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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 350 di mercoledì 3 giugno 2020

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 9.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

FEDERICA DAGA, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 28 maggio 2020.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Benvenuto, Boccia, Bonafede, Claudio Borghi, Boschi, Brescia, Buffagni, Businarolo, Carfagna, Castelli, Cirielli, Colletti, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, De Maria, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Ferraresi, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgis, Grande, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Mauri, Molinari, Morani, Morassut, Morelli, Orrico, Parolo, Pastorino, Rampelli, Rizzo, Ruocco, Saltamartini, Scalfarotto, Schullian, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tateo, Tofalo, Tomasi, Traversi, Villarosa, Raffaele Volpi e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. La Presidente del Senato, con lettera in data 28 maggio 2020, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VII Commissione (Cultura):

S. 1774 - “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato (2525) - Parere delle Commissioni I, II, III, V, VIII, X, XI, XII e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Discussione del disegno di legge: S. 1774 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato (Approvato dal Senato) (A.C. 2525).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2525: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Vittoria Casa. Prego.

VITTORIA CASA, Relatrice. Presidente, onorevoli colleghi, giunge finalmente in quest'Aula la conversione del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. È bene ricordare che la genesi di tale provvedimento sia da legare imprescindibilmente all'emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19 che ha colpito l'intero mondo e il nostro Paese, il primo tra quelli europei a dover fare i conti con questo nemico invisibile e così pericoloso.

D'altronde, il comparto dell'istruzione e la scuola sono stati i primi settori a dover rivedere i propri paradigmi, in quanto costretti a non poter svolgere le attività in presenza: un cambiamento, è inutile nasconderlo, al quale non eravamo preventivamente preparati, e che ha richiesto il massimo sforzo di collaborazione tra i Ministeri dell'Istruzione, dell'Università, gli studenti, gli insegnanti e tutti i rappresentanti del mondo della formazione. Ma, se per l'università il processo è stato rapido ed efficace, sia grazie alla maggiore autonomia degli studenti, sia per la possibilità di disporre di piattaforme già rodate e performanti, al punto tale che già nel mese di aprile il 94 per cento dei corsi universitari era riuscito ad adoperare metodologie online per gli insegnamenti, coinvolgendo oltre l'80 per cento dei corsisti, per la scuola si è trattata di una vera e propria rivoluzione.

Al fine di potenziare la didattica a distanza sono stati previsti prima, col decreto “Cura Italia”, un incremento di 85 milioni di euro; in seguito 80 milioni di euro di risorse PON per l'acquisto di PC, tablet e dispositivi per la connessione Internet dedicati alle scuole del primo ciclo, primaria e secondaria di primo grado; e infine, con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è stato previsto un ulteriore incremento di 131 milioni di euro per il 2020 al Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Tuttavia, sebbene gli sforzi compiuti abbiano permesso di condurre le attività scolastiche nei delicati mesi del lockdown, proprio la forzata chiusura delle scuole ha permesso di rendere tangibile, evidente la sua importanza nella quotidianità di ciascun alunno e di ciascuna famiglia.

La scuola, lo sappiamo bene, è il luogo entro cui maturano conoscenze, abilità e competenze: in altre parole, l'ambiente di apprendimento per eccellenza, e non può essere considerato un semplice edificio in cui si ritrovano le alunne e gli alunni, ma un soggetto attivo. Ricordiamo bene, agli inizi del Novecento, come lo psicologo dell'infanzia Vygotskij avesse osservato che la socialità e il contatto con il gruppo dei pari sono elementi determinanti, e non di contorno per garantire la crescita lo sviluppo intellettivo del bambino. Bisogna accantonare l'ormai inammissibile idea che la scuola sia soltanto un insieme di teorie e precetti, mentre appare necessario considerare anche gli aspetti emotivi, relazionali, socio-culturali ed affettivi: aspetti che vengono, lo sappiamo bene, ridimensionati dalla didattica a distanza, rischiando di diventare anche marginali; soprattutto per tutte quelle ragazze e quei ragazzi che si trovano in condizioni di povertà educativa, per i quali la scuola si rivela porto sicuro dalle difficoltà familiari e sociali, garantendo rapporti umani sinceri e offrendo le fondamentali affettività essenziali per il corretto sviluppo della loro personalità. Il dovere della comunità educativa e degli insegnanti è infatti proprio quello di andare oltre ciò che appare visibile, per incidere nel profondo dell'animo degli studenti.

Terminata questa dovuta premessa, passo ad affrontare alcune delle principali misure previste dal decreto, che ha appunto come obiettivo non soltanto quello di intervenire nella conclusione dell'anno scolastico in corso, ma soprattutto quello di pianificare l'avvio del prossimo anno. Il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, si colloca fra i provvedimenti adottati a seguito dell'emergenza sanitaria da COVID-19. È composto da 9 articoli, ai quali, durante l'esame al Senato, se ne sono aggiunti altri 7. Sempre al Senato è stata deliberata l'estensione del titolo, inserendo anche il riferimento a disposizioni in materia di procedure concorsuali e di abilitazioni e per la continuità della gestione accademica.

I commi 1, 2, 3, 7-ter, 8 e 9 dell'articolo 1 definiscono la cornice generale della disciplina speciale per l'anno scolastico 2019-2020 per la valutazione finale degli studenti per tutti gli ordini e gradi di scuola, nonché l'ammissione degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado, nonché per l'ammissione degli studenti della scuola secondaria di primo e secondo grado alla classe successiva, per l'eventuale integrazione o recupero degli apprendimenti dei medesimi studenti e per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi del primo e secondo ciclo di istruzione. Ovviamente la valutazione delle studentesse e degli studenti da parte dei consigli di classe dovrà tenere conto di una molteplicità di fattori, non soltanto indirizzati a quantificare il profitto relativo agli apprendimenti. L'impatto della sospensione delle attività in presenza ha determinato diverse conseguenze nella routine degli alunni, in particolare per quanto concerne la scuola primaria e la secondaria di primo grado.

L'emergenza ha comportato infatti una nuova organizzazione degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo. Per il primo ciclo si prevede la rimodulazione dell'esame con la valutazione finale da parte del consiglio di classe, che tiene conto anche di un elaborato del candidato, e la definizione di modalità e criteri per l'attribuzione del voto finale. Per il secondo ciclo si prevede l'abolizione delle prove scritte e la sostituzione con un unico colloquio, anche in modalità telematica. Del colloquio costituiscono comunque parte integrante le esperienze maturate nei percorsi per le competenze trasversali e l'orientamento.La Commissione, come sappiamo, sarà composta esclusivamente da componenti del consiglio di classe, mentre il presidente sarà esterno.

In più occasioni ho espresso l'idea che la maturità sia un vero e proprio momento di passaggio tra l'adolescenza e l'età adulta, una tappa importante nella vita di ogni ragazza e di ogni ragazzo che funge da mediazione per gestire l'impatto con il complicato mondo del lavoro o dell'università. Quindi, esprimo soddisfazione per le modalità individuate per lo svolgimento della prova, capaci di coniugare esigenze di tipo didattico alla volontà di affidare la valutazione agli insegnanti che nel corso degli anni hanno seguito, conosciuto e guidato la formazione degli studenti dell'ultimo anno.

Sono state previste anche - e questo è molto importante e mi piace sottolinearlo - precise indicazioni per gli studenti con disabilità. I dirigenti scolastici, insieme, naturalmente, al consiglio di classe, sulla base di specifiche e motivate richieste da parte delle famiglie degli alunni, tenuto conto della particolarità di quest'anno scolastico e dopo avere sentito i consigli di classe e acquisito il parere del gruppo di lavoro per l'inclusione della loro scuola, potranno consentire la reiscrizione dell'alunno al medesimo anno di corso frequentato nell'anno scolastico 2019-2020. Questo permetterà, naturalmente, di raggiungere e recuperare il mancato conseguimento degli obiettivi didattici inclusivi per l'autonomia stabilito nel PEI. Proseguendo con l'analisi del decreto, il comma 2-bis dell'articolo 1, introdotto al Senato, dispone che dall'anno scolastico 2020-2021 la valutazione finale degli alunni nella scuola primaria è espressa attraverso un giudizio sintetico. La ratio dell'emendamento, approvato al Senato, è dovuta a riflessioni di carattere didattico-pedagogiche, non demandando la valutazione dei soggetti in formazione a meri criteri numerici ma attribuendo valore e significato a diversi aspetti del processo educativo.

Passo adesso al tema che ha maggiormente acceso i riflettori su questo decreto, quello relativo al reclutamento degli insegnanti tramite il concorso. I commi da 01 a 07 dell'articolo 2 modificano l'articolazione e le modalità di svolgimento della prova scritta della procedura straordinaria per titoli ed esami per il reclutamento di docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado prevista dal decreto-legge n. 126 del 2019, convertito poi in legge n. 159 del 2019 e bandita lo scorso aprile. In particolare, si dispone che la stessa è articolata in quesiti a risposta aperta e non più a risposta multipla e si svolge nel corso dell'anno scolastico 2020-2021. Ai vincitori immessi in ruolo nell'anno scolastico 2021-2022, che sarebbero rientrati nella quota dei posti destinati alla procedura, è riconosciuta la decorrenza giuridica a partire dal 1° settembre 2020. Inoltre, si dispone che la disciplina della prova orale e le modalità di acquisizione da parte dei vincitori della medesima procedura dei crediti formativi universitari e accademici richiesti per l'accesso all'insegnamento della scuola secondaria sono definite con decreto ministeriale di natura non regolamentare. Bisogna sottolineare - e qui, come dire, lo sottolineo con molta forza - che già nel dicembre 2019 il percorso di reclutamento per gli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio maturati entro l'anno scolastico 2020-2021 era stato ampiamente individuato e concordato tra tutte le forze di maggioranza e soltanto la sopravvenuta condizione emergenziale ha comportato delle ulteriori riflessioni che hanno condotto alle modifiche introdotte dal Senato al presente decreto. Sono riflessioni che – sottolineo - riguardano, in particolare, due aspetti: in primo luogo, l'opportunità di non esporre i candidati a potenziali situazioni di contagio e, quindi, rimandando le prove all'inizio dell'anno scolastico 2020-2021; l'altra considerazione riguarda la modalità di svolgimento della prova. Dopo un'intensa e lunga interlocuzione fra le forze di maggioranza, si è ritenuto più idoneo per valutare la preparazione dei candidati una prova articolata su quesiti a risposta aperta rispetto alla precedente prova, che, come sappiamo, prevedeva dei quesiti a risposta multipla computer based. Inoltre, non va dimenticato che i vincitori di concorso al termine del primo anno dovranno sostenere anche una prova orale. Mi permetto di fare alcune brevi considerazioni sulle polemiche delle scorse settimane. Da sempre abbiamo affermato che i concorsi debbano premiare il merito, con una selezione che sia orientata ai criteri della trasparenza e della chiarezza. La modalità di svolgimento della prova con quesiti a risposta aperta rende probabilmente un'immagine più autentica delle conoscenze e delle competenze dei concorsisti di quanto non facesse la prova a risposta multipla. Resta, comunque, la consapevolezza e la volontà di lavorare a nuove soluzioni per il futuro, individuando percorsi di formazione più immediati e funzionali e mettendo al centro della loro progettazione gli studenti e i docenti.

La scuola che noi vogliamo costruire dev'essere sorretta dalle solide basi dell'inclusione e della cooperazione, riacquistando quello status di ascensore sociale che permette alle disuguaglianze economiche di assottigliarsi e che raddoppia le attenzioni verso chi ha maggiore necessità di adeguate relazioni di cura. Una scuola dove il suono della campanella appaia come un buon auspicio per chi l'ascolta, dove gli alunni con disabilità possano trovare personale qualificato e spazio per le proprie esigenze, dove nessuno sia lasciato indietro ma venga ritenuto prezioso e unico. Per farlo abbiamo bisogno di docenti adeguatamente formati, sicuri di poter svolgere in tranquillità il proprio lavoro, docenti che abbiano chiara la lezione di don Lorenzo Milani e il suo “I care”, “mi sta a cuore”, “mi importa”, rivolto verso qualsiasi soggetto in formazione che abbia bisogno di essere protetto e guidato nei tortuosi e lunghi meandri della vita. Docenti che siano consapevoli che se si perdono i ragazzi più difficili la scuola non è più scuola: è un ospedale che cura i sani e respinge i malati.

Rivolto alla didattica speciale per l'inclusione è il comma 08 dell'articolo 2, che prevede una procedura semplificata per l'accesso ai percorsi di specializzazione per il sostegno per i soggetti che nei dieci anni scolastici precedenti abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, sul posto di sostegno nel grado di istruzione a cui si riferisce la procedura. Questi accedono direttamente alle prove scritte, senza, cioè, necessità di sostenere il test preliminare. Passo adesso a una delle principali novità introdotte da questo decreto, ossia quella che riguarda l'istituzione delle graduatorie provinciali. I commi 4, 4-bis e 4-ter dell'articolo 2 dispongono l'istituzione delle graduatorie provinciali per le supplenze del personale docente ed educativo per il conferimento delle relative supplenze con procedure informatizzate. Nello stesso tempo, si precisa che le graduatorie d'istituto vengono costituite in base alle indicazioni dei soggetti inseriti nelle medesime graduatorie provinciali e sono utilizzate per la copertura delle supplenze brevi. Con questo nuovo sistema sarà possibile garantire la massima sicurezza per i docenti e per il personale della segreteria, evitando inutili sovraffollamenti negli uffici. Seppur dovuto a motivi di necessità ed urgenza, questo provvedimento rappresenta un passo importante nella gestione delle pratiche e nella semplificazione burocratica. A queste misure si aggiunge l'articolo 2-bis, che istituisce presso il Ministero dell'Istruzione un tavolo di confronto, presieduto dal Ministro dell'Istruzione, per avviare con periodicità percorsi abilitanti.

Espongo adesso brevemente il resto delle disposizioni. L'articolo 2-ter prevede che per l'anno scolastico 2020-2021 le scuole dell'infanzia paritaria comunali, che non riescano a reperire ai fini delle sostituzioni personale docente abilitato, possono prevedere, in via straordinaria, l'attribuzione di incarichi temporanei attingendo anche alle graduatorie comunali degli educatori dei servizi educativi per l'infanzia in possesso di titolo idoneo a operare nei servizi per l'infanzia. L'articolo 3 prevede un'abbreviazione del termine per l'espressione dei pareri del consiglio superiore della pubblica istruzione.

L'articolo 4 precisa che la sospensione delle procedure concorsuali per l'accesso al pubblico impiego, prevista dall'articolo 87, comma 5, del decreto-legge n. 18 del 2020, per sessanta giorni a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, è riferita solo allo svolgimento delle relative prove. L'articolo 4-bis modifica la disciplina relativa alla possibilità di inserimento in altre graduatorie. L'articolo 5 prevede la sospensione dello svolgimento delle procedure concorsuali previste dagli ordinamenti delle professioni regolamentate sottoposte alla vigilanza del Ministero della Giustizia e degli esami di abilitazione per l'accesso alle medesime professioni.

L'articolo 6 introduce misure urgenti per lo svolgimento degli esami di Stato di abilitazione all'esercizio delle professioni e dei tirocini professionalizzanti e curricolari.

L'articolo 7 prevede la sospensione delle procedure elettorali per il rinnovo degli organi collegiali e monocratici delle università e delle istituzioni AFAM.

L'articolo 7-bis prevede l'istituzione di un sesto quadrimestre nella tornata di abilitazione scientifica nazionale. L'articolo 7-ter, introdotto dal Senato, consente - questo è molto importante -, fino al 31 dicembre 2020, ai sindaci e ai presidenti delle province e delle città metropolitane, al fine di garantire la rapida esecuzione di interventi di edilizia scolastica, di operare con i poteri dei commissari straordinari, previsti per interventi infrastrutturali ritenuti prioritari.

L'articolo 7-quater individua a livello legislativo la data ultima per lo svolgimento dell'ultima sessione delle prove finali per il conseguimento del titolo di studio nelle istituzioni AFAM. L'articolo 7-quinquies modifica la disciplina relativa alla Scuola superiore meridionale prevista in via sperimentale per un triennio dalla legge di bilancio 2019.

Infine, l'articolo 8 reca la clausola di salvaguardia per le regioni a statuto speciale e le province autonome di Trento e di Bolzano.

Mi avvio, dunque, alle conclusioni. In un momento storico così difficile, la scuola ha bisogno di diventare oggetto di progettualità, non di polemiche; gli effetti devastanti di questa emergenza ci hanno dimostrato che l'istruzione, al pari della sanità, è un settore nevralgico per il nostro Paese. Alle studentesse e agli studenti, ai docenti, ai dirigenti scolastici, a tutto il personale scolastico dobbiamo rivolgere tutto il nostro plauso per aver affrontato con serietà, pazienza e spirito di iniziativa questi mesi tanto complicati.

So benissimo che l'auspicio di tutti sarebbe stato quello di tornare in classe il prima possibile, ma quando in gioco c'è il bene più prezioso, quello della salute, non è mai sbagliato essere prudenti. La battaglia che stiamo continuando impone la massima cautela e responsabilità. Riusciremo a vincerla soltanto remando tutti in un'unica direzione. Per ripartire più forti di prima dovremo riporre nella scuola la speranza per costruire condizioni più giuste ed equanimi, con la consapevolezza che ogni investimento per la scuola è un investimento per un futuro più sereno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la collega Aprea.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Mi consenta di fare un sincero apprezzamento al Viceministro Ascani che ci ha seguito in tutte queste ore e non ha fatto mancare alla Commissione l'ascolto, soprattutto, delle forze di opposizione. Però, allo stesso modo, Presidente, trovo gravissima l'assenza del Ministro Azzolina stamattina, perché, Presidente, questo provvedimento, decreto dell'8 aprile, è arrivato lunedì in Commissione cultura, oggi, per poche ore, discuteremo, poi, la maggioranza, anzi, il Governo metterà la fiducia e, di fatto, potremo dire poche cose. È gravissimo che la Ministra Azzolina trovi il tempo per fare interviste televisive, interviste radiofoniche, per fare interviste sulle testate più importanti del Paese e non trovi il tempo per venire qui, alla Camera, per poche ore, ad ascoltare quello che le forze di opposizione le diranno una volta e per sempre.

Presidente, faccia qualcosa, lo ripeto, faccia qualcosa; è veramente grave (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, quando si viene alla Camera, si viene ad ascoltare le forze di opposizione e anche quello di maggioranza, però, credo che questo sia un tema abbastanza consueto nei nostri lavori e il Governo è autorevolmente rappresentato dalla Viceministra Ascani, che salutiamo.

Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Onorevole Sasso, anche lei, immagino, voglia fare questa memoria, che dopo potrebbe fare anche lei nel suo intervento, come l'onorevole Aprea, del resto. Prego, ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, buongiorno; in estrema sintesi, devo sottolineare come da settimane siamo ringraziando il Viceministro Anna Ascani per la sua autorevole presenza e anche per questo ruolo da vittima sacrificale del Governo, nei confronti di tutta la Commissione cultura e dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia). Però non è possibile, Presidente, perché, la informo, la questione non è solo in Aula, è anche in Commissione cultura: con il decreto più importante, che riguarda 8 milioni di studenti, oltre un milione di lavoratori del sistema pubblico, 800 mila studenti e oltre 150 mila lavoratori del settore privato, il Ministro dell'Istruzione Lucia Azzolina, che cita Nilde Iotti, che trova il tempo per scrivere qualunque cosa su Facebook, non si presenta in Aula e questo è importante, perché in un momento di tensioni sociali che riguardano anche il mondo della scuola, il Ministro Azzolina farebbe bene a venire in Aula ad ascoltare la voce di tutti i rappresentanti. Ho fatto questo riferimento a Nilde Iotti, perché chissà cosa ne penserebbe Nilde Iotti dell'attuale Ministro dell'istruzione, sapendo che un membro dell'Esecutivo non si degna mai di essere qui presente in Aula.

Noi lo troviamo profondamente ingiusto e, Presidente, per suo tramite, per cortesia, visto che non sarà una passeggiata, colleghi della maggioranza, questo decreto scuola - e ve ne accorgerete -, gradiremmo sapere se, tra oggi pomeriggio, domani mattina, venerdì pomeriggio dopo il tè delle cinque, il Ministro Lucia Azzolina possa degnarsi di essere qui, perché c'è ancora una Repubblica parlamentare. Ieri, abbiamo celebrato in tante piazze d'Italia la festa con il tricolore…

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, grazie… grazie… sull'ordine dei lavori…

ROSSANO SASSO (LEGA). Speriamo che il Ministro Azzolina si ricordi di essere presente ogni tanto in Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Sasso, grazie a lei, però sul richiamo al Regolamento e sull'ordine dei lavori bisogna riconoscere che il Regolamento è chiaro, su questo. Dice che il Governo è rappresentato autorevolmente dal Viceministro.

Ha chiesto di parlare anche l'onorevole Frassinetti, certo, giustamente. Che la Ministra Azzolina non pensi di avere uno sconto da Fratelli d'Italia. Prego.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Sarò molto breve e concisa, però la cosa che più infastidisce, naturalmente un Ministro è libero di scegliere se presenziare o no, all'inizio, questo è anche un momento simbolico, è l'inizio della discussione, e, quindi, sarebbe stato opportuno che il Ministro Azzolina fosse presente, ma è il fatto che ci sia una sua attività di annuncio continuo in altre sedi, è questo che rende, secondo noi, più grave il fatto della mancata presenza, perché non si può essere sempre su Facebook o sui social e poi, quando arriva il momento istituzionale dell'avvio di un provvedimento così importante per milioni di persone, l'assenza pesa. È un'assenza molto rumorosa, questa.

Anch'io ringrazio il Viceministro Ascani per la sua presenza in questa sede, che per noi è l'unico momento di confronto col Governo e lo è stato anche nell'attività in Commissione, comunque, l'opposizione, anche se il Ministro non sarà presente, farà arrivare alle sue orecchie lo sdegno e la preoccupazione per la scuola italiana (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva.

È iscritta a parlare la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio della sua presenza il Viceministro Ascani. Oggi, come Fratelli d'Italia, ci presentiamo in quest'Aula a discutere un decreto che avrebbe dovuto garantire il sistema scolastico nella sua interezza e contribuire a superare un momento così difficile per l'intero Paese. Invece, con questo decreto, avete per l'ennesima volta ridotto al nulla la funzione del Parlamento, offeso gli italiani, camuffato e insabbiato quelle che sono le vere problematiche di una delle istituzioni più importanti della nostra nazione. È una maggioranza che in questi giorni ha litigato pesantemente, senza riuscire a stabilire una strada, senza trovare soluzioni certe; avete solamente continuato ad umiliare i precari, destabilizzare ancora di più gli studenti e le loro famiglie, offrendo uno spettacolo a volte indecoroso, con prese di posizione sui social e sterili comunicati stampa.

La scuola è sempre stata lo specchio di ciò che è il Paese; purtroppo, con questo decreto - Governo e Ministro - con decisioni confuse, impacciate ed arroganti, avete distrutto la tradizione di una scuola che tutto il mondo ci invidia. Sì, perché la nostra scuola è sempre stata un fiore all'occhiello e voi avete fatto, invece, un pessimo lavoro. Avete condizionato pesantemente in negativo il futuro di tanti giovani e la vita delle loro famiglie. Negli ultimi tre mesi la scuola italiana, in piena emergenza COVID, è riuscita ad assicurare comunque la didattica nella modalità a distanza, in tempi minimi, con strumentazioni informatiche prive, spesso inadeguate, riesumando anche vecchi computer; direi, un piccolo miracolo, un piccolo miracolo fatto da chi? Da quei docenti liquidati velocemente dal Ministro Azzolina con un approssimativo e generico: “andate avanti con la didattica a distanza”.

Ma come? In che modo? Il Ministro si è preoccupato, prima di impartire le indicazioni, di verificare, almeno sommariamente, la reale disponibilità delle strumentazioni? Ha pensato ai tantissimi studenti che non avevano i mezzi per affrontare la didattica a distanza? Alunni senza PC o senza connessione Internet; alunni con genitori che lavorano e da soli non possono gestire le attività online; alunni abbandonati a se stessi, perché la situazione familiare è drammatica e la scuola passa in secondo piano. Avete invece continuato a gestire la scuola solo come un ufficio qualsiasi, a dettare circolari, disposizioni unilaterali annunciate sulle pagine social o in trasmissioni televisive; distanti dalla realtà, senza cioè rendersi conto dello stato di un Paese che sta attraversando in questo momento un dramma. Un Ministro che con i suoi silenzi ostinati - e oggi lo vediamo ancora - ha continuato a prendere decisioni importanti per milioni di studenti, genitori e personale della scuola caratterizzate da contraddizioni, approssimazioni e continue incongruenze, ma, ancora, cosa più grave, senza consultare e coinvolgere chi l'avrebbe potuta aiutare. Mi riferisco non solo alle opposizioni, ma parlo delle organizzazioni sindacali, dei dirigenti scolastici, dei docenti, del personale ATA, degli enti locali, che conoscono bene la realtà della scuola perché la vivono veramente tutti i giorni.

In un momento in cui studenti, famiglie e docenti avrebbero avuto bisogno di un po' di certezza, le uniche preoccupazioni del Ministro Azzolina sono state bandire i concorsi contro il parere di tutti, delle forze politiche, sindacali, e soprattutto in presenza di un quadro sanitario non completamente risolto. Fin dall'inizio Fratelli d'Italia ha sostenuto l'unica proposta seria, possibile, attuabile: la stabilizzazione dei docenti precari con almeno 36 mesi di servizio continuativi nelle istituzioni scolastiche statali in base a una graduatoria di merito e servizio - preciso, è già accaduto in passato -, rinunciando alla procedura concorsuale in questo momento di difficoltà per tutti, garantendo così alla scuola una continuità di servizio al 1° settembre e dando, finalmente, riconoscimento a una categoria di professionisti - lo ribadisco e lo continuerò a dire sempre - che da anni porta avanti la scuola. Il merito lo hanno già dimostrato e non hanno bisogno di dimostrare ancora la loro competenza, non hanno bisogno di farlo con le crocette, che adesso sono state sostituite da domande aperte.

E qui faccio un appunto, permettetemi: lo stesso utilizzo è stato fatto per l'ultimo concorso, quello dei dirigenti scolastici del 2017, che rappresenta - direi - una pagina vergognosa della scuola, ancora fermo con ricorsi e altro. Quindi, era una proposta, questa di Fratelli d'Italia, che è stata anche condivisa da una parte di questa maggioranza, ma il Ministro, nel suo delirio - compreso il partito 5 Stelle - autoritario ha sempre detto di no, creando uno scontro politico non solo con le opposizioni, ma anche dentro questa maggioranza. Abbiamo letto e sentito di minacce di dimissioni dello stesso Ministro, della tenuta della maggioranza, ma alla fine siamo arrivati al lodo Conte, un accordo giunto durante una lunga notte di trattative e di scontri: una lotta di lunghi coltelli. All'apparenza tutti siete soddisfatti, ma a rimanere ancora una volta sfruttati saranno i precari storici della scuola.

Quelli sono buoni solo per le supplenze; questi professionisti, la cui esperienza, evidentemente, non basta per un posto in ruolo, continueranno la loro odissea. Ci voleva, signor Presidente, coraggio, soprattutto da parte di quella sinistra che è sempre stata e sempre si è proclamata a difesa dei deboli e dei precari; invece è prevalsa la paura del cambiamento, o forse, piuttosto, la convenienza di difendere gli interessi dei singoli partiti della maggioranza, sacrificando così la scuola come istituzione, ma soprattutto come luogo di formazione. Ma andiamo avanti: un Governo che ha ignorato l'importanza delle scuole paritarie e bocciato tutti i nostri emendamenti. Queste scuole si trovano in grande difficoltà economica e rischiano in moltissimi casi di non poter riaprire perché non ce la fanno più a pagare gli stipendi dei docenti, del personale amministrativo; si sono indebitate con le banche, hanno ipotecato gli immobili al fine di coprire le rette che molte famiglie, subendo la crisi economica come tutti gli italiani, non sono più riuscite a pagare.

I 150 milioni di euro che verranno stanziati nel “decreto Rilancio” per le oltre 12 mila scuole paritarie italiane di ogni ordine e grado sparse su tutto il territorio nazionale sono inadeguati. Le famiglie saranno, sicuramente, dalla chiusura quasi certa di molte scuole paritarie costrette, giocoforza, a iscrivere i propri figli nelle scuole statali, e, con la chiusura di molte scuole paritarie, sarà colpito non solo il pluralismo culturale, ma anche il diritto della libertà educativa, il diritto di scegliere la scuola dove far studiare i propri figli. Il peggio, però, signor Presidente, deve ancora arrivare: ad oggi la riapertura delle scuole a settembre sembra un miraggio. Il tempo stringe e il 1° settembre è ormai alle porte. Il Ministro non capisce quanto sia urgente per i genitori sapere cosa accadrà quel giorno, perché le famiglie hanno bisogno di organizzare la loro vita, hanno bisogno di certezze. Per non parlare dei dirigenti scolastici, che in questo momento stanno affrontando il problema della formazione delle classi. Al di là degli annunci e dei proclami fatti dal Ministro Azzolina nell'abolizione delle classi pollaio, sul distanziamento sociale per evitare contagi, con classi spaziose, e quindi pochi alunni e a distanza tra di loro, loro devono attenersi a cosa?

Alla nota ministeriale n. 487 del 10 aprile 2020 che, riferendosi agli organici 2020-2021, ha specificato per le scuole secondarie di secondo grado che le classi intermedie dovranno essere costituite con un numero medio di alunni non inferiore a 22. In caso contrario, cosa succede? Si procederà agli accorpamenti. Alla faccia della tutela del distanziamento. Ma, onorevoli colleghi, abbiamo già casi veramente vergognosi: ad esempio, qui a Roma, in una scuola secondaria superiore, l'ufficio scolastico ha unito due classi intermedie, rispettivamente con diciotto e sedici alunni, creando una classe di trentaquattro alunni. Basta con i proclami, basta!

Ma ecco che per tranquillizzare tutte le famiglie e tutti arriva il documento tecnico partorito dal comitato tecnico-scientifico in vista del rientro a scuola in presenza a settembre. I punti più importanti: garantire il distanziamento fisico di almeno un metro che comporterà la riorganizzazione degli spazi non solo delle aule, ma delle palestre, dei laboratori e di qualsiasi altro spazio a disposizione delle strutture scolastiche; e poi l'altro punto importante che dice riduzione del numero degli alunni per classe. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ma di quali scuole stiamo parlando? Ma di quali scuole stiamo parlando? In Italia ci sono attualmente 21 mila edifici costruiti dal 1976; 23.800 sono stati costruiti tra il 1946 e il 1975; il resto risale al 1920. L'Italia sconta un gap nell'edilizia scolastica, che ormai è diventata patologico; le statistiche parlano di un crollo ogni tre giorni di scuola tra settembre 2018 e luglio 2019, quindi di quali, ribadisco, scuole stiamo parlando?

Fratelli d'Italia aveva proposto delle soluzioni con emendamenti, tutti respinti. Avevamo proposto: la revisione dei criteri per la formazione delle classi, con un numero di alunni non superiore a diciotto da ridurre a quindici nelle zone più colpite dal contagio da COVID-19; l'istituzione dei comitati presso gli uffici scolastici regionali che definiscono le linee guida regionali per la riapertura delle scuole e la possibilità di fare anche sopralluoghi in tutte le scuole del territorio regionale e di certificare l'adeguatezza delle strutture scolastiche all'utilizzo e il protocollo operativo di sicurezza adottato; l'attuazione di un piano straordinario di edilizia scolastica per la messa in sicurezza e l'adeguamento delle strutture; un piano di assunzione di personale docente e ATA anche attraverso, così come ho già detto, la stabilizzazione dei docenti precari e la revisione della responsabilità per i dirigenti scolastici per renderla equa e sostenibile. Solo così è possibile parlare di riapertura a settembre in sicurezza e soprattutto garantire il ritorno della didattica in presenza. I bambini e i ragazzi stanno chiedendo di tornare a scuola, di rivedere le loro maestre, i loro professori, i loro amici e sono stanchi della didattica dell'emergenza, perché quella non è scuola. Non si può pensare che tutto possa essere sostituito dallo schermo di un computer o di un tablet o la triste consapevolezza che ogni dialogo si conformi ad una voce intermittente all'ascolto, con il microfono malfunzionante di un cellulare o di qualunque strumento elettronico. Manca il confronto reale, manca la didattica vera, manca la scuola, fatta di cattedre, aule, lavagne, con la presenza continua del docente che promuove non solo l'apprendimento delle nozioni, ma soprattutto - non dimentichiamolo mai - l'autonomia sociale e operativa dello studente.

I ragazzi, gli adolescenti, come noi, durante questi mesi duri della quarantena sono stati privati di fatto di tutto: delle relazioni sociali, dello sport, eppure hanno dato una grande prova di maturità, rinunciando a tutto senza lamentarsi, quella maturità che questo Governo continua a non dimostrare. Per la scuola italiana in questo momento regna solo il caos e l'inadeguatezza: ogni giorno una promessa; ogni giorno un faremo, prontamente poi smentito. Lezioni metà a scuola e metà a casa con la DAD, prima per tutti, poi solo per le scuole superiori oppure con orari scaglionati nell'ambito della medesima classe: complimenti, bella soluzione. Così in una famiglia con due o tre figli che frequentano scuole diverse i genitori smettono di lavorare e si dedicano a portare, la mattina, e a prendere i propri figli a scuola. E l'ultima pensata fatta dal Ministro o di questi esperti è di usare spazi aperti, bello: parchi, boschi. Ma avete pensato quanto costa il trasporto? Ma come vanno nei parchi? Come raggiungono i boschi questi ragazzi, se non con il trasporto, e quanto costa tutto questo? Io mi chiedo e chiedo a voi, onorevoli colleghi, ma questi esperti, pagati profumatamente con le tasse dei cittadini, dove vivono? Nel mondo dei balocchi?

Adesso si parla di 45 minuti di lezione che richiede uno stravolgimento di tutti gli orari scolastici o l'assurda soluzione delle lezioni scolastiche anche pomeridiane. Ma avete dimenticato che è necessario salvaguardare e promuovere e dare serenità finalmente ai nostri ragazzi, quindi permettere loro di nuovo di attuare le proprie attività extrascolastiche, artistiche e sportive che sono importanti, che collaborano in egual misura alla formazione culturale e al benessere fisico? Non avete pensato per un attimo che questa scellerata soluzione può compromettere la sopravvivenza di società sportive dilettantistiche o associazioni come l'AssoDanza Italia, che è composta da insegnanti di danza, di musica, canto, recitazione? Non avete pensato che ci sono alle spalle categorie di lavoratori e datori di lavoro che rischiano di non potere più svolgere la loro attività (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Concludo, signor Presidente, onorevoli colleghi. Con questo decreto, purtroppo, si hanno poche certezze e si evidenziano solo molte idee confuse. Di una cosa siamo però sicuri: i precari resteranno precari.

Fratelli d'Italia, sempre coerente con le sue idee, è, e resta, accanto a chi sta contribuendo anche in questo momento storico particolarissimo a portare avanti il buon nome della scuola italiana. Lo abbiamo fatto e continueremo a dimostrarlo con i fatti perché noi oggi siamo qui a dare voce all'Italia onesta e laboriosa, siamo qui a ribadire che la scuola italiana ha bisogno di essere protetta ed elogiata, siamo qui perché milioni di italiani ci chiedono di portare avanti le loro istanze, le loro esigenze e i loro bisogni. Noi non li tradiremo: continueremo a farlo come sempre abbiamo fatto, con tutte le nostre forze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sgarbi, che non è presente: si intende che vi abbia rinunciato. È iscritto a parlare l'onorevole Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Fiducia e ottimismo, fiducia e ottimismo. Presidente, in questo momento difficile per il nostro Paese, non potevo iniziare un intervento che non con queste parole. Grazie della sua parola, grazie gentile Viceministra, gentili colleghe e cari colleghi, vorrei intervenire sulla parte del decreto che riguarda l'ordinata riapertura del nuovo anno scolastico, non contro alcuna parte politica, ma a favore della scienza e del nostro Paese.

Molti colleghi hanno espresso delle preoccupazioni riguardo alle modalità con cui studentesse e studenti delle scuole di ogni ordine e grado rientreranno in classe a settembre. Questi interrogativi sono gli stessi di noi genitori, personale scolastico, studenti in primis e dello stesso Governo; sono più che comprensibili perché in gioco c'è il patrimonio più prezioso di una nazione: i nostri studenti, l'intero sistema di istruzione. C'è qualche punto fermo, che però possiamo mettere per contribuire a chiarire queste perplessità, ma con una necessaria premessa: quali che siano le misure adottate per il rientro a scuola il prossimo settembre, dovranno necessariamente tenere conto dell'effettiva situazione epidemiologica che ci sarà in quel momento. Rispondere oggi alla domanda “che cosa accadrà fra tre mesi” è davvero difficile. Presidente, solo cinque mesi fa il nuovo Coronavirus era sconosciuto alla comunità scientifica. Grazie a un incredibile sforzo collettivo, la nostra conoscenza è aumentata - e uso una parola il cui significato ci è ormai familiare - in modo esponenziale. C'è un'incredibile mole di dati, che andrà vagliata e considerata. La nostra visione di oggi, quindi, potrebbe essere molto diversa da quella che avremo fra tre mesi. Se nel giro di cinque mesi il nostro mondo è cambiato, prima con il cosiddetto lockdown e adesso con le riaperture, l'unica certezza oggi è che non possiamo prevedere quello che esattamente accadrà a settembre. Gli scienziati osservano la realtà e formulano ipotesi per interpretarla, non predicono il futuro dalla palla di vetro: se muta la realtà, dovremo adattare le nostre ipotesi, riformulandone di nuove. Questo è uno degli insegnamenti più importanti che l'umanità abbia ricevuto dalla pandemia, e lo dico da uomo di scienza. Dobbiamo utilizzare tutta la nostra abilità di studio e di analisi - e per questo la scuola si conferma centrale - e dobbiamo mettere in campo tutta la nostra capacità di adattarci al mutare delle condizioni, la nostra resilienza. Chiarito questo punto, possiamo passare a riflettere sui dati. Quelli accumulati finora ci dicono che, riguardo al Coronavirus, disponiamo di due “quasi certezze”: la prima è che, come la maggioranza delle malattie respiratorie e da Coronavirus, siamo in presenza di un andamento stagionale; il contagio e anche la gravità della malattia aumenta con il freddo e si riduce con il caldo. Attenzione: questo non vuol dire che non esiste il COVID-19 in climi particolarmente caldi, ma che contagio e gravità della malattia sono sicuramente ridotti. Il distanziamento interpersonale e la scelta di terapie più mirate ci hanno permesso di combattere meglio questo nemico invisibile e dobbiamo continuare a tenere queste condotte, ma il contributo della stagionalità è ormai innegabile. La seconda importante evidenza riguarda i giovani e i bambini, che si ammalano meno rispetto agli adulti, in forme meno gravi, presentano sintomi meno accentuati o nessun sintomo: minor carica virale significa malattia meno grave, ma significa anche ridotta possibilità di trasmissione. E i dati che verificano queste ipotesi, Presidente, sono al momento innumerevoli, ne ricordo alcuni dalle parole del professor Guido Silvestri: i bambini rappresentano una percentuale molto bassa di casi documentati di COVID-19. Questa è una certezza, quello su cui si sta concentrando la ricerca è il loro ruolo nella trasmissione. Questa revisione sistematica della letteratura mostra, innanzitutto, che i bambini tendono ad avere una malattia più lieve rispetto agli adulti e spesso nessun sintomo. Si osserva poi, grazie agli studi sulla trasmissione delle famiglie, che raramente il contagio parte dai bambini. Anche i report degli studi sulla vita reale descrive una diffusione molto limitata del COVID-19 tra i bambini e da bambini ad adulti; un bambino di 9 anni ha frequentato tre scuole in Francia, mentre era asintomatico con COVID-19, ma non ci sono evidenze che alcuno dei suoi 112 contatti scolastici abbia contratto il virus. I sedici studi inclusi, che descrivevano gli effetti e la chiusura delle scuole rapidamente implementata, suggeriscono che questa misura non ha contribuito al controllo dell'epidemia. Infine, Presidente, aggiungo che recentemente l'AUSL di Reggio Emilia ha eseguito dei tamponi a tappeto su un campione di 320 ragazzi e bambini, che hanno convissuto durante il lockdown con adulti positivi: solo 90, il 15 per cento, sono risultati positivi e, nonostante il contatto stretto con i genitori, gli altri, l'85 per cento, è risultato negativo. Questi dati ottenuti nel nostro Paese ci dicono che sono gli adulti, l'alta carica virale ad infettare i bambini, e che, tra l'altro, nella stragrande maggioranza dei casi presentano sintomi lievi o nessuno, e non viceversa. I bambini raramente si infettano tra loro o infettano gli adulti. Sicuramente la nostra maggioranza darà la massima attenzione alle voci degli esperti, ma le decisioni e l'emanazione di norme specifiche spettano a chi è stato eletto dai cittadini, al potere legislativo, in questo caso, esecutivo. Le indicazioni vanno lette nel contesto di una riduzione assoluta del rischio, stante la situazione attuale, che sicuramente è enormemente migliorata rispetto a marzo, ma non può essere definita “a contagio zero”. Ora, grazie alla stagionalità, è decisamente probabile che la situazione di settembre possa essere effettivamente di “contagio zero” e che alcune delle misure si possano riadattare rispetto alle condizioni epidemiologiche che avremo a settembre, ma questo oggi non lo possiamo certo prevedere. Anche se è importante essere ottimisti, dobbiamo essere pronti a tutto, anche ad affrontare durante l'anno scolastico situazioni che non auspichiamo mai che si potrebbero verificare. Abbiamo di fronte tre mesi per consolidare le nostre conoscenze scientifiche e nessuno vuole creare il benché minimo inutile disagio agli studenti, alle loro famiglie, al personale scolastico; però, come ci fa ben sperare per settembre il probabile calo dei contagi nella stagione più calda, allo stesso modo non possiamo escludere che il ritorno del freddo, tra ottobre e dicembre, possa determinare una ripresa dell'epidemia. Torna, dunque, il principio del continuo adattamento al mutare delle condizioni, perché dobbiamo pensare sia a settembre, ma soprattutto ai mesi successivi. Chiudere il Paese, scuola compresa, a marzo, è stata l'unica scelta possibile e questa decisione ha salvato tante vite umane. Anche se il contagio tra gli studenti rappresenta probabilmente una parte minoritaria della diffusione del virus, ma questo lo possiamo capire soltanto oggi, la chiusura delle scuole ha contribuito a ridurre il numero di persone circolanti sui mezzi di trasporto pubblici e nelle strade, oltre che a ridurre il rischio contagio tra il personale, spesso purtroppo abbastanza avanti negli anni. Dobbiamo allora essere orgogliosi di questa scelta difficile e coraggiosa, ripresa poi da tanti Paesi europei, che non sono stati colpiti come il nostro. Ora siamo in una fase nuova, certo, ma, come fatto in passato, dovremo continuare a tenere conto delle evidenze scientifiche, che emergono giorno dopo giorno. Dobbiamo considerare le linee guida per quello che effettivamente sono: suggerimenti di condotta basati su un determinato scenario, per forza di cosa mutevoli con il modificarsi delle condizioni di contesto. La buona politica non è quella che cerca o determina il “rischio zero”, il “rischio zero” è un concetto che esiste solo nella comunicazione pubblicitaria; la buona politica è la valutazione costante del rapporto tra benefici attesi e rischi che si corrono. Io, Presidente, sono sicuro che la Ministra Lucia Azzolina, con l'ausilio del Parlamento, saprà valutare al meglio le situazioni che si presenteranno di volta in volta nel prossimo futuro; così come sono sicuro che le linee guida del Ministero dell'Istruzione terranno conto di tutti i possibili risvolti di scelte, che, abbiamo detto, dovranno per forza ancorarsi a scenari mutevoli.

Si terrà conto della specificità della scuola, luogo di formazione della socialità, prima che di formazione attraverso la didattica. Non si trascurerà l'impatto psicologico del lockdown e delle nuove condizioni di distanziamento che ci troviamo e ci troveremo a vivere. Si terrà conto della possibilità di utilizzare spazi diversi dalle aule, mettendo in gioco per davvero quella che, a volte a sproposito, si definisce comunità educante. Alle famiglie, alle studentesse e agli studenti vorrei quindi dire di fidarsi delle istituzioni, sempre in maniera attiva, continuando a informarsi e a rendersi protagonisti di questo lavoro di analisi e adattamento. Ovvio, non si può stabilire uno scenario definitivo su quello che accadrà tra tre mesi e le misure che saranno efficaci tra tre mesi probabilmente non lo saranno tra sei. Con il sostegno della scienza, che ci fa conoscere ogni giorno di più e meglio questo virus, possiamo affrontare questa sfida con fiducia, tutti insieme. Raccogliamo l'appello del nostro Presidente, Sergio Mattarella, a riscoprire l'importanza dell'unità in una fase così difficile. Insieme non torneremo al mondo di prima, perché quello di prima non era affatto perfetto, ma ne costruiremo uno migliore di prima e lo faremo mettendo al centro chi rappresenta il futuro di questo Paese: le nostre ragazze e i nostri ragazzi, grazie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Grazie a lei onorevole Bella.

È iscritta a parlare l'onorevole Patelli. Ne ha facoltà.

CRISTINA PATELLI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, io non so quanto questo Governo sia realmente a contatto con la realtà del Paese. Credo che non lo sia abbastanza. Il divario dal Palazzo - quello che molti di voi avevano detto di voler aprire come una scatoletta di tonno - e gli italiani è divenuto ormai incolmabile, ancor più di quello che si diceva nella prima Repubblica. Oggi siamo qui a discutere sul decreto cosiddetto Scuola, approvato in Senato, un decreto che non solo fa acqua da tutte le parti, ma che non ha un minimo di raziocinio, un minimo di logica. Siamo di fronte ad una serie di norme e di regole, seppur si spera temporanee, che non hanno né capo né coda e se questo è ciò che un gruppo di esperti è riuscito ad elaborare, beh, permettetemi di dirlo, siamo di fronte praticamente al nulla più assoluto. Questa mattina - parlo sì da eletta del popolo, ma parlo anche e soprattutto come genitore di un figlio che, tra qualche settimana, si dovrà cimentare con un esame di maturità del tutto anomalo, un esame mai visto, nemmeno durante gli anni più bui delle due guerre mondiali del secolo scorso - il Ministro Azzolina ha dichiarato che, in questo decreto, si è guardato e pensato soprattutto agli studenti. Tutti voi lo avete letto questo decreto e adesso, in tutta coscienza, dovete dirmi se questo è un decreto pensato e scritto per gli studenti, la cui sola semplice parola “studenti” è citata pochissime volte nel testo. Inoltre questo è un testo, un decreto raffazzonato, così com'è raffazzonata tutta l'azione di Governo in questa pandemia di COVID-19 e se l'azione del Governo nella gestione dell'emergenza nazionale è stata ed è tuttora deficitaria, per usare diciamo così un eufemismo, cosa potevamo attenderci da un decreto sulla scuola? Nulla di più di questo, perché la scuola, sia ben chiaro a tutti, ma voi, cari colleghi, lo sapete bene quanto me, che è stata abbandonata a se stessa fin dal primo momento e questo non è solo avvilente, demotivante, ma è soprattutto folle. La scuola e quindi l'istruzione nel suo complesso, è e deve essere uno dei pilastri fondamentali di una società e con essa di uno Stato con la “S” maiuscola. E' la scuola, è l'istruzione quella che forma i nostri figli, i nostri ragazzi, la nostra gioventù, quella che domani prenderà le redini di questo Paese.

Ma, a quanto pare, questo Governo non ha nessun interesse per il futuro dell'Italia e degli italiani, ma guarda soltanto all'immediato, al contingente e a rimanere in piedi, mentre tutto intorno inizia a crollare, pezzo dopo pezzo. Avete pensato di fare, come dice un vecchio e saggio proverbio, le famose nozze con i fichi secchi e c'è sempre tanta saggezza nei detti popolari, cosa che invece manca, a leggere il decreto, a questo Governo e a questa maggioranza, capaci soltanto di bocciare, senza remore, contributi ed emendamenti dell'opposizione, salvo poi fare dichiarazioni alla stampa, dove si chiede, anzi si auspica la massima collaborazione di tutto il Parlamento. Sono mesi che gli studenti italiani non mettono piede in un'aula, sono mesi che fanno didattica a distanza e sono mesi che ci raccontate bugie sul grande successo raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); addirittura sarebbe stato il 94 per cento degli studenti ad essere raggiunto dalla DAD. Benissimo, e l'altro 6 per cento? Come sarà giudicato questo 6 per cento, se non è stato possibile raggiungerlo? I vostri dati ci dicono anche che l'89 per cento degli istituti è riuscito a prevedere idonei strumenti per gli alunni con disabilità, ma non ci dite quali sono questi strumenti. E sono veramente questi i numeri? Sarebbero dei numeri da record, ma forse al MIUR, prima di snocciolare dati simili, dovrebbero consultare i dati che fornisce a tutti noi l'Istat, perché bisogna anche dire che, nel suo ultimo rapporto, l'istituto di statistica ci racconta una realtà del nostro Paese, da nord a sud, ben diversa. Ci racconta di un terzo delle famiglie italiane che non possiede un computer e ci parla di un numero pari al 40 per cento dei ragazzi, specie nelle regioni del Sud Italia e in quelle montane, quelle da cui provengo io, con strumenti tecnologici ed informatici insufficienti per seguire le lezioni online. Quindi, a questo punto, c'è qualcuno che mentre sui dati e delle due l'una: o il MIUR fornisce dati inesatti o è l'Istat che forse ha fotografato un'Italia inesistente. Io mi chiedo e vi chiedo, dunque: chi mente?

Ho ricevuto, come sicuramente tutti voi, moltissime mail di genitori e di studenti arrabbiatissimi, delusi, perché non riuscivano a seguire le lezioni online e perché, non essendo in possesso di un computer a casa, devono seguire le lezioni sui loro smartphone e tutti voi sapete cosa significa seguire per ore lezioni o videoconferenze su uno schermo di un telefono cellulare. So di tanti studenti che hanno fatto richiesta alla scuola di personal computer o di tablet, senza avere risposta o avendo risposta negativa, perché ovviamente gli istituti non hanno queste disponibilità e, se le hanno, sono ovviamente limitate. La nostra scuola non era e non è pronta per le lezioni a distanza: mancano le apparecchiature, mancano soprattutto le reti di banda ultralarga. Quindi, come si può pensare di proseguire su questa strada, mi chiedo.

E c'è poi da ultimo, ma non certo ultimo, il problema dei genitori: non tutti hanno la fortuna, come abbiamo visto, di avere un computer a casa e chi ne possiede uno non è detto che ne abbia due in casa. La maggior parte degli italiani tuttora sta lavorando in smart working e spesso deve dividere il computer con il figlio. Immaginate poi se in una famiglia c'è più di un figlio in età scolare. Il diritto allo studio è un diritto inalienabile garantito dalla Costituzione, vorrei ricordare. E secondo voi questo diritto si sta garantendo?

E stiamo parlando poi dei soli studenti delle scuole statali, ma nessuno si preoccupa mai di quelli delle scuole parificate o paritarie o private, eppure le scuole parificate, 12.000 dislocate su tutto il territorio nazionale, raccolgono al loro interno oltre 900.000 studenti, 180.000 dipendenti. Molte di queste, senza aiuti veramente concreti da parte dello Stato, chiuderanno, lo sappiamo. E quegli studenti che fine faranno? Andranno inevitabilmente ad ingrossare le fila degli studenti della scuola pubblica, con un ulteriore aggravio sia sulle casse del MIUR, sia della situazione attuale, con la creazione di nuove classi.

Eppure, sembra che questo problema non interessi a nessuno qui. E gli studenti disabili? Vogliamo parlare di loro? Quali sarebbero questi famosi strumenti messi a disposizione per gli studenti e per le famiglie? Qui siamo chiaramente di fronte a studenti di serie “A” e a studenti di serie “B”, ma tutto questo il Comitato tecnico-scientifico non lo ha, forse, analizzato e previsto?

Così come non ha preso minimamente in considerazione il fatto che la didattica a distanza è sì uno strumento necessario in un momento difficile della nostra storia, ma va anche detto e considerato che va utilizzato correttamente, perché, se da una parte, è utile e necessario, ma che non può e non potrà mai sostituire la presenza in classe, sia degli studenti che degli insegnanti, dall'altra parte, diventa un pericoloso strumento di asocialità. Possibile che a nessuno, nelle stanze del MIUR, sia balenato nella mente come la didattica a distanza non possa sostituire un insegnamento frontale, fatto di socialità e di interazione?

Molti di voi, come me, sono genitori, alcuni avranno figli adolescenti, altri più piccoli e, sicuramente, avrete notato che i bambini non ce la fanno più a stare rinchiusi in casa: vogliono tornare a scuola, rivedere i propri compagni, i propri insegnanti, ritornare alla normalità. Qualcuno, mi chiedo, sta valutando l'impatto psicologico di questo danno immenso provocato da quasi tre mesi di reclusione forzata? E chi di voi se ne assumerà la responsabilità? Avete idea di quanti bambini stanno soffrendo questo tipo di impatto psicologico? Alcuni studi effettuati da pediatri parlano di circa il 70 per cento. Hanno voglia di uscire, questi bambini, e di tornare alla normalità, ma hanno paura di farlo, perché, stando a casa tutto il giorno, con la televisione accesa, hanno imparato ad ascoltare i telegiornali e le trasmissioni dove si parla solo ed esclusivamente di COVID-19, di morti, di terapie intensive e di paura di una seconda ondata della pandemia. Lo stesso, con numeri fortunatamente ridotti essendo più grandi, riguarda gli adolescenti, tra cui i colpiti da forme lievi di depressione rappresenterebbero il 30 per cento.

È per questo che si deve tornare a scuola, in classe, sui banchi, con i compagni. Tornare alla normalità, certo con misure di sicurezza necessarie, ma, se le misure varate dal decreto sono quelle che abbiamo letto tutti, allora qui non ci stiamo proprio. Innanzitutto, non abbiamo una data di inizio della scuola: “settembre” mi sembra un po' troppo generico; il 1°, il 15, il 25? Quando? E poi, come si fa a non definire una data sapendo che le elezioni amministrative sono fissate intorno al 20 di settembre? Appare assolutamente evidente che la scuola non può iniziare prima per essere sospesa subito, dato che le scuole sono anche adibite a seggi elettorali e che, quindi, andrebbero, poi, nuovamente sanificate. È possibile che non si sia pensato a questa abbastanza semplice complicazione? E come può un Ministro, come può un Comitato scientifico, non prevedere una cosa così semplice, mi chiedo?

Ma questa è l'annotazione più immediata, perché, scorrendo poi il testo, ce ne sono tante altre ben più assurde. Si parla sempre di riaprire in sicurezza - cosa che in Europa, peraltro, hanno già fatto da qualche settimana, mentre noi guardiamo direttamente a settembre -, però il MIUR non ha previsto i termoscanner o i semplici termometri digitali per fare, ad esempio, rilevare la temperatura agli studenti. Perché no? Sarebbe stato troppo complicato, quindi meglio scaricare il controllo giornaliero sulle famiglie che, eventualmente, sarebbero anche le sole responsabili di eventuali focolai scolastici, con conseguente indice puntato verso l'untore di turno; un po' come, vorrei ricordare, la causa di servizio se un dipendente si prendeva il COVID in azienda o in ufficio.

Ma, superata la rilevazione della temperatura, passiamo ora all'ingresso a scuola: nessuna sanificazione delle suole e delle scarpe; in aula massimo in dieci banchi singoli; distanti almeno un metro l'uno dall'altro e obbligo di mascherina per tutti, dalla prima elementare alla quinta superiore. Ma qualcuno al Ministero, anche al Ministero della Salute, ha pensato che cosa voglia dire stare in classe, dalle 5 alle 7-8 ore, con una mascherina? Avete idea, per dei ragazzini, per dei bambini, che cosa vuol dire?

Vuol dire che, per tutto questo tempo, i bambini e i ragazzi, ma anche gli insegnanti e il corpo non docente, respira in continuazione la sua stessa area piena di anidride carbonica, il che non è certo salutare. E avete idea di quante micosi svilupperanno tutti intorno alla bocca e al naso? Sono sciocchezze, però bisognerebbe anche pensarci. E avete idea di che cosa vuol dire far portare la mascherina per 8 ore? Ricordo che, secondo le regole sanitarie, una mascherina va cambiata ogni quattro ore, quindi parliamo di due mascherine al giorno: avete idea di quanto costerà, solo di mascherine, alle famiglie tutto questo, visto che, oltretutto, molti fanno il tempo pieno a scuola? Per non parlare, poi, del consumo del pasto o, come volete chiamarlo voi, il famoso “lunch box”, in classe: sarà un continuo rincorrerli, a richiamarli per non togliere questa mascherina, per non scambiarsela con il compagno di classe, soprattutto durante la ricreazione, quando si dovranno comunque mantenere le distanze di un metro l'uno dall'altro, distanza poi raddoppiata quando si andrà in palestra per l'attività fisica. Già, la famosa attività fisica, questa sconosciuta e dimenticata. Nel testo del “decreto Scuola” si legge, tra l'altro, della distanza di 2 metri da mantenere nelle palestre e, allo stesso tempo, si afferma, sempre nello stesso testo, che saranno vietati gli assembramenti e si lavorerà per ottimizzare gli spazi esterni delle strutture scolastiche da utilizzare per la ricreazione, le attività sportive, ma anche per programmate attività didattiche. Ora, tutti noi sappiamo esattamente, come i dirigenti scolastici, gli insegnanti, gli studenti e le famiglie, che, dovendo fare classi da dieci alunni, necessariamente si dovranno reperire nuovi spazi e nuovi locali, innanzitutto all'interno dell'istituto e poi fuori di esso, con uno smembramento delle classi e degli istituti stessi. Tra questi spazi, ci sono soprattutto le palestre, per chi le ha nell'istituto, perché ricordiamoci che non tutte le scuole hanno le palestre nell'istituto. Queste palestre - per chi le ha - verranno adibite ad aule, ma nessuno si è chiesto come faranno gli studenti e gli stessi insegnanti ad usufruire delle ore di educazione fisica, se le palestre sono occupate per fare lezione? Si obietterà che, magari, le faranno in spazi esterni. Bene, e se non ce ne sono? E se gli impianti sportivi comunali fossero troppo lontani da raggiungere, calcolando anche che le lezioni sono state ridotte a 45 minuti? E mi chiedo, come faranno, ad esempio, gli studenti del liceo scientifico sportivo che hanno, nell'orario settimanale, ben quattro ore di attività, tra teoria e pratica? Ve lo siete chiesti?

E inoltre, come si dice nel testo, si dovrà eventualmente - diciamo certamente, dato lo stato delle scuole italiane e la cronica carenza delle aule, da sempre evidenziato da tutte le forze politiche e divenuto anche un cavallo di battaglia del MoVimento 5 Stelle nel denunciare le famose “classi pollaio” - usufruire di altri spazi e altri locali, ovviamente, da prendere in affitto. Chi provvederà al pagamento di questi affitti? E in questo decreto, miei cari colleghi, si parla di questo e di quello, ma non si parla mai di fondi: come si ristruttureranno le scuole e quando, soprattutto? Sappiamo bene che, per quasi tre mesi, i lavori già iniziati sono rimasti fermi e riprenderanno ora e molte scuole rischiano di non essere pronte per settembre. Per le mascherine, i “lunch box”, tutto è delegato, come sempre, al buon cuore delle famiglie, già fin da troppo e troppo vessate, senza entrate, molte delle quali ancora, ricordo, in attesa dell'erogazione della cassa integrazione.

E in tutto questo parlare di distanziamenti, di mascherine, qualcuno si ricorda degli studenti disabili? Per loro che cosa è stato previsto? Quali sono le regole che dovranno seguire? Anche su questo aspetto c'è un totale silenzio del MIUR, che sforna dieci righe, su 23 pagine, che, dalla stampa, verrebbe proprio da pensare che siano davvero, questi poveri disabili, figli di un Dio minore. Oltre a loro, non possiamo e non dobbiamo dimenticare la scuola dell'infanzia, che già era attanagliata da enormi difficoltà e adesso la situazione peggiorerà ulteriormente con la riduzione dei posti imminente che viene varata dal decreto, perché invece di andare incontro alle famiglie si creano ulteriori disagi.

Del resto, il testo è chiaro, perché dice testualmente che, relativamente alla numerosità del gruppo classe, trattandosi, per caratteristiche evolutive e metodologie didattiche, di un contesto dinamico, è opportuno prevedere un affollamento ulteriormente ridotto rispetto ai criteri applicati nel contesto di classe di ordine superiore, eccetera eccetera; e conclude: non essendo sempre possibile garantire il distanziamento fisico dall'alunno, potrà essere previsto per il personale l'utilizzo di ulteriori dispositivi, per esempio guanti in nitrile e dispositivi di protezione per occhi, viso e mucose, oltre alla consueta mascherina chirurgica.

Giungo alla fine, caro Presidente e cari colleghi. Questo “decreto Scuola”, con annesse le indicazioni del comitato tecnico-scientifico del MIUR, è un semplice un decalogo di regole, la maggior parte non ragionate fino in fondo, ma non è e soprattutto non va oltre le mere indicazioni del distanziamento sociale, quando invece avrebbe potuto essere la base per un rilancio vero della scuola verso una riforma complessiva a 360 gradi, e poteva essere un'occasione per il Paese intero anche in fatto di sanità. Perché non utilizzare la scuola per effettuare una mappatura del COVID-19, effettuando tamponi a tutti gli studenti, per esempio, a insegnanti e corpo non docente? Parliamo di oltre 12 milioni di italiani, che avrebbero dato un quadro complessivo serio e valido della diffusione della pandemia nel nostro Paese, oltre ad essere una garanzia per gli studenti, le famiglie e gli insegnanti, il corpo docente tutto. Ma come io temo, forse il problema purtroppo è sempre lo stesso, il solito vecchio annoso problema dei fondi, i fondi inesistenti. Eppure, in questa valanga di miliardi che il Governo ha stanziato per gli italiani, e tra questi quelli con i quali l'INPS sta inondando le famiglie italiane, qualcosina potevamo farla uscire di intelligente. Ma tant'è, appare chiaro, se ancora ci fosse qualcuno con qualche dubbio in merito, che qui di soldi non ce ne sono. Si aspettano quelli dell'Europa, che arriveranno forse il prossimo anno, ma ovviamente una parte, non tutti. Ed ecco che torniamo alle famose nozze con i fichi secchi con cui il Ministro Azzolina, in tutti questi mesi, ha preteso di gestire un'emergenza sanitaria, sociale e scolastica. Il segno evidente della sua inadeguatezza nel ruolo di Ministro della Repubblica, condita ad un misto di ideologia a 5 Stelle, è fatta di vuoto e di sottovuoto. Ed in questa opera tragicomica, dove si dice tutto e il contrario di tutto, gli studenti, il corpo docente e non docente e le famiglie assistono, per l'ennesima volta, alla logica dell'emergenza e del terrore, logica tanto cara a Palazzo Chigi, profusa a piene mani da un Governo che ha scelto di non rispondere alla nazione se non con idee e decreti fumosi pur di continuare a mantenere saldamente il potere nelle proprie mani.

E concludo dicendo, anzi prendendo spunto, dalle parole di Dante Alighieri, sommo poeta, che in molti dovrebbero ristudiare: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincie, ma bordello!”. Mai parole furono così profetiche (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, colleghi, sottosegretario De Cristofaro, stiamo qui oggi discutendo la conversione di un decreto-legge che, come sappiamo, è già stato approvato dal Senato e su cui in quest'Aula non c'è grande margine di intervento, anche per i tempi poi finalizzati all'iter di conversione. Nel frattempo, sappiamo che, però, c'è un decreto, cosiddetto Rilancio, che invece è arrivato alla Camera e su cui domani c'è una prima scadenza per gli emendamenti, che contiene ugualmente delle norme che riguardano la scuola, che sono molto importanti, quindi volevo condividere alcune riflessioni che ovviamente sono legate a questo provvedimento ma fanno parte di ragionamenti che stiamo facendo in questo periodo storico rispetto a quello che ci sarebbe bisogno di fare.

Per quello che riguarda questo provvedimento, è un provvedimento che contiene alcune norme molto importanti, a partire dagli esami di Stato, ovviamente da come si chiude quest'anno scolastico, alcune questioni che riguardano poi il recupero per gli studenti all'inizio dell'anno in corso rispetto al debito formativo che hanno accumulato. Sull'esame di Stato vorrei dire solo due cose, la prima è che sono tra quelli che si sono battuti perché fosse data una risposta anche ai cosiddetti privatisti. Il Ministero ha fatto uno sforzo, sono previste adesso le prove preliminari a partire dal 10 luglio, poi ci sarà una sessione straordinaria comunque, per fortuna, ed è stato previsto che ovviamente, tutti quegli studenti che poi dovessero partecipare a delle prove selettive, dei test per andare all'università o nelle istituzioni dell'AFAM, potranno essere iscritti con riserva. Io ho cercato un po' di capire, visto che questa mi sembrava una questione di buonsenso, come mai non si sia riuscito a fare un po' prima, ad anticipare, a gestirla diversamente, ed è collegata anche a una criticità enorme che sta venendo fuori con l'esame di Stato tout court, che è la composizione delle commissioni. Lo voglio dire in quest'Aula, con grande serenità e sobrietà, ma questo è un Paese che sta facendo fatica a comporre le commissioni per fare gli esami di Stato. Ci saranno una quantità infinita di ragioni validissime, però lo dico perché questo mi porta a riflettere su due questioni, Presidente: la prima è che noi dobbiamo essere molto più bravi a porre sempre attenzione sull'attuazione delle norme, soprattutto quando le facciamo e non solo al contenuto cogente della norma stessa, perché altrimenti rischiamo di fare delle norme che poi sono di difficile applicazione; la seconda è che io credo che vada aperto un discorso sereno col mondo della scuola. Citerò altre cose al riguardo, che trovo un po' sorprendenti. Io sono stato tra quelli che ha sempre pensato che le persone, per fare un lavoro, debbano essere pagate bene, quindi c'è anche un elemento di remunerazione da parte di alcune attività che hanno a che fare spesso con i concorsi pubblici della scuola e così via, però qui c'è anche una questione che, in questa fase storica a maggior ragione, ha a che fare con la difficoltà per riuscire a comporre le commissioni, ed è difficile poi che il Parlamento se la prenda con la Ministra o col sottosegretario di turno; dobbiamo un po' ragionare su che tipo di patto sociale ricostruiamo col mondo della scuola, a partire da tutti i docenti che non fanno parte delle nostre ordinarie conversazioni, che sono i docenti che già ce l'hanno un contratto a tempo indeterminato da un sacco di tempo. Su questo tornerò, perché vorrei spendere una parola sull'estate, a un certo punto, e non per parlare di dove andremo, ammesso che ci andiamo in vacanza.

Un altro punto che mi sta a cuore che volevo citare in questo decreto riguarda le scuole italiane all'estero. Questa è un'altra questione importante, perché ovviamente qui abbiamo bisogno di flessibilità, ed è bene che sia stata introdotta, per permettere poi al Ministero, alla Farnesina, insieme al Ministero dell'Istruzione, di adottare misure caso per caso, a seconda di quella che sarà la situazione in vari Paesi, anche a seconda di come sono stati e saranno colpiti e possono essere stati colpiti dal COVID-19. Il tema su cui ci siamo addentrati di più in questo periodo rispetto a questo decreto però riguarda i famosi concorsi per docenti, in particolare il concorso straordinario. Io qui voglio fare solo un esercizio di ricostruzione di come ho vissuto io questa vicenda, perché stiamo parlando di un “decreto Scuola”, ma mi ricordo che un “decreto Scuola”, ugualmente se non più importante, l'abbiamo affrontato non più di qualche mese fa. Come siamo arrivati a questa discussione sul concorso straordinario e del concorso ordinario? E che valutazioni avevo fatto io, che posizione avevo anche preso prima che intervenisse direttamente il Presidente del Consiglio e si trovasse una quadra, una soluzione che è stata messa poi all'interno del decreto? Il concorso straordinario per docenti era un concorso che era stato stabilito sarebbe stato fatto contestualmente ad un concorso ordinario, in quel momento si parlava di 24 mila posti e 24 mila posti, per un totale di 48 mila. Adesso forse sono anche aumentati, ed è una buona notizia, ma non cambia il senso del ragionamento. Il concorso straordinario prevedeva, per persone che avevano svolto almeno tre anni di servizio nella scuola, una prova scritta computer based, che è diventata, nella vulgata, a crocette - chiamiamola come volete -, e poi, al termine di un anno, una prova orale, che, tra l'altro, ricordo, anche con degli emendamenti qui alla Camera, avevamo cercato anche di strutturare bene.

È partita una discussione, ad un certo punto, rispetto al fatto che non ci fossero le condizioni per fare il concorso straordinario, e la soluzione che era stata proposta era stata quella di fare un concorso per titoli e servizio, che io, devo dire, con onestà intellettuale, non considero un concorso, perché non c'è nessuna prova in quel concorso, si tratta semplicemente di mettere in fila i dati relativi ai titoli e al servizio, che sono dati oggettivi maturati, legittime entrambe le due fonti su cui poi si va a stilare questa nuova graduatoria e si fa reclutamento.

Qual è il punto che a me ha lasciato un po' stupito del dibattito che abbiamo svolto in queste settimane su questo? Che l'argomento, ve lo voglio dire chiaramente, non è stato nella sostanza un argomento tecnico: è stato un argomento legittimamente politico. Perché l'argomento tecnico per cui questa cosa non si poteva fare, io credo che francamente non debbano essere quest'Aula parlamentare o le forze politiche a deciderlo, perché se una norma si può attuare o non attuare, la responsabilità se la prendono in democrazia e secondo il nostro ordinamento costituzionale il Governo e la Ministra o il Ministro di turno, sentita la macchina amministrativa che hanno a disposizione. Quindi, se si può tenere concretamente un concorso non lo può stabilire Fusacchia, non lo può stabilire nessuno degli altri colleghi, con tutto il rispetto per tutte le colleghe e i colleghi: lo può decidere solo il Ministro.

Ci aggiungo una cosa: che in questo concorso straordinario c'erano molte meno variabili che in altri concorsi. E torno al punto di prima: perché se tu sai che devi tenere una prova scritta, anche computer based, quello che è; poi devi comporre delle commissioni che valutano, se non è automatica la correzione come era in questo caso; poi magari devi tenere degli orali, devi prendere tempo: è ovvio che non hai un controllo completo del cronoprogramma, soprattutto perché abbiamo visto che storicamente le commissioni fanno fatica a stare nei tempi, per mille ragioni. Qui c'era una prova scritta di 80 minuti, che si correggeva automaticamente e che era l'unica prova che serviva per poter decidere chi andava in ruolo a settembre, perché la prova orale, era già stato previsto, sarebbe stata tenuta dopo un anno. Non trascuro quindi la complessità di mettere decine di migliaia di persone a svolgere una prova scritta di 80 minuti, computer based in giro per l'Italia in questo momento storico; ma, ripeto, su questo punto, lo voglio dire chiaramente e lasciarlo agli atti in quest'Aula, io credo che la responsabilità se la sarebbe dovuta prendere una sola persona, sentiti i propri uffici. Questa persona questa responsabilità se l'era presa, mettendoci, io dico sempre, non solo la faccia, ma pure la testa: perché è evidente quello che sarebbe successo, se non fosse stata in grado di onorare quell'impegno a settembre.

Lo dico allora ai colleghi affinché, alla luce di tutto questo, utilizziamo correttamente gli argomenti politici. L'argomento politico di rivenire su quel compromesso al rialzo, che tutti avevamo giudicato al rialzo, di un po' di mesi fa, aveva una natura diversa, ed era l'idea di dire: noi riteniamo che sicuramente c'è uno stress in questo momento per poter tenere quella prova, però riteniamo che quel compromesso che avevamo trovato, quell'accordo che avevamo fatto non è più valido per varie ragioni e perché ci abbiamo ripensato per una serie di questioni. Però, attenzione, io non ho tollerato e, lo voglio dire chiaramente, non tollero l'argomento per cui si venga a dire a me che non si può valutare il merito di un docente con le crocette. E che non lo so pure io che non si può valutare il merito di un docente con le crocette? Ma perché siamo arrivati alle crocette, ad un certo punto? Che adesso per fortuna abbiamo ritolto, magari, e siamo tutti contenti, avendo deciso alla fine di rinviare. Ci siamo arrivati perché quello era stato il punto di equilibrio per dire che si teneva un concorso straordinario che era un concorso facilitato. Questa parola si può usare in quest'Aula? Perché altrimenti non si spiega perché non abbiamo tenuto un concorso ordinario per 48 mila persone. Abbiamo fatto un concorso straordinario perché era un concorso facilitato; e l'idea era di mettere un filtro minimo, che era quella prova computer based. Poi uno può anche dire: è poco oggettiva, anzi, può essere discriminante, e faccio notare che una prova come quella è più oggettiva di tante altre prove. Io non sono un difensore delle crocette, lo voglio dire molto chiaramente; però voglio ricostruire, visto che stiamo chiudendo questa pagina oggi, spero, e domani, che quel punto sul computer based era stato deciso perché era il minimo filtro accettabile e tollerabile da tutti per poter decidere di tenere un concorso facilitato e semplificato, legittimamente semplificato e facilitato. Quindi, adesso che qualcuno venga a dire, a me o ad altri che hanno sostenuto la posizione per cui non era corretto rimettere in discussione quell'accordo, che noi pensiamo che il merito di un docente si valuti con le crocette, ecco, facciamo tutti un po' di esercizio di onestà intellettuale, perché credo che se ne giovi la qualità della democrazia di questo Paese.

Sempre su questo, voglio aggiungere, che cosa è stato deciso adesso? È stato deciso quindi di rimandare e sostituire questo test. Ora, un minuto per dire una cosa: la questione del reclutamento dei docenti la dobbiamo prendere di petto ad un certo punto, ma veramente; perché i tre mesi di COVID-19, la didattica a distanza e tutto il resto, hanno semplicemente fatto esplodere tutti i limiti e le contraddizioni della scuola italiana. E quando si parla di scuola italiana, hanno fatto esplodere i limiti di politiche di reclutamento non ideali - mettiamola così, non voglio usare altre parole - degli ultimi vent'anni, non negli ultimi due, tre, cinque, dieci. Noi non possiamo pensare allora di esasperare quel tipo di politiche che più o meno abbiamo portato avanti sempre, indipendentemente dai Governi, con qualche eccezione mi verrebbe da dire, e penso di avere qualche titolo per dirlo, nel corso degli ultimi anni, esasperando gli stessi meccanismi e le stesse perversioni. Io l'ho detto già in Commissione, Presidente, e lo voglio ripetere qui: quando noi facciamo la discussione su come si recluta il personale della scuola, essa diventa un derby fra di noi, che riflette il derby che c'è fra vari gruppi di docenti. Ce lo possiamo dire serenamente! E ovviamente quando la discussione resta incagliata lì, resta incagliata a qual è il gruppo di docenti più organizzato e più numeroso, perché in democrazia contano i numeri, e spesso le argomentazioni più alte e più sofisticate che ci sono dietro un po' si perdono. Tra l'altro abbiamo costruito nel tempo delle stratificazioni normative pazzesche su questo, per cui ormai abbiamo delle situazioni paradossali, con gente che sta insegnando a tempo indeterminato che ha superato meno prove selettive di gente che ormai praticamente ha fatto 18 concorsi che non si chiamavano concorsi, tra specializzazioni e altro. Quindi, è chiaro che c'è un caos e c'è una cacofonia e c'è una quantità di ingiustizie che ciascuno di quelli direttamente interessati percepisce. Detto questo, non è oggi la sede per parlarne, ma ad un certo punto questa cosa la dovremo prendere di petto. Prenderla di petto vuol dire che dovremo ristabilire un punto che non è la gestione e l'aggiustamento di un sistema pieno di patologie che abbiamo costruito, ma dobbiamo capire qual è il sistema ordinario a cui vogliamo arrivare complessivamente e da lì capire come gestiamo la transizione, ma questo è un ragionamento molto diverso. Anche perché tutti diciamo che la scuola è degli studenti, ai convegni del sabato e della domenica; poi veniamo in Parlamento dal lunedì al venerdì e la scuola torna ad essere dei docenti. È ovvio che la scuola è dei docenti, ma la scuola è anzitutto degli studenti, perché i limiti che stiamo scontando oggi sono anche il fatto che da un punto di vista tecnologico e metodologico tanti dei nostri docenti non sono sufficientemente attrezzati. È colpa loro? No. Però il Ministero, il Governo e il Parlamento devono essere pure messi nella condizione di insistere seriamente sulla formazione dei docenti, e la formazione dei docenti si porta dietro la valutazione di quello che hanno imparato. Perché vale dappertutto questo, vale nel mondo. Non ce la giochiamo fra italiani: i ragazzi che stanno andando a scuola e le ragazze che stanno andando a scuola oggi vivranno in un mondo leggermente più complicato di quello in cui siamo cresciuti tutti negli ultimi anni. Vi do questa brutta notizia! Perché non è che superato il COVID-19 non ci sarà più una pandemia per i prossimi quarant'anni, probabilmente, perché il mondo lo stiamo facendo esplodere, da tutti i punti di vista: basta vedere cosa sta succedendo negli Stati Uniti. Allora noi ci pensiamo ad attrezzarli seriamente questi ragazzi? E quindi che ragionamento facciamo sul corpo docente della scuola italiana che noi vogliamo avere nei prossimi dieci, quindici o vent'anni?

Didattica a distanza. A parte che mi fa un po' sorridere che ne stiamo parlando oggi nel cosiddetto “No DaD Day”, che tradotto significa lo sciopero contro la didattica a distanza. Mi fa un po' sorridere, Presidente, perché facciamo lo sciopero contro lo strumento. Cioè, io vorrei un po' ristabilire pure qui qualche elemento di sobrietà. Allora, ha funzionato questa didattica a distanza? La mia risposta è perentoria: non lo so. Perché per valutare una cosa si compie un monitoraggio e si compie una valutazione. Mi risulta che qualche cosa su questo fronte il Ministero abbia fatto: io invito tramite il sottosegretario qui a fare molto di più, perché quando saremo usciti, si spera presto, definitivamente dall'emergenza COVID-19, noi avremo bisogno di un bilancio capillare e dettagliato, ed io voglio sapere in quale scuola e in quale classe è stata fatta la didattica a distanza e con quali risultati. Perché altrimenti colpo di spugna, polvere sotto al tappeto, grande “cagnara” dentro il Parlamento quando si discuteva di didattica a distanza o no, e rifinisce con un dibattito ideologizzato. E sapete dove va il dibattito polarizzato e ideologizzato? Nel luddismo tecnologico! Fra tre mesi la gente non ne vorrà più sentir parlare di didattica digitale! E dove torniamo un'altra volta? In quale mondo pensiamo di crescere i nostri figli? Allora, se svolgiamo un monitoraggio e una valutazione seria e sobria, che non punta a dire “quella docente è stata brava”, “quella maestra è stata cattiva”, ma punta a dire “lì abbiamo un deficit serio”, lì possiamo intervenire di più, possiamo intervenire meglio e recuperiamo. Tra l'altro, la didattica a distanza ha funzionato più o meno bene, ma c'è una parte significativa dei giovani del nostro Paese per cui non ha funzionato proprio, perché non l'hanno proprio fatta la didattica a distanza, sono diventati invisibili. Io vi voglio dire solo una cosa, la voglio condividere con tutti: non so se ce ne rendiamo conto, noi abbiamo minorenni di varie fasce di età che da mesi nessuno sa che fine abbiano fatto.

Perché la scuola non è solo un presidio educativo: è un presidio sociale e di controllo molto importante. Allora, sono tre mesi e poi ci sarà l'estate e saranno altri tre mesi che noi abbiamo centinaia di migliaia di ragazzi che non sappiamo che fine abbiano fatto. Ora, tutti diamo per scontato che stiano in famiglie magari con qualche difficoltà di qualche tipo e più o meno vadano avanti, però questa invisibilità è grave. Allora, capisco che ci sono questioni su cui poi finiamo subito a parlare di privacy e altro, ma a me piacerebbe che fosse fatta un'anagrafica degli invisibili, cioè dove stanno, nomi e cognomi, molto sussidiaria, attraverso i presidi e i docenti, che però si dessero degli strumenti alle scuole per chiamare a casa - ho fatto il gesto del telefono fisso e mi è sfuggito, insomma, non c'è più, però ci siamo capiti - perché questo è un altro elemento centrale perché altrimenti allarghiamo le disuguaglianze. Altro che politiche dello sviluppo sostenibile o forum delle disuguaglianze e delle diversità! Noi con tre mesi rischiamo di ipotecare il lavoro che lentamente stavamo cominciando a fare.

Infine, due ultime considerazioni. Una riguarda quest'estate. Io l'ho detto insieme a dei colleghi, abbiamo coinvolto anche alcuni scrittori nei giorni scorsi e l'abbiamo detto pubblicamente con un editoriale su la Repubblica, però io non accetto - e farò degli emendamenti, a questo proposito, anche sul “decreto Rilancio” - che la scuola sia tagliata completamente fuori dall'estate. Che cosa intendo per la scuola? Che noi abbiamo stanziato dei soldi per fare i centri estivi, dei centri socioeducativi, di recupero, eccetera, e si parla sempre di comuni, enti pubblici e privati. A parte - faccio notare - che facciamo un emendamento per metterci il Terzo settore e mi sembra proprio la base, ma non è possibile che in questo gioco non ci siano le istituzioni scolastiche. Perché? Qual è stato il ragionamento? A un certo punto è partita l'ondata dei genitori in protesta e, quindi, ci siamo accorti che dovevamo trovare una soluzione per quando avremmo riaperto il Paese, perché i figli non potevamo più tenerli a casa, perché come li gestivamo? E questa era una considerazione centrale, importante e nobile, ma non vorrei che adesso passasse l'idea che lo scopo qui sia trovare il parcheggio per l'estate per i figli, perché quei figli nel frattempo, oltre ad avere il legittimo bisogno e l'aspettativa di ritrovare un minimo di socialità, hanno pure accumulato, comunque anche i migliori, un enorme debito formativo. Questo debito formativo perché non possiamo cominciare a recuperarlo durante l'estate con delle formule anche leggere? Quindi, le scuole siano coinvolte in questi patti territoriali che devono essere fatti per gestire i minorenni di questo Paese nei prossimi tre mesi, perché l'estate non può essere l'unica cosa quest'anno uguale agli altri anni. L'unica cosa uguale agli altri anni sarà l'estate, se continuiamo così dal punto di vista della scuola. Questa cosa non può funzionare, perché non sono i tre mesi estivi: sono tre mesi più altri tre mesi e diventano sei, sette, otto mesi complessivamente.

So che il Presidente sta per suonare e, quindi, dico solo un'ultima cosa: CTS, indicazioni per settembre. Allora, su questo voglio dire solo una cosa. È chiaro che abbiamo bisogno di rispettare delle misure sanitarie e di precauzione, però non posso non dirlo: mi sarei aspettato che ci fosse - non necessariamente dietro le quinte e mi auguro che sia accaduto - pubblicamente, nell'immagine che ne è uscita pubblicamente, un po' più di lavoro condiviso, dove il Ministero facesse passare il messaggio che appena si riapre a settembre è 51 per cento, se vogliamo, questione sanitaria ma 49 per cento questione pedagogica, perché ci sono degli elementi di pedagogia fondamentali. Quindi, io mi sto leggendo, me le sono lette e le rileggerò, le indicazioni del CTS, però mi sarebbe piaciuto, come dire… perché poi parliamo di parlamentarizzazione del dibattito, ma io parlamentarizzo portando un Ministro o un sottosegretario qui, non è che poi portò il CTS qui. Quindi, insomma, non aggiungo niente su questo.

Venti secondi su un'ultima questione, Presidente, che è stata toccata dalla collega che mi ha preceduto: i fondi europei. Allora, 55 miliardi, 80 miliardi a fondo perduto. Io sobriamente ricordo che non è che li abbiamo trovati sotto al mattone o sotto al materasso. Cioè, questi non sono soldi gratis e, quindi, vanno spesi bene. Vanno spesi bene, perché l'accordo europeo per dare tutti questi soldi e dare anche tutti questi soldi all'Italia è che probabilmente la Banca centrale europea comincerà a essere un po' più cauta sull'acquisto dei nostri titoli di debito, per esempio. Quindi, questi soldi vanno spesi bene. Cosa vuol dire, dal mio punto di vista, che vanno spesi bene? Che una parte significativa deve andare - soprattutto della parte a fondo perduto - sui temi di cui stiamo parlando, che dal mio punto di vista sono scuola, università, ricerca, cultura. Se volete ci aggiungo un pezzetto - e chiudo, Presidente - che si chiama “rigenerazione urbana”, perché poi alla fine stiamo parlando di nostre città e di nostri luoghi e sono pieni di brutture che possiamo recuperare, perché scopriamo, guarda caso, che abbiamo bisogno di spazi di socialità dove ci sono le scuole - ma non solo le scuole - non solo perché possono tornarci utili in tempo di COVID-19. Grazie, e buon lavoro a tutti (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Presidente, saluto il sottosegretario, che intanto è arrivato qui in Aula. Allora, Presidente - la relatrice, naturalmente, e tutti i colleghi presenti in Aula - il decreto in esame ha la contrarietà di Forza Italia nel metodo e nel merito. Rispetto al metodo registriamo che un decreto emergenziale, che è stato presentato l'8 aprile per garantire una regolare conclusione dell'anno scolastico, un ordinato avvio dell'anno scolastico e lo svolgimento degli esami di Stato, arriva in seconda lettura alla Camera praticamente alla vigilia della conclusione dell'anno scolastico, alla vigilia degli esami e mentre sono ancora in discussione le modalità dell'avvio del nuovo anno scolastico e questo perché la maggioranza e lo stesso Ministero hanno messo in discussione, per primi loro, le stesse norme contenute nel decreto, smentendo le scelte indicate nel testo dell'8 aprile, disorientando la scuola, le famiglie e l'opinione pubblica. Sottosegretario, questo è successo!

Non solo, ma poi, nella peggiore tradizione dell'autoreferenzialità amministrativa, questo decreto emergenziale è stato utilizzato per trovare soluzioni a problemi legati alla gestione del personale, l'ennesimo provvedimento sulle stabilizzazioni dei docenti, che neppure vengono stabilizzati per ora, mentre poi nel Paese si vuol far credere che al centro ci sono gli studenti. Caro Fusacchia, fai parte della maggioranza, ti dovresti fare parte - come dire - diligente di un'accusa che tu stesso hai fatto, che il collega ha appena fatto in quest'Aula.

Non meno grave, Presidente, è stata la scelta delle forze politiche di maggioranza che hanno utilizzato questo decreto, che, ricordo ancora una volta, avrebbe dovuto dare indicazioni precise e in tempo utile alle scuole e alle famiglie sui tempi e sui modi della conclusione dell'anno scolastico e degli esami (ecco, per tutto questo), e, invece, la maggioranza, dicevo, ha usato questo decreto per inserire, al contrario, norme relative al personale scolastico, suscitando dibattiti e vere e proprie guerre tra tutte le categorie degli insegnanti che, anziché tranquillizzare il mondo della scuola, lo hanno letteralmente incendiato.

Dulcis in fundo, esponenti della maggioranza al Senato nelle ultime ore hanno appesantito il decreto con scelte inopportune - e ci ritornerò tra breve - come la modifica della valutazione alle scuole primarie e altre inaccettabili come la modifica dei criteri di accesso al TFA per gli insegnanti di sostegno.

Nel merito, poi, gli articoli di questo decreto, che modificano la disciplina della valutazione di fine anno e degli esami di Stato, questi articoli, dicevo, sono stati cambiati più e più volte in modo confuso e opinabile e, soprattutto, le scelte sono state anticipate da ordinanze, perché di fatto il decreto è stato fermato al Senato sotto il ricatto della maggioranza fino al cosiddetto “lodo Conte” e nel frattempo il Ministero doveva dare indicazione alle scuole e ai docenti su che cosa fare.

Rispetto a queste scelte il mondo della scuola sta reagendo in modo nervoso e preoccupato. Presidente, avevamo bisogno in questo momento di mettere un carico da novanta rispetto alle tensioni che già la pandemia ha provocato su tutti noi e anche sui docenti, sui dirigenti e su tutto il personale della scuola? Credo proprio di no. E, allora, facciamo qualche esempio: docenti e studenti dell'ultimo anno delle scuole superiori continuano a scrivere anche in queste ore, ormai alla vigilia degli esami, che gli stessi dovrebbero essere annullati, sostituiti con valutazioni che si riferiscono agli anni precedenti e infatti - infatti! - in queste ore non riusciamo a formare le commissioni. Ma non è un caso, colleghi: è un disegno preciso. Ci stanno intasando le mail da un mese praticamente e, Presidente, ancora stamattina - e penso di averne cancellate 50-60 ieri sera - ci sono queste mail: “maturità 2020”, “esami di Stato” Sara Macri, “emergenza, no maturità” Alessandro Cervelli. Sono studenti che dicono che anche i loro docenti sostengono che gli esami non andrebbero fatti in questo modo. I docenti e gli studenti: ma vi rendete conto? Con una prova facilitata, mentre l'Italia è ripartita. Parliamo di spiagge, parliamo di vacanze, e qui non vogliono neanche andare a fare un esame che è semplificato.

Presidente, ma che sta succedendo; che sta succedendo? Che Paese sta reagendo in questo modo? Ecco, allora, voi capite che tutte queste cose ci pongono un sacco di problemi. E, poi, sulle commissioni, adesso i docenti, che, tanto per fare un esempio, sono ritornati al Sud (perché magari lavorano al Nord e sono ritornati al Sud), potranno esaminare a distanza i loro studenti presentando solo un certificato medico. Non commento: non commento, ma si capisce, no? Ecco.

Ancora, prima di analizzare il testo del decreto, vogliamo rimarcare i tanti errori ormai irrimediabili che secondo noi sono stati commessi in questi mesi, in alcuni casi dal Governo tutto, in altri dalla Ministra Azzolina. Innanzitutto, un primo grande errore di metodo, Presidente: in tutta la fase di emergenza, con le scuole chiuse, il Governo e in particolare i membri del Governo che sono all'istruzione non hanno mai sentito il bisogno di contattare, dialogare, sentire le forze di opposizione. Sicuramente ci saranno stati incontri con le forze di maggioranza, ma non c'è stato un minimo contatto con le forze di opposizione. Io credo che ciò sia gravissimo, perché gravissima è la situazione, gravissimo era il momento, ma non c'è stato nessun tipo di contatto. Il Governo ha ignorato completamente le forze di opposizione, ma anche il Parlamento. Certo, non lo ha deciso in autonomia di chiudere le scuole, la Ministra Azzolina, ma se solo avesse voluto confrontarsi con le Commissioni e con le forze di opposizione si sarebbe potuto evitare più di un errore.

Un secondo errore ormai irrimediabile, tanto per stare al tema - almeno noi vorremmo stare al tema del decreto -, è stato quello di annunciare con mesi di anticipo, prima ancora di presentare il decreto, cioè nel mese di marzo, pochi giorni dopo la prima sospensione delle attività didattiche, che l'anno scolastico veniva messo in salvo e che tutti gli alunni sarebbero stati promossi, svalutando in quello stesso momento tutto il lavoro che faticosamente i dirigenti e i docenti cominciavano a portare avanti attraverso la didattica a distanza. Infatti, se è stata una buona mossa, peraltro suggerita da noi di Forza Italia, proprio la sera del 4 marzo, quella di favorire anche con finanziamenti ad hoc la didattica a distanza e l'acquisto di device per gli studenti che ne erano privi (come immaginiamo che andrà a buon fine l'investimento nella banda ultralarga, anche se tardi ma, insomma, è una cosa buona), dopo l'annuncio della promozione per tutti da parte della Ministra, le lezioni a distanza, pur continuando, hanno perso efficacia e valore per gli studenti e perfino per le famiglie.

Il terzo errore irrimediabile ha riguardato le disposizioni per gli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo, definite all'interno di questo decreto, che intanto era fermo al Senato, e che sono state ripetutamente modificate al Ministero, in viale Trastevere; ogni volta, le procedure risultavano confuse e inapplicabili, venivano contestate e venivano cambiate, ma tutto in maniera extra parlamentare: lo ripeto, in maniera extra parlamentare. Depositato un decreto, di fatto, il Ministero ha agito per conto suo o, al massimo, con la maggioranza: ma che roba è? Ma che metodo è questo, democratico, di procedere? Gli esami di Stato del secondo ciclo, poi, si faranno più come un rito, che come prove di competenze, contestate peraltro dai docenti e dagli studenti; secondo Forza Italia andrebbero aboliti insieme al valore legale del titolo che è divenuto sempre più una sanzione giuridica di disuguaglianze sostanziali tra le diverse aree del Paese; altro che certificazione di competenze, altro che oggettività di giudizio.

Il quarto irrimediabile errore ha riguardato i provvedimenti emanati sulla gestione del personale, con buona pace della continuità educativa e didattica. Forse, fino a gennaio, avremo nelle scuole - perché poi si potrebbe andare anche oltre - un giro più vorticoso del solito di centinaia di migliaia di cambi: 111 mila domande di trasferimento di docenti a tempo indeterminato, 65 mila cattedre vuote, 70 mila posti di sostegno in deroga da coprire con supplenti non specializzati; in più, posti da coprire in termini di supplenze temporanee e oltre 20 mila posti ATA scoperti e così via. Al contrario, noi di Forza Italia avremmo suggerito, al tempo, di riconfermare eccezionalmente per l'anno scolastico 2020-2021 tutti i docenti, a tempo indeterminato e non, nei posti che occupavano nella fatidica data del 4 marzo 2020, per garantire la continuità didattica nel prossimo anno.

Con i trasferimenti autorizzati, insomma, la Ministra non riuscirà a garantire il consolidamento e il recupero previsto dal “decreto Cura Italia” fin dal 1° settembre, perché oggi diciamo che i docenti che ancora sono in servizio devono comunque evidenziare lacune e insufficienze da recuperare nei primi giorni di settembre, ma quei docenti non ci saranno più a settembre, quindi che senso ha fare tutto questo lavoro ora, se poi altri docenti, quelli che ci saranno nelle scuole, dovranno fare la valutazione finale?

Ma c'è di più; fra gli errori irrimediabili consideriamo anche la nomina, che la Ministra Azzolina ha fatto il 21 aprile, di una commissione che, entro luglio, deve suggerire che cosa fare da settembre in poi. Intanto, andava previsto un tempo di lavoro e di verifica della commissione più lungo, ma, in realtà, tutto ciò ha evidenziato la volontà di saltare al prossimo anno scolastico senza considerare il tempo che ancora ci divideva e ci divide da settembre, nel quale si sarebbero potute fare - ormai, poche - moltissime cose. In Austria, in Danimarca, in Germania, asili e scuole elementari sono già aperti, come in Francia, in Svizzera, in Gran Bretagna, in modo volontario, in modo non generalizzato, ma il tentativo c'è stato, un piano B c'è stato; questo piano non è stato mai considerato dal nostro Governo, più interessato alle politiche e alle procedure burocratico-amministrative. In ossequio alla peggiore autoreferenzialità dell'amministrazione e nel rispetto esclusivamente del ruolo corporativo dei docenti, il Ministero non ha mai preso in considerazione né la modifica del calendario scolastico, né il rilancio della proposta educativa.

Noi avremmo detto alla Ministra Azzolina e al Governo che, invece, la pensiamo come Piero Angela - lo ripeto - come Piero Angela, che in questi giorni ha profeticamente detto, colleghi, che un Paese che freme per la ripresa del calcio e non per la scuola non ha futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Lo hanno visto tutti, lo hanno visto tutti che in questo Paese tutti i settori premevano per la riapertura e quei pochi che chiedevano la riapertura delle scuole venivano zittiti, mentre le famiglie chiedevano risposte che non hanno avuto, neanche come piano B. È grave, è grave. Forza Italia cosa avrebbe proposto, cosa propone? Ormai, è diventato un centro estivo…Fatto salvo il protocollo di sicurezza con cui dobbiamo necessariamente convivere, dalle mascherine al distanziamento fisico, alle norme di igiene personale, fino alla periodica e sistematica sanificazione degli ambienti, noi avremmo proposto, dal mese di maggio fino a fine giugno, intanto il ritorno a scuola almeno delle classi conclusive. Abbiamo apprezzato la proposta della Viceministra Ascani, che ringrazio per essere ritornata, dell'ultimo giorno di scuola, che segnalava un problema; lei lo ha “stigmatizzato” nell'ultimo giorno di scuola, ma noi avremmo potuto far andare gli studenti, Viceministra Ascani nell'ultimo mese, su base volontaria; dovevamo provarci. Invece, soprattutto i docenti hanno resistito a questa ipotesi, ma chi ha dato loro la possibilità e la forza di resistere? Tutta l'Italia sta lavorando, tutti i settori hanno ripreso, invitiamo anche gli stranieri a venire nel nostro Paese: solo i docenti non devono ritornare a lavorare? Ricordo, Viceministro, che i docenti della scuola dell'infanzia sono in servizio fino al 30 giugno: che qualcuno dica a quei docenti che chiudete le scuole, perché, di fatto, nessuno ha parlato della scuola dell'infanzia e del termine del 30 giugno. Lì, veramente le famiglie dovrebbero ribellarsi, perché io capisco marzo, capisco l'8 aprile, ma non capisco dal 15 al 30 giugno che problema c'è? Tutta Italia è ripartita, tutti; oggi è anche, come si dice, l'inizio della fase 3. È grave. Com'è finita la storia, Presidente? La Ministra della famiglia, che ringraziamo, a questo punto - devo dire, che ringraziamo sinceramente, perché almeno ha fatto riaprire i centri estivi - si è sforzata di trovare un'alternativa. Il dolore più grande per noi che ci occupiamo di scuola, che siamo persone di scuole, è che la scuola abbia chiuso le porte e abbia considerato questa estate un'estate come tutte le altre, quando si fanno i 200 giorni di lezione, quando i docenti e gli studenti vanno a scuola regolarmente. Questa è una colpevole considerazione.

Avremmo avuto bisogno di una scuola estiva, avremmo avuto bisogno di una scuola certamente per ritornare a stare insieme, a piccoli gruppi, con attività all'aperto, in presenza, particolarmente per i ragazzi più grandi, per organizzare i laboratori di approfondimento, recupero e sviluppo degli apprendimenti, per anticipare i corsi di recupero, approfondimento e sviluppo che risulteranno eccessivamente sacrificati nel mese di settembre. Allora, capite che stiamo parlando di chi si è chiuso in un mondo, quello amministrativo e burocratico, e non guarda che cosa avviene nel Paese. Ci sono ancora degli errori che noi vogliamo considerare rimediabili, ma tanto lo vedremo nel “decreto Rilancio” se si porrà rimedio a questo errore - mi riferisco alle scuole paritarie, alla necessità di riconsiderare le scuole paritarie come scuole a tutti gli effetti del sistema pubblico nazionale - e quindi prevedere che i finanziamenti destinati per i piani di prevenzione e sicurezza, per la didattica a distanza, per la detraibilità delle rette delle famiglie siano presi in considerazione dal Governo, anche perché queste scuole garantiscono il pluralismo educativo in questo Paese.

Però, vede Presidente, il Coronavirus ha scioccato il pianeta, non soltanto la nostra Italia, e ci ha fatto vedere con lenti diverse anche quanto meschine siano state certe divisioni ideologiche che abbiamo trascinato fino al 2020, perché, nel momento in cui sento esponenti del Governo, e anche la relatrice e anche esponenti della maggioranza, dire che poi i ragazzi potranno andare nei musei, potranno andare in altri ambienti per via dell'affollamento e sovraffollamento delle classi, e non si pensa al fatto che le scuole paritarie hanno comunque ambienti educativi, fossi il Ministro, e non lo sono, chiamerei subito, farei un tavolo con le scuole paritarie e direi: per carità, non chiudete neanche una delle vostre scuole. I vostri ambienti educativi, la vostra azione educativa ci serve, perché adesso noi dobbiamo prendere e fare di necessità virtù di tutto quello che nel Paese si è fatto e si può fare per i ragazzi.

Se voi fate lezione e garantite il servizio scolastico a 800 mila studenti, che sono un decimo della scuola italiana, per carità, noi vi sosteniamo. Dovrebbe tremare, la Ministra, all'idea che anche una sola scuola paritaria in questo momento potrebbe chiudere a settembre, e chiuderanno, perché, di fatto, poco si sta facendo per quelle scuole. Pensiamo ai musei, pensiamo al resto, e non pensiamo, invece, a quella parte del servizio pubblico nazionale che ha intanto creato la tradizione del pluralismo nel nostro Paese, intanto ha garantito la libertà di scelta educativa alle nostre famiglie, ma, soprattutto, svolge un servizio a tutti gli effetti di natura educativa.

Quindi vede, Presidente, quanti strabismi che ancora non ci consentono di vedere chiaro. Un altro errore ancora rimediabile, ma che diventerà strategico per la ripresa delle lezioni, rimanda alla formazione e alla formazione digitale dei docenti, colpevolmente snobbata negli anni dalla scuola italiana. Deve essere prevista per tutti i docenti, doveva essere prevista già in questi mesi, perché in modalità smart working, con certificazione di competenze acquisite e riuscite, avremmo potuto fare quello che, con buona volontà e improvvisazione, molti docenti che non si erano mai avvicinati alla didattica digitale, men che meno alle teleconferenze e alla classe virtuale, hanno fatto.

Allora, che cosa propone Forza Italia, e poi, velocemente, che cosa c'è nel decreto? Forza Italia aveva già proposto una scuola sicura, una scuola digitale e una scuola competente. Tre miliardi per fare tutto questo: un miliardo per gli interventi straordinari di edilizia scolastica per adeguare gli ambienti di apprendimento alle disposizioni di sicurezza; un miliardo per la dotazione di device a tutti i docenti e a tutti gli studenti; una scuola competente per il superamento del digital divide attraverso la formazione dei docenti alla didattica digitale, per introdurre la didattica per competenze. Discuteremo poi nel “decreto Rilancio”. A fronte di 55 miliardi del “decreto Rilancio”, forse un miliardo e mezzo alla scuola italiana, di cui 400 milioni entro il 2020; proprio nei mesi più importanti, adesso servono i soldi, ora, Presidente, non nel 2022-2023.

Allora, vediamo che cosa c'è nel decreto, vediamo davvero che cosa. Alcune considerazioni, innanzitutto due considerazioni preliminari, Presidente… lo so che lei è molto attento al dibattito, ma le chiedo un di più di attenzione.

PRESIDENTE. No, guardi, io non sono attento al dibattito. Ero attento all'onorevole Mollicone, che è arrivato: gli chiedevo di parlare un po' più piano.

VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Due considerazioni che sono certa che la colpiranno. La prima considerazione: rispetto all'oggetto del decreto molte norme qui definite non sono né emergenziali né riguardano la valutazione conclusiva degli esami, e lo dimostrerò. Cioè, questo decreto ha mantenuto l'oggetto di recare misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami. In realtà, vediamo di che si tratta. Seconda considerazione, Presidente: il testo in molti articoli e commi ha le caratteristiche di un'ordinanza ministeriale più che di legge, più di norma secondaria che di norma primaria. Ma che ci sta succedendo, colleghi? Ma il Parlamento si sostituisce…

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, mi scusi. Colleghi, non capisco! Prego, onorevole Aprea.

VALENTINA APREA (FI). …alle direzioni generali del Ministero? Ma come è possibile? Non è accettabile. Dov'è il Comitato per la legislazione? Come ha potuto il Senato chiudere gli occhi su, per esempio, questa invasione di campo fatta al comma 2-bis dell'articolo 1, che introduce un cambiamento nella valutazione degli studenti della scuola primaria; sostituisce ai voti il giudizio, e quindi le lettere. In questo momento, Presidente, cioè da giugno a settembre, con uno stato emergenziale di natura sanitaria, di natura sociale, eccetera, eccetera, la maggioranza si pone il problema di cambiare il sistema di valutazione della scuola primaria. Ma siamo matti? Ma poi da giugno a settembre? Ma, secondo voi, i docenti della scuola primaria, in questo momento, hanno la calma e il tempo per ripensare alla valutazione, a mettere in discussione tutto? Si doveva fare? Forse sì.

Anche noi abbiamo presentato una nostra proposta, che peraltro è stata condivisa proprio dall'Intergruppo della sussidiarietà, di cui anche lei fa parte, Presidente, che rimanda invece ad una griglia di valutazione che ricomprenda le competenze anche non cognitive, le cosiddette soft skill, che sono introdotte nel metodo didattico in maniera interdisciplinare, nel rispetto dell'autonomia, per sviluppare flessibilità, creatività, attitudine. Insomma, un modo nuovo. Non che, semplicemente, siccome bisognava cancellare la “legge Gelmini” e siccome questa è una legge di forze di maggioranza che sono contro Forza Italia, sicuramente bisognava far questo. Nel decreto emergenziale, da non credere! Come da non credere, Presidente…veramente, so che lei ha tante cose, è tanto impegnato, però legga pure l'articolo 2, legga l'articolo 2. Mentre lei presiede, mentre ha la responsabilità di presiedere, legga, per favore, questo articolo 2.

La rubrica dell'articolo 2 dice: misure urgenti per l'ordinato avvio dell'anno scolastico. Cosa si aspetterebbe lei, Presidente, lei che è un cittadino avvertito, Vicepresidente della Camera, fa politica da tanti anni? Misure urgenti per l'ordinato avvio dell'anno scolastico: sa di che cosa si parla? Dell'accordo di maggioranza per selezionare i docenti precari. Innanzitutto - poi vedremo a che cosa si riferisce - tutta una serie di commi più da ordinanza ministeriale che non da legge. L'unica cosa che sicuramente, dopo gli accordi di maggioranza, avremmo dovuto leggere è il rinvio del concorso.

Va bene, ma intanto non data come prima notizia, perché certo quello non c'entrava per l'ordinato avvio dell'anno scolastico perché semmai è un disordinato avvio, cioè va nella direzione opposta: avendo rinviato, non ci saranno docenti di ruolo, quindi ci saranno supplenti, ci saranno precari da nominare. Semmai diciamo l'oggetto va in direzione opposta, quindi al massimo il primo comma, lo 01, ma tutto il resto è da ordinanza ministeriale, ma dov'è il Comitato per la legislazione? Come è possibile che noi ci mettiamo qui a definire una legge che, invece, deve scrivere il capo dipartimento dell'Istruzione? Non mi importa se poi lo decide sentendo i parlamentari di maggioranza ma mi interesso all'effetto finale: se un cittadino italiano legge questo decreto e l'articolo 2, Misure urgenti per l'ordinato avvio dell'anno scolastico, rabbrividisce. Io ho orrore. Non si possono fare le leggi così; non si possono imbrogliare i cittadini italiani, i genitori, le famiglie e tutti quelli che aspettano di conoscere l'ordinato avvio dell'anno scolastico e far riferimento subito ad un accordo di maggioranza per sostenere i docenti precari della scuola. Ma davvero? Abbiamo perso proprio la bussola? Presidente, vedo che non risponde, bene. Però, lei fa parte della maggioranza, si ricordi.

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, abbia pazienza, è in quest'Aula da anni: ha mai sentito un'interlocuzione tra il Presidente e il parlamentare?

VALENTINA APREA (FI). No, no però il facciale poteva, un'interlocuzione facciale, sì: invece vedo che piega la testa. Vedo che piega la testa (Applausi). Ancora sempre in questo famoso articolo 2, Presidente, c'è un comma 08 che, proprio al di là del bene e del male, prevede addirittura di modificare l'accesso al TFA dei docenti che vogliono specializzarsi per il sostegno nelle università e crea una corsia preferenziale per i docenti precari che hanno almeno insegnato per tre anni. Che c'entra con le misure emergenziali? Perché il Senato ha detto di sì? Ma chi fa più queste leggi? Ma i funzionari nostri, i funzionari del Senato? Perché non c'è un controllo? Non posso accettare innanzitutto che ci sia una modifica di una procedura già avviata, quindi gravissimo: siamo diventati banditi? Approfittiamo del potere che abbiamo per modificare una normale procedura di accesso ai corsi universitari di specializzazione e poi che c'entra con le misure emergenziali? Questi dovranno studiare per due o tre anni, Presidente. Per non parlare poi - vengo a questo punto e forse finisco con esso perché questo vi deve far riflettere davvero – dell'articolo 2-bis. Relatrice, lo dico anche a lei che è stata dirigente scolastica e lo è ancora. Presidente, articolo 2-bis: “Limitatamente all'anno scolastico 2020-21, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, all'interno dei corsi di formazione per la sicurezza a scuola, obbligatori ai sensi del decreto (…)” eccetera “(…), nel modulo dedicato ai rischi specifici almeno un'ora (…)” - almeno un'ora, Presidente? - “(…) deve essere dedicata alle misure di prevenzione igienico-sanitarie al fine di prevenire il contagio e limitare il rischio di diffusione del COVID-19 (…)”. Presidente, mi fermo se non mi ascolta perché ci tengo molto che lei rifletta su quello che contiene il 2-bis del

PRESIDENTE. Onorevole Aprea, dopo verificherò che lei rifletta su tutti gli interventi però.

VALENTINA APREA (FI). Su?

PRESIDENTE. Su tutti gli interventi.

VALENTINA APREA (FI). No, io ci sono, io non vado via ma, guardi, può star sicuro: ho piantato la tenda, stia tranquillo, stia tranquillo. Ho sentito già due volte anche la relazione della relatrice che, ripeto, mi stupisce perché è dirigente scolastico. Presidente, un'ora per fare la formazione di prevenzione al COVID, ma noi avremmo avuto bisogno, Viceministro Ascani, di équipe psicopedagogiche, di corsi di formazione per docenti e genitori. I genitori non sanno come fare per spiegare ai bambini quello che è successo e come si dovranno comportare quando tornano a scuola, quindi di questo volevamo leggere. Un'ora! In questo momento nel Paese si stanno svolgendo i corsi di formazione per i docenti che devono fare le prove dell'esame di Stato, così in un'ora da parte della Croce Rossa a cento persone. Per forza che i docenti poi hanno paura ad andare a fare gli esami. Voglio concludere su questo, Presidente. Il Ministero - mi spiace che l'onorevole Fusacchia non ci sia - ha perso, lo ripeto, ha perso i finanziamenti europei che aveva in casa, li ha fatti scadere, ha perso dei finanziamenti serissimi. Quindi, noi abbiamo perso la possibilità di disporre di finanziamenti e adesso andiamo a pietire nei provvedimenti che ovviamente riguardano tutto il Paese e, quindi, noi non solo abbiamo bisogno di sapere i PON se riguarderanno questa ricostruzione e ripartenza, ma perché il Ministro non l'ha utilizzato. E guardi per dirle che io sono attenta a tutto il provvedimento e che non avrei voluto fare questo discorso e le chiedo scusa se ho esagerato…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Aprea, lei ha terminato.

VALENTINA APREA (FI). No, le dico invece l'ultima cosa, l'articolo 7-ter era l'unico che veramente dà qualche indicazione relativa alle misure urgenti per interventi di riqualificazione dell'edilizia scolastica, ovviamente è messo alla fine perché tanto quello si sa che è la cosa più importante che serve ora nelle scuole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Volevo dire con affetto alla collega Aprea che forse l'ha scambiata per il preside, Presidente, perché la coinvolge molto come se facesse parte non solo di questa nostra comunità, la presiedesse, ma dell'intera comunità scolastica. Colleghi, il “decreto Scuola” di cui oggi stiamo discutendo è figlio fondamentalmente di due emergenze. La prima è quella del COVID-19 che ha stravolto il nostro modo di vivere, i nostri stili di vita, di pensare e di conseguenza anche l'intero sistema, ma soprattutto le comunità scolastiche. Alunni, famiglie e docenti hanno dimostrato, sì, una grande capacità di adattamento nella didattica a distanza ma la scuola tra le mura domestiche ha fatto emergere alcune fragilità di cui oggi non possiamo non tenere conto e ne abbiamo anche discusso ampiamente.

La seconda emergenza - lo dico da docente - è di cominciare a guardare da subito la scuola da un'angolazione diversa. La scuola non è più fonte solo di apprendimento nozionistico, ma luogo di formazione, di socializzazione, attraverso il quale una persona entra definitivamente poi da cittadino a far parte della società. La scuola non deve istruire, deve educare: ricorderete tutti l'education, education, education di blairiana memoria, educare attraverso la cultura fornendo ai nostri studenti un alimento fondamentale per la loro crescita umana, ma soprattutto spirituale. Infatti, educare è innanzitutto coltivare lo spirito. Cultura viene dal latino colere: coltivare lo spirito e la scuola è una componente fondamentale nella crescita individuale ma anche collettiva dei nostri studenti, che lì iniziano il loro percorso da bambini e ne escono ormai da adulti che, giorno dopo giorno, si sono formati nelle loro sfere umane, intellettuali, emotive, morali, sociali e anche religiose perché la scuola prepara alla vita, colleghi, fornisce gli strumenti e le capacità critiche per diventare anche cittadini del mondo e per conquistare una loro libertà intellettuale e personale e se questa è la mission della scuola, quella della politica è di fare in modo che tutto questo si realizzi. Quindi, ecco perché il decreto va contestualizzato alla luce di queste due straordinarie necessità. Penso che - fatemelo dire da docente di liceo che quest'anno, se non fosse alla Camera, avrebbe due classi all'esame di Stato - la semplificazione degli esami di Stato è sicuramente, con l'eliminazione delle prove scritte, figlia di questa emergenza indubbiamente. La maturità, signori, si è parlato, avete parlato della maturità come se fosse una prova formale, ma vi ricordate quando avete fatto l'esame di Stato? Ma l'esame di Stato, la maturità, chiamatela come volete, è la croce e la delizia dei nostri ricordi di adolescenti. Non è una semplice prova formale, cara collega Aprea, oppure che acquista un valore legale che pure, ha per carità, ma ha un valore affettivo, morale, spirituale, culturale.

La prova di Stato è la prima vera forma di passaggio nella vita dei nostri studenti da adulti consapevoli e cittadini responsabili, perché è la prima prova vera di fronte all'ufficialità dello Stato, rappresenta un passaggio fondamentale, è fatta di ansia, di stress, di insonnia. Tutto questo fa parte della crescita dei nostri studenti e l'incertezza riguardo a queste modalità di svolgimento, quest'anno - e stiamo qui a discutere a pochi giorni dall'inizio dell'esame di Stato - aggravano o avrebbero aggravato ulteriormente queste situazioni.

Intanto lasciatemi dire subito, da docente, che approvo appieno la scelta dell'esame in presenza: era una scelta fondamentale, questa; come anche approfitto della presenza del Viceministro Ascani: sono stata entusiasta della sua proposta di far rivivere, in modalità tutte da definire in piena sicurezza, l'ultimo giorno di scuola ai nostri studenti, che si sono visti brutalmente interrompere il loro percorso conclusivo scolastico, perché conosco bene, da docente, lo scambio di affetti relazionali, quella corrispondenza di amorosi sensi, che si stabilisce tra alunni e professori all'interno di una classe, dentro le mura della scuola. Nessuna didattica a distanza potrà mai sostituire quel tipo di rapporto, che, come diceva Erasmo da Rotterdam, è il primo e più importante gradino verso la conoscenza: il rapporto affettivo e di stima tra chi insegna e chi impara.

Questa prova partirà dalla discussione di un elaborato sulle discipline di indirizzo, cosa che tutto sommato c'è sempre stata per chi insegna e chi ha insegnato, durante la quale i ragazzi dovranno mostrare tutte quelle competenze acquisite durante il percorso scolastico. Non da ultimo, lasciatemi dire, quelle di collegamento interdisciplinare: io ai miei ragazzi raccomandavo sempre di non imparare mai modo mnemonico le materie, ma di assimilare ciò che si era imparato, per poi saperlo rielaborare in modo critico e autonomo, senza mai perdere di vista i collegamenti interdisciplinari, e che era molto più importante mettere a confronto Leopardi e Schopenhauer, Joyce e Svevo, che non ricordarsi la data di nascita di questi autori.

Il tutto sarà integrato da un resoconto sull'esperienza alternanza scuola-lavoro per il triennio - e lo dice una che li ha accompagnati per tre anni nell'esperienza dell'alternanza scuola-lavoro - che è stata la loro unica interfaccia con il mondo esterno alla scuola, l'unico primo impatto vero col mondo del lavoro. Ecco perché l'esame, pur se semplificato, ma così delineato, acquisisce una forte valenza positiva per quei ragazzi, che imparano così ad affrontare le proprie insicurezze, a uscirne fortificati, perché questo evento rappresenta un momento unico per loro, unico, il primo vero impegno da affrontare nella vita e da ricordare per tutta la vita, che nemmeno questo maledetto COVID, che a questi diciottenni ha strappato l'ultima gita scolastica, ha strappato i mitici 100 giorni, che tutti credo abbiamo nel cuore e nella memoria, può ancora sottrarre loro.

Bene la scelta dell'esame di Stato in presenza e mi dispiace che ci sia stata, se confermata, una fuga di commissari e di presidenti delle commissioni, perché io sarei stata in prima linea, se fossi stata ancora ad insegnare. L'insegnante è il primo vero referente dei nostri ragazzi, non può sottrarsi oggi a questo impegno. Quindi, io mi auguro che le commissioni arriveranno complete quel giorno in cui i nostri ragazzi, in massima sicurezza, andranno ad affrontare l'ultimo impegno del loro percorso scolastico.

Poi, certo, è tutto giusto, necessario, si deroga alla frequenza minima necessaria, al mancato raggiungimento dei livelli di apprendimento, salva la sospensione del giudizio in fase di scrutinio finale. Questo non significa che la scuola non richieda, comunque, il raggiungimento di determinati obiettivi didattici, come dimostrato da due ulteriori previsioni: la possibilità di richiedere da parte delle famiglie la reiscrizione al medesimo anno di corso, frequentato nell'anno 2019-2020 da alunni con disabilità; un'altra caratteristica della scuola deve essere l'inclusività e la tutela dei più deboli, al fine di garantire a tutti il diritto all'istruzione.

Ecco perché si vuole consentire (articolo 1, commi 7-quater e 7-quinquies) l'attività di istruzione domiciliare in presenza, qualora si accerti, fino al termine dell'anno scolastico 2020-2021, l'impossibilità della frequenza per un periodo non inferiore a trenta giorni. Mi riferisco anche all'incremento di 2 milioni di euro per le risorse destinate a migliorare le competenze digitali degli studenti. L'emergenza COVID, lo avete detto in tanti, ha drammaticamente dimostrato che la sospensione della didattica in presenza, soprattutto nelle aree a maggiore disagio sociale, espone gli studenti al terribile rischio di dispersione scolastica, accentuando così le diseguaglianze socioeconomiche e culturali, nonché territoriali.

Ma se fino adesso abbiamo parlato degli studenti, che vanno comunque collocati al centro del sistema scolastico, ora guardiamo all'altra metà dell'universo scolastico: i docenti, il precariato, la vera piaga della comunità scolastica, insegnanti spesso precari; parla una che ha fatto tredici anni di precariato, tredici, girando per le scuole di tutto il Lazio, alzandosi la mattina presto e avendo anche due o tre sedi lo stesso giorno, cosa che chi ha fatto l'insegnante sa bene e porta ancora sulla propria pelle.

Come può una scuola fornire un insegnamento di qualità e fronteggiare tutte le problematiche - che sono enormi nella scuola - che pone soprattutto un mondo dinamico come quello di oggi, se non si stabilizza la classe docente, rimediando alle relative gravi carenze? Le scuole statali hanno cercato, infatti, di coprire parte del fabbisogno, ricorrendo a contratti a tempo determinato con soggetti non abilitati, ma non è difficile da comprendere che questa non può essere la soluzione.

Bene la modifica della prova scritta, della procedura straordinaria per titoli ed esami per il reclutamento di 24 mila docenti, poi aumentati a 32 mila, della scuola secondaria di primo e secondo grado, bandita lo scorso aprile. I quesiti a risposta multipla sono sostituiti con quesiti a risposta aperta: bene. Permane il requisito di almeno tre annualità di servizio fra gli anni 2008-2009 e 2019-2020, ovvero l'impiego in progetti regionali di formazione, che prevedono attività di carattere straordinario; almeno un anno di servizio, però, deve essere svolto nella classe di concorso o nella tipologia di posto per la quale si concorre: bene anche questo.

Secondo le stime del sindacato ANIEF, il prossimo anno quasi il 50 per cento degli insegnanti che seguono gli alunni con disabilità potrebbero essere precari; per questo è fondamentale la previsione di una procedura semplificata per l'accesso ai percorsi di specializzazione per il sostegno. L'articolo 2, comma 8, dispone che i soggetti, che nei dieci anni scolastici precedenti abbiano svolto almeno tre annualità di servizio, anche non consecutive, su posto di sostegno nel grado d'istruzione cui si riferisce la procedura, accedono direttamente alle prove scritte, senza cioè necessità di sostenere il test.

Differentemente dal testo originario del DL scuola, è previsto l'aggiornamento delle graduatorie provinciali di istituto per assegnare supplenze annuali o temporanee, le cui relative procedure sono dettagliate con ordinanza del Ministero dell'istruzione. Quindi, è stato superato il blocco delle graduatorie previsto già nel decreto dell'8 aprile, permettendo così ai precari di cambiare provincia e modificare titoli e servizio.

E i neolaureati? Sono tanti e sono un esercito importante e agguerrito, lo abbiamo visto anche dalle tante e-mail che abbiamo ricevuto tutti. Pensare che una laurea sia sufficiente per insegnare non è corretto, lo dico con cognizione di causa, ma non si può neanche immobilizzare questa categoria in attesa di un concorso. Bene, quindi, l'istituzione del tavolo di confronto per avviare con periodicità percorsi abilitanti che garantiscano ai neolaureati una formazione adeguata per salire in cattedra.

Il COVID-19 ha avuto, poi, un impatto fortissimo anche sul futuro di molte scuole paritarie - e parlo di un argomento che, come PD, ci sta molto a cuore - che si sono fermate come le scuole pubbliche, ma che, a differenza delle scuole pubbliche, non hanno alcun tipo di aiuto, perché l'unica entrata sono le rette versate dalle famiglie. Eppure, anche le scuole paritarie hanno assicurato la didattica a distanza e affrontato spese straordinarie per la sanificazione, per l'adeguamento della didattica e degli ambienti scolastici.

Alcune importanti misure sono già previste nel cosiddetto “decreto Rilancio” e occorre tenere a mente che queste scuole non solo garantiscono il pluralismo educativo, ma sono fondamentali per l'equilibrio del sistema scolastico tutto, dato il loro radicamento e la loro diffusione sul territorio, soprattutto in relazione alla fascia dei bambini più piccoli, la fascia 0-6. Quindi, sono consentiti - articolo 2-bis - incarichi temporanei nelle scuole dell'infanzia paritarie e comunali che non riescono a reperire, per le sostituzioni, personale docente abilitato. Poi, l'emergenza sanitaria ha imposto anche disposizioni che abbiamo letto e che conosciamo bene, perché il rientro a scuola, che avverrà a settembre, dovrà avvenire nella massima sicurezza per gli studenti, i docenti e il personale tutto. Parlava prima la collega Aprea di corsi obbligatori di formazione riguardo alle misure di prevenzione igienicosanitaria: sono indispensabili È giusto stanziare fondi, rispettare i protocolli vigenti, sanificare degli ambienti e garantire il distanziamento fisico, ma è anche doveroso fornire una corretta informazione e preparazione in questi nuovi ambiti, che fino a qualche mese fa erano perfetti sconosciuti per tutta la nostra comunità (la nostra comunità scolastica, ma non solo per quella). Da anni, poi, si chiedono interventi per la modernizzazione e la messa in sicurezza degli edifici scolastici, considerando che, per recenti costruzioni, pari a circa 21.000 edifici scolastici, si intendono quelli edificati dal 1976 in poi e che costituiscono meno della metà delle scuole presenti sul territorio nazionale. Colleghi, settembre non è così lontano e i nostri studenti devono rientrare in strutture sicure e funzionali, anzi multifunzionali, e qui la straordinaria novità del decreto: in materia di edilizia scolastica, viene consentito a sindaci, presidenti di provincia e delle città metropolitane di operare con i poteri dei commissari straordinari previsti dall'articolo 4 della legge “Sblocca cantieri”. I commissari, si sa, accedono alla procedura semplificata, pur rispettando tutta la normativa antimafia e le disposizioni comunitarie, essendo finalmente messi nelle condizioni di intervenire sugli edifici scolastici più bisognosi, senza gli indugi, le pastoie e le perdite di tempo dettate solitamente dalla burocrazia. Se queste cose bisogna farle, bisogna farle innanzitutto sulle scuole, che sono le seconde case dei nostri giovani e dei nostri bambini. Insomma, questo decreto - e vengo al punto più politico - rivisitato nel momento più difficile della nostra storia, non sarà forse la summa perfetta, ed è indubbiamente frutto di un parto politico difficile, sarebbe ipocrita non ricordarlo. D'altronde, lasciatemi dire che preferisco di gran lunga lo scambio dialettico, anche aspro, che produce miglioramenti, alla muta acquiescenza che non produce nulla. Questo decreto vuole conferire qualità, stabilità e sicurezza al mondo della scuola, un mondo - inutile negarcelo - da sempre terreno di scontri politici e anche di forti tensioni sociali. E' previsto uno sciopero dei sindacati, mi pare, l'8 giugno, quindi continua la scuola, anche in questo momento, ad essere terreno di scontro sociale e sindacale. Lasciatemi esprimere, anche se non è presente, la mia solidarietà di deputata e di donna alla Ministra Azzolina (Applausi), che è stata costretta alla scorta per gli insulti beceri e sessisti che si è vista piovere addosso, anche - lo dico con dolore -, anche da rappresentanti del mondo della scuola. Quindi, la tensione è alle stelle e quanto è brutto vedere la scuola sotto scorta. Mi ricordo quando andai in Israele, a Gerusalemme - il collega Fiano lo sa bene - e trovai i bambini delle scuole piantonati dai cecchini - dai cecchini - perché stavano lì a proteggerli. È brutta la scuola sotto scorta, è un'immagine che non avremmo mai voluto vedere, però questi sono i tempi, quindi non solo l'emergenza sanitaria, l'emergenza economica, l'emergenza culturale, ma anche l'emergenza di sicurezza dell'apice della nostra scuola: il Ministro della pubblica istruzione.

Ma la scuola è carne viva della nostra società e, per il ruolo fondamentale che svolge, esige la massima attenzione da parte di tutti, la politica in primis, ancora più di oggi, ancora più oggi, dopo gli enormi sacrifici, inimmaginabili fino a qualche mese fa, che abbiamo richiesto a studenti, a famiglie e insegnanti. La politica si concentri, unita, sulla scuola, senza dispersioni, senza tensioni, senza inutili battaglie, che non portano niente di buono; ce lo dovrebbe dettare il nostro amore per le prossime generazioni, per citare Alcide De Gasperi, ce lo impone la nostra coscienza di legislatori, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Prestipino. È iscritta a parlare l'onorevole Frate. Ne ha facoltà.

FLORA FRATE (MISTO). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi e membri del Governo, ringrazio innanzitutto per la presenza del sottosegretario De Cristofaro e per la Viceministra Ascani. Devo dire che l'assenza della Ministra purtroppo si fa notare. La comunità scolastica, Presidente, è stata duramente colpita, come tanti altri settori del Paese, dalle conseguenze drammatiche dell'emergenza sanitaria. Quel 5 marzo, quando il Governo ha giustamente predisposto la chiusura delle scuole, è stato per noi tutti un giorno difficile. La scuola è la principale infrastruttura sociale di un Paese civile. Una società senza scuola è la negazione stessa di una comunità democratica. Una decisione, dunque, sofferta, storica, se si pensa che l'ultima volta le scuole furono chiuse durante la Seconda guerra mondiale, ma inevitabile. Nessuno di noi era pronto ad una pandemia, ovviamente: non era pronto il Governo, non era pronto il Parlamento, non erano pronti i partiti di maggioranza e di minoranza, e proprio per questo si doveva avere il coraggio e la maturità politica di mettere da parte ogni forma di ostilità, di pregiudizio, creando le condizioni per una convergenza larga ed inclusiva. L'eccezionalità del momento richiedeva un grande sforzo di collaborazione e di unità, perché la scuola è di tutti, non ha colori politici e questa emergenza poteva essere l'occasione di un grande dibattito pubblico e parlamentare per una stagione di riforme coraggiose e condivise, ma così non è stato. Il Ministero, anziché cercare il dialogo, ha preferito il monologo unilaterale, evitando così quasi sempre il confronto, osteggiando le parti sociali e tutti coloro che avevano un'idea alternativa. Si è preferita la propaganda, peraltro ammantata della peggior retorica ortodossa, dove i provvedimenti venivano annunciati prima in televisione e poi negli organi istituzionali. Ebbene, il fallimento di questa strategia oggi è sotto gli occhi di tutti: basta guardare alla didattica a distanza. L'Istat, infatti, ha fotografato una realtà lontana e diversa da quella che il Ministero ha raccontato: un terzo delle famiglie italiane non possiede un computer; oltre il 40 per cento dei ragazzi, soprattutto al sud, non ha gli strumenti per seguire una lezione Online. Inoltre, l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza ha lanciato l'allarme per i ragazzi con disabilità e per i minorenni in condizioni di povertà e di marginalità sociale. Annunci, smentite, contraddizioni, lacune, insomma tutto quello di cui la scuola non aveva bisogno e che ha contribuito ad alimentare caos ed incertezza. Ma l'errore più grande, Presidente, è stato quello di escludere il Parlamento. In tutti gli interventi che ho ascoltato, anche quelli più duri e più critici, ho trovato spunti di riflessione importanti. Questo significa che se il Parlamento fosse stato messo nella condizione di lavorare, questo decreto poteva essere migliore, più adatto a soddisfare le esigenze della scuola, degli studenti e dei lavoratori. Si è preferito, invece, tenerlo chiuso in un cassetto, portarlo in Senato a poche settimane dalla scadenza e costringendo la Camera ad una funzione di ratifica, perché il testo non è modificabile e tutti gli emendamenti, anche quelli più ragionevoli, vengono ignorati. La scuola avrà così l'ennesimo decreto privo di una visione politica, strutturalmente debole e del tutto inadeguato rispetto alle sfide da affrontare, a cominciare dal tema più importante, che è quello della riapertura delle scuole, una riapertura che viene annunciata, scritta, ma che nei fatti manca di una reale programmazione.

Nel documento del Comitato scientifico, ad esempio, non si dice nulla sui protocolli di sicurezza, sull'adeguamento delle risorse, su quanto si intende fare per moltiplicare le classi, ampliare gli spazi, aumentare gli addetti alla sanificazione delle aule e per la gestione delle mense. Tutto questo, Presidente, che è indispensabile per la ripartenza in sicurezza, non c'è scritto; non c'è scritto perché queste risposte non le possono dare i tecnici, ma spettano alla politica: è la politica che deve immaginare non solo cosa capiterà a settembre, ma cosa accadrà nei prossimi sei mesi, in un anno. La politica deve anticipare gli eventi e non subirli; alla politica spetta il compito di confrontarsi con la realtà, anche se la realtà non ci piace tanto.

Gli edifici scolastici più recenti – quelli più recenti - sono stati costruiti a partire dagli anni Settanta, i più vecchi da 1946 e circa 4 mila nel 1920: ecco, con queste scuole, con questi edifici, con questa edilizia scolastica ferma da cinquant'anni siamo sicuri di poter garantire il distanziamento sociale? Settembre è ieri e il programma per la riapertura doveva essere sul tavolo adesso, non domani o chissà quando. Al Ministro dell'Istruzione mi permetto di dare un suggerimento: metta da parte i presunti esperti che, forse, non sanno neppure come è fatta una classe; chiami un maestro, un solo maestro potrà suggerirle soluzioni che 448 tecnici non hanno ancora trovato.

Ma il vero fallimento, Presidente, di questo decreto è sul precariato, e non solo perché a settembre avremo il maggior numero di contratti a tempo determinato, ma perché non si è fatta l'unica cosa che andava fatta in questo momento: stabilizzare i precari in base ai titoli e alla carriera pregressa; non una sanatoria come dice qualcuno, ma il riconoscimento della professionalità maturata in anni di studi e di formazione in classe. Chi ha un contratto a tempo determinato da cinque, dieci, quindici anni, chi ha superato l'anno di prova senza poter rientrare in ruolo, chi ha l'abilitazione e l'anzianità di servizio è un docente a tutti gli effetti che il merito lo ha dimostrato sul campo e a cui lo Stato non può moralmente voltare le spalle. Se non si risolve il problema del precariato non avremmo mai una scuola di qualità, Presidente, e, in una situazione straordinaria, occorrono scelte straordinarie, è quello che da mesi chiedono le lavoratrici e i lavoratori, le organizzazioni sindacali, le associazioni di categoria: chiedono alla politica di ascoltare il Paese reale, quello in carne ed ossa.

E chi lotta per i propri diritti Presidente, anche ricorrendo alla piazza, non è un irresponsabile perché c'è la pandemia: vorrei ricordare che, in piena pandemia, il Ministero voleva fare i concorsi, poi fortunatamente è intervenuto il Presidente del Consiglio. Irresponsabile è chi quei diritti li vuole negare, facendo del merito un feticcio ideologico, l'argomento di chi non ha argomenti, l'atto d'accusa contro precari colpevoli di cercare scorciatoie, corsie preferenziali e favoritismi. Accuse pesanti, Presidente, che hanno alimentato l'insofferenza sociale. È mancata l'empatia e la capacità di connettersi emotivamente con la società, immedesimandosi nelle donne e negli uomini. I nostri docenti cercavano una politica dal volto umano e sono stati trattati, invece, come nemici del pensiero unico.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Questo decreto, purtroppo, è l'ennesima occasione persa: un'occasione persa per fare qualcosa di buono, un'occasione persa per evitare di fare ulteriori danni ad un sistema scolastico già compromesso da provvedimenti inadeguati, parziali e dallo sguardo breve. Si è anche deciso di porre la fiducia: evidentemente, nella maggioranza i malumori sono ancora tanti. Chi, come me, ha sempre sostenuto questo Governo oggi è in seria difficoltà, perché la fiducia non è soltanto un atto interno, ma produce degli effetti anche all'esterno. Votare questa fiducia - la fiducia che oggi chiede il Governo - equivale ad un atto di adesione su scelte non condivisibili, i cui effetti negativi si vedranno molto presto. Il voto di oggi è uno spartiacque e questo decreto si colloca dalla parte sbagliata.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.

MICHELE ANZALDI (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Governo, questo decreto-legge che oggi arriva in quest'Aula si colloca tra quei provvedimenti d'urgenza adottati dall'Italia nel tentativo di arginare la pandemia che ha colpito il mondo e il nostro Paese in particolare. Parlo di tentativo perché, oggi, non possiamo parlare di ripartenza della scuola o del Paese senza ricordare che i morti per Coronavirus, in Italia, sino a ieri, sono stati 33.530, una cifra enorme e drammatica per le sofferenze delle vittime e dei loro familiari, a cui è stato negato non solo l'ultimo saluto, ma anche il solo sguardo dei propri cari e, addirittura, il funerale.

Un quadro sanitario drammatico ha portato al primo decreto-legge, il 23 febbraio che, in alcune aree del Paese particolarmente colpite dal COVID-19, ordinava la sospensione dei servizi educativi dell'infanzia e dell'attività scolastica. Purtroppo, l'aggravarsi della situazione ha costretto il Governo, dopo solo dieci giorni, a provvedimenti più drastici e mai adottati prima: la chiusura della scuola su tutto il territorio nazionale, un fatto inedito ed eccezionale. Il DPCM del 4 marzo 2020 ordinava la chiusura di tutte le scuole e università dal 5 marzo; 5 marzo 2020: una data che rimarrà scolpita nella memoria delle famiglie e degli studenti.

Per gli alunni, c'è il rischio che ci siano conseguenze non solo formative, ma anche psicologiche e se i danni sono, saranno ridotti lo dobbiamo alla dedizione e competenza del sistema educativo scolastico di ogni ordine e grado, che, all'indomani della chiusura delle scuole, si è tuffato in un sistema di insegnamento a distanza mai provato o collaudato prima. Insegnanti che, in alcuni casi, si sono trasformati, con i loro dirigenti, in familiari stretti, indagando, intervistando genitori e alunni per scoprire il motivo di eventuali assenze. Grazie a loro, si è scoperto - e questo sistema Paese ha parzialmente risolto - la mancanza di supporti e strumenti informatici in molte famiglie. Ecco, dico sistema Paese, perché tutti insieme - sinistra, centro, destra - abbiamo trovato i fondi e permesso la fornitura, parziale sicuramente, agli studenti sprovvisti.

Da quel 5 marzo sono successe tante cose e tanti provvedimenti, ma la scuola è ancora chiusa, ed è grave, drammaticamente grave. Ma oggi, per fortuna, discutiamo di un provvedimento che parla di misure urgenti sulla regolare conclusione e sull'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. Un provvedimento difficile ed impegnativo, che deve consentire o, meglio, garantire la valutazione del lavoro svolto, in alcuni casi, degli esami di terza media e di maturità, e porre le basi scolastiche, ma anche sanitarie, per l'avvio del nuovo anno scolastico. Si offre la cornice generale per la valutazione finale degli studenti di ogni ordine e grado, i criteri per l'ammissione alla classe successiva ed eventuali integrazioni o recuperi degli apprendimenti, la semplificazione degli esami di Stato, la ammissione agli esami conclusivi del primo e secondo ciclo, le modalità di costituzione e nomina delle commissioni esaminatrici, le modalità di svolgimento degli esami di Stato. Tanto lavoro per una comunità, quella degli studenti, che è variegata e con esigenze molteplici.

Per questo sono previste specifiche modalità per gli studenti con disabilità, disturbi specifici dell'apprendimento, e particolare attenzione viene posta agli studenti immunodepressi, che in questo momento corrono più elevati rischi degli altri.

Ma è bene ricordare che questo e tanto altro sarà possibile non solo grazie a questo provvedimento, ma al lavoro dei dirigenti scolastici e insegnanti, per questo sono previste assunzioni attraverso selezioni fondate sul merito per il ruolo di docente. Questo provvedimento affronta il problema delle assunzioni non dimenticando proprio il merito. A regime saranno assunti 80 mila docenti, e 32 mila saranno selezionati con il concorso straordinario. È una buona notizia, che in una situazione complicata e difficile come quella attuale diviene eccezionale. Oggi, alla luce di alcune polemiche, è giusto ricordare che, quando approvammo la cosiddetta “Buona scuola”, e con lei le 120 mila assunzioni, ci impegnammo pubblicamente che quella sarebbe stata l'ultima stabilizzazione dei precari a scuola. A scuola si entra soltanto con il pubblico concorso. Il provvedimento si sofferma anche sull'edilizia scolastica: abbiamo previsto un intervento straordinario, la possibilità che si possa applicare anche per l'edilizia scolastica il modello adottato per l'abbattimento e la ricostruzione del ponte di Genova per i lavori di manutenzione, di messa in sicurezza e di abbellimento, con la possibilità di sburocratizzare le azioni dei sindaci e dei presidenti delle province che hanno disponibilità economiche e che possono intervenire. Grazie a questo decreto-legge è possibile farlo, e io credo che già soltanto questa norma dia valore all'intero provvedimento.

Per ultimo, signor Presidente, vorrei affrontare la tematica che forse più interessa agli italiani: la riapertura. Dobbiamo ricordare che la scuola è stata la prima ad essere chiusa quando è iniziato il lockdown e, secondo le previsioni, sarà l'ultima a riaprire: un danno enorme per i nostri giovani, per le famiglie e per l'intero sistema. Oggi dobbiamo ripartire, e ripartire per sempre. Da settembre riapriremo le scuole, ma dobbiamo fare tutto il possibile perché queste scuole non vengano chiuse nuovamente, per questo si prevedono una serie di prescrizioni per scongiurare questo rischio. Innanzitutto una differenziazione ampia, anche dell'orario (mattina, pomeriggio, sera) e degli spazi, considerando non soltanto le strutture scolastiche ma immaginando di utilizzare altri spazi che le nostre città mettono a disposizione. Si prevede un insegnamento modulabile, con spazi e orari flessibili. Dobbiamo fare di tutto per non chiudere più le scuole, anche di fronte a una condizione in cui senza vaccino non avremo certezze che l'epidemia non ritorni; bisogna però fare un piano perché ciò non avvenga. Oggi il sistema digitale utilizzato per l'insegnamento è un patrimonio che non dobbiamo disperdere, ma non può diventare lo strumento di insegnamento ordinario. Avendolo sperimentato con relativo successo, sarebbe sbagliato non riutilizzarlo in futuro, anche per altre forme di apprendimento e per quella flessibilità che tanto auspichiamo. Si poteva e si doveva fare di più per gli studenti con disabilità fisica e psichica, per questo il testo prevede per i ragazzi con disabilità di avere, su richiesta dei genitori e con decisione unanime da parte dei docenti, la possibilità di ripetere l'anno. Per tutti, a maggior ragione in questi casi, l'apprendimento scolastico è indispensabile, dal momento che vengono loro date le basi per la costruzione di una futura inclusione nella società. La scuola, in certe situazioni complicate e delicate, è un ambiente considerato ovattato e protetto rispetto a quanto aspetta i ragazzi quando si finisce il ciclo di studi. Dobbiamo investire su queste problematiche, anche con gli insegnanti di sostegno sempre più formati. Questo lockdown ci ha insegnato che il complesso scuola ha funzionato anche in un'emergenza inimmaginabile come questa, ma adesso dobbiamo investire per migliorare quello che non ha funzionato in emergenza e aggiornare quello che invece ha funzionato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, lo diciamo subito: non faremo mai mancare la nostra opposizione dura e intransigente al Ministro Azzolina, che anche oggi non ritiene di onorare il Parlamento, quindi i rappresentanti del popolo, e manda in ostaggio – ovviamente, simbolico e figurativo - il Viceministro Ascani, che almeno ha la nobiltà della politica di partecipare alle riunioni di Commissione, di confrontarsi col Parlamento, magari anche di fare proposte bizzarre, come quella dell'ultimo giorno di scuola, dopo che le scuole sono state chiuse improvvisamente dal Governo, senza poi pensare alle possibili difficoltà e conseguenze. È molto romantico, collega Ascani, e anche mio figlio andrà davanti al proprio istituto, lo farà ovviamente in totale libertà e secondo le vigenti norme, ma proporre di riaprire le scuole e farlo davanti ricorda molto uno di quei film italiani tipo Notte prima degli esami. Capisco che la narrazione sia anche questo, ma poi penso che gli studenti e le famiglie attendano anche qualcosa di più concreto. Ad esempio, attendevano con questo decreto di sapere che cosa sarebbe accaduto con il prossimo esame, in presenza o meno - noi abbiamo chiesto in presenza e poi finalmente è passata questa tendenza -, per la fine dell'anno scolastico, e adesso scopriamo - e lo scopriamo non perché il Ministro Azzolina sia venuto qui davanti in una di queste poltrone vuote, probabilmente quella più in alto, a dircelo - con un post di Facebook di un'ora fa che il Ministro Azzolina ha convocato per domani tutte le parti sociali della scuola per decidere, condividendo, come sarà l'avvio dell'anno scolastico. Capite il paradosso di questa situazione? Noi abbiamo un Ministro virtuale! Ci siamo uniti, con la collega Frassinetti e la collega Bucalo, alla solidarietà umana, per carità, per le minacce, la scorta e tutto quello che abbiamo purtroppo saputo dai giornali, ma il nostro giudizio politico sull'operato del Ministro Azzolina è assolutamente negativo. È un Ministro inadeguato, che gestisce il proprio mandato in modo virtuale attraverso i post e i social invece che venire a metterci la faccia qui in Parlamento. In Parlamento l'abbiamo vista poco e, dobbiamo dirlo francamente, la riteniamo inadeguata al ruolo che ricopre. Abbiamo avuto audizioni in differita di dieci giorni fra domande e risposte, bocciature delle sue proposte di legge sulle classi pollaio. Cioè, avete nominato un Ministro che poco prima di diventare Ministro aveva fatto una proposta talmente insostenibile dal punto di vista economico, quella appunto delle classi pollaio, principio su cui siamo tutti d'accordo, cioè che le classi debbano essere vivibili con una metratura per alunno che sia adeguata al diritto allo studio e alla qualità della vita, ma con un costo e con una proposta talmente spropositata sul bilancio dello Stato che non era sostenibile ed è stata invitata al ritiro dal precedente Ministro. Quindi, voi che fate? Invece di dire a questa persona “magari forse è bene che ti occupi di un'altra materia”, no, la fate Ministro dell'Istruzione, in questo c'è tutta l'aporia e la contraddizione dell'operato di questo singolare Governo Frankenstein.

Il decreto-legge sulla scuola che oggi ci apprestiamo a discutere, colleghi, si inserisce all'interno dell'ipertrofia normativa che l'emergenza sanitaria ha portato con sé: i famosi DPCM, le famose norme di emergenza. Anche questo è un trionfo della burocrazia sulla vita di ognuno di noi, la regolazione di ogni attività umana, il dettaglio normativo che sfocia in paradosso e strangolamento di ogni spazio di libertà, l'ansia di tutela legale e l'esplosione della norma. Se questa è la civiltà del diritto, collega Ascani, allora i libri che abbiamo letto non servono a nulla.

Il decreto-legge ha avuto una gestazione quasi impossibile, difficilissima, con notti e screzi all'interno della maggioranza. La maggioranza non è riuscita a condividere battaglie chiave nemmeno sulla scuola, sull'interesse pubblico. Scopriamo appunto - l'ho accennato prima - solo da un post di Facebook, l'ennesimo, dopo Twitter, dopo i post dove le dirette della Azzolina sono ormai diventate famose e famigerate, che domani sarà convocato questo tavolo allargato. Ma perché, collega Ascani, visto che è l'unica rappresentante del Governo che ci mette la faccia, non è nel decreto-legge? Il Parlamento esiste appunto per confrontarsi con il Governo, non è un organo passacarte; e su questo io rivendico come Fratelli d'Italia, anche grazie alla sapienza della maggioranza della VII Commissione, di aver trasformato una Commissione parlamentare da organo passacarte, come purtroppo sono la maggior parte delle Commissioni di questo Parlamento con questo Governo, in una Commissione che ha esercitato il proprio ruolo parlamentare, ha elaborato degli indirizzi, ha dato al Governo degli indirizzi parlamentari. Lo ha fatto sulla cultura, lo ha fatto sull'università, lo ha fatto sull'editoria, lo stiamo facendo sulla scuola; e siamo ovviamente in ritardo rispetto al decreto, ma sicuramente sarà migliore di questo decreto-legge.

Questo perché, colleghi? È fondamentale, è il nodo di Gordio della democrazia: il Parlamento dà gli indirizzi, il Governo li esegue; se il Governo ha degli indirizzi di Governo li deve confrontare con il Parlamento, ma non imporli e trasformare Commissioni parlamentari in rispettabilissimi funzionari, che sono, grazie a Dio, il nostro sostegno quotidiano nei lavori d'Aula, ma che certo non hanno un obbligo nei confronti dei cittadini che li eleggono e che li hanno portati in quest'Aula. Il Ministro Azzolina non è riuscito neppure questa volta a dare un'impronta all'ennesimo decreto-legge: è Conte che ha convocato i sindacati della scuola, ma, appunto, lo apprendiamo da un post di Facebook.

La nostra completa solidarietà ai docenti oggi in sciopero: dalla “buona scuola” di Renzi, la “buona sola” come la nominammo, alla didattica mista dell'Azzolina, come dire dalla padella alla brace. Negli ultimi sette anni la scuola italiana è stata umiliata e impoverita: risorse insufficienti e provvedimenti carenti rischiano di compromettere il diritto costituzionale all'istruzione. Dovremmo pensare forse come Giovanni Papini, provocatoriamente: Papini si augurava che la scuola potesse riconquistare quell'immagine di luogo della cultura dove non solo il sapere è elargito, ma anche dove il sapere è sviluppato e scambiato tra allievi e docenti; dove ci fosse la rottura tra quello schema ottocentesco in cui il docente riempiva la testa dell'allievo come fosse… Come l'ha chiamata il Ministro Azzolina? Imbuti. Come fossero imbuti: forse voleva dire vasi, ma non ricordava neanche la citazione. Ed invece Papini giustamente già nel Novecento in maniera provocatoria nel suo pamphlet polemico Chiudiamo le scuole aveva compreso che la scuola è interazione, la scuola e comunità, la scuola è capacità di tirare fuori in maniera maieutica dagli studenti, dai nostri ragazzi le proprie capacità, la propria creatività, la propria genialità: perché ogni ragazzo ha una sua attitudine, ha un suo talento, che noi, noi docenti, noi classe docente, dobbiamo avere la capacità di estrarre. E quindi di valorizzare, non riempire degli imbuti; anche per lo più operazione impossibile e poco proficua, perché sappiamo che l'imbuto è bucato e quindi non si riempie. Nel complesso possiamo dire che Giovanni Papini ambiva ad una scuola più a dimensione umana, dove la persona fosse al centro dell'agire educativo; per Papini provocatoriamente la scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione. Ebbene, questo decreto fa molto male alla scuola italiana: è un decreto che si rivolge ai precari, che non fa chiarezza sulla riapertura delle scuole a settembre, che non attribuisce fondi per l'edilizia scolastica, nessuna risposta per le esigenze della scuola, un decreto che ha scontentato tutti.

Questo decreto non sarebbe votato da nessuno, forse solo dalla stessa Azzolina; credo neanche la collega Ascani, che è molto più cauta, avrebbe preparato un decreto-legge così mal fatto. Non sarebbe votato dai precari della scuola, non sarebbe votato dai dirigenti scolastici, non sarebbe votato dai presidi, non sarebbe votato dagli studenti, non sarebbe votato dal personale amministrativo; ma metterete ancora una volta la fiducia, fiducia che avete perso nel Paese, ma che continuate ad imporre qui perché è l'unico strumento per far andare avanti questo Governo-Frankenstein, è l'unica scossa elettrica che lo tiene in vita. Anche stavolta; e lo voterete insieme al MoVimento 5 Stelle e al Partito Democratico che la collega Ascani, che è qui, rappresenta.

Il Ministro Azzolina nel corso di questa emergenza, vedete, ha lasciato alle cronache situazioni imbarazzanti; e mi dispiace che sia assente, perché queste cose avrei avuto dirgliele de visu, ed invece sono costretto a farle presente alla collega Ascani perché le riferisca. La mattina scuole aperte, la sera chiuse, la mattina maturità in presenza, la sera a distanza; e poi i turni, e poi un uomo, una donna, una donna, un uomo: sembrava più che altro uno sketch di un film di Verdone. Solo grazie alla grande passione e professionalità dei docenti è stata permessa la prosecuzione dell'apprendimento: hanno tenuto la barra dritta mentre tutto andava alla deriva. La stesura di questo decreto-legge è stata altrettanto confusionaria, e non a caso ha portato a fibrillazioni nella maggioranza.

L'articolo 1 definisce la cornice generale della disciplina speciale per l'anno scolastico 2019-2020, per la valutazione finale degli studenti per tutti gli ordini e gradi di scuola, nonché per l'ammissione degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado alla classe successiva. I problemi sorgono sin da qui: il probabile alto numero di defezioni dei commissari della maturità ad accettare l'incarico - cito il giornale La tecnica della scuola, quindi non è Fratelli d'Italia - è diventato uno degli aspetti critici che potrebbero rendere difficoltose le prove d'esame al via il prossimo 17 giugno. Con molti commissari over 55, quindi più soggetti ai rischi del Coronavirus, oppure distanti dalla scuola di servizio perché tornati nella sede di residenza, il problema presto diventerà tangibile: anzi, per i presidenti di commissione già lo è, visto che in alcune regioni, come Piemonte e Veneto, gli uffici scolastici regionali si sono appellati al senso di responsabilità e sacrificio dei dirigenti scolastici e docenti.

Andiamo all'articolo 2, colleghi, che prevede misure per l'immissione in ruolo, il cosiddetto concorsone; e qui avete dato il meglio: indire un concorso straordinario da svolgersi a settembre, quindi proprio all'inizio dell'anno scolastico, è un'idea palesemente bizzarra. Fratelli d'Italia si è opposta a questa imposizione, che anche parte della maggioranza non condivide ed ha ingoiato: com'è avvenuto in Commissione, dove gli emendamenti di Orfini sono stati respinti dal suo stesso gruppo. Colleghi, colleghi del PD: Orfini, non il primo entrato o l'ultimo entrato nella vostra lista, è stato anche presidente del partito. Abbiamo dovuto vedere la scena triste del collega Orfini che faceva opposizione al Partito Democratico; e lo abbiamo stimato per questo, è aumentata la nostra stima, che già peraltro era notevole, nei suoi confronti, per la capacità che ha avuto di non farsi ricattare dalle logiche di maggioranza, ma di tenere la barra dritta e di far capire che c'era ancora, grazie a Dio, una parte della sinistra che era dalla parte dei docenti, dalla parte del diritto allo studio, dalla parte della semplificazione amministrativa. Però glieli avete bocciati tutti, collega Ascani, ed è stata una scena veramente difficile per lui, per noi, per quella che è la bellezza della democrazia e del confronto parlamentare.

Abbiamo sostenuto, e questa è la notizia, abbiamo votato gli emendamenti del collega Orfini; e lo abbiamo fatto in piena trasparenza, pur mantenendo la nostra identità, la nostra appartenenza, la nostra coerente e limpida storia nella rappresentanza del mondo della scuola, fin dalle battaglie della “buona scuola” e con quello che essa ha comportato, con la “deportazione” dei docenti, col precariato sempre più consolidato.

Ci attendono mesi economicamente molto critici e il momento storico emergenziale impone una riduzione delle spese superflue. Lo Stato non può permettersi un concorsone nazionale. Rischiamo di immettere nel circuito altri precari, oltre a sperperare soldi che servono a sostenere famiglie, studenti e l'intero sistema scolastico.

Fratelli d'Italia ha chiesto su questo, tramite i propri emendamenti presentati con le colleghe Frassinetti e Bucalo, la stabilizzazione degli attuali precari della scuola senza crearne di nuovi, attraverso una graduatoria a immissione in base ai titoli e agli anni di servizio. Ci dovete spiegare, colleghi della maggioranza e collega Ascani, per quale ragione lo avete fatto sugli infermieri, sui medici, sui medici militari, giustamente perché era emergenza nazionale, e nemmeno con l'emergenza nazionale avete avuto il coraggio di sanare una ferita storica nella scuola italiana, che è quella vergognosa del precariato che distrugge le famiglie, che distrugge intere vite umane. Con quale cinismo avete avuto il coraggio di proporre l'ennesimo concorso? La burocrazia sulla burocrazia per chissà quali interessi e per chissà quale concorrenza all'interno della platea sindacale. Noi siamo dalla parte dei docenti, ma soprattutto, collega Ascani, noi siamo dalla parte di quegli uomini e donne che hanno mandato avanti in questi mesi di emergenza la scuola, che hanno fatto le dirette - e le ho viste personalmente - dal tinello della cucina con un portatile che si erano presi da soli, recuperati da soli, perché la scuola non gliel'ha dato, e che hanno fatto ore e ore di didattica a distanza laddove era possibile, laddove il collegamento lo permetteva, perché anche questo avete omesso di fare!

Dov'è la copertura digitale? Dov'è la copertura del Wi-Fi? Dov'è il contrasto? Ormai sono passati due anni. Svegliate il Ministro Pisano, se serve a qualcosa, invece di fare inutili applicazioni di tracciamento quando ormai il virus è decaduto. Ci spieghi cosa sta facendo sul potenziamento e il contrasto alle aree bianche del Wi-Fi, fondamentale e cruciale per la scuola italiana, perché ci sono famiglie, vedete, che hanno dovuto scegliere se fare studiare un figlio o se fare lavorare la madre, che lavorava in smart working. Questo è il problema e su questo non avete fatto nulla: annunci, dirette Facebook, post, Twitter! Finanziamento e soldi che a oggi sono del Monopoli, perché finché metterete in moto questa macchina burocratica non ci saranno i computer, non ci sarà la copertura e riprenderemo l'anno con lo stesso problema e con un divario digitale che diventa divario culturale. Quindi, ribadiamo e ci domandiamo perché per la sanità e per altri settori della pubblica amministrazione la maggioranza ha inserito nel “decreto Rilancio” procedure per assunzione per titoli e prove orali, mentre nella scuola ci si muove in direzione opposta, rinviando, allungando, complicando inutilmente le procedure per stabilizzare i precari storici.

Va, inoltre, migliorato il sistema di accesso per il sostegno che si riferisce a una platea per ora molto limitata, e lo sapete bene. Quanto dolore c'è in un insegnante di sostegno a dover lasciare il ragazzo disabile per il quale, in maniera precaria, ha avuto la supplenza un anno ma non in quello successivo, quale trauma di separazione e di abbandono si crea in quel ragazzo disabile e anche di dolore nell'insegnante che ha legato e creato un rapporto e una simbiosi con quel ragazzo? Vi leggo uno stralcio di una mail che mi è arrivata al riguardo: “Sono una musicoterapeuta, disciplinata ai sensi della legge n. 4 del 2013 e certificata UNI 11592, laureata in lettere con 108 e 110, diplomata in pianoforte con dieci decimi. Da più di quindici anni - quindici anni, collega Ascani! - lavoro nel campo della disabilità: neonati, bambini, adulti, anziani. Non è un lavoro redditizio. Ho una partita IVA che mi terrorizza annualmente con il versamento di tasse eccessive, mi costringe a tremare ogni estate nella speranza che a settembre possano ripartire tutti i miei progetti. Riempio le mie giornate di sedute di musicoterapia in luoghi distanti tra loro, che mi obbligano allo spostamento continuo di strumenti da una sede all'altra, il tutto effettuato in tempi a dir poco disumani, e questo perché se non lavoro non mangio. Per non parlare di quando non sono in piena forma; ormai per me avere la febbre a 39 è come non averla, perché devo comunque continuare a lavorare. Il tutto succede mentre a casa ho una figlia che desidererebbe avere una madre presente e che mi sequestra non appena varco la soglia di casa, costringendomi a rimanere in piedi fino a notte inoltrata per risistemare il lavoro della giornata e prepararmi per il giorno nuovo, del quale riesco a vedere anche i primi raggi. L'emergenza COVID-19 mi ha costretto a sospendere tutte le mie sedute di musicoterapia. La complessità della situazione, che probabilmente dovremo affrontare anche in futuro, mi ha guidato nella scelta di provare a incontrare la disabilità anche nella scuola attraverso la docenza di sostegno. Mi sono iscritta al TFA, sostegno V ciclo, presso l'università di Padova.

Ho iniziato a studiare molto intensamente e tralascio la spesa non irrisoria per acquistare corsi e libri. Converrete con me che il percorso proposto è sicuramente sfavorevole per chi, come me, non ha prestato servizio per tre anni nella scuola come insegnante di sostegno, ma conosco profondamente la disabilità da più di quindici anni”.

Ecco, collega Ascani, questa è una delle tante storie di vita che ci arrivano a tutti, anche a lei probabilmente, nelle nostre mail tutti i giorni e che ormai, con cinismo e con quella rapidità tipica dei politici che hanno tanto da fare, spesso non leggiamo o cestiniamo direttamente come spamming. Ebbene no! Noi sulla scuola, spesso con le colleghe della Commissione e del dipartimento, queste storie le tiriamo fuori da quell'anonimato e cerchiamo di portarle dentro quest'Aula per far capire che dietro al precariato ci sono storie e madri di famiglia, ci sono storie anche strazianti di separazione e deportazione. A questo serve la politica: a migliorare la qualità della vita delle persone e non a peggiorarla, a creare e a rafforzare l'unità fondante della nazione, che è la famiglia, e non a distruggerla e a disgregarla.

E mentre in Parlamento a ogni Ministro si cambiano anche più volte le norme per assumere i precari, il numero delle cattedre vacanti aumenta. Considerando anche i posti in organico, di fatto a settembre si supereranno le 200 mila supplenze, quindi non ho capito di cosa vi state vantando. Il Governo sta gravemente mettendo a rischio il prossimo anno scolastico, con migliaia di cattedre scoperte e di posti vacanti di direttore dei servizi amministrativi. Le scuole non possono ripartire. Probabilmente questo sarà l'anno record per le supplenze. È una situazione inaccettabile che riguarda anche gli ATA, a partire dagli assistenti amministrativi facenti funzioni di direttori dei servizi, chiamati ancora a coprire i posti vacanti senza nessuna prospettiva di assunzione. Dunque, ancora precariato.

Ci sono i dirigenti scolastici, poi, che ancora aspettano lo scorrimento del concorso 2017, che il Ministro Azzolina conosce bene, avendovi partecipato in maniera legale ma sicuramente poco opportuna. Quella contro il precariato nella scuola, vedete, è una battaglia storica di Fratelli d'Italia e che Fratelli d'Italia rivendica. Da sempre siamo a fianco dei lavoratori della scuola, come due anni fa, all'inizio della legislatura, con i diplomati magistrali, quando facemmo la battaglia d'Aula ad agosto sul “decreto Dignità” proprio su questo punto; come abbiamo fatto per i docenti del sostegno, come facciamo per i dirigenti scolastici e per il personale ATA.

Sempre l'articolo 2 ci parla della didattica a distanza. Anche su questo Fratelli d'Italia, sin dal 4 marzo, ha mostrato le criticità della didattica a distanza, criticità che si sovrappongono alle diseguaglianze sociali già esistenti. La premessa di misure come questa è che, per sostituire la scuola, la didattica a distanza debba raggiungere tutti gli studenti, ma in queste settimane si è visto che il numero dei ragazzi da 6 a 17 anni senza un computer supera il milione e che circa il 24 per cento delle famiglie italiane non ha accesso a Internet: collega Ascani, il 24 per cento, uno su quattro! Quindi, con una platea così vasta, le risorse messe a disposizione sono insufficienti e molti studenti continueranno a essere esclusi dalla scuola a distanza, come abbiamo già detto. I soldi stanziati nei provvedimenti sono pochi e le risorse anche del comitato sulla banda ultra larga sono state tardive, di qualche settimana fa.

La scuola è praticamente finita. In un'ottica di lungo periodo, dunque, ci aspettiamo, purtroppo, un incremento delle disuguaglianze di apprendimento. Al di là di tutti gli slogan e delle attività recentemente ideate per far fronte all'emergenza, sarebbe stato dunque necessario fermarsi a riflettere su quali interventi mettere in atto per anticipare i problemi sociali che questa pandemia porterà con sé. Il pericolo concreto, colleghi, è che un'eccessiva enfasi su misure intenzionate a limitare gli effetti negativi nel brevissimo periodo non aiuti a pensare, invece, ad azioni che possano contrastare il rischio di incrementi drammatici nelle disparità sociali. E su questo va detto, collega Ascani, che il piano nazionale sulla scuola digitale è fermo, e solo grazie all'impegno dei docenti si è riusciti a continuare la didattica. Fratelli d'Italia ha presentato in tutti i provvedimenti e in tutti i vettori proposte per aumentare i fondi a disposizione per l'acquisto di dispositivi e per accelerare i tempi di infrastrutturazione digitale, promuovendo, inoltre, un canale dedicato alla didattica sulla RAI, con un particolare focus verso le classi primarie, laddove in Commissione di vigilanza RAI, su nostra proposta anche, è stata votata una risoluzione ad hoc.

L'articolo 7, poi, prevede misure per l'università, per la garanzia delle governance e per le istituzioni dell'alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Neanche con quello siete riusciti a risolvere il problema di un Ministero dell'Università che non ha un dirigente con cui l'AFAM possa parlare, non si sa con chi devono parlare quando vanno al Ministero: o parlano col Ministro, che poi ha mille cose da fare, o non hanno un ufficio, un dirigente di riferimento. Anche su questo, forse, dovreste mettere la testa. La possibilità che a settembre ci sia un netto calo di iscritti all'istruzione terziaria è molto elevata, oltre al depauperamento del nostro capitale sociale che rappresenta un rischio per la tenuta delle nostre università. Le università significano docenti, studenti, studi, ricerca, ciò che fa grande una nazione. Vedete, l'emergenza sanitaria a causa del COVID-19 determinerà, quindi, la diminuzione delle risorse economico-finanziarie che afferiscono alle università dal pagamento delle tasse di iscrizione, con gravi ripercussioni sui bilanci, soprattutto per le università non statali, che sappiamo non esservi simpatiche, ma che noi difendiamo comunque, perché ossequiamo il principio della sussidiarietà anche nell'istruzione, università che usufruiscono di limitati contributi finanziari del MIUR e che possono assicurare la propria sostenibilità economica esclusivamente attraverso le tasse d'iscrizione. E se tutta la nazione si impoverisce, una delle prime spese familiari ad essere tagliata è proprio quella dell'istruzione.

Abbiamo presentato emendamenti anche su questo, per limitare l'impatto economico delle misure anti-COVID-19, permettendo l'assunzione di nuovi docenti, necessari per il soddisfacimento dei requisiti minimi di docenza, prolungando il contratto dei professori straordinari per tre anni, una proposta di buonsenso, anche questa bocciata dalla maggioranza.

Le istituzioni AFAM soffrono cronicamente di precarietà dei propri lavoratori, nonostante sentenze anche importanti, come la sentenza Sciotto del tribunale di Napoli, ma ancora non ci sono risposte per i lavoratori del settore, a cui va tutta la nostra sincera e determinata solidarietà. La musica e l'arte sono la rappresentazione più alta dello spirito italiano; abbiamo presentato emendamenti per la stabilizzazione dei precari dei conservatori, ma anche questi bocciati dalla maggioranza; il Ministero dell'Università ancora non ha un direttore generale, come accennavo prima, in materia e, quindi, non si sa con chi farli parlare; questo mondo è del tutto abbandonato a se stesso.

L'articolo 7-ter prevede l'attribuzione di poteri speciali agli enti locali per intervenire in edilizia scolastica, ma nessun fondo; fate un decreto per dare questi poteri speciali, ma non gli date i soldi, come fate allora? Per questo, abbiamo proposto lo stanziamento di 5 miliardi di euro in un fondo specifico. Le linee guida del Comitato tecnico-scientifico parlano chiaro: avremo bisogno di altre aule, di aule più spaziose. Considerate, e la collega Ascani lo sa sicuramente, che le aule in media hanno una metratura di 45 metri quadrati, quelle più ampie arrivano a 60 e come fare per garantire la convivenza con il problema della distanza?

La scuola, va detto, cade a pezzi, lo sappiamo, spesso ce lo ricorda anche l'attualità; le scuole italiane possono risalire a tempi molto lontani, ma la maggioranza degli edifici è stata costruita nella fase storica dal 1958 al 1983, durante gli anni del baby boom e del rapido aumento della scolarità. Vedete, questo patrimonio vastissimo di edilizia scolastica, stimato in circa 150 milioni di metri quadrati, è sempre meno adeguato da diversi punti di vista: è inadeguato sul piano della didattica, le scuole del passato remoto e recente sono state progettate e realizzate avendo prevalentemente in mente la centralità dell'aula e la dominanza di un'unica strategia didattica, quella trasmissiva tra docente e discente; è inadeguato sul piano della sicurezza, nel 2016 l'8 per cento circa degli edifici non superava le verifiche sulle strutture portanti verticali, problemi strutturali di una certa gravità, considerando che lì dentro ci sono i nostri ragazzi; è inadeguato sul piano dell'inclusione, una quota importante di scuole italiane non è ancora adeguatamente attrezzata per l'abbattimento delle barriere architettoniche nei confronti degli studenti e dei professori con disabilità motorie, in molti contesti non è dunque possibile assicurare l'elevato livello di inclusione che da alcuni decenni è uno degli obiettivi irrinunciabili per il sistema scolastico italiano. A titolo di esempio, colleghi, il 40 per cento degli edifici non dispone di accessi dall'esterno con rampe di pendenza inferiore all'8 per cento, il 45 per cento non rispetta la larghezza minima delle porte di 90 centimetri, nella maggioranza dei casi le scale e i percorsi interni non sono a norma.

Ci vogliono soldi veri, colleghi, per i lavori, come ci vogliono misure per le scuole paritarie e, qui, avete superato voi stessi. Come ha detto Giorgia Meloni, le scuole paritarie salvaguardano la libertà di scelta educativa e rappresentano un presidio territoriale fondamentale in alcuni contesti. Anche qui vado nel personale: se io non avessi avuto una scuola paritaria nella zona periferica dove vivo, non avrei avuto la possibilità di mandare a scuola mio figlio, perché in quelle pubbliche c'era un tale sovraffollamento di studenti che non c'erano più posti e, quindi, avrebbe dovuto prendere due autobus; grazie a una scuola paritaria, ho avuto la possibilità di mandare a scuola tutti e due i miei figli, e non era un privilegio, era un diritto. Nel decreto-legge Rilancio i soldi stanziati sono una cifra estremamente limitata; Fratelli d'Italia, invece, ha proposto un fondo sulle paritarie con congrua dotazione, per 800 milioni, per le esigenze delle scuole e numerosi altri emendamenti a favore del settore, ovviamente bocciati. Come ha ricordato Fabio Rampelli, occorre ampliare il fondo per le scuole paritarie e va estesa la copertura a tutto il corso di studi della scuola superiore, senza fermarsi ai 16 anni, e vanno creati velocemente i protocolli per riaprire gli asili nido, rendendo sostenibili i rapporti tra bambini e operatori e consentendo il contatto fisico.

Colleghi, la scuola vuole ripartire e su questo c'è l'unità nazionale, ma non può farlo in queste condizioni. Vanno stabilizzati i precari, rinnovate le aule, garantiti i momenti principali agli studenti, vanno potenziati gli organici dei docenti e degli ATA, sostenute le paritarie. La “generazione COVID”, come già cominciano a essere chiamati i nostri ragazzi, ha subìto un contraccolpo psicologico pesantissimo, gli abbiamo tolto persino il rito di passaggio della maturità, ma come diceva un ben altro Ministro, il filosofo Giovanni Gentile, gli uomini che ragionano, sempre non fanno la storia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Testamento. Ne ha facoltà.

ROSA ALBA TESTAMENTO (M5S). Grazie, Presidente. Il “decreto Scuola” nasce in una situazione di emergenza senza precedenti, legata alla pandemia da COVID-19, una situazione drammatica che ha portato alla decisione di sospendere l'attività didattica in presenza e a imprimere un'accelerazione, oggettivamente senza precedenti, all'utilizzo di ogni strumento digitale possibile. I fatti ci dicono che è stata la scelta giusta, perché in questo modo è rimasta aperta la comunicazione tra docenti e studenti, tra scuola e famiglia, rimasti uniti in un momento di grande smarrimento. Si è attivata una dinamica collaborativa tra scuola, studenti e famiglie che ha ricostruito, attorno alla necessità di rispondere all'emergenza, una rinnovata consapevolezza del ruolo fondamentale dell'istruzione e i nostri ragazzi hanno potuto continuare a studiare, nonostante le difficoltà di varia natura, difficoltà che conoscevamo e che conosciamo e rispetto alle quali non siamo certo stati con le mani in mano: abbiamo destinato fondi per la connettività, per dotare chi ne aveva bisogno di dispositivi tecnologici; regolamentato la conclusione di quest'anno scolastico, anche attraverso la semplificazione degli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione, nonché previsto il recupero degli apprendimenti all'inizio del prossimo anno scolastico; definito una procedura straordinaria per il reclutamento di docenti della scuola secondaria di primo e secondo grado che valorizzi il merito e riconosca l'attività già prestata nella scuola; definito percorsi per l'assunzione di docenti specializzati sul sostegno, fondamentali per garantire la piena inclusione degli studenti in situazione di disabilità; previsto l'aggiornamento immediato delle graduatorie provinciali per le supplenze, nonché l'apertura della terza fascia per dare l'occasione ai neolaureati di entrare nel mondo della scuola; e procedure per velocizzare l'esecuzione di interventi di edilizia scolastica, dando strumenti a sindaci, presidenti di provincia e di città metropolitane di poter agire repentinamente ed altre misure per fronteggiare l'emergenza, tenendo fermo l'obiettivo di ricostituire la scuola della Costituzione.

Proprio ieri, 2 giugno, abbiamo celebrato il settantaquattresimo anniversario della nascita della Repubblica, scelta da tutte le italiane e gli italiani per la prima volta a suffragio universale; contemporaneamente è stata eletta l'Assemblea costituente e uno dei padri costituenti, Piero Calamandrei, affermava che la scuola è il complemento necessario al suffragio universale, perché solo essa può mettere nelle condizioni migliori per scegliere i propri rappresentanti o formare persone degne di rappresentare i cittadini, indipendentemente dall'estrazione economico-sociale. È un'affermazione espressa nell'articolo 34 della Costituzione, che rivendica il ruolo fondamentale della scuola come ascensore sociale e il principio dell'uguaglianza sostanziale dei cittadini, affermando che i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. Calamandrei, nel 1950, in uno dei suoi celeberrimi discorsi disse anche che se si paragonasse lo Stato al corpo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che hanno la funzione di creare il sangue, quelli da cui il sangue parte per rinnovare giornalmente tutti gli altri organi.

Linfa vitale dunque è l'istruzione, e fonte di consapevolezza e senso critico, che entra in circolazione per tenere in salute la nazione, coesa intorno ai valori fondanti della Costituzione. È proprio per questo che, come sancisce l'articolo 33 della Costituzione, la Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. La Repubblica istituisce scuole statali: i padri costituenti pesavano le parole, potevano usarne un'altra, potevano usare lo Stato, ma usano la res publica per dire che istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi, aggiungendo, con un comma tutt'altro che secondario, che enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato. Quindi, ciò ci conforta nel ribadire due concetti: la scuola statale è un organo costituzionale; quella paritaria ha un ruolo parallelo, sussidiario, ma non può sostituire né tantomeno sottrarre risorse alla scuola pubblica. Noi non lo permetteremo e non lo permette la Costituzione.

Ancora in questa discussione sulle linee generali in Aula sentiamo chiedere più fondi per le scuole paritarie e prove non selettive per l'assunzione di personale docente. Il disegno appare chiaro: si vuole depotenziare la scuola pubblica in favore di quella privata, sostituire un diritto gratuito, garantito, con un bisogno che si soddisfa in base al censo al quale si appartiene; ma d'altronde lo schema di depotenziare il pubblico in favore del privato non è una novità, si ripete da anni, replicato analogamente nella sanità. È stata smantellata la sanità pubblica e sono state dirottate risorse in favore di quella privata, con conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti oggi più che mai. È evidente in una situazione ordinaria, ma ancor più oggi in situazione di emergenza. Ma torniamo alla scuola e ripercorriamo i tagli da cui finalmente ci accingiamo ad uscire oggi. Ricordiamo gli 8 miliardi di euro scippati al sistema pubblico di istruzione dai Governi di centrodestra, per non parlare del drammatico tentativo della regionalizzazione scolastica, fortunatamente da noi sventato. Oggi è il giorno della ripartenza, della prudente fiducia nel futuro, dell'investimento sulle cose davvero importanti, istruzione, sanità, ambiente in primis, per costruire una nuova e migliore normalità e non ripetere gli errori dei periodi precedenti alla pandemia.

Questo decreto e le norme che ci accingiamo ad approvare sono l'investimento più proficuo. Investiamo su una società più matura e consapevole, perché la scuola della Costituzione è stata concepita per formare il cittadino, l'uomo libero in grado di affrontare le sfide del futuro senza farsi manipolare. Ci stiamo mettendo alle spalle la scuola pubblica di serie B, gradualmente svilita e depotenziata, anche applicando ad essa logiche di mercato che nulla hanno a che fare con la formazione umana. E se i danni sono stati contenuti lo dobbiamo solo a un corpo docente che non ha mai perso il senso di responsabilità e la consapevolezza del proprio ruolo. La visione del MoVimento 5 Stelle è chiara e coerente con i principi che ho sinteticamente evidenziato in questo mio intervento, e credo che sia questa la ragione per cui da diverse parti arrivano attacchi così scomposti, anche violenti. A tal proposito voglio esprimere la mia personale solidarietà e quella del MoVimento 5 Stelle alla Ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina per le accuse infondate e strumentali di cui è stata fatta bersaglio, che hanno una sola motivazione: stiamo toccando i nervi scoperti di un sistema che vuole conservare le ingiustizie e le storture del passato. Con il lavoro fatto in questo decreto rispondiamo efficacemente all'emergenza, ma soprattutto rimettiamo il sistema dell'istruzione pubblica sui binari della Costituzione per ricostruire una scuola statale, gratuita, meritocratica, di qualità, democratica e inclusiva. Di questo risultato possiamo andare fieri, noi e tutti quei cittadini che hanno a cuore il futuro delle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Racchella. Ne ha facoltà.

GERMANO RACCHELLA (LEGA). Presidente, Viceministro, onorevoli colleghi, leggendo le pagine del “decreto Scuola” approvato in Senato risulta veramente difficile riuscire ad entrare nella logica di questo Governo. Non si comprende se siamo di fronte a dei semplici incompetenti o a delle persone che stanno utilizzando una specifica tecnica comunicativa che porta esclusivamente acqua al proprio mulino. La “fase 3” è iniziata, le persone hanno ripreso a popolare le strade vuote, le spiagge, i laghi, le montagne, in cerca di quella libertà perduta per circa tre mesi. Anche i dati sanitari sono più che confortanti; infatti, oggi si è riaperta la circolazione tra le varie regioni. Insomma, si sta tornando pian piano, almeno per quanto riguarda le libertà personali, alla normalità. Ma, leggendo questo decreto, non sembra essere cambiato nulla, anzi, si naviga a vista, come quando si percorrono mari dove incombe una forte nebbia. E parla uno, essendo veneto, che di nebbia se ne intende. Eppure, in questo grande banco di nebbia che avvolge la scuola e l'istruzione, non riesco proprio ad orientarmi. Ancora una volta abbiamo tra le mani un mero elenco, un regolamento da seguire, anzi, da far seguire agli studenti, agli insegnanti e al corpo non docente, ma nulla di più, vuoto. Un decreto che, invece di risolvere, complica e non dà soluzioni. Gli studenti e le famiglie, e con essi l'intero corpo docente e non, non sanno ancora come e quando riprenderanno le lezioni per il prossimo anno scolastico. I comuni e le province, a cui compete l'edilizia e il trasporto scolastico, sono messi di fronte al fatto compiuto, trovandosi a sobbarcarsi enormi costi senza alcun tipo di trasferimento dallo Stato centralista, che avoca a sé l'80 per cento delle tasse.

Mi rivolgo a lei, Viceministro Ascani: le scuole paritarie non sono il male assoluto di un sistema scolastico pubblico, perché le paritarie sono scuola pubblica ed è necessario dare a loro un aiuto concreto, non un'elemosina; altrimenti non avete proprio capito l'importanza che ricoprono nei nostri territori. Per non parlare degli insegnanti precari, offesi e abbandonati da un Ministro che un tempo si occupava di lotte sindacali nella scuola. In ultimo, ma non certo per ultimo, il fatto che il titolo del decreto riporta il termine “urgente”. Un decreto che è dall'8 aprile scorso che stiamo discutendo e che stiamo discutendo oggi, il 3 giugno. Un decreto che doveva servire alla riapertura delle scuole nel mese di maggio e che arriva in votazione ben due mesi dopo, alla vigilia degli esami della scuola media e di maturità, con la scuola che tra qualche giorno chiude ufficialmente i battenti.

Il tutto mentre in quasi tutti i Paesi europei è prevista o obbligatoria la presenza in classe. Appare evidente che si tratta di una mera scappatoia dalle eventuali responsabilità; un chiaro scarico di responsabilità da parte del MIUR e del Governo tutto. Si parla di distanziamento sociale. Dove, all'interno della scuola? Ma come? Come si può mantenere un distanziamento sociale a fronte di uno stanziamento di soli 331 milioni di euro per la sicurezza delle scuole? Cifra nella quale rientra di tutto, dalla ristrutturazione delle scuole, e quindi dall'adeguamento dei plessi scolastici all'acquisto di dispositivi di protezione individuale per il corpo docente e non, alle sanificazioni. Fondi del tutto insufficienti, a meno che non si pensi di far ricadere questo costo sulle deboli spalle delle famiglie italiane. Inoltre, siamo tutti a conoscenza del fatto che aule così concepite dal comitato tecnico-scientifico vogliono dire dover raddoppiare o triplicare i metri quadri necessari ad ogni plesso scolastico. Diventa praticamente impossibile per gli studenti riuscire ad andare tutti nella stessa scuola; inoltre obbliga necessariamente i dirigenti scolastici a reperire entro settembre altre aule, e quindi altri plessi, anche se non sappiamo ancora la data certa dell'inizio dell'anno scolastico 2020-2021, visto che il Ministro Azzolina non ha ancora avuto modo di dircelo.

Come fare? Anche qui il testo parla chiaro: ci si potrà avvalere di spazi in più grazie a collaborazioni con i territori e gli enti locali. Molto bene, il sottoscritto, come molti altri colleghi, oltre ad essere un parlamentare è anche il sindaco di un piccolo paese, e posso assicurare che di locali e spazi disponibili ed adeguati alla bisogna ce ne sono veramente pochi; e quelli esistenti hanno ovviamente bisogno di essere ristrutturati e messi a norma. Con quali soldi però? Né il “decreto Scuola” né il documento del comitato lo dice. Ma, insomma, chi paga? Il comune? E con quali fondi, se si deve far fronte a tutto senza avere incassato le imposte comunali in questo lungo periodo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)?

E anche se si riuscisse a reperire fondi, cosa assai difficile, sarebbe impossibile consegnare alla scuola in tempo uno spazio adeguato. Così come sarà impossibile che, con riferimento a tutte le ristrutturazioni già avviate e rimaste bloccate per mesi a causa della pandemia, possano essere consegnati i lavori, ultimati, per il mese di settembre. Dove sono gli investimenti per la nostra edilizia scolastica? O Palazzo Chigi e viale Trastevere pensano che per rimodellare i 58.823 edifici scolastici presenti su tutto il territorio nazionale basti un colpo di bacchetta magica? Per prevedere ambienti scolastici diversi, calcolando che la maggior parte dei nostri istituti risale a quaranta, cinquanta, se non sessant'anni fa, appare evidente che il Ministro e il Governo puntano ancora all'utilizzo della didattica a distanza se non in toto almeno in parte: tre giorni in aula, tre giorni in modalità DAD, senza considerare tutto ciò che di negativo ne consegue. A questo si aggiunga che il 20 settembre probabilmente sarà fissato come data di voto elettorale e le scuole sono da sempre utilizzate come sede di seggio: un ulteriore intoppo non previsto né dal Ministro Azzolina né dal comitato tecnico-scientifico né dal Governo, eppure non siamo di fronte ad un evento mondano ma alla massima espressione della democrazia. Parlando di democrazia non si può certo dimenticare uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione, che sancisce l'inalienabile diritto allo studio. Siete proprio sicuri che con la didattica a distanza si risolva tutto e si garantisca il diritto allo studio e a tutti gli studenti? Siete proprio così sicuri? Io non lo sono affatto semplicemente perché con questo metodo non si raggiungono tutti gli studenti. Molti già in questi tre mesi sono stati tagliati fuori dalle lezioni e non certo per colpa loro. Chi li giudicherà e come saranno giudicati? In molte zone d'Italia la banda larga ultraveloce è inesistente così come il segnale Wi-Fi. Inoltre, dati Istat alla mano che evidentemente al MIUR non leggono, una famiglia italiana su tre non ha un computer in casa e chi ne ha uno, spesso si trova nella condizione di condividerlo o tra fratelli o addirittura con il proprio genitore che si trova ancora in smart working. Come fa il Ministero a dire che il 94 per cento degli studenti è stato raggiunto dalla didattica a distanza? Questo vuol dire che molti hanno dovuto utilizzare il proprio smartphone, ammesso che ne abbiano uno, utilizzando quindi la propria scheda telefonica o a carico dei genitori ovviamente. Avrebbero potuto chiedere l'ausilio al proprio istituto sul quale qualcuno potrebbe obiettare: molti ragazzi mi hanno scritto dicendo di averlo fatto ma la scarsa disponibilità del loro istituto non gli ha permesso di entrarne in possesso. Insomma in un Paese che è ancora lontano dalla digitalizzazione e dove l'Agenda digitale stenta a decollare, come si può pensare di sopperire alla chiusura delle scuole con un sistema di studio non fruibile da tutti, cosa peraltro che accade soltanto in Italia a quanto pare, dato che negli altri Paesi europei le scuole hanno riaperto già da diverso tempo. Mancano i mezzi tecnologici, mancano le linee di comunicazione adatte, specie nei luoghi montani; si accentuano così le disuguaglianze e si calpesta il diritto costituzionale allo studio. Inoltre nulla e nessuno potrà mai sostituire la didattica in presenza con quella a distanza che cancella anche la socialità tra i ragazzi e il rapporto insegnante-alunno. Cosa di non poco conto ma che a questo Governo interessa poco; esattamente come interessa poco il futuro dei nostri ragazzi e del nostro Paese. Siamo stati un grande Paese: ci avete fatto diventare i paria di questa vostra Europa e non ne avete nemmeno vergogna (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Sospendiamo la seduta che riprenderà alle ore 13,30.

La seduta, sospesa alle 12,45, è ripresa alle 13,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Daga e Trano sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2525.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2525)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2525.

È iscritto a parlare il deputato Luigi Casciello. Ne ha facoltà.

LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Signor Viceministro, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, 33.530 vittime fino a ieri sera per il COVID. Non c'è provvedimento che discutiamo in quest'Aula per l'emergenza COVID che ritengo non debba ricordare innanzitutto le vittime e, tra queste vittime, sicuramente ci sono stati operatori della scuola, docenti, forse anche qualche studente; persone che erano andate in pensione dopo aver dedicato la propria vita alla scuola. Oggi, noi, dalla drammaticità, dalla tragicità del momento alla fine rischiamo di vivere anche un momento beffardo, perché il decreto in esame nato per affrontare l'emergenza della scuola, per affrontare i provvedimenti urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico, ebbene si discute oggi in quest'Aula a cinque giorni dalla chiusura dell'anno scolastico. In questi mesi il corpo docente, il personale ATA, gli studenti e quindi le famiglie hanno dovuto affrontare una situazione anomala, hanno dovuto fare i conti con l'acronimo DAD, cioè della didattica a distanza, qualcosa che non era previsto, non era prevedibile e non era, tra l'altro, nemmeno previsto nel sistema ordinamentale scolastico: come è andata? Ci interroghiamo in maniera realistica su come sia andata in questi mesi per gli studenti, per i docenti, per i capi di istituto. Il Ministro Azzolina in più di un'occasione, naturalmente sui social, nelle interviste ai giornali, in tv, raramente in Commissione - anzi, penso non più di due volte, tra l'altro una volta da remoto - ha sempre raccontato che il 94 per cento degli studenti o giù di lì erano stati raggiunti dalla didattica a distanza. Non so in base a quale statistica e a quali dati si è arrivati a questa conclusione perché noi abbiamo dati diversi. Qualcuno si è preoccupato di fare qualche indagine. Bene, solamente il 36 per cento di studenti interrogati si sono dichiarati soddisfatti della didattica a distanza. Se la matematica non è un'opinione, ne resta un altro 64 per cento e, tra l'altro, il 36 per cento degli studenti ha dichiarato che i docenti non erano attrezzati né preparati alla didattica a distanza. Mi rendo conto che non ci sia nulla di più inutile di risposta a domande che non ci si pone, ma bisogna pure che il Ministro e tutti si pongano qualche domanda su come sia andata realmente la didattica a distanza.

E, allora, ci aspettavamo che, nel decreto, fossero contenuti provvedimenti per l'emergenza, ma mi rendo anche conto che, di fatto, per il Ministro Azzolina e, quindi, per il Governo, l'anno scolastico sia terminato il 3 aprile, perché il 2 o il 3 aprile il Ministro Azzolina ha dichiarato che gli studenti sarebbero stati tutti promossi, salvo poi cambiare opinione dopo qualche settimana e dire che vi sarebbero stati i recuperi, come e quando in maniera anche abbastanza confusa; e poi che vi sarebbero stati i voti e poi, alla fine, addirittura che, con l'unanimità del corpo docente e non più solo a maggioranza, gli studenti sarebbero stati anche bocciati, se necessario. La confusione nella confusione. Domandate un po' alle famiglie qual è stato l'effetto della dichiarazione del 3 aprile; vi diranno che hanno fatto una fatica abnorme per richiamare all'attenzione i propri ragazzi, e lo stesso anche per i docenti, che di fatica ne hanno fatta già prima per adeguarsi al nuovo sistema di insegnamento, e poi per far capire che la questione si faceva seria. Tra l'altro, sempre a proposito dei toni entusiastici del Ministro, che noi ci saremmo aspettati si traducessero in provvedimenti immediati e concreti in un decreto di emergenza sulla scuola, voglio ricordare qualche altro dato: solamente il 67,3 per cento - mi riferisco alla media - delle famiglie italiane ha accesso alla rete; in particolare, c'è di più, perché ci sono intere aree del Paese che non hanno accesso alla rete, Viceministro Ascani. Non so come vada totalmente nei borghi dell'Umbria o nelle città dell'Umbria, ma sicuramente nel Mezzogiorno la media è che il 41 per cento della popolazione e delle famiglie del Mezzogiorno sono raggiunte dalla rete. Già un'altra volta, in un'altra occasione, dovetti ricordare che i ragazzi sono costretti a fare i rabdomanti, spesso, per intercettare la rete, perché non c'è il cablaggio, ciò sicuramente nei piccoli centri. Questo che cosa ha determinato? Ha determinato che il gap all'interno del sistema scolastico italiano tra il Mezzogiorno, le aree rurali e il nord del Paese, sarà ancora più profondo, io temo incolmabile nel leggere questo decreto, ove naturalmente si rimanda per i fondi al “decreto Rilancio”, in maniera più o meno implicita.

A proposito dei fondi, io prima ascoltavo un intervento - credo della collega Testamento, dei 5 Stelle, così come anche in qualche altro intervento - ancora con il pregiudizio ideologico sul sistema scolastico italiano. Il sistema scolastico italiano - non mi stancherò mai di ripeterlo - è fatto dal sistema statale e dal sistema paritario: entrambi rappresentano il sistema pubblico. In questo decreto il sistema paritario è totalmente dimenticato, cancellato, ignorato, come se non contribuisse alla formazione dei nostri ragazzi.

Tra l'altro, secondo fondazioni estremamente autorevoli, le migliori formazioni escono anche da lì, ma io ribalto la questione e mi domando: perché l'eccellenza di qualche sistema paritario dovrebbe essere solamente appannaggio di famiglie benestanti? In ogni Paese, non in tutti ma in molti Paesi occidentali, c'è il famoso buono scuola. Lo ricordo ai colleghi 5 Stelle, in particolare, che guardano al sistema al scolastico paritario come a un sistema quasi demoniaco: in molti Paesi c'è il buono scuola. Che cos'è il buono scuola? Questo è il Paese dove, se uno non sta bene, può decidere se farsi curare in una clinica convenzionata, se fare le analisi in un laboratorio convenzionato o se rivolgersi al sistema statale sanitario direttamente. Perché per l'educazione dei nostri figli le famiglie italiane non possono fare altrettanto? Io mi rendo conto e sarebbe stato illusorio sperare che una svolta in questo senso venisse da questo Governo, però è una riflessione che consegno, soprattutto per evitare giudizi vecchi, giudizi che non corrispondono alla realtà, che non corrispondono al vero senso della realtà.

Perché poi vale sempre la pena ricordare qualche dato: sono 866 mila gli alunni del sistema paritario, 100 mila i lavoratori, 13 mila le scuole paritarie, che, se dovessero chiudere, lo voglio ricordare, scaricherebbero sul sistema statale non meno di 250 mila studenti, che sicuramente il sistema statale non potrebbe assorbire, tra l'altro in questa situazione di grande emergenza.

Il buon senso - visto che non ci resta che appellarci a questo, perché anche per il “decreto Scuola” metterete la fiducia, gli emendamenti li abbiamo visti bocciare tutti, alla Camera la Commissione si è riunita in un giorno per esaminare centinaia di emendamenti, delle opposizioni, e vederseli bocciare - bene, il buon senso, Ministro Ascani, dovrebbe indurre ad una riflessione più ampia, magari ad una joint venture, ad una collaborazione tra statale e paritario, proprio in questa emergenza, per problemi di spazi, per problemi di tutto.

Mi pare di capire che il Ministro Azzolina abbia un'esperienza nel settore della scuola, probabilmente maggiormente in quella sindacale, visto anche il problema del concorso TFA di cui parleremo dopo, ma qualcuno dovrebbe anche avere un senso della realtà, perché, quando si dice che poi l'anno scolastico dovrebbe riprendere più o meno regolarmente, noi vorremmo capire in questo decreto dove è scritto che riprende regolarmente; come, anche per gli esami di Stato c'è molta incertezza, visto che - spero che almeno i giornali li leggiate - un presidente di commissione su dieci ha già annunciato di non accettare la nomina, e sicuramente ulteriori rinunce ci saranno, perché poi c'è il problema della responsabilità sulla sicurezza.

E vi siete posti la domanda - speravo che la questione venisse sollevata, perché sta molto a cuore alla relatrice Casa - sulla responsabilità dei dirigenti scolastici sulla sicurezza degli istituti? Mai come adesso andava affrontata: se uno studente incorre in un incidente all'interno dell'istituto scolastico, la cui manutenzione, tra l'altro, dipende dalla provincia o dal comune, dipende dall'indirizzo scolastico, ricade sui capi di istituto. Vi sono contenziosi aperti in tutto il Paese, neanche questo avete previsto, no; in compenso avete previsto un'ora di formazione per la sicurezza per il COVID-19. Insomma, lo stato confusionale a me sembra veramente diffuso.

Tra le altre cose, demandate - con grande senso di delega, dico io, e di irresponsabilità, aggiungo - ogni competenza, anche commissariale, per gli interventi in materia di edilizia scolastica, che tra l'altro dovrebbero essere fatti con una celerità che non è propria di questo Paese, con funzioni commissariali ai sindaci e ai presidenti di provincia. Vorrei ricordare che una sciagurata legge fatta dal PD ha ridotto le province a poco più che a nulla, se non ad un carico di responsabilità senza fondi; si immagina che qualcosa arriverà adesso, ma non so e non invidio i presidenti delle province italiane, che saranno costretti ad intervenire per la sicurezza e ancor meno invidio i capi di istituto, che dovranno rispondere di quella sicurezza: una follia, Vice Ministro Ascani, una vera follia.

E, allora, passiamo anche ad altro, perché poi, come sempre accade, se il “decreto Rilancio” l'avete trasformato in una sorta di “legge mancia”, con il “decreto Scuola”, invece, avete colto l'occasione per non regolarizzare i precari e per infilare all'ultimo minuto un emendamento della senatrice Angrisani, mia conterranea, a proposito del concorso TFA. Il Governo del merito ha pensato bene di fare cosa? Che nei dieci anni scolastici precedenti, chi partecipa abbia espletato almeno tre anni di servizio sul posto di sostegno. Chi ha fatto questo è esonerato dalla prova preliminare e potrà accedere direttamente alla seconda prova scritta. Tali candidati saranno ammessi in soprannumero a partecipare alle prove successive, assegnando agli stessi, ai fini della graduatoria finale, il massimo punteggio, 30 trentesimi. Allora dov'è il merito? E i neolaureati, quelli che si sono formati, dov'è la formazione? Dov'è la formazione e dov'è il merito che premia la formazione? A proposito di formazione, della quale parlavo prima: la formazione che i docenti non hanno, perché poi, nei fondi che avete previsto, ci sono 10 milioni per la rete, 70 milioni per gli strumenti digitali e la parte rimanente, 5 milioni, per la formazione dei docenti, cioè nulla, più o meno come l'ora per la formazione per la sicurezza anti COVID-19.

Allora, questa è la scuola che immaginate voi: un concorso le cui regole vengono cambiate in corsa, penalizzando chi si è formato, un decreto di emergenza per la scuola, che verrà approvato con fiducia, con la fiducia che naturalmente noi non potremo dare e - a meno di un colpo di sole, che non è ancora arrivato -; da questo punto di vista, non possiamo che chiedervi come immaginate di riprendere l'anno scolastico. Ma sapete che, anche per l'esame di maturità, gli istituti scolastici, soprattutto nel Mezzogiorno, hanno difficoltà nell'individuazione degli spazi, nonostante le classi che affronteranno la maturità siano un quinto, in media, delle intere classi di ciascun istituto? Questi sono i veri problemi. Ci sono istituti, in molte aree del Paese, che già adesso sono costretti al doppio turno e voi immaginate, in tre mesi - in due mesi, compreso agosto - di risolvere i problemi strutturali, di portare il cablaggio dove non c'è, di rimettere al centro di un Paese devastato economicamente, nelle famiglie, il problema del computer che manca e dell'Internet che non funziona. Immaginate se un capofamiglia, che ha ben altri problemi (per la CIG che non è arrivata, per il posto, per magari la piccola attività commerciale che è stata riavviata con grande difficoltà, se non chiusa), se il suo problema possa mai essere quello di avere i figli a casa e di averli, tra l'altro, attrezzati con computer.

E, allora, ecco perché io dico che ciò che più mi disarma non è solamente il fatto che oggi noi andiamo ad approvare un decreto di emergenza per la chiusura dell'anno scolastico a cinque giorni dalla chiusura dell'anno scolastico, che, se non fossimo di fronte a 33.350 morti, verrebbe da ridere, ma l'incapacità di cogliere anche le proposte che dall'opposizione, che ha un minimo di competenza - non voglio pensare che immaginiate di avere tutte le competenze del mondo, anche perché non mi pare che ne abbiate dato dimostrazione - fino ad ora non avete colto un consiglio, una proposta, un'idea, per incapacità e, permettetemi di dire, anche per arroganza. È un atteggiamento che, in questo momento, questo Paese non si può permettere, non se lo può permettere il mondo della scuola, non se lo possono permettere i nostri studenti, che lasceremo indietro in questo modo e chi immagina - e mi avvio alla conclusione - che il nuovo anno scolastico possa riprendere senza riorganizzazione del calendario scolastico, senza revisione dei programmi… E con riferimento a ciò che, in questo periodo, non è stato fatto o è stato fatto solo come appunto sui registri elettronici - perché poi bisognerebbe anche verificare - non abbiamo posizioni maniacali, immaginando che tutto il corpo docente sia perfetto, perché non c'è nessuna componente, in questo Paese, come in altri, che possa definirsi perfetta; quindi, va verificato chi ha lavorato davvero e qual è lo stato di formazione che, in questi mesi, è stato compiuto e realizzato e raggiunto per i nostri studenti.

E quanto deve essere recuperato, non può che essere recuperato con una revisione dei programmi - questo è il punto vero - mentre invece voglio ricordare che, in una situazione del genere, non si è nemmeno pensato di sospendere il periodo delle vacanze pasquali dei docenti, come se non stessero già in vacanza. Per non parlare che il 2 giugno poi, anche ieri, le lezioni della DaD sono state sospese. Voglio dire, da questo punto di vista - dove le abbiano fatte non lo so, ti assicuro che non sono state fatte - detto questo, c'è un danno ulteriore fatto, perché immaginare ora l'idea che la gente, gli studenti innanzitutto, ma anche i docenti, hanno della didattica digitale, immaginano che possa essere assimilata alla didattica a distanza, che sono cose completamente diverse, sono approcci e formazione completamente diversa, ecco perché sarebbe stato fondamentale riservare fondi adeguati ed è fondamentale riservare fondi adeguati ad un programma serio per la formazione dei docenti. Io non vado oltre, se non per dire che la nostra scuola sicuramente ha vissuto, per colpa di nessuno, per carità, è un momento, come per altri segmenti dello Stato, come tutti, un momento drammatico, ma sicuramente ha avuto l'approccio sbagliato da parte di questo Governo e l'arroganza di questo Governo finisce per essere pagata, più che da altri settori, ancor di più dai nostri studenti, che fino a prova contraria e senza fare ricorso alla demagogia, in ogni caso rappresentano il futuro di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Lattanzio. Ne ha facoltà.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Buongiorno Presidente e grazie. Colleghi, Governo e colleghe, allora, questo intervento potrebbe durare 90 secondi, raccontando cosa è stato inserito in questo decreto, quindi soffermandomi sugli aspetti tecnici. Credo però sia indispensabile provare ad allargare, da oggi fino a quando tratteremo il “decreto Rilancio”, il nostro punto di vista e il livello di analisi. Questo perché non possiamo fare un atto di rimozione sui milioni di giovani italiani, che già si trovavano in una situazione di povertà educativa e che adesso aumenteranno, con grandissima probabilità. Non possiamo tacere del circa 13 per cento (13,7 per cento) della percentuale di dispersione scolastica in Italia, che verosimilmente aumenterà. Quindi, credo sia il momento di rimettere la scuola al centro, la scuola nella sua completezza. La scuola non è soltanto docenti, non è soltanto edilizia scolastica, ma ha anche al proprio interno quello che dovrebbe essere l'aspetto più importante, ragazzi e ragazze, studenti e studentesse, che sono i grandi assenti nella politica di questa fase ed è una responsabilità di tutti noi e tutte noi. Credo che, se mi facessero la domanda se in questi mesi la scuola ha avuto adeguata attenzione, risponderei sicuramente di no. La pandemia non è una responsabilità ovviamente di nessuno dei presenti in quest'Aula, ma la centralità del tema dovrebbe essere, quello sì, una nostra responsabilità. Nel decreto si prevedono dunque modalità di ammissione alle classi successive, la possibilità del recupero degli apprendimenti a partire da settembre, le modalità con cui verrà organizzato il prossimo concorso, la modifica nella tipologia di voti assegnati ai ragazzi e alle ragazze. Ma davvero è tutto qua? È veramente questa la centralità della scuola che immaginiamo? Secondo me no, secondo me no e in mancanza, a causa della decretazione d'emergenza, di adeguati spazi di agibilità politica di confronto fra Governo e Parlamento, all'interno dello stesso Parlamento, ovviamente social esclusi, io credo sia importante rivendicare, all'interno di ogni provvedimento che parla dell'emergenza di questo Paese, anche l'emergenza educativa, l'emergenza pedagogica. È urgente, abbiamo reputato urgente la riapertura delle fabbriche, delle spiagge, delle discoteche - e lo dico da frequentatore soprattutto di queste ultime due - ma al momento non entra, non passa ancora il messaggio di una riapertura, in sicurezza, parziale, sperimentale, delle scuole. Io credo che riaprire a settembre non sia sufficiente e non è soltanto una questione del quando, è una questione del come, è una questione che va oltre la logistica.

PRESIDENTE. Mi scusi collega: colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi!

Prego.

PAOLO LATTANZIO (M5S). Grazie. È una questione che va oltre la logistica, è una questione che non può riguardare soltanto la didattica a distanza, è una questione che riguarda, così come i fondi che questo Governo sta meritoriamente stanziando, non solo le imprese o le attività produttive, ma questi fondi e questo impegno dovrebbero riguardare le comunità e gli esseri umani che le compongono e che sono il vero motore di questo Paese. Didattica a distanza: è stata citata da tantissime persone, da tantissimi colleghi, qualcuno ha detto che non possiamo dare un giudizio. Sicuramente lo possiamo dare riguardo a quelle situazioni dove c'erano già delle disuguaglianze e, in quegli ambiti, la didattica a distanza è stata catastrofica, perché ha acuito tutte le disuguaglianze fra chi ha una famiglia che era in grado di supportare e chi non ce l'aveva, tra chi aveva i device tecnologici, il Wi-Fi e chi non ce l'aveva. Ebbene, la scuola, secondo me, non può essere pensata come un cantiere che riapre ad una certa data: la scuola è un farsi, è un processo continuo ed è un processo che - anche questo è stato detto in precedenza - non può prendersi, in questa fase, il lusso di tre mesi di vacanza ulteriore. Credo sia importante - i colleghi scienziati lo dicono da tempo - iniziare a sperimentare in piccolo, per poi aprire in grande e per evitare scenari più problematici. Sono contento che il Ministero dell'Istruzione - e saluto la Ministra Azzolina, alla quale va la mia profonda solidarietà per ciò che ha subito a mezzo social e, purtroppo, anche in queste Aule - abbia raccolto la nostra proposta parlamentare trasversale di usare spazi altri, una scuola dilatata, una scuola diffusa sul territorio. Sono contento che questa sia arrivata, ma credo si debba fare di più, credo ci voglia dell'altro. Il collega capogruppo del PD, Graziano Delrio, qualche giorno fa, in un'intervista parlava e chiedeva a se stesso e alla politica uno sforzo per presentare una visione. Ebbene, la scuola, il comparto educativo, l'istruzione in Italia ci danno la possibilità di iniziare ad avviare una visione complessiva, coraggiosa, sfidante proprio in questo settore. Credo, infine - mi avvio alla conclusione -, che ci sia stata una sovrapposizione fra Comitato tecnico-scientifico e Parlamento e Governo. Innanzitutto - questo lo voglio dire a chiare lettere - io mi rifiuto di recepire un documento, nel 2020, che sia declinato soltanto al maschile: è una cosa che, secondo me, ad oggi, non è giusta per l'impegno che tutte e tutti noi mettiamo nel nostro lavoro. Credo che delle indicazioni tecniche debbano rientrare in un framework, in un quadro teorico-pedagogico di indirizzo ben più ampio: non andiamo avanti con la rimozione, la vera emergenza è pedagogica, non soltanto logistica. Ancora: come fare? Nessuno di noi, ovviamente, ha la soluzione; non invidio la Viceministra Ascani, non invidio la Ministra Azzolina, perché mi rendo conto della complessità che hanno davanti, però noi dobbiamo progettare, da oggi, la sperimentazione della nuova scuola italiana; dobbiamo riattivare le intelligenze dei ragazzi, ponendoci il problema educativo, pedagogico - torno a ripeterlo - di cosa stanno vivendo e di come potranno rientrare in quegli spazi dai quali, per volontà di nessuno, ovviamente, ma per l'emergenza, sono stati espulsi. Dobbiamo capire come contrastare le disuguaglianze e su questo avviare una riflessione attraverso l'istituzione di patti territoriali forti con gli enti pubblici e con il Terzo settore. Dobbiamo costruire dei tavoli cooperativi che aiutino e supportino le famiglie che sono state i veri eroi collettivi, con le donne in prima fila, di questa fase di emergenza. Dobbiamo rimettere la scuola, a partire da questo decreto, non solo in questo decreto, al centro della nostra azione. Dobbiamo ripartire da un grande piano per l'infanzia e per l'adolescenza, che consideri bambini e bambine, ragazzi e ragazze al centro, non solo gli edifici scolastici. Io credo non ci siano molte alternative e in questo faccio mie le parole del “Forum Disuguaglianze e diversità”: o si va verso una crescita delle disuguaglianze e della povertà educativa, quindi del fallimento formativo, oppure si intraprende la strada di una vera inversione di tendenza verso una scuola nuova, aperta, egualitaria e rigorosa, dove si impara, facendo insieme.

Concludo con le parole e l'invito non di un pericoloso sovversivo o di un estremista della scuola, ma con le parole che sono state espresse in occasione della relazione annuale fatta da Bankitalia, di Visco, ossia va ribadita, se possibile, oggi ancora di più, l'importanza di quegli investimenti volti ad accrescere i livelli di cultura e conoscenza della scuola, dell'università e della ricerca. Se vogliamo avviare un processo di riapertura, perché non è un'azione da bacchetta magica, dobbiamo ragionarci da oggi, da domani mattina e dobbiamo farlo iniziando a prendere in considerazione già quali tipi di risorse e dovremmo fare veramente una grande battaglia su questo, che ci potrebbe portare ad essere gli alfieri di un percorso politico che rimetta al centro educazione ed istruzione anche in Europa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori la collega Aprea. Ne ha facoltà.

VALENTINA APREA (FI). Sì, Presidente, grazie. Mentre ringrazio ancora una volta la Vice Ministra Ascani, che ha seguito il dibattito fin da questa mattina, saluto e ringrazio la Ministra Azzolina che ci ha raggiunto. Ministra, però, quando ci sono dibattiti di questo genere - lo sa, perché è stata parlamentare -, noi di Forza Italia le chiediamo di liberare l'agenda, perché, vede, da stamattina alle 9, abbiamo discusso del decreto, delle prospettive future, di tutto quello che ci saremmo aspettati e non abbiamo avuto nella “fase 1” e nella “fase 2” e di quello che ci aspettiamo nella “fase 3”. Sa, non credo che avrà tempo di leggere i nostri interventi, ha mancato ancora una volta un'occasione. Comunque, ora è qui e apprezziamo, Forza Italia esprime la sua soddisfazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il collega Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Sì, grazie, Presidente. Mi unisco a quanto affermato dalla collega di Forza Italia per chiedere, per suo tramite, ad integrazione, se il Ministro dell'Istruzione Azzolina voglia concederci un'audizione domani, al Ministero dell'Istruzione, visto che ha deciso, mentre noi eravamo qui dalle nove, e questo lo dico, per suo tramite, anche al collega Sensi, che ha detto che i banchi della Lega erano vuoti, noi dalle 9 siamo qui a discutere, erano i suoi banchi che erano vuoti e i deputati della Lega sono tutti qui alle mie spalle (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Come dicevo, poiché noi siamo qui a discutere di “decreto Scuola” - e ho concluso - e nel “decreto Scuola” non c'è una riga su come riapriranno le classi e su questo ci sono 8 milioni di mamme e di papà che stanno aspettando, il Ministro Azzolina, anziché essere qui, ha scritto, annunciando su Facebook, che per domani è convocato un mega-tavolo, alla presenza del Presidente Conte, con le associazioni di categoria.

PRESIDENTE. Collega, questo non è sull'ordine dei lavori, però…

ROSSANO SASSO (LEGA). Noi gradiremmo sapere se questo Parlamento serve ancora a qualcosa, visto che le decisioni si prendono al Ministero dell'Istruzione e i parlamentari, compresi anche quelli di maggioranza, con cui ho chiacchierato nel cortile, si stanno lamentando. Noi lo facciamo ufficialmente, ma fatelo anche voi, perché noi non tocchiamo palla su un decreto così importante come il “decreto Scuola” e questo non è giusto. Noi vogliamo sapere come e quando riapriranno le scuole. Per suo tramite, se gentilmente può rivolgere la richiesta del parlamentare Sasso di essere audito presso viale Trastevere, a questo punto, visto che qui noi non sappiamo nulla: sul “decreto Scuola” non c'è una riga su come riapriranno le nostre scuole, se e quando, a settembre.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro, proprio stamattina all'inizio di questa seduta, Fratelli d'Italia ha ringraziato la Vice Ministra Ascani per la sua presenza e ha però dovuto constatare la sua assenza. Io ho espresso, con i termini “un'assenza che pesa”, il fatto che si iniziasse una discussione già abbastanza compressa, in quanto noi abbiamo avuto un giorno in Commissione cultura per poter discutere gli emendamenti, che sono arrivati giovedì alle 23 e il termine per presentarli è stato venerdì alle 13. Quindi, una discussione è strozzata, una discussione che non ha dato l'opportunità ai commissari di entrare nel merito degli emendamenti. In ogni caso, Fratelli d'Italia le porta la solidarietà per le minacce che lei ha ricevuto, perché questo è, ovviamente, un fatto gravissimo.

Venendo al merito del provvedimento, io inizierei con una riflessione sulla valutazione che è oggetto di questo decreto abbastanza strano per come si è formato, con una permanenza al Senato direi lunghissima e abbastanza anomala e che ha visto appunto rimanere fermo nell'altro ramo del Parlamento questo provvedimento.

La valutazione, per Fratelli d'Italia, è molto importante, è indispensabile, l'emergenza purtroppo è diventata occasione molte volte per la peggiore retorica, che anche se non era il suo pensiero, così è passata la retorica del tutti promossi, la retorica del sei politico; la sua dichiarazione il 3 aprile che ha gettato nel disorientamento più totale i ragazzi dandogli la scusa per poter smettere di studiare in quanto sembrava che già dal 3 aprile avessero la promozione in tasca. Purtroppo sulla valutazione ci giochiamo molto, perché questo anno è stato un anno difficile, un anno in cui sarà difficile avere una valutazione oggettiva; soprattutto anche per le modalità, abbiamo parlato molto di didattica a distanza; tutti ne parlano; noi vogliamo rilevare l'inadeguatezza di questo sistema che è stato fondamentale perché i professori si sono ingegnati, le famiglie si sono ingegniate per poter aiutare i ragazzi, ma nonostante questo, io vorrei che rimanesse uno strumento dell'emergenza, uno strumento dell'emergenza perché troppi studenti sono rimasti esclusi da questa didattica a distanza e di solito sono studenti delle famiglie più povere, delle famiglie più disagiate che magari non hanno tanti computer quanti sono i figli, perché magari non hanno un collegamento facile, perché magari abitano in comuni dove non esiste la banda larga; ecco, la valutazione; la valutazione fatta in questo modo sicuramente quest'anno sarà difficile, sarà una valutazione che secondo noi avrebbe dovuto fermarsi alla fine di questo biennio per poter valutare i corsi di recupero e di potenziamento, senza i quali naturalmente non avremmo mai contezza della preparazione degli studenti in questo periodo, perché è evidente che ci saranno lacune e che queste lacune non devono essere trascinate nel percorso formativo dei nostri ragazzi.

E, poi, al Senato il colpo di scena: quello di togliere i voti i voti alle scuole elementari; noi non capiamo come mai sia stata sostituita la valutazione del giudizio; dire a uno studente, con una frase, che è svogliato, che è poco attento forse fa più male di un bel 5; non si capisce quindi…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega, mi scusi. Chiedo a tutti i colleghi di mantenere il distanziamento, come più volte richiesto. Prego.

PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie. Quindi, dicevo avere levato il voto, tanto nella vita prima o poi ci si troverà davanti a un voto; dalle scuole superiori a chi poi proseguirà per fare altri tipi di esami per iniziare la professione.

Si poteva osare di più, si poteva osare di più soprattutto nella riapertura nella cosiddetta “fase due”; Fratelli d'Italia lo aveva detto, lo aveva detto dopo aver ascoltato il grido di dolore delle famiglie, ormai disperate, senza più alcun spiraglio per la situazione di difficoltà lavorativa di tante donne; abbiamo sempre lottato per la parità delle donne sul posto di lavoro e abbiamo visto molte donne ad avere rinunciato a tornare al lavoro perché non c'era modo di poter dare ai ragazzi delle ore nelle scuole. E, quindi, si sarebbe potuto fare, magari in zone dove il contagio era bassissimo o nullo, oppure magari con dei provvedimenti e di sicurezza come quelli che, speriamo, a settembre dovranno essere messi in campo; lo dicevano anche i colleghi precedentemente, noi temiamo che la scuola a settembre non sia pronta per affrontare un periodo che sarà ancora di emergenza, avremo il banco di prova degli esami, gli esami di maturità che per fortuna si svolgeranno in presenza, come Fratelli d'Italia ha sempre chiesto; esami in presenza, un momento così importante come quello del passaggio dalle scuole all'università, come quello della fine di un percorso formativo non poteva che essere in presenza.

E l'avremmo voluto anche per le scuole medie, per la terza media, altro momento fondamentale nel quale lo studente si appresta ad andare alle superiori, si poteva benissimo organizzare un orale sulle basi dell'esame di Stato. Quindi questo è ciò che noi abbiamo sempre chiesto, abbiamo chiesto chiarezza, una linea di chiarezza in modo che le famiglie sappiano cosa dovrà accadere ai propri figli, una chiarezza che non ha avuto sicuramente il suo appoggio nella cosiddetta didattica mista che è stata un altro momento di confusione, in cui non si è ben capito come i ragazzi dovessero tornare a scuola. La scuola coinvolge milioni di persone e quindi la chiarezza su questo punto è fondamentale, così come l'avremmo voluta per gli studenti disabili, gli studenti più fragili, che hanno affrontato questa emergenza molte volte senza il dovuto sostegno, con le famiglie in difficoltà. Quindi io penso che anche l'attenzione… noi avevamo presentato un emendamento sul sostegno, per garantire la continuità didattica dell'insegnante di sostegno, indispensabile per assicurare la piena integrazione, ma questo, come tutti gli altri emendamenti, è stato respinto.

Ora speriamo in questa pianificazione, speriamo che ci sia una sinergia stretta tra gli enti locali e i rappresentanti delle scuole, speriamo che gli investimenti per l'edilizia scolastica effettuati per reperire nuovi spazi, per diminuire le classi affollate, così come Fratelli d'Italia chiede, possano essere propedeutici a una ripartenza in sicurezza.

Passiamo ora brevemente ad un altro tema che ha connotato questo periodo di sofferenza della scuola, che è quello delle scuole paritarie, che sono in sofferenza, che se dovessero davvero chiudere darebbero un duro colpo alla scuola statale. Le scuole paritarie non sono le scuole dei ricchi, ma esiste la libertà costituzionalmente garantita di poter mandare i figli anche nelle scuole paritarie. Per questo i nostri emendamenti, gli emendamenti di Fratelli d'Italia hanno insistito per dare un sollievo anche di tipo fiscale, un rimborso alle rette che le famiglie non hanno più potuto pagare proprio relativamente a queste scuole che Giorgia Meloni ha definito realtà fondamentali per centinaia di migliaia di famiglie, e così è.

Non si può ovviamente non trattare la tematica della stabilizzazione dei precari. Noi abbiamo da subito, abbiamo sempre pensato che la stabilizzazione dei precari non debba essere garantita con un concorso straordinario in questo periodo, ma che l'unica strada per garantire la presenza dei docenti dal primo settembre sia proprio quella di una graduatoria per titoli, per titoli e per servizi. L'abbiamo detto: i precari non devono pagare una colpa che non hanno. Purtroppo il futuro incerto che ancora hanno davanti, che non corrisponde ad una giusta stabilizzazione, rimane una colpa; non meriterebbero di avere un futuro incerto.

Mi avvio alla conclusione citando altri due emendamenti importanti che Fratelli d'Italia ha presentato e che sono stati respinti. Uno riguarda, come dicevo prima, lo stanziamento di risorse per la sicurezza degli istituti e l'altro lo scudo penale per i dirigenti scolastici: non lasciamo soli i dirigenti scolastici che sicuramente hanno delle responsabilità, ma riteniamo che non si possa scaricare su di loro pesanti responsabilità che invece il Governo deve assumersi. E non è ulteriormente rimandabile il tema della sicurezza, proprio connesso alla responsabilità: spesso i dirigenti scolastici devono fronteggiare situazioni di emergenza in scuole non adeguate, in scuole vetuste e con una situazione ulteriormente appesantita dall'emergenza del virus e sicuramente non possono, anche da un punto di vista giuridico, avere questa responsabilità.

Prima di concludere voglio menzionare, sull'università, un importante emendamento che Fratelli d'Italia ha presentato, che riguarda le elezioni universitarie, riguarda il rinnovo della governance. Facciamo le elezioni, non blocchiamo le governance, perché l'Università ha nella libertà di esprimere i propri organi collegiali un punto fondamentale. Rischiamo di ingessare le governance, e di far sì magari che nelle more di questo periodo si possano anche effettuare delle modifiche che non sarebbero in linea con gli statuti degli atenei. Questo è anche un altro punto a cui Fratelli d'Italia tiene tantissimo.

Tra qualche ora, quindi, sicuramente calerà la sciagura della fiducia anche su questo provvedimento così importante, che riguarda milioni di italiani e che avremmo voluto discutere in quest'Aula con gli emendamenti connessi per svolgere un ampio dibattito, maggioranza e opposizione insieme. Invece verrà messo il voto di fiducia, e credo quindi che questo, coniugato alle liti che nella maggioranza al Senato si sono svolte con vedute spesso diametralmente opposte, non sia un bel quadro che diamo della scuola all'Italia e agli italiani. Per noi comunque la scuola, fiducia o no, rimane il pilastro della nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giorgia Latini. Ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Presidente, anch'io sono contenta di vedere in quest'Aula il Ministro Azzolina, che purtroppo non abbiamo visto in Commissione. Abbiamo combattuto una battaglia insieme ai miei colleghi, una battaglia aspra, una battaglia convinta, determinata; però è stata anche una battaglia che ci ha umiliato, perché tutti i nostri emendamenti purtroppo sono stati bocciati. Ringrazio il Viceministro Ascani, che è presente qui da questa mattina ed è stata sicuramente anche in Commissione; però non abbiamo visto purtroppo questa sinergia che doveva esserci con l'opposizione, perché sicuramente noi avremmo dato un grande apporto per migliorare questo decreto-legge.

Oggi questo decreto-legge, che andiamo appunto ad esaminare e ad approvare, è un decreto-legge con grandi lacune. Intanto diciamo che è un decreto-legge che ha la data dell'8 aprile e oggi siamo al 3 giugno, e questa è già un'assurdità; e poi nel suo titolo reca “Misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato”. Ecco, gli esami di Stato ci saranno tra qualche giorno, ma più che altro io spero che questi esami si riescano a sostenere, perché purtroppo i presidenti di commissione ancora non ci sono, e quindi noi esprimiamo preoccupazione per questo; ma la vera assurdità di questo decreto-legge è che non dà alcuna chiarezza sulla riapertura delle scuole a settembre. Sì, sono state lanciate delle linee guida dal comitato tecnico scientifico, che però a nostro avviso generano solamente caos, non c'è chiarezza: sono solamente delle linee guida confuse; e noi pensiamo che questo comitato tecnico non abbia avuto un contatto reale con le scuole italiane, perché quando parla del distanziamento sociale che è obbligatorio e ci dice che vi dev'essere una distanza di un metro tra un banco e l'altro, ecco, questa cosa è impossibile da realizzare per chi conosce le scuole italiane. E mette anche, questo decreto-legge, in discrasia il fatto che il Ministero stanzia solamente 331 milioni di euro per la sicurezza delle scuole: che è veramente una miseria, perché questi soldi poi non capiamo, ma verranno utilizzati anche per comprare le mascherine? Visto che sono obbligatorie da settembre. Ecco, il costo di queste mascherine dovrà essere addebitato ancora una volta alle famiglie già in gravi difficoltà economiche? O se ne occuperà lo Stato? Perché se se ne occupa lo Stato significa che lo Stato dovrà pagare ben 8 milioni al giorno, perché sono 8 milioni di studenti, contiamo che bisogna utilizzare due mascherine al giorno, perché dopo due ore, tre ore non sono più utilizzabili, a 50 centesimi l'una, ecco, il conto è presto fatto: 8 milioni al giorno. E anche sull'importanza della mascherina bisogna un attimo compiere una riflessione, e capire se a settembre ci sarà ancora questa necessità.

Non viene poi fatta alcuna chiarezza neanche sulle modalità organizzative della didattica a distanza. Perché, i miei colleghi l'hanno già detto, il Ministero sostiene, ha sostenuto che la didattica a distanza ha raggiunto ben il 93 per cento degli studenti.

Ecco, a noi non risulta, perché se l'Istat ci rappresenta che le famiglie italiane non hanno o non sono in possesso di un PC, di un tablet - e comunque si rilevano anche problemi di connessione - questo dato sicuramente non è vero. Anche perché io provengo da un territorio, le Marche, come anche l'area del cratere, una zona sismica, dove appunto c'è stato un terremoto e vi assicuro che qui la fibra ottica non c'è, quindi è veramente difficile potersi collegare ad Internet quando c'è una famiglia con più bambini che si devono collegare nello stesso momento (magari anche i genitori lavorano in smart working); a volte ciò è veramente impossibile.

Poi, non viene fatta alcuna chiarezza neanche sull'organizzazione dell'orario scolastico; infatti si prevede un ingresso a scaglioni degli alunni, con tutto quello che poi ne consegue per l'organizzazione delle famiglie. Immaginate, la mattina, una mamma e un papà che devono andare al lavoro alle 8 e mezza e devono portare i loro bambini in orari diversi: sicuramente questo è un altro problema che non è stato considerato, purtroppo. Quindi, questi comitati tecnici scientifici - mi dispiace - non sono stati all'altezza di dettare delle linee guida.

Però, c'è stato un altro organismo, che fa capo al Ministero, che si è pronunciato in merito alla riapertura delle scuole a settembre ed è il Consiglio superiore della pubblica istruzione, il quale finalmente afferma una cosa logica, che noi diciamo da tempo, cioè quella di modificare finalmente la normativa ordinaria in merito alla costituzione del numero degli studenti per classe per riaprire finalmente in sicurezza. Questo perché per garantire il distanziamento sociale, e quindi per far rispettare la distanza di un metro tra un banco e l'altro, è necessario ridurre il numero degli studenti per classe, e di conseguenza aumentare il numero dei docenti e del personale amministrativo. Sinceramente, mi stupisco perché con il Ministro Azzolina siamo stati anche colleghe in Commissione e condividevamo anche le stesse battaglie: sulla battaglia dei precari anche lei si era esposta in prima persona; per quanto riguarda l'eliminazione delle classi pollaio ugualmente aveva combattuto anche una battaglia molto, molto accesa. Oggi, però, che è Ministro e che ha la possibilità, le chiedo veramente di far ciò. Oggi, invece, purtroppo, non se ne parla più. Da questa crisi sanitaria, da questa emergenza che comunque c'è stata, abbiamo visto tutte le lacune della scuola e forse questa era l'occasione, l'opportunità, per compiere finalmente una riforma strutturale della scuola. Abbiamo visto che i tagli alla sanità e alla scuola erano la strada sbagliata, perché le scuole invece noi adesso le dobbiamo riaprire e non le dobbiamo invece chiudere, come continuiamo a fare. La cosa assurda è che la legge ordinaria, ad oggi, che viene applicata dagli uffici regionali scolastici, per esempio per le scuole secondarie superiori, prevede un minimo di 27 alunni per costituire una classe; questo è un assurdo perché ciò non può garantire un accesso in sicurezza e non possiamo neanche sentire le assurdità per cui metà classe segue in presenza e l'altra metà a casa attraverso la didattica digitale. Questo non lo possiamo assolutamente accettare!

Proprio oggi gli uffici, per esempio della mia regione, stanno accorpando le classi, stanno sopprimendo classi nei comuni montani, nei piccoli comuni. Quando noi abbiamo iniziato la discussione questa mattina con i miei colleghi, c'era un sindaco con tutti i suoi cittadini che ha presidiato insieme a loro, insieme ai genitori degli studenti di fronte all'ufficio scolastico regionale che vuole sopprimere la classe del liceo classico di Montalto, che è della mia provincia, di Ascoli Piceno - pensate - perché ha un numero di 18 alunni. Un numero di 18 alunni e loro la sopprimono: questi ragazzi dovranno andare a San Benedetto per stare in una classe di più di 27 alunni. Questo mi sembra veramente un paradosso e una battaglia che comunque, secondo me, dobbiamo fare per non far morire questi comuni dell'entroterra ed evitare anche che studenti facciano la mattina 45 minuti di strada per poter andare a scuola. Devo dire che, dopo queste riflessioni, c'è veramente qualcosa che non funziona.

Per ciò che riguarda il personale docente di ruolo, non si è previsto nessun aumento dello stipendio e questo è stato uno dei motivi per cui si è dimesso Fioramonti. I livelli dello stipendio dei nostri docenti sono fermi dal 2009 e sono tra i più bassi d'Europa. Come hanno già detto i miei colleghi, anche per i precari: li state massacrando e, purtroppo, non c'è nessuna stabilizzazione. Gente che lavora da anni nella scuola e un concorso straordinario che è stato rimandato, ma purtroppo l'anno scolastico continuerà a servirsi dei precari non stabilizzati e molti di loro saranno anche licenziati, danneggiando anche la continuità didattica per gli studenti.

Poi, purtroppo, in questo decreto-legge non si sostengono le scuole paritarie. Tutti i nostri emendamenti sono stati bocciati ed è stata data una vera e propria elemosina a queste scuole, che offrono un grande servizio di istruzione pubblica nel nostro Paese, perché addirittura educano un milione di studenti; purtroppo sono stati dati loro solamente 11 mila euro per scuola, mentre noi abbiamo fatto emendamenti per tutelarle veramente. Abbiamo anche depositato una proposta di legge, con i miei colleghi, proprio per dare loro degli aiuti concreti, come la possibilità di destinare una quota del 10 per mille dell'IRPEF, l'istituzione di un fondo con una dotazione di 200 milioni e l'esenzione dall'imposta municipale dell'IMU. Ecco, queste sono proposte concrete che fanno sì che queste scuole a settembre possano riaprire, perché sappiamo che sono in enorme difficoltà non avendo avuto i pagamenti delle rette dalle famiglie che, purtroppo, si sono trovate in grande disagio economico.

Ecco, concludo, Presidente, dicendo che le parole chiave per far rinascere il sistema scolastico e la scuola italiana sono coraggio e coerenza e, purtroppo, in questo Esecutivo mancano questi due valori (io, comunque, li considero dei veri e propri valori). Allora, a mio avviso e ad avviso della Lega, del mio partito che rappresento, resta un'unica soluzione, perché se non ci sono i presupposti adesso di fare delle riforme coraggiose e di essere coerenti con quello che si era detto prima, allora mi dispiace ma tutto l'Esecutivo purtroppo si deve fare da parte, così da dare finalmente la possibilità agli italiani di scegliere da chi farsi rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Simona Vietina. Ne ha facoltà.

SIMONA VIETINA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, saluto il Ministro, che finalmente è riuscito a raggiungerci. Ecco, stiamo difficilmente uscendo da un periodo che ci ha messo duramente alla prova. Il 21 febbraio veniva riconosciuto ufficialmente il “paziente 1” e nelle regioni del Nord si chiudevano università e scuole; l'8 marzo sono state sospese le attività didattiche in presenza e le scuole su tutto il territorio nazionale, con una chiusura inizialmente fino al 15 marzo, poi fino al 3 aprile, poi fino al 4 maggio e, infine, fino a settembre, e, tra tutto questo, un rimbalzo continuo di notizie smentite.

In tutto il periodo di crisi - e ancora oggi del resto - il Ministro ha fatto navigare a vista un'istituzione così rilevante e così determinante, con un'organizzazione così complessa e capillare, come la scuola. Il mio giudizio, come politico ma anche come docente, non può che essere decisamente negativo.

Il Ministro ha cambiato le regole per lo svolgimento degli esami di Stato più volte, ha trascurato il tema importantissimo degli studenti con disabilità (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e ha proposto soluzioni spesso irrilevanti e lontane dalla realtà quotidiana della maggioranza degli istituti scolastici italiani. La stessa adozione materiale e concreta della didattica a distanza è stata affidata soprattutto alla buona volontà e alla formazione personale di docenti, studenti e famiglie. Il Ministro ha millantato un grande successo dell'e-learning, arrivando a sostenere che oltre il 90 per cento degli studenti avrebbe avuto accesso alla didattica a distanza, dati prontamente smentiti dall'Istat perché un terzo delle famiglie non ha gli strumenti informatici adeguati. Ma anche se quel 93 per cento sbandierato dal Ministro fosse stato la realtà, il 7 per cento dei nostri studenti coincide con circa 588 mila studenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E, allora, noi dobbiamo essere fieri di non averli raggiunti e di averli letteralmente abbandonati? Peggio ancora, le soluzioni messe in campo non hanno mai tenuto conto di un ulteriore dato di realtà: per la didattica a distanza occorre che le risorse siano accessibili a tutti nello stesso modo. Questa, purtroppo, non è in Italia la realtà. Basta pensare che le infrastrutture sono talmente carenti da creare inevitabilmente studenti di “serie A” e di “serie B”. Pensiamo ai territori disagiati e periferici, pensiamo ai comuni montani che non sono raggiunti dalle reti a banda larga. Non è semplice seguire le videolezioni quando la propria connessione non garantisce la performance adeguata. È stato tutto un forse e un chissà, mentre il sistema scuola avrebbe avuto bisogno di piani strategici e di indicazioni precise.

Possiamo dire, senza temere di essere smentiti, che il Ministro non è riuscito a svolgere nel migliore dei modi la sua funzione decisionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Inoltre, si è ben guardata dall'avere un'interlocuzione con il Parlamento, che certamente avrebbe aiutato a non commettere errori o a non commetterli così grandi e a non accumulare ritardi. Proseguendo nella sua strada di se, di ma e di quando, ha alimentato sentimenti d'insicurezza tra gli studenti e tra tutti i cittadini. Chi si assume responsabilità di governo dovrebbe reggere la barra del timone con maggiore fermezza e infondere certezza nei cittadini, ai quali contemporaneamente, però, si chiede di assumere il senso di responsabilità delle scelte a livello di Governo in termini di comportamenti virtuosi e di sacrifici economici. Oggi siamo ormai a un passo dagli esami conclusivi del primo e del secondo ciclo. Il provvedimento che stiamo esaminando è rimasto fermo al Senato perché la maggioranza ha litigato sulla modalità di svolgimento del concorso straordinario già bandito. Avete introdotto dall'anno scolastico 2020-2021 la modifica delle modalità di valutazione finale degli apprendimenti degli alunni della scuola primaria, che passa dal voto al giudizio, e, intanto, che cosa avete fatto? Avete perso tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), avete perso tempo utile per adottare le misure necessarie a permettere di riaprire a settembre tutte le scuole, non solo in sicurezza ma anche nel rispetto del percorso di crescita e di apprendimento delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Del resto, anche sulle modalità di svolgimento degli esami conclusivi del primo ciclo e sugli esami di Stato l'atteggiamento del Ministro si è distinto per mancanza di chiarezza e per disprezzo per il confronto parlamentare. Il Ministro, infatti, ha parlato attraverso i social, ha usato lo strumento dell'intervista ma, contemporaneamente, ha snobbato le sedi istituzionali. Una gestione dell'emergenza che è stata tenuta il più possibile lontana dalle Aule parlamentari e da una dialettica politica che avrebbe dovuto, invece, caratterizzare il momento dell'emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Studenti e genitori prima dell'estate hanno ballato al ritmo dei tormentoni: “la scuola riapre sì, la scuola riapre no”, “esami di Stato in presenza o a distanza”, “elaborato scritto o elaborato solo orale”, “ammissioni per tutti o valutazione”, per non parlare dell'indecisione sulle date di svolgimento degli esami di terza media.

C'è, poi, la questione dei candidati privatisti, trattati come pària, che potranno sostenere l'esame soltanto a settembre. Così potrebbero perdere la possibilità di accedere ai test preselettivi per l'accesso alle facoltà a numero chiuso e a nulla serve l'introduzione della possibilità di sostenerli con riserva. Stiamo chiedendo a questi ragazzi di assumersi la preparazione, l'attenzione, il sostegno di due prove fondamentali che decideranno di tutta la loro vita futura. Per non parlare della mancata considerazione del ruolo fondamentale delle scuole paritarie nell'equilibrio del funzionamento del sistema. Ecco, noi, oggi, vorremmo sapere di più sulle riaperture, vorremmo avere la certezza di tornare tutti in classe a settembre, vorremmo modalità certe e sicure per farlo, ma le soluzioni che si prospettano sono ancora incerte, fumose e confuse. La scuola dove insegno conta circa 1.200 alunni per 54 classi, è impensabile immaginare spazi adeguati per contenerli tutti rispettando il distanziamento e, quando anche vi si riuscisse, io mi domando quante scuole riuscirebbero a farlo in tutta Italia. Con il confronto avremmo potuto suggerire molte soluzioni diverse, perché una soluzione deve essere trovata; non è assolutamente pensabile che si possa far partire il nuovo anno scolastico con una parte di studenti in classe e una parte di studenti a casa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Nel documento trasmesso dal comitato scientifico sulle modalità di ripresa delle attività didattiche cogliamo, ancora una volta, il tentativo di scaricare su famiglie, studenti e istituzioni scolastiche l'adozione di misure e comportamenti per il contrasto al diffondersi del virus. Si rimanda alle scuole la capacità di contestualizzare, nelle specifiche realtà, le linee guida, certi che solo l'esperienza di chi vive e opera nella scuola quotidianamente con competenza e passione potrà portare alla definizione di soluzioni concrete e realizzabili. La stessa esperienza che in altre occasioni viene ignorata (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quello che manca sono gli investimenti nella scuola, manca una visione strategica del sistema scuola e, intanto, si blocca il provvedimento sulle modalità di svolgimento della prova del concorso straordinario. Questo decreto avrebbe dovuto contenere poche indicazioni essenziali, le linee guida per consentire al sistema scolastico di attraversare e superare questo difficilissimo momento, avrebbe dovuto garantire il sostegno alle scuole del sistema nazionale d'istruzione, pubbliche statali e pubbliche paritarie, consentendo così il superamento di un momento tanto difficile, salvaguardando un sistema integrato e sussidiario che rappresenta una risorsa essenziale per realizzare il diritto-dovere di apprendere, per la formazione della persona e del cittadino e per la libertà di scelta educativa delle famiglie. Avremmo dovuto attivare tutte le risorse possibili per creare le condizioni affinché si riaprissero le scuole in concomitanza con la riapertura del Paese e, invece, non vediamo nulla di tutto questo. Oggi, la scuola e l'università rimangono l'ultimo avamposto ancora isolato; hanno riaperto attività produttive, parrucchieri, negozi e ristoranti, oggi, si riaprono le frontiere tra le regioni, ricominciamo a parlare di turismo estivo, di vacanze, ma non siamo riusciti ad aprire le scuole. State rinchiudendo la scuola in un recinto, senza rendervi conto che è il pilastro della crescita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avremmo avuto bisogno di sentire dagli esperti del Ministero proposte concrete per mettere in campo metodologie didattiche innovative che salvaguardino il rapporto diretto e stretto tra docenti e allievi, ma occorrono strumenti, fondi e, soprattutto, un'idea di futuro che non sia soltanto emergenziale. Occorre rivedere il ruolo dell'insegnante e, di conseguenza, il riconoscimento professionale ed economico per l'intera categoria. Da tempo si sostiene che il baricentro della scuola debbano essere lo studente ed un apprendimento veramente individualizzato per rispondere a diversi stili cognitivi, questa sarebbe una rivoluzione di cui vantarsi, non di 600 mila ragazzi lasciati indietro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ancora una volta dobbiamo amaramente constatare che si è perso tempo. Un appunto lo vorrei fare anche come sindaco. Dite che con questo decreto i sindaci avranno maggiori poteri in deroga al codice degli appalti per l'edilizia scolastica; ricordo, però, che nessuno ha pensato che non tutti i comuni saranno in grado di recuperare i fondi necessari relativi alla quota parte a carico dei comuni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), per non pensare a tutte le procedure che devono passare, dalle graduatorie provinciali, per poi passare alla regione, per poi ritornare, vi dirò se effettivamente le procedure saranno più snelle quando e se riceverò i contributi per la scuola del comune che mi pregio di rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Dal punto di vista procedurale, inoltre, non smettiamo di meravigliarci per il ritardo con il quale il Governo adotta provvedimenti e per la compressione dei tempi del dibattito parlamentare: un iter lungo e inutile in una delle due Camere e un'assoluta compressione dei tempi della discussione nell'altro ramo. Questa ormai è la prassi consolidata dal Governo. Nel corso di questa emergenza Forza Italia si è distinta per l'atteggiamento costruttivo e non ostruzionistico; abbiamo presentato proposte emendative per correggere alcune palesi carenze del decreto e siamo consapevoli che nulla sarà accolto, dati i ristretti tempi con cui affrontiamo l'esame di questo provvedimento, tutto si ridurrà all'ennesimo voto di fiducia, proprio su un argomento come la scuola che per il suo ruolo incide direttamente sulla formazione della società del domani. Sottolineo, inoltre, che quando si chiede collaborazione alle minoranze, poi, si devono anche ascoltare ed accogliere alcune loro proposte.

Termino, sottolineando che le vostre scelte affossano il futuro della scuola italiana, rischiando di compromettere quello dell'intero Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Galantino. Ne ha facoltà.

DAVIDE GALANTINO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi deputati, sento innanzitutto di esprimere tutta la mia solidarietà, da uomo prima ancora che da rappresentante delle istituzioni, al Ministro Azzolina per le offese ricevute nelle scorse settimane, questa è una sensibilità che non ha colore politico, quindi, penso di poter dire che siamo dalla sua parte. Non lo siamo, ma, credo che a questo punto non lo sia nessuno, per tutto ciò che è stato inserito nel “decreto Scuola”, un provvedimento in grado di scontentare tutti gli attori del mondo della scuola, a beneficio solo delle poltrone governative, perché anche su questo decreto molto probabilmente verrà posta la questione di fiducia. Ed è grave, è molto grave che il testo modificato al Senato sia stato pubblicato sul sito della Camera solo qualche giorno fa: 44 pagine di articoli, oltre 100 pagine di dossier da interpretare in pochi giorni, lunedì in pratica è stato il primo giorno utile per permettere a noi deputati di discutere il testo con le modifiche apportate nelle Commissioni del Senato, in quanto solo lunedì il testo è arrivato in Commissione cultura, dove anche un esponente della maggioranza ha definito il provvedimento il “decreto delle umiliazioni”. Abbiamo avuto, quindi, solo un giorno per confrontarci con gli attori in campo; anche in questo caso questa maggioranza eventualmente voterà una fiducia ad occhi chiusi e so bene perché lo farà, perché se quella fiducia oggi la chiedeste agli elettori allora sarebbe diverso.

Quindi, quand'è che farete questa domanda agli italiani, quand'è che chiederete agli elettori se vogliono questo o un altro Governo? Fra poco si vota per le regionali, quindi, possiamo escludere la possibilità che non si possa votare per l'emergenza Coronavirus; voteremo il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, quindi, giustamente, voteremo in tutta Italia; la fiducia, allora, chiedetela agli italiani, vediamo gli italiani che tipo di Governo vogliono, se un Governo multicolore, retto solo per restare comodamente qui a Roma, oppure un Governo con un programma condiviso da portare avanti.

Eppure, in questo caso, avreste potuto distinguervi, avreste potuto fare la differenza, diciamo così, approfittare del momento, perché con la didattica a distanza si è riusciti a garantire l'istruzione ai nostri figli, ma il merito, se tutto è andato bene, è del sacrificio delle famiglie, delle mamme, dei papà, dei docenti che, come sempre, seppure in condizioni precarie, seppure in condizioni precarie, non hanno mai fatto mancare il necessario per la formazione di quelli che saranno i lavoratori, le menti e i cervelli del futuro. In questo periodo avreste potuto trovare una soluzione per l'emergenza scuola, sia per quanto riguarda gli istituti, con le aule che non potranno certo garantire quella sicurezza che oggi è necessaria a tutelare la salute dei ragazzi, sia di inserire nel sistema del lavoro quelle migliaia di insegnanti precari che da anni aspettano la dovuta ed agognata stabilizzazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

Che destino, poi, spetta al personale non docente, ai dirigenti scolastici? E a questo punto entro nel merito della questione del concorso, della stabilizzazione dei precari, perché Fratelli d'Italia sin dall'inizio della legislatura ha avuto una linea coerente: il precariato va completamente stabilizzato. E non lo abbiamo detto soltanto nell'ambito scolastico, lo abbiamo chiesto anche in Commissione difesa, insieme ai colleghi Deidda e Ferro, per i nostri militari delle Forze armate. Si chiama coerenza, che questa maggioranza non ha. Ricordo bene le battaglie del MoVimento 5 Stelle sulla “buona scuola” e consiglierei a tutti i deputati del MoVimento di questa legislatura di andarsi a rileggere tutte le vecchie dichiarazioni. Dov'è quindi la vostra coerenza, la vostra vicinanza al mondo dei docenti? Abbiamo un esercito di professionisti che a settembre sarebbe stato certamente pronto ad essere in cattedra, fatto di persone che hanno già servito lo Stato, persone senza le quali non ci sarebbe stata la scuola italiana. Ma, tornando agli studenti, mi è capitato di ricevere molte lamentele di genitori che ad un anno scolastico ormai terminato non hanno ancora capito come si svolgeranno gli esami di Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Altri, invece, si chiedono in che modo, nel prossimo anno scolastico, verranno gestiti i casi di ingresso a scuola con febbre sopra i 37 gradi, a chi saranno affidati i ragazzi, all'autorità sanitaria, alla famiglia. E ancora, perché non si è concesso alle classi dell'ultimo anno di poter salutare i docenti e i compagni anche solo per un'ora, magari all'aperto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Non dimentichiamoci che gli effetti della didattica a distanza di questi mesi avranno grosse ripercussioni in futuro. Avreste potuto, quindi, alleggerire quanto meno quei ragazzi che l'anno prossimo andranno via dalla propria terra per studiare in città universitarie o i bambini che passeranno dalla scuola primaria alla secondaria. Un'ora, sarebbe bastata solo un'ora per dare un segnale di umanità; ma forse su questo la maggioranza è stata molto coerente. Il popolo della rete; probabilmente qualcuno si ricorderà il popolo della rete; ma la rete doveva essere un modo per condividere, per migliorarsi, uno strumento aggiuntivo. Non un modo per tenere la gente sul divano 24 ore su 24 sui social per perdere totalmente il contatto con la realtà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché poi accadono cose strane nel mondo reale, quel mondo che questa maggioranza disconosce.

Quello che è successo nella mia città solo ieri, dove alcuni ragazzi minorenni sono stati protagonisti di una gravissima aggressione, mandando in fin di vita un ragazzo di 16 anni, lasciandolo agonizzante nel suo stesso sangue. Perché hanno fatto una cosa del genere? Quale può essere stata la motivazione? Ve lo dico io: questi ragazzi non hanno più un punto di riferimento. Magari sono figli di genitori che vivono già in condizioni di disagio sociale e questi ragazzi, dopo essere stati tutto il giorno in casa, escono fuori a sfogarsi, perché non vedo altra motivazione. Spero che non sia questo il popolo della rete che volete creare, ma abbiamo capito che questi mesi sono serviti a questo Governo solo per gonfiare la propaganda mediatica e per imporre una presenza che, se umanizzata, sarebbe stato un tantino diversa.

Stendo un velo pietoso su quello che è avvenuto in questi mesi: avete fatto una serie di decreti-legge per motivi d'urgenza e, se non fosse stato per la responsabilità dell'opposizione, che non è una responsabilità nei confronti di questo Governo, ma nei confronti della nostra nazione, degli italiani, se non fosse stato per la nostra responsabilità, voi vi sareste fatti ostruzionismo da soli. Quindi concludo, Presidente, dicendo grazie per i vostri DPCM, grazie per la pioggia di miliardi che non sono mai arrivati, grazie per questo ennesimo decreto vergognoso. E ancora grazie perché finalmente gli italiani hanno capito, e potranno capire anche nei prossimi mesi, sperimentando sulla loro pelle gli effetti devastanti delle vostre politiche, scellerate, che il vostro tempo è finito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Fogliani. Ne ha facoltà.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Saluto la Ministra, a cui anch'io, ovviamente, do la mia solidarietà massima. Ringrazio il Vice Ministro Ascani, che ci ha accompagnato in queste poche ore di discussione di questo “decreto Scuola”. Sì, perché non voglio sottolineare ulteriormente che dall'8 aprile ne stiamo parlando adesso, che siamo ai primi di giugno, in Aula, qui alla Camera, e che ormai la scuola è quasi terminata. Abbiamo potuto toccare veramente poco palla. Noi abbiamo comunque, come opposizione e come Lega, fatto il nostro lavoro, abbiamo presentato gli emendamenti, le nostre proposte, che potevano anche essere valutate. Abbiamo collaborato sempre al massimo, come ci ha chiesto anche il Presidente della Repubblica, ma, a quanto pare, l'appello non è stato ascoltato da questa maggioranza.

Questo provvedimento, come dice il titolo, reca misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, avrebbe dovuto contenere poche indicazioni essenziali, le linee guida per consentire alla scuola italiana di attraversare e superare il momento di emergenza che ha trovato l'Italia, garantendo, secondo i dettami della Costituzione, il diritto allo studio per tutti, le modalità di apprendimento, la regolarità dello svolgimento dell'anno scolastico e dei relativi esami di passaggio da un ciclo di studi all'altro o finali. Avrebbe dovuto, inoltre, garantire la stabilizzazione degli insegnanti e del personale non docente, superando una volta per tutte questa questione aperta, anche quella dei dirigenti scolastici, salvaguardando la dignità professionale di una categoria, quella degli insegnanti, che nei Paesi più evoluti rappresenta la punta della piramide sociale, dando certezza peraltro della continuità didattica in un momento già destabilizzante per gli alunni, che avrebbero dovuto quanto meno ritrovare gli insegnanti dell'anno precedente all'avvio dell'anno scolastico successivo.

Peccato che, come dicevo prima, tutti gli emendamenti a favore della stabilizzazione sono stati tutti bocciati. Inoltre deve essere garantito il tempo scuola richiesto dalle famiglie, tempo pieno, tempo prolungato, integrazione, supporto DVA. E quindi si rende necessario, oltre all'organico attualmente esistente, un ulteriore organico che consenta di dare risposte al territorio rispetto al modello pedagogico scelto dalle famiglie e per evitare la riduzione dell'orario delle lezioni. Oggi in quest'Aula stiamo valutando un provvedimento che dovrebbe farsi interprete delle esigenze di certezza che chiedono studenti e genitori, ma che, invece, è ben lontano dal prevedere azioni che possano fornire soluzioni chiare e definitive.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce? Colleghi! Prego.

KETTY FOGLIANI (LEGA). C'è la necessità e l'urgenza e di stanziare ulteriori importanti fondi per le scuole paritarie. Con i suoi 870 mila studenti e 120 mila insegnanti, a questo tipo di scuola, che comunque è considerata paritaria - quindi equivale a una scuola statale - proprio dal nostro ordinamento, va riconosciuto il prezioso ruolo svolto nei territori, soprattutto dove lo Stato non arriva direttamente o come elemento identificativo e fondamentale per evitare l'omologazione massificante. E non sono certo quei circa 11 mila euro, ripeto, 11 mila euro ad ente che vengono dati come elemosina, un aiuto concreto e reale a questo tipo di istituzione. Una questione che mi sta particolarmente a cuore è anche quella dei candidati privatisti e di quelli che provengono dall'istruzione parentale. L'ho già detto in Commissione, l'ho chiesto anche in audizione alla Ministra: ma questi studenti sono considerati dal Governo come maturandi e studenti di serie B solo perché hanno scelto un percorso diverso, chissà per quali motivi personali, possono essere sanitari, familiari o chissà per quale altro motivo?

Essi sono prima di tutto persone, con gli stessi doveri e diritti degli altri, ma i cui diritti sono stati palesemente violati e calpestati; sono discriminati, nonostante il numero ridotto, e costretti a sostenere gli esami in date irragionevolmente tarde. Dovranno sostenere le idoneità dei percorsi parentali solo entro il 1° settembre 2020.

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, io non riesco a sentire la collega Fogliani. Colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento e di abbassare il tono della voce. Prego, collega.

KETTY FOGLIANI (LEGA). Ripeto, dovranno sostenere le idoneità dei percorsi parentali solo entro il 1° settembre 2020 e in presenza per entrare nel sistema scolastico pubblico o per avere riconoscimenti all'intero percorso compiuto all'interno di scuole private o parentali, allungando con l'ordinanza i tempi per l'esame di quasi tre mesi rispetto ai tempi ordinari per circa 70 mila tra bambini e ragazzi, che inevitabilmente saranno impegnati anche durante l'estate nello studio, diversamente da quel che succede per gli altri studenti, che finiranno a giugno. Ora poi che siamo nella fase 3 di ripartenza, che inizia proprio oggi, mi sembra ulteriormente assurdo questo tipo di approccio. Per non parlare poi dell'esame di maturità dei candidati esterni diviso tra data a partire dal 10 luglio in poi per l'idoneità e a settembre con la sessione straordinaria che non ha ancora una data fissata, con possibilità di fare eventualmente il test d'ingresso all'università prima della maturità e con l'eventualità che per caso non sia già iniziata la scuola, perché non sappiamo ancora la data di partenza della scuola, e che per caso non ci siano anche in mezzo le elezioni, con la sospensione quindi delle strutture scolastiche per le elezioni: insomma un gran bel pasticcio.

Tornando, invece, sul tema della didattica a distanza non abbiamo dati ufficiali: quanti studenti sono stati davvero raggiunti? Quanti invece sono stati completamente esclusi? Quali sono stati gli effetti della didattica a distanza in termini di crescita umana e formativa degli studenti? Quale deficit resterà nella formazione dei giovani che hanno attraversato questi mesi di crisi? Non ne abbiamo idea: ci sono sì dei dati ma dati che sembrano molto lontani dalla realtà. Poi ci sono delle contraddizioni: prima tutti promossi, poi invece no; prima gli esami da remoto poi invece in presenza e non sapendo fino all'ultimo se gli alunni avrebbero potuto recuperare i debiti o se avrebbero perso l'anno.

Altro tema importantissimo è legato agli studenti disabili. I dati indicano chiaramente che le alunne e gli alunni con disabilità stanno pagando un prezzo molto alto rispetto al loro sviluppo negli apprendimenti e al loro benessere psicologico e comportamentale. La didattica a distanza appare per molti di loro inaccessibile: un alunno con disabilità su tre è di fatto escluso dalla didattica a distanza o perché si è rivelata inefficace (26,2 per cento) o perché la DAD non era nemmeno ipotizzabile (10,3 per cento). La didattica a distanza per l'alunno con disabilità avrebbe dovuto essere seguita da tutti i suoi docenti curricolari e non solo dall'insegnante di sostegno e, anzi, prevedendo modalità di raccordo e coordinamento tra tutti loro e la famiglia. Ora la scuola è ormai finita: cosa sarà riservato per loro a settembre?

In questi ultimi giorni è poi nato un altro problema: il clima di incertezza che gravita intorno ai presidenti di commissione che dovrebbero garantire il buon funzionamento dell'esame di Stato. Il motivo del clima di incertezza che gravita attorno ai nomi dei commissari designati è spiegato così: soprattutto per quelli chiamati a supervisionare l'esame di Stato nelle grandi città è forte la paura del contagio da COVID-19, tanto che molti hanno declinato gentilmente l'invito. Inoltre non deve passare in secondo piano il fatto che molti docenti sono impegnati nelle commissioni interne del proprio istituto scolastico e pertanto si riduce la disponibilità per il ruolo di presidente esterno. I dati emersi lunedì 1° giugno sono tutt'altro che rassicuranti in tal senso: a poco più di quindici giorni dall'inizio dell'esame di Stato, la percentuale relativa ai presidenti mancanti è a dir poco preoccupante. Il problema soprattutto si rileva nel mio Veneto, in Emilia Romagna, in Toscana, in Lombardia e ho qui i dati della Lombardia per la quale si parla di circa 770 su 1.790 commissioni.

Parlando poi di ripresa dell'anno scolastico le principali indicazioni fornite dal comitato tecnico-scientifico sono le seguenti: la mascherina sarà obbligatoria per tutti ad eccezione di bambini di età inferiore a sei anni; gli ingressi e le uscite scaglionate per evitare assembramenti; distanziamenti di almeno un metro all'interno delle aule; alternanza e turni anche all'interno della stessa classe. Ora le domande che ci poniamo sono: come verranno gestite queste eventuali alternanze con gli insegnanti? Pensate soltanto a gestire una classe che per metà sia in aula e per metà sia a casa: come potrà essere gestita da un insegnante questa situazione? Inoltre chi si farà carico del costo delle mascherine dal momento che, come hanno già detto anche i miei colleghi più volte, si tratta di circa 8 milioni di studenti moltiplicati per due perché in teoria, se si fanno più di quattro ore, dovrebbero essere almeno due?

E la sanificazione a chi spetta? Di chi è a carico? E come verrà mantenuto il distanziamento nelle aule quando uno dei principali problemi è dato proprio dalle classi con un numero alto di alunni? Sono stata assessore della scuola nel mio paese e abbiamo trovato posti per le classi delle superiori ovunque, quindi tutti gli spazi necessari del mio comune sono pieni di aule delle scuole. Vorrei proprio capire come si riuscirà a trovare ulteriori spazi e credo che questa situazione si rispecchi un po' ovunque. E come faranno poi le famiglie a non impazzire con turni in presenza e da remoto magari suddivisi su più figli? Infatti, io sono anche una mamma che lavora, una mamma che ha un marito impegnato e quindi gestire i figli che sono minori in diverse situazioni non è così semplice; noi dovremmo tutelare la famiglia, aiutare le famiglie, soprattutto per avere anche più figli. Non dimentichiamo che in tutto questo contesto ci sono anche i genitori che, in questo periodo di grande difficoltà e preoccupazione, si sono anche improvvisati esperti informatici magari in zone scoperte dalla banda larga o comunque in situazioni di povertà. Mi pare che ce ne sia abbastanza per sostenere che il decreto in esame è l'ennesima occasione sprecata e non dà un futuro chiaro alla nostra scuola, ai nostri studenti e alle loro famiglie. Come gruppo Lega continueremo a fare proposte per arrivare alle soluzioni, come abbiamo sempre fatto, con la speranza che questo Governo non continui a restare sordo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ferro. Ne ha facoltà.

WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Governo, colleghi, con il “decreto Scuola” il Governo perde un'altra occasione per dimostrare coraggio, ma soprattutto per dimostrare reale volontà di cambiamento. L'istituzione scolastica è stata sacrificata, ancora una volta, sull'altare degli interessi particolari contrapposti per l'incapacità, ormai caratteristica dell'Esecutivo, che non riesce a dare un indirizzo e soprattutto che non riesce ad effettuare scelte capaci di rompere lo schema secondo cui l'importante è accontentare il singolo partito. La mancanza di accordo all'interno della maggioranza è certificata dal ricorso alla fiducia al Senato e ha certamente mortificato tutte le opposizioni, in modo particolare Fratelli d'Italia, che ha cercato di dare con i propri componenti il contributo con 42 emendamenti e 2 ordini del giorno, che avrebbero piuttosto dato forza ad una volontà rivoluzionaria di cambiare il sistema dell'istruzione partendo soprattutto e valorizzando il personale precario di cui si è parlato fin qui, e che ogni anno contribuisce ad assicurare lo svolgimento delle lezioni dei nostri ragazzi, ma anche nell'occasione dell'emergenza credo che abbia dato il massimo per continuare il lavoro a distanza. Ma, attenzione, non sono solo gli eterni contestatori di Fratelli d'Italia a criticare il decreto in esame, Ministro. Gli stessi sindacati hanno annunciato la mobilitazione dopo l'approvazione del testo al Senato e oggi abbiamo appreso, per un suo tweet, che saranno convocati e ascoltati: magari se questo passaggio fosse stato fatto prima non sarebbe stato certamente sbagliato. Soprattutto i sindacati hanno eccepito quello che noi sottolineiamo da più tempo: la mancata stabilizzazione dei precari; il mancato potenziamento della classe docente e del personale ATA; la mancata previsione di un congruo finanziamento per i presìdi igienico-sanitari e soprattutto per i dispositivi di sicurezza; la mancata revisione dei parametri per il dimensionamento delle classi e così le altre criticità contenute in tutto il decreto. Insomma, come abbiamo già avuto modo di dire, è un decreto che certamente non dà risposte nell'immediato, considerato che certamente non solo mancano i commissari di maturità ma che aumenta anche il numero delle cattedre vacanti, tanto che a settembre si supereranno, credo, le 200.000 supplenze; né dà risposte nel futuro al personale docente e non docente, a dirigenti scolastici, ad alunni e famiglie. Per quanto riguarda la disabilità già il collega Mollicone ha detto quanto c'era da dire e è ciò stato sottolineato anche dal collega Galantino, che, devo dire, ha fatto un'ottima analisi. Il decreto non dà risposte agli alunni, alle famiglie, che sono coloro che in tutto questo periodo di grandi difficoltà hanno compiuto degli sforzi enormi tenendo in piedi l'istituzione scolastica. Oggi discutiamo del “decreto Scuola”, che ignora completamente il personale ATA, gli SGA facente funzione, i tanti insegnanti di religione cattolica in attesa di quella famosa stabilizzazione, ma soprattutto ignora le scuole pubbliche paritarie. Ascoltando anche il dibattito che si è tenuto al Senato, dalla senatrice Granato, la quale dice che le opposizioni hanno tentato di essere originali, per quanto riguarda Fratelli d'Italia non abbiamo mai inteso essere dei politici originali, semmai dei politici seri: seri negli impegni che assumiamo prima, mentre e dopo le competizioni elettorali; seri nel nell'onorare quello che inseriamo all'interno dei nostri programmi.

Per noi le scuole paritarie certamente sono un pilastro fondamentale di questo sistema dell'istruzione e garantiscono il diritto costituzionale alla libertà educativa. Se non fosse stato per il nostro emendamento, non avrebbero avuto neanche la possibilità di tenere gli esami i candidati privatisti. Altri emendamenti approvati puntano a garantire il regolare svolgimento delle attività nelle scuole dell'infanzia paritarie, attraverso incarichi temporanei, attingendo alle graduatorie comunali degli educatori dei servizi educativi per l'infanzia.

Quindi, abbiamo fatto una battaglia forte, affinché PC e tablet necessari per la didattica a distanza vengano forniti dalla scuola, in particolare per i docenti precari che non hanno nemmeno la Carta del docente. Noi di Fratelli d'Italia siamo contrari ad un concorso straordinario da svolgersi a settembre, quindi proprio all'inizio dell'anno scolastico. Lo Stato non può permettersi un concorsone nazionale, a maggior ragione stroncando le speranze di 170 mila precari che da anni garantiscono puntualmente i servizi educativi.

Chiediamo supporto ed attenzione alle scuole paritarie, che garantiscono ogni anno l'istruzione di circa 900 mila studenti. I provvedimenti del Governo, per quanto ci riguarda, sono del tutto insufficienti. Il Governo avrebbe dovuto pensare a questo, anziché alla rivoluzione ideologica della sostituzione dei voti con i giudizi alle primarie.

Abbiamo chiesto, inoltre, di sbloccare i concorsi con l'ammissione dei ricorrenti, una sanatoria per il concorso docente suppletiva 2016, soluzione per gli insegnanti di religione, per i docenti AFAM e ancora l'abolizione delle “classi pollaio”; un piano straordinario di investimenti da un miliardo e mezzo per la messa in sicurezza delle scuole, ma anche l'importante necessità di garantire uno scudo penale per i dirigenti scolastici nel caso in cui i contagi avvenissero nelle loro scuole nonostante il rispetto di tutte le norme sanitarie.

Questo decreto, io credo e noi di Fratelli d'Italia crediamo che sia il colpo di grazia alla scuola italiana e auspichiamo, ovviamente, da parte della maggioranza e di questo Governo, benché poco attento ad ascoltarci, che possa recepire le nostre proposte di modifica che guardano al futuro dei nostri giovani. Vedete, in questo decreto che non ha un nome altisonante, “Rinascita”, “Cura Italia”, “Spazzacorrotti”, ci sono due parole chiave; secondo me, parole chiave che dovevano far sì che nascesse un buon decreto, un decreto che ascoltasse le esigenze della scuola tutta e delle famiglie. Tali parole sono “coraggio” e “rivoluzione”. Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi a parlare, ma ci vuole in alcuni casi ancor più coraggio a stare seduto ad ascoltare. La rivoluzione, invece, non si fa solo con il cambiamento, ma la si fa quando il cambiamento è veloce e istantaneo. E allora, in qualche modo, è proprio vero che il cambiamento si ha soltanto quando c'è l'intenzione, in qualche modo, di mettere in campo quelle idee, che, credo, da parte di tutti noi siano state propositive e costruttive. Mi viene da dire che in questo decreto, ahimè, non c'è né il coraggio, né la rivoluzione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Vittorio Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevoli colleghi, potremmo dire, alla presenza del Ministro e del sottosegretario, che ha avuto la bella intuizione simbolica di aprire per un giorno, il giorno della chiusura, le scuole per restituire dignità agli studenti e al Governo, che non va bene che un Governo sia così inadeguato a governare rispetto a decisioni fondamentali che riguardano la libertà dei cittadini, sulla quale da ogni parte del mondo è intervenuta una serie di personalità, che hanno indicato, a partire da Sabino Cassese fino a Vargas Llosa, come ho ripetutamente detto, qualcosa che dà il senso che in Italia soprattutto è mancato il Governo, che non vuol dire il comitato tecnico-scientifico. Ogni volta che ho ascoltato il Primo Ministro o il Ministro dei Beni Culturali ho sentito il comitato tecnico-scientifico, ma chi sono i membri di questo comitato? E possono essere più autorevoli di alcuni altri scienziati che hanno detto cose molto precise? Uno solo io ne ho sentito, in questi mesi, che ha lavorato in terapia intensiva e che due giorni fa ha detto una cosa molto precisa, mi riferisco ad Alberto Zangrillo, creando uno scandalo inesistente, su cui non mi sembra che tempestivamente il Governo abbia dato seguito per dire: il Coronavirus è estinto; è un pazzo e gli altri sono savi e hanno dato misura di una saggezza che si è misurata in termini di scelte sbagliate, fino a quella contraddittoria di dire, nei giorni scorsi, teniamo ancora chiusa la Lombardia. Allora, anche il Governo sapeva che la Lombardia aveva un problema più grave e che occorreva non dare le stesse misure a tutte le regioni, anche quelle dove non c'è segnale di gravità, ma di semplice influenza per il morbo. Il tema è un tema importante. Cosa fa un Governo? Un Governo valuta e decide, non è succubo una volta dell'uno e una volta dell'altro. E quando uno di questi, che io trovo quello più pertinente, dice una cosa il 30 maggio, sarebbe opportuno che non fossimo ancora qua con la finzione delle mascherine, con i riti della paura, con l'incubo, con tutto quello che porta, per esempio, a non seguire la proposta dell'onorevole Ascani, o che porta alla finzione di un esame di maturità, che, peraltro, vorrà dire, potremmo anche farlo per posta, perché sarà difficile bocciarne uno; perché ci dovrà essere una vittima, è un esame pro forma o verrà bocciato sulla base di quello che non sa rispetto a una prova orale, sia pure interessante, fatta solo con membri interni e tutto quello che abbiamo letto, che, in realtà, non può discriminare uno che, magari, è stato per due mesi in condizioni di difficoltà? Perché l'insegnamento, quello universitario e ancor più quello primario nelle scuole, richiede la presenza di un docente che abbia coraggio, passione e verità. Tutto il resto, l'idea che noi apriamo i campi di calcio e abbiamo tenuto ferme le scuole, dà un segnale molto inquietante di un Paese senza cultura, di un Paese dell'ignoranza. Altrove, in Francia o in Germania, non hanno messo prima il calcio e poi la scuola. Credo che questa sia un'indicazione di un Governo che non c'è, ci sono il Ministro o il Presidente del Consiglio, ma c'è un comitato tecnico-scientifico, che ha tenuto i bambini fermi a casa, nell'ignoranza, con la finzione dell'insegnamento a distanza, in vacanze sicuramente per qualche giorno anche divertenti per loro, e che continua a non dare nessuna risposta, come se non ci fossero nuove evidenze sulla realtà attuale di questo drammatico momento della nostra vita, che è finito. Allora, o prendiamo atto di questo e siamo tempestivi, oppure diciamo che facciamo arrestare Zangrillo; d'altra parte, c'è il comitato che ha voluto Martella per le fake news, ci sono tutti quelli che possono essere, magari, bruciati a Campo de' Fiori, tutti quelli che hanno osato dire altro. Ma se l'evidenza di una cosa è che non è un pericolo mortale, ma è una condizione dalla quale si può uscire senza bisogno di terapia intensiva - e lo dice uno che fa terapia intensiva - dove siamo? Dov'è il Governo? Dov'è la verità di una politica, che governa e non è governata? Qui c'è un problema di passività: noi siamo stati governati. Eppure anche in quel periodo io l'ho detto per primo - ho discusso anche con l'amico Trizzino - ma ci sono state personalità che vanno da un altro studioso illustre, che si chiama Matteo Bassetti, a un altro che si chiama Tarro, a un'altra che si chiama la Gismondo, che avevano dato segnali di misure che non dovevano essere queste grottesche assunte qua il 20 aprile, abbiamo cominciato a metterci la maschera il 20 aprile qui, il bavaglio, non la maschera. Ora, in tutto questo evidentemente qualcuno ha deciso che occorreva sentire l'ultimo, che diceva: “Guarda, meglio, avendo il mal di testa, tagliarci la testa”. È una soluzione molto rapida; è il modo migliore per farlo passare. Ma se ragioniamo, occorre una sola cosa, che io chiedo a viva voce agli amici della Lega, agli amici di Fratelli d'Italia, agli amici di Forza Italia: una Commissione parlamentare d'inchiesta sopra i comitati tecnico-scientifici, per andare a vedere il Parlamento, con le forze parlamentari e la verità della democrazia, se non abbiamo subito magari qualche ricatto o qualche minaccia. Non sono un dietrologo, ma qualcuno che aspetta il vaccino l'abbiamo da sempre. E oggi il vaccino dovrebbe servire per una cosa che non c'è più, per vaccinare persone che potrebbero essere contagiati di altro, attraverso un vaccino sbagliato? Allora occorrerà che, per una volta, il Parlamento rialzi la testa e una Commissione, di tante Commissioni inutili che sono state fatte: è stata fatta una grande Commissione sulla P2, che ha continuato ad agire, quando la magistratura ordinaria, in Cassazione, aveva prosciolto quella associazione, che è stata una pagina di costume italiano. Ora, potremmo fare una buona Commissione, di parlamentari e non di medici, sull'operato di quei medici e sulle falsità che hanno detto o sulle false verità, perché l'ultima, che è quella che mi ha colpito di più e che va nell'ordine di una campagna che ho cominciato a condurre da metà aprile, in maniera molto intensiva, attraverso raccolte di firme e appelli al Presidente della Repubblica e personalità, ancora oggi è intervenuto Bernard-Henri Lévy, ripetendo che c'è qualcosa, nel mondo, che evidentemente non ha funzionato. Ma questo non vuol dire attenuare la prudenza, ma questo vuol dire non essere succubi di chi ti dice un giorno una cosa, nel suo segmento un altro dice un'altra cosa, e in terapia intensiva un grande medico ti dice: “Il Coronavirus è estinto”. È un pazzo? Non è una materia che ci interessa? Non è questione che riguarda quello che dovremmo fare, prima di tutto con le scuole, restituendo gli allievi ai docenti? La capacità di qualcuno che insegna la cosa che ci hanno insegnato per prima: la libertà di pensiero, la possibilità di dire. Io sono stato variamente condannato sui social perché ho osato avere un pensiero diverso, fosse anche stato sbagliato, era mio diritto averlo ed è diritto ascoltarlo, ed è diritto portarlo in Parlamento, perché si discuta, se qui oggi non è all'ordine del giorno l'indicazione di Zangrillo. È matto? Ha sbagliato? È stato in terapia intensiva. Posso dirvi una cosa che è probatoria: sono stato denunciato da più parti, dal comitato e dal patto trasversale per la scienza, dal dottor Burioni, da Bassetti, che mi ha diffidato. Tra quelli che mi hanno diffidato c'è anche Zangrillo, che un mese e mezzo fa ha detto: “Perché parla Sgarbi?”. Aveva ragione, io non parlavo come un esperto, parlavo come una persona che, stando in Parlamento e stando nella società, osserva, guarda, cerca di capire e non può immaginare che uno guidi la sua automobile da solo con una mascherina, vada in una foresta da solo con una mascherina; è un'economia forzata di ladri e mafiosi per vendere inutili mascherine dove non servono!

PRESIDENTE. Collega!

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Quando il Corriere della sera ha dichiarato, regalandola, una pagina meravigliosa di letteratura fantastica, che non serviva per ragioni sanitarie, non serviva sui luoghi del lavoro, non aveva nessuna funzione di protezione, era scritto così, poi potete trovarlo, era quello che veniva regalato dal Corriere della sera. I medici hanno tutti detto che quella serve per evitare di sputare quando uno fa un'operazione, ma non è protettiva di nulla. Eppure, l'abbiamo portata anche facendo il bagno. Allora c'è qualcosa che non funziona, quindi chiedo che una Commissione parlamentare di inchiesta studi questi tre mesi di follia della democrazia. È anche per noi, perché se fosse vero e le persone avvedute - l'amico Dall'Osso l'ha fatto dal primo giorno - voi siete stati senza mascherina fino al 20 di aprile e il morbo era partito in gennaio, siete stati imprudenti? Non mi pare che siamo morti tutti. Eppure io anche lì per primo avevo detto: “Chiudiamo il Parlamento”, siccome il Parlamento è pieno di membri di ogni regione d'Italia, poteva esserci uno che poteva essere contagioso per l'altro, però questo non è avvenuto. Improvvisamente, abbiamo fatto questa ridicola sceneggiata di metterci un bavaglio, una museruola, per non parlare, non per non essere appestati, perché la peste non c'è e non c'è più, se mai c'è stata.

Allora io chiedo che venga messa all'ordine del giorno – detto, ripetuto, confermato in diverse interviste - quello che ha detto il dottor Zangrillo. Mi pare una chiave semplice, pulita. Con il dottor Bassetti, anche lui molto ascoltato, che ha detto la stessa cosa. Quindi noi continuiamo. Quanti mesi andremo avanti? Fino a settembre, a fingere che sia dietro l'angolo la peste, a cercare terapie intensive come non ci sono più? Certo che dovremo essere prudenti, ma la prudenza non vuol dire stupidità, non vuol dire negare il rapporto fra un professore e un allievo, in nome di una cosa che non c'è. Abbiamo accertato che il virus non ha in alcun modo toccato i bambini, però i bambini non potevano neanche fare una passeggiata nel parco, 200 metri, non 400. Ma dove siamo? Ma dove? E quando è stata riammessa, in maggio, la possibilità di andare in bicicletta, vuol dire che prima ci avevano presi in giro, perché è evidente che se io parto in bicicletta e vado a Frascati o vado Gaeta, la distanza di un metro c'è, non vedo chi mi contagi. Perché hanno proibito di andare in bicicletta? Perché hanno proibito e multato chi passeggiava sulla spiaggia? Perché hanno proibito di andare in un bosco o in campagna? Perché? Un Governo può impormi questo? Devo accettare che il Governo me lo ordini? Che un balordo mi multi per dimostrare che ha potere? Che mi fermi dicendo: “Lei non può, porti la mascherina anche quando va in bagno”. E avranno anche… Perché non sono entrati nelle nostre attività sessuali? Qualcuno di voi, che ha preso le distanze e ha portato la mascherina, sarà andato a letto con sua moglie o con suo marito.

PRESIDENTE. Collega, le ricordo che stiamo parlando dell'avvio dell'anno scolastico, quindi…

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). E questa è educazione sessuale nella scuola (Applausi di deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Collega, le chiedo di attenersi all'argomento all'ordine del giorno.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Qualcuno mi spieghi il nesso fra quello che noi dobbiamo insegnare per una buona sessualità ai giovani e queste regole. Dovremmo dir loro che il letto a due piazze va bruciato. Ma detto questo, io intendevo parlare proprio del tema della scuola per una ragione fondamentale, che la scuola doveva essere, deve essere il primo luogo in cui ritorna la democrazia. Noi abbiamo rinunciato, ci siamo riuniti qui, in queste sceneggiate di settimane di interventi più o meno lunari, con paure, terrori, richiami alla Resistenza, appelli, minacce alla Lombardia e però nessuno ha detto - e lo dovrà dire il Ministro - che la scuola è il punto di partenza dell'educazione - non sessuale, anche quella – civica, che vuol dire educare i giovani a usare il cervello, a leggere Giordano Bruno, a leggere Galileo, a non credere a una scienza che è fatta di figure che diventano santoni o stregoni. Noi abbiamo patito col comitato tecnico-scientifico, un comitato di teste di stregoni, stregoni al posto di deputati e siamo qui, oggi, a tentare di spiegare come dovrà essere la prova d'esame, ma mi chiedo anche quello - anche ammesso che essa abbia un significato, in questa riduzione - chi saranno i bocciati? Quale sarà il criterio con cui dirò che uno, che potrebbe essere meno preparato, non lo sia stato perché l'abbiamo scioccato, inducendogli la paura che non poteva andare in cortile a giocare col suo amico o suo fratello. Quindi, dovrà essere anche quello promosso. Perché facciamo questi esami? Promuoviamoli tutti. Hanno vissuto, per colpa nostra, una sospensione dei loro diritti di apprendimento, di conoscenza, di capacità di capire il mondo e noi li esaminiamo su che cosa? Su quanto siamo stati scemi noi e perfino io, che dico queste cose, incapace di garantire loro la libertà di pensiero, la libertà di pensiero, di idee, di spirito, di docenza? Questo gli abbiamo impedito. In nome di che cosa? Della pseudoscienza, del mago Otelma che si è incarnato nel comitato tecnico-scientifico. Quando ho visto quella sottosegretaria Zampa che ha detto, ha osato dire a Zangrillo: “Sono messaggi sbagliati”; ma chi sei? Se ti sei sempre piegata al comitato tecnico-scientifico, Zangrillo improvvisamente non è più uno scienziato a cui tributare onore e ascoltarlo? No. “Ha detto cose che possono essere sbagliate”. Sbagliate perché? Perché devo portare la mascherina anche se vado a fare una scalata in montagna? Ma dove siamo? Cosa sono queste imposizioni ridicole, soltanto per favorire un mercato grottesco, in cui molti si sono messi e anche lo Stato? Allora, la normalità è tornata in molti Paesi d'Europa e mi fa molta malinconia sentire “L'Europa ci dà, l'Unione europea ci concede”. Che devono concedere? Se l'Europa c'è, noi siamo l'Europa, l'Europa dà a se stessa, non può esistere un organismo che è astratto rispetto ai singoli Paesi che lo costituiscono. C'è un difetto di funzionamento della logica: tutti noi parliamo dell'Europa come altro da noi; mentre siamo tutti europeisti, o molti sono europeisti, contemporaneamente, la sentiamo come un corpo estraneo utile o disutile, buono o cattivo, ma, quando l'Europa ha il suo giardino, il suo luogo d'infinita bellezza dell'Italia, lo manifesta come cosa sua, a cui dà perché è cosa sua, non perché dà agli italiani. Anche qui c'è qualcosa che non funziona, occorrerà registrare le parole: o non siamo in Europa e siamo italiani e basta, e la vediamo come una madre o una minaccia, a seconda dei casi, o siamo noi lei e quando un padre dà a un figlio, non chiede indietro i danari. Non è un prestito, è dare a noi stessi, l'Europa siamo noi (Applausi del deputato Dall'Osso); oppure diciamo tutti noi, sinistra e destra, sempre in televisione - l'altro giorno me ne ero accorto, parlando con un collega -, se ne parlava sempre in terza persona: “l'Europa ha fatto”, “l'Europa farà”, “l'Unione europea”, non c'era modo di correggere questo pregiudizio, che è automatico, in sinistra e in destra. L'Europa è in prima persona, non in terza, l'Europa dà a sé, se dà all'Italia e, se ha una linea, quella linea che riguarda Paesi tutti contagiati, non deve essere la linea italiana o la linea greca o la linea spagnola: hanno aperto le scuole in Germania? Aprono in Italia. Seguano almeno l'indicazione simbolica della Ascani. Non possiamo che la scuola è alla fine di tutto e non conta nulla e ha bisogno di regalie o di una visione dall'alto, paternalistica, perché si dica ai giovani quello che gli toccherà, cioè niente, il regalo di una promozione.

Credo che questa idea di Europa meriti una riflessione nuova sul fatto che è difficile che io possa restituire qualcosa a me stesso: se mi presto qualcosa, lo presto a me e lo tengo io; e così dovremmo immaginare per tante cose, soprattutto quelle che riguardano valori essenziali, come quello dell'insegnamento, che l'Europa abbia una linea, che non ci sia un allievo in Francia e uno in Spagna che hanno misure diverse di trattamento e rapporti diversi con i docenti. Ma, nell'università, la figura del docente è come la figura, anch'essa pretermessa, del sacerdote della chiesa: non puoi fare la comunione per posta o al telefono o, come diceva Burioni: “io so che Dio vuole che gli italiani preghino in casa”. Ha preso anche il posto di Dio, ha detto: “io so che Dio” Perché dobbiamo sapere? La comunione è un atto che ha una consacrazione per chi crede, che è un rito straordinario di verità, per cui il sangue e il vino è il pane e il corpo; se non lo credo, non mi dichiaro cristiano e, se mi dichiaro cristiano, devo anche avere il senso del rito che un sacerdote fa con i suoi fedeli: è lo stesso rito che, con il sapere, con la dottrina, con la scienza, con la matematica, con l'arte fa il docente.

Nuccio Ordine, illustre filosofo, è stato molto mite e con le ali basse in questo periodo, ma sente con sofferenza che non sale dal Parlamento e dal Governo nessuna voce per l'università, che riprenda libera, con il nuovo anno accademico, senza maschere, bavagli e veti, che sia il rapporto del docente con l'allievo, che vede in lui un riferimento, che non è un fatto che può essere sostituito da altro, con l'invenzione che, da settimane, andiamo tutti via Skype e facciamo tutti i video, un mondo completamente ipnotizzato, con una psicologia paradossale, di cui si è accorto il filosofo Agamben: che normalmente le masse - lo abbiamo visto ieri - si riuniscono nelle piazze e hanno un pensiero comune, che è legato alla contiguità fisica, per cui tutti inneggiano un grande cantante, un politico e stanno insieme. Questa volta abbiamo avuto una massa fatta di individui separati, è la prima volta che capita nella storia: ognuno stava a casa sua, ma nessuno usava la sua testa, temevano di mettere fuori il naso dalla finestra. A me è accaduto che mi abbiano mandato il video di tre persone di una famiglia in Sardegna, su un'isola, su una spiaggia e dice: ma, guarda, devi dirgli che questo è un crimine. Come un crimine? Sono gli stessi che stavano in casa, non possono stare all'aperto? Qual era il crimine di stare in tre sulla spiaggia? Ebbene, questa deformazione ha creato una nuova massa fatta di individui totalmente ipnotizzati, una psicosi collettiva che è diventata persuasione: dobbiamo uscirne, dobbiamo essere i primi a dire che queste mascherine sono una menzogna e i primi a dire che università e scuola devono riaprire nella loro normalità, secondo il protocollo del professor Alberto Zangrillo, che ha vissuto nelle terapie intensive e ha detto a me: stai attento, non parlare tu che non hai titolo, né la competenza. Allora me lo aveva detto, oggi dice quello che io mi aspettavo. Vorrei che questa data sia segnata nel nostro calendario per le ragioni di dibatterne, di partire di qua e di aprire una Commissione parlamentare d'inchiesta su cosa sia stata la falsa scienza, altroché il comitato voluto dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Sono arrivato alla fine. Quando Martella l'ha voluto, io ho cercato di dirgli che erano quattro o cinque personaggi messi insieme senza nessun titolo, per inventare le fake news. Non ci sono fake news: ci sono libertà di pensiero diverso per chi ragiona sulla realtà, com'è dovere di ogni politico, che non deve essere persuaso e umiliato da nessuna falsa scienza (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice Vittoria Casa, che, se vuole, può rinunciare, altrimenti ha un minuto.

VITTORIA CASA, Relatrice. Grazie. Per ringraziare soltanto per il dibattito che abbiamo avuto e, naturalmente, tutti i componenti della Commissione, gli uffici. Ringrazio veramente tutti la Viceministro e la Ministra Azzolina.

PRESIDENTE. Mi risulta che il rappresentante del Governo non intenda replicare.

Avverto che sono state presentate, a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, le questioni pregiudiziali Belotti ed altri n. 1, Aprea ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3, pubblicate nel relativo fascicolo.

(Esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame di tali questioni pregiudiziali (Vedi l'allegato A).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,33).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame di questioni pregiudiziali - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Come convenuto nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 28 maggio, a partire dall'odierna seduta, tutti i deputati avranno a disposizione una postazione di voto, essendo stati allestiti 120 posti nel Transatlantico.

Al riguardo, la Presidenza dà atto all'Amministrazione del grande impegno profuso per la loro sollecita realizzazione.

Ai fini di un più ordinato svolgimento dei lavori, i gruppi sono invitati ad occupare prioritariamente i posti loro assegnati nell'emiciclo e nel Transatlantico e, solo a seguito dell'esaurimento di questi ultimi, i posti loro spettanti nelle tribune.

Non è prevista un'assegnazione nominativa dei posti e i deputati potranno votare da qualsiasi postazione.

Come già avviene per la votazione dalle tribune, si potrà procedere ai voti mediante un pc portatile. Ricordo che, per accedere al terminale di voto, ciascun deputato deve inserire il proprio identificativo personale (corrispondente al cognome, seguito dal trattino basso e dall'iniziale del nome) e, quindi, digitare il PIN a quattro cifre, seguito dalla password di ulteriori sei cifre, generata dal token.

La Presidenza potrà seguire attraverso appositi schermi quanto avviene in Transatlantico e saranno presenti due deputati segretari che - in aggiunta rispetto a quelli di turno nell'Aula - coadiuveranno la Presidenza nella formazione dell'elenco dei deputati iscritti a parlare e per assicurare la regolarità delle operazioni di voto, concorrendo al regolare andamento dei lavori.

Ove necessario, e previamente avvertita la Presidenza, i Segretari di turno potranno chiedere la presenza o l'intervento dei deputati Questori.

Appositi schermi consentiranno ai deputati presenti in Transatlantico di prendere visione dell'Aula di Montecitorio. A loro volta, i deputati che occuperanno le postazioni in Transatlantico potranno seguire i lavori dell'Assemblea da appositi schermi.

Gli interventi dei deputati che prendono posto nel Transatlantico avranno luogo, in ogni caso, in Aula, dalle apposite postazioni collocate nell'emiciclo per gli oratori o dal banco del Comitato dei nove, qualora questo non sia presente in Aula.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali, ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati, per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Illustra la questione pregiudiziale Belotti ed altri n. 1 la deputata Colmellere. Ne ha facoltà.

ANGELA COLMELLERE (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro, Viceministro, la Lega ha deciso di porre la questione pregiudiziale al decreto legislativo n. 22 dell'8 aprile 2020 relativo alle misure per regolare la conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato. Il decreto avrebbe dovuto definire la cornice della disciplina speciale per le valutazioni, l'ammissione alla scuola secondaria, il recupero delle materie e lo svolgimento degli esami di Stato per il primo e secondo ciclo di istruzione, con misure adottate con ordinanza dal Ministro dell'Istruzione. Ricordiamo, infatti, che la sospensione di tutti i servizi educativi per l'infanzia e le attività didattiche in presenza nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le università e le istituzioni di alta formazione artistica, musicale e coreutica, è avvenuta con DPCM del 4 marzo scorso, fonte normativa secondaria di natura regolamentare.

Il presente decreto, intervenuto oltre un mese dopo, avrebbe dovuto regolamentare - questa volta con norma di rango primario - tutte le questioni attinenti alla scuola (lezioni, esami di Stato e via dicendo). Invece, si limita a definire soltanto la parte di cornice generale della disciplina speciale per l'anno scolastico 2019-2020, per la valutazione finale degli studenti di tutti gli ordini e gradi di scuola, nonché per l'ammissione degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado alla classe successiva, per l'eventuale integrazione e recupero degli apprendimenti e per lo svolgimento degli esami di Stato conclusivi del primo e del secondo ciclo di istruzione, il tutto demandando l'adozione delle specifiche misure a ordinanze del Ministro dell'Istruzione.

Alle ordinanze del Ministro dell'Istruzione si demanda, infatti, anche l'adozione delle misure per l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021, in deroga alla legislazione vigente (articolo 74 del decreto legislativo n. 297 del 1994), che già prevede che l'anno scolastico abbia inizio il 1° settembre e si concluda il 31 agosto e che spetti al Ministro dell'Istruzione fissare con ordinanze il termine delle lezioni, le scadenze per le valutazioni periodiche e le date delle festività.

Spetta, invece, alle regioni la definizione del calendario scolastico, ai sensi dell'articolo 138, comma 1, lettera d) del decreto legislativo n. 112 del 1998.

Nell'iter del decreto-legge, come Lega, abbiamo indicato diverse criticità, tra le quali ne cito soltanto alcune: la grave incertezza in cui sono state lasciate le famiglie e gli studenti stessi, nonché la pressoché totale assenza di linee guida per la didattica a distanza, affrontata in alcune aree del Paese in modo insufficiente e disomogeneo. La percezione della maggioranza assoluta delle famiglie italiane, rispetto alla didattica a distanza, così come attuata in questi mesi, è stata quella di aver riversato sui genitori - andando ben oltre il patto di corresponsabilità - responsabilità e funzione educativa, che dovrebbero costituzionalmente essere in capo allo Stato, come diritto inalienabile dello studente.

In alcuni casi, i diritti degli studenti, garantiti dall'articolo 34, comma 3, della Costituzione, nell'impossibilità tecnologica di aderire all'e-learning, sono stati addirittura violati, visto il tardivo intervento del Governo.

È come se il Governo e il Ministro fossero stati colpiti da amnesia, dimenticandosi delle condizioni reali delle nostre scuole e delle nostre famiglie. Come si spiegherebbe, ad esempio, la questione delle scuole paritarie, dimenticate dal Governo, nonostante in molte aree del Paese si sostituiscano allo Stato nel garantire il diritto costituzionale all'istruzione? Molte di esse, gravate da costi non compensati da adeguato sostegno statale, rischiano di non riaprire a settembre, privando della scuola migliaia di bambini e ragazzi. Come se questo non bastasse, gli insegnanti delle paritarie sono stati esclusi dall'accesso al concorso straordinario, altro vulnus di cui parlerò tra poco.

Tutti gli interventi richiesti in merito dalla Lega sono stati bocciati o addirittura non esaminati in Commissione, con la presunzione di una inesistente onerosità. Quando ripartiranno effettivamente le lezioni? Nemmeno su questo vi è certezza, dal momento che in molte regioni, a causa delle elezioni per il rinnovo dei consigli regionali, comunali e referendum confermativo, l'inizio dell'anno scolastico rischia di slittare praticamente ad ottobre, se il Governo non escluderà gli istituti dalla consuetudine di insediarvi i seggi elettorali. In questo ravviseremo tutti i rischi di potenziali conflitti di attribuzione tra Stato e regioni, qualora l'ordinanza del Ministro, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, sostituisse le singole deliberazioni regionali, in merito al calendario scolastico.

E che dire del fatto che, nel testo del decreto, è indicata la data del 18 maggio per la ripresa delle lezioni in presenza e, mentre discutiamo, è abbondantemente iniziato il mese di giugno? Vogliamo ammettere che il Governo e il Ministro hanno improvvisato, e anche male, la gestione di questa emergenza?

Problemi di legittimità costituzionale emergono palesemente in merito ai requisiti di straordinaria necessità e urgenza, richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, in merito al concorso straordinario per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria e alle misure introdotte al Senato, a causa di contrasti palesi nella maggioranza di Governo.

La procedura straordinaria prevista, dai commi 1-7 dell'articolo 2, prevede un lungo iter e i vincitori saranno immessi in ruolo solo nell'anno scolastico 2021-2022. Servirà un apposito decreto - e non più un regolamento - per stabilire la disciplina della prova orale e le modalità di acquisizione da parte dei vincitori dei crediti formativi universitari o accademici (CFU e CFA), richiesti per l'accesso all'insegnamento della scuola secondaria.

Insomma, questo decreto-legge non consentirà di risolvere, ma nemmeno di trattare, il problema strutturale della carenza degli insegnanti per il prossimo anno scolastico. E nemmeno contrasterà in parte il fenomeno delle classi pollaio.

Per tutte queste ragioni, la Lega ritiene che non si debba procedere all'esame del disegno di legge in oggetto, ai sensi dell'articolo 40 del Regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, questo decreto-legge, che disciplina le numerose e complesse operazioni relative alla conclusione dell'anno scolastico 2019- 2020 e disciplina, appunto, le procedure relative all'esame di Stato, presenta, a nostro avviso, numerosi rilievi di incostituzionalità. Quindi, per questa ragione, non riteniamo che possa e debba essere convertito in legge.

Ministro, il diritto allo studio è un diritto costituzionalmente garantito e, a causa dell'emergenza sanitaria, questo diritto allo studio è stato evidentemente compresso. Quello che noi diciamo è che, però, le misure che lei ha adottato, che erano orientate alla compressione del diritto allo studio, non possono essere facoltà esclusiva del Ministro dell'istruzione, attraverso ordinanze, o del Presidente del Consiglio, attraverso DPCM, ma necessitavano di un confronto parlamentare vero e democratico.

Un esempio: nel decreto-legge, Ministro, è indicata la data del 18 maggio, una data spartiacque per assumere decisioni alternative tra loro, in merito alla possibile ripresa della didattica in presenza e alle modalità di svolgimento delle prove conclusive del primo e del secondo ciclo di istruzione. Però, Ministro, in realtà, le ordinanze ministeriali sono state emanate prima di questa data e senza che vi fosse alcun confronto con il Parlamento.

Tutto questo avviene in nome dell'emergenza, anche perché ci si è affidati esclusivamente alle indicazioni del comitato tecnico-scientifico, demandando al comitato tecnico-scientifico ogni forma di responsabilità, anche in riferimento al diritto allo studio dei nostri studenti.

La scuola si è conclusa i primi di marzo ed effettivamente la didattica a distanza bisogna riconoscere, purtroppo, che è stata un fallimento, Ministro, perché ha precluso a una parte rilevante della popolazione studentesca l'accesso alle lezioni, perché noi sappiamo che molti studenti non dispongono degli strumenti digitali idonei e adeguati per poter partecipare alle lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, abbiamo rischiato di creare studenti di serie A e studenti di serie B. E non è stato neanche fatto nulla di sostanziale, per sanare le carenze strutturali, in riferimento, appunto, alle infrastrutture digitali del nostro Paese.

Inoltre, Ministro, abbiamo rilevato un profilo di incostituzionalità, riferito all'intromissione in materia di competenza delle regioni, in ordine alla definizione del calendario dell'anno scolastico, che potrebbe generare conflitti di attribuzione. Infatti, l'articolo 117 della Costituzione affida alla competenza esclusiva dello Stato la disciplina delle norme generali sull'istruzione e, tuttavia, l'articolo 2, comma 1, del provvedimento in esame demanda ad una o più ordinanze del Ministro dell'istruzione di disciplinare, derogando a disposizioni vigenti, l'inizio delle lezioni per l'anno scolastico 2020-2021, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, anche tenendo conto dell'eventuale necessità di recupero degli apprendimenti, nell'ambito dell'attività didattica ordinaria.

L'articolo 74 del decreto legislativo n. 297 del 1994 disciplina la durata dell'anno scolastico e prevede che questo abbia inizio il 1° settembre e si concluda il 31. Sempre in base al richiamato articolo 74, spetta alle ordinanze del Ministro dell'istruzione stabilire il termine delle lezioni, le scadenze per le valutazioni periodiche e le date delle festività. Ai sensi dell'articolo 138, comma 1, lettera d) del decreto legislativo n. 112 del 1998 alle regioni è demandata la definizione, entro questa cornice, del calendario scolastico.

A tal riguardo non è stato chiarito se l'ordinanza del Ministro dell'istruzione, adottata d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, potrà sostituire, per l'anno scolastico 2020-2021, le singole deliberazioni regionali, in merito al calendario scolastico, per quel che concerne la data di avvio delle lezioni. Diversamente, tale disposizione può generare incertezza normativa, alimentando potenziali conflitti di attribuzione tra Stato e regioni.

Inoltre, Ministro, solitamente le pregiudiziali di costituzionalità di Forza Italia contestano la mancanza del requisito di necessità ed urgenza dei decreti. Noi non contestiamo, in questo caso, la mancanza dei requisiti di necessità e urgenza, perché, anzi, riteniamo che il decreto sia arrivato anche in ritardo. Però, come ribadito poc'anzi dall'onorevole Aprea, in questo decreto-legge non c'entrava assolutamente nulla inserire la materia sui concorsi del docenti: non aveva alcun senso perché l'oggetto non era assolutamente attinente a questo decreto-legge, e certamente, essendo una materia complessa, andava esaminato in altra sede (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), una sede ordinaria, dove era possibile un confronto effettivo con il Parlamento. Anche perché, Ministro, purtroppo anche in questa circostanza voi decidete di mettere la fiducia, e quindi state comprimendo il dibattito in questo ramo del Parlamento. E devo dire che nel merito il gruppo di Forza Italia, l'onorevole Aprea e tutti i componenti della Commissione cultura avevano predisposto un vero e proprio piano scuola con emendamenti significativi, che pensavamo di poter discutere in questa sede e purtroppo non sarà possibile.

Concludo infatti riferendomi ad una questione molto, molto rilevante, che non è soltanto di merito ma tocca anche un profilo di costituzionalità, che è l'abbandono totale del Governo delle scuole paritarie, che comporterà una chiusura di molte di queste scuole e comprometterà il diritto costituzionale di scelta educativa, di libera scelta educativa. E quindi noi ci auguriamo, Ministro, e le chiediamo veramente di correggere questo errore, perché non possiamo permettere che il diritto di libertà di scelta educativa sia compromesso per i nostri studenti.

Per questo e per le numerose ragioni che le ho esposto noi riteniamo che non si debba procedere con l'approvazione della legge che converte il decreto-legge in esame. E poi, Ministro, mi preme esprimere, a parte il decreto-legge, la mia sentita solidarietà da parte del gruppo di Forza Italia rispetto agli attacchi vergognosi che lei ha ricevuto in questi giorni, ringraziandola perché l'anno scorso lei fece la stessa cosa con me, e quindi da questo punto di vista siamo con lei (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente, colleghi deputati, Ministro, Viceministro, noi abbiamo presentato questa pregiudiziale di costituzionalità quasi increduli rispetto al testo stesso che ci è stato sottoposto, perché l'Italia intera - forse frequentando eccessivamente i palazzi siete un po' scollati dalla realtà - attendeva decisioni chiare per capire come le famiglie dovessero attrezzarsi in relazione, per esempio, alla fine dell'anno scolastico: ne stiamo parlando nell'ultima settimana, dopodiché l'anno scolastico sarà bello che finito. Lei, Ministro, intanto arriva lunga, lunghissima, perché buona parte delle questioni che le famiglie italiane si attendono di conoscere da lei e dal Parlamento italiano le si sarebbero dovute confezionare in tempo utile affinché potessero comunque essere metabolizzate dagli utenti della scuola.

Le famiglie italiane, gli insegnanti, i dirigenti scolastici, gli studenti, le scuole paritarie si attendevano parole chiare in relazione a ciò che dovrà accadere nel prossimo anno scolastico: non c'è praticamente traccia di questa certezza, ancora non si capisce granché. Quindi da un certo punto di vista abbiamo conosciuto una sorta di instabilità diffusa, come dicevano i colleghi: lo hanno ripetuto già nel corso della mattinata non solo i colleghi di Fratelli d'Italia, ma più o meno tutti i colleghi dell'opposizione, e ho notato anche qualche persona della maggioranza, che fortunatamente non ha mandato il cervello all'ammasso e si è stupito di questa totale incertezza con la quale gli italiani hanno dovuto fare i conti in questa fase critica.

Certo, Ministro, siamo tutti compassionevoli e comprendiamo perfettamente le difficoltà con le quali il Governo tutto si è trovato a doversi misurare; però a maggior ragione il Governo avrebbe dovuto tenere un atteggiamento differente: non venire in Parlamento e in Commissione e in Aula quasi con…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di abbassare il tono della voce. Colleghi… Prego.

FABIO RAMPELLI (FDI). …quasi con l'atteggiamento di chi si deve bere l'amaro calice, ma di incontrare in una fase difficile il Parlamento anche per avere dei contributi su cui riflettere, che si possono scartare o assorbire, ma che comunque si devono valutare.

Lei non l'ha voluto fare e si trova in grande difficoltà. Non posso essere certo io a ricordarle quello che è scritto su tutti i giornali, che lei praticamente è il Ministro con il minore indice di gradimento dell'intero Governo, che già ha una percentuale che oscilla tra lo zero e i numeri negativi: ci sarà pure una ragione. Nessuno si aspettava da lei una sorta di roboante riforma della scuola in queste condizioni; oltretutto, di riforme ce ne sono state talmente tante e praticamente ogni Ministro se ne intesta una per vanagloria, quindi bene ha fatto lei ancora a non parlare di una nuova riforma del sistema scolastico. Ma come si fa, alle condizioni date, con l'impossibilità delle lezioni in presenza, con l'impossibilità fino a una settimana fa dell'esame di maturità in presenza, poi il ripensamento, nella necessità di verificare la possibilità delle lezioni da remoto a non guardare, per esempio, il tema del divario digitale, a non convocare direttamente o indirettamente, attraverso il Presidente del Consiglio “Giuseppi” Conte, i principali gestori di telecomunicazioni per garantire comunque un potenziamento e una copertura fino all'inverosimile? Come si fa a non affrontare il tema della pari dignità e delle pari opportunità degli studenti e delle famiglie almeno nel comparto della scuola statale, se ancora avete il pregiudizio dell'equiparazione tra scuola pubblica statale e scuola pubblica paritaria? Come si fa a non garantirsi che ogni studente costretto a casa non abbia l'opportunità di uno strumento per collegarsi e svolgere le proprie lezioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), condannando le famiglie meno abbienti, in buona sostanza, a rimanere indietro? Come si fa, forse esorcizzando la situazione appena descritta, a lasciarsi scappare la battuta, poi rimangiata ma che è stato un segnale devastante dato agli studenti, che “tanto sarete tutti promossi”? Ma con quale stimolo uno si mette a studiare, se lei ha già dichiarato la promozione con due mesi d'anticipo rispetto alla fine dell'anno scolastico?

Come si fa a non calcolare oggi e qui, in questo decreto-legge, la fuoriuscita di centinaia di migliaia di studenti dalle scuole paritarie, che chiuderanno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché voi non vi siete accorti dell'esistenza delle scuole paritarie e avete un pregiudizio ideologico? Non le considerate parte integrante del nostro sistema scolastico e quindi non avete capito che cos'è che accadrà da settembre in poi! Lei dovrebbe essere la paladina delle scuole paritarie, perché altrimenti a settembre le previsioni che sono state fatte non da chi vi parla, ma da qualche istituto certamente più competente di me, affermano che tra le 200 e le 400 mila unità di studenti si riverseranno con le condizioni date, con i protocolli attuali, col distanziamento, con la necessità di avere classi più contenute, nella scuola statale pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

E dove saranno questi contenitori? Avete per caso messo in questo decreto-legge i soldi per riaprire di corsa le scuole che avete chiuso? O per effettuare le ristrutturazioni necessarie per moltiplicare le aule? Avete messo per caso i soldi per fare le assunzioni non a babbo morto, adesso - adesso! - per l'anno scolastico che si aprirà a settembre?

Di queste centinaia di migliaia di persone che si riverseranno all'interno del sistema sussidiario, tutte nel comparto della scuola statale pubblica, come si fa a non capire la ricaduta devastante e negativa nel non rappresentare, da Ministro dell'istruzione, la sensibilità di questo comparto, che è parte integrante della Costituzione italiana? Lei può avere tutte le idee che desidera e ognuno di noi ha una sua idea, ma di fronte a quello che prevede la Costituzione le proprie idee, se sono antitetiche, si parcheggiano di lato. Se lei non ritiene la scuola paritaria all'altezza del compito è un suo problema, che è stato, al contrario, affrontato e metabolizzato non solo dai padri costituenti ma anche dalle normative vigenti, dalle attuali normative vigenti. Quindi, in questa fase era indispensabile dare un segnale di questo tipo, invece troviamo dentro a questo bislacco decreto, che per quello che ci riguarda è incostituzionale perché è costituzionale il diritto allo studio, guarda un po', il concorsone, che non c'era prima, che entra in una seconda fase, dopo i bisticci, le contumelie e gli sgambetti fatti tra i due partiti principali che compongono la maggioranza e che sostengono il Governo e, quindi, che sostengono anche lei.

Reiterando un vecchio adagio - concludo, Presidente - che non le sfuggirà, perché era un cavallo di battaglia del partito di cui lei è espressione: non va abolito questo precariato, va abolito il precariato. Lei non può, con un nuovo concorso, creare un'ennesima volta altro precariato. Lei deve stabilizzare i precari attuali, perché gli insegnanti che dallo Stato italiano vengano chiamati a dare lezioni, automaticamente è lo Stato che, chiamandoli, li abilita. Non esiste, altrimenti si chiama “sfruttamento del lavoro”! Voi state sfruttando i precari! Quindi, quelli che da dieci anni e anche più stanno dietro a una cattedra, vanno semplicemente regolarizzati e l'unico concorso possibile è un concorso per titoli e servizi. Non può essere l'ennesimo concorsone ingestibile che, a fini clientelari può essere utile per…

PRESIDENTE. Collega, la invito a concludere.

FABIO RAMPELLI (FDI). …qualche pezzo di comparto sindacale degli insegnanti.

Quindi, queste sono le ragioni fondamentali per cui siamo contrari a questo decreto e siamo assolutamente d'accordo sul fatto che sia incostituzionale e, quindi, che non si debba procedere in questa discussione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Bella. Ne ha facoltà.

MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Ministra, Viceministra, colleghe e colleghi, il decreto che la Camera si appresta a votare ha dei requisiti di straordinario carattere di urgenza perché emanato nel pieno della più grande emergenza sanitaria della storia repubblicana e serve a garantire l'ordinata chiusura e riapertura dell'anno scolastico. Il decreto in oggetto non risolve tutti gli atavici problemi della scuola e ben difficilmente potrebbe esistere un provvedimento che riesca in questa impresa titanica.

Alcuni gruppi della minoranza hanno lecitamente chiesto, come loro prerogativa, di votare, ai sensi dell'articolo 40 del Regolamento, la pregiudiziale di costituzionalità. Nello specifico, si fanno rilevare possibili criticità del sistema scolastico e del dibattito parlamentare con argomentazioni a tratti anche condivisibili. Tuttavia, non riteniamo che emerga nel testo del decreto in esame alcuna violazione delle norme costituzionali, che è il tema sul quale la nostra Assemblea sarà chiamata a votare.

Entrerò nel merito con alcuni esempi specifici. La pregiudiziale presentata dai colleghi del gruppo Lega richiama l'incertezza nella quale si sono trovate le famiglie. Questa è sicuramente stata una questione dolorosa, ma, trovandoci nel giro di poche settimane di fronte a un virus nuovo e potenzialmente letale, non era possibile formulare previsioni attendibili al momento in cui questo decreto veniva emanato sullo sviluppo della situazione epidemiologica nel medio-lungo termine. Infatti, l'incertezza ha riguardato diversi ambiti della vita degli italiani nei mesi passati.

La pregiudiziale presentata dai colleghi del gruppo di Forza Italia sottolinea la compressione del dibattito parlamentare per l'esame di questo decreto. Ricordo che, proprio a causa dell'emergenza sanitaria, siamo stati costretti a modificare temporaneamente l'andamento dei nostri lavori, come lei ha ricordato poco fa, e che, nonostante ciò, il dibattito, anche acceso, nelle Commissioni parlamentari è durato diverse ore, soprattutto nel Senato della Repubblica. È stato fatto il meglio possibile, stante la situazione di emergenza.

Infine, la pregiudiziale presentata dai colleghi del gruppo Fratelli d'Italia sottolinea che tutte le proposte avanzate dal loro gruppo sono state respinte in Commissione senza alcun approfondimento nel merito. Ora, Presidente, io sono dispiaciuto che i colleghi siano dispiaciuti, ma mi sembra difficile sostenere che ciò integri una violazione della Costituzione…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, vi chiedo di mantenere il distanziamento e soprattutto di indossare la mascherina. Prego.

MARCO BELLA (M5S). Questi sono solo alcuni esempi specifici ma, indipendentemente da quello che possa essere il giudizio politico sul decreto in esame, appare complesso ipotizzare la sua incostituzionalità e da quello che è emerso nel dibattito, Presidente, mi permetto una nota personale: io penso che l'operato della nostra Ministra non si possa giudicare dai commenti sui social come Facebook. Ci sono ben altri modi per giudicare i commenti, perché ho avuto l'impressione che questo sia stato qualcosa che addirittura le sia stato imputato. Presidente, la scuola, le nostre studentesse e i nostri studenti sono un immenso patrimonio che il nostro Paese deve preservare e valorizzare. Rappresentano il futuro, il nostro futuro. Raccolgo l'invito del nostro Presidente, Sergio Mattarella, a cercare la collaborazione tra forze politiche con storia diversa e spero che quanto prima si possa lavorare insieme, ad esempio alla risoluzione unitaria sul tema della scuola in Commissione cultura. Ho visto in tante colleghe e in tanti colleghi delle forze di minoranza reale preoccupazione e sincero desiderio nel contribuire a costruire assieme il futuro dell'istruzione del nostro Paese. Come dicevo inizialmente, per la scuola c'è ancora tanto da fare e per ottenere risultati efficaci serve il contributo di tutti. Non sarà certo impedendo la discussione con pregiudiziali di costituzionalità con debole o nullo fondamento che si otterranno i risultati per la nostra scuola e i nostri studenti. Annuncio, quindi, il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

MARCO DI MAIO (IV). Grazie, Presidente. Come sempre avviene in questa fase dell'iter parlamentare che normalmente dovrebbe essere assegnato alla discussione sulla costituzionalità o meno dei provvedimenti in esame, la discussione scivola sui contenuti di merito sui quali anche noi avremmo molte cose da dire. Abbiamo lavorato al Senato per migliorare il testo di questo decreto e abbiamo anche conseguito dei risultati significativi a tal proposito, però questa è la fase dell'esame della pregiudiziale di costituzionalità e non dell'analisi del testo nei suoi contenuti, rispetto ai quali, tra l'altro, meglio di me il collega Anzaldi, in discussione sulle linee generali, e il collega Toccafondi, in dichiarazione di voto, esprimeranno le nostre valutazioni. Nel merito io credo che questo decreto non presenti queste caratteristiche di non costituzionalità che vengono ravvisate nei documenti che sono stati presentati dai gruppi di opposizione e, soprattutto, ritengo che questo sia un decreto rispetto al quale, soprattutto in seconda lettura, presentare delle pregiudiziali di costituzionalità sia alquanto fuori luogo. Ovviamente, è pienamente legittimo ma è legittimo anche questo giudizio, intanto perché questo è un decreto pienamente omogeneo: tratta una materia omogenea e gli articoli di questo decreto rispettano il criterio di omogeneità del contenuto. Poi, non si può negare che non si tratti di un decreto urgente: parliamo degli esami di maturità, parliamo delle modalità con le quali si dovranno svolgere questi esami, parliamo di risorse, per fare solo alcuni esempi, per la didattica digitale, parliamo di edilizia scolastica, e se non è urgente, Presidente, intervenire per sistemare i nostri edifici e farlo soprattutto adesso, nel periodo nel quale le scuole sono chiuse, non so cosa possa essere urgente, ed è questo un intervento importante che abbiamo voluto e ottenuto. Che non sia il miglior decreto possibile lo sappiamo, lo abbiamo detto ed è stato evidenziato. Non sarà questo decreto a risolvere i problemi della scuola e serviranno altri interventi, ma è innegabile che ci sia bisogno di dare delle risposte e in parte questo decreto le dà. Poi, ovviamente, condividiamo le osservazioni di chi dice che è necessario intervenire per dare certezze alle famiglie e noi lo stiamo dicendo da tempo. Occorre al più presto definire in maniera chiara le modalità attraverso le quali le scuole riapriranno a settembre e non possiamo pensare che le modalità siano quelle individuate dal comitato tecnico-scientifico, che ringraziamo per il lavoro quotidiano che svolge, ma la politica deve riappropriarsi del proprio ruolo e non può abdicare certamente a favore dei tecnici, per quanto diligenti, per quanto bravi e per quanto sicuramente puntuali nel fare i loro rilievi. La scuola deve ripartire, le famiglie hanno bisogno di certezze, hanno bisogno di certezze gli studenti, hanno bisogno di certezze gli insegnanti e il personale non docente e hanno bisogno di certezze anche le scuole paritarie che, appunto, vanno considerate al pari delle scuole pubbliche, perché il nostro sistema scolastico si regge su questo virtuoso rapporto tra le scuole statali e le scuole paritarie, soprattutto nei livelli iniziali dei nostri cicli di studio. Quindi, Presidente, non ravvisiamo che vi siano pregiudiziali di costituzionalità in questo decreto, riteniamo pretestuose le motivazioni che sono state presentate e annunciamo il voto contrario del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. C'è un unico punto su cui, per onestà intellettuale, gli argomenti delle opposizioni hanno un fondamento e questo è il fatto che noi ci troviamo a esaminare un decreto negli ultimi giorni della sua vigenza e, quindi, siamo obbligati ad approvarlo senza variazioni; è un meccanismo sbagliato di funzionamento del nostro bicameralismo, capita, purtroppo, anche fuori dai periodi stretta emergenza e dovremmo tutti cercare di evitarlo per il futuro su qualsiasi tema, ma questo non è sufficiente a fondare una pregiudiziale. Per l'ennesima volta si è parlato di sfondamento delle competenze regionali, ma non c'è nessuno sfondamento, il 1° settembre riprendono le attività di recupero e il calendario scolastico verrà deciso come sempre con le regioni. Si è parlato di disomogeneità, ma l'omogeneità dell'ambito scolastico è evidente; è chiaro che trattando di scuola ci sono varie questioni, ma questo non può portare a parlare di disomogeneità. Si è parlato di mancanza di necessità e urgenza: vorrei capire come si fa a regolare l'esame di terza media o di maturità tra poche settimane se non con un decreto. Allora, qui viene in luce un problema: quando voi, ogni volta che c'è un provvedimento su cui avete delle riserve di merito, sia pur legittime, fate una pregiudiziale, cosa state facendo? State agendo in modo automatico, senza assunzione di responsabilità. La politica è assunzione di responsabilità e, quindi, vuol dire distinguere i provvedimenti del Governo e della maggioranza che si ritengono sbagliati, da quelli che si ritengono incostituzionali o da affondare. Facendo automatismo, voi non fate politica, perché siccome partiamo dal presupposto che ciascuno di noi compia degli atti nella presunzione che quegli atti siano approvati, ciascuno di noi, nel momento in cui li pone, deve ragionare come se venissero effettivamente votati, ma se noi votassimo questo vostro testo che fine farebbero le persone che devono fare l'esame di maturità e l'esame di terza media (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)? Quindi, voi avete abdicato alla politica e ragionate solo per automatismi sterili. Per questo voteremo “no” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Belotti ed altri n. 1, Aprea ed altri n. 2 e Lollobrigida ed altri n. 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Essendo state testé respinte le questioni pregiudiziali, passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La Commissione bilancio e il Comitato per la legislazione hanno espresso i prescritti pareri che sono in distribuzione (vedi l'allegato A).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2525)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Colleghi… prego, Ministro. Ha chiesto di intervenire prima lei, quindi interviene lei, prego. Colleghi, per cortesia…

Colleghi, il Ministro aveva chiesto di intervenire prima della richiesta di interventi, quindi io lo faccio intervenire, poi darò la parola sia al collega Baldelli, se non sbaglio, che al collega Garavaglia.

Prego, Ministro.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signora Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 2525: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia)..

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Baldelli, sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

Colleghi, se dovete uscire, vi chiedo di farlo in silenzio, c'è un collega che ha intenzione di intervenire.

Prego, collega.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente Spadoni. Non vedendo in Aula il Ministro D'Incà, fino a qualche minuto fa, pensavo che avrebbe avuto l'onore di mettere la fiducia, almeno per la sua prima volta, il Ministro Azzolina. Invece, quando c'è fiducia, c'è D'Incà, e quindi subito è arrivato a mettere la fiducia. Sono 18 fiducie in 9 mesi. Credo che oggi ne verrà posta un'altra al Senato, e quindi siamo a 19 fiducie in 9 mesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ministro D'Incà, complimenti, siete in una media spettacolare, e ho come la sensazione che nel mese di giugno questa media si impennerà, per cui tanti auguri. Ogni fiducia che mettete in più non è una sberla al Parlamento, perché ci sono delle fiducie che in qualche misura possono essere giustificabili, motivate. In questo caso, questo decreto si sta avviando verso la scadenza, ma dovremmo forse domandarci perché i decreti arrivano in Aula verso la scadenza senza che il loro esame sia terminato o perché vengono esaminati propriamente soltanto da uno dei due rami del Parlamento e quasi sempre l'altro se li prende semplicemente sotto il voto di fiducia.

Tante domande dovremmo porci, ma certamente non ci aspettiamo risposte da voi. La cosa che in parte conforta è che state dando una sberla alle urla, alle grida, alle cialtronate che dicevate la scorsa legislatura dai banchi del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Il collega Garavaglia mi risulta che abbia rinunciato all'intervento.

A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 16,40 presso la Sala della Regina, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 17,50.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori: nella seduta di domani, giovedì 4 giugno, le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta dal Governo sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 2525, di conversione del decreto-legge relativo all'avvio dell'anno scolastico (approvato dal Senato – scadenza: 7 giugno 2020), avranno inizio alle ore 14,45; seguirà, a partire dalle ore 16,15, l'appello nominale, che si svolgerà con accesso in Aula dei deputati programmato secondo specifiche fasce orarie predisposte in base all'iniziale del cognome, al fine di evitare assembramenti all'interno e all'esterno dell'Aula; tra le ore 20 e le ore 24 si passerà all'esame degli ordini del giorno, per la loro illustrazione, il parere del Governo e le votazioni, previe dichiarazioni di voto; l'esame del provvedimento riprenderà nella seduta di venerdì 5 giugno, a partire dalle ore 9, per il seguito dell'esame degli ordini del giorno, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

La Presidenza si riserva comunque di convocare nella serata di domani, la Conferenza dei Presidenti di gruppo per valutare l'iter di esame del decreto-legge.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, giovedì 4 giugno.

Secondo quanto convenuto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, procedo a questo punto all'estrazione del nominativo del deputato a partire dal quale inizierà la chiama per appello nominale previsto nella seduta di domani.

(Segue il sorteggio)

La chiama avrà inizio dal deputato Pignatone.

Nella seduta di domani lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata non avrà luogo. Infine, a seguito della lettera trasmessa in data odierna dal presidente della Commissione agricoltura, che ha rappresentato la richiesta unanime di rinvio di almeno due settimane dell'esame della proposta di legge n. 982 e abbinata, in materia di semplificazione dei procedimenti amministrativi per l'agricoltura e la pesca, previsto nel calendario dei lavori a partire da lunedì 8 giugno, nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo si è convenuto che il provvedimento non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute dell'Assemblea della prossima settimana e potrà essere preso in considerazione per il prossimo calendario dei lavori.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Quartapelle Procopio. Prego.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, si chiamava Soumaila Sacko, era un bracciante, un sindacalista, un cittadino maliano regolarmente residente in Italia. Era costretto a vivere nella baraccopoli di San Ferdinando, nella piana di Gioia Tauro, perché non guadagnava abbastanza per permettersi l'affitto di una casa. Due anni fa, il 2 giugno, è stato ucciso a fucilate, mentre cercava di aiutare alcuni compagni a prendere delle lamiere, per costruire un rifugio di fortuna. Lavorava in delle condizioni che sono di schiavitù, delle condizioni vergognose per il nostro Paese.

Nel 2016 abbiamo fatto una legge, la legge n. 199 contro il caporalato, voluta per iniziativa dei ministri Martina e Orlando. Pochi giorni fa, con il “decreto Rilancio”, abbiamo regolarizzato una parte dei lavoratori, che lavorano appunto nelle cosiddette condizioni di caporalato. Eppure, non è abbastanza.

Oggi voglio ricordare Soumaila Sacko, perché stiamo tutti quanti guardando con sgomento a quello che succede negli Stati Uniti, dove, con l'uccisione di George Floyd, sono tornate alla ribalta ancora le vergognose condizioni in cui vivono tanti neri d'America. Non dimentichiamo, però, che anche qui in Italia ci sono persone che vivono e lavorano in condizioni che sono vergognose per il nostro Paese e che, nonostante le leggi che abbiamo approvato finora, queste condizioni esistono ancora. Rendiamo visibili quegli invisibili. Lo dobbiamo a Soumaila, lo dobbiamo a tutti i suoi compagni che ancora oggi vivono e lavorano così, in tante parti del Sud, del Nord e del Centro Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Roberto Novelli. Prego.

ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, signor Presidente, attraverso la sua persona, desidero parlare al Governo tutto. Voglio mettere in luce un problema che reputo e reputiamo sconcertante, che riguarda le autoscuole, questi enti di formazione automobilistica, che sono un importante presidio per la sicurezza della circolazione stradale.

Quello che sta accadendo è gravissimo. Voglio ricordare che, nel 2019, sono state effettuate in Italia circa 2 milioni di prove d'esame, il 96 per cento delle quali assistite dalle circa 6 mila autoscuole, che impiegano circa 30 mila persone, quindi, un pezzo importante dell'economia del nostro Paese. Ma cosa sta succedendo? Sta succedendo, come prevedibile, che le linee guida sull'apertura dell'attività delle autoscuole risultano di fatto bloccate, perché la quasi totalità degli esaminatori non ha dato la propria disponibilità per gli esami di guida: un pezzo dello Stato che si rifiuta di far funzionare l'economia. Sappiamo che vanno al lavoro i medici, gli infermieri, il personale di volontariato e i dipendenti della motorizzazione civile si rifiutano di fare gli esami di guida. Hanno paura di cosa? Ci sono le linee guida, c'è la sicurezza. Allora, i titolari delle autoscuole sono inviperiti, perché hanno richiamato, signor Presidente, i dipendenti in cassa integrazione e, praticamente, le loro attività non possono ripartire a causa degli ostacoli frapposti dai dipendenti della motorizzazione. Se vogliamo dare un colpo di grazia a questo importante settore dell'economia nazionale, che svolge funzioni sociali, continuiamo così.

Io chiedo al Governo di attivarsi immediatamente, per far sì che queste persone tornino a svolgere la loro funzione. Intanto, mi hanno informato e io, intanto, informo il Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Baldelli. Prego.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente Spadoni. Io intervengo per sollecitare la risposta ad una mia interrogazione, la n. 4-05781 al Ministero dell'Ambiente, che ha come contenuto la richiesta di capire che cosa il Governo intenda mettere in campo, in relazione allo smaltimento di milioni e milioni di mascherine, che in questo momento gli italiani stanno utilizzando, e anche in relazione al riciclo, positivo in termini economici e ambientali, di queste mascherine.

Credo che su questo il Governo farebbe bene a porsi il problema è anche a dare risposte, per cui mi aspetto una risposta in tempi, per così dire, ragionevoli, a un tema che io credo valga la pena di essere considerato.

In seconda battuta, Presidente, approfitto anche per annunciare la presentazione di un atto di sindacato ispettivo, per chiedere al Ministero delle Infrastrutture se qualche comune italiano abbia preso sul serio - a meno che, negli oltre 1.100 commi di decretazione che abbiamo esaminato in questo periodo confusi, accavallati, sovrapposti e contraddittori magari tra di loro, non sia stato in qualche modo derogato a questa norma – e quanti comuni abbiano rispettato la lettera del decreto attuativo, che, grazie anche al nostro impegno di anni, finalmente, nei primi mesi di quest'anno, è stato varato dal Ministero delle Infrastrutture e dal Ministero dell'Interno, che impegnava gli enti locali a depositare, entro il 31 maggio di ogni anno, una relazione su quanti fossero i proventi delle multe dell'anno precedente - multe da codice della strada - e su come venissero utilizzati questi fondi. Per cui presenterò su tale tema un atto di sindacato ispettivo - e lo annuncio in questa sede - e chiedo che il Governo, invece, su quello che ho esposto in precedenza, mi risponda a stretto giro.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 4 giugno 2020 - Ore 14,45:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1774 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato (Approvato dal Senato). (C. 2525)

Relatrice: CASA.

La seduta termina alle 18.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 2525 - quest. preg. 1, 2 e 3 418 415 3 208 148 267 51 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.