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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 393 di venerdì 4 settembre 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FRANCESCO SCOMA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 3 settembre 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Casa, Davide Crippa, D'Inca', Delrio, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Liuni, Lorefice, Losacco, Molinari, Nardi, Perantoni, Rizzo e Serracchiani sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della nomina di due Vice Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 3 settembre 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la Signoria Vostra che, con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro dell'Economia e delle finanze, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai Sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole dottoressa Laura Castelli e senatore dottore Antonio Misiani. Con viva cordialità, Giuseppe Conte”.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative, anche in sede europea, per l'invio di aiuti umanitari in Libano e per il sostegno al processo di ricostruzione di Beirut, a seguito della violenta esplosione avvenuta il 4 agosto 2020 - n. 2-00907)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno, Fiano ed altri n. 2-00907 (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Berlinghieri ha facoltà di illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Lo scorso 4 agosto 2020 è avvenuta al porto di Beirut, in Libano, una tremenda esplosione, che ha causato oltre 150 morti, 5 mila feriti e almeno 300 mila sfollati, di cui, secondo Save the Children, oltre 100 mila sono bambini che hanno perso le proprie case e tutto quello che avevano. Ancora non è stato chiarito cosa abbia causato il disastro: il Premier libanese ha annunciato un'inchiesta che si focalizzerà sulle 2.750 tonnellate di nitrato d'ammonio, un fertilizzante usato anche come componente negli esplosivi minerari, che, dal 2013, era immagazzinato negli hangar del porto, lasciato da una nave sequestrata. Per il momento, il Governo avrebbe messo agli arresti domiciliari i funzionari responsabili dei magazzini e della sicurezza del porto, in attesa che l'inchiesta faccia il suo corso. Intanto, anche i quattro ex Primi ministri libanesi hanno chiesto, in una dichiarazione congiunta, che si apra una inchiesta, presieduta però da una commissione d'inchiesta internazionale, per appurare le cause delle due gigantesche esplosioni. I quattro ex Capi di Governo affermano che la città di Beirut, dopo avere “sofferto per oltre quattro decenni per una catena infinita di distruzioni e abusi, è colpita da una catastrofe che poteva essere evitata se non fosse stato per l'assenza di leadership”. Per questo, ritengono necessario chiedere alle Nazioni Unite o alla Lega Araba di formare una commissione d'inchiesta internazionale araba, composta da giudici e investigatori “che siano professionali e imparziali, per scoprire le circostanze e le cause della catastrofe”. “Allo stesso tempo” – aggiungono nella dichiarazione –, fanno “appello a tutte le agenzie del porto perché lavorino insieme per preservare la scena del crimine e assicurare che non sia inquinata”.

L'esplosione non poteva avvenire in un momento peggiore; infatti, la città è già in grande difficoltà per la pandemia del Coronavirus e gli ospedali sono già al pieno delle loro capacità e in parte danneggiati dall'esplosione e in questo momento sono stati inondati di feriti e di persone che hanno bisogno di cure significative. Le autorità hanno dichiarato Beirut una “città disastrata” ed è stato decretato lo stato d'emergenza per due settimane, che non è escluso che possa essere anche prorogato. Fortunatamente, la solidarietà internazionale non sta mancando e da tutto il mondo stanno arrivando aiuti e progetti per aiutare il Libano. Anche l'Unione europea sta cercando, in queste ore, le modalità migliori per sostenere il processo di ricostruzione del Paese: la Presidente della Commissione europea ha sottolineato la possibile mobilitazione di esperti e attrezzature per aiutare a valutare l'entità del danno e gestire sostanze pericolose come l'amianto e altre sostanze chimiche. Questo può essere importante per le strutture civili, ma anche per la riabilitazione del porto di Beirut.

Ha, inoltre, esplorato la possibilità “di rafforzare le relazioni commerciali in questo momento difficile, in particolare sotto forma di ulteriore agevolazione commerciale e doganale preferenziale”. La priorità immediata è l'aiuto, il sostegno alla popolazione senza condizioni, ma a questa dovrà seguire un sostegno integrato e trasversale da parte di tutta la comunità internazionale, per evitare il collasso dell'intero Paese e, di conseguenza, un ulteriore preoccupante squilibrio all'interno dell'intera regione. Si è, infatti, fortemente consapevoli della grande importanza che il Libano ricopre per la stabilità dell'intera regione del Mediterraneo e della necessità di preservarla. L'Italia ha inviato 8,5 tonnellate di aiuti verso il Libano, meno di quello che sta facendo la Norvegia o persino la Tunisia, insieme a una squadra di Vigili del fuoco. Noi pensiamo che si debba fare di più per non tradire il nostro impegno e la nostra presenza storica in Libano.

Siamo qui, dunque, a chiedere al Governo se non ritenga di promuovere una missione politica di alto livello, per manifestare la solidarietà alle autorità libanesi e discutere con loro di piani per la ricostruzione; di chiedere alla Commissione europea di elaborare un piano per la ricostruzione di Beirut e di coordinare gli aiuti degli Stati membri; di adottare iniziative per stanziare immediatamente risorse di emergenza per aiutare la popolazione civile sfollata bisognosa di cure mediche e di aiuti alimentari; di riunire un tavolo con le organizzazioni non governative, gli enti locali e la Croce rossa italiana per programmare con loro le azioni di emergenza che l'Italia può mettere in campo da subito con il Libano.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interpellanti per la questione che hanno posto, molto attuale e, purtroppo, da seguire con attenzione. A seguito della drammatica esplosione che ha devastato il porto e parte della città di Beirut lo scorso 4 agosto, provocando oltre 180 morti, tra cui una nostra connazionale, e più di 6.500 feriti, l'Italia ha subito espresso la propria solidarietà e fatto sentire la sua vicinanza al popolo libanese, lo ha fatto sia sul piano politico che su quello degli aiuti, forte anche della sua storica amicizia e della sua consolidata presenza in Libano. Il Presidente del Consiglio Conte ha chiamato il suo omologo libanese Diab e così ha fatto il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Di Maio con il collega Wehbe.

Il 9 agosto il Presidente Conte ha poi partecipato alla videoconferenza internazionale dei Paesi donatori per l'assistenza e il supporto al Libano. L'Italia ha, quindi, confermato la piena disponibilità a rispondere all'emergenza con aiuti concreti e il perdurante sostegno alle istituzioni al Paese. Della grave situazione in Libano si è poi discusso anche nella riunione informale dei Ministri degli Esteri europei, la cosiddetta “Gymnich”, tenutasi a Berlino il 27 e 28 agosto, ribadendo la necessità di sostenere il Paese dei cedri in questa delicatissima fase di ricostruzione.

Martedì prossimo il Presidente Conte effettuerà un'articolata missione nella capitale libanese. Sono in programma colloqui con tutti i vertici politici libanesi, incontri con la società civile e la visita ai luoghi dell'esplosione e ai dispositivi di soccorsi italiani. L'obiettivo è quello di testimoniare e ribadire, ancora una volta, la nostra forte volontà di contribuire alla ricostruzione non solo economica, ma anche sociale e politica del Libano.

La nostra vicinanza al popolo libanese è stata dimostrata anche dall'immediatezza della risposta umanitaria all'emergenza. L'Italia ha fornito un pronto sostegno attraverso numerose iniziative che hanno coinvolto le diverse amministrazioni dello Stato e le organizzazioni della nostra società civile attive in Libano. Immediatamente dopo l'esplosione, il comando italiano di Sector West di UNIFIL ha messo a disposizione due squadre sanitarie, a supporto delle operazioni di ricerca e soccorso delle Forze armate libanesi. Il convoglio del contingente italiano di UNIFIL è stato tra le prime squadre di soccorso a entrare nella capitale dopo l'esplosione. Con un volo umanitario di Protezione civile e Difesa, il 5 agosto abbiamo inviato un team di specialisti CBRN - quindi, nel settore chimico, batteriologico, chimico e nucleare - e un gruppo di esperti nella valutazione dei dissesti degli edifici, composto da 14 Vigili del fuoco e otto unità delle Forze armate (quattro di essi già presenti in Libano).

La Vice Ministra degli Affari esteri e della cooperazione internazionale Emanuela Del Re ha coordinato la tempestiva risposta della cooperazione italiana, disponendo, in collaborazione col Ministero della Difesa e il Dipartimento di Protezione civile, un volo umanitario il 6 agosto per un carico complessivo di circa 8,5 tonnellate di materiale (kit sanitari chirurgici e traumatici) nel quadro del Meccanismo unionale di protezione civile, sistema europeo volto a favorire il coordinamento dell'azione degli Stati membri in occasioni di catastrofi, di cui le autorità libanesi hanno chiesto l'attivazione. Dopo un secondo volo umanitario con l'invio di kit igienici, è arrivato ieri a Beirut un terzo volo con un carico di circa 8 tonnellate di materiale della cooperazione italiana e di donazioni - farmaci, kit chirurgici e traumatici e dispositivi di protezione individuale - accolto dalla Vice Ministra Del Re in missione proprio nel Paese. Nel corso della missione la Vice Ministra ha avuto incontri con la comunità delle organizzazioni umanitarie lì operanti e con le amministrazioni libanesi incaricate della distribuzione degli aiuti, con l'obiettivo di valorizzare l'impegno del sistema di cooperazione italiana nel Paese, approfonditi i bisogni della popolazione e le prospettive del contributo italiano nella fase post-emergenziale.

A Beirut aveva effettuato una missione, il 24 agosto, anche il Ministero della Difesa Guerini. Il Ministro ha incontrato i massimi interlocutori istituzionali e visitato gli assetti dispiegati dalla Difesa nell'ambito di “Emergenza Cedri”, un intervento a supporto della popolazione locale attivato su richiesta delle Forze armate libanesi che include un ospedale da campo, una componente genio e un nucleo di 172 esperti.

Anche il Ministro per i Beni e le attività culturali, Franceschini, ha espresso la propria disponibilità a fornire una squadra di esperti della task force italiana United for Heritage per una ricognizione dei siti e dei danni arrecati dall'esplosione al patrimonio culturale e architettonico di Beirut.

Una risposta immediata all'emergenza è stata, inoltre, fornita alle nostre numerose organizzazioni della società civile presenti in Libano da qualche decennio, immediatamente operative per un primissimo sostegno dopo il tragico evento. Proprio per mettere a sistema questa nostra importante e vivace presenza e rafforzare le sinergie del sistema italiano di cooperazione allo sviluppo, la Vice Ministra Del Re ha istituito e presieduto, lo scorso 19 agosto, un tavolo di coordinamento sugli aiuti umanitari in Libano, cui hanno partecipato attori istituzionali e rappresentanti delle organizzazioni della società civile.

Oltre allo strumento delle donazioni di beni a sostegno della popolazione libanese, la cooperazione italiana ha fornito un contributo finanziario di oltre 700 mila euro alla Croce rossa libanese, in particolare per l'attività di cure mediche d'emergenza a favore dei feriti.

Abbiamo, inoltre, pubblicato un bando di selezione per progetti di emergenza delle organizzazioni della società civile del valore di 7,4 milioni di euro, per la creazione di opportunità di impiego temporaneo, per sostenere le municipalità libanesi nel gestire le conseguenze economiche e sociali della crisi nonché quelle dirette e indirette derivanti dalle esplosioni avvenute nel porto di Beirut. Questo è il quadro delle iniziative politiche e degli interventi umanitari realizzati finora, in linea con il nostro antico e sempre forte legame con il Libano.

Il Paese sta attraversando una fase molto complessa: una grave crisi economica, una situazione epidemiologica preoccupante e le conseguenze della tragica esplosione avvenuta a Beirut. A ciò si erano aggiunte le dimissioni del governo Diab lo scorso 10 agosto. L'auspicio, quindi, adesso è che il Paese possa vedere a breve la nascita di un nuovo esecutivo in grado di affrontare le riforme e le tante sfide che lo attendono, anche con l'obiettivo, apparentemente condiviso da tutte le forze politiche, di un nuovo patto sociale.

In questo difficile contesto, l'Italia vanta, come ricordavo, una presenza storica. Abbiamo, da decenni, investito nella stabilità e nell'unità di questo Paese, snodo strategico nel Mediterraneo, crocevia del Medio Oriente, epicentro delle crescenti tensioni regionali e, quindi, importante fattore nell'equazione di stabilità, una stabilità che abbiamo, evidentemente, tutto l'interesse a preservare. Al di là della nostra articolata risposta all'emergenza umanitaria, che vi ho precedentemente descritto, siamo, infatti, da tempo presenti in Libano anche attraverso la partecipazione alla missione UNIFIL, con un contingente di quasi mille militari su un totale di 10 mila unità provenienti da 45 Paesi. Siamo il secondo contributore, dopo l'Indonesia e il primo tra i Paesi occidentali. Dal 7 agosto 2018 il comando è affidato per la quarta volta a un militare italiano, il generale di divisione Stefano Del Col, il cui mandato è stato esteso per un ulteriore anno. Siamo presenti anche con la missione bilaterale MIBIL, che conduce programmi di addestramento e formazione delle Forze armate e di sicurezza libanesi.

Una volta superata la fase emergenziale e formatosi il nuovo Governo libanese, la comunità internazionale dovrà sostenere la ripresa economica e finanziaria del Paese e contribuire alla sua piena stabilizzazione. Si tratta di un obiettivo strategico che l'Italia ha sempre perseguito, ad esempio impegnando 120 milioni di euro per rafforzare le istituzioni e l'economia del Paese in occasione della Conferenza CEDRE di Parigi nell'aprile 2018.

Siamo, quindi, e continueremo ad essere a fianco del Libano nel suo complesso, ma necessario percorso verso la stabilità.

PRESIDENTE. La deputata Marina Berlinghieri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario. Vi è soddisfazione per gli interventi programmati, che confermano il nostro storico ruolo di cooperazione e mediazione con il Libano. Credo sia importante, proprio anche per il ruolo, che lei ha ben illustrato, che abbiamo avuto e che abbiamo da anni rispetto a questo Paese, farci portatori, anche in sede europea, di un'azione congiunta a sostegno del Paese e di un'azione congiunta che sia volta a rafforzare e a mantenere la stabilità del Libano, che è funzionale alla stabilità di un'area che, sappiamo, è molto delicata per tutti, per noi come Paese e come Italia, ma anche per l'Europa tutta.

(Intendimenti in merito alla candidatura di una città italiana come sede del Tribunale unificato dei brevetti - n. 2-00913 e n. 2-00916)

PRESIDENTE. Passiamo alle interpellanze Berlinghieri ed altri n. 2-00913 e Carabetta ed altri n. 2-00916, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

L'onorevole Berlinghieri ha facoltà di illustrare la sua interpellanza.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Grazie, Presidente. Il 10 settembre si riuniranno i rappresentanti dei Paesi europei per decidere quale città prenderà il posto di Londra come sede per il Tribunale europeo dei brevetti, dopo l'ufficializzazione della Brexit. Da notizie a mezzo stampa, al momento, le uniche candidature pervenute sui tavoli europei sono quelle di Parigi e Amsterdam, mentre l'Italia non ha ancora attivato le procedure per una candidatura. Secondo le ultime stime riportate da Il Sole 24 Ore, la sede del tribunale rappresenterebbe, potenzialmente, un'occasione di indotto consistente per il nostro Paese, di circa 300 milioni di euro all'anno. A questo si aggiungerebbero i guadagni anche di attività collaterali, come quelle degli studi legali specializzati, dei politecnici o dei poli universitari specializzati. L'Italia, inoltre, avrebbe buone chance di spuntarla sugli altri più accreditati nomi in lizza, Parigi e Amsterdam, in quanto il nostro Paese è uno dei primi in Europa per numero di brevetti registrati. Inoltre, la capitale francese ospita già la Corte centrale, mentre nei Paesi Bassi si trova già l'Agenzia europea per il farmaco.

A inizio agosto gli esponenti della maggioranza avrebbero inviato una lettera al Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, per chiedere che venga presa una decisione rapida e condivisa da parte del Governo, in tempo utile per ufficializzare la candidatura prima della riunione del Comitato del 10 settembre 2020. Considerando che l'auspicio di tutti è che la decisione del Governo italiano in merito a quale città candidare sia basata solo su fattori oggettivi, di sostenibilità infrastrutturale e di capacità logistiche ed economiche della città stessa, ricordo che Milano e Torino sono le due città che hanno manifestato interesse a ospitare la sede del TUB; Milano si sta già preparando ad ospitare la sede secondaria del Tribunale unificato dei brevetti, che è già stata assegnata; a tal proposito, Milano e la Lombardia avevano fatto sentire la loro voce in una lettera inviata prima di Ferragosto a Palazzo Chigi, firmata poi congiuntamente dallo stesso governatore Fontana e dal sindaco Beppe Sala, dal presidente della camera di commercio Carlo Sangalli, da quello di Assolombarda, Alessandro Spada, e da Diana Bracco, presidente del cluster tecnologico nazionale Alisei. E dal momento che l'Italia è uno dei Paesi membri con il maggior numero di brevetti registrati, appare conseguente che la divisione centrale venga ospitata nel nostro Paese e che il Governo proponga con convinzione la città di Milano quale sede più adatta.

Sappiamo, da notizie di stampa, che il Consiglio dei ministri di ieri è addivenuto a una candidatura unica della città di Milano e vorremmo, appunto, capire dal sottosegretario Mario Di Stefano se il Governo è a conoscenza che vi siano altre candidature informali in sede europea, visto che gli altri Paesi hanno candidato Parigi e Amsterdam già da tempo, e quali siano le azioni che, da qui al 10 settembre, il Governo intenda intraprendere per sostenere convintamente la candidatura della città di Milano, visto che già all'interno della città si sono individuati gli spazi, uno spazio di Mind, il distretto dell'innovazione, che a tutti noi appare come uno dei luoghi centrali e strategici per valorizzare la spinta innovativa e tecnologica di cui il nostro Paese, anche, ha così bisogno.

PRESIDENTE. L'onorevole Carabetta ha facoltà di illustrare la sua interpellanza urgente n. 2-00916.

LUCA CARABETTA (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio anche la collega Berlinghieri per le diverse premesse che sono state fatte rispetto a questo tema che, come è evidente, ha suscitato interesse da parte del Parlamento e delle declinazioni territoriali del Parlamento, quindi, è giusto che ci sia stato un grande interesse per sostenere Milano come candidatura e un interesse per sostenere Torino come candidatura; adesso, che abbiamo la contezza che, da note stampa, sia Milano, poi, la candidatura ufficiale - ma non voglio poi togliere spazio al sottosegretario Di Stefano su questo - è importante che, non solo il Governo, ma tutto il Parlamento, maggioranza e opposizione, sostengano la candidatura italiana al Tribunale europeo dei brevetti, perché effettivamente abbiamo tutta una serie di premesse d'innovazione sviluppate in Italia, ma potrebbe essere davvero un punto importante per il rilancio.

La nostra interpellanza, ovviamente, come quella dei colleghi del Partito Democratico, elaborata prima delle decisioni di ieri del Presidente del Consiglio, aveva all'interno una serie di motivazioni a sostegno della città di Torino, e ne elenco alcune, che erano prettamente di due caratteri: il carattere di ecosistema dell'innovazione e di storia, infatti, Torino è stata la città ad ospitare il primo ufficio italiano di marchi e brevetti, e poi il fatto di avere un ecosistema molto sviluppato in termini sia della parte legale, ci sono tanti studi legali molto importanti a livello nazionale sulla proprietà intellettuale, e centri di ricerca come l'università il Politecnico.

Detto questo, abbiamo appreso della notizia, come abbiamo appreso anche di un'altra notizia, che Torino sarà la città ad ospitare l'Istituto italiano di intelligenza artificiale. Ieri, la sindaca Appendino ha rilasciato questa dichiarazione tramite un comunicato e, dato che è bello parlare di innovazione quando poi le cose si riescono a fare e si portano avanti, quindi, accogliamo con molto favore questa cosa; dal comunicato della sindaca vediamo che si parla di 80 milioni di euro all'anno di budget, per le iniziative e il personale di 600 persone presso la città e, come sappiamo, l'intelligenza artificiale all'interno dell'innovazione è forse una delle tecnologie più importanti perché è molto trasversale, dal settore medicale all'agrifood, dall'industria alla robotica, quindi, forse è vero che per la città di Torino è sfumata la candidatura in questo senso, però c'è stata questa grande opportunità di diventare sede dell'Istituto italiano per l'intelligenza artificiale.

Chiudo su una riflessione un po' più generica e credo che, poi, il Governo su questo si esprimerà; questi, sia il Tribunale dei brevetti che l'Istituto italiano di intelligenza artificiale, non sono degli eventi spot, ma dietro c'è tutta un'azione organica del Governo, dal Fondo nazionale innovazione al Fondo Enea per il trasferimento tecnologico, al Piano nazionale della banda ultralarga, senza contare tutta la normativa sviluppata per le start up e per le PMI innovative. Quindi, la richiesta al Governo è anche di continuare in questo senso, perché, se vogliamo rilanciare il Paese - anche qui mi permetto di dire in maniera trasversale, perché non sono temi divisi dall'ideologia, ma penso che tutto il Parlamento possa sostenere un'azione forte sull'innovazione tecnologica - è importante che ci siano ulteriori iniziative in questo senso.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente; ringrazio gli interpellanti per questo quesito, che ci dà modo di riparlare di un tema molto importante, che è il rilancio dell'innovazione nel nostro Paese che passa sicuramente attraverso la deposizione di nuovi brevetti e, quindi, dal Tribunale dei brevetti, ma anche attraverso tutto quel mondo dell'innovazione trasversale, come diceva l'interpellante, ovvero dall'intelligenza artificiale ai sistemi di blockchain e a tutto quello che passa in mezzo, e che il Governo identifica come priorità nella sua azione in questo periodo storico particolare, in cui il rilancio del Paese, anche in una fase post-COVID, dove sono state messe veramente a dura prova tutte le strutture esistenti, passa sicuramente da un'innovazione concreta che, anche attraverso i fondi che si stanno ottenendo, sempre con l'azione del Governo, anche a livello europeo, si può sicuramente provare a incanalare nella giusta direzione in modo da creare un vantaggio nel futuro ancora più consistente.

Come è stato già anticipato, è stato proprio reso noto, ieri sera, da parte del Consiglio dei ministri, che il Governo ha individuato Milano come sede, come città candidata a ospitare la sezione di Londra della divisione centrale del Tribunale unificato dei brevetti, il cosiddetto TUB. Come è noto, infatti, alla fine di febbraio di quest'anno, il Governo del Regno Unito ha annunciato che a seguito del suo ritiro dall'Unione europea non proseguirà la sua adesione al Tribunale unificato dei brevetti e l'assegnazione delle differenti sedi del TUB è definita nel testo dell'Accordo stesso e prevede che il Tribunale di primo grado sia costituito da una sezione centrale, con sede a Parigi, e da sezioni specializzate per materie a Londra e Monaco di Baviera. La riassegnazione di una delle sedi implica quindi la riapertura dell'Accordo, che dovrebbe essere rinegoziato con gli altri Stati membri, con esiti non scontati. È solo nel quadro di tale negoziato che potrà essere sostenuta la candidatura italiana per ospitare la sezione di Londra della divisione centrale del TUB. Questo processo potrà, peraltro, essere avviato solo successivamente all'entrata in vigore dell'accordo istitutivo del tribunale; a seguito del ritiro del Regno Unito gli Stati membri che hanno ratificato l'accordo TUB scendono a 15, comunque al di sopra della soglia di 13, necessaria ai fini dell'entrata in vigore, ai sensi dell'articolo 89 dell'Accordo. Fra questi manca, però, ancora la Germania, uno dei tre Paesi la cui ratifica è condizione necessaria per l'entrata in vigore del TUB. Il Governo tedesco ha dovuto recentemente avviare un nuovo iter parlamentare di ratifica, a seguito della pronuncia dello scorso 20 marzo, con cui la Corte costituzionale federale tedesca ha dichiarato nulla la precedente ratifica per assenza della maggioranza richiesta dei due terzi.

Il Governo federale intenderebbe portare a termine il nuovo processo di ratifica con la maggioranza richiesta entro la fine di quest'anno.

I due processi, quello dell'entrata in funzione del TUB e quello di rinegoziazione dell'accordo, potrebbero richiedere tempi lunghi. Nelle more potranno essere attuate misure temporanee, volte a garantire il funzionamento del Tribunale e del sistema brevettuale pur in assenza della sezione londinese della divisione centrale del tribunale di primo grado del TUB.

Tale è essenzialmente lo scopo della riunione del 10 settembre del “Comitato preparatorio”, ovvero l'organismo tecnico composto da tutti gli Stati firmatari dell'Accordo incaricato di curare la preparazione all'entrata in funzione del Tribunale. Il TUB dovrà infatti avviare i suoi lavori subito dopo la ratifica tedesca, come auspicato dalla Commissione europea e dagli stessi ambienti industriali italiani.

A tal fine, la presidenza del “Comitato preparatorio” dovrebbe proporre di rinviare per un periodo di tempo la discussione sull'apertura di una nuova sezione di sostituzione di Londra, con l'adozione di una soluzione provvisoria che preveda la ripartizione del carico di lavoro di Londra tra Parigi e Monaco di Baviera. Si tratta di una decisione ampiamente condivisa tra i Paesi parte dell'accordo, e che appare inevitabile proprio per consentire l'avvio immediato dell'operatività del TUB. Non è prevista dunque alcuna decisione definitiva sulla sede di destinazione della sezione londinese del TUB nella riunione del “Comitato preparatorio” del 10 settembre.

Il Governo, insieme alla città di Milano, intende utilizzare tale periodo transitorio per mettere a punto un articolato dossier di supporto alla nostra candidatura. Contrariamente a quanto riportato da diversi organi di stampa, dunque, non sono state ufficializzate al momento candidature da parte di altre città europee.

La scelta di Milano è una decisione strategica in direzione di un ulteriore contributo italiano alla crescita e sviluppo dell'Unione europea. In caso di esito positivo, Milano si affiancherà a Parigi e Monaco nel compito di registrare le nuove scoperte e soluzioni ideate nel campo delle scienze umane e del farmaceutico. La città, che già ospita una delle sedi locali del TUB, è stata scelta anche per le sue caratteristiche: a Milano si trova il Tribunale delle imprese, che tratta il maggior numero (circa il 70 per cento) di cause brevettuali in Italia. La Lombardia è da sempre la regione italiana che deposita il maggior numero di brevetti: in particolare, il suo capoluogo spicca per l'elevato tasso di brevettazione da parte del settore privato, tenuto conto che vi è un'alta concentrazione di imprese sul territorio. Milano è una delle città europee più innovative: nel 2019 il 21 per cento delle domande di brevetto europeo presentata dall'Italia all'Ufficio europeo dei brevetti proviene da Milano, ed il 34 per cento dall'intera Lombardia. Il capoluogo lombardo ospita inoltre la sede dell'Ordine dei consulenti in proprietà industriale e dei principali studi di mandatari di brevetti. La città è ben collegata sotto il profilo infrastrutturale e ha un'ottima capacità ricettiva; i locali della sede del TUB sono peraltro sufficientemente grandi per ospitare anche la sede centrale.

Il Governo italiano ha seguito con la massima attenzione e ai massimi livelli il processo di entrata in vigore dell'accordo TUB e delle conseguenze della Brexit; dopo una riflessione si è dunque arrivati alla scelta, che rappresenta la soluzione migliore e certamente quella che ci dà più possibilità di risultato.

Torino è stata invece scelta come sede principale per l'Istituto italiano per l'intelligenza artificiale, l'I3A, il network che coordinerà le varie attività di ricerca in questo campo e che costituirà uno dei tasselli principali della strategia definita dal Ministero per lo sviluppo economico. Si tratta di una struttura di ricerca e trasferimento tecnologico capace di attrarre talenti nel mercato internazionale, e contemporaneamente diventare un punto di riferimento per l'intelligenza artificiale in Italia, in linea con le principali direttrici di sviluppo tecnologico: quindi 5G, cybersecurity, Industria 4.0. I settori principalmente coinvolti saranno robotica, IoT, sanità, energia, agrifood, pubblica amministrazione, aerospazio e digital humanities.

L'obiettivo è creare una sinergia tra le due città, e allo stesso tempo consolidare l'asse Nord-Ovest del Paese: una strategia che renderebbe ancora più forti Milano e Torino, e con esse l'Italia e la competitività del nostro Paese. Una strategia che, come dicevo in apertura, ha il pieno interesse a creare una struttura nazionale consistente e in grado di competere con i Paesi nostri partner, ma anche nostri competitor nei temi più innovativi della scienza applicata all'industria, in modo tale da farci posizionare nei prossimi anni anche e sempre più all'avanguardia rispetto al resto dello scenario globale.

PRESIDENTE. L'onorevole Berlinghieri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza n. 2-00913.

MARINA BERLINGHIERI (PD). Presidente, sono molto soddisfatta della risposta. Mi auguro che, proprio come diceva il sottosegretario, siccome l'esito anche a livello europeo non è scontato essendo oggetto di una negoziazione piuttosto complicata, e sappiamo bene che gli interessi all'interno dell'Europa, soprattutto sui temi delle nuove tecnologie e di ciò che riguarda il futuro economico dell'Europa, che passa attraverso il potenziamento dell'innovazione tecnologica, sono oggetto di grandi battaglie. Ci auguriamo quindi che il Governo segua con grande attenzione anche tutte le procedure negoziali che inizieranno dopo il 10 settembre, perché dall'assegnazione del TUB passa uno dei tasselli fondamentali del protagonismo del nostro Paese in Europa.

PRESIDENTE. L'onorevole Carabetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza n. 2-00916.

LUCA CARABETTA (M5S). Presidente, grazie sottosegretario, ovviamente siamo soddisfatti. C'erano state delle anticipazioni, e io stesso nel mio intervento di apertura ho anticipato che, avendo poi il Governo scelto la città di Milano, comunque ci sarà sostegno da parte di Governo, maggioranza e, spero, anche opposizione, perché è un'opportunità per il Paese, non per una parte politica. In questo senso ringrazio quindi anche la collega e i colleghi del Partito Democratico, perché c'è stato un lavoro su questo fronte. Il sottosegretario Di Stefano, come già anticipato, parlava di (mi sono segnato le parole esatte) “esiti non scontati del negoziato”: credo che questo sia un messaggio che vuole essere dato a tutto il Parlamento, di sostegno forte per arrivare a questo risultato.

Questo riguardo a Milano; riguardo a Torino, chiaramente, dato che l'interpellanza poi riguardava in particolare la città di Torino e nella risposta c'è stato anche un approfondimento rispetto all'Istituto italiano per l'intelligenza artificiale e alle diverse strategie del Governo e alle strategie del Ministero dello Sviluppo economico in particolare, in capo al quale sono tutte queste tematiche, lato MoVimento 5 Stelle e penso Parlamento c'è tutto il sostegno in un'azione trasversale per sostenere questo tipo di iniziative, perché come giustamente il sottosegretario diceva, questi sono elementi di competitività in Europa, ma anche no. È chiaro che noi abbiamo dei gap infrastrutturali e di investimenti molto grandi rispetto agli altri Paesi: in altri Paesi il mercato dell'innovazione è partito vent'anni fa, trent'anni fa, qui purtroppo siamo arrivati un po' alla lunga; però adesso ci sono queste iniziative di cui parlavo all'inizio, da ENEA, Fondo nazionale innovazione, la disciplina proprio, la policy. E quindi in questo senso io auspico solo che si continui, e che poi queste declinazioni anche territoriali delle iniziative del Governo si moltiplichino, perché l'innovazione non è solo policy dall'alto, ma è anche poi declinarla sul territorio. Quindi, grazie al Presidente e grazie al sottosegretario.

(Iniziative per garantire l'erogazione dei servizi essenziali delle sedi diplomatico-consolari nell'attuale fase di emergenza sanitaria - n. 2-00915)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Schiro' ed altri n. 2-00915 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Angela Schiro' se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANGELA SCHIRO' (PD). Signora Presidente, sottosegretario, colleghi - adesso ce ne sono pochi –, in molte circoscrizioni consolari sono già arrivati i plichi contenenti le schede che consentiranno ad oltre 4 milioni e 600 mila elettori di esprimere il loro voto sul referendum confermativo, riguardante la legge che riduce il numero dei parlamentari. In diversi luoghi dunque, per il particolare meccanismo previsto dalla legge n. 459 del 2001 sul voto per corrispondenza e dalle modifiche ad essa introdotte dal decreto-legge cosiddetto Agosto, si sta già votando. Tuttavia, anche se la pausa feriale ha impedito un più tempestivo esame di una mia interrogazione in materia, è doveroso che il Governo dia delle risposte ai quesiti che da diverse settimane sono stati sollevati da più parti: in particolare dal Consiglio generale degli italiani all'estero, in ordine alla possibilità di esercitare all'estero in modo informato e consapevole il diritto di voto e alla possibilità di superare le difficoltà operative insorte in alcune realtà a seguito appunto della particolare incidenza della pandemia.

Devo purtroppo rappresentare il mio disappunto sul modo parziale e tardivo con cui si è realizzata la campagna informativa istituzionale, che, lo ricordo, è prescritta dalla legge n. 459 del 2001: se non ci fosse stato l'attivismo dei rispettivi comitati in sostegno per il sì o per il no, in giro ci sarebbe stato ben poco.

Voglio dirlo con estrema chiarezza: con queste premesse, che nessuno si permetta all'indomani del risultato, a fronte di un eventuale limitata partecipazione al voto, di riprendere l'eterna polemica sulla validità del voto per corrispondenza o, addirittura, sull'opportunità del voto degli italiani all'estero, riaprendo il vecchio rigurgito di possibile mutilazione del sistema di partecipazione democratica previsto dalla Costituzione. A questo elemento di natura organizzativa si aggiungono le specifiche ed alcuni casi di gravi difficoltà dovute all'agibilità dei servizi pubblici in alcuni Paesi colpiti duramente dal COVID-19. La situazione di alcune aree degli Stati Uniti è nota, ma le preoccupazioni maggiori vengono da alcune realtà del Sud America, dove il contagio veramente sta frenando la vita civile, in particolare in Brasile, dove si è aggiunto anche uno sciopero generale delle Poste. Si stima che soltanto il 50 per cento delle buste, ad oggi, siano state consegnate. Ciò comprometterà seriamente la riconsegna nei tempi stabiliti dalla legge dei voti espressi dagli italiani in Brasile.

Sempre dal Brasile, sembra che alcuni consolati, nonostante lo sciopero, abbiano atteso l'ultimo giorno utile per la spedizione dei plichi, a differenza per esempio dell'Argentina, inviando con una media di una settimana di differenza i plichi elettorali rispetto ad altri Paesi della ripartizione America Meridionale. Da questo punto di vista, si assiste a sperequazioni sui tempi di partenza e su possibili disomogeneità di interpretazione delle disposizioni ministeriali in proposito.

Il MAECI ha tenuto conto di tutto questo? Si è riusciti, nonostante tutto, a garantire non solo una regolare spedizione, ma anche una ragionevole sicurezza di recapito dei plichi da consegnare agli elettori e del ritorno presso i consolati delle buste con le schede votate entro le date prestabilite? So che è un impegno complesso e difficile, tanto più che una ventina delle nostre sedi diplomatiche e consolari hanno subìto direttamente il contagio, nelle persone di alcuni addetti ai servizi e, di conseguenza, sono state chiuse.

Mentre esprimo, a nome di tutti gli eletti all'estero e a nome del mio gruppo di appartenenza, solidarietà e riconoscenza per i lavoratori che sono stati vittime di contagio nell'esercizio delle loro funzioni, insisto sull'esigenza che sia fatto il tutto possibile per limitare al massimo i danni per i nostri connazionali che, a loro volta, non vivono in una condizione di maggiore tranquillità, anzi hanno visto crescere le loro difficoltà nell'ottenere i servizi essenziali da parte delle strutture preposte. Qualche giorno fa, un noto giornale titolava: “Esistono ancora gli italiani all'estero?”. Anche se non sempre ricevono dall'istituzione e dall'opinione pubblica un'attenzione adeguata, non solo esistono, ma, continuo a dirlo in quest'Aula, per la nostra Costituzione sono cittadini a tutti gli effetti, con eguali prerogative rispetto agli altri. Ecco perché è doveroso che il Governo dimostri di avere consapevolezza delle situazioni aperte e di operare concretamente per evitare che le obiettive difficoltà degli ultimi mesi diventino ulteriori remore nell'esercizio di alcuni loro fondamentali diritti. Sono in gioco, infatti, diritti primari di cittadinanza, come quello di esprimere il proprio voto in una consultazione di rilevanza costituzionale o di ottenere dallo Stato i servizi che ad ogni cittadino sono riconosciuti.

La mia interpellanza, in effetti, va oltre la questione del voto e richiama altre due situazioni che sono meno occasionali e sicuramente però anche più sentite da parte delle nostre comunità: la prima è quella dell'accesso ai servizi resi ai nostri connazionali e della fluidità della loro erogazione, già problematica prima della fase della pandemia. A seguito delle misure adottate, l'accesso reale, e spesso anche virtuale, ad alcuni consolati è diventato estremamente difficile e le tempistiche di risposta e di risoluzione delle pratiche spesso sono incompatibili con le necessità reali degli utenti e con le scadenze che non sono più procrastinabili. Faccio un caso per tutti, appena oggi portato alla mia attenzione: un connazionale di Lione, che ha fatto la richiesta del rinnovo del passaporto, si è visto fissare l'appuntamento per maggio 2021: stiamo parlando del passaporto, di uno strumento indispensabile nella vita di tutti i giorni e per la mobilità.

Vorrei che fosse chiaro che queste cose non le dico solo per dare voce a un disagio diffuso, pur senza indulgere a uno spirito di protesta che faccia mettersi in moto soprattutto quando mancano informazioni adeguate, ma, vivendo all'estero, per rendere tutti noi consapevoli che si sta sviluppando, tra molti connazionali che sono quotidianamente alle prese con difficoltà di rapporti con la nostra amministrazione, un atteggiamento di delusione e di distacco verso le istituzioni italiane e le sue strutture presenti oltre i confini. E questo proprio mentre il numero degli espatriati tende costantemente ad aumentare; e l'Italia, per la crisi in cui è caduta a causa della pandemia, ha bisogno più che mai del supporto consapevole di tutte le forze di cui dispone nello scenario globale, ad iniziare dai suoi cittadini all'estero.

Mi aspetto, dunque, che il Governo non dia risposte rituali a questa esigenza, ma si ponga con responsabilità il compito di superare al più presto, anche con uno sforzo straordinario, come sta facendo in altri settori della società e dell'economia, la situazione che si è venuta a determinare.

Tra queste risposte, la mia interpellanza si sofferma su un elemento che non credo si possa eludere: per compensare, almeno in parte, la strutturale carenza di personale nelle nostre sedi diplomatiche e velocizzare le procedure, servendosi degli strumenti telematici più attuali, è in corso un programma di progressiva informatizzazione dei servizi della nostra rete, che rappresenta certo un passaggio obbligato per lo sviluppo, in prospettiva di un più moderno sistema di servizi. Non è il caso, però, come i fatti degli ultimi anni hanno dimostrato, di attribuire effetti miracolistici a questa progressiva sostituzione dei servizi in presenza. È, tuttavia, opportuno porsi un impegno di accelerazione e di più articolata applicazione del programma, proprio in conseguenza della severa lezione che il Coronavirus ci ha impartito. Insomma, non si può rispondere con scelte e cadenze ordinarie a situazioni straordinarie, talvolta drammatiche. Per cui credo che non si possa sfuggire alla necessità di riorientare sulle nuove e cresciute esigenze i programmi in corso e ricercare le opportune calibrature che la situazione impone.

Un altro punto di grande delicatezza riguarda l'esigenza di mettere al riparo dai guasti della pandemia un settore per noi strategico, qual è quello della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Ho più volte insistito sull'assoluta necessità di prolungare e dotare di adeguate risorse il fondo quadriennale per il sostegno e la promozione della lingua e della cultura all'estero, che quest'anno scade. Allo stesso tempo, ho presentato una proposta di legge mirante a reintegrare presso il MAECI il contingente che oggi è diviso tra due Ministeri e che ha il compito di preparare le graduatorie del personale da inviare all'estero e di procedere alla destinazione delle sedi estere. Oltre alla necessità strutturale di non ridurre drasticamente il livello delle risorse destinate al settore culturale degli ultimi anni, pena l'azzoppamento della promozione integrata del sistema Paese, del sistema Italia nel mondo, si è evidenziata l'opportunità di evitare che la contrazione delle ore di insegnamento a causa della pandemia non diventi un elemento di calcolo di finanziamenti futuri, mettendo a carico degli enti i danni del COVID. Allo stesso tempo, è indispensabile che i tempi di erogazione degli anticipi e dei saldi siano più adeguati alle esigenze di funzionamento dei soggetti in campo, che spesso se la devono vedere con le autorità scolastiche locali.

Se, come temo, non si coglierà l'occasione dell'approvazione del “decreto Semplificazioni” per superare la questione del contingente di personale che destina gli insegnanti all'estero, in modo che gli anni scolastici possano iniziare con regolarità, rispettando gli alunni e le loro famiglie e non compromettendo il buon nome dell'Italia rispetto all'opinione pubblica di altri Paesi, sarà necessario in ogni caso farlo al più presto, eventualmente anche avviando l'esame delle proposte di legge già presenti in Parlamento.

Concludendo, non è mai piacevole parlare di problemi aperti, di diritti di cittadinanza non pienamente riconosciuti, soprattutto per chi, come me, vivendo all'estero, fa della buona immagine dell'Italia una questione di status e riconoscimento, collettivo e individuale. Ma spero che risulti chiaro che, in un momento di così grave difficoltà, alle nostre istituzioni e, in particolare al Governo, non si chiedono concessioni e favori particolari, ma un impegno di riconoscimento di piena cittadinanza di milioni di persone, che oggi rappresentano più che mai un ponte indispensabile per un positivo e convincente rilancio del Paese sulla scena internazionale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale Di Stefano ha facoltà di rispondere.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Ringrazio l'onorevole Schiro' per questa interpellanza, che affronta diversi temi, tutti molto importanti.

Quanto al primo punto, ovvero la tutela del personale in servizio nelle sedi diplomatico-consolari e la contemporanea necessità di continuare a erogare i servizi essenziali per i nostri connazionali all'estero, è necessario innanzitutto ricordare che la rete di ambasciate e consolati d'Italia è rimasta operativa con continuità, sin dall'inizio della crisi COVID-19, nel marzo scorso. Anche quando, in alcuni specifici casi, a seguito di positività accertata o sospetta al Coronavirus di personale in servizio, le strutture e le sedi sono state temporaneamente sgomberate e poi sanificate, ciò non ha mai comportato l'interruzione delle attività indifferibili e degli interventi prioritari e urgenti a favore dei connazionali, erogati assicurando la massima tutela della salute degli operatori consolari, nonché degli utenti che si recano nei consolati.

Come è noto, il decreto-legge Rilancio consente il lavoro in presenza negli uffici all'estero nei limiti previsti dalle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali per il contenimento della diffusione del COVID-19. Anche in Paesi in cui la limitazione dei movimenti è molto marcata, a causa di disposizioni delle autorità locali, il personale della Farnesina all'estero ha comunque continuato, e continuerà, a fornire assistenza a tutti i connazionali all'estero, senza alcuna interruzione degli interventi emergenziali, organizzando l'attività lavorativa in modo flessibile è anche attraverso il lavoro da remoto.

All'inizio dell'emergenza si è stabilito di ricevere il pubblico solo su appuntamento e previa valutazione delle ragioni di necessità ed urgenza e dell'essenzialità del servizio richiesto. Allo stato attuale le sedi gestiscono in modo autonomo, modulando l'operatività a seconda delle condizioni locali, ma sempre garantendo il rispetto delle misure di distanziamento sociale, l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuali ed evitando assembramenti.

In relazione all'esercizio del voto all'estero per il prossimo referendum confermativo, si assicura che le disposizioni a tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro e le relative misure precauzionali saranno scrupolosamente applicate, nonostante il maggior impegno richiesto alle sedi all'estero in vista del voto. Istruzioni sono state fornite per ribadire che le operazioni elettorali che permetteranno agli italiani all'estero di esprimere il proprio voto vengano organizzate in modo compatibile con l'esigenza, assolutamente prioritaria e inderogabile, di evitare la diffusione del contagio e di tutelare la salute di tutti i lavoratori. Tanto i dipendenti dell'amministrazione centrale quanto quelli impiegati all'estero stanno lavorando alacremente, garantendo tutte le ore in presenza necessarie affinché sia assicurato il diritto al voto. Allo scopo di agevolare le operazioni elettorali all'estero nel difficile contesto epidemiologico attuale, sono state predisposte delle modifiche normative al testo della legge n. 459 del 2001 che regola il voto dei nostri connazionali all'estero, incorporate nel decreto-legge Semplificazione, attualmente in corso di conversione.

Il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale ha avviato un'ampia e capillare campagna informativa, anche attraverso il sito istituzionale della Farnesina e i suoi canali social, per illustrare le modalità di partecipazione al voto e le scadenze del calendario elettorale. Fondamentale è anche il ruolo delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari: ogni sede ha, infatti, curato la campagna informativa sui propri siti istituzionali, canali social e attraverso tutti i mezzi di informazione ritenuti localmente più opportuni, quali i giornali o i programmi televisivi e radiofonici. Un ruolo informativo importante è anche svolto dai comitati degli italiani all'estero, dal Consiglio generale per gli italiani all'estero, nonché da tutte le realtà associative degli italiani nel mondo. Va infine ribadita l'importanza dello stesso plico elettorale che, come previsto dalla legislazione vigente, contiene tutto il materiale utile, incluso un foglio illustrativo con precise indicazioni riguardanti la corretta espressione del voto.

Venendo al quesito sulle attività di promozione della lingua e cultura italiana messe in campo dalla rete del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, sin dal mese di marzo, molti istituti italiani di cultura hanno proseguito in modalità telematica i corsi di lingua italiana che sono solitamente erogati in presenza, garantendo in tal modo la continuità dell'insegnamento per gli iscritti. Il Ministero, oltre a sostenere queste iniziative, sta lavorando con fondi messi a disposizione dal “decreto Cura Italia” alla realizzazione di una piattaforma online di e-learning destinata agli istituti italiani di cultura.

Quanto alla promozione della cultura gli istituti hanno potuto avvalersi delle iniziative online promosse dal Ministero, tra cui: la campagna #WeAreItaly, che ha coinvolto 100 artisti; la rassegna “Fare Cinema”, fruibile in tutto il mondo su Rai Play; il programma “EstateALLitaliana”, realizzato in collaborazione con i principali festival estivi sul territorio nazionale. Si segnala inoltre il sostegno del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale al recente lancio del portale Newitalianbooks.com, per favorire l'internazionalizzazione del comparto editoriale italiano.

Con specifico riferimento all'ipotesi di riassegnazione dal Ministero dell'Istruzione al MAECI delle competenze relative alla selezione del personale da inviare all'estero, predisposizione e gestione delle relative graduatorie e destinazione all'estero del personale della scuola, si ricorda che proposte in tal senso, che si sostanzierebbero in alcune modifiche da apportare al decreto legislativo n. 64 del 2017, sono effettivamente state avanzate in occasione della conversione in legge del “decreto Semplificazione”, sotto forma di emendamenti parlamentari, poi dichiarati, però, inammissibili dall'Aula. Il Governo è pronto a dialogare con il Parlamento per trovare le migliori soluzioni volte a garantire la più efficace gestione del personale della scuola all'estero.

Per quanto attiene al programma di digitalizzazione dei servizi della rete diplomatico-consolare, la pandemia in atto ha dato un'ulteriore spinta al processo in corso di dematerializzazione delle procedure e digitalizzazione dei servizi ai cittadini e ad imprese. Un ulteriore impulso in tale direzione potrà avvenire grazie alle risorse del Recovery Fund che ha tra le sue macro-priorità proprio la digitalizzazione. E anticipo che, nel pacchetto di proposte del Ministero degli Affari esteri proprio in tema di Recovery Fund, una grossa fetta delle proposte – poi andranno ovviamente accettate – è dedicata alla digitalizzazione dei servizi per gli italiani all'estero in modo proprio da sgravare i consolati del carico fisico di presenza e portare i servizi direttamente in mano ai cittadini italiani all'estero.

Sono oltre venti i portali online e i programmi gestionali realizzati o rinnovati negli ultimi mesi o, attualmente in fase di rilascio. Si cita a titolo esemplificativo il nuovo portale InnoviItalia https://innovitalia.esteri.it, online dallo scorso primo luglio, che censisce i ricercatori italiani all'estero con l'obiettivo di metterli in contatto tra loro e con le imprese, le università, gli enti di ricerca e le istituzioni.

In merito ai servizi consolari, si segnala che lo scorso 15 luglio è stato pubblicato in una nuova veste grafica il portale FAST IT per il rilascio dei servizi consolari (anche con credenziali SPID), in conformità con le nuove linee guida dell'Agenzia per l'Italia digitale e di e-Government, con l'obiettivo di renderlo di più facile utilizzo per l'utenza. Entro il mese di ottobre sarà rilasciata un'ulteriore versione.

Sono, inoltre, in fase di realizzazione sullo stesso portale – che, ad oggi, consente al connazionale di comunicare le variazioni di residenza - nuovi servizi: tra questi la possibilità di registrarsi al voto in vista delle prossime elezioni per il rinnovo dei Comites, previste per il 2021. Alle sedi consolari pilota di Vienna, Atene e Nizza - che lo scorso autunno hanno avviato il rilascio della carta d'identità elettronica agli italiani residenti nelle rispettive circoscrizioni - si sono aggiunte, nei mesi di giugno e luglio, anche Riga, Tallin, Vilnius, Bucarest e Nicosia. Nelle prossime settimane la sperimentazione partirà inoltre anche presso le nuove sedi consolari in Germania e in Lussemburgo. In questi uffici l'operatore consolare può direttamente interrogare l'Anagrafe nazionale della popolazione residente. Si tratta pertanto di un significativo progresso a vantaggio di una più efficace gestione degli schedari consolari e di una maggiore efficienza del servizio reso al cittadino, anche nell'ottica del principio once only – la Pubblica Amministrazione chiede al cittadino i dati “una volta soltanto”; questo è un progetto che, con la ministra Dadone, stiamo cercando di applicare a tutte le forme di accesso agli atti da parte dei cittadini italiani –, in linea con le previsioni del Codice dell'amministrazione digitale e del Piano triennale per l'informatica nella Pubblica amministrazione.

In vista dell'appuntamento referendario, è stato inoltre aggiornato il portale Voto all'estero in uso presso le sedi consolari al fine di guidarne il lavoro, supervisionarne ogni fase di attività e monitorarne spese e statistiche, con l'obiettivo di garantire, in maniera sempre più efficace, il diritto di voto dei connazionali all'estero e la recapitabilità dei plichi elettorali. Gli applicativi usati dagli operatori consolari e relativi all'elenco elettori sono stati aggiornati in modo da realizzare una integrazione con la piattaforma dello schedario consolare (SIFC), realizzando pertanto un significativo snellimento del lavoro e una maggiore celerità di trattazione delle pratiche relative al voto. Sull'applicativo di gestione degli elenchi elettori sono state inoltre aggiunte alcune funzionalità, tra le quali l'utilizzo di un codice a barre per il tracciamento dei plichi elettorali non recapitati.

Il MAECI ha aderito alla piattaforma PagoPA per il pagamento dei servizi consolari online e, negli ultimi mesi, si sono avuti i contatti con il Ministero dell'Innovazione e della digitalizzazione al fine di testare il relativo Portale dei pagamenti, che sarà attivo presso le sedi pilota entro la fine dell'anno.

Proseguono anche le attività relative all'aggiornamento della piattaforma Prenota Online, con la quale gli italiani residenti all'estero possono prenotare un appuntamento presso l'ufficio consolare di competenza. La nuova piattaforma sarà disponibile in fase di test in alcune sedi pilota entro la fine dell'anno e prevede nuove funzionalità, tra le quali un sistema di gestione delle code e un più robusto sistema di autenticazione, in grado di superare le criticità presenti sull'applicativo esistente che gestisce già oltre 600 mila appuntamenti all'anno.

Il sistema Funzionario itinerante consoli onorari consente ai titolari di uffici consolari onorari di acquisire i dati biometrici dei richiedenti passaporto e di caricarli telematicamente su un circuito protetto, per la successiva lavorazione da parte del competente ufficio di prima categoria. In ragione della positiva accoglienza di tale iniziative da parte degli italiani all'estero, si intenderebbe replicare il progetto anche per le pratiche di richiesta della carta d'identità elettronica. Con specifico riferimento al passaporto elettronico, insieme all'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e al Ministero dell'Interno sono stati adeguati infrastruttura e sistemi di rilascio secondo le nuove direttive ICAO con modifica degli algoritmi di cifratura, che ne hanno aumentato l'integrità e la sicurezza.

Con l'imminente aggiudicazione da parte dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato della gara europea relativa all'aggiornamento tecnologico delle infrastrutture periferiche di emissione dei passaporti elettronici, sarà inoltre possibile nei prossimi mesi la sostituzione di tutti i dispositivi informatici presso la rete diplomatico-consolare atti alla lavorazione e al rilascio dei passaporti e il rinnovo dei servizi di assistenza.

Si segnala poi che è stato avviato il progetto di digitalizzazione degli archivi cartacei delle sedi consolari, in stretto contatto con l'Agenzia per l'Italia digitale, anche in vista della prossima pubblicazione delle nuove linee guida sulla formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici. Nelle more di tale pubblicazione, alle sedi consolari sono stati inviate le prime istruzioni operative di processo e tecnologiche e numerose sedi hanno aderito all'iniziativa, inviando i propri progetti. Le prime sedi pilota potranno avviare le attività auspicabilmente entro la fine dell'anno. Partiranno inoltre, entro la fine di settembre, le attività relative alla personalizzazione di una piattaforma per la gestione documentale degli uffici della Farnesina, della rete diplomatico-consolare e degli istituti italiani di cultura. La nuova piattaforma consentirà una più efficace gestione del documento informatico e di protocollo, una migliore interoperabilità con altre pubbliche amministrazioni, con l'obiettivo costante della dematerializzazione crescente e dello snellimento dei metodi di lavoro. Infine, è importante segnalare che, nel pieno della crisi pandemica, già ad inizio maggio, il Ministero degli Affari esteri, a seguito dell'applicazione di modalità flessibili di lavoro anche alle sedi estere, ha adottato un'apposita soluzione volta a consentire a circa venti grandi uffici diplomatico-consolati pilota - mediante la configurazione in VPN, di dispositivi dedicati - l'accesso da remoto agli applicativi ministeriali impiegati per lo svolgimento delle attività consolari, incluse quelle propedeutiche all'esercizio del diritto di voto in occasione del prossimo referendum costituzionale.

Nel frattempo, sono state individuate e sono in corso di test ulteriori soluzioni tecnologiche (“bolla protetta” e sistema di doppia autenticazione, per citarne un paio), che, nel garantire adeguati livelli di protezione informatica, consentano di ampliare l'accesso da remoto ad un maggior numero di sedi e di applicativi.

L'impegno della Farnesina verso la digitalizzazione dei processi e dei servizi è reale e già concretamente misurabile nei risultati ottenuti.

Continueremo in questa direzione - che rappresenta una priorità - al fine di migliorare i servizi a cittadini ed imprese, con ricadute positive per il sistema Paese.

Per quanto riguarda un tema molto importante sollevato dall'onorevole Schiro' all'inizio, ovvero la riconoscibilità di questi processi e la conoscenza di questi processi da parte dei cittadini italiani residenti all'estero, credo che vada condivisa anche con il Parlamento probabilmente una strutturazione di interventi di comunicazione massiccia verso gli italiani all'estero perché purtroppo ci rendiamo conto direttamente che spesso i tanti servizi che abbiamo a disposizione vengono poco conosciuti o sottoutilizzati per complicazioni che si sta cercando di risolvere grazie all'interazione con il Ministero dell'Innovazione della Pubblica amministrazione, anche per permettere ad esempio il single sign-on con applicativi come lo SPID, oppure con il “PagoPA” per poter avere un unico canale di pagamenti; un'operazione che stiamo cercando di concentrare nel breve tempo, ma che ha un ritardo di decenni e quindi crediamo che ora il tempo sia maturo per poter fare un lavoro serio da questo punto di vista e portare agli italiani che vivono all'estero un risultato immediato e tangibile, specie per quelli che vivono in territori enormi, come in Latin America, che chiaramente hanno maggiori difficoltà nella presenza fisica negli istituti consolari.

PRESIDENTE. L'onorevole Schiro' ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ANGELA SCHIRO' (PD). Grazie, signor sottosegretario, per le risposte. Io prendo atto dell'impegno con cui sono state affrontate alcune delle questioni poste. La ringrazio per la risposta piuttosto circostanziata a questioni di estrema delicatezza democratica e sociale, quali l'espressione appunto del voto sul referendum, l'efficienza dei servizi ai connazionali e il buon andamento della promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, anche se non posso tacere che rimangono alcune mie preoccupazioni. Io sono molto favorevole veramente ad aumentare in maniera decisa il lavoro sugli italiani all'estero, nel senso non di vedere quello che si fa come una concessione, ma proprio come un riconoscimento di cittadinanza e anche come una consapevolezza del potenziale che c'è negli italiani all'estero per l'Italia. Siamo un Paese molto particolare per quanto riguarda l'emigrazione e spesso vediamo gli italiani all'estero soltanto con colori folcloristici; vediamo la pizzeria “Da Mario”, e via seguitando, però non ci rendiamo conto delle posizioni strategiche che si possono anche in un certo modo utilizzare per lavorare per il bene dell'Italia, per cui veramente serve un riconoscimento di cittadinanza; però, dall'altra parte, c'è anche un potenziale da riportare in Italia, perché la volontà degli italiani all'estero c'è. Io sono un esempio vivente anche del frutto dei corsi di italiano all'estero; sono nata e cresciuta all'estero e, se oggi sono qui, è grazie a questi corsi; se oggi sono qui è anche grazie a questa volontà di tornare alle radici e di fare il bene del Paese di origine dei miei genitori.

Questa sensazione che ho io è molto diffusa tra gli italiani all'estero, non solo tra quelli della generazione di mio nonno o di mio padre, che hanno affrontato un altro tipo di emigrazione, ma soprattutto oggi, tra la nuova emigrazione, che è molto eterogenea (non è vero che sono tutti cervelli in fuga e non è vero che sono tutte persone che non sanno come trovare lavoro, ma riguarda un pot-pourri di persone). Anche tra le seconde e terze generazioni c'è questa volontà di contribuire, per cui, se noi diamo la giusta attenzione, lo facciamo in primis per l'Italia, per il Paese Italia, perché c'è questo grande potenziale. Per questo, io insisto sulla lingua, sulla promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo, e lavoriamo su questo - personalmente ho presentato anche vari interventi parlamentari - perché è molto importante. Quest'anno scade questo fondo quadriennale e, se scade, veramente molte persone impegnate sul territorio, soprattutto i gestori degli enti, si troveranno in gravi difficoltà, come si sono trovati già durante i mesi più difficili della pandemia. Questa espansione della pandemia ha reso tutto ancora più difficile e complesso di quanto lo fosse già prima per noi tutti, non soltanto per l'Italia, ma per chi vive all'estero: mio padre, per fare un esempio familiare, si trova adesso anche senza una carta d'identità attuale perché è difficile accedere, in un momento come questo, ma ciò è soltanto il risultato di problemi che già c'erano prima.

Bene anche la carta d'identità elettronica: finalmente, perché sta diventando veramente una situazione molto difficile continuare ad avere una carta d'identità cartacea all'estero e semplici operazioni, come ad esempio fare un contratto di telefonia, diventano impossibili, per cui benissimo.

Riguardo al passaporto, purtroppo, vi sono dei costi che alcune famiglie, anche numerose, non possono affrontare, soprattutto se non si muovono al di fuori dell'Unione europea, per cui bene su questo punto e continuiamo così. La situazione ovviamente, a causa di questa pandemia, è ancora diventata più difficile, per questo dobbiamo adottare delle misure anche straordinarie, come abbiamo detto anche una campagna di informazione, perché, quando si parla di digitalizzazione, è giusto, noi dobbiamo andare in quella direzione, il territorio è sempre più ampio, gli spostamenti sono sempre più lontani, la mobilità c'è, però questa digitalizzazione deve essere accompagnata da una forte campagna informativa, per accompagnare anche coloro che non hanno ancora gli strumenti per accedere a questi portali. Noi eletti all'estero avevamo avanzato anche delle proposte, a proposito di creare un portale unico per gli italiani all'estero, proprio come punto di riferimento dove trovare tutti gli altri siti che ci interessano. Per cui, io spero davvero - e ringrazio ancora per la risposta - che si sia compreso il carattere costruttivo delle mie sollecitazioni, che io e i colleghi che hanno firmato questa mia interpellanza, abbiamo voluto indirizzare al Governo.

Per quanto riguarda la scadenza elettorale, io voglio insistere nell'esercitare il massimo impegno affinché vi siano i tempi perché le buste votate riescano ad arrivare nei tempi prescritti e vi prego vivamente, se è possibile, di fare veramente, se necessario, un esame, Paese per Paese, in modo che vi sia ancora tempo per sollecitare o per fare interventi, anche di natura informativa, soprattutto mirati all'ordine del funzionamento dei servizi postali, che, come abbiamo sentito, in alcuni Paesi fanno fatica.

Concludo: sono ben consapevole dell'impegno che si è dimostrato in questi mesi nei consolati, di chi lavora nei consolati e richiamo l'attenzione del Governo sull'urgenza di ripristinare anche un'adeguata accessibilità dei consolati in presenza; già erano in sofferenza in passato - non è una novità - e oggi rischiano di diventare quasi inaccessibili in alcune realtà.

Naturalmente tutte le questioni che abbiamo adesso toccato sono di primaria importanza per noi cittadini iscritti all'AIRE, all'estero, che siamo ormai più di 6 milioni, e vi sarà sicuramente modo di tornare e lavorare insieme.

Dunque, ringrazio nuovamente il sottosegretario e spero in un buon lavoro futuro.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 8 settembre 2020 - Ore 10:

1. Discussione del disegno di legge:

S. 1883 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale (Approvato dal Senato).

La seduta termina alle 10,40.