Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 394 di martedì 8 settembre 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

AZZURRA PIA MARIA CANCELLERI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 4 settembre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Bergamini, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Carfagna, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Daga, De Maria, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Marattin, Mauri, Melilli, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Parolo, Perantoni, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 5 settembre 2020, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e VIII (Ambiente): S. 1883. - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale” (approvato dal Senato) (2648) - Parere delle Commissioni II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), III, IV, V, VI, VII, IX, X, XI, XII, XIII, XIV e della Commissione parlamentare per le Questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Discussione del disegno di legge: S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato) (A.C. 2648).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2648: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2648)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionale) e la VIII Commissione (Ambiente) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice per la Commissione Affari costituzionali, deputata Vittoria Baldino. Prego, collega.

VITTORIA BALDINO, Relatrice per la I Commissione. Grazie, Presidente. Le Commissioni riunite I e VIII hanno esaminato in sede referente il disegno di legge n. 2648 approvato dal Senato, di conversione del decreto-legge n. 76 del 16 luglio 2020, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale. Si tratta di un testo molto complesso e ampio, che è stato approvato dal Senato con importanti modifiche e le Commissioni riunite I e VIII in sede referente hanno approvato l'identico, medesimo testo approvato in Senato, quindi oggi approda in Aula il medesimo testo che è stato approvato in Senato senza alcuna modifica.

Il decreto si compone di quattro Titoli. I Titoli I e IV attengono principalmente agli ambiti di competenza dell'VIII Commissione, quindi sarà il collega Buratti a relazionare in merito ai temi di competenza della Commissione Ambiente, mentre i Titoli II e III investono i profili di competenza della I Commissione. Nel rinviare per ogni approfondimento alla documentazione del Servizio studi, mi limiterò a relazionare per quanto riguarda le materie di competenza della I Commissione, ovviamente riportandone le novità che io ritengo più importanti. Allora, nell'ambito del Titolo II, si dispone, al primo articolo del Titolo II, all'articolo 12, una modifica della legge sul procedimento amministrativo, della legge n. 241 del 1990, disponendo che i rapporti tra i cittadini e la pubblica amministrazione sono improntati al principio della collaborazione e della buona fede. Alcune previsioni riguardano i termini del procedimento amministrativo, sempre in un'ottica di semplificazione e accelerazione dei procedimenti, quindi in un'ottica di miglioramento del rapporto tra la pubblica amministrazione e il cittadino, e recano infatti l'obbligo per le amministrazioni di misurare e rendere pubblici i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti. Nel corso dell'esame al Senato è stato specificato che la pubblicità dei tempi è garantita dalle amministrazioni mediante pubblicazione sul proprio sito istituzionale. Inoltre, è stato disposto l'obbligo di aggiornare i termini dei procedimenti di rispettiva competenza, prevedendo una riduzione della loro durata. Un secondo gruppo di disposizioni introducono misure volte a favorire e rafforzare l'uso della telematica nel procedimento amministrativo; viene modificata la disciplina della comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza, sostituendo l'interruzione dei termini con la sospensione degli stessi ed introducendo altre modifiche sulla motivazione del diniego, al fine di evitare i rischi di plurime reiterazioni del procedimento. Inoltre, sono state introdotte delle novità in materia di attività consultiva della pubblica amministrazione. Si prevede che in caso di decorrenza del termine senza che sia stato comunicato il parere, nonché si tratti di un parere obbligatorio, l'amministrazione richiedente proceda indipendentemente dall'espressione del parere e viene introdotto un meccanismo per superare l'inerzia delle amministrazioni procedenti per l'adozione di provvedimenti normativi e amministrativi.

L'articolo 13 prevede inoltre una procedura di conferenza di servizi straordinaria, utilizzabile fino al 31 dicembre 2021: in questo tempo, le pubbliche amministrazioni hanno facoltà, in caso di conferenza di servizi decisoria, di procedere mediante una conferenza semplificata in modalità asincrona. Si prevede inoltre, al fine di disincentivare l'introduzione di nuovi oneri regolatori, che qualora gli atti normativi statali introducano un nuovo onere che non trova compensazione con una riduzione di oneri di pari valore, tale onere è qualificato come onere fiscalmente detraibile. L'articolo 15 dispone ulteriori misure di semplificazione, con particolare riguardo all'adozione di un'agenda per la semplificazione per il periodo 2020-2023, da effettuare entro il 30 ottobre 2020. È previsto inoltre il completamento della ricognizione dei procedimenti amministrativi da parte dello Stato, le regioni e le autonomie locali, sentite le associazioni imprenditoriali e - nel corso dell'esame al Senato, è stata aggiunta un'ulteriore modifica - sentiti gli ordini e le associazioni professionali. La ricognizione è finalizzata ad individuare i diversi regimi applicabili e ad applicare ulteriori misure di semplificazione. Inoltre, è stata prevista l'estensione dell'ambito di applicazione della modulistica unificata e standardizzata. L'articolo 16 reca poi alcune disposizioni che intervengono sulle procedure relative al voto degli italiani all'estero per il referendum confermativo; in particolare, si prevede l'anticipazione del termine entro il quale devono pervenire agli uffici consolari le buste contenenti le schede elettorali, la possibilità che la spedizione delle buste con le schede votate dagli italiani all'estero all'Ufficio centrale per la circoscrizione avvenga con valigia diplomatica non accompagnata da un corriere, l'aumento del numero di elettori necessario per la costituzione dei seggi elettorali, con la conseguente diminuzione del numero dei seggi medesimi e l'aumento del 50 per cento dell'onorario in favore dei componenti dei seggi elettorali. L'articolo 17 dispone di importanti disposizioni che riguardano gli enti locali; infatti dispone il rinvio dei termini e la temporanea disapplicazione delle disposizioni nell'ambito della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale degli enti locali, prorogando ulteriormente dei termini già prorogati dal “decreto Cura Italia”. L'articolo 17-bis novella la disciplina inerente all'accesso alle informazioni presenti nell'anagrafe tributaria da parte degli enti locali e dei soggetti affidatari del servizio di riscossione.

L'articolo 18 restituisce ai sindaci la pienezza dei poteri di ordinanza previsti dall'ordinamento vigente prima dell'introduzione dei limiti dettati in relazione all'emergenza da COVID-19. Nello specifico, sopprime l'articolo 3, comma 2, del decreto n. 19, il quale prevedeva che i sindaci non potessero adottare, a pena di inefficacia, ordinanze contingibili e urgenti dirette a fronteggiare l'emergenza che fossero in contrasto con le misure statali e regionali e che eccedessero i limiti di oggetto che valgono per i provvedimenti regionali. La norma è finalizzata a ripristinare pienamente i poteri extra ordinem attribuiti ai sindaci dall'articolo 50 del TUEL in modo che gli stessi possano adottare tutte le misure contingibili e urgenti eventualmente necessarie per evitare nuove situazioni di rischio per la salute e l'incolumità della propria comunità, essendo ora venuta meno la ratio sottesa alla norma di cui si dispone l'abrogazione. L'articolo 20 reca disposizioni in favore del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, con la finalità, tra le altre, di operare una valorizzazione retributiva del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. In particolare, si modifica l'articolo 6 del decreto legislativo n. 217 del 2005, prevedendo che il periodo di permanenza minimo nella sede di prima assegnazione per i Vigili del fuoco dopo lo svolgimento del corso di formazione sia ridotto da cinque a due anni, ridefinisce la misura delle componenti fisse e continuative del trattamento economico del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, incrementa la misura delle componenti di natura accessoria dei Vigili del fuoco, comprese quelle destinate al personale che espleta funzioni specialistiche, ridefinisce la retribuzione del personale direttivo e dirigente del Corpo.

L'articolo 22 interviene sulla disciplina dei controlli concomitanti della Corte dei conti, ossia dei controlli che i giudici contabili effettuano sulle gestioni pubbliche statali in corso di svolgimento, introducendo una procedura speciale in caso di accertamento di gravi irregolarità gestionali, ovvero di rilevanti e ingiustificati ritardi nell'erogazione di contributi per la realizzazione dei principali piani, programmi e progetti relativi agli interventi di sostegno e di rilancio dell'economia nazionale.

Per chiudere con il Titolo II, l'articolo 23 modifica la disciplina dell'abuso d'ufficio per circoscrivere l'ambito di applicazione della fattispecie con riferimento all'elemento oggettivo della fattispecie, ossia la tipologia di violazioni da parte del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio nell'esercizio delle sue funzioni che determina l'integrazione del delitto stesso. Per determinare l'illiceità della condotta del pubblico ufficiale o dell'incaricato di pubblico servizio nello svolgimento delle sue funzioni viene, infatti, attribuita rilevanza non più alla violazione di norme di legge o di regolamento, bensì alla violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge dalle quali non residuino margini di discrezionalità per il soggetto agente.

Il Titolo III, invece, si compone degli articoli da 23-bis a 37-bis, recante misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell'ambito dell'amministrazione digitale. Presidente, io ho visto che il tempo a mia disposizione è quasi terminato: mi fermerei qui, rinvierei ogni approfondimento alla documentazione del Servizio studi e, comunque, rimango a disposizione per ogni tipo di approfondimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione Ambiente, collega Buratti. Prego.

UMBERTO BURATTI, Relatore per la VIII Commissione. Grazie, Presidente. Come diceva prima la collega Baldino, ci siamo divisi i compiti: con il mio intervento andrò a illustrare alcune disposizioni relative al Titolo I, in materia di semplificazione in materia di contratti pubblici ed edilizia, e il Titolo IV, con il quale sono introdotte norme relative a semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy. L'obiettivo del provvedimento è quello di rilanciare l'economia, intervenendo su diversi procedimenti amministrativi e accelerare sull'innovazione digitale, intervenendo sugli appalti pubblici, con un regime speciale straordinario, con l'allungamento del periodo temporale in cui queste norme avranno vigenza: dal 31 luglio siamo arrivati al 31 dicembre 2021. Esaminiamo alcune di queste norme.

L'articolo 1 reca disposizioni derogatorie al codice in materia di procedure relative all'aggiudicazione dei contratti pubblici sotto soglia. Il comma 1 dispone, infatti, che la selezione del contraente deve avvenire entro due mesi dalla data di adozione dell'avvio del procedimento, aumentati a quattro mesi nei casi di procedura negoziata senza bando. Il mancato rispetto dei termini previsti può essere valutato ai fini della responsabilità del responsabile unico del procedimento, del RUP, per danno erariale e, qualora imputabili all'operatore economico, i ritardi costituiscono causa di esclusione dell'operatore dalla procedura o di risoluzione del contratto per inadempimento.

Il comma 2, per le procedure per l'affidamento delle attività di esecuzione di lavori, servizi e forniture, inclusi i servizi di ingegneria e architettura, di importo inferiore alle soglie di rilevanza europea, prevede l'affidamento diretto e la procedura negoziata: l'affidamento diretto per lavori di importo inferiore a 150 mila euro e per servizi e forniture, ivi compresi i servizi di ingegneria e architettura e l'attività di progettazione, di importo inferiore a 75 mila euro; la procedura negoziata, senza bando, di cui all'articolo 63 del codice, previa consultazione di almeno cinque operatori economici, nel rispetto di un criterio di rotazione degli inviti, che tenga conto anche di una diversa dislocazione territoriale delle imprese invitate, con l'individuazione degli operatori economici in base a indagini di mercato o tramite elenchi di operatori economici, previa pubblicazione di un avviso relativo all'avvio della procedura di affidamento.

L'articolo 2 reca disposizioni derogatorie del codice in materia di procedure relative all'aggiudicazione dei contratti pubblici pari o superiori alle soglie comunitarie. Anche in tal caso, come per l'articolo 1, la procedura si deve concludere entro sei mesi dall'avvio, pena l'imputazione di conseguenze per il responsabile unico del procedimento o per l'operatore economico.

Il comma 4 indica una serie di settori per i quali si opera in deroga ad ogni disposizione di legge, salvo il rispetto, chiaramente, della legge penale, della normativa antimafia, della disciplina inderogabile dell'Unione europea e dei principi inderogabili del codice. Vengono indicati i settori di intervento, alcuni di questi li voglio citare: l'edilizia scolastica, universitaria, sanitaria, giudiziaria e penitenziaria, infrastrutture per la sicurezza pubblica, attività di ricerca scientifica, trasporti, infrastrutture stradali, ferroviarie, portuali e aeroportuali.

L'articolo 3 mira a semplificare il sistema delle verifiche antimafia, introducendo norme transitorie applicabili fino al 31 dicembre 2021. In particolare, voglio porre l'attenzione sul comma 7 che, intervenendo sul codice antimafia, prevede che il Ministero dell'Interno possa stipulare accordi e protocolli con associazioni di categoria, grandi imprese e organizzazioni sindacali per estendere anche ai rapporti tra privati la disciplina sulla documentazione antimafia, attualmente limitata ai rapporti tra i privati e un interlocutore pubblico.

L'articolo 4, al comma 1, novella l'articolo 32, comma 8, del codice in materia di procedure per la conclusione del contratto di affidamento, prevedendo, tra l'altro, che la stipulazione del contratto deve aver luogo entro i sessanta giorni successivi al momento in cui è divenuta efficace l'aggiudicazione e che la mancata stipulazione del contratto nel termine previsto deve essere motivata con specifico riferimento all'interesse della stazione appaltante e all'interesse nazionale alla sollecita esecuzione del contratto.

L'articolo 5, modificato dal Senato, detta disposizioni a carattere transitorio, applicabili sempre fino al 31 dicembre 2021, agli appalti il cui valore sia pari o superiore alla soglia comunitaria, per disciplinare i casi di sospensione dell'esecuzione dell'opera pubblica nella fattispecie previste ed esclusivamente per il tempo strettamente necessario al loro superamento, al fine di consentire la rapida ripresa della sua esecuzione.

L'articolo 6 prevede, fino al 31 dicembre 2021, la obbligatoria la costituzione, presso ogni stazione appaltante, di un collegio consultivo tecnico per i lavori relativi ad opere pubbliche pari o superiori alle soglie di rilevanza europea. Da sottolineare, inoltre, l'articolo 7. Al fine di evitare che la mancanza, temporanea, di risorse pubbliche ostacoli la regolare e tempestiva realizzazione dell'opera, prevede un fondo per la prosecuzione delle opere pubbliche di importo pari o superiore alle soglie comunitarie previste dal codice dei contratti pubblici, che non può essere utilizzato per la realizzazione di nuove opere, ma solo per terminare quelle già in costruzione.

Per l'anno 2020 il fondo ha una dotazione di 30 milioni di euro. L'articolo 9, modificato dal Senato, reca una serie di disposizioni finalizzate alla revisione, all'ampliamento e alla proroga della disciplina dei commissari previsti dal “decreto Sblocca cantieri”. L'articolo 10, modificato al Senato, va a intervenire sul testo unico dell'edilizia, e reca diverse disposizioni: alcune modifiche sono finalizzate a semplificare le procedure edilizie, assicurare il recupero e la qualificazione del patrimonio edilizio esistente e lo sviluppo di processi di rigenerazione urbana, decarbonizzazione, efficientamento energetico, messa in sicurezza sismica e contenimento del consumo di suolo. Voglio richiamare l'attenzione dei colleghi, tra l'altro, in tema di abusi edilizi: si interviene con l'articolo 10-bis, prevedendo che in caso di mancato avvio delle procedure di demolizione entro il termine di 180 giorni dall'accertamento dell'abuso la competenza è trasferita all'ufficio del prefetto. Per le aree colpite da eventi sismici intervengono gli articoli 11 e 11-bis in materia sempre di accelerazione e semplificazione delle procedure per la ricostruzione pubblica.

Il titolo IV, che è composto dagli articoli da 38 a 65, reca semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy. L'articolo 39-bis, introdotto al Senato, apporta integrazioni alla piattaforma telematica meglio conosciuta come incentivi.gov. Ecco, se andiamo a collegarci sul sito, questo incentivi.gov, lì è indicato un vademecum su come intervenire, come gli imprenditori possono anche conoscere tutte quelle disposizioni agevolative. Con questo intervento normativo si ridefiniscono contenuti e finalità della piattaforma, disponendo che questa deve promuovere la conoscenza di tutte le misure di incentivazione gestite dal Ministero dello Sviluppo economico. Si prevede inoltre che la piattaforma deve anche assicurare un'interoperabilità con il registro nazionale degli aiuti di Stato. L'articolo 42 reca norme in materia di attività del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Questa norma attenziona il tema delle varianti d'opera. Molte volte, quando siamo intervenuti con le varianti d'opera, le opere si sono fermate; ecco, con questa norma si interviene proprio per far sì che non ci sia un fermo dell'opera, ed è previsto che l'approvazione delle varianti sia anche ai fini della localizzazione delle stesse, in caso di approvazione da parte del soggetto aggiudicatore. Il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti rende un'informativa al CIPE su queste varianti.

L'articolo 43-ter interviene in ambito agricolo. L'articolo 43-ter novella l'attuale disciplina della coltivazione della vite e del commercio del vino. L'articolo 43-quater, inserito al Senato, è relativo alle aziende agricole condotte da giovani che subentrano nella gestione di altre aziende agricole, con la previsione di procedure semplificate e benefici. L'articolo 46 novella la disciplina delle zone economiche speciali. L'articolo 47 reca disposizioni volte a favorire l'accelerazione nella realizzazione degli interventi finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione e in generale degli investimenti comunque finanziati dalle risorse del bilancio europeo attraverso un'accelerazione dei procedimenti amministrativi relativi ad atti e attività connesse all'utilizzazione di queste risorse. L'articolo 49, nei commi da 1 a 5, opera una revisione complessiva della disciplina del sistema di monitoraggio dinamico per la sicurezza di ponti, viadotti e opere similari su strade e autostrade. Tale disciplina viene integrata con la previsione di linee guida per il mantenimento in sicurezza appunto di ponti, viadotti, gallerie e quant'altro sia per la rete stradale che autostradale. Si interviene poi sul codice della strada, con novità per quello che riguarda corsie ciclabili, zone scolastiche e possibilità per i comuni di istituire il doppio senso ciclabile.

L'articolo 50 apporta una lunga serie di modifiche alla disciplina in materia di valutazione di impatto ambientale volte a perseguire principalmente l'accelerazione delle procedure, soprattutto tramite una riduzione dei termini previgenti e la creazione di una specifica disciplina per la valutazione ambientale. L'articolo 50-bis, che è stato inserito al Senato, novella l'articolo 119 del codice del processo amministrativo, il decreto legislativo n. 104 del 2010, al fine di assoggettare a rito abbreviato le controversie relative all'autorizzazione unica per le infrastrutture lineari energetiche nonché le controversie relative agli atti riferiti a tali infrastrutture inerenti alla VAS, alla verifica di assoggettabilità, alla valutazione di impatto ambientale, la VIA, e a tutti i provvedimenti di competenza statale o regionale indicati all'articolo 27 del codice dell'ambiente e a provvedimenti che definiscono l'intesa Stato-regioni. L'articolo 53, modificato al Senato, introduce con una novella l'articolo 252 del codice dell'ambiente in materia di bonifica dei siti di interesse nazionale, così come il 52 l'articolo 242-ter del codice dell'ambiente, al fine di applicare e semplificare la realizzazione di determinati interventi nelle aree incluse nel perimetro di terreni che sono oggetto di bonifica. Si prevede, sempre per quello che riguarda questi interventi, il rilascio di una certificazione di avvenuta bonifica anche a seguito di interventi parziali sulle matrici ambientali e in base a determinate condizioni e all'erogazione di risorse per cosiddetti siti orfani. È stata inserita poi, quale sito di interesse nazionale, l'area della presenza di discariche e impianti di trattamento rifiuti che è compresa nella nell'area vasta di Giugliano, in provincia di Napoli. Si interviene inoltre con norme volte a semplificare e razionalizzare procedimenti amministrativi per la realizzazione degli impianti a fonti rinnovabili, con l'articolo 59; a semplificazione dei procedimenti autorizzativi delle infrastrutture e delle reti energetiche nazionali, con l'articolo 60. L'articolo 61 prevede l'adozione da parte del Ministero dello Sviluppo economico delle linee guida nazionali per la semplificazione dei procedimenti autorizzativi riguardanti la costruzione e l'esercizio delle infrastrutture appartenenti alla rete di distribuzione elettrica.

Vado a concludere con quelli che sono gli articoli finali, in modo particolare l'articolo 64: nell'ottica sempre della semplificazione delle procedure per il rilascio delle garanzie sui finanziamenti a favore dei progetti del Green New Deal, si prevede al comma 1 che le garanzie dello Stato rilasciate da SACE Spa relative a specifici progetti economicamente sostenibili, la cui concessione è stata prevista dalla legge di bilancio 2020, tenuto conto degli indirizzi del CIPE e conformemente alla comunicazione della Commissione europea in materia di Green New Deal europeo, possono riguardare progetti tesi ad agevolare la transizione verso un'economia pulita e circolare e progetti tesi ad accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente.

Con questo intervento ho cercato di sintetizzare alcuni dei temi che questo provvedimento introduce innovando. Certo, in merito alla semplificazione amministrativa, chi vi parla ha fatto il sindaco per dieci anni e sa bene cosa vuol dire operare con le difficoltà che ci sono nel nostro ordinamento. Ieri in Commissione abbiamo sentito anche delle critiche su questo provvedimento: si poteva fare meglio? Si poteva fare di più? Intanto abbiamo fatto questo, e noi riteniamo che possa essere una giusta indicazione del momento che il Paese sta attraversando proprio per semplificare e andare nella giusta direzione, che è quella di uno sviluppo sempre più vicino alla tutela dell'ambiente.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, abbia pazienza. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo nel prosieguo del dibattito. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Iezzi. Prego, onorevole Iezzi.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Sì, sull'ordine dei lavori. Chiedo scusa, ma era per non fare intervenire la collega prima.

PRESIDENTE. Come vede, non doveva intervenire la collega prima, ma il rappresentate del Governo.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Abbiamo apprezzato l'intervento sì.

Negli ultimi giorni, nelle ultime ore è successo un grave fatto, un gravissimo attacco alla libertà di espressione, alla libertà di comunicazione, alla libertà, alla libera stampa, in estrema sintesi alle garanzie tutelate e previste dalla Costituzione. Mi riferisco in particolare all'aggressione subita dal giornalista Francesco Selvi, giornalista della troupe di Dritto e Rovescio di Paolo Del Debbio aggredito da Beppe Grillo. I fatti sono descritti sui giornali: osava fare - lo dico con amara ironia - il suo lavoro di giornalista e intervistare Beppe Grillo sul lido nel quale Grillo stava facendo le sue vacanze, cioè in uno di quei luoghi in cui gli italiani non sono potuti andare per carenza di aiuti da parte del Governo e, nel tentativo di respingere il giornalista, Beppe Grillo avrebbe spinto l'intervistatore, facendolo cascare da una scala e procurandogli un trauma distorsivo che si è tradotto in cinque giorni di prognosi. Non solo, con un gesto di totale disprezzo, - dalle ricostruzioni ovviamente - avrebbe gettato contro il giornalista l'igienizzante come dire che aveva a che fare con qualcosa di sporco, di infetto, di pericoloso da cui stare lontano. Adesso credo che noi abbiamo due strade: mi rivolgo a lei, Presidente. La prima è fare finta di niente, nascondendoci dietro al fatto che Beppe Grillo non è un onorevole; l'altra questione invece è fare qualcosa, sapendo che Beppe Grillo qui dentro conta qualcosa, perché è il leader di uno, anzi del primo partito, almeno per la composizione numerica, all'interno di questa Camera. E io credo che, da parte della Presidenza, sia necessario esprimere solidarietà nei confronti del giornalista e ribadire che, in questo Paese, non è consentito a nessuno aggredire un giornalista solo ed esclusivamente perché svolge il proprio lavoro.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iezzi. Naturalmente la Presidenza si associa nella solidarietà a qualsiasi giornalista, anzi direi a qualsiasi persona viene aggredita in questo Paese e purtroppo le notizie di questi giorni sul tema sono drammatiche. Quindi credo che sia opportuno richiamare tutti ad atteggiamenti più consoni ad una società civile come la nostra.

È iscritta a parlare la deputata Lucaselli. Prego, onorevole Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Fratelli d'Italia ovviamente rappresenta la propria vicinanza non solo al giornalista ma mi permetterete di aggiungere anche alla famiglia di Willy, il povero ragazzo che è stato, in maniera assolutamente inconcepibile, massacrato (Applausi). E veniamo ai fatti di quest'Aula, veniamo al decreto di cui discutiamo oggi. Fa un po' specie, iniziando a parlare di un decreto che ha un certo titolo (ormai siamo abituati a parlare per definizioni generiche), che oggi ci troviamo a parlare del cosiddetto “decreto Semplificazioni” e che la relatrice di minoranza parta nella sua relazione, definendolo un provvedimento complesso. Ecco già questo ci dà un po' la sensazione di quanto è avvenuto e devo dire che rappresento il mio personale rammarico sul fatto che, in realtà, non è stato possibile - ma ormai a questo siamo abituati - discutere all'interno delle Commissioni il provvedimento anche in questo ramo del Parlamento. Come sappiamo, questo è un provvedimento sostanzialmente discusso e definito al Senato e, tolta la parte della discussione generale, poco ci sarà da aggiustare e di questo siamo già consapevoli, talmente tanto consapevoli che il gruppo di Fratelli d'Italia proprio per onestà intellettuale ha ritenuto di non presentare emendamenti in Commissione. Lo faremo direttamente in Aula, perché sapevamo che quel passaggio era assolutamente inutile e formale e a noi invece piace dare sostanza ai dibattiti e alle discussioni che intavoliamo.

Devo dire che, proprio parlando di semplificazioni, mi viene l'osservazione più semplice ossia cosa vuol dire il termine “semplificazioni”, “semplificare”. Lo sappiamo tutti o quantomeno dovremmo saperlo: vuol dire rendere più agevole, funzionale, facilitare e agevolare. Ecco tutto ciò di cui gli italiani in realtà hanno bisogno non soltanto ora e in virtù dell'emergenza COVID. L'esigenza di semplificare la nostra burocrazia, di semplificare le nostre procedure, di dare uno slancio alla nostra nazione verso il futuro è un'esigenza che ormai abbiamo da tantissimo tempo, da troppi anni. Certo, quello che abbiamo vissuto nei mesi del lockdown e attraverso l'emergenza COVID ha messo in evidenza tutte le fragilità della nostra nazione e del nostro sistema e devo dire che il testo iniziale era sicuramente e senza dubbio una base interessante dalla quale partire, seppure una base incompleta e imprecisa in moltissime delle sue parti. Era - su questo aspetto dobbiamo essere tutti d'accordo - un provvedimento atteso, soprattutto un provvedimento urgente che tanti settori attendevano proprio perché investe diversi ambiti. Nella discussione che c'è stata al Senato - mi rifaccio a quella perché, come ho detto, anche all'interno della Commissione in questo ramo del Parlamento di fatto discussione non ce ne è stata - sono state sentite migliaia di persone che provengono dal mondo reale e produttivo. Sono state ascoltate le categorie e le associazioni. E noi, quindi, ci saremmo aspettati, a seguito proprio della lunga fase di audizione che si è svolta in Commissione al Senato, che vi sarebbe stato il recepimento da parte del Governo delle richieste provenienti dal mondo reale, che ormai purtroppo sembra completamente slegato e avulso dalle priorità e dalle esigenze dei gruppi di maggioranza e, a maggior ragione, del Governo, che preferisce percorrere le proprie strade, alle volte parecchio fantasiose e strampalate, piuttosto invece che dare un riscontro reale alle esigenze dei nostri territori. E questo è successo in tutti gli ambiti affrontati dal provvedimento: dalle opere pubbliche, alla giustizia, ai trasporti, agli enti locali, alla digitalizzazione e all'innovazione, all'ambiente e all'energia. E devo dire, per quanto i colleghi di Fratelli d'Italia al Senato abbiano provato a migliorare il provvedimento e a fare in modo che venissero rilevate le parti negative e, quindi, ciò che in realtà non andava affatto bene, che, purtroppo, i gruppi di maggioranza, come spesso è accaduto in questa parte della legislatura, sono stati completamente sordi alle nostre istanze. Sono ovviamente felice che, in qualche occasione, il suggerimento del gruppo di Fratelli d'Italia sia stato accolto se non sotto la forma di emendamenti quantomeno perché i nostri emendamenti poi sono stati copiati e fatti propri dalla maggioranza. Qual è il tema? Il tema che avremmo veramente dovuto semplificare e mi viene in mente che forse saremmo dovuti partire proprio dalla madre delle semplificazioni, cioè dalle tasse e dal sistema della tassazione italiana ma invece ci siamo ritrovati un provvedimento che più che semplificare va nella direzione proprio della complicazione, come diceva la collega. Un provvedimento complicato sì: in realtà i gruppi di maggioranza si sono complicati la vita. In alcuni casi abbiamo allungamento dei tempi e inasprimento della burocrazia e questo ovviamente è il primo dato che noi rileviamo, cioè l'assenza totale di rapporto con la praticità, con la pragmaticità che poi determina questi allungamenti e ne è la prova che il gruppo del MoVimento 5 Stelle, proprio all'inizio della discussione del provvedimento, ha presentato in Senato oltre 2.000 emendamenti. Quindi ciò dà un po' il quadro completo e chiaro di quanto questa semplificazione sia semplicemente un termine ridondante ma poi non venga utilizzato nella pratica.

Diciamo che ormai siamo un po' abituati, nel senso che, ovviamente, quando si tratta dei cittadini, andiamo incontro alle complicazioni; quando poi, invece, c'è da sistemare ed agevolare qualcosa che sta a cuore al MoVimento si fa in fretta e diventano bravissimi a scavalcare qualunque procedura. E allora ci ritroviamo di fronte a un provvedimento nel quale, ancora una volta, l'ideologia del MoVimento 5 Stelle, che trascina poi gli altri partiti che compongono la maggioranza, ha di fatto partorito un topolino; quindi, quella che doveva essere la madre di tutte le riforme di questa seconda parte della legislatura ha, in realtà, partorito un topolino. Così ci ritroviamo in una situazione in cui, mentre noi vorremmo dare fiducia ai lavoratori, voi continuate a valutare i privati come delinquenti, a prescindere; mentre noi cerchiamo di agevolare chi ha iniziativa privata, voi continuate a denigrare quelle posizioni. Al Senato un collega ha definito gli imprenditori dei “prenditori”: ecco, questo dà la sensazione dell'ideologia che pervade i movimenti che compongono la maggioranza di Governo, e questa è una vera vergogna.

Partirei dall'articolo 10, da quanto quell'articolo sia stato stravolto, andando a devastare - lo dico con cognizione di causa - la possibilità di incentivare la rigenerazione urbana. E questo non è un tema spicciolo: è un tema sostanziale, soprattutto per chi, come il MoVimento 5 Stelle, aveva fatto della bandiera ambientalista la propria coperta di Linus. E vedete, lo dico a ragion veduta perché, nel momento in cui si dibatte del “decreto Semplificazioni”, che dovrebbe dare respiro e slancio al mondo del lavoro e dovrebbe eliminare vincoli, costi e paletti proprio per dare la possibilità, come dicevo, di modificare in meglio le nostre realtà locali, quindi attraverso la rigenerazione urbana, noi ci ritroviamo, invece, un articolo 10 che prevede questo tipo di facilitazione soltanto in relazione a quella edilizia che costruisca nelle nuove aree verdi. A me questo sembra, onestamente, un paradosso, perché facilitiamo le nuove costruzioni, facilitiamo la cementificazione lì dove invece avremmo dovuto agevolare e facilitare proprio la rigenerazione urbana; senza considerare che a tutto questo è stato aggiunto un farraginoso procedimento con i sindacati, per cui adesso, sostanzialmente, noi ci ritroveremo in tutte le salse la necessità, anzi l'obbligo, per esempio, anche da parte dei commissari, di convocare i sindacati. A me questo, onestamente, non sembra una semplificazione, mi sembra invece un aggravio sostanziale della nostra burocrazia, che invece andava alleggerita.

A questo, ovviamente, si aggiungono tantissimi altri temi; come ho detto, non possiamo ovviamente trattarli tutti, perché dovremmo fare una discussione molto lunga, ma indubbiamente abbiamo dei macro punti che vanno sicuramente affrontati. E allora, come dicevo, quello degli appalti è un tema, ma mancano anche tantissimi altri elementi. Mancano, per esempio, i voucher per i lavoratori dell'agricoltura e del turismo, manca una maggiore attenzione al mondo dei disabili, alla lingua dei segni, ai non udenti, a chi è costretto a muoversi con la carrozzina. Mancano gli appalti a chilometro zero, manca l'alleggerimento delle procedure attraverso, per esempio, l'eliminazione del modello F23, mancano misure concrete a favore dello sviluppo e della ricerca per favorire l'economia circolare.

Manca, per esempio, ancora una vera semplificazione delle valutazioni di impatto ambientale. E, come dicevo prima, manca quella che è, a mio avviso, la madre di tutte le semplificazioni, cioè quella sulle tasse, che pure gli italiani aspettano da tantissimo tempo e che rendono questo Paese ingessato e incapace di porsi sui mercati internazionali in modo competitivo.

Devo dire che un altro elemento che fa davvero riflettere proprio all'interno di questo “decreto Semplificazioni” è una proposta del MoVimento 5 Stelle, che poi è entrata a far parte di questo testo, che prevede la soppressione a tutto il 2023 delle procedure di dibattito pubblico preventivo alla realizzazione di opere pubbliche di rilevanza sociale e con impatto ambientale. Cioè, nella sostanza, hanno eliminato la possibilità per i cittadini di partecipare alla discussione su temi che sono sempre stati ritenuti fondamentali proprio dai 5 Stelle. E questo, devo dire, a questo punto ormai non mi stupisce: che il MoVimento 5 Stelle non abbia più la propria indole iniziale questo è sotto gli occhi di tutti, e chiunque abbia un minimo di capacità di critica lo sa valutare. Ma quello che fa specie è proprio l'atteggiamento anche tenuto all'interno delle Commissioni, per cui fatti così importanti come quello del confronto con la città su temi che sono importantissimi per la città, mi viene in mente quello che succede a Taranto, per esempio, con la questione Ilva. Ricordo, da tarantina, le battaglie che aveva fatto il MoVimento 5 Stelle proprio su quel territorio: noi partiamo da quel tipo di atteggiamento e arriviamo ad oggi in cui, invece, non viene prestata più attenzione o interesse proprio alle istanze che provengono dalla base. Oltre, ovviamente, l'articolo 10 c'è un tema importantissimo anche sulle infrastrutture. Non ci sono veri elementi che diano la possibilità di sperare quanto meno che in un prossimo futuro ci sia una strategia infrastrutturale che porti, ad esempio, il Sud quanto meno agli stessi livelli delle regioni del Nord e che renda finalmente l'Italia unica nelle sue potenzialità.

Fra tutto questo non possiamo dimenticare, ovviamente, una norma che, da avvocato, credo abbia un interesse non marginale, perché, quando si fa una modifica al codice, è importante che quella modifica passi attraverso una riforma strutturale. Invece noi ci siamo abituati in questi mesi, attraverso l'abuso dell'utilizzo del decreto-legge, a vedere queste modifiche fatte un po' a spezzoni, che poi perdono il concetto generale. Mi riferisco, ovviamente, all'articolo 23 e alla sua modifica, che elimina un principio cardine stabilito anche dagli articoli 3 e 97 della nostra Costituzione, ma che è anche ricompreso in numerosissime disposizioni di legge ordinaria che, nella sostanza, impongono ai dipendenti pubblici di conformare la propria condotta ai principi di buon andamento e imparzialità dell'azione amministrativa.

La norma del codice che viene modificata - chi mastica un po' di diritto lo sa - è una norma di chiusura, e ovviamente, eliminando la norma di chiusura, adesso si lascia un'apertura troppo invasiva rispetto alle procedure, ma soprattutto troppo invasiva rispetto all'interpretazione autentica della norma. Il concetto principale è che, nel momento in cui esistono delle norme che recepiscono il buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione, noi dobbiamo fare un bilanciamento di interessi; e quando si modifica una parte del codice, quella parte andrebbe modificata in relazione a tutte le altre norme, cercando di capire la costruzione di quel codice. Invece, questa modifica entra a gamba tesa, tra l'altro senza una vera discussione parlamentare, e modifica un aspetto sostanziale, proprio perché il 323 è una norma di chiusura, che inciderà poi anche, lo vedremo, sui Regolamenti.

Allora, e mi avvio alla conclusione, credo che questo provvedimento avesse sicuramente delle grandissime ambizioni e credo che all'interno di un unico provvedimento non si possa dare risposta a tutte le esigenze della nostra nazione, a tutti i comparti, a tutte le categorie e, forse, questa è una di quelle mancanze che imputerei al Governo, cioè l'incapacità di prendere i singoli temi, di affrontarli in maniera strutturale e organica e, una volta aver risolto un problema, di passare a quello successivo; anche in questo caso ci siamo trovati di fronte a un provvedimento amplissimo che prendeva in considerazione tantissimi, troppi, elementi da rimaneggiare e che sicuramente andavano rimaneggiati, ma, soprattutto, all'ambizione iniziale di questo provvedimento non è seguita alcuna concreta risposta ai territori. Sicuramente, ci sono delle parti che vanno salvate, purtroppo, però, la maggior parte di questo provvedimento andrebbe, non migliorato, perché tutto è perfettibile, ma andrebbe sostanzialmente cambiato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Innanzitutto, ritengo di dover esprimere, a nome del gruppo che rappresento, Italia Viva, la massima solidarietà alla famiglia del piccolo Willy, per il dolore inimmaginabile che sta provando, e a tutti coloro che, soprattutto nell'esercizio delle proprie attività lavorative, subiscono aggressioni fisiche e anche verbali, mi riferisco, da ultimo, alla nostra Ministra, alla quale va tutto il nostro apprezzamento e la nostra vicinanza, e anche a tutti i parlamentari, come, da ultimo, l'onorevole Fiano, che subiscono costantemente attacchi che noi fermamente condanniamo (Applausi).

Detto questo, tornando al tema della nostra discussione di oggi, voglio dire che finalmente stiamo compiendo il primo passo di un lungo percorso che proietterà la nostra Italia verso un futuro migliore per l'intero Paese e, soprattutto, per le giovani generazioni; è un percorso di cui si è parlato per molto tempo, spesso forse solo come manifestazione di intenti, ma che oggi diventa una sfida complessa da cogliere, per cui è necessario che tutti ci rimbocchiamo le maniche. Il rilancio della nostra economia parte da qui e, con orgoglio, penso che noi di Italia Viva possiamo rivendicare il nostro prezioso contributo in questo percorso; certo, l'ha già detto il nostro leader Matteo Renzi al Senato, non è esattamente l'atto che noi avevamo sognato, ma certamente c'è molto di quello che noi avevamo chiesto e lo avevamo fatto già prima dello scoppio della pandemia, quando avevamo ritenuto che il piano shock potesse essere l'unico modo per far uscire l'Italia da quel torpore a cui da anni è stata condannata, per una serie di motivazioni che poi nel corso della discussione proverò a sottolineare. Lo abbiamo fatto…

Presidente, chiedo scusa, posso andare lì, perché non riesco a parlare con la mascherina… mi posso spostare?

PRESIDENTE. Certo, certo.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Pensavo di farcela ma, in realtà, tra la mascherina e gli occhiali… Come dicevo, noi riteniamo che il rilancio del nostro Paese parta proprio da qui, quindi, rivendichiamo con orgoglio questo provvedimento, rispetto al quale abbiamo contribuito in maniera convinta, e lo abbiamo fatto perché da sempre abbiamo ritenuto che per uscire da quel torpore a cui eravamo stati condannati da lungo tempo ci volesse un piano shock, diciamo una catarsi o anche una palingenesi di tutti i mali che da troppo tempo avevano colpito il nostro Paese, rispetto ai quali, appunto, era necessario un forte shock. Vedere oggi accolti molti dei nostri punti ci riempie di soddisfazione e credo che restituisca, a chi la fa, la politica, il vero senso della politica, quella politica che è la politica del fare e non del twittare oppure del postare che è troppo cara oggi ai molti demagoghi che sono, purtroppo, presenti sulla scena delle nostre istituzioni italiane e nei loro dintorni. Voglio rivendicare con orgoglio la posizione di Italia Viva, che non è mai arretrata di un centimetro, rispetto all'esigenza di trasformare queste misure in norme, e lo ha fatto anche quando è stata ingenerosamente attaccata, addirittura mettendo in dubbio la nostra realtà rispetto a questa maggioranza.

Noi riteniamo che la strategia giusta perché l'Italia esca da queste difficoltà, che, oggi, dopo il Coronavirus, sono ancora più evidenti, sia proprio questa; immaginiamo la necessità di una strategia importante di campo e, al di là delle facili battute, quando ci chiedono che Italia vogliamo essere noi, noi rispondiamo un'Italia viva, un'Italia inclusiva, un'Italia accogliente per i giovani e per le loro prospettive, un'Italia che valorizzi i lavoratori, ma anche le imprese, tutte quelle imprese che operano all'insegna del merito. Non vogliamo essere soffocati con norme oscure, con una burocrazia elefantiaca che poi corre il rischio di mettere in difficoltà le forze economiche e sociali del nostro Paese. Vogliamo essere un partner serio rispetto agli altri Stati e vogliamo essere pienamente inseriti e protagonisti in quell'Europa forte che ci consente di uscire dal periodo di crisi in cui purtroppo siamo, un Paese che sia aperto all'innovazione, alla digitalizzazione e all'ambiente, consapevole che questi sono i veri passi e non un cliché per appassionati o per le anime belle della politica.

Scendendo nel merito, tutti i grandi nodi più o meno sono stati toccati da questo provvedimento che un po' rappresenta la strada per uscire da quell'assistenzialismo che noi abbiamo sempre aspramente criticato. Servono procedure più semplici per gli appalti, lo abbiamo detto, e abbiamo visto che le gestioni commissariali, in realtà, rappresentano un passo di maggiore speditezza e, quindi, di maggiori infrastrutture; la velocizzazione delle opere rappresenta il volano del nostro Paese e, quindi, è necessario, assolutamente, puntare su questo per liberarci da tutti quei pesi della burocrazia che sono soffocanti. È necessario, dunque, puntare, come ben ha fatto questo provvedimento, anche su uno sblocco dell'università, a beneficio dei tanti abilitati e ricercatori che si trovano ancora oggi in una situazione di drammatico precariato, e, poi, bene la digitalizzazione della pubblica amministrazione.

Come abbiamo detto all'inizio, questo è solo il primo passo e Italia Viva, con la solita responsabilità che la caratterizza, avrà la funzione di presidio fino alla fine della prosecuzione del percorso e, quindi, all'arrivo al traguardo, e lo faremo sempre in uno spirito di leale collaborazione con il Governo e con la maggioranza, senza però mai rinunciare ai nostri valori e alle nostre convinzioni.

Approfitto di questa occasione per dire, come ha già ben chiarito e sottolineato Matteo Renzi in Senato, che il prossimo grande appuntamento sarà quello della discussione sull'utilizzo dei fondi che l'Europa metterà a disposizione. Sono somme che non sono state mai stanziate, oltre 200 miliardi di euro, e che difficilmente rivedremo in futuro. Ecco, aspettiamo quindi un dibattito pieno, leale, ampio da parte del Presidente del Consiglio, in quest'Aula, che per noi è sempre stata l'unica sede per affrontare temi così importanti e per far sì che il popolo abbia la sua rappresentanza e la sua voce in Parlamento rispetto a partite che cambieranno il futuro del nostro Paese.

Poi, torno un attimo sul superamento del codice degli appalti, un codice, un corpo normativo giovane, ma, in realtà, già vecchio, una struttura che deve necessariamente liberarsi da quei bizantinismi, da quelle complicazioni, perché c'è bisogno di poche regole semplici, chiare, limitate soprattutto allo stretto necessario per recepire le direttive europee. Poi, lo voglio dire anche da parlamentare del Sud, dobbiamo assolutamente compensare lo storico gap che c'è fra Sud e Nord, e per fare questo abbiamo bisogno di una visione organica, di un progetto coerente, strutturato, efficiente e di investimenti da parte dello Stato; però, secondo me, c'è maggior bisogno - prima ancora di dotarsi di queste strutture e di dotazioni infrastrutturali in realtà di cui il Mezzogiorno difetta - di comprendere che il Nord e il Sud sono differenti e capire le differenziazioni che ci sono, non per farle diventare dei limiti, ma per valorizzarle come risorse, mi riferisco, per esempio, all'eccellenza dei prodotti, all'agricoltura, alla blue economy, ai grandi spazi che possono essere dedicati alle energie rinnovabili, al turismo, alla scoperta dei borghi. Tutto ciò necessita di un lavoro di cesello e non di fondi a pioggia calati dall'alto, anche in un modo che non tiene conto delle differenziazioni e delle giuste valorizzazioni di cui il Sud ha bisogno.

E poi torno un attimo sul tema dell'ambiente, che mi coinvolge in prima persona e che quindi mi appassiona ancora di più: sarà centrale raccordare il decreto-legge Semplificazioni con il nuovo collegato ambientale, insieme alla collega Fregolent stiamo cercando disperatamente di arrivare a questo obiettivo. Senza dimenticare assolutamente una priorità fondamentale: il problema del dissesto idrogeologico, per il quale voglio e devo assolutamente rivendicare la necessità di riportare in vita la nostra struttura di Italia Sicura.

La proposta di Piano nazionale integrato per l'energia e il clima riguardo alle fonti rinnovabili prevede per il 2030 una produzione di energia elettrica pari a 187 terawattora, due volte e mezzo circa l'attuale; e il maggior contributo a questo obiettivo si focalizza sull'utilizzo e sul comparto del fotovoltaico, per il quale si ritiene necessario arrivare ad impianti che producano 51 gigawatt rispetto agli attuali 20. Secondo questo Piano nazionale integrato per l'energia e il clima è necessario promuovere l'installazione su edificato, tettoie, parcheggi, aree di servizio di nuove installazioni, anche attraverso la diffusione di grandi impianti fotovoltaici a terra, privilegiando chiaramente le zone improduttive. La trasformazione dei modelli di produzione e di consumo dell'energia sarà ovviamente un'opportunità di crescita e di sviluppo industriale; e sarà fondamentale però governare questo processo attraverso regole chiare, certe, coerenti, che possano in qualche modo far declinare la realtà energetica industriale del nostro Paese con uno sviluppo sostenibile. Ecco perché riteniamo che sia necessario un approccio inclusivo e di neutralità tecnologica, per consentire a tutte le fonti tecnologico-energetiche una maggiore compatibilità ambientale, contribuendo alla decarbonizzazione del sistema.

Tutto ciò ovviamente si trasforma anche in investimenti, e gli investimenti trasformano il mondo del lavoro attraverso un incremento di unità occupazionali, e si prevede un incremento di 15.500 occupati permanenti nella generazione elettrica al 2030, e di 32 mila occupati temporanei annui nell'attività di costruzione, installazione e diffusione di nuove competenze e professioni nell'ambito tradizionale del mercato del settore del digitale. E poi il processo di carbonizzazione è fondamentale anche perché produrrà degli effetti immediati anche nelle bollette degli italiani, in quanto il costo complessivo dell'energia elettrica si ridurrà, a parità di costo del gas, di circa 3,2 miliardi di euro nel 2030, e 8,6 miliardi nel 2032.

Da ultimo voglio toccare un altro punto, la digitalizzazione. Io credo che l'Italia viva un grande paradosso: da una parte la disoccupazione giovanile, circa 1,2 milioni di giovani under 35 risultano disoccupati e gli inattivi sono più di 6 milioni. Ma malgrado ciò, la situazione come dicevo è paradossale: il 26 per cento delle imprese ha difficoltà a trovare figure professionali di cui ha bisogno. Cioè, da una parte i giovani non trovano lavoro, dall'altra le imprese non trovano i giovani. E allora è necessario assolutamente fare un investimento importante e promuovere lo sviluppo della formazione terziaria formalizzante, che costituisce secondo me la risposta al problema di questi paradossi: infatti dall'ultima valutazione Indire si scopre che l'82 per cento dei diplomati degli istituti tecnici specializzati ha trovato lavoro ad un anno dal diploma, e di questi l'87,3 per cento in un'area coerente con il percorso di studi concluso. Quindi la crescita del sistema terziario professionalizzante in Italia non è solo un'opportunità, ma diventa a questo punto un'esigenza, una necessità. La digitalizzazione della quarta rivoluzione industriale richiede qualifiche elevate già per il 35 per cento della domanda di lavoro, secondo le analisi della Strategia Europa 2020. In questa prospettiva la giusta ricetta è sicuramente il recupero della formazione professionalizzante e la ricerca dell'alto sviluppo.

Ecco, io concludo lanciando anche un po' quello che è il mio sogno, da parlamentare del Sud. Perché ciò avvenga secondo me si potrebbe riproporre il modello di un nuovo istituto tecnologico, che magari però questa volta abbia sede al Sud, in modo tale da coniugare le esigenze dello sviluppo con quelle della perequazione territoriale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, prima di tutto la ringrazio per aver accolto la proposta del collega Iezzi e aver espresso solidarietà nei confronti del giornalista Francesco Selvi di Rete 4, che ha subìto questa aggressione da parte del leader dei 5 Stelle, aggressione che dovremmo tutti condannare. Io ringrazio anche i colleghi che hanno parlato dopo di lei, e che hanno condannato quest'aggressione. Mi auguro che anche il Presidente Fico, quando verrà in Aula, essendo appunto Presidente di quest'Aula, condanni questo episodio.

Colgo anch'io l'occasione di vicinanza nei confronti dei genitori, della famiglia, degli amici del povero Willy. Vanno condannati tutti i gesti violenti, le aggressioni, soprattutto quando culminano in tragedie, come quella che ha colpito Willy, ma tutti gli episodi di violenza anche verbale, come veniva sottolineato dalla collega precedentemente, vanno condannati. Mi auguro che vengano condannati anche quelli che vengono effettuati nei confronti del nostro leader Matteo Salvini, perché quelli purtroppo troppo spesso passano inosservati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Venendo al provvedimento, ritengo che ci siano alcune considerazioni da fare per quanto riguarda la forma e la sostanza, perché anche la forma vuole la sua parte. Ricostruiamo quindi dal punto di vista cronologico i passaggi che ci porteranno a votare nella giornata di domani, ormai si sa, l'ennesima fiducia a questo provvedimento. Questo provvedimento è stato approvato in Consiglio dei ministri il 16 luglio, e la scadenza è il 14 settembre: motivo per cui siamo qui oggi in quattro gatti a discutere di questo provvedimento, ben sapendo che di fatto nulla potrà essere modificato, nulla potrà essere cambiato rispetto a quello che è arrivato dal Senato.

In Senato hanno avuto la possibilità di esaminarlo abbastanza a fondo, tanto che dal 22 al 29 luglio hanno potuto procedere a un lungo numero di audizioni. Il 4 agosto in Commissione al Senato viene fissato il termine degli emendamenti, che viene individuato nella data del 6 agosto. Dal 27 agosto al 2 settembre viene svolto l'esame degli emendamenti in Commissione; il 3 settembre si conclude la discussione in Aula, e, ormai notizie recenti, la settimana scorsa di venerdì viene posta la fiducia, l'ennesima fiducia che tronca il dibattito. Dopodiché arriva venerdì alla Camera, ci viene dato lo spazio solo nella giornata di lunedì per l'esame in Commissione. Pensate, un decreto-legge Semplificazioni, che tra l'altro, come ammesso già dalla relatrice nella sua presentazione, è molto complicato e complesso, è veramente una contraddizione nei termini; arriva quindi con poca discussione in Commissione, e di fatto la possibilità di modificarlo nulla all'interno di questo ramo del Parlamento.

Tengo a specificare che ciò… La dilatazione dei tempi, per carità, il periodo estivo, che comunque ci aveva visto nella volontà di continuare a lavorare a questo provvedimento; ma l'opposizione non ha fatto ostruzionismo. Perché si è arrivati a questi tempi dilatati e a un esame contingentato e nullo all'interno di questo ramo del Parlamento? Per i problemi della maggioranza, come al solito.

Tutti i provvedimenti che vengono approvati all'ultimo momento non dipendono, nella stragrande maggioranza dei casi, dall'opposizione della Lega (opposizione che noi faremo sicuramente, ai “decreti Sicurezza” che non vorremo e non vi permetteremo di modificare; lì sì faremo ostruzione) ma per problemi della maggioranza, tanto che la maggioranza, giusto per rendersi conto di quanto abbia le idee chiare, ha presentato due mila emendamenti al Senato (quindi, problemi creati da voi stessi). Abbiamo, comunque, accettato in coscienza questo percorso limitato all'interno di questo ramo del Parlamento perché, grazie all'ottimo lavoro fatto dai colleghi della Lega al Senato, questo provvedimento, che mostrava, comunque, forti carenze, è stato nettamente migliorato e sono state apportate delle novità importanti che serviranno effettivamente per semplificare la vita dei cittadini italiani (di questi provvedimenti e di questi miglioramenti ne parlerò successivamente). Però, se avessimo avuto tempo anche in questo ramo del Parlamento, avremmo modificato questo provvedimento in quelle parti che ancora oggi creano evidenti problemi e, anzi, emendamenti presentati al Senato dai gruppi di maggioranza hanno peggiorato quelli che potevano essere degli articoli di rilievo, di spessore che veramente andavano a semplificare l'attività dei nostri comuni e delle nostre imprese.

Invece, purtroppo, non potendo intervenire oggi, troveremo, mi auguro, altri spazi, ad esempio all'interno del “Milleproroghe”, per riuscire a modificare le brutture che voi avete introdotto e mi riferisco, ovviamente, all'articolo 10, articolo molto importante e molto utile per l'attività delle nostre aziende ma soprattutto per i nostri comuni, per dare respiro a quegli investimenti che, da troppo tempo, si attendono nel nostro Paese. Però, ahimè, l'emendamento di LEU, che ha mortificato quest'articolo, è stato introdotto e oggi non possiamo cancellarlo, emendamento di LEU ovviamente votato da 5 Stelle, PD e Italia Viva. Vi leggo il commento nel comunicato stampa fatto da vari ordini degli architetti che è stato diffuso nella giornata di ieri: “Conoscere per deliberare, questo è l'insegnamento che Luigi Einaudi ha consegnato all'attività parlamentare: questo insegnamento risulta disatteso dal decreto Semplificazione”. Io penso che tornare alla legge di Luigi Einaudi e paragonare Luigi Einaudi a questo Governo effettivamente sia una cosa che fa rabbrividire.

Ma torniamo alla modifica sostanziale, all'articolo 10, che, da un lato, restringe troppo sulla rigenerazione urbana e io mi chiedo come abbiate potuto modificare questo articolo soprattutto in questo ambito - penso che tra di voi ci siano ex amministratori comunali, non tra i 5 Stelle ovviamente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma almeno i colleghi di PD e di LEU abbiano avuto, mi auguro, un'esperienza amministrativa - intervenendo con questo articolo e creando delle problematiche evidenti per i nostri comuni per intervenire all'interno dei centri storici con una rigenerazione urbana che veramente possa qualificare nel migliore dei modi le nostre città. Faccio riferimento alla mia città, Brescia. Finalmente sono stati sbloccati i fondi per la Caffaro. Andremo sicuramente a intervenire su quella bruttura, quel sito inquinato, quell'ex azienda. Adesso probabilmente ci saranno interventi e balzelli in più, a cui si è sottoposti. Ma l'articolo 10 non ha ristretto solo per quanto riguarda la rigenerazione urbana, ma ha fatto una cosa assurda: il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali per ogni cosa. I protocolli di legalità si devono sottoscrivere con i sindacati.

Noi avremo un commissario straordinario nominato che deve avviare un'opera pubblica ma prima di iniziare questa opera pubblica va comunicato tutto ai sindacati. Ma è un decreto semplificazione o un decreto complicazione? Perché di fatto, con questa norma che voi avete introdotto, con questo emendamento da voi votato, si sa che, per ogni cosa, vanno coinvolti i sindacati. Quindi, è semplificazione o burocrazia? Di fatto con questo articolo 10 si è creata ulteriore burocrazia.

Ma guardiamo gli altri punti, di questo “decreto Semplificazioni”, che, invece, hanno creato ulteriore complicazione. Passo all'articolo dove, di fatto, viene modificato il Codice della strada e sono rimasta abbastanza perplessa, anche perché noi inseriamo nel “decreto Semplificazioni” degli articoli che vanno a modificare il Codice della strada quando (anche voi, colleghi, lo avrete ricevuto tutti) nel programma dei lavori della Camera è previsto che il 23 di questo mese arrivino in Aula le modifiche al Codice della strada. Quindi, veramente complicazione su complicazione per nulla. Modifiche al Codice della strada dove, di fatto, vengono introdotte delle brutture anche in questo senso abbastanza evidenti: da un lato, viene data la possibilità di introdurre autovelox ovunque e basta che vi sia l'accordo della prefettura, però sappiamo che i nostri comuni, grazie a questo Governo che ha dimenticato gli enti locali, spesso hanno bisogno di fare cassa e dove fanno cassa? Con gli autovelox! Ecco, noi in merito ai nostri comuni abbiamo un'idea diversa su come aiutarli: non dandogli autovelox in più per fare cassa, ma quelle risorse che i nostri comuni meritano di ricevere. Per non parlare, poi, dell'ulteriore modifica al Codice della strada che lascia evidentemente tutti perplessi, ovvero la corsia prioritaria per le biciclette. Io mi chiedo in che paesi voi abitate, dove abitate. Pensare di inserire corsie preferenziali per le biciclette, che poi automaticamente - e probabilmente questa norma è stata voluta dai 5 Stelle - lo diventeranno anche per i monopattini, la vedo abbastanza rischioso; non va sicuramente nella direzione della sicurezza stradale.

Ma arriviamo all'ulteriore modifica che esplicita, in tutta la sua chiarezza, qual è la visione dei 5 Stelle all'interno di questo Governo. Io mi stupisco come partiti quali PD e Italia Viva, soprattutto, abbiano potuto dare l'avallo a una norma di questo tipo (ah no, Italia Viva ci aveva già provato effettivamente con Renzi; quindi, diciamo che la vicinanza con i 5 Stelle in certi casi è abbastanza definita). Questo articolo spiega benissimo il termine che riveste la semplificazione per questo Esecutivo, ovvero un'azienda può essere in qualunque momento esclusa da una gara pubblica se la stazione appaltante viene a conoscenza di una cartella fiscale e di un mancato versamento contributivo. Voi mi direte: se qualcuno non paga le tasse è giusto che non possa partecipare a una gara d'appalto, e su questo posso essere d'accordo anch'io. Però, non serve una sentenza, non serve che il mancato pagamento delle imposte e dei contributi sia definitivamente accertato; basta che sia contestato dall'Agenzia delle entrate o dall'INPS, basta una contestazione. A quel punto l'azienda si trova davanti a un bivio: o portare avanti il contenzioso e perdere l'appalto oppure pagare quanto l'erario chiede e rimanere in pista e magari evitare il fallimento. Voi sapete che in Italia un contenzioso fiscale su due viene vinto dall'azienda, dal contribuente.

Ecco, noi con questa norma prevediamo che il 50 per cento di quelle aziende che hanno un contenzioso con l'Agenzia delle entrate non possano partecipare all'appalto, a meno che, prima del termine e della definizione di questo contenzioso, paghino il dovuto; questa la chiamiamo la famosa tassa sugli appalti, perché, di fatto, voi avete creato questo.

Colleghi, avremmo voluto modificare queste storture che ci sono all'interno di questo provvedimento ma, come al solito, la possibilità a questo ramo del Parlamento è stata negata. Però, almeno, oggi, con i nostri interventi in discussione, le vogliamo denunciare. Ribadisco che non abbiamo voluto e non faremo ostruzionismo per far cadere questo provvedimento, perché riteniamo che, grazie agli emendamenti della Lega presentati ed accolti al Senato, molte migliorie siano state apportate, molte migliorie che porteranno sicuramente beneficio ai nostri enti locali e ai nostri cittadini italiani.

Voglio fare l'esempio di alcuni interventi emendativi della Lega. Quello più importante è la proroga fino al 31 dicembre 2021 del regime semplificato per gli appalti; per la verità, noi avevamo chiesto di introdurlo fino al 2023, ma almeno fino al 2021 è stato un passaggio importante e atteso per il nostro territorio. Poi, un altro passaggio che tengo a sottolineare è l'estensione anche al centronord del Paese della norma, prevista finora per il sud, che eroga contributi a fondo perduto e mutui agevolati per i giovani agricoltori, anche perché tengo a sottolineare che - forse pochi lo conoscono, forse pochi lo sanno - la Lombardia è la prima regione agricola della nostra nazione. Quindi, ritengo che anche per la nostra regione, per la Lombardia, fosse dovuto per i giovani agricoltori questo contributo.

Inoltre, sullo sblocco degli esaminatori abilitati per smaltire l'arretrato delle richieste delle patenti, io mi chiedo: ma, per questo emendamento, questo provvedimento atteso da tempo, non parlate con chi è nelle motorizzazioni? Non parlate con gli autotrasportatori che hanno difficoltà da tempo con i loro mezzi, autotrasportatori che vivono con i loro mezzi e rispetto ai quali le motorizzazioni ormai non riescono a smaltire tutto il lavoro; ecco, con il nostro emendamento un po' del lavoro delle motorizzazioni finalmente verrà smaltito.

Ancora, l'accelerazione per gli ammodernamenti degli stadi sportivi, il rinvio al termine dello stato di emergenza della conversione al digitale per i piccoli comuni, ora in forte carenza di personale; l'aumento della platea obbligata a fornire servizi web, accessibili a varie disabilità; le semplificazioni burocratiche per il mondo accademico; la proroga della legge Tremonti ambiente; norme per garantire l'efficienza e la tempistica dei servizi rivolti al pubblico, che devono funzionare anche in regime di smart working. Questi sono alcuni dei nostri emendamenti, che i cittadini italiani, nel momento in cui verrà approvato questo decreto, troveranno grazie alla Lega. Grazie alla Lega, tengo a sottolinearlo.

Manca molto all'interno di questo provvedimento. Chi mi ha preceduto, la collega di Fratelli d'Italia, ha già fatto un elenco, ma voglio unirmi anch'io a questo elenco di molte modifiche, che noi avevamo proposto e che avremmo voluto fossero approvate. Infatti, mancano i voucher per i lavoratori dell'agricoltura e del turismo; manca una maggiore attenzione al mondo dei disabili e alla lingua dei segni per i non udenti e aiuti a chi sfortunatamente deve muoversi con la carrozzina; mancano gli appalti a chilometri zero per supportare l'economia dei territori e ridurre i gravami sull'ambiente; manca una soluzione al problema di carenza del personale tecnico e dei segretari comunali negli enti locali; manca la cancellazione dell'ormai inutile modello 23; mancano misure concrete per lo sviluppo e la ricerca per favorire l'economia circolare; manca una vera semplificazione delle valutazioni di impatto ambientale, poiché enunciati sono i soliti buoni propositi, ma non ci sono impatti concreti attuabili; manca, infine, la madre di tutte le semplificazioni, ossia il taglio delle tasse.

Con il prossimo decreto che arriverà in Aula - che speriamo di poter analizzare, discutere e su cui speriamo di poter apportare delle modifiche, come dovremmo fare, perché noi siamo qui per questo, per dare leggi al popolo italiano, leggi che il popolo aspetta da tempo - ci auguriamo di poter inserire tutte queste proposte che abbiamo fatto nel corso dell'esame al Senato e che, purtroppo, non sono state accettate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Elisa Tripodi. Ne ha facoltà.

ELISA TRIPODI (M5S). Grazie Presidente, il decreto-legge in esame contiene un quadro di misure organiche che mirano a facilitare la ripresa economica del Paese dopo l'emergenza COVID, misure, queste, che sono essenziali per la modernizzazione della pubblica amministrazione, per la semplificazione dei procedimenti, per la razionalizzazione e l'adeguamento della disciplina dei diversi settori.

Dobbiamo rendere più chiara, lineare e snella la macchina amministrativa, rendere più agevoli le sue procedure con il sostegno indispensabile del digitale: senza digitalizzazione non ci può essere semplificazione e sburocratizzazione. Questo è sicuramente un primo passo importante che guarda al futuro, un passo sicuramente impegnativo che non poteva più essere rimandato. La sfida è sicuramente ambiziosa e imponente, ed è su questa strada, che abbiamo appena tracciato che bisogna continuare a lavorare con impegno, visione e lungimiranza.

Semplificare vuol dire migliorare la vita dei cittadini, vuol dire migliorare la vita delle imprese, vuol dire essere competitivi e vuol dire anche essere capaci di attrarre investitori. Investimenti e semplificazioni sono le ricette per ripensare il modello di sviluppo dell'Italia secondo i principi di sostenibilità ambientale, economica, sociale e digitale. Siamo chiamati ad un lavoro straordinario di rigenerazione e di rinnovo, con l'obiettivo primario di attivare processi di crescita. Con questo decreto si dà la scossa iniziale, agendo sui freni che rallentano la crescita del Paese, agendo sulla sburocratizzazione, sulla digitalizzazione e sulla semplificazione. Si tratta di favorire la diffusione di servizi pubblici in rete e semplificarne l'accesso da parte dei cittadini e delle imprese, rendendo i servizi della pubblica amministrazione immediatamente fruibili usando lo smartphone: dalle code davanti agli sportelli alla praticità e velocità del proprio telefono.

La semplificazione riguarda anche il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale. Al titolo terzo del testo in esame troviamo articoli di modifica del codice dell'amministrazione digitale che vanno ad implementare l'utilizzo di strumenti di identità digitali, già previsti dall'ordinamento, e che intervengono anche in materia di conservazione dei documenti informatici. Si incrementa la certezza del diritto rispetto alla scelta del domicilio digitale. Come punto di accesso per il domicilio digitale viene prevista l'applicazione IO, già esistente, e si rafforzano le tutele per chi non può o non riesce più ad avvalersi del domicilio digitale. Si strutturano meglio gli elenchi digitali di domicilio dei professionisti iscritti negli elenchi tenuti dalle pubbliche amministrazioni. Sono presenti disposizioni per assicurare la piena operatività della piattaforma PagoPA e si consente ad AgID di continuare a gestire l'indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato. Si incentiva il rinnovo della carta d'identità in formato elettronico, la quale consente anche di accedere ai servizi elettronici.

Con questo provvedimento si incentiva al massimo l'utilizzo di strumenti come lo SPID e la carta d'identità elettronica, facilitando anche le procedure di rinnovo di quest'ultima. Questo si traduce in una semplificazione per la vita degli italiani, che non dovranno più confrontarsi con credenziali diverse a seconda del servizio che vogliono usare. L'identificazione da remoto del cittadino attraverso l'identità digitale di SPID o della carta di identità elettronica velocizza le procedure, migliora la sicurezza e diminuisce i costi per i cittadini e le imprese.

Troviamo, inoltre, la piattaforma digitale unica per le notifiche di atti e provvedimenti della pubblica amministrazione a cittadini e imprese. Si sostituisce così la raccomandata cartacea con comunicazione digitale. Ciò si traduce in risparmio di tempo per i cittadini e semplificazione per l'attività dell'amministrazione.

Semplificazione anche per l'accesso ai servizi bancari con la diffusione della firma elettronica avanzata e dell'identità digitale, ma anche semplificazione della notificazione e comunicazione telematica di atti giudiziali e stragiudiziali. L'emergenza sanitaria, non ancora conclusa, ci impone di sviluppare i sistemi lavorativi idonei, che possano garantire ai dipendenti pubblici lo svolgimento del lavoro in casa in modo efficiente e soprattutto sicuro. L'articolo 31 del provvedimento prevede un generale incentivo al ricorso dello smart working in capo alle pubbliche amministrazioni, nonché misure di semplificazione e coordinamento per favorire l'attuazione della strategia digitale pubblica sul territorio nazionale, affidando alla Presidenza del Consiglio dei ministri la funzione di coordinamento informatico dell'amministrazione statale, regionale e locale, insieme con funzioni di monitoraggio, consultive e di vigilanza, anche avvalendosi dell'AgID. L'articolo 32 apporta una serie di modifiche al Codice dell'amministrazione digitale, introducendo l'articolo 13-bis, che reca il Codice di condotta tecnologica ed esperti e si prevede che i progetti presentati dalle pubbliche amministrazioni per lo sviluppo di servizi digitali debbano essere coerenti con quanto previsto dal Codice di condotta tecnologica. Il rispetto del Codice da parte dei soggetti interessati è verificato dall'AgID, che può diffidare questi ultimi a conformare la propria condotta agli obblighi previsti dal Codice. La progettazione, la realizzazione e lo sviluppo di servizi digitali e sistemi informatici in violazione di tale Codice costituisce mancato raggiungimento di uno specifico risultato e di un rilevante obiettivo da parte dei dirigenti responsabili delle strutture competenti e comporta per l'anno di riferimento della condotta la riduzione della retribuzione di risultato e del trattamento accessorio collegato alla performance individuale dei dirigenti competenti, oltre al divieto di attribuire premi o incentivi nell'ambito delle medesime strutture. Il provvedimento pone al centro i tempi dell'azione amministrativa e delle responsabilità. All'articolo 12 , apporta limitate modifiche alla legge 7 agosto 1990, n. 241, volte a rendere effettivi alcuni istituti e alcune finalità già insite nella legge, tenendo conto delle criticità emerse in fase applicativa, nonché a ridurre i tempi dei procedimenti. Si dispone che le pubbliche amministrazioni misurino e rendano pubblici i tempi effettivi di conclusione dei procedimenti amministrativi ritenuti di maggiore impatto per la collettività, raffrontandoli con i termini normativamente previsti. Il nuovo comma 8-bis dell'articolo 2 della legge n. 241 è volto a garantire certezza giuridica al provvedimento, ovvero all'atto di assenso, comunque denominato, acquisito mediante silenzio-assenso, statuendo l'inefficacia delle determinazioni assunte dalla pubblica amministrazione dopo la scadenza dei termini, sia nell'ambito della Conferenza di servizi, nonché nei casi in cui è prevista la SCIA, fatto salvo il caso dell'annullamento d'ufficio. L'articolo 20, al comma 1, ridefinisce per il biennio 2020-2021 e, da regime dal 2022 in poi, le componenti fisse del trattamento economico del personale del Corpo dei Vigili del fuoco, ossia lo stipendio, l'indennità di rischio e mensile, l'assegno di specificità. Si è intervenuti in tutti i settori chiave della ripresa, puntando su quattro punti fondamentali: semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia, semplificazioni procedimentali e responsabilità, semplificazioni per il sostegno alla diffusione dell'amministrazione digitale e semplificazione in materia di attività d'impresa, ambiente e green economy.

Con questo provvedimento, insomma, avviciniamo di più la pubblica amministrazione ai cittadini, rendendola più rapida e accessibile. Il lavoro in sinergia della Ministra Dadone e della Ministra Pisano si traduce in una pubblica amministrazione digitale nel rapporto con i cittadini, una pubblica amministrazione che mette la persona al centro e avvicina i servizi pubblici alle esigenze della comunità.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. L'idea di uno spartito da seguire è un po' difficile, con quello a cui ci state - do del “voi” al Governo, in senso di rispetto, a parte la simpatia per il Vice Ministro - abituando, ci state abituando a delle cose veramente insopportabili, ma lo dico con pacatezza, che nasconde il dispiacere per quello a cui siamo costretti ad assistere. La “Camera degli inutili”, questa è la “Camera degli inutili” e noi siamo qui oggi per nulla. La Costituzione introduce il bicameralismo perfetto, con tanto entusiasmo e con tanta, direi, voglia di controllo reciproco fra due rami del Parlamento diversi, perché hanno una matrice diversa nello spirito costituzionale; qualcuno li vorrebbe rendere uguali, ma qui avrebbe ragione chi vuole il monocameralismo perché che senso avrebbero due Camere uguali, con platea identica e con identica genesi territoriale? Saremmo veramente ad una superfetazione, ad una duplicazione che avrebbe poco senso: è la diversità della tipologia dei rami del Parlamento che rende la dialettica plausibile, quando c'è identità non c'è dialettica, è la diversità che rende la democrazia effettiva. Dicevo che questa è la “Camera degli inutili”: ci costringete ogni volta a sforzi inutili, noi siamo qui oggi in Aula per criticare, ma senza alcuna possibilità che il diritto di critica possa raggiungere nessun obiettivo. Io trovo imbarazzante il regime sostanzialmente dittatoriale in cui questo Governo pone i due rami del Parlamento e non c'è buonismo, non c'è finta pacatezza e non c'è peggiore pacatezza di quella, Presidente, che cela la mortificazione della democrazia: preferisco un tiranno aggressivo a un tiranno che invece dolcemente impone le sue regole. E questo è un Governo che impone le sue regole con una dolcezza insopportabile! Io non dimentico che abbiamo coniato in quest'Aula la fiducia “ad emendamentum”, fatemi passare il latino maccheronico, che male si sposa con l'Aula, ma benissimo si sposa col Governo e con il suo modo di fare: nello scorso provvedimento è stata chiesta la fiducia per timore che un emendamento di provenienza endo-5 Stelle potesse essere votato, una roba da non credere, una mortificazione dei meccanismi parlamentari senza pari e qui siamo a discutere di un provvedimento che ha delle caratteristiche identiche, perché poi la natura non fa dei salti e, se ti comporti in un certo modo, ogni provvedimento è figlio di quella logica. In questo sistema monocamerale sostanziale e ipocritamente bicamerale si colloca questo cosiddetto decreto “Semplificazioni”. Ricordo bene che, fra maggioranza e opposizione, ci vuole quella che si chiama leale collaborazione, che fra organi istituzionali in qualche modo è uno dei punti di partenza, ma qui siamo semplicemente ai colpi di mano, siamo ai colpi di mano violenti e soprattutto violenti nei confronti dei principi costituzionali. Questo decreto non si sottrae a questa critica. Innanzitutto, vi sono alcune contraddizioni che inevitabilmente vanno espresse. Innanzitutto, il problema della precarietà: in un momento in cui l'Italia ha necessita di soluzioni chiare, nette, precise, competenti, che derivino da un approfondito studio dei fenomeni e in cui l'anamnesi, la diagnosi, la prognosi e la terapia non siano soltanto quattro parti della scienza medica, ma diventino un patrimonio dello studio parlamentare dei problemi, noi introduciamo un meccanismo di precarietà nella precarietà, soluzioni tutte a tempo determinato, che sospendono delle altre soluzioni a tempo determinato che le prorogano, gettando il Paese nello scompiglio normativo-interpretativo, perché, se io abuso della precarietà e ne faccio un leitmotiv per poter modificare tutto quello che voglio e quando voglio, il Paese va in confusione normativa.

Ma questo non deriva soltanto dalla incompetenza, Presidente, ha una ragione metodologica, che deriva dalla inconciliabilità culturale di chi oggi ci governa, perché acciughe e marmellata, come qualche volta ho detto, non vanno bene insieme. Partito Democratico e 5 Stelle sono come acciughe e marmellata, sono due cose diverse: per convenienza stanno insieme, ma la deflagrazione fra i due poli completamente opposti è evidente che provoca delle situazioni di inconciliabilità normativa. Il “salvo intese” ne costituisce una divertente innovazione: i decreti “salvo intese”, che partono il 7 luglio e vanno in Gazzetta Ufficiale il 16, la precarietà. Anche il “salvo intese” è un segnale di instabilità, di precarietà, della incapacità di dare delle soluzioni.

Allora, se questo era un decreto che doveva semplificare i procedimenti amministrativi, eliminare, velocizzare gli adempimenti burocratici, digitalizzare la pubblica amministrazione, sostegno all'economia verde e all'attività di impresa - cose su cui non si può non essere d'accordo -, è evidente che bisogna verificare il risultato per capire se questi proclami sono stati raggiunti. Ebbene, Calamandrei direbbe: elogio dell'incompetenza procedurale e sostanziale, il trionfo della pandemia dell'ignoranza, la dittatura dell'inciucio, equilibrismi deturpanti; scegliete voi quale definizione è quella più propria per raggiungere l'obiettivo di tale provvedimento.

Una volta, incontrando l'ex Ministro Tremonti in Transatlantico, mi disse che la più grande riforma di un altro Governo era stato il Codice degli appalti. Lui diceva che è stata la più grande riforma perché sono tre chilometri di norme messe per terra, cioè, se noi stendiamo le norme del Codice degli appalti, sono tre chilometri di norme, la più grande riforma. Bene, noi siamo consapevoli della incapacità del Codice degli appalti di regolare con efficacia e con chiarezza i fenomeni, e che cosa facciamo? Noi semplifichiamo le norme, ma solo fino al 31 dicembre 2021, a tempo, cioè una semplificazione a tempo. Ma spiegatemi la ratio: che cosa accadrà il 1° gennaio 2022? Che cosa penseranno gli imprenditori? Come vivranno un fenomeno di semplificazione a tempo? Perché, Presidente, si è incapaci di soluzioni definitive, si teme la propria incompetenza. Se il medico è sicuro, ti dà un farmaco e quello è il farmaco, ma il medico insicuro è il peggior medico di un paziente in difficoltà e, quando le soluzioni sono a tempo, sono soluzioni insicure.

E questo regime del ping pong fra sospensioni e deroghe a tempo determinato trova il suo acme nella riforma delle procedure sotto soglia, negli obblighi di conclusione del procedimento entro termini perentori, nella riforma della responsabilità erariale: vedremo il gran capolavoro del tentativo di riforma. Dico “tentativo”, perché io lo ritengo semplicemente un goffo modo di cercare di risolvere un problema, sia quello della responsabilità contabile sia quello dell'abuso di ufficio. Poi, riformare le norme penali con decreto-legge nella semplificazione, io trovo che sia sempre un'operazione ardua. Noi siamo abituati, Presidente, in materia di modifiche normative, alla riflessione. Le norme penali si modificavano, adesso si modificano semplicemente con un decreto-legge Semplificazioni. Guardate come è cambiata la realtà e quanto poco conta la riflessione giuridica: un fatto, una sentenza di merito, le sentenze della Cassazione, la dottrina, la crescita di una difficoltà del sistema penale: la modifica della norma era il risultato di un processo di riflessione, oggi è il risultato di un processo di flessione agli interessi specifici.

Altro che norme ad personam, illustri colleghi e illustri Presidente, altro che norme ad personam: qualcuno mi spiegherà perché, improvvisamente, si modifica l'abuso di ufficio, eliminando i regolamenti, cioè le fonti secondarie, lasciando semplicemente le leggi e affidando, ripeto, scusate, prendo il testo, lo spartito suppletivo, perché la sensibilità dell'attività professionale, ovviamente, rivendica una primarietà di lettura. All'articolo 323 le parole “di norme di legge o di regolamento” sono sostituite dalle seguenti: “di specifiche regole di condotta espressamente previste dalla legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità”. Cioè, che cosa significa? Qual è il significato? Chi stabilisce che non ci siano margini di discrezionalità? La cosa più importante è che tutte le contestazioni che riguardino il regolamento… poi qualcuno mi deve spiegare perché se violo la legge è reato, se violo il regolamento non lo è. Molto spesso, le norme regolamentari - chi ha un minimo di esperienza in tema di pubblica amministrazione lo sa - sono più cogenti di quelle di legge: i regolamenti hanno una capacità di entrare nel merito della pubblica amministrazione molto più incisiva.

È una norma assolutamente ad personam, assolutamente irragionevole, fatta con un decreto-legge che non ha nessun tipo di riflessione e che ci consente di prendere atto che quello che veniva rimproverato, Presidente, a tanti Governi precedenti, a tanti Parlamenti precedenti, trova, in questo decreto, un mirabile, insuperabile esempio di connivenza normativa. Senza voler segnalare l'assurdità dell'articolo 21, dove si modifica l'articolo 1 della legge n. 20 del 1994, inserendo che la prova del dolo per la responsabilità erariale richiede la dimostrazione della volontà dell'evento dannoso, cioè non più soltanto la consapevolezza della condotta, ma anche quella dell'evento. Il dato non spaventa più di tanto, a me sembrava, ovviamente, già incluso nella necessità di provare dolosamente; viene esclusa la colpa grave - attenzione -, ma la cosa più singolare è che i fatti che riguardano questa norma sono quelli dall'entrata in vigore del presente decreto fino al 31 luglio 2021: “(…) è limitata ai casi in cui la produzione del danno conseguente alla condotta del soggetto agente è da lui dolosamente voluta”. Mi spiegate perché a tempo? Cioè, una esenzione di responsabilità? Perché non si ha il coraggio delle soluzioni. Ma voi avete mai visto una esenzione di responsabilità a tempo? Ma che modo di scrivere le norme è questo? Quale Paese volete voi? Un Paese confuso, che non si sappia orientare, che si può governare meglio perché è confuso, magari con un altro decreto che modifica ancora, allunga, proroga, rende più elastica, meno elastica, più dura, a seconda di quello che accade? Una legge elastica, per forma e contenuti, malleabile. Non “dura lex, sed lex”, si può dire “molle lex, sed lex”? Si può usare questo? Cioè, una legge molle, una legge che è esattamente il contrario di quello che deve essere, fino alla prossima conferenza stampa del Presidente del Consiglio che, magari, dice il contrario di quello che ha detto venti giorni prima, perché c'è una necessità contingente di qualcuno.

E, allora, temporaneità, incertezza che si aggiunge all'incertezza, stato di quiescenza o semi-quiescenza del Codice degli appalti e degli altri atti attuativi, sospensioni, proroghe, deroghe con ampia discrezionalità: cioè, voglio dire una sorta di Babele, in cui le norme sono soltanto un pretesto per poter fare, sostanzialmente, quello che si vuole. Esattamente l'opposto di quello che è la legge, che deve, invece, dare dei limiti specifici e chiari e l'uso del decreto-legge, micidiale, con la fiducia, rende la legge malleabile, rende tutto possibile. Vi sono innovazioni in questo provvedimento? Io ho ascoltato con attenzione la pacata esposizione della collega Tripodi, a cui il garbo certamente non manca e il pudore di esprimere quello che ha detto con garbo mi sembra che vada sottolineato come un elemento assolutamente positivo, ma quali sono i contenuti innovativi di questo decreto, Presidente? C'è un bel contenuto: uno Stato di polizia di fatto.

Quando noi ci occupiamo del codice della strada e sosteniamo che vi sono soggetti che diventano, oplà, come Mary Poppins, magicamente pubblici ufficiali; diventano coloro che possono contestare infrazioni amministrative, addirittura utilizzando strumenti fotografici; addirittura il personale della nettezza urbana che può… Noi trasformiamo la gente comune in polizia, cioè diamo un potere sanzionatorio al cittadino che non è proprio di uno Stato democratico, è proprio di uno Stato di polizia, in cui i cittadini si vestono immediatamente di una capacità sanzionatoria che non spetta loro. E non si può fare con un “decreto Semplificazioni”! Un passo indietro mostruoso, che mi porta alla storia di questo Paese, in cui l'idea era proprio quella di rendere ciascuno una sorta di agente statale di polizia, andando a riferire fatti di altri, con delle conseguenze letali! Il modello che voi proponete con questa apparentemente piccola norma è proprio questo, quello dei whistleblower, esattamente degli infami degli uffici della pubblica amministrazione, di uno Stato in cui non si può più vivere perché c'è il vicino che ti accusa. Io sono molto preoccupato. Questa norma del 12-bis del codice della strada ci consegna un paese invivibile, ci consegna un Paese che non è degno di quella Costituzione, che si stacca come quei ciclisti che vanno in fuga e pensano di poter vincere la tappa staccandosi dal gruppo, ma il gruppo li raggiunge. Noi vi raggiungeremo! Non vi consentiremo, non vi consentiremo di andare oltre! Non ve lo consentirà la gente. Quando la gente vedrà che il vicino la sanzionerà perché ha lasciato l'autovettura vicino al cassonetto, con chi se la prenderà, col vicino o con voi? Con voi se la prenderà, e voi perderete la faccia davanti al Paese. Qui non è un discorso di Forza Italia – anzi, voglio dire che sono felice che il presidente Berlusconi stia meglio, e questo forse mi dà più forza in questo momento, la tranquillità sulle sue condizioni di salute -, ma qualsiasi cittadino non potrà che ribellarsi di fronte a questo scempio, a questo tentativo di infiltrazione dello spirito poliziesco nelle fasce più semplici della struttura statuale.

Presidente, la Camera inutile, ma la Camera inutile è quella che, però, oggi lascia agli atti un messaggio di speranza, perché questa è una maggioranza che non va da nessuna parte, non va da nessuna parte. COVID o non COVID. aAvere avuto l'occasione del COVID per poter stravolgere tutti i meccanismi non vi salverà. Ma lo dico con molto rispetto. Io non so questo Parlamento come sarà formato e chi ci sarà, ma la Costituzione, come più volte ho detto in quest'Aula, non rimane ferma di fronte a questo massacro di principi e questo tentativo di appropriazione indebita delle istituzioni. Non è ultimo il ragionamento di queste ore che voglio portare come riscontro, un'espressione forse più penalistica che politica, ma il diritto è un grande maestro di vita, perché ti dà l'idea che non si possa esprimere un'opinione se non è un'opinione che ha un principio e un riscontro: il vergognoso dibattito di queste ore sulla legge elettorale dà l'idea di un Paese scollato, in cui c'è questa pazzia di un decreto completamente avulso dai princìpi e, dall'altra parte, una preoccupazione di sopravvivenza che si manifesta con la necessità di portare sul piatto la testa di Oloferne del testo base della legge elettorale, come se fosse un macabro trofeo da poter esibire per giustificare ancora una volta un PD che abbassa la testa vergognosamente rispetto al MoVimento 5 Stelle; dopo aver urlato contro questo referendum, urlato, ma ne avete dette di tutti i colori, oggi date un sì che credo faccia venire i brividi per quanto è un sì pieno di utilitarismo e pieno di interessi personali, e questo è un decreto in linea con tutto questo. Vedo il professor Ceccanti, che ormai cito sempre nei miei interventi; compare all'improvviso, e io sono felice di citarlo: il professor Ceccanti è quello che è stato più duro nei confronti di questo referendum, e io lo ringrazio, ho preso spunto da molte sue riflessioni per il mio “no” al taglio della democrazia, non al taglio dei parlamentari. Ma è un contesto unitario: se noi volessimo scindere questo decreto da quello che sta accadendo negli altri settori del quadrante della democrazia parlamentare, non porremmo in essere una corretta operazione.

Noi di Forza Italia abbiamo una caratteristica, piaccia o no: noi siamo liberi, noi siamo liberi di esprimere le nostre opinioni. Non siamo costretti e, se non siamo d'accordo, qualcuno ci sbatte fuori. No. Il presidente Berlusconi ci ha insegnato una cosa importante: la libertà. Vedete, è una parola che forse non ha sinonimi, forse è l'unica parola che, nel nostro variegato lessico, non ha un sostitutivo, e in nome di questa certezza della mancanza di un sostitutivo noi non è che votiamo contro questo provvedimento, noi votiamo contro questo Stato che voi volete imporre al nostro Paese. Noi protestiamo contro il metodo più che contro il merito, perché, come il mio maestro mi ha insegnato, quando il metodo è corretto la democrazia funziona e chi vince o chi perde è irrilevante. Ma quando il metodo è un metodo di percussione, Presidente, dei diritti fondamentali, Presidente, la protesta deve essere dura, inflessibile, senza nessun tipo di piegatura, emendamenti o non emendamenti.

Noi voteremo convintamente contro, nella prospettiva che questo Paese rinsavirà ed eliminerà queste storture, questo modo di ragionare che ci pone lontani anni luce dai fondamentali principi della Costituzione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Raciti. Ne ha facoltà.

FAUSTO RACITI (PD). Grazie, Presidente. Le confesso che intervenire dopo l'onorevole Sisto mi dà modo di esprimere tutta la mia ammirazione per la determinazione con la quale ha condotto la sua disamina dei caratteri di questo provvedimento. Mi dispiace molto dover fare notare che la discussione politica degli ultimi 25 anni offre numerosissimi spunti per denunciare un rischio dell'involuzione democratica del nostro Paese e che, però, il decreto all'esame di questa Camera purtroppo non sia tra questi. Cioè, se noi provassimo per un secondo a ritornare al merito della discussione che stiamo affrontando, ci accorgeremmo che stiamo parlando di un provvedimento di semplificazioni in materia di contratti pubblici ed edilizia, semplificazioni procedimentali di responsabilità, misure di semplificazione per il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale, semplificazioni in materia di attività di impresa, ambiente e green economy; un po' poco per gridare al rischio di uno Stato di polizia, a maggior ragione alla luce degli altri interventi che mi hanno preceduto, nei quali c'è stato modo di evidenziare il fatto che questo provvedimento arrivi in questa Camera dopo un processo di esame al Senato, all'interno del quale è stato emendato e, dentro questo processo, è stato emendato anche con il contributo di importanti forze dell'opposizione. C'è, però, una cosa che è indubbiamente vera, cioè che questo provvedimento sia un provvedimento a tempo; vorrei aggiungere un provvedimento inevitabilmente a tempo, perché si inserisce in un percorso che probabilmente e auspicabilmente si concluderà con la discussione del cosiddetto “decreto agosto”, che è iniziato con l'emergenza COVID e di cui questo provvedimento è in qualche modo un complemento, perché, nel semplificare pratiche e procedure, prova a evitare il rischio di un congelamento ulteriore del Paese e della sua amministrazione.

Così come è vero che questo provvedimento è un provvedimento che intercetta, interviene in ambito multisettoriale, pur mantenendo una sostanziale finalità unitaria, anche se inevitabilmente dispersa nei mille rivoli delle numerose leggi e dei numerosi provvedimenti precedenti sui quali interviene. Diciamoci, però, la verità fino in fondo: dentro una logica che inevitabilmente è segnata dall'emergenza, probabilmente non c'era un altro modo per intervenire salvo accettare l'idea che il Paese potesse rimanere congelato e fermo fino alla fine dell'emergenza, in un momento che già è estremamente difficile non solo per le famiglie italiane ma per numerosi operatori economici e per l'insieme della nostra pubblica amministrazione (pubblica amministrazione che, lo vorrei ricordare, è già abbondantemente depauperata di risorse umane a causa di un ventennio sostanzialmente di blocco del turnover). Il provvedimento consente di intervenire in ambiti nei quali è più forte la richiesta di ricorrere a procedure semplificate e di accelerare la velocità con cui la nostra pubblica amministrazione risponde alle domande degli operatori economici e a volte anche dei semplici cittadini. In questo tentativo tante cose si possono obiettare ma, di certo, non che il provvedimento pecchi di disomogeneità. Vorrei richiamare, a questo proposito, la sentenza n. 244 del 2016 della Corte costituzionale rispetto a un contenzioso aperto su un provvedimento molto simile tra la regione Veneto e lo Stato, nel quale la Corte Costituzionale scrive: “le molteplici disposizioni, ancorché eterogenee dal punto di vista materiale, presentano una sostanziale omogeneità di scopo essendo tutte preordinate all'unitario obiettivo di accelerare e semplificare la realizzazione e la conclusione di opere infrastrutturali strategiche. Il decreto-legge in esame, dunque, ancorché articolato e differenziato al proprio interno, appare fornito di una sua intrinseca coerenza”. Questo è il caso anche del provvedimento che noi stiamo esaminando quest'oggi e sul quale, certo, pesa la posizione della questione di fiducia, ma pesa in conseguenza di una condizione più generale del nostro Paese e del nostro Parlamento; una condizione che, almeno per quello che riguarda la mia parte politica, ci eravamo proposti di affrontare anche nella scorsa legislatura ma che, ad oggi, non ha ancora trovato una soluzione. Dubito che la troveremo nella legislatura in corso, ma è un tema aperto più per le sue cause che per le sue conseguenze.

Dunque, Presidente, nell'esprimere l'opinione e il parere favorevole del mio gruppo parlamentare rispetto al provvedimento in esame, vorrei semplicemente provare a richiamare in breve il principio di realtà e di aderenza alla sostanza della discussione che stiamo affrontando. Non sono mancate e non mancheranno le occasioni per evocare, purtroppo, un problema legato alla qualità della nostra democrazia e al funzionamento delle nostre istituzioni parlamentari. Mi si consenta di dire che non è il caso assolutamente del provvedimento in esame e che il fatto di avere disposto un provvedimento che è esplicitamente a tempo, anziché essere ragione di preoccupazione e di allarme per un eccesso di instabilità e incertezza del nostro diritto, dovrebbe essere un elemento di rassicurazione rispetto al fatto che, allo scadere dei termini previsti dal provvedimento, sarà compito di questo Parlamento e di questo Governo provvedere a disporre riforme più strutturali e più organiche, anche in coerenza con il lavoro che dovremo fare nel corso dei prossimi mesi per approntare le misure che ci consentano di utilizzare le risorse previste dal Recovery Fund e che sono in questo momento al centro della riflessione del lavoro e del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente. Noi crediamo, come Fratelli d'Italia, che la fantasia del Governo sia encomiabile da alcuni punti di vista. Abbiamo visto annunciare il decreto “Cura Italia” quando in Italia c'erano grosse difficoltà sanitarie e l'Italia non è stata curata; abbiamo visto annunciare il decreto “Aprile”, quando poi il decreto sarebbe arrivato un po' dopo aprile, tanto è vero che si era costretti a cambiare nome; abbiamo visto il decreto “Liquidità”, annunciato come chissà quale occasione di liquidità per il mondo e abbiamo visto che la liquidità non è arrivata a nessuno; abbiamo visto il decreto “Rilancio”, che alla fine era così semplice e aiutava così l'Italia a rilanciarsi che alla fine era composto da 341 articoli e necessitava e necessita tuttora di oltre 100 decreti attuativi. Quindi, abbiamo capito che avete una certa passione per i nomi fantasiosi o, anzi, forse per prendere un po' in giro gli italiani dando un nome che è contrapposto a quello che poi fate in realtà: una sorta come di giochino a burlare e a fare un nome diverso. Ma questa è una cosa che non è nuova: questo è un punto che finalmente unisce il MoVimento 5 Stelle con Italia Viva di Renzi, perché fanno finta di litigare su tutto. Aveva iniziato Renzi con la “Buona scuola”, la riforma che ha gettato nello scompiglio le scuole d'Italia, quindi qui siamo alle barzellette. Tra le barzellette dei nomi arriva il decreto “Semplificazioni”, che fa tutto tranne che semplificare ma non ci stupiamo perché in tutto questo, come se non bastasse il nome, abbiamo visto il Presidente del Consiglio definire il decreto “Semplificazioni” la madre di tutte le riforme. Bene o male, forse, sarebbe presuntuoso anche chiamarlo “genitore 1” di qualche riforma più che la madre di tutte le riforme: niente di nuovo ahimè. Avevamo sentito parlare di potenza di fuoco, quando poi gli italiani continuavano ad aver paura di non riaprire mai la saracinesca. Abbiamo sentito dire: “Abbiamo abolito la povertà”, ma forse, su questo, dopo che quest'estate abbiamo visto Di Maio sullo yacht, abbiamo capito a quale povertà si riferiva; era riuscito ad abolire probabilmente la propria povertà, ma questa pure è un'altra vicenda e siamo contenti per lui se finalmente può permettersi le vacanze su uno yacht; forse smetterà di fomentare odio contro i politici e contro chi si permette le vacanze in yacht perché, finalmente, anche lui può girare con la sua barchetta e ha abolito la sua povertà. Detto questo, arriviamo al decreto “Semplificazioni” che, oggettivamente, non solo non semplifica niente ma complica la vita e la complica da più parti. Ad esempio, viene rivista la normativa che ci preoccupa molto per quanto riguarda l'abuso d'ufficio. Fino a oggi era necessario il dolo, non solo la colpa grave per riconoscere l'abuso di ufficio; oggi invece si decide che il dolo non serve più: per dimostrare l'abuso d'ufficio serve la colpa grave. Guardate noi non abbiamo simpatia per le difficoltà che i sindaci e gli amministratori devono affrontare quotidianamente quando devono prendere una scelta o dei dirigenti che hanno paura sempre a mettere una firma perché non sanno a cosa vanno incontro: serviva semplificare, ma semplificare era necessario chiarendo le regole, ovvero limitando la discrezionalità dei giudici; semplificare era necessario chiarendo cosa poteva fare un sindaco e cosa poteva fare un dirigente, quando e in quali occasioni. Invece l'impressione che noi abbiamo leggendo il decreto cosiddetto “Semplificazioni” è che si volesse semplificare la vita al sindaco di Torino, Appendino, per la quale in questo momento è stato richiesto il rinvio a giudizio nel processo Ream, proprio per abuso d'ufficio per oltre un anno. Allora, forse, la semplificazione è un po' come la povertà di Di Maio: serviva semplificare il processo alla Appendino come abolire la povertà per Di Maio.

In realtà non è questo quello che serve, ma d'altra parte come possiamo pensare che siate voi adatti a semplificare le cose quando avete moltiplicato i problemi, per esempio, con il bonus turismo, quando c'era la necessità da parte degli operatori del mondo del turismo di avere liquidità? E anche quello, il “decreto Liquidità” mai è arrivato e invece avete inventato questa formula perversa e sbagliata del bonus vacanze, perché il bonus vacanze, come dimostrano le cifre, non è stato utilizzato e, se fosse stato utilizzato, avrebbe visto viceversa, invece che lo Stato che prestava soldi o donava soldi al mondo del turismo, era il mondo del turismo che doveva fare fondamentalmente credito allo Stato, perché di fatto il bonus intanto veniva anticipato dall'hotel, che poi avrebbe potuto scaricare un domani dalle tasse il bonus ricevuto. Ovviamente, se poi dopo l'hotel non incassa, è difficile che paghi le tasse ed è difficile scaricare, ma intanto la liquidità ce la doveva rimettere l'impresa turistica. Infatti non ha funzionato e infatti è necessario vedere adesso. Non crediamo che, se non ha funzionato ad agosto, possa funzionare a settembre, forse, speriamo, ma sicuramente non a ottobre o a novembre. Quindi diciamo che ormai il bonus turismo può essere archiviato come l'ennesimo vostro fallimento. Ma come potete pensare di semplificare la vita quando non siete riusciti a pagare la cassa integrazione? Non avete pagato la cassa integrazione nemmeno in tempo, a pochissimi, a qualcuno ancora non è arrivata, a qualcuno è arrivato un mese, lasciando nella più completa difficoltà e nella disperazione le famiglie italiane, e poi volete semplificare. Avete fatto il disastro con l'INPS con il click day, con il sito dell'INPS che era andato in completo subbuglio perché non siete capaci a semplificare niente. Vi complicate la vita da soli perché dovete sistemare gli amici degli amici nelle cose che interessano a voi. E poi c'è la questione edilizia perché siete riusciti con la questione edilizia a scontentare tutti: basta vedere nelle norme che prevedete sull'edilizia che siete riusciti a scontentare le imprese che si occupano delle costruzioni, che stanno criticando fortemente questi interventi, e anche le associazioni ambientaliste.

Non era facile, non era facile riuscire a scontentare in termini edilizi sia chi deve lavorare, quindi le imprese, che gli ambientalisti, che sono contrari alla cementificazione. D'altra parte avete semplificato la vita a voi, ma l'avete complicata agli italiani. E poi anche sul codice degli appalti, come si diceva, avete inserito una norma transitoria che creerà ancora complicazioni. Noi volevamo poche norme, chiare, immediatamente e facilmente attuabili da tutti. E invece abbiamo un decreto che parla di tutto e contro tutto, che complica la vita e che non arriverà a semplificare a nessuno. Sono tanti articoli, è un decreto omnibus, un decreto in cui troviamo di tutto. Si cambiano gli argomenti, si va dalla digitalizzazione della pubblica amministrazione alla green economy, si parla di enti locali, si modifica, come si diceva, il codice penale, si fa un po' di tutto, tanto per complicare la vita agli italiani. In un momento in cui avrebbero bisogno di vedersi la propria vita semplificata, voi dite che fate il “decreto Semplificazioni”, ma complicate ulteriormente la vita agli italiani. Un altro dettaglio che mi ha incuriosito e mi ha preoccupato è l'articolo 40-ter.

Per carità, ciascuno può fare qualsiasi cosa, prevedere qualsiasi provvedimento, ma noi, siccome siamo abituati che quando ci occupiamo, andiamo nei quartieri, nei quartieri periferici, e vediamo che tante volte, quando entriamo anche in visita per difendere la sicurezza e la legalità, quando entriamo a visitare i campi rom, quando qualcuno chiede “ma voi che lavoro fate, cosa fate dalla mattina alla sera?”, rispondono con serenità “no, noi lavoriamo nel rame, compriamo e vendiamo rame, lavoriamo nel ferro, lavoriamo il ferro, rivendiamo il ferro, raccogliamo e rivendiamo il ferro”. Quindi lavorano, diciamo così, nei metalli. Sarà una scusa, sarà vero, ma quello che da sempre noi chiediamo è che ci siano regole chiare per chi lavora nei metalli. Vogliamo capire, quando uno lavora nel rame, dove prende il rame e dove lo rivende, perché tante volte, per esempio, vengono devastate le linee delle ferrovie, vengono devastati i cavi elettrici per prenderci il rame che poi viene rivenduto.

Noi da sempre chiediamo più legalità nella compravendita dei metalli. E poi troviamo l'articolo 40-ter che invece semplifica. Gli unici che avranno una semplificazione saranno i rom che riciclano il rame, questa è l'unica semplificazione che arriverà da questo decreto. Per gli italiani, per chi paga le tasse, per chi vive in difficoltà aumentano le complicazioni, si alza l'asticella, vediamo che livello di sopportazione avranno gli italiani. E poi l'unica cosa che si semplifica, a cui si toglie la burocrazia, si tolgono gli obblighi, si toglie un po' di trasparenza, è per chi va a vendere il rame, per chi ha a che fare con la vendita del rame, del ferro, che noi sappiamo benissimo essere la scusa principale dietro cui si nascondono i pochi che fanno qualcosa nei campi rom. Noi crediamo che l'Italia meriti altro, crediamo che sia arrivato il momento davvero di dare la possibilità alle imprese di togliersi la burocrazia, di potersi guadagnare i frutti del proprio lavoro, delle proprie idee, dei propri investimenti. Oggi, se un'impresa in Italia vuole investire, si scontra contro un muro enorme, un muro di burocrazia, di regole, di denunce penali, del “comitatino” del quartiere che poi è contrario all'investimento, e allora, se il “comitatino” di quartiere è contrario all'investimento, si blocca tutto, si aspetta, ci sono i contenziosi, anni e anni per avere una risposta.

Pure pagare le tasse è difficile in Italia, anche pagare le tasse, è complicato riuscire a pagare le tasse. Tutto questo è oggettivamente inaccettabile e insostenibile in Italia. E voi cosa fate? Dite che semplificherete tutto e complicate ulteriormente la vita, con un decreto che ha 3 mila limiti, è poco chiaro, non porta a niente, ma serve a voi a provare a fare un altro spot, come avevate raccontato che abolivate la povertà, che curavate l'Italia, che facevate un decreto in aprile che non è mai arrivato, il “decreto Liquidità”, il “decreto Rilancio”. Noi crediamo che sia finita l'epoca degli spot perché ormai siamo arrivati a settembre: a settembre ci siamo, non potete farlo e chiamare “decreto settembre” e poi dire che i problemi delle aziende arriveranno a novembre, perché a settembre arrivano i problemi. Adesso dovranno riaprire i negozi, vedremo cosa succederà con la riapertura delle scuole perché ormai è questione di ore. Riapriranno le scuole e non c'è un'idea chiara su come devono riaprire le scuole. Inviterei ciascun Ministro di questo Governo a farsi un giro nelle chat delle mamme per capire cos'è l'inferno in queste ore delle famiglie italiane, cosa accade nelle chat delle mamme quando i bambini entrano per esempio scaglionati a scuola e escono scaglionati. Chi ha due figli o tre figli non sa come fare perché poi non puoi aspettare fuori da scuola e poi non si sa se uno ha un raffreddore cosa succede. Non dico se si ammala di COVID, ma se ha un raffreddore in classe cosa succede, chi misura la febbre, quando misura la febbre, il banco quanto è lungo, quanto è corto, se è tagliato, se è intero, con che mezzo vai a scuola. Il tempo pieno, moltissime scuole non avranno il tempo pieno, ma per voi questo non è un problema: l'importante è chiamare il “decreto Semplificazioni” e stare attenti ai minuti, come state facendo in queste ore qui alla Camera dei deputati, perché la vostra premura in realtà è riuscire ad adottare il testo base della legge elettorale. Infatti questa è la vostra premura in questo momento: capire a che ora metterete la fiducia, perché tanto sappiamo già che metterete la fiducia perché non potete permettervi gli emendamenti, perché altrimenti questo decreto non arriverebbe mai a destinazione, ma non per colpa dell'opposizione, per colpa della maggioranza, che per il fuoco incrociato bloccherebbe questo decreto.

E quindi, per non farvi male tra voi, metterete la fiducia. Ma dovete calcolare bene a che ora mettete la fiducia perché altrimenti avete difficoltà ad adottare il testo base della legge elettorale in Commissione. Gli italiani davvero non sanno se riaprono il negozio, hanno l'ansia per i propri figli a scuola, hanno l'angoscia perché, quando finirà la cassa integrazione e finirà il divieto di licenziamento, ci sarà la catastrofe sociale ed economica in Italia, e la vostra priorità è assicurarsi se fra le 13,05 e le 13,55 riuscite o no ad adottare il testo base della legge elettorale, perché la vostra unica necessità è semplificarvi la vostra vita, perché, se doveste mai confrontarvi con il mondo reale, a cercarvi un lavoro, sarebbe per voi impossibile. Altro che yacht di Di Maio! E allora è necessario fare una legge elettorale per mettervi in garanzia, a prescindere dalle volontà degli italiani. Questa è la priorità che ha questa maggioranza e che ha questo Governo! Non è la priorità di semplificare la vita ai cittadini, di permettere alle aziende di stare aperte nonostante le difficoltà del COVID, di dare alle famiglie una risposta su come fare nella giungla della riapertura di settembre.

No, la vostra priorità è calcolare i minuti per cui riuscirete o non riuscirete a porre sia la fiducia sul “decreto Semplificazioni” che adottare il testo base sulla legge elettorale, perché l'adozione del testo base della legge elettorale è lo scalpo ottenuto dal Partito Democratico rispetto al MoVimento 5 Stelle per poter dire di votare “sì” al referendum, che è un altro scalpo che il MoVimento 5 Stelle deve mostrare agli italiani per dimostrare che servono a qualcosa, perché ormai gli italiani sanno benissimo il MoVimento 5 Stelle non serve più a niente perché aveva raccontato tutto e poi ha fatto l'esatto contrario arrivato in Parlamento. Quindi tutto il problema è un problema interno vostro. Ma non è strano, è perché non si possono mettere insieme delle forze che si sono prima insultate, perché è un insulto agli italiani.

Questo Governo non ha senso di esistere, può esistere solo cercando soluzioni, non per governare gli italiani, ma per gestire il potere tra voi, per rimanere in piedi e sopravvivere. Questo non serve all'Italia, in questo momento, serve una classe dirigente che si prenda davvero sulle spalle le difficoltà degli italiani, davvero si carichi sulle spalle l'ansia del piccolo commerciante che si chiede come fa rialzare il bandone, abbiamo bisogno di una classe dirigente di questa nazione che sappia dare una risposta alle imprese che dicono: ma quando finisce la cassa integrazione, come faccio con i miei dipendenti? Abbiamo bisogno di una classe dirigente che sappia fare, sì, delle riforme organiche e dare la possibilità agli italiani di sentirsi rappresentati, abbiamo bisogno di una classe dirigente che sappia, in questo momento di paura sanitaria che c'è tra i nostri cittadini, dare delle risposte chiare. Gli stiamo dicendo di tutto, tra mascherine, vaccini, virus, stiamo raccontando di tutto su questo virus; tutto e il contrario di tutto gli state dicendo e non arrivano informazioni chiare, ed è questo quello che spaventa gli italiani, il fatto che non gli diate informazioni chiare, il fatto che, mentre il Consiglio dei ministri aveva già a disposizione gli allarmi, a febbraio, che dicevano che era un problema serio, che ci sarebbero state decine di migliaia di morti, Zingaretti andava a fare l'aperitivo sui Navigli a Milano e dicevate: abbracciamoci tutti; i giornali vostri e i vostri interventi dicevano tutti che l'unico virus è il razzismo, mentre sapevate che, invece, il problema del virus sarebbe arrivato e avrebbe fatto decine di migliaia di morti. Oggi che, invece, finalmente, c'è un attimo più di tranquillità rinnovate lo stato d'emergenza e sembra che stia accadendo di tutto, perché? Perché sperate, così, di salvare Emiliano e De Luca, che, altrimenti, perdete sei regioni, sette con la Valle d'Aosta.

Ma volete capire che in questo momento l'Italia ha un'emergenza e l'emergenza non serve decretarla e rinviare l'emergenza sanitaria, ma serve dargli una classe dirigente all'altezza della situazione? E fino a prova contraria la classe dirigente all'altezza della situazione la devono scegliere gli italiani e non la dovete scegliere tra di voi per far sopravvivere il vostro potere. Questo serve all'Italia, serve che a un certo punto ammettiate, guardandovi allo specchio: va beh, mettiamo davanti gli interessi dell'Italia prima dei nostri; e non con decreti con i nomi surreali. A questo punto, magari, che ne so, l'Azzolina potrebbe proporre il decreto “Tutto sotto controllo”, sarebbe il nome adatto, perché la scuola sta andando nel caos, l'Azzolina potrebbe fare il decreto “Tutto sotto controllo”, oppure potremmo a questo punto far fare a Di Maio il decreto “So tutto di geografia” tanto siamo allo stesso livello, si fanno i nomi dei decreti con l'opposto di quello che avviene. Magari, per equilibrare e tenere giustamente i rapporti tra le forze di maggioranza, fate fare anche un decreto Renzi, a Italia Viva, e lo chiamate “So tutto dell'inglese”, perché, a questo punto, abbiamo chiuso il cerchio e abbiamo fatto i decreti con i nomi più surreali. Guardate, non è un problema di nomi e decreti, è un problema di dare delle risposte agli italiani, delle risposte che sono necessarie in un momento di estrema emergenza e difficoltà, ma non tanto più di emergenza sanitaria, quella ci auguriamo tutti che sia alle spalle o, se qualcuno ha informazioni diverse, ce le deve venire a dire e non tenere nascoste come avete fatto e provato a fare con i documenti delle task force, c'è un'emergenza economica, un'emergenza economica data in parte, in buona parte, dal virus e in larga parte dalla vostra incapacità, dalla vostra incapacità di dare risposte, dalla vostra incapacità di reagire con poche norme chiare, regole semplici e informazioni a disposizione di tutti.

I periodi dell'autocertificazione erano diventati una barzelletta, ogni giorno usciva un'autocertificazione diversa per girare nelle nostre strade, adesso fate con i decreti, ogni giorno esce un decreto diverso tanto per complicare e buttare sabbia negli occhi agli italiani, per distrarli, perché, altrimenti, se gli italiani si rendessero conto di quello che state facendo si preoccuperebbero ancora di più e, forse, probabilmente, vi caccerebbero in malo modo. Ma non ci riuscirete, perché gli italiani, mi dispiace per voi, ma sono persone capaci di intendere e di volere, non sono scemi come voi pensate; gli italiani arriveranno con consapevolezza non solo a queste elezioni regionali, ma, quando, prima o poi, andremo, al voto, perché potete ostinarvi quanto volete, ma alla fine dei cinque anni, non è previsto dalla nostra Costituzione, nemmeno per emergenza sanitaria, di rimandare il voto; quindi, o dichiarate guerra a San Marino o, comunque, al termine la legislatura, ridaremo la parola agli italiani, perché l'unica cosa che prevede la nostra Costituzione per rinviare le elezioni è la guerra, quindi, o iniziate a litigare con San Marino, oppure prima o poi la parola tornerà agli italiani.

Allora, non vi serve raccontare con i decreti le favole e chiamare i decreti in un modo per fare tutt'altro e non vi serve arroccarvi in questo modo, bastava confrontarsi con le opposizioni, ascoltare i buoni consigli che arrivavano, per, magari, provare a fare un decreto che qualcosa semplificasse davvero. Invece, vi siete chiusi a riccio, avete messo la fiducia al Senato e metterete la fiducia alla Camera, perché? Lo sappiamo che non è perché non volete ascoltare l'opposizione, è perché non volete parlare tra voi, perché ovviamente litighereste come matti e qualsiasi emendamento sarebbe occasione per farvi i trabocchetti a vicenda. Però, serve responsabilità, serve una classe dirigente che sia consapevole del momento che stiamo affrontando, che sia consapevole del rischio della desertificazione economica che ha la nostra nazione, che sia consapevole che questa nazione non può vivere sui bonus, ma può vivere e può ripartire solo se si fa ripartire chi l'economia la crea, chi produce lavoro. Non è che si possono fare bonus a vita, e non ci possiamo per questo indebitare per creare un popolo succube che vive grazie ai bonus e alle elargizioni della maggioranza di turno. Dobbiamo, se è necessario ulteriormente investire dei soldi, come noi abbiamo votato negli sforamenti di bilancio, investire in infrastrutture, sburocratizzare, dare la possibilità all'economia di correre; questo dobbiamo fare, altro che bonus. Dobbiamo permettere al popolo di guadagnarsi col sudore della propria fronte i soldi, non glieli dobbiamo elargire da una parte con un bonus e da una parte con il reddito di cittadinanza, perché non è così che una nazione può andare avanti, e pensare di indebitarsi ulteriormente, magari anche chiedendo all'Europa ulteriori aiuti, per poi essere maggiormente succubi dell'Europa, per rendere succube il popolo italiano delle scelte del Governo di turno che magari viene manovrato da altre nazioni, non è la soluzione, non è la soluzione con cui si può dare un futuro ai nostri figli e ai nostri nipoti.

Allora, se avete un minimo di consapevolezza, invece di mettere la fiducia, fra qualche ora e di calcolare i secondi tra quando dovrete mettere la fiducia al cosiddetto “decreto Complicazioni” rispetto al momento in cui in Commissione si darà il via libera al testo base per la legge elettorale, provate a pensare agli italiani? Pensate, magari, al padre del compagno di classe dei vostri figli, che non sa se fra un mese avrà il lavoro, pensate al negozio da cui andate a comprare la frutta, che non sa se riuscirà a tenere aperto il bandone, pensate a chi l'economia la produce e la vive tutti i giorni e pensate che, allora, forse, prima dei vostri equilibri interni, tra PD e le altre quattro o cinque forze, compresi i 5 Stelle, che compongono questo Governo, comprese le correnti interne, forse piuttosto che il vostro equilibrio, serve il senso di responsabilità di guardare in faccia questa nazione, di dare delle risposte serie, delle risposte concrete, perché, altrimenti, l'unica cosa che riuscite a fare non è la semplificazione, ma è la complicazione, e la complicazione, prima o poi, finisce, perché non potete andare avanti in eterno in questo modo e perché gli italiani sono arrivati a un livello di saturazione rispetto alla possibilità di sopravvivere economicamente a questa situazione.

Ci auguriamo che arrivi un senso di responsabilità, che non venga posta la fiducia, che il mio intervento venga smentito nelle prossime ore e che la maggioranza e il Governo chiedano un profondo confronto in Aula, si discuta emendamento per emendamento, si accolgano le proposte dell'opposizione, si trovi una sintesi in maggioranza; mi auguro che venga smentito tutto il mio intervento, temo, però, che fra due ore e mezzo, arriverete qui, chiederete la fiducia, perché la vostra priorità non è semplificare, non è curare l'Italia, non è dare liquidità, non è fare il rilancio, come non lo è stata la “Buona scuola”, come non c'era niente nel “decreto Aprile” che è arrivato a maggio, come non c'era niente nell'abolizione della povertà, quando avete raccontato che veniva abolita la povertà, come non c'era la potenza di fuoco.

A voi serve rilanciare uno slogan, farlo uscire sui giornali, infilare qualche marchetta e qualche piacere al sindaco di Torino o altre situazioni perché vi serve per tenere il vostro equilibrio, e, nel frattempo, andare avanti e provare a mantenere ancora il vostro potere alle spalle degli italiani per qualche settimana, poi, vediamo quello che accadrà, non c'è una visione dell'Italia. Attendiamo, rimandiamo e vediamo, magari, potreste fare un decreto, se lo doveste chiamare correttamente dovrebbe essere il decreto “Attendiamo per mantenerci la poltrona”, potreste fare invece il decreto “Maggioranza snella”, quella sarebbe la cosa più semplice, il decreto “Maggioranza snella”, ma, ahimè, siete capaci di tutto e avete la faccia per provare ad approvare qualsiasi cosa.

Noi chiediamo formalmente al Presidente di quest'Aula di garantire la dignità di quest'Aula e di interloquire il più possibile con il Governo per evitare che venga posta questa fiducia. Noi siamo pronti, come forze di opposizione, anche a contingentare gli emendamenti, in pochi e qualificati, ma siamo consapevoli che se verrà posta la fiducia non è per colpa dell'opposizione, non è perché l'opposizione pone troppi emendamenti o ha promesso ostruzionismo, è semplicemente perché dentro la maggioranza ci sono difficoltà e il primo ostruzionismo verrebbe proprio dalle forze di maggioranza, che sono incapaci di avere una visione, incapaci di dare una risposta agli italiani, incapaci di semplificare l'Italia, incapaci di stare insieme.

Ciò perché sono forze politiche nate in contrapposizione l'una con l'altra. E non serve prendere in giro gli italiani, o dire che questo prevede la Costituzione, che i Governi siano parlamentari: non serve e non è questa la soluzione, perché non è un problema di Governi parlamentari o di Governi elettorali. Il problema è molto semplice: se si chiede la parola insultandosi in campagna elettorale, dicendo “non andrò mai con quello”, e poi ci si fa il Governo insieme, si sono truffati gli italiani, e non si ha la possibilità in queste condizioni di governare dignitosamente.

Dovete, quindi, semplicemente ammettere il fallimento di questa vostra coalizione di Governo, il fallimento di questi vostri decreti-legge che non servono a niente, e ridare la parola agli italiani, che forse hanno maggiore consapevolezza di voi di quello che serve in questo momento a questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, dopo le inadeguate misure introdotte dai primi decreti-legge economici, il Governo, non contento, ha emanato un ulteriore disorganico e insufficiente provvedimento, stavolta con ambizioni di semplificare il Paese. Potrebbe essere la sceneggiatura di un film già visto, l'ennesimo, il solito annuncio-spot di questa maggioranza, che, diciamocelo pure con franchezza, è allo sbando nelle idee e nei contenuti: basta vederlo sul tema della scuola di questi giorni.

Siamo i primi a sostenere che il Paese avrebbe bisogno di una semplificazione, ma strutturale e direi quasi quotidiana: per esempio, iniziando dalle tante e troppe disposizioni attuative a cui rimandano i decreti emergenziali legati al post COVID-19. La semplificazione quindi è prima di tutto una procedura quotidiana: è l'idea che si vuole dare all'amministrazione statale e al rapporto burocrazia statale-cittadino. In verità, molte norme contenute nel decreto-legge potevano, anzi dovevano essere snellite e semplificate, indipendentemente dall'emergenza epidemiologica.

Ecco perché l'approccio del gruppo Lega all'esame di conversione in legge del decreto è stato laico, obiettivo, senza pregiudizi ideologici. La prova è negli stenografici parlamentari: sono mesi che ripetiamo a gran voce che c'è bisogno di semplificare alcune procedure, alcuni rapporti intercorrenti con l'amministrazione finanziaria e con quella giurisdizionale. Noi togliamo e voi aggiungete, noi diamo fiducia ai lavoratori e voi giudicate i privati come delinquenti a prescindere, noi cerchiamo di agevolare chi ha iniziato l'iniziativa imprenditoriale e voi trovate il modo per renderli succubi della prossima scadenza fiscale in calendario. Provate a stare una giornata con un imprenditore, uno di quelli piccoli: io arrivo dal Veneto, dove le piccole realtà sono la colonna portante dell'economia; e poi fate delle riflessioni, perché sembra proprio che qualcuno di voi non abbia mai avuto contatto con loro.

Ma veniamo al merito. Così come ha anche manifestato la Corte dei conti durante le audizioni preliminari, vorrei associare le mie perplessità circa gli articoli 8 (Altre disposizioni urgenti in materia di contratti pubblici) e 9, concernente misure in materia di commissari straordinari, che in parte modificano il codice degli appalti.

Pur apprezzando le finalità della normativa, né potendo ignorare le particolari difficoltà del momento storico nel quale questa è maturata, non posso che rilevare come la natura temporanea di talune norme non giovi alla maggior chiarezza del quadro normativo, che al contrario ne esce ancora più complicato, venendosi necessariamente a innestare all'interno di una regolamentazione tra le più complesse del nostro ordinamento, quello del diritto intertemporale. Per esempio, al comma 10 dell'articolo 8, sulla produzione del documento unico di regolarità contributiva, il cosiddetto DURC, c'è una mancanza di chiarezza che darà adito a interpretazioni confliggenti e a contenziosi in aperto contrasto con le finalità semplificatorie dell'intervento. Non solo: anche gli interventi sulla figura del responsabile unico del procedimento paradossalmente attribuiscono a quest'ultimo maggiori responsabilità e rischi, con la conseguenza che nessuno vorrà più svolgere tale funzione.

Peraltro si continuano a scrivere i decreti-legge come se esistessero solo i grandi comuni, le città metropolitane e le grandi aziende, mentre in realtà la maggioranza dei destinatari di queste disposizioni sono piccoli comuni e medie imprese, che hanno ovviamente risorse umane molto più limitate, e che non si possono permettere costose consulenze. A tal proposito, sarebbe importante che l'ANAC e la Corte dei conti fornissero una consulenza preventiva agli enti locali, che devono essere aiutati prima della gara.

Anche la riscrittura dell'articolo 80, comma 4, del codice dei contratti pubblici, sulle cause di esclusione, si presterà a dubbi interpretativi e a ricorsi giurisdizionali, in quanto non è chiaro sulla base di quali elementi si potrà affermare che la stazione appaltante sia a conoscenza e che possa adeguatamente dimostrare che un operatore economico non ha ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte.

E, ancora, sul tema della rigenerazione urbana, i vuoti urbani generano degrado e sono spazi che devono essere restituiti ai cittadini; cosa che peraltro non comporta consumo di suolo, essendo aree già utilizzate.

Inoltre, il rispetto piatto ed impersonale della sagoma, del prospetto e di tutte le caratteristiche non genera di per sé buone architetture: le esperienze di tanti altri Paesi europei dimostrano infatti che ciò che importa è realizzare architettura di buona qualità.

Riguardo alla spinta della digitalizzazione del Paese, invece, vorrei manifestare un cauto ottimismo, ricordandovi però che servono risorse umane e finanziarie per gli enti pubblici, e che tutto ciò dev'essere accompagnato dalla transizione; una transizione che non può esaurirsi con semplici disposizioni normative.

Tuttavia, il passaggio parlamentare di conversione è servito a migliorare il testo, che indubbiamente è stato migliorato e arricchito, anche grazie al nostro lavoro come opposizione. Ovviamente solo al Senato, e ringrazio i colleghi senatori della Lega, che hanno fatto un lavoro veramente importante per migliorare questo testo, dal momento che a noi per l'ennesima volta non è stato dato tempo per dire la nostra, e che oggi ci aspettiamo la fiducia.

La Lega vi ha dimostrato la saggezza dell'affrontare le vere sfide che interessano il Paese, anche se tra noi e voi continuano a rimanere sensibilità diverse, per esempio, sulla categoria dei lavoratori autonomi o stagionali o sugli aiuti alle imprese per riprendersi dalla crisi economica. Tuttavia, mi si permetta di elencare alcuni degli interventi emendativi della Lega proposti e approvati: innanzitutto quello forse più importante, ossia la proroga fino al 31 dicembre 2021 del regime semplificato per gli appalti; e poi l'estensione anche al Centro-Nord del Paese della norma prevista finora solo per il Sud, che eroga contributi a fondo perduto e mutui agevolati per i giovani agricoltori; lo sblocco degli esaminatori abilitati per smaltire l'enorme arretrato della richiesta di patenti, l'accelerazione per gli ammodernamenti degli stadi sportivi, il rinvio del termine dello stato di emergenza per la conversione al digitale per i piccoli comuni, ora in forte carenza di personale, l'aumento della platea obbligata a fornire servizi web accessibili alle varie disabilità, la semplificazione burocratica per il mondo accademico, la proroga della legge cosiddetta “Tremonti ambiente”, norme per garantire l'efficienza e la tempistica dei servizi rivolti al pubblico che devono funzionare anche in regime di smart working.

È giusto però ricordare anche cosa manca al provvedimento. Mancano i voucher per i lavoratori dell'agricoltura e del turismo, tanto richiesti; manca una maggiore attenzione al mondo dei disabili, la lingua dei segni per i non udenti e aiuti a chi sfortunatamente deve muoversi con le carrozzine. Mancano gli appalti a chilometro zero per supportare l'economia dei territori e ridurre i gravami sull'ambiente. Manca una soluzione al problema di carenza di personale tecnico e segretari comunali negli enti locali, manca la cancellazione dell'ormai inutile modello F23, mancano misure concrete per lo sviluppo e la ricerca per favorire l'economia circolare, manca una vera semplificazione delle valutazioni di impatto ambientale, poiché sono enunciati solo i soliti buoni propositi, ma non ci sono impatti concreti e attuabili. Manca infine la madre di tutte le semplificazioni, ossia il taglio delle tasse: con i 100 miliardi impegnati per l'emergenza COVID-19 si potevano trovare 15 miliardi necessari per attuare la flat tax e dare respiro strutturale al portafoglio di milioni di cittadini in difficoltà.

In conclusione, signor Presidente, dove siamo riusciti a intervenire abbiamo semplificato il decreto-legge: lo abbiamo fatto convintamente, per il bene del Paese e dei tanti, troppi cittadini che in questo momento si trovano in situazioni di difficoltà.

Ma sia chiara una cosa: la vera semplificazione è molto lontana dalle vostre iniziative frammentate, temporanee e confuse. Il mio giudizio è pertanto convintamente contrario, ma voglio sperare e mi auguro che questo provvedimento sia, per il bene del Paese, solo un piccolo passo, un inizio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, i colleghi del mio gruppo, che sono intervenuti prima di me, hanno già avuto modo di dare conto della complessità e dell'articolazione di questo provvedimento. Io mi limiterò semplicemente a sottolineare alcuni aspetti particolarmente rilevanti, trovandoci di fronte a un testo di un decreto-legge che oggettivamente questa Camera non ha avuto modo di modificare nell'iter legislativo attraverso l'azione emendativa, tenuto conto anche della fase particolare in cui il Governo, il Parlamento, il Senato hanno lavorato in maniera molto approfondita sul testo di partenza. Credo, tuttavia, che questa situazione non ci debba fare perdere di vista qual è l'obiettivo di questo provvedimento e quali sono le finalità che, a nostro avviso, sono state centrate e realizzate, anche grazie a un lavoro migliorativo che, è giusto riconoscerlo, è venuto dalle forze di maggioranza ma anche dalle forze di opposizione nell'altro ramo del Parlamento. Ricordo che rispetto al testo base sono stati approvati 315 emendamenti, di cui una buona parte, quasi un centinaio, di espressione o, comunque, che hanno raccolto proposte anche dei gruppi di opposizione e credo che anche l'orientamento che nella discussione di questi giorni c'è stato su questo testo dimostri come ci sia stata la volontà di provare a mettere a frutto, diciamo, le proposte e le indicazioni venute da varie forze politiche e dai tanti soggetti che sono stati auditi nel corso dell'iter legislativo al Senato.

Dicevo che non dobbiamo perdere di vista l'obiettivo principale di questo provvedimento e, cioè, quello di accompagnare la ripresa del Paese dopo la crisi dovuta all'emergenza sanitaria e di fronte agli effetti ancora molto gravi e problematici della crisi e delle ricadute economiche, sbloccando quelli che sono i meccanismi di spesa, principalmente per gli investimenti, e intervenendo su alcuni snodi di funzionamento della pubblica amministrazione. I decreti-legge sono sempre accompagnati, diciamo così, da una descrizione che ne sintetizza la finalità. Questo è passato nell'opinione pubblica come il “decreto Semplificazioni”. Io credo che occorra una grande onestà intellettuale nel riconoscere che non si può agire su un tema così centrale e strategico come quello del funzionamento della pubblica amministrazione solo attraverso un provvedimento legislativo, ma è vero che l'approccio e l'impianto di questo decreto ha provato ad aggredire alcune questioni che sono effettivamente delle questioni note e riconosciute da tutti sul tema, appunto, del rilancio e del sostegno agli investimenti. Noi, come Partito Democratico, abbiamo cercato di sostenere la proposta del Governo e anche di migliorarla in alcuni passaggi, mossi e guidati da un principio fondamentale, cioè l'idea che non esiste una contrapposizione tra semplificazione e velocità nella realizzazione, in particolare, delle opere pubbliche e annullamento di valori e di principi fondamentali che non solo ci vengono dall'ordinamento europeo ma che, per noi, sono essenziali nell'utilizzo delle risorse pubbliche: trasparenza, legalità e certezza di riconoscere anche i diritti dell'iniziativa privata e, quindi, concorrenza. Lo abbiamo fatto agendo sugli articoli che vanno a modificare il codice degli appalti, sulle procedure autorizzative e di gara relative all'affidamento di lavori e servizi, sapendo anche quanto questo tema sia centrale in un momento in cui il nostro Paese potrà fare affidamento, nei prossimi anni, su risorse importanti per il rilancio degli investimenti. Abbiamo modificato alcune norme sull'assegnazione e sull'affidamento dei contratti sia sopra soglia comunitaria sia sotto soglia comunitaria, prevedendo, per un periodo circoscritto e limitato, l'applicazione di procedure semplificate e accelerate. Io ritengo molto positivo che nel passaggio al Senato, grazie anche al lavoro del Governo - e ringrazio il sottosegretario Margiotta, che sta seguendo la nostra discussione e che ha seguito tutto l'iter di questo provvedimento con particolare competenza proprio su questi temi -, si siano modificate alcune norme quali, ad esempio, quelle che consentono oggi di ridurre l'importo degli affidamenti per gli appalti di progettazione di servizi a una soglia più bassa mediante l'affidamento diretto e l'inserimento di alcuni principi che riguardano la trasparenza e la rotazione, soprattutto per gli appalti sopra la soglia comunitaria, garantendo, quindi, la possibilità di partecipare, anche a procedure di affidamento rilevanti e importanti, non solo alle grandi imprese ma anche, in qualche modo, a strutture di associazioni temporanee di impresa, che abbiano, ovviamente, i requisiti necessari e fondamentali per realizzare questi investimenti. Dunque, trasparenza, informazione, principio di rotazione e, quindi, maggiore concorrenza e anche alcune questioni che per noi sono fondamentali. Noi non abbiamo, come dire, ceduto in nessun modo sul tema della difesa della legalità. Sono state introdotte delle semplificazioni sulle verifiche antimafia proprio in ragione di questa fase, ma senza cedere in nessun modo sul rigore, diciamo così, di queste verifiche e, anzi, consentendo la possibilità di effettuare queste verifiche attingendo a tutte le banche dati disponibili. Ma ciò nemmeno sul fronte della tutela del lavoro, e questo è un punto che voglio sottolineare come particolarmente rilevante per l'azione che il Partito Democratico ha messo in campo nella discussione e anche nell'approvazione di questo provvedimento. Il tema della sicurezza e della qualità del lavoro nel settore delle opere pubbliche, in particolare ma non solo, per noi è fondamentale se non vogliamo ricadere, diciamo, nel cliché di chi, all'indomani di un ennesimo episodio di morti o di incidenti sul lavoro, richiama la necessità di maggiore controllo, maggiore formazione e maggiore rigore da parte di tutti gli attori coinvolti. Per questo credo che sia stato positivo evitare ogni modifica e ribadire, invece, il rispetto della normativa nazionale ed europea in materia di subappalti e anche aver inserito, attraverso una modifica che, appunto, il Senato ha consentito in fase emendativa all'articolo 8, commi 10 e 10-bis, il rafforzamento degli strumenti di verifica della regolarità contributiva dei lavoratori. Il documento unico di regolarità contributiva tornerà dopo la fase temporanea di sospensione - la validità della fase temporanea di sospensione legata all'emergenza sanitaria - e tornerà ad essere obbligatorio produrlo in maniera aggiornata ai fini, appunto, della selezione del contraente e della stipula del contratto. Poi anche l'inserimento, determinante e molto positivo e che segna una discontinuità importante rispetto a una stagione passata che pensava di poter accelerare e semplificare i lavori a danno, appunto, della sicurezza dei lavoratori, del documento relativo alla congruità dell'incidenza della manodopera. Sappiamo che questo è un provvedimento che chiederà un'azione attuativa immediata, nei 60 giorni, da parte del Ministero del Lavoro. Crediamo che questo termine verrà rispettato anche facendo tesoro di una mobilitazione che ha visto uniti in maniera positiva il mondo sindacale, varie associazioni e le stazioni appaltanti più importanti, convinti, appunto, che non si possa, come dire, prescindere dal rispetto e dal rafforzamento dei diritti dei lavoratori. Questo non significa rallentare l'esecuzione delle opere pubbliche ma, al contrario, garantire maggiore qualità, maggiori diritti e maggiore sicurezza anche a chi vive e beneficerà di queste opere e di questi investimenti. Sempre rispetto al tema degli appalti pubblici e degli interventi, diciamo, di competenza infrastrutturale, credo sia importante sottolineare le innovazioni significative che sono state introdotte da questo provvedimento anche sul tema della rigenerazione urbana e del recupero del patrimonio edilizio esistente. Non sfugge a nessuno che il tema della cura del territorio e della riqualificazione delle nostre città è uno dei temi fondamentali e non sfugge a me - e credo a nessuno - nemmeno il fatto che questo provvedimento non può ritenersi esaustivo di un'azione di riforma, di ridefinizione e di semplificazione ancora più efficace e capace di produrre un rilancio degli investimenti in questo settore.

Ma se leghiamo, anche con un ideale filo conduttore, alcune misure che negli scorsi provvedimenti sono state adottate. Penso al superbonus sulla riqualificazione energetica e sismica, insieme alle semplificazioni sulla realizzazione delle opere di ristrutturazione edilizia, attraverso demolizione e ricostruzione, comunque nel rispetto dei requisiti di tutela e valorizzazione del patrimonio edilizio di qualità storico-culturale dei nostri centri storici. Penso che oggi abbiamo messo un mattone positivo, nella direzione di semplificare e accelerare la rigenerazione urbana. Così come un intervento, introdotto sempre in fase emendativa al Senato, che dà una spinta e una chiara indicazione di marcia rispetto al contrasto al fenomeno dell'abusivismo edilizio. L'intervento sostitutivo da parte dei prefetti in presenza di azioni ritardate da parte dei soggetti titolari, principalmente i comuni, è un segnale molto chiaro anche di indicazione di priorità di questa maggioranza. Acceleriamo gli interventi, gli investimenti e la trasformazione del territorio e contrastiamo con forza le pratiche illegali, che sappiamo essere spesso anche all'origine dei fenomeni di dissesto idrogeologico e di insicurezza del nostro territorio.

Spendo un'ultima parola, Presidente, su un altro articolo di questo pezzo significativo del provvedimento, che è quello relativo ai poteri commissariali. C'è stata una discussione, abbastanza vivace anche dentro le forze di maggioranza. Noi crediamo che l'obiettivo fondamentale sia quello di mettere nelle condizioni la pubblica amministrazione di agire nell'ordinario, con i poteri ordinari, in modo efficace, nella realizzazione delle opere pubbliche; ma ci rendiamo anche conto che la straordinarietà della situazione che stiamo vivendo e il contesto e le caratteristiche di alcune situazioni presenti nel territorio nazionale possono richiedere l'esigenza di poteri commissariali straordinari. L'articolo 9 rimette ordine dentro uno scenario abbastanza articolato dei commissari, che via, via i vari Governi hanno nominato in questi anni e lo fa precisando in maniera puntuale quali sono le caratteristiche e le tipologie di opere, sulle quali si potrà ricorrere alla figura del commissario straordinario; quindi, opere che hanno particolari situazioni di complessità di realizzazione esecutiva-attuativa, complessità di procedure tecniche e amministrative o che, per la loro rilevanza di impatto sul tessuto socio-economico, nazionale e regionale, richiedono la nomina di un commissario. Vengono circoscritti in maniera più precisa la tipologia e l'ambito entro il quale poter ricorrere alla figura del commissario e vengono anche delimitati in maniera più precisa i poteri in deroga di queste figure, che non potranno prescindere da alcuni principi fondamentali previsti dal codice, sull'aggiudicazione, sulla sostenibilità energetica, le disposizioni in materia di conflitti di interesse e quelle che derivano dalle direttive comunitarie, comprese quelle in materia di subappalto. Penso che questo sia un passo in avanti positivo, che ovviamente investe anche di responsabilità il Governo, che dà oggi uno strumento in più, facendo anche tesoro di alcune buone esperienze che hanno caratterizzato il recente passato, ma dentro un quadro più definito e più sicuro, che non guarda al ricorso alle procedure straordinarie in maniera così eccessiva o non sufficientemente attenta agli obiettivi che si vogliono realizzare.

Il provvedimento contiene anche alcune misure importanti, alcune norme, di carattere ambientale. Non c'è modo di dettagliarle tutte in maniera specifica, ma voglio concentrarmi soltanto su alcune di queste norme, in particolare quelle che riguardano il sistema delle aree protette. Grazie ad un emendamento molto importante che il gruppo del Partito Democratico ha sostenuto anche con l'apporto della maggioranza - e mi pare di avere inteso anche di una parte almeno dell'opposizione - sono state introdotte delle modifiche al sistema di nomina, con la semplificazione della nomina del presidente e dei direttori degli enti parco. Sulla possibilità dell'utilizzo della valorizzazione di beni demaniali che ricadono all'interno delle aree protette è stata definita e resa più efficace una misura già prevista nel “decreto Rilancio” con l'istituzione delle zone di promozione economica e sociale. Queste risorse, le risorse stanziate dal “decreto Rilancio” (40 milioni), potranno essere utilizzate dalle micro e piccole imprese che hanno una sede operativa all'interno di tutte le aree nazionali protette dei parchi nazionali e, anche grazie a questo emendamento, delle aree marine protette, comprese, ad esempio, le guide parco - cioè chi svolge questa funzione è molto importante per la promozione del territorio -, dando un segnale di volontà di sostenere un'economia che punta sulla biodiversità, sulla cura e sul presidio del territorio e su uno sviluppo sostenibile. Si stima che questa misura possa interessare una platea di circa 23 mila micro e piccole imprese, soggetti, quindi, che hanno bisogno soprattutto in questo momento di avere un supporto. L'auspicio è che questa norma possa in qualche modo essere ampliata in un prossimo futuro anche per le aree protette di livello regionale, con un impegno, ovviamente, che sarà richiesto, anche per competenza, agli enti territoriali.

Dentro il decreto ci sono altre norme che riguardano la semplificazione e l'accelerazione degli investimenti energetici, necessari ad attuare il piano nazionale energia e clima, alcune semplificazioni attese da anni sul tema della valutazione di impatto ambientale, sulle bonifiche, nonché un primo intervento - anche qui sappiamo non risolutivo - per velocizzare e rendere più efficaci gli interventi di prevenzione del dissesto idrogeologico; infine, vi è un articolo, che riguarda la semplificazione delle procedure per il rilascio delle garanzie sui finanziamenti, a favore di progetti attuativi del Green Deal.

Chiudo su questo, Presidente. Questo provvedimento, come ho detto prima, non è un provvedimento esaustivo, ma indica una direzione di marcia. Rappresenta, per noi, un'altra tappa di un processo più articolato e segna anche una continuità tra le misure emergenziali - che sono state adottate dal Governo e spesso migliorate dal lavoro del Parlamento all'indomani della crisi sanitaria - e la grande sfida che abbiamo davanti come Paese, quella di utilizzare bene e in tempi utili le risorse europee, che sono e che verranno messe a disposizione grazie all'azione del nostro Governo, a cui il Pd ha contribuito in maniera decisiva a livello europeo. Penso alle risorse del programma Next Generation EU, al Recovery plan, a cui si sta lavorando, al programma Sure sulla protezione dei lavoratori e, ovviamente, anche alle risorse che consentiranno, attraverso l'attivazione del MES, di mettere a disposizione finanziamenti per rafforzare la capacità e l'efficacia di spesa sanitaria. Tutte queste risorse dovranno avere un obiettivo e non potranno essere disperse in mille rivoli; dovranno accompagnare il Paese verso una transizione sostenibile, dal punto di vista ambientale, della sua produzione e dovranno migliorare e rafforzare la capacità di operatività della pubblica amministrazione.

In parte questo decreto è un'anticipazione di questi obiettivi. Sappiamo che non tutto può essere risolto, ma noi siamo fiduciosi e crediamo che, grazie anche alla spinta che avremo davanti, di mettere finalmente mano a un programma di riforme che per la prima volta mette sul piatto anche risorse importanti, partendo da questi primi passi che sono stati compiuti, il nostro Paese potrà gestire e utilizzare nell'interesse dei cittadini, per rafforzare la propria macchina amministrativa e per migliorare la capacità di investimento, queste risorse europee.

Per questo motivo siamo soddisfatti del lavoro di miglioramento e di rafforzamento che il decreto ha avuto anche nel passaggio parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 14,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Giorgis è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2648)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2648. È iscritto a parlare il deputato Felice Maurizio D'Ettore. Ne ha facoltà. Prego, collega.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Come già emerso in Commissione Affari costituzionali - e il rappresentante del Governo ha avuto modo di ascoltarlo - la stessa maggioranza, in particolare negli interventi dei 5 Stelle, ha evidenziato che la disciplina, che ora è all'esame dell'Aula, ha bisogno di ulteriori chiarimenti e che in concreto non vi è se non un abbozzo di normativa ed è necessario procedere anche con ulteriori aggiornamenti e con specifiche puntualizzazioni. Questo è il modo per semplificare un decreto - che sarebbe di semplificazione sull'innovazione digitale -, che deve essere sottoposto a successivi adeguamenti, anzi sarebbe stato meglio farlo in modo contestuale, ma dite che non possiamo farlo in questa fase e, in Commissione Affari costituzionali -, come il rappresentante del Governo ha avuto modo di vedere - tutti gli emendamenti sono stati rapidamente respinti. Perché avviene questo? Questo decreto, come è emerso nei lavori della Commissione, è un decreto che ribadisce un concetto fondamentale: la ratio sistemica di questa normativa è quella del controllo ex ante, non del controllo ex post. Quando noi abbiamo sentito parlare di un “decreto Semplificazioni” pensavamo che uno dei primi interventi nella variegata disciplina, nella miscellanea di norme presente in questo provvedimento, avrebbe avuto di mira l'eliminazione o la riduzione dei controlli ex ante, cioè l'azione in particolare dei privati o dei singoli cittadini rimessa a una valutazione ex post sulla base del principio di legalità, non a controlli preliminari e impeditivi che non consentono alcun tipo di specifica e libera attività, in particolare per le imprese. Questo soprattutto dopo la decretazione emergenziale. Qual era l'intendimento, così come è emerso nei lavori preparatori e durante la discussione in Senato? Qual era l'intento del Governo, dichiarato più volte sulla base di questa doppia comunicazione: comunicazione parlamentare sulla realtà del documento normativo e comunicazione esterna sulla irrealtà e virtualità degli intenti? Cos'era stato detto? Molto semplicemente che questo era il nuovo provvedimento che costituiva il baluardo e il nuovo pilastro della costruzione di semplificazione, dopo la decretazione emergenziale. Si dice: l'emergenza crea diritto - io non ci credo molto - e abbiamo dovuto creare un diritto pletorico, sulla base di questa disciplina emergenziale: per esempio sul “bonus 110” o su tante altre questioni noi abbiamo fatto provvedimenti che richiedono trentasei, trentotto, quaranta pratiche preliminari, controlli, quindi probabilmente la disciplina emergenziale aveva bisogno di un chiarimento successivo in fase di semplificazione. Non è avvenuto tutto questo, non c'è questa parte del provvedimento, non esiste, ma basta fare due, tre esempi per capire come voi complicherete in maniera irreversibile l'azione anche amministrativa, in particolare degli enti locali, e come andremo, con questo provvedimento, di fronte sicuramente a un contenzioso giudiziario enorme e, in particolare, a qualche intervento quasi certo della Corte costituzionale. Bastano due norme in particolare: l'articolo 21 e l'articolo 23. Con l'articolo 21 sulla responsabilità erariale, è chiaro che avete posto una norma che dice che, dal 17 luglio 2020 al 31/12/2021, è possibile procedere per danno erariale solo in caso di volontarietà della condotta, quindi volontà anche e specifico intento rispetto all'evento dannoso, volontà dell'evento dannoso. Bene, si limita così la responsabilità erariale - non c'è dubbio - ma lo si fa per un periodo temporaneo e sulla base di una valutazione del prima e del dopo la data del 17 luglio 2020, cioè ci vuole un'intenzionalità che voi molto chiaramente dite deve essere interpretata - così è emerso durante il dibattito in Senato - in chiave penalistica non civilistica, per cui si esclude la colpa grave, ma solo per le condotte attive, non per quelle omissive. Quindi, per capirci, dal 17 luglio 2020 al 31/12/2021, non c'è responsabilità erariale, danno erariale, se non si prova che c'è volontà dell'evento dannoso, quindi volontarietà diretta, interpretata secondo l'intenzionalità dolosa tipica dell'ordinamento penalistico, non sulla base della valutazione civilistica. Fin qui, va bene: evitiamo responsabilità erariali in tutti i casi, come era prima, ma questo vale per le condotte attive, non per quelle omissive, quindi in caso di inerzia e di condotte omissive vale sempre il criterio della colpa grave. Vi rendete conto di quale sarà il contenzioso in materia, con riguardo a una temporaneità di questa disciplina? Quando la condotta omissiva deve essere interpretata in senso diverso dalla condotta attiva e quando il comportamento, sia omissivo che attivo, deve essere valutato per colpa grave o per dolo? Voi siete completamente fuori di testa quando scrivete queste norme! Chi è che vi dice e che vi fa scrivere questa roba? Poi c'è chi s'arrabbia in Commissione Affari costituzionali, quando prima dicevo che ci sono norme che non hanno significato e non si comprende chi è che le scrive: voi limitate per un periodo di tempo, cioè dal 17 luglio 2020 al 31/12/2021, la responsabilità erariale, solo alla volontarietà e alla volontà dell'evento dannoso, con riguardo alle condotte attive, escludendo l'inerzia o le condotte omissive, che sono valutate per colpa grave. E quando una condotta è plurima e ci sono condotte attive ed omissive? E quando il fatto ha un'illiceità che è composta da più comportamenti? Allora, si voleva intervenire su questo tema, bene, ma fissiamo la volontarietà dell'evento dannoso come parametro, cioè solo se il soggetto agente ha voluto il danno, a quel punto c'è responsabilità erariale e capisco anche il perché in periodo emergenziale e per le responsabilità che potevano essere sorte anche successivamente, posso capirlo e noi eravamo positivamente orientati rispetto a questa norma, ma, nello stesso tempo, voi avete distinto fra la condotta attiva ed omissiva con riguardo a un periodo temporale circoscritto. Quando si fanno queste riforme, o si fanno in via strutturale e definitiva o non si fanno, non si può intervenire su una materia così delicata come quella della responsabilità erariale e del danno erariale, cioè del danno che subisce lo Stato per un comportamento illecito di un soggetto agente della pubblica amministrazione dicendo di distinguere la condotta attiva da quella omissiva, con un parametro di responsabilità sul piano del profilo soggettivo diversificato. È qualcosa di incredibile il solo averlo pensato, in più in un periodo temporale ristretto. Allora, si sarebbe dovuta fare la norma sulla volontarietà dell'evento dannoso, che deve essere elemento specifico per evitare certamente quella cosiddetta burocrazia difensiva, perché molto spesso gli amministratori non si muovono, non fanno attività perché hanno il dubbio che tutto ciò che fanno possa essere rilevante sul piano penale, sul piano amministrativo e sul piano contabile-erariale e, quindi, sono bloccati. Ma questo vale solo dal 17 luglio del 2020 al 31/12/2021, distinguendo la condotta attiva da quella omissiva. Lei, come rappresentante del Governo - noi potremmo anche chiederle un intervento, ma qui probabilmente metterete la fiducia -, se riuscirà a spiegarmelo, io mi sono confrontato anche con tanti colleghi, ma nessuno è riuscito a capire qual era l'intento; ho letto il vostro dossier, i vari dossier che sono state fatti, ma non si capisce la ratio di questo provvedimento, anche perché spesso le condotte amministrative dei soggetti agenti sono condotte plurime, dove il presunto illecito contabile è composto da condotte attive e condotte omissive, atti di inerzia che sono però parti del comportamento attivo, lo sanno tutti, l'ultimo studente di giurisprudenza lo sa. Non capisco com'è che vi è venuto in mente, chi vi consiglia in questi uffici legislativi, chi scrive questa roba, perché sicuramente l'avete fatto in perfetta buona fede. Lei, sottosegretario, sotto quella mascherina, un po' sorride, ma qui, ridi, ridi, però poi i provvedimenti sono questi. Poi, nell'applicazione, voglio vedere come faranno le varie sezioni della Corte dei Conti, già ho sentito dei rumors in materia. Per non parlare dell'articolo 23 sull'abuso d'ufficio: lì c'è stata l'apoteosi.

La norma è il terzo intervento sull'abuso d'ufficio, sull'articolo 323, che viene fatto: il terzo intervento. Cosa si dice? Si eliminano le condotte attive con riguardo alle violazioni regolamentari. Sostanzialmente, si dice che la responsabilità si ha, sempre con l'intenzionalità dolosa - quindi reato, responsabilità penali, intenzionalità dolosa - con riguardo a violazioni relative a condotte concernenti la violazione di norme di rango primario, cioè leggi ed atti aventi forza di legge (a parte che dire “leggi” e “atti aventi forza di legge” è evidente che se è legge, l'atto è avente forza di legge, comunque, va bene, è una ripetizione), purché non ci sia alcun tipo di discrezionalità amministrativa, cioè si esclude ogni discrezionalità amministrativa; un comportamento, quindi, vincolato, determinato, che esclude ogni responsabilità; quindi, esito della norma, ma l'esito quale sarà e quale è la ratio? L'esito sarà quello di valutare se c'è la violazione della norma di legge e se quella norma di legge o atto avente forza di legge abbia o meno, nella valutazione della fattispecie, escluso ogni comportamento discrezionale, quindi abbia vincolato l'attività del soggetto agente pubblico amministratore.

Primo effetto: eliminiamo ogni violazione regolamentare. Regolamenti e ordinanze sono liberamente violabili? Sono liberamente violabili. Né si può dire: no, i regolamenti sono attuativi della norma di legge di rango primario; no, perché è espunta la prima valutazione che fa il giudice; hanno tolto regolamenti e condotte, quindi ogni attività regolamentare o dipendente da ordinanze o regolamenti, i DPCM o i regolamenti ministeriali si possono violare tutti; i regolamenti locali si possono violare tutti. Questo - prima questione - è il senso del discorso.

Seconda questione: discrezionalità. Chi è che valuta se c'è discrezionalità o meno? Il giudice. Si dice: no, ma la legge esclude la discrezionalità nel comportamento. Vi faccio presente che con l'abuso d'ufficio - la burocrazia difensiva - non ci sarà più un sindaco, un amministratore locale, un consigliere comunale che saprà più cosa fare, perché, in qualsiasi momento, la norma di legge può essere interpretata come norma che lascia discrezionalità o meno, ma non è precisato nella disciplina dell'articolo 323. Avendo espunto tutto il resto, a quel punto, sarà solo il giudice a decidere se c'è discrezionalità o meno: se ritiene che la norma di legge consentiva una discrezionalità, quella discrezionalità non comporterà la responsabilità per illecito da articolo 323 (abuso d'ufficio); se invece riterrà che c'è lo spazio o meno, deciderà in maniera diversa. Quindi, si deve valutare se c'è discrezionalità: tu avevi una discrezionalità, quindi ti potevi muovere, anche se pare che tu abbia violato la legge; no, la legge escludeva la discrezionalità, quindi non avevi potere discrezionale. Capite la delibazione e la forza che ciò dà alla valutazione del giudice? Deciderà il giudice quando c'è la discrezionalità o meno! Benissimo, ma deciderà come vuole. Già c'era una giurisprudenza in materia, molto pesante, che aveva già determinato i limiti, configurato i limiti dell'abuso d'ufficio; tra parentesi, su 7 mila processi, ne arrivano a condanna cento e voi che cosa avete fatto con questa norma? Avete semplificato? Avete complicato! I comuni non sapranno più come muoversi. Vedo qui il relatore che è anche sindaco e lo sa benissimo. In sede di Commissione affari costituzionali, anche i membri della maggioranza l'hanno fatto capire: ormai come si fa? Si cambierà dopo. È un'altra norma priva di significato giuridico e applicativo, anzi, comporterà che non ci saranno più amministratori liberi di muoversi; avranno paura di quello che dovranno fare. Un consiglio comunale che deve votare una delibera o anche ratificare una delibera di giunta, lo fa o non lo fa se quella delibera potrebbe non comportare un potere discrezionale e quindi era un atto vincolato? E chi la fa? Il segretario comunale? Che ci vuole il parere per ogni delibera, per sapere se c'è una discrezionalità o meno? E, quindi, sarà il giudice, quel giudice rispetto a quel sindaco, a dire: benissimo, secondo me qui non aveva discrezionalità e c'è abuso d'ufficio. Un altro dirà: no, secondo me c'era la discrezionalità e non c'è l'abuso d'ufficio.

Cioè, nell'intento di circoscrivere, avete determinato che cosa? L'assoluta libertà di valutazione, la discrezionalità piena del giudice rispetto alla valutazione della fattispecie. L'abuso di ufficio, ricordo, è la norma che più di altre, come quella della responsabilità erariale, ha bloccato l'attività amministrativa. Ma è evidente la ratio di questo provvedimento nella complessità della maggioranza: culture ambientaliste, culture del blocco, culture dell'impedimento ad ogni attività, libera attività economica perché sennò c'è l'imprenditore che è un prenditore. L'accozzaglia di culture che si sono messe insieme in questa maggioranza determina questo tipo di norme: è il portato di queste discipline che vengono da mediazioni che poi comportano difficoltà applicative enorme; ciò è evidente. Il relatore che è qui presente lo sa meglio di me, avendo fatto il sindaco, cosa vuol dire responsabilità erariale, responsabilità penale e l'articolo 323. Non solo, ma così facendo cosa farà anche il giudice se ritiene che non c'è discrezionalità? Ve lo ricordate il vecchio - qualcuno se lo ricorderà - peculato per distrazione: è stato derubricato in abuso d'ufficio (314); poi c'è l'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario che rafforza questa norma facendo rischiare molto all'amministratore pubblico. Cosa farà il giudice di fronte a un'eventuale valutazione di discrezionalità o meno se c'è di mezzo denaro? Dirà che c'è una fattispecie simile e andrà a perseguire in quel senso: questo è il rischio! Ogni norma, poi, dialoga con le altre nell'ordinamento: non è che si butta lì e quella norma sta da sé; voi intervenite per decreto-legge sull'abuso d'ufficio. In genere, si fa una legge, si discute una proposta di legge in Parlamento, si valuta nelle Commissioni. Qui no: si fanno con decreto-legge due norme che intervengono sulla responsabilità erariale e sulla responsabilità penale dei pubblici amministratori, che è il punto focale della semplificazione; da anni si discute di questo. Quindi, voi intervenite su due norme complicando e aumentando la burocrazia difensiva, perché nessun amministratore, sindaco, assessore, consigliere comunale avrà più il coraggio di fare niente; non lo avrà più. E, poi, nella responsabilità erariale dovrà vedere se la condotta è attiva, se la condotta è omissiva, se è omissiva c'è colpa grave, se invece è attiva c'è dolo. Si tratta di una miscellanea di robe veramente prive di un significato logico, ma che nascono da questo accrocchio, tipico di questa maggioranza, che arriva a mediazioni e super-mediazioni che producono questo tipo di disciplina.

Sempre per andare avanti sui punti che mi sembrano del tutto scollegati in una disciplina come questa, Viceministro, in Commissione gliel'ho anche rappresentato: sul giudizio amministrativo, sul processo amministrativo, tutti a dire che il processo amministrativo è fondamentale. Ricordo le famose sospensive dei TAR, soprattutto sulla realizzazione di opere pubbliche, su tutto ciò che riguarda l'attività della pubblica amministrazione; spesso i giudici amministrativi, sulla base della normativa vigente, intervengono e i procedimenti vengono sospesi e quindi si rinviano. Ma uno interviene sulla responsabilità erariale, interviene su questo, interviene sul codice degli appalti, interviene sull'edilizia privata, interviene su questi temi - macrotemi - e non interviene sul giudizio amministrativo? Cioè, sulla disciplina emergenziale che prevede una quantità di adempimenti - pensiamo quelle del “bonus 110” sull'edilizia, sulle ristrutturazioni, sul risparmio energetico -, ben trentasei adempimenti, non si interviene. Ma quante questioni ci saranno sul piano amministrativo che saranno proposte di nuovo ai giudici sulla base di questa disciplina? Cosa avete previsto voi per dipanare uno dei temi fondamentali, cioè come tenere conto, ferma restando la tutela di diritti soggettivi e interessi legittimi e, quindi, la tutela giurisdizionale nei confronti della pubblica amministrazione garantita dai tribunali amministrativi, o meglio, come, sulla base di questa garanzia di giustizia, si debba però anche valutare la libertà di manovra e la certezza della realizzazione dell'attività amministrativa degli enti pubblici e dallo Stato? È uno dei punti focali del dibattito. Niente: sul procedimento giudiziario amministrativo, zero. Ma perché pensate che non ci saranno le sospensive, che i tribunali non continueranno ad agire? Era uno degli elementi focali: intervento sulla responsabilità erariale ed intervenite sul processo penale con queste due norme - responsabilità erariale e responsabilità penale per il 323 -, creando maggiori problemi rispetto a prima. Ho tentato di spiegarli, ma vedrete nell'applicazione di fronte ai giudici ciò che accadrà; vedrete come reagiranno le amministrazioni - già molti sindaci lo stanno dicendo che sono norme senza senso - ma non toccate in nessun modo il processo amministrativo, i giudizi di fronte ai tribunali amministrativi regionali.

Niente! Zero! Mi sembra incredibile, la semplificazione amministrativa parte anche da questo aspetto.

Altra questione: noi avevamo presentato una serie di emendamenti al Senato, che non sono passati - alcuni sì, altri no -, per esempio quelli sui voucher in agricoltura, nel turismo, nella ristorazione, per garantire in alcuni settori un tentativo di ripartenza, e mi rivolgo sempre al relatore, che conosce bene questi temi, da sindaco in un comune importante della Versilia. Beh, sono stati respinti. Quale miglior occasione, ora, rispetto alla decretazione emergenziale, per far fronte con questo tipo di misure a esigenze di settori in grandissima difficoltà per l'emergenza COVID? Era il momento di farlo, chiarire la disciplina emergenziale e soprattutto portarla all'applicazione maggiormente efficace attraverso il “decreto Semplificazioni”, che nell'intento del legislatore doveva essere distinto dalla parte emergenziale. Cioè, andiamo a una disciplina strutturale, a semplificare, a creare questo pilastro nuovo della semplificazione burocratica e amministrativa di cui tanto si parla, lo facciamo con norme nuove, ma la prima cosa da fare è semplificare tutto ciò che abbiamo fatto di recente con la decretazione emergenziale, perché abbiamo visto quali sono gli effetti. Niente di tutto questo. Si è lasciato com'era.

Norme nuove, norme aggiunte, cioè - scusate l'espressione, ma è una cariocinesi - una valutazione tumorale del diritto, cioè una creazione cancerogena del diritto. Norme su norme, norme che si aggiungono a quelle che già c'erano. E come pensate di semplificare con norme su norme? Quelle sull'organizzazione universitaria e sui concorsi complicheranno ancor di più anche la vita universitaria - io vengo dall'università, ho letto anche quelle -, complicheranno sempre di più. Cioè aggiungete norme su un portato normativo già esistente, creando anche conflitti di norme senza che ci sia non il famoso coordinamento che viene fatto nelle Aule ma la valutazione delle antinomie che ci sono fra il precedente il nuovo. C'è un'abrogazione implicita o meno, espressa? Manco l'avete fatte chiare. Aggiungete nuove forme procedurali di semplificazione a forme già esistenti. Io parlo sul piano generale. Ma qual è la ratio di un provvedimento che dice che vuole semplificare, se aggiunge nuove forme procedimentali? Qual è la ratio? Di complicare ulteriormente.

Ma tutto questo dipende dal fatto che una parte della vostra maggioranza sopravvive sui controlli ex ante, sul sospetto, sulla cultura del sospetto. Questo non semplifica questo provvedimento, perché fondato ulteriormente sulla cultura del sospetto e sulla cultura del controllo ex ante, non sulla valutazione ex post della legittimità del comportamento e sulla fiducia nei confronti dei cittadini e degli imprenditori. È una visione che risente di una diversità, che si vede nella scrittura delle norme.

Una questione finale mi sembra importante: codice degli appalti, edilizia privata, sblocco delle opere e realizzazione di infrastrutture. Si è detto: interveniamo su queste materie - possiamo andare anche nel dettaglio - per sbloccare infrastrutture, per far sì che il codice degli appalti sia più snello, per far sì che la mano pubblica si possa muovere più celermente nella realizzazione anche di opere pubbliche lasciando spazio, molto spazio, anche all'edilizia privata. Mi domando, a parte ciò che è scritto nella relazione di maggioranza, ciò che è scritto negli atti e nelle relazioni di accompagnamento del Governo, dove è tutto questo.

Il codice degli appalti sostanzialmente rimane intonso, come meccanismo normativo di blocco di ogni attività che abbia un significato logico nella realizzazione di opere e contratti pubblici. Non intervenite sul processo amministrativo. Il codice degli appalti è, se uno guarda un repertorio di giurisprudenza, una delle fonti principali di contenzioso in questo momento esistente, quindi come si fa a dire che state semplificando, se la materia degli appalti pubblici, se la materia delle opere infrastrutturali, se la materia edilizia privata è rimasta più o meno quella precedente, salvo qualche nuova norma di carattere procedurale?

Anche qui, siamo alla doppia comunicazione: la comunicazione parlamentare, quello che noi vediamo negli atti, e la comunicazione esterna, virtuale. Ecco, parlando di dolo, il dolus bonus, cioè quelli che fanno propaganda. Quando uno dice che vende un prodotto, un prodotto meraviglioso, siete bravi: il “decreto Cura Italia! Il “decreto Semplificazioni”! È un comportamento doloso, so che sto un po' esagerando, ma lo faccio in senso buono, per propagandare il mio prodotto. Sì, ma qui non stiamo vendendo caramelle e cioccolatini, qui stiamo facendo norme di legge, quindi voi non potete, da un lato, comunicare il grande pilastro innovativo e semplificativo e, dall'altro, invece, fare un provvedimento che aggiunge norme a un sistema normativo già complicato, che ne aggiunge ulteriori complicando l'attività, in particolare, dei privati.

È evidente che il vostro obiettivo principale è complicare la vita ai privati. È evidente, non potete dire che non lo sapete! Il vostro intendimento è: imprese e privati, già eravate pieni di norme, con queste sono cavoli vostri! Anzi, state attenti, perché soprattutto nelle materie di concorrenza ci saranno decine di ricorsi. Il procedimento amministrativo giudiziario rimane come prima, quindi le sospensive ci possono essere sempre; il funzionario x o y dirà: io devo stare attento, ho l'abuso d'ufficio, non si sa se l'atto è discrezionale o meno, ora chiedo il parere supremo, quindi mi fermo e non faccio niente; la responsabilità erariale: fammi vedere, quando l'ho fatto quest'atto? Dopo il 17 luglio? Ma era un comportamento attivo o omissivo? Boh, allora non faccio più niente, revoco tutto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Così sarà! Ma i cardini fondamentali - responsabilità erariale, l'abuso d'ufficio, il codice degli appalti, il codice del procedimento amministrativo - tutto questo per voi è un problema irrilevante.

Una semplificazione vera parte da un'idea e da una razionalità, parte da un'idea dove si ha fiducia nei cittadini, nelle imprese, nei privati, si apre a questi soggetti, si controlla ex post e si limita l'intervento sospensivo giudiziale quando non è assolutamente necessario per garantire la piena legalità. E non si interviene sulle norme penali per decreto-legge, si fa un approfondimento. Su una norma cardine come l'abuso d'ufficio, da cui nasce la burocrazia difensiva, cioè il fatto che molti amministratori non compiono degli atti - scusate se per l'ennesima volta mi rivolgo a un sindaco, che queste cose le sa perché l'ha vissute - perché cosa rischiano non lo sanno, intervieni su una norma penale appositamente e dici che poi la valutazione sulla discrezionalità o meno dell'atto rispetto alla norma di rango superiore lo deciderà solo il giudice. E io che ne so che devo fare? Inoltre, mi togli tutte le norme regolamentari, quindi i regolamenti, gli atti, allora tutti i decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono tutti violabili, non c'è più responsabilità penale. Non lo so.

Io credo che quando si fanno riforme di questo tipo, e si utilizza una comunicazione così di esaltazione, questa propaganda gigantesca che costruite, che però mi pare abbia pochi effetti, ad un certo punto si fa una disciplina di sistema. Non si può dire in Commissione, come l'esponente dei 5 Stelle, che va rimaneggiata, va rivista, che è ancora una bozza, che poi probabilmente con alcune norme dobbiamo riparare il danno. Poi, nei colloqui fra i commissari, qualcuno di maggioranza dice: in effetti, questa norma sulla responsabilità erariale… In effetti, questa norma sull'abuso d'ufficio… In effetti, sul codice degli appalti… In effetti…

Allora, è una maggioranza che ha un quadro sistemico e che vuole intervenire veramente per semplificare o no? La verità è che da questa parte c'è una coalizione che ha un intento chiaro, che chiaramente si rivolge agli elettori e ai cittadini dicendo come intende semplificare, cosa intende per semplificazione amministrativa, che non ha nessuna paura di abolire l'articolo 323. Lo dicono tanti di maggioranza, che non hanno il coraggio di farlo. Abolire quella norma! Non c'è nessun problema nell'abolirla. Ci sono altre norme di tutela della legalità, perché è così vaga - ricordo qui un collega che diceva che le norme sono vaghe -, veramente è così vaga che crea problemi. E con questa modifica che avete fatto, altro che vaga, è alla mercé della valutazione di qualsiasi giudice. Ogni amministratore, se fa una nomina, sarà pronto in quel caso a chiedersi se quella nomina è fatta bene, non è fatta bene, se c'è un interesse, non c'è.

Basta una nomina, basta un qualsiasi atto amministrativo e quindi è chiaro che solo il centrodestra (ma non perché appartengo al centrodestra) ha una idea chiara di una riforma in materia e l'abbiamo proposta con decine di emendamenti che avete respinto. Mettete ora la fiducia e confermate quello che è il portato della vostra alleanza: è un accordo chiaramente contro natura che determina questi effetti. Il problema però l'avranno gli amministratori locali, i cittadini, le imprese perché, invece di semplificare, complicherete loro talmente la vita che però alla fine veramente solo il voto potrà consentire di chiarire qual è la volontà dei cittadini. Voi però fate una cosa per favore…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Concludo. Questo è l'ultimo provvedimento spero: non fate più provvedimenti di grande portata; non li fate; fate anche piccole cose; non vi impegnate in cose così grandi: non lo fate perché fatte solo danni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Ovviamente il provvedimento merita innanzitutto una censura di metodo prima di entrare nel merito. Anche se ormai ci siamo abituati che le priorità per questo Governo non sono quelle dell'Italia reale. Gli italiani oggi non sanno come, se e in che modo - ce lo rappresentano i genitori dell'Italia reale ogni giorno - ripartirà la scuola; come le aziende resisteranno all'impatto che ancora deve arrivare con tutti i suoi effetti della crisi post-COVID. Il turismo, che è partito con la sua stagione in ritardo, farà i conti con le difficoltà di questo particolare momento. Un'economia che ha previsioni devastanti: si parla di perdite di prodotto interno lordo a due cifre per la nostra nazione, che significa lavoro che si perde, che significa lavoro che non si produrrà, che significa pericolo di povertà. E questo, invece che fare interrogare le Camere e lavorare le Camere su un provvedimento che aveva anch'esso un titolo roboante, quindi dalle grandi ambizioni, l'ambizione di poter provare a dare energie nuove alla ripartenza di questa nazione, si liquida con un passaggio formale perché ormai siamo diventati un monocameralismo di fatto, perché l'importante per questa maggioranza non è discutere di come migliorare il provvedimento, semplificare gli appalti, creare lavoro, dare risposte alle aziende, ai lavoratori, ai cittadini, ma è approvare la legge elettorale perché questo è. Abbiamo anche sospeso la discussione generale di questo provvedimento perché vi era - attenzione, attenzione - l'importante obiettivo della maggioranza che era approvare il testo base della legge elettorale che serve a garantire l'ingovernabilità, cioè a garantire a chi di solito perde le elezioni di poter continuare a governare l'Italia senza il consenso degli italiani: ciò che attualmente tiene insieme questo Governo e ciò che si vorrebbe fare anche per il futuro.

Ed entro nel merito del provvedimento. Vi sono molti temi che meriterebbero un approfondimento serio e tecnico e che ovviamente i tempi di questa discussione non permettono, ma alcune considerazioni politiche credo che vadano fatte. Innanzitutto sul fatto che quello che è enunciato come un provvedimento di semplificazione di fatto ha effetti minimali già comprovabili, perché la storia è sempre quella: titoli roboanti per provvedimenti con effetti minimali.

Partiamo da un fatto: durante l'emergenza COVID abbiamo dimostrato al mondo che sapevamo bloccare l'Italia, ma l'unica cosa che il Governo non è riuscito a bloccare in tre mesi è stata la burocrazia. Tenta di intervenire, ovviamente in ritardo, sempre quando i buoi sono scappati, con un provvedimento che si inserisce in alcuni aspetti ma lo fa in modo confuso. In realtà vi sono delle scelte a monte che sono pericolosissime, perché se noi vogliamo sbloccare l'Italia e ridare ossigeno all'economia, il fatto che sia stata prorogata di fatto l'emergenza fa domandare a una persona di buon senso: ma quale turista verrebbe in Italia sapendo che qui il Governo decide che c'è uno stato di emergenza e quando gli altri Stati europei questo stato di emergenza l'hanno revocato? Quale imprenditore verrebbe ad investire i propri soldi in Italia se il Governo in prima persona gli dice: c'è uno stato di emergenza, attenzione a quello che fai, al netto poi di quanto ovviamente all'estero già conoscono della nostra nazione in termini di tassazione, in termini di lungaggini burocratiche, in termini di lungaggini del processo civile, eccetera, eccetera, eccetera, cose di cui abbiamo dibattuto anche a lungo in questa Camera.

Vado a uno dei punti salienti: era la madre di tutte le riforme, così la enunciava il Presidente Conte, quella sugli appalti, sui quali in realtà si interviene con un intervento che a dire poco confusionario è fargli un complimento. Tale materia avrebbe necessitato sicuramente di un solo articolo cioè quello che aboliva il codice degli appalti perché il codice degli appalti dovrebbe servire a regolare e a far lavorare le imprese e non a bloccarne le attività e a impedire di lavorare a chi tenta di rispettare le regole, perché le regole sono così complesse, articolate e farraginose tanto da non potersi applicare soprattutto per le piccole e medie imprese. Ci saremmo aspettati una riforma perché se ne dibatte da tempo nel mondo accademico; vi sono numerose sentenze anche qualificanti della giustizia amministrativa che danno l'indirizzo necessario di modifica puntuale del codice degli appalti in attesa che l'Unione Europea vari la nuova direttiva in materia. Sinceramente l'unica cosa, diciamo, determinata e determinabile che vedo in parte in questo provvedimento, oltre all'innalzamento delle soglie, grazie a Fratelli d'Italia è la proroga della sospensione di parte del codice degli appalti, che in parte era fatto nello “Sblocca-Italia” che consente di dare un pochino di ossigeno alle nostre imprese. Ancora non sono stati adottati i regolamenti attuativi: siamo ancora in balia dei pareri dell'ANAC che, a loro volta, necessitano di ulteriori pareri per essere interpretati creando al già complesso groviglio normativo ulteriori complesse interpretazioni per chi deve lavorare. Inoltre c'è una scelta di fondo, una scelta strutturale in materia di appalti, cioè quella del doppio binario sostanzialmente. Si dice: applichiamo un modello semplificato di affidamento diretto, modello Genova, un modello che ha un senso e funziona in termini di emergenza e che Fratelli d'Italia aveva chiesto di applicare per risolvere i problemi dell'emergenza, anche quelli legati al sisma ma su quello ovviamente non si applica quel modello semplificato, che ha funzionato anche grazie alla capacità degli amministratori locali e regionali liguri e che si applica a discrezione del Governo sulle opere scelte dal Governo: in bocca al lupo!

Se questa è la garanzia che viene offerta su quali grandi opere, sulle piccole opere, sulle opere degli enti locali, non è dato sapere. Il Governo si riserva di decidere discrezionalmente quello che può andare in deroga al codice degli appalti; sicuramente per i piccoli e medi appalti, quindi per le imprese, per le piccole imprese, per le medie imprese, rimane il groviglio e la burocrazia di sempre, perché ovviamente bisogna sempre colpire chi paga le tasse, chi lavora in Italia, chi tenta di lavorare non avendo strutture legali o non potendosi permettere degli studi legali di alto livello per poter dirimere quel groviglio amministrativo che sono le norme del codice degli appalti. Ma tanto che ci importa, sono solamente il 92 per cento delle imprese italiane quelle piccole e medie, mica ce ne dobbiamo occupare, quelle possono chiudere o possiamo lasciargli qualche briciola nei grandi appalti. Non nego che non sia prioritario sbloccare le grandi opere, anzi lo è, ma assieme a questo, in un momento di crisi diffusa nel territorio, forse mi sarei aspettato delle norme che consentissero anche ai comuni, ai sindaci, che sono i rappresentanti delle istituzioni sui territori, di sbloccare i piccoli e i medi appalti, perché quelli avrebbero permesso di utilizzare, di diffondere le risorse in tutto il territorio nazionale, consentendo in questo modo una crescita strutturale e una ripresa strutturale dell'intero Paese, perché sappiamo che a fare, con norme semplificate, una strada, un marciapiede, una palestra, un campo da calcio, una scuola, ci vuole meno tempo che a realizzare un'autostrada e una ferrovia. Forse l'urgenza di far ripartire una semplificazione avrebbe portato - nell'Italia reale, si intende - a questo, ma l'Italia della legge elettorale, della priorità alla legge elettorale è un'altra Italia, che è quella che tiene insieme questo Governo, e cioè quella di poter sbarcare il lunario anche questa volta, ancora per un po' di tempo, in barba a quello che dicono i cittadini e gli elettori. Questa cosa, poi, del doppio binario ve la segnalo, non per fare il tecnico in Parlamento: trattatela bene a livello europeo, perché l'Europa che vi piace tanto immagino che su questa roba possa intervenire con forza. Ma non mi preoccupo dell'intervento dell'Unione europea ai danni del Governo italiano; mi preoccupo perché eventuali sospensioni e modificazioni in corsa o sanzioni ricadrebbero nuovamente sulle imprese e sui cittadini che si sono aggiudicati e che lavorano in quegli appalti, sui posti di lavoro e sulle imprese che ci lavorano. Quindi, quando si fanno le norme bisogna anche trattarle a livello comunitario, e mi auguro che il Governo lo abbia fatto e lo stia facendo. Ve lo segnalo così che rimanga agli atti, augurandomi, ovviamente, che non vi siano interventi da parte dell'Europa in questo senso. Poi si interviene su un tema, il collega D'Ettore lo ha richiamato con forza più volte, quello del processo amministrativo. Come si interviene? La brutalizzo per i non tecnici della materia: sostanzialmente dicendo ai giudici amministrativi che in sede di sospensiva devono decidere anche il merito. Questa è una lesione di fatto dei diritti della difesa che non va ai danni della pubblica amministrazione, ma va a danno dei ricorrenti, delle imprese, dei cittadini, perché, come sapete, il diritto amministrativo è un diritto conservativo, per cui si presume che la pubblica amministrazione faccia provvedimenti legittimi ed eventualmente bisogna eccepirne l'illegittimità. È evidente che, costringendo la magistratura amministrativa a delle sentenze semplificate e sbrigative, il principio vincente è quello della conservazione dell'atto e del provvedimento amministrativo. Ma, anche qui, ve lo segnalo, sempre perché rimanga agli atti, perché le cose frettolose, fatte tanto per fare il titolo sul giornale, tanto per fare la madre di tutte le riforme, come l'ha chiamata il Presidente Conte, poi non si traducano in gattini ciechi e a pagare purtroppo le conseguenze di scelte sbagliate e incompetenti siano nuovamente i cittadini e le imprese.

E poi un altro tema, l'ho detto in parte prima, quello del sisma, sul quale ci sono finalmente alcuni interventi. Fratelli d'Italia sono due anni che tenta in ogni provvedimento di portare al centro dell'attenzione di questo Parlamento il sisma, in particolar modo quello del Centro Italia, dove nelle Marche, in Umbria e nel Lazio ancora stentano a partire molti cantieri. Bene, lì, sì, il modello Genova, a discrezione dei sindaci, dei presidenti delle regioni, del Governo stesso nelle opere principali, sarebbe stato utile, come sarebbe stata utile la modifica della conformità urbanistica con la conformità edilizia, è una cosa che abbiamo ripetuto più volte. Spesso vi sono abitazioni, vi sono opere che hanno una storia lunga nel tempo per cui non sempre la conformità edilizia coincide con quella urbanistica, e questo impedisce di fatto la possibilità di ricostruirle. Vi è un intervento, anche questo chiesto da due anni da Fratelli d'Italia, ovviamente fatto non in modo ottimale, sulla conformità della sagoma nella demolizione e costruzione degli edifici, che comporta in alcune città - penso al caso di Norcia - anche oltre il 60 per cento delle abitazioni. Per una norma che doveva essere chiara - alla faccia, sempre, delle semplificazioni! -, cioè dire che così come era l'edificio può essere ricostruito o, per motivi sismici, spostato nella stessa area di proprietà, chiarendo ogni dubbio interpretativo degli uffici tecnici, neanche quello siamo riusciti a fare perché alla fine la norma è scritta in modo così articolato che, di fatto, creerà nuova burocrazia, nuovi stop ai lavori, mancata ricostruzione, e a pagare saranno ancora i cittadini, i cittadini delle aree terremotate, che aspettano da ormai quattro anni una risposta di uno Stato che è sempre assente, e continua ad essere assente perché anche questa ennesima occasione, in questo senso, è stata sprecata. Mi avvio a concludere, segnalo un ultimo tema dove, anche qui - sempre alla faccia della semplificazione! - si è intervenuti con un ritardo colpevole. Faccio riferimento - alcuni colleghi lo hanno detto - allo sblocco dei famosi 165 milioni di euro per l'armonizzazione degli stipendi dei Vigili del fuoco alle Forze dell'ordine: è stata una battaglia che molte forze politiche hanno portato avanti, Fratelli d'Italia lo ha fatto in quest'Aula per prima, che ha portato anche una piena condivisione da parte del Parlamento e un impegno del Governo ad avviare questo processo, e questo, ovviamente, è una cosa buona. Ricordo, e lo avevamo segnalato in sede di discussione della legge di bilancio, che la norma di bilancio bloccava quelle somme, differendole ad un successivo provvedimento, che arriva oggi con nove mesi di ritardo, quando avremmo potuto distribuire quelle risorse dal 1° gennaio del 2020. Quindi, al di là di qualche comunicato di esaltazione da parte di qualche forza politica, forse un'assunzione di responsabilità, dicendo “forse avevate ragione, potevamo fare quella norma, non ci è venuta bene e adesso stiamo correggendo”, ce la saremmo aspettata. Però, vivaddio, una parte di quelle risorse arriveranno, così come arriverà la correzione di un errore che facemmo nell'adozione dei pareri alla norma n. 127 del 2018, quindi il correttivo all'ordinamento dei Vigili del fuoco; questo anche grazie a un emendamento che Fratelli d'Italia ha ripetuto in molti provvedimenti, che questa volta al Senato è stato accolto - ringrazio i colleghi del Senato, in particolar modo la senatrice Rauti, che se n'è fatta promotrice - e che consente di rimediare a un assurdo, cioè quello sulla mobilità del personale.

Era capitata una norma per cui, sostanzialmente, chi entrava in servizio successivamente ad altro personale che già era fuori sede, sostanzialmente gli passava avanti nell'assegnazione delle sedi di residenza. Con l'abbassamento, da cinque a due anni, della permanenza nella sede di prima assegnazione si mette un punto fermo a questa che era una piccola ingiustizia, ma molto sentita e fortemente rappresentata da tutte le organizzazioni sindacali.

Resta - e su questo, Fratelli d'Italia aveva proposto un emendamento - un altro errore da correggere che rimane paradossale, io capisco che non riguarda grossi numeri di persone, ma riguarda quegli eroi di cui spesso ci riempiamo la bocca, quello degli elisoccorritori, quelli che vedete che si calano con la fune dall'elicottero, per i quali è stato istituito un ruolo speciale, ma vi è un errore nelle piante organiche del personale. Quindi, lo Stato ha pagato, e ha pagato caro, per formare del personale di alto livello, capace di fare questo servizio e di garantire maggiore sicurezza e soccorso pubblico ai cittadini, però ha sbagliato le piante organiche per cui quelli non entreranno in ruolo e, quindi, formati, spesi i soldi, rimarranno a fare i servizi ordinari che facevano prima. Avevamo chiesto, con un emendamento di buon senso, di poter correggere questa stortura.

Resta un'altra stortura, perché vi è stata, sì, l'armonizzazione stipendiale, ma manca quella pensionistica; quindi, ciò significa che ci ricordiamo degli eroi in divisa quando sono in servizio, ma appena hanno qualche capello bianco e sono pronti ad andare in pensione ce ne scordiamo; quindi, auspichiamo che in un prossimo provvedimento - noi lo abbiamo fatto anche in questo, suggerendolo con un emendamento di buon senso - si possa avviare anche l'armonizzazione pensionistica, perché altrimenti rischiamo che vi sia una fregatura per questi servitori dello Stato.

Vado concludendo, Presidente; su questo provvedimento, che meriterebbe molti altri puntuali interventi, che è fatto, come dicevo, di titoli roboanti e, probabilmente, come già molte associazioni di categoria hanno rappresentato, dai pochi e scarsi effetti, il problema, e lo richiamo al rappresentante del Governo, che so essere persona molto pratica e pragmatica, essendo stato anche un amministratore locale, è che qualche volta si sacrifica all'altare della propaganda la capacità di poter approfondire e risolvere i problemi. Non bisogna provare a far tutto con i titoli, magari proviamo a fare meno titoli, ma a fare le cose, perché a pagare purtroppo le scelte, soprattutto in momenti di delicatezza economica come questi, sono i cittadini e le imprese. L'Italia, oggi, ha bisogno di risposte serie; l'unica cosa seria, purtroppo, di cui ci dobbiamo rendere conto, di cui dobbiamo prendere atto, di cui hanno preso già atto gli italiani è che il Governo Conte, questo Governo e il Presidente del Consiglio non sono stati in grado di dare risposte al passo con i tempi e le esigenze, e non saranno neanche in grado di darle, perché l'obiettivo di questa maggioranza, lo abbiamo visto in un estenuante tentativo di voler approvare a tutti i costi, per esigenze di maggioranza, la legge elettorale, è la stabilità della maggioranza, la conservazione della poltrona di alcuni, perché altrimenti Di Maio come fa ad andare a fare le vacanze sullo yacht se poi si ridà la parola agli italiani? Guai, gli italiani riavranno la parola quando questa maggioranza avrà modificato la legge elettorale, togliendo le coalizioni, togliendo il deposito del programma, non mettendo le preferenze e, quindi, vi dirà: non vi diciamo la sera del voto chi vincerà, i partiti non vi diranno qual è il loro programma, i parlamentari non ve li potrete scegliere, perché li avranno scelti i segretari di partito, quindi, sostanzialmente, mi domando, che ci andate a fare a votare?

Questo è e fin quando non sarà realizzato questo disegno, che giustificherà il perché questa maggioranza debba continuare a stare seduta sui banchi del Governo, non avendo la fiducia dei cittadini, ovviamente, non verrà meno lo scopo di priorità, che è quello, dicevo, del mantenimento della poltrona e non quello di tentare di dare una risposta ai problemi degli italiani. Per una volta prendetene atto, prendetene atto, fate una cosa che serve agli italiani: chiudete baracca e burattini e ridate la parola agli italiani, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Igor Giancarlo Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Purtroppo, nonostante il tema importante del decreto che stiamo esaminando, l'Aula è drammaticamente vuota, quasi a testimoniare il disinteresse dei principali partiti che compongono la coalizione che sostiene il Governo, PD e MoVimento 5 Stelle, in particolare. Pare del tutto evidente che l'unica cosa che interessi i leader della sinistra e anche i singoli deputati di questi due partiti sia la conservazione delle proprie poltrone. Siamo in un momento drammatico del nostro Paese; è necessario mettere in campo competenze e senso di responsabilità. Il “decreto Semplificazioni” poteva andare in questa direzione, ma la maggioranza ha perso l'ennesima occasione storica, visto il momento che stiamo vivendo, per lasciare al Paese qualcosa di utile e importante. Sta di fatto che le Camere vengono usate per discutere di tutt'altro, dalla legge elettorale ai collegi elettorali, dall'età necessaria per votare, tema in discussione al Senato, ai delegati regionali per l'elezione del Presidente della Repubblica, tutti temi di nessuna urgenza, in un frangente come quello attuale.

La gente ha bisogno di lavoro, le imprese hanno bisogno di liquidità, l'economia ha bisogno di ossigeno; nessun cittadino, nessuna partita IVA, nessun artigiano, nessun commerciante ci chiede con quale legge elettorale si sceglierà il prossimo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questi temi interessano solo le segreterie dei vostri partiti, interessano solo quei parlamentari che hanno paura di perdere la poltrona e, allora, cercano in tutti i modi di allontanare le elezioni e di fare in modo che il voto dei cittadini conti sempre meno. Del resto, questa è la storia degli ultimi anni, con un partito che ha sempre perso le elezioni, eppure riesce sempre a governare. Per il Partito Democratico conta più la conservazione del potere che gli ideali, contano più le poltrone a Palazzo Chigi che gli interessi, legittimi, dei cittadini. Non stupisce, quindi, il deserto che c'è in quest'Aula, del resto oggi si discute solo uno di quei provvedimenti attesi da anni e che, proprio oggi, di fronte all'emergenza economica che stiamo vivendo, si rende ancora più urgente.

Questo decreto, come dicevo, rappresenta una grandissima occasione persa per ammodernare il Paese. Io ho seguito con molto interesse il dibattito che c'è stato al Senato, nell'altra Camera, nelle scorse settimane, in particolar modo mi hanno stupito alcune dichiarazioni di alcuni senatori di maggioranza, secondo le quali si sono ottenuti grandi risultati e, quindi, il Senato avrebbe fatto un gran lavoro. Allora, è fuori di dubbio che i senatori ci abbiano messo impegno su questo provvedimento, ma non si può essere certo soddisfatti del modo di procedere dei decreti-legge negli ultimi mesi. Innanzitutto, nonostante le promesse più volte fatte dal Presidente del Consiglio, che oramai è abituato a usare anche la TV pubblica per raccontare le sue menzogne e le sue bugie ai cittadini, il confronto non è mai stato reale. Il dialogo e il confronto, in politica, dovrebbero partire dalla volontà della maggioranza di ascoltare con spirito libero le richieste dell'opposizione; così non è stato, perché, se è vero che sono molti gli emendamenti approvati e provenienti dalle opposizioni, è anche vero che questi non sono mai passati grazie al dialogo e al confronto tra i diversi schieramenti, bensì l'opposizione è stata più volte costretta a insinuarsi nelle divisioni della maggioranza, per spaccarla e ottenere, almeno da una parte di essa, il via libera alle proprie proposte. C'è da dire, in verità, che ciò non è stato molto difficile, considerato che la vostra è una maggioranza non unita da programmi e valori comuni, ma solo ed esclusivamente dalla paura delle elezioni e di una sconfitta nelle urne.

Su un provvedimento di questa importanza, la maggioranza dovrebbe dimostrarsi un po' più matura, invece di affrontare gli altri - e questo devo dire che vale anche per altri argomenti, come abbiamo visto prima in Commissione affari costituzionali – innalzando muri che poi sistematicamente crollano. Tutto ciò, però, è dovuto sostanzialmente a un errore di fondo e cioè che i provvedimenti ormai non vengono più esaminati dal Senato e dalla Camera, ma solo da una di esse, con l'altra che si limita a un semplice lavoro di ratifica. Semplice, ma poco dignitoso, perché senatori e deputati hanno la stessa dignità e meriterebbero la stessa attenzione dal Governo.

Tutti noi qui dentro sappiamo che non è così: i decreti-legge oramai vengono discussi, analizzati e approfonditi solo da una Camera, con l'altra che ricopre il ruolo di triste spettatrice. Anche stavolta è stato così: il Senato ha potuto lavorare sul provvedimento, mentre noi deputati siamo qui a dare una semplice ratifica. Di questo ci siamo più volte lamentati, più volte abbiamo interpellato il Presidente della Camera, che avrebbe il dovere di tutelare sia le opposizioni, che con questo meccanismo vengono silenziate, sia la dignità di questa Camera. Purtroppo ci rammarica costatare che nulla è stato fatto per la difesa di questa istituzione, tranne qualche sterile e inutile dichiarazione sui giornali. Sembra quasi che si dia per scontato che nel nostro Paese il bicameralismo sia stato sostituito da un monocameralismo: una Camera lavora e l'altra si limita a ratificare; non è così. Se la maggioranza ha intenzione di riformare la Costituzione davvero, allora abbia il coraggio di portare avanti un testo che va in questa direzione, nella cancellazione di una delle due Camere oppure differenziando i compiti delle due istituzioni. In realtà, ancora una volta, la maggioranza non ha nessun interesse ad ammodernare le istituzioni e le uniche riforme costituzionali che sta portando avanti, come quella che sarà in discussione nei prossimi giorni in I Commissione, sono sempre e solo finalizzate al cambiamento della legge elettorale, quindi alla conservazione delle proprie poltrone nonostante il voto dei cittadini.

In assenza di una riforma costituzionale dovrete però arrendervi all'idea che questo Parlamento è formato da due Camere e che entrambe hanno il diritto di esaminare un decreto-legge. Per voi questo modo di procedere e la fiducia sono diventati un bavaglio per impedire all'opposizione di svolgere il proprio ruolo e spesso anche un metodo per zittire voci in dissenso all'interno della stessa maggioranza, come è successo la scorsa settimana, quando avete apposto la fiducia solo ed esclusivamente per zittire alcuni deputati che chiedevano trasparenza all'interno delle nomine dei servizi segreti, che Conte usa come una sorta di polizia personale.

Purtroppo, sia per disinteresse nei confronti del Paese, sia per l'ormai innegabile vostra incapacità di affrontare le questioni, avete perso l'occasione di semplificare la vita a milioni di cittadini e imprese; anzi sembra proprio che voi stiate comunque andando nella direzione esattamente opposta. Occorreva permettere al Paese di lavorare, slegare lacci e laccioli, liberare energie e risorse sia nel privato sia nel pubblico, ma siamo ben lontani dall'ottenere questi risultati. Chiunque capirebbe che il nostro Paese ha bisogno di semplificare, a cominciare dalla scuola. In particolare, bisognerebbe semplificare, per esempio, la possibilità delle scuole di riaprire; in realtà, quello che si sta verificando è esattamente l'opposto, con il caos totale e milioni di famiglie, studenti, genitori, insegnanti e presidi che non sanno cosa fare in attesa delle direttive del Ministero dell'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove però siede un Ministro che non ha la più pallida idea di quali siano le politiche da mettere in campo. In tutta questa crisi il Ministro dell'Istruzione, Azzolina, non è stata in grado di immaginare una qualsiasi soluzione, tra gaffe e figuracce. L'unico obiettivo che ha raggiunto non riguarda il Paese, ma il proprio futuro personale; l'unica cosa che le è riuscita è quella di vincere un concorso come dirigente scolastico. Non riesce o non vuole assumere i precari, ma la Azzolina è riuscita ad assumere se stessa: siamo di fronte al massimo dell'incapacità.

Attenzione, nessuno qui vuole insultarla o sbeffeggiarla; gli insulti sono da condannare, così come lo sono i tentativi di nascondere i problemi dietro qualche leone da tastiera, che sulle piattaforme social fa uso di violenze verbali. Nessuno, quindi, vuole insultarla perché è donna o per qualsiasi altro motivo; rivendichiamo, però, il diritto di dire che finora si è dimostrata una totale incapace e per questo di chiederne le dimissioni; lo facciamo in Aula, lo faremo nei prossimi giorni e lo faremo anche nelle piazze in questo weekend.

La ripartenza della scuola è uno dei tasselli fondamentali per rimettere in sesto il Paese. Dopo mesi di chiusure totali i nostri figli hanno diritto di tornare a scuola e le famiglie hanno diritto di tornare a lavorare; ovunque questo succede tranne in Italia, dove a problemi si sommano problemi, alla faccia delle semplificazioni. Allora, siamo terrorizzati quando vediamo il Ministro che litiga con tutti quegli insegnanti, quei presidi, con le famiglie; proviamo paura quando leggiamo che mancano 60 mila insegnanti, o che le scuole rischiano di riaprire solo a metà. I problemi sono reali: servirebbe un Governo in grado di semplificare la vita dei cittadini e non complicarla. Purtroppo abbiamo la Azzolina, che in questi mesi invece di mettersi al lavoro ha preferito impegnarsi nell'acquisto dei banchi e delle sedie a rotelle, scambiando forse la nostra scuola per un grande luna park. Sta di fatto che si rischia di riaprire senza insegnanti, senza banchi, senza sapere l'impatto che avranno le elezioni referendarie e amministrative sul calendario scolastico; in compenso, per nostra fortuna, avremo milioni di rotelle, pagate dai cittadini con grande gioia di aziende che spesso operano all'estero.

Non solo, semplificazione vuol dire anche trasparenza. Su questa parola si è spesso giocato e questo termine è stato spesso oggetto di strumentalizzazioni anche da parte di chi, al grido di “onestà, onestà”, ricopre oggi ruoli di Governo. Strano come chi siede oggi su poltrone ministeriali sembri essersi completamente scordato di ciò che diceva solo qualche mese fa. Allora, la trasparenza va applicata, sempre, non solo quando fa comodo; per questo il Ministro Azzolina dovrebbe avere il coraggio di venire in quest'Aula e spiegarci chi sono le aziende che hanno vinto questi appalti milionari; magari iniziando da quella fabbrica a cui il Governo ordinerà 45 milioni in banchi a rotelle che è domiciliata presso l'Arcigay di Ostia, con un solo dipendente e 4 mila euro di capitale. Qualcuno prima o poi dovrà venire a spiegarci cosa sta succedendo all'interno del Ministero dell'istruzione!

È necessario semplificare i rapporti tra cittadino e politica, e per farlo serve anche che chi ci governa si prenda le proprie responsabilità, il Presidente del Consiglio per primo. Non basta andare a rispondere alle domande prone alla festa de il Fatto Quotidiano: che almeno quando si fa intervistare il Presidente del Consiglio scelga un giornalista in grado di spiegargli che i morti per il COVID-19 non sono stati 135 mila, ma 100 mila in meno. No, il Presidente del Consiglio ha il dovere di venire in quest'Aula e non continuare a scappare dalle domande difficili. Per esempio, vorremmo sapere da chi occupa abusivamente Palazzo Chigi perché, già dalle prime settimane del 2020, sapendo del pericolo dell'epidemia, nonostante ciò non ha detto nulla, anzi, ha regalato 18 tonnellate di camici e mascherine alla Cina, e il 21 febbraio ha mentito a tutti gli italiani dicendo che era tutto sotto controllo, insultando persino i medici di Codogno. Oppure perché il fantomatico comitato tecnico scientifico ha suggerito di chiudere i comuni della Bergamasca con delle zone rosse, spedendo anche dei militari in loco, ma il Governo ha poi fatto retromarcia decidendo il contrario. Oppure perché il comitato tecnico scientifico, dietro il quale spesso si è nascosto il Governo incapace di prendersi delle responsabilità, abbia suggerito soluzioni meno rigide per il resto del Paese, e Conte, con i suoi DPCM senza passare dal Parlamento, ha invece deciso di chiudere ovunque, recando danni economici difficilmente riparabili.

Tanti sono quindi i settori e i campi in cui il Governo avrebbe dovuto semplificare e non lo ha fatto, ma tante sono anche le questioni che avrebbero necessitato di un maggior rigore, mentre si è proceduto alla semplificazione totale. Si pensi agli sbarchi: non è mai stato così facile entrare illegalmente nel nostro Paese come oggi. Si è passati dai 5 mila sbarchi dell'anno scorso ai 20 mila di quest'anno. I grandi centri di accoglienza che il precedente Ministro stava chiudendo uno ad uno, oggi sono tornati ad esplodere. Lampedusa è tornata ad essere il centro dell'immigrazione legale in Europa; il nostro Paese è di nuovo il campo profughi del continente. Il Presidente del Consiglio - mi rivolgo solo a lui in attesa che questo Paese torni ad avere un Ministro dell'Interno - il Presidente del Consiglio ci dica se davvero ha venduto la sicurezza e i confini del nostro Paese alla Germania e alla Francia in cambio dei fondi del Recovery Fund.

Quanto sta succedendo sul fronte dell'immigrazione è davvero scandaloso: gli sbarchi sono ripresi con forza e il Governo non può, o meglio, non vuole intervenire. Gli italiani sono preoccupati, non tutti però, perché c'è una piccola parte che invece festeggia. Stiamo parlando della criminalità organizzata, degli scafisti, di coloro che trafficano in esseri umani: di sicuro queste persone non si lamentano dell'attività del Governo sul fronte dell'immigrazione. Il business è ripreso e chi lucrava sull'accoglienza indiscriminata ha riaperto i propri affari.

Nel mirino di questo Governo, invece della mafia che usa queste persone per i propri traffici, sono finiti i decreti-legge “sicurezza”, unico vero argine alla criminalità organizzata. La vostra, cari colleghi, si chiama complicità! Noi non abbiamo paura e, per questo, il 3 ottobre saremo tutti a Catania per dare il nostro sostegno a Matteo Salvini, colpevole di un unico reato che voi non commetterete mai, la difesa dei confini del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Il Paese vi chiede, quindi, scuole aperte e porti chiusi: voi gli avete dato l'esatto contrario. Semplificazione doveva essere la parola d'ordine, ma voi l'avete intesa male. Non si spiega altrimenti la semplicità con cui immigrati positivi al COVID-19 riescono a scappare e a girare per il nostro Paese indisturbati. Questo è tanto più colpevole da parte vostra quando agli italiani si chiedono sacrifici durissimi. Non è pensabile che i nostri cittadini debbano sottostare a qualsiasi tipo di regola mentre immigrati clandestini col virus possono girare indisturbati nel nostro Paese.

Dicevamo che sono molti i settori nei quali avete semplificato e non dovevate farlo. Pensiamo, per esempio, a un settore che purtroppo non conosce crisi, quello degli attacchi alle Forze dell'ordine. Quest'anno si registra un grandissimo aumento del numero delle violenze subite dalle Forze dell'ordine. Certo, questi sono mesi dove fa più gioco ed è politicamente più corretto parlare del fenomeno opposto, nessuno sembra più interessarsi alle violenze subite dai nostri agenti. A noi, invece, questo tema interessa e non permetteremo che il Governo, come sembra intenzionato a fare, modifichi il “decreto Sicurezza” proprio nei punti in cui si usa maggiore severità verso questi reati. Purtroppo, i numeri parlano chiaro: nel 2019, gli attacchi fisici sono stati 1.123; nel 2020, 1.414, nonostante i mesi di chiusura a causa dell'epidemia. Bravi, siete riusciti a semplificare anche questo. Sicuramente alle prossime elezioni qualche voto dai balordi lo prenderete.

Oggi noi siamo qui nel tentativo vano di farvi capire che c'è un'opposizione che è maggioranza nel Paese, che è disponibile a dialogare con voi, ma che continua a essere snobbata, perché le forze di maggioranza, come spiegato prima, preferiscono altri interlocutori. Il 20 e il 21 settembre alle elezioni regionali siamo sicuri che i cittadini vi faranno capire che le priorità sono altre e da quel giorno ci sarà da scrivere tutta un'altra storia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Ravetto. Ne ha facoltà.

LAURA RAVETTO (FI). Grazie, Presidente. C'è una cosa che mi ha colpita in tutti gli interventi di oggi: praticamente tutti i colleghi, nell'affrontare la discussione sulle linee generali di questo provvedimento, hanno detto: “il decreto”, “il decreto”, “il decreto”, e io capisco il perché: è un disegno di legge, ma non ce ne siamo accorti. E perché non ce ne siamo accorti? Perché, che cos'è il disegno di legge? È una proposta del Governo - o di altri organi, ma in questo caso del Governo - che chiede l'approvazione del Parlamento. Ma noi non siamo stati consultati, nessuno ci ha chiesto l'approvazione. Noi qui stiamo a ratificare un provvedimento deciso dal Governo che doveva avere il coraggio allora di assumerlo come decreto. Perché glielo dico? Perché ho già intravisto il Ministro D'Incà e, quindi, faccio questa discussione sì in maniera simbolica ma, avendolo intravisto qui dietro, nei corridoi, immagino che tra poco metterete anche qui la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) esattamente come avete fatto nell'altra Camera, perché anche qui ho sentito colleghi - e lo condivido - dire: “Va beh, ma di fatto avete impresso un monocameralismo, perché di fatto è stato discusso di là e non qui”. Tutto vero e ha ragione molto il collega Iezzi su questo. Tuttavia, io vado oltre. Probabilmente, magari fosse stato monocameralismo. Neanche quello, perché se guardo ai lavori del Senato e leggo gli interventi dei miei colleghi senatori vedo che anche lì il tempo di discussione in Commissione è stato ridottissimo e anche lì è stata messa la fiducia e, come al solito, non è stata messa perché c'è un problema di opposizione; è stata messa perché al Senato, già al Senato, sono stati proposti 1.500 emendamenti, a riprova del fatto che questo Governo e questa maggioranza quando si tratta di discussioni ideologiche che non toccano il portafoglio di nessuno, che non liberano le imprese, che, quindi, non fanno prendere posizione sul futuro dell'economia e sull'economia di questo Paese, sono d'accordo, ma appena si toccano i gangli veri della società, la semplificazione, l'innovazione, l'economia, sono proprio di due nature diverse. Cioè, PD e MoVimento 5 Stelle non c'entrano niente l'uno con l'altro. Da qui queste occasioni perse, e quella di oggi è un'occasione persa.

Il titolo a noi di Forza Italia piace, ma Forza Italia è un movimento che è nato con il mantra della semplificazione. Il presidente Berlusconi è stato il primo che ha parlato dei controlli ex post e dell'abolizione dell'autorizzazione ex ante. Quindi, questa era un'occasione, e noi avevamo accolto questa occasione. Anche al Senato avevamo detto: “Va bene. Noi siamo un movimento liberale, crediamo nella semplificazione, vogliamo credere in questo titolo”. Semplificazione e innovazione: discutiamo. Era un'occasione. Abbiamo avuto e abbiamo ancora l'emergenza COVID-19, la tragedia che ha portato sul tessuto sociale, e noi siamo qui, oggi, a discutere di un'occasione persa mentre 8 milioni di italiani sono in cassa integrazione, 90 mila imprese del turismo rischiano di chiudere già a settembre, interi settori sono fermi e ci accorgiamo oggi che ieri - o forse domani, ma, insomma, in questi giorni qui, a seconda delle regioni - dieci milioni di ragazzi devono tornare a scuola e dieci milioni di madri - anche di padri, per carità, ma anche madri - dovrebbero poter tornare a lavorare. Quindi, discutiamone.

Nel merito, cosa voleva dire semplificare? Significava uscire dalla logica del sospetto. Era questo, è semplice. Lo diciamo tutti: siamo un sistema burocratico, abbiamo troppe autorizzazioni, troppi enti competenti nell'autorizzazione.

Cosa si doveva fare? Era semplice: si fanno le cose, l'imprenditore fa, il cittadino fa e poi non è che finisce lì, non è, cari amici del MoVimento 5 Stelle – va beh, amici no, diciamo colleghi –, che se il cittadino fa o l'imprenditore fa poi qualunque cosa abbia fatto va bene. No! Semplicemente, si controlla dopo, magari uscendo da quella logica, appunto, del sospetto che vi appartiene tutta e che ormai avete imposto al Partito Democratico, cui riconosco almeno il merito in passato di aver avuto in questo senso una visione un po' più alta. Cioè, io sono certa che il collega Fiano e i colleghi del Partito Democratico non possono pensare che qualunque imprenditore partecipi a una gara è un ladro, che qualunque imprenditore voglia portare avanti un'opera è un furfante, però questo provvedimento sancisce il vostro piegarvi a questa ideologia. Perché? Ve lo faccio con un esempio semplice. Noi abbiamo proposto un emendamento e, attenzione, Forza Italia non ha fatto emendamenti ostruzionistici. Era un emendamento, presentato al Senato, di logica e di buon senso, fatto dai nostri giuristi: quando c'è un ricorso in sede amministrativa su un processo magari non blocchiamo l'opera in fase sospensiva - la collega Bartolozzi è più esperta di me in questo - ma aspettiamo il merito, aspettiamo che il giudice si pronunci. No, anche questo non è stato accettato. Cioè, noi siamo per una revisione totale del codice degli appalti, ma già queste piccole cose probabilmente potevano venire discusse con l'opposizione, niente di tutto questo. Altri esempi: abbiamo chiesto delle possibilità di semplificazione anche in materia degli appalti senza stravolgimenti, anche se - ripeto - per noi andrebbe fatta una norma massiccia di revisione totale, anche questo è stato bocciato. Abbiamo chiesto cose di civiltà basica: l'abbattimento totale dei limiti infrastrutturali, limiti architettonici delle cosiddette barriere architettoniche per i disabili. Non abbiamo chiesto una cosa che, diciamo, va contro la logica, ma una cosa di buonsenso, una cosa - attenzione! - che va proprio incontro a quelli che hanno la vita più difficile. Se si chiama “Semplificazione” questo disegno di legge, perché non avete ascoltato chi ha la vita più difficile, meno semplificata, che sono appunto, ad esempio, le persone portatrici di handicap e disabilità? Abbiamo chiesto una disciplina dei voucher; abbiamo chiesto - l'ha ricordato il collega D'Ettore: lui ha detto eliminazione; io dico rivediamola, ma almeno non peggioriamola, come è stato fatto qui - la fantomatica norma dell'abuso d'ufficio. Cioè, tutti qui fuori da quest'Aula - io ne sono certa, anche nei 5 Stelle - abbiamo degli amici sindaci in buonissima fede che sono paralizzati perché sono bloccati da questa norma. Era un'occasione, non è stato fatto.

Quindi, noi riteniamo questa un'occasione persa di dialogo, un'occasione persa nel merito, un'occasione persa anche nei confronti del Recovery Fund, perché, secondo noi, questo provvedimento, insieme al “decreto Agosto”, doveva essere un po' il pilastro dove mettere i chiodi per fare, diciamo, lo stanziamento delle risorse che arriveranno e direzionarle su un progetto o su un programma. Arriveranno questi 209 miliardi, che poi sono solo 80 miliardi a fondo perduto ma, comunque, sono tanti soldi, che poi saranno 20 miliardi di anticipo nella legge di bilancio ma, comunque, sono tanti soldi: volevamo già scrivere qui tre macroaree di innovazione, perché questa è la parte semplificazione ma c'era anche la parte innovazione, dove mettere questi fondi? Niente di tutto questo vedo in questo decreto.

Un'occasione persa anche per portare avanti quelle dichiarazioni che anche oggi mi sono sentita fare in una trasmissione televisiva da un collega che stimo, della maggioranza, un ex Ministro, Martina, che per l'ennesima volta - e mi succede in ogni trasmissione io vada e mi succede in ogni dibattito che faccio sul territorio - mi dice: “Ci aspettiamo dall'opposizione che in questo momento di grande crisi ci sia l'unità nazionale, che tutti insieme ci mettiamo insieme per sbloccare il Paese”. Sì, ma al di là delle parole, questa era l'occasione: su un titolo così, su un provvedimento così, quale migliore occasione di dimostrare che il Parlamento è unito per sbloccare il Paese? No, avete voluto - vorrete anche oggi, lo sappiamo - mettere la fiducia.

Mettete la fiducia certamente, come hanno detto i colleghi, per vostri problemi interni. Ma la mettete anche perché sapete benissimo che ponete noi dell'opposizione nella condizione di non poter discutere il testo, non poterlo migliorare e, chiaramente, votare “no”, perché non possiamo votare una fiducia a questo Governo.

Quindi, se il collega Baldelli me lo permette, ho almeno una preghiera per voi: almeno dal punto di vista formale, smettete di parlare di collaborazione con l'opposizione e, piuttosto, impegnatevi, magari, perché almeno torni la centralità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Infatti, anche questo provvedimento è l'esempio che qui non decidiamo più nulla: stanno decidendo tutto loro. E, visto che sappiamo che anche a molti di voi questi ministri non vanno particolarmente a genio, sforzatevi, soprattutto per quando arriveranno le risorse, di insistere perché veniamo coinvolti noi, come Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare la deputata Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe qui presenti e sottosegretario in rappresentanza del Governo, ancora una volta, purtroppo l'ennesima, ci troviamo a votare a scatola chiusa un decreto in poche ore, senza alcuna possibilità, non solo di modificarlo e migliorarlo, ma anche di esaminarlo e discuterlo.

Il testo è passato ieri, per poche ore di una sola giornata, all'esame di due Commissioni referenti, un umiliante mero passaggio formale, con uno dei due rami che finisce per avere unicamente una funzione notarile, senza alcun ruolo e senza poter dare alcun contributo. L'obiettivo espressamente indicato dal Governo era quello di varare - e vi leggo testualmente dal comunicato del Consiglio dei ministri dello scorso luglio - un intervento organico volto alla semplificazione dei procedimenti amministrativi, all'eliminazione e alla velocizzazione di adempimenti burocratici, alla digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni, al sostegno all'economia verde e all'attività di impresa.

Sono strettamente quattro i fili conduttori del decreto: semplificazione in materia di appalti, semplificazione delle procedure, semplificazioni volte a favorire l'amministrazione digitale, semplificazione in materia di attività di impresa, ambientale ed economia verde.

Sotto questo aspetto avevate promesso agli italiani un provvedimento shock per il rilancio dell'economia: sbloccare le infrastrutture e tornare a crescere. L'intenzione era buona, ma, come sempre, alla prova dei fatti, qualcosa non ha funzionato. E' una necessità ancora più urgente a causa della chiusura totale, causa pandemia, che ha investito in molti mesi l'Italia, l'Europa ed il resto del mondo; il crollo a livello internazionale del PIL è drammatico, senza precedenti e ci vorranno anni per far ripartire l'economia globale. Sarebbe stato proprio necessario un provvedimento con misure shock, quello di cui la nostra economia da anni ha veramente bisogno e che ad oggi non sarebbe più rinviabile. Sarebbe stata l'occasione per introdurre una vera operazione di semplificazione, assolutamente indispensabile in una nazione nella quale, per realizzare un'opera qualsiasi, sono necessari anni, sia per motivi burocratici che giudiziari, i quali fanno allontanare gli investitori dal nostro Paese.

Sotto questo aspetto possiamo dichiarare che, mai come in questo caso, avete perso una grande opportunità. Molte delle misure contenute nel decreto vanno sicuramente nella giusta direzione, ma sono davvero inefficaci, carenti, troppo timide e nient'altro che il risultato di compromessi, in tutti i sensi, alla maggioranza che sostiene questo Governo. Molteplici sono state le relazioni pubbliche della stampa nazionale e locale, degli ordini professionali, ANCE, Confedilizia e di tutte le categorie economiche. Tra le posizioni e i giudizi più condivisibili dal gruppo di Forza Italia ne voglio citare alcuni significativi, fra cui quello del presidente dell'ordine degli architetti, che recita le seguenti parole: il “decreto Semplificazioni” raccoglie, quasi in modo casuale, una serie di dispositivi finalizzati a snellire le procedure, ma senza una visione globale - è quello che manca, una visione globale del Paese -, che, per la parte dei lavoratori pubblici, interviene solo negli affidamenti, ignorando i lunghi termini della programmazione, della redazione e approvazione dei progetti, dell'esecuzione dei lavori e del collaudo, che spesso arriva dopo molti anni dalla fine dei lavori; e, pure, quello dove il giudizio degli investimenti pubblici è negativo.

Invece di investire sulle procedure a monte della gara, dove, secondo le analisi, si concentra il 70 per cento delle cause di blocco delle opere, la scelta è stata sacrificare la gara – pertanto, aggiungo io, la libertà alla concorrenza -, determinando, piuttosto che una semplificazione, una lunghissima deregolamentazione del settore. ANCE ha giustamente spiegato che le procedure derogatorie avranno un effetto trascinatore, cioè troveranno applicazione ben oltre il 31 luglio del 2021, dal momento che il loro utilizzo è legato all'adozione della delibera a contrattare e non all'indizione della gara. Le preoccupazioni dei costruttori riguardano la mancanza di pubblicità nelle procedure sotto soglia, fatto che rende privo di significato il principio di rotazione e annulla la possibilità per le imprese di presentare offerta in raggruppamento temporaneo.

Nel sopra soglia - sostiene sempre l'ANCE - la mancanza di pubblicità è ancora più grave, considerando gli importi. L'importo delle opere che rischia di entrare nella deregolamentazione istituzionalizzata dal decreto-legge, in particolare per gli appalti sopra soglia europea, ammonta a circa 90 miliardi di euro, che corrisponde a quattro anni di investimento in opere pubbliche.

Tutte queste segnalazioni, sia degli ordini professionali che dei costruttori, sono state più volte sollevate da Forza Italia, anche dalla sottoscritta, tramite deposito di proposte di legge, discussioni in Aula, interpellanze urgenti, emendamenti e ordini del giorno, con risposte spesso scarse. Ma, proprio perché vi sono alcuni provvedimenti disponibili ed ancora non discussi, vi consigliamo di incardinarli velocemente in Commissione, mettere da parte la demagogia distruttiva che contraddistingue questa strana maggioranza, confrontarsi e andare finalmente nel legittimo orientamento pragmatico che manca in questo decreto e in buona parte di quelli da voi approvati fino ad oggi.

Forza Italia difende il principio che la rigenerazione urbana ha finalità generali e di perseguimento di obiettivi di pubblica utilità, come l'incolumità, l'igiene, la sostenibilità ambientale e paesaggistica. Pertanto, la salvaguardia dovrebbe conciliarsi con i processi di innovamento tecnologico e bisognerebbe estendere alle convenzioni urbanistiche le proroghe previste per gli altri titoli abilitativi.

Inoltre, fondamentale è inserire definitivamente la Conferenza dei servizi con l'introduzione del silenzio-assenso in tempi brevi, brevissimi, massimo entro trenta giorni. Ma pare che questo coraggio non lo avete avuto fino in fondo, salvo poi i casi personali, come il senatore Renzi per la questione stadio Franchi di Firenze, per una palese mancetta elettorale in vista delle imminenti elezioni regionali. Ma, così facendo, siete rimasti ancorati al passato, senza spiragli di evoluzione, come richiesto da cittadini ed imprenditori.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di indossare la mascherina e mantenere la distanza.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei. Prego.

ERICA MAZZETTI (FI). La situazione - se ce n'era ancora bisogno - l'avete aggravata ancor maggiormente, approvando l'emendamento a prima firma della senatrice De Petris di LeU, che impone dei limiti alla rigenerazione urbana nelle zone omogenee A, cioè i centri storici delle città, prevedendo che, in tali aree, gli interventi di demolizione e ricostruzione siano consentiti esclusivamente nell'ambito dei piani urbanistici comunali. Tali limiti non riguardano esclusivamente gli edifici di pregio, ma tutti quelli rientranti nella zona omogenea A. Questa è una vera e propria follia: si limitano molto gli interessi privati delle aziende che sono in essere.

Inoltre, restano dei nodi irrisolti, che il “decreto Semplificazioni” non ha affrontato, anche se più volte sollecitato da Forza Italia. Si tratta dei ritardi nei pagamenti, che sono costati all'Italia due procedure di infrazione dell'Unione europea, il subappalto, su cui pende una procedura di infrazione e delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea, il riconoscimento dei maggiori costi sostenuti dai cantieri per la sottoproduzione, causa emergenza COVID-19, altra follia. Da garantisti, quali siamo noi, non possiamo che appoggiare la critica dei costruttori anche alla possibilità, riconosciuta alle stazioni appaltanti, di escludere dalla gara gli operatori che non abbiano ottemperato agli obblighi relativi al pagamento delle imposte e tasse e dei contributi previdenziali, anche quando le inadempienze non sono definitivamente accertate.

Peraltro, diverse norme di semplificazione del Codice appalti, assolutamente necessarie e utili, non sono a regime, ma hanno validità fino al 31 dicembre 2021, cioè un tempo brevissimo, ossia un regime transitorio, che varrà per poco tempo, più di un anno, laddove invece il Codice appalti avrebbe bisogno di semplificazione e di interventi davvero drastici da renderli definitivi.

Per tutto il prossimo anno sarà possibile avvalersi di affidamenti diretti e procedure negoziali semplificate senza bando, sotto e sopra soglia UE, per cercare di accelerare la realizzazione di opere pubbliche, per cercare di sostenere la ripresa dell'Italia, ormai in ginocchio ed aggravata dalla pandemia del COVID-19.

I primi articoli del decreto che intervengono sul codice degli appalti non danno soluzioni soddisfacenti, ma le rinviano, con delle sospensioni a tempo che acuiscono maggiormente tutti i problemi, che restano sempre irrisolti. Le soluzioni proposte mancano di incisività, così come manca quella stabilità richiesta dagli operatori di settore, costretti a continuare a studiare ed applicare norme provvisorie, ma, soprattutto, resta irrisolto il problema della struttura del codice dei contratti, frammentata e mai completata. Oggi chi deve confrontarsi con il settore dei lavori pubblici deve prendere in mano una settantina di provvedimenti fra codici, decreti ministeriali, e linee-guida ANAC, molti dei quali modificati più volte. A ciò si aggiunga che l'obiettivo di ridefinire il quadro normativo e di garantire alle pubbliche amministrazioni ed ai privati poche regole semplici e chiare non viene assolutamente raggiunto con questo decreto-legge “Semplificazioni” che non semplifica niente.

Continuate colpevolmente a non avere piena consapevolezza della drammatica crisi che stiamo attraversando e che dovremo affrontare e di quello che effettivamente servirebbe alla nostra nazione: un ruolo decisivo per sostenere e rilanciare l'Italia, un vero piano di rilancio sull'edilizia, con un concreto piano casa, delle opere pubbliche, dei cantieri di quelle tante imprese pubbliche e private che, da troppi anni, non riescono a portare avanti i loro programmi di investimento.

La nostra edilizia privata è purtroppo ancora bloccata da tutti gli interventi autorizzativi e controlli anteriori, invece di farli posteriori alla realizzazione dell'opera, come noi abbiamo più volte sollecitato e richiesto. Ma, forse, la troppa diffidenza che avete nei confronti dei cittadini e dei liberi professionisti non vi fa fare quel cambio culturale fondamentale per una vera edilizia libera e pragmatica.

In merito agli effetti moltiplicativi, una spesa aggiuntiva di un miliardo di euro in costruzioni genera sul sistema economico una ricaduta complessiva di oltre 3 miliardi e mezzo come effetti diretti, indiretti ed indotto, produce circa 15.500 unità di lavoro, fra quelle del settore e quelle collegate. Questi numeri ve li rammento affinché, ogni qualvolta proponete un provvedimento, ve li teniate bene in mente, perché sono fondamentali per cambiare l'economia del nostro Paese. La nostra azione ha un maledetto bisogno di un serio programma infrastrutturale, accompagnato da un vero impulso dell'edilizia sia privata che pubblica, con priorità per quella scolastica e sanitaria, per la rigenerazione urbana, la realizzazione e manutenzione di gasdotti ed acquedotti, ormai ridotti a veri e propri colabrodi. Tutto questo assieme ad un profondo ammodernamento della pubblica amministrazione che deve andare nella direzione della privatizzazione per farci uscire più rapidamente e meglio dalla crisi economica e potrà consentire al nostro Paese di fare finalmente quel salto di innovazione indispensabile per continuare a competere alla pari a livello internazionale.

Questo decreto doveva soprattutto servire a questo: ridurre gli adempimenti amministrativi, razionalizzare, semplificare, delegiferare le procedure. Da anni il mondo delle imprese e del lavoro ce lo chiedeva: poteva essere l'occasione giusta, ma non siete stati capaci di ascoltare e dare tale opportunità.

Concludo, facendo una riflessione di quando, tempo fa, la CNA ha realizzato uno studio che evidenziava come la burocrazia costi alle imprese, piccole e medie, 22 miliardi all'anno: una cifra enorme, oltre all'impegno di tempo espresso dalla burocrazia. Questi sarebbero dovuti essere i nodi da sciogliere, questo era quello che ci aspettavamo da questo decreto, questo era quello che avevate promesso di fare agli italiani, ma così non è e non risolve nessuno di questi problemi storici del nostro Paese.

Questo “decreto Semplificazioni” non ha semplificato nulla, soprattutto, per quanto riguarda le attività edilizie, la rigenerazione urbana ed il recupero del patrimonio immobiliare. L'ennesima promessa non mantenuta, che alimenta le procedure burocratiche e frena lo sviluppo economico e gli investimenti, con visioni retrograde e conservatrici che rischiano di ibernare per sempre le nostre città. Complimenti, era difficile, ma avete addirittura peggiorato una situazione già grave (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Milanato. Ne ha facoltà.

LORENA MILANATO (FI). Grazie, Presidente. Prima di partire e di entrare nel merito del provvedimento che stiamo esaminando, è necessaria una riflessione su alcuni dati relativi alla crisi dovuta a causa del COVID, al fine proprio di evidenziare la drammatica fase congiunturale della nostra economia in uno scenario globale ancora debole e incerto che richiede una completa revisione della strategia di riforma strutturale del Paese.

E proprio per questo sarebbe ancora più importante soffermarsi sul metodo che ci porterà nelle prossime ore all'approvazione di questo provvedimento, il solito metodo, purtroppo, al quale ci avete abituato: proporre all'Aula dei testi che, poi, passano solo ed esclusivamente attraverso il voto di fiducia in entrambi i rami del Parlamento.

Le elaborazioni del centro studi di Confindustria confermano che nel nostro Paese la ripartenza economica è difficile e che il contesto permane molto fragile sia per l'industria, che per i servizi. Il problema è la domanda, che resta bassa per i beni e per i servizi. La produzione industriale è scesa del 18,9 per cento in giugno rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, dopo il meno 29,1 per cento registrato a maggio, e rimane del 16,9 sotto ai livelli pre-COVID.

Una risalita dell'attività economica è stata avviata a fatica a maggio e giugno, tuttavia, questa è parziale e i rischi che si affievolisca sono ancora molto elevati. Questa situazione richiede di definire nuove strategie, anche a livello sovranazionale, basate su azioni efficaci, tempi certi di attuazione e interventi incisivi capaci di invertire quel ciclo recessivo e, allo stesso tempo, di traguardare gli obiettivi di crescita sostenibili previsti dal Green New Deal europeo attraverso la transazione energetica, ecologica e digitale. Ciò è possibile solo puntando su un recupero della produttività.

L'esito del Consiglio europeo del Recovery Plan rappresenta un buon risultato e conferma che l'Europa è stata, in questo frangente, all'altezza della sua storia e della sua missione. Ora, però, occorre predisporre al più presto piani di impiego delle risorse europee che siano seri e credibili, volti al rilancio dell'economia, dell'impresa e del lavoro. Gli obiettivi, i tempi e le risorse vanno stimati ex ante con precisione, puntando alla crescita degli investimenti ed evitando, al tempo stesso, un aumento della spesa pubblica corrente. L'auspicio è che si tratti di una strategia che non si limiti all'approvazione di nuovi pacchetti normativi, ma che comprenda anche un'adeguata attenzione al rinforzo e al monitoraggio dei risultati attesi. Infatti, la scarsa capacità amministrativa resta uno dei principali freni in tema di programmazione, pianificazione e accelerazione degli interventi e degli investimenti pubblici.

In questo contesto, per la predisposizione e l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, propedeutico all'accesso ai fondi europei del Next Generation, sarà necessario il frutto di un lavoro corale, aperto al contributo delle rappresentanze economico-sociali che, proprio durante la fase acuta dell'emergenza, hanno svolto un ruolo importante di mediazione.

Nell'ambito della strategia complessiva di rilancio cui ho accennato poc'anzi, un nodo fondamentale da affrontare è certamente rappresentato dal rapporto tra amministrazione, imprese e cittadini. Se guardiamo alle rilevazioni sulla quantità delle istituzioni, l'Italia ottiene posizioni che sono tutt'altro che invidiabili nelle classifiche internazionali secondo i principali indicatori che sono stati presi in esame. Siamo tutti consapevoli che occorre ricostruire un rapporto di fiducia reciproca tra pubblica amministrazione e utenti, superando un'antica e consolidata cultura del sospetto nei confronti dei cittadini comuni, delle imprese e degli stessi funzionari pubblici. La semplificazione normativa e burocratica è un obiettivo da perseguire con costanza mediante non solo una diminuzione quantitativa di regole e processi, ma anche e soprattutto attraverso un loro miglioramento qualitativo e una loro razionalizzazione. È importante prestare non solo attenzione alle singole norme, ma guardare al sistema e ai processi nel loro complesso per evitare di appesantire decisioni e interventi con norme che finiscono per sovrapporsi.

Le principali aree di intervento del decreto riguardano settori strettamente connessi tra loro, quali i contratti pubblici e l'edilizia, i procedimenti amministrativi e la responsabilità dei dipendenti pubblici, il sostegno e la diffusione dell'amministrazione digitale e misure per l'innovazione, il sostegno dell'attività di impresa, le procedure di valutazione dell'impatto ambientale e di incentivazione alla green economy.

A questo proposito, l'esigenza di favorire il rapido conseguimento della decisione spinge sempre più spesso il legislatore ad introdurre norme che vanno dalla riduzione dei procedimenti con norme di accelerazione. Sul punto, il settore degli appalti pubblici riveste un carattere strategico per l'economia del Paese e negli ultimi anni è stato interessato da continue modifiche, creando incertezze negli operatori e rallentando l'azione amministrativa. Va anche ricordato che alcuni istituti di rilievo strategico previsti dal codice dei contratti pubblici, quale la qualificazione delle stazioni appaltanti e la digitalizzazione delle procedure, sono rimasti tuttora immutati. Il settore degli appalti pubblici è divenuto ancor più rilevante in considerazione delle opportunità di investimento in cui l'Italia nel breve periodo potrà giovarsi anche in virtù delle risorse di cui potrà disporre in dipendenza degli accordi in ambito europeo. Al contrario, il provvedimento che stiamo esaminando prevede diverse norme di semplificazione del codice degli appalti che, purtroppo, a nostro avviso non sono a regime ma solo fino al 31 dicembre 2021, quando invece il codice appalti avrebbe bisogno di semplificazioni e interventi davvero drastici da rendersi definitivi. Il Governo continua dunque colpevolmente a non avere piena consapevolezza della drammatica crisi che stiamo attraversando e di quello che effettivamente servirebbe al nostro Paese. Ne è un esempio il provvedimento in esame, che appare molto timido nell'introduzione di effettive regole di semplificazione dell'attuale disciplina del codice dei contratti pubblici, tanto che le modifiche introdotte non sembrano apportare cambiamenti sostanziali. Anzi, l'approccio parziale, senza un intervento di carattere strutturale, può rischiare di generare paradossalmente alcuni problemi interpretativi e di coordinamento, oltre che un ulteriore contenzioso e rallentamento nell'esecuzione degli appalti. Forza Italia ha sempre posto l'esigenza di affrontare una volta per tutte, in modo sistematico, la disciplina degli appalti, proponendo la sperimentazione di un nuovo modello di regole semplici, rapidi ed efficaci, in grado di smontare subito e strutturalmente il castello di burocrazia costruito con il vigente codice. L'esperienza pregressa ci insegna che i passi in avanti si sono registrati soltanto in presenza di una logica di accordo tra i diversi livelli di governo (Governo centrale, regionale e locale), con il loro totale coinvolgimento sin dalle prime fasi del percorso. Siamo fortemente convinti che è il tempo di affrontare con decisione il capitolo burocrazia, tagliando i tempi lunghi e proponendo una vera e propria efficienza dell'infrastruttura nella nostra pubblica amministrazione. È infatti chiaro - l'emergenza lo ha dimostrato con estrema chiarezza - che il coordinamento delle decisioni in un contesto istituzionale policentrico deve essere accompagnato dai necessari investimenti di ammodernamento nel nostro apparato amministrativo, a partire dalle competenze fino ad arrivare a una conversione massiccia verso la digitalizzazione. Migliorare l'efficienza della pubblica amministrazione è inoltre da anni una delle priorità che la Commissione europea ci indica nelle raccomandazioni, sottolineandone l'importanza per garantire una crescita sostenibile ed inclusiva. Ricordo che è proprio una delle quattro raccomandazioni ribadite anche a maggio di quest'anno. Le tentate politiche di semplificazione degli ultimi Governi non hanno risolto quelli che sono i nodi centrali, per cui, di fatto, le complicazioni burocratiche rappresentano un vero freno allo sviluppo delle imprese, specie alle piccole e micro imprese. È venuto il momento di liberarsi di questa zavorra, e purtroppo, ci dispiace dirlo, questo provvedimento è un'occasione persa ancora una volta verso l'avvio di un cambio di passo. Una delle criticità che emerge chiaramente da questo provvedimento è di carattere strutturale, e riguarda le competenze dei diversi livelli di governo: mai come in questa fase le imprese si sono dovute confrontare con un numero ingente di atti, di disposizioni, di ordinanze di livello nazionale, regionale e locale, spesso le stesse tra di loro assolutamente contraddittorie. Il distanziamento sociale ha imposto la necessità di compiere un salto repentino verso il digitale. E qui si evidenzia la seconda grande criticità della pubblica amministrazione, che sconta il gap infrastrutturale tra i diversi territori e di competenza delle diverse amministrazioni, dove è sempre più necessario proporre una vera e propria semplificazione burocratica e normativa, sia in un'ottica di digitalizzazione sia di riduzione della corposità delle norme esistenti. Il Governo però è andato nella direzione diametralmente opposta alla semplificazione, un esempio lo è l'inserimento di una norma specifica che ha l'obiettivo di tartassare i cittadini, consentendo ad ausiliari, netturbini ed autisti degli autobus di multare più facilmente, anche solo usando la fotocamera del telefonino. Un vero e proprio scandalo. Ebbene, di fronte a quest'occasione persa, in un momento storico così complicato per il nostro Paese, Forza Italia continuerà a dare il proprio contributo per liberare al più presto i cittadini dal Governo delle quattro sinistre, e da quell'oppressione fiscale che ancora oggi soffocano imprese e professionisti, impedendo loro di investire nel bene più prezioso: il lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice per la Commissione Affari costituzionali, deputata Vittoria Baldino, che rinuncia.

Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione Ambiente, deputato Umberto Buratti, che rinuncia. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che rinuncia.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2648)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2648: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente Spadoni, siamo alla vigilia del compleanno di questo Governo, che prendeva forma e ahimè anche sostanza in questa Assemblea, il 9 settembre dell'anno scorso, e festeggiamo, Ministro D'Incà - lei festeggia -, questo compleanno con la ventiseiesima fiducia. Ventisei fiducie, faccia lei la media di quante fiducie avete messo al mese; faccia lei la media di quante volte meritereste voi gli insulti che avete rivolto ai suoi predecessori, Ministri per i Rapporti con il Parlamento, dai banchi dell'opposizione quando mettevano la fiducia. In questi giorni, drammaticamente per colpa dell'accorpamento, c'è un dibattito che è rimasto molto basso nel Paese sul ruolo del Parlamento, sul referendum che ci sarà in tema di riduzione del numero dei parlamentari. E le suggerisco un argomento, visto che lei è uno di quelli schierati sul fronte del “sì”: ditelo che avete già fatto la riforma del bicameralismo paritario senza toccare la Costituzione perché, anche questa volta, anche su questo decreto, siete riusciti a non far toccare palla a questo ramo del Parlamento facendo un provvedimento che è stato cambiato, modificato ed esaminato solo da uno dei due rami del Parlamento. Ciò non perché ci sia una regola costituzionale che fissi, in determinate materie, la competenza della Camera e in determinate altre la competenza del Senato; non perché abbiate deciso di chiudere una Camera e mantenere 600 parlamentari in una sola delle due Camere per cercare di superare il bicameralismo paritario, anzi state facendo una riforma dell'elettorato attivo del Senato che lo trasformerà da bicameralismo perfetto in bicameralismo perfettissimo: due Camere che fanno le stesse cose, addirittura con la stessa platea elettorale. No, decidete quale Camera esamini, possa, abbia il diritto di potere esaminare un provvedimento in base alla scelta del Governo di presentarlo in una Camera o in un'altra. Io trovo che questo sia indecente! Trovo che questo possa capitare, perché nelle dinamiche parlamentari può capitare di tutto, ma quando questo diventa sistematico è indecente, è vergognoso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

Le riforme costituzionali le dovete fare, se le volete fare, portando dei testi in quest'Aula, discutendoli. Invece, se ricordo bene, proprio tutta una quantità di emendamenti presentati dai colleghi del PD che riguardavano la funzione legislativa, il bicameralismo paritario, i rapporti con i delegati per l'elezione del Presidente della Repubblica eccetera, eccetera, eccetera, furono dichiarati inammissibili perché voi fate le riforme chirurgiche. In questo testo siete riusciti a fare la riforma del codice della strada. Su richiesta di qualcuno, i comuni italiani pensano che questa possa essere l'occasione non per semplificare la vita ai cittadini e agli imprenditori, ma per semplificare, per loro, il sistema di fare cassa con le multe perché sono stati tre mesi senza fare cassa con le multe! Questa è la verità, della quale vi dovreste vergognare! E, invece, mettiamo la fiducia, certo così né Baldelli, né D'Ettore, né gli amici di Fratelli d'Italia e della Lega e neanche quelli della maggioranza. Il relatore della miniriforma del codice della strada è un collega del MoVimento 5 Stelle a cui avete preso un pezzo del provvedimento, sviscerato, sbagliato, scritto male, l'avete messo dentro questa roba e con quel provvedimento, che è in Aula per il 23, che cosa ci facciamo, Ministro D'Incà? Dopo che l'avete tenuto due anni fermo in Commissione perché non eravate buoni a mettervi d'accordo con le varie maggioranze che, volta per volta, vi siete tenuti pur di rimanere al Governo voi e perché non avevate le coperture! C'è un limite all'indecenza anche in quest'Aula e voi lo superate ogni giorno di più. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la Sala della Regina, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16, è ripresa alle 17,05.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo, è stato convenuto che le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 2648 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (approvato dal Senato – scadenza: 14 settembre 2020), avranno luogo nella seduta di domani, mercoledì 9 settembre, alle ore 14,30.

L'appello nominale, che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome, avrà luogo a partire dalle ore 15.53. Al termine, si procederà all'esame degli ordini del giorno, con prosecuzione notturna e nella seduta di giovedì 10 settembre, dalle ore 9 alle ore 11,30.

A partire dalle 11,30 - come già convenuto a seguito della riunione della Conferenza dei Presidenti di gruppo del 2 settembre - avranno luogo le dichiarazioni di voto finale, con ripresa televisiva diretta degli interventi dei rappresenti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo misto. Il voto finale è previsto entro le ore 13 della stessa giornata.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, mercoledì 9 settembre.

Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata, previsto alle ore 15 della seduta di domani, non avrà luogo.

Passiamo infine all'estrazione del nominativo dal quale inizierà la chiama per l'appello nominale di domani.

(Segue il sorteggio).

La chiama inizierà dalla deputata Cunial.

Interventi di fine seduta.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Porto all'attenzione di quest'Aula la grave crisi aziendale che sta interessando la Dema, impresa di Somma Vesuviana, impegnata nel settore aerospaziale con circa 500 dipendenti attualmente in regime di Cassa integrazione a zero ore. La situazione debitoria in cui versa l'azienda ha messo in agitazione i lavoratori e i sindacati preoccupati per il futuro produttivo e occupazionale del gruppo industriale tant'è che sono stati avviati scioperi e mobilitazione per richiedere maggiori tutele e salvaguardare i posti di lavoro messi a rischio dalla vertenza. L'azienda ha maturato un debito contributivo con l'INPS pari a 14,2 milioni di euro per il quale è stato elaborato un piano di rientro agevolato con pagamento dilazionato in 60 rate mensili in cui sono state applicate le condizioni più favorevoli consentite dalla normativa vigente. Tuttavia, a causa delle riduzioni delle commesse lavorative dovute anche all'emergenza da COVID-19, il piano di ammortamento negoziato con l'INPS non è più sostenibile stante l'imminente rischio di fallimento dell'azienda. Per tali ragioni, Presidente, urge un intervento del Governo in grado di emendare le disposizioni sul piano di rientro fiscale concesso dall'INPS al fine di consentire, da un lato, il rateizzo all'impresa e, dall'altro, reintegrare i lavoratori e salvaguardare centinaia di famiglie.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Cesare Smurra aveva 17 anni, una vita davanti interrotta da un tragico incidente dello scorso Ferragosto sulla statale 106, la strada della morte. Cesare aveva frequentato il terzo anno di scuola superiore a Rossano, in provincia di Cosenza, all'Istituto tecnico industriale “Ettore Majorana”: lì era molto conosciuto. Credeva nel valore dell'amicizia e voleva un mondo migliore. Appena dopo l'accaduto i suoi genitori hanno deciso di donare gli organi del ragazzo che era forte, dinamico, in salute. Cesare è il nostro gigante buono, ora è un angelo come ama definirlo la madre. Noi lo ricorderemo per la sua testimonianza, per la generosità dei familiari che ha permesso ad altri di vivere, sperare e sognare. Con Cesare ricorderemo anche Flavio Scutellà, vittima di quella malasanità calabrese che ancora esiste, di quella logica del silenzio e della complicità che, in Calabria, a sud del sud, crea miseria, disperazione, degrado e spopolamento. Anche i genitori di Flavio donarono gli organi del ragazzo che, come Cesare, aveva cuore, testa e animo. Dalla morte di Flavio nemmeno maggiorenne sono passati quasi tredici anni, ma ci sono ancora punti scuri e ingiustizia logoranti sul suo caso.

Donare gli organi è indispensabile perciò dovremmo rivedere le norme per rivalutare la vita, restituire la dignità e speranza a chi soffre. Lo dico da trapiantato. Nello stesso modo, dovremmo preoccuparci di creare condizioni di sicurezza nelle strade italiane, di rendere giustizia a chi ha dovuto subire tragedie evitabili, calvari interminabili. Su questi aspetti essenziali chiedo la massima attenzione del Governo, perché la politica non è altro che servizio verso la comunità, verso i singoli e, soprattutto, verso i più giovani.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elisabetta Barbuto. Ne ha facoltà.

ELISABETTA MARIA BARBUTO (M5S). Grazie, Presidente. Prendo la parola per ricordare la figura dell'onorevole Giancarlo Sitra che è venuto a mancare il giorno 5 settembre scorso in Crotone. Come cittadina crotonese ritengo doveroso ricordare la figura di Giancarlo Sitra, una figura di spicco nel panorama della politica calabrese: già sindaco della nostra città negli anni 1990 e 1991, è stato parlamentare della Repubblica nell'XI e nella XII legislatura, membro della Commissione finanze e, quindi, della Commissione attività produttive della Camera, nonché della Commissione parlamentare di vigilanza sull'anagrafe tributaria e della Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

L'onorevole Sitra ha svolto il suo mandato, profondendo nello stesso l'impegno e l'abnegazione che lo hanno sempre contraddistinto nel suo lavoro di dirigente bancario e, comunque, in tutte le attività che ha svolto durante la sua vita. Pur avendo concluso la sua attività politica, svolgendo il ruolo di assessore presso la provincia di Crotone e il ruolo di presidente del consiglio comunale tra il 2006 e il 2011, non ha mai perso quella passione per il sociale e per la sua città che lo condusse, fin da giovanissimo, a militare nella sinistra italiana di cui è stato un esponente di rilievo. Insignito dell'onorificenza di Grande Ufficiale dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana, non ha mai cessato di promuovere, fino all'ultimo, nella nostra città, il dibattito culturale sui più svariati temi riguardanti il territorio e le tante problematiche che lo affliggono, proseguendo il dialogo costruttivo con la città, figlio di una Crotone cui ha tributato la sua vita politica e sociale.

Un ricordo particolare, ancora, di Giancarlo come uomo che ha profondamente creduto e praticato valori fondamentali quali la serietà, la lealtà, la coerenza, la solidarietà e il rispetto per gli avversari politici e, soprattutto, la grande umanità, valori che non consentiranno a nessuno di dimenticarlo tanto facilmente come esempio per le giovani generazioni, come marito, come padre, come fratello e come amico.

Alla moglie Maria Teresa, ai figli Andrea e Caterina e ai familiari tutti, ai quali va il mio più affettuoso saluto, rinnovo in questa sede il mio cordoglio per la scomparsa di Giancarlo che continuerà a vivere nel cuore e nella memoria di tutti noi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mario Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Prendo la parola per onorare il ricordo di uno tra i più grandi scrittori sardi e italiani della fine del Novecento, Sergio Atzeni, tragicamente scomparso nelle acque di Carloforte 25 anni fa, il 6 settembre del 1995. Era un ponte tra l'isola e il resto del mondo di cui per primo si sentiva espressione: sono sardo nei tratti storici e fisionomici; sono anche italiano, per rivolgermi al mondo uso questa lingua; sono anche europeo per tradizione culturale. Così affermava nel celebre articolo Nazione e narrazione. Le sue storie raccontano la Sardegna, l'Italia e l'Europa in una letteratura al tempo stesso epica, politica e civile e invitano alla riflessione. È stato portavoce ed espressione del senso di appartenenza globale, nella piena consapevolezza delle proprie radici.

Il vuoto lasciato da Atzeni, in particolare in Sardegna, si avverte incolmabile; chissà cosa avrebbe scritto ora di un'isola artatamente denigrata e vilipesa, scippata della sua dignità da certe politiche regionali che non l'hanno protetta e tutelata adeguatamente. La sua eredità morale, oltre alle sue opere, è il lascito più importante e sta tutti a noi saperlo onorare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà.

FILIPPO SENSI (PD). Grazie, Presidente. Semplicemente, spariscono, non rispondono più al telefono, non si sa più che fine abbiano fatto. Così Maria Kolesnikova, una delle leader dell'opposizione bielorussa, quella con le dita a cuore, che avrebbe strappato il suo passaporto, dicono ricostruzioni, pur di non farsi spedire in Ucraina dagli sgherri che l'hanno rapita in pieno giorno; così Ivan Kravtsov e Anton Rodnenkov che oggi sarebbero a Kiev; da ultima, Antonina Konovalova, collaboratrice di Svetlana Tikhanovskaya, oggi in Ucraina.

Lontana dal suo Paese, dove sale la protesta e la mobilitazione delle donne in piazza e si fa più ottusa la repressione del regime. Con le cariche, gli arresti, ora i rapimenti, ricordavamo i desaparecidos della infame storia delle giunte militari in Argentina.

Oggi, tutto questo avviene in Europa, nell'Europa che è chiamata, oggi più che mai, a definirsi per la difesa dei diritti dei cittadini e delle libertà democratiche; non solo spazio, ma dimensione di questi diritti e di queste libertà, se non vuole rimanere una macchina celibe, una trincea immune.

Chiedo - e concludo, Presidente - che il Governo italiano sia tra i più attivi - mi rassicuri che non sono un illuso, la prego - a chiedere, a esigere il rilascio di queste militanti, di queste donne, a pretendere il rispetto delle prerogative dell'opposizione e della civile protesta nelle piazze in Bielorussia, a garantire libere elezioni, a insistere perché in Europa - lo ripeto, in Europa - non passi impregiudicato, assolto, questo sequestro di libertà, del suo corpo, della sua voce che è la nostra, oggi, qui, in quest'Aula parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 9 settembre 2020 - Ore 10:

1. Informativa urgente del Governo sull'avvio dell'anno scolastico.

(ore 14,30)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato). (C. 2648)

Relatori: BALDINO, per la I Commissione; BURATTI, per l'VIII Commissione.

La seduta termina alle 17,20.