Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconto dell'Assemblea

Vai all'elenco delle sedute

XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 387 di mercoledì 5 agosto 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Boccia, Castelli, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Nardi, Parolo, Perantoni, Rosato, Rospi, Sisto, Tasso e Villarosa sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,38).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Porchietto. Ne ha facoltà.

CLAUDIA PORCHIETTO (FI). Mi rivolgo a lei, Presidente, e chiaramente al Governo per chiedere la possibilità di avere in Aula o il Presidente Conte o il Ministro Patuanelli per una comunicazione urgente, perché, nelle ultime 48 ore, Presidente, si è verificata una situazione un po' particolare, che mi serve spiegare per poter poi fare l'istanza al Presidente Conte e al Ministro Patuanelli. Questa è una e-mail, che è arrivata ad una parte della fornitura dell'indotto auto, è arrivata da una grande multinazionale che opera ancora in Italia, in particolare nel Piemonte, che ha bloccato le piattaforme di investimento. Il tema qual è? Non è tanto quello che sta facendo questa grande multinazionale quotata in Borsa, perché, conoscendo le regole del gioco, so benissimo che eventuali interferenze potrebbero essere anche sanzionate, cosa che non è avvenuta in altri casi in cui il Governo - mi permetto di dirlo - ha parlato fin troppo, Alitalia o Atlantia insegnano, il tema non è tanto che cosa farà la multinazionale, ma che cosa farà il nostro Governo. Allora, noi stiamo perdendo pezzi importanti della filiera automotive, non c'è un piano industriale presentato, non c'è un investimento importante annunciato, come invece hanno fatto gli altri Paesi: 8 miliardi, la Germania; 12 miliardi, la Francia; 3 miliardi, la Spagna. Noi non sappiamo cosa il Governo voglia fare sulla principale filiera e sul primo settore metalmeccanico italiano. Allora, io chiedo che, proprio in questo frangente, stante che nelle ultime 48 ore importanti fornitori del sistema automobilistico vedono sfumare le piattaforme dei prossimi anni, il Presidente Conte o il Ministro Patuanelli con urgenza vengano a relazionare all'Aula per sapere se un piano strategico - cosa che invece noi abbiamo e siamo pronti a donare gentilmente al Governo - sia stato fatto dal nostro Governo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Porchietto. Inoltrerò la sua richiesta al Presidente della Camera, affinché possa riferire al Governo. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signora Presidente. Vorrei esprimere cordoglio per le vittime di ieri, che sono rimaste vittime di un'esplosione, avvenuta nel porto di Beirut, tra cui ci sono anche alcuni militari italiani, oltre che migliaia di civili feriti e centinaia o almeno decine di morti che, probabilmente, diventeranno centinaia (Applausi).

Ecco, il Libano soffre da anni, insieme alla Giordania a dire il vero, la guerra in Siria. La maggior parte dei rifugiati siriani sono approdati in quei due Paesi che sono stati dimenticati quasi del tutto dalla comunità internazionale, che ha preferito foraggiare la Turchia di Erdoğan e ora ne paghiamo le conseguenze (Applausi).

Presidente, io distinguo sempre la geopolitica dei libri dalla geopolitica delle persone. Oggi non siamo di fronte alla teoria per cui dobbiamo essere amici dell'uno o dell'altro; oggi siamo di fronte a delle persone che sono morte, a dei civili, a dei ragazzini che erano in giro per la città portando a spasso anche il cane, e mi scusi dell'esempio molto semplice, molto terra terra, ma questa è la verità. Parliamo di un Paese in cui le persone sono scese in piazza mesi fa in mezzo a una crisi, appunto quella siriana, che ha molto coinvolto il Libano, per protestare contro una classe politica non adeguata, una classe politica che ha causato una crisi economica, che ha gestito il potere in maniera settaria, per chiedere uno Stato moderno. I libanesi, del resto, sono per lo più molto istruiti e nella diaspora possiamo contare Nassim Taleb o altre personalità, manager, uomini d'affari, menti fulgide.

Il Libano è un Paese che ha accolto le eresie, ha accolto le minoranze, ha accolto gli armeni che fuggivano dal genocidio, ha accolto le minoranze e le eresie anche dell'Islam, parlando di drusi per esempio. Oggi si trova con una crisi politica, una crisi finanziaria con un'inflazione galoppante dovuta al fatto che la lira libanese si è sganciata dal dollaro, dove la Banca centrale era l'unico elemento di stabilità non solo nel Libano ma in tutto il Levante. Venerdì ci ritroveremo con una sentenza su un processo che ha definito la storia del Levante, del Medio Oriente e del Mediterraneo orientale almeno degli ultimi dieci anni, cioè la sentenza sull'assassinio di Ḥarīrī. Sui nostri uomini di UNIFIL auspico che il Governo si impegni affinché i nostri uomini già in loco e l'Italia rappresentino un agente primario di aiuto umanitario per un Paese che può risollevarsi, perché Beirut è l'araba fenice e, soprattutto, Beirut risponde ai valori dell'Occidente.

Non possiamo abdicare ai valori dell'Occidente, non possiamo abbandonare la terra dei cedri da cui abbiamo sempre volto lo sguardo altrove per logiche di mera speculazione politica o economica a breve termine, soprattutto in un momento in cui la Turchia di Erdoğan sta destabilizzando l'est del Mediterraneo. Grazie, signor Presidente, e ancora, per favore, ricordiamo quelle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Anche come Fratelli d'Italia vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai nostri militari, a chi è rimasto coinvolto per fortuna in maniera lieve (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però penso che le ferite, non quelle del corpo ma quelle della mente per quelle terribili immagini e per quello che è stato vissuto, non si rimargineranno in fretta. Ma, ovviamente, anche un messaggio di amicizia, di cordoglio e di solidarietà alla comunità libanese, alla sua ambasciatrice, Mira Daher, a tutta quella splendida comunità del Paese dei cedri che ha dimostrato come si possano integrare e come possano interagire le varie culture e le varie religioni.

Ricordiamoci che il Libano era considerato la porta dell'Occidente verso l'Oriente; Beirut era una splendida città, era una città viva, una città che sicuramente non aveva niente da invidiare alle metropoli dell'Occidente, una città che ha dimostrato di saper resistere a guerre e a conflitti, un popolo che ha saputo rimanere fuori dai conflitti ma, anzi, ha dato solidarietà, a volte nell'indifferenza, come ha detto il collega, della comunità internazionale, perché ha accolto il popolo palestinese, ha accolto il popolo siriano quando ha avuto bisogno, ma ha saputo sempre rimanere in piedi.

Purtroppo, questo drammatico fatto non doveva capitare, non doveva capitare in un momento, poi, di crisi economica. È in questo momento che dobbiamo dimostrare vera amicizia al popolo libanese e dobbiamo dimostrarla con fatti concreti, anche con riferimento all'approvazione delle missioni internazionali e a vari dibattiti.

Ho sempre detto che la nostra missione, che viene apprezzata con i nostri soldati che sono apprezzati e amati da tutto il popolo libanese, deve essere accompagnata da aiuti concreti sia per sopportare il peso di questi profughi siriani e palestinesi, che ci sono da anni, ma anche per aiutare l'economia a ripartire, perché non dobbiamo fare in modo che il Libano venga coinvolto nella crisi del Medio Oriente.

Il Libano è un Paese dove regna la pace. Non dobbiamo permettere che ci siano altri Paesi che mettano zizzania e che seminino venti di guerra. Dobbiamo fare in modo che il Libano si risollevi economicamente e socialmente, perché è un grande popolo e una grande nazione da sempre amica dell'Italia. Dobbiamo dimostrare questa fraternità e, al di là di quello che si può scrivere su Twitter e delle gaffe, il Governo dia una mano al Libano, la dia concretamente subito, in maniera concreta e non a parole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. “Faremo tutto il possibile per sostenerli”: sono queste le parole di solidarietà che il Presidente Conte ha voluto rivolgere al Libano e alla sua capitale, Beirut, colpita da un'esplosione senza precedenti ieri, 4 agosto. Le immagini hanno fatto il giro del mondo e i video della deflagrazione sono scioccanti. Vi abbiamo assistito increduli e abbiamo pregato per le persone che ne sono state coinvolte.

Il bollettino, di qualche ora fa, è una conta straziante: 100 morti, 4 mila feriti e indefiniti sono ancora i dispersi. Anche un militare italiano era presente sul posto ma, per fortuna, è in buone condizioni di salute.

Su quanto accaduto ieri sono tante le ipotesi, ma per capire bene bisognerà attendere. Le uniche certezze che arrivano sono i numeri delle vittime, come abbiamo detto, lo strazio e la disperazione tra le strade, che sono ancora ricoperte di detriti. L'Italia ha già offerto solidarietà al Libano. Col fiato sospeso, quindi, continuiamo a seguire per poter capire, in attesa delle risposte.

A nome del MoVimento 5 Stelle esprimo, quindi, tutta la nostra solidarietà e vicinanza alla città di Beirut e ci stringiamo in un sincero cordoglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, signora Presidente. Sono, ovviamente, parole di cordoglio e di vicinanza alla popolazione di Beirut, alle famiglie che hanno ieri segnato la loro esistenza con così tanti lutti, alle numerosissime famiglie che hanno feriti per la terribile esplosione che tutti abbiamo visto nelle immagini circolate in tutti i circuiti internazionali, immagini che ci hanno riportato agli anni peggiori del terrorismo di questo millennio, a stragi terribili che abbiamo visto.

Quindi, prima di tutto esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza alla popolazione libanese, alla popolazione di Beirut, alle vittime innocenti. Esprimiamo con forza la nostra vicinanza ai nostri militari lì impegnati in missione di pace. Il nostro augurio di pronta guarigione al militare ferito e agli altri, che hanno, comunque, ricavato delle conseguenze da quella terribile esplosione.

Sappiamo tutti, purtroppo, che il Mediterraneo è una zona del mondo, la più vicina a noi, percorsa da venti di guerra e di terrore. Ci auguriamo che questo non sia ciò che è accaduto a Beirut e che, nonostante questa terribile esplosione, questo terribile evento luttuoso di ieri, il Libano, terra già molto in difficoltà in questi ultimi tempi, economica e sociale, possa riprendere il suo cammino. Siamo vicini a quella popolazione, siamo vicini ai nostri militari e siamo certi che l'Italia, come ha già fatto in queste ore, offrirà tutto l'appoggio possibile e con questo va il nostro pensiero a coloro che ieri hanno perso la vita e a coloro che sono rimasti feriti a Beirut (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Ciò che è accaduto ieri in Libano è di una gravità inaudita, sia per quanto attiene alla difficoltà economica che comporterà in quel Paese ciò che è successo nel porto di Beirut, sia per le prevedibili e possibili - speriamo non auspicabili - conseguenze di carattere politico che potrebbero comportare una crisi all'interno del sistema libanese, un sistema già in estrema difficoltà. Ho avuto modo in passato di visitare il porto di Beirut, sapere quanto fosse importante per il Mediterraneo quella struttura di carattere emporiale, di carattere logistico, e mi auguro che ci siano le condizioni, anche se sarà molto difficile, per ricostruire quella realtà in tempi ravvicinati. Ovviamente, il pensiero va a tutte le famiglie e a tutte le sofferenze che ci sono. Dalle informazioni che ho, anche in via privata, ci sono molti ma molti più morti di quanti sono riportati dalla stampa e dai media locali. Il nostro pensiero va anche ai militari italiani impegnati in Libano in un'azione di pace che dura ormai da tanti anni. Credo sia il momento, questo, non di ritirarli ma di rafforzarli. Abbiamo parlato proprio nei giorni scorsi delle missioni internazionali del nostro Paese, penso sia opportuno recuperare diverse presenze minori che abbiamo in giro per l'Africa per altre situazioni e portare a rafforzare questa presenza in Libano che diventa in questo momento davvero un segno di solidarietà verso quel popolo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente. Per associarci, come gruppo di Liberi e Uguali, alle parole che sono state espresse poc'anzi dai colleghi e associarci al dolore e al cordoglio delle famiglie delle vittime, sperando che questo numero già grave non cresca ulteriormente, anche se le immagini che abbiamo visto tutti, purtroppo, non inducono e non possono indurre ad ottimismo. Credo che quelle immagini rimarranno nella memoria collettiva, sono immagini devastanti, di una devastazione e di un'esplosione assolutamente straordinaria. Un pensiero, quindi, al popolo libanese, ferito, martoriato da lunghi e troppi anni di guerra, di tensioni, in un territorio fortemente caratterizzato da divisioni e guerre come il Medio Oriente. Un pensiero ovviamente anche ai nostri militari e, in particolare, al militare ferito, a cui auguriamo una pronta guarigione. Credo anche sia l'occasione per riconoscere come fosse stata giusta la scelta compiuta dal Governo dell'epoca di intervenire in missione di pace con la missione UNIFIL in Libano, perché questa è una terra da tutelare, una terra che deve poter trovare la soluzione dei suoi problemi da sola e, quindi, essere in grado di poter continuare a vivere in pace. Quindi, credo che oggi dal Parlamento italiano debba venire un messaggio di cordoglio e al tempo stesso di amicizia con il Libano e con il popolo libanese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Anche da parte di Italia Viva vogliamo mandare un forte abbraccio ai nostri fratelli libanesi, una terra già martoriata - sappiamo - da tante guerre negli ultimi anni, non da ultima una guerra che ha visto anche la partecipazione di un grande contingente italiano, con la missione UNIFIL a sud del fiume Litani. Un grande martirio di vite umane: oltre 100 morti già stamattina e oltre 4 mila feriti ci ricordano quanto sia stata una terra che continua ad essere martoriata dalle vicende più tragiche e, quindi, noi vogliamo mandare un grande abbraccio ai fratelli libanesi e un nostro messaggio di grande solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Per associarmi agli interventi dei colleghi che, tutti, hanno centrato un messaggio: quello della solidarietà al popolo libanese, un popolo già martoriato da una storia di guerre e di attentati, ma che deve avere tutto il sostegno del nostro Paese, delle missioni di pace e della missione di pace che noi sosteniamo e, soprattutto, una grande attenzione nella grande ricerca della verità contro il terrorismo. Quando si vedono visioni e immagini del genere, ci viene subito nella memoria quello che abbiamo subito noi durante il periodo del terrorismo e quindi ancor di più siamo sensibili a queste situazioni, a tutte le famiglie che hanno perso i propri cari ed ai bambini che hanno avuto delle grandi ferite, perché ce ne sono tanti di bambini e tanti dispersi, ma soprattutto a un popolo che ha bisogno di protezione internazionale perché attorno a sé ha una guerra continua, che continua a mietere vittime e continua a produrre terrorismo. Ecco, con questo messaggio Forza Italia vuole dare sostegno e solidarietà al popolo libanese e a Beirut, ma soprattutto dire “no” al terrorismo, e anche un grande segno di solidarietà e di vicinanza ai nostri militari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di conversazioni e comunicazioni telefoniche e ambientali nei confronti di Antonio Marotta (deputato all'epoca dei fatti) (Doc. IV, n. 6-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'utilizzazione di conversazioni e comunicazioni telefoniche e ambientali nei confronti di Antonio Marotta, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV, n. 6-A).

Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 29 luglio 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 29 luglio 2020).

La Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta con riferimento al tabulato telefonico e alle due intercettazioni ambientali del 3 marzo 2015 e di negare la medesima autorizzazione con riferimento alle tre intercettazioni ambientali, rispettivamente, del 21 maggio, 2 luglio e 29 luglio 2015, nonché delle tre intercettazioni telefoniche del 2 luglio 2015.

Pertanto l'Assemblea, anche ai fini della chiarezza delle votazioni, procederà a due distinte deliberazioni: una sulla proposta di concessione dell'autorizzazione all'utilizzo processuale del tabulato telefonico e delle due intercettazioni ambientali del 3 marzo 2015; l'altra sulla proposta di diniego dell'autorizzazione all'utilizzo processuale delle tre intercettazioni ambientali del 21 maggio, 2 luglio e 29 luglio 2015, nonché delle tre intercettazioni telefoniche del 2 luglio 2015.

(Discussione – Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Bazoli.

ALFREDO BAZOLI, Relatore. Grazie, Presidente. Posso togliere la mascherina o devo tenerla?

PRESIDENTE. Dal banco del Comitato dei nove deve indossarla.

ALFREDO BAZOLI, Relatore. La Giunta per le autorizzazioni riferisce su una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di conversazioni e comunicazioni telefoniche e ambientali nei confronti di Antonio Marotta, deputato all'epoca dei fatti. La domanda è pervenuta il 15 gennaio 2020 dalla sezione dei giudici per le indagini preliminari del tribunale di Roma e riguarda l'utilizzo di un tabulato di otto intercettazioni ambientali e telefoniche, nell'ambito di un procedimento nei confronti di Antonio Marotta, in concorso con Raffaele Pizza e Luigi Esposito, per il reato di cui all'articolo 346-bis del codice penale (Traffico di influenze illecite) commesso il 3 marzo 2015; in concorso con il solo Luigi Esposito, per il delitto previsto dall'articolo 7, commi 2 e 3, della legge 2 maggio 1974, n. 195, in tema di finanziamento illecito dei partiti politici, nella medesima data. E poi si procede anche, in continuazione ai sensi dell'articolo 81 del codice penale, nei confronti di Antonio Marotta e Raffaele Pizza, per il delitto previsto dall'articolo 648 del codice penale (Ricettazione), commesso il 29 luglio 2015. In dettaglio si tratta di: un tabulato dell'utenza telefonica in uso a Luigi Esposito per il giorno 3 marzo 2015, la cui acquisizione era stata autorizzata con decreto del 5 marzo 2015; cinque intercettazioni ambientali effettuate nello studio in uso a Raffaele Pizza in via in Lucina 17, delle quali due captate il 3 marzo 2015, una il 21 maggio 2015, una il 2 luglio 2015 e una il 29 luglio 2015. La richiesta, come ricordato, è pervenuta il 15 gennaio 2020. Su questa richiesta è stata fatta un'istruttoria nel corso dell'esame in Giunta, che ha comportato anche l'acquisizione di ulteriore documentazione. Poi, per effetto anche della dell'emergenza sanitaria, le operazioni di scrutinio si sono interrotte, è stato differito l'esame anche in Giunta e quindi l'esame della richiesta è ripreso nella seduta del 20 maggio 2020. La prima questione che è stata sottoposta all'esame della Giunta riguarda il fatto che la richiesta in titolo è stata avanzata non già dal giudice per le indagini preliminari, ma dal giudice per l'udienza preliminare: è stata, questa, una questione che è stata messa in evidenza anche dalla difesa dell'onorevole Marotta.

Peraltro, nell'ordinanza con cui ha richiesto l'autorizzazione, il giudice ha motivato ampiamente le ragioni per cui ha ritenuto di disattendere l'eccezione formulata dalla difesa, con motivazioni che appaiono condivisibili e conformi ai precedenti della Giunta che, pertanto, ha proseguito l'esame nel merito della vicenda in questione, che riguarda, come sempre quando si tratta di vicende che riguardano l'autorizzazione di intercettazioni, una valutazione sulla casualità oppure sul fatto che si tratti di intercettazioni indirette, cioè intercettazioni che appaiono casuali, ma che, in realtà, sono surrettiziamente destinate a captare le conversazioni di un parlamentare in assenza della debita autorizzazione.

Allora, occorre, ovviamente, individuare il momento in cui l'onorevole Marotta fa ingresso nelle attività di indagine, che vertevano, in particolare, sull'assegnazione di appalti pubblici da parte della società Consip, diventandone bersaglio diretto, al fine di stabilire, appunto, se le attività di captazione fossero surrettiziamente indirizzate nei suoi confronti, pur essendo formalmente rivolte anche ad altri indagati e, quindi, si trattasse di intercettazioni cosiddette indirette e, quindi, non effettuabili in assenza della debita autorizzazione della Camera dei deputati.

Come è noto, tra i parametri più volte enunciati dalla Corte costituzionale, in particolare nella sentenza n. 114 del 2010, per affermare o escludere la casualità dell'intercettazione, vi sono una serie di criteri e di parametri, tra cui la natura dei rapporti intercorrenti tra il parlamentare e il terzo sottoposto a intercettazione, il tipo di attività criminosa oggetto d'indagine, il numero delle conversazioni intercorse tra il terzo e il parlamentare, l'arco di tempo entro il quale la captazione è avvenuta, anche rispetto a eventuali proroghe delle autorizzazioni e al momento in cui sono sorti indizi a carico del parlamentare.

Ed è proprio su questo ultimo aspetto - cioè, sul momento in cui sono sorti indizi a carico del collega, ex collega, onorevole Marotta - che occorre concentrare l'attenzione, perché è vero che, all'interno del fascicolo, il primo atto in cui compare Marotta identificato come parlamentare della Repubblica è una relazione di servizio della polizia giudiziaria del 27 giugno 2014, con relativi allegati, da cui emerge che, in occasione di attività investigative nei confronti di Raffaele Pizza, il quale era in compagnia, tra gli altri, esattamente di Antonio Marotta, quest'ultimo era già stato identificato quale parlamentare della Repubblica, quindi già nove mesi prima della prima delle intercettazioni di cui si chiede l'utilizzo processuale.

Peraltro, di questa circostanza, lo stesso giudice dell'udienza preliminare aveva dato atto: infatti, nella richiesta formulata dal giudice, si fa presente che, fino alla data dell'intercettazione di cui si chiede l'utilizzo, cioè tra marzo e luglio del 2015, “non erano per nulla emersi dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali elementi sintomatici di una partecipazione dell'onorevole Marotta alle prospettate attività illecite. Soprattutto - dice il giudice - sino ad allora la frequentazione da parte dell'onorevole Marotta dello studio di via in Lucina in uso al solo Pizza non era risultata assidua né, comunque, motivata dalla partecipazione ad attività (presuntivamente) illecite che vedevano coinvolto il Pizza”.

La prima intercettazione in cui il giudice chiede l'utilizzo processuale è un'intercettazione ambientale nello studio di Pizza autorizzata con decreto del 17 dicembre 2014 ed effettuata il 3 marzo del 2015. L'iscrizione di Marotta nel registro degli indagati avviene nove giorni dopo, il 12 marzo del 2015. A tale riguardo il giudice ritiene tuttavia, nonostante questi elementi, che - così dice il giudice - “deve ritenersi che anche le successive intercettazioni oggetto della richiesta del pubblico ministero siano riconducibili alla categoria delle intercettazioni casuali e fortuite”, unitamente a quelle del 3 marzo 2015, perché - dice il giudice - l'attività investigativa in corso riguardava un'indagine molto più risalente e più vasta rispetto al momento in cui vi ha fatto ingresso l'onorevole Marotta. Le intercettazioni erano in corso da tempo: l'oggetto delle investigazioni era assai vasto e, quindi, non limitato alla vicenda dell'imprenditore Esposito, che costituisce, anzi, solo uno degli innumerevoli episodi oggetto di investigazioni”.

In base ai documenti agli atti, fino alla data delle prime captazioni di cui si chiede l'utilizzo, cioè il 3 marzo del 2015, il Marotta appare entrare solo occasionalmente e marginalmente nel raggio dell'indagine, peraltro molto più vasta, tanto più se tale valutazione è condotta alla data in cui sono state autorizzate le intercettazioni ambientali nello studio del Pizza e, cioè, il 17 dicembre del 2014.

A quell'epoca, difficilmente si può considerare Marotta come bersaglio di atti investigativi; viceversa, per le intercettazioni successive al 3 marzo 2015, matura un'opinione diversa, tanto più alla luce della formale iscrizione di Marotta nel registro degli indagati che lo qualifica, a quel punto, come destinatario diretto delle indagini.

È emerso, durante il dibattito in Giunta, ed è vero, che il dato formale dell'iscrizione nel registro degli indagati non vale di per se stesso a fissare in astratto il momento in cui un soggetto diventa bersaglio diretto di indagini, essendo, piuttosto, necessario uno scrupoloso vaglio in concreto degli atti compiuti all'interno del perimetro delle indagini.

Abbiamo, peraltro, convenuto anche a maggioranza, in Giunta, che non appaiono convincenti sotto questo profilo le argomentazioni del giudice che - per superare questa obiezione di natura formale, cioè il fatto che l'iscrizione nel registro degli indagati comporti, in qualche modo, una presunzione di direzione degli atti di indagine nei confronti del deputato captato o intercettato - ha sostenuto, con argomentazioni che noi riteniamo non condivisibili, che quando “le intercettazioni valgono a raccogliere elementi prevedibilmente spendibili sull'uno e sull'altro versante” - cioè, sia a carico di un deputato sia a carico di terzi - “si deve ammettere che non si tratta, a rigore, di intercettazioni indirette e che devono perciò essere consentite, non potendosi impedire all'autorità giudiziaria l'utile impiego di uno strumento indispensabile di indagine solo perché uno degli indagati è membro del Parlamento”.

È una argomentazione che noi riteniamo non condivisibile, allo stesso modo come non riteniamo che sia condivisibile un'ulteriore argomentazione utilizzata dal giudice, laddove ha detto che negli altri casi “in cui sussistono concreti e validi elementi che legittimano l'intercettazione nei confronti del terzo non parlamentare e in cui il terzo sia e rimanga il vero bersaglio dell'indagine, la presenza di contatti con il parlamentare, ancorché prevedibili e ripetuti, non può portare alla paralisi dell'attività di captazione”.

Anche questa è un'argomentazione che riteniamo non condivisibile. Piuttosto, la disamina degli atti di indagine, alla luce dei ricordati parametri di valutazione enucleati dalla giurisprudenza costituzionale, porta legittimamente a distinguere una valutazione tra ciò che è avvenuto prima e ciò che è avvenuto dopo il 3 marzo del 2015. Prima di tale data, sebbene la presenza di Marotta identificato come membro del Parlamento sia stata sporadicamente rilevata all'interno di un vasto compendio investigativo nei confronti di altri indagati, non può ritenersi che gli atti di indagine fossero surrettiziamente e primariamente rivolti contro di lui per acquisire, sia pure in via indiretta, eventuali indizi di reità a suo carico, in assenza dell'autorizzazione preventiva della Camera di appartenenza, con ciò aggirando la previsione normativa della Costituzione.

In altri termini, fino a tale data, le intercettazioni di cui si chiede l'utilizzo possono essere considerate casuali o fortuite. Viceversa, dopo il 3 marzo del 2015, la concentrazione degli atti di indagine, la latitudine dello spazio temporale in cui essi sono stati effettuati, la tipologia dei rapporti, anche di tipo professionale intercorrenti tra il Marotta e i coindagati portano a escludere la natura casuale o fortuita di tali captazioni, in ragione di una disamina in concreto, che deve essere ancora più stringente alla luce dell'iscrizione di Marotta nel registro degli indagati, che era stata effettuata immediatamente a ridosso delle captazioni effettuate in quella data (3 marzo 2015), come se anche per gli inquirenti vi fosse una sorta di spartiacque nella valutazione del ruolo di Marotta all'interno della vicenda oggetto del procedimento giudiziario.

In conclusione, la Giunta ha esaminato la domanda nelle sedute di gennaio, febbraio, aprile, maggio del 2020 e, sulla base delle predette argomentazioni, nella seduta del 27 maggio 2020, la Giunta ha deliberato a maggioranza, come ricordava la Presidente, di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione all'uso processuale del tabulato telefonico e delle due intercettazioni ambientali del 3 marzo 2015 e di negare la medesima autorizzazione con riferimento alle tre intercettazioni ambientali del 21 maggio, 2 luglio e 29 luglio 2015 e delle tre intercettazioni telefoniche, tutte del 2 luglio 2015.

PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Capisco, onorevoli colleghi, l'attenzione straordinaria della Giunta nel dividere la richiesta in parti separate rispetto all'opportunità di garantire alla magistratura un'azione corretta e utile su un tema che, conoscendo alcuni degli interlocutori di Marotta, cioè i fratelli Pizza, mi pare corrispondere perfettamente alla complessa articolazione del traffico di influenze, che è cosa che vuol dire tutto e nulla. Però, mentre per il mondo delle persone che si muovono al di là della casta della magistratura il traffico di influenze è sanzionato, per i magistrati il traffico di influenze è legalizzato: essi vivono di influenze, come mostra la questione relativa all'onorevole Salvini nelle intercettazioni che investono abusivamente Legnini e Palamara, cioè dobbiamo colpire il nemico, indipendentemente dalla colpa.

Quindi, mi pare che ci sia un fumus non verso Marotta, ma verso magistrati che esercitano in modo arbitrario le loro funzioni, sapendo in perfetta malafede di intercettare un parlamentare fin dal 2014 e, non di meno, non arrestandosi e chiedendo, come impone l'articolo 68, l'autorizzazione a procedere. Per questo io credo che l'evidente malafede dei magistrati e l'azione palesemente di violazione della norma richiedano da parte nostra una posizione molto rigorosa di difesa e di tutela, come ha indicato l'onorevole Sisto, del parlamentare che è stato sottoposto in maniera arbitraria e con traffico di influenze a un'inchiesta senza rispettare le regole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Sarò breve perché la relazione dell'onorevole Bazoli è stata particolarmente esaustiva e interverrò solo per riprendere, sul piano delle regole che ci chiamano a svolgere la valutazione a cui siamo chiamati, un aspetto che rafforza la proposta del relatore. Noi abbiamo ritenuto non accoglibile la richiesta di autorizzazione del giudice per l'udienza preliminare di Roma per la gran parte delle captazioni ambientali e telefoniche raccolte, perché la tesi sostenuta dal giudice per richiederne l'utilizzabilità è una tesi che chiaramente tende a piegare la tutela della prerogativa parlamentare, che questo istituto dell'autorizzazione a procedere salvaguarda, in una prospettiva addirittura pericolosa, perché tende ad avanzare la linea che distingue le attività del parlamentare che meritano tutela da quelle che non meritano tutela, in una direzione opposta a quella che vedremo poi discussa nel caso Boniardi che si pone in maniera addirittura simmetrica a quello di Marotta; per certo, tutte le captazioni raccolte dal 3 marzo 2015 in poi sono state raccolte sapendo che riguardavano un parlamentare. Questo perché la conversazione intercettata il 3 marzo del 2015 assume un carattere, si direbbe, dal punto di vista processuale, “individualizzante” a carico dell'onorevole Marotta, non più discutibile, rimanendo dal mio punto di vista un dato formale non rilevante ai fini della decisione la postuma iscrizione a “modello 21” del 12 marzo 2015.

Sgombrato il terreno da questo spartiacque temporale, che credo debba essere mantenuto rigido, il dubbio che la Giunta si è posta riguarda per l'appunto la conversazione del 3 marzo 2015. Non vi è dubbio, infatti, come l'onorevole Bazoli ricordava, che l'onorevole Marotta è rimasto effigiato in compagnia del Pizza già con un'informativa del 27 giugno 2014, l'informativa genetica dell'indagine che poi si è svolta, e che egli sia comparso, seppure sporadicamente, in altre conversazioni, dell'8, 9 e 13 gennaio, del 2015; conversazioni generiche, non riferite al caso di specie, assolutamente non rilevanti sotto il profilo penalistico e, però, pure tenutesi tra il Marotta, il Pizza e questo ambiente nel quale egli poi si è trovato a svolgere questa attività incriminata. Rispetto a questa sua comparsa la proposta difensiva è quella di una conoscenza addirittura anticipata del suo ruolo e quindi dell'esigenza di una tutela anticipata dello stesso. Però non abbiamo potuto non notare - e questo è il motivo fondante della seconda proposta, cioè quello dell'utilizzabilità della captazione del 3 marzo, sulla quale l'Aula si dovrà interrogare e decidere secondo coscienza - che questa intercettazione del 3 marzo è stata autorizzata con un provvedimento del 17 dicembre 2014, cioè è stata autorizzata addirittura prima che, per la prima volta, la persona dell'onorevole Marotta fosse colta in una telefonata, seppure ininfluente e non rilevante, con il Pizza. L'averlo disposto prima, questa mezzo di ricerca della prova, come sono definite le intercettazioni, e trattandosi di intercettazioni ambientali, cioè di intercettazioni che si svolgono in un contesto fisso, in un set nel quale la persona può anche non portarsi, essendo del tutto eventuale la sua presenza su quel set, si presta meno a una presunzione di etero-direzione, di pre-direzione, di organizzazione di una raccolta non casuale ma indiretta di informazioni.

Il tempo e la natura del mezzo utilizzato per le intercettazioni ci hanno, quindi, persuaso della necessità di proporre, anche per dare serietà alla funzione che qui siamo chiamati a svolgere, l'utilizzazione anche di questa conversazione, rispetto alla quale ho voluto però illustrare anche le argomentazioni difensive più rilevanti. È per questo che, dando seguito alla proposta dell'onorevole Bazoli, mi associo ad essa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Catello Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Mi piace ricordare che il lavoro in Giunta, Presidente, è un lavoro che basa la sua essenza sul metodo, prescindendo dal merito della vicenda processuale che di volta in volta ci occupa ed è un lavoro che viene fatto, sin dall'inizio di questa esperienza, in maniera certosina, in maniera analitica, per non lasciare al caso o alla generalizzazione la possibilità di emendare quell'articolo 68 di volta in volta tirato in ballo in Giunta.

Con la vicenda Marotta non abbiamo fatto altro che dare seguito a quello che abbiamo sempre fatto fin dall'inizio - e che è prassi ormai consolidata all'interno di questa Giunta, anche grazie al lavoro del nostro presidente che ci ha concesso sempre ampi spazi in questo senso - per parcellizzare la vicenda relativa alle captazioni che vengono di volta in volta poste al nostro esame; stessa cosa accade per Marotta. È capitato sin dal primo momento di fare una verifica in concreto di quelle che sono le attività investigative e ci siamo resi conto - in realtà chi fa questa professione, chi svolge questa professione lo sa ormai da tempo - che c'è una prassi che ormai è abitudine delle procure della Repubblica d'Italia di dare l'abbrivio alle intercettazioni, di registrarle e di verificarne soltanto dopo la bontà dei contenuti, quando in realtà noi sappiamo benissimo che l'ascolto deve essere un ascolto contestuale, che la verifica delle persone coinvolte deve essere contestuale e così in tanti casi non avviene, ed è il motivo per cui ci siamo messi nella condizione di verificare in concreto quello che è accaduto anche per Marotta.

Sì, è vero tutto quello che è stato già analizzato ed esposto dai colleghi che mi hanno preceduto, si tratta di captazioni indirette, ma, si badi, secondo una Cassazione anche recentissima del 2020, che non fa altro che riprodurre una giurisprudenza ormai costante e consolidata, le captazioni indirette possono dirsi mirate, quando l'oggetto della captazione, il soggetto captato, è intimamente collegato, ha familiarità di interlocuzione con un parlamentare. Queste si dicono intercettazioni indirette mirate. In questo caso, quando interviene l'opera corretta del magistrato che investiga? Avviene nell'ascolto: verifica gli interlocutori, capisce che c'è un parlamentare, capisce che il parlamentare è coinvolto in una vicenda criminogena. E, in quel momento, che cosa deve fare, cosa dovrebbe fare? Infatti, purtroppo, è questa la prassi che ormai troviamo all'interno delle procure. Dovrebbe stoppare quell'intercettazione e chiedere l'autorizzazione ad intercettare direttamente il parlamentare. Noi con Marotta abbiamo fatto questa verifica? Sì, ed è stato più semplice rispetto agli altri, perché con Marotta questo ascolto contestuale evidentemente c'è stato. Abbiamo ritenuto di estrapolarlo da che cosa? Da uno scollamento temporale brevissimo, perché l'intercettazione che riguarda Marotta sono tre conversazioni del 3 marzo e il 12 marzo c'è l'iscrizione nel registro degli indagati. Questo significa che è stato ascoltato il Marotta. Significa che evidentemente c'è stata un'analisi approfondita di quelle che erano le cointeressenze con i soggetti che accompagnavano il Marotta in questa vicenda processuale e in queste conversazioni. Da quel momento in poi, però, cosa abbiamo rilevato? Che la procura avrebbe dovuto fermarsi. Noi non daremo l'autorizzazione e voteremo in maniera contraria all'uso di intercettazioni, sempre e comunque, quando sono fatte a discapito di quelle che sono le prerogative e le guarentigie dell'articolo 68. In questo caso da dove emerge? Dalla circostanza che il pubblico ministero e, comunque, la Polizia giudiziaria e, comunque, l'autorità giudiziaria era ben consapevole, dopo il 3 marzo, chi era Marotta, con chi parlava, per quali vicende era interessato, a quale vicenda era interessato. Dal 12 marzo evidentemente c'è l'iscrizione della notizia di reato. Mi sembra che tutte quelle che sono le considerazioni fino al 3 marzo non sono certamente valide e utilizzabili dopo il 12. Ed è il motivo della parcellizzazione e il motivo dello sdoppiamento del voto. Voteremo per l'autorizzazione, quando effettivamente sono casuali, come fino al 3 marzo, quando non si sapevano quali erano le cointeressenze. Nel momento nel quale, invece, il pubblico ministero ascolta, capisce, comprende e sa che è un parlamentare che ha correntezza di rapporti col Pizza nel caso specifico, in quel momento avrebbe dovuto fermarsi e non lo fa.

Allora, Italia Viva, così come in Giunta, riconferma il voto all'interno dell'Assemblea, autorizzando l'uso delle intercettazioni relative al 3 marzo, invece negando l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni per tutte quelle successive al 3 marzo e, in particolare, successive al 12, che è la data che fa riferimento all'iscrizione dell'indagato Marotta all'interno del registro degli indagati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente, due minuti, solo per ribadire le ragioni che, peraltro, sono condensate anche nella relazione che ho fatto per conto della Giunta. Un atteggiamento che, come ricordava il collega Vitiello, è stato particolarmente rigoroso della Giunta nella valutazione degli atti, così come sempre cerchiamo di fare, senza troppo farci condizionare dalle questioni di natura politica. Un atteggiamento rigoroso, che si è risolto, appunto, in una decisione che noi consideriamo assolutamente ragionevole e pertinente, cioè di una distinzione tra le intercettazioni avvenute il 3 marzo e quelle successive alla formale iscrizione nel registro degli indagati, datata 12 marzo, che, peraltro, anche noi siamo consapevoli non sia di per sé lo spartiacque. Infatti, sono altri gli elementi che vanno valutati, ma sono esattamente quegli elementi che noi abbiamo considerato, nel ritenere che nelle prime captazioni non vi fosse, da parte dell'autorità giudiziaria, la possibilità di ritenere che dentro il contesto dell'intercettazione ambientale si potesse prevedere la presenza dell'onorevole Marotta, tanto più che l'onorevole Marotta, in quel momento, non era oggetto di indagine, per quanto fosse entrato dentro alcuni elementi di indagine, ma a carico di altri. Non vi era a carico suo alcun tipo di indizio e, quindi, certamente lui non era indagato. Aggiungo e osservo che l'onorevole Marotta era dentro quella vicenda anche per ragioni di natura professionale, perché lui era stato incaricato come legale di una delle persone che era dentro il contesto dell'indagine. Per cui, c'era anche un elemento che rendeva inevitabile in qualche modo la sua presenza, ma non per questo lo qualificava come oggetto di indagine.

Dal 3 marzo in poi, anche in ragione del contenuto di quella captazione ambientale, evidentemente l'onorevole Marotta è diventato il bersaglio dell'indagine. Per un criterio prudenziale rigoroso, che è anche discutibile per il rigore che noi abbiamo deciso di applicare - perché si potrebbe ritenere, come ha fatto il giudice, che in realtà anche le altre intercettazioni successive fossero intercettazioni in qualche misura casuali, nel senso di non dirette surrettiziamente all'ex collega Marotta, ma invece casuali – , quindi, applicando un criterio rigoroso per la tutela delle prerogative e delle guarentigie di questa Camera e di questo Parlamento, noi abbiamo ritenuto di applicare, lo ripeto, un criterio rigoroso, che ci ha portato a ritenere che non potessero qualificarsi come casuali, ma come indirette e, quindi, come surrettiziamente volte ad aggirare il vincolo autorizzativo, che invece pertiene a questa Camera dei deputati. Quindi, ritengo che la soluzione adottata sia una soluzione giuridicamente ineccepibile e corretta, per cui il mio gruppo voterà in conformità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo.

SILVIA COVOLO (LEGA). Grazie, Presidente. Nel caso in esame si discute della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di un tabulato di cinque intercettazioni ambientali e di tre intercettazioni telefoniche, pervenuta in data 15 gennaio 2020, sia dal giudice per l'udienza preliminare che dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, relativamente alla posizione dell'onorevole Marotta, in un procedimento che lo vede coinvolto in concorso con Raffaele Pizza e Luigi Esposito per il reato di traffico di influenze illecite, con Luigi Esposito per il reato di finanziamento illecito ai partiti politici, con Raffaele Pizza per il reato di intercettazione. Gli elementi di prova sono tutti costituiti da intercettazioni. In primis, la richiesta è pervenuta dopo lo svolgimento dell'udienza preliminare, svoltasi in data 7 novembre 2019, e l'ordinanza reca la medesima data. Ciò rappresenta una chiara lesione del dettato normativo, di cui all'articolo 6, comma 2, legge n. 140 del 2003, che prevede che sia il GIP a chiedere alla Camera di appartenenza al momento dell'intercettazione l'autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni indirette e casuali, in cui ha preso parte un membro del Parlamento. Diversamente opinando, se il pubblico ministero depositasse le intercettazioni in un momento successivo all'esercizio dell'azione penale, potrebbe agevolmente aggirare il meccanismo previsto dalla legge, privando il parlamentare delle guarentigie costituzionalmente e normativamente riconosciute. Entrando nel merito della vicenda, l'onorevole Marotta era stato identificato come parlamentare della Repubblica fin dalla relazione di servizio della Polizia giudiziaria del 27 giugno 2014, quindi ben nove mesi prima delle intercettazioni, di cui si chiede l'utilizzazione, ai sensi, per l'appunto, dell'articolo 6, legge n. 140 del 2003.

Le prime due intercettazioni, di cui si chiede l'utilizzo, risalgono al 3 marzo 2015 e sono state captate nello studio di Raffaele Pizza. L'iscrizione dell'onorevole Marotta nel registro degli indagati risale al 12 marzo 2015 e, da questo momento, egli diviene formalmente oggetto dell'attività inquirente. Le altre intercettazioni sono tutte successive. Le intercettazioni riguardavano nello specifico il deputato Marotta e non terzi coinvolti nel procedimento.

Ciò è dimostrato dal fatto che erano stati captati, per stessa ammissione del giudice proponente l'ordinanza, precedenti contatti tra Pizza e Marotta in data 8 gennaio, 23 febbraio e 25 febbraio 2015, quindi ben prima del 3 marzo. Ma il giudice per l'udienza preliminare si giustifica dicendo che solo tre incontri presso lo studio del Pizza non potevano essere sintomatici di una frequentazione assidua e che soltanto il 3 marzo Esposito sarebbe arrivato in tale luogo a sorpresa, come si potrebbe desumere da una successiva comunicazione tra Pizza e il deputato Marotta. Del tutto ininfluente sarebbe stato pure l'appellativo di “onorevole” ricorrente in precedenti conversazioni tra Pizza ed Esposito nel gennaio del 2015. Ancora, il giudice per l'udienza preliminare ritiene che la posizione dell'onorevole Marotta sia oggettivamente mutata in data 3 marzo 2015, dopo l'incontro con il Pizza e con l'Esposito.

Anche nella relazione dell'onorevole Bazoli il 3 marzo 2015 viene identificato come il momento in cui le intercettazioni smetterebbero di essere casuali o fortuite, visto che l'onorevole Marotta fino ad allora era apparso entrare solo marginalmente nel raggio di indagine, peraltro molto vasta. Viceversa, dopo il 3 marzo 2015, con la formale iscrizione nel registro degli indagati, l'onorevole Marotta poteva considerarsi destinatario diretto degli atti di indagine, rendendo necessaria l'autorizzazione della Camera all'utilizzo delle intercettazioni successive.

Sebbene il collega Bazoli abbia proposto di autorizzare soltanto le intercettazioni successive al 12 marzo 2015, il gruppo Lega dissente da tale ricostruzione proprio perché, come predetto, era noto il ruolo di parlamentare dell'onorevole Marotta almeno dal 27 giugno 2014, così che avrebbe dovuto essere applicato l'articolo 4 della legge n. 140 del 2003 per ottenere l'autorizzazione preventiva, assicurando il corretto esercizio del potere giurisdizionale nei confronti del parlamentare, come insegna la sentenza della Corte costituzionale n. 390 del 2007.

Nel caso di specie non può parlarsi di intercettazioni casuali o fortuite, sebbene alcune intercettazioni, quella del 3 marzo 2015 e le successive del 3 e del 2 luglio 2015, riguardassero l'utenza di Luigi Esposito, e sebbene le intercettazioni ambientali siano state captate, a partire dal 3 marzo, presso lo studio del dottor Pizza.

Noi riteniamo che fin dal 2014 fosse noto agli inquirenti il ruolo di deputato rivestito dal collega Marotta e che tutte le intercettazioni fossero volte a captare le conversazioni di un parlamentare, vero bersaglio delle indagini. La Corte costituzionale, con la sentenza n. 114 del 2010, si è espressa chiaramente su quale sia la lettura costituzionalmente conforme dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003: esso vieta di sottoporre ad intercettazione senza autorizzazione non le utenze del parlamentare, ma le sue comunicazioni, e deve trovare applicazione ogni volta che il parlamentare sia individuato in anticipo come destinatario delle attività di captazione, anche quando siano sottoposti a intercettazione utenze e luoghi di soggetti diversi che si presume possano essere frequentati dal parlamentare, cosiddette intercettazioni indirette.

Ciò che rileva non è la titolarità o disponibilità dell'utenza captata, ma la direzione dell'atto di indagine; se quest'ultimo è volto in concreto ad accedere nella sfera delle comunicazioni del parlamentare, l'intercettazione non autorizzata è illegittima, a prescindere dal fatto che il procedimento riguardi terzi o che le utenze appartengano a terzi.

L'articolo 6, contrariamente a quanto accaduto nel caso in esame, può applicarsi solo qualvolta le intercettazioni siano casuali o fortuite, ovvero l'interlocuzione del parlamentare abbia carattere del tutto imprevisto, per cui l'autorità giudiziaria non potrebbe, neanche volendo, munirsi preventivamente del placet della Camera di appartenenza. Per questo la relazione del collega Bazoli non ci trova d'accordo e intendiamo contribuire ad assicurare una corretta lettura degli articoli 4 e 6 della legge n. 140 del 2003 con il nostro voto contrario alla proposta di autorizzare l'uso processuale delle due intercettazioni ambientali del 3 marzo 2015.

Siamo, invece, favorevoli al diniego all'utilizzo di tutte le intercettazioni captate nei confronti dell'onorevole Marotta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Presidente, la vicenda che esaminiamo stamane e il deliberato della Giunta si riferiscono ad una storia che è, secondo noi, paradigmatica dell'atteggiamento che spesso la magistratura ha nei confronti del Parlamento e prima ancora dei parlamentari. Una vicenda che nasce nel 2014, le intercettazioni sono compiute nel 2015, la decisione e la richiesta di autorizzazione perviene nel 2020, e peraltro l'udienza preliminare, svoltasi il 19 novembre 2019, è stata poi trasmessa alla Camera soltanto nel gennaio del 2020, sebbene la norma prescriva, sia pure con termine non ordinatorio, che nei dieci giorni successivi il giudice trasmetta al Parlamento la richiesta. E questo chiaramente è indice di una certa disattenzione, per così dire, anche dal punto di vista del galateo istituzionale di poco riguardo nei confronti del Parlamento e dell'opera che il Parlamento deve condurre.

Ma il dato vero e maggiore e che desta le critiche più convinte da parte di Forza Italia è nel merito della vicenda, e soprattutto in quella che a noi appare una forma piuttosto evidente per aggirare e per eludere le prescrizioni costituzionali in merito alle garanzie dei parlamentari. Abbiamo in questa vicenda una precisa individuazione temporale della qualifica di parlamentare dell'onorevole Marotta che viene intercettato e nella prima conversazione rende evidente la sua qualità di parlamentare perché riferisce al suo interlocutore che è in procinto di recarsi alla Camera in quanto impegnato in una votazione. Precedentemente l'onorevole Marotta è stato oggetto e qualificato come membro del Parlamento di una relazione redatta dalla Polizia nel 2014, esattamente sette-otto mesi prima che venga operata la prima delle intercettazioni cui la richiesta di autorizzazione fa riferimento, e, come dicevo, anche in quella circostanza la qualità del deputato è ben nota agli investigatori.

Il ricorso all'argomento, da parte del relatore nella sua attività di ricostruzione dell'intera vicenda, dell'iscrizione nel registro degli indagati del 12 marzo 2015 come elemento di discrimine, per così dire, nella valutazione di quelle che sono le intercettazioni da considerare fortuite e di quelle che, invece, non lo sono non convince, e devo dire, per onestà intellettuale, che lo stesso relatore ha affermato nel suo intervento che questo elemento non può essere ritenuto dirimente perché, altrimenti, noi di fatto delegheremmo al magistrato, che può a suo insindacabile giudizio decidere l'iscrizione nel registro degli indagati, di indicare il limite temporale entro il quale l'attività di indagine dovrebbe arrestarsi in quanto, nel rispetto delle garanzie costituzionali, occorrerebbe preventivamente acquisire l'autorizzazione del Parlamento.

In realtà, la qualità dell'onorevole Marotta è ben nota a tutto l'apparato investigativo già da molto tempo prima che venisse operata la prima intercettazione e soprattutto vi è il fatto che l'onorevole Marotta, dopo soli sette-otto giorni dalla prima intercettazione, viene iscritto nel registro degli indagati, e quindi formalmente anche diviene obiettivo di indagine, sebbene traspaia piuttosto evidente da una serie di altri elementi sintomatici che in realtà l'attenzione si era concentrata su di lui già precedentemente.

Noi abbiamo ed è stato segnalato nel corso del dibattito in Giunta come la sequenza temporale degli atti dimostri che c'è un ingresso precoce dell'onorevole Marotta nell'area di ascolto; per di più è lo stesso giudice a dichiarare che erano stati captati pregressi contatti tra Pizza e Marotta l'8 gennaio, il 23 gennaio e il 25 febbraio 2015, ben prima delle intercettazioni di cui si chiede l'utilizzo. Siamo in presenza cioè di una serie di indici, che la stessa giurisprudenza della Corte costituzionale ritiene come sintomatici dell'elemento preclusivo alla prosecuzione delle indagini in assenza dell'autorizzazione del Parlamento, che ricorrono in questo caso. La conoscibilità e l'evidenza della qualità di parlamentare del Marotta, la frequenza con la quale il Marotta intrattiene rapporti con i soggetti che sono stati primariamente individuati come obiettivo di indagine, rapporti che sono intrattenuti anche per ragioni di conoscenza, di condivisione di spazi professionali e quant'altro; e soprattutto, oltre che la frequenza, la familiarità di questi rapporti, il dato sostanziale della possibilità che il solo elemento formale dell'iscrizione nel registro degli indagati possa rappresentare il momento esatto a partire dal quale non è più possibile operare il controllo sull'attività del singolo parlamentare senza l'autorizzazione della Camera di appartenenza, costituirebbero un pericolosissimo strumento di elusione delle garanzie costituzionali e della protezione che viene assegnata al singolo parlamentare.

In realtà tutta questa vicenda dimostra come, pur dinanzi ad un rispetto formale di quelli che sono gli aspetti e gli elementi procedurali, c'è una sostanziale elusione delle garanzie, e come un parlamentare possa rientrare nell'ambito di indagini, essere sottoposto a controllo (nel caso dell'onorevole Marotta abbiamo visto che è stato anche oggetto di una serie di appostamenti, di pedinamenti, di servizi fotografici fatti da parte degli operatori di Polizia giudiziaria); e come tutto questo possa avvenire trincerandosi dietro un formale rispetto degli elementi formali della procedura, e come sostanzialmente queste garanzie vengano violate e vengano disattese.

Per questa ragione noi riteniamo che la richiesta finale formulata dalla Giunta non possa essere condivisa rispetto alle due intercettazioni del 3 marzo 2015, per le quali la Giunta si orienta a concedere l'autorizzazione, perché riteniamo che anche rispetto ad esse siano state violate le prerogative parlamentari; e certamente condividiamo la seconda parte della conclusione rassegnata, cioè che tutte le altre intercettazioni, peraltro successive al 12 marzo 2015, data di iscrizione dell'onorevole Marotta nel registro degli indagati, debbano essere respinte, nel senso che l'autorizzazione non debba essere concessa. E quindi a nome del gruppo di Forza Italia annuncio il voto contrario alla proposta di concedere l'autorizzazione per l'utilizzo delle intercettazioni captate il 3 marzo 2015, e il voto favorevole per la restante decisione della Giunta, ossia il diniego delle restanti intercettazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Saitta. Ne ha facoltà.

EUGENIO SAITTA (M5S). Presidente, colleghe deputate, colleghi deputati, non mi dilungherò molto sul mio intervento, anche perché ritengo che la relazione presentata dal collega Bazoli sia molto puntuale. Mi permetta, Presidente, di ripercorrere un po' le tappe in Giunta che ci hanno portato all'odierna relazione: voglio ricordare che originariamente il relatore indicato dal presidente fu l'onorevole Sarro, il quale, in conclusione della sua relazione, avanzò una proposta di diniego totale dell'utilizzabilità delle intercettazioni nei confronti dell'ex deputato Marotta. Il diniego era fondato sostanzialmente, a detta del relatore, sull'esistenza di un fumus persecutionis dei magistrati nei confronti dell'ex deputato Marotta. Tale proposta venne respinta a maggioranza dalla Giunta per le autorizzazioni a procedere, e successivamente vi fu la proposta dell'attuale relatore, l'onorevole Bazoli, di una parcellizzazione delle intercettazioni, in cui discrimine per l'utilizzabilità delle stesse fosse dato dalla data di iscrizione nel registro degli indagati del deputato Marotta. Tale data, ricordo, è il 12 marzo 2015.

Successivamente abbiamo iniziato a tenere due distinte votazioni all'interno della Giunta per le autorizzazioni a procedere: la prima votazione ha previsto l'utilizzabilità della prima tranche di intercettazioni, che fanno riferimento alle intercettazioni ante iscrizione nel registro degli indagati dell'ex deputato Marotta, che è stata approvata a maggioranza anche con il nostro voto favorevole; mentre per il secondo gruppo di intercettazioni, la proposta dell'onorevole Bazoli era quella del diniego all'utilizzabilità. Su questa votazione vi è stato il nostro voto in dissenso rispetto al resto della maggioranza. Il motivo del nostro dissenso è che sostanzialmente noi riteniamo, dalla documentazione, dalla giurisprudenza costituzionale, che l'intero complesso delle intercettazioni possa essere valutato come intercettazioni casuali, come intercettazioni quindi legittime e utilizzabili nel procedimento. Ricordo infatti le sentenze n. 390 del 2007, n. 113 e n. 114 del 2010 pongono come criteri, ai fini di valutare la casualità o meno di un'intercettazione, la tipologia dei rapporti intercorrenti tra il parlamentare ed il terzo sottoposto ad intercettazione, l'attività criminosa oggetto dell'indagine, il numero delle conversazioni intercorse tra il terzo e il parlamentare, l'arco temporale entro cui è avvenuta l'attività di captazione, anche rispetto ad eventuali proroghe.

Sulla base di questi elementi possiamo quindi concludere che, per quanto concerne il primo gruppo di intercettazioni, possiamo tranquillamente affermare che le stesse sono evidentemente casuali, così come proposto dal relatore Bazoli: non era infatti prevedibile che il Marotta si recasse nell'ufficio del Pizza, il Marotta non era indagato fino a quel momento, e non erano emerse nei suoi confronti ipotesi di reato che potessero far presumere che la cimice posta nell'ufficio del Pizza fosse finalizzata in realtà a intercettare indirettamente il Marotta. Per quanto concerne le intercettazioni invece successive all'iscrizione del Marotta nel registro degli indagati, rileviamo il fatto che l'elemento di discrimine utilizzato dal relatore Bazoli non può essere sempre preso in assoluto e a prescindere come dato utile ad accertare l'utilizzabilità o meno delle intercettazioni, ma il dato va esaminato volta per volta e calato nel caso concreto. Nella fattispecie concreta, infatti, voglio ricordare che l'indagine riguardava una pluralità di persone, indagate per reati anche abbastanza gravi; che il numero delle intercettazioni è comunque abbastanza contenuto; che l'attività di indagine iniziava in un momento molto antecedente rispetto all'ingresso del deputato Marotta nell'area di ascolto, e quindi rispetto alle intercettazioni che oggi proponiamo di utilizzare; ed inoltre, anche l'attività di prosieguo delle intercettazioni è stata sempre rivolta verso gli indagati principali, che, voglio ricordare, non erano il deputato Marotta, ma erano gli altri indagati, come il Pizza e l'Esposito. In questo caso quindi non c'è stata un'attività della magistratura nell'intercettare indirettamente il Marotta, a nostro avviso, e per tale motivo riteniamo tutto il complesso delle intercettazioni, come ho già detto, pienamente utilizzabili. Per questo motivo riconfermiamo la nostra posizione, che abbiamo assunto in seno alla Giunta, quella cioè di aderire alla proposta dell'onorevole Bazoli per quanto riguarda la prima parte delle intercettazioni; ma sulla seconda parte delle intercettazioni il nostro voto sarà di diniego, perché riteniamo l'intero complesso delle intercettazioni pienamente utilizzabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Avverto che è stato richiesto dal gruppo di Forza Italia lo scrutinio segreto su entrambe le deliberazioni. Poiché le deliberazioni che la Camera si accinge ad adottare incidono sulla libertà delle comunicazioni di cui all'articolo 15 della Costituzione, la richiesta può essere accolta. Le prossime votazioni avranno pertanto luogo a scrutinio segreto.

Poiché dobbiamo procedere alla votazione a scrutinio segreto, sospendiamo la seduta per cinque minuti, al fine di consentire ai deputati di prendere posto nell'emiciclo per lo svolgimento della votazione.

La seduta è sospesa, riprenderà alle ore 10,55.

La seduta, sospesa alle 10,50, è ripresa alle 10,55.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Colleghi, visto che in molti casi non è possibile mantenere la distanza di sicurezza, vi chiedo per favore di indossare correttamente le mascherine.

(Votazione - Doc. IV, n. 6-A)

PRESIDENTE. Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzo di un tabulato telefonico e di due intercettazioni ambientali del 3 marzo 2015, di cui al Doc. IV, n. 6-A, nei confronti di Antonio Marotta, deputato all'epoca dei fatti.

Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare “sì”, chi intende negarla deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di negare l'autorizzazione all'utilizzo di tre intercettazioni ambientali del 21 maggio, 2 luglio e 29 luglio 2015, nonché di tre intercettazioni telefoniche del 2 luglio 2015, di cui al Doc. IV, n. 6-A, nei confronti di Antonio Marotta deputato all'epoca dei fatti.

Preciso che chi intende negare l'autorizzazione deve votare “sì”, chi intende concederla deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Invito, a questo punto, i deputati a prendere nuovamente posto nel Transatlantico e sulle tribune. Sospendo a tal fine la seduta per cinque minuti. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11, è ripresa alle 11,05.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Colleghi, ricordo a tutti i deputati, che siano entrati in aula per procedere alle votazioni, di ritirare la tessera ove l'avessero lasciata nella postazione di voto. In caso contrario, il voto proveniente dai dispositivi in Transatlantico e nelle relative postazioni non sarà registrato correttamente. Quindi, i deputati che sono entrati in aula per votare controllino di non aver lasciato la tessera perché, ove l'avessero lasciata, il voto in Transatlantico non sarà registrato.

Discussione della Relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'esecuzione di perquisizione domiciliare nei confronti del deputato Boniardi (Doc. IV, n. 7-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta per le autorizzazioni sulla domanda di autorizzazione all'esecuzione di perquisizione domiciliare nei confronti di Fabio Massimo Boniardi.

Lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).

La Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta.

(Discussione – Doc. IV, n. 7-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione. Ha facoltà di parlare il relatore, onorevole Bazoli. Colleghi, per favore vi chiedo di liberare l'emiciclo, grazie.

ALFREDO BAZOLI, Relatore. Grazie, Presidente. Come lei ricordava, la Giunta riferisce su una domanda di autorizzazione all'esecuzione della perquisizione domiciliare, anche informatica, presso tutti gli uffici e sedi riferibili a Boniardi Grafiche Srl di cui l'onorevole Boniardi è indicato quale amministratore, con conseguente sequestro di quanto ritenuto pertinente alle indagini, condotte dai pubblici ministeri di Genova, relativamente a una vicenda che coinvolge Stefano Bruno Galli, consigliere della regione Lombardia indagato in relazione al reato previsto dall'articolo 648-bis del codice penale, cioè il reato di riciclaggio. Si tratta di un rivolo di un'inchiesta che trae origine dal sequestro della somma di euro 48.969.617 corrispondente al profitto e dei reati per cui è stata affermata la responsabilità degli imputati Bossi Umberto e Belsito Francesco in ordine ai reati di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche.

Tali reati in gran parte poi sono stati dichiarati prescritti ma, in relazione ad essi, la Cassazione con la sentenza del 6 agosto 2019, ha confermato la confisca della predetta somma provento del reato, appunto di euro 48.900.000 e rotti. In sede di esecuzione di quel decreto, ricordo che la Polizia giudiziaria delegata, cioè la Guardia di finanza di Genova, aveva rintracciato sui conti nella disponibilità della Lega Nord per l'Indipendenza della Padania solo la somma di euro 3.150.000 e in relazione a ciò si sono aperti dei procedimenti per accertare dove siano finite le altre somme appunto oggetto di confisca, in relazione ai reati di riciclaggio e la prospettazione della procura di Genova è che una parte di queste somme siano affluite sul conto corrente dell'associazione Maroni Presidente, di cui era appunto legale rappresentante il consigliere regionale Galli e poi, da questa, siano diciamo uscite per operazioni e fatturazioni relative a operazioni inesistenti, di cui una appunto coinvolgerebbe la società Boniardi grafiche Srl.

Nel corso della perquisizione – che, ripeto, riguardava la società Boniardi grafiche Srl, di cui il collega Boniardi è socio e amministratore - la Guardia di finanza ha eseguito le operazioni di perquisizione e di sequestro di materiale fisico ritrovato anche con la collaborazione del collega Boniardi, che era presente sul posto, il quale poi però ha opposto l'immunità parlamentare e quindi chiesto l'intervento della Camera per l'autorizzazione a procedere, nel momento in cui la Guardia di finanza ha provveduto ad accedere ai server della società per acquisirne i file, come da ordinanza e decreto di sequestro.

In quel momento, il collega Boniardi ha eccepito l'immunità, sostenendo che nei server della società giacevano anche file di pertinenza esclusiva appunto del collega Boniardi, che lui non era in grado di separare gli uni dagli altri e che quindi appunto la Guardia di finanza non poteva procedere, in quanto avrebbe acquisito dati di esclusiva pertinenza del collega.

A questo proposito, io penso che sia utile dare conto nella mia relazione - peraltro quella depositata è molto più esaustiva, ma non credo che sia necessario leggerla tutta - del verbale delle operazioni di sequestro, in modo da far capire anche all'Aula come si sono svolte le operazioni.

Prima di iniziare le operazioni di perquisizione - questo è il verbale della Polizia giudiziaria del 10 dicembre del 2019, quindi un verbale ovviamente che fa fede fino a prova di falso - gli operanti hanno invitato la parte a mettere a disposizione gli apparati informatici contenenti dati aziendali dai quali poter rilevare eventuali elementi attinenti i reati per cui si procede, così come dettagliatamente esplicitato nel provvedimento dell'autorità giudiziaria. Gli operanti, rilevato che gli apparati informatici e/o telematici presenti all'interno dell'azienda non presentavano simboli e/o contrassegni identificativi riconducibili all'attività politica e/o carica rivestita dal signor Boniardi Fabio Massimo - non presentavano simboli e/o contrassegni - rendevano edotto lo stesso di voler procedere comunque alla perquisizione dei sistemi informatici e/o telematici dell'azienda. Il signor Boniardi Fabio Massimo, rappresentando di ricoprire la carica di deputato della Repubblica italiana, rappresentava di opporsi all'esecuzione della predetta perquisizione informatica e/o telematica, appellandosi all'articolo 68, commi 2 e 3, della Costituzione, precisando che sui dispositivi di memorizzazione dell'azienda - NAS - sono allocati file di natura riservata riguardanti l'attività politica connessa alla carica rivestita di deputato della Repubblica italiana. Lo stesso rappresentava di non opporsi alla perquisizione locale negli spazi aziendali e negli arredi della Boniardi grafiche Srl, in quanto non connessi all'attività parlamentare, che pertanto veniva regolarmente eseguita, come dettagliatamente riportato nel separato verbale.

Preso atto della circostanza rappresentata, i militari verbalizzanti, avvertite le superiori gerarchie e l'autorità giudiziaria procedente, su disposizione di quest'ultima rappresentavano al signor Boniardi Fabio Massimo la possibilità di procedere alla perquisizione informatica e/o telematica, nonché alla correlata acquisizione forense dei dati aziendali, ad esclusione dei dati inerenti all'attività politica e la carica rivestita indicati dallo stesso, eventualmente effettuando l'acquisizione dei dati fino alla data di elezione a deputato della Repubblica italiana fissata il 4 marzo 2018. Il signor Boniardi Fabio Massimo, preso atto della sopra menzionata possibilità, dichiarava di essere impossibilitato a scindere a priori i dati aziendali, compresi quelli di natura contabile, da quelli personali riguardanti la propria attività politica e carica rivestita, per cui rappresentava ai militari verbalizzanti che le operazioni di perquisizione informatica e/o telematica, con conseguente acquisizione dei dati aziendali, poteva aver seguito solo previa concessione di autorizzazione da parte della Camera dei deputati, su precisa richiesta formulata dall'autorità giudiziaria procedente.

In relazione appunto all'esito di queste operazioni e alla decisione della autorità giudiziaria di formulare la richiesta, noi abbiamo appunto istruito la questione. La richiesta della procura di Genova riguarda un atto di indagine di cui è destinataria una società, e tuttavia non ha potuto eseguire appunto l'atto, perché il deputato Boniardi ha opposto l'immunità parlamentare. La domanda di autorizzazione alla Camera nei confronti del deputato Boniardi deve pertanto intendersi come volta ad accertare la sussistenza di un elemento ostativo all'esecuzione della perquisizione nei confronti della società, consistente nella indicazione da parte del deputato di avervi domicilio, in relazione all'accesso ad una rete informatica di proprietà di terzi. Rispetto a ciò, le valutazioni di competenza della Giunta attengono all'accertamento della sussistenza di un eventuale intento persecutorio nei confronti del parlamentare, che i procuratori genovesi indicano come allo stato non indagato, in relazione al mezzo di ricerca della prova che non è stato possibile esperire per l'opposizione appunto del deputato, all'interno di un procedimento giudiziario contro ulteriori e diversi soggetti.

A tale proposito, occorre anzitutto richiamare la nozione di domicilio rilevante ai fini in esame: l'articolo 68, secondo comma, della Costituzione, prevede, come è noto, che, senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione domiciliare. La ratio del divieto sta nel garantire ai membri delle Camere uno spazio di libertà individuale entro cui poter svolgere le attività connesse al mandato, senza interferenze indebite da parte di altri poteri dello Stato. È per questo che, in generale, si ritiene che, in presenza di richieste di autorizzazione a eseguire perquisizioni domiciliari, la Camera competente debba valutare la concessione o meno dell'autorizzazione sulla base del riscontro di un intento persecutorio volto a limitare la libertà e la riservatezza del parlamentare.

Ai fini delle competenze della Giunta, in un'ottica costituzionale, il domicilio può essere inteso come una proiezione della libertà del deputato all'interno di tutti i luoghi di cui la persona dispone, in modo privato, per sviluppare la sua personalità. Vi sarebbe, cioè, una sfera riservata e personale, come tale delimitata e intima, connotata da una sorta di esclusività anche definita come ius excludendi alios; dovrebbe trattarsi cioè di un ambito circoscritto o circoscrivibile, come tale anche preventivamente riconoscibile ex ante, attraverso appositi segni identificativi che lo riconducano al soggetto che ne è titolare esclusivo. È pacifico, infatti, che la tutela costituzionale si estende soltanto a quanto, luoghi fisici e non, sia esattamente riconducibile al parlamentare: si veda al riguardo una sentenza, la sentenza n. 58 del 2004 della Corte costituzionale.

Nel caso de quo, ciò va messo in relazione sia con il fatto che il destinatario della perquisizione è un soggetto giuridico diverso, e cioè la società a responsabilità limitata Boniardi grafiche, sia con l'individuazione del domicilio all'interno non di un luogo fisico, ma di uno spazio informatico, collocato non direttamente presso il parlamentare, bensì presso terzi, all'interno della rete informatica aziendale, definita nei verbali come Network Attached Storage.

Al riguardo occorre dunque ricordare - e mi avvio a fare le conclusioni, diciamo i ragionamenti conclusivi - occorre ricordare che l'immunità parlamentare di cui all'articolo 68 costituisce motivata deroga al principio di uguaglianza. È pacifico che si tratti di una norma di stretta interpretazione e soprattutto si tratti di una prerogativa personalissima, non suscettibile di essere trasferita ad altri soggetti, persone fisiche o addirittura persone giuridiche. Nulla vietava al parlamentare di collocare i documenti attinenti alla sua sfera politica e personale all'interno di più vasti contenitori digitali di pertinenza altrui, ma la collocazione da parte del deputato di propri documenti personali al di fuori di un ambito a lui riservato in via esclusiva non può produrre un effetto paradossale, ed evidentemente in contrasto con la norma costituzionale, di trasferimento della prerogativa personale del parlamentare ad altri soggetti, a cui tale prerogativa non compete. La prospettazione del deputato, dell'impossibilità di distinguere i documenti, era palesemente opinabile, in assenza di una verifica, seppure ab externo e senza apertura dei file, della struttura e dei contenuti della rete informatica della società. A fronte di ciò, la Polizia giudiziaria, d'intesa con la procura, ha preso atto della circostanza, senza procedere oltre in alcun modo, né compiere altre operazioni e ha quindi prudentemente - e io dico anche in modo apprezzabile - ritenuto di dover rivolgere domanda di autorizzazione alla Camera, pur essendo la violazione della sfera personale del deputato soltanto potenziale, nell'ambito di un procedimento diretto contro terzi, e all'interno di un luogo altrui. Ciò è di per sé indice sufficiente a dimostrare l'assenza di intenti persecutori nei confronti del deputato, che non è in alcun modo destinatario di altri atti d'indagine; ad esempio, non risulta che sia stato sottoposto a perquisizione alcun altro luogo a lui riconducibile. Nonostante alcune carenze e imprecisioni, non può pertanto essere messo in dubbio il rispetto da parte degli inquirenti delle norme dell'articolo 68 della Costituzione e della legge n. 140 del 2003 e la correttezza dei rapporti istituzionali.

Accertata l'assenza di fumus persecutionis, occorre tuttavia, per la peculiarità del caso di specie, svolgere ulteriori precisazioni in merito all'oggetto dell'autorizzazione che si propone alla Camera di concedere, conseguentemente alle premesse sopra illustrate, e qui penso che sia importante precisarlo. La perquisizione nei confronti del deputato Boniardi - così come richiesta dalla procura – va cioè intesa come autorizzata esclusivamente nei termini della ricerca disposta nel decreto emanato dall'autorità giudiziaria genovese il 9 dicembre 2019, cioè concessa nei confronti del deputato Boniardi esclusivamente nella misura in cui l'esecuzione alla perquisizione, di cui destinataria è solamente la società, presuppone, in base a quanto dichiarato dallo stesso Boniardi, un acceso di tipo strumentale anche a un ambito informatico del deputato non circoscrivibile a priori, ma ricompreso in modo indistinto nella rete informatica aziendale, di modo che, per svolgere le ricerche nella seconda, non si può non perquisire anche il primo. In altri termini, ove autorizzata dalla Camera dei deputati, la perquisizione richiesta andrà eseguita in concreto, avendo sempre presente che la destinataria del mezzo di ricerca della prova è soltanto la società “Boniardi Grafiche Srl” e che l'ambito della ricerca è esclusivamente quello minuziosamente descritto nel citato decreto. Tanto premesso, sulla base delle predette argomentazioni, la Giunta ha deliberato a maggioranza di proporre all'Assemblea di concedere l'autorizzazione alla perquisizione richiesta nei confronti del collega.

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 7-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevoli colleghi, devo riconoscere che la relazione dell'onorevole Bazoli è particolarmente sofisticata e anche parzialmente garantista, nel senso che non intende in alcun modo accedere a documenti che violino le prerogative parlamentari, ma è vero che il dato ontologico per cui una persona è nello stesso tempo “Boniardi Grafiche”, come proprietario di una società, e deputato, stabilisce una condizione assai singolare, cioè che il deputato è tale solo in quanto è deputato rispetto alla sua attività politica. L'articolo 68 non parla di questo: parla di una tutela e di garanzie rispetto all'arresto, che una persona che non è deputato non può patire, e alla perquisizione, che non può patire nello stesso modo, non in quanto deputato, ma in quanto persona che nella sua ontologia è diventata deputato chi abbia questa condizione.

Per questo, mi pare molto sofisticata la relazione, ma non mi pare che centri il problema: se quel patrimonio, quella sede in cui arrivano, sia pure da diverse provenienze, documenti, è legata direttamente all'onorevole Boniardi, la situazione di tutela deve essergli garantita, non possiamo chiedergli: una cosa la metti qua, una cosa la metti là, perché qui sei deputato e qui no, quando mangi non lo sei e quando parli lo sei. Per questo, credo che sia un impegno molto formale e molto corretto, dal punto di vista del tentativo di garantire l'attività dei magistrati, ma sia, ancora una volta, un cedimento della politica a un potere non definito e molto fumosamente legato ad attività persecutorie, che vengono condotte sulla base dei dati che il CSM ci ha dimostrato, con la sua inclinazione politica dichiarata anche ieri, da una parte rispetto che dall'altra (Applausi di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Io credo che l'Aula debba respingere al mittente la pretesa dell'onorevole Boniardi, opposta in maniera pervicace, quanto efficace - se consideriamo il risultato finale, alla Guardia di finanza, che procedeva o provava a procedere alla perquisizione - di estendere le proprie guarentigie, cioè la tutela della propria sfera personale e politica anche all'intero sistema di informazioni, non solo informatico, ma di corrispondenza, di informazioni e di funzionamento dell'azienda “Boniardi grafiche srl”. Infatti, questo realizzerebbe - come avevo già accennato, parlando del “caso Marotta” - uno snaturamento simmetrico, cioè uguale e opposto, dell'istituto salvaguardato dall'articolo 68, comma secondo, della Costituzione, cioè si realizzerebbe altrimenti un fenomeno per cui quello che il costituente ha voluto mettere come presidio di tutela delle funzioni parlamentari sia estendibile a terzi in maniera indistinta, a un sistema di informazioni aziendali, per il sol fatto che, per assunto - solo di un assunto si tratta, perché in concreto non è stato verificabile -, il Boniardi ha collocato, nel compendio più ampio di un sistema di informazione, anche le proprie personali. È solo una dichiarazione, è solo un assunto perché - come rilevava l'onorevole Bazoli - questo non è stato in alcun modo distinguibile: egli si è dichiarato domiciliato presso la propria azienda e ha dichiarato di svolgere lì - senza individuare il luogo esatto, senza circoscrivere gli strumenti informatici, senza delimitare lo spazio esclusivo di tutela - le proprie prerogative funzionali. Se noi riteniamo non ricevibile la tesi del giudice dell'udienza preliminare di Roma, che vuole utilizzare le intercettazioni che coinvolgono Marotta, con l'argomento che esse sono state poste in essere avendo ad obiettivo altro principale imputato e solo accidentalmente e marginalmente Marotta, non possiamo neanche consentire che l'interpretazione di Bonardi prevalga, perché questo significherebbe, a parti invertite, svilire l'istituto costituzionale che qui siamo chiamati a tutelare. E l'argomentazione dell'onorevole Sgarbi, come al solito suggestiva e di grande qualità argomentativa, sulla identità ontologica tra l'onorevole Boniardi e l'azienda “Boniardi grafiche srl”, a parte il dato nominalistico, è smentita dal dato giuridico: la società è un soggetto giuridico terzo, perfettamente distinto dalla persona del suo socio, che non ne è il legale rappresentante, e per questo, onorevole Sgarbi, non viene chiamato a rispondere della falsa fatturazione posta in essere dall'azienda “Boniardi grafiche srl” per favorire un'operazione di reimpiego dei capitali illeciti provenienti dalla famosa vicenda dei 49 milioni di euro. Proprio perché si tratta di due soggetti distinti Boniardi non è sotto processo, non è indagato ed allora, se egli viene tenuto escluso per questa ragione, non può pensare che, per questa ragione, venga tenuto escluso dall'accertamento anche dell'azienda di cui è socio e al quale dà il nome.

È, tra l'altro, un approdo assolutamente garantista, se noi intendiamo questa affermazione come la tendenza a garantire il sistema delle regole e non a farne abuso, la proposta dell'onorevole Bazoli di circoscrivere così serratamente l'ambito delle perquisizioni che noi qui autorizziamo - diciamoci la verità, altrimenti si tratta di una vera e propria ipocrisia - dopo un tempo tale che esse non potranno avere nessun effetto e risultato pratico. Cioè, a dirla tutta, la resistenza di Boniardi ha realizzato già l'effetto difensivo a cui tendeva e questo ci consente di dire non soltanto che non c'è stato fumus persecutionis ma anche di riconoscere la correttezza e il rispetto dell'istituzione parlamentare da parte della Guardia di finanza e del pubblico ministero procedente, rispetto al quale il voto di autorizzazione che oggi noi siamo chiamati a dare allo svolgimento delle perquisizioni mi pare un atto di riconoscimento istituzionalmente doveroso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (IV). Grazie, Presidente. Presidente, noi non siamo persuasi da questa ricostruzione. Non lo eravamo all'inizio, quando è stata incardinata all'interno della Giunta la questione Boniardi, non lo siamo stati durante né, tantomeno, all'esito del nostro giudizio, perché rappresenta, questa, l'occasione mancata per verificare le condizioni nelle quali una perquisizione di una banca dati sia possibile, con riferimento, naturalmente, al parlamentare e alle sue attività da parlamentare, perché qui non si tratta di una perquisizione locale domiciliare, che tra parentesi, come diremo da qui a un attimo, è avvenuta, ma si tratta della perquisizione di una rete. Se a questo aggiungiamo che il Boniardi è terzo non indagato, l'attenzione, Presidente, dev'essere massima sempre e forse ancora di più rispetto alle guarentigie del parlamentare.

E, allora, all'inizio in Giunta ci eravamo dati anche una sorta di vademecum per pervenire a un risultato che potesse essere soddisfacente sotto tutti i punti di vista e creare finalmente prassi, perché è la prima volta che ci capita una questione di questo tipo, e le dico, Presidente, che la prima obiezione che ho posto in Giunta è stata: ma se è terzo non indagato, se la società non ha niente a che vedere, se sul domicilio lui ha consentito eccetera, se tutto questo è vero, ma perché si chiedono l'autorizzazione? Per quale motivo vengono a chiederci l'autorizzazione? Che facessero la perquisizione! Se non hanno fatto questo e ci hanno chiesto, invece, l'autorizzazione, evidentemente sapevano di incappare in una questione problematica di non facile risoluzione.

Seconda perplessità, secondo dubbio, e questo, invece, dà la stura alla possibilità di immaginare un fumus persecutionis, perché non è vero che non c'è stata una discrasia fra quanto richiesto dal pubblico ministero e quanto, invece, ci è venuta a narrare l'autorità giudiziaria che ha proceduto materialmente alla perquisizione. Non è assolutamente vero, perché si dà per scontato, nella richiesta del pubblico ministero, che non è avvenuta alcuna perquisizione e invece non è vero, perché andando a leggere gli atti - perché noi abbiamo chiesto gli atti di questo procedimento, come in tante altre occasioni abbiamo fatto e abbiamo ottenuto - andando a leggere il processo verbale di constatazione, noi riusciamo a rilevare che la Guardia di finanza ha proceduto alla perquisizione, sapeva che c'era un parlamentare che aveva dichiarato il proprio domicilio politico lì presso l'azienda, ha chiesto se poteva continuare la perquisizione e il Boniardi ha consentito che la perquisizione avvenisse; dopodiché, quando sono entrati nella stanza e volevano accedere al computer, lì - li! - ha detto: “Attenzione, però io qui vorrei farvi presente che ci sono anche dati relativi alla mia attività politica, perché fino a quando si trattava dell'azienda e voi cercavate elementi per dare giustificazione all'indagine che portate avanti allora io ve lo consento, ma se ci sono atti politici legati alla mia attività da parlamentare allora qui non potete”.

E, allora, è lì che doveva incastrarsi il nostro giudizio, è lì che dovevamo fare una disamina più approfondita, è lì che dovevamo verificare le condizioni per l'accesso alla rete informatica e al cloud dell'azienda, perché, Presidente, se fosse stato così semplice, non ci avrebbero chiesto l'autorizzazione.

Infine, la questione etichette. Se dovessimo sempre prescindere dalle etichette per ogni nostro giudizio sarebbe sempre un giudizio di approssimazione. Sul computer non c'era la scritta “parlamentare” e, insomma, mi sembra eccessivamente semplicistico e approssimativo. Non lo eravamo all'epoca persuasi e non lo siamo neanche adesso (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Presidente, anche qui solo una breve allocuzione, intanto per far rilevare che, a differenza di quanto ha testé detto il collega Vitiello, la Guardia di finanza si è arrestata nell'esecuzione delle operazioni di perquisizione al momento in cui ha cercato di accedere ai server dell'azienda, non al computer del collega Boniardi o, diciamo, al personal computer dentro la stanza del collega Boniardi, ma semplicemente nel momento in cui ha cercato di mettere le mani sugli apparati informatici contenenti tutti i dati aziendali, e questo è il punto. Dopodiché, se l'obiezione è: ma se le cose erano così semplici, perché non hanno proceduto direttamente? Se la questione riguardava l'azienda e non il deputato, perché ci chiedono l'autorizzazione? Io credo che questo argomento sia da mettere in evidenza per, diciamo, la straordinaria cautela e prudenza che ha adottato l'autorità giudiziaria nel caso di specie, che andrebbe in qualche modo apprezzata visto che molto spesso ci lamentiamo del contrario, cioè del fatto che l'autorità giudiziaria procede come un carro armato, spesso anche violando le nostre prerogative.

In questo caso si sono fermati per un eccesso di cautela - forse sì - ma credo che debba essere apprezzato e ciò testimonia, al di là di ogni ragionevole dubbio, il fatto che non c'è alcun intento persecutorio, perché l'intento persecutorio si sarebbe manifestato, al contrario, se avessero proceduto anche, diciamo, non curandosi delle obiezioni del collega Boniardi. Si sono fermati, hanno chiesto l'autorizzazione a procedere e oggi noi gliela neghiamo? Sulla base di cosa, se è evidente, da queste circostanze, che non c'è alcun tipo di intento persecutorio? E poi la neghiamo sulla base di cosa? Del fatto che c'è una confusione di file dentro una rete aziendale? Ma voi capite qual è il paradosso a cui potrebbe portare questo ragionamento: ogni volta che un deputato eccepisce che dentro la società della quale è socio, dentro ai file e ai server di quella società ci sono documenti di propria pertinenza a quel punto l'autorità giudiziaria non potrebbe mai accedere ai file e ai server di quell'azienda? Mi pare veramente che siamo su un crinale, secondo me, molto pericoloso.

Io penso che sia del tutto corretto e legittimo che noi oggi autorizziamo la conclusione delle operazioni peritali anche sui server aziendali e lo facciamo con un grande scrupolo, dicendo, nella nostra relazione autorizzativa, che l'autorità giudiziaria ovviamente - ma lo diciamo come eccesso di scrupolo anche da parte nostra - doveva far eseguire le operazioni come da decreto autorizzativo e come da precisazioni che la stessa autorità giudiziaria aveva fornito alla Guardia di finanza procedente nel corso delle operazioni peritali. Mi pare che diamo le più ampie garanzie del rispetto delle regole, delle nostre prerogative e delle nostre guarentigie e non vedo una ragione che sia una per negare questa autorizzazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato con molta attenzione l'articolata relazione che è stata illustrata poc'anzi dall'onorevole Bazoli e devo immediatamente segnalare che, purtroppo, anche in questa vicenda un rilievo critico dev'essere mosso, nonostante le valutazioni positive - come dire - che sono state espresse sull'operato dell'autorità giudiziaria, perché, ancora una volta, anche in questo caso abbiamo registrato una carenza nella trasmissione documentale e anche un'eccessiva sinteticità della richiesta iniziale che ponevano la Giunta nella condizione di non poter esaminare compiutamente la vicenda.

Ma andando al merito della questione, io credo che, in questa storia, il punto centrale non è tanto quello di ricercare se vi sia stato o meno intento persecutorio da parte dell'autorità giudiziaria, quanto capire esattamente la latitudine delle garanzie del parlamentare ed in modo particolare quando la nostra Costituzione protegge il domicilio del parlamentare, perché la relazione e le conclusioni, cui perviene la Giunta con questa decisione a maggioranza, partono dal presupposto che sia possibile operare una distinzione tra vari tipi di domicilio, introducendo anche una nozione, per certi versi nuova, quella del domicilio del parlamentare, che dovrebbe essere cosa diversa dal domicilio nella accezione civilistica del termine. Ora, se questo per certi versi può essere condiviso come metodo di approccio, non altrettanto possiamo ritenere rispetto alle conclusioni cui si perviene, perché, in realtà, l'intento della Costituzione, nel garantire la protezione a tutta la sfera di azione del parlamentare, ha una proiezione molto più ampia rispetto a quella che può essere la nozione di domicilio in senso civilistico, peraltro già di per sé molto ampia, perché, come sappiamo, la definizione che noi diamo di domicilio, e nel porre anche la distinzione rispetto alla residenza così come delineata dall'articolo 43 del codice civile, è che il domicilio è il luogo in cui il soggetto stabilisce la sede principale dei propri affari o interessi, dove naturalmente noi, per interessi, possiamo intendere anche per il cittadino, anzi bisogna intendere anche per il cittadino, gli interessi politici, a differenza della residenza, che è una situazione di diritto, perché lì non è necessaria la dimora continuativa della persona. A maggior ragione, rispetto al parlamentare, che, nell'esercizio della sua funzione deve avere uno spazio di azione molto meno limitato e molto più protetto, il concetto di domicilio, inevitabilmente, assume un significato diverso che va adeguato anche rispetto ai tempi. Oggi il domicilio è da intendere non più come un luogo esclusivamente fisico, come uno spazio fisico, ma anche ovviamente come lo spazio di azione per quanto riguarda l'attività informatica, che rappresenta nel quotidiano di ognuno di noi ormai uno strumento ineludibile e imprescindibile della propria attività. Ed allora, continuare in questa distinzione piuttosto forzata e, soprattutto, nel trarre delle conclusioni a mio avviso poco avvedute, quando si rapporta il concetto di domicilio a quello di persona giuridica… perché in questo caso si dice: in realtà, la perquisizione viene condotta in termini domiciliari anche informatici rispetto agli uffici e alle sedi che sono riferibili a questa società, la Boniardi grafiche, e quindi vanno al di là del dato personale. La contraddizione insita in questa affermazione è data dalle stesse conclusioni della relazione, che, rispetto a quanto opposto dal parlamentare ossia di non essere immediatamente nella condizione di poter distinguere i dati personali inerenti l'azione politica e la funzione parlamentare presenti in rete da quelli propri della società, porta a dover rivolgere una sorta di raccomandazione, di esortazione, quasi di condizione nel concedere l'autorizzazione, per cui l'autorità deve procedere con grande cautela nel distinguere gli atti e, quindi, nell'operare questa attività di discernimento, spostando, dal parlamentare e dalle valutazioni che deve fare il parlamentare secondo la logica costituzionale all'autorità giudiziaria, quanto sia pertinente alla funzione parlamentare e quanto, invece, ciò afferisca all'attività privata o a quella di una persona giuridica, qual è appunto la società; in questi termini, determinando un ribaltamento delle posizioni e sovvertendo quella che è la regola costituzionale che assegna al parlamentare innanzitutto la scelta di ciò che è il proprio domicilio, di come questo spazio vada inteso rispetto alla proiezione della sua attività esterna, ma soprattutto di come la valutazione di quanto appartiene alla funzione parlamentare debba essere rimessa esclusivamente al parlamentare ed al controllo del Parlamento e non certo all'autorità giudiziaria. Per tutte queste ragioni, la relazione nelle conclusioni rassegnate non ci appare convincente e quindi annuncio il voto contrario del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Non potrei ovviamente che sottolineare taluni degli aspetti già brillantemente indicati dal collega Sarro e sarò, pertanto, lapidario nel prendere atto che questa nuova stagione del giustizialismo targato PD-5 Stelle, ma con l'ausilio di qualche occasionale ospite, porterà a svuotare completamente l'articolo 68 della Costituzione. Abbiamo già votato una assurdità: due intercettazioni che, per un parlamentare, individuato come tale due anni prima, sono state dichiarate utilizzabili, è un novum assoluto, ma, per carità, credo che sia ancora poco. Oggi ci accingiamo a votare una proposta davvero singolare. L'articolo 68 - ricorderò - non tutela un domicilio relativo e non ha bisogno di nessun accanimento nei confronti del parlamentare, di nessun fumus persecutionis, illustre relatore e, illustre Presidente, per il relatore. Non c'entra nulla il fumus persecutionis. Dice l'articolo 68 con molta chiarezza, e lo voglio ricordare all'Aula: “senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare”, tutto qui! Che cosa c'entra il fumus persecutionis io non lo so!

Allora dico semplicemente che dobbiamo prendere atto - l'ha detto il relatore - che il diritto si evolve, la legge n. 547 del 1993 introduce il concetto di domicilio informatico, qualcuno dovrebbe saperlo prima di aprire bocca in quest'Aula. Il domicilio informatico, secondo la Cassazione, è quel domicilio che ciascuno ha diritto di ottenere, riservando a quel domicilio idee, riservatezza, documenti, dati: è un domicilio a tutti gli effetti identificato. Se io ho un domicilio informatico, nessuno ci può mettere il naso se sono parlamentare. Altrimenti qual è l'effetto, illustri colleghi? Che viene la Guardia di finanza, viene nel mio computer e sceglie quello che è mio e quello che non è mio, e non è questo che dice la Costituzione. È chiarissimo che, allorquando un parlamentare elegge un domicilio informatico e dice “quello è il mio domicilio informatico”, nessuno ci può mettere il naso, perché altrimenti noi andiamo a legittimare la perquisizione selettiva, cioè io posso entrare nel tuo computer e scegliere quello che serve o quello che non serve, e fra quello che serve posso prendere quello che, invece, non devo prendere. Noi questo vogliamo? Vogliamo garantire un accesso indiscriminato al domicilio informatico? Bene, lo possiamo anche fare, ma sappiate che Forza Italia non ha mai fatto differenze fra colori parlamentari: quando si tratta di difendere i principi, noi siamo garantisti dentro, non garantisti d'occasione. Ma detto questo, è evidente che il domicilio ha una tutela assoluta e non relativa, assoluta! Non è un domicilio a seconda di quanto conviene o se l'interessato appartenga alla Lega, a Forza Italia o al Partito Democratico. Quindi, invito l'Aula ad una profonda riflessione su questo voto, profonda riflessione, perché noi stiamo legittimando l'accesso al domicilio informatico di ciascun parlamentare. Noi voteremo rigidamente, convintamente, decisamente contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, Presidente. Cercherò di essere breve per sintetizzare e focalizzare i punti più importanti di questa vicenda, che non risulta affatto chiara a dispetto di quanto è stato detto fino a questo momento. Il voto di oggi può costituire un precedente veramente pericoloso per la democrazia. Ricordo che la procura di Genova ha chiesto di perquisire ed eventualmente sequestrare, presso il domicilio di un parlamentare, materiale informatico, quando per la stessa procura questo parlamentare è totalmente estraneo alle indagini. Noi siamo qui di solito chiamati a tutelare e a verificare la fondatezza o la persecuzione nei confronti di parlamentari indagati, in questo caso stiamo parlando di un soggetto totalmente estraneo a questa inchiesta.

La procura, poi, ci racconta che l'onorevole Boniardi è titolare dell'impresa “Boniardi Grafiche”. Falso: nella relazione è stato specificato che non ha neanche questa qualifica, quindi la procura si sbaglia, ancora oggi, nella richiesta di autorizzazione a procedere. Ma cosa ancora più grave, la procura, quando ha chiesto alla Camera di procedere nei confronti dell'onorevole Boniardi, ha taciuto totalmente - tanto da rendere la Giunta impossibilitata a procedere all'esame, se non previo chiarimento - di aver già proceduto a un sequestro nei confronti della “Boniardi Grafiche”, alla presenza dell'onorevole Boniardi, che non ha opposto nessun tipo di problema, anzi, ha fornito tutta la documentazione richiestagli e si è fermato solo quando gli è stato chiesto di accedere anche al proprio computer. Ha fatto presente che, all'interno del proprio computer, situato in un ufficio all'interno di questa azienda ,dopo aver già fornito tutta la documentazione già richiesta, questo computer conteneva anche del materiale di tipo parlamentare, dell'attività parlamentare. E quando gli è stato chiesto se nei server aziendali vi fosse anche del materiale, forse vi fosse anche del suo materiale, lui ha solo risposto: “forse, anche all'interno del server, c'è del mio materiale”, ma il divieto lo ha opposto per quello che riguardava il proprio computer, e basta.

Cosa va a tutelare l'articolo 68? L'articolo 68 della nostra Costituzione tutela qualcosa di molto chiaro: l'articolo 68, secondo comma - lo leggo per non sbagliare -, prevede che: “Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione domiciliare”. La ratio del divieto sta nel garantire ai membri della Camera uno spazio di libertà individuale entro cui poter svolgere le attività connesse al mandato senza interferenze indebite da parte di altri poteri dello Stato. È per questo che, in generale, si ritiene che, alla presenza di richiesta di autorizzazione a procedere ad eseguire perquisizioni domiciliari, la Camera competente debba valutare la concessione o meno dell'autorizzazione sulla base del riscontro di un intento persecutorio volto a limitare la libertà e la riservatezza del parlamentare. È proprio questo che fa anche la Giunta, in quanto le valutazioni di competenza della Giunta attengono proprio all'accertamento della sussistenza di un eventuale intento persecutorio nei confronti del parlamentare.

Allora, guardando bene questa vicenda, ho sentito dei colleghi che hanno detto che non c'è nessun intento persecutorio. Chiedo, c'è una procura che chiede l'autorizzazione nei confronti di un deputato estraneo all'indagine, una procura che tace totalmente l'aver già eseguito una perquisizione che è già andata per molti aspetti, anche grazie all'aiuto dell'onorevole Boniardi, a buon fine e, quindi, ha portato alla consegna della documentazione, almeno di buona parte della documentazione contabile della società, un'autorizzazione richiesta, sbagliando per la procura, con l'aiuto della Guardia di finanza, hanno sbagliato il titolare di questa società. Quindi, credere nella buona fede, nell'incapacità della procura è, da parte nostra, abbastanza difficile nel momento in cui ci sono così tanti errori, così tante omissioni, così importanti. Questa Camera, ormai siamo abituati, ha più volte chinato la testa davanti a qualsiasi richiesta della magistratura di richiesta di autorizzazione, sia per le intercettazioni, che, come in questo caso, per sequestro e perquisizione. Chiediamo, però, anche alla maggioranza e a tutti i partiti che si riempiono spesso la bocca della parola “democrazia” e della parola “Costituzione”, visto che è l'articolo 68 è la Costituzione a prevedere la libertà del parlamentare all'interno del proprio domicilio e per la propria attività, di valutare molto attentamente quello che stanno facendo nei confronti dell'onorevole Boniardi con questa richiesta di autorizzazione, perché la Camera si troverebbe ad autorizzare una perquisizione nei confronti di un soggetto terzo rispetto all'indagine, con la procura che ha taciuto un sequestro già fatto e ha sbagliato e continua a sbagliare il titolo dell'onorevole Boniardi, che non è titolare della “Boniardi Grafiche”. Per questo motivo, il nostro voto sarà assolutamente contrario, perché non si tratta di un voto espresso per finalità di partito, ma un voto a tutela veramente di tutti i parlamentari che svolgono la propria attività e difendono gli interessi dei cittadini da attacchi, spesso, ingiustificati della magistratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cataldi. Ne ha facoltà.

ROBERTO CATALDI (M5S). Grazie, Presidente. Affrontiamo oggi un caso sicuramente unico, particolare: stiamo parlando di domicilio informatico, cominciamo a parlare di tecnologia, di server, di reti aziendali e dobbiamo cominciare a farci anche l'abitudine, però le assicuro, Presidente, che il caso è molto più semplice di quanto non voglia sembrare. Stiamo parlando della domanda di un'autorizzazione a procedere alla perquisizione di una rete aziendale, dove, però, emerge la presenza di file che sono di pertinenza di un parlamentare. L'indagine parte dalla procura di Genova, che sta indagando in un'ipotesi di riciclaggio che riguarda un consigliere regionale della Lombardia, ma vorrei fare un chiarimento preliminare, perché se ne è parlato in quest'Aula, ma se ne è parlato anche in Giunta: qui non c'è stata nessuna violazione dell'articolo 68 della Costituzione e non c'è stata né da parte della procura, che si è immediatamente fermata nel rispetto delle garanzie del parlamentare, e neppure da parte della Giunta, che, come vedremo, ha svolto la sua analisi in maniera imparziale, evitando di entrare nel merito della vicenda. Vede, Presidente, la norma più volte invocata anche in quest'Aula pone delle prerogative per noi tutti parlamentari che sono indispensabili, che sono irrinunciabili e noi ci teniamo a queste prerogative, ma, attenzione, la norma non pone un divieto di eseguire la perquisizione su file di un parlamentare. Facciamo bene attenzione: quella che viene chiamata “inviolabilità parlamentare” vieta l'esecuzione di una perquisizione nei confronti di un parlamentare se manca - solo se manca - l'autorizzazione a procedere della Camera di appartenenza. Ora, nel nostro caso, direi che tutto è avvenuto nel pieno rispetto della Costituzione e vediamo perché. Punto primo: la procura ha iniziato la sua attività attraverso una perquisizione dei locali, quindi, locali fisici, e lì, giustamente, il deputato Boniardi ha anche collaborato, non si è opposto. La procura si è immediatamente fermata appena ha saputo che c'erano all'interno della rete aziendale anche dei file di pertinenza del deputato. Sappiamo che questi file potrebbero contenere informazioni riservate, potrebbero contenere scambi di comunicazione con il proprio gruppo ed è giusto che siano tutelate, meno giusto è che questa tutela vada, poi, a interferire e a bloccare un'indagine che ha uno scopo completamente diverso.

Attenzione, abbiamo parlato di presenze terze, ma la procura ha la possibilità di perquisire una rete aziendale dove sicuramente ci sono file di persone che non sono indagate. In questo caso, probabilmente, il terzo non era soltanto Boniardi. Se abbiamo una rete aziendale, dobbiamo ipotizzare che ci sono diversi file riferibili a molte persone, ma quale è la differenza? Che se, all'interno della rete aziendale, ci sono anche dei file di un deputato, allora bisogna fermarsi e fare in modo che questi file siano protetti, quindi chiedere l'autorizzazione alla Giunta per le autorizzazioni e, quindi, alla Camera. Punto due: la Giunta ha fatto il suo dovere, perché, vedete, la Giunta, Presidente, non è un super tribunale del riesame, la Giunta deve valutare in concreto soltanto alcuni elementi, deve valutare quello che, tecnicamente, siamo abituati a chiamare il fumus persecutionis e che sta a significare, in sostanza, in termini più semplici, l'intento persecutorio. E qui ci è parso chiaro che non ci fosse alcun intento persecutorio nei confronti del Boniardi, che non era nemmeno indagato.

La Giunta deve fare, poi, anche un'altra valutazione, la valutazione dell'effettiva necessità della perquisizione e anche questa valutazione è stata fatta. Non dobbiamo dimenticare che qui stiamo parlando di un'operazione di riciclaggio in cui il sospetto era nato per un dato fondamentale: avevamo a che fare con fatturazioni e prestazioni pagate da questa tipografia Boniardi in relazione a manifesti elettorali che, però, nessuno aveva mai visto sul territorio regionale. Quindi, è chiaro che un'indagine doveva essere fatta per cercare anche di escludere eventualmente le responsabilità. Il merito non lo stiamo affrontando qui, attenzione, non stiamo facendo un giudizio nei confronti del deputato, stiamo semplicemente dicendo se sussistono o meno le condizioni perché la procura possa andare avanti in una sua indagine, a seguito della quale, poi, eventualmente, il deputato potrebbe essere anche assolto.

Ora, Presidente, vorrei azzardare anche un'altra considerazione. Io sono convinto - e questo deve valere per tutti noi deputati - che esista anche un dovere non scritto di lealtà, di correttezza. Un deputato della Repubblica italiana deve collaborare con la procura, specialmente quando ci troviamo di fronte a nuove tecnologie che pongono problemi nuovi. Io, come deputato della Repubblica, dovrei anche aiutare la procura a perimetrare meglio la sua indagine, ci sarebbe stata sicuramente la possibilità di individuare quei file che meritavano protezione e quei file che non erano riferibili al deputato. Oggi, Presidente, abbiamo i metadati che lasciano traccia all'interno dei file di quelle che sono le provenienze da uno specifico computer, esistono delle cartelle. Sembra abbastanza inverosimile che file riservati vengano messi, poi, all'interno di una rete aziendale senza nessun tipo di distinzione, quindi, rendendoli addirittura accessibili a qualunque persona si trovi all'interno di quell'azienda.

Ora, anche prima, l'onorevole Bazoli ha fatto riferimento a quelle che possono essere le conseguenze di un eventuale estensione a soggetti terzi delle prerogative del parlamentare; noi qui in realtà rischieremmo, se avessimo preso una decisione diversa, Presidente, di creare un pericolosissimo scudo aziendale; immaginiamo se un deputato eleggesse il suo domicilio informatico all'interno di una multinazionale, della Pirelli o, non so, di una compagnia assicurativa, questo significherebbe che noi andiamo a mettere uno scudo che riguarda tutta la rete di un'azienda con migliaia di computer e centinaia di persone che scrivono all'interno di quei computer.

Con questo non voglio dire che non sia giusto tutelare l'attività parlamentare, questo è un diritto irrinunciabile, però, credo che esista anche un ulteriore dovere del parlamentare: di far sì che, se ci sono file riservati, questi file non vengano confusi in una rete aziendale, ma vengano tenuti riservati nel proprio PC, perché io che godo di una tutela devo avere anche un mio dovere di far sì che quei file rimangano tutelati e non creino confusione.

Ad ogni modo e per concludere, la procura ha interrotto la perquisizione, quindi, nessuna violazione dell'articolo 68, la Giunta ha valutato i due elementi fondamentali per poter autorizzare e, quindi, su queste basi, a nome del MoVimento 5 Stelle, dichiaro il voto favorevole alla relazione proposta dall'onorevole Bazoli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Avverto che è stato richiesto dal gruppo della Lega lo scrutinio segreto. Poiché la deliberazione che la Camera si accinge ad adottare incide sull'articolo 14 della Costituzione, la richiesta può essere accolta. La prossima votazione avrà pertanto luogo a scrutinio segreto.

Poiché dobbiamo procedere a una votazione a scrutino segreto, come già fatto per le precedenti deliberazioni, sospendiamo la seduta per cinque minuti, al fine di consentire ai deputati di prendere posto nell'emiciclo per lo svolgimento della votazione. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 12,10.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,10.

(Votazione - Doc. IV, n. 7-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'esecuzione di perquisizione domiciliare, di cui al Doc. IV, n. 7-A, nei confronti del deputato Fabio Massimo Boniardi.

Preciso che chi intende concedere l'autorizzazione deve votare “sì”; chi intende negarla deve votare “no”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Invito, a questo punto, i deputati a prendere nuovamente posto nel Transatlantico e sulle tribune. Sospendo a tal fine, per cinque minuti, la seduta, che riprenderà alle ore 12,15.

La seduta, sospesa alle 12,12, è ripresa alle 12,15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

PRESIDENTE. Colleghi, ricordo a tutti i deputati, che siano entrati in Aula per procedere alle votazioni, di ritirare la tessera, ove l'avessero lasciata nella postazione di voto. In caso contrario, il voto proveniente dai dispositivi in Transatlantico e nelle relative postazioni non sarà registrato correttamente.

In morte di Sergio Zavoli.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Verini. Ne ha facoltà. Colleghi, vi chiedo silenzio.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Io credo che sia giusto partecipare all'Aula la scomparsa, avvenuta questa mattina, di Sergio Zavoli, una persona, una voce, colta e gentile, popolare e profonda, ironica e delicata, un grande giornalista. La sua televisione, si può dire, era a colori, anche quando era in bianco e nero, con tutta la sua bellezza. L'etica dell'informazione ha sempre guidato e informato il suo percorso professionale. La sua vita è sempre stata intrecciata con la storia e la vitalità della radio e della televisione italiana. Era nato a Rimini, la Rimini di Fellini, di cui era un grande amico, nell'Emilia di Enzo Biagi, con cui ha collaborato per tanti anni. Era un socialista, “Socialista di Dio” era una delle sue opere più importanti. Ci ha insegnato ad ascoltare con amore e partecipazione le sue indimenticabili radiocronache sportive. Poi inventò perfino una trasmissione rivoluzionaria, “Processo alla tappa”, dopo il Giro d'Italia. Faceva commentare quella corsa popolare a personalità come Pier Paolo Pasolini, come Alberto Moravia. Infine, come possiamo dimenticare “TV7”, le sue grandi inchieste, le inchieste sull'alluvione del Polesine nel 1951, quelle sui ciechi oppure sulle suore di clausura oppure sui profughi dell'Ungheria dopo la ribellione contro la dittatura comunista. E come dimenticare - è impossibile dimenticare - “La notte della Repubblica”, la grande inchiesta televisiva sugli anni di piombo e del terrorismo. Sergio Zavoli è stato presidente della RAI, è stato presidente della Commissione parlamentare di vigilanza ed è stato senatore. Noi, come Partito Democratico, siamo stati onorati di avere eletto nelle nostre file, di aver avuto tra i senatori del Partito Democratico Sergio Zavoli, ma siamo altrettanto convinti che Sergio Zavoli non è solo un patrimonio del Partito Democratico, ma di tutto il Parlamento e di tutto il Paese (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul medesimo argomento la deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI (IV). Grazie, Presidente. Ci ha lasciato Sergio Zavoli e ci mancherà. Certo, ci mancherà l'amico Sergio, come mancherà alla sua famiglia, alla quale, come gruppo di Italia Viva, esprimiamo il nostro sentimento di vicinanza. Eppure, Sergio Zavoli non ci lascerà mai del tutto, perché resta la grande eredità del suo lavoro straordinario come giornalista. Una vita dedicata al giornalismo, una vita dedicata all'impegno civile, perché per lui essere giornalista, raccontare la nostra Italia, fin dal primissimo dopoguerra, nella televisione, significava anche aiutare un popolo a crescere, sostenere lo sviluppo culturale del nostro Paese.

Lo ha fatto con trasmissioni indimenticabili che hanno segnato tante generazioni. Io credo che molti di noi conoscano meglio anche la storia più recente del nostro Paese e, forse, abbiano cominciato anche ad appassionarsi alla politica attraverso alcune sue inchieste, attraverso alcune sue trasmissioni, in modo particolare La Notte della Repubblica, che è servita non soltanto a mantenere memoria, ma anche a tenere accesa una luce, un'attenzione su alcune delle pagine più drammatiche della storia del nostro Paese. Ha raccontato il nostro Paese, ha raccontato il Giro d'Italia, lo sport, dedicandosi non soltanto all'epopea dei vincitori, dei vincenti, ma ricordando che poi ci sono i secondi, i terzi, i quarti che sudano altrettanto, che esprimono altrettanta fatica, lavoro, e anche a loro ha dedicato attenzione. Ho avuto il privilegio di conoscerlo nella scorsa legislatura, la sua ultima legislatura, come senatore, dopo tanti mandati, e lo ricordo nella sua presenza costante e assidua in Aula. Un elemento di riferimento, un punto di riferimento per tutti i colleghi di tutti i partiti, che andavano a salutarlo, a parlare con lui per la sua saggezza, per la sua autorevolezza e anche per la dedizione.

Tante volte nelle nottate passate in Aula contro l'ostruzionismo sulle riforme siamo usciti per ultimi dall'Aula e, nonostante la stanchezza, aveva sempre un sorriso ed era sempre motivo di incoraggiamento, di aiuto e di sostegno per i colleghi, molti lo ricordano, chi era al Senato nella scorsa legislatura. Mi mancherà parlare con lui, i suoi consigli, tanti. Da giovane ministra mi dava tanti consigli, tante volte abbiamo parlato al telefono, ci siamo raccontati tante cose, mi ha raccontato la storia di questo Paese. Mi mancheranno anche le sue carezze, molto affettuose, molto tenere, che aveva per gli amici, per le persone a lui più vicine. Credo che ci lasci una grande eredità, che resterà con noi per sempre, e soprattutto un grande insegnamento, perché ha sempre avuto lo sguardo e la mente rivolti al futuro, a quello che ancora si poteva fare, a quello che ancora si poteva costruire, alle nuove generazioni.

Sergio Zavoli è stato testimone di un secolo, sicuramente, ma soprattutto un uomo innamorato del futuro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mulè. Ne ha facoltà.

GIORGIO MULE' (FI). Grazie, Presidente. Ricordare Sergio Zavoli significa ricordare un uomo che ha saputo attraversare due secoli e ha saputo imprimere, con la forza dell'intelligenza, la capacità della visione, la tenacia dello studio, questi due secoli. Un uomo che seppe immaginare negli anni Cinquanta il Processo alla tappa del Giro d'Italia; quel Processo alla tappa che ancora oggi viene preso come modello per trasmissioni televisive di racconto. Sergio Zavoli aveva la tenacia dello studio e TV7, che ancora oggi va in onda nel servizio pubblico, rimane una pietra miliare sul modo in cui si conducono le inchieste, ed è il modo con cui Sergio Zavoli ha insegnato e allevato varie generazioni di giornalisti italiani. Quel giornalismo che non si accontenta di rapide e veloci letture, ma quel giornalismo che va nei luoghi, verifica ciò che accade e li riporta così come sono, nella loro crudezza e nella loro nettezza. Sergio Zavoli è stato un modello e rimarrà un modello per le generazioni a venire in un'epoca in cui la superficialità e la mancanza di approfondimento troppe volte si impadroniscono del modo di fare giornalismo.

Ho conosciuto Sergio Zavoli, ho imparato e ho cercato di mettere in pratica molte delle cose che lui diceva, soprattutto quella di avere il coraggio della visione con soprattutto i piedi ben piantati nella realtà. È quello che ha fatto, raccontando anche Nascita di una dittatura, Viaggio nel Sud e tutte quelle opere che, da oggi in poi, ci prenderanno per mano e prenderanno per mano le future generazioni (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Far conoscere i fatti è già un modo di risvegliare le coscienze. Il ricordo di Sergio Zavoli, che attraversa non soltanto l'attività politica e, nella sua dimensione più alta, l'attività di verifica dell'informazione come presidente della Rai e presidente della Commissione di sorveglianza, indica la dimensione umana di una politica non di contrapposizione, ma di conciliazione, in cui, rispetto a quello che la cronaca di oggi ci mostra, i giornali, i telegiornali, l'attività di comunicazione deve partire dal fatto su cui non si può discutere, ma si può esprimere una diversa interpretazione.

Oggi l'interpretazione precede il fatto e, molto spesso, noi a priori stabiliamo, come si vede in quest'Aula, posizioni che vanno al di là del fatto, in nome di una parte che si contrappone a un'altra. Io l'ho conosciuto nel corso di tanti anni, abbiamo condiviso la passione per un grande artista dimenticato, che si chiama Alberto Sughi, anch'egli legato al Partito Comunista. Era conoscitore attento dell'arte, oltre che del cinema, nei suoi noti rapporti con Fellini, di cui ricorre quest'anno il centenario, e spero e credo che il sindaco di Rimini, l'amico Andrea Gnassi, voglia in questa circostanza dedicare una sezione della grande mostra su Fellini anche ai suoi rapporti con Zavoli. Questa triste notizia può essere l'inizio di una valutazione storica di una grande personalità della cultura italiana (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Può apparire strano che dal MoVimento 5 Stelle, che non è un movimento nato nella Prima Repubblica, ci possa essere un ricordo affettuoso nei confronti di una figura come Zavoli; eppure noi ci sentiamo eredi del meglio di quell'epoca, di quella fase di crescita dell'Italia repubblicana in cui c'è stata una presenza importante nella comunicazione di figure come Sergio Zavoli, che hanno accompagnato l'Italia del boom, dando voce anche alle smarginature, alle imperfezioni di un'Italia che ancora non parlava bene l'italiano in quell'epoca, con il tono di una tivù pedagogica che non rinunciava a questo ruolo importantissimo, perché assumeva la responsabilità di un giornalismo che informa, che racconta tutto, che racconta una realtà complessa, e lo sintetizza con un livello elevato.

Unire l'alto e il basso, fare il Processo alla tappa del Giro d'Italia è unire lo sport popolare, più popolare che c'è, ad un racconto dell'Italia. Questo aspetto si ritrova sia nelle sue funzioni importanti, perché è stato un grande direttore della RAI, sia nel suo giornalismo d'inchiesta, asciutto, sobrio, bellissimo, con delle scenografie essenziali che sono ancora oggi modernissime nella loro rappresentazione che faceva parlare i fatti, le facce, le persone. Poi vi è la grande stagione delle sue inchieste su La Notte della Repubblica oppure il Viaggio nel Sud in cui ha consumato un grande impegno, con grandi protagonisti dell'intellettualità italiana, per raccontare la storia d'Italia così come realmente si è svolta. Quindi, lo ricordiamo con l'affetto che si deve per una grande figura di comunicazione, di giornalismo, di pedagogia che è venuta a mancare in un'epoca in cui, molto spesso, la TV è diventata sguaiata e non ha raccontato l'Italia reale nel modo corretto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Non è un caso, forse, che Sergio Zavoli sia venuto a mancare proprio quest'anno. È andato a raggiungere il suo amico Federico Fellini, di cui ricorre il centenario, con cui si sentiva ogni mattina alle 7,30 e con cui si raccontavano i sogni, le idee e l'immaginario. Ecco, “immaginario” può essere la parola chiave che può descrivere la capacità di Sergio Zavoli di grande narratore del costume, dello sport, del terrorismo e delle pagine più buie della nostra storia repubblicana. Noi lo onoriamo nel rispetto delle differenze, delle differenti appartenenze: era un socialista, cosiddetto socialista di Dio, come lui stesso, scherzando, si autorappresentava, ma un socialista riformista, che biasimava la sinistra per aver mancato l'occasione di riformarsi e riformare.

Ma, al di là di questo, la cifra più grande di Sergio Zavoli è stata sicuramente quella di usare uno stile, di affermare uno stile sobrio, uno stile che lasciava parlare i fatti, anche quando i fatti erano drammatici come le stragi e il terrorismo.

Concludo con un interrogativo, che era un interrogativo che Zavoli presentò in occasione della sua lectio magistralis per la laurea honoris causa. L'interrogativo è: come possiamo raccontare una TV nazionale quando questa ormai fa affidamento soltanto sulla realtà più cruda, sulla malizia più assoluta e su quelli che sono gli istinti più bassi che la gente vuole sentirsi raccontare? Era una TV colta, una TV che andava a sollevare, a sollecitare in maniera maieutica la parte migliore di noi stessi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signora Presidente, ho avuto l'onore e il privilegio di condividere cinque anni della scorsa legislatura con Sergio Zavoli e non vorrei aggiungere altri ricordi e soprattutto le cose che sono state già dette dai colleghi sul suo ruolo nel giornalismo e nella cultura italiana. Lui aborriva la retorica, e credo quindi che occorra avere quel giusto garbo anche nel ricordo.

Sì, il garbo è il tratto che credo porterò sempre con me del suo ricordo: era il suo modo di essere, il suo modo di intendere il lavoro giornalistico. Un garbo che metteva immediatamente a proprio agio l'interlocutore, ma consentiva poi anche a lui di andare in profondità alla ricerca della verità, alla ricerca di quello che è stato veramente e non di quello che poi successivamente la storia e i giorni che passano vanno ad accumulare sopra.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 12,30)

FEDERICO FORNARO (LEU). E, quindi, da questo punto di vista, credo che Sergio Zavoli lasci un vuoto, perché oggi nel giornalismo italiano è difficile trovare una figura, un professionista che si possa avvicinare proprio a questo suo modo di intendere il lavoro e a questo suo garbo.

Che la terra ti sia lieve, Sergio (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, il gruppo della Lega si unisce a questo momento di cordoglio. Ricordiamo la persona, l'uomo e alcuni messaggi che erano contenuti nei suoi preziosi reportage. In Viaggio intorno all'uomo ad esempio racchiudeva anche la concezione di quel giornalismo di cui avremmo tanto bisogno oggi: un giornalismo non di parte, non sguaiato, non gridato, che, come ricordava il collega giornalista Zavoli, serviva per riscoprire e riscuotere le coscienze.

Con Zavoli perdiamo soprattutto un uomo che ha dato tanto alla nostra principale azienda pubblica culturale, la Rai, sia all'interno della vigilanza che della presidenza. Perdiamo un uomo raffinato, un giornalista che rappresentava l'epoca romantica del mestiere, l'epoca di quel mestiere che voleva risvegliare le coscienze, ma aveva anche l'arguzia di portare il giornalismo nei salotti di casa, come fece con il Processo alla tappa.

Ovviamente non entriamo, perché non è neanche questo il caso, nelle differenze, nelle diversità delle vedute politiche; comunque, ricordiamo un uomo che ha dato tanto alla cultura e al giornalismo del nostro Paese (Applausi).

Seguito della discussione delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00350, Rampelli ed altri n. 1-00352, Valentini ed altri n. 1-00353 e Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374 concernenti iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche (ore 12,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00350 (Nuova formulazione), Rampelli ed altri n. 1-00352, Valentini ed altri n. 1-00353 e Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374 concernenti iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche (Vedi l'allegato A).

Ricordo che nella seduta di lunedì 3 agosto 2020 si è svolta la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del girono.

MARINA SERENI, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Presidente, rapidissimamente, il parere del Governo è contrario sulla mozione Formentini ed altri n. 1-00350 (Nuova formulazione), contrario sulla mozione Rampelli ed altri n. 1-00352, favorevole con una piccola riformulazione per quanto riguarda il primo dispositivo della mozione Valentini ed altri n. 1-00353, che mi appresto a leggere. Nel primo dispositivo proponiamo di sostituire all'inizio: “a sostenere le proposte europee di accertamento dell'origine del COVID-19”, anziché “(…) di indagine internazionale, in favore dell'istituzione di un'inchiesta internazionale indipendente”, che è la stessa formulazione che è stata assunta dai membri dell'Unione europea e da tutti i Paesi che hanno sostenuto la risoluzione nell'Assemblea generale dell'OMS. E poi parere favorevole sulla mozione Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374.

PRESIDENTE. Sulla premessa della mozione Valentini ed altri n. 1-00353, mi scusi, sottosegretaria Sereni, il parere è favorevole?

MARINA SERENI, Sottosegretaria di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Favorevole, sì.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, intervengo intanto per annunciare il voto favorevole alla mozione a prima firma Cabras, sottoscritta a nome del nostro gruppo dal collega Palazzotto. Credo che l'epidemia di COVID-19 ci abbia restituito alcune realtà che devono farci riflettere, perché, soprattutto in questi anni, ci si era illusi di avere a che fare con un mondo forte, quasi invincibile, di vivere in una società forte e invincibile; invece, il COVID ci ha restituito una realtà di fragilità, una fragilità del sistema della nostra società. E da questo punto di vista, anche la vicenda del COVID ci restituisce quanto sia fallace una cultura sovranista, una cultura di chi crede che i muri mettano al riparo dai rischi. E invece proprio il COVID ci ha messo di fronte brutalmente, crudelmente, ad una realtà di un mondo interdipendente.

Di qui, la necessità di una risposta da parte della comunità internazionale nel suo complesso; quindi è giusto che l'Italia, che è stata in primo piano per molto tempo e lo è ancora con un ruolo guida nella comunità internazionale e, in particolare, nell'Unione europea… Ricordo che il Ministro Speranza fu, in tempi non sospetti, ossia già nel mese di febbraio, protagonista della richiesta che vi fosse una risposta europea, convocando il tavolo europeo con tutti i Ministri della sanità dei Paesi dell'Unione.

Credo, quindi, che occorra compiere un grande sforzo, anche in un momento (e questo è un altro elemento di riflessione) di debolezza delle organizzazioni sovranazionali e internazionali, dell'ONU e di tutte le sue derivate. Da questo punto di vista, lo sforzo da compiere va fatto a livello globale, sul fronte, che è poi l'oggetto anche della mozione, dell'accertamento di quello che è capitato, per verificare, non tanto in una logica di inchiesta che vede già scritto il nome del colpevole, come di fatto è in alcune delle mozioni che sono state oggi presentate, ma io credo con uno spirito diverso, più propositivo: l'accertamento di quello che è stato deve aiutare a migliorare i flussi informativi, le tempistiche di risposta della comunità internazionale e scientifica in occasione di possibili, a questo punto noi dobbiamo dire probabili, nuove epidemie.

Credo che questo sia lo spirito giusto con cui porsi quindi in una posizione di collaborazione con l'Organizzazione mondiale della sanità ai fini dell'accertamento indipendente istituito il 18 maggio scorso per far luce sulla gestione del Coronavirus da parte della comunità internazionale.

Quindi, richiesta giusta di trasparenza, ma, ripeto, soprattutto la necessità di mettere in evidenza i limiti, gli errori e le tempistiche di trasmissione, per evitare di ripetere quelli che sicuramente ci sono stati in questa gestione del COVID-19.

Al tempo stesso, credo anche in un richiamo - lo abbiamo fatto anche noi in tempi non sospetti - ad un ruolo maggiore dell'Europa, un'Europa più protagonista nel coordinamento degli Stati membri, a partire dal rafforzamento della sanità pubblica. Da questo punto di vista, quindi, la necessità di una risposta - come scrive la mozione di maggioranza – coordinata, solidale ed efficace nella gestione della crisi; mai come in questo momento proprio la risposta di singoli Stati nazionali è una risposta debole. Abbiamo sotto gli occhi di tutti i risultati di quelle amministrazioni - e non è stata certamente quella italiana - che hanno sottovalutato l'impatto e gli effetti del Coronavirus, e purtroppo a pagare non saranno i leader politici, anche se poi in democrazia c'è anche una sanzione - come noi auspichiamo, evidentemente, pensando agli Stati Uniti - a questi comportamenti, ma purtroppo a pagare sono le decine, le centinaia, migliaia di persone che hanno perso la vita e i milioni di contagiati.

Quindi, da questo punto di vista, un ruolo dell'Europa è assolutamente fondamentale. Così come crediamo che siano da esplorare tutte le iniziative diplomatiche a sostegno di una proposta italiana in sede ONU per il lancio di una grande alleanza internazionale per il vaccino e per lo sviluppo di strumenti diagnostici e trattamenti terapeutici contro il Coronavirus.

Se ci sono stati errori nella fase di gestione della pandemia a livello internazionale, sarebbe auspicabile che questi errori venissero in qualche modo sanati proprio sul terreno del vaccino. Il vaccino deve essere per tutti, non può essere uno strumento di geopolitica, ma esattamente il contrario: essere uno strumento di democratizzazione.

Da questo punto di vista, crediamo che occorra fare una grande alleanza internazionale proprio in questa direzione.

Insomma, noi siamo convinti della necessità della trasparenza e della necessità che attraverso l'accertamento indipendente si possa arrivare a capire meglio i meccanismi iniziali della diffusione, come il virus si sia così velocemente espanso in luoghi anche molto lontani dal primo focolaio e, quindi, ripeto, riuscire a dare una risposta in caso di nuovo attacco pandemico. Per queste ragioni voteremo a favore della mozione a prima firma Cabras (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signora Presidente, ringrazio il Governo, e vorrei esprimere il voto favorevole alla mozione Cabras e altri, di cui sono firmatario, alla luce di considerazioni che ritengo necessarie per inquadrare correttamente quella che è anche la necessità di individuare mozioni di questa natura, che non possono e non devono tracimare in argomenti di carattere polemico, ma devono avere la consapevolezza della drammaticità del momento e anche la necessità di interpretare il proprio ruolo istituzionale con lungimiranza e capacità di visione.

Siamo di fronte ad un ventennio, quello che segue l'anno 2000, nel quale ci sono state molte più pandemie di quante ce ne sono state nell'intero secolo scorso. Sappiamo che ciò è dovuto alla particolare natura delle interconnessioni globali che caratterizzano il nostro mondo attuale, e sappiamo anche che, come correttamente è scritto nella nostra mozione, il tema del contrasto alle pandemie è un tema eminente della politica estera, italiana e globale.

Non è quindi solo un tema - “solo” ovviamente non in termini riduttivi - di prevenzione sanitaria, pure indispensabile, ma è un tema generale della politica estera che deve servire ad orientare le scelte, a indirizzare finanziamenti, a caratterizzare anche posizioni all'interno delle organizzazioni internazionali e a mostrare un'attitudine nei confronti delle organizzazioni internazionali che in qualche modo possano riflettere anche la nostra stessa identità politica.

La pandemia del COVID-19 ha segnato una tragica manifestazione della totale infondatezza di qualsiasi presupposto sovranista per le politiche di uno Stato che voglia affrontare con serietà e con interesse al bene dei propri cittadini un'emergenza di questa natura, sia sul versante della cooperazione per l'innovazione, che quindi porterà anche al necessario vaccino, sia per le interconnessioni che sempre di più si manifestano sia per la mobilità effettiva delle persone, quanto per la determinazione di scelte che possano aiutare ad affrontare una crisi che sanitariamente è simmetrica ma economicamente può essere asimmetrica, perché non vi possano essere dei dubbi e delle incertezze su quali debbano essere le strategie per l'uscita dalla pandemia ma contemporaneamente anche le scelte migliori per affrontare collettivamente questa tragedia.

Abbiamo ancora negli occhi le immagini delle tante vittime, le storie che non abbiamo fatto in tempo a raccontare, ma abbiamo anche negli occhi la responsabilità nei confronti di quei popoli che sono stati guidati da amministrazioni che hanno sottovalutato l'impatto della pandemia come una ferita aperta, e non è un caso che i drammi più evidenti si sono realizzati anche in Paesi sviluppatissimi.

Si sarebbe immaginato, come in pandemie precedenti, che i soggetti più colpiti magari potevano essere quelli in cui i sistemi sanitari erano più deboli - penso all'Africa, penso a intere regioni dell'Asia - invece oggi il Paese più colpito sono gli Stati Uniti d'America, tra i Paesi più colpiti ci sono il Brasile di Bolsonaro, l'India di Modi. L'intenzione di utilizzare politicamente la pandemia per introdurre un elemento di consenso sociale o di controllo sociale, talvolta sovrapponendo entrambi i termini, ci deve essere di monito rispetto a quanto dovremmo fare noi nel corso dei prossimi anni.

Discorso analogo per quanto riguarda l'impegno nelle organizzazioni internazionali. Nella nostra mozione c'è scritto - a mio giudizio correttamente - che va censurata la narrativa del Presidente Trump basata sul complottismo: ritengo che sia un dovere da parte nostra accertare la verità, così come è stato deliberato anche dall'Organizzazione mondiale della sanità, che dovrebbe e dovrà essere un impegno di tutti gli Stati, ma nello stesso tempo noi dobbiamo sapere che c'è stata una narrativa complottista che purtroppo, per chi ha dovuto patire queste scelte, è stata utilizzata per modificare e spostare l'attenzione dell'opinione pubblica.

Quindi, dal punto di vista dell'investimento delle organizzazioni internazionali, l'Italia deve essere in prima fila per rafforzare le organizzazioni internazionali che servono da collegamento e rispetto alle quali anche un doveroso, limitato ovviamente alle necessità, coinvolgimento che comporta anche delle cessioni di sovranità rappresenta un investimento per la sicurezza di tutti e di tutte le cittadine del nostro Paese. Del resto noi avremmo un vantaggio nel momento in cui i sistemi sanitari potessero cooperare pienamente. Avremmo certamente dei vantaggi se, oltre ad una gestione del nostro Paese che in molti hanno valutato positivamente, acquisissimo anche gli elementi che sono stati ulteriormente positivi anche in altri Paesi: penso, per esempio, alla Germania che ha saputo fronteggiare, soprattutto contenendo il numero delle persone decedute, in maniera molto efficiente la pandemia. Infine, vorrei utilizzare qualche minuto per parlare dell'Europa, dell'Unione europea non solo nei termini a cui facevo riferimento prima del contrasto al sovranismo, ma anche per dire che se, come scriviamo all'interno della nostra mozione, c'è bisogno di una larga cooperazione non solo tra gli Stati ma anche con i soggetti privati in primo luogo per la ricerca del vaccino, quello di oggi e quelli di domani che potrebbero fronteggiare ulteriori pandemie di differente origine, dobbiamo sapere che se vogliamo, come è scritto all'interno della nostra mozione, utilizzare tutti i mezzi a disposizione per fronteggiare i temi connessi alla prevenzione, oltre che al contenimento della pandemia, dobbiamo fare un discorso di verità anche sulle risorse. Noi abbiamo a disposizione senza condizioni 37 miliardi del MES che devono essere utilizzati dal nostro Paese per mettere in sicurezza il sistema sanitario e se noi diciamo…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

GENNARO MIGLIORE (IV). …e concludo, che la strada è quella di essere in prima linea al fianco dei nostri concittadini, non possiamo indugiare un solo minuto nel ritenere che ci possano essere pregiudizi di carattere politico che mettano in discussione le nostre priorità: la sicurezza, la salute dei cittadini italiani e di tutti gli europei (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Mi sembra un momento molto importante per la politica italiana l'idea di convenire su una mozione o su più mozioni per decidere una Commissione, un'indagine sulla origine dell'epidemia Coronavirus che sia un'indagine internazionale. Da più tempo io ho chiesto in quest'Aula una Commissione sulla giustizia che si è accesa come una necessità dopo le vicende che riguardano il Presidente Berlusconi. Ma evidentemente altrettanto importante in questa emergenza è una Commissione italiana ed europea che indichi quello che da più parti arriva come una indicazione imprecisa e tale da creare agitazione e turbamento nelle coscienze dei cittadini. Da questo punto di vista voglio ribadire che appare assai singolare, mentre si parla di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea, essere noi fuori dell'Unione europea in maniera molto precisa come unico Paese europeo in stato di emergenza. Non so se questa contraddizione il Governo e la maggioranza l'abbiano sottolineata quando hanno con tanto vigore votato la richiesta del Presidente Conte, però è evidente in quel momento, sul piano della immagine europea e della unità dell'Unione rispetto a un declinare sempre più evidente (in queste ore i contagiati si contano in poche decine e i morti sono limitati a numeri che stanno sulle dita di una mano), con una condizione molto meno grave che in altri Paesi europei, i quali però hanno chiuso lo stato di emergenza. Quindi, mi chiedo come si può immaginare di preparare un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia e indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea in piena contraddizione con quello che la Camera ha votato sulla richiesta del Presidente Conte.

Questo vale rispetto alla politica e rispetto alle indicazioni che noi diamo ai cittadini e ai turisti internazionali che, a parte quelli che arrivano per sedersi su sculture di Canova, sono in realtà turisti che potrebbero arrivare se fossero convinti che l'Italia è un Paese normale e che ha le stesse condizioni della Croazia o della Grecia sul piano del turismo estivo. No, fino a ottobre il turismo estivo porta la macchia nera “chiuso per emergenza sanitaria”. Vi chiedo prima di tutto di chiarire questo punto ossia che la Commissione parlamentare o europea valuti perché l'Italia è fuori dell'Europa e la seconda cosa è capire perché c'è un comitato tecnico-scientifico, in cui non c'è quasi nessun esperto della materia, che dà ordini al Governo che obbedisce e non li tiene come posizioni, opinioni o consulenza, per cui quel comitato è stabilito, ma come ordini esecutivi per le regole che si danno volta volta sugli aerei, sui treni. Il CTS è stato fondamentale nella marcia indietro sull'apertura dei treni che corrisponderebbe a quella degli aerei. Abbiamo gli aerei senza distanza e i treni che invece hanno una distanza stabilita dopo che era stata improvvisamente dimenticata: contraddizioni palesi di un Governo in stato confusionale e di un prevalere di un comitato tecnico-scientifico che, in piena antinomia con numerosi scienziati: più volte è ricorso il nome di Zangrillo ma possiamo ricordare Clementi, Bassetti, Silvestri, Tarro, Gismondo, che sono specifici nel campo di indagine e sono spesso stati in terapia intensiva e che non vengono ascoltati. Occorrerà capire perché l'unica verità è quella che viene da una parte di medici uno dei quali, tale Burioni, è entrato in un primo momento come un'autorità assoluta e poi è uscito perché si capiva che forse nella sua attività privata c'erano interessi per ottenere la necessità del vaccino, su cui c'è un dibattito aperto che non vuol dire dar voce ai no-Vax. Ma ritenere che c'è vaccino e vaccino e puntare tutto - anche in quest'Aula si è sentito - alla ricerca del vaccino ha a che fare con un mondo industriale di speculazione rispetto alla certezza della salute che deve essere garantita ai cittadini. Per cui altroché indagine, altroché indagine internazionale e altroché indagine matematica che indichi come non si voglia tener conto del calo radicale della epidemia, che porta evidentemente a situazioni che le persone individualmente possono intendere in senso positivo, altre minacciate dal Governo e dal CTS continuano a tenere alzata la guardia in attesa di una seconda ondata, di cui non sappiamo nulla, ma che l'obiettivo a cui evidentemente punta il Governo come una specie di malaugurio che accada qualcosa in contraddizione con la realtà della situazione sanitaria che tutto è meno che tragica in Italia, soprattutto unico Paese fuori dall'Europa per l'emergenza che non c'è. Allora se l'emergenza esiste qualcuno dovrà dirlo: c'è una Commissione che avrà la capacità di dire cose che ci spieghino una differenza fra la posizione del CTS e quella di Clementi, Zangrillo, Bassetti: sono medici scemi e devono essere allora cacciati dall'ordine dei medici? Pensate soltanto alla contraddizione che va sanata tra tale Galli e la dottoressa Gismondo: sono dello stesso ospedale, esprimono posizioni dissonanti lavorando insieme. Occorrerà capirci qualcosa o dobbiamo obbedire all'autorità di una scienza che ha bloccato tutti i diritti costituzionali, così come ha indicato in maniera molto precisa la Presidente della Corte Costituzionale la quale ha indicato in modo molto preciso che alcune delle limitazioni non corrispondono e un giudice, a Frosinone, lo ha stabilito rispetto ad arbitrarie multe fatte ai cittadini i quali avevano avuto la cattiva idea di fare una passeggiata o di andare a spasso da soli in un parco. Dice la dottoressa Cartabia: nella Carta costituzionale non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che in tempi di crisi consentano alterazioni nell'assetto dei poteri.

Lo dice il presidente della Corte, lo dice un magistrato che annulla le multe ai cittadini in ordine a un autoritarismo preciso, che ha interdetto una quantità di diritti costituzionali che io ed altri importanti scrittori, a partire da Vargas Llosa, Bernard-Henri Lévy, a Tahar Ben Jelloun, a Markaris, stranieri e italiani, al compianto Giulio Giorello, abbiamo esposto al Presidente della Repubblica nell'ordine di limiti alla circolazione (articolo 16 della Costituzione), divieti di riunione, chiusura delle scuole - che sono invece state aperte in Svezia, in Germania, in Francia - chiese e tribunali chiusi, limitazioni alla proprietà privata, una serie di limitazioni per impedire di raggiungere le seconde case, chiusure di cinema, teatri, musei, bar, ristoranti, imprese, attività commerciali e soprattutto limitazioni alla libertà personale (articolo 13).

Tutto questo mi pare che, stabilendo un nesso fra sanità e libertà, sia materia molto importante di un'indagine internazionale e soprattutto europea, che indichi prospettive e scelte unitarie nello stabilire come contrastare questa epidemia, senza violenza alle persone (Applausi del deputato Giuseppe Basini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). La ringrazio, Presidente, e chiedo scusa, pensavo ci fosse un altro intervento. Io sarò molto chiaro relativamente a questa mozione, perché penso che gli infingimenti e le ipocrisie servano a poco e penso anche che sia indispensabile prendere le misure con alcune nazioni del mondo che hanno stili di vita e abitudini totalmente diverse dalle nostre e quindi rappresentano, in diversi settori della società, un pericolo.

Il 31 dicembre del 2019, la Cina informa l'Organizzazione mondiale della sanità di una polmonite virale a Wuhan, città di 11 milioni di abitanti, 20 milioni se consideriamo il territorio circostante. Il 2 gennaio 2020 Singapore, città-Stato indipendente a 3.400 chilometri da Wuhan, 330.000 arrivi al mese, avvisa i medici di identificare pazienti con polmonite e collegamenti con Wuhan. Il 12 gennaio 2020 la Cina condivide con l'Organizzazione mondiale della sanità la sequenza genetica del virus e subito l'OMS chiede di inviare una squadra, ma la Cina rifiuta l'ispezione. Sappiamo tutti che cos'è l'Organizzazione mondiale della sanità e, quindi, non mi dilungo. Il 10 gennaio l'OMS suggerisce ai Governi di comportarsi come se fosse accertato il rischio epidemia. Il 20 gennaio Zhong Nanshan, il più famoso epidemiologo cinese, spiega in TV che le autorità di Wuhan avrebbero nascosto l'epidemia, che il contagio era rapido e i medici stavano morendo. Il sindaco di Wuhan minimizzava, perché voleva evitare l'annullamento di un congresso del Partito Comunista e un pasto collettivo che il 18 gennaio avrebbe coinvolto 40.000 famiglie, considerato poi, a posteriori, il momento topico per la diffusione del virus. Il Direttore Generale dell'OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, attaccato perché ritenuto asservito alla Cina, eritreo, membro del Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè, di ispirazione marxista, confluito nel Fronte Democratico Rivoluzionario del Popolo etiope, di ispirazione socialista, caduto il dittatore Menghistu, si trova al Governo con Meles Zenawi, personalità violenta e illiberale, che ha represso nel sangue manifestazioni di opposizione al suo regime. Tedros Adhanom, finita la sua esperienza di Governo, si candida alla guida dell'OMS, sostenuto da quel Robert Mugabe dittatore dello Zimbabwe (quando Tedros Adhanom fu scelto come candidato all'OMS, il presidente dell'Unione africana era lui). Tedros ha più volte elogiato la Cina per la sua risposta al COVID-19. Prima di Tedros Adhanom, l'OMS era presieduta dalla cinese Margaret Chan.

Guarda caso, dopo la sua elezione, la Cina ha accettato di rinegoziare il debito dell'Etiopia, la metà del totale, ha investito risorse miliardarie con 400 progetti già operativi per oltre 4 miliardi di dollari, mentre altri 4 sono in cantiere per la costruzione della ferrovia Addis Abeba-Gibuti; e poi la partecipazione della Cina alla realizzazione della diga sul Nilo e di un mega aeroporto da 100 milioni di passeggeri.

Le cause, i sospetti si sono concentrati sul mercato di Wuhan, dove zibetti, cuccioli di lupo e pangolini, ammassati semi morti in gabbie anguste, sono in attesa di macellazione, in assenza delle più elementari norme igienico-sanitarie, che favoriscono l'incubazione di malattie.

Secondo la comunità scientifica, il Coronavirus sarebbe nato nei mercati secondo il fenomeno dello spillover o della zoonosi, ossia il passaggio dagli animali selvatici agli esseri umani come accadde per la SARS, l'Ebola, il Nipah.

Il 14 gennaio, l'Organizzazione mondiale della sanità pubblica un tweet: “Le prime indagini condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato prove della trasmissione da persona a persona del Coronavirus”. In ogni caso, l'OMS, già dal 10 gennaio, consigliava ai Governi di agire come se il virus fosse trasmissibile. Il 20 gennaio Zhong Nanshan, il più famoso epidemiologo cinese, andò in TV, come già detto, per spiegare alle autorità locali di Wuhan che avevano nascosto la gravità dell'epidemia e che se ne dovevano assumere tutte le responsabilità. È praticamente scomparso dalla scena, non se ne ha più traccia. Zhong Nanshan aveva sconfitto la SARS e con i suoi 83 anni aveva l'autorità per screditare il sindaco di Wuhan, che era comunque un promettente funzionario del Partito Comunista cinese. Il sindaco appunto minimizzava, perché pare non volesse annullare tutto il calendario di iniziative che si era organizzato.

È ormai acclarato che la Cina abbia nascosto i decessi e abbia per lungo tempo continuato a omettere il reale stato della epidemia. La macchina totalitaria comunista ha di fatto impedito la diffusione di notizie indispensabili a tutte le altre nazioni per affrontare in tempo la pandemia. La Cina fece tuttavia pressioni sull'Organizzazione mondiale della sanità affinché non dichiarasse l'emergenza internazionale e così andò.

Tedros Adhanom, messo sotto pressione, fu costretto praticamente a verificare con un grave ritardo di persona e, al suo ritorno, il 30 gennaio convocò il Comitato e dichiarò l'emergenza internazionale.

Li Wenliang, uno dei primi medici ad aver avvertito la gravità di questo fenomeno, fu arrestato, poi pare si sia ammalato di COVID-19 - pare - e morì. Lee Zehua, giornalista cinese, per aver trasmesso in streaming immagini da Wuhan, con crematori e inservienti che lavoravano a ritmi inusuali, è stato arrestato; anche di lui si sono perse le tracce. Xi Jinping, a sua volta, pare invece sapesse tutto e pare avesse programmato degli interventi dal 7 gennaio. Questa indiscrezione avvalora il fatto che la Cina sapesse tutto già dalla metà di dicembre, mentre solo il 14 febbraio, due mesi dopo, avrebbe dichiarato 1.700 operatori sanitari e medici di vario genere, natura e specializzazione infetti.

L'accertato ritardo di comunicazione all'OMS giustifica un'azione di risarcimento danni davanti alla Corte internazionale di giustizia da parte degli Stati colpiti, proprio in base allo Statuto stesso dell'Organizzazione mondiale della sanità, che è stato intenzionalmente violato in più punti, falcidiando centinaia di migliaia di vite umane, in buona parte dei Paesi del mondo e procurando un danno economico e sociale incalcolabile.

La pandemia sta piegando anche l'economia italiana, come sappiamo, ne parliamo ogni giorno qui. Le agenzie di rating prevedono un calo ulteriore del PIL italiano, che già per come si manifesta mette i brividi dietro la schiena e noi oggi siamo costretti a prenderci, obtorto collo, delle responsabilità. Non dobbiamo fare discorsi assurdi, astratti, dobbiamo capire che se la Cina - in modo particolare oggi parliamo della Cina e della sua responsabilità nella diffusione del COVID-19 - intende aderire al libero mercato, non può molto semplicemente cavalcare la tigre della globalizzazione, incrementando i profitti e sfruttando il lavoro minorile.

Nel mondo occidentale i bambini hanno il diritto all'infanzia, devono poter giocare e devono potersi istruire, non devono lavorare per dodici ore al giorno, come accade in Cina.

Le donne hanno i medesimi diritti dell'uomo, è giustappunto di qualche ora fa l'approvazione di importanti decisioni da parte di questo Parlamento e la sensibilità nei confronti della parità di genere è ormai un fatto culturalmente assorbito e metabolizzato, non solo dall'Italia, ma da tutta la comunità occidentale. Penso che sia chiaro al mondo intero il rischio che la Cina, dal punto di vista dello sfruttamento delle risorse ambientali, dal punto di vista della causa delle alterazioni climatiche che produce, è il primo Paese al mondo che emette anidride carbonica in atmosfera, seguito dagli Stati Uniti d'America, è il Paese che realizza, a discapito di interi villaggi e anche della vita umana, dighe, accende centrali a carbone, mentre in tutto il mondo occidentale si spengono per investire sulle energie alternative. Penso che, se la Cina - per voler essere diplomatici e quindi assumere anche alcune indicazioni che sono venute dalle dichiarazioni di voto che mi hanno preceduto - volesse aderire al sistema di valori occidentali sarebbe la benvenuta - nessuno potrebbe contrastare questo desiderio, è un nostro desiderio -, ma la Cina non può sfruttare la globalizzazione, sfruttare l'uomo, sfruttare i dissidenti politici, utilizzare nei laogai, i campi di lavoro forzato, tutta la manodopera che vi risiede, per agire con concorrenza sleale a discapito dei Paesi occidentali, impoverendo le economie che si fondano sui diritti della persona e su tutti i valori ispirati dalla civiltà occidentale. Non è possibile che aderisca solo alle cose che le fanno comodo e quindi che abbia nel corso del tempo - proprio sulla falsariga della globalizzazione incontrollata, non contenuta e non indirizzata dalla comunità occidentale - di fatto staccato una cedola importante, con un PIL che è stato anche al di sopra del 10 per cento per diversi anni. Noi dobbiamo chiedere il risarcimento dei danni, lo deve fare il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) nei confronti della Cina, attraverso la mobilitazione della comunità internazionale, ma di più - e concludo -: dobbiamo anche mettere in discussione l'appartenenza, che dal 2001 vede la Cina seduta insieme alle altre civiltà, alle altre Nazioni evolute, all'Organizzazione mondiale del commercio; se la Cina non rispetta le regole deve essere espunta dall'Organizzazione mondiale del commercio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): o si aderisce, o non si aderisce…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rampelli.

FABIO RAMPELLI (FDI). …non si può aderire soltanto per le cose che fanno comodo, fino al punto, a causa di queste di disparità e di queste asimmetrie, di creare un danno irreparabile, prima che alle economie, alla vita umana, ai diritti delle famiglie e dei lavoratori del mondo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, abbiamo totalizzato più di 700 mila morti al mondo a causa del Coronavirus: sono 18 milioni le persone contagiate e diagnosticate. E' una pandemia che si sta manifestando in tutto il mondo: qualche giorno fa c'è stata la prima vittima in Vietnam, mentre sono 96 mila le persone che sono morte nel Brasile di Bolsonaro; prendo questi due dati per dare proprio la dimensione globale di questa tragedia, di questa sfida che stiamo affrontando. Anche solo per la distribuzione delle vittime è chiaro quanto siamo nel mezzo di una pandemia, cioè della diffusione globale della malattia. E' una malattia che colpisce tutti, colpisce tutti i Paesi, potenzialmente può colpire tutte le persone, e, proprio perché il COVID ha una diffusione globale, servono risposte globali. E' per questo che nella mozione a prima firma Cabras noi abbiamo proposto varie azioni di cooperazione per affrontare la sfida del Coronavirus. Proponiamo un rafforzamento della cooperazione multilaterale in campo sanitario: il Governo ha già fatto tanto, aderendo a Gavi, l'Alleanza internazionale sui vaccini, rispondendo all'appello internazionale, coordinato da Ursula von der Leyen, per la ricerca di un vaccino, ma chiediamo con questa mozione una sessione ad hoc dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che si terrà a settembre, proprio sulla risposta globale contro la pandemia; chiediamo in questo testo che in sede europea siano fatte tutte le azioni per consolidare la risposta comune dei Paesi europei al COVID.

Ci proponiamo, in vista della Presidenza italiana del G20, di rafforzare tutte le iniziative di cooperazione e di prevenzione di questa o di altre pandemie e di fare del ruolo italiano una guida in questo senso. Spingiamo il Governo affinché si coinvolga il più possibile la società civile, il settore privato, l'accademia, e poi spingiamo per quello che diceva prima il collega Fornaro, nella sua dichiarazione di voto: il vaccino deve essere per tutti, perché, se non saremo tutti vaccinati contro il virus, non servirà a nulla, non potremo dire di avere sconfitto questa piaga, che si è scaricata su di noi in questo 2020 così terribile. Non servono solo queste azioni, serve essere anche preparati per il futuro, per questo è importante che l'Italia, insieme agli altri Paesi membri dell'OMS, avvii un accertamento internazionale per fare luce sulla gestione del Coronavirus da parte della comunità internazionale. Dobbiamo essere preparati, dobbiamo capire che cosa non ha funzionato, come mai il virus si è diffuso così velocemente e come - nelle prossime occasioni, in cui può essere che, anche a causa della globalizzazione, virus sconosciuti circolino tra di noi - possiamo essere più pronti a rispondere. Ma, se dobbiamo essere uniti a contrastare il virus - ed è questo il senso della mozione di maggioranza -, se dobbiamo essere uniti per trovare un vaccino che sia disponibile per tutti, lo dobbiamo essere anche nel trattare politicamente questo tema. E' vero, la Cina ha comunicato sicuramente in ritardo la situazione reale che viveva quel Paese: a fine dicembre è stato segnalato il primo caso di polmonite sospetta, a metà gennaio, ancora, la Cina negava che ci potesse essere una trasmissione da animali a uomini del virus, quando ormai il virus era diffuso in tutto il Paese, lo comunicò appunto all'OMS, generando problemi nella gestione multilaterale di questa crisi. E' chiaro che, tra i primi casi del Coronavirus e quando finalmente è stata dichiarata la pandemia, sono stati circa mezzo milione i cinesi che hanno continuato a viaggiare nel mondo, favorendo una rapida diffusione del virus; probabilmente se la Cina - come aveva fatto in altri casi, penso ad esempio all'epidemia di SARS - avesse denunciato per tempo la situazione, non saremmo nella situazione in cui ci troviamo oggi, il virus non si sarebbe diffuso così rapidamente. Quindi, è importante capire come e perché, quindi c'è un sostegno dell'Italia, già dato in sede internazionale, a supporto di questa indagine internazionale per capire come gli Stati hanno risposto alla pandemia, però - e qui faccio un appello ai colleghi dell'opposizione -, se dobbiamo essere uniti ad affrontare il Coronavirus e a capire che cosa non è andato, basta utilizzare la malattia per ragioni di carattere politico, anzi per ragioni di carattere geopolitico! Basta usare questi temi per ragioni interne! Noi stavamo conducendo in Commissione Esteri un lavoro di approfondimento su questi temi serio, con una serie di audizione, e i colleghi della Lega, pensando forse di mettere in difficoltà la maggioranza, hanno voluto interrompere quel lavoro di approfondimento, che è il lavoro parlamentare che si deve fare, che un Paese come l'Italia deve fare, hanno voluto interrompere quel lavoro per venire a discuterne in Aula, pensando di dividere la maggioranza. Su questa emergenza è importante sottolineare ciò che ci unisce, come Italia, tra maggioranza e opposizione, non servono i complottismi, ho ascoltato prima il discorso del collega Rampelli, ma ribadisco: non servono i complottismi, serve la trasparenza, serve la verità, serve la scienza. Non servono le guerre geopolitiche, serve la cooperazione internazionale, non serve il servilismo rispetto alla linea di Trump, che è una linea politica fallimentare negli Stati Uniti - oggi, gli Stati Uniti, nonostante siano, per tanti versi, il Paese più avanzato, sono il Paese dove il virus non è ancora sotto controllo - e non serve il servilismo a quella guerra geopolitica che il Presidente Trump sta utilizzando per la sua campagna elettorale, non serve da un Paese come l'Italia, che è stato duramente colpito dal COVID e che dovrebbe essere il primo Paese, in prima linea, per favorire, per aiutare, per cercare delle soluzioni globali.

Serve la collaborazione internazionale, serve la cautela e la responsabilità, quella stessa cautela e responsabilità che ci dimostrano i cittadini italiani, tutti i giorni, che indossano la mascherina e che danno anche un messaggio, purtroppo a una cattiva politica che vuole fare, anche in Italia e nonostante i morti, ancora una volta dell'uso della mascherina e delle informazioni di carattere scientifico una guerra di religione.

Io spero davvero - e concludo qui il mio intervento - che nel voto di oggi ci possa essere qualche segnale di unità, al di là della dialettica tra maggioranza e opposizione. Contro il virus abbiamo davvero bisogno di trovare ciò che ci unisce e di smettere di fare una cattiva politica, che non serve davvero a nessuno, soprattutto non serve a contrastare il virus (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valentini. Ne ha facoltà. Aspetti, onorevole Valentini, perché non riusciamo a sentirla. Provi adesso. Prego.

VALENTINO VALENTINI (FI). Nel mondo dell'intelligence si suole fare una distinzione tra segreto e mistero: un segreto è un fatto, un'informazione che un Governo nasconde agli altri; un mistero è qualcosa del quale non si riesce a dar conto. Un segreto può essere nascosto o può essere svelato, un mistero invece no e, come tale, può diventare una teoria cospirativa. Ancora adesso, dopo vari mesi, questa dicotomia definisce i punti di tensione della vicenda e del dibattito, ed ecco perché cercherò di scioglierla e illustrarla, mettendo in fila i fatti, magari in maniera più ragionata.

Le origini. Il 30 dicembre 2019 un medico, di nome Li Wenliang, in una chat privata, invita alcuni colleghi a prendere precauzioni perché sarebbero stati rilevati sette casi di SARS nella zona di Wuhan. Lo screenshot del suo telefonino finisce sui social e le autorità, che li tengono monitorati, lo prendono e lo censurano. Il medico in questione viene sbattuto dentro e poi viene rimandato a lavorare senza nessun tipo di protezione personale e morirà cinque settimane dopo, a 34 anni, non di SARS, come aveva scritto lui, ma di COVID-19, che nel frattempo aveva fatto il giro del mondo. Il Governo di Pechino fonda il suo potere sulla stabilità, che non deve essere mai compromessa, ed è, quindi, assai probabile che le autorità locali, messe in allarme dalla parola SARS, abbiano cercato di insabbiare tutto per timore di venire giudicate incompetenti o, peggio, per vedersi attribuite responsabilità della diffusione di un nuovo focolaio dell'epidemia. Siamo a metà gennaio, in prossimità del capodanno cinese, che è un po' come il nostro Natale: milioni di persone si spostano per ricongiungere le famiglie, ci sono feste, varie celebrazioni e le autorità, che non intendono provocare una reazione dell'opinione pubblica, prendono precauzioni generiche, igienizzano le stazioni ma non bloccano le frontiere, né quelle interne né quelle esterne, nella speranza che le precauzioni e le misure prese siano sufficienti. Non bastano: dopo una serie di passaggi, che salterò, il 23 gennaio, di fronte al dilagare dei contagi, la commissione sanitaria cinese deve confermare che esiste questo nuovo virus e c'è una trasmissione tra gli esseri umani dello stesso. Le autorità sigillano, a questo punto, in maniera fulminea, 9 milioni di persone a Wuhan.

Virus naturale o virus fabbricato dall'uomo? Ecco un altro dei grandi misteri. In tutto il Sud-Est asiatico, come è stato ricordato, esistono mercati di animali selvatici, dove gli animali sono accatastati letteralmente gli uni sugli altri, sono lasciati lì a morire e vengono macellati sul posto, perché manca la catena del freddo. In queste condizioni igienico-sanitarie non è la prima volta che avviene un salto di virus tra specie diverse e, tra queste, una contaminazione con l'uomo. Tali condizioni sono stati all'origine della SARS del 2002, dell'aviaria A del 2013 e, presumibilmente, anche del COVID-19. Dopo il 2002 la stretta imposta dalle autorità cinesi su questi mercati è durata poco e soprattutto è rimasta sempre in vigore la deroga per motivi di medicina tradizionale - e qui spiego all'onorevole Rampelli perché il pangolino, lo zibetto e gli animali che ha citato e gli consiglio anche di leggere a cosa servono - che è servita per mantenere in funzione questi mercati che fanno parte, ahimè ancora adesso, della cultura profonda di tutti i Paesi asiatici.

Ed ecco qui che sorge il mistero: la maggioranza dei casi di COVID-19 rilevata deriva da un contatto diretto con il mercato di animali selvatici di Wuhan, ma non tutti. Questo fatto sta alla base della più nota tra le teorie cospirative: il virus non proviene dal mercato, ma dall'istituto di virologia di Wuhan, un centro ad alta sicurezza a pochi chilometri, e sarebbe sfuggito o per incidente o sarebbe deliberatamente stato diffuso. I misteri, come dicevo, generano teorie cospirative. Non vi sono prove che il virus sia uscito dal laboratorio e soprattutto, se fosse stata una diffusione dolosa con l'intento di danneggiare i competitor mondiali o chissà che altro, sarebbe stato molto più efficace rilasciare una versione manipolata di un virus conosciuto e studiato come quello dell'influenza, del quale si ha l'antidoto, piuttosto che il virus del COVID-19, che è poco conosciuto e che è da poco tempo in ambiente umano, come dimostra lo studio sulle sequenze del genoma del virus di Wuhan, che sono quasi sempre identiche perché non hanno avuto tempo di modificarsi con le trasmissioni. Ecco perché l'unico modo per dissipare i misteri è quello di svelare i segreti e di stabilire l'esatta origine del COVID-19 e avviare un'indagine internazionale indipendente e in piena regola, che sarebbe nell'interesse della Cina stessa, la cui reticenza non è prova di forza, ma è prova di debolezza. Il Governo cinese ha taciuto sui tempi e sui modi di sviluppo della malattia e da allora è stato accusato di non aver mai permesso una cooperazione internazionale, che è molto limitata. L'Australia, che agli inizi e per prima ha chiesto un'indagine indipendente, si è vista affibbiare una serie di sanzioni.

Però, la Cina, a modo suo, questa volta ha cooperato di più rispetto al passato ma, come sempre, ha cercato di definire i termini della relazione col resto del mondo e il controllo della narrativa, affinché non si vedesse attribuita la responsabilità primaria per la diffusione della pandemia globale. A tal fine, il partito ha diffuso messaggi chiave: la Cina è riuscita a controllare e a contenere il COVID-19 con maggiore efficacia rispetto alle democrazie liberali, e ciò a dimostrazione della superiorità del suo sistema di governo e ha cercato addirittura di insinuare il sospetto che il virus fosse stato introdotto dall'estero. A ciò va aggiunta l'offensiva degli aiuti sanitari, volta a capovolgere la narrativa e a far passare la Cina da Paese colpevole a Paese più responsabile e sollecito nel sostegno internazionale. La Cina non vuole un'indagine indipendente, perché non può garantire che gli esiti non mettano in cattiva luce il partito e la sua leadership. Temono per la sua legittimazione, per la stabilità del patto sociale per cui il partito fornisce un futuro migliore in cambio di un monopolio del potere. In un momento di crisi della leadership, la gente non deve dubitare dell'efficienza del partito: sono i cattivi occidentali che cercano di dare la colpa alla Cina delle proprie mancanze. L'eroico popolo deve stringersi attorno alla bandiera e difendere l'onore della Cina.

Nonostante questo atteggiamento e questa difesa, sotto la pressione internazionale la Cina ha accettato che venga effettuato un ampio studio del COVID-19 sotto l'egida dell'Organizzazione mondiale della sanità e abbiamo sentito illustrare tutte le connivenze e tutti i sospetti. Questa indagine avrà luogo una volta passata l'epidemia e lo studio, per non vedere la Cina seduta da sola sul banco degli imputati, dovrà essere allargato a tutta la reazione che è stata adottata a livello mondiale dalla comunità internazionale. Sarà un'indagine che probabilmente non sarà così in profondità, come auspicato da tutta la comunità internazionale, e la capacità di influenza della Cina nell'Organizzazione mondiale della sanità e la vicinanza al suo Presidente legittimamente possono essere considerate una delle ragioni che li ha indotti ad accettare. Naturalmente, vi sono cose che la Cina avrebbe potuto e dovuto fare diversamente, ma ciò non esime gli altri Stati dalle loro responsabilità per gli errori commessi nel gestire la pandemia. Non possiamo dare la colpa alla Cina per la maniera compiacente, superficiale o ideologica con la quale alcuni Governi, eletti democraticamente, hanno affrontato la pandemia e per quanto sta accadendo nel resto del mondo. Il Governo cinese avrebbe dovuto sin dall'inizio avere un atteggiamento più aperto rispetto alla comunità scientifica internazionale, ma è vero anche, come è stato detto, che la Cina, una volta capito, ha rilasciato subito il genoma del virus e non ha esitato ad applicare un lockdown che ha fatto l'esempio per il resto del mondo.

Per questo Parlamento, però, il momento è giunto non di continuare con questo “processo di Norimberga”, come ha detto in dichiarazione sulle linee generali un collega, ma di guardare avanti.

La sfida che dobbiamo affrontare è quella di evitare che un nuovo nazionalismo dei vaccini trasformi la collaborazione-competizione in atto tra più di 30 Paesi in un tentativo di supremazia da parte di alcuni nel raggiungere per primi il vaccino ed assicurare il numero maggiore di dose ai propri cittadini prima di permettere l'esportazione, ripetendo lo stesso schema, che abbiamo visto all'inizio della pandemia, di blocco delle esportazioni di medicinali, il cui effetto sarebbe restringere l'accesso al vaccino, fare aumentare i prezzi e abbandonare i Paesi più poveri al loro destino. Chi ottiene l'accesso ai vaccini per primo e chi spenderà di più sui vaccini sarà determinante nelle relazioni internazionali dei prossimi anni e i vaccini, purtroppo, saranno lo strumento di pressione nelle controversie politiche; e non a caso il Presidente Xi si è impegnato a rendere globalmente disponibile a prezzi accessibili il vaccino che la Cina sta sviluppando. Taglio e concludo, signor Presidente, con un appello: questo Parlamento, a mio avviso, deve smettere comunque di condannarsi ad un'irrilevanza, perché siamo costretti dall'autocensura a fare dei dibattiti come questo, che sono fuori tempo, sono mandati fuori tempo dalla maggioranza; come fuori tempo massimo è stato il dibattito su Hong Kong, per non creare imbarazzi al Governo e con l'opposizione - e qui faccio autocritica anch'io - che sta al gioco pur di poter lanciare i suoi strali, talvolta un po' strumentali. Cerchiamo colpevoli per non trovare responsabili e animiamo un dibattito di politica estera irrilevante perché privo di visione e soprattutto che non riesce a influenzare in alcun modo gli accadimenti. Non è questo il modo in cui si assolve al nostro mandato di parlamentari e al compito di indirizzo e orientamento dell'opinione pubblica e di questo l'opposizione non ha certo colpa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Picchi. Ne ha facoltà.

GUGLIELMO PICCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Il primo punto che vorrei toccare è esprimere la vicinanza da parte del mio gruppo al caporalmaggiore dell'Esercito italiano, Roberto Caldarulo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), di Bitonto, che è rimasto ferito ad un braccio in Libano. A lui va l'augurio di pronta guarigione e a tutta la missione UNIFIL, impegnata nell'area, di buon lavoro per l'importante ruolo che svolgiamo nell'area.

Il secondo punto che vorrei toccare è un ricordo di Li Wenliang, il medico eroe che ha denunciato il COVID, non creduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) dal regime del Partito comunista cinese, e che è stato arrestato e silenziato. Queste sono due doverose premesse e potrei fare una facile ironia sulla politica estera italiana, sui nostri soldati atterrati in Libia e rispediti a casa perché mancava il visto sul passaporto o su un mio ex collega di Governo che si confonde tra la Libia e il Libano (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma non è questo quello che vogliamo affrontare. La Lega ha a cuore la salute dei cittadini, non solo dei cittadini italiani, ma dei cittadini di tutto il mondo, guardiamo la sicurezza alimentare, la tutela ambientale: questo fa sì che si debba aprire una seria discussione non solo nei rapporti bilaterali tra Italia e Cina, ma tra gli enti multilaterali di cui l'Italia fa parte e la Cina stessa. Credo che non vi sia molto da discutere da dove abbia avuto origine il COVID-19, è evidente e poco interessa lo stucchevole dibattito su cospirazioni varie. Sappiamo che il virus deriva dalla Cina, che i ritardi, i silenzi, i colpevoli silenzi e i colpevoli ritardi del Partito comunista cinese e, aggiungo, dell'Organizzazione mondiale della sanità, che, colpevolmente in ritardo, continuava a negare la possibilità di un salto di specie e l'infettività tra uomo e uomo, hanno prodotto nel mondo 650 mila morti fino ad oggi; questo è un fatto, non c'è discussione. Oltre a ciò, i ritardi e i silenzi della Cina hanno provocato molto altro: paura, difficoltà di movimento, limitazioni alle libertà personali e una crisi economica che è da periodo bellico. L'Italia paga un prezzo altissimo e sentire in quest'Aula richiami all'opposizione fatti in modo strumentale, estremamente ideologico, quando questo Paese ha pianto decine di migliaia di morti, è francamente irricevibile e inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Si chiede all'opposizione unità, quando veniamo, come negli interventi precedenti di alcuni colleghi, letteralmente insultati, con impostazioni e notizie quantomeno false. La realtà è semplice: c'è un mondo occidentale che fa della sicurezza alimentare, della tutela della salute, un baluardo. C'è un altro mondo dove esistono i wet market con gli animali che vivono in condizioni indegne, dove le condizioni igienico-sanitarie non esistono (poche settimane fa si è addirittura svolto a Yulin il festival della carne di cane). Sono due visioni del mondo completamente opposte: noi stiamo con l'Occidente in modo chiaro e chiediamo che l'Italia si schieri senza se e senza ma nelle organizzazioni internazionali per fare chiarezza su quanto è avvenuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E il tema dell'Unione europea c'è tutto: noi vogliamo essere protagonisti per far sì che l'Unione europea prenda posizione nei confronti della Cina, ma ci ricordiamo anche che la stessa Unione europea ha considerato economia di mercato un Paese che, per quanto riguarda la tutela ambientale, è il più grande inquinatore al mondo di CO2 e dove i diritti umani non vengono rispettati, i diritti dei lavoratori non vengono rispettati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e come qualcosa che possa essere nostra controparte commerciale; il tutto perché la Germania deve tranquillamente continuare a fare il proprio interscambio commerciale di 170-180 miliardi l'anno.

E allora noi che cosa chiediamo al Governo? Di farsi portavoce nelle organizzazioni multilaterali a cui partecipiamo e in particolare chiediamo - esistono già precedenti recenti - che il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avvii una indagine sulla questione del COVID e affidi alla Corte penale internazionale lo svolgimento di questa indagine. Esiste già un precedente, si può fare, è avvenuto nel caso dei Rohingya in Birmania: la Birmania non riconosceva la giurisdizione della Corte penale internazionale, ma, nonostante questo, Aung San Suu Kyi ha aderito a questa cosa ed è andato a testimoniare. Noi chiediamo che l'Italia si faccia protagonista di un'iniziativa politica all'interno delle Nazioni Unite affinché questa indagine possa essere affidata alla Corte penale internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E' stato toccato il problema della sovranità, si sarebbe detto che i sovranismi avrebbero fallito nella gestione del Coronavirus. Ricordo che la globalizzazione sfrenata, senza limiti, non è certamente tra le corde della Lega, il partito che io rappresento in questa dichiarazione di voto, ma, purtroppo, la mondializzazione sfrenata è nelle corde vostre, perché ricordo che non si dovevano fermare i voli dalla Cina, non si dovevano controllare le frontiere, si dovevano fare gli aperitivi, si dovevano mangiare gli involtini primavera. E invece io credo che il tema della sovranità sia un tema centrale in tutta una serie di elementi che il COVID ha evidenziato. Mettere in sicurezza le catene del valore di approvvigionamento, per cui noi in mezzo all'emergenza siamo rimasti senza mascherina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), senza ventilatore, perché avevamo delocalizzato tutto. E allora il tema della sovranità produttiva diventa centrale: dobbiamo fare un piano straordinario per riportare le nostre industrie critiche nel Paese; possiamo aumentare il PIL e creare posti di lavoro. E l'altro tema è la sovranità dei dati, avere il controllo dei nostri dati: non è possibile pensare che, in nome del 5G, si possa svendere la privacy e la sicurezza dei nostri cittadini al Governo cinese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, c'è il tema della sovranità, è un tema di sovranità centrale. Per questo, noi non possiamo votare a favore della mozione di maggioranza, una mozione ideologica, ben rappresentata nel profilo ideologico che ha, sia dall'onorevole Migliore che dall'onorevole Quartapelle Procopio.

Voteremo a favore naturalmente della nostra mozione e dei colleghi di Fratelli d'Italia, mentre ci asterremo sulla mozione di Forza Italia, perché la giudichiamo troppo tiepida. Questo non è il momento di essere cauti, è il momento di fare chiarezza, di ottenere risposte e non per un mero gioco di politica interno, ma per la sicurezza della salute dei nostri cittadini e della nostra sicurezza nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Le mozioni che si discutono oggi sono relative ad un fenomeno planetario che ha avuto una rapidissima diffusione e ha sconvolto le abitudini di tutti, questo lo voglio ricordare. A fine febbraio, in tutto l'Occidente c'erano tredici comuni soltanto, tredici villaggi, città, piccole cittadine, in lockdown, in confinamento; dopo due settimane, erano 3 miliardi di cittadini di tutto il mondo. Le curve esponenziali funzionano così e nessuno può essere interamente preparato rispetto a questa cosa e hanno avuto un grandissimo scacco tutti i tentativi di individuare ipotetici “pazienti zero”: non esiste il “paziente zero” da cui parte tutto, possono esistere tanti focolai, difficili da individuare, che richiedono un'attenzione del sistema.

L'impatto delle malattie, come una malattia infettiva, come quella che stiamo imparando a conoscere a nostre spese, con fatica, è un impatto sulla sociologia dei Paesi, sulle loro caratteristiche fisiche, sulla loro economia, sulla loro politica, sul loro sistema sanitario, sulla ricerca scientifica. È un fenomeno in evoluzione, su cui tutti i principali Paesi del mondo hanno dato delle risposte ondivaghe. Qui ci sono delle mozioni che hanno una caratteristica ideologica: prendo a prestito una parola del collega Picchi, che voleva ribaltare su di noi, ma la sua impostazione io trovo fortemente ideologica, perché individuano, appunto, una causa, un comportamento, una monocausa, un sistema Paese come origine, come colpa, a cui ricondurre tutti i problemi di questa grande pandemia. Ma io ricordo risposte ondivaghe e imperfette di tanti Paesi, di politici che negavano il problema, di stampa di tutto il mondo che negava che ci fosse un problema così urgente. Ricordo quei cittadini francesi vestiti da puffi, che volevano “puffare” il virus e, una settimana dopo, erano tutti in lockdown. Quindi, c'è stata una sottovalutazione non solo riconducibile a un Paese importante dove c'è stato il primo manifestarsi massiccio dell'epidemia, ma una sottovalutazione di tutti i Paesi; in molti casi, è continuata ancora poche settimane fa, con risultati disastrosi.

Allora, io credo che non si debba affrontare una vicenda di questo tipo, individuando una sola causa, bisogna avere un approccio scientifico. Questo non è un sinedrio di scienziati, è una sede politica, in cui entra la scienza come consulenza, come sguardo sul mondo, come attenzione del Governo sul tema, ma un atteggiamento scientifico significa guardare a una collaborazione, il più possibile priva di pregiudizi, a livello mondiale. La mozione della maggioranza va in questa direzione, individua un metodo, individua una continuità con le cose positive che ha fatto l'Italia negli ultimi anni, negli ultimi decenni sulle questioni della sanità. Ricordiamo che l'Italia è un modello, a livello mondiale, di copertura sanitaria universale; ha una tradizione, ha anche cose da insegnare e ha una capacità di partecipare ai consessi internazionali in cui questo avviene. L'Italia ha partecipato sin dall'inizio dal fondo globale contro le pandemie, ha speso, dal 2001, 1,17 miliardi; recentemente, il Governo Conte ha stanziato ulteriori risorse per questo fondo, perché le pandemie sono tante, sono tante quelle che colpiscono i Paesi più poveri e, quindi, creano scompensi, ingiustizie, problemi a livello planetario.

Serve una collaborazione multilaterale rafforzata: può sembrare una espressione ideologica o astratta, ma significa che i Paesi devono collaborare e lo possono fare grazie agli strumenti di cui si sono dotati. Si possono esercitare tante critiche nei confronti dell'Organizzazione mondiale della sanità, è la peggiore organizzazione mondiale sanitaria che abbiamo, tranne tutte le altre. È l'unica che abbiamo e con quella dobbiamo collaborare. Noi saremo presidenti di turno, come Italia, non io, ma l'Italia sarà Presidente di turno del G20 l'anno prossimo, anzi, a fine dicembre, e sarà quella la sede in cui esercitare una collaborazione con tutti i principali Paesi coinvolti in questa vicenda mondiale. In una delle mozioni dell'opposizione, in particolare in quella presentata dalla Lega, nel dispositivo finale, si chiede all'Italia di prendere posizione non ambigua sull'appartenenza al sistema occidentale, con riferimento, quindi, al rapporto con gli Stati Uniti. Voglio informare i colleghi che hanno presentato la mozione che, l'11 aprile, l'unico Paese che ha ricevuto un aiuto concreto, dal punto di vista della predisposizione giuridica, sulla questione della pandemia, è stato l'Italia da parte degli Stati Uniti, con un memorandum che faceva parte di un ordine esecutivo del Presidente Trump, che prevedeva aiuti a tutto campo, anche finanziari, per l'Italia; l'Italia ha ricevuto una grande fiducia dai suoi partner internazionali, compresi quelli tradizionali. E questa è una delle ragioni del successo, dal punto di vista della raccolta dei fondi, che ha avuto il fondo sulle terapie; l'Italia ha partecipato, hanno partecipato tanti Paesi, sono stati raccolti oltre 7 miliardi. E la mozione vuole andare in questa direzione: rafforzare la collaborazione internazionale, rafforzare un atteggiamento in cui si sposta il pendolo della storia da un abbandono della sanità pubblica, che c'è stato per anni, con un progressivo taglio che ha reso più vulnerabile l'Italia, ma anche altri Stati, per riportarlo verso una spesa pubblica che ha un impegno strutturale nella sanità, un impegno che rende il Paese più forte e lo rende partecipe di un grande recupero delle priorità dell'economia a livello mondiale. Non spese una tantum, non spese di emergenza, ma un grande impegno strutturale della sanità per risolvere tutte le vulnerabilità che abbiamo conosciuto anche in Italia.

E, poi, c'è la proposta di una grande alleanza internazionale per un complesso di soluzioni per la pandemia (anche qui, non una soluzione monocausale o puntare tutte le fiches su un solo numero), un'alleanza internazionale per il vaccino, per lo sviluppo di strumenti diagnostici e trattamenti terapeutici contro il Coronavirus. Questa è la grande sfida e su questo noi siamo partecipi: lo facciamo da Paese che ha sofferto tantissimo, che ha pagato un prezzo elevato all'inizio, ma che ha trovato una via d'uscita in un grande senso di responsabilità della società civile e degli italiani tutti. Credo che, in questo momento, l'appoggio a questa mozione di maggioranza sia lo strumento migliore per creare un consenso internazionale per rendere più efficace l'azione dell'Italia. E per questo, il MoVimento 5 Stelle dà il suo appoggio a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Avverto che il gruppo di Fratelli d'Italia ha chiesto la votazione per parti separate di tutte le mozioni, nel senso di votare il dispositivo distintamente dalla premessa.

Pongo in votazione la mozione Formentini ed altri n. 1-00350 (Nuova formulazione), limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Formentini ed altri n. 1-00350 (Nuova formulazione), non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Pongo in votazione la mozione Rampelli ed altri n. 1-00352, limitatamente al dispositivo, su cui il Governo ha espresso parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

In virtù della reiezione del dispositivo della mozione Rampelli ed altri n. 1-00352 non si procederà alla votazione della relativa premessa.

Pongo adesso in votazione la mozione Valentini ed altri n. 1-00353, limitatamente al dispositivo, così come riformulato su richiesta del Governo. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Valentini ed altri n. 1-00353, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Pongo in votazione la mozione Valentini ed altri n. 1-00353, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

Pongo adesso in votazione la mozione Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374, limitatamente al dispositivo e per quanto non assorbito dalle votazioni precedenti, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

A seguito dell'approvazione del dispositivo della mozione Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374, ne verrà ora posta in votazione la premessa.

Pongo in votazione la mozione Cabras, Migliore, Palazzotto, Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00374, limitatamente alla premessa, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15, con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, il Ministro della Salute e la Ministra delle Politiche agricole, alimentari e forestali.

Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative urgenti volte a controllare il flusso di migranti irregolari verso il Friuli Venezia Giulia – n. 3-01713)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Novelli n. 3-01713 (Vedi l'allegato A).

Il deputato Novelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, questa interrogazione potrebbe avere un titolo: “Friuli-Venezia Giulia terra dimenticata”. È stata una terra dimenticata da un Governo che, sino ad ora, è stato parolaio. È stato parolaio perché ha promesso di aiutare la nostra piccola regione a contrastare un fenomeno che è diventato abnorme, un'immigrazione oramai incontrollata, dalla cosiddetta rotta balcanica, che porta ogni giorno sulle nostre terre decine e decine di clandestini, che vengono in parte rintracciati e in parte no; vengono trovati, vengono portati nelle strutture, che ormai sono al collasso, con gli uomini e le donne delle Forze dell'ordine e anche dell'Esercito, che non riescono a fare quello che sarebbe giusto facessero, se avessero numeri sufficienti.

Quindi, io chiedo quali misure urgenti il Governo intenda adottare, per controllare il flusso dei migranti che dalla rotta balcanica arrivano in Friuli-Venezia Giulia, nonché per gestire gli arrivi irregolari, in particolare dalla Slovenia, quali e quante risorse intende inviare a presidio del territorio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dalla Ministra dell'Interno, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna.

Con l'interrogazione si chiede quali misure il Governo intenda adottare per controllare il flusso di migranti provenienti dalla rotta balcanica, diminuendo il numero dei presenti presso le strutture di accoglienza del Friuli-Venezia Giulia.

Gli onorevoli interroganti fanno riferimento, in particolare, all'ex caserma Cavarzerani di Udine, nella quale sono state recentemente inscenate forme di protesta da parte dei migranti ospitati. Presso l'ex caserma, normalmente adibita a centro d'accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, è stata istituita una struttura destinata alla quarantena degli stranieri irregolari rintracciati sul territorio. A seguito degli esiti dei tamponi di riscontro, effettuati alla scadenza del periodo di isolamento a tutti gli ospiti della caserma, il 1° agosto è stata riscontrata la positività di un cittadino straniero, prontamente accompagnato al reparto malattie infettive dell'ospedale di Udine. Diversi migranti presenti nella struttura, temendo una proroga del periodo di quarantena e minacciando di uscire dalla stessa, hanno inscenato una protesta, sfociata il 3 agosto nell'incendio di suppellettili e cassonetti. La protesta è stata arginata grazie al tempestivo intervento delle Forze di polizia, mentre il servizio di vigilanza fissa, già presente, è stato ulteriormente implementato per prevenire il ripetersi di episodi simili.

Sotto il profilo dell'alleggerimento delle presenze nei centri di accoglienza della regione, evidenzio che si sta lavorando in tale direzione, tant'è che, già a partire dal 21 aprile scorso, sono stati disposti trasferimenti per 475 migranti in altre regioni.

Per ciò che concerne specificatamente il confine italo-sloveno, si assicura che il Governo sta lavorando in un clima di piena collaborazione con quello sloveno, al fine di garantire soluzioni idonee ed efficaci per il contrasto dell'immigrazione irregolare.

Da alcune settimane sono state accelerate le procedure di riammissione in Slovenia degli stranieri rintracciati lungo la fascia confinaria, in applicazione degli accordi firmati a Roma il 3 settembre 1996. Nel periodo compreso dall'inizio dell'anno e il 18 maggio 2020, sulla frontiera slovena, sono state rintracciate 885 persone, mentre sono state effettuate 28 riammissioni informali.

Nel periodo compreso tra il 19 maggio e il 31 luglio scorso, sulla frontiera slovena, sono state rintracciate 1.463 persone, mentre sono state effettuate 591 riammissioni informali, con un'incidenza in percentuale delle riammissioni sui rintracci pari al 40,39 per cento, a fronte del 3,16 per cento del primo periodo.

Inoltre, si è concordato con le autorità di polizia slovene di riattivare quanto prima i pattugliamenti misti lungo la fascia confinaria - interrotti a far data dal 12 marzo scorso a causa dell'epidemia da COVID-19 - nonché di dare avvio ad una sperimentazione congiunta di droni, per consentire la tempestiva individuazione dei migranti.

Più in generale, al fine di implementare le misure a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica connesse al flusso migratorio, sono state assegnate nelle province di Trieste, Gorizia e Udine aliquote di rinforzi, pari a 270 militari nell'operazione “Strade sicure” e 47 unità delle Forze di polizia, cui si aggiunge l'assegnazione di ulteriori 50 unità ad Udine, a decorrere dal 7 agosto.

PRESIDENTE. Concluda, Ministro, per favore.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. A conferma del fatto che la situazione dei flussi immigratori a nord-est è attentamente seguita, proprio ieri la Ministra Lamorgese ha annunciato l'imminente ulteriore rafforzamento del contingente di militari già destinato alla vigilanza del confine terrestre con la Slovenia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di rispondere il deputato Roberto Novelli.

ROBERTO NOVELLI (FI). La ringrazio, signor Ministro, ma non posso dichiararmi soddisfatto. Lei ha fatto un'elencazione di quello che il Governo ha fatto. È sotto gli occhi di tutti che quello che è stato fatto dal Governo non è sufficiente. La situazione in Friuli-Venezia Giulia, nelle aree confinarie in particolare, è esplosiva. “Esplosiva” nel vero senso della parola, sia per i timori sanitari dei cittadini, sia anche perché si stanno sviluppando delle problematiche di tipo sociale.

Quello che adesso lei ha detto io mi auguro che accada. Noi ci auguriamo che accada. Ma lo dico sin d'ora: quei pochi uomini che invierete, ammesso che li invierete, sono troppo pochi.

Dovete venire sul territorio e capire la situazione. Sono scoppiate delle rivolte. Alla caserma Cavarzerani sono scoppiate delle rivolte, perché questi clandestini, che sono stati ospitati sul territorio italiano, non vogliono fare la quarantena. Hanno una mentalità che è completamente diversa dalla nostra.

Dobbiamo alleggerire queste strutture, dobbiamo rinforzare i contingenti delle Forze dell'ordine, dobbiamo mettere più uomini dell'Esercito, ma non semplicemente qualche decina di uomini, per risolvere il problema. Inoltre, dobbiamo essere più duri nella parte che riguarda la diplomazia con la Repubblica di Slovenia, perché è da lì che arrivano. E la Repubblica di Slovenia li lascia passare, al di là di quanto sta scritto sulle carte, sulla collaborazione, che è più teorica che pratica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

(Iniziative per garantire il rispetto della quarantena da parte dei migranti irregolari sbarcati in Italia e per prevenire ulteriori sbarchi – n. 3-01714)

PRESIDENTE. Il deputato Ciro Maschio ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida n. 3-01714 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario. Attendiamo che il deputato Maschio raggiunga la sua postazione. Ci siamo.

CIRO MASCHIO (FDI). Grazie, Presidente. Nelle ultime settimane è cresciuto esponenzialmente il numero degli sbarchi di migranti sulle coste italiane: siamo già ben oltre i 13 mila arrivi. Arrivano in modo autonomo e incontrollato, a bordo di gommoni, barche e in qualsiasi modo, eludendo ogni controllo.

Abbiamo visto gravi episodi - l'ultimo nella caserma Cavarzerani in Friuli-Venezia Giulia - e anche scontri con la polizia, da parte di immigrati positivi che si rifiutano di effettuare la quarantena. La situazione è fuori controllo, al punto che lo stesso Ministro dell'Interno ha dichiarato che si tratta di flussi incontrollati, che creano problemi seri legati alla sicurezza sanitaria nazionale.

Finora il Presidente Conte ha dichiarato di voler bloccare gli sbarchi, ma nulla di concreto ancora è stato visto, di cosa concretamente si voglia fare.

Il messaggio che passa è quello che in Italia si può entrare tranquillamente in modo irregolare, che non c'è un blocco alle frontiere, che non si rispetta l'obbligo della quarantena e che si riceve pure in premio la sanatoria. Chiedo, quindi, che cosa intenda fare il Governo e il Ministero dell'Interno per fermare questi sbarchi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D'Incà, ha facoltà di rispondere.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dalla Ministra dell'Interno, impossibilitata a partecipare alla seduta odierna. Gli onorevoli interroganti, nel richiamare l'attenzione del Governo sul numero crescente di sbarchi che si stanno verificando nel nostro Paese, chiedono quali iniziative si intendano assumere per prevenire ulteriori arrivi e garantire il rispetto della quarantena da parte dei migranti già sbarcati. Va premesso che la gestione dei flussi migratori è resa molto più complessa rispetto agli scorsi anni a causa dell'emergenza COVID e della crisi economica che ha colpito duramente anche i Paesi del Nord Africa, alimentando un eccezionale afflusso di migranti economici verso le frontiere marittime dell'Unione europea. In questo contesto sono evidenti le complessità organizzative legate alla necessità di garantire l'adozione di tutte le misure precauzionali sanitarie necessarie fin dallo sbarco, anche a tutela delle comunità locali geograficamente più esposte alla pressione migratoria. Al riguardo si assicura che tutti gli stranieri sbarcati nel nostro Paese vengono sottoposti al momento dell'arrivo ai necessari accertamenti sanitari e alle misure di quarantena al fine di prevenire il rischio di contagio. Informo anche che proprio nella giornata di ieri è approdata al porto di Lampedusa la nave Azzurra, destinata a ospitare i migranti che vengono sottoposti al regime di quarantena, e finora sono stati imbarcati 350 dei migranti presenti nell'hotspot dell'isola, dando priorità ai nuclei familiari. Le operazioni sono ancora in corso. Sempre nella giornata di ieri è stato pubblicato un nuovo avviso per l'acquisizione di una seconda nave. Tra le misure adottate sono stati rafforzati i presidi di vigilanza delle strutture di accoglienza, garantiti attraverso l'impiego di militari dell'esercito e di unità di rinforzo delle forze di Polizia. In tal senso si è operato anche per il centro di Cori, richiamato dagli interroganti: sono tutti risultati negativi, previo screening sierologico negativo, al COVID i migranti che si erano allontanati dalla struttura nei giorni scorsi, la gran parte dei quali è stata prontamente rintracciata ed è attualmente in regime di quarantena. È evidente che la gestione del fenomeno migratorio necessiti di un approccio globale, che richiede, da un lato, la ricerca di strategie condivise a livello europeo, sulle quali il Governo sta lavorando incessantemente, e, dall'altro, un costante e proficuo dialogo con i Paesi di transito e di provenienza dei migranti. In tal senso, rammento che nell'incontro del 27 luglio scorso tra la Ministra dell'Interno Lamorgese e il Presidente della Repubblica della Tunisia è stato concordato a partire dal 10 agosto prossimo il ripristino delle operazioni di rimpatrio sui voli charter per la Tunisia, che in parte erano stati già riattivati lo scorso 16 luglio dopo lo stop imposto dal lockdown.

PRESIDENTE. Il deputato Galantino, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie per la parola, Presidente. Non possiamo che dichiararci totalmente insoddisfatti dalla risposta del Ministro, forse perché voi esponenti del Governo, che ormai girate costantemente con la scorta e protetti da auto blu, non vi rendete conto di cosa stia accadendo nel mondo reale. Su 13 mila arrivi degli ultimi giorni quasi 10 mila ormai arrivano in autonomia, a bordo di motoscafi, a volte in veste turistica e magari con animali di compagnia. La situazione è tanto grave da portare numerosi sindaci a chiedere al Governo che dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza; molti migranti sono contagiati quando arrivano in Italia e proprio per questo scappano dalle strutture di accoglienza. Cito il caso di Bari, dove negli ultimi giorni si sono registrati ben quattro episodi di violenza da parte di cittadini extracomunitari, aggredendo gli uomini delle forze dell'ordine impegnati nel controllo. Il Ministro dell'Interno ha dichiarato che si tratta di flussi incontrollati, che creano seri problemi legati alla sicurezza sanitaria nazionale, che si riflettono inevitabilmente sulle comunità locali interessate dai centri di accoglienza, dai quali, tra l'altro, i migranti cercano di allontanarsi in ogni modo prima del termine del periodo di quarantena obbligatorio. Allora quali sono le risposte? Quando vi vedremo reagire? Siete gli stessi che solo un anno fa hanno osannato l'ex Ministro che le risposte le ha date, e sono i numeri a darci ragione. Ministro, lei sa benissimo che il blocco navale, come più volte richiesto da Fratelli d'Italia, è l'unica soluzione, adottata peraltro dalla sinistra nel 1997. Forse nel 1997 non esisteva il business dell'immigrazione. Avete bloccato gli italiani in casa per tre mesi, mandando in tilt il mondo del lavoro e della scuola, e non siete capaci di bloccare gli ingressi a chi viene in Italia fregandosene delle nostre regole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche il Presidente del Consiglio ieri ha dichiarato che è necessario bloccare gli sbarchi. Ministro, lo sappiamo tutti che è necessario bloccare gli sbarchi, ma tra le parole e le azioni sta passando troppo tempo, e se la bomba sociale dovesse esplodere voi e solo voi sarete ricordati come i veri responsabili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Chiarimenti in ordine all'utilizzo delle risorse del Recovery Fund per lo sviluppo del Mezzogiorno– n. 3-01715)

PRESIDENTE. Il deputato Conte ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01715 (Vedi l'allegato A).

FEDERICO CONTE (LEU). Grazie, Presidente. Ministro, per la capacità di relazione internazionale e la tenacia del Governo, all'Italia, nell'ambito del progetto Next Generation EU, sono stati riconosciuti 209 miliardi di disponibilità, 82 come sussidi e 127 come prestiti. Una dotazione importante, che nel documento del Consiglio europeo dovrà servire, tra l'altro, per ridurre le disparità sociali, economiche e territoriali esistenti nel Paese. Questo significa, come al solito, il divario tra il Nord e il Sud, che, a causa della pandemia, costerà al Sud 380 mila posti di lavoro nel 2020, il dimezzamento della capacità di acquisto delle famiglie, con una prospettiva di ripresa nel 2021 dimezzata rispetto a quella del Nord, tanto da riportare - questa la previsione drammatica - la lancetta dell'economia del Mezzogiorno ai primi anni Ottanta. Entro il 15 ottobre il Governo dovrà presentare il suo piano per l'utilizzo di questo Fondo, specificare gli obiettivi e stabilire con quali strumenti intende perseguirli. Allora la mia domanda è quali sono gli intendimenti del Governo, quali sono gli obiettivi e i progetti del Governo per lavorare per ridurre definitivamente il divario tra il Nord e il Sud con i fondi del Recovery Fund.

PRESIDENTE. Il Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Luciano Calogero Provenzano, ha facoltà di rispondere.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Presidente, onorevoli interroganti, la pandemia ha colpito Nord e Sud del nostro Paese e gli effetti economici sono maggiori nelle aree più produttive, ma quelli sociali incidono maggiormente su un Sud già gravato da deficit strutturali. Oggi, però, noi non assistiamo inerti al dispiegarsi degli effetti, che ancora non conosciamo nella loro dimensione, di questa crisi, ma possiamo reagire, e farlo mettendo in campo strumenti eccezionali e accompagnandoli con la giusta e doverosa sensibilità sociale, ma davvero non possiamo sprecare l'occasione che l'Unione europea, un'Unione europea che stavolta, a differenza della crisi precedente, ha reagito, e ha reagito essendo all'altezza della sua sfida storica, e mette in mano ai Governi nazionali per provare a uscire dalla crisi, questo deve essere il compito dell'Italia, con più sviluppo e più equità. Nel nostro Paese l'equità ha sempre una dimensione fortemente territoriale. Questa non è solo un'esigenza di giustizia, che pure non è poca cosa, ma risponde alla necessità di liberare il potenziale di sviluppo di tutti i territori; insomma, non deriva soltanto da un principio di solidarietà e di uguaglianza, ma dalla necessità di migliorare e rendere più efficienti le politiche pubbliche che vogliamo mettere in campo. Risponde a un'esigenza di utilità, voglio essere chiaro: è utile, utile anche al Centronord, un Sud che cresca, che attivi domanda di beni e servizi per un Paese che è più unito di quanto quelli che vorrebbero raccontarlo come diviso e contrapposto ci hanno detto in tutti questi anni. La centralità della coesione non è solo una richiesta della Commissione, ma è un'esigenza nazionale, e noi abbiamo l'occasione per realizzare al Sud quegli investimenti che avviino progressivamente al superamento della spesa storica, che, come gli onorevoli interroganti hanno ricordato, penalizza sistematicamente il Mezzogiorno. Noi abbiamo per legge del nostro Paese la necessità di destinare almeno il 34 per cento degli investimenti al Sud, ma nel CIAE ho chiesto a tutti i Ministri competenti di avanzare progettualità mirate alla riduzione dei divari territoriali sulla base di fabbisogni che in alcuni casi - penso alle infrastrutture - possono essere ancora maggiori. I fabbisogni di investimento li abbiamo indicati, con qualche passo avanti, già nel Piano Sud 2030, che oggi può essere rafforzato soprattutto sul capitale umano, asili e scuole a tempo pieno, sanità, sanità territoriale, digitalizzazione, economia verde, dove il Sud ha grandi vantaggi competitivi. Questo è un processo che va accompagnato con una profonda rigenerazione amministrativa, senza la quale noi avremo molta difficoltà a realizzare gli investimenti che ci proponiamo. Queste risorse si affiancano a quelle ordinarie che il Governo deve mettere in campo e a quelle aggiuntive che derivano dalla nuova programmazione dei fondi europei.

Nel corso dell'ultimo negoziato è passato un po' in ombra, ma siamo riusciti nelle pieghe, grazie alla tenacia dei nostri negoziatori, ad avere anche maggiori investimenti dei fondi strutturali al Sud, circa un miliardo in più rispetto alla proposta della Commissione; e il Fondo sviluppo e coesione nel nuovo PNR passa dallo 0,5 allo 0,6 per cento del PIL, circa 73 miliardi.

PRESIDENTE. Concluda.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. Tutto questo - concludo, Presidente - va accompagnato con una fiscalità di vantaggio, che è la discussione di queste ore, che non è la misura, ma una delle misure…

PRESIDENTE. Concluda, Ministro, chiedo scusa.

GIUSEPPE LUCIANO CALOGERO PROVENZANO, Ministro per il Sud e la coesione territoriale. …per quanto potente, che serve ad accompagnare e ad anticipare gli effetti degli investimenti sull'occupazione, proprio per evitare i rischi che gli interroganti hanno sollevato.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Conte ha facoltà di replicare.

FEDERICO CONTE (LEU). Riconosco il merito dell'attività intensa e tenace che sta svolgendo, anche per la corrispondenza di cui mi onora. Voglio qui, però, provare a contribuirvi nuovamente, in questa dialettica che si ripete tra di noi in quest'Aula, segnalando tre punti in particolare. Io credo che il Mezzogiorno d'Italia debba essere messo in condizione di concorrere alle riforme di sistema che dovranno essere realizzate su tutto il territorio nazionale in termini di realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, sulla base dei 209 miliardi di euro: che la riserva del 34 per cento cioè debba riguardare un intervento aggiuntivo anch'esso, cioè il Sud concorra sulla base ed abbia dedicati in esclusiva 70 dei 209 miliardi, perché altrimenti non ci sarà nessuna capacità di recupero del divario. Per fare questo non ci possiamo affidare a una tecnostruttura, soltanto a una tecnostruttura o a una progettualità specifica: va organizzata una legge di spesa finanziata negli anni, di cui quei 70 miliardi possono essere la prima posta a cui attingere, in termini addizionali alla spesa ordinaria dello Stato, che sappiamo, si è ridotta a 10 miliardi nel 2016, 8 nel 2017, in aggiunta al suo Piano Sud 2030.

Per fare questo, Ministro, c'è bisogno di un rappresentante del Governo che venga dotato di una capacità di spesa, un supercommissario. Io penso al suo Ministero, io penso a lei: si faccia delegare dal Consiglio dei ministri di questo incarico; il suo Ministero, da Ministero senza portafoglio di programmazione, diventi per il Sud Ministero di spesa e realizzazione di queste opere. Quarantasette anni fa, sul Corriere della Sera venne pubblicato un articolo nel quale si prevedeva che il divario tra il Nord e il Sud sarebbe stato recuperato nel 2020: facciamo sì che questa sia una profezia che si avvera (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

(Chiarimenti in ordine alla tempistica e agli effetti dell'adozione della recente ordinanza del Ministro della salute relativa al distanziamento sociale nel servizio di trasporto ferroviario – n. 3-01716)

PRESIDENTE. La deputata Veronica Giannone ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-01716 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, Ministro Speranza, su Il Sole 24 Ore leggiamo che la sua ordinanza ha obbligato le compagnie ferroviarie a fare un passo indietro, ripristinando così il distanziamento interpersonale di almeno un metro sui treni ad alta velocità. No quindi alla deroga concessa dal Ministro dei Trasporti: dal 1° agosto, infatti, si era tornati a viaggiare a pieno carico, con il 100 per cento dei posti occupati. L'ordinanza, sebbene condivisibile sotto il profilo della tutela della salute, ha creato però il caos nei servizi ferroviari, generando gravissimi problemi per l'utenza. Nel contempo, Italo ha disposto, in linea con l'ordinanza emessa immediatamente, improvvisamente proprio da lei, la cancellazione suo malgrado di 8 treni giornalieri: 8 mila i passeggeri che non hanno fruito del biglietto già acquistato in precedenza.

Dal 15 giugno, invece, in aereo si viaggia senza distanziamento. Il Governo si è infatti adeguato alle linee guida dettate dall'Agenzia europea per la sicurezza aerea: per volare basta la mascherina e la temperatura inferiore a 37,5 gradi.

Le chiediamo pertanto, signor Ministro, se non sia necessario chiarire le motivazioni che hanno portato ad adottare l'ordinanza, con così estrema urgenza, generando disagi per l'utenza nonché disparità nei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Ringrazio l'onorevole Giannone, l'onorevole Colucci e tutti coloro che hanno sottoscritto questa interrogazione, che mi consente di chiarire la situazione epidemiologica nel nostro Paese anche solo per un istante. Noi abbiamo piegato la curva grazie ad atteggiamenti straordinariamente positivi dei nostri concittadini e grazie a misure molto dure, rigorose, attuate sia dal Governo nazionale che dai governi regionali. Siamo in una fase migliore, ma guai a pensare che la battaglia sia stata vinta. La fase mondiale dell'avanzamento del virus è molto complicata, e anche la stessa Europa è ben lungi dall'essere fuori dalla dinamica epidemica più piena: basti guardare per un istante a ciò che sta avvenendo in questi giorni nei Balcani o anche a una recrudescenza del virus in alcuni importantissimi Paesi europei, quali in modo particolare la Spagna, la Francia e la Germania.

Dal 4 maggio abbiamo avviato un graduale e prudente percorso di riapertura. Chiaramente sono tre le regole fondamentali che ci hanno accompagnato in questi mesi, e che dovranno ancora accompagnarci nelle prossime settimane. Le tre regole sono: l'utilizzo della mascherina, il distanziamento di almeno un metro e il lavaggio frequente delle mani.

L'ordinanza di sabato scorso, che io ho voluto firmare, è un'ordinanza non legata solo ad una fattispecie, non legata solo alla vicenda dei treni, ma, più in generale, al rispetto di queste tre regole essenziali nel nostro Paese. Io penso che questa ordinanza sia ancora essenziale, e i termini di questa ordinanza verranno chiaramente confermati nei prossimi DPCM che andremo ad approvare; ed è chiaro che c'è stata una ricaduta anche sulla vicenda dei treni a lunga percorrenza, con evidenti conseguenze che sono state descritte.

Da parte mia, voglio dire con chiarezza una cosa: è evidente che ogni scelta restrittiva, anche in un percorso di riapertura come quello che stiamo facendo, comporta dei costi, comporta dei sacrifici, e comporta, ahimè, anche dei disagi. Noi questo non possiamo negarlo, ma dobbiamo assolutamente rispettare questi tre principi fondamentali, perché solo il rispetto di queste tre regole essenziali ci può consentire di non vanificare il lavoro straordinario che i nostri concittadini hanno svolto negli ultimi mesi, e che ci ha consentito di piegare la curva del contagio.

PRESIDENTE. Il deputato Alessandro Colucci ha facoltà di replicare.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Signor Ministro, noi conosciamo la sensibilità e l'attenzione con cui svolge il suo ruolo e per questo ha tutto il nostro rispetto; però non siamo assolutamente soddisfatti della risposta alla nostra interrogazione. Innanzitutto, ci aspettavamo delle scuse per la confusione creata ripristinando all'improvviso il distanziamento sociale. Probabilmente non c'è stato un dialogo all'interno del Governo fra lei e il Ministro De Micheli: non vi siete capiti, non vi siete parlati, non ne sappiamo assolutamente le ragioni; però, crediamo che quello che è accaduto ha determinato un disagio incredibile alla vita di migliaia di passeggeri. Mi chiedo: ma sapete cosa vuol dire programmare, organizzare un viaggio? Vi rendete conto cosa vuol dire prenotare, pagare caparre? Chi e quando si occuperà dei risarcimenti degli italiani che hanno programmato le loro partenze anche in ragione di un'iniziativa del Governo, come ad esempio il bonus vacanze? Col bonus vacanze si invitano i cittadini ad andare in vacanza, e con alcuni provvedimenti, all'improvviso, ad alcuni di loro si impedisce di partire.

Questo Governo crea delle profonde incertezze: non si può azzerare il distanziamento in aereo e ripristinarlo in treno. I cittadini sono confusi, sono disorientati. Io comprendo le sue valutazioni sulla necessità di rispettare delle regole, ma proprio attraverso il rispetto di quelle regole noi diciamo basta al prolungamento dello stato di emergenza non giustificato da dati, ma utile alla sopravvivenza del Governo. Basta con il terrore, con la paura: fate tornare le persone a vivere. Ovviamente con le regole che lei ha ricordato: che si possano avere regole certe in tutti gli ambiti e in tutte le attività quotidiane delle persone, le mascherine, le regole igieniche. Fate tornare la gente soprattutto a lavorare: le nostre città sono vuote, sono deserte.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo, Presidente. Io credo che non vogliamo più che si muoia di COVID-19, ma non vogliamo neanche che si muoia di fame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

(Iniziative volte ad assicurare univocità e omogeneità di applicazione sul territorio nazionale delle disposizioni in materia di tutela della salute nei trasporti pubblici – n. 3-01717)

PRESIDENTE. La deputata Lisa Noja ha facoltà di illustrare l'interrogazione De Filippo ed altri n. 3-01717 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Ministro, i due operatori dell'Alta velocità hanno annunciato che dal 31 luglio avrebbero ripristinato la capienza al 100 per cento dei loro convogli sulla base della deroga prevista dal DPCM del 14 luglio. Il Ministro dei Trasporti ha ritenuto che questa decisione derivasse da un'interpretazione scorretta del DPCM, ma in ogni caso è noto che è stata emessa un'ordinanza da parte del suo Ministero che di fatto ha ripristinato la regola del distanziamento fisico. Ne sono seguiti grossi disagi per gli utenti, con oltre 8 mila cancellazioni di viaggi già prenotati.

Quattro regioni (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia) hanno annunciato che disattenderanno quanto stabilito dall'ordinanza. Peraltro, i trasporti locali già da tempo non applicano più in molte regioni la regola del distanziamento fisico.

Noi le chiediamo, quindi, quali siano le iniziative che intende prendere per assicurare un'omogenea applicazione delle misure di sicurezza su tutti i trasporti pubblici e per superare questa discrepanza di trattamento, e quali siano i motivi del disagio che si sono venuti a creare per gli utenti.

PRESIDENTE. Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facoltà di rispondere.

ROBERTO SPERANZA, Ministro della Salute. Presidente, ringrazio l'onorevole Noja e l'onorevole De Filippo. Voglio ricordare che siamo in questo momento tra i Paesi europei che meglio sono riusciti a contenere il contagio. Nei giorni scorsi, l'ECDC, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, ha indicato il tasso di incidenza del virus su 100 mila abitanti: l'Italia ha 5,7; la Germania 8,4; il Regno Unito ha il 12,6; la Francia 19; la Croazia ha il 25,3; la Spagna ha il 53,6 e la Romania ha il 75,1. L'Italia si trova, dentro questa graduatoria, ad essere il Paese meglio collocato. Io insisto: non dobbiamo vanificare il lavoro impressionante fatto negli ultimi mesi, e quindi le regole essenziali, quelle tre a cui ho più volte fatto riferimento, tra cui c'è anche il distanziamento di un metro e l'utilizzo della mascherina, devono necessariamente essere rispettate in tutti i luoghi al chiuso.

È evidente che ci possono essere eccezioni nel caso in cui il comitato tecnico-scientifico riconosca dei protocolli di sicurezza esattamente come è avvenuto, per esempio, per le compagnie aeree, dove c'è una modalità di ricambio dell'aria che consente un livello di sicurezza anche senza gli evidenti limiti di distanziamento.

Io penso che dovremmo continuare ad insistere su questa regola, e dovremo farlo insieme alle regioni: in queste ore c'è un confronto in corso, come è sempre stato in questi mesi. Da parte mia, rivendico che uno dei punti di forza nella gestione di questo virus e nel contenimento del contagio sia stato sempre un rapporto e una relazione continua con le regioni: noi lavoreremo esattamente in questa direzione.

Le istituzioni repubblicane finora hanno retto, il Servizio sanitario nazionale ha retto, il nostro obiettivo è continuare su questa battaglia, perché, come ho avuto modo di dire più volte, siamo fuori dalla tempesta, siamo fuori dai giorni più difficili, ma la battaglia non è ancora vinta. La mia opinione è che un dialogo positivo, costruttivo, costante, continuo tra Governo centrale e governi territoriali sia indispensabile per vincere questa sfida.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Vito De Filippo.

VITO DE FILIPPO (IV). Grazie, Presidente. Ministro, pur manifestando la nostra soddisfazione per la risposta, vorremmo comunque farle osservare che il nostro è un Paese che ha vissuto in questi ultimi mesi uno dei più grandi e difficili momenti della sua storia, facendo un grandissimo sforzo. Lo hanno fatto, questo sforzo, sicuramente le istituzioni, ma lo hanno fatto soprattutto i cittadini. E anche l'estate che stiamo vivendo si annuncia come un'estate che probabilmente conquisterà uno dei più negativi primati nella storia nazionale per le grandi difficoltà che anche la filiera dei trasporti può determinare, come effetti negativi, sia sulle persone, sugli utenti e sui cittadini, ma soprattutto sugli operatori, anche quelli turistici, che stanno tentando, ovviamente collegati all'attività di trasporto, di riprendere un'attività.

La parola “normalità”, che lei ogni volta ci segnala, anche in queste nostre sollecitazioni, è una parola molto importante: la parola normalità si concilia soprattutto con l'efficienza dei servizi, e noi sappiamo benissimo che il sistema dei trasporti nel nostro Paese, in un Paese lungo, è un sistema molto difficile, molto complicato, con grandi differenze territoriali; bene, questa parola, normalità, noi la possiamo conciliare soltanto - e questo è il senso del nostro quesito - con uno sforzo che il Governo deve fare ancora di più nei prossimi mesi, nelle prossime settimane: uno sforzo di coordinamento tra il livello nazionale e il livello delle regioni, uno sforzo di coordinamento tra i concessionari locali e i concessionari nazionali.

Ci vuole una fatica quotidiana, perché se vogliamo far sentire il respiro della normalità ai nostri cittadini nel nostro Paese, questo lo si può far sentire meglio, con più forza, se l'efficienza dei servizi quotidianamente i cittadini la registrano nella loro vita quotidiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

(Interventi urgenti a favore del comparto agricolo della regione Piemonte, recentemente colpita da un'eccezionale ondata di maltempo – n. 3-01718)

PRESIDENTE. Il deputato Molinari ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01718 (Vedi l'allegato A).

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro Bellanova, come sicuramente lei saprà, nella notte tra sabato e domenica, si è abbattuto sul Piemonte un evento calamitoso di proporzioni inusitate: abbiamo avuto raffiche di vento che hanno superato i 100 chilometri orari, abbiamo avuto piogge molto intense e una tempesta di fatto di tipo tropicale, che ci dimostra come i cambiamenti climatici purtroppo siano già in atto sul nostro territorio, con le relative conseguenze.

La città più colpita è stata la città di Alessandria: solo nell'area urbana, tanto per darle il metro di cosa è successo, il comune, che si appresta a chiedere lo stato di calamità naturale, ha valutato i danni, per quanto riguarda i danni al pubblico, in oltre 5 milioni di euro. Abbiamo avuto uno scenario di guerra: case scoperchiate, alberi divelti, strade distrutte, strade allagate. E ovviamente tutti questi danni si sono ripercossi anche nelle campagne, dove abbiamo avuto filari di viti abbattuti, cascine scoperchiate, strutture distrutte, grano piegato.

Quindi, siamo a chiederle in questo momento che cosa il Governo intende fare per dare risposte al settore agricolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La signora Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Presidente, onorevoli deputati, rilevo in premessa che gli interventi compensativi ex post del Fondo di solidarietà nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali possono essere attivati nei casi in cui le avversità, le colture e le strutture agricole colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate.

Infatti, il decreto legislativo n. 102 del 2004 stabilisce che per i danni assicurabili con polizze agevolate non sono attivabili gli interventi compensativi del Fondo. Pertanto, ai fini di una copertura dai rischi climatici, gli agricoltori avrebbero dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate, tra l'altro, da contributo statale, fino al 70 per cento della spesa sostenuta.

Purtroppo, esistono ancora importanti distretti produttivi che non fanno ricorso al principale strumento di intervento messo in campo dallo Stato per fronteggiare le pesanti perdite di reddito a cui vanno incontro le imprese agricole in caso di calamità naturali, rappresentato appunto dalle assicurazioni agevolate, a cui sono stati destinati finanziamenti superiori a 1,3 miliardi di euro per il periodo 2015-2022.

Le esperienze degli ultimi vent'anni hanno tra l'altro dimostrato l'inefficacia dello strumento di intervento cosiddetto ex post, peraltro attivabile, come detto, solo nei casi in cui il rischio non sia assicurabile, in quanto interviene con eccessivo ritardo, risulta troppo oneroso per il contribuente e non reca sufficienti risorse.

Ciò precisato, ricordo che l'altra condizione per l'attivazione degli interventi compensativi ex post è la presenza di un'incidenza di danno sulla produzione lorda vendibile superiore al 30 per cento.

Quanto alla quantificazione dei danni la cui competenza è esclusivamente regionale, non risulta ancora pervenuta la richiesta da parte della regione Piemonte, territorialmente competente. Assicuro l'onorevole interrogante che, non appena arriverà la proposta di declaratoria della regione interessata, nei termini e con le modalità prescritte dalla citata norma, il Ministero provvederà tempestivamente all'istruttoria di competenza per l'emissione del relativo decreto con cui potranno essere attivate le misure compensative a favore delle imprese agricole danneggiate.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il deputato Riccardo Molinari.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sappiamo perfettamente che per quanto riguarda i danni alle colture è necessaria l'assicurazione ma, vede, proprio uno dei problemi su cui bisognerebbe lavorare come parte pubblica e come Governo è fare in modo che le aziende agricole abbiano la possibilità di assicurarsi. Infatti il nostro, quello alessandrino, è un territorio dove tra alluvioni, campi siti in aree golenali e fenomeni di tempesta come questi, purtroppo questi eventi, che erano eventi rari, sono diventati ordinari. Lo stesso dicasi anche per il saluzzese che è stato fortemente colpito e dove sta per iniziare la stagione della frutta. E quindi noi, come diverse associazioni agricole, riteniamo che sarebbe importante avviare un progetto che renda obbligatoria l'assicurazione per tutte le aziende in modo da abbassare i premi e permettere alle aziende agricole di essere coperti nel momento in cui capitano cose di questo tipo. Ma ciò che è accaduto ci porta anche alla mente altri problemi. Vede, noi l'abbiamo proposto nel “decreto Rilancio” il reinserimento dei voucher in agricoltura e lei ci ha risposto che il problema del lavoro a giornata e dei braccianti sarebbe risolto con la sanatoria dei migranti. Dopo un mese purtroppo i dati ci dicono che così non è stato e che soltanto una minima parte, cioè il 12 per cento delle domande di regolarizzazione, ha riguardato il comparto agricolo. Allora capisce bene che se noi abbiamo da tutelare le DOC e DOCG, di cui lei spesso parla, che sono (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)… lo so che la fa ridere ma visto che lei parla spesso del made in Italy e qui stiamo parlando delle eccellenze vitivinicole e frutticole del nostro Paese, ci aspetteremmo un po' più di rispetto da parte sua (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) perché crediamo che in questo momento magari poter utilizzare pensionati, studenti e magari percettori di reddito di cittadinanza per tirare su i filari che sono caduti farebbe il bene di tutto il made in Italy italiano, visto che da quelle viti vengono fuori i vini più buoni d'Italia e conosciuti nel mondo. Quindi, non riderei, signor Ministro, ma magari pensi alle nostre proposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Oltre a questo, vorrei chiudere sulla parte internazionale perché avete presentato il piano europeo del Recovery Fund come una grande conquista per l'Italia, una grande pioggia di miliardi. Purtroppo, di quei miliardi soltanto l'1 per cento sarà destinato all'agricoltura e il nuovo bilancio europeo…

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). …prevede un taglio reale del 10 per cento dei fondi per l'agricoltura. Quindi, caro Ministro, non rida ma si impegni in Europa perché quei soldi vengano aumentati per difendere quel made in Italy che tanto le sta a cuore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

(Iniziative volte a privilegiare l'acquisto di olio italiano nell'ambito dei programmi di distribuzione di derrate alimentari agli indigenti in relazione all'emergenza COVID-19 – n. 3-01719)

PRESIDENTE. La deputata Del Sesto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01719 (Vedi l'allegato A).

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). Grazie, Presidente. Gentile Ministro, onorevoli colleghi, lo scorso 3 luglio, in attuazione del Regolamento (UE) n. 223/2014, l'AgEA ha indetto un appalto per l'affidamento della fornitura di olio extravergine di oliva in confezioni da un litro destinate in aiuto alimentare agli indigenti in Italia. L'importo complessivo della gara è di circa 7 milioni 980 mila euro, suddiviso in quattro lotti al ribasso a partire da una base d'asta di 3,20 euro al litro. Relativamente all'indicazione dell'origine, il bando dispone che l'olio deve essere ottenuto da olive prodotte, molite e confezionate nell'Unione europea. È evidente che, a fronte di un costo al litro così basso, l'olio a denominazione garantita di origine italiana difficilmente potrà accedere alla gara. Il decreto cosiddetto “Rilancio”, recentemente convertito in legge, ha stanziato 250 milioni di euro ad integrazione delle iniziative di distribuzione delle derrate alimentari agli indigenti a seguito dell'emergenza COVID-19.

PRESIDENTE. Concluda.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). A tal proposito, le chiediamo se, alla luce dell'oggettiva difficoltà per l'olio a denominazione garantita di origine nazionale di accedere al bando comunitario AgEA, non ritenga invece di dover assicurare…

PRESIDENTE. La ringrazio.

MARGHERITA DEL SESTO (M5S). …che, nell'utilizzo dei 250 milioni stanziati dal “decreto Rilancio”, si prediliga l'acquisto di olio italiano.

PRESIDENTE. La Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Stiamo affrontando ancora oggi una dura crisi economica determinata dalla pandemia che, oltre a quella sanitaria, ha generato anche una vera e propria emergenza alimentare. Per questa ragione mi sono impegnata affinché nei decreti “Cura Italia” e “Rilancio” fossero stanziati 300 milioni di euro per rafforzare gli interventi di acquisto di alimenti a sostegno degli indigenti. Agli uffici ho chiesto di seguire due principi per l'utilizzo dei fondi: partire dal bisogno espresso dagli enti caritativi che svolgono un ruolo insostituibile sul territorio ed evitare sprechi alimentari intervenendo sulle filiere italiane più a rischio.

In questa direzione ci siamo prontamente attivati attraverso una proposta di paniere, che è stata condivisa con il Tavolo per la lotta agli sprechi e per l'assistenza alimentare, così come previsto dalla “legge Gadda” contro lo spreco alimentare. Mi preme sottolineare che, alla luce delle particolari difficoltà che sta attraversando il settore dell'olio d'oliva, nell'ambito delle diverse tipologie di prodotti che compongono il predetto paniere, sono stati previsti 20 milioni di euro per l'acquisto, tramite procedure ad evidenza pubblica, di olio extravergine d'oliva cento per cento italiano. Preciso inoltre che il bando indetto dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, l'AgEA, per la fornitura di olio d'oliva agli indigenti risponde ai criteri imposti dalla normativa europea, il cui capitolato prevede che l'olio extravergine d'oliva sia ottenuto da olive prodotte, molite e confezionate nell'Unione europea, tenuto conto che tale bando rientra nei fondi europei del FEAD. Concludo confermando il massimo impegno ad assicurare a tutti l'accesso al cibo, a prodotti sani e di qualità e di filiera nazionale e a sostenere tutte le misure utili a garantire la tutela dei prodotti alimentari italiani.

PRESIDENTE. Il deputato Cassese ha facoltà di replicare.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). Ministra, la ringraziamo per queste parole e per la sua risposta che va nella direzione da noi auspicata. Sapevamo bene che il bando AgEA, dovendo rispettare ovviamente le normative europee, non poteva essere assolutamente vincolato a un olio italiano a denominazione di origine garantita. Quindi, anche se da un lato ovviamente rispettava la necessità degli indigenti, quindi di chi ha difficoltà nel nostro Paese, al tempo stesso non era sicuramente una misura risolutiva per quanto riguarda un comparto già in difficoltà. Quindi accogliamo anche le altre sue parole, le indicazioni in merito al settore che vanno anche nella direzione del parere espresso dalla Commissione Agricoltura al “decreto Rilancio”, sul quale invitavamo appunto alla destinazione degli acquisti dei prodotti per gli indigenti proprio sui prodotti italiani. Ovviamente, si tratta di un comparto in difficoltà che con il periodo del Coronavirus è entrato letteralmente in crisi sia per la contrazione delle esportazioni ma anche per la chiusura delle attività, quindi dei canali Horeca in generale, che ha prodotto una giacenza importante in tutto il Paese che va oltre le 18 mila tonnellate per quanto riguarda l'olio a denominazione di origine controllata e oltre le 120 mila per quanto riguarda l'olio italiano in generale. Per questo noi non possiamo far altro che esortarla ancora a lavorare in questa direzione sia con interventi di breve e medio periodo ma anche su interventi più strutturali e quindi di lungo periodo. Mi lasci concludere, Ministro, da pugliese a pugliese. In Puglia la situazione è anche peggiore: pur avendo oltre il 50 per cento di produzione di olio italiano e quindi oltre 60 milioni di ulivi, abbiamo anche situazioni che vanno al di là del Coronavirus con la perdita di oltre 5.000 posti di lavoro e oltre 100 frantoi chiusi solo negli ultimi tempi. Tre nemici ha la Puglia…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANPAOLO CASSESE (M5S). …la Xylella, i danni delle gelate del 2018, e su questo la esorto a concludere il decreto attuativo per dare risposte ai produttori che stanno soffrendo particolarmente nella nostra regione, e poi, purtroppo, anche il nemico, volevo dire Emiliano, con il fallimento della politica agricola del PSR pugliese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Stato di attuazione della «Strategia nazionale per il risparmio idrico» e iniziative per migliorare la gestione delle risorse idriche, in particolare a tutela delle produzioni agricole – n. 3-01720)

PRESIDENTE. La deputata Incerti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01720 (Vedi l'allegato A).

ANTONELLA INCERTI (PD). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, sempre più frequentemente si verificano in tutto il Paese situazioni anomale e connesse all'alternarsi di eventi meteorologici estremi di grande intensità con periodi di forte siccità. Anche nel 2020 si è dimostrato come il cambiamento climatico stia diventando sempre più severo con l'aumento di 2 gradi, che prevede ovviamente maggiore necessità di irrigazione. Studi recenti chiedono che ci sia un intervento da questo punto di vista perché mancano all'appello 23 miliardi di metri cubi d'acqua, così come preoccupa il calo del livello di laghi e di fiumi al Nord ma questo vale per il Centro e anche il Sud, dove c'è una tendenza alla tropicalizzazione che si manifesta con frequenti temporali. Lei ha messo in campo già alcune iniziative. Mi riferisco all'approvazione del bando per la progettazione integrata di investimenti in infrastrutture idriche e la strategia nazionale per il risparmio idrico e la tutela territoriale…

Chiediamo appunto alla signora Ministra qual è lo stato di attuazione di questa strategia e quali altre misure intenda mettere in campo per fronteggiare questa emergenza.

PRESIDENTE. La Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

TERESA BELLANOVA, Ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali. Signor Presidente e onorevoli deputati, la gestione sostenibile della risorsa idrica e l'adattamento del settore agricolo agli effetti dei cambiamenti climatici costituiscono uno dei temi principali della mia azione politica. In tale direzione, lo scorso 31 luglio è stato approvato il bando di selezione per la progettazione integrata e strategica di rilevanza nazionale, a valere sul Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 - Piano operativo agricoltura, sotto Piano 2 - con una dotazione finanziaria di circa 12 milioni di euro, con il quale sono state impegnate tutte le risorse dedicate all'irrigazione dal Programma operativo agricoltura per migliorare le capacità di raccolta delle acque e di gestione delle risorse idriche, contribuendo alla mitigazione del rischio idrogeologico, sostenendo la competitività delle produzioni agricole e zootecniche nazionali e delle filiere, intercettando i fabbisogni del settore. Ciò posto, rilevo che, per migliorare la gestione delle risorse idriche, alla dotazione finanziaria del bando approvato occorre aggiungere quella del Programma nazionale di sviluppo rurale, che ha consentito di finanziare 19 enti beneficiari per complessivi 35 progetti immediatamente cantierabili, di importo totale pari a circa 272 milioni di euro. Inoltre, accanto ai 142 milioni di euro sul Programma operativo agricoltura per 17 progetti in capo a 15 beneficiari, rilevo l'ulteriore dotazione del Programma nazionale di sviluppo rurale, 97 milioni di euro, che ha permesso di far scorrere l'intera graduatoria del bando della misura 4.3 del PSRN, con il finanziamento, nel 2020, di ulteriori 15 progetti, per un importo effettivamente finanziato di 96,7 milioni di euro. Ricordo anche la dotazione del Fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, dal 2017 al 2019, che ammonta ad ulteriori 510 milioni di euro, di cui 295 solo nell'ultimo programma appena avviato. Inoltre, è ancora aperto il bando per la selezione delle proposte di interventi irrigui, sempre a carico del Programma operativo agricoltura, la cui dotazione finanziaria ammonta a circa 86 milioni e 100.000 euro. Rilevo, inoltre, che il Ministero, tra le varie azioni intraprese, ha adottato le linee guida sulla quantificazione del monitoraggio dei volumi irrigui prelevati, utilizzati e restituiti che, unitamente alla messa a regime del sistema informativo SIGRIAN - una piattaforma WebGIS finanziata dal MiPAAF, contenente informazioni geografiche ed alfanumeriche sull'irrigazione collettiva -, ha consentito all'Italia di dotarsi di un sistema normativo e amministrativo gestionale unico a livello europeo, in grado di quantificare l'uso dell'acqua irrigua e mettere in atto azioni di risparmio idrico mirato. Ricordo che, per supportare la programmazione e la valorizzazione del patrimonio di progetti a disposizione degli enti irrigui e delle informazioni tecniche utili al fine della valutazione dell'impatto dei programmi finanziati, è stata realizzata una banca dati degli investimenti irrigui definita nel 2018 dal CREA in collaborazione con le regioni.

Concludo, evidenziando il fatto che la piena attuazione della strategia nazionale necessita di una efficace e razionale gestione dei consorzi di bonifica che, in alcune parti del Paese, purtroppo non è assicurata.

PRESIDENTE. Il deputato Francesco Critelli ha facoltà di replicare.

FRANCESCO CRITELLI (PD). Presidente, ringraziamo la signora Ministra Bellanova per la sua puntuale risposta e ci dichiariamo soddisfatti. Il tema è sicuramente ben presente al Governo e sta riscontrando, anche nel corso del 2020, delle criticità molto importanti. Cito alcuni dati: rispetto allo scorso anno, i livelli del Po sono diminuiti del 24 per cento, gli invasi della regione Puglia hanno avuto un decremento di circa il 45 per cento dei metri cubi d'acqua, così in Basilicata abbiamo un meno 20 per cento e potrei proseguire. Questo ci dice che, anche, a fronte dei cambiamenti climatici e quindi della necessità di una maggiore irrigazione, gli investimenti, i bandi, le iniziative messe in atto e in campo dal Governo sono assolutamente positivi e necessari per il nostro Paese. Così come anche la funzione dei consorzi di bonifica, come correttamente riportato dalla Ministra: è una funzione a cui dobbiamo mettere mano, perché, in alcune parti del Paese, sicuramente non funzionano bene e in altri (penso alla mia regione, l'Emilia-Romagna) sono invece delle eccellenze che dobbiamo difendere. Quindi, io ringrazio, a nome del gruppo del Partito Democratico, la Ministra Bellanova, con la quale continueremo a lavorare e con la quale continueremo a monitorare la situazione, per capire se le risorse previste dal bando, messo in campo il 31 luglio, siano risorse necessarie o se serviranno maggiori investimenti. Io la ringrazio anche per l'attenzione che ha dimostrato complessivamente a quei fenomeni che hanno riguardato l'agroalimentare, in seguito a delle manifestazioni di maltempo che abbiamo vissuto non solo come ci è stato riportato prima dai colleghi della Lega Nord e rispetto ai quali sottolineo la riflessione della Ministra, per cui manca la richiesta della regione Piemonte. Io capisco che, a volte, fare polemica politica sia più facile, ma noi pensiamo che il Governo stia ben facendo e per questo continueremo a lavorare insieme, grazie signora Ministra (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16.

PRESIDENTE. Buon pomeriggio, la seduta è ripresa.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Colucci, Comaroli, Davide Crippa, D'Uva, Delmastro Delle Vedove, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grimoldi, Invernizzi, Iovino, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Molinari, Nardi, Parolo, Perantoni, Rotta, Sisto, Tasso, Tateo, Tomasi, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza, nella riunione odierna, ha preso in esame l'episodio verificatosi nel corso della seduta dell'Assemblea del 25 giugno 2020.

Al riguardo, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera dei deputati, ha deliberato di irrogare, con decorrenza immediata, la sanzione della censura con interdizione di partecipazione ai lavori parlamentari per un periodo di 15 giorni di seduta al deputato Vittorio Sgarbi (Applausi).

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.

Qualora il deputato Sgarbi fosse presente, lo invito a lasciare l'Aula, in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.

Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 2120, 2360 e 2165 ed abbinate.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi l'allegato A della seduta del 31 luglio 2020).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1123 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 24 novembre 2017 (Approvato dal Senato) (A.C. 2120).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2120: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 24 novembre 2017.

Ricordo che nella seduta del 19 maggio 2020 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2120)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, non c'è bisogno di urlare! Ci sono dei problemi in Transatlantico e ci sono anche dei problemi di doppia tessera, perché dei colleghi hanno lasciato una tessera qui e utilizzato una tessera in Transatlantico. Quindi, portate pazienza. C'è sempre un motivo per quello che accade in quest'Aula.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 10) (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Prego i colleghi deputati di non allontanarsi dalla propria postazione perché stiamo votando con una certa compulsività e, quindi, cerchiamo di non ricominciare ogni volta da capo tutta la procedura, restate sulla vostra postazione. Le tribune mi pare che abbiano votato… c'è un problema sul rettilineo, quindi lo stiamo portando a soluzione, mentre il transatlantico mi pare che sia in ordine.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2120)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Molto velocemente, solo per esprimere il voto favorevole e ricordare che questo è un accordo importante perché riguarda l'Armenia, che è un Paese chiave per il nostro Paese - e non solo per l'Unione europea, per tutta l'Unione europea - anche per la comunità armena che c'è in Italia; in secondo luogo, perché costituisce un precedente importante nei rapporti fra Unione europea e Paesi euroasiatici, proprio per l'estensione dell'ambito di cooperazione. Credo che, in questi tempi, sia importante rafforzare e costruire partenariati come questo e, quindi, a maggior ragione, esprimiamo il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Intervengo ben volentieri riguardo a un Paese amico come l'Armenia. È un Paese con il quale siamo ben felici di avere stretto un accordo internazionale e quindi è ovvio che il nostro gruppo, la nostra componente, voterà a favore.

È un Paese che ha sofferto molto nel corso di tutta la storia: nel secondo dopoguerra è stato sotto il giogo dell'Unione Sovietica, ha dovuto subire il negazionismo durato decenni riguardo il genocidio degli armeni; anzi, in questo Parlamento ci sono alcuni, c'è una forza politica che addirittura non ha riconosciuto il genocidio armeno. Credo che sarebbe offensivo anche solamente mettere in dubbio e in discussione la ratifica di questo trattato.

E quindi, signor Presidente, ribadiamo ben volentieri il nostro voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Erasmo Palazzotto. Ne ha facoltà.

ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Sì, Presidente, per dichiarare il voto favorevole di Liberi e Uguali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimo Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (IV). Grazie, Presidente. Noi voteremo a favore di questa ratifica, come gruppo di Italia Viva. Questa ratifica concerne un nuovo partenariato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica insieme all'Armenia, che supera il vecchio Accordo di associazione e partenariato del 1996.

Ci tengo anche a sottolineare che questo è il primo Paese, l'Armenia, che al contempo firma un accordo con l'Unione europea ed è anche un membro dell'Unione economica euroasiatica, l'Unione appunto organizzata dal Cremlino: credo che sia, quindi, qualcosa di positivo che sia possibile contestualizzare questi due accordi e questo è il primo Paese che fa parte dei due trattati.

Noi speriamo, quindi, che questo accordo contribuirà a rinsaldare e rinforzare la democrazia e la stabilità politica dell'Armenia, la cooperazione in politica estera e nella difesa e, soprattutto, in tema di giustizia, oltre che un accordo di libero scambio in campo economico.

Speriamo in una risoluzione pacifica delle forti tensioni tra Azerbaijan e Armenia di questi giorni e anche in una risoluzione pacifica della crisi del Nagorno Karabakh.

E, infine, il nostro augurio riguardo a legami sempre più forti con l'Armenia, un Paese che ovviamente è legato alla storia europea da oltre mille anni (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove, che non c'è: si intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Semplicemente per esprimere il voto a favore del Partito Democratico. Come diceva il collega Fusacchia prima di me, è una ratifica importante con un Paese come l'Armenia, con cui questo Parlamento ha voluto, pochi mesi fa, sempre in questa legislatura, istituire un legame particolare, riconoscendo la stragrande maggioranza di questo Parlamento il genocidio armeno. Oggi non si guarda solo al passato, si guarda anche al futuro delle nostre relazioni con l'Armenia e questo Accordo sicuramente ci permetterà di rafforzare, valorizzare e approfondire tutti i canali di diplomazia culturale, economica, sociale, politica che ci sono con quel Paese importante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Battilocchio. Ne ha facoltà. Prego, a lei la parola.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Brevemente, se la Presidenza consente, consegno la dichiarazione di voto e confermo il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Il disegno di legge di autorizzazione alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato globale e rafforzato è stato sottoscritto dall'Italia ai tempi in cui il Presidente del Consiglio era Paolo Gentiloni, ma è giunto in Parlamento ad opera di un Governo di cui la Lega faceva parte, reca non a caso le firme degli allora Ministri Matteo Salvini e Gian Marco Centinaio, che le apposero per ragioni che, a nostro avviso, sono oggi ancor più valide. Saltando le descrizioni tecniche e la dichiarazione di voto, vogliamo sottolineare, come ricordava anche la deputata Quartapelle Procopio, che questo Parlamento ha riconosciuto, proprio l'anno scorso, il genocidio degli armeni, che non si ricollega solo alla Repubblica di Armenia, ma a tutta la diaspora, con cui l'Italia è sempre stata prossima e vicina. Vorrei ricordare anche che, al di là di questo passo, che è molto importante per la certezza del diritto, per la modernizzazione del Paese, per la trasparenza e la democrazia, in Armenia, non meno di un anno fa, si è realizzata la “Rivoluzione di velluto”, quindi un passo in avanti verso la democratizzazione e verso delle riforme significative all'interno del Paese, cosa non da poco nello scacchiere del Caucaso. Inoltre, mi piacerebbe ricordare in questa sede, anche se non riguarda direttamente questo documento molto importante, che in Armenia risiede una folta comunità yazida e, proprio il 3 di agosto, quindi qualche giorno fa, è ricorso il sesto anniversario del genocidio yazida. Mi piace ricordarlo in quest'Aula, perché è qualcosa che non deve essere dimenticato. Quindi, un Accordo che va verso la democrazia, verso la trasparenza, verso una governance più democratica, in una regione, come il Caucaso, che ha visto tempi bui, che ha visto imperversare il caos della caduta dell'Unione Sovietica. Quindi, annuncio il voto favorevole e convinto del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cabras. Ne ha facoltà. Prego, a lei la parola.

PINO CABRAS (M5S). Brevemente, per dichiarare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle rispetto a questo provvedimento di ratifica. Anche da parte nostra, c'è un grande interesse nei confronti dell'Armenia e dei rapporti più stabili, più forti dell'Europa con l'area caucasica e centroasiatica. Possiamo essere un fattore di stabilità in un momento in cui si stanno, invece, accumulando delle tensioni. Il campo tradizionale di intervento delle Comunità europee, come in questo caso, è uno di quei campi in cui si può aumentare la cooperazione e la collaborazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2120)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2120: S. 1123 - "Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato globale e rafforzato tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica d'Armenia, dall'altra, con Allegati, fatto a Bruxelles il 24 novembre 2017" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1376 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array, con Allegati, fatta a Roma il 12 marzo 2019 (Approvato dal Senato) (A.C. 2360) (ore 16,27).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2360: Ratifica ed esecuzione della Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array, con Allegati, fatta a Roma il 12 marzo 2019. Ricordo che, nella seduta del 19 maggio, si è conclusa la discussione generale.

(Esame degli articoli - A.C. 2360)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, ai quali non sono state presentate proposte emendative. Li porrò dunque direttamente in votazione.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Deputato Pretto, la attendiamo, non c'era più posto in Transatlantico, quindi è un ritardo ampiamente giustificato.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3 (Vedi l'allegato A).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, pongo in votazione l'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2360)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, Presidente; per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gennaro Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (IV). Signor Presidente, dichiarando il voto favorevole del nostro gruppo, voglio solo ricordare che questa è un'iniziativa molto importante per il nostro Paese, anche e soprattutto per il valore scientifico che ad essa è attribuito. La nostra capacità di interagire - sono tredici i Paesi coinvolti - con un progetto di tale valore, che servirà anche allo sviluppo tecnologico di molte altre infrastrutture, in particolare quelle di calcolo, rappresenta, per quanto ci riguarda, uno straordinario investimento che, per fortuna, il nostro Paese, già da molti anni, ha perseguito. Quindi, con questa motivazione, dichiaro il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Cristina Rossello. Ne ha facoltà.

CRISTINA ROSSELLO (FI). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia, raccomandando, nella nomina di governance che ci sarà, di avere attenzione non soltanto alla corsa alle poltrone, ma alla qualità e ai requisiti tecnici necessari, nonché alla presenza di genere meno rappresentato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e della deputata Boldrini).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vito Comencini. Ne ha facoltà.

VITO COMENCINI (LEGA). Grazie, Presidente. Velocemente ricordo che questa Convenzione è stata firmata a marzo 2019 a Roma, quando la Lega era ancora al Governo, quindi, siamo orgogliosi di aver sostenuto e di sostenere questo progetto importante per uno sviluppo tecnologico, appunto, nel settore radiotelescopico e un volano importante dal punto di vista scientifico, economico e industriale. Quindi, coerentemente con quanto abbiamo fatto in quell'occasione, altrettanto, oggi, voteremo come gruppo Lega-Salvini Premier a favore di questa ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Iolanda Di Stasio. Ne ha facoltà.

IOLANDA DI STASIO (M5S). Grazie, Presidente. Solo per annunciare il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle, sottolineando quanto questa Convenzione sia un'innovativa lente d'ingrandimento per le volte celesti, sinonimo di quel progresso che è linfa vitale per la conoscenza umana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca De Carlo. Su cosa?

LUCA DE CARLO (FDI). Sull'ordine dei lavori, Presidente.

Tra poco, come è noto, la Camera, con una presa d'atto, di fatto, dichiarerà la mia decadenza da deputato, anche se in un momento un po' difficile per me, ovviamente, perché credo che possiate immaginare quale sia lo stato d'animo di una persona che, due anni fa, è entrata con tantissimo entusiasmo e che, oggi, con la logica fredda dei numeri, che io non contesto, anzi, l'ho detto anche ieri in Giunta, ringrazio anche il presidente…

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia…

LUCA DE CARLO (FDI). Non ho detto che mi arrendo alla logica, mi inchino alla logica dei numeri, perché sono gli stessi numeri che, di fatto, ci consentono sui territori di avere tanto consenso e di poter rappresentare le istanze dei nostri cittadini. Spero e credo di aver fatto il mio lavoro con assoluta passione e con il massimo rispetto nei confronti del mio gruppo che mi ha supportato e sopportato in tantissimi casi (Applausi), ma anche e soprattutto nei confronti di chi sta dall'altra parte della barricata e con cui ho avuto anche, magari, contrasti accesi, ma a cui non ho mai mancato di rispetto; nel caso qualcuno lo abbia interpretato in questa maniera, chiedo scusa (Applausi), perché credo possiate immaginare che la passione e l'amore a volte fanno anche strabordare dal nostro ruolo. Credo che, come ebbe a scrivere un grande poeta cantautore come il Califfo, anch'io non escluderei il ritorno, però, considerato com'è andata assolutamente a lui, poiché, in dieci anni, ancora non si è rivisto, spero di farlo in un tempo molto, molto più breve (Applausi). Ricordo, quando sono entrato per la prima volta, con Marco Osnato, la preoccupazione che ci eravamo posti era quella che fossimo all'altezza di rappresentare chi ci aveva dato questo mandato; ebbene, io spero di essere stato in grado, di averlo fatto e che Marco possa continuare a farlo anche nei prossimi due anni e mezzo, perché questo è il senso, che è sempre una generazione, quella che il mio amico Torselli chiamerebbe “generazione 7”, ma che è una parte di una generazione molto più ampia, di una comunità molto più ampia, che era quella che ha sfidato le stelle e ha finito col cavalcarci sopra (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti, sempre sull'ordine dei lavori?

ROBERTO GIACHETTI (IV). Sì, Presidente. Avevo dedicato qualche riga nello speech in cui spiegherò le ragioni per le quali il collega De Carlo non sarà deputato e le vorrei leggere, perché credo che, soprattutto nelle ultime ore, l'onorevole De Carlo ci abbia insegnato anche cos'è la dignità, di fronte alle cose che accadono nella vita: “Mi pare infine doveroso esprimere al collega De Carlo sia la mia solidarietà a livello personale sia soprattutto la stima, oltre che per la qualità che ha dimostrato in questi due anni di lavoro parlamentare, anche per l'onestà intellettuale e la correttezza dimostrata in un frangente così delicato, non privo di risvolti politici, gestiti anche con grande fair play dal gruppo di appartenenza di Fratelli d'Italia e da parte di tutti gli altri gruppi parlamentari. In bocca al lupo all'onorevole De Carlo che saprà farsi valere anche in tutti gli altri contesti politici, e non solo, in cui potrà essere chiamato ad operare in futuro” (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Giachetti.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2360)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. :

S. 2360 - "Ratifica ed esecuzione della Convenzione istitutiva dell'osservatorio Square Kilometre Array, con Allegati, fatta a Roma il 12 marzo 2019" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame della proposta di legge di ratifica della Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società è rinviato e sarà iscritto all'ordine del giorno, a partire dalla seduta di martedì 1° settembre, dopo il decreto-legge recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020 (A.C. 2617) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Boldi ed altri n. 1, Bellucci ed altri n. 2 e Bagnasco ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A), presentate al disegno di legge n. 2617: Conversione in legge del decreto-legge 30 luglio 2020, n. 83, recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020.

Avverto che la questione pregiudiziale Bellucci ed altri n. 2 è stata sottoscritta anche dalla deputata Lucaselli.

A norma del comma 4, dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre a uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo del Regolamento, a un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2617)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame di tali questioni pregiudiziali.

Illustra la questione pregiudiziale Boldi ed altri n. 1 il deputato Mauro Sutto.

MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, l'emergenza sanitaria determinata dall'arrivo in Italia dell'epidemia da COVID-19 ha fatto letteralmente saltare tutto l'impianto costituzionale del nostro Paese, nella parte fondamentale riguardante proprio i diritti e le libertà fondamentali, costituzionalmente garantite.

Il decreto-legge del 30 luglio 2020 n. 83, recante proprio misure urgenti connesse con la scadenza delle dichiarazioni di emergenza epidemiologica da COVID-19, ignora tutti i dibattiti parlamentari, quelli degli esperti di diritto costituzionale, nonché gli atti di indirizzo politico presentati sulla limitazione delle libertà costituzionali, che il popolo italiano ha dovuto sopportare con decreti del Presidente del Consiglio, che sfuggono al controllo parlamentare e al vaglio del Presidente della Repubblica e della Corte costituzionale, riproponendo ora, in questo momento, la proroga dello stato di emergenza per ulteriori due mesi e mezzo, adottando lo stesso schema normativo.

Il decreto-legge, infatti, come si legge nelle premesse, si limita a prorogare al 15 ottobre le misure già previste con le disposizioni, di cui al decreto-legge 25 marzo 2020, convertito poi dalla legge 22 maggio 2020, e del decreto-legge del 16 maggio, sempre 2020, convertito dalla legge 14 luglio dello stesso anno, nonché la vigenza di alcune misure correlate con lo stato di emergenza, utilizzando una cornice normativa della deliberazione del Consiglio dei ministri adottata nella riunione del 29 luglio scorso e il dibattito che si è svolto in Parlamento in occasione delle comunicazioni del Presidente del Consiglio del ministri sulle ulteriori iniziative, in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19, al Senato il 28 luglio e alla Camera lo scorso 29 luglio.

In nome della suprema tutela della salute pubblica, sia nei confronti del singolo sia a riguardo della collettività, con l'apertura della fase emergenziale, decretata il 31 gennaio e che viene ora prorogata al 15 ottobre, sono stati adottati numerosi provvedimenti sostanzialmente amministrativi, fortemente restrittivi della libertà di circolazione, di riunione, di esercizio dei culti religiosi, di insegnamento e di istruzione, oltre che della libertà di iniziativa economica che ora si intende procrastinare per ulteriori due mesi e mezzo, come detto prima, seppure solo per specifiche materie, nonostante il Paese fortunatamente, ad oggi, non abbia più i presupposti, dal punto di vista sanitario, di una situazione di emergenza, come già evidenziato anche dal Ministro della Salute, in occasione delle sue comunicazioni alle Camere dello scorso 14 luglio, tale da giustificare i poteri assoluti che il Governo si è preso nella cosiddetta “fase 1”.

Il presente decreto-legge autorizza, quindi, il Presidente del Consiglio, con proprio decreto, fonte normativa secondaria di natura regolamentare e atto sostanzialmente individuale, a reclutare medici di medicina generale, a garantire la permanenza in servizio del personale sanitario, ad assumere gli specializzanti, a disciplinare l'abilitazione all'esercizio della professione di medico chirurgo e il conferimento di incarichi di lavoro autonomo al personale sanitario, a potenziare le reti di assistenza territoriale, a disciplinare le aree sanitarie temporanee, a prevedere l'avvio di specifiche funzioni assistenziali per l'emergenza da COVID-19, a facilitare l'acquisizione di dispositivi di protezione medicali, a disporre in materia di distribuzione dei farmaci agli assistiti e di sperimentazione dei medicinali per l'emergenza epidemiologica, a stabilire misure di protezione a favore dei lavoratori e della collettività, a disciplinare il trattamento dei dati personali nel contesto emergenziale, a potenziare l'assistenza ai connazionali all'estero in situazioni di difficoltà, a prevedere semplificazioni in materia di organi collegiali, nonché misure urgenti per la continuità dell'attività formativa delle università e delle istituzioni di alta formazione artistica e musicale, a disciplinare l'attività del commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19, infine, ad adottare misure in tema di lavoro agile e per l'edilizia scolastica.

Dal novero delle materie elencate nel comunicato stampa, a seguito della delibera del Consiglio dei ministri dello scorso 29 luglio sopra riportato, non sembra poi essersi ristretto di molto il perimetro di azione nel quale il Presidente del Consiglio potrà statuire con i propri DPCM, in luogo del decreto-legge, come prevede la Costituzione, ed eventualmente adottare anche le consequenziali misure di limitazione delle libertà fondamentali, come richiesto dalla risoluzione presentata dalla stessa maggioranza che sostiene il Governo.

L'articolo 77 della Costituzione prevede uno specifico strumento normativo, da adottare in condizioni di necessità e di urgenza, il decreto-legge, in quanto è sottoposto al vaglio del Capo dello Stato, proprio per la sua importanza di intervento in situazioni straordinarie, e soprattutto al vaglio del Parlamento, deputato alla sua conversione. La nostra Costituzione prevede, quindi, anche in casi straordinari e urgenti, un ruolo attivo del Parlamento, per garantire l'equilibrio fra i poteri. Mentre, appositamente, non contempla un diritto speciale per lo stato di emergenza, sul modello, per esempio, dell'articolo 16 della Costituzione francese, oppure dell'articolo 116 della Costituzione spagnola o, ancora, dell'articolo 48 della Costituzione ungherese, proprio al fine di evitare pericolose derive autoritarie.

I decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sono semplici atti normativi secondari e, come tali, non solo sono sottratti al vaglio successivo del Parlamento e del Presidente della Repubblica, ma sono insindacabili anche ex post, in quanto sfuggono al controllo successivo della Corte costituzionale che, per espressa previsione dell'articolo 134 della Costituzione, infatti, giudica, fra l'altro, sulle controversie relative alla legittimità costituzionale delle leggi e degli atti aventi forza di legge dello Stato e delle regioni, come peraltro confermato dalla stessa Consulta nella sentenza del 2000, in linea con la prevalente interpretazione restrittiva dell'articolo 134. Tali DPCM, invece, hanno inciso in maniera rilevante sui diritti inviolabili e le libertà fondamentali di ogni individuo e della collettività, fino a giungere a comprimerli completamente e continueranno a farlo per tutto il tempo della proroga, che, con il presente decreto-legge, si vuole concedere.

Il provvedimento contravviene anche all'impegno che il Governo aveva assunto solennemente dinanzi alla Camera, accogliendo la risoluzione Molinari, Gelmini, Lollobrigida, Lupi, nel testo modificato nel corso della seduta, in virtù della quale si era impegnato ad adottare eventuali nuove misure limitative o sospensive delle libertà fondamentali e dei diritti inviolabili, previsti e tutelati dalla Costituzione con legge o atto avente forza di legge.

Per tutti questi motivi noi chiediamo di non procedere all'esame della proroga dello stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 40 del nostro Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La deputata Lucaselli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Bellucci ed altri n. 2.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Come sapete, il provvedimento che andiamo a studiare oggi è diretto a prorogare fino al prossimo 15 ottobre l'efficacia delle disposizioni contenute nei decreti legge n. 19 e n. 33 del 2020, e, come sapete, questi provvedimenti hanno disposto, in merito alle misure di contenimento per contrastare l'espandersi dell'epidemia e il loro graduale allentamento in rapporto all'evolversi della situazione epidemiologica, che ci sia la possibilità da parte del Presidente del Consiglio di avocare a sé una sorta di pieni poteri. Il decreto-legge n. 19 del 2020 ha suscitato, come sappiamo, nell'ambito del proprio percorso parlamentare, un acceso dibattito a causa della smisurata ampiezza dei margini di discrezionalità che attribuisce al Presidente del Consiglio, sia nel decidere se e quali misure adottare sia in merito alla durata e all'estensione territoriale, nonché a causa della sostanziale assenza di qualsivoglia concreta possibilità di controllare la conformità di queste misure ai criteri di proporzionalità e adeguatezza cui dovrebbero, a rigore, attenersi per previsione dello stesso decreto-legge.

Stando a una recente sentenza, inoltre, deve ritenersi condivisibile la dottrina costituzionale secondo cui la previsione di norme generali e astratte, peraltro limitative di fondamentali diritti costituzionali, mediante decreti del Presidente del Consiglio dei ministri sia contraria alla Costituzione stessa. In particolare, non appare meritevole di accoglimento la tesi di chi invoca la legittimità di tali previsioni in virtù del rinvio a tali atti amministrativi, i DPCM per l'appunto, da parte di decreti-legge, che, avendo natura di atti aventi forza di legge, equiparerebbero alla fonte legislativa i DPCM. Sulla scorta di queste considerazioni, appare dunque evidente come la proroga disposta dal provvedimento in esame si ponga in contrasto sia con la tutela delle libertà personali sia con l'attribuzione del potere legislativo sanciti e garantiti dalla Costituzione.

Per quanto attiene, invece, ai requisiti che dovrebbero connotare l'adozione e la struttura di un decreto-legge, stabiliti in primis dall'articolo 77 della Carta costituzionale e più volte definiti e ribaditi dalla Consulta, occorre osservare che il provvedimento contiene anche misure estranee sia ai requisiti di necessità e urgenza sia a quello della omogeneità del contenuto che dovrebbero infondere la decretazione d'urgenza. Tra le norme del provvedimento, infatti, è inserita anche quella volta a stabilire che il rinnovo dell'incarico dei direttori dei Servizi di informazione per la sicurezza, ossia la DIS, l'AISE e l'AISI, possa essere disposto per più di una volta con successivi provvedimenti e per al massimo ulteriori quattro anni. Si evidenzia ulteriormente come la consuetudine stessa, consolidatasi in capo all'emanazione del provvedimento di urgenza legato al contenimento e al contrasto della diffusione del COVID-19, deliberata il 31 gennaio 2020, stia rappresentando la legittimazione, ad avviso dei firmatari del presente atto, deprecabile, di costanti rimaneggiamenti legislativi e di proposizione di correttivi legislativi che, per ragioni di opportunità politica o finanziaria, non si collocano in opportuni ed adeguati interventi legislativi di natura ordinaria. Si tratta di una prassi reiteratamente censurata dalla Corte costituzionale, che si colloca ulteriormente in contrasto con il dettato dell'articolo 70 della Costituzione, che attribuisce alle Camere l'esercizio della funzione legislativa. A tal riguardo, la Corte Costituzionale, con sentenza n. 22 del 2012, ha richiamato l'articolo 15 della legge 23 agosto 1988, n. 400, nel punto in cui prescrive che il contenuto del decreto-legge deve essere specifico, omogeneo e corrispondente al titolo. La Corte, infatti, ha evidenziato che la norma, pur non avendo in sé e per sé rango costituzionale, e non potendo quindi assurgere a parametro di legittimità in un giudizio davanti a questa Corte, costituisce esplicitazione della ratio implicita nel secondo comma dell'articolo 77 della Costituzione, il quale impone il collegamento dell'intero decreto-legge al caso straordinario di necessità e urgenza che ha indotto il Governo ad avvalersi dell'eccezionale potere di esercitare la funzione legislativa senza previa delegazione da parte del Parlamento. Chiediamo, quindi, di non procedere all'esame del disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Bagnasco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Il provvedimento in esame estende fino al 15 ottobre 2020 la facoltà di adottare, con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, misure con lo scopo di contrastare i rischi sanitari derivanti dal COVID-19. Nella pregiudiziale di costituzionalità depositata da Forza Italia abbiamo ribadito, come già fatto recentemente in occasione delle comunicazioni del signor Presidente del Consiglio sulle misure adottate in ragione dell'emergenza Coronavirus, che nella nostra Costituzione non si rinvengono clausole di sospensione dei diritti fondamentali da attivarsi nei tempi eccezionali, né previsioni che, in tempi di crisi, consentano alterazioni nell'assetto dei poteri, cosa che invece ha fatto e continua a fare – con serena incoscienza, direi – il Governo in maniera del tutto arbitraria.

Il Governo ha, infatti, gestito l'emergenza in modo del tutto autoreferenziale, stravolgendo i principi fondamentali dell'orientamento costituzionale e della gerarchia delle fonti del diritto, esautorando, di fatto, il Parlamento dalle sue prerogative, con una sua sistematica e reiterata marginalizzazione.

Proprio per il suo carattere di eccezionalità, lo stato di emergenza non può diventare una regola, e proprio per questo sia la legge che lo prevede sia la costante giurisprudenza della Corte costituzionale, che molti hanno ripreso, hanno insistito sulla necessaria brevità degli strumenti derogatori; ripeto, hanno insistito sulla necessaria brevità degli strumenti derogatori, che possono produrre conseguenze negative, non solo creando tensioni a livello sociale, ma anche e soprattutto sul piano economico. Con questo provvedimento, invece, si prorogano ulteriormente i tempi in cui è possibile ricorrere a misure eccezionali - all'inizio addirittura si era parlato del 31 dicembre, ma forse questo era veramente straordinario - che incidono, come fatto in questi mesi, in maniera del rilevante, come tutti noi abbiamo potuto provare, su diritti inviolabili e libertà fondamentali dell'individuo: libertà di circolazione, riunione, esercizio di culto, di istruzione, di libera iniziativa economica, fino a giungere a comprimerli completamente.

Gli strumenti per gestire l'urgenza esistono senza necessariamente dover ricorrere a limitazioni democratiche e parlamentari, nel rispetto della centralità del ruolo del Parlamento, e senza la necessità di ricorrere a deleghe in bianco al Governo.

È quindi fondamentale che la proroga dello stato di emergenza non diventi una barriera dietro cui trincerarsi per poter giustificare atti normativi illegittimi, decisioni unilaterali che contrastano con i diritti e le libertà fondamentali garantite dalla Costituzione.

Oltre alle considerazioni relative al rispetto dei principi costituzionali e a quelle più politiche in merito all'atteggiamento di questo Governo, vogliamo ricordare che la stragrande maggioranza dei Governi dell'Europa ha terminato con lo stato di emergenza - ha terminato da un pezzo - pur essendo, molto spesso, per loro disgrazia e per nostra fortuna - e anche forse per capacità del nostro Governo - noi in condizioni totalmente diverse. Quindi, in merito all'atteggiamento di questo Governo nella gestione dell'emergenza, preme ribadire come il provvedimento presenti dei limiti anche tecnici molto rilevanti, sottolineati anche dal parere reso dal Comitato per la legislazione; inutilmente, purtroppo. Manca, infatti, del tutto il coordinamento con i diversi decreti-legge contenenti le misure di contenimento dell'epidemia. Il riferimento è alle misure adottabili ai sensi del decreto-legge n. 19 del 2020 con quelle previste dal decreto-legge n. 33. Alcune disposizioni, come quelle sulla limitazione della circolazione delle persone, contenute sempre nel decreto-legge n. 19, apparivano abrogate dal decreto-legge n. 33: veramente un ginepraio incredibile.

In realtà, il decreto-legge oggi al nostro esame proroga in via generica le misure di entrambi i decreti-legge: andrebbe quindi chiarito quantomeno se per effetto della proroga riviva la possibilità di limitare la libertà di circolazione sul complesso del territorio nazionale. Stessa cosa per la libertà di riunione, anche per motivi religiosi e per altre libertà costituzionalmente garantite. Tra l'altro andiamo incontro anche alle prossime elezioni regionali e comunali, e io credo che regolare meglio le cose potrebbe essere un fatto importante per la democrazia e per la libertà del nostro Paese.

Un totale pasticcio, quindi, superabile solo abrogando esplicitamente le disposizioni del decreto-legge n. 19, che appaiono già superate dal decreto-legge n. 33. Un pasticcio che dimostra, ancora una volta, la confusione e l'incapacità del Governo nella gestione di questa fase delicatissima.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Presidente, ancora una volta le pregiudiziali di costituzionalità vengono utilizzate - in maniera ovviamente legittima, anche se non la condividiamo - per anticipare altre fasi del dibattito parlamentare, quella nelle Commissioni e quella della discussione generale e dell'esame del provvedimento in Aula, esprimendo giudizi più di carattere politico che nell'alveo circoscritto della costituzionalità del provvedimento; ciò avviene anche in questo caso, nel caso del decreto-legge che proroga la dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19, ma cercheremo di entrare nel merito delle pregiudiziali che sono state presentate.

A partire da quella avanzata, la prima che è stata depositata, dal gruppo della Lega, nella quale - cito testualmente - si afferma che l'emergenza sanitaria in Italia avrebbe fatto letteralmente saltare tutto l'impianto costituzionale del nostro Paese. Sulla stessa linea si muovono, con l'implicita accusa anche di una presunta deriva autoritaria - lo abbiamo sentito anche dagli interventi che mi hanno preceduto - le questioni pregiudiziali presentate da Fratelli d'Italia e Forza Italia. È evidente che siamo di fronte a una chiara esagerazione, che ben si accompagna, però, con le parole del leader di quel partito, della Lega e del centrodestra, Matteo Salvini, che in una settimana è partito dal negare l'esistenza del virus e la necessità di usare la mascherina, e poi, per fortuna, ha cambiato idea ed è tornato a considerarla necessaria (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Detto questo, nel merito della gestione dell'emergenza COVID-19 non abbiamo mai fatto mistero delle perplessità che abbiamo avuto sugli strumenti utilizzati nella prima fase dell'emergenza e, proprio in ragione di queste perplessità, ci siamo battuti qui in Parlamento per limitarne l'uso, per inserire i DPCM in un ambito corretto e disciplinato da decreti-legge, per inserire tutti i provvedimenti che venivano adottati dentro una corretta cornice istituzionale e costituzionale. Infatti, si è anche introdotto l'obbligo di riferire alle Camere prima di ogni deliberazione da parte del Governo; così è avvenuto per questo decreto-legge, che è stato anticipato dall'informativa del Ministro Speranza sulla situazione sanitaria e poi con le comunicazioni del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, cui è seguito il voto delle risoluzioni che hanno indirizzato l'attività del Governo e ne hanno delimitato il perimetro nella proroga dello stato di emergenza. Ecco, quindi, che è già subito facilmente smontata la principale delle accuse che sono contenute nelle pregiudiziali, ovvero che questo decreto-legge sarebbe stato adottato come un atto arbitrario del Presidente del Consiglio senza alcun tipo di coinvolgimento del Parlamento.

Tutte le pregiudiziali, poi, corrono sul filo dell'accusa che la proroga sarebbe semplicemente la riproposizione delle misure che erano in vigore fino al 31 luglio, senza alcun tipo di modifica. Anche questo risulta falso, assolutamente fuori dalla realtà, e basterebbe del resto leggere il testo del decreto-legge, che tra l'altro è molto breve - solo tre articoli e un allegato -, per rendersi conto che proprio l'allegato 1 del testo definisce quali sono le proroghe ritenute necessarie per il nuovo termine di scadenza dello stato di emergenza. Basterebbe citarne alcune per capire la loro assoluta necessità; vado a citarle proprio prendendo il testo della questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega. Tra queste misure che vengono confermate nella proroga ci sono quelle tese a garantire la permanenza in servizio del personale sanitario, l'assunzione degli specializzandi, le disposizioni per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, le misure di protezione a favore dei lavoratori e della collettività, il trattamento dei dati personali, l'assistenza dei nostri connazionali che vivono all'estero e che si trovano in situazioni di difficoltà, le semplificazioni in materia di organi collegiali, tutte le misure in materia di lavoro agile e edilizia scolastica. Sono argomenti che riteniamo doveroso inserire nella proroga dello stato di emergenza; peraltro, questa proroga è una proroga che, grazie anche al nostro intervento, è assolutamente circoscritta e limitata, perché arriva al 15 ottobre, in tempo utile per gestire la riapertura della scuola, delle scuole italiane, che deve avvenire - lo ribadiamo anche in questa circostanza - (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), che deve avvenire modificando anche le decisioni assunte dal Comitato tecnico scientifico, come si è fatto per la fascia 0-6 anni, ma anche per consentire il corretto svolgimento delle elezioni regionali e comunali e del referendum costituzionale.

Abbiamo detto anche pubblicamente che sono altre le emergenze che ci preoccupano di più in questo momento. Quella sanitaria ormai è sotto controllo e non si può più parlare di emergenza, ma ci sono altre emergenze assolutamente rilevanti: quella sociale, quella economica, a proposito della quale stiamo insistendo moltissimo anche sulla necessità di sbloccare i cantieri, investire in opere pubbliche, investire nella ripartenza del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

Ma non possiamo permetterci di far finta che tutto sia passato e che non ci sia attorno a noi una pandemia che continua a colpire, che continua a generare nuovi contagi, che continua purtroppo anche a generare vittime. Troviamo quindi ragionevole la proroga dello stato di emergenza che è contenuta in questo decreto-legge: è una proroga limitata, circoscritta, ben definita, che fa proprio anche l'indirizzo espresso dal Parlamento. Riteniamo, invece, che sia da irresponsabili far passare un messaggio diverso, e cioè che siamo fuori dall'emergenza e chi si può abbassare la guardia: non è così e anche per questo motivo voteremo contro le questioni pregiudiziali di costituzionalità che sono state presentate (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, qualche breve considerazione, poi mi riservo di consegnare un testo più organico alla Presidenza. Queste sono pregiudiziali inerziali, cioè scritte e pensate per la fase iniziale dell'emergenza, e vengono riprodotte su un decreto-legge che non ha niente a che fare con questi argomenti. Questo è il punto chiave. Il Governo ha spiegato in via preventiva che la dichiarazione dello stato di emergenza serviva a dare un fondamento più sicuro a singole misure che, di fatto, condividiamo tutti. Ora, si può opinare se questa o quella misura potesse essere strettamente legata ad uno stato di emergenza, ma fondandola sullo stato di emergenza c'è un fondamento più certo: questo è il punto chiave! Oltre a non sottolineare nelle pregiudiziali tutti i cambiamenti intervenuti.

C'era un unico problema vero - lo ha richiamato l'ultimo collega che ha illustrato le pregiudiziali - ed era un'incertezza interpretativa tra le norme del decreto-legge n. 19, che erano più strette sul lockdown nazionale, sull'autonomia regionale, su alcuni diritti molto delicati come la libertà di riunione e di culto, e il decreto-legge n. 33, che aveva riallargato le maglie, sia per i cittadini sia per le regioni.

Ora il punto è che, però, il Governo ha accettato, anche su proposta del relatore, una riformulazione dell'emendamento proveniente dai componenti del Comitato per la legislazione, che chiarisce che le norme del decreto-legge n. 19 rivivono solo se non sono contraddittorie rispetto al decreto-legge n. 33, quindi che non si può tornare indietro sulla tutela dei diritti e sull'autonomia delle regioni. Questo è avvenuto alle ore 14 in Commissione XII, con l'introduzione dell'articolo 1-bis.

Quindi, per la piccola parte in cui le pregiudiziali avevano un fondamento, questo fondamento è scomparso, e quindi, a dir la verità, i colleghi avrebbero dovuto ritirare le pregiudiziali. Purtroppo le hanno mantenute, quindi queste pregiudiziali inerziali meritano di essere bocciate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia. Ne ha facoltà.

MARA LAPIA (M5S). Presidente, gentili colleghe e colleghi, sottosegretaria Zampa, mentre discutiamo in quest'Aula sulla proroga di uno stato di emergenza legato alla nota pandemia del COVID-19, nel nostro Paese sono ben più di uno gli stati di emergenza aperti, alcuni dei quali anche soggetti a possibili e ulteriori proroghe. Sono collegati a diversi eventi calamitosi per rischio meteorologico, rischio sismico e vulcanico, rischi ambientali, sanitari, tecnologici, da trasporti e per eventi internazionali.

Questo non sembra destare molta attenzione, mentre la desta inspiegabilmente un decreto, quindi un provvedimento, che per la sua stessa natura dovrà essere esaminato ed escusso dal Parlamento, e ricordo che solo qualche giorno fa il Presidente del Consiglio Conte ne ha dato comunicazione in quest'Aula; un decreto che proroga uno stato di emergenza relativo a una pandemia che ha letteralmente paralizzato interi Stati e che ancora oggi fa vittime in Italia e in tutto il mondo.

È bene ricordare ancora una volta, visto che spesso si fa strumentale informazione, facendo circolare notizie false e costruite ad arte per spaventare i cittadini e svilire l'azione di questo Governo, che prorogare lo stato di emergenza non vuol dire far ripiombare il Paese nel lockdown. Al contrario, è proprio prorogando lo stato di emergenza, quindi dotando il Governo di tutti gli strumenti necessari per agire - qualora la situazione sanitaria lo richiedesse - con tempestività, con prontezza e con efficacia, che potremo evitare di rivivere un'emergenza di cui ancora tutti portiamo le ferite. Tempestività ed efficacia sono indispensabili.

Se ancora oggi ci troviamo a fare valutazioni sulla proroga di questo stato di emergenza, vuol dire che dimentichiamo troppo in fretta che siamo davanti a un virus sconosciuto e molto aggressivo, e che se oggi possiamo vivere con una maggiore, giusta e meritata serenità, accompagnata sempre e comunque dal senso di responsabilità, è proprio per la prontezza con cui questo Governo ha dichiarato, il 31 gennaio 2020, lo stato di emergenza e in questi mesi ha messo in atto tutti quei provvedimenti che hanno consentito al Paese di contenere la curva dei contagi.

Oggi è evidente che l'Italia ha saputo distinguersi dagli altri Paesi in modo positivo, e questo ci viene riconosciuto a livello internazionale. Tanti sono i leader che hanno minimizzato i rischi del virus, negato l'esistenza del problema e ora si trovano travolti da un'ondata incontenibile di contagi. Il Governo ha sempre agito seguendo due fondamentali criteri, quello di proporzionalità e adeguatezza delle decisioni. Aveva il dovere di tutelare la salute dei cittadini, e ha avuto il coraggio di farlo prima di ogni altra cosa.

E nel raggiungere questo obiettivo non ha mai esautorato il ruolo del Parlamento, che, al contrario, ha continuato sempre a svolgere le proprie funzioni. Ancora una volta, siamo costretti ad ascoltare critiche pretestuose a fini propagandistici. Stiamo discutendo di un decreto-legge che, come tutti i decreti-legge, vedrà il giusto e necessario coinvolgimento del Parlamento, ma ricordo che siamo davanti a una situazione che richiede provvedimenti di assoluta necessità e urgenza.

Nessun terrorismo psicologico, nessuna deriva autoritaria, ma nemmeno nessuna minimizzazione, non dopo quello che il Paese ha vissuto. Occorre, oggi come ieri, responsabilità, prudenza e prevenzione, per il bene del Paese e per il bene di ogni singolo cittadino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali. Passiamo dunque al voto.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Boldi ed altri n. 1, Bellucci ed altri n. 2 e Bagnasco ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Discussione della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata del deputato Luca De Carlo per il Collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1 (Doc. III, n. 2).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta delle elezioni sulla elezione contestata del deputato Luca De Carlo per il Collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1 (Doc. III, n. 2).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 4 agosto 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 4 agosto 2020).

La Giunta delle elezioni propone l'annullamento della elezione per il collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1 del deputato Luca De Carlo e la proclamazione, in suo luogo, del candidato Giuseppe Paolin (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Avverto che, poiché la proposta della Giunta delle elezioni discende esclusivamente dal risultato di accertamenti numerici, a norma dell'articolo 17-bis del Regolamento della Camera, l'Assemblea non procede a votazioni e la proposta si intende approvata, salvo che, prima della conclusione della discussione, venti deputati chiedano, con ordine del giorno motivato, che la Giunta proceda a ulteriori verifiche.

(Discussione - Doc. III, n. 2)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI, Relatore. Presidente, la Giunta delle elezioni, nella seduta pubblica di ieri, 4 agosto 2020, ha deliberato di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione del deputato Luca De Carlo, proclamato nel Collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1, la cui elezione era stata dichiarata contestata dalla Giunta medesima nella seduta del 14 luglio 2020, e la contestuale proclamazione, nel medesimo Collegio plurinominale, del candidato Giuseppe Paolin.

I fatti e le ragioni che hanno indotto la Giunta a pronunciarsi in tal senso sono diffusamente esposti nella relazione stampata, che è il Doc. III, n. 2, e possono essere riassunti brevemente come segue.

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Giachetti, la interrompo mi perdoni. Deputati, colleghi deputati, c'è bisogno di silenzio per tante ragioni che non vi sfuggiranno. Prego, deputato Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI, Relatore. Nelle elezioni del 4 marzo 2018 il candidato della lista Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni, Luca De Carlo, è stato proclamato eletto nel collegio plurinominale 2 della VII Circoscrizione Veneto 1. Tale proclamazione è stata effettuata dall'Ufficio centrale circoscrizionale del Veneto 1 dopo che il candidato Luca De Carlo era stato individuato quale candidato da eleggere da parte dell'Ufficio elettorale centrale nazionale nella sessione straordinaria del 20 marzo 2018, mentre nel verbale delle operazioni del medesimo Ufficio, in data 18 marzo 2018, era stato individuato quale candidato da eleggere nel medesimo Collegio Giuseppe Paolin, il quale era stato conseguentemente proclamato dall'Ufficio centrale circoscrizionale Veneto 1. L'Ufficio elettorale centrale nazionale, infatti, si è riunito in sessione straordinaria il 20 marzo 2018 in conseguenza della segnalazione pervenuta a mezzo PEC in data 19 marzo 2018, dall'Ufficio centrale circoscrizionale della Calabria, relativa all'erronea attribuzione alla lista Fratelli d'Italia con Giorgia Meloni di circa 4.000 voti, anziché alla lista Movimento politico Forza Italia.

Nella seduta del 30 giugno 2020, in veste di relatore nazionale, ho riferito alla Giunta che, come emerso in pressoché tutte le relazioni circoscrizionali a seguito della verifica dei verbali degli uffici elettorali sezionali di tutte le circoscrizioni nazionali, si è constatato che il sopradescritto errore di attribuzione dei voti si è verificato anche in quasi tutte le altre circoscrizioni ed ha coinvolto non solo le due liste citate ma tutte le liste facenti parti delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra. Sono state purtroppo riscontrate inversioni nell'attribuzione dei voti alle liste coalizzate in 955 sezioni elettorali distribuite in tutte le circoscrizioni elettorali, ad eccezione del Molise. In conseguenza delle variazioni delle cifre elettorali nazionali delle liste, come risultanti a seguito della verifica dei poteri operata dalla Giunta delle elezioni, è risultato, sin dal riparto dei seggi a livello nazionale, che il seggio spettante, sulla base dei maggiori resti, alla coalizione di centrodestra, assegnato dall'Ufficio centrale nazionale alla lista Fratelli d'Italia, deve invece essere attribuito alla lista Lega, in virtù delle consistenti modifiche nel calcolo dei resti derivanti dalle nuove cifre elettorali delle liste calcolate a seguito delle verifiche circoscrizionali. In applicazione delle disposizioni legislative e sulla base delle cifre elettorali verificate, tale seggio deve essere sottratto alla lista Fratelli d'Italia e attribuito alla lista Lega nel Collegio plurinominale 2 della Circoscrizione Veneto 1. Nella seduta del 30 giugno 2020, in veste di relatore nazionale, ho proposto alla Giunta l'apertura dell'istruttoria e la conseguente instaurazione della procedura di contestazione dell'elezione del deputato Luca De Carlo, ai sensi dell'articolo 11 del regolamento della Giunta delle elezioni.

Le parti sono state individuate dalla Giunta, ai sensi dell'articolo 12 del regolamento della Giunta, oltre che nel deputato Luca De Carlo, nel candidato Giuseppe Paolin, primo dei non eletti della lista Lega nel Collegio plurinominale 2 della Circoscrizione Veneto 1. La proposta è stata approvata dalla Giunta che ha costituito un apposito Comitato di verifica. Il Comitato di verifica si è riunito nella giornata dell'8 luglio 2020, nella quale ha preso atto che il deputato Luca De Carlo e il candidato Giuseppe Paolin avevano rinunciato ai termini e alla facoltà di prendere visione della documentazione elettorale e di produrre memorie e chiarimenti, ai sensi dell'articolo 11 del regolamento della Giunta. In conseguenza di tali comunicazioni e vista la documentazione agli atti, il Comitato ha considerata conclusa la fase istruttoria, ritenendo di potere formulare la proposta alla Giunta di contestazione dell'elezione del deputato Luca De Carlo nel Collegio plurinominale 2 della Circoscrizione Veneto 1. Nella seduta del 14 luglio 2020 ho proposto alla Giunta, nell'ambito delle conclusioni della relazione nazionale, di deliberare la contestazione dell'elezione dell'onorevole De Carlo con la conseguente proclamazione al suo posto del candidato Giuseppe Paolin. La proposta è stata accolta dalla Giunta, che ha approvato alla unanimità la relazione nazionale, con la fissazione della seduta pubblica alla data di ieri, 4 agosto 2020. Segnalo infine che il candidato Paolin aveva presentato un ricorso avverso la revoca della propria proclamazione disposta dall'Ufficio centrale circoscrizionale Veneto 1 e che tale ricorso è stato respinto dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 luglio ultimo scorso. La proposta in esame dunque prescinde completamente dal predetto ricorso, mentre discende esclusivamente dal risultato di accertamenti numerici su base nazionale, oggettivi e non da questioni giuridiche, tanto meno da qualità soggettive. Tanto premesso, nella seduta pubblica di ieri, la Giunta delle elezioni, riunitasi in camera di consiglio, ha deliberato all'unanimità dei gruppi parlamentari con tutti i voti favorevoli ed un solo astenuto di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione per il Collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1 del deputato Luca De Carlo e la proclamazione in suo luogo del candidato Giuseppe Paolin. Concludo con le parole che avevo letto prima e, ancora una volta, con un grande in bocca al lupo al collega De Carlo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

Si intende così approvata, ai sensi dell'articolo 17-bis del Regolamento della Camera, la proposta della Giunta delle elezioni, che discende esclusivamente dal risultato di accertamenti numerici. Dichiaro pertanto annullata l'elezione del deputato Luca De Carlo per il Collegio plurinominale n. 2 della VII Circoscrizione Veneto 1; conseguentemente Giuseppe Paolin è proclamato deputato per il medesimo Collegio. Si intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Discussione della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata del deputato Domenico Furgiuele per il Collegio plurinominale n. 1 della XXIII Circoscrizione Calabria (Doc. III, n. 3).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata del deputato Domenico Furgiuele per il Collegio plurinominale n. 1 della XXIII Circoscrizione Calabria (Doc. III, n. 3).

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 4 agosto 2020 (Vedi l'allegato A della seduta del 4 agosto 2020). La Giunta delle elezioni propone l'annullamento dell'elezione dell'onorevole Furgiuele nel Collegio plurinominale n. 1 della Circoscrizione Calabria con contestuale proclamazione del medesimo onorevole Furgiuele nel Collegio plurinominale n. 2 della Circoscrizione Calabria.

(Discussione – Doc. III, n. 3)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Giachetti. Approfitto per ricordare ai colleghi deputati presenti in Aula che non è obbligatorio stare qui. Chi intende permanere in Aula deve guadagnare la propria postazione e soprattutto fare silenzio; chi ritiene invece di dover conversare si può gentilmente accomodare fuori dall'aula. Prego, deputato Giachetti.

ROBERTO GIACHETTI, Relatore. La ringrazio, Presidente. Volevo dire a lei ovviamente e a coloro che possono essere interessati che questo caso è molto più semplice perché non comporta diciamo dolorosi cambi. Però ci sarà qualche considerazione finale - lo dico ai colleghi che magari sono interessati all'argomento - su come ha funzionato l'applicazione della legge elettorale, con le tante criticità che sono state rinvenute dai diversi relatori che si sono occupati sia dei ricorsi nei collegi uninominali che in quelli plurinominali e, soprattutto, per quanto riguarda l'estero. Quindi, mi fa piacere consegnare la fine di questo lavoro che è anche qualcosa che poi spero possa essere utile quando dovremo toccare la legge elettorale, a prescindere da quella che sarà.

La Giunta delle elezioni, nella seduta pubblica del 4 agosto 2020, ha deliberato di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione del deputato Domenico Furgiuele, proclamato nel Collegio plurinominale n. 1 della XXIII Circoscrizione Calabria, la cui elezione era stata dichiarata contestata dalla Giunta medesima nella seduta del 14 luglio 2020, e la contestuale proclamazione del medesimo onorevole Furgiuele nel Collegio plurinominale n. 2 della XXIII Circoscrizione Calabria. I fatti e le ragioni che hanno indotto la Giunta a pronunciarsi in tal senso sono diffusamente esposti nella relazione stampata e possono essere riassunti come segue. Nella seduta del 30 giugno 2020, in veste di relatore nazionale, ho riferito alla Giunta che un seggio assegnato dall'Ufficio centrale circoscrizionale della Calabria alla lista Lega nel Collegio plurinominale n. 1 della Circoscrizione Calabria spettava invece alla medesima lista nel Collegio plurinominale n. 2 della medesima Circoscrizione. Il capolista nella lista Lega, in entrambi i collegi della Circoscrizione, era il medesimo candidato Domenico Furgiuele. L'UCC della Calabria pare aver errato nell'applicazione dell'articolo 83-bis, comma 1, del testo unico delle leggi per le elezioni della Camera dei deputati e rinvio per questo alla relazione per i dettagli tecnici, atteso che la questione non ha un immediato risvolto politico, poiché l'onorevole Furgiuele era capolista anche nell'altro collegio plurinominale in cui andava eletto. Quindi sostanzialmente c'è solo il passaggio del medesimo candidato da un collegio all'altro. In definitiva il deputato Furgiuele, capolista della Lega in entrambi i collegi, avrebbe dovuto essere proclamato nel Collegio plurinominale n. 2 e non nel Collegio plurinominale n. 1.

Dopo il lavoro del Comitato di verifica in cui le parti non hanno fatto osservazioni, nella seduta del 14 luglio 2020, ho proposto alla Giunta, nell'ambito delle conclusioni della relazione nazionale, di deliberare la contestazione dell'elezione dell'onorevole Furgiuele, nei termini sopra descritti. La proposta è stata accolta all'unanimità dalla Giunta e la seduta pubblica è stata fissata alla data di ieri, 4 agosto 2020. Tanto premesso, in tale seduta pubblica di ieri la Giunta delle elezioni, riunitasi in camera di consiglio, ha deliberato alla unanimità di proporre all'Assemblea l'annullamento dell'elezione dell'onorevole Furgiuele nel collegio plurinominale 1 della circoscrizione Calabria, con conseguente proclamazione del medesimo onorevole Furgiuele nel collegio plurinominale 2 della circoscrizione Calabria.

Adesso vengo, Presidente, pochissime considerazioni, ma credo che valga la pena di farle. Dopo l'illustrazione delle relazioni a conclusione del procedimento per la verifica dei dati elettorali del 4 marzo 2018 e cioè sostanzialmente al termine dell'attività della Giunta sulla verifica dei poteri, desidero cogliere l'occasione per svolgere delle brevi considerazioni e formulare alcuni ringraziamenti. Si è trattato, infatti, di una verifica che ha presentato profili di rilevante complessità, sia nel metodo sia nel merito. Arriviamo alla sua conclusione dopo quasi due anni e mezzo dalle elezioni, a fronte di un termine ordinatorio di diciotto mesi, rispetto al quale vanno…

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, purtroppo devo interromperla ancora. Colleghi deputati, non mi costringete a fare i nomi e i cognomi delle persone che stanno intanto mostrando le spalle alla Presidenza e poi disturbando chi sta lavorando in Aula e sta svolgendo il proprio intervento.

GIACHETTI, Relatore. Grazie, Presidente. Arriviamo alla sua conclusione dopo quasi due anni e mezzo dalle elezioni, a fronte di un termine ordinatorio di diciotto mesi, rispetto al quale vanno però considerati i tempi di costituzione della Giunta, ritardati di quattro mesi nel 2018, e l'emergenza sanitaria del 2020 e la difficoltà di un'attività di verifica dell'applicazione di una legge elettorale nuova, entrata in vigore poco prima, che per la prima volta chiedeva all'elettore di esprimere due voti su di una sola scheda, uno per l'uninominale e uno per il proporzionale, che ha impegnato i seggi e gli uffici elettorali in una tornata faticosa, in un quadro di risorse decrescenti a tutti i livelli e che ha determinato una serie di criticità e spesso, purtroppo, di errori. Ciò nonostante, il vigente sistema nel suo complesso ha tenuto e va pertanto difeso con convinzione, senza nascondere errori o risparmiare critiche, ma per costruire soluzioni migliori nell'interesse di tutti, perfezionando un meccanismo che ha i suoi pregi. Il sistema va, infatti, difeso sia per il suo impianto molto rigoroso e garantista, che non affida, come altrove, i risultati elettorali ad un solo soggetto depositario di tutti i dati, ma coinvolge a più livelli una pluralità di istituzioni quali il Ministero dell'Interno, il Ministero della Giustizia e, al vertice, rispettivamente la Camera e il Senato. Come è stato detto durante una delle udienze pubbliche di ieri, non tutti i Paesi hanno la forza per correggere i risultati elettorali e le proclamazioni se si rivelano non del tutto conformi alla volontà popolare. Inoltre, è stato fondamentale lo spirito di collaborazione che ha pervaso l'operato di tutti i soggetti coinvolti in sede politica, istituzionale e amministrativa. Tale principio istituzionale della collaborazione fra le istituzioni e tra le forze politiche ha da subito improntato l'attività della Giunta e di tutte le altre istituzioni coinvolte nell'applicazione del sistema elettorale. Desidero soprattutto sottolineare che tale collaborazione istituzionale è stata concretamente messa in campo sia già prima dell'inizio della legislatura, sia durante il suo corso, sia, in un certo senso, anche dopo la conclusione dell'attività di verifica dei titoli di ammissione dei componenti della Camera della XVIII legislatura, in ossequio ai principi dell'articolo 65 della Costituzione.

In primo luogo, vorrei ricordare infatti che, in sede preventiva, una lungimirante ricerca e una tenace costruzione della collaborazione tra istituzioni ha permesso di condividere la consapevolezza delle problematiche della prima attuazione della legge elettorale vigente e di impiantare un ruolo centrale di coordinamento che ha assunto l'Ufficio elettorale centrale nazionale, egregiamente presieduto dal dottor Stefano Petitti, ora giudice costituzionale e al quale desidero rivolgere un particolare ringraziamento. Come ha ricordato il Presidente Petitti nell'audizione presso la Giunta del 4 ottobre 2018, l'Ufficio centrale nazionale, anche attraverso le interlocuzioni con esponenti della competente direzione generale dei servizi elettorali del Ministero dell'Interno e con funzionari e tecnici della Giunta delle elezioni della Camera, ha assunto da subito un ruolo di coordinamento delle attività degli uffici circoscrizionali non solo per le operazioni preelettorali, ma anche e soprattutto nella fase post elettorale. L'Ufficio centrale non è organo gerarchicamente sovraordinato agli uffici circoscrizionali, ma ha ritenuto, alla luce delle previsioni della legge elettorale, di poter unificare presso di sé le varie elaborazioni necessarie all'individuazione dei candidati da proclamare nelle singole circoscrizioni.

Sottolineo un passaggio conclusivo, quando dice: con soddisfazione si può affermare che i vari strumenti di collaborazione attivati prima e dopo lo svolgimento delle elezioni hanno consentito di conseguire un risultato che altrimenti sarebbe stato difficilmente raggiungibile. È stato un modello virtuoso, che va pertanto conservato per il futuro. In secondo luogo, vorrei evidenziare come i membri della Giunta, nel corso della verifica dei poteri, hanno costantemente ricercato il dialogo e, quando possibile, l'unanimità nell'assumere quasi tutte le decisioni, anche nell'ambito dei vari comitati di verifica che si sono costituiti in occasione dell'esame di ricorsi sia concernenti le circoscrizioni nazionali che la circoscrizione estero. Il metodo è sempre stato quello della ricerca della condivisione delle scelte, anche di quelle più gravose. Persino in un caso come la vicenda Cubeddu Saltamartini, un unicum senza precedenti, obiettivamente aperto a tutte le soluzioni, in cui non è stata assunta una decisione nel merito all'unanimità, questa però c'è sempre stata nel metodo.

Ringrazio ed esprimo apprezzamento in particolare per i colleghi che hanno coordinato delicati comitati e cioè gli onorevoli Invernizzi, Pittalis, Sorte, Gusmeroli e Del Basso De Caro, i quali hanno lavorato al di là delle appartenenze, con estrema correttezza personale e politica. Ricordo con soddisfazione che uno dei passaggi più importanti, se non il più importante, cioè l'approvazione della relazione nazionale per l'assegnazione dei seggi nei collegi plurinominali, che conteneva anche l'esame dei numerosi ricorsi, di cui, come Presidente, sono stato relatore, è stata approvata all'unanimità, nonostante si sia dovuti giungere all'annullamento dell'elezione dell'onorevole Di Carlo. In terzo luogo, il metodo della collaborazione ha continuato ad operare anche dopo le attività di verifica dei poteri, in particolare con l'esame, da parte dei componenti della Giunta, del documento che riassume profili critici emersi dalla verifica dei poteri e contiene, sulla base dell'esperienza, una serie di proposte normative e operative per migliorare il sistema di voto, sia nazionale sia all'estero, come ad esempio, tra le tante, quelle sul tagliando antifrode delle schede sui verbali, da predisporre con l'elenco delle liste prestampato, per evitare le inversioni, sull'organizzazione dei seggi e sugli scrutini, fino all'introduzione di strumenti elettronici per il voto all'estero.

Le considerazioni ivi svolte sono state condivise da tutti i componenti della Giunta e la Giunta stessa è stata concorde in ordine alla trasmissione di tali considerazioni ai soggetti istituzionali titolari di dirette competenze in tema elettorale, sia in sede legislativa sia in sede amministrativa, ovvero le Commissioni affari costituzionali della Camera e del Senato, per il tramite dei Presidenti delle rispettive Assemblee, nonché i Ministri dell'Interno e della Giustizia.

Da ultimo, signor Presidente, vorrei esprimere - e su questo vi pregherei di unirvi, perché vi assicuro che il lavoro che gli uffici hanno compiuto è stato un lavoro incredibile - da ultimo vorrei esprimere, credo anche a nome dei colleghi della Giunta, un sentito ringraziamento naturalmente per il tramite della Segretaria Generale e del Vicesegretario Generale competente, ai dipendenti della Camera, di tutti i livelli, assegnati agli uffici della Giunta delle elezioni, da estendere anche ai loro colleghi, compresi gli assistenti parlamentari che hanno collaborato, soprattutto all'inizio della verifica, presso la sede di Castelnuovo di Porto, nello spoglio dei verbali e del materiale di oltre 63 mila sezioni elettorali del nostro Paese. La dedizione, la competenza e la discrezione con cui hanno lavorato dal 2018 ad oggi, anche durante il lockdown, con zelo certosino, ha fornito un contributo fondamentale alla Giunta e alla Camera per l'assorbimento di una funzione costituzionale al servizio delle istituzioni democratiche, che sono fondate sulla volontà popolare espressa attraverso il voto, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei deputato Giachetti.

Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.

Se non vi sono obiezioni, la proposta della Giunta si intende approvata. Dichiaro pertanto annullata l'elezione dell'onorevole Furgiuele nel collegio plurinominale 1 della circoscrizione Calabria, con contestuale proclamazione del deputato Furgiuele nel collegio plurinominale 2 della medesima circoscrizione.

Si intende che da oggi decorre il termine di 20 giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, è stata convenuta la seguente articolazione dei lavori dell'Assemblea per la settimana 31 agosto – 4 settembre 2020:

Lunedì 31 agosto (ore 14, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione generale del disegno di legge n. 2617, di conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020 (da inviare al Senato – scadenza: 28 settembre 2020)

Martedì 1° settembre (ore 15 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 2 (ore 9,30 - 13 e 16 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 3 (ore 9,30 – 13 e 15 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24 e nella giornata di venerdì 4)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2617, di conversione in legge del decreto-legge recante misure urgenti connesse con la scadenza della dichiarazione di emergenza epidemiologica da COVID-19 deliberata il 31 gennaio 2020 (da inviare al Senato – scadenza: 28 settembre 2020)

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2165 ed abb. - Convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società

Mercoledì 2 settembre (ore 15)

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata

Venerdì 4 settembre (ore 9,30)

Svolgimento di interpellanze urgenti

La Conferenza dei Presidenti di gruppo sarà convocata nel corso della settimana 31 agosto – 4 settembre per procedere alla predisposizione del calendario dei lavori dell'Assemblea per la restante parte del mese di settembre.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Dal 2010 la Calabria è commissariata per l'attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario. Le varie gestioni dissennate della sanità calabrese determinarono un indebitamento di 2 miliardi 200 milioni di euro, quasi integralmente coperti con fondi FAS e un mutuo pesantissimo dal Tesoro. L'indebitamento derivò soprattutto dal criterio di ripartizione del Fondo sanitario che penalizza il Sud, perché si basa, in primo luogo, sulla percentuale dei giovani in rapporto al totale della popolazione. Questo criterio va cambiato presto. Nel merito, Presidente, ho presentato una proposta di legge. Se non lo modifichiamo, le regioni meridionali non avranno soldi per assumere medici, infermieri e OSS, per investimenti tecnologici, la specialistica e la medicina del territorio. Se non lo modifichiamo, l'emigrazione sanitaria dal Sud continuerà ad avere costi insostenibili anche sul piano sociale.

Con riferimento alla Calabria, apprezzo i passi avanti per la riapertura del punto nascita dell'ospedale di Cetraro. Vanno, però, riattivati gli ospedali di Trebisacce e Praia a Mare, come impongono sentenze definitive della magistratura amministrativa. Non si può più tardare. Suggerisco, data la particolare fase della sanità calabrese, di intervenire perché si possa utilizzare anche l'elenco, a suo tempo predisposto dal commissario ad acta, dei soggetti nominabili alla guida delle aziende del servizio sanitario regionale. Spero, a tale riguardo, che ci sia prontezza, lungimiranza, visione politica e senso di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà. Non è presente in Aula; s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare la deputata Mara Lapia...Non c'è: s'intende abbia…

MARA LAPIA (M5S). Ci sono, Presidente.

PRESIDENTE. Avevo visto dei cenni da parte dei banchi del suo gruppo. Prego, a lei la parola.

MARA LAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, voglio denunciare in quest'Aula cosa sta accadendo all'ospedale Zonchello di Nuoro, dove, da quasi due anni, i familiari dei malati ricoverati nell'hospice aspettano di poter usufruire della struttura della foresteria. I locali, ultimati e arredati, soprattutto grazie ai contributi dei tanti benefattori, erano destinati ad accogliere i familiari dei pazienti oncologici terminali, ma, per la soluta inadeguatezza e incapacità della direzione della ASSL nuorese - e oggi non ho remore a dire: anche malafede -, non vengono utilizzati a tale scopo. A denunciare il colpevole ritardo sui media locali è la presidente dell'associazione Kairos Insieme per l'Hospice, Giuseppina Raggio, che ha chiamato in causa la direttrice della ASSL, dottoressa Grazia Cattina. Secondo la denuncia, parte dei locali già arredati dalla Kairos e pronti a ospitare le persone che stanno accanto ai pazienti nel fine vita sono stati arbitrariamente svuotati degli arredi acquistati grazie alle donazioni ricevute e dati in uso ai medici dell'USCA, medici che dovrebbero utilizzare stanze lontane da soggetti fragili, quali sono i pazienti dell'hospice, e i loro cari.

Il percorso virtuoso, portato avanti da pubblico e privato, si è arenato, perché i vertici della sanità nuorese latitano e da tempo non mostrano nessuna attenzione per i malati oncologici e per chi affronta il fine vita in tutta la sua drammaticità. Mi faccio portavoce, in questo Parlamento, dell'indignazione dell'associazione che, tempo addietro, aveva proposto una convenzione, i cui termini, secondo la direttrice Cattina, andavano rivisti, ponendo, secondo quest'ultima, le quote della manutenzione ordinaria e straordinaria a carico dell'associazione, con un costo insostenibile per un servizio offerto gratuitamente dai volontari e da tutti i familiari dei malati che beneficerebbero della struttura. L'ATS Sardegna non può fare impresa, facendo pagare il servizio di ospitalità a pazienti e familiari e la direttrice non può difendersi sui giornali, adducendo, come scusa, il fatto che abbia sollecitato l'apertura della foresteria: chi dovrebbe sollecitare se non se stessa? I miei concittadini quante ingiustizie e quante miserie umane devono ancora subire da una politica sanitaria e da una direzione arrogante, incapace e vergognosa?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Virginia Villani. Ne ha facoltà.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Grazie, Presidente. Richiamo l'attenzione dell'Aula su un fatto gravissimo che sta succedendo nella sanità campana. Parliamo di un'inchiesta giudiziaria, condotta dalla procura di Napoli, che vede coinvolti politici e manager della sanità vicinissimi al governatore De Luca. Tra questi Ciro Verdoliva, a capo dell'ASL Napoli 1, di cui abbiamo chiesto più volte il commissariamento. L'indagine della procura per turbativa d'asta e frode nelle pubbliche forniture riguarda i tre famosi COVID hospital, costati alla comunità ben 18 milioni di euro. L'ipotesi a cui stanno lavorando i magistrati è che si sia approfittato della grave emergenza sanitaria per pilotare appalti e forniture per i nostri ospedali. Uno scenario inquietante, il cui presunto regista sarebbe Luca Cascone, un consigliere regionale e braccio destro di Vincenzo De Luca. Ora, a prescindere dall'esito delle indagini, l'inchiesta sugli appalti per i tre COVID center accende i riflettori su un sistema di gestione della cosa pubblica che calpesta ogni principio di trasparenza e di merito, un sistema che rende possibile che un consigliere regionale, senza alcuna legittimazione, prenda contatti con i fornitori e faccia da tramite tra le aziende e le società regionali per appalti milionari nella sanità. Tutto questo è avvolto dal silenzio assordante dei media e dello stesso governatore.

Noi parlamentari campani chiediamo al Ministro della Salute di intervenire con ogni strumento istituzionale affinché si faccia chiarezza e sollecitiamo il Ministro dell'Interno affinché si decida a commissariare il prima possibile l'ASL Napoli 1, la più grande azienda sanitaria del nostro Paese. L'attuale emergenza sanitaria rappresenta per le organizzazioni mafiose e per i corrotti una straordinaria e inaspettata opportunità di arricchimento. Come istituzioni abbiamo il compito di vigilare sul corretto uso delle risorse destinate alla ripartenza economica.

PRESIDENTE. Concluda, per favore.

VIRGINIA VILLANI (M5S). Siamo di fronte ad una partita che si sta giocando fra le mafie e i corrotti, da una parte, e lo Stato, dall'altra. Dall'esito di questo scontro dipende il futuro dell'economia legale del nostro Paese. È una battaglia che non possiamo perdere, in Campania come nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Zennaro. Ne ha facoltà.

ANTONIO ZENNARO (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. Vorrei porre all'attenzione del Governo, per il suo tramite, una tematica. Nei giorni scorsi, la provincia di Teramo - la costa teramana - è stata colpita da alcune mareggiate che hanno colpito gravemente i comuni di Alba Adriatica e anche di Roseto, togliendo ampi spazi di spiaggia e, quindi, rendendo sostanzialmente in forte crisi la stagione estiva per tanti imprenditori, operatori balneari e turistici. È un danno che si assomma a quello che è avvenuto a novembre dello scorso anno e, quindi, un ulteriore danno al nostro territorio e agli operatori economici.

È assolutamente importante che il Governo, insieme alla regione, attui quegli interventi di sistemazione degli arenili, anche attraverso opere ingegneristiche, che stabilmente poi evitano che mareggiate o, comunque, situazioni di questo tipo portino, nella sostanza, un grave danno al nostro territorio.

Quindi, urgono assolutamente azioni importanti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Sarro. Ne ha facoltà.

CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare e richiamare l'attenzione del Governo sulla gravissima crisi che sta colpendo in questi ultimi anni e, in particolar modo, negli ultimi mesi uno dei settori trainanti dell'economia campana che contribuisce in maniera determinante al PIL nazionale - parlo del settore zootecnico bufalino e delle epidemie che negli ultimi due anni hanno colpito alcuni degli allevamenti - e per denunciare l'assoluta inidoneità del piano di azione messo in campo dalla regione Campania con la delibera del 2019, la n. 207, che di fatto si è tradotta in un micidiale sistema di distruzione degli allevamenti e di tutti gli impianti produttivi operanti nel settore. È stato impedito agli allevatori di partecipare in contraddittorio alle analisi, così consentendo l'abbattimento di tanti capi risultati, con le analisi condotte post mortem, come falsi positivi. È stato impedito agli allevatori di poter praticare il vaccino, almeno contro la brucellosi, che era precedentemente in uso ed autorizzato da parte delle autorità sanitarie, come pure di fatto con questo sistema è stato interrotto tutto un circuito virtuoso di produzione che collocava la provincia di Caserta e, in particolare, la regione Campania, tra le prime a muoversi nel settore. Che questo piano sia fallimentare, drammaticamente fallimentare e inutilmente dispendioso, non lo denunciamo solo noi di Forza Italia, ma addirittura c'è stato il 17 marzo scorso l'intervento del commissario europeo Stella Kyriakides, che ha denunciato e contestato la idoneità di questo strumento. È necessario, dunque, che il Ministero della Salute e il Ministero delle Politiche agricole provvedano immediatamente ad inviare una ispezione in regione Campania presso gli uffici e presso l'istituto zooprofilattico di Portici, per rimettere ordine, ripristinare la legalità e soprattutto restituire serenità produttiva ad un settore strategico per l'economia regionale e nazionale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Simone Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, Governo, il 9 luglio, durante la discussione del “decreto Rilancio”, è stato approvato il mio ordine del giorno per quello che viene volgarmente chiamato “bonus vacanze” per gli italiani all'estero, ma che non è un vero e proprio bonus, perché aiuta il turismo di ritorno degli italiani all'estero e gli imprenditori in Italia del settore turistico, uno dei più colpiti da questa crisi dovuta al COVID-19. Quindi, Governo, vi chiedo e vi sollecito: a che punto è l'implementazione del “bonus vacanze” anche per gli italiani all'estero? Oggi è il 4 agosto, le vacanze sono quasi finite, la messa in pratica del mio ordine del giorno dopo le ferie estive sarà l'ennesima presa in giro di questo Governo nei confronti degli italiani all'estero, l'ennesima dimostrazione che al Partito Democratico, a Italia Viva e al MoVimento 5 Stelle, degli italiani all'estero non gliene importa niente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Ho chiesto di intervenire in questo fine seduta perché non vorrei che una cosa, che a me sembra abbastanza significativa in senso negativo e che è stata trascurata dalla stampa, sfugga alla valutazione dell'Aula. La settimana scorsa un Hercules C-130 italiano, partito da Pisa con militari e professionale sanitario a bordo, è atterrato a Misurata, dove noi abbiamo l'ospedale militare e andiamo ad assistere la popolazione e ad alcuni dei nostri militari è stato negato di scendere dall'aereo e sono stati rispediti a casa, è stato negato il visto d'ingresso. I nostri soldati, che andavano per svolgere attività umanitaria, sono ritornati a casa – non tutti per fortuna – perché non avevano il visto. A parte il fatto che io mi chiedo: chi glielo dà il visto? Haftar? al-Sarraj? Erdogan? Putin? Chi lo dà il visto a questi qui? Ma non sarebbe opportuno che, dato che andiamo nel nostro ospedale militare, il visto lo diamo noi? Ecco, io credo che questo sia molto grave. Tra l'altro, andavamo per una attività di carattere di assistenza e di solidarietà. Il visto a coloro che vengono dalle coste non lo chiede nessuno. il Governo, il Ministro degli Affari esteri e il Ministro della Difesa su queste cose hanno colpevolmente taciuto. È il caso che il Parlamento sappia e che la stampa venga a conoscenza di questa situazione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

MARTA GRANDE (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del mio gruppo per denunciare anche in questa sede le pesanti minacce arrivate ad un consigliere comunale del MoVimento 5 Stelle, Marco Tellaroli, consigliere di Bracciano, che ha ricevuto dei messaggi del tenore: “Consigliere, pronto a morire?”. Vogliamo chiaramente esprimere la nostra vicinanza rispetto a queste squallide minacce che un nostro consigliere ha subito e sta subendo, ricordando che, nella sua attività politica e nell'attività politica, in generale, di qualsiasi persona voglia affacciarsi a questo mondo, non è pensabile essere minacciato per quello che si fa a favore dei cittadini.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mauro Rotelli. Ne ha facoltà.

MAURO ROTELLI (FDI). Grazie Presidente, gentilissimo. Presidente, non le racconterò nulla di nuovo se le racconto del fatto che anche la provincia di Viterbo è stata interessata da questa redistribuzione dei migranti e, in maniera particolare, una parte di questi - le cronache sono sempre identiche a se stesse - sono arrivati senza essere stati tamponati in precedenza, scoperti positivi al COVID-19 e alcuni di questi naturalmente sono anche fuggiti; prima destinati al comune di Valentano, in una struttura che è stata individuata subito come non idonea, un ex convento, e poi ridivisi tra Proceno e Orte. Proceno, Presidente, è un comune di 600 abitanti, che ha un solo vigile urbano; mentre su Orte dobbiamo aprire un capitolo a sé stante: è una cittadina nota perché è uno snodo stradale e ferroviario importante, è la prima stazione a nord di Roma. I dati di Orte sono questi: 9.449 abitanti residenti, con 2.200 stranieri regolarmente registrati. Al CAS dove sono stati portati questi immigrati, non solo sono stati - come ho detto - riscontrati positivi al COVID-19, ma ci sono stati numerosi atti violenti in passato, tra cui l'uccisione di un immigrato, in un omicidio, poche settimane fa. Il comune di Orte e tutti questi territori hanno bisogno di risorse. Oggi so che in una commissione dell'ordine e della sicurezza, in prefettura, i sindaci e le forze dell'ordine hanno stabilito di identificare e stabilire un posto di pubblica sicurezza della polizia, come richiesto anche dal sindacato MOSAP, a Orte Scalo.

Presidente, come Fratelli d'Italia, lei lo sa perfettamente, ribadiamo la necessità di avere naturalmente attenzione, di dare risorse affinché questo nostro intervento arrivi al capo della polizia e al Ministro dell'Interno, e ribadiamo che l'unica soluzione è quella del blocco navale nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, la deputata Benedetta Fiorini, già iscritta al gruppo parlamentare Forza Italia-Berlusconi Presidente, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 7 agosto 2020 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 18.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ALESSANDRO BATTILOCCHIO (A.C. 2120)

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2120). Grazie Presidente. Questo disegno di legge di autorizzazione alla ratifica dell'accordo di partenariato globale e rafforzato tra le istituzioni comunitarie e l'Armenia può e deve rappresentare, anche e soprattutto per il nostro Paese, un ulteriore strumento per consolidare i legami istituzionali, economici e commerciali, ma anche culturali, tra l'Italia e l'Armenia, che affondano le loro radici in millenni di amicizia tra i due popoli.

Anche simbolicamente, basta fare pochi passi e in via dei Fori Imperiali, cuore della nostra capitale, troviamo vicino al muro della basilica di Massenzio le tavole policrome con le 4 mappe dedicate all'Impero romano: l'Armenia è presente in 3 di esse, proclamata alleata del popolo romano già nel 60 a.C., poi il suggello nel 66 d.C., con l'incoronazione, su invito di Nerone, di re Tiridate nel Foro.

Un legame che è proseguito nei secoli, nel Medioevo poi con le relazioni commerciali tra il regno armeno di Cilicia e le Repubbliche marinare tra il XII e il XIII secolo, comunità armene si insediano in molte regioni italiani (funzionari bizantini, colonie commerciali, insediamenti monastici), con il ruolo di Venezia, fulcro della presenza armena nel nostro Paese, con il primo libro stampato in armeno nel 1512, nel 1717 con l'istituzione della congregazione mechitarista, centro culturale di eccellenza. Secoli di interazione, che arrivano fino al '900 con un afflusso dei profughi armeni scampati al sanguinoso genocidio del 1915 o con l'esodo delle 400 orfane armene ospitate a Castel Gandolfo. Un fil rouge. Ed oggi comunità attive a Roma, Milano, Padova, Venezia, Bari.

Un Paese interessante, oggi, anche sotto l'aspetto delle potenzialità economiche; una nazione che, a dispetto delle sue dimensioni può essere considerata, a pieno titolo, globale, grazie ad una numerosissima ed influente comunità di espatriati della diaspora. L'Armenia, non a caso, è stata definita nel 2018 “Paese dell'anno” dalla rivista The Economist quale destinazione ideale di investimenti esteri. Spero che, a differenza di altre occasioni e contesti, il nostro Paese sarà in grado di ottimizzare questo comune background strettissimo trasformandolo in opportunità per il nostro sistema. Dare un senso a questa storia.

L'Italia ha sempre sostenuto l'aspirazione armena ad una maggiore integrazione nelle strutture europee: fu infatti durante la presidenza italiana, nel gennaio 2001, che l'Armenia divenne membro del Consiglio d'Europa.

In questo percorso il presente accordo costituisce uno step importante: dopo la scelta del 2013 dell'allora presidente Sargsyan di rinunciare all'accordo di associazione con l'Ue per entrare a far parte dell'unione economica eurasiatica, il dialogo ha ripreso il via nel dicembre 2015 per aggiornare la cornice del precedente accordo tra le due parti del 1996 entrato in vigore nel 1999, grazie al quale, tra l'altro, l'Armenia ha compiuto significativi progressi in tema di diritti umani e riforme.

La nuova intesa è stata firmata a Bruxelles il 24 novembre 2017: quasi 3 anni fa, un periodo davvero troppo lungo che conferma (è una riflessione che lancio anche in quest'Aula) la necessità di rivedere a fondo alcune procedure anche perché, per esempio in questo caso, rispetto al 2017, l'Unione Europea si è modificata (si pensi alla Brexit) e l'Armenia è profondamente cambiata (basti citare solamente la cosiddetta “rivoluzione di velluto” del 2018 di Nikol Pashinyan che ha stravolto l'architettura politica ed istituzionale dei lustri precedenti).

Ma oggi dobbiamo valorizzare i tanti possibili risvolti positivi di questa intesa: va ricordato che l'Armenia è membro dell'Unione economica eurasiatica assieme a Federazione russa, Bielorussia, Kazakhstan e Kyrgyzstan, un mercato unico con 180 milioni di consumatori; è evidente che quindi il Paese caucasico potrebbe realmente svolgere una funzione di ponte tra l'Unione europea ed il suo omologo orientale.

Sarà compito delle istituzioni Ue e dei Paesi membri trasformare questa intesa in un concreto strumento di sinergia e collaborazione che, oltre agli aspetti sopra indicati, mi auguro posso anche in qualche modo contribuire ad affrontare l'annosa e complicatissima questione del Nagorno-Karabakh, attualmente sotto l'egida (per ora inefficace) del gruppo di Minsk dell'Osce. Un conflitto che gli esperti di strategia militare definirebbero “a bassa intensità” in questo lembo conteso da Armenia ed Azerbaijan (con rispettivi partners alle spalle) che costituisce ancora oggi una pericolosa polveriera per la sicurezza di tutta quell'area, così nevralgica nello scacchiere geopolitico internazionale.

Alla luce di quanto sopra, annuncio il voto favorevole del gruppo di FI e chiedo al governo l'impegno, per quanto di competenza, nel dare seguito a quanto previsto, dedicando a questo quadrante l'attenzione che merita.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: STEFANO CECCANTI (A.C. 2617)

STEFANO CECCANTI (PD). (Intervento in sede di esame di questioni pregiudiziali – A.C. 2617). Le pregiudiziali assumono un postulato errato, quello secondo cui la proroga dello stato di emergenza al prossimo 15 ottobre non presenti elementi di discontinuità rispetto alla dichiarazione dello stato di emergenza adottata il 31 gennaio 2020, nella fase iniziale e acuta dell'emergenza. Si tratta quindi di pregiudiziali inerziali. Perché il postulato è sbagliato? Per quattro ragioni. La prima è che si tratta di una proroga non automatica e per un tempo estremamente limitato che terminerà il prossimo 15 ottobre. La seconda è che il Governo ha previamente illustrato al Parlamento le ragioni per le quali si ritiene utile prorogare la deliberazione dello stato di emergenza che ha di conseguenza definito il termine ritenuto più congruo nella situazione attuale, le modalità e gli strumenti più appropriati con cui procedere. La terza è che il Governo ha disposto con fonte primaria (il decreto-legge 30 luglio 2020 n. 83) le regole in base alle quali operare in base a specifiche ed eventuali necessità. La quarta è che il nuovo decreto-legge non opera peraltro una proroga generalizzata di tutti i termini in scadenza il 31 luglio ma procede sulla base di un'attenta selezione che ha portato ad individuare – in un elenco riportato nell'allegato 1 - le sole misure per le quali si rende tuttora necessaria una proroga del termine al 15 ottobre 2020.

Resta per di più fermo quanto previsto dall'articolo 2, comma 1 del decreto-legge n. 19/2020 secondo il quale il Presidente del Consiglio dei ministri o un Ministro da lui delegato devono illustrare preventivamente alle Camere il contenuto dei provvedimenti da adottare, al fine di tenere conto degli eventuali indirizzi dalle stesse formulati; ove ciò non sia possibile, per ragioni di urgenza connesse alla natura delle misure da adottare, riferisce comunque successivamente alle Camere.

Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Tra le misure oggetto di proroga, ben difficilmente contestabili, si possono ricordare, tra le altre, quelle per il reclutamento di personale delle professioni sanitarie e degli operatori socio-sanitari, nonché di medici specializzandi, per il conferimento di incarichi per le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, per l'attivazione di aree sanitarie anche temporanee sia all'interno che all'esterno di strutture di ricovero, cura, accoglienza e assistenza, pubbliche e private, o di altri luoghi idonei, per la produzione di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale, per il lavoro agile con priorità verso determinati soggetti, per l'erogazione di sussidi da parte dei consolati, per lo svolgimento delle sedute in videoconferenza dei consigli, per la durata dei mandati dei componenti degli organi statutari degli enti pubblici di ricerca, per l'operatività del Commissario straordinario.

Rimane invece la scadenza al 31 luglio per tutte le altre misure previste dai precedenti provvedimenti adottati nella prima fase dell'emergenza tra cui, ad esempio, le norme per la requisizione di presidi sanitari e beni mobili, sul conferimento da parte dell'INAIL di incarichi di lavoro autonomo a medici, sulla rideterminazione dei permessi per i sindaci, le previsioni sul conferimento in forma telematica del mandato di patrocinio per istituti di patronato e di assistenza sociale, sullo svolgimento delle assemblee di società ed enti, sul mantenimento in carico da parte delle strutture di assistenza psichiatrica, sulla garanzia della SACE per acquisti delle regioni da parte di fornitori esteri di beni necessari per fronteggiare l'epidemia.

Le pregiudiziali quindi descrivono un decreto che è tutt'altro da quello che stiamo esaminando. Sono inerziali e per questo vanno bocciate.

C'era solo una parte di verità nei testi. C'era un'incertezza interpretativa sugli effetti della proroga tra le norme più strette del decreto 19 e quelle più larghe del decreto 33. Ma alle ore 14 in Commissione Affari Sociali è stato approvato un emendamento risolutivo. introducendo un articolo 1-bis, che riformula un emendamento bipartisan proveniente dal Comitato per la Legislazione.

Secondo questo testo le disposizioni del decreto 19, che prevedevano limiti molto forti ai diritti e all'autonomia regionale, si applicano solo in quanto compatibili col successivo decreto 33, che invece aveva allargato le maglie. Dopo questa interpretazione autentica, è evidente che la proroga non consente di tornare ai limiti troppo stretti del decreto 19 per le libertà di riunione, di religione, a lockdown generalizzati e a dare alle Regioni limiti solo in un senso più restrittivo rispetto alle disposizioni nazionali. Si riparte dai limiti ben più favorevoli ai cittadini del decreto 33, che consente alle Regioni di derogare in entrambi le direzioni, sia più restrittiva sia più permissiva.

Anche per questa ragione le pregiudiziali inerziali avrebbero dovuto essere ritirate. In mancanza, le bocceremo.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 14 luglio 2020:

  - a pagina 17, seconda colonna, al ventunesimo rigo, la parola “432” è sostituita dalla seguente: “414”.

  - a pagina 17, seconda colonna, al ventiseiesimo e al trentunesimo rigo, la parola “95” è sostituita dalla seguente: “94”.

  - a pagina 17, seconda colonna, al trentacinquesimo e al quarantesimo rigo, la parola “238” è sostituita dalla seguente: “226”.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 la deputata Gobbato ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 6 il deputato Vinci ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto astenersi dal voto;

nelle votazioni nn. 10 e 11 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni dalla n. 14 alla n. 17 la deputata Raffa ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 la deputata Faro ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segreta Doc. IV n. 6-A - Parte 1 477 474 3 238 269 205 56 Appr.
2 Segreta Doc. IV n. 6-A - Parte 2 477 474 3 238 296 178 56 Appr.
3 Segreta Doc. IV n. 7-A 473 457 16 229 234 223 54 Appr.
4 Nominale Moz. Formentini e a n. 1-350 453 390 63 196 141 249 52 Resp.
5 Nominale Moz. Rampelli e a n. 1-352 455 452 3 227 200 252 52 Resp.
6 Nominale Moz. Valentini e a n. 1-353 p.I rif 456 346 110 174 346 0 52 Appr.
7 Nominale Moz. Valentini e a n. 1-353 p.II 456 345 111 173 345 0 52 Appr.
8 Nominale Moz. Cabras e a n. 1-374 p.I 453 360 93 181 251 109 52 Appr.
9 Nominale Moz. Cabras e a n. 1-374 p.II 452 451 1 226 251 200 52 Appr.
10 Nominale Ddl 2120 - articolo 1 345 345 0 173 345 0 72 Appr.
11 Nominale articolo 2 376 376 0 189 376 0 70 Appr.
12 Nominale articolo 3 391 391 0 196 391 0 70 Appr.
13 Nominale articolo 4 397 397 0 199 397 0 70 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale Ddl 2120 - voto finale 414 414 0 208 414 0 69 Appr.
15 Nominale Ddl 2360 - articolo 1 414 414 0 208 414 0 68 Appr.
16 Nominale articolo 2 415 414 1 208 414 0 68 Appr.
17 Nominale articolo 3 419 419 0 210 419 0 67 Appr.
18 Nominale articolo 4 419 419 0 210 419 0 67 Appr.
19 Nominale articolo 5 419 419 0 210 419 0 67 Appr.
20 Nominale Ddl 2360 - voto finale 421 421 0 211 420 1 65 Appr.
21 Nominale Ddl 2617 - quest. preg. 1, 2 e 3 384 382 2 192 154 228 62 Resp.