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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 366 di lunedì 6 luglio 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUIGI IOVINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 1° luglio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Cancelleri, Cirielli, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Maria, De Micheli, Del Re, Delrio, Luigi Di Maio, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Maniero, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Rizzo, Rosato, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Speranza, Stumpo, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 (A.C. 2500-A).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2500-A: Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2500-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la V Commissione (Bilancio) si intende autorizzata a riferire oralmente. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Luigi Marattin. A lei la parola.

LUIGI MARATTIN, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. È stato un lavoro di tre settimane in Commissione Bilancio, un lavoro molto duro, per il quale ringrazio in primis il presidente della Commissione Bilancio, ma anche tutte le strutture e i funzionari.

Ringrazio anche l'opposizione perché non è mai mancato un confronto costruttivo, mai condotto in modalità ostruzionistiche, acceso, sempre di merito, e riteniamo di aver fatto tutti insieme un buon lavoro. Il provvedimento, come sapete, è il più corposo della storia repubblicana: impiega 55 miliardi a valere sull'indebitamento netto e 155 miliardi a valere sul saldo netto da finanziare. Furono presentati oltre mille emendamenti dai gruppi parlamentari, che, ripeto, attraverso una dialettica di cui poi diranno i colleghi dell'opposizione, non esito a definire comunque costruttiva. Abbiamo iniziato un esame che, dal nostro punto di vista, ha portato a miglioramenti fattivi del provvedimento. Io cito solo alcune aree che a nostro avviso hanno migliorato la propria impostazione rispetto al testo base: l'intervento sull'ecobonus, all'articolo 119, che era mirato ad affinare quello che noi riteniamo essere un traino importante per lo sviluppo del Paese nei prossimi mesi; l'intervento che aumenta lo stanziamento per le scuole paritarie, all'articolo 233 se non ricordo male; l'intervento all'articolo 44, che interviene su un'altra filiera fondamentale della nostra struttura industriale, che è quella dell'automotive; da lì moltissimi altri interventi, molti anche di opposizione, su cui diranno i colleghi. Io ritengo che il lavoro fatto abbia contribuito ad affinare quello che, ripeto, è stato il più grande intervento di politica economica come dimensione. Poi vedremo i risultati, che tutti auspichiamo essere positivi. Se il Presidente mi autorizza, se l'opposizione o qualunque collega non hanno nulla in contrario, essendo la relazione molto, molto, molto corposa, e al fine anche di dare all'opposizione tutto il tempo necessario per esporre le loro argomentazioni, io chiederei l'autorizzazione al deposito della relazione in luogo della sua integrale lettura.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Marattin, siamo d'accordo così.

Ha facoltà di intervenire il relatore, sempre per la maggioranza, deputato Fabio Melilli. Ne ha facoltà.

FABIO MELILLI, Relatore per la maggioranza. Presidente, il collega Marattin ha evidenziato i tratti essenziali ed il lavoro che abbiamo svolto in molte settimane, io vorrei solo ricordare che c'è stata un'interlocuzione iniziale con tutte le filiere che hanno vissuto in maniera significativa questa crisi: un lungo ciclo di audizioni che ci ha consentito di percepire i bisogni di alcuni comparti del nostro mondo produttivo e del sistema commerciale italiano. Ad essi abbiamo dato le risposte che questo Parlamento poteva dare, nel senso che, come è noto, le risorse a disposizione del Parlamento erano risorse limitate, soprattutto erano risorse concentrate nell'anno 2020, che non hanno consentito, se non per alcune eccezioni, al Parlamento di fare operazioni di finanziamenti nel lungo periodo. Naturalmente la notizia, mentre i lavori si dipanavano, del nuovo scostamento che il Governo in qualche modo ha annunciato ci ha permesso di poter concentrare le nostre attività su comparti ai quali si potevano dare risposte a finanziamenti dati. È ovvio che noi auspichiamo che le audizioni e le problematiche che ci sono state rappresentate, soprattutto su alcuni comparti che hanno vissuto la crisi in modo più significativo, non possano che essere risolte nel prossimo scostamento. Abbiamo apprezzato l'intervento del Governo quando ha certificato la volontà di finanziare per un miliardo la scuola italiana, e questo ci ha consentito, insieme alle forze di opposizione, di fare un'operazione di potenziamento delle scuole paritarie. Non abbiamo dato risposta - credo sia giusto dirlo - a tematiche come quelle del terremoto: il pacchetto di emendamenti che le forze di maggioranza e di opposizione avevano predisposto sul terremoto aveva bisogno di risorse aggiuntive, compresa la proroga dello stato di emergenza, e quelle risorse non erano nella nostra disponibilità. Ci sono emendamenti molto interessanti, quindi credo che l'invito al Governo di poter raccogliere le esigenze e le richieste del sistema degli enti locali del terremoto debba essere sicuramente attenzionato, almeno da parte del Governo, e crediamo che possa essere così.

La stessa questione l'abbiamo affrontata sul versante del comparto del turismo; naturalmente ci sarà bisogno di capire e di vedere come la stagione turistica andrà, ma è ovvio che ci sono lì, dentro al comparto del turismo, alcune vicende che vanno affrontate e che vanno risolte, alcune soluzioni che vanno date. Le questioni che abbiamo affrontato, a partire dalla cassa integrazione, attraverso l'inserimento nel nostro provvedimento del decreto che ha emanato il Governo, sono state di grande significato. Mi permetta, Presidente, di aggiungere ai ringraziamenti che ha fatto il collega Marattin anche i miei nel rapporto che abbiamo avuto con l'opposizione. Abbiamo lavorato nella diversità di alcune vedute, come è normale e com'è ovvio che sia, abbiamo lavorato intensamente con l'opposizione, non c'è mai stata un'opposizione preconcetta, ma abbiamo tentato di dare soluzioni alle questioni che anche l'opposizione poneva. Non era facilissimo, rispetto alla drammaticità della crisi, ma credo che la Commissione bilancio abbia fatto davvero un buon lavoro. E naturalmente si aggiunge il mio ringraziamento al presidente della Commissione, soprattutto, e a tutti gli uffici che hanno lavorato. Vorrei, per quanto riguarda invece le forze di maggioranza, ringraziare i colleghi delle Commissioni che hanno partecipato, oltre alla Commissione bilancio, alla costruzione degli emendamenti e alla loro soluzione, quando è stato possibile. Questo decreto investiva la competenza di tutte le Commissioni della Camera dei deputati, e credo che i nostri colleghi abbiano fatto davvero un buon lavoro, soprattutto quando quel lavoro si è trasformato in un'operazione di sintesi che ci ha consentito di dare risposte importanti, che speriamo possano essere rafforzate con il prossimo scostamento.

PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Melilli. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza deputato Carmelo Massimo Misiti. A lei la parola.

CARMELO MASSIMO MISITI, Relatore per la maggioranza. Presidente, mi corre l'obbligo ringraziare senz'altro gli uffici, come hanno fatto già i miei colleghi, e in particolare anche le opposizioni, le quali hanno avuto, nella giusta interlocuzione necessaria in un percorso così ampio e difficile come quello di una conversione di legge che non si era mai vista fino ad adesso, e per quanto ferme nelle loro giuste convinzioni, un'interlocuzione sana e costruttiva per quanto riguarda la finalità cui siamo dovuti arrivare, cui siamo giunti alla fine di questo lungo percorso. È indubbio che le tematiche che abbiamo affrontato sono state tante, come tanto è stato il lavoro che ci ha permesso di creare una stabilità per quanto riguarda l'emergenza sanitaria, che necessariamente ha avuto un impatto non indifferente sulla cittadinanza italiana, su tutta la nazione; un'emergenza che ha visto oltre 35 mila decessi legati a una pandemia che non si era mai vista. Questo ha imposto un'accelerazione per quanto riguarda la procedura di attuazione del Patto per la salute 2019-2021, ha comportato una giusta divisione in quelle che sono le distinzioni del piano territoriale, con le sue criticità, e il piano della medicina ordinaria, che sarà ben definito e ben delineato grazie a questa conversione. Saranno fatte delle assunzioni, sarà riorganizzato un percorso sanitario territoriale che speriamo non serva più per pandemia ma possa essere utile per quelle che sono le esigenze di una sana medicina territoriale. Indubbiamente le competenze ci hanno aiutato, le competenze degli uffici, le competenze dei Ministeri che hanno supportato questo difficile lavoro, è importante adesso che questo lavoro abbia una concretezza e possa essere utile a tutti i cittadini italiani. È nostra intenzione, sia come maggioranza che come opposizione - spero -, poter continuare a lavorare insieme per il bene di una nazione che ha affrontato in maniera encomiabile, con tutte le sue difficoltà, come ho detto fino ad adesso, un periodo mai visto, che adesso, a parte quella sanitaria, dovrà affrontare un'emergenza economica alla quale stiamo cercando di fare fronte cercando, se possibile, di fare meno errori possibili.

PRESIDENTE. Grazie, deputato Misiti. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza deputato Andrea Mandelli. Prego, deputato Mandelli, a lei la parola.

ANDREA MANDELLI, Relatore di minoranza. Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge al nostro esame, incardinato presso questo ramo del Parlamento lo scorso 19 maggio, è una vera e propria doppia legge di bilancio, con misure riconducibili a molteplici ambiti settoriali, che spaziano da misure a sostegno del lavoro a misure fiscali e finanziarie, da sanità a politiche sociali, per arrivare a regioni e a enti locali. Si rivolge alla scuola, all'università, alla cultura, si interessa di spettacolo e di sport, da infrastrutture ad immigrazione. Tutto questo è stato valutato e approvato con i tempi e le procedure regolamentari della decretazione d'urgenza, ma in certe fasi del dibattito pure con alcune dinamiche che ricordavano le leggi di bilancio tipiche di fine legislatura. Per l'ennesima volta, Presidente, si ripropone la problematicità che vede un decreto attardarsi in una delle Aule parlamentari precludendo all'altra sia la discussione dei contenuti sia la possibilità di apporre modifiche al testo. Appare sempre più evidente la volontà del Governo a muoversi a Camere alternate, riducendo a mero formalismo il sistema bicamerale. Questo è un problema molto importante su cui abbiamo più volte voluto attirare l'attenzione anche del Presidente Fico, perché è evidente che così non si può andare avanti. La Camera ha avuto un ruolo marginale nella legge di bilancio e ora il Senato avrà un ruolo marginale nella valutazione di questo che è un provvedimento su cui si dovrebbe basare la ripartenza del Paese. Questo è un tema che va posto con urgenza anche a livello politico. Il contenuto del decreto ha suscitato fin dall'inizio molte perplessità soprattutto da parte nostra, del gruppo di Forza Italia, nella considerazione che, nonostante la potenza di fuoco da 500 miliardi posta a copertura, il provvedimento non sembra andare nel senso di un vero sostegno all'economia e al rilancio del Paese, limitandosi per lo più a proseguire con misure di rinforzo, risarcitorie dei redditi perduti a causa della sospensione delle attività produttive per l'epidemia, rimanendo, quindi, esigui gli interventi finalizzati alla ripresa, quella vera, quella che noi volevamo trovare in questo testo, come quelli per la patrimonializzazione delle imprese, per l'innovazione tecnologica, per la ricerca, il sostegno di specifici settori volti a recuperare i livelli di crescita e aumentarli nel medio periodo. Ci era stato spiegato che la logica, da noi ovviamente non condivisa, fosse quella di far seguire immediatamente dopo il “decreto Rilancio” una serie di ulteriori interventi specifici su semplificazioni, sburocratizzazioni, sblocco dei cantieri, varo del piano di riforma nazionale, a cui poi potrebbero far seguito ulteriori interventi mirati per i singoli settori interessati da questa crisi. Però, il precedente del famoso “decreto Aprile” non ci lasciava presagire nulla di buono e così è stato. Sono due mesi che stiamo aspettando il varo del “decreto Semplificazioni”; il PNR è all'orizzonte, con flebili tracce di presenza, e ovviamente, come ha annunciato il Ministro nell'audizione, siamo in attesa di riparlare in Parlamento di un ulteriore scostamento di bilancio. Permettetemi su questo tema, sul tema dello scostamento di bilancio, di ricordare che tutto il centrodestra fin dall'inizio, fin dal voto della prima risoluzione, aveva invitato il Governo a prevedere da subito un deficit aggiuntivo minimo di 100 miliardi. Era un conto di buonsenso, era un conto che derivava dall'esperienza del buon governo del centrodestra. Avremmo avuto, a questo punto, un arsenale di munizioni pronte all'uso. Invece, avete deciso di adottare la strategia dei piccoli passi e così di fatto ora siete fermi, senza considerare, ovviamente, di entrare nella tematica delle divergenze politiche che proprio in questo decreto sono state evidenziate con grande forza durante i lavori. Pertanto, senza una visione complessiva e un raccordo con una serie di altri interventi collegati, questo testo al nostro esame manca di un minimo accettabile di sistematicità, di linearità e di coerenza, nonostante le modifiche introdotte durante il dibattito in Commissione, che ha visto la fattiva collaborazione di tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione. Devo dare atto anche ai relatori di un grande clima di collaborazione nel cercare di capire quali erano le tematiche che le opposizioni portavano alla loro evidenza, che non erano le cosiddette “marchette dei parlamentari” ma era veramente quello che derivava da un'interlocuzione forte che ognuno di noi ha avuto. Siamo stati molti giorni a sentire le esigenze del Paese, a sentire le esigenze delle attività produttive, dei lavoratori, e da questa sintesi sono nati proprio gli emendamenti che cercavano di cambiare in meglio questo decreto, proprio perché è un momento nel quale è importante cercare di aiutare il Paese. Il gruppo di Forza Italia, quindi, non ha modificato la propria valutazione complessivamente negativa di un provvedimento che non prevede significativi interventi di carattere strutturale per la ripresa economica generale ma solo interventi una tantum di carattere temporaneo, che rimanda gli interventi sulla ripartenza delle opere pubbliche e sullo sblocco dei cantieri al prossimo “decreto Semplificazioni”, che fa ancora troppo poco per agevolare l'investimento dei privati, che di fatto dimentica il turismo anch'esso rimandato a una prossima futura manovra, mentre noi avevamo chiesto fin dai primi decreti un intervento di 2,5 miliardi per sostenere l'intero comparto che sta soffrendo e anche guardando l'esperienza dei Paesi a noi vicini: guardiamo cosa ha fatto la Francia per stimolare la ripresa del turismo. Se da un lato non possiamo che apprezzare l'accoglimento di alcuni nostri interventi migliorativi introdotti in Commissione, dall'altro il provvedimento, a nostro avviso, contiene ancora troppe risposte parziali, se non addirittura sbagliate, per affrontare i problemi di intere categorie e comparti che ci sono stati, come dicevo qualche minuto fa, evidenziati con forza da tutte le realtà produttive del Paese. In tema di sanità e di personale sanitario riteniamo di aver fatto una buona cosa con il riconoscimento del bonus fino a 2.000 euro lordi aggiuntivi a medici e infermieri e a tutto il personale sanitario impegnato nell'emergenza anti-COVID, come pure doverosa è stata l'estensione dei benefici previsti per le vittime del dovere, ai medici e agli operatori sanitari tutti, agli infermieri, ai farmacisti, agli altri lavoratori di strutture sanitarie e sociosanitarie deceduti in conseguenza del COVID-19. Un riconoscimento tangibile perché, come ho avuto modo di ricordare più volte in Commissione, il tempo delle pacche sulle spalle deve finire. Bisogna fare in maniera che anche tutto il riconoscimento della politica e della gente il Parlamento riesca a tradurlo in una reale attestazione di stima, una reale attestazione di gratitudine che ci viene chiesta proprio anche dal Paese.

Ovviamente, è importante anche il tema sulle misure di formazione dei medici specialistici, anche se, anche qui, sulle borse di studio bisogna lavorare di più. I professionisti sanitari che hanno la necessità di completare il percorso con un ulteriore periodo di studi proprio per poter accedere a strutture sanitarie devono essere aiutati dallo Stato, con le borse per tutti e non solo per i medici. È importante anche la svolta sulla distribuzione dei farmaci, che apre alla possibilità per le regioni di distribuire, tramite le farmacie col meccanismo della distribuzione per conto, medicinali solitamente distribuiti direttamente alle strutture pubbliche, limitando, di fatto, gli accessi agli ospedali. È una misura che va incontro sicuramente ai bisogni dei pazienti, in particolare di quelli più fragili come gli anziani e i malati cronici, ma soprattutto agevola le famiglie. È stato difficile in questi mesi pensare che un cittadino si potesse recare in una struttura ospedaliera per poter prendere quei farmaci che erano necessari per la sua cura e, quindi, è evidente che cambiare il metodo di distribuzione di fatto è una maniera per essere più vicini al cittadino ma soprattutto di pensare davvero alla sua salute, perché un cittadino che non si cura è un cittadino che poi avrà più problemi di salute, avrà più necessità di ricorso in acuto dell'ospedale e, quindi, è sostanzialmente un cane che si morde la coda.

Non possiamo poi che plaudire per la decisione di accogliere la nostra proposta che incarica la fondazione Human Technopole di sviluppare il centro per l'innovazione e il trasferimento tecnologico nel campo delle scienze della vita, che sarà un ponte tra scienza e industria, tra pubblico e realtà private, dove si potranno costruire progetti di trasferimento tecnologico, valorizzazione dei brevetti e proprietà intellettuale. In poche parole, dare una mano davvero al Paese stimolandolo dal suo più profondo: peculiarità nell'innovazione e nell'intelligenza e la capacità dei nostri ricercatori di essere sempre un punto di riferimento per il mondo che cambia. Permettetemi di segnalare anche lo stanziamento di 5 milioni di euro per l'erogazione da parte del Servizio sanitario nazionale di ausili e protesi a tecnologia avanzata destinati a persone con disabilità fisiche per consentire il raggiungimento di una piena autonomia e la possibilità di svolgere attività sportiva amatoriale. Sapete quanto il gruppo di Forza Italia ha cercato di portare questa innovazione nella legge e sapete quanto è importante questo segnale per tutti i disabili. In tema di istruzione alla fine - e questo ci rende molto orgogliosi - siamo riusciti a reperire risorse da destinare alle scuole paritarie per l'emergenza COVID-19.

Un risultato sicuramente parziale ma importante, che ha evitato di dare il colpo di grazia a chi offre un contributo decisivo all'educazione dei nostri figli. Abbiamo sostanzialmente scongiurato il rischio di chiusura di numerosi istituti, consentendo così ai genitori di poter continuare ad esercitare il diritto di scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli. Dicevo parziale, dicevo che non ci soddisfa, ma è chiaro che per noi è un segnale che dovrà, poi, essere rispettato negli stanziamenti futuri di cui la nostra istruzione ha bisogno, proprio perché è fondamentale poter dare a tutti la possibilità di scegliere al meglio per i propri figli il percorso di studi che ritengono più appropriato.

La Commissione ha, poi, approvato le nostre proposte a sostegno della moda, istituendo un fondo per il design e la creazione e per sostenere le start up che investono nel design e nella creazione, nonché promuovere i giovani talenti del settore del tessile, della moda, degli accessori, che valorizzano il made in Italy. Positivo il recepimento della nostra proposta di introdurre un credito di imposta pari al 30 per cento dell'incremento delle rimanenze di magazzino. Infine, arriva una boccata d'ossigeno alle imprese grazie all'incremento di 30 milioni di euro per il ristoro alle spese per la mancata partecipazione alle fiere commerciali annullate a causa del Coronavirus. Due problemi sentiti che ci sono stati segnalati.

Il tema della moda e del made in Italy: quante volte ci impegniamo per tutelarlo e qui c'era bisogno davvero di aiutare per non disperdere un patrimonio così importante; mantenere i motori al minimo, ma accesi, ed evitare di spegnere le nostre realtà, che difficilmente si potranno rimettere in cammino, ma, in questo momento, era necessario un segnale proprio perché, se il made in Italy è il petrolio, con il turismo, del Paese, doveva essere per forza aiutato. Come per forza doveva essere aiutato il ristoro sulle fiere commerciali, che rappresentano un settore molto importante del nostro Paese, con anche la possibilità di essere quella vetrina che, insieme al made in Italy, dà la forza del Paese nel mondo e, quindi, aiutarli per riuscire davvero a mantenere il Paese, nei suoi asset principali, ancora vivo e vitale.

Valutiamo positivamente anche la norma voluta da Forza Italia che dà il via alla possibilità di creare un fondo sovrano italiano, consentendo ai contribuenti che intendano investire i loro risparmi a sostegno della crescita dell'economia reale, di far affluire anche disponibilità liquide al conto corrente di Tesoreria centrale fruttifero.

Ovviamente, molto più critiche sono le valutazioni su altre parti del provvedimento licenziato dalla Commissione: sull'ecobonus, per esempio, pur valutando positivamente il miglioramento della norma in taluni aspetti, a cominciare dall'ampliamento della platea dei beneficiari, non riteniamo condivisibile l'abbassamento di alcuni massimali, la durata temporale limitata dell'intervento e l'esclusione di alcune categorie di abitazioni. Chiariamoci bene, noi stiamo ragionando su quelle che impropriamente vengono considerate di lusso, quindi anche l'esclusione degli immobili delle imprese di turismo. È un'altra faccenda che, secondo noi, non va nella direzione giusta.

Tema importantissimo e per noi inaccettabile è l'esclusione di tantissimi professionisti iscritti agli enti previdenziali privati dei contributi a fondo perduto. Si tratta di un vero e proprio tradimento verso una delle categorie più colpite dalla crisi economica dovuta al Coronavirus. Per questa maggioranza, i professionisti non hanno diritto a nessun ristoro: vi è una pregiudiziale sicuramente ideologica incomprensibile che va assolutamente sanata. Sui professionisti il discorso è stato fatto in maniera molto approfondita in Commissione: abbiamo difeso con forza questa realtà del Paese, questa realtà di piccoli imprenditori, piccole realtà che riescono davvero a dare una risposta concreta al Paese, con l'impegno quotidiano, mantenendo le loro realtà produttive in condizioni di produrre nonostante, magari, qualche sforzo personale, di riduzione delle proprie attività personali, ma per cercare di avere sempre quel numero di colleghi, di dipendenti che consenta allo studio di dare una risposta ai cittadini.

Quante volte noi ci rivolgiamo ai professionisti per risolvere i nostri problemi ed è per questo che, secondo noi, sui professionisti bisognerebbe cambiare tutti i ragionamenti e cominciare ad includerli veramente nella realtà delle forze importanti di questo Paese.

Grave è anche la bocciatura degli emendamenti, sostenuti dalle opposizioni, che chiedevano di riscrivere con chiarezza l'esclusione della responsabilità dei datori di lavoro in materia di contagi da Coronavirus dei lavoratori. Noi chiedevamo che, se non ci fosse un evidente dolo, un'evidente spinta a non considerare le regole che il Governo ha dato agli italiani, non ci fosse possibilità di coinvolgerli in queste vicende. È un tema importante che lascerà numerosi strascichi e mi piace ricordare la nostra battaglia a favore di questi emendamenti che non sono stati, invece, considerati dalla maggioranza. Ovviamente, questa è un'occasione persa, un'occasione che mortifica tutti quei titolari di azienda che vogliono ripartire e dare occupazione e che, quindi, hanno tutto l'interesse a mantenere tutte le giuste precauzioni e le giuste indicazioni del Governo, ma che devono avere la possibilità di riprendere l'attività.

Riteniamo sbagliata anche la bocciatura di un emendamento di Forza Italia che creava un LEA per chi è stato nelle terapie di rianimazione per potere, in questo senso, continuare a curarsi senza pagare il ticket, perché lo strascico di questa maledetta malattia sarà, probabilmente, lungo, speriamo di no, ma le indicazioni degli scienziati, ciò che viene dalla dal mondo della scienza ci indica la possibilità di una grande e lunga necessità di cure e, quindi, ci siamo riproposti, anche in questo senso, di tornare su questo tema nelle prime occasioni possibili.

Perplessi anche, per non dire stupiti, dalla norma relativa alla proroga degli sfratti, perché, in un momento di grande crisi economica e sociale, è doveroso aiutare gli inquilini agevolando i pagamenti degli affitti e facilitandoli, ovviamente, il più possibile - nessuna discussione -, ma, allo stesso tempo, non è corretto che si penalizzi il proprietario di immobili. Serve essere equi e proporzionati nelle proposte politiche e nelle scelte: se lo Stato riconosce un'esigenza, deve intervenire per tutelarla direttamente, non scaricare questa esigenza su un altro soggetto, che è un privato proprietario e che non ha colpe in questo senso.

Registriamo un primo piccolo passo di attenzione, ma del tutto insufficiente, verso l'automotive, con l'approvazione dell'emendamento che modifica l'articolo sugli incentivi alla rottamazione, estendendoli anche alle auto “Euro 6”. Un aiuto temporaneo a un settore che ha subito, più di altri settori industriali, la crisi. Un intervento minimale che, ancora una volta, palesa la volontà o la necessità politica - lo scopriremo nei prossimi mesi - della maggioranza di rinviare ogni decisione al giorno che verrà; stesso ragionamento che è stato fatto per le paritarie.

Nella fase di ripresa, il Paese deve far leva sul settore industriale e commerciale del manifatturiero e sulle sue eccellenze. Per un rilancio dell'economia italiana serve uno Stato in grado di indirizzare gli investimenti strategici: per questo, ad una fase emergenziale, doveva far seguito rapidamente una fase in cui lo Stato sapesse affrontare le ataviche debolezze del sistema Paese, creando un ecosistema favorevole alle imprese, stimolando gli investimenti privati e rifuggendo quanto più possibile dalla tentazione del ritorno dello Stato-imprenditore.

Concludo, Presidente. Berlino e Parigi stanno spingendo fortemente sull'acceleratore, mentre l'Italia prende tempo, ma non rischiamo davvero più di averne a sufficienza per intervenire. Questa maggioranza è indecisa su tutto e anche questo provvedimento rischia di rimanere un'occasione persa per tutto il Paese.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata a Vanessa Cattoi. A lei la parola, deputata Cattoi.

VANESSA CATTOI, Relatrice di minoranza. Grazie, Presidente. Questo provvedimento, il “decreto Rilancio”, è stato discusso per settimane all'interno della Commissione bilancio, attraverso un confronto che abbiamo cercato di portare avanti, soprattutto entrando nel merito delle questioni.

Un “decreto Rilancio” che doveva gettare le basi per una ripartenza dopo la pandemia o comunque nel pieno di una pandemia che ha colpito non solo l'Italia ma tutto il mondo e che doveva proiettare il nostro Paese verso il futuro e, invece, cosa ci troviamo? Con una grande occasione persa. Un provvedimento di 55 miliardi, come il collega Mandelli giustamente ricordava, un provvedimento per il quale tutta l'opposizione e quindi tutti i partiti che rappresentano l'opposizione avevano votato lo scostamento: un primo scostamento di 25 miliardi, un secondo scostamento di 55 miliardi per un ammontare totale pari a 80 miliardi di euro che dovevano servire per preparare tutti i progetti di rilancio del sistema Paese ma che, in realtà, in entrambi i provvedimenti non si sono purtroppo concretizzati, nonostante tutte le proposte portate avanti non solo da noi deputati della Lega ma da tutto il centrodestra. Siamo entrati nel merito di alcune questioni nel dibattito che c'è stato in Commissione durante il “decreto Rilancio”, ma purtroppo i risultati sono pochi e quelli che abbiamo portato a casa sono stati insufficienti perché, vedete, vorrei ripartire soprattutto da un punto principale. Più che parlare del rilancio del Paese, nel provvedimento abbiamo parlato e ritroviamo il rilancio delle assunzioni nella pubblica amministrazione che, per carità, potrebbero essere anche condivisibili, però dobbiamo anche porci un serio problema legato alla sostenibilità di tutte queste nuove assunzioni. Forse il Governo pensa che lo Stato avrà lo stesso gettito fiscale da qua a settembre e che tutte le aziende rimarranno in piedi comunque grazie al poderoso aiuto ricevuto dallo Stato. Ebbene, in un provvedimento di 55 miliardi non è possibile che per le imprese siano stati stanziati poco più di 6 miliardi a fondo perduto, quando gli stessi imprenditori italiani, che esercitano attività di impresa anche in altri Paesi europei, si sono visti erogati sui conti correnti importi sufficienti per coprire il periodo di lockdown. Non è accettabile perché l'Italia deve ripartire dal lavoro e per ripartire dal lavoro dobbiamo sostenere gli imprenditori e le imprese italiane e in questo decreto, purtroppo, è stata persa una grande occasione. Parlavo del rilancio delle assunzioni perché, vedete, basta leggere il decreto: troviamo assunzioni di 1.000 assistenti tecnici per il comparto della scuola, va benissimo; 650 agenti di Polizia penitenziaria, va benissimo; oltre 9.600 infermieri, benissimo e oltre 20.000 assunzioni di personale sanitario, perfetto: siamo completamente d'accordo. Peccato però che, se il personale sanitario negli ultimi dieci anni in Italia è stato tagliato, lo si deve non solo e per colpa dei Governi che ci hanno preceduto. Pensiamo al Governo Monti, ad esempio. Negli ultimi dieci anni c'è stato un drastico taglio della spesa sanitaria pari a 37 miliardi. Abbiamo ridotto il personale sanitario in modo incredibile rispetto agli altri Paesi europei. Addirittura l'Italia è il fanalino di coda nel numero di operatori sanitari in rapporto alla popolazione: abbiamo 3,5 medici ogni 1.000 abitanti, quando la media europea ci porta ad almeno 5 medici ogni 1.000 abitanti. Ma ciò a cosa è stato dovuto? È stato dovuto a politiche sbagliate dei Governi che ci hanno preceduto, politiche sbagliate purtroppo dettate dal rigorismo europeo che ci ha imposto tagli drastici al Sistema sanitario nazionale e che in questa pandemia abbiamo pagato tutti quanti. Lo abbiamo pagato noi; lo hanno pagato i cittadini; lo hanno pagato con la stessa vita gli operatori sanitari che si sono dedicati giorno e notte per mesi interi a cercare di fare il meglio per salvare vite umane dei nostri concittadini. E noi cosa abbiamo fatto? Poco e niente. Addirittura inizialmente negli emendamenti è stato dato parere contrario all'emendamento della Lega che prevedeva il premio per gli operatori sanitari; poi però il Governo ha fatto un passo indietro, forse anche perché effettivamente la fase interlocutoria all'interno del dibattito in Commissione è servita a qualcosa e, quindi, l'emendamento della Lega, che prevedeva la possibilità da parte delle regioni di riconoscere un premio fino a 2.000 euro per tutti gli operatori sanitari, è stato approvato. Come diceva giustamente il collega Mandelli, non è più tempo e non è più ora delle mere pacche sulle spalle: bisogna agire e bisogna dare i giusti riconoscimenti soprattutto al personale sanitario e a tutti gli operatori, anche non sanitari, che hanno lavorato all'interno delle strutture pubbliche e hanno continuato ad operare nonostante il lockdown, nonostante la piena emergenza e la piena fase di pandemia. Perché citavo l'Europa inizialmente? Vorrei ricordare a tutti che, se abbiamo gestito in questo modo la pandemia, dobbiamo fare un plauso soprattutto ai presidenti delle regioni che, nonostante i continui tagli ed anche le continue accuse infamanti da parte di alcuni membri del Governo, hanno cercato di dare il massimo e di dare risposte sui territori.

Gli stessi presidenti di regione, che all'interno di questo decreto, si vedono riconoscere solo un miliardo e mezzo quando invece sono stati i primi a rispondere prontamente alle emergenze, laddove soprattutto la burocrazia, l'iter della farraginosa burocrazia, che purtroppo attanaglia il nostro Paese, impediva allo Stato di rispondere prontamente all'emergenza sanitaria. I presidenti delle regioni si sono rimboccate le maniche e hanno cercato di dare risposte; hanno creato nuovi posti letto nelle rianimazioni, hanno cercato di trovare quei DPI che lo Stato non ha provveduto per tempo a far arrivare sui territori, si sono dati da fare il più possibile, nonostante i continui tagli imposti dall'Europa. E perché voglio parlare dell'Europa? Perché, vedete, se siamo arrivati nella situazione di oggi è anche per colpa dell'austerità di questa Europa, che ci ha imposto sempre tagli, e per colpa dei Governi che hanno sempre assecondato questi tagli. Un'Europa che adesso cosa ci propone? L'Europa adesso ci propone di ottenere forse poco meno di 82 miliardi di trasferimenti nel caso usassimo lo strumento del Recovery Fund, anche denominato, in Commissione europea, Next Generation EU, oppure 90,9 miliardi in prestiti. Ricordiamoci però che, per beneficiare di tali risorse, tutti i Paesi dovranno ovviamente versare una maggior quota di contributo nel bilancio pluriennale europeo e per l'Italia, per gli anni dal 2021 al 2027, si tratterebbe di sborsare la bellezza di 65 miliardi di euro. E allora noi ci chiediamo: ma come, a fronte di 82 miliardi di euro di trasferimenti, l'Italia in sei anni ne deve versare 65? Tutto questo giro di miliardi per poi avere 17 miliardi in tasca? Ma non era l'Europa dei popoli, ma non era l'Europa che doveva rispondere prontamente prima di tutti a questa emergenza, a questa pandemia europea e mondiale? Dov'è l'Europa? Dov'è l'Europa nei confronti di quegli Stati che hanno bisogno ora e adesso di risorse economiche e a cui pensa di rispondere forse l'anno prossimo; ma soprattutto dov'è questo Governo nei confronti di un'Europa che cerca di perdere tempo e di prender tempo? Il Premier Conte è venuto in aula un paio di settimane fa e cosa ha fatto? Nulla, è venuto a dire che andava in Europa: peccato che si è sottratto ad un mandato politico parlamentare ben preciso che doveva essere dettato dal Parlamento e perché? Perché ci sono dei problemi all'interno della maggioranza: il MES sì o il MES no? Che strumenti vogliamo usare? Usiamo il Recovery Fund, accettiamo o cosa decide di fare questo Governo? Decide di non decidere, non ha una visione, decide di non avere una posizione importante all'interno dell'Unione europea, decide di non decidere e ciò è deleterio soprattutto per tutti noi perché ci pone in una situazione di inferiorità. Infatti, vedete, se l'Europa va avanti e programma, l'Italia sta ferma e non programma. Peccato che è notizia dell'altro giorno, anche che per quanto riguarda le grandi opere europee, giusto l'altro giorno la signora Merkel ha detto che sta già progettando quello che sarà il Trans Europe Express, il lungo percorso ferroviario di alta velocità che collegherà le principali città europee da ovest a est e da est a nord tagliando completamente l'Italia e vi siete chiesti perché? Ma certo perché l'Italia sulle grandi opere - è inutile che adesso pensiamo di andare in deroga al codice degli appalti per fare delle opere spot all'interno del nostro Paese senza avere una visione omogenea - purtroppo paga lo scotto di un Governo che non ha il coraggio di andare avanti nelle decisioni strategiche e decisive per il nostro Paese, soprattutto le infrastrutture. Anche qua, come dicevo, la Germania è già pronta a un progetto entro il 2030 per collegare le principali città europee: l'Italia è fuori. Si parla di passare da Barcellona, Parigi, Berlino, Varsavia fino a Stoccolma e l'Italia è fuori e sapete perché l'Italia è fuori? Perché l'Italia purtroppo ha un'incapacità programmatica e soprattutto l'Italia rimane fuori perché non abbiamo una visione ma soprattutto abbiamo dei forti limiti a realizzare le opere. Quei forti limiti che noi abbiamo cercato di superare con puntuali emendamenti anche all'interno del “decreto Rilancio”. Il gruppo Lega ha presentato una serie di emendamenti a costo zero che sono stati bocciati e che andavano a lavorare soprattutto sulla semplificazione del codice degli appalti proprio per rilanciare il sistema Paese.

Dobbiamo ripartire dalle infrastrutture se vogliamo soprattutto salvaguardare uno dei comparti più importanti, quello dell'automotive, perché pensare all'automotive vuol dire pensare a tutto il sistema infrastrutturale della mobilità pubblica e passenger car; vuol dire pensare ad un sistema di mobilità che percorre l'Italia da Nord a Sud e da Est a Ovest. Non è possibile che nel 2020 abbiamo l'alta velocità a macchia di leopardo e siamo un Paese all'interno dell'Unione europea: ma dove vogliamo andare in questo modo? Non possiamo competere con gli altri Paesi europei, non possiamo essere attrattivi per gli imprenditori che decidono di venire nel nostro Paese. Ma chi vuole venire in un Paese che non ha l'alta velocità da Nord a Sud e da Est a Ovest? Ma chi vuole venire in un Paese che si tiene fuori da un progetto come quello della Trans Europ Express, che prevede il collegamento delle principali città europee? Quindi, questo noi cerchiamo di farvi capire: bisogna avere il coraggio di prendere delle decisioni importanti, ma bisogna avere la visione e la strategia che purtroppo qui manca. E noi abbiamo cercato, attraverso le nostre proposte emendative, di correggere e di dare una mano, soprattutto cercando di far ripartire anche tutta la parte del comparto delle grandi opere, perché è inutile, come dicevo prima, programmare una serie di interventi spot. Ma sì, accontentiamo tutte le regioni: che opera principale vuoi, tu, presidente della regione X, Y, Z, accontentiamo un po' tutti.

Ma non è così che si decide di gettare le basi per il futuro di un Paese serio e ricordatevi che, se non lo fate seriamente in questo momento, state mettendo un'ipoteca su quello che è il futuro di tutti i nostri figli, dei giovani italiani, e che loro pagano semplicemente lo scotto di una politica incapace e soprattutto che non si sa prendere le proprie responsabilità.

Per quanto riguarda la parte degli investimenti, abbiamo avanzato delle proposte, come quella per le grandi opere, come dicevo prima, con il superamento quindi del codice degli appalti - emendamenti che andavano in questa linea e che sono stati bocciati - come piuttosto misure più fattibili, più alla portata di tutti, come ad esempio cercare di rilanciare i piccoli investimenti. Avevamo visto come, nella legge di bilancio 2018, che avevamo scritto con i colleghi 5 stelle, il Fondo per i piccoli investimenti per i comuni al di sotto dei 20.000 abitanti era stato utilizzato da tutti i comuni, erano ripartite delle piccole opere su tutti i nostri territori, è questo un altro strumento molto importante e che si è rilevato veramente utile per rimettere liquidità nel sistema. E anche lì, a fronte di un emendamento puntuale che abbiamo presentato come gruppo Lega, ci è stato prontamente bocciato. Sì, però questo purtroppo non è un torto che fate a noi della Lega, ma è un torto che fate a tutti gli italiani e soprattutto ai sindaci: abbiamo perso un'occasione, perché, in questo caso, soprattutto il rilancio degli investimenti per la messa in sicurezza di strade, scuole e strutture pubbliche comunali poteva essere un'occasione per sostenere anche la ripartenza dell'anno scolastico 2020-2021. Perché? Perché ricordiamoci che, soprattutto nel protocollo che è stato stilato dal Ministro Azzolina, ebbene si scarica sui sindaci e sugli enti territoriali la responsabilità di individuare dei luoghi per poter ampliare quelle che sono le strutture scolastiche esistenti, perché purtroppo, per cercare di avere distanziamento fisico e di mettere in atto tutto il protocollo che è stato sottoscritto dalla Ministra stessa, ci sarà bisogno di ulteriori spazi. Anche lì, con questo emendamento, potevamo intervenire in una situazione dove effettivamente c'è necessità e c'è urgenza; potevamo rilanciare piccoli investimenti, ma potevamo anche risolvere un grande problema, che dovranno affrontare nelle prossime settimane sindaci e dirigenti scolastici. E, per quanto riguarda la scuola, un piccolo risultato l'abbiamo ottenuto: abbiamo raddoppiato i fondi per le paritarie e questo ci fa piacere, perché comunque il pluralismo scolastico è quello che permette di avere anche la possibilità di avere una scelta in più nei confronti delle famiglie italiane per i loro figli.

Ebbene, quindi apprezziamo il fatto che sia stato accolto il nostro emendamento, che raddoppia i fondi previsti per le scuole paritarie, però, se vogliamo ripartire dal futuro dei nostri figli e dal rilancio del nostro Paese, dobbiamo pensare veramente ad una seria riprogrammazione anche di tutto quello che è il comparto scolastico, ma non solo pensare ai protocolli per l'accesso a settembre dei nostri figli e dei nostri ragazzi, ma cerchiamo di fare un po' più di programmazione anche nelle discipline universitarie. Non è possibile che ci troviamo qui, oggi, a dover assumere 20.000 tra infermieri e medici, quando, in realtà, sono tutte figure che devono ancora finire il proprio iter formativo, perché, purtroppo, negli anni è mancata la programmazione scolastica e delle professioni. Questo è stato, purtroppo, lo scotto che abbiamo pagato anche in questa pandemia, non solo sotto il profilo economico, anche sotto il profilo dell'istruzione scolastica.

Quindi, cosa vi chiediamo noi? Noi chiediamo soprattutto di prestare maggiore attenzione, perché, purtroppo, questo nostro sistema Paese ha bisogno di ripartire, ma ormai non c'è più tempo; ma non siamo noi a dire che non c'è più tempo, lo dicono tutti gli imprenditori, che, da questo “decreto Rilancio”, si aspettavano molto; quegli imprenditori che, da questo “decreto Rilancio” si aspettavano soprattutto un taglio sulla parte fiscale, un taglio che non c'è stato: abbiamo stanziato 4 miliardi per il taglio IRAP, piuttosto di niente meglio piuttosto, come si dice dalle mie parti, però bisognava dare una visione, una prospettiva. Perché non avete approvato l'emendamento sulla flat-tax? Non volete chiamarla flat-tax, volete modificare, volete proporre una doppia aliquota, tre aliquote, volete semplificare in modo diverso? Ma cerchiamo di creare una prospettiva, perché altrimenti gli imprenditori già faticano a tenere aperto, perché in questi mesi e in queste settimane molti imprenditori tengono aperto, pur essendo in perdita, ma se noi non creiamo una prospettiva, cosa pensate? A settembre ci troveremo con metà delle attività produttive chiuse, completamente chiuse e quindi il gettito fiscale, che doveva permettere allo Stato di sostenere tutto questo mega piano di assunzioni, che avete inserito anche all'interno di questo “decreto Rilancio”, come pensate di sostenerlo, se metà degli imprenditori a settembre chiuderanno? Questo cerchiamo di farvi capire e quando ci si dice che no, l'anno bianco fiscale non è sostenibile, non è pensabile, attenzione, perché l'anno bianco fiscale purtroppo potrebbe anche avverarsi e realizzarsi senza che il Governo decida di far nulla, perché purtroppo la maggior parte delle imprese chiuderanno. Quindi, quello che vi chiediamo è cerchiamo di agire in anticipo e di farlo subito. Già ora è tardi, perché, rispetto agli altri Paesi europei, che, nel giro di poche settimane, hanno erogato i contributi a fondo perduto e hanno immesso liquidità nel sistema, l'Italia si trova qui oggi, lunedì 6 luglio, a discutere un decreto dove purtroppo, all'interno di questo decreto, per la parte soprattutto relativa al fondi perduti a sostegno delle piccole imprese, abbiamo destinato solo 6 miliardi di euro. Solo 6 miliardi di euro? Ma se abbiamo destinato più soldi a coprire le garanzie per l'Unione europea, ma stiamo scherzando? E' così che vogliamo far ripartire il Paese? Secondo la Lega e secondo tutti noi non è questo sicuramente il modo e vedete, quando parlavo di tagliare le tasse, non siamo solo noi a dirlo che è una misura necessaria e necessaria ora; è stata anche la Corte dei Conti a dirlo, bisogna tagliare le tasse perché il taglio delle tasse non è più rinviabile. Purtroppo, siamo ultimi in classifica per quanto riguarda la classifica del Fondo monetario internazionale, che ci pone, pone l'Italia con una perdita del PIL pari al 12,8 per cento prevista per il 2020. Altri Paesi sono messi come noi, non ci possiamo mica lamentare, per carità, ci dite voi, perché altri Paesi sono messi come l'Italia. Sì, peccato che negli altri Paesi le risposte del Governo siano state diverse e la tempestività e la risposta è determinante e fondamentale in questi momenti e non siamo solo noi a dirlo ed è inutile che, nel momento in cui avete approvato un decreto di 55 miliardi, dopo pochi giorni vi ritrovate a Villa Pamphilj a trovare le categorie. Innanzitutto, il confronto deve avvenire all'interno delle Aule parlamentari e non all'interno delle ville, punto primo; punto secondo, questo confronto doveva essere fatto prima di varare una manovra di 55 miliardi, perché allora questo ci dà ragione a noi, quando noi, tutto il centrodestra vi chiedeva di sedervi attorno a un tavolo e di confrontarsi, perché noi l'abbiamo fatto il confronto con tutte le categorie, ma l'abbiamo fatto ancora a febbraio. Infatti, nella relazione di Colao, tutto quello che è il programma che è stato inserito è praticamente una brutta copia di quello che noi della Lega e che tutto il centrodestra unito è mesi che vi sta dicendo che bisogna fare. E nel frattempo cosa avete fatto? Avete perso solo tempo. Purtroppo, però, oggi non c'è più tempo e abbiamo bisogno che il Governo dia delle risposte immediate. Ricordatevi che noi, come centrodestra - e parlo a nome soprattutto adesso del gruppo Lega - non siamo più disposti a firmare alcun assegno in bianco. Noi siamo stati disponibili, eravamo disponibili a un confronto prima, ma non accettiamo più di votare altri scostamenti, se non si interviene soprattutto in modo tempestivo su quelli che sono dei settori cruciali e che necessitano di un intervento mirato e immediato: parlo del turismo, parlo dell'automotive, ma parlo di molti altri comparti, parlo soprattutto dell'imprenditoria italiana, che è disperata e che soprattutto, se non riceve dei segnali, in questo momento e oggi, domani sarà troppo tardi, ma non fate un torto a noi a non ascoltarci, ricordatevelo, perché il torto grande lo fate a tutti gli italiani, ma soprattutto lo state facendo nei confronti del futuro dei nostri figli, grazie Presidente.

PRESIDENTE. Grazie a lei deputata Cattoi. Ha facoltà di intervenire la relatrice di minoranza, deputata Ilenia Lucaselli.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice di minoranza. Presidente, io credo sia importante oggi partire dalla fine della relazione che depositeremo per Fratelli d'Italia. Perché, vedete, in questi 45 giorni in cui ho studiato il provvedimento, il testo del “decreto Rilancio”, in queste tre settimane passate in Commissione, quindi dopo aver combattuto affinché passasse un principio fondamentale per Fratelli d'Italia, cioè il fatto che questo provvedimento andasse epurato da tutte quelle cose che non avevano a che fare con il rilancio dell'Italia, e che invece dovessimo occuparci davvero dei problemi degli italiani; ebbene, dopo aver fatto questo, dopo aver tentato in tutti i modi di far capire che gli ideali e non le ideologie devono in questo momento caratterizzare il dibattito politico, bene, dopo tutto questo ieri abbiamo ritrovato su tutti i social il MoVimento 5 Stelle che ha pubblicizzato l'orgoglio per aver fatto passare un emendamento: un emendamento con il quale si istituisce un fondo sul quale sono state stanziate delle somme che vanno a sostegno delle pensioni per gli invalidi civili. Forse, però, i colleghi del MoVimento 5 Stelle non hanno letto bene, perché quell'emendamento si chiama emendamento Meloni. Ecco, io parto da questo dato. Parto da questo dato perché rappresenta la battaglia che il gruppo di Fratelli d'Italia ha fatto in Commissione, mantenendo con coerenza, limpidità e veramente una forza di ideale, che credo siano stati unici all'interno di questo dibattito, quello che abbiamo detto dall'inizio: noi volevamo questo provvedimento ripulito da tutto ciò che era un'elargizione economica non utile e non necessaria per il rilancio dell'Italia, e volevamo invece riportare l'attenzione sui fatti veramente importanti. E con questo emendamento ci siamo riusciti: Fratelli d'Italia è riuscito con l'emendamento Meloni a far istituire un fondo e abbiamo sottratto 45 milioni alle elargizioni economiche, alle marchette economiche di cui questo decreto-legge era pieno per istituire un fondo che sia un primo tassello per l'aiuto e il sostegno agli invalidi civili, che, come sapete, percepiscono 280 euro al mese, una miseria. Io parto da questa vittoria di Fratelli d'Italia, come ce ne sono state altre. C'è l'emendamento Rampelli, che ha riportato all'attenzione del dibattito in Commissione l'importanza delle scuole paritarie; ed è grazie alla forza del dibattito che il gruppo di Fratelli d'Italia ha saputo inserire all'interno della Commissione che c'è stata la convergenza di tutte le forze per poter riparlare di un problema fondamentale che erano le scuole paritarie, e senza il nostro intervento quelle scuole oggi sarebbero morte, determinando una catastrofe sull'istruzione italiana.

Questo decreto-legge veramente aveva tantissimi punti che dovevano essere eliminati: noi abbiamo presentato una serie di emendamenti soppressivi, e non ci siamo mai discostati da quel principio. Che senso ha dare oggi dei soldi per l'acquisto di beni e servizi a INAIL e INPS? Qual è il senso di questi soldi? Qual è il senso delle assunzioni fatte all'ICE? Qual è il senso - e ritorniamo a una delle cose che abbiamo ripetuto moltissimo in Commissione - di prevedere un investimento per un viaggio a Dubai in un momento come questo? Noi crediamo che mai come oggi si possa ricondurre l'evidenza dei dati della statistica a quello che abbiamo attorno a noi, a quello che è tangibile, quello che vediamo quando camminiamo per le nostre città, quando parliamo con gli imprenditori, con i professionisti, con i lavoratori. Noi sappiamo, secondo i dati dell'Istat che ha tracciato i confini di un Paese in cui aumentano le disuguaglianze e si rischia di peggiorare il trend della natalità, che l'Italia e, in questo momento, le imprese italiane vanno verso una proiezione di riduzione del 12 per cento. Verranno ridotti i livelli occupazionali. Ci sono già oggi 900 mila inattivi in più, per non parlare dei nuovi disoccupati, per non parlare dei 9 milioni di persone, di lavoratori che hanno richiesto la cassa integrazione; di questi, 5 milioni l'hanno ottenuta non per l'operato di questo Governo, ma per l'abnegazione degli imprenditori, perché hanno anticipato quelle somme.

Credo che gli Stati generali siano stati inutili, comunque fatti troppo tardi, e il “decreto Rilancio” parla di un rilancio che non potrà avvenire attraverso quelle norme. Questo decreto rappresenta la terza tappa di un percorso che però non ha una meta chiara: dal “decreto Cura Italia” fino al “decreto Liquidità”, oggi il “decreto Rilancio”; nessuna delle richieste provenienti dal mondo produttivo è stata né raccolta né sviluppata; nessuna a parte una, la cassa integrazione, ma applicata talmente male, talmente in ritardo che è diventato un provvedimento assolutamente inefficace a dare risposte. Per il resto invece è buio totale. È buio totale: rimane la tenaglia tra lentezza delle procedure ed esiguità finanziaria degli interventi; rimane invariato un certo modo di procedere di questo Governo, tra burocrazia e revival da Prima Repubblica. Del resto, basta vedere la genesi di questo provvedimento: io non dimentico quel documento lunghissimo, quel primo documento lunghissimo (erano 800 pagine) in cui venivano elencati i desiderata dei vari Ministeri. Un assalto preventivo alla diligenza che si è poi trasformato in 266 articoli per oltre 300 pagine, un pacchetto voluminoso quanto poco ambizioso negli obiettivi posti. Avrebbe dovuto contenere una svolta, per esempio, attraverso i ristori a fondo perduto per le imprese, e questa misura però, che c'è, è timida ed è insufficiente rispetto alle aspettative delle imprese e rispetto allo shock negativo subito dalla domanda in questi mesi. Tra l'altro, rispetto alla prima bozza del provvedimento, gli scaglioni dei ristori sono stati addirittura peggiorati. Ed è stato escluso - questo è uno dei punti sul quale Fratelli d'Italia ha veramente battagliato all'interno della Commissione - dalla platea dei beneficiari dei contributi a fondo perduto tutto il comparto professionale: una follia tutta italiana! Con questa esclusione non solo abbiamo abdicato al principio formale per cui i liberi professionisti sono accorpati per normativa vigente dalla stessa legge italiana, legge di bilancio del 2016, ma anche a livello comunitario, alle PMI; ma la sostanza è ancora più importante, perché negli studi professionali trovano lavoro 900 mila persone che potrebbero subire dei contraccolpi gravissimi dalla loro eventuale chiusura.

Un altro dato: quello del turismo. Sì, ci siamo occupati di turismo, ma come e con quali finalità? Ma soprattutto, con quali risultati? Il bonus vacanze forse poteva essere una piccolissima pillola da dare per un raffreddore; il bonus vacanze non risolve il problema del comparto del turismo, i finanziamenti dati a questo comparto sono non insufficienti, ma ridicoli. E vedete, non possiamo dimenticare che il turismo è un settore che produce il 13 per cento del PIL e dà lavoro a 4 milioni e mezzo di operatori. Appena qualche giorno fa Federturismo ha lanciato l'allarme del rischio chiusura per un'impresa su quattro entro la fine dell'anno. E quando andiamo a vedere quali siano gli operatori che hanno accettato l'aggravio del costo - perché è bene dirlo, il bonus vacanze è a carico delle imprese del settore turistico -, quando andiamo a vedere i dati di Federalberghi ci rendiamo conto che meno del 4 per cento delle strutture hanno accettato di utilizzare il bonus vacanze. Quindi, un fallimento, un fallimento annunciato, un fallimento certificato dai dati.

E a tutto questo dobbiamo aggiungere che c'è un comparto che è stato veramente messo da parte, quello dell'automotive. Noi ne abbiamo discusso lungamente, perché tutta Europa si sta muovendo per tutelare le produzioni interne. Ebbene, anche in questo il “decreto Rilancio” è riuscito a silenziare una categoria, a silenziare le nostre imprese, a silenziare un comparto fondamentale per la produzione di PIL interno. Ovviamente, questo “decreto Rilancio” è semplicemente la prova plastica dell'azione di questo Governo, perché, proprio nei giorni in cui si celebravano gli Stati Generali, le famiglie e le imprese venivano chiamate a versare 11 miliardi di gettito IMU, nonostante ci fossero state ripetute richieste di congelarne la scadenza, così come il 20 luglio tutti i cittadini e le imprese saranno chiamati a pagare Ires, IRAP, Irpef e IVA. Questa è la realtà che sovrasta le misure di corto respiro e che suggerisce che l'unica responsabilità, quella vera, sia recepire il grido di dolore degli italiani.

Noi abbiamo discusso di un provvedimento, il “decreto Rilancio”, con un pacchetto di misure per 55 miliardi, e sappiamo già oggi che comunque non sarà sufficiente per affrontare la crisi economica. Ma non è soltanto il quantum: è il come, è l'indicazione delle priorità. Ci vuole una visione di prospettiva, ma soprattutto ci vogliono delle priorità. E fra le priorità, quando parliamo di queste, a me viene spontaneo chiedermi come mai noi continuiamo a fare investimenti, per esempio, per i monopattini elettrici e non ci preoccupiamo invece di pensare che, se quegli stessi soldi li avessimo dedicati al taglio dell'Irpef, probabilmente avremmo fatto cosa buona e giusta nei confronti del ceto medio, perché, utilizzando quei 10 miliardi per un taglio concreto, basterebbe togliere, per esempio, il reddito di cittadinanza, misura che si poteva assolutamente fare all'interno di questo decreto, con un taglio di 10 miliardi, togliendo tutto ciò che non ha a che fare con il rilancio dell'Italia, togliendo tutti quei provvedimenti inutili, noi avremmo potuto incidere sulle fasce più basse, e quindi avremmo potuto intervenire sull'Irpef, dando la possibilità di recuperare quel ceto medio che in questo momento è fondamentale per far ripartire l'economia italiana.

E lo abbiamo detto, un'altra delle soluzioni poteva essere quella del cuneo fiscale, cioè prevedere all'interno di questo provvedimento delle prime soluzioni reali e concrete; e invece, non solo durante le audizioni, ma anche quando abbiamo chiesto che il Ministro Gualtieri tornasse in Commissione per dirci quale era la disponibilità del Governo veramente a dibattere e a discutere con le opposizioni, anche in quella occasione non ci sono state date risposte. E quando abbiamo chiesto il perché, per esempio, venissero mantenute le consulenze per il Ministero dell'economia, così come per il Mise, anche in questo caso non ci sono state date risposte. Allora, agire sull'Irpef, agire sul cuneo fiscale, tagliare la burocrazia, sono queste le priorità di questo Paese in questo momento; e invece, ancora una volta, abbiamo preferito, il Governo ha preferito l'ideologia all'ideale, ha preferito sistemare quello che in questo momento poteva essere sistemato. Il pacchetto era effettivamente un pacchetto che faceva venire l'acquolina in bocca: 55 miliardi, due manovre finanziarie insieme. Beh, qualcosa bisognerà pur sistemarla. Noi, invece, avremmo voluto e continuiamo a pretendere che ad essere sistemati siano gli italiani. Noi abbiamo bisogno, per esempio, di immaginare che forse, durante i due mesi del lockdown, questo Governo, piuttosto che fare proclami, avrebbe potuto procedere all'aggiustamento delle strutture scolastiche che sono fatiscenti.

Avremmo dovuto preoccuparci, attraverso questo “decreto Rilancio”, di parlare in maniera puntuale, precisa e diffusa delle infrastrutture che mancano in Italia, ci sono 300 cantieri aperti. E allora perché no, perché no? Noi abbiamo provato, abbiamo provato in Commissione: siamo stati assolutamente fermi, come Fratelli d'Italia, sulle nostre posizioni, siamo stati assolutamente fermi anche quando abbiamo un po' subito il contingentamento dei tempi. Per carità, da un punto di vista regolamentare è assolutamente possibile, ma ci ha tolto, di fatto, la possibilità di discutere nel merito alcuni fatti che andavano assolutamente approfonditi.

E allora ritorno per un momento su un punto veramente importante, che è quello delle professioni, perché noi abbiamo la necessità di dare le risposte a tutti coloro i quali vogliono tornare a lavorare, a tutti coloro i quali hanno continuato a lavorare nonostante tutto e che sono, però, in questo momento, in gravissime difficoltà, perché fra quelle persone ci sono imprenditori, ci sono famiglie, ci sono i giovani, giovani professionisti, giovani imprenditori, le nuove leve di questo Paese, che sono quelle più scoperte in questo momento.

Ma voi immaginate cosa può essere successo a un giovane professionista che ha aperto la partita IVA quindici giorni prima dell'inizio del lockdown del COVID, che magari aveva preso impegni con l'affitto dello studio, l'attivazione di tutto ciò che questo comporta, e si è ritrovato nei primi due mesi, nei primi tre mesi della propria attività, e sappiamo che questo continuerà, perché ancora oggi non siamo tornati alla normalità, nell'impossibilità assoluta ed oggettiva di poter iniziare la propria carriera professionale. Ecco, a questi ragazzi noi avremmo dovuto guardare, di queste persone ci saremmo dovuti preoccupare; e invece, anche in questo caso, non è stato fatto, perché, quando mi si dice che i 600 euro possono essere considerati un aiuto e un supporto reale e concreto, a me viene da sorridere, perché mi viene da pensare che forse l'interlocutore, il mio interlocutore, quando mi dice queste cose, non è mai andato a fare la spesa e non ha mai gestito la vita economica di una famiglia e di una casa.

Il principale limite degli strumenti di garanzia su cui si fonda la strategia del Governo, considerata l'esiguità delle somme che sono state destinate a fondo perduto per tutti i comparti, rimane l'onerosità dei finanziamenti, che nei prossimi mesi appesantirà ancora di più i conti economici che sono già gravati dai costi del lockdown. Gli oneri dei finanziamenti garantiti dal Fondo centrale per le PMI potrebbero essere coperti dai fondi strutturali europei, potremmo dimezzare i tempi di attuazione con l'unificazione delle istruttorie nazionali e regionali. Occorre cambiare radicalmente il paradigma rispetto agli strumenti messi in campo per contrastare l'emergenza COVID e per assicurare agli operatori economici una reattività adeguata e minori costi. L'approccio alle riforme - e questo lo dico sperando che, quando inizieremo il dibattito del “decreto Semplificazioni”, questo rimanga all'attenzione - per uscire dal pantano in cui siamo incappati deve imperniarsi sulla semplificazione di procedure di accesso ai finanziamenti garantiti grazie, per esempio, anche ai certificatori terzi. Bisogna eliminare gli obblighi di accordo sindacale sia per gli ammortizzatori sociali che per il ricorso alla garanzia pubblica.

Noi dobbiamo arrivare alla burocrazia zero. E allora, siccome credo che una delle cose più importanti che ci sia è la consapevolezza che ognuno di noi può sbagliare, ma soprattutto la speranza che si possa comunque sempre essere migliori, quindi il convincimento personale che, nonostante si sbagli, si possa comunque sempre essere migliori, spero che questo Governo capisca che migliore di quello che è non può essere e abbia l'onestà intellettuale di portarci al voto il 20 settembre.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

È iscritto a parlare il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà. Prego, può stare dove desidera. Se vuole parlare senza mascherina, la postazione dove si trova adesso è quella giusta.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Prima di dire alcune parole sul “decreto Rilancio”, Presidente, vorrei spendere alcuni momenti del tempo che mi è concesso, per ricordare Ennio Morricone, perché credo che sia doveroso farlo. È scomparso nelle ultime ore, è stato una persona che ha dato grande lustro al Paese, ha cambiato la storia della musica e del cinema, mi verrebbe da dire. Lo voglio ricordare con un aneddoto anche personale, che non è del tutto scollegato, secondo me, dal “decreto Rilancio”. Cinque anni fa io ero capo di Gabinetto al Ministero dell'Istruzione e organizzammo, in quel momento, una giornata, nel cortile del Ministero a viale Trastevere, con i ragazzi e le ragazze di tutta Italia, sulle buone pratiche musicali, con la Ministra di allora e con il professor Berlinguer, che coordinava un comitato al Ministero su questo, furono invitati alcuni testimonial e avemmo l'onore di avere anche Ennio Morricone. Mi ricordo questo momento molto particolare, perché ad un certo punto Morricone stava seduto, trattato non da persona, ma da istituzione, mi verrebbe da dire. Stava seduto in prima fila e la Ministra si assentò. Si dovette assentare e rimase questa poltrona, questa sedia vuota, vicino Ennio Morricone e, quindi, io andai a sedermi vicino, per fare le veci di rappresentanza in quel momento. Per un quarto d'ora, venti minuti, rimasi in silenzio a sentire i ragazzi, con il maestro Morricone di fianco. Il problema era che c'era l'altra sedia anche vuota e, quindi, per venti minuti, vennero in continuazione un sacco di persone, a parlare con il maestro Morricone, che restava rigorosamente in silenzio, cercando di continuare a tenere l'attenzione sui ragazzi che suonavano e con queste persone, che - non lo so, forse, una forma di continua indulgenza - di venti secondi in venti secondi chiedevano attenzione al maestro, Ovviamente io ero l'unico che rigorosamente stava zitto lì. Come dire, anche un po' si sentiva l'aura che aveva uno vicino. Dopo venti minuti, in un momento di cambio fra due persone che venivano a parlare col maestro, Morricone si girò e mi disse questa cosa molto bella, che io voglio ricordare questa mattina qui in Aula: “non è così facile ascoltare”. E non ho ancora capito del tutto, se si riferiva alle persone che stavano andando da lui a chiedere delle cose o al fatto che oggettivamente lo stavano disturbando, mentre cercava di ascoltare i ragazzi che suonavano. Però, ci ho ripensato un po' questa mattina, venendo qui in Aula per parlare del “decreto Rilancio”, perché credo che questo “non è così facile ascoltare” sia un po' anche la testimonianza, che, almeno io, mi sono portato dietro da questa esperienza, in Commissione bilancio, in quest'Aula e in generale in questa esperienza parlamentare che stiamo facendo. Non è così facile ascoltare, ma, come ci ricorda Morricone, probabilmente è la cosa più importante, che abbiamo a disposizione in questo momento e in questo momento storico, in cui dobbiamo saper ascoltare le istanze che arrivano dal Paese. E sapere anche ascoltare le interlocuzioni che dobbiamo riuscire a costruire, come mi pare sia stato fatto con le opposizioni e all'interno della stessa maggioranza nel corso del “decreto Rilancio”.

Sul decreto, io volevo anzitutto associarmi ad alcuni ringraziamenti. Lo faccio partendo dai relatori di maggioranza, quindi da Marattin, Melilli e Misiti, con cui ho potuto interloquire. Non mi sfuggiva la complessità dell'esercizio nel quale si sono ritrovati. Prima, uno di loro ricordava che questo è probabilmente il provvedimento più corposo che abbiamo mai dovuto affrontare nella storia repubblicana, quindi l'idea stessa di avere più relatori e di doverlo gestire, sapendo che c'è un'urgenza là fuori. del Paese, che chiede delle misure. Io li voglio ringraziare, perché ho trovato ascolto, perché ho visto che, nonostante le difficoltà di gestire un esercizio così complesso, non mi hanno mai fatto mancare la capacità di capire che c'erano delle questioni, che io cercavo di sollevare, anche molto specifiche ovviamente in alcuni casi, rispetto ad alcuni emendamenti, e che, però, probabilmente, dietro quell'emendamento e quella richiesta, c'era sempre un interesse legittimo di alcune persone e di alcune realtà fuori, nel Paese, che chiedevano attenzione e ascolto. Lo stesso discorso ovviamente vale per il Governo e per i rappresentanti del Governo che si sono succeduti nel corso dei giorni e delle settimane dai banchi della Presidenza in Commissione bilancio.

Sul decreto voglio dire quattro o cinque cose. Una, la prima, è più generale, Presidente. Questo è il decreto di transizione, mi verrebbe da dire. Noi ci siamo ritrovati in piena pandemia, in piena emergenza sanitaria e le prime misure che abbiamo dovuto adottare, al netto di quelle relative alla gestione della pandemia, in senso stretto e in senso sanitario, di sicurezza sanitaria, erano ovviamente delle misure oggettivamente tampone. Persone che perdevano il loro reddito, persone che dovevano avere un sostegno economico e, quindi, il Governo e il Parlamento si sono trovati a dover tamponare, a dover mettere delle misure, che gestissero l'emergenza, che dicessero: poi ragioniamo sullo sviluppo, poi ragioniamo sulle conseguenze piene, perché io temo che il peggio sia ancora da venire, purtroppo, parafrasando al contrario un'espressione inglese, che dice: il meglio deve venire. Qui io temo che il peggio sia ancora da venire, in termini di impatto economico e sociale. E, però, allo stesso tempo, siamo stati tutti pronti a sostenere delle misure che dicevano: anzitutto pensiamo ad arrivare alla fine del mese. All'inizio era marzo, poi aprile, poi maggio e, però, a un certo punto, ci siamo accorti che quell'approccio, anche per il ridursi dell'impatto della pandemia e per il ritorno a una qualche forma di normalità, doveva essere gestito e deve essere gestito. Ovviamente siamo tutti un po' sotto la boria di una quantità di risorse, che non avevamo mai visto prima, inevitabilmente. Ormai discutiamo di 55 miliardi, come se fosse un provvedimento del Governo, quando negli ultimi dieci anni faticavamo per trovare 55 milioni. Allora, lo dico perché, a fronte di questa enorme quantità di risorse, noi come facciamo ad assicurarci? Lo dico in prospettiva, lo dico a valle del voto di fiducia che interverrà probabilmente su questo provvedimento e sulla chiusura di questo provvedimento, almeno in questo ramo del Parlamento, come facciamo a sviluppare misure, che ci permettano sempre più di passare dal sostegno all'emergenza, dalla gestione dell'emergenza economica e sociale - di questo sto parlando - a disegnare misure che ci portino in un'Italia diversa e in un'Italia nuova? Perché, io Presidente - e lo dico anche ai colleghi - sono terrorizzato che la scommessa più grande che possiamo fare sia il ritorno all'Italia di prima. Perché l'Italia di prima non era un gran bel posto per tanti e aveva un sacco di problemi. Il contrasto che vedo e che abbiamo visto emergere anche sugli emendamenti del “decreto Rilancio”, anche in Commissione bilancio, - e lo vediamo anche nel dibattito generale, che c'è fuori da quest'Aula e dentro quest'Aula - il vero contrasto tra le due principali forze, probabilmente non è neppure riconducibile a singoli partiti o a singole forze politiche, ma è riconducibile a chi, nel mondo di prima e nell'Italia di prima, aveva, col tempo, legittimamente per alcuni aspetti, maturato significative rendite di posizione - a scapito di tutta un'altra serie di persone, soggetti e realtà del Paese - che chiede di ritornare a quelle rendite di posizione. Vi è un'altra parte che dice - e che ovviamente io sostengo -: ma se non approfittiamo, tra virgolette, neppure della più grande crisi sistemica che il Paese sta vivendo dal dopoguerra in poi, per ripensare alcuni schemi che non funzionavano più, per ridurre quelle rendite di posizione, per ridistribuire ricchezza, per liberare energie, per creare opportunità, per contrastare le disuguaglianze, ma di che cosa abbiamo bisogno? Che cosa stiamo aspettando? Guardate che questo momento storico, queste settimane, questi mesi, i prossimi e l'autunno, saranno dirimenti.

Quindi, io credo che l'atto di responsabilità e l'atto di lungimiranza, cui siamo chiamati tutti, sia molto legato alla nostra capacità di disegnare misure e allocare risorse in un modo per cui noi disegniamo un pezzo dell'Italia e del mondo che vorremmo vedere, una volta che l'emergenza sanitaria sarà finita del tutto. Perché, altrimenti, non solo avremo sprecato una grande occasione, che nessuno voleva ovviamente a fronte del costo umano e sociale che stiamo pagando, ma comunque nella quale ci stiamo ritrovando, ma avremo sprecato una grande occasione e una grande opportunità, per poter finalmente riuscire ad operare delle trasformazioni, che fino a quattro mesi fa pensavamo fossero impossibili, perché il Paese non era capace, non era pronto, per mille ragioni.

Poi ci siamo accorti invece che a fronte di situazioni drammatiche, sappiamo reagire e lo sappiamo fare. Allora, io dico: facciamolo non solo per chiuderci dentro casa tutti quanti quattro mesi - e non era proprio una cosetta facile, scontata ed elementare da fare -, ma facciamolo pure per decidere che questo Paese ha bisogno di prendere di petto la transizione ecologica, ha bisogno di fare seriamente investimenti sulla scuola, l'università e la ricerca, ha bisogno di facilitare l'emersione di un tessuto imprenditoriale fatto di tante nuove aziende e non fatto solo di tante aziende decotte, che giustamente faticano ad andare avanti, perché altrimenti non costruiamo un nuovo sistema, che permetta di costruire opportunità per tutti, a partire dalle nuove generazioni.

All'interno di questo provvedimento, Presidente, ci sono alcune cose su cui vorrei soffermarmi - ovviamente penso sia un esercizio improbabile perfino per i relatori, figuriamoci per chiunque dei colleghi parlamentari, fare un bilancio complessivo e corretto di quello che c'è dentro questo provvedimento e ovviamente ognuno ha la sua lettura -, io però ci tengo a citare tre o quattro punti che mi stanno a cuore e che appunto sono entrati nel provvedimento, a partire anche da alcuni emendamenti che avevo presentato insieme a dei colleghi e che quindi vorrei ricordare. Il primo è legato alla scuola e puntualmente è un emendamento che riguarda i collaboratori scolastici; è stato fatto un emendamento dal Governo che ha assorbito tre emendamenti: il primo a mia firma, poi ce n'è uno del collega Donno e del collega Gallo sui collaboratori scolastici, che si erano ritrovati, dopo l'internalizzazione, con un contratto a part-time, e quindi con una situazione peggiorata rispetto a quella che avevano nelle cooperative, e in generale nella situazione precedente, che non necessariamente rispondeva allo spirito della norma con cui era stata fatta l'internalizzazione di migliaia di bidelli, e che si erano ritrovati, a maggior ragione in questo periodo, con un salario non dignitoso, di 600 euro o poco più. La combinazione della necessità di garantire una continuità reddituale a queste persone e, allo stesso tempo, di far fronte alla necessità di aumento di personale ATA nelle scuole, proprio a fronte del COVID, della riapertura che ci sarà a settembre, ha portato a creare le condizioni per offrire a queste persone un contratto, che va a integrare un secondo contratto, che integra il contratto di part-time, per portarli a full-time almeno fino alla fine dell'anno. È meno di quello che servirebbe, ma è sicuramente una misura importante nel breve periodo, anche per - lo dico con gergo tecnico - prendere tempo e capire poi, in prospettiva, che soluzione strutturale si potrà dare. In aggiunta a questa, sulla scuola, cito anche altre misure che hanno proposto dei colleghi che credo siano importanti e credo sia importante richiamare: ce n'è una sulle deroghe, è un emendamento che non costa, ma che semplicemente dà la facoltà ai dirigenti scolastici e alle scuole di operare una serie di deroghe. È importante perché quando parliamo - e lo abbiamo visto con l'accordo raggiunto fra il Governo e le regioni poco più di una settimana fa - di investire sull'autonomia scolastica e di dare flessibilità alle scuole, questa flessibilità è fatta di risorse, importanti e fondamentali, ma è fatta anche di flessibilità, è fatta anche di deroghe, è fatta anche della possibilità di decidere di poter fare una classe con un numero di alunni, piuttosto che un altro. Ora è chiaro che il Paese non deve farsi grandissime illusioni su questo, perché, se prendiamo solo la questione del dimensionamento scolastico, sappiamo che servono miliardi per poter fare delle misure che permettano e consentano di ridurre significativamente il numero degli studenti per classe, però diciamo che in questo modo, all'interno delle risorse stanziate, i dirigenti scolastici e, a livello territoriale, le comunità territoriali che si occuperanno di attuare le linee-guida del Ministero, d'intesa con le regioni, avranno uno spazio di garanzia superiore per poter poi operare anche con serenità. Ce ne sono poi altre: ci sono mille assistenti tecnici fino alla fine dell'anno, ancora una volta (nel frattempo il Governo ha stanziato anche altre risorse); ci sono 100 milioni per la fascia 0-6 e questa trovo sia una misura molto importante e molto significativa. Noi non stiamo - lo dico, Presidente, a tutti, con grande serenità - facendo abbastanza per i bambini del nostro Paese ancora e questo purtroppo è il classico tema di cui noi tutti, ai convegni del sabato e della domenica, ci riempiamo tutti la bocca, dicendo quanto sono importanti i bambini, i neonati, il futuro delle famiglie e così via, ma poi però dal lunedì al venerdì facciamo emendamenti che parlano di altro o fanno altro. Tra l'altro, Presidente, io vorrei dire - perché vedo che l'espressione l'ha usata anche prima mi pare una relatrice di minoranza, anzi forse il relatore di minoranza - che qualche “marchetta” di troppo ce l'abbiamo messa in questo provvedimento, e quando parlo di “marchetta” - anche qualcuno delle opposizioni fa ciò; ne cito una sola e lo so che non si fa, però poi si fa anche - è perché costruire il precedente per cui noi diamo direttamente in legge un finanziamento ad una singola scuola di questo Paese è una cosa che non si fa, e non si fa perché crea un precedente molto brutto e pericoloso. Allora, io lo dico con rispetto, le “marchette” sono una cosa importante, perché non è che non rispondono a un bisogno specifico, ma il problema è l'ingiustizia che creano rispetto a tutte le altre realtà simili, che meriterebbero ugualmente attenzione e che invece quell'attenzione non hanno.

Un'altra cosa che purtroppo non c'è - e non siamo riusciti a mettere in questa legge di rilancio - è stato il ricoinvolgimento delle scuole nei centri estivi; capisco che siamo al 6 luglio e che i centri estivi dove potevano partire son partiti, però l'idea che le scuole d'Italia si siano chiamate fuori - capisco che le scuole d'Italia siano prese a capire come riaprire a settembre e mi va bene tutto - dall'estate, mentre si potevano usare questi mesi per far sì che le scuole cominciassero a fare delle piccole sperimentazioni anche per capire come riportare in una qualche forma di socialità e di comunità i ragazzi, credo che sia stato - mettiamola così - un peccato. E mi spiace che non siamo riusciti a costruire delle misure per il sostegno, per i docenti del sostegno, per i docenti specializzati nel sostegno, perché qui avremo un grandissimo - non ne parlo oggi ovviamente - problema di continuità didattica e di supplenze annuali con la riapertura delle scuole, che sarà un dramma per tantissime famiglie e studenti, ma sarà doppiamente un dramma per le famiglie, per quei ragazzi e quelle ragazze disabili o con bisogni educativi speciali e quindi il fatto di non essere riusciti a prendere delle misure importanti che potessero rispondere alle esigenze legittime di tanti giovani e meno giovani, che hanno fatto anche prove paraconcorsuali sostanzialmente nel corso del tempo e quindi hanno superato prove selettive, che chiedevano una procedura facilitata e accelerata per poter poi andare in cattedra stabilmente, credo sia stato un altro piccolo peccato, un'altra cosa mancata di questa di questa legge.

Vado velocemente in chiusura, Presidente, con altre due o tre cose che mi sta a cuore citare: sono molto contento che sia stato approvato un emendamento - il 183.89 - che avevamo presentato con la collega Piccoli Nardelli e la collega Muroni, sulle persone e le imprese che lavorano nella filiera di produzione del libro e che avranno adesso accesso al fondo MiBACT , chiamato Fondo emergenze, imprese e istituzioni culturali: ce ne eravamo scordati. Prima alcune colleghe dell'opposizione ricordavano le partite IVA che sono state un po' dimenticate, ma qui c'è sempre qualcuno più dimenticato di qualcun altro e si tratta di queste persone che lavorano anella filiera della produzione del libro. Faccio l'esempio delle traduttrici editoriali: quando voi avete letto negli ultimi mesi un'opera di un premio Nobel straniero tradotto in Italia e pubblicato, qualcuno l'ha tradotto quel libro. Ecco, siccome questi sono sottoposti a una legge sul diritto d'autore degli anni Quaranta esente IVA, non pagano l'IVA e ce ne siamo un po' scordati, nel senso che non rientravano nelle categorie mappate automaticamente; adesso avranno accesso a dei fondi perché sono figure anche con delle situazioni “precarie”, in termini di stabilità di entrate e meritavano sicuramente un sostegno. C'è infine un emendamento che avevamo presentato con gli altri colleghi iscritti all'associazione Movimenta, alla piattaforma Movimenta sui dottorati comunali. Partiamo con una sperimentazione nelle aree interne, vuol dire che in prospettiva abbiamo bisogno che i comuni tutti - ma partiamo in questa sperimentazione dalle aree interne - possano attingere a ragazze e ragazzi che stanno facendo un dottorato di ricerca in università come tutti gli altri, per approfondire alcune tematiche legate alla transizione ecologica e digitale che interessano loro, sul loro territorio. Quindi qui, grazie al sostegno dei Ministri Provenzano e Manfredi - entrambi hanno contribuito molto, ma poi il Ministro Provenzano ha trovato anche i fondi sull'FSC - e al sostegno che ho avuto anche dal Ministero dell'economia e delle finanze su questa misura, che non era proprio banale da scrivere e da costruire, potranno partire per il triennio 2021-2023 quasi cento dottorati comunali e credo che questa sia un'altra misura importante. Chiudo dicendo quello che non è passato e che non c'è, ma su cui credo dovremmo lavorare tutti: c'erano degli emendamenti - ne cito uno - sulla telemedicina, cioè l'idea di equiparare le prestazioni mediche fatte in telemedicina specialistiche, dal punto di vista della rimborsabilità, a quelle fatte in presenza. Questo avrebbe contribuito a dare una spinta alla tecnologia e all'intelligenza artificiale a sostegno della medicina e della salute pubblica e dei cittadini.

Nei giorni scorsi - e chiudo veramente, Presidente - è stata adottata da parte del MiSE la strategia nazionale sull'intelligenza artificiale, credo che sia un capitolo su cui dobbiamo assolutamente lavorare. L'ultimo cenno lo faccio anticipando che molto probabilmente presenterò un ordine del giorno per un altro emendamento che non sono neppure riuscito a segnalare, che riguarda l'estensione dell'Art bonus agli istituti italiani di cultura nel mondo, perché credo che sia un piccolo ma importante segnale che noi dobbiamo dare ai nostri connazionali fuori, nel momento in cui tutto il Paese ha bisogno di ricostruire un racconto diverso di quello che è e di quello che può fare nel mondo. Lo volevo citare in chiusura proprio perché con Art bonus e cultura nel mondo chiudo da dove ho cominciato, ricordando la scomparsa del maestro Ennio Morricone.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per una precisazione la relatrice Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI, Relatrice di minoranza. Presidente, chiedevo gentilmente se potevo depositare, ad integrazione del mio intervento, la relazione completa.

PRESIDENTE. Senz'altro. È iscritta a parlare la deputata Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, oggi ci troviamo finalmente in quest'Aula a discutere del “decreto Rilancio”. Dico “finalmente”, Presidente, perché siamo in estremo ritardo. Siamo in ritardo perché per l'ennesima volta, purtroppo, assistiamo a quello che è uno spettacolo indecoroso per la democrazia, visto che oggi è il 6 luglio, il provvedimento deve essere approvato il 18 luglio, e per l'ennesima volta, come è accaduto durante la legge di bilancio, un intero ramo del Parlamento si troverà imbavagliato: i senatori non avranno la possibilità di poter contribuire con le loro proposte, costruttive sicuramente, ad uno dei decreti più importanti e su cui c'erano le aspettative di tutti i nostri cittadini italiani. Aspettative che, me lo lasci dire, Presidente, purtroppo sono state disattese, perché noi ci aspettavamo, da un decreto di 55 miliardi, equivalente a due leggi finanziarie, una visione strategica, lungimirante, degli interventi strutturali in questo decreto, invece purtroppo abbiamo visto che, per l'ennesima volta, questo decreto è l'esempio classico di quello che è questo Governo, cioè un'accozzaglia di idee, non omogenee, non strutturali, e soprattutto non c'è visione alcuna del futuro del nostro Paese. C'è un dato, Presidente, che è evidente a tutti noi, cioè che per i cittadini italiani ci saranno 29 miliardi di imposte tra Irpef, Ires e cedolare sugli affitti. Noi, come Lega, avevamo proposto un anno bianco fiscale, una misura che, peraltro, è stata applicata anche da altri Paesi europei, perché poteva servire davvero come volano per la nostra economia, pesantemente colpita dall'emergenza COVID, ma ahimè, purtroppo, non avete accolto questa nostra proposta. Io, peraltro, cito la Costituzione, Presidente, perché è importante ricordare a quest'Aula e a chi ci sta ascoltando che l'articolo 53 della Costituzione dice che i cittadini devono concorrere alle spese dello Stato in ragione della loro capacità contributiva. Ora, mi spiegate che capacità contributiva hanno avuto le nostre aziende, che sono state costrette ad essere chiuse durante il periodo di lockdown e non hanno un euro nelle loro casse? Presidente, purtroppo bisogna ammettere una cosa, che c'è un virus qui in Italia, nel nostro Paese, che noi cercheremo assolutamente di contrastare, che è il virus forse più resistente di tutti, il virus della tassazione, che ci trova concettualmente estremamente e diametralmente opposti a questo principio. Io vorrei andare anche su un altro tasto dolente, il tasto della cassa integrazione. Io credo che sia il fallimento di un Paese, che dopo quattro mesi ci sono ancora persone, cittadini italiani che non hanno visto la cassa integrazione. È vergognosa questa cosa, Presidente, anche perché, se poi uno entra nell'analisi di questo decreto, scopre che, però, per certi temi, i soldi a quanto pare ci sono. Ad esempio, sono stati messi a disposizione dal Governo la bellezza di 170 milioni di euro per la prosecuzione dei progetti d'accoglienza fino al 31 dicembre 2020. Peraltro, ANCI ci dice anche che il Governo ha liquidato i primi sei mesi di questi progetti di accoglienza ai comuni nei tempi previsti, e sottolineo “nei tempi previsti”. Ecco, i primi sei mesi già ci sono, c'è la prosecuzione con gli stanziamenti nel “decreto Rilancio”, totale 340 milioni per i progetti di accoglienza, speriamo che il Governo sia così veloce anche ad erogare i fondi che sono destinati ai nostri cittadini italiani che ne hanno estremamente bisogno.

Dal lato degli imprenditori, Presidente, siamo veramente preoccupati: lo Stato si è dimostrato per l'ennesima volta nemico dell'impresa e nemico degli imprenditori. Questo non è più accettabile, soprattutto perché, in un decreto così imponente, così importante, a detta anche del Consiglio dei ministri che c'era stato, che equivale a due leggi finanziarie, doveva esserci qualcosa di strutturale per far ripartire la nostra impresa e stare finalmente dalla parte degli imprenditori e non sempre fare lo Stato prenditore con gli imprenditori. Noi avevamo previsto un emendamento che prevedeva appunto di limitare la responsabilità penale e civile degli imprenditori, del datore di lavoro in caso di contagio da COVID, una stortura che abbiamo denunciato da settimane e che doveva appunto essere corretta, a nostro avviso, perché implica che il datore di lavoro sia responsabile anche di un eventuale contagio avvenuto in ambiente extra-lavorativo. Quindi, non diamo niente agli imprenditori, che sono il volano della nostra economia, in più gli mettiamo pure il bastone tra le ruote, siete veramente lungimiranti.

Presidente, c'è un altro dato che ci preoccupa molto. Vede, a me piacciono i dati, piacciono i numeri, e io ho segnato i numeri che peraltro ha snocciolato il Ministro Catalfo al Senato: su 908 mila beneficiari del reddito di cittadinanza, solo 39 mila hanno ricominciato a lavorare, il 4,3 per cento, una percentuale che non serve che vi spieghi che è ridicola. Ma non contenti, cosa avete fatto? Avete previsto, in scia a questo provvedimento, che è risultato essere assolutamente non significativo, il reddito d'emergenza, avete perseverato in questa direzione. Noi siamo andati a guardare i dati - i dati più recenti, peraltro - e abbiamo scoperto che quei dati parlano di 244.355 domande presentate, che sono meno di un terzo delle stime del Governo che troviamo nella relazione tecnica. Questo, però, Presidente ci allarma veramente molto, perché la pratica dei sussidi, l'idea del sussidio che ha questo Esecutivo è veramente allarmante. Necessitiamo di impresa, di lavoro, necessitiamo di avere un volano vero per la nostra economia, basta con i sussidi, che abbiamo visto essere anche nei numeri assolutamente non risolutivi. Parliamo adesso del turismo, perché anche qua, purtroppo, siamo rimasti veramente molto delusi. Il turismo in Italia è un settore che vale il 13 per cento del nostro PIL. Il turismo è un settore che, peraltro, dà il biglietto da visita di quello che è il nostro Paese nel mondo. Noi ci aspettavamo che fossero destinate risorse importanti al settore. Tutti diciamo sempre che è il Paese più bello del mondo, e non facciamo nulla per investire nel turismo del nostro Paese: 4 miliardi miseri sono stati stanziati. Se andiamo a vedere invece quello che hanno fatto in altri Paesi, in Francia hanno fatto un intervento diretto di 18 miliardi, in Spagna hanno fatto un intervento di 15 miliardi, mentre in Italia 4 miliardi, laddove, peraltro, la metà - ahimè - va nel bonus vacanze, il famigerato bonus vacanze, una genialata, visto che lo sconto per l'80 per cento deve anticiparlo la struttura alberghiera e, forse, poi lo Stato, tramite il credito d'imposta, gli restituisce i soldi. Ma scusate, se c'è stato il lockdown, le imprese del settore sono totalmente in crisi, dove trovano i soldi per anticipare questo sconto da dare alle famiglie per andare in vacanza?

Noi non lo capiamo. Anche qui è stato un provvedimento assolutamente non necessario alla ripresa, secondo le nostre considerazioni.

Un passaggio lo dobbiamo fare, purtroppo, anche sul tema dell'immigrazione, Presidente, perché anche qui la follia continua. Noi abbiamo 60 milioni di cittadini italiani che aspettavano risposte certe da questo provvedimento e, purtroppo, ci è toccato sentire la Ministra Bellanova che ha annunciato questa sanatoria di 600 mila migranti, perché, appunto, si parlava del tema, che effettivamente è molto dibattuto, sul fatto che non ci fosse la possibilità di avere persone, appunto, che facessero il lavoro nei campi. La Lega aveva proposto di impiegare i percettori di reddito di cittadinanza che facessero queste mansioni e ci è stato negata questa proposta. In più, avevamo chiesto di reintrodurre i voucher per l'agricoltura, che secondo noi erano efficaci, ma anche qui non ci avete assolutamente ascoltato. E, allora, torniamo ai numeri, perché bisogna tornare ai numeri poi per avere la certezza scientifica che state sbagliando. Andiamo a vedere i numeri. La Ministra si aspettava 600 mila domande: ecco, invece ne sono arrivate 80 mila - questi sono dati aggiornati al 30 giugno - e quelle provenienti dal settore agricolo sono poco più di 8 mila, il 12 per cento del totale. Ma, scusate, se così tanti immigrati irregolari si sentivano sfruttati, perché poco più di 8 mila lavoratori nei campi hanno compilato e spedito il modulo? Anche qui speriamo di avere risposte anche su questo tema.

Sul tema della sanità, Presidente, io sono orgogliosa che sia passato un emendamento della Lega a cui noi tenevamo molto. Un emendamento simile era stato presentato anche al “Cura Italia” ma aveva parere contrario ed è stato bocciato. In questo provvedimento noi l'abbiamo riproposto, e sto parlando del riconoscimento di bonus aggiuntivi a medici, infermieri e operatori sanitari. Prima era stato bocciato da questo Governo, poi, per fortuna, il Governo si è ravveduto e finalmente questo emendamento dà concretezza alle tante riflessioni che sono state fatte giustamente anche in quest'Aula su quanto i nostri medici e operatori sanitari hanno tanto fatto durante l'emergenza. Però, devo dire che sono fiera della Lega, perché il mio gruppo è stato l'unico che ha, appunto, proposto e ha portato a casa un emendamento veramente che dà concretezza alle parole dette ovviamente da tutti sul ruolo che i nostri medici, appunto, hanno avuto durante questa crisi.

Sulle imprese lo abbiamo già detto prima: non c'è stato appunto, secondo noi, un intervento vero, che potesse essere strutturale in questo campo. Peraltro, insieme ai miei colleghi della Lega, avevamo presentato anche degli emendamenti per dare respiro alle imprese delle zone più colpite dal COVID-19 che, peraltro, sono delle zone che sono sempre state molto inclini e hanno sempre avuto una vocazione allo sviluppo. Ci sembrava, insomma, una proposta giusta da fare, visto che l'emergenza sanitaria davvero ha messo in ginocchio le nostre imprese. Fare un provvedimento che andasse nella direzione di poter dare respiro e ossigeno all'economia reale e, quindi, far ripartire il volano dell'economia ci sembrava una proposta intelligente ma, purtroppo, abbiamo visto, anche in questo caso, la contrarietà da parte di questo Esecutivo. Ci dispiace perché, purtroppo, dobbiamo sottolinearlo di nuovo: tutto quello che sta facendo questo Governo è contro le imprese e l'abbiamo capito, perché la pratica dei sussidi, Presidente, non può andare avanti ancora per molto, perché servono a questo Paese interventi seri, concreti, strutturali e, soprattutto, a favore delle imprese e anche dei lavoratori.

Poi, prima di concludere, anche qui devo per forza soffermarmi sui bonus, perché, sa, quando inizialmente noi sentimmo di questo “bonus monopattini” pensavamo inizialmente che fosse una fake news. In realtà, abbiamo scoperto che è vero, invece: c'è il “bonus monopattino”. C'è il “bonus monopattino” e non c'è nulla per l'automotive. In Francia Macron ha stanziato un piano da 8 miliardi, in Europa tutti stanno pensando a dare qualcosa a uno dei settori più importanti. In Italia vale il 10-11 per cento del PIL nazionale e storicamente è uno dei settori che ha inciso in modo positivo per l'uscita dalle crisi quando, appunto, i Paesi le hanno vissute. Però, in questo caso, purtroppo, ahinoi, abbiamo visto che il Governo ha perseguito la strada, appunto, dei bonus: “bonus monopattino”, e poi a me piace chiamarlo, Presidente, “bonus Cina”, perché abbiamo capito tutti che questa è una marchetta palese alla Cina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché i monopattini si fanno in Cina e l'intento di questo Governo - l'abbiamo capito perfettamente e ci trova completamente contrari - è diventare colonia della Cina. Ovviamente, vi impediremo di fare altri danni di questo genere.

Io, Presidente, concludo. Concludo, però, con molto rammarico sinceramente, perché, vede, un provvedimento così corposo, un provvedimento da 55 miliardi, un provvedimento che davvero faceva ben sperare che si potesse fare qualcosa per il nostro Paese, che è stato veramente molto colpito da un'emergenza senza precedenti, e siamo rammaricati, invece, perché abbiamo visto che si prosegue con la bad practice delle mancette, dei sussidi e della non lungimiranza. Purtroppo, Presidente, non ci sarà bisogno di una spallata, siamo convinti che non servirà, perché a settembre noi siamo convinti che saranno i cittadini a mettervi nelle condizioni di calare finalmente il sipario su questo teatro dell'assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Ne ha facoltà.

GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, il “decreto Rilancio”, con il via libera della Commissione bilancio della Camera e le nuove misure che interessano da vicino le famiglie e i lavoratori, è un altro fondamentale tassello del Governo e del MoVimento 5 Stelle contro la crisi pandemica per aiutare a sollevare gli italiani da una possibile recessione senza precedenti che potrebbe trascinare il Paese in scenari imprevedibili e incontrollabili. Il decreto stanzia, in maniera ambiziosa e coraggiosa, 55 miliardi nell'economia reale. Il nuovo patto per la salute 2019-2021 prevede molteplici disposizioni di prevenzione e cautela e dà la possibilità a regioni e province di stipulare contratti di locazione fino al 31 dicembre 2020 con strutture alberghiere o con altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità. Si tratta di un provvedimento di grandissima importanza che, se applicato con tempestività dagli enti locali, riuscirà a isolare immediatamente nuovi focolai, allontanando il rischio della temibile seconda ondata, che gli esperti fissano per il prossimo autunno.

Le misure di assistenza, tutela e accompagnamento per imprese, famiglie e lavoratori rappresentano quella potenza di fuoco citata dal nostro Presidente Conte per agire efficacemente nel sostenere la ripresa. Tante imprese e tanti soggetti hanno ridotto la loro domanda di lavoro, spingendo l'utilizzo della cassa integrazione su livelli superiori a quelli della grande recessione (e a quelle che soffrono di una profonda crisi di liquidità). L'articolo 25 del “decreto Rilancio” dispone il riconoscimento di un contributo a fondo perduto a favore dei soggetti esercenti attività di impresa e di lavoro autonomo e di reddito agrario titolari di partita IVA che hanno visto il loro fatturato, a causa del lockdown, sensibilmente ridotto oppure, in alcuni casi, completamente azzerato. La misura del contributo è ottenuta applicando percentuali variabili in relazione al fatturato. Il contributo spetta in ogni caso per un valore minimo di 1.000 euro per le persone fisiche e di 2.000 per i soggetti diversi dalle persone fisiche. Il contributo spetta ai titolari di reddito agrario. Si tratta di un contributo importante per un settore che non si è mai fermato nel corso del lockdown, ma che oggi vive una profonda trasformazione e un attacco imponente dai mercati esteri, oltre che una difficile gestione del capitale umano bracciantile. Il contributo in ogni caso è riconosciuto per un importo non inferiore a 1.000 euro per le persone fisiche e 2.000 euro per i soggetti diversi dalle persone fisiche. È una misura di facile ottenimento: i soggetti interessati o i loro intermediari incaricati, infatti, presentano esclusivamente in via telematica un'istanza all'Agenzia delle entrate con indicazione della sussistenza dei requisiti.

Con l'approvazione di un nostro emendamento al “decreto Rilancio” abbiamo raggiunto un doppio obiettivo per il settore agricolo e agroalimentare: da una parte aumenta di 5 milioni di euro la dotazione del Fondo finalizzato a sostenere lo sviluppo e gli investimenti delle filiere agricole, dall'altra, abbiamo inserito la precisazione che queste risorse si possono dare alle imprese anche come contributi a fondo perduto. Il nostro auspicio è che questo intervento migliorativo possa ampliare la platea dei beneficiari, includendo filiere che non sono state previste nel decreto ministeriale, come, ad esempio, quelle della frutta a guscio e della canapa.

È stato autorizzato un regime che prevede garanzie da 100 milioni di euro a sostegno delle PMI nei settori dell'agricoltura, della selvicoltura, della pesca e dell'acquacoltura che risentono delle emergenze del Coronavirus. Esso sarà fornito dall'ente pubblico ISMEA sotto forma di garanzie di Stato sui prestiti per gli investimenti e per il capitale di esercizio, sovvenzioni dirette sotto forma di rinuncia alla commissione applicabile alle garanzie concesse.

Il MoVimento 5 Stelle ha voluto anche dimostrare vicinanza al settore vitivinicolo, tra i più colpiti dall'emergenza pandemica e ancora sofferente per la riduzione dei consumi del segmento HoReCa. Importante per gli agricoltori, soprattutto per quelli che operano in zone disagiate e nelle aree interne, meno fertili, l'aumento dal 50 per cento al 70 per cento della percentuale di anticipo dei contributi PAC. L'impatto finanziario della misura è di ben 400 milioni di euro in termini di cassa. Il “decreto Rilancio” prevede, inoltre, la rinegoziazione dei mutui e degli altri finanziamenti in essere al 1° marzo 2020, richiesta dalle imprese agricole per soddisfare le esigenze di conduzione e/o miglioramento delle strutture produttive.

Veniamo ora alle misure per incentivare l'economia e la transizione green del nostro Paese. Grazie all'intervento del MoVimento 5 Stelle è stata potenziata l'efficacia dell'ecobonus 110 per cento ed è stata ampliata la platea dei beneficiari. Si tratta di una grande vittoria del MoVimento: abbiamo lavorato tantissimo per aumentare l'aliquota della detrazione al 110 per cento. Non è esagerato dire che è un risultato storico: finalmente ci mettiamo al passo con le più innovative tecniche costruttive, incentivando interventi di efficientamento energetico e di adeguamento antisismico del patrimonio immobiliare nazionale a costo zero per i cittadini. Una novità storica è quella di includere l'ecobonus al 110 per cento anche per la ristrutturazione di edifici di cui si prevede la demolizione o ricostruzione, come già previsto per il sisma bonus: una grande opportunità per rinnovare la maggior parte del nostro patrimonio.

L'emendamento di maggioranza che ha avuto il via libera dalla Commissione, dove voglio precisare che ci sono stati tanti interventi anche delle opposizioni per migliorare questo emendamento, prevede che i cittadini possano beneficiare dell'ecobonus per due abitazioni, siano esse unifamiliari, plurifamiliari o condominiali. La modifica della platea dell'ecobonus scioglie, di fatto, il dubbio su seconde case e villette. Il 110 per cento di detrazione IRPEF in caso di lavori importanti sull'efficientamento energetico degli edifici, che può essere un cappotto termico, un nuovo impianto di riscaldamento, in aggiunta ai quali ci sono anche impianti fotovoltaici e colonnine di ricarica, potrà essere incassato dai contribuenti su due unità immobiliari, inclusa, dunque, la seconda casa di qualsiasi categoria.

La misura è stata estesa anche agli istituti autonomi case popolari e agli enti aventi le stesse finalità sociali, alle cooperative di abitazione a proprietà indivisa, alle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, alle associazioni di promozione sociale iscritte nel registro nazionale e alle società sportive dilettantistiche.

Quanto agli interventi di rifacimento del cappotto termico e di sostituzione della caldaia nei condomini, cambiano le circostanze: per il cappotto si considera incentivabile anche il lavoro sulle superfici inclinate e, quindi, sui tetti.

Il “decreto Rilancio” ha introdotto la proroga del DURC per aiutare le nostre imprese: prorogati fino al 31 ottobre i Documenti unici di regolarità contributiva in scadenza tra il 31 gennaio e il 31 luglio. Nel “Cura Italia” era già stata prevista la proroga, come per tutti gli altri certificati rilasciati o in scadenza fino al 31 ottobre e, quindi, con la soppressione del comma 1 dell'articolo 81 del “decreto Rilancio”, evitiamo la limitazione della validità di questi documenti. Tutti sappiamo quanto spesso il DURC rappresenti uno scoglio burocratico per tante imprese legali e desiderose di rispettare le norme: con questa proroga diamo la possibilità alle imprese, agli artigiani, ai commercianti, alle piccole partite IVA in difficoltà a causa della crisi COVID-19, di non dover ricorrere, ad esempio, ad un finanziamento per mettersi in regola con il DURC. Diamo loro un po' di ossigeno per altri tre mesi, affinché possano riprendere la normale attività lavorativa per rilanciarsi in un'ottica di semplificazione e sburocratizzazione.

Abbiamo dato un incentivo ad un comparto importantissimo del nostro tessuto produttivo: parlo del settore dell'automotive. Abbiamo dato un incentivo per fare in modo di avere un cambio del parco circolante di vetture più inquinanti con vetture elettriche ed ibride e abbiamo introdotto anche la possibilità di un contributo anche all'Euro 6. Quindi, non possiamo non tenere presente questo comparto: ben 160 famiglie lavorano in questo comparto e nella filiera dell'automotive. Infine, e concludo, sappiamo benissimo che avremmo potuto dare, forse, qualche aiuto in più a qualche comparto, ma non sarà l'ultimo dei decreti per il rilancio di questo meraviglioso Paese.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Durante questi mesi di lockdown ho spesso riflettuto sulle preoccupazioni e le angosce di tanti italiani, molti dei quali sono stati chiamati a fare sacrifici notevoli, personali, economici e lavorativi. Abbiamo anche assistito a numerosi proclami, reiterati annunci con i quali si garantiva che nessuno sarebbe rimasto indietro. Purtroppo mi dispiace rilevare che così non è stato, perché proprio le persone con disabilità, i più fragili, sono le persone rimaste più indietro di tutte. L'elenco delle omissioni e degli interventi purtroppo poco soddisfacenti è lungo, ma, per brevità, mi sento di dover richiamare alla vostra memoria solo qualche aspetto: ad esempio, il rimpallo di competenze tra Governo e INPS in merito alle autocertificazioni; gli autonomi titolari di partita IVA con disabilità tagliati fuori dal “bonus 600”, per i quali avete, poi, corretto il tiro soltanto alla fine, inserendo una modifica a questo decreto; la didattica a distanza, che non ha tenuto conto delle esigenze dei ragazzi con disabilità; le insegnanti di sostegno in numero insufficiente, gli assistenti educatori sottovalutati, per nulla utilizzati, che potevano essere un grande sostegno anche alle famiglie; i campi estivi, organizzati secondo delle regole che, ad oggi, non consentono, purtroppo, a molti ragazzi con disabilità di accedere adeguatamente; infine, tema caldo e anche recente è legato all'aumento delle pensioni di invalidità. Sono due giorni che lo dico con il sorriso, mi diverto anche un po' a leggere i post dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, a cui io adesso mi rivolgo, perché l'aumento delle pensioni di invalidità non è merito vostro: siete al Governo da due anni e sono due anni che respingete e bocciate qualsiasi nostra e anche mia personale iniziativa emendativa a qualsiasi provvedimento che lo permette. Due anni che cerchiamo di dire a gran voce che 280 euro non è una cifra dignitosa per vivere, non è una cifra adeguata; è dovuta arrivare, comunque, una sentenza della Corte costituzionale per dirlo e, quindi, adesso, certamente costretti da questa sentenza, si è dovuto prendere seriamente questo tema. Vi prego di non scherzare, di non utilizzare questo tema come spunto di marketing: scegliete dell'altro perché le persone con disabilità ancora, per quanto strano crederci, pendono un po' dalle nostre labbra ed è sbagliato, comunque, illuderle con degli annunci falsi. Inizialmente, si era detto di portare le pensioni di invalidità a 780 euro, così non è mai stato, lo sappiamo benissimo; adesso stiamo parlando di una copertura parziale di soli 46 milioni, peraltro su un'iniziativa emendativa del centrodestra, che non porta certamente la prima firma del MoVimento 5 Stelle. Questo intervento accontenterà soltanto una piccola parte, forse 300 mila persone; per garantire una adeguata copertura servirà più di un miliardo. Ma, detto questo, vado avanti. Ritengo doveroso analizzare e approfondire anche altri aspetti legati a questo decreto, che pesa quanto due leggi di bilancio: 55 miliardi non sono certamente pochi, ci saremmo aspettati, comunque, degli interventi anche mirati a sostegno di un vero rilancio dell'economia.

Lo stesso termine “rilancio” è una definizione che sottintende un significato chiaro: si vorrebbe far passare il messaggio che vi sia una nuova impostazione ed un programma innovativo finalizzato a risolvere i problemi attuali. Per risolvere la situazione straordinaria di necessità e urgenza nel decreto di nuove impostazioni se ne vedono poche e, come gruppo di Forza Italia, non possiamo che esprimere una valutazione purtroppo negativa e insufficiente dell'impianto generale del provvedimento nel suo complesso poiché carente proprio su nuovi e propositivi interventi di carattere strutturale indispensabili per rilanciare davvero una rapida ripresa economica del Paese, soprattutto in favore delle piccole e medie imprese in difficoltà, nonché di alcuni settori strategici come il turismo, la cultura e i trasporti.

Voglio ricordare che non sono stati assolutamente supportati né menzionati gli handlers, il settore dell'handling, ossia le società che garantiscono i servizi negli aeroporti che oggi si trovano anch'essi in condizioni comunque disperate, non riescono a garantire la totalità dei servizi agli aeroporti o la copertura della cassa integrazione. Poi ci sono i caregivers, che ugualmente sono stati dimenticati: i familiari che assistono i propri congiunti ammalati o con disabilità gravi. Sono stati riconosciuti in parte, però poi sostanzialmente totalmente ignorati in questo decreto. Ma tuttavia la mia onestà intellettuale mi impone di riconoscere che qualcosa di buono è stato fatto e ho apprezzato molto il lavoro che è stato svolto in Commissione Bilancio in merito ad alcuni emendamenti del nostro gruppo che hanno trovato supporto e condivisione. Ricordo l'emendamento della collega Fiorini: 30 milioni per la mancata partecipazione alle fiere commerciali a causa del COVID, che daranno una boccata d'ossigeno a diverse imprese oppure l'emendamento della collega Gelmini a sostegno del settore moda con 5 milioni per i giovani designer e start up creative.

Vengo al mio emendamento che mi ha particolarmente colpita perché non mi aspettavo di vedere una condivisione così importante da parte dei gruppi di maggioranza e opposizione insieme. L'emendamento 104.11 porta la mia prima firma e nasce con il fine di contribuire a rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena inclusione sociale delle persone con disabilità; prevede l'istituzione di un fondo che, sebbene in via sperimentale, per il 2020 integra il Fondo sanitario nazionale nei limiti di spesa di 5 milioni di euro, che consentiranno l'erogazione di ausili e protesi di arti inferiori e superiori a tecnologia avanzata con caratteristiche funzionali anche allo svolgimento di attività sportive amatoriali e destinati alle persone con disabilità fisica. È una battaglia culturale davvero grande e ammetto di essermi anche emozionata nel vedere i colleghi del mio gruppo, di Forza Italia, battersi insieme a me, accanto a me con convinzione, aiutandomi a sensibilizzare i colleghi anche degli altri gruppi che si sono davvero uniti per raggiungere un obiettivo comune per una giusta causa. Ecco questo è quel senso di squadra che ho sempre sperato di trovare anche in politica. L'approvazione di questo emendamento, credetemi, è una svolta culturale preziosissima. Proprio ai colleghi meno attenti voglio ricordare che l'aggiornamento del nomenclatore nazionale nei LEA e quindi l'elenco di ausili, ortesi e protesi, di serie o su misura, forniti dal Servizio sanitario nazionale è una battaglia lunga decenni; è un'esigenza della quale si parla spesso in TV, nelle radio, sui social, sui giornali, nei convegni, durante le campagne elettorali ma forse, anzi quasi certamente il tema non è mai entrato in quest'Aula con così tanta incisività e soprattutto condivisione da parte delle diverse forze politiche rappresentate. Permettetemi una battuta: è una rivoluzione talmente storica che, Presidente, mi tremano le gambe, che non ho, dalla gioia e dalla felicità nel vedere tanta partecipazione da parte dei colleghi. Voglio ringraziarli davvero di cuore perché il Servizio sanitario nazionale - io lo dico sempre - ha il dovere di consentire alle tante persone con disabilità fisiche di raggiungere una migliore autonomia oltre che di fornire la preziosa possibilità di praticare attività sportiva amatoriale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Partito Democratico). Lo sport non deve essere visto come un lusso: è un diritto e non parlo - ci tengo a specificarlo - di sport a livello agonistico. Per tanti lo sport costituisce una semplice spinta ad uscire di casa, socializzare con altri e iniziare a vivere la propria condizione di persona con disabilità con un approccio diverso, migliore e costruttivo perché disabili a volte - voglio ricordarlo - non sempre si nasce nella vita: a volte lo si diventa nel corso della vita e noi non possiamo girarci dall'altra parte e fingere che il problema non esiste. Ecco il motivo per il quale mi sono commossa nel vedere davvero questo gioco di squadra così sentito. I benefici che derivano dalla pratica sportiva a qualsiasi livello non soltanto dal punto di vista fisico ma anche e soprattutto psichico e relazionale sono noti; del resto pochi ricordano davvero il legame tra disabilità, sport e salute che ha origini antiche. Mi permetto questo cenno storico secondo me davvero importante perché gli stessi Giochi Paralimpici nascono grazie all'intuizione di un medico tedesco di nome Ludwig Guttmann che, negli anni Quaranta, introdusse la tecnica di sport-terapia. Ebbene Guttmann avviò alla pratica sportiva in carrozzina i militari reduci di guerra mutilati o con lesioni midollari e si accorse fin da subito che il movimento e lo sport assicuravano migliori abilità motorie anche nella vita quotidiana, consentendo quindi una maggiore e più rapida inclusione sociale. I suoi studi dimostrano chiaramente che lo sport è un fattore essenziale per un equilibrato sviluppo della persona umana e questo diritto, universalmente riconosciuto anche dalla Convenzione ONU del 2006 sui diritti delle persone con disabilità, è citato all'articolo 30: vi invito ad andare a leggerlo. La Convenzione è stata fortemente voluta e sottoscritta dal nostro Paese; purtroppo devo riconoscere che è anche il Paese che l'ha meno applicata. Per garantire questo tipo di diritto serve che gli sviluppi della scienza e della tecnologia siano accessibili veramente a tutti: non possiamo pensare di aiutare le persone con disabilità fisiche a ottenere una piena autonomia senza garantire loro l'accesso a protesi, ausili e ortesi di tecnologia evoluta come può essere, ad esempio, un piede in carbonio o un ginocchio elettronico che può permettere, sì, di correre, ma anche di affrontare nella quotidianità in maniera più pratica, più autonoma e migliore anche banalmente una salita o una gradinata. Serve visione e volontà. Pensate che solo vent'anni fa nel 2000, durante una prestigiosa cerimonia di premiazione, Nelson Mandela disse: lo sport ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c'era solo disperazione. A me piace l'idea di essere qui a testimoniarlo e a condividere questa consapevolezza con tutti voi.

Sono troppe le persone che in questi anni a causa del nomenclatore carente e non adeguatamente aggiornato si sono viste negare l'accesso alle tecnologie per loro necessarie. La reputo un'importante apertura verso la mia prima proposta di legge, l'A.C. n. 665, che va proprio in questa direzione e della quale parlai - combinazione - in un question time proprio due anni fa: ricorreva in questi giorni. L'iter legislativo è stato avviato ma non è ancora concluso e confido che l'istituzione del Fondo possa costituire davvero un primo passo nella direzione di un'evoluzione civile e culturale più che mai necessaria e che possa essere da stimolo affinché l'aggiornamento del nomenclatore diventi davvero una realtà strutturale e consolidata. Lo Stato deve guardare ai fondi destinati alla sanità come ad un investimento a lungo termine perché se oggi si lavora per migliorare il livello di salute, benessere e di autonomia dei cittadini, si può supporre una minore spesa per l'assistenza sanitaria in futuro ed è anche per questo motivo che reputo davvero l'approvazione dell'emendamento una svolta epocale. Esso trova il suo fondamento nell'applicazione vera e puntuale di quel principio di uguaglianza sostanziale proclamato dall'articolo 3 della nostra Costituzione che viene spesso richiamato ma purtroppo a volte in modo improprio. Finalmente una buona notizia per tutti coloro che per via di una disabilità o di poche risorse economiche si sono sentiti troppo spesso cittadini di serie B.

Prima di concludere davvero voglio ringraziare la nostra capogruppo, la presidente Gelmini, che ha creduto in questa mia battaglia fin dal primo giorno, già due anni fa, e tutti i colleghi. Ho accanto a me il collega D'Attis che ringrazio perché ha veramente sposato l'iniziativa e combattuto per l'emendamento che sembra una cosa banale ma vi garantisco che non lo è: forse i frutti dell'approvazione dell'emendamento, questo goal fatto dal Parlamento non porterà solo la mia firma ma veramente la nostra firma. Sentitevi fieri tanto quanto lo sono io per aver approvato l'emendamento. Voglio tuttavia ricordare a me stessa che si tratta solo di un primo passo: dobbiamo proseguire in questa direzione e continuare a batterci tutti insieme, ciascuno di noi secondo il proprio ruolo e tutti in uno spirito di lealtà e collaborazione per rendere questo Fondo strutturale e dotato di una copertura economica adeguata a garantire il diritto all'inclusione, allo sport e alla salute.

Io continuerò a battermi in tutte le sedi necessarie, dentro e fuori il Parlamento, perché le iniziative finalizzate a migliorare la vita delle persone con disabilità, che si sono viste troppe volte negare i propri diritti, si concludano con esiti positivi e tangibili. Concludo, Presidente, citando una frase che occupa la mia mente da molto tempo ed è di un imprenditore, che ha lasciato una grande eredità sui metodi rivoluzionari di lavoro, ancora oggi utilizzati. Parlo di Henry Ford, uno dei fondatori della Ford Motor Company: “C'è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano davvero per tutti”. Ecco cosa rappresenta oggi questo fondo: ricorda a tutti noi che lavorare insieme permette di raggiungere traguardi davvero inimmaginabili. Grazie a voi, grazie al mio gruppo, grazie Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Grazie, Presidente. In premessa non un ringraziamento formale, ma sostanziale: di fronte a un periodo complesso, dove era inevitabile che, dal giorno dopo della riapertura o delle riaperture, si sarebbe imposto nel dibattito pubblico - e non solo nel dibattito politico - da parte delle imprese, da parte dei lavoratori, il tema del che cosa accade dopo, ritrovandoci già nel dopo di una crisi devastante, che tutti hanno definito, a ragione, come una crisi per alcuni versi peggiore da quella che è derivata dal dopoguerra, peggiore perché nel dopoguerra c'era un'Italia fisica da ricostruire, qui, invece, si tratta di un'Italia da ricostruire nel suo spirito economico, nella sua capacità di essere mondo, di investire, di credere innanzitutto nel proprio Paese, di fronte a difficoltà gigantesche. E la prima domanda che ci si pone è se la classe dirigente tutta, e non solo quella politica, è oggettivamente all'altezza di questa grande sfida. Non sempre il dibattito politico ha dimostrato quest'altezza e ciò riguarda questa nostra torsione alla contrapposizione sistematica, che fa smarrire, dentro una narrazione compulsiva, la verità, e la verità - fatta di numeri, di cifre, di vite, di imprese - richiederebbe un sussulto ulteriore di responsabilità, per cui esprimo gratitudine per il lavoro che hanno svolto i relatori, la Commissione, il Presidente, nel momento più difficile della storia repubblicana.

La domanda che ci si pone e che pongono, in fondo, le opposizioni e la maggioranza la classe dirigente del Paese è come se ne esce, dalla crisi, e se questo decreto risponda all'aspettativa di una strategia.

Stiamo sempre ai fatti, perché sono quelli che dominano, o dovrebbero dominare, il nostro confronto, civile e parlamentare. I fatti ci dicono che molti degli interventi adottati fino ad oggi rispondono a esigenze emergenziali, e non è che rispondere alle esigenze emergenziali della cassa non è una strategia o rispondere alle esigenze emergenziali del calo di fatturato non è una strategia o rispondere alle esigenze dell'accesso al credito non sia una strategia, è una parte della strategia che serve a tenere il Paese. L'alternativa sarebbe avere un altro Paese, che non ce la può fare a guardare a se stesso e a immaginarsi nei prossimi anni.

Certo, le riforme strutturali devono accompagnare la fase vera 3 del nostro Paese, dentro il combinato disposto di risorse nazionali, attraverso gli sforamenti che il Parlamento deciderà, ma attraverso la più grande dotazione finanziaria mai avuta a disposizione del nostro Paese da parte dell'Europa. E anche qui, arriva una prima lezione: se noi avessimo ascoltato i cattivi maestri, che qualche anno fa e che hanno bombardato in continuazione, fino ad oggi, sulla definizione di un'Europa distante, matrigna, cattiva, oggi non solo saremmo più soli, ma non avremmo nessuna possibilità di guardare negli occhi gli italiani e di dire loro, con responsabilità, non con la bacchetta magica, che l'Italia ce la può fare, e l'Italia ce la può fare in ragione di ciò che ha dentro le sue capacità e di ciò che ha di attivabile con la comunità più grande di cui noi facciamo parte, che è l'Europa. Forze politiche che in Parlamento lamentano poche risorse, sono le stesse che hanno votato in Europa contro il Recovery Fund, forze politiche che qui, in Parlamento, lamentano la necessità di maggiori risorse a favore del Sistema sanitario nazionale, sono le stesse che sono contro un finanziamento disponibile, senza condizioni, che divide purtroppo anche la maggioranza da un nome che non piace; ma cambiamogli nome, se è possibile, ma accediamo a questo fondo straordinario, irripetibile per la nostra economia sanitaria. Oggi c'è un articolo importante del Segretario generale del MES, che chiarisce le ulteriori bufale che sono state dette in questi giorni, e cioè chiarisce che chi aveva sostenuto, come il senatore leader della Lega, Salvini, che quei fondi diretti e indiretti non sarebbero serviti alla ricerca, non sarebbero serviti alla ricostruzione materiale, all'edilizia ospedaliera, che non sarebbero serviti a tanti interventi di cui l'Italia ha bisogno, invece oggi si smentisce clamorosamente che quel fondo era necessario. Ma vado al merito e se devo essere responsabile, come ho detto all'inizio, la responsabilità vuole, da parte di tutti, dai vertici dello Stato a noi, di rivolgerci agli italiani dicendo che non abbiamo risolto tutto, che rimangono delle criticità, che rimangono dei problemi e che rispetto ai problemi noi dobbiamo insistere, anche nella lettura diversa, all'interno della maggioranza, affinché dentro la sintesi si facciano passi avanti: o l'Italia procede insieme o l'Italia non procede e su questo è il primo aspetto critico che io voglio segnalare, nell'aver sottolineato il grande lavoro pur fatto da Governo e maggioranza. Se il Paese deve procedere insieme, non è pensabile, non è giustificabile, non è economicamente sostenibile, non si capisce questa distinzione, quasi ideologica, tra lavoratori tutelati e lavoratori non tutelati, tra partite IVA e partita IVA. L'aver escluso, continuato ad escludere, su misure straordinariamente importanti, liberi professionisti iscritti alle casse da alcune misure, per esempio sul fondo perduto, non si comprende, non si comprende questa distinzione che, ripeto, ha solo natura ideologica, tra un libero professionista iscritto alla gestione separata e un libero professionista iscritto a una cassa. Non si riesce a comprendere la distinzione tra un libero professionista titolare di partita e iscritto ad un ordine professionale, quindi ad una propria cassa professionale, da qualunque altra partita IVA, che addirittura fino a 5 milioni di euro può chiedere un contributo a fondo perduto, fino a 5 milioni di euro di fatturato. Non si comprende la ragione della esclusione, se non per motivi di copertura.

Dobbiamo partire dalla base, poiché se si concepiscono i decreti che arrivano in Aula con una platea che poi è immodificabile in ragione delle risorse che non ci sono, allora il tema è come si è costruita all'inizio la platea di coloro i quali potevano accedere a questa contribuzione, a questa misura. Perché se no dopo è semplice, è facile venire in Aula e dire “non ci sono risorse per estendere”, ma la scelta iniziale che contestiamo è quella dell'esclusione iniziale dei liberi professionisti iscritti alle casse, che non risolvono il problema neanche con l'articolo 84 per quanto riguarda l'indennità mensile, perché si ripete anche in quella circostanza la distinzione tra chi è iscritto alla gestione separata e chi non lo è.

Così come ha fatto bene il relatore di maggioranza del PD a richiamare il Governo su una macro questione, che è il terremoto. Sono saltati alcuni emendamenti, rispetto ai quali si può sempre mettere rimedio - soprattutto, per esempio nella mia regione, io contesto le drammatizzazioni anche da parte di alcuni sindaci -, però questo nasce, secondo me, dal fatto che questo Governo non ha un delegato, un sottosegretario che abbia le deleghe alla ricostruzione; e questo ha comportato che gli emendamenti, arrivati pur col parere favorevole del MEF, poi non sono riusciti a diventare fatto e accadimento.

Così come noi riteniamo ad esempio che questo Governo, che questa maggioranza, che questo Parlamento debbano porsi il tema, come da nostro emendamento che non ha avuto la fortuna dell'approvazione ma che ha posto la questione fondamentale, della proroga ulteriore del pagamento delle tasse; che essa debba essere assunta all'attenzione di questa maggioranza e del Governo, ma direi di tutto il Parlamento, perché se no rischiamo che alcune misure che consentono il sostegno immediato finiscano, anche nella narrazione compulsiva di cui parlavo, con l'essere - come dire? - vanificate nell'idea che tanto tutto sommato ciò che diamo lo riprendiamo solo tra qualche giorno con il pagamento delle tasse.

Dobbiamo salutare però con favore alcune grandi questioni. Per esempio l'articolo 119, il superbonus come l'hanno definito, su cui c'è una straordinaria attenzione da parte del Paese, delle imprese, dei cittadini. Anche qui, una riflessione ulteriore sulla proroga dell'annualità al 31 dicembre 2021 piuttosto che 2020 almeno per alcune parti del nostro Paese: le aree montane, che hanno pochi mesi, molti mesi in meno rispetto ad un comune costiero per poter effettuare i lavori, per il clima e per le condizioni in cui vivono. Tutto sommato questa norma riesce ad intervenire, e credo possa dare una speranza di ripresa che passi attraverso la funzione dell'edilizia.

Salutiamo con favore la norma sulle zone rosse, che ha chiarito e che ha fatto giustizia. Io vengo dall'Abruzzo e c'era una zona rossa che aveva 26 giorni di vita - zona di Villa Caldari, di Ortona, in provincia di Chieti - nonostante in quella realtà di poco più di mille abitanti ci fossero stati tanti contagiati e purtroppo diversi deceduti. Ebbene, era stata esclusa solo per qualche giorno, e ringrazio i relatori per la sintesi che hanno voluto fare e per aver risolto questo problema.

Così come guardiamo con favore all'idea, grazie al lavoro della Ministra Bonetti, che la famiglia sia tornata, con il Family Act, al centro dell'attenzione nazionale e al centro delle politiche del Governo. Abbiamo cambiato diversi Ministri alla famiglia, della famiglia, per la famiglia, ma mancavano le norme della famiglia o per la famiglia. Con il Family Act cambia in modo epocale la storia degli interventi pubblici a favore della famiglia, e riusciamo, anche all'interno del decreto-legge, ad estendere alcune misure di cui pure come Italia Viva ci siamo fatti carico.

E sul lavoro che noi abbiamo fatto dentro la maggioranza, e quindi tutti insieme, io voglio ricordare alcune delle misure: che servono anche per rintracciare la logica con la quale abbiamo lavorato rispetto alla maggioranza e rispetto a questo provvedimento.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Ma il tempo va verso la fine, e quindi non posso elencarli tutti se non alcuni: sul congedo parentale esteso, sulla norma di bilancio che salvaguarda i bilanci delle aziende, sull'estensione di alcuni crediti d'imposta e su tutta una serie di interventi puntuali. Uno su tutti, per esempio, a favore delle persone fragili, e soprattutto la garanzia della continuità delle prestazioni sanitarie e socio-sanitarie e socio-assistenziali anche in tempi di emergenza.

Insomma, Presidente, abbiamo cercato di dare una mano, rivolgendoci al Paese ed escludendo almeno da parte nostra l'idea della bacchetta magica: nessuno ce l'ha, non ce l'ha la maggioranza, non ce l'ha l'opposizione. Anche perché gli emendamenti di buonsenso che sono arrivati dall'opposizione hanno trovato una sintesi, ma sono emendamenti… Non le ho viste le grandi riforme emendative da parte dell'opposizione; e allora sediamoci ad un tavolo affinché questa crisi diventi un'opportunità per tutti, maggioranza e opposizione.

E per questo voglio concludere con una frase del Presidente John Kennedy, che di fronte alla crisi ricordò: “La parola ‘crisi' scritta in cinese è composta di due caratteri…

PRESIDENTE. Concluda.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). …uno rappresenta il pericolo, l'altro rappresenta l'opportunità. L'altezza della classe dirigente dipende dal fatto se noi riusciamo a far emergere e prevalere la parola ‘opportunità' rispetto a quella ‘pericolo' ”.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Galeazzo Bignami. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, in primo luogo ritengo doveroso associare anche il gruppo Fratelli d'Italia alle parole di cordoglio con cui si è voluto ricordare la figura del Maestro Morricone, che ha certamente contribuito in maniera che riassumere in poche parole è semplicemente impossibile al pregio, al lustro, all'onore della nostra patria, da italiano e da romano, e che sono già state ricordate anche in quest'Aula da colleghi che mi hanno preceduto. Un ricordo che non può evidentemente rendere pienamente onore a ciò che egli ha fatto, e che rimarrà certamente indelebile nella nostra storia patria.

Quest'oggi noi discutiamo di come sono stati, o come questa maggioranza intende impegnare, quei 55 miliardi di cui allo scostamento di bilancio votato a fine aprile. Il 29 aprile noi ci trovavamo qui in quest'Aula e all'unanimità votavamo l'autorizzazione al Governo a realizzare quello scostamento di bilancio per 55 miliardi di euro, che si sommavano ai 25 miliardi già individuati col “Cura Italia”, e che col pacchetto di 20 miliardi annunciato in questi giorni e secondo la volontà del Governo imminente, compendiano in un totale di 100 miliardi le misure che l'Esecutivo rosso-giallo intende mettere in campo, almeno a parole, per contrastare l'emergenza COVID-19. 100 miliardi, ovvero la cifra che il centrodestra, e segnatamente Fratelli d'Italia, che fin dall'inizio aveva individuato nelle misure immediatamente necessarie in una somma di 30 miliardi, avevano indicato come indispensabile per fronteggiare l'emergenza. Ricordo che il Ministro Gualtieri nei primissimi giorni della crisi si vantava del reperimento di 3-4 miliardi, vale a dire il 3 per cento delle risorse che invece oggi, seguendo quanto il centrodestra aveva già anticipato, si rende necessario. E potrei citare tanti casi in cui Fratelli d'Italia aveva individuato, ben prima che la crisi si manifestasse nella sua devastante potenza, delle misure che sono state totalmente ignorate da questo Governo.

Potremmo parlare di vicende più piccine ma non per questo meno importanti, come l'azzeramento dell'IVA sulle mascherine, fino invece alle proposte recentemente, solo recentemente, fatte proprie dal Governo, con cui Fratelli d'Italia richiedeva la possibilità di dare quei danari che venivano spesi per la cassa integrazione alle aziende che, invece che mettere in cassa integrazione, li avrebbero potuti utilizzare o per minori tasse o per maggiori retribuzioni. Ancora, l'individuazione della proposta, mutuata da un'idea del Ministro Tremonti, di lanciare buoni patriottici, che questo Governo ha sdegnosamente rigettato, salvo poi, quando si è andati all'asta per il collocamento dei titoli di debito pubblico, scoprire che gli italiani hanno molte più energie e molto più amor patrio di quello che questo Governo evidentemente pensa o spera, e si è realizzato un collocamento pressoché totale di quelle somme.

E altre proposte, alcune che sono state anche recentemente fatte proprie da questa maggioranza, recentemente e maldestramente. Ieri veniva ricordato dalla collega Lucaselli come i Cinque Stelle abbiano pubblicato sui social una foto in cui si ricorda l'innalzamento delle pensioni di invalidità da 285 euro a 516 euro, pubblicando uno stralcio di emendamento in cui si legge che il primo firmatario risponde al nome di Giorgia Meloni, vale a dire la leader di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), a dimostrazione ulteriore di come avete inseguito il centrodestra su proposte concrete, reali, effettive, e che avete cercato di negare agli italiani, tra le tante cose, anche che quelle proposte venivano dal centrodestra e da Fratelli d'Italia. Altre non le avete voluto seguire. Una fra tutte, quando, sempre Giorgia Meloni, cercò di far sì che il Governo potesse operare con moral suasion su quelle istituzioni della Borsa italiana al fine di pervenire a una sospensione delle vendite allo scoperto: era l'8 marzo, ma lo avete ignorato e il 13 marzo le sciagurate parole di Christine Lagarde hanno determinato un crollo del 17 per cento del valore azionario della nostra Borsa. Per dare un parametro di riferimento, a seguito dell'11 settembre il crollo fu del 7 per cento. A chi qui parla della bontà dell'Europa mi permetto sommessamente di rammentare che la signora Christine Lagarde si è ben guardata dal rimangiarsi quelle parole fino a quando anche la Germania e gli altri Paesi cosiddetti “frugali”, che in realtà speculano sulle tasse che altrimenti tante aziende dovrebbero pagare in Italia, qualificandosi come paradisi fiscali, sottraendo sedi per cui alcune aziende dovrebbero versare le tasse nel nostro Paese - e qualche cosa diremo al riguardo -, non sono entrati in difficoltà; fin quando quei Paesi sono entrati in difficoltà, ben si è guardata la signora Christine Lagarde dal rivedere le proprie affermazioni.

Quando poi i suoi danti causa le hanno detto “guarda che qui ne abbiamo bisogno anche noi”, si è scoperto avere un armamentario pari, o almeno simile, a quello che altri avevano dispiegato in tempi non meno recenti. Oggi ci vengono propinati, o almeno qualcuno vorrebbe provarci a propinare, soluzioni come il MES, uno strumento che - è bene rammentarlo ed è bene ricordarlo qui, dinanzi agli italiani - consentirebbe di conseguire risparmi al massimo per 500 milioni di euro l'anno (che non sono pochi, sono soldi degli italiani, certo, e vanno trattati con rispetto) che, è bene chiarire, questo Governo ha dilapidato in somme ben maggiori. Noi non crediamo che la libertà e la piena sovranità della nostra patria abbia un valore di 500 milioni di euro e non crediamo alle parole di chi dice che quel prestito verrebbe erogato senza condizionalità. Chi vi parla fa, come tanti altri colleghi, una professione - nel mio caso l'avvocato - e ben so che le garanzie e le condizionalità sono poste nell'interesse del creditore, ma anche nell'interesse del debitore; e quando qualcuno ti dice che non ci sono condizioni, in realtà le condizioni ci sono, sono occulte, ma in questo caso neppure troppo, visto che il direttore del MES, Klaus Regling, in un'intervista, forse maldestra ma certamente sincera, ha dichiarato come il primo anno del MES cosiddetto senza condizionalità sarebbe appunto tale, salvo poi il fatto che, se uno Stato non restituisce quota parte significativa di quella somma prestata, non regalata, scattano quei meccanismi previsti dal Trattato. È vero, forse, che si potrà anche arrivare a un accordo nell'Eurogruppo, ma non si potrà mai derogare a un trattato internazionale per un basilare principio di fonti del diritto. Allora, se questo è il valore del prezzo della libertà del popolo italiano, della sovranità italiana, è un prezzo che noi non siamo disposti a pagare e che gli italiani hanno più volte detto non essere disposti a pagare, anche perché nel “decreto Rilancio” ci sono risorse su risorse per fronteggiare questa somma di cui ho richiamato prima l'importo.

Parliamo di alcuni esempi. Chi mi ha preceduto ha ben elencato quelle che non esitiamo a definire marchette, vere e proprie marchette, ma ci sono partite di bilancio ancora più importanti. Vogliamo parlare, ad esempio, della somma di un miliardo di euro - perché è questa la somma che ci costano le lacrime del Ministro Bellanova -, un miliardo di euro riservato ai migranti, che ci sono in questo decreto-legge Rilancio per la sanatoria, che tra l'altro in pochi migranti hanno ritenuto di dover utilizzare, perché è evidente che risponde ad altre finalità quella disposizione; ci sono 170 milioni di euro per la sanità aggiuntiva (i costi sanitari aggiuntivi per i migranti per il 2020), 340 milioni di euro per il 2021 e 340 milioni di euro sempre per la sanità aggiuntiva per i migranti irregolari per il 2022.

Non si trovano i soldi per la sanità quando deve rispondere a esigenze di italiani, ma si trovano e prontamente si realizzano quando invece questa deve essere rivolta a qualche presunto futuro elettore della maggioranza rossogialla! Oppure i 6,4 milioni di euro per gli straordinari che andranno corrisposti al personale dell'amministrazione civile che dovrà svolgere le pratiche conseguenti alla sanatoria; i 30 milioni di euro per le prestazioni a contratto a tempo determinato per le nuove assunzioni che la sanatoria comporterà; o i 24 milioni di euro per gli straordinari che la Polizia di Stato dovrà fare a seguito della sanatoria, non per controllare lo spaccio, non per controllare la criminalità, non per controllare che nelle nostre città si viva in maniera ordinata e legale, ma per andare ad assistere nei processi di regolarizzazione - voluti da questa sanatoria appunto - le funzioni ministeriali; così i 4,5 milioni per la mediazione culturale, così i 3,5 milioni per l'acquisto di materiale igienico-sanitario. Dirò qualcosa su queste cifre, perché credo che, nel momento in cui una maggioranza e una coalizione fissa delle priorità, non ha il diritto di rappresentare dinanzi all'opinione pubblica qual è il suo sentire: ha il dovere di dirlo, ha il dovere di metterci la faccia, ha il dovere, a viso aperto, di andare dinanzi agli italiani e dire “noi ci mettiamo un miliardo di euro su queste spese”. Un altro miliardo di euro lo avete messo in favore dell'Agenzia delle entrate perché, come ha avuto modo di dire il direttore dell'Agenzia delle entrate e come è anche scritto nella relazione di accompagnamento di questo provvedimento, è necessario ristorare Agenzia delle entrate-Riscossione delle sospensioni dei versamenti dei tributi per l'anno 2020, e poi si vedrà anche per il 2021 e 2022. Ma come è possibile, visto che comunque si tratta di sospensioni e non si regala alcunché in termini di tasse agli italiani? Questo Governo pretende il pagamento fino all'ultima lira da parte di tutti, come dimostra il fatto che non avete spostato il termine del 20 luglio e non avete realizzato proroghe per le dichiarazioni reddituali, con cui gravate una categoria - quella dei commercialisti - che è già stata massacrata durante il periodo dell'emergenza e a cui avete delegato la realizzazione di pratiche su pratiche su pratiche, continuando a trattarli come se fossero dei parastatali, perché la burocrazia impone norme ma non è nelle condizioni di assolverle.

Presidente del Consiglio, noi siamo evidentemente rispettosi del suo ruolo. Richiamavo prima il fatto di essere avvocato: non ho il suo curriculum, non ho studi approfonditi presso la New York University, a Pittsburgh; non ho la possibilità di vantare, come lei fa, dei seminari a Cambridge o l'insegnamento di qualche docenza a Malta. Devo dire che anche gli approfondimenti svolti da qualche giornalista su questo curriculum non hanno trovato riscontro, quindi delle due l'una: o lei a Malta ha insegnato e nessuno si ricorda che cosa ha detto, o lei a Malta non ha insegnato, come qualcuno invece insinua. Tuttavia, ho fatto altro. Come tanti consiglieri di Fratelli d'Italia, come tanti deputati, come tanti senatori, ho svolto funzioni in un consiglio di quartiere e so che se tu hai necessità di erogare assistenza a un anziano, se quell'anziano non ha una pensione sufficiente per coprire la retta, ce la mette lo Stato. È per questo che abbiamo insistito sull'esigenza di innalzare la pensione di invalidità: per dare maggiore sostegno alle famiglie e maggior sostegno agli organi di decentramento della gestione dei servizi sociali comunali.

Ho fatto il consigliere comunale e so che un asilo nido ha dei costi che possono lievitare fino a 2,5 milioni di euro.

Lei avrebbe potuto costruire 50, 500, di questi asili, se avesse voluto effettivamente impiegare correttamente le risorse! Ho fatto il consigliere regionale e so che un ospedale, che ha una capienza di 450 posti letto, - un ospedale! - ha dei costi che possono arrivare a 200 milioni di euro. Lei, attuando diversamente le risorse, che invece stanzia per migranti o per l'Agenzia delle entrate, ne avrebbe potuto costruire otto, uno ogni due regioni, da 450 posti letto, assolvendo pienamente alle esigenze che andiamo a soddisfare con altri strumenti, non ultimo appunto il MES.

Perché abbiamo voluto richiamare questi dati? Perché prima sentivo un collega che diceva: non abbiamo visto questa grande visione strategica da parte delle minoranze. Noi non abbiamo l'idea che servano mirabolanti iniziative. Noi non crediamo che sia necessario studiare chissà quali piani Colao, di cui tra l'altro si sono perse le tracce, dopo che per giorni e giorni, e giorni, persi, ci si è chiusi a Villa Pamphilj, tra l'altro inaugurando il tutto con i dettami della trojka.

Noi crediamo che questi danari vadano utilizzati in maniera mirata, puntuale, precisa, per far ripartire l'economia. Alcuni esempi concreti? Perché, ad esempio, non avete preso quel miliardo per la sanatoria o quel miliardo regalato all'Agenzia delle entrate per non fare nulla? Perché questo ci state dicendo, quando dite che c'è la sospensione, quindi l'Agenzia delle entrate-Riscossione non saprebbe come rimanere in piedi, come campare e, quindi, glieli dobbiamo noi, per non fare nulla. Questo ha detto il direttore dell'Agenzia delle entrate, quando è venuto in audizione alla Commissione finanze.

Perché, ad esempio, non avete speso questi denari, per realizzare il raccordo tra il porto di Ancona e la A14, 480 milioni di euro, stimati da ANCE? O perché non avete utilizzato questi denari, come aveva promesso il Ministro De Micheli quando, in ottobre, è andata nelle Marche, per realizzare il raddoppio del tratto tra Orte e Falconara, che avrebbe appunto un costo di 77 milioni di euro? Perché non avete speso parte di questi denari per altre opere infrastrutturali strategiche, come i 300 milioni per il completamento della strada Leuca-Maglie, che è in Puglia? Come in Puglia è il completamento del raccordo, anzi il potenziamento del raccordo ferroviario di Brindisi o la strada Lecce-Taranto, che avrebbe avuto un costo stimato, non da noi, non da una pericolosa organizzazione di matrice sovranista, quanto sempre appunto da ANCE, di circa 500 milioni di euro?

E potremmo parlare ancora a lungo. Dodici lotti di manutenzione per il rifacimento delle strade su Roma, il valore stimato era di 78 milioni di euro. E tante altre opere infrastrutturali, che, a parole, tutti noi dichiariamo sempre essere necessarie e strategiche, come il piano di manutenzione straordinaria sulle scuole, 100 milioni di euro, o i 500 milioni di euro sul contrasto al dissesto idrogeologico. Sono tutte cose che voi dichiarate quando succede una disgrazia, ma che adesso che finalmente c'era la possibilità di mettere quei soldi sul tavolo, non avete voluto realmente realizzare! Perché voi vi affidate a un principio meramente nominalistico.

Avete chiamato il “decreto Cura Italia” appunto “Cura Italia”. Avete detto che avrebbe sviluppato una potenza di fuoco di 750 miliardi, quando però, nel DEF, ovvero quando non si scherza, quando non si può andare a fare le conferenze stampa unificate, sperando che l'altra parte magari, non avendo i documenti sottomano, come gli italiani ovviamente non hanno il sabato sera, in cui avete costretto tutti ad ascoltare le parole del Presidente del Consiglio Conte, quando nel DEF appunto scrivete che la risposta che il “Cura Italia” ha dato è stata sufficiente per attenuare dello 0,5 per cento il calo del PIL. Ogni settimana di lockdown voi l'avete stimata, sempre nel DEF, per lo 0,75. Vale a dire che il “Cura Italia” è servito per contrastare dal lunedì al giovedì della prima settimana di lockdown, perché quei 24 miliardi li avete spesi male. Oppure, quando il 7 aprile il Presidente del Consiglio ha detto: potenza di fuoco mai vista, 400 miliardi per liquidità. Ha detto una cosa vera, ma non lo sapeva. “Mai vista”, perché non l'ha vista nessuno, perché pochi giorni fa, il Ministero delle Finanze, non Fratelli d'Italia, o un pericoloso movimento sovranista, ha dovuto ammettere che, per le misure sotto i 30 mila euro, sono stati comunque impegnati 4 miliardi, invece per le misure SACE sono stati impiegati 10 miliardi. Il che fa, su quei 400 miliardi annunciati il 3,5 per cento delle risorse. Vale a dire che il 96,5 per cento delle risorse, che voi avevate messo a disposizione, gli italiani non li hanno voluti, perché non vogliono indebitarsi per pagare le tasse, che è la logica che è sottostante al decreto-legge liquidità, ma vogliono lavorare. “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” e “La sovranità appartiene al popolo”. È questa la sovranità, a cui noi ci richiamiamo, non un altro tipo di sovranità.

Avete operato, sempre nel contesto di questo principio nominalistico da Grande Fratello che ha stancato tutti. Ieri Confindustria, richiamando tra l'altro nei concetti le stesse parole di Giorgia Meloni, ha detto: basta, basta con i proclami, basta con gli annunci, basta dare dei nomi roboanti, vogliamo vedere i fatti. Avete chiamato questo decreto “decreto Rilancio”, che forse, a ben guardare, di tutti è il nome meno sbagliato, perché voi state trattando questa partita da 55 miliardi con una mano da gioco un d'azzardo, un gioco d'azzardo in cui questa maggioranza dice: ci giochiamo il tutto per tutto. Rilanciamo. Quasi come se il Presidente del Consiglio volesse aggiungere una riga, nel suo curriculum, di esperto giocatore di poker texano.

Questo decreto si chiamava “decreto Aprile”, prima che voi impartiste al mainstream l'ordine di riqualificarlo. Era “decreto Aprile”, perché il 9 aprile il Ministro Gualtieri disse: tempi rapidi per l'approvazione del decreto. Siamo, oggi, al 6 luglio e siamo qui a discuterlo! In questi tre mesi gli italiani hanno dovuto tirare la cinghia, perché in quasi cento giorni non avete saputo dare risposte, salvo poi, appunto, sul “decreto Sanatoria” emettere il decreto stesso in nove giorni.

Mentre per le aziende avete preteso che prima venissero depositati i documenti, prima venissero svolte le verifiche, prima venisse effettivamente controllata la regolarità delle aziende, per i migranti avete detto: prima saniamo, poi controlliamo. Perché queste sono le vostre priorità.

Io lo dico con chiarezza. Nessuno dice che siano meglio le vostre, quelle di altri o le nostre. Noi chiaramente pensiamo che le nostre siano le più ragionevoli, le più forti e le più condivisibili. Ma diciamo: andate davanti agli italiani e chiedete a loro un giudizio. Se davvero ritenete che il centrodestra, Fratelli d'Italia, sia un movimento così pericoloso e che non abbia alcuna ragione da vendere, perché allora temete e vi sottraete dal confronto elettorale? Perché non date la parola agli italiani? Perché non consentite che, coloro che hanno subito nei quattro mesi appena trascorsi di tutto, ma che l'hanno comunque affrontato con dignità, con decoro e con rispetto, possano dire la propria? Perché in tutti i modi cercate di sottrarre a questo popolo, che ha dimostrato ancora una volta di essere un grande popolo, la possibilità di affrontare il futuro, dando la fiducia a quella coalizione e a quei movimenti, che ritiene degni della loro fiducia. Noi questo chiediamo e ci assumiamo la responsabilità dinanzi agli italiani di chiederlo. Voi assumetevi la vostra, chiamando le cose con il loro nome e non appellandovi a criteri nominalistici, che hanno l'unico scopo di nascondere la realtà e soprattutto di truccare carte, che evidentemente, arrivati a questo punto, è necessario mettere sul tavolo con chiarezza e con molta, molta trasparenza.

Io non so quali saranno i contenuti del provvedimento, che avete già annunciato e che dovrebbe impegnare altri 20 miliardi. So che Fratelli d'Italia non rinuncerà e non delegherà il controllo, la verifica e la possibilità anche di partecipare, perché, come abbiamo già dimostrato, le nostre proposte sono, non solo le migliori che l'Italia merita, ma anche quelle che poi, purtroppo tardi, anche in quest'Aula avete ritenuto far proprie, perché riteniamo, con la stessa coerenza e con la stessa chiarezza, che l'Italia meriti di più di questo Governo rosso-giallo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Signor Viceministro, io inizio intanto associandomi, a nome del gruppo, alle manifestazioni di cordoglio per la scomparsa di Ennio Morricone, sicuramente una figura straordinaria, che ha dato lustro al nostro Paese e ha consentito, con la musica, di raccontare l'Italia in tutto il mondo.

Vorrei partire da una riflessione di metodo, non dopo aver ringraziato per il lavoro i relatori e l'intera Commissione, impegnata per intere giornate a discutere e a confrontarsi su questo decreto. Un ringraziamento particolare va ovviamente a Stefano Fassina, che ci ha rappresentato più che degnamente in questo lungo confronto.

Ci tengo anche, da questo punto di vista, a rimarcare la scelta che noi abbiamo compiuto di tipo emendativo, una scelta che ha cercato di andare a verificare quali fronti erano ancora scoperti, quante difficoltà potevano ancora annidarsi in un'Italia che certamente è stata colpita come non mai dalla pandemia e dagli effetti sull'economia della pandemia. Dicevo che partirei però da una questione di metodo: il primo punto - che io giudico positivo - è che si sia riusciti, dopo l'esperienza del “decreto Liquidità”, ad avere un positivo dialogo con i gruppi di opposizione; credo che, su temi come questi, ci possono essere - e rimarranno ovviamente - punti di vista e posizioni differenti, ma lo sforzo di ascoltarsi, soprattutto nell'attività di Commissione, al di là poi diciamo delle discussioni in Aula, credo sia un elemento molto positivo e io credo anche che i numerosi emendamenti che sono stati approvati vadano nella direzione che prima ricordavo. Il secondo punto che voglio ricordare - e mi permetto di farlo in presenza del Viceministro Misiani - è che credo, col senno di poi, o comunque se dovessimo di nuovo trovarci di fronte a una massa di interventi così ampia, che la strada più corretta sarebbe stata quella dei due decreti, shiftando sostanzialmente, dandone uno alla Camera e uno al Senato, perché - e questo è un elemento che dobbiamo rimarcare negativamente - è inutile girare attorno al fatto che, alla fine, il Senato, quindi la seconda Camera, non potrà di fatto intervenire, salvo che non si approvi il decreto sul testo e questo monocameralismo di fatto, che ormai sta diventando una costante, è un problema, rappresenta un problema. Vorrei che, da questo punto di vista, non ci fosse una sottovalutazione - e non è retorica – perché adesso tocca a noi questa parte, ma non vorrei, per esempio, che capitasse anche con il “decreto Semplificazioni”, che è uno dei prossimi in arrivo, oppure con il decreto che sarà collegato allo scostamento. Credo anche che la lettura che dobbiamo dare complessivamente sul “DL Rilancio” sia una lettura complessiva, da mettere insieme con il “Cura Italia” e in qualche modo col decreto che sarà legato allo scostamento, perché ricordo che ci sono le tematiche ad esempio degli enti locali e quelle del turismo che sono state di fatto non amplificate durante la discussione emendativa del “decreto Rilancio” e dovranno invece avere risposte chiare e definite, in particolare sugli enti locali nel prossimo decreto legato allo scostamento.

L'obiettivo di fondo, che noi condividiamo - lo abbiamo già detto in altre sedi - è l'obiettivo di protezione; quello che ha messo in campo il Governo in questi mesi è un ombrello di protezione sul lavoro dipendente e sul lavoro autonomo. Sul lavoro autonomo ricordo che dobbiamo mettere insieme anche - come dicevo prima - la liquidità, il bonus, i contributi a fondo perduto, ed è la prima volta che si interviene con questa dimensione, con questa incisività, con questa pervasività sul lavoro autonomo. E poi i dati: se c'è una cosa, che francamente credo che alla fine stanchi, ma stanchi della politica, è continuare - l'ho sentito con tutto rispetto ancora riecheggiare in diversi interventi tra quelli che mi hanno preceduto -, non prendere mai atto, diciamo, dei numeri e dei dati, e continuare a ripetere, per esempio, che non è arrivato mai nessun euro alle imprese. Allora, i dati forniti dall'Agenzia delle entrate dicono che, in pochissimo tempo - e questa volta non abbiamo letto giustamente alcuna lamentela -, sono già stati erogati alle imprese 2,9 miliardi di contributi a fondo perduto in relazione a circa 890 mila istanze che sono state - come dicevo prima - pagate dall'Agenzia delle entrate. È da qui che io vorrei partire, da qui vorrei accettare un confronto con l'opposizione per dire se si è fatto a sufficienza, e dove c'è ancora da fare. Così come riguardo al tema della cassa integrazione e dei bonus: alla fine, quello che abbiamo provato a fare - lo rivendico con un pizzico di orgoglio, come gruppo, nel lavoro emendativo - è stato andare a vedere dove alcuni meccanismi, al di là della volontà del Governo iniziale, non erano riusciti ad intervenire.

Cito per esempio, in termini di protezione, l'emendamento che sospende e proroga la sospensione degli sfratti dal 1° settembre al 31 dicembre. È una manovra importante, nonostante le critiche, peraltro anche comprensibili, ma forse eccessive, nella frase finale un po' minacciosa del comunicato di Confedilizia. Vi sono persone in sofferenza ed i numeri sulle richieste dei contributi, per esempio per gli affitti, sono in crescita esponenziale nelle grandi città; questo è un segnale di disagio a cui dobbiamo dare una risposta; per esempio, la misura della sospensione degli sfratti va in questa direzione, così come l'intervento da 20 milioni sul Fondo affitti degli studenti fuori sede: certamente, si poteva fare di più perché l'intervento riguarderà coloro i quali hanno un ISEE inferiore a 15 mila euro, ed è sicuramente un ISEE basso; si sarebbe potuto fare di più, però è un segnale che va in questa direzione. Così come credo che un altro elemento, di cui sia giusto riconoscere l'importanza, sia il bonus di 600 euro, dato anche ai lavoratori intermittenti dello spettacolo, con alcuni parametri, cioè con un reddito inferiore ai 35 mila euro e che abbiano svolto attività per almeno sette giornate nel 2019. Alla fine, con riferimento a quell'ombrello di protezione che ricordavo prima, ovviamente in una situazione, in un territorio inesplorato, come quello in cui il Governo ha dovuto confrontarsi, così come le forze sociali, le imprese e tutti noi, non si può pensare che vi possa essere un unico grande intervento che copra tutto. Ne sono rimasti fuori alcuni e su questi noi abbiamo provato a lavorare, così come un altro intervento importante credo sia l'esonero da TOSAP e COSAP per gli ambulanti dal 1° marzo al 30 aprile. Questo è il senso, così come io credo che risposte importanti, come ricordavo prima, nel decreto legato allo scostamento dovranno essere date sugli enti locali e il turismo. Due questioni ancora e poi vado a concludere perché avremo modo poi, in dichiarazione di voto e nella dichiarazione di voto finale da parte del collega Fassina, di entrare ancor più incisivamente sui temi. C'è un lavoro che abbiamo fatto, che è stato fatto e che rivendico: è il tema sul Fondo del patrimonio destinato: è un'iniziativa importante, innovativa, si affida a Cassa depositi e prestiti un ruolo attivo e questo è positivo; tuttavia, attraverso l'emendamento che è stato da noi sostenuto, si attribuisce di nuovo in qualche modo un ruolo al Parlamento e si cerca di avere, di concerto tra Governo e Parlamento, una scala di priorità; si torna a parlare di un termine - ormai entrato in disuso, ma che ha rappresentato un pezzo importante della storia di questo Paese - che si chiama “programmazione economica”, ossia individuare i settori, le filiere da sostenere; significa fare evidentemente anche politica industriale, perché questo è e consente questo strumento, che va utilizzato bene, che va utilizzato in modo mirato, che va utilizzato con la possibilità per il Parlamento - e questo sarà possibile grazie a questo emendamento - di essere protagonista e non un semplice spettatore. Così come, in accordo con un subemendamento a firma Ceccanti e Fassina, si è andati a definire i confini della possibilità per il Governo di spostare fondi e quindi di avere una flessibilità per il 2020 all'interno della molteplicità di fondi che sono stati messi nuovi, o rifinanziati nei due decreti; una flessibilità, anche in questo caso, all'interno di un ruolo del Parlamento, perché credo che, da questo punto di vista, si possa rivendicare giustamente il ragionamento sulla centralità del Parlamento. Così come crediamo che l'ecobonus possa essere uno strumento importante e che l'allargamento al Terzo settore e l'allungamento dei termini per l'edilizia scolastica siano importanti strumenti.

Chiudo attorno a una questione che ancora è riecheggiata qui, rispetto ovviamente al fatto che con questi decreti il Governo fa una parte e c'è una parte che deve arrivare attraverso le formule dei prestiti e auspicabilmente anche dei grants, cioè dei contributi a fondo perduto da parte dell'Europa. Devo dire che mi appassiona poco, lo dichiaro pubblicamente, il dibattito di questi giorni tutto incentrato su uno degli strumenti, non perché non se ne debba discutere, non perché non sia importante, non perché tocchi un settore strategico come quello della sanità, da questo punto di vista però la preoccupazione è che se ne sta discutendo troppo, non solo qui, ma anche in Europa, senza arrivare a una decisione. Noi abbiamo bisogno di sapere il più velocemente possibile quali sono gli strumenti, che tempi avranno, che condizionalità hanno, cioè avere un quadro complessivo degli interventi europei, e questa crisi più di altre assegna al tema della velocità degli interventi un elemento e un fattore di tipo strategico, cioè, noi rischiamo, alla fine - sarebbe un rischio secondo me gravissimo, ed è quello da evitare -, di arrivare a definire strumenti perfetti, strumenti che rispondono a tutte le esigenze, ma di arrivare troppo tardi, quindi ritrovare una serie di sistemi e di filiere sostanzialmente nell'incapacità di poter accogliere questi interventi per la semplice ragione che sono andati in crisi definitivamente. Quindi credo che - poi ne avremo modo di parlare in occasione della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio in occasione del prossimo Consiglio europeo - bisogna che sia chiaro in Europa che bisogna decidere, bisogna definire, bisogna avere chiari i paletti e tutte le tecnicalità, che sono necessarie, che fanno parte ovviamente di questi interventi, perché continuare a parlare senza avere chiari questi elementi, senza avere certezze da questo punto di vista credo che rischi, alla fine, di essere ancora addirittura poco produttivo se non addirittura una sorta di boomerang, perché si crea un'attesa che poi alla fine non viene esaudita. Chiudo su un punto a cui noi teniamo molto, perché si parla spesso di lotta alla precarizzazione, alle situazioni e alle difficoltà che, al di là dei titoli, al di là dei saggi, riguardano spesso la vita materiale e concreta di decine e decine di migliaia di persone. Da questo punto di vista, rivendichiamo orgogliosamente l'emendamento che consentirà la stabilizzazione dei precari in sanità, persone che abbiano, a fine dicembre, tre anni di attività negli ultimi otto anni. Questa è una scelta importante, perché vuol dire anche poter dare e costruire su questo personale un futuro alla nostra sanità. Così come un altro tema molto delicato è quello delle OSS che sono dipendenti di cooperative o di aziende che hanno vinto appalti di esternalizzazione. Ebbene, anche per queste persone ci sarà la possibilità, da parte delle regioni, di percorsi, di concorsi, ovviamente con tutte le forme e tutta la trasparenza necessaria, in cui però questa loro attività possa e debba essere valorizzata.

Insomma, crediamo che si sia fatto un buon lavoro. Da questo punto di vista ringrazio davvero ancora i relatori, ma credo tutta la Commissione, perché è stato un lavoro assolutamente importante, che credo possa essere sicuramente utile per il Paese.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Flora Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, prima di iniziare vorrei esprimere anch'io il più sincero cordoglio per la scomparsa del grande maestro Ennio Morricone, che ha fatto la storia della musica e del cinema italiano.

Presidente, l'emergenza sanitaria sta rapidamente trasformandosi in emergenza economica. Nella mia regione, la Campania, ad oggi hanno chiuso oltre 20 mila attività commerciali, e altre 48 mila rischiano di non riaprire nei prossimi mesi. Si stima una perdita di circa 50 miliardi di euro, a rischio 140 mila posti di lavoro. E per quanto possano fare le amministrazioni locali - la Campania è intervenuta con un piano economico di 600 milioni di risorse proprie - è evidente che occorre un intervento forte da parte dello Stato e del Governo.

Il decreto, licenziato lo scorso maggio, ha il merito oggettivo, comunque la si pensi, di aver immesso 55 miliardi di euro nell'economia reale, e, a mio avviso, tutte le misure che danno liquidità sono importanti e vanno sostenute. Si chiama responsabilità, che è anteriore ed è più importante del conflitto politico. Ringrazio anch'io i relatori per l'impegno e il lavoro svolto, tuttavia, Presidente, se entriamo nel merito, c'è da constatare che questo provvedimento è in langa parte lacunoso e contraddittorio. Ci si aspettava che il Governo prendesse maggiormente in considerazione le proposte avanzate durante i lavori in Commissione bilancio, nell'ottica di migliorare un decreto frutto della necessità e dell'urgenza, armonizzando le misure contenute e dando un indirizzo politico che in questo testo, oggettivamente, manca del tutto.

Certo, trovare le risorse è importante, ma non basta, lo sappiamo e l'abbiamo già visto con altri provvedimenti di questo Governo. Senza una progettualità, senza un'idea strutturale del Paese e della società, queste risorse falliscono il loro obiettivo. Molte proposte, ragionevoli e di buonsenso, Presidente, non sono state accolte, altre, invece, per quanto giuste e condivisibili, rischiano di alimentare il conflitto sociale piuttosto che pacificarlo. Parto dalla questione più rilevante, la stabilizzazione dei precari della sanità: giustissima, la sottoscrivo, una scelta di cui andare fieri. Per tutti questi mesi li abbiamo chiamati eroi, ed è giusto dare loro un riconoscimento concreto. Poi penso che il precariato, in qualunque settore, vada sempre combattuto, Presidente, quindi benissimo, ma c'è una domanda: perché i precari della sanità sì e i precari della scuola no? Una stabilizzazione, peraltro, il cui requisito è quello del servizio svolto per almeno 36 mesi. Ma scusate, dallo scorso dicembre i precari della scuola si sono sentiti dire che senza un concorso non c'è merito, che il servizio svolto non è requisito da solo sufficiente, e che, nonostante 80 mila cattedre vuote a settembre, era da escludere categoricamente qualsiasi stabilizzazione straordinaria, e poi all'improvviso scoprono che quello che vale per la scuola non vale per la sanità. Allora, Presidente, delle due l'una: o la stabilizzazione dei precari della sanità è immeritevole e contro la Costituzione, cosa che io non penso, chiaramente, oppure sulla scuola si è fatta una vera e propria caccia alle streghe, una guerra ideologica punitiva e al ribasso. E guardate che questa scelta avrà delle conseguenze anche sul piano giuridico: si immettono nel settore pubblico lavoratori con criteri differenti, una scelta davvero incomprensibile. È questo che intendo quando parlo di indirizzo politico, Presidente: non stabilizzare una sola categoria, per quanto sia giusto, ma aprire una riflessione politica strutturale su tutto il precariato nel settore pubblico, con scelte forti e coraggiose.

Non si fa questo, così come non si risolvono problemi di portata più circoscritta, come, ad esempio, quelli dei DSGA facenti funzione, che restano pesantemente discriminati; oppure per quanto riguarda l'errore di sistema nella correzione dei compiti per il concorso dei presidi. Si ha l'impressione, Presidente, che il Governo faccia le sue scelte più per l'impatto mediatico che per la sua portata sostanziale, perché, ripeto, è giusto stabilizzare, anche in modo straordinario e in regola, ma è indispensabile garantire la parità di trattamento, altrimenti una scelta giusta diventa la miccia del malessere sociale. E proprio durante la discussione sul precariato, in Commissione è saltata fuori la parola sanatoria. L'onorevole Frate vuole le sanatorie, è stato detto. A quest'accusa, Presidente, mi sento di rispondere che dipende dal significato che si vuole attribuire alla parola. Se sanatoria significa sanare l'irregolarità perdurante prodotta da una politica distratta ed assente, da scelte governative che i problemi non li ha risolti, semmai amplificati, se significa questo, allora ben vengano le sanatorie, Presidente. Diciamolo, e smettiamola con l'ipocritamente corretto, che molto spesso è solo un pretesto che nasconde l'assenza di pensiero.

Altro tema sul quale il Governo ha deciso di non decidere, Presidente, è quello degli aspiranti avvocati, che attendono la correzione degli elaborati scritti nel 2019.

Si poteva pensare - io ho presentato un emendamento, ma so che questa sensibilità è comune anche ad altre forze della maggioranza - di intervenire con una misura straordinaria, consentendo l'ammissione diretta agli esami orali. Una scelta di buonsenso, pragmatica, senza dimenticare che il Ministro Manfredi, al quale si deve riconoscere la caratteristica di lavorare in silenzio senza scorribande televisive, è intervenuto a modificare le procedure di accesso per tutte le altre categorie professionali. Solo gli aspiranti avvocati, Presidente, sono stati esclusi da questo intervento di riforma e sul punto il Ministro della Giustizia non ha fornito alcuna prospettiva. Anche qui c'è una disparità di trattamento ed è evidente. Gli aspiranti avvocati, d'altronde, non concorrono per un posto di lavoro, non chiedono certezze, ma solo di poter esercitare la professione per la quale hanno studiato. Guardate che nella crisi non si esce soltanto con il sostegno economico, ma anche dando strumenti a chi ha voglia di industriarsi.

Ma gli avvocati non sono gli unici professionisti di cui ci siamo dimenticati strada facendo, Presidente. C'è un'altra categoria che da anni non trova adeguate tutele e mi riferisco ai sociologi. Ebbene, non soltanto il Governo ha respinto l'emendamento che affiancava il sociologo all'assistente sociale nelle strutture sanitarie, ma nel riformulare l'emendamento ha sostituito entrambe le figure con quella dello psicologo. Non è una guerra tra categorie, Presidente, ci mancherebbe altro, ma è evidente che questo denota una profonda confusione e anche ignoranza in materia (permettetemelo di dire): non si conosce la differenza tra assistente sociale, sociologo e psicologo assimilandoli alla medesima funzione e ovviamente non è così. Anche qui si è persa l'occasione di dare un riconoscimento adeguato a una figura professionale non regolamentata e, quindi, costantemente esclusa e quando ho chiesto il perché del parere contrario su questa come su altre proposte, Presidente, l'onorevole Castelli, telegrafica e lapalissiana, mi ha risposto: “perché è contrario”. Sfido qualsiasi parlamentare che vuole dare un contributo con spirito di collaborazione a non rimanere alquanto perplesso di fronte a una risposta di questo tipo (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

Questo è stato il tratto caratteristico che ha accompagnato buona parte dell'esame del decreto in Commissione, Presidente, dove finanche le proposte che non comportavano una variazione finanziaria sono state bocciate come l'emendamento sull'osservatorio del mercato del lavoro, a mia prima firma e di altre 20 colleghe, con il quale si proponeva che l'osservatorio si occupasse del contrasto ai fenomeni di stalking e di mobbing e vorrei dire a qualche collega di maggioranza - ma davvero lo dico senza intento polemico - che la questione di genere si affronta migliorando le leggi esistenti, facendone di nuove, implementando strumenti come l'osservatorio e non con la Camera delle deputate e dei deputati (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché questo non serve davvero a nulla. Non serve di sicuro l'estetica del femminismo; semmai servono provvedimenti reali, scritti bene e che sortiscano effetti. L'emendamento sull'osservatorio, Presidente, andava in questa direzione, ma il Governo l'ha bocciato. Per citare la collega Castelli, il parere è contrario perché è contrario.

Ebbene, il giudizio politico su questo decreto, sebbene abbia degli elementi degni di nota Presidente, non può che essere fortemente critico, perché è l'impianto generale a essere carente: si tengono fuori i problemi, non si trovano soluzioni adeguate ma ci si limita ad amministrare il contingente e quando si pone un tema importante e delicatissimo come quello del finanziamento alle scuole paritarie, che non può ancora oggi essere affrontato con una prospettiva ideologica, un pezzo della maggioranza platealmente si tira fuori e questo è un limite. Sulla scuola, sulla giustizia, sulla pubblica amministrazione e sul lavoro manca una visione, si confonde la realtà con il reality, Presidente, imponendo un format comunicativo che non funziona più, perché l'Italia di oggi non è la stessa di due anni fa e dobbiamo esserne consapevoli tutti. Questa crisi è potentissima e c'è da temere che sia soltanto l'inizio e in autunno le cose potrebbero peggiorare. Presidente, si rischia la rottura del patto sociale. La grande questione che sta emergendo è il conflitto tra garantiti e non garantiti e servono risposte coraggiose, radicali e profondamente innovative e non interventi timidi e parziali.

Mi rivolgo al Governo e lo faccio con quello spirito di leale collaborazione che per ben due volte mi ha portato a votare la fiducia al Presidente Conte. Dobbiamo creare un forte ripensamento sulla qualità dell'azione di governo e sul rapporto politico tra Governo e Parlamento.

Non possiamo continuare a discutere decreti in una manciata di giorni, Presidente, con testi impermeabili e una maggioranza - una parte della maggioranza, quantomeno - arroccata su posizioni sempre più distanti dal Paese reale. Il “decreto Rilancio”, come prima il “Cura Italia”, è un provvedimento urgente da sostenere per senso di responsabilità - va bene! - ma prima o poi, Presidente, dobbiamo uscire dalla logica emergenziale. Non dovrei essere io a dirlo. Ci sono colleghi che nella passata legislatura hanno fatto della decretazione d'urgenza un cavallo di battaglia, ma è chiaro che questa crisi il Governo non può affrontarla da solo, non può affrontarla senza il Parlamento e io mi auguro - o, meglio, voglio credere ancora, Presidente - che presto le forze politiche, tutte le forze politiche, vengano coinvolte in un processo di rinnovata azione governativa, non a Villa Pamphilj, però: in Parlamento, nelle Camere, perché è qui che siedono i rappresentanti del popolo, Presidente. Confrontiamoci nelle Commissioni, in Aula, e lasciamo perdere gli esperti e i loro programmi che ci raccontano cose che sappiamo benissimo. Qui il punto è decidere, farlo bene e in fretta, prima che sia troppo tardi, perché prima dei partiti, dei sondaggi e della propaganda, Presidente, viene l'Italia (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, per il “decreto Rilancio” io parlerei di occasioni perse: tante, tante occasioni perse. La prima occasione è quella sulla semplificazione: 266 articoli, 98 provvedimenti attuativi che si susseguiranno nei prossimi mesi. Ci hanno lavorato 470 esperti, perché non bastavano i Ministri e i sottosegretari; no, ci volevano anche 470 esperti. 735 pagine ha partorito questo Governo, con un decreto che doveva nascere ad aprile e che vedrà la luce il 20 luglio, anch'esso chiaro esempio della lentezza di un Governo. Un Paese che ha bisogno di velocità e un Governo che è lento e non coraggioso.

L'occasione è persa per semplificare ed emblematico è il comma 8 dell'articolo 26. Voglio leggerlo, perché è emblematico di come si riesca a complicare la vita a tutti: “Alle società di cui al comma 1, che soddisfano le condizioni di cui al comma 2, è riconosciuto, a seguito dell'approvazione del bilancio per l'esercizio 2020, un credito d'imposta pari al 50 per cento delle perdite eccedenti il 10 per cento del patrimonio netto, al lordo delle perdite stesse, fino a concorrenza del 30 per cento dell'aumento di capitale di cui al comma 1, lettera c), e comunque nei limiti previsti dal comma 20”.

Cioè, ci rendiamo conto che cosa avete scritto in queste 735 pagine? Sette pagine per dare il bonus del 110 per cento e meno male che è intervenuta la Lega e ha fatto dei miglioramenti, come inserire i tetti per agevolare tutto il tema dei tetti in amianto e alcune modalità di compensazioni.

Ma, attenzione: dopo il “decreto Rilancio” è annunciato, per stasera o domani, il “decreto Semplificazioni”, perché, ovviamente, dopo un decreto di 735 pagine, bisogna fare un “decreto Semplificazioni” e, quindi, altri 48 articoli per - così si annunciano - 200 pagine. Ragazzi, semplificare vuol dire decentrare, vuol dire dare i soldi a chi è capace di spenderli; ai comuni, alle province, a quelli che sono in grado di spendere quei soldi. È l'occasione persa per riformare. Vi siete vantati di aver abolito il saldo e l'acconto IRAP: sì, però, avete dimenticato di dire che questa è un'operazione prettamente ragionieristica, perché in realtà non lo pagherà nessuno, perché già non l'avrebbe pagato nessuno, tanto meno in una situazione di crisi economica a seguito della crisi sanitaria.

È l'occasione persa per riformare la cassa integrazione. Io non voglio entrare nelle mille polemiche di chi non l'ha ancora ricevuta, però dovevamo chiederci, in un “decreto Rilancio”, se è umano che un dipendente debba aspettare mesi, nell'era dei computer, per qualcosa che deve essere assolutamente automatico. E adesso voi cosa fate? Parlate di riforma IRPEF. Da commercialista, con molti anni alle spalle, ho paura di voi. Io ho visto tutti parlare di riforma IRPEF: il risultato è stato l'aumento della tassazione e l'aumento della complicazione. Solo il Governo precedente ha saputo semplificare, con regime da 65 mila euro, tanto che non hanno la fattura elettronica, non hanno neanche bisogno del commercialista, senza adempimenti, senza IVA: quella era una semplificazione, non aumentare la tassazione, aumentare la complicazione.

Ma avete perso anche l'occasione per tenere insieme il senso di comunità e di solidarietà dello Stato; avete creato, con questo “decreto Rilancio”, cittadini di serie “A” e cittadini di serie “B”, quelli che ricevono i contributi a fondo perduto e quelli che non li ricevono; e non parliamo di poche categorie, parliamo di 2 milioni di attività economiche escluse, perse; migliaia e migliaia di professionisti che non ricevono nulla. Avete creato questa enorme separazione tra scuole statali e scuole statali paritarie; anche qui, se non ci fosse stata la Lega, le scuole paritarie a settembre sarebbero fallite, con una perdita di patrimonio culturale enorme e di posti di lavoro enormi. Avete creato anche la differenza tra proprietari e inquilini, perché gli inquilini si aiutano aumentando gli aiuti alle persone in difficoltà, non bloccando gli sfratti, perché poi i nodi vengono comunque al pettine!

Avete perso l'occasione per aiutare il mondo del lavoro, quel mondo che ci è invidiato da tutto il mondo, perché noi abbiamo una tale enormità di piccole e medie imprese, di artigiani, di commercianti, di professionisti, che non ha eguali in Europa e che è il nostro patrimonio economico; su quello bisogna puntare, non bisogna puntare sull'assistenzialismo, perché prima o poi finiscono i soldi e quindi bisogna aiutare la ripresa. Questo “decreto Rilancio” non ha nulla del rilancio: è inutile dire “piccolo è bello” se poi non si aiuta! Nei momenti eccezionali bisogna tirar fuori coraggio e cuore, e bisogna avere persone eccezionali e fare dei provvedimenti eccezionali, semplici; quattro cose fatte bene, non miriadi di cose complicate e fatte male; 266 articoli dove non c'è il cuore e non c'è il coraggio, dove l'economia non si spinge.

Avete perso l'occasione per riparlare di autonomia e questa è un'altra pecca di questo “decreto Rilancio”, perché è molto importante. Oggi, Il Sole 24 Ore cita i governatori che, guarda caso, sono quelli più bravi, e sono quelli del centrodestra, ma anche i comuni, i sindaci, che sono stati lasciati soli durante la crisi sanitaria, sindaci che hanno dato il massimo e sono stati vicini ai cittadini.

Avete perso l'occasione per abbassare le tasse. Voi pensate di colpire l'evasione complicando la vita ai cittadini e aumentando la tassazione, invece è esattamente il contrario: l'evasione si combatte diminuendo la tassazione e semplificando il sistema. Allora, quando noi parliamo di flat tax, parliamo di un sistema, qualunque esso sia, che riduca e semplifichi.

Avete perso l'occasione per investire nei settori trainanti della nostra Italia. Pensiamo al turismo, il vero petrolio di questo Paese: l'avete abbandonato, nessuna attività organizzata. Pensiamo a quanto avete lasciato sole le strutture ricettive: ancora molti alberghi - forse, voi non lo sapete - sono chiusi. In tutto ciò, siete talmente incapaci che siete riusciti a mettere in ginocchio una regione, la Liguria, con l'ANAS che fa lavori dopo un momento di crisi sanitaria terribile, in questo momento, bloccando il Paese, bloccando i flussi turistici nazionali in quella regione. Ma potrei parlarvi anche della nostra terra dei laghi. Io vengo dal Lago Maggiore: abbiamo tutta la zona del versante dell'Ossola bloccata dall'ANAS, e così per altri laghi. Perché? Perché non sapete cosa fanno le vostre aziende statali. D'altra parte, se avete bisogno di 470 esperti per fare il “decreto Rilancio”, è pacifico che non sappiate cosa fa l'ANAS.

Avete perso l'occasione per aiutare un settore dell'automotive, che è fondamentale. Poi, non lamentiamoci se ci troviamo la FCA che va all'estero, che investe all'estero e non in Italia, se noi puntiamo su altre situazioni che non sono enormi come tutto l'indotto dell'automotive, che rappresenta oltre il 10 per cento del PIL.

Avete perso l'occasione - attenzione adesso con l'Europa - anche di coinvolgere gli italiani in ciò che riguarda l'aiuto alla nostra economia. Attenzione, perché, per ora, soldi dall'Europa non ne abbiamo visti e sul famoso Recovery Fund si parla di qualcosa che deve essere approvato all'unanimità da tutti i Paesi che forse, se mai verrà approvato, comporta una tassazione in Europa, quindi anche in Italia, quindi comunque nel 2021, quando molte aziende avranno già chiuso, considerato il vostro modo tempestivo di affrontare la crisi economica. Avete perso l'occasione per ascoltare. Nel ricordo di Ennio Morricone fatto da un mio collega che mi ha preceduto, di questo grandissimo della musica italiana purtroppo scomparso oggi, questi ha ricordato quanto fosse importante per Ennio Morricone ascoltare. Ebbene, voi non avete ascoltato nulla. Non avete ascoltato chi amministra: comuni, province, regioni vi hanno detto che mancheranno 8 miliardi; gliene avete dati 3 e, siccome non ci credevate, cosa avete fatto? Adesso chiedete uno scostamento per dare loro altri 3 miliardi; ma se vi dicono che sono 8, arrivate a 8.

Avete perso l'occasione anche per ascoltare le opposizioni perché sì noi siamo riusciti, come Lega, a inserire alcune piccole modifiche: giustamente l'aiuto alle scuole paritarie che rischiavano di essere abbandonate; il bonus, siamo orgogliosi che avete anche accolto il bonus aggiuntivo per medici, infermieri e personale sanitario, ma, in linea di massima, non avete ascoltato. Tante erano le possibilità. Per giorni e giorni vi abbiamo chiesto di rinviare i saldi e acconti Irpef e Ires: un provvedimento che non costa nulla; che vi abbiamo provato, facendolo noi l'anno scorso, che non costava nulla, ma l'uomo solo al comando al Ministero dell'Economia ha dettato legge. Il Ministro Gualtieri se ne è fregato sia di quanto dicevamo noi sia di quanto diceva Italia Viva sia di quanto dicevano i 5 Stelle sia di quanto diceva il sottosegretario Villarosa sia di quanto dicevano tutte le categorie economiche. Non ha voluto ascoltare e il 20 luglio ci saranno aziende che pagheranno le sanzioni, non perché hanno evaso le tasse, ma perché, pur dichiarandole, non riusciranno a pagarle: è una vera vergogna.

Avete veramente perso tantissime occasioni; abbiamo passato giorni e giorni, tre settimane ogni giorno a cercare di convincervi che questo “decreto Rilancio” poteva essere una grande occasione di cambiamento. Prima ho parlato del saldo e dell'acconto Irap: era l'occasione per semplificare e mettere assieme l'IRAP, l'Irpef e l'Ires. Solo chi fa le cose capisce quali problemi ci sono, ma voi non ascoltate. Voi avete fatto dieci giorni a Villa Pamphilj e il risultato è stato: abbassiamo l'IVA a tutti, no? Come se uno che ha difficoltà a comprare un paio di scarpe a 50 euro non avesse la difficoltà a comprare il paio di scarpe a 49 euro e mezzo, un sistema tra i più complicati al mondo.

Ebbene, questo è un Governo perennemente in ritardo; è un Governo che è stato in ritardo sulla crisi sanitaria: io non posso dimenticare, e credo che nessuno dimenticherà, per tutta la vita quel 27 gennaio, perché quando un Presidente del Consiglio, parlando agli italiani, dice che il 27 gennaio siamo pronti, noi pensiamo di essere pronti. Io faccio il sindaco e, appena iniziata l'epidemia, non avevamo mascherine, avevamo i medici di famiglia senza i DPI, senza i saturimetri, senza i camici e tanta gente l'abbiamo persa proprio perché non eravamo preparati, e tanti dicono che a settembre tornerà. Bene, spero che questa volta chi ha detto di essere preparato il 27 gennaio faccia un po' di autocritica e organizzi la rete territoriale, procuri tutti i dispositivi di protezione individuale, perché i medici di famiglia hanno pagato un tributo terribile, gli infermieri hanno pagato un tributo terribile, e quel 27 gennaio del Presidente del Consiglio è una pietra indelebile su questa crisi sanitaria.

Attenzione a sottovalutare la crisi economica come avete sottovalutato la crisi sanitaria. Attenzione. Noi abbiamo fatto molte proposte anche per la situazione economica: dare i soldi ai comuni, dare i soldi alle province; abbiamo il 50 per cento delle scuole provinciali che non sono a norma anti-incendio; non possiamo dimenticare chi è morto perché gli è caduto addosso un cornicione e un controsoffitto; andiamo a vederli: non possiamo piangere in quel momento, ma non fare nulla quando si può fare. Non ci sono risorse per gli investimenti alle province. Abbiamo scuole provinciali in uno stato terribile; abbiamo strade provinciali in uno stato terribile: venite da noi in Ossola. Le strade statali del Sempione sono in uno stato assurdo per un Paese civile, e qui non c'è differenza tra Nord e Sud: l'avete creata voi questa differenza. Il Sud merita il meglio. Questo è un Paese meraviglioso, ha il 50 per cento delle opere artistiche al mondo, assolutamente non valorizzato.

Ebbene, avete chiesto due scostamenti di bilancio e adesso vi apprestate a chiederne il terzo. Noi vi avevamo detto a febbraio: chiedete uno scostamento da 100-150 miliardi. Prima lo avete chiesto da 25 e poi da 55, adesso vi farete avanti con la richiesta al Parlamento di uno scostamento di altri 25 miliardi: sempre, sempre in ritardo. Attenzione, fate bene i conti perché l'Europa è già lì pronta a dire basta con gli scostamenti ai parametri. Quindi attenzione, tirate fuori il coraggio e tirate fuori il cuore. Concludo.

Il Presidente del Consiglio Conte, ad una giornalista che criticava il Governo e criticava la gestione sia della crisi sanitaria sia di quella economica, diceva: “Se pensa di poter fare meglio, ne terremo conto alla prossima emergenza”, con la solita gentilezza che lo contraddistingue.

Ebbene, ancora adesso, con questo “decreto Rilancio”, è difficile, molto difficile, fare peggio di voi. Grazie. La Lega voterà contro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio deputato Gusmeroli.

E' iscritta a parlare la deputata Daniela Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie Presidente e onorevoli colleghi, mi accingo oggi a presentare in quest'Aula un provvedimento di straordinaria importanza, un provvedimento che darà ampio sostegno alle imprese, ai giovani, alle famiglie, a tante categorie di settore e ai cittadini italiani, piegati in questi mesi da un nemico tanto invisibile quanto imprevedibile, che ha purtroppo messo in ginocchio l'Italia intera. Quello fatto in queste settimane, Presidente, è stato un lavoro duro, un lavoro fatto di interlocuzioni continue, di collaborazioni tra tutte le parti politiche, un lavoro che ci ha tenuto impegnati costantemente e per il quale ringrazio tutti i colleghi di Commissione bilancio, il nostro capogruppo, il presidente di Commissione, la Vice Ministra Castelli e il Vice Ministro Misiani, che saluto, i tre relatori di maggioranza e di minoranza. Il testo di cui daremo discussione questa mattina - stiamo dando - non è altro che il risultato di un confronto continuo, con l'unico obiettivo di dare una risposta concreta alle numerose richieste dei cittadini italiani, del mondo produttivo e del mondo del lavoro. Il “decreto Rilancio” rappresenta non solo il cuore del rilancio dell'Italia che esce dall'emergenza COVID-19, ma anche una grande occasione per migliorare sensibilmente il nostro Paese. In esso sono stati previsti importanti misure, che sicuramente rilanceranno settori determinanti nella nostra economia e che consolidano la necessità dell'esistenza di forme di aiuti o di reddito per i cittadini in difficoltà. Mi riferisco, Presidente, in particolare non solo alle misure e agli imponenti aiuti in materia di lavoro, come la proroga degli ammortizzatori sociali, ma anche al reddito di emergenza, un sostegno straordinario al reddito di quei nuclei familiari in condizioni di necessità economica; questo reddito non è altro che figlio del reddito di cittadinanza, la più grande intuizione del MoVimento 5 Stelle, che si concretizza grazie alla nostra presenza oggi al Governo. Un ulteriore passo avanti è stato fatto anche sulle modalità di lavoro, nonostante il ritardo che l'Italia sconta sulle forme di lavoro agile, che ovviamente non sono imputabili a questo Governo; la risposta è stata all'altezza della situazione particolare in cui ci siamo trovati a vivere durante il lockdown. Tuttavia, l'emergenza ci ha confermato la necessità di dover regolamentare il lavoro agile, quindi lo smart working, cosa che abbiamo fatto in questo decreto. Ritengo inoltre sia doveroso rivolgere una particolare attenzione alle misure fiscali più rivoluzionarie, frutto di una capacità innovativa ma anche di molto coraggio, come il cosiddetto superbonus al 110 per cento per gli interventi di ristrutturazione rivolti all'efficientamento energetico e alla messa in sicurezza dei nostri edifici. Una grande vittoria firmata MoVimento 5 Stelle, che ha lavorato incessantemente per aumentare l'aliquota della detrazione al 110 per cento, ottenendo un risultato storico, che rappresenterà una forte spinta per rilanciare un settore importantissimo come quello dell'edilizia, senza tuttavia procedere alla costruzione di nuovi immobili, bensì valorizzando quelli esistenti; sarà, inoltre, un valido sostegno per le famiglie, che potranno effettuare i lavori di recupero e di ristrutturazione delle proprie abitazioni a costo zero. Pertanto, si è data la possibilità di cessione del superbonus ad ogni stato di avanzamento lavori e questo permetterà alle aziende di avere sempre liquidità disponibile.

Un'altra azione importante e che abbiamo fortemente voluto in questi mesi è stata l'istituzione di un fondo di 200 milioni di euro a favore dei comuni ricadenti nelle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza, a cui si è aggiunto un fondo da 40 milioni per offrire un sostegno economico e sociale a favore di quei comuni che, per almeno 15 giorni, sono rientrati nella zona rossa; un impegno che sia il nostro Ministro degli Esteri Luigi Di Maio sia il Presidente Conte avevano preso con tutti i cittadini e che finalmente vede oggi il suo concretizzarsi. Tengo a sottolineare, Presidente, che i comuni e gli enti territoriali avranno sempre il massimo sostegno da parte del MoVimento 5 Stelle, specialmente in questo momento così difficile per il nostro Paese, perché sono proprio le nostre amministrazioni locali ad essere tra le istituzioni a contatto diretto con i cittadini, coloro che hanno subito danni a seguito dell'emergenza sanitaria. A questo proposito voglio ricordare un fondo di 3 miliardi e mezzo destinato ad assicurare a comuni e province le risorse perse come entrate locali a causa dell'emergenza; il fondo da 12 miliardi di euro per il 2020, per assicurare un'anticipazione di liquidità alle regioni, agli enti Locali e al Servizio Sanitario Nazionale per il pagamento dei debiti certi; infine, il fondo da un miliardo e mezzo per le regioni e le province autonome, nonché il fondo di 20 milioni per i comuni in dissesto, sottolineando che il 50 per cento degli interventi di questo fondo sarà destinato alla manutenzione straordinaria dei beni immobiliari da destinare a Polizia di Stato e Carabinieri, Forze di pubblica sicurezza, che da sempre contribuiscono a mantenere alto il tenore di vita cittadino. Oggi, a tutti loro, va il nostro plauso e la nostra gratitudine.

Continuando nell'illustrazione di questo corposo decreto, importante risulta la misura ampiamente condivisa sul trasporto ferroviario, che autorizza la spesa di un miliardo e 190 milioni al fine di sostenere le imprese che effettuano servizi di trasporto ferroviario sia di passeggeri che di merci. Ancora, 20 milioni di euro con cui rimborseremo le spese per l'affitto di casa durante tutto il periodo di lockdown di migliaia di studenti universitari fuori sede.

Per quanto riguarda la scuola più in generale, al fine di contenere questo rischio epidemiologico, per tutto l'anno scolastico 2010-21, è stato previsto lo stanziamento di ben un miliardo di euro ed è stato incrementato il fondo per il funzionamento di 331 milioni. Unitamente a questo, per affrontare l'emergenza si prevede, per gli istituti di alta formazione musicale e coreutica, e per gli enti pubblici di ricerca, un incremento di 62 milioni da investire sulla didattica a distanza e sui servizi e strumenti per accesso alla ricerca, mentre è previsto un aumento del fondo per il finanziamento ordinario delle università pari a 165 milioni. Questa emergenza ha fatto comprendere non solo a noi politici, ma a tutti gli italiani quanto sia centrale il sistema di ricerca scientifica. Tutti i giorni, la maggior parte dei cittadini cosa faceva? Era in attesa di informazioni attendibili da parte di ricercatori universitari e di comitati scientifici, che hanno dimostrato di essere all'altezza della situazione, nonostante i numerosi tagli subiti nel settore in questi ultimi anni. Proprio per questo, abbiamo introdotto un piano straordinario di investimenti nella ricerca che autorizza l'assunzione di ricercatori universitari, incrementando i fondi di 250 milioni. Presidente, nei tempi a mia disposizione ovviamente risulta davvero complicato discutere la molteplicità delle misure previste in questo decreto, un decreto che serve a far ripartire l'Italia e gli italiani, ma è bene non dimenticare ed essere grati, oggi, al lavoro del nostro Governo, che ha saputo dialogare con tutte le regioni e con gli enti locali, al lavoro di tutti i parlamentari, in tutte le diverse Commissioni, che con attenzione e meticolosità hanno contribuito a soddisfare le richieste di milioni di cittadini in ogni settore. Ora è necessario che noi andiamo oltre e proseguiamo il grande lavoro già fatto con nuove misure, che inseriremo nei prossimi provvedimenti, per cui so che si è già al lavoro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la discussione generale del disegno di legge n. 2500-A, che riprenderà alle ore 15.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14, è ripresa alle 15,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Delmastro Delle Vedove, Di Stefano, Rospi e Scoma sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2500-A)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pella. Ne ha facoltà.

ROBERTO PELLA (FI). Grazie, Presidente. Care colleghe e cari colleghi, ci apprestiamo a una nuova richiesta di posizione della fiducia. Anche sul decreto più importante della storia d'Italia il Governo sceglie di porre la questione di fiducia. Una cosiddetta, fin dalla sua genesi, potenza di fuoco da 55 miliardi, che avrebbe dovuto assicurare il rilancio del nostro Paese, così provato dopo l'emergenza Coronavirus, sia sotto il profilo sanitario, scongiurando una nuova ondata cui saremmo dovuti arrivare più pronti e attrezzati sia sotto il profilo economico e sociale. Si tratta invece, dopo tre settimane, di una discussione in Commissione bilancio, di un provvedimento che, più che per le misure di rilancio dell'economia, si caratterizza per la sua volontà di distribuire fondi senza una visione complessiva di ripartenza e stimolo agli investimenti. È un decreto che, potremmo dire, tira a campare più che a rilanciare. Ma quanto potremo andare avanti così, signor Presidente, con misure micro e ad hoc, che poco hanno a che fare con la crisi attuale e di cui sono dubbi gli effetti espansivi?

Fino a che punto è possibile confondere politiche di assistenzialismo con politiche di rilancio? E per quanto tempo dovremo attendere i 98 decreti attuativi e le 52 norme attuative precedenti, per un totale di circa 150 atti, in grado di porre in essere le previsioni normative, in un quadro di insieme che soffre di annunci quotidiani, gli ultimi due dei quali riguardano un “decreto Semplificazioni”, non ancora pervenuto in Aula, e un nuovo scostamento nel mese di luglio? Nonostante le modifiche introdotte durante il dibattito in Commissione bilancio, che ha visto l'approvazione di numerosi e rilevanti emendamenti, con oneri consistenti, del gruppo Forza Italia, permane comunque una valutazione complessivamente molto critica del provvedimento, il quale non prevede interventi di carattere strutturale per la ripresa economica generale, ma solo interventi una tantum, di carattere temporale, interventi sulla partenza delle opere pubbliche e sullo sblocco dei cantieri rinviati a sine die, quando, come sottolineato da tutte le audizioni, sarebbe stato, invece, necessario velocizzare le procedure, anche sospendendo del tutto il codice degli appalti per un semestre almeno o almeno fino alla fine dell'emergenza economica in cui è piombata l'Italia.

La deroga usata per il ponte di Genova è da tutti sbandierata, ma non viene minimamente tramutata in realtà; anzi, al contrario, sarebbe che dovessimo di nuovo infilarci un procedimento infinito di nomina commissariale decretata centralmente e non affidata direttamente ai sindaci.

Temi come turismo, automotive e meccanica di precisione, supporto agli enti locali per l'erogazione dei servizi essenziali, trasporto pubblico locale, insieme ad altri settori strategici per l'export a valenza internazionale e per l'affermazione dell'identità nazionale e della credibilità e reputazione del Paese sono stati rimandati. Ma qual è allora la visione di Paese che vogliamo imprimere? Qual è la fiducia che vogliamo stimolare affinché ripartano il lavoro, l'investimento e le assunzioni? Per non citare due questioni ancora: primo, l'incredibile esclusione dei liberi professionisti dalla norma del decreto-legge Rilancio concernente i contributi a fondo perduto. Una discriminazione del tutto incomprensibile, perpetrata ai danni di un settore trainante dell'economia italiana che ha svolto un compito essenziale proprio durante l'emergenza e la totale confusione dei decreti annunciati in piena notte, pubblicati giorni dopo, aggiornati la domenica, per entrare in vigore il lunedì.

Secondo: l'incredibile assenza di dibattito sugli investimenti e sul tema della scuola. Un comportamento dilatorio, incomprensibile, che finisce per stanziare briciole a un mese dalla ripresa delle attività per l'anno scolastico. Ci hanno bocciato emendamenti senza spiegazione, alcuni dei quali non prevedevano nemmeno una copertura finanziaria. Altro che discussione costruttiva! Ecco che, al di là degli annunci e le cortesie in favore di telecamere, la maggioranza dovrebbe dar seguito a un rapporto di vera e propria collaborazione con l'opposizione, anche perché Forza Italia non è più disposta a dare credito di fiducia e disponibilità a collaborare. Non voteremo il prossimo scostamento senza assicurazione di coinvolgimento concreto e non formale, e senza un serio piano di abbassamento delle tasse. In un momento di emergenza come questo bisogna dare risposte adeguate alla gravità dell'emergenza, bisogna cambiare passo, questo Paese deve cambiare passo e prendere un'altra velocità. Ci attendiamo quanto prima il provvedimento che introduce semplificazioni vere, di sostanza, al fine di ridurre i tempi delle autorizzazioni, ridurre i motivi di contenzioso, soglie di affidamento più alte e temporaneamente andare in deroga ad alcune procedure del Codice degli appalti, per procedere più velocemente con poteri commissariali.

Voglio soffermarmi ora sulle battaglie vinte da Forza Italia in alcuni settori fondamentali, e ringrazio per questo il capogruppo Andrea Mandelli, tutto il gruppo e il nostro vicepresidente vicario Occhiuto per il grande lavoro che tutti insieme abbiamo fatto in Commissione. Grazie alla determinata battaglia condotta dalla capogruppo Gelmini e da tutto il gruppo di Forza Italia il settore tessile e moda ha avuto un giusto riconoscimento all'interno del “decreto Rilancio”. Durante la discussione in Commissione bilancio il Governo ha approvato due proposte emendative a prima firma Gelmini, che ringrazio, di cui sono cofirmatario, che andranno a determinare rilevante sostegno anche alle aziende tessili del territorio biellese dove vivo. In primo luogo, l'istituzione presso il Ministero dello sviluppo economico di un apposito fondo per il design e la creazione denominato Fondo Cluster TMA (tessile, moda e accessori), con una dotazione iniziale di 5 milioni di euro per l'anno in corso. Tale fondo è finalizzato a sostenere, tramite l'erogazione di contributi a fondo perduto, le start up che investono nel design e nella creazione, nonché a promuovere giovani talenti del settore del tessile, della moda e degli accessori che valorizzano prodotto made in Italy di alto contenuto artistico e creativo.

In secondo luogo, a fronte dei gravi danni economici per il comparto provocati dall'emergenza Coronavirus e dal periodo di lockdown, quali il calo della domanda, le rimanenze, le difficoltà dei rivenditori, lo stop degli eventi, l'export congelato, si è approvata una misura finalizzata al sostegno alla liquidità, con l'attribuzione di un credito d'imposta pari al 30 per cento dell'incremento delle rimanenze di magazzino, che avrà un impatto economico di ben 45 milioni di euro per l'anno 2021.

Ogni azione in questo momento diventa essenziale per favorire la sopravvivenza del tessile made in caratterizzato da prodotti eccellenti, ad altissimo valore per il posizionamento anche di reputazione del Paese. Insieme alla moda, il tessile rappresenta infatti la seconda industria italiana, con 95 miliardi di euro annui di fatturato, con circa 60 mila tra piccole e medie imprese, artigiani e commercio e 600 mila lavoratori. Il Governo ha il dovere di tutelare e supportare questo comparto per consentire una piena ripartenza anche in termini di credibilità e di identità nazionale, tutela dei marchi, capacità di innovazione creativa, tutti elementi distintivi che lo qualificano come settore strategico per l'Italia.

In materia di enti territoriali, il provvedimento oggi in discussione istituisce un fondo presso il Ministero dell'Interno, con una dotazione di 3,5 miliardi di euro, da ripartire tra comuni, province e città metropolitane entro il 10 luglio 2020, sulla base della perdita di gettito e dei fabbisogni per le funzioni fondamentali. Ma sappiamo che le stime, ad oggi, prima ancora di insediare il tavolo di monitoraggio, prevedono 8 miliardi di mancato gettito fiscale/introito, quindi, oltre il doppio.

Il decreto prevede il reintegro dei 400 milioni di euro del Fondo di solidarietà comunale, utilizzati per l'emergenza alimentare. Ma sappiamo bene che Forza Italia, fin da subito, aveva chiesto 1 miliardo. Che senso ha avuto questo attendismo? Si anticipa l'erogazione del Fondo sperimentale di riequilibrio per le province e le città metropolitane per l'anno 2020, in misura del 30 per cento. Ma sono soldi che spettano agli enti locali, non aggiuntivi, vorrei ribadire. E non è che, in fondo, si riveli un'anticipazione così ampia, quando invece i bilanci rischiano di collassare.

Si ha l'impressione a volte che i comuni - e lo voglio sottolineare in maniera molto chiara - siano considerati dalla maggioranza enti contrapposti allo Stato e non, invece, il suo terminale più prossimo ai cittadini. Basti pensare a questo, a quanto si è dovuto insistere in Commissione per un differimento necessario e dovuto, quello sulla salvaguardia degli equilibri di bilancio, che slitta al 30 settembre 2020. Alla luce del grave e persistente stato di incertezza, in cui versa la finanza locale, una situazione sottolineata da centinaia di sindaci e assessori al bilancio, che in questi giorni mi hanno contattato, si dà la possibilità agli enti di programmare e gestire le risorse dei propri bilanci 2020, in un'ottica di garantire continuità ai servizi erogati dai cittadini.

Sono soddisfatto, almeno, che, sotto questo profilo, gli 8 mila sindaci d'Italia potranno dirsi ascoltati. Il Presidente Conte si è impegnato con i sindaci a stanziare ulteriori 3 miliardi di euro nel mese di luglio, ai quali andranno sommati gli effetti del “decreto Semplificazione”, provvedimenti annunciati, ma, ad oggi, concreti come fu il “decreto-legge Aprile”.

Mi auguro che, nella serata di questa sera, all'ennesima convocazione del Consiglio dei ministri, finalmente, si arrivi ad una approvazione, auspicando che siano tenuti in conto quei suggerimenti e quelle integrazioni, che sono arrivati dalle forze economiche e sociali, da quelli che sono i sindaci e da quelle che sono anche le forze di opposizione.

Inoltre, con un ulteriore emendamento da me presentato e approvato dalla Commissione bilancio, è stato sospeso il periodo di impugnazione delle decisioni della Corte dei conti, in materia di piani di riequilibrio, evitando un gravoso insieme di adempimenti per gli enti, che potranno essere ripresi, una volta superata l'emergenza in corso. Ringrazio per questo la Viceministra Castelli, per averlo accolto.

Spiace, invece, che la maggioranza non abbia accolto la richiesta di estendere la sospensione anche per gli enti in dissesto guidato, un emendamento fortemente voluto da Forza Italia e posto dall'Associazione nazionale dei comuni italiani. La norma proposta avrebbe permesso di assicurare la continuità gestionale degli enti in piano di riequilibrio, che abbiano riformulato il percorso di risanamento. Sappiamo tutti come le gravose e ripetute restrizioni di finanza pubblica dell'ultimo decennio abbiano pesantemente inciso sulla gestione dei piani di riequilibrio e nel comparto dei comuni più in generale. Pertanto, sarebbe stato opportuno, oggi più che mai, nel pieno di un'emergenza economica e sociale, accettare anche questa seconda proposta. Per fortuna, almeno i debiti della pubblica amministrazione saranno pagati tramite CDP, una misura doverosa, per dare alle aziende creditrici quanto atteso, in una fase di cui non è più possibile posticipare.

Ultimo motivo di soddisfazione, legato a un impegno senza sosta di Forza Italia, riguarda il settore dello sport. Riguarda, in primo luogo, l'avvenuto slittamento del pagamento dei canoni per l'utilizzo degli impianti sportivi al 30 settembre, resosi necessario, al fine di permettere ai comuni italiani, già gravati da forte perdite e mancato gettito fiscale, di ricevere, da parte delle federazioni sportive nazionali, enti di promozione sportiva, società e associazioni sportive, professionistiche e dilettantistiche, il versamento dei canoni di locazione e concessione, relativi all'affidamento di impianti sportivi.

A settembre gli enti gestori saranno in grado di avere una sicura liquidità, data dall'iscrizione ai campionati del prossimo anno sportivo, dai tesseramenti degli atleti e dal pagamento delle rette, oltre che dall'auspicata ripresa in sicurezza degli eventi. Si tratta di una proposta costruita con molti assessori allo sport dei comuni italiani, di ogni dimensione, con cui mi confronto quotidianamente.

Ma ancora più rilevante - su questo ringrazio il collega Barelli - è, in secondo luogo, l'essere riusciti, grazie ad un impegno supportato da tutto il gruppo di Forza Italia, che ringrazio ancora, a far approvare un emendamento, a mia prima firma, che interviene sulla norma che limitava la possibilità di revisione delle concessioni alle sole in scadenza nel 2023. Era un limite temporale che non trovava riscontro nella realtà, soprattutto nel caso di impianti dispendiosi, come quelli natatori, o di impianti a servizio dell'attività sportiva di base per i cittadini, ubicati nei territori di tutto il Paese. Per recuperare i minori ricavi, legati alla sospensione e alla riduzione delle attività sportive, e per far fronte ai maggiori costi derivanti dal rispetto delle misure di prevenzione, società e associazioni - e di conseguenza i comuni concedenti - hanno bisogno di un periodo più lungo per ristorare le perdite e ammortizzare gli investimenti. Gli impianti in disuso o abbandonati sarebbero diventati, nel volgere di pochissimo tempo, del tutti obsoleti e inservibili e, quindi, avrebbero rappresentato un ulteriore costo, anche sociale, per i comuni che ospitano tali strutture.

Salvaguardare lo sport di base e coloro che ci investono significa garantire a tutti la possibilità di praticare attività sportiva e di vivere una vita più in salute. Per questo, sarebbe stato anche opportuno approvare quell'emendamento in merito al credito d'imposta, che sicuramente sarebbe stato di forte aiuto alle società, garantendo alle aziende di poter investire con un minimo ritorno.

Continuiamo a porre al Governo una questione di carenza di organicità, rispetto alla messa a sistema di tutti gli strumenti finanziari ed economici a disposizione, e una tendenza continua a procrastinare le decisioni chiave, quando invece ben sappiamo che il fattore tempo è una variabile determinante. Dobbiamo poter disporre delle risorse messe in campo dall'Unione europea e da tutti i suoi organismi, per ragionare in maniera coerente in Parlamento e non certamente in sede occasionali, buone per i soliti annunci rispetto all'opportunità dell'utilizzo degli strumenti nazionali ed europei e, soprattutto, rispetto alla costruzione di un piano d'azione strategico per il Paese a tutto tondo.

Forza Italia, grazie al costante e autorevole impegno del presidente Silvio Berlusconi e del vicepresidente Antonio Tajani, ha fatto un grosso lavoro a Bruxelles, per la costituzione del pacchetto europeo, che andrà utilizzato e incardinato nel Piano nazionale delle riforme e nella legge di bilancio, la cui discussione e approvazione si devono anticipare all'estate, come ha detto bene l'onorevole Brunetta.

Non è accettabile che ci sia ora richiesto un nuovo ulteriore scostamento di bilancio, nel mese di luglio, senza queste precondizioni. Stiamo navigando a vista, non più rispetto all'andamento dell'emergenza sanitaria, per fortuna, ma in misura molto maggiore, a causa di continui cambi di rotta e in mancanza di una visione per il Paese. Politiche espansive anche in un Paese come il nostro sono assolutamente necessarie; maggiori sarebbero i rischi in mancanza di un intervento in questa direzione. Nei prossimi mesi servono, quindi, misure propulsive: un grande programma di investimenti pubblici; maggiori stimoli alla domanda interna; un'accelerazione a quelli privati fin da subito, specie pensando l'economia locale diffusa in tutti i settori, dall'edilizia al turismo e alla cultura, che può imprimere uno slancio significativo e fiducia su tutto il territorio nazionale. Quindi, basta crediti d'imposta a valere nel 2021 in poi, che vanno a gravare un già altissimo debito pubblico.

Concludo ribadendo che, nonostante la tempestiva offerta di collaborazione e le molteplici proposte migliorative di Forza Italia, il giudizio su questo decreto rimane comunque non positivo e fortemente critico: siamo fermi sui decreti attuativi, siamo fermi sulle semplificazioni, siamo fermi sulla discussione in merito al pacchetto europeo, siamo fermi sul piano nazionale delle riforme; più che un “decreto Rilancio”, appare un “decreto Inerzia”, almeno finché ci saranno ancora delle risorse economiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mattia Mor. Ne ha facoltà.

MATTIA MOR (IV). Presidente, l'Italia vive un periodo di incertezza come mai se ne sono visti nella nostra storia repubblicana, è inutile che lo neghiamo. Solo pochi giorni fa sono uscite le stime dell'Istat, nelle quali traspare un Paese provato, in cui troppi non hanno purtroppo una visione positiva del futuro. In pochi mesi, dall'inizio della crisi del Coronavirus, abbiamo perso più di 400 mila posti di lavoro e, nel solo mese di maggio, sono andati in fumo 84 mila contratti, di cui 79 mila a termine; in questo quadro, purtroppo, le donne hanno pagato lo scotto maggiore. Abbiamo letto qualche giorno fa, a tal proposito, l'intervista su Repubblica della direttrice del CERN, Fabiola Giannotti. La direttrice, membra della task force per le pari opportunità, ha sottolineato quanto le donne debbano combattere di più per emergere in una società che si bea della parità di genere ma che nel concreto conserva intatte le sue vecchie abitudini. E sono le donne, in prima linea nell'affrontare l'emergenza, le prime vittime del lockdown, in troppi casi prime nell'accudire i propri figli e ad essere considerate però sacrificabili nel mondo del lavoro. Ma il post-pandemia ci ha fatto anche aprire gli occhi sulle decine di migliaia di saracinesche che si sono alzate nelle nostre città e che si sono trovate di fronte ai consumi in caduta libera. Penso anche a quanto sta accadendo nella mia città, Milano, che forse osserva peggio degli altri questo fenomeno. Secondo l'Osservatorio di Confimprese, il settore dell'abbigliamento registra un meno 49 per cento e la ristorazione un meno 45 per cento. Gli italiani sono sfiduciati e non comprano, ma questo rischia di avvitare l'economia su se stessa ancora più di quanto fatto sinora. Il turismo, già posto di fronte alla stagione più dura e più nera dopo la decisione dell'Unione europea di bloccare le rotte provenienti dagli Stati Uniti e dalla Russia, si ritrova con una prospettiva di mancato guadagno di 5 miliardi e mezzo soltanto per quanto concerne le assenze statunitensi; e pensiamo che degli 84 miliardi spesi per il turismo nel Paese nel 2019, 44 miliardi provenivano dagli stranieri.

Nelle città d'arte sono diversi gli albergatori che non vorrebbero aprire nella stagione estiva, se il divieto in questo senso durerà per tutta l'estate. Il turismo rappresenta il 13 per cento del PIL, genera centinaia di migliaia di posti di lavoro, è una delle nostre più importanti industrie e come tale va gestito. L'industria è fonte di occupazione soprattutto in aree in cui sono presenti svantaggi strutturali legati a fattori di localizzazione che ostacolano la specializzazione in altre attività produttive. Abbiamo visto negli anni scorsi come, nelle aree a maggiore attrattività al turismo, questo sia un'opportunità anche sul piano demografico e sociale: tra il 2011 e il 2017 la popolazione è cresciuta del 2,1 per cento nelle aree più turistiche e nel periodo 2012-2016 il reddito per contribuente è aumentato del 6,5 per cento, due punti in più rispetto alla media nazionale. Allora, senza volerci nascondere, abbiamo un compito gravoso da assolvere, che va oltre il “decreto Rilancio”. La priorità della politica e di tutti noi come classe dirigente, deve essere quella di rimettere al centro dei nostri programmi e delle nostre decisioni la crescita economica con grande convinzione. Sappiamo che se c'è un momento in cui intervenire per trasformare un dramma sociale ed economico in un'occasione irripetibile, questo momento è ora. Abbiamo assoluta necessità di usare questi mesi per costruire il Paese che immaginiamo, almeno per i prossimi vent'anni, in maniera più sostenibile, più tecnologica, più eguale, più rispettosa delle minoranze; un Paese che premi chi investe e chi lavora, e che crei le condizioni per un benessere sempre maggiore per i propri giovani. Siamo stati in prima linea nella costruzione di questo decreto, così pesante in termini di risorse come mai era successo, per affrontare una situazione che, purtroppo, mai era successa. Abbiamo lavorato in sede di preparazione del decreto così come di miglioramento dello stesso attraverso gli emendamenti presentati in Commissione bilancio, attraverso il lavoro della nostra presidente Maria Elena Boschi e del relatore Marattin; siamo partiti dalla convinzione che il nostro Paese vada rinnovato attraverso politiche volte al sostegno del mondo produttivo, con azioni che producano continuamente dei risultati tangibili sul piano dell'occupazione e della produttività. Noi siamo e saremo sempre quelli che credono nella parte più produttiva del Paese, dalle piccole alle grandi imprese, dagli artigiani ai commercianti, dai lavoratori autonomi a coloro che vedono nel lavoro uno dei più importanti fattori di dignità personale e di sostegno al bene pubblico. Siamo e saremo sempre al fianco della produttività e non dell'assistenzialismo, aspettando un reddito seduti sul divano. Noi abbiamo dimostrato di volere e di saper tagliare le tasse quando eravamo al Governo, dal 2014 al 2018, e siamo coloro che stanno lavorando per un taglio sostanzioso e una semplificazione mai fatta prima della tassazione a partire dalla prossima legge di bilancio.

Siamo partiti da qui però sapendo, per esempio, quanto venga considerata iniqua e odiosa dalle imprese una tassa come l'IRAP, che non tassa il profitto, ma il numero degli occupati; e abbiamo ottenuto di annullare l'acconto che le imprese avrebbero dovuto versare in questi giorni. Abbiamo lavorato a tutta una serie di interventi a sostegno del mondo produttivo quali le erogazioni a fondo perduto per le piccole e medie imprese così come la possibilità di intervento dello Stato a sostegno del capitale nelle medie e grandi imprese, in quelle più colpite dalla crisi. Abbiamo chiesto, però, che questi interventi venissero fatti non come quelli di uno Stato che vuole fare l'imprenditore, intervenendo obbligatoriamente in situazioni di ogni tipo, ma come necessari per la strategica difesa di competenze, di occupazione e di valore, nell'ottica di una collaborazione sempre più accesa e necessaria tra pubblico e privato. Noi non vogliamo avere posizioni aprioristiche e ideologiche per le quali lo Stato non possa intervenire a sostegno dell'industria, anzi pensiamo che lo Stato possa e debba avere un ruolo di stimolo e incentivo attraverso risorse dirette, incentivi fiscali, movimentazioni di competenze e non soltanto di regolazione, ma pensiamo che questo possa e debba accadere sempre in un'ottica di efficienza, di merito e di innovazione.

Tra gli interventi puntuali a favore dell'industria, siamo contenti di sottolineare che con un nostro emendamento siamo andati a incidere sugli incentivi all'acquisto di nuove automobili, con un forte impulso nel comparto delle ibride. L'automotive, locomotiva del PIL italiano, è stato uno dei settori più colpiti da questa crisi, e per evitare una débâcle occupazionale ancora più forte bisogna stimolarne i consumi, questo è inevitabile, ovviamente nella direzione di un parco macchine sempre più sostenibile per l'ambiente, alla portata delle tasche di tutti, ma con l'obiettivo di non disperdere centinaia di migliaia di posti di lavoro nel cuore dell'industria italiana.

Il “decreto Rilancio” ha portato sul tavolo poi della politica risorse mai avute a favore dell'innovazione e della creazione di nuove imprese, una cosa di cui sono particolarmente fiero, avendoci lavorato per due anni, cercando di far capire l'importanza della creazione di nuove aziende, delle start up, dell'innovazione per lo sviluppo del Paese e per l'occupazione, soprattutto dei più giovani. Abbiamo donne e uomini di grande talento, ma siamo uno dei Paesi europei che storicamente ha puntato di meno sulle intelligenze e sulla capacità di produrre innovazione, troppo a lungo esportando le nostre giovani e i nostri giovani, i migliori talenti, dopo averli formati con il nostro sistema scolastico. Con la stesura del decreto abbiamo messo 100 milioni di risorse aggiuntive per finanziare le start up nella loro fase di partenza, 200 milioni per il fondo di sostegno al venture capital, aumentando la detrazione fiscale dal 30 al 50 per cento per gli investimenti privati nel capitale di start up e PMI innovative; 200 milioni destinati ad aumentare la dotazione del fondo di garanzia per le start up e per le PMI innovative; e 500 milioni per sostenere il trasferimento tecnologico dalle idee dei ricercatori e i brevetti alla creazione di nuove imprese, per far sì che la grande capacità dei ricercatori italiani, che dappertutto viene riconosciuta, storicamente però in difficoltà nel vedere i propri lavori trasformati in sviluppo economico per il Paese intero, diventi appunto impresa, diventi lavoro.

Inoltre siamo felici di aver approvato un mio emendamento che mette in pratica un meccanismo moltiplicatore di uno a quattro per coloro che investono, che portano investimenti privati nella creazione delle proprie imprese, dando una moltiplicazione, da parte del Governo, che favorisce appunto il merito, favorisce chi sa far crescere le proprie aziende senza erogazioni, in questo senso, a pioggia. Questi sono ottimi risultati, che però vogliamo soltanto vedere come un punto di partenza, perché da questo momento di crisi si può uscire soltanto investendo ed innovando sempre di più.

Con questo decreto, inoltre, abbiamo messo sul tavolo risorse importanti a favore della cultura e di quei settori culturali produttivi che hanno risentito di più della chiusura forzata e con un impatto sociale sui lavoratori già molto precari, che diventa ancora più drammatico e pesante. Purtroppo c'è spesso scarso interesse da parte delle istituzioni per chi sta subendo maggiormente il contraccolpo economico, e penso al mondo del cinema, dell'audiovisivo, del teatro. Ecco, in un giorno come quello di oggi, in cui la politica piange la scomparsa di un grande maestro come Ennio Morricone, che anche noi ricordiamo e di cui siamo orgogliosi come esempio dell'Italia che sa portare la propria creatività e la propria cultura nel mondo, ricordiamo però che ci sono decine di migliaia di lavoratori, addirittura 61 mila lavoratori del mondo del cinema e audiovisivo, 8.500 aziende, a cui si aggiungono altri 112 mila lavoratori dell'indotto, che sono stati prostrati. È uno dei settori più prostrati da questa crisi, un totale di 173 mila lavoratori che impiega tantissime donne e uomini, che sono le classi, come già detto, storicamente più fragili della nostra società.

Io sottolineo più volte il termine industria, anche per parlare di quest'industria culturale, perché, a differenza di chi un tempo diceva che con questa industria non si mangia, questa è cultura, ma contemporaneamente industria e occupazione. A sostegno di questa sono state messe sul tavolo risorse importanti per la costituzione di un Fondo emergenze, ma è stata soprattutto allargata la dotazione del tax credit ed anche la sua percentuale al fine di favorire gli investimenti privati nel cinema, secondo uno schema, che è quello che raccontavo anche prima su un'altra norma, che è quello di successo degli anni scorsi, di Industria 4.0, ovvero lo Stato incentiva il privato che investe riconoscendogli un credito d'imposta e attivando una collaborazione virtuosa per l'intero sistema produttivo.

Con un emendamento del Vicepresidente Rosato abbiamo pensato, invece, alla sicurezza sul lavoro, sbloccando 200 milioni di risorse dell'INAIL per destinarli a progetti specifici per rendere più sicuri i luoghi di lavoro.

La battaglia sulla regolarizzazione degli stranieri invisibili rimarrà, invece, una lezione di civiltà che soltanto una grande donna, di grande valore umano, come la Ministra Teresa Bellanova, poteva impartirci. Abbiamo subìto attacchi ai limiti della decenza su questo provvedimento, che ha portato, però, all'emersione dalla clandestinità di moltissime e moltissimi colf e badanti, cardine della vita delle nostre famiglie più ancora che dei braccianti.

Questo decreto ha investito, poi, per l'agricoltura un miliardo 150 milioni, contemplando i settori del florovivaismo, dell'agriturismo, della pesca dal vivo, del vino, della zootecnia, tutelando le eccellenze del nostro Paese e con un nostro emendamento in Commissione bilancio abbiamo rafforzato la misura a sostegno di queste filiere.

Ci siamo spesso battuti, in questo periodo, per tutelare le fasce più deboli spesso dimenticate se non quando qualche violenza diventa, purtroppo, un titolo di giornale per poi essere velocemente dimenticata. Attraverso un nostro emendamento abbiamo stanziato 3 milioni per le donne che subiscono violenza e sono costrette a rimanere in casa perché non hanno dove andare. In merito all'attenzione delle fasce più deboli pensiamo non si debbono assolutamente replicare i problemi avuti e le dimenticanze avute durante il lockdown e con due emendamenti dell'onorevole Lisa Noja, nostra collega, siamo intervenuti sulle esigenze dei disabili e dei malati cronici o in precarie condizioni di salute. È stato sancito definitivamente che i servizi sociali, socioassistenziali e sanitari sono servizi pubblici essenziali, perché garantiscono diritti costituzionalmente tutelati e per questo non possono essere interrotti.

Siamo intervenuti, inoltre, a favore delle scuole paritarie, raddoppiando i fondi per gli asili nido e le scuole, un intervento, firmato con altri gruppi, che riguarda 180 mila dipendenti, 120 mila famiglie e 12 mila istituti.

In questo scenario di grande difficoltà, che ha richiesto tutti questi interventi e molti altri che adesso non ho tempo di raccontare, possiamo guardare, però, con ottimismo al ruolo svolto dall'Europa, come ci ha ricordato il presidente Giuliano Amato in una bella intervista su Il Foglio. Rispetto a dodici anni fa, quando la crisi economica divise l'Europa facendo emergere alcuni dei suoi egoismi molto profondi, oggi ci ritroviamo in una condizione del tutto diversa, con strumenti di sostegno all'economia reale, alle imprese, alla sanità, alla disoccupazione che mai erano stati messi in piedi nel nostro continente e soprattutto mai con una concreta condivisione del rischio da parte degli Stati membri e, anche se qualcuno finge di non vedere questo fenomeno, condividere i rischi significa avere fatto uno dei maggiori passi in avanti mai fatti dall'Europa nella sua storia. Trovandoci di fronte a un dramma planetario, in presenza di grandi problemi è necessario essere uniti, compatti e solidali, e questo è infinitamente più importante che dividerci e isolarci tra di noi e auspichiamo che anche la maggioranza del nostro Paese capisca che i veri difensori della sovranità dei popoli sono coloro che si trovano dalla parte dell'Europa e non coloro che la vogliono indebolire. Questo vale a livello europeo come a livello locale e spero davvero che tutti noi in quest'Aula terremo a cuore la lezione di questi mesi, per ridurre il livello dello scontro, della tensione comunicativa e verbale, della polemica, lavorando in maniera costruttiva per il bene del Paese.

Italia Viva non ha mai sacrificato sull'altare del compromesso politico l'idea di un'Italia liberale, rispettosa dei diritti civili, con procedure snelle e con un apparato amministrativo veloce ed efficace. Abbiamo chiesto con forza però ora - e vogliamo al più presto che si realizzi - un piano infrastrutturale che spinga l'occupazione e che modernizzi il Paese, con un vero e proprio shock. L'abbiamo presentato otto mesi fa e auspichiamo che si arrivi al dunque.

Vogliamo una scuola digitalizzata e al passo con i tempi, dove si insegni anche a fare impresa e ad avere contezza dei diritti e dei doveri dei cittadini. Vogliamo che si investano in ricerca, in innovazione e nel nostro capitale umano a tutti i livelli le risorse che l'Europa metterà a disposizione e la liquidità rinveniente dall'indebitamento prodotto dagli scostamenti di bilancio. Abbiamo aumentato in maniera massiccia il debito che le generazioni future pagheranno. Facciamolo allora fruttare per interventi che cambino il Paese e non per politiche assistenzialiste o fiumi di denaro che sono conteggiati come spesa corrente. Pensare alle prossime generazioni se prima era considerata una velleità adesso dev'essere una necessità. I politici del giorno dopo, gli entusiasti del sondaggio, i tattici da retrobottega dovrebbero riflettere. Con questo provvedimento, con il decreto-legge Semplificazioni e con l'eventuale riforma fiscale ci giochiamo il futuro dell'Italia.

PRESIDENTE. Concluda.

MATTIA MOR (IV). Noi ne siamo consci e siamo consci di lavorare per costruirlo al meglio.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, Michel Houellebecq scrisse: “Alla fine della pandemia sarà tutto uguale, solo un po' peggio”. Probabilmente aveva ragione. Non a caso la crisi di governo sembra arrivare anche quest'anno con il solito teatro sui provvedimenti, le opposizioni non ascoltate, la sofferenza di chi non riesce ad arrivare alla fine del mese. Il “decreto Rilancio” si inserisce in uno shock globale, il più grave dal dopoguerra. La crisi del Coronavirus è una sfida totale, non è solo un problema economico, ma uno sconvolgimento sociale dal quale non si torna più indietro perché questa crisi ha mostrato tutti i limiti del nostro sistema di vita. La crisi galoppa e il mondo ruggisce: che gran voglia di normalità, di vita. Ma quando ritorneremo alla vita normale? I dati sono preoccupanti. Le previsioni UE per il PIL italiano indicavano una stima del più 0,4 per cento nel 2020 ante-COVID-19, di per sé già ottimista a fronte della pessimista politica economica di Conte e Gualtieri. Diverse previsioni indicano che le ripercussioni di questa guerra senza un volto porteranno a una riduzione di oltre 10 punti percentuali e alla necessità di adottare misure estreme per evitare che dalla recessione si passi a una depressione prolungata. Il great lockdown è la grande depressione della nostra era.

Bene, direte colleghi, la maggioranza e il Governo Conte hanno varato un decreto-legge da 55 miliardi chiamandolo proprio “Rilancio”. Ma rilancio di cosa? Come ha detto Giorgia Meloni, con i nomi dei decreti ci si gioca al Trivial Pursuit. Ricordate? Prima era il “DL Aprile”, poi siamo arrivati al varo a maggio per finire con l'arrivo in Aula a luglio. Ma se andate a guardare, dentro non hanno nulla: ci sono marchette e posti per gli amici e qualcuno lo abbiamo fatto anche saltare, come gli 11 milioni del Ministero Di Maio. Possono mettere fondi per i viaggi a Dubai, per aumentare i posti in CdA delle partecipate pubbliche, ma poi arriva la realtà e la realtà pesa su tutti noi. Da febbraio 2020 il livello di occupazione è diminuito di oltre mezzo milione di unità e le persone in cerca di lavoro quasi 400 mila, a fronte di un aumento degli inattivi di quasi 900 mila unità. L'effetto sui tassi di occupazione e disoccupazione è la diminuzione di oltre un punto percentuale in tre mesi (lo dice l'Istat, non Fratelli d'Italia). Eccola la realtà. La realtà farà cascare il velo dell'illusione di cristallizzare situazioni di sfascio economico con leggi che non producono un solo posto di lavoro. La produzione è KO perché la domanda è crollata. Un altro bagno di realtà. La grande diplomazia di Conte e la sua credibilità internazionale cosa hanno portato? Dombrovskis, uno dei falchi europei a cui il commissario europeo Gentiloni dovrebbe fare da contraltare tutelando l'interesse nazionale, già invoca il ritorno del Patto di stabilità. Quando saranno ripristinate le regole del rigore europeo l'Italia avrà il rapporto tra debito-PIL al 166 per cento; nel 2018 era al 134 per cento. In poche parole, rischiamo di saltare per aria. Lo spread salirà, i risparmi delle famiglie saranno intaccati e minacciati e intanto Conte va in Europa senza una linea chiara, condivisa con il Parlamento. Il fabbisogno dello Stato dei primi sei mesi dell'anno è di circa 95 miliardi, in aumento di circa 62 miliardi rispetto a quello registrato nello stesso periodo del 2019. Nel solo mese di giugno il fabbisogno è di 21 miliardi: il peggioramento è di circa 20 miliardi rispetto al risultato del corrispondente mese dello scorso anno. Il Tesoro - non Fratelli d'Italia - sottolinea che nel confronto con il corrispondente mese del 2019 il saldo ha risentito della forte contrazione degli incassi fiscali ovviamente, sulla quale ha inciso il prorogarsi delle sospensioni dei versamenti tributari e contributivi disposti dai provvedimenti legislativi emanati al fine di contenere l'emergenza COVID-19 - e su questo, ovviamente, siamo d'accordo -, ma, dal lato della spesa, si segnalano i maggiori prelievi dell'INPS per l'erogazione delle prestazioni previste dai provvedimenti normativi emanati al fine di sostenere i redditi colpiti dall'emergenza epidemiologica e i contributi a fondo perduto da parte dell'Agenzia delle entrate alle imprese e ai lavoratori autonomi individuati nel “decreto Rilancio”. La spesa per interessi sui titoli di Stato presenta una riduzione di circa 400 milioni; diminuiscono gli occupati e aumenta il debito, come è normale in una situazione di emergenza. Certo, Conte, Di Maio, Zingaretti possono rinchiudersi negli Stati generali, nella loro piccola Versailles, a Villa Pamphilj, inscenare qualche photo opportunity, però, puntuale, inesorabile è arrivata, appunto, la realtà, la realtà del fallimento del Governo giallorosso. Un report del centro studi di Confindustria - non di Fratelli d'Italia - certifica la pochezza della risposta del Governo. Leggiamo: “Il Governo italiano ha adottato il primo provvedimento organico a carattere nazionale ventitré giorni dopo aver registrato i primi cento casi di COVID-19, mentre sono stati sufficienti quindici giorni negli Stati Uniti, dodici in Francia e otto in Germania per la medesima reazione”. Ancora: “Per quanto riguarda i sussidi, la Germania ha erogato oltre 13 miliardi di euro di aiuti a piccole imprese e autonomi in circa due mesi, contro i 4,7 della Francia e i 2,4 dell'Italia, per il solo mese di marzo e solo alle partite IVA. Per quanto riguarda la liquidità, il Governo americano, in meno di due mesi, ha erogato 512 miliardi di dollari di prestiti a oltre 4,5 milioni di beneficiari. La Germania, in due mesi e mezzo” - colleghi del Governo - “circa 47 miliardi di euro a quasi 63 mila beneficiari. La Francia, in poco più di due mesi, oltre 88 miliardi di prestiti a 478 mila beneficiari. L'Italia, tramite il fondo di garanzia, in tre mesi, quasi 34 miliardi per soddisfare circa 646 mila domande e, tramite la Garanzia Italia-SACE, in due mesi e una settimana, solamente 718 milioni a 75 beneficiari”. Sì, avete sentito bene, colleghi: 75. Ecco la potenza di fuoco del Governo Conte.

Abbiamo provato, come opposizione, a migliorare il “decreto Rilancio”. In Commissione sono stati presentati, come sapete, 10 mila emendamenti e, diciamolo, ne è uscito un testo confuso, complicato, spesso incomprensibile, con il lavoro estenuante ed estenuato di tre relatori, ventidue Ministri, dieci Viceministri, trentatré sottosegretari e decine fra capi di gabinetto. Diecimila emendamenti completamente cassati, buttati nel cestino. Solo per leggerlo, ci vogliono giorni, è pieno di rinvii, deroghe, misure “di cui” e rimandi vari. Altro che semplificazione, la democrazia è stata svilita. Un insigne giurista, Celotto, ha scritto specificamente che le leggi non si scrivono così. Simpatica è stata l'esternazione, durante i lavori, di una deputata del MoVimento 5 Stelle che, chiedendo la parola per rilievi sull'ordine dei lavori, ha chiesto se la Presidenza avesse pensato di chiedere l'apertura del ristorante della Camera dato che i lavori si sarebbero dovuti tenere di domenica. La stessa deputata che, poi, ha rivendicato la vittoria sull'aumento delle pensioni di invalidità, emendamento questo che tutti sanno essere a prima firma di Giorgia Meloni. Ancora, tanti degli interventi proposti per la cultura sono stati generati da una risoluzione unitaria, di cui andiamo orgogliosi, passata in Commissione cultura: è stato un lavoro congiunto, partito, però, grazie ad un testo base di Fratelli d'Italia, che è riuscita anche a modificare l'ordine trimestrale dei lavori, mentre le altre Commissioni passavano le carte e i decreti, esprimendo solo i pareri. Conte, durante la conferenza stampa del “decreto Rilancio”, disse: “La cultura, non dimentichiamo questo settore: abbiamo un occhio d'attenzione per i nostri artisti che ci fanno tanto divertire e appassionare”, come se fossero degli intrattenitori, come se non fosse un'industria culturale. Ma con la cultura, invece, si fa economia: il sistema produttivo culturale e creativo vale 96 miliardi, sottosegretario, e muove fino a 265 miliardi di PIL, con un milione e mezzo di occupati ed è anche parte del nostro prestigio nazionale, rappresenta la nostra identità, la nostra bellezza. Ogni euro investito in cultura - lo ripeteremo fino allo sfinimento - porta un ritorno di investimento di 3,1 euro.

Non possiamo permetterci una nazione senza teatri, senza cinema, senza danza, senza circhi, senza spettacoli dal vivo, senza librerie, editori, promotori, distributori di libri, traduttori, parchi di divertimento, senza spettacoli, senza concerti, senza produzioni cinematografiche, senza musei, senza gallerie, senza mostre. Anche per questo abbiamo presentato una risoluzione in Commissione cultura per amplificare l'azione del Governo, per dimostrare che l'opposizione c'è e collabora, se veramente è in ballo l'unità nazionale, che ha composto grossa parte delle richieste di una risoluzione unitaria tra maggioranza e opposizione con numerose proposte, come la costituzione di un fondo per la filiera del libro, gli spettacoli e i musei non statali; l'istituzione di un fondo per la promozione della cultura con Cassa depositi e prestiti e l'Istituto per il credito sportivo; l'erogazione immediata dei fondi del FUS e, quando lo cambieremo, sarà sempre troppo tardi; l'aumento dei termini dei voucher cultura da 12 a 18 mesi, poi trasposti, come detto, nel decreto-legge Rilancio. Proposte da noi avanzate sia nella risoluzione presentata e approvata in Commissione, che nei nostri emendamenti - 67 ne abbiamo presentati su questo tema - ai precedenti decreti, ma, nonostante l'inserimento in questo, non finanziati in maniera adeguata.

Sempre grazie a Fratelli d'Italia sono stati convocati i primi tavoli anticrisi al Ministero nello scorso marzo e stanziati i primi 20 milioni di misure anti-COVID per i soggetti non rientranti nel FUS, Fondo unico per lo spettacolo, “unico” chissà per chi, poi. Sul settore culturale, su cui c'è stata sempre interlocuzione con i soggetti di rappresentanza istituzionale, con tutte le categorie, da parte di Fratelli d'Italia, sono stati presentati emendamenti per l'estensione delle misure del decreto-legge Cura Italia per la cultura - il Fondo emergenza - ai settori tralasciati, come quello musicale, il settore fonografico, gli spettacoli viaggianti, per garantire che la “fase 2” delle misure del Governo fosse concordata con le categorie, così da sottoscrivere protocolli sanitari sostenibili economicamente, sia con i teatri, con i cinema, con i set, con gli studi cinematografici, con gli studi di registrazione musicale. Ditemi voi, con queste linee guida, come si fa a far ripartire la filiera culturale, con i 200 posti della stagione teatrale riaperta il 15 giugno, quando lo sanno anche i sassi che, a giugno, i teatri chiudono; con mille posti all'aperto, quando lo sanno anche i sassi che le stagioni estive, i grandi cartelloni vivono di biglietteria, di grandi platee.

Fratelli d'Italia ha presentato, poi, sin dal decreto-legge Cura Italia e, ora, dal decreto-legge Rilancio, numerose proposte in favore, appunto, dell'industria culturale, perché di industria si tratta: estensione del Fondo emergenza anche a industria fonografica e musicale; estensione dei contributi a fondo perduto anche agli operatori dello spettacolo dal vivo; norme per il contrasto alla pirateria audiovisiva, grande minaccia ai profitti dei lavoratori dell'industria musicale e dello spettacolo, perché Fratelli d'Italia difende gli autori creativi italiani dai predatori digitali, dai grandi predatori digitali; norme per il posticipo dell'IMU dei luoghi dello spettacolo, teatri, cinema, spazi culturali; per il dimezzamento dell'IMU dei luoghi dello spettacolo; per l'estensione dei voucher, appunto - abbiamo detto -, dai 12 ai 18 mesi, così da permettere la riprogrammazione degli spettacoli e dei concerti e rilanciare il comparto; per l'introduzione di un credito d'imposta per gli affitti di luoghi dello spettacolo; per aumentare l'indennità spettante ai lavoratori dello spettacolo, anche della danza; misure a sostegno dei giovani artisti con la liquidazione dell'IMAIE. Sulla dignità dei lavoratori dello spettacolo, la battaglia è storica: già Fratelli d'Italia ha promosso in Commissione un'indagine conoscitiva sullo stato professionale dei lavoratori dello spettacolo, spesso, fuori dalla contabilità INPS e con rapporti di lavoro intermittente e una generale e maggiore tutela per chi lavora nel mondo culturale.

Abbiamo richiesto che fosse introdotta la detrazione al consumo culturale, sottosegretario, lei lo sa bene, va introdotto un sistema di detrazione dei consumi culturali individuali al pari della spesa in medicinali. Per riportare le persone nei teatri, nelle sale, nei concerti bisogna dare loro la possibilità di riabituarsi al consumo culturale e di potersi, appunto, scaricare le spese in cultura. Se io vado a teatro a vedere un concerto, poi posso scaricarmi le tasse dalla spesa: una proposta storica di Fratelli d'Italia, che ora viene chiesta dagli artisti, dagli editori, dai produttori e da tutte le associazioni di categoria, verso la quale, però, il Ministro Franceschini è rimasto sordo, verso la quale, nonostante i 55 miliardi, non siete riusciti neanche a fare un accantonamento e uno stanziamento almeno per il primo anno. Dobbiamo sì sostenere l'offerta di cultura, ma incentivare la domanda, appunto, con meccanismi fiscali virtuosi come questo.

Abbiamo richiesto la proroga della presentazione del DURC, a proposito di semplificazione, colleghi, questa è bellissima: è stato sì prorogato, grazie a un emendamento sostenuto anche da noi, al 31 ottobre, ma noi chiedevamo - e abbiamo presentato emendamenti anche in Aula, simbolicamente, ovviamente - che l'erogazione dei fondi di emergenza per il COVID venisse fatta a prescindere dal DURC, e il DURC fosse ex post, perché non è possibile ascoltare le lamentele, le denunce delle produzioni culturali che vengono da noi e ci dicono: ci hanno preso in giro ancora una volta, ci hanno stanziato dei soldi ma il Ministero ci dice che ce li daranno dopo che l'INPS avrà valutato il DURC e capite bene e sapete bene quanto ci mette l'INPS a farlo e sapete bene che se un operatore culturale magari per 600 euro - cito un caso preciso - ha avuto in sospeso qualche anno prima e magari, per un disguido non saldato, ha il DURC positivo, gli vengono bloccate le erogazioni dei fondi di emergenza. Ecco questa non è una prassi di emergenza: questo è unire la lentezza amministrativa alla burocrazia. E fatela una riforma dell'INPS dopo lo spettacolo ridicolo a cui abbiamo assistito con siti che si bloccavano, falsi hacker, dichiarazioni improprie del presidente dell'INPS. Ebbene anche su questo, sull'obbligatorietà del DURC che rischia di compromettere molte istituzioni che ricevono legittimamente finanziamenti e che, senza di essi, rischiano il collasso, anche su questo non vi siete espressi.

Chiediamo quindi al Ministro Franceschini di accogliere la nostra proposta di 1 miliardo l'anno per i prossimi tre anni nel Fondo emergenze così da far ripartire realmente l'industria culturale: ne va della sopravvivenza della nostra nazione. Poi ci sono altri aspetti per cui ci siamo battuti: per l'editoria, in particolare gli editori italiani, i giornali italiani, le produzioni culturali italiane. Abbiamo proposto un aumento del perimetro di competenza di Agcom così da garantire il settore editoriale contro la pirateria sui sistemi di messaggistica. È un segnale importante per la difesa dell'editoria italiana e della sovranità digitale nazionale. È un tema su cui torneremo più volte, colleghi del Governo e colleghi di maggioranza, perché la sovranità digitale sarà il nodo di Gordio del prossimo scenario internazionale. Ormai esiste una geopolitica digitale, ormai le guerre si fanno con le informazioni e i big data, con l'intelligenza artificiale, ormai abbiamo grandi potenze come la Cina che controllano e applicano il controllo sociale come in Uguristan, come in tutta la Cina, come appunto fanno con le popolazioni uigure che hanno il solo torto di essere musulmane e, quindi, vanno rinchiuse nei campi di concentramento o con la popolazione di Hong Kong che ha il solo torto di richiedere la libertà che c'è in Occidente. Ebbene sulla sovranità digitale passerà la credibilità dell'Italia e dell'Europa rispetto alle grandi nazioni ed è vero che questa battaglia è stata sostenuta anche dalla maggioranza ma siamo stati i primi a portarla avanti e per questo la rivendichiamo con forza in questa sede e in questo momento. È stato approvato questo emendamento e ora ci sarà uno strumento in più per reprimere la pirateria e colpire e difendere dai predatori digitali il mercato editoriale italiano, gli autori italiani, come chiedono anche appunto la SIAE e tutti gli autori e i creativi italiani. I recenti fatti di cronaca al riguardo, che hanno coinvolto anche l'autorità giudiziaria per la diffusione illegale di giornali sulle piattaforme digitali, hanno mostrato le criticità negli strumenti in capo all'autorità per il contrasto a tale fenomeno che lede l'integrità economica dell'industria editoriale, mina la circolazione della buona informazione e colpisce in particolare il lavoro dei giornalisti e degli operatori dell'informazione. La sovranità digitale italiana va difesa: in particolare va difesa l'editoria nazionale contro le modalità predatorie delle piattaforme digitali dei grandi over the top che qualcuno, anche all'interno della maggioranza, ogni tanto difende. Per questo presenteremo un manifesto per la difesa della sovranità digitale - lo annunciamo oggi - in cui chiederemo una riforma totale dell'autorità così da poter affrontare le sfide della contemporaneità.

Inoltre siamo intervenuti per le start-up innovative; abbiamo presentato emendamenti per l'introduzione dei termini di sospensione dei contributi e delle tasse anche per le PMI innovative; misure di agevolazioni per i marchi d'impresa; una ridefinizione del ruolo di Cassa depositi e prestiti all'interno della più ampia normativa sul golden power per salvaguardare i nostri gioielli dell'innovazione, ora in grande difficoltà, che rischiano di essere predati; l'introduzione, a fronte dell'uso massiccio del lavoro agile da parte delle aziende e della pubblica amministrazione, di un credito d'imposta per gli investimenti in sicurezza informatica e l'utilizzo dei fondi del Ministero per l'Innovazione per la finalizzazione dei progetti di banda ultra larga.

I dati sconfortanti dell'ultimo indice DESI, infatti, dimostrano, colleghi, la totale inadeguatezza del Ministro Pisano al ruolo che ricopre e l'inconsistenza della sua visione e azione per l'Italia. Dopo gaffe, annunci roboanti e ben poca concretezza il Ministro, che non manca mai di dimostrare la sua assenza di trasparenza, come nella vicenda dell'app Immuni, dovrebbe trarre le dovute conseguenze, ma abbiamo visto che anche la Ministra Azzolina non lo farà; ci chiediamo esattamente cosa abbia innovato. In qualità di presidente del Comitato per la banda ultra larga dovrebbe riconoscere che i dati negativi dell'indice DESI sono una sconfitta delle sue politiche, tardive e insufficienti. Noi abbiamo provato a migliorare il testo anche su questo argomento. Lo abbiamo fatto anche sullo sport, sul raddoppio delle indennità spettanti ai lavoratori sportivi da 600 a 1.200 euro e le misure per le associazioni sportive dilettantistiche, per le società sportive dilettantistiche e gli enti di promozione sportiva, che sono il corpo vivo, il tessuto vivo dello sport italiano. Fratelli d'Italia è a fianco dei gestori di impiantistica sportiva e vedremo e vi aspettiamo nel decreto-legge Semplificazioni anche su questo, sulla semplificazione delle norme urbanistiche per la impiantistica sportiva. Il decreto-legge Rilancio non affronta poi questioni importanti. Certo, Alitalia torna in mano pubblica, ma ancora non ci sono assicurazioni sul futuro della compagnia, sul futuro dei lavoratori, a cui va la nostra solidarietà e che sosterremo nelle prossime lotte. Non sono state ancora erogate le CIG, non c'è una risposta alla crisi del settore dell'automotive e le risorse per le paritarie, su cui ha tanto lottato il Vicepresidente della Camera Rampelli e gli altri colleghi della Commissione cultura, sono ancora molto limitate. Non c'è una strategia per il precariato scolastico, che la Azzolina ha dichiarato, per parole di Fioramonti, di detestare e di contrastare. Non ci sono misure efficaci per settori rilevanti dell'economia nazionale come il turismo. Il decreto-legge Rilancio è un'occasione mancata. Lo dice il Governatore di Bankitalia nella relazione annuale: nel primo trimestre il PIL ha registrato una flessione dell'ordine del 5 per cento; gli indicatori disponibili ne segnalano una caduta ancora più marcata nel secondo; alla metà di maggio il traffico aereo era inferiore di oltre l'80 per cento rispetto allo scorso anno; quello autostradale di quasi il 50 per cento; i consumi di gas per uso industriale di oltre il 15 per cento; quelli elettrici del 6 per cento; negli ultimi mesi gli indici del clima di fiducia delle imprese e dei responsabili degli acquisti sono crollati. Lo dice la Banca d'Italia, non Fratelli d'Italia. La mancanza di liquidità in cassa, regole dalla dubbia chiarezza e costi di sanificazione altissimi rendono le riaperture degli esercizi degli operatori commerciali impossibili e molti preferiscono lasciare la saracinesca abbassata - è nato addirittura un movimento per questo - perché le spese sono tante, per poi guadagnare pochi spiccioli e chiudere definitivamente. Qualcuno nel Governo dice che capisce la rabbia degli italiani, ma non è rabbia: è sconforto di fronte a un decretone pasticciato e soprattutto senza copertura economica. Le promesse sono tante da troppo tempo e da quando è emergenza virale: gli italiani sono disorientati e soprattutto stanchi di continui annunci. Ci vogliono soldi, soldi veri dati agli italiani, alle imprese, agli esercizi commerciali, alle PMI. Non possiamo aspettare la diminuzione della temperatura del Governo, sempre in fibrillazione tra Zingaretti che non sopporta Conte, Gualtieri che chiede super poteri sul decreto-legge Rilancio, i Cinque Stelle divisi e ormai libanizzati. Ci vogliono risposte ora, soldi veri a fondo perduto, ora, come in Germania, come in Francia, come in Spagna. Gli interventi previsti nel decreto-legge Rilancio sono sostanzialmente limitati. Ci vorranno più di 90 decreti attuativi per rendere operative le risorse disponibili e nel frattempo? Una domanda: quando arriveranno i soldi del decreto-legge Rilancio, colleghi della maggioranza? In una realtà incessantemente mutante, in cui i paradigmi economici e socioculturali vengono influenzati come mai prima d'ora nel galoppante sviluppo tecnologico, vecchi schemi e certezze vengono meno. Viviamo in un mondo decisamente diverso, le regole consolidate sono venute meno: dobbiamo prenderne atto e scriverne di nuove insieme se c'è veramente consapevolezza sull'unità nazionale.

“Abbiamo alle spalle sei anni ma è come avere alle spalle sei secoli”: così, nel 1795, a sei anni dalla rivoluzione, fu detto a Parigi dall'Assemblea nazionale. Lo stesso possiamo dire noi oggi: a partire da quando tutto è cominciato sono passati una manciata di mesi, ma sono stati periodi, seppur brevi, in cui la storia ha davvero compiuto una delle sue grandi svolte.

Non basta l'attendismo del Governo: ne usciremo solo con un nuovo senso della società, dello Stato e dell'economia, che rimetta al centro l'uomo, che ristabilisca la fiducia nella democrazia, che rilanci la nazione nella sfida della globalizzazione. Lo avete chiamato DL “Rilancio”, colleghi, dopo averlo chiamato “Aprile”, “Maggio”, per evitare di provare qualche imbarazzo sulla tempistica. Avreste dovuto, invece, chiamarlo decreto “Rimpianto”: rimpiangerete di essere stati al Governo durante la crisi del COVID-19, con uno stanziamento mai visto prima dal dopoguerra ad oggi. Nonostante questo, rimpiangerete di non essere riusciti a sostenere le imprese, il turismo, la cultura, insomma, il popolo italiano. Lo rimpiangerete e sapete perché, colleghi? Prima o poi, inesorabilmente, le elezioni dovranno arrivare e il popolo italiano vi spazzerà via (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pietro Navarra. Ne ha facoltà.

PIETRO NAVARRA (PD). Grazie Presidente, signor Vice Ministro, illustri colleghi, il cosiddetto Great Lockdown, termine suggerito dal Fondo monetario internazionale per qualificare la crisi economica in corso, costituisce la peggiore recessione dai tempi della Grande Depressione ed è molto peggiore della crisi finanziaria globale del 2008. La crisi in atto ha un carattere veramente globale; nessun Paese è stato risparmiato e il reddito pro capite dovrebbe ridursi per oltre 170 diversi sistemi economici nel mondo. Il Fondo monetario internazionale ha predisposto il consueto aggiustamento estivo delle sue stime sull'andamento dell'economia mondiale per gli anni 2020 e 2021. I dati ci dicono che il volume del prodotto interno lordo si contrarrebbe quasi del 5 per cento nel 2020, per poi rimbalzare del 5,4 per cento nel 2021. Il dato peggiora per circa 2 punti percentuali le previsioni rispetto a quanto contenuto nello stesso report del mese di aprile, quando il calo del PIL era previsto essere solo del 3 per cento per l'anno in corso. Il rimbalzo per il 2021, invece, è sostanzialmente confermato, simile a quello previsto in precedenza: più 5,4 anziché più 5,8 per cento. Al netto delle oscillazioni, negli anni 2020 e 2021, se le previsioni saranno verificate vorrà dire che il PIL mondiale nel 2021 sarà ritornato al suo livello del 2019. Quindi, il COVID-19 avrà fatto perdere all'economia mondiale due anni di crescita. Mancherà all'appello un totale di sette punti percentuali di PIL mondiale, pari a 6.000 miliardi di dollari, come se tra il 2019 e il 2021 si dissolvessero Germania e Italia, i cui PIL, nel 2019, assommavano appunto rispettivamente a 4 e 2 mila miliardi di dollari. Nell'area euro, nel complesso, la riduzione del prodotto interno lordo stimato dal Fondo monetario internazionale è meno 10 per cento. Spagna e Francia, così come l'Italia, registrano un calo del PIL significativo. Per quanto riguarda il nostro Paese, è stimato essere del 12 per cento circa nel 2020, per poi recuperare un più 6,3 per cento nel 2021. Il peggioramento delle stime del Fondo monetario internazionale rende ancora più urgente la necessità che Governi e banche centrali utilizzino tutti gli strumenti a loro disposizione per contrastare la crisi. Le banche centrali lo stanno già facendo, come anche diversi Governi hanno messo in campo piani di stimolo dell'economia senza precedenti. Un report pubblicato di recente da Oxford Economics ha passato in rassegna le politiche di bilancio dei principali Paesi dell'Eurozona (Germania, Francia, Italia e Spagna) per contrastare la grave recessione legata all'emergenza epidemiologica. Le analisi della think tank inglese si sono focalizzate essenzialmente su tre aree: potenziamento della spesa sanitaria, aumento di risorse per i vari schemi di disoccupazione e sostegno dei redditi, mitigazione dei problemi di liquidità tramite il posticipo o la cancellazione di alcune imposte e l'introduzione di garanzie statali sui prestiti. Per quanto riguarda l'ammontare delle risorse stanziate, lo stimolo addizionale attuato dal Governo italiano tramite i diversi decreti degli ultimi mesi risulta comparabile a quello della Germania - circa il 4 per cento del PIL - e maggiore rispetto ai piani annunciati finora da Spagna e Francia.

Se poi paragoniamo anche le risorse mobilitate per garantire liquidità alle imprese, tramite garanzie pubbliche sui prestiti, il piano italiano è di gran lunga più espansivo di quello degli altri Paesi: l'ammontare della liquidità messa in movimento dalle garanzie pubbliche, se sommiamo i 400 miliardi del cosiddetto “decreto Liquidità” ai 350 del cosiddetto “decreto Cura Italia”, è pari al 42 per cento del PIL in Italia, mentre è del 31 per cento in Germania, del 13,1 per cento in Francia e dell'8 per cento in Spagna. Questo confronto elaborato da Oxford Economics, quindi, indica che il Governo ha mobilitato e continuerà a mobilitare risorse ingenti per fronteggiare le conseguenze economiche e sociali senza precedenti dell'emergenza sanitaria da COVID-19. Prima, tra le nazioni europee, ad essere stata investita dalla crisi, l'Italia ha aperto la strada sia alla definizione di politiche di contrasto e di distanziamento sociale, sia alla messa in campo di misure economiche di sostegno alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese. Ma facciamo un breve excursus di ciò che è stato fatto negli ultimi quattro mesi, anche perché le decisioni che discutiamo oggi e quelle che saranno prese nel prossimo futuro fanno parte di un programma di interventi legati gli uni agli altri, in un disegno coerente e strutturato per evitare una grave depressione e favorire un percorso che possa portare il Paese verso una pronta ripresa. Il 17 marzo, dopo avere ottenuto dal Parlamento l'autorizzazione a una deviazione temporanea dal percorso della finanza pubblica programmato dalla NADEF 2019, è stato messo in campo il primo importante intervento, con il “decreto Cura Italia”, del valore di 25 miliardi di euro. Nel decreto, sono stati varati interventi di rafforzamento dei servizi sanitari e di sostegno ai redditi dei lavoratori dipendenti e autonomi, sono state approvate moratorie rispetto agli impegni finanziari delle imprese e delle famiglie nei confronti della pubblica amministrazione e sono stati attivati aiuti settoriali per tutti i comparti più danneggiati dall'epidemia. Il provvedimento del Governo, varato ancora in assenza della sospensione del Patto di stabilità, si è rivelato tuttavia insufficiente per almeno due ragioni: non ha affrontato il problema delle nuove povertà innescate dal tracollo delle cosiddette attività grigie e dal connesso venir meno di redditi familiari precari e non ha fornito sufficienti aiuti finanziari ai settori del comparto produttivo italiano strutturalmente colpiti dalla pandemia. Per dare risposta alle esigenze sopraesposte, in attesa di un successivo provvedimento più strutturato, è stata varata un'ordinanza della Protezione civile, con la quale sono stati stanziati 400 milioni di euro, da trasferire ai comuni per aiutare le persone in difficoltà a reperire prodotti di prima necessità e generi alimentari. In un secondo decreto, varato l'8 aprile scorso, il Governo ha avvertito l'esigenza di rafforzare ulteriormente l'erogazione di credito alle famiglie e alle imprese; il nuovo decreto, denominato “decreto Liquidità”, ha offerto garanzie pubbliche sui prestiti bancari potenzialmente pari a 400 miliardi di euro, ha previsto un ulteriore rinvio degli adempimenti fiscali da parte di lavoratori e imprese, misure per accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione verso i propri fornitori e l'estensione della golden power a garanzia delle imprese italiane operanti nei settori strategici.

Unitamente al Documento di economia e finanza per il 2020, tra aprile e maggio il Governo ha trasmesso al Parlamento, che poi l'ha approvata, la relazione che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo di medio termine per la finanza pubblica, ai fini dell'autorizzazione allo scostamento di bilancio di ulteriori 55 miliardi in termini di maggior indebitamento netto sul 2020 e 5 miliardi a valere sul 2021, necessario al finanziamento degli ultimi interventi urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19. L'intervento sul 2020 è equivalente al 3,3 per cento del PIL, che, sommato al “decreto Cura Italia”, porta al 4,5 per cento del PIL il pacchetto complessivo di sostegno all'economia, a cui si aggiungono garanzie per circa il 40 per cento del PIL.

Sul saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, in termini di competenza e in termini di cassa, gli effetti del decreto ammontano a 155 miliardi di euro nel 2020, 25 miliardi nel 2021, a cui si sommano, per il 2020, 25 miliardi del “decreto Cura Italia”. Riprendendo gli interventi del “decreto Cura Italia”, rafforzandoli e prolungandoli nel tempo e introducendo altre misure, con il “decreto Rilancio” si vara quindi il più consistente intervento economico della storia italiana, che servirà a sostenere le famiglie, le imprese, il sistema sanitario e proteggere il tessuto produttivo del Paese, garantendo liquidità e favorendone la capitalizzazione. Un intervento imponente per far sentire a tutti gli italiani che lo Stato è al loro fianco. Con questo provvedimento si pongono le basi per la ripresa del Paese, si cancellano le clausole di salvaguardia e quindi si eliminano gli aumenti di IVA e accise previsti a partire dal 2021 e si interviene per rafforzare i settori della salute, della sicurezza sociale e per sostenere le imprese, i redditi da lavoro, il turismo, l'istruzione, la cultura e gli enti locali. L'ampiezza del decreto e la molteplicità delle materie affrontate in esso e anche il tempo a mia disposizione non mi permettono di esporre una descrizione dettagliata dei contenuti del decreto stesso. Chi mi succederà, lo farà in alcuni punti del decreto che io non prendo in considerazione, e poi nella dichiarazione di voto il collega del Partito Democratico entrerà più nel dettaglio delle misure previste dal “decreto Rilancio”. In questa sede io mi limiterò a trattare alcuni degli aspetti che riguardano il lavoro svolto in Commissione; un lavoro intenso, un lavoro che ha coinvolto tutti i gruppi parlamentari, con un coordinamento importante svolto dai relatori, a cui va il mio ringraziamento personale.

Grazie al lavoro svolto in Commissione e anche per merito dello spirito collaborativo con il quale si è svolto il confronto con le forze di opposizione, il testo del decreto ha subito alcune modifiche, che certamente ne hanno migliorato i contenuti. Sono state introdotte importanti misure che interessano diverse categorie, dagli studenti universitari agli invalidi, dai genitori che lavorano ai cassaintegrati. Dato il tempo a disposizione, anche in questo caso desidero dedicare qualche minuto ad alcuni dei più significativi contributi che i parlamentari della Camera dei deputati hanno approvato in Commissione Bilancio e che hanno arricchito il provvedimento, permettendo di indirizzare meglio le risorse disponibili per una risposta più efficace ai bisogni dei cittadini. È stato potenziato e migliorato il super bonus al 110 per cento; l'approvazione delle misure per l'efficienza energetica, il sisma bonus, il fotovoltaico, le colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, sono per noi motivo di grande soddisfazione, rappresentano lo sbocco positivo di un lavoro impegnativo e corale di tutti i gruppi di maggioranza. L'allargamento di questi incentivi al terzo settore e allo sport, l'introduzione di semplificazioni di carattere amministrativo per applicare la norma agli edifici storici sottoposti a vincoli urbanistici, sono tutti elementi che indicano con chiarezza la direzione di marcia che si vuole imprimere al Paese; una svolta che mette l'ambiente al centro di un nuovo modello di sviluppo economico, in grado di offrire nuove opportunità di occupazione e di innovazione tecnologica. Inoltre, l'estensione del bonus agli edifici residenziali gestiti dai comuni fino al mese di giugno del 2022 permetterà alle amministrazioni pubbliche di avere maggior tempo per poter programmare con efficacia e capillarità la riqualificazione edilizia e l'ammodernamento di molte case popolari e, quindi, di quartieri spesso periferici e marginali. Con questa norma potrà essere rivalutato il patrimonio immobiliare pubblico e potrà essere garantita ai cittadini una qualità migliore di vita.

Altro importante passo in avanti e nella giusta direzione per la ripresa è costituito dalle misure approvate nell'automotive e dagli incentivi al rinnovo del parco auto. L'emendamento sulla rottamazione delle autovetture e sull'incentivazione per i nuovi acquisti vuole fronteggiare un'emergenza che ha numeri drammatici in un settore, quello dell'auto e della sua componentistica, che è portante per il nostro sistema industriale. Sono stati raddoppiati i fondi a sostegno di asili e scuole paritarie; complessivamente saranno stanziati 180 milioni alle scuole per l'infanzia da 0 a 6 anni e 120 milioni alle scuole paritarie. Si tratta di un chiaro segnale sostenuto da tutti i partiti a favore della libertà di scelta educativa e un forte sostegno a una realtà che consta di 12 mila strutture, 900 mila famiglie e 180 mila dipendenti. Salutiamo con favore la norma sulle zone rosse, che ha rivolto la giusta attenzione a tutte quelle realtà territoriali nella penisola che hanno subito una diffusione importante del contagio e che sono state costrette a chiudersi e a subire un lockdown totale per un periodo superiore a quindici giorni. Infine, l'incremento del fondo per il sostegno alle popolazioni e alle imprese residenti nei comuni svantaggiati delle aree interne è un altro importante risultato sul quale vorrei soffermarmi. Si aggiungono 30 milioni, portando la dotazione complessiva del fondo a 90 milioni, per iniziative di enti pubblici e imprese finalizzate a contrastare lo spopolamento, la deprivazione sociale, l'invecchiamento dei comuni più marginali d'Italia. Gli interventi che potranno godere del sostegno finanziario saranno: l'adeguamento di immobili da concedere in comodato d'uso gratuito per l'apertura di attività commerciali, artigianali e professionali; l'avvio di attività commerciali, artigianali ed agricole; la concessione di contributi per il trasferimento della residenza e dimora abituale nei comuni e nelle aree interne. Il decreto oggi in discussione, come è stato detto, pone le basi per la ripresa del Paese. Dopo essere intervenuti per sostenere i redditi dei lavoratori e la capacità produttiva delle imprese gravemente colpite durante la fase del lockdown, è arrivato il momento di avviare una nuova fase incentrata sulla crescita spinta dall'aumento degli investimenti pubblici e privati e dall'occupazione. Siamo in un momento molto delicato nel quale abbiamo bisogno di mettere in movimento i motori della ripresa, usando risorse non soltanto per difendere, ma anche per ripartire.

Il dibattito, quindi, nei prossimi mesi sarà su come utilizzare le risorse promesse dal Recovery Fund e dagli altri finanziamenti che verranno dall'Europa e quelle che saranno disponibili da un'eventuale terza manovra in deficit, a cui il Ministro Gualtieri ha fatto cenno nell'ultima audizione tenuta in Commissione bilancio due settimane fa.

L'Italia è uno dei Paesi che presenta un debito pubblico molto elevato, siamo entrati nella crisi con un debito di circa il 135 per cento del PIL, dopo il 2020 sarà superiore al 160 per cento. Qualsiasi scelta di politica economica per rilanciare il Paese verrà fatta, non potrà prescindere da due elementi. Primo: dovrà essere proiettata nel medio termine per dare prospettiva all'economia del Paese e superare la fase di incertezza che inevitabilmente influenza le scelte di consumo e di investimento degli agenti economici, così come la sensibilità dei mercati. Nella letteratura economica sono chiari gli effetti esercitati dall'incertezza sul prodotto interno lordo: le recessioni peggiorano; se mancano certezze, ad esempio, in tema di tassazione, costi della sanità e quadro complessivo delle regole, famiglie e imprese assumono un atteggiamento prudenziale, che, seppure comprensibile, ritarda la ripresa economica nel breve periodo. Fatto ancora più grave, la paura che frena consumi, specialmente in beni durevoli, investimenti, occupazione e spese in capitale umano, mina le basi della crescita economica di lungo periodo. Fasi di recessione richiedono articolate politiche economiche anticicliche, la cui complessità porta a prolungati dibattiti politici, che inevitabilmente alimentano incertezza nel futuro. Durante le fasi cicliche più sfavorevoli, l'incertezza politica aumenta pericolosamente, soprattutto se chi governa non converge in fretta su misure anticicliche di consenso, oppure non comunica azioni i cui effetti vengono percepiti. Su questo terreno il Paese chiede al Governo ancora più decisione e velocità di azione, con una visione di ampio respiro, che sia capace di proiettare l'Italia e la sua economia in avanti nei prossimi anni e dare così fiducia agli individui, alle famiglie, ai lavoratori e alle imprese.

Il secondo importante carattere che dovrà contraddistinguere la politica economica che il Governo dovrà garantire, è la sostenibilità del debito pubblico, evitando al Paese una posizione di fragilità e debolezza in caso di shock esogeni negativi. La crescita è la ricetta per uscire dal debito: se il tasso di crescita nominale di un Paese è maggiore del tasso di interesse che il Paese paga sul suo debito, quest'ultimo sarà allora sostenibile; diversamente, il rischio è quello di entrare in una spirale che condurrà il Paese verso un debito fuori controllo. Sarà decisiva, quindi, una strategia proiettata nei prossimi 3-5 anni, che colleghi saldamente il Piano nazionale delle riforme con l'evoluzione del bilancio, del deficit e del debito. Occorre agire con incisività per programmare attentamente e mettere in campo la sequenza di azioni necessarie per ripensare il sistema economico e ripartire.

La crisi ci offre una duplice opportunità: la possibilità di affrontare i grandi problemi strutturali dell'Italia con un'agenda condivisa e l'opportunità di avere a disposizione risorse europee impensabili prima dell'emergenza COVID-19. Occorre adesso scegliere bene tra i diversi modi di utilizzare le risorse che saranno disponibili e fare ciò che andrebbe fatto comunque e che non è mai stato fatto fino in fondo: riformare la pubblica amministrazione, semplificare la burocrazia, riformare il sistema fiscale in modo organico, riducendone il peso e rendendolo più semplice e più equo, riorganizzare il funzionamento della giustizia, specie quella civile, investire in infrastrutture digitali e dei trasporti per unire tutto il Paese in modo efficiente e moderno, migliorare il sistema dell'istruzione, avvicinando la scuola al mercato del lavoro e l'università e la ricerca alle imprese.

Tuttavia, la sfida principale, in un sistema economico sempre più connesso e in sistematica evoluzione, è come accelerare la ricollocazione di lavoro e capitale verso gli impieghi che risulteranno più produttivi dopo gli sconvolgimenti causati dalla pandemia. È su questo che si misurerà la capacità dell'economia italiana di riprendere a crescere e di ripagare il debito pubblico che stiamo accumulando. Bisogna alzare lo sguardo e pensare a dove vorremmo arrivare nel prossimo decennio: è questo che chiediamo al Governo, che siamo certi farà di tutto per non deludere noi e il Paese intero, ma soprattutto lo chiediamo alle tante forze in Parlamento; certamente, sarà chiedere troppo a chi si farà guidare nelle proprie scelte solo dai sondaggi settimanali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mauro D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Vice Ministro, Rilancio, Cura Italia, Liquidità, Dignità, DPCM, forse Libera Italia: sono tutti termini accattivanti, che ci hanno costretto a ragionare in termini di quasi slogan, come se fossimo non il Parlamento, ma fossimo una società di comunicazione che doveva riempire di contenuti semplicemente degli slogan accattivanti: perché la cosa più importante era il mercato, quello della pubblicità, che non la sostanza, quella vera.

Il Presidente Silvio Berlusconi lo ha detto subito, a proposito del “decreto Rilancio” che oggi stiamo trattando: è un provvedimento tardivo e insufficiente. Sì, perché non solo le misure sono state, e si dimostrano ancora oggi, insufficienti, ma soprattutto perché, in un'emergenza così grave e storica, la cosa fondamentale era il fattore tempo, era ed è il fattore tempo; e il fattore tempo determinante voi lo avete bruciato. Noi vi abbiamo chiesto di collaborare, lo abbiamo fatto sin dall'inizio dell'emergenza COVID-19. La presenza alle trattative, agli incontri di Forza Italia si è fatta sentire, con il nostro vicepresidente Tajani, le due presidenti di gruppo, Gelmini e Bernini, con tutti quanti noi parlamentari, deputati e senatori, in tutti i provvedimenti che sono stati analizzati prima di questo “decreto Rilancio”. Centrodestra e Forza Italia sono stati, quindi, responsabili. Sì, siamo stati molto responsabili, perché quando si è trattato di votare lo scostamento – significa, in una parola un po' più concreta. l'indebitamento – abbiamo detto «sì». Lo abbiamo detto anche un po' al buio, siamo stati determinanti; lo abbiamo detto… Da una parte, Presidente, si sente del mormorio, non riesco a continuare. Se volete, mi fermo io… No, se volete mi fermo io e poi continuiamo.

PRESIDENTE. Prego, prosegua.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Lo scostamento, dicevo, Presidente, in una parola più concreta, significa indebitamento; e abbiamo sostenuto questa necessità dell'indebitamento con grande responsabilità, e l'abbiamo fatto anche con un pizzico di fiducia. Come anche la posizione di Forza Italia è stata, ed è, di grande responsabilità, sia in Italia che in Europa, quando, per esempio, si tratta di affrontare il tema del MES. Al MES noi abbiamo detto «sì», lo abbiamo detto anche avendo il coraggio di diversificare la nostra posizione rispetto a una coalizione che è, e resta, unita, quella del centrodestra; lo abbiamo fatto perché riteniamo che il MES, per gli scopi sanitari per i quali può essere utilizzato, è uno strumento utile per il nostro Paese.

E, allora, abbiamo lavorato tutti quanti insieme per migliorare questo “decreto Rilancio”. E con una punta di orgoglio, anche a nome di altri colleghi del gruppo di Forza Italia che hanno lavorato su questo, noi abbiamo ottenuto dei risultati, perché questo “decreto Rilancio” era arrivato già parecchio carente da Palazzo Chigi alla Camera dei deputati. Abbiamo ottenuto, a titolo di esempio, i premi per il personale sanitario, abbiamo collaborato per questa modifica del “decreto Rilancio”; abbiamo ottenuto, modificando il provvedimento, un potenziamento della formazione specialistica dei medici, per gli odontoiatri, i biologi, i farmacisti. Abbiamo ottenuto anche, con un emendamento di Forza Italia, di autorizzare l'ISTAT a trattare i dati post COVID-19, che tanto serviranno per la comprensione di quello che è accaduto e di quale può essere la situazione nazionale proprio in funzione del rischio che il COVID-19 continui ad esistere. Siamo riusciti ad inserire i medici, gli operatori che hanno lavorato per l'emergenza COVID-19 tra le vittime del dovere, quelli che hanno perso la vita o che hanno avuto grandi invalidità.

Siamo riusciti, insieme anche ad altri gruppi politici, a mettere la luce, il faro su un settore, quello degli eventi, del turismo, del wedding, che era stato completamente ignorato dal Governo. Purtroppo, abbiamo ottenuto poco, un'elemosina: solo 5 milioni di euro, a fronte dei 7 miliardi che il settore richiedeva. In Commissione bilancio, si è consumata una tragica audizione del rappresentante della categoria, che ci ha rappresentato un settore completamente distrutto. L'abbiamo paragonato ad un terremoto e, come per il terremoto, avevamo detto che ci voleva un indennizzo, un cospicuo indennizzo. Bene, questo cospicuo indennizzo varrebbe o potrebbe valere 7 miliardi di euro per far ripartire queste aziende e tutta l'intera filiera. Il Governo aveva messo “zero”, il Parlamento con questa maggioranza ha messo 5 milioni di euro, a fronte di 46 mila aziende: basta sapere come funziona una divisione, 5 milioni di euro per 46 mila aziende sono poco più di 100 euro ad azienda.

Sullo sport abbiamo ottenuto l'incremento del Fondo di garanzia per il credito sportivo. Abbiamo anche ottenuto la rideterminazione delle concessioni per gli impianti sportivi. Sulla moda, sul tessile, un grande risultato di Forza Italia, con gli emendamenti a prima firma Gelmini, riguardanti i contributi alle start up, ai giovani talenti, all'industria tessile e, in particolare, anche al ristoro delle rimanenze di magazzino. Abbiamo contribuito, con i nostri emendamenti, ad aumentare i vantaggi per l'acquisto o la locazione dei veicoli nuovi, quindi a dare un piccolo contributo ad uno dei settori strategici italiani come quello dell'automotive, completamente trascurato dal Governo nella fase iniziale di questo decreto denominato appunto “Rilancio”, ma, a volte, ci si chiede rilancio di che. Abbiamo finanziato, con un emendamento di Forza Italia, l'intero sistema fieristico che, come sapete, è stato uno dei primi colpiti, a livello nazionale, dall'emergenza del COVID.

E poi ci voleva Giusy Versace per introdurre, attraverso la firma di tutti i gruppi politici, la sottoscrizione al suo emendamento per introdurre un fondo per l'acquisto di ausili, protesi a tecnologia avanzata. Abbiamo destinato, con un emendamento di Forza Italia del collega Russo, al patrimonio immateriale dell'UNESCO 1 milione di euro, perché l'Italia vive anche di questo, la sua economia poggia su questo. Purtroppo, però non ci avete ascoltati su tante altre iniziative, che, prima e dopo questo decreto, e anche negli altri decreti vi avevamo proposto. Tante iniziative economiche, per esempio per il Mezzogiorno, per il Sud, infrastrutturali; ma anche per esempio questa della decontribuzione del costo del lavoro: un emendamento a firma di tanti colleghi del gruppo di Forza Italia, a prima firma Occhiuto, che introduceva la decontribuzione del costo del lavoro per le aziende del Mezzogiorno che non avrebbero licenziato. Era un modo per garantire il lavoro, agevolare le imprese, dando dignità, con tutto il rispetto per l'indignitoso “decreto Dignità”, tanto alle imprese quanto ai lavoratori.

Vi avevamo proposto anche di approfittare per dare una sistemata al settore del gioco pubblico, discriminato invece con i vostri provvedimenti a favore, indirettamente, del gioco illegale, non pubblico, in mano spesso, come dicono le relazioni della Guardia di finanza, del capo della Polizia e di alcuni magistrati, molto spesso, alla criminalità.

Sul turismo vi abbiamo implorati, dicendovi che il turismo è una delle colonne portanti del nostro sistema economico. Il risultato, come è nel caso di cui sopra, quello degli eventi del wedding, è stata la genialata del bonus vacanze. Un fallimento annunciato, purtroppo, del quale sono consapevoli, devo dire con molto rammarico, molti parlamentari anche della maggioranza, che però, capisco bene, nel loro ruolo di essere di maggioranza preferiscono il silenzio. Non ci avete detto come si interveniva su questo settore, non avete voluto utilizzare lo strumento dell'indennizzo per le imprese del turismo che sono state distrutte, non avete agevolato persino la riapertura dei collegamenti aerei all'interno del Paese. Molti aeroporti ancora sono indietro e, ove ci fossero dei turisti che vogliono raggiungere, per esempio, la Puglia, la Calabria o il Friuli, a questi turisti non è data neanche la possibilità di arrivarci comodamente con i voli, tanto a Trieste quanto a Brindisi, piuttosto che a Reggio Calabria.

Vi avevamo proposto, a proposito di Mezzogiorno, di intervenire in maniera seria, decisa, definitiva sulla Banca Popolare di Bari, che è una banca non di Bari, ma è una banca che è presente in tutte o quasi le regioni del Mezzogiorno, con un intervento definitivo, un intervento di nazionalizzazione di quella banca, perché è una banca che non è fallita. Non parliamo, poi, della volontà di bocciare con un semplice parere contrario dei relatori e del Governo un emendamento, a prima firma Elvira Savino, che riguardava la questione della xylella. Un dramma che ha decimato l'economia pugliese, l'economia agricola pugliese, e che sta decimando, di conseguenza, l'economia agricola italiana. Capitolo professionisti: ve la siete presa sin dall'inizio con questi poveri cristi dei professionisti. Persino fino alla fine, in questo “decreto Rilancio”, vi siete rifiutati di approvare un emendamento a firma Mandelli che chiedeva semplicemente di tenere esclusa dalla base imponibile, quindi di non tassare, i 600 euro, quella elemosina che abbiamo sempre contestato, che i professionisti prendono se sono iscritti alle casse di previdenza private.

Bene, su quei 600 euro dovranno persino pagare le tasse. E poi sulla scuola vi avevamo chiesto di fare il punto su una serie di contenziosi, di risolvere la questione, per esempio, dei dirigenti scolastici. A settembre non avremo solo il problema delle aule e di tutte le deficienze che sono state determinate e degli errori che sono stati commessi dalla Ministra in carica nel valutare le decisioni che dovevano essere prese sulla scuola, ma avremo anche il problema dei dirigenti scolastici, perché si dovranno trovare i dirigenti scolastici. Allora, ci sono concorsi in piedi che sono stati gestiti malissimo e che noi vi avevamo proposto di risolvere, come i concorsi a dirigente scolastico del 2011 e del 2017. Niente! Addirittura, colleghi della maggioranza che avevano presentato gli stessi emendamenti, improvvisamente, fulminati non so da che, hanno deciso di ritirare gli emendamenti in Commissione e sono rimasti solo quelli dell'opposizione. Sul Sud, purtroppo, devo fare la stessa cosa che ho fatto qualche manovra fa, un paio di anni fa: mi sono preso il file PDF della conversione in legge del decreto che stiamo analizzando e mi sono messo a ricercare, come si fa sul PC, quante volte erano ripetute la parola “Sud” e la parola “Mezzogiorno”. Ho scoperto, cliccando sul computer e mettendoci la parola “Sud”, 69 risultati.

Però, ahimè, 62 su 69 risultati sono sì “Sud”, ma sono solo una parte delle parole composte “suddetti”, “suddivisi”, “suddivise”, “suddette”. Gli altri sette sono “Sud”, esclusivamente “Sud” e allora sono andato a vedere di che si tratta: l'estensione ai comuni che hanno subito il sisma del programma Resto al Sud, un'integrazione ai comuni svantaggiati del Mezzogiorno, del Sud, e poi quattro o cinque altri risultati “Sud”, che però si riferiscono alle parole composte “su proposta del Ministro del Sud”. Pensate, se questo Governo non avesse nominato un Ministro del Sud, neanche così il Sud sarebbe comparso in questo “decreto Rilancio”. Allora sono andato a vedere - magari vi piace di più parlare di Mezzogiorno, è più romantico - e sono andato a cercare la parola “Mezzogiorno”. La parola “Mezzogiorno” è riportata 19 volte, ma soltanto quattro volte per dire qualcosa di concreto. Una semplice conferma di quello che avviene ormai da sempre, che riguarda la raccomandazione, che è stata accolta dalla Commissione, di tenere ferma la percentuale 80-20 tra Sud e Nord del Fondo di sviluppo e coesione; e poi, udite udite, un emendamento, che è stato approvato dalla Commissione, che riguarda la promozione di investimenti in ordine alla presenza di raffinerie nel Mezzogiorno d'Italia, a prima firma dell'onorevole Prestigiacomo, Forza Italia.

Poi, per finire, pochi, piccoli interventi per il sostegno al Terzo settore del Mezzogiorno. Per il resto, anche qui, sentito il Ministro per la coesione territoriale e il Mezzogiorno. Quattro parole su 19 hanno qualcosa di concreto. Avete fatto il “decreto Marzo”; dovevate fare poi quelli “Aprile”, “Maggio” e “Giugno”; ormai siamo a luglio e molti stanno ancora aspettando i soldi di marzo. Come ha detto prima il collega Mollicone, non ve la siete proprio sentita più di dare i nomi dei mesi ai vostri decreti. Li avete annunciati a reti unificate, poi, improvvisamente, da marzo, dei mesi non ne avete più parlato, pensando che la gente in questi tre mesi si fosse dimenticata di quello che stava accadendo. Devo dire che ci avete saputo utilizzare, ci avete utilizzati, avete utilizzato tutti quanti noi; lo avete fatto per ottenere il nostro voto determinante per ottenere lo scostamento e quindi per finanziare questa che è una delle manovre finanziarie più importanti della storia della nostra Repubblica.

Mentre - pensate - eravamo in Commissione bilancio, già si parlava di un nuovo scostamento, che probabilmente quest'Aula dovrà analizzare fra poco. Bene, vi diciamo - e lo diciamo a questo Governo - che questo Governo non potrà più disporre di quella disponibilità da parte di Forza Italia, e ritengo di poter dire anche del centrodestra, della quale fino adesso ha approfittato. Caro Viceministro, non so voi, ma noi lasciamo questo decreto con una consapevolezza e anche con un rammarico, cioè che tanti miliardi di debito non abbiano dato nulla di strutturale, di cambio strutturale al nostro Paese; che non abbiano dato una risposta strutturale alla grave emergenza che ci ha colpiti e, forse, che abbiano invece lasciato un po' di clientela, di scelte fatte per accontentare più le esigenze di marketing che non quelle di politica economica.

Ci facciamo una domanda, come fossimo i buoni padri di famiglia che le leggi contabili ci insegnano. Noi ci chiediamo: questo debito, questo debito incredibile di oltre 50 miliardi, che sommati agli altri, poi, arrivano a oltre 80 miliardi, chi lo finanzierà?

Per noi, le imprese, con questo “decreto Rilancio” sono state completamente trascurate, invece le imprese dovevano essere al centro di questo decreto. Per noi, Viceministro, è una questione di PIL e voi avete dimostrato di non essere molto esperti di PIL, perché il PIL, per noi, lo fanno le imprese: non lo fa la burocrazia, non lo fanno le società dello Stato, non lo fanno i ministeri. Gli italiani e la storia si ricorderanno di questo, perché voi siete caduti, come si dice, con i piedi nella storia, in un momento drammatico, in un momento storico. Ma proprio la storia e gli italiani, i vostri errori che non vogliamo condividere, i vostri errori non ve li perdoneranno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sodano. Ne ha facoltà.

MICHELE SODANO (M5S). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a discutere il provvedimento economico più complesso che il Parlamento italiano abbia mai approvato, che arriva in un periodo storico, che più di tutti ha messo a dura prova ognuno di noi. Ci siamo sentiti smarriti, feriti e impauriti, ma piuttosto che demordere, oggi sentiamo dentro di noi una forza che non sapevamo di avere e che ci spinge a reagire e a continuare a ricercare non solo una via di uscita, ma anche nuove strategie che possano accompagnare il progresso culturale ed economico del Paese.

Nel “decreto Rilancio” sono stati stanziati 55 miliardi di euro. In queste condizioni è necessario disegnare misure di ordine straordinario, che proteggano il lavoro e contestualmente lo ripensino, che rafforzino le imprese, le famiglie e, nel contempo, diano il via a quelle trasformazioni che devono rendere la nostra nazione più moderna, più equa e giusta, trattando i temi che riguardano le fasce più deboli, le minoranze, le aree economicamente depresse, le nuove opportunità legate alla green economy, la sanità e la sicurezza.

Proprio parlando di sicurezza, voglio augurare buon lavoro ai 455 idonei della Polizia, oggi assunti grazie a un nostro emendamento nel “decreto Rilancio”; finalmente arrivano a un coronamento del loro sogno, dopo anni di coraggiose e onorevoli battaglie. A loro e anche ai 650 neoassunti della Polizia penitenziaria, vanno le mie più sincere congratulazioni e l'auspicio di servire il Paese nel modo più retto, tutelando sempre i più deboli.

Delle più specifiche misure di settore, della proroga della cassa integrazione e delle assunzioni previste, hanno già largamente parlato i miei colleghi. Voglio però ricordare: i 12 miliardi per il pagamento dei debiti commerciali dello Stato nei confronti delle imprese; i 6 miliardi per contributi a fondo perduto a favore di società e imprese individuali con ricavi fino a 5 milioni di euro; i 4 miliardi per cancellare definitivamente il saldo 2019 e l'acconto 2020 dell'IRAP di giugno e luglio; i 600 milioni per ridurre nel 2020 i costi fissi delle bollette elettriche per le utenze non domestiche.

Un importante passo in avanti per lo sviluppo del Mezzogiorno, per permettere ai nostri giovani di realizzarsi e investire nella terra dove sono nati, soprattutto in questo momento di sconforto, arriva dai miglioramenti apportati alla misura “Resto al Sud”, un'agevolazione che consiste nella copertura del 100 per cento delle spese per ristrutturazione, acquisto di macchinari e impianti, programmi informatici e costi di gestione, per chi decide di avviare un'impresa nelle aree economicamente depresse del Paese, nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia e nei 116 comuni del cratere sismico del Centro Italia.

Oggi, grazie all'emendamento a mia prima firma, approvato in sede di conversione, l'importo erogabile, grazie alla misura “Resto al Sud”, passa da 50 a 60 mila euro, un incremento di 10 mila euro, per dare spazio e fiducia alla capacità imprenditoriale dei giovani del Sud, finora privati di tante possibilità, ma che finalmente possono mettersi in gioco con uno strumento importante. Se prima l'agevolazione prevedeva un contributo a fondo perduto del 35 per cento e la restituzione del restante 65 per cento, attraverso un finanziamento bancario garantito, adesso nel nuovo “Resto al Sud”, questo rapporto cambia, in favore del giovane imprenditore.

Abbiamo aumentato, infatti, il contributo di fondo perduto, dal 35 al 50 per cento, che si traduce nella concreta possibilità di aprire un'azienda, avvantaggiandosi di un corposo sostegno dello Stato. Oggi è possibile dare vita ad un'impresa e restituire solo la metà dell'importo ricevuto. Pensiamo che, oltre ai necessari e inderogabili investimenti nei servizi e nelle infrastrutture, sia il mondo delle start up e dell'innovazione il settore trainante per rilanciare il Sud. Per evitare lo spopolamento dei meravigliosi borghi nel Mezzogiorno, bisogna puntare sui giovani e, mai come oggi, ci sono stati tanti incentivi, per scegliere di non fare le valigie e creare valore a casa propria.

Il rilancio del Paese passa anche dalla tutela di tutte le comunità, dall'affermazione del principio di eguaglianza e rispetto delle diversità. Per questo motivo esprimo soddisfazione per la creazione dei fondi per case rifugio e sportelli di ascolto LGBT. Abbiamo messo in sicurezza la legge di tutela della comunità LGBT contro le discriminazioni. È stato, infatti, approvato un emendamento con cui garantiamo i fondi per l'istituzione di case rifugio e sportelli di ascolto per le vittime di atti omotransfobici. Dimostriamo con fatti concreti l'impegno del MoVimento 5 Stelle verso la comunità LGBT, che in Italia rappresenta circa il 13 per cento della cittadinanza e che, a partire già da quest'anno, potrà usufruire di servizi e assistenza su misura, offerti da operatori professionisti, rendendo così l'Italia un Paese più inclusivo e giusto verso i suoi cittadini. A fronte di centinaia di grandi risultati, di cui sono orgoglioso, penso anche che nel “decreto Rilancio” abbiamo perso un'importante occasione, che recupereremo al più presto. Mi riferisco alla mancata possibilità di normare, grazie all'emendamento Gallinella, Magi, Sodano, sostenuto con forza dal MoVimento 5 Stelle, il settore della canapa industriale, che in Italia vanta ben 12 mila operatori, oggi vittime di un'incertezza normativa, che non permette, a chi ha già investito tempo e denaro, di lavorare con serenità e contribuire al progresso del Paese. Quando parliamo di canapa, parliamo di ambiente, di sostenibilità, di futuro, parliamo di giovani che lavorano, di prodotti che affondano la propria radice nell'agricoltura, ma che vengono impiegati nel settore della bioedilizia, delle bioplastiche, della cosmesi, della medicina e dell'alimentare. Perfino questa mascherina è fatta in canapa, è green, non inquina, non è monouso. Non condivido assolutamente le avversità ideologiche e strumentali delle destre, che hanno intimidito in Commissione Bilancio le nostre proposte di modifica alla legge n. 242, rilanciando nel dibattito pubblico gravi menzogne, ignorando la necessità di un mercato che vale già milioni di euro. C'è chi, come Salvini, ha pubblicamente dichiarato sulle TV di Stato che pensare di voler normare questo comparto sia da irresponsabili. Salvini, che notoriamente parla per slogan e ignora, non conosce questo settore, che interessa tutto il Paese, dal sud al nord. Il comparto che noi avremmo voluto normare nel “decreto Rilancio” riguarda una pianta che ha un contenuto di THC inferiore allo 0,5 per cento, senza alcuna efficacia drogante, il canapone che i nostri nonni utilizzavano per realizzare corde e lenzuola. Quella canapa è entrata in disuso all'inizio del ventesimo secolo, a causa di normative illogiche e dannose, che non hanno fatto altro che favorire la diffusione dei derivati del petrolio, oggi tra le principali cause del surriscaldamento globale e dell'inquinamento. Chi nega la possibilità di intraprendere in Parlamento un dibattito serio colpisce onesti imprenditori, che da anni pagano le tasse nel nostro Paese e che oggi sono in grave difficoltà, perché sottoposti a ingiusti sequestri, a causa della non chiara normativa vigente. Sono imprenditori che, però, non demordono, perché hanno sempre pensato che fare impresa significasse, non solo fare profitto, ma trovare soluzioni che possano migliorare la nostra vita. Non possiamo permettere che anche questa volta altri Paesi prendano fette di un mercato, di cui noi italiani possiamo essere leader mondiali. Per questi motivi mi rivolgo alle forze di centrosinistra in maggioranza, ma anche ai giovani della Lega, per chiedere di superare le incertezze e, sulla scia di tutte le altre nazioni del mondo, di far rientrare in un preciso quadro normativo la coltivazione, la produzione e la commercializzazione dei prodotti legati alla canapa. Il dibattito sulla canapa oggi è molto sentito in Italia e non riguarda solo quella a uso industriale, ma anche quella per usi terapeutici e ricreativi. Il tema della legalizzazione della cannabis appare urgente, sul tema della lotta alle mafie, dell'alleggerimento del settore della giustizia, del rilancio economico del Paese, del recupero di 10 miliardi di euro per le casse dello Stato e della tutela della salute di tutti quei pazienti, affetti da malattie oncologiche e neurodegenerative, che trovano nella cannabis un insostituibile alleato, per trattare le proprie patologie. È evidenza scientifica che la cannabis sia una sostanza poco pericolosa, la cui eventuale dannosità, come sottolineato dalle più autorevoli riviste scientifiche, come The Lancet Journal, è ben inferiore a quella di altre sostanze come l'alcol e il tabacco. Pertanto, perseverare nella proibizione di condotte socialmente innocue come l'uso e la coltivazione industriale e personale della cannabis risulta inefficace per la tutela della nostra collettività. Le sezioni speciali dell'ONU e l'Organizzazione mondiale della sanità hanno suggerito di rimuovere la cannabis dalla tabella delle sostanze dannose senza uso terapeutico nella Convenzione unica del 1961 e di inserirla nella tabella delle sostanze con alto valore terapeutico e a basso rischio di abuso, invitando ciascuno Stato ad un allentamento delle attuali misure protezioniste. Ci sono milioni di cittadini onesti e rispettosi che aspettano da anni queste riforme, e oggi tocca a noi dimostrare che questa maggioranza è diversa, che è pronta ad affrontare il tema sul piano scientifico, ragionando su un'esperienza di successo degli Stati Uniti e del Canada, basandoci sui testi ineccepibili come un manifesto collettivo. Un disegno di legge richiesto dalla società è già depositato al Senato a prima firma Mantero. Concludo, Presidente. Voglio guardare con speranza al futuro: le diverse crisi che l'umanità ha affrontato e superato sono state spesso in grado di promuovere nuove idee di sviluppo, di ridurre le diseguaglianze, hanno fatto crescere le nostre istituzioni più preziose, e hanno permesso a un'idea di progresso di diventare realtà, conquistando passo dopo passo diritti come il suffragio universale, l'assistenza sanitaria pubblica e il sistema tributario progressivo.

PRESIDENTE. Concluda.

MICHELE SODANO (M5S). Concludo. Il MoVimento 5 Stelle è garante in Italia di giustizia sociale, e voglio immaginare che anche la difficilissima e drammatica crisi che stiamo vivendo possa essere un'opportunità per ridisegnare uno sviluppo equo e sostenibile del nostro Paese. Noi ce la stiamo mettendo tutta. Presidente, mi permetta di concludere salutando in maniera emozionata il maestro Ennio Morricone (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, sottosegretario, colleghi, il provvedimento che oggi portate in Aula con l'ambizioso nome di “decreto Rilancio” è l'ennesima prova dell'incapacità di questo Governo di sostenere con fatti concreti i bisogni di questa nazione. Governate con gli hashtag, pensando forse che gli italiani tutti in qualche modo siano tanto stupidi da pensare che i nomi dati ai decreti contengano realmente le soluzioni: “Cura Italia”, “Dignità”, “Liquidità”, “Semplificazioni”, “Rilancio”, li mescolate come nel gioco delle tre carte, pensando di poter confondere le idee ai lavoratori, che da marzo non ricevono la cassa integrazione, agli imprenditori, agli artigiani, ai professionisti, lasciati totalmente soli ad affrontare tutto ciò che è stata l'emergenza e il post Coronavirus. Come nel gioco delle tre carte, ovviamente continuate a barare, ad ingannare i cittadini, che avete in qualche modo continuamente convinto di aiuti immediati. Avete partorito una legge mostro, che anziché dedicare pochi e chiari provvedimenti alla ripartenza economica della nazione e del Paese è stata riempita di codicilli, di finanziamenti, di bonus inutili, ma soprattutto di tante marchette di ogni tipo che nulla hanno a che vedere con il rilancio del sistema produttivo italiano, ma servono soltanto a dirottare immense quantità di denaro per le nomine dei consulenti, viaggi all'estero, per le fondazioni, ovviamente fondazioni di interesse di questo o di quel Ministro. È il “decreto marchette”, quello di cui noi stiamo discutendo oggi. State buttando via per i vostri interessi particolari e per una politica clientelare 55 miliardi di nuovo deficit, che è stato possibile ovviamente recuperare grazie al voto favorevole del centrodestra per lo scostamento di bilancio. Risarcite in parte le attività che avete chiuso per l'emergenza COVID-19, ma non prevedete misure per sostenere e rilanciare l'economia, ad esempio azzerando la burocrazia, come richiede la situazione drammatica del momento, urgente, che attraversano tutte le famiglie e le imprese, e magari realizzando un decreto che possa essere il più snello possibile, immediato, con misure chiare ed efficaci. Invece arrivate con un testo contorto, scritto male, con centinaia di articoli, migliaia di commi, provvedimenti che necessitano di un centinaio di decreti attuativi, che rallenteranno certamente l'entrata in vigore delle molte misure previste.

Questo è quello che siete riusciti a partorire dopo due mesi di attesa - che avete trascorso in qualche modo anche tra i vari litigi all'interno della maggioranza -, per decidere come spartire questa torta, per poi festeggiare nel lusso di Villa Pamphilj, mentre migliaia di imprese rischiano la sopravvivenza e le famiglie italiane lottano per portare la cena a tavola e vivono l'angoscia del futuro. Siete un governo di irresponsabili.

Avete persino pensato di comprarci, offrendo a noi qualche possibilità nel poter inserire nel decreto anche noi qualche marchetta, ma non abbiamo bisogno di comprare il consenso con le regalie. Noi - e di questo ve ne dovete fare una ragione - rappresentiamo la stragrande maggioranza del popolo italiano, la gente che lavora, che lo fa attraverso il proprio sudore, con il proprio genio - e qui stiamo a ricordare, essendo scomparso oggi, un grande artista e maestro come Ennio Morricone -, ma soprattutto quella gente che dimostra quotidianamente la propria tenacia, che ha fatto grande la nostra nazione.

E se davvero pensate di poter rimanere aggrappati alle vostre poltrone distribuendo miliardi ai vostri amici e agli amici degli amici, beh, tenete salda la presa, perché state per essere travolti da un'enorme ondata di cittadini stanchi di vedere in qualche modo il proprio lavoro, i sacrifici di una vita, il futuro dei propri figli messi a rischio da una maggioranza che non è più rappresentata da nessuno e che, per incapacità o per soddisfare i propri interessi, sta sperperando il capitale su cui l'Italia, purtroppo, dovrà ricostruire il proprio futuro e la propria competitività. A buttare milioni a pioggia siamo tutti bravi, ma anche i bonus, che per quanto riguarda il sostegno al reddito sono certamente necessari, ma non potranno essere garantiti all'infinito. Quindi, serviva una strategia di rilancio per sostenere il tessuto produttivo, le imprese, il loro know how e i posti di lavoro, senza contare che anche i provvedimenti come la cassa integrazione - è stato da tanti colleghi ribadito - sono stati caratterizzati da enormi ritardi nei pagamenti. Perché non si è intervenuti su quella che avrebbe dovuto essere la vera priorità di questo decreto, la vera e assoluta priorità, quella dei provvedimenti dove, attraverso l'immediatezza e lo snellimento delle procedure burocratiche, avremmo certamente evitato ciò che già è avvenuto nel “Cura Italia”? Anziché iniettare liquidità vera nell'economia, come hanno fatto tanti e tanti altri Paesi europei, il Governo continua nella politica dei bonus e del credito d'imposta, i soldi veri li mette in consulenze e poltrone. Giorgia Meloni, ma anche tanti colleghi di Fratelli d'Italia, lo hanno più volte denunciato, ma è il caso di citare qualcuno di questi assurdi provvedimenti: 2,4 miliardi di consulenze per il MEF; 12 milioni per far nascere la fondazione di diritto privato Enea Tech, una sanatoria contabile per Invitalia, del supercommissario Arcuri, che, contro ogni regola di bilancio, è autorizzata a non iscrivere nel conto economico le perdite da svalutazioni; le assunzioni a tempo determinato nell'ICE, targata Di Maio, l'agenzia per l'internalizzazione delle imprese italiane, che avrà 3 milioni di euro per assumere a tempo determinato e, quindi, a termine 50 persone, ovviamente bloccando l'assunzione di coloro che avevano vinto i concorsi. Avete previsto la perla di 11 milioni in più per partecipare all'Expo di Dubai, che siamo riusciti a cancellare in Commissione bilancio grazie alla tenacia dei nostri colleghi. E ancora, 20 milioni per l'avvio di una struttura di ricerca nel settore dell'automotive, certamente una priorità per l'economia nazionale; 113 milioni per INPS e INAIL per acquisti di beni e servizi; quasi 1 miliardo all'Agenzia delle entrate. E ancora, non è sufficiente: un fondo di 50 milioni per il MiBACT, 10 milioni di euro per un software che dovrà fare il riconoscimento facciale per chi fa l'esame di guida per la patente. Parliamo anche del bonus vacanze, con gli imprenditori più colpiti dalla crisi che, anziché ottenere liquidità dal Governo, subiscono la beffa di dover fare lo sconto e incassare di meno in cambio del credito d'imposta. Parliamo anche del business, ahimè non condiviso dagli amici di Italia Viva, sull'immigrazione, con la sanatoria dei clandestini, che non solo comporta la sospensione e l'estinzione dei reati, ma una spesa elevatissima, dai 30 milioni per la regolarizzazione ai 340 milioni di costi per il Servizio sanitario nazionale. I fondi alle emittenti locali in cambio di una comunicazione istituzionale come dire: “Sapete, vi facciamo sopravvivere solo se trasmettete la seconda stagione della serie «Il Decreto» e i vari messaggi del Governo”. I finanziamenti ad hoc e lo snellimento delle procedure per gli appalti solo per le regioni e i comuni ovviamente governati dal Governo PD-5 Stelle. La “perla”? Venti milioni per il “bonus monopattino”. Sul “bonus monopattino” ci sarebbe da fare, io credo, un minuto di silenzio e forse dirlo oggi è quasi un sacrilegio in memoria, per quanto mi riguarda, del buonsenso e della responsabilità nella gestione delle risorse pubbliche, e vi devo dire che parliamo, ovviamente, di cifre molto alte, fino a questo punto. Potremmo continuare ancora a lungo, per poi vedere tante battaglie che Fratelli d'Italia dall'inizio ha portato avanti e che il collega Sodano forse avrà dimenticato - i dibattiti in tutti i decreti precedenti - sui 455 agenti che oggi diventano la conquista dei 5 Stelle, ma che Fratelli d'Italia, devo dire, ha presentato in ogni decreto che potesse, comunque, avere esito favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi abbiamo avuto anche qualche piccolo risultato, non avendo accettato di venderci per le marchette, come quella della Polizia penitenziaria e rispetto a quello che è avvenuto nella storia del DAP, ma nella storia della giustizia di questo Paese, con pagine buie e oscure, non ultimo, ovviamente, quanto avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, e con la necessità di potenziare, ovviamente, gli uomini della penitenziaria. Viene, in qualche modo, rivisto e riformulato il nostro emendamento escludendo i militari, sapendo perfettamente che c'era l'ampia possibilità di inserire anche i militari, e chiedo al sottosegretario, che, devo dire, con grande garbo sta rimanendo ad ascoltare, di poter fare un'ulteriore riflessione rispetto a questo emendamento. Il mancato accoglimento, per esempio, di un emendamento semplicissimo per le vittime del dovere, presentato da Fratelli d'Italia a prima firma Prisco, che riguardava, ovviamente, le Forze dell'ordine e le Forze armate, ma io aggiungerei i tanti sanitari - i tanti angeli -, i medici, gli infermieri che abbiamo osannato ma che poi, alla fine, si trovano con un nulla di fatto in mano. La distribuzione dei fondi per i Vigili del fuoco, che sono stati fondi distribuiti in modo velocissimo e senza che il Ministro e il Ministero abbiano neanche ascoltato le parti sindacali. Su questo io chiedo un ulteriore impegno: che ci sia un decreto successivo rispetto alle tante penalizzazioni che sui Vigili del fuoco abbiamo messo in campo e che vedono, per esempio, molti giovani messi da parte ma, soprattutto, voglio anche lanciare un SOS, cioè che questi soldi destinati ai Vigili del fuoco non potranno coprire altre ed eventuali esigenze.

Infine, parliamo dei tirocinanti. Quanto abbiamo parlato dei tirocinanti: i tirocinanti della scuola, i tirocinanti degli enti locali, i tirocinanti della giustizia. Io credo che, ancora una volta, questi tirocinanti rimarranno ovviamente sulla bocca di molti, ma nel cuore e soprattutto nei fatti di nessuno di voi. Però, dopo l'intervento del collega Sodano, dei 5 Stelle, devo dire che alla fine anche io ero arrivata molto scoraggiata su questo “decreto Rilancio” e, pur pensando che, insomma, era nato un mostro a sette teste, ho pensato che al peggio non ci può mai essere fine, perché sentire che una delle priorità nell'Italia è la cannabis industriale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) sinceramente rispetto a coloro che hanno perso posti di lavoro, che non sanno come mantenere le proprie famiglie o che chiudono le aziende, magari con qualche suicidio, io credo che abbiamo priorità sicuramente diverse.

E voglio anche dire, signor Presidente, tramite lei, al collega Sodano, che io vengo dalla terra di Calabria, dove 70 mila calabresi prendono il famoso reddito di cittadinanza, dove, a oggi, ci saranno stati, credo, circa 5 mila arresti, dove il reddito di cittadinanza ovviamente l'ha preso la 'ndrangheta, dalla ionica reggina al vibonese, dove il reddito di cittadinanza è stato erogato a gente che gira in Ferrari, ma dove il reddito di cittadinanza viene anche erogato a chi sta in carcere con il 416-bis.

Vado alla conclusione. Io credo, ahimè, che questo decreto non esprima una strategia, perché non c'è una visione proprio del futuro. Noi chiediamo un provvedimento che cancelli, sottosegretario, marchette clientelari e che punti su poche priorità: per noi le priorità sono la difesa dei posti di lavoro attraverso una maggiore flessibilità, la riduzione del costo del lavoro stesso, il sostegno concreto alle imprese e ai lavoratori autonomi con un deciso intervento in campo fiscale e attraverso quello snellimento burocratico che, da troppo tempo, questo Paese aspetta, un sussidio alle famiglie e alle persone in difficoltà.

Noi abbiamo tentato - l'abbiamo detto più volte e continuiamo a sostenere questo principio - di voler migliorare il decreto, di voler contribuire in qualche modo, benché Giorgia Meloni e il gruppo siano riusciti a portare avanti quello che, anche in questo caso, qualche deputato dei 5 Stelle vuole fare proprio, ossia il risultato delle pensioni di invalidità che, per noi, diventa un punto centrale nel comprendere da dove partiamo e cosa chiediamo a questo Governo. E, allora, non ci si può impossessare maldestramente di qualcosa che ogni volta viene accettato soltanto a distanza di tempo e, in qualche modo, poi viene anche artefatto o cambiato. Noi vogliamo provvedimenti concreti, provvedimenti che vadano in un'unica sola direzione, che è la direzione di poter intervenire sui problemi reali dei nostri cittadini.

Sottosegretario, ancora una volta questo Governo ricorrerà alla strada - è strano dirlo in quest'Aula - meno onorevole e la strada meno onorevole è quella di non affrontare mai le cose, guardandosi negli occhi, mai dando le risposte e, quindi, ricorrerà, anche questa volta, con la scappatoia più semplice e più facile per non affrontare i problemi reali del Paese, ovviamente alla fiducia, una fiducia che stiamo, in qualche modo, vedendo posta da questo Governo su ogni provvedimento.

Avevamo detto più volte di essere disponibili - e lo saremo ancora - a collaborare per cercare di migliorare questo decreto, che, probabilmente, tornerà nuovamente in Commissione, e lo abbiamo dimostrato in molte occasioni, se la maggioranza, ovviamente, deciderà di ascoltare, di investire le risorse per dare la sicurezza nel presente ma soprattutto per costruire il futuro; se toglierà da questo decreto, signor sottosegretario, le prebende, i soldi destinati alle nomine, ai consigli d'amministrazione, alle fondazioni, che, purtroppo, sono nate, ahimè, soltanto per gestire il pubblico in maniera privata. Noi sappiamo che non sarà così e questa forse è la più grande delusione, ma noi saremo, ancora una volta, come sempre, dall'altra parte e la nostra parte è quella degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Michele Gubitosa. Ne ha facoltà. Aspettiamo che giunga in postazione. Deputato Gubitosa, a lei la parola.

MICHELE GUBITOSA (M5S). Grazie, Presidente. Voglio partire dal ringraziare tutti i colleghi della Commissione bilancio. Abbiamo trascorso settimane dure a lavorare per migliorare il decreto e portare in Parlamento le istanze che ci sono venute da associazioni, rappresentanti di categoria e cittadini. Sfogliando i giornali, però, ed ascoltando alcune dichiarazioni pubbliche in TV, ho scoperto questo: che l'unica cosa su cui ci attaccano, in un decreto da 55 miliardi, è un bonus per la mobilità sostenibile per biciclette e monopattini elettrici che serve a far diminuire l'inquinamento nelle grandi città, inquinamento che causa migliaia di morti all'anno di nostri connazionali. Attaccano una singola misura per non parlare dei miliardi veri stanziati, molti dei quali sono già sul conto corrente di milioni di italiani. Infatti, gli stessi che fanno sterili polemiche si guardano bene, però, dal ricordare che siamo quasi a 3 miliardi di ristori a fondo perduto erogati in favore delle nostre imprese.

Sono 890 mila le domande presentate e, grazie all'Agenzia delle entrate, i soldi arrivano direttamente sul conto corrente nel giro di dieci giorni. Nessuno parla dei 4 miliardi stanziati per cancellare il pagamento del saldo e della prima rata dell'acconto IRAP di giugno per le aziende. Nessuno parla dei tagli agli oneri delle bollette o del 60 per cento di credito d'imposta sugli affitti. Nessuno dice che abbiamo definitivamente cancellato le clausole di salvaguardia IVA, sdoganate, nel 2011, da chi oggi è all'opposizione. Per le partite IVA, a breve, arriverà l'ultima tranche, stavolta da mille euro, per chi ha perso del fatturato; da questo mese, milioni di dipendenti avranno fino a 100 euro in più in busta paga. Facciamo ripartire un settore fondamentale di questo Paese come l'edilizia, con un superbonus al 110 per cento, per ristrutturare casa gratis ed incentivare la transizione ecologica. C'è chi parla di un Governo fermo, lo stesso Governo, con la stessa maggioranza che, in soli tre mesi, ha messo in campo l'equivalente di tre manovre economiche, con apprezzamenti dell'Organizzazione mondiale della sanità per la gestione della pandemia e di tutti i Paesi occidentali, che hanno copiato e messo in campo la stessa strategia e le stesse restrizioni applicate all'Italia.

Ci hanno anche detto che è colpa del MoVimento 5 Stelle se in Italia c'è la burocrazia. Io mi chiedo cosa ha fatto in trent'anni chi ci attacca per alcuni ritardi durante un'emergenza mondiale. Il Paese è totalmente rallentato da apparati poco efficienti, lo abbiamo visto nell'affrontare questa durissima pandemia: il nostro tempo di reazione non coincideva con la lentezza di certi processi che abbiamo ereditato. Io sono un imprenditore e so bene cosa significa per un'impresa entrare nella spirale della burocrazia italiana e mi fa piacere che questo Governo abbia deciso di affrontare di petto il problema con il “decreto Semplificazioni”. Mi auguro che possa iniziare a fare quello che nessuno in passato ha avuto il coraggio di fare. Le resistenze saranno tante, perché certi cambiamenti spaventano soprattutto chi, grazie all'immobilismo di questi anni, ha difeso le proprie rendite di posizione.

Per cambiare ci vuole determinazione e quella - lo assicuro ai cittadini - a noi non manca. Sosteniamo il grande lavoro del Presidente del Consiglio Conte, del Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e di tutto il Governo per raggiungere l'obiettivo del Recovery Fund da 170 miliardi, di cui la metà a fondo perduto. Finalmente, non ci si presenta ai tavoli europei con il cappello in mano: si lavora con serietà, facendo valere le proprie ragioni, una svolta straordinaria insperata e ambiziosa.

Mi avvio alla conclusione. Quanto fatto finora è solo l'inizio di un grande piano di riforma che arriverà a toccare tutti gli ambiti, a partire da una grande riforma fiscale. È il momento di abbassare ulteriormente le tasse: tutti lo hanno promesso, nessuno lo ha mai fatto, noi ci riusciremo. Concentriamoci sul tema delle infrastrutture: vogliamo portare l'Alta velocità al Sud e migliorare le tratte regionali per i pendolari. Faremo progetti seri, con tempi certi e adeguati di realizzazione: è finita l'epoca dei soldi buttati in opere faraoniche che non servono a nessuno. Sono orgoglioso del grande lavoro del MoVimento 5 Stelle sul ponte di Genova. Fa piacere che altri provino a prendersi meriti che non hanno: significa che il nostro modello funziona e vogliamo portarlo anche in altre aree del Paese.

Concentriamoci sulla banda larga. Come fa un'azienda ad investire in un territorio dove non c'è la fibra ottica? Digitalizzare il Paese, l'intero Paese è una priorità assoluta. Concentriamoci - e questo mi sta particolarmente a cuore - su un nuovo piano industriale. Certa politica concepisce ancora l'impresa come si faceva trent'anni fa: per loro l'innovazione non è una conquista, ma un tabù. È arrivato il momento di realizzare un grande piano industriale nazionale che prenda forma lungo la direttrice della riconversione del Paese in chiave sostenibile. Abbiamo risorse e potenzialità incredibili da sfruttare: servono visione e coraggio ed io mi impegnerò al massimo per contribuire a realizzare tutto questo. Continuiamo a lavorare a testa china per il bene del Paese e dei nostri concittadini. In questo momento, l'Italia ha bisogno di serietà, determinazione e massimo impegno da parte di tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Sono già passati tre mesi da quando il Premier Conte aveva annunciato la potenza di fuoco e, andando in giro per l'Italia, ognuno nelle proprie città, ci si rende conto della felicità dei cittadini nell'apprendere i tanti annunci di questo Governo. Sono anche tanto felici - l'hanno dimostrato l'altro giorno, a Roma, incontrando il Ministro Toninelli, quanto sono felici - di vedere le riforme del MoVimento 5 Stelle e dell'operato di questo Governo. Siete protetti dalla gente, ascoltate la gente, ascoltate i cittadini: infatti, vedrete quanto sono felici di quanti soldi hanno incassato, di quante partite IVA hanno ricevuto i 600 euro, senza dimenticare gli errori macroscopici dell'INPS, senza dimenticare la cassa integrazione. Ma non voglio parlare di questo; parliamo semplicemente del “bonus vacanza”; 500 euro per andare in vacanza, che equivale esattamente agli aumenti che le compagnie marittime stanno attuando per chi deve viaggiare. Bene, esiste un Garante dei prezzi, che sta sotto il Ministero dello sviluppo economico; è stato interpellato mesi fa per questo aumento dei prezzi, per controllare, ma nessuno ha risposto dal Governo: l'ennesima interrogazione a cui nessuno risponde.

Parliamo del Ministro De Micheli, interpellata più volte per denunciare lo stato delle compagnie marittime, aveva detto una prima volta che non ci sarebbe stata proroga di eventuali continuità marittime per le compagnie che oggi sono rappresentate solo dalla Moby, ma poi, dopo qualche mese, smentisce se stessa e dà la proroga. Oggi ci dice che ci sarà un'ulteriore riforma sul modello spagnolo, ma fatto sta che oggi, chi vuole andare in vacanza, soprattutto nelle isole, è bloccato perché i prezzi arrivano a quattro volte, a cinque volte il prezzo degli anni scorsi.

Parliamo di quello che succede nelle varie categorie. Io parlo di quello che denuncia il MoVimento 5 Stelle in Sardegna, con il suo capogruppo in consiglio regionale. Dice che, giustamente, il settore di chi fa le consegne è un settore dove i lavoratori vengono sfruttati e sono vessati. Peccato che, mesi fa, Fratelli d'Italia ha denunciato la stessa condizione presentando un'interrogazione all'allora Ministro del lavoro Di Maio, chiedendo un tavolo, chiedendo, non in maniera polemica ma denunciando, e avvertendolo che c'era questa situazione. Risposte del Ministero? Zero.

Cominciamo a parlare dell'ecobonus. Tutte le associazioni di categoria, anche i giornali più filogovernativi, hanno denunciato che è un mostro di burocrazia, che nasconde molte trappole, ma soprattutto, poi, che vorranno vedere quali sono le aziende che hanno quella liquidità per dire ai proprietari: non dovete mettere nessun euro. Vedremo quante saranno. Parliamo degli emendamenti che avete bocciato. Estendere l'ecobonus era talmente una manovra a costo zero, una manovra così forte: estendetela alle caserme, ai militari, alle strutture della Difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Emendamento bocciato. Estendetelo alle caserme dei carabinieri, sia quelle pubbliche, di proprietà dei comuni o quelle dei privati! Emendamento bocciato. Parlate delle zone montane, dello spopolamento; bene, abbiamo chiesto una fiscalità di vantaggio, almeno togliere le tasse a quei comuni, i comuni più disagiati, quelli che soffrono lo spopolamento e che hanno problemi, perché non hanno linea Internet, perché pagano eccessivamente anche le bollette elettriche, perché avete tolto gli oneri. Avete tolto gli oneri a quelle industrie che hanno chiuso durante il periodo e, stranamente, gli oneri sono aumentati per tutte le utenze domestiche: bravi, tutti erano in casa, stavano più ore in casa, quindi sono arrivate bollette astronomiche e avete tolto gli oneri a quelle aziende che non consumavano più energia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Bravi, bravissimi, siete proprio dei geni della lampada!

Io continuo a rimanere sbigottito. Presidente, le faccio una richiesta: quando il Ministro per i Rapporti con il Parlamento verrà a porre la fiducia, le chiedo già e mi prenoto un intervento sull'ordine dei lavori perché voglio annunciare al Ministro per i rapporti con il Parlamento un'interrogazione. Io chiederò al Ministro per i Rapporti con il Parlamento come mai il Governo - lo rifaccio anche questa settimana - continua a ignorare il Regolamento della Camera, continua a non rispondere a nessuna interrogazione nonostante per Regolamento debba rispondere entro 14 o 20 giorni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente) e poi dobbiamo vedere i Ministri, i sottosegretari e i Viceministri che vanno molto tronfi nei social network mattina, sera, notte ad annunciare quanto sono bravi. Ma allora perché non rispondono alle interrogazioni se hanno tanto da dire, tanto da scrivere, tanto da parlare? Qual è la paura del confronto? Io sono pronto ad essere smentito; se pongo un'interrogazione sono pronto ad essere smentito. Date il bonus auto: peccato che le motorizzazioni sono chiuse perché manca il personale. Quesiti posti più volte, ma ovviamente nessuno risponde, perché il Governo non risponde. Sulla mobilità sostenibile: certo, riempiamo la città di monopattini e voglio vedere nelle città dove ci sono i colli ad andare in monopattino; voglio vedere chi deve fare le consegne ad andare in monopattino; voglio vedere chi lavora, forse perché ha la revisione scaduta o perché le motorizzazioni sono chiuse, perché chi è disabile non può farsi modificare o autorizzare il modello di auto modificata per il disabile perché le motorizzazioni sono chiuse. Questo è il rilancio, questo è il rilancio di un'Italia?

Parliamo del Ministro Bellanova: ci sono 35.000 pratiche solo in Sardegna ma sono migliaia le pratiche bloccate presso AGEA. Fratelli d'Italia ha chiesto di sbloccarle in ogni provvedimento e pagare almeno il 70 per cento; sono fondi comunitari, quindi non c'è un indebitamento, ma la risposta è sempre no. Però poi facciamo il bando di indigenti e il Ministro Bellanova non trova altro che portare un formaggio friulano e farlo passare come se fosse prodotto in Sardegna: lo porterà in Sardegna (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non finiamo mai di stupirci. Poi veniamo alla propaganda. Una vittoria di tutti le pensioni di invalidità, ma mi ricordo il collega Dall'Osso, mi ricordo la collega Giusy Versace e mi ricordo che Giorgia Meloni con Lollobrigida hanno posto il grande problema, anche in un question time, di rispettare la sentenza della Corte costituzionale. Poi il MoVimento 5 Stelle cosa fa? Un banner: abbiamo vinto.

Sulla Polizia penitenziaria un emendamento di Fratelli d'Italia dice di scorrere tutte le graduatorie per la Polizia penitenziaria e il Ministro Bonafede cosa fa? Fa un post: abbiamo dato le assunzioni alla Polizia penitenziaria. Ma che propaganda è? Ma qual è veramente il senso di tutto ciò? Facebook, i social network; si vive nei social network. Proviamo a uscire, provate a chiedere a un cittadino normale cosa c'è in questo “decreto Rilancio” per le situazioni in cui c'è la quotidianità? Come succede, qui arriva un decreto importante e, ovviamente, il Governo Conte cosa fa? Il giorno prima dei lavori d'Aula fa la conferenza stampa e annuncia altri due decreti: il decreto cosiddetto semplificazione e anche il decreto della riforma fiscale. Non c'è mai contemporaneità; non c'è mai qui un Ministro che venga a parlare del proprio provvedimento. Il Ministro dell'Economia qui dov'è? Il rilancio è anche - ne approfitto per denunciare questa ennesima gaffe del Governo - il fatto che in Sardegna arrivano dei turisti americani ma vengono bloccati perché non possono entrare per un'ordinanza del Ministro che è stata emessa mentre loro erano in volo. Loro potevano entrare per lavoro, ma sono stati mandati via; poi hanno presentato ricorso al TAR e il TAR ha detto che avevano pienamente ragione di entrare in Italia. Noi siamo finiti nelle pagine del New York Times, siamo finiti sulla CNN dicendo che mandiamo via gli americani che vengono a investire, però chi facciamo entrare? Nelle ordinanze del Ministro Speranza possono entrare gli algerini e i tunisini. Stranamente, quelli che arrivano con la barca, quelli che stranamente arrivano e, poverini, alcuni son trovati positivi.

Questo è il rilancio, il rilancio turistico, il rilancio dell'economia. Questo è il grande rilancio anche sul bonus affitti, il credito di imposta. Peccato, però, che vi siete dimenticati di dare i soldi ai comuni per rinviare le rate dell'IMU. Le persone non avevano soldi per pagare gli affitti; i proprietari privati certo non sbattono fuori e non sfrattano chi è in difficoltà; voi bloccate gli sfratti agevolando anche chi occupa abusivamente le attività; però voi vi siete dimenticati che i proprietari, chi non prende i soldi dell'affitto deve pagare l'IMU, non gli è stato rinviato, o forse di qualche giorno e di qualche settimana, il pagamento dell'Irpef e poi si ritrova indebitato. Questo è l'aiuto che voi date alla popolazione e per il quale noi dobbiamo gioire, dobbiamo festeggiare di tutta la liquidità che c'è in giro. Parliamo dei settori che dovevano essere rilanciati come il settore aereo. Dapprima si dice che tra Air Italy e Alitalia ci sarà un asset strategico, poi viene smentito dopo due settimane. Che fine farà il settore aereo non si sa: regna la confusione. Tornando anche ai militari, avevamo chiesto che ci fosse la rafferma di almeno un anno di tutti quei militari che stavano scadendo, stavano andando in congedo, in ferma breve, gli ufficiali in ferma speciale; qualcuno è stato prorogato di sei mesi, qualcuno no, a discrezione; ed ecco che le Forze armate tanto osannate, anche loro i grandi eroi, finita l'emergenza vengono scaricati in nome dell'economia, perché magari per qualche mese che non ci sono, in attesa dei nuovi concorsi - chissà quando saranno i nuovi concorsi - si risparmia qualche soldino da mettere in qualche bonus perché, come ha detto qualcuno, i bonus elettorali valgono sempre. C'è chi ha parlato di dialogo costruttivo con l'opposizione: dove? Gli emendamenti segnalati, che già ne tagliano un po', poi, ogni volta, noi, stranamente, l'opposizione deve fare i conti con il fatto che gli emendamenti della maggioranza sono più di quelli dell'opposizione e noi dobbiamo fare i conti con il contingentamento dei tempi e poi con la posizione dell'ennesima fiducia su cui anche il collega Fornaro dice che dobbiamo finirla con questo monocameralismo, dobbiamo finirla con questo andazzo, ma è l'ennesimo provvedimento dove una parte della maggioranza dice al Governo che forse sta esagerando con questo abuso di fiducia e con questo modo di agire. Ma è un dialogo in cui parliamo contro un muro, perché non succede niente. Il Ministro, ripeto, lo ripeterò sempre - questo è un mio pallino, purtroppo: è la mia prima legislatura ma vengo da una militanza politica di ventotto anni -, a me non interessa delle volte scorse, io lo ripeterò sempre: voi del Governo avete il dovere sacrosanto di rispondere ai parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non accetterò mai, non accetterò mai da qualunque parte venga, anche se ci fosse anche la mia parte politica, che un Ministro o sottosegretario non risponda all'istanza di un parlamentare. Cambiate il Regolamento se avete la forza, perché altrimenti noi andremo in giro e continueremo a farlo per denunciare quanto succede qua dentro, e sarà un clima sempre più brutto, sempre corretto, mai eccessivo, mai con parole violente, perché ripudiamo la violenza, ma denunceremo che la pazienza è finita, denunceremo che questo patto di palazzo è fatto solamente per mantenere le poltrone e soprattutto perché avete paura di andare alle elezioni perché più guardate i sondaggi e più vi tenete stretti la manina per non andare al voto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi continueremo a ribadirlo e non serviranno più i tweet, la conferenza stampa, gli annunci di Conte che la maggioranza è unita, si perdono i pezzi, giorno dopo giorno, non lo diciamo noi di Fratelli d'Italia, ve lo dice chi esce dai vostri movimenti, lo dice chi credeva in un progetto, in una rivoluzione e non si è trovato più e non è di destra, non sono di destra. Dov'è la coerenza? Dov'è l'appoggio del popolo? Dove sono, qua fuori, le folle che osannano la vostra magnificenza? Dovremmo ricordare tutta la storia, prima o poi, e piano piano uscirà fuori, di questa emergenza COVID-19. Ricorderemo quando è nata la vera emergenza, ricorderemo chi ha fatto orecchie da mercante, ricorderemo chi qui non voleva parlare dell'emergenza COVID-19, ricorderemo chi faceva gli aperitivi, ricorderemo quando qualcuno ci prendeva in giro quando chiedevamo di chiudere i confini, ricorderemo benissimo quando chiedevamo di tagliare le tasse, ricorderemo benissimo quando dicevamo di stare attenti all'immigrazione e oggi, a Fiumicino, ci sono altri contagi dovuti all'importazione di immigrati che sono arrivati e hanno portato il contagio. Però, ovviamente, tutto questo non si può dire. La sanatoria: Coldiretti e le associazioni agricole hanno detto che è un fallimento, che non serve a niente. Ovviamente, voi non tenete conto di nessuno, non rendete conto a nessuno, tutto va bene, l'importante è fare degli annunci, l'importante è dire che tanto l'opposizione è antidemocratica, che l'opposizione strilla, però l'opposizione, stranamente, è sempre su nei sondaggi, l'opposizione non perde mai, l'opposizione è sempre lì che correttamente vi sta aspettando per un confronto parlamentare vero, che è sempre presente in Aula, che presenta le proprie proposte, ma non ottiene mai risposta. Come ha detto qualche collega prima, un collega del gruppo Misto, “siamo contrari, perché siamo contrari”, non c'è mai una spiegazione, non c'è mai un dialogo. Ormai, la collega Wanda Ferro è stata abbastanza gentile a dire: “Il sottosegretario è qui”, ma qualcuno ci deve essere qui, del Governo, anche questo è un obbligo, non è un favore all'Aula. Però ci piacerebbe vedere qualche Ministro, ci piacerebbe avere qualche risposta. Presidente, concludo ricordandole che, quando verrà il Ministro D'Incà, mi prenoto già per l'intervento sull'ordine dei lavori e anche sul Regolamento, se le vuole e noi, con orgoglio, come Fratelli d'Italia proseguiremo nella nostra attività parlamentare, proseguiremo nell'attività nelle piazze, perché non abbiamo paura di confrontarci verso chi ci contesta, noi non scappiamo; c'è stato un bel ricordo: il Ministro Passera scappò con l'elicottero dal Sulcis, qualcuno è scappato addirittura da una piazza di Roma, ricordo, perché aveva paura delle contestazioni. Noi ci trovate lì, ad ascoltare, a sentire anche le contestazioni, a sentire quello che c'è da dire, non abbiamo certo paura della piazza, dei cittadini, della gente, non abbiamo mai avuto paura di confrontarci. Qualcuno, che forse pensava di avere l'appoggio della gente, forse si è accorto che solo dopo due anni di Governo la gente ne ha veramente piene le scatole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, innanzitutto voglio ringraziare i colleghi di Fratelli d'Italia per il lavoro svolto in Commissione Bilancio, perché, con la loro tenacia, con la loro perseveranza, sono riusciti a fare apportare alcune delle modifiche necessarie al decreto di cui stiamo parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un decreto che questo Governo ha definito “Rilancio”. La collega dei 5 Stelle che mi ha preceduto l'ha definito di straordinaria importanza.

Io preferisco definirlo il decreto della vergogna e dico questo perché davanti a decine di miliardi di debiti a disposizione, Presidente, questo Governo deve aver pensato che fosse l'occasione buona per accontentare gli amici e gli amici degli amici. È come se, davanti all'accettazione di un prestito bancario, anziché investire, quindi assicurarmi degli introiti, vado a comprarmi una macchina nuova, vado a rinnovare il guardaroba, magari mi compro anche un monopattino, ma questo ragionamento posso farlo con i soldi miei, non con i soldi dei cittadini, perché nella logica del dividendo elettorale, come affermato anche dal Presidente di Confindustria, Bonomi, il Governo ha deciso di non decidere ed ha scelto di varare un decreto fatto di interventi a pioggia, interventi il cui impatto è limitato nel tempo e che finiscono per disperdere risorse che - attenzione - non sono infinite e, quindi, esiste il serio rischio di ritrovarci, già dopo l'estate, davanti ad una nuova emergenza, l'emergenza delle imprese che chiudono, l'emergenza di centinaia di migliaia di nuovi disoccupati. C'è un'assoluta mancanza di strategia da parte del Governo, forse per la necessità di accontentare le diverse anime della maggioranza, e sono stati fatti interventi che sanno più di mance - o di marchette, se vogliamo essere più precisi - piuttosto che di misure urgenti. Ne cito alcune: 100 mila euro in nuove consulenze per il MEF, altri 2 milioni e 400 mila euro in consulenze per il MiSE, 2 miliardi e 400 milioni di bonus vacanze (una presa in giro per gli imprenditori, costretti allo sconto in cambio di un credito d'imposta), un nuovo fondo da 50 milioni al MiBAC (non si sa chi sarà il gestore, né come verrà scelto, ma si sa che percepirà 200 mila euro), un miliardo e 200 milioni al trasporto ferroviario, senza essere servizio pubblico e, ovviamente, non posso non citare il famoso bonus monopattino: 120 milioni di euro che non serviranno a chi ogni giorno è costretto a prendere la metropolitana o l'autobus per raggiungere il posto di lavoro, ma a qualche collega che magari abita in via Condotti e può raggiungere Montecitorio senza spettinarsi nemmeno i capelli.

Infine, i super poteri al Ministro dell'Economia, un emendamento che concede a Gualtieri mano libera su tutti i fondi stanziati in deficit - in deficit - mettendo in un unico calderone le risorse dei decreti “Cura Italia”, “Liquidità”, “Rilancio”, che solo a nominarli sembra di parlare dei provvedimenti più belli del mondo, belli di nome, ma il nulla, di fatto. Ottantanove miliardi di debito pubblico. che peseranno sulla testa dei nostri figli. Potremmo, quindi, dire che, nella sostanza, il “decreto Rilancio” difetta di prospettive e strategie per l'Italia e di una visione del futuro. Al netto del giustissimo risarcimento dei redditi perduti per via del lockdown, non c'è traccia di una programmazione, di una soluzione, di una ripartenza economica del Paese. Eppure, questo provvedimento avrebbe dovuto contenere misure volte a far ripartire l'economia italiana, dopo il forte rallentamento causato dall'emergenza COVID-19, ma, di fatto, è un decreto ricco solo di nuova burocrazia, a cominciare dai 266 articoli che lo compongono e che richiedono ben 98 decreti attuativi. Quindi, l'unica cosa che avete rilanciato è stata la burocrazia, l'elemento più odiato dagli italiani, quella burocrazia che blocca le imprese, che blocca i lavoratori, quella burocrazia che ti fa passare la voglia di vivere nel Paese più bello del mondo. Perché è questo che fate, state portando gli italiani a fare le valigie, come dimostrano anche le preclusioni nei confronti dei professionisti, come dimostra la sanatoria degli immigrati clandestini, che avete tentato di far passare come necessaria per garantire la raccolta agricola, quando, invece, si tratta palesemente di una sanatoria indiscriminata, che nulla ha a che vedere con l'agricoltura. Per aiutare i nostri agricoltori, abbiamo chiesto, sin dall'inizio, di liberalizzare l'utilizzo dei voucher, ma, per ideologia, la risposta del Governo è stata “no”. Abbiamo anche proposto di utilizzare i percettori del reddito di cittadinanza in agricoltura, in questo periodo di emergenza, proposta inizialmente bocciata, quasi derisa dall'Esecutivo, che ha parlato di proposta strumentale, poi fortunatamente inserita nell'articolo 94. Ma l'intenzione del Governo era chiara sin dall'inizio e mirava esclusivamente alla sanatoria, che ha inoltre, come se non bastasse, contribuito alla ripresa dell'immigrazione clandestina nelle ultime settimane. Non posso non citare le strumentalizzazioni sulla disabilità, perché mentre alcuni membri di maggioranza vantano l'approvazione di un emendamento, a prima firma del nostro - del nostro - Presidente Meloni, alcuni autorevoli esponenti o, meglio dire, ex esponenti del MoVimento 5 Stelle, vi ricordano che le loro proposte per aumentare le pensioni di invalidità, in passato, sono state rifiutate.

Li avevate illusi col Ministero della disabilità, ma la verità è che Vincenzo Zoccano e Matteo Dall'Osso li avete sfruttati per fare campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); quest'ultimo viene ancora tacciato di tradimento solo perché ha mollato il MoVimento 5 Stelle dopo che i suoi colleghi gli hanno voltato le spalle, quando avevano il potere di aumentare le pensioni. Di cosa aveva bisogno l'Italia? Ve lo diciamo noi: di un decreto snello, diretto, immediato, libero dalla burocrazia, che avrebbe tenuto conto delle esigenze, delle necessità delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese. Invece, siete stati in grado di partorire l'ennesimo decreto urgente, rallentando l'entrata in vigore di molte delle misure previste, grazie ad un testo mal scritto, senza linearità, con provvedimenti complessi, contorti, poco chiari. Ma grazie anche alle vostre scaramucce interne, per accontentarvi l'un l'altro avete lasciato milioni di famiglie e di lavoratori in attesa della cassa integrazione o del bonus da 600 euro, che sono comunque briciole, e migliaia di imprese in enorme difficoltà.

Il Presidente Conte aveva promesso pioggia di miliardi, aveva promesso nuove primavere, quindi in virtù di questo ho iniziato a sfogliare le pagine del decreto con l'ottimismo di un cittadino che, davanti alla serie dei proclami del Presidente in TV in piena pandemia, finalmente ha la possibilità di trovare in queste pagine degli atti concreti, delle risposte. E, invece, nulla! Non c'è traccia di una politica industriale, di come favorire la ripresa dell'economia italiana, non si parla di sostegni concreti al tessuto produttivo, l'unico in grado di poter evitare il disastro della disoccupazione che altrimenti ci attende. E, a questo punto, io non vedo primavere, vedo invece il grande rischio di un autunno nero, con imprese che chiudono, con centinaia di migliaia di nuovi disoccupati.

Dove sono gli strumenti necessari alle imprese italiane per sopravvivere, per rilanciarsi? Volete continuare a illuderci che i posti di lavoro li creano i navigator o i decreti? Avete ignorato le proposte migliori dell'opposizione, sbandierando la vostra apertura al dialogo. Peccato, perché noi di Fratelli d'Italia vi avremmo aiutato a stringare queste pagine e a contenerle nell'essenzialità di pochi punti fondamentali: difesa dei posti di lavoro, intervenendo sul costo del lavoro che grava sulle imprese, garantendo maggiore flessibilità del lavoro; sostegno alle imprese e ai lavoratori autonomi, attraverso misure di sostegno concreto, attraverso l'eliminazione di strumenti che opprimono le imprese e mediante un intervento in campo fiscale che rimandi le imposte da versare nel 2020; sostegno alle famiglie in difficoltà, introducendo un sussidio universale in favore dei soggetti che ne hanno effettivamente bisogno; sblocco degli investimenti, sia relativi alle grandi opere, sia alle opere di minore entità, partendo dagli investimenti per l'edilizia scolastica e per la messa in sicurezza del territorio dal rischio del dissesto idrogeologico, e, a tal proposito, ovviamente, è necessario semplificare le procedure e mettere mano al Codice degli appalti; riduzione della burocrazia, che in questo periodo emergenziale, invece di diminuire, sembra stia aumentando, come dimostra questo decreto, come hanno dimostrato i ritardi dei bonus della CIG del “decreto Liquidità”.

Ora, se in futuro il Governo vorrà aprirsi a questa nostra visione collaborativa, noi saremo sempre pronti a dialogare; diversamente continueremo ad intervenire con emendamenti migliorativi ai decreti. Noi siamo qui, Presidente, per dare voce all'Italia migliore, quell'Italia che non si arrende, e siamo qui con l'orgoglio nel cuore, con l'orgoglio di rappresentare quei milioni di italiani che non stanno in silenzio davanti a un Governo che sta mandando in declino la nostra amata Italia per colpa di un'emergenza che poteva essere gestita sin dall'inizio in modo diverso. Quando chiedevamo di mettere in quarantena tutti quelli che provenivano dai Paesi a rischio, i vostri ci hanno chiamato xenofobi, ci hanno chiamato razzisti, solo perché volevamo salvaguardare la salute del popolo italiano. Con questo anatema, con questo ritornello, andate avanti da settant'anni, prendendo in giro gli italiani. E noi lo sapevamo che avreste sfruttato anche questa emergenza per mettere in campo quelle politiche scellerate, per favorire sempre e solo i vostri amici, per puro consenso elettorale e fregandovene di chi paga le tasse.

Quindi, continueremo ad opporci a questo Governo, anche sventolando il tricolore nelle piazze, e lo faremo per dimostrarvi che le vostre mascherine non potranno tapparci la bocca per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucrezia Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Grazie, Presidente. Prendo la parola su questo provvedimento, il “decreto Rilancio”, l'ultimo di una lunga serie di decreti che hanno caratterizzato gli ultimi mesi. La risposta alla pandemia da parte di questo Esecutivo è stata inadeguata, lo è stata nei tempi quanto nei modi. La più grande crisi dal secondo dopoguerra meritava una condotta migliore da parte di questo Esecutivo: un Governo in cui la modestia e l'autocritica non sono di casa, un Esecutivo scollato dalla realtà del Paese. Viene da chiedersi chi sia realmente in grado di sentirsi rappresentato da un Governo che, a malapena, riesce a esprimere se stesso. Quella che abbiamo di fronte è una battaglia durissima, bisognerà essere pronti e ben attrezzati. L'Italia ha bisogno di un Governo di patrioti, che pensano e agiscono all'unisono, nell'interesse nazionale. Lo dico con franchezza, Presidente: né io, né i colleghi di Fratelli d'Italia abbiamo ravvisato un atteggiamento all'altezza della sfida, delle difficoltà e del senso di responsabilità che richiedeva e ancora oggi richiede l'insidia della pandemia globale. Abbiamo superato i tempi cupi delle bare, dei malati in corsia, dei medici esausti nelle terapie intensive. Abbiamo superato la terra di mezzo della “fase 2”, con i numerosi quanto contraddittori tentennamenti sulle linee guida da seguire e sulle riaperture. Ce l'abbiamo fatta in quanto italiani, con quello spirito di dignità e coraggio che pochi altri popoli possono vantare. Sono stati mesi difficili, è vero. Il nostro popolo ha rispettato le norme anti contagio con un grande senso civico e spirito di comunità, ma ora dobbiamo guardare al futuro. E' il momento delle scelte. La ripartenza, quella vera e propria, non si può costruire senza il Parlamento, serve il confronto. E questo non significa certo fare da stampella a una maggioranza litigiosa, ma cercare di tirare fuori il meglio possibile per il nostro popolo attraverso un confronto costruttivo, l'opposto di quello che abbiamo sperimentato fino ad oggi, una dialettica che il Governo continua ad evitare se non tramite qualche dichiarazione senza seguito a fronte della nostra volontà di conoscere quali siano realmente i progetti per il futuro.

Questo provvedimento, d'altronde, Presidente, è diventato più celebre per i monopattini, piuttosto che per ciò che garantirebbe un reale rilancio del Paese: monopattini ovunque. L'Italia, che vorrebbe correre verso il futuro e competere, si trova ad essere guidata da un Governo che, da una parte, tentenna sulla TAV e, dall'altra, pensa che il futuro dell'Italia si costruisca a bordo di monopattini elettrici. Servono infrastrutture, servono investimenti massicci per rilanciare davvero la nostra nazione, mettendo cittadini e imprese nella condizione di realizzarsi e competere.

L'immobilismo del Governo dà il meglio di sé in una regione, la Liguria, ancora oggi completamente bloccata: a Genova e dintorni, mentre si celebra il miracolo del nuovo ponte, ci sono chilometri e chilometri di coda, e questo si traduce in enormi disagi per i cittadini e un deficit competitivo per il porto e per il trasporto delle merci; una situazione paradossale, in cui il MIT fa spallucce e si limita a guardare senza battere ciglio, la cartina di tornasole di un Esecutivo che non ha visione d'insieme e che rischia di vanificare gli sforzi di migliaia di lavoratori del settore del turismo. E se il Governo boicotta la Liguria, allora boicotta anche tutte le aziende che producono reddito e occupazione, e che rischiano di finire emarginate rispetto al flusso di turisti. E mi chiedo: come si può pensare di rilanciare l'Italia se si penalizzano territori a vocazione turistica nel bel mezzo della stagione estiva? A cosa serve parlare di bonus vacanze, quando, per forza di cose, il mare del nord-ovest e le bellezze della riviera ligure rischiano di diventare inaccessibili?

Le contraddizioni non mancano e nemmeno i provvedimenti ideologici come la sanatoria, il cui successo - e lo dicono i dati di questi giorni - è inversamente proporzionale al pathos generato in capo al Ministro Bellanova durante l'ormai celebre conferenza stampa di metà maggio. Sono solo 10 mila i braccianti che hanno chiesto la regolarizzazione, ovvero il 10 per cento del totale di coloro che hanno avviato la procedura. I numeri dimostrano, quindi, che la misura non è stata finora sfruttata da coloro che dovevano essere i principali destinatari del provvedimento: i braccianti.

Questo intervento, da noi ampiamente osteggiato già in partenza, è stato un flop, poiché non è stato minimamente in grado di raggiungere quella platea a cui intendeva rivolgersi. Anche su quello, che è divenuto un “provvedimento manifesto” di una parte della maggioranza e che ha comportato diversi giorni di ritardo nell'emanazione di questo decreto-legge, si conferma ciò che sapevamo già: il Governo non conosce la realtà e per questo non possiede un indirizzo preciso.

Più ombre che luci caratterizzano il “decreto Rilancio” anche sul mercato immobiliare, un mercato che oramai da alcuni anni traccheggia. Il blocco generalizzato degli sfratti fino a fine anno, introdotto dall'articolo 17-bis per mano e volontà della maggioranza, in luogo di provvidenze ulteriori che avrebbero potuto implementare il Fondo sociale per l'affitto, non solo viola gli elementari principi dello Stato di diritto, ma rappresenta una vera e propria beffa per i proprietari di immobili che non godono di alcuna proroga ed hanno puntualmente adempiuto il versamento della prima rata dell'IMU: una rata, vorrei ricordarlo, pari ad 11 miliardi di euro. In tempi di bonus a tutti c'è stato dunque chi ha nuovamente messo mano al portafoglio per far fronte ad una patrimoniale di cui da anni, ma invano, Fratelli d'Italia chiede la modifica, quando non l'abrogazione.

Fratelli d'Italia esprime invece soddisfazione per l'approvazione senza oneri finanziari ulteriori a carico dello Stato, e dunque senza un nuovo ricorso all'indebitamento, dell'emendamento 28.103 a prima firma del nostro vicepresidente di gruppo vicario onorevole Tommaso Foti: un emendamento che aiuta non a parole, ma con i fatti coloro che, esercitando attività economiche e commerciali, dovranno far fronte al pagamento dell'affitto dell'immobile utilizzato. Con il consenso del proprietario dell'immobile sarà infatti ora possibile che l'affittuario possa concedere il credito di imposta riconosciutogli dallo Stato al proprietario, in luogo del pagamento della corrispondente parte del canone. Un intervento, come detto, concreto, per evitare che il pagamento dell'intera rata di affitto pesi in modo esiziale su molti di coloro che esercitano la propria attività in locali presi in affitto.

Ma andiamo avanti. Altra nota dolente, ma potremmo andare avanti per ore, è quella della cassa integrazione: è su tutti i giornali, non lo diciamo solo noi, che, oltre ad essere in ritardo, risulta, come rivelato appunto dalla stampa nazionale, anche estremamente complessa. Il quadro degli ammortizzatori previsti per far fronte all'emergenza COVID si presenta come un vero e proprio ginepraio: dal 12 marzo ad oggi sono stati emanati dall'INPS 27 atti, tra circolari e messaggi (ultima in ordine di tempo la circolare INPS n. 78 del 27 giugno 2020), senza contare le disposizioni interne, i vari comunicati stampa e le FAQ sul tema, e ovviamente le circolari del Ministero del Lavoro: un groviglio degno della peggiore tradizione burocratica di questo Paese, un esempio di quanto sia rafforzata la risposta rispetto all'emergenza del reddito da lavoro. Serviva uno strumento ad hoc, nuovo e snello, di facile comprensione e rapido intervento per sostenere in modo puntuale i lavoratori e per rendere più facile la vita alle tante imprese che, per non mandare i propri dipendenti in rovina, sono andate in crisi di liquidità.

Mi avvio alla conclusione. La crisi socio-economica che dobbiamo affrontare non si supererà a parole: il Paese si presenta più debole che mai ad un appuntamento di vitale importanza. Questo è un bivio: ci dirà chi saremo e ciò che potremmo ambire ad essere. Fratelli d'Italia non vuole una nazione che punta al ribasso, non vogliamo una politica supina ai voleri e ai suggerimenti che qualche Primo ministro straniero si permette di affidare alla nostra stampa nazionale: consigli non richiesti, che rendono l'idea del grado di frammentazione in cui si trova l'Europa; e sto parlando del Ministro olandese che, pochi giorni fa, si è permesso di suggerirci di fare da soli. Eh sì, è così: con il Governo Conte l'Italia vive dietro alla lavagna, in castigo, senza avere diritto di replica nei confronti di quei Paesi che, con il benestare dell'Unione europea, si ostinano a praticare dumping fiscale.

L'Italia deve investire su se stessa, deve credere nelle proprie qualità, specialmente sul proprio capitale umano ed in particolare sui giovani: le risorse dedicate all'alta formazione necessitano di essere ulteriormente implementate e non basterà certo quanto previsto in questo decreto a scongiurare l'emorragia di immatricolati nelle università italiane. Perdere un giovane laureato significa impoverire la nostra nazione e regalare all'estero il frutto di quanto da noi investito per formarlo.

Guardiamo al futuro, facciamolo con coraggio, senza “marchette” in stile monopattini che distraggono risorse senza portare benefici al nostro territorio. La sostenibilità ambientale non può diventare una scusa per giustificare tutto: la sostenibilità va di pari passo con l'ammodernamento del Paese e quindi con le sue infrastrutture. Parlo dell'alta velocità ferroviaria, con il nodo di Firenze, ancora ben lontano dal completamento; del potenziamento degli scali marittimi e delle reti viarie di contorno; parlo di Genova, ma anche di Trieste e di Gioia Tauro, come hub strategici per la nostra nazione. L'Italia che guarda al futuro, quella che si vuole rilanciare davvero, ha bisogno di certezze, di una rete di trasporti solida e strutturata per servire merci e persone. Dobbiamo ricavarci un ruolo preciso, per non essere cannibalizzati da quei partner europei le cui aziende nazionali sono ben felici di fare compere in Italia. Il made in Italy è fatto di tante piccole e medie imprese, capaci di navigare nel mare magnum della globalizzazione e di prendere parte a grandi progetti ed opere. Il made in Italy è anche fatto da realtà piccole che rendono grande l'Italia e che adesso sono lasciate sole da un Governo ideologicamente nemico delle imprese. Il rilancio, quello vero, passa anche da queste cose, dagli investimenti, dalla liquidità, dalla capacità di tenerci stretti i gioielli industriali e le menti migliori; e proprio come ha detto la nostra leader Giorgia Meloni, solo così torneremo a crescere, a correre e a stupire il mondo.

Serve un progetto e solo una maggioranza coesa, frutto della consultazione popolare, può produrlo. Questo Governo è un insieme eterogeneo di partiti con differenti visioni politiche, un Esecutivo che non prende una forma, che non si adatta, o perlomeno ci prova, alla situazione di emergenza, pur sapendo che la sua genesi è frutto di un gioco di un palazzo che di giorno in giorno scricchiola sempre di più: l'esatto contrario di ciò che serve all'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, siamo giunti alla fine di questa discussione generale di un decreto-legge che possiamo definire epocale: il decreto-legge che si occuperà della più grande manovra finanziaria che ci sia stata in Italia, un decreto-legge da 55 miliardi di euro. Un decreto-legge che fa tremare i polsi, che dovrebbe far tremare i polsi a ciascuno di noi, a ciascun membro di questo Parlamento, a ciascun membro del Governo, perché affronta una misura economica straordinaria, perché affronta un'emergenza straordinaria.

E di questa straordinarietà credo che l'Esecutivo abbia dato prova di un'assenza di consapevolezza, ha dato prova di inconsapevolezza. Soprattutto, a fronte dell'incredibile, straordinario sì, ritardo, questo decreto-legge che oggi chiamiamo decreto-legge “Rilancio” viene annunciato a marzo, previsto ad aprile ed arriva soltanto a maggio; per questo il nome, poi, nel tempo si è trasformato da “decreto Rilancio” a “decreto Ritardo”. Ciò dovrebbe insegnare a questo Esecutivo, al MoVimento 5 Stelle, al PD, che i bei titoli devono essere sempre caratterizzati da grandi contenuti, altrimenti si cade da molto più in alto, perché le aspettative sono maggiori e ci si fa molto male. D'altronde le proiezioni anche che oggi ci sono state date da Il Sole 24 Ore rispetto all'andamento di alcuni esponenti, anche locali, di questa maggioranza, di queste forze di Governo, fanno vedere quanto ci si fa male a giocare con le illusioni degli italiani.

E, allora, da “decreto Rilancio” a “decreto Ritardo”, e io mi permetto di utilizzare un altro nome, quello con il quale ci troviamo a fare i conti oggi, a luglio, che questo decreto è qui, che la conversione di questo decreto-legge è qui, perché il decreto oggi diventa il “decreto Rimpianto”. Un “decreto Rimpianto” perché, inevitabilmente, è l'ennesima occasione persa di questo Esecutivo, di questo Governo, di questa maggioranza; un'occasione persa che dovrebbe essere accompagnata, come il rimpianto sempre è, da tristezza e da imbarazzo. Beh, invece ciò che manca a questo Esecutivo e al Premier Conte è proprio la tristezza e l'imbarazzo. Noi lo troviamo tronfio, pieno di sé, a vantarsi di come ha portato avanti questo decreto, di come ha portato avanti questa pandemia; lo troviamo tronfio, arroccato in una bellissima villa, Villa Pamphili, fra l'altro all'interno del parco che è il più grande d'Europa; una meraviglia, mi permetto di dire, abbandonata a se stessa, a cui certamente la Raggi non è stata capace di ridonare la giusta gloria, il giusto decoro, la giusta importanza, perché dovrebbe essere - lo dico da romana, in particolare - un vanto delle nostre tradizioni, delle nostre culture e delle nostre origini. Rispetto a quel luogo che - sì, anche quello - dovrebbe far tremare i polsi per quello che rappresenta in termini di bellezza, di genio, di creatività della nostra Italia, noi ci troviamo un Premier Conte che si chiude lì dentro, invitando tutti e banchettando, nel momento in cui, se avesse voluto avere un confronto parlamentare, lo poteva fare nel luogo delle istituzioni, quelle che non avrebbero richiesto maggiori fondi e maggiori soldi per attrezzarlo all'improvviso, ripulendolo un poco; per fare quella ristrutturazione di facciata e non di sostanza anche in quel luogo e ospitare lì lo scenario della villa dei famosi (così l'ha chiamata Giorgia Meloni, giustamente, la villa dei famosi).

Rispetto a questo e a quei 55 miliardi, noi certamente abbiamo dato il nostro contributo, quando abbiamo appoggiato e abbiamo votato a favore dello scostamento di bilancio. Anche lì abbiamo pensato, sperato e auspicato che il Premier Conte e l'Esecutivo volessero, insieme a tutto l'arco parlamentare, pensare e programmare l'utilizzo di miliardi che hanno un'importanza strategica, che devono avere una prospettiva, una visione d'insieme, che devono far sì che possano essere poi interpretate le sensibilità delle diverse anime; invece, per l'ennesima volta, tutto questo non è accaduto. Addirittura, nel “Cura Italia” - almeno, sì - siamo stati presi in giro, però ci è stata data udienza, abbiamo partecipato a dei tavoli di lavoro, abbiamo proposto e portato iniziative concrete. Poi, di certo, non se ne è fatto nulla, per cui sono state chiuse nel cassetto e poi successivamente certamente stracciate, se non copiare - e copiare pure male - qualche nostra indicazione.

Invece in questo decreto da 55 miliardi di euro niente di tutto ciò, nemmeno un tavolo di confronto: il nulla. Questo Governo ha deciso di immaginare da solo cosa serviva e, ovviamente, ha prodotto 266 articoli e più di trecento pagine in cui l'unica cosa che si vede è la priorità di questo Governo di dare risposte al Governo stesso e alle forze di maggioranza che lo compongono, in maniera tale da rimanere incollati a quelle sedie e per non rischiare che possano scricchiolare ancora di più di quanto non lo facciano. Questo è stato l'unico obiettivo: una serie di marchette, di bonus, di crediti d'imposta, una serie di altre consulenze, centinaia di migliaia di euro al Ministero dello sviluppo economico piuttosto che al Ministero dell'economia e delle finanze, piuttosto che anche alla creazione di fondazioni ad hoc con 12 milioni di fondo di dotazione per far sì che si dessero altre risposte e altre regalie. Questo vediamo all'interno dei 55 miliardi. E qual è il problema di tutto questo?

Che certamente, per l'ennesima volta, abbiamo visto azzerata la democrazia, perché per l'ennesima volta il tentativo delle forze che siedono in Parlamento di proporre i loro emendamenti, tanti emendamenti, a questo “decreto rimpianto” ovviamente non ha avuto spazio. Certo che i membri della Commissione competente, e quindi l'onorevole Rampelli, l'onorevole Trancassini, l'onorevole Lucaselli, come tre leoni hanno fatto di tutto per difendere strenuamente ciò che trovavano giusto; hanno fatto per trecento, animati dalla passione, dalla voglia di difendere il bene comune, dalla voglia di difendere ciò che è giusto, ma trovando incredibili resistenze. Certo, qualcosa si è riuscito a fare. E allora verrò alla materia di cui mi occupo di più come capogruppo di Fratelli d'Italia in Commissione affari sociali, e verrò quindi alla materia delle politiche sociali, che d'altronde trovano uno spazio pure nella denominazione di questo decreto-legge, perché vergognosamente in questo decreto-legge noi troviamo assenti e scomparsi una serie di emendamenti che riguardavano il Terzo settore. Una serie di promesse che erano state fatte nei mesi, nelle settimane, per esempio dal Ministro Gualtieri, che diceva che certamente il Terzo settore era un partner imprescindibile, che era fondamentale nel contrasto e anche nel contenimento della pandemia, che certamente ci sarebbe stato spazio per quanto riguardava un fondo di garanzia per poter avere un credito agevolato per quelle tante realtà che hanno fatto la differenza anche nell'emergenza del COVID-19. Fatto sta che ci si è totalmente dimenticati, il fondo di garanzia è sparito perché c'erano altre priorità e il Terzo settore non ne ha visto in alcun modo la presenza. Quel Terzo settore oggi dà posto a 800 mila persone, quel Terzo settore oggi viene animato da 5 milioni di volontari, quel Terzo settore dà servizi sociali e sociosanitari a 30 milioni di italiani per un giro economico che è di 50 miliardi.

Beh, non è proprio un Terzo settore da trascurare, posto il fatto che ho sempre contestato fortemente la denominazione che è stata offerta dal passato Governo: Terzo settore non significa niente. Chi l'ha data non ha idea di quel mondo spettacolare che è fatto da milioni di persone che propongono nell'aiuto per l'altro e verso l'altro il senso della propria vita. Il settore pubblico, il privato e poi il Terzo settore, preso così, come l'ultimo. Ma in fondo è trattato così, proprio come il fanalino di coda. Sono stati destinati agli enti del Terzo settore 150 milioni, come il monopattino. Oltre a questo nient'altro, il fondo di garanzia non è presente. Certamente le forze di Governo erano più occupate a pensare a come dare risposte ad altri, per esempio al monopattino o per esempio ai consulenti del Mise, e il Terzo settore è rimasto assente. Il Terzo settore significa aiuto ai più fragili e significa anche forza lavoro. Ve ne siete dimenticati! Questo “decreto Rilancio” deve rilanciare l'Italia. Il Terzo settore e il mondo del Terzo settore è il giusto connubio per rilanciare l'Italia e farlo in modo etico, in modo sociale, in modo sostenibile. Non siete stati in grado di metterlo tra le vostre priorità. Ebbene, in questi giorni, in questi mesi dalla pandemia ve lo hanno ricordato quanto sono stati importanti per voi, perché a occuparsi negli aeroporti o nelle stazioni di verificare la temperatura di chi accedeva sul territorio nazionale, provenendo da altre regioni oppure da altre nazioni, c'erano i volontari del Terzo settore, che a mani nude e spesso senza protezione hanno fatto sì che venisse protetta la nostra Italia. Avete scaricato pezzi di competenza istituzionale su quei volontari e ve li siete dimenticati; li avete ringraziati giorno dopo giorno, avete detto che erano gli eroi della nostra Italia insieme agli infermieri, ai medici, ai professionisti della sanità.

Nel momento in cui vi hanno chiesto, il Forum nazionale del Terzo settore ve lo ha chiesto, vi ha chiesto di prevedere quel fondo di garanzia, perché quelli sono enti che non hanno patrimoni, non hanno beni al sole, quindi hanno difficoltà di accedere al credito. Ma sono quegli enti su cui oggi poggiano i servizi per gli anziani, i servizi per i disabili, i servizi per l'infanzia, i servizi per quelle famiglie che sono le più bisognose! Vi avevano chiesto qualcosa, non molto. Li avete dimenticati, li avete traditi, perché, prima, gli avete detto che ci sarebbero stati quei fondi e, poi, ve li siete dimenticati, in luogo di altre priorità, le vostre priorità!

E ne pagherete il costo, nella misura in cui quegli enti, quelle associazioni, quelle cooperative sociali stanno rischiando di chiudere. Vi avevano detto, soltanto due mesi fa: non fermateci. Vi avevano chiesto di non fermarli. Avevano lanciato una campagna nazionale, la cui sottoscrizione certamente ha visto Fratelli d'Italia abbracciare questa richiesta d'aiuto. Be', potete essere fieri di aver contribuito in maniera determinante al loro blocco.

E quante altre falsità! Sempre rispetto al Terzo settore, il servizio civile, il servizio civile universale. Sono anni che in altri luoghi - non questo, questa è la prima volta che io ho l'onore, l'incredibile onore, di sedere in questo Parlamento - mentre facevo parte di quel mondo, di cui sono fiera di appartenere, cioè proprio il mondo del Terzo settore, per quanti anni, ho sentito parlare di quel servizio civile universale. Ho sentito vantare molti esponenti della maggioranza del fatto che avrebbero realizzato il servizio civile universale, che i giovani della nostra Italia così animati, da difendere la propria patria in maniera non armata, da difendere i patrimoni artistici e culturali, da impegnarsi per abbracciare le cause e il supporto dei più deboli, quanto voi li avreste sostenuti, fino a far sì che ogni italiano, ogni giovane che volesse far parte del servizio civile universale, l'avrebbe potuto fare. Bene, dovete fare i conti anche con questo: di quei 300 milioni, che sono necessari per dare risposta a quei 50 mila volontari del servizio civile, avete dimezzato i fondi.

Avevate promesso che nel decreto-legge Rilancio ci sarebbe stato spazio, perché dovevate rilanciare. E quanto avreste dovuto rilanciare le politiche giovanili, attraverso proprio questa misura che trovavate strategica, in senso concreto, etico, nella formazione e la crescita della nostra Italia e delle generazioni future? Anche questo piccolo emendamento ve lo siete dimenticato, è scomparso. Anche questo lo avevate promesso. Il Ministro Spadafora si era riempito la bocca su quanto avrebbe incentivato con altri milioni di euro, 70 milioni di euro, 80 milioni di euro, il servizio civile universale. Il Premier Conte aveva sottolineato quanto era importante. Gualtieri stesso si era speso, aveva speso parole in tal senso. E, invece, anche qui, ve lo siete dimenticato. Ci sono 120 milioni per il monopattino, ma non ci sono i fondi per il servizio civile universale.

E poi che dire? Il Terzo settore si è anche lamentato del fatto che minimamente è stato coinvolto per la gestione dei buoni spesa. Infatti, sì, avete immaginato di anticipare qualcosa ai comuni e agli enti locali, però, quando poi c'era la necessità di coinvolgere tutte le migliori energie, ve lo siete dimenticato, perché l'approccio democratico, evidentemente, non fa parte proprio delle vostre corde. E, quando un collega questa mattina diceva: rispetto a tutto questo, le forze di opposizione che hanno fatto? Non è che hanno proposto un piano strategico! Non è che hanno proposto degli emendamenti correttivi. Non è che sono state protagoniste.

Ebbene, forse il collega si è distratto. Forse, era affaccendato in altre faccende. Magari non ha seguito i lavori di Commissione.

Magari non ha visto, invece, quella che è stata riconosciuta da tutti i relatori di maggioranza, come la capacità dell'opposizione di essere nel merito, in questo decreto, e nella voglia di contribuirvi, mettendo al primo posto la bontà della conversione in legge di un decreto-legge, che potesse essere il migliore possibile. Questo ci è stato riconosciuto dai vostri colleghi di maggioranza, perché è verità, per chi ha l'onestà intellettuale di riconoscerla. Le nostre proposte ci sono state. Per esempio, vi abbiamo chiesto di ridurre i contributi previdenziali, in capo ai datori di lavoro per gli enti del Terzo settore, che in questi mesi hanno continuato a dare risposte. Vi parlo, per esempio, delle comunità terapeutiche, per persone con problemi di dipendenze patologiche. Hanno continuato a lavorare in solitudine, senza linee guida, senza strumenti, senza incentivi per la protezione, senza ovviamente le donazioni, che ci sono state in passato e fuori dal periodo di pandemia. Certo, che hanno difficoltà ad andare avanti! E per questo sarebbe stata una risposta importante. Ma non c'era spazio. Non c'era spazio per la diminuzione dei contributi per queste realtà, che si occupano di difendere i più fragili. Non c'era spazio per sostenere le cooperative sociali, quindi per dargli un fondo, che potesse prevedere anche l'utilizzo di quei fondi, che erano immaginati per il più ampio spettro delle imprese sociali. Ci sarebbe molto altro da dire per il Terzo settore, ma ho anche altri ambiti, nell'ambito più ampio delle politiche sociali.

Arriviamo alle famiglie. Anche qui, le famiglie, certamente, hanno ricevuto un'attenzione frammentata, un potenziamento, sì: un po' più di bonus, un po' più di congedi parentali (arriviamo a 30 giorni, ma su cinque mesi), uno smart working, ovviamente, davanti alla Presidenza, dico e preferisco dire un lavoro agile, che è ricaduto sulle spalle delle famiglie e, in particolare, delle donne, che hanno visto mettere in discussione molto di più la loro possibilità di continuare a lavorare. Su tutto questo vi avevamo chiesto, vi abbiamo chiesto, di dare particolare attenzione alle famiglie. Quello che ci avete risposto è che c'è il Family Act. Sì, ci sarà, come ci sarà il “decreto Semplificazioni”. Ci sarà dopo, dopo, come, quando trattavamo il “Cura Italia”, ci dicevate: tutto quello che non vi è ricompreso è perché ci sarà nel decreto dopo. Infatti, il vizio è quello di buttare la palla avanti, con l'idea di portare avanti questo Esecutivo fino alla fine naturale di questa legislatura, ma sulle spalle e, sì, sul pianto, più che il rimpianto, degli italiani. Anche qui l'opposizione ha fatto il suo lavoro. È proprio grazie a un emendamento dell'onorevole Rampelli, alle battaglie dell'onorevole Rampelli, per Fratelli d'Italia, che le scuole pubbliche paritarie hanno visto una maggiore attenzione (Applausi del deputato Deidda) da parte di questo Esecutivo e di questa maggioranza. Perché voi siete presi dal furore ideologico, dall'idea che ci sono i buoni e i cattivi, che c'è il bene e il male, ma che il bene e il male lo decidete voi, dall'alto della vostra sapienza, della vostra - mi permetto di dirlo – arroganza. Per cui, certo, in funzione di questo furore ideologico, ciò che è privato va affossato. Più è privato e più va affossato, anche laddove si pecca di ignoranza, perché le scuole pubbliche paritarie sono scuole pubbliche, perché il sistema di istruzione italiano è fatto delle scuole pubbliche statali e delle scuole pubbliche paritarie. È una scelta di libertà, ma probabilmente questa parola “libertà” voi l'avete cancellata dal vostro dizionario. D'altronde, se la manteneste ancora nel vostro cuore, non avreste trattato questo Parlamento, come se fosse l'ultima stanza da frequentare. Grazie all'emendamento e alle battaglie dell'onorevole Rampelli, siete riusciti a dare uno spazio di attenzione, mi permetto di dire, ancora poco sufficiente, a poter garantire la vita, il diritto delle famiglie, degli studenti e degli alunni, di scegliere la propria vita, il proprio percorso di formazione, il proprio percorso di istruzione rispetto alla pari dignità delle scuole statali e delle scuole pubbliche paritarie. Fra l'altro, sono delle eccellenze nella capacità che hanno anche di ottimizzare le economie, perché a minor costo riescono a dare dei servizi straordinari. E poi arriviamo anche ai disabili, e anche qui c'è da rimanere basiti, perché sui disabili avete avuto - permettete di dirlo - la faccia tosta di dire che le pensioni d'invalidità sono state raddoppiate grazie al MoVimento 5 Stelle. Le pensioni di invalidità, nel loro aumento, hanno ricevuto uno spazio di attenzione, di rispetto, attraverso un emendamento che è a prima firma Meloni. Io comprendo che ci sono pagine di storia che voi amate cancellare, comprendo benissimo che la verità è quella che costruite in funzione del vostro interesse, in cui avete dimenticato molti dei vostri ideali, ma io sono qui anche per ricordarvi che quell'emendamento si chiama emendamento Meloni, che l'ha voluto Giorgia Meloni, che è una battaglia da sempre nel programma della destra italiana, di Giorgia Meloni e di Fratelli d'Italia, e che quello che voi avete millantato a parole, perché oggi siete chiamati voi a rispondere rispetto a questo, è diventato realtà all'interno di un emendamento e all'interno poi di un favore di tutte le forze in campo perché c'è stata la voglia, la costanza, la coerenza del gruppo di Fratelli d'Italia di difendere quell'emendamento fino alla fine, non barattandolo con nulla. Ve l'abbiamo detto, noi non chiediamo niente, chiediamo e chiedevamo che quella serie di “marchette” che avete inserito venissero eliminate e che venisse dato invece spazio a provvedimenti massivi e utili. Allora quell'emendamento oggi è reale grazie a Fratelli d'Italia, non grazie alle forze di maggioranza, non grazie alle due facce della sinistra. In termini di disabilità, però, il mio rammarico più grande va per un emendamento che era a mia prima firma, fra l'altro anche tra i segnalati, un emendamento che voleva dare attenzione, spazio, ai caregiver familiari. Presidente Rampelli, quelle persone – quindi, non utilizzando un termine inglese -, quei familiari, madri, padri, fratelli e sorelle che si occupano di persone disabili, che offrono quell'assistenza sociale e sanitaria, educativa che le istituzioni manchevolmente invece non riescono ad offrire. I caregiver familiari in questa fase hanno fatto la differenza ancor di più di quanto non la fanno ogni giorno della loro vita: la mancanza di scuole, di servizi educativi, la mancanza di opportunità, la mancanza di centri semiresidenziali, di attività terapeutiche, la mancanza di tutto questo è caduta sulle spalle di quelle mamme, di quei papà, di quei familiari che sono stati vicini ai più fragili. Vi chiedevamo di poter riconoscere un bonus, in fondo un bonus è stato riconosciuto almeno a qualche lavoratore autonomo, a qualche partita IVA, anche lì discriminando in parte le persone disabili, 780 euro vengono dati pure a chi è percettore del reddito di cittadinanza, nonostante abbiamo visto che il reddito di cittadinanza non funziona, perché ha trovato lavoro a meno del 4 per cento. Nonostante vengano utilizzati miliardi senza ottenere i risultati auspicati, vi avevamo chiesto di poter destinare dei fondi avendo la certezza che quei fondi sarebbero stati utilizzati nel migliore dei modi. Anzi, sono stati utilizzati nel migliore dei modi.

A questa nostra richiesta avete risposto dicendo che è superfluo. Avete detto che è superfluo perché c'è una proposta di legge in discussione al Senato per il riconoscimento ai caregiver familiari: sì, sempre poi, poi sarà, forse. Posto il fatto che quella proposta di legge è ancora da vedere molto bene nel merito, perché non raccoglie le richieste dei familiari di persone disabili, ma in una crisi, in uno stato di emergenza come questo c'è bisogno di misure emergenziali, allora quando c'è da dare attenzione in maniera prioritaria, certamente non si può essere ciechi davanti a persone così amorevoli e in difficoltà che sono allo stremo delle proprie forze; non si possono chiudere gli occhi, invece l'avete fatto. L'avevamo proposto già nei decreti passati, senza avere alcun minima attenzione e soddisfazione; anche in questo l'avevate fatto credere ai caregiver familiari; gliel'avete fatto credere. Io vi dico, per pietà, prima di parlare, pensateci bene; prima riunitevi in una stanza, siate certi tutti di voler portare fino in fondo un provvedimento che ritenete giusto, perché prendere in giro i più fragili è davvero vergognoso.

Io ho ricevuto decine di telefonate in cui mi si chiedeva: quell'emendamento c'è? Ce l'abbiamo fatta? Riusciremo ad avere soddisfazione? Ciò perché per loro era importante economicamente ma anche moralmente. Beh, li avete lasciati soli, avete lasciato sole nelle loro tristezze queste persone, anche queste illudendole. Sta finendo il tempo, Presidente, ma di certo avrei tante altre cose da dire, quindi chiuderò sapendo di non aver detto molto altro, ma con una questione che mi sta a cuore. Questo “decreto Rilancio” doveva occuparsi del rilancio della nostra Italia, ma abbiamo chiaro che così non è. Gioisco di una cosa, però: di essere riusciti tenacemente, convintamente, ad aver convinto le migliori anime che quegli emendamenti sulla commercializzazione della cannabis dovessero essere rifiutati. È vergognoso che nel momento in cui noi affrontiamo un decreto-legge a fronte di una pandemia, a fronte comunque della minaccia della salute degli italiani, a fronte della morte degli italiani, noi pensiamo che il rilancio passi per la liberalizzazione e commercializzazione della cannabis; cioè, la vostra Italia, quella che voi immaginate, è un'Italia per cui il turismo, il 13 per cento del PIL, riceve 4 miliardi di euro, cioè meno che in qualsiasi altra nazione d'Europa, e invece la vostra Italia è quella che pensa di dare spazio e attenzione al rilancio attraverso la commercializzazione della cannabis! Così l'avete venduta, dicendo che se non approviamo questo emendamento, se non lo facciamo passare, noi mettiamo in ginocchio l'impresa italiana: ma ci vuole un coraggio! L'Italia è al terzo posto per l'utilizzo di cannabinoidi, al quarto posto per l'utilizzo di cocaina; in Italia girano 300 droghe sintetiche diverse; in Italia muoiono per droga sei persone ogni sette giorni. In Italia non abbiamo un delegato alle politiche antidroga da più di dieci anni, tranne una brevissima parentesi. In Italia, il 26 giugno, pochissimi giorni fa, si è celebrata la giornata mondiale di lotta alla droga, celebrata però soltanto da alcuni, perché per altri non è un problema.

PRESIDENTE. Concluda, ha esaurito il suo tempo.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Questo Esecutivo non soltanto ha come colpa quella di non aver rifinanziato il fondo nazionale di lotta alla droga, ha anche la colpa di pensare che il futuro dell'Italia sta sulla liberalizzazione della cannabis. C'è un limite veramente alla decenza: oltre al “decreto Rimpianto”, questo è proprio il “decreto Indecenza” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Claudio Mancini. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MANCINI (PD). Presidente, colleghe e colleghi, esponenti del Governo, nel prepararmi per questo intervento mi sono convinto che nella nostra discussione sia bene una riflessione più generale sul lavoro intenso di questi mesi. Sono mesi che ci hanno visto, in Parlamento, impegnati da marzo ad oggi nella conversione di importanti decreti economici emanati dal Governo e che hanno visto un grande lavoro di maggioranza e opposizioni nelle Commissioni parlamentari, principalmente la Bilancio in questo caso, la Finanze in quello precedente, ma, insomma, un lavoro che ha coinvolto tutto il Parlamento, con un gran numero di emendamenti esaminati e molte norme approvate. Mi si consentirà, quindi, in questo dibattito parlamentare, di fare riferimento anche all'insieme dei provvedimenti che abbiamo già discusso - il “Cura Italia” e il “Liquidità” - e anche guardare a quello che avverrà dopo - al “decreto Semplificazione”, al piano nazionale di riforma, il piano previsto dal Recovery Fund - fino all'esame, nel prossimo autunno, del “decreto Fiscale” e della legge di bilancio.

Ricordo a tutti noi che questa discussione non è nata casualmente. Questi provvedimenti sono nati e sono andati in parallelo con l'epidemia, e noi dobbiamo sempre tener presente che tutte le discussioni che facciamo sull'andamento della nostra economia devono aver chiaro che solo con la sicurezza degli italiani, con la sicurezza in ambito sanitario, con il superamento dell'emergenza sanitaria noi potremmo avere una vera e propria uscita dall'emergenza economica. Penso che noi abbiamo fatto bene fin dall'inizio a privilegiare l'intervento sulla sanità rispetto agli interessi, pur legittimi, dell'economia nazionale. Lo abbiamo fatto fin dall'inizio. Con il “Cura Italia” abbiamo detto: tutti a casa, nessuno perderà il lavoro; con il “Liquidità” abbiamo detto che l'epidemia non sarà breve ma che nessuna impresa sarebbe dovuta fallire per colpa del virus; con il “decreto Rilancio”, invece, abbiamo deciso di accompagnare le “Fasi 2 e 3” verso il ritorno alla normalità mettendo importanti risorse per la ripartenza del Paese.

Abbiamo fatto questa discussione su provvedimenti molto impegnativi che spesso sono stati paragonati alle leggi di bilancio, ma senza la stessa preparazione che le leggi di bilancio avevano. Gli articoli di cui abbiamo discusso non erano scritti nella pietra; non si trattava di norme a lungo meditate ma di provvedimenti fatti sull'onda dell'emergenza, quindi il lavoro parlamentare è stato ancora più significativo perché, ascoltando il Paese, interloquendo con quello che veniva dalle forze sociali, economiche e dalle categorie, molti emendamenti hanno riscritto intere parti dei decreti e molto anche di questo “decreto Rilancio”. Quindi, è stata una discussione vera e utile, nella quale, come Partito Democratico, ci siamo impegnati e siamo soddisfatti di come la maggioranza e il Governo hanno affrontato questa discussione. Dico anche che siamo consapevoli che questa maggioranza, che pure era nata in una forma emergenziale, data per noi dall'evitare i pieni poteri al senatore Salvini, e con un programma di governo parziale, che aveva al centro della parte economica la necessità di disinnescare le clausole IVA, la maggioranza si è trovata di fronte a scelte impegnative che erano impensabili al momento della formazione del Governo e che hanno richiesto anche delle decisioni che non erano nel programma di Governo.

Dunque, riteniamo positivo il lavoro che si è fatto e siamo convinti che le scelte che si stanno compiendo avranno un effetto di lungo periodo. Con la conferma del taglio del cuneo fiscale, che è entrato in vigore in questo mese, abbiamo ridotto le tasse sul lavoro e con la cancellazione del saldo e stralcio dell'IRAP abbiamo una forte riduzione delle tasse sulle imprese. Io ritengo che questo sia un processo di riduzione della pressione fiscale che si è avviato nell'emergenza ma che non sarà reversibile. Con le garanzie dello Stato al sistema bancario per l'erogazione dei prestiti alle imprese abbiamo ridotto il gap di costo del denaro tra Nord e Sud, e creato un accesso più facile al mercato dei capitali per le imprese; anche questo è uno strumento, quello delle garanzie dello Stato per l'accesso al credito, su cui non bisognerà tornare indietro. Con i 50 miliardi a Cassa depositi e prestiti, quelli che hanno fatto temere a qualcuno la “sovietizzazione” dell'economia italiana, affrontiamo il tema storico della bassa capitalizzazione della media impresa italiana.

In questo decreto ci sono il sostegno all'edilizia senza consumo di suolo, l'investimento della sanità spostando l'attenzione al territorio e all'integrazione sociosanitaria, le assunzioni senza precedenti per università e ricerca e l'attenzione alle reti sociali, il Family Act, i congedi parentali, la NASpI, fino al reddito di emergenza. Tutte scelte che segnano una chiara direzione di marcia, una direzione di marcia che non mi stupisce che l'opposizione antieuropea non abbia mai condiviso e non stupisce neanche che si sia espressa contro ogni tentativo e ogni iniziativa che puntava a unire il Paese, a unire le forze politiche, a creare un clima di concordia e di unità nazionale, perché quella parte di opposizione più antieuropea è consapevole che noi andiamo in una direzione opposta, una direzione europeista che è stata il più grande successo dell'Italia in questo delicato momento storico. Noi abbiamo fatto l'interesse nazionale ottenendo che l'Europa rispondesse unita alla crisi e abbiamo visto anche che nell'opposizione positivamente è emersa anche una posizione diversa, chiaramente europeista, che ha scelto e praticato una linea diversa di opposizione. L'accordo in Europa è un fatto economico e politico che avrà conseguenze di lungo periodo. Per comprendere fino in fondo la portata del Recovery Fund segnalo un dato: l'Italia otterrà circa il 20,4 per cento della parte a fondo perduto dei 750 miliardi disponibili, essendo contribuente netto dell'Unione europea per il 12,5 per cento. Tradotto in soldi, questo vuol dire che per 88 miliardi che l'Italia riceverà a fondo perduto contribuirà per 65 miliardi al bilancio poliennale. Questo, quindi, vuol dire che grazie ai bond europei, che sono un nostro grande successo, che avranno rating tripla A, grazie alla partecipazione di tutti i Paesi europei e, in particolare, di Germania e Francia, si darà di più ai Paesi più colpiti dalla pandemia e, cioè, nasce, quindi, un'Europa solidale, non ragionieristica, capace di fare scelte politiche e che supera finalmente le politiche dell'austerità. Capisco che può non piacere a chi rimpiange quell'Europa dei tecnici e tecnocratica che non ascoltava, ma dovete capire che quell'avversario non c'è più. Oggi c'è una dimensione che io chiamerei di un europeismo popolare che noi cerchiamo di interpretare e che sarà la cifra della nuova dimensione politica dell'Europa. Le misure green e digital, a cui sono vincolate le risorse, potranno accelerare una modernizzazione sostenibile dell'Italia ma, allo stesso tempo, dobbiamo portare avanti un negoziato europeo per avere spazi di utilizzo concreto delle risorse che arriveranno.

PRESIDENTE. Colleghi deputati! Chiedo scusa, deputato Mancini, se la interrompo. Soltanto qualche secondo. Cercavo di evitare l'interruzione, ma non ci sono riuscito. Se avete bisogno, colleghi deputati, di conversare per stabilire il programma delle prossime ore o giornate non potete farlo in questo modo, senza rispettare il distanziamento, e non potete farlo qui. Quindi, ci sono altre possibilità. Valutatele voi, senza che io abbia a darvi dei suggerimenti. Prego, collega Mancini.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Confido che lei mi darà il recupero del tempo, ovviamente se necessario.

PRESIDENTE. Certamente, quello è automatico. Ogni volta che c'è un'interruzione c'è, comunque, automaticamente lo stop al cronometro. Prego, prosegua.

CLAUDIO MANCINI (PD). Grazie, Presidente. Capisco che, diciamo, essendo l'ultimo intervento c'è dibattito poi sulla prosecuzione dei lavori, quindi non mi stupisco. Stavamo parlando del Recovery Fund e delle opportunità che questo apre per l'Italia. Le misure green e digital, come vengono definite, sono un fattore di modernizzazione potenziale per l'Italia molto importante, ma noi dobbiamo anche sapere che queste risorse saranno oggetto di un negoziato, che dobbiamo portare avanti anche con una grande concretezza, perché oltre ai 270 miliardi di cui stiamo discutendo, nel quadro finanziario pluriennale 2021-2027, l'Europa mobiliterà anche 1.100 miliardi con cui potremo anche cominciare ad interloquire attraverso gli investimenti da prevedere nella legge di bilancio. Presidente, se posso proseguire, noi abbiamo visto un atteggiamento dell'opposizione in queste settimane che non solo si è divisa su alcuni punti fondamentali, come quello dell'Europa, come quello del MES, nell'atteggiamento e anche nella conduzione dei lavori parlamentari e in Commissione, ma anche lo stesso atteggiamento sulla pandemia lo consideriamo un atteggiamento schizofrenico, perché ci si dice contemporaneamente - in alcuni interventi lo abbiamo sentito in maniera chiara - che bisogna togliere le tasse, ma bisogna contemporaneamente avere più spesa; bisogna fare meno debito, ma anche fare più investimenti; ci vogliono meno restrizioni sulla libertà delle persone, ma ci vuole più sicurezza dalla pandemia sanitaria. A volte, sentendo il dibattito, sembra quasi che alcuni colleghi arrivino a strumentalizzare il virus al punto che il Governo e la maggioranza sarebbero responsabili della stessa epidemia. Noi pensiamo che su questo si debba essere più oggettivi: non è un fatto che ha riguardato solo l'Italia, ma noi siamo convinti che, pur essendo stati chiamati da subito a doverci misurare per primi con risposte sanitarie e risposte economiche che erano assolutamente inedite, l'Italia abbia reagito bene nel suo complesso e che questo fatto ci sia riconosciuto dall'opinione pubblica e sia riconosciuto a livello internazionale, non solo dalle autorità sanitarie, ma anche da tanti Paesi che hanno, poi, interloquito con le scelte fatte dall'Italia. Certo, si poteva fare meglio, sempre, sono stati fatti degli errori, sicuramente, ma l'atteggiamento di fondo che colpisce è quello di non riconoscere il lavoro svolto e di non cercare un terreno di unità, che pure servirebbe in questo momento all'Italia. Questo l'abbiamo visto anche sulle scelte che hanno riguardato le questioni fiscali in questo provvedimento e negli altri che noi avevamo compiuto, perché un conto è sospendere, rinviare, evitare alcune imposte, un altro è teorizzare che noi si debba smantellare una politica di contrasto all'evasione fiscale e, sulla base di questo, tornare o fermare alcuni processi di riforma già avviati. Io ricordo che, con la legge di bilancio del 2020, noi avevamo già fatto scelte importanti per il contrasto all'evasione fiscale, anche con l'ampliamento dei pagamenti elettronici e della capacità di verifica e controllo delle agenzie fiscali. Questo ha portato, nel 2019 al 2020, già una crescita e di entrate per lo Stato italiano. Ora non c'è nessuna ragione perché, dalla pandemia, ci debba essere un tornare indietro su misure che hanno avuto già un effetto di contrasto dell'evasione fiscale. E, comunque, le risorse mobilitate dallo Stato non sono solo in quei 55 miliardi del decreto, ma sono in una capacità più complessiva di interloquire con il sistema economico, anche attraverso forme di garanzia e strumenti differenti. Ricordo che sono già stati erogati le risorse ed i ristori attraverso l'Agenzia delle entrate, i prezzi rigarantiti da Mediocredito Centrale e SACE, l'utilizzo del credito d'imposta, l'erogazione di 600 euro da parte dell'INPS, delle casse previdenziali, del credito sportivo.

Questo è parte di una politica anche di compliance, come dicono quelli bravi, cioè di capacità dello Stato di avere buoni rapporti con il cittadino contribuente nella materia fiscale, e questa capacità bisogna mantenerla anche nell'emergenza, anche facendo lavorare le strutture pubbliche in condizioni oggettivamente difficili, perché è facile dare addosso all'INPS per la difficoltà ad erogare i soldi per la cassa integrazione e i 600 euro, ma sappiamo tutti, se facciamo un dibattito di verità, che uno strumento come la cassa integrazione non è uno strumento che è stato pensato e organizzato per essere una misura di emergenza. Ci si è fatto ricorso in condizioni eccezionali, sapendo che veniva esteso a tutti i lavoratori, anche nelle aziende sotto i quindici dipendenti, a tutti i settori, come forma che garantiva della necessità di stare a casa. È chiaro che non fosse lo strumento più agile per erogare quelle risorse, viste le procedure dell'INPS e le difficoltà operative a far fronte a un numero così alto di domande, ma questo non può essere contestato all'INPS in quanto tale o, peggio ancora, ai lavoratori e ai dipendenti pubblici che lavorano in queste strutture.

Insomma, Presidente, noi riteniamo nell'insieme, con questo provvedimento, di aver fatto un pezzo importante della politica economica del Paese di fronte all'emergenza del COVID-19. Era il secondo scostamento, è stato annunciato un terzo, probabilmente, alla fine di quest'anno, saremmo arrivati a 100 miliardi di risorse di bilancio stanziate a deficit, a cui si affiancano tutti gli altri strumenti che ho provato a richiamare. Le decisioni sulle risorse europee dovranno dire quanto riusciremo a coprire di queste risorse già spese con i fondi europei, quante ne rimarranno a disposizione per la prossima legge di bilancio. La cosa certa è che noi abbiamo due compiti che vanno tenuti assieme: da una parte, quello di rilanciare l'economia italiana facendo tornare a crescere il PIL e l'occupazione nei tempi più rapidi, dall'altra, quella di stare sempre con i conti in ordine, perché siamo un Paese che ha bisogno di finanziare sul mercato il proprio debito. Dentro questi due obiettivi, questo decreto, a nostro avviso, come Partito Democratico, raggiunge il suo obiettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2500-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi in sede di replica - i deputati relatori di minoranza hanno esaurito i loro tempi - ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il relatore Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Essendo pervenuta in questi minuti una dettagliata nota della Ragioneria sulle modifiche al provvedimento che abbiamo approntato in sede referente, al fine di organizzare meglio i nostri lavori, le chiedo la convocazione dell'Assemblea a domattina alle 10, in modo da consentire il Comitato dei nove in un orario precedente alle 10 e, previa ovviamente, distribuzione a tutti i gruppi, in serata, della nota della Ragioneria a cui facevo cenno in precedenza. Questo al fine di essere tutti in grado, domani mattina, di circoscrivere il perimetro degli interventi necessari per un rinvio in Commissione del provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Paolo Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Prendiamo atto della richiesta dell'onorevole Marattin soltanto perché rimanga agli atti, noi vorremmo che questa documentazione venisse inviata a tutti i membri del Comitato dei nove già questa sera, in modo che domani mattina siamo operativi e conosciamo esattamente ogni sfumatura di questo documento e di questo colpo di scena.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Andrea Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Ovviamente, anche noi ci associamo alla richiesta dell'onorevole Trancassini di avere il documento al più presto perché è evidente e vogliamo capire esattamente quali sono i rilievi per capire anche come comportarci e quindi attendiamo che, prima della convocazione, ci sia recapitato il documento.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, mi pare. Quindi, non essendoci obiezioni, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di domani, martedì 7 luglio, a partire dalle ore 10.

Passiamo, a questo punto, agli interventi di fine seduta: se possiamo alzare un po' il volume per cortesia, perché la mascherina comporta qualche difficoltà.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Acunzo. Ne ha facoltà, per due minuti.

NICOLA ACUNZO (MISTO). Presidente, “Il successo viene certo dal talento, ma più ancora dal lavoro, dall'esperienza e dalla fedeltà alla propria arte, alla propria donna. Mi sono donato la regola di dare il meglio sempre, anche se non sempre si riesce”. Così il maestro Morricone ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera. Il maestro Morricone oggi è andato via con l'umiltà che appartiene ai grandi e che lo ha sempre contraddistinto. La sua immensa opera è riconosciuta in tutto il mondo ed è il patrimonio che ereditiamo e che custodiremo con la stessa fedeltà che lui ha avuto per la sua musica, perché racchiude il grande insegnamento per i giovani talenti dell'arte in Italia e di tutto il mondo. L'Intergruppo parlamentare cinema, che ho l'onore di presiedere, e tutti i componenti qui presenti ricorderà la sua generosità, attraverso le numerose iniziative organizzate sotto l'egida della Giornata mondiale del cinema italiano, istituita proprio durante questa Legislatura, all'unanimità, e proprio in questi giorni stiamo valutando il miglior modo possibile per poter onorare il maestro Morricone. Ci siamo fregiati con il mondo intero di essere italiani grazie alla sua musica (Applausi). Siamo onorati per questo ed ora cerchiamo di tramandare: grazie, grazie, il maestro Morricone ringrazierà tutta l'Aula e ringrazio tutti i presenti per questo, ringrazierà l'Italia, ringrazierà tutto il mondo, ma noi dobbiamo dire grazie a lui perché dobbiamo restituire al maestro la gloria che lui ci ha donato attraverso gli innumerevoli riconoscimenti nazionali e internazionali, le centinaia di colonne sonore realizzate, i 70 milioni di dischi venduti.

PRESIDENTE. Concluda.

NICOLA ACUNZO (MISTO). Il cinema italiano deve molto a questo grande uomo, a questo artista, che ha reso grandi ancora di più i grandi film internazionali.

PRESIDENTE. La ringrazio. Ha esaurito il suo tempo.

Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Melicchio. Ne ha facoltà, per due minuti.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Dal resoconto della seduta della Commissione Bilancio del 2 luglio risulta ritirato, a nome dei presentatori, l'emendamento 238.9. Ho voluto fare questo intervento affinché resti a verbale la mia contrarietà al ritiro e ovviamente al parere contrario che è arrivato dal Governo su questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.

DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Io intervengo per portare all'Aula e ai colleghi la situazione vissuta da numerosi pendolari delle linee regionali della mia regione, l'Emilia Romagna, che essi stanno vivendo appunto in queste settimane successive al lockdown perché i frequenti ritardi su queste linee gestite dalle regioni sono ancora sempre più frequenti e adesso sono anche un problema con il rilancio e faccio l'esempio della Porrettana, che congiunge l'Appennino bolognese al capoluogo, caratterizzata da numerosi ritardi, piuttosto che la situazione della Parma-Brescia adesso che sta ripartendo anche Parma 2020 e che, con continui disagi e la mancata riattivazione di numerose corse, ha portato anche alla presentazione di una diffida alla società Trenord, la società regionale della regione Lombardia che gestisce le corse.

Ecco, io sono qui per esortare i colleghi a non dimenticare le linee e i trasporti locali perché, oltre a dimenticare i trasporti locali, si manca anche alla considerazione sui potenziamenti perché adesso si parla ad esempio nella mia terra di una successiva, di una Mediopadana bis a Parma, quando si dimentica di potenziare la linea esistente ad esempio con la Reggio Emilia-Mantova. Ecco noi qua, a Roma, cerchiamo di portare il dibattito su cose più concrete: abbiamo nel “decreto Rilancio” aumentato i fondi per la ferrovia pontremolese, però ci tengo a sottolineare che serve l'impegno di tutti, sia delle istituzioni locali sia qua a Roma, per potenziare le istituzioni esistenti, altrimenti creiamo solamente infrastrutture nuove utili a chi li costruisce ma inutili a chi ne deve fruire e quindi su questo serve l'impegno per la manutenzione dei ponti sul bacino idrico del Po. Queste sono infrastrutture utili al Paese su cui l'impegno del rilancio del nostro Paese passerà nei prossimi anni.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al deputato Baldelli approfitto per ricordare ai colleghi deputati che non si possono svolgere assembramenti, non si può parlare senza il rispetto del distanziamento sociale, oltre al fatto che non si può disturbare l'Aula e in particolare i colleghi che ancora sono prenotati per svolgere il loro intervento. Quindi, visto che comunque i lavori sono esauriti, chiedo ai deputati che stanno sostando qui nell'emiciclo di cessare le loro conversazioni e di trasferirle magari nel Transatlantico. Ci siamo? Ministro….

Ha chiesto di parlare il deputato Simone Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Mi fa piacere che anche l'onorevole Acunzo in rappresentanza dell'Intergruppo dei parlamentari per il cinema abbia voluto ricordare la figura di Ennio Morricone. Poco da aggiungere, Presidente, rispetto alle parole del Presidente Mattarella. Tutti i leader politici di centrodestra e di centrosinistra sono intervenuti per sottolineare la grandezza di questa figura. Il Presidente Berlusconi ha pronunciato nei confronti di Ennio Morricone parole di grande stima e affetto nei confronti della persona e del ruolo storico che Morricone ha ricoperto nella cultura italiana. Morricone ebbe a dire: ogni volta cerco di realizzare una colonna sonora che piaccia sia al regista sia al pubblico ma soprattutto deve piacere a me perché altrimenti non sono contento. Io devo essere contento prima del regista: non posso tradire la mia musica. Ecco quella sua musica è la musica di tutti; è un patrimonio immateriale non solo italiano ma un patrimonio immateriale dell'umanità. Ecco un grazie a nome del gruppo di Forza Italia a questa figura così importante per la nostra musica, per il nostro cinema, per la nostra cultura e una figura che ha segnato con le sue note la vita di tutti noi e certamente rimarrà un pilastro fondamentale nella storia del cinema, della musica, dello spettacolo di tutti i tempi (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, Presidente. Per associarci al ricordo fatto qui in Aula questa sera del maestro Morricone. Quando abbiamo ricevuto la notizia della sua morte ci è venuto male perché è venuto a mancare un pilastro della nostra cultura, amato in tutto il mondo, colui che ha saputo esportare il made in Italy culturale forse meglio di altri, rendendo grandi e memorabili film di Sergio Leone ma non solo. Ognuno di noi ha nel cuore una colonna sonora del maestro. Forse ha vinto l'Oscar troppo tardi e forse - posso dirlo - neanche forse per la musica più bella che abbia composto. Io personalmente glielo avrei dato per C'era una volta in America perché, secondo me, la colonna sonora del film fa il film stesso.

Ma ognuno di noi è innamorato di quella musica e chi ha avuto l'onore e la fortuna di ascoltarlo dal vivo vedersi emozionare mentre dirigeva l'Orchestra di Roma, penso che sia il miglior ricordo che possiamo fare del maestro qui, oggi, in una sala delle istituzioni non pienissima - perché appunto durante la discussione generale di solito non lo è - ma so che fuori di qui molti italiani si sentiranno oggi ancora un po' più soli, orfani in un periodo come questo che abbiamo vissuto, drammatico e tragico, dove la musica è stato un elemento di unità del Paese. Visto che per molto tempo, dai balconi, i ragazzi, le persone hanno cantato, ecco, mi piace ricordare Ennio Morricone con le note suonate da una chitarra elettrica in un balcone di piazza Navona, da un giovane ragazzo, che invece di scegliere un rocker straniero, ha scelto di dedicare all'Italia che doveva farcela e doveva resistere, le note del maestro: è il miglior modo di salutare qui, oggi, il maestro Morricone e di ricordarlo nei nostri cuori, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente, anche il gruppo del Partito Democratico si associa alle parole di tutti i colleghi per ricordare la figura del maestro Ennio Morricone, che ci ha lasciati. Si potrebbero spendere molte parole, ma il rischio della retorica striderebbe con il messaggio straordinario che lui ci ha voluto trasmettere con la sua musica, che è stata una musica che parlava direttamente al cuore, alle emozioni e ai sentimenti, che sono così lontane da una vuota retorica e da una ridondanza di parole che molto spesso non dicono nulla. Noi vogliamo quindi ricordarlo così, come un uomo che ha saputo interpretare la passione, i sentimenti e le emozioni di molti italiani, con le sue note, con la sua musica, con la sua straordinaria attività, di un grande italiano che ha reso un immane servizio alla propria nazione. Però, ci sia consentito, signor Presidente, di ricordare un ulteriore aspetto della figura del maestro Morricone, del quale abbiamo avuto l'onore, come democratici, di avere un suo supporto, un suo segno di amicizia e di partecipazione civica, in quanto il maestro Morricone fece parte della nostra prima Assemblea nazionale, nel 2008 venne eletto nelle liste di sostegno dell'allora segretario Walter Veltroni e volle presenziare in quella circostanza, nel 2008, alla manifestazione di chiusura che il nostro partito tenne a piazza del Popolo. La sua cifra di uomo che aveva una idealità nulla toglie alla universalità del suo messaggio e al fatto che ciascun italiano lo sente in qualche misura come proprio, ma crediamo sia giusto, nel momento in cui giustamente la Camera gli rende onore, ricordarne anche la passione civile, lo slancio che gli ha voluto anche consentire di partecipare alla vita pubblica del nostro Paese e che aggiunge, se vogliamo, un tocco in più di umanità e di passione, che lui ha saputo rendere in maniera così straordinaria all'interno delle sue note, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie Presidente, volevo unirmi, a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, alle parole espresse da tutti i colleghi in memoria di un grande maestro, un maestro non solo della musica, ma un maestro della cultura, che ha vissuto con un esempio straordinario da lasciare alle future generazioni, legate ovviamente, queste sue caratteristiche, non solo al talento, ma anche al metodo e alla capacità di mantenere con costanza un impegno di studio per raggiungere degli obiettivi straordinari, che ne fanno un orgoglio del nostro Paese.

Obiettivi straordinari, che però fanno il paio con una sensibilità unica, un linguaggio universale come quello della musica, che potrebbe tranquillamente risuonare oggi in quest'Aula e suscitare le stesse emozioni e la stessa capacità che questa musica ha mostrato in tutte le sue espressioni, sia nelle sale cinematografiche che nei concerti eseguiti in varie parti del mondo. Quindi, questo patrimonio italiano è stato consegnato al mondo. La colonna sonora della nostra esistenza oggi si eleva in una dimensione eterna e noi non possiamo far altro che ringraziare con un deferente ossequio questa figura e soprattutto portare le nostre condoglianze alla famiglia del maestro Ennio Morricone. Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Devo dire per me è un'emozione particolare - avendo avuto l'onore e il privilegio di conoscere il maestro Morricone, al quale è stata data la cittadinanza onoraria della mia città - ricordare quel grande uomo, dalle grandi doti umane, dalla semplicità, ma soprattutto quel grande maestro e artista che, attraverso il genio italiano, ha saputo scrivere colonne sonore di film internazionali, però lanciando quell'italianità che ha reso l'orgoglio di una nazione al cospetto di tante, tantissime realtà. E soprattutto ricordare un uomo che non amava essere politicamente corretto, un uomo che ha ricevuto un Oscar alla carriera soltanto nel 2007 - all'epoca con un film di Tarantino – per quei film che tutti quanti ricordiamo, riguardando e riascoltando quella musica, attraverso la regia di Sergio Leone piuttosto che di tanti altri registi (C'era una volta in America, C'era una volta il west) e che rappresentano veramente un pezzo di storia importante: quella storia che resterà immortale, come immortale resterà il segno di Ennio Morricone, che prima di tutto ha saputo dimostrare che il genio italiano fa onore a tutti quanti noi e al mondo e lo farà per sempre. Grazie (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 7 luglio 2020 – Ore 10

Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. (C. 2500-A)

La seduta termina alle 19,15.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LUIGI MARATTIN, YLENJA LUCASELLI, VANESSA CATTOI (A.C. 2500-A)

LUIGI MARATTIN, Relatore per la maggioranza. (Relazione – A.C. 2500-A). Il decreto-legge n. 34 del 2020, recante “Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19”, è stato esaminato in sede referente dalla V Commissione (Bilancio) dal 27 maggio al 3 luglio.

Il provvedimento è suddiviso in 8 Titoli.

Il Titolo I, recante disposizioni in materia di Salute e sicurezza, si compone degli articoli da 1 a 23.

Il Titolo II, recante disposizioni per il Sostegno alle imprese e all'economia, si compone degli articoli da 24 a 65 ed è suddiviso in due Capi, recanti, rispettivamente, Misure di sostegno (Capo I, articoli da 24 a 52-ter) e il Regime quadro della disciplina degli aiuti (Capo II, articoli da 53 a 65).

Il Titolo III, recante Misure in favore dei lavoratori, si compone degli articoli da 66 a 103 ed è anch'esso suddiviso in due Capi, recanti, rispettivamente, Modifiche al decreto-legge 17 marzo 2020 n. 18 (cd. Cura Italia) (Capo I, articoli da 66 a 81) e Altre misure urgenti in materia di lavoro e politiche sociali (Capo II, articoli da 82 a 103).

Il Titolo IV, recante Disposizioni per la disabilità e la famiglia, si compone degli articoli 104 e 105-quater.

Il Titolo V, recante disposizioni in materia di Enti territoriali e debiti commerciali degli enti territoriali, si compone degli articoli da 106 a 118-quinquies.

Il Titolo VI, recante Misure fiscali, si compone degli articoli da 119 a 164-bis.

Il Titolo VII, recante Disposizioni per la tutela del risparmio nel settore creditizio, si compone degli articoli da 165 a 175-bis, ed è suddiviso in due Capi, recanti, rispettivamente, disposizioni per Garanzia dello Stato su passività di nuova emissione (Capo I, articoli da 165 a 167) e il Regime di sostegno pubblico per l'ordinato svolgimento delle procedure di liquidazione coatta amministrativa di banche di ridotte dimensioni (Capo II, articoli da 168 a 175-bis).

Il Titolo VIII, recante Misure di settore, si compone degli articoli da 176 a 266, ed è suddiviso in 13 Capi, recanti Misure per il turismo e la cultura (Capo I, articoli da 176 a 185-bis), Misure per l'editoria (Capo II, articoli da 186 a 195-ter), Misure per le infrastrutture e i trasporti (Capo III, articoli da 196 a 215), Misure per lo sport (Capo IV, articoli da 216 a 218-bis), Misure in materia di giustizia (Capo V, articoli da 219 a 221), Misure per l'agricoltura, la pesca e l'acquacoltura (Capo VI, articoli da 222 a 226), Misure per l'ambiente (Capo VII, articoli da 227 a 229-bis), Misure in materia di istruzione (Capo VIII, articoli da 230 a 235), Misure in materia di università e ricerca (Capo IX, articoli da 236 a 238-bis), Misure per l'innovazione tecnologica (Capo X, articoli 239 e 240), misure per la Coesione territoriale (Capo XI, articoli da 241 a 246), Misure in materia di Accelerazione concorsi (Capo XII, articoli da 247 a 263) e Misure urgenti di semplificazione per il periodo di emergenza COVID-2019 (articolo 264). Infine, l'articolo 265 reca le Disposizioni finanziarie finali, mentre l'articolo 266 dispone in ordine all'entrata in vigore del decreto-legge.

TITOLO I – SALUTE E SICUREZZA

L'articolo 1 accelera la definizione delle misure delineate dal Nuovo Patto per la salute 2019-2021 per lo sviluppo dei servizi di prevenzione e tutela della salute afferenti alle reti territoriali SSN. Alle misure già previste dal Nuovo Patto per la salute 2019-21, si aggiungono ulteriori disposizioni di prevenzione e cautela, individuate in ragione della pandemia in corso. La copertura finanziaria è pari, nel suo complesso, a 1.256 milioni di euro, a cui si provvede ai sensi dell'art. 265.

Nel corso dell'esame in V Commissione l'articolo 1 è stato ampiamente modificato. In primo luogo, è stato sottolineato che le Regioni e le province autonome sono tenute, qualora non lo abbiano già fatto, a implementare ed indirizzare i servizi di Assistenza domiciliare integrata (ADI). Inoltre, sono stati inseriti i commi da 1-bis a 1-quater che istituiscono le reti dei laboratori di microbiologia per la diagnosi di infezione da SARS-COV-2. E' stato introdotto il comma 4-bis che prevede la stipula di una Intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, sulla base della quale vengono attribuiti al Ministero della salute incarichi di coordinamento per la sperimentazione, nel biennio 2020-2021, di strutture di prossimità ispirate al principio della piena integrazione sociosanitaria per la promozione e la prevenzione della salute, nonché progetti (proposti dalle strutture di prossimità) con modalità di intervento che riducano le logiche di istituzionalizzazione, favoriscano la domiciliarità e consentano la valutazione dei risultati ottenuti anche attraverso il ricorso a strumenti innovativi quali il budget di salute individuale e di continuità.

Infine, il comma 7-bis, fino al 31 dicembre 2021, dà facoltà agli enti e alle aziende del Servizio Sanitario Nazionale di conferire, in deroga alla normativa vigente, incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a professionisti del profilo di psicologo regolarmente iscritti nell'albo professionale.

L'articolo 1-bis prevede di accantonare, a decorrere dal 2021, 20 milioni di euro annui a valere sul finanziamento statale del fabbisogno sanitario nazionale, allo scopo di attivare ulteriori borse di studio per medici che partecipano ai corsi di formazione specifica in medicina generale.

L'articolo 1-ter demanda al Comitato tecnico-scientifico l'adozione, entro quindici giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, di linee guida per la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 presso le residenze sanitarie assistite e le altre strutture pubbliche e private che durante l'emergenza erogano prestazioni di carattere sanitario e socio-sanitario per anziani, persone con disabilità, minori, persone affette da tossicodipendenza o altri soggetti in condizione di fragilità. Le linee guida vengono adottate nel rispetto di alcuni principi, tra i quali la garanzia della sicurezza e del benessere psico-fisico delle persone ospitate o ricoverate, la garanzia della sicurezza di tutto il personale impiegato, anche attraverso la fornitura di dispositivi medici e di protezione individuale, nonché la previsione di specifici protocolli per la diagnosi dei contagi e per la sanificazione periodica degli ambienti. Le citate strutture vengono equiparate ai presidi ospedalieri ai fini dell'accesso, con massima priorità, alla fornitura dei dispositivi di protezione individuale e di ogni altro dispositivo utile alla gestione dell'emergenza epidemiologica.

L'articolo 2 è finalizzato alla realizzazione di un rafforzamento strutturale della rete ospedaliera del Servizio Sanitario Nazionale mediante l'adozione di uno specifico piano di riorganizzazione in grado di fronteggiare in maniera adeguata le emergenze pandemiche come quella da COVID-19 in corso. A tale scopo si prevede un aumento strutturale sul territorio nazionale di posti letto di terapia intensiva, della dotazione dei mezzi di trasporto dedicati ai trasferimenti secondari dei pazienti COVID-19, e viene demandato alle regioni di consolidare all'interno delle strutture sanitarie la separazione dei percorsi di accesso e cura per i pazienti citati. Le Regioni e le province autonome vengono anche autorizzate ad incrementare le spese per le assunzioni di personale sanitario, socio-sanitario e tecnico.

Con una prima modifica approvata nel corso dell'esame in V Commissione è stato previsto che le Regioni e le province autonome possono riconoscere al personale agli operatori sanitari della rete ospedaliera, un premio commisurato al servizio effettivamente prestato durante lo stato di emergenza deliberato il 31 gennaio 2020, di importo non superiore a 2.000 euro.

Una seconda modifica, attraverso l'introduzione del comma 5-bis, al fine di garantire l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza, autorizza gli enti e le aziende del Servizio Sanitario Nazionale ad avviare procedure selettive per l'assunzione di personale a tempo indeterminato delle categorie A, B, BS e C, anche in deroga al previo esperimento delle procedure di mobilità.

Il comma 6-bis autorizza, per l'anno 2020, la spesa massima di 2 milioni di euro in favore del personale delle Centrali Uniche di Risposta del Numero Unico Europeo dell'Emergenza Regionale (112 NUE).

Infine, il comma 13-bis è volto a potenziare l'attività e le strutture della Ragioneria Generale dello Stato, prevedendo che possa avvalersi di esperti di comprovata professionalità.

L'articolo 3 modifica le norme transitorie sugli incarichi a tempo determinato ai medici in formazione specialistica, nell'ambito della disciplina che consente, sempre in via transitoria, in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19, il conferimento, da parte degli enti ed aziende del Servizio Sanitario Nazionale, di incarichi individuali a tempo determinato al personale delle professioni sanitarie e ad operatori socio-sanitari (mediante avviso pubblico e selezione per colloquio orale). Le modifiche apportate nel corso dell'esame in V Commissione concernono in particolare i limiti di durata e le ipotesi di proroga.

L'articolo 3-bis opera un'estensione ad altri professionisti sanitari in formazione specialistica (odontoiatri, biologici, chimici, farmacisti, fisici e psicologi) dell'ambito di applicazione di una disciplina relativa, nel testo finora vigente, ai medici e veterinari in formazione specialistica. Tale disciplina prevede: la possibilità di partecipazione alle procedure concorsuali per l'accesso alla dirigenza pubblica del ruolo sanitario concernenti la specifica disciplina oggetto del corso, con la conseguente formazione di una graduatoria separata; la possibilità, in via transitoria, fino al 31 dicembre 2022, per i soggetti utilmente collocati nelle suddette graduatorie separate, di assunzione a tempo determinato e con orario a tempo parziale (da parte degli enti ed aziende del Servizio Sanitario Nazionale) prima del conseguimento del titolo di formazione specialistica, con successivo inquadramento, a decorrere dalla data del conseguimento del medesimo titolo, a tempo indeterminato (nell'ambito dei ruoli della dirigenza del Servizio Sanitario Nazionale).

L'articolo 4, allo scopo di fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, limitatamente al periodo dello stato di emergenza, prevede e disciplina il riconoscimento alle strutture sanitarie inserite nei piani per incrementare la dotazione dei posti letto in terapia intensiva, di una remunerazione per una specifica funzione assistenziale per i maggiori costi correlati all'allestimento dei reparti ed alla gestione dell'emergenza. La definizione delle modalità di determinazione di tale remunerazione è rimessa ad un decreto del Ministro della salute previa intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Nel corso dell'esame presso la V Commissione sono stati previsti alcuni criteri per la messa a punto del decreto ministeriale di cui al comma 2, diretto a definire le modalità per la determinazione della specifica funzione assistenziale e dell'incremento tariffario.

L'articolo 4-bis modifica la normativa transitoria che consente l'assunzione a tempo indeterminato di soggetti che abbiano rapporti di lavoro subordinato a termine o di lavoro flessibile con pubbliche amministrazioni. Le modifiche concernono i requisiti soggettivi per le procedure in esame, le quali consistono in assunzioni dirette o in procedure concorsuali riservate, a seconda delle fattispecie sottostanti.

Il comma 1-bis dell'articolo 5 prevede un ulteriore incremento delle risorse destinate a finanziare l'aumento del numero dei contratti di formazione medica specialistica (v. anche comma 1). L'aumento del finanziamento è previsto pari ad ulteriori 25 milioni per il 2022 e 2023 e di 26 milioni per ciascuno degli anni 2024, 2025, 2026, mediante corrispondente incremento del finanziamento statale del fabbisogno nazionale sanitario.

L'articolo 5-bis modifica una normativa transitoria in materia di formazione continua in medicina (ECM), normativa che opera un riconoscimento - ai fini della maturazione dei crediti formativi in oggetto - dell'attività lavorativa svolta dai professionisti sanitari durante il periodo di emergenza epidemiologica da COVID-19. Nella versione della norma posta dal presente articolo, si riconosce che i crediti formativi da conseguire nel triennio 2020-2022 siano già maturati nella misura di un terzo per i professionisti sanitari che abbiano continuato a svolgere la propria attività durante l'emergenza epidemiologica da COVID-19.

L'articolo 5-ter prevede l'istituzione della scuola di specializzazione in medicina e cure palliative ad accesso riservato ai laureati in medicina e chirurgia, con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute. Con lo stesso decreto viene inoltre introdotto il corso di cure palliative pediatriche presso le scuole di specializzazione in pediatria. Gli oneri complessivi sono coperti a valere sul Fondo per le esigenze indifferibili di gestione.

L'articolo 7 autorizza il Ministero della salute a trattare dati personali, anche relativi alla salute degli assistiti, raccolti nei sistemi informativi del Servizio Sanitario Nazionale, al fine di sviluppare metodologie predittive dell'evoluzione del fabbisogno di salute della popolazione. Nel corso dell'esame in V Commissione è stata soppressa la previsione che autorizzava il Ministero della salute anche al trattamento dei dati reddituali dell'interessato e del suo nucleo familiare, derivanti dai suddetti sistemi informativi).

Il comma 5-bis dell'articolo 8 consente alle regioni e alle province autonome di effettuare mediante accordi con le associazioni sindacali delle farmacie convenzionate, pubbliche e private, nell'ambito dei limiti della spesa farmaceutica programmata, la distribuzione dei medicinali ordinariamente distribuiti dalle strutture aziendali del Servizio Sanitario Nazionale, comprendendo l'erogazione dei medicinali necessari sia al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale, sia al periodo immediatamente successivo alla dismissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale.

Il comma 5-ter dell'articolo 8, inserito durante l'esame in V Commissione, prevede una determina dell'AIFA (Agenzia Italiana per il Farmaco) per l'individuazione dell'elenco dei medicinali classificati in fascia A erogati in regime ospedaliero, soggetti a prescrizione medica limitativa o non ripetibile, anche se sottoposti a Piano Terapeutico, per i quali può essere prorogata, ai sensi dell'articolo 8, la validità della ricetta, al fine di consentire l'applicazione per essi del nuovo regime di distribuzione dei farmaci erogati in regime di distribuzione diretta, previsto per il periodo della durata dello stato di emergenza epidemiologica da COVID-19. In tal modo sarà possibile, anche per tali medicinali in confezione ospedaliera, il ritiro da parte degli assistiti presso le farmacie convenzionate, pubbliche o private, in base a specifiche convenzioni regionali.

All'articolo 10 una modifica approvata in V Commissione ha esteso anche agli esercenti la professione di assistente sociale, deceduti durante lo stato di emergenza per concause legate al COVID-19, i benefici già previsti per i familiari di medici, personale infermieristico e operatori socio-sanitari.

L'articolo 11-bis modifica la disciplina relativa a eventuali conflitti di interessi nell'ambito della sperimentazione clinica di medicinali per uso umano. La novella sostituisce la condizione pregiudiziale dell'assenza di alcune situazioni di interesse con la previsione di una valutazione delle situazioni in oggetto da parte del comitato etico competente, sia nell'ambito della procedura preventiva di espressione del parere sulla sperimentazione sia, eventualmente, in momenti successivi; resta però ferma la condizione dell'assenza di partecipazioni nel capitale dell'azienda farmaceutica titolare del farmaco oggetto di studio, condizione che (in base alla novella) deve essere verificata dal medesimo comitato etico. Si ricorda che (in via generale) l'avvio della sperimentazione è subordinato all'espressione del parere favorevole da parte del comitato etico competente.

L'articolo 15 incrementa la dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile di 21 milioni di euro per il 2020. L'importo originario di 20 milioni è stato così rideterminato a seguito di una modifica introdotta dalla V Commissione.

L'articolo 16-bis estende ad alcune categorie di lavoratori e ai relativi superstiti la disciplina specifica sul collocamento obbligatorio prevista per le vittime del terrorismo e della criminalità organizzata (e relativi superstiti) e per altre categorie specifiche di soggetti. L'estensione concerne i medici, gli operatori sanitari, gli infermieri, i farmacisti, gli operatori socio-sanitari, i lavoratori delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, impegnati nelle azioni di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 e che, durante lo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020, abbiano contratto, in conseguenza dell'attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte o un'invalidità permanente, per effetto, diretto o come concausa, del contagio da COVID-19.

L'articolo 17-bis proroga la sospensione degli sfratti fino al 31 dicembre 2020.

L'articolo 18-bis incrementa di 3 milioni di euro per il 2020 le dotazioni del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani per crimini domestici, con particolare riferimento al ristoro delle vittime dei reati di violenza sessuale e di femminicidio.

All'articolo 19, con le modifiche approvate in V Commissione, è stato previsto che i medici militari arruolati in via eccezionale ai sensi del presente articolo e dell'articolo 7 del D.L. n. 18 del 2020, iscritti all'ultimo e al penultimo anno dei corsi di specializzazione universitaria restino iscritti alla scuola, con sospensione del trattamento economico dal contratto di formazione medico- specialistica. Il periodo di attività è, inoltre, riconosciuto ai fini del ciclo di studi che consente il conseguimento del diploma di specializzazione. Si prevede, inoltre, che le Università assicurino il recupero del complesso delle attività formative necessarie al conseguimento degli obiettivi formativi previsti (nuovo comma 3-bis). Infine, è stata espressamente esclusa la qualifica di ufficiale di pubblica sicurezza e di ufficiale di polizia giudiziaria agli ufficiali medici arruolati in servizio temporaneo nell'arma dei Carabinieri ai sensi dell'articolo in esame (nuovo comma 3-ter).

TITOLO II – SOSTEGNO ALLE IMPRESE E ALL'ECONOMIA

L'articolo 25-bis prevede l'erogazione di contributi a fondo perduto entro il limite di spesa complessivo di 5 milioni di euro per l'anno 2020 in favore delle imprese dei settori ricreativi e dell'intrattenimento, nonché dell'organizzazione di feste e cerimonie.

All'articolo 26, comma 19, ove si istituisce il Fondo Patrimonio PMI con una dotazione iniziale pari a 4 miliardi di euro per l'anno 2020, nel corso dell'esame in V Commissione è stata modificata la disciplina applicabile alla remunerazione dell'attività di gestione del fondo. In particolare, è stato previsto che il gestore sia autorizzato a trattenere dalle disponibilità del fondo un importo massimo per operazione pari, nell'anno 2020, allo 0,4 per cento del valore nominale degli strumenti finanziari sottoscritti (in luogo dell'1 per cento previsto dal testo vigente del decreto) e, negli anni successivi e fino all'esaurimento delle procedure di recupero dei crediti vantati verso le società emittenti, allo 0,2 per cento del valore nominale degli strumenti finanziari non rimborsati, con oneri valutati in 9,6 milioni di euro per l'anno 2020, in 4,8 milioni di euro annui per ciascuno degli anni dal 2021 al 2023 e in 3,8 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2024 (in luogo della formulazione originaria del decreto che prevede un importo complessivo massimo di 5 milioni di euro per il 2020). Inoltre, è stato inserito il nuovo comma 19-bis che, in considerazione delle peculiarità normative delle imprese a carattere mutualistico e della loro funzione sociale, consente al gestore di avvalersi delle società finanziarie partecipate e vigilate dal Ministero dello sviluppo economico costituite per il perseguimento di una specifica missione di interesse pubblico ai sensi dell'articolo 17, commi 2 e 4, della legge n. 49 del 1985, le quali assolvono, limitatamente alle società cooperative, le funzioni attribuite al soggetto gestore, secondo le condizioni e con le modalità definite con decreto del MEF, di concerto con il Ministero dello sviluppo economico.

L'articolo 26-bis è volto ad incrementare di 10 milioni di euro, per l'esercizio 2020, le risorse del Fondo per la prevenzione del fenomeno dell'usura, con la finalità di finanziare interventi a favore dei soggetti esposti al rischio dell'usura.

L'articolo 26-ter estende le misure agevolative disposte in favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese dall'articolo 56 del D.L. n. 18/2020 (L. n. 27/2020) anche ai finanziamenti agevolati garantiti dallo Stato e concessi alle imprese a seguito degli eventi sismici del 2012 e del 2016 per il pagamento di tributi, contributi e premi già sospesi o ancora da versare alla data di entrata in vigore della rispettiva disciplina agevolativa. Gli oneri per interessi ed eventuali oneri accessori restano a carico dell'impresa richiedente.

All'articolo 27, che consente a Cassa Depositi e Prestiti - CDP S.p.A. di costituire un patrimonio destinato, denominato Patrimonio Rilancio, a cui sono apportati beni e rapporti giuridici dal Ministero dell'economia e delle finanze, nel corso dell'esame in V Commissione è stato chiarito che, per la gestione del comparto riguardante i beni e i rapporti giuridici relativi agli interventi a favore delle società cooperative, CDP adotta modalità coerenti con la funzione sociale delle società cooperative, a carattere mutualistico e senza fine di speculazione privata. Inoltre, è stato inoltre rafforzato il ruolo di supervisione del Parlamento, cui devono essere sottoposti gli schemi di decreti attuativi delle norme in esame e a cui deve essere inviata una relazione annuale sugli effetti prodotti e sui risultati conseguiti dall'applicazione delle disposizioni introdotte dalle norme in esame.

Sono stati introdotti, poi, i commi 18-ter e 18-quater. Il nuovo comma 18-ter prevede che al predetto conto possono affluire le disponibilità liquide, anche provenienti dai contribuenti che intendano investire i loro risparmi a sostegno della crescita dell'economia reale. Il comma 18-quater modifica la disciplina delle cambiali finanziarie, consentendone l'emissione anche alle banche.

L'articolo 28 introduce un credito d'imposta per l'ammontare mensile del canone di locazione di immobili a uso non abitativo a favore di alcuni soggetti esercenti attività d'impresa, arte o professione, con ricavi o compensi non superiori a 5 milioni di euro, che hanno subito una diminuzione del fatturato o dei corrispettivi. Per le strutture alberghiere e agrituristiche, le agenzie di viaggio e turismo e i tour operator, il credito d'imposta spetta indipendentemente dal volume di affari registrato nel periodo d'imposta precedente. Con le modifiche approvate nel corso dell'esame in V Commissione alla Camera, si estende il credito d'imposta, anche se in misura minore, alle imprese esercenti attività di commercio al dettaglio, con ricavi o compensi superiori a 5 milioni di euro e si elimina, per le imprese che hanno avviato l'attività nel 2019 e per alcuni comuni colpiti da eventi calamitosi (con stato di emergenza ancora in atto alla data di dichiarazione dello stato di emergenza COVID-19), il vincolo della diminuzione del fatturato o dei corrispettivi. È stato inoltre specificato che il credito d'imposta può essere ceduto al locatore in luogo del pagamento della corrispondente parte del canone, previo consenso del locatore.

L'articolo 28-bis prevede che, in presenza di un calo del fatturato superiore al 33 per cento (nei mesi interessati dall'emergenza epidemiologica da COVID-19), al concessionario del servizio di somministrazione di alimenti e bevande mediante distributori automatici presso gli istituti scolastici e le amministrazioni pubbliche venga applicata la procedura di revisione del piano economico finanziario.

L'articolo 29, come modificato nel corso dell'esame in V Commissione, incrementa di 160 milioni di euro per l'anno 2020 il Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione, prevedendo che l'erogazione di tali risorse avvenga secondo la disciplina acceleratoria prevista dall'articolo 65 del decreto-legge n. 18 del 2020. La disposizione stabilisce inoltre che una quota dell'incremento (20 milioni) dello stesso Fondo è destinata alle locazioni di immobili abitativi degli studenti fuori sede che rientrano nella soglia ISEE non superiore a 15.000 euro. L'articolo 29, comma 1-bis, reca disposizioni finalizzate a sostenere il diritto allo studio nelle università e nelle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica.

L'articolo 30-bis istituisce un Fondo, con una dotazione di 10 milioni di euro per l'anno 2021, volto a compensare parzialmente i costi sostenuti dagli esercenti per le commissioni fino al 31 dicembre 2020 sui pagamenti con carte di credito o di debito.

L'articolo 31 dispone l'incremento di alcuni fondi pubblici.

Al comma 2, che incrementa di 3.950 milioni di euro per il 2020 il Fondo di garanzia per le PMI istituito presso il Mediocredito Centrale S.p.A., nel corso dell'esame in V Commissione è stata inserita l'ulteriore prescrizione che stabilisce che, al fine di garantire una maggior efficienza nella gestione delle risorse del Fondo, adeguando le sue disponibilità al profilo temporale delle perdite attese, possono essere assunti impegni a carico del medesimo Fondo anche a fronte di autorizzazioni di spesa pluriennali del bilancio dello Stato, in base alla valutazione della probabilità di escussione delle garanzie, articolata per annualità, effettuata dagli organi di gestione dello stesso Fondo.

Il comma 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, incrementa di 5 milioni di euro per il 2020 la dotazione finanziaria del Fondo per la competitività delle filiere agricole istituito dalla legge di bilancio 2020, con la finalità di sostenere il settore agricolo e agroalimentare, anche attraverso l'erogazione di contributi a fondo perduto alle imprese.

Il comma 4-bis, anch'esso introdotto dalla V Commissione, dispone l'incremento di 30 milioni di euro per l'anno 2020 dell'apposito comparto del Fondo di garanzia per l'impiantistica sportiva.

L'articolo 31-bis, fermo restando l'esercizio prevalente dell'attività di garanzia, elimina il limite massimo alla concessione di altre forme di finanziamento da parte dei confidi iscritti all'albo di cui all'articolo 106 del Testo unico bancario.

All'articolo 33, comma 2-bis, viene ripristinato fino al 31 dicembre 2020 l'obbligo di notificare preventivamente alla CONSOB i documenti contenenti le informazioni chiave (KID) per i prodotti d'investimento al dettaglio e assicurativi preassemblati (PRIIPs), che ricomprendono anche i prodotti di investimento assicurativo (IBIP).

L'articolo 33-bis proroga di tre mesi la validità di contratti di assicurazione obbligatoria dei titolari di licenza per la produzione, il deposito o la vendita di fuochi artificiali, nonché di quelli di assicurazione obbligatoria a copertura della responsabilità civile verso i terzi per l'attività pirotecnica, in scadenza dal 1° marzo 2020 al 30 settembre 2020.

All'articolo 38, il comma 2-bis prevede che, al fine di promuovere il sistema delle startup italiano e, più in generale, le potenzialità del settore dell'impresa innovativa nell'affrontare l'emergenza COVID-19 e la fase di rilancio, si destini fino al 5 per cento delle risorse di cui al comma 2 al finanziamento di specifiche iniziative di comunicazione, promozione, valorizzazione ed informazione.

Per le medesime finalità di rafforzamento, sull'intero territorio nazionale, degli interventi in favore delle startup innovative, il comma 3, rifinanzia di 200 milioni di euro per l'anno 2020 il Fondo di sostegno al venture capital, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 209, della legge di bilancio 2019 (L. n. 145 del 2018). Nel corso dell'esame in V Commissione, è stato altresì previsto che la misura massima dei finanziamenti agevolati di cui al comma 2 che ciascuna startup innovativa e PMI innovativa potrà ottenere, sia pari a un massimo di quattro volte l'importo complessivo delle risorse raccolte dalla stessa, con il limite massimo di 1 milione di euro per singolo investimento.

Il comma 8 integra la disciplina agevolativa per le PMI innovative, introducendo per esse lo stesso regime agevolativo fiscale in regime “de minimis” introdotto per le startup innovative dal comma 7, con detrazione IRPEF di un importo pari al cinquanta per cento della somma investita dal contribuente nel capitale sociale. Nel corso dell'esame in V Commissione la disposizione è stata parzialmente modificata, innalzando l'investimento massimo detraibile per ciascun anno d'imposta da 100.000 a 300.000 euro e prevedendo che, fino al predetto ammontare massimo di investimento, la nuova detrazione del cinquanta per cento spetti prioritariamente rispetto alla detrazione IRPEF del 19 per cento di cui all'articolo 29 del DL n. 179/2012.

L'articolo 38-bis autorizza la spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2020 destinati all'erogazione di contributi a fondo perduto, riconosciuti nella misura massima del 50 per cento delle spese ammissibili e nei limiti della predetta autorizzazione di spesa, al fine di sostenere l'industria del tessile, della moda e degli accessori a livello nazionale, con particolare riguardo alle startup che investono nel design e nella creazione; promuovere giovani talenti nel settore del tessile, nella moda e degli accessori che valorizzano prodotti del made in Italy di alto contenuto artistico e creativo.

L'articolo 38-ter riconosce un credito di imposta pari al 50 per cento dei costi di costituzione o trasformazione in società benefit, sostenuti fino al 31 dicembre 2020, nel rispetto della disciplina europea sugli aiuti di stato. Viene istituito un apposito fondo, nello stato di previsione del MISE, per la concessione dell'agevolazione e per la promozione delle società benefit nel territorio nazionale.

L'articolo 38-quater indica i criteri da impiegare nella valutazione delle voci e della prospettiva della continuazione dell'attività, con riferimento sia ai bilanci il cui esercizio chiude entro il 23 febbraio 2020 (comma 1) sia a quelli dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2020 (comma 2).

All'articolo 39 è stato introdotto il comma 5-bis, che assegna al Fondo per la crescita sostenibile la somma di 15 milioni di euro per il 2020. Tale somma è destinata all'erogazione di finanziamenti agevolati per la costituzione di nuove imprese, nelle forme di società o società cooperativa, da parte di lavoratori di imprese in crisi o provenienti da imprese in crisi, nonché per la promozione e lo sviluppo di società cooperative che gestiscono aziende confiscate alla criminalità organizzata e di cooperative sociali per la salvaguardia dei livelli di occupazione, nei limiti del suddetto stanziamento. Per le medesime finalità, gli intermediari finanziari non professionali possono continuare a concedere i finanziamenti indicati nell'articolo 112, comma 7, del TUB, a condizioni più favorevoli di quelle esistenti sul mercato, fino al volume complessivo di 30 milioni di euro e per importi unitari non superiori a 40.000 euro per ciascun finanziamento. Agli oneri derivanti dalle suddette disposizioni, pari a 15 milioni di euro per il 2020, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per esigenze indifferibili istituito dall'articolo 1, comma 200, della L. n. 190/2014, come rifinanziato dall'articolo 265, comma 5, del decreto-legge.

L'articolo 42-bis interviene al fine di sostenere lo sviluppo tecnologico e industriale funzionale al raggiungimento degli obiettivi nazionali in tema di energia e di clima, novellando la vigente disciplina in materia.

L'articolo 43-bis prevede la possibilità, per l'anno 2020, che il contratto di rete tra imprese venga stipulato al fine di favorire il mantenimento dei livelli occupazionali delle imprese di filiere colpite da crisi economiche in seguito a situazioni di crisi o stati di emergenza dichiarati con provvedimenti delle autorità competenti.

L'articolo 44, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, prevede (comma 1-bis) nuovi contributi per l'acquisto degli autoveicoli, elettrici ibridi, nonché di autoveicoli con qualsiasi alimentazione, con emissioni superiori a 60 g/Km di Co2, purché di classe almeno Euro 6, sia con che senza rottamazione, a condizione che in venditore pratichi un analogo sconto; tali incentivi sono cumulabili, a talune condizioni, al vigente ecobonus per l'acquisto di veicoli ibridi ed elettrici; si prevedono inoltre incentivi fiscali per il trasferimento di proprietà di veicoli usati di classe almeno Euro 6, con rottamazione di veicoli usati più inquinanti, fino ad Euro 3; si conferma l'incremento (comma 1) del Fondo per l'acquisto di autoveicoli a basse emissioni di 100 milioni di euro per l'anno 2020 e di 200 milioni per il 2021, che viene poi ulteriormente aumentato di 50 milioni di euro per il 2020 per la esclusiva copertura dei nuovi incentivi qui introdotti.

L'articolo 44-bis modifica il regime del bonus per l'acquisto di veicoli a due, a tre ruote nonché di quadricicli elettrici o ibridi, già vigente dall'anno 2019, e pari al 30% del prezzo fino a un massimo di 3.000 euro, estendendone l'applicazione anche in mancanza della rottamazione di un analogo veicolo inquinante; lo stesso bonus viene poi aumentato fino al 40% del prezzo di acquisto, con un massimo di 4.000 euro, nelle ipotesi in cui venga invece rottamato un qualsiasi veicolo di categoria euro 0, 1, 2 o 3. Si consente infine che tali contributi siano riconosciuti anche a persone giuridiche, fino a un massimo di cinquecento veicoli acquistati nel corso dell'anno, intestati al medesimo soggetto, anche se appartenenti a società controllate.

L'articolo 46-bis incrementa di 30 milioni di euro per l'anno 2020 le risorse destinate al credito d'imposta per la partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali, che per il medesimo anno sono destinate anche alle spese sostenute per le manifestazioni disdette in ragione dell'emergenza epidemiologica. Le somme aggiuntive così stanziate sono destinate alle imprese diverse dalle piccole e medie imprese e agli operatori del settore fieristico, per il ristoro dei danni prodotti dall'annullamento o dalla mancata partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali in Italia.

All'articolo 48, il comma 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, stanzia 5 milioni di euro per il 2020 al fine di sviluppare, in stretto collegamento con le comunità di affari residenti all'estero e nei limiti delle risorse disponibili, i servizi di informazione, l'export management e la promozione di contatti commerciali per le PMI, anche attraverso piattaforme digitali, da parte delle Camere di commercio italiane all'estero (CCIE).

L'articolo 48-bis riconosce ai soggetti esercenti attività d'impresa che operano nell'industria del tessile e della moda, del calzaturiero e della pelletteria (TMA) un credito di imposta, pari al 30 per cento del valore delle rimanenze finali di magazzino che eccede la media del medesimo valore registrato nei tre periodi d'imposta precedenti a quello in corso al 10 marzo 2020, data di entrata in vigore del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 9 marzo 2020, relativo all'emergenza epidemiologica

L'articolo 49-bis autorizza al comma 1 la spesa di 10 milioni per il 2020 e di 2 milioni annui a decorrere dal 2021, quale concorso dello Stato alle spese di promozione e finanziamento di progetti di ricerca altamente innovativi in collaborazione con le imprese a cura della Fondazione Human Technopole, attraverso la struttura denominata «Centro per l'innovazione e il trasferimento tecnologico nel campo delle scienze della vita» con sede in Lombardia

L'articolo 51-bis posticipa ai bilanci relativi al 2021 l'obbligo delle società a responsabilità limitata e delle società cooperative di effettuare la prima nomina del revisore o degli organi di controllo, in ottemperanza alle novelle apportate al codice civile dal Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza.

L'articolo 52-bis prevede al comma 1 che, al fine di supportare le imprese colpite dall'emergenza epidemiologica da COVID-19 e per assicurarne la continuità aziendale, le predette imprese possono richiedere, con comunicazione scritta, senza autorizzazione da parte delle amministrazioni incentivanti, di poter beneficiare, in relazione ai finanziamenti agevolati loro concessi a valere sulle risorse del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca, e in relazione ai finanziamenti bancari associati, della rinegoziazione del piano di ammortamento sia del finanziamento agevolato del Fondo rotativo, sia di quello bancario associato, sino alla durata massima complessiva di venticinque anni. Tale rinegoziazione rispetta il principio dell'equivalenza finanziaria, assicurando l'uguaglianza tra il valore attuale dei flussi di rimborso dei finanziamenti originari, comprensivi degli importi eventualmente scaduti e dei relativi oneri maturati, e dei finanziamenti rinegoziati, al tasso da applicare per le operazioni di attualizzazione e rivalutazione ai fini della concessione ed erogazione delle agevolazioni in favore delle imprese, come determinato dal Ministero dello sviluppo economico, vigente alla data della rinegoziazione.

Il comma 2 prevede che la rinegoziazione è possibile con il consenso della banca che svolge le attività di gestione del finanziamento, anche in nome e per conto della società Cassa depositi e prestiti Spa, e della banca che ha concesso il finanziamento bancario associato a quello agevolato, in conformità con le previsioni contrattuali in essere, senza alcuna formalità, e comprende gli elementi accessori ai finanziamenti e le garanzie, inclusa la garanzia dello Stato sull'obbligo di rimborso al Fondo delle somme ricevute in virtù del finanziamento agevolato e dei relativi interessi. La comunicazione di rinegoziazione è corredata della dichiarazione di un professionista indipendente, avvocato, dottore commercialista, ragioniere o ragioniere commercialista, designato dall'impresa, o di una società di revisione ovvero di un istituto di credito, attestante che la rinegoziazione del piano di ammortamento del finanziamento agevolato del Fondo rotativo e di quello bancario associato è funzionale ad assicurare la continuità aziendale dell'impresa, nonché il rimborso di entrambi i finanziamenti.

L'articolo 52-ter dispone al comma 1 il rifinanziamento della legge per la tutela della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica italiana di qualità, nel limite di spesa di 2 milioni di euro per il 2021 da destinare all'elaborazione e alla realizzazione di progetti finalizzati al sostegno e alla valorizzazione dell'attività ceramica artistica e tradizionale, con la finalità di mitigare gli effetti economici derivanti dalla diffusione del contagio da COVID-19 nei settori della ceramica artistica e tradizionale e della ceramica di qualità nonché di promuovere la tutela e la conservazione delle caratteristiche tecniche e produttive delle produzioni ceramiche. Alla valutazione dei progetti provvede il Consiglio nazionale ceramico.

Il comma 2 demanda a un decreto del Ministro dello sviluppo economico, da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto, sentiti il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo e il Ministro dell'istruzione, l'individuazione dei criteri, delle finalità, delle modalità di riparto, di monitoraggio, di rendicontazione e di verifica delle risorse previste, nonché le modalità di recupero e di eventuale riassegnazione delle risorse non utilizzate.

Il comma 3 prevede che agli oneri suddetti, pari a 2 milioni di euro per il 2021, si provvede mediante corrispondente riduzione del Fondo per esigenze indifferibili, come rifinanziato dal decreto-legge.

TITOLO III – MISURE IN FAVORE DEI LAVORATORI

L'articolo 66-bis modifica la disciplina transitoria sulla validazione di mascherine chirurgiche e di dispositivi di protezione individuale, con riferimento all'importazione - e alla conseguente immissione in commercio - di articoli con deroga rispetto alle norme tecniche vigenti. Resta invece immutata la disciplina transitoria sulle procedure di validazione relative agli articoli in oggetto prodotti, sempre in deroga alle norme tecniche vigenti, in Italia.

L'articolo 67-bis è diretto ad inserire fra i soggetti beneficiari delle assunzioni obbligatorie coloro che, al compimento della maggiore età, vivono fuori dalla famiglia di origine sulla base di un provvedimento dell'autorità giudiziaria (c.d. care leavers)

L'articolo 68, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, reca disposizioni speciali in materia di trattamento ordinario di integrazione salariale e di assegno ordinario concessi a seguito della sospensione o riduzione dell'attività lavorativa in conseguenza dell'emergenza da COVID-19, in particolare aumentando la durata massima dei suddetti trattamenti da nove a diciotto settimane, di cui quattordici fruibili, secondo determinate modalità, per periodi decorrenti dal 23 febbraio al 31 agosto 2020 e quattro dal 1° settembre al 31 ottobre 2020. Nel corso dell'esame in V Commissione - in recepimento di quanto già previsto dall'art. 1 del D.L. 52/2020 - è stato disposto che coloro che abbiano fruito integralmente delle prime quattordici possono chiedere le suddette ulteriori quattro settimane, limitatamente ad una quota delle risorse ad esse relative, anche per periodi antecedenti al 1° settembre 2020. Si ricorda che l'articolo 1 del disegno di legge di conversione del presente D.L. n. 34 dispone l'abrogazione, con salvezza degli effetti già prodottisi, del D.L. 52.

L'articolo in esame prevede, inoltre, che il trattamento di integrazione salariale in favore degli operai agricoli, richiesto per eventi riconducibili alla predetta emergenza, sia concesso in deroga a determinati limiti posti dalla normativa vigente.

Nel corso dell'esame in V Commissione è stata, inoltre, disposta – sempre in recepimento di quanto già previsto dall'art. 1 del D.L. 52/2020 - una revisione della disciplina dei termini temporali per la presentazione delle relative domande, attribuendo agli stessi natura decadenziale, nonché di altri termini relativi ai casi in cui la medesima prestazione sia erogata mediante pagamento diretto da parte dell'INPS.

L'articolo 70 e l'articolo 70-bis, quest'ultimo inserito nel corso dell'esame in V Commissione, modificano la disciplina sulla concessione, in conseguenza dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, di trattamenti di integrazione salariale in deroga. Tale disciplina, già posta dall'articolo 22 del D.L. 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla L. 24 aprile 2020, n. 27 - articolo oggetto delle novelle di cui all'articolo 70 -, concerne i datori di lavoro del settore privato per i quali non trovino applicazione le tutele previste dalle vigenti disposizioni in materia di sospensione o riduzione dell'orario di lavoro.

Sotto il profilo della durata del trattamento e delle risorse finanziarie, la disciplina dell'articolo 70 è integrata dall'articolo 70-bis, il quale mutua le disposizioni in materia introdotte dall'articolo 1 del D.L. 16 giugno 2020, n. 52

In base al combinato disposto degli articoli 70 e 70-bis, oltre alle nove settimane di trattamento previste dal citato articolo 22 del D.L. n. 18 del 2020, è ammessa la possibilità: di ulteriori cinque settimane di trattamento (solo successivamente alla concessione delle suddette nove settimane e con riferimento, così come previsto per queste ultime, al periodo compreso tra il 23 febbraio 2020 e il 31 agosto 2020); di ulteriori quattro settimane di trattamento (solo successivamente alla fruizione delle precedenti quattrodici settimane). Tali ulteriori quattro settimane concernono il periodo compreso tra il 1° settembre 2020 ed il 31 ottobre 2020 o anche, limitatamente ad una quota delle risorse ad esse relative, il periodo antecedente (per i datori di lavoro dei settori concernenti il turismo, le fiere, i congressi, i parchi divertimento, gli spettacoli dal vivo e le sale cinematografiche la possibilità di anticipo di tali ulteriori quattro settimane è, sotto il profilo finanziario, più ampia).

In relazione alle summenzionate cinque settimane di trattamento (successive alle prime nove), la novella di cui al comma 1, lettera b), del presente articolo 70 eleva il limite di risorse finanziarie da 3.293,2 milioni di euro a 4.936,1 milioni (sempre per il 2020). Per le ulteriori quattro settimane, l'articolo 22-ter del citato D.L. n. 18, articolo introdotto dalla novella di cui al successivo articolo 71 del presente decreto (si rinvia alla relativa scheda di lettura), prevede l'eventuale attivazione (mediante decreti ministeriali) di risorse nella misura di 2.673,2 milioni (per il medesimo anno 2020), con riferimento sia ai trattamenti in deroga sia ai trattamenti ordinari di integrazione salariale ed agli assegni ordinari di integrazione salariale; nell'ambito di queste ultime risorse e delle medesime finalità, l'articolo 70-bis (mutuando il disposto del citato articolo 1 del D.L. n. 52) consente in via diretta che una quota, pari a 1.162,2 milioni, sia impiegata anche per trattamenti e assegni relativi (in tutto o in parte) al periodo antecedente il 1° settembre 2020 (fermi restando il limite di diciotto settimane complessive e la condizione - ai fini della concessione delle quattro settimane in oggetto - della precedente fruizione delle suddette quattordici settimane).

Riguardo ai profili relativi alle procedure di concessione e di erogazione dei trattamenti in deroga, le novelle di cui all'articolo 70 concernono le sole domande relative alle prime nove settimane di trattamento in deroga, in quanto per i trattamenti successivi trovano applicazione le norme procedurali di cui all'articolo 22-quater del citato D.L. n. 18, articolo introdotto dalla novella di cui al successivo articolo 71 (si rinvia alla relativa scheda di lettura). Al riguardo, la V Commissione della Camera ha operato una riformulazione della novella di cui al comma 1, lettera f), del presente articolo 70, anche al fine di inserire le modifiche delle norme sulle procedure di concessione e di erogazione - nonché sui termini per la ripresentazione delle domande in caso di errori - introdotte dal citato articolo 1 del D.L. n. 52 del 2020; tali disposizioni concernono esclusivamente le domande relative alle prime nove settimane di trattamento in deroga (fatta salva la validità anche per la fase successiva dei termini suddetti per la ripresentazione), in quanto per le domande relative ai trattamenti successivi trovano applicazione, come detto, le norme di cui all'articolo 71, comma 1, capoverso articolo 22-quater.

Le novelle di cui all'articolo 70 concernono altresì le procedure di monitoraggio degli oneri finanziari complessivi e un'integrazione delle disposizioni specifiche per il fondo di solidarietà bilaterale intersettoriale (istituito in ciascuna delle province autonome di Trento e di Bolzano), nonché l'ipotesi di concessione di ulteriori quattro settimane di trattamento in deroga (distinte da quelle summenzionate), a valere su risorse eventualmente residue già attribuite alle singole regioni e province autonome.

L'articolo 71, comma 1, cpv. 22-ter istituisce nell'ambito dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali un apposito capitolo di bilancio con dotazione, per il 2020, pari a 2.673,2 milioni di euro – come disposto nel corso dell'esame in V Commissione in luogo dei 2.740,8 milioni attualmente previsti - al fine di garantire, se necessario, un ulteriore finanziamento degli strumenti di integrazione salariale già previsti dal decreto cura Italia e rifinanziati dal provvedimento in esame. Il comma 2 reca la copertura dei relativi oneri.

Il comma 1, capoverso articolo 22-quater, dell'articolo 71 reca una nuova disciplina delle procedure di riparto delle risorse, nonché di concessione, di erogazione e di monitoraggio dei trattamenti di integrazione salariale in deroga, limitatamente alle settimane di trattamento successive alle prime nove. Si ricorda che tali trattamenti sono previsti, in via temporanea, secondo la normativa come da ultimo modificata dalla novella di cui al precedente articolo 70, dall'articolo 70-bis e dalla novella di cui al capoverso articolo 22-ter del presente articolo 71, comma 1. Nel corso dell'esame in V Commissione sono stati riformulati i commi 3 e 4 del capoverso articolo 22-quater, al fine di mutuare le norme introdotte dall'articolo 1 del D.L. 16 giugno 2020, n. 52.

L'articolo 72 aumenta da 15 a 30 giorni la durata massima del congedo parentale introdotto in favore dei genitori lavoratori dall'articolo 23 del Decreto cura Italia, riconosciuto, come stabilito nel corso dell'esame in V Commissione, sino al 31 agosto 2020 (in luogo del 31 luglio) ed incrementa da 600 a 1.200 euro l'importo massimo complessivo del voucher babysitting riconosciuto in alternativa al suddetto congedo (per i dipendenti del settore sanitario l'aumento è da 1.000 a 2.000 euro), prevedendo che lo stesso voucher possa essere utilizzato anche per l'iscrizione ai centri estivi e ai servizi integrativi per l'infanzia.

All'articolo 80, il quale prevede che, a decorrere dalla data di entrata in vigore di quel decreto, è preclusa per cinque mesi (sessanta giorni nella formulazione dell'articolo 46) la possibilità per il datore di lavoro di avviare le procedure di licenziamento collettivo e che nel medesimo periodo sono sospese le procedure pendenti alla data del 23 febbraio 2020, nel corso dell'esame in V Commissione è stato introdotto il comma 1-bis, con il quale, in via eccezionale e fino al 17 agosto 2020, si modificano i termini complessivi delle procedure previste dalla legge in caso di trasferimento d'azienda in cui sono complessivamente occupati più di quindici lavoratori.

L'articolo 80-bis concerne la disciplina di alcuni casi di somministrazione irregolare di lavoro e di conseguente possibilità di richiesta - da parte del lavoratore - di costituzione di un rapporto di lavoro con l'utilizzatore. In merito, il presente articolo chiarisce - con norma di interpretazione autentica, avente, quindi, effetto retroattivo - che l'eventuale atto di licenziamento eseguito dal somministratore sia irrilevante rispetto al rapporto di lavoro così costituito con l'utilizzatore (per quest'ultimo rapporto trova dunque applicazione la normativa di tutela contro i licenziamenti).

L'articolo 81, modificato durante l'esame in V Commissione, dispone la sospensione fino al 31 luglio 2020 dei termini di accertamento e di notifica delle sanzioni relative agli obblighi di fornire dati statistici.

All'articolo 82, che istituisce il Reddito di emergenza (Rem), nel corso dell'esame in V Commissione è stato esteso il termine di presentazione delle domande al 31 luglio 2020 (in luogo del 30 giugno 2020). Inoltre, è stato inserito il comma 2-bis che, ai fini del riconoscimento del Rem, semplifica le procedure di accertamento della residenza per i soggetti che, occupando abusivamente un immobile senza titolo, intendono presentare domanda per l'accesso al Rem medesimo.

All'articolo 84, che prevede un complesso di indennità temporanee in favore di alcune categorie di lavoratori, nel corso dell'esame in V Commissione è stata operata una modifica ai commi 8 e 10, con riferimento ai lavoratori intermittenti del settore dello spettacolo.

All'articolo 89, che prevede un alleggerimento degli obblighi di rendicontazione necessari affinché gli enti territoriali ottengano la quota loro spettante del riparto 2020 di alcuni dei Fondi statali deputati al finanziamento delle politiche sociali, nel corso dell'esame in V Commissione è stato aggiunto il comma 2-bis, diretto a garantire la continuità dei servizi sociali, socio assistenziali e socio sanitari anche in situazione di emergenza.

L'articolo 89-bis istituisce un fondo nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali con una dotazione iniziale pari a 46 milioni di euro per l'anno 2020, volto a dare seguito alla recente sentenza della Corte Costituzionale secondo cui l'incremento dell'assegno mensile previsto in favore degli invalidi civili totali (fino a garantire un reddito proprio pari a 516,46 euro al mese) deve essere riconosciuto a tutti i soggetti che abbiano compiuto i 18 anni (in luogo dei 60 richiesti dalla normativa vigente) e che non abbiano un reddito annuo pari o superiore a 6.713,98 euro

All'articolo 90, che disciplina lo svolgimento dell'attività lavorativa in modalità agile per il settore privato, il diritto allo svolgimento del lavoro in tale modalità, previsto nel testo iniziale del decreto per i genitori di figli minori di anni 14, con una modifica introdotta in V commissione è stato esteso ai lavoratori maggiormente esposti al rischio di contagio COVID-19.

All'articolo 93, il comma 1-bis, inserito nel corso dell'esame in V Commissione, prevede che i contratti di apprendistato diverso da quello professionalizzante e i contratti di lavoro a termine (anche in regime di somministrazione) siano prorogati nella misura equivalente al periodo per il quale i medesimi lavoratori siano stati sospesi dall'attività in ragione delle misure di emergenza epidemiologica da COVID-19.

All'articolo 95, nel corso dell'esame in V Commissione è stato introdotto il comma 6-bis, con il quale, allo scopo di sostenere ulteriormente la ripresa delle attività produttive in sicurezza delle imprese, in via eccezionale per l'anno 2020, l'INAIL utilizza ulteriori risorse, già disponibili, per un importo di 200 milioni di euro.

All'articolo 102, che innalza i limiti di spesa per acquisti di beni e servizi da parte dell'INAIL, l'incremento consentito è stato ridotto dai 45 milioni di euro previsti nel testo originario del decreto-legge, a 35 milioni di euro nel corso dell'esame in V Commissione.

All'articolo 103, che introduce due forme di regolarizzazione dei lavoratori, italiani e stranieri, impiegati in agricoltura, nella cura della persona e nel lavoro domestico, il termine finale di presentazione delle domande, inizialmente fissato al 15 luglio è stato prorogato al 15 agosto nel corso dell'esame in V Commissione.

L'articolo 103-bis autorizza la spesa di 6 milioni di euro per l'anno 2020, in favore dei lavoratori frontalieri residenti in Italia, che svolgono la propria attività nei Paesi confinanti o limitrofi ai confini nazionali ovvero operanti nei Paesi confinanti o limitrofi extra-UE.

TITOLO IV – DISPOSIZIONI PER LA DISABILITÀ E LA FAMIGLIA

All'articolo 104, volto a rafforzare i servizi e i progetti di supporto alla domiciliarità per le persone disabili e non autosufficienti, e per il sostegno di coloro che se ne prendono cura, nel corso dell'esame in V Commissione è stato inserito il comma 3-bis che ha introdotto, in via sperimentale per il 2020, una misura diretta a rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena inclusione delle persone con disabilità nello svolgimento di attività sportive amatoriali.

All'articolo 105 è stata estesa (da zero a 16 anni) l'età dei bambini che possono beneficiare dei centri con funzione educativa e ricreativa, durante il periodo estivo.

L'articolo 105-bis integra, con 3 milioni di euro, le risorse destinate a favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà.

L'articolo 105-ter riconosce per il 2020 un contributo per le spese sostenute per la frequenza di cori, bande e scuole di musica, nel limite di spesa di 10 milioni di euro.

L'articolo 105-quater incrementa di 4 milioni di euro per ciascuno degli anni 2020 e 2021 la dotazione del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, destinando tali risorse al finanziamento di politiche per la prevenzione e il contrasto della violenza per motivi legati all'orientamento sessuale e all'identità di genere e per il sostegno delle vittime.

TITOLO V – ENTI TERRITORIALI E DEBITI COMMERCIALI DEGLI ENTI TERRITORIALI

Il comma 3-bis dell'articolo 106, introdotto nel corso dell'esame presso la V Commissione, dispone il differimento al 30 settembre 2020 del termine per la deliberazione del bilancio di previsione 2020–2022 degli enti locali, attualmente fissato al 31 luglio, in considerazione delle condizioni di incertezza sull'entità delle risorse disponibili per gli enti locali. È altresì differito al 30 settembre anche il termine per la deliberazione di salvaguardia degli equilibri generali di bilancio, da parte dell'organo consiliare. È inoltre differito al 31 gennaio 2021 il termine per la deliberazione del bilancio di previsione per l'esercizio 2021. Infine, vengono differiti i termini entro i quali le delibere e i regolamenti concernenti determinati tributi comunali devono essere pubblicate al fine di acquisire efficacia a decorrere dalla data di pubblicazione.

L'articolo 106-bis istituisce un fondo, con una dotazione di 20 milioni di euro per il 2020, in favore dei comuni in stato di dissesto finanziario alla data del 15 giugno 2020.

Il comma 1-bis dell'articolo 110, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, dispone il differimento al 30 giugno 2020 del termine per l'adozione dei bilanci di esercizio dell'anno 2019 degli enti del settore sanitario e della gestione sanitaria accentrata presso la regione (rispetto al 31 maggio previsto dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18).

Sono altresì differiti i termini entro cui la giunta regionale deve approvare i suddetti bilanci d'esercizio dell'anno 2019, nonché il bilancio consolidato dell'anno 2019 del Servizio sanitario regionale, che vengono fissati, rispettivamente, al 31 luglio e al 30 novembre 2020 (rispetto al 30 giugno e 31 luglio 2020 previsto dal D.L. n. 18/2020).

All'articolo 111, il comma 4-bis, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, prevede che la sospensione di un anno della quota capitale dei mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti (CDP) agli enti locali, disposta dall'articolo 112 del decreto-legge n. 18 del 2020, si applica anche ai mutui concessi alle regioni e alle province autonome di Trento e di Bolzano. La norma, inoltre, estende l'ambito di applicazione della sospensione, prevedendo che si applichi anche alla quota capitale delle anticipazioni di liquidità di cui al decreto-legge n. 35 del 2013 e ai mutui degli enti locali colpiti da eventi sismici che hanno beneficiato di differimenti di pagamento delle rate in scadenza nel 2020.

L'articolo 111-bis estende alle regioni a statuto speciale la sospensione, nell'esercizio 2020, del pagamento delle quote capitale dei prestiti concessi dal Ministero dell'economia e delle finanze e dalla Cassa Depositi e prestiti spa, prevista per le regioni a statuto ordinario dall'articolo 111 del decreto-legge n. 18 del 2020.

L'articolo 112 istituisce presso il Ministero dell'interno un fondo di 200 milioni di euro per l'anno 2020 in favore dei comuni ricadenti nei territori delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza. Nel corso dell'esame presso la V Commissione è stato individuato tra i comuni beneficiari anche il comune di San Colombano al Lambro, a cui vengono assegnati 500 mila euro.

L'articolo 112-bis istituisce presso il Ministero dell'interno un fondo di 40 milioni di euro per l'anno 2020 a favore di comuni particolarmente colpiti dall'emergenza sanitaria non rientranti tra quelli destinatari del fondo previsto dall'articolo 112. Inoltre, introduce, per il 2020, alcune deroghe alla normativa vigente in materia di variazioni di bilancio e obbligo di rendicontazione, relativamente alle risorse trasferite agli enti locali per fronteggiare l'emergenza.

Il comma 2-bis dell'articolo 113, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, prevede che nel caso in cui i mutui concessi agli enti locali da Cassa depositi e prestiti siano stati estinti a seguito del pieno assolvimento degli obblighi derivanti dal finanziamento, ovvero gli stessi mutui siano in ammortamento e sia cessata la destinazione dell'immobile a finalità di edilizia giudiziaria, l'immobile possa essere destinato, previo parere favorevole del Ministero della giustizia, alla amministrazione interessata per finalità diverse dall'edilizia giudiziaria, anche in considerazione di particolari condizioni quali quelle determinate dalla attuale emergenza epidemiologica da COVID-19.

L'articolo 114 proroga, per l'anno 2020, i termini per l'utilizzo dei finanziamenti autorizzati dall'art. 30, comma 14-ter, del D.L. 34/2019 in favore dei comuni con meno di 1.000 abitanti, per il potenziamento degli investimenti di messa in sicurezza di scuole, strade, edifici pubblici e patrimonio comunale e per l'abbattimento delle barriere architettoniche a beneficio della collettività. I termini previsti dal testo iniziale sono stati ulteriormente prorogati nel corso dell'esame in V Commissione.

L'articolo 114-bis prevede alcune deroghe alla procedura di dissesto e di riequilibrio finanziario pluriennale enti locali, al fine di tenere conto degli effetti dell'emergenza epidemiologica da COVID-19.

Il comma 4-bis dell'articolo 117, inserito durante l'esame in V Commissione, stabilisce che il perfezionamento della cessione di crediti, non ancora certificati sull'apposita piattaforma della RGS per il pagamento dei debiti scaduti della PA, che risultino esigibili nei confronti degli enti del Servizio Sanitario Nazionale, anche tramite il procedimento di cartolarizzazione, possa avvenire solo a seguito di espressa accettazione dell'ente debitore.

L'articolo 118-bis reca disposizioni in materia di procedure di assunzione di personale da parte degli enti territoriali in condizioni di dissesto.

L'articolo 118-ter consente agli enti territoriali di deliberare una riduzione fino al 20 per cento delle tariffe e delle aliquote delle proprie entrate, tributarie e patrimoniali, purché il soggetto obbligato al pagamento vi provveda con autorizzazione permanente all'addebito diretto del pagamento su conto corrente bancario o postale.

L'articolo 118-bis autorizza, anche per l'anno 2020, la spesa di 1.500.000 euro in favore del comune di Matera, già autorizzata per il triennio 2017-2019.

L'articolo 118-quinquies prevede che l'Agenzia del demanio e le regioni possono avvalersi della Fondazione patrimonio comune dell'ANCI al fine di garantire un supporto agli enti locali nell'individuazione, regolarizzazione, trasformazione e messa a norma di strutture di proprietà.

TITOLO VI – MISURE FISCALI

L'articolo 119, modificato durante l'esame in V Commissione della Camera, introduce una detrazione pari al 110% delle spese relative a specifici interventi di efficienza energetica (anche attraverso interventi di demolizione e ricostruzione) e di misure antisismiche sugli edifici (anche per la realizzazione di sistemi di monitoraggio strutturale continuo a fini antisismici) sostenute dal 1° luglio 2020 e fino al 31 dicembre 2021.

Il termine per fruire dell'agevolazione fiscale di riqualificazione energetica viene esteso fino al 30 giugno 2022 per gli interventi effettuati dagli istituti autonomi case popolari (IACP) comunque denominati.

La detrazione è prevista inoltre per l'installazione di impianti solari fotovoltaici connessi alla rete elettrica nonché di infrastrutture per la ricarica di veicoli elettrici negli edifici.

Tali misure si applicano esclusivamente agli interventi effettuati dai condomìni, dalle persone fisiche al di fuori dell'esercizio di attività di impresa, arti e professioni, dagli Istituti autonomi case popolari (IACP) comunque denominati, dalle cooperative di abitazione a proprietà indivisa, dagli enti del Terzo settore, nonché dalle associazioni e dalle società sportive dilettantistiche per determinate tipologie di intervento.

Per le persone fisiche le agevolazioni per la riqualificazione energetica degli edifici si applicano per gli interventi realizzati su un numero massimo di due unità immobiliari. Le norme non si applicano alle unità immobiliari appartenenti alle categorie catastali A 1, A8 e A9 (abitazioni di tipo signorile, ville e castelli ovvero palazzi di eminenti pregi artistici o storici) e la detrazione è concessa a condizione che la regolarità degli interventi sia asseverata da professionisti abilitati, che devono anche attestare la congruità delle spese sostenute con gli interventi agevolati.

L'articolo 119-bis differisce dal 30 giugno 2020 al 31 ottobre 2020 il termine entro il quale deve avvenire l'inizio dei lavori da parte dei comuni beneficiari di contributi per interventi di efficientamento energetico e sviluppo territoriale sostenibile. Viene altresì eliminata la condizione che limita l'applicazione del differimento alla mancata consegna dei lavori da parte dei comuni, entro il termine inizialmente fissato al 31 ottobre 2019, per fatti non imputabili all'amministrazione.

L'articolo 121, modificato in V Commissione, consente, per le spese sostenute negli anni 2020 e 2021, di usufruire di alcune detrazioni fiscali in materia edilizia ed energetica (in prevalenza, aventi forma di detrazione dalle imposte sui redditi) sotto forma di crediti di imposta o sconti sui corrispettivi, cedibili ad altri soggetti, comprese banche e intermediari finanziari, in deroga alle ordinarie disposizioni previste in tema di cedibilità dei relativi crediti. Durante l'esame in Commissione è stato precisato che il credito di imposta è di importo pari alla detrazione spettante e che può essere ceduto anche a istituti di credito e gli altri intermediari finanziari; è stato previsto che la trasformazione della detrazione in credito di imposta opera solo all'atto della cessione ad altri soggetti; è stata introdotta la possibilità di esercitare la predetta opzione in relazione a ciascuno stato di avanzamento dei lavori; sono stati precisati gli interventi per cui spetta l'agevolazione nel caso di restauro delle facciate; è stato previsto che nel caso di trasformazione in crediti di imposta, non si applica il divieto di compensazione in presenza di debiti iscritti a ruolo, per imposte erariali ed accessori, di ammontare superiore a 1.500 euro; è stato previsto che per l'esercizio dell'opzione è possibile avvalersi dei soggetti che possono presentare le dichiarazioni in via telematica.

L'articolo 122 è volto a consentire la cessione dei crediti d'imposta, anche a istituti di credito e altri intermediari finanziari, per i canoni di locazione, la sanificazione e l'adeguamento degli ambienti di lavoro nonché per l'acquisto dei dispositivi di protezione individuali. Durante l'esame in V Commissione è stato precisato che la cessione può essere effettuata anche nei confronti del locatore o concedente, a fronte di uno sconto di pari ammontare sul canone da versare.

L'articolo 125 riconosce ai soggetti esercenti attività d'impresa, arte o professione, agli enti non commerciali, compresi gli enti del Terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti e, per effetto delle modifiche apportate in V Commissione, anche alle strutture alberghiere a carattere imprenditoriale in possesso di specifici requisiti di legge, un credito d'imposta pari al 60 per cento delle spese sostenute, nel 2020 e per un massimo di 60.000 euro, per la sanificazione degli ambienti e degli strumenti utilizzati, nonché per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale e di altri dispositivi atti a garantire la salute dei lavoratori e degli utenti. Viene dunque abrogato il credito d'imposta per la sanificazione precedentemente disciplinato dall'articolo 64 del decreto-legge n. 18 del 2020 e successivamente modificato dall'articolo 30 del decreto-legge n. 23 del 2020.

Il comma 1-bis dell'articolo 126 è volto ad incrementare di 4 milioni di euro annui il Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell'usura e dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani per crimini domestici, a decorrere dal 2020.

L'articolo 129-bis reca un complesso di misure fiscali relative al comune di Campione d'Italia.

L'articolo 129-ter modifica l'articolo 23 del d.lgs. n. 164/2000 con cui è stata data attuazione della direttiva 98/30/CE recante norme comuni per il mercato interno del gas naturale.

L'articolo 136-bis consente alle cooperative agricole a mutualità prevalente e ai loro consorzi di rivalutare i beni d'impresa e le partecipazioni risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2018, nel rispetto di specifiche condizioni, fino alla concorrenza delle perdite dei periodi precedenti, senza versare imposte sostitutive.

L'articolo 137 proroga la facoltà di rideterminare i valori delle partecipazioni in società non quotate e dei terreni (sia agricoli sia edificabili) posseduti, sulla base di una perizia giurata di stima, a condizione che il valore così rideterminato sia assoggettato a un'imposta sostitutiva il cui versamento può essere rateizzato fino ad un massimo di tre rate annuali di pari importo. Per effetto delle modifiche introdotte nel corso dell'esame in V Commissione, il termine per il versamento della prima rata, nonché quello per la redazione e il giuramento della perizia, sono stati posticipati dal 30 settembre 2020 al 15 novembre 2020.

L'articolo 157 dispone che gli atti di accertamento, di contestazione, di irrogazione delle sanzioni, di recupero dei crediti di imposta, di liquidazione e di rettifica e liquidazione, per i quali i termini di decadenza scadono tra l'8 marzo 2020 ed il 31 dicembre 2020, sono emessi entro il 31 dicembre 2020 e sono notificati nel periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2021. Non si procede altresì agli invii di una serie di atti, comunicazioni e inviti, elaborati o emessi, anche se non sottoscritti, entro il 31 dicembre 2020. L'articolo stabilisce, infine, che i termini di decadenza per la notificazione delle cartelle di pagamento relative a una serie di dichiarazioni sono prorogati di un anno. Con una modifica apportata nel corso dell'esame in V Commissione si è precisato che le disposizioni contenute nel presente articolo non si applicano alle entrate degli enti territoriali.

L'articolo 163-bis estende al 2021 e al 2022 l'incremento di otto milioni di euro delle risorse variabili del Fondo risorse decentrate dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli, originariamente disposto per il solo 2020 dal decreto-legge n. 23 del 2020.

L'articolo 164-bis demanda al Ministro dello sviluppo economico l'attivazione, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, della procedura per la stipula di un accordo con il settore della raffinazione e della bioraffinazione, finalizzato alla promozione degli investimenti da parte delle imprese operanti in tale settore per la realizzazione di iniziative volte agli obiettivi della transizione energetica e dello sviluppo sostenibile, mediante l'utilizzo di quota parte delle risorse derivanti dal gettito delle accise e dell'imposta sul valore aggiunto.

TITOLO VIII – MISURE DI SETTORE

L'articolo 175-bis specifica che la Commissione tecnica per la valutazione delle domande presentante al Fondo indennizzo risparmiatori (FIR), ai fini delle verifiche sulla sussistenza del requisito relativo al patrimonio mobiliare di proprietà del risparmiatore che limita l'accesso alla procedura di indennizzo forfettario dichiarato nella relativa domanda, può avvalersi delle informazioni risultanti dalle banche dati detenute dall'Agenzia delle entrate. Per effetto delle integrazioni introdotte dall'articolo in esame vengono inoltre esclusi dalle prestazioni del FIR, oltre ai parenti e affini, anche i coniugi dei soggetti che hanno ricoperto a partire dal 1° gennaio 2007 specifici incarichi di direzione e controllo nelle banche i cui strumenti sono oggetto della procedura.

L'articolo 177 prevede l'abolizione della prima rata dell'IMU, quota-Stato e quota-Comune, per l'anno 2020 in favore dei possessori di immobili adibiti a stabilimenti balneari marittimi, lacuali e fluviali o stabilimenti termali, così come per gli immobili classificati nella categoria catastale D/2, vale a dire gli immobili di agriturismi, villaggi turistici, ostelli della gioventù e campeggi, a condizione che i relativi proprietari siano anche gestori delle attività. Nel corso dell'esame in V Commissione l'agevolazione è stata estesa agli immobili in uso da parte di imprese esercenti attività di allestimenti di strutture espositive nell'ambito di eventi fieristici o manifestazioni.

L'articolo 181, comma 1, esonera - dal 1° maggio al 31 ottobre 2020 - gli esercizi di ristorazione ovvero per la somministrazione di pasti e di bevande dal pagamento della tassa o del canone dovuti per l'occupazione di spazi ed aree pubbliche (Tosap e Cosap). La disposizione mira a favorire la ripresa delle attività turistiche. Il comma 5 istituisce un fondo per il ristoro dei comuni a fronte della diminuzione delle entrate conseguente a tale esonero. Al fondo è attribuita una dotazione pari a 127,5 milioni di euro per l'anno 2020.

Nel corso dell'esame in V Commissione sono stati introdotti i commi da 1-bis a 1-quater, che esonerano dal pagamento della tassa per l'occupazione temporanea di spazi ed aree pubbliche o del relativo canone i titolari di concessioni o di autorizzazioni concernenti l'utilizzazione del suolo pubblico per l'esercizio del commercio su aree pubbliche (di cui al decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114), dal 1° marzo 2020 fino al 30 aprile 2020. Le norme introdotte prevedono il ristoro ai comuni delle minori entrate, attraverso l'istituzione di un apposito fondo nello stato di previsione del Ministero dell'interno.

I commi 4-bis e 4-ter, introdotti nel corso dell'esame presso la V Commissione, dispongono che le concessioni di posteggio per l'esercizio del commercio su aree pubbliche aventi scadenza entro il 31 dicembre 2020 - se non già riassegnate - sono rinnovate per la durata di dodici anni.

L'articolo 182, comma 1, istituisce un fondo per sostenere le agenzie di viaggio e i tour operator in considerazione dell'impatto economico negativo conseguente all'adozione delle misure di contenimento del COVID-19. Al fondo è attribuita una dotazione di 25 milioni di euro per il 2020. Si demanda ad un decreto ministeriale la definizione delle modalità di assegnazione e ripartizione del fondo. Il comma 3, modificato nel corso dell'esame presso la V Commissione, dispone in ordine alla copertura dell'onere di cui al comma 1, nonché delle disposizioni concernenti viaggi ferroviari e musei gratuiti per studenti universitari, inserite in sede referente.

I commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 182, introdotti durante l'esame in V Commissione, consente ad alcune categorie di studenti iscritti presso università e istituzioni di alta formazione di beneficiare, per l'anno 2020, la concessione gratuita di viaggi ferroviari per la durata di un mese a scelta e l'ingresso gratuito nei musei, monumenti, gallerie e aree archeologiche situati nel territorio nazionale e nelle mostre didattiche che si svolgono in essi. Le relative modalità attuative sono demandate ad un decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze

I commi da 2-ter a 2-undecies dell'articolo 182, introdotti nel corso dell'esame in V Commissione, dettano una serie di disposizioni in materia di concessioni di beni del demanio marittimo, con l'obiettivo di rilanciare il settore turistico.

Il comma 3-bis dell'articolo 182, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, novella l'art. 88-bis del D.L. n. 18 del 2020 ("Cura Italia") in materia di rimborso di titoli di viaggio, di soggiorno e di pacchetti turistici, anche in relazione alla sospensione di viaggi e iniziative di istruzione.

L'articolo 183, comma 2, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, istituisce il Fondo per le emergenze delle imprese e delle istituzioni culturali, con una dotazione, per il 2020, di 171,5 milioni di euro, destinato al sostegno di musei ed altri istituti e luoghi della cultura non statali, al sostegno delle librerie e dell'intera filiera dell'editoria, nonché al sostegno di altre imprese e istituzioni culturali.

L'articolo 183, comma 7, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, reca misure finalizzate a mitigare gli effetti subiti dal settore cinematografico e audiovisivo a seguito dell'emergenza sanitaria da COVID-19, in particolare introducendo la possibilità di prevedere, per il 2020, una maggiore flessibilità nella ripartizione delle risorse destinate ai crediti di imposta, anche in deroga alle percentuali previste a regime.

L'articolo 183 conferisce alla città di Parma, anche per il 2021, il titolo di Capitale italiana della cultura già attribuito alla stessa per il 2020, al contempo stabilendo che la procedura che era in corso per il titolo di Capitale italiana della cultura 2021 si intende riferita al 2022. Il comma 8-bis, introdotto durante l'esame in V Commissione, dispone che il medesimo titolo è attribuito in via legislativa per il 2023, in deroga alla procedura ordinaria, alle città di Bergamo e Brescia.

L'articolo 183, comma 8-ter, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, prevede che, per il 2020, il titolo di Capitale italiana del libro è conferito ad una città italiana direttamente dal Consiglio dei Ministri, senza apposita selezione.

Il comma 10-bis dell'articolo 183, introdotto durante l'esame in V Commissione, prevede un incremento, per il 2020, del Fondo “Carta della cultura” istituito dalla L. 15/2020.

L'articolo 183, comma 11, modificato durante l'esame in V Commissione, novella l'art. 88 del D.L. 18/2020 in materia di rimborso per l'acquisto di biglietti relativi a spettacoli, musei e altri luoghi della cultura sospesi per l'emergenza sanitaria, mediante la restituzione della somma o la corresponsione di un voucher. Si modifica il procedimento di rimborso o emissione dei suddetti voucher, si introduce un termine (finale) di decorrenza della impossibilità sopravvenuta della prestazione (fino al 30 settembre 2020) e si stabilisce che la durata del voucher passa (da dodici) a diciotto mesi dall'emissione. Per i concerti di musica leggera sono disciplinate le ipotesi in cui si provvede al rimborso con restituzione della somma versata. Le procedure di rimborso si applicano anche a quegli eventi inizialmente sospesi per le misure di contenimento riferite solo a territori circoscritti e a determinate categorie di soggetti. Il comma 11-bis estende l'applicazione delle procedure sopradescritte anche ai voucher già emessi alla data di entrata in vigore della disposizione.

Il comma 11-quater dell'articolo 183, introdotto durante l'esame in V Commissione, istituisce nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo un Fondo per il sostegno dei soggetti che producono e distribuiscono spettacoli di musica, non già finanziati a valere sul Fondo unico per lo spettacolo (FUS), per le attività di spettacolo dal vivo messe in scena a partire dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge e fino al 31 dicembre 2020.

L'articolo 183, comma 11, modificato durante l'esame in V Commissione, novella l'art. 88 del D.L. 18/2020 in materia di rimborso per l'acquisto di biglietti relativi a spettacoli, musei e altri luoghi della cultura sospesi per l'emergenza sanitaria, mediante la restituzione della somma o la corresponsione di un voucher. Si modifica il procedimento di rimborso o emissione dei suddetti voucher, si introduce un termine (finale) di decorrenza della impossibilità sopravvenuta della prestazione (fino al 30 settembre 2020) e si stabilisce che la durata del voucher passa (da dodici) a diciotto mesi dall'emissione. Per i concerti di musica leggera sono disciplinate le ipotesi in cui si provvede al rimborso con restituzione della somma versata. Le procedure di rimborso si applicano anche a quegli eventi inizialmente sospesi per le misure di contenimento riferite solo a territori circoscritti e a determinate categorie di soggetti. Il comma 11-bis, introdotto dalla V Commissione, estende l'applicazione delle procedure sopradescritte anche ai voucher già emessi alla data di entrata in vigore della disposizione.

Il comma 11-ter dell'articolo 183, introdotto durante l'esame in V Commissione, incrementa di 30 milioni di euro le risorse destinate, per il 2020, alla Card cultura per i diciottenni, utilizzabile per l'acquisto di determinati prodotti culturali

L'articolo 184, comma 5-bis, introdotto durante l'esame in V Commissione, autorizza la spesa di 2 milioni di euro per il 2020 per la realizzazione e il completamento del programma della città di Padova candidata all'iscrizione della Lista del patrimonio mondiale dell'Unesco.

L'articolo 184, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, istituisce, nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MIBACT), un Fondo per la promozione di investimenti e al supporto di altri interventi per la tutela, la conservazione, il restauro, la fruizione, la valorizzazione e la digitalizzazione del patrimonio culturale materiale e immateriale, con una dotazione di 50 milioni di euro per il 2020. Detto Fondo può essere incrementato con apporti finanziari di soggetti privati. Per l'anno 2021, esso è incrementato con risorse provenienti dal Fondo per lo sviluppo e la coesione, pari a 50 milioni di euro.

L'Istituto nazionale di promozione, cioè la Cassa depositi e prestiti S.p.A. (CDP), ha la facoltà di svolgere, anche tramite società partecipate, l'istruttoria e la gestione delle operazioni connesse alle iniziative di cui sopra, nonché le relative attività di assistenza e consulenza. Il decreto del Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo previsto dalla disposizione può inoltre destinare una quota delle risorse al finanziamento di un fondo di garanzia per la concessione di contributi in conto interessi e di mutui per interventi di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale, gestito e amministrato a titolo gratuito dall'Istituto per il credito sportivo in gestione separata.

L'articolo 185, modificato durante l'esame in V Commissione, fissa innanzitutto il termine di 60 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge per il deposito da parte dei commissari liquidatori del bilancio finale di liquidazione dell'Istituto mutualistico artisti interpreti esecutori (IMAIE) in liquidazione. Inoltre, interviene sulla disciplina per il pagamento dei creditori, anche fissando in via legislativa il termine per la riscossione dei crediti, e su quella per la destinazione degli eventuali residui attivi e delle somme relative ai diritti non esercitati nei termini stabiliti.

L'articolo 185-bis autorizza la spesa di 1 milione di euro per il 2020 al fine di sostenere gli investimenti volti alla riqualificazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale immateriale inserito nella Lista dell'Unesco, in ragione delle misure restrittive adottate in relazione all'emergenza da COVID-19.

L'articolo 194, come modificato nel corso dell'esame in V Commissione, autorizza la Presidenza del consiglio dei ministri a prorogare fino al 31 dicembre 2021 la durata dei contratti, già in essere alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, stipulati con le agenzie di stampa per l'acquisto di servizi giornalistici e informativi.

L'articolo 198, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, istituisce un Fondo presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con una dotazione di 130 milioni di euro per l'anno 2020 al fine di compensare i danni subiti dagli operatori nazionali nel settore del trasporto aereo in ragione dell'epidemia di COVID 19.

L'articolo 199-bis riforma la disciplina in materia di autoproduzione delle operazioni portuali.

Il comma 9-bis dell'art. 200, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, incrementa di 10 milioni di euro, per l'anno 2020, le risorse finalizzate all'adozione di specifiche strategie di intervento sulla situazione di inquinamento dell'aria presente nella pianura padana.

L'articolo 200-bis istituisce un Fondo pari a 5 milioni di euro per l'anno 2020, destinato alla concessione, fino all'esaurimento delle risorse, di un buono viaggio, da utilizzare per gli spostamenti effettuati a mezzo del servizio di taxi ovvero di noleggio con conducente in favore delle persone fisicamente impedite o comunque a mobilità ridotta ovvero con patologie accertate, anche se accompagnate, residenti nei comuni capoluoghi di città metropolitane o capoluoghi di provincia. Sono indicate anche le modalità di ripartizione del Fondo tra gli enti locali destinatari delle risorse e le modalità secondo le quali i comuni procedono all'erogazione dei buoni.

Le modifiche apportate dalla V Commissione all'articolo 202, in materia di trasporto aereo, concernono in particolare la proroga di due anni della durata delle concessioni aeroportuali (nuovo comma 1-bis) e la previsione che il nuovo Piano industriale sia trasmesso alle Camere per l'espressione del parere da parte delle commissioni parlamentari competenti per materia.

L'articolo 205, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, proroga l'efficacia della convenzione tra Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e la società CIN S.p.A. per i collegamenti marittimi di interesse nazionale, con le isole maggiori e minori, fino alla conclusione delle procedure di gara che saranno espletate in base alle norme dell'Unione europea, e comunque non oltre il 28 febbraio 2021 (anziché entro il 18 luglio 2021 come previsto nel testo iniziale).

L'articolo 206, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, prevede la nomina di un Commissario straordinario per l'espletamento delle attività finalizzate ad accelerare la messa in sicurezza antisismica e il ripristino della funzionalità delle Autostrade A24 e A25. Il Commissario dura in carica fino al 31 dicembre 2025. La disposizione autorizza, inoltre, la spesa di 20 milioni di euro per il biennio 2020-2021 per le attività di progettazione al fine di completare gli interventi relativi alla SS n. 4 Via Salaria. Si prevede, infine, che, fino al 30 giugno 2021, al fine di accelerare la realizzazione delle infrastrutture autostradali relative a una o più regioni, l'affidamento della concessione autostradale a società in house può avvenire anche in favore di società integralmente partecipate da altre pubbliche amministrazioni.

L'articolo 208, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, contiene alcune disposizioni volte a favorire il rilancio del trasporto ferroviario.

L'articolo 211-bis dispone che gli operatori di infrastrutture critiche, al fine di assicurare la continuità del servizio di interesse pubblico erogato e il funzionamento in sicurezza delle infrastrutture stesse, adottano o aggiornano i propri piani di sicurezza con disposizioni recanti misure di gestione delle crisi derivanti da emergenze di natura sanitaria emanate dalle autorità competenti. È prevista a tal fine la prelativa procedura.

L'articolo 212-bis interviene sulla legge 29 novembre 1984, n. 798 relativa a Venezia, attribuendo al comune di Venezia, per l'ammodernamento della flotta dei mezzi di trasporto pubblico su acqua, 5 milioni di euro per l'anno 2020, 10 milioni di euro per l'anno 2021 e 5 milioni di euro per l'anno 2022, al fine di incentivare la salvaguardia ambientale e la prevenzione dell'inquinamento delle acque e dell'aria nel comune di Venezia, anche promuovendo la sostenibilità e l'innovazione del trasporto pubblico locale su acqua.

L'articolo 213-bis, al fine di assicurare le condizioni per il regolare svolgimento dei XX Giochi del Mediterraneo nella Città di Taranto nel 2026, attribuisce al Comune di Taranto un contributo di 4 milioni di euro per il 2020, per il finanziamento degli interventi di messa in sicurezza idraulica e mitigazione del rischio idrogeologico finalizzati all'utilizzo dei siti individuati per lo svolgimento dei giochi.

I commi 3-7 dell'articolo 214, come modificati nel corso dell'esame in V Commissione, prevedono un contributo alle imprese ferroviarie per i servizi di trasporto passeggeri e merci in regime di libero mercato per compensare gli effetti economici subiti direttamente imputabili dall'emergenza COVID-19. A tal fine viene autorizzata una spesa complessiva 1 miliardo e 190 milioni di euro (ripartiti negli anni dal 2020 al 2034). A seguito della modifica introdotta nel corso dell'esame in V Commissione tale contributo è stato esteso anche ai servizi di trasporto passeggeri con autobus.

Il comma 2-bis dell'articolo 214, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, trasferisce all'ANAS Spa 10 milioni di euro per l'anno 2020, per la realizzazione della variante alla strada statale 42 denominata “SS42-variante Trescore-Entratico”, utile allo svolgimento delle Olimpiadi 2026.

Il comma 2-ter dell'articolo 214, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, trasferisce all'ANAS Spa 10 milioni di euro per l'anno 2020, per la realizzazione dell'intervento di collegamento tra la strada statale 11-tangenziale ovest di Milano variante di Abbiategrasso (tratta A da Magenta ad Albairate – tratta B riqualificazione della strada provinciale 114 – tratta C da Abbiategrasso a Vigevano), utile allo svolgimento delle Olimpiadi invernali Milano – Cortina 2026.

L'articolo 215 prevede il ristoro a chi non abbia potuto usufruirne, in tutto o in parte, durante il periodo interessato dalle limitazioni per il contrasto al COVID-19, dei titoli di viaggio e degli abbonamenti ferroviari o di trasporto pubblico locali, tramite l'emissione di un voucher o con il prolungamento dell'abbonamento.

L'articolo 216, come modificato nel corso dell'esame in V Commissione, consente alle federazioni sportive nazionali, agli enti di promozione sportiva, alle società e alle associazioni sportive, innanzitutto (comma 1) di sospendere fino al 30 settembre 2020 il versamento dei canoni di locazione e concessori relativi all'affidamento di impianti sportivi pubblici dello Stato e degli enti territoriali. I canoni possono essere versati in un'unica soluzione entro il 30 settembre 2020 ovvero rateizzati fino a un massimo di 4 rate mensili di pari importo a decorrere dal mese di settembre 2020. Inoltre (comma 2), l'articolo dispone che le parti dei rapporti di concessione in godimento, comunque denominati, o di gestione degli impianti sportivi pubblici possono concordare tra loro, su richiesta del concessionario, la revisione dei rapporti concessori in essere alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, mediante la rideterminazione delle condizioni di equilibrio economico-finanziario originariamente pattuite, anche attraverso la proroga della durata del rapporto, comunque non superiore a ulteriori tre anni.

L'articolo 216, comma 4, come modificato durante l'esame in V Commissione, consente il rimborso per gli abbonamenti, anche di durata uguale o superiore a un mese, relativi all'accesso a impianti sportivi, a causa della sopravvenuta impossibilità della prestazione dovuta alla sospensione delle attività sportive, disposta dalle misure di contenimento del virus COVID-19. Il rimborso può consistere, in alternativa alla restituzione del corrispettivo, nella emissione di un voucher di pari valore.

L'articolo 217-bis incrementa di 3 milioni di euro per il 2020 le risorse stanziate per il sostegno alle attività sportive universitarie e la gestione dei relativi impianti.

L'articolo 218-bis autorizza la spesa di 30 milioni per il 2020 a favore delle associazioni sportive dilettantistiche iscritte nell'apposito registro tenuto dal CONI.

L'articolo 220-bis incrementa di 20 milioni di euro per l'anno 2020 le risorse destinate alla corresponsione dei crediti maturati e non pagati relativi alle prestazioni di avvocati, ausiliari del magistrato e consulenti di parti ammesse al patrocinio a spese dello Stato.

L'articolo 221 interviene sull'articolo 83 del decreto-legge n. 18 del 2020 - che rappresenta la disposizione principale in tema di misure di contenimento degli effetti dell'epidemia, e della quarantena, sul sistema giudiziario nazionale – estendendo la disciplina della sospensione dei termini processuali ai termini previsti per la presentazione delle querele. Nel corso dell'esame presso la V Commissione sono state introdotte numerose disposizioni, che in buona parte riproducono il contenuto di alcune norme contenute nell'articolo 83, la cui efficacia è cessata il 30 giugno 2020, concernenti in particolare il processo telematico e le udienze da remoto nel processo civile. Anche tali disposizioni hanno natura provvisoria, essendo la loro efficacia limitata al 31 ottobre 2020 e concernono, con riguardo al processo civile: il deposito telematico degli atti; la possibilità di svolgimento delle udienze che non richiedono la presenza di soggetti diversi dai difensori delle parti mediante il deposito telematico di note scritte; il processo telematico nei procedimenti civili innanzi alla Corte di Cassazione; la partecipazione da remoto alle udienze dei difensori e delle parti su loro richiesta. Con riguardo al processo penale si prevede la partecipazione alle udienze penali degli imputati in stato di custodia cautelare in carcere e dei condannati detenuti, mediante videoconferenze o collegamenti da remoto. Inoltre alcune disposizioni concernono lo svolgimento a distanza dei colloqui dei detenuti, internati e imputati negli istituti penitenziari e negli istituti penitenziari e penali per minorenni. Infine nel corso dell'esame in V Commissione sono state introdotte disposizioni a regime - la cui efficacia non è quindi limitata al 31 ottobre 2020 - concernenti il deposito con modalità telematica di istanze e atti presso gli uffici del pubblico ministero, nella fase delle indagini preliminari, da parte dei difensori e della polizia giudiziaria.

L'articolo 222, integralmente sostituito nel corso dell'esame in V Commissione, detta disposizioni a sostegno delle filiere agricole, della pesca e dell'acquacoltura.

L'articolo 222-bis prevede che le imprese agricole ubicate nei territori che hanno subìto danni per le eccezionali gelate occorse dal 24 marzo al 3 aprile 2020 possano accedere agli interventi compensativi previsti per favorire la ripresa dell'attività economica: ciò per le produzioni per le quali non abbiano sottoscritto polizze assicurative agevolate a copertura dei rischi. Conseguentemente, si incrementa di 10 milioni di euro, per il 2020, la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale – interventi indennizzatori.

All'articolo 224, recante misure in favore della filiera agroalimentare, nel corso dell'esame in V Commissione è stata prevista la sospensione dei termini di validità per gli attestati di funzionalità delle macchine agricole, prevedendo una scadenza omogenea a quella riguardante gli attestati per la vendita dei prodotti fitosanitari.

L'articolo 224-bis istituisce il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale.

L'articolo 224-ter istituisce il sistema di certificazione della sostenibilità della filiera vitivinicola.

L'articolo 225 permette a Cassa depositi e prestiti o altri istituti finanziari abilitati di erogare mutui ai consorzi di bonifica. Nel corso dell'esame in V Commissione è stata introdotta una disciplina per l'utilizzo di risorse finanziarie da parte dei consorzi di bonifica e degli enti irrigui.

L'articolo 227-bis prevede uno stanziamento di 2 milioni di euro per l'anno 2020, per il rifinanziamento della legge 31 dicembre 1982, n. 979, al fine di promuovere l'attività turistica del Paese e di rafforzare la tutela degli ecosistemi marini delle aree protette, anche attraverso il servizio antinquinamento dell'ambiente marino.

L'articolo 228-bis, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, dispone l'abrogazione dell'art. 113-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, con cui sono stati ampliati i limiti quantitativi e temporali entro i quali è ammesso il deposito temporaneo di rifiuti.

L'articolo 229, modificato dalla Commissione V, reca disposizioni per incentivare forme di mobilità sostenibile alternative al trasporto pubblico locale, in considerazione dei cambiamenti indotti dalle misure di contenimento del COVID-19 alla mobilità nelle aree urbane e metropolitane.

Con una modifica apportata dalla V Commissione al comma 2 si prevede l'incremento di 70 milioni (mentre il testo originario del decreto-legge prevedeva un incremento di 50 milioni) per l'anno 2020 della dotazione del fondo denominato "Programma sperimentale buono mobilità" e provvede alla copertura del relativo onere.

Con una ulteriore modifica approvata in V Commissione è stato inserito il nuovo comma 2-bis, in materia di trasporto scolastico. Si prevede, al fine di far fronte alle esigenze straordinarie derivanti dalla diffusione del COVID-19 e alla conseguente riduzione dell'erogazione dei servizi di trasporto scolastico oggetto di contratti stipulati con gli enti locali, l'istituzione di un fondo con una dotazione di 20 milioni di euro per l'anno di 2020 nello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Le risorse del fondo sono destinate ai comuni interessati per ristorare le imprese esercenti i servizi di trasporto scolastico delle perdite di fatturato subite a causa dell'emergenza.

I nuovi commi da 4-bis a 4-quinquies all'articolo 229, introdotti in V Commissione, autorizzano la spesa di 1 milione di euro per l'anno 2020, destinata alla concessione di un contributo in favore dei residenti nei comuni della gronda della laguna di Venezia, che abbiano compiuto 18 anni di età, per la sostituzione di motori entro o fuoribordo a due tempi con motori entro o fuoribordo elettrici.

L'articolo 229-bis reca disposizioni per fare fronte all'aumento dei rifiuti derivanti dall'utilizzo diffuso di mascherine e guanti monouso da parte della collettività.

L'articolo 230, commi 1 e 2, dispone che il numero dei posti previsti nell'ambito del concorso ordinario e della procedura straordinaria per il reclutamento di docenti nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, di recente banditi, è incrementato di complessivi 16.000 posti, equamente ripartiti fra le due procedure. I commi 2-ter e 2-quater, introdotti nel corso dell'esame in V Commissione, prevedono la stipula, nel corso dell'anno scolastico 2020/2021, di contratti aggiuntivi a tempo determinato, fino al 31 dicembre 2020, a completamento dell'orario di servizio presso la sede di titolarità, con soggetti già assunti con contratti part-time all'esito della procedura selettiva di cui all'art. 58, comma 5-ter, del D.L. 69/2013 (L. 98/2013), finalizzata ad assumere alle dipendenze dello Stato il personale già dipendente di imprese titolari di contratti per lo svolgimento di servizi di pulizia e ausiliari nelle scuole.

L'articolo 230-bis, comma 1, introdotto durante l'esame in V Commissione, autorizza le scuole dell'infanzia e le scuole del primo ciclo a sottoscrivere, nei mesi da settembre a dicembre 2020, contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2020, con assistenti tecnici, al fine di assicurare la funzionalità della strumentazione informatica, nonché il supporto all'utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica.

L'articolo 230-bis, comma 2, introdotto durante l'esame in V Commissione, autorizza il Ministero dell'istruzione, nelle more dello svolgimento del concorso per dirigenti tecnici previsto dal D.L. 126/2019 (L. 159/2019), a prorogare, al massimo fino al 31 dicembre 2021, gli incarichi temporanei di livello dirigenziale non generale per le funzioni ispettive conferiti sulla base dello stesso D.L. Conseguentemente, dispone che le assunzioni dei dirigenti tecnici avvengono con decorrenza successiva alla scadenza degli incarichi temporanei.

L'articolo 230-bis, comma 3, introdotto durante l'esame in V Commissione, istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione un Fondo volto ad evitare la ripetizione di somme già erogate ai dirigenti scolastici negli anni scolastici 2017/2018 e 2018/2019 in conseguenza dell'ultrattività riconosciuta ai contratti collettivi regionali relativi all'anno scolastico 2016/2017.

L'articolo 231-bis stabilisce che, per l'avvio e lo svolgimento dell'anno scolastico 2020/2021, con ordinanza sono adottate misure per consentire ai dirigenti degli Uffici scolastici regionali di: derogare al numero minimo e massimo di alunni per classe; attivare ulteriori posti di incarichi temporanei a tempo determinato di personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA); prevedere che gli scrutini si concludano entro il termine delle lezioni.

All'articolo 232, recante varie disposizioni in materia di edilizia scolastica finalizzate, è stata approvata in V Commissione una modifica volta ad assegnare un contributo straordinario di 5 milioni di euro, per l'anno 2020, alla Città Metropolitana di Milano per l'istituto superiore "Salvatore Quasimodo" di Magenta.

L'articolo 233, modificato in V Commissione, incrementa di 15 milioni di euro per il 2020 il Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione, di cui all'art. 12 del decreto legislativo n.65/2017, per il riparto del quale sono previste modalità eccezionali riferite al solo 2020 (commi 1 e 2). È previsto inoltre un contributo di 165 milioni di euro per il 2020 in favore dei soggetti che gestiscono in via continuativa i servizi educativi e delle istituzioni scolastiche dell'infanzia non statali, assegnati secondo precise modalità, quale sostegno economico per far fronte alle conseguenze derivanti dalla sospensione dei servizi in presenza a seguito delle misure di contenimento dell'emergenza da COVID-19 (comma 3).

L'articolo 233, comma 4, modificato durante l'esame in V Commissione, prevede l'erogazione di un contributo complessivo di 120 milioni di euro per il 2020 in favore delle scuole primarie e secondarie paritarie, a titolo di sostegno economico in relazione alla riduzione o al mancato versamento delle rette a seguito della sospensione dell'attività in presenza quale misura di contenimento dell'emergenza epidemiologica. Il riparto è effettuato con decreto del Ministro dell'istruzione tra gli uffici scolastici regionali, i quali provvedono al successivo riparto alle scuole paritarie, compresi i servizi educativi autorizzati.

L'articolo 235, modificato durante l'esame in V Commissione, istituisce, nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, un Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19, con uno stanziamento di 386,9 milioni di euro nel 2020 e 600 milioni di euro nel 2021.

L'articolo 236, comma 3-bis, introdotto nel corso dell'esame in V Commissione, dispone l'equipollenza dei diplomi di specializzazione in musicoterapia, ottenuti al termine dei corsi biennali sperimentali, ai diplomi accademici di secondo livello rilasciati dalle Istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica (AFAM).

L'articolo 238, commi 1-3, modificato durante l'esame in V Commissione, prevede, anzitutto, l'assunzione di ricercatori a tempo determinato di tipo B nelle università, nei limiti di spesa indicati. Prevede, inoltre, l'assunzione di ricercatori a tempo indeterminato in alcuni enti pubblici di ricerca, nei limiti di spesa indicati.

L'articolo 238-bis reca disposizioni concernenti il Centro alti studi per la difesa (CASD) che viene riconfigurato, in via sperimentale, quale Scuola superiore ad ordinamento speciale della Difesa, di alta qualificazione e di ricerca nel campo delle scienze della difesa e della sicurezza. Si prevede, quindi, l'istituzione di un apposito Comitato ordinatore che dovrà redigere il Piano dell'offerta formativa della Scuola e si stabiliscono i requisiti per il riconoscimento, al termine del periodo di sperimentazione, dell'autonomia statutaria e regolamentare della Scuola.

L'articolo 241 autorizza per gli anni 2020 e 2021, a partire dal 1° febbraio 2020, l'utilizzo in via eccezionale delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC) rinvenienti dai cicli programmatori 2000-2006, 2007-2013 e 2014-2020 per qualsiasi tipologia di intervento connesso a fronteggiare l'emergenza sanitaria, economica e sociale conseguente alla pandemia da COVID-19. Nel corso dell'esame in V Commissione è stato specificato che la riprogrammazione è definita nel rispetto del vincolo di destinazione territoriale di ripartizione delle risorse, pari all'80 per cento nelle aree del Mezzogiorno e al 20% nelle aree del Centro-Nord (ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge n.147 del 2013).

L'articolo 243, modificato nel corso dell'esame presso la V Commissione, reca il rifinanziamento del Fondo di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali dei comuni delle aree interne. In particolare, il Fondo di sostegno viene incrementato nella misura di 60 milioni per il 2020 e di 30 milioni per ciascuno degli anni 2021 e 2022, allo scopo di consentire ai Comuni presenti nelle aree interne di far fronte alle maggiori necessità di sostegno del settore artigianale e commerciale conseguenti al manifestarsi dell'epidemia da COVID-19. Nel corso dell'esame in V Commissione è stato previsto un ulteriore rifinanziamento del Fondo, nell'importo di 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023, al fine di realizzare interventi di sostegno alle popolazioni residenti nei comuni svantaggiati.

L'articolo 244 introduce una maggiorazione dell'aliquota del credito d'imposta per gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo destinato alle imprese operanti nelle regioni del Mezzogiorno, anche al fine di agevolare l'attività di ricerca in ambito COVID-19. Nel corso dell'esame in V Commissione la maggiorazione del credito d'imposta è stata estesa alle imprese operanti nelle regioni Lazio, Marche e Umbria, colpite dagli eventi sismici del 24 agosto, del 26 e del 30 ottobre 2016 e del 18 gennaio 2017.

L'articolo 245-bis è volto a rimodulare la misura denominata “Resto al Sud” – con un aumento da 50.000 a 60.000 euro del finanziamento massimo erogabile ed un incremento dal 35 al 50 percento della quota di finanziamento erogabile nella forma del contributo a fondo perduto – al fine di sostenere il rilancio produttivo del Mezzogiorno e di promuovere la costituzione di nuove startup nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.

L'articolo 246 prevede la concessione di contributi nell'importo di 120 milioni di euro complessivi negli anni 2020-2021, in favore degli enti del terzo settore nelle Regioni del Mezzogiorno, con la finalità di rafforzare l'azione a tutela delle fasce più deboli della popolazione a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19. Nel corso dell'esame in V Commissione l'ambito di applicazione della misura è stato esteso agli enti del terzo settore operanti alle regioni Lombardia e Veneto.

L'articolo 252, modificato nel corso dell'esame in V Commissione, prevede le modalità di avviamento delle procedure, già autorizzate, per il reclutamento di personale non dirigenziale da inquadrare nei ruoli dell'amministrazione giudiziaria.

L'articolo 259-bis autorizza l'assunzione di 650 allievi agenti del Corpo di polizia penitenziaria, in via prioritaria mediante scorrimento della graduatoria degli idonei del concorso pubblico indetto con provvedimento direttoriale 11 febbraio 2019 e, per la parte residua, della graduatoria della prova scritta del medesimo concorso.

L'articolo 260-bis autorizza l'assunzione di allievi agenti della Polizia di Stato mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta di esame del concorso pubblico per l'assunzione di 893 allievi agenti della Polizia di Stato bandito con decreto del 18 maggio 2017, con la finalità di definire i contenziosi insorti con riguardo al possesso dei requisiti di partecipazione.

L'articolo 263, come modificato nel corso dell'esame in V Commissione, è finalizzato ad adeguare le misure di limitazione delle presenze del personale delle pubbliche amministrazioni sul luogo di lavoro alle esigenze della progressiva completa riapertura di tutti gli uffici pubblici e a quelle dei cittadini e delle imprese connesse al graduale riavvio delle attività produttive e commerciali. In particolare, si prevede che entro il 31 dicembre di ciascun anno le amministrazioni pubbliche redigono, sentite le organizzazioni sindacali, il Piano organizzativo del lavoro agile (POLA).

L'articolo 263-bis interviene sulla disciplina del Codice del Consumo, attribuendo all'Autorità Garante della Concorrenza e del mercato il potere di ordinare, anche in via cautelare, ai fornitori di servizi di connettività alle reti internet, ovvero ai gestori di altre reti telematiche o di telecomunicazione, o, altresì, agli operatori - che in relazione ad esse forniscono servizi telematici o di telecomunicazione - la rimozione di iniziative o attività destinate ai consumatori italiani e diffuse attraverso le reti telematiche e di telecomunicazione che integrano gli estremi di una pratica commerciale scorretta. In caso di inottemperanza, senza giustificato motivo, a quanto disposto dall'Autorità, è prevista l'applicazione di una sanzione amministrativa sino a 5 milioni di euro.

All'articolo 265, recante le disposizioni finanziarie, i commi 8, 8-bis e 9, come riformulati nel corso dell'esame presso la V Commissione, disciplinano il monitoraggio delle risorse destinate alle misure previste dai decreti-legge n. 18, n. 23 e n. 34 del 2020, prevedendo, in base agli esiti del monitoraggio, una procedura, in deroga alla legge di contabilità, che consente la compensazione finanziaria degli eventuali maggiori effetti finanziari derivanti dalle previsioni di spesa relative alle predette misure.

L'articolo 265-bis inserisce la consueta clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano, al fine di prevedere che le disposizioni del decreto-legge in esame sono inapplicabili agli enti a statuto speciale se risultano in contrasto con gli statuti e le relative norme di attuazione.

YLENJA LUCASELLI, Relatrice di minoranza. (Relazione – A.C. 2500-A). Onorevoli Colleghi, mai come oggi possiamo ricondurre le evidenze degli studi e della statistica sulla condizione economica della nostra Nazione alla sensibilità tangibile che abbiamo camminando per le strade, guardando al volto delle nostre città, parlando con imprenditori, professionisti e lavoratori. L'ISTAT, nel rapporto annuale 2020 ha tracciato i confini di un Paese in cui aumentano le disuguaglianze e si rischia di peggiorare ulteriormente il trend della natalità; oltre a questo, il 12% delle imprese si sta proiettando verso una riduzione dei livelli occupazionali. Sempre il medesimo istituto, analizzando i dati sul lavoro, certifica a circa 900 mila il numero degli inattivi aumentati da febbraio a maggio; 900 mila persone che non studiano, non lavorano e non compiono percorsi di apprendistato. Le cifre riflettono la sensazione che abbiamo tutti i giorni, vedendo le vetrine dei negozi non più allestite perché gli esercizi hanno chiuso, ascoltando il dolore di chi deve compiere rinunce. Anche il Presidente del Consiglio Conte ha parlato con gli imprenditori. E in realtà l'ha fatto un po' tardi, nel copione solenne degli Stati Generali. Sarebbe stato opportuno, magari, farlo prima, in fase della redazione dei provvedimenti. Non è avvenuto. E così questo Decreto Rilancio rappresenta la terza tappa di un percorso senza una meta. Dal decreto Cura Italia, fino al decreto Liquidità e oggi al decreto Rilancio, nessuna delle richieste provenienti dal mondo produttivo è stata raccolta e sviluppata. Nessuna, a parte una, la cassa integrazione, che come abbiamo visto è stata sviluppata male, talmente male da costituire una beffa in capo alle imprese e ai lavoratori, vista la lentezza con cui si è proceduto al versamento della cifra. Per il resto, il buio totale. Rimane la tenaglia tra lentezza delle procedure ed esiguità finanziaria degli interventi, ed un certo modo di agire a metà tra burocrazia zarista e surreali revival da Prima Repubblica. Basti vedere la genesi di questo provvedimento. Il primo passo è stato un documento lunghissimo, intorno alle 800 pagine, in cui venivano elencati i desiderata dei vari ministeri. Un assalto preventivo alla diligenza. Così come il decreto, 266 articoli per oltre 300 pagine, voluminoso nelle pagine quanto poco ambizioso negli obiettivi posti. Avrebbe dovuto contenere una svolta attraverso i ristori a fondo perduto per le imprese, e questa misura però appare timida e insufficiente rispetto all'aspettativa delle imprese e allo shock negativo subito dalla domanda in questi mesi. Invece, rispetto alla primissima bozza del provvedimento, gli scaglioni dei ristori sono stati addirittura peggiorati. E, peraltro, è stato escluso dalla platea di beneficiari il comparto professionale. Con questa esclusione, è stato sia contravvenuto un principio formale, sia trascurato il dato sostanziale: il principio formale è che i liberi professionisti sono equiparati alle PMI dal comma 475 del maxi emendamento alla legge di stabilità 2016 e dalla raccomandazione 2013/361; la circostanza sostanziale, invece, è che negli studi professionali trovano lavoro 900 mila persone, che potrebbero subire dei contraccolpi gravissimi dalla loro eventuale chiusura. Altro dato, il turismo, un settore che rappresenta il 13% del PIL, e dà lavoro a 4 milioni e mezzo di operatori. Appena qualche giorno fa, Federturismo ha lanciato l'allarme del rischio chiusura per un'impresa su quattro entro la fine dell'anno. Il tema è doppio: da un lato l'inevitabile calo della domanda per quest'anno. Ma dall'altro lato, anche il calo dell'offerta considerando le stringenti norme di distanziamento sociale. Il cardine della risposta governativa a tutto questo è stato il bonus vacanze; una misura che per l'80% grava in capo alle imprese che dovranno anticipare la cifra per poi accedere al credito di imposta. Proprio la logica più sbagliata nel momento in cui il problema più rilevante pressoché generalizzato nei comparti è quello della liquidità. A fronte di questo, troviamo questo provvedimento disseminato di misure spot, oppure di iniziative che non sono raccontabili in altro modo se non con il fatto che quell'assalto alla diligenza cui ci siamo riferiti ogni tanto va anche a segno. È il caso delle spese per l'acquisto dei beni e servizi INPS o INAIL, l'estensione del plafond per le consulenze del Mise, e la maggiore dotazione per la partecipazione all'Expo di Dubai. Oltre a questo, qualche misura sorprendente. Penso ad esempio al bonus di 200 euro una tantum per le famiglie bisognose da spendere per le lezioni di musica dei figli under 16. Sicuramente è positivo che gli adolescenti, specialmente in Italia, che ne vanta una grande tradizione, maturino una sensibilità musicale. Ma, francamente, ora serve una grande capacità di saper individuare le priorità economico-sociali. Francamente, non è questo il timbro del provvedimento in questione. Come non è il timbro dell'azione di Governo. Proprio nei giorni degli Stati Generali, le famiglie e le imprese venivano chiamate a versare 11 miliardi di gettito Imu, nonostante ripetute richieste di congelare la scadenza. Così come il 20 luglio i cittadini e le imprese saranno chiamati a pagare Ires, Irap, Irpef e Iva. Questa è la realtà che sovrasta le misure di corto respiro. E che suggerisce come l'unica responsabilità, quella vera, sia recepire il grido di dolore che proviene dagli italiani.

VANESSA CATTOI, Relatrice di minoranza. (Relazione – A.C. 2500-A). Onorevoli Colleghi, il decreto in esame era stato definito, al termine del Consiglio dei Ministri che ne aveva sancito l'approvazione, come un “decreto imponente” con cui il Governo dichiarava di sostenere imprese, lavoratori e sistema sanitario” ma anche di “gettare le basi per il futuro, per la ripartenza”. Nonostante l'enfasi, la Lega aveva, da subito, compreso che la montagna aveva partorito un topolino. E non solo la Lega, se all'indomani del varo del decreto Rilancio, il Governo ha sentito la necessità di convocare i cosiddetti Stati Generali, e cioè incontrare - ma soprattutto ascoltare - i vari attori, istituzionali e non, che sanno concretamente cosa necessita al Paese per ripartire. La situazione di grave emergenza causata dalla pandemia da COVID-19 ha determinato una recessione economica che ha coinvolto tutti i ventisette Paesi dell'Unione europea, rendendo imminente l'esigenza di fornire risposte adeguate.

Una delle conseguenze economiche più immediate, infatti, attiene all'improvvisa mancanza di liquidità che ha colpito le piccole e medie imprese. Tuttavia, in tale contesto, le banche sono risultate poco propense a erogare prestiti alle PMI, dato il repentino aumento del rischio percepito.

La presentazione di proposte concrete da parte della Lega SP al Governo e alla maggioranza, finalizzate a favorire un vero rilancio economico dell'Italia, puntando sulla necessità di aumentare e rendere immediati i finanziamenti destinati ai soggetti più colpiti, ha dimostrato un approccio costruttivo di riforma di un provvedimento, il decreto-legge 19 maggio 2020, n.34, incapace sin dall'inizio di rispondere prontamente ai veri problemi del Paese.

Sul piano comunitario, con riferimento alla gestione dell'aspetto economico della crisi, mediante lo strumento del Recovery Fund, denominato dalla Commissione europea “Next Generation EU”, l'Italia, presumibilmente, otterrà 81,8 miliardi di euro in trasferimenti e 90,9 miliardi in prestiti. Per beneficiare di queste risorse, però, come altri Paesi, dovrà versare un maggior contributo al bilancio pluriennale europeo (2021-2027), pari al 13% della propria quota, per un ammontare complessivo di 65 miliardi di euro. Di conseguenza, lo stanziamento effettivo dei contributi provenienti dall'Unione Europea sarà pari a 17 miliardi di euro, e non sarà immediato.

Le prime risorse dovrebbero arrivare nel 2021, per un importo pari al 5,9% del valore complessivo, al 15,8% nel 2022 e la restante quota tra il 2023 e il 2024. Sebbene l'erogazione di tali sussidi sia prevista per i prossimi quattro anni, l'arco temporale necessario per l'azzeramento del debito sarà molto più lungo. Vengono previste, inoltre, forme di condizionalità legate alla presentazione di piani d'investimento.

La Commissione europea ha, inoltre, sbloccato 1 miliardo di euro dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), a titolo di garanzia per il Fondo europeo per gli investimenti (FEI), parte del Gruppo Banca europea per gli investimenti, con l'obiettivo di fornire garanzie speciali per incentivare le banche e altri finanziatori a fornire liquidità, per un importo disponibile stimabile in 8 miliardi di euro, ad almeno centomila PMI e piccole imprese a media capitalizzazione europee colpite dalle conseguenze economiche della pandemia da COVID-19. Tuttavia, tali risorse non sono ancora disponibili, a fronte di un Paese che non è più in grado di aspettare.

Ci si chiede, inoltre, se, a fronte delle misure messe in campo dall'Unione europea, l'Italia dovrà successivamente adottare una politica economica nazionale restrittiva e vincolata nelle decisioni di bilancio.

Con riferimento, invece, al meccanismo di scissione dell'IVA, cd. “split payment”, nel provvedimento sopracitato si osserva con rammarico l'assenza di volontà nell'impedire la proroga di una misura che, introdotta nell'ordinamento italiano come strumento di contrasto all'evasione fiscale, comporta - per le imprese che forniscono beni e servizi alla Pubblica Amministrazione - l'impossibilità, al momento di emissione della fattura, di incassare l'IVA, che resta in carico allo Stato, con una conseguente sottrazione di liquidità alle aziende. Questo, a fronte dei ritardi da parte dello Stato nell'erogare ai privati i rimborsi della stessa imposta: come denunciato da ANCE, l'Italia si attesta fanalino di coda rispetto al resto dei Paesi UE, con una media di 63 settimane contro le 16 europee per ottenere il rimborso IVA. L'emergenza epidemiologica COVID-19 ha inferto un colpo durissimo al tessuto produttivo e imprenditoriale del Paese, caratterizzato da imprese, spesso medie e piccole, che con fatica provano a resistere alle drammatiche conseguenze del blocco delle attività durante il lockdown, al calo degli ordini e ai ritardi nei pagamenti delle fatture. Il Governo, nella volontà di sostenere le imprese garantendone un'adeguata iniezione di liquidità, ha previsto misure volte a garantire prestiti e a erogare contributi a fondo perduto. Appare, dunque, quantomeno contraddittoria la volontà di voler iniettare liquidità a sostegno del sistema produttivo e, contemporaneamente, drenarla attraverso una proroga di ulteriori tre anni del meccanismo di scissione dell'IVA. Rispetto a quando è stata varata la norma sul pagamento scisso dell'IVA, è entrata in vigore la fatturazione elettronica, che consente di controllare in modo capillare i versamenti, oltre ad aver assicurato un significativo aumento del gettito IVA.

In merito all'istruzione paritaria, la battaglia politica della Lega SP, con la presentazione di emendamenti sin dal decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, cd. “Cura Italia”, ha avuto l'obiettivo di salvaguardare un servizio pubblico, dal momento che le scuole paritarie sono inserite nel sistema nazionale di istruzione e contribuiscono alla realizzazione delle finalità di formazione ed educazione previste dalla Costituzione; in Italia, sono oltre 13.000, per un totale di oltre 800.000 alunni e circa 120.000 lavoratori, tra personale docente ed amministrativo. Negare sostegno al sistema scolastico non statale, infatti, avrebbe significato negare diritti alle famiglie, mettere a rischio posti di lavoro e aumentare i costi a carico dello Stato

Le richieste delle scuole paritarie, inoltre, hanno avuto il fine di valorizzare il pluralismo dell'istruzione in Italia, partendo dal presupposto che sostenere concretamente la scuola, in questo difficile momento storico, costituisce il migliore investimento per il futuro delle giovani generazioni.

Per tali motivi, la Lega SP si è impegnata durante l'esame del provvedimento per aumentarne gli stanziamenti ed è soddisfatta di essere riuscita a raddoppiarli, portando a 300 milioni le risorse originariamente stanziate pari a 150 milioni. Grazie alla nostra tenacia siamo riusciti a superare le resistenze dei colleghi della maggioranza.

Una battaglia vinta. Grande per il significato, piccola in una visione a 360 gradi.

Sul fronte fiscale, ad esempio, è stato fatto poco o nulla. Eppure la storia ci insegna che purtroppo le crisi evidenziano le diseguaglianze e colpiscono più duramente chi è già in difficoltà. Il nostro sistema economico, sociale e produttivo in queste settimane ha avuto – e accumulato – danni enormi. Le diseguaglianze sono una realtà evidente, le difficoltà economiche che seguiranno una certezza, le misure governative di rilancio una vostra illusone nei confronti della vita delle persone, ormai stravolte e disorientate.

Era chiaro fin dall'inizio che un decreto-legge così come strutturato – cioè pensato male e scritto peggio - sarebbe stato un fallimento. Non solo perché manca di omogeneità nei contenuti ma, soprattutto, perché ha avuto la modesta ambizione di chiamare Rilancio ciò che in realtà è uno status quo ante, e programmazione a sostegno dell'economia e del lavoro ciò che concretamente sono sospensioni, piccoli trasferimenti, deroghe temporanee in un sistema già di per sé fragile e poco competitivo.

Affrontiamo la realtà e diciamo pure la verità: in questo momento particolare tutti gli italiani si aspettavano veramente un Rilancio. Ma un Rilancio di idee, di pianificazione, di aiuti strutturali, di un respiro fiscale e impositivo che avrebbe potuto davvero sostenere i tanti ed onesti lavoratori di questo paese. Né possiamo più permetterci di immaginare i nostri imprenditori, artigiani, agricoltori, liberi professionisti e lavoratori autonomi, sommersi di burocrazia, con un calendario alla mano per capire il prossimo mese cosa e quanto dovranno pagare. È ingiusto, immorale e improduttivo tutto ciò.

L'idea delle forze di opposizione nel prevedere un anno fiscale bianco nasceva proprio da queste riflessioni. La società di domani non sarà più la stessa di quattro mesi fa, e non lasciare indietro nessuno significa osare e cambiare paradigmi di riferimento: prevedere per coloro che sono in difficoltà, l'abbattimento di modelli conservatori che poco e male si sposano con la situazione emergenziale di oggi.

Oggi, il nostro dovere, il nostro obbligo morale, il nostro contributo di riconoscenza agli italiani è assisterli e sostenerli, non sospendergli per due, tre o sei mesi le loro scadenze fiscali. Non possiamo dare loro gli strumenti per indebitarsi nuovamente, piuttosto erogare un contributo e favorire le condizioni per non indebitarsi più.

Avete richiesto la collaborazione della minoranza, e noi vi abbiamo offerto molto di più: oltre alla cortesia istituzionale, alla rinuncia di qualsivoglia forma di ostruzionismo, abbiamo proposto delle idee. Abbiamo costruito delle scelte coraggiose perché abbiamo accolto le proposte di chi produce e, nonostante tutto, continua a fare impresa in questo periodo.

Le aziende, i professionisti, i commercianti: è a loro che avete negato una scelta diversa di reazione alla crisi. La verità, diciamocelo, è che non avete voluto nemmeno riflettere sulle nostre proposte.

Vi abbiamo suggerito una nuova pacificazione fiscale per aiutare le famiglie, gli operatori economici, ma anche liberi professionisti o semplici commercianti: ci avete risposto una con una semplice proroga di venti giorni dei termini di effettuazione dei versamenti risultanti dalle dichiarazioni fiscali. Eppure, la precedente pacificazione fiscale per le sole persone fisiche aveva prodotto circa 12,9 milioni di cartelle di pagamento per un controvalore pari a circa 38,2 miliardi di euro. Oggi, un'eventuale estensione alle imprese avrebbe permesso non solo di far rientrare molte somme nelle casse dell'Erario, altrimenti difficilmente recuperabili, ma avrebbe fatto tornare in bonis milioni di cittadini onesti pagando il proprio debito in maniera rateale.

Vi abbiamo proposto una riapertura dei termini per la definizione agevolata per le persone fisiche che versano in situazioni di difficoltà economica, ci avete risposto “parere contrario”, non sapendo che poteva essere l'occasione giusta per instaurare un rapporto con il fisco in maniera semplice, trasparente e di fiducia reciproca.

Ma soprattutto vi abbiamo chiesto un'ennesima riflessione sull'estensione del regime forfetario per compensi fino a 100.000 euro. Una misura che ora più che mai avrebbe permesso alle persone fisiche che esercitano attività di imprese recepire un vostro forte segnale di aiuto fiscale e semplificazione contributiva. Anche perché per un attimo ci abbiamo creduto visto che la stessa misura di estensione era stata proposta dal un membro della maggioranza (l'On. Donno del Movimento cinque stelle) ma, anche in questa occasione, avete mancato di coraggio e di lungimiranza.

C'è da chiedersi, quindi, è questo il Rilancio che immaginate? Qual è il vostro disegno di ripartenza economica?

Siete stati disordinati anche nell'erogazione dei 6 miliardi di euro destinati a misure di ristoro e indennizzo a fondo perduto per le imprese con fatturato fino a 5 milioni di euro. I contributi andranno da un minimo di 2 mila euro a un massimo di 40 mila euro ma – stante alle previsioni – ancora una volta non saranno per tutti.

Per non parlare, poi, degli esclusi dall'agevolazione del contributo a fondo perduto, quindi tutti i soggetti la cui attività risulti cessata alla data del 31 marzo 2020, gli intermediari finanziari, le Partite IVA che hanno diritto al bonus previsto dal Decreto Cura Italia, ma soprattutto i professionisti iscritti agli Ordini.

Altro punto dolente del provvedimento in esame è la completa assenza di un vero e proprio piano per il rilancio del turismo. Dopo i trionfalistici annunci del Governo ancora una volta si propongono misure insufficienti e tardive, senza alcuna visione programmatica per un settore che in Italia rappresenta il 13% del PIL nazionale (corrispondente a 232 miliardi di euro) e che sta pagando il prezzo forse più alto dell'emergenza epidemiologica da Covid-19.

Nonostante la riapertura post-lock down, la stagione estiva 2020 è cominciata con il segno meno e le presenze rispetto allo stesso periodo del 2019 sono in calo in tutte le regioni. Giusto qualche dato per fornire un quadro della situazione drammatica che gli operatori del comparto turistico devono affrontare: le perdite più gravi si registrano in Sardegna con una riduzione degli arrivi dell'80%, a seguire Lazio e Molise con un meno 75% e Campania e Basilicata dove il calo registrato è del 70%. Non va meglio purtroppo in Friuli Venezia Giulia dove le presenze sono scese del 65% e ancora in Sicilia con meno 60%, Calabria con meno 55%, Veneto e Abruzzo con una riduzione di turisti del 50% rispetto al 2019. Cali poi del 45% in Liguria e nelle Marche, del 40% in Emilia Romagna e Puglia, del 30% in Toscana.

Nel corso dei lavori della Commissione Bilancio con grande spirito collaborativo abbiamo presentato numerosi emendamenti per far ripartire il comparto turistico, puntando ad incentivare la riapertura delle attività ricettive attraverso sgravi fiscali e contributivi, misure di semplificazione e una riorganizzazione degli strumenti di sostegno ai livelli occupazionali. Purtroppo quasi nulla è stato recepito nel testo oggi in esame e anche quelle misure ampiamente condivise - quali l'introduzione di un bonus vacanze per i giovani da utilizzare presso strutture ricettive, agenzie di viaggio, o per la visita di mostre nelle città italiane oppure l'istituzione di un fondo di ristoro per le perdite subite dalle imprese turistiche durante il lockdown - sono state respinte.

Abbiamo anche chiesto alla maggioranza di venire incontro agli operatori del settore ricettivo consentendo loro di usufruire del cosiddetto ecobonus: in questo modo, nei mesi di minore lavoro, avrebbero potuto valorizzare le strutture e investire in sicurezza ed efficienza energetica degli edifici. Purtroppo il Relatore, pur condividendo la nostra proposta, non ha potuto accoglierla per via del costo eccessivo stimato dal MEF.

Ci chiediamo allora se non fosse opportuna una riflessione più attenta da parte del Governo su quelle che oggi sono le reali priorità di spesa del Paese: tale misura seppur costosa avrebbe determinato effetti positivi in termini di valorizzazione delle strutture alberghiere e di lavoro per il settore edile generando nuovo reddito ma evidentemente tutto questo non è bastato a considerarla una necessità.

Il ministro Franceschini è intervenuto qualche giorno fa nel corso alla prima riunione del tavolo di crisi per il turismo ribadendo che è necessario incoraggiare le riaperture nel settore turistico, consentendo alle strutture che fanno uscire i propri dipendenti dalla cassa integrazione di non pagare per un tempo limitato gli oneri contributivi: una misura temporanea - ha spiegato - che genera vantaggi per lo Stato, con meno persone in cassa integrazione, e un incentivo alle riaperture. Siamo contenti che il Ministro oggi lo riconosca, ma bastava accogliere qualcuno dei nostri emendamenti presentati già nei primi decreti sull'emergenza epidemiologica per risparmiare tempo e forse salvare decine di attività che oggi non riapriranno e centinaia di posti di lavoro che, una volta venuto meno il divieto di licenziamento, non potranno essere mantenuti. Mi chiedo, quindi, perché rimandare ancora una volta l'approvazione di misure così importanti per il settore del turismo e non sfruttare invece “il decreto imponente” per dare risposte concrete agli operatori del settore?

Forse perché le priorità erano ben altre, come -ad esempio- la sanatoria dell'immigrazione irregolare, che a giudizio della Lega va in direzione diametralmente opposta rispetto alle concrete misure a tutela della salute e di sostegno al lavoro e all'economia necessarie al nostro Paese in fase post-pandemia da COVID-19.

L'articolo 103, infatti, rubricato “emersione di rapporti di lavoro”, in realtà, va ben oltre e prevede due forme di regolarizzazione: una (al comma 1) ad istanza del datore di lavoro che voglia assumere anche ex novo lavoratori italiani e stranieri presenti in Italia prima dell'8 marzo ed un'altra (al comma 2) con cui si prevede la concessione di un permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi a cittadini stranieri con permesso di soggiorno scaduto dal 31 ottobre 2019, presenti in Italia prima dell'8 marzo 2020 e convertibile in permesso di soggiorno per lavoro. I settori interessati sono agricoltura, allevamento e zootecnia, pesca e acquacoltura e attività connesse (non specificate), lavoro domestico e assistenza alla persona. A differenza di precedenti provvedimenti di regolarizzazione, ove si legava il permesso ad un contratto di lavoro già in essere (emersione del lavoro nero), in questo caso il permesso semestrale verrà rilasciato anche senza un contratto di lavoro o il datore di lavoro potrà ex novo fare un contratto.

La sanatoria ivi contemplata, a dire del Governo ideata per esigenze legate al comparto principalmente agricolo, nonostante le diverse richieste provenienti dalle associazioni di categoria che chiedevano invece voucher e corridoi verdi sulla falsariga di altri Stati europei, sia nei numeri che negli effetti si è rivelata fallimentare. Delle 200.000 domande previste della sanatoria, dal 1º al 29 giugno, sono state 3.231 le richieste di permesso di soggiorno temporaneo presentate agli sportelli postali da cittadini stranieri ai sensi dell'articolo 103, comma; di contro, il risultato più evidente è stato quello di incentivare gli arrivi di immigrati irregolari allettati dalla speranza di trovare un lavoro nel nostro Paese, invero già pesantemente in crisi a seguito dell'emergenza da Covid. Difatti, non solo i numeri degli sbarchi irregolari (al 2 luglio 7.212 rispetto ai 2.784 alla stessa data dello scorso anno) ma altresì le grida di allarme che giungono dai cittadini e dagli amministratori nelle zone di confine del nostro Paese (Sicilia, Sardegna, Liguria e Friuli) testimoniano una vera e propria invasione via mare e via terra.

Se, dunque, una delle finalità dichiarate del provvedimento era quella di garantire adeguati livelli di tutela della salute della collettività, ebbene anche i dati degli immigrati giunti irregolarmente in Italia risultati al loro ingresso positivi al Covid non possono che destare grande preoccupazione, anche a fronte dell'esponenziale aumento degli sbarchi irregolari. Se, inoltre, un'altra finalità del provvedimento era quella di sostenere l'economia del nostro Paese, a vocazione turistica, le continue notizie riportate dalla stampa di sbarchi di clandestini, anche direttamente sulle spiagge tra i bagnanti, non posso che dare una pessima immagine e produrre gravi danni alla nostra economia. A conferma, peraltro, di questa drammatica situazione e della mancata volontà di porre drastici e immediati rimedi per fermare i flussi migratori irregolari verso l'Italia, è l'articolo 16 del provvedimento che, in deroga al Decreto Sicurezza 1, prevede che fino a 6 mesi dopo la fine dell'emergenza, fissata al 31 luglio, i richiedenti asilo possano essere ospitati nel Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (SIPROIMI). Ciò in quanto, vi sarebbe “urgente necessità di nuovi posti”, anche per effetto delle misure anti contagio, “resa ancora più pressante dal consistente numero di arrivi”, come recita la Relazione.

Un provvedimento, quindi, che si preoccupa di cercare lavoro agli immigrati invece che salvaguardare i posti di lavoro. Ricordiamolo pure! Sin dal decreto Cura Italia abbiamo detto che i calcoli delle settimane di cassa interrogazione erano sbagliati, che sarebbero rimasti periodi scoperti. Lo abbiamo ripetuto alla luce delle norme contenute in questo decreto e perciò avevamo presentato diversi emendamenti, come -un esempio fra tutti- quello di ricalcolare l'utilizzo dell'ammortizzatore “a testa” invece che “a settimana”. La nostra proposta prevedeva, infatti, una modalità di consuntivazione delle settimane di cassa integrazione con riferimento al singolo lavoratore, stabilendo, appunto, che le settimane di tutela richieste dal datore di lavoro da utilizzare in un determinato periodo di tempo, pur se riferite a ciascuna unità produttiva, in sede di consunti azione devono essere riconosciute a ciascun lavoratore. Una norma rispondente ad un principio di parità di trattamento e di equità tra i lavoratori dal momento che, anche in applicazione delle disposizioni governative (DPCM), la sospensione o la riduzione oraria dei lavoratori è avvenuta con tempi diversi in ragione dei reparti o settori aziendali ovvero in relazione all'utilizzo di altri strumenti individuali di origine contrattuale come ferie, permessi. Una norma di buon senso e a costo zero, perché si limitava ad interpretare la modalità di consuntivazione delle settimane di tutela riconosciute ai lavoratori all'interno di uno stanziamento già previsto.

Ma il nostro grido di allarme è rimasto inascoltato, salvo poi, per il Governo, correre ai ripari emanando il decreto-legge n. 52 e, per ragioni di tempo, farlo confluire nel decreto in esame. Intervento comunque dai connotati di una “toppa”, di una “pezza” della durata di 4 settimane. Per la Lega, invece, sarebbe stato dovere del Governo garantire la copertura da ammortizzatore per tutto il 2020, prevedendo una procedura semplificata di attribuzione della CIG con causale COVID-19 che contemplasse: la presentazione di domanda telematica all'INPS con silenzio/assenso entro 48 ore; l'accordo sindacale nel mese successivo a quello di presentazione della domanda; e le retribuzioni anticipate dall'azienda ed erogate a normale scadenza, tramite anticipo bancario con copertura statale. Un'ipotesi, questa, adottata con successo in Francia, che riconosce la c.d. chômage partiel”, con diritto a ricevere il 70% del salario netto -l'84% al lordo delle tasse-pagato per due terzi dallo Stato e per un terzo dall'Unedic, Union nationale interprofessionnelle pour l'emploi dans l'industrie et le commerce, con riduzione dei termini per l'accettazione della pratica sulla base del silenzio-assenso, 82 giorni invece di 15), ed una procedura semplificata di consultazione del CSE (Comité social économique). La testardaggine nel non aver dato ascolto alle proposte della Lega, ha così comportato la situazione che più di 2 milioni di cittadini non hanno ancora ricevuto la cassa integrazione: i lavoratori beneficiari in totale sono stati 7 milioni e settecentomila e a 4 milioni i soldi sono stati anticipati dalle aziende, quindi l'INPS finora ha dato ristoro a poco più di 1 milione di cittadini. Un'altra proposta emendativa di buon senso, e sempre a costo zero per la finanza pubblica, era la richiesta di superamento dell' articolo 40 del Decreto Cura Italia che, ricordiamolo, aveva introdotto la sospensione -per due mesi dalla data di entrata in vigore dello stesso decreto- di una serie di obblighi sia connessi alla fruizione del reddito di cittadinanza sia legati ad altri strumenti a sostegno dei lavoratori quali NASPI, DISCOL o altre misure di politiche attive connesse a procedure d'integrazione salariale. La disposizione trovava la sua ragion d'essere nella finalità di limitare gli spostamenti delle persone fisiche ai casi strettamente necessari e ciò nel periodo in cui si è registrata la massima diffusione del virus COVID-19. Pertanto, tenuto conto del venir meno delle limitazioni agli spostamenti regionali, in ragione del progressivo superamento delle condizioni di emergenza, l'emendamento intendeva prevedere che dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto Rilancio tornassero immediatamente operativi tutti gli obblighi sospesi e si potesse dare immediato riavvio ai processi e percorsi finalizzati all'impiego al lavoro dei soggetti coinvolti.

Il Paese riparte con le politiche attive del lavoro, non certo con quelle passive e assistenziali. In quest'ottica, esprimiamo soddisfazione per l'apertura sui rinnovi dei contratti a tempo determinato, superando i rigidi vincoli del decreto Dignità, che scoraggiavano le imprese a proseguire nei rapporti di lavoro e mettevano a repentaglio la salvaguardia dei livelli occupazionali. Anche in questo caso, però, un intervento che rappresenta una goccia nell'oceano rispetto alle misure necessarie per la ripresa del lavoro.

In ultimo, un passaggio su un altro argomento caro alla Lega, quello del settore dell'automotive, tra i più colpito dalla pandemia e che oggi si ritrova ad affrontare una crisi epocale. Il settore dell'automotive - è opportuno ricordare- in Italia conta oltre un milione di occupati e incide sul PIL italiano per 10-11 punti percentuali. È uno dei settori più colpiti dalla crisi economica conseguente all'emergenza sanitaria per via dell'elevatissimo stock rimasto invenduto, come dimostrato dai dati impietosi relativi alle nuove immatricolazioni: nel primo semestre del 2020 il mercato è quasi dimezzato, con appena 583.960 auto vendute, pari a una flessione del 46,09% rispetto all'analogo periodo del 2019.

Si tratta, dunque, di un settore particolarmente in ginocchio che necessita di specifiche misure di sostegno alle imprese e di incentivo per i consumatori.

Orbene, nel decreto-legge in esame, il Governo si è limitato ad incrementare di appena 100 milioni di euro la dotazione del Fondo (di cui all'articolo 1, comma 1041, della legge 30 dicembre 2018, n. 145) per l'acquisto di autoveicoli a basse emissioni di CO2 g/km. Agli incentivi erogati a valere sulle risorse del citato Fondo, se ne aggiungono degli altri per le autovetture acquistate entro l'anno in corso, sempre basati sui parametri di inquinamento, seppur più flessibili, e variabili in virtù della contestuale (o meno) rottamazione di altro veicolo. Si tratta, in concreto, di misure timide e poco funzionali al vero e proprio rilancio del settore dell'automotive, che sconta una crisi senza precedenti dalla quale fatica a riprendersi. Rilanciare la vendita delle auto è un mezzo fondamentale per stimolare i consumi, oggi quasi del tutto atrofizzati. Le misure approntate allo scopo – come quelle citate degli incentivi all'acquisto di veicoli a basse emissioni – non stimolano tuttavia la domanda, che nella fase post lockdown rimane molto debole, e sono congegnate in un modo tale da generare solo confusione e incertezza sul mercato, anche sul fronte della scelta d'acquisto da compiere.

Per le ragioni sopraesposte, rimaniamo critici ed insoddisfatti sull'impostazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge 34 del 2020.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 2 luglio 2020:

  - a pagina 4, seconda colonna, ventiquattresima riga, le parole: "alle ore 14" devono intendersi sostituite dalle parole: "alle ore 14.30".