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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 351 di giovedì 4 giugno 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 14,45.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 5 maggio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angiola, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Claudio Borghi, Brescia, Businarolo, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dal Moro, De Menech, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Frusone, Gallinella, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Grande, Iovino, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Scoma, Tasso e Tomasi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1774 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato (Approvato dal Senato) (A.C. 2525).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2525: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, nel dichiarare che il MAIE voterà la fiducia al Governo, non posso far altro che ripetermi circa le motivazioni che non possono prescindere dal momento emergenziale che stiamo affrontando: tutto ciò che, in quest'Aula e che nelle Commissioni discutiamo, verifichiamo e approfondiamo, ha un comune denominatore, cioè l'emergenza. E quando si lavora con una spada di Damocle sulla testa e col continuo stimolo della fretta, del fare presto, è chiaro che si lavora in affanno. E chi, tra l'altro, ha il compito e il dovere di prendere decisioni, non è certo nelle condizioni migliori per poterlo fare. Per quanto riguarda questo provvedimento specifico, ciò che ne è venuto fuori è il meglio che si potesse fare? Su questo ci tornerò domani in sede di dichiarazione di voto sul provvedimento; adesso c'è da esprimere un gradimento o meno, ovviamente, sull'azione del Governo, cioè se si ritiene che - in una situazione in cui siamo stati travolti dagli eventi sanitari, dalle immagini dei camion dell'Esercito che trasportavano le bare, dal numero dei contagi, che man mano diventavano terrificanti, e dal quadro tragico ma reale, purtroppo, dipinto dagli scienziati - questo Governo abbia operato nel miglior modo possibile. Io ritengo di sì, al di là di tutti gli aggiustamenti che ex post è molto più facile individuare e alla luce delle notizie che ci arrivano anche dall'estero, come dalla Svezia, ad esempio, che, riconoscendo che probabilmente non ha gestito al meglio le indicazioni di contenimento del COVID-19, ha di fatto attestato l'opportuna gestione del nostro Governo. Quindi, conseguentemente a tutto questo, esprimo il mio convincimento, dichiarando la fiducia a nome del MAIE (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nitti. Ne ha facoltà.

MICHELE NITTI (MISTO-PP-AP). Presidente, la posizione della questione di fiducia su un tema così delicato per il Paese, per le famiglie, per i ragazzi, qual è quello della scuola, dovrebbe interrogarci non solo su quanto e come il Governo sia riuscito a dare alle famiglie ed ai ragazzi appunto la chiarezza necessaria su ogni singolo punto affrontato in questo provvedimento, ma anche sul ruolo e sulla qualità del dibattito parlamentare. Io credo che un dibattito più partecipato, più inclusivo del ruolo e del contributo dei parlamentari avrebbe contribuito a dare delle risposte più complete e più esaustive. Comprendo le esigenze di velocizzare in prossimità di una scadenza, ma l'inevitabile conseguenza di legare il destino del testo a quello dell'Esecutivo comporta sempre una compressione dello spazio di analisi. Non voglio reclamare l'impossibile o sedurre con grandi parole, con cui non di rado qualcuno, anche tra noi politici, cerca di farsi gioco dei cittadini, ma semplicemente e lealmente voglio dire che, su alcuni temi, un dibattito più approfondito avrebbe garantito punti di caduta più condivisi e quindi migliori, probabilmente compromissori, ma nell'accezione più nobile e più confacente alla dialettica democratica. Quindi, nell'auspicio di un maggior coinvolgimento dei contributi del Parlamento e della dialettica democratica, dobbiamo essere consapevoli, assumendocene le responsabilità, che in questi due giorni stiamo scegliendo soluzioni che scopriremo se saranno state all'altezza della situazione solo a settembre, quando probabilmente ci si renderà pienamente conto di quanto avremmo potuto ancora fare anche in questi mesi che ci separano da settembre e di quanto anche noi parlamentari avremmo potuto contribuire in modo più organico all'elaborazione di questa soluzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.

GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, premetto che la nostra componente, la componente Cambiamo!, non voterà la fiducia al Governo, anche perché, come ho avuto a spiegare non un anno fa o due mesi fa, ma la settimana scorsa, quando è stata posta un'altra fiducia, un conto è esprimersi su un procedimento o su un qualche cosa in particolare e un conto è dare una sorta di fiducia cieca al Governo per tutto il suo operato. Io voglio iniziare, signor Ministro e signor sottosegretario, anche se avrò a disposizione poco tempo, dal “tutti promossi”. Ecco, il tutti promossi, per chi, come me, ha avuto un'infanzia normale, per chi è della nostra generazione e delle generazioni precedenti, sembra un qualcosa di assurdo, impossibile. Cioè, coltivare la cultura del cosiddetto merito al grido “tutti promossi” è un qualcosa che, probabilmente, solamente a noi in Italia riesce fare in questo momento, a voi come Governo. È un merito che non è merito, è una sorta di reddito di cittadinanza della scuola, cioè il dare a tutti quanti in cambio di niente. Come dovrebbero reagire gli studenti che si sono impegnati e che veramente avevano diritto di essere promossi?

Tutti noi, intendo maggioranza e opposizione, abbiamo ricevuto tantissime telefonate da parte di persone preoccupate, genitori, madri, studenti, per non parlare di quel mailbombing che abbiamo ricevuto tutti noi deputati da maturandi, centinaia e centinaia e centinaia di mail da maturandi che, probabilmente, non hanno ben chiaro il diritto pubblico o come funziona la macchina Stato cioè Parlamento e Governo, potere Legislativo ed Esecutivo, come se ognuno di noi, ogni singolo deputato potesse incidere e cambiare le scelte del Governo. I privatisti trattati come dei reietti, lo ripeto, i privatisti trattati come dei reietti: fino a pochi giorni fa, non sapevamo niente, come se chi paga per andare a scuola dovesse essere punito, ma dove siamo, in Unione Sovietica? Credo sia veramente qualcosa di folle: evviva Dio, in questo Paese abbiamo le scuole paritarie, le scuole private che aiutano lo Stato nel dare istruzione a tutti quanti. Vi è il problema delle scuole paritarie, con il rischio di chiusura di tante scuole paritarie; la didattica a distanza non efficace; l'idea assurda di pensare di fare lezione a settembre con metà allievi in classe e metà allievi a casa, cosa che le madri per dormire, in questi giorni, hanno dovuto prendere sonniferi: il terrore delle madri di dover tornare dalle vacanze e di avere i figli ancora in casa. Credo che altri Paesi abbiano fatto assolutamente meglio. Non per questo, signor Ministro, dico che è stata una situazione facile: sarebbe una bugia da parte mia e non credo neanche che vi sia malafede da parte vostra. È indubbio però che il risultato non è soddisfacente in maniera tale da poter avere la nostra fiducia. Signor Presidente, un piccolo inciso per concludere e mi rivolgo, attraverso di lei, ai colleghi del PD. Ormai sappiamo che la scuola è perfettamente in larghissima parte orientata politicamente verso un centro-sinistra, ex democristiani di sinistra, alcuni addirittura del Partito Comunista e tantissimi tesserati e militanti del PD appartengono al mondo della scuola. Ecco, vedere il PD, in queste ore, far finta di essere all'opposizione per smarcarsi da un Governo che loro sostengono è qualcosa francamente di triste, quasi grottesco: a dire il vero, il PD lo sta facendo anche per quanto riguarda la cassa integrazione. Abbiate, colleghi del PD, il coraggio di dire che sostenete questo Governo, sostenete questo Ministero dell'Istruzione e che lo fate con convinzione, altrimenti nessuno vi crederà più.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Viceministra, signora Ministra, mi permetta innanzitutto, signora Ministra, a nome mio e a nome del mio gruppo parlamentare di rivolgerle la nostra solidarietà piena per gli insulti e le minacce che ha dovuto subire in questi giorni e che non sono mai in nessun modo accettabili anche quando la dialettica politica, la dialettica parlamentare raggiunge, come è comprensibile, toni particolarmente esasperati e anche punte di conflittualità assai elevata. Liberi e Uguali, il nostro gruppo, voterà la fiducia al Governo sul decreto in esame, pur mantenendo alcuni elementi di perplessità su cui tornerò. Il decreto è necessario, è un decreto che innanzitutto aveva e ha l'obiettivo, la funzione di regolare l'ordinato svolgimento della chiusura dell'anno scolastico che, lo ricordo ai colleghi e alle colleghe, in qualche caso è già in corso: gli esami di terza media sono già iniziati, quelli di maturità inizieranno ormai tra pochi giorni. Dunque, è un decreto necessario ed è un decreto che, rispetto alla sua versione iniziale, ha conosciuto alcuni miglioramenti importanti che - lo dico qui pubblicamente - io intendo rivendicare anche sulla base di un lavoro che in particolare al Senato - ramo del Parlamento che ha avuto obiettivamente il tempo di affrontare e di modificare il testo che noi invece siamo chiamati per ragioni di tempo purtroppo, dico io, soltanto a ratificare - anche grazie al lavoro del nostro gruppo ha conosciuto importanti elementi di miglioramento: non solo del nostro gruppo naturalmente ma anche delle altre forze di maggioranza. Il decreto consente di aumentare di 16.000 unità i posti per docenti che saranno immessi in ruolo con le procedure già bandite che, in qualche caso, sono state ulteriormente modificate; riapre le graduatorie di terza fascia che, in un primo momento, sembravano chiuse e bloccate; fa anche qualche scelta particolarmente importante che, pure nello scontro e nel dibattito politico, è rimasta purtroppo, dal mio punto di vista, molto sottotraccia. L'eliminazione del voto in decimi per la scuola primaria, dal mio punto di vista, è una scelta assai significativa sul piano pedagogico e culturale. Proprio qualche giorno fa, mi trovavo con mio figlio in un parco; c'erano dei bambini vicini che chiacchieravano tra loro, avevano forse qualche anno in più, discutendo tra loro litigavano su chi era più bravo e c'era chi diceva: io ho preso otto, io nove, io dieci. Quel numero riduce enormemente la complessità di cui, invece, in particolare i più piccoli hanno bisogno nella costruzione di un meccanismo di valutazione che sia in grado di valorizzare le capacità e anche di rendere comprensibili le difficoltà.

È previsto l'aumento dei fondi per il recupero degli apprendimenti persi in quest'anno disgraziato e così drammatico e un'altra cosa molto importante, su cui anche in questo caso in particolare ci siamo battuti, è la possibilità di reiscrizione, sostanzialmente di ripetere quest'anno scolastico per i ragazzi che vivono una condizione di particolare difficoltà, portatori di gravi disabilità, su richiesta delle famiglie: quello che molte associazioni hanno chiamato il “bonus tempo” (Commenti della deputata Aprea), che è una cosa assai importante e che invece negli ultimi anni, collega Aprea, aveva visto ridurre significativamente questa possibilità nelle pratiche concrete, non sulla base di scelte normative (non ho detto questo).

Ma nel decreto restano aperte molte questioni che devono essere affrontate dal Parlamento e dalla politica, questioni che hanno a che fare con la possibilità di costruire una riapertura efficace ma di rimettere effettivamente al centro la scuola italiana. L'aumento degli organici di cui abbiamo un disperato bisogno; la riduzione del numero degli studenti per classe non solo in ragione dell'emergenza; la carta docenti per i professori precari, perché è abbastanza incomprensibile il fatto che quella carta legata all'aggiornamento, agli strumenti che rendono più efficace la professione dell'insegnamento, sia garantita a chi è di ruolo e non a chi però fa lo stesso lavoro, pur non essendo in quella condizione; la revisione del dimensionamento scolastico; le scuole delle aree interne che troppe volte sono state chiuse in base a logiche legate all'economia dei numeri, invece che all'economia del sapere, della socialità e della cultura del Paese. Inoltre la soluzione ancora per integrare il processo di internalizzazione già di per sé positivo e in parte concluso che riguarda gli ex lavoratori socialmente utili. Su tutte queste cose occorre continuare a lavorare: noi lo faremo già a partire dal “decreto Rilancio” ma credo che il Paese debba mettere il tema del rilancio e della costruzione di una nuova scuola al centro del piano di costruzione di un nuovo Paese, pensando anche a come incrociare ed intercettare le risorse europee che si annunciano dopo il primo accordo, che speriamo venga confermato e magari implementato, sul Recovery Fund. Resta - è l'ultima cosa che voglio dirle, Ministra, lei lo sa: abbiamo discusso anche tra noi in modo assai animato - resta per quel che mi riguarda l'amaro in bocca più che per le soluzioni non trovate, più che per le questioni che non sono entrate nella modifica - in particolare sulla procedura legata al concorso straordinario sostanzialmente riservato ai docenti e alle docenti precari - l'amaro in bocca per il tono che ha accompagnato questa discussione. In essa c'è stato, anche dentro la maggioranza, un tono che è quello di chi pensa che il precariato sia in sostanza una colpa per chi lo vive e lo subisce e io non credo che sia così. Credo che i precari e le precarie di questo Paese, che hanno come tutti gli altri e tutte le altre contribuito anche in questo momento straordinariamente difficile a tenere aperta e viva la scuola italiana, subiscano una condizione che è il frutto degli errori che la politica ha accumulato non nell'ultimo anno o negli ultimi cinque o negli ultimi dieci ma in decenni di scelte che hanno costruito meccanismi spesso del tutto irragionevoli di reclutamento del personale docente, che hanno costruito percorsi affastellati uno sull'altro e, nei fatti, alla fine un grande imbuto nel quale rischiano di rimanere imprigionate migliaia e migliaia di persone. Ecco, di fronte a questo e sulla base di questa considerazione, credo sia necessario anche qui mettere in campo un cambio di passo, un salto di qualità intanto, lo ripeto, culturale: serve rispetto per chi lavora, rispetto per chi lo fa in una condizione che è meno tutelata rispetto a quella di qualche collega che fa lo stesso lavoro ma che è nella condizione di poterlo fare con più certezza e con più tranquillità e serve però anche la capacità di uscire da una sorta di ipocrisia collettiva. Che vogliamo fare in prospettiva rispetto a queste migliaia di docenti?

Vogliamo prendere atto o meno che questi docenti e queste docenti per scelta nostra, per nostra responsabilità, da anni lavorano nella scuola pubblica, e che dunque forse occorre finalmente fornire loro, ove è necessario, una formazione continua che sia a carico dello Stato, del pubblico, che non sia ciò che si traduce spesso in un mercato di titoli che vengono acquisiti da chi se lo può permettere, spesso senza nessuna utilità dal punto di vista dell'incremento, dell'implementazione della qualità formativa. Vogliamo, per esempio, discutere del paradosso dei tanti percorsi, come quello che distingue l'immissione in ruolo dall'acquisizione dell'abilitazione. Me lo sono chiesto molte volte. Io francamente faccio difficoltà non a capire perché per entrare in ruolo sia necessario un percorso selettivo, che naturalmente però va graduato, articolato rispetto all'esperienza, all'anzianità appunto, introducendo la formazione come elemento più utile e più idoneo a garantire la qualità ai nostri studenti. Mi chiedo com'è possibile immaginare che qualcuno che lavora da anni nella scuola della Repubblica, e che ci lavora perché ogni anno glielo chiediamo, perché sappiamo benissimo, lei lo sa meglio di me, che c'è un altro paradosso nel nostro Paese, facciamo sempre finta di non vederlo; abbiamo, infatti, un organico di diritto, cioè quello che stabilisce il numero di posti di ruolo che ogni anno si riduce un po', e un organico di fatto, cioè quello che stabilisce il numero di insegnanti di cui abbiamo bisogno per tenere aperte le scuole, che invece continua ad essere molto più grande e in molti casi addirittura a crescere, e questo accadrà in modo ancor più significativo nel prossimo settembre. Come facciamo allora ad affermare seriamente che un insegnante, una insegnante che da anni lavora nella scuola in quelle condizioni perché noi glielo chiediamo, perché è necessario per tenere aperta la scuola della Repubblica, come facciamo a pensare che quell'insegnante possa essere considerato non abile all'insegnamento? Ed io credo che su questo occorra in modo coraggioso un processo di revisione e di riforma complessiva dei percorsi di reclutamento. Solo così riusciremo ad uscire da un dibattito che troppe volte, come hanno ricordato anche altri colleghi e altre colleghe, rischia di diventare un dibattito colonizzato da un meccanismo di tifoseria, invece che un dibattito che dovrebbe avere al centro non solo l'efficienza, la funzionalità, ma appunto la qualità di quella che io continuo a considerare la più importante infrastruttura civile, sociale e culturale del Paese: la scuola pubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Belotti. Ne ha facoltà.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Siamo alla diciannovesima fiducia in nove mesi, come ci ha ricordato ieri il collega Baldelli: siete praticamente vicini alla seconda stella, di questo passo penso che entro la fine del primo anno potrete raggiungere la terza come la Juve; vedo che c'è qui Borghi che sarà sicuramente contento di questo premio al tifoso granata Borghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per carità, non è una cosa che ci scandalizza: tanto abbiamo capito la vostra ipocrisia, e del resto l'ha capita anche la gente. Quello che però non accettiamo è la presa in giro non tanto a noi, ma ai cittadini; e mi rivolgo in particolare ai 5 Stelle, o meglio ai banchi vuoti dei 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che hanno sempre parlato. Una rappresentante c'è, oltre alla Ministra, va bene: ai quasi vuoti banchi dei 5 Stelle. Avete sempre parlato - tramite il Presidente, mi rivolgo ai banchi vuoti - di democrazia aperta, anzi perfino liquida, di voto online, di piattaforme, di streaming, ma alla fine vi siete piegati alle scorciatoie come la fiducia, che tanto contestavate quando eravate nella scorsa legislatura all'opposizione, ma soprattutto quando pensavate di essere puri e immacolati: ora usate invece le fiducie a raffica solo per coprire le profonde spaccature all'interno della vostra maggioranza. Continuate a parlare di collaborazione, unità, di coinvolgimento delle opposizioni, l'ultima volta l'abbiamo sentito ieri dal Presidente Conte; poi nella pratica fate l'opposto: siete arroganti, prepotenti, ma soprattutto incapaci (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ieri nella discussione generale dai banchi della maggioranza abbiamo sentito frasi del tipo: lo scambio dialettico è utile perché produce confronto. Domanda ai pochi presenti: ma questo vi sembra uno scambio utile, quando abbiamo presentato in Commissione 143, o 147, 143 emendamenti tutti costruttivi, e ne sono stati approvati la bellezza di zero? Presentati 143, bocciati 143.

Ora si chiede la fiducia sul “decreto Scuola”, una fiducia che non possiamo in alcun modo dare sia per la forma che per la sostanza. Questo è un decreto-legge che umilia la scuola, umilia gli 8 milioni di studenti e le loro famiglie, umilia gli 8 mila comuni e le 107 province italiane, umilia le quasi 13 mila scuole paritarie, umilia le decine di migliaia di insegnanti precari, alcuni dei quali stanno manifestando proprio in questo momento sotto le finestre del Ministro e della Viceministra Ascani. Oggi voi umiliate gli studenti e le famiglie che non sanno ancora come e quando ripartiranno le lezioni. Nel resto d'Europa, salvo la Spagna, hanno riaperto subito le scuole anche per un segnale di ripresa, ma soprattutto per venire incontro ai genitori che lavorano. Non è che in Francia, in Svizzera, in Belgio, in Inghilterra l'epidemia sia stata più leggera che da noi: la questione è che là ci sono programmazione ed efficienza, concetti che qui per voi sono solo utopia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Oggi umiliate i comuni e le province, a cui competono l'edilizia e il trasporto scolastico (lo dico ai banchi vuoti dei 5 Stelle che forse non lo sanno). Bello leggere che vengono affidati pieni poteri, poteri commissariali ai sindaci e ai presidenti delle province per gli interventi di edilizia scolastica, bello sentirlo anche dire dal Presidente Conte, tutto bello: ma chi paga? La legge tanto cara alla Ministra Azzolina quando era in Commissione, era nostra collega in Commissione istruzione, sulle classi pollaio, secondo alcuni calcoli costerebbe oltre un miliardo di euro, anche di più, l'abbiamo sentito in alcune audizioni, ma per avere classi al massimo di 22 alunni rispetto all'attuale limite di 26. Le disposizioni del post COVID-19 stabiliranno un dimezzamento degli alunni, delle presenze in classe, e quindi parliamo di classi di 11, 12, 13 alunni: serviranno nuove aule, tante nuove aule. Quindi altro che il miliardo previsto per le classi pollaio: ne servirà almeno il doppio, il triplo. E chi paga? I comuni alla canna del gas o le province che voi - mi rivolgo sempre soprattutto ai banchi vuoti del 5 Stelle - avete voluto affossare? Ricordiamo che lo Stato centrale succhia l'80 per cento delle tasse, quindi è troppo comodo farsi belli con gli slogan ad effetto senza però metterci la “grana”. Nel “decreto rilancio” ci sono 331 milioni per l'edilizia scolastica: cosa ci fanno le 45 mila scuole pubbliche e le 13 mila private con questa cifra, pari a circa 5.700 euro a edificio? E il trasporto scolastico, che dovrà essere potenziato, chi lo paga, ancora i comuni? Bene, la soluzione c'è da parte nostra: invertite il senso fiscale, lasciate l'80 per cento ai comuni e agli enti locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e come in Svizzera lasciamo il 20 per cento allo Stato centrale. Oggi, tornando al decreto-legge, umiliate le scuole paritarie, considerate dai 5 Stelle e dalla sinistra il male assoluto, le scuole dei ricchi, le scuole dei nobili, senza capire il ruolo fondamentale che hanno sul territorio: pensiamo solo agli asili parrocchiali. Per loro ci sono solo 11.500 euro ad istituto.

Torno ancora all'invito ai banchi vuoti del 5 Stelle: fate un piccolo sforzo, uscite dai vostri meetup virtuali, andate tra la gente, cercate di capire; c'è un mondo là fuori, c'è un mondo reale, che non è quello solo dei computer e dei vostri blog, che voi però non vivete. Qui siamo tutta gente che frequenta il territorio, ma la maggior parte dei deputati dei 5 Stelle, non so, ditemi voi, ma chi mai - stavo dicendo una brutta parola - li ha visti sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non conoscete e non parlate coi sindaci. Quindi, non venite a farci lezioni sulle scuole paritarie e sugli asili parrocchiali, che non sapete nemmeno cosa rappresentano nelle comunità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché vi fate chiamare “cittadini” ma siete diventati la casta della casta che si è rinchiusa nel Palazzo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Presidente, mi permetto, tramite lei, di fare un invito, anche a lei del resto, ai colleghi di Italia Viva: tirate fuori gli attributi. Ecco, so che non si può dire; sono già stato richiamato per gesti da stadio e, quindi, non posso continuare a esprimermi in modo a me consono (e mi sono messo anche la giacca, che per me è un abito assolutamente anomalo).

Fate una battaglia vera, cari colleghi dei 5 Stelle, fate una battaglia vera per qualcosa di concreto che va all'interno della maggioranza e al di là del posto in una presidenza di Commissione o in qualche nomina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Fate qualcosa di vero, fatelo per salvare i 900 mila alunni e studenti delle paritarie e i 150 mila lavoratori che rischiano, i primi, di restare senza un'educazione libera e, i secondi, senza un lavoro. Oggi umiliate decine di migliaia di insegnanti precari, ripetutamente offesi e abbandonati dalla Ministra, a cui, nemmeno in un periodo in cui il servizio scolastico va raddoppiato, viene offerta una prospettiva di stabilizzazione.

Chiudo, Presidente, ricordando che oggi umiliate perfino il Parlamento con una discussione farsa, con tutti gli emendamenti bocciati, con una Ministra che è apparsa ieri - e, ci fa piacere, anche oggi - ma solo dopo un post di Salvini che denunciava la sua assenza. Non è venuta neanche in Commissione per la discussione sul decreto nel momento più drammatico della scuola degli ultimi 75 anni. Ci rendiamo conto che, per sapere le novità legislative, dobbiamo guardare la pagina Facebook di Lucia Azzolina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Quindi, in fine Presidente, oggi siamo riusciti a umiliare perfino il tempo o, meglio, il termine “urgente”. Infatti, il titolo del decreto riporta il termine “urgente”; è dell'8 di aprile e doveva servire per riaprire la scuola il 18 maggio. Siamo al 4 giugno, quando oramai gli esami sono alle porte, e la scuola è chiusa. Scusate, noi non ce la sentiamo di votare questa fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il presidente Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro Azzolina, Viceministro Ascani, non ci ispirate alcuna fiducia. Ce la chiedete e non ve la diamo. Inutile stare qui a conteggiare le troppe volte che l'avete invocata; è inutile dire che avete abusato della decretazione d'urgenza come peggio dei Governi - e mi riferisco soprattutto al Ministro Azzolina - che contestavate con dinamiche ai limiti dell'eversione. “Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri” cantava Rino Gaetano (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Inutile riprendere la polemica sulla sospensione reiterata dei diritti costituzionali fatta inizialmente contro la Costituzione, perché la nostra Costituzione prevede le modalità per la dichiarazione dello stato d'emergenza, modalità che avete disatteso approfittando della paura che si era diffusa nella società. È inutile perché, dopo averlo detto noi, lo hanno confermato insigni costituzionalisti della statura di Sabino Cassese, del presidente emerito Antonio Baldassarre, della Presidente in carica della Corte costituzionale Marta Cartabia. A proposito di scuola, possiamo concludere che siete bocciati in diritto costituzionale. È inutile perché, allo stato, colpire il suo partito, Ministro Azzolina, è come sparare sulla Croce rossa: scorretto e spietato.

Siete ormai semplicemente in via di esaurimento, perché gli italiani hanno capito che i vostri “vaffa” indirizzati contro il sistema erano una burla, uno spettacolo comico, appunto, mentre dietro la vostra veemenza non c'era cultura politica, né senso dello Stato, né una visione della società. Voti gettati al vento, che il vento si riporta via. Lo avete dimostrato in questi mesi di emergenza sanitaria ed economica, che tecnicamente vi ha rianimati ma, in realtà, ha solo prolungato la vostra terribile agonia, perché ha dimostrato che siete una specie di sottoinsieme della tecnocrazia. Almeno i tecnocrati fanno il loro lavoro, sono consapevoli dei loro sporchi obiettivi. Voi siete come il più grande poeta italiano del Novecento ha descritto l'umanità: “(…) d'autunno sugli alberi le foglie”. Parlo di Giuseppe Ungaretti, di cui il Ministro della cultura e lei, Ministro dell'Istruzione, avete tenuto nascosto il cinquantenario della morte pochi giorni fa perché patriota anticonformista.

Cosa è, dunque, un Governo? Un'amministrazione di condominio? Un collegio sindacale? Un consiglio d'amministrazione di una società per azioni? No, non credo. Un Governo, di norma, dovrebbe avere un'anima, dei principi ispiratori, fare delle scelte culturali alle quali uniformare i conti dello Stato, gli investimenti, le politiche fiscali, la politica estera, la politica per l'istruzione e la ricerca. Voi siete totalmente inconsapevoli - almeno questo pare - delle vostre azioni e della loro definizione strategica. Ma vi rendete conto che siete passati dall'abbraccio con Putin e la Russia, post-sovietica e non ancora democratica, alla costruzione di un rapporto preferenziale con la Cina comunista di Xi Jinping, uno Stato spietato che ha il record di esecuzioni capitali, che sfrutta i bambini, le donne, l'ambiente, i detenuti, i dissidenti politici e che resta saldamente al comando della classifica dello sfruttamento dell'uomo e dell'ecosistema? Avete disarticolato l'Italia dall'alleanza occidentale e dal rapporto quasi secolare con gli Stati Uniti d'America, perché non vi chiedete mai “dove stiamo andando” ma solo “dove siamo” (differenza non da poco).

Guardi, ve lo dice uno che l'american way of life, lo stile di vita americano, l'ha avuto sempre sul gozzo e che il 29 maggio di qualche decennio fa organizzò un'azione simbolica non violenta per tentare di fermare, con un sit-in pacifico ma temerario, il corteo presidenziale nientepopodi meno che di George Bush, beccandosi un sacco di botte da celerini e marines, ma l'intento era quello di difendere la dignità, l'indipendenza nazionale nel giorno in cui venivano sostituite le bandiere italiane con le bandiere americane. Da un alleato si può e si deve pretendere rispetto: “alleati sì, servi mai”, ma sono parole che si devono pronunciare all'interno del perimetro del Patto atlantico, voci interne al fondamento della nostra civiltà e non mettendo in discussione la nostra collocazione internazionale, come avete fatto voi con peripezie spregiudicate che hanno indispettito gli americani, per noi fondamentali anche perché capaci di rappresentare l'alternativa a quell'asse franco-tedesco che, troppe volte, ci è stato ostile.

Sono concetti tutto sommato facili, anche perché la storia insegna sempre qualcosa ai somari. Non serve arrivare a Giulio Cesare; basta ricordare Andreotti e Craxi nella Prima Repubblica. Mica Craxi, quando fece circondare i marines a Sigonella dai nostri carabinieri, strinse accordi con Gromyko, il presidente del Soviet Supremo dell'URSS. D'Alema, da Presidente del Consiglio post-comunista, fece bombardare Belgrado dai nostri caccia. Berlusconi, quando fece accordi bilaterali con Putin e Gheddafi, li fece non contro Bush e, anzi, coinvolse gli Stati Uniti d'America nella storica “foto opportunità” del Capo del Governo italiano tra Bush e Putin. Recuperare la Russia nel rapporto con l'Italia e l'Europa, coinvolgendo gli USA è stato un capolavoro diplomatico che fu consacrato a Pratica di Mare, appuntamento di cui parleranno i libri di storia; di voi non si parlerà nemmeno nei fumetti di Lupo Alberto, storico personaggio innamorato della gallina Marta.

Noi voteremo contro la fiducia, perché state spaccando l'Italia con decisioni inconsulte, state mettendo i lavoratori dipendenti contro le partite IVA, le regioni del Sud contro quelle del Nord, le autonomie locali contro lo Stato centrale, l'Italia contro la sua capitale, le scuole pubbliche statali contro quelle pubbliche e paritarie, le industrie contro le piccole imprese, le famiglie che possono comprare un PC o due PC con quelle che non se lo possono permettere e sono rimaste escluse dalla fase finale dell'anno scolastico.

Solo alcuni esempi, che, spesso, sono illuminanti. Due domeniche fa, si celebrava la fine del digiuno del Ramadan - i cittadini di fede cattolica, contestualmente, non potevano partecipare, nel numero superiore a quindici unità, ai funerali dei propri congiunti - e, in quel giorno, abbiamo visto, invece, centinaia di persone, legittimamente riunita in preghiera, senza neanche il rispetto, spesso e volentieri, del cosiddetto distanziamento. C'è una anomalia, c'è una asimmetria. La scorsa domenica, facendo due passi, mi salutano due camerieri di un ristorante di origine sarda seduti su una panchina: mi dicono di essere in cassa integrazione, ma che difficilmente riprenderanno il loro posto di lavoro. Mi dicono che, da ore, chiacchieravano su questa panchina e vedevano gli autobus pieni transitare e mi domandavano - loro a me, io la domanda la pongo a lei, Ministro -: perché sull'autobus si può stare assembrati e in un ristorante no? Perché un ristorante non può lavorare, mentre i mezzi di trasporto pubblico collettivo sono stracolmi di gente? Questa mattina, il gestore di un bar, fisicamente anche robusto e caratterialmente deciso, mi scoppia a piangere in faccia perché, a settembre, sarà costretto a chiudere; ha riaperto, ma non ha più clienti, perché voi avete terrorizzato il mondo e ora le aziende applicano il lavoro facilitato, tutti al lavoro da casa, così gli unici che possono spendere perché hanno uno stipendio fisso non fanno circolare il denaro, non pranzano sotto l'ufficio e danno il colpo di grazia alla piccola economia diffusa che sostiene l'Italia.

I minimarket di 20 metri quadrati sono stati aperti, i negozi di abbigliamento di 200 metri quadrati no; gli asili nido privati e, in genere, la fascia di servizi socio-educativi 0-6 anni è falcidiata dalla vostra inconsapevolezza. Vedremo come finirà il “decreto Rilancio”, ma intanto si sente, Ministro Azzolina, assordante il suo silenzio, mentre aspettiamo da due anni gli asili nido pubblici che avrebbe dovuto aprire Conte. Dentro questo decreto si sarebbe dovuto parlare, alla fine, della scuola, ma domani è l'ultimo giorno dell'anno scolastico; della ripresa a settembre, ma non c'è traccia di nulla; dell'immediato soccorso da offrire alle scuole pubbliche paritarie nella cornice della sussidiarietà garantita dalla Costituzione italiana, ma l'unica cosa che rammentiamo sono le sue dichiarazioni di guerra contro questa indispensabile realtà. Se vuole uccidere la paritaria - concludo - deve fare tre operazioni: modificare la Costituzione, abrogare la legge n. 62 del 2000, riaprire le scuole chiuse, ristrutturare quelle che cadono a pezzi, assumere insegnanti, presidi, bidelli, personale amministrativo per accogliere le centinaia di migliaia di alunni che si riverseranno nella scuola pubblica statale; invece, dentro a questo decreto ci avete messo il “concorsone”. Guardi, Ministro, è l'ultima battuta che faccio, glielo dico forte e chiaro: chi viene chiamato dallo Stato a insegnare nelle scuole o a fare supplenza è da considerarsi abilitato de facto. È inaccettabile sistematizzare il precariato. Voi non potete costringere a fare un concorso professori, insegnanti che insegnano da dieci anni e più; se non erano adatti, gli potevate affidare i vostri figli, invece che quelli degli italiani. L'unico concorso che si deve fare è quello per titoli e servizio reso: una stabilizzazione, che renda giustizia di uno sfruttamento che è durato fin troppo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Queste sono solo alcune ragioni le altre le abbiamo sviluppate nel corso del dibattito in Aula nella giornata di ieri e in Commissione, per la quale non vi daremo la fiducia, non facciamo parte della vostra lobby e, quindi, non c'è una ragione al mondo per farlo, ma voteremo anche contro il merito di questo decreto, perché è impresentabile e non risolve neanche uno dei tanti problemi che assillano la nostra scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Ministra, Viceministra, colleghi, noi oggi votiamo la fiducia su un provvedimento che è parte di un impianto più ampio che va considerato nel suo insieme. La chiusura delle scuole, con la conseguente cessazione dell'attività didattica in presenza, risale al 4 marzo, quindi esattamente tre mesi fa. L'iter di questi tre mesi comprende una serie di interventi, che vanno da una prima circolare ministeriale - quella del 17 marzo -, che dà indicazioni perché la scuola non si fermi e perché la didattica tradizionale in presenza venga sostituita da interventi, in tutte le scuole e nelle università, di didattica a distanza; da un primo decreto, il “Cura Italia” che, a far data dal 23 febbraio, mette a disposizione del sistema scolastico e di quello universitario gli strumenti per far fronte alle necessità di device, di strumenti tecnologici, di piattaforme digitali e di connessione alla Rete, fondi che, devo dire, sono stati stanziati e spesi con virtuosa celerità; fino a questo decreto, il “decreto Scuola”, che l'8 aprile interviene con una serie di interventi urgenti che hanno l'obiettivo di definire le misure atte a garantire la regolare conclusione dell'anno scolastico in corso e l'ordinato avvio del nuovo anno, dando le indicazioni necessarie per lo svolgimento degli esami di Stato.

Ma un terzo provvedimento, il “decreto Rilancio” dello scorso 19 maggio, nel frattempo, reca misure urgenti in materia di salute e di sostegno al lavoro e all'economia, in cui si prevedono una serie di interventi finalizzati agli stessi temi e pronti ad accelerare la realizzazione di interventi di edilizia scolastica durante la sospensione delle attività didattiche, a sostenere le scuole paritarie e il sistema integrato di educazione ed istruzione da 0 a 6 anni e prevede interventi importanti per le università, le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e gli enti pubblici di ricerca.

Si tratta, Presidente, dunque, di un combinato disposto che va visto assolutamente nel suo insieme, perché i decreti, nonostante il grande impegno del Governo, sono apparsi talvolta superati dagli eventi, perché, Presidente, è del tutto evidente che il contesto generale - quello di una pandemia mondiale - ha cambiato i tempi della politica in tutto il mondo. I 60 giorni previsti per la conversione sono troppi per una realtà che cambia continuamente, tuttavia, solo se li valutiamo nel loro complesso e, in questo specifico caso, pensando alla scuola, possiamo con sicurezza valutarne la coerenza ed utilità.

Sappiamo, dalle audizioni svolte, quali siano i punti di forza e quelli di debolezza del provvedimento, se la nostra onestà intellettuale ci consente di dare merito alle positività e di dare forza alle richieste di miglioramento, soprattutto se abbiamo la volontà e la capacità di cogliere, in questa straordinaria attenzione che si è concentrata sulla scuola italiana, un'occasione unica di ripensarla, di farne un motivo di rilancio e di sviluppo del Paese, di superare l'immagine di una nazione vecchia, come spesso veniamo dipinti, per riprendere consapevolezza che è sui bambini, sui ragazzi, sui giovani che si gioca il nostro futuro.

Ritengo non vada mai dimenticato che questi provvedimenti intervengono su una situazione di emergenza gravissima provocata da una pandemia, che ha messo in ginocchio tutto il mondo. Sono stati bloccati un miliardo e mezzo di alunni; in Italia, 8 milioni di ragazzi hanno rinunciato alla scuola. Le immagini dell'Italia ai tempi del Coronavirus, che resteranno nella storia di questo Paese, sono quello dei tragici camion che trasportano le bare fuori da Bergamo, quelle delle piazze desolatamente vuote delle nostre straordinarie città d'arte, ma, soprattutto, quelle di milioni di bambini chiusi dentro le loro case. Far fronte a questa situazione è stato il primo imperativo a cui si è dovuto rispondere e lo si è fatto con l'unico sistema possibile: con quella didattica a distanza che, per anni, si era tentato di accreditare nelle nostre scuole. Lo si è fatto affannosamente, in maniera concitata e per questo, a volte, difforme nei diversi territori e nelle diverse realtà scolastiche del Paese. Aspettiamo di avere dati ufficiali per poter tracciare un quadro completo di questa fase di insegnamento. La didattica a distanza, come sappiamo benissimo, non può e non vuole sostituire la didattica tradizionale in presenza, ma, d'ora in poi, sarà un valore aggiunto di cui non potremo più fare a meno. Questa crisi, questa gravissima crisi, ha tolto ai nostri ragazzi la possibilità di godere del fondamentale diritto all'istruzione, eppure, mai come in questo tragico periodo, si è parlato di scuola in questo Paese e questo è sicuramente un valore. Se ne è parlato a ragione, perché, se la scuola non riapre, non riapre il Paese, perché nessun genitore riprende a lavorare con serenità, se non sa dove e a chi lasciare in custodia ai propri figli; ma se ne è parlato soprattutto, perché, senza scuola, il rischio di deprivare i ragazzi di questa generazione è altissimo, come quello di vedere aumentare le disuguaglianze e la povertà educativa, di perdere ancora posizioni rispetto agli altri Paesi nel fondamentale investimento sul capitale umano. Perché deve essere chiaro a tutti che, nel lungo periodo, i Paesi che superano meglio le crisi e crescono più velocemente sono quelli che investono in istruzione. Per quanto concerne il decreto, si è cercato di costruire le condizioni per chiudere in modo dignitoso l'anno scolastico e per far partire in modo ordinato il prossimo.

Verranno assunti quasi 78 mila docenti, con 16 mila insegnanti in più rispetto a quelli previsti dai bandi concorsuali definiti a novembre dello scorso anno. Sappiamo bene che sulle procedure di assunzione si è generato un grande dibattito interno alla maggioranza, ma muovendosi in questa direzione siamo convinti che il compromesso che si è raggiunto tenga insieme la necessità di reclutare i docenti in base alla loro preparazione, valutando il merito, ma tenendo in considerazione l'esperienza maturata in un quadro in cui l'emergenza sanitaria non consente di svolgere un concorso in sicurezza prima dell'estate.

Siamo convinti che vada ripristinato per il futuro un ordinato sistema di reclutamento, com'era quello predisposto alla fine della XVII legislatura. Si riapriranno e si aggiorneranno con procedure informatiche le graduatorie su base provinciale, in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico. Si consentirà a 500 mila studenti di svolgere l'esame di maturità in modo consono e si chiuderà l'anno scolastico con una valutazione degli studenti, modificata nell'esame al Senato, che, per l'attuale anno scolastico, darà conto degli apprendimenti degli alunni della scuola primaria attraverso un giudizio sintetico e non attraverso un voto numerico. È del tutto evidente, infatti, che, nelle condizioni di oggi, il voto sarebbe stato dato alle famiglie e alla loro capacità di supportare i ragazzi nel percorso, a tratti complesso, della didattica a distanza.

Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, sarà dato maggior potere di operare agli enti locali per velocizzare le procedure e agire in maniera rapida in vista della riapertura a settembre.

Infine, su un tema delicato, quello degli insegnanti di sostegno, si è deciso di privilegiare la continuità di insegnamento. Il tema è molto delicato, non vogliamo certo penalizzare i tanti giovani che, con passione e merito, si sono impegnati in seri percorsi di studio. Per questo ci riserviamo di valutare ulteriori interventi già nel corso dell'esame parlamentare del “decreto Rilancio”.

Insomma, colleghi, questo è un decreto necessario per consentire di far concludere e far ripartire il nuovo anno scolastico; un lavoro necessario dopo l'esplosione della pandemia, ma un provvedimento che ha un senso all'interno di un percorso di norme articolato, che prevede risorse, stanziate già nel prossimo provvedimento, necessarie per iniziare il nuovo anno scolastico garantendo il diritto allo studio e la sicurezza dei ragazzi, che interviene a sostegno del sistema delle scuole paritarie, che parla dunque della riapertura delle scuole, oggi per la prima volta davvero all'ordine del giorno. È il tema, questo, che più di tutti preme al Partito Democratico, perché, se abbiamo ben presente come sia importante garantire una valutazione che tenga conto di che cosa è accaduto, l'importanza di fare esami in presenza, offrendo ai ragazzi l'opportunità di far valere la propria preparazione, sappiamo però che è più importante di tutto è eliminare l'incertezza che porta ansia alle famiglie e al Paese. In questa lettura diventa, allora, essenziale assicurare alla scuola buoni insegnanti, capaci di garantire merito ed esperienza. È in questa luce che si colloca il dibattito sul numero e le modalità delle assunzioni previste dai prossimi concorsi, con un'accortezza: tutti noi siamo tenuti a mantenere un equilibrio generale sui temi della scuola. La mediazione e il dibattito politico devono essere parte di una dialettica virtuosa e dare testimonianza dell'importanza riconosciuta da tutti in quest'Aula a questa tematica. Dobbiamo, insomma, evitare il rischio che la dialettica interna alla scuola riprenda le strade consuete. Sappiamo che la coazione a ripetere è una tentazione ricorrente. Possiamo scegliere di far diventare questa crisi, che ha evidenziato le debolezze del nostro sistema di istruzione ma ne ha anche messo in luce il valore, l'occasione storica per voltare pagina. In un mondo che sta cambiando, le crisi devono diventare l'opportunità che ci consente di cambiare il nostro sguardo rispetto alle cose. Le potenzialità di questo provvedimento e la centralità del tema sono gli argomenti che ci spingono, come gruppo del Partito Democratico, a dare con convinzione la fiducia sul “decreto Scuola” (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signora Ministro, lieta di vederla in Aula, visto che ieri non abbiamo avuto la fortuna e l'onore per una parte della discussione, però colgo l'occasione per porgerle doverosamente la mia solidarietà e la nostra solidarietà per le minacce e gli attacchi ricevuti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Vi annuncio subito il titolo del mio intervento, che poi declinerò: Forza Italia non darà, né oggi né mai, la fiducia a questa compagine di Governo ed è contraria nel merito e nel metodo ai provvedimenti su cui la avete posta. Un Esecutivo che, in questi mesi, con i suoi provvedimenti a dir poco discutibili, con le sue immancabili - queste sì - conferenze stampa, molto meno con la sua presenza in Aula, è entrato negli occhi, nelle case e, diciamolo, nei device di ognuno di noi, stendo un velo pietoso sulla App, per dirci come vivere, se e come lavorare, se e come uscire di casa, come lavarci le mani, come starnutire, il tutto con una sfacciata protervia, peraltro.

Siamo alla diciannovesima fiducia in nove mesi, che vi consegna due record: quello del Governo che più si è riempito la bocca con la centralità del Parlamento e, al contempo, quella del Governo che più ha scavalcato e deluso il circuito democratico rappresentativo. In questa fase dell'emergenza sanitaria, più che mai, peraltro, avete lasciato inammissibilmente - scusate se ve lo ricordo, perché insieme alle Camere, con loro dobbiamo ricordare che ci sono sempre i cittadini, che esse rappresentano - le Camere a fare da spettatrici, da convitato di pietra rispetto ai vostri soliloqui social e conferenze a reti unificate.

Continuate a declamare la disponibilità al dialogo con le opposizioni, dialettica virtuosa, l'abbiamo sentito pochi secondi fa, ma ogni atto dimostra inesorabilmente il contrario. La fotografia del vostro soliloquio, senza entrare nel merito della drammatica situazione economica e occupazionale del Paese, è purtroppo questa: tribunali nel caos, carceri al collasso, uffici e servizi pubblici in regime semi-balneare fino a nuovo ordine, e, ciliegina sulla torta, la scuola chiusa, il servizio pubblico più importante di tutti, quello che serve a formare i cittadini di domani, a consegnare ai ragazzi gli strumenti della socialità e i mezzi per costruirsi il futuro, con la saracinesca abbassata; abbassata l'8 marzo, inizialmente fino al 15 marzo, poi protraendone la chiusura fino al 3 aprile, poi fino al 4 maggio, infine sino a settembre. Tutto questo, da sottolinearsi, in un rimbalzo continuo di notizie e di smentite, che hanno ovviamente complicato, se non ce ne fosse stato bisogno, ulteriormente la vita a 8 milioni di studenti e alle loro famiglie, senza contare gli insegnanti; tutto ovviamente senza passare dal Parlamento, ma sempre rigorosamente via social. Dovreste un po' vergognarvi: che immagine state dando?

Le istituzioni che voi rappresentate, in questo periodo, non hanno assolto una, dico una, delle funzioni che uno Stato dovrebbe assicurare. Avete solo prodotto norme, burocrazia, tasse e sanzioni, promesse inevase e tanta, tantissima comunicazione social. Ma quando capirete che le istituzioni non sono la piattaforma Rousseau? Quando capirete che le istituzioni, evidentemente, non sono cosa che fa per voi? Abbiamo paura che, quando ciò avverrà, sarà già troppo tardi e sarà molto difficile rimediare ai danni che avete fatto. Come una sorta di re Mida al contrario, infatti, fate sfiorire tutto ciò che toccate. Da quando siete al Governo avete portato su questo Paese la pandemia dell'incompetenza. Pensavamo di aver visto tutto già sul vostro approccio alla giustizia, ma sulla scuola state performando ancora peggio. State tentando di distruggerla con quanto fatto, certamente, ma anche con quanto non avete fatto, con la vostra inerzia e con l'incertezza nella quale avete tenuto sospesi ragazzi, famiglie e insegnanti, che non hanno saputo per mesi e, in taluni casi, non sanno ancora con certezza, se e quando la scuola avrebbe riaperto, se e come fare gli esami, se e come saranno strutturate le lezioni. Poche risposte, sempre tardive, nonostante la task force, che, anche in questo caso, siete riusciti a piazzare in un settore cruciale.

Il decreto che andremo a votare e che ci chiamate semplicemente a ratificare - visto che, nonostante chiediate a gran voce collaborazione, non avete accolto nessuno, dico nessuno, dei nostri emendamenti - scoperchia davvero il vaso di Pandora: lasciate i ragazzi a casa e ciò ha creato un problema enorme, ne blocca il percorso di formazione e socializzazione. Nella gran parte degli altri Paesi sono tutti rientrati a scuola, invece da noi no. Lo Stato ha deciso bene di fare ponte, attaccando la sospensione da Coronavirus alle vacanze estive, salutando tutti con l'arrivederci a settembre, ma, mentre lo Stato è andato in vacanza e si è preso la sua pausa di riflessione, gli insegnanti hanno provato a continuare a lavorare, i ragazzi hanno continuato a provare ad apprendere, i genitori hanno continuato a provare a supportarli con tutte le difficoltà del caso di cui poi parleremo. In questi giorni abbiamo visto deflagrare una serie di bombe - figurate, ovviamente - che il Governo ha tentato di coprire con timide foglie di fico. La prima è quella della didattica a distanza, esaltata nelle sue magnifiche sorti progressive, ha evidenziato invece tutte le sue falle: le falle della didattica a distanza e le falle del Governo, nella crisi e non.

Lei, signora Ministro, per mesi ha millantato il successo dell'e-learning, ha rilanciato dati e statistiche degne delle peggiori fake news, addirittura è arrivata a dire che il 93 per cento dei ragazzi avrebbe avuto accesso alla didattica a distanza, salvo poi essere smentita clamorosamente dall'Istat, perché un terzo delle famiglie italiane non ha un PC, un tablet o strumenti informatici adeguati. E, infatti, cosa succede?

Che uno degli emblemi di questa emergenza targata Italia e della didattica a distanza che ne è conseguita, rimarrà Giulio, il bambino di 12 anni che, pur di ascoltare il maestro e di non sentirsi diverso dagli altri suoi compagni, percorreva chilometri, ogni giorno, per trovare una connessione, alla ricerca disperata appunto di Internet, che poi trovava in mezzo a un campo, perché è, invece, questa la desolante verità. La vostra incapacità ha alimentato disuguaglianze, ha fatto sì che si formassero studenti di serie A e di serie B, avete stroncato i diritti degli studenti e li avete dimenticati, azzoppando l'idea di una scuola aperta a tutti, senza contare il tentativo - riportato da tanti colleghi - di sterminio degli asili e delle scuole paritarie, che state attuando, come al solito, per pura ideologia. Non paghi di tutto questo, lanciate inquietanti segnali su un'improbabile scuola ibrida non meglio precisata, sulla quale speriamo che il riferimento di ieri di Conte, a un ritorno alla scuola tradizionale, in presenza, abbia posto un definitivo pietoso velo. Sembra, infatti, che abbiate una malsana propensione all'attrazione di ansia, aspettativa, suspence, produzione di ansia su centinaia di migliaia di studenti, famiglie e docenti, più di quanto fatto sinora. In italiano c'è una parola che declina tutto ciò: si chiama sadismo. Parlate di rivoluzione digitale, di cui continuate a riempirvi la bocca; concedetemi di ricordare velocemente come tutte le problematiche emerse in questa situazione di emergenza, ovviamente determinata dalla pandemia, che ha imposto di fare ricorso in misura massiccia a smart working, e-learning e affini. Siamo ovviamente legati, in questo, a una criticità più profonda, endemica, su cui questo Governo, nonostante le tante profferte e gli ancora maggiori annunci, sta mettendo mano con lentezza e a fatica. Mi riferisco ai gravi ritardi che, sul fronte della digitalizzazione, l'Italia registra rispetto ai partner più avanzati: siamo al ventiquattresimo posto tra 28 Stati membri dell'UE, nell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) della Commissione europea e al quarantunesimo posto su 63 Paesi dell'IMD Word digital competitiveness ranking, quindi non messi bene, diciamo. Riprendendo il filo del discorso didattica a distanza, tra le altre conseguenze provocate, su cui non avete posto sufficiente attenzione, nonostante i nostri warning, perché di questo ci occupiamo da tanti anni, va sottolineato il notevole aumento del fenomeno del cyberbullismo. Sono state parecchie le segnalazioni in merito, abbiamo dei dati puntuali forniti dalla Fondazione Carolina, che parla di un quintuplo di segnalazioni rispetto alla media nei mesi di lockdown e questo è sicuramente un dato molto preoccupante, una ragione in più perché, pur cercando di trarre il meglio, senz'altro, da questa esperienza forzata dalla situazione emergenziale, la didattica a distanza venga archiviata a favore di un ritorno a quel luogo fisico chiamato scuola, un luogo a parte, con le sue regole e le sue autorità, che si impara pian piano a rispettare. Un'altra bomba figurata esplosa in questo periodo è quello del welfare per le famiglie, con particolare riguardo alla situazione della donna: il nostro Paese purtroppo, lo sappiamo, ha una politica deficitaria dell'assistenza alle famiglie, da molto tempo lo denunciamo, c'è una proposta di legge in merito alla conciliazione dei tempi fra vita e lavoro per le donne. La chiusura della scuola, ovviamente, ha fatto emergere per intero la realtà drammatica delle famiglie, abbandonate a se stesse; senza le scuole dove lasciare i figli, le famiglie che non hanno la fortuna di poter contare sui nonni o sui collaboratori domestici hanno dovuto correre ai ripari e molto spesso ciò ha significato la necessità, per le donne, di rinunciare al proprio lavoro, di tornare a una dimensione di completa e assorbente dedizione alla famiglia, che ci porta indietro di decenni. Che dire poi delle famiglie con ragazzi disabili, che si sono trovate con la soppressione di servizi specializzati e, ovviamente, con ancor più bisogno di cura da parte dei loro cari. Altri vulnera sono stati messi in luce dalla collega Aprea, che di questo si occupa da anni, quindi io volevo solo, andando a chiudere, sottolineare come quanto ci spiace ancor più che il tempo che abbiamo perso non sia stato neppure impiegato per risolvere alcune criticità endemiche o per apprestare più efficaci misure di sicurezza a tutela della salute. Nessun intervento organico di edilizia scolastica è stato approntato e neppure pensato, così come non è stato pensato alcun piano per garantire il distanziamento, dispositivi di protezione, l'organizzazione degli eventuali turni scolastici. Su questo il Governo sembra ancora trincerato sull'hashtag - chiudo, Presidente - #iorestoacasa, ma per salvare il Paese l'unico hashtag che dovreste seguire è #andateveneacasa. Concludendo, è chiaro che, di fronte a questo scenario funesto, di fronte a un Governo sordo alle buone proposte dell'opposizione, che anche in questo caso mette in campo un provvedimento inadeguato e che parla realmente di scuola sono nel titolo, Forza Italia voterà convintamente “no” alla fiducia. Permetteteci, visto il tema della discussione e la tempistica con cui ne trattiamo, di darvi la pagella finale: gravemente insufficiente il vostro operato, bocciatura senza riserve e ci auguriamo di non rivedervi a settembre (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Zanella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (IV). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Ministra e Viceministra, permettetemi di dire che sono piacevolmente stupito, finalmente, di vedere una violazione di genere, da parte del Governo, al femminile: spero che sia un auspicio anche per il futuro, in un momento così delicato per il Paese. Si sta chiudendo, oggi, un provvedimento importante per la vita degli italiani, la vita vera, quella che tocca tutte le famiglie tutti i giorni: parliamo della scuola ed in particolare delle misure urgenti sulla regolare conclusione e sull'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. Un provvedimento di gioia, o meglio, il simbolo della ripartenza, il simbolo dell'uscita dell'Italia dal lockdown. Io penso che nessuno studente o nessuna famiglia abbia mai bramato tanto, come in questa occasione, l'arrivo della data degli esami o di quella dell'inizio dell'anno scolastico, un momento decisamente di gioia, di allegria, di speranza, del futuro. Oggi, con questo provvedimento, riparte la scuola e con essa la vita del Paese, ma mi permetta, Presidente, di ricordare, anche in questo momento importante e di gioia, tutti quegli italiani che non ce l'hanno fatta: i morti per Coronavirus, in Italia, sino ad oggi, sono stati 33.601, una cifra enorme e drammatica per le sofferenze delle vittime e dei loro familiari, a cui è stato negato non solo l'ultimo saluto, ma anche il solo sguardo dei propri cari e addirittura il funerale. Ecco, noi non dobbiamo e non possiamo dimenticarli. L'impegnativo provvedimento che oggi ci accingiamo a votare, deve consentire o meglio garantire la valutazione del lavoro svolto dagli studenti e, in alcuni casi, degli esami di terza media e di maturità, ma ci permetterà, su basi scientifiche e sanitarie, di programmare l'avvio del nuovo anno scolastico, perché possiamo avanzare tutte le critiche che vogliamo ai virologi, ai comitati scientifici, al Governo, ma dobbiamo riconoscere che ad oggi, grazie al lavoro di tutti, maggioranza ed opposizione, i nostri studenti siamo riusciti a tenerli fuori da questa pandemia che ha sconvolto il mondo. Il testo vuole offrire le linee per la valutazione finale degli studenti di ogni ordine e grado, le linee per l'ammissione alla classe successiva o eventuali integrazioni, recuperi, identifica la semplificazione degli esami di Stato, l'ammissione agli esami conclusivi del primo e secondo ciclo, le modalità di costituzione e nomina delle commissioni esaminatrici, le modalità di svolgimento degli esami di Stato. Tanti temi e tante tematiche, quelle che toccano il mondo della scuola ed infatti sono previste specifiche modalità per gli studenti con disabilità, disturbi specifici dell'apprendimento e particolare attenzione viene posta agli studenti immunodepressi, che in questo momento corrono rischi più elevati degli altri. Con questo testo, si vogliono mettere in essere anche una serie di interventi di edilizia scolastica e per farli in tempi rapidi e certi viene utilizzato un percorso straordinario: la possibilità che si possa applicare, anche per l'edilizia scolastica, il modello adottato per l'abbattimento e la ricostruzione del ponte di Genova. Sindaci e presidenti delle province, che spesso hanno le disponibilità economiche, potranno rapidamente intervenire per lavori di manutenzione, di messa in sicurezza, di abbellimento e chi si è imbattuto nella burocrazia per avviare questo tipo di lavori, comprenderà che già soltanto questa norma rende importante il provvedimento per il mondo della scuola.

Non dimentichiamo che molti di questi lavori sono vitali. È accaduto già e non deve accadere mai più che si parli di sicurezza nelle scuole, solo in occasione dei terremoti: ricordiamoci i 27 bambini di San Giuliano di Puglia e la loro insegnante o la casa dello studente de L'Aquila (Applausi).

Per ultimo, signor Presidente, vorrei affrontare la tematica che forse più interessa gli italiani: la riapertura. Dobbiamo ricordare che la scuola è stata la prima ad essere chiusa quando è iniziato il lockdown, e secondo le previsioni sarà l'ultima a riaprire: un danno enorme per i nostri giovani, per le famiglie e per l'intero sistema. Oggi dobbiamo ripartire, e ripartire per sempre. Da settembre riapriremo le scuole, ma dobbiamo fare tutto il possibile perché queste scuole non vengano chiuse nuovamente, per questo si prevedono una serie di prescrizioni per scongiurare questo rischio. Innanzitutto una differenziazione ampia anche dell'orario (mattina, pomeriggio, sera) e degli spazi, considerando non soltanto le strutture scolastiche ma immaginando di utilizzare altri spazi che le nostre città mettono a disposizione. Si prevede un insegnamento modulabile, con spazi e orari flessibili, dobbiamo fare di tutto per non chiudere più le scuole, anche di fronte a una condizione in cui senza vaccino non avremo certezze che l'epidemia non ritorni. Bisogna però fare un piano perché ciò non avvenga. Certamente si poteva fare di più e si poteva fare meglio, ma il tempo era quello e le esigenze del Paese sono molte, e tutte altrettanto difficili e gravose. Ma voglio dare atto ai colleghi delle opposizioni che è vero, si poteva avere un maggiore rispetto istituzionale: si poteva e si doveva fare in modo che un provvedimento così vitale per la vita degli italiani (10 milioni di studenti fanno milioni di famiglie e genitori, in pratica tutta l'Italia) arrivasse nelle Commissioni prima, che fosse analizzato, discusso, che ci fosse più confronto con le opposizioni. Mai come in questa occasione, complici il dramma COVID o la tematica della formazione dei nostri giovani, l'intento di tutti i colleghi, maggioranza e opposizione, era quello di migliorare, di non trascurare nulla e nessuno. Ma il tempo era quello, anzi dobbiamo dare la certezza degli esami e della riapertura delle scuole agli italiani. È vero, si poteva e si doveva fare meglio, ma oggi è il 4 giugno, tardi per noi, tardissimo per il mondo della scuola. Gli esami devono, grazie a questo provvedimento, iniziare tra pochi giorni. Adesso dobbiamo mettere da parte tutte le osservazioni, gli scontri, e assieme garantire ai nostri studenti la fine e l'inizio dell'anno scolastico nuovo. Fermiamoci solo un attimo a riflettere. La libertà di circolazione tra le regioni è stata ripristinata con molte precauzioni e rischi solo ieri, 3 giugno, e non a caso il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 2 giugno, per onorare la festività della nascita della Repubblica si è recato a Codogno, la città simbolo dell'inizio dell'epidemia, che ha pagato un tributo di decessi incredibile. Come non è un caso che tra i 57 cittadini che il Capo dello Stato ha voluto insignire dell'onorificenza di Cavaliere al merito ci siano tre insegnanti. E sempre il Presidente della Repubblica, nel suo intervento per la Festa della Repubblica, parlando del Coronavirus ha ricordato: “i più giovani sono stati temporaneamente privati dei luoghi in cui si costruisce e rafforza il senso civico di una collettività, primo fra tutti la scuola e lo sport”; “La crisi non è terminata e tanto le istituzioni quanto i cittadini dovranno ancora confrontarsi a lungo con le sue conseguenze e con i traumi prodotti anche nelle dimensioni più intime della vita delle persone”. Con questo provvedimento l'Italia riapre le scuole, e con esse si ricomincia a vivere. Ma non è finita, anzi, da oggi tutti insieme dobbiamo ascoltare le indicazioni della comunità scientifica per continuare a sconfiggere giorno dopo giorno il virus. Sarà dura, ci vorranno disciplina e senso della comunità, ma, come campeggiava sugli striscioni dei balconi, insieme ce la faremo. Lo dobbiamo ai circa 34 mila morti, lo dobbiamo ai nostri figli, lo dobbiamo al futuro del Paese. Concludo, Presidente, dichiarando il voto favorevole a nome di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melicchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Presidente, gentili colleghe, colleghi, rappresentanti del Governo, queste disposizioni per la conclusione di questo anno scolastico e per l'avvio del prossimo rappresentano un sostegno concreto in un momento così complesso e delicato che anche le scuole italiane hanno dovuto affrontare. Ripartiamo con risposte, innovazione e in totale sicurezza, grazie ai mesi di lavoro del Governo, del MoVimento 5 Stelle, della Ministra Azzolina e di tutta la maggioranza. Il testo è stato migliorato in Senato grazie al lavoro della maggioranza, che ha guardato all'interesse e alla qualità del sistema di istruzione. Mettendo al centro le studentesse e gli studenti, abbiamo fatto un gran lavoro per garantire la sicurezza per tutti, sia dal punto di vista sanitario che didattico. Il decreto contiene la cornice normativa per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo e per la valutazione finale delle studentesse e degli studenti. A seguito dell'emergenza Coronavirus sono state infatti previste misure specifiche e semplificate per quest'anno scolastico. In particolare, l'esame di Stato del primo ciclo coincide con la valutazione finale da parte del consiglio di classe, prevedendo la consegna anche di un elaborato da parte degli studenti, che verrà discusso online, mentre per il secondo ciclo è prevista la sola prova orale in presenza. Si cambia anche nella scuola primaria. Abbiamo previsto, infatti, il ritorno dei giudizi descrittivi al posto dei voti in decimi; la novità sarà reintrodotta dal prossimo anno scolastico. Abbiamo aumentato comunque le risorse destinate a sviluppare e migliorare le competenze digitali degli studenti. L'incremento è destinato a contrastare, soprattutto nelle aree a maggiore rischio sociale, le disuguaglianze socio-culturali e territoriali, e a prevenire e recuperare l'abbandono e la dispersione scolastica in corrispondenza della sospensione delle attività didattiche in presenza. Abbiamo poi voluto fortemente dare più tutele per gli alunni con disabilità, con il fine di fargli conseguire gli obiettivi didattici stabiliti dal piano educativo individualizzato, e che, a causa della situazione emergenziale COVID-19 non sono stati raggiunti. I dirigenti scolastici, sulla base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie e degli alunni con disabilità, tenuto conto della particolarità di questo anno scolastico, dopo aver sentito i consigli di classe e acquisito il parere del gruppo di lavoro per l'inclusione della loro scuola, potranno consentire la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso frequentato nell'anno scolastico 2019-2020. Questo, come detto, consentirà di recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici inclusivi per l'autonomia stabiliti nel piano educativo individualizzato. È una misura a favore degli studenti con disabilità e della loro reale inclusione. Inoltre, per garantire il diritto all'istruzione agli studenti per i quali sia accertata l'impossibilità della frequenza per più di un mese a causa di gravi patologie certificate, le scuole potranno programmare, in collaborazione con l'ufficio scolastico regionale, gli enti locali e le aziende sanitarie locali, l'attività di istruzione domiciliare in presenza, qualora le famiglie ne facciano richiesta. Ci sono novità anche per i candidati privatisti, che dovranno sostenere l'esame del secondo ciclo nella sessione straordinaria di settembre. In attesa di conseguire il diploma potranno partecipare con riserva alle prove di ammissione ai corsi di laurea e alle prove richieste dalle università, dalle istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica e da quelle formative post-diploma.

Potranno partecipare con riserva a procedure concorsuali pubbliche, selezioni e procedure di abilitazione per le quali sia richiesto il diploma di secondo grado. Sull'edilizia scolastica abbiamo assegnato poteri speciali ai sindaci, velocizzando così l'esecuzione degli interventi.

Fino al 31 dicembre di quest'anno i sindaci e i presidenti delle province e delle città metropolitane potranno operare con poteri commissariali. Gli enti locali avranno dunque uno strumento in più per agire e realizzare gli interventi e le opere necessarie alle scuole in tempi rapidi per avviare al meglio il prossimo anno scolastico.

Cambia poi il concorso straordinario per l'ingresso nella scuola secondaria di primo e di secondo grado. I docenti che hanno i requisiti per partecipare non sosterranno più una prova a risposta multipla ma una prova con quesiti a risposta aperta, sempre al computer. La prova sarà diversa per ciascuna classe di concorso: il bando di concorso già pubblicato in Gazzetta Ufficiale a fine aprile sarà modificato tenendo conto delle novità introdotte nel decreto in esame. Le prove si svolgeranno appena le condizioni epidemiologiche lo consentiranno. Ai vincitori di concorso immessi in ruolo nell'anno 2021-2022, che rientreranno nella quota di posti destinati al prossimo anno scolastico, sarà riconosciuta la decorrenza giuridica del contratto ai fini dell'anzianità dal 1° settembre 2020. L'accordo raggiunto su questa misura tutela così la valutazione del merito consentendo un equilibrio tra l'esigenza di velocizzare l'assunzione di nuovo personale e quella valutazione che è pur necessaria. L'accesso al ruolo di docente deve avvenire attraverso una prova che garantisca la qualità e la preparazione di chi andrà a svolgere il delicatissimo ruolo di insegnante e siamo soddisfatti di aver raggiunto questo obiettivo con il decreto. Abbiamo previsto anche una procedura semplificata per l'accesso ai percorsi di specializzazione per il sostegno. Rivendichiamo inoltre un grande successo con le graduatorie per i supplenti che diventano provinciali e digitali, come avevamo previsto alla fine dello scorso anno. Queste graduatorie saranno aggiornate ma anche provincializzate e digitalizzate. Si attuerà perciò quanto previsto dal “decreto Scuola” di dicembre ma con un'importante semplificazione per garantire l'attuazione delle nuove regole in tempo per il nuovo anno scolastico. Il Ministero potrà emanare un'apposita ordinanza, anziché muoversi per via regolamentare. La provincializzazione consentirà di sgravare le segreterie delle istituzioni scolastiche. Saranno gli uffici territoriali del Ministero a seguire il processo e assegnare le supplenze. La presentazione delle domande potrà avvenire solo online soprattutto per garantire un'assegnazione più veloce e rendere il processo più efficiente anche a vantaggio degli insegnanti e degli studenti. Con il nuovo modello le supplenze saranno assegnate quindi più rapidamente. Abbiamo voluto ancora dare il via al tavolo sui percorsi abilitanti. Nel decreto è prevista l'istituzione di un apposito tavolo di confronto che sarà presieduto dal Ministro per avviare con periodicità percorsi abilitanti e fare chiarezza sul percorso per diventare insegnanti, consentendo così anche ai giovani freschi di laurea un percorso di accesso all'insegnamento caratterizzato da una formazione adeguata. Devo purtroppo rilevare e me ne dispiaccio come alcuni tentativi delle forze politiche di opposizione siano apparsi perlomeno contraddittori anche solo nella proposta di emendare il provvedimento anche alla Camera, quando dall'altra parte si protesta contro il ritardo delle misure che regolamentano gli esami di Stato. Siamo tutti coscienti che una modifica in quest'Aula renderebbe necessaria una terza lettura al Senato, facendo decadere i termini dell'approvazione dell'intero decreto, emendamenti compresi. Se un ritardo c'è stato è perché si è permesso un dibattito democratico in Parlamento e per questo non posso che stigmatizzare anche qualche dichiarazione inopportuna e tendente a far ritardare l'approvazione del decreto che, al contrario, è ben bilanciato sulle modalità con cui si svolgeranno nei prossimi giorni gli esami di Stato, sulla valutazione degli studenti delle primarie, sugli stanziamenti per contrastare l'emergenza e anche sull'accordo raggiunto per le assunzioni, frutto di una particolare attenzione del MoVimento 5 Stelle alla qualità della scuola. Da sempre sul fronte della scuola infatti la nostra forza politica ha lavorato per ciò che riguarda la selezione dei docenti con due obiettivi principali: da un lato la riduzione del precariato per dare maggiore stabilità alla scuola, dall'altro garantire in ogni caso che l'assunzione degli insegnanti avvenga sulla base del merito. Dispiace poi per gli attacchi che la Ministra Azzolina ha dovuto subire per aver difeso questo principio e le esprimo la mia massima solidarietà. Desta sconcerto che i docenti siano capaci di certe affermazioni; ancor di più questi episodi danno contezza che una valutazione sia necessaria prima dell'assunzione in ruolo. Alla fine possiamo dichiararci soddisfatti pertanto per aver garantito la regolarità degli esami e dei concorsi, per la riapertura in sicurezza e per il nostro continuo impegno finalizzato esclusivamente a dare alle famiglie e soprattutto agli studenti le risposte che meritano sul futuro della scuola e sulla qualità del nostro sistema di istruzione. Il decreto è frutto di un grande lavoro di tutta la maggioranza per i docenti e per tutti coloro che credono nella scuola come luogo di valorizzazione delle capacità di studenti e insegnanti. Per quanto fin qui illustrato quindi, Presidente, annuncio il voto favorevole del gruppo MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,20.

(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.

Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.

Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di ieri. La chiama avrà quindi inizio dal deputato Pignatone.

Sulla base di tale estrazione sono poi state stabilite e comunicate apposite fasce orarie per regolare l'accesso dei deputati, i quali - all'orario stabilito per ciascuna fascia - faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari e quindi lasceranno l'Aula dall'ingresso del lato destro.

Avverto che, come convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, purché comunicate entro le ore 12 di oggi, oltre a quelle dei Ministri già pervenute.

Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

(Segue la chiama)

Dichiaro chiusa la votazione.

Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato:

Presenti……………..528

Votanti……………..526

Astenuti……………….2

Maggioranza………..264

Hanno votato …….305

Hanno votato no……221

La Camera approva.

Hanno risposto sì:

Acunzo Nicola

Adelizzi Cosimo

Aiello Davide

Aiello Piera

Alaimo Roberta

Alemanno Maria Soave

Amitrano Alessandro

Annibali Lucia

Anzaldi Michele

Aresta Giovanni Luca

Ascani Anna

Ascari Stefania

Azzolina Lucia

Baldino Vittoria

Baroni Massimo Enrico

Barzotti Valentina

Battelli Sergio

Bella Marco

Benamati Gianluca

Bendinelli Davide

Berardini Fabio

Berlinghieri Marina

Bersani Pier Luigi

Berti Francesco

Bilotti Anna

Boccia Francesco

Boldrini Laura

Bonomo Francesca

Bordo Michele

Borghi Enrico

Boschi Maria Elena

Braga Chiara

Brescia Giuseppe

Bruno Raffaele

Bruno Bossio Vincenza

Buffagni Stefano

Buompane Giuseppe

Buratti Umberto

Cabras Pino

Cadeddu Luciano

Cancelleri Azzurra Pia Maria

Cantini Laura

Cantone Carla

Cantone Luciano

Cappellani Santi

Carabetta Luca

Carè Nicola

Carelli Emilio

Carinelli Paola

Carnevali Elena

Casa Vittoria

Caso Andrea

Cassese Gianpaolo

Cataldi Roberto

Cattoi Maurizio

Ceccanti Stefano

Cenni Susanna

Chiazzese Giuseppe

Cillis Luciano

Cimino Rosalba

Ciprini Tiziana

Colaninno Matteo

Cominardi Claudio

Conte Federico

Corda Emanuela

Corneli Valentina

Costanzo Jessica

Crippa Davide

Critelli Francesco

Cubeddu Sebastiano

Currò Giovanni

Dadone Fabiana

Daga Federica

Dal Moro Gian Pietro

D'Alessandro Camillo

D'Ambrosio Giuseppe

D'Arrando Celeste

De Carlo Sabrina

De Filippo Vito

De Giorgi Rosalba

De Girolamo Carlo Ugo

De Lorenzis Diego

De Lorenzo Rina

De Luca Piero

De Maria Andrea

De Micheli Paola

Deiana Paola

Del Barba Mauro

Del Basso De Caro Umberto

Del Grosso Daniele

Del Re Emanuela Claudia

Del Sesto Margherita

Delrio Graziano

Di Giorgi Rosa Maria

Di Maio Marco

Di Sarno Gianfranco

Di Stasio Iolanda

Dieni Federica

D'Incà Federico

D'Ippolito Giuseppe

Donno Leonardo

Dori Devis

D'Orso Valentina

D'Uva Francesco

Ehm Yana Chiara

Emiliozzi Mirella

Epifani Ettore Guglielmo

Ermellino Alessandra

Fantinati Mattia

Faro Marialuisa

Fassina Stefano

Fassino Piero

Federico Antonio

Ferri Cosimo Maria

Fiano Emanuele

Ficara Paolo

Flati Francesca

Fontana Ilaria

Forciniti Francesco

Fornaro Federico

Fragomeli Gian Mario

Frailis Andrea

Franceschini Dario

Fratoianni Nicola

Fregolent Silvia

Frusone Luca

Fusacchia Alessandro

Gadda Maria Chiara

Gagnarli Chiara

Galizia Francesca

Gallinella Filippo

Gallo Luigi

Gariglio Davide

Gebhard Renate

Giachetti Roberto

Giarrizzo Andrea

Giordano Conny

Giorgis Andrea

Giuliano Carla

Giuliodori Paolo

Grande Marta

Gribaudo Chiara

Grillo Giulia

Grimaldi Nicola

Grippa Carmela

Gualtieri Roberto

Gubitosa Michele

Ianaro Angela

Incerti Antonella

Invidia Niccolò

Iorio Marianna

Iovino Luigi

L'Abbate Giuseppe

Lacarra Marco

Lapia Mara

Lattanzio Paolo

Lepri Stefano

Librandi Gianfranco

Licatini Caterina

Liuzzi Mirella

Lorefice Marialucia

Lorenzin Beatrice

Lorenzoni Gabriele

Losacco Alberto

Lotti Luca

Lovecchio Giorgio

Macina Anna

Madia Maria Anna

Maglione Pasquale

Manca Alberto

Manca Gavino

Mancini Claudio

Maniero Alvise

Manzo Teresa

Maraia Generoso

Marattin Luigi

Marino Bernardo

Martina Maurizio

Martinciglio Vita

Masi Angela

Melicchio Alessandro

Melilli Fabio

Menga Rosa

Micillo Salvatore

Migliore Gennaro

Migliorino Luca

Minniti Marco

Misiti Carmelo Massimo

Mor Mattia

Morani Alessia

Moretto Sara

Morgoni Mario

Mura Romina

Muroni Rossella

Nappi Silvana

Nardi Martina

Navarra Pietro

Nesci Dalila

Nitti Michele

Nobili Luciano

Occhionero Giuseppina

Olgiati Riccardo

Orlando Andrea

Orrico Anna Laura

Padoan Pietro Carlo

Pagani Alberto

Pagano Ubaldo

Paita Raffaella

Palazzotto Erasmo

Papiro Antonella

Parentela Paolo

Parisse Martina

Pastorino Luca

Paxia Maria Laura

Pellicani Nicola

Penna Leonardo Salvatore

Perantoni Mario

Perconti Filippo Giuseppe

Pezzopane Stefania

Piccoli Nardelli Flavia

Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano

Pini Giuditta

Pizzetti Luciano

Plangger Albrecht

Pollastrini Barbara

Prestipino Patrizia

Provenza Nicola

Quartapelle Procopio Lia

Raciti Fausto

Raduzzi Raphael

Raffa Angela

Ricciardi Riccardo

Rizzo Gianluca

Rizzo Nervo Luca

Rizzone Marco

Romaniello Cristian

Romano Andrea

Rospi Gianluca

Rossini Emanuela

Rossini Roberto

Rostan Michela

Rotta Alessia

Ruggiero Francesca Anna

Ruocco Carla

Russo Giovanni

Saitta Eugenio

Salafia Angela

Sapia Francesco

Sarli Doriana

Sarti Giulia

Scagliusi Emanuele

Scalfarotto Ivan

Scanu Lucia

Scerra Filippo

Scutellà Elisa

Segneri Enrica

Sensi Filippo

Serracchiani Debora

Serritella Davide

Siani Paolo

Sibilia Carlo

Silvestri Francesco

Siragusa Elisa

Sodano Michele

Spadafora Vincenzo

Spadoni Maria Edera

Speranza Roberto

Sportiello Gilda

Stumpo Nicola

Suriano Simona

Sut Luca

Tabacci Bruno

Tasso Antonio

Termini Guia

Terzoni Patrizia

Testamento Rosa Alba

Toccafondi Gabriele

Tofalo Angelo

Topo Raffaele

Torto Daniela

Traversi Roberto

Tripiedi Davide

Tripodi Elisa

Trizzino Giorgio

Tucci Riccardo

Tuzi Manuel

Ungaro Massimo

Vacca Gianluca

Valente Simone

Vallascas Andrea

Varrica Adriano

Vazio Franco

Verini Walter

Vianello Giovanni

Vignaroli Stefano

Villani Virginia

Villarosa Alessio

Viscomi Antonio

Vitiello Catello

Volpi Leda

Zan Alessandro

Zanichelli Davide

Zardini Diego

Zennaro Antonio

Zolezzi Alberto

Hanno risposto no:

Acquaroli Francesco

Andreuzza Giorgia

Aprea Valentina

Badole Mirco

Bagnasco Roberto

Baldelli Simone

Baldini Maria Teresa

Baratto Raffaele

Barelli Paolo

Baroni Annalisa

Basini Giuseppe

Battilocchio Alessandro

Bazzaro Alex

Bellucci Maria Teresa

Benvenuto Alessandro Manuel

Bianchi Matteo Luigi

Biancofiore Michaela

Bignami Galeazzo

Billi Simone

Binelli Diego

Bisa Ingrid

Bitonci Massimo

Boldi Rossana

Bond Dario

Boniardi Fabio Massimo

Bordonali Simona

Borghi Claudio

Brunetta Renato

Bubisutti Aurelia

Bucalo Carmela

Businarolo Francesca

Butti Alessio

Caffaratto Gualtiero

Caiata Salvatore

Calabria Annagrazia

Cantalamessa Gianluca

Caparvi Virginio

Capitanio Massimiliano

Caretta Maria Cristina

Carfagna Maria Rosaria

Casciello Luigi

Casino Michele

Cassinelli Roberto

Castiello Giuseppina

Cattaneo Alessandro

Cattoi Vanessa

Cavandoli Laura

Cecchetti Fabrizio

Centemero Giulio

Cestari Emanuele

Ciaburro Monica

Coin Dimitri

Colmellere Angela

Colucci Alessandro

Comaroli Silvana Andreina

Costa Enrico

Covolo Silvia

Crippa Andrea

Cristina Mirella

Dall'Osso Matteo

Dara Andrea

D'Attis Mauro

De Angelis Sara

De Carlo Luca

De Martini Guido

De Toma Massimiliano

Deidda Salvatore

D'Eramo Luigi

D'Ettore Felice Maurizio

Di Muro Flavio

Donina Giuseppe Cesare

Donzelli Giovanni

Ferrari Roberto Paolo

Ferro Wanda

Fiorini Benedetta

Fogliani Ketty

Fontana Gregorio

Fontana Lorenzo

Formentini Paolo

Foscolo Sara

Foti Tommaso

Frassinetti Paola

Frassini Rebecca

Frate Flora

Furgiuele Domenico

Gagliardi Manuela

Galantino Davide

Galli Dario

Garavaglia Massimo

Gastaldi Flavio

Gava Vannia

Gemmato Marcello

Gerardi Francesca

Giaccone Andrea

Giacometti Antonietta

Giacomoni Sestino

Giannone Veronica

Giglio Vigna Alessandro

Giorgetti Giancarlo

Gobbato Claudia

Golinelli Guglielmo

Grimoldi Paolo

Guidesi Guido

Gusmeroli Alberto Luigi

Iezzi Igor Giancarlo

Labriola Vincenza

Latini Giorgia

Legnaioli Donatella

Liuni Marzio

Locatelli Alessandra

Lolini Mario

Lollobrigida Francesco

Lorenzoni Eva

Loss Martina

Lucaselli Ylenja

Lucchini Elena

Lupi Maurizio

Maccanti Elena

Maggioni Marco

Mandelli Andrea

Mantovani Lucrezia Maria Benedetta

Manzato Franco

Marchetti Riccardo Augusto

Marin Marco

Marrocco Patrizia

Martino Antonio

Maschio Ciro

Maturi Filippo

Mazzetti Erica

Meloni Giorgia

Milanato Lorena

Minardo Antonino

Molinari Riccardo

Mollicone Federico

Montaruli Augusta

Morelli Alessandro

Morrone Jacopo

Moschioni Daniele

Mugnai Stefano

Murelli Elena

Musella Graziano

Napoli Osvaldo

Nevi Raffaele

Novelli Roberto

Osnato Marco

Pagano Alessandro

Panizzut Massimiliano

Paolini Luca Rodolfo

Parolo Ugo

Patassini Tullio

Patelli Cristina

Paternoster Paolo

Pella Roberto

Perego Di Cremnago Matteo

Pettarin Guido Germano

Pettazzi Lino

Piastra Carlo

Picchi Guglielmo

Piccolo Tiziana

Pittalis Pietro

Polidori Catia

Polverini Renata

Porchietto Claudia

Potenti Manfredi

Prestigiacomo Stefania

Pretto Erik Umberto

Prisco Emanuele

Racchella Germano

Raffaelli Elena

Rampelli Fabio

Ravetto Laura

Ribolla Alberto

Ripani Elisabetta

Rixi Edoardo

Rizzetto Walter

Rossello Cristina

Rotelli Mauro

Rotondi Gianfranco

Ruffino Daniela

Ruggieri Andrea

Russo Paolo

Saccani Jotti Gloria

Sasso Rossano

Savino Elvira

Savino Sandra

Sibilia Cosimo

Silli Giorgio

Silvestri Rachele

Silvestroni Marco

Siracusano Matilde

Sisto Francesco Paolo

Sozzani Diego

Spena Maria

Squeri Luca

Stefani Alberto

Sutto Mauro

Tarantino Leonardo

Tartaglione Annaelsa

Tateo Anna Rita

Tiramani Paolo

Toccalini Luca

Tombolato Giovanni Battista

Tonelli Gianni

Torromino Sergio

Trancassini Paolo

Tripodi Maria

Turri Roberto

Valbusa Vania

Valentini Valentino

Varchi Maria Carolina

Versace Giuseppina

Vietina Simona

Viviani Lorenzo

Vizzini Gloria

Zanella Federica

Zanettin Pierantonio

Zangrillo Paolo

Zicchieri Francesco

Ziello Edoardo

Zordan Adolfo

Zucconi Riccardo

Si sono astenuti:

Angiola Nunzio

Trano Raffaele

Sono in missione:

Bonafede Alfonso

Carbonaro Alessandra

Castelli Laura

Cirielli Edmondo

Colletti Andrea

De Menech Roger

Delmastro Delle Vedove Andrea

Di Maio Luigi

Di Stefano Manlio

Fantuz Marica

Ferraresi Vittorio

Fraccaro Riccardo

Gelmini Mariastella

Guerini Lorenzo

Invernizzi Cristian

Mammì Stefania

Mauri Matteo

Morassut Roberto

Palmisano Valentina

Saltamartini Barbara

Schullian Manfred

Scoma Francesco

Tomasi Maura

Volpi Raffaele

Zoffili Eugenio

PRESIDENTE. Si intendono precluse tutte le proposte emendative presentate.

Possiamo sospendere la seduta, che riprenderà alle ore 20.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 20.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Micheli, Del Re, Delrio, Gregorio Fontana, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Morani, Morelli, Orrico, Parolo, Rizzo, Ruocco, Scalfarotto, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Trano, Traversi e Villarosa sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge in esame.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento in esame: Trano n. 9/2525/45, Pagano n. 9/2525/146, Claudio Borghi n. 9/2525/161, Bellachioma n. 9/2525/163, Toccalini n. 9/2525/165.

Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2525/29 il deputato Bond. Si intende che vi abbia rinunciato. Ha chiesto di intervenire il deputato Foti.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, il decreto-legge in sede di conversione, oggi al nostro esame, contiene una norma, all'articolo 1, comma 7-quater, che è stato inserito dal Senato. Io penso che si debba fare una riflessione rispetto al tema degli insegnanti di sostegno, che non sono insegnanti qualsiasi, sono insegnanti che il più delle volte hanno avuto anche una specializzazione prima di quella del sostegno e, quindi, hanno una specializzazione in più rispetto agli insegnanti ordinari.

Ebbene, pare di leggere tra le righe di questo comma che l'insegnante di sostegno sia una persona che si occupa soltanto degli alunni o dell'alunno certificato ai sensi della legge n. 104 del 1992. In realtà, una costante definizione normativa dell'insegnante di sostegno - mi permetto di ricordarla: il decreto legislativo n. 297 del 1994, all'articolo 315, comma 5; l'ordinanza ministeriale n. 90 del 2001, all'articolo 15, comma 10; il decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2009, all'articolo 2, comma 5, e all'articolo 4, comma 1 - raffigura l'insegnante di sostegno in un altro modo: non è un insegnante a latere, è un insegnante che fa parte a tutti gli effetti del corpo scolastico che segue quella classe, partecipa ai lavori della classe a cui è assegnato e, soprattutto, partecipa agli scrutini, quindi con piena cognizione di quanto è accaduto nel corso dell'anno scolastico al punto di potersi esprimere; e si esprime al pari di tutti gli altri insegnanti.

Ora io, a nome del gruppo di Fratelli d'Italia, pongo questa questione al rappresentante del Governo: non si può far passare l'idea che l'insegnante di sostegno sia una persona che in definitiva è destinata anche all'insegnamento a domicilio, perché potrebbe così interpretarsi la norma per come vagamente è stata scritta.

L'insegnante di sostegno è quella persona che, indubbiamente, concorre e promuove il piano educativo individualizzato, ne definisce gli obiettivi didattici, ma noi sappiamo bene che poi, attraverso l'attività anche dei comuni, è l'operatore e l'educatore scolastico che in definitiva risponde e segue rispetto all'allievo certificato.

Allora, signor rappresentante del Governo, questo ordine del giorno non ha altra finalità che chiedere al Governo di dare una interpretazione di questa norma inserita dal Senato, perché il decreto-legge originario, come lei sa, non la prevedeva, e io penso che un accoglimento dell'ordine del giorno n. 9/2525/62, a mia firma, possa servire a dare un'applicazione corretta ad una norma che, diversamente, potrebbe essere foriera di parecchie contestazioni; tanto dovevo in termini di chiarimento, quanto in termini di impegno per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cantalamessa. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CANTALAMESSA (LEGA). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che abbiamo presentato, a mia prima firma, è un ordine del giorno di buon senso, perché mira a dare risposte ai tanti studenti universitari, che chiedono solo di poter fare degli esami, chiedono solo di poter riprendere le lezioni in tutta sicurezza e di avere accesso ai laboratori.

La valutazione sul decreto è chiaramente di diversa natura, nel senso che è arrivato, questo decreto-legge, all'ultimo giorno utile in quest'Aula, e credo che questo dimostri il pressappochismo con il quale questo Governo e questa maggioranza hanno affrontato un problema così importante.

Questo è un decreto che è nato male, è proseguito malissimo ed è terminato nel peggiore dei modi, perché i colleghi della 7a Commissione al Senato ci hanno raccontato delle nottate nelle quali le forze di maggioranza hanno litigato tra di loro e lo stesso Ministro Azzolina è dovuto intervenire più volte per cercare di trovare la quadra e lo stesso Premier Conte ha provato a redimere delle contrapposizioni che c'erano; ma di fatto c'è una divisione su tutto, di fatto c'è una mancata pianificazione e una mancata programmazione su qualsiasi problema affronti questo Governo, perché c'è una divisione su tutto.

Io credo che questo decreto-legge rappresenti plasticamente lo stato di salute di questo Governo: è legato ad un filo; questo filo, però, è molto resistente, perché è ancorato alle poltrone sulle quali queste forze di maggioranza sono sedute e non si vogliono muovere, nonostante si veda chiaramente che non riescono a dare risposte al Paese.

Aggiungo che questo decreto dimostra a cosa tiene il PD, che non sono gli interessi dei cittadini, ma i loro centri di potere, nello specifico un sindacato, il cui nome e cognome non andrò a dichiarare, e quindi non dirò che sto parlando della CGIL.

Il Premier Conte invita noi della minoranza a collaborare, parla di unione e parla di responsabilità. Ebbene, Presidente, io penso che noi abbiamo dimostrato ampiamente lo spirito collaborativo. Ricordo, prima di tutto, a me stesso che la Lega ha presentato 204 emendamenti al “Cura Italia” e ne è stato approvato uno solo. In questo decreto noi abbiamo presentato circa 145 emendamenti: accolti zero. La mancanza di ascolto nei confronti delle minoranze non è un torto alla Lega, perché la Lega ha le spalle forti e continua ad ascoltare per strada tutte quelle che sono le esigenze e le richieste che ci arrivano dai cittadini; è una mancanza di rispetto nei confronti dei nostri studenti, che chiedono di poter tornare a scuola senza arrivare al ridicolo, come ci sta arrivando questo Governo, perché ad oggi non si sa se andranno con le mascherine, se ci saranno doppi turni, non si sa ancora nulla; e credo che sia un dovere da parte di questo Governo provare a dare delle risposte.

Così come vanno date delle risposte anche ai 180 mila precari circa, per i quali si è parlato di questo concorso: non si sa ancora se sarà a risposta scritta, se sarà multirisposta, se sarà a risposta aperta. Si sa solo che certamente almeno cinque su sei, dopo aver servito lo Stato e la pubblica istruzione, non avranno risposte per l'ennesima volta da un Governo. Questo Governo ad oggi ha dimostrato di avere due punti fermi: il primo, la difesa di un Ministro che, per le sue responsabilità oggettive, ha rimandato a casa 450 mafiosi, e la seconda certezza è che vogliono regolarizzare 600 mila immigrati irregolari. Credo che gli italiani non siano stupidi e al primo momento opportuno manderanno a casa questo Governo incapace di dare risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Desidero davvero illustrare questo ordine del giorno perché porto all'attenzione della Ministra e del Governo un tema che è molto sentito in tutti i territori, ma anche in Toscana e nella provincia di Massa e Carrara, e che riguarda il taglio delle classi, il taglio degli insegnanti, il taglio del personale. Penso che in un momento di difficoltà, in cui si cerca davvero di ripartire per garantire un diritto all'istruzione a tutti i ragazzi e per guardare a questo rapporto tra territorio e scuola, abbiamo visto le famiglie come hanno collaborato insieme agli insegnanti per garantire il percorso scolastico con la didattica a distanza, e ora, a settembre, dobbiamo ripartire davvero in sicurezza, ma garantendo a tutti questo diritto e facilitando anche l'insegnamento, ma anche questo rapporto tra territorio e scuola.

Allora segnalo con forza alla Ministra e al Governo quello che sta accadendo in Toscana, ma penso anche in altre regioni, dove tra provincia e provincia si utilizzano criteri diversi nei tagli della scuola. Dobbiamo avere il coraggio di dire “no” ai tagli della scuola, dobbiamo investire in edilizia scolastica, dobbiamo investire in strutture, ma dobbiamo anche salvaguardare e difendere tutti quei posti degli insegnanti e del personale ATA che almeno avevamo garantito anche l'anno scorso. Invece questo non sta accadendo. Addirittura, non solo si fanno dei tagli, ma anche si va a incidere sui criteri all'interno della regione. In Toscana, la provincia di Massa e Carrara è quella più danneggiata, senza una spiegazione e senza un criterio.

Tra l'altro, un territorio che comprende anche la terra della Lunigiana, dove ancora di più occorre salvaguardare anche nelle zone montane, ma in tutta la provincia, quel rapporto tra studenti e insegnanti, e aiutare le famiglie, in un momento in cui hanno vissuto tantissimo disagio, a riprendere e a dare un'idea diversa e ancora più forte dell'importanza della scuola da settembre in poi. Quindi, con questo ordine del giorno chiedo un impegno al Governo a non tagliare i posti degli insegnanti, a non tagliare le classi, a non tagliare il personale ATA e a vigilare, attraverso i loro direttori degli uffici regionali scolastici, che non ci siano disparità tra provincia e provincia - in Toscana la provincia di Massa è la più penalizzata, poi quella di Lucca -, e quindi cercare, invece, di mantenere gli stessi insegnanti che c'erano nell'anno scolastico 2019/2020.

Ho apprezzato molto la Ministra Azzolina quando ha detto “no” a classi pollaio. E allora non fare classi pollaio vuol dire garantire più classi, vuol dire garantire la sicurezza e la salute dei nostri figli, dei nostri ragazzi, e quindi creare non solo ambienti idonei grazie a degli interventi di edilizia scolastica, ma anche più classi, quindi più spazi. E, per avere più classi, ci vogliono più insegnanti. Quindi, se diciamo, da una parte, “no” alle scuole pollaio, e sono d'accordo e sottoscrivo questa affermazione, e poi, dall'altra, invece, andiamo a colpire i territori e a ridurre il numero delle classi, ecco la contraddizione. Inoltre voglio aggiungere che occorre fare attenzione al sostegno, agli insegnanti di sostegno. Questo provvedimento ha delle norme, poi ci saranno anche altri ordini del giorno, che anch'io ho sottoscritto, importanti su questo punto.

Dobbiamo garantire i posti degli insegnanti di sostegno, cercare di non tagliare posti anche agli insegnanti di sostegno, ma investire e garantire il diritto all'istruzione a tutti in modo uguale, così come riconosce la nostra Carta costituzionale. Allora abbiamo l'occasione di dare delle risposte concrete. Il mondo della scuola è fondamentale per la ripartenza, lo è tanto quanto la ripartenza economica, e penso che debba davvero guidarci un impegno da parte di tutto il Parlamento di dare queste risposte e di garantire il diritto dell'istruzione a tutti i ragazzi che costruiranno il Paese del futuro. Quindi un impegno forte e mi auguro che il Governo non abbia dubbi nell'esprimere parere favorevole nell'impegnarsi a vigilare perché non si taglino classi e insegnanti e si mantenga l'organico che è stato garantito in questi anni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. In una fase come quella attuale, legata all'emergenza del Coronavirus, anche il sistema scolastico ha mostrato le sue crepe, ma chi ne ha pagato di più le conseguenze sono proprio gli alunni con disabilità. Ma non è recente il problema legato alle insegnanti di sostegno: il punto vero è che troppo spesso abbiamo sentito dire che la disabilità sta al centro dell'agenda politica e del Governo, ma a quanti interessa davvero? Forse bisognerebbe interrogarsi seriamente su questo punto. Negli ultimi vent'anni il numero degli alunni con disabilità è raddoppiato, il che è un bene, perché significa che non vivono più chiusi in casa; però bisogna aiutarli ad abbattere tutte quelle barriere che si incontrano troppo di frequente. Secondo l'Istat gli ostacoli…

PRESIDENTE. Deputata Lorenzin!

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Secondo l'Istat gli ostacoli da rimuovere sono ancora tanti. È particolarmente critica la disponibilità degli ausili per gli alunni con disabilità sensoriale, attualmente solo il 2 per cento delle scuole ne garantiscono l'utilizzo. La scarsa accessibilità per gli alunni con disabilità motoria. Ci sono edifici scolastici che sono attualmente ancora troppo pieni di barriere architettoniche, per non parlare di quello che c'è da fare ancora sulle barriere culturali. Ma mancano, soprattutto, gli insegnanti specializzati e la percentuale dei docenti per il sostegno che viene selezionata dalle liste curriculari è ancora troppo alta, serve più formazione. L'insegnante per il sostegno, oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nel percorso formativo dell'alunno, deve contribuire a promuovere e favorire il processo di inclusione scolastica, realizzando interventi mirati in relazione anche alle diverse esigenze. La disabilità, si sa, è un ventaglio molto vasto e non tutte le disabilità sono uguali. Ogni alunno ha esigenze specifiche e le insegnanti, oltre ad essere laureate, devono essere opportunamente formate anche nell'uso delle tecnologie, che sono forti strumenti compensativi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Serve ancora di più investire sulla formazione. A mio modesto parere, sarebbe stato opportuno sin da subito, già dal principio dell'emergenza e prima di chiudere le scuole, attivarsi con un provvedimento ad hoc che guardasse proprio verso questa direzione. Si sarebbe potuta anche utilizzare in modo più operativo la figura dell'assistente educativo, ma questo è un altro capitolo. Voglio essere propositiva e costruttiva, perché non è mai troppo tardi. Il provvedimento in esame ha recepito solo in parte queste criticità e il dato positivo è che interviene in materia di organizzazione scolastica. Nel corso dell'esame è stata anche introdotta una specifica norma che disciplina l'attività di istruzione domiciliare, qualora le famiglie ne facciano richiesta. Questa è una cosa importante, però forse ci si è troppo cullati sulla didattica a distanza, che, lo voglio sottolineare, deve essere una misura alternativa e non la soluzione, perché vuol dire che sei tu con il computer, tu e lo schermo, e di certo questo non può essere uno stimolo capace di suscitare un innalzamento del livello rispetto al punto di partenza.

Abbiamo rischiato, peraltro, di perdere tutti i progressi raggiunti fino a quel momento dai ragazzi con disabilità, appesantendo anche in modo esagerato i genitori, le mamme che hanno dovuto coprire più ruoli in una volta, in alcuni casi, come spesso accade, annullandosi. La didattica a distanza ha fatto emergere con chiara brutalità quanto il nostro sistema scolastico non sia attualmente all'altezza di offrire a tutti gli studenti con disabilità quel sostegno che dovrebbe rappresentare uno strumento non solo insostituibile, ma calibrato alle diverse esigenze, e con il sostegno non si può certo improvvisare. Se è vero che dietro una crisi si cela sempre un'opportunità, allora cogliamola.

Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di muoversi operativamente e prima che inizi il nuovo anno scolastico, assicurando la copertura effettiva dei posti vacanti sul sostegno, anche ricorrendo a procedure concorsuali straordinarie, per riempire proprio quel vuoto esistente. Reclutare un corposo numero di docenti specializzati al sostegno è il minimo che si possa fare per garantire quel libero accesso all'istruzione scolastica, senza alcuna forma di discriminazione, esattamente come dice la nostra Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Scusi Presidente, intervengo sull'ordine del giorno n. 9/2545/63, perché ritengo sia l'unica proposta seria, concreta e giusta per far ripartire finalmente in sicurezza il prossimo anno scolastico e dare dignità ad una categoria di professionisti da troppo tempo maltrattati e calpestati.

Ma intervengo, soprattutto, perché è l'unico strumento che questa maggioranza e Governo, in un delirio di onnipotenza, non è riuscito a toglierci. Aver posto l'ennesima fiducia su questo decreto è stato un atto di grande debolezza. Avete dimostrato di avere paura, paura di confrontarvi, paura di sentire, di sentire soprattutto la voce di chi, come Fratelli d'Italia, vuole tutelare e rendere giustizia ad un mondo, quello della scuola, tradito e calpestato da questo decreto, che doveva indicare solo pochissime cose lineari: doveva dare nozioni certe, cioè l'inizio del prossimo anno scolastico e lo svolgimento degli esami.

Invece, avete tenuto, per giorni interi, bloccato il Senato. Su che cosa? Su discussioni importanti? Su come dover tranquillizzare i nostri docenti, il nostro precariato, le nostre famiglie, i nostri studenti? No! Solo per andare dietro ad un Ministro, che aveva l'unica esigenza, in una situazione così drammatica come questa: quella di bandire i concorsi. Bisognava solo bandire i concorsi! Per dare alla scuola questa meritocrazia, per dare finalmente docenti, capaci di portare avanti nel percorso i nostri studenti.

E tutto questo precariato prima cosa ha fatto? Eh, sì! Questo precariato vi è servito, vi è servito per anni a coprire le cattedre vacanti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Vi è servito, perché non poteva andare avanti la scuola, senza questo precariato! Vi è servito a fare le campagne elettorali, usati come giocattoli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! In questi giorni avete litigato, avete litigato e siete stati dietro ad un Ministro che minacciava di dimettersi. E, allora, fiumi di parole, fiumi di dichiarazioni: siamo tutti per tutelare il mondo del precariato, siamo tutti con questi docenti.

Li avete illusi! Voi della sinistra li avete illusi, perché erano convinti che finalmente potevano ottenere la stabilizzazione! E, invece, cosa si è fatto? In una lunga lotta, in una notte, li avete traditi. Li avete traditi e li avete abbandonati, convinti che vi aspetteranno. No! Non vi aspetteranno più.

Ecco perché questo ordine del giorno è l'unica proposta seria per dare dignità al mondo del precariato. Basta con questi proclami. Ci vogliono i fatti e Fratelli d'Italia lo ha sempre dimostrato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Eva Lorenzoni. Ne ha facoltà.

EVA LORENZONI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere di questo “decreto Scuola” e vorrei dirlo chiaramente, senza troppi giri di parole, così come hanno già fatto gli altri colleghi di opposizione, che sono intervenuti prima di me.

Quanto fatto da questo Governo, a fronte di una situazione senza precedenti, ci sembra del tutto insufficiente. Le risorse stanziate, 331 milioni per la sicurezza nelle scuole, non bastano, tenuto conto di come, con questi fondi, bisognerà procedere anche all'acquisto delle dotazioni di DPI da fornire agli studenti, tra cui 8 milioni di mascherine al giorno, un costo che, in ultima istanza, siamo certi andrà a ricadere sulle spalle delle famiglie. Infatti, il Ministero dell'Istruzione non sarà in grado di provvedere, senza un corposo aumento dei fondi.

Ma la cosa che trovo peggiore è che questa poteva essere una buona occasione, quella di prendere, una volta per tutte, il toro per le corna e porre in essere tutti gli interventi necessari ed urgenti, al fine di ammodernare veramente le strutture scolastiche statali, spesso vetuste e inadeguate, non soltanto nel contesto di questa emergenza, ma anche in tempo ordinario. Si poteva approfittare della contingenza per cercare di colmare l'enorme gap infrastrutturale, che ci separa dai sistemi di istruzione degli altri Paesi europei.

E, invece, si è deciso ancora una volta di non risolvere. Ha vinto la politica delle toppe, del tappare i buchi in maniera goffa e raffazzonata, finché è possibile. Come di consueto, siamo di fronte al trionfo della legislazione d'emergenza, rispetto a quella di più ampio respiro. Ma ci chiediamo se stavolta sarà possibile per davvero, perché la situazione in molti istituti era esplosiva già prima del COVID.

Ma c'è di più. Emerge con chiarezza la totale confusione in cui versa chi regge il Dicastero dell'Istruzione, come testimoniato dal balletto, ai limiti del ridicolo, di dichiarazioni, ripensamenti, retromarce, smentite, in merito ad una selva di questioni, particolarmente circa lo svolgimento dell'esame di Stato e, poi, sul tema della riapertura a settembre, argomento che, peraltro, resta ancora oggi abbastanza oscuro e nebuloso.

A questo proposito, restano totalmente senza risposta una marea di domande circa le modalità pratiche sulla riapertura, domande che non sta ponendo solo la Lega, ma anche gli oltre 8 milioni di studenti coinvolti con le rispettive famiglie.

Posto che le risorse messe a disposizione, come detto poc'anzi, ci appaiono come del tutto insufficienti rispetto alle esigenze di adeguamento della nostra edilizia scolastica, vorremmo comprendere come si intende attuare il distanziamento di un metro tra i banchi, cosa che appare letteralmente impossibile da realizzare nella stragrande maggioranza delle 53 mila scuole italiane.

Senza contare tutte le altre questioni sul tavolo cui questo decreto parrebbe non dare soluzioni. Giusto per elencarne alcune, il tema della didattica online, dell'orario scolastico, del personale docente precario, per non parlare di tutto l'indotto che gravita attorno al mondo della scuola.

Ma, tralasciando questi temi, già affrontati in precedenza, quello che mi sta a cuore sottolineare, che concerne direttamente l'oggetto dell'ordine del giorno presentato, riguarda il tema delle scuole paritarie. Partiamo da una premessa fondamentale, che appare scontata a chi conosce la materia e non ragiona, utilizzando pensieri preconfezionati o peggio ancora ideologici. Le scuole paritarie sono fondamentali per tutto il sistema dell'istruzione ad ogni livello e sono fondamentali per due motivi: il primo è che, senza di esse, il sistema scolastico e lo Stato non riuscirebbero a garantire il diritto-dovere di istruzione e insegnamento; il secondo è che, in mancanza di queste scuole, il costo della pubblica istruzione aumenterebbe a dismisura.

Questa premessa, purtroppo, appare tutto meno che scontata. Proprio in quest'Aula, infatti, abbiamo sentito interventi e invettive contro le scuole private, specie dagli onorevoli del MoVimento 5 Stelle, contrari a prescindere a qualsiasi ipotesi di aiuto statale, proveniente dal comparto istruzione, nonostante la gravissima emergenza dovuta al Coronavirus.

Ma, per rendere meglio l'idea, forse occorre fornire qualche numero in più sulle scuole paritarie, giusto per fare chiarezza. Tra scuole per l'infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado, queste strutture forniscono istruzione e formazione a circa 900 mila studenti in tutto il Paese. Questa è la fonte MIUR, relativa all'anno scolastico 2018-2019. Di questi studenti, quasi 18 mila sono inoltre portatori di disabilità.

Si tratta di numeri veramente enormi, un vero e proprio esercito di ragazzi di ogni età, studenti che hanno i medesimi diritti dei loro coetanei che frequentano la scuola statale. E, si badi bene, non si tratta sempre e soltanto di ragazzi provenienti da famiglie benestanti, perché le ragioni che inducono un genitore a scegliere una di queste scuole, piuttosto che un istituto pubblico, sono estremamente variabili. Questa scelta spesso riguarda famiglie del ceto medio, che, per far studiare i loro ragazzi, operano un notevole sforzo economico. Ritenere, quindi, che la scuola paritaria sia una questione che riguarda solo i cosiddetti ricchi sarebbe sciocco e profondamente superficiale.

L'ordine del giorno che ho presentato, dunque, trae origine proprio da queste semplici, addirittura banali considerazioni, che però appaiono tristemente non scontate. Chiediamo, quindi, che vengano implementate le risorse necessarie a garantire alle scuole paritarie la loro stessa sopravvivenza a settembre, tenuto conto anche di come questi istituti spesso svolgono una funzione di supplenza in molte aree del Paese sprovviste di scuole statali.

Personalmente, ritengo che ci sia già caos a sufficienza e non mi pare proprio il caso di aggiungere danno al danno, ponendo quasi un milione di studenti in una specie di limbo, dimenticati dalle istituzioni, trattati come ragazzi di serie B…

PRESIDENTE. Concluda.

EVA LORENZONI (LEGA). …perché oltre all'incertezza circa le modalità di ripartenza a settembre, questi alunni rischiano, quando ci sarà da tornare nelle aule, di non ritrovare nemmeno la scuola, magari costretta a chiudere per sempre perché qualcuno seduto in questo emiciclo, fra i banchi del Governo, si è disinteressato delle loro sorti o, peggio ancora, ha fatto quanto possibile per cercare di rendere loro la vita difficile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Occhionero. Prego, ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno chiediamo che il Governo presti ulteriore attenzione alla classe degli insegnanti di sostegno, questo perché riteniamo che considerare l'arco temporale dei tre anni per gli insegnanti di sostegno che possono così superare l'ostacolo della prova preselettiva con le crocette per l'accesso ai corsi abilitanti possa essere considerato un evitare un rischio di creare una discriminazione e quindi una distinzione tra le scuole secondarie di primo e di secondo grado. Se noi, invece, teniamo conto e quindi chiediamo al Governo un impegno in tal senso, quindi considerare i tre anni di servizio svolti dagli insegnanti di sostegno anche non consecutivamente nell'arco delle scuole secondarie e senza la distinzione tra primo e secondo grado, riteniamo che si possa comunque certamente garantire un accesso qualificato agli insegnanti che eviterebbero solamente la prova preselettiva con le crocette e in più una equiparazione tra le scuole di secondo grado, quindi secondarie di primo e di secondo grado.

PRESIDENTE. Deputata Gagliardi, prego.

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). Sì, grazie, Presidente. Ma, dunque, a me piace sempre partire leggendo il titolo di un provvedimento perché così mi ha insegnato la mia maestra delle elementari. In questo caso, questo provvedimento ha come titolo: regolare conclusione e ordinato avvio dell'anno scolastico, svolgimento degli esami di Stato.

Ora, mi viene un po' da domandarmi quale di questi temi che sono nel titolo sono in realtà stati poi risolti con il decreto, e lo dico senza voler polemizzare con il Governo o su questioni che sono già state oggetto di molte contestazioni da parte degli insegnanti piuttosto che da parte delle famiglie. Ma lo dico proprio con quello spirito di collaborazione che tante volte ci siamo sentiti invitare a sostenere da parte del Governo, ma che poi da parte del Governo invece non c'è nei confronti delle opposizioni.

Con questo provvedimento, ahimè, sono stati scontentati un po' tutti; dicevo, da un lato, gli studenti, perché inizialmente si era detto ai ragazzi che non avrebbero sostenuto gli esami, che non avrebbero comunque, visto che l'anno si era interrotto ad un certo punto…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore! Prego…

MANUELA GAGLIARDI (M-NI-USEI-C!-AC). …in modo così irrituale, si diceva agli studenti: va beh, ma non vi preoccupate, se per caso ci saranno delle insufficienze, poi queste insufficienze non verranno tenute in considerazione; invece, poi, nel decreto si legge che quelle insufficienze dovranno essere recuperate a settembre.

Siete riusciti a scontentare gli insegnanti precari, che vi chiedevano finalmente di ottenere un po' di soddisfazione per tutto l'impegno che loro hanno messo in questi anni nel sistema scuola; siete riusciti a scontentare gli insegnanti di sostegno; e siete riusciti a scontentare le famiglie; ma, ancora di più, c'è una categoria che avete scontentato in assoluto perché non avete proprio considerato: parlo dei dirigenti scolastici. Sì, perché c'è un concorso che è stato oggetto di vari ricorsi giurisdizionali, giudiziari e questi ricorsi, tra l'altro, in parte hanno già dato ragione ai ricorrenti.

Il Consiglio di Stato poi è intervenuto sospendendo e rinviando la palla di quasi un anno, per poi magari andare a dare ragione a quegli stessi ricorrenti e veder travolgere un intero concorso con circa 3 mila dirigenti già assunti che potrebbero essere nuovamente sottoposti ad un nuovo concorso con un gruppo invece di esclusi che avevano ragione, che in questi mesi invece non hanno avuto la possibilità di svolgere quel ruolo.

Quindi, questo ordine del giorno è finalizzato a chiedere al Governo un impegno immediato, affinché si trovi una soluzione, ma non una soluzione da rinviare di nuovo di mesi o di anni; una soluzione immediata. Anche perché io vorrei ricordare al Governo, per il tramite del Presidente, che l'emergenza sanitaria, purtroppo, cambia completamente le regole del gioco. Ci troveremo a settembre probabilmente con la necessità di un maggior numero di insegnanti e di dirigenti rispetto a quello con cui si chiude questo anno scolastico. Sì, perché avremo probabilmente più plessi, anzi auspico che ci saranno più plessi, perché anche in questo mi pare che questo decreto non abbia trovato soluzioni. Infatti, i ragazzi non potranno stare in quelle stesse classi in cui stavano prima dell'emergenza sanitaria perché probabilmente non ci sarà il rispetto del distanziamento; i dirigenti scolastici, quindi, dovranno essere di numero superiore e dovranno anche avere competenze più specifiche perché saranno loro i responsabili dell'adozione di tutte le misure necessarie per evitare che all'interno delle scuole si possano realizzare dei contagi.

Quindi, ripeto, insisto affinché venga considerato questo ordine del giorno, affinché il Governo si impegni per risolvere questa questione perché potrebbe completamente far andare in tilt il sistema scuola; una sentenza del Consiglio di Stato di ottobre, così com'è calendarizzata oggi l'udienza, potrebbe far saltare completamente quel concorso, far annullare completamente le assunzioni che sono state fatte, e non solo: costringere ad un nuovo concorso o, peggio, costringere gli alunni ad andare in scuole dove non c'è un responsabile perché i dirigenti non saranno più dirigenti, neanche quelli che sono stati assunti.

PRESIDENTE. Deputata Aprea, prego.

VALENTINA APREA (FI). Grazie Presidente, io saluto i colleghi e saluto la Vice Ministra Ascani; saluto anche, con molto piacere, il sottosegretario Simona Malpezzi, anche perché è senatrice.

Questo è un grave problema, per noi stasera, è proprio diciamo una pregiudiziale, non di costituzionalità, ma certamente tra i due rami del Parlamento avete preferito uno solo: il suo, cara sottosegretario. E mi spiace perché io stimo il sottosegretario, la conosco, è competente, come abbiamo in questi giorni parlato molto bene anche del Vice Ministro Ascani, persona seria e competente di scuola. Ma come avete fatto ad approvare tutta una serie di articoli a questo decreto, e ultronei, di natura ordinamentale, non di natura emergenziale? Sottosegretario, ma come è stato possibile, per esempio, prevedere l'emendamento del TFA?

Allora, io parlo, Presidente, sul mio ordine del giorno n. 9/2525/24 e sull'ordine del giorno n. 9/2525/33 Saccani Jotti. Adesso va bene tutto, ma addirittura, addirittura in un decreto emergenziale prevedere di modificare le procedure di selezione al quinto ciclo di specializzazione del sostegno: attenzione, la norma modifica il regolamento di selezione in un momento successivo all'avvenuto perfezionamento dell'iscrizione, entro i termini, da parte degli aspiranti, i quali tra l'altro hanno sottoscritto un regolamento che preclude loro la possibilità di operare scelte diverse in merito ad una partecipazione alle selezioni. Ma, insomma, come è possibile? Nell'inserirsi, invece, in una procedura di selezione pubblica, questa norma mina alla base la fiducia che il cittadino dovrebbe provare nei confronti dell'amministrazione statale.

Le regole non si cambiano in corso, neppure se siete Senato della Repubblica, neppure se siete senatrici e senatori; non è possibile tradire così docenti, giovani, laureati che hanno pagato, colleghi, pagato anche, perfezionato con pagamento l'iscrizione nelle università statali. Si stanno predisponendo selezioni durissime, perché dovete sapere che queste selezioni sono veramente molto dure e noi bellamente diciamo che, mentre succede tutto questo, saranno scavalcati dai docenti non specializzati, precari che hanno un'anzianità di servizio, almeno tre, ma noi sappiamo che hanno fino a dieci anni anche di servizio. Significa, che ancora una volta, stiamo impedendo ai giovani, ai neolaureati una selezione per diventare insegnanti di sostegno con specializzazione e questo è gravissimo, perché i concorsi li facciamo al 50 per cento per i precari, all'università facciamo una norma che li scavalca e preferisce, strizza l'occhio a chi è già nella scuola, ma insomma, ma come vogliamo fare questo ricambio generazionale Viceministro Ascani e sottosegretario Malpezzi? Ma i giovani… Abbiamo già finito il tempo?

PRESIDENTE. Un minuto.

VALENTINA APREA (FI). Va beh, grazie Presidente, questo era l'ordine del giorno Saccani Jotti n. 9/2525/33, che è una nostra collega della Commissione appunto, una scienziata, ma dell'Università, docente universitaria, che di fronte a questo ha detto: “Ma no, anche se sono parlamentare ora, la legge non può arrivare a tanto eh”. E poi, mi invece raccomando al Governo rispetto all'ordine del giorno n. 9/2525/24, che porta la mia prima firma, per valutare l'opportunità di predisporre un piano straordinario di formazione del personale scolastico, finalizzato all'adozione della metodologia della didattica digitale e all'utilizzo di nuove tecnologie. Nel primo caso, io chiedo la sospensione, che si vada al sesto ciclo di specializzazione, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente e onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che illustrerò stasera riguarda uno degli argomenti più importanti, che è quello dell'edilizia scolastica. Io ho avuto la fortuna o la sfortuna, dipende, di fare l'assessore all'edilizia scolastica quando le province contavano ancora, a Milano, e quando c'era quindi la possibilità di intervenire, anche con delle risorse cospicue molte volte e già allora si parlava di effettuare gli adeguamenti normativi, gli adeguamenti normativi per consentire agli studenti, al personale della scuola e ai disabili di poter accedere agli istituti scolastici. È passato qualche anno, sono passati tanti anni e purtroppo ancora siamo in quelle condizioni. Naturalmente l'emergenza del COVID-19 ha accentuato la problematica della situazione dell'edilizia scolastica, una situazione che deve essere risolta anche mettendo mano alla logica degli appalti, che è una logica che per anni ha imbrigliato le opere dell'edilizia scolastica in tutta Italia, con l'apporto di società che vincevano le gare, che molte volte erano solamente società sulla carta, ma poi inesistenti, bloccavano i lavori, una vergogna per la casa dei nostri figli, per la casa di chi deve studiare. Quindi, mi rendo conto delle difficoltà che in questo ambito ci sono, ma bisogna risolvere il problema, perché per la pianificazione dell'inizio della scuola, nel prossimo anno scolastico, bisogna partire da qua, bisogna partire con i contatti tra le scuole e gli enti locali, bisogna partire ad individuare gli spazi che ci sono, a modificare gli spazi che ci sono, per mantenere questo distanziamento, per mantenerlo con un criterio, che non vada anche esteticamente a distruggere dei luoghi che sono importantissimi e l'abbiamo visto proprio in questo periodo, abbiamo visto che, con la didattica a distanza, mancava anche la scuola come casa della comunità scolastica, come luogo nel quale c'è e scatta la scintilla del confronto, la scintilla della critica, la scintilla della paideia. Ecco, quindi, con questo ordine del giorno si chiede proprio l'aumento dei fondi dedicati all'edilizia scolastica, perché noi sappiamo che il 40 per cento degli edifici non dispone di accessi dall'esterno, con le rampe di pendenza e noi sappiamo anche che ci sono, in questo momento c'è la possibilità di operare con i poteri dei commissari straordinari. Con questo si può sicuramente supplire e ovviare alle problematiche di cui parlavo prima, che sono quelle dell'ingessamento, dell'impantanamento degli appalti, che tendono a far restare il nostro patrimonio immobiliare scolastico diciamo nel degrado e molte volte ci si mette tantissimo tempo per effettuare delle semplici opere. Quindi, non è possibile una pianificazione relativa all'avvio dell'anno scolastico, se non c'è una connessione con gli enti locali, se non c'è la possibilità di abbattere muri e di erigere muri a seconda delle situazioni, in aule che dovranno sicuramente diventare più ampie, per poter far mantenere il distanziamento. Ecco, io penso che ci sia proprio l'esigenza della rapidità dell'esecuzione degli interventi, la rapidità, questo concetto così strano in edilizia scolastica, spesso non raggiunto. Eppure, noi sappiamo che ci sono tanti progetti, di lavagne luminose, di innovazioni tecnologiche e informatiche, ma molte volte cadono i solai. Noi ci dobbiamo rendere conto che una delle più grosse preoccupazioni è proprio il crollo dei solai, secondo i tecnici che vanno nelle scuole. Quindi, manteniamo i piedi per terra, so che ci sono tantissimi progetti molto belli e molto allettanti, ma credo che avere un tetto solido sui nostri ragazzi, anche a livello metaforico, sia avere un tetto solido sul nostro futuro, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefani. Ne ha facoltà.

ALBERTO STEFANI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, con questo ordine del giorno chiediamo adeguate tutele per quelle 12.500 scuole paritarie che per il nostro Paese, per i nostri comuni, per gli enti locali, costituiscono e rappresentano un patrimonio inestimabile. È un patrimonio inestimabile che garantisce l'istruzione a oltre 900.000 alunni, 900.000 studenti, che dà lavoro a 180.000 persone e che garantisce un risparmio netto medio, per ogni alunno, di circa 7.000 euro ad alunno. E basterebbe moltiplicare questa cifra per i 900.000 alunni che appunto ottengono istruzione dalle scuole paritarie, per capire quanto lo Stato risparmia grazie alle scuole paritarie. Ogni anno, con passione, con dedizione e con competenza, queste scuole paritarie garantiscono il diritto all'istruzione, supplendo quindi alla pubblica amministrazione e garantendo un diritto che è tutelato da norme di rango costituzionale. Ci sono comuni, centinaia, migliaia di comuni, come il mio, in cui l'assenza di scuole paritarie rappresenterebbe un vulnus incredibile per la società civile e per il tessuto sociale. Come potrebbe, un comune, far fronte all'assenza delle scuole paritarie? E questo per una serie di motivi: il primo è un motivo economico, di bilancio, l'assenza delle scuole paritarie obbligherebbe un ente locale a garantire comunque il diritto all'istruzione e, in assenza di queste scuole, ci sarebbe anche un altro grande problema, l'ha citato prima il collega Ferri, quando ha comunicato appunto quella che era stata la dichiarazione del Ministro dell'Istruzione contro le classi-pollaio. Ma cosa crediamo che succeda se, alla chiusura delle scuole paritarie, a quelle che sono le classi delle scuole statali? È ovvio che questo problema delle classi-pollaio non farebbe che aumentare. Allora, cari colleghi, quello della chiusura delle scuole paritarie è un dramma che noi dobbiamo scongiurare con tutte le nostre forze, proprio perché lo Stato e gli enti locali non sarebbero in grado assolutamente di far fronte all'impennata della domanda di servizi scolastici.

Io stesso ho trascorso la mia prima infanzia in una scuola paritaria di ispirazione cattolica. Sono orgoglioso di essere cresciuto con quel progetto educativo che poi mi ha aperto le porte del liceo e dell'università pubblica. È vero, si tratta di un progetto educativo che, per il 65 per cento delle scuole paritarie, è di ispirazione cattolica e, forse, l'idea che sia di ispirazione cattolica significa ispirarsi a valori che, per qualcuno o a qualcuno, in quest'Aula, potrebbero far venire l'orticaria, ma sono valori che hanno ispirato milioni di persone e che hanno fatto crescere decine di generazioni nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per questo motivo, non può succedere che le scuole paritarie vengano penalizzate per motivi ideologici, perché questo non significherebbe fare esercizio del principio di laicità, ma sarebbe una scelta, figlia di un laicismo esasperato che ancora è insito nella mente di alcune forze politiche in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È per questi motivi, cari colleghi, che la sopravvivenza delle scuole paritarie non è una questione di pochi, non è una questione di poche famiglie benestanti, è una questione di tutti, è una questione di risparmio per le casse dello Stato, è una questione di rispetto per gli enti locali, ma è soprattutto una questione di libertà per tantissime famiglie, che devono avere il diritto di scegliere e di educare liberamente i propri figli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Novelli. Ne ha facoltà.

ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, quest'ordine del giorno si concentra sulla riapertura delle scuole nell'anno scolastico 2020-2021. È evidente, credo che sia nella mente di tutti, che non possiamo permetterci di sbagliare, perché i nostri ragazzi, le nostre ragazze, i bambini, che dovranno riprendere a frequentare la scuola dopo mesi e mesi di chiusura, dovranno trovarsi nelle condizioni di poter trovare un sistema scolastico accogliente, efficiente, efficace, anche per quanto concerne quelle che sono le strutture materiali in cui i ragazzi dovranno poi trovare accoglienza e svolgere il loro importante percorso di apprendimento. La sospensione delle attività didattiche è stata prorogata fino al termine dell'anno scolastico, è stata motivata per motivi e per ragioni sanitarie, questo lo sappiamo, e questo ha provocato, secondo anche autorevoli esperti, conseguenze negative nei processi di apprendimento e socializzazione dei bambini della scuola dell'infanzia e primaria. Questo si somma anche alle problematiche che ha provocato quest'assenza della scuola all'interno delle famiglie; allora, visto che il 6 aprile il Consiglio dei ministri si è posto l'obiettivo di traghettare le scuole verso il 2020-2021 con il decreto-legge e che, con le riprese delle attività lavorative, la chiusura delle scuole ha avuto, come dicevo prima, oltre che le ripercussioni sui bambini, anche delle conseguenze che hanno comportato notevoli difficoltà alle famiglie, costrette ad una complessa conciliazione dei tempi di famiglia e lavoro, tutti noi abbiamo, più volte, cercato di trovare una soluzione a tale tema ma questa soluzione non può esimere dal fatto che la scuola deve riprendere nella sua completezza.

Signor Presidente, Governo, il 28 maggio, è cosa nota, il Comitato tecnico-scientifico ha consegnato al Governo la relazione contenente le indicazioni per la ripresa dell'anno scolastico, e in questo documento vi sono molte cose, molte situazioni che dovranno trovare compimento, come gli orari di ingresso differenziati, la didattica a distanza, anche nelle medie, il distanziamento sociale, l'obbligo delle mascherine, cose che, nell'applicazione pratica, avranno delle conseguenze, delle difficoltà, che non saranno facilmente superabili. Qui noi dobbiamo accompagnare le famiglie e i ragazzi in questo percorso, che sarà difficile, non sarà semplice. La relazione del Comitato tecnico-scientifico prevede anche una ricognizione - e questo è il punto dell'ordine del giorno - e una riorganizzazione degli spazi in rapporto alla consistenza della popolazione scolastica e del personale, che è affidata ai singoli istituti - una responsabilità enorme sulla testa dei dirigenti scolastici -, contemplando anche la possibilità di individuare ulteriori spazi in collaborazione con i territori e gli enti locali. Il 20 maggio, il Viceministro all'istruzione, Anna Ascani, aveva indicato nella riconversione temporanea di cinema, teatri, musei una possibile soluzione a carenza di aule. Io provengo da una regione, il Friuli Venezia Giulia, che è stata forse il teatro principale dell'allocazione di strutture militari; ancora ne esistono moltissime, che sono in buono stato, peraltro. Alcune ormai fanno parte del passato, anche strutturalmente, altre invece sono ancora fruibili, sfruttabili. Vado a conclusione. Quindi, sul territorio nazionale vi sono numerosi edifici pubblici e privati che potrebbero essere parzialmente o interamente utilizzati; allora, signor Ministro, Governo, io chiedo che questi impegni dell'ordine del giorno possano essere in qualche modo approvati, perché credo che siano anche di buon senso, possano dare una mano davvero alla ripresa dell'anno scolastico. Io chiedo di supportare le amministrazioni comunali, provinciali e metropolitane in una ricognizione degli edifici pubblici e privati nei territori di competenza da poter riconvertire in aule in tempi utili per l'inizio dell'anno scolastico - in tempi utili, da domani mattina! -, nonché a garantire ogni risorsa necessaria ai comuni per l'adeguamento di questi spazi e a garantire le risorse necessarie al completamento dell'organico docente e ATA, indispensabile all'attività di un certo numero di plessi scolastici. E naturalmente dobbiamo coordinare il tutto con un servizio di trasporto pubblico locale efficiente, perché i bambini, se devono essere spostati in spazi adeguati non frazionando le classi, dovranno anche avere un sistema di trasporto pubblico che consenta alle famiglie di lasciare questi bambini in affidamento e di far sì che possano essere portati negli edifici più idonei, perché le classi non debbano essere spacchettate, quindi in spazi ampi, che ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Questo chiedo al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Presidente, Governo, colleghi, vorrei illustrare quest'ordine del giorno rispetto ad provvedimento che dovrebbe centrare l'obiettivo di far concludere e poi ripartire con il nuovo anno scolastico nella migliore agibilità, anche rispetto ad un periodo di grande e grandissima crisi economica oltre che sanitaria, che ha visto ovviamente le famiglie ma anche tutto l'universo scuola in qualche modo messo in difficoltà.

Quest'ordine del giorno si rivolge particolarmente alle famiglie che hanno retto questo sistema scuola e che, nello stesso tempo, hanno l'esigenza di avere un supporto, quel supporto che potrebbe o dovrebbe esserci a seguito della sospensione dei vari servizi educativi, quindi anche nel rimborso di quanto versato sugli asili nido per le scuole dell'infanzia statali, comunali e paritarie.

Il rimborso, per quanto riguarda gli istituti ovviamente sempre dell'infanzia privata, a condizione che ha abbiano un indicatore economico equivalente, l'ISEE, non superiore ai 30.000 euro per un importo massimo di 500 euro di base mensile; il rimborso integrale versato dalle scuole di ogni ordine e grado statali, comunali e paritarie, a condizione che abbiano un indicatore economico equivalente, ISEE, non superiore all'importo di 30.000 euro; il rimborso versato alle scuole di ogni ordine e grado e private, a condizione che abbiano un indicatore ISEE con un importo non superiore ai 30.000 euro e non superiore ai 300 euro su base mensile.

Ieri, nella discussione generale, devo dire che ho parlato di una sensazione che è un misto di rabbia e rammarico ma forse anche di rassegnazione rispetto, ancora una volta, alla fiducia su un tema importante che avrebbe dovuto vedere un dibattito ampio e approfondito anche attraverso il lavoro con gli emendamenti dei vari gruppi, ancor di più del gruppo di Fratelli d'Italia che credo abbia contribuito con proposte di buonsenso.

Ormai è una consuetudine la fiducia, è una consuetudine di questo Governo il mancato ascolto, è una consuetudine la mancata percezione della realtà, una realtà che vede un momento emergenziale, e credo che, se il decreto non vedrà almeno l'accoglimento di tanti ordini del giorno presentati, sarà il vero colpo di grazia alla scuola italiana.

L'unica cosa che forse ha contraddistinto il decreto rispetto ai precedenti è che non si sono utilizzati i titoli per stupire con effetti speciali: in questo caso, il titolo e la sostanza si equivalgono.

Questa volta devo dire che il decreto non è stato criticato soltanto dai contestatori di Fratelli d'Italia ma dai sindacati, dalle famiglie, dal corpo docente e non: criticato da tutti ma soprattutto da tutti coloro che si sentono traditi dal Governo per gli impegni che avrebbero dovuto in qualche modo assumere e onorare. Ma a nulla è servito: non c'è nulla per i precari, non c'è nulla per i disabili, non c'è nulla per la sicurezza degli istituti scolastici, non c'è nulla per il corpo docente, per gli insegnanti di religione, per i rimborsi delle tasse, per le scuole paritarie, nulla di nulla.

Ieri dicevo che, in qualche modo, il decreto, per essere un buon decreto, avrebbe dovuto avere due qualità: la qualità del coraggio e della rivoluzione. E allora, devo dire, mi sono chiesta anche in queste ore che cosa contiene: coraggio non ne ha, rivoluzione nessuna, forse neanche onore rispetto agli impegni che qualcuno definisce “originali” posti dal gruppo di Fratelli d'Italia e sono invece ovviamente l'esempio di chi conosce la realtà, sta tra le gente e vive le famiglie.

E, allora, dico che il decreto in qualche modo contiene qualcosa: l'arroganza tipica di tutti i decreti precedenti. E ritengo che una cosa è pensare di essere sulla strada giusta, tutt'altra cosa è invece credere che la propria strada sia l'unica strada. Purtroppo, per questo Governo fino ad oggi è stato sempre così e mi auguro che stasera si possa smentire almeno questa regola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, in questi mesi abbiamo dovuto lottare duramente contro il virus arrivato dalla Cina: almeno questo, cioè il fatto che il virus è arrivato dalla Cina, sui libri di scuola speriamo i nostri ragazzi potranno studiarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Una pandemia devastante che ha costretto l'intero Paese a rinunciare alla propria libertà e a cambiare radicalmente le proprie abitudini: lavoro agile e didattica a distanza, anche nella loro versione anglofona, hanno fatto irruzione nelle nostre case e nella nostra quotidianità. La didattica a distanza - lo dico anche da genitore - la famigerata DAD, per chi dietro gli acronimi ama nascondere l'incapacità del Governo, pur in un momento difficile, di programmare il lavoro dei ragazzi e delle famiglie, ha cercato invano di colmare il vuoto delle scuole chiuse: scuole chiuse come chiuso e senza prospettive è questo decreto che si giudica da solo.

I nostri bambini e ragazzi sono stati lasciati a casa il 5 marzo con un decreto che è arrivato in ritardo di un mese, l'8 aprile, e avrebbe dovuto portare alla riapertura delle scuole il 18 maggio: siamo al 4 giugno e voi siete arrivati a porre la diciannovesima fiducia per gettare alunni, insegnanti e famiglie nell'incertezza più assoluta.

E, dopo ogni fiducia, puntualmente è arrivato un altro decreto e in questo caso abbiamo vissuto il primo caso italiano di assembramento normativo senza precedenti. Non siete capaci di arrivare al dunque e questo è un altro virus che sta uccidendo il nostro Paese.

Con questa incapacità di fare e con la laurea nel rimandare i provvedimenti state distruggendo anche un altro proposito di buon senso che invece aveva unito tutto il Parlamento e che il sottosegretario Ascani, che allora era semplice deputato, ricorda: il lavoro che abbiamo fatto per introdurre la legge sull'educazione civica. Quella era stata una norma paradossalmente lungimirante, un provvedimento tarato proprio sulla gestione anche di questa pandemia. Avevamo previsto il ritorno sui banchi di scuola della condivisione delle regole, necessarie in questo periodo; della valorizzazione dei diritti e delle regole; del rispetto di quella Costituzione che avete sistematicamente calpestato a colpi di DPCM e fiducie. In quella legge ci sono anche le basi per l'educazione alla cittadinanza digitale, uno zainetto di conoscenze indispensabili per tutti quei bambini costretti in questi mesi a lavorare su smartphone e tablet e, quindi, più sottoposti a rischi quali dipendenze digitali, cyberbullismo, stalking, pornografia e pirateria.

Dopo il lavoro fatto dalla Lega ma con l'appoggio meritorio di tutto il Parlamento, siete riusciti a tarpare le ali all'educazione civica con il bavaglio politico e ideologico imposto dall'ex Ministro Fioramonti. Quella legge che nasceva come tributo ad Aldo Moro che invocò un provvedimento proprio per pulire il futuro ai nostri giovani è ferma sul binario dei vostri tentennamenti: non abbiamo più notizie, siamo rimasti fermi all'agosto dell'anno scorso.

E poi il Premier Conte ci viene a parlare di semplificazione e sburocratizzazione quando una maggioranza abbondante e apparentemente robusta non riesce a liberare dai vincoli della burocrazia neanche una norma di attuazione. Certo, a questo punto capiamo come mai, se questo è il modo di lavorare, ci siano milioni di italiani in attesa della cassa integrazione da marzo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Concludo, Presidente, con un altro appello fatto dal vostro Premier Conte: l'appello al confronto con le opposizioni nel nome delle riforme. E, ancora, quella dell'educazione civica era una riforma che vi abbiamo consegnato finita, condivisa da tutti e siamo ancora in attesa.

Questo ordine del giorno, Presidente, è una sorta di appello, un esame di riparazione: dalla Corte costituzionale ai giuristi, in questo periodo tutti vi hanno ricordato come abbiate lasciato fuori dall'aula del Parlamento il dialogo, il confronto democratico, il rispetto della Costituzione, il rispetto delle leggi, la tutela della nostra libertà. Li avete lasciati fuori dal Parlamento: riportate questi sacrosanti diritti almeno sui banchi di scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Attis. Ne ha facoltà.

MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno n. 9/2525/37, che ho depositato e ho firmato insieme al collega Paolo Russo è, per la verità, per così dire la fotocopia della fotocopia della fotocopia di altri ordini del giorno ed emendamenti che con lo stesso collega Paolo Russo e con il gruppo di Forza Italia più volte abbiamo depositato in varie circostanze: nella circostanza delle manovre finanziarie scorse e nei provvedimenti di riorganizzazione scolastica che sono stati proposti dal Governo e varati da questo Parlamento.

Questo ordine del giorno riguarda la nota e quasi stucchevole vicenda di uno dei tanti concorsi che non hanno mai avuto poi conclusione, in particolare il concorso per diventare dirigente scolastico. Ve ne è stato uno nel 2011, e su quel concorso del 2011 si è si è prodotto poi un lungo contenzioso, che è giunto alla sentenza anche della Corte costituzionale. Bene, in attesa di quella sentenza, e anche successivamente, per un intervento anche del Governo… Io lo ricordo in legge finanziaria, in qualche legge finanziaria scorsa: addirittura il Governo scrisse qualche mese prima della che la Corte Costituzionale si esprimesse, scrisse alla Corte chiedendo di attendere le nuove determinazioni del Governo che sarebbero state inserite nella legge finanziaria. Quel concorso quindi è rimasto ancora così sospeso, o meglio le persone che vi hanno partecipato e hanno attivato il contenzioso sono rimaste sospese; ed in più questo Governo ha avviato un nuovo concorso, nel 2017.

Il concorso è stato espletato e l'esito è stato raccapricciante, perché sono stati denunciati illeciti e questi illeciti hanno determinato sostanzialmente la sospensione del concorso. Cioè, questo Paese, questo Stato non riesce a fare un concorso, iniziarlo e finirlo, per reclutare dirigenti scolastici, che poi sono una delle figure più importanti del sistema scolastico. Tra l'altro in un contesto in cui non siamo solo in emergenza COVID-19, ma siamo proprio in emergenza dirigenti scolastici, direi io: cioè non abbiamo il numero sufficiente di persone idonee a ricoprire i posti che servono a fare il dirigente scolastico. Sorvolo sul fatto che stiamo parlando della scuola nella prospettiva del momento difficile creato dal COVID-19, quindi dall'emergenza, e sorvolo sulla navigazione a vista con cui questo Governo si è caratterizzato rispetto alla questione scuola. Sorvolo sul fatto che proprio in occasione di quello che è accaduto avremmo avuto bisogno di piani strategici, di indicazioni precise sul mondo della scuola, che in generale, anche a sentir parlare gli altri colleghi, non sono arrivate, per permettere alla scuola di ripartire in maniera seria a settembre. Sorvolo su tutto questo, ma dico: perché non si coglie l'occasione di azzerare questo contenzioso e permettere, come chiediamo impegnando il Governo, di avviare una nuova sessione speciale di corso intensivo per questi dirigenti scolastici?

Lo dico… Guardate, non c'è la Ministra, ma c'è la sottosegretaria: lo dico proprio alla sottosegretaria Ascani, che io ricordo essere all'opposizione con me nello scorso Governo, sempre di questa legislatura, e che queste impostazioni le condivideva. Adesso io capisco, poi uno passa dall'opposizione alla maggioranza ovviamente, mi è capitato di essere maggioranza in altri contesti, so quanto è difficile governare; ma dico: una parola che spieghi il cambio di posizione rispetto a quando si era opposizione ad ora che si è maggioranza, forse oltre che all'auspicato accoglimento dell'ordine del giorno, servirebbe non tanto a me, ma forse alla stessa sottosegretaria, per spiegarlo a coloro che insieme abbiamo incontrato prima che ella divenisse sottosegretaria (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, grazie due volte, perché per mia colpa dovevo parlare per primo e per un qui pro quo non sono riuscito…

PRESIDENTE. Prego, prego, prego.

DARIO BOND (FI). La ringrazio. Sarò breve, perché diversi altri interventi hanno in qualche maniera anticipato il mio intervento, e ne sono fiero e sono anche grato all'onorevole Stefani della Lega, ma anche ad altri; l'argomento è quello delle scuole paritarie. Due minuti che mi servono solo per rappresentare che le scuole paritarie non sono di sinistra, non sono di destra, ma sono un patrimonio dell'intera Italia. Nelle scuole paritarie non c'è la questione che se non paghi la retta quel mese non mangi, e non c'è solamente chi ha soldi, ma ci sono tutti: tutti i livelli sociali sono in queste scuole. È vero, sono molte volte scuole cattoliche: nel Veneto circa il 60 per cento delle scuole d'infanzia sono fondamentalmente rappresentate dalle scuole di tipo privato, chiamiamole così, ma che hanno un profondo legame con il territorio, un profondo legame con l'educazione, un profondo legame anche nell'educazione dei ragazzi, dall'inizio della loro formazione pedagogica e anche culturale.

L'intervento allora che svolgo io, non rappresentando tutti i dati che hanno rappresentato gli altri miei colleghi che faccio propri, è quello di chiedere all'onorevole Ascani, che so essere persona sensibile e anche di ottima formazione culturale, di poter combattere all'interno del Governo, con una mano anche da parte dell'opposizione, per approvare un provvedimento straordinario che riguardi queste scuole. Sono 14 anni che non c'è un provvedimento specifico su queste scuole: sono provvedimenti regionali, ma non sono provvedimenti nazionali. Ecco, è arrivato il momento, in un'emergenza come questa, di fotografare questa scuola, questo tipo di scuole, e di darle la dignità, non solo a livello di “schei”, finanziario, ma anche a livello proprio di formazione.

Noi abbiamo in queste scuole una grandissima preparazione: ecco, la dobbiamo evidenziare, la dobbiamo valorizzare, in un provvedimento - è questo che chiedo, e sto per finire - che sia ordinatorio, complessivo di una fotografia che riguarda la Val d'Aosta, il Veneto e anche la Sicilia, dove tutte queste scuole sono rappresentate. Ecco, questo le chiedo, perché c'è bisogno di non approvare un provvedimento una tantum di tot soldi, ma di fare una fotografia reale di quello che queste scuole hanno rappresentato, rappresenteranno e di non farle morire così, senza risposte. Grazie, sottosegretario, Viceministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, sono davvero dispiaciuto di aver dovuto presentare questo ordine del giorno, il n. 9/2525/61, quando al Governo abbiamo un movimento che da sempre ha acclamato nelle piazze lo sviluppo della personalità e della creatività di ciascun individuo. Lo stesso movimento che ha sempre acclamato il diritto al lavoro, tra un'onestà e l'altra, che il cittadino avrebbe dovuto fare quello che maggiormente fa emergere la sua personalità. Adesso viene da chiedersi dove, se non nelle scuole, la personalità, la crescita, la creatività dell'individuo possano trovare il giusto collocamento, grazie all'opera angelica dei docenti.

È un fatto che i corsi nelle istituzioni AFAM quest'anno sono partiti in ritardo, in parte a causa dell'impossibilità delle stesse istituzioni AFAM di nominare i docenti, e in parte per la non tempestiva adozione del regolamento recante le procedure e le modalità per la programmazione e il reclutamento del personale docente e del personale amministrativo e tecnico del comparto AFAM. Succede che da un lato il diritto all'istruzione degli studenti e dall'altro il diritto al lavoro degli insegnanti vengano pregiudicati da ritardi non tollerabili in uno Stato di diritto. Occorre pertanto adottare tutte le misure necessarie per tutelare studenti e docenti da ulteriori effetti pregiudizievoli derivanti dalla sospensione delle attività dovuta all'emergenza, non solo con riguardo all'anno accademico in corso, ma anche con riguardo all'anno accademico 2020-2021. Occorre evitare l'aggravarsi della situazione di precarietà di molti docenti, che prestano servizio in tali istituzioni esclusi dalla graduatoria nazionale utile per l'attribuzione di incarichi a tempo indeterminato e determinato: perché gli italiani hanno bisogno di una scuola di qualità, e una scuola di qualità combatte il precariato, assume i suoi insegnanti, come giustamente richiedono famiglie e alunni, come impongono il diritto al lavoro e il diritto all'istruzione, diritti di rango costituzionale.

Per questo ribadisco di essere dispiaciuto di aver dovuto presentare questo ordine del giorno, che impegna il Governo a valutare l'opportunità di inserire, entro l'inizio dell'anno accademico 2020-2021, in coda alle vigenti graduatorie nazionali per titoli utili per l'attribuzione di incarichi di insegnamento a tempo indeterminato e determinato, i docenti che abbiano superato un concorso selettivo ai fini dell'inclusione nelle graduatorie d'istituto e abbiano maturato almeno tre anni accademici di insegnamento, anche non continuativi, negli ultimi otto anni, in una delle predette istituzioni nei corsi di formazione musicale e coreutica di primo o secondo livello, di base e pre-accademici. Mi auguro, quindi, che il Governo valuti favorevolmente questo mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zordan. Ne ha facoltà.

ADOLFO ZORDAN (LEGA). Grazie, Presidente. Io intervengo sull'articolo 192, che parla di disabilità, convinto di riuscire a sensibilizzare il Governo ad avere un cuore, aiutare le nostre famiglie e i nostri ragazzi che sono molto in difficoltà. Con l'emergenza, la scuola in ambito didattico ha sviluppato un sistema di didattica a distanza, l'ha subito implementato. Tuttavia, sin dall'inizio, questo metodo si è dimostrato in tutti i suoi limiti e criticità, soprattutto sotto il profilo della tutela del diritto allo studio degli alunni con disabilità. Le famiglie e gli insegnanti vi hanno inviato diversi appelli, mai recepiti, come spero non farete con questo ordine del giorno, presentato da esponenti di una forza politica che hanno a cuore i problemi dei propri cittadini.

Purtroppo, a Roma, nelle stanze di questo Palazzo, il sole non brilla da tempo, le nuvole offuscano la realtà che sta fuori da queste stanze. Uscite andate a vedere cosa succede nelle famiglie, nelle scuole, parlate con loro, ascoltateli e poi rientrate e decidete. Vi renderete anche conto che questo ordine del giorno va accettato e approvato.

Non c'è adeguatezza dei mezzi tecnici a disposizione, in molte parti d'Italia le connessioni sono deboli o inesistenti, il trasporto scolastico problematico. Le famiglie faticano a sopperire alle esigenze di questi ragazzi meno fortunati di noi, ma non per questo con meno diritti.

Il nostro beneamato Presidente Conte dichiara che l'apertura del nuovo anno scolastico avverrà in maniera sicura, con una modifica sostanziale degli spazi, con personale adatto. Questo nella carta è cosa buona, ma il Presidente ci deve spiegare perché come al solito lascia soli i comuni con una razza ormai in via di estinzione, che si chiamano sindaci. Siamo un po' tutti stanchi delle bugie, cominciamo con le cose più essenziali: la cosa più importante è investire nel futuro, questo futuro si chiama “giovani”. Senza contare che, in alcune realtà, è venuto a mancare anche il supporto dell'insegnante di sostegno, sia nelle aule, sia nel sistema virtuale.

Rivolgendomi a lei, signor Presidente, chiedo di prendere in considerazione questo ordine del giorno, per non vanificare, perdere o subire nuove interruzioni del loro percorso scolastico, con il serio rischio di buttare o perdere i progressi fatti con impegno e sacrificio degli studenti stessi, degli insegnanti, delle relative famiglie. Questo ordine del giorno, signori del Governo, datemi retta, è, come si dice, sempre di buonsenso; è indispensabile alla riapertura delle scuole; qui si parla di ragazzi con problemi di disabilità, se nessuno deve essere lasciato solo, cominciamo pure da loro.

Questo Governo si impegni nell'aiutare, una volta per tutte, questi ragazzi, con un programma serio e concordato, con misure urgenti, visto che questo provvedimento non entra nel merito di tali problematiche. Questo Governo, in vista del nuovo anno scolastico, preveda l'accesso prioritario degli studenti con disabilità alle attività didattiche in presenza, ovvero, laddove ciò non risulti possibile per varie ragioni, attraverso personale qualificato e metodi adeguati, in grado di assicurare in ogni caso la continuità della didattica e del percorso di accreditamento degli studenti con disabilità. Grazie infinite (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, io mi rendo conto che siete stati molto impegnati tra rinvii, ipotesi, bocciature da fare e non fare, scrutini da fare e non fare, però un'informazione al Viceministro Ascani, attraverso di lei, Presidente, la voglio fornire. Tra tanta confusione, ad esempio, vi siete dimenticati di stabilire le tabelle per i crediti, perché, se i ragazzi non possono essere bocciati se non all'unanimità dal collegio dei docenti e possono ricevere i voti, possono essere valutati, ci sarà qualcuno che non avrà la sufficienza; potranno probabilmente recuperare con il PAI, non si sa però; anzi si sa, al momento senza scrutini, e quindi i crediti come li danno? Noi siamo tempestati di telefonate, di e-mail dei docenti, che non sanno, in queste ore, non domani, perché, tra l'altro, gli scrutini si fanno sabato per la maturità e poi, da lunedì, si fanno per le classi intermedie.

Avete dimenticato anche questo e magari arriverà un'ordinanza, quando le scuole saranno chiuse, quando i ragazzi con i debiti - immagino, semplicemente - avranno bisogno di recuperare, di fare qualche lezione - non si sa come, non si sa quando e non si sa in che luogo -,e arriverà magari una circolare per dire: guardate, una volta vi abbiamo detto che sareste stati tutti promossi, un'altra volta vi abbiamo detto che sareste stati valutati, un'altra volta vi abbiamo detto un'altra cosa, stavolta vi diciamo che dovete tornare dal mare e recuperare; naturalmente con grande confusione e danno per le famiglie, e sconcerto per i ragazzi, che già hanno vissuto un momento di grande difficoltà, di asocialità, di confusione e di non si sa cosa.

Ora, nello specifico dell'ordine del giorno, che speriamo possa essere accolto almeno per la scuola primaria, chiediamo che venga prevista una nuova modalità di valutazione finale degli apprendimenti degli alunni della scuola primaria, per non gravare sugli uffici scolastici e sulle direzioni scolastiche già impegnate con grande difficoltà ed incertezza per la ripresa dell'anno scolastico, ma devo dire anche con un po' di frustrazione. Lo ripetiamo oggi, visto che di incidenza su questo decreto fallimentare ne abbiamo avuta veramente poca, nonostante il Viceministro Ascani sappia che la collaborazione non sarebbe mancata, se solo fosse stata presa in considerazione, anche perché - mi si permetta - di competenza ce n'è abbastanza, anche nei banchi dell'opposizione, su questo e non solo sulla scuola.

Noi chiediamo, con questo specifico ordine del giorno, che sia adottata, ripeto, almeno per la scuola primaria, a decorrere dall'anno scolastico 2021-2022, la valutazione e sia espressa mediante l'utilizzo di una griglia di valutazione che tenga conto delle competenze non cognitive, le cosiddette soft skill, in modalità interdisciplinare, al fine di valorizzare l'apprendimento basato sulle competenze e sviluppare negli studenti abilità maggiormente connesse alla complessa realtà di oggi.

Ma è chiaro - e concludo, Presidente - che sarebbe un pannicello caldo, sarebbe un tentativo di tappare una falla enorme che il sistema scolastico italiano si troverà ad affrontare all'inizio del nuovo anno scolastico, nelle incertezze che questo Governo, purtroppo, ha regalato agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie Presidente, Viceministro Ascani, onorevoli colleghi, io sono particolarmente contento che sia lei a presiedere per questo mio intervento, perché, a noi è rimasto soltanto questo; è rimasta soltanto la possibilità di presentare un ordine del giorno e l'unica possibilità, che la democrazia parlamentare, che il confronto politico, che in prima serata il presidente Conte ci presenta in maniera molto abile, in realtà finisce per essere svilito solo e soltanto a questo esercizio, che lei, Presidente, sa meglio di me essere un esercizio sterile: la possibilità che il deputato si alzi in piedi, spieghi quali sono le attenzioni che vuole e che non ha avuto la possibilità, non di introdurre nella legge, di sostenere all'interno di un confronto che deve esserci e che, mi permetta, è imbarazzante che non ci sia su temi come questi.

Noi siamo convinti che tutto questo sia una strategia: andare in prima serata, dire che è il momento del confronto, ma il momento del confronto è sempre quello del decreto successivo. Ecco, credo che questo noi non dovremmo accettarlo, lei non dovrebbe accettarlo, perché mi ricordo il suo discorso di insediamento e lei prese degli impegni precisi; li prese con l'Aula, li prese con il Parlamento, li prese con l'Italia, credo che li prese anche con se stesso. Cioè, lei disse a se stesso che non bisognava avere la tentazione di cedere a tutte le richieste che il Governo, di volta in volta, fa; e, invece, non trovo una grande resistenza da parte della sua Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), e credo che farebbe bene alla democrazia parlamentare, farebbe bene al Paese e farebbe bene anche alla sua credibilità e coerenza richiamare il Governo, perché su questi temi ci deve essere un confronto leale, chiaro e la possibilità di proporre emendamenti, quanto meno la possibilità di parlarne.

Su questo decreto ci occupiamo anche dell'accelerazione della realizzazione delle scuole: è un tema molto importante. Mi permetta di denunciare, però, che abbiamo provato a farlo come Fratelli d'Italia almeno sui comuni colpiti dal sisma sia nel decreto “Cura Italia”, emendamenti dichiarati inammissibili, sia sul “decreto Liquidità”.

Vi abbiamo dato la norma e lo strumento per fare presto, almeno in quei comuni in cui i soldi sono stanziati e c'è la possibilità di cantierare immediatamente, far ripartire l'economia, mettere in giro un po' di liquidità e, soprattutto, permettere ai ragazzi di andare a scuola; e, invece, vi siete voltati dall'altra parte.

Oggi vi chiediamo di fare attenzione su questo tema, vi chiediamo di fare attenzione nella realizzazione delle scuole, ma vi diciamo anche che forse in molti centri, in molti centri piccoli, varrebbe la pena di riaprire tutte quelle scuole che sono state chiuse per la scellerata via della spending review. Noi abbiamo tantissime scuole che sono state chiuse proprio perché non c'era quel numero sufficiente di bambini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Oggi che siamo in tema di distanziamento e della necessità di spazi bisognerebbe avere il coraggio di tornare un attimo indietro e riaprire almeno quelle scuole. Sarebbe un segnale importante, sarebbe anche un segnale importante da dare a quelle comunità, e comunque su questo argomento ho la sensazione che ci sia anche un po' di superficialità, perché la strategia e la strada del commissariamento deve avere un po' più di attenzione. Mi sembra che siano stati scelti come commissari i sindaci, di cui io, per deformazione professionale, ho la massima stima, ma credo che comunque dietro tutto questo debba esserci almeno una regia; una regia provinciale, con il recupero di quelle funzioni che le province oggi hanno, ma che dovrebbero avere rafforzate anche da un punto di vista delle risorse rispetto comunque alla geografia delle scuole.

Per ultimo, Presidente, così come ho cominciato, mi auguro che da qui in poi lei abbia la capacità e la coerenza di praticarla, la democrazia, e non solo di recitarla e declamarla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bubisutti. Ne ha facoltà.

AURELIA BUBISUTTI (LEGA). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno che porta la mia prima firma riguarda l'utilizzo delle mascherine; sembrerebbe un argomento meno importante, ma non è così, e cercherò magari in questi pochi minuti che ho di spiegarle perché.

Tra un'infinità di norme, affermazioni, dichiarazioni di intenti e teoriche regole che saranno previste per studenti, docenti e personale ATA a partire dall'inizio del nuovo anno scolastico, previsto per un giorno indefinito di settembre (dato che non ci è dato di sapere una data certa), abbiamo anche quella che impone l'obbligo dell'utilizzo di mascherine per ogni alunno.

Un obbligo che, oltre ad essere previsto per il corpo docente e il personale ATA, vedrà coinvolti oltre 800 mila studenti di ogni ordine e grado. Ricordo che le mascherine saranno obbligatorie a partire dall'età di sei anni fino alla quinta superiore. Mi preme far sottolineare, cari colleghi, che si tratterà di portare queste mascherine per una media che va dalle 5 alle 8 ore consecutive per ogni alunno, insegnante e personale ATA.

Calcolando che nelle scuole primarie molti istituti applicano il tempo pieno, saranno così costretti a respirare la loro stessa aria piena di anidride carbonica. Vorrei capire quale brillante mente sia riuscita a partorire un'idea così geniale, senza prevedere che un utilizzo così elevato di ore giornaliere del dispositivo medico comporterà anche un aumento inevitabile di micosi e malattie respiratorie.

Vale, dunque, la pena di ricordare che, secondo le normative sanitarie - e mi chiedo come mai il Ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità non siano intervenuti in merito - una mascherina va necessariamente cambiata ogni quattro ore. Calcoli alla mano, vuol dire che ogni giorno gli studenti, e quindi anche insegnanti e personale ATA, dovranno avere con sé almeno due mascherine; e dico almeno due perché, se parliamo dei bambini delle elementari, probabilmente la dotazione giornaliera dovrà essere maggiore, dal momento che sarà facile che questi alunni tenderanno a giocare con le stesse, a romperle o a farle cadere a terra, rendendole non più idonee allo scopo.

Due mascherine al giorno: se parliamo di mascherine chirurgiche, che sono quelle più adatte nel caso del distanziamento sociale e degli assembramenti, hanno un costo ipotetico, perché imposto per legge, di un euro. Moltiplicateli per 200 giorni, quelli previsti dal calendario scolastico nazionale: vuol dire un costo annuo di 200 euro a studente. Moltiplicato per 800 mila studenti, sono 160 milioni di euro. E parliamo dei soli studenti. Bene, chi si accollerà questa montagna di soldi? Le famiglie. Certo, duecento euro non sembrano essere molti, spalmati su un intero anno scolastico, ma dobbiamo pensare che ogni famiglia in media ha due figli, e anche tre, e molte con prole in età scolare.

Molte di queste famiglie hanno genitori in cassa integrazione, che non è ancora stata erogata. Volete, quindi, vessare ancora una volta di più chi non riesce più a mettere insieme il pranzo con la cena? Oppure sarà lo Stato a fornire a ogni istituto scolastico una dotazione annuale di mascherine tramite il MIUR? I costi rientreranno, quindi, nei famosi 331 milioni stanziati per le ristrutturazioni e sanificazioni? Perché, allora, non attingere al fondo, di cui non è nota l'entità raggiunta, a disposizione della Protezione civile di Arcuri, creato con la donazione di tutti gli italiani? Potrebbe essere una soluzione al problema.

È anche per queste ragioni che chiediamo al Governo, onde evitare di far gravare un ulteriore esborso di denaro da togliere agli esigui bilanci familiari, di stanziare dei fondi appositi da destinare alle scuole per l'acquisto di mascherine da dare in dotazione agli studenti, ai docenti e al personale ATA. Grazie, Presidente e grazie Viceministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (FI). Signor Presidente, Governo e onorevoli colleghi, questa sera voglio prendermi e arrogarmi un po' l'onore di portare la voce in quest'Aula di una fascia di studenti che spesso sono dimenticati: sono gli studenti definiti privatisti.

C'è sicuramente una grande preoccupazione in questa fascia di studenti che non potranno sostenere il loro esame di maturità a giugno con tutti gli altri studenti, hanno una doppia prova. Penso sia tutto sommato un'umiliazione per loro, per le famiglie, per i loro percorsi scolastici.

Sappiamo, e questo lo dico ai colleghi presenti in Aula e accoratamente al Governo, quanto siano travagliati alcuni percorsi scolastici, quanto sia complicato per uno studente lavoratore frequentare un corso da privatista unitamente alla propria attività lavorativa, oppure quanto sia importante, per uno studente che ha visto interrotto - e i motivi possono essere molteplici - il suo percorso scolastico, per poi trovare la forza per riprenderlo, per portarlo a compimento, ma sentirsi dire che l'esame di maturità verrà fatto esattamente tre mesi dopo.

Dal mese di marzo gli italiani hanno vissuto dei momenti drammatici. Li hanno vissuti quest'Aula, le famiglie, il Governo. Si sono superate delle prove importanti. Allora, io credo sia una questione di volontà, come ci è stato detto tante volte in quest'Aula: non lasciare nessuno indietro. Perché tre mesi di tempo sono tre mesi importanti. Sono tre mesi. A settembre, ci sono i test universitari, ci sono i concorsi, c'è un posto di lavoro, c'è una licenza che può essere conseguita soltanto con l'esame di maturità. Non si parla di nuovi costi, si parla di un'organizzazione, che ancora oggi può essere data, per fare forse, tutto sommato, un regalo, ma è semplicemente un gesto di attenzione a questi studenti.

Allora, dopo aver parlato per ore con loro, mi sento di portare un appello in quest'Aula e vi chiedo veramente di tenerne conto. Abbiamo sentito le cose più strampalate. Abbiamo sentito parlare di sindaci commissari, ma sono sindaci che non hanno i soldi per fare i commissari. Non sappiamo, a settembre, che cosa succederà ai nostri ragazzi, in quali aule andranno, ma abbiamo la possibilità, oggi, di accettare un ordine del giorno e di lavorare da domani, per permettere ai nostri ragazzi, agli studenti privatisti, di avere il diritto di tutti gli altri studenti italiani: poter sostenere l'esame di maturità, un momento importantissimo nella vita di ogni studente, qualsiasi età abbia questo studente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Innanzitutto mi permetteranno i colleghi di quest'Aula di ringraziare le colleghe di partito di Fratelli d'Italia, la Frassinetti e la Bucalo, che hanno lavorato in Commissione in maniera assolutamente precisa, perfetta, puntuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo ringraziamento va soprattutto perché le colleghe hanno portato avanti, non solo una linea politica, non solo un pensiero politico, ma hanno portato avanti le istanze delle famiglie, degli alunni e degli insegnanti, che si sono trovati negli ultimi mesi ad affrontare qualcosa che non potevano immaginare, che era assolutamente imprevedibile e nuovo.

Lo dico da mamma, da mamma di due bimbi piccoli, che hanno con estrema difficoltà mantenuto l'attenzione di fronte al computer, per poter seguire le lezioni on-line. È un'enorme difficoltà, non solo per dei bambini piccoli, il cui grado di attenzione ovviamente, capiamo, non può essere come quello che si può garantire all'interno delle classi. Ma, in quelle istanze, in quella battaglia che le colleghe hanno fatto in Commissione, c'era la voglia di far capire che questo momento, assolutamente difficile, è un momento che può essere affrontato per l'educazione dei nostri figli. Infatti, la classe, la scuola, non è soltanto la formazione, l'istruzione, ma è anche proprio un percorso di vita. Ovviamente, sappiamo tutti che questo percorso di vita, in questo momento, per i nostri ragazzi, per i nostri figli, per i nostri bimbi, si è interrotto.

Il pensiero che abbiamo rivolto, con questo ordine del giorno, è un pensiero rivolto a tutti quei ragazzi delle ultime classi, che normalmente avrebbero dovuto prepararsi in questo periodo, proprio in questi giorni, agli esami di scuole medie, di scuole superiori, di quinta elementare. Quindi, è un momento formativo molto importante, che invece è stato modificato, per le esigenze che tutti conosciamo. Quello che, però, ci preoccupa moltissimo è che, ancora oggi, non sappiamo bene quello che succederà a settembre. Non sappiamo bene quello che succederà alla ripresa della scuola. Non abbiamo una vera idea, una vera indicazione, su quelle che saranno le procedure per il rientro dei nostri ragazzi nelle loro aule.

Allora, siccome si parla di scuola e si parla di un percorso formativo, noi siamo assolutamente convinti che questo sia un momento essenziale nella vita di ogni ragazzo. Lo è stato nella vita di ognuno di noi, perché anche il poter partecipare a un esame, il mettersi in discussione attraverso l'esame, è, per sé stesso, un momento formativo. E, allora, siccome ci siamo preoccupati di guardare a quello che succederà - e ancora oggi, ripeto, non sappiamo quello che succederà a partire da settembre - attraverso questo ordine del giorno, noi abbiamo voluto sollecitare l'attenzione del Governo, rispetto proprio alle valutazioni fatte nei confronti di questi ragazzi, che si sono trovati, dall'oggi al domani, in una situazione completamente diversa, a dover sperimentare metodi di apprendimento, che sono completamente diversi da quelli ai quali siamo stati abituati tutti quanti.

Ovviamente, in tutto questo, il momento principale, il momento principe, è proprio il rispetto dell'autonomia scolastica, che non può essere sospesa nella nuova situazione sanitaria. Allora, abbiamo chiesto, con questo ordine del giorno, che il Governo si potesse impegnare, affinché le attività di apprendimento, che erano state programmate prima dell'emergenza COVID-19, i percorsi formativi che erano stati intrapresi prima dell'emergenza COVID-19 e che oggi, però, devono necessariamente essere svolti con la didattica a distanza, possano comunque garantire un effettivo recupero dei debiti, che sono stati maturati dagli alunni. Infatti, noi ci rendiamo conto che quello che noi chiamiamo la prosecuzione del percorso scolastico…

PRESIDENTE. Concluda.

YLENJA LUCASELLI (FDI). … in realtà è stata la sospensione di quel percorso. Siccome quei ragazzi sono il nostro futuro, noi vorremmo che ovviamente ci fosse una particolare attenzione, a partire da settembre in poi, rispetto a questi ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ribolla. Ne ha facoltà.

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, questo decreto-legge ha molti aspetti negativi e moltissime questioni irrisolte. Tra le tante: quando e come riapriranno le scuole? Chi pagherà, per adeguare le aule ai criteri di distanziamento? Come sarà organizzata la didattica? Che fine faranno i precari della scuola? Dove sono gli aumenti per i docenti?

A questi interrogativi, a queste domande che si pongono milioni di famiglie, di studenti e di docenti, il Governo, con questo decreto-legge, non dà risposte. Ma c'è qualcosa che, se vogliamo, svetta più delle altre: il tema delle scuole paritarie. È un tema che mi sta particolarmente a cuore, che sta a cuore a me e a centinaia di migliaia di famiglie e di studenti. Gli alunni sono oltre 900 mila e i lavoratori, tra docenti e personale dipendente, 150 mila. Le scuole paritarie, in Italia, sono un quarto del totale, oltre 12 mila scuole su 53 mila. Nella scuola dell'infanzia rappresentano il 40 per cento, oltre 9 mila realtà. E rischiano tutte di non riaprire per la cecità di questo Governo!

Avete stanziato 150 milioni, quando servirebbe almeno 1 miliardo, per sostenere le scuole paritarie. Avete stanziato le briciole. Io mi chiedo: ma c'è qualcuno, in questa maggioranza, che vive queste problematiche? C'è qualcuno, magari, almeno nel PD e in Italia Viva, che qualche conoscenza degli enti locali ce l'hanno? O anche amministratore locale, che vive sulla propria pelle la difficoltà delle famiglie, dei comuni e dei genitori, che non sanno come fare se queste scuole non riapriranno, cosa che accadrà, se a settembre non si interverrà in fretta?

Colleghi del PD e dei 5 Stelle, sapete che le scuole paritarie fanno risparmiare allo Stato oltre 6 miliardi di euro ogni anno? Sapete che il costo per la scuola statale di un alunno è di circa 6 mila euro, mentre per ogni alunno delle scuole paritarie è di solo 590 euro? Sapete che senza le scuole paritarie, soprattutto per quelle dell'infanzia, lo Stato non è in grado di coprire la richiesta di offerta formativa? Ve ne rendete conto?

+Se non lo sapete informatevi e se lo sapete svegliatevi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Senza le paritarie la scuola italiana collassa. La Lega, già nel “Cura Italia” e poi negli altri decreti, ha proposto moltissimi emendamenti: aumento della detrazione per le rette delle famiglie che sono in difficoltà; abbiamo proposto contributi straordinari, abbiamo proposto uno stanziamento straordinario di 100 milioni, insieme alla destinazione di una quota del 10 per mille per il loro finanziamento, emendamenti tutti bocciati, tutti bocciati.

Ieri parlavo con una docente che, incredula, mi diceva che proprio da ieri è dovuta tornare a scuola senza alunni in classe perché la cassa integrazione è terminata - la cassa integrazione appunto per i docenti delle scuole paritarie - e riprenderà solo a settembre, quando non servirà perché, se Dio vuole, gli alunni saranno nuovamente in classe. Queste, signor Presidente, sono tutte questioni da risolvere.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 21,50)

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Nel decreto si parla anche di protocolli per la messa in sicurezza delle scuole, per far fronte al rischio COVID-19, messa in sicurezza fondamentale per la ripresa dell'anno scolastico. Con quali risorse le scuole paritarie possono sostenere queste spese se non hanno nemmeno i fondi per poter sopravvivere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Con quali risorse? è senza dubbio necessario che il Governo destini ulteriori risorse per le scuole paritarie, per contribuire non solo all'attuazione delle misure di sicurezza, ma anche perché a settembre non ci si ritrovi con un problema ancor più grave: il fallimento di un intero sistema scolastico, con migliaia di alunni e famiglie senza un riferimento.

Auspico, quindi, che il Governo faccia proprie queste preoccupazioni, preoccupazioni di centinaia di migliaia di famiglie, di studenti e di docenti, e che quindi possa dare un parere favorevole a questo mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Cattaneo, prego.

ALESSANDRO CATTANEO (FI). Grazie, Presidente. Ci troviamo qui questa sera, con i tempi compressi, ahimè, del dibattito lasciato alle opposizioni e già questo, di per sé, è un abominio se pensiamo che stiamo parlando di un comparto fondamentale, quello della scuola. Perché se c'è qualcosa che io credo meritasse attenzione in questa crisi, accanto al tema sanitario, una attenzione particolare andava riservata a tutto il comparto della scuola. E su questo si è consumata una furia ideologica da parte della maggioranza che governa questo Paese, una cerniera per noi dannosa tra il qualunquismo dei 5 Stelle e una certa ideologia dura a morire della sinistra. E mi riferisco, in particolare, alla distinzione, che purtroppo non avete fatto o che ancora oggi in voi alberga, tra il sistema scolastico inteso per voi come pubblico statale e la scarsa considerazione che avete delle scuole paritarie.

Eppure, chi viene dal territorio dovrebbe saperlo che oggi, in una logica sussidiaria, in tanti territori la risposta alla domanda di istruzione avviene anche e soprattutto per merito delle scuole paritarie. Invece avete abbandonato 900 mila alunni, con relative famiglie, 100 mila addetti all'istruzione di queste scuole paritarie e 12 mila istituti, davvero insomma una dimenticanza dolosa, perché l'avete fatto sapendo che dimenticavate un intero comparto; e quindi io credo che questo sia veramente un errore grave, figlio di una logica statalista che non ci appartiene, perché per noi la finalità pubblica è un conto, ma se la finalità pubblica viene perseguita di più e meglio - perché no? - anche da soggetti privati, noi guardiamo al risultato e non abbiamo un approccio ideologico.

Per non parlare, poi, anche di una discriminazione davvero fastidiosa, ovvero quella che ci sono dei lavoratori di serie A e dei lavoratori di serie C, “di terza categoria”, nel senso che chi attiene al comparto statale non si è visto decurtare nulla, e noi ne siamo contenti, assolutamente; però, al contrario, ci sono migliaia di lavoratori di scuole paritarie, ma io aggiungo anche di nidi, di scuole materne che sono stati buttati in mezzo a una strada e addirittura non abbiamo trovato traccia di queste scuole all'interno dei diversi decreti che si sono susseguiti.

Quindi, questa per noi è una vergogna che va colmata, noi diamo tutta la nostra vicinanza al personale di queste scuole; e volevo aggiungere anche, accanto al tema delle paritarie, il tema appunto dei nidi e delle scuole materne, che non sono state citate nei provvedimenti che si sono alternati.

E concludo anche pensando alle famiglie, alle famiglie italiane che si sono viste prima chiudere tutto, e abbiamo fatto bene e noi abbiamo fatto insieme a voi opera di convincimento dell'importanza per gli italiani di attuare il lockdown; ma poi quando, piano piano, si è riaperto avete tenuto chiuse le scuole senza avere però un piano per alleggerire le famiglie dal fatto che qualcuno ricominciava a lavorare, qualcun altro stava a casa con uno smart working impegnativo e i figli erano completamente a carico quindi della contingenza del momento, lasciando operatori abbandonati e non dando risposte alle famiglie.

Quindi, davvero noi crediamo che le famiglie sono state abbandonate in un clima di incertezza, confusione e caos che non meritavano. E davvero, signor Presidente, conosco la sensibilità che in alcune parti di questa maggioranza esiste; spero che si possa porre rimedio velocemente a un tema che non può prevedere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B o che veda la famiglia italiana da sola, abbandonata doversi occupare, tra mille problemi, dell'educazione dei figli. Ci vogliono le istituzioni, ci vuole la famiglia, ci vuole lo Stato, che faccia il suo dovere, senza discriminazioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Onorevole Acquaroli, prego.

FRANCESCO ACQUAROLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Nel mio ordine del giorno vogliamo trattare un problema credo molto sentito in questo momento nel nostro Paese. Con il lockdown e la chiusura delle scuole e l'attività scolastica fatta da casa ci sono stati sicuramente molti imprevisti che hanno colpito soprattutto le fasce più deboli; sicuramente sono stati colpiti, in particolare, gli alunni con disabilità.

Chi, purtroppo, deve fare un'attività da casa per il tramite dei collegamenti Internet, per il tramite di tutte queste che sono tecnologie che abbiamo utilizzato in questo momento di difficoltà con la didattica da casa, se tanti alunni si sono adattati, tante famiglie si sono adattate, la fascia più debole degli alunni con disabilità ha sicuramente subito il distacco dalle classi, il distacco dall'insegnamento, il distacco da quelli che sono i loro insegnanti di sostegno.

Io ritengo che questo argomento sia un argomento che vada tenuto dal Governo in forte considerazione e che debba essere oggetto di un intervento specifico, perché noi dobbiamo garantire a questi alunni, dobbiamo assicurare loro una piena integrazione, dobbiamo essere vicini. Un distacco dal percorso formativo che possa essere protratto per troppo tempo, a lungo può essere dannoso, può compromettere i risultati da loro raggiunti, quanto loro sono riusciti a guadagnare nel loro percorso, con il sacrificio delle famiglie e con i sacrifici dei loro insegnanti.

Ecco, ritengo che, accogliendo questo ordine del giorno, il Governo va a prendere un importante impegno per stare vicino alle fasce più deboli, per stare vicino alle famiglie di questi bambini, agli alunni, e per restituire una dignità, loro, che purtroppo, per colpa di nessuno, in questo periodo è stata sicuramente penalizzata.

Abbiamo vissuto, e io voglio cogliere l'occasione per ringraziarli, veramente mesi difficili: gli insegnanti si sono adoperati per essere vicino e non interrompere i percorsi formativi di tutti gli alunni, le famiglie hanno fatto un grande sacrificio, un grande sforzo e soprattutto oggi, con la graduale riapertura dopo il lockdown, tante famiglie hanno incontrato una difficoltà vera e il bonus babysitter non è sicuramente la soluzione definitiva per alleviare le difficoltà di queste famiglie che, tornando al lavoro, non sanno dove lasciare i propri figli.

Se, in questo quadro generale, è importante per un bambino riacquisire il percorso formativo nell'aula, con i suoi compagni, crediamo che per chi è colpito da disabilità anche gravi sia fondamentale un'attenzione particolare del Governo, della politica e delle istituzioni. In questo senso, confidiamo sull'accoglimento di questo ordine del giorno e confidiamo, su questo tema, in una risposta chiara e forte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Acquaroli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie Presidente, in questo provvedimento, durante l'esame al Senato, è stato inserito il comma 2-ter all'articolo 6. Questo comma esenta dalla formazione professionale continua, dai cosiddetti ECM, un acronimo che sta appunto per l'educazione continua in medicina, per tutto l'anno 2020, i medici, gli odontoiatri, gli infermieri e i farmacisti, che sono rimasti in prima linea durante l'emergenza COVID-19. Infatti, durante la sede referente, al Senato, fu deciso di non includere, però, alcune professioni sanitarie, come le ostetriche, i tecnici sanitari di radiologia medica, tutte le altre professioni sanitarie e poi nemmeno i chimici, i biologi, gli psicologi, tutte categorie professionali che hanno sopportato un carico elevatissimo di lavoro durante l'emergenza sanitaria COVID-19 e che tuttora sono in prima linea. Penso per esempio agli psicologi, molti dei quali hanno offerto, spesso gratuitamente, supporto psicologico a chi era solo, a chi non riusciva a sopportare il lockdown, a chi ha perso amici, parenti, congiunti, senza poterli rivedere o salutare e a chi, ancora adesso, non vuole più tornare fuori per paura di contagiarsi o perché non si sente sicuro. In molti comuni, sono stati attivati percorsi di supporto psicologico, ove i professionisti, con competenza e sensibilità, hanno cercato di alleviare le sofferenze, le fobie, le insicurezze, il tutto gratuitamente, per spirito civico o volontariato. Quindi, l'impegno che è stato proposto dal Governo ed è l'ordine del giorno n. 9/2525/191, a prima firma Boldi, è quello di considerare acquisiti i crediti formativi per il 2020 anche a queste categorie, che io chiamo di professionisti sanitari o comunque di operatori tecnici, che si sono impegnati materialmente nell'ambito dell'emergenza COVID-19. Il mio ordine del giorno, che è il n. 9/2525/142, è però ancora più ampio, perché riguarda tutti i liberi professionisti tenuti alla formazione continua obbligatoria. Come le sottosegretarie - vedo che non stanno molto ascoltando comunque - sicuramente sapranno, il DPR n. 137 del 2012 obbliga i professionisti a curare il continuo e costante aggiornamento delle proprie competenze professionali, al fine di garantire la qualità e l'efficienza della prestazione professionale resa al proprio cliente. L'acquisizione di tali crediti permette di svolgere la propria attività a norma di legge e ovviamente, anche in base ai regolamenti professionali, la violazione di questo obbligo diventa un illecito disciplinare, che può portare alla sospensione o addirittura all'esclusione dagli albi di riferimento. In Italia, molte professioni sono tenute all'obbligo di formazione continua e vi voglio segnalare, visto che sono molto trascurati, i casi di professionisti che si trovano a essere impossibilitati a lavorare, sia durante l'emergenza sia dopo, con le inevitabili ripercussioni che ovviamente ci possono essere dal punto di vista economico. Ma oggi è il 4 giugno, proprio oggi sono stati indetti gli stati generali delle professioni italiane, durante i quali i ben 2,3 milioni di professionisti iscritti agli Ordini hanno rivendicato il loro ruolo economico, sociale e sussidiario, di fronte a un Governo - sono parole loro - che con il decreto-legge cosiddetto Rilancio ha disatteso in tutto o in parte le richieste di una componente essenziale del Paese. La manifestazione di protesta, quindi, aveva l'obiettivo di far sentire la voce e il peso degli ordini professionali al decisore politico. Quindi, vediamo di capire che ci sono dei professionisti che continuano a lamentarsi della disattenzione che il Governo ha nei loro confronti, non ultimo perché nel decreto-legge cosiddetto Rilancio non sono previsti contributi veri a loro. Il mio ordine del giorno vuole fare in modo che il 2020 sia un anno bianco formativo per tutti i liberi professionisti tenuti alla formazione continua obbligatoria.

In questo modo, non si esclude la loro capacità e la loro competenza: nel momento in cui un libero professionista svolge la sua attività è chiaro che è competente ed aggiornato, ma sappiamo benissimo che la crisi economica ha colpito duramente e i vari avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri, geologi, agronomi, assistenti sociali, durante l'emergenza e anche adesso, stanno sopportando gli effetti negativi, sia dal punto di vista personale che economico e professionale. Quindi, imporre a queste persone l'obbligo di frequenza di corsi in presenza o a distanza, significa togliere loro tempo e risorse per svolgere la propria professione. Quindi, senza aiuti economici i professionisti si vogliono aiutare da soli, però io vi chiedo, con il mio ordine del giorno, di togliere a loro l'obbligo della formazione continua per il 2020. Del resto, gli avvocati hanno avuto l'esenzione da parte del CNF, sarebbe una norma perequativa per tutti gli ordini professionali, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Cavandoli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mandelli. Ne ha facoltà.

ANDREA MANDELLI (FI). Grazie Presidente, illustro il mio ordine del giorno n. 9/2525/30, anch'io torno sul tema della formazione professionale, con particolare riguardo al comparto delle professioni sanitarie. L'attività di formazione continua è un requisito indispensabile proprio per svolgere l'attività dei professionisti di questo settore e quest'anno la Commissione nazionale per la formazione continua, nella riunione del 18 dicembre, ha stabilito come obbligo formativo per il triennio, per i professionisti della salute, un totale di crediti formativi pari a 150. L'articolo 6, comma 2-bis, del decreto di cui stiamo discutendo oggi, reca una norma transitoria in materia di formazione continua, che riconosce per il 2020 come maturati i 50 crediti che sono proprio stati previsti per quest'anno dal progetto di formazione in medicina. La disposizione che ho richiamato fa riferimento esplicito a medici, odontoiatri, infermieri e farmacisti, dipendenti di aziende ospedaliere, delle università, delle aziende sanitarie locali e delle strutture sanitarie private accreditate o che siano liberi professionisti. Ovviamente, questa previsione rappresenta l'importante riconoscimento degli sforzi compiuti da questi professionisti, ma soprattutto rappresenta il riconoscimento di tutto quello che hanno fatto in questi mesi, per cui tutti gli italiani sono grati, ma anche quanto hanno dovuto dedicare a studiare, a impegnarsi per capire quali comportamenti tenere di fronte alla pandemia, quindi al riconoscimento dell'impegno che sul campo, di fatto, hanno tenuto in questi mesi e credo davvero che tutti non possiamo che ringraziare tutti i sanitari, che hanno fatto moltissimo quest'anno per tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e credo che davvero l'immagine dei presidenti degli ordini, di fianco al Presidente della Repubblica in occasione del 2 giugno, sia un chiaro riconoscimento di quanto il Paese gli voglia dire grazie. Ecco, allora, la formulazione di cui all'articolo 6 del decreto fa esplicito riferimento ad alcune categorie, ma di fatto non include tutti i professionisti sanitari, che a vario titolo hanno contribuito, negli ospedali e sul territorio, a dare una risposta importante al Paese. Ecco, io quindi, con il mio ordine del giorno, chiedo al Governo e chiedo l'attenzione del sottosegretario, perché io vorrei che questa esenzione di crediti, che non ha un costo per lo Stato, sia davvero riconosciuta a tutti i professionisti sanitari e sociosanitari, perché tutti hanno dato un contributo, tutti si sono impegnati per studiare, per documentarsi, per prepararsi a dare una risposta come Paese. Quindi, questa volta non vorrei un “a valutare l'opportunità di”, Presidente - parlo a lei e tramite lei al Governo - perché credo che riconoscere l'impegno di tutti gli operatori sanitari sia una maniera reale per fare qualcosa di concreto e non per fare qualcosa di facciata. Non costa niente al Governo e quindi chiedo, attraverso l'adozione di opportune iniziative normative, di ricomprendere tutti gli operatori sanitari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). È una cosa che non ha sicuramente un grande peso economico, ma ha un grande peso per dire grazie, in maniera tangibile, a chi davvero ha aiutato il Paese a uscire dai pasticci, grazie Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Mandelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, Viceministro Ascani, sottosegretario Malpezzi, siamo qui, come Fratelli d'Italia, per accendere il riflettore su quelli che sono gli invisibili in questo decreto, cioè i più fragili: gli alunni, gli studenti disabili e le loro famiglie. Siamo qui con quest'ultimo disperato tentativo. I colleghi di Fratelli d'Italia, Frassinetti, Mollicone, Bucalo, in tutti i modi hanno cercato di accendere quei riflettori che sono rimasti spenti, e per quanto riguarda gli alunni e gli studenti disabili, questo è davvero drammatico. L'unica attenzione che sembrerebbe avete avuto è per dire qualcosa che è - permettetemelo di dire - una corbelleria, cioè indicare che gli insegnanti di sostegno dovrebbero andare al domicilio delle famiglie con disabili per occuparsi di riempire quel vuoto di assenza di educazione, di inclusione, di scuola. Mi permetto di dire che è una corbelleria perché avreste dovuto citare e nominare ben altri: avreste dovuto parlare di assistenti alla comunicazione, all'autonomia, che invece sono del tutto assenti. Allora siamo qui, ancora una volta, per chiedervi in maniera accorata di dare attenzione, di accendere le vostre anime e le vostre menti e di poter accogliere almeno quest'ordine del giorno, perché, sapete, la pandemia è entrata nelle famiglie, nella vita degli alunni, degli studenti, l'ha sconvolta, ma davvero ha fatto soffrire proprio tanto quegli alunni, quei disabili e quegli studenti disabili che invece si sono visti negati la scuola, l'inclusione, i propri percorsi di educazione e d'istruzione in tutti i modi. Perché questo è avvenuto? Perché la didattica a distanza non è stata una risposta. E questo non lo dice solo Fratelli d'Italia: ricerche come quelle della LUMSA, dell'Università di Bolzano, di Trieste hanno documentato come soltanto un alunno e uno studente disabile su tre è riuscito a poter usufruire della didattica a distanza. E permettetemi di accendere un altro riflettore, quello sulle famiglie e sui caregiver familiari, perché in realtà, laddove c'è stata una didattica a distanza, c'è stato un familiare che, affianco a quell'alunno e a quello studente disabile, lo ha accompagnato in tutti i modi per usufruire in qualche modo di quel diritto all'istruzione e alla scuola. Quei caregiver familiari sono già abbandonati dalle istituzioni, sono anni che chiedono di poter vedere riconosciuto un indennizzo, sono anni che riempiono il vuoto delle istituzioni e che rinunciano alla propria vita (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché quegli uomini e quelle donne, quelle mamme e quei papà, quei fratelli e quelle sorelle spesso hanno rinunciato al proprio lavoro, hanno rinunciato alla propria esistenza, a volte anche a poter prendersi un'ora per andare a mangiare la pizza con degli amici, hanno rinunciato alla loro vita per dare quello che le istituzioni non riescono a offrire. Anche in quest'occasione di pandemia sono state proprio le famiglie, sono stati proprio i caregiver familiari che si sono fatti strumento di attenzione e hanno vicariato in maniera disperata l'assenza di insegnanti, di educatori, di assistenti alla cultura, di tecnici della riabilitazione, di psicologi, ma sono allo stremo delle forze, perché in questi giorni, in queste settimane, in questi mesi, sono stati lasciati soli. Allora, almeno con l'accoglimento di quest'ordine del giorno, non tradite per l'ennesima volta la loro speranza, la speranza in una scuola giusta, la speranza in una scuola inclusiva, la speranza in una scuola che insegni con i fatti, che prima di tutto vanno protetti i più fragili, la speranza che vi sia uno Stato, il cui valore si misuri dalla capacità di proteggere i più fragili (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Un ordine del giorno sappiamo che è ben poca cosa, ma almeno in questo caso accoglietelo così com'è, senza riformulazione. Almeno date dignità e rispetto a quegli alunni, a quegli studenti disabili, alle loro famiglie; ve lo chiedono, è una questione di giustizia sociale, è una questione di dignità (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Presidente, prima di illustrare il mio ordine del giorno, l'ordine del giorno n. 9/2525/89, permettetemi di dire - lo dico ai rappresentanti del Governo - che avete gestito questa fase di emergenza, per quel che riguarda il settore scuola, in modo pessimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quando lo stesso Ministro dell'Istruzione si auto-diffonde delle fake news, come la fake news delle scuole metà in modalità fisica e metà in modalità telescuola, quindi gli studenti a casa, salvo poi pochi giorni dopo, due giorni dopo, dire no, che era solo un'idea, ecco, forse il Ministro dell'Istruzione, o qualsiasi altro Ministro, prima di diffondere delle idee, che sono solo delle idee, per poi accorgersi che al Paese queste idee non piacciono, dovrebbe perlomeno pensarci, prima di mandare nel panico milioni di genitori e milioni di studenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). L'ordine del giorno n. 9/2525/89 in particolare si riferisce a quegli studenti che vivono in territori lontani dalle proprie scuole. In particolare, penso - io sono piemontese, canavesano, nella fattispecie - agli studenti che vivono in montagna. Ecco, distanziamento sociale, abbiamo detto in ogni modo, in ogni salsa, che in questa fase è necessario più distanziamento sociale, abbiamo parlato delle classi pollaio, quindi abbiamo detto che uno dei problemi è quello di avere classi con tanti, tanti studenti. Noi abbiamo, cari rappresentanti del Governo, caro Presidente, onorevoli colleghi, su tutto il territorio nazionale, diverse centinaia, forse migliaia, di strutture, di ex scuole, o anche non ex scuole, strutture dismesse di proprietà dello Stato, degli enti, dei vari Ministeri, e quest'ordine del giorno che cosa dice? Dice di utilizzare queste strutture, in particolare mi riferisco a strutture nei piccoli comuni o nei comuni di montagna, e in quelle strutture mandare alcuni studenti appartenenti a queste classi molto numerose presenti invece nelle città, ovviamente gli studenti di quei territori. Quindi, penso a classi con trenta studenti, e dieci, cinque studenti appartenenti territorialmente a una precisa valle, a un preciso territorio, che potrebbero, perlomeno per il prossimo anno scolastico, studiare e andare a scuola in questi istituti, quindi a una suddivisione territoriale degli studenti. Voi dite che volete assumere nuovi insegnanti, potrebbero essere proprio questi nuovi insegnanti ad andare ad insegnare in queste nuove scuole o in questi distaccamenti delle scuole già esistenti. Quindi, in montagna, nelle valli, nei piccoli comuni, dove in passato, in un'ottica di razionalizzazione, in un'ottica che forse oggi non possiamo più permetterci, vista l'attuale situazione di emergenza, in strutture che sono state appunto chiuse. Dicevamo ex scuole, ma anche non ex scuole. Ovviamente, sappiamo che gli insegnanti potrebbero non bastare, a questo punto lì si potrebbe intervenire con la telescuola e con la scuola a distanza, perché sorvegliati da operatori non del personale docente questi studenti potrebbero guardare, assistere e partecipare in videoconferenza alle elezioni che si tengono nelle loro classi principali.

E immaginiamo, magari, che gli insegnanti potrebbero a rotazione andare anche in quelle classi lì, magari nella maggior parte dei giorni a settimana nella classe principale e nella classe per così dire distaccata in montagna, nella valle, nei piccoli comuni un giorno a settimana a rotazione. Questo che cosa farebbe? Questo va a svuotare le classi pollaio e va a rendere forse un po' più vivi quei territori perché oggi, per colpa di questa pandemia, abbiamo capito che quei territori che sono oggi spopolati potrebbero essere, in un modo o nell'altro, ripopolati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giglio Vigna. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà. Il microfono è acceso, onorevole D'Ettore… forse adesso glielo alzano un po' mentre lei inizia. Sì, lei è fuori scala, ecco.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Ordini del giorno: grazie Presidente, interveniamo e sono ben contento che ci siano qui i rappresentanti del Governo, il sottosegretario Ascani che c'è stata in tutti questi giorni. L'ordine del giorno è anche un'occasione per far presente che esistono le opposizioni e che hanno fatto delle proposte, anche molti di noi che hanno poche limitate conoscenze del mondo scolastico o universitario.

Abbiamo il Premier che ci dice tutti i giorni che è pronto a collaborare con le minoranze - minoranze per modo di dire: nel Paese siamo la maggioranza, il centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - è pronto a collaborare con coloro che in qualche modo dovrebbero dare indicazioni in un sistema di unità nazionale, e cosa più della scuola è un argomento di discussione?

È chiaro che voi avete considerato l'intera Camera una Camera formata da ascari (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma gli ascari sono la vostra maggioranza. Avete fatto una serie di mediazioni: altro che Prima Repubblica, altro che i vecchi Ministri di una volta alla pubblica istruzione, che alla fine era data a qualche maggiorente di partito che aveva più preferenze (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), quando c'era il sistema delle preferenze proporzionali. Ora manco quello è il criterio: ora si dà a qualcuno perché ha fatto un concorso di dirigente scolastico: ormai basta quello. A volte ho fatto parte di commissioni per giudicare i professori alle scuole: ho sbagliato a non bocciarne un po' di più probabilmente, se poi diventano Ministri. Tanti altri invece che risultano precari sono molto più preparati e più capaci di chi vuole fare il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Voi avete dato dimostrazione della vostra inadeguatezza e incapacità. E mi meraviglia soprattutto il PD nel quale si dice ci siano menti e capacità e competenze ed esperienze amministrative: ci saranno pure, ma ve le siete un po' dimenticate queste esperienze e queste capacità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Eppure so che ci sono, ma le avete messe da parte. A qualcuno addirittura avete impedito pure di parlare nelle Commissioni, a qualche esponente importante nel Partito Democratico, perché tanto ormai è vero che il vincolo di maggioranza, è chiaro che il patto di Governo - si capisce qual è il patto - però diciamo il patto di Governo vi spinge anche sulla scuola a fare un po' quello che capita, ad avere anche difficoltà.

Ma la mia non è mera polemica politica: la mia è l'occasione in un ordine del giorno sul quale sicuramente non so neanche che parere darete, non so neanche se ve lo siete letti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), tanto poi c'è “a valutare l'opportunità di”, vediamo, si fa nottata.

Ma la scuola non è roba vostra però, di nessun Ministro di turno, di nessuna maggioranza. La scuola è nella base costituzionale uno dei valori fondamentali di costruzione della nostra società e con questo provvedimento avete approfittato dell'emergenza per scrivere tutto quello che avete scritto: anche scritto, come al solito, in maniera incomprensibile.

Guardiamo poi l'attuazione del provvedimento. Ne avete toccate di tutti i tipi ma soprattutto gli esami, avete messo di mezzo l'emergenza rispetto all'organizzazione scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), di tutto e di più. Ma la questione - parlo nonostante gli applausi dei componenti del mio gruppo – la questione più importante credo che sia di comprendere cosa voi vogliate veramente fare.

Spero che qui i rappresentanti del Governo non stiano solo ad ascoltarci e a guardarci con una certa sufficienza come dire: va beh, c'è un altro che fa l'intervento, vuol pigliarsi un po' di visibilità. Io non ne ho bisogno perché tanto campo qui e fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e quindi… Tanti di voi, se non stanno qui dentro, non hanno altro da fare nella vita.

Allora, è evidente - ve lo dico chiaramente - che voi non siete in grado, con le vostre mediazioni, di toccare l'organizzazione scolastica.

Io mi permetto di leggere qual è l'impegno su cui sicuramente voi darete parere negativo o riformulerete con “a valutare l'opportunità di” (anche il capogruppo qui dà qualche consiglio a fare qualche intervento dopo, spero): a prevedere, ai sensi delle norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche di cui al DPR n. 275 del 1999 - penso che conosciate le norme – l'assegnazione dei docenti alle scuole per gruppi interdisciplinari, di livello, di progetto ed elettivi, per il numero complessivo di ore di lezione previsto dal curricolo per le scuole di ogni ordine e grado. Cioè, tentare almeno una soluzione di organizzazione scolastica molto semplice, dando all'autonomia degli istituti una maggiore capacità di intervento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Spero e auspico, visto che ci sono qui i rappresentanti almeno apicali, come si diceva una volta, dei vari gruppi, che i rappresentanti del Governo… Il Ministro non c'è, bontà sua, non so cosa stia scrivendo sui social in questo momento, qualcosa scrive: passare la giornata su quella roba a scrivere e non stare nell'Aula del Parlamento quando ha la possibilità, da Ministro, di stare in un'Aula e di interloquire e spiegare quello che ha fatto, io mi domando, è l'occasione più importante che si può avere nella propria attività politica o una delle più importanti: e no! E si vede che il social, quando uno ha come dire il virus del social, il virus non passa, anche se uno fa il Ministro. Allora, il problema è semplice…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Spero e chiudo…

PRESIDENTE. La ringrazio.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Spero che i rappresentanti del Governo - mi consenta, Presidente…

PRESIDENTE. Grazie.

FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). … intervengano alla fine della nostra discussione sugli ordini del giorno non solo per i pareri ma per dire qualcosa: date un minimo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole D'Ettore. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Gobbato. Ne ha facoltà.

CLAUDIA GOBBATO (LEGA). Grazie, Presidente. Tra gli errori commessi dal Governo nell'emergenza sanitaria ed economica provocata dal COVID-19 si registra certamente la gestione improvvisata della scuola. Da inizio marzo, dalla scelta di chiudere le aule, le famiglie sono disorientate; bambini e ragazzi oggettivamente penalizzati e insegnanti lasciati soli senza indicazioni precise per gestire situazioni difficili e in alcuni casi drammatiche.

In diversi Paesi europei gli studenti sono tornati a scuola: pensiamo ad esempio alla Francia, alla Svizzera, in Austria, in Germania, in Belgio, in Danimarca e in Finlandia, praticamente ovunque tranne che in Italia.

Ma il dramma, purtroppo, non finisce qui. A pochi giorni dagli esami di maturità veniamo a conoscenza della problematica legata alla mancanza dei commissari: ulteriore difficoltà che si aggiunge alla confusione sulla decisione di come organizzare gli esami stessi.

Discorso simile, con problemi diversi ma sempre gravi, riguarda la situazione degli asili nido privati convenzionati che, ricordo, coprono il 70 per cento dell'offerta, costretti a non poter offrire i loro servizi educativi dal 24 febbraio 2020: anche in questo caso, nessuna risposta e nessun intervento del Governo, creando una situazione drammatica per queste importanti realtà. Senza risorse, infatti, e senza linee guida chiare anche in previsione delle future aperture queste strutture rischiano di non poter più ripartire.

Nessuna chiarezza inoltre sulla riapertura delle scuole a settembre. Ad ogni modo, saranno molteplici i problemi con i quali i dirigenti e insegnanti dovranno confrontarsi.

Le risorse stanziate dal Governo infatti non sono assolutamente sufficienti ad adeguare la nostra edilizia scolastica alle nuove esigenze di sicurezza e di distanziamento con le linee guida sulla riapertura delle scuole che obbligano alle distanza di un metro tra i banchi, impossibile da realizzare nella maggior parte delle scuole italiane, è evidente la discrasia del Ministero che stanzia appena 331 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole; soldi, questi, che dovranno anche servire all'acquisto di 8 milioni di mascherine al giorno, visto l'obbligo di tale dispositivo per i nostri studenti previsto dalle linee guida, a meno che non si decida di far ricadere questo ennesimo costo sulle spalle delle famiglie italiane.

Questioni importanti, delicate, urgenti, ma non per il Governo, che sembra essersi dimenticato dell'educazione e dell'istruzione dei nostri ragazzi, del valore socioculturale della scuola come luogo di aggregazione e crescita sana dei giovani. Ad avvalorare questa tesi la gestione dei precari, massacrati, soprattutto ancora umiliati dal Governo: nessuna stabilizzazione per persone che con grande professionalità, generosità e impegno lavorano da anni nella scuola per contribuire concretamente all'educazione e alla crescita dei nostri ragazzi. Il Governo, come è accaduto spesso anche durante l'emergenza, aveva annunciato un concorso straordinario, diventato poi solo un miraggio, rimandato ancora non si sa a quando. Anche in questo caso le proposte della Lega sono rimaste inascoltate: si potevano stabilizzare gli insegnanti attingendo dalle graduatorie per titoli e servizio, ma nulla di tutto ciò è stato fatto.

Tanta confusione, poca organizzazione e i relativi danni al sistema scolastico hanno riguardato purtroppo anche i provvedimenti inizialmente previsti per il contenimento del contagio, quali ad esempio lo svolgimento delle attività a distanza. Il problema è che anche in questo caso il Ministero ha fornito poche indicazioni sui metodi e sui procedimenti per l'attivazione di tale servizio. Una grave mancanza: pensiamo ad esempio al rispetto della privacy, non di secondaria importanza soprattutto considerando l'ampio uso della digitalizzazione.

L'emergenza ha certamente evidenziato questioni lasciate ancora oggi irrisolte, problematiche ma anche opportunità che, se gestite con accuratezza, anche se di indubbio valore straordinario, sarebbero importanti per la scuola. Quindi ad ogni modo rimane il problema di disciplinare questi nuovi strumenti, e di approfondire anche questo tema della digitalizzazione. È per questo che abbiamo posto questo ordine del giorno, per impegnare il Governo ad adottare iniziative legislative affinché si attui una scelta oculata delle piattaforme utilizzate per la didattica a distanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, con l'ordine del giorno che abbiamo presentato con le colleghe Frassinetti e Bucalo chiediamo il rinvio di qualunque prova concorsuale di almeno un anno. Ma mi ricollego anche all'intervento del collega D'Ettore, perché guardi, trovo veramente sconveniente che mentre noi stiamo qui discutendo degli ordini del giorno sulla scuola, il Ministro Azzolina comunichi alla stampa che saranno stanziati 4 miliardi per riaprire le scuole a settembre, con il Premier Conte che annuncia tutto tronfio che ci saranno divisori dei banchi, ci saranno delle visiere per gli alunni che hanno difficoltà respiratorie; e tutto questo ovviamente viene annunciato nei social, viene annunciato sulla stampa mentre noi stiamo parlando del decreto-legge “Scuola” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È una continua umiliazione! Questo Governo continua ad umiliare questo Parlamento annunciando su Facebook i provvedimenti, discutendo sui social; e come lei sa, Presidente, è un Governo con i ministri e i sottosegretari che non rispondono mai alle interrogazioni di questo Parlamento, neanche sulla scuola. Se l'attività politica dev'essere fatta fuori dal Parlamento, dimettetevi dai ruoli che ricoprite! Se la politica deve essere fatta nei social, utilizzate solo i social e non venite qui a farci perdere tempo: perché non è giusto che qui stiamo discutendo su ordini del giorno, provvedimenti anche, discutendo poi i provvedimenti su cui viene messa la fiducia e dove noi come opposizione non possiamo discutere i nostri emendamenti, mentre poi veniamo a conoscenza delle decisioni sulla scuola attraverso le agenzie di stampa.

Ma che rispetto è del ruolo del parlamentare? Che rispetto è di tutti quei precari che oggi sono scesi in piazza per protestare contro questo provvedimento, perché sono state tradite tutte le promesse? Che rispetto è? Voglio capire, qual è il clima dei lavori che dobbiamo portare avanti, se noi veniamo sempre umiliati da questo modo di lavorare? Presidente, io chiedo al Presidente Fico di intervenire, perché non è più possibile che se un provvedimento viene discusso in quest'Aula, il Ministro se ne stia non so dove ad annunciare i provvedimenti futuri nei social network. Doveva venire qui, in quest'Aula, ad annunciare che saranno stanziati 4 miliardi sulla scuola. Il Premier Conte doveva venire qui, dopo la riunione con le regioni, ad annunciare che le scuole saranno riaperte a settembre. Ma forse dovete chiederci scusa, forse dovete chiedere scusa ai parlamentari, perché prima o poi toccherà a voi stare all'opposizione, e sarà molto presto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); e vorrò vedere quando verrete qui in quest'Aula a pietire gli ordini del giorno, o vorrò vedere quanto starete qui in quest'Aula quando sarete all'opposizione.

Noi sicuramente abbiamo un altro stile, abbiamo un'altra educazione, abbiamo un altro modo di agire, sempre con rispetto: perché vi portiamo sempre rispetto, e non siamo come l'onorevole Bersani, che dice che se noi fossimo al Governo in Italia ci sarebbero tanti altri cimiteri, sciacallando sui morti di questa tragedia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non siamo come quell'esponente del 5 Stelle che fa i fotomontaggi con i leader di centrodestra con dietro i letti dei malati, dicendo che i leader del centrodestra si fanno gli autoscatti in ospedale. È questo lo stile? È questo il grande modo di governare? Voi siete la maggioranza, voi siete quelli che governate, che chiedete la collaborazione all'opposizione. Con chi ci dobbiamo rapportare, con le agenzie di stampa e con l'applicazione della Camera che ci fa leggere le vostre agenzie? Vedrete, vedrete come sarà la piazza! Andate pure in questura a denunciare i nostri cortei, vedrete il 4 luglio cosa succederà: ci saranno milioni di italiani in piazza, quelli che non avete voluto ascoltare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maturi. Ne ha facoltà.

FILIPPO MATURI (LEGA). Presidente, vedo che l'interesse del Governo sugli ordini del giorno è inversamente proporzionale alla mole degli stessi presentati dai deputati: di conseguenza dubito che il mio ordine del giorno sia stato preso effettivamente in considerazione, visto che anche il Ministro è assente durante questa fase delicata del procedimento legislativo. Quindi ad ogni buon conto penso che sia fondamentale leggere testualmente quanto riportato, in modo tale che ne possa rimanere almeno traccia in quest'Aula.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea (Commenti del deputato Potenti)

Chi è quello che… Onorevole Potenti! Onorevole Potenti! Onorevole Potenti! Ecco… Bene. Prego.

FILIPPO MATURI (LEGA). Grazie. Ringrazio l'educazione dello stimato collega.

Allora, proseguendo: “Premesso che: [il Governo] è ben lontano dal trovare una soluzione al problema di migliaia di docenti, in possesso del solo diploma magistrale conseguito entro l'anno 2001-2002, che si vedranno escludere dalle graduatorie a esaurimento per le materne ed elementari, per effetto della sentenza del Consiglio di Stato 11 del 2017 con la quale non è stato riconosciuto, per i docenti diplomati magistrali, il diritto ad essere inseriti nelle GAE (graduatorie ad esaurimento); sarebbero circa 7 mila i docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'anno 2001-2002 che si vedranno escludere dalle GAE; il concorso straordinario indetto di recente, e previsto dal “decreto dignità”, di fatto, non sembra aver risolto il problema, poiché non tutti i diplomati magistrali hanno potuto avere accesso al suddetto concorso e perché il concorso stesso non ha consentito l'assorbimento di tutti i docenti che si trovano nella suddetta situazione”. Impegniamo quindi “il Governo: ad adottare le opportune misure a tutela dei docenti diplomati magistrali con molteplici anni di esperienza alle spalle che rischiano il licenziamento”.

Ecco, io chiedo al Governo di prendere in seria considerazione, nella effettiva importante mole di ordini del giorno, questo in particolare, perché ritengo che, diversamente, sarebbe lesivo della dignità di molte migliaia di lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Rappresentanti del Governo, l'ordine del giorno che dovrei illustrare, il n. 65, come sapete, riguarda l'estensione della carta del docente anche a quei docenti precari che non hanno un contratto a tempo indeterminato. Questo perché, ovviamente, con la didattica a distanza, serve a garantire questa possibilità: la possibilità di avere dotazioni migliori e di avere un tablet, un computer, anche per chi, comunque, fa parte del mondo della scuola. Ma in realtà, approfitto di questi pochi minuti - dopo aver, come mi è stato fatto notare, abusato della pazienza del Governo con un intervento di 31 minuti soltanto ieri - per ricordarvi e sottolineare una cosa: colleghi, un attimo di attenzione, perché, mentre noi siamo qui, di notte, a commentare un decreto che è già vecchio nel testo, nei contenuti, negli obiettivi, mentre il Ministro Azzolina ha più volte annunciato tramite i social che avrebbe incontrato la scuola, che avrebbe concordato tutto ciò che riguarda ed è necessario per l'avvio del prossimo anno, mentre è stato di fatto ignorato il Parlamento, noi siamo, ancora una volta, in presenza di autorevoli rappresentanti del Governo, che ringrazio, perché, con dignità, rappresentano e ci mettono la faccia, ma lì c'è una sedia, una sedia vuota, che è quella del Ministro più inadeguato della storia repubblicana sull'istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Il Ministro Azzolina dovrebbe, dopo questo decreto, dopo l'ennesimo fallimento di gestione di questa emergenza, soltanto trarne le debite conseguenze.

E collega Ascani, lo so che alza il sopracciglio, perché so bene quello che i rappresentanti del Governo - che condividono questo incarico con il Ministro Azzolina - pensano in realtà del Ministro Azzolina; basta citare il collega Orfini, del suo stesso partito, collega Ascani, senatrice Malpezzi. Bene, dovete sapere, colleghi, per chi non avesse seguito i lavori di Commissione, della Commissione istruzione, che il collega Orfini è venuto apposta in Commissione per seguire i lavori e presentare decine di emendamenti, tutti respinti dal suo stesso partito e dalla sua stessa maggioranza; erano emendamenti di buon senso, per i precari, per i dirigenti scolastici, per i docenti di sostegno, tutti emendamenti che Fratelli d'Italia e che l'opposizione hanno anche votato, a dimostrazione che, in nome della scuola, non c'è una battaglia di parte. Evidentemente, nessuno ha potuto salvare il soldato Orfini, sicuramente non lo ha fatto il Partito Democratico e di ciò ci dispiace, perché c'è sempre una dignità della politica nello schierarsi contro il proprio partito, se il proprio partito tradisce quelle che sono le istanze della scuola. E sostenendo questo “Governo Frankenstein”, con il Ministro peggiore della storia repubblicana, purtroppo anche il Partito Democratico, radicato nel mondo della scuola, lo riconosciamo, ha dimostrato di aver perso quella nobiltà della politica.

Per cui, Fratelli d'Italia sta qui per chiedere - e non per elemosinare, per chiedere! - che venga, con questo ordine del giorno e con tutti gli altri che abbiamo preparato con i colleghi… non abbiamo fretta, la notte è lunga, c'è domani, c'è dopodomani, chissà se il Presidente della Repubblica vorrà attendervi, ma chiediamo l'estensione della carta del docente anche ai precari, chiediamo il rafforzamento della didattica a distanza, chiediamo tutte quelle cose che in questo decreto non ci sono (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Quanto stiamo discutendo sul fronte strategico della scuola ci preoccupava e continua a preoccuparci e ci fa riflettere molto. Troppe le incertezze, troppa la confusione, soprattutto in corrispondenza di quelle che dovrebbero essere le riaperture, quelle graduali riaperture del mondo della socialità su cui dovrebbe fondarsi qualsiasi percorso educativo. Semplicemente con questo decreto noi abbiamo capito che ancora non sappiamo, le scuole, quando apriranno e come apriranno. E questa è una domanda che si pongono oltre 9 milioni di studenti, oltre un milione e 200 mila operatori del settore scolastico, del mondo delle scuole pubbliche e del mondo delle scuole paritarie. Alle diverse storture che si sono già andate stratificando e di cui non possiamo entrare nel merito per ovvie ragioni di tempo a disposizione, se ne aggiunge una in particolare, che è una vera e propria riforma nella riforma, che questo Governo sta portando avanti nel silenzio più assordante e complice di molti; e questo ci dispiace, perché ci troviamo dinnanzi alla prospettiva più che reale del vero e proprio smantellamento della scuola paritaria, delle scuole paritarie; uno smantellamento di un settore che, per chi ancora non l'abbia voluto capire pienamente, rappresenta il 30 per cento dell'intero tessuto delle scuole della nostra nazione. Evidentemente, qualcuno sta anteponendo agli interessi e alle esigenze di rispettare quel mondo, una battaglia di mero carattere ideologico. Prova ne sono le esigue risorse che sono state destinate a quel settore, non è stata prevista una detraibilità, una deducibilità, neanche per le rette che devono pagare le famiglie; famiglie che sono state additate come famiglie privilegiate, ma sono famiglie italiane che hanno vissuto il dramma del COVID come tutti noi.

E non è stato previsto nulla, sempre in quell'ambito, per quanto riguarda la disabilità, non è stato previsto nulla come investimenti, sempre in quell'ambito, per quanto riguarda la tanto sbandierata didattica a distanza. Eppure, signor Presidente, stiamo parlando di una pletora sterminata di oltre 800 mila alunni, con le loro relative famiglie, che meriterebbero rispetto, un rispetto che questo Governo non pone e che questa riforma vuole eliminare; una riforma che danneggerà gli istituti scolastici paritari, che saranno costretti a chiudere. Parliamo di oltre 10 mila istituti e, fra questi, le scuole dell'infanzia, i nidi, gli asili delle parrocchie, i luoghi nei quali siamo cresciuti e nei quali mandiamo ancora i nostri figli, luoghi che saranno costretti a chiudere, sia perché non sono arrivate le risorse, sia perché ci sono nuovi parametri da rispettare: spazio-bambino, insegnante-bambino. Come è possibile pretendere che un bambino dai 0 ai 6 anni non possa stare vicino ad un altro bambino coetaneo? Come è possibile pretendere che questi debbano rispettare delle distanze? Allora, in queste condizioni, o nessuno riaprirà, o chi riaprirà, saprà di non poter rispettare i protocolli, perché chi rispetta questi protocolli, rischia di smettere di fare educazione e di diventare complice di una violenza fisica, di una violenza psicologica nei confronti dei bambini.

E poi, oltre il danno la beffa, perché, con la chiusura delle scuole paritarie, andranno a casa oltre 200 mila operatori del settore: persone che diventeranno disoccupate e di cui il Governo dovrà farsi carico.

Allora, signor Presidente, per il suo tramite al Governo chiedo: è questa la direzione definitiva? Mi chiedo: perché si vuole continuare a perpetrare necessariamente una discriminazione, che è in palese contrasto con quelli che sono i dettami costituzionali? Allora, signor Presidente, con questo mio ordine del giorno, il n. 133 - e lo dico, per suo tramite, al Governo -, chiedo maggiori risorse per quanto riguarda il mondo delle scuole paritarie; chiedo che non ci siano più discriminazioni soprattutto per quanto concerne il mondo delle scuole paritarie cattoliche, che non hanno chiesto alcuna corsia preferenziale, ma che meritano rispetto per il servizio e soprattutto perché, in molti casi, rappresentano un patrimonio storico e culturale della nostra nazione.

Con questo ordine del giorno, signor Presidente, il n. 133, chiediamo che venga bloccata una battaglia ideologica che solo una parte di questa maggioranza, perché l'altra è in palese imbarazzo, vuole portare avanti e vuole anteporre agli interessi degli studenti e delle loro famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà. Onorevole Guidesi, le toccherà aspettare, ero in attesa anch'io del suo intervento.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. Articolo 34 della Costituzione: la scuola è aperta a tutti. E invece noi siamo ancora qua a dover sentire o meno rassicurazioni in ordine al fatto che, a settembre, la scuola sia davvero aperta a tutti e che possa essere realizzata quella didattica non a distanza, ma in presenza, che da tempo è stata garantita, ma che nei fatti non ha trovato alcuna rassicurazione sulle risorse, sulle strumentazioni, sulle dotazioni.

Abbiamo il Ministro Azzolina che oggi, in un lungo incontro con i sindacati, in un commissariamento politico, visto che era presente il Presidente del Consiglio, che evidentemente ha già dovuto spendere la sua esigua autorevolezza per rassicurare i sindacati, ha annunciato 4 miliardi di risorse, quando gli stessi sindacati hanno più volte affermato che la soglia minima per poter mettere in funzione quella didattica in presenza, superando la didattica a distanza, per garantire le strutture, le strumentazioni e le dotazioni, non può scendere sotto i 12 miliardi, tra cui anche il personale, tra cui anche il personale ATA di cui noi anche chiediamo il rafforzamento e su cui anche bisogna dire - visto che spesso qualcuno contrasta le regioni - che l'assessore regionale in Veneto Elena Donazzan di Fratelli d'Italia ha immediatamente convocato un tavolo per poter potenziare, nelle competenze e nelle risorse che la regione Veneto può mettere a disposizione, quella dotazione che evidentemente il Ministero, con grande fatica, non riesce ancora ad approntare.

Ma, oltre all'articolo 34 della Costituzione, ovvero la scuola è aperta a tutti, vi è un'altra norma che il Governo - tra le tante che ha violato, tra le tante che ha sospeso, tra le tante che ha congelato di natura costituzionale - ha ulteriormente vulnerato: è quella che riguarda l'equipollenza che la nostra Costituzione, articolo 33, prevede per le scuole paritarie, laddove dice che la legge deve garantire diritti e doveri per le scuole paritarie non statali, ma deve anche garantire agli studenti l'equipollenza degli studi che ricevono gli alunni delle scuole statali. Questo non è stato realizzato, perché tutti i provvedimenti, nonostante le richieste assidue che Fratelli d'Italia formulava, andavano in direzione di ignorare quel mondo delle paritarie che oggi si trovano in grande difficoltà perché sguarnite di qualsiasi forma di sostegno e di supporto, benché rappresentino un terzo di quel tessuto sociale, didattico e pedagogico che, dagli zero anni in poi, la nostra Costituzione tutela e garantisce. O meglio, dovrebbe tutelare e garantire, vista la sospensione dei diritti costituzionali, tra cui appunto anche quelli degli articoli 33 e 34, che codesto Governo, abusando delle proprie possibilità, ha compiuto.

Su questi assi di ragionamento si fonda l'ordine del giorno che abbiamo presentato ed essi hanno ispirato tutti gli ordini del giorno presentati da Fratelli d'Italia. Ordini del giorno che chiedono chiarezza, chiedono certezza, chiedono di dare alle famiglie, ancora oggi troppo sovraccaricate dell'incapacità del Governo a dare risposte, in quella forma anche di leale collaborazione; perché, quando si afferma che la scuola è aperta a tutti, lo si fa anche per garantire alle famiglie di poter svolgere nel lavoro - articolo 1 della Costituzione - il proprio ruolo, certo, anche in una visione sussidiaria che la famiglia deve garantire, ma non sostitutiva dello Stato, che evidentemente in questo momento più che in altri avrebbe dovuto garantire una presenza che invece è mancata, scaricando sui professori, sui docenti, sul personale e sulle famiglie la propria mancanza e le proprie incapacità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

VALENTINA APREA (FI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). La misura è colma, Presidente. Mentre noi siamo qui a discutere su un decreto importante - poi abbiamo visto con quanti problemi, eccetera - apprendiamo dalle prime pagine dei giornali, stanno aprendo le testate più importanti, che la Ministra, in videoconferenza con il Premier e il mondo della scuola, annuncia, per la sicurezza degli studenti, possibili aule separate con il plexiglass. Conte: con i finanziamenti dell'Europa faremo un forte investimento, eccetera, eccetera.

Presidente, basta! Non è possibile! La Ministra doveva stare qui! Questo decreto lo ha voluto lei (Una voce dai banchi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier: “Vergogna!”), non è possibile lasciare il Viceministro, lasciare una Camera e poi andare a decidere altrove.

In questo momento, mentre ancora stiamo parlando di un suo decreto, di un vecchio decreto, già decide di andare oltre, ma, soprattutto, ripeto, mentre la Camera sta discutendo un decreto della Ministra Azzolina con la Viceministra ed altri.

Presidente, so che c'è una Conferenza dei presidenti di gruppo: fate presente anche questo, per favore. Oggi l'impegno di Azzolina e di Conte era di stare qui e di seguire i lavori della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier), non di andare avanti e, come dire, ormai quel decreto è andato. Veramente la misura è colma, fate qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Aprea, la ringrazio. Senz'altro il suo gruppo lo porrà in Conferenza dei presidenti di gruppo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Grazie, Presidente. Oramai sono convinto che, tornando all'agosto scorso, a settembre scorso, il motivo dell'insediamento di questo Governo con una nuova maggioranza non sia stato l'obiettivo di cancellare le clausole di salvaguardia, tra cui l'aumento dell'IVA, visto che poi le avete anche rimesse; e non sia stato nemmeno il pericolo - e questo lo diceva il Partito Democratico - di avere la Lega al Governo, con un passaggio di elezioni. Pensi che cose strane che succedono in questo Paese! Credo oramai che il vero obiettivo di questo Governo sia quello di raggiungere il record storico di fiducie sui propri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E glielo dico perché ci troviamo ad illustrare gli ordini del giorno: può essere interpretato come ostruzionismo o potrebbe anche essere interpretato come il fatto che ogni singolo deputato, legittimamente, possa discutere o tentare di dire la sua su un provvedimento, e lo debba fare solo ed esclusivamente durante l'illustrazione del proprio ordine del giorno, perché su questo provvedimento, sostanzialmente, non c'è stata la possibilità di dibattere né in Commissione e né in Aula.

Questo lo dico anche in funzione delle tante parole che ci sono state in questi ultimi mesi: l'esigenza della mancanza di polemica, la condivisione, la collaborazione. Tante cose che si sono sentite in conferenze stampa notturne del Presidente del Consiglio, ma che poi nei fatti si sono tradotte in quello che sta succedendo questa sera qui in Aula.

E lo dico anche alla collega Aprea, che giustamente è intervenuta prima sull'ordine dei lavori: guardate che non è l'unico caso in cui, durante questo Governo, c'è un ministro che nella discussione parlamentare di un proprio provvedimento, a tutela e a salvaguardia del fatto che quel provvedimento possa andare in porto, dice che le cose che mancano qua dentro verranno fatte in un altro momento e le annuncia pubblicamente.

Perché questa tattica, colleghi del MoVimento 5 Stelle, è una tattica già vista, in cui i ministri dei 5 Stelle sono campioni; lo abbiamo visto la scorsa settimana durante il “decreto Liquidità” e lo abbiamo visto in tantissimi altri casi.

Lo dico a tutta la maggioranza, soprattutto ai colleghi un po' più esperti dal punto di vista politico: nel momento in cui si chiede collaborazione e si chiede condivisione, non ci può essere questo atteggiamento né dal punto di vista parlamentare né dal punto di vista governativo, perché è evidente a tutti che questa messa in scena prima o poi viene scoperta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Siete però riusciti, attraverso un provvedimento, un decreto urgente, ad unificare sostanzialmente tutto il mondo della scuola.

Gli insegnanti sono incavolati, i dirigenti scolastici sono incavolati, i genitori non sanno quando potranno mandare i figli a scuola e come. E oggi, alla fine, siete riusciti addirittura a far incavolare anche i vostri sindaci, non solo i nostri, i quali, oltre a provvedere al trasporto scolastico, hanno in parte compensato, con il proprio bilancio, le rette degli asili e delle scuole, in assenza ovviamente dalla frequentazione, e devono compensare tutto ciò che non c'è in questo provvedimento. Lo fanno in funzione del fatto che in maggioranza ci sta un partito, il Partito Democratico, che ha ritenuto giustamente - sempre a parole - la scuola uno dei fondamenti di questo Paese.

Sarebbe stato, altresì, molto interessante, Presidente, se noi avessimo potuto discutere dell'atteggiamento tenuto sulle scuole paritarie, di questo atteggiamento un po' astioso nei confronti delle scuole paritarie, perché qualcuno, dall'altra parte dell'emiciclo, ci potesse spiegare le reali motivazioni, perché si coglie questa occasione per distruggere il sistema delle scuole paritarie in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

E sarebbe interessante - e ho finito, Presidente - che un giorno, quando in quest'Aula parliamo di scuola e di istruzione, non ne parliamo solo in riferimento dei docenti e dei dirigenti scolastici, ma anche degli alunni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Grazie, Presidente. Ecco, io inizio con una citazione di Malcolm Forbes, che lo scopo della scuola è quello di sostituire una mente vuota con una mente aperta. Sembrerà una banalità, però, in questo caso, con questo decreto-legge, mi sembra che si sia fatto tutt'altro, perché la mente vuota mi sembra che sia dalla parte del Governo e la mente aperta, invece, quella dei ragazzi, dei genitori, degli insegnanti, di quelli che la scuola la vivono sempre.

Leggo poi il titolo della conversione di questo decreto-legge: “Misure urgenti sulla regolare conclusione.” e anche qui vorrei ricordare sommessamente al Governo che la conclusione della scuola è oggi. Alcune scuole hanno terminato oggi e noi siamo in quest'Aula a parlare della conclusione della scuola. Forse, come su tutto il resto, siamo un attimino in ritardo. Fortunatamente, si parla anche dell'avvio dell'anno scolastico.

Su questo aspetto io in primis metto le mani avanti, non sono del settore scolastico, però auspicavo che al Governo, al di là delle task force e di tanti soggetti luminari, che hanno parlato di quello, si facessero, e bastava, delle cose semplicissime. Voi dovevate prendere un insegnante, uno del personale ATA, un genitore e un bambino che frequentava la scuola e, forse, questo decreto-legge, secondo me, usciva molto, molto più qualificante, rispetto a quello che stiamo sentendo in questi giorni.

Ne avete combinate un po' di tutti i colori su questo decreto-legge, soprattutto, come ricordavano i colleghi di prima, con le scuole paritarie. Vi rendete conto ovviamente, perché i numeri lo dicono, che ci saranno 900 mila bambini, che probabilmente usciranno dal mondo delle paritarie e entreranno in quello scolastico pubblico? Avete sottovalutato un fattore. Spero almeno che l'abbiate calcolato, ma, secondo me, l'avete sottovalutato: un bambino costa nel pubblico 8 mila euro in media (dai 7 ai 9 mila) e nelle scuole paritarie costa esattamente la metà. Voi, senza risorse, continuate a far gravare su questo Stato il costo del personale, dei dipendenti, degli insegnanti e dei bambini.

Questa è la cosa clamorosa che sta succedendo. Ma fate questo, senza avere un po' di lungimiranza, senza avere un po' di prospettiva. State uccidendo il mondo delle scuole paritarie e continuate ad andare avanti. Con le norme, che il Comitato tecnico scientifico prevederà per la riapertura, anche su questo caso, fate un percorso dove seguite gli scienziati, e l'altro percorso, dove dite esattamente l'opposto. Come ricordavano bene i colleghi prima, i genitori, i bambini e il personale della scuola hanno necessità di capire cosa volete fare. Guardate, non illudetevi che settembre sia lontano, perché è qua dietro l'angolo, con le vostre idee, perché poi vi trovate al Governo e cercate sempre di fare dei punti di mediazione.

Ma, al centro di questa mediazione, ci devono essere i bambini, ci devono essere le famiglie e ci deve essere il personale della scuola. Invece, voi, al centro, mettete altre logiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lo avete fatto, per quanto riguardava le aziende, l'avete fatto per quanto riguardava le banche; ma che lo facciate adesso sul discorso della scuola e sul discorso dei bambini è veramente scandaloso.

Al concorso straordinario, tra l'altro, tuttavia, non possono partecipare gli insegnanti delle scuole paritarie. Con questo ordine del giorno a noi sembra incomprensibile che tale settore educativo, che conta, come dicevamo prima, 900 mila bambini iscritti e dà lavoro a 180 mila persone, tra personale docente e personale amministrativo, non venga tenuto in considerazione.

Le scuole paritarie, oltre ad essere equiparate a quelle pubbliche, sono oggi insostituibili, per garantire e gestire l'educazione scolastica del Paese. Svolgono un servizio pubblico e sono inserite nel sistema nazionale di istruzione. Per gli alunni, infatti, la regolare frequenza della scuola paritaria costituisce assolvimento dell'obbligo di istruzione.

Nelle scuole paritarie, inoltre, il tasso di precariato è molto alto, in quanto la scuola paritaria, in mancanza di docenti abilitati, è costretta ad assumere docenti laureati solo a tempo determinato, dovendo rispettare la norma, per la quale l'assunzione a tempo indeterminato sia possibile solo per docenti forniti di abilitazione.

Ecco, noi impegnavamo il Governo ad andare in quella direzione. Impegnavamo il Governo a rendere accessibile il concorso straordinario anche ai docenti delle scuole paritarie, che abbiano maturato, al pari dei colleghi statali, gli stessi requisiti.

E concludo, signor Presidente, perché mi stupisco anch'io di non vedere qua il Ministro Azzolina. Mi stupisco, perché io, un anno e mezzo fa, durante il “decreto Genova”, sono stato settimane in Commissione, non vedendo mai l'allora Ministro Toninelli, per sentirmi dire adesso che il ponte di Genova l'ha tirato su lui. Mi auguro che la settimana prossima non sentirò l'Azzolina dire che la scuola l'ha tirata giù lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, l'ordine del giorno che vado ad illustrare, a mia prima firma e degli onorevoli Frassinetti e Bucalo, riguarda di nuovo l'annosa questione dei maestri elementari e del loro titolo abilitativo che avevano. Ma, ahimè, stanno arrivando tutte le procedure di licenziamento.

Parlare il 4 giugno di scuola, in questo contesto di incertezza e paura di tutti gli italiani, e considerare la scuola, quella che è un mondo a cui tutti siamo appartenuti, in cui siamo cresciuti, ci siamo formati e ci fa essere oggi ciò che siamo, grazie anche a quel passaggio che è stato determinante nella vita di ognuno di noi, mette anche in evidenza quelle che sono le carenze, le mancanze, le non strategie, la non visione di questo Governo, nel gestire tutta questa pandemia e, soprattutto, nel gestire la scuola, gli insegnanti, le famiglie e gli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Nella nostra società la scuola è l'elemento cardine. È quello su cui si formano tutti i nostri ragazzi e che li farà diventare quelli che saranno i cittadini di un domani, consapevoli dello stare nella società, dell'imparare a vivere nella società. Ed è proprio una palestra di vita, già dai primi anni della loro vita.

Ma, anche in questo caso, il Governo non riesce a trovare e dare una soluzione a tutte queste migliaia di insegnanti, alle loro famiglie, ma anche a tutti quegli studenti a cui si riferiscono. Infatti, oggi sembra di moda la didattica a distanza e i figli digitali. Io anche sono insegnante e non sono un figlio digitale. Ma ho imparato, nel mio percorso, ad utilizzarli come strumenti e non come fine. Immaginare che degli insegnanti dopo tre, quattro, cinque, dieci, quindici anni di servizio presso lo Stato, confermati ogni volta con il buco dell'estate, perché servivano, perché erano utili, perché hanno fatto il loro mestiere in modo degno, encomiabile a volte, e a volte anche più di quello che avrebbero dovuto e potuto fare, oggi invece cosa sono?

Gente che non serve più, perché magari non ha più vent'anni, non è appena uscita dall'università, non sa usare i nuovi strumenti tecnologici. Ma, vedete, c'è una cosa che non si può insegnare e si chiama esperienza, quell'esperienza che loro, ogni giorno della loro vita, nella scuola, entrando in un'aula, avendo a che fare con i loro studenti, hanno imparato a conoscerli perché il materiale umano che si sono trovati di fronte era, di volta in volta, diverso; hanno imparato a conoscerlo e imparato anche loro stessi a come affrontare situazioni diverse che si sono venute a creare e quell'insegnamento non lo può insegnare nessun libro di scuola; non lo può insegnare nessun tablet, non lo può insegnare nessun applicazione, lo può insegnare soltanto la palestra che hanno fatto direttamente con questi studenti. E, quindi, con questo ordine del giorno, sottosegretario, mi rivolgo a lei, alla sua sensibilità e alla sua, come dire, attenzione che ha sempre mostrato alla scuola, agli studenti, alle famiglie che coinvolge: perché non trovare una soluzione a tutti questi insegnanti, insegnanti che si son trovati per un momento un contratto a tempo indeterminato, hanno fatto dei passi perché, finalmente, dopo tanti anni di servizio alla scuola, avevano quella sicurezza, quella garanzia di non tornare a quella lotteria che erano tutte le procedure d'inizio anno e ogni anno non sapevano dove, come avrebbero affrontato l'anno successivo che si stava si prospettava? E, allora, cerchiamo di trovare almeno ristoro a questi, cerchiamo di trovare una soluzione per restituire dignità a questi insegnanti che si sono sempre dedicati, con dedizione, sapienza, consapevolezza e coscienza, alla nostra scuola, ai nostri studenti, vicino alle nostre famiglie.

PRESIDENTE. Onorevole Zucconi. Non c'è l'onorevole Zucconi. Onorevole Maggioni.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, l'ordine del giorno che vado ad esporre ha come obiettivo quello di fare chiarezza in merito al fatto che la didattica a distanza non venga più utilizzata nella scuola italiana con la riapertura della didattica in aula. Da questo punto di vista, abbiamo visto che il Governo è rimasto ed è stato fumoso, non ha ancora ben chiarito quello che è l'orientamento che vuole adottare, e quindi il rischio che si porti avanti un sistema ibrido di didattica a distanza e di didattica in aula è oggi quanto mai reale. Noi crediamo che, in una prima fase emergenziale, la didattica a distanza poteva essere un valido supporto, un'alternativa agli alunni in aula, ma, per come è stata introdotta da questo Governo, è evidente che la didattica a distanza si è rivelata, nella migliore delle ipotesi, un grande pasticcio. Vedete, glielo dico da deputato, ma anche da genitore: la didattica a distanza ha segnato una sistematica e continua penalizzazione per molti alunni e per molti studenti, per quegli alunni e per quegli studenti che non avevano un computer in casa, un tablet, una connessione valida; si è riusciti a sistematizzare lo studente “di serie A” e lo studente “di serie B”, cosa che invece, anche a livello costituzionale, sappiamo che la scuola ha un obiettivo esattamente contrario, ossia quello di far sì che tutti possano accedere ai servizi scolastici nello stesso modo, a prescindere dalla condizione familiare, a prescindere dalla condizione economica.

Avete parlato di stanziare 70 milioni di euro per far sì che quelle famiglie, che non erano dotate di strumenti informatici adeguati a sostenere la didattica a distanza, potessero avere dalla scuola pubblica gli strumenti necessari: 70 milioni mai visti. Nella realtà concreta e quotidiana questo denaro non è mai arrivato sul territorio e quindi le famiglie, ancora una volta, hanno dovuto sopperire ad una carenza sistematica da parte del Governo sulla didattica a distanza e, proprio in questo momento, si stanno compilando i giudizi per gli alunni, per gli studenti, i voti. Come verranno espressi? Chi ha avuto la possibilità di seguire la didattica a distanza per la propria famiglia, per la condizione della propria famiglia, avrà forse voti migliori rispetto a chi purtroppo non ha potuto seguire la didattica a distanza, non per colpa propria, ma per il fatto di non potersi avvalere di strumenti informatici adeguati? Evidentemente finirà così. Guardiamo, invece, alla didattica a distanza sul lato del corpo docente: avete imposto ai docenti l'utilizzo di personal computer personali, di connessioni private, quindi di connessioni evidentemente prive di quelle garanzie di sicurezza che dovrebbero essere alla base del trattamento dei dati personali. Io non so come facciate al Ministero, se anche voi al Ministero portate il materiale da casa, non so se la cancelleria ve la portate da casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non so se usate i vostri computer personali, mi auguro di no, ma questo è quello che hanno fatto gli insegnanti del nostro Paese in questi mesi e, nonostante le piattaforme che venivano utilizzate erano palesemente inadeguate, per supportare una seria didattica a distanza, siete andati avanti a mitizzare il web, non avete fatto una minima autocritica.

Allora, e vado a concludere, i rischi che si portino avanti strumenti inadeguati - come la didattica a distanza, portata avanti da questo Governo, anche in una fase dove si andranno a riaprire regolarmente le scuole, quindi con una didattica che torna in aula, come dicevo prima - sono concreti e, quindi, chiedo che il Governo si impegni in questa direzione, possibilmente evitando la formula di “a valutare l'opportunità di”. Diteci se siete per una didattica a distanza ibrida oppure, come auspichiamo, se la didattica a distanza verrà relegata ad una parentesi in questa fase (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Iezzi, prego.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Sì, grazie, Presidente. Con questo intervento cerco, come dire, nel mio piccolo, di concretizzare quell'appello alla condivisione, alla collaborazione che ci è arrivato da più parti, non ultimo dal Presidente del Consiglio Conte, nell'ultima conferenza stampa, dove, per l'ennesima volta, ha promesso dei turbo miliardi ai nostri concittadini, i quali, per la maggior parte però, non hanno ancora visto un euro. E, nonostante questo, ho cercato di prendere del buono da quella conferenza stampa e, quindi, ho cercato di concretizzare quell'appello all'unità che ci è stato fatto. E, infatti, con questo ordine del giorno, io porto avanti una problematica territoriale, che è sentita in particolar modo a Milano e, in particolar modo, in un municipio della città di Milano, cioè nel municipio 8, che è uno di quei municipi - lo dico ai parlamentari della sinistra del Partito Democratico eletti a Milano - governati dal centrosinistra; questo municipio ha approvato una mozione, all'unanimità, sulla scuola, sull'istituto comprensivo di via Trilussa, problematica che ho tentato, prendendo la mozione, di trasformare ovviamente, in maniera più generale, con l'ordine del giorno.

Il problema qual è? Il problema è che con la legge di stabilità del 2012 sono stati adottati dei nuovi parametri per la definizione delle istituzioni scolastiche autonome, stabilendo che a quelle costituite con un numero di alunni inferiore a 600, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato, ma solo incarichi conferiti in reggenza a dirigenti scolastici con incarico in altre istituzioni scolastiche autonome e inoltre alle stesse - quindi alle stesse scuole - non può essere assegnato in via esclusiva nemmeno un direttore dei servizi generali ed amministrativi.

In estrema sintesi, cosa vuol dire? Che quelle scuole, che hanno meno di 600 alunni, vengono private di due figure apicali all'interno del proprio organigramma; questo è quello che esattamente sta succedendo nella scuola del Municipio 8 di Milano, di via Trilussa, che tra l'altro, purtroppo, deve subire un'ulteriore problematica e cioè che il plesso iniziale di via Trilussa è stato chiuso e la scuola si è dovuta trasferire in una via limitrofa, in una scuola di una via limitrofa, in via Graf. Il problema qual è? Che con il decreto che stiamo approvando ci sarebbe la possibilità, attraverso un'ordinanza da parte del Ministro dell'Istruzione, derogando a disposizioni di legge vigenti, di risolvere la situazione e di permettere a questa scuola di via Trilussa, che non ha più 600 alunni, di avere ancora i due dirigenti apicali, che tra l'altro sarebbe una cosa più che dovuta, considerando che questa scuola ha perso 12 alunni nell'ultimo anno e quindi è calata a 588 studenti.

Sta di fatto che, appunto, il municipio 8, che è un quartiere diciamo periferico della nostra città - municipio governato dal centrosinistra - ha approvato all'unanimità questa mozione, che io oggi cerco di portare qui, sperando di trovare il sostegno e l'appoggio dei parlamentari del Partito Democratico di Milano, per un eventuale accoglimento da parte da parte del Governo.

Ecco, la cosa sorprendente, diciamo, è che di questo tipo di problematica se ne debba occupare un parlamentare di opposizione, quando tra l'altro noi abbiamo un sindaco, nella città di Milano, che oltre a parlare di socialismo liberale, a rilasciare interviste, a scrivere libri e a chiedere rimpasti al Governo, ogni tanto dovrebbe cercare anche di occuparsi dei piccoli problemi della nostra città. Piccoli problemi che, però, ricadono sulle spalle di tanti genitori, perché noi stiamo parlando di una scuola in un quartiere periferico, quello di Quarto Oggiaro, un quartiere che ha tante problemi, un quartiere ricco di speranze, ricco di voglia di fare, ricco di attività, ricco di associazioni, ma un po'- e uso un eufemismo - trascurato dall'amministrazione milanese.

E, allora, chiudo: di fronte a un quartiere popolare come questo, io mi auguro che i parlamentari del Partito Democratico di Milano mi vogliano aiutare e vogliano aiutare il loro stesso municipio, per convincere il Governo, domani, ad accogliere questo tipo di ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. La ringrazio Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno è molto semplice, guardi: questo ordine del giorno impegna il Governo, semplicemente, a far chiarezza per quanto riguarda il rientro scolastico a settembre.

Siamo nel caos più totale, ci sono milioni di alunni e ci sono altrettante famiglie che, banalmente, non sanno che cosa succederà a settembre, perché forse si rientra a scuola, le modalità ancora non si sanno.

Questo doveva essere un decreto davvero urgente, ma d'urgente, purtroppo, vediamo solamente questo: è un decreto dell'8 aprile, doveva servire per riaprire le scuole il 18 maggio, siamo al 4 di giugno, peraltro con gli esami alle porte. Ma non solo questo: mancano tre mesi al riavvio - forse - dell'anno scolastico e, come ho appunto appena detto, ci sono tante famiglie e tanti studenti che aspettano risposte; ma questo purtroppo è l'esempio lampante, in modo plastico, di quello che è questo Governo, cioè l'incertezza e il caos totale.

E vede, Presidente, stiamo dando una pessima immagine, sia a livello europeo e oserei dire anche a livello mondiale, perché siamo tra i pochi Paesi, in Europa, che non hanno ancora riaperto le scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, mi perdoni, è veramente imbarazzante un atteggiamento del genere.

Vede, possiamo spostarci semplicemente in Francia, dove in Francia ci sono già un milione e mezzo di ragazzi che attualmente sono a scuola. E questo semplicemente far riaprire le scuole dava anche un'immagine di serietà da parte di questo Paese, un segnale di ripresa, perché guardate che investire sulla scuola, investire sui giovani è investire nel futuro del Paese e questo non lo state facendo, Presidente.

Serve programmazione, serve efficienza, ma da tutto quello che stiamo vedendo ad oggi - e lo stiamo vedendo anche nel decreto cosiddetto “Rilancio”, io sono in Commissione bilancio - ci stiamo già accorgendo di quanto non ci sia visione, di quanto ci siano solamente bonus, mancette, breve periodo. Come si fa a far ripartire un Paese con i bonus, con le mancette previsti dal decreto cosiddetto “Rilancio”? Io proprio non saprei che dire, Presidente.

Ma poi spostiamoci anche su un altro fronte, ad esempio, visto che ho appena citato il decreto cosiddetto “Rilancio” e anche lo stanziamento dei 331 milioni dell'edilizia scolastica: beh, c'è un progetto dell'Unione delle province italiane che dice che servirebbero 2 miliardi e 100 milioni. E voi stanziate 331 milioni. Fate voi un po' il paragone di quello che servirebbe sul serio.

Vado sul punto molto velocemente, perché i colleghi che mi hanno preceduto ne hanno parlato con molta puntualità, riguardo alle scuole paritarie: scuole paritarie, scuole private, insomma, tutto quello che riguarda il privato, che riguarda gli autonomi, per questo Governo è il male assoluto. Lo abbiamo capito perfettamente, guardi, perché anche nel decreto cosiddetto “Rilancio” abbiamo visto la considerazione che avete dato agli autonomi e a tutte quelle categorie: cioè pari a zero, complimenti!

Mi avvio a concludere, Presidente. Noi auspichiamo che a questo semplicissimo ordine del giorno sia dato un seguito positivo, ma non perché lo chiede la Lega: lo chiedono milioni di famiglie e milioni di studenti.

E' facile citare la Costituzione quando si vuole, spesso la si cita un po' troppo spesso, ma l'articolo 34 dice che la scuola è aperta a tutti. Beh, ad oggi sappiamo benissimo che non è così, quindi auspichiamo che, con il contributo di questo ordine del giorno, magari il Governo ci pensi e magari riapra finalmente le scuole, perché c'è un gran bisogno, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Frassini. Ha chiesto di parlare l'onorevole Legnaioli. Ne ha facoltà.

DONATELLA LEGNAIOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Lo voglio dire fin dall'inizio, per sgombrare il campo dai dubbi: la ragione per la quale la Lega presenta questo ordine del giorno si può riassumere in una parola, preoccupazione, estrema preoccupazione. Uno stato d'animo negativo, certo, ma motivato dalla drammatica situazione nella quale il Ministro Azzolina ha condotto non la Lega, ma tutto il Paese. Dal Parlamento ove sediamo, agli studenti, agli insegnanti, passando per le famiglie, non c'è italiano che, parlando del mondo scolastico, possa dirsi sereno e guardare avanti a sé con fiducia e coraggio.

Non può essere diversamente, del resto: l'analisi dei dati, che è qui nelle premesse del testo che ho presentato, è drammaticamente impietosa. Lascio ai tecnici il noioso lavoro di verificare con precisione i dettagli dei fattori, ma il senso politico delle motivazioni che mi hanno spinto a presentare questo ordine del giorno resta. Il punto è che il sistema scolastico italiano si ritrova, dopo mesi di superficialità e continui rinvii, sul baratro di una situazione senza precedenti.

Le decine e decine di migliaia di posti liberi nel sistema scolastico italiano stanno rischiando, infatti, di compromettere non soltanto il regolare avvio a settembre delle lezioni, ma di mettere a repentaglio una fase, tanto delicata quanto importante per la nostra società, come quella dell'insegnamento, insegnamento che, giova ricordarlo, viene già da un periodo anomalo, nel quale i ragazzi si sono trovati in pochissimi giorni dai banchi di scuola a collegamenti, chi poteva, via Internet per lezioni a distanza.

Nella sostanza, quindi, se il Governo non interverrà come si deve e come merita, il rischio concreto è che migliaia di studenti si ritrovino con un anno, il 2020 di fatto compromesso. Per un Paese e per un Governo, signor Presidente, che in diretta televisiva nazionale si fregia di aver fatto da esempio a Germania, alla Francia, nella gestione dell'emergenza del Coronavirus, il naufragio del sistema scolastico rappresenterebbe non solo un disonore senza precedenti, ma un pericolo dai danni incalcolabili. Non passa giorno, infatti, che, in quest'Aula, esponenti della maggioranza ricordino a tutti quanto sia strategico investire nella scuola, nella formazione dei giovani, nei progetti di scambio culturale, nell'Erasmus, nella digitalizzazione, sì, tutte parole affascinanti e suadenti, senza alcun dubbio, ma, di fronte a 200 mila posti degli insegnanti da coprire, diventano magnifici voli pindarici. Che senso ha parlare di 5G, intelligenza artificiale e smart working, se non riuscite nemmeno a far sedere i nostri figli sui banchi di scuola? Signor Presidente, e per suo tramite al Governo, io credo che sia giunto il momento di sognare meno e risolvere di più i problemi. È giunto il momento di preparare come si deve le fondamenta del futuro della nostra scuola. È giunto il momento che il Governo e il Ministro Azzolina, sì, approvi quest'ordine del giorno e che soprattutto completi, con la massima urgenza, gli organici delle scuole italiane. Lo chiedo ancora una volta - mi rivolgo tramite lei, Presidente, al Governo -, in modo accorato, che possa essere valutato come serve, con la massima attenzione, quest'ordine del giorno, che è il n. 9/2525/92 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Garavaglia. Ne ha facoltà.

MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Presidente, mi scusi, ma tentavo prima di intervenire sull'ordine dei lavori da fuori e scopro che non è possibile: questa è un'enorme, impossibile, indecifrabile riduzione delle prerogative dei parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente). È chiaramente impossibile che, da fuori, non si possa intervenire. Dopodiché, si scopre che, magicamente, la sanificazione adesso dura meno, quindi la Presidenza ha deciso che il virus è meno virulento e, quindi, ci vogliono meno minuti per sanificare. Siamo molto felici di questa cosa. Ci pare di capire che c'è qualcosa che non funziona, quindi diteci che cosa dobbiamo fare. Allora, se volete che facciamo finta che sia ancora funzionale alla democrazia il fatto che vi sia una parte dei parlamentari messi fuori, che abbiano meno prerogative di quelli messi dentro - cosa che è assolutamente incostituzionale -, ce lo dite (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché io, da vecchio parlamentare - mi onoro di essere parlamentare dal 2006 - d'ora in poi starò sempre fuori, perché voglio che i nuovi parlamentari stiano tutti dentro, perché questo è. Dopodiché, fate quello che volete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Garavaglia, penso che tutti i gruppi sappiano che la decisione è stata assunta a livello unanime dai capigruppo sulla funzionalità dell'Aula e sulla nostra organizzazione. Io mi auguro che presto si torni alla normalità e quindi si possa tornare tutti in quest'Aula nello svolgere le nostre funzioni. Nel frattempo, però, se c'è un parlamentare, come le è accaduto, che, collocato in Transatlantico, richiede di intervenire, viene qui, può farlo. Ci siamo organizzati perfino con efficaci sistemi di controllo dal punto di vista visivo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Comaroli. Ne ha facoltà.

SILVANA ANDREINA COMAROLI (LEGA). Presidente, mi consenta veramente - e me ne dispiace molto - rimarcare l'assenza del Ministro Azzolina. La scuola dovrebbe essere un pilastro importante per la nostra civiltà, un pilastro basilare e, nonostante tutto, il Ministro non c'è, soprattutto perché dovrebbe essere quest'Aula, che si chiama l'Aula della democrazia, dove ci sono i rappresentanti dei cittadini, dovrebbe essere qui dove si dibatte, non nelle conferenze stampa, non su Facebook e tutti gli altri social. E questa è una mancanza di rispetto! Mi hanno insegnato che, se si vuole rispetto, bisogna portare rispetto. Ecco, noi stiamo notando che il Ministro Azzolina non sta portando rispetto per quest'Aula, per questi rappresentanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Quindi, più che Ministro dell'Istruzione, forse sarebbe un Ministro della distruzione, forse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa è una grave mancanza. Parlando dell'ordine del giorno, gli ordini del giorno non si negano a nessuno, Presidente, anche per il fatto che il mio ordine del giorno reca anche “a valutare la possibilità di”, quindi abbiamo messo proprio nelle condizioni di facilitare il lavoro del Governo, di far vedere che ascolta l'opposizione, visto che c'è questo richiamo continuo alla collaborazione, richiamo a parole e nei fatti zero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo rimarca maggiormente su un provvedimento come è la scuola. Quest'unità, Presidente, che tanti nobili politici, veramente degli statisti, richiamavano. Qui in quest'Aula abbiamo fatto la commemorazione di Nilde Iotti, Presidente, e una delle qualità che aveva era proprio rimarcare l'esigenza di dialogo fra le varie forze politiche, dialogo che è fondamentale, necessario, se si vuol fare il bene dei cittadini. Ecco, questo dialogo, qui in quest'Aula, da questo Governo, non c'è. Come dicevo, l'ordine del giorno, oltre “a valutare la possibilità”, riguarda anche i disabili e penso che, almeno su questo tema, vi sia unità d'intenti. Gli alunni disabili stanno rimarcando un grave problema: non ci sono gli insegnanti di sostegno. Ricordiamo l'importanza, invece, per questi bambini, questi alunni, avere un insegnante che li segua, far sì che siano bambini normali con bisogni speciali.

È proprio l'inclusione nelle classi che questo Governo dovrebbe valorizzare, perché anche il fatto che, su 14.500 assunzioni, ne siano state fatte solo 2.500, di insegnanti di sostegno, ecco, questo evidenzia un problema.

E questo problema mi auguro, sottosegretario, che venga considerato, che nel prossimo provvedimento prendiate veramente a cuore la questione e poniate rimedio a questa situazione.

Proprio il livello di inclusione di questi alunni è fondamentale per gli alunni, per le loro famiglie e per l'intera società in cui viviamo perché una società si può definire civile quando risolve questi problemi. Governo, questo fatto è fondamentale. Mi auguro veramente che l'ordine del giorno possa essere accolto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vanessa Cattoi. Ne ha facoltà.

VANESSA CATTOI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, vedete, questa sera ci troviamo qua a discutere l'insieme degli ordini del giorno sul “decreto Scuola”, un provvedimento che il Governo e il Ministro hanno partorito nel lontano 8 aprile 2020, inserendo all'interno del testo base la possibilità di una riapertura il 18 maggio.

Ebbene, ci troviamo oggi a giovedì 4 giugno, quando i nostri figli si trovano ancora da casa a non avere la consapevolezza e la coscienza di quando potranno affrontare il rientro nelle aule scolastiche. Come anche alcuni colleghi dicevano prima, la questione fondamentale è legata soprattutto al fatto della scuola, innanzitutto, come luogo in cui avviene la socializzazione dei nostri bambini e dei nostri ragazzi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 23,40)

VANESSA CATTOI (LEGA). Ebbene, in questi mesi di chiusura, abbiamo tolto l'elemento fondamentale e basilare su cui si costituisce la scuola del nostro Paese ovvero la socializzazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I nostri figli in questi mesi non hanno potuto socializzare con i loro compagni, sono stati blindati all'interno delle loro case e da parte del Governo c'è stata un'indifferenza totale ed assoluta non solo nei confronti dei giovani ragazzi: la scuola parte dalla prima infanzia e in nessun provvedimento sono citati i bambini da 0 a 3 anni. Vergognatevi! Questo non è un Governo che pensa al futuro di questo Paese, ma è un Governo che pensa alla mera sopravvivenza; è un Governo che non mette al centro le esigenze dei nostri figli che dovrebbero essere coloro i quali costruiscono il futuro del Paese. Voi li state completamente ignorando con i “se” e con i “ma”. Non si sa ancora come apriranno le scuole a settembre; c'è una confusione pazzesca; il Ministro se ne esce adesso con delle agenzie ANSA nelle quali si parla della possibilità di inserire i plexiglass per i distanziatori all'interno delle aule. Ma se la scuola si fonda sulla socializzazione, dove mettiamo questa socializzazione all'interno di questi provvedimenti se questa sparisce completamente? E ricordatevi che i bambini hanno bisogno soprattutto di questo, dell'interazione sociale che non avviene attraverso la didattica a distanza. La didattica a distanza uccide la socializzazione: vogliamo capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Non possiamo fondare l'istruzione dei nostri figli sulla didattica a distanza perché è quella che annienta completamente la socializzazione che è un pilastro fondamentale della scuola italiana.

Ma, entrando nel merito dell'ordine del giorno n. 9/2525/171 di cui sono prima firmataria, esso intende porre all'attenzione del Governo soprattutto i bambini in seria difficoltà, che in questi mesi hanno visto acutizzarsi soprattutto le distanze nei confronti dei bambini che avevano la possibilità di avere una connessione Internet e avevano la possibilità di avere i dispositivi per partecipare alle lezioni a distanza. Ma ci rendiamo conto che nelle famiglie possono esserci anche più figli? E, quando ci troviamo con le famiglie numerose, abbiamo fatto i conti con il fatto che ci sono i genitori che non possono fornire dei dispositivi per seguire le lezioni a distanza? E, soprattutto, siamo consapevoli del fatto che la connessione e la connettività mancano in alcune zone di questo Paese e, quindi, sono stati impossibilitati a seguire delle lezioni?

Di questo ci dobbiamo rendere conto e per questo dobbiamo trovare soluzioni, ma non soluzioni con i “se” e con i “ma”, perché con i “se” e con i “ma” non possiamo garantire un futuro ai nostri figli. Dobbiamo essere decisi e convinti ed agire soprattutto con azioni mirate e concrete che determinano quella programmazione che è necessaria per poter riaprire le scuole quanto prima.

Tornando nel merito dell'ordine del giorno n. 9/2525/171, vedete esso mira a impegnare il Governo a valutare la possibilità e, quindi, in piena sintonia di collaborazione e con un approccio costruttivo, a cercare nei prossimi provvedimenti di carattere legislativo di istituire fondi per l'assistenza domiciliare ai ragazzi in difficoltà e questo perché sono proprio i ragazzi in difficoltà che in questi mesi di isolamento si sono visti ampliare le loro difficoltà, acutizzare. E il Governo cosa fa? Volta le spalle anche a loro, non fornisce quelle risposte in modo tempestivo.

Altro aspetto è la tempestività. Vedete, molti lamentano il fatto che i provvedimenti di questo Governo sono sempre arrivati tardi ma la cosa più vergognosa è che il provvedimento più importante per il futuro del Paese arrivi in ritardo proprio oggi quando la scuola volge al termine e senza la sicurezza di riuscire a riprendere l'attività didattica a settembre. Questa deve essere una sorta di critica che dovete farvi voi però, voi della maggioranza…

PRESIDENTE. Concluda.

VANESSA CATTOI (LEGA). …voi del Governo, perché, se voi non riuscite a garantire l'apertura della scuola, vuol dire che non riuscite a garantire un degno futuro per i nostri figli e per quelli che dovrebbero essere i ragazzi del domani, soprattutto…

PRESIDENTE. Concluda grazie, deve concludere.

VANESSA CATTOI (LEGA). …quegli alunni che costruiscono il futuro di questo nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Provenza. Ne ha facoltà.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Chiedo che la seduta continui ininterrottamente sino alla votazione finale del provvedimento.

PRESIDENTE. Come già anticipato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata avanzata la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione del decreto-legge.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 23,47).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorre da questo momento il termine di preavviso di cinque minuti previsto dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame degli ordini del giorno – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Sulla richiesta avanzata di deliberare la seduta continuata nei termini indicati, ai sensi dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento darò la parola ad un deputato contro e ad un deputato a favore, per non più di cinque minuti ciascuno. Chi vuole intervenire contro? Prego, deputato Ziello.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Ritengo che questa richiesta di seduta fiume vada completamente nel senso opposto dello spirito di leale collaborazione che aveva chiesto il Presidente della Repubblica (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente),va contro ogni principio di leale collaborazione che tutti auspicano per far tornare ad essere grande questo Paese.

Voi, a differenza di quello che servirebbe per l'Italia, state cercando in tutti i modi di deprimere questa grande nazione e le fiducie, tra l'altro coadiuvate da sedute fiume, vanno a calpestare l'onore e la dignità di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che avrebbe invece la necessità di dare risposte vere al nostro Paese.

Avete chiesto la seduta fiume su un decreto che lascia a casa migliaia di precari: vi dovreste vergognare per questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Chiedete la seduta fiume su un decreto in cui non ci sono quei soldi funzionali a costruire nuove aule scolastiche per milioni di studenti e di studentesse italiani e italiane perché per voi i sindaci non sono rappresentanti del territorio da aiutare, sono persone da colpire e da punire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) se non la pensano in modo uguale a voi.

Ed è proprio per questo, signor Presidente, che voteremo contro questa vergognosa richiesta di seduta fiume, tenendo presente che il Ministro dell'Istruzione non si è degnato di venire in Aula a seguire il dibattito sul “decreto Scuola” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Molto probabilmente non gli dà assolutamente alcuna importanza, signor Presidente, mentre il gruppo della Lega è qui compattamente composto in quest'Aula per manifestare tutto il nostro sdegno, signor Presidente. Perché molto probabilmente – e chiudo - il Ministro Azzolina, al posto di seguire il “decreto Scuola”, si diverte a fare proposte oscene come quella di mettere i plexiglass sui banchi della scuola dei nostri bambini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Nessuno chiede di parlare a favore. Passiamo ai voti.

Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta che la seduta prosegua ininterrottamente fino alla votazione finale del disegno di legge di conversione.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva per 99 voti di differenza (Dai banchi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier si grida: “Vergogna!.

Essendo stata approvata la proposta di seduta fiume nei termini sopraindicati, la seduta della stessa proseguirà ininterrottamente fino alla deliberazione finale sul disegno di legge di conversione.

La Presidenza, secondo la prassi, si riserva di stabilire le sospensioni di natura tecnica ritenute necessarie, la cui durata sarà stabilita dalla Presidenza anche tenendo conto delle misure di carattere precauzionale che abbiamo adottato in ragione dell'emergenza sanitaria.

Ricordo che, una volta deliberata la seduta continuata, sono da ritenere inammissibili le richieste volte a determinare con voto dell'Assemblea sospensioni a vario titolo nella seduta stessa.

La seduta proseguirà per lo svolgimento dei residui interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, cui seguiranno l'espressione del parere da parte del Governo e le dichiarazioni di voto riferite al complesso degli ordini del giorno. Seguiranno le eventuali votazioni degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Alla luce dei tempi necessari per la conclusione della fase di illustrazione degli ordini del giorno e per l'espressione del parere del Governo, nonché per le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno, reputo ragionevole stabilire sin d'ora che non si passerà alle votazioni degli ordini del giorno prima delle ore 10 di domani.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Presidente, non mi è stato possibile votare (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier). Ero al mio tavolo, c'erano gli assistenti, lei ha detto “Bignami” sapendo, io ho detto: “non chiudete la votazione”, gli assistenti lo hanno visto e lei ha chiuso la votazione (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier)! Lei sta violando le prerogative di noi parlamentari, perché lei era a conoscenza del fatto che non stavo votando! Le chiedo conto del motivo per il quale mi ha impedito di votare. Glielo chiedo ora, perché gli assistenti e i segretari d'Aula hanno visto, hanno detto: “non chiudete la votazione”. Mi risponda, per cortesia.

PRESIDENTE. Mi dispiace che non abbia…

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Le scuse non sono accettate. Io voglio votare, sono un parlamentare della Repubblica e voglio votare, e voglio votare “no” a questo schifo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

SIMONA BORDONALI (LEGA). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Presidente, molto tranquillamente e pacatamente vorrei evidenziare una problematica. Prima di tutto vorrei chiedere secondo lei in quanti siamo in quest'Aula in questo momento, visto che durante la Conferenza dei presidenti di gruppo è stato così abile nel determinare la media di coloro che erano in Aula nel corso di queste quattro ore, che ritengo non fossero 125 persone, ma molte di più (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia). Ecco, ci dica, Presidente, in quanti siamo ora.

Io sinceramente sono molto preoccupata. Sono preoccupata perché nel corso delle scorse settimane nelle lettere che sono arrivate dai questori, dove, ritengo giustamente, imponevano una serie di misure precauzionali per tutelare la nostra salute, e quindi le necessarie ore per una sanificazione, le giuste tre ore, ci sono state date dal punto di vista tecnico delle spiegazioni; ora apprendiamo che anziché tre ore bastano solo 45 minuti.

Dopo quattro ore, quindi più del tempo che generalmente occupavamo quest'Aula nelle scorse settimane (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia), quindi un'ora in più, anziché tre ore di sanificazione, in 45 minuti improvvisamente ci rendiamo conto che si riesce a fare la sanificazione.

Presidente, io le chiedo anche, nel momento in cui si dovesse verificare qualche problema all'interno di quest'Aula, come voi avete deciso che all'interno delle aziende ne rispondano gli imprenditori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), gliel'abbiamo chiesto anche durante la riunione della Giunta per il Regolamento, in quest'Aula chi ne risponde, chi è responsabile, chi paga se non vengono rispettate le regole della delibera dei questori che tutti abbiamo letto, e che oggi è ancora valida, perché non ci sono altre delibere dei questori che vanno a vanificare quella delibera che loro hanno emanato? Quindi a noi risulta che quella delibera sia ancora valida; a meno che i questori non si riuniscano stasera e dicano che quella delibera oggi non è più valida. Ecco, quindi lei si sta prendendo una responsabilità, è responsabile oltre le scelte dei questori. Quindi lei risponderà nel caso in cui dovessero verificarsi degli episodi in quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Deputata Bordonali, prima di sospendere la seduta, con molta tranquillità, ho già spiegato tutto quello che reputavo giusto spiegare nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Ho convocato i questori, la delibera è valida, e come ho sempre detto, come abbiamo fatto già per altre volte per le discussioni generali, i question time e le interpellanze urgenti, abbiamo usato un numero maggiore di ore perché il numero di deputati era minore in Aula. Questo anche nel rapporto (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 1 a partire dallo svolgimento dei residui interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Ho convocato i questori, Lollobrigida… Lollobrigida, per favore… Andiamo avanti, perché ho convocato anche i questori. Così vado a fare…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Poi sospendiamo.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, io non so quando lei intenderà sospendere; io ho una questione che le voglio porre. Perché lei…

PRESIDENTE. Con la mascherina, per favore.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Lei ha ragione, Presidente, però io ho incontrato qui fuori un autorevole professore…

PRESIDENTE. No, con la mascherina però. No, ma…

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Mi ha detto che con la mascherina a un metro si può stare. Ora, o lei ci certifica le cose che vengono dette, oppure credo che sarà difficile immaginare che la verità si possa piegare all'esigenza di questa maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Allora io voglio tornare, e me lo permetta, perché ci assumiamo qui la responsabilità davanti ai colleghi: tra questi banchi molti colleghi hanno scritto a lei una lettera in cui temevano per la propria salute, e lei insieme ai questori ha stabilito un protocollo, che oggi viene palesemente violato sulla base di quantificazioni meccaniche dovute ad una quantificazione che a noi non corrisponde; lei ha parlato di 130 persone di media in quest'Aula, ne vedo molte di più.

PRESIDENTE. Ora senza dubbio.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Io intervengo però, Presidente, per segnalare un'altra cosa. Ieri su un giornale, La Stampa, un giornale molto autorevole, veniva segnalato che i banchi del centrodestra di fronte a un dibattito così importante come quello della scuola erano vuoti, con una fotografia scattata dai banchi della sinistra, del MoVimento 5 Stelle, insomma di quelli che stanno svuotando vergognosamente i banchi in questi minuti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché il loro dovere era cercare di passare con serenità la notte a casa.

E allora questo è imbarazzante. È imbarazzante perché i banchi della sinistra e dei 5 Stelle si stanno svuotando velocemente di fronte al dibattito sulla scuola, il Ministro Azzolina non siede nei banchi del Governo vergognosamente, lei piega agli interessi della maggioranza il dibattito in quest'Aula cercando scorciatoie per arrivare ad un esito che ovviamente mi permetterà di ricordarle le regole di quest'Aula. Noi abbiamo accettato di modificarle perché c'era un'emergenza COVID-19; voi avete una grande responsabilità: vi state approfittando dell'emergenza COVID-19 per fare gli interessi di questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E, Presidente, lei si sta assumendo una responsabilità gravosa, perché da oggi è lei responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) in quest'Aula di quello che può accadere. Noi non condividiamo quello che lei sta facendo, come lo sta mettendo in pratica, e lo sta mettendo in pratica per forzare un dibattito che poteva svolgersi serenamente, se quella maggioranza lì fosse stata coesa; perché è quella maggioranza lì, litigiosa, che su questo decreto ha dovuto trovare mille mediazioni, una peggiore dell'altra, che ci ha costretto a non avere nei tempi giusti, qui alla Camera, questo decreto. E oggi non siamo noi che facciamo sterile ostruzionismo, siamo quelli che avrebbero auspicato un dibattito approfondito, che la maggioranza non ha voluto fare, qui alla Camera, e che oggi sfugge, lasciando i banchi vuoti. È quella maggioranza, quella che non ha voglia di partecipare al dibattito sulla scuola (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendiamo, a questo punto, la seduta, che riprenderà all'1, a partire dallo svolgimento dei residui interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.

La seduta, sospesa alle 24, è ripresa all'1 di venerdì 5 giugno 2020.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

PRESIDENTE. Comunico che la sospensione della seduta, come verificato con i Questori, è prorogata fino alle ore 3.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevole Lollobrigida, avrei sospeso la seduta, però l'ascoltiamo volentieri.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Presidente, voglio ringraziare la sensibilità con la quale la Presidenza ha inteso ascoltare i Questori, che probabilmente hanno convenuto con quello che noi abbiamo sostenuto per ore nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e in quest'Aula, che le regole vanno rispettate e non possono essere piegate all'esigenza di risolvere criticità di maggioranza. Apprendiamo che si è tornati a quello che si era convenuto, e quindi dare la possibilità di salvaguardare la salute del personale che lavora con noi e, ovviamente, anche dei parlamentari, lo dico in seconda battuta, attraverso una codificazione che ci eravamo dati e che poteva essere modificata da una non intervenuta modifica delle questioni che erano state sottoposte a noi dai sanitari attraverso i Questori, che oggi invece vengono confermate da lei con questo rinvio alle ore 3.

Spero e confido che la Presidenza intenderà, nelle prossime ore, organizzare i lavori di quest'Aula cercando di rispettare il ruolo dei parlamentari che sono qui convenuti per discutere dei temi, per cercare di fare al meglio il loro lavoro, quindi nei rispettivi ruoli. La maggioranza ha diritto di farlo, noi però abbiamo altrettanto diritto di farlo; con queste forme di rispetto, senza dubbio, il nostro lavoro sarà più semplice. Quindi, volevo prendere la parola per ringraziare di avere dato la possibilità di lavorare secondo quanto avevamo stabilito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Lollobrigida. Riprenderemo la seduta alle ore 3 e sarà presente il Presidente Fico. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa all'1,05, è ripresa alle 3.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge in esame.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori, Presidente, intanto per ringraziarla della sua presenza in Aula, perché non è scontata e, quindi, apprezzata dal nostro gruppo. Però, abbiamo chiuso la seduta alle 00.45, segnalando un'anomalia, che io voglio in apertura di questa seduta rinnovare. Noi abbiamo il collega Fiano, unico presente del Partito Democratico …(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Andiamo avanti, Lollobrigida

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Segnalo altri due colleghi della maggioranza, seduti tra i banchi della maggioranza, che fanno in tutto tre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, ieri i coraggiosissimi colleghi hanno fotografato i nostri banchi, dicendo che su temi delicati, come questi, la destra e il centrodestra sono assenti. Voglio segnalare e lasciare agli atti che il centrodestra ha una presenza notevolmente superiore a quella dei nostri colleghi di maggioranza, che, evidentemente, a questo provvedimento sono meno interessati. Quindi, volevo segnalarlo.

Adesso lascio la parola ai tanti interventi che ci saranno, ovviamente cercando di continuare a fare il nostro dovere in quest'Aula e rappresentando le istanze della minoranza, che lei, però, oggi, anche scegliendo di modificare quelle che erano le prescrizioni iniziali, ha garantito e, quindi, la volevo ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/56 il deputato Gemmato. Ne ha facoltà.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Presidente, posso intervenire qui senza mascherina?

PRESIDENTE. Sì, va bene. Prego.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Comunico alla Presidenza che vengo da una regione a contagi zero, anzi uno, forse, quindi sono abbastanza sicuro. Se vogliamo rivedere le regole, le potremmo rivedere…

PRESIDENTE. Il tempo è iniziato però.

MARCELLO GEMMATO (FDI). Perfetto. Dicevo che, se volevamo rivedere le regole anche in tal senso, prevedendo una differenziazione negli interventi a seconda delle regioni di provenienza e quindi dei contagi, forse avremmo fatto meglio - lo dico da operatore di sanità - piuttosto che rivedere le condizioni di sanificazione di quest'Aula.

Presidente, Governo, il mio intervento è esplicativo dell'ordine del giorno n. 9/2525/56.

È di tutta evidenza che l'occasione mi è utile anche per allargare un attimo l'orizzonte del dibattito, rispetto al decreto-legge in conversione. E, quindi, vorrei evidenziare come, purtroppo, ancora una volta, il dibattito d'Aula è stato contratto, mortificato, come dire, ridotto a mero esercizio di forza, da parte della maggioranza, quando questo gruppo, il gruppo di Fratelli d'Italia, il centrodestra tutto, volevano dare un contributo fattivo, costruttivo e reale al “decreto scuola”, perché noi chiediamo e crediamo che la scuola sia un asset fondamentale della nostra nazione, in termini educativi e in termini sostanziali.

Purtroppo, questo non è stato e, quindi, io approfitto di questo ordine del giorno anche per allargare l'orizzonte e rappresentare un'idea diversa di scuola. Un'idea diversa di scuola, che parta dagli studenti, dal corpo docente, da quei tanti precari che sono stati mortificati.

In particolare, il disegno di legge in esame reca delle misure urgenti per la regolamentazione della conclusione dell'anno scolastico, dell' avvio ordinato del prossimo anno scolastico e anche dello svolgimento degli esami di Stato.

Il fatto che questa maggioranza politicamente non volesse interloquire con noi, l'ho capito nel momento in cui, proprio sullo svolgimento degli esami di Stato, ho presentato un emendamento che è stato dichiarato inammissibile. Questo emendamento parlava proprio degli esami di Stato, che laureati in farmacia chiedevano di non fare. O meglio chiedevano che la laurea in farmacia fosse resa abilitante. Perché, in un tema di straordinarietà, in un tema di emergenza sanitaria, proprio come si era fatto per i laureati in medicina, i laureati in farmacia chiedevano che potessero saltare questo esame, per poter direttamente accedere alla professione. Ciò non è stato fatto. Cosa ancor peggiore non c'è stato consentito, in una fase emendativa in Commissione, di poterlo evidenziare.

Che cosa chiedo in questo ordine del giorno? Chiedo sostanzialmente che venga istituita una commissione tecnico-ispettiva, che accompagni la riapertura delle scuole. Infatti, noi sappiamo che le scuole italiane hanno delle strutture vetuste. Noi sappiamo, purtroppo, che per la prima volta noi viviamo una pandemia, che in profondità è scesa nella nostra società, colpendo orizzontalmente tutti i ceti sociali, colpendo evidentemente una fascia di età più alta. Però, i bambini possono essere vettori di questa malattia e anche loro contagiati. Per questo la nostra idea era quella di istituire questa commissione tecnico-ispettiva, proprio per garantire la sicurezza nell'apertura delle scuole.

Qui si aggancia un'altra idea del gruppo di Fratelli d'Italia, in tema di sanità, che io rappresento, essendo responsabile del comparto sanità, che è proprio quella del rilancio della figura del medico scolastico. Se una cosa ci ha insegnato questa pandemia, è il fatto che la destrutturazione della rete ospedaliera, dovuta al decreto ministeriale n. 70 del 2015, non è stata accompagnata da una strutturazione del territorio, il cosiddetto territorio che doveva gestire l'emergenza- urgenza.

Ora anche - e mi avvio alla conclusione, Presidente - la presenza e il ritorno del medico scolastico all'interno delle scuole può servire sicuramente ad assicurare maggiore sanità, maggiore salute, maggiore emersione di particolari patologie, ma, soprattutto, in un tema di gestione del Coronavirus, avere all'interno delle scuole un medico significa sicuramente assicurare con maggiore tranquillità alle famiglie italiane che i propri figli possono recarsi a scuola in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Presidente, è di tutta evidenza come il lockdown abbia creato notevoli disagi e aumentato le difficoltà di tanti studenti che hanno una disabilità, talvolta anche grave, e con essi le loro famiglie.

Si è calcolato che due bambini su tre con disabilità non hanno potuto usare la didattica a distanza e questo, in assenza di una assistenza a domicilio, è stata per molti una vera e propria forma di discriminazione perché si è interrotto il percorso, anche variegato a seconda delle varie problematiche, che avevano intrapreso all'interno della scuola pubblica e la scuola pubblica, di fatto, è venuta meno a quello che è un suo dovere, e cioè garantire istruzione, educazione, ma anche socialità e un approccio con i docenti che sia reale, concreto fattivo e soprattutto volto all'inclusione e ad impedire che qualcuno rimanga indietro.

Io ho sentito in quest'Aula, durante tutti gli interventi, molte volte richiamare il tema della disabilità e noi, con questo ordine del giorno, che ci auguriamo che il Governo e questa maggioranza vogliano accogliere favorevolmente, andiamo ad affrontare il tema dei docenti di sostegno, che riteniamo oggi siano insufficienti per la popolazione scolastica, e riteniamo anzi che il numero debba essere ampliato anche in deroga al rapporto 1 a 2 per tutte le situazioni certificate di disabilità grave. Ma, nel fare questo, senza fare retorica, ma parlando di qualcosa di concreto, io voglio richiamare le parole di una madre che ho letto, qualche settimana fa, in un quotidiano e che mi hanno molto colpito; questa mamma dice: mia figlia Beatrice, ha dieci anni, frequenta la scuola, è affetta da una grave forma di epilessia farmacoresistente, che ne ha compromesso anche le capacità cognitive; per questo ha un piano educativo individuale e alla sua classe è stata assegnata un'insegnante di sostegno e a lei un'educatrice per aiutarla nelle autonomie personali, come stabilito dall'articolo 9 della legge n. 104 del 1992. Dal momento della sospensione delle lezioni a tutt'oggi, ossia in due mesi e mezzo, Beatrice non ha mai avuto alcun contatto con i suoi insegnanti curricolari, mentre in nove occasioni ha incontrato via web l'insegnante di sostegno, la sua educatrice l'ha raggiunta via web con regolarità da fine marzo, ma la scuola non mi ha mai contattata per informarmi se il piano didattico previsto per la bambina dovesse subire qualche modifica a causa dell'isolamento, né ha fatto pervenire la necessaria rimodulazione del PEI, che il dirigente, nella sua ultima comunicazione, ha riferito essere stato cambiato a nostra insaputa, all'insaputa della famiglia, e degli obiettivi per l'anno in corso, sulla base dei quali Beatrice dovrebbe essere valutata. Questa mamma, io non so se i membri del Governo avevano letto questa lettera, che è pubblicata da un noto quotidiano, concludeva dicendo: bocciate mia figlia, visto che non ha potuto fare un percorso scolastico adeguato. In realtà, ovviamente questa è una provocazione; non si devono fare cadere le responsabilità di una carenza dello Stato e della scuola sulle spalle dei ragazzi, ma ho portato ad esempio questa lettera perché il sentimento di una madre, tra tante madri, che oltre ad affrontare il dolore della disabilità in casa, oltre ad affrontare il dolore appunto di avere un figlio disabile, si scontrano con un sistema scolastico che durante l'emergenza COVID-19 ha dimostrato di essere assolutamente carente, perché c'è un Governo che purtroppo non ha pensato né a Beatrice né a sua madre, e credo che se vuole affrontare il futuro della scuola, anche a fronte degli errori commessi durante le emergenze in senso costruttivo, debba cambiare passo

PRESIDENTE. Deve concludere.

AUGUSTA MONTARULI… e accogliere lo spirito del nostro ordine del giorno, così come degli altri oggi ordini del giorno in tema di disabilità presentati da Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Prisco, prego.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2525/64. che fa riferimento all'utilizzabilità delle palestre scolastiche anche per le società sportive. Come è noto, questo provvedimento mira di fatto a riorganizzare in parte anche la nuova attività scolastica dell'anno venturo, di fatto determinando un uso esclusivo a favore della sola scuola dei locali di palestre e annessi agli istituti scolastici e, di fatto, seppur motivata da una ragione di pubblica salute, una chiusura della scuola rispetto alla sua altra funzione, che è quella di far parte, di essere uno dei dei luoghi nevralgici della comunità e che va considerata assieme a due altri fattori; uno la cronicità e la criticità di spazi che le società sportive hanno per far fare sport ai giovani nelle città, perché è cronaca di ogni città italiana una carenza fisiologica degli spazi che porta spesso le società sportive doversi rivolgere agli istituti scolastici per avere dei spazi idonei; non da ultimo, ovviamente il ruolo e l'importanza che l'attività sportiva ha nella crescita e nella formazione dei ragazzi, e la complementarità che ha anche nella crescita valoriale e comunitaria dei ragazzi stessi.

Quindi, con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di attivarsi per mettere in campo quelle azioni che consentano, nel rispetto ovviamente dei protocolli di sicurezza finalizzati alla tutela della salute, anche di favorire l'utilizzabilità di questi spazi a favore delle società sportive, per l'importante ruolo che hanno nella nostra società e perché la scuola continua a essere un luogo di incontro di quello che sta dentro, cioè del futuro, cioè dei giovani che lì imparano, ma anche di un altro pezzo di società che con questi si confronta, cresce e ne determina la crescita, anche sociale.

Immaginiamo e speriamo che da qui a settembre vi siano le condizioni perché il Governo possa intervenire anche in questo senso; è evidente che questo tipo di attività deve essere programmata per tempo, perché richiede anche investimenti da parte delle società sportive, che servono non tanto a tutelare le società stesse ma, come è noto, a dare la possibilità ai nostri figli, ai giovani, ai meno giovani di poter fare sport e di crescere sani, con tutte le ricadute sociali che ovviamente tutti noi conosciamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patelli, prego.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno, il n. 9/2525/108 voglio porre l'attenzione sulla situazione del comparto sanitario a cui appartengono i farmacisti, gli psicologi e i biologi che sono candidati all'imminente esame di Stato per l'abilitazione alla professione. Durante l'emergenza COVID-19 il Ministero competente ha deciso di rendere abilitante la laurea in medicina e in scienze infermieristiche, senza la necessità quindi di sostenere l'esame di Stato.

Durante questo periodo non sono stati solo i medici e gli infermieri che hanno svolto il loro servizio però, pagandone un tributo personale in termini di vite umane, ma anche farmacisti, psicologi e biologi, che hanno ottemperato al proprio dovere professionale, non lesinando a sacrificare la propria salute e a volte anche la vita. Con questo ordine del giorno, crediamo che tutto il comparto afferente alla sanità abbia dimostrato una responsabilità individuale e che è diventata sistemica, in grado poi di abbracciare una più grande complessità, prendendo in considerazione non solo la propria figura come membro a sé, ma inserendola in un team, una squadra che è diventata vincente. Il farmacista, per esempio, ha avuto una valenza sociale, ascoltando, tranquillizzando e indirizzando alle strutture competenti. Lo psicologo è stato chiamato ad assumere un ruolo essenziale nel recupero psicologico post traumatico e il biologo non ha smesso un attimo di contribuire con celerità alla diagnostica. Alla luce di questo, risulta stridente la scelta politica di non riconoscere a queste tre categorie, afferenti al dipartimento della sanità, gli stessi diritti che sono stati concessi ai neolaureati in medicina e scienze infermieristiche, nonostante la favorevole presa di posizione del Ministro dell'università. Con questo ordine del giorno, chiediamo che l'esame di Stato venga tramutato nel riconoscimento del tirocinio professionalizzante, così come è avvenuto per i laureati in medicina, grazie al decreto-legge cosiddetto “Cura Italia”. La richiesta è più che legittima, essendo quella dei farmacisti, dei biologi e degli psicologi una professione sanitaria. Inoltre, sappiamo bene che l'abolizione degli esami di abilitazione risulterebbe anticostituzionale, motivo in più, quest'ultimo, per rendere il loro tirocinio professionalizzante a tutti gli effetti abilitante. A ciò voglio aggiungere anche una breve considerazione sui risvolti economici di tale scelta: in un momento in cui tante famiglie si trovano in una condizione di crisi economica, viene richiesto un esborso quantificabile in media intorno ai 400 euro per poter sostenere l'esame di Stato, un esame che normalmente si svolge in più di tre mesi, con prove intervallate da finestre temporali di più di diverse settimane e adesso verrebbe accorpato e svolto in un colloquio telematico, del quale non conosciamo neppure le tempistiche. È impensabile, quindi, che vi siano delle disuguaglianze tra i candidati che sosterranno poi l'esame nella prima settimana e coloro che, invece, si vedranno esaminati settimane dopo. Le università, nel frattempo, pubblicano bandi nei quali viene semplificato e specificato che, nel caso in cui saltassero ad esempio le connessioni Internet durante il colloquio dell'esame di Stato, spetterà alle commissioni esaminatrici di decidere per un'eventuale bocciatura e in tal caso la tassa di iscrizione non verrà rimborsata. Ora, proprio per questi motivi, noi appunto, con questo ordine del giorno, reputando appunto necessaria una riconsiderazione di questi suddetti corsi di laurea, in modo che possano essere modificati, chiediamo appunto al Governo, più che di valutare l'opportunità, di impegnarsi, con un impegno più proficuo, per ridefinire i corsi di laurea di cui in premessa e quindi a dare seguito, in tempi brevi, a un impegno che è già stato accolto in Senato, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Vi chiedo, se è possibile, se intendete parlare dal banco dei nove, di prepararvi 30 secondi prima, grazie (siccome spesso accade anche nelle altre sedute, che spesso ci si mette là per poi arrivare subito al banco). Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). La ringrazio. Intervengo sull'ordine del giorno n. 117: con questo testo vogliamo portare all'attenzione del Governo la questione della prossima ripartenza dell'anno scolastico e, in particolare, il problema che si porrà relativamente al rispetto di quelle distanze di sicurezza che abbiamo sentito più volte essere oggetto di attenta discussione da parte soprattutto del mondo scientifico, una modalità per garantire che vi sia quella precauzione utile a impedire che il virus si propaghi all'interno di ambienti come le scuole e come tutti i locali, come quello nel quale ci troviamo adesso, in cui appunto può essere facile che avvenga una trasmissione tra persone presenti. Chiaramente, questo ordine del giorno deve fare i conti con lo scarno riferimento normativo di cui al provvedimento che abbiamo in esame. Il provvedimento fondamentalmente a cui facciamo riferimento è il testo del decreto, che, con una tecnica normativa che - devo dire la verità - il Governo cerca di reiterare anche in questa occasione ed è una tecnica normativa che abbiamo già conosciuto nei precedenti episodi, relativi alla decretazione d'urgenza in materia di COVID-19, è quello appunto di rimettere, in questo caso al Ministero, il potere di decretazione. Con il potere di decretazione anche in questo caso - io faccio riferimento agli articoli 1 e 2 del testo in esame - abbiamo la menzione di ordinanze, che in questo caso il Ministro dell'istruzione dovrà adottare in riferimento alla esplicita soluzione delle problematiche in questione. Anche con l'articolo 2, infatti, si parla di una o più ordinanze del Ministero dell'istruzione, alle quali quindi saranno rimesse, evidentemente, le specifiche soluzioni di cui oggi, attraverso questo ordine del giorno, chiediamo impegno all'Esecutivo. Chiediamo quindi che l'Esecutivo prenda seriamente in considerazione quegli aspetti che ha voluto trascurare esplicitamente con il testo del decreto. Noi ci aspettavamo che sin da subito fosse rimessa appunto alla legislazione l'indicazione di un'attività di ricerca per lo meno di locali idonei a risolvere il problema della presenza di alunni in una modalità distanziata, utile ad evitare naturalmente il problema di dover separare e quindi diciamo allocare in tempi o in spazi diversi, ragazzi che fanno parte di un'unica unità appunto didattica, riferibile a una classe. Devo dire la verità che questa mancanza, cioè l'indicazione, che peraltro nelle ultime ore, attraverso il comunicato stampa che molto ha fatto parlare, anche nelle scorse ore, i miei colleghi, cioè quello del Ministro, la quale ha voluto buttare diciamo giù un'idea, quella appunto di questi scudi di plastica di plexiglass. In quell'occasione, il Ministro ha parlato anche della possibilità di effettuare una ricerca, tramite gli enti locali, di idonei spazi per evidentemente poter in qualche modo considerare la exit strategy di allocare gli alunni in spazi diversi da quelli dell'istituto e del plesso scolastico. Noi, quindi, insistiamo affinché si possa, con questo ordine del giorno, valutare seriamente un provvedimento, una serie di provvedimenti rimessi quindi evidentemente al potere ministeriale di ordinanza, che garantiscano le distanze minime e che possano evitare il ricorso a strumenti quali quelli che ci hanno appunto così paventato nei comunicati stampa, che il Ministro pare abbia voluto prendere in considerazione e che io ritengo onestamente essere poco consoni -e concludo - diciamo ad un contesto scolastico, ovverosia la presenza di questi plexiglass. Ritengo quindi che sia opportuno ricorrere all'unica possibilità, quella cioè di avere spazi idonei, evitando il ricorso ad altri strumenti quali appunto la mascherina o il plexiglass, grazie.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, ancora una volta assistiamo non solo alla immobilità del mondo della scuola imposto a suon di decreti, ma anche ad una involuzione che creerà ulteriori disagi al corpo docente e con molta probabilità alla rinuncia al posto di lavoro con conseguente aggravio disoccupazionale per il mondo scolastico e nazionale. Con questo ordine del giorno n. 9/2525/122, si vuole evitare l'ennesimo schiaffo ai lavoratori della scuola da parte di un Governo e di un Ministro, quello dell'Istruzione Azzolina, che mostrano pochissimo se non scarso interesse al futuro di questo importante, anzi direi fondamentale e principale segmento della realtà scolastica italiana. Mi riferisco all'ordinanza ministeriale n. 182 del 2020 sulla mobilità per l'anno scolastico 2020-2021, che prevede delle inspiegabili e, permettetemi di sottolinearlo, folli, oltre che incomprensibili, differenziazioni con il personale immesso in ruolo negli anni precedenti. Difatti, mentre per tutto il personale docente immesso in ruolo fino all'ormai passato e concluso anno scolastico 2019-2020, continua ad essere mantenuta la possibilità di presentare la domanda di trasferimento interprovinciale senza alcun tipo di vincolo, tranne che per una categoria. L'ordinanza in questione ribadisce che il personale che ha concluso in maniera positiva il percorso annuale di formazione con annessa prova del FIT, formazione iniziale tirocinio, ed è confermato in ruolo presso l'istituzione scolastica dove ha svolto il periodo di prova, è tenuto a rimanere nella stessa istituzione scolastica nel medesimo tipo di posto e classe di concorso per almeno, e sottolineo, almeno altri quattro anni. Stiamo parlando di figli di un dio minore forse solo perché lo stabilisce un'ordinanza ministeriale? Eppure il Ministro Azzolina, anch'essa insegnante, dovrebbe ben sapere cosa questo comporta sia su un dato scolastico che in quello personale dei docenti in questione. Con la reintroduzione di fatto del blocco quinquennale per la mobilità territoriale e per la mobilità annuale, saranno tantissimi i docenti obbligati a vivere lontano dal proprio luogo di residenza, lontano dalla famiglia e dagli affetti, spesso lontani anche dai propri figli. Del resto si tratta nella maggior parte dei casi di donne con figli, per cui il disagio familiare viene fortemente amplificato. Ricordo al Ministro Azzolina che per questa vicenda sono già in partenza i ricorsi per la sperequazione che questa norma crea rispetto agli immessi in ruolo dallo stesso concorso l'anno precedente. Possibile che il MIUR sia incapace di emanare norme corrette e non impugnabili che siano in grado di soddisfare docenti e famiglie? Ricordo al Ministro che un insegnante vicino agli effetti familiari, da cui riceve tranquillità e aiuto, in un comparto che offre ampia disponibilità di posti, svolge il proprio lavoro più serenamente e proficuamente, il che si traduce in una obbligatoria rinuncia al ruolo e di conseguenza a vivere il mondo della scuola come lavoro e non come missione di vita. Si, perché il lavoro di insegnante per molti è una vera e propria missione di vita, cosa che invece non appare quella del Ministro Azzolina, che sembra più interessata a mantenere il suo posto istituzionale piuttosto che ad occuparsi della scuola a 360 gradi, non avvedendosi che con il suo agire sarà fonte di nuove disoccupazioni. Per non parlare del fatto che tale norma penalizza pesantemente chi è nato e si è stabilito in una determinata regione, magari comprando casa, magari accollandosi un mutuo rispetto a chi, avendo superato legittimamente un concorso, si deve spostare in una regione per la prima volta. Ma il bene delle persone non interessa veramente al Ministro e al Governo? E' così che pensate di fare il bene delle famiglie italiane? E' così che il Governo pensa di rilanciare l'Italia, creando nuovi ipotetici, possibili disoccupati o disunendo le famiglie? Ed è per questo che con questo ordine del giorno che chiediamo l'impegno del Governo a sanare questa assurda situazione liberalizzando senza limiti la possibilità di trasferimento all'interno di ogni regione - e ripeto all'interno di ogni regione - evitando così i molti disagi che mettono a dura prova la stabilità familiare dei docenti e la stessa continuità didattica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà

SIMONE BILLI (LEGA). Grazie Presidente, Governo, sottosegretari, care colleghe e cari colleghi. Vi ricordo, gentile Presidente, che questo decreto in discussione all'articolo 2 prevede alcune misure relative al sistema della formazione italiana nel mondo. Il decreto legislativo n. 64 del 13 aprile del 2017, interviene proprio riordinando la normativa in materia di istruzione e iniziative scolastiche italiane all'estero realizzando, voglio precisare, un coordinamento tra il Ministero degli Affari esteri e il Ministero dell'Istruzione nella gestione della rete scolastica e nella promozione della lingua italiana e della cultura all'estero. Inoltre, con il decreto n. 4944 del 25 novembre del 2013, sono approvate le graduatorie delle prove di accertamento linguistico per le istituzioni scolastiche italiane all'estero. Tali scuole sono spesso un punto di riferimento importante nei Paesi in cui operano, potendo produrre per l'Italia ritorni di lunga durata in tanti settori, non solo in quello culturale, ma anche in quello politico e soprattutto in quello economico. L'attuale emergenza ha comportato difficoltà nella selezione dei docenti di queste scuole con possibile slittamento delle lezioni all'inizio dell'anno scolastico, con grave danno sia per il percorso formativo degli alunni sia per l'immagine di queste stesse scuole.

Pertanto signor Presidente, Governo, sottosegretari, cari colleghi, chiedo proprio che il Governo si impegni a prendere provvedimenti per garantire la validità dell'anno scolastico in tutte queste scuole italiane all'estero, anche quelle di cui al decreto n. 4944, garantendo quindi sia il diritto allo studio degli studenti che i diritti dei lavoratori, nonché le nuove assunzioni all'estero del personale. In particolare, gentile Presidente e gentile Governo, chiedo che possa essere mantenuto ancora per almeno un anno il personale già in servizio - chiaramente per chi vuole - ottenendo di sicuro un indubbio vantaggio, un risparmio concreto di denaro pubblico. Si risparmia infatti sulla rilocazione dei nuovi professori, l'assegno di prima sistemazione, il trasporto delle masserizie e le spese di locazione. Grazie mille (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie Presidente, anzitutto manifesto la mia solidarietà alle due sottosegretarie lasciate sole dal Ministro, ormai totalmente abbandonate, meriterebbero un caffè da parte di tutti noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

La cosa strana è che manca il Ministro, però è presente l'onorevole Boschi, molto probabilmente perché prova a prendere il posto della Ministra Azzolina, forse potrebbe anche salvare l'istruzione pubblica, chi lo sa, vedremo più avanti.

PRESIDENTE. Andiamo avanti.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Comunque, mi accingo ad illustrare il mio ordine del giorno che va nella direzione sostanzialmente di stimolare il Governo a fare di più per quanto concerne lo sviluppo delle linee-guida per la riapertura delle scuole, perché ad oggi non abbiamo una linea chiara su quello che accadrà a settembre. Leggiamo da notizie di stampa che addirittura si paventa l'utilizzo di plexiglass all'interno delle aule, creando tra l'altro non pochi disagi ai sindaci e ai presidenti delle varie province che dovranno poi dedicarsi a dare quelle risorse funzionali all'impiego di questi materiali che vanno nella direzione di proteggere tantissimi bambini e tantissime bambine, ma al contempo è una decisione totalmente strampalata nel momento in cui non si mette un euro per i comuni e per le province per provvedere al finanziamento di questi pannelli di distanziamento per le nostre studentesse e per i nostri studenti nelle scuole. Al contempo in questo periodo estivo bisognava dare ai comuni e alle province quelle risorse funzionali alla costruzione di nuove aule e anche di nuovi plessi scolastici. Perché dico questo?

Dico questo perché chi ha amministrato un ente locale sa perfettamente che tutti quei lavori che vanno nella direzione di aumentare la sicurezza all'interno delle scuole si fanno proprio nel periodo estivo, perché è il momento in cui non ci sono gli alunni e le alunne all'interno delle classi.

Però, la Ministra Azzolina parla tanto, nelle dirette Facebook fa tante gaffe, ma non si vede una politica autorevole seria, capace di dare un indirizzo politico, che vada nella direzione proprio di potenziare il nostro sistema scolastico, tra l'altro creando imbarazzo molto spesso alla sottosegretaria Ascani, che molte volte è costretta – Viceministro, scusi onorevole Ascani - molte volte deve mettere sopra delle pezze, non tanto per tutelare la maggioranza, ma per tutelare l'immagine e la dignità della nostra istruzione pubblica: delle volte ci riesce, molte volte no.

Ma, al di là di questo, poi un altro punto importante è quello della didattica a distanza. Infatti, in questa emergenza sanitaria e, purtroppo, anche sociale, ci si è dimenticati di una categoria molto importante che è quella delle persone diversamente abili. Con la didattica a distanza si è registrata una serie di casi di abbandono scolastico e di assenza di assistenza per quelle persone che avrebbero meritato tutto l'impegno da parte del Governo.

Tra l'altro, piccola parentesi: si parla di potenziare la didattica a distanza, ma dall'altro lato il Governo dice che bisogna far ritornare i bambini a scuola a settembre. Delle due, l'una: la didattica a distanza elimina la didattica fisica e materiale che noi vogliamo in tutti i modi ripristinare nel più breve tempo possibile. Perché la didattica in senso ordinario, in senso tradizionale, come è sempre avvenuta, ha garantito anche quell'inclusione sociale funzionale all'eliminazione della dispersione scolastica e dell'abbandono prematuro degli studi, un altro fenomeno che purtroppo bisogna combattere con forza e che questo Governo purtroppo non ha saputo combattere. Questo creerà non pochi problemi per le giovani generazioni.

Al contempo, signor Presidente, vogliamo con questo ordine del giorno - e chiudo - stimolare il Governo affinché, nel più breve tempo possibile, dia delle linee chiare per la ripartenza dell'anno scolastico, cosa che fino adesso non abbiamo visto né da parte del Presidente del Consiglio né tanto meno da parte della Ministra Azzolina. Abbiamo visto tantissime task force: in tutti questi mesi queste task force non hanno prodotto niente di concreto, capace anche di eliminare quella confusione che genera sempre la Ministra Azzolina quando parla alla nazione; al contempo, abbiamo visto soltanto tante chiacchiere che sono andate a disorientare completamente milioni di famiglie italiane che non sanno ancora come avverrà la ripartenza scolastica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Prego, ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, nonostante l'ora, sembra di sentire aleggiare qua attorno lo spirito del Ministro del 1923, Giovanni Gentile, colui che inventò l'esame di maturità. Sembra di sentirlo aleggiare non proprio soddisfatto perché, al di là della storicità o meno dell'esame di maturità, noi dobbiamo ricordarci che è un esame che comporta la valutazione finale delle capacità cognitive e del profitto raggiunto dall'alunno, dallo studente. E queste capacità venivano consacrate in un testo scritto: Gentile ne prevedeva quattro, noi molto più modestamente ne prevediamo di meno; ma voi siete stati capaci di abolirlo definitivamente.

Io parlo dell'ordine del giorno, a mia prima firma, n. 128 nel quale sottolineavamo come fosse possibile, a nostro avviso, mantenere comunque una forma di valutazione scritta, che appunto è la summa veramente delle capacità dell'alunno di sintetizzare in poco tempo le sue acquisizioni, il suo percorso logico, la sua capacità di organizzare gli argomenti: voi lo avete tolto.

Però, a questo punto, ci si chiede: ma davvero, eliminiamolo addirittura questo esame di maturità. Non avete avuto il coraggio, ma soprattutto non avete avuto, anche in questa occasione ma vale a dire in tutte le occasioni, alcuna capacità organizzativa e precognitiva e, direi, di programmazione dei lavori.

Questo provvedimento che esaminiamo oggi - che ancora una volta con la forza della fiducia imponete a noi e al popolo italiano - ricorda tanto il vestito di Arlecchino: tante pezze aggiunte una dopo l'altra, perché avete avuto delle dimenticanze su cose fondamentali. Guardo così, a volo d'uccello: io lavoro in Commissione giustizia, in antimafia, e mi occupo più specificamente di temi diversi da questo. Ma basta un colpo d'occhio proprio visivo per capire come avevate dimenticato le problematiche afferenti gli alunni disabili, gli alunni che vengono dall'estero, e avete dovuto aggiungere, in questa seconda versione, appunto, vari commi; così, per essere preciso, l'articolo 1, comma 3, lettera d), tanto per dirne uno, oppure l'articolo 1, comma 4, lettera b). Avete dovuto introdurre delle pezze agli errori che avevate fatto, eppure di tempo ne avete avuto, eppure il tema era da lungo discusso e, soprattutto, il tema non era di particolare difficoltà. Ma avete aggiunto ancora una volta…

Si parla tutto il giorno di semplificazione del linguaggio, di umanizzazione del linguaggio burocratico, poi tocca leggere delle cose che, francamente, anche per uno che ha un minimo di esperienza culturale e letteraria è difficile tradurre in linguaggio corrente. Infatti, è un linguaggio burocratese per dire cose anche semplici, cioè per dire che l'alunno disabile che ha perso l'anno viene iscritto automaticamente l'anno successivo. E voi lo dite in modo così, io direi, involuto dal punto di vista linguistico, perché aggiungete rispetto al testo originario del decreto: “limitatamente all'anno scolastico, per sopravvenute condizioni correlate alla situazione epidemiologica da COVID-19, i dirigenti scolastici, sulla base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni con disabilità, sentiti i consigli di classe e acquisito il parere del gruppo di lavoro operativo per l'inclusione a livello di istruzione scolastica, valutando l'opportunità di consentire la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso (…)”. Ci vuole veramente il fiato di un attore, il fiato di un esperto nella recita per recitarlo tutto d'un fiato; bisogna prendere il fiato nei punti giusti. “L'opportunità di consentire la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso frequentato nell'anno scolastico 2019-2020, ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettera c), della legge 5 febbraio 1992, n. 104, limitatamente ai casi in cui sia stato accertato e verbalizzato il mancato conseguimento degli obiettivi didattici (...)”. Ciò per dire che il disabile può essere reiscritto, per esempio.

Quindi, grazie Presidente, ma veramente – ripeto - lo spirito di Giovanni Gentile credo che stia aleggiando in queste aule molto arrabbiato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Latini. Prego, ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Allora, io questa sera vedo sempre la presenza del Viceministro Ascani, che è stata pure con noi in Commissione, mentre appunto commentavamo e dibattevamo con la speranza di poter finalmente incidere su questo “decreto Scuola”, per poter avere un'apertura da parte della maggioranza inutilmente; però, almeno la presenza, almeno un po' di considerazione. Perché devo dire che la Ministra Azzolina, quando abbiamo iniziato la discussione generale, non c'era: è venuta nell'ultima ora e adesso comunque siamo qua, a notte fonda, perché sono le 3,47 di notte, e non c'è. Penso che non stia dormendo, perché sicuramente non può dormire sonni tranquilli, sonni sereni dopo tutto questo disastro che veramente scaturisce da questo “decreto Scuola” che doveva coordinare l'apertura ordinata delle scuole a settembre.

Ricordo che le scuole in tutta Europa sono state riaperte, in Italia ancora non abbiamo certezze di come riaprirle a settembre e, sinceramente, le famiglie sono molto molto preoccupate, perché comunque qua si tratta del futuro dei nostri figli.

Mentre noi discutiamo qui in aula, lei annuncia sui social che l'apertura potrà essere fatta attraverso questi séparé di plexiglass tra un banco e l'altro.

Ma di assurdità ne abbiamo sentite veramente tante, perché un'altra assurdità, sempre riguardo all'apertura, era quella di aprire le scuole con metà di alunni in presenza e l'altra metà che seguivano le lezioni da remoto. Ecco, queste sono veramente delle assurdità che non vogliamo più ascoltare, non vogliamo più sentire, ma vogliamo che ci sia una presa di consapevolezza che tutto ciò non può più andare avanti. Quindi noi abbiamo fatto delle proposte perché, visto che le linee guida del comitato tecnico-scientifico non hanno partorito niente di buono, abbiamo fatto delle proposte noi, come Lega, come movimento, proprio per rispettare l'apertura delle scuole a settembre in sicurezza. Che poi queste proposte coincidono anche con un altro organo che si è pronunciato in modo logico, che poi è sempre un organo che fa capo al Ministero della Pubblica istruzione, che è il Consiglio superiore della pubblica istruzione.

Anche quest'organo ha sempre valutato l'opportunità di ridurre le classi, il numero degli studenti per classe, per poter aprire in sicurezza. Invece ad oggi, proprio alla vigilia dell'esame di Stato, questa linea non viene seguita, perché noi, per far rispettare questa distanza di un metro tra un banco e un altro, possiamo solamente ridurre il numero degli studenti, perché la legge ordinaria addirittura per le classi superiori secondarie prevede un minimo di 27 alunni per costituire una classe. Spiegatemi voi come si può riaprire in sicurezza con un numero superiore a 27 ragazzi in una classe, perché le classi e le scuole italiane le conosciamo, non hanno queste classi così spaziose.

Noi volevamo solamente proporre questa riduzione del numero degli alunni, cosa che sbandierava anche la Ministra Azzolina quando era con noi in Commissione, perché faceva una battaglia contro le classi pollaio. Oggi, invece, che ha l'opportunità, attraverso questa emergenza sanitaria, di poter realizzare una cosa logica, non se ne parla purtroppo più, e questo ci dispiace veramente, perché è un'altra mancata occasione per dimostrare coerenza. Questa parola purtroppo è estranea a questo Governo e, quando non c'è coerenza, non c'è neanche credibilità agli occhi degli italiani. Quindi noi con questo ordine del giorno chiediamo veramente magari di poter ritornare ad essere credibili, e quindi rivedere tutta la politica precedentemente imposta sul numero degli alunni, facendo altresì carico di implementare una nuova dimensione edilizia con tutti i ritrovati della tecnica sul tipo dell'autosufficienza energetica e della condivisione degli spazi comuni e prevedere un piano di aumento degli organici, quindi assumere nuovi insegnanti precari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, vorrei illustrare due ordini del giorno, il n. 9/2525/132 a mia prima firma e il n. 9/2525/115 a prima firma dell'onorevole Fontana, ma di cui io sono cofirmataria. Allora, il tema è l'istruzione parentale: credo che ormai sia stato ripetuto diverse volte in questo periodo quanto meno sia come richiesta all'audizione della Ministra Azzolina, che, abbiamo detto più volte, non è qui con noi e che ci ascolta e ci ha seguito in quell'audizione, ma, quando poi ha dato le risposte, non mi ha risposto a quella richiesta che le avevo fatto al riguardo. L'abbiamo poi portata in Commissione, ne abbiamo parlato, e qui la Viceministra invece era presente, come puntualmente lo è, e lo ha sentito.

L'altro giorno c'erano entrambe, sia la Ministra che la Viceministra, e quindi spero che quantomeno un ordine del giorno venga accolto per risolvere questa problematica. Noi siamo qui oggi con questo decreto-legge a parlare degli ordini del giorno. Oggi è il 5 giugno, sono le 4 meno cinque e il decreto è datato 8 aprile. Cioè, siamo proprio agli ultimi sgoccioli per poter parlare di questo, ma comunque lo facciamo perché con questo decreto questa maggioranza è riuscita a scontentare praticamente tutti, di qualsiasi settore, di qualsiasi campo, dai precari agli insegnanti, alle famiglie, ai dirigenti scolastici, al personale non docente. Di tutto e di più possiamo metterlo dentro. Comunque, questo decreto in esame, all'articolo 1, comma 4, lettere b) e c), disciplina gli esami del primo e secondo ciclo scolastico per i candidati esterni. Nulla dice in merito all'esame annuale che i ragazzi che provengono dall'istruzione parentale o da scuole private devono sostenere alla fine dell'anno scolastico per accertare l'idoneità per entrare nel sistema scolastico pubblico o per avere riconosciuto l'intero percorso compiuto all'interno delle scuole private e parentali.

Gli esami di idoneità, come già precedentemente detto in altre occasioni, interessano circa 70 mila ragazzi, e quindi, di conseguenza, anche 70 mila famiglie, di qualsiasi ordine di scuola. Gli esami di idoneità sono stati successivamente oggetto, invece, dell'ordinanza n. 11 del 16 maggio; però tratta soprattutto del tema della valutazione. E invece viene citato all'articolo 8, sempre di questa ordinanza, nelle situazioni particolari, al secondo comma, prevede che gli esami di idoneità per l'ammissione alle classi intermedie di tutti i gradi scolastici, ivi compresi gli esami di cui agli articoli 10 e 23 del decreto legislativo, esami finali di un ordine di scuola per il passaggio all'ordine successivo, nonché gli esami integrativi per l'ammissione alla frequenza di classi intermedie e della scuola secondaria di secondo grado, sono svolti in presenza entro il 1° settembre 2020.

Quindi abbiamo questa data di riferimento. L'ordinanza rinvia l'esame di quasi tre mesi rispetto ai tempi ordinari, che di solito è entro il mese di giugno, e ne prevede oltretutto lo svolgimento in presenza. Questo, quindi, provoca una discriminazione non indifferente per questi ragazzi e ragazze, che inevitabilmente saranno impegnati anche durante l'estate con lo studio, diversamente, invece, da tutti gli altri, che finiranno a giugno, sperando che però non si verifichi qualche altro contrattempo di emergenza, tra virgolette, speriamo di no, che si chiuda tutto e che quindi possiamo ripartire tutti tranquillamente a settembre. Lo svolgimento degli esami in via telematica è previsto però in altre situazioni, come per la valutazione delle classi terze d'esame per le secondarie di primo grado o per l'istruzione degli adulti. E quindi perché non applicarlo anche in questo caso? Noi chiediamo al Governo di prevedere l'espletamento dell'esame di idoneità annuale per il passaggio alla classe successiva in qualità di candidati esterni presso una scuola statale o paritaria, come è già previsto, anziché in presenza, e che avvenga con esame consistente in un colloquio in modalità telematica entro la fine di giugno. In alternativa, nell'altro ordine del giorno diamo anche la seconda opzione, quella di valutare che gli alunni quantomeno della scuola parentale…

PRESIDENTE. Concluda.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Concludo subito, Presidente. Venga eliminato per quest'anno l'esame di idoneità, con l'automatica ammissione all'anno successivo della classe successiva e con la garanzia di fare una verifica durante il primo quadrimestre dell'anno scolastico successivo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, il calendario segna venerdì 5 giugno.

Siamo a 48 ore dalla scadenza dei termini per la conversione in legge del “decreto scuola” e se l'opposizione è costretta a restare qui alle 3,59 di notte, e a costringere anche il Viceministro, il sottosegretario, lei, Presidente, e cinque colleghi della maggioranza, l'unico motivo è che non abbiamo avuto altra occasione. La ringraziamo per non aver apposto la cosiddetta ghigliottina o tagliola, che dir si voglia, pur di consentirci di fare semplicemente il nostro mestiere. Infatti, in Commissione cultura, abbiamo avuto qualche ora di tempo, per poter affrontare un tema che riguarda più o meno 10 milioni di italiani, tra gli studenti, le famiglie - anzi forse anche qualcosa in più, - e i lavoratori della scuola tutti.

Però, non è colpa nostra, se siamo arrivati a 48 ore dalla scadenza della conversione del decreto-legge. È responsabilità - non voglio usare il termine “colpa” - della maggioranza, di un dibattito che vi ha dilaniato al Senato, di uno scontro senza esclusione di colpi, di tweet, di messaggi al veleno, da parte soprattutto del MoVimento 5 Stelle e del PD.

In questa corsa a marcare il più possibile questo provvedimento, chi ci ha rimesso sono soprattutto gli studenti e, subito dopo, i lavoratori. Infatti, uno dei motivi fondamentali, per cui questo “decreto scuola” era stato studiato, era soprattutto per il concorso, il concorso straordinario che avrebbe dovuto stabilizzare, prima 24 mila e poi altri 8 mila (32 mila) lavoratori, lasciando, però, nel limbo della precarietà e della disoccupazione più o meno 150 mila lavoratori. E uno dei perni fondamentali di questo decreto è venuto meno, perché il concorso non si farà più.

Certo, è anche responsabilità dell'opposizione, che rivendicava, come Lega, il gruppo al quale appartengo, l'idea di continuare ad utilizzare un metodo di assunzione che esiste da tanti anni, cioè dalle graduatorie, prima permanenti oggi ad esaurimento, che sono delle graduatorie per titoli e servizio. Infatti, ci sembrava assurdo decidere della vita di una persona con un concorso computer based, meglio conosciuto come concorso “a crocetta”, in 60 minuti, dove non si potevano valutare le competenze, ma che semplicemente si traduceva in un terno al lotto, perché magari anche un docente iper-preparato, in 60 minuti, avrebbe pure potuto sbagliare qualche domanda o perdere un po' più tempo a leggere un quesito.

Bene, il concorso è venuto meno. Su questo la maggioranza ha litigato con il capogruppo del PD, che ha presentato un emendamento, che la Lega ha votato e che per o uno o due voti - non ricordo bene - non è passato.

La maggioranza ha litigato anche sulle risorse da stanziare, perché nella realtà sono poco più di 300 milioni di euro quelli stanziati, quelli previsti, per il 2020 da questo “decreto scuola”, quando sono soldi che non basterebbero neanche all'acquisto delle mascherine. Infatti, su questo punto io ci voglio tornare, se le linee guida dovessero essere effettivamente realizzate. Purtroppo, non sono previste in questo “decreto scuola” e ci sarebbe piaciuto dibattere anche del plexiglass, dell'ingresso a scaglioni, con tutti i problemi che deriveranno per quei genitori che alle 8.30 o alle 8.40 devono timbrare un cartellino. Cosa succede, se un ingresso viene stabilito alle 8.20 e uno alle 8.40? Però, non c'è stata la possibilità di discutere nel merito.

Oggi pomeriggio, più o meno, una ventina di deputati e senatori della Lega sono andati a trovare qualche centinaio di lavoratori della scuola, precari e di ruolo, con gli studenti e con i genitori, perché, il primo giorno dopo il lockdown, che è stato possibile effettuare queste manifestazioni statiche, hanno assediato pacificamente il Ministero dell'istruzione.

Sa cosa ci hanno detto, Presidente? Sono persone che temono la disoccupazione e il licenziamento, perché queste persone comunque continueranno a lavorare per qualche mese, ancora da settembre, perché si umiliano i precari - certi colleghi del MoVimento 5 Stelle sono arrivati ad insultarmi su Facebook - però, alla fine, la nostra scuola è sempre aperta grazie a “San Precario”. Però, cosa succederà quando questo concorso straordinario lascerà fuori 160 mila insegnanti, soprattutto meridionali?

Sono, Presidente, soprattutto meridionali, gente che ha studiato e ha investito tutta la sua vita, per poter fare quello che io ritengo essere il mestiere più bello del mondo. In un clima come quello che c'è di crisi economica queste persone saranno costrette a rimanere a casa, con un danno pazzesco anche alla continuità didattica.

Io spero che nel “decreto rilancio” gli emendamenti del gruppo Lega e quelli di tutta l'opposizione possano trovare un giusto spazio e spero che non ci costringiate a stare qui alle quattro di mattina, pur di fare il nostro ruolo di parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tarantino. Ne ha facoltà.

LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Intervengo su un ordine del giorno, che affronta il tema delle dotazioni informatiche per la didattica a distanza. Solleviamo questo tema e lo segnaliamo con un ordine del giorno, visto che è l'unica occasione che rimane, dopo che tutti gli emendamenti che abbiamo presentato, anche su questo tema, sono stati bocciati in Commissione e dopo il voto di fiducia che è stato posto, che, quindi, ha sottratto la discussione degli emendamenti qui in Aula.

Allora, l'emergenza COVID-19 ha senz'altro modificato le nostre abitudini lavorative, le nostre abitudini di vita sociale, le condizioni anche della vita familiare. Senza dubbio, un settore che è stato colpito più di altri è proprio il mondo della scuola, se non altro perché è quello che da più tempo ha interrotto quella che era la normale attività. E ci sono ancora grandi incertezze rispetto alla ripartenza.

Quindi, di fronte a questi mutamenti tanto radicali, sono arrivate le prime risposte, prima ancora che dal Governo, dalle comunità locali. Io ho vissuto, toccando con mano nella mia città, nell'amministrazione comunale di cui faccio parte, una serie di situazioni, che qui voglio ricordare. Sono innanzitutto state attivate tante attività online, proprio partendo anche dai nidi, dalle scuole materne, con attività più semplici, per poi arrivare appunto alla didattica online. Sono stati rimodulati, quando possibile, tanti servizi. Alcuni, purtroppo, sono stati sospesi, perché era inevitabile (quelli magari del sostegno ai portatori di handicap, l'assegno educativo), però, per quanto possibile, anche in quel settore, si è cercato di attivare della sorta di assistenza, anche se solo telefonica, con le famiglie.

Molti sindaci hanno sollecitato l'apertura delle reti Wi-Fi domestiche, come accade a volte nelle emergenze legate a calamità naturali, proprio per rendere poi possibile, a chi non aveva queste dotazioni e a chi non aveva gli abbonamenti per il traffico Internet, di poter utilizzare, appunto, le reti Internet per queste attività. Sono state anche avviate tante raccolte fondi, proprio da quelle associazioni genitori, che spesso aiutano le amministrazioni ad acquistare delle LIM, piuttosto che attrezzature, proprio per dotare di tablet gli alunni e le famiglie, che ancora non li avevano e non potevano permetterselo.

Quindi, questo, alla fine, ha generato anche attività importanti della didattica a distanza, che, a onor del vero, ha luci e ombre, nel senso che, probabilmente, per gli alunni un po' più grandi, quelli maggiorenni o quelli vicini alla maggiore età, ha sicuramente un valore. Sugli alunni più piccini era sicuramente necessaria un'assistenza familiare e la presenza del genitore, quindi, tutta una serie di assistenze, per cui voglio dire altrimenti che la didattica probabilmente non era così efficace.

Però, questa nuova esperienza sicuramente ha aperto delle nuove opportunità e, quindi, la possibilità per il futuro, anche quando si tornerà alla normale attività scolastica, di potere avere delle attività aggiuntive e interessanti, oppure comunque facilitare, a volte anche in classe, la presenza di apporti esterni, che appunto non sono fisicamente presenti. Quindi, a nostro avviso, diventa importante cogliere questa occasione, che è nata da un dramma, per poter migliorare alcuni aspetti della didattica scolastica.

Quindi, proponiamo con questo ordine del giorno che la carta elettronica che viene assegnata ai neomaggiorenni possa essere utilizzata anche per l'acquisto di tablet, notebook e queste dotazioni informatiche. Non capiamo perché non sia stato già ascoltato questo appello perché non costa niente, tra l'altro, alle finanze dello Stato. Si tratta di aprire, nel ventaglio delle possibilità di spesa, anche a questa opportunità, quindi il nostro è davvero un invito accorato a fare questa cosa, che è semplice, ma sicuramente utile per i nostri alunni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Colmellere, prego.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, Vice Ministro Ascani, sottosegretario Malpezzi, a causa del Coronavirus migliaia di bambini sono rimasti a casa da scuola e sono stati costretti a modificare le proprie abitudini, purtroppo. Molti hanno sperimentato la didattica a distanza, lo hanno fatto in maniera improvvisata con l'aiuto grazie - e grazie - ai propri genitori, i genitori sui quali, ricordiamoci, sono state riversate delle responsabilità e delle funzioni educative immense, che non dovevano sicuramente stare anche in capo a loro; è palese a tutti, purtroppo, che la didattica a distanza ha rappresentato una brutta pagina della scuola. I nostri studenti tutti, con particolare riguardo agli alunni disabili, i loro genitori, gli insegnanti, il personale scolastico e non scolastico, i dirigenti scolastici unitamente ai dirigenti scolastici provinciali e regionali, sono stati letteralmente lasciati da soli, ma non solo da soli, accompagnati anche da grandissime responsabilità. Il Governo, infatti, stabiliva cosa dovevano fare e loro dovevano eseguire e devono attualmente eseguire, prendendosi delle grandi responsabilità. Sole sono rimaste anche le scuole paritarie, dimenticate dal Governo, nonostante in molte aree del Paese si sostituiscano allo Stato nel garantire il diritto all'istruzione. Ricordiamo che molte di esse, gravate da costi non compensati da adeguato sostegno statale, rischiano appunto di non riaprire, privando della scuola migliaia di studenti, tanti sono gli studenti, tanti sono i bambini che dopo due mesi di chiusura della scuola, non vedono l'ora di riprendere una vita normale, fatta di relazioni interpersonali, di socialità, di amicizia e di svago e anche di divertimento. Proprio per questo, per promuovere e valorizzare queste forme di socialità, il 15 giugno dovrebbero ripartire i centri estivi per bambini e ragazzi da 3 a 17 anni, per i mesi da giugno a settembre. I centri estivi rappresentano finalmente una buona opportunità per la gestione del tempo estivo in molte realtà territoriali, e questi vengono attuati e messi a disposizione delle famiglie. Nel “decreto Rilancio” sono stati finalmente stanziati dei fondi per il potenziamento dei centri estivi, dei servizi socio-educativi territoriali e dei centri con funzione educativa. Abbiamo un problema, però: i tempi di approvazione del “decreto Rilancio” potrebbero ritardare l'erogazione di questi fondi e dunque compromettere di conseguenza la programmazione e la progettazione dei centri estivi da parte dei comuni interessati, con grave disagio per i genitori che ci lavorano. Io ho tantissimi ex colleghi sindaci che mi riportano proprio questa loro necessità, la volontà di organizzare e di far partire questi centri estivi, ma non sanno ancora come fare, e ovviamente noi comprendiamo che i tempi per il rilancio saranno molto spostati in là e, di conseguenza, poi dovrà esserci un decreto attuativo. Il decreto attuativo arriverà a settembre, quando i centri estivi sono ben che finiti. Quindi, questo è un problema; infatti con l'ordine del giorno n. 9/2525/144 si impegna il Governo ad accelerare l'erogazione ai comuni dei fondi a disposizione per l'apertura dei centri estivi ai fini di una efficace progettazione e programmazione di questi ultimi. Mi auguro, rappresentanti del Governo, che questo ordine del giorno venga preso in considerazione; ricordiamoci che questi bambini sono chiusi in casa da mesi, hanno il bisogno, la necessità, e sono stati privati della libertà; adesso dobbiamo loro restituire una forma di svago e di divertimento. Io conto nella vostra serietà e responsabilità, perché qui si tratta del bene dei nostri bambini, dei nostri ragazzi che molto hanno dovuto subire in questo periodo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loss, prego.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi. In seguito alla crisi del Coronavirus le scuole italiane di ogni ordine e grado sono state chiuse sin dalla fine di febbraio, e per tutto il resto dell'anno scolastico il diritto dell'istruzione è stato quindi limitato e, in molti casi, sospeso, e non sono ancora certi i tempi e i modi per tornare a garantirlo a tutti a pieno. Infatti, per quanto riguarda il nuovo anno scolastico non vi è ancora una strategia definita, anche se è stato ipotizzato possa diventare un misto fra didattica a distanza e in presenza. Quale che sia il risultato finale, lo sforzo logistico organizzativo per il sistema scolastico nazionale sarà immane, assicurare il diritto allo studio e contemporaneamente il rispetto delle norme di distanziamento sociale imporrà, nel migliore dei casi, un aumento dei costi; parliamo di nuove strutture, più personale nel caso di lezioni con l'orario pomeridiano o nel weekend, sanificazione e potenzialmente una riduzione della qualità dell'istruzione; nel peggiore dei casi, il sistema scolastico non sarà in grado di ripristinare integralmente il servizio di istruzione che, si ripete, è un diritto costituzionalmente riconosciuto e persino un dovere per gli anni di istruzione obbligatoria. Se per le scuole pubbliche statali il problema è come riaprire in sicurezza con i mezzi e le risorse a disposizione, a partire dagli spazi del personale docente, per le scuole paritarie il problema è addirittura se riusciranno ad aprire. In base ad alcune valutazioni di esperti del settore, almeno un terzo delle scuole paritarie del Paese potrebbe addirittura non riaprire a settembre.

Il drastico peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie italiane rischia di comportare una forte riduzione della capacità di spesa, incluse quelle per l'istruzione; in particolare, gli studiosi stimano che circa un terzo degli studenti attualmente iscritti nelle scuole paritarie non potranno proseguire e dovranno iscriversi nelle scuole statali; queste ultime si troverebbero così, in poco tempo, a dover assorbire l'ingresso di oltre 290 mila studenti, un incremento pari al 4 per cento del totale degli iscritti, che sarà peraltro concentrato in specifiche aree del Paese, data la distribuzione difforme delle scuole paritarie nel territorio nazionale, e questo creerà ancora problemi, sia di ordine logistico-sanitario che di ordine economico. Non dobbiamo dimenticare che questo decreto legge di cui oggi siamo all'esame riguarda 8 milioni di studenti oltre un milione di lavoratori del sistema pubblico, assieme a 800 mila studenti e 150 mila lavoratori del settore privato. In questi mesi il corpo docente e gli studenti e soprattutto le famiglie hanno dovuto affrontare una situazione anomala e conoscere cosa sia la didattica a distanza, qualcosa che non era prevedibile e non era, tra l'altro, nemmeno previsto nel sistema ordinamentale scolastico. La didattica a distanza, nonostante famiglie e docenti abbiano dimostrato grande capacità di adattamento, ha dimostrato anche alcune fragilità di cui dobbiamo tenere conto per il riavvio del nuovo anno scolastico; innanzitutto, molte famiglie hanno avuto problemi di collegamento Internet; solamente il 67,3 per cento delle famiglie italiane, infatti, ha accesso alla rete e, soprattutto, ci sono intere aree del Paese, le più fragili, le più remote che non hanno addirittura accesso alla rete; altre non hanno avuto la possibilità di acquistare la strumentazione adatta ai cosiddetti device per poter permettere ai loro figli quel collegamento necessario per le lezioni on line perché non tutti hanno la fortuna di avere un computer a casa e chi ne possiede uno non è detto che ne abbia un altro da concedere in uso al figlio. La maggior parte degli italiani tuttora sta lavorando in smart working e spesso deve dividere il computer con il figlio, come si diceva, quindi sappiamo che molti studenti di ogni ordine e grado hanno fatto richiesta alla scuola per ottenere strumentazioni adatte, personal computer o tablet senza avere risposta o avendo risposta negativa, perché ovviamente gli istituti non hanno questa disponibilità e, se le hanno, sono ovviamente limitate. Per questo gli effetti della didattica hanno avuto e avranno forti ripercussioni sul prosieguo del corso degli studi e, quindi, sulla vita degli studenti.

Con l'ordine del giorno n. 9/2525/149 noi chiediamo un impegno del Governo a prevedere quindi ulteriori misure, anche di natura economica per dotare adeguatamente le scuole di apparecchiature adatte per la didattica moderna, ma soprattutto farsi carico delle famiglie che ne sono sprovviste, se la ripresa dell'anno scolastico dovrà necessariamente prevedere anche la didattica a distanza, perché ricordiamo il diritto allo studio è un diritto inalienabile, garantito dalla Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie Presidente, sottosegretario Malpezzi, Viceministro Ascani, ben cinque colleghi della maggioranza, sono cinque i colleghi della maggioranza, grazie di essere rimasti ad ascoltarci e grazie ai numerosi, invece, colleghi presenti della Lega e di Fratelli d'Italia. Vorrei iniziare a ricordare una cosa molto importante al Viceministro e ai colleghi presenti, perché mi sembra che in questo decreto sia sfuggito molto chiaramente, che è l'articolo 34 della Costituzione e quindi ve lo leggo, perché probabilmente avete bisogno di rispolverare: “La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso”. Ecco Viceministro, mi spiace che lei stia raccogliendo tutte quelle che sono state prims le nostre proposte e oggi le nostre osservazioni e gli ordini del giorno, perché al suo posto dovrebbe esserci il Ministro Azzolina (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che di guai ne ha combinati numerosi e non ultimo la proposta, oggi, del plexiglass, che veramente ci ha fatto sorridere, per non farci, piangere perché lei può benissimo immaginare come oggi i dirigenti scolastici e gli amministratori siano preoccupati di questa nuova boutade del Ministro, che veramente non rende giustizia a chi, come lei - e glielo riconosciamo - cerca di impegnarsi nel migliore dei modi. Ecco, col mio ordine del giorno vorrei che venisse reso applicativo quello è che l'articolo della Costituzione ovvero dare la possibilità, realmente e concretamente, a tutti i nostri bambini e ai nostri ragazzi, di poter accedere a quello che è un diritto costituzionale riconosciuto, perché vi voglio ricordare che in questa emergenza, che ha visto soffrire gran parte della popolazione, ma in particolar modo in questo momento dobbiamo dedicare l'attenzione ai nostri bambini, ai nostri ragazzi, alle famiglie, che hanno purtroppo attraversato questo periodo problematico, dove i nostri figli, i nostri ragazzi, non hanno potuto utilizzare nel migliore dei modi questa possibilità, che doveva essere loro garantita. Infatti vi voglio dare un dato, che ritengo sia fondamentale ovvero il 33 per cento dei nostri ragazzi non ha potuto usufruire della didattica a distanza e questo è un dato molto preoccupante, perché non poter usufruire della didattica per ben più di tre mesi del periodo scolastico, ritengo che sia un danno irreparabile rispetto alla preparazione che hanno potuto avere i nostri ragazzi, senza considerare che, laddove viene considerato che si è realizzata la didattica a distanza, spesso viene preso come riferimento anche semplicemente l'invio dei messaggi di WhatsApp inviati dagli insegnanti ai ragazzi per fare i compiti. Ecco, vi rendete bene conto che di fatto quella non è assolutamente didattica a distanza. Tra i presenti ci sono numerose mamme, numerosi padri, io penso che molti di voi hanno potuto verificare quali fossero direttamente le problematiche della didattica online, problematiche sia per i ragazzi ma anche per gli stessi genitori, che si son dovuti improvvisare insegnanti. Ecco, buona parte di questi ragazzi non ha potuto usufruire anche dei mezzi informatici necessari per fare le lezioni online e sto parlando, in particolar modo, dei ragazzi delle scuole paritarie. Le scuole paritarie, che rappresentano un bacino fondamentale per l'istruzione del nostro Paese, sono state praticamente dimenticate. Cercate di ricordarle. Non è stato possibile con emendamenti che abbiamo presentato e che voi non avete accolto almeno accogliete Non è stato possibile con emendamenti che abbiamo presentato e che voi non avete accolto, almeno accogliete questo ordine del giorno, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri.

ANNA ASCANI, Sottosegretaria di Stato per l'Istruzione. Sull'ordine del giorno n. 9/2525/1 Fioramonti il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/2 Vizzini il parere è favorevole con riformulazione: impegno “a valutare l'opportunità di attivare iniziative, in sede di adeguamento delle strutture di fatto, rispetto all'organico di diritto, volte a superare le eventuali criticità circa le assegnazioni delle cattedre comunicate agli uffici scolastici regionali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/3 Bologna il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e poi restare l'impegno

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/4 Sarli il parere è favorevole con riformulazione: nell'impegno viene espunta la parte “a partire dall'anno 2020”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/5 Schirò il parere è favorevole con riformulazione: “a considerare l'opportunità di restituire al MAECI la completa gestione del sistema della formazione italiana nel mondo” e poi la parte successiva, dove c'è “alla selezione e alla destinazione del personale all'estero” viene espunta e si riprende “a una soluzione auspicata” eccetera eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/6 Grippa il parere è favorevole con riformulazione; leggo l'impegno così com'era: “a valutare l'opportunità di assicurare, negli edifici scolastici, con successivi interventi normativi, la presenza degli adeguati supporti di sicurezza sanitaria”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/7 Bella il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/8 Testamento il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/9 Papiro il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di assicurare, con successivi interventi anche normativi, l'adeguata valorizzazione del servizio svolto su posto di sostegno in assenza di specializzazione”, qui finisce tutto il primo paragrafo e si riprende a “in subordine, a valutare l'opportunità di assicurare, con successivi interventi anche normativi, l'accesso” viene espunto “in sovrannumero” e si riprende “al quinto ciclo TFA”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/10 Lattanzio il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/11 Iovino il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/12 Maraia il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/13 Melicchio il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/14 Gallo il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/15 Corneli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/16 Lovecchio il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/17 Pierantoni il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/18 Vacca il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/19 Casa il parere è favorevole con riformulazione: “a porre in essere, nel primo provvedimento utile, iniziative per i docenti immessi in ruolo” eccetera eccetera.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/20 Silvestroni il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/21 Mantovani il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/22 Bellucci il parere è favorevole con riformulazione: “a garantire agli alunni con disabilità, che non abbiano potuto usufruire della didattica a distanza, ogni utile iniziativa volta al recupero di quanto non svolto”; il secondo paragrafo resta uguale, si aggiunge: “nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità competenti”, il resto resta identico.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/23 Vietina il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/24 Aprea il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/25 Palmieri il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/26 Nevi il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di bandire una procedura concorsuale, per titoli ed esami”, eccetera eccetera, poi viene espunto il pezzo da “graduatoria provinciale utile ai fini” fino a “anno scolastico 2020-2021”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/27 Marin il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/28 Casciello il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/29 Bond il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/30 Mandelli il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/31 Versace il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/32 Ruffino il parere è favorevole con riformulazione: viene espunta la parte “e che agli stessi sia garantito lo svolgimento degli esami” eccetera, fino alla fine.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/33 Saccani Jotti il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/34 Zanella il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/35 Savino Elvira il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/36 Siracusano il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/37 D'Attis il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/38 Tartaglione il parere è favorevole con riformulazione: “a far sì che le attività di recupero” e viene tolto soltanto “straordinaria”, il resto resta.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/39 Occhiuto il parere è favorevole con riformulazione: “impegna il Governo a garantire, per gli studenti con disabilità, misure idonee ad un regolare svolgimento della didattica, in accordo con la famiglia, per l'intero anno scolastico”.

Ordine del giorno n. 9/2525/40 D'Ettore parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/41 Bagnasco, parere favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/42 Giacometto, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/43 Russo Paolo, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/44 Nitti, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/45 Trano, inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/2525/46 Gagliardi, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/47 Silli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/48 Benigni, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/49 Borghese, favorevole con riformulazione: si espunge “per l'anno 2020”

Ordine del giorno n. 9/2525/50 Tasso, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/51 Ungaro, favorevole con riformulazione, viene espunto “con priorità rispetto a tutte le altre assegnazioni”.

Ordine del giorno n. 9/2525/52 Iorio, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/53 Ferri, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di” e viene espunta la parte “e la parità di trattamento tra le varie province della Toscana”.

Ordine del giorno n. 9/2525/54 Piccoli Nardelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/55 De Carlo Luca, favorevole con riformulazione, viene espunto: “per l'anno scolastico 2020-2021.

Ordine del giorno n. 9/2525/56 Gemmato, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/57 Bucalo, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/58 Rizzetto, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/59 Ciaburro, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/60 Zucconi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/61 Galantino, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/62 Foti, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/63 Rampelli, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/64 Prisco, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/65 Mollicone, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/66 Osnato, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/67 Frassinetti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/68 Trancassini, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/69 Varchi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/70 Lucaselli, favorevole con riformulazione “a valorizzare le attività di apprendimento programmate e i percorsi formativi svolti con la didattica a distanza garantendo l'effettivo recupero e integrazione degli apprendimenti degli alunni nel corso del presente anno scolastico e garantendo il concreto esercizio del diritto all'istruzione, anche nel caso in cui le attività didattiche non riprendano in presenza”.

Ordine del giorno n. 9/2525/71 Lollobrigida, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/72 Ferro, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/73 Deidda, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/74 Montaruli, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/75 Acquaroli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/76 Bignami, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere idonee iniziative destinate al personale”, eccetera, eccetera.

Ordine del giorno n. 9/2525/77 Rotelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/78 Baldini, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/79 Rospi, favorevole

Ordine del giorno n. 9/2525/80 Occhionero, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di” e alla fine si aggiunge: “qualora prestata nei percorsi per l'assolvimento dell'obbligo di istruzione”.

Ordine del giorno n. 9/2525/81 Bendinelli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/82 Pezzopane, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/83 Ciprini, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/84 Pastorino, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/85 Fratoianni, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/86 Fornaro, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/87 Muroni, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/88 Minardo, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/89 Giglio Vigna, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/90 Maggioni, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/91 Vallotto, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/92 Legnaioli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/93 Novelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/94 Raffaelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/95 Gobbato, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/96 Tomasi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/97 Valbusa, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/98 Bazzaro, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/99 Foscolo, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/100 Panizzut, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori iniziative volte a”.

Ordine del giorno n. 9/2525/101 Crippa Andrea, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di adottare ogni provvedimento”, eccetera, eccetera e viene espunta l'ultima parte da: “e non alternato” fino a: “costituzionalmente garantito”.

Ordine del giorno n. 9/2525/102 Golinelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/103 Sutto, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/104 De Martini, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/105 Covolo, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/106 Frassini, favorevole con riformulazione: “a fornire celermente indirizzi chiari a tutti i soggetti coinvolti”, eccetera.

Ordine del giorno n. 9/2525/107 Bisa, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/108 Patelli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/109 Ribolla, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/110 Lucchini, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/111 Murelli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/112 Stefani, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/113 Lorenzoni Eva, favorevole con riformulazione: “impegna il Governo ad adottare ogni iniziativa necessaria affinché anche nell'anno scolastico 2020-2021 permangano le scuole paritarie attive alla data del 23 febbraio scorso”.

Ordine del giorno n. 9/2525/114 Belotti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/115 Fontana Lorenzo, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/116 Turri, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/117 Potenti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/118 Pettazzi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/119 Lolini, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/120 De Angelis, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/121 Lazzarini, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/122 Racchella, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/123 Billi, favorevole con riformulazione: “a prevedere ove necessario provvedimenti finalizzati a garantire il regolare svolgimento dell'anno scolastico in tutte le scuole italiane all'estero e il diritto allo studio degli studenti e i diritti dei lavoratori, nonché le nuove assunzioni”, eccetera.

Ordine del giorno n. 9/2525/124 Molinari, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere”, eccetera.

Ordine del giorno n. 9/2525/125 Ziello, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/126 Tiramani, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/127 Cecchetti, favorevole con riformulazione: viene espunta la parte “o l'esonero dallo stesso con previsione di altra prove alternativa”.

Ordine del giorno n. 9/2525/128 Paolini, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/129 Boniardi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/130 Basini, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/131 Latini, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/132 Fogliani, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/133 Furgiuele, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/134 Andreuzza, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/135 Piccolo, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/136 Patassini, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/137 Sasso, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/138 Badole, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/139 Tarantino, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/140 Capitanio, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/141 Maccanti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/142 Cavandoli, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/143 Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/144 Colmellere, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/145 Gerardi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/146 Pagano Alessandro, inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/2525/147 Guidesi, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/148 Viviani, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/149 Loss, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/150 Bubisutti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/151 D'Eramo, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/152 Donina, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/153 Di Muro, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/154 Piastra, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/155 Coin, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/156 Cestari, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/157 Colla, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/158 Dara, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/159 Gusmeroli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/160 Iezzi, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/161 Borghi Claudio, inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/2525/162 Comencini, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/163 Bellachioma, inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/2525/164 Binelli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/165 Toccalini, inammissibile.

Ordine del giorno n. 9/2525/166 Comaroli, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/167 Marchetti, favorevole con riformulazione alla terza lettera: “a valutare l'opportunità di ridurre una quota parte”, eccetera.

Ordine del giorno n. 9/2525/168 Caffaratto, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/169 Cantalamessa, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/170 Castiello, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/171 Cattoi Vanessa, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/172 Giacometti, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/173 Ferrari, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di adottare ulteriori interventi volti alla stabilizzazione dei docenti precari”.

Ordine del giorno n. 9/2525/174 Gastaldi, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/175 Liuni, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/176 Manzato, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/177 Maturi, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/178 Moschioni, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/179 Parolo, favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/180 Bianchi, contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/181 Centemero, parere favorevole con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare la possibilità di una procedura di reclutamento del personale mancante attraverso una prova concorsuale basata su titoli e prova finale, valorizzando il servizio pregresso che porterà a una graduale immissione in ruolo come DSGA”.

Ordine del giorno n. 9/2525/182 Pretto, favorevole; ordine del giorno n. 9/2525/183 Fantuz, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2525/184 Bordonali, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/185 Durigon favorevole; ordine del giorno n. 9/2525/186 Bitonci, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2525/187 Paternoster, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2525/188 Tombolato, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2525/189 Vinci, parere contrario.

Ordine del giorno n. 9/2525/190 Locatelli, favorevole; ordine del giorno n. 9/2525/191 Boldi, favorevole con la riformulazione “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2525/192 Zordan favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

Ordine del giorno n. 9/2525/193 Caparvi, favorevole con riformulazione “a valutare l'opportunità di”.

PRESIDENTE. Grazie. Passiamo ora alle dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno. Ha chiesto di intervenire il deputato Sasso. Prego, ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. La sera del 6 aprile del 2020, in diretta televisiva a reti unificate - reti dello Stato - durante la conferenza stampa del Presidente del Consiglio c'era anche il Ministro dell'Istruzione. Ricorderete tutti, colleghi della maggioranza, Governo, colleghi dell'opposizione, come il Ministro Lucia Azzolina, in un momento di lucidità politica e in uno dei suoi rari momenti di umiltà e di piena consapevolezza dei propri limiti, chiese scusa ai precari. Disse testualmente: chiedo scusa ai precari della scuola. E si giustificò dicendo che non sarebbe stata in grado di aggiornare le graduatorie di istituto.

Abbiamo scoperto, a distanza di più o meno due mesi, che in realtà quelle scuse, in un raro momento di crisi di coscienza, rappresentavano qualcosa di ben più grave ai danni dei precari. In una sorta di rivisitazione scolastica di un'opera del maestro Kubrick, Arancia meccanica, dove la vittima si trasformava in carnefice, la Lucia Azzolina, precaria del Sud che sale per il Nord in cerca di lavoro, diventa Ministro e affossa i lavoratori precari.

Ecco ci saremmo aspettati di tutto da un ex precaria nonché sindacalista. Apro una parentesi: sono settimane che, in maniera impietosa, giornalisti e precari si divertono a mandare in onda delle interviste alla ex sindacalista Azzolina che si batte duramente per la stabilizzazione degli insegnanti precari, citando più volte la direttiva europea n. 70 del 1999, recepita in Italia dal decreto legislativo n. 368 del 2001, che sanciva un principio molto semplice: cioè che, dopo tre anni di servizio, il personale, sia nel settore privato che nel settore pubblico, va stabilizzato; altrimenti, si configura un abuso che è stato cristallizzato da numerose sentenze della magistratura del lavoro come abuso della reiterazione dei contratti a termine.

Ebbene, una volta che l'ex precaria e sindacalista Azzolina è diventata Ministro, si è dimenticata di questa battaglia che portò, all'epoca, nelle casse del sindacato nel quale il Ministro militava, fior di quattrini.

Il Ministro Azzolina ha dimenticato il principio di discriminazione tra lavoratori dello stesso comparto, perché, vede Presidente, un lavoratore precario della scuola - e ce ne sono tanti nel nostro sistema di istruzione - può lavorare anche per vent'anni e percepire sempre lo stesso stipendio, a differenza dei lavoratori dello Stato a tempo indeterminato, che hanno i cosiddetti scatti stipendiali, che hanno la cosiddetta progressione economica dello stipendio. Anche all'epoca il Ministro Azzolina si batteva per questo, il Ministro, l'ex precaria Lucia Azzolina che diventa Ministro si dimentica di questa ulteriore battaglia.

Questo “decreto Scuola”, che dovrebbe chiamarsi “decreto Azzolina”, è un decreto inconcludente, un decreto che non porta a casa il concorso, un decreto che non affronta minimamente un tema che è caro a 8 milioni di mamme e a 8 milioni di papà, che accompagnano i figli a scuola ogni giorno. Perché, vede, io non voglio ritornare sul plexiglass, che mi sembra una proposta demenziale, ma quando noi sentiamo il Ministro Azzolina prendere sul serio le linee guida di un comitato scientifico che sembra piovuto da Marte... come se non avessero mai messo piede in un'aula: pretendono le distanze di un metro da un banco all'altro e non capiscono che nelle nostre aule sono irrealizzabili. Io ho sentito le lamentele dei dirigenti scolastici che non sanno come faranno a riaprire le scuole, se queste linee guida dovessero essere trasformate in legge.

Per cui, mi avvio alla conclusione di questo intervento, rimandando poi alla dichiarazione di voto fra qualche ora, spero alla presenza del Ministro Lucia Azzolina: cerchiamo di mettere più fondi e più risorse perché quando la Lega fa una proposta di buonsenso e dice “miglioriamo le nostre aule e diminuiamo il numero degli alunni”, il Ministro Azzolina non può rispondere con delle circolari dove gli uffici scolastici regionali invitano i dirigenti a non formare le classi se ci sono soltanto 18 alunni. Cioè, da un lato, volete combattere le classi pollaio, dall'altro lato, soprattutto nei piccoli comuni, vietate la formazione delle classi che non siano appunto classi pollaio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a porre fine all'esame della legge di conversione del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, in materia di regolare conclusione e ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

La situazione è nuova e inedita per tutti. Sarebbe inutile stare a ripercorrere tutte le stime sui danni e i costi economici della crisi perché sarebbe l'ennesimo bollettino di guerra di cui in questo momento non abbiamo bisogno. Esponenti politici di varie formazioni di questo Governo hanno nel tempo espresso, a vario titolo, la necessità di rivoluzionare la scuola, di ripartire dagli studenti, da quell'istruzione che, per quanto di qualità, a volte sembra figlia di un dio minore quando comparata agli altri Paesi dell'Europa. Tra l'altro, l'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha messo in crisi il sistema dell'istruzione italiano a tutti i livelli, costringendo ad adottare modalità di didattica a distanza con risultati non sempre dei migliori, come lamentato da categorie, studenti e docenti stessi.

E', altresì, naturale che, in seguito alla mancanza di liquidità dovuta alla crisi, l'istruzione terziaria si sia trovata in particolare difficoltà. Numerose famiglie si trovano, infatti, nell'incapacità di sostenere il pagamento delle tasse di iscrizione e delle rate universitarie, soprattutto per quanto attiene le università non statali. Nel caso di quest'ultime il dato è ancora più drammatico, poiché usufruendo di limitatissimi contributi finanziari del MIUR, il danno economico ha ripercussioni ancora più gravi, rendendo economicamente insostenibile, ad esempio, il mantenimento dell'attuale corpo docenti.

Tenendo conto che questa crisi ha fatto del 2020 post COVID il periodo peggiore per entrare nel mercato del lavoro, è chiaro che per molti ragazzi la prosecuzione degli studi nelle università costituirà una scelta, ove possibile, ben più che obbligata e il sistema Paese deve farsi trovare pronto per questa sfida.

Eppure, nonostante siano anni che ci trasciniamo dietro varie criticità legate al nostro sistema scolastico e universitario, pare che solo una crisi pandemica globale costituisca l'opportunità per modificare qualcosa. I dati ci indicano chiaramente che, se negli ultimi anni i numeri del personale docente universitario a tempo indeterminato hanno subito una contrazione, questa è stata compensata dal ricorso dei docenti a contratto, in particolar modo i professori cosiddetti straordinari, assunti per un periodo di tempo limitato di 3 anni, i quali sono progressivamente diventati una sorta di factotum negli atenei, occupandosi sempre di più di ricerca, esami universitari e tesi di laurea. Di fronte ad uno scenario del genere, da un lato si assiste al rischio di vedere progressivamente perdere quel personale docente che rappresenta una così forte risorsa per i nostri atenei e, dall'altro, di vedere un corpo docente numericamente inadeguato a sostenere le nuove esigenze, anche di carattere organizzativo, cui il COVID-19 ci ha sottoposti.

Giusto un dato: a fronte di una media comunitaria di una spesa in istruzione terziaria pari allo 0,7 per cento del PIL, in Italia questo investimento ammonta allo 0,3 per cento, meno della metà. È evidente che, se già in passato non siamo stati i primi della classe per investimenti nell'istruzione terziaria, abbiamo una ragione in più per impegnare maggiori risorse in questo momento di difficoltà. Con il presente ordine del giorno, che abbiamo presentato come Fratelli d'Italia, si vuole scommettere sul futuro e sul rilancio, quello vero, dei nostri atenei, impegnando il Governo ad assumere tutte le iniziative necessarie per assumere nuovi docenti, in modo da garantire i requisiti minimi di docenza, prolungando il contratto dei professori straordinari per tre anni. Non si tratta di una richiesta…

PRESIDENTE. Grazie, deve concludere.

MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Concludo, Presidente. Non si tratta di una richiesta irragionevole, men che meno faraonica o insostenibile. Votare a favore di questa proposta costituirebbe un'importante risposta per parte di un settore che con la crisi del COVID-19 ha visto chiudersi davanti a sé la possibilità di proseguire un percorso accademico atto a formare le menti di domani. Chiedo pertanto la possibilità al Governo di modificare il proprio parere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, sono contenta che sia stato accolto in maniera favorevole l'ordine del giorno da me segnalato riguardante i centri estivi e l'impegno da parte del Governo ad accelerare l'erogazione ai comuni dei fondi a disposizione per l'apertura dei centri estivi ai fini di un'efficace progettazione e programmazione di questi ultimi. Spero davvero che venga modificata questa norma, che si dia possibilità di poter contare sui fondi stanziati nel “decreto Rilancio” in maniera urgente e in maniera tempestiva, soprattutto una maniera al passo con i tempi. La stessa soddisfazione non la posso segnalare circa l'ordine del giorno n. 9/2525/152, in quanto gli insegnanti delle scuole paritarie reputo che stiano vivendo una condizione di disuguaglianza rispetto agli altri colleghi delle statali, perché sono stati esclusi dall'accesso al concorso straordinario.

Concorso straordinario che prevedeva uguali titoli e anche uguale tipo di servizio maturato. Quindi è una disuguaglianza perché la scuola è vero che non è statale, ma è riconosciuta dalla Costituzione come parte del sistema scolastico nazionale, e quindi invito il Governo a rivedere e a riformulare questo giudizio, che, secondo me, è alquanto disomogeneo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ciaburro. Ne ha facoltà.

MONICA CIABURRO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto volevo ringraziare ai banchi del Governo il sottosegretario e anche il Viceministro Ascani, che sono state qua non per difendere, da precari, un mondo che lo stesso Ministro, invece, da precaria non ha saputo e voluto difendere. Mi chiedo, però, come spiegherete questo decreto domani, all'indomani di questo voto che a 48 ore nemmeno ormai, perché sono già quasi le cinque, andrebbe a scadere. Ci aspettavamo, soprattutto dal PD e LeU, quel buonsenso, quella vicinanza, quella sensibilità e quella conoscenza del mondo scuola che hanno sempre dimostrato, ma che in questa occasione hanno tradito in una sola nottata passata con il Presidente Conte e con il Ministro Azzolina, retrocedendo e abbandonando quelli che erano i loro valori, i loro principi, la loro vicinanza al mondo scuola. Sarebbe proprio il caso oggi di dire: uscite dalla scatoletta di tonno e andate sulle piazze, andate nei bar, andate nelle scuole a sentire quello che sono nei bar anche, certo, assolutamente sì, anche lì ci sono gli italiani che purtroppo devono subire quelle che sono le vostre incapacità di agire, le vostre incertezze, le vostre paure, che state trasferendo a tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ad ogni livello e in qualsiasi professione, dalle categorie, dalle partite IVA e anche, ahimè, al mondo scuola.

Riuscite con questo decreto a trasformarlo in legge, ma senza, di nuovo, dare risposte al mondo scuola. Tra poco meno di tre mesi le scuole dovranno riaprire: sui tavoli dei dirigenti sono arrivate in questa settimana le circolari di cosa dovrebbero fare, mettendo dei punti molto fissi, ma, soprattutto, nelle ultime ore abbiamo assistito di nuovo a delle dirette Facebook per quello che riguarda di nuovo il plexiglass piuttosto che mascherine, non mascherine, distanziamenti, aule all'aperto, nei cortili, nelle piazze, chiedendo magari ai sindaci di utilizzare degli altri spazi di cui non sanno nulla e non sanno nemmeno come affrontarlo. Quindi avete di nuovo lasciato un intero mondo, che però va a coprire non solo i dirigenti, non solo gli insegnanti, non solo gli ATA, non solo gli alunni, ma tutte le famiglie.

Per cui anche in questa occasione avete perso la voglia, il buon senso, la concretezza di essere vicini alle esigenze di una categoria che ha bisogno di sapere come affrontare la ripartenza. Avete tirato fuori delle cose assurde: la mascherina, senza immaginare che ci sono dei bambini che, ahimè, soffrono di asma; quando ci sono delle evidenze di studi che dicono quanto possa far male. Non avete immaginato che debba essere anche tolta ogni quattro ore. Ma, se il vostro modello di gestione di un Paese è quello di sfornare delle linee guida la notte prima degli esami, lo state dimostrando anche con la scuola. Lo avete dimostrato quando sono ripartiti tutti i negozi, che non sapevano assolutamente come e se. Avete proposto di assumere gli ispettori per andare a controllare qualcosa che voi non avevate neanche ancora scritto per vessare, perché tutto quello che è il mondo produttivo, operoso, sociale deve poter continuare a vivere. Con questa pandemia ci si aspettava un Governo serio, forte e consapevole, che sapesse affiancarsi agli italiani e alle loro attività, in modo da condurle, far sentire la sua vicinanza e non far sentire da soli gli italiani in un momento così difficile.

Invece li avete abbandonati e li avete ancora più messi di fronte a incertezze e paure. Anche gli insegnanti, purtroppo, che si erano fidati di un Governo che gli aveva fatto firmare, aveva fatto firmare loro un contratto a tempo indeterminato, avevano passato la prova, l'esame di ruolo con una commissione, eppure li state licenziando. Sono tutte persone, uomini e donne, che hanno non solo delle famiglie, ma hanno un'esperienza alle spalle, e la scuola li ha sempre sfruttati per anni. In questo momento, soprattutto perché ci saranno dei numeri contingentati, soprattutto perché le aule saranno anche al di fuori degli edifici, perché non incrementare anche questi insegnanti, dando sollievo anche ai dirigenti che dovranno inventarsi dei numeri senza avere la materia prima?

Quindi, io chiedo, se è possibile, soprattutto a lei Viceministro, se quest'ordine del giorno possa essere rivisto…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MONICA CIABURRO (FDI). …soprattutto in un momento così difficile, dove servirà materiale umano, che possa saper guidare la scuola, con capacità, mano ferma ed esperienza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Latini. Ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Io ringrazio per l'approvazione del mio ordine del giorno. Sicuramente è una apertura da parte del Governo, però sappiamo che poi l'ordine del giorno ha dei tempi molto, molto lunghi. Quindi, i nostri emendamenti, che ovviamente sono stati bocciati, sicuramente li ripresenteremo nel “decreto rilancio”, quelli almeno che hanno ad oggetto uno stanziamento di fondi per rilanciare il sistema scuola.

Infatti, come abbiamo più volte detto in Commissione e in quest'Aula, è un decreto-legge veramente confusionario, che purtroppo non dà risposte. Non dà risposte sulla riapertura delle scuole a settembre. Infatti, riguardo il distanziamento sociale, obbliga alla distanza di un metro tra i banchi, impossibile da realizzare nella maggior parte delle scuole italiane, e mette anche in evidenza la discrasia del Ministero dell'istruzione, che stanzia appena 331 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole.

Poi, non sappiamo se questi soldi per la sicurezza debbano essere anche utilizzati per pagare l'acquisto delle mascherine o se questo costo dovrà essere sulle spalle delle famiglie, che sono già in difficoltà economiche ovviamente. Quindi, anche questa disposizione di queste mascherine obbligatorie, magari, potrà essere rivista, perché oltre ad essere un elemento di difficile applicazione, soprattutto per i ragazzi e i bambini anche più piccoli, che si dovranno tenere questa mascherina per veramente tante ore, hanno un costo alto. Infatti, una mascherina, che deve essere cambiata ogni tre ore, ha un costo minimo di 50 centesimi e saranno due mascherine al giorno per ogni studente. Parliamo, quindi, di 8 milioni di euro, visto che gli studenti sono, appunto, 8 milioni e queste mascherine avranno questo prezzo in teoria di 50 centesimi. Quindi, sicuramente questo dovrà essere, a nostro avviso, rivisto.

Poi non viene fatta neanche nessuna chiarezza sulle modalità organizzative della didattica a distanza, perché anche qui le risorse che sono state stanziate sono purtroppo insufficienti, per colmare il divario digitale, che colpisce il 33 per cento delle famiglie italiane, come ha evidenziato l'Istat. Mentre, invece, il Ministero parlava che la didattica a distanza copriva il 93 per cento delle famiglie italiane. Ecco, noi abbiamo ovviamente altri dati e c'è bisogno che questi ragazzi, che non hanno e non sono in possesso di questi strumenti tecnologici, vengano messi in condizione di seguire queste elezioni, appunto donando da parte del Governo pc e tablet e, soprattutto, anche risolvendo i problemi di connessione.

Io ricordo che non in tutti i comuni, non in tutti i territori, la connessione Internet è agibile. Infatti, nel mio territorio, per esempio, quello delle Marche, la fibra ottica non c'è e, quindi, la navigazione, quando sono collegate più persone - in una famiglia a volte ci sono due bambini, magari due ragazzini, che devono connettersi allo stesso orario, e possono esserci gli stessi genitori, che lavorano ancora in smart working - capite che, purtroppo, a volte è quasi impossibile connettersi via web e seguire tutte quante le lezioni.

Ecco, nessuna chiarezza neanche viene fatta per quanto riguarda l'orario scolastico, perché purtroppo anche qua è stata prevista una modulazione, a seconda dei vari orari d'ingresso.

Quindi, nel complesso, purtroppo, mancano veramente tante risposte, come per quanto riguarda gli insegnanti precari, che ancora questa volta non vengono stabilizzati.

Queste domande noi ci auspichiamo che comunque dovranno essere esaurite a breve. Ma veramente questo deve essere fatto, a prescindere dagli orientamenti politici, per il bene della nostra società, per il bene della scuola italiana.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Grazie, Presidente. Mi dispiace che il parere del Governo al mio ordine del giorno sia contrario. Ma il concetto deve essere chiaro: Fratelli d'Italia vuole porre fine al precariato scolastico e, in particolare, intende regolarizzare e rendere efficiente il sistema delle istituzioni.

Urge, Presidente, la necessità di regolarizzare i docenti che abbiano superato un concorso selettivo. Questo ordine del giorno non serve a farci dire che noi di Fratelli d'Italia siamo bravi. Questo lo diranno gli elettori, quando saranno chiamati alle urne: arriverà anche il nostro momento. Questo ordine del giorno serve a restituire dignità ai docenti, a garantire agli studenti il diritto all'istruzione.

Dobbiamo offrire agli studenti la possibilità di crescere e di formarsi, per esprimere al meglio il proprio potenziale, in modo da potere fare quello che più piace nella vita, che dovranno affrontare.

Chiederemo, quindi, a quest'Aula di votare favorevolmente questo ordine del giorno, dando il giusto riconoscimento a chi impegna la sua vita nelle scuole e al servizio dell'istruzione. Chiederemo di dare il giusto riconoscimento a quel diritto all'istruzione, propedeutico alla crescita personale di ciascun individuo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fogliani Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Con questi pareri noi abbiamo capito che questa maggioranza considera gli studenti e le studentesse di serie A e di serie B, perché, se non è uno studente o una studentessa della scuola statale e sono invece o della scuola paritaria o candidati esterni o dell'istruzione parentale, invece, diventano di serie B.

Con la scuola paritaria, però, questa sera abbiamo capito che diventa una quasi serie A, perché comunque qualcosa è stato concesso. E questo è già un passo avanti. Invece, per quanto riguarda, come dicevo prima, l'istruzione parentale, non c'è neanche una delle due - c'erano due ipotesi - un quantomeno “a valutare” che, quindi, poteva essere presa in considerazione. Ma sono tutte e due pareri contrari, sia all'ordine del giorno n. 9/2525/132 sia al n. 9/2525/115. Uno ovviamente esclude l'altro, però, quantomeno, una valutazione poteva essere presa in considerazione. Quindi, io chiedo che, appunto, non ci sia questa discriminazione e quantomeno possa essere valutato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, colleghi, questo ordine del giorno da me sottoscritto n. 9/2525/60 tratta la problematica dei dirigenti scolastici.

Sappiamo che una delle criticità, che si ripete da molto tempo e che, quindi, inficia anche la buona organizzazione dell'andamento delle istituzioni scolastiche, è la carenza di dirigenti scolastici. Abbiamo molte sedi vacanti, che vengono gestite in reggenza e spesso i dirigenti scolastici sono costretti a dividersi tra plessi diversi, anche distinti e lontani tra loro.

Quindi, questo ordine del giorno paventa l'attivazione di un nuovo corso concorso, come già disciplinato dal comma 88 dell'articolo 1 della legge 13 luglio 2005, n. 107, proprio riservato ai soggetti che abbiano avuto una sentenza favorevole, almeno nel primo grado di giudizio, oppure che non abbiano avuto alcuna sentenza definitiva.

Questo è naturalmente da inquadrarsi nell'ambito del contenzioso riferito ai concorsi per dirigenti scolastici.

Mi pare che non ci sia nulla in contrario all'accoglimento di questo ordine del giorno. Questa possibilità consentirebbe di tutelare le esigenze di economicità dell'azione amministrativa e di prevenire le ripercussioni sul sistema scolastico in considerazione della situazione, come dicevo all'inizio del mio intervento, di plessi scoperti proprio dai dirigenti scolastici e questo è un vulnus nel sistema scolastico nazionale e ha obbligato tantissimi dirigenti a fare ricorso e procurando quindi anche un disagio una situazione anomala in un campo così importante come quello di chi deve guidare le scuole, di chi ha sempre più responsabilità, e l'abbiamo visto anche nell'emergenza COVID-19, di una figura che ha assunto anche una funzione organizzativa negli ultimi anni, maggiore; non è più il vecchio classico preside che conoscevamo un tempo, ma è sicuramente una figura centrale, che deve essere sempre al passo coi tempi, aggiornarsi, avere delle facoltà organizzative e di progettualità; quindi, deve essere messo in condizione di operare nelle sue sedi senza dover coprire più plessi, e quindi districarsi in situazioni burocratiche di disagio che non gli consentono di operare nella maniera più corretta il proprio mandato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patelli, prego.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Sono le 5 e 10 del mattino e il Ministro Azzolina non si è visto. Ringrazio il sottosegretario e il Vice Ministro, invece, per la presenza e per essere qui a quest'ora ancora, un po' provati anche loro, ma visibilmente attenti.

Non posso ritenermi, però, soddisfatta della riformulazione del mio ordine del giorno e, signor Presidente, mi permetta, è decisamente avvilente; mi domando e vi chiedo come sia possibile riformulare un ordine del giorno del genere, che chiede semplicemente l'abolizione dell'esame di Stato per l'anno 2020, vista l'emergenza nazionale sanitaria dichiarata al 31 gennaio scorso, per l'esercizio della professione, ricordo, di psicologo, farmacista e biologo, rendendo appunto abilitante alla professione il completamento e la certificazione del tirocinio professionalizzante post lauream ad opera dell'università e l'applicazione dell'articolo 102 del decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, così come, ricordo, è stato di recente stabilito per le professioni mediche. Quindi, due pesi e due misure per professioni che attengono sempre alla sfera sanitaria. A tal proposito, vorrei ricordare le parole di un giovane, Jacopo Mannella, magari non lo conoscerete, che è appunto uno dei giovani laureati in farmacia del movimento Afci, e questa è una sua lettera del 28 aprile scorso. Questi ragazzi sono volenterosi di aiutare l'Italia in questo momento di crisi e dare una mano al proprio Paese e tutto ciò che chiedono questi giovani laureati in farmacia, la richiesta del movimento è molto semplice: la sospensione dell'esame di Stato per quest'anno, come è successo nel caso di medicina. Come dice, appunto Jacopo: siamo dottori in ambito sanitario, abbiamo un tirocinio alle spalle, insomma siamo pronti a dare una mano, abbiamo già esperienza nell'ambiente, abbiamo toccato con mano cosa significa lavorare in farmacia, quindi ci sentiamo di avere le conoscenze necessarie per darci da fare, ma siamo bloccati dalla burocrazia. Inoltre, come spiega Jacopo, sostenere l'esame a distanza sarebbe logisticamente impossibile perché l'esame, ricordo, consiste in cinque prove, di cui tre che non possono essere effettuate da remoto. Si tratta, infatti, di prove pratiche da svolgere in laboratorio; l'unica prova che si potrebbe sostenere da casa sarebbe la prova telematica orale. Ovviamente tutto ciò inficia l'intero esame che, ricordiamolo, è oneroso. In un momento di crisi economica come quella che viviamo oggi, non possiamo tralasciare questo aspetto.

Con questo non vogliamo in alcun modo paragonare la nostra professione ad altre; ognuno al suo ruolo in questa lotta al Coronavirus, ovviamente però in questa vicenda gli ospedali svolgono un ruolo fondamentale, al di sopra delle farmacie, eppure non va dimenticato che le farmacie svolgono il ruolo di filtro per gli ospedali, e sono comunque fondamentali; gli affetti da Coronavirus non gravi da essere ospedalizzati si rivolgono alle farmacie per le proprie cure e in molti piccoli comuni in tutta Italia le farmacie sono l'unico presidio sanitario sul territorio; non a caso, moltissimi farmacisti in tutta Italia sono stati colpiti dal virus, e di conseguenza c'è bisogno di personale nelle zone più colpite e proprio questi giovani laureati in farmacia sono pronti ad aiutare.

Io appunto, con questo ordine del giorno chiedo di non lasciar cadere nel vuoto la loro richiesta anche perché l'ordine dei farmacisti pure si è espresso e si è schierato a favore della richiesta di questi ragazzi e sono stati, fino al 5 maggio, più di 800 i professionisti contagiati in tutta Italia e questo ha portato alla chiusura di alcuni presidi in piccoli comuni e località isolate. L'emergenza Coronavirus ha colpito anche la categoria appunto dei farmacisti, lasciando i cittadini senza un presidio per la salute fondamentale soprattutto in questa emergenza. Quindi, anche il farmacista si ritrova impegnato in prima linea nella lotta contro il Coronavirus, come fonte di informazione pubblica sulla salute e sulla sicurezza, per un primo controllo dello stato di salute del paziente, spesso come filtro per il soggetto affetto da Coronavirus e da qui nasce la richiesta dei dottori in farmacia e chimica e tecnologia farmaceutica non ancora abilitati; come già concesso ai neolaureati in medicina, vista l'emergenza in atto, chiedono che venga riconosciuta l'abilitazione con la laurea senza l'esame di Stato, per sostituire i colleghi malati. La laurea in farmacia e CTF…

PRESIDENTE. Concluda. Ha finito il tempo.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Posso solo dire un'ultima parola?

PRESIDENTE. Certo.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Quindi, rinnovo al Governo l'impegno, nelle more appunto di un'opportuna ridefinizione dei corsi di laurea di cui in premessa, a dar seguito in tempi brevi all'impegno già accolto con l'atto citato in premessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bucalo, prego.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Intanto ci tengo a ringraziare il Vice Ministro e il sottosegretario, due donne di scuola. Di questo ordine del giorno già purtroppo sapevo l'esito. Siamo qui a discutere di una grande piaga che assilla il nostro mondo scuola, che è quella del precariato. Parliamo di tantissimi docenti che da anni portano avanti, seguono i nostri figli e hanno tanta professionalità, l'hanno spesa sul campo. Io credo realmente che adesso è il momento, è il momento di dare, è un momento storico particolare, è un momento drammatico per il nostro Paese, perché il prossimo anno scolastico è un anno scolastico duro per tutti, 200 mila cattedre vacanti, l'incertezza dell'apertura delle scuole; assistiamo a continui proclami da parte del Ministro che ci lasciano basiti; e, allora, io vi chiedo, ancora una volta: soffermiamoci su questo, è importante; è importante dare finalmente stabilità a questa scuola, in questo momento, è solo garantendo le cattedre con i docenti, i docenti che da anni portano avanti la nostra scuola, riflettiamo.

Ma siete veramente convinti che delle crocette, che adesso sono state sostituite con delle domande aperte, possano realmente dimostrare la capacità, la professionalità di tanti docenti. Fino a pochi giorni fa, io lo so, eravate convinti, eravate convinti che era il momento, finalmente, di poter attuare questa stabilizzazione, perché ci voleva un atto di coraggio, un atto di coraggio per dare dignità a questa categoria di professionisti, perché in una notte avete sacrificato per altro la dignità e la professionalità di tutti questi docenti. Questo era un ordine del giorno importante, importante per tutto il mondo della scuola, importante perché è l'unico strumento che ci garantisce l'inizio di un anno scolastico “tranquillo”, che garantisce il diritto allo studio dei ragazzi, dei nostri figli. Perché continuate a sfruttare questa categoria di professionisti? Perché lo sapete che li sfruttate, perché lo sapete realmente, perché adesso voi li prendete come supplenti e vanno a insegnare. E allora, lì hanno la professionalità, lì hanno la meritocrazia, per un anno e non, invece, per ottenere il ruolo. Quindi io veramente chiedo ancora al Governo di valutare la possibilità di ammettere e quindi dare un parere favorevole a questo ordine del giorno, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare la deputata Loss. Ne ha facoltà.

MARTINA LOSS (LEGA). Grazie Presidente e componenti del Governo, ringrazio per il parere favorevole dato all'ordine del giorno n. 149, che metteva e mette l'accento soprattutto sull'importanza di prevedere misure anche economiche per dotare le scuole di apparecchiature e sostenere le famiglie che ne sono sprovviste. Avevamo accennato all'importante esigenza di adeguare non solo le strutture scolastiche, ma anche proprio garantire a tutti gli studenti di poter avere accesso agli insegnamenti, anche quelli a distanza, garantendo adeguati supporti, i cosiddetti device. Però molto c'è ancora da fare e questa norma, che oggi o appena andrà in votazione potrà essere approvata, lascia molte, molte incertezze e molto da fare. Innanzitutto, la difficoltà di molti territori che, per carenze infrastrutturali, non riescono ad avere adeguato accesso alla rete, che genera problemi sia per il lavoro, ma in questo caso grandi problemi per gli studenti e a loro volta anche alle scuole, quindi una infrastrutturazione più capillare dei nostri territori, soprattutto quelli più fragili, quelli più delicati, potrebbe dare quella capacità di sostenere un sistema educativo anche improntato su tecnologie moderne. E la stessa cosa riguarda poi interventi infrastrutturali sugli edifici scolastici, che restano ancora lasciati indietro. E altre incertezze riguardano proprio la stessa riapertura dell'anno scolastico. Serve un ragionamento fatto con onestà e non soluzioni un po' fantascientifiche, come sentiamo apparire anche nelle ultime ore. Ci sono certezze da dare a milioni di studenti e a milioni di lavoratori, soprattutto i lavoratori precari, che sono in grave sofferenza. Tutte queste persone, soprattutto i nostri giovani, ma anche i lavoratori, che hanno messo grande impegno, in questi mesi di difficoltà logistica dovuti all'emergenza, dopo questi mesi di stop forzato non meritano tutta questa incertezza. Quindi diamo più risposte e più concretezza per la nostra scuola, grazie(Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie Presidente, Viceministro e sottosegretario, io non accetto la riformulazione, ma perché, nella mia prima esperienza, qui a Roma, ho capito che “valutare l'opportunità” è una bocciatura mascherata, dunque non voglio, non dobbiamo umiliare quei docenti obbligati a vivere lontano dal proprio luogo di residenza, lontano dalla propria famiglia. E a questo punto dal decreto cosiddetto “Scuola”, forse è meglio chiamarlo decreto “Umiliazione del mondo scuola”. infatti, in questo decreto vengono umiliati gli studenti e le famiglie, che non sanno ancora come e quando ripartiranno le lezioni. Vengono umiliati i comuni e le province, a cui compete l'edilizia e il trasporto scolastico, che si troveranno costi enormi, senza alcun trasferimento dallo Stato centralista, che succhia l'80 per cento delle tasse. Le risorse stanziate non sono assolutamente sufficienti ad adeguare la nostra edilizia scolastica alle nuove esigenze di sicurezza e di distanziamento, con delle linee guida sulla riapertura delle scuole che obbligano alla distanza di un metro tra i banchi, impossibile da realizzare nella maggior parte delle scuole italiane e ve lo dico da sindaco. È evidente la discrasia del Governo, che stanzia appena 331 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole, soldi, questi, che dovranno anche servire all'acquisto di otto milioni di mascherine al giorno, visto l'obbligo di tale dispositivo per i nostri studenti, previsto dalle linee guida, a meno che non si decida di fare ricadere questo costo sulle spalle già deboli delle famiglie italiane. Vengono umiliate le scuole paritarie, considerate dai 5 Stelle e dalla sinistra il male assoluto, senza capire il ruolo fondamentale che hanno sul territorio (si pensi agli asili parrocchiali): per loro ci sono solo 11.500 euro ad istituto. Vengono umiliati i precari, massacrati dal Governo, offesi e massacrati dalla Ministra: nessuna stabilizzazione per gente che lavora da anni nella scuola, un concorso straordinario che è stato rimandato a data da destinarsi, quando si poteva stabilizzare attingendo da graduatorie per titoli e servizio. A settembre, quindi, le classi saranno gestite ancora una volta dai precari, non stabilizzati, che potrebbero essere licenziati per lasciare il posto ai vincitori del concorso (32.000 posti, con 190.000 precari, quindi 160.000 restano a casa e quindi danneggiando anche la continuità didattica per gli studenti). Viene umiliato il Parlamento, che nemmeno in occasione della discussione del decreto, nel momento più drammatico della scuola negli ultimi 75 anni – mai, dopo la guerra, le lezioni sono state sospese per ben tre mesi - ha visto la presenza del Ministro Azzolina e per sapere le novità legislative bisogna guardare la sua pagina Facebook. Viene umiliato il tempo: il titolo del decreto riporta il termine “urgente”, è dell'8 aprile, doveva servire per riaprire le scuole a maggio, ma arriva in votazione due mesi dopo, alla vigilia degli esami e alla scuola oramai chiusa. Né viene fatta alcuna chiarezza sulle modalità organizzative della didattica a distanza o in presenza, anche qui con risorse insufficienti per colmare il divario digitale che colpisce il 33 per cento delle famiglie italiane (dati Istat). Nessuna chiarezza, infine, sull'organizzazione dell'orario scolastico, che risponda anche in questo caso a quanto previsto dalle linee guida del Comitato tecnico scientifico, che prevedono una modulazione a scaglioni dell'ingresso a scuola, con tutto quello che ne consegue nell'organizzazione delle elezioni. In sintesi: caos a settembre, il nostro sistema statale d'istruzione danneggiato, quello delle scuole private invece moribondo, causa crisi COVID-19 e causa mancati aiuti economici da parte del Governo. Ma il bene delle persone non interessa veramente al Ministro e al Governo? È così che pensate di fare il bene delle famiglie italiane? È così che il Governo pensa di rilanciare l'Italia, investendo nel futuro dei nostri giovani? No, basta umiliare l'Italia e basta umiliare gli italiani, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie. Ha chiesto di parlare il deputato Tarantino. Ne ha facoltà.

LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie signor Presidente, volevo intervenire, in questa fase di dichiarazione di voto, a sostegno di tutti quegli ordini del giorno che trattano il tema delle scuole paritarie, che a mio avviso meritano più attenzione, da parte del Governo, di quanta ne è stata data finora.

I dati Istat ci dicono, quelli relativi al 2018, che quasi il 9 per cento della popolazione scolastica frequenta scuole paritarie. Sono scuole che spesso rappresentano l'ossatura dell'offerta educativa dei territori. Nella provincia di Varese, in cui sono stato eletto, quasi ogni comune ha una scuola paritaria. Spesso non sono, a dire il vero, scuole primarie o secondarie: sono tante scuole materne, scuole cattoliche. Sono scuole senza la cui offerta, la scuola pubblica non sarebbe sufficiente ad accogliere tutti gli alunni, che avrebbero diritto per fasce d'età a questo tipo di servizio di scuola.

Sono scuole - va ricordato - in cui lo Stato e spesso i comuni, che contribuiscono alla vita di queste scuole, spendono molto meno di quanto costi pro capite un alunno della scuola pubblica. E - diciamoci la verità - sono scuole dove spesso si crea una sana concorrenza, appunto, il contraltare tra la scuola pubblica e la scuola paritaria, che probabilmente innalza il livello della qualità dell'offerta educativa.

Ecco, io credo che in questa fase di emergenza, dove queste scuole sono state messe in difficoltà, perché la chiusura e, quindi, la mancata frequenza ha generato un mancato gettito di rette, il Governo avrebbe dovuto far di più sugli aiuti economici a queste scuole. Ho esperienza, toccata con mano, di molte scuole che stanno comunque chiedendo o hanno chiesto il versamento almeno della retta di marzo o, magari, una metà della retta del mese di aprile, per poter garantire la sopravvivenza economica della scuola.

Inoltre, andrebbero garantite maggiori certezze, in merito alla responsabilità e alle regole per poter riaprire. Ci sono molte scuole che in questa fase sono state contattate dagli amministratori locali e dai sindaci, per poter magari attivare quei campi estivi, che anche il Governo vuole incentivare con i contributi, che sono stati inseriti nel “decreto rilancio”. Sono scuole che avrebbero tutto l'interesse a riattivarsi, magari anche nel mese di fine giugno e di luglio, anche per poter cominciare a far quadrare i conti, ma la mancanza di certezze sulla responsabilità e sulle nuove regole li scoraggia. Il tessuto che stanno toccando con mano molti sindaci è quello che probabilmente non si riaprirà già adesso, tra l'altro venendo a mancare quella che è un'esigenza di un'offerta, di cui le famiglie che hanno ricominciato a lavorare hanno bisogno.

Per cui, anche il tema dei campi estivi rischia di essere limitato da questa mancata attenzione oppure, come dire, non sufficiente attenzione del Governo alle scuole paritarie. Quindi, dichiarando il nostro voto, la Lega avrà attenzione nei provvedimenti legislativi che seguiranno, visto che in questo non si è potuto ottenere di più per le scuole paritarie.

Ringraziamo comunque il Governo per gli ordini del giorno su cui ha dato parere favorevole, ma lo invitiamo a fare di più per il futuro, per quello che noi riteniamo, come ho detto, un tassello importante dell'offerta formativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Billi. Ne ha facoltà.

SIMONE BILLI (LEGA). Presidente, membri del Governo, gentili colleghi, io ho visto la riformulazione, che il Governo propone del mio ordine del giorno, ma mi spiace notare che questa riformulazione snatura completamente il senso dell'ordine del giorno.

Se eliminiamo il riferimento al decreto del Ministero degli affari esteri del 25 novembre 2013, n. 4944, nell'ordine del giorno rimangono sostanzialmente parole al vento, parole senza senso. Impegnare il Governo a prevedere, ove necessario, provvedimenti finalizzati a garantire il regolare svolgimento dell'anno scolastico, in tutte le scuole italiane all'estero, direi che è ovvio che almeno si possa impegnare a prevedere. Impegnare anche il Governo, ove necessario, al diritto allo studio degli studenti e ai diritti dei lavoratori, anche questa mi sembra una banalità: non c'è bisogno di perdere tempo per poter cercare di farlo.

Nonché anche impegnare il Governo alle nuove assunzioni all'estero del personale avente diritto, ma queste tutte cose ovvie, quindi un ordine del giorno che non prevede più il riferimento al decreto 4944, che è il decreto a cui si riferiscono le scuole e il personale delle scuole e dei corsi di lingua e cultura italiana all'estero e mantenere solo il riferimento al decreto 4055, come nell'attuale “decreto Scuola” che tratta solo del personale delle scuole europee crea innanzitutto, secondo me, una grave disparità di trattamento tra gli insegnanti, gli insegnanti delle scuole europee appunto menzionate nel decreto 4055, è previsto in questo “decreto Scuola” e gli insegnanti delle scuole dei corsi di lingua italiana e di cultura italiana all'estero che non sono compresi in questo “decreto Scuola”. Inoltre, si evitano anche degli enormi disagi per gli studenti perché considerate che qualora un insegnante che già insegna in una scuola o in un centro di cultura e lingua italiana all'estero possa comunque vedersi rinnovato il contratto per almeno un altro anno, come io chiedevo nel mio ordine del giorno, garantirebbe un minimo di continuità nell'insegnamento, quindi assolutamente positivo cercare di garantire questa continuità, ma oltre a queste due cose che già di per sé, secondo me sono giustificazioni valide e molto forti per poter andare nella direzione dell'ordine del giorno che ho presentato, un'altra cosa molto importante è, come accennavo prima, durante la presentazione del mio ordine del giorno è il conseguente risparmio che si può ottenere approvando il mio ordine del giorno. Quindi, addirittura non solo a costo zero, ma addirittura risparmiando sulle spese di ricollocazione per gli eventuali nuovi insegnanti che andrebbero assunti e che dovrebbero sostituire i vecchi insegnanti che appunto, secondo il decreto 4944, dovrebbero essere sostituiti. Quindi, io invito il Governo a ripensare la riformulazione e a ragionare di nuovo per cercare di prevedere quello che io già chiedevo nel mio ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini, prego.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Con stupore ho constatato che il mio ordine del giorno n. 9/2525/128 è stato cassato, respinto quando chiedeva semplicemente di applicare gli stessi principi che poi applicate per esempio per l'esame di abilitazione alla professione del farmacista e dello psicologo, ad esempio. Cioè la cosa singolare che non volete neanche ipotizzare, ad esempio nelle regioni che hanno contagi zero, di far svolgere una prova scritta per l'esame cosiddetto di maturità, e questo è veramente strano perché dove non c'è problema, e fortunatamente in molte ragioni il problema non c'è, non si capisce perché non si possa tornare a quella normalità cui tutti auspichiamo e il Governo per primo cerca di inseguire. Ma riprendendo, ad esempio, il l'ordine del giorno della collega Patelli, col quale si chiedeva di eliminare, data la eccezionalità della situazione, l'esame di Stato di abilitazione per farmacisti, ad esempio, categoria grandemente colpita dall'epidemia, categoria che è stata anch'essa in prima linea nella predetta crisi, ed è in prima linea, come abbiamo ricordato qualche giorno fa anche di sul fronte della criminalità, essendo appunto le professioni medico-farmaceutiche e similari oggetto di violenti attacchi, sia in sede, ad esempio, di cure di pronto soccorso, sia nel loro negozio.

Abbiamo ricordato, qualche giorno, fa in Aula che ci sono farmacisti che hanno subito in un anno cinquantotto rapine; ecco, allora dare un segnale di solidarietà a questi ragazzi di cui c'è bisogno, per i quali si sarebbe potuto evitare, senza grossa fatica e senza nessuna spesa, l'esame di abilitazione (essendo, il loro percorso formativo, già comprendente di circa 900 ore di tirocinio pratico) non sarebbe stato un gesto di grande difficoltà attuativa. Ma non l'avete fatto perché, come dice il proverbio, si può fare, non fare o fare male; se uno deve fare male, è meglio non fare niente, perché stare inerti… Invece voi avete fatto male, come ho ricordato prima, tant'è vero che avete dovuto strutturare questo decreto come una sorta di vestito di Arlecchino, in cui avete aggiunto delle pezze perché non vi siete accorti di buchi evidenti, per esempio, per quanto riguarda i disabili, che avete dovuto inserire, per quanto riguarda i privatisti. Cioè, l'avete dovuto modificare perché non vi eravate accorti o non avevate adeguatamente valutato la circostanza che vi sono anche privatisti o soggetti o alunni provenienti da percorsi di istruzione parentale. E non avevate neanche considerato, sempre con riferimento al mio ordine del giorno n. 128, che ci sono degli studenti con disabilità. Questo lo avevate dimenticato, tanto è vero che voi l'avete dovuto aggiungere in questo decreto, che stiamo discutendo qui di notte perché per poco rischierebbe di decadere.

Dunque, ancora una volta è incomprensibile come siate stati sordi a tutte le infinite sollecitazioni dell'opposizione; sollecitazioni e ordini del giorno che - è vero - in parte, in qualche caso, anzi in diversi casi sono stati accolti, ma francamente con delle modalità e riformulazioni che sono una vera e propria riscrittura. Quindi, direi che si aggiunge al danno la beffa: a volte non avete avuto neanche il coraggio di dire “no”; si dice “te lo accetto”, però te lo riformulo in modo talmente invasivo che è un'altra roba.

Per cui ecco, invito il Governo a riprendere in considerazione la richiesta di cui all'ordine del giorno n. 128 e ad esprimersi diversamente in ordine alla sua valutazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Potenti. Ne ha facoltà.

MANFREDI POTENTI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, intervengo sul complesso degli emendamenti e vorrei partire da alcune parole…

PRESIDENTE. Sul complesso degli ordini del giorno, non sugli emendamenti…

MANFREDI POTENTI (LEGA). Sì, mi scusi: è l'orario, purtroppo siamo alle cinque e mezza del mattino… Volevo intervenire sul complesso degli ordini del giorno - abbia pazienza - e volevo farlo iniziando ad utilizzare delle parole che ho maturato in questi tre mesi di esperienza purtroppo legata alla emergenza della pandemia COVID.

Credo che solo un padre e una madre possano capire che cosa significhi la scuola per gli aspetti legati alla socialità, alla formazione, alla crescita di un figlio. Se veramente non si è genitori non si può capire quale sia stato lo sforzo che hanno subito e hanno dovuto fare le famiglie in questi tre mesi, nei quali hanno visto i figli rinunciare a qualsiasi possibilità di contatto sociale, hanno dovuto sostituirsi agli insegnanti per quelle che sono e che erano le necessità di apprendimento dei propri figli. Ebbene, è stata una situazione di paralisi delle famiglie. La mancanza della scuola, intesa come momento di raccolta dei nostri ragazzi, in un contesto appunto di formazione e quindi di socialità, ha creato la paralisi delle famiglie italiane.

Il fatto di aver accolto la maggior parte degli ordini del giorno che sono stati presentati non deve essere solo il sintomo della condivisione di un tema così importante come quello della scuola ma anche la coscienza che questo Governo ha di non aver reso, attraverso questo provvedimento, una risposta completa rispetto a tutte le aspettative che il mondo della scuola e le famiglie e gli insegnanti avevano in ordine a necessità indispensabili da risolvere.

Quindi, ci troviamo – faccio riferimento all'ordine del giorno e ringrazio per il pieno accoglimento che ha trovato da parte del Governo - ci troviamo di fronte a una insufficienza anche delle strutture che sono destinate ad accogliere i nostri ragazzi.

Devo dire che, chiaramente, le misure anche commissariali che sono state disposte con questo provvedimento sono del tutto insufficienti sia in termini di scadenza, perché si arriva al 31 dicembre 2020, sia per quanto attiene alle risorse destinate, che gli stessi colleghi hanno ricordato.

Questa sia l'occasione per ripensare anche ad una nuova identità dell'architettura delle scuole, quindi ad un ambiente dell'apprendimento che i sociologi ci dicono influisca almeno fino all'80 per cento sul rendimento dei ragazzi e anche sulla motivazione degli insegnanti. Quindi, andare verso una direzione - e questo è un invito che voglio rivolgere e mi sento di farlo anche a nome del gruppo Lega - verso la costruzione di uno stile nuovo di vivere l'ambiente scolastico.

Questa terribile pandemia deve essere l'occasione per ripensare e rivedere, visto che siamo qua a disperarci per trovare la soluzione per garantire la ripresa dell'anno scolastico. Ripensiamo gli spazi, ripensiamo la distanza, ripensiamo il modo di raggiungere la scuola e il modo di stare nella scuola.

Ebbene, ringrazio e concludo. Vi invito a prendere i vostri quaderni e, come ci dicevano le nostre insegnanti, a scrivere cento volte “io non sono capace di gestire la cosa pubblica”; questo dovrebbero fare alcuni governanti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bordonali. Ne ha facoltà.

SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, grazie ancora. Sono dieci minuti alle 6 e grazie ancora al Viceministro per la presenza, al sottosegretario, ai pochi colleghi della maggioranza che sono rimasti e ai numerosi colleghi della Lega e di Fratelli d'Italia che ancora sono presenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Del Ministro Azzolina ancora non si vede l'ombra: probabilmente, sta dormendo sonni tranquilli e sereni, e ci chiediamo come riesca a dormire sonni tranquilli e sereni con i danni che, purtroppo, ha continuato a combinare e continuerà a combinare dopo questo decreto.

Questo decreto ha un grandissimo merito: ha il merito di aver unito tutti contro questo Governo. Ha unito gli addetti ai lavori all'interno della scuola, quindi i precari che avevate illuso rispetto alla possibilità di uscire finalmente dal precariato; avete illuso coloro che speravano di accedere il più velocemente possibile al concorso straordinario, avete fatto arrabbiare e avete illuso le famiglie perché quando è stato pubblicato questo decreto - ben l'8 di aprile - si pensava che all'interno ci fossero delle misure che avrebbero permesso di gestire questi mesi in un modo adeguato, si pensava che all'interno di questo decreto venisse scritto qualcosa di importante rispetto alla ripartenza. E, invece, di fatto non c'è assolutamente niente.

Ci dispiace perché i numerosi ordini del giorno che avete bocciato, per i quali avete dato parere contrario, erano ordini del giorno (come gli emendamenti che avevamo presentato anche in Commissione) che andavano, invece, nella direzione di dare una forma a questo decreto, ma soprattutto di dare quello che è mancato: una vera e propria programmazione.

Ancora oggi, purtroppo, mancano informazioni chiare rispetto alla ripartenza a settembre, e quindi concedetemi anche su questo due osservazioni. Avete avuto tre mesi di tempo per capire, organizzare, prevedere come sarebbe stata la ripartenza a settembre. Si sarebbe potuto investire all'interno dell'edilizia scolastica per la sistemazione di quei plessi scolastici, per poter ospitare in sicurezza i numeri di bambini che oggi vediamo stipati anche in più di trenta all'interno di una sola classe. Invece niente, nessun intervento per quanto riguarda l'edilizia scolastica, nessun intervento normativo. Ancora oggi insegnanti e genitori non sanno come ripartirà a settembre. Concedetemi anche un'altra richiesta: vorrei sentire dal Viceministro, visto che la vedo più attenta alle problematiche rispetto al Ministro Azzolina, rispetto alle previsioni strettamente collegate al decreto che andremo a votare lunedì, ovvero il “decreto elezioni”, cosa ne pensa rispetto a una possibile data delle elezioni per il 20 settembre, come è stato ipotizzato dal sottosegretario in audizione in I Commissione.

Fissare la data delle elezioni il 20 settembre vuol dire che ancora una volta non riapriranno le scuole, non partiranno le scuole, se non a metà ottobre; questo aspetto ci preoccupa notevolmente. Quindi oggi non sappiamo come, quando e se riapriranno le scuole a settembre, soprattutto anche relativamente alla problematica delle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ziello. Ne ha facoltà.

EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Intanto voglio ringraziare i colleghi di Fratelli d'Italia e della Lega che sono rimasti qui fino alla tarda mattinata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ormai delle 5,51 di venerdì 5 giugno, dimostrando ancora una volta un certo attaccamento a questa istituzione che tutti noi onoriamo di rappresentare ogni giorno per il bene del nostro Paese. Tornando all'intervento sul complesso, è evidente che questo decreto ha una serie di falle. La prima, quella che non dà una risposta chiara e diretta alle migliaia di sindaci e ai tanti presidenti di provincia per finanziare una serie di attività funzionali alla costruzione e ampliamento delle classi scolastiche per le studentesse e per gli studenti italiane e italiani, perché, come ho detto nel precedente intervento, chiunque ha un minimo di cognizione di pubblica amministrazione e ha amministrato un comune, anche di piccole dimensioni, si rende conto che il momento migliore da sfruttare per poter far investire comuni e province sull'edilizia scolastica è proprio il periodo estivo, proprio per l'assenza materiale di chi va a frequentare quei luoghi.

Ma, del resto, chi non ha mai amministrato neanche un condominio e si improvvisa ministro è difficile che capisca questo elemento. Secondo punto: la questione dei precari. Sono stati illusi, in particolare dal MoVimento 5 Stelle, ma anche dal Partito Democratico, e non ci sono delle risposte chiare che vanno nella direzione della stabilizzazione. La maggioranza si è più volte intortata sulla questione di come procedere sulla stabilizzazione dei precari: c'è chi ha parlato di un concorso, c'è chi ha parlato addirittura di altre formule quasi al di là della legge. Il risultato è quello di avere fatto una grande confusione nel classico stile della Ministra Azzolina, che ancora non è presente in quest'Aula.

Molto probabilmente, signor Presidente, lo dico per il suo tramite, bisognerà fare una segnalazione a Chi l'ha visto, perché ormai la Ministra Azzolina è completamente assente da questo Parlamento da troppe ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), però, al contempo, ci delizia con le sue numerosissime gaffe, alle quali la Viceministra Ascani è costretta sempre a cercare di porre rimedio. Non sempre ci riesce, però l'impegno è sicuramente apprezzabile.

Poi la questione anche dei dispositivi informatici: è evidente che con l'emergenza sanitaria che si è registrata la didattica differita è stato il metodo per poter portare avanti un percorso di apprendimento scolastico, però è anche vero che il Governo non ha fatto arrivare subito quelle risorse capaci di finanziare iPad, tablet e tutti quei dispositivi informatici che potessero dare una risposta diretta a tantissimi studenti e a tantissime studentesse italiani e italiane che non avevano questi dispositivi. Il Governo in questo modo ha costretto tantissimi comuni e tante regioni a guardare al proprio bilancio e a finanziare in modo autonomo l'arrivo di queste apparecchiature informatiche, prima che la Ministra Azzolina si svegliasse dal suo consueto torpore.

Questo per dimostrare ancora una volta come il principio di sussidiarietà orizzontale, che è previsto nella nostra fantastica Costituzione, si applica in continuazione con le pubbliche amministrazioni territoriali. Quindi, quando qualcuno pensa soltanto a commissariare regioni, senza avere avuto mai neanche un'esperienza amministrativa di un condominio, mi fa semplicemente ridere, signor Presidente. Altro punto importante: la questione sempre delle risorse. Sono stati stanziati circa 331 milioni in questo decreto proprio per finanziare una serie di interventi per la manutenzione e anche per la costruzione di nuovi plessi scolastici. Il problema è che per circa 45 mila edifici scolastici 331 milioni equivalgono veramente a delle briciole, che impediranno e non consentiranno agli amministratori locali di utilizzare quelle risorse per fare degli interventi importanti e proprio improntati in quella direzione.

L'assenza di queste risorse, poi, costringerà i comuni che hanno a cuore le scuole - faccio come esempio il mio comune, il comune di Pisa - ad indebitarsi, accendendo una serie di mutui per finanziare questi interventi che dovevano essere invece finanziati con una copertura governativa. Ancora una volta abbiamo la dimostrazione che il Governo non pensa ai territori, ma, al contempo, dovranno essere i nostri amministratori locali, in particolare i sindaci, a dimostrarsi ancora una volta eroi in questa emergenza sanitaria ed economica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Volevo associarmi ai ringraziamenti intanto per la presenza rispettosa e attenta del Viceministro e del sottosegretario, perché credo che questo sia un atto di dignità dovuto a coloro che per tante ore e tanti giorni hanno lavorato nella Commissione, hanno lavorato nel Comitato dei nove e hanno lavorato da deputati, perché parliamo di scuola, parliamo di un tema molto importante, ringraziando, ovviamente, i colleghi della Lega e i colleghi di Fratelli d'Italia. Penso che alla fine arrivare alle sei del mattino serva in qualche modo a sancire, secondo me, un fallimento che non sta soltanto nel non aver ascoltato tante istanze, nel non aver in qualche modo voluto che non si apponesse la fiducia, nel non aver considerato quello che da più parti è stato ribadito su un decreto che doveva guardare ai precari, soprattutto per una Ministra che viene dal precariato della scuola. A differenza di tanti di noi, che hanno fondato, ovviamente, sulla militanza politica e anche, devo dire, sull'esperienza amministrativa, chi fonda il proprio consenso cavalcando il precariato di cui è parte, per poi tradirlo, credo che sia una delle azioni peggiori.

Per quanto mi riguarda, forse in questo, Presidente Fico, viene fuori quella “calabresità” della quale vado orgogliosa: penso che chi tradisce una volta tradisce sempre. E, quando si tradiscono le promesse e gli impegni, che non sono soltanto momenti elettorali, sono impegni che si assumono nei confronti di un mondo che è fatto di famiglie, di docenti, di precari, di istituzioni, di enti locali, io sono stata quindici anni all'interno dell'istituzione comunale, sono stata altri quindici anni all'interno sempre da eletta, e quindi non da precaria della scuola che prometteva ai precari, ho guidato una provincia calabrese.

Più persone e più colleghi oggi hanno esaltato e soprattutto sottolineato le esigenze e le difficoltà degli enti locali.

Ringraziando per aver avuto un parere, seppure “favorevole con riformulazione” per quanto riguarda il mio ordine del giorno, però c'era un altro ordine del giorno, il n. 9/2525/64, che ha avuto un parere contrario, che parla di quelle che in effetti sono le carenze, soprattutto degli enti locali, per avere a disposizione dei locali e per poter fare attività sportive. In questo caso si sancisce che le associazioni dilettantistiche sportive non possono usufruire delle palestre. E rappresentano una fetta importante anche dal punto di vista economico e sanitario, ma soprattutto dal punto di vista sociale, perché in qualche …

PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2525/64 è favorevole, magari è un altro ordine del giorno.

WANDA FERRO (FDI). Allora, colgo l'occasione per ringraziare e per correggere. Probabilmente è stato per la fretta.

PRESIDENTE. Sì, perché sul n. 9/2525/64 il parere è favorevole.

WANDA FERRO (FDI). Però, mi sento altrettanto, di intervenire, rispetto al lavoro che si è fatto e ad una presenza che non è stata strumentale, perché credo che ognuno di noi oggi avrebbe voluto essere a casa, come l'Azzolina, a riposare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - lo diciamo con grande franchezza - e, quindi, non era la volontà di creare l'ostruzionismo per il gusto, ma soltanto per fare una riflessione.

Questa riflessione mi sento di condividerla, ma di chiedere, ovviamente tramite la Presidenza, anche di inviarla alla Ministra. Io credo che nella vita si decide sempre da che parte schierarsi. Io credo che in questo momento - e mi rifaccio a due forze politiche, anzi tre, Italia Viva, LeU e PD, che per storia e per tradizione hanno sempre in qualche modo fatto di questo settore, un settore per il quale c'è stata grande attenzione - , forse, in questo caso, la Ministra avrebbe dovuto schierarsi solo ed esclusivamente dalla parte del buonsenso. Quel buonsenso che non ha il collega nell'essere tollerante, rispetto a chi è qui, come lui, alle 6, da tante ore, e che credo, in fondo, non stia offendendo nessuno. Credo che anche questo atteggiamento sia un'ulteriore offesa, non soltanto per l'assenza della Ministra Azzolina, ma di chi parla di democrazia, ma di democrazia ne conosce veramente poco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così concluse le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 10.

La seduta, sospesa alle 6, è ripresa alle 10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga e Orlando sono in missione a decorrere dalla ripresa antimeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,02).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,20.

La seduta, sospesa alle 10,02, è ripresa alle 10,22.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del decreto-legge in esame. Ricordo che nella giornata di ieri si sono svolti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno, il rappresentante del Governo ha espresso i pareri e si sono concluse le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sull'ordine del giorno n. 9/2525/1 Fioramonti, parere favorevole: non si vota. Ordine del giorno n. 9/2525/2 Vizzini, viene accettata la riformulazione, Onorevole Bologna, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/3? Sì. Onorevole Sarli, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/4? Sì. Onorevole Schirò, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/5? Sì. Onorevole Grippa, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/6? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/7 Bella, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/8 Testamento, parere favorevole. L'onorevole Papiro accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/9. L'onorevole Lattanzio accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/10. Ordine del giorno n. 9/2525/11 Iovino, parere favorevole. L'onorevole Maraia accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/12. L'onorevole Melicchio accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/13. Ordine del giorno n. 9/2525/14 Gallo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/15 Corneli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/16 Lovecchio, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/17 Perantoni, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/18 Vacca, parere favorevole. L'onorevole Casa accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/19? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/20 Silvestroni, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/20 Silvestroni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Ordine del giorno n. 9/2525/21 Mantovani, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/22 Bellucci, parere favorevole con riformulazione: prendo atto che accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2525/23 Vietina, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/24 Aprea, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/25 Palmieri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/26 Nevi, parere favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione? Sì. Onorevole Marin, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/27? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/28 Casciello, parere favorevole. L'onorevole Bond accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/29. Ordine del giorno n. 9/2525/30 Mandelli, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/31 Versace, parere favorevole. Onorevole Ruffino, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/32? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/33 Saccani Jotti, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/34 Zanella, parere favorevole. Onorevole Savino Elvira accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/35? Sì. Onorevole Siracusano, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2525/36? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/37 D'Attis, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/37 D'Attis.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Onorevole Sisto, non ci sono dichiarazioni di voto. Sono già state esaurite.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Ordine del giorno n. 9/2525/38 Tartaglione, favorevole con riformulazione. Bene. Occhiuto accetta la riformulazione. Onorevole Baldelli, non ci sono dichiarazioni di voto. Prego, onorevole Baldelli, a che titolo?

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. Siccome ci sarà effettivamente il problema di controllare le votazioni nella parte del Transatlantico che, in questo momento, è considerata Aula, la invito, oltre ai collaboratori chiaramente, a far svolgere anche ai segretari le funzioni di segretari, perché i segretari servono proprio a coadiuvare la Presidenza, per cui anche, diciamo, su quella parte dell'Aula accessoria, io credo che i segretari possano esercitare le funzioni per loro delegate.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Baldelli. Prima di me e di lei ci ha pensato la struttura e, infatti, i segretari stanno lavorando. Sono venuti a segnalarmi che non avevano bisogno di essere rammentati in questo loro lavoro.

Onorevole Occhiuto, va bene la riformulazione? Bene.

Ordine del giorno n. 9/2525/40 D'Ettore, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/40 D'Ettore, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Ordine del giorno n. 9/2525/41 Bagnasco, favorevole con riformulazione; accetta la riformulazione. Giacometto accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/42? Sì; Russo Paolo accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/43? Sì; Nitti accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/44? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/46 Gagliardi, accetta la riformulazione? Sì; Silli accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/47? Sì; Benigni accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/48? Sì; Borghese accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/49? Sì; ordine del giorno n. 9/2525/50 Tasso, favorevole; Ungaro accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/51? Sì; ordine del giorno n. 9/2525/52 Iorio, favorevole; Ferri accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/53? Sì; n. 9/2525/54 Piccoli Nardelli, favorevole; Luca De Carlo accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2525/55? Sì; n. 9/2525/56 Gemmato, favorevole; n. 9/2525/57 Bucalo, favorevole, n. 9/2525/58 Rizzetto, favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/59 Ciaburro, contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/59 Ciaburro, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Ordine del giorno n. 8/2525/60 Zucconi, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/60 Zucconi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/61 Galantino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Ordine del giorno n. 9/2525/62 Foti favorevole con riformulazione; va bene la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2525/63 Rampelli, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/63 Rampelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Ordine del giorno n. 9/2525/64 Prisco, favorevole; n. 9/2525/65 Mollicone, favorevole con riformulazione: va bene la riformulazione, sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/66 Osnato, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/66 Osnato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Ordine del giorno n. 9/2525/67 Frassinetti, favorevole; n. 9/2525/68 Trancassini, favorevole; n. 9/2525/69 Varchi, favorevole; n. 9/2525/70 Lucaselli, favorevole con riformulazione. Lo votiamo? Non accetta la riformulazione l'onorevole Lucaselli.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/70 Lucaselli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Ordine del giorno n. 9/2525/71 Lollobrigida, accetta la riformulazione sì; n. 9/2525/72 Ferro, accetta la riformulazione sì; n. 9/2525/73 Deidda favorevole; n. 9/2525/74 Montaruli contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/74 Montaruli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Ordine del giorno n. 9/2525/75 Acquaroli, favorevole; n. 9/2525/76 Bignami, favorevole con riformulazione e accetta la riformulazione; n. 9/2525/77 Rotelli favorevole; n. 9/2525/78 Baldini favorevole; n. 9/2525/79 Rospi favorevole; n. 9/2525/80 Occhionero accetta la riformulazione, sì; n. 9/2525/81 Bendinelli accetta la riformulazione, sì; n. 9/2525/82 Pezzopane favorevole; n. 9/2525/83 Ciprini favorevole; n. 9/2525/84 Pastorino favorevole; n. 9/2525/85 Fratoianni favorevole; n. 9/2525/86 Fornaro favorevole; n. 9/2525/87 Muroni favorevole; n. 9/2525/88 Minardo parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/88 Minardo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Ordine del giorno n. 9/2525/89 Giglio Vigna favorevole con riformulazione: non accetta.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/89 Giglio Vigna con riformulazione che non è accolta.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Ordine del giorno n. 9/2525/90 Maggioni, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/91 Vallotto, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/92 Legnaioli, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/93 Novelli favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/94 Raffaelli favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/95 Gobbato favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/96 Tomasi favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/97 Valbusa favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/98 Bazzaro favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/99 Foscolo favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/100 Panizzut, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/101 Crippa Andrea, accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/101 Andrea Crippa.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Ordine del giorno n. 9/2525/102 Golinelli, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/103 Sutto favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/104 De Martini, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/105 Covolo, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/106 Frassini, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/107 Bisa favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/108 Patelli, accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/108 Patelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Ordine del giorno n. 9/2525/109 Ribolla favorevole con riformulazione: accetta la riformulazione, Ribolla? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/110 Lucchini, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/111 Murelli, accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/111 Murelli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Ordine del giorno n. 9/2525/112 Stefani, accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/112 Stefani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione). I colleghi hanno tutti la postazione abilitata, anche l'onorevole Bellucci? Fatemi un segno dal Transatlantico… sì benissimo, grazie onorevole Bellucci. Qui in aula hanno votato tutti.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Ordine del giorno n. 9/2525/113 Eva Lorenzoni, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2525/114 Belotti favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/115 Fontana Lorenzo, contrario. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/115 Lorenzo Fontana.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Hanno votato tutti… l'onorevole Bellucci non riesce a votare e ha diritto a votare. Non capisco a cosa serva la matita per votare però… onorevole Bellucci, è riuscita a votare che da qui non si capisce? Sì

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Ordine del giorno n. 9/2525/116 Turri favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/117 Potenti favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/118 Petazzi contrario.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/118 Petazzi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Ordine del giorno n. 9/2525/119 Lolini, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/120 De Angelis, accetta la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2525/121 Lazzarini favorevole. Ordine del giorno n. 9/2525/122 Racchela, accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/122 Racchela.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato tutti in Transatlantico?

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Ordine del giorno n. 9/2525/123 Billi accetta la riformulazione? No.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/123 Billi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

I colleghi hanno votato tutti? Non ancora. I colleghi hanno votato tutti in Transatlantico? Bucalo…

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Onorevole Molinari, accetta la riformulazione? No?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/124 Molinari.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Ordini del giorno n. 9/2525/125 Ziello e n. 9/2525/126 Tiramani, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/127: onorevole Cecchetti, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/128 Paolini: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/128 Paolini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/129 Boniardi.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/130 Basini.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

Ordine del giorno n. 9/2525/131 Latini: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/132 Fogliani: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/132 Fogliani.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Ordine del giorno n. 9/2525/133 Furgiuele, parere favorevole, con riformulazione: va bene.

Ordine del giorno n. 9/2525/134 Andreuzza, parere favorevole, con riformulazione: no?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/134 Andreuzza, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Ordine del giorno n. 9/2525/135 Piccolo: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/136 Patassini: accetta la riformulazione? No?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/136 Patassini, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Ordine del giorno n. 9/2525/137 Sasso: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/138 Badole, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/139 Tarantino: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/139 Tarantino.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Ordini del giorno n. 9/2525/140 Capitanio e Maccanti n. 9/2525/141: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/142 Cavandoli, parere favorevole, con riformulazione: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/143 Di San Martino Lorenzato di Ivrea: accetta la riformulazione? Sì.

Ordini del giorno n. 9/2525/144 Colmellere, n. 9/2525/145 Gerardi, n. 9/2525/147 Guidesi, n. 9/2525/148 Viviani, n. 9/2525/149 Loss e n. 9/2525/150 Bubisutti: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/151 D'Eramo: parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/151 D'Eramo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/152 Donina, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/153 Di Muro, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Ordine del giorno n. 9/2525/154 Piastra: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/155 Coin: accetta la riformulazione? No?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/155 Coin, con il parere contrario.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

Ordine del giorno n. 9/2525/156 Cestari: accetta la riformulazione? Sì.

Ordini del giorno n. 9/2525/157 Colla, n. 9/2525/158 Dara e n. 9/2525/159 Gusmeroli: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/160 Iezzi: accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/161 Comencini: accetta la riformulazione? Sì.

Ordini del giorno n. 9/2525/164 Binelli e n. 9/2525/166 Comaroli: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/167 Marchetti: accetta la riformulazione? Sì.

Ordini del giorno n. 9/2525/168 Caffaratto, n. 9/2525/169 Cantalamessa, n. 9/2525/170 Castiello, n. 9/2525/171 Vanessa Cattoi e n. 9/2525/172 Giacometti: parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/173 Ferrari: accetta la riformulazione? No?

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/173 Ferrari.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Ordine del giorno n. 9/2525/174 Gastaldi, parere favorevole purché riformulato. Accetta la riformulazione, onorevole Gastaldi? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/175 Liuni, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/176 Manzato, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/176 Manzato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Ordine del giorno n. 9/2525/177 Maturi. Onorevole Maturi, accetta la riformulazione?

Ordine del giorno n. 9/2525/178 Moschioni, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/179 Parolo, parere favorevole purché riformulato. Accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2525/180 Bianchi, c'è un parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/180 Bianchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Ordine del giorno n. 9/2525/181 Centemero. Onorevole Centemero, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/182 Pretto, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/183 Fantuz. Onorevole Fantuz, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/184 Bordonali. L'onorevole Bordonali accetta la riformulazione.

Ordine del giorno n. 9/2525/185 Durigon, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/186 Bitonci. Onorevole Bitonci, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/187 Paternoster. Onorevole Paternoster, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/188 Tombolato. Onorevole Tombolato, accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/189 Vinci, parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2525/189 Vinci, con il parere contrario del Governo..

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Ordine del giorno n. 9/2525/190 Locatelli, parere favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/191 Boldi, c'è una richiesta del Governo di intervento. Prego, Viceministro Ascani.

ANNA ASCANI, Viceministra dell'Istruzione. Modifico il parere in favorevole secco, senza riformulazione.

PRESIDENTE. Il parere sull'ordine del giorno n. 9/2525/191 Boldi è quindi favorevole.

Ordine del giorno n. 9/2525/192 Zordan, parere favorevole purché riformulato. Accetta la riformulazione? Sì.

Ordine del giorno n. 9/2525/193 Caparvi, parere favorevole purché riformulato. Accetta la riformulazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alessandro Fusacchia. Ne ha facoltà.

Pregherei i colleghi di consentire all'onorevole Fusacchia di fare, con l'attenzione dovuta, la sua dichiarazione di voto.

Onorevole Fusacchia, un attimo solo che cerchiamo di ottenere un momento di silenzio in Aula. Colleghi, pregherei il rispetto per chi deve intervenire in dichiarazione di voto. Chiederei cortesemente ai gruppi di collaborare con il silenzio durante le dichiarazioni di voto.

Prego, onorevole Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, per il suo tramite volevo salutare anzitutto le colleghe del Governo, che vedo qui presenti.

PRESIDENTE. Onorevole, Fusacchia, mi consenta prima, così tranquillizziamo anche l'Aula, di ringraziare in particolare tutti i tecnici e i funzionari della Camera, che hanno consentito delle votazioni molto complicate in quest'Aula, nonostante la situazione evidente a tutti (Applausi).

Prego, onorevole Fusacchia.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, ovviamente se posso mi associo ai ringraziamenti. Dicevo, saluto, per il suo tramite, anche le colleghe del Governo, che vedo sedute nei banchi del Governo.

Per quello che riguarda questo provvedimento, è un provvedimento come sappiamo che in quest'Aula non ha avuto i tempi e i modi per poter essere emendato, perché era in scadenza; e quindi è il risultato di un lavoro fatto dai colleghi del Senato e di un lavoro importante anche di mediazione all'interno della maggioranza, come sappiamo, su alcune questioni dirimenti che avevano avuto a che fare con il reclutamento in particolare e con quello che era stato deciso con un precedente “decreto Scuola” sui concorsi per il reclutamento. Noi ovviamente sosterremo questo provvedimento: è un provvedimento che ha degli elementi centrali che hanno a che fare con il tentativo progressivo di uscire dall'emergenza COVID per quello che riguarda la ripresa poi della scuola ed un ritorno alla normalità, a partire ad esempio dagli esami di Stato.

Quello che volevo dire io, annunciando il voto favorevole su questo decreto-legge, oltre… Voglio dire, mi sono già pronunciato in discussione generale e in altre sedi sempre sulla scuola: ovviamente abbiamo bisogno di utilizzare le discussioni che stiamo svolgendo in Aula in questo momento, che abbiamo svolto e le altre occasioni di confronto sulla scuola, per capire quali siano le lezioni profonde che ci vengono da questo periodo, dal mondo della scuola, dalle difficoltà che sta vivendo e sul tipo di investimenti che sarà necessario fare. C'è bisogno di più risorse, Presidente, perché molti dei limiti che abbiamo incontrato e che stiamo incontrando nel mondo della scuola anche sulle questioni di reclutamento derivano dal fatto che, per troppi anni, abbiamo continuato a reclutare con contratti a tempo determinato perché c'era bisogno di reclutare a tempo indeterminato ma non c'erano le risorse per farlo. Questo è stato anche uno dei problemi che non dobbiamo dimenticare all'origine di questo sviluppo del precariato.

Oltre a questo però, Presidente (e concludo), c'è anche bisogno di dire che abbiamo bisogno di ripensare complessivamente lo schema con cui noi siamo in grado di offrire ai nostri studenti e alle nostre studentesse un'offerta formativa di grande qualità, di grande apertura sul mondo, perché il mondo in cui cresceranno sarà sempre più difficile, e lo stiamo sperimentando tutti in questi mesi, e quindi abbiamo bisogno di non farci sconti per dare loro la scuola che meritano.

Concludo su un punto velocissimo, Presidente. Non ne stiamo discutendo oggi ma se ne comincia a discutere, e a questo ha fatto riferimento anche il Presidente Conte ieri: noi stiamo ottenendo probabilmente delle risorse importanti dall'Europa. Io lo voglio ribadire in Aula: sono delle risorse significative, una parte significativa di queste risorse deve essere messa sui temi di cui stiamo discutendo, l'istruzione, la formazione; che non riguarda solo gli studenti, riguarda la formazione lungo tutto l'arco della vita, che sta diventando un diritto soggettivo. La dobbiamo mettere sulla cultura, la dobbiamo mettere sull'università, perché queste sono un pezzo non solo della costruzione di un Paese che sviluppa una capacità complessiva di reagire e rispondere a qualsiasi crisi, a qualsiasi sfida avremo davanti; dobbiamo cioè fare un investimento sulle nuove generazioni perché le dobbiamo equipaggiare da un punto di vista cognitivo, da un punto di vista di spirito critico, da un punto di vista di competenze, di conoscenze per affrontare qualsiasi mondo si troveranno ad affrontare e a guidare questo Paese e l'Europa negli anni a venire. E lo dobbiamo anche fare, questo investimento, perché tutto questo - dobbiamo ridircelo chiaramente - contribuisce anche non solo al progresso civile, ma alla crescita economica; e sappiamo quanto abbiamo bisogno di costruire nuove generazioni che siano in grado di prendere in mano la dimensione anche produttiva, del lavoro, della ripresa di questo Paese, dopo questo terribile momento che stiamo vivendo e che - ricordo - non è ancora finito.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente e grazie anche agli esponenti del Governo presenti. Dunque, partiamo dal presupposto che questo è un provvedimento necessario, perché va chiuso nel miglior modo possibile l'anno scolastico, che è stato brutalmente interrotto dall'emergenza sanitaria, che, giova dirlo e giova dirlo ancora una volta a memoria, non ha avuto precedenti nel recente passato e che ha trovato tutti gli Stati assolutamente impreparati, con difficili decisioni da assumere, che non potevano neanche essere confortate da esperienze pregresse.

Nel tempo, le decisioni prese da questo Governo si sono rivelate oggettivamente le migliori, non solo rapportate a chi ha temporeggiato sulle drastiche decisioni di chiudere tutto, tipo la Francia o la Spagna, ma anche rispetto a chi dichiarava e sosteneva l'immunità di gregge come soluzione inevitabile, salvo poi cambiare opinione in corso d'opera, travolto dagli eventi.

Come ho ricordato ieri, l'ultimo episodio analitico del proprio operato che la Svezia ha effettuato, sollevando dubbi sull'effettiva opportunità di seguire la strada del “confidiamo solamente nel senso di responsabilità dei cittadini”, conferma, ancora una volta, l'efficacia di quanto deciso dal nostro Governo, che, pur indicando uno stretto contenimento, un comportamento di esclusione dei contatti tra cittadini, parenti e amici, ha anche esortato questi ad avere un comportamento responsabile, che, grazie a questa sinergia, ha portato ai risultati che adesso effettivamente sono sotto gli occhi di tutti.

Ecco, è in questo clima che si è dovuto lavorare per, come dire, redigere e decidere quelle normative, quei provvedimenti, che, in vari ambiti, sono chiamati a fronteggiare le situazioni più disparate e più disperate.

Il provvedimento che adesso ci apprestiamo a votare interviene in una situazione per la quale, nel mondo, oltre un miliardo e mezzo di alunni hanno dovuto fermarsi e di questi circa 8 milioni in Italia. Quindi, è comprensibile la vastità della platea e la drammaticità, come ho già detto, del momento in cui si è chiamati ad intervenire. Per questo considero questo provvedimento un provvedimento che è un ulteriore passaggio, che potrebbe vedere altri sviluppi integrativi nel corso dell'esame, per esempio, del “decreto Rilancio” e nei decreti che si succederanno, perché, piaccia o no, siamo in una situazione di work in progress, dove abbiamo la possibilità che questa crisi, che ha messo in evidenza tutte le debolezze del sistema Italia, dalla sanità all'istruzione, crei opportunità che ci consentano di mettere mano a situazioni che da tanto tempo erano in attesa di soluzione.

Ma francamente io non posso pensare che tutto si possa risolvere ora in queste condizioni emergenziali. Uno degli aspetti più controversi, da quello che abbiamo ascoltato nei dibattiti precedenti, è stata la questione delle aperture: come sarà possibile, con quali modalità, con quali precauzioni. Tutto legittimo, ci mancherebbe, la scuola è uno degli ambiti più importanti della nostra società, quella che forma i nostri ragazzi, che li predispone ad avere ed affrontare un futuro e, quindi, sono legittime e chiare tutte queste preoccupazioni. Però, non dimentichiamo che una cosa l'abbiamo imparata, cioè noi di questa emergenza, di questo virus, di questa situazione, non conoscevamo assolutamente nulla; quindi, cosa ci fa pensare che noi fra tre mesi sapremo esattamente a cosa andremmo incontro, quale sarà la situazione attuale e quali sono effettivamente le opportune indicazioni per una riapertura serena, efficace, che naturalmente tutti ci auguriamo? Quindi, andiamo avanti per step, andiamo avanti predisponendo tutto, affinché si abbia un'idea chiara di come riaprire, però pronti alle eventuali modifiche che si andranno poi ad apportare.

Chiudo, dicendo che, all'interno del provvedimento, probabilmente, manca una decisa indicazione su che cosa faranno gli insegnanti di sostegno, perché non dimentichiamo che un ambito probabilmente trascurato, ma che sicuramente deve attirare molto di più la nostra attenzione, è quello dei disabili. E in questo discorso rientra anche la stabilizzazione di figure come gli assistenti all'autonomia e alla comunicazione, che, da tanto tempo, da troppo tempo, attendono un chiarimento di questa loro situazione. Io comunque dichiaro a nome del MAIE il voto favorevole a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nitti. Ne ha facoltà. Pregherei i colleghi alla mia destra di evitare gli assembramenti, cortesemente. Prego, onorevole Nitti.

MICHELE NITTI (MISTO-PP-AP). Grazie, Presidente. Lo straordinario incipit dell'articolo 34 della Costituzione: “La scuola è aperta a tutti”, cerca di far passare attraverso la scuola il principio dell'uguaglianza sostanziale, della riduzione di quelle disuguaglianze che partono proprio dalla scuola. Duole constatare, invece, quanto per esempio la didattica a distanza, di cui tanto abbiamo parlato in questi giorni, abbia acutizzato e cristallizzato ancora di più il divario sociale, colpendo soprattutto i soggetti più deboli; penso anche semplicemente all'assenza di banda larga in alcune aree del Paese.

Da una diversa e opposta prospettiva, invece, siamo ormai tutti consapevoli dei rischi legati all'iperconnessione al digitale e, quindi, al depotenziamento della socialità, un autentico dramma per i più piccoli.

L'articolo 34, inoltre, è inserito nella stessa parte della Costituzione che si occupa della famiglia. Per questo tutti riteniamo che il problema principale oggi resti quello di riaprire in sicurezza le scuole a settembre, perché è un problema che riguarda non solo 8 milioni di studenti, ma soprattutto le famiglie e, quindi, l'intero Paese. Eppure, credere che sia sufficiente preoccuparsi operativamente solo del quando ripartire è un limite, è un limite che vanifica gli sforzi che si potrebbero fare anche nei mesi che ancora ci separano da settembre.

Se la scuola nel complesso ha funzionato, bene in questi mesi, lo dobbiamo più alla buona volontà dei singoli che al contributo delle linee guida, non sempre dirimenti nella risoluzione delle problematiche; ma probabilmente proprio in questi mesi avremmo dovuto sperimentare proposte innovative e non dico solo nel senso tecnologico, ma alludo ad un nuovo coinvolgimento del territorio, del terzo settore e degli enti locali, attraverso patti territoriali forti, alludo ad una contaminazione degli spazi urbani, con un rapporto virtuoso tra i beni, gli spazi culturali e la scuola; penso alle biblioteche, agli spazi museali, per una nuova didattica che conduca ad una nuova fruizione dei beni culturali. Questo patto tra scuola e beni culturali, di cui si parla da qualche tempo, oggi può diventare un'esperienza di mutuo soccorso, attraverso l'alternanza tra materie curricolari e quelle di altro genere, che afferiscono per esempio all'ambito artistico, all'ambito performativo. Questa sarebbe un'ottima strategia di contrasto alla povertà educativa e ad ulteriori forme sperequative, che però si dovrebbe poter intraprendere magari in via sperimentale anche prima di settembre.

E a proposito di sperequazioni, lo dico a titolo personale, mi lascia perplesso la soluzione proposta per l'esame conclusivo dei candidati esterni, che spesso sono sportivi di alto livello o studenti di accademia di danza, che fanno enormi sacrifici, talvolta anche all'estero, per completare due percorsi di studio; più che penalizzarli bisognerebbe sostenere questi loro percorsi. Sappiamo che potranno svolgere i test per l'ammissione alle facoltà universitarie con riserva, ma dovranno contestualmente prepararsi anche al loro esame conclusivo, che andrà comunque a svolgersi nella fase delicata di avvio del nuovo anno scolastico, con tutte le difficoltà igienico-sanitarie che si prospettano, con i problemi connessi alla formazione delle Commissioni e, quindi, anche con i relativi costi.

Io credo che in questa fase emergenziale avremmo potuto scegliere soluzioni per ogni tipo di problema più rapide ed efficaci possibili, evitando per esempio, almeno in questa fase delicata, che si continuasse a sedimentare l'assunto per cui ogni forma concorsuale diversa da quella ordinaria deroghi inevitabilmente ai criteri di merito nella scelta dei docenti. È pericoloso far passare il messaggio che chi lavora come precario, magari da diversi anni, l'abbia fatto senza sufficiente garanzia di adeguati livelli di preparazione. So che sono stati fatti sforzi positivi per incrementare il numero dei nuovi docenti da assumere. Avremmo probabilmente potuto fare qualcosa in più sul fronte del precariato, sempre nella logica di scongiurare qualunque tipo di rischio connesso alla ripartenza, che comprometterebbe irreparabilmente la socialità di un'intera generazione di studenti, nonché il loro apprendimento.

Una ripartenza di per sé difficile, che renderà inevitabile dover lavorare in piccoli gruppi, organizzando e utilizzando nuovi spazi e nuovi contesti didattici, come ho accennato prima, ma che vedrà anche i docenti costretti a cimentarsi in una situazione inedita, che probabilmente li porterà a dover far convivere la didattica a distanza con quella tradizionale, e non si potrà continuare a far leva sulla loro capacità di resilienza, negando una quanto mai necessaria attività di formazione. Tornando all'articolo 34 per un altro tema, quest'articolo ci ricorda che è necessario liberarsi dal pregiudizio insostenibile che collega la frequenza alle scuole non statali a situazioni elitarie. Queste scuole svolgono un compito di complementarietà, invece, danno un quadro costituzionalmente corretto nell'impostazione del diritto allo studio e all'istruzione, a garanzia di una visione pluralista della scuola. Il sistema scolastico, come quello sanitario, pur tra mille difficoltà e limiti, garantisce un principio non solo di sussidiarietà pubblico-privato, ma anche di sussidiarietà verticale, quindi Stato-enti locali, nella garanzia della libertà di scelta, che lo Stato non può limitare solo a quanti hanno i mezzi economici per poterla effettuare. Ebbene, non credo abbia giovato far sospettare che l'emergenza fosse un grimaldello per dirottare risorse su queste scuole, perché in una fase in cui lo Stato aiuta tutti i soggetti, pubblici e privati, un aiuto alle famiglie, al milione circa di studenti, che non sono di serie B, e soprattutto a coloro che lavorano all'interno di queste scuole, quasi 200 mila persone, è semplicemente doveroso e non un gesto compassionevole o di elemosina. È stato certamente un segnale positivo, anche se non tale da scongiurare il rischio di chiusura di molte di queste strutture, con enormi disagi per i comuni su cui insistono, l'aver incrementato il contributo, ma continua a spiazzare il fatto che si debba ogni volta affermare la necessità di un sostegno congruo, vedendosi costretti anche a richiamare i benefici e i risparmi per lo Stato in termini economici.

Infine comprendo l'enorme sforzo fatto su un argomento sempre difficile e complesso come quello della scuola, ma consentitemi di segnalare i grandi assenti, i grandi invisibili di questo momento, che continuano ad essere i ragazzi e le ragazze. Abbiamo decretato ogni forma di apertura, ma non siamo stati in grado neanche in forme parziali e sperimentali di garantire una ripresa delle attività educative, acutizzando non solo l'emergenza didattica ma anche quella pedagogica. Un ottimo segnale è stato invece il parere è positivo sulla ripresa delle attività per la fascia 0-3. Ora, come ho detto, ci stiamo concentrando sull'apertura a settembre, ma dovremmo concentrarci ancora di più sul come aprire, perché non si riduca il tutto ad una questione operativa o logistica ma anche e soprattutto pedagogica. Non si disperdano questi mesi che ci separano da settembre, non si perda la possibilità di riprogettare la scuola del domani alla luce di quanto accaduto, e si ribadisca la necessità di affermare la centralità della scuola, che tutti decantano ma che ancora stenta a realizzarsi pienamente. Infine, bene l'annuncio di ulteriori 466 milioni nel “decreto Rilancio” come finanziamento aggiuntivo, ma nel complesso continuano a credere e ad auspicare che solo un approccio più aperto alla dialettica parlamentare e democratica possa realmente giovare al futuro della nostra scuola. Questo decreto sia un punto di partenza e non di arrivo, sia la cornice entro cui si possa parlare non solo di edilizia scolastica, di come svolgere gli esami o assegnare voti, di come organizzare una prova concorsuale, ma anche di studenti e studentesse, visto che saranno loro a dover rientrare nelle nostre scuole, portando sulle spalle il fardello di un'esperienza che li ha temprati ma certamente anche duramente provati. A loro, alla scuola, va il mio ringraziamento e le scuse per quanto la politica non sempre riesce a fare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lupi. Ne ha facoltà. Onorevole Lupi, per piacere…

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Presidente, lei sa benissimo che si può intervenire dal Comitato dei nove, se le colleghe mi fanno…

PRESIDENTE. Va bene, va bene, so benissimo, quindi intervenga.

MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Esatto, e le prometto che non farò ostruzionismo, ma farò un intervento che lei apprezzerà molto, considerata la sua disponibilità e sensibilità. Bene, iniziamo e non perdiamo altro tempo. Intanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, ringrazio il Viceministro che è presente, perché dice dell'attenzione che si deve avere in quest'Aula a questo tema e anche del sottosegretario alla Presidenza. Mi dispiace, non formalmente, che non ci sia il Ministro, perché in Parlamento, in quest'Aula, nella Camera dei deputati non si è mai potuto discutere e confrontarci con il Ministro sul tema così importante che è quello della scuola. Parlo quindi al Governo, come è giusto che sia, per iniziare da un noto giallo che credo tutti noi conosciamo, che è Assassinio sul Nilo. Non la prendo alla lontana, perché Agatha Christie fa dire alla protagonista una frase che in quel contesto è meravigliosa. La protagonista è una americana che ha il debole per i gioielli altrui e quindi li ruba, e a una domanda risponde: le regole sono fatte per essere infrante, io sono una specialista in questo campo. Ecco, con molto dispiacere, non vorrei parafrasare Agatha Christie, ma sono tentato di dire che le Costituzioni sembrano fatte per non essere applicate, e questa dovrebbe essere la nostra prima riflessione. L'articolo non ancora applicato della nostra Carta costituzionale è l'articolo 34, con il quale ci siamo impegnati a costruire una scuola aperta a tutti - lo dico al Ministro -, in cui l'istruzione inferiore è obbligatoria e gratuita; un sistema formativo che permetta ai capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, di raggiungere i gradi più alti di studio. Perché abbiamo chiesto con insistenza più volte che in questo periodo d'emergenza COVID il Ministro fosse qui a confrontarsi? Perché questa pretesa giusta, universalistica, di quest'articolo costituzionale, la garanzia dell'uguaglianza, la meritocrazia, il diritto allo studio, alzi la mano chi in quest'Aula, che in questo momento sta ascoltando quest'intervento, può affermare che in questi tre mesi quest'articolo della Costituzione è stato attuato. Usciamo da un periodo di chiusura delle scuole, di didattica a distanza, garantita in modo alterno sul territorio nazionale, con forti differenze tra scuola e scuola, perché ci sono professori che hanno fatto sforzi incredibili - incredibili! - di creatività e di impegno, per non lasciare indietro nessuno, e altri che mandavano via web solo una lista di compiti da fare o video preregistrati. Altri ancora, con irresponsabilità, stanno rendendo difficile e complicato più di quanto già non lo sia lo svolgimento degli esami di maturità, rifiutando la chiamata al ruolo di presidente di commissione o segnalando la volontà di non fare gli esami in presenza. È ben strano che si possa andare al ristorante, in treno, a fare shopping, rispettando il distanziamento fisico e non sociale, tutti luoghi in cui non si sa quanta gente si incontrerà, e non lo si possa fare in un'aula, in cui si sa con largo anticipo - e lo si sa -, chi si siederà, quali sono gli studenti che lo frequenteranno, quant'è il numero degli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ci mancava questa grande manifestazione di sensibilità per le difficoltà del Paese e di responsabilità, lo dico perché in questi mesi ho visto i docenti impegnarsi fino in fondo, ma l'irresponsabilità di questa piccola minoranza rende anche vano il ruolo fondamentale dei nostri docenti. In questo periodo di chiusura forzata, prolungata oltre giorni, oltre ogni limite ragionevole, come dimostrano gli altri Paesi europei, è stato evidente come la didattica a distanza, pur preziosa, ha danneggiato i più deboli, i più deboli economicamente, quelli senza personal computer, senza Wi-Fi a casa, che seguivano le lezioni dal cellulare, quelli che condividevano la stanza e l'unico personal computer con padre e madre che lavoravano da casa, e magari con qualche fratello, i più deboli socialmente, i più deboli psicologicamente. Pensate ai nostri ragazzi disabili, a quelli che fanno più fatica, a quelli che sono rimasti indietro, ai ragazzi che avevano l'insegnante di sostegno. E non è una questione formale, è una questione sostanziale! Ma in questi tre mesi, il Ministro, noi qui, abbiamo pensato alle vere vittime del COVID, che sono stati i nostri ragazzi? C'è stato questo atto di responsabilità insieme? Si è discusso persino di aprire il campionato di calcio, e mai si è discusso tra di noi che era importante riaprire le scuole! E non era un atto formale, era un atto sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

In Francia, non in un altro Paese del mondo, hanno fatto una scelta politica: hanno detto che bisognava riaprire le scuole, perché il Ministro dell'Istruzione ha detto: è comodo rimandare a settembre, l'obiettivo immediato è far tornare a scuola coi bambini più svantaggiati, pur sapendo che, nel loro caso, sarà ancora più difficile, perché questo è importante: ricreare un circolo virtuoso e di fiducia. La scuola è comunità, la scuola è educazione, la scuola è percorso comune”, e hanno preso il parere degli scienziati ma hanno affermato che la politica, cioè l'interesse al bene comune, prendeva quelle preoccupazioni ma metteva al primo posto la scuola, metteva al primo posto i ragazzi.

C'è stata questa preoccupazione in questi tre mesi nei continui annunci del Ministro? Noi a settembre non sappiamo ancora che cosa succederà; non lo sappiamo noi ma, soprattutto, non lo sanno i presìdi, che fra neanche tre mesi dovranno probabilmente sconvolgere l'assetto delle loro scuole per raccogliere gli alunni. È un continuo rincorrersi di annunci. Il Ministro non è venuto; almeno faccia la cortesia di non fare ancora annunci. Sta creando problemi su problemi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia) e il più grande problema l'ha creato quando diceva, mentre gli insegnanti facevano fatica a inventarsi la didattica a distanza: “Tanto tutti promossi”. Ma capisce che è il Ministro della pubblica Istruzione e fare un annuncio di questo genere fa venir meno tutto lo sforzo educativo che quei docenti hanno fatto. Da quel momento ma quale ragazzo non avrebbe detto: “Ma perché devo seguire la didattica a distanza? Tanto sono promosso”, indipendentemente poi dalla marcia indietro che ha fatto il Ministro. È il Ministro della pubblica istruzione. Lo scarso interesse per la scuola e l'educazione con cui ci scontriamo non è casuale.

Dunque, quanto tempo lo abbiamo già detto. Degli 80 miliardi - e faccio un altro esempio - di scostamento del bilancio, che tutti noi abbiamo approvato, quanti di questi miliardi sono stati dati alla scuola? Alla scuola pubblica, quella statale e questa paritaria? Su 55 miliardi il peso che è stato dato alla scuola quanto è? Un miliardo e mezzo. Il Parlamento, insieme al Governo, dovrebbe fare la battaglia per dare più risorse alla scuola, perché questo è l'investimento che dobbiamo fare. Eppure, non discutiamo di questo, non ci confrontiamo su questo. Ma l'educazione è la vera risorsa che abbiamo sia a livello personale che a livello di comunità e di Paese e lo dimostrano come abbiamo reagito e come si è reagito all'emergenza Coronavirus. I medici e gli infermieri, che abbiamo visto in azione e che abbiamo lodato, sono andati molto oltre il fare il loro dovere. Con quale risorsa l'hanno fatto? Perché sono andati molto oltre il dovere? Perché dovevano svolgere un compito o perché avevano una passione educativa per il loro lavoro e per il bene comune e per l'idea di Paese? Questa si chiama educazione, questo vuol dire formare i nostri ragazzi, e non averli a scuola, non poter avere questo rapporto, è un di meno e non di più. Dovrebbe essere il primo sforzo che facciamo, altro che plexiglass (adesso stiamo discutendo anche di questo).

Vado verso la conclusione e faccio un'ultima osservazione. La storia di questo Paese, la storia dell'Occidente dimostra che proprio nei momenti di crisi si investe sul capitale umano, sulla persona. Lo dimostra il Cinquecento, il Seicento, lo dimostrano i grandi personaggi come Don Bosco a Torino nell'Ottocento, come Don Gnocchi nella Lombardia del Novecento, come il famoso maestro Manzi quando dovevamo alfabetizzare il Paese. Parlo esattamente di una cultura che non è la mia: la battaglia dei sindacati nel 1975 e 1976 sulle 150 ore. Da lì si ripartì perché la manifattura potesse ritornare ad avere qualità, perché era con l'educazione anche degli operai, con l'istruzione anche degli operai che si otteneva un lavoro di qualità. Questo è quello su cui noi dobbiamo investire!

E mi permetta un'ultima osservazione. Il Ministro, quando non era ancora Ministro, facendo una dichiarazione e commentando il Ministro di allora, Bussetti, diceva: “Il Ministro Bussetti deve ricordarsi che è Ministro della scuola pubblica. Non parli di scuole paritarie”. Ecco, io credo che il Ministro della pubblica Istruzione, Azzolina, debba ricordarsi che c'è una legge dello Stato che dal 2000, la “legge Berlinguer”, introduce finalmente un concetto, che la scuola è pubblica, e non a caso il suo Ministero dell'Istruzione si chiama “Ministero dell'Istruzione” e la scuola pubblica è paritaria e statale. Allora, io vorrei concludere con questa battaglia che abbiamo fatto tutti insieme, ringraziando, ovviamente, anche i colleghi dell'intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, perché nel momento di COVID le scuole paritarie, le nostre scuole paritarie, hanno subito un dramma ancora maggiore.

Le famiglie non possono più permettersi di pagare le rette scolastiche e alla ripresa, a settembre, avremo problemi degli asili, delle scuole materne, delle scuole primarie e delle scuole secondarie, in cui le scuole dovranno adeguarsi.

Bene, questa questione diventa fondamentale: diamo più risorse alla scuola, battiamoci insieme perché l'educazione torni ad essere - vado verso la conclusione - una battaglia primaria per tutti noi, ma capiamo che, se non aiutiamo questi 900 mila studenti, se non gli permettiamo di rimanere aperti, se non gli permettiamo di vivere fino in fondo quella libertà educativa, che è una ricchezza di questo Paese, noi commettiamo un delitto e siamo irresponsabili.

Abbiamo dato più risorse, abbiamo detto, con gli emendamenti che avevamo presentato, che i 150 milioni messi a disposizione sono molto pochi e spero che il Parlamento dia questo segnale. La sfida educativa, signor Presidente, o passa dalla qualità degli insegnanti o sarà perennemente persa. La posta in gioco è alta. Diceva Platone nel Protagora: “Chi si consegna a un maestro gli affida l'anima”. Pensiamoci quando ripenseremo il nostro sistema educativo, perché è evidente che dovremo porvi mano (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro e di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Essendo intervenuto poche ore fa, ieri in occasione delle dichiarazioni di voto sulla fiducia, ho l'opportunità non solo di essere forse un po' più sintetico ma anche di non ripetere le questioni più di dettaglio che mi hanno portato ieri a discutere dei meriti e dei limiti che questo decreto ha accumulato nel suo iter parlamentare, come tutti e tutte sappiamo, concentrato esclusivamente, almeno per ciò che riguarda la possibilità di introdurre elementi di modifica concreta, in uno solo dei rami del Parlamento, il Senato della Repubblica.

Questo è un problema che, purtroppo, torna a ripetersi non solo per le questioni legate alla scuola: ha a che fare con il modo con cui funziona da ormai molto tempo l'attività parlamentare ed è questione di cui, prima o poi, dovremo trovare il modo di discutere, per evitare che la compressione della discussione non soltanto, diciamo, stimoli tattiche parlamentari assai legittime ma anche un po' pesanti vista del dal punto di nostro funzionamento, ma perché, appunto, la possibilità reale delle due Camere di intervenire consenta di aumentare la qualità del processo legislativo.

Ciò detto, io credo che la discussione che stiamo facendo in queste Aule in questi giorni attorno a questo decreto… che aveva, ricordiamolo, un obiettivo fondamentale, cioè garantire che ci fosse un'ordinata conclusione dell'anno scolastico di fronte a un evento talmente enorme e drammatico da determinare la necessità di un intervento specifico anche rispetto a ciò che, invece, non avrebbe dovuto prevederlo, cioè la fine dell'anno scolastico.

La discussione che, però, si è sviluppata in questa occasione ci consente di provare a fare un'operazione che poche volte nella storia recente di questo Paese è stata possibile - diciamo la verità - e, cioè, rimettere al centro del dibattito pubblico la scuola, la formazione, quella che io considero e continuo a definire la più importante infrastruttura civile, sociale, culturale e perfino economica di questo Paese. La scuola è questo; e questo è il motivo per cui lo dico non con sorpresa e, anzi, con piacere.

Ho condiviso molte delle cose - salvo, diciamo, la conclusione e alcune delle premesse - che ha appena detto l'onorevole Lupi in quest'Aula. Molte delle cose che l'onorevole Lupi ha detto in quest'Aula sono cose che io considero sacrosante. La scuola in questi anni è stata messa ai margini, è stata considerata una pietra di scarto. È stato considerato un elemento marginale il lavoro nella scuola, quello dei docenti e delle docenti, prima ancora che sul piano economico, sul piano della loro funzione sociale, del loro ruolo decisivo come formatori dell'autonomia degli uomini e delle donne di questo Paese.

È stata considerata marginale la storia dei ragazzi e delle ragazze nelle nostre scuole. Le classi sovraffollate sono questo, colleghe e colleghi. Prima ancora che un problema di ordine sanitario, sono un problema di ordine formativo: non si può insegnare, non si può costruire una trasmissione che è fatta - badate - innanzitutto di relazione, prima e più che di trasmissione di competenze e di saperi di fronte a una classe sovraffollata.

Non lo si può fare in una scuola nella quale cade il tetto un giorno sì e un giorno no; non lo si può fare in una scuola o in un'area del Paese in cui le connessioni non consentono di utilizzare in modo efficace gli strumenti che l'innovazione tecnologica mette a nostra disposizione; e questo, badate, nulla ha a che vedere con la DAD, la didattica a distanza, che è stato uno strumento necessario per il cui utilizzo dobbiamo ringraziare docenti e studenti che hanno fatto salti mortali in un momento straordinario ma che dobbiamo considerare come un'esperienza eccezionale, necessaria, ma che va chiusa qui. La didattica, la formazione non è quella roba lì.

Allora, dovremmo investire di più, ha ragione l'onorevole Lupi. Mi rivolgo, però, all'onorevole Lupi, che con molta sincerità ha riconosciuto anche, a partire da elementi di differenza politica, la funzione fondamentale che in questo Paese, la scuola, la formazione hanno assunto nei momenti in cui questo Paese ha saputo con più profondità guardare al futuro e immaginare la sua costruzione sulla base di una capacità di programmazione dello spazio pubblico inteso come lo spazio nel quale si confrontano le forze vive di un Paese che sono le sue classi dirigenti. È la politica, è il Governo, sono le forze sociali, il sindacato, i movimenti, gli attori e le attrici che animano i mondi vitali come quello della scuola. L'onorevole Lupi ha riconosciuto e ha denunciato un sotto-finanziamento: io sono d'accordo. Cominciamo subito: c'è il “decreto Rilancio”. Ci sono emendamenti, alcuni ne ho presentati, costano: vogliamo discutere di questo? Io, per esempio, penso che, se diamo 4 miliardi di euro per togliere l'IRAP ad aziende che arrivano fino a 250 milioni di fatturato, forse potremmo decidere di dare qualcosa in meno su quel fronte e qualcosa in più per la scuola (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del Partito Democratico). Lo possiamo fare fin da questo provvedimento. Io ho presentato degli emendamenti: lo dico all'onorevole Lupi e lo dico a tutte le forze politiche, anche a quelle che oggi si iscrivono in misura massiccia all'ordine del giorno per fare la loro legittima e sacrosanta battaglia parlamentare. L'ho fatto molte volte anch'io e lo considero sempre un fatto legittimo.

Abbiamo un decreto: prendiamo un po' di quei 4 miliardi e mettiamoli sulla scuola, perché, badate - lo dico fin da ora - il tema della riapertura e della riapertura in sicurezza non è solo un tema sanitario, su cui però vorrei non banalizzassimo dicendo che in giro hanno aperto tutto e solo noi no, perché non è mica vero che è così. Andatevi a vedere la mappa del mondo e della situazione delle scuole e delle istituzioni scolastiche nel mondo: non è mica vero che hanno aperto dappertutto e in molte delle realtà in cui hanno aperto, l'ultima Israele qualche giorno fa, hanno qualche problemino dal punto di vista sanitario.

Lo dico per non banalizzare perché oggi in questo Paese - io ho un bambino di sette anni - l'idea e la certezza, speriamo affidabile anche per il futuro, che in fondo i piccoli e i giovani se la cavano bene, ha un po' coperto su quel fronte la paura. E tutti, quindi, a dire “apriamo, apriamo, apriamo”, anche perché c'è un malinteso che riguarda anche noi, ossia l'idea che in fondo la scuola sia una sorta di parcheggio: io devo andare a lavorare, mi dovete tenere il bambino. Ma non è mica questo la scuola!

E, allora, la riapertura non è solo questione peraltro importantissima di sicurezza sanitaria: è questione di sicurezza sociale, di funzione della scuola. Riaprire in sicurezza vorrà dire che noi dovremmo immaginare una scuola in cui le classi pollaio, le classi sovraffollate, non ci siano non solo perché c'è il COVID ma non ci siano più perché quelle classi non funzionano. Scuole che abbiano nuovi spazi, arredi diversi, che implichino un'idea anche del modo in cui si sta in classe che supera a volte forme di gerarchizzazione, di fissità perfino nella relazione tra corpo e testa nel momento dell'apprendimento, che in particolare per i più giovani è questione così delicata e decisiva.

Allora penso - e chiudo, signor Presidente - che noi abbiamo davanti un'occasione straordinaria: vale per la scuola, questione così decisiva per ciò che mi riguarda, e vale per molti altri settori della nostra vita. Noi possiamo fare tutto ma c'è una cosa che non dobbiamo in nessun modo fare: non dobbiamo consentire che questa immane tragedia che ha provocato un'immane catena di lutti, di sofferenza, di paura vada del tutto sprecata.

Se qualcuno pensa che si possa ad un certo punto accendere l'interruttore e tornare a prima, ha sbagliato perché il prima è parte della crisi. La normalità a cui siamo stati e state abituati è parte della crisi e allora abbiamo il dovere di una visione lunga, di uno sguardo coraggioso. Cominciamo dalla scuola e appunto prendo volentieri le parole dell'onorevole Lupi e ho chiuso….

PRESIDENTE. La invito a concludere.

NICOLA FRATOIANNI (LEU). Cominciamo da ora: lo possiamo misurare. La Commissione Bilancio comincerà la prossima settimana a votare gli emendamenti. Ne ho indicati alcuni: sono i miei, del mio gruppo, quelli che dicono quindici alunni per classe: va bene? Perché quello è il numero necessario per insegnare bene, non solo per farli andare a scuola sicuri. Libri di testo gratuiti nel ciclo dell'obbligo: costa 350 milioni, siamo pronti a fare questo investimento tutti assieme? Io su questo sfido il Parlamento, lo chiedo a tutti. Convergiamo: non siano i miei emendamenti, non mi frega niente della firma, sono pronto a firmare quelli che firma come prima firma chiunque altro di noi, chiunque altra di voi. Ma costruiamo fin da ora un passo e un salto di qualità. Se lo faremo, non avremo perso questa occasione; se non lo faremo, continueremo ancora una volta a riempire la nostra comune retorica di bei discorsi ma ancora una volta perderemo un'occasione straordinaria per rispondere a queste emergenze e per cambiare il presente e il futuro di questo Paese e di chi lo abita (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali e di deputati del Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toccafondi. Ne ha facoltà.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio e saluto della presenza in questi giorni e anche oggi il Viceministro e quindi del Governo. Presidente, visto il dibattito di queste ore e di questi giorni, credo forse sia utile più che entrare, anzi prima di entrare nel merito del decreto, forse ricordare e ripercorrere gli avvenimenti delle ultime settimane e degli ultimi tre mesi perché mi sembra un po' tutto paradossale rispetto alla discussione che stiamo facendo. La situazione è la seguente: 8 milioni di ragazzi, di bambini, di adolescenti sono senza scuola in presenza in classe, con didattica a distanza da 92 giorni, da più di tre mesi, e sarà così - ormai lo sappiamo ahimè, aggiungo io - fino alla fine della scuola, quindi per cento giorni. Cento giorni senza scuola quest'anno e, se tutto va bene, come noi speriamo e auspichiamo la scuola riaprirà in presenza a settembre cioè dopo sei mesi dalla chiusura. È uno stato di emergenza mai visto prima in questo Paese e non è colpa di nessuno qua dentro: è successo qualcosa in questo Paese e nel mondo in questi mesi. E allora in uno stato di emergenza così, con tre mesi di chiusura delle scuole, fatto che non era mai accaduto prima nella storia della scuola della nostra Repubblica, c'è la necessità, anzi no c'è il dovere di intervenire con un decreto per consentire la regolare chiusura di un anno scolastico che è tutto tranne che normale. In emergenza - siamo in emergenza sul percorso scolastico - le valutazioni, gli esami di Stato, la maturità, la terza media, l'ammissione all'anno scolastico successivo in una situazione di non normalità ed emergenza hanno la necessità, anzi il dovere di avere un intervento normativo cioè un decreto di urgenza. Quindi io difendo il decreto in quanto tale e anche nel merito. Il decreto però in questa situazione complicata dall'8 aprile al 27 maggio è rimasto al Senato e colpevolmente è arrivato alla Camera solo il 28 maggio con scadenza 7 giugno. Il rispetto per l'Aula della Camera si vede anche da questi aspetti: si vede anche da questa tempistica e lo dico dopo un dibattito molto acceso sul tema dei DPCM. Qui, siamo su un altro tema, sui decreti ma, come dire, cambia la tipologia, mi sembra che non cambi nella sostanza. Il rispetto per la rappresentanza, quindi non solo per quest'Aula, si vede anche - lo dico al Governo - anche dal fatto di leggere sui giornali anticipazioni sulla riapertura a settembre; e prima leggiamo le anticipazioni del Comitato tecnico-scientifico, poi leggiamo le anticipazioni del resoconto del lavoro del tavolo dei tecnici del ministro e, ieri, addirittura, le anticipazioni sul plexiglass, che non ho ben compreso chi abbia proposto. Ma torno sul decreto.

Nel metodo, quindi, quanto le opposizioni reclamano qui, alla Camera dei deputati, è giusto, obiettivamente, con la tempistica con cui ci è arrivato il decreto e con la scadenza, è comprensibile: nel merito ognuno, è chiaro, fa le sue valutazioni, ma, a parti invertite e nella stessa condizione - tre mesi di chiusura senza preavviso - il centrodestra - ne sono convinto, ma posso sbagliare - avrebbe fatto la stessa tipologia di decreto nel merito per assicurare una regolare chiusura dell'anno scolastico in corso. E non voglio neppure pensare a cosa accadrebbe a milioni di studenti senza un'approvazione entro domenica del decreto e la regolare chiusura dell'anno scolastico (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). 480 mila ragazzi che, tra qualche giorno, faranno l'esame di maturità, i 430 mila ragazzi che stanno già svolgendo l'esame di terza media, il tema della valutazione e il tema della regolarità dell'anno scolastico con tre mesi di didattica a distanza: va da sé la risposta.

Ci piace una parte del titolo, sempre nel merito: “Avvio dell'anno scolastico”. Ci piace perché ci consente di ribadire che l'unico anno scolastico possibile e immaginabile da settembre è quello in presenza, in classe, davanti ai propri insegnanti, non in didattica a distanza, che è stato un utilissimo strumento per affrontare un'emergenza, ma, guardate, voglio sottolineare un aspetto già descritto dall'onorevole Lupi: ci sono tantissimi insegnanti che hanno svolto un lavoro eccezionale, c'è qualcuno che non ha fatto assolutamente niente. E io richiamo il Ministro, richiamo il Ministero su questo a non lasciar correre, perché, in un momento complicato per il Paese, anche e, soprattutto, economicamente - penso a chi ha la cassa integrazione o ha visto le chiusure di attività commerciali -, aver garantito uno stipendio, come tante migliaia di insegnanti e chiedere a loro un intervento sulla didattica a distanza era il minimo sindacale.

C'è una linea comune di questa maggioranza, che, in nove mesi, ha già fatto due “decreti scuola”: il primo, in una situazione di normalità e il secondo - l'ho detto in precedenza -, in una situazione particolare, però c'è una linea comune, una linea rossa di questo Governo in questi nove mesi: che sulla scuola investe, investe soldi, assume, crede nella scuola. Voglio solo sottolineare, senza volontà di sottolineare alcuni aspetti negativi precedenti, che, in diciotto mesi, il precedente Governo, sulla scuola non ha fatto niente, non ha investito un euro, non ha assunto nessuno; in diciotto mesi, le organizzazioni sindacali non hanno detto una parola, non hanno proclamato mezzo sciopero. In nove mesi, questa maggioranza e questo Governo assume - siamo a 80 mila insegnanti assunti a tempo indeterminato, anche grazie a questo decreto - e le agitazioni sindacali sono pressoché quotidiane. C'è qualcosa che non torna o, almeno, non mi torna.

E un altro aspetto, rispondendo a molti interventi, molti ordini del giorno, anche delle opposizioni, che voglio sottolineare è che questa maggioranza investe non scordandosi di tutta la scuola, statale e non statale. Nel “decreto Rilancio” ci sono 150 milioni di euro in più per il sistema delle scuole paritarie, dell'infanzia e del percorso scolastico nell'età fino a 16 anni, della scuola dell'obbligo.

È un dato di fatto, si può fare di più, certo, quello sempre, ma è assolutamente un dato di fatto che questa maggioranza ha cuore tutta la scuola, sia essa statale, che non statale. A noi risalta anche agli occhi che, in questa situazione, avremmo voluto parlare del decreto e, magari, parlare, quasi all'unanimità, di come aiutare gli insegnanti in una serena valutazione della fine dell'anno scolastico, di come aiutare 480 mila ragazzi a prepararsi con calma e tranquillità sull'esame di maturità, a comprendere se era possibile far svolgere in sede, a scuola, a 430 mila ragazzi del percorso delle secondarie di primo grado, quindi delle scuole medie, l'esame. Niente di tutto questo: siamo scivolati, come ogni anno, ahimè, sul tema dei concorsi e, anzi, sul tema delle sanatorie. Qui voglio ribadire che la scuola è fatta per i ragazzi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), non per altro o per altri e, se è fatta per i ragazzi, dobbiamo puntare al meglio, non alla mediocrità e il meglio si ha a scuola, con insegnanti motivati, preparati e selezionati. In maniera orgogliosa ribadisco che la selezione, e non la sanatoria, è l'unico strumento per arrivare a questo.

Concludo, Presidente, ricordando che, dopo più di tre mesi di chiusura di tutte le scuole del Paese, ci siamo resi conto - e, forse, è l'unico aspetto positivo di questi tre mesi di chiusura - di quanto la scuola sia importante, di quanto la scuola manchi, anche e, soprattutto, ai ragazzi, non solo ai genitori. Non tradiamo questa novità e non diamola neppure per scontata, continuiamo ad investire sulla scuola, sull'unica scuola che ha un reale valore educativo: quella in presenza, in classe, per tutti e quanto prima. Per tutto quanto affermato, dichiaro il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, stiamo per arrivare, con tante contraddizioni, al momento finale dell'esame di questo di questo decreto. È vero, tutti hanno parlato di scuola e parlano di scuola. La scuola è importante quando viene a mancare: questa è la prima riflessione che Fratelli d'Italia fa su questo provvedimento. Noi voteremo contro - lo dico all'inizio - e cerco di elencare i motivi per cui esprimeremo un voto contrario. Il primo riguarda la valutazione, la valutazione è importante: noi non crediamo che la regola del “tutti promossi” possa avere degli effetti positivi sui ragazzi. Noi contestiamo il fatto che il Ministro, in data 3 aprile, abbia gettato nel disorientamento più totale le famiglie, dicendo che tutti sarebbero stati promossi, perché, per noi, la valutazione è importante, per noi il merito è importante, ma è anche importante definire che tutti devono avere le stesse condizioni di partenza ed è il merito che dovrà fare la differenza e, sicuramente, non l'appartenenza sociale del ragazzo: questo è il DNA della destra da sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi pensiamo che valore e eccellenza abbiano il primato sulle differenze economiche ed è fondamentale.

Certo, difficile stabilire tutto questo con la didattica a distanza, l'abbiamo detto ed hanno ripetuto anche altri colleghi: la didattica a distanza è stata una risorsa perché gli insegnanti e i genitori, con i loro sforzi, sono riusciti a mantenere un filo, un collegamento con la scuola che, altrimenti, non sarebbe stato possibile, ma quante differenze ha acuito la didattica a distanza? Quanti ragazzi non hanno potuto collegarsi perché non possedevano un computer a testa se era una famiglia numerosa, perché non avevano la banda larga, perché non c'era la connessione? Ma ribadiamo, anche qui, l'aspetto sociale: la scuola…saluto il Ministro Azzolina che ci ha raggiunto, noi siamo stati qui tutta la notte, Ministro, fino alle 6 di stamattina, e ora continuiamo a parlare di questo decreto, perché ci teniamo alla scuola.

E stavo dicendo, quindi, la didattica a distanza ha sicuramente dato dei problemi alla valutazione, perché molti non si sono potuti collegare. Ed è molto importante ribadire che la socialità, la comunità scolastica sono state dei richiami e sono mancate tantissimo in questo momento. Ma come dicevo prima, è l'aspetto sociale, è il fatto che la scuola abbia discriminato alcuni piuttosto che altri che non avevano la possibilità di collegarsi: questo anche in futuro non deve più accadere. Ed è per questo che la valutazione in questo anno così strano non può che essere effettuata tenendo conto dei corsi di recupero, di potenziamento, che si auspica verranno tenuti: perché i ragazzi non si possono portare dietro delle lacune, perché questo anno infausto non può diventare un punto nero nel loro percorso scolastico.

Per questo pensiamo che la valutazione sia importante; e pensiamo anche che al Senato sia stato alquanto strano dover intervenire in un provvedimento del genere per togliere il voto nelle scuole elementari. I voti nella vita ci saranno sempre: sostituire il voto con un giudizio che senso ha? Molte volte le parole fanno più male dei numeri, questo è sicuramente un dato di fatto; quindi noi siamo assolutamente contrari al fatto che siano stati tolti i voti, sia nel merito che nella forma, perché secondo noi non andava sicuramente effettuato in questo momento. Alla fine i conti coi voti si fanno alle superiori, si fanno quando un uno studente si appresta a diventare professionista: e lì come pesano i voti, e come sono grandi i numeri, sicuramente!

Quindi, Ministro e Viceministro Ascani, io penso che nel parlare della valutazione non si possa non fare un passaggio sul fatto che le scuole a nostro avviso sono rimaste chiuse per troppo tempo. Si poteva osare di più! Noi abbiamo sentito il grido delle famiglie, donne che hanno dovuto rinunciare al lavoro dopo anni e anni in cui abbiamo fatto le battaglie per l'equiparazione delle donne nel mondo del lavoro. Quante donne sono state le prime a dover rinunciare per avere dei figli minori a casa! Si poteva osare, si poteva farlo con mille cautele, con il dimezzamento delle classi, la sanificazione, il distanziamento e tante altre misure di questo genere. Invece sono arrivati dei messaggi poco chiari: ricordo quello della didattica mista, dove, Ministro Azzolina, non si capiva bene chi dovesse fare cosa, chi dovesse rimanere a casa e chi invece dovesse andare a scuola. Invece penso che le famiglie avrebbero meritato più chiarezza, e ancora ora la chiarezza non c'è. La confusione non fa bene al mondo della scuola, in un momento in cui il Paese è traumatizzato e le famiglie hanno dovuto sostituirsi molte volte agli insegnanti e fare i conti con ragazzi e bambini che non avevano un momento di socialità e un momento di svago. Quindi un altro motivo del nostro voto contrario è sicuramente la mancanza di chiarezza.

Ora auspichiamo sicuramente che la pianificazione possa far avviare l'anno scolastico in maniera regolare, ma ne siamo certi? Certo, Ministro, ieri c'è stata la sua dichiarazione sulle cabine telefoniche col plexiglass, non abbiamo ben capito cosa lei intenda fare; avremmo preferito parlarne qui, parlarne in Aula, perché questo è il luogo in cui parlare mentre c'è un decreto-legge sulla scuola, non parlarne in conferenze stampa fuori di qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo è il luogo! E ringrazio il Viceministro Ascani per essere stata qui fino all'alba a sentire i commenti sugli ordini del giorno che abbiamo presentato.

Dicevo quindi una pianificazione che deve essere seria. Ci vogliono dei segnali incoraggianti, bisogna individuare i nuovi spazi, le classi non devono essere affollate. Sembrano cose scontate, semplici, ma non è così, perché noi sappiamo quanto sia difficile cercare di coniugare l'edilizia scolastica con le esigenze delle misure di sicurezza. Non si può perdere altro tempo, e gli esami saranno il primo banco di prova, e ci auguriamo che tutto possa filare liscio. Io penso che per fortuna l'esame sarà fatto in presenza: è un momento fondamentale nel percorso di una persona, l'esame di maturità.

Fratelli d'Italia chiedeva che anche l'esame di terza media fosse fatto in presenza, momento nel quale l'adolescente si presenta alla fine di un percorso per andare alle scuole superiori. Si sarebbe potuto fare seguendo le stesse regole e le stesse misure di sicurezza. Noi abbiamo sempre sostenuto questo: sosteniamo che, come dicevo prima sulla didattica a distanza, anche in momenti così strategici di un percorso scolastico l'esame online non sarebbe stato adatto.

Il nostro voto contrario contiene anche la riflessione sulle scuole paritarie, queste scuole ritenute, magari a torto, le scuole dei ricchi. Le scuole paritarie non sono le scuole dei ricchi: sono scuole pubbliche, fanno parte di un sistema pubblico di istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), spesso e volentieri nei piccoli centri diventano l'unico servizio, l'unica luce, l'unico aiuto anche per lo Stato . Se davvero non dovessero riaprire il 30 per cento delle scuole paritarie a settembre, questo sarebbe un grave danno per tutto il sistema scolastico.

I nostri emendamenti erano ben calibrati: erano emendamenti non generici, non demagogici, ma emendamenti che riguardavano gli aspetti fiscali, le detrazioni fiscali, un fondo ad hoc proprio per aiutare queste scuole. I nostri emendamenti sono stati purtroppo rigettati.

Noi voteremo contro questo provvedimento perché riteniamo un errore l'indizione del concorso straordinario. Noi siamo per la stabilizzazione dei precari, perché essere precari non è una colpa: non possono avere un futuro incerto, questi precari. Devo dire che il collega Orfini, dicendo appunto “non è una colpa essere un precario”, ha toccato il punto, anche se è di un partito molto diverso dal mio.

E vado avanti. Voteremo contro perché gli studenti disabili, più fragili, hanno pagato l'isolamento, col rischio di annullare anni di terapie.

E poi, in conclusione, penso che sia importante l'edilizia scolastica, Ministro. Noi abbiamo presentato un emendamento in Senato, e anche alla Camera, per attribuire più risorse per l'edilizia scolastica, per cercare questo collegamento con gli enti locali, per cercare di risolvere la questione degli appalti, perché è una vergogna che molte imprese speculino e ritardino i lavori nelle nostre scuole.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Ecco, peccato. Abbiamo perso un'occasione - e concludo, Presidente - quella di svolgere tutti insieme una discussione perché è calata la mannaia della fiducia. Io penso che Fratelli d'Italia continuerà ad occuparsi della scuola, perché attorno alla scuola deve organizzarsi una nazione che immagina il suo futuro, e solo quando sarà ripartita davvero la scuola sarà ripartita davvero l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Presidente, signora Ministro, questo decreto-legge affronta questioni di estrema complessità, considerando il numero delle persone coinvolte - bambini, ragazzi, famiglie, insegnanti ed operatori scolastici - e l'enorme ricaduta nel tessuto sociale del nostro Paese. Un compito arduo per la maggioranza definire…

PRESIDENTE. Onorevole Di Giorgi, ho un dubbio: il microfono è acceso? Mi scusi… Ecco, provi.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). No, era già acceso.

PRESIDENTE. Allora è il volume basso. Mi scusi.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Bene.

PRESIDENTE. Ricominci pure, il tempo le viene riassegnato tutto.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Devo andare più vicino forse…

PRESIDENTE. Onorevole Di Giorgi, lei ha una statura… Ecco.

ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie. Signor Presidente e signora Ministro, questo decreto-legge affronta questioni di estrema complessità, considerando il numero delle persone coinvolte - bambini, ragazzi, famiglie, insegnanti ed operatori scolastici - e l'enorme ricaduta nel tessuto sociale del nostro Paese. Un compito arduo per la maggioranza definire misure equilibrate, che tenessero conto delle grandi difficoltà che questo comparto ha dovuto affrontare, a partire dalla necessaria chiusura delle scuole e di tutti i servizi dedicati all'infanzia.

Le misure adottate in questo decreto-legge risolvono alcune questioni molto delicate, a partire dagli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione e dalle modalità di svolgimento della procedura concorsuale straordinaria per il reclutamento dei docenti, ai percorsi di specializzazione per il sostegno, che aprono nuove opportunità ai docenti, fino alle misure urgenti per l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021.

Molto importanti le misure relative agli interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica (se ne è parlato molto qui), con misure di semplificazione estremamente necessarie, considerando l'urgenza data dai tempi previsti per le riaperture a settembre.

La grande sfida che abbiamo davanti è quella di garantire una formazione di qualità agli allievi e di dare sostegno ai docenti in una situazione che sicuramente non sarà semplice, è inutile illudersi, anche nel prossimo futuro.

I nostri docenti hanno dato prova di grande adattabilità alla nuova situazione, mettendo in campo idee e soluzioni per la didattica a distanza, laddove è stato possibile praticarla, con grande impegno e capacità relazionale, sia con i ragazzi che con le famiglie.

Questa emergenza ha evidenziato la centralità della formazione degli insegnanti, per i quali già nella “buona scuola”, ai tempi, avevamo previsto percorsi di formazione anche nell'ambito della scuola digitale. Purtroppo questo percorso si era interrotto, si è arrivato fino all'azzeramento e, quindi, anche su questo fronte del digital divide degli insegnanti dovremo investire, Ministro, per colmare alcune lacune che sono emerse e che dovranno essere urgentemente sanate per soddisfare le esigenze dei nostri studenti, che ormai sono tutti nativi digitali.

Da alcuni mesi, i nostri bambini e i nostri ragazzi sono fuori dalle scuole, e nonostante la grande attività, che io riconosco, messa in campo dal Ministero e dai docenti tutti per garantire vicinanza ai ragazzi e alle loro famiglie, in modo da farli proseguire nei loro percorsi di apprendimento senza troppi danni, sappiamo tutti che le difficoltà sono state enormi e che gli obiettivi che ci siamo dati non sempre sono stati raggiunti, a causa di situazioni di partenza all'interno dei territori e delle stesse famiglie che, sicuramente, non erano omogenee.

Noi lo sappiamo, colleghi della minoranza, sappiamo le difficoltà che abbiamo dovuto affrontare e che il Ministero ha dovuto affrontare, e non ho sentito in quest'Aula soluzioni diverse, non le ho sentite e credo di essere stata anche molto attenta al dibattito.

Diciamo, comunque, quindi, che la tecnologia non è neutra, non tutti in Italia sono ancora in grado di avere una connessione stabile, e quindi disuguaglianze sociali e territoriali, con cui abbiamo fatto i conti e che naturalmente devono essere superate. Per i più grandi abbiamo visto risultati, però per i più piccoli naturalmente no, perché c'era bisogno degli insegnanti, c'era bisogno dei genitori che a casa li seguissero e non tutti avevano questa possibilità.

I prossimi mesi auspichiamo che ci portino ad una situazione diversa, che condurrà, penso, necessariamente ad una revisione - lo speriamo tutti - delle linee guida, perché, se la situazione sarà di maggiore serenità dal punto di vista sanitario, l'obiettivo quale deve essere? Quello di portare tutti i ragazzi in aula. L'ha detto anche il Ministro, ieri, ma è evidente che tutti noi siamo per la didattica in presenza. La didattica a distanza è una necessità nei momenti gravi, che abbiamo messo in campo, ma che naturalmente non può essere la soluzione. È importante che i ragazzi abbiano l'unità della loro classe, con i propri insegnanti di riferimento e la contemporaneità della loro relazione all'interno della classe.

Sappiamo che il quadro internazionale ha dato risposte diversificate e questo ce l'hanno ricordato tutti. Naturalmente erano scelte che dovevano essere fatte, tanti esperti e scienziati non erano neanche così concordi sulle soluzioni. Però, è evidente, il Governo poi ha fatto la sua scelta; una scelta motivata, legittima, ma non ci nascondiamo comunque che abbia prodotto grandi difficoltà, per rispondere alle quali, comunque, abbiamo messo in campo delle altre soluzioni anche con l'aiuto del Ministero della famiglia, del Ministero delle politiche sociali. Quindi, misure di supporto alle famiglie che avevano difficoltà con le scuole chiuse, quindi bonus per gli asili nido, l'incremento dei congedi parentali, bonus babysitter, tutto quello che ha consentito di andare avanti; certamente - noi non lo neghiamo, non sfuggiamo alla realtà - con grande difficoltà, perché è evidente che tutti l'abbiamo verificata.

È successo, però, qualcosa che a me piace ricordare: per quanto riguarda la fascia di età 0-6, il comitato tecnico-scientifico, che aveva dato prima soluzioni diverse, ha rivisto le proprie decisioni, anche grazie a un dibattito serio che c'è stato e, quindi, in queste ore abbiamo finalmente linee guida per la fascia 0-6 anni, regioni e comuni che stanno lavorando per attivare progetti che consentano il rientro o, quanto meno, attività per i ragazzi anche negli ambienti scolastici. Quindi, saranno scuole paritarie e scuole comunali.

Qui, Ministro, non posso che farle un ulteriore appello: non creiamo disparità fra i ragazzi delle scuole paritarie e comunali e paritarie tutte, e i ragazzi delle scuole dell'infanzia statale, e quindi vediamo se riusciamo a fare un ulteriore sforzo per riportare alle attività nell'ambiente scolastico anche i bambini delle scuole statali dai 3 ai 6 anni che rimarrebbero invece a casa.

Ecco io, comunque, dico questo: in questi mesi è successo qualcosa, io credo che tutti, proprio tutti, tutte le parti politiche e tutti gli italiani se ne siano resi conto: si è capito che il diritto alla scuola è un diritto fondamentale. Le difficoltà della scuola e dell'essere lontani dalla scuola le abbiamo capite tutti e, quindi, questo, secondo me, è ciò che potrà portare a fare qualcosa di diverso al nostro Paese. E' la famosa storia che la crisi ci porta opportunità e il Paese non può più sfuggire a questo principio. Le diversità sociali e territoriali emerse in modo molto evidente in questi mesi hanno fatto capire finalmente che non esistono strade alternative rispetto all'investimento nella scuola, se vogliamo uscire da questa crisi con nuove prospettive per il Paese.

Noi del Partito Democratico, proprio in queste settimane, abbiamo predisposto un piano per l'infanzia in cui si chiedono misure concrete e risorse urgenti per rispondere alla brusca interruzione dei normali percorsi di crescita e formazione dei nostri ragazzi. I bambini e le bambine hanno dovuto rinunciare a frequentare la scuola, che è un momento di crescita individuale e sociale fortissimo, insieme anche alla rinuncia al gioco, anche questo fondamentale per la crescita dei bambini.

Hanno vissuto situazioni, quindi, che hanno aumentato le diseguaglianze: certamente in una grande casa si vive molto meglio che in una piccola casa con più fratelli oppure in qualcosa che nemmeno si può chiamare “casa”. Noi sappiamo che ci sono tanti bambini poveri e dei bambini poveri noi dobbiamo occuparci in questo Paese in primis - sono un milione e 260 mila, secondo le stime prima della crisi, adesso probabilmente saranno molti di più - e quindi i bambini invisibili, i bambini che vivono direttamente la violenza, oltretutto, in certi ambienti o la osservano esercitata contro le proprie madri, in case inadeguate o in baracche nelle periferie metropolitane. Ecco, l'isolamento da COVID ha accentuato il disagio e lo ha reso veramente insopportabile.

Quindi, per tutti questi motivi è evidente che è necessario rientrare in classe, perché in classe c'è l'uguaglianza, questo è il tema fondamentale; in classe tutti hanno gli stessi diritti e, quindi, nelle classi tutti sono uguali, e deve essere questo il compito degli insegnanti.

Allora, riportare in classe i bambini è assolutamente urgente, con tre obiettivi, e mi avvio alla conclusione. Uno degli obiettivi è quello relativo alle aperture pomeridiane delle scuole; questa è una grande sfida, signora Ministro, una sfida che noi le chiediamo di combattere insieme, per strappare i ragazzi più esposti ai pericoli che possono correre a causa dell'assenza di figure di riferimento nelle ore pomeridiane. L'apertura pomeridiana è fondamentale, da avviare con un patto: un patto con il terzo settore, le associazioni culturali e sportive del territorio, un patto che consenta di avviare questi progetti già da settembre; quindi, puntare, lo so bene, a risorse, e queste risorse noi del Partito Democratico le chiederemo e le stiamo chiedendo anche nel “decreto Rilancio”, perché è importante che vengano messe in campo.

Il secondo obiettivo - lo diceva il collega Fratoianni prima - è anche un obiettivo nostro: è la gratuità della scuola; finalmente la gratuità dei libri di testo, la gratuità dei device che servono per i ragazzi. Cerchiamo di dare opportunità a tutti; non è una grande spesa, i conti sono stati fatti e, quindi, questo è un bel messaggio che potremmo dare ed emendamenti verranno presentati all'interno del “decreto Rilancio”.

Il terzo obiettivo, vedo qui la Viceministra Ascani che ha la delega su questo, è l'edilizia scolastica di qualità. Questo è il tema fondamentale, perché è un diritto dei ragazzi avere scuole belle, perché nella scuola bella un ragazzo si sente rispettato; se le scuole sono fatiscenti, se non sono all'altezza, fanno sì che un ragazzo pensi che l'istituzione non è con lui, perché non lo rispetta con l'ambiente scolastico che serve.

E allora anche questo è molto importante, quindi insieme a questo c'è un impegno, già in questo decreto naturalmente, ma anche nelle prossime misure che intendiamo mettere in campo.

Quindi io credo, concludendo, che un Paese cresce, inventa, crea innovazione ed è socialmente all'avanguardia se crede nei suoi giovani e dà loro tutte le opportunità perché acquisiscano competenze e conoscenze.

Quindi, un sistema formativo - questo è uno dei Ministeri che io ritengo davvero più importanti per la crescita di un Paese - è centrale per lo sviluppo etico, sociale, economico del Paese, e quindi avremo un futuro, perché per un ragazzo deve esserci la gioia di imparare, la sfida del sapere, la capacità di riuscire a mettersi in gioco e di vincere perché ci sono gli strumenti per farlo. Questo contribuisce a dare pienezza alla vita di qualsiasi giovane, con una soddisfazione che nessun bene materiale potrà mai donare.

Il decreto che approviamo oggi è coerente, secondo me, con quest'impostazione, perché mette in campo queste misure, si occupa di sviluppare anche il numero dei docenti, incrementarlo, intervenire sull'edilizia e, nello stesso tempo, lavorare perché la scuola sia davvero il fulcro del cambiamento e che abbia in sé tutte le potenzialità per sviluppare la capacità di ognuno e di tutti, consentendo la crescita e l'uguaglianza sociale, tema essenziale, e la competitività del nostro Paese.

Per tutti questi motivi esprimo con convinzione il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Presidente, Ministra Azzolina, Ministro D'Incà, Viceministro Ascani, il decreto in esame ha la convinta contrarietà di Forza Italia, nel metodo e nel merito. Presentato l'8 aprile, in pieno lockdown, per garantire una regolare conclusione dell'anno scolastico, l'ordinato avvio del nuovo anno e lo svolgimento degli esami di Stato, è arrivato in seconda lettura alla Camera alla vigilia della conclusione dell'anno scolastico, alla vigilia degli esami e mentre sono ancora in discussione al Ministero e presso i vari comitati ministeriali le modalità dell'avvio del nuovo anno scolastico.

Il decreto non dà le risposte che la scuola e le famiglie e l'opinione pubblica si sarebbero aspettate, e la Ministra, insieme al Premier Conte, non possono cavarsela con una conferenza stampa convocata in tutta fretta ieri sera per annunciare l'ennesima soluzione shock per la riapertura, con i banchi con divisori in plexiglass nelle aule.

La verità è che manca una road map, mancano i finanziamenti. In questa situazione così inquietante, le forze politiche di maggioranza hanno preferito occuparsi della gestione del personale scolastico precario, suscitando dibattiti e vere e proprie guerre tra tutte le categorie degli insegnanti, che, anziché tranquillizzare il mondo della scuola, lo hanno letteralmente incendiato.

Le norme contenute nel decreto hanno le caratteristiche più di ordinanza ministeriale che di legge, e nessun carattere emergenziale. Sono di natura ordinamentale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), tradiscono lo spirito iniziale del decreto e contengono scelte inopportune in questa fase pandemica, come la modifica della sostituzione dei voti con i giudizi alle scuole primarie, quella dei criteri di accesso al TFA per gli insegnanti di sostegno a danno dei giovani docenti neolaureati, e gli unici due articoli veramente emergenziali del decreto sconcertano nelle loro disposizioni.

Ministra, si prevede una sola ora di formazione per i docenti per la sicurezza post COVID e senza oneri per lo Stato! Ci saremmo aspettati équipe psico-pedagogiche nelle scuole, piani massicci di formazione per docenti, alunni e genitori, invece nulla.

Delude poi l'articolo 7-bis, che, pur semplificando le procedure per interventi urgenti di edilizia scolastica, rimanda ad accordi che si dovranno fare. Ma quando? Settembre è già arrivato. E poi, quanti sono i finanziamenti? E quando arriveranno? Sindaci e dirigenti scolastici sono sul piede di guerra, ed hanno ragione; temono di rimanere con il famoso cerino fra le mani, se il Governo non promuove un'accelerazione nella messa a disposizione dei fondi.

A questo proposito, Ministra Azzolina, dove sono finiti i cospicui finanziamenti del PON? Li recuperi, o se ne pentirà. E un altro consiglio: prenoti fin d'ora i finanziamenti del MES per l'emergenza sanitaria nelle scuole, ne avrà bisogno.

Ministra Azzolina, lei dovrebbe ricordare che nella vita tre cose non tornano mai indietro: il tempo, e lei ne ha perso tanto; le parole, ne ha sprecate tante; le opportunità, purtroppo per noi e per tutta la scuola ne ha fatte svanire in numero considerevole.

La scienziata Ilaria Capua ci invita a considerare il Coronavirus come uno stress test in grado di misurare la fragilità del nostro sistema. È come se fossimo jeep che affrontano intemperie, si insabbiano, rischiano di rimanere bloccate dal fango, il parabrezza subisce l'attacco di rami, sassi, vento e pioggia, le ruote si bucano e poi si sostituiscono, e la jeep riparte.

Ma quando lo fa non è la stessa automobile, quando noi ripartiamo non siamo le stesse persone. Le pandemie sono eventi catastrofici, ma sono anche degli aggiustatori, dei rimodellatori sociali: obliterando il passato, offrono lo spazio e la flessibilità per far entrare il nuovo. Questo nuovo, tanto decantato e tanto spaventoso allo stesso tempo, è il futuro al quale stiamo andando incontro. Fin qui, Ilaria Capua (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Sarebbe ben strano, Ministra, pensare che, se tutto cambia, solo la scuola italiana dovrà rimanere quella che abbiamo lasciato l'8 marzo, al tempo della prima sospensione delle attività didattiche. In questo tempo di confinamento i docenti e gli studenti sono stati invitati a fare ricorso alla didattica a distanza per colmare il vuoto determinato dalla chiusura improvvisa delle scuole, e proprio la didattica a distanza ha reso evidente, colleghi, come una cartina tornasole, le potenzialità dell'era digitale in cui viviamo, ed ha reso differente il nostro periodo di confinamento, di tutti noi, da quelli, ad esempio, ai tempi del Boccaccio, del 1348, o quello raccontato dal Manzoni del 1629.

Pur tuttavia, proprio il ricorso al lavoro agile e alla fase DAD ha evidenziato alcuni problemi che già nella “fase 2” della pandemia avrebbero dovuto trovare soluzioni, ma poiché non si è fatto devono diventare obiettivo politico nella “fase 3”, appena iniziata, per rimuovere, ad esempio, i ritardi nella mancata attuazione dell'agenda digitale, superare l'indifferenza della scuola nei confronti delle tecnologie e cambiare la metodologia e la didattica in uso nella scuola, ancora troppo incentrate sulle rigidità dell'organizzazione per classi e lezioni frontali.

La verità, Presidente, colleghi, è che le nostre tecnologie si sono sviluppate più velocemente della nostra capacità, come società e come scuola, di capirle, adesso! Nel post COVID dobbiamo rimetterci in pari per affrontare con modelli più flessibili la ripresa delle lezioni, ma per fare questo occorrono misure straordinarie da realizzare con finanziamenti certi e in breve tempo.

Finora tutto questo è mancato, mentre sono stati commessi tanti errori ormai irrimediabili. Innanzitutto, il Governo ha colpevolmente, in questi mesi, ignorato il Parlamento e le forze di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), lo sa, Ministro. È stato poi un errore irrimediabile quello di annunciare con mesi di anticipo che l'anno scolastico veniva messo in salvo e che tutti gli alunni sarebbero stati promossi, svalutando in quello stesso momento tutto il lavoro che faticosamente i dirigenti e i docenti stavano portando avanti attraverso la didattica a distanza.

Un altro errore irrimediabile ha riguardato le disposizioni per gli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo, ripetutamente modificate perché confuse ed irripetibili. Gli esami di Stato del secondo ciclo, poi, si faranno più come un rito che come prove di competenze. Andrebbero aboliti, insieme al valore legale del titolo, divenuto sempre più una sanzione giuridica di disuguaglianza sostanziale tra le diverse aree del Paese.

Ma l'errore irrimediabile, che comprometterà il già travagliata inizio dell'anno scolastico, riguarda i provvedimenti emanati in questi mesi sulla gestione del personale. Con buona pace, colleghi, della continuità educativa e didattica, fino a gennaio, se ci va bene, avremo nelle scuole un giro più vorticoso del solito di centinaia di migliaia di cambi: 110 mila domande di trasferimento di docenti a tempo indeterminato; 65 mila cattedre vuote; 70 mila posti di sostegno in deroga da coprire con supplenti non specializzati; 200 mila posti da coprire in termini di supplenza temporanea, oltre 20 mila posti ATA scoperti; e, secondo quanto prevede questo decreto all'articolo 2, meglio conosciuto come “lodo Conte sui precari”, lo svolgimento, sempre nel prossimo anno scolastico, del concorso straordinario per l'assunzione di 32 mila precari più tutti gli altri concorsi previsti dal decreto-legge del dicembre 2019, n. 159.

Insomma, uno scenario tra i peggiori degli ultimi sessant'anni, altro che assicurare il regolare avvio delle attività didattiche! Noi di Forza Italia, Ministra Azzolina, le avremmo suggerito di riconfermare, eccezionalmente - come eccezionale è questo tempo - per l'anno scolastico 2020-2021, tutti i docenti a tempo indeterminato e non, nei posti che occupavano nella fatidica data dell'8 marzo, per garantire la continuità didattica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - almeno quello dovevamo agli studenti! - e di consolidamento e recupero fin dal 1° settembre.

Fra gli errori irrimediabili consideriamo anche la nomina, che lei ha fatto il 21 aprile, di una commissione che entro luglio deve suggerire che cosa fare da settembre in poi. Questo ha evidenziato chiaramente la volontà di saltare al prossimo anno scolastico senza per nulla considerare il tempo che ancora ci divideva e ci divide da settembre.

In Austria, Danimarca, Germania, Francia, Svizzera, Gran Bretagna, scuole dell'infanzia, scuole primarie, in qualche caso anche i licei, hanno già riaperto. In Italia, il Governo, per non affrontare soluzioni complesse e non affrontare il dogma delle lunghe vacanze estive (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) ha deciso di non ricercare soluzioni intermedie nei mesi che vanno da maggio a fine agosto, senza mai prendere in considerazione la modifica del calendario scolastico e il rilancio della proposta educativa.

Ministra, Forza Italia le sta dicendo che, fatto salvo il protocollo di sicurezza con cui abbiamo imparato a convivere, dalle mascherine al distanziamento fisico, alle norme di igiene personale e fino alla periodica e sistematica sanificazione degli ambienti, il Governo avrebbe dovuto proporre una scholé estiva, d'intesa con Ministeri, con le regioni… ho ancora tempo, vero? Ho tempo? Io ho tempo?

PRESIDENTE. Sì, sì, assolutamente. Ha un minuto e sei secondi.

VALENTINA APREA (FI). Va bene, grazie. Ecco, noi, Ministra Azzolina, la pensiamo come Piero Angela, che in questi giorni ha profeticamente detto: “Un Paese che freme per la ripresa del calcio e non per la scuola non ha futuro”. Ci saranno i centri estivi, ma non sarà la stessa cosa. Era la scholé estiva che andava fatta.

Tra gli errori che potrebbero, invece, essere ancora rimediabili c'è la necessità, Ministra, di riconsiderare le scuole paritarie come scuole a tutti gli effetti del sistema pubblico nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), quindi prevedere fondi destinati per i piani di prevenzione e sicurezza, acquisto device e scongiurare la chiusura di queste scuole. Anche perché, Ministra, nel post COVID-19, più che in altri momenti della vita repubblicana, la scuola statale non reggerebbe l'urto del trasferimento di centinaia di migliaia di studenti dalle scuole paritarie alle scuole statali; anzi, converrebbe concordare alleanze territoriali con le scuole paritarie per ampliare l'offerta formativa, includendo anche gli spazi interni ed esterni delle scuole paritarie. Io, se fossi in lei, lo farei e forse l'avrei già fatto.

Un altro errore ancora rimediabile ma che diventa strategico per la ripresa delle lezioni rimanda alla formazione digitale degli insegnanti. Questa formazione non può tardare ad arrivare in un tempo in cui la tecnologia è protagonista ed è divenuta la terza dimensione del modo di essere di ognuno di noi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che continuiamo a usare l'orale, lo scritto ma anche il digitale.

Insomma, Ministra, la ricetta che Forza Italia le suggerisce per la riapertura delle scuole, al netto del rispetto dei protocolli di sicurezza, è la riconsiderazione delle scuole paritarie tra le scuole destinatarie dei finanziamenti dei decreti emergenziali, un intervento massiccio nella formazione degli insegnanti, un investimento nell'autonomia degli istituti scolastici facendo leva sui dirigenti per un modello di scuola più flessibile, più orientato alle esigenze dell'era digitale.

Non si parta dagli schemi della scuola pre-COVID, perché le rigidità di orari e di concentrazioni di alunni delle classi non sono più conciliabili con i nuovi vincoli. E, allora, più pluralismo, più campus, meno caserme, niente doppi turni e lezioni a giorni alterni, ma schemi flessibili e creativi che coinvolgano reti orizzontali, e termino. Insomma, dare una svolta alla scuola italiana.

Per questo, Ministra, oggi votiamo contro questo decreto, ma la incalzeremo e vigileremo sul suo operato nella “fase 3” perché facciamo nostro il monito di Papa Francesco…

PRESIDENTE. Grazie.

VALENTINA APREA (FI). “Peggio di questa crisi c'è solo il dramma di sprecarla”. Non sprechi questa opportunità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Vede, Presidente, questo Governo ha eretto un muro invalicabile a ogni richiesta di buonsenso e, soprattutto sulla scuola, ha assunto un atteggiamento di chiusura totale da parte sia del Presidente Conte che del Ministro Azzolina, ma non nei confronti della Lega quanto nei confronti del Paese.

È un Ministro che da quando si è insediata è riuscita a penalizzare tutti, ma proprio tutti i protagonisti della comunità scolastica: gli studenti, le famiglie e i lavoratori; lavoratori contro i quali ha opposto un'avversione ideologica totale in ogni suo pensiero e in ogni sua azione, con una particolare predilezione vessatoria nei confronti degli oltre 200 mila insegnanti precari, bersagli preferiti del Ministro Azzolina e di numerosi esponenti del MoVimento 5 Stelle.

Io ricordo ancora, quando in un momento di lucidità politica e forse di crisi di coscienza, il Ministro Azzolina, durante una delle tante conferenze stampa di Giuseppe Conte, chiese scusa agli insegnanti, chiese scusa ai lavoratori della scuola per quello che stava accadendo. In un primo momento, io non capii sinceramente. Il perché l'ho capito il giorno dopo, quando il Governo ha emanato il “decreto Scuola”.

Un “decreto Scuola” che è pieno di ideologia, con un'avversione ideologica profonda nei confronti degli insegnanti, in una sorta di reinterpretazione scolastica dell'opera del maestro Kubrick, Arancia meccanica; da vittima poi veste i panni del carnefice, con una Lucia Azzolina prima docente precaria e sindacalista, che si batteva per i diritti dei lavoratori e poi un Ministro, Lucia Azzolina, che invece affossa i suoi ex colleghi, umilia i precari e da precari li trasforma in disoccupati, cioè esattamente quello che accadrà con questo “decreto Scuola”. Ministro e Governo che poi hanno umiliato anche i sindacati. Noi tutti ricordiamo il manifesto, con il logo del MoVimento 5 Stelle, “Azzolina stoppa i sindacati”. E, poi, ci lamentiamo se si permettono anche di scioperare, come previsto dalla nostra Costituzione.

Il “decreto Scuola” riguarda principalmente due aspetti: il primo interessa le famiglie e gli alunni. Peccato, però, che non dica un accidenti sulle modalità di riapertura delle nostre scuole a settembre: nessuna chiarezza su come riapriranno e risorse stanziate assolutamente insufficienti per adeguare la nostra edilizia scolastica alle nuove esigenze di sicurezza e di distanziamento. Non entro nel merito del plexiglass nelle nostre classi, perché mi sembra davvero demenziale. Con delle linee guida sulla riapertura che obbligano alla distanza di un metro tra i banchi, impossibile da realizzare poi nella maggior parte delle scuole italiane, è evidente la discrasia con quanto stanziato dal Ministero dell'Istruzione per la sicurezza delle scuole, con soldi insufficienti a rimodulare le migliaia di istituti scolastici e che dovranno servire anche all'acquisto di otto milioni di mascherine al giorno. Voglio sperare che questo costo non cada sulle già provate spalle delle famiglie italiane, perché in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo - noi privilegiati forse non ce ne rendiamo conto - poche decine di euro possono fare la differenza a fine mese. È lo Stato che si deve accollare quel costo e non, per l'ennesima volta, le nostre famiglie.

Poi, non viene fatta alcuna chiarezza sulle modalità di didattica in presenza o a distanza, nessuna chiarezza sull'organizzazione dell'orario scolastico, con delle ipotesi assurde che abbiamo ascoltato da parte del Governo e con il Ministro Azzolina che si è spinta fino al punto di immaginare le lezioni per tre giorni in presenza a scuola e per tre giorni a casa. Vede, Presidente, se dalle parti del Governo qualcuno si è sentito fischiare le orecchie negli ultimi mesi sarà forse perché qualche milione di mamme e di papà italiani si sono lamentati, per usare un eufemismo, e sono vivamente preoccupati della propria organizzazione familiare, anche in riferimento all'ipotesi di ingresso a scuola che è scaglionato e con evidenti problemi anche qui, perché se un genitore deve accompagnare un figlio ritardando l'ingresso alle 8,30 e un altro figlio magari con la campanella delle 9 io non riesco a capire come faranno ad essere in tempo sul posto del lavoro. Vede, ho l'impressione che queste linee guida siano state scritte da chi non ha mai messo piede in una scuola oppure non ha mai accompagnato un figlio a scuola per poi scappare di corsa al lavoro, oppure ho l'impressione che chi ha scritto quelle linee guida sia appena sceso da Marte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Così come è assurdo parlare di distanziamento, parlare di eliminazione delle classi pollaio quando il Ministero dell'Istruzione, in queste ore, attraverso gli uffici scolastici regionali, sta emanando tante circolari che porteranno a una contrazione del numero dei docenti e a un accorpamento delle classi soprattutto nei piccoli comuni. Ma come è possibile dire a un dirigente scolastico che non può formare una sezione se ci sono soltanto 18 alunni e poi, dall'altro lato, dire che bisogna mantenere il distanziamento e bisogna diminuire il numero degli alunni? Ma come funziona? Fatecelo capire, perché in questo “decreto Scuola” non c'è una riga che ne parli. Ci dite di mettere le mascherine ai bambini e poi obbligate i dirigenti scolastici a accorpare le classi creando nuove classi pollaio, che è esattamente tutto il contrario di quello che si dovrebbe fare, di quello che la Lega ha consigliato al Governo di fare.

E qui veniamo al secondo aspetto tracciato dal “decreto Scuola”, che è quello che riguarda i lavoratori. Innanzitutto, non c'è nessuna traccia dell'aumento di stipendio, parlo degli insegnanti di ruolo. Si parlava, mesi fa, di un aumento a tre zero per il personale di ruolo. L'aveva previsto Fioramonti prima, che poi si è dimesso per questo motivo, mentre oggi ne è scomparsa ogni traccia nel “decreto Scuola” ed evidentemente il Ministro se ne è dimenticato. Parliamo, però, di uno sfregio a circa 800 mila persone, il cui potere d'acquisto dello stipendio è fermo ai livelli di dieci anni fa, uno tra i più bassi in Europa.

Per non parlare, poi, del personale precario, vittima preferita di questo Governo e di questo Ministro: nessuna stabilizzazione per chi lavora da anni nelle nostre scuole ed ha almeno 36 mesi di servizio come è previsto dalla normativa vigente, normativa che è ignorata dal MoVimento 5 Stelle, ma non dal Ministro Azzolina che di questa direttiva europea, la n. 70 del 1999, ne fece una bandiera di partito. Nel concorso, non c'è nessuna stabilizzazione e nel concorso straordinario, che, quando e se realizzato, potrebbe assumere 32 mila lavoratori, non si fa traccia e non si fa menzione dei restanti 160 mila che resterebbero fuori, perché, colleghi della maggioranza, vi informo che nella scuola italiana lavorano 200 mila lavoratori precari. Che fine faranno gli altri 160 mila? Stessa musica per le nostre scuole paritarie: 900 mila alunni, 130 mila lavoratori per 13 mila istituti abbandonati al loro destino. La scuola italiana merita di meglio di quanto offerto da questo Governo. Vede, Presidente, abbiamo assistito alla vergognosa riffa dei soldi distribuiti in beneficenza dai parlamentari grillini soltanto però alle scuole iscritte alla piattaforma Rousseau. Vede, Presidente, speculare sui bisogni delle scuole soprattutto quelle di periferia, quelle di provincia, quelle dell'Italia profonda, dell'Italia vera è quanto di più deplorevole, soprattutto chiedendo poi alle scuole di fare propaganda al MoVimento 5 Stelle attraverso i propri siti istituzionali, fatto poi da un partito che esprime il Ministro dell'Istruzione che dovrebbe stanziare soldi per le nostre scuole dal momento che quelli che ha stanziato sono insufficienti e soprattutto che non ha fatto nulla per evitare che venisse violata in modo così brutto la neutralità delle scuole. Il diritto allo studio è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione ma, vede Presidente, quando si ragiona con Costituzione alla mano con chi ragiona con piattaforma Rousseau alla mano, lei capisce che c'è un evidente problema insanabile di fonti del diritto, perché noi ci rifacciamo alla Costituzione e qualcun altro si rifà alla piattaforma Rousseau. Però il “decreto Scuola” non porta soltanto la firma del MoVimento 5 Stelle, ma anche del PD, di Italia Viva e di LeU. Dopo settimane di teatrino messo in scena al Senato la farsa è finita, la farsa è finita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Cari lavoratori della scuola, il PD vi ha preso in giro, vi ha distratto; LEU vi ha corteggiato e poi vi ha abbandonato; Italia Viva vi ha illuso e tutti insieme vi hanno fregato, con il colpo finale del MoVimento 5 Stelle che ha schiacciato ogni ipotesi di tutela dei diritti. Vede, Presidente, a proposito di alleanze, a volte ritengo che in politica, come nella vita, convenienza ed utilità si possano sacrificare per difendere l'onestà intellettuale e coerenza. La Lega, ad agosto 2019, rinunciò al potere perché il MoVimento 5 Stelle non ci consentiva sistematicamente anche nella scuola di lavorare per ciò per cui eravamo stati votati, per ciò che ritenevamo giusto: perdemmo il potere ma conservammo la dignità; perdemmo il potere ma abbiamo conservato la nostra coerenza. Voi avete mantenuto il potere, ma evidentemente avete perso qualcos'altro.

Presidente, per concludere il mio intervento vorrei citare un pedagogista sui cui libri si sono formate generazioni e generazioni di insegnanti, John Dewey che, nella sua celebre Democrazia e educazione scriveva che quel che i genitori migliori e più saggi desiderano per i propri figli, la comunità lo deve desiderare per i suoi ragazzi. Purtroppo oggi, ad oltre un secolo di distanza da quanto auspicato da Dewey, nella scuola italiana non si offre il meglio ai nostri ragazzi: non si offre il meglio e non lo si potrà offrire fino a che al potere ci sarà questo Governo e fino a che su quella sedia ci sarà quel Ministro dell'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Onorevole Vacca, prego.

GIANLUCA VACCA (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe, colleghi, siamo qui finalmente oggi sperando di votare il “decreto Scuola”, un decreto importantissimo perché segna il primo passo verso la riapertura delle scuole perché, dopo mesi di dolorosa, drammatica, ma necessaria chiusura delle scuole, permette ai nostri figli di affrontare come meritano uno dei momenti più belli e delicati della loro vita, quelli che ti segnano la vita: in presenza, in sicurezza, guardando in faccia finalmente i propri docenti che li hanno accompagnati negli ultimi anni. Ma lo voteremo forse oggi, domani, comunque in extremis, quasi in scadenza a causa dell'ostruzionismo delle opposizioni, un atteggiamento totalmente irresponsabile da parte delle forze di opposizione, capace anche di mettere a repentaglio la sorte di milioni di studenti per un mero tornaconto politico, capace di sacrificare la tranquillità e la serenità dei nostri ragazzi e delle famiglie italiane, ancora più preziose in questi tempi così difficili, solo per poter agitare il feticcio della scadenza del decreto.

Anche noi abbiamo fatto opposizione indubbiamente e comprendiamo e conosciamo benissimo il valore delle opposizioni e dell'ostruzionismo ma l'ostruzionismo in un momento come questo così delicato sugli esami dei ragazzi è decisamente incomprensibile. D'altronde, sono le stesse forze politiche di centrodestra responsabili del più grande taglio di risorse alla scuola e all'università: 8 miliardi e mezzo alla scuola e 1 miliardo e mezzo all'università per un totale di 10 miliardi di tagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo hanno fatto gli attuali Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia: sono le stesse forze politiche che hanno di fatto causato l'esplosione del fenomeno del sovraffollamento delle classi, le classi pollaio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), hanno alimentato il precariato, l'esodo dei docenti, bloccato il ricambio generazionale, hanno tagliato, tagliato, tagliato al settore più importante e delicato per la tenuta sociale e il futuro del nostro Paese. Era il 2008…

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… ma colleghi… collega Aprea, nei suoi dodici minuti nessuno l'ha disturbata. Prego, onorevole Vacca.

GIANLUCA VACCA (M5S). Era il 2008, una situazione simile a oggi: c'era una crisi non sanitaria ma finanziaria ed economica e la loro risposta alla crisi di allora fu il massacro della scuola italiana. Gli italiani possono solo essere contenti che oggi non ci siano le stesse forze al Governo, altrimenti - ne siamo certi - anche oggi la risposta sarebbe la stessa: tagli, tagli, tagli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma per fortuna oggi loro sono all'opposizione, voi siete all'opposizione e, a differenza loro, a differenza vostra, la nostra risposta è stata ben diversa. Di fronte a una crisi senza precedenti, questo Governo e questa maggioranza hanno investito risorse importanti per supportare tutto il mondo della scuola in quella che probabilmente è stata la sfida più grande della storia repubblicana italiana: garantire un diritto primario e universale come quello dell'istruzione mentre le scuole erano costrette a chiudere. Dall'oggi al domani studenti, famiglie, docenti, personale scolastico tutti hanno dovuto rimboccarsi le maniche e continuare a fare scuola senza la scuola. Non è stato facile certo, anzi è stato molto difficile e lo sforzo è stato immane: i genitori si sono ritrovati a casa spesso divisi tra lavoro a distanza e supporto della didattica a distanza dei figli. Molte famiglie non avevano dispositivi a sufficienza o connessioni adatte, non tutti i docenti erano pronti per le metodologie didattiche digitali e a distanza. Da subito il Governo però ha adottato misure a sostegno delle istituzioni scolastiche e delle famiglie, risorse per dare a tutti gli studenti, soprattutto a quelli maggiormente in difficoltà, computer, connessioni, device, formazione per gli insegnanti sulla didattica a distanza, supporto alle famiglie con bonus babysitter e congedi parentali e si preparano gli 85 milioni per dotare le scuole e gli studenti più in difficoltà economica dei dispositivi necessari a partecipare alla didattica a distanza, poi altri 80 milioni di risorse PON per l'acquisto di PC e tablet nelle scuole del primo ciclo, oltre 400 milioni di euro per potenziare la connettività delle scuole portando negli istituti la banda ultra larga e 5,2 milioni di risorse PON per l'acquisto di dispositivi digitali destinati ai centri provinciali per l'istruzione degli adulti, alle sezioni carcerarie e alle scuole polo in ospedale. E adesso il decreto, che ci apprestiamo a votare ci auguriamo il prima possibile, guarda al futuro; guarda innanzitutto alle prossime settimane con le norme che permetteranno di svolgere gli esami di maturità in presenza e in sicurezza, con una modalità semplificata certo, non poteva essere altrimenti ma seria e adeguata all'importanza dell'evento. E mi permetta, Presidente, da docente di scuola secondaria quale sono, di cogliere l'occasione per fare gli auguri più grandi a tutti gli studenti che tra pochi giorni torneranno nelle loro scuole con i loro docenti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico) per svolgere gli esami di maturità. E gli auguri ovviamente vanno anche ai ragazzi della cosiddetta terza media, le classi terze della scuola secondaria di primo grado, anche per loro questo sarà un esame particolare: non in presenza purtroppo ma anche in questo caso adeguato e con una valutazione complessiva da parte del consiglio di classe (Commenti del deputato D'Ettore).

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore! Onorevole D'Ettore! Onorevole D'Ettore, se vuole venga giù, se vuole intervenire quando sarà il suo turno. Prego, onorevole Vacca, vada avanti.

GIANLUCA VACCA (M5S). E poi (Commenti del deputato D'Ettore)

PRESIDENTE. Onorevole D'Ettore, la richiamo …

GIANLUCA VACCA (M5S). E poi c'è la semplificazione dell'edilizia scolastica, una norma fondamentale che consente di intervenire con rapidità e che si aggiunge a importanti stanziamenti realizzati proprio negli scorsi mesi: 510 milioni assegnati agli enti locali a marzo e ulteriori 320 milioni nell'ambito della Programmazione unica nazionale 2018-2020. Ci sono le norme sulla valutazione, sia per quanto riguarda l'ammissione al prossimo anno scolastico, che l'abbandono della votazione in decimi e il passaggio al ben più adeguato giudizio per i bambini della scuola primaria. Un passaggio quanto mai opportuno, perché il processo di apprendimento dei bambini non può essere valutato in numeri. Credo che sia arrivato anche il momento di utilizzare di più e meglio la certificazione delle competenze, uno strumento presente nelle nostre scuole da tempo, ma percepito ancora come un corpo estraneo: non si può fare didattica delle competenze senza una valutazione delle competenze costante e periodica.

Infine, due novità importanti per quanto riguarda i docenti: l'aggiornamento delle graduatorie di istituto e la loro trasformazione in graduatorie provinciali già da quest'anno. Una procedura finalmente digitalizzata per la gestione delle supplenze, che permetterà ai docenti già iscritti di aggiornare la propria posizione e agli aspiranti docenti di potersi iscrivere. E il concorso straordinario per 32 mila precari con 36 mesi di servizio, una soluzione trovata nei giorni scorsi che garantisce il merito e la qualità dell'istruzione e che si inserisce nel piano già avviato di circa 80 mila assunzioni nei prossimi mesi, perché, per il MoVimento 5 Stelle, la lotta al precariato scolastico è sempre stata una priorità assoluta e continuerà ad esserlo anche per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Le nostre scuole hanno bisogno di docenti motivati, professionalmente preparati e non di professionisti mortificati da anni di supplenze.

In questi mesi è mancata soprattutto la socialità, lo stare insieme, che è una componente essenziale nel processo educativo. Il rischio era, ed è ancora, che ne quel senso di comunità che la scuola coltiva si disperda, si offuschi di fronte all'immagine tremenda, ma necessaria, della chiusura dei cancelli. Per questo adesso la sfida sarà di portare tutti i nostri ragazzi a scuola a settembre in totale sicurezza, con un'attenzione particolare per chi ha vissuto questi mesi con grande difficoltà, a chi non è riuscito in tutto o in parte a seguire il passo della didattica a distanza, a coloro che rischiano di restare indietro a causa della pandemia, perché il contrasto alla dispersione scolastica, all'abbandono scolastico, alla povertà educativa dovrà sempre restare il primo e principale obiettivo della nostra azione politica, insieme alla valorizzazione dei talenti di ciascun ragazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E la sfida, come più volte sia la Ministra che il Presidente Conte hanno ripetuto, sarà mettere la scuola, e la formazione in generale, al centro del piano di ricostruzione dell'Italia, partendo dalla programmazione dei finanziamenti legati all'emergenza che arriveranno dall'Europa, passando per la programmazione finanziaria della prossima legge di bilancio e arrivando ai piani di finanziamento del prossimo bilancio europeo 2021-2027 e, ovviamente, per il “decreto Rilancio”.

È una grande occasione quella che si presenta e siamo certi che questo Governo continuerà a dare le risposte giuste e a fare della scuola e, quindi, dei nostri bambini e dei nostri ragazzi il pilastro intorno al quale rilanciare il Paese, perché solo la scuola può fare il miracolo di trasformare i sudditi in cittadini, per usare le parole di Calamandrei, e le sfide del presente e del futuro richiedono cittadini sempre più consapevoli di loro stessi e del mondo e sempre più consapevoli di loro stessi nel mondo. Per questo annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Onorevole Bignami, prego.

GALEAZZO BIGNAMI (FDI). Grazie, Presidente. L'articolo 34 della Costituzione, spesso evocato in quest'Aula nel corso del dibattito, recita, con una chiarezza cristallina: “La scuola è aperta a tutti (…)”. È una delle tante disposizioni della nostra Costituzione che questo Governo, con riguardo anche a questo settore, qual è la scuola, così delicato, così importante perché costituisce un futuro non solo della nostra nazione e dei nostri figli, ma anche di questa stessa società che viviamo oggi, ha violato, venendo meno a un precetto costituzionale che, diversamente, sarebbe stato importante venisse visto e vissuto come una vera e propria stella polare.

Perché quando si afferma che la scuola è aperta a tutti, si intende che tutti coloro che compongono questa società hanno il diritto di vedere la scuola aperta: gli studenti, i figli, gli insegnanti e le famiglie, i lavoratori, vedendo nella scuola un punto di riferimento e un interlocutore nella costruzione della nostra società che è imprescindibile. La chiusura, al contrario, spesso anche associata a messaggi contraddittori, confusi, spesso insostenibili, come quello a cui abbiamo anche assistito nelle ultime ore, reca non soltanto una negazione di quel diritto che l'articolo 34 della Costituzione afferma, ma anche del corollario che ne deriva, tra cui un'altra disposizione che sempre la nostra Costituzione, all'articolo 33, terzo comma, afferma, laddove si recita che la legge, nello stabilire i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve però garantire agli alunni, lo stesso trattamento, la stessa equipollenza degli studenti, degli scolari che sono nel contesto, invece, cosiddetto pubblico. E questo lo fa affermando piena libertà di quegli istituti, che oggi costituiscono il 30 per cento di un tessuto pedagogico e didattico che, invece, è stato puntualmente ignorato in tutti i provvedimenti che lei, Ministro, ha evidentemente portato in emanazione e in attuazione, dimenticando non solo quello che la nostra Costituzione impartisce, non solo la funzione sociale che quegli istituti realizzano, ma anche che, con ciò facendo, si realizzava l'ennesima violazione dei diritti che i nostri studenti avevano piena possibilità, invece, di vedersi riconosciuti.

E poi, anche nelle ultime ore, mentre noi svolgevamo questo dibattito parlamentare, ha avuto modo di incontrare i sindacati, che, nelle settimane scorse, con una chiarezza che spesso manca nelle proposte sindacali, ma che in questo caso dobbiamo riconoscere essere stata presente, hanno individuato una soglia, pari a 12 miliardi, entro cui valutare la garanzia delle risorse per poter realizzare una ripartenza anche nel contesto scolastico. Lei ieri, invece, ha affermato che sono sul tavolo 4 miliardi, vale a dire un terzo, forse anche meno, delle risorse che sono stimate come necessarie per la sicurezza, per la piena possibilità dei nostri studenti di svolgere e realizzare il loro percorso didattico e anche e, soprattutto, per i professionisti, gli insegnanti, i docenti che operano in quel contesto.

Ed è su questo che noi vorremmo si concentrasse l'attenzione del Governo, perché, oltre a ciò che è scritto in questo provvedimento che noi ci approntiamo a bocciare con il nostro voto, quello che ci preoccupa e ciò che non vi è scritto, tra cui anche come e con quali modalità si realizzerà la ripartenza a settembre. Questo non è un fatto da poco, perché oggi, proprio oggi, si chiudono gli istituti scolastici che dovrebbero riaprire, fatte salve le finestre d'esame su cui anche mi permetterò di dire due parole; oggi si chiudono quei percorsi, che riapriranno a settembre e oggi quei percorsi chiudono con gli studenti che non sanno neanche con quali modalità potranno rincontrarsi e se potranno rincontrarsi, e anche i docenti, il personale, i dirigenti non hanno alcuna notizie e sono soprattutto esclusi, di fatto, da un dibattito e da un confronto con questo Ministero, che riteniamo davvero avrebbe meritato una guida un po' più sicura e un po' più certa.

Sugli esami. Anche lì, la Costituzione afferma che è necessario che, comunque, si sostenga un esame di Stato che, però, non deve essere una parvenza di esame di Stato, deve essere una reale forma di selezione che non può essere anticipata con una, sostanzialmente, inficiata logica sessantottina per cui bisogna promuovere tutti, salvo poi rincorrere quelle stesse dichiarazioni dicendo che non sarà proprio così, salvo poi ulteriormente retrocedere in quelle dichiarazioni e dire che solo i casi più gravi porteranno alla bocciatura. Dichiarazioni che sono necessariamente frutto della gestione confusa che ha anticipato queste scelte, perché abbiamo sentito anche autorevoli esponenti della maggioranza dire che è stata realizzata, comunque, la didattica a distanza, che sono state realizzate forme di percorso alternativo, dimenticando che, spesso e volentieri, questo si è tradotto nello scarico sulle spalle delle famiglie di pesi anche significativi: da qui ci ricongiungiamo con l'articolo 34 della Costituzione, che, nell'affermare che la scuola è aperta a tutti, individua nella famiglia e per la famiglia un ruolo sussidiario, non sostitutivo, come invece lei ha preteso si realizzasse.

Perché diciamo “confuso e contraddittorio”? Non credo ci sia particolare bisogno di soffermarsi sulla motivazione, ma riteniamo che anche nell'individuazione di quei percorsi lei forse non abbia avuto piena contezza di ciò che stava capitando. Quando si chiede alle famiglie di andare a sostituire lo Stato e la scuola nel ruolo che lo Stato e la scuola dovrebbero per Costituzione svolgere, bisognerebbe almeno avere l'accortezza di verificare se quelle stesse famiglie siano nelle condizioni di svolgerla, quella sostituzione, che già comunque non è nella nostra forma di vedere una richiesta congrua. E invece noi abbiamo avuto tante famiglie che non avevano la possibilità banalmente di realizzare alcun sostegno per la didattica a distanza, perché lo Stato, le istituzioni, gli apparati, le amministrazioni non avevano neanche approntato quelle linee di supporto: che ne so, le linee informatiche, le dotazioni, il supporto. Creando così uno sbarramento sociale selettivo che costituisce uno scalino che non può essere, per ciò stesso che la nostra Carta costituzionale afferma, minimamente contemplato nel funzionamento del nostro apparato scolastico. Ma su questo lei, Ministro, non ha ritenuto né di dare risposte né di affrontare il problema: ha lasciato in un caos confuso che le cose provassero a sistemarsi, sostanzialmente scaricando sui docenti, sui dirigenti, sulle famiglie, sugli studenti e sugli scolari l'inadeguatezza della sua risposta.

Sono stati commessi tanti errori. Vi avremmo anche potuto riconoscere l'attenuante, vista la situazione di totale ed eccezionale gravità che si stava venendo a delineare, per una mancanza di chiarezza nelle fasi iniziali; ma oggi al 5 giugno, ad oltre tre mesi dall'inizio di quella fase, il non sapere come si riprenderà, il non sapere ancora come effettivamente si svolgeranno anche, nella reale e concreta sostanza, gli esami, rappresenta purtroppo davvero l'evidenza paradigmatica della sua inadeguatezza.

Ed allora, Ministro, noi voteremo contro questo provvedimento, avendo come punto di riferimento e stella polare ciò che la nostra Costituzione ci insegna, avendo ben presente dinanzi agli occhi l'impegno degli studenti, dei professori, del personale tutto, delle famiglie; e soprattutto avendo ben presente - ce lo consenta, signor Ministro, anche a costo di apparire duro –, nell'affermazione purtroppo di questo stato di cose, anche l'inadeguatezza che l'ha accompagnata nella gestione di questa fase. L'Italia davvero non si meritava un Ministro così inadeguato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marin. Ne ha facoltà.

MARCO MARIN (FI). Presidente, Ministro, Viceministro, molte cose sono già state dette, io vorrei dire che sono state dette tutte da parte del gruppo di Forza Italia, sia nella discussione generale, sia nella nella dichiarazione di voto dell'onorevole Aprea, che non a caso ha maturato importante un'esperienza in questo mondo. Come l'ha maturata il nostro partito, dopo lo dirò, in alcune regioni come il Veneto, la Lombardia, dove noi governiamo da tanti anni e siamo riusciti a dare un'impronta alla scuola, liberale, cattolica, pubblica e privata di un certo tipo. A noi sarebbe tanto piaciuto che questo provvedimento del Governo avesse tenuto conto di tutte queste cose.

Vede, signor Ministro, colleghe e colleghi, purtroppo questo provvedimento è nato ambizioso, avrebbe potuto essere ambizioso: si è ridotto a poche cose, si è ridotto a una soluzione ibrida per i precari, una soluzione che dice poco, perché se dà qualcosa adesso sembra quasi la toppa sul buco, ma non dà una prospettiva diversa di anni. Si è ridotto, sull'edilizia scolastica, anche lì a poca cosa, perché ieri - a voi forse è sfuggito - ho sentito l'intervento in Aula di un membro della Commissione cultura, dell'onorevole Vietina, che è sindaco, è sindaco di un comune della Romagna, è sindaco di Tredozio; e ha lanciato un urlo d'aiuto al Governo: ha detto “guardate quello che state facendo adesso, magari ci fosse, ma poi c'è la burocrazia, quella burocrazia che questo Governo, in tutta evidenza, non è in grado di allentare, di togliere e che stritola in tanti settori il nostro Paese”.

E mi ha detto: “Io vorrei intervenire sulla scuola, sulla scuola del mio comune”, ha detto a tutti noi e ha detto in primis al Governo, “ma purtroppo poi c'è la graduatoria provinciale, poi c'è quella regionale, e poi ci sono i meccanismi che stritolando i comuni, che non mi permettono di intervenire”. E poi, ha detto e ha lasciato intendere, siamo a giugno e le scuole aprono a settembre, e questi interventi avrebbe dovuto poterli fare a marzo. Ed allora questo provvedimento, che nasceva ambizioso, è un provvedimento che invece di correre veloce è claudicante, va piano.

E soprattutto non ha affrontato i grandi temi dell'emergenza. Un provvedimento di questo tipo va inserito nel contesto in cui ci troviamo: è un contesto emergenziale. Io non ho ancora capito cosa succederà delle scuole a settembre, io non ho ancora capito come ripartiremo, io non ho capito per le famiglie e gli studenti cosa succederà; e soprattutto non ho capito anche per gli insegnanti cosa succederà, perché continuate a dividere questo mondo in modo ideologico e a mettere gli uni contro gli altri, quando invece è un mondo che sta tutto insieme, la scuola italiana è un puzzle che cammina tutto insieme.

Ed allora questo provvedimento aveva una grande occasione e l'ha persa; e lo dico senza nessun intento polemico, ma sono stufo: pensare di dover imparare da parlamentare, da genitore e da italiano quello che avverrà in una diretta Facebook piuttosto ad una conferenza stampa serale francamente mi indigna, Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

La scuola italiana è di tutti; e quando parliamo di scuola italiana parliamo di quello che succede ai nostri figli. Vede, io credo che la scuola dopo la famiglia abbia un ruolo fondamentale nella crescita: mi rifiuto di pensare che mio figlio, che quest'anno chiude la quinta elementare, non avesse preso i voti a scuola, non prenda più i voti a scuola, ma gli venga dato giudizio. Mi rifiuto di pensare a quando in questi mesi ho sentito che forse c'era il 6 politico, che forse c'era la promozione per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente): perché la vita non funziona così e non si preparano così i ragazzi alla sfida della vita. Cosa diversa è dire quello che diciamo noi, che dice un movimento che si basa sui valori popolari, cattolici, liberali, riformatori, che tutti i bambini, tutti i ragazzini devono partire dalla stessa linea nella corsa della vita; ma non vuol dire che da quella linea in avanti non c'è il merito: ci dev'essere il merito, ci dev'essere anche a scuola. E potrebbero dirvelo l'onorevole Aprea, l'onorevole Vietina, che hanno insegnato, ma quanti altri di voi, Ministro (lei mi sembra che insegnasse a scuola): vi è anche l'emulazione positiva che il voto porta in una classe. I ragazzi, i nostri figli vanno educati al merito, vanno educati alla possibilità che si possano raggiungere nella vita dei grandi risultati: non vanno educati all'assistenzialismo, all'essere tutti uguali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siamo tutti uguali nelle condizioni di partenza, ma poi dobbiamo poterci giocare tutti la nostra vita.

Ministro, ripeto, tante cose sono già state dette e vanno tutte nello stesso significato. Io non posso e non voglio, e soprattutto invece voglio farlo, parlare delle scuole paritarie. Le scuole paritarie vengono profondamente dimenticate da questo Governo in tutti gli interventi di decretazione che sono stati fatti. E voi, sia lei, Ministro, che anche il Viceministro, avete il dovere - soprattutto lei, Ministro, se vuole farlo naturalmente, in Consiglio dei ministri - di battervi per queste scuole.

Dopo dirò cosa sono per me le scuole paritarie, ma voglio dire una cosa, perché non può essere le scuole paritarie contro le scuole pubbliche, sono la stessa cosa: lei pensi cosa avverrebbe se chiudessero le scuole paritarie nel nostro Paese, oggi a maggior ragione in questa emergenza in cui si sta studiando il distanziamento dei ragazzi. Oggi ho sentito parlare del plexiglass nelle classi: guardi, sono medico, non faccio il virologo, non voglio entrare negli aspetti tecnici e medico-scientifici, ma se cominciamo a pensare di mettere i ragazzini nei box di plexiglass, io vorrei sapere se non ci sono prima soluzioni diverse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Noi non abbiamo attaccato quando sono chiuse le scuole, perché prima di tutto c'è la salute dei nostri figli: e guai se non fosse così, lo dicono i genitori, ma lo dicono tutte le persone di buonsenso. Oggi, però, bisogna ripartire, e se si deve ripartire si deve partire con delle condizioni chiare, prima di tornare alle scuole paritarie: ma la sanificazione, le spese per le sanificazioni anche di queste scuole paritarie, andranno in carico a chi? Perché prima di pensare al plexiglass, pensiamo se queste condizioni saranno utili e buone per tutti gli studenti e per tutte le scuole.

Ed ancora, gli insegnanti verranno preparati? In questa emergenza, in questa pandemia lo dice il nome è ovvio che è mondiale, non riguarda solo il nostro Paese, se no non sarebbe una pandemia – si può pensare di fare un'ora di formazione per gli insegnanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Io credo che si stia entrando in un'ottica diversa non solo sanitaria, anche del modo in cui i nostri figli dovranno essere accolti a scuola, di come dovranno essere istruiti: perché il Ministero si chiama “dell'istruzione”, la parola è “istruzione”, che vuol dire dare qualcosa agli altri, nella fattispecie ai soggetti che sono forti, volenterosi, vogliosi, ma anche deboli perché sono bambini, perché sono ragazzini, perché devono essere istruiti alla corsa della vita del domani. E quindi, Ministro, pensare un'ora sola mi sembra anche in questo caso poco.

Ma torno a un tema che mi sta particolarmente a cuore: tutti noi portiamo anche in quest'Aula quello che siamo nella vita. Io ho studiato all'Istituto Vescovile Barbarigo di Padova e so quanto ho ricevuto da questa scuola, e so che i miei genitori hanno deciso per me, che ero un ragazzino, di andare lì; prima avevo fatto le elementari in un'altra scuola, una scuola materna paritaria. Queste scuole sono tessuto fondamentale del nostro Paese, i genitori hanno il diritto, garantito dalla Costituzione, di poterle scegliere per i loro figli, perché ritengono che in quella scuola i loro figli possano crescere meglio; deve farlo lo Stato, questo, o devono farlo i genitori? Vede, Forza Italia pensa che al centro c'è la persona, che lo Stato deve fare qualcosa per la persona, e la persona con quello che farà certo che ritornerà a questo livello educativo. Allora io penso che sono le famiglie che decidono. Se le scuole paritarie chiuderanno, perché non posso pensare che mio figlio possa andare in una scuola paritaria?

Allora io dico: il“buono scuola”, che c'è in molte regioni, in Veneto e in Lombardia - qua c'è l'assessore regionale alla Lombardia, che credo sia stata artefice anche di questo “buono scuola”- perché non prendere questo schema e non riportarlo in tutta Italia per permettere alle famiglie italiane e ai genitori di poter decidere dove devono andare i loro figli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Perché per mio figlio, grazie al cielo, decidono ancora i genitori, e non può sostituirsi a questo lo Stato, perché sarebbe un'invadenza insopportabile e, dal nostro punto di vista, anche inaccettabile.

E ancora: in queste scuole, dove si pagano le rette, dove non vanno solo i figli dei ricchi – guardi alle volte sento dire che alle paritarie vanno solo i figli dei ricchi, ma non è mica così – dove vanno i figli dei genitori che ritengono di mandarli lì, in un momento di difficoltà, pagare la retta spesso diventa difficile. Per quello il buono-scuola rende anche lì tutti uguali sulla stessa linea di partenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E come si può pensare oggi di non fare un fondo per le scuole paritarie? Forza Italia ha chiesto 500 milioni. Noi, Presidente mi richiama al tempo? Ok, allora noi per le scuole paritarie abbiamo chiesto un fondo da 500 milioni, questo Governo credo che nel “decreto Rilancio” abbia pensato a qualche decina. Il Ministro Gualtieri è vero che mette 800 milioni a disposizione del Parlamento, noi ci batteremo perché una parte di quel fondo venga destinato alle scuole paritarie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché, altrimenti, moriranno o chiuderanno, e allora ne risentirà anche la scuola pubblica. Pensare di non far detrarre totalmente alle famiglie le rette che pagano è uccidere ancora una volta le scuole paritarie.

Allora il Parlamento sarà davanti, anche nel “decreto Rilancio” a fare una scelta: se sarà ideologica, se sarà una scelta che guarda indietro, che guarda i nemici delle scuole paritarie, punirete le scuole paritarie; se, invece, avrete il coraggio di seguire, di accettare e di accogliere quello che stiamo dicendo noi e che viene detto in questo Parlamento non solo dal centrodestra, non solo da Forza Italia, da Lega e Fratelli d'Italia, ma in modo trasversale, sono convinto, dalle persone che hanno i valori cattolici, liberali, riformatori, popolari, che credono nella libertà dei genitori e delle famiglie di ogni individuo di appoggiare le scuole paritarie, farete una cosa finalmente anche significativa. Temo, purtroppo, che ci darete le briciole, che considererete le scuole paritarie e chi va lì, figli di un dio minore. Noi non potremmo accettarlo mai e continueremo a batterci per questa realtà fondamentale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Latini. Ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Io, l'ultimo intervento, Presidente, l'ho fatto questa mattina alle cinque e un quarto insieme ai miei colleghi, c'era anche il Ministro Ascani, e lo abbiamo fatto perché vogliamo presidiare quest'Aula, perché la scuola è fondamentale per la rinascita del nostro Paese. Adesso la Ministra Azzolina sta qua, ma quando dibattevamo anche questa notte, come anche in Commissione, ecco, magari, ieri sera, anzi ieri notte, perché, ripeto, siamo andati via alle 6 di questa mattina, magari stava dormendo, ma non penso sogni tranquilli, perché se ha una coscienza purtroppo non è facile dormire facendo un decreto che crea solamente caos al sistema scolastico, perché ad oggi, con questo decreto, purtroppo, Presidente, non abbiamo la certezza di una ripartenza.

Prima, il collega dei 5 Stelle faceva gli auguri agli alunni per l'esame di maturità: ecco, speriamo che questo esame di maturità si faccia, perché ancora non ci sono i presidenti di commissione; speriamo che tutto si svolga nel miglior modo possibile e, quindi, noi gli auguri glieli faremo quando tutto si starà svolgendo nel modo ordinato, in un modo ben organizzato.

Noi, purtroppo, ieri, stavamo dibattendo su un'altra assurdità, che abbiamo appreso sempre dai social sulla riapertura delle scuole a settembre, attraverso un distanziamento con dei plexiglass tra un banco e un altro. Un'altra assurdità l'avevamo sentita quando si prevedeva di dividere le classi, quindi una parte dell'aula in presenza e l'altra parte degli alunni che seguiva da remoto.

Ecco, io penso che la didattica a distanza, che c'è stata in questi tre mesi, sia una misura emergenziale, che non possiamo ripetere assolutamente a settembre. Riguardo al distanziamento sociale, sappiamo che c'è stato il pronunciamento del comitato tecnico-scientifico, che ha dato delle linee guida, a nostro avviso caotiche, senza un vero contatto con la realtà; questo comitato tecnico, giustamente, l'unica cosa giusta che dice è: serve un distanziamento sociale? Allora un banco deve essere distante dall'altro di un metro. Però, chi conosce le scuole italiane, Presidente, sa che questa cosa non è possibile, perché le aule sono piccole. E vediamo che questo Ministero stanzia solamente 331 milioni di euro per la sicurezza nelle scuole: sono veramente una miseria. Poi, la domanda che ci siamo fatti è: il presidio di sicurezza della mascherina che questi ragazzini dovranno portare a settembre, ecco, questo costo, chi lo sopporta, Presidente? Le famiglie che già sono state colpite economicamente da questa crisi sanitaria? Perché qua si parla di una spesa di 8 milioni al giorno, siccome sono 8 milioni di studenti e si presume che, comunque, utilizzino due mascherine al giorno, visto che devono stare per sei ore: 50 centesimi l'una, ecco il conto è presto fatto.

E poi non c'è nessuna chiarezza, per esempio, come dicevo, sul fatto di ripartire tutti quanti in presenza; si sono sbandierati dei numeri, delle percentuali di partecipazione degli alunni attraverso la didattica a distanza, alte fino al 93 per cento, e invece, purtroppo, l'Istat ci dice che il 33 per cento delle famiglie italiane ha avuto problemi di connessione, e alcune famiglie non hanno neanche tablet sufficienti o PC. Io questa cosa la so bene anche perché vengo da un territorio come le Marche, che è l'area del cratere, e qui la fibra ottica non c'è; e, quindi, se si connettono più persone nello stesso momento, se i genitori, come sappiamo, hanno lavorato in smart working e magari se hai anche due figli, è ovvio che la connessione contemporanea di quattro persone rimane molto difficoltosa, se non purtroppo impossibile.

Nessuna chiarezza è stata fatta neanche sull'organizzazione dell'orario scolastico, perché si parla di entrare a scaglioni a scuola, quindi non tutti allo stesso orario. Ecco, pensate le famiglie che la mattina devono portare i loro bambini a scuola e, magari, i genitori devono entrare al lavoro alle 8 e mezza, e devono portare un bambino alle 8 e l'altro alle 8 e tre quarti: sarà un caos incredibile.

Ma secondo me, la cosa più grave è proprio non aver valutato l'opportunità di diminuire il numero degli alunni per classe. A tal proposito, si è pronunciato anche un altro organismo, che fa sempre capo al Ministero e che è il consiglio superiore della pubblica istruzione e suggeriva di diminuire il numero delle classi, cambiando la legge ordinaria. E questa è stata una battaglia che, come la battaglia sui precari, è stata fatta in Commissione prima dell'emergenza sanitaria del Coronavirus, proprio sulle classi pollaio, per diminuire il numero degli alunni per classe.

Questa era una battaglia anche del Ministro Azzolina quando eravamo colleghi, e adesso che veramente ha la possibilità di potersi battere come Ministro, purtroppo non se ne parla più.

Questo è un atteggiamento che abbiamo sempre rivisto nel corso di questi Governi, di mancanza di vera e propria coerenza. Finora sono stati fatti tagli alla sanità, alla scuola, e abbiamo visto che questa non è la strada giusta da seguire.

Noi le scuole le dobbiamo riaprire, Presidente, le dobbiamo riaprire però con un numero di alunni inferiore a 27, perché non so se tutti sapete che, per costituire una classe nella scuola secondaria superiore, il numero minimo è quello di 27 alunni.

Ecco, mi potete dire come si può riaprire in sicurezza con 27 ragazzini ammassati in un'unica classe? E gli uffici regionali scolastici, invece che creare delle classi appunto con numeri inferiori, aboliscono le classi, le accorpano, e sul mio territorio hanno anche scritto dei sindaci, perché si vedono sopprimere della classi che hanno solamente 18 alunni secondo lo Stato, e questa è una cosa veramente assurda (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il sindaco è andato a fare una manifestazione presso l'ufficio scolastico con tutti i ragazzi, gli studenti, i genitori, e c'erano anche due disabili. Pensate che non possono costituire una classe con 18 alunni, quindi tutte le mattine dovranno recarsi in una città che dista circa 30-45 minuti; tutte le mattine, anche due ragazzini disabili: è assurdo! Questo è un altro paradosso della mala gestione, purtroppo.

Poi abbiamo detto che purtroppo i docenti, anche questa volta, non sono stati presi in considerazione neanche per l'aumento dello stipendio, e questo è stato il motivo per cui si è dimesso anche Fioramonti, perché è una categoria di circa 800 mila persone il cui potere d'acquisto del loro stipendio è fermo dal 2009, Presidente; è pure tra i più bassi d'Europa, e non c'è nessuna intenzione di aumentarlo.

Così come per quanto riguarda i precari: diminuendo il numero delle classi è un ragionamento logico che servono più insegnanti. Quindi, noi potremmo assumere anche tutti questi precari che purtroppo oggi questo Governo sta massacrando, perché non c'è nessuna stabilizzazione. Gente che lavora da anni nella scuola che vive nell'incertezza, Presidente.

Io penso che, purtroppo, non è questa la strada giusta da seguire, come per quanto abbiamo detto delle scuole paritarie: noi abbiamo presentato una proposta di legge a mia prima firma, con tutti quanti i colleghi della Commissione, perché volevamo dare delle risposte concrete, quindi prevedere la possibilità di destinare una quota del 10 per mille dell'Irpef alle scuole paritarie, l'istituzione di un fondo di 200 milioni di euro e l'esenzione dell'imposta municipale IMU appunto per le stesse scuole.

Queste sono proposte concrete che noi sinceramente ci aspettavamo che almeno venissero prese in considerazione. Ciò non è accaduto, sono stati bocciati tutti i nostri emendamenti, qui avete apposto la fiducia, in Senato vi siete spaccati. Purtroppo, se si vuole veramente ripartire, senza le parole chiave dei valori di coraggio e coerenza, mi dispiace, Presidente, ma qua non possiamo più andare avanti. Per questo noi voteremo contro questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, apprezzo la nuova collocazione del leggio…

PRESIDENTE. A favore di telecamere.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). …almeno i cittadini ci possono guardare in faccia e ognuno di noi ci può mettere la faccia.

Colleghi del Governo, colleghi, il decreto sulla scuola che oggi ci apprestiamo a votare, sul quale ci siamo dilungati lungamente in questi giorni, e sul quale ci dilungheremo ancora lungamente, si inserisce all'interno dell'ipertrofia normativa che l'emergenza sanitaria ha portato con sé. Intanto l'azione di Conte, che ha praticamente commissariato l'inadeguatezza del Ministro Azzolina, che oggi ci ha fatto l'onore di essere qui in Aula con noi, dopo essere sfuggita più volte ad audizioni in presenza in Commissione. Ministro Azzolina, che ha già reso vecchio e superato questo decreto scavalcando il Parlamento e il suo stesso Ministro.

Il Parlamento non esiste per il Governo, è un organo passacarte. I ragazzi torneranno a scuola e in presenza, ma, pensate, con il plexiglass. Il Ministro Azzolina, nel corso di questa emergenza - va detto - ha lasciato alle cronache situazioni imbarazzanti: la mattina, scuole aperte, la sera, diretta social per dire che saranno chiuse; la mattina, maturità in presenza, la sera a distanza. E così via, in un rincorrersi di tweet, di post, di dirette, ma mai - mai! - in Commissione, in Parlamento in carne e ossa, a metterci la faccia.

Quando è venuta, poi tornava dieci giorni dopo per la risposta, come se fosse difficile, Ministro Azzolina, rispondere a delle domande così, in presenza, come si dice in queste ore, in questi giorni. In presenza, guardandosi negli occhi.

Se lei non è d'accordo, io rispetto la dignità della politica, l'ho fatto con i colleghi Ascani, con il collega Orfini, ma il bello della politica è questo, è dirsi le cose in faccia, rispettare i rispettivi ruoli. Noi siamo all'opposizione, abbiamo fatto delle proposte concrete, e adesso le elencheremo, ma è importante rispettare i ruoli che ci sono stati assegnati dagli italiani.

I docenti, in quest'emergenza, con passione e professionalità - e veramente Fratelli d'Italia li ringrazia tutti, uno a uno - hanno tenuto la barra dritta, mentre tutto al Ministero andava alla deriva. Mancheranno gli insegnanti di sostegno, discriminati con criteri limitanti. Ci sarà una sovrabbondanza di supplenze e di contratti intermittenti anche per il personale amministrativo.

Questo decreto lascia aperti problemi rilevantissimi: mancheranno i commissari alla maturità, il concorsone è rimasto, nonostante avessimo richiesto l'immissione per titoli e servizio, rischiamo di immettere nel circuito altre centinaia di migliaia di precari, oltre a sperperare soldi che servono a sostenere famiglie, studenti e l'intero sistema scolastico, nonostante ora nella pubblica amministrazione, al contrario, si stiano adottando questi criteri.

E ce lo dovete spiegare, colleghi e rappresentanti del Governo, per quale ragione avete accettato di assumere, giustamente, con il sostegno dell'opposizione, in via urgente, con procedure semplificate, medici, medici militari, infermieri, ma i docenti no; ai docenti avete imposto l'ennesimo concorso per titoli e servizi, evidentemente ricattati, evidentemente per questa visione di una singolare meritocrazia; quelle vite sospese nel precariato per anni, deportati da “La buona scuola”, costretti a fare centinaia di chilometri, a isolarsi dalle famiglie d'appartenenza, talvolta a lasciarle, per insegnare, per donare se stessi, perché questo fanno i docenti: donano loro stessi alla scuola, agli studenti che amano, anche quelli che poi sono costretti, per vostra insipienza, a lasciare e abbandonare l'anno dopo.

Questo decreto non risolve il precariato del sostegno appunto, e abbiamo portato testimonianze concrete in quest'Aula, il precariato AFAM.

Poi la didattica a distanza ha aperto un altro problema, e ha dimostrato in maniera palese un altro fallimento del Governo, di un altro Ministro, quello dell'Innovazione, il ministro Pisano, che abbiamo avuto modo, con il collega Rotelli e il collega Morelli in Commissione TLC, di incalzare con le nostre domande, dimostrando la sua totale inadeguatezza a ricoprire questo ruolo sull'applicazione “Immuni” o “Imbuti”, Ministro Azzolina, come giustamente il geniale Osho l'ha rinominata, e sul contrasto alle aree bianche, le famigerate aree bianche, il piano digitale, il divario digitale.

Ebbene, con l'emergenza della scuola tutto questo è diventato concretezza. Ognuno di noi ha conosciuto parenti, famiglie e amici (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) dove si doveva scegliere se fare andare a scuola il ragazzo o uno dei due ragazzi o far lavorare uno dei due genitori, perché non c'erano i computer, perché non c'erano i tablet, perché non c'erano i fondi sufficienti. Ci saranno forse dopo, in autunno, ma intanto l'emergenza è adesso, c'è stata adesso. E, quindi, ci chiediamo come si faranno a colmare le disuguaglianze di accesso per, appunto, il divario digitale.

La possibilità che a settembre ci sia un netto calo di iscritti all'istruzione terziaria poi è molto elevata. Oltre al depauperamento del nostro capitale sociale, rappresenta un rischio per la tenuta delle nostre università, anche di quelle private. Quindi, riteniamo che bisogna agevolare gli studenti e le famiglie, promuovere misure per garantire le università, soprattutto quelle private in un'ottica sussidiaria, che sono quelle più fragili. Noi abbiamo proposto la proroga dei contratti dei docenti straordinari ma avete bloccato anche questo emendamento.

C'è il problema delle aule, poi. Vedete, il DL attribuisce poteri speciali agli enti locali ma nessun fondo. Come faranno, allora? Le linee guida, le famigerate linee guida del comitato tecnico scientifico, che ricordano molto il “Ministero della Verità” orwelliano, parlano chiaro: avremo bisogno di altre aule, di aule più spaziose. Le scuole italiane - lo abbiamo ricordato già - sono state costruite, collega Ascani, per lo più nella fase storica 1958-1983 - e siamo nel 2020 -, durante gli anni del baby boom e del rapido aumento della scolarità. Un patrimonio vastissimo ma inadeguato e ormai vetusto. Lei, Viceministro Ascani, ha la delega su questo. Dovrebbe forse darci una risposta, presentarci delle linee guida, degli indirizzi.

Noi abbiamo proposto, nei nostri emendamenti, cose concrete. Siamo in emergenza e, quindi, ci vogliono soldi di emergenza, quindi un fondo da 5 miliardi ma lo avete bocciato.

Le aule sono inadeguate sul piano della sicurezza. Nel 2016, pensate, l'8 per cento circa degli edifici non superava le verifiche sulle strutture portanti verticali, sui solai, sulle coperture, strutture dove stanno i nostri figli, dimostrando problemi strutturali di una certa gravità.

Poi, è inadeguata sul piano dell'inclusione. Una quota importante di scuole italiane non è ancora adeguatamente attrezzata per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei confronti degli studenti e dei professori con disabilità motorie. In molti contesti non è, dunque, possibile assicurare l'elevato livello di inclusione che da alcuni decenni è uno degli obiettivi irrinunciabili per il sistema scolastico italiano. A titolo di esempio, il 40 per cento degli edifici non dispone di accessi dall'esterno con rampe di pendenza inferiore all'8 per cento. Questi sono dati, collega Ascani, e dovrebbe prenderne nota. Il 45 per cento non rispetta la larghezza minima delle porte di 90 centimetri e nella maggioranza dei casi le scale e i percorsi interni non sono a norma.

Ci vogliono soldi e soldi veri per i lavori, come ci vogliono misure per le scuole paritarie e su questo abbiamo alzato una bandiera che è quella della Costituzione italiana. Lo ha detto Giorgia Meloni, lo ha detto Fabio Rampelli, lo hanno detto molti nostri esponenti: scuole che salvaguardano la libertà di scelta educativa e che rappresentano un presidio territoriale fondamentale in alcuni contesti.

Nel “DL Rilancio” i soldi stanziati sono una cifra estremamente limitata, diremmo ridicola, ma conosciamo, collega Azzolina, i pregiudizi che avete sulle scuole paritarie, li abbiamo ascoltati in Commissione. Fratelli d'Italia, invece, ha proposto un fondo di 800 milioni per le esigenze delle scuole paritarie e numerosi emendamenti a favore del settore. Occorre ampliare il Fondo per le scuole paritarie, va estesa la copertura a tutto il corso di studi della scuola superiore senza fermarsi ai 16 anni e vanno creati velocemente i protocolli per riaprire gli asili nido, rendendo sostenibili i rapporti tra bambini e operatori e consentendo il contatto fisico, ma di questo non c'è nulla.

Colleghi, la scuola vuole ripartire ma non può farlo in queste condizioni. Vanno stabilizzati i precari, rinnovate le aule e garantiti i momenti principali agli studenti. Negli ultimi sette anni la scuola italiana è stata umiliata e impoverita. Risorse insufficienti e provvedimenti carenti rischiano di compromettere il diritto costituzionale all'istruzione. Anche stavolta, con i nostri ordini del giorno, abbiamo cercato di migliorare l'impianto del decreto, con l'estensione della carta elettronica per i docenti precari, l'introduzione al diritto alla disconnessione, l'autonomia scolastica, la garanzia della continuità didattica per il sostegno. È un decreto che non si rivolge ai precari e che non attribuisce fondi all'edilizia scolastica. Nessuna risposta alle esigenze della scuola.

Un decreto avversato da tutti. Questo decreto non sarebbe votato da nessuno, forse neanche dall'antica Azzolina: non sarebbe votato dai precari della scuola, non sarebbe votato dai dirigenti scolastici, non sarebbe votato dai presidi - e concludo -, non sarebbe votato dagli studenti, non sarebbe votato dal personale amministrativo, non sarebbe, infine, votato dai diplomati magistrali, non sarebbe votato dagli insegnanti di sostegno, non sarebbe votato dagli AFAM...

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mollicone.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Ministro Azzolina, lei voleva riempire gli imbuti, operazione sicuramente poco proficua. Le ricordiamo, invece, la bellissima frase di Plutarco - e concludiamo - citata da Montaigne e ripresa da Yeats: “Insegnare non è riempire un vaso ma è accendere un fuoco” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mollicone. Chiederei ai colleghi di verificare la lunghezza dei loro interventi, perché la tolleranza, naturalmente, va scemando col numero degli interventi relativi agli iscritti.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Vedete, accogliere il mio ordine del giorno per colmare il vuoto dei posti degli insegnanti di sostegno, oltre ad altri ordini del giorno del nostro gruppo, vuol dire certamente fare un passo in avanti significativo. Speriamo che non sia uno dei tanti impegni che il Governo dice di assumere e che, poi, tristemente finiscono in un dimenticatoio. Tuttavia questo non è sufficiente per votare a favore su questo provvedimento. Vedete, dialogo e confronto sono importanti per raggiungere obiettivi di buonsenso; non basta annunciarli, ma serve applicarli.

In Commissione è stato fatto un lavoro importante ma, purtroppo, non sufficiente. Ricordo che la collega Aprea ha presentato un piano scuola davvero completo, che è stato, purtroppo, in gran parte ignorato. Lei stessa ha anche rimarcato quanto l'organizzazione scolastica comporti innumerevoli aspetti. Ci sono tante criticità esistenti, di cui si è ampiamente discusso e che tengo anch'io a rimarcare poiché questo provvedimento ne ha recepite soltanto una piccola parte. Abbiamo edifici scolastici che presentano ancora troppe e inaccettabili barriere architettoniche che impediscono l'accesso ai ragazzi con disabilità motoria. Ma voi, io mi chiedo, vi siete mai fatti un giro? Siete mai stati, anche solo una volta per via di un infortunio, su una sedia a rotelle o avete mai usato delle stampelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Vi siete mai bendati gli occhi e provato a muovervi e a orientarvi all'interno di un contesto scolastico, provando a immedesimarvi nelle situazioni di persone non vedenti che spesso si trovano davanti non solo barriere architettoniche ma spesso anche culturali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Provate a orientarvi senza l'uso della vista, fate solo un esperimento. Ci sono ancora troppe scuole che non hanno anche la disponibilità di ausili per alunni con disabilità sensoriale.

Ho sentito spesso dire: “Nessuno deve restare indietro”. Purtroppo, non basta dirlo; bisogna crederci davvero ed è stato ampiamente anche discusso in merito alle scuole paritarie. Queste sono certamente un prezioso strumento che offre un servizio pubblico importantissimo e io trovo anche solo inutile e assurdo discuterne.

Poi, la formazione. La formazione è un altro tema spesso troppo sottovalutato. Le insegnanti di sostegno non possono e non devono essere solo laureate; devono essere opportunamente formate anche nell'uso di nuove tecnologie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), che sono certamente forti e preziosi strumenti compensativi. L'hanno detto bene prima di me i colleghi che sono intervenuti.

E poi c'è la DAD, la didattica a distanza. Penso che ci si sia troppo cullati su questo aspetto e lo voglio sottolineare ancora una volta, perché la didattica a distanza dev'essere una misura alternativa e non certamente la soluzione. Avete mai pensato davvero ai ragazzi con disabilità gravi? La relazione e il contatto umano per loro sono fondamentali e preziosissimi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Come si può pensare di lasciarli da soli? Tu e il PC, tu e lo schermo! È ovvio che questo non può essere certo uno stimolo capace di suscitare un innalzamento di livello rispetto, poi, al punto di partenza. L'istruzione domiciliare, ad esempio, durante il lockdown avrebbe di certo aiutato le famiglie e garantito anche ai ragazzi con disabilità di non perdere i progressi raggiunti fino a quel momento. Potevate anche usare di più gli stessi assistenti educativi, il cui ruolo, appunto, è proprio quello di supportare i docenti di sostegno.

Poi c'è lo sport. Di sport nelle scuole se ne parla sempre poco e le scuole paritarie compensano molto anche questo aspetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Viene ancora, purtroppo, troppo poco valorizzato e viene spesso vissuto come fosse l'ora d'aria. Lo sport è un prezioso strumento di crescita e inclusione sociale, soprattutto per i ragazzi con disabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Trovo anche assurdo soltanto parlarne e preferisco non spendere altre parole.

Abbiamo assistito e purtroppo continuiamo anche ad assistere ad annunci social proprio del Ministro: mi dispiaccio di questo perché questi annunci creano ancora più confusione e allarmismo. Allora io vi do una notizia: a volte, Ministro, parlare meno e fare di più normalmente aiuta, detto così a titolo informativo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ora io sono un atleta: per indole cerco sempre di fare un gioco di squadra e credo che non bisogna necessariamente starci simpatici o condividere totalmente le posizioni, ma sono convinta che il dialogo e l'ascolto agevolino anche a trovare le soluzioni più adeguate per trovare davvero la strada per andare tutti verso la stessa direzione. Mai come in questo momento questa non è frase fatta o pura demagogia, ma veramente bisognerebbe proprio vivere in pieno il concetto di squadra. Qui - voglio usare una metafora artistica, Presidente, lei me lo consentirà - a volte mi sembra di essere a teatro. Allora si apre il sipario, entrano di scena gli attori, a volte non proprio brillanti, recitano un copione di monologhi i cui testi spesso sarebbero anche discutibili. Il problema però qual è: noi siamo delle comparse ovviamente, si chiude il sipario, partono gli applausi, gli attori escono di scena, il più delle volte si dimenticano anche il pezzo che hanno recitato, ma la cosa più grave è chi è che paga il prezzo di questo biglietto? Gli italiani, soprattutto le persone più svantaggiate e le persone disabili, che peraltro dovrebbero pure assistere gratuitamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E invece pagano un prezzo sul quale preferisco passare sopra. Vi invito ad avere più coraggio e più umiltà: i ragazzi sono il futuro, la speranza, non si può non investire sulla scuola, la cultura ci può salvare, la cultura è l'arma più potente per combattere l'ignoranza e ogni forma di discriminazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Se è vero, come è stato più volte detto stamattina, che dietro una crisi si cela un'opportunità, cogliamola; abbiamo l'opportunità veramente di alzare questo livello per fare questo serve pensare in grande, volare in alto e guardare lontano: ce la farete? Non lo so ma se vi lasciate aiutare anche da noi forse abbiamo qualche possibilità (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Ho concluso, Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.

MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, sottosegretario, è ovvio che il mio voto, in linea con l'espressione del mio movimento, sarà necessariamente e inevitabilmente contrario al provvedimento. Questo provvedimento non era un gioco del teatrino della politica, non era un esercizio di stile, ma era la risposta che, prima di tutto, quel popolo invisibile in questo decreto rappresentato dai nostri bambini e dai nostri alunni si aspettava e, con loro, le famiglie chiedevano semplicemente una cosa, delle certezze: quando sarebbe finita la scuola, quando sarebbe ripresa la scuola e come sarebbe ripresa la scuola. Ed è ovvio che un decreto arrivato in ritardo di un mese rispetto alle promesse del Governo e che ancora nel testo conteneva la promessa di riaprire le scuole il 18 maggio, non ha voluto dare queste risposte perché probabilmente l'interesse, il focus e le priorità del dibattito politico all'interno della maggioranza erano tarati su altre richieste. Oggi noi non stiamo perdendo tempo, non stiamo facendo dell'ostruzionismo: se oggi a quest'ora e per tutto il giorno saremo ancora qua dentro a parlare di scuola è perché la Lega ha a cuore questo tema e ritiene che sia una priorità da affrontare in Parlamento e non sui social network e sulle dirette televisive. Quindi ringraziamo Matteo Salvini e la Lega per aver riportato la centralità del tema all'interno delle Aule parlamentari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Non possiamo che votare no perché il dibattito che si è sviluppato in Commissione e in Aula con la presenza a fasi alterne del Ministro, che avrebbe dovuto mettere la firma e la faccia sul provvedimento, è l'espressione della confusione e della disorganizzazione in cui abbiamo lasciato il mondo della scuola in questi giorni, in queste settimane e in questi mesi. E non dobbiamo dirlo qua dentro perché noi saremmo dovuti uscire da quest'Aula, andare nelle case, nei salotti, nelle cucine, nelle taverne delle famiglie e degli italiani a vedere cosa è stata la didattica a distanza in questo periodo: è stata una delega in bianco sulle spalle delle famiglie e ancora una volta chi è stato lasciato solo sono stati i bambini e gli alunni. E quindi ovviamente cosa dobbiamo fare in questo momento oltre votare no al decreto? Il primo pensiero di ringraziamento va alle famiglie che si sono fatte carico di sostenere la didattica a distanza, che hanno dovuto acquistare computer, stampanti, tablet, quando hanno potuto e, se non l'hanno fatto personalmente, l'hanno fatto grazie ai contributi delle regioni, delle nostre amate regioni, e dei comuni che hanno messo i contributi in attesa che arrivassero risorse anche dal Governo. La didattica a distanza sono state le famiglie: il focolare domestico trasformato in un'aula. E poi rivolgiamo un grazie ai docenti: ne parliamo, ne raccontiamo, ma ci abbiamo parlato tutti i giorni con questi docenti? Abbiamo visto le difficoltà che hanno dovuto attraversare per imparare a usare PowerPoint, per fare dei video poi da applicare su YouTube per magari chiamare singolarmente quei ragazzi, quei bambini che, avendo i genitori che lavoravano durante la pandemia, facevano fatica a stare incollati davanti allo schermo del PC. Infatti nel decreto manca l'applicazione concreta delle esigenze dei nostri bambini e dei nostri ragazzi che vogliono docenti che siano di qualità, che vogliono docenti che non facciano le migrazioni da una regione all'altra, che vogliono essere accompagnati, come ha raccontato in un aneddoto anche Papa Francesco recentemente, dalla prima alla quinta elementare con continuità e qualità: sono queste le richieste che le famiglie rivolgono al Ministro e allo Stato, continuità e qualità della formazione dei nostri docenti. Non chiedono molto. Inoltre, ritornando invece alle promesse del Presidente Conte che si attagliano bene anche al contesto delle nostre scuole, chiediamo tanto semplificazione e sburocratizzazione: esse passano solo esclusivamente attraverso la modernizzazione e l'innovazione delle nostre scuole, quella famosa cittadinanza digitale di cui parliamo tanto ma che poi, nella pratica, non riusciamo ad attuare. Avevamo come Lega in Commissione Trasporti sbloccato 1,3 miliardi per i voucher per la banda ultra larga. Stiamo ancora attendendo che una parte minima di questi voucher, ovvero 400 milioni di euro, possano arrivare in maniera chiara e veloce alle nostre scuole che non hanno la banda ultra larga e che non possono utilizzare le lavagne LIM, che non possono connettere più studenti, che hanno difficoltà a mettere in connessione lo studente e il docente con la didattica a distanza. E siamo seriamente preoccupati perché settembre è dietro l'angolo, i voucher non sono arrivati ancora né alle regioni né ai comuni né alle partecipate e, quindi, la famosa sburocratizzazione e innovazione è, per l'ennesima volta, la dimostrazione dell'“annuncite” di cui soffre drammaticamente questo Governo. Avevamo presentato anche degli emendamenti ai precedenti decreti che sono stati respinti: per esempio, una cosa banale, quasi scontata, stupida, era la possibilità di estendere il bonus diciottenni per l'acquisto di tablet e stampanti perché l'esigenza in questo periodo era di dotare le famiglie - più di un terzo delle famiglie italiane è analfabeta dal punto di vista tecnologico - di strumenti e per fare questo ci vogliono fondi, non ci vogliono chiacchiere, non ci vogliono annunci e non ci vogliono decreti e quindi abbiamo lasciato una totale disorganizzazione. Oltre a parlare con gli insegnanti, con i dirigenti scolastici che ci chiamavano tutti i giorni perché intervenissimo e li aiutassero a connettere le case, li aiutassimo a trovare sponsor o fondi per portare un tablet o una stampante nelle case delle famiglie perché questo i parlamentari della Lega hanno fatto durante la pandemia, oltre a cercare di spiegare e decifrare i vari decreti ai dirigenti scolastici.

Oltre a tutto questo, abbiamo lasciato soli anche i sindaci, come in queste ore, che si sono dovuti organizzare da soli, con le proprie risorse, per dare almeno un conforto educativo e sociale ai nostri ragazzi nell'organizzazione dei centri estivi e che, ancora, per l'ennesima volta, attendono due cose: risorse e spiegazioni. I comuni si stanno organizzando da soli, è quasi imbarazzante che i comuni che sono riusciti a creare dei centri estivi siano diventati dei casi televisivi finiti sui telegiornali, nelle trasmissioni di approfondimento del mattino, quasi avessero realizzato un miracolo; però così è stato, perché i comuni hanno dovuto spiegare allo Stato come organizzare i centri estivi, come organizzare le classi e come creare i percorsi perché tutto questo avvenisse in maniera protetta e sicura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, poi, non possiamo non fare un riferimento - anche se il Governo, ci mancherebbe altro, ha poi accolto il nostro ordine del giorno - a quel provvedimento di buonsenso che in quest'Aula avevamo approvato all'unanimità, ovvero il ritorno dell'educazione civica nelle scuole. Dentro quel provvedimento, in maniera lungimirante, avevamo messo degli elementi, delle ricette che ci avrebbero aiutato ad affrontare questa pandemia, perché, dentro l'educazione civica, c'era il rispetto delle regole, dei diritti e dei doveri e anche di quella Costituzione per cui la Corte costituzionale ha dovuto tirare le orecchie al Governo. Avete bocciato, però, il nostro emendamento che chiedeva, nell'educazione civica, proprio di valorizzare quei percorsi di crescita, quelle best practice per coinvolgere i ragazzi nel raccontare questa esperienza e nel valorizzare pratiche di accesso sicuro alla scuola e di rispetto ambientale, delle regole e dei diritti. Quindi, inevitabilmente, Presidente - e concludo -, il nostro voto non potrà che essere, a malincuore, contrario, contro questo decreto, che non dà risposte a nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. È ormai questione di ore per la conversione in legge questo decreto che noi abbiamo già avuto modo di definire, sia nei lavori in Commissione Cultura che anche nelle discussioni che abbiamo tenuto in Aula, un decreto, nella migliore delle ipotesi, nebuloso, un decreto partito male da Palazzo Chigi, che ha avuto come primo approdo il Senato, dove è stato sostanzialmente modificato, se non addirittura rivoluzionato, che ha messo nuovamente alla prova la capacità di coesione di questa maggioranza, che, sistematicamente, sui temi cruciali, tende a dividersi, perché manca evidentemente una visione prospettica comune, manca quel denominatore comune che dovrebbe caratterizzare tutte le alleanze politiche che hanno l'ambizione o, meglio, avrebbero l'ambizione di guidare un Paese. E, addirittura, per il famoso concorso, con i vostri referenti politici, avete occupato per diverse ore anche Palazzo Chigi, rendendo indispensabile l'intervento e la mediazione del Presidente del Consiglio per arrivare ad una soluzione, perché i 5 Stelle erano contrari a tutto, a prescindere, come diceva Totò, non c'è una grande soluzione su questo, mentre il PD era, forse, più seriamente per una procedura per titoli e per servizi. Come dicevo poco fa, ogni decreto - perché qui ormai si ragiona esclusivamente per decreto -, ogni provvedimento emanato dal Governo risulta un calvario, perché siete una alleanza strumentale, ho cercato di dimostrarlo poco fa: avete un unico fine, che è quello di impedire che alle elezioni vinca il centrodestra, che, naturalmente, nei sondaggi viene dato in netto vantaggio rispetto anche alla ipotetica idea di conversione in cartello elettorale dei 5 Stelle e del PD.

E vi dividete su tutto, anche sulla scuola siete riusciti a dividervi e, guardate, che questo è un risultato veramente straordinario, perché non è mai stato così: in particolare nella prima Repubblica e nella cosiddetta Seconda Repubblica, quando il Governo, quando una maggioranza partoriva un'idea di una riforma, una riforma in dimensioni minori, della scuola o, comunque, di un decreto così importante, arrivava in Aula con una idea discussa e comune, cosa che evidentemente non è stata in questa occasione.

Ci sarà, ad esempio, un motivo se, nella tanto vituperata Prima Repubblica - pensate, ci state facendo addirittura rimpiangere la Prima Repubblica, il che è veramente tutto dire -, un partito che io ho combattuto per una vita, ne ho combattuto le devianze, ne ho combattuto le storture, ne ho combattuto il potere inossidabile di alcuni suoi esponenti e, cioè, la Democrazia Cristiana, mollava - per dirlo in gergo - molto difficilmente due Ministeri: uno era proprio quello della pubblica istruzione. Se andate a leggervi la provenienza politica, Ministro Azzolina, dei suoi predecessori, lei troverà, nel 95-98 per cento dei casi, una casella occupata dalla Democrazia Cristiana, perché era il controllo della educazione. E, poi, c'era il controllo del territorio, cioè il Ministero dell'Interno.

Quindi, la scuola - ce lo dimostra la Prima Repubblica - era una cosa molto seria e qui, invece, si parla di regolare conclusione e ordinato avvio dell'anno scolastico. Dobbiamo cominciare a manifestare il nostro dissenso, ad esempio, nei confronti di questi due aggettivi utilizzati, “regolare” e “ordinato”, perché non state regolando un bel nulla nella conclusione della scuola, ma, soprattutto - ed è ciò che più preoccupa le famiglie italiane, che preoccupa il mondo e l'organigramma del mondo della scuola e, ovvio, anche gli studenti - non siete in grado di avviare in modo ordinato l'anno scolastico: siete in confusione.

Questo decreto risulta essere - per dirla in modo banale - una toppa peggiore del buco sotto certi aspetti. Perché? Perché siete partiti molto tardi per trattare questioni molto importanti, siete partiti tardi perché ormai siamo alla vigilia degli esami di Stato, siete partiti tardi perché il Governo ha preferito cincischiare un po' di più sulla riapertura del campionato di serie A di calcio, piuttosto che dedicarsi con attenzione alla questione scolastica e, cioè, alla chiusura dell'anno scolastico e alla riapertura dell'anno scolastico.

E così avete prodotto un testo che, come hanno dimostrato i colleghi di Fratelli d'Italia della Commissione cultura e non solo, risulta raffazzonato, risulta evidentemente privo di prospettiva, ma, soprattutto, è strabico, nel senso che avete dedicato molta attenzione a tutto ciò che può afferire al mondo della scuola pubblica e avete dimenticato, come vi è già stato ricordato, la questione delle scuole paritarie. Tutto ciò nasconde, evidentemente, un approccio ideologico da parte di questo Governo PD-5 Stelle-LeU nei confronti delle scuole paritarie; l'approccio ideologico nei confronti di quella che, invece, il centrodestra, la destra, Fratelli d'Italia, ritiene essere una conquista epocale e, cioè, la libertà della scelta educativa, che è fondamentale. Ebbene, avete ignorato 900 mila studenti, avete ignorato 180 mila operatori e insegnanti; molte delle scuole paritarie che vi hanno supplicato un intervento non riapriranno a settembre. Questo comporterà, inevitabilmente, il travaso di migliaia di studenti nella scuola pubblica e, paradossalmente, comporterà un aumento della spesa per lo Stato, perché, come tutti sanno, mentre uno studente nella scuola paritaria, proprio perché vi sono le rette, costa, sì e no, 500 euro, all'anno scolastico, allo Stato, uno studente che frequenta, invece, una scuola pubblica costa mediamente dagli 8.500 ai 10 mila euro all'anno e, quindi, ci sarà sicuramente un aggravio ulteriore.

E, come è stato ricordato qui da qualcuno questa mattina, è vero, la scuola non è un parcheggio, ma occorre anche considerare le esigenze delle famiglie, che evidentemente intendono pianificare non solo le loro esigenze professionali, ma anche un altro tipo di esigenza.

Vede, Ministro, lei è anche adesso insofferente: noi la vediamo inchiodata lì per dovere, non le interessa assolutamente nulla di quello che noi stiamo dicendo, di quello che hanno detto i colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Probabilmente avrebbe potuto con un pochino più di umiltà anche imparare qualcosa. Ha passato la maggior parte del suo tempo a chattare, spero per cose molto utili, ma quel che è peggio è che ha passato il suo tempo, prima di scrivere insieme ai suoi collaboratori questo decreto-legge, a svolgere dichiarazioni e ad effettuare interventi televisivi dove raccontava tutto e il contrario di tutto.

E invece il tema della scuola, specie in emergenza sanitaria, avrebbe meritato molta più attenzione. Perché - e mi avvio alla conclusione - non avete dato la risposta ai precari, non avete dato la risposta ai docenti, non avete dato la risposta agli studenti, che a migliaia hanno intasato anche le nostre caselle di posta elettronica per la questione degli esami di maturità. Non significa evidentemente che io condivida il contenuto di quelle e-mail, ma significa certamente che non avete ascoltato gli stakeholder, i protagonisti, i portatori di interesse della vita scolastica. Siete arrivati impreparati nella didattica a distanza, nonostante la presenza anche di docenti volenterosi, mi lasci dire, anche di genitori volenterosi, perché io ho visto genitori veramente in défaillance nell'aiutare, coadiuvare i propri figli durante le lezioni online. Ho visto anche scene molto simpatiche di studenti, giovani studenti che rivendicavano di poter utilizzare l'unico computer presente in famiglia, che però in quel momento era utilizzato dal papà o dalla mamma perché impegnati in smart working.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ALESSIO BUTTI (FDI). Siamo - e questo ultimo minuto lo dedico proprio a questo - siamo e siete decisamente impreparati anche sotto il profilo della tecnologia, ma non solo perché il Piano BUL della banda ultra larga è ancora riposto in qualche cassetto e sarà in qualche ripostiglio, non solo perché (ma ne discuteremo la settimana prossima) state cincischiando anche sulla questione della rete unica per quanto riguarda appunto la fibra, la banda larga; ma perché le scuole non sono dotate di hardware, le scuole non sono dotate di computer e faticano evidentemente nel 2020 a tenere il passo con i tempi.

Per questo e per tanti altri motivi – che, se avessi avuto tempo, avrei elencato - il nostro voto si conferma negativo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, onorevole Ministro, Viceministra Ascani, innanzitutto colgo l'occasione, perché non ho avuto la fortuna di parlare precedentemente alla presenza del Ministro Azzolina, per esprimere la mia personale solidarietà per le minacce ricevute, e credo che sia doveroso farlo.

Al contempo, lo diceva l'onorevole Butti: Ministro Azzolina, lei è qui stamattina, l'ho vista molto impegnata a scrivere e a chattare. Credo che abbia chattato abbastanza per scrivere la Summa agostiniana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, quindi, sempre a proposito della Summa agostiniana, spero che almeno abbia colto l'essenza: l'autocoscienza come riflessione originaria di sé, quindi un po' di autocoscienza non guasterebbe nell'analisi di questo decreto-legge.

Tra l'altro, lei viene dalla Commissione cultura, siamo stati colleghi in Commissione cultura: mi dispiace molto che, mentre qui ieri eravamo a discutere del decreto-legge, si è andati avanti anche tutta la notte, lei con il Presidente Conte spiegava come sarebbe ripresa l'attività scolastica a settembre, e lo faceva parlando di plexiglass, di tensostrutture.

Ministro Azzolina, un ulteriore schiaffo al Parlamento! Io mi rendo conto che, per voi dei 5 Stelle soprattutto, prevalgano le chat, prevale Facebook, prevale tutto tranne la rappresentanza reale del Paese, che è nel Parlamento e del Parlamento, ma a tutto c'è un limite (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Tutto si può sopportare tranne la beffa ulteriore di sottolineare con i vostri comportamenti: voi non contate nulla, noi andiamo avanti lo stesso, non ci interessa nulla dei suggerimenti che avete dato.

Eppure proprio nella seduta virtuale che ieri avete avuto, i governatori regionali vi hanno detto che i soldi non bastano, che 1,4 miliardi sono insufficienti per permettere la riapertura delle scuole a settembre, richiedono almeno 4 miliardi di euro. Il presidente dell'ANCI ha detto lo stesso, ha parlato del doppio dei soldi. E mi sorprende che nemmeno in quell'occasione, quella di ieri, lei non abbia voluto ascoltare noi, non abbia voluto accogliere i suggerimenti ricevuti, non abbia voluto accogliere gli emendamenti; un po' meglio è andata con gli ordini del giorno, ma ne parliamo dopo, perché anche su quelli vigileremo con grande attenzione. Non ha accolto però nemmeno i suggerimenti che le sono venuti ieri dal comitato della ripartenza presieduto da Patrizio Bianchi: ma davvero pensa di essere il Ministro che può far tutto e di poter fare tutto da sola?

Ed ancora, è andato tanto male anche l'incontro di ieri che i sindacati, dal cui mondo lei viene, le hanno ricordato che l'8 giugno confermeranno lo sciopero, perché in questo Paese mancano 100 mila docenti: questa è la situazione di fronte alla quale ci troviamo!

Devo dire, io ho seguito con attenzione gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto; sicuramente con un'attenzione maggiore di quella che lei ha riservato a noi in Commissione e qui oggi. Io ho seguito l'intervento della collega Di Giorgi, alla quale non manco occasione per esprimere la mia stima, che ha detto, con la pacatezza che la contraddistingue, che non ha ascoltato soluzioni diverse dalle opposizioni, anzi, la collega Di Giorgi ha detto “dalle minoranze”: la situazione è che noi siamo maggioranza nel Paese, e torneremo ad essere maggioranza anche in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ma al di là di questo, direi che mi dispiace che abbia detto questo, perché evidentemente questa maggioranza non ha voluto ascoltare le nostre proposte, le nostre proposte emendative. E allora vale la pena ricordarle, sia per l'emergenza che per la ripresa. Noi abbiamo proposto innanzitutto la revisione del calendario scolastico, abbiamo proposto la riorganizzazione dei programmi, abbiamo chiesto un investimento maggiore e serio sulla formazione dei docenti; abbiamo chiesto che per la didattica a distanza, che non è andata secondo il 94 per cento di raggiungimento degli studenti, così come ha più volte detto la Ministra Azzolina. Tra l'altro mi sorprende, l'ho ricordato anche un'altra volta: lei è meridionale come me, Ministra; avrà dimenticato la realtà della terra da dove viene? Lei dovrebbe sapere che solo il 46 per cento delle famiglie del Sud sono raggiunte dal servizio web, e quindi il 94 per cento non so lei dove l'abbia colto. Il dato che il 36 per cento, tra l'altro, degli studenti intervistati ritenga che i docenti non erano e non sono stati in grado di procedere con la didattica a distanza conferma che non è per colpa dei docenti, ma per la situazione di estrema emergenza. Per carità, nessuno era preparato, ma c'erano molti modi per affrontarla. Innanzitutto con una diversità di approccio territoriale: perché la situazione del Sud, la situazione dei borghi - anche al Nord, per carità - non è la situazione di Milano, di Torino, di Roma, di Venezia. Ci sono intere aree del Paese che non sono cablate (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e la didattica a distanza è stata un disastro in molte parti del Paese.

La verità è questa. E allora, come far fronte a questa emergenza? Innanzitutto con il sistema della valutazione, su cui non voglio tornare per non ripetermi e non ricordare la confusione alla quale ha sottoposto gli studenti, le famiglie e i docenti, che in queste ore stanno scrivendo ed elaborando gli scrutini secondo le ordinanze. Tra l'altro ho letto la sua ordinanza inviata ai docenti e ai capi d'istituto: ma, è roba da Monopoli! Come valutare, rinviare, poi rivedere, prima promossi, poi bocciati, poi no, bisogna dare i voti, e poi il giudizio finale, chi ha maturato un debito non si sa bene come, quando e aggiungo dove dovrà recuperarlo.

Tra le altre cose, tra i precedenti interventi, voglio ricordare all'onorevole Vacca, non so se è ancora in Aula, che ha addebitato all'opposizione la responsabilità e il rischio che questo decreto non venga approvato. Ma diamine, non siamo stati mica noi a portarlo all'imminenza della scadenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Vuol dire che non eravate d'accordo, non sapevate come affrontare la questione, non sapevate come arrivare in Aula per l'approvazione definitiva del decreto.

E ancora, all'onorevole Vacca, tramite lei, Presidente, che ricordava che nel 2008 sono stati fatti dei tagli importanti: senza dubbio, si era in una piena crisi economica mondiale, probabilmente anche più grave, dal punto di vista economico, di quella che stiamo vivendo adesso, ma - voglio ricordare – con un intervento economico oggi, anche dall'Europa, che è esattamente inverso a quello del 2008. Quindi il rischio, la nostra preoccupazione è che voi, i soldi - che pure sono tanti, per la scuola sono pochi - ne destinerete pochi, ne avete destinati pochi e li utilizzerete male (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Questa è la nostra grande preoccupazione.

Infine - e arrivo a conclusione, Presidente - è stato accolto anche il nostro ordine del giorno sul concorso TFA, di grazia, almeno per la non applicabilità della norma cosiddetta dell'emendamento Angrisani al quinto corso, ma solo al sesto. È fuori discussione che noi vigileremo attentamente perché ciò accada, per evitare una sperequazione, un'ingiustizia, per evitare che il cosiddetto partito del merito, il suo, Ministro Azzolina, si macchi della grave colpa di penalizzare chi ha investito, personalmente ed economicamente, per formarsi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ecco perché noi riteniamo che questo sia una un provvedimento sul quale noi vigileremo assolutamente. Nel frattempo speriamo che a settembre - e concludo, Presidente Rosato - le scuole possano davvero riaprire, altro che plexiglass ed altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colmellere.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, sottosegretario, Viceministro, intervengo brevemente in questa dichiarazione di voto a nome del gruppo Lega, in quanto questo decreto, per quanto ci riguarda, è irricevibile e dimostra unicamente una cosa: il non saper decidere da parte di questo Governo, che, da quando è iniziata l'emergenza, ha espresso provvedimenti contraddittori, confusionari, incompleti e dannosi. Molti sono stati gli annunci sui social, molte sono state le interviste, ma quello che risulta evidente è che stiamo parlando di una scuola che, ad oggi, non ha una vera guida; e questo l'abbiamo potuto vedere anche in Commissione, perché nulla di quello che è contenuto nel decreto è stato discusso in maniera specifica in Commissione. Una scuola, dunque, senza certezze: questa è stata la vostra capacità. Docenti e dirigenti sono stati lasciati da soli senza indicazioni, per non parlare delle famiglie, che hanno dovuto gestire da sole l'istruzione dei figli.

Questo decreto, tardivo e non condiviso, getterà le scuole all'inizio dell'anno prossimo nel caos più totale e questo perché non siete stati capaci di gestire l'emergenza. Lo dimostra il fatto che avete dovuto fare un'ulteriore ordinanza ministeriale per precettare i presidenti di commissione, perché non si trovavano: solo in Lombardia su 1.700 presidenti di commissione ne mancano all'appello 700 e in Veneto 250. Per non parlare, poi, delle valutazioni: più volte, Ministro, lei ha dichiarato che non ci sarebbe stato il 6 politico e, invece, stupisce, ma tutti saranno promossi per decreto; saranno bocciati solo coloro che non hanno conseguito una valutazione dall'inizio dell'anno e per assenze. Ci saranno, quindi, delle pagelle con tante sufficienze non giustificate, che ad ora non sappiamo come gli alunni recupereranno, soprattutto se le immissioni in ruolo avverranno entro il 15 settembre. Quindi, quando inizierà - ci chiediamo - il prossimo anno scolastico? Forse ad ottobre?

L'unica proposta seria realizzabile per far tornare i ragazzi a scuola è aumentare l'organico. Lei ha parlato di “classi pollaio”, signor Ministro, ma, di fatto, le sta incentivando, altro che lastra di plexiglass tra i banchi, è sempre più forte e urgente la necessità di ridurre il numero di studenti per classe (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e aumentare il personale docente e ATA fin dalle classi prime, altrimenti come si farà ad iniziare l'anno con classi da 29 o 30 alunni? Lei e questo Governo state raccontando una non verità al Paese: avete stanziato 331 milioni di euro per l'inizio dell'anno scolastico, dando solo delle briciole alle scuole e per realizzare, tra le altre cose, anche interventi strutturali. Avete mancato di rispetto al diritto che i genitori hanno di far studiare i loro figli in luoghi sicuri, scaricando sulle famiglie la responsabilità della formazione, soprattutto per gli alunni delle scuole primarie. Questa disuguaglianza aumenterà la dispersione scolastica con tutte le conseguenze del caso.

Aggiungo che la didattica a distanza è stato un vero e proprio fallimento, neanche - e vi ricordo neanche - il 50 per cento dell'orario di lezione è stato garantito. I soldi stanziati, inoltre, sono stati del tutto insufficienti. Per non parlare poi delle scuole paritarie, che ospitano 8 milioni di studenti, i quali, a causa della disparità di sostegno date dallo Stato in questa emergenza, non hanno gli stessi diritti degli altri. Queste scuole rischiano di chiudere aumentando il numero dei disoccupati tra il personale scolastico e non scolastico, e facendo mancare ai ragazzi il diritto all'istruzione. Inoltre, mi chiedo: dove verranno ricollocati questi alunni? In quale scuola? Lo Stato non ha strutture ad oggi.

Un'attenzione particolare permettetemela per ricordare gli studenti che si apprestano ad affrontare gli esami di Stato in una condizione non semplice: studenti a cui avete cambiato l'esame ad un mese dalle prove. È serietà? Io credo che questa non sia serietà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Per non parlare della didattica a distanza, che ha abbandonato totalmente gli studenti disabili. In ultima istanza, non è ancora giunta risposta al nostro quesito, ammesso che sia stato esaminato. Impegnato a discutere e valutare la convenienza elettorale di far votare alle regionali e comunali in estate o a settembre, il Governo su questo non ha ancora chiarito se pensi davvero di insediare i seggi nelle scuole. Se, come pare, si votasse il 20 e il 27 settembre, e pure in due giornate, più eventuali ballottaggi, molti ragazzi non inizierebbero realmente le lezioni prima di ottobre inoltrato. La nostra richiesta di insediare i seggi in luoghi diversi dalle scuole finora è caduta nel vuoto. Chissà se e quando il Governo vorrà analizzarla, forse tardi, per dirci poi che non si fa più in tempo. Ma il Paese, onorevoli tutti, ricorderà, gli studenti si ricorderanno, i ragazzi si ricorderanno delle vostre azioni, che sono già evidenti a tutti; e parlo soprattutto degli studenti meritevoli, trattati alla stregua di tutti. Le generazioni del COVID ricorderanno: ricorderanno le opportunità perse, ricorderanno la perdita del diritto costituzionale all'istruzione. Chiudo, Presidente, ringraziando i docenti e, soprattutto, i dirigenti scolastici, che hanno da subito dimostrato la loro volontà, da subito si sono attivati, hanno garantito vicinanza alle famiglie, agli studenti e hanno assicurato lo svolgimento, comunque, delle lezioni per quanto loro possibile. Per tutti questi motivi, annuncio il mio voto contrario a questo decreto, che non dà né risposte, né scioglie i problemi destinati soltanto ad aggravarsi nei prossimi mesi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi deputati, spero che il Ministro Azzolina abbia dormito bene stanotte, perché, sa Ministro, io e molti miei colleghi del lato destro dell'emiciclo abbiamo passato la notte in quest'Aula ad illustrare le nostre proposte nella speranza di vederla arrivare. Peccato, perché stavamo discutendo un vostro decreto, un decreto del MoVimento 5 Stelle, e l'unico esponente del partito presente in quest'Aula era il Presidente della Camera, Roberto Fico, peraltro figura imparziale. Ringrazio il Viceministro Ascani, che ci ha messo la faccia fin dall'inizio su questo provvedimento. Presidente, dopo ore e ore di discussione, mi trovo a dover confermare quanto già detto: siamo davanti a un provvedimento che scontenta tutti, mamme, papà, docenti, dirigenti. Siamo davanti ad un provvedimento che penalizza fortemente i nostri figli, il futuro di questo Paese. Avete avuto una grande occasione per riformare il sistema scolastico, per rimediare ai limiti dell'edilizia, e anche in questo caso avete deluso voi stessi prima ancora che gli italiani: non siete stati in grado di dare risposte al mondo della scuola e ciò che ruota attorno ad essa. Avete cominciato con la “Buona scuola” e avete finito col decreto delle umiliazioni.

Andiamo alla questione del concorso, della stabilizzazione dei precari. Fratelli d'Italia ha chiesto che il precariato venisse completamente stabilizzato dall'inizio della legislatura in tutti gli ambiti, come anche lo abbiamo chiesto in Commissione Difesa insieme ai colleghi Salvatore Deidda e Wanda Ferro. Lo abbiamo fatto per i nostri militari delle Forze armate, per le Forze dell'ordine, perché noi siamo coerenti, e la coerenza è un privilegio a cui questa maggioranza non vuole ambire evidentemente. E chissà se i colleghi 5 Stelle qui presenti se la ricordano la battaglia sulla “Buona scuola”, la famosa vicinanza ai docenti. Se non lo ricordate, mi permetto di rinfrescarvi la memoria: c'è un esercito di professionisti che a settembre sarebbe stato certamente pronto ad andare in cattedra, fatto di persone che hanno già servito lo Stato, persone senza le quali non ci sarebbe stata la scuola italiana. Non parliamo degli studenti poi, dei genitori: ho ricevuto tantissime lamentele di genitori, che ancora non hanno capito come si svolgeranno gli esami di Stato, come sarà il nuovo anno scolastico. Mi permetta, Presidente, di leggere lo stralcio di una lettera, una delle tante che ho ricevuto in questi giorni: Sono la mamma di una bambina frequentante una scuola primaria della provincia di Brescia. Il comitato tecnico-scientifico ha deciso che da settembre, per il rientro a scuola, i bambini dai 6 anni dovranno tenere la mascherina per tutto il tempo di permanenza nell'edificio scolastico, dalle 4 alle 8 ore continuative. Quando, esattamente, si è deciso che il futuro dei nostri figli sarebbe stato scritto da un gruppo di presunti esperti? In base a quali evidenze scientifiche sarà possibile obbligare all'uso delle mascherine i bambini? E come è possibile deciderlo tre mesi e mezzo prima, in un momento in cui il virus è quasi sparito? Quando cadranno calcinacci sulla loro testa, perché la scuola non rispetta nessuna norma antisismica e gli edifici sono vecchi e trascurati, la mascherina li salverà? Quando, mangiando in mensa cibi forniti da catering, che poi si scoprirà usavano cibi scaduti ed avariati, non si intossicheranno perché protetti dalla mascherina? E quando al solito andranno in bagno e mancheranno la carta igienica e il sapone per lavarsi le mani, le mascherine li proteggeranno? Io sono arrabbiata ed indignata, e se questa condizione obbligatoria fosse confermata provvederò al ritiro dei bambini e procederò con l'istruzione parentale. Non si può insegnare ai bambini a vivere nella paura di un qualcosa che potrebbe non arrivare mai più. Io non ci sto. Non ci sto! Il comitato tecnico-scientifico dà delle indicazioni alla politica, ma questa deve saper fare delle scelte ragionate e di buonsenso. Quella dei bambini, infatti, è la fascia meno colpita dal virus, ma è quella che ha pagato più di tutti. Bambini invisibili, bambini isolati, bambini abbandonati. La scuola è innanzitutto socialità, e in virtù di questo non si può pensare di farla diventare un ospedale. Ecco, questo è il riflesso dei vostri decreti sui territori, e noi di Fratelli d'Italia lo sappiamo bene, perché la politica la facciamo sui territori prima che su Facebook. La facciamo con i confronti di persona prima che sulle dirette a senso unico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non avete concesso ai nostri ragazzi nemmeno di salutarsi prima di finire il ciclo d'istruzione. E non dimentichiamoci degli effetti della didattica a distanza. Non dimentichiamoci degli effetti che voi avete scatenato, perché il popolo della Rete, così come lo state realizzando, non migliorerà le persone.

Voi volete creare dei mostri, degli automi, e quella sarà la classe dirigente di questo Paese. Concludo, Presidente. Il gruppo di Fratelli d'Italia si è già espresso sul decreto, io concludo dicendo che sono veramente orgoglioso oggi di aver scelto il lato giusto della barricata. Non dormo da almeno 30 ore, ma non ho sonno, perché sento il peso della responsabilità che mi tiene sveglio. Sono orgoglioso di aver scelto Fratelli d'Italia per combattere le nostre battaglie, perché sono sicuro di aver scelto di stare ancora una volta dalla parte dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Non vedo il collega Bond, allora a questo punto sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 17,30, per consentire la pulizia dell'Aula.

La seduta, sospesa alle 14,20, è ripresa alle 17,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Brescia, Daga, Delrio, Gregorio Fontana, Frusone, Gallinella, Gebhard, Giaccone, Giachetti, Iovino, Lorefice, Losacco, Lupi, Molinari, Rizzo, Saltamartini, Scoma, Tasso e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione in esame.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Luca Toccalini. Ne ha facoltà. Prendo atto che non è presente; s'intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di intervenire il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro e rappresentanti del Governo, diciamo che, come abbiamo avuto modo di argomentare in queste ore, siamo tutti abbastanza delusi dal contenuto di questo decreto, intanto perché perfettamente intempestivo. Ricordo a tutti i presenti che, proprio oggi, si chiude l'anno scolastico e noi stiamo discutendo di un decreto che, nel merito, dovrebbe, in qualche maniera, dare delle indicazioni pertinenti rispetto alla conclusione dell'anno scolastico e alla celebrazione, in particolare, degli esami di maturità. Forse, sarebbe stato meglio, più opportuno e più comprensibile al genere umano, discutere, oggi e qui, di ciò che dovrà accadere nel prossimo anno scolastico. Invece, non c'è traccia, se non attraverso qualche stravagante e strampalata dichiarazione del Ministro Azzolina, di quello che potrebbe e dovrebbe accadere da settembre in poi. Dovrebbe essere questa la discussione di merito.

C'è poi, come tutti ormai abbiamo imparato, la questione del concorso di settembre, che non è un concorso per tentare di dare una definizione alla piaga italiana del precariato ma è un concorso che produrrà fatalmente altro precariato. Io parlo davvero con il cuore aperto intanto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché, nella scorsa legislatura, abbiamo fatto insieme la battaglia contro la riforma della cosiddetta “buona scuola” o “buona sòla”, per dirla in romanesco. L'abbiamo fatta insieme e uno dei cavalli di battaglia era proprio l'azzeramento del precariato. Mi rivolgo, poi, anche ai compagni di LEU: non si possono fare concorsi per fare l'ennesimo esame a docenti e insegnanti che, da dieci e più anni, sono stati messi in cattedra a insegnare ai nostri figli, perché quella è un'abilitazione de facto. Bisogna solo aspettare che possano essere assunti quando le graduatorie lo consentiranno e non bisogna sottoporli a un'altra prova accademica, perché è inimmaginabile e ingiusto, profondamente ingiusto.

Penso che la battaglia che dovrebbe accomunare tutto il Parlamento, nessuno escluso, e di cui l'alfiere dovrebbe essere il Ministro della pubblica istruzione, è quella per il prosciugamento della piaga del precariato. Infatti, chi presta servizio per conto dello Stato…e non possiamo non ammettere a noi stessi che, senza i precari, le scuole pubbliche statali, molte di queste, non avrebbero proprio potuto aprire i portoni alle esigenze delle nostre famiglie. E adesso che facciamo, Ministro? Facciamo fare un concorso a chi ha anni e anni di esperienza e di servizio reso alla collettività, facendoli ingaggiare con coloro i quali, magari, sono freschi di specializzazione teorica ma assolutamente digiuni di esperienza?

Io penso che sia - come si dice? Mi stava venendo una parolaccia; ne dico una un po' meno spigolosa ma sempre abbastanza volgare - una carognata. È una carognata, non si può fare. Voi del MoVimento 5 Stelle non avreste mai dovuto consentire. Questi precari hanno prestato servizio per conto dello Stato e devono attendersi, da parte dello Stato, solo e soltanto un ringraziamento per il servizio reso, con contratti di lavoro a tempo determinato all'infinito che hanno compromesso la loro vita, perché, con un contratto da precario, non ci costruisci una famiglia, non ci costruisci il futuro. Ecco perché noi chiediamo che si vada verso la stabilizzazione. Abbiamo presentato un ordine del giorno che, come al solito, è stato accolto non come raccomandazione ma come “valutazione dell'opportunità di”. Ma perché non farlo subito? Ma perché questa valutazione non si viene a esaminare in questo momento specifico in cui c'è un decreto che riguarda il segmento scuola?

E, poi, c'è tutta un'altra fattispecie, Ministro, che noi abbiamo avuto modo di argomentare anche nei giorni scorsi ma che, nella seconda parte di questa dichiarazione di voto, io vorrei sottoporre nuovamente alla sua attenzione, perché è grande come una casa, come un grattacielo, è ingombrante e invasiva, ed è la questione della scuola pubblica paritaria e parallelamente, anche se la competenza la vede coinvolta di striscio, quella dei servizi socio-educativi 0-6 anni. Senza questi due segmenti, di cui è composto, comunque, il sistema scolastico e il sistema socio-educativo nazionale, non ci può essere la possibilità stessa di celebrare le lezioni a scuola e non ci può essere la possibilità da parte dei genitori, di entrambi i genitori, di lavorare, perché uno dei due, se non vengono sostenute le realtà socio-educative, asili nido e scuola dell'infanzia, dovrà rimanere a casa e si tornerà indietro come all'epoca del Medioevo, quando la donna - perché al 99,9 per cento sarà la donna a dover essere sacrificata - doveva rimanere a casa per consentire al marito di andare a lavorare e ai figli di non rimanere soli, quindi di essere accuditi. A questo mirate? E se non mirate a questo, quand'è che volete occuparvi, di grazia, di queste realtà, che sono realtà sussidiarie che collaborano con lo Stato? Infatti, lo Stato, nonostante ciò che ha dichiarato Conte due anni fa, non li ha fatti gli asili nido pubblici, non ci sono. Volete svegliarvi? Ve ne accorgete perché lo sto dicendo io qui? Non credo.

E, allora, se c'è stata la pandemia, se c'è stata questa sorta d'interruzione di servizi imposta dallo Stato e voi non soccorrete queste realtà, queste realtà chiuderanno e, da settembre, quello che io ho appena preconizzato diventerà materia su cui discutere ma drammatica e tragica, perché, da un lato, avremo imprese chiuse e, dall'altro, avremo genitori che dovranno rimanere a casa e rinunciare al lavoro. Vi sembra cosa da poco? Chi risponde a questo dilemma? Ci sono delle proposte di emendamento sul futuro “decreto Rilancio”. È giusto, ma non è presente neanche nel “decreto Rilancio”, nel vostro testo all'origine, questa fattispecie, ed è grave perché è un sintomo di profonda insensibilità ed è incapacità di lettura della società italiana in questo momento, ancora di più, di grave e gravissima difficoltà.

E delle scuole paritarie vogliamo discutere? Qui c'è una legge che, di fatto, non è mai stata articolata, approfondita, materializzata, e noi ancora viaggiamo con i pregiudizi. Guardi, Ministro, io sono stato storicamente un tifoso della scuola pubblica statale e ho fatto i miei anni di scuola, dalla scuola materna fino al liceo e anche l'università, sempre nel percorso della scuola pubblica statale e dell'università pubblica statale, ma non sono, proprio per questo, mai stato così fazioso da non comprendere l'importanza e l'imprescindibilità della scuola pubblica paritaria.

E mica se uno è affezionato alla scuola statale deve prendere e tifare per la chiusura della scuola paritaria: ma che significa? Ma che ragionamento è? Ma come si fa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Bisogna comunque contemplare il sistema sussidiario e, in questo momento, capire che questi due aspetti sono profondamente incastonati l'uno all'altro, non sono più scindibili e lo Stato deve occuparsi della scuola pubblica paritaria con la stessa identica energia con cui si occupa della scuola statale pubblica. E lo sa perché? Perché la scuola statale pubblica del terzo millennio, Ministro, ha bisogno di essere stimolata nella competizione; deve trovare gli argomenti, gli impulsi per fare meglio della scuola pubblica paritaria perché la scuola pubblica statale, ancorché io l'abbia frequentata, sta morendo e lei se ne deve fare una ragione e l'equiparazione, la pari dignità permetterà alla scuola statale pubblica di fare un colpo di reni, di mettersi nelle condizioni di eccellere, di puntare alla qualità del servizio, di non lasciarsi andare.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). Ecco tutto questo - concludo, Presidente e la ringrazio - doveva stare nel corpo del decreto e non c'è: c'è tutto quello di cui gli italiani non hanno bisogno di veder discutere e di ascoltare e non c'è tutto quello che è fondamentale per garantire il funzionamento della scuola e il rilancio della scuola pubblica paritaria.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). Per questo noi voteremo contro il suo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Patelli. Ne ha facoltà.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Egregio Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, siamo in quest'Aula da ieri impegnati in una riunione fiume; siamo usciti alle 6 del mattino per tornarci nuovamente alle 10 di oggi: il tutto sempre e comunque in assenza di un Ministro, Lucia Azzolina, estensore del decreto: si è presentata oggi in Aula solo a mezzogiorno. Già solo questo basta per far comprendere a noi e a tutti gli italiani quanto al Governo e al titolare del MIUR stiano a cuore la scuola e il bene degli studenti, dei docenti, del personale ATA e delle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non vi interessa nulla e questo è il vero dato che esce fuori dalla discussione e da quest'Aula che dovrebbe essere la massima espressione della democrazia italiana. Ancora una volta, una volta in più avete dimostrato al Paese che, del diritto allo studio, sancito dalla Costituzione, non vi interessa nulla e l'assenza del Ministro in Aula ne è stata la conferma. Forse, aveva altro da fare, forse era impegnata in chissà quale trattazione o forse sapeva perfettamente che stiamo discutendo di un decreto ormai vecchio e superato. Avete chiesto, a più riprese, la nostra collaborazione, avete chiesto unità di intenti e questo invece è il risultato: una vergogna! Non ci sono altre parole per definire il vostro operato. Mentre noi eravamo qui stanotte a discutere gli ordini del giorno al “decreto Scuola”, il Ministro Azzolina annunciava urbi et orbi una nuova idea, chissà da quale mente partorita, che parla di divisione in classi tra i banchi degli alunni attraverso lastre di plexiglass per mantenere il distanziamento sociale, esattamente come nei parlatori delle carceri: è questa la soluzione del Ministro per far ritornare in Aula gli studenti? Addirittura il Ministro pensa a questa idea con particolare attenzione ai più piccoli che hanno maggiormente sofferto in questo periodo di lockdown. Siamo alla follia: praticamente la soluzione per riportare in aula i ragazzi è quella di rinchiuderli dentro gabbie di plexiglass e il Ministro annuncia anche un ipotetico stanziamento di 4 miliardi di euro per il fabbisogno degli istituti scolastici. Ben vengano questi miliardi ma mi chiedo dove saranno presi e da dove arriveranno. Mamma mia!

Una cosa è certa: se anche questa sarà una potenza di fuoco, come quella annunciata tante volte dal Primo Ministro Conte, beh, cari colleghi, non c'è da stare allegri. Sappiamo tutti che aziende, piccole o grandi che siano e con loro tantissime famiglie, stanno ancora attendendo le banche, stanno ancora attendendo l'erogazione della cassa integrazione. Ancora una volta, siamo di fronte alle vostre promesse al vento. Però il Ministro Azzolina ha ragione su una cosa: ha ragione quando dice che il Paese si aspetta che i ragazzi tornino a scuola ed è giustissimo, ce lo aspettiamo anche noi. Peccato che non sappiamo ancora quando gli studenti e gli insegnanti potranno tornare in Aula e non lo sa nessuno: non lo sa il Governo e tanto meno il Ministro Azzolina. Così come in tanti del corpo docente si interrogano su come un Ministro - che, per anni, è stata la paladina del sindacato, la paladina dei precari - possa aver tradito tutto quello in cui credeva o ha creduto o ha finto di credere. Noi non abbiamo dimenticato i precari, noi non dimentichiamo i docenti, non dimentichiamo gli studenti e non dimentichiamo le famiglie che vengono travolte dall'iniquità del Governo e lo facciamo mentre, da giorni, ci stiamo battendo, prima in Commissione e poi in Aula, sul “decreto Scuola” contro un Governo che ha posto l'ennesima fiducia, un Governo che va avanti solo a colpi di DPCM e di fiducie, esautorando di fatto il Parlamento che è sempre sovrano. Avete bocciato tutti gli emendamenti dell'opposizione ma poi ci chiedete falsamente unità e collaborazione affinché si superi, tutti insieme, il grave stato di crisi provocato dalla pandemia di COVID-19. Parlate di rilancio, di sostegno alle famiglie ma vi accingete ad approvare un “decreto Scuola” che renderà disoccupati oltre 100 mila insegnanti, un decreto che non fornisce chiarezza e garanzie sulla riapertura delle scuole a settembre, abbandonando nel caos studenti e famiglie. Vi rendete conto di cosa state facendo? Avete idea dei danni che state causando non solo nella scuola, che voi considerate pubblica e quindi degna di attenzione, ma anche nella scuola paritaria, una scuola completamente dimenticata, cancellata dalle vostre menti perché la considerate di élite? Premesso che la Costituzione italiana sancisce il diritto inalienabile allo studio e che l'ordinamento normativo nazionale prevede l'esistenza delle scuole paritarie e premesso che queste vengono definite istituzioni scolastiche non statali e che corrispondono agli ordinamenti generali dell'istruzione, vuol dire che quindi il sistema riconosce di fatto due aree, la scuola statale e quella non statale, ma stiamo comunque parlando di scuole pubbliche. Stiamo parlando di circa 12.000 istituti scolastici su tutto il territorio nazionale; 900 mila studenti; 180 mila dipendenti tra corpo docente e non docente, numeri elevati quindi per un settore dell'istruzione scelto liberamente dalle famiglie in quanto servizio pubblico. Eppure, il Governo e, per suo conto, il Ministro dell'Istruzione Azzolina mostrano pochissimo interesse per il futuro di questo importante segmento della realtà scolastica italiana e molte scuole paritarie per questi motivi rischiano di cessare la loro attività oltre che a causa dell'impossibilità di molte famiglie di provvedere al pagamento delle rette e, conseguentemente, rischiano di accentuare la mancanza di occupazione per molte persone che prestano la loro attività all'interno delle suddette scuole che, è bene ricordare, costituiscono anche luoghi di profonda aggregazione sociale che travalica gli anni stessi di frequentazione delle lezioni. Il “decreto Rilancio” ha stanziato 70 milioni di euro per le scuole paritarie nell'età dell'obbligo, unitamente ad 80 milioni previsti per le materne paritarie. Parliamo quindi di 150 milioni che risultano essere totalmente insufficienti per attenuare le ricadute economiche della pandemia sull'intero settore e penso che tutti i colleghi siano coscienti di quali siano le conseguenze di tutto ciò: un aumento della disoccupazione ma anche un grave danno economico per lo Stato che si andrebbe a sobbarcare di un ulteriore costo calcolabile in circa 2,4 miliardi di euro complessivi, perché tanto sarà il costo a carico delle istituzioni per studenti e docenti che passeranno alla scuola statale con la chiusura delle scuole paritarie. E voglio anche ricordare che sono tante le famiglie che, a fronte di sacrifici enormi, scelgono in piena libertà l'istruzione non statale per i propri figli e vogliamo fargliene una colpa? Dobbiamo quindi cambiare la Costituzione e l'ordinamento normativo nazionale?

Se siete convinti di questo, ditelo chiaramente, proponete una modifica, ma ricordate anche che le scuole paritarie svolgono un servizio pubblico che permette al bilancio dello Stato un risparmio annuale pari a circa 7 mila euro ad alunno, una cifra che non è certo indifferente, considerate le esigue casse nazionali. Sostenere economicamente le scuole paritarie, dunque, vuol dire anche salvaguardare i conti dello Stato e, se non si comprende questo, allora vuol dire che i vostri decreti hanno come base un credo ideologico che colpisce il diritto ad esercitare la libertà educativa propria di tutti i genitori nella scelta della scuola.

Ma nel “decreto Scuola” si parla di tante cose senza dare nessun tipo di risposta concreta e si snocciolano numeri non corrispondenti a quello che ha fotografato l'Istat. E, in tutto questo bailamme di norme sul distanziamento sociale, sulle aule con dieci alunni, con la scuola a distanza, sono tante le incognite che gravano sulle famiglie, sugli studenti e sul corpo docente. Tra queste incognite, tra questi problemi non affrontati in nessun modo, ce ne è uno, di cui nessuno - e sottolineo nessuno - si è occupato e si sta occupando: è indubbio che la grave crisi emergenziale dovuta alla diffusione del COVID-19 ha provocato, con la forzosa permanenza in casa delle famiglie italiane e la conseguente sospensione delle lezioni, innumerevoli problemi psicologici tra i ragazzi in età scolare.

Quindi, mi appresto a concludere. Cari colleghi, mi auguro che il Governo e il Ministro dell'Istruzione prendano in seria considerazione questa grave situazione e che si impegnino realmente, finalmente, nella risoluzione di un problema che non è certo di poco conto e che rischia di acuirsi con la ripresa del prossimo anno scolastico, del quale ancora non sappiamo la data, ma che, quasi certamente, prevedrà lo smembramento delle classi e non sappiamo ancora se sarà previsto ancora l'utilizzo della didattica a distanza. Quindi, cari colleghi, discutiamo nuovamente del nulla, parliamo del nulla, perché voi che chiedete l'unità di intenti, adducendo necessità provocate dalla pandemia, non volete ascoltare, perché non vi interessa ascoltare e non ascoltate nemmeno chi, al vostro interno - e sono tanti - dissentono da questo “decreto Scuola”.

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Questa è la vostra democrazia. Ed è per questo che noi della Lega - ho concluso - voteremo convintamente, compattamente contro questo decreto iniquo e assurdo, che complica ancora di più il già tanto complicato mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, il decreto-legge al nostro esame viene oggi presentato come un decreto-legge per il quale l'opposizione sta facendo ostruzionismo. Vorrei assicurare, signor Ministro, oltre che lei, che, se avessimo voluto fare ostruzionismo, saremmo ancora alla discussione generale sugli ordini del giorno. Qui si vuole, invece, per contro, cercare di far passare un messaggio: che questo non è un “votificio”, questo è un Parlamento dove ci si confronta e ci si confronta in un modo diverso da quello che, in questo decreto-legge, si è verificato, perché io posso capire che, a furia di approvare decreti-legge e di emanare decreti-legge, il Consiglio dei ministri stia ingolfando le due Camere, ma non è possibile che un tema così delicato venga affrontato da un ramo del Parlamento in poche ore, non potendo cambiare minimamente una virgola del testo mandato dal Senato e, addirittura, avere la pretesa anche che neppure si possano far emergere quelli che sono i punti di dissenso da parte dell'opposizione. Fratelli d'Italia vuole fare un appello anche alla Presidenza della Camera: non è possibile che si continui ad esaminare il decreto-legge solo da un ramo del Parlamento - o Camera o Senato - e uno dei due rami, a seconda di chi ha avuto in mano per primo il decreto-legge, fa il passacarte o, nel migliore dei casi, avalla quella che è una decisione altrui; è un problema anche di dignità dell'Aula parlamentare.

E, quindi, le osservazioni, le critiche che vengono mosse a questo decreto-legge avremmo preferito poterle muovere in un confronto aperto, con un esame degli emendamenti al fine di poter migliorare un testo che - vorrei ricordarlo -, su nove articoli, è stato del tutto modificato dal Senato, perché sono stati aggiunti sette articoli nuovi, sono stati aggiunti decine di commi nuovi e di lettere nuove. Questo è un decreto-legge che, in fase di conversione, il Senato ha sostanzialmente modificato e che la Camera dei deputati, invece, subisce esattamente alla lettera, nel momento in cui non può minimamente cambiare alcunché.

E poi vorrei anche far notare che l'iniziativa della “seduta fiume”, che non è un'iniziativa usuale, a maggior ragione, ha avuto e doveva avere una reazione parlamentare, perché chiunque di noi si fosse limitato a prendere atto di quel voto e dire “andate pure avanti”, avrebbe dato un segnale di estrema debolezza, quasi a voler dimostrare che, basta che la maggioranza chieda la “seduta fiume” e, improvvisamente, l'opposizione si dissolve. Qui non si dissolve nessuno: qui l'opposizione la si fa correttamente, ma fino in fondo; qui l'opposizione la si fa per cercare di migliorare i provvedimenti, non ovviamente, però, siamo disponibili a subire quella che è una impostazione e una deriva plebiscitaria di questo Governo che, spesso e volentieri, vorrebbe il Parlamento solo al suo servizio e mai al suo confronto.

Io penso che i colleghi che sono intervenuti di Fratelli d'Italia abbiano già evidenziato numerosi aspetti di questo decreto-legge, ma, diceva prima il collega Rampelli, secondo me con intelligenza e ironia, stiamo parlando della cosiddetta conclusione dell'anno scolastico, nel momento in cui il calendario ci dice che l'anno scolastico è già terminato. Questo è un decreto che è nato fuori tempo massimo e viene convertito in legge altrettanto fuori tempo massimo. Ciononostante, vi poteva essere uno slancio di attenzione politica in questo decreto-legge, ad esempio, verso le scuole paritarie, che non sono delle scuole di serie “B”; sono delle scuole che servono, servono alla scuola pubblica, anche come confronto, anche come modo per cercare di elevare la qualità della scuola pubblica, anche come concorrenza, se vogliamo, sul piano culturale. Invece, noi stiamo assistendo ad un Governo che si sta comportando nei confronti delle scuole paritarie come se fossero un corpo estraneo alla vita culturale del Paese. Quasi non interessa che, se effettivamente dovessero chiudere quelle scuole, all'inizio del nuovo anno scolastico, ci troveremmo 900 mila allievi che non saprebbero dove andare ad acquisire la propria fonte di cultura. Questo è un atteggiamento spocchioso e inaccettabile da parte di un Governo che è sicuramente tanto sordo, quanto grigio.

Questo è un aspetto che, sotto il profilo politico, volevamo qui evidenziare, così come volevamo e vogliamo evidenziare che non basta dare la qualifica ai sindaci di essere tra loro responsabili di quella che può essere l'edilizia scolastica. Ma l'edilizia scolastica, scusatemi, in due mesi, come pensate che i sindaci possano modificarla? Cosa pensate che si possa fare, se va bene, nel mese di luglio e di agosto?

È evidente che occorreva ed occorre molto più tempo e molte più idee, che non sono i plexiglass e le visiere, come potete ben convenire anche voi. E, soprattutto - mi permetto di dirlo - c'è una riorganizzazione anche del trasporto scolari che deve essere messa in agenda: perché anche i mezzi di trasporto che vengono utilizzati, soprattutto per coloro che vengono dalla provincia alle scuole della città, non potranno essere utilizzati come era prima, sia per le corse in andata sia per le corse di ritorno dalla scuola.

E allora, vedete, io penso che non si possa far pagare il prezzo culturale e sociale del declino degli studi umanistici agli allievi. Non possiamo far pagare la vicenda COVID-19 agli allievi, non possiamo farla pagare ai docenti, non possiamo farla pagare ai precari.

Ecco perché questo decreto-legge meritava un confronto in tutte e due le Aule del Parlamento, ecco perché questo decreto-legge necessitava di poter anche avere l'apporto di idee dell'opposizione, l'apporto di norme da parte delle opposizioni. Perché noi qui non siamo solo a fare esclusivamente un discorso di natura politica: noi qui siamo anche legislatori e soprattutto legislatori, e abbiamo il dovere quindi di eliminare le storture anche normative che sono contenute in questo decreto-legge e che non risolveranno alcuni dei problemi che voi vi siete candidati a risolvere.

E poi voglio dire che forse la ripartenza a settembre del sistema scolastico meritava qualcosa di più e di meglio in questa fase. Io non sono convinto che sarà una ripartenza facile, ma sicuramente sono certo che questo Governo con questi provvedimenti la renderà molto, ma molto più difficile di quello che sarebbe stato solo se si fosse confrontato, solo se non fosse stato arrogante, solo se non fosse stato prepotente, solo se avesse sposato quella politica del confronto che è il sale della politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Daniele Belotti. Ne ha facoltà.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Presidente, c'è un cambio.

PRESIDENTE. C'è un cambio? Con Toccalini, prego.

DANIELE BELOTTI (LEGA). Sì, Presidente: esce Belotti ed entra Toccalini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

LUCA TOCCALINI (LEGA). Grazie, Presidente. Ad una settimana dalla conclusione dell'anno scolastico e a poco più di dieci giorni dalla maturità ci accingiamo a votare il “decreto Scuola”, che arriva con un ritardo degnamente imbarazzante, se posso permettermi di dirlo, ma soprattutto che, come altri decreti-legge nelle settimane precedenti, non ci è stato reso possibile di modificare, ma soprattutto di migliorare. E le assicuro che dentro questo “decreto Scuola” c'è tanto da migliorare, ma soprattutto c'era tanto da fare partendo da zero.

Adesso lo vedo qui il Ministro, ma mi dispiace che sia rimasto assente per diverse ore nel corso del dibattito che è andato avanti da ieri, questa notte e questa mattina; però, probabilmente capisco che era al Ministero a cercare di capire ancora come riempire i famosi imbuti. So che è una cosa abbastanza complicata, però possiamo capirlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Invece gli unici imbuti - lo dico tramite il Presidente, caro Ministro - sono quelli formativi che vanno risolti, che sono purtroppo un problema che si è aggravato dopo l'emergenza COVID-19. E lo dico con la massima franchezza: non vi siete resi conto che in queste settimane fuori da Montecitorio e fuori dal Ministero dell'istruzione hanno di fatto protestato tutte le categorie possibili di giovani. Oggi, per esempio, è stato il turno dei maturandi, che si sono ritrovati, alle 16, sotto il suo Ministero chiedendo semplicemente di mantenere la media voti degli ultimi tre anni e di non sostenere l'esame di maturità. Ma perché sono arrivati al punto di chiedere questo? Ci sono arrivati perché dal Ministero non è arrivata alcuna certezza, e a tutt'oggi non hanno alcuna certezza. Tanti di noi hanno potuto fare l'esame di maturità negli anni passati, e tutti noi abbiamo il ricordo, sì, sicuramente di un momento di tensione, un momento delicato del nostro percorso scolastico, ma sicuramente lo ricordiamo con il sorriso.

Purtroppo per questi maturandi - e 50 mila di loro hanno firmato questa petizione - quello che era per loro un sogno, di svolgere l'esame di maturità, si sta trasformando in un incubo; e le responsabilità sono del Governo, perché non è possibile davvero non fare neanche una simulazione d'esame prima di mandare questi ragazzi a sostenere quello che è davvero un ostacolo importante, il primo degli ostacoli importanti di una carriera scolastica.

Ed ahimè, ci sono altre categorie che sono completamente abbandonate. Mi permetto di sottolineare, Ministro, che questi sono i veri invisibili, non i migranti che sono stati sanati dal Ministro Bellanova e sono stati dichiarati invisibili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): ci sono gli studenti che sono il nostro futuro, sono il futuro di questo Paese e sono stati completamente messi da parte.

Penso ad una fascia debole di questi ragazzi che sono gli studenti DSA: tutti quegli studenti che hanno disturbi cognitivi, disturbi di apprendimento, disturbi nella lettura e nella scrittura; che già soffrivano precedentemente all'emergenza COVID-19, perché gli insegnanti di sostegno, che li accompagnano durante il loro percorso… E a loro va il mio ringraziamento di cuore, perché sono davvero in situazioni complicate, visto che tanti di loro sono precari, visto che tanti di loro sono sottopagati e vengono spediti da una parte all'altra dell'Italia ogni anno. E, purtroppo, questa situazione è andata peggiorando con l'emergenza, perché il fallimento della didattica a distanza, ahimè, è sotto gli occhi di tutti, e le persone più deboli sono quelle che ne hanno pagato maggiormente le conseguenze.

Quindi su questo noi auspichiamo che nelle prossime settimane si possa intervenire, perché è chiaro che questi ragazzi stanno accumulando delle lacune che rischiano di portarsi dietro per tutta la vita, e noi come Stato italiano non possiamo permetterci, e voi non dovete permettervi che questa cosa possa accadere.

Ma ahimè, le risposte non arrivano su altre decine di temi: paradossalmente non basterebbero due ore di discorso per citarle tutte. E faccio un esempio, un esempio che è quello dei PCTO. Cosa ne sarà dei PCTO l'anno prossimo, dell'ex alternanza scuola-lavoro, di tanti progetti che sono iniziati in questo anno scolastico, che per ovvi motivi, per l'emergenza COVID-19, sono stati sospesi? Però, anche in questo caso, non c'è una visione su quello che succederà a partire da settembre. Cosa succederà ai ragazzi che invece avranno il cosiddetto debito formativo? Quando lo recupereranno? Come lo recupereranno? A settembre come saranno fatte le prove, o soprattutto i corsi di recupero per questi ragazzi? Sono tutte domande a cui non c'è assolutamente una risposta.

Ma soprattutto sono anche domande a cui in queste settimane ci sono state risposte abbastanza opposte l'una dall'altra. Ricordiamoci quando lei disse, Ministro, che tutti non sarebbero stati bocciati, per poi cambiare idea dopo due settimane.

Ecco, io capisco che lei fa parte di un movimento, che è il MoVimento 5 Stelle, che ci ha abituato nel corso di quest'anno a cambiare opinione su qualsiasi cosa: una su tutte, non governeremo mai col Partito Democratico, abbiamo visto com'è andata purtroppo in questi mesi. Però, qui ci sono di mezzo i bambini, ci sono di mezzo i ragazzi e ci sono di mezzo gli adolescenti: quello che chiediamo è che almeno una volta siate seri, ma soprattutto siate coerenti con quello che dite e con quello che fate.

Continuando purtroppo in questa vasta categoria di ragazzi abbandonati, ci sono poi anche gli aspiranti psicologi, biologi e farmacisti. Ahimè, di psicologi ne avremo sempre più bisogno dopo questa emergenza: ci sono tantissimi casi in aumento di ragazzi che hanno sofferto il lockdown, hanno sofferto la mancanza di socialità, e anche in questo caso abbiamo chiesto, sia al Senato che qui alla Camera, di intervenire sui loro esami di abilitazione. Perché gli psicologi - prendo loro come esempio per non citarli tutti - hanno già svolto un tirocinio in questo periodo e già sono pronti per poter essere messi in campo e per poter dare una mano, non solo chiaramente a tutti i ragazzi, ma a tutte le persone che stanno soffrendo dopo questo periodo. Però, anche in questo caso, purtroppo non c'è stata alcuna risposta. Quindi, c'è un'altra categoria, gli psicologi e i farmacisti e i biologi, che in questo momento vivono nel limbo totale: non hanno informazioni, sanno che dovranno sostenere un esame orale nelle prossime settimane, non sanno ancora le modalità, ma soprattutto si chiedono come questo esame verrà svolto, non avendo avuto in questo caso una prova d'esame, come nel caso appunto dei maturandi.

Per tutto questo è chiaro che non c'era la bacchetta magica, ne siamo pienamente coscienti; però una cosa, che pensavamo essere elementare, andava assolutamente fatta, ed era quella di ascoltare questi ragazzi, una cosa che non è stata minimamente fatta. E questo non è nulla di eccezionale. Mi riferisco, per esempio, alle consulte provinciali degli studenti, che non sono mai state convocate e sono un organo che è democraticamente eletto dagli studenti, sono le persone che portano la voce degli studenti: non sono state mai coinvolte dal suo Ministero.

E questo ci dispiace, perché fa capire che, evidentemente, non bastano le task force, un Governo, un Ministero; quando mai si ascolta chi vive i problemi nella vita reale, i ragazzi, gli studenti, gli universitari, tutte queste categorie che purtroppo non sono state nemmeno prese in considerazione.

E oggi, in questi giorni, stiamo leggendo ahimè un'altra genialata, che probabilmente arriva non so se da lei o dalla task force, che è quella appunto di riaprire le scuole a settembre mettendo le placche di plexiglass tra uno studente e l'altro. Ecco, se i mesi di lavoro sono serviti a questo, mi chiedo realmente a cosa siano servite le task force, perché una follia di questo genere era davvero impensabile. Mi auguro che venga fatto un passo indietro in merito, perché i nostri ragazzi sicuramente meritano di meglio. Ma ahimè, sul “decreto Scuola” ormai la frittata è fatta, non possiamo tornare indietro. Non abbiamo avuto la possibilità davvero di migliorare qualcosa, però quello che le chiedo è almeno di avere il coraggio di chiedere scusa a tutti gli studenti, di avere il coraggio di dare le dimissioni e di lasciare il vostro posto a chi evidentemente saprà fare meglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ciò perché di Ministri dell'Istruzione ne ho visti tanti, sia da studente e poi crescendo, diventando adulto, però davvero una situazione di questo genere non l'avevo mai vista nella mia vita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lucrezia Mantovani. Ne ha facoltà.

LUCREZIA MARIA BENEDETTA MANTOVANI (FDI). Presidente, questo provvedimento evidenzia le grandi contraddizioni dell'Esecutivo, che non è stato in grado, nella sua interezza, di mostrare un'adeguata lungimiranza in materia di scuola. Un decreto, questo, che, data l'emergenza, avrebbe dovuto puntare a tutelare studenti e docenti, ma che invece crea ulteriore confusione in un momento in cui all'Italia servono certezze. Quest'emergenza poteva essere l'occasione per stabilizzare dei precari, senza continuare con una linea tentennante, poco attenta anche al principio di economicità. La stabilizzazione dei precari, che da anni costituiscono la spina dorsale delle scuole secondarie di primo e secondo grado, era un atto doveroso quanto di buonsenso, un percorso ovvio ma mai attivato dalla maggioranza. La mancanza di lucidità è palese, e rappresenta un tratto caratterizzante di tutto il percorso di questo Esecutivo. La scuola è uno di quei settori dove sono concentrate il maggior numero di promesse disattese da parte degli ultimi due Governi. La politica dei concorsi ha prevalso ancora una volta sul buonsenso, che avrebbe dovuto andare nella direzione di una stabilizzazione dei precari. Un'azione, questa, che avrebbe potuto significare la svolta per migliaia di insegnanti e studenti. Il caos regna sovrano, in una partita, quella della scuola, giocata senza alcuna strategia o visione di ciò che dovrà essere l'anno scolastico 2020-2021. Le ultime settimane sono state un susseguirsi di dichiarazioni caotiche e scollegate tra di loro, quasi come se fossero state estratte alla lotteria, una lotteria della quale sono ahimè docenti, studenti e famiglie ad uscirne sconfitti. Per svolgere al meglio il suo ruolo formativo, la scuola necessita di tutta una serie di beni strumentali utili al corretto svolgimento della propria funzione, e tra questi non può essere esclusa la dotazione di una rete Internet accessibile anche alla didattica in aula. La didattica a distanza ha messo in evidenza un preoccupante deficit digitale, sia dal punto di vista infrastrutturale sia sul piano della dotazione tecnologica delle scuole, dei docenti e delle famiglie. Proprio le famiglie, in particolar modo quelle con una situazione economica poco favorevole, hanno subìto i contraccolpi del digital divide e dello stato di indigenza che purtroppo le affligge. Un fatto certificato dalle rilevazioni Istat, che ha compromesso l'accesso all'istruzione e il diritto ad esso collegato. Non si può rimanere indifferenti di fronte al fatto che il 33 per cento delle famiglie italiane non risulta essere in possesso di un computer o di un tablet. Un dato preoccupante, che diventa addirittura allarmante, se si pensa che il numero di famiglie per così dire analoghe sfora il 40 per cento in molte regioni meridionali.

Viene da sé che, per molti studenti, la scuola rappresenta il principale contatto con il mondo digitale, l'unico contesto nel quale è possibile per loro avvicinarsi a quel sistema che, altrimenti, gli verrebbe precluso. Le competenze digitali, l'interattività e l'ausilio di strumenti tecnologici, senza cadere nel falso mito che vorrebbe mandare in pensione i libri in favore di una didattica esclusivamente 2.0, sono fondamentali. Per questo motivo, la scuola ha il dovere di rispondere a tutte le sfide della contemporaneità e del futuro prossimo. Continuiamo a sentir parlare di plexiglass, ma è bene ricordare che la scuola è il luogo in cui le barriere dovrebbero essere abbattute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Anche in materia di analfabetismo digitale serve un intervento puntuale, a partire dalle scuole, che devono svolgere un ruolo primario di supporto alle famiglie più in difficoltà. Il digital divide o l'assenza di dispositivi elettronici, per via della ridotta capacità di spesa di molti nuclei familiari, rischia di condannare molti giovani all'emarginazione, legata alla mancanza di competenze digitali. La scuola deve essere uno strumento di emancipazione culturale nonché sociale, specialmente laddove il contesto socio-economico generale non offre stimoli e strumenti utili all'autorealizzazione. Era l'8 aprile quando questo decreto è stato varato, sono passati quasi 60 giorni, e l'unica certezza che ci ha accompagnato fino ad oggi sono le contraddizioni della maggioranza e la sua incapacità di fare una sintesi tra le diverse posizioni. Un provvedimento formalmente necessario ma ricco di lacune, che non premia il merito, che crea incertezze a tutti i livelli, che sposterà tanti problemi sui dirigenti scolastici e che certamente rappresenta l'ennesima occasione mancata per far ripartire il nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ketty Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Presidente, Ministro, membri del Governo, colleghi, abbiamo più volte ripetuto quanto questo provvedimento avrebbe dovuto contenere poche indicazioni essenziali: le lingue di guida per consentire alla scuola italiana di attraversare e superare il momento di emergenza che ha travolto l'Italia, garantendo, secondo i dettami della Costituzione, il diritto allo studio per tutti; le regole per settembre relative al nuovo anno scolastico e la chiusura di quelle in corso, che ormai è concluso - in buona parte d'Italia domani è l'ultimo giorno -, dei relativi esami di passaggio da un ciclo di studi all'altro, traino per ripartire dopo questo periodo che ha sconvolto ritmi e animi di tutto il mondo della scuola, dagli insegnanti al personale non docente, ma soprattutto studenti e studentesse e dei loro genitori. Questo decreto avrebbe dovuto inoltre garantire la stabilizzazione degli insegnanti, a cui proprio ieri, con i colleghi della Commissione cultura, siamo andati a dare la nostra massima solidarietà ed appoggio davanti al MIUR (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), salvaguardando la dignità professionale di una categoria e il diritto degli studenti alla continuità didattica, garantendo quantomeno di ritrovare gli insegnanti dell'anno precedente all'avvio dell'anno scolastico successivo. Peccato che tutti gli emendamenti a favore della stabilizzazione sono stati bocciati, come tutti gli altri che il gruppo Lega ha presentato. Siamo in Aula qui alla Camera poche ore prima della scadenza di questo decreto, che è datato 8 aprile, e che ancora è ben lontano dal prevedere azioni che possano fornire soluzioni chiare e definitive. Dai suoi discorsi, Ministro, e dirette Facebook, fino all'ultimo non si è capito se i ragazzi sarebbero stati promossi oppure no, che fine avrebbero fatto i debiti, come si sarebbero tenuti gli esami di maturità e di fine ciclo per la secondaria di primo grado, se in presenza o in remoto. Abbiamo anche sentito parlare di riempire gli imbuti.

Ma tralasciando gli imbuti e tornando alle cose serie, c'è la necessità e l'urgenza di stanziare ulteriori importanti fondi per le scuole paritarie, riconoscendo il prezioso ruolo svolto da tali istituti nei territori, soprattutto dove lo Stato non arriva direttamente, o come elemento identificativo fondamentale per evitare l'omologazione massificante.

I 70 milioni per le scuole paritarie nell'età dell'obbligo, uniti agli 80 milioni previsti per le materne, sono una presa in giro per i genitori e per gli istituti, che in molte regioni, tra cui il mio Veneto, subiscono la mancanza dello Stato, garantendo ai ragazzi un diritto costituzionale come l'istruzione. Pur di tentare di mettere a tacere le richieste che arrivano dalle scuole paritarie, il fondo previsto è stato aumentato, ma in modo del tutto insufficiente. Lo stanziamento per le scuole paritarie ammonta a 150 milioni di euro complessivi, circa 11.900 euro in media a istituto: questa è elemosina, non è un approccio serio per salvare 12.547 scuole, con 180 mila posti di lavoro e 900 mila studenti, che non introiteranno più la retta delle famiglie dell'ultimo periodo, rischiando di chiudere, e i dipendenti si ritroveranno senza lavoro.

Il Governo, però, si assumerà la responsabilità se le paritarie non sopravvivranno e un milione di ragazzi e ragazze si troveranno a rientrare nelle statali già in grandissima difficoltà, con le aule sovraccariche e definite proprio da lei “classi pollaio”, e alle prese con le distanze fisiche come dalle indicazioni.

Nonostante i 331 milioni per la sicurezza stanziati per le scuole, certo non credo che le amministrazioni locali abbiano la bacchetta magica per riuscire ad aggiungere le aule degli edifici esistenti per il mese di settembre.

E arriviamo ai candidati privatisti e a quelli che provengono dall'istruzione parentale, citati più volte in questi giorni. Questi studenti sono considerati dal Governo come maturandi e studenti figli di un dio minore solo perché hanno scelto un percorso diverso da quello statale, magari per motivi di salute, perché temporaneamente all'estero, per motivi familiari o chissà per quale motivo personale, soprattutto perché non sono ben visti da una parte, in particolare, di questa maggioranza.

Ricordo invece che i candidati esterni sono prima di tutto persone che stanno vivendo anche loro un periodo che non dimenticheranno mai. Questi alunni sono discriminati; certo non sono gli 8 milioni della statale e il loro numero è ridotto, però sono costretti a sostenere degli esami in date irragionevolmente tarde. Dovranno sostenere idoneità dei percorsi parentali solo entro il 1° settembre 2020 e in presenza per entrare nel sistema scolastico pubblico o per avere riconosciuto l'intero percorso compiuto all'interno di scuole private o parentali, allungando con l'ordinanza i tempi per l'esame di quasi tre mesi rispetto ai tempi ordinari per circa 70 mila tra bambini e ragazzi.

Anche con gli ordini del giorno discussi questa notte abbiamo cercato di darvi due soluzioni: o di riportare la prova di idoneità entro giugno o di rimandare l'esame tra qualche mese, garantendo comunque il passaggio di classe. Vi immaginate una bambina o un bambino che passa dalla prima classe della primaria alla seconda classe, che continua a studiare tutta l'estate solo perché voi avete deciso di riservargli un trattamento diverso e di complicare la vita a loro e alle loro famiglie?

Non c'è stato verso di dare dignità e rispetto a questi studenti, neppure l'onere di valutare questa ipotesi vi siete presi. Per non parlare dell'esame di maturità sempre per i candidati esterni, diviso tra la data del 10 luglio per l'idoneità e settembre con la sessione straordinaria, con la possibilità di fare il test d'ingresso all'università prima della maturità, con il rischio che la scuola sia già iniziata e che ci siano anche le elezioni, che bloccano ulteriormente l'attività scolastica.

Altro tema importante è quello legato agli studenti disabili, dimenticati inizialmente da questo decreto e per fortuna poi reinseriti al Senato. I dati indicano chiaramente che le alunne e gli alunni con disabilità stanno pagando un prezzo molto alto rispetto al loro sviluppo degli apprendimenti e al loro benessere psicologico e comportamentale. La didattica a distanza appare per molti di loro inaccessibile; un alunno con disabilità su tre è di fatto escluso dalla didattica a distanza. La didattica a distanza per l'alunno con disabilità dovrebbe essere seguita da tutti i suoi docenti curriculari, e non solo dagli insegnanti di sostegno. Come sarà il loro rientro a settembre? Dobbiamo ringraziare comunque tutti coloro che si sono impegnati per far sì che i nostri ragazzi continuassero a seguire le lezioni, seppure a distanza, dagli insegnanti ai genitori: è stata una novità un po' per tutti.

Io sono mamma e questa situazione l'ho vissuta in prima persona, e sicuramente non con poche difficoltà. Le chat dei genitori sono sempre state bollenti. La DAD è stata importantissima, ma è stata anche un miraggio per molti studenti e motivo di discriminazione per circa il 34 per cento di loro, perché non è scontato che tutti abbiano gli strumenti e siano serviti dalla banda larga.

Parlando poi di ripresa dell'anno scolastico, le principali indicazioni fornite dal comitato tecnico-scientifico sono che la mascherina sarà obbligatoria per tutti a eccezione dei bambini di sei anni, ingressi e uscite scaglionate per evitare assembramenti, distanziamento di almeno un metro all'interno delle aule, alternanze e turni.

Spero solo che queste mascherine non siano a carico delle famiglie per i nostri circa 8 milioni di studenti e che la sanificazione degli ambienti non ricada sui comuni. E vi assicuro che la preoccupazione delle famiglie sulla prospettiva di impazzire con turni in presenza a scuola e in remoto, magari suddivisa su più figli, è tanta.

E ora siamo ancora tutti spaventati - scusi il termine, ma è così - dalle sue dichiarazioni, Ministro, di ieri relative alle barriere in plexiglass tra i banchi di scuola, che sembra la copia dell'ipotesi fatta dal suo collega qualche tempo fa per i divisori tra gli ombrelloni in spiaggia e che, per fortuna, è stata poi accantonata grazie al buon senso dei governatori di regione e degli operatori del settore. Mi pare ce ne sia abbastanza per sostenere che questo decreto non dà un futuro chiaro alla nostra scuola, ai nostri studenti, alle loro famiglie; ed è per questo che siamo ancora qui in Aula da mercoledì, compresa questa notte, e continueremo a portare avanti le istanze del mondo della scuola.

Come gruppo Lega continueremo a fare proposte per trovare soluzioni, come abbiamo sempre fatto, come ci è stato sempre richiesto, e con la speranza che questo Governo scenda dalle nuvole e affronti la realtà. Il nostro voto ovviamente sarà contrario a questo provvedimento, perché in una situazione così eccezionale ci vuole coraggio, tanto coraggio, quello che voi non avete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Com'è accaduto ieri, quando discutevamo degli ordini del giorno in perfetta solitudine, le forze di centrodestra con la maggioranza assente, ecco che compare una nota stampa nelle agenzie: i cittadini devono sapere quali danni Lega e Fratelli d'Italia fanno a milioni di famiglie italiane solo per un po' di pubblicità e qualche ora di visibilità sui social network. Lo scrive il capo politico dei 5 Stelle Vito Crimi su Facebook. Ecco un altro esponente del Governo che non ha mai il coraggio di venire qui e guardarci in faccia a dire determinate accuse (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), ecco chi è quel grande fantasma che scappa e si nasconde nei social network, come ieri il Ministro.

Quando qui stavamo discutendo della riforma, del suo decreto sulla scuola, noi apprendiamo che saranno stanziati 4 miliardi. Ovviamente lo sappiamo dai social network e dalle agenzie stampa, non qui, che dovrebbe essere la sede. Non è che delegano il sottosegretario e il Viceministro Ascani a dire questa grande rivoluzione che stava avvenendo nella scuola: 4 miliardi, lo studio delle barriere per gli studenti. No, noi lo scopriamo dai social network, mentre qui noi stavamo dibattendo in perfetta solitudine o, come dice Vito Crimi, loro stanno combattendo, state combattendo una guerra, una battaglia.

Ma, evidentemente, nel mondo dei sogni ieri notte doveva essere proprio una grande battaglia, visto che di esponenti della maggioranza qui, in quest'Aula, non ce n'era neanche uno; forse, erano in tre contati, che non aprivano bocca neanche se li pregavamo in turco.

Lei, Ministro, doveva essere qui ieri per spiegarci gli esiti di quella riunione che avete fatto nel pomeriggio con il Premier Conte, e non è stato giusto che noi qui stessimo parlando a un muro. Poi guardi, Ministro, lei sa dov'è Desulo? Desulo è un centro montano della Sardegna, e glielo dico perché è oggetto di un'interrogazione che vi ho fatto mesi fa parlando di scuola, parlando della necessità di riaprire le scuole chiuse in montagna, di emanare tipi di requisiti diversi tra montagna e grande città, ma soprattutto perché i bambini e i ragazzi avevano diritto di studiare nella propria scuola e non dovevano essere sradicati dalla propria realtà.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 18,30)

SALVATORE DEIDDA (FDI). Ed ecco che tutto torna oggi, altro che barriere in plexiglass: no, la necessità di riaprire le scuole per non avere classi pollaio; ecco la necessità di avere non lezioni all'aperto, ma lezioni nelle scuole modernizzate nei piccoli centri.

Voi non avete fatto niente e oltretutto attendiamo ancora risposta all'interrogazione.

Dove è finito il concorso straordinario per dirigenti scolastici, anche questo oggetto di diverse interrogazioni a cui voi non avete mai risposto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Sa che, per norma di Regolamento, lei deve rispondere dopo 14 giorni alle interrogazioni? Non ha mai risposto a nessun tipo di interrogazione, né in Commissione né tanto meno qui in Aula, né tanto meno a ogni singolo deputato che la interroga.

E cosa parliamo dei crediti formativi universitari da certificare, che alcune università non aprivano i corsi? Anche su questa cosa abbiamo presentato interrogazioni e non abbiamo mai avuto risposta. Questo è l'atteggiamento di un Governo sordo che, nei social network e nella stampa, annuncia richieste di collaborazione dell'opposizione, ma poi ci insulta tramite i social network e non risponde mai ai quesiti, e anche ai consigli che noi vi diamo. Questo è il rispetto che voi chiedete all'opposizione? Cosa ve ne fate dei vostri tanti collaboratori, Viceministri, sottosegretari se poi non date neanche risposta a quello che il Regolamento prevede? Noi dovremmo parlare di precari; allora, cosa dire a quelle migliaia di precari che ieri sono scesi in strada in ogni città? Ho capito benissimo quale è stato lo scopo del vostro annuncio ieri sera: distogliere l'attenzione su quello che accadeva qui dentro e far parlare d'altro; infatti, oggi tutti i giornali parlavano dei vostri annunci e non di quello che accadeva realmente qui dentro; questo è il grande problema, gli annunci, i continui annunci e poi i provvedimenti che sono quelli di questo decreto emanato ad aprile che qui arriva tramite solo grazie a una fiducia; oggi dovete faticare per portarvela a casa perché abbiamo perso la pazienza, abbiamo perso la pazienza di essere trattati come dei poveri sciocchi che dobbiamo consentire a tutte le vostre schifezze; farete i conti con le manifestazioni d'ora in poi, dovrete fare i conti con le manifestazioni dei precari della scuola, dovrete fare i conti con le manifestazioni dei cittadini e con il dissenso, col profondo dissenso verso di voi, verso quello che voi fate perché, le ripeto, Ministro, il rispetto che voi dimostrate in quest'Aula verso l'opposizione lo avrete il doppio nelle piazze, perché non accettiamo più questo atteggiamento, non accettiamo più di non avere risposte, non accettiamo più di avere risposte tramite i social network, perché, le ripeto, lei ieri doveva essere qui ad annunciarci i provvedimenti che ha annunciato sulla stampa, perché non ci divertiamo a parlare a vuoto, non ci divertiamo a parlare senza avere risposta, non ci divertiamo a doverci confrontare con un muro. Lei è stata deputato, se lei dovesse tornare all'opposizione e si trovasse un muro qui davanti, che urla, che strepita e non ottiene risposta, cosa farebbe? Si è dimenticata cosa vuol dire essere deputato o parlamentare da quando si siede come Ministro? Allora, incominci a rispettare il Regolamento di questa Camera, incominci a dare risposta, anche parlamentare, incominci a rispettare quest'Aula, venendo qui a dare le comunicazioni, e non nei social network, non nei comunicati stampa e non seguendo quella che è una comunicazione per distogliere l'attenzione sui veri problemi.

Avete parlato di scuola digitale, perché non chiede alla collega Pisano di rispondere all'appello dell'Unione dei piccoli comuni montani? In ogni regione ci sono decine di comuni che hanno problemi di connettività, sì, si comprano il computer, con cosa si collegano? Non è che manca la rete, il problema è semplicemente che le compagnie non trovano vantaggioso andare a portare la linea in quei piccoli comuni, l'abbiamo segnalato mesi fa, prima ancora della pandemia; risposta? Zero. Cosa dobbiamo fare, dobbiamo inventarci? Forse noi dobbiamo rispondere, ci rispondiamo da soli? Sì, ci rispondiamo da soli che infatti non arriva la connessione, non si possono fare i corsi professionali, non si possono fare le lezioni; si possono anche comprare un computer, ma va a manovella, e non se ne fanno niente: ecco la lezione digitale, ecco quello che avete fatto. Anche se si usano grandi termini non si risolve niente, perché se non si fanno i provvedimenti, che sono anche più semplici di quello che sembrano, non cambia niente.

Se voi non ascoltate neanche quando vi si porge una mano, non cambia niente, perché voi fate i pasticci poi, i pasticci come le aspettative tradite dei precari, perché non è possibile, erano tutti vostri elettori e, se scendono in piazza e dicono di aver avuto le aspettative tradite, forse non è Fratelli d'Italia che fa opposizione, non è la Lega che fa opposizione, non è Forza Italia che fa opposizione, è il mondo della scuola. Incominciate a riflettere, a recuperare forse un po' di umiltà, incominciate a capire che il mondo reale fuori non è quello che voi state disegnando o sperando che sia quello che voi credete, incominciate a recuperare veramente l'umiltà di ascoltare e anche di leggere gli atti che noi vi portiamo alla vostra attenzione, dove non vi attacchiamo, vi segnaliamo problemi; recuperate quella umiltà per un confronto civile tra le forze politiche e forse farete un buon lavoro. Non vogliamo che il suo progetto fallisca a tutti i costi, non vogliamo creare disordini, non vogliamo creare fallimenti a tutti i costi, ma vi segnaliamo delle azioni che sono alla vostra portata e che si costruiscono insieme. Si costruiscono insieme perché la scuola è di tutti, alla scuola ci vanno i nostri figli, ci vanno i nostri nipoti e sono il sale della comunità, nei piccoli comuni, come nelle città metropolitane. Ma voi avete preso una strada sbagliata e la state continuando a prendere e le parole di Vito Crimi non rasserenano gli animi; parla di guerra, parla di battaglia? Ma forse vive veramente nel mondo dei sogni, lui non sa neanche cosa vuol dire; ditelo anche a lui che, se continua così, voi a luglio vedrete milioni di italiani in piazza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il nostro Paese ha pagato un tributo terribile in termini di vite umane, di danni economici a questa pandemia. La scuola, in particolare, ne esce sconfitta, umiliata dallo stato confusionale in cui questo Governo l'ha gettata. Il Paese sin da subito si è accorto delle esitazioni, della mancanza di chiarezza e di idee che sin dall'inizio della crisi ha contraddistinto l'atteggiamento di questo Esecutivo. Se ne è accorto anche il Parlamento, e non parlo soltanto delle opposizioni, ma anche di un'ampia fetta della maggioranza che è in palese imbarazzo rispetto alle piroette che sono state viste fare al MIUR. Davanti a questo stato confusionale, noi abbiamo cercato di rendere un contributo di proposte concrete sul settore fondamentale della scuola, consapevoli del fatto che, su una materia così cruciale e in un periodo così delicato, le forze politiche debbano cercare la massima concordia programmatica, ma non è stato possibile collaborare per la riottosità, a mio modo di vedere, anche arrogante, di una maggioranza che si è barricata dietro il suo scarso prodotto, senza ascoltare i suggerimenti improntati alla saggezza che sono giunti anche in questa sessione di lavoro da più parti dello schieramento politico parlamentare.

Signor Presidente, un Governo si misura soprattutto dalla capacità di realizzare una sintesi tra proposte concrete su argomenti seri. Troppo facile e troppo puerile recitare il ruolo dei decisionisti e poi non decidere nulla. Noi avremmo potuto anche capirvi se aveste portato avanti un programma di potenziamento e di autentico sostegno della scuola, che avesse avuto almeno una sua identità, ma avete fatto precipitare la scuola nel caos, nell'incertezza più assoluta in vista del mese di settembre. I giri di valzer sull'esame di maturità hanno già recato danno alle tante migliaia di ragazzi che avrebbero dovuto affrontare questa prova con maggiori certezze, senza subire piroette che, invece, provocano stati d'ansia e malessere tra docenti e discenti. I precari della scuola andavano considerati, tenendo presente la valutazione del titolo più importante in loro possesso, cioè la dignità; invece li si umilia, imponendo loro assurde prove selettive per quiz, come fossero lavoratori di primo pelo e, cosa grave, come se non avessero mai avuto esperienza. Un piano di assorbimento del precariato scolastico dovrebbe essere basato su metodi selettivi che diano importanza a quello che i precari hanno prodotto in una vita di lavoro, in decine di anni; dovrebbe essere basato su criteri di sicurezza e prevenzione, anziché proporre occasioni di assembramento che potrebbero rivelarsi pericolose sul piano della salute perché la logica del mega concorso in questo caso sarà un mega assembramento.

Quello che il Governo propone è un sistema basato su continui rinvii e su proposte assurde che offendono - ripeto - la dignità di quei lavoratori.

Non parliamo, poi, del capitolo didattica a distanza. È stato ripetuto in tutte le salse da chi mi ha preceduto che almeno il 33 per cento degli studenti non ha potuto usufruire della didattica a distanza per varie ragioni. Questo è stato annunciato come un successo da chi ne ha parlato; ma di che successo stiamo parlando? Sin da subito, abbiamo focalizzato la difficoltà diffusa in tante zone del Paese, soprattutto, mio malgrado, al Sud, per quanto concerne la didattica a distanza e per quanto concerne l'impossibilità di poterne fruire. Tuttavia, non ci sono state misure di sostegno immediate, sicché tantissime migliaia di studenti sono rimaste molto più che deluse. E la scuola, che inclusiva dev'essere per questa Repubblica, non dovrebbe escludere nessuno; invece, abbiamo assistito a un autentico abbandono istituzionale di ampie fasce sociali, senza contare il trattamento indegno che ha subito la disabilità.

E che dire delle briciole che sono state destinate, poi, al mondo delle scuole paritarie? Ho avuto occasione di parlarne anche nel momento dell'illustrazione dell'ordine del giorno che è stato presentato da me e che poi è stato approvato con una riformulazione che lascia sicuramente il tempo che trova, ma rimarranno in mezzo a una strada, se così sarà e se verrà approvato questo decreto, almeno 200 mila lavoratori di quel settore, disoccupati nuovi di cui questo Governo, questo Stato dovrà necessariamente occuparsi.

E, allora, questo settore scolastico, che trova la sua ragione anche nei valori della Costituzione, meritava rispetto e rispetto non ha avuto. Bocciamo dunque, signor Presidente, in toto il prodotto di questo Governo che, con un misto di arroganza e saccenza, anche in questo fondamentale ambito come in tanti altri che hanno preceduto e che ci hanno visto lavorare, non ha voluto recepire le proposte che sono arrivate da questi banchi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli Ministri, io sono particolarmente contento di avervi entrambi per questo mio intervento che mi permette di fare soprattutto delle considerazioni di carattere generale.

Io contesto, fondamentalmente e inizialmente, il metodo che è stato adottato in questo decreto e quello che viene normalmente adottato e anche la comunicazione. Perché, vedete, il Presidente del Consiglio, per quello che è, insomma, l'insegnamento che io ho ricevuto, è, comunque, un'istituzione molto importante e quando il Presidente del Consiglio va in prima serata in un momento difficile per il Paese io credo che, a prescindere dalle appartenenze politiche, lui dirà cose importanti; e se il Presidente del Consiglio in prima serata parla di collaborazione tra maggioranza e opposizione, se parla di un Paese unito per affrontare i temi importanti, poi questo deve diventare realtà e non può essere semplicemente un esercizio di stile, non può essere soltanto una geniale trovata per avere qualche like in più sui social.

Vede, collaborazione - ho cercato la definizione qualche minuto fa - significa partecipazione attiva. Io ho la sensazione che questa maggioranza, ma soprattutto la forza politica alla quale voi appartenete, confonda la partecipazione attiva con l'ascolto. Ascoltarvi non è un esercizio di collaborazione; l'esercizio di collaborazione si ha se l'interlocutore ha un ruolo, se ha una partecipazione attiva.

Ecco, io credo che questa sia una grave colpa della vostra forza politica e aggiungo - me lo permetterà soprattutto il Ministro D'Incà – che si ha ogni giorno di più la sensazione di un fastidio ogni volta che si cerca una collaborazione, ogni volta che si fa una proposta, ogni volta che si produce un emendamento, ogni volta che si ricerca, anche cocciutamente, il desiderio e la voglia di misurarsi con temi importanti su cui a volte - come forse in questo caso- , è molto, molto difficile trovare la soluzione. Eppure, ogni giorno che passa si avverte sempre di più una sensazione di fastidio, un po' come - se mi permette la battuta - succedeva ai Blues Brothers che ripetevano che erano in missione per conto di Dio. Ecco, non siete in missione per conto di Dio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siete al Governo, siete chiamati a risposte complicate e noi vorremmo aiutarvi, vorremmo dire la nostra, vorremmo anche evitarvi delle brutte figure. Vede, Ministro Azzolina, noi non ci conosciamo, però io credo - lo dico con profondo rispetto ma all'interno di una dialettica politica - semplicemente che lei sia inadeguata per il ruolo che ha, perché, Ministro, le competenze che lei ha sono molto, molto importanti e le sfide alle quali lei è chiamata sono molto importanti. Una persona inadeguata non è detto che non possa ricoprire un ruolo: lo può ricoprire a condizione che abbia un approccio umile, che abbia la capacità di confrontarsi, come dicevo prima, la capacità di ascoltare e, soprattutto, la capacità di riflettere magari prima di dire qualcosa, prima magari di lanciarsi in questa o in quell'altra ricetta. Perché, vede Ministra, noi, ogni volta che diciamo qualcosa in un momento come questo, esponiamo le famiglie, i ragazzi, la gente a prendere delle decisioni anche improvvise. Quando il Presidente del Consiglio va in prima serata e dice che i supermercati saranno chiusi il sabato e la domenica, noi abbiamo visto tutta la notte la gente in fila ai supermercati, perché la comunicazione non è importante solo e soltanto per quello che è il riscontro dei social ma è importante anche rispetto a quello che arriva al Paese.

E allora, vede, io credo che non le abbiano reso un buon servizio, anche a lei, nominandola Ministro, perché c'è una cosa che gira sui social - lei l'avrà sicuramente vista e, devo dire, è anche simpatica - che comincia con scritto: questa è una storia vera. In una storia vera il 15 marzo sono tutti promossi, in una storia vera il 30 marzo i quattro rimangano quattro, in una storia vera il 15 aprile i promossi sì ma si può recuperare a settembre, il 5 maggio “no al sei politico”, e nella storia vera il 13 marzo chi ha gravi carenze viene bocciato.

Ma lei capisce che tutto questo per le insegnanti, per la gente che si è misurata con un lavoro sostanzialmente nuovo, che è, appunto, quello della didattica a distanza, ha comportato dover cambiare completamente metodologia di approccio nei confronti dei ragazzi e il messaggio che doveva essere dato magari era in controtendenza rispetto al suo.

Così come, con un'ulteriore mancanza di rispetto a questo Parlamento, vi è stata l'uscita sul plexiglass. Infatti, io credo che sia ingiusto, da un punto di vista proprio della dialettica parlamentare, che, mentre si sta discutendo di questo, lei non ritenga di alzarsi in piedi e dire qui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che ha trovato quella che può essere una soluzione, che può essere, magari, un momento di dibattito in più.

Sa qual è il problema (e lo dico per tutti i fotografi che si cimentano a fotografare le presenze)? Io vi confesso una cosa: io sono sempre presente eppure non riesco a fare bene il parlamentare, perché per fare il bene il parlamentare, soprattutto nei vostri confronti, bisogna stare dietro ai comunicati stampa e alle vostre pagine Facebook e io non credo che funzioni così. Io penso che dovrei apprenderlo da lei che c'è la soluzione del plexiglass e non doverlo per forza cercare su un comunicato al quale lei chiede quella visibilità e quel conforto che non riesce ad avere qui dentro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E poi nel merito - abbiamo parlato del metodo - io penso che i precari della scuola, che, devo dire, tutti i Governi hanno avuto la grande capacità di ingrossare e di creare, meritassero un'attenzione di più, la meritassero per le promesse elettorali che avete fatto, la meritassero perché - prendo, insomma, uno slogan tanto caro alla sinistra - “se non ora, quando?”. Se non ora quando, quando abbiamo bisogno, comunque, di migliaia di insegnanti, se non sia questo il momento di fare una chiamata alle armi definitiva nei confronti dei precari.

Eppure, con molta superficialità, con senso di superiorità e senza alcun confronto, avete ritenuto di dare uno schiaffo a questa gente, che ha girato per l'Italia e che ha cresciuto i nostri figli, che io credo non meriti.

L'altro aspetto nel merito che non condivido - e su cui un dibattito politico, magari, le avrebbe permesso di trovare questa soluzione - è che, nel distanziamento, nella ricerca, comunque, della sicurezza per i nostri figli, bisognava dare attenzione a tutte quelle scuole che sono state nel frattempo chiuse. Infatti, negli ultimi anni, in questo Paese, soprattutto nei posti più decentrati, nei paesi di montagna, di cui parlava prima il collega Deidda, in tutti i posti che comunque sono apparentemente marginali nella nostra nazione, sono state chiuse le scuole con una semplicità vergognosa: sono state chiuse scuole a norma, sono state chiuse scuole che rappresentavano dei veri e propri avamposti di cultura all'interno di comunità che sono fondamentali per l'identità del nostro Paese. E, allora, magari bastava andare in quei paesi o magari bisognava farlo questo sforzo e riaprire quelle scuole per garantire quel distanziamento e fare una scelta in controtendenza rispetto alle politiche del passato e, in questo modo, vi sarebbe stato evidentemente un momento di discontinuità, riaprendo quelle scuole, che, negli ultimi anni, erano state chiuse dalla miopia dell'accentramento nelle grandi città.

Non abbiamo avuto la possibilità di confrontarci: la troviamo una colpa grave. E vede e concludo, Ministro, le chiedo quest'ultimo attimo di attenzione. Abbiamo sperimentato, in questi mesi, la didattica a distanza: anche in questo caso, l'avete fatto con troppa superficialità, sono state danneggiate le persone meno abbienti, le persone che non avevano le disponibilità, i posti che non erano coperti, però avete sperimentato la didattica a distanza. Ecco, ho la sensazione che a voi piaccia anche la politica a distanza, cioè che questo modo di atteggiarsi fastidioso, distante rispetto al confronto politico, non disponibile al confronto sbandierato in prima serata rappresenti un'innovativa negativa forma di politica: la politica a distanza. E allora nella storia che la riguardava, che le ho letto prima, in questa politica a distanza, io sono d'accordo sull'ultimo capitolo cioè che i Ministri con gravi carenze potranno essere bocciati. Lei, secondo me, Ministro, deve essere bocciata insieme al suo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, ci fa immenso piacere vedere che, tra i banchi del Governo, ci sia finalmente il Ministro dell'Istruzione Azzolina: ne siamo veramente onorati e pensare che, oramai, ci eravamo rassegnati alla sua costante assenza sia in Commissione sia in quest'Aula mentre tutti noi discutevamo, anche in piena notte, del suo “decreto Scuola” ma forse abbiamo capito che ha paura del confronto, Ministro, e così è più semplice farci capire le sue idee tramite i social. Siamo qui a discutere di un “decreto Scuola” nato male e finito ancora peggio perché è già vecchio dal momento che il Ministro Azzolina, invece di partecipare ai lavori parlamentari, si rinchiude in riunioni con i sindacati del Primo Ministro Conte per snocciolare ancora nuove idee come l'assurdità di distanziare socialmente gli studenti e gli insegnanti con pannelli di plexiglass: una vera e propria genialata partorita non si sa da quale mente perversa. Dopo la chiusura in casa per quasi tre mesi per far tornare in aula i nostri ragazzi, non sapete far altro che pensare a rinchiuderli nuovamente in una gabbia di plastica: alla faccia della plastic tax. Praticamente una condanna ad un anno di simil-carcere. Non bastavano tutte le altre prescrizioni per il distanziamento sociale e la salvaguardia della salute. Tra le mille norme, affermazioni, dichiarazioni di intenti e teoriche regole che saranno previste per studenti, docenti e personale ATA, a partire dall'inizio del nuovo anno scolastico, previsto per un giorno indefinito di settembre che, prima o poi, il Ministro ci dirà quale sarà, abbiamo anche quella che impone l'obbligo dell'utilizzo di mascherine per ogni alunno. Tale obbligo, oltre ad essere previsto per il corpo docente e personale ATA, vedrà coinvolte o coinvolti oltre 800 mila studenti di ogni ordine e grado e parliamo soltanto degli studenti della scuola statale. Ricordo che le mascherine saranno obbligatorie a partire dall'età di sei anni fino alla quinta superiore. Mi preme far notare, cari colleghi, che si tratterà di portare queste mascherine per una media che va dalle cinque alle otto ore consecutive per ogni alunno.

Calcolando che, nella scuola primaria, molti istituti applicano il tempo pieno e che saranno così costretti a respirare la loro stessa aria piena di anidride carbonica, vorrei capire anche in questo caso quale brillante mente sia riuscita a partorire un'idea così geniale senza prevedere che un utilizzo così elevato di ore giornaliere del dispositivo medico comporterà anche un aumento inevitabile di micosi e malattie respiratorie. Vale dunque la pena di ricordare che, secondo le normative sanitarie (mi chiedo come mai il Ministero della Salute e l'Istituto superiore di sanità non siano intervenuti in merito) una mascherina va necessariamente cambiata ogni quattro ore. Calcoli alla mano vuol dire che ogni giorno gli studenti e, quindi, anche gli insegnanti e il personale ATA dovranno avere con sé almeno due mascherine e dico almeno due perché, se parliamo di bambini delle elementari, probabilmente la dotazione giornaliera dovrà essere maggiore dal momento che sarà facile capire che i bambini tenderanno a giocare con le stesse fino a romperle o a farle cadere in terra, rendendole non più idonee allo scopo. Due mascherine al giorno, se parliamo di mascherine chirurgiche che sono quelle più adatte nel caso di distanziamento sociale e negli assembramenti, hanno un costo ipotetico di 1 euro; moltiplicatelo per 200 giorni previsti dal calendario scolastico nazionale, vuol dire un costo annuo di 200 euro a studente, moltiplicato per 800 mila. Il calcolo è semplice farlo. Bene, chi si accollerà questa valanga di soldi? Le famiglie? O forse il costo rientrerà nei già famosi 4 miliardi usciti dal cilindro del Ministro Azzolina ieri sera durante la riunione con i sindacati? Forse, un coniglio per rabbonire quei suoi colleghi di lotta sindacale nella scuola che oggi ha abbandonato a sé stessi, divenendone la controparte assente e inconsistente? Sarà così? Oltre agli studenti, alle famiglie e con esse l'intero corpo docente e non, che non sanno ancora come e quando riprenderanno le lezioni per il prossimo anno scolastico, anche i comuni e le province a cui compete l'edilizia e il trasporto scolastico sono messi di fronte al fatto compiuto, trovandosi a sobbarcarsi enormi costi senza alcun tipo di trasferimento dallo Stato centralista che evoca a sé l'80 per cento delle tasse. Inoltre, vengono umiliate le scuole paritarie, considerate dai 5 Stelle e dalla sinistra il male assoluto, senza capire il ruolo fondamentale che hanno sul territorio (si pensi agli asili parrocchiali); per loro ci sono solo 11.500 euro ad istituto. Per non parlare degli insegnanti precari, offesi e abbandonati da un Ministro che, un tempo, si occupava di lotte sindacali nella scuola. In ultimo, ma non certo per ultimo il fatto che il titolo del decreto riporta il termine “urgente”: un decreto che è dell'8 aprile scorso e che stiamo discutendo ancora oggi dopo una nottata passata in Aula, un decreto che doveva servire alla riapertura delle scuole nei mesi di maggio e che arriva in votazione ben due mesi dopo, alla vigilia degli esami della scuola media e di maturità, con la scuola che, tra qualche giorno, chiude ufficialmente i battenti. Il tutto mentre in quasi tutti i Paesi europei è prevista obbligatoria la presenza in classe. Appare evidente che si tratta di una mera scappatoia dalle eventuali responsabilità, un chiaro scarico di responsabilità da parte del MIUR e del Governo tutto. Si parla di distanziamento sociale all'interno della scuola ma come? Come si può mantenere un distanziamento sociale a fronte di uno stanziamento di soli 331 milioni di euro per la sicurezza delle scuole? Cifra nella quale rientra di tutto: dalla ristrutturazione delle scuole e, quindi, l'adeguamento dei plessi scolastici, all'acquisto dei dispositivi di protezione individuale, alle sanificazioni, fondi del tutto insufficienti a meno che non si pensi di far ricadere questo costo sulle deboli spalle delle famiglie italiane. Siamo tutti a conoscenza del fatto che aule così concepite vogliono dire dover raddoppiare o triplicare i metri quadri necessari ad ogni plesso scolastico. Diventa praticamente impossibile per gli studenti riuscire ad andare tutti nella stessa scuola. Inoltre, obbliga necessariamente i dirigenti scolastici a reperire, entro settembre, altre aule e quindi altri plessi. Come fare? Anche qui il testo parla chiaro. Ci si potrà avvalere di spazi in più grazie a collaborazioni con i territori e gli enti locali, molto bene. Il sottoscritto, come molti altri colleghi, oltre ad essere un parlamentare è anche un sindaco di un piccolo paese e posso assicurarle che di locali o spazi disponibili ed adeguati alla bisogna ce ne sono veramente pochi e quelli esistenti hanno ovviamente bisogno di essere ristrutturati e messi a norma. Con quali soldi però? Né il “decreto Scuola” né il documento del comitato lo dice.

Insomma, chi paga? Ancora una volta il comune? E con quali fondi, se si deve far fronte a tutto senza avere incassato le imposte comunali in questo lungo periodo? E anche se si riuscissero a reperire i fondi, magari con gli ormai famosi 4 miliardi che stanno già facendo ridere l'Italia intera, sarebbe impossibile consegnare in tempo, alla scuola che ne facesse richiesta, uno spazio adeguato. Così come sarà impossibile che tutte le ristrutturazioni già avviate e rimaste bloccate per mesi a causa della pandemia possano consegnare i lavori ultimati per il mese di settembre.

Dove sono gli investimenti per la nostra edilizia scolastica? A Palazzo Chigi e viale Trastevere pensano che per rimodellare 58.823 edifici scolastici presenti su tutto il territorio nazionale basti un colpo di bacchetta magica?

Appare evidente che il Ministro e il Governo puntano ancora all'utilizzo della didattica a distanza, se non in toto, almeno in parte - tre giorni in aula e tre giorni in modalità DAD - senza considerare tutto ciò che di negativo ne consegue. Ma, forse, tutto verrà risolto con il plexiglass, giusto Ministro?

A questo si aggiunga che, probabilmente, il 20 settembre sarà fissato come data di voto elettorale e le scuole sono da sempre utilizzate come sedi di seggio: un ulteriore intoppo non previsto dal Ministro Azzolina né dal comitato tecnico-scientifico né dal Governo. Eppure, non siamo di fronte a un evento mondano, ma alla massima espressione della democrazia.

Parlando di democrazia, non si può certo dimenticare uno dei principi fondamentali della Costituzione, che sancisce l'inalienabile diritto allo studio: siete proprio così sicuri che con la didattica a distanza si risolva tutto e si garantisca il diritto allo studio a tutti gli studenti? Siete proprio sicuri? Io non lo sono affatto, semplicemente perché, con questo metodo, non si raggiungono tutti gli studenti.

Molti, già in questi tre mesi, sono stati tagliati fuori dalle lezioni e non certo per colpa loro. Chi li giudicherà? E come li giudicherà? Se lo stanno chiedendo tutti, dagli studenti agli insegnanti, alle famiglie, dal momento che, lunedì, la scuola si chiude ufficialmente.

Ma di che cosa stiamo parlando? Ma veramente pensate di parlare a degli stupidi? Non dico in quest'Aula, ma al di fuori, al mondo reale da cui siete, ormai, distanti anni luce; una distanza che pagherete molto presto perché, prima o poi, gli italiani vi puniranno in quello che una volta era il segreto delle urne: il voto.

Concludo, Presidente, dichiarando il nostro assoluto “no” ad un decreto che uccide la scuola invece di rilanciarla, un “no” alle vostre incompetenze e alle vostre scelte ideologiche, che ormai minano anche le vostre fondamenta, come appare chiaro dalla presa di posizione del collega Orfini. No a questo “decreto Scuola”, perché questo è il decreto dell'umiliazione del mondo della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Questo decreto doveva contenere poche indicazioni, chiare, essenziali: come e in che modo il nostro sistema scolastico doveva ripartire a settembre in sicurezza e, soprattutto, riportare finalmente quella che era la didattica in presenza. E per che cosa, signor Ministro? Per dare finalmente sicurezza alle tante famiglie, ai tanti studenti, a tutto il mondo della scuola che, in questi mesi, ha vissuto solo di caos. Perché solo questo avete dato: tre mesi di caos, tanti, troppi.

Sono stati fatti annunci prima relativi alla valutazione, poi agli esami di terza media, che sono scomparsi, poi sono stati riesumati e, quindi, con un esame online, poi il dramma degli esami di Stato. In che modo? Online? Di presenza? Hanno tolto il sonno a tanti ragazzi. Non avete dato in questi mesi una linearità, ma avete dimostrato, invece, solo contraddizioni e inadeguatezza.

Soprattutto, nel momento in cui, in Italia e in tutto il mondo, eravamo alle prese con un dramma di emergenza sanitaria, lei, Ministro, ha dichiarato la didattica a distanza obbligatoria, senza preoccuparsi per un attimo: ma si può attuare la didattica a distanza obbligatoria? Quanti PC, quanti tablet o se, in tutta l'Italia, c'era la copertura della banda? Ha pensato per un attimo a quanti ragazzi vivevano in situazioni drammatiche, in contesti familiari drammatici, dove la scuola veniva dopo, abbandonati? No, non credo. E continuiamo con questi proclami, sempre sui social o nelle varie trasmissioni: mai noi abbiamo avuto notizie qui, dove è giusto averle, le apprendiamo solo leggendole da Facebook; lo so, siete maestri in questo.

Adesso arriva questo decreto che, invece, è diventato uno strumento, un'arma solo concentrata per il precariato, poi tutto scompare: non ha importanza se il 1° settembre è alle porte, non ha importanza. Lei, Ministro, ha tenuto bloccato il Senato per diversi giorni solo per discutere come doveva ammazzare il precariato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, prima, questi docenti dovevano dimostrare la meritocrazia, dopo che è da anni che siedono in cattedra, la devono dimostrare questa meritocrazia. Come? Con delle crocette. Bene, se questo è il valore della meritocrazia. No, aspettiamo; poi, invece, quando si parlava di dimissioni o si parlava della tenuta di questa maggioranza, improvvisamente, grazie al Presidente del Consiglio, si arriva ad una soluzione. E sì, adesso la meritocrazia la dimostrano con delle domandine aperte. Bene.

Caro Ministro, in una lunga lotta, durante una notte, che chiamo “la notte dei coltelli”, lei e questo Governo avete sacrificato, sull'altare del potere di tenervi questa maggioranza, migliaia di docenti, e tutto il mondo della scuola è stato sacrificato per questo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Passiamo a quelli che sono due nodi dolenti. Questo Governo, in questo decreto, ha ignorato l'importanza delle scuole paritarie. Un grido di dolore arriva da questo mondo: rischia di chiudere, almeno il 30 per cento di queste scuole e si rischia, soprattutto, di uccidere quella che la libertà di scegliere, di poter scegliere dove i propri figli possano frequentare la scuola.

E sa, signor Ministro, è un diritto previsto dall'articolo 33 della Costituzione. Ma questo non era interessante, perché lei era impegnata in altro. Eh sì, perché lì era il problema.

E allora sostenete che, in questo decreto, c'era una maggiore tutela per gli alunni disabili. Peccato, sempre belle parole, è logico; ma, nei fatti, avete bocciato tutti i nostri emendamenti, avete bocciato l'ampliamento dell'organico di sostegno e la stabilizzazione dei docenti di sostegno con 36 mesi: questi sono i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E non parole, fatti! Perché il mondo fuori, signor Ministro, tramite il Presidente, il mondo fuori, la realtà fuori grida e non ne può più.

Avete cercato in ogni modo di cambiare, con decisioni illogiche, la tradizione di una scuola invidiata da tutti. E così si dice che state lavorando su un modello nuovo di scuola: una scuola ibrida, una scuola che si dimentica ciò che è la cultura, una scuola alternativa. Io ho i brividi solo a pensare che cosa ci aspetta.

E così si continua, no? Sentiamo annunci come lezioni nei parchi, nei boschi, nei giardini. Bellissimo, bello; ma questi esperti sono esperti o sono degli abili scrittori di favolette? Le consiglio allora, e consiglio a questo Governo: smettiamola con queste favole, ne abbiamo sentite già abbastanza. Inizi invece a verificare subito lo stato delle nostre scuole, inizi a vedere che abbiamo un crollo dei tetti ogni tre giorni!

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELA BUCALO (FDI). Queste sono le cose più importanti, e non si perda in queste favolette: vogliamo i fatti!

E concludo. A questo decreto non si può non dare un voto contrario, Fratelli d'Italia è contraria, perché è un decreto che si può riassumere solo in due punti: meno scuola e più precariato. Avete sprecato un'occasione per riportare la centralità dell'istruzione pubblica, che è cruciale per il futuro dei nostri figli e dell'intera nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.

INGRID BISA (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro Azzolina che finalmente vediamo in Aula e ci degna della sua presenza, questo è un “decreto Scuola” che è nato male, è proseguito malissimo ed è terminato nel peggiore dei modi. Credo che questo decreto-legge rappresenti lo stato di salute di questo Governo: è legato ad un filo traballante che non riesce a dare risposte al nostro Paese.

Il Premier Conte, nelle sue dirette notturne, invita noi dell'opposizione a collaborare: parla di unione e parla di responsabilità. La Lega ha dimostrato ampiamente uno spirito collaborativo: in questo decreto abbiamo presentato oltre 150 emendamenti; accolti zero. La mancanza di ascolto nei confronti delle opposizioni non è un torto alla Lega o alle opposizioni stesse, caro Ministro Azzolina, ma è uno sgarbo ai cittadini, è una mancanza di rispetto nei confronti dei nostri studenti, dei nostri figli, dei nostri nipoti, che chiedono di poter tornare a scuola, e soprattutto di poter anche socializzare nell'ambito scolastico.

Ed invece ad oggi non si sa se andranno con le mascherine, se ci saranno doppi turni, se ci sarà il plexiglass: non si sa ancora nulla. E credo sia veramente un dovere da parte di questo Governo dare delle risposte, che però ad oggi non abbiamo ancora sentito. Credo che gli italiani non siano stupidi e, al primo momento opportuno, vi manderanno a casa, manderanno a casa questo Governo incapace di dare risposte.

Ministro, Aldo Moro, quando il 3 novembre 1941 tenne la sua prima lezione universitaria, disse: la persona prima di tutto. Il diritto allo studio è nella Parte prima della Costituzione: e questo non è un caso, ma è stata una specifica scelta da parte dell'Assemblea costituente. E questo diritto, glielo ricordo, non è stato una concessione, ma, nella nostra Costituzione, c'è scritto che la Repubblica riconosce il diritto allo studio. Sa cosa vuol dire questo verbo “riconosce”, Ministro? Significa che non si può revocare. Non si può revocare, Ministro; ed invece, in questo periodo, cosa avete fatto voi? L'avete revocato questo diritto, perché le lezioni da remoto non possono essere garanzia di quel diritto allo studio che è previsto nella nostra Costituzione. In oltre settant'anni di Repubblica, questo diritto non è mai stato toccato; e voi invece, in questo modo, l'avete calpestato, a discapito di alunni, genitori ed insegnanti.

Si ricordi, Ministro, che, senza la scuola, non c'è futuro, non c'è un Paese. Ma voi, anche in questo ambito, nel gestire questa emergenza scolastica, non avete avuto coraggio; e quante sono le verità che avete detto, dicendo tutto e il contrario di tutto?

Vorrei continuare questo intervento, Ministro, leggendole una lettera che mi è arrivata da un rappresentante dei genitori di un istituto della mia provincia di Treviso, in Veneto, perché credo, Ministro, che lei, in questo periodo, non abbia minimamente ascoltato questo grido di aiuto. “Siamo genitori preoccupati dalle notizie e voci che ci giungono riguardo al futuro prossimo della scuola e di quanto il Governo, di quanto lei, Ministro, sta ipotizzando nella ripresa della didattica. Apprendiamo delle ipotesi che il prossimo anno scolastico continui con queste modalità di didattica online, oppure si adotti una didattica mista online e in presenza o a turni, e ancora non si sa nulla. Ci sentiamo in dovere di farci portavoce dei disagi dei nostri figli e chiedere rassicurazioni per loro, se non altro per capire come abbiate intenzione effettivamente di affrontare la questione del ritorno a scuola il prossimo anno scolastico. Ad oggi anche in questo decreto non si sa come volete affrontare il rientro a scuola a settembre. Siamo ovviamente grati agli istituti scolastici che hanno saputo far fronte all'emergenza, ricorrendo alla didattica a distanza, ma non si può pensare che questa sia la soluzione proposta, neanche parzialmente per il prossimo futuro”, continua a scrivermi questa rappresentante di classe. “Ci siamo adattati”, scrive, “come genitori di buon grado, non senza complicazioni, alle lezioni online, dovendo adottare soluzioni acrobatiche”, scrive, “in famiglia per accontentare le esigenze di fratelli, sorelle e genitori che, magari, lavoravano in smart working, ma ora chiediamo che vi sia una programmazione seria per consentire ai nostri figli di ritornare in classe. Una didattica a distanza”, continua a scrivere, “non potrà mai sopperire alla mancanza di importanti relazioni umane tra alunni e con gli insegnanti.

Tanti professionisti stimati e seri - e le chiedo attenzione, Ministro Azzolina - psicologi, psichiatri, si sono espressi sull'argomento, e hanno dichiarato che dobbiamo anche sapere che c'è un'altra emergenza, che non è virale, ma è l'interruzione prolungata di qualsiasi livello di socializzazione per i nostri figli, per i nostri ragazzi, per i nostri studenti, a favore di una comunicazione virtuale, che anche quella farà i suoi danni.

Se un bambino cresce pensando che la comunicazione sia virtuale, cresce in maniera non corretta, perché non conosce i sensi, purtroppo, Ministro; ma basterebbe che lei chiedesse a qualsiasi genitore che cosa sta accadendo ai propri figli, ai propri ragazzi, e io credo che questo lei, Ministro, non l'abbia fatto in questo periodo. E, ancora, questa rappresentante scrive che sono già visibili i primi effetti dovuti all'isolamento prolungato degli studenti: siamo consci - dice - delle difficoltà create al nostro Paese dall'emergenza sanitaria, ma non riusciamo a capire perché il Governo abbia scelto di investire milioni di euro in tablet e computer per la didattica a distanza invece di pensare a nuove modalità di fare scuola a scuola, investendo in risorse umane anziché tecnologiche.

Basterebbe un po' di fantasia e magari, Ministro, anche un po' di umiltà, per chiedere consiglio agli esperti e anche per ascoltare i genitori.

Tra l'altro, risulta ancora irrisolto il problema reale che i genitori impegnati nel lavoro dovranno affrontare in caso di didattica online ancora a settembre, con il rischio di dover abbandonare i figli davanti a questi mezzi tecnologici senza poterli opportunamente controllare.

E vi siete dimenticati, Ministro, anche delle grandi difficoltà che potranno avere genitori separati o divorziati, che si trovano a dover gestire una situazione di lezioni a distanza oppure di lezioni alterne da parte dei figli, che dovranno gestire con molta difficoltà.

E vi siete dimenticati, come hanno riferito anche i miei colleghi negli interventi precedenti, di tutte le scuole paritarie: 12 mila istituti, 900 mila studenti. È l'ordinamento nazionale che prevede le scuole paritarie. Avete concesso la misera somma di 11 mila euro a istituto: che dire, un'elemosina, veramente un'elemosina. Sono scuole, quelle paritarie, che sopperiscono alle lacune, e sono suppletive rispetto a quelle che sono le scuole pubbliche. È un sistema sussidiario, voi questo non l'avete riconosciuto nemmeno in questo ambito.

Per questi motivi, Presidente, Ministro, Governo, la Lega voterà contro questo decreto, perché con questo decreto avete violato il diritto allo studio, perché in questi mesi tutti gli studenti non hanno avuto la possibilità di operare attraverso le lezioni online (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento ci poteva dare l'occasione importante di porre l'attenzione sull'annoso tema dei concorsi pubblici legati al settore della scuola e della necessità della regionalizzazione degli stessi.

Ho anche provato a farlo presente con un ordine del giorno, rigettato tout court, però, dal Governo. Le norme introdotte durante l'iter al Senato sul reclutamento dei professori, dopo un lungo braccio di ferro all'interno della maggioranza stessa, hanno apportato modifiche alle modalità del concorso straordinario, eliminando la prova dei quiz a crocette prevista dal precedente decreto, varato dalla stessa maggioranza lo scorso ottobre ed approvato dal Parlamento poco prima di Natale.

L'ennesimo compromesso per la tenuta della maggioranza scontenta comunque tutti, considerato che lascia irrisolte diverse criticità, come il problema del precariato degli insegnanti con anni di servizio, l'esclusione del personale già specializzato, la concreta realizzazione dei nuovi ruoli fra due o tre anni e, dunque, l'avvio del prossimo anno scolastico con le croniche carenze di personale docente, aggravate dall'ipotesi di suddividere le classi per garantire il distanziamento sociale.

L'esigenza, quindi, di accelerare ogni procedura concorsuale e, al contempo, garantire il superamento dei noti squilibri regionali in merito a situazioni sotto organico e posti vacanti avrebbe potuto trovare una valida soluzione nella regionalizzazione dei concorsi, come tra l'altro aveva già tentato di abbozzare lo scorso Governo con il Ministro Bussetti.

Contrariamente ad un'idea demagogica sull'argomento, l'eventuale regionalizzazione dei concorsi implicherebbe una competenza regionale sull'emanazione dei bandi, che però non si tradurrebbe in percorsi agevolati per diventare insegnanti, dal momento che i bandi regionali sarebbero null'altro che una mera riproduzione dei bandi nazionali, dato che ogni regione dovrà comunque attenersi alle norme generali statali.

Inoltre, una regionalizzazione dei concorsi e delle graduatorie avrebbe potuto solo migliorare il sistema scolastico, giacché avrebbe risolto, da un lato, il problema delle cattedre, dall'altro il disagio di molti docenti derivante da un trasferimento mal gradito cui sono costretti.

La regionalizzazione è sicuramente un'opportunità, un modo per assicurare con un concetto sussidiario servizi migliori ai cittadini. È già oggi così con l'autonomia scolastica, che permette ai singoli istituti di calibrare al meglio la propria offerta formativa sui territori.

Stiamo parlando di scuola e delle sue urgenze. Serviva avere una visione complessiva, come il capitolo, da trattare sicuramente in futuro, sulla differenziazione degli stipendi delle insegnanti in base al costo della vita su base regionale.

Sicuramente superare l'indennità nazionale uguale per tutti sarebbe sinonimo di equità e giustizia.

Mi rivolgo per suo tramite, Presidente, soprattutto ai colleghi dei 5 Stelle: non dovete avere un pregiudizio nei confronti delle differenze e delle autonomie territoriali. Le differenze sono uno stimolo per fare meglio e creare una sana competizione. Uniformare - ce lo insegna la storia - vuol dire livellare verso il basso, e così sono proprio le differenze e le lacune che non si colmeranno mai, ed alcune regioni rimarranno atavicamente più indietro di altre nella qualità d'insegnamento.

È la Costituzione, all'articolo 116, a prevedere la possibilità di un'autonomia differenziata per le regioni che ne facciano richiesta. Il 22 ottobre 2017 veneti e lombardi si sono espressi tramite referendum, ed il risultato è stato plebiscitario verso una maggiore autonomia, anche per il sistema scolastico. (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Quella è la strada da seguire per migliorare tutto il settore dell'istruzione in tutte le regioni della penisola. Non si può far finta di non vedere tutto ciò trincerandosi dietro lo slogan della scuola pubblica nazionale senza trovare soluzioni pragmatiche.

E ancora, ci ricordiamo tutti le fughe dalla Lombardia degli studenti fuori sede, i quali si sono ammassati in stazione centrale a Milano a causa delle notizie trapelate irresponsabilmente da Palazzo Chigi. Tali responsabilità hanno causato due vittime: gli studenti, che non hanno avuto possibilità di avere certezze adeguate sul percorso di studi universitari dal punto di vista dei tempi e dell'organizzazione degli stessi, e gli onesti proprietari immobiliari che hanno spazi locati agli studenti, i quali ora chiedono giustamente dilazioni, che però non si possono caricare su chi ha fatto a suo tempo con sacrifici un investimento immobiliare.

Presidente, ancora ci terrei, come molti altri miei colleghi hanno già fatto presente, a porre l'accento sulle scuole paritarie, spesso di estrazione cattolica, considerate a torto le scuole dei ricchi, le quali rischiano di non poter riaprire a settembre, ma le stesse rappresentano un pilastro fondamentale nella libera scelta educativa di una famiglia per il proprio figlio. Un principio sacrosanto da difendere, quello della libertà di scelta, perché perseguire la statalizzazione su ogni cosa, anche su questo argomento - ce l'ha insegnato la storia - è drammaticamente devastante in una moderna società.

Da ultimo, il trasporto pubblico locale.

A settembre, avremo degli orari di ingresso a scuola presumibilmente scaglionati, così abbiamo capito dalle dirette Facebook frequenti dei membri del Governo e del Ministro Azzolina, e dei bus su cui bisognerà mantenere un adeguato distanziamento tra gli utenti. Tali modalità creeranno una lievitazione dei costi per le autolinee che hanno in appalto i servizi per i comuni e le province, le quali si vedranno degli extracosti impossibili da sostenere nei propri bilanci. Il Governo ci ha pensato o ha ritenuto non prioritario preoccuparsi dei problemi degli enti locali e delle autolinee private? Ovviamente..

PRESIDENTE. Colleghi, chiederei di consentire di fare al vostro collega il suo intervento e anche di rispettare quelle norme che ci siamo dati.

MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Ovviamente, Presidente, dicevo, la risposta è scritta nella domanda che ho posto poc'anzi. Per non parlare degli spazi da trovare per le nuove mense distanziate secondo norma: anche qui extracosti per le province e per i comuni. Presidente, un decreto lacunoso, senza alcuna prospettiva, incentrato sulla penalizzazione degli enti locali e soggetti privati, e che non risolve i problemi degli studenti. Per tali motivi, il nostro voto sarà convintamente contrario alla conversione in legge di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Molinari. Ne ha facoltà. Pregherei veramente i colleghi, però, di rispettare quelle norme di distanziamento che ci siamo dati; lo direi nell'interesse naturalmente di tutti.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. La conversione in legge di questo decreto arriva quasi fuori tempo massimo; siamo a poche ore dalla scadenza di un provvedimento che dovrebbe essere fondamentale perché, tra le priorità di un Governo durante l'emergenza, penso che l'istruzione dei ragazzi, dei nostri giovani e soprattutto la sicurezza delle famiglie - dopo la fine del lockdown, la ripresa della normalità e il ritorno al lavoro - di avere un posto dove affidare i propri figli e che si possa prendere cura di loro sia una precondizione per poter tornare al lavoro, mentre, invece, questo decreto arriva senza darci alcuna indicazione su quello che sarà a settembre.

Noi andiamo a convertire un “decreto Scuola” che altro non fa che sancire quello che è già successo, cioè la chiusura delle lezioni e la decisione su come si svolgeranno gli esami di terza media e gli esami di maturità, senza avere alcuna indicazione su quello che sarà a settembre. Ma questa è una linea coerente con l'incapacità di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); è coerente perché questo è il Governo che non sapeva dirci quando avrebbe chiuso le attività produttive, quando avrebbe chiuso alla possibilità di mobilità dei cittadini. C'erano i governatori delle regioni del Nord che chiedevano a grandi voci di chiudere e il Governo ha aspettato quindici giorni, con le conseguenze che ci sono state.

Poi abbiamo scoperto che il Governo ha aspettato quindici giorni dalle richieste dei governatori nonostante, a gennaio, già avesse uno studio che diceva quali sarebbero state le conseguenze del Coronavirus; quindi, abbiamo buttato via un mese e mezzo per niente e forse qualche vita in più e qualche danno economico in meno avremmo potuto salvarlo e averlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è il Governo che anche sulle riaperture, quindi sulla “fase 2”, ha lasciato il Paese nella totale incertezza e nel caos, perché questo è il Governo che ha annunciato le riaperture e il giorno prima, la domenica, che bar, ristoranti, estetisti e parrucchieri dovessero riaprire, ancora non c'era l'ennesimo DPCM che spiegasse alle attività produttive come poche ore dopo sarebbero potute tornare a lavorare. Però, la conferenza stampa con i riflettori ben fatti che riprendono il Premier e Rocco Casalino, quelli ci sono sempre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Prima viene la comunicazione, la conferenza stampa, le belle immagini e poi viene la sostanza, cioè la ciccia, ciò che riguarda la vita delle persone. Questo è anche il Governo che ora sta andando in televisione a parlare già di come spendere i soldi del Recovery Fund quando il Recovery Fund ancora non c'è, perché ci dimentichiamo che, ieri, il Governo finlandese ha detto che di Recovery Fund non se ne parla, l'Olanda ha detto che di Recovery Fund non se ne parla, ma noi abbiamo Conte che fa l'ennesima conferenza stampa e dice che batterà i pugni in Europa per avere un anticipo di quei soldi che, molto probabilmente, non ci saranno mai.

Ecco, questo è il caos che regna oggi in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E il “decreto Scuola” si colloca perfettamente in questa linea di Governo: è un provvedimento, come vi dicevo, che ci lascia totale incertezza su quello che sarà a settembre. Abbiamo appreso da mezzi stampa, dalle radio e dai giornali che forse il Ministro Azzolina ha in mente di mettere dei divisori di plexiglass per distanziare gli studenti. Sappiamo che ci vorranno circa 8 milioni di mascherine al giorno, se tutti gli studenti avranno l'obbligo delle mascherine. Sappiamo che ci sarà il distanziamento di un metro da ogni banco; forse, questo è quello che abbiamo letto e sentito, ovviamente sempre letto sui giornali, perché in Parlamento di queste robe qui non ne parliamo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

In Parlamento noi convertiamo un decreto che ha già fatto tutto quello doveva fare, ma di come ripartire a settembre non ne discutiamo, lo leggiamo sui giornali. E per fare tutte queste cose, quindi per ampliare le scuole, per mettere forse il plexiglass, per comprare le mascherine e per distanziare i banchi, questo decreto stanzia 330 milioni. E poi ci viene detto che verranno dati poteri commissariali ai sindaci e ai presidenti di provincia per poter agire sull'edilizia scolastica. Mi fa piacere che il MoVimento 5 Stelle finalmente abbia capito che i presidenti di provincia servono a qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e abbiate capito nell'emergenza che le province si occupano di cose importanti come la gestione delle scuole superiori, ma il problema è che è vero che il modello Genova ha funzionato perché la gestione commissariale in deroga al codice degli appalti ha permesso di fare un'opera pubblica che diversamente non si sarebbe mai fatta, ma c'è un piccolo dettaglio: che allora, con quel Governo, abbiamo stanziato anche le risorse per fare il ponte.

Se noi mettiamo 330 milioni i sindaci dei poteri speciali non se ne fanno niente, perché dove li prendono i soldi per mettere a posto le scuole, cari colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Qualcuno mi potrà rispondere che, però, il senso del decreto non era questo e queste risorse vanno trovate altrove. Me lo auguro. Allora, il senso di questo decreto doveva essere quello di dare quantomeno delle risposte ai docenti e ai lavoratori della scuola, che, storicamente, sono sempre stati difesi a parole dalla sinistra e dal MoVimento 5 Stelle; dalla sinistra fino a un certo punto, perché poi, con la “buona scuola”, forse i rapporti con gli insegnanti un po' si sono rotti, ma, storicamente, la sinistra è quella parte politica che si è sempre fatta baluardo dei diritti dei docenti, in particolare di quelli più deboli, cioè dei precari. Ebbene, in questo provvedimento che cosa si prevede?

In questo provvedimento, fondamentalmente, non abbiamo ancora una volta risposte per la stabilizzazione dei docenti precari. Voglio dirlo al MoVimento 5 Stelle: quelli che sono nelle graduatorie non sono i pessimi docenti, come ha detto la senatrice Loredana Russo, questo l'ho letto poco fa sul noto sito che si occupa di scuola, ma quei docenti nelle graduatorie sono persone che, da anni, suppliscono alle carenze dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), sono quelli che stanno tenendo in piedi le nostre scuole, sono quelli che stanno facendo assistenza ai disabili, sono quelli che permettono al sistema scolastico di andare avanti, a fronte di uno Stato che non ha le risorse e le capacità di dare risposte.

E voi prevedete che su quelli che sono il totale, quindi 190 mila precari, forse ne stabilizzeremo 32 mila, e non lo faremo sulla base dell'esperienza lavorativa che hanno avuto, ma lo faremo con un concorso. Va benissimo, usiamo la prova che vogliamo, ma il dato, indipendentemente da quello che è il meccanismo, è che, alla fine di questo concorso, se e quando ci sarà, noi avremo ancora 160 mila docenti a piedi, e quindi noi continueremo ad avere aule che non hanno la sicurezza di avere un maestro; abbiamo studenti che non avranno la sicurezza di avere un docente, studenti disabili, che hanno bisogno dell'assistenza, che non sanno se ce l'avranno, e quindi abbiamo perso un'occasione d'oro, in un momento in cui stanziamo miliardi e miliardi di euro per l'emergenza COVID, per risolvere un problema fondamentale per il Paese, quello dell'istruzione.

E guardate bene che l'istruzione è la base su cui si fonda la convivenza civile di un Paese, l'istruzione è uno dei pilastri fondamentali sulla base del quale si può costruire la civile convivenza e un sistema democratico. Ma voi sembrate non occuparvene. E, in tutto questo, voglio ricordare anche che avevate la possibilità di dare un segnale ai docenti, ad esempio un ritocco dello stipendio, perché ho sentito prima dire che i Governi di centrodestra sono quelli che hanno fatto i tagli. Bene, cari signori, gli stipendi dei docenti sono fermi al 2009 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier): avevate una buona occasione ora per fare qualcosa di diverso, ma non lo avete fatto.

Non lo avete fatto e soprattutto - e chiudo su questo, signor Presidente - avete manifestato nuovamente una tendenza ideologica pericolosa: l'odio o la diffidenza verso il privato, perché si sono dimenticati i docenti pubblici, non parliamo di quelli privati; e non parliamo del sistema delle scuole paritarie che è stato completamente abbandonato, quasi come se le scuole paritarie fossero le scuole dei ricchi che quindi non hanno bisogno dell'aiuto dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E' quasi come se i docenti delle scuole paritarie e i precari che hanno lavorato nelle scuole paritarie non meritassero lo stesso rispetto che meritano gli altri docenti precari; sono comunque persone, cari signori, che fanno un servizio anche qui col principio della sussidiarietà orizzontale; le scuole paritarie, come le ONLUS e le associazioni di volontariato, la sanità privata, che tanto criticate, non fanno altro che colmare i deficit dello Stato, non fanno altro che aiutare le fasce più deboli ad avere comunque un'istruzione, una sanità, un servizio dove lo Stato non riesce ad arrivare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); non sono le scuole dei ricchi, cari signori.

E guardate che la distinzione tra ricchi e poveri sulla formazione non la si fa aiutando le scuole paritarie, la si fa facendo quello che avete fatto voi, perché con la didattica a distanza la disparità l'avete creata voi, perché chi va nelle scuole private, chi sta nelle città dove c'è la banda larga e ha un corpo docente preparato in questi mesi ha potuto continuare a formarsi, a studiare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). I figli dei poveri, cioè chi va nelle scuole pubbliche, chi abita nelle parti più deboli del Paese, nelle zone dove non c'è la banda larga, dove non c'è Internet, quei ragazzi non hanno potuto continuare a studiare, non hanno potuto continuare a formarsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E, quindi, voi, con la vostra visione ideologica, pensate di aiutare le fasce più deboli, ma in realtà state aumentando il divario, state aumentando le distanze sociali. E se a settembre non si tornerà in classe e si penserà ancora di andare avanti con la didattica a distanza noi perderemo intere generazioni di cittadini, che non avranno la possibilità di essere formati, per le vostre incapacità, soprattutto i figli dei poveri e dei più deboli, quelli che voi dovreste aiutare, a parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma mi viene il dubbio - e chiudo, signor Presidente - che forse ci sia un piano preciso di mantenere questo Paese nell'ignoranza e di non formare le nuove generazioni, di non istruirle e di non renderle pronte ad affrontare le difficoltà della vita, anche perché se avessimo un Paese istruito e pronto, probabilmente non avremmo questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Deputati del gruppo Lega-Salvini Premier espongono striscioni recanti la scritta: “Azzolina Bocciata!”- Dai banchi del gruppo Lega-Salvini Premier si scandisce: “Vergogna, Vergogna !”).

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi, colleghi, fate sparire quello striscione! Colleghi, fate sparire quello striscione: è inaccettabile! Rimuovete quello striscione, rimuovete quello striscione! Colleghi, fate sparire quello striscione! Colleghi, fate sparire quello striscione… colleghi, colleghi, fate sparire quello striscione… sospendiamo la seduta. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 19,43, è ripresa alle 19,47.

PRESIDENTE. Colleghi, riprendiamo la seduta. Pregherei tutti di andare al loro posto. Colleghi riprendiamo la seduta. Colleghi, siamo tutti consapevoli che il richiamare gli assistenti parlamentari a svolgere questa funzione non è un gesto intelligente da parte di nessuno, quindi torniamo ognuno al proprio posto.

Comunico che, risultando ancora iscritti per lo svolgimento delle dichiarazioni di voto oltre ottanta deputati, il Presidente, al fine di organizzare la restante parte dei lavori, ha stabilito, avvertiti tutti i gruppi parlamentari, che la votazione finale sul provvedimento non avrà luogo prima delle ore 11,30 di domani.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. È un intervento sull'ordine dei lavori affinché si possa far constare quello che è accaduto. Naturalmente, noi siamo assolutamente rispettosi della attività dei colleghi, il tema dell'ostruzionismo rientra all'interno delle prerogative e degli atteggiamenti che fanno parte delle normali attività di Aula e di opposizione, e quindi abbiamo assistito con grande rispetto anche ad una presa di posizione da parte della Lega che è stata richiamata dal Presidente. Però, mentre il Presidente richiamava i colleghi, evidentemente non ha potuto vedere quello che accadeva e che è legato sia ad un aspetto di natura regolamentare che a un tema, mi permetto di dire, di bon ton. Perché non credo sia non solo lecito, ma non sia accettabile che vi siano colleghi di altri gruppi che scambiano il gruppo del Partito Democratico e i banchi del gruppo del Partito Democratico per una quinta teatrale che deve essere utilizzata per poter filmare (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Colleghi… colleghi, ero presente in quest'Aula, ho visto anch'io cosa è successo.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie. Il mio intervento è perché questa cosa venga fatta constare perché, ripeto, il Presidente era impegnato a rivolgersi nei confronti dei banchi all'emiciclo destro e, quindi, può anche capitare che non abbia potuto constare. Quindi, lo voglio far rilevare, che vi sono stati dei colleghi, alcuni dei quali hanno anche dei compiti di responsabilità all'interno di quest'Aula, tenuti a dovere richiamare i loro colleghi di gruppo al rispetto del Regolamento, che sono venuti sui banchi del Partito Democratico, che hanno infranto un Regolamento - ma questo è un tema che segnalo alla sensibilità della Presidenza - e che non hanno rispettato quel naturale bon ton che porta a dover rispettare ciascuno il proprio ambito e il proprio compito all'interno di questa Aula che, per quanto evoluta, diciamo così, lo diciamo in termini biologici, cioè di cambiamento, non è, non deve diventare, per noi non vuole diventare un'anticamera di uno stadio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Per cui, la invito, signor Presidente, per il futuro, ad impedire che i banchi del Partito Democratico possano essere invasi, come sono stati invasi e utilizzati in maniera impropria (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché noi non veniamo sui vostri banchi a comportarci come voi vi siete comportati. Per cui, noi vi rispettiamo, noi assistiamo con grande rispetto al vostro atteggiamento ostruzionistico, ma voi siete tenuti a rispettare le nostre prerogative, i nostri sforzi e le nostre posizioni (Vive proteste della deputata Gerardi)…

PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Gerardi, onorevole Gerardi, onorevole Gerardi, onorevole Gerardi! Onorevole Gerardi, la butto fuori… (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Onorevole Gerardi, la richiamo una prima volta. Onorevole Gerardi, lei si deve …(Proteste della deputata Gerardi). Onorevole Gerardi , primo richiamo!

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Io devo dire che, da docente, da docente di liceo, sono davvero basita: oggi, invece di dare vita ad un dibattito serio sui valori della scuola - e da docente devo dire che tutto ho sentito meno che un dibattito serio sui valori della scuola -, assistiamo a questa buffonata (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Onorevole Pagano, onorevole Pagano! Onorevole Prestipino, abbia pazienza. Colleghi, il dibattito comporta naturalmente che vi sia qualcosa di spiacevole che l'altra parte politica dice. Lasciatela dire e ascoltatela in silenzio, come è stato fatto nel passato anche nei vostri confronti. Onorevole Prestipino, finisca il suo intervento sull'ordine dei lavori.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Avevate l'occasione di dire qualcosa di bello sulla scuola, di giusto, quello che la scuola voleva ascoltare e, invece, è diventata una cosa sulla pelle della scuola. Questa cosa è bruttissima e questa sceneggiata - non userò il termine “buffonata” -, questa sceneggiata nei confronti di una Ministra ve la potevate risparmiare (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), tanto più regista televisivo qui dai banchi del Partito Democratico. Dovreste vergognarvi di questa cosa, vi dovreste vergognare! La scuola è una cosa seria, la scuola (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rixi, che forse si vuole scusare anche per l'episodio dello striscione, e gli do volentieri la parola. Prego, onorevole Rixi.

EDOARDO RIXI (LEGA). Presidente, prendo la parola come gli altri e non so a che titolo perché…

PRESIDENTE. Sul richiamo al Regolamento, onorevole Rixi. Prego.

EDOARDO RIXI (LEGA). Sul richiamo al Regolamento, io vorrei dire che invito la maggioranza a stare in Aula quando c'è un decreto, visto che lo hanno portato loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, quindi, che non si lamentino dove vanno i parlamentari visto che oggi i posti non sono neanche assegnati. Quindi, i parlamentari si possono mettere in qualsiasi posto dell'emiciclo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Procediamo. Colleghi, i questori esamineranno quello che è accaduto e prenderanno i provvedimenti del caso (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, è inutile che facciate questo atteggiamento poco serio. È sempre accaduto così e sempre i questori hanno esaminato quello che è accaduto in Aula.

Procediamo adesso con il prosieguo del dibattito. Onorevole Iezzi, non abbiamo più niente da dirci (Commenti del deputato Iezzi). Onorevole Iezzi, la sua ironia non è utile.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà. Dopodiché procederemo con il resto del dibattito. Prego.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Sull'ordine dei lavori…

PRESIDENTE. L'ha chiesto prima l'onorevole Sasso, onorevole Iezzi. Se l'onorevole Sasso rinuncia, non vi saranno problemi a far parlare lei. Prego, onorevole Sasso.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, solo per dire, per suo tramite alla collega Prestipino, che la maggior parte degli insegnanti è esasperata da quello che avete fatto voi prima con la “buona scuola” e da quello che sta facendo adesso il Ministro Azzolina con la sua “cattiva scuola”. Per cui, se noi, che siamo rappresentanti del popolo, per una volta tanto, portiamo l'esasperazione della classe docente che voi avete massacrato, allora perdonateci, perché, dopo che avete perso un mese e mezzo di tempo per le vostre continue liti su questo decreto e…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sasso. Grazie, onorevole Sasso. Grazie, onorevole Sasso! Togliamogli la parola, perché non c'entra niente con l'ordine dei lavori.

Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Iezzi. Ne ha facoltà.

IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Grazie, Presidente. Io confido sulla sua indubbia imparzialità e, quando guarderà, insieme ai questori e ai segretari, le immagini di quello che è successo prima, si rivolgerà e rivolgerà lo sguardo anche ai deputati del Partito Democratico, che hanno l'abitudine spesso di confondere quest'Aula con una sala di un centro sociale e di usare metodi che non sono consentiti in quest'Aula. Allora, io non credo che sia tollerabile in quest'Aula che alcuni deputati del Partito Democratico minaccino perennemente fisicamente deputati della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Lei questa cosa - e, se vuole, dopo le faccio anche nomi e cognomi, così potrà verificare le immagini se dico il vero o se dico il torto -, lei deve impedire questo atteggiamento da centro sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è più pensabile che, nell'Aula, ci sia gente che minaccia perennemente lo scontro fisico contro altri deputati. Questa è una pratica intollerabile in quest'Aula e quindi, siccome lei ha fatto riferimento a presunti atteggiamenti non regolamentari usati dall'opposizione, io le chiedo di prendere visione di sicuri atteggiamenti violenti da parte di alcuni deputati della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ascoltiamo ancora l'onorevole Provenza. Non so se l'onorevole Guidesi deve intervenire anche lui, dopodiché dirò alcune cose e poi procediamo con i lavori. Onorevole Provenza, prego.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Solo qualche considerazione rapida per ribadire che questo è il luogo della democrazia, il luogo nel quale è possibile esprimere liberamente la propria opinione e la propria (Proteste dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, ma perché non siete consapevoli dei limiti di essere di parte? L'onorevole Sasso è intervenuto prima, facendo osservazioni che non avevano nulla a che fare e gli ho tolto la parola. Se l'onorevole Provenza farà osservazioni che non hanno a che fare con l'ordine dei lavori, gli toglierò la parola. Prego.

NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie, Presidente. Quindi, rispetto alle valutazioni fatte in quest'Aula, io ritengo che dobbiamo avere la massima capacità di ascolto e di apertura verso l'opinione di tutti.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Provenza…

NICOLA PROVENZA (M5S). Però, vorrei precisare che tutto è consentito ma, nei confronti di un Ministro della Repubblica (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), usare una sorta di dileggio mi pare che richieda in quest'Aula, da parte mia personale e anche del mio gruppo, una solidarietà nei confronti del Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per un richiamo al Regolamento l'onorevole Guidesi. Ne ha facoltà.

GUIDO GUIDESI (LEGA). Signor Presidente, con tutta calma, invece io richiamo lei sul Regolamento, con l'articolo 8 e seguenti, perché lei presiede quest'Aula e la rappresenta ma, soprattutto, ne tutela l'andamento e, tutelandone l'andamento, ne tutela evidentemente il dibattito e il confronto, richiamato sia dai membri del Partito Democratico sia dal MoVimento 5 Stelle. Il nodo è lì, secondo me, signor Presidente, e sono a chiederle questo e siamo a chiederle questo.

Noi ci siamo trovati in una situazione da alcuni mesi dove i continui richiami del Governo sono stati richiami di collaborazione, mancanza di polemiche, proposte e condivisione. Siamo alla diciannovesima fiducia, Presidente. Chiedo a lei, al Presidente Fico, di tutelare il confronto in quest'Aula e che il Governo faccia in modo che, in quest'Aula, si possa fare il confronto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché è, da troppo tempo, che il Governo impedisce a quest'Aula il confronto ed è intollerabile una situazione del genere, soprattutto nel momento che stiamo vivendo, ed è ancora più intollerabile se, da parte del Presidente del Consiglio, arrivano continui inviti alla collaborazione.

Se collaborazione dev'essere questa collaborazione e questo confronto devono aver modo di esistere, cari colleghi, e fin qui il Governo ha fatto di tutto perché questo confronto non si potesse fare né nei contenuti né sui metodi di lavoro di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo è l'invito che facciamo a lei, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Guidesi. Colleghi, io sono consapevole e sarebbe poco serio non essere consapevole che, quando viene chiesta una seduta fiume e c'è la conversione di un decreto in un momento forzato, la tensione dell'Aula aumenta e, quindi, la Presidenza si comporta di conseguenza e assume la tolleranza che deve assumere in una situazione di questo tipo e quindi, nei confronti di tutti i gruppi, c'è un invito a tutti a rispettare le regole essenziali che vanno nel senso del rispetto… (Commenti del deputato Vinci). Collega, sto parlando io, penso di avere il diritto di parlare io. Quindi avere il rispetto della tolleranza delle regole essenziali e, tra queste, c'è anche il diritto ad avere il posto che è stato assegnato all'inizio della legislatura ad ogni gruppo e che deve essere rispettato, come voi tutti sapete, e c'è il diritto e il dovere di tutti i gruppi parlamentari di comportarsi seriamente in quest'Aula. Dopo, la protesta politica e le osservazioni del collega Guidesi in ultimo hanno tutta la dignità di far parte della dialettica e delle legittime richieste anche dei gruppi di opposizione. Resta, colleghi, che io non posso non richiamare anche per tutto il dibattito il fatto che la Ministra Azzolina è una Ministra della Repubblica e, come tale, va trattata con il rispetto che ciò richiede (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ribolla. Ne ha facoltà.

ALBERTO RIBOLLA (LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto per suo tramite vorrei ricordare al collega Borghi e ai colleghi del PD che la Lega in quest'Aula non sta facendo ostruzionismo: la Lega è in quest'Aula da giorni a proporre senza voi presenti, perché voi non c'eravate, a proporre emendamenti, a proporre ordini del giorno senza nessun ascolto da parte vostra. La Lega sta facendo e sta evidenziando le tantissime mancanze del decreto-legge sulla scuola che però alla scuola non porta nessuna soluzione, porta solo caos per studenti, famiglie e docenti e il Governo - mi spiace, Presidente, ma è così - il Governo è sordo: qualcuno del Governo ci dice quando e come riapriranno le scuole? Qualcuno ce lo vuole dire? Come rientreranno gli studenti in classe? Con quali dispositivi di protezione individuale? Chi li pagherà? Ancora le famiglie, già provate dalla crisi e dalle insufficienti risposte del Governo? Non si può lasciare tutto sulle spalle delle famiglie, Presidente, che sono già provate dalla crisi economica e dai vergognosi ritardi nell'erogazione della cassa integrazione. Le famiglie non sanno se a settembre manderanno o meno i figli a scuola, se li manderanno a giorni alterni, se si entrerà nella scuola a scaglioni, se ci saranno ancora le lezioni a distanza o meno, se ci sarà un adeguamento dei libri cartacei alla didattica a distanza, come ha richiesto la Lega. Tra l'altro sul digital divide, per colmare il gap che colpisce il 33 per cento delle famiglie italiane che non hanno dispositivi o connessioni sufficienti, avete stanziato risorse inadeguate. Ma il Governo si vuole svegliare o pensa che mamma e papà possono stare a casa ad accudire i figli senza problemi? Che concezione avete della famiglia? E ancora, vorrei sapere chi pagherà per adeguare le aule ai criteri di distanziamento? Le risorse stanziate sono totalmente insufficienti. Tantissime scuole - anche il nostro capogruppo lo ha già detto - cadono a pezzi e voi cosa fate? Stanziate 331 milioni di euro per un adeguamento delle aule che, nella maggior parte delle scuole italiane, secondo le linee guida che voi stessi avete stilato, sarà impossibile da realizzare. Questa è una vergogna! Che fine faranno i precari della scuola e dove sono gli aumenti per i docenti? Aumenti per i quali il precedente Ministro Fioramonti si dimise. Il Ministro Azzolina, che si è fatta vedere pochissimo in quest'Aula - sono contento che questa sera sia qui - non ha dato risposte se non invece andare su Facebook ad annunciare cose su cui qui nel luogo deputato nulla si sa. Questo è il rispetto per le istituzioni, Ministra Azzolina? Noi siamo qui da settimane tra Commissione e Aula per migliorare questo provvedimento e dal Governo ancora una volta chiusura totale: tutti gli emendamenti bocciati, è una vergogna. Chiedete collaborazione e poi, invece di venire in Aula o di confrontarvi con l'opposizione, fate le conferenze stampa su Facebook: complimenti!

Riguardo al tema degli alunni disabili, la Lega aveva proposto diversi emendamenti su tale questione importantissima e delicata. Bisogna evitare che a settembre gli alunni con disabilità non abbiano i giusti supporti per poter frequentare le lezioni con pari opportunità e pari dignità con i loro compagni di classe. Bisogna dare supporto con insegnanti di sostegno adeguatamente formati: l'insegnante di sostegno nel 33 per cento dei casi è precario e, quindi, cambia di continuo. Bisogna far sì che tutto ciò, invece, sia programmato e definito ma il “decreto Scuola” nulla dice di tutto ciò, non si occupa di tutto ciò: dov'è la programmazione, Ministro? Dove è un serio planning?

Arriviamo poi al tema delle scuole paritarie, un tema che sin dall'inizio di questa pandemia ho seguito con particolare attenzione. La mia terra, la Lombardia, è ricca di scuole paritarie che non sono, come sostengono i colleghi dei Cinque Stelle, le scuole dei ricchi: sono le scuole dell'infanzia; sono le scuole paritarie che rappresentano in Italia il 40 per cento del totale, solo per fare un esempio concreto; sono quelle scuole che suppliscono ad una mancanza dello Stato, rappresentano non solo un sostegno importante per le famiglie ma ancora di più una funzione fondamentale per le comunità locali, perché suppliscono alla carenza di posti nelle scuole statali. Senza le scuole paritarie, in particolare senza le scuole dell'infanzia, il sistema scolastico collasserebbe: la loro funzione è fondamentale. Le scuole paritarie - lo ricordava anche oggi il nostro quotidiano locale L'Eco di Bergamo - sono fondamentali per la nostra istruzione: sono un quarto del totale. Gli alunni sono oltre 900 mila e i lavoratori, tra docenti e personale dipendente, 150 mila e tali scuole rischiano tutte di non riaprire, Ministro: ma ne è consapevole? Mi chiedo nuovamente, ma c'è qualcuno in questa maggioranza che vive queste problematiche? C'è qualcuno che vive sulla propria pelle la difficoltà delle famiglie, dei comuni, dei genitori che non sanno come fare se queste scuole non riapriranno, cosa che accadrà se non si interviene prontamente? Lo Stato tra l'altro, grazie alle scuole paritarie, risparmia 6 miliardi di euro ogni anno. Uno studente che frequenta le scuole statali costa in media allo Stato circa 6.000 euro, mentre uno studente che frequenta le scuole paritarie solo 590 euro. Lo Stato non può permettersi che questo sistema fallisca e, senza aiuti, fallirà. Le scuole hanno ridotto i costi variabili ma i costi fissi sono ancora a loro carico senza nessun aiuto concreto da parte dello Stato. Ma lo si vuole cogliere o no, Ministro, il grido d'allarme e di disperazione che arriva da questo mondo? Lei deve dare risposte su questo. A ciò si aggiunge il tema della cassa integrazione. La cassa integrazione è terminata con la fine di maggio ed oggi i docenti sono a carico delle scuole. Riprenderà solo a settembre - questa è un'assurdità - quando si spera che gli studenti potranno essere nuovamente nelle aule (ma ovviamente non si sa perché il decreto non lo definisce) e quindi si spera che la cassa integrazione possa non essere utile, non servire per i docenti perché si spera che i docenti possano tornare a insegnare nelle scuole. Ma si vuole risolvere o no questa follia, Ministro? Evidentemente no, visto che il Governo non se ne è occupato, non se ne occupa ed è sordo alle nostre richieste. Queste, signor Presidente, sarebbero tutte questioni da risolvere e alle quali il Governo con il “decreto Scuola” non ha dato risposte. È chiaro, dunque, che come Lega riteniamo assolutamente insufficienti le misure che sono state messe in campo con questo decreto. Il nostro voto non può che essere negativo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signor Ministro Azzolina, finalmente ben arrivata. Vede, è normale che il dibattito si animi nei banchi dell'opposizione questa sera e si animi fino a riconoscere la sua bocciatura proprio perché, con il decreto in esame, siamo alla diciannovesima fiducia posta dal Governo, e su esso qui alla Camera non ci è stato concesso di discutere: non è stato concesso in Aula, non è stato concesso in Commissione dove abbiamo presentato più di 134 emendamenti.

E ieri i colleghi della Lega sono rimasti qui tutta la notte per discuterli, sempre con la sua costante assenza. È un provvedimento importante su una materia che aveva bisogno più che mai di certezza, trattandosi di una materia pilastro, fondamentale per la crescita dei ragazzi, della loro formazione e la loro istruzione. Un provvedimento che non ha dato risposte agli studenti, non ha dato risposte alle famiglie e agli insegnanti, lasciando una totale confusione e procurando pesanti, continui disagi e mancanze che peseranno nel prossimo futuro all'avvio della scuola, che non è ancora chiaro quando avverrà. Per tutto ciò, Ministro Azzolina, lei dovrà assumersi tutta la piena responsabilità.

Il “decreto Scuola”, abbiamo visto, riguarda diversi aspetti. Innanzitutto, il titolo del decreto riporta il termine “urgente”: è dell'8 aprile e doveva servire per riaprire le scuole a maggio, ma arriva in votazione due mesi dopo, alla vigilia degli esami e proprio oggi, che è il giorno della chiusura delle scuole. Siamo a tempo massimo scaduto, mentre, invece, altri Paesi hanno saputo fare molto meglio e subito.

Altro aspetto del decreto interessa le famiglie e gli alunni, perché dovrebbe riguardare la modalità dello svolgimento degli esami degli studenti delle scuole medie e per la maturità, dove ancora non c'è chiarezza, così come non vi è chiarezza su come avverrà l'apertura delle scuole. Le risorse stanziate non sono assolutamente sufficienti ad adeguare la nostra edilizia scolastica alle nuove esigenze di sicurezza e di distanziamento. Le linee guida sulla riapertura delle scuole obbligano la distanza di un metro tra i banchi, praticamente impossibile da realizzare per la maggior parte delle scuole italiane. I comuni e le province, a cui compete l'edilizia e il trasporto scolastico, si troveranno costi enormi, insostenibili, senza alcun trasferimento dallo Stato centralista, che succhia l'80 per cento delle tasse, così come la gestione delle mense scolastiche e il mondo dei servizi per la scuola. Allora vi facciamo noi la proposta: lasciate le tasse ai comuni, lasciate le tasse alle province, che certamente sapranno fare meglio di voi e sicuramente saranno più veloci.

E, poi, parliamo delle scuole paritarie: sono considerate dai 5 Stelle dalla sinistra il male più assoluto, senza capire il ruolo fondamentale che hanno sul territorio. Si pensi al servizio importante che fanno gli asili parrocchiali: per loro ci sono solo 11 milioni e 500 mila euro ad istituto e sono insufficienti per tener conto che, di fatto, sono sempre stati un risparmio per lo Stato. Il 30 per cento delle scuole paritarie rischiano di chiudere, Ministro: dovranno servire molte risorse per l'acquisto degli 8 milioni di mascherine al giorno, visto l'obbligo di tale dispositivo per i nostri studenti previsto, appunto, dalle lingue guida ed è impensabile che questo possa gravare sulle famiglie. Non vi è alcuna chiarezza sulle modalità organizzative della didattica a distanza ed in presenza, anche qui, con risorse insufficienti. E come colmare il divario digitale che colpisce il 33 per cento delle famiglie italiane? Nessuna chiarezza sull'organizzazione dell'orario scolastico, generando seri problemi per i genitori che lavorano.

Abbiamo, poi, un aspetto che riguarda i lavoratori della scuola: per il personale docente di ruolo, nessun aumento, come precedentemente previsto da Fioramonti, prima, e, poi, anche da lei - ricordiamo che Fioramonti si dimise per questo -, una categoria che avete illuso e, poi, abbandonato. E per quanto riguarda il personale docente precario, gli insegnanti precari sono stati offesi e abbandonati da lei, Ministro Azzolina, massacrati dal Governo. Nessuna stabilizzazione per gente che lavora da anni nella scuola: il concorso straordinario è stato rimandato a data da destinarsi, quando si poteva stabilizzare attingendo da graduatorie per titoli e servizio. Abbiamo chiesto di incrementare la dotazione organica complessiva di personale docente delle istituzioni scolastiche statali rispetto a quanto previsto dall'articolo 1, comma 201, della legge 13 luglio 2015. Voglio far presente, in particolare, che non è più sostenibile la situazione in cui versano gli insegnanti di sostegno.

L'insegnamento di sostegno vede impiegato personale precario per ben oltre il 35 per cento dei posti, legittimamente costituiti per attuare l'integrazione e l'inclusione degli alunni diversamente abili. Proprio la categoria scolastica che avrebbe più bisogno delle tutele più forti si vede affidata al casuale succedersi di supplenti o personale utilizzato che, a ogni inizio di anno scolastico, è costretto ad un accelerato rodaggio per entrare nella dinamica cognitiva e comportamentale che caratterizza ciascun ragazzo. La stabilizzazione dei posti permetterebbe, inoltre, una seria programmazione didattica fin dall'inizio dell'anno scolastico e anche realizzare un'economia di scala, nella misura in cui ciascun dirigente scolastico, conoscendo già all'epoca della formulazione dell'organico la reale consistenza delle forze disponibili, potrà trovare le migliori soluzioni per un proficuo utilizzo del personale assegnato.

Mi chiedo: ma il Governo, Ministro Azzolina, lei, non provate un minimo di vergogna di fronte al popolo, a cui continuate a fare promesse che sono continuamente disattese? Il Premier Conte, anche nel suo ultimo intervento, ha parlato di collaborazione con la minoranza, ma, poi, i fatti dimostrano il contrario. Se non siete in grado di dare risposte al Paese, di mantenere almeno quello che promettete, la cosa migliore che potete fare è prendere atto del vostro fallimento e andare a casa. Se lo ricordano tutti che Conte, a reti unificate, ha detto al popolo italiano “nessuno verrà lasciato solo”, eppure con questo decreto avete lasciato soli gli studenti, gli insegnanti e le famiglie e con i decreti precedenti avete lasciato soli i lavoratori, gli imprenditori, i lavoratori autonomi, i professionisti e, di conseguenza, tantissime famiglie. Per tutti questi motivi, il mio voto e il voto del nostro gruppo sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Eva Lorenzoni. Ne ha facoltà.

EVA LORENZONI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, onorevoli colleghi, non posso far altro se non esprimere profondo rammarico per quanto quest'Aula si appresta a votare. Come era prevedibile, gli appelli che si sono levati dai banchi dell'opposizione sono caduti nel vuoto e mi sia consentito di citare un noto proverbio: non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire. Siete andati avanti dritti per la vostra strada, proprio come fanno i cavalli con il paraocchi, incuranti dei numerosi avvertimenti non soltanto nostri, ma dell'intero Paese. Non avete ascoltato gli studenti e le loro famiglie, ma nemmeno i presidi e il personale docente; avete proseguito senza dubbio alcuno, con la sicurezza tipica di chi pensa di avere sempre ragione a prescindere. E ve lo confesso, un po' invidio questa vostra certezza assoluta: al vostro posto, sarei tutt'altro che tranquilla, specie considerato il delicatissimo argomento trattato, che altro non è se non il futuro delle generazioni più giovani. Anche sulle modalità politiche e istituzionali con le quali avete affrontato il tema, stenderei un velo pietoso: ancora una volta, si ricorre alla fiducia per blindare un provvedimento. L'utilizzo di strumenti straordinari per mortificare le istituzioni e bypassare la discussione e le procedure ai vostri desiderata è letteralmente disarmante. Sotto questo aspetto, vorrei complimentarmi con il Movimento 5 Stelle, quello che difendeva la democrazia, lo stesso che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Avete imparato veramente bene, l'alleanza con il PD è stata utile: da loro avete appreso l'arte di piegare le istituzioni ai vostri comodi.

Come ho già avuto modo di ribadire nel mio intervento precedente, questo “decreto Scuola” ci appare del tutto insufficiente e inadeguato e voglio ripeterlo, a scanso di equivoci e senza troppi giri di parole, così come hanno già fatto gli altri colleghi di opposizione che sono intervenuti prima di me: quanto fatto da questo Governo, a fronte di una situazione senza precedenti, ci sembra del tutto insufficiente. Le risorse stanziate per 131 milioni per la sicurezza nelle scuole non sono sufficienti, ve lo abbiamo detto in tutte le lingue possibili, tenuto conto di come con questi fondi bisognerà procedere anche all'acquisto delle dotazioni di DPI da fornire agli studenti, fra cui 8 milioni di mascherine al giorno; un costo che, in ultima istanza, siamo certi, purtroppo, andrà a ricadere sulle spalle delle nostre famiglie, perché il Ministero dell'istruzione non sarà in grado di provvedere senza un corposo aumento dei fondi.

Ma la cosa che trovo peggiore è che questa poteva essere una buona occasione, quella di prendere una volta per tutte il toro per le corna e porre in essere tutti gli interventi necessari ed urgenti al fine di ammodernare veramente le strutture scolastiche statali, spesso vetuste, inadeguate, non soltanto nel contesto di questa emergenza, ma anche in tempo ordinario.

Si poteva approfittare della contingenza per cercare di colmare l'enorme gap infrastrutturale che ci separa dai sistemi di istruzione degli altri Paesi europei; ed invece si è deciso ancora una volta di non risolvere: ha vinto la politica delle toppe, del tappare i buchi in maniera goffa e raffazzonata finché è possibile. Come di consueto siamo di fronte al trionfo della legislazione d'emergenza rispetto a quella di più ampio respiro; ma ci chiediamo se stavolta sarà possibile per davvero, perché la situazione in molto istituti era esplosiva già prima del COVID-19.

Ma c'è di più: emerge con chiarezza la totale confusione in cui versa chi regge il Dicastero dell'istruzione, com'è testimoniato dal balletto ai limiti del ridicolo di dichiarazioni, ripensamenti, retromarce, smentite in merito ad una selva di questioni, particolarmente circa lo svolgimento dell'esame di Stato e poi sul tema della riapertura delle scuole a settembre, argomento che peraltro resta ancora oggi abbastanza oscuro e nebuloso.

E a questo proposito restano totalmente senza risposta una marea di domande circa le modalità pratiche sulla riapertura: domande che non sta ponendo solo la Lega, ma anche gli oltre 8 milioni di studenti coinvolti con le rispettive famiglie. Posto che le risorse messe a disposizione, come detto poc'anzi, ci appaiono come del tutto insufficienti rispetto alle esigenze di adeguamento della nostra edilizia scolastica, vorremmo comprendere come si intende attuare il distanziamento di un metro tra i banchi, cosa che appare veramente impossibile da realizzare nel la stragrande maggioranza delle 53 mila scuole italiane; senza contare tutte le altre questioni sul tavolo, cui questo decreto-legge parrebbe non dare soluzioni. Giusto per elencarne alcune: il tema della didattica online, dell'orario scolastico, del personale docente precario, per non parlare di tutto l'indotto che gravita attorno al mondo della scuola.

Anche sul tema delle scuole paritarie vi siete dimostrati completamente sordi. Numerosi sono stati gli appelli nel corso della discussione perché ascoltaste il grido di dolore proveniente da queste strutture, che svolgono una funzione essenziale all'interno del nostro sistema dell'istruzione, ma anche in questo caso non c'è stato verso di farvi aprire gli occhi. Su questo specifico argomento avete manifestato al solito un approccio totalmente ideologico e fortemente viziato da preconcetti antichi e profondamente errati, a nostro avviso. Allora desidero ripeterlo un'altra volta, nonostante sappia perfettamente che non servirà a nulla: le scuole paritarie sono fondamentali per tutto il sistema dell'istruzione, ad ogni livello; e sono fondamentali per due motivi: il primo è che senza di esso il sistema scolastico e lo Stato non riuscirebbero a garantire il diritto-dovere di istruzione e di insegnamento; il secondo è che in mancanza di queste scuole il costo della pubblica istruzione aumenterebbe a dismisura. Parrebbe un ragionamento lineare e scontato, a tutti comprensibile; purtroppo così non è: proprio in quest'Aula infatti abbiamo sentito interventi e invettive contro le scuole private, specie dagli onorevoli del MoVimento 5 Stelle, contrari a prescindere a qualsiasi ipotesi di aiuto statale proveniente dal comparto istruzione, nonostante la gravissima emergenza dovuta al Coronavirus.

E ancora una volta mi vedo costretta a ripetere i numeri: tra scuole per l'infanzia, primarie e secondarie di primo e secondo grado, queste strutture forniscono istruzione e formazione a circa 900 mila studenti in tutto il Paese (questa è la fonte MIUR del 2018-2019), e di questi studenti quasi 18 mila sono inoltre portatori di disabilità. Dunque mi chiedo, come si fa a rimanere indifferenti di fronte a queste cifre? E si badi bene, non si tratta sempre e soltanto di ragazzi provenienti da famiglie benestanti, perché le ragioni che inducono un genitore a scegliere una di queste scuole piuttosto che un istituto pubblico sono estremamente variabili; e questa scelta spesso riguarda le famiglie del ceto medio, che per far studiare i loro ragazzi operano un notevole sforzo economico.

Ritenere quindi che la scuola paritaria sia una questione che riguarda solo i cosiddetti ricchi sarebbe sciocco e profondamente superficiale. Io stessa, durante il mio intervento di presentazione del mio ordine del giorno, avevo chiesto un gesto concreto: più fondi per le scuole paritarie, che rischiano di scomparire a causa dell'emergenza COVID-19, tenendo conto anche di come questi istituti spesso svolgano una funzione di supplenza in molte aree del Paese sprovviste di scuole statali. È inaccettabile che quasi 1 milione di studenti venga collocato in una specie di limbo, dimenticati dalle istituzioni e trattati come ragazzi di serie B. Con quale colpa poi? Quella di frequentare un istituto paritario? Perché oltre all'incertezza circa le modalità di ripartenza a settembre, questi alunni rischiano, quando ci sarà da ritornare nelle aule, di non ritrovare nemmeno la scuola, magari costretta a chiudere per sempre perché qualcuno seduto in questo emiciclo, fra i banchi del Governo, si è disinteressato delle loro sorti; o peggio ancora, ha fatto quanto possibile per cercare di rendere loro la vita difficile, dato che sono colpevoli di non frequentare una scuola statale, bensì un istituto paritario.

C'è poi tutto il discorso relativo ai precari della scuola; e questo è un argomento davvero dolente: precari che sono stati letteralmente massacrati dal vostro Governo, e si parla spesso di persone che da anni lavorano presso le nostre scuole. Naturalmente nessuna stabilizzazione e con il concorso rimandato a data da destinarsi, come nella migliore tradizione di questo Paese, quando invece bastava un'azione di buon senso chiesta a gran voce dalla Lega: stabilizzare attingendo da graduatorie per titoli e servizio.

Ma vi rendete conto che a settembre, ammesso che si riaprano le scuole, le classi saranno gestite ancora una volta da personale precario non stabilizzato?

Docenti che ovviamente potrebbero essere licenziati per lasciare successivamente il posto ai vincitori di un concorso con 32 mila assegnazioni, a fronte di 190 mila precari nel mondo della scuola: se la matematica non è un'opinione resteranno a casa 160 mila docenti. Senza poi contare i danni generati alla continuità didattica; ma vedendo come è stata affrontata la discussione suppongo che questo sia in effetti l'ultimo dei vostri problemi: gli studenti tanto vengono sempre per ultimi.

Avviandomi alla conclusione cercherò di fare sintesi di tutte le questioni sul tavolo, provando a delineare il quadro che si prospetta dinanzi. Fondi assolutamente insufficienti per l'adeguamento delle strutture ai nuovi protocolli sulla sicurezza; un sistema dell'istruzione danneggiato e senza direzione; caos annunciato ed inevitabile per l'ipotetica ripartenza a settembre; scuole paritarie morenti e sull'orlo del baratro; ed una folla di precari, di cui buona parte rischia di rimanere senza lavoro. Non c'è molto da dire, se non che queste sono letteralmente le premesse di un disastro annunciato, un disastro innescato solo in parte dall'emergenza Coronavirus, un disastro che vede la sua principale causa della disorganizzazione, nella mancanza di visione e di prospettiva e nel dilettantismo di una maggioranza e di un Governo totalmente inadeguato ed impreparato a fronteggiare quanto è successo e quanto accadrà nei prossimi mesi.

Vi abbiamo avvertito in tutti i modi possibili e immaginabili, lo abbiamo fatto per settimane: noi abbiamo la coscienza pulita; ma onestamente questo non ci consola, perché a fare le spese della vostra cecità saranno ancora una volta i ragazzi e i lavoratori della scuola. Ma sappiate e vi sia chiaro che la cosa non finisce qui: di certo non ci arrenderemo facilmente, daremo battaglia in ogni modo e in ogni sede possibile. Ma soprattutto arriverà il momento della resa dei conti, di tirare un bilancio su questa disastrosa esperienza di Governo; e statene certi, i cittadini e la storia non saranno clementi, e qualcuno dovrà rispondere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Presidente, egregi colleghi, colleghe, Ministra, sottosegretario, questo provvedimento non ci piace: è stato scritto male, è stato ampliato, ma non sufficientemente migliorato al Senato. Poi alla Camera ci avete chiesto di fare i passacarte, di votare un testo preconfezionato senza nemmeno parlarne. Abbiamo presentato emendamenti in Commissione, li abbiamo presentati per l'Aula, ed avete posto la questione di fiducia; intanto al Senato stessa cosa per quello che riguarda il decreto-legge “liquidità delle imprese”. Insomma, sta diventando un po' un vizio quello di non ascoltarci, e quindi noi ci siamo permessi di farvi capire che stiamo parlando della scuola: a noi la scuola importa, abbiamo delle idee, abbiamo delle proposte e vorremmo poter fare qualcosa; certo, se ci deste almeno l'ascolto.

Ci importano gli insegnanti precari, ve l'hanno detto fino a poco fa. Ci importa che le scuole riaprano a settembre in sicurezza, in edifici che siano stabili, moderni, che rispecchino l'idea di una didattica che aiuta i ragazzi, e che li aiuta in un ambiente che deve essere accogliente, sicuro, ma anche ovviamente stabile. E poi ci interessa che gli insegnanti ci siano tutti e vengano assegnati già a settembre, non che ci sia la solita girandola degli insegnanti che non ci sono la prima settimana, forse la seconda e poi forse arrivano.

E poi ci interessano gli studenti universitari, la ricerca, i professionisti. I professionisti, quelli che ieri hanno fatto una grande manifestazione web e hanno ottenuto l'attenzione del Premier Conte, che li ha addirittura invitati ad un confronto: una cosa che chiunque poteva dare per scontata, ma hanno dovuto fare una manifestazione per ottenerla; e del resto ieri ho chiesto come ordine del giorno l'impegno a liberare questi professionisti dall'obbligo dei crediti formativi, della formazione continua, e mi avete risposto “a valutare l'opportunità di”: io spero che la valutiate, questa opportunità.

Poi ci interessano le scuole e gli asili nido privati e paritari. Questo ve l'abbiamo detto: la scuola privata è necessaria nel nostro sistema scolastico, e con la scuola privata e con le scuole paritarie lo Stato risparmia. E questo dev'essere molto importante, perché c'è una crisi economica dopo la crisi sanitaria del Coronavirus, molte famiglie non avranno la possibilità di continuare il loro percorso nelle scuole private e paritarie: quindi dovrete preoccuparvi di questi ragazzi, che dovranno necessariamente cambiare il loro percorso scolastico e andare nella scuola pubblica. Quindi oltre agli studenti che già ci sono dovrete prevedere che qualche scuola paritaria non riaprirà e che molti studenti che sono in una scuola paritaria non potranno proseguire lì il loro curriculum.

Noi avremmo però voluto soluzioni valide, avremmo voluto, come ha detto la collega del PD prima, dire cose belle sulla scuola; l'avremmo fatto volentieri, ma ci avete chiesto di fare i passacarte di un provvedimento che non è bello, che non ci piace e che non piace né alle famiglie, né ai ragazzi, né agli insegnanti della scuola. Quindi abbiamo cercato di fare quello che un'opposizione responsabile, un'opposizione seria deve fare: fermarvi e dire ascoltateci. I miei colleghi hanno detto tante cose e io mi permetto di sottolineare come il concetto di tempo e d'urgenza siano aleatori un po' per questo Governo. Del resto, un Presidente del Consiglio che abusa delle conferenze stampa e dello strumento dei DPCM è stato accompagnato da un Consiglio dei ministri che spesso, a volte, in questo caso sicuramente, ha distorto i caratteri di necessità e urgenza previsti dalla Costituzione per i decreti-legge; ciò perché se l'8 aprile sentivate l'urgenza di concludere l'anno scolastico riaprendo le scuole, oggi la vostra urgenza è di approvare questo disegno di legge di conversione entro i 60 giorni, cioè esattamente il giorno in cui la scuola doveva veramente finire. Con questo provvedimento avete disciplinato anche le modalità per lo svolgimento degli esami di maturità, che sono già in corso, anche se alcune modifiche apportate al Senato non sono ancora in vigore. L'elaborato deve essere consegnato già in questi giorni, ma ciò che preoccupa di più è la riapertura, perché noi che siamo all'opposizione comunque vorremmo che ci fosse una visione, che ci fosse una prospettiva, che ci fossero delle idee certe, e la riapertura noi vogliamo che ci sia a settembre. Purtroppo, se si pensava, con questo decreto, nella stesura originaria, di riaprire le scuole il 18 maggio con attività in presenza, ci chiediamo con quale visione, visto che solo la scorsa settimana si sono date delle linee guida e solo ieri la Ministra Azzolina, che ringrazio di essere qua ad ascoltarci, ha individuato nel plexiglass la soluzione al distanziamento nelle classi. E poi mi pongo una domanda, un po' preoccupata, perché se un esponente dei Cinquestelle individua nel plexiglass la soluzione, credo che debba anche fare pace con se stesso e con la plastica. Nel “decreto Rilancio” è stata ancora spostata, finalmente, al 1° gennaio 2021, l'entrata in vigore della cosiddetta plastic tax, una tassa molto gravosa che porterà a inevitabili e rilevanti aumenti sul costo dei prodotti della plastica, quindi, a questo punto, l'avete spostata di sei mesi per riempire di plexiglass tutte le scuole entro dicembre. La plastica, quindi, va bene, ma quando ne avete acquistata a sufficienza, la tassate, fate chiudere le aziende e imponete l'importazione. Capite che c'è un disegno un po' preoccupante, a meno che non pensiate di fare entrare anche la produzione di plastica nella Golden power, allora lì si apre un discorso un po' più complicato ma sicuramente se ne può parlare.

Io però sono molto preoccupata - lo dico da mamma oltre che da parlamentare - perché secondo me ci potrebbe essere - l'ha accennato anche il mio capogruppo prima - proprio un disegno di voler tralasciare e anche di lasciare in assenza di lezioni alcuni ragazzi, alcuni nostri giovani; non tutti - speriamo -, ma quelli che però sono più difficili da raggiungere, difficili da raggiungere dalla rete Internet, difficili perché non hanno strumenti tecnologici, difficili perché hanno problemi di disabilità, oppure perché ci sono insegnanti che non sono in grado o non possono occuparsi della didattica a distanza, perché la didattica a distanza non è per tutti e sicuramente non è una soluzione per i genitori; i genitori, in questo periodo di crisi del Coronavirus, così come le famiglie, sono stati molto, molto oberati dalla problematica dei figli. Noi, come Lega, siamo per la famiglia e abbiamo provato a far dei contributi, abbiamo cercato di sottolineare come la famiglia sia un valore importante, come i figli siano importanti e come sia bello e piacevole crescerli. Poi, però, le avete lasciate un po' sole queste famiglie. Nella mia regione le scuole sono chiuse dal 24 febbraio, molti genitori hanno dovuto trascurare la propria attività lavorativa, professionale, per occuparsi dei figli, o i nonni dei nipoti, con tutti i rischi sanitari che abbiamo ben presenti, e anche questo provvedimento, nonostante si occupi di scuola, li ha un po' trascurati.

Io penso sempre che il bonus babysitter non sia la soluzione, anche perché, ovviamente, non permette a un genitore di ragazzi sotto i 12 anni di lavorare in tranquillità e a tempo pieno. Quindi, ovviamente, le famiglie sono state gravate. Forse i membri del Governo non sanno che ci sono ragazzi anche di 13 anni, perché anche i ragazzi di 13 anni non possono essere lasciati soli in casa; lo dice l'articolo 591 del codice penale; si chiama abbandono di minore. Credo che il Ministro della giustizia non lo sappia o non ve l'abbia detto, perché avete escluso ancora i tredicenni sia dal bonus babysitter del “decreto Cura Italia”, sia dal “decreto Rilancio”. Insomma, Presidente, siamo tutti preoccupati, perché questa scuola ha problematiche gravi. Avete investito poco nella sicurezza degli edifici e ve l'hanno detto i miei colleghi: 331 milioni sui 55 miliardi che sono nel “decreto Rilancio”; 55 miliardi che andranno a gravare proprio sui nostri figli, sui giovani. I giovani dovranno ripagare questo debito, quindi cerchiamo almeno di farli studiare in scuole sicure; invece di dare 120 milioni per il bonus monopattino, forse era meglio spostare quei fondi per dare più sicurezza alle scuole.

Concludo, Presidente, dicendo che in un Paese civile l'attività scolastica non può essere limitata come è successo e sta ancora succedendo in Italia; l'esperienza degli altri Paesi europei lo testimonia. Quindi, Presidente, le aspettative per riaprire a settembre sono tante, mi auguro che questo Governo si faccia trovare pronto con linee guida attuabili e magari non le cambi la settimana prima, come sta succedendo con i centri estivi, laddove ieri il Ministro Bonetti ha detto vanno riviste le linee guida, quando i centri estivi sono già stati organizzati. Quindi, c'è ancora da modificare qualcosa. Non potete prendere in giro le persone: ci sono insegnanti, operatori, volontari che si stanno preparando per questa esperienza per dare anche supporto alle famiglie. Non si possono cambiare le regole dieci giorni prima e la settimana prima. Mi auguro che non ci sia una nuova bocciatura per questo Governo fatta proprio nell'ambito della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frassini. Ne ha facoltà.

REBECCA FRASSINI (LEGA). Presidente, ringrazio il Ministro Azzolina, che con piacere vedo che si è degnata di venire in quest'Aula quando ormai mancano poche ore al licenziamento di quello che è un provvedimento che dovrebbe essere importante. Mi fa piacere, perché il post del senatore Matteo Salvini di qualche giorno fa evidentemente ha causato una buona riuscita, per il fatto appunto che la Ministra oggi è qui presente. Per suo tramite, Presidente, vorrei rivolgermi all'onorevole Prestipino, che prima ha accusato la Lega con fare da docente - quella che è, da quanto ho capito, la sua professione - di fare ostruzionismo: beh, io sono fiera del fatto che la Lega e questo gruppo diano voce alle tante persone, ai tanti cittadini, ai tanti studenti, ai tanti docenti e alle relative famiglie che, per colpa di questo Governo, non stanno avendo nessuna risposta riguardo al tema della scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Quindi sì: siamo molto fieri di essere qui, il venerdì, a continuare a parlare di questo decreto, anche se purtroppo devo dire che, da parte della maggioranza, a quanto pare, non c'è questo grande interesse, vedendo i banchi di MoVimento 5 Stelle, del Partito Democratico e di LeU; però, ahimè, a quanto pare, speriamo che abbiate vita breve.

Entro nel merito, Presidente. Noi siamo veramente senza parole, riguardo a questo tema della scuola, che è stato trattato veramente con una superficialità, che purtroppo è davvero preoccupante, perché il Ministro Azzolina ha creato un caos veramente imbarazzante per tutto quello che riguarda il mondo della scuola: ad oggi noi abbiamo 8 milioni di studenti e relative famiglie che semplicemente a settembre non sanno che cosa dovranno fare.

E approfitto del fatto che c'è qui il Ministro Azzolina, che mi piacerebbe potesse rispondere sulla trovata geniale del plexiglass, perché, veramente, io non sapevo se era una bufala o se era veramente quello che pensa il Ministro, nel chiudere dei ragazzi tra dei plexiglass a scuola (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Guardi serviva semplicemente che avesse preso sul serio davvero questo decreto e davvero il tema della scuola.

Noi Presidente siamo preoccupati anche per un altro aspetto: in Europa non c'è alcun Paese che non ha ancora riaperto le scuole. Le faccio un esempio: in Francia attualmente c'è solo un milione e mezzo di bambini che stanno andando a scuola. Anche in questo caso, tanto per cambiare, purtroppo con i Governi della sinistra, e purtroppo quello che abbiamo oggi è un Governo giallorosso, il Governo più di sinistra della storia, abbiamo a che fare con un Governo che non dà assolutamente risposte e per l'ennesima volta fa fare la figura all'Italia degli ultimi della classe, tanto per cambiare, anche in Europa. Ne avremmo abbastanza, Presidente, di queste figuracce. Siamo preoccupati anche per un altro motivo: sulla didattica online i colleghi che mi hanno preceduto hanno parlato con molta puntualità e con molta attenzione, e quindi non mi dilungherò nel merito, però faccio un'osservazione.

Un'osservazione che riguarda le tante richieste che abbiamo ricevuto da parte degli studenti, da parte delle famiglie, e la relativa preoccupazione anche sul tema della socializzazione, perché la scuola dà anche l'insegnamento di vita ai ragazzi. Uno Stato democratico ha bisogno anche che gli studenti riescano a socializzare e riescano anche a formarsi come persone. Quindi noi siamo preoccupati anche per questo aspetto, perché secondo noi è stato preso un po' sotto gamba. Presidente, le faccio anche un altro esempio: ci sono genitori, scuole, associazioni che hanno presentato al TAR del Lazio un ricorso contro il DPCM del 10 maggio, ad avvalorare le nostre preoccupazioni. Il DPCM del 10 maggio era quello dove il Presidente Conte sospendeva le attività didattiche. Questo ad avvalorare la tanta preoccupazione che c'è tra le famiglie, tra gli studenti, nei cittadini italiani, perché purtroppo ormai abbiamo tracciato questa strada, avete tracciato questa strada dell'incertezza, del breve periodo, dei bonus, delle mance. Non avete nessuna visione del futuro, non sapete dove volete andare.

Stiamo vivendo una delle crisi peggiori per il nostro Paese e tutto quello che sapete fare nel “decreto Rilancio”, che doveva essere il decreto ossatura nell'uscita dalla crisi da parte dell'Italia, cosa fate, bonus, mancette, ah, dimenticavo, il bonus monopattini oppure il bonus Cina, chiamatelo come volete (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché sappiamo benissimo che i monopattini si fanno in Cina, e quindi ormai questo Governo è filocinese, questo è quanto.

Presidente, mancano tre mesi al riavvio, forse, dell'anno scolastico e, come dicevo prima, c'è il caos totale. Questo caos totale, però, è l'esempio plastico di questo Governo, il caos, perché qua noi non capiamo anche una cosa: prima nel decreto “Cura Italia” chiedevate la cabina di regia, la collaborazione alle opposizioni, dovevamo collaborare. Beh, la Lega ha collaborato in modo costruttivo, nel decreto “Cura Italia” sono stati presentati centinaia di emendamenti da parte della Lega ed erano tutti costruttivi. Bene, solo uno è stato approvato, peraltro nella Camera alta e non certo qui. Poi avete fatto il “decreto Liquidità”, e anche lì abbiamo visto che era un decreto peraltro completamente scoperto. Adesso stiamo vedendo la stessa manfrina nel “decreto Rilancio”, quello che dovrebbe essere il decreto più importante.

Noi siamo veramente molto preoccupati, Presidente, perché l'Italia avrebbe bisogno davvero di lungimiranza, di progetti, di investimenti. Non c'è niente che riguardi gli investimenti nel “decreto Rilancio”. Questo veramente ci dà l'idea di un Paese completamente allo sbando, anche perché è palese che non ci sia una coesione nella maggioranza di questo Governo. I continui litigi si vedono anche nel “decreto Scuola”, lo abbiamo visto al Senato che cosa è successo.

Quindi la nostra preoccupazione, Presidente, è evidente. E poi mi avvio a concludere citando l'articolo 34 della Costituzione, perché qua ormai c'è la tendenza, purtroppo un po' troppo spesso, di citare la Costituzione non ricordandosi che è il testo più importante che noi abbiamo. Bene, l'articolo 34 della Costituzione dice che la scuola è aperta a tutti: non mi sembra che siamo in questo caso, visto che, come abbiamo già detto, non abbiamo idea di che cosa succederà a settembre. Quindi, Presidente, concludo con molto rammarico annunciando il voto ovviamente contrario a questo provvedimento, fermamente contrario, e con la speranza davvero che per questo Governo non ci sia un futuro, ma che ci sia un futuro per l'Italia con un altro Esecutivo al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caparvi. Ne ha facoltà.

VIRGINIO CAPARVI (LEGA). Grazie, Presidente. Come è già stato detto, il Governo ha abbandonato nell'incertezza più totale la forza vitale che c'è in ogni Paese, che sono i giovani, gli studenti; lo hanno compreso bene anche i sindaci, che pochi minuti fa sono usciti con una nota stampa chiedendo risorse e linee guida, perché loro nell'incertezza non possono programmare, non possono sapere, non si possono organizzare. Ormai lo stanno dicendo tutti. Il Governo si è celato dietro alla didattica a distanza: abbiamo visto che è stato un ottimo strumento nella primissima emergenza, quando non si poteva fare altro, ma di fatto non può essere in nessun modo nemmeno un piano B della didattica in presenza. È stato già sottolineato che questo grado di approssimazione della maggioranza ha generato così tanti paradossi, quale quello, appunto, di sapere tutto sull'avvio del campionato di calcio, ma di non sapere nulla della scuola.

Questo grado di approssimazione ha accompagnato, a dire la verità, la gestione emergenziale di tutto questo periodo da parte del Governo, e se sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E voi, rappresentanti del Governo, avete perseverato in un errore che voglio enunciare e sintetizzare con le parole di un grande insegnante, di un grande sacerdote, che veramente si è occupato degli ultimi, di quegli ultimi di cui parlava anche il capogruppo Molinari, che è Don Milani, quando diceva che fare parti uguali fra diseguali è una grande ingiustizia. Voi questo invece lo avete fatto, lo avete fatto sempre, in ogni singolo decreto, in ogni singolo provvedimento passato in quest'Aula. Lo avete fatto, ad esempio, per le scuole paritarie, non sostenendole adeguatamente; ad esempio lo avete fatto quando, con il “decreto Rilancio”, garantendo altre quattro settimane di cassa integrazione a partire dal 1° settembre, avete previsto delle eccezioni per garantire queste quattro settimane prima del 1° settembre. In quelle eccezioni ci sono i settori turistici, ci sono i centri congressi, le sale cinematografiche, però non ci sono le scuole paritarie. Risultato: gli insegnanti delle scuole paritarie non avranno lo stipendio a giugno, luglio e agosto, ma non avranno nemmeno la cassa integrazione. Sarebbe stato bello, Ministro, discuterne in quest'Aula, visto che lei fa parte anche di un movimento politico che aveva fatto vessillo della centralità del Parlamento, però purtroppo, ancora una volta, non abbiamo avuto la possibilità di discutere delle proposte che sempre ci chiedete e che noi sempre offriamo, ma che sempre vengono respinte.

Sin dall'inizio avete perseverato nel fare parti uguali fra diseguali, e questa dimostrazione la troviamo anche nell'essenza di una casistica non sconosciuta, non particolare, ma ormai che ben conosciamo, quale quella delle zone terremotate. Una collega del PD ricordava che in classe i bambini hanno tutti gli stessi diritti: vero, bello, condivido. Il problema è che non tutte le classi sono uguali. Non so se lei conosce la situazione, ad esempio, della Valnerina umbra, la conoscerà sicuramente il Viceministro Ascani, che adesso non è presente, però già prima del COVID quegli studenti erano costretti a fare lezioni in quindici metri quadrati in dieci. Non hanno la mensa e consumano il pasto sul banco, sono in container, in moduli abitativi, in strutture delocalizzate d'emergenza, e lei mi parla di plexiglas.

Sono strutture che d'inverno buttano freddo, come si suol dire, d'estate prendono fuoco, in primavera emanano grande calore, e lei vuole installare il plexiglas dentro quelle strutture.

Questo vuol dire fare parti uguali fra disuguali, perché quelle persone, quei territori hanno già sofferto tanto, hanno già sofferto la DAD, perché, di fatto, il digital divide in quelle zone rurali è una realtà acclarata, e hanno già fatto fatica in quel modo. Non abbiamo la chiarezza delle idee, non avete la chiarezza di idee su come riprenderà la scuola a settembre in condizioni di normalità. Mi chiedo come farete a garantire il diritto allo studio a popolazioni che sono state già martoriate dagli eventi sismici e che non hanno scelto di essere terremotati, non hanno scelto di essere in una zona svantaggiata; è stato così e non vogliono sentirsi figli di un dio minore, anche perché questo perseverare nell'errore lo avete fatto in tutti i provvedimenti e per quanto riguarda le zone terremotate la Lega ha sempre presentato degli emendamenti chiedendo poche risorse; dei mila miliardi previsti e promessi dal Premier Conte abbiamo sempre chiesto poco, ma un incentivo anche al tessuto produttivo di quelle zone, perché laddove alcune attività produttive sono state delocalizzate in metrature più piccole, con l'intervento del distanziamento interpersonale alcune attività commerciali non hanno più alzato la saracinesca dopo il COVID-19. Allora, vi abbiamo chiesto un incentivo anche fiscale per aiutarli, e invece nulla, nulla da fare. E, quindi, se da un lato non c'è un incentivo sotto il punto di vista economico, se li ignoriamo dal punto di vista sociale delle politiche familiari cosa succederà, Ministro? Succederà una cosa semplice, che fra qualche tempo ci troveremo qui e diremo che i terremotati hanno saputo affrontare il sisma, hanno saputo affrontare il COVID-19, ma si sono dovuti arrendere al Governo, e questo lo trovo francamente triste, e dobbiamo evitarlo in tutti i modi; però, come lei vede, non ce ne è possibilità perché è una fiducia dietro l'altra e perché tutte le proposte vengono respinte.

Trovo sconfortante trattare un tema così importante con lo strumento degli ordini del giorno, sappiamo tutti che è una liturgia che s'avvicina all'inutile e alle buone intenzioni; e un argomento così importante non lo possiamo trattare con un ordine del giorno, ordine del giorno a cui mi è stato risposto, dove dicevo chiaramente di stanziare dei fondi per le zone terremotate per garantire il corretto riavvio delle attività scolastiche, “a valutare l'opportunità di”. Ma me lo spiegate che dovete valutare dopo quattro anni dal sisma? Che dovete valutare? Che c'è da valutare? Basta fare un giro, basta fare un giro e vedere quella che è la situazione e invece neanche quello, neanche un impegno vi siete presi: “a valutare l'opportunità di”. Io direi che dovreste chiedere ai vostri commissari sisma, visto che li hanno nominati sempre il PD e il MoVimento 5 Stelle, se i commissari l'hanno valutata l'opportunità di sbloccare la ricostruzione, visto che sono quattro anni e non hanno fatto nulla; c'è stato solo un commissario che ha valutato l'opportunità, è quello attuale, si chiama Legnini, è in quota al Partito Democratico e ha valutato l'opportunità, ma non l'ha valutata da commissario, l'ha valutata quando era vicepresidente del CSM, era l'opportunità di prendere iniziative sul Ministro Salvini, quella è un'opportunità che ha valutato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); per il resto, nulla. E fate parti uguali tra diseguali. La scuola è un comparto fondamentale e non può essere lasciata a questo grado di approssimazione, non possono i territori svantaggiati essere considerati come tutti gli altri; è triste constatare che voi continuate a ignorare questa materia e non date spazio a chi vuol portare gli interessi e la voce e la sofferenza, ma anche la dignità di quei territori. Se voi continuerete ad ignorare quegli interessi noi continueremo a far sentire la loro voce in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Murelli. Ne ha facoltà.

ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Ringrazio la Ministra Azzolina, che si è paventata in Aula dopo i nostri richiami con i post nostri e anche del nostro segretario Matteo Salvini, perché è importante che ascolti quello che abbiamo detto in quest'Aula tramite i miei colleghi e quello che anch'io ho da dire, in particolare su un punto del “decreto Scuola” che vi accingete ad approvare che non viene toccato e in particolare spero qualcosa cambi anche nel “decreto Rilancio”, ma a parte i soldi stanziati per ora non vi è traccia di altro.

Parlo delle scuole paritarie, quelle scuole che molti di voi credono siano scuole private, quelle che molti di voi credono siano scuole per privilegiati, quelle che secondo voi prendono solo soldi dallo Stato, ma non servono a nulla; invece sono appunto dette paritarie, perché significa che seguono le leggi della scuola statale e per questo, per esempio, assumono personale qualificato parificato alla scuola pubblica, per questo motivo ricevono contributi dal Ministero, dal suo stesso Ministero, Ministra Azzolina, e dalla regione, ma la loro sussistenza è assicurata esclusivamente dalle rette che le famiglie pagano mensilmente e che coprono le spese sui dodici mesi, quando effettivamente lo pagano in dieci mesi, da settembre a giugno.

Alle persone che criticano le scuole paritarie vorrei ricordare che lo Stato spende per un alunno nel sistema delle scuole statali circa otto volte di più rispetto a quanto rimborsa alle scuole paritarie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), con un costo annuo che oscilla tra 5.300 e 7.600 euro all'anno per alunno, mentre i contributi che lo Stato dà alle scuole paritarie per bambino sono circa di 800 euro, che vanno in detrazione fiscale alle famiglie; è evidente quale sia il risparmio che lo Stato ha grazie alla presenza sul territorio delle scuole paritarie, e non è solo un risparmio di costi, non è un solo un riempitivo di posti che la scuola statale non riesce a coprire, ma è molto, molto di più una scuola paritaria. Nella maggior parte dei casi si tratta di scuole parrocchiali, basate su valori oltre che costituzionali, anche cristiani, su cui si basa la nostra nazione. Nella maggior parte dei casi, appunto, sono nate per rispondere all'esigenza di aiutare le famiglie bisognose. Con il tempo, l'utenza è cambiata, ma anche la concezione delle scuole paritarie stesse, considerate spesso semplicemente private e di élite e sarebbe sufficiente sfogliare il bilancio di qualsiasi scuola paritaria, peraltro pubblica, per capire che le stesse non sono ricche come spesso vengono considerate; la maggior parte di esse rischia la chiusura in un periodo normale, ma in questo particolare periodo sono proprio le scuole paritarie ad essere preoccupate, con il personale in cassa integrazione, a differenza delle scuole pubbliche, il cui personale, invece, viene pagato e per questo abbiamo presentato un emendamento al “decreto Rilancio”, perché le prime nove settimane di cassa integrazione sono già scadute e il rinnovo partirebbe, delle quattro settimane, a settembre, quando la scuola riparte. A cosa serve la cassa integrazione a settembre, se la scuola riparte, o forse dovrebbe ripartire (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? In questo periodo le rette o sono sospese e le scuole non riescono a coprire i costi fissi, oppure sono coperte interamente dalle famiglie, oppure sono arrivati in soccorso i comuni, che se ne fanno carico al 50 per cento, per non dover trovarsi a settembre i bambini per strada e le scuole chiuse. Per non parlare del servizio sospeso, e ora i genitori che sono tornati a lavorare non sanno direttamente dove portare i bambini da 0 a 6 anni; i genitori degli alunni delle pubbliche e paritarie che fanno risparmiare allo Stato, come ho detto, per l'istruzione dei loro figli, che pagano le tasse, sostengono anche la sanificazione delle scuole statali, stanno patendo e la crisi economica, come tutti gli italiani e in molti non riescono a pagare le rette. Urge un sostegno economico adeguato per non annichilire il diritto prioritario dei genitori, secondo la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'articolo 26, e secondo la nostra Costituzione. La preoccupazione sta aumentando poi se a settembre le indicazioni di riapertura saranno ancora restrittive, come sembra dalle linee guida stilate dai roboanti esperti del vostro Ministero, Ministra Azzolina, che sembrano stilate da persone che non hanno bambini da 0 a 12 anni, non sanno che le nostre classi sono formate in media da 25 alunni, non sanno che le metrature delle classi non garantiscono la distanza di un metro per il distanziamento sociale, con questi numeri per classi, ma soprattutto non sanno che i bimbi e ragazzi hanno bisogno di socializzazione, non sanno che i bambini non porteranno sicuramente la mascherina per otto ore e non staranno seduti ad un banco per otto ore dietro un plexiglass, queste sono cose assurde. Mi spiace, ma se nel suo team di esperti ci fosse stata una maestra, una mamma e anche un bambino, avrebbero fatto di meglio (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Alle condizioni attuali, la riapertura di settembre è pressoché inattuabile. Il cambiamento del rapporto economico insegnante-bambino, quindi, il dimezzamento del numero di bambini che la scuola potrebbe ospitare, comporta la mancata sostenibilità della scuola stessa; si stima che almeno un terzo di queste scuole paritarie non riaprirà a settembre. Solo sul territorio piacentino, da cui provengo, per esempio si parla di circa trenta scuole paritarie, con un'utenza di 2 mila bambini e 200 dipendenti.

Dove li mettiamo a settembre questi bambini, cioè non fra tre mesi, non fra tre anni? Si fa presto a fare due conti e a calcolare quanti bambini in Italia si troverebbero senza scuola e quanto personale senza lavoro. Vedo due stime, Ministro Azzolina, che il suo team di esperti avrebbe dovuto considerare. Lo Stato si dovrebbe far carico di un extra costo stimato di 1,6 miliardi di euro, se si stima che un terzo di queste scuole chiudesse a settembre, fino ad arrivare a 4,8-5 miliardi di euro se proprio non esistessero le scuole paritarie. Per non parlare del fatto che non ci sarebbero le strutture, perché né in questo decreto né nel “decreto Rilancio” si parla di edilizia scolastica, di ristrutturazione e di investimenti.

Le prospettive, quindi, non sono rosee, né per le scuole paritarie, né per gli insegnanti - e basta intervistare i precari che tanto difendevate e che ora avete lasciato senza speranze e senza prospettive di stabilizzazione -, né per gli studenti stessi. I nostri figli, i vostri figli, sono il futuro del nostro Paese e bisogna investire sul nostro capitale umano. L'educazione è un diritto costituzionalmente riconosciuto e persino un dovere da parte dello Stato fornirla, specialmente l'istruzione obbligatoria. Le scuole paritarie non sono un privilegio di pochi, ma un aiuto per il sistema educativo italiano, sempre più precario, e non vanno dimenticate.

Ministro Azzolina, mi dispiace ma il suo Ministero non ha nessuna visione del sistema scolastico in ogni ordine e grado. Mi spiace, ma lei non ha idea di cosa voglia dire investire sul capitale umano di un Paese per il suo rilancio economico e culturale. Anzi, Ministro Azzolina, il vostro Governo non ha idea di cosa voglia dire investire sull'istruzione, così come sugli stipendi, fermi dal 2009, sull'edilizia scolastica, sull'innovazione - quella vera - e non andando a dividere il Paese con quel digital divide che sta creando distanze sociali sempre più grandi. Come prima c'era tra le scuole di pianura e le scuole di montagna, ora avete creato studenti di “serie A” e studenti di “serie B”. Mi spiace, Ministro Azzolina: lei e il suo Governo questo esame non lo avete passato; siete bocciati e il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 24.

La seduta, sospesa alle 21, è ripresa alle 24.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul Regolamento l'onorevole Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Io intervengo sugli articoli 8 e seguenti; in particolar modo, qualche ora fa, è accaduto un episodio increscioso, nel momento in cui è stato richiesto ad una collega, l'onorevole Gerardi, di essere allontanata dall'Aula. Lei saprà bene che l'articolo 58 del Regolamento, anzi l'articolo 59 del Regolamento, prevede che, prima dell'allontanamento, vi sia il richiamo. Dal resoconto risulta che il Presidente, che a quell'epoca, qualche ora fa, presiedeva l'Aula, era lei; non ha prima richiamato la deputata, ma ha richiesto immediatamente e bruscamente, con un tono che a me onestamente non è piaciuto, di allontanare la mia collega. Per cui le chiedo gentilmente di chiederle scusa, perché noi, comunque, prima di essere deputati siamo donne. In quest'Aula molto spesso, anzi sempre, chiediamo il rispetto per noi donne, legiferiamo affinché non ci sia la violenza sulle donne, abbiamo fatto diverse leggi tra cui il “Codice rosso” e non vedo perché, in un momento in cui c'è stata una discussione piuttosto accesa, si sia rivolto in quel modo alla mia collega. Per cui chiedo che le vengano, in quest'Aula, che è il Parlamento, date le sue scuse (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tateo. Io non ricordo la sua presenza, onorevole Tateo, qui in quel momento, ma naturalmente era un momento confuso. Quindi lei, forse, non ha sentito come si è rivolta alla Presidenza la sua collega, che sia uomo o donna…No, guardi, adesso non apriamo una discussione su questo. Avete tutti gli strumenti, che sono all'Ufficio di Presidenza, che possono essere attivati contro di me o contro chiunque ha assunto la Presidenza in quel momento, e penso che sia giusto che voi vi avvaliate di quegli strumenti. La vostra collega si è rivolta nei confronti della Presidenza in maniera non appropriata e il sottoscritto ha richiamato per tre volte come primo richiamo la collega e non l'ha espulsa dall'Aula, perché la collega non è stata espulsa dall'Aula. Quindi, chiusa questa vicenda, proseguiamo con i nostri lavori.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gerardi. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Grazie, Presidente. La ringrazio veramente tanto perché ci ha dato, ancora una volta, una riprova di quello che noi pensiamo, e anche sul fatto increscioso che è avvenuto poco fa; vede, molte volte bisogna anche avere dei gesti di umiltà, perché io ci tengo a chiarire anche la mia posizione, che non era rivolta a lei, ma, come molti hanno visto qui dentro, era rivolta verso i colleghi della maggioranza. Non mi sarei mai rivolta a lei in quel modo, perché non era lei l'oggetto in discussione, anche perché io ho molto rispetto per la Presidenza…

PRESIDENTE. Onorevole Gerardi, andiamo avanti sul decreto.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Assolutamente, era solamente per chiarire le posizioni, ovviamente.

Allora, vede, Presidente, noi abbiamo deciso, ancora una volta, di portare avanti per far sentire la voce degli italiani che sono fuori da questo Parlamento; un Parlamento che è stato imbavagliato, un Parlamento che è stato sminuito della propria funzione, perché, vede, malgrado vogliano metterci il bavaglio, a noi della Lega, non ci riusciranno, né ora, né mai, a metterci il bavaglio. Quindi, noi vogliamo, ancora una volta, dare una dimostrazione che noi siamo collaborativi, anche perché fino all'ultimo vogliamo cercare di far capire al Governo e al Ministro, che è qui in Aula e ci sta allietando con la sua presenza, quanto sia difficile e quanto sarà difficile la ripartenza per l'attività scolastica di settembre; un'attività scolastica che ancora non ha visto luce e, soprattutto, noi non ne sappiamo ancora nulla, e da mamma sinceramente sono anche molto preoccupata.

Il mio ordine del giorno va in questo senso, perché, vedete, noi abbiamo parlato delle scuole paritarie, abbiamo parlato dei precari, ma abbiamo sottovalutato anche un aspetto importante nella fase di lockdown, quindi della non possibilità di frequentare la scuola: c'è stato l'ampliamento, perché comunque la formazione a distanza è un qualcosa, è un'attività didattica che comunque veniva già svolta prima, ma c'è stato il potenziamento, anche perché era l'unica forma di frequentazione per gli alunni. Quindi, caro Governo, caro Ministro, non vi siete inventati nulla di così particolare.

Intanto, questo decantato provvedimento non sembra che abbia portato soluzione ai tanti interrogativi dei genitori, dei docenti e del personale scolastico. Purtroppo dovete sapere - perché noi viviamo nel mondo reale - che non tutti vivono in un centro abitato che è servito da banda larga, da Internet Wi-Fi, da fibra ottica, e quindi non tutti hanno la possibilità di stare incollati, come magari ha fatto sempre il MoVimento 5 Stelle, davanti a un PC e legare la propria esistenza ad un click; perché, vedete, fuori, come vi ripeto, c'è il mondo reale.

Non avete messo un soldo per quanto riguarda l'incentivo all'acquisto di PC, di tablet, che servono per le fasce meno abbienti, perché dovete sapere - e mi preme ricordarvelo - che nel mondo esistono persone che, purtroppo, non hanno la possibilità di accedere all'acquisto di queste attrezzature, e in questo momento di pandemia ce ne è stato veramente bisogno; molti bambini si sono dovuti, purtroppo, attrezzare con i telefonini, non hanno avuto una connessione Internet e, quindi, magari hanno dovuto cercare delle reti libere Wi-Fi fuori casa. Noi stessi, nella mia provincia, abbiamo liberato dai codici le Wi-Fi, proprio per permettere a chi non poteva, di potersi collegare con le fonti che c'erano. Quindi, abbiamo cercato tutti quanti di collaborare e voi, invece, non avete collaborato ancora una volta, non vi siete resi conto che i bambini non potevano fare lezioni perché i genitori non potevano acquistare un PC o un tablet.

Io sono una mamma, come vi ho detto prima, e sono anche preoccupata perché, vedete, mandare dei bambini a scuola nelle modalità che stiamo apprendendo dalla stampa…

PRESIDENTE. Onorevole Gerardi, ha concluso il suo tempo.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Dieci minuti?

PRESIDENTE. No, quattro minuti: mi è stato segnato dal suo segretario d'Aula (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, non c'è nessun problema, i vostri segretari d'aula sono venuti alla Presidenza e hanno dato quattro minuti per ogni intervento.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Io stavo concludendo, quindi…

PRESIDENTE. Ma finisca i dieci minuti, si figuri, la parola anche nell'amministrazione….

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Posso concludere.

PRESIDENTE. Lei ha dieci minuti, glielo dico io che ha dieci minuti.

FRANCESCA GERARDI (LEGA). Concludo assolutamente, sono pochi concetti, non è nulla di così particolare. Quindi abbiamo appreso dalla stampa di queste ipotetiche strutture in plexiglass. Ecco io non mi preoccupo dei bambini più grandi, quindi dei bambini che riescono a mantenere una mascherina in classe o mantengono le distanze di sicurezza. Io sinceramente mi preoccupo dei bambini della scuola materna, come mia figlia che ha quattro anni. Io penso che sia difficile per un insegnante tenere dei bambini così piccoli a distanza, perché vede è difficile tenere un bambino di quattro anni, di tre anni dietro un paravento: lei lo sa, Ministra, che è difficile tenere un bambino dietro un paravento? Penso che non lo sappia. Io lo so e lo sanno anche tanti insegnanti e tante persone che fanno parte del corpo docenti. Ecco, molte volte non serve creare queste task force che ci avete millantato e proposto da tutte le parti. Molte volte basterebbe ascoltare insegnanti e genitori che hanno il termometro della situazione in mano e vi dicono realmente quello che succede dentro una classe di una scuola materna. Quindi magari fate tesoro di tante richieste che vi vengono fatte dall'esterno, perché molte volte non vengono fatte per minare il vostro lavoro ma vengono solamente fatte per migliorare la vita quotidiana dei nostri bambini in questo caso, che è la cosa più importante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega De Angelis. Ne ha facoltà.

SARA DE ANGELIS (LEGA). Grazie, Presidente. La scuola è uno dei settori più importanti della vita del Paese, perché riguarda il quotidiano delle famiglie, l'educazione di bambini e ragazzi e la loro crescita personale come individui. Il percorso sui banchi è accompagnato da insegnanti e personale, nella stragrande maggioranza dei casi di alta professionalità e questo - ci tengo a sottolinearlo - ho avuto modo di riscontrarlo personalmente oggi che sono una mamma e quando ero presidente del II municipio di Roma, ruolo questo che mi ha permesso con mia grande soddisfazione di collaborare con professori e personale molto competente, la cui capacità non è purtroppo sufficiente a risollevare le troppe criticità della scuola italiana, criticità divenute croniche. Tra esse - solo per citarne alcune - il dissesto dell'edilizia scolastica e la mancanza di insegnanti; poi ci sarebbero anche i famosi precari inseriti in graduatorie di merito già esistenti, ma si preferisce, anziché assumerli direttamente e risolvere rapidamente il problema della carenza di organico dei docenti, procedere a concorsi a risposte aperte. A tali problemi già presenti, a causa della pandemia che in questi mesi ha sconvolto il mondo, se ne sono purtroppo aggiunti altri, molti altri. Chi vive ogni giorno la scuola, lo sa bene e sa anche che poco o nulla si è fatto per risolverli. Evidentemente le priorità del Governo sono altre e non hanno nulla a che vedere con i nostri bambini e con i nostri ragazzi, con la loro formazione, con il loro futuro che poi è anche il nostro futuro, il futuro del nostro Paese. Il diffondersi dell'epidemia che certo ha colto tutti impreparati purtroppo ha evidenziato tutto questo e ha messo in luce l'incompetenza di chi dovrebbe risolvere i problemi e non emanare decreti come quello che oggi stiamo per votare, un decreto inconsistente e privo di soluzioni, sul quale anche per questo la Lega voterà no. Se dovessi illustrare nel dettaglio tutto quello che oggi non va nella scuola italiana parlerei fino a domani mattina; mi limiterò quindi a sottolineare in ordine sparso alcuni elementi che ritengo particolarmente importanti. Penso per esempio alla scarsa considerazione ricevuta dagli istituti paritari che svolgono un ruolo fondamentale sia nell'educazione e formazione di molti bambini e ragazzi, sia socialmente nell'assistenza e integrazione di studenti disabili, istituti che nella situazione attuale rischiano di non riuscire a riaprire con conseguenze di notevole portata anche sulla scuola pubblica che difficilmente riuscirà ad accogliere anche gli studenti delle paritarie che potrebbero non avere più la loro scuola. Penso inoltre in questo particolare periodo alla didattica a distanza, strumento inusuale al quale studenti e professori si sono necessariamente dovuti adeguare: uno strumento però che nonostante la buona volontà e la grande capacità organizzativa degli insegnanti non è stata assolutamente sufficiente a garantire agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado la formazione a cui hanno diritto. Non sono pochi infatti i bambini e i ragazzi che vivono in contesti familiari di grave difficoltà economica e sociale, che non hanno a disposizione un computer e una connessione adeguata per collegarsi ad Internet e seguire le lezioni. Oggi che si parla tanto di digitalizzazione e nuove tecnologie anche in ambito scolastico è fondamentale pensare a quanto appena sottolineato e anche a un'altra cosa: la scarsa sicurezza della rete. Su quest'ultimo punto in particolare - mi preme rilevarlo - si sono verificati vari incresciosi episodi che hanno visto intrusioni di hacker nelle piattaforme utilizzate per le lezioni online. È accaduto, per esempio, che gli studenti della scuola romana “Settembrini”, connessi per ascoltare la loro professoressa di inglese, hanno visto comparire sui loro schermi immagini pornografiche.

Al di là di tutto questo riconosco che ovviamente, in fase di emergenza sanitaria, il contatto da remoto tra insegnanti e allievi era necessario ma va assolutamente detto che per come si è concretamente svolto ha comportato una serie di conseguenze di cui non si possono e non si devono trascurare gli effetti, conseguenze che riguardano non solo l'effettiva e adeguata trattazione di tutti gli argomenti inseriti nei programmi ministeriali, previsti per le diverse materie, ma anche, ed è questo un punto altrettanto importante, la valutazione dei progressi nell'apprendimento di bambini e ragazzi, fondamentale perché fornisce a loro e agli educatori una fotografia oggettiva dei risultati ottenuti e delle eventuali lacune nell'apprendimento.

Che dire poi dell'incertezza su tempi e modalità di riapertura delle scuole. Mentre in quasi tutti i Paesi del mondo gli studenti sono già tornati in aula, in Italia a quanto sembra ci sono ancora solo ipotesi come quella dei doppi turni annunciati in pompa magna dal Ministro Azzolina che, dopo la montagna di critiche che le sono piovute addosso da più parti, si è rimangiata l'idea affermando di non ritenere possibile sdoppiamenti delle classi e ha ripiegato su altre ipotesi come l'inserimento tra i banchi di pannelli di plexiglass e l'uso di visiere al posto delle mascherine per garantire la socialità. Ipotesi, non certezze: quelle certezze di cui gli studenti e le famiglie hanno bisogno anche per organizzare la loro vita quotidiana. Infatti molti genitori per fortuna hanno ripreso il lavoro o lo riprenderanno a breve; non tutti purtroppo hanno la fortuna di avere nonni che possono aiutarli e come faranno in assenza di soluzioni concrete e percorribili a gestire lavoro e famiglia in attesa del momento in cui finalmente si tornerà in aula? Su questo punto le risposte del Governo sono assolutamente insufficienti: l'estensione del congedo parentale, i voucher babysitter non bastano e si dovrebbe a mio avviso pensare a qualcosa di più ampio e stabile, non ad iniziative spot che non risolvono certo i problemi dei genitori lavoratori.

Genitori, studenti, amministratori ed operatori del settore, professori bisognerebbe ascoltarli: individuare soluzioni concretamente attuabili perché, come ha scritto in un brillante corsivo recentemente pubblicato su Il Corriere della Sera Ernesto Galli della Loggia a proposito in particolare degli insegnanti: “Solo loro” - cito testualmente - “potrebbero parlarci di quella cosa che nelle discussioni italiane viene sempre per ultima: della realtà. Di quell'insignificante particolare rappresentato da come stanno effettivamente le cose al di là dei nostri desideri e delle nostre teorie”.

Ecco, non so se il Ministro Azzolina ha ascoltato i soggetti coinvolti: non credo, vista la manifestazione fatta anche ieri sotto al Ministero. Noi della Lega l'abbiamo fatta: nei giorni scorsi, tra le varie iniziative messe in campo sul tema della scuola, abbiamo organizzato un appuntamento online intitolato proprio “Quale futuro per la scuola?”, un appuntamento nel quale si sono confrontati i rappresentanti di tutte le categorie coinvolte e dal quale sono emersi suggerimenti ed indicazioni molto utili per lavorare ad un miglioramento dell'istituzione scolastica, nell'interesse di chi la frequenta e di chi, con dedizione, ci lavora e dell'Italia tutta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffaelli. Ne ha facoltà.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, membri del Governo, fa quasi sorridere o, meglio, fa quasi piangere, Presidente, discutere in quest'Aula un provvedimento che titola “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”. Quando parliamo di “misure urgenti” e “regolare conclusione” vorrei sommessamente ricordare che oggi termina l'anno scolastico per tanti studenti, ai quali avete detto tutto e il contrario di tutto, persino “tutti promossi”, mentre si stavano muovendo i primi passi verso la didattica a distanza.

Un decreto partorito l'8 aprile e che arriva oggi alla Camera è la cifra dell'inadeguatezza e dell'incapacità di organizzare e pianificare, con consapevolezza e con responsabilità, il futuro dei nostri figli. Come sempre e come ci è stato chiesto più volte dal Presidente della Repubblica, con il senso di responsabilità che ci contraddistingue e che ci appartiene, abbiamo tenuto un atteggiamento collaborativo, al fine di migliorare un provvedimento zoppo, confuso ed inadeguato, che ha determinato accese discussioni, anche in seno alla stessa maggioranza di governo, tensioni non ancora del tutto placate, come hanno dimostrato alcuni interventi dei colleghi di maggioranza che hanno espresso contrarietà rispetto ad alcuni contenuti del provvedimento, oltre che sui toni della discussione.

Ma oramai, Presidente, questa maggioranza ci ha abituati a litigi continui a posizioni esatte e contrarie sulla giustizia, sulla scuola, sull'economia, sul MES, posizioni divergenti che però, immancabilmente, rientrano e si accomodano, anteponendo all'interesse del Paese la tenuta di un Governo posticcio che, pur di non dar voce al popolo, trova sempre una via di conciliazione. Questo Esecutivo più volte ci ha assicurato che le nostre proposte avrebbero trovato spazio in altri provvedimenti. Quali, ci chiediamo? Quali, Presidente? Dobbiamo ancora capire. Qui ci sono solo continui rinvii e ritardi che fanno male al nostro Paese, già in grande sofferenza e che ne appesantiscono oltremodo la ripartenza.

Lo abbiamo capito, la velocità non è il vostro forte, ma abbiate almeno l'umiltà di ascoltare e di accogliere proposte di buonsenso che ci vengono dalle associazioni, dagli imprenditori, professionisti, partite IVA, insegnanti. Fuori c'è un mondo che sta gridando a gran voce di essere ascoltato, anche attraverso la nostra voce. L'arroganza e la presunzione di bastare a se stessi e di esseri i privilegiati detentori della verità in tasca è un errore imperdonabile che, ahinoi, marchia a fuoco l'attività di questo Esecutivo sin dai primi giorni della gestione dell'emergenza sanitaria. Oggi, il dialogo con le opposizioni dovrebbe essere costante e, soprattutto, vero, perché, purtroppo, Presidente, tante sono state le rassicurazioni da parte anche dello stesso Presidente Conte, rassicurazioni che però sono rimaste tali e non si sono mai tradotte in atti concreti e questo non a scapito della Lega, ma del Paese.

Ancora una volta, poi, si procede a colpi di fiducia, nonostante i tanti dubbi della stessa maggioranza, strozzando il dibattito e dando un pessimo segnale al Paese, agli studenti e alle loro famiglie, che sono in grande affanno per il mancato coraggio e la forza di decidere di questo Esecutivo. Chi governa ha la responsabilità di decidere, non di attendere. Chi governa ha la responsabilità decisionale e lo deve fare con determinazione e fermezza. Spiace dover constatare che queste qualità non appartengono a questo Esecutivo, che compie timidissimi passi e per lo più incerti. E, a volte, poi basta semplicemente guardarsi intorno e osservare chi ha il coraggio di assumere decisioni: siamo stati i primi a chiudere le scuole e saremo gli ultimi a riaprirle, non si sa peraltro né come, né quando. Nella vicina Francia, un milione e mezzo di bambini sono già scuola in sicurezza, così in Austria, Svizzera, Germania, Belgio, Danimarca. Queste famiglie hanno delle certezze, perché non esiste “fase 2” se non riparte la scuola.

Sono stati mesi difficili, anzi difficilissimi, per tutti, per i bambini, i ragazzi, i genitori. Anche i nostri figli sono stati eroi: restare a casa è costato fatica, sacrificio e rinuncia, privazione forzata della socialità e di vitali relazioni, che sono il perno della vita scolastica tradizionale, perché la scuola - lo sappiamo bene - non è un edificio, ma è, prima di tutto, luogo di socializzazione e relazione. Sono stati bravi i nostri figli, composti, a volte comprensibilmente annoiati; niente banchi, niente maestre chinate sui banchi, niente carezze. E, allora, questo provvedimento offre l'occasione per esprimere il nostro sentito ringraziamento a tutto il personale docente, che, con grande senso di responsabilità, ha assicurato l'attività didattica nella modalità a distanza, misurandosi con nuove modalità organizzative, che hanno rappresentato una grande sfida condivisa con i bambini, i ragazzi, le famiglie, e lo dico prima di tutto da mamma. E li ringrazio di cuore perché sono andati ben oltre il dovere, ma, con passione e tanta pazienza, hanno accompagnato e guidato i nostri figli in un cammino nuovo e complesso, oltre gli orari meramente scolastici, nel tentativo di annullare quella distanza fisica che li separava dagli alunni.

In questi mesi, nella didattica a distanza, abbiamo vissuto un improvviso cambiamento radicale delle relazioni tra scuola e famiglia, in un ambiente di apprendimento completamente mutato, sia perché la scuola è entrata nelle nostre case, sia per l'utilizzo degli strumenti tecnologici. La scuola è entrata nella nostre case, nella quotidianità della vita domestica, in un ambiente di apprendimento virtuale, spesso, anche disturbato dalla compresenza di fratelli e genitori in smart working, per non parlare poi delle connessioni instabili. L'impossibilità di attuare forme di didattica che possiamo definire tradizionali ha richiamato tutte le componenti della comunità scolastica, quindi docenti, genitori ed alunni, ad una riprogettazione delle forme e delle modalità di apprendimento, in primis, multimediali, al fine di garantire il diritto all'istruzione degli alunni e la continuità del processo educativo-formativo con uno sforzo enorme. Questo perché l'ambiente di apprendimento della didattica a distanza ha confini ampi, che vanno ben oltre la semplice aula e vede come attori protagonisti i genitori, chiamati ad aiutare i figli in numerose azioni, quali la consultazione del registro elettronico, il reperimento di materiale, il caricamento dei compiti svolti a casa, coinvolgimento tanto più ampio, quanto più l'età dei discenti si abbassa con soglie di attenzione limitate, anche legate alla lunga sovraesposizione agli schermi. In tale contesto così radicalmente mutato, gli insegnanti si sono dovuti organizzare nell'immediato con mezzi e risorse proprie per la strumentazione necessaria, dal reperimento di computer e di tutto il materiale didattico, ai software utili per lo svolgimento delle lezioni. Questo perché per le risorse, infatti, si è dovuto attendere l'emanazione o, meglio, la conversione in legge del cosiddetto decreto Cura Italia.

Ecco perché, Presidente, dopo tre giorni, il gruppo della Lega è ancora qui, ben oltre la mezzanotte, a dare battaglia contro questo provvedimento, che lascia lavoratori, insegnanti, studenti e genitori nella totale incertezza. Non solo non siete stati in grado di riorganizzare la ripresa dell'attività scolastica entro la fine dell'anno, quindi a metà maggio, ma navigate a vista anche per il rientro a settembre. Le risorse destinate all'edilizia scolastica sono una goccia nel mare, quando, con soli 2 miliardi di quei tanti che l'Europa deve darci, potremmo avviare, come già detto più volte dall'Unione delle province italiane, interventi immediatamente cantierabili per oltre mille istituti. Nessuna stabilizzazione per chi lavora da anni e 160 mila precari abbandonati. Poco o nulla per gli studenti fuori sede, i cui genitori hanno dovuto, comunque, pagare affitti per immobili inutilizzati diversi mesi. Abbandonate anche le scuole paritarie, con 900 mila alunni e 130 mila insegnanti dimenticati per quel pregiudizio ideologico che vede nel privato un qualcosa di opaco da contrapporsi al pubblico, anziché vederlo come offerta complementare quanto mai necessaria a dare risposte.

Sa cosa c'è, Presidente? C'è che il principio della libertà fa paura, forse perché chi è libero è difficilmente controllabile e sfugge dagli schemi statalisti e centralisti di questo Governo.

Difficile poi, Presidente, parlare a chi ha gestito…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ELENA RAFFAELLI (LEGA). Mi avvio alle conclusioni. L'emergenza a colpi di DPCM, esautorando questo Parlamento delle proprie prerogative; ma noi qui in quest'Aula continuiamo la nostra battaglia per difendere la libertà educativa, così come la libertà di impresa e così come ogni altra forma di libertà, dall'inadeguatezza di un Governo centralista, senza visione, senza idee e senza coraggio. Annuncio dunque il voto contrario al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lucchini. Ne ha facoltà.

ELENA LUCCHINI (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, il “decreto-legge Scuola”, partorito dal Governo dopo tre mesi di inattività, che doveva dare indicazioni in merito alla riapertura delle scuole, all'organizzazione dell'orario scolastico, allo svolgimento degli esami di Stato, risposte concrete in riferimento agli aiuti economici al comparto scolastico, all'edilizia scolastica e alla sicurezza dei nostri ragazzi per l'emergenza COVID-19, in realtà non ha portato che ulteriori incertezze, confusione e l'ennesima presa in giro nei confronti di studenti, famiglie e insegnanti. Mentre tutto il resto d'Europa riapre le scuole, in Danimarca come in Francia, in Germania, in Finlandia, in Belgio, in Italia no. Negli altri Paesi europei i genitori hanno delle garanzie, i bimbi studiano e gli insegnanti lavorano; in Italia zero certezze e zero tutele.

Abbiamo assistito a proteste da parte di associazioni di genitori che hanno denunciato la mancanza di un piano di intervento sull'istruzione conseguente all'emergenza sanitaria, un settore considerato evidentemente irrilevante da parte del Governo. Le associazioni hanno fatto emergere la mancanza di risorse specifiche per seguire chi presenta disabilità e l'importanza dell'ambiente scolastico per chi manca di un sostegno familiare, come i ragazzi delle case famiglia. Hanno messo in evidenza anche il ruolo della donna, figura materna ed elemento portante all'interno della famiglia, alla quale si fa sempre affidamento, anche implicitamente, dando per scontato il fatto che possa triplicare il carico di lavoro, badando contemporaneamente ai figli o rinunciando al lavoro stesso per rimediare agli errori del Governo, che non ha saputo riorganizzare il sistema scolastico per consentire a mamme e papà di tornare a lavorare.

A differenza però del passato, le donne oggi hanno raggiunto e conquistato un'indipendenza nel mondo del lavoro; magari qualcuno vorrebbe privarle di tutto questo, per tornare indietro di qualche decennio. Ci si è resi finalmente conto, dopo questi tre mesi di chiusura, quanto l'insegnamento scolastico sia soprattutto un'attività di cura e di relazione con la società che ci circonda.

Ebbene, anziché rispondere a tutte queste richieste, il provvedimento in questione si limita a definire la cornice generale dell'anno scolastico in corso, demandando l'adozione di specifiche misure a ordinanze ministeriali, non chiarendo quando e come per l'appunto dovranno riaprire le scuole, senza pensare a genitori impossibilitati a tornare al lavoro per non lasciare i propri figli a casa da soli, perché non tutti possono permettersi il lusso di un babysitter o dei nonni a casa che accudiscono i bimbi mentre i genitori sono al lavoro. Senza pensare alle tante famiglie che non dispongono di un computer o di una connessione Internet, che consenta l'attività didattica a distanza. E abbandonando al proprio destino tutto il comparto delle scuole paritarie, dimenticate dal Governo e sulle quali ho sentito tanti pregiudizi ideologici, come se i bimbi e gli insegnanti delle paritarie non fossero importanti o avessero minor rilevanza, non considerando invece che questo sistema nazionale di istruzione in Italia esiste da vent'anni e si è rivelato indispensabile per l'erogazione universale del servizio scolastico dai 3 anni in su di età. Le scuole paritarie infatti oggi contano quasi 13 mila istituti scolastici, 160 mila lavoratori tra docenti e personale tecnico-amministrativo, ben 900 mila studenti con le corrispettive famiglie. Il 30 per cento delle scuole paritarie è a rischio chiusura a causa dell'emergenza sanitaria occorsa nel nostro Paese, ma anche per le mancate risposte governative a questo settore in termini di aiuti economici.

Il risultato è che, se non vi sarà un intervento serio e celere da parte dello Stato, ci ritroveremo a dover ricollocare ben 300 mila studenti e sostenere 40 mila lavoratori disoccupati.

L'emergenza economica conseguente a quella sanitaria ha creato infatti nuove fasce di povertà, colpendo anche quelle famiglie che avevano scelto il sistema educativo delle scuole paritarie per l'istruzione dei propri figli. Se già ieri questo sistema era in affanno e attraversava un periodo di difficoltà finanziarie, che ha portato alla chiusura di 200 paritarie l'anno, soprattutto superiori, oggi, con le famiglie colpite dalla crisi e che hanno smesso di pagare le rette per le ovvie ricadute economiche dovute all'emergenza sanitaria, a fronte di un servizio scolastico chiuso dalle disposizioni governative, rischia di non avere più la forza di riaprire a settembre senza un intervento serio dello Stato. Le conseguenze saranno devastanti per studenti, famiglie ed insegnanti, con un inevitabile riversamento di migliaia di studenti nelle scuole statali, portando ad un vero e proprio collasso nel mondo della scuola.

Inoltre, con tutte le difficoltà del caso relative a norme di sicurezza e distanziamento sociale, si parla di circa 290 mila alunni che dovranno essere assorbiti dalla scuola statale, per un costo pari a 2,4 miliardi di euro, con un conseguente aumento delle tasse per i cittadini italiani: tasse che si vanno ad aggiungere ai 3 miliardi di euro necessari per garantire il distanziamento sociale scolastico. A perderci quindi non saranno solo le scuole paritarie, ma tutto il comparto scolastico italiano, la qualità dell'istruzione, il futuro dei nostri figli e della nostra società.

Questo provvedimento inoltre non risolve il problema strutturale della carenza degli insegnanti per il prossimo anno scolastico. Quest'anno ci saranno 31 mila pensionamenti a fronte di quante assunzioni, visto e considerato che sono previsti stanziamenti inconsistenti? Dell'adeguamento degli stipendi per il personale docente non si fa menzione: il costo della vita è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, ma gli insegnanti hanno ancora gli stipendi bloccati al 2009; ci ricordiamo che questo è stato uno dei motivi per i quali si è dimesso l'ex Ministro Fioramonti.

Per i precari nessuna stabilizzazione: persone che lavorano in ambito scolastico anche da 15 anni senza avere alcuna garanzia per il loro futuro, perché il concorso straordinario è stato rimandato, perché non avete voluto cogliere il nostro consiglio di attingere dalle graduatorie pregresse e dare un contratto a tempo indeterminato a migliaia di insegnanti precari, con il rischio il prossimo anno di danneggiare anche la continuità didattica per gli studenti.

E per l'edilizia scolastica? Urge sistemare più di 1.700 istituti i cui progetti sono già cantierabili, il cui costo è pari a 2 miliardi di euro: perché non investire immediatamente 2 miliardi per questo? Per qualcosa di tangibile, che permetterebbe anche di creare posti di lavoro. Ma la cosa più grave è che ogni decisione assunta dal Governo e dal Ministro dell'istruzione è stata presa in autonomia, senza consultare i dirigenti scolastici, i docenti, il personale ATA, gli enti locali, coloro insomma che conoscono bene la realtà della scuola perché la vivono ogni giorno.

Infine il Governo puntualmente torna a chiedere collaborazione alla minoranza: annunci però che si limitano a rimanere semplici parole, perché nei fatti la maggioranza dimostra l'esatto contrario, respingendo le proposte presentate dalla Lega e dalle opposizioni, non esaminandole addirittura nella maggior parte dei casi, e andando avanti a colpi di fiducia. Quindi di fatto stroncando ogni possibilità di dialogo, di intervento, di miglioramento dei testi, depauperando il Parlamento delle sue funzioni e, in conclusione, prendendo in giro milioni di italiani che attendono risposte e che invece si trovano ad assistere a questo siparietto: un teatrino che però oggi è diventato palese anche per chi non è nelle aule del Parlamento e che non vede l'ora di mandarvi a casa.

Signor Presidente, esprimo convintamente il mio voto contrario alla conversione in legge di questo decreto, che umilia il mondo della scuola, e a questo Governo, che dimostra ancora una volta di non essere in grado, per incapacità o malafede, di guidare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento avrebbe dovuto contenere poche indicazioni essenziali, le linee guida per consentire alla scuola italiana di attraversare e superare il momento di emergenza che ha travolto l'Italia, garantendo il diritto allo studio a tutti, le modalità di apprendimento, la regolarità dello svolgimento dell'anno scolastico e dei relativi esami di passaggio da un ciclo di studi all'altro o finali.

Oggi in quest'Aula si valuta un provvedimento che non risponde ad alcuna esigenza di certezza di studenti e famiglie, che non prevede alcuna soluzione chiara e definitiva.

Ed è questa la prova provata della confusione e dell'inadeguatezza con cui questo Governo, in particolare il Ministro dell'Istruzione, hanno gestito anche l'emergenza applicata al settore scolastico. Altri Paesi europei, che hanno Ministri e Governi consapevoli del ruolo strategico della scuola e dell'istruzione, hanno fatto scelte ben diverse: nessun grande Paese europeo ha stabilito la chiusura delle scuole fino a settembre. I motivi sono più che evidenti: la preoccupazione principale, come quella della stragrande maggioranza delle famiglie, degli insegnanti, degli educatori italiani, è l'impatto che l'assenza dai banchi di scuola, il contatto diretto con gli insegnanti, i compagni di classe, possano incidere negativamente, soprattutto sugli alunni più giovani e sulle loro capacità di apprendimento. In questo momento in Francia, in Svizzera, in Germania, in Danimarca, in Austria, in Belgio, in Finlandia, i bambini sono a scuola, gli insegnanti fanno il loro lavoro, i genitori possono contare su Governi attenti, che garantiscono servizi indispensabili dando certezze e garanzie. In Italia, al contrario, stiamo discutendo di divisori in plexiglass, signor Ministro. Stiamo discutendo di un decreto fonte di incertezze, privo di garanzie, espressione totale della disattenzione del Governo nei confronti dei problemi e delle ricadute, che io credo gravissime, che la chiusura delle scuole per così tanti mesi provocherà agli studenti. Noi invece siamo qui a discutere di come e chi tornerà in settembre a scuola, senza tuttavia alcuna certezza o garanzia. Ma ci sembra normale? Perché non prevedere che le scuole possano godere di flessibilità, autonomia, e potendo decidere liberamente orario e utilizzo degli spazi, anche non convenzionali? Questo decreto provocherà situazioni caotiche e impraticabili. Perfino Bonaccini e Decaro, che di certo non sono ostili a questo Governo, hanno ravvisato molte criticità sull'apertura delle scuole a settembre, alle condizioni dettate da un comitato tecnico-scientifico i cui membri sembrano un ufficio complicazioni, anziché semplificare e andare incontro a quelle che sono le esigenze di studenti, di insegnanti e di famiglie. I mesi di forzata chiusura avrebbero potuto suggerire un confronto ben più ampio e strutturale sulla scuola, un confronto sulla funzione fondamentale della scuola per una società futura consapevole dei propri diritti e per formare le nuove classi dirigenti e professionali in grado di misurarsi con quelle degli altri Paesi, che danno alla scuola ben altre priorità. Ma il ministro Azzolina non è stato in grado di farlo. Ci saremmo aspettati - questo è quello che avrebbe fatto la Lega al Governo sicuramente - di concertare con tutti gli attori coinvolti un progressivo ripensamento della scuola e nuove proposte e strategie educative, ci tocca invece constatare che c'è solo improvvisazione, ci sono solo scorciatoie furbesche, ci sono solo imposizioni che non stanno né in cielo né in terra, quella del plexiglass o quella che costringe la frequenza dei bambini a turni assurdi e improponibili per le famiglie. Questo decreto aggiungerà confusione alla già troppa confusione, Ministro. Aggiungerà pressappochismo alla già troppa superficialità con cui avete affrontato quest'emergenza. Immagino che vi siate chiesti quali ricadute avrà la chiusura delle scuole su bambini e ragazzi. Immagino che i vertici del MIUR si saranno preoccupati se e quando potranno essere superati gli effetti delle classi vuote, della difficile problematica didattica a distanza e di isolamento del contatto coi coetanei. Immagino che al Ministero o nei luoghi deputati si sono fatti studi sulle conseguenze di un evento come questo, che non ha precedenti. Al centro del nostro dibattito, egregio Ministro, egregi colleghi, oggi dovrebbe esserci questo, ovvero: quali conseguenze ci saranno per quegli studenti, a seconda dell'età, e quali per gli insegnanti? Dovremmo confrontarci su quali provvedimenti dovrebbero essere messi in atto da un Governo serio e previdente, da uno Stato che tiene alle future generazioni per contrastare effetti che saranno certamente gravi, soprattutto per gli studenti per cui le ore passate in classe sono ciò che li separa da una vita fatta di degrado, fatta di soprusi, di illegalità, di emarginazione, e dove la scuola non è solo istruzione, ma può essere anche maestra di vita. Il distanziamento sociale forse può prevenire il contagio, ma certamente ha scavato un divario tra gli studenti. Ho letto che quasi un alunno su dieci non segue mai le lezioni a distanza, e che quattro su dieci vivono in contesti abitativi che non consentono di dedicarsi allo studio. Non so se siano dati corretti o aggiornati, o addirittura se la situazione sia ancora peggiore, ma questi problemi il Governo se li è posti? E quali soluzioni ha individuato? Mi sembra nessuna, perché al di là del plexiglass e di improbabili turni non si va.

Certamente l'indispensabile e necessaria ripartenza scolastica dovrà tenere conto di questi gravi problemi, ma non mi sembra siano materia di cui il Governo si stia preoccupando. Non possiamo tacere sul fatto che per prima la scuola si è fermata. In Emilia-Romagna, per esempio, dal 24 febbraio, e poi progressivamente così in tutta Italia, e la stessa scuola sarà l'ultima a ripartire, come se fosse di importanza zero rispetto a tutto il resto. Non ci sono state discussioni, né ho sentito prese di posizione da parte dei tanti esperti governativi sui diritti degli alunni, ma anche delle famiglie, che non hanno informazioni certe sulle modalità di riapertura. Ed è certo che la didattica a distanza non può assolutamente sostituire il ruolo della scuola dal punto di vista culturale, formativo o sociale in nessun ordine e grado, rischiando, come ho detto, di abbandonare fasce consistenti di giovani. Per non parlare poi degli studenti che avevano già difficoltà in classe e che seguivano piani didattici personalizzati. Anche in questo caso, chi ha potuto contare su una famiglia di supporto o sul lavoro straordinario di insegnanti di sostegno ha avuto la possibilità di adeguarsi, pur con gravi difficoltà, alla didattica a distanza, ma tutti gli altri, Ministro? Li avete abbandonati. A fronte di tutte queste pesanti problematiche, arriviamo solo a giugno iniziato ad affrontare la questione scuola con un decreto inadeguato, con una versione e una visione di soluzioni parziali quando non addirittura contrarie a quello che è un buon senso o una corretta e previdente programmazione. Siamo in ritardo, Ministro, ma soprattutto siamo il fanalino di coda dell'Europa. Per questo Governo la scuola rimane un argomento secondario, non una priorità come in altri Paesi analoghi al nostro. La valutazione dei contenuti del decreto è assolutamente negativa, devo dire purtroppo, perché significa che questo Governo, in particolare il Ministro Azzolina, daranno l'ennesimo colpo di grazia alla scuola italiana. Avevate un compito: contemporaneamente alla chiusura delle scuole avreste dovuto attivarvi per mettere a punto un piano certo e chiaro per la ripresa delle attività il più presto possibile degli asili e di tutti gli altri ordini e grado di istruzione adeguata a quelli che erano i bisogni dei bambini, degli adolescenti e delle famiglie. Non ne siete stati capaci, Ministro. Non ce ne stupiamo, ma crediamo anche che la vostra permanenza al Governo sia un danno incommensurabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA LOCATELLI (LEGA). Buonasera Presidente, buonasera Ministro, Viceministro, colleghi, stavo riflettendo su qual è il problema, qual è il problema di questo Governo, come mai non riusciamo ad andare avanti. Il problema è che i miei colleghi, io, credo che riusciamo a parlare con le famiglie, con la gente, invece penso che qui ci sia veramente un distacco dalla realtà, qualcosa che non vi consente di capire quali sono veramente i bisogni e le esigenze delle persone. Siamo qui a votare un provvedimento che non è piaciuto a nessuno, che come tutti i provvedimenti intrapresi da questo Governo arriva tardi e non risolve niente. Come sempre saranno le regioni, gli enti locali, i lavoratori, le famiglie a doversi organizzare, in questo caso anche i bambini e i ragazzi a doversi adattare a ciò che deriva dalle vostre incertezze e incapacità. Ho ascoltato tanti colleghi che hanno parlato prima di me, sono stati toccati temi importanti: strutture scolastiche, didattica, sostegno alle paritarie, lavoro, prove finali. Tutto ciò, per le famiglie che mi scrivono, con cui parlo, è solo una minima parte delle tante preoccupazioni che hanno per il futuro dei propri figli. Figli che hanno disabilità intellettiva, relazionale, motoria, che hanno difficoltà di apprendimento, disabilità sensoriale, comportamentale, magari anche malattie cronico-degenerative rare, immunodepressione. Ognuno di questi bambini e ragazzi da mesi è isolato in casa.

Le famiglie hanno dovuto fare molti sacrifici, e anche poter andare a fare la spesa in alcuni momenti è stato davvero, davvero molto difficile. Staccarsi da casa e lasciare un ragazzo, un bambino, con insufficienza mentale grave da solo, in mancanza di una badante o di una persona che lo accudisce, a volte anche delle terapie, delle fisioterapie che seguivano, senza avere il supporto della scuola, è stato davvero difficile e sacrificante per queste famiglie.

Per molti alunni con disabilità è stato impossibile seguire la didattica a distanza, perché semplicemente non sono in grado; perché quello che colgono dalla partecipazione alle lezioni con i propri coetanei sono le carenze, sono l'allegria dei bambini, le voci, i suoni, il contatto, a volte, la presenza, anche l'ambiente sociale, quello diverso dall'essere in casa. In altri casi ci sono state attività didattiche mirate, specifiche, che possono aiutare il bambino, il ragazzo, a sviluppare una serie di capacità, ma questo è stato bloccato, fermato, spento, come se fosse calato il buio per loro. Sono anni che parliamo di inclusione scolastica, di PEI, di POF, di contatto con le famiglie, collaborazione, percorsi mirati, e adesso ci siamo resi conto dei gravi limiti già presenti che oggi rendono il sistema ancora più fragile. Va bene dare delle linee guida - ci mancherebbe -, proporre qualche soluzione, ma non possono essere solo annunci da dare in pasto alla stampa, che poi lasciano tutti in difficoltà nella messa in pratica e nella realizzazione. Ci sono stati ritardi paurosi, inspiegabili, da parte di questo Governo nell'attivarsi delle chiusure, degli approvvigionamenti, delle cure, della presa di coscienza della portata di questa emergenza. Ci sono stati ritardi, adesso, sulle riaperture, sull'emissione delle stesse linee guida, sui sostegni; questo ha portato all'esasperazione di milioni di persone che, ancora una volta, con questo decreto scuola, sono troppe, troppe, troppe, che sono rimaste inascoltate; troppe persone che protestano e rimangono senza avere attenzione ai propri bisogni. Ci sono pochi fondi per un sostegno sufficiente alla sopravvivenza dei servizi e molte responsabilità: troppe sulle spalle di altri.

Noi abbiamo presentato degli emendamenti in favore dei percorsi per i bambini con difficoltà, chiedendo la presenza continua, chiedendo la continuità didattica, che fino adesso è mancata, chiedendo anche degli orari costanti. Non vogliamo, però, proclami, o magari compravendite come quelle che ci propina ogni tanto il Presidente Conte: chiediamo ragionamenti seri, concreti, che non illudano le famiglie, soprattutto dei più fragili, perché chi imbroglia gli italiani e lascia indietro le persone più fragili e le famiglie in difficoltà merita tutta la nostra rabbia, il nostro scherno e le proteste, che a questo punto possono solo essere all'inizio.

Senza pensare a una riprogettazione vera dei sostegni di tutte le misure che riguardano la disabilità, compresa l'inclusione scolastica, non potremo colmare quel buco che si è formato in questi mesi e il recupero delle regressioni relazionali, funzionali, dell'apprendimento, che hanno avuto i nostri ragazzi, e che diventeranno disperate da colmare. Spesso in quest'Aula qualcuno ha fatto la morale alla Lega; qualcuno contesta le nostre azioni, le reazioni, magari anche le proteste; magari noi non ci commuoviamo per le sanatorie che si riservano ai migranti, però ci dà molto fastidio che si sia mancato di rispetto verso i cittadini italiani, soprattutto le persone più deboli. Uno degli ordini del giorno che abbiamo presentato riguardava una questione che mi sta a cuore - mi prendo solo due minuti prima della chiusura per dirlo, perché è stato dato un parere favorevole ma io temo che sia stato dato anche un po' in maniera frettolosa - e spero che ci sia la possibilità di approfondirlo, non solo con i Ministri che si occupano di scuola, ma poi, in particolare, con chi si dovrà occupare di disabilità, e non sappiamo bene se sia il Presidente Conte o qualcun altro: vabbé, lo inviteremo a parlarne. Comunque, ci sono molte famiglie che sperano di poter continuare a rinviare gli anni scolastici dei propri ragazzi, perché un bambino che esce troppo presto dal percorso scolastico non ha nulla ad aspettarlo; spesso non ci sono strutture nei nostri territori adeguate all'età e alle gravità dei ragazzi che hanno disabilità. Quindi io mi auguro che questo Governo possa, anche magari in collaborazione qualche volta con la minoranza, che può essere di supporto a determinate scelte di percorso, soprattutto in questo settore, cercare delle soluzioni perché non si sia più costretti a chiedere la bocciatura del proprio figlio, perché alla fine del percorso delle scuole elementari - e poi delle medie - un bambino di 13/14 anni con grave di disabilità, che possa essere intellettiva, sensoriale o motoria, magari debba essere inserito forzatamente in qualche centro diurno non adeguato. Allora adesso abbiamo visto che con questo provvedimento si riesce a colmare questa difficoltà, questa opportunità e quindi si dice che per quest'anno si può concordare la permanenza del ragazzo nell'anno scolastico. Questo, purtroppo, però, non è una cosa solo di adesso e ci tenevo a dirlo perché ci sono tante famiglie veramente che fanno conto su questo percorso. Io mi auguro che prima o poi si dia una risposta concreta al posto in cui devono stare questi nostri ragazzi. Ho sentito anche colleghi rimproverare alcuni di noi stasera per i comportamenti a volte non rispettosi nei confronti del Ministro o del Governo. Io penso che chi ha tenuto comportamenti offensivi vergognosi fino a questo momento non sia certo la Lega. Chi ha offeso gli italiani, le famiglie, i lavoratori, le imprese, i sindaci, i governatori e, qualche volta, anche i nostri ospedali, sono stati proprio il Presidente Conte e alcuni Ministri; ma noi non molliamo perché gli italiani di queste cose non se ne dimenticano e vogliono delle risposte (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Grazie onorevole Locatelli. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maggioni. Ne ha facoltà.

MARCO MAGGIONI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Governo. Vede, onestamente non provo piacere a dire quello che le sto per dire, perché quando i provvedimenti che emana un Governo sono inefficienti e inefficaci, a perdere è il Paese, e quando ci perde il Paese ci perdono tutti. Un decreto, quando viene emanato, ha una sua componente politica, una componente politica all'interno della maggioranza, dettami che derivano dal corpo del decreto, ma indubbiamente un decreto ha all'interno anche la credibilità del Ministro che propone quel decreto, e, da questo punto di vista, io credo che di credibilità, signor Ministro, qua ne sia rimasta veramente molto poca; ne è rimasta molto poca per il metodo che utilizza lei e per il merito dei provvedimenti che lei ha adottato in questi mesi. Quanto al metodo, lei si è dimostrata una campionessa della politica dell'annuncio. Io non so se è per un eccesso di zelo nel voler parlare a tutti i costi in ogni momento, oppure perché lei pensa a voce alta (probabilmente sarà anche questo), ma sta di fatto che, signor Ministro, le do un consiglio, anche se non richiesto: prima si decide, poi si parla, perché se si fa l'opposto si crea nel Paese soltanto una grande confusione e in questo momento il Paese non può permettersi un Governo che faccia confusione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siamo partiti a marzo, dove le agenzie si rincorrevano con sue dichiarazioni in merito alla presunta, o meno, chiusura delle scuole, creando una suspense nel Paese che non si era mai vista. Poi abbiamo avuto altre sue dichiarazioni in merito al fatto che probabilmente si utilizzeranno dei turni, con degli ingressi a scaglioni, con genitori che si chiedevano come avrebbero fatto a poter portare il proprio figlio a scuola, conciliando ciò con gli orari di ingresso nel luogo e nel posto di lavoro. Poi abbiamo avuto, in questi ultimi giorni, le indicazioni del Comitato tecnico scientifico, che hanno posto delle condizioni che rendono inapplicabile un ritorno con le strutture adeguate - o inadeguate, a seconda dei punti di vista - e la quantità di insegnanti che abbiamo a disposizione nel settembre prossimo; anche questo ha generato ulteriore confusione nel Paese.

Ultima trovata, di ieri, è quella di creare dei box all'interno delle aule dove relegare i bambini della scuola primaria: lei ha presente cosa vuol dire per un bambino risultare relegato all'interno di un box in plexiglass? Evidentemente no.

Signor Ministro, forse a volte è il caso di fare un bagno di umiltà e quindi riconoscere i propri limiti e ascoltare. È semplice, basta ascoltare quello che dal Paese viene detto. Probabilmente, senza gli esperti che l'hanno consigliata e ascoltando di più quelle che erano le esigenze, le necessità, i consigli, il supporto dei genitori e degli insegnanti che vivono sul campo le problematiche quotidiane legate alla scuola, forse avrebbe fatto una figura migliore. E la prova di questa insufficiente credibilità politica sta nel fatto che, ormai quotidianamente, i suoi incontri, le sue riunioni devono essere supportate dal Presidente del Consiglio; io non so se è per “mal comune, mezzo gaudio”, ma la realtà è questa, al punto di arrivare a minacciare anche le dimissioni. Normalmente, quando un politico a tutti i livelli arriva a minacciare le dimissioni è perché ormai è alla frutta.

Passiamo al merito. Sul merito lei ha annunciato, il 17 aprile, che tutti sarebbero stati promossi. E questo, lo dico da genitore, sicuramente non ha incentivato gli alunni e gli studenti a fare bene, a fare di più in queste ultime settimane, perché tanto risultavano tutti comunque promossi, a prescindere dai voti.

Sulla didattica a distanza, certo, era forse l'unico strumento disponibile in quella fase di emergenza, però la didattica a distanza va fatta in base a quelle che sono le disponibilità, anche tecniche, del Paese e del Ministero. E vede, la didattica a distanza, per come l'avete partorita, è stata una penalizzazione di quelli che erano gli studenti e gli alunni di famiglie meno abbienti, famiglie che non potevano permettersi strumenti informatici, non potevano permettersi connessioni, o per la zona in cui abitano, oppure perché il genitore doveva lavorare in smart working e, quindi, con un personal computer per famiglia è chiaro che si innescava quasi una competizione tra il genitore e l'alunno o lo studente. Ma lei ci ha raccontato dei 70 milioni di euro inseriti nel decreto, che servivano appunto a finanziare l'acquisto di strumenti informatici: 70 milioni che non sono mai arrivati e, quindi, le famiglie questi aiuti non li hanno mai potuti vedere.

Avete costretto i docenti ad utilizzare i propri strumenti informatici e le proprie connessioni private per fare didattica a distanza, con tutta una serie di rischi e di limitazioni in termini di privacy. Le piattaforme di cui era dotato il Ministero erano palesemente inadeguate, ma, anziché correre ai ripari nel sopperire a questa mancanza, avete voluto comunque portare avanti la politica della didattica a distanza con strumenti palesemente inadeguati.

Io credo che la maggioranza non arrivi a ritirare questo decreto perché non vuole perdere la faccia dal punto di vista politico, ma penso che un po' vi vergognate di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Vede, Ministro, non ci si improvvisa a capo di un dicastero, si arriva con l'esperienza, così pure si arriva a fare l'insegnante grazie all'esperienza e sotto questo aspetto io mi auguro che, quando mai riuscirete a decidere i criteri per fare un concorso di assunzione, andrete a privilegiare quelle persone che hanno già dimostrato di saper insegnare, evitando di fare gli errori della passata legislatura, quando con un provvedimento scellerato si sono andati ad assumere insegnanti che non avevano visto, evidentemente, le aule scolastiche da quando avevano finito le scuole elementari.

Vede, questo è un provvedimento palesemente insufficiente, ma è insufficiente a tal punto che non è nemmeno da potersi rimandare a settembre: questo è un provvedimento che va bocciato. Per questo motivo la Lega sta facendo questa battaglia apprezzata nel Paese reale, quel Paese che voi avete dimenticato e da cui vi siete completamente scollegati, e quindi per questo motivo anche da parte mia annuncio il voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo qui riuniti, in questa atmosfera un po' surreale, non per colpa della Lega che vuol fare ostruzionismo, come è stato detto dai colleghi della maggioranza, ma perché oggettivamente si sta parlando di qualcosa di estremamente importante per il Paese e la Lega avrebbe voluto, insieme agli altri componenti dell'opposizione, che di questo provvedimento si discutesse in maniera adeguata e non fuori da quest'Aula, arrivando qui con decisioni già prese.

Peraltro, è surreale il fatto che siamo qui, di venerdì sera, domani è sabato, l'ultimo giorno di scuola per molti ragazzi dovrebbe essere lunedì 8, dove peraltro mi sembra che sia annunciato uno sciopero tanto per non dimenticarsi di essere italiani, soprattutto da parte dei sindacati; e quindi siamo qui, a poche ore dalla fine della scuola, a parlare di un provvedimento che doveva trattare la conclusione di questo anno scolastico.

Non è una novità, perché in queste settimane ne abbiamo viste molte altre, di situazioni analoghe: un “Cura Italia” che doveva non lasciare indietro nessuno, che doveva dare i soldi a chi - tante famiglie - ha perso il posto di lavoro e dopo tre mesi la cassa integrazione non è ancora arrivata a quasi nessuno; c'era quel fantomatico “decreto Liquidità” che doveva essere chiamato aprile e che poi è arrivato a maggio, e che la liquidità non l'ha data né ad aprile, né a maggio, né probabilmente la darà mai alla maggior parte delle imprese; saremo qui, poi, a parlare del “decreto Rilancio”, che probabilmente andrà in Gazzetta quando da rilanciare nel Paese ci sarà abbastanza poco. Quindi, nulla di strano se oggi siamo qui a discutere - oggettivamente fuori tempo massimo - di un altro decreto.

I miei colleghi, e saluto quelli che fanno parte della Commissione competente per materia, sono già entrati con ricchezza di particolari e di dettagli nelle cose che in questo decreto non vanno bene e non funzionano; credo che ormai la maggior parte dei cittadini, quelli che seguono le vicende politiche o semplicemente sono obbligati a seguire le vicende familiari, se ne siano già resi conto. Io riporto - per non ripetere quello che è già stato detto - qualche esempio proprio di vita diretta: io qui in Parlamento sono in X Commissione, nella vita mi interesso soprattutto di questioni di lavoro, economiche, e quindi, colpevolmente, nella mia famiglia, come tanti mariti italiani, ho delegato gran parte dell'attività di assistenza ai figli nella scuola alla moglie, però in questi mesi, inevitabilmente, ho dovuto vedere quello che hanno dovuto affrontare i miei tre figli dal punto di vista scolastico.

Ecco, io ho la fortuna di essere lombardo e di vivere in Insubria, per cui, voglio dire, partiamo già da una parte del Paese dove le cose funzionano abbastanza bene; e qui, devo dire, in qualche modo le scuole si sono arrangiate, però sottolineo il fatto “arrangiate”: non perché siano arrivate indicazioni, strumenti, risorse adeguate da parte del Ministero o del Governo centrale, ma semplicemente perché presidi, insegnanti e tutto il personale della scuola, in qualche modo, hanno fatto fronte a una situazione comunque imprevista e non preparata. Però, devo dire che in tante altre situazioni le cose non sono andate allo stesso modo e la situazione di grande disagio in cui si sono trovate le famiglie italiane in questi mesi sono sotto gli occhi di tutti, e soprattutto c'è questa grande preoccupazione del fatto che non si sa esattamente come tutta la questione andrà a finire e come, da qui a qualche mese, si potrà ripartire.

Nei confronti del Ministro i miei colleghi hanno usato espressioni, come dire, forse un po' forti. Io, quando mi devo riferire a qualche collega del MoVimento 5 Stelle o a qualche membro del Governo Cinquestelle e qualche volta anche del PD, devo dire, ho una sorta di crisi di coscienza nell'esprimere esattamente quello che penso, perché mi rendo conto che non è sempre colpa vostra, semplicemente è difficile fare cose rispetto alle quali non si è adeguatamente preparati.

Per restare in esempi scolastici, visto che parliamo di scuola, quando ho avuto la ventura, negli anni Ottanta, di frequentare il Politecnico di Milano, nella famigerata sezione “A-K Meccanici”, dove c'era una coppia diabolica di assistenti di scienza delle costruzioni, i coniugi Giorda e Cividini, con una per così dire sottile ironia e perversione ai poveri studenti che, al quinto o sesto tentativo di passare l'esame, non lo passavano dicevano: forse è il caso che lei valuti la possibilità di cambiare facoltà. Ecco, signor Ministro o, meglio, signor Presidente perché arrivi al signor Ministro il pensiero, non si è obbligati a saper fare tutto per forza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) magari si faccia qualcosa di più adeguato alle proprie possibilità, ma lo dico veramente in maniera assolutamente costruttiva. Per fare certe cose bisogna avere avuto un minimo di esperienza precedente: è difficile arrivare da avvocati a fare gli statisti; da commercianti di bibite gassate in anfiteatri pubblici a Ministri che devono costruire il futuro economico di un Paese oppure da assistenti o comunque persone che vogliono fare il dirigente scolastico a Ministro dell'Istruzione senza aver mai fatto neanche il consigliere comunale, non dico il sindaco perché è difficile trovare una città, un comune, un paese dove un esponente grillino possa essere eletto sindaco, ma senza aver fatto almeno il consigliere comunale. È difficile immaginare qual è l'attività che un sindaco deve affrontare e alcune cose che avete messo in questo decreto semplicemente non vi sarebbero nemmeno passate per l'anticamera del cervello. Voi cioè dite: fate questo, fate quell'altro, allargate, mettete un metro, nuovi locali, nuove cose e con che cosa gli amministratori locali fanno queste cose? Con indicazioni farraginose, non chiare e soprattutto senza un centesimo, esattamente come tutti gli altri decreti che sono stati fatti in questi mesi che dovrebbero rilanciare il Paese ma pensano veramente di fare le nozze coi fichi secchi. Per cui anche in queste condizioni un minimo di esperienza avrebbe aiutato. Purtroppo devo dire nei banchi del PD ci sono ormai le seconde generazioni di quel grande e antico partito che era il Partito Comunista che, almeno dal punto di vista della creazione della classe dirigente, aveva una grande tradizione. Cinque Stelle non può neanche vantare questo perché, sia da un punto di vista lavorativo che da un punto di vista dell'amministrazione della cosa pubblica, le esperienze sono praticamente pari a zero e i risultati poi si vedono. Non voglio ripetere le cose che i miei colleghi hanno già detto, però alcune veramente devono essere sottolineate perché sono di una gravità incredibile: a parte le cose che sono state dette, ridette, che sono state cambiate nel corso di una notte o tra un tweet e l'altro, tra una videata di Facebook e l'altra, o tra una conferenza stampa e l'altra, però quando un Ministro - qui parliamo di Ministri - di quella che una volta magari era la sesta, settima potenza economica, adesso magari saremo la settima, l'ottava, dopo il COVID saremo magari la nona, la decima ma siamo comunque sempre una grande potenza economica, siamo sempre e comunque una grande democrazia occidentale, e un Ministro non può dire a un certo punto: comunque saranno tutti promossi, todos caballeros, come si diceva una volta. E questa poi è l'immagine di sé che l'Italia mette in mostra al resto del Paese. Poi ci si lamenta che il resto dei Paesi europei, magari quelli del centro o nord Europa, non ci prendono sul serio. Ma se questo è il messaggio che noi facciamo uscire che cosa pretendiamo? Voi ve lo immaginate un Ministro tedesco, olandese, danese che dice una cosa del genere cioè che, a tre mesi dalla fine dell'anno, dice: quest'anno comunque sarete tutti promossi. Rendiamoci cioè conto che chi fa il Ministro dell'Istruzione ha responsabilità grosse sulle proprie spalle.

Oltre a queste cose, volevo sottolineare anche la questione delle scuole paritarie o private, come le volete chiamare. Ecco devo dire - io ho sempre fatto ovviamente scuole pubbliche arrivando da una famiglia comunque estremamente modesta - i miei figli hanno avuto qualche possibilità in più e hanno fatto una scuola materna, le elementari e le medie in scuole private dove però “privato” non significa che c'è il padrone che guadagna sugli studenti. La maggior parte delle scuole private sono scuole sostenute dalla Chiesa piuttosto che associazioni o comunque istituti che semplicemente aiutano l'organizzazione dello Stato a coprire quelle mancanze, quei buchi organizzativi che lo Stato stesso ha.

Ecco io devo dire che nei tre anni di materna, nei cinque di elementari, nei tre di scuole medie per tre figli, quindi parliamo di trentatré anni di scuola, ecco il primo giorno di ogni anno c'è sempre stato l'orario completo, ci sono stati sempre tutti gli insegnanti ed è stato così per tutto l'anno. Credo che chi ha fatto le scuole pubbliche, non possa dire la stessa cosa. Quindi prima di criticare le cose che funzionano, cerchiamo di capire perché funzionano e cerchiamo di portare i modelli positivi in quelle che non funzionano. Ricordo oltretutto che questi 800 mila-900 mila ragazzi fanno risparmiare…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DARIO GALLI (LEGA). Concludo. Fanno risparmiare 6.000 mila euro all'anno allo Stato e, con molti meno soldi, fanno corsi scolastici che sono altrettanto se non meglio organizzati.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galli.

DARIO GALLI (LEGA). Chiudo con un'ultimissima cosa perché questo veramente…

PRESIDENTE. È già oltre di un minuto.

DARIO GALLI (LEGA). Quindici secondi. La collega del PD che è intervenuta in maniera veramente improvvida nella precedente discussione e che ha detto di essere insegnante di liceo: ecco il mio figlio più piccolo ha finito la quarta quest'anno, la finirà lunedì, ha ancora un anno di scuola spero che…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Onorevole Pagano: non c'è, si intende che abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, sono tempi eccezionali e a tempi eccezionali sarebbe bello che lo Stato rispondesse con un livello eccezionale di qualità sia di legislazione sia di attività ministeriale. La sciatteria che c'è nel decreto purtroppo non fa nulla di tutto ciò. Peccato perché vorrei ricordare e ringraziare per una volta, giacché abbiamo questa opportunità, una categoria che ho sentito poche volte citare ossia quella dei nostri ragazzi che, di fronte a una prova incredibile come è stato il cambiamento totale delle loro abitudini e oltretutto un passaggio del tutto innaturale rispetto a quello che sono le loro naturali inclinazioni, si sono adattati con una voglia, con una capacità, con un merito, con un entusiasmo che veramente dovrebbero essere di esempio per tutti noi e non solo. Alcune eccellenze della nostra scuola veramente dovrebbero ispirarci a essere migliori. Infatti posso essere testimone di due esempi, ma è ovvio due perché questo ho potuto vedere, ma chissà quante eccellenze abbiamo visto all'interno della nostra vita quotidiana e di cui nessuno saprà niente. Però mi toccano, ho la fortuna, il privilegio di poter essere qui a testimoniarlo e ne cito due: una per una scuola statale e una per una scuola paritaria. Il liceo “Berchet” di Milano e il Collegio “Gallio” di Como: scuole che, con una velocità assolutamente impressionante rispetto anche alla conduzione balbettante che il Parlamento è riuscito a dare nei giorni più cupi del lockdown, hanno riorganizzato le proprie attività e sono riusciti a fornire un'istruzione, come ho potuto toccare con mano e vedere, di livello incredibilmente alto. A fronte di queste eccellenze sarebbe stato proprio bello vedere una risposta di altrettanto livello e il decreto purtroppo non ha nulla di eccellente, non ha nulla di eccezionale. Si sarebbe potuto cogliere l'occasione di poter mettere effettivamente delle risorse importanti; si sarebbe potuto cogliere l'occasione per fare, grazie alla libertà anche di spesa, interventi veri e seri. Invece abbiamo il grande intervento sulla scuola di 300 milioni: ma dove vogliamo andare con 300 milioni? E non solo, approfitto anche per raccontare un paio di situazioni, motivo per cui evidentemente c'è bisogno anche di cultura finanziaria in questo Paese.

Sarebbe interessante che, a scuola, si imparasse un po' di più di finanza, così almeno la cultura economica, forse, arriverebbe e trasparirebbe anche fra i banchi del Parlamento, perché, purtroppo, io vedo che ci sono dei problemi molto seri. Un esempio, e sono contento che ci sia come Presidente lei, onorevole Rosato, perché, anche se l'espressione è abusata, posso dire: per suo tramite - ci sono due cose che odio: “ricordo a me stesso” e “per suo tramite”, l'ho sentito cinquanta volte in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non vuol dire niente però, in questo caso sì -, riferisca al suo partito che ha detto, fino adesso, delle corbellerie incredibili dal punto di vista del finanziamento e, probabilmente, il fatto di non aver capito niente su come si finanzia uno Stato e su come bisogna gestire una situazione del genere può essere una delle ragioni della sciatteria di questo decreto, può essere una delle ragioni del fatto che non si siano stanziate le risorse adatte, perché, fino adesso, i soldi che sarebbero stati necessari per intervenire in modo eccezionale, in questi tempi eccezionali, sono stati trattenuti per costringere il Paese a prendere i soldi del MES - perché questo, purtroppo, è - e il partito di cui lei, Presidente, fa parte è un propalatore seriale di menzogne incredibili relative a questi strumenti europei.

Vede, io avevo preparato un ordine del giorno per il “decreto Scuola”, è stato dichiarato inammissibile, ma questo ordine del giorno, dichiarato inammissibile perché l'Unione europea non si può toccare, diceva una cosa abbastanza banale, diceva: riduciamo i fondi, attiviamoci per ridurre i fondi che diamo all'Europa, perché noi siamo contributori netti - vale a dire noi paghiamo questa Europa -, per dare più soldi direttamente alla scuola, perché, evidentemente, abbiamo più bisogno di dare soldi alla scuola, non meno bisogno di dare soldi alla scuola. Bene, che cosa succede? Spieghiamo, approfittiamo di questi due minuti per capire perché i finanziamenti alla scuola non arrivano e perché questo Governo non ha capito niente o ha sbagliato dolosamente - cosa che sarebbe ancora peggio - la possibilità di cogliere un'occasione per dare i fondi alla scuola.

Il MES: io ho sentito anche: usiamo il MES perché, così facendo, diamo i soldi agli ospedali, diamo soldi alla scuola; perché non prendere 36 miliardi per la sanità, per la scuola? Uno ho sentito per togliere l'IRAP, le ho sentite di tutte per questi 36 miliardi. Allora, approfittiamo per scriverlo, perché, evidentemente, qui non lo capite e, specialmente, non l'hanno capito i membri del partito di Italia Viva e anche del Partito Democratico, perché continuano a dire scemenze. Quei 36 miliardi non sono un sacco di soldi da prendere e da spendere: quei 36 miliardi sono un prestito, quindi significa che, se il Governo pensa che quei 36 miliardi siano necessari per la sanità, per la scuola, per l'istruzione o qualcosa del genere, deve prima chiedere in questo Parlamento un ulteriore sforamento di bilancio, perché nel “decreto Rilancio” e in questo decreto di questi soldi non vi è traccia. Quindi, prima chiede un ulteriore sforamento, dopo che ha chiesto un ulteriore sforamento bisogna vedere come finanziarlo. Un Paese normale in giro per il mondo si finanzia emettendo BTP: abbiamo visto che, in questo caso, non è un problema, perché c'è una Banca centrale, che acquista i BTP e il costo per interessi di quei BTP è zero, perché i titoli ricomprati dalla Banca centrale ritornano, i propri interessi, allo Stato che li ha emessi. Chiaro? Quindi, l'unica cosa che può cambiare è la differenza fra gli interessi che si pagano sul MES e gli interessi che si pagano - e sono zero - su dei titoli emessi e ricomprati dalla Banca centrale. Ma c'è un problema, e qui arriva la mancanza di cultura finanziaria che il partito di Italia Viva costantemente esprime: continua a non dire che il debito del MES è un debito privilegiato. Cosa significa? E qui perché ci vuole la scuola, ci vuole l'istruzione, ci vuole la cultura finanziaria: il debito privilegiato andate, poi, voi a dire ai milioni di cittadini italiani che hanno sottoscritto BTP Italia che arriva uno che gli passa davanti come privilegio al loro diritto sui loro risparmi? Andate voi a spiegare che chi ha sottoscritto i titoli del debito italiano si trovano scavalcati da un ente europeo, che avrà diritto privilegiato rispetto al loro? Non funziona così, si mette in pericolo lo Stato, perché, se si comincia a dire che c'è qualcuno più uguale degli altri su una cosa così importante come il risparmio, tutti lo vorranno il privilegio, ed ecco che si va verso la strada dell'Argentina.

Altro discorso è il Recovery Fund, altra roba: arriveranno i soldi dall'Europa, potremo usarli per la scuola, potremo usarli per chissà che cosa. Bene, che sappiano i deputati, i pochi deputati in quest'Aula in questo momento, che più Europa, cioè più bilancio per l'Europa è meno bilancio per questo Parlamento; non è che, se io aumento il bilancio europeo, succede che qui arrivano più soldi da distribuire. No, perché lo decidono là cosa fare e, se decidono che la scuola non va bene, perché a loro interessa il Green New Deal, interessano chissà quali altre cose, lo decidono loro e lo seguono loro. Qui, nel momento stesso in cui ci sarà - adesso chiudo, Presidente - il Recovery Fund, nel prossimo bilancio ci saranno meno soldi, perché questi soldi saranno gestiti direttamente dall'Unione europea. Saperlo, evitare di dire queste menzogne aiuterà a scrivere delle leggi migliori rispetto a un decreto fatto così male, come questo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Rosato. Approfitto della presenza del Ministro Azzolina e del Viceministro Ascani, una presenza che mi auguro si trasformi anche in attenzione di merito ai contenuti di diversi interventi che hanno toccato aspetti contenutistici importanti, in questa che si è trasformata in una terza fase di discussione di questo provvedimento, su cui è stata posta la fiducia. Potremmo fare una riflessione sul fatto che, ormai, c'è tutta una quantità di provvedimenti che vengono esaminati da una sola delle due Camere: è stata messa in questo ramo del Parlamento la fiducia direttamente sul testo che è arrivato dal Senato, così come, probabilmente, capiterà all'altro ramo del Senato su altri provvedimenti. Ci auguriamo che alcune delle cose che sono state dette, anche autorevolmente, per esempio, per quello che riguarda il mio gruppo parlamentare, dall'onorevole Aprea, siano state appuntate nell'agenda delle cose da fare e da mettere in campo, perché, probabilmente, possono essere fatte, se ci sono risorse sufficienti.

Questo è un decreto che, per mille ragioni, si colloca in questa fase dell'anno, anche a seguito dell'emergenza COVID, ma continua, perpetra un'antica tradizione di decreti che vengono emanati in relazione all'ordinato avvio dell'anno scolastico successivo. Ecco, abbiamo come la sensazione che, probabilmente, di “ordinato” per l'avvio dell'anno scolastico rischia di esserci molto meno di quello che si immagina. È un provvedimento che contempla al proprio interno, probabilmente, più annunci che piani operativi, più buone o, forse, semplici intenzioni, che progetti concreti; si è evidenziato il rischio di perdere dei fondi europei importanti, che possono essere destinati a progetti che riguardano il mondo della scuola. C'è una questione di punti di vista che, probabilmente, il Ministro conosce bene, poiché ha conosciuto bene in questi mesi, sul tema della scuola.

Il tema della scuola viene spesso affrontato dalle maggioranze e dai Governi che si succedono più dal punto di vista datoriale, che non dal punto di vista della complessità di quel mondo, mettendo, magari, sullo stesso piano non solo le esigenze datoriali del sistema Stato, ma anche quelle delle famiglie e quelle degli studenti che, ricordiamolo, sono il vero prodotto - la formazione degli studenti - del mondo della scuola, di quella catena produttiva che dagli insegnanti, al personale scolastico, ai dirigenti, passando per le strutture del Ministero nazionali e per le strutture locali, fino alle scuole paritarie, ha poi, come punto di caduta, la formazione degli studenti e, in fin dei conti, la costruzione di una classe non solo dirigente, ma degli italiani del domani.

Per cui, ecco, su quella parte datoriale dove carsicamente emergono le questioni legate alla vicenda più antica del mondo, cioè quella del precariato degli insegnanti, dove si stratificano e si riaprono e si richiudono ferite aperte, si sovrappongono impostazioni magari divergenti, incongruenti, date dai diversi Governi, dalle diverse maggioranze e dalle diverse forze politiche che volta per volta si avvicendano alla guida del Governo e alla guida del Dicastero; ecco, se quel punto di vista che lascia aperte, ripeto, questioni importanti che sono già state toccate autorevolmente da molti interventi, fosse e avesse la stessa dignità di altri punti, e se gli altri punti fossero trattati con la stessa priorità, la stessa intensità, probabilmente noi avremmo un approccio col mondo della scuola molto diverso.

La questione della formazione degli studenti, delle famiglie: nel caso specifico io mi metto dalla parte per esempio delle scuole paritarie, del grande tema delle scuole paritarie. Noi sulla parte datoriale abbiamo avanzato proposte sugli orari, sui calendari, sugli investimenti su cui paghiamo anche il ritardo della banda ultralarga, che non mette gran parte del Paese nelle condizioni di fare formazione online, sugli strumenti digitali che si possono e si debbono mettere in campo al servizio delle famiglie e degli studenti per essere nelle condizioni, se e quando è necessario, di operare parallelamente al sistema scolastico classico.

Ma ecco, la questione delle scuole paritarie mi permetto di sottolinearla, in chiusura di questo intervento, perché credo che sia un tema niente affatto secondario. Sono circa 800 mila studenti, qualcosa come il 10 per cento, un decimo del totale degli studenti di questo Paese, 100 mila insegnanti più o meno, 13 mila istituti che avranno difficoltà a sopravvivere, perché avranno problemi di spazio, avranno problemi di spese, di sanificazione degli ambienti, di strutture. Ecco, questo tema non va affrontato con un pregiudizio di natura ideologica, che credo non avrebbe motivo di esistere in questo periodo, in quest'era. Bisogna pensare al prodotto finale, alla formazione degli studenti, a garantire la continuità di questi istituti, di queste scuole.

Su questo argomento c'è anche una questione di fondi importanti: sono stati stanziati dei fondi nel decreto-legge Liquidità, ma Forza Italia si farà promotrice di una battaglia su questo, anche in seno al decreto-legge Rilancio. Crediamo che sia un tema tutt'altro che secondario. Abbiamo studenti e famiglie che la scuola la pagano due volte, in questo caso: non li mettiamo in contrapposizione, qualcuno diceva “studenti ricchi, studenti poveri”. Mettiamo al primo punto il prodotto, la formazione degli studenti e la serenità delle famiglie; e anche di chi decide, pur non essendo Stato, pur non essendo pubblico, di fare del prodotto dell'istruzione un prodotto magari di eccellenza.

Mi auguro allora che il Ministro sappia prendere buona nota di questi spunti, di queste esigenze che vengono in qualche misura rappresentate anche dalle forze di opposizione, perché nell'arte del Governo non c'è solo la ricerca del punto di mediazione tra le forze di maggioranza, ma è evidente anche - ed è una delle cose che emerge anche in circostanze come queste, dove si realizzano momenti di tensione, che secondo me poi non fanno bene neanche alla vita parlamentare, ed anzi la Presidenza è stata molto pronta nella gestione di questi momenti, tanto da assicurare il buon andamento dei nostri lavori – dicevo che è evidente che tutto questo è, se non altro, un sintomo della necessità da parte del Governo, e anche della maggioranza, di ascoltare e di gestire provvedimenti che in questa fase hanno la necessità di essere, se non condivisi prima, almeno condivisi nella fase del loro iter parlamentare, perché a questo serve il Parlamento e questo nobilita l'attività parlamentare.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

SIMONE BALDELLI (FI). Purtroppo stiamo realizzando l'esame di un provvedimento che in questo ramo del Parlamento né la maggioranza né l'opposizione hanno avuto l'occasione di cambiare. Mettiamoci nelle condizioni di fare in modo che questo si verifichi il meno possibile, perché a volte anche ascoltare ed inserire delle questioni, delle richieste, degli interessi legittimi che le opposizioni hanno facoltà di rappresentare rispetto anche magari alle forze di maggioranza, aiuta il dibattito parlamentare e aiuta anche ad un lavoro più sereno dell'istituzione parlamentare, nella quale tutti quanti dovremmo credere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, vede, Ministro, a 18 anni ero rappresentante di istituto, e più che sui banchi scolastici, fra quei corridoi ho imparato il concetto di rappresentanza, e mi sono innamorato di questo concetto, ho imparato che cos'è la cosa pubblica: un'esperienza che forse mi ha cambiato la vita. In questi giorni pensavo, parlando con i miei colleghi, ma anche con gli amici sul territorio, che, vista la sua politica ed anche il suo modo di comunicare la sua politica, se io fossi ancora quel rappresentante d'istituto, se avessi 18 anni, sarebbe divertentissimo avere lei come Ministro: manifestazioni, occupazioni, articolacci sul giornale degli studenti; sarebbe veramente uno spasso. Sono passati vent'anni, non sono più rappresentante di istituto, sono deputato della Repubblica, e avere lei come Ministro non lo trovo più divertente: anzi, sono preoccupato e amareggiato per questo Paese.

È già stato detto, Ministro: si rende conto che lei e il suo Ministero avete diffuso delle vere e proprie auto fake news. E' già stato detto in quest'Aula questa sera, ma io lo voglio ripetere: lei, come i suoi colleghi, non potete andare in televisione a parlare di idee; si va in televisione e si annunciano anche sui social, se volete usare i social, queste idee quando diventano linee programmatiche, perché se no mandate il Paese nel caos. Ed è quello che avete fatto: l'hanno fatto i suoi colleghi e l'ha fatto lei sulla scuola, quando avete parlato dell'assurda idea del 50 per cento degli studenti in classe e 50 per cento degli studenti a casa. Ma si rende conto che già in questo momento, già in questa fase di emergenza studenti sono stati discriminati per questa situazione? Ma era una fase di emergenza: far diventare strutturale questa situazione è qualcosa di assurdo.

Guardi, io vengo da un territorio di provincia, da un territorio di montagna che è vicino al suo: ci divide una collina, perché io sono di Ivrea, signor Ministro. Ecco, lei sa perfettamente che un conto è la connessione Internet a Biella, un conto è la connessione Internet in Val Mosso, un conto è la connessione Internet nella Valle dell'Elvo, un conto è la connessione Internet in paesi come Andrate, paesi che lei conosce perché, appunto, lei è di quel territorio. Ecco, studenti, intere fasce di territorio in tutto il Paese, da Nord a Sud, sarebbero discriminate.

Adesso avete tirato fuori questa cosa del plexiglass, e di nuovo il Paese è totalmente nel caos, di nuovo il Paese è totalmente nel panico.

Fra un po' di giorni uscirete sui giornali dicendo: no, non è una linea programmatica, non sarà così, era solo una mia idea. Ecco, non andate sui social a parlare delle vostre idee. Lei non è più, in questo momento, la professoressa Azzolina del “Quintino Sella” di Biella, lei è il Ministro Azzolina della Pubblica istruzione. E su questa idea del 50 per cento degli studenti attaccati al computer di casa, studenti di tutta l'età: tra le altre cose, la scuola - questo l'ho imparato da rappresentante d'istituto - è anche, forse principalmente, socialità. La scuola è la prima comunità che incontrano gli studenti, la prima comunità che incontrano i ragazzi, non potete segregarli a casa davanti a un computer. Forse, nella vostra idea folle del mondo dei Cinquestelle, vorreste arrivare a questa cosa qui. Non voglio tirare in ballo Gianroberto Casaleggio, non voglio arrivare a questo punto, però forse nella vostra folle idea del mondo voi vorreste arrivare a questo. Ma noi ovviamente ve lo impediremo, perché la socialità è tutto, la socialità, i legami, la comunità sono tutto, quello che tiene in piedi questo Paese, e la scuola è il primo nucleo di socialità. Vi siete fatti superare dai comuni. Io sono, come le dicevo, del comune di Ivrea, sono stato eletto nel collegio di Ivrea, e vorrei dire che sono un cittadino di quel comune. Il mio comune è partito, primo in Italia, con il progetto dell'outdoor education, e Borgosesia ha fatto un qualcosa di simile, da non confondere con i centri estivi, perché sono veri e propri progetti di educazione. Avete totalmente dimenticato la fascia 0-6. Avete totalmente dimenticato gli asili nido. Avete dimenticato i nidi privati, molti di questi non potranno riaprire, li avete abbandonati a se stessi. Signor Ministro, anch'io ho presentato un ordine del giorno a questo suo decreto-legge, un ordine del giorno riguardante le scuole di territorio, perché noi in questo momento abbiamo questa situazione: ci sono queste classi pollaio, come dice lei, e poi c'è la necessità di questo distanziamento sociale che ci dicono i virologi, ci dicono i medici, che ci dovrà accompagnare magari per qualche mese forse per un anno. La nostra idea - e io spero che lei la prenda in considerazione per il prossimo futuro, da qui a settembre - è che almeno per un anno ci possa essere la possibilità di riaprire le tante, tante scuole sui territori che sono state chiuse. Volete stabilizzare, volete assumere nuovi insegnanti? Benissimo, mandiamoli in quelle scuole, smembriamo almeno per un anno le classi, in un modo ovviamente articolato, a rotazione. Smembriamo le classi e creiamo più spazio. Usiamo i piccoli comuni. Usiamo i territori di montagna, è quello che serve in questo momento, perché il distanziamento sociale si può ottenere anche così: mandando - faccio di nuovo un esempio del suo territorio - gli studenti della Valle Elvo a scuola per un anno in Valle Elvo e non più a Biella città. Questa è la nostra idea, e noi le consigliamo di prendere in considerazione questa idea. Anche per il mondo della scuola, non posso non dirlo, non posso non fare questo passaggio, perché è nel DNA della Lega, quindi non posso non fare un passaggio sull'autonomia, sull'autonomia regionale.

Ci sono molte regioni che hanno intrapreso passi verso l'autonomia, alcune hanno già fatto addirittura un referendum, altre hanno fatto votare i consigli regionali, alcune si sono già interfacciate col Governo, altre hanno già preso impegni invece dal punto di vista istituzionale al loro interno, molte regioni meridionali hanno già fatto dei passi informali verso l'autonomia, quindi io non posso non pensare che anche il mondo della scuola possa essere avvantaggiato con una reale autonomia regionale, con una reale autonomia territoriale. Quindi, valutiamo anche quella strada.

PRESIDENTE. Concluda.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Ministro, non posso che concludere questo mio intervento, anche perché, come mi ricorda il Presidente, il mio tempo è quasi finito. Il suo decreto-legge, signor Ministro, non raggiunge, a nostro parere, a parere del gruppo Lega, la sufficienza, quindi il nostro voto non potrà che essere contrario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Covolo. Ne ha facoltà.

SILVIA COVOLO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, onorevoli componenti del Governo, come prima osservazione permettetemi di dire che con la tempistica non ci siamo proprio: siamo in estremo ritardo. Siamo nel mese di giugno, i comuni dovrebbero già avere pubblicato i bandi per il servizio mensa e per il trasporto scolastico, invece noi amministratori locali navighiamo nel buio, nella più totale incertezza sulla riorganizzazione dei servizi scolastici, non potendo effettuare alcun tipo di programmazione. Gli enti locali si trovano altresì a reperire nuovi spazi, dato che, è notizia proprio di questi giorni, non si potranno svolgere le elezioni a turno, e che andranno evitate quelle che lei, onorevole Ministro, chiama classi-pollaio. In alternativa occorrerà mettere gli studenti in gabbia, introducendo il plexiglass, così isolando ancora di più gli alunni. Chi penserà a spostare le classi in altre strutture? Molti edifici sono vetusti, sprovvisti di palestre e di cortili. Occorrono risorse ingenti per interventi urgenti di edilizia scolastica, come ha ribadito oggi anche il presidente ANCI Antonio Decaro. Servirebbero altri 300 milioni di euro per ripartire in sicurezza, perché non bastano i 300 milioni già stanziati. Eravamo stati più previdenti noi, quando eravamo al Governo, introducendo, fin dalla legge di bilancio 2019, un fondo di 400 milioni di euro per i comuni per la messa in sicurezza di opere pubbliche, ivi compresi gli edifici scolastici. Siamo all'inizio di quella che sarà un'estate anomala, in cui molti genitori non potranno pensare alle vacanze ma dovranno pensare al lavoro e a recuperare il tempo perduto durante il tempo di sospensione delle attività. Sto parlando ovviamente di quei genitori che fortunatamente hanno ancora un'occupazione, perché molti l'hanno perduta a causa del lockdown. Le parrocchie e le associazioni sportive che offrivano servizi ricreativi per i ragazzi durante le vacanze ora non lo faranno più, non ci sono più i volontari disposti ad assumersi il rischio che i bambini si contaminino o che non rispettino le distanze interpersonali. Molte scuole dell'infanzia non garantiranno il servizio per i bambini dai 3 anni in su per i mesi estivi, sempre per la difficoltà di riorganizzare il servizio in tempi strettissimi. Con questo deficit di offerta, i comuni hanno l'urgenza di far partire i centri estivi per tutte le fasce di età ammissibili, anche se le cooperative e i gestori prospettano aumenti di costi e di tariffe a carico degli utenti. Proprio per questo auspico che davvero non rimanga inascoltato l'appello lanciato dal nostro gruppo con l'ordine del giorno n. 9/2525/144, che impegna il Governo ad occuparsi delle risorse da destinare ai comuni per i centri estivi senza attendere il decreto-legge Rilancio, perché i tempi di approvazione potrebbero ritardare l'erogazione dei fondi.

Abbiamo bisogno di sapere quali saranno i contributi che ci verranno assegnati, e dobbiamo pure avere la certezza che non vengano conteggiati tra le risorse che ci verranno assegnate ai sensi dell'articolo 106 dello stesso “decreto Rilancio” per coprire le minori entrate comunali. Attendiamo risposte certe e precise, anche in termini di programmazione e di linee guida.

Vi rivolgo, poi, un appello per salvaguardare la posizione dei dirigenti scolastici e dei docenti, alle prese con linee guida sulle riaperture molto stringenti, che costringono al rispetto delle distanze e all'osservanza di nuove disposizioni in termini di sicurezza. Pensiamo alle difficoltà di riorganizzare i servizi scolastici destinati a svolgersi in luoghi presumibilmente diversi da quelli già destinati all'istruzione, proprio per la necessità di distanziare gli alunni che ho poc'anzi ricordato. Non possiamo permettere che le posizioni apicali all'interno della scuola incorrano in responsabilità civili o penali in caso di contaminazione degli alunni o del personale; occorre prevedere un esonero di responsabilità anche per la colpa lieve.

In conclusione, questo decreto legge lascia insoddisfatti tutti i partecipanti alla partita della scuola: dagli allievi, che rimangono privi di istruzione e di protezione; ai genitori, che necessitano di servizi per l'educazione e per la custodia dei figli; agli enti locali, che devono reperire spazi e riorganizzare i servizi, e a tutto il personale della scuola. Il nostro voto sarà decisamente contrario e non possiamo tacere la nostra preoccupazione per il futuro dei giovani, privati per mesi della possibilità di frequentare le aule scolastiche come tutti noi abbiamo sempre fatto durante la nostra carriera da studenti (e sono rimasti in molti casi sprovvisti anche della didattica online). Che questo Governo non abbia alcuna visione sulla scuola o sulla necessità di istruzione dei nostri studenti, a casa dallo scorso febbraio, lo dimostra anche la scelta di fare slittare le elezioni regionali e amministrative nel mese di settembre, quando dovrebbe finalmente avvenire la riapertura degli istituti. Così, per garantire l'allestimento dei seggi elettorali, gli alunni saranno costretti a fare ancora vacanza, dopo aver sacrificato per mesi le loro esigenze di socializzazione, dopo aver perso completamente l'abitudine di sedere tra i banchi e dopo aver perso numerose occasioni di confronto con i docenti e con i compagni di classe. Spiace che non sia stato dato ascolto a quei governatori, come quello della regione da cui provengo, Luca Zaia, che avevano chiesto a gran voce di andare al voto in estate, anche a tutela degli studenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Che si voti a metà del mese di settembre, piuttosto che alla fine del mese stesso, come paventato oggi, ormai poco cambia. Non vogliamo un Paese privo di cultura e di istruzione, ma un Paese di ragazzi preparati e pronti ad eccellere in tutti i campi del sapere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Covolo. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie Presidente, grazie Ministro, e le do il benvenuto alla Camera dei deputati della Repubblica italiana; l'abbiamo cercata e aspettata per tanti giorni; finalmente, dopo le insistenze del nostro segretario, Matteo Salvini, è arrivata ad onorarci della sua presenza e la ringraziamo. Volevo darle, signor Ministro, alcune - due - notizie sconvolgenti: la prima è che ieri è finita la scuola (ieri, perché oggi è il 6 giugno, è finita la scuola); la seconda, è che il premier Conte ci dà finalmente - ci concede finalmente - la possibilità di tornare a scuola in settembre, possibilità data ai nostri ragazzi; è una grande vittoria per quanto riguarda il popolo italiano. Le dico alcune altre notizie, signor Ministro: che dall'inizio della scuola i ragazzi hanno fatto mediamente circa novanta giorni di lezione, dopodiché c'è stato il lockdown - circa 106 giorni, ad oggi, di lockdown -, le scuole sono state chiuse, con i ragazzi e i bambini a casa; infine, mancano circa 95 giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico. Mi dispiace dire queste cose perché anch'io ho un figlio piccolo, che fa la prima media (l'anno prossimo farà la seconda media) e che, dopo alcuni giorni che era a casa da scuola, felice come tutti, dopo alcune settimane - lui come tutti gli altri, immagino - non vedeva l'ora di tornare a scuola a frequentare le lezioni e non quelle a distanza, a frequentare i suoi amici (perché la scuola, come è stato detto oggi, è anche e soprattutto socialità, quella che voi non volete), ma non avete fatto nulla: non avete fatto nulla! Mi dispiace che non avete fatto nulla perché io, adesso, vi dirò, vi leggerò, alcune notizie di stampa che partono dal 15 marzo - sono tutti quotidiani nazionali e non vi cito i nomi perché non vorrei dilungarmi troppo - che riportano, dal 15 marzo: “Oggi nuovo decreto di 18 miliardi”; Gualtieri, il 16 marzo: “Mobiliteremo 350 miliardi”; “25 miliardi per il decreto anticrisi”, il 16 marzo; aiuti, Conte: “400 milioni per chi non riesce a fare la spesa, ai comuni 4 miliardi”, il giorno 29 marzo; il giorno 30 marzo, reddito di emergenza: “Fondi fino a 10 miliardi”; ancora, il primo di aprile - un pesce d'aprile, probabilmente -, decreto di Pasqua: “Pronti 10 miliardi”; Conte, intesa con il MEF: “Pronti 200 miliardi”; ancora, il Ministro Patuanelli: “Prestiti per le imprese attivi in qualche giorno”, questo il 5 di aprile, cioè quattro giorni dopo il pesce d'aprile; ancora: “Liquidità immediata - dice il Premier Conte - per 400 miliardi alle imprese”, questo l'ha detto - vediamo quando -, il 6 di aprile; “Per la ripartenza, 2,3 miliardi di euro”, l'8 di aprile; “Altri 40 miliardi di deficit nel nuovo decreto anticrisi”, il 17 di aprile; il 17 di aprile, ancora: “70 miliardi per il decreto di aprile”; “Alle partite IVA, 10 miliardi per pagare affitti e bollette”, il 21 aprile; “Un piano shock per sbloccare subito 120 miliardi di opere pubbliche (magari anche le scuole)”, il giorno 29 di aprile; alla fine, il Ministro Franceschini: “2 miliardi per aiutare il turismo”. Allora, caro signor Ministro, ma con tutta questa montagna di soldi, quanti soldi avete stanziato per le scuole? Cosa avete fatto per le scuole? Ma se c'è stata tutta questa carrettatta di soldi che avete messo a disposizione del sistema Italia, alle scuole cosa avete dato? Non avete dato praticamente nulla! Avete lasciato soli i docenti, avete lasciato scoperte e sguarnite le aule e le scuole, avete lasciato soli gli enti locali, con problematiche a non finire per i comuni e per le province! Gli alunni, come ho detto prima, le famiglie - le famiglie - signor Ministro! Adesso, non so se lei si è fatta aiutare, come presumo facciano ormai un po' tutti i Ministri, dalla task force, però, se così fosse stato, penso che i risultati, signor Ministro, siano assolutamente deludenti. A meno che - a meno che - voi non volete lasciare a casa gli alunni, come avete fatto fino adesso: distanziati, a casa, come noi in Parlamento con le mascherine; un Parlamento che sembra ormai….neanche quando c'è stata la guerra immagino che il Parlamento fosse in queste condizioni, con i computer spenti, con il Transatlantico come un'aula, con tutto che manca, con le aule chiuse! Ma dove siamo arrivati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)? Dico questo in presenza del Presidente Rosato perché so che è molto interessato a queste cose e l'auspicio che ho fatto - l'ho fatto anche per iscritto - è che si torni alla normalità in questo Parlamento, perché non è mai esistita una cosa di questo genere, nemmeno in un periodo di guerra, ed è una vergogna. È una vergogna, signor Ministro, anche - questo lo dico a malincuore - quando noi parlamentari, che veniamo qui da tutta Italia a fare il nostro lavoro per cercare di dare il nostro contributo - magari facendo anche dell'ostruzionismo, come abbiamo fatto in questi ultimi giorni -, dobbiamo sentire che mentre noi cercavamo di migliorare il suo sgangherato decreto, c'era il Ministro insieme al Premier Conte che parlava di tutt'altra cosa: di plexiglass! Magari volevate mandare i bambini a scuola con le tute da palombaro, con due mascherine, con gli stivali di gomma: ma dove siamo arrivati? Ma voi che scuola volete, che futuro volete dare ai nostri figli? Questo noi lo vogliamo sapere e questo decreto è il decreto del nulla - del nulla! - e di questo il Governo si deve vergognare per quello che sta facendo. Oggi che la scuola è finita il problema c'è e non c'è, ma fra 95 giorni, quando dovrebbe cominciare finalmente, io vorrei e pretenderei che la scuola cominci con tutti i crismi, non come gli ultimi tre mesi, laddove sono stati vergognosamente lasciati soli alunni, docenti e anche le famiglie. Parliamo delle scuole paritarie, signor Ministro.

In Italia - lo sappiamo bene perché l'abbiamo detto in più occasioni - circa un quarto delle scuole totali sono paritarie, sono 12 mila scuole su 53 mila, 900 mila studenti; io vengo dal Veneto, il Veneto è una terra dove ci sono tantissime scuole paritarie, circa 1.119 scuole, 107 mila alunni. E questo vuol dire, caro signor Ministro, che le scuole paritarie hanno un ruolo fondamentale per quanto riguarda la scuola italiana, perché rappresentano un risparmio allo Stato e voi volete affossarlo. Volete farle chiudere? Volete tutto pubblico? E le famiglie che ruolo avranno, che destino avranno? E gli alunni? E i docenti? Tutto il sistema che gira attorno alle scuole paritarie che fine farà? I fornitori, i subfornitori, tutti quelli che lavorano con queste scuole, volete farli chiudere? Ci deve essere un equilibrio tra scuola pubblica e scuola paritaria, solo così si va avanti; a meno che, caro signor Ministro, voi non vogliate ridurre le scuole paritarie, come un suo collega di partito che voleva naturalmente ridurre l'Ilva - adesso sono tutti in cassa integrazione, è notizia di oggi - in un immenso allevamento di cozze. Quello volete fare! Volete fare così anche delle scuole? Volete farle chiudere? Questa è la nostra domanda.

Vi dico un'altra notizia, signor Ministro: se voi pensate di entrare con la ruspa nelle scuole paritarie, ricordatevi bene, signor Ministro, che noi ci schiereremo là come scudi umani, signor Ministro; e non saremo da soli come Lega, avremo i 900 mila studenti italiani, avremo centinaia e migliaia di famiglie, avremo migliaia di fornitori, avremo la gente che è con noi e non vi lasceremo entrare con il manganello rosso e l'olio di ricino, ci faremo scudi umani e faremo fine a questa vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrari. Ne ha facoltà.

ROBERTO PAOLO FERRARI (LEGA). Signor Presidente, onorevoli Ministro e Viceministro, onorevoli colleghi, per l'ennesima volta lo spazio concesso alla dialettica parlamentare su un tema tanto dibattuto fuori di qui e di notevole impatto per le famiglie, si è ridotto, per le scelte del Governo, alla mera illustrazione di semplici ordini del giorno di indirizzo ad un Esecutivo che, abbiamo già avuto esperienza, o li respinge, indifferente alle istanze in essi contenute, oppure li sterilizza, prima con riformulazioni bizantine o poi, semplicemente, li dimentica.

Ora stiamo cercando di esprimere, attraverso le nostre dichiarazioni, in maniera più ampia e articolata i contenuti che avremmo voluto aveste la bontà di ascoltare e magari condividere. Ma perché il dibattito parlamentare si è ridotto alla semplice illustrazione di ordini del giorno e non avete consentito all'Aula di svolgere il suo ruolo proprio? Un semplice motivo: perché la protervia del Governo ha posto l'ennesima questione di fiducia - la diciannovesima, l'avrete sentito molte volte in questa discussione - su un provvedimento come questo, che afferisce alla scuola e quindi il futuro del nostro futuro, delle giovani generazioni, e di coloro che in questa agenzia formativa lavorano. Lo ha fatto, in questa occasione, addirittura calando una coppia di fiducie su due distinti provvedimenti in discussione in entrambi i rami del Parlamento, ostaggio, come in ostaggio è stato, nei mesi scorsi, il Paese ed in particolare il mondo della scuola, per l'incapacità dell'Esecutivo. Ha posto l'ennesima questione di fiducia mentre si profondeva in altisonanti dichiarazioni alla collaborazione, fingendo di accogliere gli impulsi provenienti dal Quirinale. Ma come è avvenuto in questi mesi, la collaborazione e la condivisione tanto annunciate, altro non sono state che semplici esercizi di dissimulazione; sì, quella dissimulazione tanto cara ai comunisti sovietici, che, mentre predicavano la pace mondiale, fomentavano guerre e si armavano fino ai denti; e come ai tempi dei Soviet, voi vorreste gestire la nostra scuola. Avete, infatti, ignorato il grido di dolore che, da più parti d'Italia, si levava dal mondo dell'istruzione; avete lasciato alla buona volontà dei docenti, dei dirigenti scolastici, delle famiglie e, non ultimo, degli alunni, la conclusione dell'anno scolastico, con buona pace del titolo che avete voluto dare a questo decreto.

Infatti, stiamo ancora affrontando il tema di come dare indicazioni per la regolare conclusione dell'anno scolastico, quando in alcune regioni si concluderà nelle prossime ore, questa mattina. Come ogni questione che avete affrontato in questa fase emergenziale, siete arrivati tardi ed avete fatto male, e soprattutto siete stati sordi alle proposte di miglioramento, che, come gruppo Lega, non abbiamo mancato di avanzare, forti noi dell'ascolto delle famiglie e del mondo della scuola in generale. Infatti, mentre noi avremmo auspicato che il Governo, in un momento di aumentata criticità dovuta alla pandemia del “China virus”, utilizzasse gli strumenti emergenziali e le relative risorse per affrontare di petto i problemi e procedesse con ogni solerzia alla eliminazione di quelli che cronicamente affliggono il nostro sistema scolastico; le risposte sono state parziali e contraddittorie, così come sono lo sono state le comunicazioni che, anche tramite i mezzi di comunicazione sociale, avete dato agli studenti, dando quasi l'impressione fossimo alle porte di un novello Sessantotto.

Avete, pertanto, risolto il problema del sovraffollamento delle classi in un modo davvero risolutivo: infatti, avete deciso di ignorarlo; avete scaricato in primis sugli enti locali, proprietari degli immobili in cui sono siti gli istituti scolastici, il compito di reperire gli spazi, senza poi nemmeno provvedere, attraverso la stabilizzazione del numero necessario di docenti, cronicamente precari, che servirebbero per attuare le linee guida da voi stessi dettate nei protocolli per evitare il sovraffollamento delle citate classi.

È del tutto evidente che questo problema, che interessa alunni e docenti e conseguentemente le famiglie italiane, non ha minimamente sfiorato il pensiero dell'Esecutivo e della maggioranza penta-piddina. Questo non è il mio pensiero, sono infatti di poche ore fa, le avrete lette, le dichiarazioni del presidente dell'ANCI, Decaro, e del presidente dei presidi, che hanno dichiarato come, con queste condizioni, la scuola non ripartirà nemmeno a settembre.

Su questo tema avevo anche presentato un ordine del giorno, per cercare di riportare l'attenzione su questa grave situazione, sperando in un estremo ravvedimento da parte vostra, ma conscio che, ormai, lo scollamento tra il sentimento della gente e il vostro agire è totale, avendo lo sguardo obnubilato dal vostro insaziabile senso di conservazione del potere. Non confidavo molto nella sua approvazione e così è stato.

La vostra tracotanza vi ha portato ad ignorare totalmente il dramma che stanno vivendo le scuole paritarie. L'ideologia sommata all'idiozia è un male pericoloso, al pari del virus. Col vostro agire distruggete un patrimonio educativo e di valori, che ha da sempre arricchito il nostro Paese e che è tutelato dalla Costituzione. Col vostro agire, mi ricordate l'orchestra sul Titanic, che continuava a suonare mentre la nave affondava; il dramma è che a portare la nave contro l'iceberg siete stati voi, ma chi ne pagherà le conseguenze saranno le famiglie italiane e gli scolari.

Non riesco a fare pronostici sul deserto e sulle macerie, sul cimitero che lascerà il vostro Governo. Quello che è certo è che la scuola sarà vittima vostra e non dell'epidemia e l'educazione italiana diverrà, sì, un cimitero; non il cimitero delle ignobili parole del collega Bersani, con un'affermazione idiota. Se al Governo, infatti, ci fosse stata la Lega, e non una maggioranza tenuta insieme dal collante del potere, non avremmo ignorato per tempo gli allarmi dei governatori del Nord e, allora sì, non avremmo visto le meste processioni dei feretri sui mezzi militari: anche questa, assieme all'assassinio della scuola italiana, è una responsabilità tutta vostra.

Per queste e mille altre ragioni, il mio voto sarà convintamente contrario alla conversione di questo decreto-legge “ammazza scuola” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Turri. Ne ha facoltà.

ROBERTO TURRI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, Viceministro, colleghi, cosa possiamo aspettarci da un decreto urgente pubblicato l'8 aprile scorso, che doveva regolare la riapertura delle scuole già nel mese di maggio, ma che invece, a distanza di due mesi, deve ancora essere convertito? E intanto questo anno scolastico si chiude oggi, senza che l'attività sia ripresa.

Ma il decreto a dire il vero non dice nulla nemmeno sul prossimo anno scolastico e questo - lasciatemelo dire - è di una gravità mortale: nel frattempo le scuole in pressoché tutti gli altri Paesi europei invece sono ripartite. Immaginiamoci quindi se il decreto che, lo ribadisco, non dice nulla su quando e come sarà il prossimo anno scolastico poteva prevedere una programmazione degli interventi necessari per permettere ai nostri figli di poter tornare a scuola. Ma lo doveva fare, lo dovevate fare oggi, anzi forse oggi è già tardi. Invece qui si brancola ancora nel buio più totale. Abbiamo sentito varie ipotesi: alternare alunni a scuola e altri da remoto; l'ultima trovata di questi giorni è quella di dotare le postazioni di plexiglass: insomma poche idee e anche piuttosto direi confuse. Sappiamo, perché lo dicono gli scienziati, che la scuola di domani dovrà necessariamente cambiare rispetto a come l'abbiamo concepita sino ad oggi. C'è il distanziamento sociale, c'è un diverso rapporto alunni-insegnanti e molte saranno le altre limitazioni. Ecco che queste regole porteranno gli istituti scolastici a dover intervenire in vari modo sugli edifici: si dovranno recuperare nuovi spazi, se si troveranno nuovi spazi, e modificare quelli esistenti, ad esempio ricavando nuove aule da palestre, da aule magne e da altri spazi. Questi interventi ovviamente ricadranno sui proprietari degli edifici adibiti a scuole e per lo più su comuni e province. Secondo voi - lei, Ministro, se lo è chiesto - con quali risorse potranno essere eseguiti questi interventi? Parrebbe di no che non si sia posta questa domanda. Comuni e province non lo potranno certo fare andando ad attingere dai propri bilanci. Sappiamo che sono di per sé deficitari e lo sono ancora di più oggi per colpa della crisi innescata dalla pandemia da COVID che ha colpito duramente le famiglie e le e le aziende. A dire il vero per le province che il PD ha praticamente voluto cancellare sarà ancora più difficile. Ecco che allora in questo provvedimento ma ritengo che doveva essere previsto anche nei precedenti provvedimenti approvati fin qui, ma certamente in questo per quanto riguarda nello specifico il tema della scuola, il Governo doveva prevedere fondi e risorse per gli enti locali, perché potessero aprire i cantieri ed eseguire gli interventi utili a garantire il rientro dei nostri figli a scuola in sicurezza. Non basta prevedere procedure semplificate per l'edilizia scolastica: servono i soldi per aprire i cantieri, soldi che voi non avete previsto in questo decreto. Quando pensate che debbono essere fatti questi interventi. Se vogliamo realmente che la scuola riapre a settembre, questi cantieri vanno aperti oggi. Il mio timore, nella duplice veste di parlamentare e amministratore di un piccolo comune, è che alla fine verrà scaricato tutto, come al solito, su comuni e province. Dopo tutto per il Ministro Azzolina è facile fare post sui social: di risolvere i problemi reali intanto se ne dovrà occupare qualcun altro, peccato che alla fine a rimetterci saranno i nostri figli. Da amministratore, come dicevo, mi sono soffermato soprattutto sulle problematiche che nei prossimi mesi, per colpa di quanto non c'è nel decreto, investiranno gli enti locali ma devo evidenziare che il decreto non risolve uno, che sia uno, dei problemi legati alla scuola. Nulla sulle paritarie dove 900 mila bambini, 130 mila lavoratori, 13 mila istituti sono stati dimenticati; nulla sulla regolarizzazione dei precari e qui sono in 160 mila coloro che rimarranno senza lavoro. Insomma un vero disastro pertanto per tutti questi motivi annuncio il voto contrario del mio gruppo a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sutto. Ne ha facoltà.

MAURO SUTTO (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, il provvedimento che stiamo esaminando, il cosiddetto “decreto Scuola”, reca misure urgenti per quanto riguarda l'avvio del futuro anno scolastico, la chiusura di questo e soprattutto lo svolgimento degli esami di Stato o così dovrebbe essere perché qui regna il buio, regna il caos più totale. Il provvedimento, come detto, si propone di attuare dei provvedimenti che aumentino anche le risorse destinate all'innovazione digitale e alla didattica laboratoriale e voglio ricordare dei numeri importanti.

La scuola italiana è composta da 850 mila docenti, con 36 mila sedi, in più di 350 mila classi composte da 8 milioni di bimbi dai 6 ai 9 anni. L'ordine del giorno che è stato recepito con un parere favorevole ieri dal Governo chiedeva appunto che, con il necessario aumento delle classi dovuto al distanziamento degli alunni, sia garantita naturalmente la presenza del materiale tecnologico necessario per lo svolgimento dell'attività didattica. Bene, sicuramente molto bene, però siamo in ritardo, siamo in estremo ritardo perché probabilmente anche qui vediamo l'incompetenza dei Cinque Stelle, l'incompetenza dovuta anche in questo provvedimento, l'ennesima purtroppo presa in giro a studenti, a famiglie e anche ai docenti. Vede, Ministro, il dialogo è importante e credo sia il fondamento di tutto. Riporto un po' un dialogo che non c'è stato tra la mia provincia, la provincia autonoma di Trento, e il suo Ministero: tempo fa la provincia chiedeva un supporto, una disponibilità del consorzio CINECA alla fornitura della piattaforma informatica per lo svolgimento delle prove d'esame per il personale docente anche per la provincia autonoma di Trento. La richiesta è arrivata al Ministro a maggio: non ha avuto nessuna risposta. Le chiedo di prendere in mano la situazione e le chiedo soprattutto anche magari ogni tanto, se è possibile, di stupirci. Vede, Ministro, lei tempo fa ha annunciato che a settembre il ritorno a scuola potrebbe essere un misto: un po' in classe e un po' a casa; per metà settimana, secondo la Ministra, gli studenti potrebbero stare in aula, mentre gli altri seguiranno le lezioni a distanza: ha creato un panico, Ministro, nelle famiglie italiane che non sapevano come poter fare, non sapevano cosa fare quando i ragazzi tornassero a scuola. Infatti, vede Ministro, alcuni italiani quelli più fortunati hanno ancora un lavoro e la preoccupazione è alta, la preoccupazione purtroppo è allarmante. Io non so quali problemi possa avere naturalmente un Ministero, se manchi la comunicazione, se manchi magari la comunicazione con gli uffici stessi e magari l'informazione sia uscita anche per caso, però se questo fosse vero è il caso che magari cambi qualcosa anche lei, Ministro. Poi ieri è stata partorita un'altra perla di saggezza: i bimbi dovranno tornare a scuola probabilmente - questa è la proposta - con dei divisori con dei plexiglass: per noi è una follia, per noi è una follia vera e propria. Vede, Ministro, noi in tutta la storia abbia visto Ministri inadatti, Ministri anche incompetenti e la speranza è che non continuino ad esserci: però lei mi creda magari a volte riesce anche a batterli o per lo meno se la gioca magari nel collocarsi al primo posto. Un consiglio che posso darle da semplice deputato magari pensiamo le cose e poi e le facciamo: il contrario risulterebbe molto molto difficile. Risulta anche da capire un po' quale rispetto in questo momento lei e il Ministero che rappresenta può dare agli studenti, può dare alle famiglie, può dare ai docenti ma soprattutto anche quale stima può ricevere in cambio di questo. Quando in Aula si discuteva il decreto lei, Ministro, non c'era: noi condanniamo questo gesto e diciamo che è un'assenza che è a dir poco vergognosa. Poi l'abbiamo rivista durante la fiducia e poi subito via, cioè quindi lei viene qui, vota, va via e intanto 8 milioni di studenti insieme alle proprie famiglie e 800 mila insegnanti aspettano da mesi di sapere come e quando torneranno in classe. Va peggio poi anche per le scuole paritarie completamente dimenticate dal Governo. Mi piacciono i numeri e glieli cito: 866 mila studenti e 120 mila docenti. Noi della Lega abbiamo presentato emendamenti e volutamente sono stati completamente ignorati. Un Paese - lo dico a lei, Presidente, lo dico al Ministro, lo dico anche al Viceministro - che non pensa ai bambini, che non pensa ai ragazzi non può avere un futuro sicuro: lo dico da papà. Sono contrario ad un decreto che non chiarisce come si ritorna in classe, le modalità da attuare, come saranno scaglionati gli ingressi, come saranno rivisti gli spazi e le sale. Tra i genitori sta nascendo una forte preoccupazione per come organizzarsi soprattutto con il proprio lavoro e nell'avvento dell'avvio dell'anno scolastico.

E sa, Presidente, tutte le preoccupazioni che nutrono i genitori vengono, poi, scandite dalle dichiarazioni del Ministro che, sempre al posto che rassicurare, tende a creare molti, ma molti dubbi. Per tutti questi motivi, il nostro voto sarà insufficiente, sarà voto negativo, un categorico e fermo “no” a questo pasticcio che lei, per prima, caro Ministro, ha creato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Valbusa. Ne ha facoltà.

VANIA VALBUSA (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, Viceministro, la scuola è uno degli ambiti più importanti della nostra società: nelle nostre scuole avviene la formazione, ma, soprattutto, avviene la socializzazione tra bambini, ragazzi giovani.

Presidente, vorrei portare l'attenzione sulla fascia 0-3 anni, la fascia completamente dimenticata da questo Governo. Sui nidi il Governo attende, ignora il vuoto che sta creando, ma deve sapere che questa soluzione gli si ritorcerà contro: le famiglie hanno bisogno di un servizio strutturato, che sia presente proprio laddove c'è più domanda. Quanto sta succedendo è semplicemente surreale, inaccettabile e lo dico da deputato, ma, soprattutto, lo dico da mamma, che appena può prende in braccio la propria figlia, proprio come fa quella figura materna che tanto avete voluto cambiare dalla App “Immuni”, solo perché la ex parlamentare Concia vi ha scritto che una immagine così è fuori dal tempo e fuori dalla storia: lo dovete alle donne italiane - scrive - che non meritano tutto questo. Che non meritano tutto questo? Io sono orgogliosamente mamma, mio marito è orgogliosamente papà, le italiane sono orgogliosamente mamme e gli italiani sono orgogliosamente papà di bambini, neonati, li cullano. E, ancora, il vicesegretario del PD Orlando: “La vicenda dell'App non va minimizzata, perché è sintomo di qualcosa di grave e profondo”. Ma stiamo scherzando? Apprendiamo, quindi, che, per il Partito Democratico, il valore famiglia è un concetto fuori dal tempo, un concetto superato, che i bambini ad oggi, secondo loro, non hanno bisogno della loro mamma, che li abbracci, che si prenda cura di loro, che li coccoli. Apprendiamo che il Partito Democratico vede i bambini solo nel momento in cui compaiono in qualche raffigurazione, icona, immagine, dimenticandosi completamente che rappresentano il futuro di questo Paese, rappresentano il futuro dell'Italia.

Ebbene, Presidente, questo Governo quando si è insediato ha fatto delle promesse e per chi ha figli, per chi crede nel valore famiglia, come noi della Lega-Salvini Premier si ricorda molto bene quando è stato annunciato a sorpresa dal Presidente Conte che gli asili nido sarebbero stati, per il 2020, una priorità, addirittura il primo intervento, l'intervento immediato. Ha assicurato qui, alla Camera: “Non possiamo indugiare oltre: asili nido”. Con il taglio netto dell'attenzione su questa fascia, mi viene il dubbio, Presidente, che il bilancio 2020 non riesca di fatto a supportare economicamente quella che era una delle priorità del Governo Conte e di questo Governo giallo-rosso.

Ricordiamo anche che, oltre a dimenticare e, a questo punto, non riconoscere l'esistenza di una fascia di cittadini dai 0 ai 3 anni, questo Governo si è volutamente dimenticato delle scuole paritarie, realtà che in Veneto, nel mio Veneto, rappresenta il 70 per cento delle scuole presenti sul territorio che educano giornalmente i nostri figli, realtà, quindi, fondamentali che svolgono un servizio pubblico e che sono parte del nostro tessuto sociale.

Come è possibile che il Governo e il Ministro della Repubblica italiana corra ai ripari, stanziando fondi del tutto insufficienti solo dopo la protesta dei rappresentanti delle scuole paritarie? A che cosa serve questo “decreto Scuola”, se questo Governo continuerà a lasciare a casa i precari e non fa chiarezza sulla riapertura delle scuole a settembre?

Una cosa è certa: i bambini e i ragazzi dovranno, probabilmente, usare la mascherina quando torneranno a scuola e si sta valutando l'installazione di divisori in plexiglass tra i banchi per consentire la ripresa delle lezioni a settembre; oltre al fatto che dovrebbe essere il caso che il Ministro si inizi a preoccupare di offrire ai cittadini scuole nuove, all'avanguardia, luminose spaziose. La realtà è che ogni giorno cadono intonaci, controsoffitti, solai, non abbiamo scuole antisismiche, sono pochissime le scuole in Italia antisismiche. E, ancora, Presidente, mi sorge spontanea una domanda: ma con tutte queste barriere in plexiglass e visiere non ci sarà la “plastic tax” dietro l'angolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

PRESIDENTE. L'onorevole Patassini non è in Aula.

Sono così esauriti gli interventi per dichiarazione di voto finale.

Sospendo pertanto la seduta, che, come preannunciato, riprenderà alle ore 11,30, per procedere alla votazione finale del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 2,25 è ripresa alle 11,30 di sabato 6 giugno 2020.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, la deputata Cancelleri è in missione a decorrere dalla ripresa antimeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Per un richiamo al Regolamento.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Molto rapidamente, lunedì comincia, in Commissione, l'iter del “decreto Rilancio” e ci è stato chiesto, da parte della maggioranza e del Governo, di segnalare degli emendamenti, in un numero, secondo noi, insufficiente, anche perché, questo è il motivo dell'intervento, l'articolo 79, comma 10, del Regolamento prevede che è possibile adottare queste procedure per un'economia di procedura, appunto, però deve essere data la possibilità di segnalare almeno due emendamenti ad articolo; due emendamenti ad articolo significa che ogni gruppo deve avere almeno 530 emendamenti segnalati. Due possono essere troppi, possiamo fare questo strappo alla regola, ma che ve ne sia almeno uno ad articolo. Quindi, le chiedo di intervenire per far rivedere il numero dei segnalati assegnati ad ogni gruppo.

PRESIDENTE. L'unica cosa è che la norma è complessiva, non è per ogni gruppo, però...

Si riprende la discussione.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2525: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

Ricordo che prima della sospensione della seduta si sono esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2525: S.1774 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva e di deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Misto).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta. Ha chiesto di parlare la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Presidente, ero iscritta il 4 e non mi aspettavo più di parlare, ovviamente, nella seduta di due giorni dopo, perché, in realtà, quando mi ero iscritta c'era una ricorrenza molto importante, quella della lotta dei ragazzi di Tienanmen in Cina, la protesta per avere la libertà. Io credo che quella figura, di un uomo, da solo, che di fronte a un carrarmato lo ferma con la sola presenza del suo corpo, sia il simbolo di tutte le persone che lottano per avere una democrazia e la possibilità di avere quello che noi abbiamo e che abbiamo vissuto in questi giorni, cioè la possibilità di discutere, anche fino a notte tarda, perché non si è d'accordo nei confronti di un provvedimento del Governo. Ci sono intere nazioni che non hanno questa fortuna e l'emblema dell'uomo solo contro il carrarmato rimarrà sempre l'emblema di chi ama la libertà contro la dittatura, una libertà che, a volte, deve essere conquistata anche nei posti dove c'è la democrazia. In questi giorni, gli Stati Uniti d'America…

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi!

SILVIA FREGOLENT (IV). In questi giorni negli Stati Uniti d'America, che pure è una nazione democratica, si stanno verificando dei disordini per motivi razziali, perché un ragazzo di colore è stato ucciso dalla Polizia. Ecco, quando di fronte agli odi, per la libertà, si manifesta pacificamente, penso che l'evento debba essere ricordato; è per questo che mi ero iscritta qualche giorno fa, per ricordare la voglia di libertà del popolo cinese che in quella piazza fu rappresentata. Quel giorno, in cui mi ero iscritta, ricorreva anche la morte di un regista secondo me straordinario, che è della sua terra Presidente, Massimo Troisi. Ci manca molto, chissà come avrebbe descritto il lockdown di questi giorni, con la sua ironia e intelligenza. Io che sono di Torino ho amato Napoli grazie ai suoi occhi e proprio perché ricordavo la libertà e le lotte di piazza Tienanmen, mi piace ricordare la genialità di Massimo Troisi nel film Le vie del Signore sono finite, quando, di fronte all'esaltata fascista che ricordava che grazie a Mussolini i treni arrivavano puntuali, lui risponde: potevano farlo capostazione, invece, che Capo del Governo.

Ecco, per tutte le persone che pensano che è meglio un treno in ritardo, ma la libertà di parola, dobbiamo ricordare i ragazzi di piazza Tienanmen (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Formentini. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore! Per favore! Prego.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). Grazie, Presidente. 4 giugno 1989: Tienanmen, 31 anni fa. Per giorni in quest'Aula si è parlato di studenti ma dal Governo solo silenzio su quei giovani, con gli studenti che nel 1989 furono massacrati perché chiedevano libertà. Il nostro pensiero va a quegli eroi, a quei martiri e va a chi continua, oggi come allora, la lotta per la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Va a Hong Kong, ove proprio la commemorazione di piazza Tienanmen è stata vietata. Era stata l'unica commemorazione per 31 anni, perché nel resto della Cina, Tienanmen, purtroppo, è ancora tabù. Se si vuole fare una ricerca sul web

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, colleghi, per favore! Mi scusi. Colleghi, collega del Partito Democratico. Prego.

PAOLO FORMENTINI (LEGA). In Cina oggi, se si fa una ricerca sul web sui fatti di Tienanmen, si troverà che non si ha nessuna ricerca. È stata cancellata la storia, perché viola le leggi del regime comunista cinese. A Hong Kong ci sono le prove di una nuova Tienanmen; poi toccherà a Taiwan, isola di libertà nel Mar Cinese, e poi - e poi, noi ne siamo convinti -, se resta questo Governo, la repressione, il controllo totalitario arriverà qui, in Italia, per le invisibili strade del 5G cinese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). La morsa di Pechino si stringe. Apriamo gli occhi e con forza difendiamo la nostra libertà. We stand with Hong Kong. Libertà (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Qualche giorno fa in Cina era il 35 maggio. È la data che viene usata da tutti coloro che vogliono ricordare il massacro di piazza Tienanmen, le persone che morirono per parlare di libertà, per contestare il regime. Si usa il 35 maggio perché, a causa della censura di Pechino, sui social e su Internet è vietato parlare del 4 giugno, che è la data in cui l'esercito entrò a piazza Tienanmen e stroncò i ragazzi che erano lì dal 14 aprile. Noi lo ricordiamo qui, perché in Cina non si può fare, e con loro ricordiamo e onoriamo il coraggio di tutte quelle persone, giovani, vecchi, donne e uomini liberi, che a Hong Kong, proprio due giorni fa, si sono riuniti per commemorare piazza Tienanmen. A Hong Kong le autorità hanno dichiarato che non si poteva celebrare la ricorrenza di Tienanmen per ragioni sanitarie quest'anno. Comunque, migliaia di persone, sfidando le autorità e sfidando il regime, si sono recate in piazza per manifestare in modo pacifico e con il distanziamento sociale. È questa la libertà che ci piace, è questo il ricordo che ci piace e lo facciamo nostro, in quest'Aula di Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché troppe volte, in troppi luoghi quella libertà è dimenticata ed è oppressa, soprattutto in Cina (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferri. Ne ha facoltà.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Io voglio lanciare da quest'Aula un appello alla Ministra De Micheli. Si tratta sempre del crollo del ponte di Albiano Magra, nella provincia di Massa Carrara. È successo due mesi fa e ancora oggi non si è riusciti a dare delle risposte concrete. Ci sono comunità che davvero si sentono isolate, tanti problemi di sicurezza e di tutela della salute, di ripartenza per i commercianti, di disagi per le famiglie, una terra che si sente abbandonata e che aspetta risposte concrete. Sono state presentate interpellanze urgenti e interrogazioni e abbiamo, in Commissione ambiente, anche sentito e audito l'amministratore delegato di Anas e cerchiamo delle risposte. Il Ministero ha aperto e istituito un tavolo. Ecco, che sia un tavolo che dia queste risposte, perché vedere un ponte crollare e vedere un Governo che non riesce a dare le risposte giuste e che lancia solo degli slogan, senza cogliere in concreto le esigenze di una terra che soffre e di cittadini in difficoltà, penso non sia una bella pagina per la politica. Invito davvero la Ministra a prendere in mano la situazione e a dare queste risposte, in un momento in cui è stata chiusa anche la strada della Ripa, che, per chi conosce i luoghi, era un'arteria fondamentale per collegare le due province di Massa Carrara e La Spezia e questo ponte necessita.

PRESIDENTE. Deve concludere.

COSIMO MARIA FERRI (IV). Noi vediamo il “metodo Genova” che sta funzionando col ponte Morandi. È un ponte molto più piccolo che da due mesi è crollato e nessuno si preoccupa di come rialzarlo, di come ricostruirlo e di come ricreare un collegamento che non solo vuol dire collegare i trasporti, ma dare speranza e un futuro a delle comunità che soffrono (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Orsini. Ne ha facoltà.

ANDREA ORSINI (FI). Grazie, Presidente. Io avevo chiesto la parola per unirmi agli altri colleghi che hanno voluto ricordare questo strano 35 maggio, come diceva la collega Quartapelle Procopio poco fa, questo anniversario di una grande tragedia che, però, è stata anche una grande pagina di storia della libertà, perché quando dei ragazzi, delle donne e degli uomini rischiano la vita, offrono la loro vita e sacrificano la loro vita per la libertà allora la statua della libertà costruita in piazza Tienanmen è un simbolo del fatto che la voglia di libertà, anche nelle situazioni più estreme, anche nei sistemi totalitari più feroci, non viene meno ed è inestinguibile, come non viene meno oggi fra i ragazzi di Hong Kong, che hanno la stessa passione per la libertà e si sono ricollegati idealmente, con una grande manifestazione pacifica, ai ragazzi di trent'anni fa in piazza Tienanmen.

Però, colleghi, non basta commemorare, perché commemorare significa ricordare un passato morto. Il problema oggi è un tema di libertà che esiste. Esiste un tema di rapporti con un grande Paese come la Cina, rapporti che, naturalmente, ci devono essere, che devono essere improntati a un clima di responsabilità reciproca, ma che non possono ignorare il fatto che esiste un disegno politico, un disegno economico e un disegno culturale di tipo espansionistico e imperialistico che non riguarda solo la Cina, non riguarda solo Hong Kong ma, in prospettiva, può riguardare tutto il mondo. Ci serve anche ricordare un'altra cosa, cioè la grande differenza fra i sistemi totalitari e i sistemi democratici. Io respingo con sdegno il parallelismo che viene fatto fra quanto avviene in Cina e quanto sta avvenendo, anche in questi giorni, negli Stati Uniti. Negli Stati Uniti c'è stato un brutto delitto, un grave delitto che è stato perseguito dalla magistratura, del quale si è parlato liberamente e che è stato condannato da tutte le forze responsabili. In Cina non si può neppure ricordare quello che è accaduto.

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA ORSINI (FI). Questa è la grande differenza fra una democrazia e un sistema totalitario e noi saremo sempre dalla parte della democrazia liberale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giglio Vigna. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente, e grazie, onorevoli colleghi. Durante le fasi più dure dell'emergenza abbiamo ringraziato più volte la grande macchina del volontariato di questo Paese, Protezione civile, Croce rossa e il fantastico gruppo degli Alpini. Troppo poco, però, abbiamo ringraziato un altro tipo di volontari, cioè i nostri amministratori locali, i nostri sindaci, i nostri assessori, i nostri consiglieri comunali, volontari fra i volontari. Io, come tutti i deputati, ho vissuto gran parte del lockdown cercando di dare una mano alla mia popolazione e al mio territorio e sono stato in contatto, ovviamente h24, con i cittadini, gli imprenditori, le associazioni e, naturalmente, i sindaci, gli amministratori e i consiglieri comunali.

Voglio raccontare a quest'Aula una piccola esperienza, un piccolo momento di questo lockdown, il momento in cui, durante una di queste serate di telefonate con cittadini, imprenditori e amministratori, mi è arrivata la foto degli amministratori e degli assessori del mio comune, il comune di Ivrea. La foto che questi assessori avevano fatto per me li ritraeva mentre imbustavano i buoni alimentari destinati poi ai cittadini, e il giorno dopo la grande macchina della Protezione civile, gruppo Alpini, li avrebbe diffusi. Ecco, oggi voglio dire grazie, grazie a questi amministratori, grazie agli amministratori di tutti i colori politici. Come dicevo, ho citato il caso di Ivrea, ma potrei citare Balangero e San Maurizio, molto legati alla macchina del volontariato, gli amministratori di Favria, rimasti in prima linea, Ingria, che si sono distinti nello smart working, Issiglio, Locana.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Mi lasci concludere su Locana. Amministratori che hanno salvato delle vite, perché hanno chiuso la casa di riposo ben quindici giorni prima dell'ordine dello Stato di chiudere la casa di riposo, quindi hanno salvato delle vite. Ma anche San Maurizio e anche amministratori all'opposizione, come Banchette e Rivarolo, in maggioranza come Loranzè, e questo solo per citare il mio Canavese, solo per portare un po' di territorio, un po' di mondo reale, quello che è successo durante la “fase 1”, durante il lockdown, in quest'Aula. Amministratori che si stanno impegnando tanto e molto anche in questa “fase 2”. E quello che noi oggi lanciamo, per concludere, da quest'Aula a tutti questi nostri sindaci e amministratori di tutti i colori politici è, ovviamente: noi siamo con voi e questa istituzione è ad assoluta disposizione di questi amministratori. Grazie per quello che avete fatto, volontari fra i volontari (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Donina. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CESARE DONINA (LEGA). Grazie, Presidente. È notizia di ieri che il Governo impugna la legge regionale lombarda sull'idroelettrico: è una brutta iniziativa, questa, del nostro Governo, una brutta iniziativa perché, impugnando questa legge, attesa da anni dai territori montani, mette a repentaglio le risorse che l'idroelettrico avrebbe dato alle comunità di montagna. Per l'ennesima volta questo Governo a parole è vicino ai territori di montagna, con i fatti va esattamente in direzione opposta. Voglio ricordare ai colleghi della maggioranza che erano vent'anni che questa legge era aspettata, erano vent'anni che i territori di montagna, le comunità montane e le province totalmente montane chiedevano questo. Una volta che il nostro Governo, nostro, ha fatto una legge di questo tipo, proposta anche da sindaci e presidenti delle comunità montane di altri schieramenti politici, questo Governo è in grado di impugnare questa legge. Questa è la dimostrazione totale di quanto veramente questo Governo tenga alle comunità di montagna. Ma ricordatevi che i territori di montagna, uniti, continueranno questa grossa battaglia, e non potranno essere sempre lasciati da soli, perché il nostro territorio per il 70 per cento è montano; dimostratelo con i fatti, per l'ennesima volta con i fatti, che siete vicini a questi territori, non solo a parole, come fate con tutto il resto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Do quindi lettura dell'ordine del giorno…no, ha chiesto di parlare il deputato Donzelli, mi sono dimenticato, prego. Ne ha facoltà.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). Grazie, Presidente, di essersi dimenticato. No, a parte gli scherzi, può succedere.

PRESIDENTE. Perché non era iscritto e le ho detto che si poteva iscrivere, anche se è stato all'ultimo. Prego.

GIOVANNI DONZELLI (FDI). La ringrazio, Presidente. Allora, volevo e parlerò di questioni molto concrete che sono accadute nelle ultime ore. Credo che questa maggioranza e questo Governo sia bene che si occupino di questioni concrete, perché, se devono parlare di storia, abbiamo sentito oggi gli strafalcioni per cui a Tienanmen era colpa del fascismo e non si è sentito una sola condanna del comunismo per piazza Tienanmen (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Quindi, arriviamo ai paradossi più assurdi del mondo. Ma, siccome, bene o male, invece sulle cose concrete bisogna dare risposte, e forse non bisogna andare a studiare la storia di qualche anno fa o anche semplicemente la cronaca, potreste arrivare a comprendere che in queste ore c'è stato un disastro ambientale, gravissimo, che ha coinvolto molte regioni d'Italia.

Io sono qui a specificare, invece, la Toscana, dove nella montagna pistoiese sono state distrutte tutte le piste da sci, le strade, sono franate colline intere, in Garfagnana ci sono dei danni enormi. Sono qui a chiedere alla maggioranza e al Governo, visto che ormai non c'è più possibilità per i parlamentari di presentare emendamenti per il cosiddetto “decreto Rilancio”, siamo a chiedere al relatore di presentare degli emendamenti al “decreto Rilancio” per trovare i fondi per andare incontro ai territori in queste ore distrutti dall'emergenza ambientale, perché, se in un paese e in un comune le attività economiche già devono lottare per la sopravvivenza in seguito al virus - penso a molti operatori turistici che in quelle zone già hanno il dubbio se aprire o non riaprire -, nel momento in cui crollano le strade, si distruggono le piste da sci e franano colline intere, se non andiamo a intervenire lì, abbiamo sicuramente la morte economica di quel territorio.

Sono, quindi, a chiedere alla maggioranza e al Governo di presentare un emendamento al “decreto Rilancio” su questo tema per aiutare tutte le zone colpite e devastate dai disastri ambientali di queste ore. Se farete questo emendamento, noi, come Fratelli d'Italia, saremo pronti su questo emendamento a darvi il nostro sostegno per tutelare i nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 8 giugno 2020 - Ore 13:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020.

(C. 2471-A)

Relatrice: BILOTTI.

2. Discussione sulle linee generali della mozione Meloni ed altri n. 1-00274 concernente iniziative a sostegno del settore delle telecomunicazioni e per l'efficienza e la sicurezza delle reti di comunicazione elettronica .

3. Discussione sulle linee generali della mozione Formentini ed altri n. 1-00350 concernente iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche .

La seduta termina alle 11,55 di sabato 6 giugno 2020.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 12 il deputato Fiano ha segnalato che non è riuscito a votare;

nella votazione n. 16 la deputata Covolo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 23 il deputato Battilocchio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 37 il deputato Perconti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl - 2525 - odg 9/20 377 375 2 188 162 213 64 Resp.
2 Nominale odg 9/2525/37 386 383 3 192 162 221 62 Resp.
3 Nominale odg 9/2525/40 402 401 1 201 174 227 61 Resp.
4 Nominale odg 9/2525/59 402 399 3 200 173 226 61 Resp.
5 Nominale odg 9/2525/60 398 395 3 198 169 226 61 Resp.
6 Nominale odg 9/2525/61 401 397 4 199 172 225 61 Resp.
7 Nominale odg 9/2525/63 395 393 2 197 174 219 61 Resp.
8 Nominale odg 9/2525/66 398 397 1 199 168 229 61 Resp.
9 Nominale odg 9/2525/70 403 403 0 202 171 232 60 Resp.
10 Nominale odg 9/2525/74 408 406 2 204 172 234 60 Resp.
11 Nominale odg 9/2525/88 410 406 4 204 171 235 60 Resp.
12 Nominale odg 9/2525/89 417 411 6 206 174 237 60 Resp.
13 Nominale odg 9/2525/101 422 417 5 209 174 243 60 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale odg 9/2525/108 409 408 1 205 174 234 60 Resp.
15 Nominale odg 9/2525/111 426 426 0 214 185 241 60 Resp.
16 Nominale odg 9/2525/112 416 414 2 208 180 234 60 Resp.
17 Nominale odg 9/2525/115 427 427 0 214 182 245 60 Resp.
18 Nominale odg 9/2525/118 428 427 1 214 184 243 60 Resp.
19 Nominale odg 9/2525/122 427 426 1 214 182 244 60 Resp.
20 Nominale odg 9/2525/123 424 423 1 212 179 244 60 Resp.
21 Nominale odg 9/2525/124 428 423 5 212 184 239 60 Resp.
22 Nominale odg 9/2525/128 425 425 0 213 180 245 60 Resp.
23 Nominale odg 9/2525/129 429 425 4 213 185 240 60 Resp.
24 Nominale odg 9/2525/130 412 408 4 205 176 232 60 Resp.
25 Nominale odg 9/2525/132 413 412 1 207 177 235 59 Resp.
26 Nominale odg 9/2525/134 415 413 2 207 175 238 59 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 37)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale odg 9/2525/136 425 425 0 213 185 240 59 Resp.
28 Nominale odg 9/2525/139 425 424 1 213 185 239 59 Resp.
29 Nominale odg 9/2525/151 432 428 4 215 183 245 59 Resp.
30 Nominale odg 9/2525/152 428 427 1 214 184 243 59 Resp.
31 Nominale odg 9/2525/153 427 426 1 214 185 241 59 Resp.
32 Nominale odg 9/2525/155 434 434 0 218 188 246 60 Resp.
33 Nominale odg 9/2525/173 438 434 4 218 187 247 59 Resp.
34 Nominale odg 9/2525/176 434 434 0 218 188 246 59 Resp.
35 Nominale odg 9/2525/180 440 440 0 221 189 251 59 Resp.
36 Nominale odg 9/2525/189 437 437 0 219 188 249 59 Resp.
37 Nominale Ddl 2525 - voto finale 367 367 0 184 245 122 40 Appr.