lei lo sa - su questo, come si vede, come abbiamo appena ascoltato, ci sono posizioni diverse che attraversano la maggioranza e l'opposizione -, intervenire diversamente sulla stabilizzazione dei precari, perché inevitabilmente, con i tempi che abbiamo e in questa condizione, oggi ci troviamo ancora a dover supplire alcune carenze. Lo so, non è che avrebbero risolto i problemi, non è che se li avessimo stabilizzati tutti o avessimo fatto così - per chi pensa che bisognava fare per forza così, anche con chi ha anni e anni di esperienza e concorsi - a luglio avremmo risolto tutti i problemi, perché sappiamo che non li avremmo risolti, ma forse li avremmo ridotti. Allora penso che noi - e chiudo - dobbiamo ancora una volta - è l'ennesima volta che faccio questo appello - cogliere questo passaggio, le sue criticità, che, ripeto, ci sono, che riguardano l'incertezza sulle procedure, che riguardano la difficoltà delle singole scuole, che spesso vivono condizioni diverse, le une dalle altre.

Lei ha ragione, Ministro, non è vero che verrà cancellata la mensa in tutte le scuole, ma è vero che ci sono scuole in cui il tempo prolungato, le attività complementari e le mense verranno cancellate. Nella scuola di mio figlio accade questo, per esempio: c'era il tempo complementare - non era un tempo pieno -, attività complementari e, di fronte alle difficoltà, sono state cancellate, quindi non ci sarà la mensa, l'orario diventerà un orario dimezzato. Non è che penso che sia un complotto crudele contro i diritti dei genitori e degli studenti; colgo la complessità, vedo le difficoltà. Allora, però, di fronte a queste difficoltà, che temo cresceranno ulteriormente, più che pensare che su questo non si sviluppi il conflitto, lo scontro, la dialettica politica, proviamo a costruire fin da ora, colmando i ritardi che pure anche noi abbiamo accumulato, elementi di intervento strategico, una riforma strutturale dei meccanismi di immissione in ruolo, di reclutamento e di formazione, un piano pluriennale di assunzioni che faccia i conti con la qualità e con i diritti, che non sono necessariamente in contrapposizione. Pure su questa storia, non è che garantire qualità significa che chi ha un'esperienza, magari costruita nel tempo, quella qualità non la possiede, perché, badate, la qualità è fatta di sapere ma anche di esperienza, di pratica, in un ruolo delicato come quello dell'insegnante. Facciamo di questo terreno, di questa vicenda il terreno strategico su cui immaginare la costruzione di un Paese nuovo, migliore, diverso da quello che abbiamo conosciuto, ciascuno con le sue responsabilità, ciascuno con le sue posizioni. È possibile farlo. In prospettiva avremo anche risorse che possono essere efficacemente messe a disposizione di questo percorso. Su questo, il Parlamento, questo Parlamento, a prescindere dalle collocazioni delle singole forze politiche, giocherà nei prossimi mesi una partita decisiva e giocherà anche parte della sua credibilità. Lì vedremo quanto anche gli elementi della polemica quotidiana, poi, al momento delle scelte, saranno in grado di convergere rispetto a soluzioni che ancora una volta magari non risolveranno ogni problema ma faranno fare un passo avanti rilevante alla scuola italiana e dunque alla società italiana e a tutti e a tutte noi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Signor Presidente, signora Ministro, io ho quattro minuti per parlare della cosa che ritengo più importante per lo sviluppo del nostro Paese e per la vita dei suoi cittadini: la scuola. Lei, signora Ministro, ha avuto sei mesi di tempo per organizzare una riapertura ordinata della scuola. Le scuole apriranno certo il 14 settembre, in alcune regioni, ma è incredibile la superficialità con la quale ciò che, a parole, viene definito il primo investimento di un Paese è stato trattato, anzi bistrattato. Mi scusi, l'opposizione fa il suo mestiere, fa bene e fa bene a lei che governa, e anche alcuni interventi della maggioranza, se li ha ascoltati, penso a Toccafondi, all'onorevole Piccoli Nardelli, all'onorevole Fratoianni. Ma se è tutto a posto, se è tutto tranquillo, perché cinque regioni hanno deciso di aprire il 24 settembre? Perché oggi i presidi del Lazio le chiedono di rinviare l'apertura? Se è tutto a posto, gli 850 mila ragazzi che non hanno fatto scuola a distanza? Aveva quegli occhi presenti anche lei? L'allarmismo che giustamente dice non va fatto, perché lo avete creato in tutto questo tempo? Io sono intervenuto in quest'aula, chiedendo la riapertura delle scuole il 9 aprile. Più volte ho chiesto, se proprio non si voleva riaprire, come altri Paesi stavano facendo, che almeno ci si mettesse a lavorare da subito - da subito! - per preparare il ritorno a scuola di 8 milioni e mezzo di studenti. Lei in quest'Aula rispondeva che, forse, a settembre si sarebbe riaperto e, forse, continuato con la didattica a distanza. Il problema, forse, lo dico, è che lei per prima o il suo Governo non ci credeva, che lei per prima non era convinta della necessità assoluta, indispensabile di far tornare i ragazzi a scuola. Allora, a proposito di politicizzazione, ci si è messi a parlare di banchi, con o senza rotelle, ma anche qui con ritardo.

Il mitico, il miticissimo Comitato tecnico-scientifico dà delle indicazioni il 22 giugno, due mesi e mezzo dopo la chiusura delle scuole. Due mesi e mezzo per pensare se anche a scuola vi sarebbe dovuto essere il distanziamento fisico tra un alunno e l'altro, tra un banco e l'altro. Poi un rimpallo tra lei e il commissario straordinario - straordinario! - Arcuri, per cui il 20 luglio viene bandita la gara per 3 milioni di banchi monoposto, la consegna prevista è il 30 agosto, annuncio a tutto il mondo, a proposito di politicizzazione. L'8 settembre bisogna consegnarli e adesso è a fine ottobre. Nel frattempo, glielo dico, alcuni presidi volonterosi e ordinari hanno chiamato il falegname e hanno tagliato il banco a metà; conteneva due posti, ne hanno fatti due banchi da un metro, da un posto per uno. Sì, perché a scuola si può stare al limite con un mese o due senza banchi, ma non si può fare la scuola senza professori. Dobbiamo scoprire a fine agosto che mancano 60 mila professori? E non gettiamo la croce su di loro. Certo, ci sono quelli che non vogliono trasferirsi, quelli che non vogliono tornare in classe, quelli che durante il lockdown, invece di fare didattica a distanza, hanno preso le distanze da colleghi, studenti, scuola, ma non sono certo la maggioranza, lei lo ha detto; e in ogni caso non è responsabilità loro coprire i vuoti di organico. A che cosa hanno lavorato nel suo Ministero - è una domanda da neofita - in questi mesi? Al pur lodevole progetto di inserimento dell'educazione civica nei curricula scolastici? A tutto ciò si aggiunge il grande dilemma, che sta creando confusione nelle famiglie, su che cosa fare se uno studente risulta positivo. Qui tutti si prodigano a stendere protocolli incomprensibili, anche se la rivista più autorevole del mondo Science dice che nessuno lo sa. Ma le sembra possibile che per questo tipo di decisione si debba gravare sui presidi, mentre vi è l'ostinazione del partito, l'unico partito in questo Parlamento che si ostina a rifiutare i 37 miliardi del MES (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Forza Italia-Berlusconi Presidente) con i quali si poteva rimettere in piedi una struttura di medicina scolastica! Abbiamo passato mesi a discutere dell'indispensabilità della medicina territoriale, ma le scuole non sono sul territorio? Ma il passato, che pur pesa, è passato. Voglio finire ricordandole il titolo di una fortunata trasmissione televisiva, grandissima trasmissione televisiva, “Non è mai troppo tardi” del grande maestro Manzi. Non è mai troppo tardi - e qui veniamo nella fase propositiva - per abbandonare - glielo dico con forza - l'ideologia statalista e centralista che ha guidato in tutti questi mesi l'operare di questo Ministero, le sue scelte (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Si fidi della scuola, si fidi della scuola, si fidi dei suoi presìdi e dei suoi professori. Si fidi un po' meno - lo ha fatto, ha iniziato a farlo - dei sindacati. Dia concretezza, finalmente, all'autonomia di cui hanno il diritto, perché chi è vicino al bisogno degli studenti e delle famiglie conosce meglio di qualsiasi funzionario centrale i loro bisogni e sa strutturare al meglio le risposte di cui necessitano. Lavori, lavori perché sia effettivamente superata la dicotomia scuola paritaria e scuola statale. La scuola è pubblica, è la nostra risorsa, sia paritaria che statale!

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Superi quel dogma - e concludo - dello statalismo che ha ridotto gli insegnanti da docenti a funzionari. Consenta, per esempio, ai presidi di assumere direttamente in base alle esigenze dell'organico reale. Paghi di più - è semplice, abbiamo tanti soldi - chi accetta di trasferirsi da lontano. E concludo, perché questa è la sfida vera: una preside ieri ha convocato i suoi genitori e ha detto: “ora che abbiamo deciso come farli entrare e come farli uscire, vogliamo finalmente occuparci di che cosa succede dal momento in cui entrano e dal momento in cui escono”. Questa è la cosa più importante, l'educazione, la formazione, il contenuto didattico. È su questa sfida che vogliamo confrontarci insieme, su questa sfida, riconoscendo gli errori del passato, che si sono fatti anche adesso…

PRESIDENTE. Lupi, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). …smettendola di politicizzare e smettendola di dire che chi le rivolge critiche lo fa solo per ottenere consensi. Chi le rivolge critiche lo fa perché vuole bene alla scuola, come dovrebbe volerle bene lei. Si rimetta in discussione e allora individueremo insieme, maggioranza e opposizione, la strada su cui ripartire (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Ministra, del lavoro svolto e dell'impegno umanamente straordinario che lei ha dedicato in questi mesi per affrontare problemi oggettivamente complessi, perché affrontati in breve tempo tutti insieme e in una grande allerta sanitaria. Oggi, con la riapertura della scuola, noi abbiamo un grande compito di riequilibrare quello che la pandemia ci ha disequilibrato, ovvero questa pandemia ci ha costretto ad affrontare la scuola soprattutto nella sua funzione di contenimento sociale. Noi oggi dobbiamo rilanciare la scuola nella sua funzione educativa; che il primo giorno di scuola sia davvero il ritorno a una comunità educante, ma non solo. Noi, come lei ha detto, dobbiamo pensare in modo strategico. Noi stiamo mettendo a punto il Recovery Fund, chi porterà avanti tutte le riforme del Recovery Fund sono i ragazzi. Noi dobbiamo partire urgentemente con una grande indagine sulla scuola insieme ai nostri ragazzi, con il coraggio di porre a loro, in un modo semplice, con i linguaggi che i ragazzi conoscono, i veri nodi della riforma della scuola, ma con il coraggio di porre a loro le questioni su cui noi ci stiamo interrogando, perché il nostro Paese è terra di grandi maestri, grandi educatori che non possono restare fuori dalle nostre aule, da Montessori a Rodari, da don Milani a tanti altri. Quindi, poniamo a loro queste questioni e accediamo alle loro intuizioni, perché le intuizioni umane consistono nel riconoscere modelli, e noi abbiamo bisogno di nuovi modelli; però non possiamo non dare la centralità ai ragazzi nel ripensare la scuola. Un'ultima cosa: siccome lei sa che ogni scelta organizzativa contiene e si basa su visioni pedagogiche sempre e comunque, è una piccola cosa che le chiedo, ma è importante. Con la riapertura della scuola ci sarà la rilevazione della febbre con il termoscanner. Bene, che il termoscanner non sia puntato alle tempie, perché i bambini hanno paura, ce lo stanno dicendo. Sono piccoli accorgimenti straordinariamente importanti. Ogni gesto delle misure di sicurezza nella scuola deve avere quell'accortezza che sono anche scelte educative (Applausi di deputati del gruppo Misto).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Buongiorno, Ministro Azzolina. Nelson Mandela sosteneva che c'è un solo modo per svelare l'anima di chi governa una nazione, cioè osservare come si trattano i bambini e gli insegnanti. L'anno scolastico è iniziato, come lei ha detto, e anche a causa dell'emergenza sanitaria i concorsi, dobbiamo dirlo, non sono stati espletati in tempo per assicurare alla scuola un corpo docente adeguato e stabile per programmare tutte le attività didattiche a partire dal 1° settembre, a beneficio degli studenti. Tale disagio, ahimè, si amplifica se facciamo riferimento all'emergenza sostegno, su cui focalizzerò il mio intervento per il poco tempo a disposizione. Devo constatare, purtroppo, e devo dire anche con grande rammarico, come questa emergenza di fatto non sia stata mai affrontata nella prima stesura dei decreti in materia di scuola, rilancio e semplificazione, e a nulla sono serviti i vari emendamenti proposti, a mio parere meritevoli di grande attenzione, tra cui uno a mia firma, per cancellare, tentare di cancellare o quantomeno arginare l'emergenza sostegno, che avrebbe apportato, tra le altre cose, un notevole risparmio economico, lo snellimento delle procedure dovuto a docenti specializzati che hanno già sostenuto e superato tre prove concorsuali altamente selettive. E poi la tutela dei diritti degli studenti con disabilità, delle loro famiglie e anche dei docenti specializzati nel rispetto della legge n. 104 del 1992, con l'obiettivo dichiarato di realizzare una scuola sempre più inclusiva.

Ministro Azzolina, le do atto che lei ha girato in lungo e in largo l'Italia per il suo lavoro e anche il sottoscritto - lo dico molto sommessamente - è in continuo contatto con le famiglie degli studenti con disabilità, con i docenti, con gli operatori sul sostegno che avevano riposto la loro fiducia in questi decreti, con la speranza che il Governo agisse tempestivamente per assicurare stabilmente docenti e operatori specializzati agli studenti con disabilità.

Io, vede, sono tra i firmatari dell'appello al Presidente Conte, titolare della delega, come è noto, per le disabilità. E confido in un suo intervento sollecito e risolutivo, di concerto con lei, però, Ministro, perché io sono certo che lei sia perfettamente consapevole che i docenti specializzati, unitamente agli assistenti all'autonomia e alla comunicazione, che vivono in una situazione di precariato infinito, sono un prezioso strumento per rimuovere molti ostacoli, e una risorsa che deve essere valorizzata, per concretizzare il progetto di vita degli alunni con disabilità e per la costruzione di una scuola davvero, davvero inclusiva. Nessuno deve rimanere indietro - lo ha detto lei, nel suo intervento -, sono assolutamente d'accordo, però esorto tutti affinché questo non rimanga un solo slogan, ma il grande obiettivo da raggiungere. Io la ringrazio per l'ascolto e ringrazio il Presidente per avermi concesso l'intervento.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 14,30.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana.

I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato) (A.C. 2648)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2648: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale.

Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il collega Antonio Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Siamo chiamati a dichiarare la fiducia al Governo, richiesta in riferimento alla conversione del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, il cosiddetto decreto Semplificazione, che introduce effettivamente molteplici novità, che vanno dal campo degli appalti all'edilizia, fino alla digitalizzazione delle procedure amministrative.

L'obiettivo dichiarato è snellire la burocrazia, che attanaglia imprese e contribuenti nel rapporto con gli organi delle pubbliche amministrazioni, e implementare la green economy. Come sempre, la componente MAIE, che rappresento, in questa fase si limita a valutare l'opportunità di concedere la fiducia, mentre nel merito del provvedimento entreremo domani in sede di dichiarazione di voto.

Come ho sostenuto altre volte, votare la fiducia significa sostenere l'attività di un Esecutivo che si trova a gestire la peggiore emergenza dei nostri tempi, che - dobbiamo riconoscerlo - non ha fatto e non fa sconti a nessuno, come tuttora ci giunge notizia da tutto il mondo. Il MAIE, quindi, voterà la fiducia al Governo, perché ne condivide l'azione, per quanto dura, dolorosa, talvolta non perfettamente centrata, e ritiene di dover sostenere lo sforzo di cercare soluzione agli innumerevoli problemi, che si sono presentati e che si presenteranno, ahimè, in futuro, perché la battaglia è lunga, difficile e niente affatto vinta.

Come ho detto, domani ci esprimeremo nel merito del provvedimento, per il quale, non potendo presentare emendamenti, abbiamo inoltrato due ordini del giorno. Per il momento ribadisco, Presidente, - e concludo - l'appoggio al Governo, dichiarando il voto favorevole alla fiducia richiesta

PRESIDENTE. Onorevole Giannone, prego.

VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento ha posto, a nome del Governo, la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti, articoli aggiuntivi e via dicendo, del cosiddetto “decreto Semplificazioni”. Si può dire che, ormai, la partita Governo-Parlamento si gioca a suon di colpi di fiducia, tanto che gli stessi parlamentari di maggioranza abbiamo visto hanno sollevato forti polemiche in questi giorni. In questo periodo, più che mai, io credo che il Governo stia facendo un largo uso del voto di fiducia, seppur il diritto costituzionale insegni che il voto di fiducia dovrebbe essere una circostanza eccezionale e non una prassi, per velocizzare l'iter di approvazione dei decreti e ridurre il dibattito parlamentare. Se, da una parte, poi, è condivisibile l'idea della base del provvedimento, ovvero quella di semplificare alcuni processi, dall'altra, l'impianto complessivo dell'articolato mostra numerose criticità.

Riporto degli esempi. Le modifiche introdotte al codice della strada dal “decreto Semplificazioni”, tra cui gli autovelox fissi anche nelle strade di quartiere, dove, visto i limiti minori di velocità delle strade urbane - che solitamente sono a 50 chilometri orari - non basta che i prefetti autorizzino il posizionamento degli stessi, ma dovremmo anche fissare il limite di velocità e l'esatta posizione della postazione di controllo, che molte volte, per i furbetti di alcuni comuni, viene inserita all'interno o dopo una curva, o non correttamente segnalata, e quindi diventa un modo per far cassa di alcune amministrazioni, in forma un po' furbesca.

Un altro degli esempi che vorrei riportare, invece, riguarda proprio una imposizione, che viene mascherata come semplificazione di quella che è una burocrazia, ma che in realtà è un'imposizione del Governo, perché non permetterà più ai primi cittadini italiani delle varie amministrazioni comunali di potersi opporre alle antenne di quinta generazione. Sia ben chiaro, si può essere favorevoli o non favorevoli all'installazione delle antenne 5G, però, comunque, una cosa è certa, ed è il diritto di potersi opporre a qualcosa per il quale non si è favorevoli. Qui, alla fine, stiamo soltanto imponendo - anzi, state imponendo - di fare qualcosa che decine, centinaia di primi cittadini con ordinanza comunale hanno già deciso di non far installare all'interno del proprio comune. Voi, in questo modo, state praticamente e semplicemente evitando di far valere un diritto sacrosanto, andando ad imporre il vostro volere: questo non è semplificare, è “imposizione”. Sulla base di ciò annuncio il nostro voto di fiducia contrario (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, colleghe e colleghi, devo confessare a titolo personale che tutte le volte che mi avvicino a provvedimenti che hanno nel titolo “semplificazione” ho sempre un misto di preoccupazione, perché spesso, nel recente passato, a grandi proclami sulle semplificazioni è poi seguito in molti casi l'esatto contrario. Quindi, da questo punto di vista, credo che bisogna maneggiare con cura questo termine che è un tema ricorrente, quasi una sorta di apriporta di tutti i problemi e soluzione di tutti i problemi italiani, in un contesto per cui, come dire, è facile individuare un nemico; il nemico è la burocrazia, nome che evoca evidentemente scartoffie, evoca figure che hanno come unico obiettivo quello di impedire che le cose possano andare avanti celermente.

Le cose, a nostro giudizio, non stanno così e bisogna, quindi, maneggiare con cura sia il termine “semplificazione” sia il termine “burocrazia”, perché spesso dietro questo termine ci sono presidi di legalità, come quando si parla, per esempio, di appalti; sono presidi di legalità di fronte a due problemi endemici, due cancri della nostra società, che si chiamano corruzione e, in molti territori italiani se non in tutti, ormai, anche infiltrazioni della criminalità organizzata negli appalti e nella vita economica. Questo è un tema che fino a qualche anno fa sembrava circoscritto al Sud, ma le ultime inchieste, ormai da anni, indicano uno spostamento verso Nord, quindi, un avvicinamento di un sistema di malaffare e di criminalità organizzata nei territori più ricchi del Paese.

È ovvio che la questione sia più ampia, che sia una questione legata al tema della riforma complessiva della pubblica amministrazione, però, detto questo, abbiamo ritenuto e abbiamo condiviso l'esigenza di affiancare ai diversi provvedimenti e ai diversi decreti che in questi mesi il Governo ha messo in campo e il Parlamento ha approvato per contrastare la crisi economica prodotta dal COVID-19, la necessità, quindi, di mettere mano anche a un tema di semplificazione, perché c'è sicuramente una questione che vale sempre, ma vale a nostro modo di vedere ancor di più in questa fase caratterizzata dalla crisi del COVID, cioè quella della velocità; da questo punto di vista, semplificare significa anche avere maggiore velocità. Poi, siamo ormai alla vigilia della definizione del piano italiano del Recovery Fund e, quindi, di un piano straordinario di investimenti. Quindi, va letto, a nostro giudizio, questo intervento come una sorta di tassello di un puzzle più ampio e necessario.

Noi abbiamo, però, posto, fin dall'inizio, una questione che non ha trovato soluzione, lo dico subito, in questo provvedimento e speriamo che la possa trovare nei prossimi e che è quella che, alla fine - passatemi la battuta - le idee camminano con le gambe degli uomini, ovvero, gli investimenti delle pubbliche amministrazioni camminano se la struttura tecnica e amministrativa segue. Noi abbiamo una questione, in questo Paese, che dovremmo avere il coraggio di affrontare con serietà: il blocco del turnover; la stagione dei tagli alle pubbliche amministrazioni, ha prodotto e ha generato un problema reale, cioè noi abbiamo una situazione in tanti uffici tecnici e in tante strutture amministrative che si è andata, via via, anno dopo anno, depauperando.

Abbiamo necessità assoluta, proprio per realizzare gli investimenti, proprio per cercare di contrastare concretamente gli effetti della crisi, di un piano straordinario di assunzioni e, qui, come dicevo prima, c'è un aspetto quantitativo e c'è anche un aspetto qualitativo: la pubblica amministrazione ha bisogno di essere ringiovanita e ha bisogno, soprattutto, di avere più tecnici, più laureati, più capacità, anche, se mi è consentito, di guardare al futuro e di accettare alcune sfide a cominciare da quella digitale; quindi, qui, da questo punto di vista, noi torneremo in ogni occasione perché per noi questa è una questione fondamentale che non può essere letta e banalizzata con: “più dipendenti pubblici”. Il problema è reale, però, perché chiunque abbia frequentazioni dei nostri comuni, delle nostre amministrazioni pubbliche sa che quello che sto dicendo non è un'invenzione, non ha un carattere strumentale; è una realtà con cui dobbiamo confrontarci, perché, se non lo facciamo, se non continuiamo a farlo, rischiamo che, alla fine, quegli investimenti, quei numeri, rimangono sulla carta, come, ahinoi, se guardiamo i piani delle grandi opere o anche delle medie e piccole opere, spesso capita in questo Paese.

Un'altra questione che è stata oggetto di una discussione molto lunga al Senato è il tema della semplificazione in materia edilizia. Voglio dire con chiarezza qual è la nostra posizione su questo, perché non ci siano equivoci: un tema è la valorizzazione e la tutela di un bene straordinario, come i nostri centri storici, un patrimonio italiano che ci caratterizza nel mondo - nel mondo non siamo l'Italia delle regioni, ma siamo l'Italia dei tanti comuni, dei tanti borghi e, quindi, da questo punto di vista, lì, ci vuole un'attenzione particolare - ma è cosa diversa da un tema invece di piano di riqualificazione delle città, e non penso soltanto alle grandi città, perché noi abbiamo un retaggio del passato, l'edilizia degli anni Settanta e Ottanta che ha oggettivamente enormi problemi statici ed estetici. Quindi, su quello bisogna avere il coraggio di intervenire e intervenire, se necessario, anche in maniera radicale. E comunque lo si legga, il contenuto del testo uscito dal Senato è comunque un miglioramento rispetto alla situazione attuale.

Così come credo che sia stato giusto aver aumentato il tempo del dibattito e della partecipazione dei cittadini rispetto alle grandi opere. Le grandi opere sono un bisogno, una necessità di questo Paese e vanno il più possibile e nella maniera migliore ricercate la partecipazione e la condivisione. Alcuni modelli come quelli francesi, per esempio, credo siano modelli virtuosi che noi dobbiamo provare, con le nostre caratteristiche e le nostre peculiarità, a seguire.

Infine, crediamo siano stati giusti in questo provvedimento, e ancora più intensificati con gli emendamenti dei colleghi del Senato, l'impulso, la spinta sul tema delle rinnovabili, perché, spesso, noi per primi, abbiamo più volte sollecitato il Governo - e il tema del Recovery Fund è sicuramente un tema centrale - sul tema della transizione ecologica, quindi, della rigenerazione in qualche modo in senso ecologico della nostra società. Per far questo però non ci si può fermare alle enunciazioni di principio, ma occorre avere una spinta forte sul tema delle rinnovabili, perché anche gli eventi meteorologici di questo mese di agosto eccezionali, in alcuni casi devo dire mai visti sui nostri territori, ci dicono che la rivoluzione climatica è in atto e, quindi, non c'è più tempo, bisogna intervenire, bisogna velocizzare e, quindi, guardare non soltanto alle cose che vanno messe in campo e costruite, ma anche a un tema su cui facciamo fatica in molti casi ad intervenire che è il potenziamento e in alcuni casi la vera e propria ricostruzione di impianti di rinnovabili obsoleti, anche perché sappiamo che questo è un settore in cui la tecnologia corre molto per fortuna. Penso al solare e a che cosa erano i pannelli di 10 o di 15 anni fa e a che cosa sono i pannelli di oggi in termini di dimensione e anche di efficienza energetica.

Crediamo che il provvedimento vada nella direzione giusta, che ovviamente non risolverà, bisogna essere onesti, tutti i problemi di semplificazione e tutti i problemi di intralci burocratici, ma crediamo sia una strada giusta che il Governo deve percorrere e che credo il Parlamento debba approvare, anche proprio perché che siamo di fronte, fra poche ore ormai, alla definizione del piano del Recovery Fund. E dico in questa sede, concludendo, signor Presidente, che il Recovery Fund non è una sfida soltanto per questo Governo, è una sfida dell'intero Paese e, se mi è consentito, è un obbligo che noi abbiamo nei confronti delle nuove generazioni, perché è una sfida che non possiamo permetterci di fallire. Per queste ragioni, il gruppo di Liberi e Uguali voterà a favore della fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, quando il 15 novembre dello scorso anno, oltre nove mesi fa, a Torino presentammo il piano “Italia Shock”, l'emergenza Coronavirus era ancora sconosciuta al Paese, ma i dati economici di previsione per il 2020 erano già sufficientemente preoccupanti. Per questo ritenemmo indispensabile chiedere con forza che al centro dell'agenda del Paese e del Governo fosse inserito il tema dello sblocco dei cantieri delle tante, troppe infrastrutture di questo Paese, già decise e finanziate, ma ferme da anni; un'operazione che avrebbe avuto un saldo positivo per il Paese, che ha gravi carenze infrastrutturali e anche di manutenzione e di controllo delle infrastrutture che detiene, lo sappiamo, lo hanno confermato tragedie che non devono ripetersi come quella del ponte Morandi, o come la vicenda di Albiano Magra, tragedia evitata solo grazie al lockdown, dove occorre ripartire in fretta perché è incredibile che si sia ancora fermi. Li abbiamo chiesti con grande forza perché quegli interventi ci diano anche l'opportunità di rilanciare il Paese e di puntare sui posti di lavoro e sull'occupazione, anziché sui sussidi che tamponano ma non risolvono i problemi. E per realizzarli, per realizzare il “Piano Shock”, abbiamo indicato una lista dettagliata di opere, una strada precisa sulla quale procedere, una strada che prevedeva commissariamenti sul modello di tre storie di successo di questo Paese: Pompei, passata alla cronaca non più per i crolli ma per il grande numero e il successo dei visitatori; l'EXPO, partito sotto le peggiori previsioni e diventato forse il successo più importante a livello internazionale del nostro Paese negli ultimi vent'anni; il ponte di Genova; e poi la riduzione dei livelli di progettazione e la riduzione dei tempi dei ricorsi. Nel corso dei mesi abbiamo subito critiche, contestazioni, scrollate di spalle, risatine a volte, da esponenti dell'opposizione come della maggioranza; abbiamo sperimentato quella che Federico Caffè chiamava la solitudine dei riformisti; eppure, abbiamo continuato a lavorare, ci abbiamo creduto, con tenacia, con forza, anche perché c'erano le grida di dolore crescenti di tanti stakeholder e un'opinione nel Paese, diffusa, condivisa, che far ripartire le infrastrutture significasse far ripartire tutto il Paese, ancora di più a maggior ragione in un momento in cui l'emergenza COVID e la pandemia hanno ancor di più depresso l'economia del Paese e consegnato dei dati economici, per questo anno che stiamo vivendo, molto difficili. Questa tenacia è stata ripagata: oggi siamo soddisfatti perché quel “Piano Shock” diventa legge con il “decreto Semplificazioni”; non completamente, certo, ci sarà ancora da lavorare, la velocità è fondamentale negli interventi, ma siamo di fronte ad un punto di partenza importante: si rafforzano il ruolo e i poteri dei commissari, si conservano le regole, questo è importante; non significa cancellare le regole, le regole rimangono e rimane un ruolo fondamentale dell'ANAC nel contrasto alla corruzione, ma facendo piazza pulita della burocrazia e dei diritti di veto. Indica al Paese una direzione che permetterà di sbloccare tante opere attese da tanti anni e in alcuni casi di decenni: la Tirrenica, la Pontremolese, la Fano-Grosseto, la diga Foranea di Genova, la Darsena Europa di Livorno, l'anello ferroviario di Roma; c'è una forte semplificazione sulle stazioni appaltanti, interventi importanti nelle città, semplificazioni sul 5G, una norma importante sugli impianti sportivi che Italia Viva ha voluto con forza e che permetterà di attrarre risorse e di costruire nuovi stadi. Ci sono cose che mancano anche. Manca il ripristino dell'unità di missione “ItaliaSicura”: noi l'abbiamo chiesta con forza, con gli 800 milioni di opere che servono per il contrasto al dissesto idrogeologico, al Sud e sul Seveso, anche recentemente esondato, e va fatta assolutamente ripartire; come si può fare di più sulla riduzione dei livelli di progettazione e sui tempi dei ricorsi. E ci sono anche delle cose che non vanno, frutto del passaggio al Senato, ne cito una per tutte: l'intervento che si è fatto sulla rigenerazione urbana, che blocca invece di rendere più facili gli interventi che servono alle nostre città.

Occorrerà procedere con forza su questa linea, insomma, e bisognerà costruire una linea di continuità tra questo intervento e quello che faremo con le risorse che ci arriveranno dall'Europa, tutte, per essere chiari: SURE, Recovery Fund, MES. Per noi vanno utilizzate tutte: una massa di risorse che ci arrivano oggi, che ci consentono tanti interventi e che non torneranno; una parte consistente di quelle risorse va destinata alle infrastrutture fisiche e digitali che serviranno al Paese: sono soldi dei nostri figli, vediamo di spenderli nel loro interesse. Ripeto, quello di oggi è un punto di partenza importante, non solo dal punto di vista economico, ma anche da quello sociale, umano, culturale, è una indicazione di una strada. C'è un bellissimo libro di Maurizio Maggiani, si chiama Il romanzo della nazione (è uno scrittore ligure, come la mia collega Lella Paita, con la quale ho condiviso la preparazione del “Piano Shock”), che intreccia una storia personale con quella del Paese, la costruzione di una famiglia con quella di una grande opera del secolo scorso, il grande arsenale nel golfo di La Spezia, voluto da Cavour, e la nave Dandolo, la più grande nave da guerra dell'epoca, che poi per ironia della sorte non fu usata in nessuna battaglia ma invece fu usata per salvare gli sfollati del terremoto di Messina, in una ideale unificazione del Paese. In quel convergere, in quel cantiere di uomini diversissimi, dalle provenienze più disparate, medici, marinai, ergastolani, fonditori, inventori, ricamatrici, cuochi, per spingere avanti un destino comune, un'avventura comune, una speranza comune, c'era la costruzione non solo di una nave o di un cantiere, ma di una nazione. Scrive Maggiani: “come facessero non lo so, ma era tutta gente che sognava mentre lavorava, e quello che avrebbero fatto col loro lavoro era la loro utopia”. È lo spirito, credo, di cui ha davvero bisogno il nostro Paese per ripartire, è lo spirito che abbiamo visto anche al ponte di Genova, lo spirito che abbiamo visto negli operai che hanno lavorato giorno e notte per realizzare quell'opera, è nello spirito delle parole con cui li ha ricordati e ringraziati un altro ligure, un grande italiano come Renzo Piano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). “Costruire è una cosa bellissima.” - ha detto Piano - “È l'opposto di distruggere. Costruire un ponte è un gesto di pace e all'interno del costruire” - ha detto – “c'è un'altra magia, che è quella del cantiere. In un cantiere succede una cosa incredibile: cresce la solidarietà, la gente dimentica le differenze, il colore della pelle, lo stato sociale, tutto viene dimenticato, prevale su tutto l'orgoglio e la solidarietà.” Questo è lo spirito che noi crediamo serva a questo Paese, mai come adesso, per rimettersi in marcia dopo le tante difficoltà che abbiamo affrontato.

Signor Presidente, noi come Italia Viva giusto un anno fa abbiamo preso una decisione importante, anzi l'abbiamo costruita, quella decisione, grazie a una scelta coraggiosa di Matteo Renzi, quella di dar vita a questo Governo e a questa maggioranza, nonostante diversità profonde tra le forze che la compongono, che non nascondiamo, nonostante divergenze che emergono quotidianamente, che sono fotografate anche in maniera evidente dall'assetto con cui ci presentiamo alle imminenti elezioni regionali. Però abbiamo fatto la scelta di lavorare insieme, e non nell'interesse di Italia Viva ma nell'interesse dell'Italia. Non ci interessano bandierine, riconoscimenti, posti, ci interessa che le nostre idee siano ascoltate come in questo caso, che il nostro lavoro serva alla ripartenza del Paese, di fronte ai rischi che il Paese ha corso e che corre, di fronte all'emergenza sanitaria e a quella economica, di fronte al rischio di perdere le risorse che arrivano dall'Europa e di fronte, invece, all'opportunità di spenderle e di investirle per il meglio. Di fronte ad un provvedimento come questo, in cui abbiamo creduto, che diventa legge, noi siamo orgogliosi di averla fatta, quella scelta, Presidente. Con questo spirito siamo partiti allora, con questo spirito di lealtà, ma di fermezza nelle nostre idee confermiamo, col voto di fiducia di Italia Viva, la nostra fiducia e continueremo a lavorare nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo. Per l'ennesima volta, la fiducia. Fratelli d'Italia voterà contro, perché l'unica semplificazione fatta da questo Governo è quella delle procedure parlamentari; un Governo che ha già introdotto il monocameralismo di fatto, a modo suo: una Camera lavora, l'altra ratifica, a scatola chiusa, strozzando il dibattito parlamentare ed eliminando le prerogative del Parlamento. In Commissione il provvedimento è passato per pochissime ore, ma si sa, Conte preferisce governare a colpi di DPCM, con l'abuso della decretazione d'urgenza, inserendo norme ad hoc nei provvedimenti più disparati. La madre di tutte le riforme, avete proclamato; invece, questo decreto, il “decreto Semplificazioni”, cos'è? Un provvedimento enormemente complesso che non risolve nulla. Il testo iniziale, non ancora modificato al Senato prevedeva 65 articoli e 2 allegati, preceduti da una lunga e dettagliata relazione di presentazione di ben 137 pagine: alla faccia della semplificazione! Il Governo in Senato ha aggiunto articoli, commi e così via. Alla vastità della regolamentazione, tuttavia, non si accompagnano la chiarezza, la coerenza, la completezza del disegno complessivo. Le materie regolate sono troppe, avete fatto un provvedimento omnibus. Si mescolano interventi di semplificazione e interventi di emergenza alle poche disposizioni di carattere generale; si affiancano numerose disposizioni dettate per singoli settori o nell'ambito di essi per singoli procedimenti; misure di semplificazione si combinano con misure che con la semplificazione non hanno nulla a che fare. Alla semplificazione amministrativa non si accompagna quella normativa; la semplificazione riguarda il procedimento, non l'organizzazione amministrativa: non viene approntata un'organizzazione di Governo o amministrativa per la guida e l'attuazione del complesso intervento normativo avviato. Mancano ancora cento decreti attuativi del “decreto Rilancio”: altro che semplificazioni! Le imprese, dalla cultura allo sport, al mondo dello spettacolo, del cinema, la ristorazione aspettano i soldi, i soldi veri, non la paventata potenza di fuoco mai vista. Come ha detto Giorgia Meloni, il “decreto Semplificazioni” semplifica fondamentalmente la capacità dello Stato di strozzare le imprese. Viene introdotto il principio che le aziende che ricevono anche delle semplici contestazioni da parte dell'Agenzia delle entrate o dell'INPS vengono automaticamente escluse dalle gare di appalto. Non importa se quelle contestazioni sono errate, come spesso succede: o l'azienda si impegna subito a pagare, rinunciando quindi al suo diritto a ricorrere, o è fuori. Lo Stato dovrebbe garantire la partecipazione alle gare anche agli operatori economici che hanno delle pendenze con la pubblica amministrazione, e, in caso di aggiudicazione, vincolare una parte dell'incasso al pagamento di quanto dovuto. Questo si fa, colleghi, in tempi di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Il decreto-legge modifica anche il codice della strada. Lo semplifica? Macché! La norma sugli autovelox rischia di generare valanghe di multe e ricorsi, replicando quanto era accaduto con i controlli semaforici. Vengono dati poteri di sanzione anche ai dipendenti delle municipalizzate o delle imprese per la raccolta dei rifiuti, colleghi. Accertamento possibile con tecnologia digitale e strumenti fotografici: e qui siete diventati davvero inquietanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! In Cina, sapete, esiste il sistema del credito sociale: se pratichi buoni comportamenti sociali, allora vieni premiato con dei punti; con comportamenti contrari vengono decurtati; il Governo evidentemente ha preso lezioni dalla Cina di Xi.

Poi la digitalizzazione della pubblica amministrazione: entro marzo 2021 a tutti i siti della pubblica amministrazione si dovrà accedere soltanto ed esclusivamente tramite SPID o carta d'identità elettronica. Ma pensate, colleghi, se l'applicazione della didattica a distanza ha confermato che esiste un enorme divario di accessibilità, come si fa a imporre di dover accedere ai servizi della pubblica amministrazione solo ed esclusivamente con mezzi elettronici? Ne va dell'esercizio di basilari diritti di cittadinanza nel rapporto con la pubblica amministrazione: rischiamo una preoccupante esclusione sociale provocata dal rilevante livello di divario digitale. Il cloud della pubblica amministrazione, poi: si è inserita una norma sulla costituzione di un'infrastruttura, ma dobbiamo avere certezze sui termini di sicurezza, e questo è un dibattito mondiale sulla sicurezza e la geopolitica digitale. La direttiva NIS dell'Unione europea sulla sicurezza informatica di rete impone infatti che i servizi di natura strategica non possano subire interruzioni e debbano essere protetti con il più alto livello di sicurezza. Che ruolo avranno i privati, colleghi? Che ruolo avrà l'Italia nell'infrastruttura europea dei dati Gaia-X? Ne va della nostra sovranità digitale, e su questo sappiamo che una parte della maggioranza, in quanto a sovranità e sovranità digitale, l'ha già ceduta alla Cina e lo fa ad ogni piè sospinto, dalla Via della seta in poi, fino all'esaltazione del modello cinese. Colleghi, questo Governo è evidentemente inadeguato; ogni giorno scopriamo aspetti inquietanti sulla gestione pandemica e sulla totale incapacità di chi è a Palazzo Chigi. Fra poco si terrà l'appuntamento elettorale delle amministrative, e il Governo è in evidente confusione sulla scuola, lo abbiamo visto oggi con la patetica relazione del Ministro Azzolina.

Sulle politiche migratorie, sull'economia, su tutto. La scuola è nel caos, infatti abbiamo chiesto di posticipare la riapertura al 24, come hanno fatto alcune regioni, tra cui l'Abruzzo, che lo ha proposto. Lo ha ribadito anche il Ministro stamattina: non sappiamo ancora nulla. Nascondete dietro il concetto di autonomia scolastica il fatto che abbiamo il peggior ministro della pubblica istruzione della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Qualche giorno fa, Conte, in TV, colleghi e rappresentante del Governo, ha avuto il coraggio e la dimostrazione della sua insipienza parlando di 135 mila morti per COVID-19, quando ormai è un dato statistico acclarato, purtroppo - perché sono sempre italiani e vittime italiane - che sono 35 mila. E su questo chioso con il fatto che il TG1 magicamente ha fatto scomparire in maniera un po' troppo ossequiosa la gaffe colossale del Presidente del Consiglio, riportando soltanto la ribattuta con i 35 mila; e questa è la TV di Stato, come la volete chiamare voi.

Vi ricordate, poi, di Zingaretti in giro per gli aperitivi? Tutto questo mentre erano a conoscenza di una simulazione sugli sviluppi della pandemia nei primi giorni di febbraio e nessuno ha predisposto un piano, nonostante sapessero dell'eventuale mancanza di posti in terapia intensiva. Grazie ad una nostra battaglia e della Fondazione Einaudi, sia con una mozione che con un ordine del giorno approvato dal Governo, sono stati resi pubblici i verbali del Comitato tecnico scientifico, che appunto già la Fondazione Einaudi era riuscita a far trapelare. Ma lo abbiamo ribadito: siamo preoccupati della lettura, spesso a proprio piacimento, che il Governo ha fatto dei dati presentati dai tecnici, anche giustificando scelte arbitrarie come scelte del CTS. Ieri Conte ha addirittura parlato della possibilità, colleghi dei 5 Stelle, di accedere al MES, che di fatto sarebbe una sottomissione, una genuflessione all'eurocrazia. Le imprese chiudono, il PIL crolla, il Governo inserisce norme col favore delle tenebre; la scuola che non può ripartire, la mobilità sociale ferma, la disoccupazione è galoppante. La nazione rischia una deriva autoritaria. La compressione delle nostre libertà fondamentali durante l'emergenza è diventata ormai strutturale, inaccettabile.

E poi, colleghi, la trasparenza. Vi siete occupati delle mascherine e abbiamo avuto lo scandalo delle commesse dalla regione Lazio con Zingaretti, con le mascherine ancora bloccate nei depositi e i soldi delle aziende ancora non tornati nelle casse regionali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I banchi, e abbiamo avuto lo scandalo della ditta di Ostia, con un capitale sociale di 4 mila euro e 600 mila euro di fatturato. Ora, ovviamente, vi siete vergognati e l'avete ritirata; in realtà era un'azienda coinvolta nell'organizzazione di eventi, si dice anche del Governo; fortunatamente, appunto, il contratto è stato annullato.

Avete predisposto Immuni, colleghi, un fallimento colossale, e ancora non abbiamo capito chi ha selezionato e in che modo la Bending Spoons. Siete immuni solo dalla trasparenza nell'amministrazione di miliardi di euro. Se fosse stato al Governo il centrodestra, ora avremmo le regioni commissariate dai prefetti con inchieste ovunque e presidenti di regione e sindaci colpiti dalla legge Severino; ma, si sa, voi siete immuni dalla trasparenza e dalla giustizia grazie all'applicazione ufficiale “Magistratura democratica”, l'applicazione “Palamara”.

“La libertà è come l'aria”, diceva Calamandrei, “ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare”. Vogliamo poter dire che ci possono essere condizioni per avere il massimo di sicurezza possibile senza sacrificare le esigenze di libertà; vogliamo poter dire, con Cassese e tanti altri illustri giuristi, che la proroga dello stato di emergenza è inutile all'atto pratico. Gli stessi obiettivi possono essere raggiunti senza calpestare libertà costituzionali e Parlamento. Dal 22 possiamo tornare a essere liberi; Conte, Gualtieri, Di Maio, possiamo mandarli a casa e finalmente dare alla nazione il Governo che merita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Vorrei anzitutto ricordare al collega mi ha preceduto che la legislatura comunque scade nel 2023, e non nel 2022, quindi…Giusto per ricordare le scadenze costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Dal 22 settembre…!

STEFANO CECCANTI (PD). Sì, va bene. Onorevole colleghi!

PRESIDENTE. Colleghi, collega Mollicone, collega Ceccanti, andiamo avanti… (Commenti dei deputati Ceccanti e Mollicone) Collega Mollicone e collega Ceccanti, questa conversazione la concludete dopo... Onorevole Mollicone… Onorevole Mollicone…

STEFANO CECCANTI (PD). Non ci andrà né il 22 settembre, né nel 2022.

PRESIDENTE. Onorevole Ceccanti, faccia il suo intervento!

STEFANO CECCANTI (PD). Va bene, Presidente.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Fa lo splendido, ma non ha capito! A casa!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Fate i pensionati, andate in pensione!

STEFANO CECCANTI (PD). Onorevoli colleghi…

PRESIDENTE. Onorevole Deidda, la richiamo! Onorevole Deidda, la richiamo!

STEFANO CECCANTI (PD). Onorevoli colleghi, questo provvedimento presenta notevoli miglioramenti per il Paese e, al tempo stesso, rivela alcune criticità delle nostre istituzioni, alcune più facilmente superabile e altre meno. I tre miglioramenti più importanti hanno una comune ispirazione, ossia la volontà di conciliare velocità e legalità, come hanno già chiarito ieri i colleghi Braga e Raciti, oltre ai relatori Baldino e Buratti. Il primo miglioramento è la modifica sperimentale di alcune norme del codice dei contratti pubblici, che dovrebbe consentire di accelerare i cantieri; al termine della sperimentazione se ne potranno valutare puntualmente gli effetti. Il secondo miglioramento è la riforma dell'abuso di ufficio per limitare la discrezionalità nell'applicazione del reato, restituendo agli amministratori la giusta tranquillità necessaria nel poter innovare. Il terzo è il potenziamento dello strumento del domicilio digitale e dell'identità digitale insieme alle modifiche del codice dell'amministrazione digitale, che spingono all'ulteriore digitalizzazione della pubblica amministrazione anche con una nuova disciplina del lavoro agile.

Restano, però, delle obiettive criticità. Quelle relativamente più agevoli da superare sono quelle legate alla fase acuta dell'emergenza, che ha portato, obiettivamente, ad espandere la categoria dei provvedimenti multisettoriali con finalità unitaria, categoria così costruita dalla Corte costituzionale con la sentenza n. 244 del 2016, oltre limiti difficilmente immaginabili di elasticità della nozione. Il rimedio oltre la fase dell'emergenza, come è stato rilevato da vari studiosi tra cui Di Porto e Pammolli, dovrà consistere nell'adozione di puntuali leggi delega di riforma settoriale più rispettose del lavoro del Parlamento. Le criticità più difficili da rimuovere sono le trasformazioni che l'emergenza ha radicalizzato ma che preesistevano, e che, in sostanza, riducono il lavoro legislativo a quello redigente della sola Commissione o, se assegnato a più di una Commissione, a più Commissioni della sola prima Camera a cui il provvedimento è assegnato. È il monocameralismo casuale redigente, che effettivamente si è imposto di fatto e che risulta pressoché impossibile da superare a Costituzione invariata e a Regolamenti invariati, ed è la parte di verità delle cose che hanno detto gli oratori dell'opposizione. È possibile nella seconda parte della legislatura ragionare su innovazioni regolamentari e anche costituzionali, oltre a quelle già avviate, capaci di farci fare un salto di qualità? Ne dovremo parlare tutti insieme dopo il 20 e il 21 settembre. Credo che sarà più facile farlo se dovesse prevalere chiaramente il “sì”, come anche il Partito Democratico chiede di fare, ma in ogni caso questa è la nostra responsabilità. Il sociologo Otto Neurath diceva: “Noi siamo come marinai che in mare aperto devono ricostruire la loro nave durante la navigazione, che deve comunque proseguire. È per questo che non possiamo partire da zero”. Siamo chiamati, nella seconda fase della legislatura, a un'opera seria e incisiva di ammodernamento istituzionale, di manutenzione costituzionale forte; dobbiamo esserne all'altezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'Onorevole Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Presidente, colleghi, a nome del mio gruppo parlamentare mi appresto a formulare questa dichiarazione di voto pur consapevole di parlare in qualità di membro di un'Assemblea di invisibili. L'Aula e il Transatlantico oggi sono abbastanza pieni e, tuttavia, questa Camera può essere formalmente definita la “Camera degli invisibili”. È evidente, infatti, il modello di lavoro che questo Governo ha ritenuto ormai di assumere da tempo: la creazione di un bicameralismo più che perfetto. Mi spiego meglio. Voi fate così: un passaggio parlamentare in una delle due Camere, il più breve possibile in modo da limitare al minimo il dibattito, e un secondo passaggio nell'altra Camera di un pacchetto totalmente blindato cui non è possibile apporre alcuna modifica e miglioria, e che addirittura non può neppure essere discusso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e questo provvedimento non fa eccezione al vostro metodo. Al Senato è stato proposto in prima lettura con un dibattito in Commissione piuttosto di facciata, considerato che gli emendamenti delle opposizioni sono stati per lo più respinti, e con l'imposizione di un voto di fiducia che, di fatto, ha impedito ogni possibile discussione, ciò anche a fronte dei 1.500 emendamenti di maggioranza proposti che hanno attestato l'evidente disomogeneità e mancanza di visione comune tra le forze politiche che sostengono questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e probabilmente anche mancanza di visione da parte degli stessi Ministri, perché chi è avvezzo ai lavori parlamentari sa che molti emendamenti di maggioranza sono proposti dai deputati per conto dei Ministri di area. Alla Camera il provvedimento è arrivato più che blindato.

Lo stesso Presidente Fico ha dovuto praticamente scusarsi pubblicamente per le poche ore che sarebbero state spese in Commissione per l'esame dello stesso. Che è successo in Commissione? Che abbiamo votato gli emendamenti fino all'articolo 10-bis e da lì in poi - e considerate che il provvedimento di articoli ne ha 65 - con un solo voto - e sottolineo, un solo voto della Commissione! - si è detto “no” in blocco a tutti gli emendamenti delle opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e ai 17 timidi emendamenti del MoVimento 5 Stelle, e ora naturalmente mettete la fiducia. Un'Assemblea esamina, a fatica, e l'altra ratifica. Facile, ma umiliante per le istituzioni e per gli elettori che le hanno espresse. Siete arrivati a pratiche che, a nostro avviso, raggiungono il limite dell'incostituzionalità: l'uso spasmodico dei DPCM e, addirittura, siete arrivati a emanare decreti-legge che modificano decreti-legge in vigore e tutto questo adducendo non dirò la scusa, perché il COVID-19 e le pandemie sono una cosa seria, ma l'alibi COVID-19, perché se è vero che c'è un'emergenza sanitaria è altrettanto vero che questa emergenza non può giustificare il piegare il Parlamento e le modalità democratiche di emanazione delle norme al volere di un Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E la cosa più inquietante è che non ci sono voci, a parte la nostra debole, soffocatissima, che contestino questa vostra metodologia. Quante sentenze abbiamo avuto della Corte costituzionale che ci bacchettava per la disomogeneità dei decreti? Innumerevoli, eppure oggi vi apprestate a convertire un decreto che dovrebbe trattare di semplificazione e innovazione ma che, tra le altre cose, prevede addirittura che agli addetti alla raccolta dei rifiuti urbani sia data la possibilità di infliggere multe in materia di sosta o di fermata. Cioè, nessuno rileva che forse è un attimino disomogeneo questo, che forse non è normale fare una revisione del codice della strada in un provvedimento che dovrebbe occuparsi della semplificazione e del rilancio del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

E anche voi, colleghi 5 Stelle, voi, voi due, perché non c'è nessuno e, anzi, non so se domani i giornali di area lo faranno presente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) come lo facevano di tutti noi la scorsa legislatura, quando eravamo assenti qualche volta, dicevo che voi, colleghi dei 5 Stelle, io mi rammento di voi festaioli, la scorsa legislatura, in Commissione affari costituzionali che protestavate violentemente contro la subalternità del Parlamento ai Governi. Oggi tutti muti, tutti tacete. E, in questo silenzio, il Presidente Conte si permette di andare a una manifestazione pubblica e dire che no, qualunque sia il risultato delle regionali, qualunque cosa succeda questo Governo non rischia nulla, cioè, in pratica, non solo questo Governo decide di fare quello che vuole, piegando il Parlamento a un ruolo subalterno, ma dice anche che, laddove ci fossero rimostranze da parte dell'opposizione o di altri partiti e addirittura anche laddove ci fosse l'ennesimo chiaro segnale da parte dell'elettorato, lui no, lui mica lo fa l'esame di coscienza, mica fa un passo indietro. No, il Governo comunque rimane lì (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Siamo, pertanto, arrivati al paradosso che ora non soltanto questa compagine governativa di fatto commissaria noi e il Paese con una produzione legislativa - lasciatemelo dire - quella sì pandemica, dato che siamo alla pandemia della legislazione, ma altresì risulta di fatto vietato addurre qualunque critica o messa in discussione del vostro operato, perché chi osa farlo viene indicato come negazionista o come uno che sottovaluta la situazione sanitaria. Ebbene noi, sappiatelo, non siamo negazionisti; noi, sappiatelo, non sottovalutiamo la situazione, ma non per questo addomesticherete i nostri neuroni tanto da impedirci di vedere le palesi forzature costituzionali cui state sottoponendo il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Presidente, è il Presidente Conte che ha assunto protagonismo assoluto, negli scorsi mesi, facendo una conferenza stampa dietro l'altra ed intestandosi direttamente ogni provvedimento emesso in quel periodo, è sempre lui che spesso si è sovrapposto alla volontà e alle dichiarazioni di taluni governatori. Oggi, invece, ci sta dicendo che l'unico momento in cui i cittadini potranno esprimersi, cioè le prossime elezioni regionali, non saranno per nulla anche un giudizio sul suo operato? Io non lo credo. Io personalmente credo che andrà correlato il gradimento del Presidente Conte al risultato che farà la lista che lo ha espresso, cioè il MoVimento 5 Stelle.

Questo decreto, come è stato detto da molti, è un'occasione persa, anzi era l'ultima occasione, era l'ultima chance per il nostro Paese. Il titolo a noi di Forza Italia piaceva: semplificazione. Forza Italia è un movimento che si è sempre ispirato al mantra della semplificazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Il Presidente Berlusconi è stato il primo che ha parlato di controlli ex post e di eliminazione delle autorizzazioni ex ante. Quindi, era stato accolto da noi con favore, eravamo disponibili a discutere, ci piaceva il titolo. Nel merito, cosa significava semplificare? Significava uscire dalla logica del sospetto: era questo, era facile. Significava che l'imprenditore fa, il cittadino fa e dopo si controlla il loro operato e non prima (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), con milioni di autorizzazioni da diversi enti che bloccano totalmente il sistema. Si doveva uscire dalla logica che purtroppo appartiene - mi spiace, colleghi del Partito Democratico - totalmente al vostro partner di riferimento, che è la logica per cui qualunque imprenditore partecipi a una gara è un ladro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), qualunque imprenditore voglia avviare un'opera è un furfante.

Allora, bisognava passare dalla logica del sospetto alla logica della fiducia e passare dalla volontà di commissariare il Paese alla volontà di riformarlo. È stata un'occasione persa anche perché questo decreto, insieme al “decreto agosto”, doveva essere uno dei pilastri in cui inserire i chiodi per veicolare le risorse del Recovery Fund. Sappiamo che ci sono 209 miliardi, che solo 80 miliardi saranno a fondo perduto, ma, comunque, sono tanti soldi. Bene, come li volete veicolare? E anche quando li volete veicolare? Perché oggi il professor Brunetta ci ha spiegato che, al contrario di altri Paesi, come la Francia, che ha già presentato il piano, noi neanche le linee guida avremo, non le avremo neanche nella prossima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), rischiamo di rinunciare ai 20 miliardi del prestito ponte iniziale.

E, poi, non ci consola sapere che ci sono 600 progettini da parte di Palazzo Chigi: noi ci aspettiamo che si faccia una riforma seria, quattro macroaree, che usciamo dalla logica delle prebende. L'Italia va fatta crescere, non va sussidiata, quindi, magari, passate anche per il Parlamento e vi sapremo dare dei consigli, perché tutto questo, mentre parliamo, lo facciamo mentre ci sono 8 milioni di cassa integrati, sistemi interi fermi, 100 miliardi di nuovo debito creato da voi in un solo anno; allora, dovete capire che dovrete iniziare a usare questi soldi come debito buono, altrimenti, se farete prebende, sussidi, mance a pioggia, dovrete chiedere scusa per i prossimi trent'anni alle future generazioni, compresa mia figlia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Il nostro Paese vive due crisi, due crisi: una era una crisi pregressa, avevamo già un sistema bloccato, l'Italia a crescita zero, natalità zero, fanalino di coda in Europa; su questa crisi, si è inserita la crisi pandemica. Pertanto, immaginare di risolvere solo la crisi di adesso, che già sarebbe una cosa utile se riusciste a farla, non è sufficiente: bisognava parlare, rivoluzionare, creare un sistema che risolvesse anche la crisi pregressa. E questa era un'occasione e, invece, cosa vediamo in questo provvedimento? Norme a tempo, deroghe delle deroghe. L'esempio è il codice degli appalti: avete ammesso voi stessi che le norme di riferimento del codice degli appalti non vanno bene. Perché? Perché, di fatto, le avete derogate, le avete derogate a tempo. Quasi a dire, il Governo dice: lo faccio per me, lo faccio per il mio utilizzo, non guardo al futuro, non trovo il coraggio di dire che se sto derogando alla norma è perché la norma fonte è sbagliata e, quindi, la devo cambiare. No, anche qui, perché dovete andare al traino del vostro partner governativo, per cui assolutamente queste riforme non sono accettabili, perché sarebbero troppo a favore per gli imprenditori. Concludo, Presidente. A proposito, anche qui, MoVimento 5 Stelle, potreste cambiare idea sul codice degli appalti: avete cambiato idea su tutto, anche sulla regola dei due mandati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), se, magari, cambiate qualcosa per il bene del Paese.

Presidente, noi oggi ci vediamo costretti, costretti da voi, che avete imposto il voto di fiducia, a dissociarci non tanto e soltanto da questo provvedimento, ma, soprattutto, dal vostro metodo, da questa mancanza di visione, e siamo certi che gli elettori sapranno trarre, a breve, le loro conclusioni sul vostro operato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gava. Ne ha facoltà.

VANNIA GAVA (LEGA). Grazie, Presidente. Ancora una volta, ci troviamo di fronte all'istituto della fiducia al Governo, uno strumento abusato e degradato, utilizzato per sanare piccole beghe politiche e grandi scontri di potere.

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi del gruppo di Forza Italia. Collega D'Ettore, grazie.

VANNIA GAVA (LEGA). Una previsione costituzionale che avete trasformato in una cesoia con la quale troncare lo spirito parlamentare, soffocando il dibattito che merita un disegno di legge così importante e che avete annullato il potere fondamentale del Parlamento, che è quello di controllare l'attività dell'Esecutivo che, per necessità e urgenza, ovviamente, deve legiferare per decretazione. Ma è così. La Costituzione e i principi parlamentari di cui vi riempite la bocca non esistono mai quando il potere traballa e sfugge e perché non c'è più consenso.

Il Paese è in affanno, lo vediamo, è sotto gli occhi di tutti, ce lo dicono tutti, ce lo dice l'Istat, con il PIL a meno 12 per cento, e vi chiede, soprattutto, di fare in fretta, di fare presto, di cambiare, di semplificare, ma la montagna, ancora una volta, ha partorito un topolino.

Avete speso i soldi degli italiani per chiudervi dieci giorni a Villa Pamphilj, avete fatto una scampagnata in stile british country, chiamandola, addirittura, “Stati generali” e ora avete tirato fuori un provvedimento che ha solo deluso le aspettative di molti, delle attività produttive e degli italiani.

La Lega si è impegnata molto, comunque, per tentare di migliorare questo provvedimento e per attuare realmente una politica di semplificazione; basti pensare ad alcune nostre proposte al Senato, come la proroga alle norme “sblocca appalti” fino al 2021. Avremmo voluto, come chiesto, fino al 2023, ma con voi è meglio così che niente. Penso alle misure per favorire l'ingresso in agricoltura dei giovani, garantire gli incentivi agli impianti fotovoltaici da realizzare nelle discariche, il permesso di individuare aree per la cattura e lo stoccaggio della CO2: una misura fondamentale visto che vi riempite anche voi sempre la bocca di cambiamento climatico.

Abbiamo lavorato per rendere più veloce e semplice la ricostruzione nel cratere del terremoto del centro Italia, soprattutto, nelle aree sottoposte a vincolo, dando finalmente una risposta concreta a quei territori. Grazie alla proposta della Lega, basterà una segnalazione di inizio attività commerciale - la SCIA - per la ricostruzione di edifici privati lesionati, appunto, dal terremoto. Ma voi, invece di semplificare, avete ulteriormente appesantito le cose: penso alla rigenerazione urbana e al coinvolgimento dei sindaci in ogni cosa che si vuole fare. Questa è semplificazione o è la burocrazia della concertazione? Sottoporre alla valutazione di impatto ambientale la realizzazione di elettrodotti in corrente continua con cavi interrati marini è pura follia. Il risultato nei fatti è che si ostacola e si rallenta la realizzazione di grandi opere: penso, per esempio, all'elettrodotto marino che collega la Sardegna alla Sicilia.

Senza contare l'arroganza centralista contro i territori, che si esprime nell'aver eliminato l'intesa tra il Ministro dell'Ambiente e le regioni interessate per la nomina del presidente e del direttore dei parchi nazionali. Quindi, di fatto, il Ministro dell'Ambiente può decidere una terna di nomi e, se entro trenta giorni non ha la concertazione con la regione, può mettere la persona che vuole a gestire il parco. Questo è inaccettabile, è uno schiaffo in faccia alla democrazia, ai territori, a chi ha eletto i governatori, ai cittadini che hanno scelto i governatori per essere guidati. A parti inverse, sarebbe stato definito un golpe ai danni del territorio, dell'ambiente e della tutela della biodiversità. Pensasse, invece, il Ministro Costa a rimborsare il bonus bici e monopattino che ne avete fatto una battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), visto che, dopo aver illuso gli italiani, ancora non ha rimborsato nulla, perché, a proposito di semplificazione, manca ancora il decreto attuativo.

Abbiamo anche cercato di tamponare i vostri danni; basti pensare al tentativo, abortito fortunatamente, di intervenire a gamba tesa per demolire la regionalizzazione delle gestioni delle grandi derivazioni idroelettriche fatte e volute da noi nel Governo Conte I, scippando così i territori a vantaggio dei concessionari uscenti. Purtroppo, vuoi per spaccature interne, vuoi per questioni ideologiche interne alla maggioranza, vuoi per quello che gioca con gli agenti segreti, il Paese ha perso l'occasione per portare avanti veramente altre misure che avrebbero consentito investimenti in infrastrutture, in materia di ambiente, green economy e transizione energetica. Mi riferisco, in particolare, alla vostra miopia ideologica che vi fa rifiutare la proposta di promuovere attività di ricerca e sviluppo dell'economia circolare: una nostra proposta che vi abbiamo chiesto di fare in Senato. Non basta discutere e parlare di economia circolare: bisogna farla, come si sta facendo nelle regioni governate dalla Lega. Peccato, infine, non aver considerato una nostra importante proposta che avrebbe semplificato le procedure di gara per il servizio di distribuzione del gas, una situazione di stallo che permane da quasi dieci anni nel Paese.

Abbiamo proposto un'altra semplificazione al problema dei dragaggi nei porti e nei nostri fondali. I nostri porti richiedono una manutenzione costante ed è assurdo che la legge lo impedisca e che la burocrazia purtroppo lo renda impossibile. In una stagione già di per sé strana e per certi versi drammatica, tornano appunto i nodi irrisolti anche di questo problema dei dragaggi. È necessario intervenire subito, modificando la normativa restrittiva, che sta mettendo in ginocchio un'intera economia strategica per il Paese come le aree portuali. Ma come potete pensare di semplificare, ampliando la presenza delle previsioni di legge, aggiungendo ulteriori norme al corpo giuridico, inondando l'amministrazione di altre decine di decreti attuativi? La Lega, che, già vi anticipo, voterà no alla fiducia, con sano pragmatismo continuerà a portare avanti nel segno della concretezza, partendo proprio dagli emendamenti che abbiamo fatto e che ci sono stati bocciati. Porteremo avanti le proposte che voi non volete ascoltare e che noi difenderemo con forte determinazione, perché il Paese è in difficoltà, ne ha bisogno, e noi come Lega siamo al servizio solo del Paese e dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Federico. Ne ha facoltà.

ANTONIO FEDERICO (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, il primo pensiero in questo mio breve intervento lo voglio rivolgere alle 35 mila persone che hanno perso la vita a causa della pandemia e ai loro familiari, una ferita profonda che continuerà a segnare tutte e tutti noi. Così come continueranno a rimanere stampate nella mente le file di camion militari che trasportavano le bare, le immagini drammatiche che ci giungevano dalle terapie intensive degli ospedali, le strade vuote e tutti quei cittadini che cercavano in ogni modo, in quei giorni, di esorcizzare la paura. Non possiamo non partire da queste persone, da queste immagini, dal nostro vissuto come comunità nazionale se vogliamo parlare seriamente della fase che ha attraversato e sta attraversando il Paese. Non è retorica dire che il Coronavirus ha messo l'Italia e il mondo davanti a una crisi senza precedenti. Non è retorica dire che è cambiato tutto. Davanti a questa situazione, il Governo, in stretto coordinamento con le Camere, ha reagito con tempestività, serietà ed equilibrio, facendo tesoro di ciò che man mano emergeva e continua ad emergere dal prezioso lavoro del personale sanitario e della ricerca scientifica, ai quali non esprimeremo mai a sufficienza la nostra gratitudine. Non è retorica dire che la pandemia ci ha fatto riscoprire l'importanza dello Stato, della sanità e della scuola pubblica come sedi di attuazione dei diritti fondamentali alla salute e all'istruzione. Non è retorica nemmeno affermare che questo incessante e corale impegno, soprattutto grazie al senso di responsabilità e alla grande capacità di adattamento delle nostre concittadine e dei nostri concittadini abbia prodotto risultati positivi apprezzati in tutto il mondo. Il distanziamento fisico fa parte ormai delle nostre abitudini e, anche se a volte a fatica, continuiamo a indossare le mascherine, a lavare spesso le mani e a evitare assembramenti. Tutto questo naturalmente vale sia in fabbrica che in ufficio, sia nelle piazze che nelle varie attività commerciali. Per poterci adattare a tutto questo e mettere il sistema produttivo in condizioni di poter rispondere a queste nuove necessità, il Governo ha emanato nel tempo diversi decreti che hanno visto il coinvolgimento importante delle due Camere: parlo dei decreti “Cura Italia”, “Liquidità” e “Rilancio”. Dopo aver messo in sicurezza famiglie e posti di lavoro, aver reimmesso liquidità nel sistema Paese ed aver avviato iniziative di rilancio economico in settori strategici come, ad esempio, quello dell'edilizia - e il primo pensiero va subito al superbonus al 110 per cento -, oggi c'è bisogno di regole certe e veloci che restituiscano fiducia ai cittadini e che mettano in condizione le amministrazioni pubbliche e gli enti locali di investire con maggior sicurezza e trasparenza, di affrontare con coraggio le nuove sfide che si profilano all'orizzonte, il Recovery Plan e i pilastri del Next Generation EU su tutte. Quest'ultimo è uno strumento temporaneo, dalla capacità finanziaria di 750 miliardi di euro, che si fonda sulla realizzazione di tre pilastri: sostiene gli sforzi profusi dagli Stati membri per riprendersi dalla crisi, superarne gli effetti e riemergere più forti; consente di stimolare gli investimenti privati e sostenere le imprese in difficoltà; rafforza i programmi strategici dell'UE per trarre insegnamento dalla crisi e rendere il mercato unico più forte e più resiliente, accelerando la duplice transizione verde e digitale.

Con il lockdown l'Italia, come ogni altro Paese, ha subito una battuta d'arresto, che non ha prodotto danni irreversibili solo per la capacità che le sue istituzioni hanno avuto, a tutti i livelli, di dosare sapientemente il mantenimento delle misure restrittive con la necessità di rimettere in moto alcuni settori dell'economia e della società. Continuiamo a monitorare costantemente l'evolversi della pandemia per tenere bassa e sotto controllo la curva dei contagi e garantirci una nuova normalità. Contestualmente, stiamo mettendo in campo strumenti nuovi e il più possibile adatti ad affrontare la fase della ripartenza. Detto in sintesi: azioni di portata eccezionale davanti a una situazione di portata eccezionale. È in questo quadro che va affrontato il dibattito sul “decreto Semplificazioni”, che ci accingiamo a convertire in legge dopo l'esame parlamentare. Ci serve una svolta, un cambio di passo e di velocità, uno svecchiamento della macchina burocratica: quante volte abbiamo sentito in queste Aule queste parole? Ebbene, il Governo ha finalmente messo a punto un provvedimento che realizza un'opera di semplificazione e sburocratizzazione della pubblica amministrazione e dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini che non ha precedenti. Un'opera sicuramente molto delicata, che necessita di una chiara visione generale, di una piena consapevolezza di quelli che sono da sempre i limiti strutturali del sistema Italia, nella costante ricerca di un equilibrio sano e mai sbilanciato tra progresso economico, tutela dell'ambiente e, di conseguenza, come ci ha insegnato la pandemia, della salute e delle prossime generazioni. La storia di questo Paese ci conferma come procedimenti lunghi e complessi, fatti di passaggi e timbri da collezionare prima di un via libera, non abbiano quasi mai ottenuto il risultato di tutelare efficacemente gli interessi dei cittadini. Continui ricorsi alla giustizia amministrativa, carte bollate e rimpalli di responsabilità, attese lunghissime e rinvii ancora oggi tracciano un solco incolmabile tra chi ha diritto a un servizio e chi ha il dovere di offrirlo presto e bene. Intervenire con puntualità e decisione in questo ambito è sicuramente necessario, anche per dare un segnale chiaro a quell'Europa che ci ha beneficiato di un'ampia fetta di fondi del Next Generation EU, ed alla quale dobbiamo rispondere con la velocità e la concretezza di cui necessitano i tempi che stiamo vivendo. Grazie all'impegno del nostro Governo abbiamo finalmente le risorse necessarie per realizzare quel cambio di passo che abbiamo sempre evocato verso la riconversione ecologica, la garanzia effettiva dei diritti fondamentali alla salute e all'istruzione, la rimozione delle disuguaglianze e l'innovazione tecnologica e sociale, l'infrastrutturazione del Paese con opere utili e tanto altro. Nel “decreto Semplificazioni” trovano spazio procedure temporanee di deroga al codice degli appalti per gli affidamenti sotto soglia comunitaria, che, se da un lato servono a mettere in condizioni le stazioni appaltanti di lavorare con più immediatezza, dall'altro non devono mai prescindere da meccanismi di rotazione e di tutela a garanzia della qualità della progettazione e della realizzazione dei lavori pubblici. In quest'ottica vanno visti anche gli interventi su abuso d'ufficio e responsabilità erariale. In definitiva possiamo dire che il “decreto Semplificazioni” dà quel segnale forte di discontinuità di cui il Paese aveva bisogno per sbloccare le tante opere utili che sul nostro territorio sono ferme da troppo tempo per restituire fiducia ai cittadini e intervenire con decisione nei settori della digitalizzazione e dell'ammodernamento della pubblica amministrazione. La macchina che stiamo rimettendo in carreggiata, alla quale arriverà presto il carburante necessario, deve essere pronta ad affrontare la sfida della ripartenza con slancio, senza zavorre inutili, ma senza per questo abbassare la guardia sul fronte della legalità e della tutela del nostro patrimonio culturale e ambientale. Su questo continueremo a lavorare e a tenere accesi i riflettori, così come continueremo, come movimento politico, a impegnarci per garantire la centralità del Parlamento nell'assunzione di scelte così importanti anche in una fase emergenziale come quella che stiamo vivendo. L'innovazione tecnologica e l'eco-innovazione rappresentano il tracciato lungo il quale questa maggioranza e questo Governo stanno portando il sistema Paese, all'insegna di un'economia in grado di far leva sulla ricerca scientifica e sulle politiche di circolarità, sull'infrastrutturazione digitale del Paese da Nord a Sud. Questa visione e i risultati ottenuti nelle sedi internazionali, che ci garantiscono l'arrivo di risorse ingenti, il grande lavoro fatto per affrontare la pandemia e adesso gli strumenti messi in campo con il “decreto Semplificazioni” per consentire all'Italia di affrontare con efficacia ed efficienza le sfide che ha davanti, sono tutti elementi che confermano la bontà dell'operato di questo Esecutivo. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle alla fiducia e confermo il nostro sostegno al Governo e al suo operato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.

Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale cominciasse alle ore 15,53, sospendiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà a tale ora. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 15,35, è ripresa alle 15,53.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A. C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà inizio, quindi, dalla deputata Cunial. Sulla base di tale estrazione, sono state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali – all'orario stabilito per ciascuna fascia – faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e, quindi, lasceranno l'Aula dall'ingresso sul lato destro.

Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo stabilito.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama)

Invito i colleghi parlamentari che vengono a votare a indicare anche con il dito. Questo facilita, essendoci la mascherina di intoppo per i nostri segretari d'Aula. Grazie.

(Segue la chiama)

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti:……………………499

Votanti: …………………...498

Astenuti: ……………………..1

Maggioranza: ……………..250

Hanno risposto : ………..291

Hanno risposto no:………...207

La Camera approva.

Sono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aprile Nadia

Aresta Giovanni Luca

Ascari Stefania

Baldino Vittoria

Barbuto Elisabetta Maria

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Bazoli Alfredo

Bella Marco

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bologna Fabiola

Bonafede Alfonso

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Campana Micaela

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantini Laura

Cantone Carla

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Cardinale Daniela

Carè Nicola

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Caso Andrea

Castelli Laura

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Ceccanti Stefano

Cecconi Andrea

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Ciampi Lucia

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Cominardi Claudio

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Crippa Davide

Critelli Francesco

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Arrando Celeste

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Menech Roger

De Micheli Paola

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Monaco Antonio

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Lauro Carmen

Di Maio Luigi

Di Maio Marco

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Di Stefano Manlio

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Fioramonti Lorenzo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Gadda Maria Chiara

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giarrizzo Andrea

Giordano Conny

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grippa Carmela

Gubitosa Michele

Ianaro Angela

Incerti Antonella

Invidia Niccolò

La Marca Francesca

L'Abbate Giuseppe

Lapia Mara

Lattanzio Paolo

Lepri Stefano

Licatini Caterina

Liuzzi Mirella

Lombardo Antonio

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marattin Luigi

Mariani Felice

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Masi Angela

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Miceli Carmelo

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mura Romina

Muroni Rossella

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nobili Luciano

Noja Lisa

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orfini Matteo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pollastrini Barbara

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Ricciardi Riccardo

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Rossi Andrea

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Schullian Manfred

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Sodano Michele

Soverini Serse

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Topo Raffaele

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Troiano Francesca

Tucci Riccardo

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vianello Giovanni

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zolezzi Alberto

Hanno risposto no:

Aiello Piera

Andreuzza Giorgia

Aprea Valentina

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Bartolozzi Giusi

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bellucci Maria Teresa

Benedetti Silvia

Benvenuto Alessandro Manuel

Bergamini Deborah

Bianchi Matteo Luigi

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Brunetta Renato

Bubisutti Aurelia

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Cappellacci Ugo

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Carrara Maurizio

Casciello Luigi

Cassinelli Roberto

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Cirielli Edmondo

Coin Dimitri

Colla Jari

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Comencini Vito

Cortelazzo Piergiorgio

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Cunial Sara

Dall'Osso Matteo

De Angelis Sara

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deidda Salvatore

Delmastro Delle Vedove Andrea

D'Ettore Felice Maurizio

Di Muro Flavio

Di San Martino Lorenzato Luis Roberto

Donina Giuseppe Cesare

Donzelli Giovanni

Durigon Claudio

Ermellino Alessandra

Fasano Vincenzo

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fiorini Benedetta

Fitzgerald Nissoli Fucsia

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frate Flora

Furgiuele Domenico

Galantino Davide

Galli Dario

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gelmini Mariastella

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Germanà Antonino

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacometto Carlo

Giannone Veronica

Giglio Vigna Alessandro

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grimoldi Paolo

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Iezzi Igor Giancarlo

Invernizzi Cristian

Labriola Vincenza

Latini Giorgia

Lazzarini Arianna

Legnaioli Donatella

Liuni Marzio

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lucaselli Ylenja

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maggioni Marco

Magi Riccardo

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Manzato Franco

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Maturi Filippo

Mazzetti Erica

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nevi Raffaele

Pagano Alessandro

Panizzut Massimiliano

Paolin Giuseppe

Parolo Ugo

Patelli Cristina

Pedrazzini Claudio

Pella Roberto

Perego Di Cremnago Matteo

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Piccolo Tiziana

Pittalis Pietro

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Racchella Germano

Raffaelli Elena

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Rizzetto Walter

Rossello Cristina

Rosso Roberto

Rotelli Mauro

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Saltamartini Barbara

Sarro Carlo

Sasso Rossano

Savino Sandra

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Sorte Alessandro

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sutto Mauro

Tartaglione Annaelsa

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tomasi Maura

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torromino Sergio

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valbusa Vania

Valentini Valentino

Vallotto Sergio

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Vinci Gianluca

Vito Elio

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Trano Raffaele

Sono in missione:

Ascani Anna

Azzolina Lucia

Buffagni Stefano

Carbonaro Alessandra

Colletti Andrea

Fantuz Marica

Ferraresi Vittorio

Fraccaro Riccardo

Giacomoni Sestino

Gualtieri Roberto

Guerini Lorenzo

Iovino Luigi

Maniero Alvise

Mauri Matteo

Morassut Roberto

Palmisano Valentina

Rizzo Gianluca

Rospi Gianluca

Scalfarotto Ivan

Scoma Francesco

Sisto Francesco Paolo

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Speranza Roberto

Tateo Anna Rita

Vignaroli Stefano

Volpi Raffaele

Zoffili Eugenio

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto sin d'ora i colleghi che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, nell'odierna seduta procederemo solo alla fase dell'illustrazione degli ordini del giorno e all'espressione del parere da parte del Governo. L'ulteriore fase di esame degli ordini del giorno, con votazioni, avrà luogo nella seduta di domani dalle ore 9 alle ore 11,30.

Avverto inoltre che, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, la Presidenza non ritiene ammissibili i seguenti ordini del giorno, che recano un contenuto estraneo rispetto alle materie del provvedimento: n. 9/2648/58 Novelli, in materia di tatuaggi sul corpo come causa di esclusione dai ruoli della Polizia di Stato; n. 9/2648/73 Borghese, in materia di stabilizzazione dei docenti di sostegno; n. 9/2648/78 Frusone, relativo all'impiego delle guardie giurate a bordo delle navi; n. 9/2648/80 Casa, recante iniziative concernenti la responsabilità del dirigente scolastico in caso di contagio da COVID-19; n. 9/2648/81 Villani, volto ad eliminare la soglia del 30 per cento relativa alla graduatoria degli idonei del concorso per direttori dei servizi generali e amministrativi nelle istituzioni scolastiche; n. 9/2648/95 Amitrano, relativo alla proroga delle misure di cui all'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 in materia di tutela dei lavoratori fragili; n. 9/2648/96 Cancelleri, in cui si prevede una modifica del termine di proroga della cassa integrazione contenuto nel cosiddetto “decreto Agosto”; n. 9/2648/97 Barzotti, relativo alla tutela dei lavoratori dipendenti che non abbiano ottenuto il riconoscimento del proprio credito attraverso un titolo esecutivo, in caso di fallimento dell'azienda; n. 9/2648/103 Viviani, in materia di regime previdenziale dei soggetti che esercitano la pesca.

Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2648/1 il deputato Alberto Luigi Gusmeroli. Prego, collega Gusmeroli.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, in primo luogo dobbiamo porci il problema di qual è il valore dell'ordine del giorno, e questa domanda la pongo tramite il Presidente al Governo, perché il 9 di luglio il Governo ha dato parere favorevole a un ordine del giorno della Lega, a mia prima firma, che chiedeva di togliere sanzioni e interessi a chi non era riuscito a pagare le imposte al 30 giugno o a chi non riusciva a pagarle al 20 di luglio. Infatti, ricordiamoci che non è una colpa dichiarare le imposte e non riuscire a pagarle, ma per il Governo evidentemente è una colpa, perché va sanzionato, va sanzionato con sanzioni molto elevate e con interessi altrettanto elevati. Quell'ordine del giorno è stato approvato e attende di essere tradotto da parte del Governo - chiedo al sottosegretario un'attenzione - in un dispositivo di legge, quando? Prima che vengano emesse delle sanzioni. Martedì prossimo ci sarà, da parte dei dottori commercialisti, professionisti, a garanzia delle imprese, degli artigiani e dei commercianti, una manifestazione proprio per chiedere che quell'ordine del giorno diventi una norma di legge, come peraltro chiesto dalla Lega e concesso dal Governo.

Allora, oggi, chiedo, con un altro ordine del giorno, che venga sistemata un'ingiustizia, perché il turismo italiano sta vivendo una sofferenza senza eguali, ci sono strutture alberghiere ancora fortemente in sofferenza, ci sono strutture alberghiere chiuse, e voi avete concesso l'esenzione IMU alle strutture alberghiere solo quando c'è coincidenza tra gestione e proprietà. Allora, è inutile concedere delle esenzioni a pochissime realtà, perché sono pochissime le realtà in Italia la cui gestione coincide con la proprietà, ma se si devono concedere bisogna concederle a tutti.

Allora, con questo ordine del giorno io chiedo anche, come ha chiesto la Lega un momento di pacificazione fiscale, cioè di esenzione per un periodo dal pagamento delle imposte, che venga rinviata la seconda rata IMU e perché chiedo che venga rinviata la seconda rata IMU? Perché ci sono stati a giugno dei comuni capaci, forti per protrarre a settembre il pagamento della prima rata, ma ci sono stati comuni che non ce l'hanno fatta e non possiamo dividere i cittadini in cittadini di serie A e cittadini di serie B, dobbiamo aiutare i cittadini di tutta Italia. Anche sulla questione dell'IMU, che è una forte patrimoniale introdotta dal Governo Monti, bisogna ragionare per abbassare il carico fiscale; è assurdo che si paghi l'IMU su fabbricati inagibili, per esempio, in un momento di difficoltà economica come questo, è assurdo che si paghi l'IMU su fabbricati occupati, in un momento di difficoltà economica come questo. Allora, se si deve pensare ad aiutare, bisogna andare ad aiutare anche quelle situazioni di stortura, di norme di legge, ormai, che esistono da tantissimi anni e su cui il Governo, nell'occasione di questi tre decreti, il decreto di marzo, il “decreto Liquidità” e il “decreto Rilancio”, non ha voluto intervenire.

Questo “decreto Semplificazioni” in realtà non semplifica nulla, perché non interviene su tutte le norme fiscali e noi siamo il Paese che ha la normativa fiscale più complicata al mondo e questo genera costi per le imprese, genera spese per tutti, genera anche l'evasione fiscale, perché l'evasione fiscale si ciba di complicazioni fiscali, di aliquote elevate e quando le aliquote sono elevate questo è il primo stimolo per evadere. Questo non è ammissibile, non è ammissibile l'evasione, ma non è ammissibile che uno Stato non riesca a semplificare e in questo decreto non c'è nulla di semplificazioni fiscali, contabili, amministrative; c'è un alzare le mani su tutta quella che è la complicazione burocratica.

Bene, io chiedo di riprendere quell'ordine del giorno del 9 luglio, farlo diventare un provvedimento legislativo, andare incontro ad artigiani e commercianti, ricordando a tutti, e soprattutto al Governo, che non è una colpa non riuscire a pagare le imposte dichiarate integralmente, non è una colpa essere in difficoltà finanziaria. Noi non possiamo far pagare sanzioni esorbitanti ad artigiani, commercianti e professionisti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente; buongiorno, sottosegretario. Dunque, sottosegretario, il decreto in esame, che passa di fatto con l'ennesima fiducia, tratta anche di argomenti sicuramente importanti, quali sono, lei lo sa, i contratti pubblici. Per quanto riguarda i contratti pubblici, il decreto cerca evidentemente di snellire la burocrazia piuttosto che tutto l'iter degli stessi, anche se, di fatto, avete ricevuto da parte di ANAC un documento in cui si va ad evidenziare che rispetto a quanto voi vorreste normare, fluidificare e semplificare, ANAC ci dice: ci sono diverse criticità. Una tra queste criticità, sottosegretario, è che per l'ennesima volta non andiamo, fondamentalmente, ad adottare iniziative normative idonee al fine di eliminare un qualcosa che, ad oggi, in Italia, colleghi, crea schiavitù nel mercato del lavoro, e questo risponde al nome di criterio di minor prezzo rispetto all'assegnazione degli appalti pubblici, ovvero significa, sottosegretario, che attraverso anche, ma non solo, contratti collettivi nazionali firmati da sigle sindacali, anche molto importanti, e gare che parlano di prezzo migliore o di minor prezzo, molti tra i lavoratori italiani, moltissimi tra i lavoratori italiani, riescono addirittura a prendere una paga oraria di 2 euro e mezzo/3 euro: hai voglia a dire al vostro Ministro del lavoro, Nunzia Catalfo, che serve, c'è la sua firma su un progetto di legge al Senato della Repubblica rispetto al cosiddetto salario minimo garantito. Ad oggi, in Italia ci sono migliaia, decine di migliaia di lavoratori, che, attraverso il criterio del minor prezzo, quindi con gare vinte in appalto e poi, evidentemente, anche subappaltate - e questo è ancora peggio, ma è un altro capitolo -, vanno a prendere, per circa 6/8 ore al giorno di lavoro e di sudore, circa 600 o 700 euro al mese. Questa, sottosegretario, è una cosa che deve essere assolutamente, preventivamente ed immediatamente bonificata rispetto al nostro ordinamento, poiché noi non possiamo trovarci anche, rispetto ad alcune cooperative che vanno, sì, a vincere le gare d'appalto al minor prezzo e al massimo ribasso, ma che poi pagano lavoratori… lavoratori, attenzione, che rischiano anche la vita, pensiamo, ad esempio, ai servizi antincendio, a cui chiedono chiaramente anche tutta una serie di qualifiche, ma lavoratori che vengono pagati 3 euro all'ora o poco meno di 3 euro all'ora.

E quindi, con questo ordine del giorno, noi cerchiamo per l'ennesima volta, ed io cerco per l'ennesima volta… perché oramai sono quasi otto anni che cerco di condurre questa battaglia all'interno della Commissione lavoro e anche in Aula alla Camera dei deputati, affinché ci sia una paga dignitosa per i nostri lavoratori, per tutti i nostri lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non soltanto per coloro che hanno i contratti firmati da illustri sigle sindacali e che riescono, evidentemente, ad andare ai 15, ai 20, giustamente, ai 24 euro lordi all'ora. Ma, lo rinnovo: a fronte di lavoratori che guadagnano discretamente o guadagnano sufficientemente o guadagnano per così come sono scritti i contratti collettivi, se un'altra platea amplissima, soprattutto facente parte della categoria degli appalti e dei servizi, anche della pubblica amministrazione oserei dire, per cui è lo stesso Stato che va a sottopagare i propri dipendenti, che guadagnano 2 o 3 euro all'ora, anche spesso, lo rinnovo, in alcuni ambiti e in alcune categorie rischiando di proprio e rischiando la propria vita.

Questo, sottosegretario, è un ordine del giorno, è semplicemente un ordine del giorno, su cui io, su cui noi non andremo ad accettare alcun tipo di rimodulazione o riformulazione o invito, perché, vede, quando si parla di lavoro, quando si parla di stipendi, quando si parla di salari, ebbene Fratelli d'Italia sotto questo punto di vista non accetterà alcuna riformulazione rispetto a qualche invito, che sono anni che vi facciamo, e voi, i vari Governi che si sono susseguiti in questi anni, ringraziando la Presidente, non hanno mai voluto bonificare. La paga di un lavoratore deve essere dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! La paga di un lavoratore non può essere una paga di 2 euro all'ora! La paga di un lavoratore, rispetto a tutto quello che è il nostro welfare e i servizi in Italia, non può essere ridotta ad un part-time, quando ci sono persone, lo rinnovo, che anche in questo ambito fanno 8 ore al giorno per circa 21 giorni al mese e che, infine, debbono molto spesso garantire una sussistenza dignitosa a loro e alle proprie famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Scusi, Presidente, sono un po' acciaccata. Grazie. Il disegno di legge in esame contiene numerose misure, che, peraltro, intervengono su più ambiti e che dovrebbero essere volte proprio a semplificare quella che è la macchina burocratica per rendere più agile e veloce la procedura amministrativa, ancor di più se si pensa all'emergenza sanitaria legata alla pandemia che ci ha coinvolto tutti.

Entrando proprio nello specifico e con riferimento all'accertamento degli stati invalidanti e dell'handicap, abbiamo anche tentato di dare il nostro contributo presentando emendamenti ingiustificatamente e incomprensibilmente respinti al Senato. Però, nonostante questo, al Senato qualche passo in avanti si è fatto, ma servono ulteriori semplificazioni e con questo ordine del giorno chiedo di intervenire al comma 2 del 29-ter proprio nell'ambito sanitario, dove è necessario favorire davvero la semplificazione e la sburocratizzazione dei procedimenti per il riconoscimento delle invalidità civili ai sensi della legge n. 104 del 1992.

In sintesi, chiediamo che le commissioni mediche preposte all'accertamento delle minorazioni civili non abbiano più quella discrezionalità legata alle documentazioni cliniche, perché lì dove le documentazioni cliniche e gli atti sono evidenti e conclamano inequivocabilmente una patologia non reversibile, non ha senso tenere legato il cittadino all'obbligo di effettuare una visita, quando si può in qualche modo procedere più velocemente anche attraverso il riconoscimento dell'invalidità attraverso un atto che ne attesti effettivamente la patologia. Voglio fare un esempio proprio semplice, facile, anche per i colleghi che ci ascoltano. Immaginiamoci un cittadino che subisce l'amputazione di uno o più arti: mi pare ovvio ed evidente che, trattandosi di un essere umano e non di una lucertola, a meno che non avvenga un miracolo l'arto di certo non rincresce. Ecco, questo è uno degli esempi di quello che può essere un atto clinico evidente che può portare la commissione medica riconoscere l'invalidità anche semplicemente attraverso l'atto, liberando il cittadino dall'obbligo della visita diretta. Ci tengo anche a ricordare che questa soluzione volta a semplificare le procedure è stata già adottata dall'INPS nel periodo di emergenza COVID in tutte quelle regioni in cui si gestisce l'accertamento in modo diretto. Se accogliesse il mio ordine del giorno, come io vi invito a fare, avremmo certamente un risparmio di oneri e tempo, sia per la pubblica amministrazione che per il cittadino, a cui potremmo evitare visite dirette del tutto superflue e basterebbe autorizzarle saggiamente, autorizzando la commissione medica preposta ad effettuare valutazioni necessarie al riconoscimento dell'invalidità anche solo basandosi su atti o documentazioni cliniche evidenti, quantomeno in quei casi clinici, come ho appena illustrato, come potrebbe essere ad esempio la perdita anatomica degli arti, quindi un caso non reversibile e assolutamente inequivocabile. Per cui il mio ordine del giorno è facile, semplice, chiaro e diretto. Vi chiedo: se davvero vogliamo semplificare le procedure, togliamo questi elementi di discrezionalità alla commissione, quantomeno in questi casi conclamati ed evidentemente non reversibili. Grazie, Presidente, ho concluso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno intendiamo consentire la regolarizzazione amministrativa delle parziali difformità edilizie realizzate prima della legge n. 10 del 1977, a tutela del legittimo affidamento dei soggetti interessati e con l'intento di favorire la semplificazione amministrativa, nonché il recupero e la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. La regione del Veneto si è fatta promotrice di una iniziativa similare con la legge regionale n. 50 del 23 dicembre 2019, oggetto tuttavia di impugnativa da parte dello Stato per asserita illegittimità costituzionale, attinente non tanto al merito delle disposizioni, quanto al riparto di competenze tra Stato e regioni ai sensi dell'articolo 177, comma 3, della Costituzione. Nel caso della legge regionale suddetta, come nel caso di questo ordine del giorno, tuttavia, non si tratta di una proposta volta ad introdurre una forma di condono edilizio, essendo fatti salvi gli effetti civili e penali dell'illecito, invero non si tratta neppure di regolarizzare interventi realizzati in assenza o in totale difformità dal titolo edilizio, bensì di regolarizzare opere consistenti in parziali o modeste difformità dai titoli edilizi rilasciati o dai progetti approvati per i quali sussiste il requisito del titolo edilizio abilitativo o il certificato di abitabilità o agibilità. Inoltre, in riferimento ad opere approvate nei progetti o individuate dai titoli edilizi anteriori all'entrata in vigore della legge n. 10 del 1977 significa circoscrivere la possibilità di regolarizzazione ad interventi risalenti ad un periodo in cui la procedura per il rilascio del titolo era meno articolata, dato che il progetto veniva esaminato dalla Commissione edilizia ed il comune rilasciava il certificato di abitabilità dopo il sopralluogo previsto ai sensi dell'articolo 221 del testo unico in materia sanitaria. Lo scopo di questo ordine del giorno quindi è favorire il più ampio recupero e riuso del patrimonio edilizio esistente anche per favorire la commerciabilità dei beni in parola. La ratio è quella di contenere il più possibile il consumo del suolo: intento perseguito anche dalla regione del Veneto nella più recente normativa in materia urbanistica. Giova evidenziare che lo stesso legislatore statale considera già tale tipologia di abusi sanabili in via generale: basti pensare alla previsione di cui all'articolo 34 del testo unico in materia edilizia che consente, per gli interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire, di non procedere alla demolizione delle opere a salvaguardia della parte eseguita in conformità, pagando una sanzione pari al doppio del costo di produzione. Chiediamo pertanto che il Governo si impegni, nell'ambito dei provvedimenti attuativi del presente decreto-legge ed in particolare dell'articolo 10, a tenere in considerazione anche le situazioni edilizie esposte in premessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. H chiesto di parlare l'onorevole Deidda, prego.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Il nostro ordine del giorno vuole impegnare il Governo su una tematica riguardante la categoria che forse un anno fa tutta Italia ha conosciuto, cioè quella dei pastori. Purtroppo dopo che sono avvenute le proteste - vi ricordate tutti il latte versato nelle strade e i blocchi stradali con cui son riusciti ad attirare l'attenzione della politica - ci sono state delle riforme ma che sono state lasciate colpevolmente a metà. Infatti, dopo tutto lo sforzo che si è fatto anche nella Commissione agricoltura con una risoluzione votata all'unanimità grazie al lavoro di Fratelli d'Italia con capogruppo, Cristina Caretta, con la collega Ciaburro, con il responsabile dell'agricoltura De Carlo, il nostro collega, noi ci eravamo impegnati a tracciare il percorso e le produzioni del latte ovino, una manovra necessaria per stabilire il prezzo, per calmierare il prezzo e capire come venisse prodotto il formaggio di cui a volte viene detto che ce ne è troppo e quindi il prezzo cala troppo, a volte si dice che c'è troppa produzione di latte, ma non si sa mai dove va a finire perché poi sappiamo benissimo nelle nostre terre chi produce e cosa produce, non sappiamo quello che arriva dall'estero, si chiede quindi un tracciamento e che sia caricato tutto nel portale SIAN. Ma questo lo determina anche la normativa europea, lo determina l'ultimo decreto del Governo del 2019: la tracciatura del latte ovino deve essere fatta in maniera scientifica e va data risposta a tanti, a tutti quegli allevatori che fanno una vita che nessun prezzo sicuramente può ripagare completamente, perché lavorare ogni giorno, alzarsi alle 4 del mattino per mungere, fare tutto e badare alle pecore, la sera di nuovo mungitura e stare tutto il giorno, non c'è mai vacanza perché gli animali non possono essere abbandonati e sicuramente non fanno pausa nel mangiare, bisogna controllarli perché non prendano le malattie con tutti i controlli che ci impongono e che vengono imposti per la sicurezza alimentare, i vaccini, le spese veterinarie. Quanto si paga il latte? Qualche cooperativa lo paga un euro finalmente, qualcuno no, gli industriali no: non ne facciamo una colpa.

Il Ministro Bellanova doveva farlo, l'aveva promesso, non l'ha inserito. Forse ricorderò sempre quando ha escluso i formaggi sardi nel bando per gli indigenti, portando in Sardegna un formaggio molle fatto in Veneto e noi non abbiamo protestato perché bisogna aiutare anche gli allevatori veneti o del Nord. Protestiamo perché le riforme che ci erano state promesse - non ne faccio una questione solamente di partito - devono andare avanti e la tracciatura del latte ovino è una di quelle. È una semplificazione nella vita, è una semplificazione reale in quella che deve essere la determinazione del prezzo del latte perché dovremmo arrivare finalmente a un sacrosanto diritto dei produttori ad avere il giusto prezzo o il prezzo necessario per vivere in maniera decente. E quella è la manovra e lo dobbiamo fare: è per questo che noi chiediamo al Governo di impegnarsi. Sappiamo benissimo che un ordine del giorno è un impegno politico. Raccontavo oggi a un collega che la prima volta, nella mia prima legislatura, quando mi è stato approvato il primo ordine del giorno, ero speranzoso, ero contento. Arriva poi quella mail dove si dice: gli uffici della Camera lo trasmettono al Ministero competente per vedere l'esito. E poi sappiamo benissimo che sono lettera morta ma è un impegno che noi prendiamo nella parola d'onore del Governo, ricordandosi gli impegni che avevamo preso con gli allevatori, con i pastori che sono la nostra identità, sono la nostra tradizione, son quel popolo di cui noi andiamo tanto orgogliosi. Qualche giornale mette a mo' di sfottò le pecore; noi siamo orgogliosi di quel gregge e di quegli uomini che vivono realmente con la propria terra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino, prego.

DANIELA RUFFINO (FI). Grazie, signor Presidente. Abbiamo parlato molto di avvio dell'anno scolastico in questi giorni nelle Commissioni; tra i vari problemi forse quello più in ombra è relativo alla ristorazione, alla refezione, alla mensa scolastica. Regna un'incertezza grande in questo senso: se nei nostri comuni si chiede alle famiglie piuttosto che ai docenti l'avvio di questo servizio, molto probabilmente riscontriamo un'assenza di risposte. Desidero soltanto brevemente parlare delle conseguenze disastrose del settore, le cui perdite, nei mesi di marzo e aprile, sono ammontate a circa 330 milioni di euro. Però che cosa significa tutto questo se lo leghiamo alla contrazione dei ricavi ma anche al 94 per cento di assenza di servizio che ovviamente ha portato un lockdown anche per quanto riguarda chi lavora nelle cucine ovviamente agli addetti alla distribuzione dei pasti? Significa che, per tre mesi, non c'è stato lavoro per una manodopera prevalentemente femminile, anche in questo caso con una percentuale alta: l'82 per cento del personale che lavora nelle mense scolastiche italiane è donna. Che cosa possiamo ancora dire ovviamente anche per riflettere su questo tema? Stiamo parlando di poche ore di lavoro giornaliero, tre, quattro ore, quindi con emolumenti molto bassi e ulteriormente abbattuti da un FIS, il Fondo integrazione salariale, che viene erogato e che ovviamente non permette sicuramente alle nostre addette mensa di poter sopravvivere. In tutto questo, abbiamo bisogno di un segnale importante: la ripresa del servizio, immaginare che la ristorazione scolastica è un servizio educativo, molto probabilmente si svolgerà in classe, molto probabilmente vedrà un'ulteriore contrazione di ore per il personale. Sto parlando di un servizio che, in genere, viene sospeso il 15 giugno e riprende in media tra il 15 e il 30 settembre.

Chiedo al Governo presente di riflettere sul tema e di pensare a questa parte di lavoratori molto spesso dimenticata, silente: molto probabilmente non li troveremo mai a protestare di fronte al Parlamento ma certamente hanno bisogno di risposte.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, l'ordine del giorno in questione, il n. 9/2648/5 Furgiuele, tratta di una delle aree industriali più importanti del Mezzogiorno d'Italia, seconda soltanto a quella di Bagnoli, Napoli. Il suo posizionamento baricentrico nel cuore della Calabria, la vicinanza al più importante aeroporto internazionale, ad uno snodo ferroviario, ad un'uscita autostradale da sempre la rendono un giacimento di opportunità in ambito produttivo, in ambito sociale, in ambito anche di occupazione. Peccato che queste opportunità negli ultimi decenni non possano essere state colte dalla regione Calabria, che pure ne avrebbe un disperato bisogno.

Esiste, infatti, signor Presidente, un paradosso su quell'area industriale. Da una parte questa straordinaria piattaforma industriale ricade per 351 ettari all'interno della ZES Calabria; dall'altra parte, su questa stessa zona grava un vincolo legislativo ambientale che risale nientepopodimeno che alla legge n. 1497 del 29 giugno 1939: quindi, signor Presidente, si tratta di un vincolo ambientale che risale a circa ottant'anni fa. Credo che questa sia una cosa che poi si traduca e si è tradotta in un'odissea burocratica per tutte quelle imprese che insistono in quell'area e che ovviamente hanno difficoltà per ampliare le loro attività, per ampliare quindi la loro produzione e per produrre dunque anche possibilità occupazionali.

Io chiedo allora, signor Presidente, per suo tramite al sottosegretario: che senso ha prevedere i benefici stabiliti dalla ZES, se poi gli stessi non possono essere colti dai privati, non possono essere colti dai comuni che ricadono su quel territorio e dalle partecipate? Penso per esempio, anzi faccio l'esempio della Lamezia Europa che, proprio in quell'area, sta portando avanti con grande fatica il progetto della realizzazione di un nuovo waterfront, proprio nel cuore della Calabria: la costruzione di un porto turistico, un progetto di interesse strategico, che è frutto di un accordo di programma tra pubblico e privato, un progetto come tanti ve ne sono nel Sud Italia. Per cui nello stesso ordine del giorno ho richiesto che possano essere estesi i benefici dell'articolo 9, ovvero la possibilità di prevedere un commissario capace di accelerare le pratiche e anche magari l'esecuzione di quest'opera.

In tema di semplificazione, signor Presidente, con questo ordine del giorno, oltre a prevedere la possibilità di estendere i benefici dell'articolo 9 anche ai progetti che sono frutto di accordo di programma tra pubblico e privato, sarebbe necessario eliminare questo vincolo ambientale: un vincolo ambientale che ormai è una vera e propria zavorra per tutte quelle imprese che insistono in quell'area e che potrebbero anche scoraggiarsi e quindi non sarebbe una cosa utile per quel territorio. Se vogliamo ridurre il costo della produzione, se vogliamo incentivare gli investimenti su quell'area che è strategica per il Mezzogiorno d'Italia, signor Presidente, bisogna necessariamente sburocratizzare, abbassare le tasse, togliere questi vincoli anacronistici che insistono in gran parte del Mezzogiorno d'Italia: in poche parole, bisogna semplificare, com'è il titolo di questo decreto-legge. Io auspico, signor Presidente, per suo tramite al sottosegretario, che questo ordine del giorno, il n. 5, possa essere accolto con formula piena e possa diventare un impegno concreto per il primo provvedimento utile che verrà trattato sull'argomento in quest'Aula.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, intervengo su questo ordine del giorno, fermo restando la polemica generale sul fatto che ci troviamo a discutere di tetrapiloctomia, come si direbbe citando Umberto Eco, cioè di quell'arte di spaccare il capello in quattro, visto che ci è stato impedito e inibito di presentare emendamenti al provvedimento: ci sentiamo un po' figli di una Camera minore.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno da me presentato a nome di Fratelli d'Italia, riguarda una serie di questioni attinenti alla sovranità digitale, di cui ho appena accennato nell'intervento per la fiducia; in particolare, si chiede di valutare l'opportunità di promuovere un'adeguata politica di classificazione dei dati della pubblica amministrazione, con l'obiettivo di stabilire un catalogo dei dati in possesso dell'amministrazione e indirizzare le funzioni critiche sulle quali effettuare valutazioni d'impatto, identificare un'adeguata etichettatura dei dati in possesso delle amministrazioni, evidenziando quali siano quelle ad alta criticità, e operare decisioni sulla dislocazione dei dati sul territorio nazionale. È il tema antico della centralizzazione dei data centre, che sono e devono essere considerati un assetto strategico e che devono essere tutelati come tali. È stato avviato un censimento, ma su 60 mila data centre solo 1.162 sono considerati attendibili; poi, tra questi, ci sono quelli privati, quelli comunque gestiti da provider privati, insomma, c'è insomma quindi un tema di grande, enorme ritardo su cui il Ministero per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione non è che stia brillando per attività e capacità di interazione. Chiediamo, poi, di valutare anche l'opportunità, appunto al fine di garantire la sovranità digitale, di istituire un sistema telematico nazionale di proprietà pubblica ad architettura distribuita per l'archiviazione, l'elaborazione e la trasmissione dei dati strategici per la pubblica amministrazione; quindi, rispetto a quello che dicevo, chiediamo di andare a garantire il controllo dell'archiviazione dei dati, che è tema di geopolitica digitale in questi mesi. Sappiamo quello che sta accadendo tra America e Cina, tra Europa e Cina, e tra la Cina e il resto del mondo, perché sono stati i primi a rivendicare la sovranità dei dati ha rispetto alle piattaforme straniere e adesso ne pagano giustamente le conseguenze, per cui l'India, e non solo l'America, ha chiuso le piattaforme di TikTok e di WeChat, e così altre 69 applicazioni, a dimostrazione che è in corso una guerra fredda digitale.

Rispetto a questo l'Italia è ancora una volta arretrata, anzi, in maniera ambigua strizza su questo l'occhio al dragone cinese, che in quanto ad autoritarismo e controllo dei dati non è certamente secondo a nessuno. In ultimo, questo ordine del giorno chiede di valutare l'opportunità, sempre al fine di garantire la sovranità digitale, di istituire un'agenzia sul modello delle autorità amministrative indipendenti per la sicurezza cibernetica, perché ci siamo resi conto, nell'analisi del diorama digitale italiano, che un'agenzia con questa funzione, con questa missione, con questo scopo, garantirebbe una coordinamento generale di tutti questi aspetti. Quindi, la rete nazionale di server controllati e vigilati, la sovranità digitale e la tutela dei dati archiviati in un cloud nazionale e quindi un'agenzia per la sicurezza cibernetica…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …che possa poi verificare e controllare e vigilare su questo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Ne ha facoltà.

FLAVIO DI MURO (LEGA). Presidente, gentile sottosegretario, ho presentato un ordine del giorno sull'articolo 46 di questo disegno di legge che tratta di zone economiche speciali; è un tema difficile, che però in questi cinque minuti cercherò di approfondire con delle questioni a me molto care, perché riguardano la mia città. Voi avete messo mano - e vi do atto positivamente di questo - a una revisione di quella che è la normativa per ampliare i presupposti per la creazione delle cosiddette ZES, che oggi sono per lo più collocate nel Mezzogiorno d'Italia. Ci sono anche nomine di commissari, alcune questioni tecniche e non entro nello specifico perché non ho il tempo per farlo. Peccato che, date la possibilità di creare delle zone franche doganali (previste dalle normative europee) all'interno delle ZES, vi siete dimenticati le zone franche urbane. Quindi, con questo ordine del giorno voglio porre l'attenzione del Governo su una futura modifica della legge, visto che non vi mettete mano in questo decreto, prevedendo che le zone franche doganali possano essere istituite anche nelle zone franche urbane. In particolare, parlo della zona franco urbana, della ZFU, di Ventimiglia, che è un territorio al confine tra Italia e Francia, che potrebbe vedere la nascita, appunto, di una zona di particolare interesse economico e di sviluppo economico, al pari di Livigno, prevedendo un'esenzione sull'IVA che potrebbe rilanciare, in un momento difficile come questo, un'economia transfrontaliera.

Ecco, non so perché anche questa volta il comune di Ventimiglia sia stato escluso dall'attenzione del Governo. Spero che non ci sia nulla di personale in questa decisione, ma così come avete previsto - e ripeto che ve ne do merito - di prevedere nuove zone franche doganali per le ZES, vi chiedo, con questo ordine del giorno, di prevederle per la zona franca urbana di Ventimiglia. Dico che spero che non ci sia nulla di personale, perché nei giorni scorsi avete previsto un decreto specifico ad hoc per Lampedusa, per i cittadini di Lampedusa e di Linosa che subiscono i danni, che finalmente riconoscete anche se è colpa vostra perché gli sbarchi sono anche colpa vostra, e ritenete l'immigrazione incontrollata un danno collaterale per la vita sociale, per la sicurezza e per l'economia della Sicilia e degli abitanti, in particolare quelli di Lampedusa e di Linosa. Ma anche in questo caso i cittadini di Ventimiglia sono forse figli di un dio minore? Non subiscono danni per l'immigrazione incontrollata che il vostro Governo sta causando? Lo dico subito: dare contributi e sgravi fiscali ai cittadini per subire l'immigrazione non è la soluzione, anzi forse è anche una presa in giro; però non è possibile riconoscere solo a Lampedusa questo beneficio economico. Spero che almeno nell'occasione di conversione in legge di questo “decreto Lampedusa” ci sia la possibilità di emendarlo, cosa preclusa in questo decreto, sennò l'avrei fatto, già prevedendo, appunto, la zona doganale a Ventimiglia.

Vedo giorno dopo giorno una situazione per la mia città che si va a degradare e vedo contestualmente il Governo che non ne tiene conto. Quindi, con questo ordine del giorno voglio aprire una partita, che spero sia di interesse del Governo, nel creare una zona franca doganale nel perimetro del comune di Ventimiglia. Non sarà, almeno da parte mia, oggetto di campagna elettorale - ci avviciniamo alle elezioni regionali e al referendum -, però, subito dopo, mettiamoci al lavoro per mettere mano a questa situazione e lavorare tutti insieme per dare più sviluppo economico e più risposte per il comune di Ventimiglia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Mi auguro che su questo ordine del giorno ci possa essere un giudizio clemente da parte del Governo. È un ordine del giorno di sostanza, cioè di quadro - diciamo così - e non è un ordine del giorno puntuale, che interviene su qualche contesto territoriale specifico. In particolare, si tratta di cercare di individuare da parte del Governo - è uno stimolo quello che Fratelli d'Italia offre al Governo - gli strumenti necessari e indispensabili per rimettere in moto, in maniera virtuosa e rispettosa dell'ambiente, la leva del comparto edilizio, che è particolarmente importante e interessante in epoca di globalizzazione perché è un comparto che prevede che il lavoro che viene sviluppato ricada, in termini di capacità produttiva e di ricchezza sociale, sul territorio italiano in quanto tale; non c'è la possibilità che si vadano a vanificare sforzi e che qualche approfittatore, qualche grande finanziaria o qualche speculatore, possa trasferire risorse a destra e a manca. Quel che si realizza qui si fa e qui resta! Ora, di che cosa parliamo, in particolare? Noi abbiamo una legislazione, da un punto di vista urbanistico, vetusta per molti aspetti, di cui sarebbe lungo stare qui ad argomentare.

In modo particolare, quello che non funziona è che, in una terra splendida e straordinaria e che tale viene giudicata dall'intero pianeta, non si riesca, diciamo così, a fare un'azione di ripulitura, di restauro, di demolizione e ricostruzione, di sostituzione edilizia o, come preferisce una determinata vulgata, di rigenerazione urbana in maniera efficace. Quindi, il Governo, attraverso il “decreto Semplificazioni”, ha citato in alcuni passaggi, articoli e commi, la tutela dei contesti, diciamo così, soprattutto nelle grandi aree urbane più delicate e noi assolutamente siamo d'accordo sul fatto che vadano preservati i centri storici, le cosiddette zone A, nella trasformazione del territorio e, cioè, che non vengano, di fatto, sfigurati questi contesti, che nel corso degli anni, dei decenni e dei secoli ci sono stati trasferiti quasi indenni dalla speculazione. Quindi, lì è normale ed è giusto che si operi attraverso una vincolistica rigorosa, perché? Perché sia lo Stato, cioè il pubblico, attraverso gli strumenti ordinatori dei comuni e delle regioni, sia i privati, attraverso gli investimenti, debbono collaborare per intervenire nelle zone degradate, perché gli strumenti di rigenerazione urbana e di sostituzione edilizia devono essere collocati dove il territorio è invivibile, dove la qualità della vita è al di sotto dei minimi standard, delle aspettative dei cittadini, dove il degrado galoppa.

Quindi, noi dobbiamo sburocratizzare, semplificare le procedure e, ove possibile, collocare degli investimenti per fare, su scala sistematica, seriale, l'azione di restauro, di demolizione e di ricostruzione, quindi di delocalizzazione delle cubature, ad esempio per liberare i complessi monumentali, le aree archeologiche, le aree ambientalmente riconoscibili come patrimonio dell'umanità, le coste, non per fare un'azione giacobina - e, quindi, anche per qualche aspetto meschina - di colpevolizzazione di chi, comunque, ha realizzato quello che di fatto il pubblico ha consentito che si realizzasse, ma per liberare le coste e valorizzare tutti i siti che ho citato, quindi non soltanto quelli naturalistici, e ricollocare le cubature dove gli strumenti urbanistici prevedono che possano essere collocate. Un grande patto tra pubblico e privato per rimettere in moto l'economia del comparto edilizio attraverso un gigantesco piano di ristrutturazione e di riqualificazione del territorio nazionale.

Io spero di essere stato, diciamo, nella stesura - e concludo - di questo ordine del giorno il più possibile gentile, per non indispettire il Governo, perché l'obiettivo non è quello di fare propaganda, l'obiettivo, per quello che mi riguarda, è salvare in parte il territorio italiano e le sue bellezze e rimettere in moto l'economia, che per tanti aspetti è comunque legata a questo comparto che indebitamente, impropriamente e ingiustamente spesso viene colpevolizzato solo perché non si riesce ad arginare la speculazione edilizia e a indirizzare questo settore dall'espansione alla riqualificazione, come è necessario e indispensabile che sia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Prego, senatore Margiotta.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Chiederei cinque minuti - dieci al massimo - di sospensione per affinare gli ultimi pareri, assicurando che saranno veramente tanti i minuti di sospensione, e non di più.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta fino alle 18,15.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Sottosegretario, la invito ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/2648/1 Gusmeroli, parere favorevole con la riformulazione “valutare l'opportunità di assumere”.

L'ordine del giorno n. 9/2648/2 Claudio Borghi è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/3 Bologna, parere favorevole, mentre sugli ordini del giorno n. 9/2648/4 Tarantino e n. 9/2648/5 Furgiuele, parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/6 Vinci, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/7 Formentini, parere contrario.

Sugli ordini del giorno n. 9/2648/8 Pezzopane, n. 9/2648/9 Nardi, n. 9/2648/10 Bonomo, n. 9/2648/11 Braga e n. 9/2648/12 Rospi, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/13 Montaruli, parere favorevole con la riformulazione “valutare l'opportunità di assumere tutte le iniziative necessarie per garantire, anche mediante il rafforzamento dei controlli, il pieno rispetto delle nuove regole sulla circolazione dei velocipedi”.

PRESIDENTE. Questo era il n. 9/2648/12?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Il n. 9/2648/13.

PRESIDENTE. Quindi l'ordine del giorno n. 9/2648/12 è accolto così, favorevole?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Ordine del giorno n. 9/2648/12: parere favorevole.

PRESIDENTE. E l'ordine del giorno n. 9/2648/13 con questa raccomandazione. Benissimo. Ordine del giorno n. 9/2648/14 Deidda?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere favorevole con la riformulazione “valutare l'opportunità di” e togliendo le parole: “senza ulteriore ritardo” dal primo rigo.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/15 Bellucci, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/16 Lucaselli, parere favorevole con la riformulazione “valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/17 Meloni, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/18 Gemmato, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/19 Ciaburro, parere favorevole con la riformulazione nel senso di valutare l'opportunità di disporre, di prevedere, di prolungare.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/20 Mollicone, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/21 Trancassini, parere favorevole con la riformulazione nel senso di valutare l'opportunità di semplificare, accelerare, semplificare, eccetera.

PRESIDENTE. Favorevole con riformulazione.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sì.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/22 Silvestroni, parere favorevole con la seguente riformulazione: “ad adottare ogni misura, anche di carattere finanziario, che consenta”, poi da “la messa in sicurezza” fino a “più veloce” rimane così com'è, si mette il punto e il resto viene cancellato.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/23 Lollobrigida, parere favorevole con la riformulazione: “ad assumere tutte le iniziative necessarie alla sostituzione integrale delle condutture”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/24 Prisco, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/25 Delmastro Delle Vedove, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/26 Zucconi, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/27 Osnato, parere contrario.

Gli ordini del giorno n. 9/2648/28 Foti e n. 9/2648/29 Bucalo sono accolti come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/30 Frassinetti, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/31 Donzelli, parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/32 Butti, parere favorevole con la riformulazione nel senso di valutare l'opportunità di aggiornare, eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/33 Caretta, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/34 Ferro, parere favorevole.

Sugli ordini del giorno n. 9/2648/35 Rizzetto, n. 9/2648/36 Benigni, n. 9/2648/37 Di Muro e n. 9/2648/38 Zoffili, parere contrario,

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/39 Paternoster, parere favorevole con la seguente riformulazione: “impegna il Governo a chiarire quali soggetti siano autorizzati a circolare”, eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/40 Capitanio, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di consentire”, eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/41 Cirielli, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/42 Ferrari, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di adottare”, eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/43 Gastaldi, parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di favorire iniziative per la ricomposizione (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/44 Covolo, parere contrario, mentre sugli ordini del giorno n. 9/2648/45 Occhionero, n. 9/2648/46 Gadda e n. 9/2648/47 Marco Di Maio, parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/48 Ungaro parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/49 Noja, parere favorevole, al secondo punto, però, con “valutare l'opportunità di adottare”.

PRESIDENTE. Quale, mi scusi?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/2648/49 Noja.

PRESIDENTE. Quindi, parere favorevole con riformulazione.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Solo sul secondo punto.

PRESIDENTE. Perfetto. Ordine del giorno n. 9/2648/50 Migliore?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di sospendere” e poi ci si ferma al numero 173, togliendo le ultime tre righe.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/51 Nobili, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/52 Fregolent, parere favorevole con “valutare l'opportunità di”.

L'ordine del giorno n. 9/2648/53 Paita è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/54 Schirò c'è una riformulazione, che chiedo, per cortesia, ad un assistente parlamentare, se possibile, di andare a riprendere nella stanza…

PRESIDENTE. Lo accantoniamo in attesa che si recuperi. Ordine del giorno n. 9/2648/55 La Marca?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/56 Gribaudo, parere favorevole con la seguente riformulazione: nelle premesse, togliere gli ultimi due punti, quindi da: “la specifica” fino a “procedimenti;” e, nel dispositivo, dopo le parole: “così salvaguardando il lavoro delle professioni tecniche, le previsioni di oneri di urbanizzazione dei comuni”, punto. Poi, da lì in poi, cancellato.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/57 Mazzetti, parere contrario.

PRESIDENTE. Torniamo sull'ordine del giorno n. 9/2648/54 Schirò.

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Sull'ordine del giorno n. 9/2648/54 Schirò, parere favorevole con la seguente riformulazione: favorevole solo alla lettera a): “invita il Governo a valutare l'opportunità di semplificare le procedure, riaggregando presso il MAECI su base volontaria, come è stato per una lunga fase e come gli stessi funzionari auspicano, le competenze, le risorse ed il contingente di personale adibito alla formazione delle graduatorie e alla destinazione del personale scolastico all'estero, favorendo la soluzione normativa più veloce ed adatta allo scopo”. Parere contrario, invece, sulla lettera b).

Sugli ordini del giorno n. 9/2648/59 Versace e n. 9/2648/60 Labriola, parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/61 Pella, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/62 Ruffino, parere favorevole con la riformulazione: “prima di assumere, valutare l'opportunità di” e, poi, cancellare le parole da: “in relazione” fino a: “chiusura”. Quindi, le parole: “in relazione al passato” fino a: “chiusura” si cancellano, poi si riprende e va bene.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/63 Saccani Jotti, parere favorevole.

L'ordine del giorno n. 9/2648/64 Mandelli è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/65 Baldelli, sul secondo capoverso delle premesse, parere favorevole con la seguente riformulazione: togliere le parole “considerevole aumento” e inserire “incremento” e ci si ferma, sempre per quanto riguarda il secondo capoverso, alla parola: “circolazione”, togliendo le parole “denotando l'evidente volontà”, eccetera. Si cancella tutto. E poi: “impegna il Governo a destinare i proventi aggiuntivi delle multe derivanti dalle nuove disposizioni di cui in premessa anche al fondo di garanzia (…)”, eccetera. Quindi, c'è l'aggiunta della parola “anche” e queste correzioni che ho detto alle premesse.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/66 Napoli, parere favorevole con la seguente riformulazione: nelle premesse, gli ultimi tre capoversi si tolgono e ci si ferma alla parola: “recupero” e, poi: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di”. Il resto va bene.

Sugli ordini del giorno n. 9/2648/67 Rosso e n. 9/2648/68 Fitzgerald Nissoli, parere contrario, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/69 Costanzo, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di reintrodurre”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/70 Rotelli, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/71 Barelli, parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/72 Bond, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2648/73 Borghese è inammissibile. Ordine del giorno n. 9/2648/74 Tasso?

SALVATORE MARGIOTTA, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Parere contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/75 Alaimo, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/76 D'Orso, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2648/77 Dori, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/79 Rizzo, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”. Quindi, riformulato.

Sugli ordini del giorno n. 9/2648/82 D'Ippolito, n. 9/2648/83 Micillo, n. 9/2648/84 Deiana, n. 9/2648/85 Terzoni e n. 9/2648/86 Daga, parere favorevole, mentre sull'ordine del giorno n. 9/2648/87 Martinciglio, parere favorevole con la riformulazione: “valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/2648/88 Maraia è riformulato in questo modo: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di disporre il commissariamento”.

Ordine del giorno n. 9/2648/89 Fontana, riformulare la parte iniziale del dispositivo, che diventa: “valutare l'opportunità di interventi correttivi in uno dei provvedimenti di prossima adozione”, mentre dalla parola “finalizzati” in poi va bene.

Ordine del giorno n. 9/2648/90 Ficara, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/91 De Lorenzis, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/92 Scanu, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/93 Berti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/94 Barbuto, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/98 Galizia, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/99 Ianaro, parere favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2648/100 Troiano, invito al ritiro. Ordine del giorno n. 9/2648/101 Russo, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2648/102 Plangger, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2648/104 Rampelli, parere contrario.

Presidente, devo fare due rettifiche: sull'ordine del giorno n. 9/2648/6 Vinci, il parere è contrario, invece avevo detto che era favorevole; sull'ordine del giorno n. 9/2648/9 Nardi, parere favorevole se vengono eliminati nell'impegno le parole “con il primo provvedimento utile”.

PRESIDENTE. Interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani, a partire dalle ore 9.

Annuncio della nomina di un giudice della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 9 settembre 2020, il Presidente della Repubblica ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Signor Presidente, la informo che, con decreto in data odierna, controfirmato dal Presidente del Consiglio dei ministri, ho nominato giudice della Corte Costituzionale la professoressa Emanuela Navarretta. Firmato, Sergio Mattarella”.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Presidente, intervengo per chiedere un sollecito nella risposta alla mia interpellanza n. 2-00928, che riguarda la segnalazione che feci personalmente il 13 aprile 2019 del riscontro di una discarica abusiva enorme a Mantova, presso la cartiera di via Poggio Reale, con 100 mila tonnellate di rifiuti in gran parte provenienti dagli Stati Uniti. Questa cartiera è gestita dal gruppo PRO-GEST, per cui ha lavorato tra l'altro Stefano Rossi, candidato sindaco del centrodestra a Mantova. Questi rifiuti stanno percolando, non sono coperti, non hanno nessuna sicurezza. Partì un'indagine l'anno scorso, che ha portato a dare forza ai comitati, che sono riusciti a non far costruire un inceneritore; una vittoria dei cittadini, di Gloria Costani, di Paolo Rabitti, però adesso i rifiuti sono ancora lì. Le foto aeree mostrano che i rifiuti sono ancora lì; pochi giorni fa era così; stanno percolando nel Mincio, altro che laghi balneabili! Mantova vuole importare rifiuti, la sua amministrazione fa questo. Centomila tonnellate li vuole importare Tea, gestore ambientale di Mantova, e praticamente sarà uno smaltimento porta a porta, una tonnellata per cittadino. Mantova importa persino le salme, 5.588 all'anno, con il crematorio che ha sempre problemi emissivi. Per cui, per evitare questi problemi, per evitare l'importazione di rifiuti e per sollecitare la bonifica, lo chiedo al Ministro, ma anche ai cittadini, che potranno evitare quest'importazione di rifiuti, questo nutrirsi di rifiuti, una vera forutofagia che c'è con questi gestori ambientali, che vogliono solo soldi, nonché evitare una vera e propria necrofilia d'importazione di salme, i cittadini hanno un'altra urna per difendersi, che non è l'urna cineraria ma quella elettorale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). Presidente, io intendo portare all'attenzione dell'Aula una questione che è stata evidenziata dal giornale L'Espresso, che coinvolge la Fondazione San Raffaele, controllata dal gruppo San Donato, della famiglia Rotelli, in particolare l'assegnazione di posti letto che sono stati destinati al servizio pubblico per via del rapporto di convenzionamento con la regione Lombardia in favore di miliziani libici che sono reduci dai campi di battaglia. È una questione di metodo e di sostanza, che manifesta una gestione del sistema sanitario lombardo quantomeno dubbia e per certi versi anche oscura.

Fa specie rilevare anche che alcuni reduci libici siano stati portati in Italia con la mediazione della Santa Sede e con l'intenso lavoro diplomatico delle ambasciate italiane nordafricane. Tutto a discapito dei cittadini italiani, che vedono indirettamente negato un diritto inviolabile sancito dall'articolo 33 della Costituzione, che è il diritto alla salute. Infine, sullo sfondo di questa storia, ha poi generato altrettanto scalpore il fatto che Flavio Briatore, positivo al COVID-19, con grande serenità ha potuto evitare il reparto riservato ai contagiati ottenendo un ricovero privilegiato nel reparto solventi sempre del San Raffaele, che non è attrezzato per gestire questo tipo di malati. Sono fatti che manifestano una disparità di trattamento dettata da motivi economici che non possono passare inosservati e che devono indurre riflessioni in un'Aula come questa e tra tutti gli addetti ai lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Presidente, la morte di Willy disvela una ferita profonda nella nostra società rispetto alla quale nessuno di noi è esente da colpe. Ed è per questo motivo che tutti noi dovremmo rispettare un silenzio morale, senza parlare o sparlare, senza rincorrere l'ennesima ipocrisia e poi ritornare nella nostra solitudine, nel nostro individualismo, aspettando la prossima tragedia. Certe tragedie non avvengano all'improvviso, si generano nel silenzio, quando diventiamo incapaci di ascoltare. Dovremmo solo inchinarci di fronte a un dolore così lacerante e chiederci cosa ne facciamo della vita, cos'è realmente la vita per noi, e interrogarci sul perché tutto ciò continua ad accadere oggi. Forse perché abbiamo fatto finta di non vedere che il modello di società che si andava accreditando nel nostro tempo è fatto di ricerca ossessiva di fama, successo, popolarità, ma anche attraverso l'arroganza, la violenza, la prevaricazione, invece che ispirarsi a valori quali il coraggio, la lealtà, l'altruismo. Siamo, allora, tutti corresponsabili, ed è proprio per questo che diventa insostenibile assistere ad un fiume di parole che appaiono irritanti se non addirittura fuori luogo. Dovremmo chiederci se siamo davvero in condizioni di orientare finalmente il nostro pensiero politico verso tutto ciò che può aggregare a livello sociale, culturale, scolastico, sportivo. Questo clima di scontro perenne, ormai divenuto inaccettabile, non può e non deve permeare il dibattito politico e istituzionale del nostro Paese. Non possiamo, quindi, relegare questa tragedia ad un grave fatto di cronaca, ma abbiamo il dovere di aprire una riflessione politica sul senso profondo del nostro ruolo nella vita, nella società e nelle istituzioni. Concludo, Presidente, questo mio intervento per onorare una giovane vita stroncata in maniera violenta e inspiegabile e assumere un impegno solenne nei confronti dei familiari di Willy, ai quali ci stringiamo in questo momento di angoscia e di dolore profondo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (MISTO-PP-AP). Presidente, vorrei riproporre all'attenzione della Presidenza un tema trattato nei giorni scorsi, nelle scorse settimane; è il tema della Betafence Spa, un'impresa sana che, per la volontà di speculazione finanziaria, rischia la chiusura, in provincia di Teramo, nel comune di Tortoreto. Sono a rischio 155 posti di lavoro ed è fondamentale che i tavoli di crisi al MiSE siano avviati e procedano anche con ulteriori incontri il prima possibile, perché le scadenze fissate dall'azienda sono fuori dalla realtà. I posti di lavoro sono a rischio, con un danno per tutta la provincia di Teramo ma per tutto l'Abruzzo, quindi è fondamentale che il MiSE e il Ministro Patuanelli gestisca direttamente la crisi aziendale per evitare la chiusura, con un danno e con la violazione dell'articolo 1 della Costituzione, perché, lo ricordo, l'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 10 settembre 2020 - Ore 9:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato). (C. 2648)

Relatori: BALDINO, per la I Commissione; BURATTI, per l'VIII Commissione.

(ore 15)

2. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 18,35.