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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 389 di lunedì 31 agosto 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 14,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 luglio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Boccia, Bonafede, Boschi, Buffagni, Cancelleri, Casa, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Fassino, Ferraresi, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Losacco, Maggioni, Marattin, Mauri, Melilli, Molinari, Morani, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Rosato, Ruocco, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Tofalo, Tomasi, Traversi, Vignaroli e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 7 agosto 2020, il deputato Paolo Lattanzio, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Annunzio della nomina di cinque Vice Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 agosto 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la S.V. che, con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, delle rispettive deleghe di funzioni conferite dai Ministri dell'Interno, dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture e dei trasporti e della Salute, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai sottosegretari di Stato presso i medesimi Dicasteri, senatore Vito Claudio Crimi, onorevole dottor Matteo Mauri, onorevole dottor Stefano Buffagni, signor Giovanni Carlo Cancelleri, e senatore professor Pierpaolo Sileri.

  Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte”.

Annunzio della nomina e cessazione di un Sottosegretario.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 14 agosto 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato sottosegretario di Stato per l'università e la ricerca il dottor Giuseppe De Cristofaro, con la cessazione contestuale dalla carica di sottosegretario di Stato per l'istruzione.

  Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte”.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico, che con lettera pervenuta in data 18 agosto 2020, la deputata Maria Teresa Baldini, già iscritta al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente. La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Annunzio della nomina di due Vice Ministri.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 25 agosto 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: "Onorevole Presidente, informo la S.V. che con decreti del Presidente della Repubblica in data odierna, adottati su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro ai sottosegretari di Stato presso il medesimo Dicastero, onorevole dottoressa Emanuela Claudia Del Re e signora Marina Sereni.

  Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte”.

Annunzio della nomina di un Vice Ministro.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 25 agosto 2020, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: "Onorevole Presidente, informo la S.V. che con decreto del Presidente della Repubblica in data odierna, adottato su mia proposta, previa approvazione da parte del Consiglio dei ministri, a norma dell'articolo 10, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, della delega di funzioni conferita dal Ministro dell'istruzione, è stato attribuito il titolo di Vice Ministro al sottosegretario di Stato presso il medesimo Dicastero onorevole Anna Ascani.

  Con viva cordialità, firmato: Giuseppe Conte”.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020 (A.C. 2617-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2617-A: Conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020.

Ricordo che nella seduta del 5 agosto sono state respinte le questioni pregiudiziali Boldi e altri n. 1, Bellucci e altri n. 2, Bagnasco e altri n. 3.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 2617-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Luca Rizzo Nervo.

LUCA RIZZO NERVO, Relatore. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Assemblea avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 83 del 2020, adottato dal Governo in relazione alla scadenza della dichiarazione dello stato di emergenza, deliberato dal Consiglio dei ministri in data 31 gennaio 2020, e alla relativa proroga fino al 15 ottobre 2020, deliberata sempre dal Consiglio dei ministri nella seduta del 29 luglio 2020.

Conseguentemente è sorta l'esigenza di prorogare con un atto normativo primario l'efficacia delle disposizioni recate dai decreti-legge nn. 19 e 33 del 2020, che, come noto, hanno predisposto misure volte a fronteggiare e a contenere l'espandersi dell'emergenza da COVID-19 in rapporto all'evolversi della situazione epidemiologica, nonché i termini di efficacia di alcune misure contenute nelle disposizioni elencate nell'allegato 1 al decreto medesimo.

Il provvedimento in oggetto si compone, dunque, di quattro articoli, due dei quali - l'articolo 2 e l'articolo 3 - recano rispettivamente la clausola di invarianza finanziaria e la disposizione sull'entrata in vigore e un allegato; in particolare, l'articolo 1, al comma 1, proroga dal 31 luglio 2020 al 15 ottobre 2020 il termine di cui all'articolo 1, comma 1, del decreto n. 19 del 2020, ai sensi del quale, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, possono essere adottate specifiche misure di contenimento dell'epidemia tra quelle indicate al comma 2 del medesimo articolo 1.

Ricordo sinteticamente che il decreto-legge n. 19 del 2020, in relazione al perdurare dell'emergenza epidemiologica, divenuta ormai pandemica, da COVID-19, ha previsto un'elencazione dettagliata delle misure di contenimento eventualmente applicabili su specifiche parti del territorio nazionale ovvero sulla sua totalità; misure che possono essere adottate per periodi predeterminati, di natura non superiore a 30 giorni, reiterabili e modificabili anche più volte fino al termine dell'emergenza.

Inoltre, tale decreto stabilisce le modalità di adozione delle misure citate attraverso l'adozione di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della salute, sentiti gli altri ministri competenti, i presidenti delle regioni interessate, ovvero il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome, nel caso in cui riguardino l'intero territorio nazionale e prevedendo in particolare un obbligo di preventiva informazione del Governo al Parlamento, il quale può approvare atti di indirizzo come più volte è già avvenuto.

Nel corso dell'esame in sede referente svoltosi presso la XII Commissione, è stato inserito il comma 1-bis, che interviene su una delle lettere del predetto comma 2, articolo 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, la lettera l), escludendo dall'eventuale provvedimento di sospensione dei congressi quelli inerenti ad attività medico-scientifiche e di educazione continua in medicina ECM. Il comma 2 dell'articolo 1 estende al 15 ottobre 2020 l'applicabilità delle misure previste dal decreto n. 33 del 2020: ricordo in termini generali che tale decreto ha stabilito il progressivo allentamento dei divieti e dei vincoli imposti nella fase più acuta dell'emergenza, superando varie previsioni limitative imposte ai sensi del citato decreto n. 19, a decorrere dal 18 maggio e fino al 31 luglio, termine che viene ora prorogato appunto al 15 ottobre.

Al riguardo segnalo che, nel corso dell'esame in sede referente, è stato introdotto l'articolo 1-bis, il quale, accogliendo i rilievi contenuti nei pareri espressi dalla Commissione affari costituzionali, dal Comitato per la legislazione e dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali, precisa che le disposizioni del decreto-legge n. 19 del 2020 si applicano nei limiti della loro compatibilità con quanto stabilito dal decreto-legge n. 33 del 2020. Tale disposizione di coordinamento si è resa opportuna, in particolare, per determinate disposizioni in materia di libertà di circolazione, di riunione e di esercizio della libertà di culto, nonché in relazione alle misure adottabili dalle regioni nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, dal momento che il provvedimento in esame proroga al 15 ottobre l'applicabilità degli interventi previsti da entrambi i precedenti decreti.

Proseguendo con l'illustrazione del contenuto dell'articolo 1 del decreto in commento, rilevo che il comma 3, come già accennato, dispone la proroga fino al 15 ottobre dei termini indicati nell'allegato 1 del decreto stesso, ad eccezione dei termini previsti dai nn. 3 e 32 dell'allegato, che sono prorogati, rispettivamente, al 31 dicembre 2021 e al 14 settembre 2020, con riferimento all'articolo 90, comma 1, primo periodo, del decreto-legge n. 34 del 2020.

Evidenzio che si tratta prevalentemente di misure attinenti alla materia sanitaria, oltre che alle materie del lavoro, della scuola, dell'università contenute in provvedimenti d'urgenza adottati in connessione all'emergenza epidemiologica da COVID-19. Tra le misure prorogate ricordo in particolare quelle concernenti: l'assunzione degli specializzandi, il conferimento di incarichi individuali a tempo determinato al personale delle professioni sanitarie e ad operatori socio-sanitari, il reclutamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta a seguito di un emendamento del relatore approvato all'unanimità dalla XII Commissione, l'incremento della dotazione dei posti letto in terapia intensiva, l'istituzione di unità speciali di continuità assistenziali, le cosiddette USCA, il fondo per le iniziative di solidarietà in favore dei familiari di operatori sanitari e socio-sanitari deceduti a causa del COVID-19, il ricorso al lavoro agile prioritariamente per i lavoratori dipendenti disabili o che abbiano nel proprio nucleo familiare una persona con disabilità e per i lavoratori immunodepressi, la continuità della governance degli enti pubblici di ricerca durante il periodo dell'emergenza, la continuità dell'attività formativa delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, le attribuzioni del commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto all'emergenza sanitaria, la sperimentazione e l'uso compassionevole dei farmaci con riferimento a pazienti affetti da COVID-19 e l'accelerazione dell'esecuzione degli interventi di edilizia scolastica.

Durante l'esame in sede referente è stato aggiunto il numero 30-bis all'allegato 1, ai sensi del quale sono prorogate dal 31 luglio al 15 ottobre 2020 le misure previste all'articolo 9 del decreto-legge n. 34 del 2020, il cosiddetto “decreto Rilancio”, relativo alla proroga di ulteriori 90 giorni dei piani terapeutici in scadenza nel periodo dell'emergenza epidemiologica in corso. I piani terapeutici interessati si riferiscono a specifiche patologie che includono ausili e dispositivi monouso e protesici. La proroga si rende necessaria al fine di ridurre il rischio di infezione da COVID-19, limitando l'affluenza negli ambulatori specialistici per ottenere il rinnovo dei predetti piani. Ai sensi del comma 4, articolo 1, viene chiarito che i termini previsti da disposizioni legislative diverse da quelle individuate nell'allegato, connessi o correlati alla cessazione dello stato di emergenza dichiarato con delibera del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020, non sono modificati a seguito della proroga al 15 ottobre dello stato di emergenza e quindi la loro scadenza resta riferita al 31 luglio 2020. Il comma 5 dispone che nelle more dell'adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del decreto-legge n. 19 del 2020, che saranno adottati sentiti i presidenti delle regioni interessate, ovvero il presidente della Conferenza delle regioni e delle province autonome nel caso in cui riguardino l'intero territorio nazionale e comunque per non oltre dieci giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, continua ad applicarsi il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 14 luglio 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 14 luglio 2020, il n. 176. Il comma 6 dell'articolo 1 stabilisce, infine, che il rinnovo dell'incarico dei direttori dei servizi di informazione per la sicurezza, ossia del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), dell'Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) e dell'Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI), può essere disposto per più di una volta con successivi provvedimenti e per ulteriori quattro anni al massimo; attualmente l'incarico dei direttori, della durata massima di quattro anni, può essere rinnovato una sola volta. Nella relazione illustrativa si evidenzia che tale disposizione introduce un elemento di flessibilità nell'intento di garantire nelle diverse situazioni, quale ad esempio lo stato attuale di emergenza sanitaria, la continuità e la funzionalità della guida degli apparati dell'intelligence, così da evitare possibili pregiudizi in un settore particolarmente delicato quale quello preposto alla tutela della sicurezza nazionale, restando - lo ribadisco - immutata la durata massima dei quattro anni. Percependo un'osservazione contenuta nel parere della I Commissione, è stato approvato in XII Commissione un emendamento del relatore volto a modificare il titolo del decreto-legge, al fine di dare conto in maniera esplicita del fatto che esso riguarda anche la disciplina del rinnovo degli incarichi di direzione di organi del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica.

Infine, Presidente, in relazione a questo provvedimento, il decreto, la cui origine è stata accompagnata lungo questi mesi anche da vivaci discussioni, se non da polemiche, sull'opportunità di proroga dello stato di emergenza, si è discusso se vi fossero o meno i presupposti di fatto per dichiararne la proroga. Credo che l'evoluzione dei dati epidemiologici e il quadro mondiale della pandemia, con intere nazioni, quando non continenti interi, alle prese ancora con numeri di contagi elevatissimi, rendano evidente, oggi, l'opportunità di prorogare modalità che consentano una rapida ed efficace risposta, nell'ottica della massima flessibilità, al mutare delle condizioni epidemiologiche, che è appunto, la ratio che motiva questo provvedimento che, appunto, rinnova gli strumenti con cui l'Italia ha contrastato in questi mesi la difficile sfida contro il COVID-19.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo, sottosegretaria Zampa.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente, mi riservo di intervenire in chiusura.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuditta Pini.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Oggi, discutiamo la proroga, appunto, dello stato di emergenza e della possibilità che ha il Governo di legiferare in tal senso e di dare strumenti in tal senso. La prima volta che è stata posta questa questione era il 31 gennaio e, infatti, anche nel titolo del decreto-legge si cita, appunto, la proroga rispetto a questo decreto che fu fatto il 31 gennaio. Quando fu fatta questa prima dichiarazione di stato d'emergenza, ci fu una polemica, ovviamente, perché una parte dell'emiciclo sosteneva che non fosse necessario dichiarare l'emergenza sanitaria, si trattava di una cosa isolata e, poi, dopo, la polemica appunto finì sui giornali, ma finì lì. Quando, a marzo, ci trovammo con i numeri della pandemia che aveva toccato il nostro Paese, che stava colpendo duramente il nostro Paese, che avevano raggiunto picchi tali da mettere a rischio la tenuta del Sistema sanitario nazionale, il Governo, anche grazie, anzi, soprattutto grazie a quel decreto, riuscì a porre in essere una serie di azioni, come la famosa chiusura totale, dal 4 marzo in poi, del territorio nazionale, e, poi, un'altra serie di famosi DPCM che poi grazie anche all'intervento di questo Parlamento sono stati trasformati in decreti e nell'obbligo del Governo di riferire prima in Aula, però, insomma, tutto ciò, grazie a quella dichiarazione di stato di emergenza.

La cosa paradossale fu che nelle settimane successive - all'inizio, ovviamente, ci fu un'iniziale solidarietà da parte di tutti -, poi, si fece polemica sul fatto che il Governo non avesse chiesto prima lo stato d'emergenza, salvo poi ricordarsi che dal 31 gennaio noi eravamo in stato di emergenza. Questo, cosa vuol dire? Che la dichiarazione di stato d'emergenza dà al Governo la possibilità di agire; non è un automatismo, dà al Governo la possibilità di avere una serie di strumenti da utilizzare in tempi rapidi e utili in caso, appunto, di necessità e di pandemia. Quando abbiamo discusso questa proroga che, appunto, sostanzialmente proroga, come ha giustamente e molto puntualmente elencato prima l'onorevole Rizzo Nervo, una serie di provvedimenti proprio volta a dare gli strumenti sia al Governo che alle ASL, alle professioni sanitarie, alle autonomie locali e alle regioni, per contrastare la pandemia; a luglio, quando abbiamo fatto questa discussione in XII Commissione e anche in Aula quando abbiamo discusso le pregiudiziali di costituzionalità, l'argomento principale era che era finita l'emergenza, non c'era più l'emergenza, non c'era più necessità perché ormai era passata l'ondata. Purtroppo, ovviamente, non è così, in Italia la situazione è molto migliore, è sicuramente molto migliore rispetto a quella dell'inizio dell'anno scorso, anche grazie, anzi, soprattutto grazie agli sforzi che tutti i cittadini hanno fatto e alle misure prese dal Governo, ma è una pandemia e, quindi, non è sufficiente dire che qui non c'è più per far sì che sparisca, basta vedere i numeri. Solo ieri ci sono stati più di 290 mila nuovi contagi accertati nel mondo, abbiamo interi Paesi e continenti che hanno dei ritmi di diffusione del virus impressionanti, l'India, gli Stati Uniti d'America che hanno per tutta l'estate avuto dei numeri agghiaccianti di nuovi contagi, di nuovi morti e di nuovi ricoveri, moltissimi Paesi del Sud-Est asiatico, ma anche i nostri vicini di casa, la Francia, la Spagna e la Gran Bretagna, stanno tutti avendo di nuovo un aumento, la famosa seconda ondata, così tanto declamata. Noi stiamo, per ora, come sistema Paese, reggendo molto bene, appunto, anche grazie al fatto che le persone, la maggior parte delle persone continua a rispettare le prescrizioni che sono state date, grazie al fatto che abbiamo un Sistema sanitario nazionale pubblico che, appunto, garantisce a tutti l'accesso alle cure e alla prevenzione e anche grazie al fatto che stiamo facendo, si stanno facendo decine di migliaia di tamponi ogni giorno e, quindi, i numeri che noi oggi abbiamo sono numeri che sono simili - se prendiamo il numero 1.200, nella sua freddezza - ai dati che avevamo a maggio, ma in realtà sono molto diversi, perché non si tratta di quelli visibili, ma si tratta di tamponi che vengono fatti a tappeto e, quindi, abbiamo un numero sempre uguale di positivi, ma, in realtà, come oggi era anche spiegato molto bene sui giornali, a maggio erano quelli che noi vedevamo, adesso sono più simili a quelli che ci sono. Questo, cosa vuol dire? Che, ovviamente, c'è un sistema che sta funzionando, che è quello di tracciamento, c'è un sistema che sta funzionando, che è quello di cercare di capire se chi rientra da zone a rischio, anche di Paesi a noi vicini, sia positivo, si stanno tracciando e si stanno vedendo tutti i positivi asintomatici e ci si sta preparando a quella che è la ripresa delle attività che ci sarà tra due settimane, tra le quali quella della scuola, e poi, andando avanti in autunno, la ripresa di tutte le attività.

In questo decreto c'è la proroga fino al 15 ottobre, per esempio, del cosiddetto lavoro agile, che ormai è diventato famoso come smart working, c'è la proroga della possibilità per le aziende e per le ASL dell'assunzione, in caso ci sia la necessità, di personale sanitario, per un tempo indeterminato uguale all'emergenza, per far fronte all'emergenza; c'è, appunto, una serie di proroghe in questo senso.

Ovviamente, il dibattito è molto diverso; già quello che stiamo facendo e che faremo qui oggi e nei prossimi giorni sarà molto diverso rispetto a quello che facemmo a luglio, perché ci siamo accorti, appunto, che non è sufficiente dire che è passato tutto, perché sia passato tutto. È una pandemia globale, il virus è ancora molto forte e sta ancora girando molto e la comunità scientifica sta facendo passi da gigante, ovviamente; anche solo la rapidità che noi abbiamo nell'avere i risultati dei tamponi e nella capacità che abbiamo di testare e tracciare le persone rispetto a marzo è completamente diversa; oggi, per esempio è stata pubblicata la notizia di questo studio, che è stato fatto anche dall'Alma Mater Studiorum di Bologna insieme all'Università di Modena e Reggio Emilia, insieme ad altre università, che ha studiato e ha scoperto qual è il meccanismo che fa sì che il Coronavirus uccida, come il Coronavirus uccida le persone intubate in terapia intensiva. Hanno scoperto qual è il meccanismo, una volta scoperto il meccanismo, sono in grado di studiare un metodo per ridurre la mortalità, quindi, anche in terapia intensiva. Questo vale anche per un sacco di farmaci che sono stati sperimentati in modo nuovo e, infatti, nel decreto c'è una proroga anche per queste sperimentazioni; ciò vale anche per l'utilizzo dei dispositivi, la produzione e l'acquisto di dispositivi di protezione individuale, le famose mascherine, proprio perché comunque si deve cercare di fare in modo che sia più facile possibile per tutti reperirle e che sia più facile per tutti appunto proteggersi.

Insomma, sicuramente, rispetto alla prima richiesta di stato di emergenza è cambiato il mondo e questo, diciamo, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti, però, è anche andata avanti moltissimo la ricerca ed è andata avanti moltissimo anche la capacità di risposta del nostro Sistema sanitario nazionale e di ricerca sul virus, su come fronteggiare il virus e, ovviamente, la patologia che si porta dietro. Ovviamente, abbiamo davanti altri mesi molto impegnativi in cui sarà sicuramente importantissimo che non solo il Governo abbia gli strumenti per poter lavorare e poter eventualmente approvare decreti o DPCM in caso di emergenza - speriamo che non ci sia la necessità -, ma anche per poter continuare con la cosa più importante, che è la prevenzione. All'interno, per esempio, c'è la proroga per tutto quello che riguarda la app Immuni; anche su questo c'è stata un'enorme polemica che è andata avanti e che va tutto avanti, e invece semplicemente sarebbe forse anche il caso che da quest'Aula arrivasse un appello da parte di tutti noi nell'utilizzo di questa applicazione, sapendo che l'abbiamo anche approvata noi con dei metodi di tutela della privacy e con una tecnologia, utilizzando bluetooth, che consente la tutela della privacy, ma che aiuta anche a rintracciare chi è venuto in contatto con dei positivi. Quindi, è una cosa molto importante, che speriamo venga sempre più scaricata.

Ci sono ovviamente varie cose che non sono presenti in questo decreto: un tema che è sicuramente molto importante e su cui abbiamo presentato un emendamento come Partito Democratico, ci sono anche altri emendamenti, è quello che riguarda la tutela dei lavoratori fragili o dei lavoratori a rischio. Ci sono state una serie di norme e di provvedimenti che erano volti a tutelare chi immunodepresso, chi paziente oncologico, chi lavoratore a rischio si fosse dovuto trovare a dover andare a lavorare in situazioni di potenziale rischio, e quindi erano stati messi in campo degli strumenti a tutela di quei lavoratori. In questa proroga quegli strumenti non ci sono, però stiamo lavorando insieme al Governo e stiamo lavorando tutti perché ci sia la tutela e sia garantita la tutela per questi lavoratori che devono poter tornare a lavorare in sicurezza, ma, nel caso in cui non fosse possibile garantire la loro sicurezza, devono poter essere comunque tutelati. Quindi sono sicura che, all'interno del dibattito che ci sarà anche nei prossimi giorni su questi temi, questo tema sicuramente verrà fuori. Chiudo con una nota un pochino più dolente sempre su questo decreto: questo decreto proroga l'emergenza al 15 ottobre e questo fa sì che anche un altro decreto, che è stato emanato da questo Governo durante l'emergenza sia connesso a questo decreto, e sia, quindi, collegato e valga fino al 15 ottobre. Mi sto riferendo al decreto che ha reso il nostro Paese porto non sicuro. È un decreto che è collegato a questa emergenza e speriamo che in questi giorni si possa discutere anche di questo. L'Italia non è un porto non sicuro, l'Italia è un porto sicuro; prova ne è anche il fatto che sono ripartiti anche i viaggi turistici e commerciali delle navi da crociera, quindi mi sembra palese che non ci sia questo tipo di pericolo, però sicuramente c'è un dibattito che probabilmente è un dibattito che deve essere fatto nelle sedi europee e che però non può essere recluso a un decreto di poche righe che viene fatto e prorogato all'infinito. Per tutte le altre questioni, per tutte le altre proroghe, da quella sullo smart working alle semplificazioni, per esempio alle semplificazioni e ai metodi e ai tempi di pagamento per l'edilizia scolastica, a tutto quello che è la semplificazione nell'assunzione a tempo determinato per gli operatori del Servizio sanitario nazionale e per le professioni sanitarie, per tutte le altre motivazioni, ovviamente, questo è un decreto che è non solo utile, ma necessario; e, ripeto, lo è anche soprattutto ora che stiamo vedendo come purtroppo il virus sia ancora circolante, sia perfettamente in salute, lui, e come sia ancora molto pericoloso. La cosa più pericolosa che possiamo fare è abbassare la guardia e pensare che sia tutto finito. Non è tutto finito purtroppo: ci si mette molto poco a tornare da dove eravamo partiti, e quindi ci si mette molto poco a tornare in situazioni in cui le persone più esposte, le persone anziane, le persone immunodepresse, le persone più fragili, chi lavora a contatto con i malati siano di nuovo in pericolo. Ci si mette pochissimo e ci si mette molto poco soprattutto se chi è portatore, potenziale portatore sano, o chi è o si crede più in salute decide di non rispettare le semplici norme che ci siamo dati tutti insieme per far fronte a questa situazione. È la prima volta nella storia contemporanea che una democrazia, che la nostra democrazia, che la nostra Repubblica fronteggia una pandemia; non era mai successo, e quindi anche gli strumenti che si hanno a disposizione sono strumenti a volte antichi, che devono essere aggiornati, a volte nuovi, che devono essere normati in modo più corretto. Sicuramente una proroga dei tempi per l'emergenza fino al 15 ottobre è, ripeto, una cosa sacrosanta, che consentirà al nostro Paese e al Governo di avere gli strumenti per lavorare al meglio e per fronteggiare questa crisi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, questo provvedimento segna il passaggio dall'emergenza alla dittatura sanitaria. Era necessario prorogare lo stato di emergenza fino al 15 ottobre? Qual è la necessità, se non seminare una paura generale? Qual è la necessità di inserire in un provvedimento come questo la modifica delle norme sulle nomine dei servizi, come abbiamo denunciato, praticamente con il favore delle tenebre? Emergenza vuol dire sospensione della libertà, dei diritti elementari, a cominciare dalla libertà di movimento e dalla vita sociale fino al voto, e polizza per il potere in carica, dal Governo ai suoi ausiliari. Che in Italia ci sia oggi un problema di libertà è indubitabile, che il COVID lo abbia aggravato è pure incontestabile. L'Esecutivo è fautore di un regime terapeutico e sanitario, limitando tutte le libertà sancite dalla nostra Costituzione in nome di una generica salute pubblica, come denunciato da eminenti costituzionalisti, quando diversi esponenti del mondo accademico e scientifico hanno più volte dichiarato che non vi sarà una seconda ondata e che la pandemia, almeno in Italia, è modificata, è terminata, è attenuata. Dice sul virus Alberto Zangrillo, direttore di terapia intensiva dell'IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano: circola, contagia e ha causato molti decessi. Oggi, e speriamo in futuro, è molto meno letale. L'infettivologo Matteo Bassetti: l'aumento dei contagi, per fortuna non dei malati, è reale, ma è più alto in numeri perché in percentuale stanno ovviamente e giustamente aumentando i tamponi. Il numero dei contagi è simile a quello della prima quindicina di marzo, ma la sua percentuale di contagi sui tamponi fatti è dieci-quindici volte inferiore. Morti, ricoverati e terapie intensive non sono neppure paragonabili a quelle di inizio marzo. C'è un leggero aumento dei ricoverati, non dei decessi, ma i numeri sono decisamente inferiori a quelli di quei giorni e il trend degli ultimi tre mesi è stabilmente basso. Questi numeri dal punto di vista sociosanitario sono praticamente ininfluenti per una salute pubblica come la nostra. È sempre la citazione. Nino Cartabellotta della Fondazione Gimbe: i numeri dei nuovi contagi non possono essere confrontati con quelli dei primi mesi dell'epidemia. Le dinamiche epidemiologiche sono completamente diverse, dello tsunami che si è abbattuto sul nostro Paese non abbiamo mai conosciuto la fase iniziale. Il Coronavirus circolava insidiosamente e sottotraccia con migliaia di asintomatici che infettavano, senza saperlo, parenti, amici e colleghi di lavoro. Allora perché continuare con distanziamenti sociali, mascherine e misure restrittive sempre più prive di senso? Prendo un esempio: a Torino è stato introdotto il divieto di guardare le persone in faccia negli autobus. Perché continuare a vivere nella paura, quando le ripercussioni socioeconomiche prodotte dalle politiche scellerate di questo Governo saranno e sono gravissime per gran parte degli italiani?

È un circuito dell'ipocrisia, come ha denunciato anche Giorgia Meloni: prima incentivate gli sbarchi, con sanatorie e porti aperti. Collega Pini, è notizia di queste ore l'arrivo di altre tre navi di quarantena per gli immigrati, perché voi avete avuto la capacità non solo di riaprire i porti, ma di importare gli immigrati già contagiati e avere poi la necessità di allestire delle navi di quarantena per tenerli in quarantena (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché giustamente c'è la rivolta dei cittadini, degli italiani, delle coste. Andate a Lampedusa… Rida, rida, vada a Lampedusa a ridere.

PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, deputato Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Poi hotspot stracolmi e fughe di massa, e bene ha fatto il presidente della regione Sicilia Musumeci ad emanare un'ordinanza manifesto; ovviamente poi è stata impugnata dallo Stato, dal Governo, ma è un'ordinanza che noi abbiamo ovviamente sostenuto.

Dicevamo, hotspot stracolmi e fughe di massa con diversi immigrati positivi, come tentato al Celio qualche giorno fa. Terzo, l'aumento dei contagi. Quarto, nuove restrizioni, chiusure e lockdown per gli italiani. Non vorremmo che il Governo avesse scelto questa strada per avvitare i bulloni della propria permanenza al Governo.

Se immaginassimo una distopia, colleghi, cioè un'utopia negativa del futuro, figureremmo un potere totalitario che usa il rischio epidemico come l'elemento chiave di dominio e sottomissione, riscriveremmo i libri di Orwell e Huxley. È letteratura, certo, un esercizio di fantasia e immaginazione, ma la realtà è diventata sinceramente surreale.

Norberto Bobbio, che certo non era di Fratelli d'Italia, diceva che la democrazia è il governo del pubblico in pubblico; e invece abbiamo assistito alla secretazione dei documenti su cui si decise a suo tempo il lockdown al di fuori di ogni principio di trasparenza e responsabilità del decisore politico: quella che gli inglesi chiamano - mi perdoni, Presidente Rampelli - accountability, per cui ad un errore nell'esercizio del proprio mandato corrisponde una conseguenza. Peraltro i famosi verbali del CTS non sono formalmente segreti o segretati, ma il Governo ritiene che essi contengano dati sensibili, che debbano restare riservati ovvero classificati; e poi se ne è capito il motivo.

Fratelli d'Italia già lo scorso aprile - aprile, colleghi - attraverso il suo ufficio studi presentava in conferenza stampa con Giorgia Meloni un dossier dove si chiedeva di circoscrivere il lockdown alle sole zone rosse e di riaprire le scuole, come chiedeva - sorpresa! - anche il famigerato comitato tecnico scientifico. Il lockdown generalizzato lo abbiamo chiesto di due settimane, dieci giorni prima che il Governo lo facesse, quando ancora non si conosceva il nemico contro cui combattevamo e non c'erano i dati: proprio perché il Governo avesse il tempo di isolare i focolai e studiare cosa stesse accadendo. Anche allora non siamo stati ascoltati; ma del resto non ci stupiamo: Conte, a quanto sappiamo, non ascoltava nemmeno gli esperti.

Colleghi, anche sulla scuola il Governo è più surreale che mai: il 14 settembre, giorno deciso per la riapertura delle scuole, si avvicina, e molto resta ancora da fare. Intanto le polemiche continuano a ripetersi ogni giorno: difficile fare previsioni mentre i presidi arrancano nel calcolo dei metri quadrati, spostano armadi e scrivanie, cercano la quadra tra orari e calendari. Riprendere in presenza e in sicurezza è necessario, ma non c'è spazio sufficiente per milioni di ragazzi, mentre i soldi stanziati dai decreti del Governo chiaramente non sono sufficienti. Dai banchi che saranno consegnati in momenti diversi, fra settembre e ottobre, alla difficile attuazione del protocollo di sicurezza in caso di positività degli studenti, passando per le perplessità dei docenti, che giustamente non si sentono messi nelle condizioni di operare in sicurezza, il Ministro Azzolina, il peggiore Ministro della storia repubblicana, è inadeguato a gestire questa complicata situazione, e permane incertezza quindi sulla riapertura delle nostre scuole, che interessa il futuro di milioni di famiglie.

La chiusura forzata ha reso più evidenti le disuguaglianze, con una dispersione scolastica del 13,7 per cento e il mancato accesso di molti alunni alla didattica a distanza, visto che il 12,3 per cento non ha il computer e il 57 per cento lo condivide con i familiari. La chiusura è costata, e la mancata riapertura costerebbe a tutti, soprattutto agli allievi e specialmente a quelli di famiglie a basso reddito.

Il Ministero dell'istruzione della Norvegia ha calcolato prudenzialmente che in questo anno 2020 la chiusura di un giorno di scuola costa mediamente 809 corone, ossia 170 dollari, poco più di 150 euro, in termini di reddito perduto per il resto della vita nell'ipotesi che si studi a casa, pure con il supporto di nuove tecnologie telematiche, e apprendendo la metà di quanto si potrebbe imparare in classe grazie ai docenti e soprattutto all'interazione con i compagni. Il costo pesa soprattutto su coloro che provengono da ceti a basso reddito, colleghi: è un costo sociale che colpisce i meno garantiti.

Qualche giorno fa in audizione alla Camera è venuto il dottor Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico. Mancano soluzioni per il sistema dei trasporti: i bandi di aggiudicazione sono lunghi e i tempi, come sappiamo, brucianti. Il governatore dell'Abruzzo Marsilio ha proposto l'utilizzo totale dei posti sui mezzi con la tutela garantita dai dispositivi di sicurezza: una proposta concreta per risolvere un problema concreto; Miozzo invece propone tragitti surreali di 15 minuti dei mezzi: pensate un tragitto casa-scuola in 15 minuti, a Roma, a Milano, a Torino o in un'altra grande città metropolitana.

Pensate ancora: Arcuri ha confermato che la commessa delle sedie con le ruote (e qui abbiamo fatto ridere l'Europa) non ha nulla a che fare con il distanziamento sociale. Ma chi ha consigliato la Azzolina? Non il comitato tecnico scientifico, che in tema di COVID-19 supporta e guida il Governo: il CTS non si è mai espresso sul tema, ha detto Agostino Miozzo, coordinatore del comitato tecnico scientifico. Eppure a chiedere, volere, sponsorizzare i banchi con le rotelle è stata proprio la Ministra della scuola Lucia Azzolina, sostenendo la loro essenzialità per una ripartenza in sicurezza, e già questo fa ridere. “I banchi con le rotelle oggi servono al distanziamento - e qui citiamo -, ma rappresentano delle tecnologie innovative di didattica nuova, di ambienti di apprendimento nuovi”, con le scuole che cadono a pezzi, colleghi, ha detto nelle scorse settimane, coprendosi di ridicolo. Non solo: oltre a non servire per il distanziamento sociale, le nuove sedie non sono nemmeno a norma per l'uso da parte dei minorenni; aumenteranno quindi i contenziosi.

In Europa in generale le scuole hanno riaperto, certo, in Danimarca, in Francia. Ma non solo: in Danimarca sono stati i primi a riaprire, a partire da quelle dell'infanzia e primarie, fino a 12 anni, già dal 15 aprile. Per l'infanzia i bambini di ciascuna classe sono stati divisi in due gruppi, seguiti ognuno da una diversa docente e con la precauzione di un distanziamento di due metri. Gli studenti delle scuole medie (12-16 anni) sono tornati a scuola a partire dal 18 maggio.

In Francia per quanto riguarda la riapertura in linea generale è stato deciso che scuole materne ed elementari avrebbero riaperto a partire dall'11 maggio su base volontaria, mentre dal 18 maggio hanno potuto riaprire anche alcune scuole secondarie inferiori, cominciando dal primo e secondo anno, solo in quelle province in cui il virus ha avuto percentuali minori di contagio. Quindi riaperture selettive, colleghi. Successivamente le scuole materne, elementari e i collegi hanno riaperto per tutti gli alunni in maniera obbligatoria a partire dal 22 giugno, fino alle vacanze estive, 4 luglio, con un adattamento del relativo protocollo sanitario che ha dettato le modalità di funzionamento di tutte le scuole a partire dal 22 giugno, alleggerendo le misure di distanziamento fisico.

Nel Regno Unito la chiusura delle scuole è stata affiancata da meccanismi di flessibilità, nel senso di consentire solo aperture limitate per piccoli gruppi di bambini figli di lavoratori critici e ai bambini vulnerabili. Dal 1° giugno hanno riaperto gli asili nido e le scuole primarie solo per accogliere i bambini negli anni chiave della transizione, primo anno e sesto anno; dal 15 giugno alle scuole secondarie e ai collegi è stato chiesto di offrire un sostegno diretto a studenti di alcune fasce di età e in piccoli gruppi, mentre le scuole primarie hanno beneficiato di ulteriori margini di flessibilità per accogliere altri studenti, laddove gli spazi lo avessero consentito. In Inghilterra riapriranno a tutte le età a partire da settembre, mentre sono previste aperture diversificate in Scozia, Galles e Irlanda del Nord: un esempio di buona pratica.

In Norvegia due specialisti dell'università di Oslo stanno conducendo uno studio sperimentale: in un distretto le scuole di tutti i livelli riaprono con metà degli studenti a un distanziamento di due metri, e in un altro ad aula piena con un distanziamento di un metro; analisi del siero e tamponi dicono se ci sono differenze di infezioni, anche allo stato latente. Sino ad ora hanno tutte dato risultati negativi.

Certo, l'Italia sconta un patrimonio di edilizia scolastica ormai risalente agli anni Settanta. Vi immaginate, colleghi, un preside alla ricerca del bilanciamento fra norme di sicurezza antincendio e anti-Covid? Sembrerà di giocare a Tetris!

Il governatore dell'Abruzzo Marsilio, oggi, sulle colonne de la Repubblica, ha proposto il rinvio dell'apertura delle scuole al 24 settembre, dopo il referendum, proprio perché l'Italia ha una situazione di edilizia scolastica assolutamente diversa da quella delle altre nazioni europee. Si risparmieranno così tre sanificazioni, si risparmieranno così soldi pubblici. Sempre il Comitato tecnico-scientifico ha promosso l'applicazione poi di Immuni. Mi spiace che la collega Pini se ne sia andata, ma riferitele che Immuni ha fallito sotto ogni punto di vista. Non solo le campagne di comunicazione stanno fallendo con un numero di download - 5 milioni - ben inferiore al target previsto, del 60 per cento della popolazione, ma i casi di cronaca raccontano l'inceppamento dei meccanismi di tracciamento, di un'App di contact tracing che non riesce a tracciare. Si apre anche un nuovo scenario: di fatto il prossimo aggiornamento dei sistemi operativi iOS e Android che consentirà agli utenti di ricevere notifiche sulla propria esposizione a soggetti infetti senza necessità di installare un'applicazione specifica. Avete capito bene, colleghi, rappresentante del Governo: abbiamo fatto questo bando per l'applicazione Immuni con i ritardi e i costi relativi, l'abbiamo pubblicizzata, gli italiani l'hanno ignorata e per quelli che l'hanno scaricata non ha funzionato, quindi un fallimento totale Ecco allora un altro Ministro, quello dell'Innovazione, che si dovrebbe dimettere, sono già due. Saranno quindi direttamente Apple e Google a inviare la notifica, nel caso dell'Italia indipendentemente dall'installazione di Immuni. Qui ci esporremo alla figura del ridicolo in tutto il mondo con l'applicazione Immuni, e purtroppo non saremo immuni da figure di melma. È un nuovo trattamento dati, ben diverso da quello che fa il Governo con Immuni con una legittimità giuridica dubbia. Gli utenti riceveranno, in questo caso, una notifica anche dal proprio sistema operativo. Per Immuni, dopo le denunce di Fratelli d'Italia, è stata necessaria una norma e per questo sistema, come denunciato da Sarzana, avvocato esperto di privacy, le norme italiane sull'App hanno stabilito regole precise sulla titolarità e sul trattamento dati. Certo volevamo maggiori assicurazioni sulla politica di cancellazione, sul disaster recovery e sulla protezione dei dati ma perlomeno è stato dato un perimetro. Ora esiste una netta differenza se a fare il trattamento è il Governo con Immuni o gli over the top magari sui propri server che sono di proprietà privata e in terra straniera. Ne va, quindi, della tutela della privacy e della sovranità digitale italiana, tema questo praticato solo da Fratelli d'Italia e portato in quest'Aula per la prima volta da Fratelli d'Italia.

Infine, va segnalata la netta distanza delle regole imposte rispetto alla necessità economica della nazione. Penso alla cultura, colleghi. Teatri e cinema, anche con capienza molto più ampia, sono costretti al massimo di 250 posti, uguale i concerti. Le linee guida per la riapertura dei teatri e dei cinema nelle principali nazioni europee come la Francia non prevedono obbligo della mascherina durante la visione del film, consentono chiaramente la vendita di prodotti dalle aree di ristoro e definiscono chiaramente che lo spazio libero fra gli spettatori in sala, salvo le deroghe per familiari, deve essere garantito con una sola poltrona libera. Su questo la nostra solidarietà va alle associazioni di categoria come ANEC, AGIS, Movimento spettacolo dal vivo e tutte le altre associazioni che hanno denunciato più volte la mancanza di sostenibilità economica delle scelte del Comitato tecnico-scientifico e quindi del Governo. Avete scelto dei tecnici medici ad operare linee guida su ambiti che medici non sono: una sala di un grande teatro o di un grande cinema con 200 posti chiude e infatti molti cinema non hanno riaperto. Esprimiamo quindi a loro solidarietà: il settore rischia il tracollo generale, a saldo zero.

Un Governo, questo, colleghi, che nasconde documenti alla nazione; l'incapacità di gestire un evento eccezionale come una pandemia; la restrizione di libertà fondamentali, uno stato di emergenza che si protrae, diventando praticamente strutturale, l'economia che tracolla: un filo rosso lega questi elementi. Sembra di essere in una nuova serie televisiva o nella nuova edizione, rivista e riaggiornata, di 1984 di Orwell. Vedete, anche in 1984 - andate a rileggerlo - avvengono manipolazioni di documenti ufficiali, vengono nascosti affinché l'unica verità sia quella della propaganda. Ogni giorno scopriamo elementi nuovi, ma solo grazie al ruolo indipendente della stampa – fino a che non la taciterete – e meccanismi che nulla hanno a che vedere con una legittima richiesta di trasparenza. Ieri la Repubblica - non Fratelli d'Italia, la Repubblica - ha rivelato il famoso documento segreto sulla previsione dell'epidemia da Coronavirus. Andrea Urbani, del Ministero della Salute, aveva riferito dell'esistenza di uno studio epidemiologico, italiano, sul COVID-19 che “contiene tre scenari per l'Italia, uno dei quali troppo drammatico per essere divulgato senza scatenare il panico tra i cittadini, ecco perché il piano è stato secretato”. Il documento in questione è stato ottenuto dopo oltre cento giorni di dialogo con il Dicastero della Salute e della Protezione civile. Si tratta di uno studio di Stefano Merler, della Fondazione Bruno Kessler, commissionato da Brusaferro, dell'Istituto superiore di sanità, non da Fratelli d'Italia. Fu presentato al Comitato tecnico-scientifico e, quindi, al Governo il 12 febbraio - 12 febbraio -: Merler delineò due scenari. Nel primo, i casi di contagio in Italia sarebbero stati circa un milione; nel secondo, addirittura due. Di questi i casi gravi che richiedono cure oscillano tra 200 mila e 400 mila; il fabbisogno totale di letti in terapia intensiva varia tra 60 mila e 120 mila. Nel momento di picco - dice lo studio - ci sarebbe stato un gap di circa 10 mila letti nei reparti di terapia intensiva. Il documento non fa stime sul numero di morti ma, secondo Merler, il tasso di letalità registrato in quel momento in Cina applicato agli scenari italiani produceva un risultato spaventoso, tra 35 mila e 60 mila morti da COVID-19. Da notare, colleghi, che 35.472 è il numero di morti effettivamente registrato fino a sabato in Italia: era prevedibile ed era stato previsto quindi. Nonostante questo, il Governo all'inizio non ha fatto assolutamente nulla per contenere l'epidemia. Anzi, il segretario del Partito Democratico, Zingaretti, andava in giro a prendere aperitivi e lanciava lo slogan “abbraccia un cinese”: un mare di fake news. Ci chiediamo perché l'orwelliana task force sulle fake news non si attivi appunto su quelle del Governo. Nonostante le indicazioni del report, il Governo non ha fatto assolutamente nulla per contenere l'epidemia. Le regioni non sono state informate, nessuno ha messo in piedi un piano di emergenza, nessuna istituzione di zone rosse circoscritte.

Come ha ricordato Giorgia Meloni, le responsabilità politiche sono chiare e non possono restare, colleghi, senza conseguenze. Il Governo si deve assumere le proprie responsabilità. Pretendiamo la pubblicazione di ogni singolo atto del Comitato tecnico-scientifico.

Vedete, colleghi, è l'ennesima dimostrazione che avete mentito agli italiani, al personale sanitario in prima linea, alle forze dell'ordine impegnate a obbligare gli italiani a stare in casa, avete mentito ogni sera nelle dirette TV a reti unificate, abbiate un sussulto di dignità rappresentanti del Governo, andate a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché, per dirla con De André, “se crederete ora che tutto sia come prima perché avete votato la sicurezza e la disciplina convinti di allontanare la paura di cambiare, verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte, per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Mi tocca intervenire dopo - lo dico attraverso di lei - aver ascoltato il collega Mollicone, che è riuscito a trasformare più che la realtà, anche la storia. Ora, le parole di De André erano rivolte sicuramente ad altri indirizzi e prenderle ora a pretesto mi sembrerebbe un po' esagerato, ma soprattutto vorrei ricordare al collega che in tutta questa fase di crisi c'è stata una parte politica che ha chiesto tutto e il suo contrario, e lo ha fatto anche in tempi sbagliati, e in politica anche le cose giuste dette in momenti sbagliati risultano sbagliate. Ricordo - l'ha detto anche il collega Mollicone, nel suo intervento - bisogna chiudere tutto, bisogna aprire tutto, bisogna fare questo, bisogna fare il suo contrario. Lo ha detto anche ora, per esempio parlando dei dati, riferendosi ai positivi, ai cittadini stranieri, agli immigrati, agli irregolari - non so come si usa dire - ha citato un certo numero di dati, da tutte le parti. Si è dimenticato di dire sono stati fatti 6.371 tamponi e che il 3,98 per cento sono positivi, e questi vengono trattati.

Ecco, ora quando si usano i numeri è giusto usarli tutti e soprattutto io penso che in fasi come queste, nella discussione di quella come oggi, bisogna provare a mettere da parte la campagna elettorale in corso in alcune regioni per cercare di raccattare qualche voto in più e provare a fare l'interesse della collettività tutta di questo Paese, di tutti i cittadini che frequentano il nostro Paese. Questo è il compito della politica, non è quello di alimentare paure.

Faccio l'ultimo esempio: l'app Immuni. Io oggi mi sarei aspettato che da parte di tutti ci fosse la richiesta di una voce unica, univoca del Parlamento. Se c'è stata qualcosa che non ha funzionato sull'App Immuni la si risolva, ma chiediamo ai cittadini tutti di scaricarla perché serve, serve. E invece no. Invece no: noi diciamo che c'è Tizio che si deve dimettere, Caio che è stato incapace. Però, voglio sapere se oggi noi siamo d'accordo nel dire che tutti quelli che hanno posto il tema sul fatto che l'App Immuni doveva essere priva di alcuni temi sulla tracciabilità, la privacy e quant'altro, oggi sono in grado di dire che l'App Immuni servirebbe più forte - dal punto di vista, diciamo, della possibilità di dare la tracciabilità - per far sì che quei casi in cui i cittadini, spinti da tanta genia della politica italiana, si apprestano nei locali e danno nomi falsi e cellulari falsi - perché questo è quello che succede grazie alla copertura di un pezzo della politica italiana - siano tracciabili non per sapere cosa fanno ma per dare la sicurezza agli altri, perché, se non si tratta di libertinaggio, per quanto mi riguarda, la mia libertà termina dove inizia quella del mio vicino. Vale per la salute, vale per tutte le cose che appartengono ai beni comuni.

Ecco, questo è quello che dovremmo provare a fare in questi giorni e discutere insieme, non venire qui e parlare di dittatura sanitaria. E non lo dico, guardate, perché il Ministro della Salute è un mio amico. No! Non cito le leadership del mio partito come fate voi in tutti gli interventi cinque volte, al punto tale che la povera mia amica Giorgia Meloni, secondo me, prima o poi vi chiederà di non citarla più. Non lo dico per questo, perché inizia a diventare stucchevole e ridicolo il fatto che anche quando siamo in pochi dovete citare cinque volte la presidente di Fratelli d'Italia. Lo dico perché…

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ma noi parliamo agli italiani!

NICOLA STUMPO (LEU). Sì, lo fate poi attraverso i post e le fake news, lo so.

PRESIDENTE. Deputato Mollicone!

NICOLA STUMPO (LEU). Lo dico perché in questa fase voi utilizzate una modalità di discussione che non appartiene alla realtà. Dovreste avere un po' di più la capacità di coltivare il dubbio, anziché avere delle certezze che non si basano su nulla. Volete riprendere la discussione di quando bisognava chiudere tutto o aprire tutto? Oggi dover sentire che bisognerebbe far finta di nulla e, quindi, i teatri e i cinema dovrebbero essere aperti in overbooking? Oppure dover partecipare alle discussioni in cui sembra strano che si utilizzino le mascherine e si continui a utilizzare il gel per le mani anche quando si sta in pubblico? Sono questi i temi che, secondo voi, rappresentano le libertà? Oppure è normale sentirsi dire che c'è una parte, che è quella che governa, che tacita la stampa, come se qualcuno lo avesse fatto storicamente o non c'è stato chi lo ha fatto realmente in questo Paese?

Insomma, Presidente, io oggi pensavo davvero che dopo l'estate, dopo che era stato presentato questo decreto - e quelle cose che ho risentito oggi erano già state dette prima - e dopo che siamo passati, in questa estate, da pochi numeri e un virus che sembrava in diminuzione e, invece, ci troviamo oggi ad affrontare momenti delicati per il nostro Paese, con un virus che è in ripresa - in ripresa -, oggi avremmo dovuto porci alcune domande. Come possiamo, all'interno di questo decreto che noi stiamo facendo, riaprire le scuole in sicurezza? Questa è la domanda legittima che ognuno di noi si deve porre. Si sta facendo tutto, per esempio? E i poteri - non la dittatura, i poteri - che il Governo si può prendere, attraverso una gestione con lo stato di emergenza, per la riapertura delle scuole, si stanno efficacemente utilizzando, per esempio per l'acquisto dei banchi? Io leggo dai giornali - non ho fonti diverse - e mi sembra che, grazie alla possibilità di fare dei bandi più veloci, le scuole avranno i banchi. Questo è quello che dice il commissario Arcuri. Se qualcuno ha dei dati diversi dal commissario Arcuri - lo so, ma deve avere dei dati e non delle chiacchiere diverse, dei dati diversi - si faccia un'interrogazione, ci sono i poteri dei parlamentari. Probabilmente non lo facciamo perché le risposte sarebbero diverse e, invece, nel dibattito usiamo queste fake per provare poi a portar fuori qualcosa di non veritiero. Sono efficaci gli strumenti che stiamo mettendo o ne servono ancora, di ulteriori? Non di meno, di ulteriori, perché la riapertura delle scuole non è un fatto che interessa il Governo: dev'essere una vicenda che interessa il Paese, il Paese, non il Governo, che sono due cose diverse. E io mi domando se tutta la politica sia in grado di assumersi una responsabilità uscendo fuori da questi schemi, uscendo fuori dalla campagna elettorale costante di questo Paese, utilizzando non gli estremi del negazionismo, ma utilizzando gli schemi della verità, una verità che però - e mi ripeto, non mi piace farlo - si coltiva del dubbio. Anche quando si ha la certezza di stare dalla parte giusta e di fare le cose bisogna sempre pensare che si può fare meglio, che c'è qualcosa che si poteva fare in più.

Ecco, io credo che perderemmo un'occasione di maturità del Paese in questi giorni di discussione qui in Parlamento e nelle settimane successive fino all'apertura della scuola e sull'utilizzo successivo ancora di questi 45 giorni di stato di emergenza, sperando che lo stato di emergenza fino al 15 ottobre sia la data giusta e che, invece, non ci si renda conto che a fine settembre magari ci ritroveremo in situazioni diverse, perché, vedete, io ricordo che quando l'Italia aveva 3 mila casi al giorno - 3 mila - altri Paesi ne avevano mille, ma oggi alcuni Paesi nostri confinanti ne hanno avuti 7 mila nei giorni scorsi. Io non penso che l'Italia potrà restare immune da questi numeri ed è chiaro che c'è qualcuno che oggi viene qui a spiegarmi che la situazione, quando c'era il picco negli ospedali e nelle terapie intensive, era di un certo tipo oggi invece è diversa. Ma c'è qualcuno che, per caso, vuole ritornare lì prima di aprire una discussione sul da farsi? Il tema è che bisogna prima piangere il morto per fare qualcosa o bisogna lavorare ad evitare che ciò accada? Questo è quello che spetta alla politica: non mettersi da una parte cercando di lucrare qualche aspetto. Questo è il compito che io, rappresentando in questo caso la forza più piccola del Governo, e credo tutta la maggioranza unita e, mi auguro, tutto il Parlamento, possa pensare nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Roberto Bagnasco. Ne ha facoltà.

Aspettiamo che raggiunga il centro dell'emiciclo. Non c'è molto affollamento. A lei la parola, deputato Bagnasco.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Stiamo discutendo questo disegno di legge di conversione, dopo che la Commissione Affari sociali lo ha esaminato e approvato poco prima della pausa estiva, in solo tre sedute. Un argomento così importante, articolato, difficile direi, lo abbiamo approvato in tre sedute: il provvedimento ha iniziato l'iter il 3 agosto ed è stato dato mandato al relatore due giorni dopo, il 5 agosto.

È un decreto-legge fortemente voluto da questa maggioranza e da questo Governo e sul quale Forza Italia in Commissione ha votato convintamente contro, in quanto, come le altre forze dell'opposizione, ha contestato e contesta la proroga dello stato di emergenza ad oggi non più necessaria. Così, è poco importante, forse, ma credo che, almeno dal punto di vista statistico, è da dirsi: uno dei pochi Paesi d'Europa che mantiene lo stato di emergenza. Guardiamo spesso all'Europa, io ritengo giustamente: cerchiamo di guardare all'Europa in tutte le occasioni. In questo caso abbiamo guardato evidentemente più vicino che all'Europa e abbiamo continuato con l'emergenza, un'emergenza non più necessaria. È la conseguente proroga del perverso - ripeto “perverso” – meccanismo, che autorizza l'emanazione di DPCM, anziché di norme di rango primario, che consentirebbero di coinvolgere direttamente il nostro Parlamento. Il provvedimento si compone formalmente di quattro articoli e un allegato. In realtà, è uno solo l'articolo ad avere una effettiva portata normativa. Si proroga fino al 15 ottobre lo stato di emergenza, che era stato deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio. Lo ricordate? Sembra una data ormai perduta nel tempo, un 31 gennaio in cui questo stato d'emergenza era passato quasi in sordina - lo ricordo molto bene -, in conseguenza del rischio sanitario connesso alla diffusione dell'epidemia da COVID-19, che senza questa proroga sarebbe terminato il 31 luglio, quindi, circa un mese fa. Viene, quindi, prorogata sempre al 15 ottobre l'efficacia delle disposizioni contenute nei decreti-legge n. 19 e n. 33 che hanno disciplinato, rispettivamente, l'applicazione delle misure per contrastare l'espandersi dell'epidemia ed il loro graduale allentamento, in rapporto all'evolversi della situazione epidemiologica. Il decreto, inoltre, consente al Governo di poter continuare con l'adozione dei DPCM. Peraltro, proprio con riferimento alle misure contenute e prorogate in questi due decreti-legge n. 19 e n. 33, è intervenuto il parere del Comitato per la legislazione, che ha messo in evidenza i forti, fortissimi limiti e le incongruenze di questo provvedimento. Mancava, infatti, del tutto il coordinamento con i diversi decreti-legge contenenti le misure di contenimento e gestione dell'epidemia, oggetto ora di proroga. In particolare, il riferimento era alle misure adottabili ai sensi del decreto-legge n. 19 del 2020 con quelle previste dal decreto-legge n. 33. Alcune disposizioni, come quelle sulla limitazione della circolazione delle persone, contenute sempre nel decreto n. 19, risultavano abrogate dal decreto n. 33. Insomma, direi, un caos totale. Per fare un esempio, un solo esempio, questo decreto proroga l'applicabilità degli interventi previsti da entrambi i decreti, n. 19 e n. 33, laddove il decreto-legge n. 19, prevede che nelle more dell'adozione dei DPCM, le regioni possano adottare unicamente misure ulteriormente restrittive rispetto a quelle vigenti, mentre il decreto-legge n. 33 consente, invece, alle regioni di poter introdurre misure sia più restrittive sia ampliative rispetto a quelle nazionali. Questa, io penso, sarebbe stata una cosa molto importante, in quanto le regioni sul territorio molto spesso possono rendersi conto della situazione in maniera più compiuta rispetto al Governo. Per fortuna, l'esame in Commissione referente, almeno su questo punto, ha permesso di migliorare il testo, prevedendo una forma di coordinamento tra le diverse e spesso opposte disposizioni contenute nei decreti precedenti. Finora il Governo ha gestito questa emergenza sanitaria in modo, chiamiamolo autoreferenziale, stravolgendo i principi fondamentali dell'ordinamento costituzionale e della gerarchia delle fonti del diritto, in buona parte esautorando di fatto il Parlamento dalle sue prerogative. Anche per tali motivi, siamo fortemente contrari a questa proroga dello stato di emergenza. Fortemente contrari, sì. Come abbiamo sottolineato nella nostra pregiudiziale di costituzionalità, proprio per il suo carattere di eccezionalità, lo stato di emergenza non può diventare una regola e, proprio per questo, sia la legge che lo prevede sia la costante giurisprudenza della Corte costituzionale hanno insistito sulla necessaria brevità degli strumenti derogatori, che possono produrre, tra l'altro, conseguenze negative, non solo creando tensioni a livello sociale, ma anche e soprattutto sul piano economico. E l'emergenza di oggi - non dimentichiamocelo mai, speriamo di sbagliare in questa valutazione, ma purtroppo non stiamo sbagliando - è soprattutto una emergenza economica, che il Governo sembra in qualche momento o molto spesso dimenticare. La netta contrarietà a questa proroga e, quindi, a questo decreto-legge l'avevamo ribadita con forza già il 29 luglio, in occasione delle comunicazioni alla Camera del Presidente Conte, circa la decisione di questo Governo di voler prorogare lo stato di emergenza. Vale la pena ricordare che inizialmente il Governo aveva intenzione di estendere l'emergenza fino al 31 dicembre. Non c'è limite al peggio, potrei dire. Poi malumori e contrarietà, emersi in maniera evidente anche all'interno della stessa maggioranza, hanno fatto ripiegare l'Esecutivo per un periodo più breve, ma non per questo meno negativo, fino al 15 ottobre. Fin dall'inizio ci siamo opposti anche a questa proroga, che inevitabilmente comporta delle limitazioni e delle forzature costituzionali non più accettabili. Non sono più accettabili, perché oggi viviamo una situazione sanitaria certamente ancora difficile - nessuno la vuole negare, neanche lontanamente - e da monitorare con estrema attenzione. Ma non è paragonabile - l'hanno detto anche i miei colleghi di maggioranza e lo hanno ripetuto giustamente anche loro - ai drammatici mesi passati, che hanno visto morire migliaia di nostri concittadini e un Sistema sanitario praticamente al collasso, perché non in grado di affrontare l'ondata pandemica. Per fortuna, il momento è diverso. Gli strumenti normativi per poter gestire questa attuale fase ora ci sono tutti. Non c'è bisogno di altre forzature e di misure imposte da decreti del Presidente del Consiglio, scavalcando di fatto il Parlamento in nome della emergenza. Già la legge n. 833 che esattamente 42 anni fa ha istituito il nostro Servizio sanitario nazionale, prevede che il Ministro della Salute possa emettere ordinanze di carattere contingibile ed urgente, in materia di igiene e sanità pubblica, con efficacia estesa anche all'intero territorio nazionale. Ripeto: “con efficacia estesa all'intero territorio nazionale”. Si può fare anche in assenza di uno stato di emergenza. Lo ripeto un'altra volta così è più chiaro: si può fare anche in assenza di uno stato di emergenza! Oggi la situazione sanitaria è sostanzialmente, per fortuna, sotto controllo e gli altalenanti aumenti e diminuzioni giornalieri dei contagi non possono essere paragonati all'ondata di contagi e morti della primavera scorsa. Insomma, non esistono più, per fortuna, i presupposti drammatici che hanno portato sei mesi fa alla deliberazione dello stato di emergenza sanitaria. L'opposizione, allora, aveva preso una posizione molto diversa e certamente responsabile.

Ora realmente drammatica è la situazione delle migliaia di imprese, come ho detto precedentemente, attività produttive e lavoratori in ginocchio, che faticano enormemente a risollevarsi. Pur contrastando, come ho già detto, questo decreto e la sua proroga all'emergenza, abbiamo comunque cercato in Commissione, per quanto possibile, anche nei tempi molto ristretti, di inserire qualche miglioramento al testo. Abbiamo proposto e, quindi, riproponiamo per l'Aula alcune modifiche - come sempre Forza Italia, pur fortemente critica, ha anche un atteggiamento fortemente costruttivo, sì, siamo fortemente critici, ma come sempre del tutto costruttivi -: tra queste abbiamo chiesto che l'efficacia degli eventuali futuri decreti del Presidente del Consiglio venga ridotta da 30 a 15 giorni. Abbiamo chiesto la proroga della disposizione dell'articolo 26, comma 2, del decreto-legge Cura Italia, che, con riferimento alla tutela dei lavoratori fragili, equipara il periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero, ossia abbiamo chiesto la proroga dello strumento giuridico necessario per evitare che tali lavoratori fragili possano essere costretti a tornare al lavoro nelle ipotesi in cui non possano svolgere le proprie mansioni con le modalità di lavoro agile.

Abbiamo proposto la proroga di sei mesi per l'adozione del documento unico degli autoveicoli, il cosiddetto DUC, spostando il termine dal 1° novembre al 30 aprile 2021. Ricordo che tale disposizione è stata inserita in uno degli impegni della risoluzione unitaria recentemente approvata in Commissione trasporti, quindi ricordo che è stata inserita in uno degli impegni della risoluzione unitaria recentemente approvata in Commissione trasporti in materia di autoscuole e motorizzazione civile, e fortemente richiesta da tutti gli operatori del settore, perché la sperimentazione in corso è stata fortemente rallentata e in alcuni casi paralizzata dall'emergenza COVID. Abbiamo, quindi, chiesto di prorogare l'efficacia delle previsioni introdotte dal decreto-legge Liquidità e dal decreto-legge Rilancio, che prevedono la possibilità di concludere contratti a distanza con modalità semplificate, e questo vale soprattutto con riferimento ai contratti relativi alle prestazioni dei servizi bancari, finanziari e assicurativi. Queste disposizioni si sono, infatti, rilevate estremamente utili dal momento che hanno permesso alle banche di fornire servizi adeguati alla clientela senza aggravi procedurali che ne avrebbero minato l'operatività nel periodo di emergenza dovuto alla diffusione massima del COVID-19.

Sarebbe, pertanto, opportuno, in virtù del perdurare dell'emergenza sanitaria, che sicuramente esiste, ma non nei termini in cui il Governo evidentemente vuole manifestarla, prorogare la validità delle suddette previsioni. Il mio intervento, quindi, sostanzialmente è chiaramente un intervento fortemente negativo, fortemente e totalmente critico per quanto ha fatto il Governo, ma ancora una volta, anche criticando fortemente e credo in maniera puntuale, attenta e poco polemica, perché come avete visto ho cercato di rimanere in tutto questo intervento su fatti tecnici, su fatti concreti, cercando di allontanare le speculazioni di tipo politico, ce ne sono già credo abbastanza e troppe e gli italiani non ne hanno bisogno, ancora una volta quindi chiediamo a questo Governo di cambiare rotta, di cambiare sostanzialmente rotta, confermando però la nostra disponibilità, pur nel mantenere totalmente il nostro aggancio, oggi, domani e sempre, al centrodestra, noi pensiamo che questo Governo possa evidentemente anche recuperare alcune di quelle che sono le nostre indicazioni e anche dei nostri colleghi di minoranza.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lisa Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Oggi abbiamo l'esame in Aula del provvedimento che potremmo definire “COVID 3” perché sostanzialmente è il terzo intervento normativo volto a disciplinare le misure di contenimento dell'epidemia CODID-19. E' un provvedimento che, come è stato ricordato più volte in quest'Aula, fa seguito alla proroga dello stato di emergenza al 15 ottobre, deliberata dal Consiglio dei ministri, ed è un provvedimento che sostanzialmente ha il compito di prorogare l'efficacia delle disposizioni contenute nei precedenti decreti: il decreto n. 19 e il decreto n. 33, che contenevano la cornice normativa volta a consentire di intervenire con misure per fronteggiare l'emergenza sanitaria. Il decreto che stiamo esaminando in sede di conversione contiene anche la proroga di una serie di altre norme contenute in altri provvedimenti, che pure hanno riguardato l'emergenza COVID. Con riferimento al decreto n. 19, uno dei due decreti le cui disposizioni vengono prorogate, ricordo che è il provvedimento che ha riguardato la fase più dura dell'epidemia, quella del lockdown ed è il provvedimento che ha dato la prima cornice, il primo perimetro entro cui il Governo si è mosso dettagliando l'elenco delle misure che potevano essere adottate e le modalità con cui doveva essere adottato il DPCM e la sua durata. E ricordo che, in sede di conversione di quel decreto, noi abbiamo inserito nella legge di conversione quel meccanismo di comunicazione preventiva da parte del Governo alle Camere, essenziale per contemperare l'esigenza di consentire interventi celeri perché il virus, come abbiamo visto, spesso è molto rapido nella sua diffusione, e però di contemperare questa esigenza con la necessità primaria di assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nel procedimento decisionale; un coinvolgimento su cui Italia Viva ha insistito fin dal primo momento perché la centralità del Parlamento è garanzia primaria di democrazia.

Ricordiamo anche che il successivo decreto n. 33 è intervenuto proprio per disegnare il quadro normativo che ha disciplinato la “fase 2” ed è un provvedimento che soprattutto è intervenuto per ristabilire in modo diverso il rapporto tra le norme nazionali e quelle regionali, perché ha riportato la possibilità delle regioni non solo di intervenire con misure più restrittive di quelle nazionali, ma anche con misure meno restrittive; e non è un caso che uno degli esempi che si possono fare di questo potere delle regioni è stato quello della riapertura di discoteche: lo ricordo perché talvolta sono state fatte dichiarazioni scorrette attribuendo quella riapertura ad una decisione nazionale, mentre la decisione nazionale del Governo è stata quella di intervenire dopo che alcune regioni avevano preso quella decisione proprio perché è stato evidente che, purtroppo il mantenimento della distanza fisica nelle discoteche non era possibile.

In sede di esame in Commissione del decreto che stiamo discutendo è stata anche inserita una norma che io penso sia importante perché è un passo avanti in favore della chiarezza legislativa. Abbiamo, infatti, voluto inserire una disposizione di coordinamento che chiarisce come le disposizioni del decreto n. 19 si applicano nei limiti della loro compatibilità con il decreto n. 33: questo è importante proprio perché, come dicevo prima, il decreto n. 19 non consentiva alle regioni di intervenire in modo più ampliativo; con questa disposizione chiariamo che il quadro, la cornice entro cui ci muoveremo rimane quella, da questo punto di vista, del decreto n. 33.

In sunto, quindi, il provvedimento in conversione, a nostro avviso del tutto ragionevolmente, mantiene in essere quella cornice normativa di rango primario necessaria per assicurare la possibilità di contenimento del virus in un quadro, però, di procedure anche parlamentari chiare e dentro un perimetro definito: è per questo motivo che noi condividiamo la ratio e il contenuto del decreto.

Consentitemi, però, una nota critica, una riflessione critica: io non posso esimermi in questa sede dall'evidenziare con rammarico come ad oggi, mentre, come abbiamo detto, ci sono tante misure che sono già state previste in provvedimenti precedenti e che sono state prorogate, non ha ancora trovato spazio, nei provvedimenti proposti dal Governo a quest'Aula e all'Aula del Senato, l'estensione delle disposizioni dell'articolo 26 del DL “Cura”, quella norma che equipara al ricovero ospedaliero l'assenza dal lavoro dei lavoratori con disabilità grave, dei lavoratori immunodepressi, con patologie oncologiche o che necessitano di terapie salvavita e che, quindi, sono molto esposti al contagio o, meglio, sono esposti alle conseguenze gravissime che potrebbero derivare da un contagio, laddove appunto non sia possibile l'applicazione di forme di lavoro agile o di altre tutele. Ad oggi quella norma è scaduta e, quindi, questi lavoratori si trovano senza tutela; noi siamo consapevoli che il decreto specifico in discussione prevede che le proroghe da attuare debbano restare nei limiti delle risorse disponibili autorizzate dalla legislazione vigente e, tuttavia, se c'è un caso in cui l'eccezione giustificherebbe la regola è proprio quello dei lavoratori fragili. Il Governo si è preso un impegno e noi dobbiamo dare seguito, tutti insieme, a questo impegno in maniera rapidissima, senza indugi, auspicabilmente già con questo provvedimento o, comunque, con il primo provvedimento possibile. Io lo dico assolutamente senza polemica e con massimo spirito di collaborazione: noi su questo punto incalzeremo costantemente il Governo, perché riteniamo che non sia possibile lasciare senza tutela i lavoratori che sono quelli che più hanno subito le conseguenze nefaste della pandemia e che ancora oggi vivono in uno stato di paura, spesso di segregazione, ecco, noi non possiamo lasciare questi lavoratori senza tutela.

Ciò detto, per concludere, vorrei svolgere qualche osservazione di carattere generale sulla fase della pandemia in cui ci troviamo. Ora, si sta concludendo l'estate, la stagione che, secondo le aspettative di tutti gli esperti, dovrebbe essere la più favorevole al contenimento del contagio, perché le persone vivono all'aria aperta, perché le temperature alte sono favorevoli alla riduzione della diffusione del virus tramite droplet, insomma, è il momento che dovrebbe essere più positivo per l'evoluzione della pandemia, eppure, nonostante questo, i numeri dei contagi in molti Paesi europei, ne cito solo due, la Francia e la Spagna, sono in netto rialzo. In Italia, è stato detto, i dati sono migliori, ma non possiamo dire che c'è un trend calante, perché il trend non è in calo. Sappiamo che oggi la nostra capacità di tracing è assai più efficace, così come lo è la nostra possibilità, grazie alla scienza, di curare meglio i malati, ma se dicessimo che l'epidemia è in via d'estinzione, che il problema non sussiste più e che contenere i contagi non è una condizione necessaria per tutelare e garantire l'accesso alle cure di tutti i malati in carico al nostro Servizio sanitario, io credo che noi diremmo una grande bugia e le bugie non vanno dette da parte di chi svolge ruoli politici. Ci avviamo alla stagione più fredda, la stagione in cui vivremo al chiuso e in cui ci sarà anche la diffusione del virus influenzale, quindi il momento più critico, che arriva in coincidenza con il rientro dalle vacanze, che ha aumentato la mobilità delle persone, e che arriva nel momento in cui ci avviamo a riaprire le scuole. Io appartengo a un gruppo politico che con larghissimo anticipo aveva posto questo tema, chiamando tutti a uno sforzo comune. Noi, dobbiamo dirlo e non dobbiamo mentire: qualche ritardo rispetto alla programmazione della riapertura delle scuole c'è stato, forse un coordinamento iniziale maggiore avrebbe aiutato ad arrivare a un clima più sereno e comunque quello che dobbiamo sapere tutti insieme è che la riapertura delle scuole in questo momento è la priorità del Paese; è la priorità del Paese perché non c'è nulla, nulla di più importante per il presente, ma soprattutto per il futuro dell'Italia in questo momento, che aprire e mantenere aperte le scuole. Quindi, anche se, come ho detto, nessuno si nasconde che qualche ritardo ci sia stato, dobbiamo però sempre, per amor di verità e onestà intellettuale, dirci con franchezza che tanto quanto è indispensabile aprire le scuole, altrettanto è una delle sfide più complesse e oggettivamente complicate che deve affrontare il nostro Paese nel corso della pandemia. E lo è a maggior ragione in Italia, dove l'età media degli insegnanti è più alta che in altri Paesi, per ragioni storiche, non per colpa di questo o quel Governo, e lo è a maggior ragione in Italia dove i ragazzi vivono in casa molto più a lungo che in altri Paesi europei, quindi c'è un'intersezione generazionale molto più alta di quella di altri Paesi e questi dati anagrafici sono dati di cui bisogna tener conto quando si fanno i confronti con gli altri Paesi. Allora, se noi vogliamo essere seri, se vogliamo guardare alla verità dei fatti e vogliamo uscire dall'ottica della polemica costante, ci accorgiamo per esempio che il tema dell'apertura delle scuole è il tema in tutti i Paesi europei, che non ci sono i Paesi campioni della riapertura e i Paesi “brocchi”, che nessun Governo ha la soluzione perfetta, che tutti i Paesi stanno procedendo anche per prove ed errori, che correggono il tiro, che a volte cambiano rotta e procedono con difficoltà. Perché? Perché noi stiamo tutti davanti a una situazione nuova, che richiede allo stesso tempo l'umiltà di ammettere che si può sbagliare e la responsabilità, al contempo, di assumersi delle decisioni, eventualmente correggendosi e avendo sempre, torno a ripeterlo, il coraggio di dire la verità. Allora, io penso che di fronte all'importanza della sfida della riapertura delle scuole e alla sua difficoltà, il Governo abbia un dovere primario di efficacia, di efficienza, di rapidità e di chiarezza, però, ciascuno di noi, nel rispetto e nella distinzione dei ruoli che ricopriamo in quest'Aula e nelle istituzioni, deve partecipare e sentirsi parte di questo sforzo collettivo. Per questo io spero che nelle settimane successive, nelle prossime settimane, riusciremo tutti insieme ad abbandonare il clima di scontro costante, di polemica, di provocazione a volte urlata, abbandoneremo la narrazione falsa per cui ci sarebbe un partito, un fronte chiusurista che gode a terrorizzare gli italiani, che gode a tenerli chiusi in casa, che vuole utilizzare misure come l'uso della mascherina o il distanziamento fisico per imporre ai cittadini una dittatura o un regime dispotico, che avremo il coraggio di dire che questa narrazione è falsa, perché nessuno di noi non vede l'ora di poter tornare alla normalità e di poter consentire agli italiani di tornare alla normalità, e questa narrazione caricaturale crea confusione, sgomento, sconcerto e sfiducia dei cittadini nelle istituzioni e questo l'Italia, ora più che mai, non se lo può permettere, perché quest'inverno le scuole anzitutto, ma io voglio ricordare i centri diurni per le persone con disabilità, le RSA, i luoghi di cura, saranno tanto più sicuri quanto meno circolerà il virus nel nostro Paese e questo richiede un senso di responsabilità comune e, soprattutto, condiviso. Ciascuno di noi in quest'Aula, attraverso quello che dice, come lo dice, i comportamenti che tiene, pur lo ripeto, nella distinzione dei ruoli istituzionali, ha il potere di influire su questo senso di responsabilità collettiva, ciascuno di noi, insomma, ha in mano un pezzettino del futuro della scuola e delle comunità del nostro Paese, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi. Qualche giorno fa, all'istituto Spallanzani è stata avviata la fase uno di sperimentazione umana su un vaccino tutto di produzione italiana che se fosse efficace sarebbe un successo enorme per il nostro Paese. La prima volontaria di quella sperimentazione ha dichiarato: credo nella scienza italiana, spero che questo mio gesto serva e spero che le persone siano più responsabili. Ecco, io mi auguro che oggi sia chiaro a tutti noi che è dovere di ciascuno di noi essere all'altezza di quell'Italia rappresentata da quella volontaria che ogni giorno ci dimostra il coraggio, la forza, la tenacia e, soprattutto, il senso di solidarietà di cui è capace un Paese grande come il nostro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Soave Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per dire che deposito agli atti la dichiarazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Guido De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Onorevoli colleghi, come tutti sappiamo, il decreto all'esame dell'Aula trae il suo fondamento nella proroga dello stato di emergenza deliberata dal Consiglio dei ministri nella seduta del 29 luglio scorso. Nell'esporre questa proroga, ce lo ricordiamo tutti, il Governo è andato dritto per la sua strada, senza sentire ragioni: non ha ascoltato le critiche che ad esso sono state rivolte dalla totalità dei partiti che siedono ai banchi dell'opposizione; non ha dato peso ai pareri dei giuristi, degli accademici e dei costituzionalisti che, all'unisono, si sono levati a difesa dei principi fondamentali dell'ordinamento. Non ha considerato un aspetto tanto banale quanto fondamentale ai fini della proroga stessa: non ha considerato che uno stato di emergenza intanto può essere prolungato in quanto vi sia una situazione di emergenza effettiva e soprattutto attuale da fronteggiare, mentre non basta il timore di un evento calamitoso, in questo caso il timore di un colpo di coda dell'epidemia, per prorogare lo stato di eccezione e mantenere in vita provvedimenti straordinari che istituiscono un ordine fuori dall'ordinario.

Lo abbiamo detto e ridetto nel corso della seduta del 29 luglio scorso, citando, tra gli altri, Sabino Cassese, giurista e accademico italiano, giudice emerito della Corte costituzionale, ma evidentemente non è bastato. È qui, allora, che sin annida la prima grave criticità del decreto di cui discutiamo la conversione: è un provvedimento che si fonda sulla proroga di uno stato di emergenza che tuttavia non avrebbe dovuto essere disposta, perché alla data del 29 luglio scorso non ricorrevano pacificamente i presupposti di fatto e di diritto all'uopo necessari. È giusto il caso di ricordare che l'Italia è l'unica nazione in questo momento in cui c'è uno stato di emergenza in corso; e non si dica che la situazione è cambiata oggi, alla luce dei contagi che si sono registrati, con una più alta incidenza nel mese di agosto. È vero, sono aumentati i soggetti che hanno contratto il COVID-19, risultati positivi al relativo esame diagnostico, ma a questo aumento non ha dato seguito un aumento proporzionale dei malati e dei ricoverati in terapia intensiva. A tutt'oggi, nel nostro Paese i pazienti ricoverati con sintomi quasi sempre lievi sono circa mille. I pazienti ricoverati in terapia intensiva, invece, sono circa settanta. Per il resto, a quanto ci risulta, si tratta di soggetti asintomatici, non malati, oppure di persone con sintomi di lieve entità che non richiedono trattamenti particolari. Insomma, parliamo di una situazione che può agevolmente essere gestita con gli strumenti ordinari che l'ordinamento mette a disposizione. Non ci sono dati che giustifichino uno stato di emergenza e non ci sono neppure dati che giustifichino il clima di terrore che troppo spesso percepiamo dai media e dalla stampa, e che arreca gravi danni al tessuto della nostra economia nazionale e regionale, già duramente provata dai mesi di lockdown. Penso in particolare a quello che sta accadendo nella regione Sardegna, che, dopo alcuni circoscritti focolai, si è ritrovata al centro di un trambusto mediatico senza precedenti, al quale da subito hanno fatto seguito cancellazioni e danni di immagine, ad aggravare una stagione turistica già di per sé complessa. Federalberghi ha parlato di prenotazioni bloccate anche nel sud dell'isola, con gravi ripercussioni per i lavoratori e per le imprese del settore.

Il decreto-legge all'esame dell'Aula e la proroga dello stato di emergenza che ne costituisce il relativo presupposto non fanno che alimentare ingiustificatamente questo clima di tensione. Si prorogano in blocco le misure contenute nei decreti-legge n. 19 e n. 33 del 2020, varati in piena emergenza sanitaria, con le forzature alla Carta costituzionale che tutti conosciamo. È prorogata la possibilità di limitare con DPCM la libertà di circolazione dei cittadini italiani nel territorio regionale e infra-regionale; è prorogata la possibilità di limitare, sempre con DPCM, gli spostamenti da e per l'estero; è prorogata la possibilità di limitare, ancora con DPCM, la libertà di riunione, la libertà di culto, la libertà di iniziativa economica e così via per gli altri diritti garantiti dalla nostra Costituzione.

Mi chiedo che fine abbia fatto l'impegno della risoluzione a firma degli onorevoli Molinari, Lollobrigida, Gelmini e Lupi, accolto da quest'Aula nella seduta del 29 luglio scorso. Avevamo chiesto di archiviare definitivamente la stagione dei DPCM e di non consentire ulteriori limitazioni delle libertà fondamentali dei cittadini, se non con legge o atto avente forza di legge. Abbiamo implorato quanto meno il rispetto di questa fondamentale garanzia. Il decreto, invece, si muove nella direzione opposta: continua a prevedere questa possibilità con provvedimenti adottati ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge n. 19 del 2020, il che, tradotto, vuol dire DPCM, sempre e ancora DPCM, in violazione dell'impegno assunto con l'approvazione della risoluzione sopra citata. Insomma, siamo al cospetto di un provvedimento il cui primo e principale effetto, certamente non necessario in questo momento storico, è quello di alimentare paure, creare confusione e tenere sotto scacco le libertà fondamentali degli italiani.

Bisognerebbe concentrare l'attenzione su poche e semplici norme di prevenzione, sul ritorno, graduale e prudente, alla normalità, sul rilancio dell'economia e delle imprese; e invece si rimane in balia del caos, dei DPCM, dei banchi rotanti e dei bonus una tantum, che risultano del tutto privi di effetti a lungo termine. Assurdo, poi, è che tra una proroga e l'altra non ci si preoccupi degli arrivi illegali nel nostro Paese: abbiamo raggiunto, in questo caso sì, dei numeri preoccupanti. Impietoso è il confronto con l'anno passato, quando la Lega era al Governo; emblematica è la situazione che si è venuta a creare nella regione Sicilia, con il governatore costretto ad emettere un'ordinanza, attualmente sospesa dal TAR, per rimediare all'inerzia assoluta delle autorità governative, che mette a repentaglio la salute dei cittadini siciliani. E a chi ci dice che la situazione non abbia ripercussioni sul corso dell'epidemia rispondiamo con un dato: il 24 agosto il 90 per cento dei nuovi contagiati rilevati sull'isola erano ospiti dell'hotspot di Lampedusa.

C'è, poi, una lacuna inspiegabile nel decreto in esame che riguarda la tutela dei lavoratori immunodepressi, per i quali l'articolo 26, comma 2, del decreto-legge Cura Italia aveva previsto sino al mese di luglio scorso una qualche forma di tutela. Se c'era una disposizione che andava effettivamente prorogata con il decreto-legge in commento era proprio questa. Da qui si doveva partire, dalla tutela dei lavoratori immunodepressi che risultano maggiormente esposti alle complicanze derivanti dal COVID-19; invece, su questo punto non è stato fatto nulla. Il Governo ha prima invocato l'emergenza, quando si è trattato di avocare a sé i pieni poteri, e poi se ne è dimenticato completamente, quando invece è arrivato il momento di tutelare i soggetti più deboli e maggiormente a rischio. Auspichiamo che almeno su questo punto il Governo voglia tornare sui propri passi, accogliendo la nostra proposta emendativa che prevede il prolungamento della tutela prevista in favore dei lavoratori fragili fino al 15 ottobre prossimo. Vorrei fare un ultimo appunto, Presidente: anche oggi è risuonata in quest'Aula la parola negazionista. Trovo molto offensiva questa parola su chiunque abbia l'idea di dissentire in qualunque maniera da quello che il Governo propone nei numeri, nella sostanza, nelle forme della chiusura. È una parola che non ha niente a che fare con questa realtà, è una parola che riguarda un altro ambito e che non dovrebbe essere usata. È lecito che uno possa avere dei dubbi su quello che ci aspetta, anche semplicemente sulla App Immuni. Se i cittadini non l'hanno scaricata evidentemente ci sarà una ragione. Se noi decidiamo, in questo momento, di fare una caccia agli asintomatici dobbiamo tenere conto di cosa questo può comportare. Nei giornali di oggi si parla di estendere il numero dei tamponi effettuati da 100 mila a 300 mila al giorno: ricordo che nel momento di massimo picco della epidemia facevamo 25 mila tamponi al giorno.

Oggi, in questa maniera, noi troviamo tanti pazienti asintomatici, e quindi noi stiamo trovando delle persone che la malattia, in realtà, non la manifestano. Dobbiamo ragionare su quali sono le misure sostenibili. Si parla tanto di sostenibilità, e allora dobbiamo dire qual è la sostenibilità nel rientro a scuola dei ragazzi, nel distanziamento che si può mettere in atto, nei trasporti pubblici. È molto importante questo perché esiste anche l'economia, e quindi dobbiamo convivere probabilmente con questa malattia. Ricordiamoci che questa malattia è provocata da un Coronavirus. Il Coronavirus è lo stesso che provoca il raffreddore: naturalmente non sono due patologie paragonabili, ma ci fa capire quanto possa essere difficile combattere contro un virus di questo tipo, che muta continuamente. Se voi leggete i giornali di oggi, troverete la notizia che una persona che ha passato quattro mesi fa il Coronavirus è nuovamente positiva, potete capire quanto può essere difficile trovare un vaccino efficace. Perché non c'è un vaccino contro il raffreddore? Perché non lo si trova, perché il virus muta.

Quindi probabilmente dovremo convivere anche con questa malattia e sarà giusto farlo con delle misure sostenibili per la nostra nazione; la nostra nazione deve convivere con questa malattia ma non può essere messa in ginocchio da questa malattia.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2617-A)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Luca Rizzo Nervo, che rinunzia.

Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo, signora sottosegretaria Zampa.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Presidente, esclusivamente per ringraziare chi ha partecipato alla discussione. Si tratta di un tema che sta davvero al centro dell'attenzione delle istituzioni e della politica, delle preoccupazioni degli italiani, riguarda il nostro futuro e il nostro presente. Quindi davvero ringrazio tutti, in ogni intervento e con qualunque taglio sia stato affrontato.

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Filippo Sensi. Ne ha facoltà, per due minuti.

FILIPPO SENSI (PD). È di questa mattina la notizia, data dalla rete di attivisti per la liberazione di Patrick Zaki, del mancato recapito allo studente incarcerato in Egitto delle lettere e dei messaggi che gli avevano mandato in questi mesi di prigionia i suoi amici: un dettaglio, chiamiamolo così, emerso in occasione dell'incontro che Zaki ha avuto nei giorni scorsi con i suoi familiari. Negli ultimi cinque mesi e mezzo, scrivono gli attivisti, la famiglia di Patrick ha ricevuto da lui solo due brevi lettere e ha inviato decine di lettere per Patrick: di queste lettere, indirizzate da Zaki alla sua famiglia, non ne è arrivata nessuna; parimenti le lettere inviate da familiari e amici a Patrick si sono fermate prima delle sbarre della cella dello studente. Le chiedo, e concludo, di attivare la Presidenza e di investire di questa denuncia il Governo italiano, perché nella spinta quotidiana per la libertà di Zaki che dev'essere un assillo per ognuno di noi, si faccia formale protesta presso le autorità egiziane anche per questa ulteriore crudeltà, per questa ulteriore tortura - non so come altro chiamarla - di non consentire a chi è già privato della propria libertà e dei propri diritti di avere almeno il conforto dei propri cari, la parola e il pensiero di chi aspetta presto, prestissimo Patrick Zaki libero (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, ne approfitto e ringrazio anche il sottosegretario che rimane per interventi di fine seduta, anche perché è un tema che le può interessare, anche se non è direttamente interessata.

Da settimane la Sardegna è stata vittima di un linciaggio mediatico: veniamo tacciati da grandi giornali o dai cosiddetti influencer che fanno a “spinta” per dire che sono stati contagiati e si sono ritrovati positivi dopo la vacanza in Sardegna. Vorrei ricordare che noi all'inizio di agosto eravamo una regione dove i contagi erano a zero: ci vantavamo, nel senso di essere così fortunati di non aver avuto quel flagello che purtroppo avevano avuto altre regioni. Noi volevamo sicuramente una vacanza sicura per tutti, non abbiamo chiuso le porte. Ricordo che a maggio la regione Sardegna chiese un passaporto sanitario: forse utilizzò un termine sbagliato, ma chiedeva che chi si voleva recare in Sardegna si premunisse di un certificato di negatività. Ebbene, noi siamo stati derisi dal sindaco di Milano, che oggi è scomparso, dicendo che era una manovra discriminatoria per i lombardi e per i milanesi, quando noi non abbiamo mai offeso quella popolazione, non abbiamo mai chiuso le porte ai lombardi e ai milanesi. Il Ministro Boccia, che disse che era incostituzionale svolgere questi tipi di controlli, e che non era previsto da alcun tipo di ordinamento.

Poi, dopo che purtroppo il virus è esploso in una zona della Sardegna dove c'erano molti turisti, dove c'erano tanti turisti e molte feste (e sono contento che qualcuno indaghi per vedere se qualcuno non ha rispettato, in maniera irresponsabile, le normative e le leggi previste), chiediamo come mai la voce del Ministro Boccia o di altri esponenti governativi e del sindaco di Milano non si sia levata per difendere la Sardegna da quanti, come l'assessore regionale del Lazio, chiedevano controlli per chi partiva dalla Sardegna verso le altre regioni. Li hanno chiesti poi l'assessore pugliese e l'assessore toscano. Io chiedo quindi che tutti questi controlli, come aveva chiesto la regione Sardegna, vengano effettuati verso chiunque prenda l'aereo o la nave verso le altre destinazioni italiane: perché è troppo facile dire “ho preso il virus in Sardegna” dopo essere stati a Ibiza, dopo essere stati in Grecia, e poi essere venuti in Sardegna a festeggiare. Qui allora c'è bisogno veramente di controlli preventivi per chi prende l'aereo, e soprattutto la Sardegna…

PRESIDENTE. Concluda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). … non è una terra di untori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 1 settembre 2020 - Ore 15:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020. (C. 2617-A)

Relatore: RIZZO NERVO.

2. Seguito della discussione della proposta di legge:

S. 257-702 - D'INIZIATIVA DEI SENATORI: MARCUCCI ed altri; MONTEVECCHI ed altri: Ratifica ed esecuzione della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, fatta a Faro il 27 ottobre 2005 (Approvata, in un testo unificato, dal Senato). (C. 2165)

e delle abbinate proposte di legge: ASCANI ed altri; QUARTAPELLE PROCOPIO. (476-1099)

Relatrice: GRANDE.

La seduta termina alle 15,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: MARIA SOAVE ALEMANNO (A.C. 2617-A)

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 2617-A). I presupposti per la dichiarazione dello stato di emergenza sono rinvenibili nel decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, segnatamente all'articolo 4, comma 1, lettera c), e all'articolo 24, comma 1. In base ai citati presupposti normativi, in Italia, sono oggi aperti diversi stati di emergenza, circa dieci per l'esattezza, alcuni dei quali soggetti a possibili e ulteriori proroghe. Gli stati di emergenza sono correlati a diversi eventi calamitosi: per rischio meteo-idro, rischio sismico e vulcanico, rischio ambientale, sanitario, tecnologico, da trasporti, per eventi internazionali; la dichiarazione dello stato di emergenza consente d'intervenire per affrontare l'emergenza anche con ordinanze in deroga alle disposizioni di legge, ma nei limiti e secondo i criteri indicati con la dichiarazione dello stato di emergenza e nel rispetto dei principi generali dell'ordinamento giuridico. Detta dichiarazione consente altresì una compiuta azione di previsione e prevenzione, attraverso l'assunzione immediata di iniziative di carattere straordinario ed urgente, per fronteggiare adeguatamente possibili situazioni di pregiudizio per la collettività presente sul territorio nazionale; con delibera del 31 gennaio 2020, il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all'insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili, alla luce della dichiarazione di emergenza internazionale di salute pubblica per il coronavirus (PHEIC) dell'Organizzazione mondiale della sanità del 30 gennaio 2020; allo stato attuale l'Organizzazione mondiale della sanità non ha modificato la dichiarazione dello stato di emergenza internazionale né la classificazione, come situazione pandemica, dichiarata alla data dell' 11 marzo 2020; la delibera del 31 gennaio 2020 si colloca dunque nell'ambito delle raccomandazioni alla comunità internazionale e in considerazione della situazione di diffusa crisi internazionale determinata dalla insorgenza di rischi per la pubblica e privata incolumità connessi ad agenti virali trasmissibili, raccomandazioni, ad oggi, rimaste assolutamente invariate.

La delibera del 31 gennaio 2020 si colloca altresì in uno scenario epidemiologico nazionale ben lontano da quello poi manifestatosi nei mesi successivi e ben lontano, purtroppo, anche dai dati epidemiologi attuali; alla data del 31 gennaio, infatti, si segnalavano solo i due casi dei cittadini provenienti dalla Cina; dall'inizio dell'epidemia alla data del 14 luglio 2020, sono stati riportati al sistema di sorveglianza 243.316 casi di COVID-19 diagnosticati dai laboratori di riferimento regionale come positivi per SARS-CoV-2 (1.467 casi in più rispetto al 7 luglio 2020) e 34.066 decessi (115 decessi in più rispetto al 7 luglio 2020). In base agli ultimi dati di monitoraggio a livello nazionale, si osserva un aumento nel numero di nuovi casi diagnosticati e notificati al sistema integrato di sorveglianza; in quasi tutte le Regioni sono stati diagnosticati nuovi casi di infezione, con casi in aumento rispetto alla precedente settimana di monitoraggio; questo evidenzia come l'epidemia in Italia non sia ancora risolta e che la situazione epidemiologica sia estremamente fluida.

La comunità scientifica, tenuto conto che in alcune parti del Paese la circolazione di SARS-CoV-2 è ancora rilevante, invita dunque alla massima. cautela, a mantenere elevata l'attenzione e a continuare a rafforzare le attività di tracciamento, in modo da identificare precocemente tutti i potenziali focolai di trasmissione, per evitare una possibile inversione di tendenza, con aumento rilevante nel numero di casi a livello nazionale.

Lo stato di emergenza dunque si pone come strumento fondamentale del nostro ordinamento giuridico per adottare tutti gli strumenti necessari a contenere e controllare il rischio epidemico in maniera tempestiva e, così come sempre è stato fatto, rispettando i principi di adeguatezza e proporzionalità. Il contenimento del numero dei casi è determinato indubbiamente dal complesso delle misure emergenziali adottate, anche di prevenzione e controllo, che permettono di interrompere potenziali catene di trasmissione sul nascere, misure compatibili e possibili con lo stato di emergenza.

L'epidemia Covid-19 ha rappresentato una delle più gravi emergenze della storia del nostro Paese, come peraltro testimonia l'elevato numero di decessi (oltre 34 mila!) e dei contagiati, un'emergenza con cui ancora oggi non abbiamo smesso di lottare. Ancora oggi nel resto del mondo l'emergenza, come dichiarata dall'OMS, che ha costituito il presupposto della delibera del 31 gennaio 2020, rimane ad oggi invariata se non addirittura ulteriormente aggravata alla luce del ritorno dei contagi in molti Paesi europei e della conseguente crescita esponenziale della curva epidemica. Se nel nostro Paese la curva dei contagi ad oggi è limitata, lo dobbiamo alla tempestività con cui sono state fatte scelte dal Governo, a tutela della salute di tutti i cittadini e di tutte le cittadine.

Ricordiamo, infine, che la dichiarazione dello stato di emergenza non si traduce in "misure di lockdown", ma si sostanzia in una condizione che consente l 'adozione di misure straordinarie per la gestione dell'emergenza, non solo nelle sue fasi antecedenti e concomitanti ma anche nelle fasi postume, per contenere gli ulteriori rischi e per regolare e/o disciplinare le conseguenze sanitarie, economiche e sociali, determinate dall'emergenza medesima.