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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 363 di martedì 30 giugno 2020

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

LUCA PASTORINO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 giugno 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Colucci, Corda, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Maggioni, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Palazzotto, Parolo, Rampelli, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Trano, Traversi, Vignaroli, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, mentre riprendo l'attività dopo essere stato espulso, intendo ringraziare la Presidenza per l'atto che è stato compiuto nei miei confronti a danno di alcune posizioni che io avevo assunto, ma non rispetto al mio comportamento, diciamo, né etico né di buona educazione, perché è vero che io ho fatto alcune invettive, ma, come indica il resoconto verbale, all'indirizzo di nessuno, invettive in astratto, che richiamano, fra l'altro, in termini che non voglio ripetere, l'asse ideologico del MoVimento 5 Stelle, noto anche come MoVimento del “vaffa”, e che, quindi, quella non può essere ritenuta altro che una forma di omaggio al fondatore del MoVimento, che è il comico Grillo.

In un altro caso, leggo una differenza evidente fra le mie parole, quelle che ho pronunciato e di cui alcuno è stato testimone fra i banchi di Fratelli d'Italia e i banchi della Lega, dove mi ero temporaneamente spostato, che sono trascritte in modo diverso, tra quello che si sente nell'audio, che è molto chiaro, anche il battibecco con la collega, che aveva contestato la mia citazione del Presidente Francesco Cossiga, solennemente dichiarata come riferimento a una visione generale espressa in quest'Aula molte volte da Pannella, essere, cioè, la magistratura, in alcuni suoi aspetti, una “cupola mafiosa partitocratica”, parole di Pannella e, per quello che riguarda Cossiga, essere l'Associazione nazionale magistrati un misto fra sovversivo e mafioso, tutte cose che io cito per due autorità della Repubblica e che ho detto in quest'Aula; né ho inteso riferirmi a tutti i magistrati, ma a quelli che, evidentemente, fanno parte di questa cupola.

Oggi leggiamo sui giornali - ieri abbiamo sentito un collega direttore del giornale Il Riformista - che un magistrato che partecipava al collegio del condannato Berlusconi, pentito, ha detto quelle cose e quella condanna è stata assolutamente ingiustificata e senza fondamento; pentito, d'altra parte, è anche Palamara.

Quindi, in questo assetto, l'idea di una Commissione del Parlamento - commissione parlamentare per verificare questi dati di collusione fra politica e mafia e magistratura - mi sembra assolutamente fondamentale, visto che è stata fatta, per esempio, per la “P2” che aveva un'incidenza molto minore sulla struttura istituzionale dello Stato.

Ma voglio aggiungere che, in ordine al tema centrale di cui si parlava in quel decreto, mi viene attribuito, senza indirizzarlo a nessuno, un termine che io non ho detto: il termine è “troia”. Io ho detto “trojan” e mi pare perfettamente legittimo fare riferimento a quello strumento illiberale che ha portato a registrazioni, fra le quali, quelle che riguardano Palamara. Quindi, contestualmente, l'una parola ha a che fare con il MoVimento 5 Stelle, l'altra non è quella che ho pronunciato e si può verificare al confronto fra la registrazione audiovisiva e il resoconto stenografico, fatto da chi, evidentemente, non ha sentito completamente le parole. Ho testimoni anche alcuni che hanno sentito “trojan” e non “troia” e questo mi sembrava dovesse rimanere agli atti come testimonianza della verità di un momento per me di straordinaria euforia, ma non per la democrazia, ma per lo spettacolo e per l'arte.

PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza non può che prendere atto delle sue parole e delle sue osservazioni.

Discussione del disegno di legge: S. 1800 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2020, n. 30, recante misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2 (Approvato dal Senato) (A.C. 2537).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2537: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2020, n. 30, recante misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2537)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Paolo Siani.

PAOLO SIANI, Relatore. Grazie, Presidente. Buongiorno onorevoli colleghi, Ministro, buongiorno. Oggi noi prendiamo in esame un decreto-legge, che è stato già approvato dal Senato, che è di particolare rilevanza scientifica, oltre che, diciamo, politica, in questo momento nel nostro Paese. Lo esaminiamo dopo una rapida consultazione in Commissione, con alcune proposte emendative non decisive per quanto riguarda la legge. La cosa più importante sollevata dai colleghi, che è stata anche oggetto di attente valutazioni del Governo, è sulla privacy. Ci sono due articoli in questo provvedimento e il secondo è stato inserito nel corso dell'iter legislativo al Senato. L'oggetto di questo decreto-legge è una indagine di sieroprevalenza, cioè vuol dire contare i casi che ci sono già nel nostro Paese, condotta da due organizzazioni, Ministero della Salute e Istat, che mira a capire una cosa estremamente importante e molto utile per il prosieguo delle nostre attività sanitarie, e cioè quanto si è diffuso questo virus nella popolazione italiana.

Come si basa questa indagine? Su un'analisi sierologica che tende a rilevare la presenza nel sangue di anticorpi specifici verso questo virus di tipo IgG. Vorrei qui ricordare che questa è la prima e più importante health examination survey condotta in Italia sulla popolazione del nostro Paese ed è un grande esperimento di epidemiologia, perché? Perché noi, fino adesso, la presenza del virus l'abbiamo solo cercata, e quindi sappiamo questo, nei pazienti sintomatici o nei pazienti ad alto rischio perché a contatto con i sintomatici. Abbiamo cioè studiato soltanto i pazienti che vedevamo essere ammalati di una sindrome simile al COVID-2 e abbiamo poi dimostrato che avevano questo virus. Quindi è difficile per noi adesso conoscere chi ha sviluppato infezioni paucisintomatiche, cioè con pochi sintomi, o senza sintomi. E sappiamo che ci sono questi pazienti, sappiamo che una parte della popolazione - e questo lo abbiamo scoperto nei lavori dei colleghi cinesi - ha avuto il virus, non si è ammalata o non si è ammalata in modo eclatante, ma ha trasmesso il virus; e questo è il ruolo centrale di questa indagine, serviva a farci capire quante persone si sono ammalate senza che ce ne fossimo accorti. Ma questo perché è importante? Perché il virus si trasmette da persona a persona, e quindi noi adesso abbiamo solo studiato la persona ammalata che infettava un'altra persona. Vorremmo capire quante sono le persone che hanno una clinica molto scarsa e che comunque hanno trasmesso il virus. Come si fa questa indagine? Cosa si va a cercare? Si cercano questi anticorpi di tipo IgG; sono anticorpi specifici verso questo virus e anticorpi che compaiono un po' dopo il contatto con il virus. In genere questa IgG, sappiamo che, quando uno contrae una malattia infettiva, faccio il caso della rosolia, se prende questa malattia infettiva, fa i suoi anticorpi ed è protetto. Pensiamo alle mamme in gravidanza: se hanno anticorpi alla rosolia, è certo che saranno immuni da questa malattia. Di questo virus neanche sappiamo bene con certezza questo dato, cioè non conosciamo se i pazienti che hanno contratto il virus e hanno fatto questi anticorpi IgG per quanto tempo avranno questi anticorpi. E questo è il nodo centrale per comprendere anche come comportarci nel prossimo inverno, quando certamente arriverà l'influenza stagionale e potrebbe confondersi con influenza da COVID-19.

Veniamo all'articolo 1, che è quello su cui sono concentrati molti emendamenti e anche discussioni sia nel Governo che con le opposizioni: è sulla privacy. C'era molta preoccupazione sul passaggio di dati sensibili da vari istituti tra di loro. Bene, il Garante per la privacy, dopo varie interlocuzioni con il Governo, il 6 maggio ha dato parere positivo, visto come era stato costruito tutto il processo, perché riteneva che, per fini statistici e studi scientifici nell'interesse di tutta la sanità pubblica, il sistema era fatto in modo tale che non ci potessero essere delle diffusioni di dati sensibili fuori del gruppo di studio di questa sorveglianza epidemiologica, e quindi il 4 maggio ha avuto la prima interlocuzione con il Governo e il 6 maggio il Garante ha dato un parere positivo.

Come si svolge l'indagine e perché c'era il problema della privacy? Perché il Ministero della Salute è l'organo competente e responsabile dell'operazione insieme all'Istat, e quindi sono loro i responsabili dei dati personali dei pazienti che verranno sorteggiati. C'è stato un protocollo tecnico approvato dal Comitato tecnico scientifico, un protocollo molto dettagliato, fatto molto bene, che prende in considerazione tutta una serie di condizioni importanti, e viene stabilita un'apposita piattaforma tecnologica, che è chiamata così, ma in realtà non è altro che una parte del sistema del Ministero della Salute, del sistema Internet, che viene dedicata a questa indagine, in modo che si possano avere tutti i dati nella stessa piattaforma sotto il controllo del Ministero. L'Istat che fa? L'Istat sorteggia dei campioni casuali di individui, nel senso che li sorteggia su base regionale, per classi di età - e questo è estremamente importante, perché capiremo anche se, per esempio, la fascia da zero a diciassette anni, quella che sembra, al momento, la meno colpita dal virus, per caso ha avuto il virus, ma in modo asintomatico, come alcuni studi fanno capire -, per sesso - non sappiamo ancora se è vero o no che le donne si ammalano meno, pare di no -, sul tipo attività economica e sull'età, continuando l'età anche oltre i settantenni, che è la fascia di popolazione più a rischio. Quindi capiremo anche tra gli ultrasettantenni quanti hanno avuto il virus senza, per fortuna, ammalarsi. Ma l'indagine è anche longitudinale, cioè fa riferimento alla possibilità che questi pazienti, questi cittadini sorteggiati possano, nel tempo, ripetere l'indagine; e questo è anche molto importante perché ci fa capire come il virus è cambiato e se è cambiato. Sono stati già individuati il numero di soggetti da screenare, e sono 30 mila in Lombardia, 13 mila in Veneto, 12 mila in Emilia-Romagna, 9 mila in Campania, divisi, appunto, per classi di età. E l'Istat deve raggiungere, perché lo studio abbia efficacia statistica, 150 mila individui su tutto il nostro territorio nazionale. In realtà ne vengono sorteggiati e presi 190 mila, supponendo che una parte verrà persa al follow-up. Però, ai primi 20 mila test l'Istat ci darà già una prima valutazione dell'indagine, e questo è molto importante, tra poco tempo sapremo come si è mosso il virus in questi mesi.

La cosa che è stata chiesta dal Senato, con il comma 3-bis, è che l'Istat riferisca alle Camere sull'attività di questa indagine ogni anno, e questo è estremamente importante. L'Istat, quindi, prende i dati anagrafici, con il codice fiscale dei pazienti e li comunica al Ministero della Salute, che chiede a tutti i servizi telefonici il telefono di ogni persona che è stata sorteggiata. A questo punto, le persone vengono contattate dalla Croce rossa, terza organizzazione che viene chiamata in causa in questa indagine, che chiama personalmente tutte le persone sorteggiate dall'indagine. Contemporaneamente il Ministero comunica, in modo sicuro, ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta i nominativi dei loro pazienti sorteggiati per questa indagine, e questo è un dato molto importante perché, se i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sanno i loro pazienti sorteggiati, potranno essere quelli che li invogliano di più a sottoporsi al test seriologico. La Croce rossa quindi chiama, somministra un breve questionario al telefono, indica dove si può fare il prelievo, usando anche la tecnologia Google Maps, ma, soprattutto, va anche a domicilio dei cittadini per i pazienti fragili o per gli anziani. Vengono raccolte tre provette, perché con una si fa il test e le altre vengono conservate nella banca biologica e potranno esserci utili per eventuali esami da fare dopo. Anche qui, la Croce rossa non è obbligata a fare questa indagine, ma lo scelgono le regioni. Infatti, 7 regioni hanno affidato questa parte dell'indagine ai dipartimenti di prevenzione, 14 regioni non hanno scelto di farlo insieme, dipartimenti e Croce rossa. La Croce rossa quindi effettua il prelievo, lo porta nei laboratori, comunica ai cittadini poi il risultato degli esami e manda questi prelievi che sono fatti in più provette alla banca biologica presso lo Spallanzani. Il trattamento dei campioni, ovviamente, e quindi dei dati di questi campioni, anche i risultati, serve per esclusive finalità di ricerca scientifica sul Sars-CoV-2.

La banca biologica conserva i dati per un tempo che non va oltre i cinque anni, e questo è un dato importante, perché noi questi periodi che stoccheremo nei prossimi mesi potranno poi esserci utili per svolgere ulteriori indagini quando avremo test sierologici più specifici per questo virus, che sappiamo sta virando e si sta anche mutando.

Le regioni, poi, abbiamo detto che mettono in comunicazione anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta sia con riferimento ai dati dei pazienti che sono individuati dal sistema sia per la risposta dell'esame, perché ogni paziente verrà poi avvisato se positivo o no agli anticorpi IgG verso il COVID 2. E una volta che il paziente risulta essere positivo - e vedremo quanti ne sono - andrà fatto rapidamente un tampone, per capire se quegli anticorpi sono recenti, quindi il paziente può ancora essere infettivo, o sono invece vecchi, quindi non più infettivo. Tutti questi dati sono comunicati anche al medico di medicina generale. È stabilito, nel comma 12, che il commissario straordinario acquisti i dispositivi idonei a effettuare gli esami sierologici, e sono stati scelti test con altissima sensibilità ed alta specificità, che è decisivo per capire quelle IgG che testiamo se sono davvero quelle contro il COVID 2. L'Istat viene, con il comma 14, agevolata con un'assunzione di massimo 10 operatori, per un massimo di sei mesi, che possono realizzare tutta questa organizzazione e quindi scegliere il campione, monitorare il campione e aggiungere le persone eventualmente qualcuno dovesse rifiutarsi di fare il prelievo o non essere raggiungibile al telefono o non volere, per motivi più disparati, sottoporsi all'esame. Allo stesso modo, vengono individuate massimo 15 persone - erano 6 e sono state aumentate a 15 - per gli incarichi di tipo professionale per biologi, chimici o fisici che verranno affidati al dipartimento scientifico del Policlinico militare del Celio per tutto quello che riguarda la banca biologica e le attività svolte in questo policlinico. Ci sono criticità, ovviamente, che possono essere la scarsa adesione all'indagine, e se non raggiungiamo quel numero di pazienti divisi in quel modo l'indagine ha una scarsa efficacia epidemiologica. Altro problema è la mancata risposta al telefono dei pazienti che vedono un numero sconosciuto e quindi non sempre, non riconoscendolo, rispondono al telefono; o anche una difficile interlocuzione tra il numero del telefono e il paziente stesso, o anche la mancata presentazione al prelievo, cioè uno prende l'appuntamento e poi alla fine non ci va. Quindi, il Governo ha pensato che, per superare alcune criticità, era necessario inserire, in modo attivo, i medici del territorio affinché potessero incoraggiare i pazienti sorteggiati a fare l'esame e anche diffondere questa informazione, che infatti è previsto venga diffusa anche attraverso le TV e i social per far conoscere alla popolazione che questa è la prima vera, importante e utile ricerca scientifica epidemiologica per capire come si è mosso il virus e per capire come possiamo e dobbiamo andare avanti nel prossimo inverno. Certo, potevano essere coinvolte le farmacie, ha ragione il collega Gemmato; potevano essere le farmacie anche un elemento che poteva sensibilizzare di più la popolazione, essendo diffuse in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Potevano avere un ruolo importante proprio nella diffusione dell'indagine e nel sostenere, quindi, quest'indagine, ma questo possiamo parlarne casomai in discussione. In conclusione, si tratta di un grande studio epidemiologico di prevalenza, cioè uno studio che l'Italia oggi pone in essere e che sarà utile a tutta la comunità scientifica, perché conta tutti i soggetti venuti a contatto con il virus. Vorrei inoltre dire un'altra cosa che è stata discussa in Commissione: non potevamo scegliere di testare anche categorie specifiche, per esempio, i medici o i parenti dei medici, perché avremmo inficiato l'indagine, prendendo una popolazione specifica che ha caratteristiche molto specifiche, invece dobbiamo essere molto trasversali.

Quindi, sapere come, e in modo generale, tutta la popolazione italiana ha avuto contatto col virus - e l'ha avuto - ci consentirà di affrontare nella maniera più cosciente ma anche più specifica e meno improvvisata un'eventuale ripresa - e studi scientifici anche di precedenti pandemie ci indicano che ci potrebbe essere una ripresa nel prossimo inverno -, quindi affrontare la prossima epidemia con molte più frecce al nostro arco.

Questo cosa vuol dire? Vuol dire che se noi sappiamo - da quest'indagine di sieroprevalenza, che speriamo a novembre essersi conclusa nella sua totalità dei casi - che c'è una fetta di popolazione importante che ha contratto il virus senza ammalarsi, e se scoprissimo per caso che la fascia di età 0-17 ha contratto il virus in maniera importante e non si è ammalata, capite che è molto più agevole e meno rischioso e anche meno ansiogeno riaprire le scuole, perché, se noi scoprissimo che bambini prendono il virus e si ammalano poco, con indagini di questo tipo, potremmo affrontare il prossimo inverno e il prossimo anno scolastico con qualche tranquillità in più. Ma potremmo anche scoprire quanti, fra i pazienti anziani, hanno contratto il virus dai loro parenti o amici senza sviluppare la malattia. Tutto questo coacervo di informazioni e tante altre ancora che noi avremo in quest'indagine epidemiologica è di un'importanza straordinaria anche perché quest'Aula e la politica possano fare scelte migliori e più precise, più aderenti alla scienza e meno all'improvvisazione, per affrontare un'eventuale - speriamo di no - seconda pandemia.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che immagino si riservi di intervenire in una fase successiva.

È iscritto a parlare il deputato Paolo Tiramani. Ne ha facoltà.

PAOLO TIRAMANI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, siamo qui oggi per discutere di questa conversione di decreto-legge sugli studi epidemiologici con prevalenza sierologica. Ebbene, la data, oggi 30 giugno, ci fa capire già quanto è tardivo questo provvedimento. Noi sappiamo perfettamente che l'epidemia, il virus, probabilmente era già presente nei mesi precedenti al 2020, a ottobre, novembre, dicembre, sicuramente ben prima del “paziente 1”, e un provvedimento al 30 marzo probabilmente sarebbe stato giusto, al 30 aprile leggermente tardivo, al 30 maggio non so cosa dire, al 30 giugno lo ritengo totalmente inutile. Lo ritengo totalmente inutile per le modalità con cui è stata gestita la questione dei test sierologici. Si è attesa una validazione per settimane, il Governo è corso a comprare questi test, si è accorto poi che non aveva coinvolto il Parlamento, ha fatto un decreto per coinvolgere il Parlamento e per avviare un'indagine a campione, un campione molto basso, di cui non si capisce l'utilità. Non si capisce l'utilità perché è vero, coinvolgiamo l'Istat, che ha diverse migliaia di dipendenti e, per fare questa specifica cosa, si fanno dei contratti temporanei a ulteriori 10 collaboratori, ma non si capisce perché bisogna fare questo tipo di indagine quando, ahimè, numeri alla mano, di esempi e di casistiche ne abbiamo veramente tante e le possiamo differenziare e rendere assolutamente calzanti rispetto a quello che vogliamo sapere per area territoriale, per regione, per provincia, addirittura per plesso ospedaliero. Questo evidenzia, secondo me, un'incapacità governativa di chi, invece di occuparsi di come affrontare la pandemia, di fare un piano strutturato, oggi, per far vedere che si occupa comunque di una tematica tanto importante, mette in campo una conversione di decreto per far vedere che andremo ad analizzare dato per dato questo piccolo campionamento. Io dico questo piccolo campionamento, perché 150 mila test a campione non sono effettivamente nulla.

Nel solo Piemonte abbiamo 8 mila soggetti presi a campione, e lo dico con coscienza di causa. Vede, io faccio anche il sindaco della mia città, che è Borgosesia, che ha messo in campo il più grande screening di massa, con test sierologici a titolo gratuito, finanziati da un soggetto privato per la propria popolazione, in accordo con l'ASL locale. Ha fatto uno studio epidemiologico, ha reso gratuito a tutta la popolazione questo tipo di analisi e l'ha fatto mettendo in campo oltre 10.800 test. Quindi, il paragone non regge. Ma quella è un'analisi seria, perché nello stesso percorso, oltre a fare il test sierologico immediatamente, veniva anche data la possibilità a chi aveva alcuni valori - e poi andremo a snocciolare anche questa tematica - di poter fare il tampone. Anche qui la scienza si è tanto dibattuta sul fare il tampone solamente a chi aveva valore di IgM positivo e non di IgG. Ebbene, io vi porto questo esempio della mia città, dove gli attuali - alla data del 23 maggio - soggetti asintomatici positivi non derivavano mai dagli IgM positivi, ma dagli IgG, come, infatti, poi anche a livello governativo è stato detto. È una casistica che l'università del Piemonte orientale mette a disposizione di tutti, fatta sulla città di Borgosesia. Evidentemente, più che fare delle riconversioni di legge che riguardano la statistica del virus, forse bisognerebbe spostare tutte le risorse possibili sul conoscere l'origine di questo virus e su come curarlo e combatterlo, sperando che non ci sia una seconda ondata ma con la consapevolezza che in passato altre pandemie hanno sempre portato a un ritorno, che nessuno augura, ma che ci potrebbe essere. Quindi, ben vengano tutte le misure che sono state messe in campo in questi mesi, dal lockdown piuttosto che l'utilizzo dei DPI, quando ci sono stati sia nei plessi ospedalieri sia nelle RSA, ma anche ormai nelle nostre abitudini di vita. È importante, però, concentrarci su quelle che sono le origini, perché - ripeto - quello che è l'esempio che porto in campo è un esempio di una popolazione che ha fatto uno screening di massa, con il 3 per cento della popolazione che aveva gli IgG positivi, con solo 18 soggetti ancora positivi alla data del 23 maggio, che rappresentavano lo 0,3 per cento, ma tutti quei 18 derivavano da una casistica di IgG positivi, quindi smentendo quello che gli scienziati stanno affermando da mesi. Questi sono numeri; magari siamo stati parecchio sfortunati, ma non credo.

Poi, c'è anche un altro dato di cui non vi è certezza ma, stando anche a questo studio epidemiologico, da rilevanza: ma chi ci assicura che, passando così tanti mesi da quando un soggetto contrae il Coronavirus, anche a livello asintomatico, durante questi mesi non si possa negativizzare? Nessuno lo può garantire, perché abbiamo dei casi di soggetti che erano risultati positivi al Coronavirus che sono venuti a fare il test sierologico, che ha dato esito negativo; gli è stato fatto il tampone, gli è stato anche fatto il prelievo endovenoso ed è come se non avessero mai avuto la malattia.

E, quindi, c'è un problema, così come c'è un problema tutte le volte che una persona entra, ahimè, da asintomatico in questo percorso, risulta tampone positivo, passano quindici giorni – quattordici, per l'esattezza -, rifà il tampone, è negativo, deve aspettare il secondo tampone e ritorna positivo, e abbiamo una casistica molto ampia. Io ho parlato con un mio concittadino proprio ieri che mi dice: “Sono da 103 giorni recluso in casa perché avevo i sintomi. L'ADI non mi ha assistito correttamente. Sono venuto a fare il test sierologico. Avevo gli IgH positivi, perché ero consapevole di aver fatto la malattia. Ho fatto il tampone sapendo che, invece, avendo gli IgM negativi non l'avevo più. Sono risultato positivo. Ho iniziato tutto un percorso: tampone positivo, tampone negativo, di nuovo tampone positivo”, capite che la scienza stessa ha bisogno di sostegno. Quindi, buttare tutti questi denari, coinvolgere la Croce rossa, che è un ente rispettabilissimo, usare l'Istat per fare delle campionature che francamente non servono a nulla, noi, come Lega, la vediamo come un'azione contraria - e poi il mio collega svilupperà meglio la nostra volontà di voto - ma è abbastanza evidente che questi tipi di ricerche potrebbero essere sviluppati andando ad analizzare i tanti database presenti in tutta Italia. Abbiamo un database nazionale, abbiamo un database regionale, con la Protezione civile che aggiornava sia a livello regionale che a livello nazionale e aggiorna tutti i giorni dando dei dati. Ci ritroviamo oggi a fare un lavoro suppletivo, con dei soggetti a campione che non rispondono. Infatti, sapete quant'è la casistica di chi risponde positivamente alle chiamate di Croce rossa? Circa il 20 per cento, il 25. E lo capisco perché - ripeto - noi abbiamo offerto alla popolazione, nella mia città, questo percorso, netto, in cui una persona poteva fare il test sierologico e il tampone a titolo gratuito e solo il 60 per cento della popolazione ha aderito, che è un grandissimo risultato, ma c'è chi, anche per paura o per altre questioni, non si è presentato e non ha potuto cogliere questa opportunità. Quindi, se abbiamo trovato 18 asintomatici ancora positivi, se si fossero recati tutti saremmo sicuramente saliti, stando alla statistica, almeno a 30 soggetti.

Quindi, ringrazio il relatore, che è persona competente, che ha analizzato e posto delle dichiarazioni in relazione a quello che vuole essere questo disegno di legge, però dobbiamo anche avere l'onestà intellettuale di dire che il Governo dovrebbe concentrarsi sempre di più su quelle che sono le precauzioni che potremmo prendere e che dobbiamo prendere, su quelli che sono i problemi dei cittadini non solo nella fase 2 e 3, ma anche con la ripartenza delle scuole e prevenire un'eventuale seconda ondata. Quindi, ripeto, da parte nostra c'è una negatività verso questo percorso, perché personalmente lo ritengo totalmente inutile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vito De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Signora Presidente, Ministro, colleghi, lo scenario internazionale e anche quello nazionale sul COVID-19 e sulla ricerca è ancora, come è evidente dal dibattito anche di questa mattina, molto frammentato. La scienza ha grandi responsabilità nella sua storica attività su questa emergenza planetaria ormai, ma anche nella comunicazione verso il grande pubblico. Muoversi, quindi, sulla base di dati, di elementi statistici e con metodiche di prevenzione sempre più precisi è un dovere - si sente quotidianamente - ed è anche una necessità.

In questo senso, anche il provvedimento che stiamo trattando è un ulteriore tassello del vasto, complesso mosaico che istituzioni e comunità scientifica stanno costruendo per rendere, speriamo, il nostro Paese sempre più sicuro. Il decreto-legge che stiamo convertendo, infatti, prevede lo svolgimento di un'indagine di sieroprevalenza epidemiologica e statistica condotta dal Ministero della Salute e dall'Istat. L'indagine si basa sulla esecuzione di analisi sierologiche che sono state alla base anche di una rumorosa, devo dire, discussione anche pubblica, politica, scientifica e di comunicazione nel nostro Paese. Questa indagine si basa sull'esecuzione di queste analisi sierologiche, intese a rilevare la presenza di anticorpi specifici negli individui e nell'acquisizione di un quadro di dati sullo stato immunitario della popolazione e sulla diffusione del virus, superando le difficoltà di valutazione relative alla quota di soggetti che abbiano contratto l'infezione senza sintomi o con scarsi sintomi compresi nei campioni.

Si tratta, quindi, di acquisire un quadro di dati, come dicevo prima, sullo stato immunitario della popolazione e sulla diffusione del virus, sulle caratteristiche epidemiologiche, cliniche e sierologiche dello stesso virus, ivi compreso anche - noi speriamo che avremo questi dati - il tasso di letalità, e sulla possibilità di adeguare, quindi, le misure di profilassi e di contenimento e le decisioni strategiche nel settore sanitario e sociosanitario. Sono tutte questioni ampiamente - ripeto - trattate nella discussione pubblica in questi mesi.

Il testo che stiamo per approvare autorizza il trattamento per fini statistici e studi scientifici dei dati personali rilevati nell'ambito dell'indagine di sieroprevalenza. Questo è stato un punto sostanziale anche nel rapporto tra Parlamento e Governo, tra forze politiche e gruppi parlamentari, che hanno giustamente preteso un veicolo normativo per l'interpretazione, per la codifica e per l'inquadramento di dati che sono così suscettibili e anche invasivi della privacy delle persone. Viene istituita presso il Ministero della Salute una piattaforma tecnologica per l'indagine, come ci ha ricordato il collega Siani, e sarà compito dell'Istat, in accordo con il Comitato tecnico-scientifico, individuare i campioni - che ovviamente sono già in corso di individuazione - casuali e gli individui che saranno poi invitati a sottoporsi alle analisi sierologiche in oggetto. L'Istat trasmette, con modalità sicura, sulla piattaforma i dati anagrafici e il codice fiscale degli individui compresi nel campione e la Croce Rossa italiana verifica telefonicamente la disponibilità dei singoli alla effettuazione dell'analisi sierologica, fissando l'appuntamento per il test e fornendo tutte le informazioni che possono essere utili per una scelta ovviamente volontaria rispetto a questi temi. I campioni raccolti presso gli appositi punti di prelievo vengono analizzati e refertati dai laboratori individuati dalle regioni e delle province autonome e i risultati delle analisi saranno comunicati all'interessato e, per il tramite della piattaforma, al Ministero della Salute e all'Istat. I campioni sono conservati per un periodo non superiore ai cinque anni, i dati personali verranno cancellati trascorsi quarant'anni dalla raccolta e potranno essere usati sia dall'Istituto superiore di sanità, sia dall'INAIL.

Conviene ripetere, anche noiosamente, qual è la procedura che è stata codificata e che è stata anche alla base di una discussione, come dirò da qui a breve, anche in Commissione. Proprio nella Commissione XII, durante l'esame in sede referente, lo stesso relatore si è soffermato molto sulle modalità di svolgimento dell'indagine di sieroprevalenze e dei suoi obiettivi. È stato ricordato, in quella discussione, che ancora non sono disponibili dati certi sui tempi di permanenza degli anticorpi del COVID-19 e sul grado di protezione che essi determinano. È ampiamente aperta la discussione scientifica su questo tema. Alla scienza, anche in questa circostanza, alcune volte si fanno domande, come dire, tautologiche, sulle quali le certezze, come è noto per chi conosce le procedure anche dell'attività scientifica, sono basate sulla sperimentazione, sono basate anche su una attività di verifica e anche di risultati, che, soltanto alla fine di un percorso, possono dare risposte nette, certe e definitive.

Si è reputato, tuttavia, importante avere un quadro più preciso circa la diffusione del Coronavirus in Italia, in particolare in relazione ai pazienti asintomatici o paucisintomatici, rispetto ai quali, in moltissimi casi, non sono stati effettuati tamponi. L'indagine si pone, quindi, l'obiettivo specifico di riscontrare l'eventuale presenza degli anticorpi IgG, in quanto permangono per un lasso di tempo superiore rispetto a quelli IgM. Si è evidenziato anche che, secondo la previsione iniziale, per raggiungere l'obiettivo di testare 150 mila persone serviva un campione di almeno 190 mila soggetti. È stato previsto un primo studio anticipatorio con un campione più limitato e, da un'analisi condotta analizzando i diversi settori della popolazione in base a parametri quali l'età, il sesso, la professione, la religione e la residenza, il test può dare indicazioni utili in merito alle politiche di prevenzione da adottare anche nell'immediato futuro.

L'ampio dibattito che si è aperto sulla apertura delle scuole è sostanzialmente, anche secondo me, molto meglio definibile proprio sulla base di alcuni elementi e di alcuni dati che ci arriveranno da questo studio.

Il disegno di legge di conversione del decreto-legge in oggetto è costituito da due articoli: il primo reca la disciplina dello svolgimento di un'indagine di sieroprevalenza - che vi ho descritto anche sinteticamente - epidemiologica e statistica, condotta dal Ministero della Salute e dall'Istat, concernente la diffusione nella popolazione italiana del virus SARS-COV-2, indagine che si basa sull'esecuzione delle analisi sierologiche; e l'articolo 1-bis, che è stato introdotto durante l'esame al Senato, che prevede un incremento da 6 a 15 unità di un numero di tecnici e di professionisti, che saranno a disposizione anche del Ministero della Difesa per l'attività che questa indagine prevede.

In conclusione, siamo stati sin dall'inizio - come è facilmente dimostrabile, sia da dichiarazioni pubbliche, ma anche da dibattiti e discussioni che ci sono stati in Parlamento - sostenitori di questi studi, pur sapendo che ancora oggi il quadro scientifico e della ricerca presentano, come ho detto innanzi, non poche incertezze. Bisogna spingere in avanti, su questi temi, il nostro Paese - questa è la mia opinione - a fare grandi investimenti in ricerca: fare, e non citare o dire, grandi investimenti. Questo virus si combatte, secondo me, in questo modo, con un quadro scientifico e con un sostegno alla ricerca che appare, nei suoi elementi, assolutamente straordinario per la drammaticità che i dati dell'attualità e della storia ci stanno in qualche modo proponendo.

Perciò, secondo me, appare ancora oggi un po' superficiale, se non alcune volte un po' surreale, il dibattito che si fa su strumenti comunitari e sulla messa a disposizione anche di ulteriori risorse per la ricerca, come il MES. Abbiamo bisogno di banche dati internazionali sulle mutazioni genetiche, abbiamo bisogno di accelerare sul vaccino, con procedure di autorizzazione e di produzione che devono essere rapide, abbiamo bisogno di verificare l'efficacia dei trattamenti sulle terapie a disposizione. Anche in questo senso, dare un voto favorevole al provvedimento significa dare un contributo di serietà e di responsabilità, in un tempo difficile per la sanità, come è evidente, e per l'intero nostro Paese.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, benché noi di Fratelli d'Italia abbiamo creduto nella collaborazione, talvolta anche ingenuamente o forse possiamo dire per senso di responsabilità, a quelli che si sono rivelati finti proclami di collaborazione con il Governo, e malgrado la maggioranza rossogialla abbia accentrato a sé tutta la gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, prendiamo atto anche oggi della volontà da parte del Governo di rifiutare il coinvolgimento delle Camere e delle forze di opposizione. Perché, come si può verificare dagli atti depositati nelle varie Commissioni, noi di Fratelli d'Italia, sin dal 31 gennaio, da quando è stata ufficializzata l'emergenza sanitaria, ci siamo subito resi disponibili a collaborare con il Governo nell'interesse del Paese, ad affiancare i nostri concittadini per superare il prima possibile questa emergenza. Lo abbiamo fatto dando il nostro supporto istituzionale al Governo, lo abbiamo fatto in entrambe le Camere, e lo abbiamo fatto portando in questi luoghi la voce dei medici, la voce degli infermieri, la voce degli operatori sanitari, dei militari, delle forze dell'ordine, oltre ai volontari che sono stati i veri eroi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che hanno saputo gestire e contenere nel modo migliore possibile questa emergenza, nonostante le risorse umane ed economiche sempre al limite. Lo abbiamo fatto e continueremo a farlo portando la voce degli italiani, di tutti gli italiani, lo faremo in questa sede e nelle Commissioni, dove vogliamo assicurarci che tutti i cittadini possano portare la loro voce e contribuire a far ripartire l'Italia.

Fatta questa doverosa premessa, oggi discutiamo un provvedimento che prevede studi epidemiologici e statistiche rispetto al COVID-19. Nel mentre, ci rendiamo conto che questo provvedimento ha già dimostrato i suoi limiti e non aiuta né il Governo a trovare soluzioni né i cittadini a capire quanto sia presente il virus nel nostro territorio. Soprattutto, non ci aiuta a capire quanti cittadini siano effettivamente entrati in contatto con il virus.

Di sicuro, siamo obbligati a fare una riflessione. Il nostro Paese ha perso decine di migliaia di persone, nel giro di pochissime settimane, un dato a cui non possiamo e non dobbiamo abituarci e - diciamolo - una parte importante è rappresentata da persone anziane, da persone che vivevano in residenze sanitarie assistenziali, le RSA.

L'operato dell'Esecutivo, nell'affrontare la crisi sanitaria, continua a mostrare le sue carenze sia se parliamo di prevenzione sia se parliamo delle misure di contenimento dell'emergenza. Nei cittadini si palesa ormai il senso di diffidenza nei confronti dei tanti, troppi, proclami di questo Governo.

Per fare delle considerazioni di merito, il test sierologico è l'apice delle carenze e delle lacune di un sistema, che ha avuto innumerevoli possibilità di rendersi il migliore e rappresentare davvero quel modello che tutti possono imitare. Abbiamo dubbi sul fatto che i cittadini possano accettare un prelievo di sangue, senza avere la certezza che il risultato sia determinante nella profilazione dei dati. È assolutamente naturale che i cittadini interpellati abbiano una qualche resistenza a farsi fare un test invasivo, che prevede un prelievo di sangue, il tutto, alla fine, per contribuire ad un gioco di numeri e di statistiche, funzionale solo alla comunicazione del Governo, per poter dire che si è fatto tutto il possibile.

Ma già dai primi di marzo chiediamo un metodo che sia certo e non invasivo. La nota positiva è che la Commissione difesa ha riconosciuto il crescente impegno del Dipartimento scientifico del Policlinico militare del Celio nella fase emergenziale e ha osservato che risulta necessario poter disporre di unità aggiuntive di personale qualificato, atto a garantire sia gli aspetti qualitativi che quantitativi, relativi allo svolgimento delle attività. Si è finalmente considerata la necessità di potenziare il personale, che risponde alle finalità di far fronte alle esigenze straordinarie e urgenti, derivanti dalla diffusione del COVID-19, e di garantire i livelli essenziali di assistenza, per sostenere e supportare le altre strutture del Servizio sanitario nazionale.

Queste considerazioni della maggioranza sono ovviamente gli aspetti che apprezziamo del provvedimento. Ma non possiamo non evidenziare che certe risorse vengono sottratte da una parte, per essere aggiunte ad un'altra. Anche perché, quando si parla di razionalizzazione, questa parola solitamente nasconde una diminuzione delle risorse.

E noi continueremo ad essere critici, Presidente. Lo saremo fino a quando non sarà condiviso con le Camere un piano strategico, che operi come sistema nazionale, ma che sia riservato anche nel monitoraggio a ciascun territorio specifico e delimitato, per scongiurare nuovi contagi e anche le recidive.

Penso - e concludo, Presidente - che siamo tutti concordi nel valutare il rischio, ancor più in questa fase di apertura ai confini, ai Paesi dell'area Schengen, del Regno Unito, aree non più sottoposte all'obbligo di quarantena nel nostro Paese. Questa è oggi un'azione fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Massimo Enrico Baroni. Ne ha facoltà.

MASSIMO ENRICO BARONI (M5S). Grazie, Presidente. Il mio intervento è dopo l'ottima relazione del relatore Siani, quindi, non mi vedrà ripetere molte delle questioni, che sono state già molto ben spiegate e che sono già state oggetto di discussione in sede di Commissione.

Vi sono, tuttavia, alcune situazioni, che alcuni cultori della materia ritengono comunque di dover suggerire al legislatore, in particolare nella seconda fase applicativa. In questo caso sto parlando del progetto di ricerca, il protocollo metodologico per un'indagine di sieroprevalenza.

Per quale motivo occorre fare questa precisazione?

Perché ritengo - e condivido già da diversi mesi questo tipo di riflessione con il collega De Filippo - che, in realtà, noi ci troviamo vent'anni indietro, rispetto a una legislazione che deve essere attenta e puntuale, in materia di dati personali e privacy, così come in materia di trasparenza diffusa. Infatti, non è possibile capire e comprendere fino in fondo il concetto della tutela dei propri dati personali e, fino a che punto, questi dati debbano essere sottoposti ad anonimizzazione, a pseudonimizzazione, alla base e alla radice della raccolta di questi dati. Così come, allo stesso momento, bisogna comprendere come la trasparenza diffusa, in realtà, permetta che questo distacco tra le istituzioni politiche, le istituzioni tecniche e tecnologiche ad alto impatto tecnologico, come stiamo vedendo in questo periodo che riguarda il Comitato tecnico-scientifico che si sta occupando dell'emergenza COVID-19, abbia in realtà in sé una grande occasione per dare una grossa propulsione, dal punto di vista dell'applicazione di tutte le possibilità che abbiamo di riforma in materia di sanità.

La prima cosa che mi viene in mente, ovviamente, è una grande riforma, una grande proposta - che ha già visto protagonista, nella scorsa legislatura, la politica - che riguarda il fascicolo sanitario elettronico, fascicolo sanitario elettronico che deve essere non solo nazionalizzato, ma, allo stesso momento, internazionalizzato e non deve permettere ad attori non autorizzati di poter accedere ad informazioni che, dal punto di vista dell'aggregazione, della pseudonimizzazione, sono fondamentali, nel momento in cui, mai come in questo momento, si inizia a parlare di medicina predittiva.

In particolare, devo rilevare una nota dolente, per quanto riguarda, per esempio, l'impegno che comunque il Ministero della Salute ha profuso, su uno degli aspetti prodromici rispetto a questa sfida, che è stato il registro tumori. Noi abbiamo in Italia annualmente circa 4 milioni di malati di tumore e circa mille nuovi malati di tumore al giorno. Ebbene, noi sappiamo come il registro tumori sia uno dei più importanti strumenti di prevenzione primaria, per evitare che le persone si ammalino. Allo stesso momento, questo deve essere un dato a trasparenza diffusa, perché devono essere dati pubblicabili su Internet.

Ma fino a che punto un dato deve essere pubblicato? Fino a che punto un dato deve essere circoscritto, rispetto a elementi che possono ricondurre, in realtà, alla possibilità di capire chi può essere quel singolo malato, rispetto a chi non dovrebbe avere le prerogative per poter accedere a quella singola informazione?

Quindi, stiamo capendo che parliamo di un bilanciamento importantissimo, di una sfida che riguarda i più alti livelli accademici, una sfida che riguarda i più alti livelli legislativi. Bisogna iniziare a utilizzare termini come bug informatici per spiegare esattamente, nel momento in cui si istituisce uno strumento di questa potenza, per riuscire a creare e a mettere all'interno del DNA delle istituzioni italiane la possibilità di intervenire, di prevenire e di prevedere che cosa potrebbe accadere, non solo in termini di focolai localizzati; noi dobbiamo essere in grado anche di affermare, con inequivocabile certezza, che il determinato malato, in un determinato quartiere di una piccola città, non potrà mai essere svelato, da parte di chi non ha le autorizzazioni, per capire, in realtà, quali sono i dati in materia di salute.

Fatta questa doverosa premessa, entro subito nello specifico perché questo sarà oggetto di un ordine del giorno che presenteremo e che penso che verrà firmato da tutta la maggioranza, essendo già stato oggetto di discussione. Ebbene, nel provvedimento, si parla del fatto che le 150 mila persone verranno inserite all'interno di una piattaforma. Non essendo, al momento, disponibile una piattaforma di quel livello, tale piattaforma è la piattaforma Architect della Abbott. Questa piattaforma, allo stesso momento, verrà utilizzata proprio per l'inserimento dei dati attraverso un sistema di pseudonimizzazione. Allora, dobbiamo capire che la pseudonimizzazione e l'anonimizzazione sono due processi che ci riguardaranno ancora per anni e riguarderanno i nostri figli. Saranno termini a loro molto più vicini rispetto a noi, perché la pseudonimizzazione in realtà prevede di chiamare una persona che possiamo immaginare che si chiama Mario Rossi come il signore Giuseppe Verdi, e questo processo può essere reversibile a seconda delle necessità. L'anonimizzazione, in realtà, è invece un processo totalmente irreversibile e che si spera - questo sarà l'oggetto anche del nostro ordine del giorno - che venga affiancato da software proprio di questo tipo, che sono software specialistici di anonimizzazione e di pseudonimitizzazione, all'interno della piattaforma Architect. Quando parliamo, quindi, di GDPR, ovvero della normativa sulla privacy, ricordiamo che lo stesso Eduard Snowden, che è considerato il più grande whistleblower mondiale in termini di sicurezza dei dati sensibili di tutta la popolazione mondiale, ha rilevato che, nel momento in cui lui ha deciso di fischiare il fischietto, gli Stati non erano allo stesso livello delle grandi società di big data che facevano data tracing rispetto a tutta la popolazione occidentale. Questo data tracing, in realtà, non è stato sufficientemente seguito da parte dei legislatori statunitensi: in particolare, la legislazione statunitense è più indietro rispetto alla legislazione europea in termini di dati personali, perché, quando un cittadino cede i propri dati di tipo informatico negli Stati Uniti, lo fa per sempre, non mantiene un diritto soggettivo a quel singolo dato e quindi quei dati sono persi per sempre. Fortunatamente il legislatore europeo è stato molto più attento e ha mantenuto un diritto soggettivo della persona che ha ceduto quei dati che dovranno essere trattati, per cui è possibile fare tutta una serie di azioni successive per poter creare eventuali correttivi. Ebbene, la sicurezza delle informazioni personali trattate da un sistema informatico si progetta dall'inizio. Questo è il bug che abbiamo rivelato o rilevato all'interno del protocollo metodologico per l'indagine di sieroprevalenza, perché non è specificato, ma è stato specificato solo grazie all'intervento del Garante della privacy successivamente, che occorre un software di tipo informatico che deve essere assolutamente sotto controllo pubblico per garantire questi processi di pseudonimizzazione che garantiranno quindi lo split da parte dei dati che noi vogliamo trattare rispetto a quei dati che permetteranno la riconducibilità al singolo soggetto. Quindi, il Garante della privacy ha fatto, in effetti, notare che c'erano troppi attori coinvolti rispetto alla gestione dei queste 150 mila persone che si metteranno a disposizione per questa ricerca di tipo straordinario che abbiamo già iniziato in Italia.

Dobbiamo dire che noi siamo comunque tranquilli perché sono previste delle sanzioni molto severe. Parliamo di sanzioni amministrative fino a 10 milioni di euro o fino al 2 per cento del fatturato mondiale annuo della società che è coinvolta nella raccolta e nel trattamento dei dati. Quindi, queste sono sanzioni che ovviamente danno molto da pensare rispetto ad eventuali errori che il privato potrebbe fare nella collaborazione con il pubblico, ma che, allo stesso momento, non ci possono vedere inerti o in ritardo rispetto al fatto che la raccolta dei dati deve passare, nel momento dell'inserimento, attraverso i software di anonimizzazione: non possono passare nella fase immediatamente successiva. Questo noi l'abbiamo capito, l'abbiamo compreso proprio con la legge sul registro dei tumori, e dobbiamo dire che gli uffici tecnici di tipo ministeriale non sono stati sempre all'altezza, perché, per quanto riguarda la dodicesima direzione generale del sistema di informatizzazione e di statistica del Ministero della Salute, è previsto un sistema di appalto al privato rispetto a queste piattaforme. Ebbene, questi appalti devono sempre essere garantiti insieme a software di anonimizzazione, in alcuni casi, nel momento in cui parliamo del privato e di pseudonimizzazione, nel momento in cui parliamo, in questo caso, del pubblico. Questo è un aspetto che comunque ho trovato perché forse la velocità della tecnologia non rispetta la velocità attraverso cui la popolazione italiana, i cittadini, i legislatori riescono a mettersi al passo e quindi occorre fare uno sforzo ulteriore perché, da questo punto di vista, sono state sbagliate le tabelle allegate al registro dei tumori per quanto riguarda il DPCM che è stato emanato nel 2017. E, nonostante sia già scaduto un anno, non è stato fatto il decreto attuativo per garantire la raccolta dei dati di 4 milioni di italiani in tema di malati oncologici. Quindi, noi non abbiamo al momento delle best practice rispetto a questi tipi di dati se non proprio dalla App Immuni perché, paradossalmente, la App Immuni è stata messa di fronte a uno stress test da parte del Massachusetts Institute of Technology che ha dato ben quattro stelle su cinque e l'oggetto di questa valutazione era proprio, per oltre il 50 per cento, il tema della privacy. Anche in questo caso vi furono delle fake news in materia di tracciamento della posizione, come se il tracciamento della posizione fosse un dato che non è già contenuto nel momento della trasmissione da parte di ogni singolo telefonino alla cella del proprio telefonino; per cui comunque è stato levato qualsiasi tipo di lecito sospetto, perché il rilevamento GPS non è contenuto, ma, allo stesso momento, tutti i cultori della materia e gli addetti ai lavori sanno che, nel momento in cui un dato viene trasmesso, contiene, come metadato, la cella da cui è partito. Quindi, sono situazioni che dobbiamo assolutamente divulgare da questo punto di vista. Quindi, per quanto riguarda anche il semplice etichettamento dei campioni e delle cosiddette provette, noi ci dovremmo assicurare, attraverso un ordine del giorno, che proprio in quel momento, in quella sede venga attuata in maniera inequivocabile la cosiddetta pseudonimizzazione.

Infatti, non è possibile che il cosiddetto codice a barre possa corrispondere in alcune fasi che, abbiamo visto, dovranno comprendere trasmissioni di queste persone, anche rispetto al risultato, ai propri medici di base; quindi, ci sarà una fase in cui questi dati dovranno essere ricongiunti, per cui Mario Rossi ridiventerà Mario Rossi e non sarà più Giuseppe Verdi, mentre in tutte le altre fasi Mario Rossi si dovrà chiamare Giuseppe Verdi. Quindi, solo i medici di base, solo i medici che avranno in carico e solo la filiera attentamente autorizzata potranno avere il cosiddetto software che gli permetterà di riallocare i dati.

Questi erano alcuni degli aspetti critici che abbiamo rilevato anche in sede di Commissione e che era opportuno sottolineare, proprio perché noi non dobbiamo subire la tecnologia, ma dobbiamo controllare la tecnologia, mettendola potentemente a disposizione del legislatore e dello Stato, senza che i Big Data possano approfittarsi di questo gap tecnologico che, ovviamente, riguarda addetti ai lavori e uffici tecnici che, però, non devono essere lasciati soli da parte del legislatore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Spena. Ne ha facoltà.

MARIA SPENA (FI). Presidente, Ministro, colleghi, questo disegno di legge che stiamo esaminando disciplina lo svolgimento di un'indagine, condotta dal Ministero della Salute e dall'Istat, di siero-prevalenza per monitorare la diffusione del Coronavirus nel nostro Paese, andando così a rilevare, attraverso l'esecuzione di analisi sierologiche, la presenza di anticorpi specifici negli individui compresi nei campioni. Il percorso fissato in teoria è abbastanza lineare: l'Istat, su indicazione del Ministero della Salute e del Comitato tecnico-scientifico, individua un campione di 190 mila persone rappresentative della popolazione italiana, tra cui pescare 150 mila volontari per sottoporsi, appunto, all'indagine; è qui che la Croce rossa è intervenuta, si è occupata della raccolta di dati mediante contatti telefonici, della eventuale adesione dei soggetti interpellati, dell'esecuzione dei prelievi e della consegna dei campioni raccolti.

In questo decreto-legge sono previste specifiche disposizioni riguardanti la riservatezza dei dati personali, l'organizzazione di una piattaforma tecnologica presso il Ministero della Salute e la raccolta dei campioni prelevati che saranno, poi, conservati presso la Banca biologica nell'Istituto per le malattie infettive Spallanzani. Ancora una volta risulta determinante il ruolo svolto in questa fase di emergenza sanitaria anche dai laboratori di microbiologia necessari alla diagnosi di infezioni da SARS.

In questo ambito, mi fa piacere ricordare, Presidente, che più volte, nei provvedimenti di urgenza presentati qui in Parlamento, in questi mesi, appunto, di emergenza sanitaria, ho presentato diverse proposte per incrementare le strutture e i laboratori di diagnostica privati, anche, convenzionati dedicati all'effettuazione delle analisi sui test ematici e sierologici.

Tutta questa operazione, come abbiamo detto, appunto, ha l'obiettivo di individuare e di mappare la diffusione del virus e di capire quante persone in Italia hanno sviluppato gli anticorpi, anche in assenza di sintomi, in modo tale da stimare le dimensioni e l'estensione dell'infezione nella popolazione, finalità certamente giuste e condivisibili ma che, proprio per questo, andavano pensate meglio e meglio, appunto, organizzate. Nessuno vuole sollevare dubbi sull'importanza di effettuare un'indagine epidemiologica, ma, come spesso è accaduto negli ultimi tempi, negli ultimi mesi, il Parlamento si trova a discutere, a dibattere e a votare un testo e delle disposizioni ormai operative già da molto tempo.

A questo si aggiunga anche il fatto che questa operazione sta mostrando tutti i grossi limiti conseguiti dall'approssimazione e dalla superficialità con cui il Governo ha pensato e ha messo in piedi questa indagine di mappatura. Ricordiamo un po' di dati, ricordiamo un po' qual è stato il percorso di questo decreto, anzi, direi, anche un po' del pre-decreto, perché è stato proprio -ricordiamo la data - il 17 aprile che l'Esecutivo ha indetto una gara in procedura semplificata e di massima urgenza per l'acquisizione di kit reagenti per effettuare i famosi 150 mila test sierologici; poi, il decreto-legge che oggi è al nostro esame è stato approvato dal Consiglio dei ministri il 10 maggio scorso, ossia 23 giorni dopo. Questo decreto, quindi, non è altro che una legittimazione giuridica e politica di quanto è stato deciso in piena autonomia dal Governo; insomma, un film già visto in questi mesi di pandemia.

A partire dal 25 maggio, l'indagine del Ministero della Salute, con l'Istat, ha quindi preso avvio sul campo. Ricordiamo che l'obiettivo era quello di raggiungere 150 mila persone. Peccato, però, che i previsti 150 mila test sierologici siano insufficienti ad avere un quadro epidemiologico completo delle infezioni da virus. Ad oggi, però, siamo abbondantemente inferiori rispetto a quelle cifre, perché c'è stata una scarsa adesione a quest'indagine sierologica, così come sono anche evidenti gli insuccessi dell'adesione all'App Immuni.

Le responsabilità non possono essere solamente addebitate ai cittadini o a un loro rilassamento in termini di percezione del pericolo; certo, c'è anche questo, ma le principali responsabilità sono del Governo che, ancora una volta, non ha saputo e non sa gestire e organizzare al meglio queste iniziative di screening, in quanto non c'è stata una benché minima informazione verso i cittadini; la gran parte dei cittadini non ne sapeva assolutamente nulla e sotto questo aspetto voglio sottolineare che una mano ce la poteva benissimo dare, certamente, il nostro servizio pubblico radiotelevisivo. Una capillare informazione televisiva, informativa, sarebbe stata sicuramente utile e sarebbe stata appunto determinante per il successo di tutta questa operazione, così come probabilmente si sarebbe dovuto prevedere un maggior coinvolgimento della medicina territoriale, dei medici di medicina generale, quella famosa medicina territoriale, Presidente, che molto spesso viene evocata, ma molto meno sfruttata. Le regioni, prima della partenza della campagna, avrebbero dovuto sicuramente comunicare ai medici di famiglia, quelli di medicina generale, i nominativi di chi rientrava nel campione; questi ultimi, di conseguenza, avrebbero potuto avvisare in anticipo i loro assistiti, soprattutto le fasce più deboli, pensiamo agli anziani, di quello che sarebbe successo e spiegargli soprattutto il valore della loro partecipazione allo studio.

Tuttavia non è andata così e la principale motivazione dell'insuccesso di questa operazione è la troppa incertezza, l'indeterminatezza sui tempi delle procedure, qualora colui che si sottopone al test sierologico risultasse con degli anticorpi; in questo caso, la persona sarebbe teoricamente costretta a rimanere in isolamento, quindi, tornare ad una quarantena, tornare all'isolamento dalla vita sociale, fino a quando non effettua il successivo tampone per riverificare l'attuale possibile positività al virus. Peraltro, conoscendo in troppo pochi questa campagna telefonica collegata all'indagine di siero-prevalenza molti neanche rispondono perché pensano che siano delle telefonate con finalità pubblicitaria. Quindi, in conclusione, volevo ribadire che secondo gli ultimi dati, dopo quattro settimane di telefonate, si è raccolto soltanto un terzo del campione: su 156 mila persone, solo 96 mila hanno risposto e solo 55 mila hanno accettato di fare il test.

Quindi, possiamo dire che le nostre forti perplessità e critiche sono riguardo soltanto alle modalità con cui è stata messa in piedi tutta questa operazione, non certo sull'importanza di un'indagine sierologica per riuscire a monitorare la diffusione del virus.

Presidente, un'ultima cosa. Volevo sapere dal relatore, che, però, adesso, non vedo qui in Aula, una cosa, perché ci sono stati molti utenti che non hanno risposto alle telefonate né, tantomeno, si sono sottoposti all'indagine, quindi alle analisi, ma molti cittadini in autonomia, quindi, volontariamente, si stanno offrendo per poter essere sottoposti a questo test. Quindi, visto il flop numerico, rispetto ai cittadini che hanno volontariamente partecipato, chiedo per quale motivo non si potrebbero coinvolgere tutte queste altre persone che si stanno offrendo e, poi, anche se questi kit, questi test, hanno una scadenza al 17 luglio. Questa sarebbe una cosa abbastanza grave, perché vorrebbe dire che tutti questi kit, tutti questi test che non sono stati utilizzati verrebbero buttati, se è vero che il 17 luglio scadono. Oltretutto, vi sarebbe un'ulteriore opzione, a titolo, chiaramente, oneroso, per i prossimi 150 mila test e, quindi, non vedo per quale motivo, entro il 16 luglio, non potrebbe essere coinvolto il resto della cittadinanza che vorrebbe sottoporsi all'analisi.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, arriviamo alla definizione di una discussione generale di un provvedimento molto importante per i destini della nazione e, proprio per questo, mi sento di dire tardivo, perché questa analisi epidemiologica sarebbe dovuta occorrere con una tempistica diversa, una tempistica non tardiva, una tempistica, soprattutto, legata all'emergenza sanitaria che abbiamo vissuto, soprattutto, a fronte di un'esigenza che l'Italia ha di riaprire e riaprire in sicurezza. Personalmente, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, a fine gennaio, intervenendo in presenza del Ministro Speranza, ho palesato la disponibilità del gruppo di Fratelli d'Italia a collaborare in termini positivi alla risoluzione del Coronavirus e, quindi, di una problematica che, evidentemente, ha due sfaccettature - di carattere sanitario e di carattere economico -, mettendo a disposizione la forza, il coraggio, la preparazione di un gruppo di nazionalisti, di persone che credono che venga prima il popolo italiano di tutto quanto e, purtroppo, ci siamo trovati di fronte ad una chiusura. Perché dico questo? Lo dico contestualizzando rispetto ad un episodio: in quell'intervento, io avevo chiesto, avevo lanciato, come tema di discussione, il fatto che si potesse utilizzare la rete “InfluNet”, che - lo ricordo ai non addetti ai lavori - è quella rete che viene utilizzata per monitorare le infezioni virali in generale, in particolare l'infezione da influenza stagionale, per capire quale fosse la diffusione del virus nella nostra nazione. Questo è un dato tecnico, evidentemente. Quando si dice che in Italia, l'anno scorso, ci sono stati 3 milioni di persone che si sono influenzate, evidentemente, non è che 3 milioni di persone hanno avuto a che fare con le strutture ospedaliere: si fa una proiezione statistica e si deriva un numero. Noi, sin dal 31 di gennaio, abbiamo suggerito alla maggioranza di agganciare la rete “InfluNet” a quella di rilevazione dei dati di diffusione del virus da COVID e, purtroppo, non abbiamo avuto, allora, risposte rispetto a quello.

Oggi, arrivare in Aula con un provvedimento sostanzialmente tardivo di 4-5 mesi rispetto al passato, evidentemente non giova all'Italia, soprattutto, agli italiani e al popolo italiano, ma neanche alla correttezza politica e di riconoscimento di un'azione orizzontale che si dovrebbe tenere in quest'Aula, soprattutto, relativamente a tematiche che non riguardano divisione di carattere politico-partitico che, in generale, non ci dovrebbero essere in momenti straordinari, evidentemente ancor meno nel momento in cui si parla della salute degli italiani (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora, rispetto a questo, noi ci saremmo aspettati un diverso comportamento. Vorrei svolgere anche una annotazione tecnica: quanto detto, quindi l'utilizzo della rete “InfluNet”, è stato, poi, declinato in un articolato, in un cosiddetto ordine del giorno che ho presentato personalmente a uno dei tanti provvedimenti che sono arrivati in Aula, che è stato approvato. Anche qui, è un tema molto caro al mio amico e collega, onorevole Salvatore Sasso Deidda, rispetto a ciò che, poi, avviene: noi produciamo interrogazioni, produciamo ordini del giorno, che ci vengono puntualmente approvati (i secondi evidentemente, vengono caricate le prime, ovvero le interrogazioni), però poi non abbiamo risposte consequenziali (Applausi del deputato Deidda). Anche rispetto a questo tema, rivendichiamo il fatto che la forza politica di Fratelli d'Italia aveva evidenziato l'importanza dello svolgimento di un'indagine di sieroprevalenza, che, purtroppo, però, all'epoca, non è stata presa in considerazione e, oggi, si ritrova, in maniera tardiva, ad essere affrontata.

Entro, poi, nello specifico: profili di dubbi. I profili di dubbio si legano non solo al fatto che venga identificata un'unica casa farmaceutica come partner e come fornitrice, pare gratuitamente (ora, non voglio entrare nel tecnicismo, lo ricordava la collega di Forza Italia), anche con delle scadenze molto ravvicinate, che, poi, porterebbero evidentemente all'acquisto...Non voglio entrare in questo, però il tema reale è che vi è un tratto distintivo in tutti i provvedimenti che arrivano. Nel provvedimento si citano nuove assunzioni per quanto riguarda l'Istat, che è già dotato di elevatissime professionalità, di elevatissime conoscenze, immagino di una pianta organica congrua. Ebbene, il tratto distintivo che noi troviamo in tutti i provvedimenti che arrivano alla Camera, il tratto distintivo di tutta l'azione politica di questa maggioranza è rappresentato dalle assunzioni, che, vivaddio, sono giuste, congrue e favorevoli nel momento in cui si parla di emergenza, però un grande istituto come l'Istat non penso ne abbia bisogno. Anche qui, riuscire a trovare lo strapuntino per inserire ulteriori assunzioni per noi rileva e fa rilevare dei profili di dubbio che, in fase di discussione generale, mi sento di condividere, nell'ambito dell'economia dell'Aula, proprio per rappresentare il fatto che, in questo frangente, in questo momento politico, difficile per l'Italia, c'è chi pensa agli italiani, a tutti gli italiani e c'è chi pensa a qualche italiano. Noi, evidentemente, ci ascriviamo alla prima categoria, anche nel coinvolgimento. Io ho apprezzato - e non lo dico come frase di circostanza - l'azione del collega Paolo Siani, che, per quanto questo provvedimento sia giunto da noi dal Senato, ha cercato di arricchire, soprattutto nella fase espositiva, di comprensione, anche di condivisione orizzontale del provvedimento, però non posso - e lo ricordava, peraltro, lui - non far notare che, anche nella rilevazione dei dati, sia stata coinvolta la Croce Rossa Italiana. Benissimo, la Croce Rossa svolge una funzione fondamentale in Italia e, segnatamente, nei momenti di crisi e di pandemia, come quello che noi, in questo momento, stiamo vivendo, però c'è stato un mancato coinvolgimento delle farmacie. Io parlo sempre in conflitto di interessi, perché, evidentemente, è la mia professione, è stata la professione di mio padre, ci sono profondamente affezionato, però non posso non ricordare che la rete delle farmacie private, convenzionate e pubbliche, è presente uniformemente sul territorio, dal piccolo paese di montagna fino al centro cittadino.

E che proprio questa rete, in altre indagini varie, chiaramente attinenti la sanità, ha dato il proprio contributo. Ricordo, in termini positivi, quanto è avvenuto in Puglia per l'analisi del sangue occulto nelle feci, per lo screening del tumore del colon retto, dove partivamo da uno storico di zero rilevazioni, perché c'è una difficoltà da parte del paziente ad andare in strutture pubbliche con questi campioni di feci e c'è, invece, un rapporto di prossimità con il farmacista, che ricordo essere sul paesino di montagna l'unica interfaccia del Sistema sanitario nazionale. Ora, non lo dico in termini rivendicazionisti economici, perché evidentemente lo si poteva fare anche gratuitamente, raggiungendo un accordo con la Federfarma, la Federazione degli ordini dei farmacisti; sicuramente, in un momento di difficoltà, ancora una volta le farmacie e i farmacisti avrebbero dato un contributo. Rileviamo, però, il fatto che siano stati completamente – completamente - ignorati i farmacisti e le farmacie, e che quindi oggi si affida a un istituto autorevolissimo, qual è quello della Croce rossa, il compito di coadiuvare questa indagine, però evidentemente con qualche dubbio.

Come il dubbio ci viene nel momento in cui non vi è il coinvolgimento, parallelamente, dei dipartimenti di prevenzione. Ricordo che i dipartimenti di prevenzione sono quegli strumenti delle strutture pubbliche e delle ASL che servono, proprio in questi casi, a declinare, ad entrare, a monitorare un'emergenza sanitaria pandemica come quella che stiamo vivendo, dotandosi di professionalità - parlo dei medici veterinari, parlo dei medici, parlo anche dei tecnici della prevenzione - che hanno nel loro DNA la capacità di poter affrontare questi problemi, evidentemente, e di poter contribuire, in maniera forte, al monitoraggio della diffusione del virus nella nostra nazione, e fondamentalmente sono già parte fondamentale del sistema sanitario pubblico nazionale.

Per questo, in questa discussione sulle linee generali, evidenzio quelle che sono per noi le storture, i nostri dubbi su un impianto che è condivisibile, cioè capire oggi qual è la diffusione del virus in Italia. Per questo noi ci siamo trovati anche a produrre degli emendamenti in Commissione, che reiteriamo in Aula; li presenteremo, li stiamo presentando, li abbiamo presentati. Non sono stati ancora stampati, ma evidentemente saranno diffusi fra qualche minuto, e noi ci auguriamo, e questo lo dico in fase di discussione generale, che vengano presi in considerazione dalla maggioranza, ma proprio per far cambiare anche la nostra opinione, per metterci nelle condizioni di non votare contro un provvedimento che condividiamo. Un emendamento su tutti ve lo voglio citare, peraltro a mio avviso - non uso la parola di buon senso, che un po' mi fa sorridere - è un emendamento accoglibile. Noi diciamo che rispetto ai 150 mila test, che evidentemente sono una base statistica sulla quale poi si proietta un dato nazionale, i dati vengono declinati a livello regionale. Voglio sapere nella mia regione, Puglia, qual è la presenza del virus, qual è stata la capillarità e la diffusione all'interno della popolazione pugliese; e non lo dico soltanto evidentemente per una curiosità, ma perché noi possiamo partire da quei dati per riaprire in sicurezza scuole, uffici, ospedali, strutture pubbliche (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oggi assistiamo ancora al fatto che i malati non possono ospitare i parenti perché vi sono ancora restrizioni, giustamente, perché non sappiamo qual è la diffusione del virus. Ma, se noi scoprissimo che in Puglia stiamo a zero e in Lombardia, purtroppo per loro, hanno avuto e probabilmente hanno ancora la presenza del virus, è evidente che noi dobbiamo declinare in maniera diversa i comportamenti politici e amministrativi di una regione rispetto all'altra; e anche su questo noi abbiamo trovato il diniego e il voto contro della Commissione. Capisco che vi sia un'esigenza tecnica, cioè il fatto che poi questo provvedimento debba ritornare al Senato, però, dico, abbiamo anche aspettato tanto. Ripeto, è un provvedimento tardivo, i sette giorni, i dieci giorni, i quindici giorni per fare l'ultima lettura al Senato e riportare una legge completa che possa avere, come dire, l'aiuto e il contributo soprattutto delle forze di opposizione rispetto a delle tematiche come l'ultima che vi ho citato, cogenti, a mio avviso è un errore. Abbiamo aspettato tanto, aspettare qualche altro giorno avrebbe dato il senso della partecipazione strutturata delle forze di opposizione a un provvedimento. Lo avremmo votato insieme, avremmo fatto gli interessi non solo del Parlamento, che è relativo, quindi, come dire, a un gentleman agreement fra parlamentari, ma soprattutto avremmo adottato, in un provvedimento importante, alcuni suggerimenti da parte delle forze di opposizione, nell'interesse nazionale.

È evidente, e qui riprendo dei temi generali, che il regionalismo sanitario ha avuto dei deficit, è evidente che il Sistema sanitario nazionale, classicamente inteso, vada rivisto, vada rivisitato, perché esistono 21 sistemi sanitari regionali che evidentemente hanno fallito, sono entrati in contraddizione fra di loro; in Piemonte si faceva qualcosa, in Liguria si faceva altro, nelle Marche si prendevano di provvedimenti, in Puglia non si facevano tamponi, ma in Campania si facevano tamponi diffusi. Ognuno si è regolato come riteneva, sbagliando; sbagliando perché noi abbiamo dato al popolo italiano una rappresentazione pessima della classe politico-amministrativa italiana, perché, se uno accendeva il televisore e sentiva da una parte i virologi che pontificavano su tutto e sul contrario di tutto in contrapposizione fra di loro e soprattutto poi vedeva una politica che pontificava su tutto e il contrario di tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), però prendendo delle decisioni in maniera contraddittoria, evidentemente non facciamo un bene alla nostra nazione, ma soprattutto facciamo capire al popolo italiano che probabilmente chi è al loro fianco, chi in questo momento dovrebbe guidare la nazione italiana non ha le idee ben chiare.

Quindi, riuscire ad avere dei dati che possono essere interpretati univocamente a livello nazionale, ma poi declinati sul territorio nelle difficoltà e nelle diversità che ogni regione sta vivendo e potrà vivere è importante, anche perché - vi porto un dato tecnico - se noi dovessimo scoprire, e porto come riferimento evidentemente sempre la mia regione, la Puglia, in cui, grazie a Dio, per ora il virus non si è diffuso in maniera capillare, e quindi abbiamo degli anticorpi non formati, non ci si avvicina lontanamente alla cosiddetta immunità di gregge, e invece scopriamo che in Lombardia, purtroppo, avendo vissuto un dramma, vi è una immunizzazione di massa, è di tutta evidenza che, in previsione di una fase 2, la Puglia diventa o dovrebbe diventare - la Puglia, come tutte le regioni che dovessero avere una diffusione bassa del virus - il focus dell'azione politica sanitaria del Governo italiano. Non più la Lombardia, perché evidentemente, pagandone purtroppo in prima battuta un costo elevatissimo, oggi è immunizzata. Allora, non avere il quadro diffuso per regioni mi sembra - ed è oggetto appunto dell'emendamento che testé vi citavo - stolto.

Ora, spero che in questa fase di dibattito d'Aula questi nostri dubbi possano essere acclarati; ne parlavo anche con il collega Siani, che mi assicurava che probabilmente ex post sarà prevista o è prevista una declinazione a livello regionale dei dati. Ora, rispetto a tutto questo, è evidente che noi, anche in fase di discussione e di dibattito d'Aula, ci stiamo facendo un'idea, ci stiamo facendo un'idea rispetto a quello che è l'orientamento della maggioranza. Evidentemente, a concorrere alla formazione di questa idea ci sarà anche il voto, ci saranno i voti degli emendamenti che noi stiamo riproponendo in Aula, e poi, rispetto a tutto quanto, come sempre abbiamo fatto, non in maniera preconcetta, ma avendo come unico obiettivo l'interesse del popolo italiano, voteremo, e voteremo convintamente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.

GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Oggi facciamo una cosa un po' particolare, nel senso che stiamo discutendo e voteremo in questi giorni un decreto, e questo è vero, va dato atto alle opposizioni, che hanno ragione, è una situazione un po' particolare, perché stiamo votando una cosa che è già in atto.

E quindi, probabilmente, proprio per la tipologia di atto che è, e cioè uno studio epidemiologico e statistico che ha la funzione di fare una fotografia, forse è un po' particolare il passaggio alle due Camere. Ma visto che siamo in una situazione completamente nuova per tutti noi e completamente nuova anche per il modo di legiferare, facciamo esperimenti anche su questo tipo di legislazione.

Parliamo di una cosa che, come insomma tutti sappiamo, non è finita. Prima sentivo parlare di nazionalismo, sentivo parlare di qualunque cosa, ma nel resto del mondo si stanno toccando picchi mai visti come numero di nuovi contagiati e come numero di morti. Ci sono interi Paesi, anche altamente industrializzati, come per esempio gli Stati Uniti d'America, che in questi giorni hanno un boom di morti, malati e nuovi positivi. In tutto il mondo si sta cercando di capire come e quando si riuscirà non a superare ma a contenere questa epidemia, questa pandemia, anzi. L'Italia è arrivata, purtroppo per noi, prima a questa pandemia, e insieme a tutti gli Stati d'Europa ne sta pian pianino uscendo, anche grazie probabilmente alla struttura di welfare che è molto diversa rispetto ad altri Paesi, ma sentire dire, come si sente anche spesso leggendo sui giornali e in televisione, che ormai il peggio è passato, che non c'è più pericolo, e sentire parlare anche in quest'Aula come se tutto fosse già definito e fosse già dato, quindi ciò che è successo in Lombardia va bene, quello che è successo in un'altra regione va male, non tiene conto della realtà, che è, purtroppo - lo dimostrano anche le mascherine che siamo costretti a usare qua dentro -, che il virus esiste e continua a essere esattamente aggressivo come prima, semplicemente che le precauzioni che stiamo adottando rendono l'infezione più bassa, ma continua a girare. Quindi, che cos'è quello di cui stiamo discutendo? Non è né il tracciamento a tampone a tappeto di cui si parlava tanto spesso, anche un pochino a sproposito nei giorni della quarantena, né altro, è - ed è questo infatti il dato peculiare, e credo che sia proprio il suo punto forte, secondo me - uno studio epidemiologico fatto su un campione statistico. Quindi l'obiettivo stesso è, ed è per questo che è inserita l'Istat, ovviamente, cercare di capire, tramite regione di residenza, comune di residenza, età e genere dove e come si sono sviluppati anticorpi. Anche qui, non parliamo per favore in quest'Aula di immunità di gregge - per favore! - perché se no siamo messi un pochino male. Stiamo parlando, ripeto, di un virus che è ancora sotto studio, e noi stiamo cercando nel sangue delle persone - anzi non noi, per fortuna, ma l'Istituto Spallanzani insieme al Ministero della Salute, alla Croce Rossa e all'Istat - gli anticorpi. Non sappiamo quanto durano questi anticorpi: potrebbero durare un anno, potrebbero durare due mesi, potrebbero durare tre mesi. Ci sono un po' di studi su questo nei Paesi che sono stati prima colpiti, come la Corea del Sud e la Cina, però si sta cercando di capire dove è arrivato il virus. Ciò perché è vero quello che si diceva prima, cioè che ha colpito in maniera differente, è vero quello che si diceva prima, che le regioni e il sistema pensato negli anni Novanta di regionalismo differenziato, soprattutto sulla salute, si è dimostrato probabilmente - anzi senza probabilmente - non adatto ad affrontare una pandemia all'inizio, dopodiché, per fortuna, anche grazie al lavoro del Governo, si è riuscito a trovare un coordinamento tra le regioni, ma pensare che ogni regione possa fare come vuole con un virus che non conosce continenti, non conosce confini nazionali, figuriamoci se conosce i confini regionali, è un errore. Quindi, quello che fa questo decreto è semplicemente regolamentare una cosa che è già in atto da quattro settimane, quindi su questo, ripeto, oggettivamente si tratta, per usare un eufemismo, di un'anomalia, nel senso che si dovrebbe prima eventualmente discutere qua e poi dopo far partire lo studio, ma visto che è già partito, discutiamone, che appunto ha l'obiettivo di capire la diffusione del virus. Che cosa succede?

Succede che, anche grazie alle ai protocolli europei che noi abbiamo sottoscritto, come per esempio la GDPR, che è la normativa europea per la privacy, noi abbiamo degli strumenti che tutelano la privacy dei cittadini della Comunità europea molto, molto stringenti. Chi si occupa di queste cose sa che molto spesso, specialmente per gli enti pubblici, perché per i privati è abbastanza facile aggirare la GDPR, nel senso che chiunque dà il consenso per scaricare e Google Maps, se chiediamo il consenso per dare i propri dati personali all'Agenzia delle entrate o allo Stato già vediamo che c'è un pochino più di cautela da parte dei cittadini, quindi spesso, soprattutto per le istituzioni, si devono trovare una serie di accorgimenti maggiori. Ed è giusto, è giustissimo così, tant'è vero che noi abbiamo sottoscritto tutti i protocolli, e questo è successo anche per questo studio sierologico. Inizialmente era stato proposto un testo, ed è passato al vaglio del Garante della privacy, per cui ci sono una serie di meccanismi che tutelano cifrando in modo anonimo il paziente e che consentono all'Istat di avere dei dati che possano essere poi aggregati, disaggregati. Mi sembra abbastanza probabile che l'Istat sia in grado, una volta avuti i dati, di disaggregare, anche perché, proprio perché si è scelto un campione rappresentativo che è stato scelto dall'Istat, questo sarà in grado poi di aggregarlo e disaggregarlo. Se noi iniziamo a metterci dentro campioni non rappresentativi o altri tipi di dati, ovviamente diventa molto più difficile avere anche la rappresentatività di quel campione - questo lo sa chiunque non solo abbia studiato statistica, cosa che io non ho fatto, ma chiunque abbia letto un qualche articolo su come funzionano i rilevamenti statistici -, e rischia di rendere nullo tutto il lavoro fatto in precedenza, che è quello della profilazione.

Il problema appunto qual è? È che in queste prime quattro settimane, in questo primo mese in cui è attivo questo studio epidemiologico, molte persone semplicemente non hanno risposto al telefono: molte persone che sono state contattate dallo 06 5510 e poi dopo una serie di numeri successivi non hanno risposto al telefono, e questo è stato uno dei principali motivi per cui si ha un basso numero di riscontri. Ci sono in questo paniere, chiamiamolo così, in questo campione, 195 mila persone, e si era fatta come stima di avere un campione rappresentativo il fatto che rispondessero in 150 mila. Ad oggi hanno risposto 100 mila persone, hanno risposto al telefono, questo vuol dire che moltissime persone non hanno proprio risposto al telefono, e questo è il primo problema. Il secondo problema è che di questi il 60 per cento si è detto favorevole a sottoporsi a questo test. Ricordiamo che questo è un test molto importante, non solo a livello ovviamente individuale, nel senso che si è in grado di sapere se si è contratto o si ha avuto contatto con il virus, ma soprattutto a livello nazionale, nel senso che in questo modo ovviamente il Governo, il Ministero della Salute e chi di dovere sarà in grado di farsi un'idea più puntuale e più completa sulla diffusione e quindi su quello che è stato fatto, se ha funzionato o se non ha funzionato, quello che è successo in questi mesi sul virus. Ripetiamolo, è una fotografia, non è né il famoso campionamento a tappeto che ha molta difficoltà ad essere fatto, che è molto complicato fare e che a volte potrebbe anche essere non utile fare, perché nel campionamento a tappeto il tampone rileva un minuto, un momento della tua vita, non rivela quello che succede un minuto dopo, e perché appunto l'idea è proprio quella di avere una fotografia di quello che è successo in questi due mesi di lockdown nel nostro Paese. Quindi, come spesso accade, il Senato ha preso questo decreto e lo ha elaborato per lungo tempo, cosa che fa spesso, perché evidentemente è una Camera in cui c'è una lunga elaborazione su tutti i dossier che gli arrivano, e noi ci siamo trovati ad avere nelle ultime settimane questo decreto, che appunto vedrà sicuramente il voto favorevole del Partito Democratico.

Infatti, l'infallibilità su questa terra è data solo al Papa e noi non siamo neanche degni di essere menzionati, ma sicuramente il relatore Siani ha dimostrato, anche durante i lavori di Commissione, di saper ascoltare e cercare di accogliere quanto più possibile i vari aspetti - cercando anche di inserirli nella relazione illustrativa e poi dopo, eventualmente, sperando di riuscire a farne anche degli ordini del giorno, nel caso, appunto, non sia possibile o non siano approvati in termini di emendamenti - per migliorare eventualmente quei punti che possono essere migliorati.

Ma - e chiudo su questo - la cosa importante da ripetere, anche per chi ci sta ascoltando da casa, è che stiamo parlando di uno studio molto importante che arriva dopo due mesi durissimi in cui tutti noi abbiamo subito la quarantena e che è utile e necessario per il Governo, per il Sistema sanitario nazionale e per tutte le istituzioni, che lavorano su questo fronte, al fine di farsi un'idea di ciò che sta succedendo; è uno studio fatto su basi statistiche elaborate dall'Istat, quindi da uno degli istituti di statistica più famosi e anche stimati che ci sono anche a livello europeo, che ha la funzione di essere uno strumento utile a tutti i cittadini italiani.

Non è una cosa che è utile o no: chi decide liberamente di sottoporsi prima al test ed, eventualmente, nel caso avesse degli anticorpi molto alti, al tampone rende - e per questo gli va dato il nostro grazie - un servizio molto utile a tutti noi, soprattutto a noi che dobbiamo prendere decisioni ma anche a chi non ha l'onere e l'onore di dover prendere decisioni ma che subirà quelle decisioni.

Sapere come, in questi due mesi, si è sviluppato e ha girato il virus, dove vi sono state presenze più alte, dove, per esempio, si possono essere sviluppati anticorpi, magari non corrispondendo a un'alta ospedalizzazione, riscontrando, magari anche dati molto diversi: chi fa questo servizio fa veramente un servizio al Paese. Sicuramente, come ogni cosa - ripeto - si poteva sicuramente migliorare e fare altro, però stiamo parlando di uno strumento già in atto, molto importante, che necessità di essere approvato, e, proprio per la sua natura, ha bisogno di tempi rapidi di approvazione e tempi rapidi di applicazione, anche per disporre di dati che, successivamente, possiamo usare nel modo più corretto possibile.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Baldini. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BALDINI (FDI). Grazie, Presidente. Per quanto razionalmente condivisibile la definizione di un'indagine di sieroprevalenza COVID motivata proprio dall'urgenza di disporre di studi epidemiologici e statistiche affidabili e complete proprio sullo stato immunitario della popolazione, ritengo sia imprescindibile soffermarsi su più di un punto caratterizzante le modalità con cui si è inteso approdare a tale progetto.

Un punto che mi permetto di definire una “costante” di questo periodo emergenziale è la tentazione irrefrenabile della decretazione d'urgenza in assenza di una progettualità normativa organica e sistemica e in assenza palese di un piano univoco nazionale di sorveglianza epidemiologica entro cui attuare proprie queste dinamiche operative, a cui si unisce la sistematica abdicazione del ruolo del Parlamento, trovatosi ancora una volta dinanzi a un progetto articolato con ruoli, responsabilità e modalità operative puntualmente delineati dal Governo, senza il minimo contraddittorio nella sede costituzionalmente a questo vocata. E per lo più, cosa a mio parere ancora più grave, a progetto già avviato, senza che vi sia stata la possibilità di una benché minima ipotesi emendativa che potesse, anche solo teoricamente, apportare correttivi al testo. Sono correttivi più che necessari, considerando la sovrapposizione di errori, negligenze e carenze che stanno condizionando l'attuazione di questa indagine (è veramente sotto gli occhi di tutti). Quindi, ancora una volta, e segnatamente in questa fase emergenziale, il Parlamento è stato declassato a ente ratificatore di iniziative governative.

Ci troviamo dinanzi a un'indagine che, sebbene nella mission sia obiettivamente condivisibile, sbaglia nei tempi e nei metodi.

Nei tempi, perché parlando in termini di opportunità scientifica il valore aggiunto degli esiti della stessa risulta essere discutibile, perché emergerebbe a distanza di mesi dalla riapertura del Paese e, quindi, non fornirebbe uno strumento di orientamento nelle scelte politiche e di gestione dell'emergenza; ma anche nei metodi, perché prevede una campionatura incomprensibile in termini di rapporto con la popolazione italiana (150 mila su 60 milioni di abitanti) ed in termini di approccio al cittadino (telefonate da un call center sconosciuto) in ragione proprio dell'invasività e della compromissione della privacy e della libertà.

Non è stata fatta un'operazione di sensibilizzazione del cittadino e di valorizzazione di un gesto di solidarietà sociale e di salute pubblica, per cui tanti italiani si sono trovati totalmente confusi proprio per una richiesta veramente delicata. Non dimentichiamo il timore che gli italiani riversano sull'approfondimento sierologico correlato al COVID-19, la paura dell'autoisolamento in attesa del tampone di conferma in caso di esito positivo, il proliferare di fake news e delle teorie complottiste che stanno contribuendo ad alimentare lo scollamento tra italiani e istituzioni.

Non dimentichiamo che i grandi assenti, quelli che non sono stati considerati in questa indagine, sono i medici: parlo dei medici di famiglia, che avrebbero potuto fare da garanti del progetto e superare i timori dei pazienti. Ricordo che, secondo il sindacato dei medici italiani, solo il 10 per cento dei medici di medicina generale ha ricevuto indicazioni dalle regioni circa i nominativi dei cittadini rientranti nel campione destinatario dei test della Croce rossa italiana.

Voglio ricordare che, in piena “fase 1” ad inizio aprile, con un atto di sindacato ispettivo, sottolineavo l'importanza di fare chiarezza circa l'opportunità dell'indagine sierologica in ragione dei dati emersi dal noto screening di Castiglione d'Adda, dove la percentuale di asintomatici da COVID-19 era particolarmente elevata, segnatamente nelle aree dove la densità patologica è stata più elevata. Sono elementi che sollevano anche l'urgenza di individuare gli strumenti opportuni per estendere le procedure di screening a porzioni sempre più vaste della popolazione.

In tempi non sospetti ho sottolineato che sarebbe stato auspicabile vincolare le procedure trasfusionali allo screening della presenza anticorpale del COVID-19 non solo per le potenzialità terapeutiche legate al plasma ma anche ai fini di una mappatura della popolazione, come auspicato da più parti. Chiedevo la posizione ufficiale del Ministero in indirizzo, aggiornata alle ultime evidenze scientifiche in merito all'efficacia dei test sierologici e quali erano state le iniziative condotte in merito nella prospettiva di razionalizzare al massimo i tempi di sperimentazione, di certificazione e di armonizzazione delle metodiche analitiche dei test.

Per questo era prioritario sollecitare e supportare sull'intero territorio nazionale un programma di screening sierologico che consentisse di garantire un adeguato approvvigionamento di sangue, anche per le finalità terapeutiche correlate alla gestione delle patologie da COVID-19, e nel contempo operare una mappatura della popolazione, elemento indispensabile per superare l'impasse sanitaria e socio-economica. Tutto questo a conferma del carattere importante dell'indagine, ma con metodi giusti e pragmaticamente validi.

Tornando ai contenuti del provvedimento, al di là delle modalità organizzative e di coordinamento, non sembra essere stato definito il timing di riferimento per l'elaborazione dei dati e per la fruizione concreta dei risultati dell'indagine medesima. Un altro aspetto che desta più di qualche perplessità si colloca nell'assenza di standard nazionali unanimemente condivisi e presi a riferimento dalle regioni, ognuna delle quali, infatti, ha adottato dei propri protocolli con test diversi. Infatti, riprendendo quanto evidenziato dall'infettivologo Bassetti, avrebbe avuto più senso un accordo con le regioni.

Partendo da tali premesse, se tutto questo si legge in combinato disposto con l'assenza di una gestione unica nazionale dei flussi informativi di monitoraggio e di sorveglianza delle curve epidemiche, ci rendiamo conto dell'evidente complessità entro cui si colloca questo progetto del DL in esame. Elemento non sottovalutabile si colloca anche nelle non chiare ragioni che hanno portato ad affidare un'indagine di tale valore, con un riflesso storico-scientifico molto significativo, alla Croce rossa italiana, di cui senza dubbio non si intende mettere in discussione competenza e potenzialità, ma sicuramente avrebbe avuto maggior pragmatismo e lungimiranza coinvolgere i dipartimenti di igiene e prevenzione della sanità locale, poiché proprio a questo sono deputati, senza necessariamente stanziare più risorse per formare e integrare il personale delle strutture coinvolte.

Ma, se la priorità del Governo è quella di avviare studi epidemiologici ed elaborare statistiche affidabili e soprattutto complete dello stato immunitario della popolazione, elementi che si ritiene siano indispensabili per attuare proprio delle dinamiche di prevenzione e gestione di questa emergenza sanitaria in atto, per quale motivo ci si focalizza esclusivamente su un'indagine di sieroprevalenza, trascurando tutta una serie di approfondimenti, che potrebbero fornire un quadro conoscitivo e scientificamente esaustivo dello scenario epidemiologico? Questo è il punto fondamentale.

A tale riguardo, appare opportuno segnalare che il COVID-19 è ben noto come patogeno del tratto respiratorio, infatti l'RNA SARS-COV-2 ha un particolare tropismo per le cellule del tratto respiratorio inferiore, provocando dei sintomi conosciuti come tosse, dispnea e febbre. Uno studio cinese multicentrico trasversale ha dimostrato che il 50 per cento dei pazienti presi in oggetto ha manifestato sintomi come nausea, diarrea, vomito, dolori addominali. Inoltre, l'RNA SARS-COV-2 è stato rilevato anche in campioni di feci, suscitando il sospetto che il tratto gastrointestinale sia un sito aggiuntivo di replicazione virale. Ma c'è un'altra osservazione interessante: l'RNA virale è stato ritrovato attivo nei campioni di feci anche dopo due e cinque giorni la negativizzazione dei campioni respiratori, suggerendo così una possibile fonte di diffusione con trasmissione oro-fecale. Il recettore ACE2 è ben espresso negli enterociti, cioè le cellule epiteliali che sono presenti nei villi intestinali, quindi all'interno dell'intestino; questo potrebbe significare che un'ulteriore porta di ingresso del virus SARS-COV-2 sia presente, oltre che a livello respiratorio, a livello gastrointestinale, giustificando in tal modo l'insorgenza in alcuni pazienti di sintomi come diarrea e nausea. Infatti, un recente studio, sempre cinese, pubblicato su Gastroenterology, ribadisce la necessità che il nuovo Coronavirus penetri nel nostro organismo attraverso l'apparato gastrointestinale e suggerisce che, tra le modalità di trasmissione, figura anche quella propria oro-fecale. Il protrarsi della positività dei campioni fecali, anche successivamente alla negativizzazione dei campioni, potrebbe indicare che il virus sopravvive più a lungo nel tratto gastrointestinale rispetto a quello polmonare. L'RNA del virus SARS-COV-2 è stato individuato sia nelle feci, che nella saliva dei soggetti che hanno contratto l'infezione. Tutto ciò porterebbe a pensare - commentano gli autori dei molti studi che ho analizzato - che, oltre all'apparato respiratorio, anche quello gastrointestinale possa rappresentare una via d'infezione da parte non solo dei COVID riconosciuti, ma anche di soggetti contagiati ma asintomatici e di quelli con lievi sintomi gastrointestinali in fase precoce di malattia.

La porta di ingresso di questi virus ai recettori ACE2 è presente anche nei vari tratti dell'apparato gastrointestinale. È noto che il virus SARS-COV-2 entra nelle cellule legandosi a proprio a questi recettori ACE2, ampiamente espressi nelle cellule polmonari, ma anche nelle cellule dell'esofago e di quelle dell'intestino, in particolare l'ileo e il colon. Una volta che il virus ha infettato le cellule intestinali, possono comparire tutta una serie di sintomi gastrointestinali, tra i quali prevalentemente, appunto, c'è il discorso della diarrea e di questa sintomatologia.

In alcuni pazienti con infezione da COVID-19 sono stati osservati anche danni epatici, testimoniati da un aumento di transaminasi, di ipoproteinemia e da un prolungamento del tempo di protrombina. L'epatotossicità associata a SARS potrebbe rappresentare una vera e propria forma di epatite virale, ma anche un effetto secondario della terapia medica, indotto da antivirali, antibiotici e steroidi, o essere frutto di una reazione esagerata del sistema immunitario. E l'interessamento del fegato in corso di infezione da COVID non sorprende, visto che è stata riscontrata un'elevata espressione, sempre di questi recettori ACE2, sui colangiociti, cioè sui dotti biliari del fegato, ma anche proprio sugli epatociti.

L'intestino è veramente un grande serbatoio, dove il Coronavirus è in grado di crescere e replicarsi: è la sintesi del professor Antonio Gasparini, direttore del dipartimento di scienze mediche e chirurgiche dell'IRCCS del Gemelli, circa i danni che il virus produce a carico del tessuto e dell'apparato gastrointestinale. Fino a 10-12 settimane dopo l'infezione di COVID, l'intestino continua ad eliminare questi frammenti virali, e questo è molto importante: è l'ultimo organo ad eliminare il virus dopo la guarigione.

Le cellule del tratto respiratorio non sono, quindi, l'unico bersaglio specifico del SARS-COV-2, il Coronavirus del COVID-19 attacca anche le cellule quindi dell'intestino, moltiplicandosi al loro interno: lo hanno confermato i ricercatori di molte università, dell'Erasmus University Medical Center di Rotterdam, di Maastricht, in molti studi, osservando la propagazione del SARS-COV-2 in colture cellulari in vitro e studiando la risposta messa in campo proprio dalle cellule prese di mira. Questo studio è stato pubblicato su Science.

L'intestino, quindi, è la sede del sistema immunitario. Ci sono persone che, anche per due o tre mesi, continuano ad avere disturbi gastrointestinali, e quindi c'è una sindrome post infezione da COVID che dura per molto tempo. Le malattie croniche sono tutte malattie immuno-mediate, cioè il sistema immunitario è stato così a lungo attivo, che è come non riuscisse più a spegnersi e rimane in uno stato di autoinfiammazione. Questo è valido proprio per il sistema digerente.

Ma proprio partendo da questo, dalla consapevolezza del carattere variegato dell'approccio scientifico al COVID e in coerenza con la mission di cui al provvedimento in esame, si ritiene opportuno richiamare anche l'attenzione sugli esiti dello studio condotto sulle acque di scarico di Milano e Torino dall'Istituto superiore di sanità, che ha rivelato la presenza di tracce SARS-COV-2 già a dicembre 2019, due mesi prima che si palesasse il primo caso di Codogno. Gli esiti della ricerca, in ragione della rilevazione di tracce di virus nel periodo antecedente alla constatazione del primo contagio, rappresentano un dato significativo non solo al fine di mappare empiricamente la circolazione reale del virus sul territorio, ma anche perché possono rappresentare la premessa per avviare uno studio clinico-epidemiologico correlato alla persistenza e alla propagazione virale, e multidisciplinare, segnatamente nelle aree particolarmente colpite come la Val Seriana, in particolare Nembro, e Alzano; dunque, uno studio con connotazioni territoriali, che possa condurre alla definizione di un presumibile binomio tra le particolari condizioni ambientali e la sopravvivenza e capacità propagativa del virus. Sulla base di questi dati, l'Istituto superiore di sanità avrebbe formulato una proposta di azione al Ministero della salute per l'avvio di una rete di sorveglianza SARS-COV-2 nelle acque reflue; ma, al fine di rendere maggiormente fattiva e multilivello l'analisi di capacità di sopravvivenza e adattamento del virus, in particolare in specifiche aree del territorio, sarebbe prioritario correlare tale indagine alle caratteristiche peculiari del territorio medesimo, il punto importante per la propagazione che ha avuto origine, al fine di comprendere la sussistenza di condizioni agevolanti e climatiche, i livelli di inquinamento e la percentuale di umidità.

In questa prospettiva, sarebbe auspicabile condurre uno studio sulla qualità dell'acqua in zone piccole e circoscritte come Nembro e Codogno, attraverso il coinvolgimento inderogabile di un gruppo di lavoro multidisciplinare. Questi aspetti, infatti, sollevano una questione complessa e meritevole di approfondimento nelle competenti sedi, in ragione della sussistenza virale nella rete idrica della promiscuità tra reti che potrebbero innescare una potenzialità della propagazione virale, ma anche e soprattutto della correlazione tra specificità territoriale e ambiente favorevole alla propagazione virale.

Per queste ragioni, appare in imprescindibile vincolare allo studio disposto con il provvedimento in esame, anche uno studio territoriale, clinico ed epidemiologico, a carattere multidisciplinare, e segnatamente nelle aree con massima incidenza virale, da correlare all'indagine in itinere di cui in premessa, nella prospettiva di approfondire la presumibile correlazione tra specificità territoriale e ambiente favorevole proprio alla propagazione virale: elementi di indagine che finora sono stati lasciati a latere dell'approfondimento scientifico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2537)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, deputato Paolo Siani.

PAOLO SIANI, Relatore. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi per l'arricchimento in questa discussione interessante. Credo che molte delle cose dette siano già previste anche nel protocollo che è associato alla legge. La divisione regionale è già prevista; sono previsti un numero di casi divisi per regioni, divisi per età, e il dato, non è specificato ma, evidentemente, va ribaltato per ogni regione. I medici di medicina generale sono coinvolti nell'indagine, in sede di sostegno e di divulgazione del test.

È interessante l'esperienza del collega Tiramani, sindaco, che ha fatto uno screening su tutta la popolazione: è uno studio interessante che potrà servire come paragone, però ha usato un test di screening - o almeno così ho letto negli studi delle università - che è quello rapido, che dà certamente risultati meno attendibile dello screening che faremo in questo momento con la Abbott. È stato scelto questo kit Abbott, perché è quello che è stato valutato dalla scienza più sensibile e più specifico rispetto agli altri. Si dosano soltanto le IgG, perché sono gli anticorpi più vecchi, più antichi, per cui le troveremo anche in chi ha avuto l'infezione qualche mese fa. Il discorso è che non sappiamo se tra un anno avremo ancora IgG in circolazione, ma adesso le avremo certamente.

È molto giusto che il virus si diffonda in vari organi, come la collega Baldini da questo momento ci ha ricordato, ma l'ACE2 è presente anche nei vasi sanguigni, per questo abbiamo avuto quella sindrome così aggressiva. Lo screening poi vuole dosare gli anticorpi, quindi, in qualsiasi parte il virus è entrato e ha indotto il sistema immunitario a produrre anticorpi, noi li troveremo. Quindi, questo è il senso dell'indagine.

Non è un campione piccolo, è un campione rappresentativo di tutto il nostro sistema Paese, quindi è stato calcolato proprio per questo, per provare a dare un senso. Farlo a tutti era impossibile, quindi è un campione che è stato studiato dall'Istat, in modo che sia rappresentativo di tutta la popolazione.

Io penso che potevano essere fatti degli accorgimenti migliori, ma credo che, nel complesso, sia un protocollo fatto molto bene, dal punto di vista tecnico e scientifico, e che potrà dare strumenti per capire, se noi lo sosteniamo e se il sistema lo sostiene. Io qui ribadisco il concetto che la farmacia poteva essere un elemento di diffusione anche delle informazioni, perché è vero che nello screening del colon retto è stato decisivo dentro le farmacie. È un'indagine che ci potrà dare degli strumenti in più per capire.

I kit non scadono il 17 di luglio, ma l'indagine deve avere un tempo, per cui bisogna che finisca in un tempo ragionevole. L'Istat ha già previsto una dispersione di dati; pare che saranno 190 mila le persone sorteggiate per fare il test, su 150 mila necessarie, però già a 20 mila l'Istat ci potrà dare delle risposte, che possono essere indicative per guidarci nella successiva fase che verrà - probabilmente verrà - di pandemia.

Per questo motivo io credo che siano state fatte delle giuste osservazioni, che siano già in buona parte comprese, nel provvedimento che stiamo esaminando.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la rappresentante del Governo.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, signora Presidente, mi riservo di intervenire in una fase successiva.

PRESIDENTE. Poiché, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si è stabilito di non procedere a votazioni prima delle ore 15, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato a tale ora.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 15.

La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Claudio Borghi, Daga e Giacomoni sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. I deputati in missione sono complessivamente ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

MARIASTELLA GELMINI (FI). Presidente, ho chiesto la parola sull'ordine dei lavori, per segnalare in quest'Aula la gravità dei fatti, che sono stati anticipati nelle ultime ore e che sono stati pubblicati da un quotidiano, Il Riformista, proprio questa mattina. Il leader politico del movimento al quale appartiene il gruppo di Forza Italia, sette anni fa, è stato condannato con una sentenza della Corte di cassazione, giunta a meno di un anno dalla sentenza di primo grado. Si trattava del cosiddetto “processo Mediaset”, una grottesca ipotesi di evasione fiscale per pochi milioni di euro, a danno di uno dei maggiori contribuenti italiani. Il 1° agosto del 2013, con una decisione della sezione feriale della Cassazione, la condanna divenne definitiva e, inopinatamente, violando il principio di irretroattività della legge penale - qualcuno lo ricorderà -, nel novembre di quello stesso anno, il presidente Berlusconi fu fatto decadere da senatore. Quei fatti, come sappiamo, hanno avuto conseguenze politiche rilevantissime, perché il presidente Berlusconi non è stato candidabile e, per due legislature, non ha potuto far parte né dell'Aula della Camera né del Senato. Sono, però, intervenuti, Presidente, due fatti nuovi estremamente rilevanti. Il primo, la registrazione non di un magistrato qualsiasi, ma del magistrato relatore, il giudice Franco, da un lato; e, dall'altro, una sentenza civile che ha preso a picconate la sentenza penale. E così si è gettata una luce di verità su questa vicenda. Quindi, noi oggi possiamo affermare, con ancora più chiarezza, che non si è trattato di una sentenza, ma di una esecuzione politica per mano giudiziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Quegli atti, Presidente, hanno rappresentato un tentativo palese di manipolare la vita democratica dell'Italia e di alterare la rappresentanza. Altro che fake news! Qui siamo davanti all'ipotesi, tutt'altro che campata per aria, di un organo dello Stato che ha tentato di abbattere un leader politico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! È un fatto di inaudita gravità, rispetto al quale, non solo il gruppo di Forza Italia, ma ogni vero democratico di maggioranza, come di opposizione, dovrebbe chiedere, così come stiamo facendo noi, piena luce su questa vicenda. E ciò non riguarda solo la Corte europea dei diritti dell'uomo, riguarda la democrazia di questo Paese, riguarda anche quest'Aula. Badate bene che fare piena luce su fatti così gravi è necessario anche a tutela della stragrande maggioranza dei magistrati che non praticano l'uso politico della giustizia, ma che nel silenzio inseguono verità e giustizia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Noi - lo voglio ribadire ancora in quest'Aula - di questa magistratura abbiamo grande rispetto, un rispetto sacrale. E chi, preso dalla foga giustizialista, non tanti anni fa, ma nel 2013, votò per espellere dal Parlamento il leader di Forza Italia, adesso dovrebbe fare ammenda e chiedere scusa, per restituire al Paese la verità su quei fatti, per restituire a Silvio Berlusconi l'onore che gli fu tolto nel modo peggiore (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Anche perché, Presidente, non ci sfugge che sono emersi altri elementi, che gettano ombre pesanti sul funzionamento della giustizia. Mi riferisco ovviamente al caso Palamara, al cattivo funzionamento del Consiglio superiore della magistratura, ad un abuso, forse del ruolo, da parte dell'ANM. Per tutte queste ragioni noi siamo qui a chiedere e a presentare una proposta di legge, che è sottoscritta da tutti i parlamentari della Camera e del Senato di Forza Italia, a chiedere l'istituzione di una Commissione d'inchiesta sull'uso politico della giustizia negli ultimi venticinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). E ci auguriamo, Presidente, che accanto alla solidarietà che alcuni gruppi politici hanno espresso oggi a Berlusconi, sotto quella proposta di legge ci siano le firme di tutti i gruppi parlamentari, non solo di Forza Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Perché quanto è avvenuto ai danni del nostro leader politico e di Forza Italia non debba in futuro accadere a danno di nessun partito e di nessun leader politico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente esibiscono striscioni recanti le scritte: “Giustizia per Berlusconi - Verità per Berlusconi”). Noi facciamo questo intervento…

PRESIDENTE. Onorevole Gelmini, perché? Togliete quello striscione. Rimuovete quello striscione. Rimuovete quello striscione!

MARIASTELLA GELMINI (FI). …non con gli occhi rivolti al passato, Presidente, ma perché, come dice quel cartellone, chiediamo giustizia! Chiediamo giustizia sul Presidente Berlusconi, e insieme a noi la dovrebbe chiedere anche lei e tutti i rappresentanti di questi gruppi parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Rimuovete quello striscione. Sospendiamo la seduta. Assistenti, cortesemente, procedete e rimuoviamo (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente). Sospendiamo la seduta fino alla rimozione dello striscione.

La seduta, sospesa alle 15,08, è ripresa alle 15,10.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta. Collega Gelmini, penso che il suo intervento, che meritava tutta l'attenzione e la rilevanza che le sue parole hanno rimarcato, sarà senz'altro riportato al Presidente e il tema che lei pone sarà oggetto della discussione dei capigruppo. Naturalmente, mi consenta di biasimare la conclusione del suo intervento, che non ha senz'altro aiutato a rendere più solide le sue argomentazioni.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Presidente, vorrei porre alla sua attenzione e a quella di quest'Aula un fatto veramente increscioso accaduto nella mia Toscana pochi giorni fa, dove un esponente di spicco del Partito Democratico si è permesso di definire un europarlamentare della Lega come “una donna al guinzaglio”, signor Presidente. Io credo che una frase del genere debba essere condannata da questa Istituzione, che è una tra le più alte di questo Stato, perché se una frase del genere fosse stata proferita da parte di un nostro deputato, legittimamente da parte del Partito Democratico avrebbero invocato dimissioni a gran voce (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): le stesse dimissioni che dovrebbe rassegnare Eugenio Giani e ritirare la sua candidatura, per l'imbarazzo che ha arrecato non soltanto alla Toscana, culla del Risorgimento e del progresso culturale, ma all'intero Paese, signor Presidente. Per il suo tramite chiedo che il Presidente Fico faccia una dichiarazione ferrea di condanna da parte della Camera dei deputati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà. Su che cosa?

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, mi rifaccio a quanto diceva prima la collega Gelmini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Per il gruppo di Fratelli d'Italia mi pare doveroso prendere le distanze da quella che è stata una registrazione volgare e meschina. Finalmente abbiamo la verità su un pezzo di storia italiana che non fa onore alla magistratura e all'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché ogni volta che il centrodestra ha vinto le elezioni e si profilava la possibilità dell'elezione di un Presidente della Repubblica di centrodestra, una giustizia ad orologeria ha eliminato dalla vita politica uno dopo l'altro i suoi protagonisti.

Io sono un uomo d'ordine, credo nella legge: tutta! Fratelli d'Italia è sempre stata ferma nel rispetto della legge, ma anche i magistrati devono essere sottoposti al rispetto della legge (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier) e quando si fanno delle sentenze e si scrivono delle sentenze intingendo la penna nell'odio politico anziché nella verità giudiziaria, allora occorre effettivamente una Commissione d'inchiesta per pulire quelle stalle di Augia in cui è stata ridotta una certa magistratura (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà. Immagino sullo stesso tema…

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, sarò molto veloce: chiedo agli amici di Forza Italia l'onore di poter aggiungere la mia firma sulla loro richiesta di una Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessandro. Ne ha facoltà. Su che tema? Immagino sullo stesso.

CAMILLO D'ALESSANDRO (IV). Presidente, io credo che quanto è emerso necessiti la chiarezza e il dovere della chiarezza, e voglio utilizzare le parole del nostro leader Matteo Renzi: “Ieri Nicola Porro ha trasmesso uno scoop sul processo Berlusconi: non so quanto sia vero, ma ciò che conta è che un magistrato della Cassazione che ha firmato quella sentenza espone dubbi molto forti sulla fondatezza giuridica di quella decisione. Non sappiamo dove sia la verità, ma sappiamo che un Paese serio su quella vicenda fa chiarezza. Non abbiamo mai appoggiato i Governi Berlusconi, Berlusconi non ha mai appoggiato i nostri Governi. Berlusconi è un avversario politico, certo, ma proprio per questo è doveroso fare chiarezza su ciò che esce dagli audio di quella trasmissione e nessuno può permettersi il lusso di far finta di niente”. Noi la pensiamo così, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 15,25.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,25.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2537.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, numero 2537: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2020, recante misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2537)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

Avverto che, fuori della seduta, l'emendamento Novelli 1-bis.50 è stato ritirato dal presentatore. Le Commissioni (Affari costituzionali) e (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri, che sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 6, del Regolamento, in quanto estranei al contenuto del provvedimento in esame, l'emendamento Gemmato 1.14, già dichiarato inammissibile in sede referente.

Se non ci sono richieste, passiamo all'espressione dei pareri.

Pregherei il relatore Siani di esprimere…Lasciamo il Governo lavorare, cortesemente collega, lasciamo il Governo lavorare. Collega Baroni, lasciamo il Governo lavorare, grazie.

Prego onorevole Siani.

PAOLO SIANI, Relatore. Sull'emendamento 1.14 Gemmato il parere è contrario.

PRESIDENTE. E' inammissibile.

PAOLO SIANI, Relatore. Sugli emendamenti 1.9 Panizzut, 1.16 Gemmato, 1.2 Bond, 1.3 Mugnai, 1.12 e 1.8 Panizzut, 1.1 Cunial, 1.13 Panizzut, 1.4 Bagnasco, 1.5 Novelli, 1.6 Bagnasco, 1.15 Gemmato, 1.10 e 1.11 Panizzut il parere è contrario.

PRESIDENTE. E l'altro è stato ritirato.

Il Governo?

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Il parere del Governo è conforme, grazie.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.9 Panizzut.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.16. Gemmato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie Presidente, l'emendamento presentato al decreto si riferisce evidentemente ad una mancanza, che è stata prodotta in fase di redazione del provvedimento in esame. In questo emendamento, sostanzialmente, noi consigliamo alla maggioranza, trattandosi di una zoonosi, cioè del passaggio del virus dall'animale all'uomo - è una delle poche certezze che noi abbiamo in questa vicenda - che è oggetto dell'analisi statistica, nel momento in cui si dovesse rivelare che, in una famiglia, vi è un positivo al Coronavirus o una persona che abbia le immunoglobuline e quindi gli anticorpi, presumibilmente gli anticorpi per la malattia, di testare anche gli animali domestici presenti nella casa del positivo. Questo perché? Lo dicevo prima: di fronte a una comunità scientifica che ci ha raccontato tutto e il contrario di tutto, rispetto a questa malattia, la certezza è che si trattasi di zoonosi, cioè di passaggio del virus dall'animale all'uomo. Certificare, tracciare, statisticamente valutare il numero di animali domestici, che probabilmente potrebbero essere affetti da malattia o essere stati colpiti da malattia, sicuramente sarebbe una cosa positiva.

Presidente, voglio ricordare all'Aula e al sottosegretario che abbiamo navigato al buio per diverse settimane, se non mesi. In base alla terapia, inizialmente si era detto che i falsi positivi non erano contagiosi, poi sono diventati asintomatici e via dicendo, una serie di confusioni. Anche in fase di terapia, inizialmente non si era dato probabilmente il giusto peso alla trasfusione del plasma iperimmune. Le autopsie non sono state condotte ma, nel momento in cui sono state disposte, ci hanno rivelato che, evidentemente, formandosi dei trombi nei polmoni dei morti e, quindi, precedentemente malati, bastava somministrare un'eparina a basso peso molecolare per ridurre enormemente la mortalità di questo virus. Cosa voglio dire?

Non sottovalutiamo nulla. Non sottovalutiamo nulla perché l'approssimazione probabilmente e la confusione sicuramente hanno regnato sovrane in questi tre mesi di pandemia. Non vorremmo che il passo fosse questo e per questo, Presidente, noi chiediamo che venga votato questo nostro emendamento, che sicuramente va ad approfondire e migliorare l'analisi in questione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.16 Gemmato, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Bond, con il parere contrario della Commissione e del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Mugnai, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.12 Panizzut, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.8 Panizzut, con il parere contrario della Commissione e del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.1 Cunial, con il parere contrario della Commissione e del Governo e anche della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.13 Panizzut, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Bagnasco, il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.5 Novelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.6 Bagnasco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'emendamento 1.15 Gemmato. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Grazie, Presidente. Volevo rendere semplice l'articolato del mio emendamento; in sostanza, noi andiamo a prevedere centocinquantamila analisi sierologiche che, evidentemente, sono un campione statistico rappresentativo dell'intera popolazione italiana. Da questo campione statistico si evincerà sicuramente in che presenza il virus ha colpito la nostra nazione e, soprattutto, la possibilità che si siano formati anticorpi specifici per la malattia. Esemplificando, però, Presidente, nell'articolato non si evince la disarticolazione degli stessi dati su base regionale e questo è un elemento di assoluta importanza, perché, soprattutto nella “Fase 2” e nella “Fase 3”, cioè nelle varie fasi che evidentemente si avvicenderanno a quella che stiamo vivendo, avere una rappresentazione puntuale della presenza passata del virus all'interno delle regioni ci può consentire di poter operare con maggiore presenza e con maggiore convinzione alcune operazioni. Mi spiego meglio: se noi sappiamo che in un dato territorio vi è la presenza e, quindi, vi è un'immunità diffusa, che non chiamo di “gregge”, perché evidentemente non siamo ancora a livelli di immunizzazione di gregge, penso alla Lombardia, ma un'immunizzazione diffusa, in quel territorio evidentemente dobbiamo prendere dei provvedimenti diversi rispetto a quelli di un'altra regione, immagino la mia regione, la Puglia, nella quale per fortuna, per il momento, l'incidenza della malattia è statisticamente pari allo zero o quasi pari allo zero. Allora, avere questo dato spacchettato e, comunque, metabolizzato e prodotto dall'Istat, e non affidato alle regie locali che devono analizzare un flusso di dati, secondo me è fondamentale. Io lo dico al sottosegretario, mi rivolgo al Governo: questo punto - che diventerà anche oggetto di un mio eventuale ordine del giorno, non lo spero, nel momento in cui doveste bocciare l'emendamento -, per me, diventa qualificante per l'azione futura e ve lo consegno come riflessione, sottosegretario, i dati devono essere rappresentati a livello regionale, perché in questa triste vicenda ogni regione ha avuto un'incidenza diversa della virulenza. Allora, rispetto a questo, noi dobbiamo avere una fotografia diversificata delle regioni, in modo da poter poi agire ex post con maggiori dati e maggiore cognizione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Gemmato, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.10 Panizzut, con il parere contrario della Commissione, del Governo e anche della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.11 Panizzut, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V (Bilancio) Commissione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

L'emendamento successivo, l'1-bis.50 Novelli, è stato ritirato.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, direttamente al voto finale.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2537)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Se nessuno vuole intervenire per illustrare gli ordini del giorno, passiamo ai pareri. Prego, sottosegretaria Zampa.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/1 Gemmato, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/2 Baldini, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/3 Ianaro, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/4 Mammì, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/5 Martinciglio, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/6 Boldi, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/7 Novelli, anche in questo caso il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/8 Baratto, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/9 Baroni Massimo Enrico, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/10 Mantovani, il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2537/11 Mollicone, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. La informo che è arrivato un dodicesimo ordine del giorno, n. 9/2537/12 Amitrano.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Dovrei avere il tempo di leggerlo, però.

PRESIDENTE. Lei chiede il giusto, quindi, lo legga con calma, ha circa tre secondi, e poi ci dirà il parere.

SANDRA ZAMPA, Sottosegretaria di Stato per la Salute. Ecco, sono conclusi i tre secondi, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Zampa, è stata anche più rapida dei tre secondi. Quindi, se nessuno insiste per la votazione, tutti gli ordini del giorno sono stati accolti, ringrazio il Governo per il lavoro svolto.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2537)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare la deputata Fabiola Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. L'emergenza sanitaria da COVID-19 ha reso evidente a tutti l'importanza della ricerca in ambito statistico, epidemiologico e scientifico, per tutelare l'interesse pubblico nel settore della sanità. Il decreto-legge che introduce misure urgenti in relazione alla realizzazione di una indagine di sieroprevalenza sul SARS-COV-2, condotta dal Ministero della Salute e dall'Istat, risponde alla necessità di disporre con urgenza di studi epidemiologici e statistiche affidabili e complete sullo stato immunitario della popolazione, indispensabili per garantire la protezione dall'epidemia in atto. L'indagine è svolta nel rispetto di un protocollo specifico, approvato dal comitato tecnico-scientifico, nonché nel rispetto delle regole deontologiche per la protezione dei dati personali. Sono state previste specifiche coperture per tutti gli attori coinvolti, per gli strumenti tecnologici e per i dispositivi.

I dati raccolti saranno importanti anche per i governi regionali, per finalità di analisi e programmazione futura nell'ambito dell'emergenza epidemiologica. Quello, infatti, che serve è un'attenta verifica della situazione basata su dati scientifici…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. A lei risulterà difficile intervenire in questa confusione, a me risulta impossibile ascoltarla. Colleghi…Prego.

FABIOLA BOLOGNA (MISTO-PP-AP). Grazie. Quello, infatti, che serve è un'attenta verifica della situazione basata su dati scientifici che possa sostenere e affiancare una migliore capacità di curare la malattia, una migliore abilità di monitorare e circoscrivere nuovi focolai, una migliore preparazione a livello territoriale. Come istituzioni politiche, insieme a quelle sanitarie e sociali, dobbiamo perseguire con tenacia tutti i percorsi che ci conducono alla preparazione, al monitoraggio, al tracciamento e alla gestione clinica per una risposta immediata ed efficace a tutela della salute di tutti i cittadini. Per questo annuncio il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente. Oggi, noi andiamo a votare, in un'Aula un po' rumorosa, un decreto che contiene la disciplina con la quale il Ministero della Salute e l'Istat assumono il compito di svolgere un'indagine di sieroprevalenza tra la popolazione italiana rispetto alla diffusione di questo maledetto virus COVID-19 che sta segnando tutte le nostre realtà.

Il provvedimento è senz'altro utile e, contrariamente a quanto si può pensare, il gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI esprimerà, pur stando all'opposizione, un voto favorevole su questo provvedimento. Esprimeremo un voto positivo nonostante abbiamo la volontà di svolgere, anche contestualmente, due valutazioni politiche critiche rispetto a ciò che stiamo per votare. Il provvedimento è, comunque, un pezzo della politica di un Governo che, a nostro avviso, ha sottovalutato fin dall'inizio la situazione. Vi saranno altre occasioni per parlare di questo e per fare un'analisi concreta e reale su ciò che è accaduto e sulle responsabilità che vi sono state. Si potrà anche dire che non solo il Governo ha sottovalutato la situazione, lo hanno fatto anche gli altri, forse l'ho fatto anch'io nella mia attività di comunicazione politica, però, se vogliamo dire la verità, dobbiamo anche dire che il Governo assumeva a se stesso responsabilità e conoscenze molto maggiori di quelle che poteva fare un singolo deputato e, quindi, l'aver sottovalutato, da parte del Governo, ciò che stava accadendo è una responsabilità che non può essere cancellata. Inoltre, va sottolineato un fatto: noi non vogliamo apparire - almeno il nostro piccolo gruppo - come quelli che, sempre e comunque, votano contro. Questo provvedimento, che è utile ai cittadini, è un provvedimento che, probabilmente, come dicevo, è stato votato in ritardo, arriva in ritardo qui, sarebbe dovuto arrivare prima, ma è, comunque, un provvedimento che è necessario. Pertanto, la nostra posizione, pur essendo critica, rimane una posizione di consenso rispetto a questo provvedimento.

Ciò non esclude, non mi esime dal fare, in conclusione, una valutazione politica, signor sottosegretario, e mi rivolgo anche ai colleghi che avranno la voglia di ascoltare: ciò che è accaduto in questi mesi determinerà, avrà determinazioni ed effetti non sui prossimi mesi o sul prossimo anno o sui prossimi due anni, ma sui prossimi dieci, vent'anni della situazione politica generale e, in questo percorso di vent'anni o dieci o quindici che ci sta di fronte, cambieranno i Governi, cambieranno le maggioranze, cambieranno i leader politici, cambieranno i parlamentari. Avete voi l'impressione e l'arroganza mentale di pensare che una maggioranza come la vostra, divisa anche sul MES, possa essere una maggioranza che imprime una direzione che riguarderà vent'anni davanti a noi? Ecco, io credo che questo sia un atto di presunzione che dovreste cercare di eliminare e dovreste pensare ad aprire l'orizzonte - pur mantenendo un ruolo distinto tra maggioranza e opposizione - ad un confronto vero, che non si fa a Villa Pamphili, ma in Parlamento.

Il mio amico Eugenio Sangregorio, che è appena rientrato dall'Argentina, parlamentare eletto all'estero, mi raccontava che, anche nella lontana Argentina, in tempi di democrazia molto minore rispetto a quelli che abbiamo vissuto noi, ci fu il pacto de olivos tra l'uscente Alfonsín, che fu il primo Presidente dopo la dittatura, e il subentrante Menem, un patto tra forze politiche: lo fecero gli argentini quarant'anni fa, credo che sarebbe necessario portarlo all'attenzione anche delle forze politiche di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Stiamo convertendo in legge un decreto che già ha avuto la sua attuazione in questi giorni, una utile attuazione, perché quello che è successo nei mesi scorsi non è soltanto frutto di una situazione che nessuno avrebbe voluto, ma anche di un tema di non conoscenza, che è stato il principio con il quale il Governo si è mosso, cercando anche di dare risposte innovative. Si è detto per lungo tempo del “modello Italia”: siamo stati i primi ad affrontare tra le democrazie occidentali, quelle europee sicuramente, i modelli del lockdown, ma lo abbiamo fatto un po' al buio, con l'incertezza che quello che si stava compiendo fosse giusto, con quella giusta dose di laicità che ci ha accompagnato nel prendere le decisioni; abbiamo affrontato lungamente il dibattito qui, in Parlamento, anche sui DPCM, su quelle che sono state le varie procedure che abbiamo dovuto mettere in atto.

Questo penso sia il primo atto post-COVID che serve a capire quali strumenti utilizzare qualora, malauguratamente, dovesse ricapitare qualcosa. Quindi, io credo - e non c'è bisogno di dilungarsi più di tanto - che la positività di questo provvedimento sia anche frutto di un modello che noi abbiamo messo in campo in questa fase. E penso che, ascoltando le parole dell'ultimo collega che mi ha preceduto, sia opportuno e giusto che, partendo da questo provvedimento, non vi siano distinguo tra maggioranza e opposizione, perché questo è il tentativo di dare al Paese non dico certezze, ma degli studi, almeno quelli, che possano fornire a chi deve prendere decisioni - ma anche ai comitati tecnico-scientifici che, spesso, hanno provato a dare delle risposte, senza avere delle basi di certezze - dei numeri sui quali, poi, fare delle proiezioni e prendere delle decisioni. Per questo motivo, a prescindere dagli emendamenti e da ciò che è stato inserito, io penso che approvarlo oggi, in modo unanime, sarebbe un tentativo - questo sì - di dare una risposta e di assumere un approccio unitario del Paese nel conoscere i problemi che possono venir fuori. Per questo io dichiaro il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali, ma chiedo e mi auguro, soprattutto, che vi sia un via libera del Parlamento italiano alla conoscenza in modo serio, approfondito, con degli studi, della vicenda SARS (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Filippo. Ne ha facoltà.

VITO DE FILIPPO (IV). Presidente, membri del Governo, colleghi, ci apprestiamo a far diventare legge un provvedimento, un decreto, che è nato in una fase di grandissima emergenza per il Paese, sicuramente la più grande emergenza sanitaria dell'ultimo secolo, che ha messo in tensione sia le istituzioni del nostro Paese sia il mondo scientifico; li ha messi in tensione perché è stato un terreno per molti aspetti inesplorato, come succede sempre anche nel mondo della scienza, che ha bisogno di fare approfondimenti, sperimentazioni, verifiche. E si è mosso sia il mondo delle istituzioni, sia il mondo della scienza; si sono mossi anche con grande incertezza, perché non riconoscerlo, con sano e anche opportuno realismo.

Proprio per questa ragione, credo che il Parlamento fa bene a dare un sostegno a questa iniziativa del Governo, che si inquadra anche in una discussione più generale che c'è stata nelle settimane precedenti proprio su questo tema dei test sierologici, sulla efficacia, sulla utilità, sull'importanza di avere a disposizione dati epidemiologici, dati statistici, sulla base anche di un campione che, come è stato nelle procedure di questo provvedimento indicato, è elaborato anche con il contributo dell'Istat e anche con un'operativa azione di Croce rossa e con un coinvolgimento anche del Sistema sanitario italiano. Quando un quadro è incerto e quando un'emergenza è grande avere a disposizione dati è sempre molto importante, soprattutto in un contesto nazionale che noi speriamo si dilati sempre di più anche in un contesto internazionale, con i rapporti e le banche dati che ci possono dare elementi sulla letalità di questo virus, anche sulle mutazioni genetiche, lo abbiamo detto in discussione sulle linee generali, questa mattina. Non c'è, come molte volte, in termini anche tautologici, si chiede, una risposta netta, immediata, puntuale, sicura all'inizio di una grande casistica anche con diverse declinazioni e con diverso impatto sul territorio anche del nostro Paese e, complessivamente, sulla diffusione di questo contagio a livello planetario. Mi fa molto piacere che nel corso della discussione, fino alla proposizione di alcuni ordini del giorno, vi sia stata una cura importante del Parlamento sulla cosiddetta tutela della privacy: è un tema molto importante, le banche dati sono soggette ad incursioni improprie, c'è anche in questo caso, come dire, una fenomenologia molte volte anche opaca. Ha fatto bene il collega Baroni a presentare uno specifico ordine del giorno che dà un'indicazione molto importante sull'utilizzo di questi dati e l'accoglimento, da parte del Governo, di questo ordine del giorno ci rende ancora più sicuri che l'elaborazione e anche gli spunti che sono venuti nella discussione e anche le indicazioni che sono venute dal Garante per la privacy sono state pienamente accolte e sono sicuramente da tenere in conto quando si tratta di dati così invasivi della privacy e della vita personale di tanti soggetti che sono coinvolti volontariamente, come sta succedendo in questi giorni, sulla elaborazione, e si sono sottoposti a questo test sierologico.

Noi siamo stati sin dall'inizio favorevoli a questi test, abbiamo confermato che dare una mano a chi fa un'analisi scientifica di questi fenomeni è un dovere delle istituzioni, e quindi, con molta semplicità e con molto convincimento, annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, sono qui a rappresentare l'intenzione di voto di Fratelli d'Italia; la rappresento in maniera convinta, perché abbiamo cercato in tutti i modi di poter arricchire anche in Aula questo provvedimento, oltre che in Commissione, che è un provvedimento notoriamente importante per la nazione. Lo dicevo poco fa: è un provvedimento, una misura urgente che serve a monitorare l'incidenza della malattia da Coronavirus in Italia. È di tutta evidenza che una forza patriottica nazionale come quella di Fratelli d'Italia anche in temi che non hanno incidenza politica evidentemente si schiera e declina fino in fondo il fatto di essere a fianco del proprio popolo. Proprio per questo motivo, Presidente, non possiamo non sottolineare il fatto che il provvedimento arriva all'analisi dell'Aula in maniera tardiva. Il gruppo di Fratelli d'Italia, il 30 gennaio, all'alba di questa pandemia che purtroppo ha colpito non solo la nostra nazione, ma tutto il mondo, aveva rappresentato al Ministro Speranza, da un lato, la disponibilità del nostro gruppo alla collaborazione e, nell'immediato, aveva dato dei consigli. In questi consigli - lo ricordo perché sono stato io a produrre in Aula questa notazione - chiedevo al Ministro che, così come avviene per l'influenza ordinaria, quella stagionale, per cui ci si serve della rete InfluNet, che è una rete statistica che serve a quantificare il numero dei malati da un'infezione virale, nella fattispecie l'influenza, proprio perché noi avevamo bisogno di un quadro completo della fotografia della prima ondata per capire quale era stata l'origine e per capire soprattutto temporalmente come montava l'infezione da Coronavirus, perché è noto a tutti che, quando noi diciamo, un anno, che vi sono stati tre milioni di casi di influenza, non alludiamo alla fattispecie per cui tre milioni di italiani sono andati in ospedale o hanno fatto dei test specifici, così come oggi avviene nella determinazione attuale della fotografia dei malati da Coronavirus. No, noi ci dotiamo di questa rete InfluNet che serve proprio a delineare, partendo da dati statistici, quella che è la quantificazione numerica dei malati; e noi, da gennaio, il gruppo di Fratelli d'Italia aveva evidenziato l'importanza di procedere a questa analisi. Quindi, primo, interveniamo tardivamente nella definizione del tutto.

Secondo, tratto comune di tutti i provvedimenti d'urgenza che ci sono e che ci stanno arrivando in Parlamento a seguito di DPCM o di decreti emanati dal Presidente del Consiglio: il fatto che in ogni determinazione si prevede l'assunzione di personale. Questo può essere giusto se parliamo di tecnici della prevenzione, se parliamo di veterinari, di medici, di farmacisti, cioè di persone specializzate, nella fattispecie, in analisi, ovvero in tema sanitario. Ma se noi scopriamo che in un provvedimento come questo si allude all'assunzione anche di dipendenti dell'Istat, che è un autorevolissimo istituto della nostra nazione, che evidentemente ha già le potenzialità, ha già le specificità, ha già le professionalità per poter analizzare i dati dei 150 mila italiani che si sottoporranno all'analisi epidemiologica, ci risulta difficile appunto pensare che sia una necessità stretta. Quindi, il tratto comune di tutta l'azione governativa rispetto al Coronavirus è quello di far proliferare le nomine, gli incarichi, le assunzioni; cosa che evidentemente è una forzatura e cosa per la quale Fratelli d'Italia, in questo caso, si accinge a votare contro questo provvedimento.

Ma perché votiamo anche contro questo provvedimento? Perché - ciò che non ci convince - per esempio, anche nella fase di analisi viene sfruttata la Croce rossa italiana. Nulla quaestio, la Croce rossa italiana è un altro istituto di cui la nostra nazione si fregia e che, soprattutto in momenti di difficoltà come questo, devono essere interessati, ma in questo caso, nel caso in cui si cerca di produrre un'indagine epidemiologica, non coinvolgere la rete delle farmacie private e pubbliche italiane, che sono presenti uniformemente sul territorio, dal piccolo paese di montagna fino al centro cittadino, e che hanno quella confidenza e quella prossimità con i cittadini italiani per cui possono facilmente acquisire i dati, mi sembra non intelligente. E lo dico anche in forza delle esperienze che si sono validate sul territorio: vi riporto l'esperienza dello screening del sangue occulto nelle feci per lo screening del tumore del colon-retto in Puglia, dove, prima che intervenisse la rete delle farmacie, i pugliesi che avevano portato il campione biologico nella struttura pubblica erano zero.

Oggi abbiamo dei numeri e delle percentuali ragguardevoli. Allora, basarci su questo pregiudizio, probabilmente, o questa disattenzione nei confronti di spezzoni importanti della filiera della salute e della sanità pubblica italiana ci sembra non intelligente, come non intelligente ci sembra non aver coinvolto anche i dipartimenti di prevenzione, i medici, i medici veterinari, i tecnici della prevenzione, che per definizione sono appunto quegli strumenti di cui si dota il Servizio sanitario nazionale, le ASL, proprio in tema di prevenzione e di analisi appunto epidemiologica. Quindi, non le farmacie, non i tecnici della prevenzione, sì all'assunzione, evidentemente e probabilmente non voluta o comunque non efficiente rispetto a un tema ben più alto.

Sottosegretario, noi abbiamo cercato anche di migliorare questo provvedimento, lo abbiamo fatto con un emendamento che qualche minuto fa è stato bocciato, dove noi sostanzialmente chiedevamo che questi dati avessero una gestazione e avessero una lettura regionale, perché una cosa chiara in questa pandemia è che evidentemente ha colpito in maniera differente differenti aree geografiche della nostra nazione. Abbiamo avuto un'incidenza maggiore al Nord, in Lombardia, in Veneto, e, vivaddio, per fortuna nostra, abbiamo avuto un'incidenza minore al Sud. Allora questi dati, se non scomposti e analizzati singolarmente, evidentemente vanno a produrre un risultato distorto del quale poi la comunità scientifica potrà o non potrà consigliare bene il politico o la politica per prendere amministrativamente le giuste decisioni. Ciò perché, se noi scopriamo che al Meridione vi è e vi è stata, come pare, una bassissima se non nulla presenza del virus, è evidente che durante la fase 2 l'attenzione della politica, l'attenzione delle amministrazioni regionali, l'attenzione degli assessori alla sanità, l'attenzione del Ministero della Salute dovrà essere rivolto verso il Meridione e non più verso il Settentrione, perché, purtroppo per il Settentrione, l'incidenza maggiore al Nord ha già provocato un'insorgenza e una diffusione del virus che evidentemente in una seconda fase andrà a minimizzare il trasferimento dello stesso di persona in persona.

Mi accingo alle conclusioni, Presidente. Per l'ennesima volta noi abbiamo cercato di dare un senso concreto e un segno concreto della nostra presenza in Aula, per dare credibilità a questo Parlamento, non ci avete dato la possibilità di migliorare questo provvedimento, seppur tardivo, per questo annuncio il voto contrario del gruppo di Fratelli d'Italia, a vero malincuore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretaria, con questo decreto si è dato avvio positivamente allo svolgimento di un'indagine di sieroprevalenza epidemiologica e statistica concernente la diffusione nella popolazione italiana del COVID-19. Le finalità, come è stato già ricordato, sono l'acquisizione di un quadro di dati sullo stato immunitario della popolazione italiana e sulla diffusione del virus, in particolare in relazione ai pazienti asintomatici e paucisintomatici, che fin qui non sono stati oggetto o sono stati oggetto meno d'indagine diagnostica, sia in relazione ai tamponi sia in relazione ai test sierologici. Ancora, l'acquisizione di informazioni sulle caratteristiche epidemiologiche, cliniche e sierologiche del virus, su cui molto si è dibattuto, in un dibattito anche scientifico che, volendo usare un eufemismo, ha visto confrontarsi diversi e plurali punti di vista nella comunità scientifica; e, cosa probabilmente più importante, queste analisi sierologiche scientificamente fondate ci consegneranno la possibilità di calibrare e di adeguare, sulla base delle evidenze che si produrranno, le misure di profilassi e di contenimento del virus e le strategie di prevenzione di breve ma soprattutto di medio e lungo termine nel settore sanitario e sociosanitario in questa fase di cosiddetta convivenza con il virus, nell'attesa, che va alimentata con la ricerca internazionale e di investimenti straordinari, della realizzazione di un vaccino.

E l'analisi dei diversi settori della popolazione in base a parametri quali l'età, il sesso, la professione, la regione di residenza, può dare indicazioni assai utili in merito alle politiche di prevenzione da adottare in un immediato futuro rispetto a specifici cluster di popolazione. Penso, ad esempio, che il dato relativo ai bambini e ai ragazzi potrà essere di estrema utilità per valutare le strategie di riapertura delle scuole e i suoi effetti sul dato epidemiologico complessivo. Un'indagine epidemiologica che ci consentirà insomma di sapere molto di più di questo virus ancora largamente sconosciuto, di capire meglio i suoi meccanismi di diffusione negli ambiti e nelle comunità in cui più rapidamente si è sviluppato e verosimilmente anche perché; di capire di più, fuori da sterili polemiche, quali strategie di monitoraggio e trattamento del contagio hanno meglio funzionato e quali meno. Nel testo del decreto si dettaglia in maniera precisa la modalità di effettuazione di questa indagine epidemiologica, la strumentazione tecnologica, le infrastrutture informatiche utilizzate, e si precisano, tema sempre giustamente molto sensibile quando si parla di dati sanitari, le modalità rigorose e di tutela della privacy, nonché le indicazioni contenute nel provvedimento del Garante per la protezione dei dati personali circa gli obblighi che devono essere rispettati dai soggetti pubblici e privati nei diversi settori rispetto il trattamento di particolari categorie di dati personali come quelli legati alla salute. Il tema della privacy è un grande tema, che sempre di più sarà centrale in una programmazione sanitaria che sarà fondata sui dati, sulla loro condivisione a fini terapeutici, sulla velocità e la completezza della loro acquisizione, ma in primis sulla loro sicurezza e tutela. Giusto parlarne, giusto avere delle rassicurazioni, giusto averlo fatto anche nel dibattito parlamentare, senza però alimentare, rispetto a questa giusta preoccupazione, l'inazione, che ci lascerebbe indietro rispetto alle traiettorie di modernità che riguardano anche la programmazione sanitaria nel resto del mondo. Questo decreto offre su questo adeguate garanzie. Insomma, una scelta, quella contenuta in questo decreto, giusta e che va nella direzione di ampliare e rafforzare la strategia di prevenzione nazionale, che si deve dare obiettivi ambiziosi, superando anche le fragilità che si sono evidenziate nel corso dell'emergenza COVID. Le criticità e le necessità emerse nel corso dell'attuale pandemia ci chiedono infatti di sviluppare interventi di sorveglianza, di prevenzione e di controllo delle infezioni molto più incisivi, e delineare la massima integrazione fra gli ambiti coinvolti nelle attività di prevenzione e controllo e nell'analisi epidemiologica. La pandemia, in particolare, ha evidenziato e confermato le esigenze di uno strutturato e permanente sistema di sorveglianza e controllo specificamente dedicato alle infezioni correlate all'assistenza di tutti gli ambiti di ricovero: le acuzie, le post-acuzie, le residenzialità sanitarie e sociosanitarie residenziali. L'epidemia ci ha anche detto, altresì, della necessità di rafforzare i dipartimenti di prevenzione e i distretti territoriali con rafforzamento del personale delle funzioni di igiene pubblica, investendo sul raccordo più stretto fra la medicina generale di continuità assistenziale ed i dipartimenti di prevenzione. Ha reso evidente come sia indispensabile individuare modalità di intervento ordinarie ma in grado di adattarsi rapidamente a eventi improvvisi e a garantire la necessaria flessibilità in ordine alle esigenze emergenti. I sistemi di monitoraggio, messi a dura prova dall'epidemia, si sono rivelati spesso, soprattutto in alcune regioni, particolarmente carenti, deboli. Oggi è necessario, per affrontare la nuova situazione del dopo COVID, pianificare un modello che prevede una istituzione centrale interamente dedicata alle malattie infettive in grado di gestire tutte le fasi del processo, supportando in modo adeguato le autorità sanitarie nazionali, regionali, le aziende territoriali del Paese. L'emergenza COVID ha mostrato in modo plastico la fragilità dei sistemi di prevenzione in Italia e la complessità eccessiva dei meccanismi di allerta previsti da anni nel nostro ordinamento. Per combattere la diffusione della malattia e prevenire nuovi focolai e una nuova ondata epidemica bisogna immediatamente agire con una riforma della struttura di prevenzione italiana. È necessario farlo utilizzando la sierologia e i tamponi in modo sistemico e periodico, come facciamo opportunamente con questo decreto per monitorare lo stato di salute della popolazione e per monitorare particolari cluster maggiormente esposti, penso a tutti gli operatori sanitari, alle forze dell'ordine, al mondo della scuola. Per questa ragione, l'utilizzo di strumenti di contact tracing tecnologicamente avanzati, certamente utili, vanno preceduti dai sistemi di prevenzione e individuazione precoce che finora ho provato a descrivere, quindi meccanismi efficaci solo se di ausilio ad un lavoro diagnostico.

Insomma, i prossimi mesi dovranno essere mesi di intenso lavoro, in grado di realizzare un deciso salto di qualità nell'ambito della prevenzione, del controllo e del monitoraggio epidemiologico della popolazione.

Gli studi epidemiologici che questo decreto avvia vanno nella giusta direzione e sono una premessa importante di quella strategia complessiva che chiederà ulteriori e significativi passi in avanti. Per queste ragioni, nella convinzione dell'urgenza di percorrere la strada che questo decreto pro quota traccia, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico sul provvedimento in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente. Nel mio intervento cercherò di ripercorrere la genesi di questo provvedimento, un provvedimento che dal nostro punto di vista ha molte debolezze, molte fragilità e all'interno di un provvedimento che doveva essere un provvedimento importante ci sono anche troppe falle. Allora parto, seppure con un'elencazione che potrebbe sembrare noiosa da ricordare, che il 5 aprile, in due interviste rilasciate a la Repubblica e al Corriere della Sera, il Ministro Speranza ha indicato cinque punti della strategia di contenimento del COVID-19. Tra questi, l'avvio di un'indagine di sieroprevalenza su un campione rappresentativo della popolazione italiana, quindi per capire, come è stato detto, quanti italiani hanno contratto il virus, la reale letalità della malattia e la diffusione geografica nelle diverse fasce. “Uno studio che” - uso le parole del Ministro e le parole del Ministro sono importanti – “avrebbe dovuto coinvolgere diversi milioni di cittadini per creare una mappatura virale del Paese”, e siamo al 5 aprile.

Dieci giorni dopo il Consiglio dei ministri ha autorizzato il Dipartimento della Protezione civile a bandire la gara per l'acquisto di 150 mila kit necessari all'esecuzione dell'indagine. Siamo passati da alcuni milioni a 150 mila. Il 17 aprile il commissario Arcuri ha indetto la gara, indicando - ma questa ormai non è più una sorpresa, visti i trascorsi del commissario Arcuri - il 29 aprile come data della firma dei contratti di fornitura. Il 25 aprile Arcuri ha annunciato che dal 4 maggio sarebbe partita l'indagine di sieroprevalenza e, se non erro, il 4 maggio è precedente al 10 maggio, data in cui è stato firmato il decreto che oggi andiamo a votare. Insomma, ci sono voluti 35 giorni per dare il via libera a un'indagine della cui utilità - ci tengo e ci teniamo a precisarlo - siamo perfettamente e pienamente convinti. Ma, come se non bastasse, la firma del decreto non ha segnato l'avvio dello studio. Insomma, sto cercando di delineare tutta una serie di inadempienze, di pasticci e di inottemperanze che in questo provvedimento non avrebbero dovuto esserci. Il 14 maggio il comitato tecnico-scientifico ha spostato la data di inizio al 18 maggio ma è stato un nulla di fatto: ci vorrà ancora una settimana. Le prime telefonate - e qui entriamo nel merito - sono partite il 25 maggio, quindi 50 giorni dopo l'annuncio del Ministro Speranza (alla faccia della tempestività!). Allora, siccome questa cosa non l'ha fatta la signora Pina ma il Governo, noi abbiamo il dovere di sottolineare quelle che sono le mancanze con forza, anche se - ripeto - il concetto di questo studio epidemiologico è corretto. Conseguentemente, anche la data della conclusione dello studio slitterà, anzi è già slittata. La durata complessiva dell'indagine era prevista in quindici giorni. Quindi, la prima scadenza era fissata al 6 giugno, poi siamo passati al 15 giugno e, quindi, al 30 giugno. Non vorrei dire sciocchezze, ma ieri sera, in una trasmissione televisiva, ho sentito il parere di uno studioso che spiegava che sta anche per scadere la validità dei reagenti, cioè siamo arrivati al punto che il Governo rischia di far scadere la validità dei reagenti e, quindi, non saranno più utilizzabili perché è partito tardi, è partito male e continua ad annaspare. Allora, ho voluto ripercorrere tutte le tappe perché, come è accaduto altre volte, il Governo non ha saputo rispondere con tempismo ed efficacia. Allora, di fronte a una pandemia credo che il minimo sia rispondere con tempismo ed efficacia. Seppure lo abbiamo compreso, lo abbiamo detto, lo abbiamo ripetuto, abbiamo capito e abbiamo cercato, comunque, di stare vicini a quello che il Governo ha dovuto affrontare, ma possiamo farlo fino ad un certo punto; poi il vaso è colmo e dobbiamo dire quello che, purtroppo, è o quelle che sono le critiche che in questo momento io sto cercando di elencare. Quindi, ribadendo che l'iniziativa era ed è utile e meritevole, è difficilmente comprensibile come si possa essere così in ritardo. Voglio portare un esempio: la Spagna. In Spagna hanno avviato un'indagine analoga a fine aprile e a metà maggio hanno illustrato i primi risultati: la Spagna! Allora, io non voglio dire che noi siamo la seconda potenza manifatturiera d'Europa, noi siamo la grande Italia, noi siamo tutte queste grandi cose, ma poi cadiamo ripetutamente su procedure che dimostrano - non so bene neanche come definirle - l'incapacità o forse la mancata visione delle cose che dovrebbero essere fatte e di come dovrebbero essere fatte. Ricordo che il giorno stesso della partenza dell'indagine, il presidente dell'Istat, che, insomma, ci ha elencato tutta una serie di “perle” in questo periodo, ha informato dell'esistenza di un campione anticipatorio di circa 20 mila unità, tale da permettere una sorta di anteprima dei risultati. È passato un mese e ancora non c'è nulla e, come dicevo, il timore che l'iniziativa si traduca in un flop, al pari di quello dell'App Immuni, è concreto.

L'Istat ha selezionato 195 mila persone per arrivare a un campione di 150 mila e a quanto risulta - e questo è il punto che dovrebbe far riflettere tutti - al momento neanche 50 mila persone sarebbero tra quelle che hanno effettuato il test, poco più di 55 mila quelle che hanno accettato e circa 100 mila coloro che hanno risposto alla telefonata della Croce Rossa. Ma gli altri, gli altri, perché i numeri sono importanti, sono scolpiti sulla pietra, se vogliamo dirlo, e non è che possiamo allungarli o restringerli? Una parte del campione selezionato risulta del tutto irraggiungibile. Quali sono i motivi? Essenzialmente due: uno, che è grave perché è in capo al Governo, è la comunicazione. La comunicazione: ma se non sa comunicare il Governo, chi è che deve saper comunicare con gli strumenti che ha in mano, con la forza d'urto che ha, con le competenze che racchiude al suo interno? Eppure, non ha saputo comunicare. E poi la metodologia dissuasiva. Inondati come siamo da chiamate provenienti dai call center di ogni tipo, i cittadini usano come arma di difesa - ma non serviva essere delle “aquile” per capirlo - la non risposta quando vedono sul display del telefono numeri che non conoscono. Qualcosa si potrebbe dire sulla mancata attuazione della legge che amplia il Registro pubblico delle opposizioni, ma non è questa la sede. Secondo me, è qualcosa su cui dobbiamo tornarci tutti responsabilmente. Qui è la sede idonea, invece, per chiedere conto della mancanza della capillare campagna di informazione e di sensibilizzazione. Una mancata campagna di sensibilizzazione e di informazione poi è foriera di questi risultati, che sono risultati che ricadono in termini negativi su tutto il Paese e su tutti i cittadini. Sarebbe quasi - lo dico a mo' di battuta - da fare un sondaggio sul sondaggio per sapere quanti cittadini sono a conoscenza che la chiamata dallo 065510 proviene dalla Croce Rossa ed è relativa all'indagine epidemiologica. Il Governo ha cercato di metterci mano cercando di tappare questa falla, ma non ha ottenuto dei grandi risultati fino ad ora. Ripeto, siamo ormai al rush finale. È stata rimandata più volte la scadenza di questa indagine epidemiologica. Poi c'è l'impatto sulla vita delle persone che si sottopongono al test. Allora, la domanda è: ma è possibile che nessuno si è posto il problema che se un soggetto - sto per concludere - si è reso disponibile all'indagine e risulta positivo sarebbe stato costretto a restare in casa in attesa del test molecolare? È possibile non pensare alla creazione di un canale preferenziale per queste categorie di persone ma limitarsi a invitare soltanto la solerzia alle aziende sanitarie?

Insomma, è evidente che un cittadino, anche se informato dell'indagine epidemiologica, anche se a conoscenza del numero che lo chiamerà, anche se è stato selezionato, ad un certo punto si trova nel dilemma di dire: io non rispondo perché so che il sistema, una volta che ho fatto l'indagine, possa sventuratamente risultare con valori anomali, mi abbandona o, per lo meno, non mi accompagna come dovrebbe, con tempestività, e questo coinvolge il cittadino, la famiglia e, quindi, tutta una serie di attività, tra cui anche il lavoro.

Signor Presidente, ci sarebbero ancora molte cose da dire, ma il tempo è esaurito. Quindi concludo dicendo e ripetendo che è uno strumento utile, ma doveva essere pensato e realizzato meglio. Quello di Forza Italia non è quindi un “no” all'indagine epidemiologica, ma un “no” al metodo con cui è stata proposta e sottoposta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, votiamo oggi la conversione del decreto-legge in materia di studi epidemiologici e statistiche sul virus SARS-COV-2. Per l'ennesima volta, ci troviamo di fronte a un provvedimento chiuso, blindato, immodificabile. Tutto è stato già deciso nei minimi dettagli, non c'è possibilità di intervento e il passaggio in quest'Aula e il confronto con le opposizioni divengono una mera formalità. Dirò di più: ci pare che in questo caso anche il decreto-legge sia stato approvato a giochi fatti; lo dicono le date e i comunicati pubblicati nel sito internet istituzionale del Ministero della salute. Risulta, da questi comunicati, che la procedura competitiva per la fornitura dei 150 mila test sierologici sia stata approvata in data 17 aprile 2020; è stata indetta due mesi e mezzo fa dal commissario straordinario per l'emergenza; l'aggiudicazione sarà disposta pochi giorni dopo, in data 25 aprile 2020, con decreto adottato in pari data dallo stesso commissario straordinario.

In quegli stessi giorni, lo screening veniva annunciato in tutte le sedi e veniva annunciata anche la data di partenza delle indagini. Cito testualmente il sito del Ministero della salute: “dal 4 maggio partiranno 150 mila test sierologici”, che poi in realtà sono partiti solo il 25 maggio. Ebbene, il decreto-legge di cui oggi votiamo la conversione, avrebbe dovuto essere adottato prima della gara, dell'aggiudicazione e dell'avvio dell'indagine in questione; avrebbe dovuto disciplinare tali aspetti quantomeno nelle loro linee essenziali, invece, nulla di tutto ciò. Il decreto-legge, approvato in netto ritardo rispetto alla predetta scansione temporale degli eventi, è stato approvato in data 10 maggio, quando la gara era chiusa e l'indagine vicino alla partenza. Ci pare allora che questo provvedimento, più che disciplinare lo screening di cui si discute, sia volto a ratificare ex post le decisioni che erano già state prese a loro tempo dagli organi preposti alla gestione dell'emergenza. Forse è per questa ragione che, per l'ennesima volta, la stragrande maggioranza delle proposte avanzate dalle forze di opposizione non ha potuto trovare accoglimento, perché non si poteva modificare nulla, perché era ormai troppo tardi, perché l'indagine era già partita e il decreto-legge serviva unicamente per convalidarne gli effetti.

E non si venga a dire che abbiamo fatto ostruzionismo: le nostre proposte erano semplici, di buon senso, numericamente contenute, ma sono state bocciate tutte sia in Commissione, che in Aula. Abbiamo chiesto di valorizzare il personale dei dipartimenti di prevenzione, che per lavoro è già formato ad eseguire screening e monitoraggi. Lo screening poteva essere l'occasione per potenziare questi dipartimenti, per andare eventualmente ad assumere e risolvere alcune criticità strutturali, anche in prospettiva di lungo termine, e quindi mettere mano a quella famosa medicina dell'ente territoriale di cui tutti parliamo e che ancora attende una risposta; quella che ha funzionato e deve funzionare da argine per evitare l'ospedalizzazione dei malati, ma curarli prevalentemente a casa. Lo screening poteva essere l'occasione di potenziare questi dipartimenti e il provvedimento, invece, che fa? Va nella direzione opposta: esternalizza e prevede un contributo di un milione e 600 mila euro alla Croce Rossa italiana. Sia chiaro: nessuno intende mettere in dubbio la straordinaria importanza di questa associazione e il contributo fondamentale che essa ha dato ai fini del superamento dell'emergenza, ma non capiamo per quale ragione tale associazione debba diventare sostitutiva del personale dei dipartimenti funzionalmente preposti alla prevenzione e al monitoraggio.

Su questo aspetto avremmo voluto almeno un confronto con la maggioranza, una spiegazione e invece nulla. Ancora, abbiamo chiesto di evitare la creazione dell'ennesima piattaforma tecnologica, perché ce ne sono già troppe e si poteva chiaramente fare ricorso a quelle già esistenti, integrandole a dovere e scongiurando anche eventuali problemi di dialogo tra le piattaforme stesse. Anche qui, non abbiamo ricevuto ascolto. Si è deciso di creare una nuova piattaforma tecnologica e di spendere - a nostro avviso, inutilmente - altri soldi degli italiani, che sicuramente potevano essere reimpiegati in altro modo, dati i tempi che corrono e le necessità dei cittadini.

Analogo discorso può essere fatto con riguardo ad una ulteriore disposizione del decreto-legge, con la quale si prevede la stipula dei dieci contratti di lavoro autonomo da parte dell'Istat per la durata semestrale e per un onere complessivo di 385 mila euro. Ci pare, invero, che con il suo ampio organico, l'Istat avrebbe potuto elaborare senza difficoltà i risultati di questi 150 mila testi. I dipendenti dell'Istituto sono circa 2500: possibile che non ci siano 10 persone munite delle competenze per gestire questa indagine? Anche su questo punto abbiamo chiesto, come Lega, la soppressione della disposizione e anche su questo punto nessuna spiegazione: l'emendamento è stato bocciato.

L'indagine, lo studio epidemiologico, ha sicuramente un fine lodevole, non contestiamo nel merito la decisione; quello che contestiamo è il metodo con il quale questo Governo continua ad operare, ormai ininterrottamente, da diversi mesi a questa parte. Siamo stati tagliati fuori dalla “Fase 1”, dalla “Fase 2” e ora dalla “Fase 3” dell'emergenza: cambiano le fasi, ma non cambia l'atteggiamento verso il Parlamento, quello rimane una costante, al di là delle dichiarazioni di facciata.

Anche con riferimento all'indagine sierologica - peraltro non mi pare che questo modus operandi stia dando buoni risultati - c'è già chi parla di fallimento dell'indagine sierologica, di affluenza inferiore al 50 per cento e, addirittura, chi solleva perplessità con riferimento ai test sierologici forniti dalla ditta aggiudicataria della gara.

Ancora una volta, poi, manca completamente una visione a lungo termine: non è chiaro che cosa si andrà a fare con questi 150 mila risultati e, se ci sarà un'altra indagine, neppure quali saranno gli eventuali tempi e procedure per l'adozione di tale decisione; ci pare che tutto sia lasciato al caso.

Vorrei fare una riflessione, a questo punto, sui mesi che ci siamo lasciati alle spalle, quando abbiamo dovuto subire in televisione una miriade di esperti, più o meno qualificati, che hanno anche presentato delle dichiarazioni secondo me offensive per il nostro buon senso, quando abbiamo visto degli esperti del Ministero della salute citare uno studio in cui si prevedevano 150 mila persone ricoverate in terapia intensiva. Mi permetto di ricordare che, nel momento di picco della malattia, abbiamo avuto occupati 4.500 posti su 8.500 posti realmente disponibili: come si fa a portare avanti un dato del genere? Abbiamo sentito esperti dell'OMS citare l'influenza spagnola e dire che, dopo l'estate, ci potrebbe essere un picco, ricordando la spagnola, che fece 50 milioni di morti. Abbiamo sentito studi stranieri dire che, se non ci fosse stato il lockdown, avremmo potuto avere 3-4 milioni di morti in Europa: sempre numeri in molti casi sparati a caso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ora, io penso una cosa: noi italiani, nella prima fase di questa malattia, abbiamo messo in campo la nostra improvvisazione e - mi permetto di dirlo in senso positivo - l'improvvisazione è quella che ci ha permesso di tirare fuori, da delle maschere subacquee, delle maschere per la rianimazione, di tirare fuori la terapia con il plasma iperimmune, che è una terapia che esiste da 150 anni, ma il professor De Donno l'ha riportata in campo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) curando le persone, nonostante le autopsie che non son state fatte quando si sarebbe dovuto farle, che ci hanno fatto capire che una terapia con l'eparina poteva essere in molti casi determinante.

Adesso arriva il momento della serietà, il momento dell'improvvisazione è finito e noi ci prepariamo ad affrontare l'autunno, e io vorrei sentire una cosa; vorrei sentire quella frase che non ho mai sentito dire da nessun medico o ‘esperto tal' cosiddetto in televisione, cioè: io so di non sapere. Qualcuno avesse il coraggio di dire che non sa cosa succederà dopo l'estate (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), anziché terrorizzare le persone con ipotesi in molti casi fantasiose.

Dobbiamo attrezzarci seriamente e sfruttare questo momento, in cui finalmente termina la stagione dei tagli alla sanità, e provare a potenziare il nostro sistema per un ipotetico ritorno di questa epidemia o di un'epidemia x, y, z, che potrebbe arrivare domani. Questo è un discorso serio da fare, che può vederci uniti con le forze di maggioranza e le forze di opposizione.

Il voto contrario che stiamo per esprimere, quindi, non è solo un voto contrario al provvedimento, ma un voto contrario nei confronti di un atteggiamento irrispettoso di chi siede in questi banchi. Siamo andati avanti con DPCM, con il Parlamento che ha solo ratificato decisioni già prese, atteggiamento che direi è arrivato al culmine proprio nelle ultime settimane, con la proclamazione degli stati generali a porte chiuse, mentre il Parlamento è stato per l'ennesima volta esautorato e scavalcato.

Per le ragioni suesposte, signor Presidente e colleghi deputati, ribadisco il voto contrario del gruppo Lega Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nappi. Ne ha facoltà.

SILVANA NAPPI (M5S). Ribadisco ancora una volta che cosa andiamo a votare. È uno studio, un disegno di legge, già approvato al Senato, però, ribadisco per studi epidemiologici e statistici sul SARS-CoV-2. Questo non vuol dire tempestività. Vorrei ribadirlo questo concetto, perché può essere fatto anche in un secondo momento.

Serve per capire che cosa è e come ci dobbiamo adeguare di fronte ad un ritorno di questa patologia. È stato scelto - ribadisco ancora una volta, perché non è stato molto capito il problema - uno studio fatto su una popolazione di tutto il territorio nazionale. Perché? Perché sono i criteri di un normale studio epidemiologico, che devono avere un rispetto per il genere di età, per il luogo, per il lavoro delle persone e per il genere delle persone. Quindi, è su 150 mila individui, che potrebbero sembrare pochi, ma servono in effetti a far capire se queste persone hanno avuto contatto con il virus, anche in una maniera asintomatica e, quindi, conseguentemente, a conservare dei dati ai fini della ricerca scientifica. Solo così potremo sapere gli anticorpi quanto tempo rimarranno nel nostro organismo, se è necessario fare un vaccino e quanto dureranno questi anticorpi nel nostro corpo.

Noi ci siamo trovati di fronte ad un'epidemia virale, di cui non conosciamo assolutamente niente. È stata una malattia nuova e, chiaramente, abbiamo bisogno di avere uno studio per conoscerla. Questi studi serviranno a questo: a capire e a valutare la sieroprevalenza, a capire quale è stata la diffusione e quanto tempo durerà l'immunizzazione. Noi non ci siamo comportati in una maniera diversa rispetto alle altre nazioni, perché tutti i virologi hanno dato gli stessi consigli. Quindi, analizzare i risultati serve agli esperti (anche se sono in un numero molto limitato, gli esperti di statistica hanno bisogno di pochissimi dati per capire come si è mossa la pandemia) per vedere come è avvenuto ciò che è avvenuto sul nostro territorio.

Il consiglio che danno i virologi è sempre lo stesso, quello di tracciare, testare e trattare. Il nostro virus non è ancora una malattia conosciuta, soprattutto per i percorsi patogenetici. Solo con la ricerca scientifica potremo capire come si è mosso nel nostro organismo, quali danni ha creato e come potremo combatterlo, perché, fino adesso, lo abbiamo combattuto esclusivamente con farmaci vecchi, messi in commercio come antivirali per virus precedenti, quindi avevano una parentela con questo virus, ma non erano lo stesso virus.

Quindi, testare è stato fondamentale, attraverso screening di massa sulla popolazione e, ancora oggi, può essere importante, perché ci potrebbe far vedere i nuovi cluster o anche focolai. Quindi, in tal caso isolare è una cosa evidente e positiva e, poi, valutare tutti i contatti che questa persona ha avuto e tenerli ovviamente in quarantena. Ma, con il tempo - lunghissimo - con cui siamo stati in quarantena, io non vedo un grosso problema rimanerci ancora quindici giorni, se dovessimo essere positivi.

Poi lo studio ha avuto l'autorizzazione del Comitato tecnico-scientifico. Quindi, è sotto il controllo del Ministero della Salute e dell'Istat. Ovviamente, ha avuto altri attori, come la Croce rossa, ma anche i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. Infatti, proprio per la difficoltà di rintracciare queste persone, sono stati coinvolti anche i medici di medicina generale, che hanno l'elenco dei propri assistiti, che sono stati scelti nel controllo di questa pandemia. Quindi, possono essere convinti e, ai fini proprio di un coinvolgimento ed una adesione, parteciperanno anche loro.

I campioni poi di popolazione individuati sono in effetti stati contattati telefonicamente. Ma non era solo questo. La Croce rossa aveva anche il compito di dare le informazioni necessarie, ai sensi della disciplina europea, sul trattamento dei dati personali, e anche di fissare un appuntamento presso i punti di prelievo. I laboratori che hanno esaminato hanno avuto il compito di dare agli interessati i risultati. Ma la cosa più importante è di mandare i risultati alla piattaforma tecnologica, presso il Ministero della Salute, dove questi dati acquisiti rimarranno esclusivamente cinque anni, ma potranno permettere in futuro di effettuare ricerca scientifica sui campioni prelevati.

Oggi abbiamo, quindi, dati poco reali. Perché sono poco reali? Perché, fino adesso, sono stati testati esclusivamente ambienti ospedalieri o anche persone che hanno incontrato soggetti positivi o anche parenti dei positivi. Ma non l'hanno contratto esclusivamente loro: c'è un numero molto alto di persone che l'ha contratto in una maniera asintomatica o paucisintomatica. Sarebbe anche interessante capire, dai dati e dai campioni di queste persone, perché loro lo hanno avuto in una maniera asintomatica e paucisintomatica. Appare evidente che conoscere lo stato immunitario della popolazione e della diffusione del virus e avere tutte le cognizioni necessarie è fondamentale, anche perché, a tutt'oggi, abbiamo un indice di mortalità che sbagliato, perché ce l'abbiamo esclusivamente con riferimento alle persone che sono andate in ospedale, quindi potrebbe essere ancora molto basso rispetto a quello reale. Quindi, dobbiamo prendere tutte le misure di profilassi e di contenimento e le decisioni più strategiche sia nel settore sanitario che socio-sanitario.

Abbiamo il dovere di prevenire tutti gli eventuali scenari, che si potrebbero verificare in futuro, per non farci trovare impreparati e per garantire, soprattutto, la salute dei nostri cittadini. Per questo motivo, io dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, proprio da questo leggio l'onorevole De Martini ha dato indicazioni molto precise sulla mancanza di evidenza scientifica di molti dati, che hanno falsato i numeri reali, nel senso opposto a quanto ha detto il precedente relatore.

Non è detto che debbano essere tanti, ma potrebbero essere non di più, ma di meno. E l'idea di evocare il ritorno del contagio di questa patologia è un'ulteriore forma di terrorismo. Mentre la vita dei cittadini ovunque ritorna alla normalità e qui c'è la finzione delle maschere, come se ci fosse un pericolo negato in tempi recenti da Zangrillo, Bassetti, Silvestri, mi pare che una commissione che serve a far perseverare il senso del pericolo e del terrore è contro i cittadini e contro l'economia. Occorre un'altra commissione, una commissione ombra, legata all'opposizione, con altri medici, al di là di quelli del comitato scientifico e dei tecnici che, come il dottor Miozzo ha detto, hanno dato un parere di consulenza che è stato assunto come verità politica dal Governo. Occorre che la consulenza rimanga tale e che i commissari siano scelti non soltanto da una parte e con una posizione, ma nell'ambito vasto della varietà delle posizioni che ci hanno dato, in questi tempi, delle rassicurazioni sulla realtà che ognuno vede. Basta terrorismo! Basta improvvisazione! Verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Come preannunciato, prima della votazione procediamo ad una commemorazione.

In morte dell'onorevole Alfredo Biondi (ore 16,55).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Onorevoli colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 24 giugno è venuto a mancare Alfredo Biondi, a pochi giorni dal compimento del suo novantaduesimo compleanno che sarebbe caduto proprio nella giornata di ieri. Alfredo Biondi era nato il 29 giugno 1928 a Pisa, dove fu allievo della scuola forense di Francesco Carnelutti, ma fu da sempre legatissimo alla città di Genova, dove si è spento. Brillante avvocato, nelle aule di tribunale affrontò anche processi molto noti alle cronache nazionali, assumendo la difesa, tra gli altri, anche della squadra calcistica del Genoa, di cui era molto tifoso; ma quello che vogliamo ricordare in questa sede è soprattutto la sua attività politica, che lo ha visto, quarantenne, deputato per la prima volta nel 1968, eletto nelle file del Partito Liberale.

Cominciò così il suo lungo percorso nelle istituzioni, in particolare alla Camera dei deputati, dove venne poi rieletto ininterrottamente dall'VIII alla XIV legislatura. A partire dal 1987 ricoprì per ben quattro volte l'incarico di Vicepresidente dell'Assemblea di Montecitorio, che svolse, in una prima fase, fino al 1994 e, in un secondo momento, dal 1996 al 2006. E fu proprio da questo scranno che Alfredo Biondi ebbe modo di far valere la sua grande esperienza, la sua cultura e il forte senso delle istituzioni, ottenendo unanimi apprezzamenti da tutte le forze politiche.

Accanto al ricordo istituzionale naturalmente ci sono quelli personali. Alla fine di un mio intervento, giovanissimo deputato, durante una seduta notturna - erano le 3 -, mi fece recapitare un biglietto, in cui lo commentava con la sua consueta ironia. Uomo di rara sensibilità e attenzione, ebbe modo di completare la sua esperienza parlamentare anche con l'elezione a senatore, nella XV legislatura. Ma Alfredo Biondi fu anche uomo di Governo. La prima esperienza in tal senso la maturò tra il 1982 e il 1983, quando fu nominato Ministro delle politiche comunitarie nel V Governo Fanfani. Dal 1983 al 1985 gli fu affidato un incarico di nuova istituzione, il Dicastero, senza portafoglio, con delega per l'ecologia nell'ambito del I Governo Craxi, embrione del futuro Ministero dell'Ambiente che sarebbe stato istituito, di lì a poco, dalla legge 8 luglio 1986, n. 349. Probabilmente comunque l'incarico governativo più importante, e giudicando a posteriori forse anche il più controverso, gli venne affidato nel 1994, allorché assunse le funzioni di Ministro di Grazia e giustizia nel primo Gabinetto presieduto da Silvio Berlusconi.

Quanto alla sua militanza politica nel Partito Liberale, nel 1985 subentrò a Valerio Zanone come segretario, e fu poi sostituito da Renato Altissimo l'anno successivo, quando divenne presidente del partito, carica che mantenne fino al suo scioglimento nel 1994. Aderì quindi a Forza Italia, di cui divenne nel 2004 presidente del Consiglio nazionale, e quindi al Popolo delle Libertà.

Nel 2011 tornò al Partito Liberale, per poi partecipare alla fondazione, insieme a Renato Altissimo, Carlo Scognamiglio e Giuliano Urbani, del movimento politico I Liberali.

Con la sua morte viene a mancare un uomo politico apprezzato per la sagace competenza, per la passione politica, per l'intelligenza, ironia ed eleganza, per la ferma difesa delle prerogative del Parlamento.

La Presidenza ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare, anche a nome dell'Assemblea, invitandola ad un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cassinelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO CASSINELLI (FI). Presidente, il 17 aprile 1991, quando giunse la notizia della scomparsa di Giovanni Malagodi, Alfredo Biondi stava presiedendo questa Assemblea: da quello scranno annunciò all'Aula, con grande emozione e dolore, la morte dell'uomo che più aveva inciso sulla sua formazione politica ed umana. Con gli stessi sentimenti prendo la parola per ricordare la grande figura politica, giuridica e istituzionale, e soprattutto liberale di Alfredo Biondi, per tanti di noi un maestro, per me anche un amico fraterno e un insostituibile punto di riferimento.

Pochissimi, come ha ricordato lei, nella storia della Repubblica hanno servito il Parlamento a lungo quanto lui: otto legislature da deputato, una legislatura al Senato, più volte Vicepresidente di questa Assemblea, ed inoltre Ministro nei Governi Fanfani, Craxi e Berlusconi. A tutto ciò affiancò una carriera forense di prim'ordine. Proprio a Silvio Berlusconi si era legato nel 1993, dopo lo scioglimento del Partito Liberale, credendo fortemente nel progetto politico di Forza Italia quale partito liberale e popolare di massa, di cui giunse ad essere presidente del Consiglio nazionale.

Alfredo Biondi, è stato scritto in questi giorni, ha saputo coniugare il senso della giustizia con il senso dello Stato, dei suoi limiti e delle sue funzioni al servizio dei cittadini. Si è battuto da avvocato, da parlamentare e da Ministro per una giustizia garantista e la sacrosanta tutela degli indagati e degli imputati, che - va ricordato sempre - la nostra Costituzione proclama innocenti fino a sentenza definitiva. Ha sempre ritenuto inaccettabile la carcerazione preventiva finalizzata ad estorcere informazioni e confessioni condizionate dalla sofferenza umana. Ha lottato contro gli abusi della magistratura, divenendone lui stesso vittima quando fu indotto a rassegnare le dimissioni da Ministro della Giustizia, poi giustamente respinte, a seguito dell'interferenza di alcuni che si schierarono violentemente contro le attività del Governo, calpestando i princìpi base del nostro ordinamento democratico, secondo i quali spetta al Parlamento, e non all'ordine giudiziario, controllare, indirizzare e sindacare l'attività dell'Esecutivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Alfredo Biondi si è sempre schierato dalla parte dei deboli, degli emarginati, degli indifesi. Ha cercato di dare voce a chi non l'aveva, anche e soprattutto a chi aveva idee diverse dalle sue. Ne diede esempio quando fu tra i promotori della lista pro vita ed antiaborto: lui così profondamente liberale e laico, fortemente favorevole all'aborto che considerava una conquista civile delle donne, riteneva che anche l'opinione contrapposta avesse dignità e meritasse di essere rappresentata. È stato un liberale progressista, mai prono alle posizioni filo-borghesi, ma sempre sensibile alle tematiche del lavoro: indimenticabile la veemenza con cui si batté, durante il congresso, contro la corrente che, sull'onda del progresso tecnologico, diceva di sognare fabbriche senza operai. Si arrabbiò molto, manifestando la propria sofferenza nel vedere per strada già troppi operai senza fabbriche.

Toscano di nascita, ma genovese di adozione, coniugava il proprio rigore istituzionale con un impareggiabile senso dell'umorismo e della battuta. Non ha mai amato attestarsi su posizioni prevalenti, viaggiava spesso in direzione ostinata e contraria e, quando si è trovato a far parte di gruppi maggioritari, ha sempre manifestato un pizzico di insofferenza, abituato al Partito Liberale Italiano, non un partito grande, ma un grande partito, come amava ripetere prima che la pubblicità gli rubasse lo slogan, per poi ritrovarsi fra gli esponenti di punta di Forza Italia, un partito che giunse a rappresentare il 30 per cento degli italiani. Signor Presidente, a nome del Presidente Berlusconi, del gruppo di Forza Italia e mio personale, desidero esprimere alla signora Giovanna, già duramente provata per la prematura scomparsa del figlio Carlo, e a tutta la famiglia Biondi, i sentimenti del nostro sincero cordoglio. Io credo che oggi, da lassù, Alfredo sia davvero felice e orgoglioso di essere ricordato in quest'Aula da tanti ormai ex giovani liberali, che si formarono ispirandosi a lui, alla sua libertà di pensiero, al suo senso delle istituzioni e alla sua lealtà. Abbiamo adesso il compito di onorare la memoria del grande Biondi, proseguendo nel solco che ha saputo tracciare nella sua lunga vita, spesa al servizio della nazione, dell'idea liberale e della giustizia. Alfredo ci mancherà, ma il suo pensiero è scolpito in tutti noi, grazie (Applausi - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Cassinelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alemanno. Ne ha facoltà, prego.

MARIA SOAVE ALEMANNO (M5S). Grazie, Presidente. Fu Guardasigilli, decano dei liberali, nonché avvocato di fama: Alfredo Biondi avrebbe compiuto 92 anni proprio ieri, ma non ne ha avuto il tempo. E' stato anche Vicepresidente della Camera e senatore fino al 2008. Biondi era il baluardo di una generazione che cambio l'Italia, strappandola alla dittatura e portandola sulla via della democrazia e del progresso sociale ed economico. Oggi lo ricordiamo come parte della storia di tutti noi, una storia che stiamo contribuendo a scrivere. Un sincero cordoglio dunque alla famiglia, da parte del MoVimento 5 Stelle, per la prematura perdita, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Alemanno. Onorevole Basini, prego.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente e onorevoli colleghi, ho avuto il privilegio di conoscere personalmente Alfredo Biondi, non tanto nella prima parte della sua attività politica, perché lui era un giovanissimo deputato di prima nomina e io ero solo uno studente iscritto alla gioventù liberale, attività politica che è proseguita poi per un lungo periodo, con una interruzione: quando, in un'epoca in cui - sembra ieri, invece è passato tanto tempo - gli italiani potevano ancora scegliere non solo il partito, ma anche il loro parlamentare, quando gli fu contrapposto un eroe di guerra, Durand de la Penne, e per quella legislatura Alfredo Biondi non fu rieletto. Dopo fu rieletto cinque o sei volte e portò sempre gli ideali liberali nella sua azione politica. L'ho conosciuto di più nella seconda fase della sua attività politica, quando era uno degli esponenti di Forza Italia, perché, tornato da una ventina d'anni all'estero per motivi professionali, ripresi la militanza politica e a fare attività e ricordo di lui soprattutto il decreto Biondi, che in buona sostanza, al di là dell'articolato, voleva dire che non è accettabile andare in prigione prima del processo, perché l'innocente è solo nel processo che si può difendere, tranne l'eccezione dei reati legati ai fatti di sangue, all'omicidio e al crimine organizzato, perché, per loro natura, l'eventuale reiterazione della cosa non è sanabile e quindi l'eccezione, in quel caso, era più che ragionevole. Io non credo che molti italiani sappiano che si può andare in prigione senza processo: la maggior parte degli italiani è convinta, con una certa ragione, che non si possa andare in prigione senza un processo. Non è così. Alfredo Biondi fece una battaglia di libertà, di democrazia e col sistema democratico, mentre devo dire che non fu dentro la prassi, nelle regole, il pronunciamento di alcuni magistrati contro il Parlamento e contro il Governo. Ricordo Alfredo Biondi come un liberale conseguente, un liberale senza aggettivi.

Non fu - perché io amo dire la verità - un liberale di destra, quale io sono sempre stato e in fondo, per molti aspetti, lo era anche Giovanni Malagodi. Non fu neanche un liberale di sinistra, come Valerio Zanone, fu liberale e basta e la sua azione di liberale è rimasta negli annali di questo Parlamento ed è una cosa di cui tutti possiamo andare orgogliosi, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Basini. Onorevole Romano, prego.

ANDREA ROMANO (PD). Grazie Presidente, Alfredo Biondi è stato un liberale e il suo tragitto politico dimostra anche quanto siano ampi i confini della famiglia politica liberale, i cui rappresentanti, anche al di là dei destini del Partito Liberale, sono stati presenti e sono presenti in ogni partito italiano, ma Alfredo Biondi è stato soprattutto un uomo di Governo e da uomo di Governo vogliamo, voglio ricordarlo brevemente quest'oggi, perché da uomo di Governo, da in particolare Ministro della Giustizia del primo Governo Berlusconi, Biondi fu un militante, un militante che non nascose mai le idee sue e della sua parte politica sul nodo giustizia politica. Ora, quelle idee erano e restano lontane dalle nostre, ma non è questo che conta oggi, quello che invece conta oggi sottolineare, rievocando la figura di Alfredo Biondi, è l'enormità del nodo politica-giustizia, l'enormità e anche l'anzianità del nodo politica-giustizia, che risale - lo sappiamo - a quasi un quarto di secolo fa, anzi oltre un quarto di secolo fa. Allora, questo nodo non è stato sciolto da nessuno in questi ventisei anni: non ci sono riusciti coloro che agitavano il cappio, non ci sono riusciti coloro che tiravano le monetine, non ci sono riusciti coloro che agitavano le manette, non ci sono riusciti nemmeno coloro che fantasticavano di fantasiosi complotti e di fantasiose toghe rosse, non ci sono riusciti coloro che sedevano in quest'Aula prima di noi e rischiamo di non riuscirci nemmeno noi. Allora, la scomparsa di Alfredo Biondi, che oggi ricordiamo, è anche l'occasione per riflettere su un possibile metodo per una possibile, ma necessaria, soluzione di questo nodo e il metodo non può che essere quello dell'azzeramento di tutte le incrostazioni che in questi 26 anni si sono depositate sul nodo politica-giustizia: quello dell'archiviazione delle bandierine, delle tante bandierine propagandistiche che abbiamo tutti piantato su questo nodo. Nessuna di queste bandierine di per sé è sufficiente a sciogliere il nodo politica-giustizia ed è solo lavorando insieme, io credo, che riusciremo ad essere all'altezza della responsabilità che questo trentennio di storia italiana ci ha consegnato, in particolare su questo nodo, ovvero quello di dare agli italiani una giustizia finalmente libera dal peso di un rapporto malato con la politica, grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Romano. Onorevole Foti, prego.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, anche il gruppo di Fratelli d'Italia si associa alle espressioni di cordoglio per la dipartita dell'onorevole Alfredo Biondi. Sotto il profilo personale, io l'ho conosciuto nel 1996, alla mia prima elezione e lui era Vicepresidente della Camera, in un periodo anche di fortissime tensioni politiche. Però debbo dire che, quando l'onorevole Biondi presiedeva, aveva il pregio di un equilibrio suo proprio e cioè, indipendentemente dal fatto che si fosse lui collocato magari in un momento all'opposizione di elezione o la volta dopo in maggioranza, non faceva sicuramente mancare alla opposizione o alla maggioranza alcuno sconto: non faceva sconti, se sbagliavi te lo diceva. Quante volte siamo stati ripresi per richiami al Regolamento e, pur venendo da banchi che avevano una comune matrice di elezione, Biondi, con molta determinazione, faceva valere le regole che disciplinavano quest'Aula o le regole a cui lui riteneva non si potesse derogare. Ecco, sotto questo profilo, il collega Butti ed io, tante volte, abbiamo interloquito con lui, perché amabilmente, dopo aver magari qui un po' sferzato, anche con la sua ironia, che era una caratteristica dell'uomo, sapeva poi spiegarti i limiti e gli errori in cui potevi cadere e lo faceva con una umanità che era una delle altre sue caratteristiche. Sicché, sicuramente è stato uomo che ha creduto negli ideali liberali, ma fu anzitutto un uomo libero, che seppe esprimersi anche in quest'Aula sempre con la stella polare delle sue convinzioni, senza la pretesa che fossero un dogma, ma anche senza pensare mai che potessero essere compresse da chicchessia.

Sotto questo profilo ritengo che ricordare oggi Alfredo Biondi sia ricordare anche un grande servitore dello Stato (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Vorrei aggiungere alle tante cose che sono state dette che Alfredo Biondi è stato anche una persona perbene e un galantuomo. Per me è stato soprattutto un amico, per tanti anni un prezioso riferimento per me giovane deputato alle prime armi: non so quante ore ho trascorso sui divanetti a farmi spiegare i regolamenti o a parlare con lui anche di politica. L'avete detto: era uno molto ironico. Qualche anno fa, solo qualche anno fa stavamo seduti e mi diceva: ammazza, Roberto, quanti liberali iniziano a comparire sul panorama politico, spuntano come funghi, solo qualche anno prima se ne vedevano pochi. Però squarciamo un velo di ipocrisia, Presidente e colleghi: Alfredo Biondi è passato alla storia, purtroppo, perché ha fatto il famoso decreto del 1994 con il quale voleva limitare l'utilizzo della custodia cautelare come strumento per cercare prove o ottenere confessioni in un periodo, quello di Mani pulite, segnato tra l'altro da decine di suicidi nelle carceri. Fu linciato per questo fino al ritiro di quel decreto ed anche dopo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia); e, purtroppo, a distanza di anni è amaro constatare che sul tema della custodia cautelare non si è fatto alcun passo in avanti,\ ma semmai qualcuno indietro (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) se è vero come è vero, Presidente, che nelle carceri italiane almeno un terzo dei detenuti sono in attesa di giudizio. Quando si commemora qualcuno c'è sempre il rischio di finire con il celebrare se stessi: è un rischio che non voglio correre, signor Presidente e colleghi. Allora lasciatemi ricordare il mio incontro con Alfredo Biondi legandolo a un fatto politico. Parliamo del caso Tortora, a proposito di liberali veri, e del fatto che Alfredo Biondi fu tra i pochi a schierarsi subito a sua difesa nella denuncia di tutte le indegne storture di quel processo. Conobbi per la prima volta Biondi nel 1986 in occasione della presentazione del referendum sulla giustizia, sul quale Biondi, da neosegretario del Partito Liberale, schierò il Partito Liberale. Erano tre i quesiti, Presidenti e colleghi: l'abolizione della commissione inquirente; la responsabilità civile dei magistrati - ho concluso, Presidente - e l'abolizione dell'attuale sistema di elezione del Consiglio superiore della magistratura. Il quesito sul CSM fu dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale e forse, signor Presidente, dovremmo fare qualche considerazione su quella decisione della Corte costituzionale in questi giorni con quello a cui stiamo assistendo. Il referendum sulla responsabilità civile dei magistrati ebbe un voto plebiscitario; probabilmente se fosse stato consentito di fare un referendum anche sulla elezione del CSM oggi non ci troveremmo nella condizione in cui siamo. Vorrei chiudere, signor Presidente, dicendo che le considerazioni sul CSM sono considerazioni a tutto campo sulla giustizia e allora concludo dicendo che, Presidente, ciò che sta emergendo in questi giorni a mio avviso è qualcosa di inquietante. Parlo a titolo personale, ma voglio lasciarlo in quest'Aula. Penso che noi non dobbiamo cercare né vendette e neanche rivalse, ma noi dobbiamo cercare la verità. Penso che noi abbiamo il dovere almeno di cercarla, anche se non sappiamo se troveremo la verità, ma ciò che è emerso in queste ore rispetto alla vicenda Berlusconi penso necessiti, per ciascuno di noi, un'assunzione di responsabilità nel concorrere a trovare la libertà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) e in questo senso, Presidente, a titolo personale voglio dirle che, per quanto mi riguarda, io firmerò la richiesta di Commissione parlamentare proposta dall'onorevole Gelmini. Voglio ricordare così Alfredo Biondi come un grande liberale, un galantuomo, un vero garantista che nelle sue scelte politiche e nei suoi comportamenti rappresenta un faro per tutti coloro che credono nella nobiltà nella politica e nelle fondamenta della civiltà giuridica di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorino. Ne ha facoltà.

LUCA PASTORINO (LEU). Grazie, signor Presidente. Ho avuto l'onore e il privilegio di rappresentare il Presidente Fico e la Camera dei deputati, insieme ai colleghi Bagnasco e Cassinelli, durante i funerali che si sono svolti a Quinto, a Genova, qualche giorno fa e in quell'occasione, a nome della Camera, ho fatto alla signora Giovanna le condoglianze di tutti noi e mie personali. Lo si è detto, Alfredo Biondi è stato un grande servitore dello Stato, un illustre concittadino che ha sempre lavorato per Genova e per la Liguria, un politico intelligente, colto, un uomo di spirito apprezzato in modo trasversale. A questo ha affiancato la sua brillante carriera forense nella quale si è distinto tra i più stimati penalisti del Paese. Di lui, del quale non avevo una conoscenza diretta se non qualche incontro sporadico, ricordo comunque l'intelligenza arguta, l'ironia fulminante, lo si è detto l'eleganza, il rispetto dei diritti civili come ha sottolineato qualcuno prima di me. Venendo da Genova io credo che il comune di Genova – l'ho letto in questi giorni - ha deliberato e ha approvato un ordine del giorno e intende intitolare ad Alfredo Biondi una strada od una piazza idonei. Credo che sia un buon gesto e che il comune di Genova abbia fatto bene a prendere questa decisione perché si è parlato di umanità nella figura di Alfredo Biondi, ma da ligure dico che lui esprimeva anche tanta “genovesità” in un modo di fare che è stato descritto molto meglio di me da chi mi ha preceduto, non soltanto perché era un tifoso del Genoa, come sono io, ma proprio per quell'approccio che aveva nell'affrontare le persone quotidianamente e questo gli è stato riconosciuto sempre. Ho raccontato alla signora Giovanna un aneddoto, parlando di aneddoti come ha fatto il Presidente ma il mio è un po' indiretto. Io sono segretario di Presidenza da due anni e ho avuto interlocuzione con gli autisti della Camera e - voglio ricordarlo anche in quest'Aula - una prima volta in modo casuale quando descrivevo la mia provenienza ovvero la Liguria, Genova, insomma c'è stato un dipendente della Camera che ha subito parlato di Alfredo Biondi descrivendolo come una persona dalle altissime qualità morali e umane con un ricordo veramente sincero da parte di questa persona. Allora, ho fatto la prova e l'ho fatto anche con altre due o tre persone e tutti quanti hanno testimoniato questo tipo di profilo. Ecco credo che, in un momento in cui per la politica è molto difficile approcciarsi con le persone e lasciare quelle tracce di umanità che non vengono mai percepite, il ricordo di Alfredo Biondi e di queste sue caratteristiche sia importante. Le parole mie e soprattutto di quelli che mi hanno preceduto lo testimoniano perché Alfredo Biondi verrà ricordato soprattutto per questo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la dannazione del male ci ha interdetto di ricordare convenientemente colleghi autorevoli della generazione di Biondi come Aldo Masullo e come Giuseppe Guarino, di cui sono stato non posso dire amico per la mia generazione ma estimatore e vicino. Mentre, nonostante avesse l'età di mia madre, sono stato in stretto contatto con Alfredo Biondi, essendo stato eletto la prima volta nel Partito Liberale, e voglio ricordare il suo nome con onore in quest'Aula a fianco di pochi che, durante la bufera giudiziaria contro i diritti degli uomini, portò a inquisire 267 deputati che furono chiamati come autoconvocati da uno dei pochi nomi che possono stare a fianco di Alfredo Biondi, quello di Marco Pannella, e con lui il nome di Tiziana Maiolo, che veniva da Rifondazione Comunista, di Marco Taradash e di Lino Jannuzzi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non c'erano altre voci. A sinistra si alzava solitaria la voce di un grande comunista, già sindaco di Novara, che si chiama Correnti: ricordo anche lui grande avvocato per la dignità e il rispetto che non avevano altri parlamentari schierati dalla parte dei magistrati negando la loro stessa appartenenza a un ordine come quello, anzi a un potere come questo che doveva avere la sua autonomia e non piegare la testa davanti all'ordine giudiziario. Ora ricordare quell'uomo giustamente ironico, genovese, con un sorriso straordinario e una fermezza assoluta da avvocato significa ricordare un liberale e un uomo coraggioso che ha avuto la forza e il coraggio di anteporre il suo ideale di giustizia a qualunque opportunismo e il suo convinto garantismo alla mentalità giustizialista montante e dominante e tuttora dominante. Recentemente il Presidente del Consiglio ha detto che giustizialismo e garantismo sono due estremismi pericolosi. Sbagliava: Alfredo Biondi avrebbe ricordato che il garantismo è iscritto nella Costituzione, il giustizialismo no.

A un certo punto Biondi è stato identificato con un decreto, come ha scritto Giuliano Ferrara, poi il nome di quel decreto indica il disprezzo: “Salva ladri”; ed era: salva individui e persone nei loro diritti di innocenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Il decreto, al tempo del primo Governo Berlusconi nel 1994 diceva una cosa semplice che abbiamo sentito già ricordare, complicata se enunciata durante il terrore con la giustizia sommaria che prevaleva e una onestà esibita che si era impadronita del Paese con i partiti degli onesti: non si può tenere in carcere preventivo, a scopo di tortura e confessione, la classe dirigente del Paese; questo era e, tuttora, abbiamo 20 mila persone in carcere senza processo, senza un primo grado, con carcerazione preventiva (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Si trattava di un decreto ineccepibile che riaffermava un concetto base del nostro diritto.

PRESIDENTE. Concluda.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Ora, voglio dire, per chiudere, che mi fa piacere che oggi l'onorevole Giachetti convenga su quello che io ho detto con grande clamore qualche giorno fa, frainteso nella sostanza; ho chiesto semplicemente quello che chiedo ora: una Commissione parlamentare, come fu fatta per la P2, per indagare la corruzione interna al mondo della magistratura, che è uscita proprio oggi con la questione Berlusconi, condannato ingiustamente e identificato come un nemico dell'onestà da quelli che si chiamavano onesti senza esserlo, con una corruzione morale profonda che la magistratura ha mostrato proprio attraverso il CSM (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)…Allora, appare evidente che, in onore di un uomo giusto, la parola di Giachetti corrisponda al grido che si alza dal Paese di innocenti ed umiliati, in alto e in basso…e che ha corrotto la politica, cancellato in larga parte un grande partito di centro, distruggendo il suo leader con processi giudiziari senza fondamento: da quello per evasione fiscale a quello del caso Ruby (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); ridicoli e usati come arma politica da magistrati indegni di assumere quella funzione!

PRESIDENTE. Deve concludere.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Chiedo per questo, di nuovo, che una Commissione faccia giustizia degli orrori di magistrati corrotti (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Si riprende la discussione (ore 17,27).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2537)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2537:

S. 1800 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 10 maggio 2020, n. 30, recante misure urgenti in materia di studi epidemiologici e statistiche sul SARS-COV-2" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 687 ed abbinate recante delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e la dote unica per i servizi sarà pubblicata nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ci sono alcuni interventi di fine seduta che pregherei i colleghi di consentire di fare in tranquillità.

Ha chiesto di parlare la collega Nesci. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI (M5S). Grazie, Presidente. Il mio intervento, ancora una volta, è per focalizzare la nostra attenzione sull'incolumità del magistrato Nicola Gratteri.

Purtroppo, abbiamo ancora notizie di una lettera anonima in cui si narrerebbe della pianificazione di un nuovo attentato ai danni della vita del magistrato Gratteri. Proprio ora, Presidente, che è stato individuato il luogo dell'aula bunker del più grande maxi processo appunto alla 'ndrangheta, “Rinascita-Scott”, che si terrà in Calabria, a Lamezia, in provincia di Catanzaro; proprio ora, queste attenzioni, quando si stanno di nuovo riavviando i lavori per la conclusione del nuovo tribunale di Vibo Valentia; proprio ora, che c'è una magistratura attenta che sta concretizzando la lotta contro le cosche del vibonese, un territorio che era stato sottovalutato da tutte le forze politiche, che molti non conoscevano, proprio lì, in quel territorio dove le ‘ndrine imperversano per poi fare affari in tutta Italia.

Ecco, oltre alla verità giudiziarie di questo maxi processo, c'è il quadro inquietante che restituisce questa indagine di compromissioni tra politica, massoneria deviata e ‘ndrangheta e di nuovo queste minacce e presunte organizzazioni di attentati ai danni di Gratteri non fanno che farci comprendere ancor di più che Gratteri rappresenta qualcosa di più; non rappresenta soltanto la sua persona e il suo lavoro, ma la voglia di orgoglio, di riscatto che può ripartire, davvero, dalla Calabria e liberare l'Italia dal giogo mafioso.

Quindi, l'attenzione da parte della nostra Assemblea e dell'opinione pubblica è verso l'incolumità di questo magistrato, per ciò che rappresenta per la storia di domani e per l'attualità che stiamo vivendo; forse, non tutti se ne sono accorti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Non sapevo come iniziare questo intervento, data la situazione dei nodi autostradali e stradali di Genova e di tutta la Liguria, quando, leggendo le ultime notizie, ho constatato che anche questa sera vi erano code oltre i 10 chilometri in molti tratti del nostro percorso autostradale. La situazione, Presidente, è drammatica e non sono parole di comodo o tentativi di strumentalizzare un qualcosa che non ha riscontro nella realtà. In Liguria - come in tutta Italia, ma la Liguria è una regione che vive di industria, ma sicuramente in gran parte di turismo - affrontare luglio, dopo questo finale di giugno, in queste condizioni è assolutamente qualcosa di incomprensibile; incomprensibile, perché si è scelto, lo ripeto, si è scelto il periodo più infelice per fare quei necessari controlli sul territorio e sulle autostrade. Lo si è fatto senza alcuna attenzione, senza alcuna attenzione del territorio e lo si è fatto soprattutto senza un accordo con le Ferrovie dello Stato, senza un accordo con l'ANAS che potesse in qualche modo venire incontro alle esigenze dei liguri.

Per far comprendere qual è la situazione, ho letto stasera che una squadra, che non mi è particolarmente simpatica, devo dire, la Juventus, per venire da Torino a Genova ha scelto di prendere l'aereo. Non so se vi rendete conto: da Torino a Genova ha scelto di venire in aereo. Lasciamo stare, è chiaro il giudizio di tipo morale molto facile - non tutti certamente per venire da Torino a Genova possono permettersi l'aereo - ma questo fatto indica quanto la situazione sia assolutamente drammatica. La cosa grave, Presidente, è che il Ministro e il sottosegretario, devo dire, che, purtroppo, è anche genovese, non sono finora intervenuti e anche gli interlocutori locali non sono riusciti a trovare la minima soddisfazione.

È un fatto gravissimo, mi auguro che, in qualche modo, si possa venire incontro ad un qualcosa che spero non si debba mai più ripetere, ma che certamente i liguri e gli italiani non avevano mai pensato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cominardi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO COMINARDI (M5S). Grazie, Presidente. Ieri sera è andata in onda la trasmissione Le Iene che, in uno speciale, ha rilevato importantissimi nuovi risvolti legati alla vicenda Pantani e alla sua morte. Pantani è stato ucciso tre volte: è stato ucciso sportivamente, con il falso esame sul livello di ematocrito, per cui è stata praticamente dimostrata la manipolazione della provetta, con un prelievo di plasma per rendere l'indice di ematocrito più elevato; giudiziariamente, con le nove procure che hanno indagato contro di lui e nessuna di queste, poi, ovviamente, ha rilevato alcun reato nei suoi confronti; infine, come uomo, il cui epilogo lo conosciamo tutti, con la sua morte in Emilia-Romagna, a Rimini, all'hotel “Le Rose”.

Ma ancora non conosciamo la verità, già troppo, purtroppo, stuprata dall'informazione, un'informazione che è a dir poco vergognosa e che l'ha definito nel peggiore dei modi: “drogato”, “dopato”. E a distanza di sedici anni, oggi sappiamo molte cose in più rispetto a quel 14 febbraio del 2004: la provetta manipolata, la scena del crimine inquinata, le scommesse della camorra, le testimonianze, le intercettazioni di un boss della camorra che si occupava, appunto, della questione del gioco d'azzardo e, in quel periodo, si scommetteva moltissimo, e Pantani era dato praticamente a zero. La Commissione antimafia - e qui giungo alla conclusione - si è interessata della questione con un ciclo di audizioni, in cui ha audito molte persone e acquisito del materiale. Oggi voglio fare nuovamente un appello a chi sa: chi sa parli e parli ora, per la memoria di Marco Pantani, per la giustizia, per i suoi cari e per la verità (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio, Presidente. Questo intervento, da una parte, creerà anche un precedente interessante e curioso, per me anche imbarazzante. Credo sia la prima volta che una discussione in un'aula di Parlamento, e in quello italiano in particolare, verterà su una questione attinente al gatto, un animale. Questa mattina un gatto è finito bruciato su un falò che è stato improvvisato da un cittadino extracomunitario davanti l'ingresso di una stazione ferroviaria, in un piccolo paese di campagna vicino al mare, peraltro, che è Campiglia Marittima, in provincia di Livorno. Questo fatto è avvenuto davanti alla riprovazione e a passanti che erano inorriditi da quello che stava accadendo, perché questa persona stava bruciando un gatto per mangiarselo. Perché intervengo in questo senso? Perché qui c'è, signor Presidente e colleghi dell'Aula, da prendere una posizione, a volte, necessaria quando in un Paese dobbiamo difendere basilari principi di convivenza e di rispetto di valori, tra questi, sicuramente destano particolare riprovazione i gesti che sono compiuti con violenza sugli animali. Questo ormai contraddistingue la nostra società e gran parte delle nostre famiglie. Faccio, quindi, un invito da parte del gruppo Lega a tutte le autorità competenti, affinché questo tipo di comportamenti e queste persone che noi ospitiamo in maniera veramente altruista in questo Paese, se devono compiere questi gesti, se ne tornino a casa loro, perché non abbiamo veramente intenzione di condividere queste esperienze culinarie con loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, volevo portare all'Aula gli avvenimenti successi ancora una volta, in questi giorni, in Sardegna, flagellata dagli sbarchi dei clandestini nelle coste del Sulcis. Oggi, L'Unione Sarda, il quotidiano più famoso della Sardegna, titola a tutta pagina: “Migranti, l'assalto alla Sardegna”. Come è stato possibile arrivare a un titolo del genere? Perché c'è un salto di qualità.

L'altro giorno, è arrivato il primo gommone direttamente nel porto di Cagliari: i clandestini non arrivano più di notte o nelle spiagge sperdute, ma arrivano di giorno, in mezzo ai bagnanti, come se niente fosse. Abbiamo fatto interrogazioni, mozioni su questo argomento, senza essere riusciti per adesso ad interrompere questo flagello. La Sardegna vuole vivere di turismo, non di clandestini che arrivano in maniera impunita. Faremo di tutto, come Lega, per cercare di arginare in questo momento questo fenomeno. Quando noi facevamo la manifestazione “Stop invasione” venivamo derisi per questo: adesso si capisce che l'assalto alla Sardegna c'è ed è vero e proprio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (M5S). La ringrazio, Presidente. Io intervengo perché ho fatto una promessa a un frate che abita nella mia terra, padre Biagio Conte, che digiuna da quattro settimane. Lui è un missionario laico che è conosciuto un po' in tutto il mondo ormai e si è rifugiato in una grotta, in questi ultimi tempi, dove digiuna e si nutre soltanto di nulla. Perché mi ha chiesto di intervenire? Perché io voglio dare voce alla sua voce. Lui digiuna, come sappiamo, per i poveri che accoglie nella sua missione: sono 1.100 persone che ogni giorno sfama, a cui dà ospitalità, un tetto, prega per loro. Naturalmente ci troviamo su posizioni diverse, anche chi è laico ha a cuore questo tipo di preghiere e di attenzione per i più deboli. E questa “Missione di speranza e carità” è un punto di riferimento per la città e continua ad accogliere sempre più numerose persone. Il periodo del lockdown ha amplificato queste emergenze sociali. Ecco, l'unica risposta che lui può dare, e che attraverso la mia voce sta dando, è quella del digiuno. Io lo riporto qui come elemento che debba fare riflettere anche noi che ci occupiamo di politica. Era soltanto questo che volevo riportare (Applausi).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 1 luglio 2020 - Ore 9:

(ore 9 e ore 16)

1. Discussione della proposta di legge:

DELRIO ed altri: Delega al Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e universale. (C. 687-A)

e delle abbinate proposte di legge: GELMINI ed altri; LOCATELLI ed altri. (C. 2155-2249)

Relatore: LEPRI.

(ore 15)

2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 17,40.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 il deputato De Lorenzis ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 9 alla n. 11 il deputato Andrea Crippa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 12 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 15 la deputata Gerardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2537 - em. 1.9 431 431 0 216 201 230 70 Resp.
2 Nominale em. 1.16 451 451 0 226 209 242 69 Resp.
3 Nominale em. 1.2 444 443 1 222 203 240 69 Resp.
4 Nominale em. 1.3 451 450 1 226 208 242 68 Resp.
5 Nominale em. 1.12 446 443 3 222 205 238 68 Resp.
6 Nominale em. 1.8 452 452 0 227 208 244 68 Resp.
7 Nominale em. 1.1 450 448 2 225 13 435 68 Resp.
8 Nominale em. 1.13 449 449 0 225 202 247 68 Resp.
9 Nominale em. 1.4 450 450 0 226 206 244 68 Resp.
10 Nominale em. 1.5 456 455 1 228 208 247 68 Resp.
11 Nominale em. 1.6 455 454 1 228 208 246 68 Resp.
12 Nominale em. 1.15 461 461 0 231 209 252 67 Resp.
13 Nominale em. 1.10 457 457 0 229 209 248 67 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 15)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 1.11 446 446 0 224 205 241 67 Resp.
15 Nominale Ddl 2537 - voto finale 446 444 2 223 258 186 65 Appr.